MARTEDÌ 13 MAGGIO 2014 ANNO 139 - N. 112 In Italia EURO 1,40 www.corriere.it italia: 51575551575557 Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Piazza Venezia 5 - Tel. 06 688281 Servizio Clienti - Tel 02 63797510 mail: servizioclienti@corriere.it Fondato Fo ond ndatto nel 11876 Proposta degli Usa Il no di Google e Facebook al Web a doppia velocità Dopo Roma-Juve Tre giornate a Chiellini g M Prandelli: P Ma lo convoco Con il Corriere Il libro premio Pulitzer sul caso Snowden di Massimo Gaggi a pagina 29 di Alessandro Bocci a pagina 41 Oggi in edicola a 12,90 euro più il prezzo del quotidiano IL DIETROFRONT DI GRILLO SULLA TV L’inchiesta Paris e la sponda politica. Maltauro: ho pagato 400 mila euro Giannelli CONVERSIONE DI UN LEADER Expo, due arrestati ora parlano E Greganti entrava in Senato di ALDO GRASSO 9 771120 498008 40 5 1 3> Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano B eppe Grillo ospite del salotto di Bruno Vespa? Succede anche questo, nel nostro piccolo mondo alla rovescia. È come veder allenare la Juve da Clarence Seedorf o chiedere al ministro Franceschini di educare le masse con la tv. Grillo si è deciso al gran passo, che sarà lunedì prossimo, perché ha scoperto che in campagna elettorale Internet non basta, serve anche la tv istituzionale. E chi meglio di Vespa, la «terza Camera dello Stato»? L’ultima volta che si sono visti è stata 31 anni fa. Era una serata elettorale, la Dc di De Mita crollata, Vespa faceva Vespa e Grillo il giullare, per alleggerire quel mare di chiacchiere. La cosa che più stupisce è che fino a poco tempo fa la tv era per Grillo una ossessione: «Ho fatto la tv per 40 anni, fa male non per quello che viene detto ma per quello che si vede. Noi non andremo in tv, noi la occuperemo… La tv è morta da un pezzo, gli unici a non saperlo sono quelli che ci vanno». E ancora, i talk show li ha sempre descritti come luogo di massima perversione tra politica e tv perché «condotti abitualmente da giornalisti graditi o nominati dai partiti». Per non parlare della fatwa lanciata nel 2012, quando ai candidati del Movimento impartì perentorio: «Chi partecipa ai talk show deve sapere che d’ora in poi farà una scelta di campo». A cosa si deve questo cambio di strategia? Il M5S ha costruito la sua fortuna sulla Rete, sul web, sul blog. E in effetti molto della comunicazione del Movimento, ogni giorno, passa da lì. Ma fin dall’inizio questa è stata soprattutto la retorica tipica del «vaffa», perché la tv ha invece svolto un ruolo decisivo: la comunicazione di Grillo è passata anche attraverso i suoi palinsesti, con proclami, interviste, frammenti di comizi e di spettacoli, efficaci perché contrapposti ai politici «tradizionali» seduti a discutere in studio. Dopo le ultime Politiche, però, qualcosa è cambiato: sono emersi i primi personaggi tra le truppe parlamentari, qualcuno ha svelato un po’ di «presenza», e così gli spettatori dei talk hanno imparato a conoscere i vari Fico, Di Maio, Di Battista. Ora il cerchio si chiude con il grande ritorno del Capo, a ristabilire una leadership, a sottolineare una primogenitura, forse ad anticipare un nuovo cambiamento del suo ruolo, anche politico, nel Movimento. La prova generale si è avuta a Bersaglio Mobile con Enrico Mentana: è andata bene. Abituati a sentire Grillo urlare nelle piazze, e cavalcare costantemente la linea sottile (e sempre più confusa) che sta tra il comizio e la gaglioffaggine, sarà interessante capire come questa carica comunicativa reagirà con il curiale salotto di Vespa. Grillo presume molto di sé, si vive come uomo della Provvidenza (la sua sola presenza servirà a «salvare» la vituperata tv?); il fool turpiloquente si fa ora stratega comunicativo e politico. Certo, gli arresti dell’Expo, gli scandali continui lo aiutano non poco a cavalcare il malcontento degli elettori, a uscire dalla sua immobilità prepolitica (attraversata da una vis letale), a fare nuovi adepti, a «purificare» gli scontri interni e le polemiche che si porta dietro. A meno che Vespa non lo anestetizzi e ci restituisca un Grillo d’antan, con differenti ruoli in commedia ma con lo stesso stile comunicativo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Appalti rivisti I quattro punti per salvare il grande evento A PAGINA 5 A SERVIZIO A PAGINA 38 - COMMENTO A PAGINA 36 arlano due degli arrestati nell’inchiesta per gli appalti Expo. L’imprenditore Maltauro conferma di aver pagato: è peggio di Tangentopoli. E il general manager di Expo 2015 Paris anticipa di voler spiegare come, perché e per chi sia arrivato a commettere «gli errori» di cui si assume «la responsabilità». DA PAGINA 4 A PAGINA 7 Imarisio, Giannattasio, Meli Martirano, Piccolillo Le intercettazioni Scajola si vantava: ho un servizio segreto di GIOVANNI BIANCONI elle telefonate tra Scajola e Speziali, l’uomo del collegamento con il Libano, l’ex ministro si vanta di avere un suo servizio segreto e il nome di Berlusconi è citato in relazione all’ex presidente Gemayel. N ALLE PAGINE 8 E 9 Caccia, Cavalli, Rosaspina Un barcone affonda sulla rotta tra la Libia e Lampedusa: decine di vittime e dispersi Chomsky e gli altri Migranti, l’Italia accusa l’Europa LA RESA DEGLI SCIENZIATI SULL’ORIGINE DEL LINGUAGGIO Renzi: salvano le banche, fanno morire madri e bambini Boko Haram mostra le ragazze rapite: «Convertite all’Islam» Ancora un naufragio nel tratto di mare tra Libia e Lampedusa. Ancora un barcone partito con centinaia di persone e soccorso quando all’appello mancavano già decine di dispersi, in prevalenza donne e bambini. Il ministro Alfano denuncia: l’Europa ci ha lasciati soli, ora ci aiuti. CONTINUA A PAGINA 2 CONTINUA A PAGINA 25 di FIORENZA SARZANINI È di ISABELLA BOSSI FEDRIGOTTI C ostrette a recitare il Corano a memoria, a cantarne i versetti, velo bianco, velo nero, fosse pure velo integrale: qualsiasi cosa pur di salvarsi. Si sono convertite all’Islam, hanno annunciato con orgoglio i loro rapitori di Boko Haram, mostrando le ragazze rapite in Nigeria in un video (nella foto). E chi, minacciato di IL COMMENTO A PAGINA 36 - A PAGINA 3 Farina, Mazza, Olimpio violenza, di morte o di schiavitù, non l’avrebbe fatto? Elezioni in India Dopo il referendum Un plebiscito per i nazionalisti Il tramonto dei Gandhi I separatisti dell’Est Ucraina chiedono di unirsi a Mosca di DANILO TAINO di GIUSEPPE SARCINA A PAGINA 12 A PAGINA 13 P accaduto di nuovo, come era prevedibile. Ci sono altri morti in quel tratto di mare che separa la Libia dall’Italia. Ci sono altri naufraghi che porteranno sempre con sé l’immagine di figli, mogli, mariti, fratelli e sorelle travolti dalle onde mentre cercavano di realizzare il sogno di arrivare in Europa, di costruirsi una nuova vita. Le promesse (svanite) di Bruxelles Il video: costrette a pregare con il velo di MASSIMO PIATTELLI PALMARINI enso sia pura coincidenza che esca proprio in questi giorni, sul numero di maggio di Frontiers in Psychology, una critica devastante di molte recenti pubblicazioni sulle origini del linguaggio. Coincidenza perché ha appena chiuso i battenti, a Vienna, il decimo congresso internazionale, bi-annuale, dedicato, appunto, all’evoluzione del linguaggio (Evolang X), nel corso del quale dozzine di relatori, provenienti dai quattro angoli del mondo, hanno esposto il tipo di lavori persuasivamente demoliti nell’articolo in questione. Questo impietoso saggio di rassegna, intitolato Il Mistero dell’Evoluzione del Linguaggio, porta la firma di colui che molti (e io sono tra questi) considerano il massimo linguista vivente, cioè Noam Chomsky. A PAGINA 2 Cavallaro, Pasqualetto Pereira e la Scala, l’ultima scena lexander Pereira, il sovrintendente designato della Scala, non accetta la riduzione del cachet. E il cda del Teatro rimanda la decisione sul destino del futuro sovrintendente. In discussione l’acquisto di 7 opere dal Festival di Salisburgo, di cui Pereira è ancora direttore. Pereira ritiene di aver agito per il meglio in una situazione in cui non ha diritto di firma e deve progettare le future stagioni, spettacoli per Expo compresi. Per questo, non accetta di essere posto sotto tutela. P di ELISABETTA SOGLIO Caso Salisburgo Il consiglio vuole ridurgli lo stipendio, il sovrintendente rifiuta di PIERLUIGI PANZA e UGO SAVOIA di LUIGI FERRARELLA I lavori 2 Primo Piano Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Immigrazione La tragedia A fondo il barcone con donne e bambini In 200 recuperati in mare. Renzi: l’Ue non può salvare le banche e tollerare queste morti Il commento Le promesse mai mantenute di Bruxelles all’Italia SEGUE DALLA PRIMA Europa, è questa la parola che bisogna tenere sempre a mente in queste occasioni. Perché sette mesi fa, quando un altro barcone pieno di migranti affondò a poche centinaia di metri dal porto di Lampedusa, le istituzioni internazionali si mobilitarono, promisero il loro aiuto. E a Bruxelles assicurarono che l’Italia non sarebbe rimasta sola a fronteggiare un’emergenza che riguarda tutti. Il commissario Cecilia Malmström volò in Sicilia per partecipare a un incontro con l’allora presidente del Consiglio Enrico Letta e il ministro dell’Interno Angelino Alfano. Si impegnò pubblicamente a far partire con la massima urgenza il programma Frontex per il pattugliamento del Mediterraneo, soprattutto dichiarò che sarebbero stati stanziati i fondi necessari per pianificare gli interventi necessari a regolare il flusso delle partenze nei Paesi d’origine. Si ipotizzò addirittura di aprire proprio negli Stati africani uffici di assistenza per i richiedenti asilo. E il presidente della commissione Ue José Manuel Barroso assicurò che l’intero progetto sarebbe diventato subito operativo. Non è accaduto nulla. L’Italia ha fatto partire la missione «Mare Nostrum» che impegna mezzi e uomini e costa oltre 300 mila euro al giorno, circa 9 milioni al mese. L’operazione ha consentito di salvare centinaia e centinaia di migranti e di questo il nostro Paese può andare orgoglioso. Ma certamente non può essere l’unico strumento per affrontare un problema che ha dimensioni enormi. Anche perché non aiuta a risolverlo, soltanto a gestirlo per un tempo che, inevitabilmente, deve essere limitato. Il primo luglio il nostro Paese assumerà la presidenza del Consiglio dei ministri europeo. È l’ultima occasione per riuscire a farsi valere. Il comunicato della Commissione Ue che ieri si è definita «scioccata dalla nuova tragedia tra Lampedusa e Libia, ringrazia le autorità italiane e chiede a tutti gli Stati membri di dimostrare solidarietà», fa ben comprendere quale sia la distanza che si cerca di marcare. Ben altro il governo italiano deve pretendere perché il problema dei flussi migratori diventi una questione da affrontare tutti insieme, perché la gestione delle centinaia di migliaia di persone che fuggono dalla miseria e dalle guerre non rimanga di nostra esclusiva competenza. Fiorenza Sarzanini fsarzanini@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA DAL NOSTRO INVIATO CATANIA — Altro barcone, altro naufragio, altra grande tragedia del mare. A bordo c’erano centinaia di migranti (c’è chi dice 400, ma la Marina ha smentito parlando di oltre duecento persone) salpati dalla Libia e naufragati dopo quarantuno miglia. Ne mancavano più del doppio a Lampedusa, primo approdo del loro sogno. Molti sono annegati (certamente 14, alle 22 di ieri sera) e fra gli annegati ci sono donne e bambini. Molti sono stati salvati, pare oltre duecento, grazie all’allarme lanciato da un rimorchiatore in servizio nelle piattaforme petrolifere di quello specchio di mare in acque internazionali. Sul posto sono intervenute le unità navali di «Mare Nostrum», la fregata Grecale e il pattugliatore Sirio dove i naufraghi sono stati trasbor- Le cifre I migranti arrivati via mare dall’inizio del 2014 1.000 36.000 10.300 10.300 Le persone registrate nel Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) Gli immigrati presenti nelle strutture di prima accoglienza In Sicilia Nel 2013 sono sbarcati dopo il soccorso in mare circa 38.000 2.000 migranti Bilancio provvisorio Recuperati quattordici corpi, è ancora giallo sul numero delle persone disperse dati con le vittime per essere portati a terra, in Sicilia, dove sono attesi per questa mattina. «Non c’era solo questo barcone sullo stesso posto, ne abbiamo soccorsi altri tre — ricordavano ieri sera dalla Marina militare —. Uno con circa 200 migranti, gli altri con 100 e 95. Abbiamo sul posto un’altra nave della Marina militare e le vedette». E dalla Libia rimbalza la notizia che sempre ieri le loro autorità hanno intercettato e salvato altri 340 migranti che avevano appena tolto gli ormeggi da un molo vicino alla cittadina costiera di Sabratha: «L’acqua stava entrando nella loro imbarcazione e presto sarebbero finiti in acqua». Li hanno riportati in Libia, in una scuola di Zawiya, a ovest di Tripoli. C’erano anche 40 donne e 13 bambini, quasi tutti sudanesi ed eritrei. Quell’Africa 12.500 Le persone presenti oggi nei centri Cara (centri di accoglienza richiedenti asilo) 88% circa del totale annuo di cui LIBIA TURCHIA EGITTO 27.000 9.000 subsahariana dalla quale erano partiti molti dei naufraghi che sono affondati fra le acque delle piattaforme petrolifere. Insomma, i numeri sono crescenti e hanno riportato alla mente la catastrofe del 3 ottobre 2013, quando al largo di Lampedusa morirono più di 366 persone. La tragedia di ieri ha rilanciato lo scontro politico a livello continentale. Con il ministro dell’Interno Angelino Alfano che dall’Italia ha ribadito la sua linea: «L’Europa non ci sta aiutando a soccorrere queste persone, si faccia carico di accogliere i vivi. Quelli a quali l’Italia riconoscerà il diritto d’asilo saranno mandati in Europa, se ci vogliono andare. L’Italia non può diventare la prigione dei rifugiati politici». Punta il dito contro l’Europa anche il premier Renzi: «Ci lascia soli, ma non può salvare gli Stati, le banche e poi lasciare morire le madri con i bambini».Il presidente del parlamento europeo Martin Schulz si è detto «scioccato dalla tragedia: l’Europa deve urgentemente prendersi le sue responsabilità». 63.000 36.000* 36.0 13.267 13 267 Il Viminale Il ministro Alfano: «L’Europa non ci sta aiutando, si faccia carico di accogliere i vivi» ca, fra le onde del Canale di Sicilia stanno navigando verso l’Italia i duecento profughi scampati alla morte. Non si conoscono ancora le cause dell’ennesima strage del mare ma una cosa è certa: «Quella barca era una carretta, la solita grande, pericolante carretta», assicurano dalla Marina che si trova ad affrontare un’emergenza senza precedenti. «Qui è un inferno, bisogna esserci per capire — sospirava ieri un maresciallo elicotterista, Vincenzo Romano, impegnato a salvare vite fra quelle acque —. È un inferno di proporzione enormi che solo chi fa il nostro lavoro può capire. Basta incrociare gli occhi di questa povera gente per capire cos’hanno visto». Gli sbarchi 42.925 Ma a chi è chiamato a soccorrere questo popolo di disperati che fugge da guerre e carestie, non si accontenta più delle parole. «Basta lacrime, basta annunci, basta perdere tempo. Ora ci vogliono i fatti — ha detto con forza Francesco Rocca, presidente della Croce Rossa Italiana —. Bisogna aprire al più presto un corridoio umanitario». Mentre il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, ha scosso ancora una volta la testa: «Il diritto d’asilo va chiesto a terra e non rischiando la vita». Nei giorni scorsi l’intelligence libico aveva allertato il Viminale sulla partenza di sempre più imbarcazioni dalla costa africana: i trafficanti di morte sanno infatti che poco più in là le navi italiane arrivano a soccorrere i migranti. E mentre infuria la polemi- * dall’inizio dell’anno a oggi Andrea Pasqualetto 2011 2012 2013 2014 Fonti: Ministero dell’Interno, Aeronautica Militare, Marina Militare apasqualetto@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA La storia La dottoressa a bordo della motovedetta: «Il cuore ha ripreso a battere, è stato un vero miracolo» Amina tiene a galla il suo neonato «Non so come, ma siamo vivi» Aggrappata a un legno ha visto annegare i compagni PORTO EMPEDOCLE (Agrigento) — Ha visto annegare i suoi compagni di viaggio, ma ha visto rinascere il suo bebè di appena quattro mesi, Amina, una giovanissima somala salvata da una delle due motovedette della capitaneria di Lampedusa arrivate nel gorgo del Mediterraneo con la task-force sanitaria dell’Ordine di Malta. Compresa la giovanissima Antonella Godino, 26 anni, appena laureata in medicina a Palermo, da tempo volontaria, da due mesi in servizio, ieri sera sfinita ma felice al telefono: «Perché Amina, come altri 44 naufraghi salvati dagli uomini della nostra motovedetta e trasbordati sulle fregate della Marina, ha rischiato di non farcela. Era assiderata, irrigidita, aggrappata a un pezzo di legno, le onde sul mento e un pargolo da lei tenuto non so come sul filo dell’acqua... Ma, dopo quattro ore e tre flebo, è tornato il colorito ed è riuscita ad allattare il suo bimbo. Una scena meravigliosa. La vita che vince su tutto...». È il racconto di un’emozione grande, confidata da Antonella con la convinzione che resterà una delle più grandi della sua vita, come ha ripetuto alla sala regia del Cisom, a Roma, al direttore dell’Ordine, Mauro Casighini: «Quando ci siamo ritrovati quel fagottino fra le mani ho temuto di non riuscire a recuperare il battito. Asciugato, avvolto in una termocoperta, raccolto nel locale più caldo dell’imbarcazione, accanto alla sala macchine, ho capito di non avere nulla per sfamarlo. Perché si parte con acqua, aranciate, biscotti, cibo, ma non abbiamo latte per neonati...». E invece la disperazione di queste colonne di migranti che attraversano il deserto e stazionano in Libia prima di salpare con malandate carrette coinvolge sempre più minori, sempre più bimbi, come ha visto con i suoi occhi Antonella Godino: «Abbiamo recuperato almeno sei, sette bimbi. E il più piccolo è il bebè di Amina che dopo quattro ore di pianti In spiaggia Il recupero dei cadaveri (Tg1) riposava sereno. Ma c’è voluto il miracolo della natura». La dottoressa inneggia alla natura, ma stavolta alla natura ha dato una spinta lei. Perché se non fosse riuscita a rianimare l’esile madre, tirata su dal mare e sdraiata senza forze sulla fiancata della motovedetta, sarebbe stato un problema ancor più grave salvare il piccolo. Lo confermava mentre il comandante della motovedetta, alle sette di ieri sera, scattato l’allarme per un altro barcone con 300 migranti alla deriva, si affiancava alle fregate della Marina, la Gregale e la Sirio, per trasbordare i superstiti e correre verso il nuovo inferno. Con la Godino che stringeva a sé il bimbo prima di consegnarlo ai marinai, abbracciando Amina, riconoscente, finalmente un sorriso per ringraziare la dottoressa che forse non rivedrà mai più, a sua volta colpita dalle poche parole sussurrate: «Mi chiedo solo come sono viva, non so nemmeno dirti da dove arrivo, sì, dalla Somalia, ma è tutto alle mie spalle, il villaggio, il deserto, il viaggio, la fatica...». Pochi minuti e anche le altre donne visitate da Antonella Godino sono salite sulle unità della Marina. Tutte con i loro piedi. Dopo l’apprensione per i problemi cardiaci, per gli occhi spenti, le bocche rose dall’arsura, serrate come quelle dei naufraghi che la morte s’era portata via. Un pericolo scampato per Amina e il bebè anche grazie alle motovedette partite da Lampedusa, veloci e «inaffondabili», come le chiamano, la Cp 302 e la Cp 301. Sulla prima la Godino. Sull’altra un infermiere dell’Ordine di Malta. In contatto con un collega a Le flebo e il latte Era assiderata, ma dopo quattro ore e tre flebo la ragazza è riuscita ad allattare il suo bambino bordo di una motovedetta della Guardia di Finanza, i due medici di turno sulla San Giorgio e il dottore sulla Dattilo della Guardia costiera. Ecco la task-force di cui è fiero Casighini, commosso al telefono quando Antonella gli descriveva l’allattamento del bebè: «È come una “natività” che ci riscatta dal tormento di naufragi come quello del 3 ottobre a Lampedusa». Felice Cavallaro © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 3 Nigeria Il rapimento di massa ✒ Tutti i rischi di un blitz quasi impossibile di GUIDO OLIMPIO I Il video Due frammenti del filmato diffuso da Boko Haram: a fianco alcune delle studentesse nigeriane rapite. Sopra, il leader del gruppo terrorista, Abubakar Shekau: chiede al governo uno scambio di prigionieri «Ecco le ragazze a cui tenete tanto Si sono convertite all’Islam» La prima cosa che ha fatto la gente di Chibok: accendere non un cero ma un generatore. Il governo nigeriano invece ha subito escluso lo scambio di prigionieri proposto da Boko Haram, «le studentesse che non vogliono convertirsi per i nostri fratelli in carcere», salvo poi ritrattare in serata e prendere tempo: «Ogni opzione è sul tavolo». Aspettare, setacciare con il fermo immagine quel video un po’ sgranato e aspettare, questa è l’opzione dei familiari che ieri a mezzogiorno si sono raccolti nelle case dei pochi con Internet. «C’è speranza, ma vogliamo poter dire: sono le nostre ragazze», ha raccontato Pogu Bitrus all’agenzia Ap. Non deve essere stato facile riconoscerle, in quei pochi minuti su YouTube, le prime immagini a un mese dal rapimento di massa: un centinaio di ragazzine (ne mancano più della metà, segno che i sequestratori potrebbero averle divise in almeno due gruppi), sedute a semicerchio in una radura sotto gli alberi, tutte vestite con la «divisa» grigia o nera fornita da Boko Haram, una jihab che lascia scoperti solo il viso e i piedi nudi. Tre vengono interrogate da una voce fuori campo. Due dicono di essersi convertite all’Islam «perché è la retta via», affermano di non essere state maltrattate. Più delle immagini sono le voci che si alzano tremanti a colpire: un coro sottile che recita i primi versetti del Il capo di Boko Haram propone uno scambio di «ostaggi» Corano su uno sfondo che Pogu Bitrus, uno degli anziani di Chibok, giudica molto simile al paesaggio della foresta di Sambisa che sta a 30 km dal villaggio. Sambisa, una delle due roccaforti di Boko Haram, ex riserva naturale inaccessibile e spinosa dove gli elefanti hanno lasciato il posto ai miliziani con i kalashnikov di Abubakar Shekau. Dopo l’esibizione delle ragazze, il video diffuso ieri è un altro monologo del capo, sprezzante ma questa volta aperto alla trattativa. Anche gli esperti dell’antiterrorismo americano e israeliano giunti in Nigeria stanno vagliando le immagini e le parole per verificarne l’autenticità. Il marchio è quello di Boko Haram («l’educazione occidentale è peccato»), un Corano tra due fucili e La risposta Il governo nigeriano esclude ogni trattativa con i ribelli ma poi rettifica: «Ogni opzione rimane aperta» la bandiera nera della Jihad. Pensare che il fresco capo delle Forze Armate nigeriane a gennaio aveva detto: entro aprile la guerriglia (che ha ucciso 4mila persone dal 2009) è finita. Nella notte del 14 aprile Boko Haram ha rapito trecento studentesse dalla scuola superiore femminile di Chibok. Il mese prima, in un’altra scuola, aveva bruciato vivi 50 studenti maschi. E’ il terrore firmato Shekau, che nell’ultimo video ironizza sulla mobilitazione globale: «Queste ragazze di cui vi preoccupate tanto, in verità noi le abbiamo già liberate. E come le abbiamo liberate? Facendole diventare musulmane». Nigeriano del Nord, una quarantina d’anni, una taglia di 7 milioni di dollari posta dagli Stati Uniti sulla sua testa. Non è forse un caso se non compare mai con le ragazze. Se sono nella boscaglia di Sambisa, Shekau è probabilmente nascosto altrove, sulle montagne al confine con il Camerun se non dall’altra parte della frontiera, forse in Niger. Il leader di Boko Haram non afferma più, come nel video precedente, di voler svendere le studentesse al mercato per 12 dollari. Ora vuole mercanteggiare L’intervista Parla da Abuja la scrittrice e insegnante Lola Shoneyin «Ma i musulmani del mio Paese preferiscono restare a guardare» «Sarebbe bello sentire parole di condanna dai leader» «Così tante personalità internazionali si sono fatte fotografare con lo slogan #BringBackOurGirls, ed è una cosa stupenda, ma c’è anche la sensazione sinistra che questo tipo di attenzione sia esattamente quello che vuole Boko Haram. Perciò sarebbe meraviglioso sentire un numero maggiore di leader musulmani che critichino l’idea che Boko Haram rappresenti davvero l’Islam. Questo, sì, potrebbe danneggiarli, specialmente se queste voci vengono dal Nord della Nigeria». La scrittrice nigeriana Lola Shoneyin parla al telefono da Abuja, dove insegna inglese e teatro in una scuola secondaria. Considerata tra i più promettenti scrittori under 40 in Africa, sposata con il figlio del premio Nobel Soyinka, il suo ultimo romanzo, «The Se- cret Lives of Baba Segi’s wives», è tradotto in italiano col titolo «Prudenti come serpenti» (Editrice 66th and 2nd). Diverse autorità islamiche hanno condannato Boko Haram, da Al Azhar in Egitto al Gran Mufti d’Arabia Saudita e Scrittrice e poeta Lola Shoneyin, 40 anni, autrice del romanzo «The Secret Lives of Baba Segi’s Wives», tradotto in italiano col titolo «Prudenti come serpenti» (Editrice 66th and 2nd), insegna ad Abuja all’Organizzazione per la Cooperazione Islamica, dicendo che il gruppo applica una interpretazione profondamente errata dell’Islam. Non basta? «Quando il Gran Mufti ha preso posizione ho pubblicato la notizia pure su Fa- cebook e molti altri lo stanno facendo assai più che in passato. Ma vorrei sentire più voci di condanna tra i leader della comunità musulmana all’interno del mio Paese, perché dobbiamo imparare ad affrontare e risolvere i nostri problemi e perché credo che avrebbe un impatto: la gente, che vede le cose in bianco e nero, potrebbe iniziare a mettere a fuoco i veri obiettivi di Boko Haram. Ma non ci sono state voci significative tranne quella del Sultano di Sokoto, importante leader spirituale nel Nord della Nigeria, che ha condannato duramente le loro azioni». Perché questo silenzio? «Bisogna comprendere i rischi. Le simpatie per Boko Haram sono radicate nel Nord, dov’è avvenuto un vero indottrinamento aiutato dal fallimento dei leader locali nell’istruire la popolazione. L’altro problema è che diversi politici nigeriani, anche importanti, sono stati sponsor ini- Chi sono Il rapimento Nella notte tra il 14 e il 15 aprile i miliziani di Boko Haram rapiscono oltre trecento studentesse dai 16 ai 18 anni in un collegio di Chibok, Stato del Borno, Nord-Est della Nigeria. Una cinquantina riescono a fuggire. Il mese prima in un raid contro un’altra scuola erano stati uccisi cinquanta studenti maschi Il gruppo Boko Haram (in lingua hausa significa «Vietata l’educazione occidentale») è un gruppo islamico estremista nato nel 2002 nel Borno. L’escalation di violenze comincia dopo il 2009, quando il fondatore Muhammad Yusuf e 700 seguaci vengono uccisi dalle forze di sicurezza. Sotto la guida di Abubakar Shekau il gruppo è diventato una macchina di morte: dall’inizio del 2014 ha ucciso almeno 1.500 persone, la metà civili. Il primo sequestro: l’anno scorso, una famiglia di turisti francesi liberati dopo il pagamento (non confermato) di 3 milioni di dollari con il presidente Goodluck Jonathan: «Le rilasceremo in cambio dei nostri fratelli». E’ un’occasione per mettere in imbarazzo il governo, mai come oggi sotto la pressione internazionale. Ma già in passato scambi del genere hanno avuto luogo, certo in un’atmosfera più discreta, dietro le quinte dell’indifferenza mondiale, prima che un anno fa il presidente dichiarasse guerra aperta (a parole). Oggi il dialogo per chiudere l’emergenza è più complicato, ma se possibile ancora più necessario. Se non con i terroristi, serve il dialogo con la maggioranza dei cittadini del Nord che si sente impoverito e senza prospettive. Abuja non può trattare con Shekau? Dimostri di saper proteggere i propri cittadini. Non saranno i droni a farlo. La Francia del presidente Hollande promuove una risposta internazionale a Boko Haram «non militare» ma di intelligence, con strumenti di alta tecnologia. Localizzare quel coro di ragazze è la parte più facile. Michele Farina @mfarina9 © RIPRODUZIONE RISERVATA ziali di Boko Haram un decennio fa: usarono il gruppo come strumento per intimidire i rivali politici e, dopo averne perso il controllo, si trovano in difficoltà nel condannarlo. Infine, ci sono imam e studiosi islamici che credono entusiasticamente nell’istruzione e nelle scienze, ma alcuni sono stati uccisi per aver parlato contro gli estremisti». Lei è religiosa? «Sono nata cristiana, sono cresciuta ❜❜ I rischi Ci sono religiosi islamici che credono nell’istruzione ma, se criticano Boko Haram, vengono uccisi celebrando sia i Ramadan che il Natale, in una famiglia per il 70% musulmana dal lato paterno e per il 70% cristiana dal lato materno. Ma mi sono allontanata dalla religione, perché non accetto quel complesso di superiorità che sia i cristiani sia i musulmani si portano dietro considerandosi eletti da Dio». Viviana Mazza © RIPRODUZIONE RISERVATA n teoria è una grande coalizione. Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Israele e alcuni Paesi africani, uniti nell’operazione salvataggio delle studentesse di Chibok. I governi occidentali hanno messo a disposizione agenti, mezzi e informazioni. Un aiuto che può essere importante a patto che i locali sappiano sfruttarlo al meglio, cosa tutt’altro che scontata. Il piano ha come primo punto la localizzazione dei terroristi e degli ostaggi. In base al video diffuso da Boko Haram è probabile che un gruppo consistente si trovi nella foresta di Sambisa, a circa 30 chilometri dalla città del sequestro. Altre colonne si sarebbero sparpagliate tra Camerun e Ciad. Tattica ovvia per rendere complicato un eventuale blitz. Gli americani hanno nel teatro velivoli speciali — come gli U28 — adatti a missioni di intelligence. Aerei per ricognizioni ma anche in grado di intercettare le comunicazioni radio. Inoltre in Niger si trovano alcuni droni che potrebbero essere spostati per perlustrazioni a lungo raggio. Non è escluso neppure che Londra offra un suo velivolo con caratteristiche identiche. Sul terreno, invece, la missione è affidata a nuclei misti, con 007 e membri delle forze Prudenza Prima di intervenire, le truppe dei vari Paesi devono misurare le conseguenze: gli estremisti sono pronti alla strage speciali, schierati dai Paesi coinvolti. Una presenza che non inizia da zero. Gli americani, insieme agli inglesi, si occupano da tempo del training dei battaglioni scelti nigeriani. Gli israeliani conoscono bene l’area. I francesi hanno mobilitato un team tecnico. Se gli «esploratori» scoveranno i terroristi, saranno i consiglieri a studiare la fattibilità di un’azione. Che appare comunque problematica. Boko Haram è organizzato, non ha nulla da perdere, agisce su un terreno esteso e ha dimostrato, con stragi indiscriminate, di non aver alcun rispetto delle vite degli ostaggi. Qui non si tratta di assaltare un edificio o un jet, obiettivi angusti ma sempre circoscritti, bensì si devono portare in salvo dozzine di ragazze. Basta una raffica di Kalashnikov per spazzarne via molte. I precedenti non portano bene. Nel marzo 2012 l’ostaggio italiano Franco Lamolinara e un suo collega britannico sono stati uccisi nel raid sferrato dai nigeriani insieme ai commandos Sbs inglesi. Un disastro causato da dati incerti, scarso coordinamento e dalla fretta. Oggi quel pericolo è ancora più ampio. Ecco perché la Nigeria dovrà esplorare anche la strada del negoziato. Infine un elemento politico. La reazione globale alla sfida dei militanti se, da una parte, è doverosa, dall’altra, finisce per alimentare la fama del movimento estremista. Boko Haram mette in imbarazzo i nigeriani diventando, nel contempo, il nemico pubblico numero uno in Africa. Il protagonismo non è un fattore secondario, specie in fazioni che ambiscono ad avere una proiezione regionale. E il leader, Abubakar Shekau le ha. Un percorso di lotta già visto con le incursioni dei qaedisti nell’area del Maghreb. Sono stati loro a indicare la strada. @guidoolimpio © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 Primo Piano Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 ❜❜ Il caso Expo L’inchiesta La vicenda L’Expo è una opportunità importante, bisogna garantire che le cose si facciano e si facciano bene Giuliano Poletti ministro del Lavoro Ex direttore Angelo Paris, ex direttore generale di Expo (foto Salmoirago/Ansa) L’inchiesta Sette arresti per gli appalti di Expo 2015 A distanza di poco più di un mese dall’arresto di Antonio Rognoni, ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde, società coinvolta nella realizzazione delle più importanti opere pubbliche lombarde, la Procura di Milano, giovedì scorso, ha chiesto e ottenuto sette arresti in relazione a presunti illeciti legati agli appalti pubblici per la realizzazione dell’Expo, in programma a Milano il prossimo anno I nomi Dirigenti pubblici ed ex politici degli anni 90 Gli ordini di arresto hanno riguardato Angelo Paris, responsabile dell’Ufficio contratti e due «protagonisti» di Tangentopoli: Primo Greganti e Gianstefano Frigerio, che per l’accusa avrebbero, assieme all’ex senatore e sottosegretario Luigi Grillo, creato una «saldatura» tra imprese, cooperative e un ampio schieramento politico per condizionare e assegnare appalti in cambio di tangenti o di avanzamenti di carriera Il «sistema» Le gare pilotate e i metodi della «cupola» Per il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini e i pubblici ministeri Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio, negli ultimi due anni avrebbe operato in Lombardia una vera e propria «cupola» che prometteva «avanzamenti di carriera», grazie a «protezioni politiche», a manager e pubblici ufficiali disponibili a pilotare le gare e gli appalti a favore degli imprenditori che versavano le mazzette Le accuse La «sede» dell’associazione e le ipotesi I pubblici ministeri hanno spiegato che la «sede» dell’associazione per delinquere si trovava a Milano nei locali del centro culturale intitolato a «Tommaso Moro» di cui referente era l’ex parlamentare Gianstefano Frigerio. Fra le ipotesi di reato, contestate a vario titolo, ci sono anche: corruzione, turbativa d’asta e rivelazione di segreto d’ufficio MILANO — Già al primo interrogatorio si spacca subito «la squadra» — come si chiamavano tra loro ai tempi della buona sorte tangentizia — degli arrestati nell’inchiesta sugli appalti di Expo 2015. E così la «linea Maginot» sulla quale si attestano sia l’ex dc parlamentare berlusconiano Gianstefano Frigerio (che rivendica «solo proselitismo politico» e chiede subito la scarcerazione per motivi di salute presentandosi in sedia a rotelle), sia il consulente delle coop rosse Primo Greganti (che rialza il muro edificato vent’anni fa all’epoca di Mani pulite e valsogli la nomea di «compagno G»), sia l’ex senatore pdl Luigi Grillo, a fine giornata rischia di essere già incrinata: spiazzata dalle ammissioni che invece arrivano ai magistrati tanto da un imprenditore privato come Enrico Maltauro, che conferma di aver sinora pagato almeno 350/400 mila euro (rispetto ai 600 mila «ascoltati» dalle intercettazioni), quanto da un pubblico ufficiale come il general manager di Expo 2015 Angelo Paris, che anticipa di voler spiegare come, perché e a causa di chi sia arrivato a commettere «gli errori» di cui si assume «la responsabilità», cominciati a pagare con la presentazione delle proprie dimissioni. E per chi si ritrova tra i due fuochi e sceglie sinora una linea interlocutoria, come Sergio Cattozzo, ex segretario ligure udc e attuale membro dell’Assemblea nazionale dell’alfaniano Nuovo Centro Destra, cominciano comunque a «parlare» già gli incauti post-it con la contabilità dei soldi, che (Corriere, 10 maggio) Cattozzo si è fatto sorprendere a nascondere nelle mutande durante la perquisizione giovedì. L’imprenditore Maltauro L’imprenditore vicentino assistito dagli avvocati Giovanni Dedola e Paolo Grasso premette di essere al replay di un’esperienza vissuta in Mani Pulite: all’epoca collaborò quasi subito e, dopo poche ore di carcere, peregrinò poi per mesi in tutta Italia facendo con i pm delle varie Procure la lista della spesa delle tangenti che i manager della sua impresa di famiglia dicevano di essere stati costretti a pagare per quietare la fame di soldi dei partiti. Maltauro si descrive disgustato da quegli eventi e spiega che essi l’avevano indotto ad allontanarsi dalla gestione operativa dell’impresa per un decennio. Quando però le dinamiche familiari lo inducono a rioccuparsi dell’azienda, Maltauro afferma di essere rimasto allibito da come tutto non fosse cambiato, se non per un aspetto ancora peggiore: e cioè che, al posto dei grandi partiti, dove almeno si sapeva con chi dover parlare, un’impresa come la sua si trova a dover invece subìre il potere d’interdizione di una pluralità di centri di potere parcellizzati, rispetto ai quali sarebbe (a suo avviso) inevitabile e indispensabile dotarsi di una chiave di interpretazione, di una sorta di traduttore di esigenze, insomma di un lobbista capace di capire chi avvicinare e come conquistarne il via libera. Maltauro afferma che il suo lobbista era Cattozzo, persona che gli era stata indicata dal senatore Grillo, e che a sua volta gli aveva poi presentato Frigerio. L’imprenditore non nega dunque la materialità dei fatti contestatigli (anche perché in alcuni casi sarebbe difficile tra intercettazioni e filmati), e a memoria calcola di aver già stanziato complessivamente 350/400 mila euro a Cattozzo (tra fatturazioni e contanti) e in parte e Frigerio; ma si impegna con i pm a mettere a fuoco i dettagli in prossimi interrogatori, anticipando solo di escludere invece la propria partecipazione a una associazione a delinquere, e asserendo di aver ignorato le modalità eventualmente illecite del lobbismo di Cattozzo. 25 miliardi di euro La stima dell’impatto economico di Expo 2015 tra il 2012 e il 2020 a Milano e in Italia. Mentre sono 199 mila le persone che, direttamente o indirettamente, saranno occupate grazie all’esposizione universale Gli interrogatori «Racconteremo anche degli altri» Le ammissioni di Paris e Maltauro Il costruttore: «È peggio di Mani pulite, ho pagato 400.000 euro» L’incontro Enrico Maltauro, a destra, con Sergio Cattozzo, il 18 dicembre 2013 a Roma I post -it di Cattozzo Il secondo ad essere interrogato, difeso dagli avvocati Michele Ciravegna, Riccardo Ferrari e Rodolfo Senes, è nella posizione più complicata, perché il politico ncd ed ex udc è la persona che le indagini documentano abbia materialmente incassato i soldi, ed è dunque di fronte all’alternativa di dover spiegare non solo a che titolo, ma anche se se li sia tenuti oppure se li abbia in parte girati come tangenti a qualche pubblico ufficiale. È una scelta che rimanda, per adesso ieri volendosi solo dichiarare un lobbista all’americana, cioè un consulente (di Maltauro e di altre società che giura però estranee a illeciti) la cui competenza sarebbe quella di verificare se esistono i presupposti perché alcune aziende possano operare assieme e così generare lavoro. Come? Attraverso la propria rete di conoscenze politi- che, che spiega di aver maturato quando era attivo nella Cisl, poi nell’Udc e adesso in Ncd. Al momento dell’arresto giovedì, durante la perquisizione a casa sua, Cattozzo era stato sorpreso dai finanzieri mentre cercava di nascondere nelle mutande alcuni post-it che aveva strappato da una agenda: ieri ha riproposto le sue scuse ai finanzieri e magistrati, dicendosi vittima del panico in un momento nel quale non era ancora sopraggiunto il suo legale: ma intanto quei foglietti contengono effettivamente la contabilità dei soldi ricevuti dall’imprenditore Maltauro e coincide con quella captata man mano dalle intercettazioni. Paris e gli «errori» È l’interrogatorio forse più sofferto, nel quale il capo operativo di Expo 2015, assistito dagli avvocati Le indagini L’apparecchio sequestrato al «Compagno G» Il satellitare di Greganti, ipotesi anti-intercettazione Trovato un telefono da zone di guerra Le visite al Senato ogni mercoledì MILANO — Che ci faceva Primo Greganti quando il mercoledì, giorno di rigore delle sue visite a Roma, entrava in Senato? Chi andava a incontrare non si sa, perché gli investigatori della Procura di Milano che lo pedinavano hanno sempre dovuto abbandonarlo una volta varcato il portone di Palazzo Madama, ovviamente per evitare che il «compagno G» si potesse accorgere di essere seguito. Del resto, se si pensa che tutta questa inchiesta è stata fatta sul campo da soli sette finanzieri — argomento che forse potrebbe meritare qualche riflessione tra i tanti esponenti delle istituzioni accalcatisi ora a congratularsi in buona o cattiva fede con l’autorità giudiziaria —, si intuisce come gli inquirenti temessero di poter prima o poi essere riconosciuti dagli indagati che erano pedinati quasi sempre dalle stesse persone: al punto che una donna del team investigativo, per non dare nell’occhio di fronte ai medesimi pedinati, si è procurata un gran numero di parrucche, con le quali cambiare almeno sommariamente il proprio look da un giorno all’altro. Anche intercettare non è sempre stato agevole. Frigerio faceva spesso «bonificare» dalle microspie il centro culturale in cui operava. E ora c’è curiosità per quello che potrà essere verificato in un telefono satellitare sequestrato a Greganti nella perquisizione a casa sua. Utilizzato di solito dagli Il sistema Connessione satellitare Satellite Stazione di collegamento terrestre Telefono fisso o Gsm Connessione satellitare I LIMITI Le celle satellitari sono spesso localizzate in contesti internazionali, la mancanza di accordi può rendere l’intercettazione impossibile, soprattutto quando entrambi gli utenti utilizzano la connessione satellitare D’ARCO inviati di guerra in zone senza copertura ordinaria, è ingombrante, peraltro con una grossa antenna-parabola, costa migliaia di euro e anche la telefonata ha un alto costo al minuto, insomma è incongruo per un utente ordinario. In teoria, però, può avere un altro appeal: se un telefono satellitare chiama un altro satellitare, la conversazione viaggia appunto solo via satellite e non «aggancia» mai alcun ponte radio delle compagnie telefoniche nazionali, quindi non ricade nella modalità tecnica ordinaria delle intercettazioni disponibili dall’autorità giudiziaria. Soltanto una perizia sull’apparecchio potrà ora verificare se il satellitare corrispondesse a una utenza diversa da quelle note di Greganti e già indirettamente intercettate, e se ne siano recuperabili almeno gli ultimi numeri chiamati. Ieri di questo tema, come pure dei suoi rapporti con le cooperative rosse, non si è parlato nel breve interrogatorio in cui Greganti, difeso dagli avvocati Roberto Macchia e Nicola Durazzo, ha negato di aver mai ricevuto o chiesto soldi a qualunque titolo, ha affermato di non aver mai avuto dagli indagati alcun beneficio economico o vantaggio di lavoro, ha detto di non sapersi spiegare perché gli altri indagati parlino talvolta di lui come di una persona alla quale dare soldi in funzione di suoi interventi. Greganti sostiene invece di aver solo promosso da anni la cosiddetta filiera del legno per i suoi benefici ambientali e occupazionali nella realizzazione di edifici, e in questo ambito di aver cercato contatti con chi realizza opere pubbliche, compresi alcuni padiglioni di Expo. L. Fer. lferrarella@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 5 # ❜❜ ❜❜ Rispetto agli anni 90, la corruzione non vede partecipi i partiti, ma singoli personaggi Michele Vietti vicepresidente Csm Finora tre aziende sono state estromesse dagli appalti dell’Expo Giuseppe Sala commissario unico Expo Milano Le richieste affidate al premier Matteo Renzi nell’incontro di oggi con i soci istituzionali Luca Troyer e Luca Ponzoni, dichiara subito di non volersi nascondere dietro un dito: dice di voler ammettere quelle che sono le sue responsabilità negli «errori» (rivelazioni di notizie e turbative d’asta) fotografati dall’indagine, pur negando l’associazione a delinquere e con la riserva di alcuni episodi che precisa invece non essere del tutto esatti nella ricostruzione accusatoria. Ma in vista degli interrogatori che si prepara a rendere ai pm Gittardi e D’Alessio, ci tiene ad anticipare di essere scivolato a commettere illeciti non per propria volontà ma, a suo avviso, come reazione a un contesto ambientale molto difficile sul suo posto di lavoro: dove cioè, sprovvisto di un riferimento politico, si sarebbe sentito sempre più isolato, esposto (nonostante 18 ore di lavoro al giorno) al rischio di diventare il capro espiatorio dei ritardi e del possibile fallimento di Expo 2015, al punto da cercare negli ultimi 6 mesi nel giro Frigerio-Cattozzo-Greganti-Grillo una sponda politica che potesse supportarlo e riequilibrare le cordate al- Ridotti Padiglione Zero e Vie d’acqua Le condizioni per salvare l’esposizione Più poteri all’Ente Fiera. Appalti rivisti e accorpati per risparmiare I tre nodi 147 60 AREA EXPO I Paaesi ess aader d enti en I padigl padigl glioni on dell ellee nnazion zionii Palazzo Italia La struttura permanente del padiglione Italia, si estenderà per 13.000 m2 1 Il progetto ❜❜ Enrico Maltauro I tecnici di Expo stanno rivedendo il progetto per capire dove sia possibile semplificare. Il Padiglione Zero, affidato a Davide Rampello (nella foto, un dettaglio dell’opera) si farà, ma ridotto. Le Vie d’acqua, forse CORRIERE DELLA SERA Prima c’erano i grandi partiti dove almeno si sapeva con chi dover parlare, ora i centri di potere sono parcellizzati l’interno della stazione appaltante. Un asserito antidoto, che però ha finito per avvelenare lui. I no di Grillo L’ex senatore pdl, difeso da Andrea Corradino, nega ogni addebito, mai favorito le carriere di Paris (che dice di aver visto una sola volta 10 minuti) o di Rognoni, mai stato nel centro culturale «Tommaso Moro» di Frigerio, mai ricevuto soldi o anche solo promesse di soldi dall’imprenditore Maltauro, non si spiega perché gli altri al telefono lo dicano di lui. Ammette solo di essersi adoperato per la carriera di Nucci (allora amministratore di Sogin, società pubblica delle bonifiche di siti nucleari, lo stesso per cui si attivò anche Previti), ma solo perché lo stimava manager di valore e ingiustamente estromesso dal giro di poltrone di Stato. E la telefonata di fine dicembre in cui ringrazia Maltauro, in un periodo coincidente con un pagamento appena effettuato da Maltauro, sostiene sia un equivoco nato dal fatto che l’imprenditore a Natale avrebbe comprato come regalo i vini prodotti dall’azienda di Grillo. Che da Maltauro ammette di aver ricevuto la promessa di appoggiarlo nella campagna elettorale. Luigi Ferrarella lferrarella@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA MILANO — Semplificare il progetto; passare dalle parole ai fatti negli interventi che coinvolgono i diversi ministeri; rivedere il Dpcm (decreto del presidente del Consiglio dei ministri) che riguarda l’evento per coinvolgere maggiormente Fiera spa. C’era anche un quarto punto, fra le condizioni individuate dal commissario unico Giuseppe Sala per far nuovamente decollare Expo e superare la crisi seguita all’inchiesta sulle tangenti: avere le spalle coperte, diciamo così, da una autorità che garantisca la regolarità delle procedure seguite sugli appalti. Su questo Sala ha avuto subito la risposta che, considerata la situazione, è parsa più urgente: e oggi sarà presente anche il magistrato Raffaele Cantone che coordinerà la squadra legale di supporto a Expo all’incontro del premier Matteo Renzi con i rappresentanti istituzionali soci di Expo spa. 2 Il governo 3 I poteri Palazzo Chigi ha aperto molte partite a sostegno di Expo, ma non si è arrivati alla realizzazione. Come il piano sicurezza del Viminale o i rapporti diplomatici per gestire i cosiddetti «Paesi sensibili» La società chiede anche di rivedere il decreto che ha conferito poteri straordinari al commissario unico, in modo da coinvolgere più direttamente Ente Fiera spa, a cominciare dalle pulizie all’interno dell’area espositiva no presenti due principi: limitare il numero degli appalti da assegnare accorpandoli e puntando sull’essenzialità e fare una valutazione di costi e benefici per valutare se in qualche caso valga la pena di rescindere un contratto già firmato pur di semplificare il progetto. C’è poi il punto di domanda delle Vie d’acqua già causa di polemiche e rinvii: l’appalto è uno di quelli finito nel mirino dei magistrati e assegnato all’impresa Maltauro. Sala aveva già precisato che non sarebbero state pronte per l’apertura di Expo. Alla luce di quanto avvenuto, diventano ancora meno urgenti e la società si accontenterebbe di una soluzione contrario la Corte dei conti potrebbe avere qualcosa da eccepire sulla gestione economica complessiva. Ci sono poi gli interventi dei diversi ministeri: gli Interni devono preparare il piano sicurezza (la società fa solo la gara per la security privata agli accessi); gli Esteri devono gestire il problema dell’arrivo di molti Paesi «sensibili», garantire che non ci siano incidenti diplomatici che coinvolgano le delegazioni; le scuole stanno ancora aspettando indicazioni precise dal ministero dell’Istruzione in merito ai programmi (ci sarà l’ora di educazione alimentare obbligatoria?) e la prenotazione delle visite delle classi al sito. E così via. Il ruolo dei ministeri Da chiarire anche gli interventi chiesti ai vari ministeri: la Farnesina dovrà gestire il problema dei Il piano di semplificazione Si parte dal piano di semplificazione: Sala e i delegati in arrivo da aree «sensibili» Rivedere il decreto Sala chiederà anche di rivedere il Dpcm con cui gli erano stati assegnati i poteri straordinari per prevedere un maggior coinvolgimento di Ente Fiera spa. L’idea è di affidarsi alla società vicina di casa (i padiglioni della Fiera di Rho-Pero sono a un passo da quelli dell’esposizione e verranno collegati con una passerella) per la gestione di molti servizi. Un esempio? Tutto il capitolo delle pulizie potrebbero finire in capo a Fiera togliendo a Expo una preoccupazione e una grossa gara d’appalto da indire, valutare e assegnare. Fiera è disponibile ma ha a sua volta chiesto che questo ruolo venga specificato all’interno del Dpcm riguardante l’evento del 2015. Fin qui le richieste non più rinviabili. La premessa è garantire a Renzi che la società è pulita e può lavorare garantendo trasparenza. suoi uomini hanno riesaminato lo stato dell’arte delle varie opere, prese una ad una, da realizzare all’interno del sito espositivo per capire dove sia possibile limare o rendere più semplice. In particolare sono stati esaminati i padiglioni tematici: a partire dal Padiglione Zero che, affidato all’architetto Davide Rampello, aprirà l’Expo. I lavori non sono ancora cominciati, anche se due mesi fa è stata assegnata la gara. Si tratta però di verificare come e quanto sarà possibile ridimensionare l’intervento previsto, accorciandone i tempi di realizzazione. Per quanto invece riguarda la parte degli allestimenti, non ancora avviata in nessun padiglione e in nessuna area di servizio, si terran- idraulica per pompare l’acqua fuori dal sito. Gli impegni del governo A 353 giorni dall’apertura dell’evento, non ci si può accontentare di promesse generiche. Sala segnalerà al premier i punti ancora in sospeso, a partire dai 60 milioni che il governo deve garantire in sostituzione della Provincia per il bilancio 2014. Dal momento che la gestione è stata avviata e che ci sono già molte spese da sostenere per l’anno in corso, la società ha bisogno di contabilizzare la cifra entro giugno, anche perché in caso Elisabetta Soglio © RIPRODUZIONE RISERVATA L’audizione La difesa davanti al Consiglio superiore della magistratura Boccassini al Csm: «Su Ruby nessuna ingerenza» Il procuratore ascoltato per oltre due ore «Gli arresti sulle tangenti chiesti 4 mesi fa» ROMA — «Nessuna irregolarità nelle inchieste su Ruby e sull’Expo». Lo aveva già detto, al Csm, il procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati. Lo ha confermato ieri Ilda Boccassini, smentendo la tesi sostenuta in un esposto dal collega Alfredo Robledo: «Non ho compiuto alcuna violazione o interferenza». Volata a Roma in piena bufera sul caso Expo, la delicata indagine sulla nuova Tangentopoli milanese, la pm ha respinto le illazioni di chi collega gli arresti di questi giorni al polverone sullo scontro in Procura sollevato dalle accuse di Robledo: «Le richieste — ha detto — risalgono a quattro mesi fa». E Robledo, ha aggiunto, avrebbe potuto sapere del provvedimento su Angelo Pa- ris, dal suo sostituto Antonio D’Alessio. Poi si è difesa per oltre due ore dall’accusa di ingerenza in indagini di cui non aveva titolarità. A partire dal caso Ruby: costato a Silvio Berlusconi la condanna a 7 anni. La Boccassini ha spiegato come tutto nacque con il passaggio del pm Angelo Sangermano, titolare dell’indagine, alla Direzione distrettuale antimafia, di cui lei è coordinatrice. Con i colleghi del pool che seguivano il caso, ha detto, si concordò in una riunione che avrebbe coordinato anche quella. E l’aggiunto Alberto Nobili fu ben felice di spogliarsene, ha rimarcato, confermando la versione del procuratore Bruti Liberati. Per questo ascoltò lei Piero Ostuni e Giorgia Iafrate: l’ex capo di gabinet- Chi è Procuratore aggiunto Ilda Boccassini, nata a Napoli 64 anni fa, è procuratore aggiunto a Milano. Entrata in magistratura nel 1979, dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio nel 1992 chiese di essere trasferita a Caltanissetta to della Questura di Milano, cui arrivarono le pressioni di Berlusconi, per liberare la falsa «nipote di Mubarak», e la funzionaria di polizia che le attuò, rilasciando la frequentatrice delle «cene eleganti» di Arcore, in barba alle procedure per i minorenni. Interrogatori da cui scaturì l’iscrizione di Berlusconi nel registro degli indagati. E perché non venne coinvolto Robledo, responsabile dei reati contro la pubblica amministrazione? Dopo l’iscrizione di Berlusconi, ha sostenuto, non c’era più nulla da coordinare perché non fu compiuto alcun atto fino alla richiesta di giudizio immediato. Sull’indagine Expo, ha rivendicato, la competenza è della Dda perché tutto nasce da un’indagine di mafia. Ma sin dall’inizio, quando emersero reati di corruzione, ha assicurato, l’inchiesta venne co-assegnata a Robledo. Prima della Boccassini, ieri, è stata ascoltata anche Nunzia Gatto, procura- tore aggiunto di Milano, che ha detto di non aver condiviso la scelta di concedere gli arresti domiciliari non richiesti al direttore del Giornale Alessandro Sallusti. Oggi la prima e la settima commissione ascolteranno gli aggiunti Francesco Greco e Ferdinando Pomarici. Poi si avvieranno a chiudere l’istruttoria. Come? Nel merito difficile pensare a un esito diverso da un’archiviazione. Le Procure, così come le ha disegnate l’ultima legge, sono uffici gerarchicamente verticistici che non lasciano spazio a contestazioni, per decisioni rivendicate dal capo. E l’immagine che dà di sé in questi giorni la Procura milanese non è certo quella di un ufficio frammentato dai veleni. Ma, spiegano consiglieri di centrodestra, non si può pensare a un procuratore «legibus solutus». Virginia Piccolillo © RIPRODUZIONE RISERVATA Brindisi Gli stessi nomi in altre inchieste Le Procure di Brindisi e Trani chiederanno ai pm di Milano l’invio degli atti dell’inchiesta Expo in cui si parla rispettivamente dei presunti appalti truccati negli anni scorsi per la Asl di Brindisi e dell’appalto ritenuto pilotato per la costruzione del porto di Molfetta (Bari). In effetti gli stessi protagonisti e personaggi si rincorrono sia in Lombardia che in Puglia, dove un avviso di conclusione delle indagini preliminari è stato notificato a 51 persone nell’ambito di una inchiesta che riguarda la Asl di Brindisi. Nomi come Claudio Levorato, presidente della Manutencoop, che a Milano è accusato di turbativa e rivelazione di segreto d’ufficio per un appalto da 320 milioni, ma il gip ha ritenuto insussistenti le esigenze cautelari. A Brindisi la Procura aveva invece chiesto per lui il carcere, in merito all’appalto dell’ospedale Perrino. O come Gianstefano Frigerio che voleva mettere assieme il costruttore Enrico Maltauro con Manutencoop, con l’obiettivo di aggiudicarsi l’appalto del nuovo ospedale di Maglie. © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 Primo Piano Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Il caso Expo La politica L’audizione Davanti alla commissione parlamentare Antimafia La difesa del commissario «Mai visto Greganti» E Renzi: stop ai delinquenti rivedere alcune delle gare assegnate. La procura ci sta dicendo di andare avanti». I problemi però non mancano e Sala lo ammette quando il vice presidente Claudio Fava (Sel) chiede lumi sui tanti appalti assegnati con ribassi d’asta anche del 45%: «Oggi con il poco lavoro ci sono questi super ribassi....». Inoltre, ora inizia la fase due dei cantieri, quando le aree attrezzate verranno assegnate ai singoli Paesi (circa 60 su 147) che dovranno costruire i padiglioni prefabbricati in un regime che assomiglia all’extraterritorialità. Quando il presidente Bindi ringrazia il commissario Sala, per la collaborazione, apre un fronte con il go- Sala: diedi fiducia a Paris, non sospettavo nulla La vicenda Gli arresti e il rischio paralisi Gli arresti di Giuseppe Rognoni prima e di Angelo Paris poi rischiano di paralizzare i cantieri di Expo 2015 a meno di un anno dall’apertura della manifestazione che metterà Milano sotto gli occhi del mondo Comune e Regione «Subito interventi» Sia il sindaco di Milano Giuliano Pisapia che il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni hanno assicurato tempi rapidissimi per la sostituzione di Paris e hanno chiesto al governo interventi pro Expo «Non sprecare un’occasione storica» Giuseppe Sala, nominato al vertice di Expo 2015 circa un anno fa ha sollecitato più volte le istituzioni a non lasciarlo solo e a evitare che Milano e l’Italia perdano una storica occasione La critica agli appalti al massimo ribasso Ieri mattina Sala è stato ascoltato dalla commissione Antimafia dopo gli ultimi arresti: ha garantito di non aver mai incontrato nessuno degli indagati e ha criticato il sistema degli appalti al massimo ribasso ROMA — Quando spiega che contro l’Expo ci si è messo anche il maltempo, Giuseppe Sala lascia intendere che ormai nessuno può più permettersi di perdere un solo minuto in vista del taglio del nastro previsto per la primavera del 2015. Il commissario governativo per l’Esposizione Universale del 2015, convocato a San Macuto quando nessuno poteva immaginare gli sviluppi dell’inchiesta della procura di Milano, parla per oltre due ore davanti alla commissione Antimafia presieduta da Rosy Bindi (Pd) e cerca di far comprendere quanto sia difficile il suo mandato. Un incarico, il suo, che si snoda lungo un crinale assai insidioso: quello che separa l’applicazione dei controlli anticorruzione e l’esigenza ormai imprescindibile di fare presto e bene. «E Primo Greganti?», chiedono i cronisti prima che Sala si infili nell’ascensore: «Mai visto né sentito in vita mia». Poi, in audizione, i parlamentari incalzano Sala sulla «cupola» di Gianstefano Frigerio. Lui prende nota e risponde, con calma: «Non ho mai parlato in vita mia con i personaggi dell’inchiesta, sarebbe perlomeno una ingenuità parlare con persone tristemente note sul territorio lombardo e non solo». Solo su Angelo Paris, Sala concede un approfondimento: «A Paris ho dato fiducia, non ho sospettato che potesse tenere certi tipi di comportamento». I commissari insistono sul direttore generale dell’Expo arrestato la scorsa settimana e si sentono rispondere così: «Paris fece parte del comitato di candidatura, era stato scelto dall’ex sindaco Moratti. Aveva fatto un lavoro molto importante su Torino 2006, quindi era una persona esperta su questo tipo di eventi...». Va bene, ma chi sostituirà il dimissionario Paris? «Abbiamo il nome ma se permettete ne discutiamo domani (oggi, ndr) con il presidente Renzi». «Ho assoluta fiducia in Sala», spiega il premier Matteo Renzi In aula Giuseppe Sala , presidente di Expo 2015 ieri mattina a Palazzo San Macuto, sede della commissione Antimafia. Accanto a lui la presidente della commissione Rosy Bindi (foto LaPresse) Le referenze «Il dirigente arrestato? Era un esperto, aveva lavorato molto bene alle Olimpiadi di Torino» uscendo da Palazzo Chigi quando ribadisce pure che indietro non si può tornare: «L’Expo è una grandissima opportunità e io preferisco perdere qualche punto nei sondaggi piuttosto che fermare un’occasione di investimenti per l’Italia. Si fermano i delinquenti ma non i lavo- ri». Insomma, sebbene sia stato sconsigliato dai sondaggisti, Renzi ha deciso di «metterci la faccia». Ma la partita si fa dura. Oggi , a Milano, oltre al presidente del Consiglio, arriva anche Beppe Grillo per denunciare «gli scandali della grande abbuffata». Expo 2015 «va fermata subito», annuncia il leader del M5S. E il Pd cercherà di fermare la valanga con la piattaforma trasparenza «Open Expo», cioè le spese e gli appalti online. Ma quanto complessa sia l’operazione lo spiega Sala: «Ad oggi non c’è stata alcuna indicazione della procura di fermare o vernatore Roberto Maroni: «Perché non ci disse, qui in audizione, che era stato siglato un protocollo con le nuove linee guida per gli appalti dell’Expo?». L’ammorbidimento sui controlli antimafia «ci è stato comunicato solo alcuni giorni fa dal ministro Alfano, con le nuove linee guida elaborate dal Viminale, non dalla Regione — ammette Maroni — ma Bindi fa confusione. Io ero stato ascoltato dall’Antimafia il 9 aprile». Dino Martirano © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista La replica a Boeri: «Allontanato? È andato via perché non era d’accordo su nulla. Ma il masterplan sulle aree Expo è suo» «In migliaia di verbali nessuno cita la giunta Pisapia» Il vicesindaco di Milano: gli affaristi? Abbiamo respinto tutte le pressioni MILANO — «L’architetto Boeri non è stato mandato via dalla giunta di Milano. L’architetto Boeri, per sua scelta precisa, si è messo nelle condizioni di non condividere mai con nessuno della squadra le sue decisioni». Vicesindaco Lucia De Cesaris, Stefano Boeri non vi accusa di essere degli «affaristi», ma di non averlo difeso dai poteri forti. «Questa giunta ha dimostrato in ogni suo atto di avere la schiena drittissima e di non scendere a patti per nessun motivo su questioni che riguardano la legalità». Mai ricevuto pressioni? «Voglio ricordare la battaglia portata avanti dal sindaco Pisapia e da me sulla Città della Salute. O quella combattuta per capire che cosa non andava nella parte del progetto speculativo sul Cerba (il masterplan porta la firma dello studio Boeri, ndr). Ricordo a Boeri che abbiamo tenuto testa a tutta la fase relativa al fallimento Ligresti senza cedere a nessuna pressione. Abbiamo avuto il coraggio di rimettere mano al Piano del governo del territorio fatto dal centrodestra senza scendere a piccoli o grandi compromessi con i grandi proprietari. E vuole sapere chi è l’unico che si è opposto?». Dica. Numero due Lucia De Cesaris, avvocato, 54 anni, è vicesindaco di Milano e assessore all’urbanistica e all’edilizia privata «Boeri. Infine proprio Boeri ha collaborato al masterplan per Expo, proprio su quelle aree che oggi contesta». Pisapia ha fatto un passo indietro rispetto a Expo, spianando la strada a Formigoni e Maroni. «È vero il contrario. Il sindaco ha avuto il coraggio di crederci. È Boeri che è entrato in contrasto con Pisapia perché non voleva condividere con lui e la giunta le scelte». Pisapia ha rinunciato al ruolo di commissario. «Non è stato un atto di debolezza, ma di grande trasparenza perché non doveva e non deve essere la politica a gestire l’Expo». I manager sono migliori? «Quello che è successo ci deve far riflettere.Si tratta però di episodi di corruzione striscianti e non prevedibili per- ché nulla hanno a che fare con noi e con la nostra storia». Si spieghi meglio. «In migliaia di pagine di verbali non c’è mai una sola volta il nome di un appartenente alla giunta Pisapia. Nessuno di noi è mai stato invitato a cena o chiamato in ballo da questi signori. Significherà pur qualcosa». Anche il Pd di allora, socio di maggioranza della giunta Pisapia, finisce nel mirino. «Nessuno nega o può negare errori del passato. Ma la nuova generazione sta lavorando bene. Detto questo, mi chiedo perché se questo Pd ha tanti difetti, Boeri ha continuato a chiedere fino a pochi giorni fa di fare il capolista per le Europee». Maurizio Giannattasio © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 7 Il confronto Oggi il capo del governo e il leader dei Cinque Stelle in contemporanea parleranno dell’esposizione Expo, il premier a Milano contro il pessimismo Offensiva al Nord per contrastare Grillo: «Lui sta strumentalizzando gli arresti» ROMA — «Sono tre giorni che Grillo usa l’Expo per attaccare me, il governo e il Partito democratico. Ha deciso di strumentalizzare questa vicenda per prendere voti in campagna elettorale soprattutto al Nord. Ma vedrà che numeri ho in serbo per lui». È un Matteo Renzi più che determinato quello che si accinge a combattere la battaglia finale con il leader del Movimento Cinquestelle. Nella guerra del Settentrione il presidente del Consiglio parte nettamente avvantaggiato, ma ora Grillo, che oggi sarà a Milano, in contemporanea con il premier, per attaccare l’Expo, spera di ribaltare la situazione e di convogliare sul suo movimento, grazie agli ultimi scandali giudiziari, i voti dei leghisti, di una fetta dei forzisti della prima ora e anche della sinistra più dura e più pura. Matteo Renzi sa bene che questa è la strategia del comico genovese e ha intenzione di sbarrargli il passo: «Il fallimento dell’Expo equivarrebbe al fallimento della politica ed è questo che vogliono quelli che intendono dimostrare che noi non siamo in grado di fare niente, ma io non intendo dar loro soddisfazione. Cavalcherò io l’Esposizione universale, che è un’opportunità per l’Italia: gli investimenti dei paesi stranieri sono notevoli», ha spiegato il presidente del Consiglio ai collaboratori e ai ministri del governo che si sono occupati di questa vicenda. Davanti alle telecamere, ai microfoni e ai taccuini dei cronisti, Renzi sostiene che tutti i sondaggisti gli hanno consigliato di tenersi lontano da questa contesa. L’altro ieri spiegava che intervenire in questa storia dell’Expo lo penalizza di addirittura due punti in percentuale. Effettivamente, il premier con le vicende di personaggi come Greganti e Frigerio, se non altro per motivi anagrafici, non c’entra nulla. È vero che il primo di questi due nomi richiama alla mente la storia del fu Partito comunista, ma di certo non la sua. Ora come allora tutti sembrano cadere dalle nuvole e tutti dicono «Greganti chi?». Eppure il «compagno G» aveva la tessera del Pd. consegnatagli da un circolo di Torino nel 2012 e partecipava a diversi eventi organizzati dal Partito democratico torinese. È di due anni fa la notizia, pubblicata dall’Espresso, di una rimpatriata in un bar della galleria Alberto Sordi, a Ro- I sondaggi Secondo gli esperti intervenire sugli scandali costerà al Pd due punti percentuali alle Europee ma, tra l’ex tesoriere dei Ds Ugo Sposetti, l’ex numero uno di Unipol Giovanni Consorte e Primo Greganti. Insomma, il compagno G, accusato nel ‘93 dai colleghi di partito di aver lavorato in proprio e non per il Pds, a quanto pare era stato da tempo perdonato. Dunque, perché mettersi in mezzo in una storia in un cui dalle nebbie di Tangentopoli riappare Greganti? O risorge Frigerio che in una conversazione telefonica intercettata cita Pier Luigi Bersani (il quale ha bollato la cosa come «pura invenzione»)? A quale scopo, quando la mossa più scontata sarebbe stata quella di lasciar calmare le acque? Perché in realtà fare finta di niente, tentare di scansarla non salverebbe il Pd di fronte alla furia di Grillo che ha deciso di rimpinguare il suo bottino elettorale nel settentrione. «E già nel Nord Est sta riempiendo tutte le piazze, ora vediamo che farà nel Nord Ovest», mormora il bersaniano Davide Zoggia. Restare fermi potrebbe persino essere controproducente, perché così si presterebbe il fianco alle accuse del leader del movimento Cinquestelle. A un’offensiva mediatica come quella del comico genovese occorre rispondere con un’identica iniziativa, utilizzando La strategia Sbarrare la strada al comico genovese che punta al fallimento della manifestazione per fare il pieno di voti Fortunato Uscito ieri pomeriggio da Palazzo Chigi per una passeggiata, il premier Matteo Renzi ha trovato per terra una banconota da 20 euro; Renzi l’ha raccolta e consegnata a uno degli uomini della sua scorta. «Poi dicono che non trovo le risorse...»ha scherzato il presidente del consiglio con allusione alla copertura dei tagli dell’Irpef. Nell’occasione Renzi è tornato a sfoggiare il giubbotto di pelle indossato alla trasmissione tv «Amici» l’impatto che ha presso la gente il presidente del Consiglio. «Solo lui può metterci la faccia», dicono al Pd, dove renziani della prima e della seconda ora, ma anche bersaniani sono consci che il premier è la loro unica, nonché ultima, chance. Spiega Nico Stumpo a un compagno di partito: «Ormai Grillo si sta consolidando». Conferma il premier, parlando con i fedelissimi: «Grillo sta andando alla grande. I sondaggi per lui sono buoni. Ma arriverà secondo». Anche su questo Renzi è pronto a «metterci la faccia». La disfida del Nord, affidata anche alla vicenda dell’Expo, deciderà se la perderà o no. Maria Teresa Meli © RIPRODUZIONE RISERVATA Il colloquio Il presidente dell’Autorità anticorruzione Cantone, che vigilerà sui lavori «Non farò il capro espiatorio Tutti gli appalti su Internet» A volte una persona si valuta anche dalle scelte che non ha fatto, dalle scorciatoie che non ha voluto prendere. E così dopo anni trascorsi a rifiutare candidature da album delle figurine, a sindaco, sottosegretario, ministro, Raffaele Cantone si ritrova alle prese con la grana di Expo 2015 a causa di un rifiuto altrui. «Infatti eccomi qui. La verità è che la mia domanda a procuratore aggiunto dei nuovi uffici giudiziari di Napoli Nord non è stata accolta. Ci tenevo a tornare alla magistratura attiva, a rendermi nuovamente utile. Se fossi stato nominato, la partita era chiusa». Qui è Milano, dove oggi arriverà al seguito di Matteo Renzi, perché nell’uovo di Pasqua della sua recente chiamata alla guida dell’Autorità contro la corruzione c’era la sorpresa Expo 2015, con l’inchiesta che ha rivelato vecchi costumi e nuovi appetiti, come se nulla fosse accaduto in questi anni. «A mio avviso la corruzione è ormai “il” male italiano, persino superiore a quello della criminalità organizzata. Credo ciecamente nell’attività di prevenzione. È il mio terreno. Dire di no questa volta sarebbe stato fuori dal mondo». Il termine prevenzione ha questo problema, che si applica in genere a un organismo sano. Quello di Expo 2015 invece si è rivelato già malato. «Come Autorità ce ne stavamo già occupando, effettuando monitoraggi. C’era una evidente anomalia, chiamiamola così, con Infrastrutture Lombarde, una società privata che gestiva la stragrande maggioranza degli appalti pubblici. Mi stupisco dello stupore per quel che è accaduto. A metterla giù leggera: non mi sembra del tutto inatteso». Il nuovo garante-guardiano della manifestazione è un uomo che ha dimostrato di saper stare al suo posto, scegliendo di non incassare facili dividendi per le sue inchieste contro i Casalesi, quando quella degli Schiavone era la mafia più agguerrita e incontrastata, e di non accettare risarcimenti per la vita blindata che gli è toccata in sorte. «Io non sono il salvatore di nessuna patria. Non ritengo di averne le qualità e non ho alcun interesse a generare aspettative del genere. La dico in giuridichese: con questo impegno ❜❜ La società Voglio rivedere tutti gli incarichi di «Infrastrutture lombarde» assumo una obbligazione di mezzo, ovvero mi impegno a fare tutto il possibile, e non una obbligazione di risultato. Non sono l’uomo sul quale deve essere scaricata la responsabilità, nè angelo salvatore nè eventuale capro espiatorio, due figure delle quali non c’è bisogno. Io ce la metterò tutta e chiedo di essere giudicato per questo, nient’altro che questo. Ma il risultato 1,35 miliardi Quanto costerà alle casse pubbliche la realizzazione dell’evento Expo 2015 si ottiene solo se arriva un esame di coscienza collettivo». Cantone è un uomo colto, al quale non sfugge il significato di questa sfida. Milano, Italia. «Anche per questo faccio un appello alle istituzioni e al sistema produttivo milanese: ognuno faccia la sua parte, c’è in ballo l’onore di quella che ho sempre riconosciuto come capitale morale di questo Paese». Come al solito, il problema è il tempo. Manca poco a Expo 2015. Cantone sa bene che non gli verranno chieste analisi sul passato ma atti concreti per un futuro così immediato che è quasi presente. «Nel rispetto delle competenze delle altre istituzioni e degli Chi è Il giudice Raffaele Cantone, 51 anni, è nato a Giugliano (Napoli)ed è stato sostituto procuratore a Napoli fino al 1991, anno in cui è entrato a far parte della Direzione distrettuale antimafia della Campania. Si è occupato a lungo di indagini sulla camorra e in particolare sul clan dei Casalesi: è riuscito a far condannare all’ergastolo tra gli altri il boss Francesco Schiavone, detto Sandokan. Dal ‘99 vive sotto scorta dopo la scoperta di un piano della malavita organizzata per ucciderlo. La nomina Dopo aver lavorato per una breve periodo alla Corte di Cassazione, il 27 marzo scorso Cantone è stato nominato al vertice dell’Autorità nazionale anticorruzione. In precedenza era stato indicato dal governo Letta a capo di una task force incaricata di elaborare progetti di legge contro la criminalità organizzata; il magistrato è infine presidente onorario della sezione dell’associazione Libera di Giugliano eventuali poteri che mi verranno consegnati, ho le mie idee. Il primo punto riguarda il pregresso. A mio avviso è necessario rivalutare con attenzione tutti gli appalti già assegnati, da Infrastrutture Lombarde e non solo. Quelli che riveleranno irregolarità di qualunque genere dovrebbero essere revocati o almeno discussi nuovamente. Il secondo punto è la prevenzione, a cominciare dalla Città della Salute. Da qui in poi, porte aperte. Io credo nel controllo diffuso, il cittadino deve avere ogni carta in mano per giudicare. Mettere i capitolati di appalto online non basta. Ci devono finire anche i saldi di pagamento, gli stati di avanzamento dei lavori, i compensi a progettisti e tecnici, i nomi di chi fa le verifiche. Sarebbe bello fare di Expo 2015 un esempio di trasparenza. Ma noi ci dobbiamo preoccupare soprattutto delle società a capitale pubblico, la responsabilità di impresa però esiste per chiunque». Dopo tanti appelli declinati al plurale, l’ultima frase è in prima persona. A questo punto Expo 2015 è diventata a tutti gli effetti una patata bollente. Cantone è nato a Giugliano, enorme agglomerato urbano alle porte di Napoli, un posto «dove c’erano periodi in cui i morti si contavano anche quotidianamente, spesso ammazzati in pieno giorno e in presenza di passanti terrorizzati». È diventato magistrato per ribellarsi a quella realtà. «Quando Matteo Renzi mi ha detto “dammi una mano su Milano” mi sono sentito orgoglioso. Per me, uomo del Sud, è stata una bella soddisfazione. Ho sempre ammirato questa città e quel che rappresenta. Gli anticorpi ci sono. Usiamoli, tutti insieme». Marco Imarisio © RIPRODUZIONE RISERVATA Rimborsi spese I consiglieri piemontesi risarciscono la Regione TORINO — Comincia la resa dei conti per i consiglieri regionali del Piemonte indagati per le «spese folli». In quattordici, alla ripresa dell’udienza preliminare, hanno chiesto ieri di patteggiare delle pene che partono da un minimo di dodici mesi a un massimo (per Mario Carossa, capogruppo della Lega Nord) di diciotto mesi e venti giorni. Sono ventidue, invece, quelli che hanno già risarcito la Regione per un totale che si avvicina al milione e duecentomila euro. Hanno versato una somma equivalente a quella contestata nel capo d’accusa, legata all’utilizzo dei fondi per il funzionamento dei gruppi consiliari: dai pranzi ai gioielli, dalle cene alle cravatte, dal bagno turco ai «gratta e vinci». Hanno però dovuto aggiungere il 30% a titolo di danno di immagine. Gli indagati sono 42, tra cui la figlia di uno dei politici di Palazzo Lascaris e un consigliere comunale di Torino. Nell’elenco manca il governatore, Roberto Cota, che ha scelto il giudizio immediato e sarà processato in solitudine (a meno che i giudici non decidano di unificare altre posizioni) il 21 ottobre. L’udienza di ieri ha chiarito le strategie degli indagati. L’avvocato Alessandro Mattioda, legale della Regione, che segue la partita come «persona offesa» ma non come «parte civile» (servirebbe un’apposita delibera di giunta), ha tenuto il conto di chi ha pagato e chi no, mentre quattordici indagati formalizzavano la proposta di patteggiamento e altri quattro optavano per il rito abbreviato. Quanto ai patteggiamenti, sono calibrati con il bilancino di precisione. Chi ha concordato un anno di reclusione è più vicino degli altri a un ritorno da protagonista sulla scena politica. Il codice, infatti, dice che se il danno viene riparato e la pena non supera i dodici mesi, dopo un altro anno si può ottenere la «riabilitazione»: e quindi ci si può di nuovo candidare. © RIPRODUZIONE RISERVATA 8 Primo Piano Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Politica e giustizia L’inchiesta Nelle telefonate Scajola si vanta del suo «servizio segreto» E parla di Berlusconi con Speziali Il nome dell’ex premier citato in relazione a Gemayel Approfondimenti sulla scorta per l’eccessiva disponibilità ROMA — Nelle centinaia di telefo- con la moglie di Matacena, aggiunnate tra Claudio Scajola e Vincenzo gendo però di non preoccuparsi perSpeziali, l’uomo che faceva avanti e ché «l’operazione» (verosimile riferiindietro con Beirut, il nome di Silvio mento alla possibilità di far accogliere Berlusconi ricorre più di una volta. in Libano il marito ricercato dalla giuQuando si parla della candidatura stizia italiana) andrà avanti ugualdell’ex ministro dell’Interno al Parla- mente. Tuttavia, spiega Speziali all’ex mento Ue, poi sfumata, ma anche e ministro, prima della domanda di asisoprattutto in relazione all’incontro lo politico bisognava assicurarsi la che lo stesso Berlusconi avrebbe do- «rete di protezione». vuto avere con Amin Gemayel: il potente ex presidente del Libano, spac- Gli 007 privati Tra gli approfondimenti delegati ciato da Speziali come zio di sua moglie, nella ricostruzione dell’accusa dalla Procura di Reggio Calabria alla avrebbe dovuto garantire la latitanza Dia, ci sono le verifiche sugli ordini mediorientale sia di Amedeo Matace- dati da Scajola ed eseguiti dai polina che, probabilmente, di Marcello ziotti della scorta. Per alcuni di loro si Dell’Utri, i due ex parlamentari di For- sta vagliando l’ipotesi di inquisirli per za Italia condannati per concorso peculato e abuso d’ufficio, visto l’uso esterno in associazione mafiosa. Per troppo personale che hanno accettato Matacena, di cui adesso Berlusconi da parte dell’ex ministro; dagli acsostiene di non avere ricordo, Scajola compagnamenti di Chiara Rizzo alcomunica in una telefonata del 7 feb- l’acquisto di effetti personali destinati braio di avere già fatto preparare dagli alla signora, come un paio di calze che avvocati una dettagliata richiesta di asilo politico, che Speziali dice di poter agil- I soldi mente sostenere perché a L’esame dei movimenti sui conti Beirut si sta per formare un correnti della famiglia Matacena sia nuovo governo. in Italia che a Montecarlo e in Lussemburgo. La segretaria di Erano i primi di febbraio, periodo in cui Speziali parla- Scajola si occupa di sbloccare il conto va di continuo con Dell’Utri. dell’ex parlamentare a Montecitorio Amin Gemayel Circa 100 telefonate in 10 giorni, in media una decina di conversazioni al dì, e non è difficile immaginare che parlassero della possibile meta libanese del neocondannato per mafia, bloccato proprio a Beirut un mese fa. Un motivo in più, nei sospetti degli inquirenti, per interessare anche Berlusconi dei contatti con Gemayel, il quale avrebbe dovuto fargli visita in Italia alla fine di febbraio. Dai discorsi di Scajola e Speziali si capisce che erano loro gli artefici dell’incontro, perché non appena il secondo dice di aver parlato con l’esponente libanese per fissare la data della visita in Italia (26 febbraio), Scajola risponde che lo riferirà all’ex Cavaliere. L’argomento ritorna più volte, e quando a fine mese l’incontro salta perché Gemayel era a Roma ma Berlusconi pretendeva che lo raggiungesse ad Arcore, l’esponente libanese — racconta Speziali — s’è offeso ed è ripartito senza vederlo. Dell’appuntamento saltato Scajola discute gli agenti di scorta vengono spediti a comprare dalla segretaria dell’ex ministro per la moglie del latitante condannato per complicità con la ‘ndrangheta. In quell’occasione, persino la segretaria e il poliziotto della scorta si lamentano delle pretese di Scajola. Ma dalle intercettazioni dell’ex titolare del Viminale emerge una circostanza considerata più grave e inquietante: informazioni riservate su altre persone, a partire dai loro spostamenti sul territorio nazionale, raccolte attraverso funzionari di Stato a lui fedeli. Scajola riceveva le notizie che aveva chiesto e se ne vantava al telefono con alcuni interlocutori, commentando soddisfatto che il suo «servizio segreto» privato funzionava a dovere. I conti correnti Dopo gli arresti della scorsa settimana, si passa all’esame dei movi- menti sui conti bancari della famiglia Matacena, sia in italia che a Montecarlo e in Lussemburgo, dove hanno sede società e proprietà costitute dall’ex parlamentare in fuga. Anche dell’aspetto economico-finanziario, mentre Matacena era già a Dubai per evitare il carcere in Italia, si occupavano sua moglie e Scajola. Il quale faceva intervenire la propria segretaria Roberta Sacco, ora agli arresti domiciliari, per risolvere ogni questione. Come quando, mentre Scajola è in un’altra stanza con Chiara Rizzo, chiama un funzionario della filiale del Banco di Napoli alla Camera dei deputati — dove l’ex deputato condannato mantiene un conto — per provare a fare in modo che la moglie di Matacena possa muovere il denaro. Il funzionario spiega che senza una delega bisogna che si presenti l’onorevole, o almeno la signora; la segretaria di Scajola replica che lui «è fuori, non può venire», mentre di lei comunicherà un numero di telefono per fissare un appuntamento. Le relazioni Tra le intercettazioni ci sono pure i messaggi telefonici che Matacena mandava alla moglie per avvisarla di collegarsi via Skype, in modo da evitare spiacevoli interferenze e raccomandarle di intervenire per ottenere o far partire bonifici, tra il Lussemburgo e il principato di Monaco, sui quali i responsabili delle banche fanno resistenza. L’ipotesi dei pm è che anche per affrontare queste vicende Scajola abbia messo a disposizione della moglie di Matacena il proprio «mondo di relazioni». Nel quale rientrano, tra gli altri, due personaggi seguiti e fotografati con lui in un pedinamento romano dell’11 febbraio scorso, prima di un incontro a Piazza di Spagna con Speziali. Si tratta di Daniele Santucci (socio in affari del figlio dell’ex ministro che la Dia ha verificato essere stato alle Seychelles ad agosto 2013, quando c’era pure Matacena, già latitante, prima di spostarsi a Dubai) e di Giovanni Morzenti, condannato per corruzione a Torino e indagato a Roma per ricettazione nell’ambito dell’indagine sullo Ior. Giovanni Bianconi Fiorenza Sarzanini © RIPRODUZIONE RISERVATA Pedinati Da sinistra, Daniele Santucci, Claudio Scajola e Giovanni Morzenti pedinati e fotografati dalla Dia a Roma lo scorso 11 febbraio, nell’ambito delle indagini sull’ex deputato di FI Amedeo Matacena L’udienza La convalida del fermo in Francia. Arriva la figlia Francesca Lady Matacena dal giudice: dormirò in un letto o per terra? La richiesta di tornare in Italia per «spiegare» DAL NOSTRO INVIATO AIX-EN-PROVENCE — «C’è sua figlia Francesca di là, signora — sussurra in italiano la giovane legale d’ufficio, Geraldine Flori, all’orecchio di Chiara Rizzo — e ci sono anche i suoi avvocati, venuti apposta dall’Italia». Non potrà incontrarli, e nemmeno vederli da lontano, l’udienza di convalida del fermo è a porte chiuse. Ma per la moglie di Amedeo Matacena quella è la prima buona notizia, dopo una notte in caserma a Nizza e prima di altre notti di carcere in Provenza. «La mamma ha saputo che sei qui — completerà poco dopo la sua missione umanitaria l’avvocata francese — ed era davvero molto contenta». Francesca, 20 anni, alta, sottile e bionda come la madre, sorride silenziosa. Soltanto una porta chiusa la separa dall’aula dove Chiara Rizzo, in pantaloni da jogging, t-shirt e ambasce crescenti, combatte con la stanchezza e la paura. Forse la signora Matacena comincia a chiedersi se abbia fatto bene a rientrare in Europa da Dubai: «Voglio tornare in Italia soltanto perché devo spiegarmi con i giudici di Reggio Calabria — ripete attraverso l’interprete —. Non perché mi aspetti un processo o debba scontare una condanna». Corte d’appello di Aix-en-Provence, molto lontano I tempi L’ordinanza di carcerazione non è ancora arrivata: la sua attesa potrebbe protrarsi per settimane da Dubai — dove l’ex parlamentare di Forza Italia continua in solitario la sua latitanza — e a due ore di macchina dalla casa di famiglia, a Montecarlo. Chiara Rizzo arriva nel primo pomeriggio in un furgone della polizia francese dalla caserma di Auvare, appena fuori Nizza: sarà un’apparizione lampo, dieci minuti, tra una causa e l’altra. Alla Procura generale, competente per l’esame della richiesta di estradizione europea, non è ancora arrivato il testo dell’ordinanza di carcerazione firmata dal pm di Reggio Calabria: sono 150 pagine. Se dovranno essere tradotte parola per parola, la permanenza della moglie di Matacena in Francia rischia di protrarsi per giorni o settimane. La prossima udienza, ottimisticamente è fissata per domattina. «Non sono mai stata in carcere — si è sfoga- Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 9 Il colloquio Al senatore Barani: la richiesta d’arresto precede la presentazione delle liste elettorali Lo sfogo dell’ex ministro in carcere: io come Andreotti, dovranno scusarsi «Siamo in una dittatura, mi accusano del reato di amicizia» Chi è ta Chiara Rizzo con Geraldine Flori —. Avrò un letto o dovrò dormire per terra? Mi daranno da bere e da mangiare?». Da quando è stata fermata all’aeroporto di Nizza, oltre 24 ore prima, non ha toccato cibo né acqua. «Non perché non le siano stati offerti» precisa l’avvocata. Fuori, i legali di fiducia sanno di non poterla avvicinare: lo vieta l’ordinanza per 5 giorni. Ma il messinese Bonaventura Candido, amico di famiglia oltre che difensore, è certo che Chiara abbia fatto la scelta giusta: «Non voleva rimanere a Dubai senza i figli, rimasti soli a casa. Pensava però di avere qualche diritto in più, come madre di un minorenne, ma in casi come questo i bambini possono stare con la mamma fino ai tre anni d’età, e il suo ne ha 14». Non c’è stata trattativa di sorta con la Procura di Reggio: «Chiara vuole tornare in Italia al più presto — ribadisce l’avvocato genovese Carlo Biondi — e non ha posto condizioni. Non sappiamo ancora che cosa avverrà alla frontiera di Ventimiglia, quando sarà consegnata alle autorità italiane. Forse dovrà proseguire la detenzione provvisoria nel carcere di Pontedecimo, a Genova». Poi verrà il difficile: convincere gli inquirenti della sua buona fede. Elisabetta Rosaspina © RIPRODUZIONE RISERVATA Ex modella Chiara Rizzo, 43 anni, nata a Messina, ex modella, ha vissuto a lungo a Montecarlo. Nel 2010 è comparsa fra le undici donne più belle del principato nel libro fotografico «Women of Monaco» (da cui è tratta l’immagine qui sopra di Alena Adamchy) i cui proventi sono stati devoluti all’«Association mondial Amis de l’enfance» In coppia Chiara Rizzo è la moglie di Amedeo Matacena, 50 anni, ex deputato di FI, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e al momento latitante a Dubai. Per loro, la Procura di Reggio Calabria ha emesso un ordine di custodia cautelare in carcere In Costa azzurra Chiara Rizzo è stata arrestata ieri all’aeroporto di Nizza. Dopo l’interrogatorio, è stata trasferita nel carcere di Marsiglia in attesa dell’udienza per l’estradizione che dovrebbe tenersi domani ROMA — «Lo vuoi sapere? Io qua dentro sto attentissimo a tutto e mi curo meticolosamente. Mi curo il diabete e l’ipertensione. Sto attento perfino alle correnti d’aria e mi faccio la doccia, come si dice?, a pezzi e bocconi, insomma non sempre, non tutti i giorni. Perché ho deciso per prima cosa che qui a Regina Coeli non mi devo assolutamente ammalare, devo restare sano come un pesce. Perché mi dovrò difendere e mi difenderò. E se mi vogliono far fuori con la malattia, davvero s’illudono tutti quanti. Perché io uscirò da qui in forma. E a testa alta». Eccolo, Claudio Scajola. Ieri pomeriggio alle cinque è andato a trovarlo in galera il senatore suo amico più che ventennale Lucio Barani, 61 anni, del gruppo Grandi autonomie e libertà (Gal), membro della commissione Giustizia di Palazzo Madama, craxiano di ferro, vestito elegante e con un garofano rosso all’occhiello («Perché sono stato e rimarrò per sempre socialista — racconta Barani —. Quand’ero sindaco di Aulla decisi di dedicare un monumento alle vittime e ai martiri di Tangentopoli, Claudio all’epoca mi disse che era perplesso davanti all’iniziativa e invece adesso mi ha detto che avevo proprio ragione a tirar su quel monumento...»). «Farò come Andreotti — annuncia battagliero Scajola fuori dalla cella, in corridoio, davanti al direttore del carcere Mauro Mariani e al comandante degli agenti della Penitenziaria, mentre lo ascoltano in silenzio anche gli altri detenuti —. Resisterò tenacemente a tutte le accuse e al fango, come il Divo Giulio. E alla fine tutti, dai magistrati ai giornalisti, mi dovranno chiedere scusa pubblicamente. Perché quello che leggo sui giornali e ascolto dalla televisione semplicemente non è vero. Il conto corrente alla Camera e tutto il resto...». «Ma io l’ho capito perché sono finito dentro: la ragione è il 25 maggio, cioè le elezioni europee — si sfoga amaro l’ex ministro dell’Interno —. Ho letto gli atti che mi accusano e ho scoperto una cosa importante: la mia richiesta d’arresto era precedente alla data di presentazione delle liste elettorali. Capito? Volevano farmi fuori dalle elezioni ed infatti eccomi qua». Quinta sezione, Reparto primi ingressi, già cento ore di detenzione sono passate, la visita medica arriva tre volte al giorno, pasti regola- 6 gli ordini di arresto della Dda reggina: per Scajola e per un suo assistente, Martino Politi; ai domiciliari Chiara Rizzo, Raffaella De Carolis e Maria Grazia Fiordalisi (moglie, madre e segretaria di Matacena) e Roberta Sacco, segretaria di Scajola ri, cella pulita, «complimenti direttore Mariani, il suo personale è davvero efficiente», ripete Scajola anche davanti al senatore ligure-apuano Barani, che forse è uno dei pochi parlamentari a visitare con continuità e solerzia i penitenziari d’Italia per sincerarsi che ai detenuti vengano garantiti diritti e condizioni di vita ancora umane. «Ma qui ormai siamo in una dittatura, non è più democrazia, ormai si agisce con metodi da criminalità organizzata — cambia subito tono Scajola e torna al contrattacco —. Arrestano la madre, la moglie (di Matacena, ndr) per farle parlare. Eccoli, i metodi. Ma io non soccomberò, anzi ne uscirò alla grande». Questa mattina, dopo 5 giorni di perfetto isolamento richiesto dal gip, l’ex ministro riceverà la visita dei suoi due legali, Elisabetta Busuito e Giorgio Perroni e insieme, naturalmente, cominceranno a studiare la linea difensiva in vista dell’interrogatorio dei pm. Quindi, forse già domani, mercoledì, dovrebbero andarlo a trovare Criscuolo, a cena prima dell’arresto L’altra dama bionda: quella sera con Claudio per parlare di politica ROMA — «Sì ero io ma per favore mo’ non ci inzuppate il biscotto». La dama bionda bis di Claudio Scajola, che ha cenato con lui la sera prima dell’arresto all’hotel Imperiale di via Veneto, è l’agguerrita e procace avvocato matrimonialista napoletano Rosa Criscuolo, 34 anni, fondatrice dei forzisti pro Nicola Cosentino. «Adesso diranno che porto male, li arrestano tutti». In politica Rosa Criscuolo, 34 anni, di San Giorgio a Cremano, ex militante del Pd poi passata al Pdl, tra le fondatrici del gruppo «I Cosentiniani», a sostegno dell’ex sottosegretario Nicola Cosentino arrestato lo scorso 3 aprile. Ha cenato con Claudio Scajola la sera prima dell’arresto dell’ex ministro (foto da Dagospia) sua moglie Maria Teresa e i figli Lucia e Piercarlo («Per favore, qui con me ho solo un paio di scarpe strette — confessa l’ex ministro al senatore Barani —. Ricordati di dire a mia moglie, quando viene, di portarmi le pantofole...»). Le ore in cella passano lente. Scajola le trascorre leggendo gli atti giudiziari, poi guarda un po’ di televisione, ma soprattutto prega e trova conforto nelle pagine di Gesù di Nazareth, il libro di Joseph Ratzinger che all’ultimo momento ha voluto con sé. La visita di Barani è terminata. Un’ora abbondante è volata via. «Ma si può sapere che reato ho commesso?», ragiona a voce alta l’ex ministro, alludendo ai suoi rapporti con Chiara Rizzo e Amedeo Matacena, lei ora in prigione (a Marsiglia) come lui e il marito ancora a Dubai, in attesa di estradizione. «Reato di conoscenza, reato di amicizia, ecco che cosa ho fatto!», conclude sconsolato. E torna dentro. Dagospia insinua. «E lo so. Ma abbiamo parlato del partito». Servizio in camera. «Era tardi. Scaloppine al limone, niente vino, sono astemia. E lui guardava un film alla tv, una storia di avvocati, era molto preso». Niente dopocena? «No grazie, la scaloppina se ne scende da sola. Lui era alla 213, io alla 203, non mi alzo di notte per correre da Scajola, non è cosa, è un tipo quieto, serio e un poco andato d’età. E aveva un fortissimo mal di testa, forse il presentimento». Si è accorta che lo portavano via? «Niente. Mi ha svegliato la Dia il mattino dopo. Mi ha fatto pena. Preciso e metodico com’è, quello là dentro esce pazzo». Giovanna Cavalli Fabrizio Caccia © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso Fonti del Palazzo di giustizia di Beirut: «Concluderemo in una settimana, poi tutto passerà alla politica» Ora il Libano accelera per l’estradizione di Dell’Utri L’ex senatore interrogato in tribunale La difesa: «Pressioni indebite dall’Italia» DAL NOSTRO INVIATO BEIRUT — La magistratura libanese imprime un’accelerazione improvvisa alle procedure sull’estradizione e rafforza la convinzione che si prepari a dire sì in tempi stretti alla consegna all’Italia di Marcello Dell’Utri, condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, mettendo al più presto la parola fine ad una vicenda sempre più ingombrante. Il primo segnale del cambio di marcia è l’interrogatorio di ieri dell’ex senatore di Forza Italia. «Lo sentiremo dopo aver esaminato la richiesta di estradizione», aveva detto dopo l’arresto del 12 aprile il procuratore generale Samir Hammud. Solo che il grosso della documentazione italiana è arrivato in Procura appena giovedì scorso, integrato la sera del giorno dopo con il dispositivo della Cassazione. «Concluderemo in una settimana, poi tutto passerà alla politica», assicura una fonte autorevole che parla a condizione dell’anonimato. Sulla scrivania del sostituto Nada Al Asmar, alla quale Hammud ha assegnato il fascicolo, ci sono due copie rilegate con un nastrino del Tricolore, una in italiano l’altra in francese, della sentenza d’appello di Palermo confermata dalla Cassazione e il riassunto in arabo della vicenda. Per il trattato Italia-Libano del ’70 è quanto basta per decidere con una sentenza definitiva. «In settimana la Procura trasmetterà il parere al ministro della Giustizia che lo manderà con il proprio al Consiglio dei ministri per la decisione finale», assicurano nel Palazzo di giustizia di Beirut, dove qualcuno ironizza: «Abbiamo casi molto più importanti di cui occuparci». Sei poliziotti armati fino ai denti ieri mattina hanno prelevato Dell’Utri nella stanza al quarto piano dell’ ospedale Al Hayat dove è ricoverato per problemi di salute dal 16 aprile. Il drappello scorta l’ex senatore ammanettato dietro la schiena fino nell’ufficio del pm Nada Al Asmar. Maglia blu e pantaloni dello stesso colore, ma più chiari, occhiali da sole, Dell’Utri mantiene senza difficoltà il passo spedito imposto dai Riunione Il Consiglio dei ministri libanese potrebbe occuparsi del caso giovedì o venerdì per una prima valutazione poliziotti. In un’ora e mezza, assistito dall’avvocato libanese Akram Azoury e da un’interprete dell’ambasciata italiana, ripete che «si tratta di una sentenza politica», di non essere «un mafioso» e che non è fuggito dall’Italia, tanto che ha viaggiato usando il suo passaporto, la sua carta di credito e registrandosi in albergo con il suo nome. «Ha risposto alle domande con lucidità e precisione», dichiara Azoury che ha chiesto la scarcerazione ed è pronto all’appello in caso di estradizione e a un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. A Palazzo di giustizia, però, dicono che «è molto difficile che venga rimesso in libertà prima della decisione finale». Poi il legale definisce indebite le «pressioni sulla giustizia libanese» fatte dal Guardasigilli italiano Andrea Orlando, che ha chiesto «tempestività» sulla consegna di Dell’Utri. Se il Consiglio dei ministri libanese si dovesse occupare della vicenda, seppure per una prima valutazione politica tra giovedì o venerdì prossimi, come dice qualcuno, arriverebbe un’ulteriore spinta ad una questione che comincia a infastidire i politici. Dopo essere stata quasi ignorata, ora finisce sempre più spesso sulla stampa per le presunte connessioni tra Dell’Utri e Vincenzo Speziali, il cui nome appare nell’inchiesta dell’arresto dell’ex ministro Scajola, il quale a sua volta sarebbe legato al potente leader cristiano-maronita Amin Gemayel che in questi giorni è protagonista delle trattative per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Dopo un’ora e mezza, finito l’interrogatorio, Dell’Utri risponde «arrivederci» ai cronisti italiani tenuti a distanza dalla polizia che lo riconduce in ospedale su un’autoambulanza scortata da due enormi suv lungo le strade caotiche di Beirut. Giuseppe Guastella gguastella@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 Primo Piano Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 La provocazione anti euro Verso il voto Le strategie La campagna elettorale dell’ex Cavaliere Nuova frenata sulle riforme Berlusconi lancia il «welfare per le casalinghe» La Nota di Massimo Franco Lo spauracchio M5S sta già logorando l’asse tra il governo e FI L o spauracchio di Beppe Grillo si sta gonfiando un po’ troppo. E non si capisce se questa paura di un successo del Movimento 5 stelle alle Europee del 25 maggio sia figlio delle insicurezze della maggioranza di governo; oppure serva a far capire il rischio di una vittoria populista, per calamitare i voti sul Pd di Matteo Renzi e sui suoi alleati. Il presidente del Consiglio sta cercando di arginare gli effetti della bufera giudiziaria dell’Expò di Milano e il nervosismo del suo partito, che in gran parte lo sostiene ma aspetta di capire come andrà a finire. È logico che i comitati d’affari sopravvissuti alla fine della Prima Repubblica e alla crisi della Seconda possono portare acqua e voti a chi dà per spacciato il sistema. Non a caso Grillo si prepara a marciare sul capoluogo lombardo per dire «basta» all’Expò. Renzi ha imboccato una strada inevitabilmente opposta. E si prepara a spiegare perché la strategia del M5S punta soltanto alla destabilizzazione e allo sfascio. Sa che interrompere l’organizzazione di questo avvenimento sarebbe un suicidio economico e d’immagine per l’Italia. E dunque vuole andare avanti, scanCrescono sando le macerie che le inchiei segnali ste della Procura di Milano di nervosismo stanno provocando e potranno causare; e contrapponendo di Berlusconi una narrativa di governo a verso Renzi quella antisistema di Grillo. Ma certo, lo scontro tra i due rischia di polarizzare i voti non solo su Renzi. I sondaggi continuano ad apparire positivi, per il premier: rispetto alle politiche del 2013, ci potrebbe essere un aumento sostanzioso del Pd. A sentire i sondaggisti, forse sarà l’unico esecutivo europeo a non essere punito dall’elettorato, grazie alla «luna di miele» che gli deriva dal fatto di essere a palazzo Chigi da poco tempo. I suoi fedelissimi alimentano la narrativa di un governo che sta ottenendo risultati rapidamente; che combatte contro l’immobilismo e che può offrire un bilancio incoraggiante. Il dubbio riguarda semmai la consistenza delle sacche di protesta che gonfieranno le liste grilline e i numeri dell’astensionismo; e il panorama politico che emergerà. È probabile che Forza Italia sarà ridimensionata, e il Nuovo centrodestra magari vivo ma non forte. I segnali che arrivano da Silvio Berlusconi, per quanto soggetti a oscillazioni quotidiane, indicano la volontà di allineare fin d’ora una serie di motivi per contestare il patto sulle riforme stipulato con il premier: in particolare sul Senato e sulla riforma elettorale. Il capo di Fi non smette di dichiarare che su Renzi è «molto pessimista»; e che sta pensando «di non poter seguire le riforme» fatte dal premier, ad esempio dando 80 euro in busta paga da maggio ai redditi più bassi «ma nulla ai pensionati». Ancora, per un Berlusconi che vive nell’incubo di diventare solo il terzo partito, un sistema elettorale col ballottaggio, voluto dal Pd, andrebbe contro i suoi interessi. «Hanno cambiato l’accordo», accusa l’ex premier. È inquieto perché indovina la possibilità che una parte di chi votava centrodestra sia attirata da Renzi. «È stato messo dalla sinistra come facciata per ingannare i moderati che vedendolo pensano di dare il voto a lui», lancia l’allarme. Ma si tratta di un’ammissione significativa, che spiega il nervosismo di Fi e lo scontro ormai quotidiano col Nuovo centrodestra di Angelino Alfano. Ed è la conferma di un asse istituzionale in bilico. Sembra reggere nei passaggi più delicati, grazie anche al rapporto tra Renzi e il coordinatore di Fi, Denis Verdini. Poi viene rimesso in mora. E di nuovo sopravvive alle tensioni. Rimane da vedere se il risultato delle Europee lo consoliderà, sottolineando un rapporto ancora più sbilanciato a favore del Pd, o se lo farà saltare. Da quello si capirà il futuro della legislatura. ROMA — È diventato un gioco di difese. Di chi la tiene più blindata, affidandosi a qualche contropiede. Perché l’avanzata di Beppe Grillo — complice la disillusione per una crisi della quale non si vede la fine e l’effetto «tutti ladri» provocato da nuove inchieste e condanne che stanno terremotando la politica — fa molta paura. A tutti, dal Pd a FI ai piccoli partiti all’affannosa ricerca del 4% per superare la soglia. La campagna elettorale è diventata ormai un ring dove vince chi resta in piedi, e i temi europei sono sempre più lontani. La competizione si gioca su altri terreni, perché in palio c’è la continuità della legislatura e gli equilibri del dopo voto. Già messi pericolosamente a rischio nelle dichiarazioni delle ultime ore. Silvio Berlusconi, impegnato in una ardua corsa per raggiungere quel 20% che darebbe respiro al suo partito, deve mantenere l’equilibrio tra i messaggi di sfida a tutto e tutti - su giustizia, Europa, governo, politiche economiche - e quelli che restituiscano di lui stesso e Il deputato leghista e lo sfregio alla bandiera Sopra, il parlamentare del Carroccio Gianluca Buonanno ieri nel corso della trasmissione «Mattino Cinque» ha strappato la bandiera dell’Unione Europea e si è soffiato il naso con il vessillo (Ansa). Qui a fianco, il governatore del Veneto, Luca Zaia, leghista, con Cristiano Dal Pozzo, bassanese, 101 anni, l’alpino più anziano del mondo, all’adunata di Pordenone che si è tenuta domenica (Ansa) dei suoi un’immagine rassicurante, anche allettante se - è l’ultima proposta - è pronto a promettere «1000 euro alle casalinghe, 800 di pensione e 200 da un fondo ad hoc. Un’immagine insomma diversa da quella del leader del M5S, che per dirla con Giovanni Toti esprime «una rabbia comprensibile, ma totalmente fine a se stessa: votarlo non serve a nulla». E però, bisogna anche prendere le distanze da Renzi. Cosa che l’ex premier fa alzando e di molto i toni della polemica rispetto al dialogo sulle riforme, che rischia di far apparire lui e il suo avversario come due sodali, obiettivo facile da abbattere per Grillo. «Sul governo Renzi sono pessimista. Posso dire che dopo le cose che ha fatto Renzi come gli 80 euro solo ai dipendenti e nulla per i pensionati, noi stiamo ritenendo di non poter seguire sulla strada di queste proposte di riforme», dice Berlusconi. Che aggiunge, quasi seppellendola, che «anche sulla legge elettorale hanno cambiato l’accordo mettendo il ballottaggio, una cosa inaccettabile». Quanto queste affermazioni siano realmente una mina sul Il partito Le proposte per le Europee Al centro della campagna elettorale di Forza Italia per le Europee ci sono il welfare per pensionati e casalinghe. Attenzione particolare anche per chi possiede cani e gatti: Berlusconi sabato ha partecipato alla «festa degli amici animali» I contrasti con l’esecutivo ❜❜ Sul fronte parlamentare, schermaglie con l’esecutivo. Renato Brunetta ieri ha polemizzato per la decisione del governo di porre la fiducia alla Camera sul decreto Lavoro. Oggi invece verranno presentate le proposte sul decreto Irpef La «successione» e l’ipotesi Marina «Tornerò molto prima di sei anni in Parlamento», ha detto Berlusconi. Ma nelle ultime settimane è ritornata in discussione l’idea della discesa in politica della figlia Marina come possibile erede della leadership di Forza Italia cammino delle riforme lo si capirà solo dopo le elezioni europee, ma certo il segnale non è dei più incoraggianti. E si capisce come il rischio di deflagrazione sarebbe reale se davvero Grillo si avvicinasse, o addirittura superasse, il Pd: al ballottaggio a quel punto diventerebbe un pericoloso avversario, e non solo FI, ma anche il Pd, potrebbe avere seri ripensamenti. Così, mentre l’Ncd di Alfano sfida gli ex amici, e invita gli alleati a non inseguire Berlusconi sul terreno delle riforme ma a farle a maggioranza per poi puntare sul referendum con- La sfida Ncd sfida il Pd a votare le riforme senza Forza Italia per poi andare al referendum fermativo, per il Pd Lorenzo Guerini chiede di «epurare il confronto sulle riforme costituzionali dal momento elettorale che, invece, porta ad esasperare i toni e a sottolineare posizioni particolari ed egoistiche dei singoli partiti». E Matteo Renzi parla del tentativo di «girare la frittata» in commissione sulla riforma del Senato, ma non ce la fanno, il testo base è quello del governo». Poi, a sua volta, reagisce alle accuse di Grillo ricorrendo ad argomenti simili a quelli di Berlusconi: «Grillo? Speravo ci desse una mano. Siamo italiani prima di essere politici. L’Italia ha bisogno di progetti, non di questi che stanno ad urlare». Paola Di Caro © RIPRODUZIONE RISERVATA Fiducia alla Camera sul decreto Lavoro Sapienza, Padoan contestato per i tagli a sanità e università © RIPRODUZIONE RISERVATA PARTNER Con un sit-in e uno striscione di protesta ieri un gruppetto di studenti della Sapienza ha accolto il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, in occasione della presentazione del libro «La diversità come ricchezza», scritto insieme con Michele Canonica. Gli studenti hanno interrotto Padoan lamentando i tagli alle università e alla sanità e poi hanno lasciato la sala. Un imprevisto cui il ministro ha reagito negando «tagli indiscriminati». Padoan ha poi risposto a altri studenti spiegando che il salario minimo «è uno strumento utile che potrà essere preso in considerazione, magari in futuro». Quindi, circa la polemica dei tecnici del Servizio Bilancio del Senato sulle coperture al decreto Irpef, ha detto che «a breve saranno disponibili in modo dettagliato risposte puntuali in merito a osservazioni estremamente serie». In un passaggio ha ricordato che sulle privatizzazioni il governo sta «valutando tutte le ipotesi», compresa, dunque, l’eventuale cessione di una quota del 10% di Eni e di Enel. Intanto ieri sul decreto Lavoro il governo ha posto la fiducia alla Camera. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014 Primo Piano 11 italia: 51575551575557 # Verso il voto Le strategie Istituto Cattaneo Le Europee in salita per chi governa (Pd a parte) A Brescia Il comizio di Beppe Grillo ieri sera a Brescia in piazza Paolo VI. Il leader del Movimento ha ricordato il caso Expo (oggi oggetto di una sua conferenza stampa a Milano) e ha attaccato il premier: «Questo Expo va chiuso, risparmieremmo quattro, cinque miliardi. E viene l’Ebetino domani a dirci che lui ci mette la faccia. Lui ci mette la faccia, il c... lo mettono i milanesi», ha detto dal palco (Fotogramma) La spinta di Grillo ai partiti La politica riscopre i comizi 1 Le principali forze Gran finale a Roma per il capo del M5S Polemiche per Renzi che sceglie piazza della Signoria ROMA — Fuori dal bunker, fuori dal palazzo. Il nuovo grido di battaglia dei leader è «tutti in piazza», vessillo del partito in una mano e volantino nell’altra, a stanare gli astenuti e conquistare gli indecisi. La prova di forza di Beppe Grillo, che ha prenotato con largo anticipo la «rossa» San Giovanni, ha spazzato via le ultime paure dei «dem» e convinto Renzi a puntare sul modello tradizionale: la campagna casa per casa, metro quadrato (di asfalto) per metro quadrato. Come ha scritto Mario Lavia su Europa, «una campagna con le armi del 1948». Il Pier Luigi Bersani che nel 2013 ripiegò sul Teatro Ambra Jovinelli per paura del flop — lasciando all’ex comico genovese la scena che fu dei funerali di Togliatti e Berlinguer — è per il capo del governo l’esempio da non seguire: Grillo riempì l’immensa spianata di San Giovanni e ribaltò i pronostici. Un errore che il premier non intende certo ripetere. «Il Pd non può lasciare le piazze a Grillo, ce le dobbiamo riprendere — mette a nudo la strategia Alessandra Moretti, capolista nel Nordest — Non abbiamo niente da nascondere, anzi. Abbiamo tutto da guadagnare ritornando in piazza, non possiamo lasciarla a una persona che sta raccontando balle colossali». Per milioni di italiani le parole del «guru» dei Cinquestelle non sono balle, come prova il successo del #VinciamoNoiTour. Ma la Moretti è di diverso avviso: «Il trash attira. Grillo attira anche perché è un comico, non fa proposte, insulta e offende». L’ultima battaglia della guerra d’Europa si combatte così, limitando la tv per presidiare i sampietrini di Roma e le agorà, grandi o piccole, dell’Italia tutta. Anche Silvio Berlusconi aveva accarezzato l’idea di chiudere “on the road”, ma poi il leader di Forza Italia, al quale tutte le stime assegnano il terzo posto, ha cam- biato idea: terrà il comizio finale a Milano, nel chiuso del Teatro Dal Verme o del Teatro Nuovo. Per il gran finale Renzi punta su Piazza della Signoria, che era off-limits per i comizi. Se davvero la giunta comunale farà un’eccezione, il segretario del Pd chiuderà nella sua Firenze in barba alle polemiche degli avversari. «La regola del divieto d’uso è stata unilateralmente cambiata, evidentemente su direttive superiori — attacca la lista Tsipras —. Il novello principe verrà il 23 maggio Comizi ogni giorno per Beppe Grillo prima del voto per le Europee. Un’intera settimana nelle piazze del Nord, da Brescia a Torino, poi Pescara (in Abruzzo si vota anche per le Regionali), Firenze infine piazza Duomo a Milano e piazza San Giovanni a Roma Il premier a Palermo per la sfida al Sud 2 Rimborsi regionali in Basilicata Pittella e De Filippo a giudizio Il governatore della Basilicata, Marcello Pittella, e il suo predecessore,il sottosegretario alla Salute del governo Renzi Vito De Filippo, sono tra le 32 persone rinviate a giudizio dal gup di Potenza Tiziana Petrocelli per la rimborsopoli lucana. L’inchiesta riguarda l’uso illecito di fondi di rappresentanza alla Regione Basilicata fra il 2010 e il 2012. Per tutti le accuse sono, a vario titolo, quelle di peculato e falso ideologico. Il processo comincerà il prossimo 31 ottobre. Il rinvio a giudizio ha toccato anche l’ex consigliere regionale Roberto Falotico, candidato a sindaco di Potenza il prossimo 25 maggio per una parte del centrosinistra. All’ex governatore De Filippo è stata contestata parte di una spesa per francobolli, su un totale di poco più di duemila euro. Tra gli imputati uno soltanto ha scelto il giudizio immediato: Attilio Martorano, ex assessore esterno alla sanità, è stato condannato a un anno e sei mesi di reclusione (pena sospesa). © RIPRODUZIONE RISERVATA Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha scelto Palermo per l’unico comizio. Al Sud la sfida dei Cinque Stelle al Pd è particolarmente sentita. Il segretario democratico sarà poi a Firenze per la chiusura della campagna elettorale di Dario Nardella Berlusconi, comizi prima del voto 3 Una campagna soprattutto di interviste tv e radio per il leader di FI. Negli ultimi giorni arriveranno anche i comizi: mercoledì Berlusconi è atteso all’hotel Parco dei Principi di Roma. Un altro comizio dovrebbe tenerlo sempre nella Capitale il 22, prima di quello conclusivo a Milano il giorno dopo a investire il suo erede designato, Dario Nardella, all’ombra spettacolare della torre di Adinolfo... Oligarchia neo-feudale, non più democrazia». Una rissa locale, che non sembra scalfire Renzi. Per lui i dubbi dei democratici su una campagna che tanto somiglia ad un one-man-show non hanno fondamento alcuno: «Non capisco la critica, siamo tutti impegnati. L’obiettivo è dare un messaggio di speranza contro le paure». Ed ecco la giornata tipo del favorito, oggi a Milano: ore 9 visita all’istituto scolastico Massaua, ore 10 Expo, ore 11 Camera di commercio. Un tour de force, su e giù per lo Stivale. Stando ai sondaggi del Nazareno il Pd stacca il M5S di diversi punti, eppure in casa Grillo sono convinti che «uno tsunami storico si abbatterà su Bruxelles», come va pronosticando Luigi Di Maio. Renzi ha sfidato Grillo a ripetere il successo di San Giovanni 2013 e l’avversario ha rilanciato: «Nella capitale arriveremo con qualche milione di persone». Peccato che San Giovanni ne contenga a fatica 200 mila. Sono 42.700 metri quadrati e più di quattro esseri umani per metro proprio non ci stanno. L’antica querelle sui numeri fa sorridere il politologo progressista Gianfranco Pasquino, che «le» piazze San Giovanni le ha viste (e le ricorda) tutte: «Io li lascerei lì, a parlare finché avranno fiato. Le piazze di Grillo hanno metà sostenitori e metà spettatori e anche Renzi, che pure non è un comico, crea curiosità come per un evento». Prova ne sia l’uscita di ieri, quando il premier è sceso da Palazzo Chigi con il «chiodo» di pelle stile Fonzie, ha raccolto venti euro da terra e li ha consegnati a un uomo della scorta, con una battuta: «E poi dicono che non trovo le risorse...». Applausi (di una scolaresca in gita). Monica Guerzoni © RIPRODUZIONE RISERVATA «L’effetto governo penalizzerà, in quasi tutti i Paesi dell’Unione, i partiti che partecipano all’esecutivo e che esprimono il primo ministro», ma «l’Italia costituisce un’eccezione». Sono le conclusioni a cui è arrivato l’Istituto Cattaneo, dopo aver studiato i sondaggi delle Europee effettuati da Pollwatch2014 il 7 maggio, prima cioè che scattasse il divieto di pubblicazione a 15 giorni dalle elezioni. Dalle urne del 25 maggio, prevede l’Istituto esperto in analisi dei flussi elettorali, uscirà un’Europa fortemente critica nei confronti dei partiti di governo, «in particolare quelli che si assumono la responsabilità di guidare l’esecutivo». Un calo che dovrebbe manifestarsi in 22 Paesi sui 27 che fanno parte dell’Unione Europea. Mentre quelli che sono in «luna di miele» perché in carica da pochi mesi, andranno mediamente meglio. In questa categoria si colloca l’Italia, dove le previsioni parlano di un Pd che recupera terreno rispetto alle politiche del 2013. La penalizzazione dei partiti di governo è prevista molto forte soprattutto in Gran Bretagna (-29 per cento, con i conservatori del primo ministro Cameron che perderebbero oltre il 15 per cento) e in Spagna (-8,3 per cento), meno in Germania (con la Cdu di Angela Merkel a -3,5 per cento). © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Esteri La svolta Record di votanti alle urne: 551 milioni, pari al 66,4% degli aventi diritto. Il 16 i risultati ufficiali ✒ E il cambio di governo potrebbe favorire i marò N on è detto che un cambiamento politico in India faccia male alle prospettive di soluzione del caso dei due marò. Una scossa potrebbe anzi introdurre una dinamica nella vicenda, qualsiasi posizione prenda Narendra Modi. Per un verso, il probabile prossimo primo ministro potrà muoversi con più flessibilità di quanto non abbia fatto finora il governo di Delhi: con Sonia Gandhi fuori dal potere, nessuno potrà sospettare il nuovo esecutivo di favoreggiamento nei confronti gli italiani, come invece malignamente si è fatto finora. In più, le elezioni sono finite e nessuno in India ha più una ragione elettorale per mostrarsi duro e puro. Ma se anche Modi volesse galvanizzare il suo partito e favorisse una linea rigida verso Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, ad esempio restringendone i movimenti, finirebbe con il rafforzare, su basi umanitarie, il caso che l’Italia sta costruendo per portare la vicenda a essere discussa da un tribunale internazionale. L’importante è che Roma tenga ferma la linea del rifiuto del processo in India. Sconfitto Un manifesto elettorale con il ritratto di Rahul Gandhi DAL NOSTRO INVIATO NEW DELHI (India) — Si profila una svolta politica seria in India. Ieri, le lunghe elezioni (cinque settimane) sono terminate in un clima di eccitazione: ha votato il 66,4% degli 814 milioni di indiani che avevano diritto, la percentuale più alta di tutti i tempi. Gli exit poll — da prendere con prudenza ma unanimi sulla tendenza — dicono che l’uomo nuovo della politica indiana, Narendra Modi, ha vinto, forse a mani basse: sarà quasi certamente il nuovo primo ministro. Il partito del Congresso (dei Gandhi) ha perso, probabilmente la sconfitta più rilevante della sua storia. Si profilano cinque anni di governo che potrebbero essere all’insegna dell’efficienza ma che rischiano anche di essere ideologicamente divisivi. È una rivoluzione politica in cui la famiglia dominante nella politica di Delhi dall’indipendenza del 1947, i Nehru-Gandhi, rischia di prendere il viale del tramonto, costretta dall’ascesa spettacolare del figlio di un venditore di tè. I voti saranno contati e annunciati il 16 maggio. E ieri, viste le precedenti esperienze deludenti, i media hanno preso gli exit poll con prudenza. Ciò nonostante, la svolta è evidente: si tratta di misurarne la portata e quindi le conseguenze. Modi ha condotto una campagna elettorale tutta centrata su se stesso, ha tenuto più di seimila incontri pubblici, ha viaggiato in media 2.500 chilometri al giorno con gli aerei e gli elicotteri che gli ha messo a disposizione il gruppo industriale Adani, che lo appoggia da tempo, ha usato i social media, milioni di telefonate, tecnologia 3D per presentarsi anche dove non era. Ha creato l’iperbole attorno all’idea di uomo nuovo, efficiente, del popolo e positivo per l’economia: la strategia ha pagato, l’«onda Modi» c’è stata. Gli exit poll indicano che, sui 543 seggi del Parlamento (Lok Sabha), l’alleanza che sostiene Modi, Nda, ne avrebbe vinti tra i 272 e i 281, una D. Ta. © RIPRODUZIONE RISERVATA Comizio Il leader nazionalista indù Narendra Modi in un recente comizio: quasi certamente sarà lui a guidare l’India nei prossimi cinque anni India, plebiscito per i nazionalisti Il tramonto della dinastia Gandhi Il partito indù di Modi si avvia alla maggioranza assoluta Fabrica e Corriere.it Il racconto per immagini di dieci giovani fotografi Dieci giovani fotografi indiani per raccontare l’elezione più grande del mondo: su Corriere.it il progetto «Lok Sabha» di Fabrica, il centro di ricerca sulla comunicazione di Benetton Group. Un viaggio nelle contraddizioni e nei colori della democrazia indiana in collaborazione con il Corriere della Sera (sopra, uno scatto firmato da Karthik Subramanian). maggioranza assoluta, minima ma che le consentirebbe di governare senza dovere cercare altri alleati: alle elezioni scorse, nel 2009, ne aveva conquistati 157. Il partito di Modi, il Bjp, da solo potrebbe essere arrivato a oltre 220, suo miglior risultato storico. Il partito del Congresso, che negli scorsi dieci anni ha guidato il governo, è crollato: individualmente ben sotto i cento seggi, minimo di sempre; e l’alleanza attorno a esso, Upa, sarebbe precipitata da 262 a poco più di un centinaio. Ora si tratta di aspettare venerdì prossimo e verificare se gli exit poll sono corretti. Alle scorse elezioni avevano sottovalutato il Congresso e sopravvalutato il Bjp. I calcoli di ieri, comunque, davano Modi vincente in tutti i gruppi sociali ed etnici esclusi i musulmani, tra i quali avrebbe però migliorato del 6% la performance del partito nonostante egli sia un nazionalista indù dichiarato. E tra i giovani avrebbe trascinato il Bjp dal 17 al 35%. I partiti locali hanno mantenuto una forza notevole, attorno ai 150 seggi. La nuova formazione dell’Uomo comu- ne ha conquistato voti ma non ha saputo tradurli in seggi. E la sinistra comunista sembra avere registrato il risultato peggiore della sua storia. Dopo dieci anni, il governo del Congresso uscirà dunque di scena. Non è stato un disastro totale. Ma, soprattutto nel secondo mandato, dal 2009, non ha introdotto le riforme economiche che gli venivano chieste, ha lasciato che la corruzione corresse ed è sembrato sempre meno interessato al buon governo. Modi prenderà le redini di un’India nella quale la crescita economica ha rallentato dal 9% l’anno a meno del 5%: promette riforme e di attrarre investimenti. La Borsa da giorni festeggia in attesa del cambio di governo e probabilmente oggi continuerà a farlo. Il nuovo leader dovrà però dimostrare di essere il primo ministro di tutti gli indiani e non solo degli indù: per l’intera campagna elettorale è stato accusato di essere un nazionalista rigido e pericoloso, che divide l’India lungo linee etniche e religiose. Il suo avversario diretto, Rahul Gandhi, è arrivato a dire che se vin- La maratona Cinque settimane Le elezioni politiche indiane si sono svolte nel corso di cinque settimane, suddivise in dieci «tappe», ovvero per aggregazione di Stati dell’Unione Affluenza Questa tornata elettorale ha fatto registrare un’affluenza record: secondo i dati provvisori forniti dalla Commissione elettorale, circa 551 milioni di elettori si sono recati alle urne, pari al 66,4% degli aventi diritto. Il precedente record è del 1984, quando aveva votato il 63,6% cerà ci saranno 22 mila morti, perché mette le persone le une contro le altre. Non probabile: per gestire un mandato elettorale massiccio e per consolidarlo, Modi sceglierà probabilmente una linea moderata all’interno. In politica estera, invece, tende verso Est, soprattutto verso il Giappone. Però non è nemico degli Stati Uniti, anche se Washington gli ha finora negato il visto d’ingresso a causa del suo presunto ruolo in una strage di musulmani nel 2002. Guai seri, invece, in casa di Sonia Gandhi, la presidente del Congresso. La sconfitta è grave per i numeri e per come è avvenuta. Il candidato a primo ministro che ha lanciato, suo figlio Rahul, non si sente un leader politico, non ha mai voluto esserlo e ha fallito. Ora, la scelta che il partito storico della lotta per l’indipendenza, laico ha di fronte non è facile: ripartire da zero, cercare una guida diversa da quella della famiglia NehruGandhi oppure ricorrere ancora una volta alla dinastia e puntare su Prianka, l’altra figlia di Sonia, carismatica e chiamata in soccorso nelle fasi finali della campagna elettorale? Il rischio è la perdita non rimontabile di influenza politica, sia del partito che della famiglia Gandhi. Ma il messaggio dei 551 milioni che hanno votato è chiaro: hanno detto che l’India è cambiata. Danilo Taino @danilotaino © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014 Esteri 13 italia: 51575551575557 # La crisi Le mire del movimento: annessione o federalismo L’Unione Europea I separatisti ucraini verso l’indipendenza «Uniamoci a Mosca» Nuove sanzioni e negoziato ancora aperto L’Osce: sì di Putin alla nostra mediazione DAL NOSTRO INVIATO DONETSK — Annessione alla Russia o federalismo. Il livello politico del movimento è pronto a capitalizzare il risultato del referendum di domenica 11 maggio. Ma, a quanto pare, con ambizioni e programmi diversi. A Donetsk il leader dei filorussi Denis Pushlin, davanti ai giornalisti occidentali, non ha risparmiato sulla retorica: «Sulla base della volontà popolare e del ripristino della giustizia storica, chiediamo alla Federazione russa di valutare l’assorbimento della Repubblica popolare di Donetsk, che ha sempre fatto parte del mondo russo». Anche la «Repubblica di Luhansk» si dichiara indipendente, ma il consiglio regionale si rivolge, invece, a Kiev, chiedendo «un’iniziativa di emergenza per cambiare la Costituzione e adottare il federalismo». Ieri sono stati diffusi i numeri della consultazione, cifre assolutamente incontrollabili. A Donetsk avrebbe votato il 79% dei circa 3,2 milioni di elettori. I «sì» sarebbero stati pari all’89,7%. A Luhansk, tasso di affluenza pari all’80% su 1,8 milioni di aventi diritto; 95,9% di «sì». Ieri è arrivata anche la reazione di Mosca. Doppia. Il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, ha dichiarato che la Russia «rispetterà» l’esito del voto e che nessun negoziato potrà progredire senza la piena partecipazione degli «oppositori» di Kiev. E alla capitale dell’Ucraina ci ha pensato il gruppo russo Gazprom, annunciando che taglierà il gas al Paese dal prossimo 3 giugno se le forniture non saranno pagate in anticipo. Nello stesso tempo però l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa ha fatto sapere che Putin si è detto I minatori «Prima dei morti di Odessa e di Mariupol si poteva ancora dialogare con Kiev. Ormai è tardi» favorevole ad avviare un percorso per allentare la tensione con la mediazione della stessa Osce. Il gruppo dirigente di Donetsk dà addirittura l’impressione di voler rendere irreversibile lo strappo. Tra i primi annunci (subito replicato da Luhansk): niente elezioni presidenziali il 25 maggio. Ieri è stato costituito un governo provvisorio e nel ruolo chiave di ministro della Difesa compare il colonnello russo (se- condo i servizi segreti ucraini) Igor Strelkov, finora capo delle milizie di Sloviansk. L’autoproclamatosi sindaco del fortino separatista, Viaceslav Ponomariov, chiede esplicitamente alle truppe di Mosca di passare il confine. Può darsi che tutto sia già scritto e che per il Donbass si prepari un futuro simile a quello della Crimea oppure della Transdnistria, annessione o controllo indiretto. Ma nel movimento popolare non tutto è così chiaro. Vale la pena mettersi in auto e tentare una verifica sommaria davanti ai cancelli della miniera più grande di Shakhtersk, cinquantasei chilometri di pessima strada a est di Donetsk. Alle 14.30 staccano i turnisti della mattina: sei ore per 400 euro al mese, 800 massimo se si accetta di lavorare a 1.300 metri di profondità. Davanti ai cancelli, non si può stare. E allora appuntamento dietro un piccolo negozio che vende birra e taranka, pesce di fiume essiccato: il pranzo di Alexej, 3 anni, di Andrej, 45 anni e di tanti altri uomini e giovani con le palpebre cerchiate dalla polvere di carbone. Un tempo costituivano l’aristocrazia operaia e l’orgoglio di questo territorio. Oggi possono solo resistere e continuare a spremersi per tenere in piedi un sistema indu- In armi Filorussi alla manifestazione per l’annuncio dei risultati del referendum a Luhansk (Reuters) Lontano da Kiev RUSSIA Le regioni che chiedono l’annessione alla Russia Le città che hanno votato per il referendum indipendentista domenica scorsa. Secondo gli organizzatori i sì sarebbero oltre il 90% LUHANSK UCRAINA Artemiova Kramatorsk Kostyantynivka RUSSIA Luhansk Sloviansk Horlivka Donetsk Mariinka DONETSK UCRAINA striale obsoleto e inquinante. Non sono loro l’avanguardia del movimento. Però ne fanno parte, forse più per mancanza di alternative che per convinzione. Ci sono quelli, come un giovane in maglione blu che sibila: «Bisogna tornare con la madre Russia». Altri che ragionano di indipendenza, di federalismo. Su una cosa, però, tutti sono d’accordo. Le parole le mette Andrej, gli altri annuiscono: «Prima dei morti di Odessa e di Mariupol si poteva ancora pensare di poter dialogare con Kiev. Ora abbiamo avuto la prova che sono fascisti. Ormai è tardi. Nessuno qui vuole tornare indietro». Giuseppe Sarcina Mariupol Crimea gsarcina@corriere.it BRUXELLES — L’Unione Europea vara una nuova lista di sanzioni rafforzate che colpiscono 13 individui (tra russi e separatisti dell’Est dell’Ucraina) e due società crimeane confiscate, ma continua a sperare nel dialogo. Ieri i ministri degli Esteri Ue hanno allargato la base legale delle «misure restrittive», ma non hanno compiuto passi verso la «fase 3» delle sanzioni, che avrebbe pesanti ricadute sull’economia europea. I 28 si affidano alla «road map» per la mediazione presentata dallo svizzero Didier Burkhalter, leader di turno dell’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Per Bruxelles, come per Washington, i referendum per l’autonomia della Repubblica popolare del Donbass sono «illegittimi e illegali»: i ministri avvertono che il voto «non sarà riconosciuto» né ora né mai. «Se la Russia non avvia una de-escalation — ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy — la Ue è pronta ad adottare misure supplementari di vasta portata in diversi campi». La decisione su eventuali nuove sanzioni è demandata ai leader: primo appuntamento utile, il Consiglio europeo informale convocato il 27 maggio per valutare il voto europeo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Offerta valida per immatricolazioni fino al 31/05/2014 per Ford B-MAX 1.4 GPL 86CV a fronte di rottamazione o permuta di una vettura immatricolata entro il 31/12/2004 e posseduta da almeno 6 mesi. Solo per vetture in stock, grazie al contributo dei Ford Partner. IPT e contributo per lo smaltimento pneumatici esclusi. 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Tocca a lui dare le risposte: anche a quella classe media arrabbiata che lo ha eletto e un anno dopo è ancora più arrabbiata(soprattutto con lui). «Un israeliano è un ebreo che ha il controllo del suo destino — spiega nel suo ufficio a Gerusalemme —. È per questo che non sono d’accordo con il premier Benjamin Netanyahu quando pretende che i palestinesi riconoscano Israele come lo Stato ebraico. Non voglio dare ad Abu Mazen questo onore». Lapid, 50 anni, è il volto nuovo della politica che tutti conoscevano già. Conduceva un programma molto popolare il venerdì sera, teneva una rubrica sul quotidiano Yedioth Ahronoth, è considerato uno degli uomini più sexy del Paese. Attore, scrittore di romanzi polizieschi, venticinque anni fa ha composto per la seconda moglie Lihi una serenata pop e sdolcinata, Vive a Sheinkin, diventata un successo. A quell’epoca assieme a Lihi tappezzavate i muri di Tel Aviv con l’adesivo «Io sono un estremista moderato». Che cosa significa lo slogan ora che al governo ci è arrivato? «Che siamo il partito interessato a questioni noiose come provare a rappresentare l’equilibrio in un mondo sempre più estremista». Estremisti: pochi giorni fa una chiesa e un centro religioso sono stati imbrattati con insulti anticristiani. Fouad Twal, il patriarca latino di Gerusalemme, li ha definiti «atti terroristici». A due settimane dalla visita di Gli investimenti in Iran «Agli italiani consiglio la prudenza: rischiano di perdere gli investimenti quando sarà chiaro che l’Iran mente» papa Francesco che misure state prendendo? «È giusto definirlo terrorismo ed è una macchia sullo Stato d’Israele. Posso assicurare che agiremo duramente e li prenderemo». Lo scrittore Amos Oz ha bollato i giovani delle colonie che sarebbero dietro agli attacchi (anche contro simboli musulmani) come «neonazisti ebrei». «Sono figlio di un sopravvissuto all’Olocausto, mio nonno è morto nel campo di Mauthausen. La Shoah è imparagonabile, il nazismo un fenomeno unico. La frase di Amos Oz nasce da rabbia e frustrazione comprensibili». Il suo Yesh Atid (C’è un futuro) ha conquistato voti al centro e la fiducia di quei manifestanti che nel 2011 hanno protestato contro i tagli e le tasse troppo alte. Fiducia che — dicono i sondaggi — ha perso. «La gente non legge i rapporti del Fondo monetario internazionale che ci elogia per aver salvato l’economia israeliana. Legge i prezzi al supermercato, il costo degli affitti: è infuriata e ha ragione. In tutto il mondo occidentale la crescita degli ultimi 20-25 anni non ha beneficiato la classe media quanto avrebbe dovuto, i salari continuano a scendere». Anche Israele è più ricca e meno egualitaria. Da ministro delle Finanze che progetti ha per ridurre la frattura sociale? «Vogliamo togliere qualunque beneficio fiscale alla parte più alta (sopra 3,5 milioni di shekel, circa 730 mila euro) delle remunerazioni — compresi i bonus — di banchieri e manager. Imporremo la regola che stipendi così sontuosi debbano essere approvati a maggioranza da tutti gli azionisti della società in un’assemblea generale». I negoziati con i palestinesi ripartiranno? «Non scriverei ancora il necrologio, il dialogo può ricominciare fra qualche settimana». Gli americani accusano voi del tracollo: avete continuato a pianificare altre abitazioni nelle colonie. «Due settimane fa c’è stato un incontro molto positivo, sembrava che la svolta fosse vicina. Il giorno dopo ci siamo svegliati con l’annuncio dell’accordo tra Abu Mazen, il presidente palestinese, e Hamas per tentare di formare un governo di unità. Non è il modo migliore per rafforzare la fiducia. E ribadisco: io sono contrario a nuovi insediamenti». Lei ha espresso il dubbio che i palestinesi vogliano davvero uno Stato. «L’Italia moderna all’inizio venne costituita senza Roma. I palestinesi hanno risposto no di STEFANO MONTEFIORI C La scheda Giornalista Yair Lapid, 50 anni, prima di entrare in politica era già un giornalista conosciuto: conduceva un programma molto popolare, teneva una rubrica sul quotidiano Yedioth Ahronoth In politica Lapid è il fondatore e leader del partito politico Yesh Atid che, presentatosi per la prima volta alle elezioni nel 2013, ha ottenuto il secondo posto dietro il Likud. Oggi è ministro delle Finanze Il padre Il padre di Yair era Yosef «Tommy» Lapid, anche lui giornalista e politico La visita Dal 24 al 26 maggio papa Francesco compirà un viaggio in Palestina e Israele. Il Pontefice visiterà la capitale giordana Amman, poi andrà a Betlemme e quindi a Gerusalemme quando gli abbiamo offerto il 94 per cento di quello che chiedevano. Viene da pensare che non abbiamo mai abbandonato l’idea di ottenere non una loro nazione confinante con Israele ma uno Stato al posto di Israele». Una fonte anonima nel suo partito ha dichiarato all’agenzia Reuters: se i colloqui falliscono, spingeremo per una separazione unilaterale. «Ho dato ordine ai miei deputati di non rispondere mai a frasi anonime. Dico questo: faremo di tutto per evitare uno Stato bi-nazionale dove i palestinesi diventino maggioranza, sarebbe la fine del sionismo. Resto convinto che possiamo arrivarci con un’intesa». L’alleggerimento delle sanzioni spinge gli imprenditori europei, tra loro gli italiani, a cercare accordi commerciali in Iran. «Consiglierei di essere molto prudenti. Il rischio è perdere gli investimenti, quando diventerà evidente che gli iraniani continuano a mentire sul programma nucleare e le sanzioni torneranno a inasprirsi». Davide Frattini @dafrattini © RIPRODUZIONE RISERVATA i sono occasioni, sempre più frequenti, in cui il dibattito pubblico francese assomiglia pericolosamente ai momenti meno felici di quello italiano. Ieri, ad esempio, la polemica del giorno si è concentrata sul fatto che la ministra della Giustizia, Christiane Taubira, non ha cantato la Marsigliese, inno nazionale, durante le due commemorazioni di sabato scorso sulla fine dello schiavismo. Dopo un primo attacco, la Guardasigilli si è difesa su Facebook sostenendo che «certe occasioni invitano più al raccoglimento che a uno spettacolo di karaoke». Marine Le Pen ha chiesto allora le dimissioni della Guardasigilli, perché «paragonando la Marsigliese al karaoke e rifiutandosi di cantarla Christiane Taubira ha rivelato il suo vero volto, e quello del governo. Questa gaffe inaccettabile è una prova del disprezzo per la Francia, la sua storia e il suo popolo, che ama cantare l’inno e ne è fiero». Per non lasciare al Front National il monopolio dell’indignazione patriottica, anche Jean-François Copé si è detto «estremamente scioccato». L’Ump (centrodestra) punta a restare primo partito di Francia alle europee dopo il successo delle municipali, e il leader Copé ha il compito di frenare l’avanzata di Marine Le Pen. «Arriva un momento in cui ognuno deve assumersi le proprie responsabilità — ha detto, grave, il presidente del partito —. Taubira è Su Facebook ministro, ci sono cose che non si Taubira ha spiegato possono dire. Avrebbe dovuto di essere rimasta in dimettersi già da tempo». Gli attacchi dell’estrema destra silenzio perché sottintendono che Taubira, nera, l’inno era intonato nata nella Guyana francese, protagonista nel 2001 della legge che da due cantanti ha definito la tratta degli schiavi professionisti come un crimine contro l’umanità, ha scelto di non cantare l’inno in polemica con il passato schiavista della République. Non è vero, ma l’opposizione di centrodestra ne approfitta per indebolire il governo, alla vigilia della riforma penale e carceraria messa a punto da Taubira e giudicata troppo lassista. In realtà, le spiegazioni della Guardasigilli su Facebook sono molto chiare. Ci sono occasioni in cui è bello sentirsi uniti cantando a squarciagola la Marsigliese, e altre in cui è meglio ascoltare. Sabato l’inno era intonato già da due cantanti professionisti, non avrebbe avuto senso aggiungere altre voci, e Taubira oltretutto confessa: sono stonata. La ministra non insulta l’inno, piuttosto difende la solennità del momento. Ma con le elezioni che si avvicinano, estrema destra e centrodestra colgono ogni occasione per radicalizzare il clima politico e fare delle europee un referendum contro Hollande e il suo governo. Poco importa se neanche gli altri ministri cantavano l’inno, o se riaffiorano vecchi video in cui restano muti al suono della Marsigliese sia Marine Le Pen sia Nicolas Sarkozy. «Il Paese muore di queste polemiche assurde che fanno perdere tempo e distolgono i compatrioti dall’essenziale», dice il primo ministro Manuel Valls. L’unico che abbia qualche chance di evitare la nuova sconfitta annunciata dei socialisti, il 25 maggio. © RIPRODUZIONE RISERVATA Spagna Vendetta in strada a Leon Uccisa presidente provinciale MADRID — (a. ni.) L’ha aspettata su un ponticello pedonale, uno dei simboli degli ultimi costosissimi investimenti pubblici di Leon, e l’ha uccisa sparandole tre volte. L’assassina, 55 anni, già fermata, è la madre di un’ex impiegata della Provincia di Leon. La vittima, Isabel Carrasco, è invece la presidente della Giunta che aveva deciso il suo licenziamento. La Carrasco, 59 anni, era la plenipotenziaria del Partido Popular per tutta Leon. Ex ispettrice del Fisco, era arrivata ad accumulare un potere molto discusso: 11 cariche diverse e quasi altrettante accuse di malversazione. L’assassina sarebbe anch’essa un’iscritta al Pp. Pochi minuti dopo l’agguato è stata arrestata anche la figlia ingegnere. «Vendetta personale», dice la polizia. Ma perché? Alcuni a Leon pensano a una storia di passione e tradimenti. Altri a un delitto dovuto alla massiccia disoccupazione della provincia anche se l’ingegnere licenziata, 35 anni, poteva ancora contare sull’aiuto della famiglia. Altri scommettono su una faida interna al partito del premier Mariano Rajoy. © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 italia: 51575551575557 Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014 17 italia: 51575551575557 Cronache Tossicodipendenza Ma le tabelle sugli stupefacenti dividono le Comunità di recupero. Molte approvano «Napolitano non firmi quella legge» Appello contro i distinguo fra le droghe San Patrignano scrive al Colle: la canapa ogm è una sostanza pesante ROMA — Hanno preso carta e penna per scrivere a Giorgio Napolitano. I responsabili della Comunità di San Patrignano hanno chiesto ieri al presidente della Repubblica di non firmare per promulgare la legge numero 36, quella sulle droghe. Che ancora aspetta il via definitivo del Senato. È stata infatti approvata soltanto dalla Camera questa nuova legge sulle droghe che è diventata necessaria dopo che la Corte Costituzionale aveva bocciato la precedente, la cosidetta Fini-Giovanardi. Ma questo nuovo testo non convince i responsabili della Comunità di recupero per tossicodipendenti di San Patrignano. Per questo scrivono al Capo dello Stato: «Gentile presidente siamo molto preoccupati per la recente approvazione alla Camera del decreto numero 36. Due aspetti di questa legge, in particolare, ci inquietano: l’inserimento della cannabis geneticamente modificata fra le cosiddette droghe leggere e la sostanziale depenalizzazione dello spaccio, in primis della cannabis e poi di tutte le altre sostanze». Con la nuova legge delle droghe vengono ripristinate le tabelle, quelle che distinguono le sostanze stupefacenti in leggere e pesanti. Quelle tabelle da sempre dividono i medici e gli esperti e che anche nell’ulti- ✒ Il dibattito Il coordinamento nazionale: «Basta cavalcare la paura» mo dibattito hanno diviso i tossicologi, gli psichiatri e le Comunità terapeutiche. Secondo San Patrignano «la nuova legge sottovaluta i gravi danni provocati dalla cannabis, in particolare della sua versione geneticamente modificata, che presenta un principio attivo fino a 25 volte superiore rispetto a quella naturale». Insieme alla Comunità di San Patrignano ci sono anche Se le t-shirt per Speziale arrivano tra gli operai Fiat di Pomigliano di NICOLA SALDUTTI A ncora. Prima all’Olimpico, poi negli stadi d’Italia e addirittura all’estero. Adesso persino davanti ai cancelli di una fabbrica, la Fiat di Pomigliano, luogo di particolare sensibilità in una fase di crisi come questa. «Speziale libero» stampato su quella maglietta nella foto qui a sinistra (il nome di Antonino Speziale condannato a 8 anni per l’omicidio Raciti) suscita almeno un paio di reazioni. Primo: non è stato fatto ancora abbastanza perché quelle t-shirt non vengano più non solo indossate ma anche prodotte. Secondo: la tentazione di spostare i toni della violenza dagli stadi alle altre aree di malessere potenziale è troppo forte perché non ci sia un impegno (comune) a evitarlo. Le tute blu meritano più rispetto di quella maglietta inneggiante alla violenza. © RIPRODUZIONE RISERVATA altre strutture di recupero per tossicodipendenti. Ma contro San Patrignano e in favore del la nuova legge c’è in prima linea il Cnca, il Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza che raggruppa circa 200 strutture in tutta Italia. Spiega Don Armando Zappolini, presidente del Cnca: «Questa legge è un primo passo verso un nuovo modo di trattare la dipendenza dalle droghe. In questi anni con la Fini-Giovanardi siamo stati umiliati da un approccio che ha criminalizzato i tossicodipendenti e si è cavalcata la paura, come si è fatto con l’immigrazione. Non si può dire che le droghe sono tutte uguali, non si può riempire il carcere di tossicodipendenti». Accanto a San Patrignano alcune altre comunità. Come Mondo Nuovo di Civitavecchia. Dice infatti Alessandro Diostasi, responsabile della Comunità: «La divisione delle tabelle per le droghe è una grande stupidaggine. Oggi i ragazzini cominciano a fumare le canne a dodici anni e i semi di marjuana sono tutti Ogm. Non ha alcun senso definire per legge droghe leggere e pesanti». Simone Feder dirige la Casa del giovane di Pavia, una struttura di trenta letti tutti dedicati ai ragazzi di 18 anni. Spiega: «Ho fuori dalla porta due minori di 15 anni che fanno uso di cannabis e vorrei farveli vedere per capire. La cannabis è un esordio psichico. Dobbiamo dirlo chiaramente: la droga fa male, qualsiasi tipo di droga». Alessandra Arachi © RIPRODUZIONE RISERVATA Il Papa «Sacramenti anche ai marziani» CITTÀ DEL VATICANO — «Se domani venisse una spedizione di marziani, per esempio... i marziani, no?, quelli col naso lungo e le orecchie grandi, come li dipingono i bambini... ecco, se uno di loro dicesse: “Ma io voglio il battesimo!”, che accadrebbe?». Che un sacramento non si nega neanche a un marziano, fa capire Francesco: «Chi siamo noi per chiudere le porte?». Il Papa a Santa Marta non parla esplicitamente dei divorziati e risposati o di altre «sofferenze» della famiglia che si discuteranno al Sinodo. Ma essenziale è lo stile che chiede ai vescovi e alla Chiesa. Parla di Pietro che «aveva visto scendere lo Spirito» e dei cristiani scandalizzati perché «aveva battezzato dei “pagani”». Ecco: «Quando il Signore ci fa vedere la strada, chi siamo noi per dire: “No Signore, non è prudente!”. Pietro prende la decisione: “Chi sono io per porre impedimenti?”». Il Papa invita a essere «docili allo Spirito», citando Roncalli: «È lo Spirito Santo che aggiorna la Chiesa e la fa andare avanti: sempre più avanti, oltre i limiti. E fa queste scelte impensabili!». G. G. V. © RIPRODUZIONE RISERVATA 18 Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Crediamo che anche il migliore dei materiali possa essere sempre migliorato: Super Titanio 5 volte più resistente del normale titanio Collezione da 178 a 298 euro 5 volte più resistente del normale titanio 40% più leggero dell’acciaio inox Vetro Zaffiro, prezioso ed inscalfibile Energia inesauribile grazie alla carica luce € 278 Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014 Campania Il governatore: fornitori pagati in 168 giorni Caldoro e il porto senza guida né progetto: «È colpa dei ricorsi» «Noi lavoriamo. E la sanità è in attivo» NAPOLI — Al presidente della Regione Campania Stefano Caldoro la questione del porto di Napoli e dei mille problemi che l’affliggono, non toglie il sonno. Lo preoccupa, ma fino a un certo punto, perché non la sente sua. Non solo sua, almeno. Come stiano le cose in quei due milioni e ottocentomila metri quadrati che vanno da via Acton a Vigliena, ieri il Corriere lo ha raccontato ampiamente: da due anni non si riesce a nominare il presidente, i finanziamenti europei sono sempre più a rischio di volatilizzarsi per mancanza di una efficace politica di investimenti, e con i fondi se ne andrebbero anche cinquemila nuovi posti di lavoro, che con l’indotto diventerebbero ventimila. Caldoro lo sa, però dice che lui la sua parte l’ha fatta. Che il parere sul nome del presidente, al pari degli altri soggetti deputati a farlo, l’ha dato, e che se è tutto fermo «è per una questione di ricorsi, è tutto molto trasparente». Dice anche che i commissari che si sono alternati in questi anni «sono tutti di grande valore», e che la Regione «i grandi progetti li ha messi in campo», consapevole che «la portualità è il più grande datore di lavoro della Campania». Ma, chiarisce, «noi siamo programmatori, non gestori. La gestione tocca all’autorità portuale». Quella che aspetta di avere il presidente. Fosse per lui, per Caldoro, la questione dei porti dovrebbe essere completamente rivista. «Servono piani fatti a livello centrale, progettualità non regionale ma nazionale. È questo che chiedo da tempo». Ma per ora i piani nazionali non ci sono e la questione di Napoli resta un problema per i na- Milano La vicenda Il caso Ieri il Corriere ha raccontato la vicenda del porto di Napoli (2,8 milioni di metri quadrati di estensione) che presenta canoni non pagati per 25 milioni di euro, ma anche concessioni illegittime, inchieste penali e antitrust Il blocco e i fondi Ue Da due anni non si riesce a nominare il presidente perché i politici non arrivano a un accordo. Lo stallo rischia di far perdere 240 milioni di euro di fondi europei se non si realizza il progetto entro il 2015 Il governatore Stefano Caldoro, 53 anni, è presidente della Regione Campania da marzo 2010. È stato ministro per l’Attuazione del programma di governo Al via giovedì Anche gli Oscar alla 1000 Miglia dei record Cronache 19 italia: 51575551575557 Partirà giovedì da Brescia la 32esima rievocazione della Mille Miglia. La manifestazione, riservata alle auto storiche, quest’anno durerà quattro giorni e vedrà al via 435 vetture, un record, e altrettanti partecipanti (80% stranieri), che percorreranno il classico percorso Brescia-Roma-Brescia con soste a Padova, Bologna e Roma. Fra gli iscritti spiccano anche gli attori premi Oscar Adrien Brody (foto in alto) e Jeremy Irons. poletani. Quindi anche per chi governa a Palazzo Santa Lucia. Dove però, dice Caldoro, i problemi sono anche altri e su qualcuno giura di poter vantare risultati impensabili. «Ok il porto, ok i fondi europei. Ma perché non parliamo anche della sanità e dei successi che stiamo ottenendo?». Piuttosto coraggioso a infilarsi da solo nell’argomento. Perché se c’è una cosa che, soprattutto dai napoletani, è percepita come disastrosa, è la sanità pubblica, non tanto dal punto di vista scientifico quanto da quello amministrativo e gestionale. E invece Caldoro parla di successi. «Non lo dico io, lo dicono i numeri. Partiamo dal deficit: nell’esercizio 2009 eravamo a meno 853 milioni di euro, nel 2013 siamo arrivati a più 6,1. Per la prima volta il bilancio è in attivo. E pure il pagamento ai fornitori è migliorato: dai 427 giorni di attesa del 2009, oggi siamo scesi a 168, e contiamo di arrivare presto a cento». Numeri a parte, è l’assistenza quella che interessa gli utenti. «I dati del ministero dicono che è migliorata anche quella, del 15 per cento ma è migliorata». Il che ancora non sposta la Campania dagli ultimi posti nei tempi di attesa per ricoveri e interventi, ma il segnale può essere comunque incoraggiante. «È dal pareggio di bilancio che parte tutto — insiste Caldoro —. Ora possiamo sederci al tavolo del ministro dove si dovrà sottoscrivere il Patto per la salute, e chiedere di essere trattati al pari delle altre regioni, senza più subire le sanzioni che fino a oggi ci hanno penalizzato». Fulvio Bufi Truffa al Trivulzio I pm: immobili svenduti ad amici e politici MILANO — Tutti i vantaggi ai privati, tutte le perdite allo Stato: è lo schema che, per 2 milioni di euro, il procuratore aggiunto milanese Maurizio Romanelli individua in alcune vendite immobiliari 2009 del Pio Alberto Trivulzio (Pat), la «Baggina» dei milanesi, già alla ribalta nel 1992 per l’arresto di Mario Chiesa da cui nacque tutta Mani Pulite. Stavolta sono l’ex presidente 2004-2011 Emilio Trabucchi, il direttore generale 2007-2009 Guido Fontana e il direttore 2007-2009 della gestione Patrimonio da reddito Giovanni Iamele, a vedersi contestare, nell’avviso di conclusione delle indagini, abuso d’ufficio e turbativa d’asta negli«atti attraverso i quali è stata disposta un’importante dismissione del patrimonio immobiliare dell’Ente, con modalità intenzionalmente dirette a favorire l’interesse di privati acquirenti o di rilievo nella realtà amministrativa lombarda o legati da rapporti personali/politici di favore con gli amministratori del Pat». Tre fasi per l’accusa. Prima: Rapporti individuazione degli immobili con metodi arbitrari per Favoriti i rapporti consentire a specifici inquilini personali ed l’accesso al favore immobiliare. economici: danni Seconda: concessione, prima della gara pubblica, di un per 2 milioni diritto di prelazione a chi era già in affitto. Terza: abbattimento del prezzo di vendita degli immobili offerti in prelazione mediante robuste decurtazioni dovute proprio al fatto che gli immobili fossero affittati. Tra gli inquilini — indagati per truffa — che per il pubblico ministero avrebbero fatto un affarone, l’ex assessore regionale alla casa Domenico Zambetti con la compagna; l’allora senatore del Pdl Romano Comincioli (morto di recente) con la moglie; il dirigente regionale Adriano Bandera; Carla Vites, moglie di Antonio Simone; e l’avvocato Marcello Di Capua, presidente dell’Associazione «Casa di Letizia Moratti». Turbativa d’asta è l’ipotesi per Trabucchi, l’ex direttore generale Fabio Nitti, l’ex dirigente del Pat Orazio Lombardo, l’ex direttore dell’Asl Milano Antonio Mobilia, gli immobiliaristi Stefano Spremberg e Stefano Durelli, e il mediatore immobiliare Carlo Compagnoni. Luigi Ferrarella lferarrella@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Ricerca La scoperta di un team del San Raffaele e di Harvard Come riattivare il gene sentinella Fondazione Maria Grazia Cutuli che blocca i tumori del sangue Nei tumori esistono meccanismi che disattivano le difese dell’organismo, altrimenti in grado di uccidere le cellule malate, e permettono loro di agire indisturbati. In particolare, quelli del sangue disattivano un gene sentinella che riconosce le cellule del tumore e ne attiva il suicidio. Studiando questo meccanismo un’équipe di ricercatori del San Raffaele di Milano e della bostoniana Harvard Medical School ha scoperto la proteina responsabile del blocco del gene. E, ancora meglio, dimostrato che se si inattiva la proteina il gene riparte nella sua azione di guardiano anti-tumore. Ricostruito il puzzle, la strada è aperta ad una nuova cura potenzialmente in grado di far suicidare solo le cellule del tumore e che, comunque, dovrebbe ridurre i pesanti effetti tossici collaterali della chemioterapia accelerandone l’azione. Il lavoro è pubblicato da Nature Medicine e vede come prima firma l’italiana Francesca Cottini, medico e ricercatrice sia a Boston sia al San Raffaele. Già nota per aver individuato il meccanismo che il mieloma (altro tumore del sangue) utilizza per evitare la morte cellulare e continuare a proliferare indisturbato. Una scoperta tira l’altra e alla fine la medicina raggiungerà l’obiettivo di sconfiggere (o addirittura bloccare sul nascere) il male finora più «astuto» e più temuto (tanto che si evita di pronunciarlo): il cancro. Per ora è nel campo del sangue (leucemie, mielomi, linfomi) che si cominciano a inquadrare geni e proteine il cui gioco manda in tilt sistemi di difesa di per sé impenetrabili. Un gioco di spie e servizi segreti in cui le cellule tumorali eccellono, a tutto discapito delle cellule sane che invece si fanno facilmente «truffare». La ricerca scientifica è impegnata proprio nello smascherare la truffa-cancro e, in parallelo, addestrare le difese a non cadere negli imbrogli. sigla: il gene sentinella si chiama Yap1 (un gene oncosoppressore il cui compito è riconoscere le cellule impazzite per attivarne l’apoptosi, o suicidio), la proteina che «spegne» Yap1 si chiama Stk4. Se la si disattiva, il gene riprende a funzionare. Tonon è ottimista: «C’è la possibilità di mettere a punto cure che possono, fermando Stk4,riattivare il ruolo fondamentale del gene sentinella che induce la morte delle cellule dei tumori del sangue». Aggiunge Francesca Cottini: «Il sogno di 5x1000 Ti chiediamo una firma Devolvi il tuo 5x1000 firmando nello spazio: “Sostegno del volontariato e delle altre organizzazioni non lucrative di utilità sociale” Codice fiscale 93148990877 Sotto brevetto I risultati sono stati tutelati da un brevetto italo-statunitense Scienziata Francesca Cottini, medico tra Milano e Boston Tornando alla scoperta, da brevetto Italia-Usa, lo studio è stato finanziato dall’Associazione italiana ricerca cancro (Airc) e dalla Fondazione Cariplo. A coordinare l’équipe sono stati Giovanni Tonon, capo dell’Unità di Genomica funzionale del cancro del San Raffaele, e Kenneth Anderson, del Department of medical oncology alla Harvard Medical School. Qualche ogni medico è dare un contributo scientifico che possa migliorare le aspettative e la qualità di vita dei pazienti. In questi anni ho studiato e identificato un meccanismo molecolare che il mieloma utilizza per evitare la morte cellulare e continuare a proliferare nonostante la presenza di danni al Dna. Poi, con sorpresa, abbiamo visto che questo meccanismo è in uso in molte patologie proliferative del sangue». Meccanismi analoghi esistono sicuramente anche nei tumori cosiddetti solidi. La via è aperta: è caccia ai vari «talloni d’Achille» del cancro, quelli che il male per primi disinnesca. E la scienza ha ora il compito di scoprire come non farli disinnescare, oppure come reinnescarli. Mario Pappagallo @Mariopaps © RIPRODUZIONE RISERVATA Sostieni la Fondazione Maria Grazia Cutuli Onlus Un premio per il giornalismo di frontiera Un “master” per inviati in aree di crisi Una scuola a Herat per i bimbi afgani 20 italia: 51575551575557 CONNETTIAMO L’ITALIA ALL’ITALIA DI DOMANI. C i siamo dati un grande obiettivo: accompagnare tutti gli italiani nel cuore dell’era digitale. Con la rete di fibra ottica di Telecom Italia e l’ampia copertura 4GLTE, daremo un impulso fondamentale alle passioni e ai sogni di un Paese che, come noi, vuole andare avanti senza lasciare indietro nessuno. Con lo stesso spirito, con l’iniziativa Italia Volta Pagina vogliamo promuovere e continuare a credere nell’Italia, ma soprattutto nelle idee degli italiani. CREDICI ANCHE TU, CONDIVIDI LA TUA PICCOLA O GRANDE IDEA SU ITALIAVOLTAPAGINA.CORRIERE.IT O ATTRAVERSO GLI HASHTAG DEDICATI. Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014 Cronache 21 italia: 51575551575557 Ambiente La natura si riprende gli spazi abbandonati dall’uomo Le regioni con più boschi (previsione 2015 – in ettari) Un terzo del territorio è verde Le foreste conquistano l’Italia 1.241.409 Sardegna 1.196.992 Toscana 955.110 Piemonte 670.968 667.704 Calabria Lazio «Mai così tanti alberi». In 50 anni più che raddoppiati MILANO — Il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini annuncia il secondo intervento sulla Reggia di Caserta nell’arco di pochi giorni, dopo lo stanziamento straordinario di cinque milioni conseguente al crollo di parte del tetto della dimora borbonica del ‘700: «L’Aereonautica militare abbandonerà presto la Reggia di Caserta, ho appena raggiunto un’intesa con il ministro della Difesa Roberta Pinotti». Per comunicare la notizia, Franceschini ha scelto il convegno «Finanziare la cultura» organizzato dall’associazione Priorità cultura di Francesco Rutelli al Teatro Franco Parenti di Milano, dove si stava discutendo sulla dialettica tra pubblico e privato nel finanziamento del patrimonio storico, architettonico, paesaggistico e museale dello Stato. «La Reggia — ha continuato il ministro — va restituita per intero alla sua funzione culturale e museale. Oggi solo il 20-25 per cento è destinato a questa funzione, mentre il ❜❜ Simbolo Salvaguardare la cultura Il monumento sarà un simbolo restante 80 per cento è utilizzato dall’Aereonautica, dalle strutture di polizia e da abitazioni private», senza alcun coordinamento. «La situazione della Reggia — ha concluso — è il simbolo di quello che il Paese potrebbe fare». Le dichiarazioni di Franceschini hanno suscitato immediate (e contrastanti) reazioni. Dal semplice «sono contento» pronunciato del soprintendente al polo museale della città di Napoli e della Reggia di Caserta, Fabrizio Vona, al secco «no» del sindaco di centrodestra della città campana Pio Del Gaudio: «Liberare l’enorme parte della Reggia occupata dall’Aeronautica non è utile ma dannoso», l’accusa. E se i militari si dicono «all’oscuro» della decisione, il ministro Pinotti conferma invece l’impegno dell’esecutivo. «Restituire la Reggia alla sua funzione museale è un’ambizione del governo Renzi. Ma i tempi e i modi andranno concordati». Giacomo Valtolina © RIPRODUZIONE RISERVATA L’iniziativa Lunedì lo speciale del Corriere in 20 milioni di case Dalla famiglia a scuola e lavoro Idee e storie del Paese che ce la fa Ventotto pagine scritte dalle firme del Corriere della Sera e dai più importanti collaboratori, con i contributi dei blog multiautore della testata. Ovvero, un numero speciale gratuito del quotidiano, dal titolo «L’Italia che ce la fa», che sarà spedito lunedì prossimo, 19 maggio, nelle cassette postali di 20 milioni di famiglie italiane. Analisi anche critiche di quello che non va nel nostro Paese, accompagnate però dalle storie positive di chi in questi anni non si è arreso e ha continuato a scommettere sul futuro. «Nulla di artificialmente patriottico o puramente consolatorio. Solo il racconto di uno straordinario Paese che nonostante tutto studia, lavora, produce e innova» scrive nell’editoriale il direttore Ferruccio de Bortoli. «Il recapito nelle case è un passaggio fondamentale, ma non l’unico, di questa iniziativa, che vogliamo diventi una grande inchiesta collettiva del giornale insieme con le sue lettrici e i suoi lettori» spiega la vicedirettrice Barbara Stefanelli nella conferenza stampa di lancio. Presenti anche Nicola Speroni, responsabile del Sistema Corriere della Sera, e Raimondo Zanaboni, alla guida della Direzione pubblicità di Rcs Mediagroup. Già dal 20 aprile la testata ha avviato sul suo sito il progetto #Italiavoltapagina (italiavoltapagina.corriere.it). Una sezione, cioè, attraverso cui i lettori possono inviare le loro piccole o grandi idee per far ripartire il Paese, scegliendo tra cinque ambiti: ambiente, famiglia, lavoro, salute e scuola. «Proprio sull’istruzione è arrivato finora il maggior numero di proposte» osserva Stefanelli. «Creare un portale dedicato alle borse di studio per giovani bravi, per far incontrare chi le offre e chi cerca» chiede ad esempio l’utente Alessandra Losito. «Dal 20 maggio, inoltre, i lettori potranno inviare le loro "Playlist d’Italia": dieci ragioni pubbliche o private per le quali è bello vivere in questo Paese — annuncia la vicedirettrice —. In parallelo, avranno l’opportunità di votare tra cento motivi di orgoglio italiano suggeriti da Beppe Severgnini, sia sul numero cartaceo sia online». (Un’anticipazione: «Lucia Mondella più sexy di una modella»). «Il 19 maggio, oltre che nelle cassette postali, “L’Italia che ce la fa” sarà disponibile gratuitamen- Su Internet Verrà distribuito gratuitamente anche in edicola e in versione digitale: in più una sezione dedicata sul sito Internet per raccogliere proposte e commenti te nelle edicole e all’interno della “digital edition” su tablet, smartphone e web» aggiunge Speroni. Che ringrazia i partner del progetto: Enel, Eni (con cui è stata anche realizzata un’edizione digitale in inglese dello speciale), Intesa Sanpaolo, Nutella, Tim e Vodafone. «Si tratta di un’operazione senza precedenti — conclude Zanaboni —. Raggiungeremo un’audience mai toccata in Italia, nemmeno dai più grandi eventi televisivi». Alessia Rastelli © RIPRODUZIONE RISERVATA 10.982.013 ettari La superficie boschiva in Italia prevista entro l’anno prossimo dall’Inventario nazionale delle foreste Piemonte Pi Piemonte Toscana Molise Mo M oli ol o lise se Sardegna eggn egna n naa Lazio Lazi La L azi ziio o Basilicata 34,7 per cento La quota di territorio che è ricoperto dai boschi: il dato avvicina l’Italia ai Paesi del Centro e del Nord Europa 1,24 miliardi di tonnellate La quantità di carbonio organico che trattengono i boschi italiani secondo il Corpo forestale dello Stato 10 milioni Quanti sono gli impianti domestici in Italia che funzionano bruciando il prodotto delle foreste Un quinto circa, infatti, vanno a pellet Calabria Ca C a Sicilia Dove cresceranno di più le foreste forestte (dati 2015 su 2005) +16,6 % Molise +16,2 % Sicilia +11,1 % Basilicata collina e montagna — continua l’esperto —: gli alberi si sono così insinuati nelle aree che non vengono più coltivate». Lo spiega anche il divario che esiste tra Nord e Sud. Se al Settentrione il tasso di crescita della superficie forestale è relativamente modesto, lo stesso discorso non vale per il Meridio- +10,5 % Lazio Pparra «L’Aeronautica andrà via La Reggia torni un museo» Sempre più verde. Tanto che, fatte le proporzioni, più di un terzo di Paese sarà coperto dai boschi. Con alcune aree, soprattutto del Sud, dove la crescita è prevista a doppia cifra. Se poi si fa un salto indietro, al secondo Dopoguerra, il dato è più che raddoppiato. Insomma, il Paese «respira» meglio. Secondo i calcoli del terzo Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di carbonio (Infc) tra pochi mesi l’Italia si avvicinerà alla quota record di undici milioni di ettari di superficie forestale. Per la precisione: 10.982.013. Rispetto al 2005 — anno dell’ultimo rilevamento ufficiale — vuol dire un aumento di oltre seicentomila ettari. A livello regionale è boom, in dieci anni, in alcune aree del Mezzogiorno: al primo posto c’è il Molise, con un incremento di quasi il 17 per cento. Seguono Sicilia (+16,2), Basilicata (+11,1), Lazio (+10,5) e Calabria (+9,9). La Sardegna si conferma leader nella superficie totale con più di 1,2 milioni di ettari. Supera — anche se di poco — la Toscana, che si ferma a quota 1,19 milioni. I dati, a sentire il Corpo forestale dello Stato, sono positivi anche sotto il profilo economico. «Secondo le ultime stime, tutti questi alberi in più evitano all’Italia multe internazionali pari a circa due miliardi di euro» spiega Enrico Pompei, responsabile dell’Inventario nazionale. Il perché è presto spiegato: «Le foreste assorbono l’anidride carbonica e “immobilizzano” grandi quantità di carbonio — dice Pompei —: questo meccanismo permette al Paese di avvicinarsi il più possibile agli obiettivi previsti dalle politiche climatiche internazionali». Ma come mai i boschi aumentano? Il merito è soprattutto delle persone. Anche se in modo del tutto involontario. «Gli italiani negli anni hanno abbandonato l’agricoltura di Fonte: Corpo forestale dello Stato Franceschini su Caserta +9,9 % Calabria ne. «Le persone residenti al Sud hanno smesso di coltivare nelle aree collinari e montuose perché non è più conveniente». Mentre più su, «come in Trentino e nell’Alto Adige il tasso di abbandono umano delle aree di montagna è basso grazie a politiche che prevedono incentivi per chi resta». Più alberi significa più spazio per muoversi in cattività e quindi più animali. Anche specie selvatiche. È il caso della lince a Tarvisio e in Piemonte. Dell’orso in Abruzzo e in Trentino. E del lupo che popola molte aree dal Nord-Ovest alla Calabria. Il Corpo forestale dello Stato calcola che dai boschi nazionali si potrebbe ottenere energia fino all’equivalente di 3,24 milioni di tonnellate di gasolio l’anno — pari all’1,6 per cento dei consumi energetici nazionali — «senza ferire gli equilibri» e «la biodiversità». Anche perché ad oggi circa 10 milioni di impianti domestici sono alimentati a legna. «La combustione si otterrebbe così da un prodotto naturale — continua Pompei — che si brucia sì, ma di nuovo disponibile in 20-25 anni». Il tutto con un’avvertenza: gli impianti a biomassa, per esempio, vanno sì bene, «ma la loro produzione deve tenere conto di quanto può offrire il bosco circostante». Ora il vero tema è la gestione di questo patrimonio naturale. «Incendi e diffusione delle malattie rappresentano i pericoli principali per la superficie forestale italiana» ragionano dal Corpo forestale dello Stato. «I nuovi boschi sono quelli più a rischio — dice Pompei — perché gli alberi sono più vicini alle aree dove si muovono gli esseri umani». L’altro problema è rappresentato dai cambiamenti climatici e dalla globalizzazione: negli ultimi anni in Italia «sono arrivati insetti e parassiti mai visti prima e che mettono in pericolo i nostri alberi. Se non monitoriamo la situazione rischiamo di perderne migliaia, come sta succedendo in Portogallo». Leonard Berberi @leonard_berberi © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 italia: 51575551575557 Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014 Cronache 23 italia: 51575551575557 ✒ Il caso La lotta del sindaco spagnolo di «Ammazza-ebrei». Nel Casertano Schiavi diventò Liberi Quei paesi «imbarazzati» che decidono di cambiare nome In Italia è successo a Porcili, Cernusco Asinario e Caccavone I toponimi In Italia Il caso di Castrillo Matajudíos, il paese spagnolo che vuole cambiare un nome «sgradito», non è isolato. In Italia hanno subito operazioni di maquillage linguistico anche Cernusco sul Naviglio (Milano), Stella Cilento (Salerno) e Poggio Sannita (Isernia) Per lo scrittore Porto Empedocle (Agrigento) si era data per secondo nome sui cartelli Vigata (foto), il paese immaginato da Camilleri, ma senza un atto amministrativo Sapreste trovare su una cartina Cernusco Asinario, Porcili oppure Caccavone? Difficile: ai loro abitanti proprio non andava di essere associati a simili toponimi. E oggi compaiono sulle mappe in tutt’altri termini: rispettivamente, più didascalici (Cernusco sul Naviglio), poetici (Stella Cilento) o addirittura epici (Poggio Sannita). Lo stesso potrebbe succedere presto a Castrillo Matajudíos, paesino di 56 anime nel Nord della Spagna. Nonostante ne sia stato eletto sindaco, infatti, Lorenzo Rodríguez Pérez non è particolarmente fiero di rappresentarne il nome: alla lettera significa «Rocca degli ammazzaebrei». Ha iniziato così una solitaria battaglia che si deciderà domenica 25 quando i suoi concittadini voteranno, oltre che per le elezioni europee, al referendum sulla proposta di ribattezzare il villaggio con il più innocuo Castrillo Motajudíos («Rocca collina degli ebrei»). Non è detto che la vinca: i castrillesi sono parecchio attaccati alla tradizione. Eppure, ha giurato il sindaco al New York Times, si basa tutto su un errore gnano — vorreste chiamare Schiavi ancora questo paese?». Fu così convincente che Schiavi divenne Liberi. Peccato, scriveva nel 1924 lo storico Angelo De Santis, che «ci troviamo qui di fronte a un caso di assoluta ignoranza storica», perché il toponimo «si deve riportare agli Slavi o Bulgari». La maggior parte delle variazioni di nomi geografici avvenne però proprio dopo il 1861: «Con l’unità d’Italia, il nuovo Regno si trovò molte omonimie — spiega Enzo Caffarelli, direttore della Rivista italiana di onomastica — e dovette risolvere in fretta il problema. Si dice per esempio che Cellino, nel Teramano, si guadagnò l’appellativo di Attanasio in onore del prefetto dell’epoca, che tanto insistette per distinguerlo da Cel- L’omaggio Nel 2003 venne aggiunta Vigata a Porto Empedocle come omaggio a Camilleri madornale: il nome Castrillo Matajudíos non verrebbe da un pogrom antisemita, ma dal tentativo di mascherare le proprie origini ebraiche all’epoca dell’Inquisizione cattolica, quando gli ebrei venivano perseguitati. Quello spagnolo è solo l’ultimo di una serie di comuni timorosi, spesso a torto, di sporcare le loro origini con termini sgraditi. Basti pensare a Schiavi di Formicola, nel Casertano. «In questo paese che ora nomasi Le variazioni Il sindaco di Castrillo Matajudíos («Rocca degli ammazza-ebrei»), nel Nord della Spagna, ha indetto un referendum per togliere i riferimenti antisemiti dal nome del paese (Afp) Schiavi, i miei antenati furono i primi nel 1799 ad inaugurare il vessillo di libertà, e tutti ne soffrirono le tristi conseguenze», ricordava il 27 aprile 1862 in un’accorata orazione il consigliere comunale Campagnano, e poi giù a enumerare le geste eroiche del luogo natìo fino al 1860, quando «inaugurò una Legione che seppe meritare dalla Patria con sacrifizi di sostanze e di sangue, e voi — chiedeva indignato il consigliere Campa- lino San Marco nel Brindisino». Non è l’unico omaggio bizzarro. Nel 2003 l’allora sindaco di Porto Empedocle (Agrigento) Paolo Ferrara arrivò a chiedere allo scrittore Andrea Camilleri di poter aggiungere al nome del suo paese d’origine quello di Vigata, il luogo fittizio in cui sono ambientate le avventure di Montalbano. Mossa solo estetica (mai amministrativa) per attirare i turisti. E presto rinnegata dai successori. Oggi Vigata rimane solo come parentesi sui cartelli all’ingresso del paese. Elena Tebano @elenatebano © RIPRODUZIONE RISERVATA Un esperimento (riuscito) di classe separata di ALESSANDRA COPPOLA P rimi amori e una partita di cricket. È quasi concluso l’anno anche alla scuola media «Besta» di Bologna, e l’esperimento della «classe di stranieri» ha prodotto i suoi risultati. «È scattata qualche simpatia — racconta il preside, Emilio Porcaro —, e abbiamo imparato un nuovo sport grazie ad alcuni ragazzi pachistani». Non era (solo) questo lo scopo, naturalmente. Il primo obiettivo del progetto («Non una classe — ribadisce il dirigente —, ma un ambiente di apprendimento temporaneo») era fornire ad alunni appena arrivati in Italia, in genere con i ricongiungimenti, «una minima strumentazione linguistica e soprattutto un lessico disciplinare», che permettessero loro di seguire le lezioni. E poi sì anche di socializzare. Come è andata a finire? «La considero una buona esperienza», risponde Porcaro. Ma lo dice con una certa cautela, perché la vicenda, lo scorso autunno, aveva attirato critiche e polemiche. Soprattutto da sinistra: una classe ghetto proprio a San Donato, quartiere dell’integrazione nella rossa Bologna? Alla fine dell’anno, dei 33 ragazzini che non parlavano italiano, solo 5 sono rimasti nel programma «speciale». E sono gli ultimi arrivati, tra febbraio e marzo, che non hanno avuto il tempo di mettersi al passo. «Tutti gli altri, dopo quattro mesi in media di corsi, sono stati collocati nelle rispettive classi, dieci faranno anche l’esame per la licenza media». Non sarà la soluzione perfetta, ma il modello Besta meriterebbe forse di essere valutato (e magari perfezionato) a partire dai risultati, fuori dalle ideologie. © RIPRODUZIONE RISERVATA 24 italia: 51575551575557 Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014 Cronache 25 italia: 51575551575557 Il dibattito Si moltiplicano saggi e convegni che, da diversi punti di vista, si propongono come risolutivi del problema ILLUSTRAZIONE DI GUIDO ROSA SEGUE DALLA PRIMA Oltre a Chomsky è firmato da colui che molti (e io sono anche tra questi) considerano il massimo evoluzionista vivente, Richard Lewontin, e da altri sei qualificatissimi coautori: Marc Hauser, esperto di comunicazione animale, Robert Berwick, linguista, matematico ed evoluzionista del Mit, spesso coautore di Chomsky, Charles Yang, esperto di apprendimento del linguaggio (Filadelfia), Ian Tattersall, antropologo esperto di evoluzione della specie umana (New York), Jeffrey Watumull, linguista matematico (Cambridge, Inghilterra) e Michael J. Ryan, esperto di evoluzione della cognizione e della comunicazione animale (Austin, Texas). Questi studiosi ci ricordano che, nel 1866, la Société de Linguistique de Paris, decise di bandire ogni articolo sull’evoluzione del linguaggio, dato che si accumulavano contributi con le più bizzarre e insensate speculazioni. Nessun bando di questo tenore è mai più stato promulgato e, specie negli ultimi vent’anni circa, una pletora di libri, articoli e congressi si sono cimentati con questo problema, corredando le speculazioni con dati neurobiologici, genetici, paleontologici, etnografici e naturalmente evoluzionistici. Chomsky, Lewontin e colleghi espongono in dettaglio perché questi dati, anche quando sono solidi, non consentono di trarne le pretese conclusioni. Corredata da una ricchissima bibliografia, la loro rassegna critica spazia dai modelli matematici e computazionali alle pretese ingenue spiegazioni di tipo adattazionista neo-Darwiniano, passando per i reperti fossili (calchi del cranio dei Neandertal), le segnalazioni vocali dei primati, i linguaggi artificiali e la genetica comparativa. Una ad una, tutte queste ipotesi sull’evoluzione del linguaggio sono da loro puntualmente e precisamente confutate. Non mancano, però, alla fine dell’articolo, sensatissimi suggerimenti su come procedere, pur tra mille difficoltà, verso approcci assai più fruttuosi all’evoluzione del linguaggio. Va precisato che questi stessi autori, in anni precedenti, individualmente o variamente tra loro com- Chomsky demolisce vent’anni di ricerche: non si sa com’è nato il linguaggio Lo scienziato: «Teorie infondate, ecco la via per ricominciare» Chi è L’intervento L’articolo del celebre linguista statunitense demolisce spiegazioni fondate su modelli matematici e sulla genetica comparativa L’evoluzionista Insieme allo studioso americano hanno firmato l’articolo altri sette colleghi, tra i quali Richard Lewontin, il più grande evoluzionista vivente Ipotesi non plausibili Anche nei più importanti seminari in materia continuano a essere proposte ipotesi decisamente non plausibili Studioso Noam Chomsky binati, già avevano specificamente confutato queste ipotesi, una dopo l’altra. Direi, purtroppo, con scarso successo. Posso darne testimonianza diretta. La precedente edizione del grande congresso sull’evoluzione del linguaggio (Evolang IX) si tenn e a Kyo to n e l M a r z o 2 0 1 2 . Chomsky aveva inizialmente accettato di tenere il discorso inaugurale, in sessione plenaria, ma ci aveva poi ripensato. Mi disse, saggiamente: «Non vedo l’interesse di passare quattro giornate a sentir proporre ipotesi implausibili». Gli organizzatori, sgomenti, gli chies e ro c h i p o te va s o s t i t u i r l o . Chomsky propose due nomi: quello di Robert Berwick (molto opportunamente) e il mio (assai meno opportunamente). Bob declinò ed io mi assunsi il non lieve carico. In sostanza, in versione abbreviata La carriera Avram Noam Chomsky è nato a Philadelphia, negli Stati Uniti, nel 1928. Linguista, filosofo e teorico della comunicazione, è docente presso il Massachusetts Institute of Technology I saggi Chomsky è il fondatore della grammatica generativotrasformazionale, uno dei più rilevanti contributi alla linguistica teorica del XX secolo. Tra le sue numerose opere, «Le strutture della sintassi» (1957) e «Il linguaggio e i problemi della conoscenza» (1988) In Italia Nel nostro Paese ha avuto diversi riconoscimenti: tra questi, nel 2012, il PhD honoris causa in Neuroscienze conferitogli dalla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste Massimo Piattelli Palmarini © RIPRODUZIONE RISERVATA GENOVA-PALERMO: VIAGGIA IN FAMIGLIA IN CABINA A PARTIRE DA 112€* SALVATORE - 57 ANNI - MARINAIO CONOSCO OGNI ANGOLO DEL MIO TRAGHETTO, COSÌ VI TROVO SEMPRE UN PARCHEGGIO SICURO. e meno analitica, offrii alla numerosa platea il tipo di critiche adesso ben dettagliate nella rassegna di Chomsky e coautori. Certo, nessuno poteva sostituire Chomsky e io ero un nano in confronto a un gigante. Ma fu come non avessi parlato affatto. Per quattro lunghe giornate sentii sciorinare le ipotesi che avevo tentato di confutare in apertura del congresso, senza una parola di contro-critica. Un ulteriore aneddoto, al ritorno da Kyoto, rafforzò il mio disappunto. Un mio studente di dottorato, all’Università dell’Arizona, dopo aver sentito tre mie dettagliate lezioni di critica a quelle ipotesi, e aver (spero) letto alcuni articoli degli autori sopra nominati, candidamente mi confessò: «Niente mai potrebbe persuadermi che l’evoluzione del linguaggio non è il risultato di pressioni selettive Darwiniane esercitate dalla comunicazione e la cognizione in genere». Trattandosi di un corso di biolinguistica, quindi di scienza e non di religione o ideologia, la sua confessione, con quel sinistro «niente mai» (nothing ever), mi parve assai preoccupante. Eppure quello studente era, almeno, più sincero di molti studiosi criticati da Chomsky, Lewontin e coautori. E della stragrande maggioranza dei partecipanti ai dieci convegnoni Evolang. Non posso sperare che Evolang XI, tra due anni, sarà molto diverso. 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INFORMAZIONIEPRENOTAZIONI:WWW.GNV.IT-0102094591 26 Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Sede legale in Milano - Via Angelo Rizzoli n. 8 Capitale sociale Euro 475.134.602,10 interamente versato Registro delle Imprese di Milano e Codice Fiscale n. 12086540155 AVVISO INDAGINE DI MERCATO Invito a manifestare interesse per la disponibilità di immobili in Milano da adibire a Nuovo Centro di Produzione della RAI - Radiotelevisione italiana Spa La RAI - Radiotelevisione italiana Spa (di seguito “RAI”), in attuazione del programma di razionalizzazione e sviluppo dei propri attivi immobiliari, ha interesse a valutare la possibilità di concentrare le attività direzionali, operative e di produzione radio televisiva della propria Sede di Milano, in un nuovo complesso immobiliare, con una tempistica la più possibile ridotta. A tal fine, con il presente invito, la RAI intende sollecitare Manifestazioni di Interesse da parte di soggetti interessati a fornire a RAI la disponibilità di un complesso immobiliare da adibire a Nuovo Centro di Produzione di Milano (di seguito “NCP”). Tutte le informazioni relative alle caratteristiche dell’area e del NCP nonché i contenuti e le modalità di presentazione delle Manifestazioni di Interesse sono riportati nel documento “Invito a manifestare interesse per la disponibilità di immobili in Milano da adibire a Nuovo Centro di Produzione della RAI Radiotelevisione Italiana Spa” disponibile nell’indirizzo internet www.ncpmilano.rai.it. Ciascun interessato dovrà far pervenire, entro le ore 13:00 del giorno 13 giugno 2014, la Manifestazione di Interesse in un plico chiuso con qualsiasi mezzo idoneo a garantire la chiusura originaria del plico e la segretezza della manifestazione di interesse, nonché ad escludere qualsiasi manomissione, a: RAI - RADIOTELEVISIONE ITALIANA Direzione Servizi Generali Presso “Ufficio Ricezioni e Spedizioni” RAI Via Pasubio, 7 - piano terra 00195 Roma La pubblicazione del presente invito e la ricezione della Manifestazione di Interesse non comportano per la RAI alcun obbligo nei confronti dei soggetti interessati, né, per questi ultimi, alcun diritto a qualsivoglia prestazione da parte della RAI, a qualsiasi titolo. Il presente avviso costituisce un invito a manifestare interesse, e non un invito ad offrire, né un’offerta al pubblico ex art. 1336 cod. civ., né una sollecitazione del pubblico risparmio ex art. 94 e ss. del D.Lgs. n. 88/98. La Rai si limita a rendere pubblica la sua esigenza di immobili di certe caratteristiche, non vincolandosi però a nessun criterio di scelta e anzi riservandosi il più ampio potere di valutare liberamente la convenienza delle offerte. La RAI si riserva di sospendere, interrompere temporaneamente o definitivamente i contatti con uno o tutti i soggetti che hanno manifestato interesse. Tribunale di Bari Sezione IV Civile - Fallimenti Fallimento n. 31/2014 R.F. Associazione Sportiva Bari SpA in esercizio provvisorio Giudice Delegato: Dott.ssa Anna De Simone Curatori: Dott. Marcello Danisi - Prof. Avv. Gianvito Giannelli Avviso di vendita per cessione di azienda mediante procedura competitiva ex artt. 105 SS L. Fall. Il Giudice Delegato ordina procedersi, il giorno 20 maggio 2014 ore 11,00, presso la Sezione Fallimentare del Tribunale Civile di Bari (V piano - aula C - Palazzo di Giustizia Piazza E. De Nicola), alla vendita mediante procedura competitiva al valore di stima dell’azienda al valore di stima dell’azienda sportiva calcistica A.S. Bari S.pA. Lotto unico Intero complesso aziendale “Associazione Sportiva Bari S.p.A.” composto da: diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori, struttura ed organizzazione settore giovanile, immobilizzazioni materiali, con partecipazione ex art. 102-bis N.O.I.F., indumenti, targhe, coppe, trofei, marchi sociali, già meglio individuati e descritti nella relazione di stima, disponibile al pubblico presso la Cancelleria del Tribunale di Bari, presso i Curatori, nonché sul portale nazionale www.astegiudiziarie.it, sul sito ufficiale del Tribunale di Bari www.tribunale.bari.it e sul sito del Distretto di Corte di Appello di Bari www.giustizia.bari.it. La vendita non è soggetta ad IVA. Prezzo base fissato al valore di stima pari ad Euro 2.000.000,00 (duemilioni/00); rilancio minimo Euro 200.000,00 (duecentomila /00). Il complesso aziendale viene posto all’asta non comprensivo del titolo sportivo (ove il “titolo sportivo” consiste nel riconoscimento, da parte della F.I.G.C., delle condizioni tecniche sportive che consentono, ricorrendo vari requisiti federali, la partecipazione di una società ad un determinato campionato), in quanto il titolo sportivo non può essere oggetto di valutazione e di cessione a terzi, ma può solo ed eventualmente essere attribuito dalla F.I.G.C. ad una diversa società. Ai sensi e per gli effetti di quanto previsto all’art. 52 comma 3 n° 3) delle N.O.I.F., gli esperti stimatori, mediante l’ausilio dei soli dati contabili ed in termini di verosimiglianza dovuti all’urgenza nella predisposizione della stima, hanno quantificato il “debito sportivo” alla data del 10/03/2014, in Euro 2.971.919,87 (duemilioninovecentosettantunomilanovecentodiciannove/87). Unitamente all’istanza ogni concorrente dovrà depositare, a titolo di cauzione e/o anticipo prezzo, un assegno circolare non trasferibile intestato a “Curatela del Fallimento Associazione Sportiva Bari S.p.A. - Tribunale di Bari” di importo pari ad Euro 1.000.000,00 (unmilione/00), oppure aver già effettuato bonifico bancario con spese a carico del richiedente (spese OUR) dello stesso importo sul c/c intestato alla procedura Fallimentare coordinate bancarie IBAN: IT 88T0578704004014570147597- SWIFT VEBHIT2M. In tale caso l’offerente dovrà altresì depositare nella busta la disposizione di bonifico indicante il CRO e/o il codice SWIFT della banca da cui ha effettuato la disposizione, con contestuale invio di messaggio SWIFT MT103. Tale somma sarà trattenuta in caso di aggiudicazione e mancato versamento del residuo del prezzo. In caso di inadempimento dell’aggiudicatario all’obbligo di stipula del contratto di cessione, l’aggiudicazione si intenderà automaticamente revocata e le somme in qualsiasi modo versate a titolo di cauzione e/o anticipo prezzo saranno trattenute integralmente e definitivamente dalla Procedura a titolo di risarcimento danni, salvi i maggiori, con espressa rinuncia dell’aggiudicatario a qualsivoglia pretesa restitutoria. Saranno accettate le domande presentate entro e non oltre le ore 10.30 del 20 maggio 2014 presso l’Ufficio vendite della Cancellerie Fallimentare del Tribunale di Bari. L’apertura delle buste avverrà presso il Tribunale di Bari V piano, Aula Udienze C il giorno 20 maggio 2014 alle ore 11.00. Il Giudice Delegato e i Curatori verificheranno l’integrità delle buste e l’effettiva corrispondenza del contenuto dell’offerta alle prescrizioni richieste e previste nel bando. In ipotesi di pluralità di offerenti verrà indetta tra gli stessi una gara con offerte in aumento, ove ciascun rilancio non potrà essere inferiore ad Euro 200.000,00 partendo come base d’asta dalla più alta offerta ricevuta. L’azienda verrà aggiudicata al miglior offerente, trattenendo in deposito anche la cauzione/ anticipo prezzo degli altri offerenti. Nel caso che nessuno degli offerenti intenda partecipare alla gara, l’aggiudicazione avverrà in favore del migliore offerente, ovvero, in caso di importo offerto identico tra due o più offerenti, in favore di colui che ha depositato primo in Cancelleria la busta contenete l’offerta. L’aggiudicazione definitiva avverrà decorsi tre minuti dall’ultima offerta. Successivamente al verbale di aggiudicazione, non saranno ammesse altre offerte, ed è esclusa anche la possibilità di presentare offerte in aumento del 10% del prezzo di aggiudicazione ex art. 107, comma 4 L.F. L’aggiudicazione sarà seguita dalla stipula del rogito notarile che dovrà essere sottoscritto il giorno 23 maggio 2014 alle ore 16.00 presso il Notaio che sarà nominato. All’atto della stipula del rogito l’aggiudicatario dovrà versare ai Curatori, tramite assegno circolare non trasferibile intestato a “Curatela del Fallimento Associazione Sportiva Bari S.p.A. - Tribunale di Bari” il residuo prezzo pena la perdita della cauzione e la decadenza dall’aggiudicazione. Oppure aver già effettuato bonifico bancario dello stesso importo sul c/c intestato alla procedura Fallimentare alle coordinate bancarie IBAN: IT 88T0578704004014570147597- SWIFT VEBHIT2M, pena la perdita dell’acconto e/o cauzione e la decadenza dall’aggiudicazione. In caso di mancato versamento del saldo del prezzo e/o buon esito del versamento o di mancata presentazione dinanzi al Notaio, l’aggiudicatario sarà dichiarato decaduto con conseguente definitiva acquisizione della cauzione e/o anticipo prezzo alla procedura fallimentare. Il Giudice Delegato, rilevato il mancato adempimento dell’aggiudicatario, assegnerà l’azienda all’offerente che, durante la gara, ha proposto la successiva offerta più alta invitando quest’ultimo alla stipula del rogito notarile ed al versamento ai Curatori del residuo prezzo il giorno 29 maggio 2014 alle ore 16.00 presso il Notaio che sarà nominato. Il bando e la perizia di stima sono pubblicati sui siti www.astegiudiziarie.it e www.tribunale.bari.it a cui espressamente si rinvia. AZIENDA TERRITORIALE EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA DEL COMUNE DI ROMA L.re Tor di Nona n. 1 - 00186 Roma Tel. 06.68841 ESTRATTO DI AVVISO 1. OGGETTO: Avviso per la formazione di un elenco imprese per l’affidamento di lavori ai sensi dell’art. 57 c. 6 D. Lgs. 163/06 e s.m.i. di importo fino ad € 1.000.000,00 con le modalità previste dall’art. 122 c. 7 e per l’affidamento dei lavori in economia o cottimo fiduciario ai sensi dell’art. 125 c. 8 e 12 del D. Lgs. 163/06. 2. CONDIZIONI DI PARTECIPAZIONE: sono indicate nell’avviso pubblicato e integralmente scaricabile dal sito www.aterroma.it. 3. TERMINE ULTIMO PER IL RICEVIMENTO DELLE DOMANDE: 09/06/14, h. 12.00, presso la sede dell’Azienda. 4. DATA ESTRAZIONE LETTERE PRESSO SEDE ATER: 14/07/14 alle ore 10.00. 5. RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO: Arch. Simona Serafini. 6. DATA PUBBLICAZIONE G.U.R.I.: n. 53 del 12/05/2014. IL DIRETTORE GENERALE (Arch. Claudio Rosi) S.A.C. SOCIETA’ AEROPORTO CATANIA S.P.A. BANDO DI GARA La S.A.C. Società Aeroporto Catania S.p.A., bandisce una gara mediante procedura aperta avente ad oggetto “Aggiornamento Master Plan Aeroporto di Catania Fontanarossa 2013-2030”. CIG: 56366495E6. Importo a base di gara € 535.000,00. Responsabile del procedimento: Ing. Marcello Pappalardo tel. 095 7239500 - fax 095 7239228. Bando pubblicato sulla G.U.R.I. n. 42 V s.s. - Contratti pubblici del 11.04.2014. Data di spedizione dell’avviso alla GUE: 04.04.2014. Termine di presentazione delle offerte: entro le ore 13:00 del giorno 19.06.2014 Ufficio protocollo della S.A.C. S.p.A. via Fontanarossa Catania. Data espletamento gara: giorno 26.06.2014 alle ore 10:00, presso Uffici amministrativi della S.A.C. S.p.A. Informazioni presso il R.U.P., documentazione integrale sul sito www.aeroporto.catania.it. Il R.U.P. Ing. Marcello Pappalardo COMUNE DI FOLLINA PROVINCIA DI TREVISO AVVISO DI GARA E’ indetta procedura aperta, criterio prezzo più basso artt. 81, 82 D.lgs 12.4.2006, n. 163 per affido servizio trasporto scolastico alunni scuole infanzia, primaria e secondaria I grado Comuni Follina, Tarzo, Miane, Cison Valmarino e Revine Lago Provincia di Treviso; Requisiti: possesso requisiti L.R.V. n. 46/1994 e D.M. 31.01.1997 e attestato idoneità professionale trasporto persone su strada di cui D.Lgs. 395/2000 (già D.M.. 448/1991), iscrizione Registro Imprese C.C.I.A.A. categoria oggetto appalto o iscrizione albo analogo altri stati europei, aver svolto negli ultimi tre anni servizi di trasporto scolastico per un ammontare complessivo non inferiore a € 250.000,00, disponibilità di almeno sette mezzi, con i requisiti stabiliti dal capitolato speciale d’appalto e dalla vigente legislazione regionale e nazionale; avere la sede del parco macchine e/o l’ officina di riparazioni entro un raggio di non oltre 30 km dalla sede municipale di Follina, possesso della certificazione UNI EN ISO 9000; Importo del servizio: €. 1.224.000,00; Pubblicazione bando: http://www.serviziocontrattipubblici.ithttp://www.comune.follina.tv.it. Scadenza presentazione offerte: ore 12.00 del 10.6.2014; Informazioni: Rita Fides Menegon telefono: 0438/9733205, fax: 0438/970008, e-mail: personale@comune.follina.tv.it, PEC: segreteria@comunefollina.legalmail.it. Il Responsabile - Rita Fides Menegon AVVISO AGLI AZIONISTI DI RISPARMIO DI CATEGORIA A E DI CATEGORIA B DI RCS MEDIAGROUP S.P.A. (ai sensi degli artt. 2437 e ss. del codice civile e dell’art. 84 del Regolamento Consob n. 11971/1999) Conversione delle Azioni di Risparmio di Categoria A e delle Azioni di Risparmio di Categoria B in azioni ordinarie RCS Modalità e termini di esercizio del diritto di recesso *** In data 12 maggio 2014 è stata iscritta presso il Registro delle Imprese di Milano la delibera con cui l’Assemblea degli azionisti di RCS MediaGroup S.p.A. (“RCS” o la “Società”) dell’8 maggio 2014, in sede straordinaria, ha approvato la proposta di conversione delle Azioni di Risparmio di Categoria A e delle Azioni di Risparmio di Categoria B della Società in azioni ordinarie, che prevede, in un unico contesto (i) l’attribuzione ai possessori di Azioni di Risparmio di Categoria A e ai possessori di Azioni di Risparmio di Categoria B della facoltà di convertire ciascuna Azione di Risparmio detenuta in un’azione ordinaria, con pagamento di un conguaglio e (ii) la conversione obbligatoria delle Azioni di Risparmio di Categoria A e delle Azioni di Risparmio di Categoria B in circolazione al termine del periodo per l’esercizio della facoltà di conversione di cui al punto (i) in azioni ordinarie, senza pagamento di alcun conguaglio. L’approvazione della conversione obbligatoria delle Azioni di Risparmio da parte dell’Assemblea dell’8 maggio 2014, determinando una modifica dello Statuto sociale riguardante i diritti di voto e di partecipazione dei possessori di Azioni di Risparmio, fa sorgere il diritto di recesso (il “Diritto di Recesso”) in capo ai possessori di Azioni di Risparmio di Categoria A e/o di Azioni di Risparmio di Categoria B che non abbiano concorso all’adozione delle deliberazioni delle relative Assemblee Speciali del 6 maggio 2014 (i “Soggetti Legittimati”), ai sensi dell’art. 2437, comma 1, lettera g) del codice civile. Si precisa che, in conformità a quanto previsto dall’art. 127-bis, comma 3, del D. Lgs. 14 febbraio 1998 n. 58 (“TUF”), si intenderà non aver concorso all’approvazione della deliberazione, e pertanto legittimato all’esercizio del Diritto di Recesso, colui a cui favore sia stata effettuata la registrazione in conto delle Azioni di Risparmio di Categoria A e/o delle Azioni di Risparmio di Categoria B successivamente alla data indicata nell’art. 83-sexies, comma 2, TUF (c.d. record date, ovvero successivamente al 24 aprile 2014) ma prima dell’apertura dei lavori della relativa Assemblea Speciale del 6 maggio 2014. Il valore di liquidazione delle Azioni di Risparmio oggetto di recesso è stato determinato ai sensi dell’art. 2437-ter del codice civile facendo esclusivo riferimento alla media aritmetica dei prezzi di chiusura delle Azioni di Risparmio nei sei mesi precedenti la data di pubblicazione degli avvisi di convocazione delle Assemblee Speciali del 6 maggio 2014 ed è pari (i) a Euro 0,872 per ciascuna Azione di Risparmio di Categoria A, e (ii) a Euro 0,519 per ciascuna Azione di Risparmio di Categoria B. Ai sensi dell’art. 2437-bis del codice civile, i soggetti legittimati all’esercizio del Diritto di Recesso potranno esercitare il proprio diritto, per tutte o parte delle azioni possedute, mediante lettera raccomandata (di seguito, la “Dichiarazione di Recesso”) che dovrà essere spedita presso la sede legale della Società (Via Angelo Rizzoli 8 - 20132 Milano), all’attenzione della Funzione Affari Societari, entro quindici giorni dalla data dell’iscrizione della delibera dell’Assemblea Straordinaria (e, dunque, entro il 27 maggio 2014). La Dichiarazione di Recesso dovrà contenere le seguenti informazioni: - le generalità dell’azionista recedente, ivi incluso il codice fiscale; - il domicilio dell’azionista recedente per le comunicazioni relative alla procedura, ivi incluso il numero di telefono e indirizzo e-mail; - il numero e la categoria di azioni per le quali viene esercitato il Diritto di Recesso; - il codice IBAN del conto corrente bancario presso il quale accreditare l’importo del rimborso delle azioni oggetto di recesso. La Dichiarazione di Recesso dovrà, inoltre, contenere l’indicazione dell’intermediario presso cui sono depositate le azioni oggetto di recesso e una dichiarazione dell’azionista recedente che tali azioni sono libere da pegni o da altri vincoli in favore di terzi. Qualora le azioni oggetto di recesso siano gravate da pegni o da altri vincoli in favore di terzi, l’azionista recedente dovrà, altresì, allegare alla Dichiarazione di Recesso una dichiarazione del creditore pignoratizio o del soggetto a cui favore sia apposto il vincolo con la quale tale soggetto presti il proprio consenso irrevocabile e incondizionato alla liberazione delle azioni dal pegno e/o dal vincolo e alla relativa liquidazione in conformità alle istruzioni dell’azionista recedente. Fermo restando quanto previsto all’art. 127-bis del TUF, l’azionista recedente dovrà allegare alla Dichiarazione di Recesso un’idonea comunicazione, rilasciata da un intermediario autorizzato, che attesti (i) la titolarità in conto delle azioni oggetto di recesso il giorno dell’Assemblea Speciale dei possessori di Azioni di Risparmio di Categoria A e/o di Azioni di Risparmio di Categoria B (6 maggio 2014) e (ii) la titolarità in conto delle azioni oggetto di recesso alla data della Dichiarazione di Recesso. Come previsto dall’art. 2437-bis del codice civile e dalle disposizioni regolamentari vigenti, il rilascio della comunicazione da parte dell’intermediario autorizzato sarà accompagnato dal blocco delle Azioni di Risparmio corrispondenti ad opera dell’intermediario medesimo, sino alla loro liquidazione ovvero alla verifica circa il mancato avveramento delle condizioni di efficacia concernenti il complessivo valore di liquidazione delle Azioni di Risparmio per le quali sarà eventualmente esercitato il Diritto di Recesso da parte dei Soggetti Legittimati (come di seguito illustrata); fermo restando che il Soggetto Legittimato recedente sarà autorizzato ad esercitare il diritto di voto spettante su tali azioni fino alla data del pagamento del valore di liquidazione. Si segnala che (i) è onere dei Soggetti Legittimati recedenti assicurare la correttezza e completezza delle informazioni contenute nella dichiarazione di recesso e fare in modo che la stessa sia spedita alla Società nei termini di legge indicati nel presente avviso: RCS non assume alcuna responsabilità al riguardo; (ii) le comunicazioni inviate oltre tali termini, ovvero sprovviste delle necessarie informazioni, ovvero non corredate, nei termini indicati, della relativa comunicazione dell’intermediario, non saranno prese in considerazione da parte della Società. Si ricorda che: - la conversione obbligatoria delle Azioni di Risparmio di Categoria A è condizionata alla circostanza per cui il complessivo valore di liquidazione delle Azioni di Risparmio di Categoria A per le quali sarà stato eventualmente esercitato il Diritto di Recesso da parte dei relativi possessori non ecceda Euro 3 milioni (tale importo potrà essere incrementato della eventuale differenza, se positiva, tra l’importo di Euro 2 milioni e il complessivo valore di liquidazione delle Azioni di Risparmio di Categoria B per le quali sarà stato eventualmente esercitato il Diritto di Recesso da parte dei relativi possessori, secondo quanto indicato al successivo punto); - la conversione obbligatoria delle Azioni di Risparmio di Categoria B è, inoltre, condizionata alla circostanza per cui il complessivo valore di liquidazione delle Azioni di Risparmio di Categoria B per le quali sarà stato eventualmente esercitato il Diritto di Recesso da parte dei relativi possessori non ecceda Euro 2 milioni (tale importo potrà essere incrementato della eventuale differenza, se positiva, tra l’importo di Euro 3 milioni e il complessivo valore di liquidazione delle Azioni di Risparmio di Categoria A per le quali sarà stato eventualmente esercitato il Diritto di Recesso da parte dei relativi possessori, secondo quanto indicato al precedente punto). Poiché l’efficacia della conversione obbligatoria delle Azioni di Risparmio è subordinata all’avveramento delle condizioni di efficacia sopra descritte, anche l’esercizio del Diritto di Recesso da parte dei Soggetti Legittimati sarà subordinato all’avveramento delle medesime condizioni. La Società renderà noti i dati relativi al quantitativo di azioni oggetto di recesso e, quindi, l’avveramento ovvero il mancato avveramento delle predette condizioni di efficacia, mediante avviso pubblicato sul sito internet della Società www.rcsmediagroup.it e sul quotidiano il Corriere della Sera entro quindici giorni lavorativi dalla chiusura del periodo per l’esercizio del Diritto di Recesso. Le condizioni concernenti il complessivo valore di liquidazione delle azioni per le quali sarà eventualmente esercitato il Diritto di Recesso sono poste nell’esclusivo interesse della Società la quale avrà, pertanto, facoltà di rinunciarvi dandone comunicazione mediante avviso pubblicato sul sito internet della Società www.rcsmediagroup.it e sul quotidiano il Corriere della Sera entro quindici giorni lavorativi dalla chiusura del periodo per l’esercizio del Diritto di Recesso. In conformità all’articolo 2437-bis, comma 3, del codice civile, il recesso non potrà essere esercitato e, se già esercitato, sarà privo di efficacia se, entro novanta giorni, la Società dovesse revocare la delibera che lo legittima. Nel caso in cui uno o più Soggetti Legittimati esercitino il Diritto di Recesso e risultino avverate le condizioni di efficacia sopra descritte, il procedimento di liquidazione delle azioni per le quali sarà esercitato tale diritto si svolgerà mediante offerta in opzione ai sensi e per gli effetti dell’art. 2437-quater, comma 1, del codice civile (l’“Offerta in Opzione”). L’Offerta in Opzione sarà effettuata in Italia e sarà rivolta, indistintamente e a parità di condizioni, a tutti gli azionisti di RCS (diversi dai possessori di Azioni di Risparmio che avranno esercitato il Diritto di Recesso) i quali potranno esercitare il diritto di opzione proporzionalmente alle azioni RCS possedute in rapporto al capitale sociale complessivo della Società, nonché, ove ne facciano contestuale richiesta, il diritto di prelazione nell’acquisto delle azioni oggetto di recesso che siano rimaste inoptate all’esito dell’Offerta in Opzione (l’“Offerta in Prelazione”). Qualora, ad esito delle predette procedure di Offerta in Opzione e di Offerta in Prelazione, residuino azioni oggetto di recesso che non siano state acquistate dagli altri azionisti RCS, tali azioni potranno essere collocate mediante offerta sul Mercato Telematico Azionario; nel caso in cui tale operazione non consenta l’integrale liquidazione di dette azioni, si procederà agli ulteriori adempimenti previsti dall’art. 2437-quater del codice civile. RCS provvederà a comunicare tempestivamente i termini dell’Offerta in Opzione con l’avviso relativo al deposito dell’Offerta in Opzione presso il Registro delle Imprese di Milano che sarà pubblicato sul quotidiano il Corriere della Sera, oltre che sul sito internet della Società www.rcsmediagroup.it. AVVISO AL PUBBLICO AVVISO AL PUBBLICO Transunion Petroleum Italia S.r.l. Transunion Petroleum Italia S.r.l. COMUNICAZIONE RELATIVA ALLA PROCEDURA DI VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE In riferimento all’istanza per l’avvio della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale del progetto: intervento di ricerca di idrocarburi in mare, nell’area dell’istanza di permesso di ricerca denominata “d 361 C.R-.TU”, inviata in data 08/05/2013 al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e di cui è stato dato avviso al pubblico in data 10/05/2013 tramite pubblicazione sui quotidiani: “L’Avvenire” e “Il Giornale di Sicilia”, oltre ad un successivo secondo avviso sul quotidiano “Il Corriere della Sera” del 14/06/2013, la Società Transunion Petroleum Italia S.r.l., con sede legale a Roma, Viale Isacco Newton n. 6, comunica di aver depositato presso il Ministero dell’Ambiente in data 14/03/2014 documentazione integrativa allo studio di impatto ambientale, come da richiesta ufficiale. Copia della documentazione integrativa di cui sopra è stata inviata per la pubblica consultazione presso: - Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - D.G. per le valutazioni ambientali, Via Cristoforo Colombo, 44 - Roma; - Ministero per i Beni e le Attività Culturali - D.G. per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee, Via di San Michele, 22 - Roma; - Regione Sicilia - Assessorato Territorio ed Ambiente - Dipartimento Regionale dell’Ambiente, Via Ugo La Malfa, 169 - Palermo; - Provincia di Ragusa (Viale del Fante n.10 - Ragusa); Provincia di Caltanissetta (Viale Regina Margherita, 28 - Caltanissetta); - Comune di Gela (Piazza San Francesco - Gela); Comune di Acate (Piazza Libertà, 34 - Acate); Comune di Vittoria (Via Bixio, 34 - Vittoria); Comune di Ragusa (Corso Italia, 72 - Ragusa); Comune di Santa Croce Camerina (Via Carmine, 95 - S. Croce Camerina); Comune di Scicli (Via F. Mormino Penna, 2 - Scicli); Comune di Modica (Piazza Principe di Napoli - Modica). La documentazione depositata è consultabile sul sito web del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare all’indirizzo www.va.minambiente.it. Ai sensi dell’art. 24 comma 4 del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. entro il termine di 60 (sessanta) giorni dalla data di pubblicazione del presente avviso, chiunque abbia interesse può prendere visione della documentazione e presentare in forma scritta proprie osservazioni, anche fornendo nuovi o ulteriori elementi conoscitivi e valutativi, indirizzandoli al Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare; l’invio delle osservazioni può essere effettuato anche mediante posta elettronica certificata al seguente indirizzo: DGSalvaguardia.Ambientale@PEC.minambiente.it. Il legale rappresentante COMUNICAZIONE RELATIVA ALLA PROCEDURA DI VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE In riferimento all’istanza per l’avvio della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale del progetto: intervento di ricerca di idrocarburi in mare, nell’area dell’istanza di permesso di ricerca denominata “d 68 F.R-.TU”, inviata in data 08/05/2013 al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e di cui è stato dato avviso al pubblico in data 10/05/2013 tramite pubblicazione sui quotidiani: “L’Avvenire”, “La Gazzetta del mezzogiorno” (ediz. Basilicata e Puglia), e “La gazzetta del Sud” (ediz. Calabria), oltre ad un successivo secondo avviso sul quotidiano “Il Corriere della Sera” del 13 giugno 2013, la Società Transunion Petroleum Italia S.r.l., con sede legale a Roma, Viale Isacco Newton n. 6, comunica di aver depositato presso il Ministero dell’Ambiente in data 07/03/2014 documentazione integrativa allo studio di impatto ambientale, come da richiesta ufficiale. Copia della documentazione integrativa di cui sopra è stata inviata per la pubblica consultazione presso: - Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - D.G. per le valutazioni ambientali, Via Cristoforo Colombo, 44 - Roma; - Ministero per i Beni e le Attività Culturali - D.G. per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee, Via di San Michele, 22 - Roma; - Regione Calabria (Dip. Politiche dell’Ambiente - Viale Isonzo, 414 - Catanzaro); Regione Basilicata (Dip. Ambiente, Territorio, Politiche della sostenibilità - Via Anzio, 75 - Potenza); Regione Puglia (Assessorato alla qualità dell’Ambiente - Servizio Ecologia - Via delle Magnolie, 6/8 - Modugno - BA); - Provincia di Crotone, Provincia di Cosenza, Provincia di Matera, Provincia di Taranto, Provincia di Lecce; - Comune di Cirò Marina, Comune di Cirò, Comune di Crucoli, Comune di Cariati, Comune di Scala Coeli, Comune di Mandatoriccio, Comune di Pietrapaola, Comune di Calopezzati, Comune di Crosia, Comune di Rossano, Comune di Corigliano Calabro, Comune di Cassano all’Ionio, Comune di Villapiana, Comune di Trebisacce, Comune di Albidona, Comune di Amendolara, Comune di Roseto Capo Spulico, Comune di Montegiordano, Comune di Rocca Imperiale, Comune di Nova Siri, Comune di Rotondella, Comune di Policoro, Comune di Pisticci, Comune di Bernalda, Comune di Ginosa, Comune di Castellaneta, Comune di Palagiano, Comune di Massafra, Comune di Taranto, Comune di Leporano, Comune di Pulsano, Comune di Lizzano, Comune di Torricella, Comune di Maruggio, Comune di Manduria, Comune di Porto Cesareo, Comune di Nardò, Comune di Galatone, Comune di Sannicola, Comune di Gallipoli, Comune di Taviano, Comune di Racale, Comune di Alliste, Comune di Ugento, Comune di Salve, Comune di Morciano di Leuca, Comune di Patù, Comune di Castrignano del Capo. La documentazione depositata è consultabile sul sito web del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare all’indirizzo www.va.minambiente.it. Ai sensi dell’art. 24 comma 4 del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. entro il termine di 60 (sessanta) giorni dalla data di pubblicazione del presente avviso, chiunque abbia interesse può prendere visione della documentazione e presentare in forma scritta proprie osservazioni, anche fornendo nuovi o ulteriori elementi conoscitivi e valutativi, indirizzandoli al Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare; l’invio delle osservazioni può essere effettuato anche mediante posta elettronica certificata al seguente indirizzo: DGSalvaguardia.Ambientale@PEC.minambiente.it. Il legale rappresentante Cineca Consorzio Interuniversitario Via Magnanelli 6/3 40033 Casalecchio di Reno (BO) BANDO DI GARA Oggetto: GARA1411 - Acquisizione di un sistema di supercalcolo di classe Tier-1 - CIG 57382780CF. CPV: 30211100. Tipo di appalto: Forniture-Acquisto. Valore stimato, IVA esclusa: EURO 2.800.000,00. Durata in mesi: 36 (dall’aggiudicazione dell’appalto). Tipo di procedura: aperta. Criteri di aggiudicazione: Offerta economicamente più vantaggiosa. Termine per il ricevimento delle offerte: 24.6.2014 - 13:00. Modalità di apertura delle offerte: 30.6.2014 - 10:00. Data di spedizione del presente avviso alla GUUE: 30.4.2014. Il Responsabile del Procedimento - Sanzio Bassini Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014 27 italia: 51575551575557 Economia `V `ii ÀÃi /- > ÃiÌÌ>> >L i Àii *Ü > ÃiÌÌ>> /Ì ` -Ì>Ì >Ì ` iÜ 9À >}}À>Ì >i Ài Óä°ää /Ì /- Ì« ä{ä£ÉäÓÉ£x {]Óxä¯ £äÓ]Èä ä]ä Ì« Èä£É££ÉÓÈ Ç]Óxä¯ £Î]nn Ó]x Ì« £ä£xÉä{É£x Î]äää¯ £äÓ]£{ ä]Ó Ì« £££xÉäÉÓÈ Î]£ää¯ £££]xÇ Ó]ää Ì« £££xÉä{É£È Î]Çxä¯ £äx]xÇ ä]ÎÈ Ì« äÎä£ÉänÉÎ{ x]äää¯ ££Ç]ÇÈ Î]Óä Ó£°{Î]ÈÇ ä]{n¯ e `À> È°nx£]Çx ä]xx¯ e £ iÕÀ /- Ì° - >Ài ÓÓ°nx]£ ä]{ǯ e À>VvÀÌi °ÇäÓ]{È £]Óȯ e £ iÕÀ £{ä]Σää Þi /- Ì°-Ì>À £n°nx£]ää ä]£Ó¯ e *>À} >V{ä® {°{Î]Èx ä]Îǯ e Ü ià £È°Èn{]ÎÈ ä]È£¯ e } } ÓÓ°ÓÈ£]È£ £]nÓ¯ e >Ã`>µ {°£ÎÓ]ä £]{n¯ e / i® £{°£{]xÓ ä]Îx¯ -E* xää £°n{]xÇ ä]nȯ e >`À` £ä°xÈÇ]ää La lente LA STABILITÀ DELLE PARTITE IVA E L’IMPEGNO DI POLETTI A nche nel mese di marzo il flusso delle partite Iva è rimasto costante: ne sono state aperte 52.250, +0,4% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Se guardiamo alla natura giuridica va segnalato l’incremento significativo delle società di capitali (+11,7%) legato con tutta probabilità alle semplificazioni per l’apertura di Srl. Quanto alla ripartizione territoriale il Nord rappresenta il 42,2% contro il 22,9% del Centro e il 34,8% di Sud e Isole. Il settore produttivo preferito è il commercio che da solo copre il 23% delle new entry, si segnalano però incrementi significativi (superiori al 5%) nei servizi informatici, nell’alloggio/ristorazione e nella sanità. In caduta attività finanziarie, trasporti e arte e spettacolo. Il 49% delle nuove partite Iva è dovuto a giovani under 35 (però il trend segna -3,4%) e il 34% alla classe di età tra i 36 e i 50 anni. I dati, dunque, non presentano particolari discontinuità ma cadono in un momento in cui il sindacato chiede di intensificare la lotta alle false partite Iva e il ministro Giuliano Poletti ha aggiunto di voler guardare anche ai problemi di quelle vere. Il ministero delle Finanze non fornisce mensilmente i numeri delle cessazioni ma per avere un parametro si può ricordare come nel 2013 in media arrivassero al 7080% rispetto alle aperture. Dario Di Vico © RIPRODUZIONE RISERVATA ä]Çȯ e £]ÎÇÈx `>À ä]££¯ ä]£Ó¯ e i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° £Óäx iÌÌ ¯ /Ì i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° £Óäx iÌÌ ¯ £ iÕÀ ä]n£x£ ÃÌiÀi ä]Óx¯ Ì« äÈ£xÉäÉ£Ç Ó]£ää¯ £äx]nx £ iÕÀ £]ÓÓ££ vÀ° ÃÛ° Ì« £Î£xÉäÉ£n £]Çää¯ £ä{]nÓ Ì« ää£ÉäÎÉÓä {]Óxä¯ ££Ó]x{ ä]ÇÓ £]{È Ì« äxä£ÉäÓÉÎÇ {]äää¯ £äx]£Ó Ì« äÇä£ÉänÉÎ x]äää¯ ££Ç]Î VÌ äÇä£É£ÓÉ£{ ä]{Óä¯ £ää]ä Î]Óä Î]Î{ ä]xÈ £ iÕÀ ]ä£xx VÀ°ÃÛi° ä]äί £ iÕÀ £]{ÇÈ `°V>° ä]Î{¯ e Ì« ££ä£ÉäÉÓ£ {]Çxä¯ ££x]{Ç Ì« ££ä£ÉäÎÉÓÓ x]äää¯ ££Ç]Óä Ì« £Îä£ÉäÎÉÓ{ {]xää¯ ££Î]£Î £]nn £]n Ó]{{ VÌ änä£ÉäÉ£x ä]Înä¯ £ää]ää VÌ ää£ÉäÇÉ£È ä]xÈä¯ ]£ VÌ £££xÉä{É£n ä]ÇÓȯ £ää]nÈ ä]È ä]Ç{ £]äÓ ä]Óä¯ e L’operazione Dall’aggregazione del valore di 10 miliardi di euro nascerebbe un colosso da 20 milioni di abbonati Piano di Murdoch per una pay tv europea BSkyB, via alla trattativa per l’acquisto di Sky Germania e Sky Italia Rupert Murdoch avvia le grandi manovre per creare la prima piattaforma europea della pay tv targata Sky. I due perni sono Sky Italia e Sky Deutschland, controllate la prima al 100% la seconda al 55% dalla Fox di Murdoch, che verrebbero incorporate in BSkyB dando così vita al primo polo europeo della tv a pagamento con oltre 20 milioni di abbonati. Le attività tedesche valgono circa 5,5 miliardi di euro mentre per quelle italiane la cifra si aggira attorno ai 5 miliardi. In una nota BSkyB, di cui Murdoch è il primo azionista con il 39%, ha annunciato l’avvio ufficiale dei colloqui con Fox precisando che si tratta di una fase preliminare e che non sono stati raggiunti accordi né presi impegni e al momento non c’è alcuna garanzia che l’operazione vada in porto. «Al giusto valore — ha però ammesso BSkyB — la combinazione ha le potenzialità per diventare un player internazionale nella pay tv». Mettere ordine in Europa nelle attività televisive è un vecchio pallino del tycoon australiano. Lo stesso James Murdoch, braccio destro del padre in News Corp e a lungo plenipotenziario per le attività europee nei media, ha sempre detto di non ritenere ottimale questa frammentazione. Per questo nel 2010 News Corp provò a prendere il controllo totalitario di BSkyB, ma l’operazione naufragò in seguito allo scandalo delle intercettazioni che travolse il quotidiano britannico «News of the World», di proprietà di Murdoch, accendendo un faro sugli affari del magnate dei media. L’operazione, così come stata immaginata adesso, permetterebbe di bypassare il filtro adottato dalle autorità britanniche, a La galassia News Corp Ricavi 7.235 (sterline) Ebitda 1.330 (sterline) Numero di impiegati Abbonati (al 31 marzo 2014) Le mosse di Mediaset Confalonieri scettico sul progetto di Murdoch. Ma anche Mediaset sta studiando una pay tv paneuropea cui spetta valutare qualsiasi operazione che comporti un’incremento della quota di News Corp in BSkyB. La razionalizzazione, tuttavia, non risponde solo a una logica interna alla società di Murdoch. La concorrenza in Europa sta diventando sempre più dura e trovare sinergie è quasi un obbligo. Murdoch si è mosso quindi in anticipo rispetto ai grandi 1,55 mld (euro) 35 mld (euro) oltre 2.000 10,6 milioni 3,73 milioni 4,75 milioni BSkyB Sky Deutschland Sky Italia player televisivi, ai quali certamente la nascita di una piattaforma pay europea crea qualche preoccupazione. Sia per la forza negoziale che potrebbe avere nell’acquisto dei diritti, per lo sport o il cinema, sia per le potenzialità che avrebbe un big che nascerebbe dall’unione dei leader della pay tv in Gran Bretagna, Italia e Germania. Prendiamo per esempio i diritti per la Cham- pions League, che Mediaset ha strappato proprio a Sky a partire dal 2015. Secondo la Corte di Giustizia europea i cittadini comunitari possono comprare l’abbonamento alla pay tv in qualunque Paese e poi guardare la tv dove vogliono. In teoria, quindi, una volta riunite le attività sotto il cappello di BSkyB, Murdoch, che ha i diritti per trasmettere la Champion in Inghil- di LORENZO SALVIA e l’anno prossimo il 730 arriverà direttamente a casa, per il momento la Tasi continua ad essere un rebus. Per l’acconto di giugno della nuova tassa sulla casa il bollettino precompilato resta un miraggio: i contribuenti saranno chiamati ancora una volta al «fai da te» calcolando da soli la somma da pagare. Inevitabile, visto che meno di mille Comuni su 8 mila hanno preso una decisione su aliquote e detrazioni. Un ritardo che rischia di creare una beffa per i proprietari di seconde case, che potrebbero pagare più del dovuto. Per questa (non divulgato) 24.000 ✒ Seconde case, il rischio beffa (con l’anticipo) S 2,8 mld (euro) circa categoria di immobili a giugno va pagata sia la vecchia Imu sia la Tasi al 5 per mille, la metà dell’aliquota standard. Ma se poi i Comuni ritardatari dovessero esentare dalla Tasi le seconde case, come alcuni sarebbero orientati a fare, quello 0,5 per mille andrebbe restituito o almeno scalato dai versamenti successivi. Il presidente della commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia chiede il rinvio a settembre della scadenza. Forse emendando il decreto Irpef o quello sulla casa. © RIPRODUZIONE RISERVATA circa 4.000 D’ARCO terra, potrebbe ritrasmettere i match in Italia sottotitolando il commento. Potrebbe farlo con lo sport come con le serie tv o i film. Fedele Confalonieri è scettico sulla riuscita del progetto. «È molto ambizioso — secondo il presidente di Mediaset — parlare d’Europa quando in una parte del continente si va a cena alle 21.30 e in una alle 18.00, bisogna vedere...». Lo stesso Biscione tuttavia sta analizzando lo scenario e ha accelerato le riflessioni dopo che Telefonica in Spagna ha presentato un’offerta al gruppo Prisa per salire al 78% in Digital+, di cui Mediaset ha il 22%. Pier Silvio Berlusconi ha auspicato una collaborazione con i soci spagnoli, anche se lo stesso gruppo milanese sta cercando di creare una propria piattaforma paneuropea nella pay tv, aperta ad altri soci. Ma Mediaset España ha prima di tutto un diritto di prelazione sulla quota di Prisa in Digital+ e da qualche giorno sul mercato si parla di una controfferta allo studio. «È price sensitive — ha detto Confalonieri — non dico nulla». Federico De Rosa © RIPRODUZIONE RISERVATA 28 italia: 51575551575557 Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014 Economia 29 italia: 51575551575557 Il salvataggio La compagnia emiratina andrà al 49% del capitale. Gli istituti diventeranno soci La banca Alitalia-Etihad, il sì delle banche Unicredit L’amministratore delegato di Unicredit Federico Ghizzoni ieri alla conferenza stampa Vertice a Palazzo Chigi. Ghizzoni: faremo la nostra parte ROMA — Fumata «grigia» ieri a palazzo Chigi sulla trattativa Alitalia. Le condizioni di massima per giungere a un accordo con la compagnia emiratina Etihad, che vuole acquistare fino al 49% del vettore tricolore, sarebbero state finalmente raggiunte. C’è voluta l’intermediazione del governo, rappresentato dal sottosegretario Graziano Delrio, dal ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, collegato telefonicamente, e dal capogabinetto del ministero dell’Economia, Fabrizio Pagani, per sciogliere le riserve delle banche socie/creditrici: Unicredit ma soprattutto Intesa Sanpaolo, ieri presente all’incontro con il suo massimo esponente, il consigliere delegato Carlo Messina. «Tutti i soggetti coinvolti hanno definito una posizione comune. Ci sono le condizioni per andare avanti» spiega una fonte bancaria. Condizioni che dopo il vertice a palazzo Chigi sarebbero state ripercorse in un incontro ristretto presso l’amministratore delegato di Alitalia, Gabriele Del Torchio. Ma bisognerà ancora metterle a punto e limarle prima di inviarle tra domani e giovedì a Etihad, in risposta alla sua ultima missiva. Cosa ha sbloccato la situazione? Il governo ha preso degli impegni nei confronti delle banche? «Tutti hanno fatto uno sforzo per andare incontro agli altri» ha proseguito la fonte. Il comunicato dell’esecutivo si limita a assicurare che «il gover- D’ARCO I soci Aura Holding 0,92 Altri 3,4 12 Capital spa 0,95 Finanziaria di part. e inv. 1,18 Alitalia Gabriele Del Torchio no, gli azionisti e le banche creditrici hanno convenuto che la trattativa con Etihad dovrà proseguire e condurre ad un esito positivo. Si tratta infatti di una grande opportunità di sviluppo di un importante marchio italiano e per il Sistema Paese». Un’affermazione che suona come un impegno preciso che prima di adesso il governo non aveva mai assunto con tanta chiarezza, for- G & C. Holding 1,24 Pirelli & Co spa 2,67 Macca srl 3,69 Odissea srl 3,90 Fire spa 4,28 Af/Klm 7,08 Intesa Sanpaolo 20,59 Poste spa 19,48 Atlantia 7,44 se nel timore di non portare a casa il risultato. Del resto lo stesso Lupi, in mattinata, aveva scongiurato che non si regalasse il trasporto aereo italiano «a zero euro a chi ha scommesso sul fallimento» di Alitalia. Un riferimento sempre più scoperto a Air FranceKlm che, secondo questa ricostruzione, avrebbe manovrato nell’ombra per convincere le Immsi 10,19 Unicredit 12,99 banche a ritirarsi dalla trattativa, giocando sulla tentazione di Intesa Sanpaolo di concentrarsi sul core business. Quanto all’ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, impegnato a presentare i risultati della banca mentre l’incontro a palazzo Chigi era in corso, ancora tentennava: «Siamo disposti a fare quanto possibile, che non vuol dire tutto, per aiutare questa trattati- Made in Italy VicenzaOro sbarca negli Emirati con Dubai World La Fiera di Vicenza sbarca a Dubai. Ieri è stato firmato l’accordo per la creazione di DV Global Link, joint venture tra la società vicentina e Dubai World Trade Center che porterà nel 2015 all’organizzazione di VicenzaOro Dubai, destinata a diventare, nelle intenzioni dei promotori, il riferimento per il mercato del Medio Oriente, Africa e Sud Est asiatico. «La presenza negli Emirati rafforzerà significativamente il nostro ruolo di event show producer globale — ha commentato Matteo Marzotto, presidente di Fiera di Vicenza — e di promotori di contenuti di elevata qualitá». © RIPRODUZIONE RISERVATA va». E chissà che tra i motivi per frenare, le banche non abbiano ricordato al governo la «stangata» subita con l’aumento dell’aliquota sulla rivalutazione delle quote Bankitalia. Qualcosa come 215 milioni di tasse nel 2014 per Unicredit, ha detto ieri in conferenza stampa Ghizzoni. «Sono stati esaminati i differenti aspetti del negoziato e delle richieste avanzate dalla società emiratina — prosegue la nota ufficiale —. Il governo ha invitato il management di Alitalia a continuare la trattativa sulla base delle positive indicazioni espresse oggi da parte degli azionisti e delle banche». Bisogna ricordare che Etihad avrebbe chiesto di rinegoziare un minimo di 400 milioni di debiti (ma potrebbero arrivare a 565 milioni aggiungendo la finanza versata a inizio anno), attraverso la cancellazione o la conversione in equity. Ma una parte del debito dovrebbe restare nella vecchia compagnia (holding) e forse una parte potrebbe andare nella sottostante newco, di cui Etihad acquisterebbe una quota. Buone notizie dal fronte degli aeroporti: nel primo trimestre 2014 il giudizio sulla qualità dei servizi vede Fiumicino superare Parigi Charles de Gaulle, Francoforte e Madrid, hub di Air France, Lufthansa e Iberia, secondo Airports Council International, che ogni tre mesi misura le performances di 250 scali. Antonella Baccaro © RIPRODUZIONE RISERVATA Usa L’Authority delle telecomunicazioni: la banda larga non rallenterà le altre connessioni Web, Google e Facebook: «No alla doppia velocità» DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK — Adesso Tom Wheeler, il capo della FCC, l’”authority” del governo americano che sorveglia e regola il sistema delle telecomunicazioni e delle connessioni digitali, promette che l’introduzione di servizi a banda larga più rapidi e a pagamento per le società che lo richiedono (come Netflix, che negli Usa trasmette i film in “streaming”), non si tradurrà in una discriminazione delle altre connessioni che, essendo gratuite, potrebbero anche diventare improvvisamente più lente. “Non lo permetteremo” ha promesso ieri Wheeler a tre giorni dalla seduta della FCC che, giovedì, dovrebbe varare la contestatissima riforma: “Non consentiremo che ci sia una segregazione del traffico web, le società che gestiscono Pubblica amministrazione le reti a banda larga verranno sottoposte a controlli specifici in questo senso”. Una correzione di rotta significativa, ma ormai il governo di Washington è nella tempesta: l’aver riproposto, sia pure riveduto e corretto, un progetto già naufragato due anni fa ha provocato la reazione veemente di tutti quelli che hanno interesse a far sì che Internet rimanga un campo di gioco unico e pianeggiante, oltre che gratuito, come è stato fin qui. La svolta venerdì scorso, quando sono scesi in campo i “pezzi da 90”: in una lettera molto dura i principali operatori digitali — Google, Facebook, Twitter, Yahoo! eBay e Amazon, praticamente tutta la Silicon Valley più la società di Bezos — hanno definito il progetto della Federal Communications Commission una “grave minaccia a Internet” e hanno chiesto il suo Industria ritiro. Messo sotto pressione dal Congresso — 11 senatori hanno firmato una dichiarazione nella quale si afferma che l’introduzione di un servizio a pagamento viola il principio di una rete Internet a disposizione di tutti — e dal suo stesso ufficio (due dei cinque commissari della FCC chiedono il rinvio di ogni decisione), Wheeler per ora tiene duro e ieri ha tentato di uscire dall’angolo fornendo nuove garanzie e avviando una sorta di “rebranding” dell’intera operazione. Finché si parlava di “net neutrality”, la gente sbadigliava e si voltava dall’altra parte: espressione poco comprensibile. Difficile appassionarsi, anche perché nessuno aveva capito che in ballo c’era qualcosa che ci tocca tutti da vicino: il modo di accedere al web, tempi e costi di connessione. Con le sue dichiarazioni ora Wheeler cerca di fugare i timori, ma l’errore è stato quello di accreditare l’immagine di una corsia veloce per chi ha bisogno di più capacità e può pagarla. In linea di principio la cosa è del tutto ragionevole. Grandi “carrier” telefonici come Verizon, ad esempio, notano che oggi Netflix da sola occupa il 30 per cento della loro capacità di trasmissione: perché non dovrebbe pagare? Ma se accrediti l’ipotesi di una corsia veloce, la gente darà per scontata anche l’esistenza di una corsia lenta, quella gratuita. Convincere che non sarà così, garantirlo con norme adeguate, non è cosa facile. Anche perché i poteri regolamentari della FCC sono limitati. Qui viene il secondo dilemma di Wheeler che deve decidere se chiedere che le società che gestiscono le reti a banda larga vengano considerate “public utility”, cioè servizi pubblici come le compagnie elettriche o dell’acqua. Solo così la FCC avrebbe la possibilità di regolamentare il settore in modo più penetrante. Ma anche qui le resistenze sono fortissime: non si vogliono dare troppi poteri al governo. Wheeler lo sa e vorrebbe evitare forzature. Ma, con le mani parzialmente legate, cammina su un sentiero molto stretto. Una battaglia da seguire attentamente: riguarda gli Usa, ma il suo esito avrà ripercussioni anche altrove. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA 2 Fabrizio Massaro © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA La trimestrale Vertice-fiume ieri per Electrolux al ministero dello Sviluppo economico tra il ministro Federica Guidi e i segretari generali di Fiom-Cgil Maurizio Landini, Fim-Cisl Giuseppe Farina e Uilm Rocco Palombella. La riunione mirava a riaprire la trattativa in vista del tavolo di domani. Il fronte sindacale è diviso sulla riduzione delle pause chiesta dall’azienda per ridurre il costo del lavoro. La Fiom si oppone a questo intervento proponendo al suo posto un taglio del Tfr di circa 9 euro al mese. Il piano industriale in discussione esclude esuberi e licenziamenti fino al 2017, conferma in attività i quattro siti italiani e prevede 150 milioni di investimenti. MILANO — Unicredit chiude con un utile netto di 712 milioni, in rialzo del 58,8%, il primo trimestre 2014: un dato che fa vedere all’amministratore delegato Federico Ghizzoni «più vicino» l’obiettivo dei 2 miliardi di utili, grazie anche alla quotazione di Fineco — la banca online che ha guadagnato 37 milioni — attesa a fine luglio. Per la prima volta dall’inizio della crisi la banca registra anche un risultato positivo sul fronte dei crediti deteriorati, quelli cioè che incontrano difficoltà nel rimborso: tra gennaio e marzo sono calati a 82,5 miliardi (-1,3% rispetto al trimestre precedente). La loro copertura è al 52,4%, tasso «più alto tra le banche italiane e tra i migliori in Europa», sottolinea Unicredit. Tra questi, le sofferenze restano stabili a 49,2 miliardi con un «elevato» tasso di copertura del 62,9%. E c’è un altro dato che fa ben sperare l’istituto di piazza Aulenti: dopo anni di perdite il ramo italiano chiude con mezzo miliardo di utili. Questo almeno per la parte «core», cioè strategica, secondo la suddivisione adottata in Unicredit che ha creato apposta una divisione «non core», da dismettere, in cui sono stati circoscritti 83,6 miliardi di crediti. Considerando solo la parte «core» l’utile netto di tutta Unicredit è pari a 1 miliardo. La banca è anche tornata a prestare soldi: i nuovi crediti erogati in Italia sono cresciuti di oltre il 63% a 2,7 miliardi. E nel frattempo «sta cercando di collocare anche altri portafogli di crediti deteriorati o singoli crediti. Ci sono negoziati in corso», ha detto Ghizzoni, confermando l’interesse «vivace» per la controllata Uccmb, la banca che gestisce parte dei crediti in sofferenza. A livello patrimoniale l’istituto si attesta al 9,5% di «common equity» come miliardi di euro l’obiettivo base per affrontare gli esami di utile netto dell’istituto di della Bce: «I nostri esercizi credito guidato da Federico interni ci danno fiducia Ghizzoni, grazie anche anche per gli stress test e sul alla quotazione Fineco fatto che l’attuale livello di patrimonio e l’esposizione nel complesso non creeranno bisogni di capitale aggiuntivo», ha spiegato Ghizzoni. Intanto continua il rimborso dei 26 miliardi di prestiti della Bce (gli «Ltro»): nei primi tre mesi dell’anno ne sono stati rimborsati 5 miliardi, per un totale di 10. C’è piuttosto da registrare la «stangata» dall’aumento della tassazione sulle quote della Banca d’Italia: «Ci attendiamo un impatto di 215 milioni di tasse addizionali nel 2014». Il fronte orientale (Est Europa e Polonia) ha reso 300 milioni di utili (-7,4% su un anno fa), con impatti negativi da Turchia e Russia. Circa la crisi ucraina, l’impatto — ha detto Ghizzoni — è quasi nullo. E comunque resta l’obiettivo dell’istituto di uscire dal Paese: «Non abbiamo interrotto formalmente il processo ma è difficile fare previsioni. In ogni caso stiamo parlando con un paio di istituzioni». Un accenno anche sulla governance di Mediobanca, di cui Unicredit è primo socio: «L’orientamento del management è di andare verso un patto meno complicato e più snello, cosa che per noi va bene. Stiamo aspettando una proposta entro giugno, so che ci stanno lavorando». Massimo Gaggi AUTORITA’ PORTUALE DI TARANTO Porto Mercantile Molo S. Cataldo Ind. Post.: C. P. Aperta Taranto Succ. 2 74123 Taranto tel.: +39 099/4711611 - fax: + 39 099/4706877 web: port.taranto.it mailto: authority@port.taranto.it AVVISO DI AGGIUDICAZIONE DI APPALTO (CIG: 5018624B87) Si comunica che si è conclusa la procedura aperta per l’affidamento del servizio di “SERVIZIO DI PULIZIA DI AREE, STRADE E PIAZZALI COMUNI NEL PORTO MERCANTILE DI TARANTO”, aggiudicata con il criterio del prezzo più basso. Aggiudicatario: ECOLOGICA Spa, con sede in Roma che la offerto il ribasso del 26,59%. L’avviso integrale è stato pubblicato in G.U.U.E. n. S/84 del 30/04/2014 e in G.U.R.I. - V° n. 52, in data 09/05/2014. f.to il Presidente - Prof. Avv. Sergio PRETE Pagamenti, Tajani: Electrolux, «Dopo il voto riunione-fiume partirà l’infrazione» al ministero MILANO — È scontro tra il vice presidente della Commissione Ue, Antonio Tajani, ora candidato di Forza Italia alle Europee, e il ministero dell’Economia sui ritardi nei pagamenti della Pubblica amministrazione. Tajani ha detto di «avere già dato mandato di preparare la lettera di messa in mora» dell’Italia dato che «le risposte del governo sono state negative». Per Tajani è il Mef che «non vuole pagare». Dopo qualche ora è arrivata la risposta del ministero, che ha spiegato come il governo abbia affrontato con «urgenza» il problema, varando con il dl Irpef di fine aprile «tutte le norme necessarie ad accelerare il pagamento dei debiti arretrati e a prevenire la formazione di un nuovo stock di debito». Svolta Unicredit, utile a 712 milioni L’Italia torna in attivo Fineco in Borsa a luglio AUTORITA’ PORTUALE DI TARANTO Chrysler, vendite in aumento del 10% Chrysler chiude il primo trimestre con una perdita di 690 milioni di dollari, in parte legata all’accordo con il Uaw del gennaio 2014 a fronte di ricavi saliti del 23% a 19 miliardi. Le vendite sono cresciute del 10% a 621.000 unità, mentre la quota di mercato Usa è arrivata al 12,5% dall’11,4% Porto Mercantile Molo S. Cataldo Ind. Post.: C.P. Aperta Taranto Succ. 2 - 74123 Taranto tel.: +39 099/4711611 fax: +39 099/4706877 (CIG: 53942579B0) ESTRATTO DI AGGIUDICAZIONE Si comunica che si è conclusa la procedura per l’affidamento in concessione del servizio di FORNITURA DI LAVORO PORTUALE TEMPORANEO NEL PORTO DI TARANTO. Aggiudicatario: COMPAGNIA PORTUALE NEPTUNIA Soc. Coop., con sede in Taranto al Molo Servizi S. Nicolicchio, che ha offerto il ribasso del 4,46% sulla tariffa posta a base di gara. L’avviso integrale è stato pubblicato sulla G.U.U.E. n. S/84 del 30/04/2014 e sulla G.U.R.I. V^ s.s. n. 52, in data 09/05/2014. f.to Il Presidente Prof. Avv. Sergio PRETE AVVISO PROCEDURA AGGIUDICATA CESSIONE A TITOLO ONEROSO DI MATERIALE DI FERRO ZINCATO, CON SERVIZIO DI TRASPORTO E CONSEGNA AGLI IMPIANTI DI RECUPERO A CARICO DELL’ACQUIRENTE. MILANO SERRAVALLE - MILANO TANGENZIALI S.p.A., Via del Bosco Rinnovato n. 4/A - 20090 Assago (MI) tel. 02 - 575941 - Codice Fiscale 00772070157. Tipo di procedura: Asta ad offerte segrete (ex art. 73 lett. c) e art. 76 R.D. 827/1924). Data di aggiudicazione: 08/05/2014. Criterio di aggiudicazione: maggior prezzo a tonnellata rispetto al prezzo minimo posto a base d’asta. Numero di offerte pervenute: 6. Nome e recapito dell’operatore aggiudicatario: BRIANTE MARTEGANI S.r.l. - Via Alberto da Somma, 21 - 21019 Somma Lombardo (VA). Quantitativo totale stimato: 2.500 tonnellate. Prezzo minimo posto a base d’asta, unico ed inscindibile: 75,00 €/ton. Prezzo aggiudicato: 231,30 €/ton. L’appalto può essere subappaltato: No. Organo competente per le procedure di ricorso: TAR Lombardia. Assago, 09/05/2014 Il Direttore Generale - Avv. Mario Martino Per la pubblicità legale e finanziaria rivolgersi a: Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Tel. 02 2584 6665 o 02 2584 6256 - Fax 02 2588 6114 Via Valentino Mazzola, 66/D 00142 Roma Tel. 06 6882 8650 - Fax 06 6882 8682 Vico II San Nicola alla Dogana, 9 80133 Napoli Tel. 081 49 777 11 - Fax 081 49 777 12 Via Villari, 50 - 70122 Bari RCS MediaGroup S.p.A. Tel. 080 5760 111 - Fax 080 5760 126 Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano 30 italia: 51575551575557 Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014 Economia 31 italia: 51575551575557 # L’Europa I retroscena del vertice di Cannes del novembre di tre anni fa Nomine L’euro e il pianto della Merkel Cosa accadde (davvero) nel 2011 Tremonti: non era una crisi italiana ma della moneta unica MILANO — Anche la donna più potente del mondo ha pianto davanti all’uomo più potente del mondo (e in uno dei posti più glamorous del pianeta). Siamo a Cannes, è il 3 novembre del 2011: la Francia ospita il G20, la riunione dei 20 Paesi più ricchi del pianeta. Ci sono naturalmente Angela Merkel per la Germania e Barack Obama per gli Stati Uniti. Poco più in là, sulle piazze finanziarie, la tempesta sul debito pubblico europeo sta travolgendo l’euro, facendo schizzare i tassi dei titoli di Stato mediterranei e gli spread con il primo della classe, Berlino. A Cannes è ormai sera, la riunione dei 20 capi di Stato/premier è presieduta da Obama. Per arginare l’emorragia delle vendite a cascata su Btp, Bonos e altri titoli euromediterranei, alcuni leader chiedono ad Angela Merkel di aprire di più il portafoglio. E qui arriva lo sfogo di colei che, secondo ai sondaggi, è oggi uno dei politici più amati dai rispettivi concittadini. In lacrime, stando alle ricostruzioni del Financial Times, la cancelliera perde il suo aplomb: «Non è giusto, non posso decidere quello che non mi compete e che spetta invece alla Bundesbank (la banca centrale, ndr.). Non posso». Poi, da quel vertice e da quel novembre in cui i tassi hanno raggiunto i massimi (per l’Italia, Btp vicino al 7,5% e spread a 575 punti base), molto è cambiato in Europa. Dalla Germania - non dalla cancelleria di Berlino, ma dalla Banca centrale europea di Francoforte - sono arrivati gli aiuti che hanno riportato la luce sull’euro e rilanciato i titoli di Stato del Sud. In Italia il premier Berlusconi si è dimesso a metà novembre di quel 2011, seguito al governo da Mario Monti, Enrico Letta e ora Matteo Renzi. Nello stesso novembre di tre anni fa, in Spagna è diventato primo ministro Mariano Rajoy Tre anni di spread L’andamento del differenziale tra i rendimenti dei Btp decennali e dei corrispondenti Bund tedeschi 575 600 151 520 punti 500 400 305 L’ex ministro Vittorio Grilli a Londra per Jp Morgan L’ex ministro dell’Economia Vittorio Grilli (nella foto) entra nella banca d’affari americana Jp Morgan. Lavorerà nella sede di Londra come responsabile del Corporate and Investment Banking per Europa, Medio Oriente e Africa. Sarà superconsulente sugli sviluppi del mercato globale. Dal punto di vista giuridico, la scelta dell’ex ministro del governo 300 293 200 100 0 g Ma Ott Feb 2011 Giu 2012 r v Ma No L’autunno dell’euro «Si era arrivati al punto in cui l’eurozona sarebbe potuta esplodere», scrive il «Financial Times» a proposito del vertice di Cannes Fondi e «housing sociale» Polo da Cariplo a Del Vecchio Il progetto di via Cenni a Milano nell’azionariato di Polaris), Iccrea holding (cassaforte delle banche di credito cooperativo) con il 2,4% e dalla fondazione della Cassa di Risparmio di Forlì con l’1,5% delle quote. o Ag 2013 Dic Sul tema della governance il peso dei soci sarà espresso da un board allargato a 13 componenti compresi gli amministratori indipendenti. L’iter di fusione ora prevede il via libera da parte della Banca d’Italia prima dell’effettiva integrazione prevista dal primo gennaio 2015. Dice Cerami che si tratta di una «scommessa vinta dalla Fondazione Cariplo e dalla sua volontà di investire nell’edilizia sociale garantendo rendimenti adeguati agli investitori pur abbassando il prezzo degli alloggi agli acquirenti finali». Che il 2015 sia davvero l’anno di svolta per una casa accessibile a tutti? Fabio Savelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Siena Mps, il maggior costo dei Monti bond incide sui conti del primo trimestre Il rimborso di 3 dei 4,07 miliardi di Monti bond incide sui conti Mps. Il primo trimestre si è chiuso in perdita per 171 milioni prevalentemente per i 143 milioni di maggior costo del rimborso (che avverrà dopo l’aumento di capitale da 5 miliardi) dei bond di Stato. Senza questo onere «non ricorrente», ha spiegato la banca guidata da Fabrizio Viola, il margine di interesse sarebbe stato di 558 milioni. Invece a bilancio è segnata una flessione del 25,4% sul 2013 a 446 milioni. A pesare sul risultato finale anche 477 rettifiche nette su crediti, sia pure in calo rispetto a fine 2013. Il Montepaschi punta a cedere entro il semestre 500 milioni di crediti in sofferenza. Circa il patrimonio, attualmente è al 10,8% di common equity, che salirà post aumento al 13,3%. I numeri «confermano che la banca sta producendo risultati, non solo sul lato del bilancio con il rafforzamento della posizione di liquidità e del capitale, ma anche dal punto di vista commerciale e quindi del conto economico», ha commentato Viola. F. Mas. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il Fondo monetario Lagarde: Draghi ha detto le parole giuste al momento giusto, ma servono più stimoli monetari g Ma 2014 (che lo è tuttora). L’unione bancaria europea è stata lanciata, è con lei la supervisione sovranazionale delle banche e la compartecipazione degli investitori alle crisi bancarie. Eppure, a Cannes, l’Eurozona sembrava a un passo dal precipizio. Come la Grecia. Ma, secondo il quotidiano inglese, era l’Italia il Paese che faceva più paura, viste le dimensioni (2 mila miliardi di debito pubblico). Tanto che si lanciò il monitoraggio internazionale del Bel Paese. «Roma non ha più credibilità», avrebbe detto allora il numero uno del Fondo monetario, Christine Lagarde. «Non possiamo permetterci un default dell’Italia», avrebbe aggiunto un funzionario francese, «sarebbe probabilmente la fine dell’Eurozona». Ma su come sia andata nel 2011, e negli anni prima, l’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti la pensa diversamente. «Non era una crisi dell’Italia, ma una crisi dell’euro», dice il ministro dell’ultimo go- Sgr La maxi-fusione da 7 miliardi nel settore immobiliare «Comincia l’età adulta dell’housing sociale», dice senza remore Carlo Cerami, presidente di Polaris Real Estate, la società di gestione del risparmio pioniera dell’edilizia sociale privata in Italia per la vitalità/la volontà dell’azionista di riferimento Fondazione Cariplo e del suo presidente Giuseppe Guzzetti. Per Arturo Nattino, amministratore delegato di Banca Finnat e presidente della sgr Investire Immobiliare, primo socio della newco che si tramuterà nel secondo operatore di mercato delle sgr immobiliari (dietro Idea Fimit) con sette miliardi di masse in gestione suddivise in 30 fondi, «mettiamo a fattore comune competenze complementari». Secondo Aldo Mazzocco, amministratore delegato di Beni Stabili Gestioni, la ratio è quella di mettere in atto «sinergie organizzative come richiede l’andamento del mercato immobiliare». Al netto delle dichiarazioni ieri tre delle prime società di gestione del risparmio in Italia hanno firmato una lettera d’intenti in prospettiva di un’integrazione in un’unica società (advisor finanziari Mediobanca e Lazard). Controllata appunto al 50,2% da Banca Finnat (che esprimerà l’amministratore delegato nella persona di Dario Valentino, attuale numero uno di Investire Immobiliare) e partecipata al 17,9% da Beni Stabili (azionista Leonardo Del Vecchio), dalla holding Regia (Gilberto Benetton) con l’11,6%, la Fondazione Cariplo con l’8,6%, la Cassa previdenziale dei geometri con il 7,7% (già presente La cancelliera tedesca Angela Merkel ieri verno Berlusconi. «La colpa - secondo Tremonti - è di chi nell’Europa core, quella centrosettentrionale, ha prestato soldi ad alto rischio e ad alto tasso più a Sud, per esempio alla Spagna; e della Bce che non ha vigilato». L’attuale senatore pensa «agli anni dell’euforia pre-crisi, quelli in cui le eurobanconote alate volavano da Nord a Sud per finanziare le olimpiadi greche e la cementificazione del litorale iberico, una Florida europea per la seconda vita dei popoli settentrionali». Sarebbe così nata la seconda ondata di prodotti subprime: quelli europei dopo quelli americani, «finanziati dalle banche francesi, tedesche, etc.» - prosegue Tremonti - il cui «equilibrio finanziario, già minato dai subprime Usa, sarebbe crollato con i subprime europei, con lo scoppio della crisi sovrana». «Sulla Grecia - continua il senatore - l’Italia aveva un rischio potenziale di 20 miliardi, Francia e Germania insieme di 200 miliar- L’ex presidente francese Nicolas Sarkozy L’ex ministro del Tesoro Giulio Tremonti di». E ancora: «A riprova di quanto sopra, quei 200 miliardi che poi la Grecia ha ricevuto dall’Europa sono rimasti ad Atene lo spazio di un mattino, perché sono subito tornati indietro, tra le mani dei creditori». Per Tremonti «il Financial Times è analitico sugli effetti, non sulle cause: nel 2010-12 stava saltando l’euro, e non per colpa dell’Italia». Cannes, adesso, sembra lontana anni luce. Ma i problemi e le spie rosse no. Anche se nella gestione della crisi il presidente della Bce «Mario Draghi ha detto le parole giuste al momento giusto», «la politica monetaria in Europa dovrebbe dare ulteriori impulsi per la crescita», ha detto allo Handelsblatt Christine Lagarde. Il numero uno del Fmi ha sottolineato come «il flusso di credito nel settore bancario sia sempre fermo, i mercati del credito frammentati». Con una disparità Nord-Sud, a vantaggio dei primi. Giovanni Stringa © RIPRODUZIONE RISERVATA Monti, per altro già ipotizzata in passato, non fa una piega. La nostra legge sul conflitto di interessi, quella del 2004 targata Frattini, dice che deve passare un anno prima che gli uomini di governo possano accettare incarichi in società «vicine» alle responsabilità che avevano da politici. Per Grilli l’anno di attesa è finito da due settimane. Ed è quindi al riparo dalla censura che l’Antitrust rivolse nel 2006 ad uno dei suoi predecessori, Domenico Siniscalco, entrato in Morgan Stanley 7 mesi dopo aver lasciato il ministero. Lorenzo Salvia lorenzosalvia © RIPRODUZIONE RISERVATA 32 Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Nome Data Valuta Quota/od. Quota/pre. AcomeA SGR - numero di tel. 800.89.39.89 info@acomea.it Nome Data Valuta Quota/od. Quota/pre. Data Valuta Quota/od. Quota/pre. Data Valuta Quota/od. Quota/pre. AZ F. Best Cedola DIS 08/05 EUR 5,116 5,117 Asia Consumer Demand A 09/05 USD 13,550 13,450 PS - Best Global Managers B 06/05 EUR 106,150 106,260 AZ F. Best Equity 08/05 EUR 5,114 5,084 Asia Consumer Demand A-Dis 09/05 USD 13,210 13,110 PS - Best Gl Managers Flex Eq A 09/05 EUR 107,860 107,840 AZ F. Bond Target 2015 ACC 08/05 EUR 5,992 5,981 Asia Infrastructure A 09/05 USD 13,620 13,660 PS - Bond Opportunities A 09/05 EUR 163,240 163,030 AZ F. Bond Target 2015 DIS 08/05 EUR 5,496 5,487 Asian Bond A-Dis M 09/05 USD 10,185 10,167 ASIAN OPP CAP RET EUR 09/05 EUR 11,603 11,551 PS - Bond Opportunities B 09/05 EUR 121,720 121,560 Balanced-Risk Allocation A 09/05 EUR 14,750 14,710 FLEX QUANTITATIVE HR6 A EUR 09/05 EUR 110,040 109,941 PS - Dynamic Core Portfolio A 09/05 EUR 98,950 98,930 15,137 15,120 FLEX STRATEGY RET EUR 09/05 EUR 92,276 92,199 PS - EOS A 06/05 EUR 133,210 131,460 HIGH GROWTH CAP RET EUR 09/05 EUR 118,942 120,231 PS - Equilibrium A 09/05 EUR 100,850 100,840 ITALY CAP RET A EUR 09/05 EUR 25,470 25,537 PS - Fixed Inc Absolute Return A 09/05 EUR 99,280 99,180 SHORT DURATION CAP RET EUR 09/05 EUR 905,122 903,632 PS - Global Dynamic Opp A 09/05 EUR 100,910 100,380 PS - Global Dynamic Opp B 09/05 EUR 101,130 100,600 PS - Inter. Equity Quant A 09/05 EUR 108,440 107,930 PS - Inter. Equity Quant B 09/05 EUR 110,650 110,130 PS - Liquidity A 09/05 EUR 124,790 124,750 PS - Opportunistic Growth A 09/05 EUR 96,080 95,960 PS - Opportunistic Growth B 09/05 EUR 101,340 101,210 PS - Prestige A 06/05 EUR 98,150 98,380 PS - Quintessenza A 06/05 EUR 102,650 102,160 PS - Quintessenza B 06/05 EUR 105,750 105,240 PS - Target A 06/05 EUR 106,370 105,940 PS - Target B 06/05 EUR 106,380 105,950 PS - Titan Aggressive A 06/05 EUR 103,150 102,920 PS - Total Return A 09/05 EUR 101,740 101,720 PS - Total Return B 09/05 EUR 95,270 95,250 PS - Valeur Income A 09/05 EUR 110,820 110,640 PS - Value A 06/05 EUR 102,860 102,420 PS - Value B 06/05 EUR 105,040 104,580 AZ F. Bond Target 2016 ACC 08/05 EUR 5,414 5,397 Nome Data Valuta Quota/od. Quota/pre. Num tel: 178 311 01 00 www.compamfund.com - info@compamfund.com Nome AcomeA America (A1) 09/05 EUR 16,031 15,883 AZ F. Bond Target 2016 DIS 08/05 EUR 5,133 5,118 Bluesky Global Strategy A 08/05 USD 1519,541 1515,693 Em. Loc. Cur. Debt A 09/05 USD AcomeA America (A2) 09/05 EUR 16,536 16,383 AZ F. Bond Target 2017 Eq Op ACC 08/05 EUR 5,151 5,137 Bond Euro A 08/05 EUR 1240,761 1240,107 Em. Loc. Cur. Debt A-Dis.M 09/05 USD 9,651 9,640 AcomeA Asia Pacifico (A1) 09/05 EUR 4,063 4,034 AZ F. Bond Target 2017 Eq Op DIS 08/05 EUR 5,151 5,137 Bond Euro B 08/05 EUR 1199,502 1198,881 Em. Mkt Corp Bd A 09/05 USD 12,259 12,177 AcomeA Asia Pacifico (A2) 09/05 EUR 4,177 4,148 AZ F. Bond Target Giugno 2016 ACC 08/05 EUR 5,637 5,629 Bond Risk A 08/05 EUR 1447,193 1443,583 Euro Corp. Bond A 09/05 EUR 16,662 16,630 AcomeA Breve Termine (A1) 09/05 EUR 14,675 14,684 AZ F. Bond Target Giugno 2016 DIS 08/05 EUR 5,216 5,208 Bond Risk B 08/05 EUR 1386,325 1382,883 Euro Corp. Bond A-Dis M 09/05 EUR 12,671 12,647 AcomeA Breve Termine (A2) 09/05 EUR 14,833 14,842 AZ F. Bond TargetSettem.2016 ACC 08/05 EUR 5,865 5,858 CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. A 08/05 EUR 1646,394 1641,808 Euro Short Term Bond A 09/05 EUR 10,938 10,926 CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. B 08/05 EUR 1584,933 1580,535 European Bond A-Dis CompAM Fund - SB Bond B 07/05 EUR 1071,905 1071,227 Glob. Bond A-Dis AcomeA ETF Attivo (A1) AcomeA ETF Attivo (A2) 09/05 EUR 4,549 09/05 EUR 4,580 4,659 4,691 AZ F. Bond TargetSettem.2016 DIS 08/05 EUR AZ F. Cash 12 Mesi 08/05 EUR 5,524 5,351 5,518 5,351 09/05 EUR 5,663 09/05 USD 5,806 09/05 EUR 17,270 17,282 AZ F. Cash Overnight 08/05 EUR 5,257 5,257 CompAM Fund - SB Equity B 07/05 EUR 1108,387 1109,626 Glob. Equity Income A 09/05 USD 60,890 61,130 09/05 EUR 17,466 17,477 AZ F. Cat Bond ACC 30/04 EUR 5,305 5,304 CompAM Fund - SB Flexible B 07/05 EUR 1009,304 1010,009 Glob. Equity Income A-Dis 09/05 USD 15,330 15,400 AcomeA Europa (A1) 09/05 EUR 13,336 13,443 AZ F. Cat Bond DIS 30/04 EUR 5,268 5,286 European Equity A 08/05 EUR 1413,926 1401,220 Glob. Inv. Grade.Corp. Bond A-Dis M 09/05 USD 11,433 11,417 AcomeA Europa (A2) 09/05 EUR 13,674 13,783 AZ F. CGM Opport Corp Bd 08/05 EUR 6,061 6,050 European Equity B 08/05 EUR 1338,768 1326,757 Glob. Structured Equity A-Dis 09/05 USD 40,620 40,690 AcomeA Globale (A1) 09/05 EUR 11,148 11,122 AZ F. CGM Opport European 08/05 EUR 6,804 6,776 Multiman. Bal. A 07/05 EUR 115,704 115,754 Glob. Targeted Ret. A 09/05 EUR 10,393 10,398 AcomeA Globale (A2) 09/05 EUR 11,564 11,537 AZ F. CGM Opport Global 08/05 EUR 6,229 6,217 Multiman. Bal. M 07/05 EUR 115,248 115,296 AcomeA Italia (A1) 09/05 EUR 20,798 21,191 AZ F. CGM Opport Gov Bd 08/05 EUR 5,557 5,548 AcomeA Italia (A2) 09/05 EUR 21,347 21,749 AZ F. Commodity Trading 08/05 EUR 4,398 4,402 AcomeA Liquidità (A1) 09/05 EUR 8,907 8,908 AZ F. Conservative 08/05 EUR 6,465 6,453 AcomeA Liquidità (A2) 09/05 EUR 8,908 8,909 AZ F. Core Brands 08/05 EUR 5,617 AcomeA Paesi Emergenti (A1) 09/05 EUR 6,355 6,332 AZ F. Corporate Premium ACC 08/05 EUR AcomeA Paesi Emergenti (A2) 09/05 EUR 6,531 6,507 AZ F. Corporate Premium DIS 08/05 EUR Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond A 09/05 EUR 12,929 12,902 72,719 Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond E-Dis 09/05 EUR 11,815 11,790 Greater China Eq. A 09/05 USD 43,760 44,040 India Equity E 09/05 EUR 28,040 26,960 5,592 Japanese Eq. Advantage A 09/05 JPY 2888,000 2881,000 5,544 5,531 Pan European Eq. A 09/05 EUR 17,590 17,550 5,269 5,257 Pan European Eq. A-Dis 09/05 EUR 15,870 15,840 Pan European Eq. Inc. A-Dis 09/05 EUR 11,770 11,750 Pan European High Inc A 09/05 EUR 18,790 18,750 Pan European High Inc A-Dis 09/05 EUR 13,660 13,640 Pan European Struct. Eq. A 09/05 EUR 14,180 14,110 Pan European Struct. Eq. A-Dis 09/05 EUR 13,480 13,420 Renminbi Fix. Inc. A 09/05 USD 10,591 10,590 Renminbi Fix. Inc. EUR A-Dis 09/05 EUR 9,311 9,213 US Equity A EH 09/05 EUR 14,190 14,210 US High Yield Bond A 09/05 USD 11,902 11,893 AcomeA Patrimonio Aggressivo (A1) 09/05 EUR 3,933 3,931 AZ F. Dividend Premium ACC 08/05 EUR 5,658 5,614 AcomeA Patrimonia Aggressivo (A2) 09/05 EUR 4,051 4,048 AZ F. Dividend Premium DIS 08/05 EUR 5,004 4,965 72,883 Multiman. Eq. Afr. & Mid. East M 07/05 EUR 75,925 75,746 Multiman.Target Alpha A 07/05 EUR 103,926 103,953 DB Platinum AcomeA Patrimonio Dinamico (A1) 09/05 EUR 5,252 5,249 AZ F. Emer. Mkt Asia 08/05 EUR 5,640 Agriculture Euro R1C A 08/05 EUR 68,110 68,270 Comm Euro R1C A 09/05 EUR 112,880 113,090 Comm Harvest R3C E 06/05 EUR 74,490 74,360 5,628 AcomeA Patrimonio Dinamico (A2) 09/05 EUR 5,359 5,355 AZ F. Emer. Mkt Europe 08/05 EUR 3,173 3,129 AcomeA Patrimonio Prudente (A1) 09/05 EUR 6,257 6,253 AZ F. Emer. Mkt Lat. Am. 08/05 EUR 4,969 4,927 AcomeA Patrimonio Prudente (A2) 09/05 EUR 6,394 6,390 AZ F. European Dynamic 08/05 EUR 5,197 5,170 AcomeA Performance (A1) 09/05 EUR 21,922 21,912 AZ F. European Trend 08/05 EUR 3,352 3,312 AcomeA Performance (A2) 09/05 EUR 22,243 22,233 AZ F. Formula 1 Absolute 08/05 EUR 5,313 5,260 AZ F. Formula 1 Alpha Plus ACC 30/04 EUR 5,583 5,578 Currency Returns Plus R1C 09/05 EUR 934,540 934,860 DB Platinum IV 09/05 EUR Croci Euro R1C B AZ F. Formula 1 Alpha Plus DIS AZ F. Formula Target 2014 Invictus Global Bond Fd 06/05 EUR 07/05 EUR Invictus Macro Fd Sol Invictus Absolute Return 08/05 EUR 106,673 80,123 102,269 30/04 EUR 08/05 EUR 5,522 4,765 Croci Japan R1C B 08/05 JPY 7978,820 7908,220 Croci US R1C B 09/05 USD 162,180 162,230 Dyn. Cash R1C A 09/05 EUR 101,530 101,530 Paulson Global R1C E 30/04 EUR 6156,720 6120,120 Sovereign Plus R1C A 09/05 EUR 106,940 107,210 Systematic Alpha R1C A 07/05 EUR 10321,000 10321,770 US High Yield Bond A-Dis M 4,753 AZ F. Formula Target 2015 ACC 08/05 EUR 6,066 6,043 79,564 AZ F. Formula Target 2015 DIS 08/05 EUR 5,569 5,548 AZ F. Formula 1 Conserv. 08/05 EUR 4,970 4,960 AZ F. Global Curr&Rates ACC 08/05 EUR 4,383 4,356 AZ F. Global Curr&Rates DIS 08/05 EUR 4,129 4,104 AZ F. Global Sukuk ACC 30/04 EUR 4,951 4,925 AZ F. Global Sukuk DIS 30/04 EUR 4,856 4,925 AZ F. Hybrid Bonds ACC 08/05 EUR 5,308 5,293 AZIMUT CAPITAL MANAGEMENT SGR - tel.02.88981 AZ F. Hybrid Bonds DIS 08/05 EUR 5,196 5,182 09/05 USD 09/05 USD US Value Equity A 09/05 USD US Value Equity A-Dis 10,796 31,240 29,870 Quota/pre. Nome www.multistarssicav.com multistars@pharus.ch T. +41 (0)91 640 37 80 Orazio Conservative A 08/05 EUR 100,690 100,380 Sparta Agressive A 08/05 EUR 101,160 100,970 WM Biotech A 08/05 EUR 134,810 137,050 WM Biotech I 08/05 EUR 1372,420 1395,240 www.newmillenniumsicav.com Distributore Principale: Banca Finnat Euramerica - Tel: 06/69933475 NM Augustum Corp Bd A 09/05 EUR 190,660 190,570 NM Augustum High Qual Bd A 09/05 EUR 146,120 146,160 NM Balanced World Cons A 09/05 EUR 134,340 134,240 NM Euro Bonds Short Term A 09/05 EUR 138,230 138,290 NM Euro Equities A 09/05 EUR 47,610 47,810 NM Global Equities EUR hdg A 09/05 EUR 71,010 70,950 NM Inflation Linked Bond Europe A 09/05 EUR 105,450 105,510 NM Italian Diversified Bond A 09/05 EUR 112,250 112,250 NM Italian Diversified Bond I 09/05 EUR 114,620 114,610 NM Large Europe Corp A 09/05 EUR 135,600 135,540 NM Market Timing A 09/05 EUR 105,890 105,650 NM Market Timing I 09/05 EUR 106,660 106,420 NM Q7 Active Eq. Int. A 09/05 EUR 61,730 61,270 NM Q7 Globalflex A 09/05 EUR 105,090 104,730 NM Total Return Flexible A 09/05 EUR 122,070 122,120 NM VolActive A 09/05 EUR 99,340 98,870 NM VolActive I 09/05 EUR 99,830 99,360 10,788 31,260 29,890 www.pegasocapitalsicav.com Strategic Bond Inst. C 08/05 EUR 106,760 106,660 Strategic Bond Inst. C hdg 08/05 USD 106,930 106,830 Strategic Bond Retail C 08/05 EUR 105,360 105,260 Strategic Bond Retail C hdg 08/05 USD 105,470 105,360 Strategic Trend Inst. C 08/05 EUR 103,810 103,650 Strategic Trend Retail C 08/05 EUR 101,690 101,540 Fondo Donatello-Michelangelo Due 31/12 EUR 51470,165 52927,939 Fondo Donatello-Tulipano 31/12 EUR 46691,916 47475,755 Fondo Donatello-Margherita 31/12 EUR 27926,454 27116,197 Fondo Donatello-David 31/12 EUR 58259,864 57863,932 Fondo Tiziano Comparto Venere 31/12 EUR 468728,464 477314,036 Caravaggio di Sorgente SGR 31/12 EUR Tel: 02 77718.1 www.kairospartners.com Fondi Unit Linked 07/05 Flex Equity 100 www.azimut.it - info@azimut.it 119,660 5,535 106,466 104,220 119,650 Quota/od. 5,811 AcomeA Eurobbligazionario (A2) 07/05 EUR Data Valuta 5,638 AcomeA Eurobbligazionario (A1) Multiman. Eq. Afr. & Mid. East A Nome Kairos Multi-Str. A 31/03 EUR 873555,970 873230,021 Kairos Multi-Str. B 31/03 EUR 571470,686 571552,756 Kairos Multi-Str. I 31/03 EUR 588531,969 588092,605 Global Equity 07/05 5,339 EUR Maximum 07/05 5,183 EUR Progress 07/05 6,393 EUR Azimut Dinamico 08/05 EUR 26,459 26,337 AZ F. Income ACC 08/05 EUR 6,301 6,295 Azimut Formula 1 Absolute 08/05 EUR 7,093 7,024 AZ F. Income DIS 08/05 EUR 5,813 5,808 Azimut Formula 1 Conserv 08/05 EUR 6,908 6,891 AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 ACC 08/05 EUR 4,596 4,565 Azimut Formula Target 2013 08/05 EUR 6,942 6,924 AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 DIS 08/05 EUR 4,309 4,279 KAIROS INTERNATIONAL SICAV Azimut Formula Target 2014 08/05 EUR 6,749 6,733 AZ F. Institutional Target 08/05 EUR 5,565 5,537 KIS - America A-USD 07/05 USD 267,970 267,900 AZ F. Italian Trend 08/05 EUR 3,779 3,705 KIS - America P 07/05 EUR 188,420 188,370 KIS - America X 07/05 EUR 189,530 189,480 07/05 Quality www.sorgentegroup.com 11,076 EUR Kairos Multi-Str. P 31/03 EUR 537043,435 537063,412 Kairos Income 09/05 EUR 6,808 6,805 Kairos Small Cap 09/05 EUR 10,416 10,421 AUGUSTUM EQUITY EUROPE I 08/05 EUR 110,930 109,740 AUGUSTUM G.A.M.E.S. A 08/05 EUR 112,220 111,980 AUGUSTUM G.A.M.E.S. I 08/05 EUR 149,120 148,800 7,020 EUR Azimut Garanzia 08/05 EUR 12,889 12,888 Azimut Prev. Com. Crescita 30/04 EUR 11,073 11,031 AZ F. Lira Plus ACC 08/05 EUR 4,924 4,894 ABS- I 31/03 EUR 15709,208 14994,109 08/05 EUR 4,823 4,794 ABSOLUTE RETURN EUROPA 09/05 EUR 5029,131 5020,233 Azimut Prev. Com. Crescita Cl. C 30/04 EUR 11,086 11,042 AZ F. Lira Plus DIS Azimut Prev. Com. Equilibrato 30/04 EUR 12,137 12,092 AZ F. Macro Dynamic 08/05 EUR 5,996 5,973 BOND-A 28/02 EUR 721205,818 703354,240 Azimut Prev. Com. Equilibrato Cl. C 30/04 EUR 12,145 12,098 AZ F. Opportunities 08/05 EUR 5,212 5,195 BOND-B 28/02 EUR 721205,818 703354,240 Azimut Prev. Com. Garantito 30/04 EUR 11,002 10,923 AZ F. Pacific Trend 08/05 EUR 3,958 3,916 EQUITY- I 31/03 EUR 608277,667 608644,044 Azimut Prev. Com. Protetto 30/04 EUR 11,904 11,865 AZ F. Patriot ACC 08/05 EUR 6,672 6,633 PRINCIPAL FINANCE 1 31/12 EUR Azimut Prev. Com. Protetto Cl. C 30/04 EUR 11,913 11,872 AZ F. Patriot DIS 08/05 EUR 6,193 Azimut Prev. Com. Obbli. 30/04 EUR 10,226 10,177 AZ F. Qbond 08/05 EUR 5,266 Azimut Prev. Com. Obbli. Cl. C 30/04 EUR 10,226 10,177 AZ F. Qinternational 08/05 EUR Azimut Reddito Euro 08/05 EUR 17,537 17,518 AZ F. QProtection Azimut Reddito Usa 08/05 EUR 5,947 5,923 Azimut Scudo 08/05 EUR 8,745 Azimut Solidity 08/05 EUR Azimut Strategic Trend 2451,889 2506,583 Numero verde 800 124811 www.nextampartners.com-info@nextampartners.com Nextam Bilanciato 09/05 EUR 6,895 6,902 Nextam Obblig. Misto 09/05 EUR 7,406 7,400 BInver International A 09/05 EUR 6,418 6,395 Cap. Int. Abs. Inc. Grower D 09/05 EUR 5,532 5,506 Asian Equity B 09/05 EUR 94,900 93,880 CITIC Securities China Fd A 09/05 EUR 4,926 4,832 Asian Equity B 09/05 USD 133,210 131,790 Fidela A 09/05 EUR 5,483 5,487 Emerg Mkts Equity 09/05 USD 442,070 440,820 Income A 09/05 EUR 5,711 5,711 Emerg Mkts Equity Hdg 09/05 EUR 431,820 430,620 International Equity A 09/05 EUR 7,023 6,990 European Equity 09/05 EUR 281,040 282,450 Italian Selection A 09/05 EUR 7,063 7,130 European Equity B 09/05 USD 347,380 349,100 Liquidity A 09/05 EUR 5,340 5,340 Greater China Equity B 09/05 EUR 101,940 102,340 Multimanager American Eq.A 09/05 EUR 4,716 4,691 Greater China Equity B 09/05 USD 145,130 145,680 68,610 KIS - Bond A-USD 08/05 USD 171,530 171,240 KIS - Bond D 08/05 EUR 122,780 122,600 KIS - Bond P 08/05 EUR 126,890 126,700 KIS - Bond Plus A Dist 08/05 EUR 125,590 125,380 KIS - Bond Plus D 08/05 EUR 130,690 130,470 6,156 KIS - Bond Plus P 08/05 EUR 132,690 132,470 5,261 KIS - Dynamic A-USD 08/05 USD 174,210 173,990 5,120 5,113 KIS - Dynamic D 08/05 EUR 121,340 121,190 08/05 EUR 5,259 5,236 KIS - Dynamic P 08/05 EUR 123,590 123,430 AZ F. Qtrend 08/05 EUR 5,034 4,979 KIS - Emerging Mkts A 07/05 EUR 121,030 121,720 8,731 AZ F. Renminbi Opport 08/05 EUR 5,253 5,251 Dividendo Arancio 09/05 EUR 49,430 49,230 KIS - Emerging Mkts D 07/05 EUR 119,530 120,220 8,882 8,858 AZ F. Reserve Short Term 08/05 EUR 6,302 6,302 Convertibile Arancio 09/05 EUR 61,270 60,990 KIS - Europa D 08/05 EUR 125,820 124,150 Multimanager Asia Pacific Eq.A 09/05 EUR 4,406 4,373 Growth Opportunities 09/05 USD 68,800 08/05 EUR 6,239 6,222 AZ F. Short Term Gl High Yield ACC 08/05 EUR 5,106 5,103 Cedola Arancio 09/05 EUR 58,830 58,860 KIS - Europa P 08/05 EUR 127,970 126,270 Multimanager Emerg.Mkts Eq.A 09/05 EUR 4,187 4,161 Growth Opportunities Hdg 09/05 EUR 75,350 75,150 Azimut Trend America 08/05 EUR 12,381 12,367 AZ F. Short Term Gl High Yield DIS 08/05 EUR 5,028 5,025 Borsa Protetta Agosto 07/05 EUR 61,890 61,890 KIS - Europa X 08/05 EUR 128,510 126,790 Multimanager European Eq.A 09/05 EUR 4,574 4,561 Japanese Equity 09/05 JPY 123,580 123,160 Azimut Trend Europa 08/05 EUR 13,461 13,312 AZ F. Solidity ACC 08/05 EUR 6,028 6,012 Borsa Protetta Febbraio 07/05 EUR 60,400 60,480 KIS - Global Bond P 07/05 EUR 102,460 102,410 Strategic A 09/05 EUR 5,222 5,221 Japanese Equity B 09/05 USD 122,580 122,170 Azimut Trend Italia 08/05 EUR 19,177 18,803 AZ F. Solidity DIS 08/05 EUR 5,631 5,617 Borsa Protetta Maggio 07/05 EUR 63,310 62,770 KIS - Income D 08/05 EUR 104,130 104,130 Usa Value Fund A 09/05 EUR 5,882 5,817 Japanese Equity Hdg 09/05 EUR 160,690 160,160 Azimut Trend Pacifico 08/05 EUR 6,627 6,550 AZ F. Strategic Trend 08/05 EUR 5,739 5,718 Borsa Protetta Novembre 07/05 EUR 60,970 61,090 KIS - Income P 08/05 EUR 107,670 107,670 Ver Capital Credit Fd A 09/05 EUR 5,574 5,573 Swiss Equity 09/05 CHF 132,030 131,860 08/05 EUR 5,064 5,045 Inflazione Più Arancio 09/05 EUR 56,600 56,620 KIS - Italia P 08/05 EUR 132,770 131,740 Swiss Equity Hdg 09/05 EUR 100,240 100,120 61951,842 59550,161 Tel: 848 58 58 20 Sito web: www.ingdirect.it www.vitruviussicav.com Azimut Trend Tassi 08/05 EUR 10,226 10,208 AZ F. Top Rating ACC Azimut Trend 08/05 EUR 27,557 27,428 AZ F. Top Rating DIS 08/05 EUR 5,064 5,045 Mattone Arancio 09/05 EUR 45,870 45,910 KIS - Italia X 08/05 EUR 131,930 131,120 US Equity 09/05 USD 165,490 165,470 AZ F. Trend 08/05 EUR 6,046 6,016 Profilo Dinamico Arancio 09/05 EUR 64,570 64,520 KIS - Key 08/05 EUR 133,660 134,390 US Equity Hdg 09/05 EUR 182,220 182,150 AZ F. US Income 08/05 EUR 5,382 5,359 Profilo Equilibrato Arancio 09/05 EUR 62,240 62,130 KIS - Key X 08/05 EUR 136,340 137,090 AZ FUND MANAGEMENT SA - tel.00352 2663811 AZ F. Active Selection 08/05 EUR 5,419 5,399 Tel: 0041916403780 www.pharusfunds.com info@pharusfunds.com AZ F. Active Strategy 08/05 EUR 5,068 5,078 Profilo Moderato Arancio 09/05 EUR 58,430 58,310 KIS - Multi-Str. UCITS A USD 07/05 USD 150,280 150,930 AZ F. Alpha Man. Credit 08/05 EUR 5,473 5,472 Top Italia Arancio 09/05 EUR 50,680 51,490 KIS - Multi-Str. UCITS D 07/05 EUR 110,470 110,960 PS - 3P Cosmic A 09/05 EUR 73,010 AZ F. Alpha Man. Equity 08/05 EUR 4,802 4,775 KIS - Multi-Str. UCITS P 07/05 EUR 113,210 113,700 PS - 3P Cosmic C 09/05 CHF 72,360 73,510 AZ F. Alpha Man. Them. 08/05 EUR 3,526 3,517 Abs. UK Dynamic Fd P1 12/05 GBP 1,469 1,472 KIS - Multi-Str. UCITS X 07/05 EUR 114,010 114,500 PS - Absolute Return A 09/05 EUR 113,060 112,870 AZ F. American Trend 08/05 EUR 3,132 3,129 Abs. UK Dynamic Fd P1 H 12/05 EUR 1,613 1,616 KIS - Selection D 08/05 EUR 123,420 123,240 PS - Absolute Return B 09/05 EUR 119,230 119,040 AZ F. Asset Plus 08/05 EUR 5,522 5,519 Abs. UK Dynamic Fd P2 12/05 GBP 1,501 1,504 KIS - Selection P 08/05 EUR 125,360 125,180 PS - Algo Flex A 09/05 EUR 109,890 109,810 AZ F. Asset Power 08/05 EUR 5,345 5,334 Abs. UK Dynamic Fd P2 H 12/05 EUR 1,683 1,687 KIS - Selection X 08/05 EUR 125,000 124,850 PS - Algo Flex B 09/05 EUR 104,900 104,820 AZ F. Asset Timing 08/05 EUR 5,024 5,024 UK Abs. Target Fd P1 12/05 GBP 1,190 1,187 Invesco Funds KIS - Sm. Cap D 08/05 EUR 101,790 101,300 PS - BeFlexible A 09/05 EUR 85,330 85,240 AZ F. Best Bond 08/05 EUR 5,350 5,341 UK Abs Target Fd P2 12/05 EUR 1,137 1,135 Asia Balanced A 09/05 USD 24,580 24,570 KIS - Sm. Cap P 08/05 EUR 106,600 106,090 PS - BeFlexible C 09/05 USD 84,110 84,020 AZ F. Best Cedola ACC 08/05 EUR 5,657 5,659 UK Abs Target Fd P2 12/05 GBP 1,219 1,216 Asia Balanced A-Dis 09/05 USD 16,170 16,160 KIS - Target 2014 X 08/05 EUR 100,220 100,220 PS - Best Global Managers A 06/05 EUR 102,420 102,550 La lista completa dei comparti Invesco autorizzati in Italia è disponibile sul sito www.invesco.it 74,150 Tel 0332 251411 www.ottoapiu.it 8a+ Eiger 09/05 EUR 6,206 6,283 8a+ Gran Paradiso 09/05 EUR 5,255 5,268 8a+ Latemar 09/05 EUR 5,962 5,986 8a+ Matterhorn 02/05 EUR 856702,492 860696,577 Legenda: Quota/pre. = Quota precedente; Quota/od. = Quota odierna 13351EB Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014 Piazza Affari I CONTI SPINGONO ATLANTIA RIALZI PER TERNA E STM di GIACOMO FERRARI Recuperano terreno i listini europei, sia pure con rialzi ridimensionati in chiusura, escluso il tedesco Dax 30 (+1,26%). Il Ftse-Mib di Piazza Affari, dopo aver superato abbondantemente il punto percentuale nel corso della seduta, alla fine si è accontentato di un incremento dello 0,48%. A condizionare la Borsa italiana sono stati anche ieri i risultati trimestrali delle principali società quotate: quelli attesi e quelli già ufficializzati. Monte Paschi, per esempio, che nel paniere delle blue-chips ha realizzato la migliore performance con un balzo del 5,19%, è salita grazie alle scommesse degli operatori sui dati poi diffusi a mercati chiusi. Sull’altro fronte Prysmian (-2,49%) ha collezionato il quarto ribasso consecutivo dopo i conti della scorsa settimana e i successivi downgrade degli analisti. Sempre l’attesa dei risultati, unita alla raccomandazione buy (comprare) da parte di Equita Sim, ha spinto Atlantia (+4,53%). Rialzi più contenuti per Terna (+2,39%), StM (+2,02%) e Yoox (+1,95%), mentre nel segmento Star bene Dea Capital (+6,19%), Mondo Tv (+5,82%) e Gefran (+4,28%). Fra i segni meno, infine, anche Telecom Italia (-1,39%) e Mediaset (-1,27%). © RIPRODUZIONE RISERVATA ÀÃ> Ì>>> i /Ì /i° Sussurri & Grida Lo strappo di Piero Ferrari sul dividendo (accantonato) (m. ger.) Piero Ferrari, 68 anni, figlio ed erede del fondatore del Cavallino rampante, non ci sta: vuole i dividendi della Ferrari. Ma la Fiat lo lascia a bocca asciutta. E così nell’anno del bilancio record si è consumato, nel riserbo più totale, uno strappo tra gli unici due azionisti del Cavallino rampante: Fiat (90% del capitale) e il vicepresidente Piero Ferrari (10%). E’ successo durante l’assemblea che ha approvato i conti del 2013. Quando il presidente Luca Cordero di Montezemolo mette in votazione il bilancio, è già chiaro che qualcosa non va secondo la solita prassi. Infatti la delibera viene spacchettata: un voto sul bilancio e un voto separato sulla «proposta di destinazione del risultato d’esercizio». L’utile realizzato da Maranello è di 211,6 milioni che il presidente propone, ovviamente in linea con il consiglio di amministrazione e l’azionista di maggioranza, di destinare per intero alla riserva «Utili portati a nuovo». Dunque nemmeno un euro di dividendo, nè per Fiat nè per il figlio del Drake. Sul bilancio il voto favorevole è di tutti gli azionisti. Sulla destinazione dell’utile, invece, leggiamo il verbale: «L’assemblea approva con il voto favorevole dell’azionista Fiat, espresso verbalmente, e con l’astensione dell’azionista Piero Ferrari, il quale precisa che la sua astensione non è connessa alla bozza di bilancio, già approvata quale consigliere, bensì è determinata dalla politica aziendale di mancata distribuzione degli utili». E’ una divergenza che evidentemente non aveva trovato composizione in consiglio di ammi- nistrazione ed è arrivata fino alla verbalizzazione in assemblea. Non era mai successo nella storia recente di Maranello. Ma gli anni scorsi com’era andata? Perché il vicepresidente della Ferrari si lamenta della mancanza di dividendi? In effetti anche con i bilanci 2012 (227 milioni di utile) e 2011 (176 milioni), la scelta della Fiat, formalmente ed espressamente condivisa da Piero Ferrari, era stata di rafforzare il patrimonio dell’azienda, fieno in cascina. Tutto, dunque, a riserva. Ma tre anni fa, dopo un bilancio 2010 con 157 milioni di utile, ai due soci andarono 24,68 euro per azione, cioè 200 milioni in totale pescando proprio dalle riserve. Il figlio del fondatore portò a casa 20 milioni. E probabilmente servirono a finanziare anche le sue attività imprenditoriali oltre alla passione per i grandi yacht. Piero Ferrari con la moglie e il nipote (Enzo Ferrari, 26 anni) controlla insieme alla famiglia Bonometti di Brescia (gruppo Omr) e Alessandro Verasani di Modena (Veca) un gruppo di aziende (High Performance Engineering e Coxa) di progettazione e sviluppo di componenti per il settore automotive. La Ferrari è uno dei migliori clienti. © RIPRODUZIONE RISERVATA Fiumicino, a sorpresa, in testa per la qualità (giu.fer.) In attesa del matrimonio tra Alitalia ed Etihad, la riscossa del trasporto aereo italiano in Europa comincia da Fiumicino. Per la prima volta, nel primo Ó]Óä Óä]xä ä]ä£ ³ä]Çx ³Î]x ä]Çn{ ä]n ³Óä]ÈÎ Ç]x ³£]ÎÎ ä]Èä £]{xä ³ä]£ä ³Î]äÓ ä]Ç{ ä]xÎ ³Óx]xÓ £]äxä ä]£x ³În]n{ ]xx Ó]£{ ³Ó]Çx ä]ä{ä p Îx]Ç£ ä]ää£ Ó]{Ó ³x£]ää ä]Çä£ p p p ³ä]ÎÎ ³]ä{ Î]ÓÎ{ ³ä]Çx ³Ó£]n ä]{ä ä]£Î ³£È]Σ Î]È ³ä]{Ç p {]äxä ä]În ³ä]£ Ç]x£ä p p p Î]nx ]ä ä]ääx Î]ÈÎ ³Óx]Ó£ £]Çn£ £]ÇÈ £]Çä È]È£ä ³{]xÎ ³£Ç]Σ £È]Σä ä]ÈÇ ³n]{Ó È]£Óä ³Î]{Ó ³x]ÓÓ £ä]Çää Ó]Èx ³Ó]£x £x]äää ä]{n ³x]xä £]nÓä £]{x ³£x]{£ È]Îää ³ä]Î ³ä]£n Ó£]ÓÓä ä]ÈÈ ³£Ç]Ç ££]xÇä ³ä]xÓ ³£Ó]ä{ È]xää ³£]Ç ³£È]Î {]äÓn ³ä] ³ÓÇ]x{ n]ÇÓ p p p ³ä]È ³ä]x Ó]£Óä x]ÓȳÓäÈ]Óä ä]nÓÎ ³£]xx ³Ó]£È £ä]£ää ³Î]nÈ ³£]xn ä]Îä Ó]nÇ ³xn]££ £]äÎÇ ³£]äÇ ³Îä]Óx ä]룂 ³ä]ÓÎ ³£Ó]än Î]££Ó ³Ó]{x ³xx]Çn ä]x£ä ³£]n ³xx]xÎ ä]În{ p p p ä]Èn³£äÓ]nÎ ä]£ ³ä]ÈÇ ³ÎÇ]ÓÇ Ó]£{ p ³Î£]xä Ó]äÎn ³ä]{n ³£Ó]xÈ È]Ó{x ä]ÇÈ ³È]În ]xÎä ä]Σ³£{{]Ç{ ä]Óx ³Ó]nä ³£Ó]ÓÈ ä]{£x ä]£x ³ÎÓ]ÓÇ ä]{ä ³Ó]ÓÈ ³{x]Ç{ £]{n ä]x{³£nÇ]È ä]ÓÓ{ ä]Èn ³{È]x ä]{x ³Î]Ó£ ³Ó£]nn x]£Îä ³ä]Èn ³£]Î ä]ÎÇ ä]ä ³x]ää Óä]äää ä]xÈ ³ÎÓ]x{ Ó]nÇä ³£]ÓÓ £x]{{ Ón]äää p Ó]ÈÇ ä]n{Î p p p ä]Ç{ 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°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,® ä]Ç£x ³ä]£{ ³În]Óä ä]xä{ ä]n£Î È]x Ó]Ç ÎÓ]n {{nÇ]n ÈÓÎä]ä {nä£]£ Ç]Ó p £xÓ]Î ÓÇn]£ £Èä]Ç Î£Ó]{ ÎÓ]ä xÓ]n ÈÎ]Ó Ón££]{ p p x]n Óää]Ó ÎÈÈ] Î]£ p p £È]£ ÈÈ]Ó {xΣ]Ó p Ç]ä ÎÎ]n i /Ì /i° °"°/° £{°äx°£{ £Î°äÈ°£{ £{°äÇ°£{ £{°än°£{ £Ó°ä°£{ £{°£ä°£{ Îä È£ Ó £Ó£ £xÎ ]ÇÓ ]ÓÈ ]nÇ ]nÎÎ ]Ç{ ä]ÓÓ ä]Σ ä]Îx ä]Î{ ä]ÎÇ (giu.fer.) La crisi finanziaria? Uno stress test per Timothy Geithner, l’ex ministro del Tesoro (dal 2009 al 2013) di Barack Obama, che «Stress test» ha intitolato il libro autobiografico, in vendita dal 15 maggio, in cui racconta la sua versione dei fatti. Una crisi vissuta prima come presidente della Federal Reserve di New York e poi al Tesoro. Più che offrire nuovi dettagli sui fatti, «Stress test» punta piuttosto a spiegare perché certe decisioni sono state prese da Geithner e dai suoi colleghi nei momenti più difficili della peggiore crisi dal Dopoguerra. © RIPRODUZIONE RISERVATA *iÀÀi £ÓÜ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°7*,£Ó® p *v>À> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°* ® Î]Îä *µÕ>`À °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*+® Ó]£{Ó *Ài E ° °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°* ® ££]Îä *Ài E ° ÀV °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°* *® £ä]ÓÈä *}À° -°>ÕÃÌ I°°°°°°°°°°°°°°°°°*-® Ç]xä *}À>vV `ÌÀ>i°°°°°°°°°°°°°°°*"® ä]{äÇ *ÌÀ> À>Õ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*® Ó]xn *Àið°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,-® ä]飂 *ÀiÕ`> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,® ä]Î{ *À> `ÕÃÌÀi I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,® £Î]Èxä *ÀÞÃ> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,9® £x]Èä , ,° i i`V I °°°°°°°°°°°°°°°°°°,® ä]ΣΠ,>ÌÌ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°,/® Ó]x£ä , - i`>}ÀÕ« °°°°°°°°°°°°°°°°°°°, -® £]x{Î , - i`>ÀÕ« À °°°°°°°°°, -,® ä]nÈÈ , - i`>}ÀÕ« Àë °°°°°°°°°°, -,® £]ÓÎä ,iVÀ`>Ì I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°, ® £Ó]äää ,i«Þ I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°,9® Èx]xää ,iÌiÌ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°/® ä]ÈÇx ,Ã>>iÌ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°, ® ä]Óää ,ÃÃð°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°,"-® £]x£ä - ->L>v -°«°>° I°°°°°°°°°°°°°°°°°°-® £x]Óxä ->ià I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-® n]äÎx ->ià ÀV I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-,® È]ÇÎx ->v ÀÕ«°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-® £È]Ç{ä ->«i°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-*® £]Îä ->«i Àë°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-*,® p -> «Ài} °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-® {]È£ä -> «Ài} ÀV °°°°°°°°°°°°°-,® £Ó]äää ->À>à °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-,-® £]ÓÇÓ ->Ì °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-/® £Î]nää ->Ûi°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-6® £Ó]nÎä -VÀii -iÀÛVi°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°--® ä]£ÎÎ -i>Ì *°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*® ä]ääÓ -i>Ì * À °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,® £]äää -iÀÛâ Ì>> I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-,® x]£Îä -iÀÛâ Ì>> £x Ü>ÀÀ I°°°°°7-,£x® ä]{nn 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dei servizi rileva AirportsCouncil International, la principale organizzazione globale per la valutazione degli aeroporti, che confronta ogni tre mesi le performance di oltre 250 scali nel mondo. «Il miglioramento della qualità ed efficienza dell’aeroporto di Fiumicino è il miglior contributo che possiamo dare alla competitività del trasporto aereo nel nostro Paese in particolare per chi, come Alitalia, ha scelto Fiumicino come hub», sostiene Giovanni Castellucci, Ceo di Atlantia, holding che controlla Adr, oltre ad essere socio importante della compagnia aerea italiana. +ÕÌ>â `ÀiÌÌ> ÃÕ Ìiiv\ Û> +1"/ Ã}> ÌÌ] >` iÃi«\ +1"/ > ÕiÀ {nÓÓ{Ó° ÃÌ ä]x ÕÀ «iÀ -- ÀViÛÕÌ° v ÃÕ ÜÜÜ°VÀÀiÀi°ÌÉiV> *Àiââ 6>À° 6>À° >Ý >«Ì>â ,v° ,v° äÓä£Óä£{ iÕÀ® ¯® ¯® iÕÀ® iÕÀ® ` iÕÀ® °-° ,> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-,® ä]£ä Ó °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°Ó® ä]nÈ Vi>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® £ä]äää VÌi ÀÕ« I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° "® £]nxä VµÕi *Ì>L °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° *® £]äx£ VÃ}> 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italia: 51575551575557 Cultura Il libro Deborah Lipstadt rievoca un evento La cattura Il gerarca nazista fu sequestrato fondamentale per la memoria dell’Olocausto da alcuni agenti del Mossad in Argentina Il processo Eichmann divise Israele e gli ebrei americani Le critiche a Ben Gurion dagli Usa, la sua aspra replica di PAOLO MIELI Wiesenthal, che avrebbe poi rivendicato una parte decisiva nella cattura di Eichmann, ebbe invece un ruolo l pomeriggio del 23 maggio 1960, marginale nella vicenda. Anzi, una sua lettera del 23 setmentre alla Knesset era in corso tembre 1959 (sei mesi prima dell’arresto del criminale) un dibattito sul bilancio, David all’ambasciatore israeliano a Vienna suggeriva che egli Ben Gurion chiese la parola e an- si trovasse ancora nel Nord della Germania. Il merito di nunciò che era stato catturato Adolf aver scoperto che Eichmann viveva in una povera casa Eichmann, definendolo «uno dei più (senza elettricità, né acqua corrente) di via Garibaldi algrandi criminali di guerra nazisti». «È la periferia di Buenos Aires, va a Lothar Hermann, un tegià in Israele in stato d’arresto», ag- desco quasi cieco, ebreo a metà, trasferitosi in Argentigiunse, «e sarà tra breve processato». Pronunciate que- na nel 1939 dopo essere riuscito a uscire da un campo di ste parole, il primo ministro lasciò l’aula, che restò atto- concentramento dove era recluso. Una sua figlia adolenita per qualche secondo e poi fu travolta da un’onda scente, Sylvia, aveva iniziato a frequentare un giovane inimmaginabile di commozione. «Mai come quel gior- che diceva di chiamarsi Klaus Eichmann. Proprio così: il no, dai tempi della Dichiarazione di indipendenza, gli padre, in fuga dalla Germania, aveva cambiato nome e israeliani avevano provato un senso di unità nazionale cognome (quello nuovo era Ricardo Klement), ma il ficosì profondo», ha scritto Tom Segev nel glio aveva tenuto quelli veri. La notizia per libro Il settimo milione (Mondadori). L’invie traverse era giunta al capo dei servizi domani, un quotidiano laico, «Maariv», segreti israeliani, Isser Harel, che l’aveva titolò così: «Il Potente Iddio, a cui spetta la presa sottogamba, anche perché Tuvia vendetta, è apparso». Friedman, un altro cacciatore di nazisti, È da questo istante che prende le mosse sosteneva di avere le prove che Eichmann uno straordinario e coraggioso libro di si trovasse in Kuwait. E la «rivelazione» di Deborah E. Lipstadt, Il processo EichFriedman era finita addirittura sui giornamann, che esce oggi da Einaudi. La Lipstali, mettendo a rischio la successiva operadt è una studiosa assai nota per essere stazione di Buenos Aires. ta sottoposta a sua volta, nel 2000, in Gran Poi però Harel (che ha raccontato queBretagna, ad un procedimento giudiziario sta storia in La casa di via Garibaldi, pubper un’azione legale intentata a lei e alla blicato da Castelvecchi) si convinse della sua casa editrice, la Penguin, da David Irbontà dell’informazione di Hermann, speving. Quell’Irving che era stato a sua volta Il premier dì in loco un commando che, ottenuto il accusato dalla Lipstadt di aver dolosavia libera da Ben Gurion, catturò Eichmente negato l’esistenza delle camere a David Ben Gurion mann la sera dell’11 maggio, per strada. gas e lo sterminio sistematico degli ebrei (1886-1973), primo Secondo uno degli uomini che lo bloccaai tempi di Hitler. Il dibattimento ebbe ministro israeliano rono, Peter Malkin (lo scrive in Nelle mie ampia risonanza e quando si concluse — all’epoca del caso mani, pubblicato da Sperling&Kupfer), Eicon una sentenza di trecento pagine che Eichmann. In alto, nella chmann quella sera si lasciò sfuggire «il assolveva la studiosa — il «Daily Tele- foto grande, Eichmann grido primitivo di un animale intrappolagraph» scrisse: «Questo processo è stato nella gabbia durante il to», provò a dire di essere Ricardo Kleper il nuovo secolo quel che il processo di processo in cui fu ment, ma, poco dopo, ammise la sua vera Norimberga o il processo Eichmann furo- condannato a morte identità. Durante il volo che lo avrebbe no per le generazioni precedenti». Di qui portato a Tel Aviv, un agente del Mossad l’autrice si è sentita in dovere di tornare sul caso Eich- offrì ad Eichmann una sigaretta, ma un capo meccanico mann. presente sull’aereo, orfano di genitori uccisi dai nazisti, Il criminale nazista era già stato catturato dagli Alleati si mise a piangere e protestò contro quel gesto: «Lei a alla fine della guerra senza però che se ne conoscesse lui dà le sigarette, lui a noi ha dato il gas». l’identità; era poi fuggito in una zona remota della GerIsraele comunicò al mondo che la cattura di Eichmania dove aveva lavorato — sempre sotto falso nome mann era opera di alcuni «volontari» e si scusò (tramite — in un’azienda di legname. Sarebbe poi riuscito ad il ministro degli Esteri, Golda Meir) per la violazione espatriare all’inizio degli anni Cinquanta, per scompari- della sovranità del Paese latinoamericano. Il presidente re una decina di anni, e poi essere ritrovato in Argentina argentino Arturo Frondizi si arrabbiò per quel rapimennel 1960, rapito dal Mossad, portato in Israele dove, do- to. E diede incarico al suo rappresentante alle Nazioni po un processo, sarebbe stato mandato a morte nel 1961. Unite, Mario Amadeo (ammiratore dichiarato di FranciNel ricostruire questa storia, la Lipstadt si è concentrata sco Franco e di Benito Mussolini), di chiedere l’immesu alcune questioni di dettaglio, degne di interesse. diata restituzione di Eichmann. Gli Stati Uniti sulle priL’autrice sostiene che il «cacciatore di nazisti» Simon me appoggiarono la richiesta di Frondizi, ma, in vista I Bibliografia Lo sterminatore davanti ai giudici Esce oggi in libreria il saggio di Deborah E. Lipstadt Il processo Eichmann (traduzione di Maria Lorenza Chiesara, Einaudi, pagine 183, 27). Tra i testi riguardanti la vicenda del criminale nazista: Isser Harel, La casa di via Garibaldi (Castelvecchi, 2012); Sergio Minerbi, La belva in gabbia (Lindau, 2012); Hannah Arendt, La banalità del male (Feltrinelli, 2001); Peter Malkin, Harry Stein, Nelle mie mani (Sperling & Kupfer, 1991). della campagna elettorale, il vicepresidente Richard Nixon, in procinto di candidarsi contro John Kennedy, nel timore di perdere l’appoggio della comunità ebraica, ordinò all’ambasciatore Henry Cabot Lodge di definire le scuse della Meir un «atto sufficiente di riparazione». I giornali americani, invece, si scatenarono contro Israele. Il «New York Times», il «Washington Post», il «New York Post» scrissero che lo Stato ebraico aveva adottato «la legge della giungla», dando prova di un «grande disprezzo delle norme internazionali», che il processo sarebbe stato «inquinato dall’illegalità» e inficiato dallo «spirito di vendetta». I quotidiani tedeschi furono invece molto più prudenti, anche perché il cancelliere Konrad Adenauer — che pure era circondato da ex nazisti (o, forse, proprio per questo) — aveva da tempo avviato una politica molto generosa nei confronti di Israele, atta a scoraggiare i sentimenti antitedeschi dei superstiti della Shoah. Per non dar adito ad equivoci, la Germania rifiutò di pagare le spese processuali per la difesa di Eichmann (le pagò Israele). Durissime furono, invece, le reazioni degli ebrei antisionisti come il rabbino Elmer Berger. Il celebre psicologo Erich Fromm qualificò il tutto come un «atto di illegalità del genere esatto di cui gli stessi nazisti si erano resi colpevoli». Anche esponenti di primo piano dell’American Jewish Committee polemizzarono apertamente con Ben Gurion, accusandolo di volersi erigere a rappresentante dell’intero popolo ebraico. Essi chiesero esplicitamente di consegnare Eichmann alla Germania e di evitare di tenere il processo in Israele. Suggerivano inoltre agli israeliani di «smorzare i toni sulle sofferenze degli ebrei durante la soluzione finale» così da non «dare la stura a nuove manifestazioni antisemite». Parole che oggi difficilmente potrebbero essere pronunciate da un ebreo (e anche da un non ebreo). Ben Gurion rispose con durezza che l’ebraismo americano stava «perdendo ogni significato» e che soltanto un cieco poteva non vedere quanto fosse prossima la sua «estinzione». Queste loro prese di posizioni — proseguiva Ben Gurion — dimostravano che gli ebrei statunitensi si disponevano a ricevere «il bacio della morte», che avrebbe suggellato il loro «lento declino nell’abisso dell’assimilazione». In Israele il caso Eichmann andò a incrociare un processo che aveva diviso il Paese negli anni precedenti, quello a Israel Kasztner. Kasztner era un ebreo ungherese, che nel 1944 aveva negoziato proprio con Eichmann una cessione di autocarri in cambio della vita di un con- L’appello dagli Stati Uniti Esponenti di primo piano dell’American Jewish Committee chiesero esplicitamente di consegnare il prigioniero alla Germania e di evitare il processo a Gerusalemme L’avvocato difensore Come legale dell’imputato fu scelto Robert Servatius che, pur non avendo mai aderito al Terzo Reich, aveva già rappresentato alcuni collaboratori di Hitler a Norimberga Saggi L’informazione vista da «La scuola dei grandi maestri» (edizioni Cdg) di Giuseppe Gallizzi e Vincenzo Sardelli Il giornalismo come arte di saper aspettare di FRANCESCO BATTISTINI F ebbraio 1984. A Leffe, nella Bergamasca, i corpi d’una donna e d’una bambina vengono trovati in un ripostiglio. Murati. Si capisce subito chi è stato: il capofamiglia. Si capisce meno il perché: indaga il magistrato di turno, tale Antonio Di Pietro, e i pettegoli gli suggeriscono subito la falsa pista delle torbide verità, d’un amico di famiglia che partecipava a bugie&videotape… La caccia ha inizio. L’inviato del «Corriere» ha qualche dubbio, però. E lo condivide con Di Pietro: «Se ti rivelo il movente del delitto — gli confida il magistrato —, comprometto le ricerche». Il cronista intuisce. E per non rovinare chi non c’entra, toglie dal pezzo il nome di quell’uomo vittima delle voci: «Mai tappare con la fantasia le falle della notizia…». Chiamasi fiuto. News, not views: no- tizie, non punti di vista, raccomandavano al «Times» dei tempi d’oro. Roba sempre più rara. Una volta, un secolo fa, i manuali di buoni consigli al giovane giornalista erano un genere un po’ narciso che cumulava retorica e sbuffi annoiati: c’era qualcosa che Buzzati non ci avesse già insegnato? Una volta. Ora che di giornalismo tutti parlano e tutti sanno, molti convinti che la notizia si generi solo sfiorando il tablet; adesso che gl’italiani leggono sempre di meno perché scrivono sempre di più, piccoli post o blablà da blog; in questo momento di grande confusione sotto il cielo dell’informazione, la situazione è dunque eccellente per capire chi saremo riscoprendo chi eravamo: La scuola dei grandi maestri, scritto da un caporedattore di lungo corso al «Corriere della Sera» come Giuseppe Gallizzi con l’italianista Vincenzo Sardelli (edizioni Cdg), parte dall’idea che nulla sia più inedito d’un «manuale di giornalismo sul campo» e torna all’abc, alle cinque W d’una professione. Il Vietnam dei giornalisti, come Franco di Bella chiamava ogni battaglia di via Solferino, per tanti è stato l’avamposto dove imparare «il coraggio dei no e l’umiltà dei sì». Metà caserma e metà convento (cit. Spadolini), «diventare caporedattore qui — spiega Gallizzi — significava saper dosare, mediare, inchiodarsi alla responsabilità d’una routine, torturati anche dal supplizio di far sembrare bravo il redattore che non lo era». Quando la professione figurava sul passaporto, ha raccontato una volta Martin Amis, i corrispondenti americani indicavano «writer». Ma poi capita- va che finissero in posti pericolosi e allora occultavano l’identità cambiando la «r» in «a», da writer a waiter, da scrittori a camerieri. C’era del vero: se di giornalisti-camerieri (nel senso peggiore) è piena la categoria, alla lettera il «waiter» è colui che aspetta. E chi, più d’un cronista o d’un deskista, passa ore nel suo deserto dei tartari ad attendere una dritta o un titolo? Informare costa: soldi e pazienza. Senza dirlo, ma ritraendo un Orio Vergani (nella foto) che non staccava mai la penna dal foglio o un Montanelli che raccomandava «mai più di un’idea per ogni articolo», Gallizzi e Sardelli fanno capire che alla scuola dei grandi maestri avrebbero da imparare tanti maestrini del copia-eincolla. «Perché si può entrare in un giornale per una raccomandazione o per un favore. Ma rimanerci è un’altra cosa». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014 tribunale distrettuale di Gerusalemme, sarebbe spettato di presiedere il processo ad Adolf Eichmann. Halevi pretendeva di far valere questo diritto, in molti si erano schierati dalla sua parte e avevano sostenuto che non era lecito «adattare» le leggi di uno Stato alle circostanze. Altrettanti, però, fecero rilevare come non ci si dovesse «nascondere dietro i formalismi» e che la politica dovesse operare delle scelte. Tra questi ultimi, Ben Gurion. La Knesset fece propri questi dubbi e varò un’apposita legge, con la quale disponeva che il nuovo dibattimento dovesse essere guidato da un magistrato appartenente all’Alta Corte di giustizia (fu scelto Moshe Landau). Per i due giudici che avrebbero affiancato Landau, si restò alle disposizioni di sempre, che assegnavano il diritto di scelta ad Halevi. Il quale fece due nomi: il proprio e quello di Yitzhak Raveh. Tutti e tre erano ebrei tedeschi, laureati in Europa prima di emigrare in Palestina. Il processo iniziò l’11 aprile del 1961. Elie Wiesel, lì in veste di reporter per il «Jewish Daily Forward», si disse colpito dal fatto che Eichmann non appariva «diverso dagli altri esseri umani». Cyrus Leo Sulzberger, sul «New York Times», notò che «sembrava più ebreo, secondo le definizioni convenzionali, delle due abbronzate guardie israeliane» schierate a sua protezione. Protezione davvero eccezionale. Eichmann era recluso nella prigione di Yagur: una guardia fu incaricata di sorvegliarlo, un’altra di sorvegliare la prima e una terza di occuparsi della seconda. Nessuno dei tre aveva perso parenti nell’Olocausto, né parlava tedesco. Come suo difensore fu scelto Robert Servatius, che, pur non essendo mai stato nazista, aveva già svolto il ruolo di avvocato della difesa dei collaboratori di Hitler al processo di Norimberga. Il ruolo di pubblico ministero toccò a Gideon Hausner, privo di competenza in quel campo specifico (era specializzato in diritto commerciale), ma in stretti rapporti con Ben Gurion. Nel corso della fase istruttoria, la Corte israeliana chiese un’imponente documentazione a molti Paesi: l’Unione Sovietica e la Gran Bretagna non la concessero. Servatius nella prima fase del dibattimento fu assai abile nel sollevare una serie di obiezioni procedurali, alle quali però Hausner seppe Rifiuto di cooperare Nel corso dell’istruttoria la Corte domandò numerosi documenti a diversi Paesi: l’Urss e la Gran Bretagna non li concessero sistente numero di ebrei. L’operazione «sangue in cambio di merci» (così fu definita) aveva consentito la messa in salvo di 1.700 persone e altre ancora avevano evitato di finire ad Auschwitz a seguito di quella trattativa. Dopo la guerra, Kasztner era espatriato in Israele dove aveva militato nel Mapai, divenendo portavoce del governo. Ma un altro ebreo immigrato in Palestina dall’Ungheria, Malchiel Gruenwald, si era messo a far circolare ciclostilati nei quali Kasztner veniva accusato di aver favorito i propri familiari e altri ebrei ricchi, nonché di essere stato per tutti gli altri (cinquecentomila) finiti nei Lager una sorta di «assassinio vicario» dei nazisti. Il governo aveva fatto causa a Gruenwald, ma il suo avvocato, Shmuel Tamir, era riuscito a capovolgere i termini del procedimento giudiziario, trasformandolo in un processo agli ebrei che avevano in qualche modo «collaborato» con i nazisti. Il dibattimento, rievoca Lipstadt, fece venire allo scoperto «una percezione da tempo diffusa in Israele secondo cui i sopravvissuti all’Olocausto avevano fatto qualcosa di disdicevole per salvarsi la vita». Il giudice, Benjamin Halevi, condivise pressoché apertamente le tesi di Tamir, assolse Gruenwald e disse, nei modi più chiari, che Kasztner, negoziando con Eichmann, aveva «venduto l’anima al diavolo». Poco tempo dopo Kasztner era stato ucciso davanti alla porta di casa, a Tel Aviv. E non aveva potuto sapere della successiva sentenza della Corte suprema che avrebbe capovolto le decisioni di Halevi, condannando il suo accusatore Adesso, proprio quando, come ha scritto Sergio Minerbi nel libro La belva in gabbia (Lindau), in Israele «si era diffuso il desiderio di sbarazzarsi dell’amarezza» per il caso Kasztner, con un colpo di scena, proprio al giudice Halevi, diventato nel frattempo presidente del Cultura 35 italia: 51575551575557 rispondere con efficacia. Una legge israeliana del 1950 e una delibera delle Nazioni Unite rendevano legale il processo. I testimoni a favore di Eichmann, che non potevano entrare in Israele senza rischiare l’incriminazione (o peggio), avrebbero potuto deporre all’estero. I corrispondenti dei giornali americani, in principio assai critici nei confronti del processo, lodarono la pertinenza e la quantità di precedenti fatti valere da Hausner. Eichmann si difese con grande abilità raccontando che nei primi anni del regime hitleriano, quando era in Austria, aveva avuto intensi rapporti con i leader sionisti per un piano che avrebbe consentito agli ebrei di espatriare, qualora si fossero rassegnati a lasciare in «patria» i loro averi. A tal fine avrebbe anche «soggiornato» a lungo in Palestina (ma si scoprì che, dopo un giorno ad Haifa, era stato espulso dagli inglesi alla volta dell’Egitto). Hausner smontò quel racconto grazie alla testimonianza di Aharon Lindenstrauss che, per conto degli ebrei, aveva «trattato» con Eichmann, venendone apostrofato «vecchio sacco di merda». Hannah Arendt, però, liquidò l’impianto di ricostruzione di Hausner come «cattiva storiografia e retorica a buon mercato». Deborah Lipstadt — che pure prende le distanze dalla Arendt — definisce «indubbio» che Hausner abbia presentato «gran parte della storia in modo errato», e imputa all’esposizione del pubblico accusatore «superficialità storica e autocelebrazione». Un momento assai complicato fu quello dell’interrogatorio all’eroe Moshe Bejski, che raccontò di come in Polonia 15 mila ebrei furono costretti ad assistere all’impiccagione di un bambino. Hausner gli domandò a bruciapelo: «Perché, essendo in 15 mila contro poche centi- naia di guardie, non vi ribellaste passando all’attacco?». testimoniare Pinchas Freudiger, membro del consiglio Bejski chiese di potersi sedere e rispose evocando il ter- ebraico ungherese, dopo che un uomo dall’aula lo aveva rore di chi spera di aver salva la vita, ma soprattutto, ove accusato di essere responsabile della morte della promai scegliesse di ribellarsi, non saprebbe poi dove cer- pria famiglia, il processo era precipitato nel caos. Aggracar riparo. Con quella domanda, il processo rischiava di vato dal fatto che il giudice Halevi (quello che aveva consfuggire di mano ad Hausner e di trasformarsi in un dannato Kasztner) chiese a uno di quei testimoni se procedimento d’accusa contro le vittime. avessero mai pensato di uccidere EichMa la Lipstadt sostiene che il pubblico mimann. Senza ottenerne risposta. Con il che Protagonisti nistero volesse «dimostrare l’ingiustizia Halevi aveva raggiunto lo scopo di dimointrinseca di questa domanda». Hausner, strare che in qualche modo i dirigenti dei scrive, «era perfettamente consapevole del Consigli ebraici — tranne rare eccezioni — fatto che gli israeliani nati in Israele e che avevano delle «colpe» per quel che era acnel 1948 avevano sconfitto cinque eserciti, caduto al loro popolo. non capivano perché gli ebrei di numero Il 20 giugno, dieci settimane dopo l’ini L’ebreo polacco tanto superiore rispetto ai loro aguzzini zio del processo, Eichmann salì sul banco Moshe Bejski (nella non avevano fatto lo stesso» con i nazisti. E degli imputati. Fu assai vago e, ad un temfoto qui sotto) aveva portato la questione allo scoperto po, loquace. Il giudice fu costretto più volte sopravvisse alla Shoah proprio per far sì che comprendessero a interromperlo: «Non le è stata chiesta grazie a Oskar quanto eccezionali fossero stati gli episodi una lezione generale… Le è stata posta una Schindler e fu uno dei di rivolta, come quello del ghetto di Varsadomanda specifica». Ma lui decise di insitestimoni al processo via nella primavera del 1943. Per dimostrastere con la sua vuota verbosità. E ottenne contro Adolf Eichmann. re questo assunto, Hausner chiamò sul un risultato. Il «New York Times» scrisse Più tardi divenne banco dei testimoni Abba Kovner, capo che non appariva «astioso o insolente», presidente della della Resistenza di Vilnius. Ma qui vennero dal momento che «si crogiolava in frasi commissione dei Giusti a confliggere la parte politica e quella stretburocratiche» e che, dunque, non «valeva di Yad Vashem, il tamente giudiziale del dibattimento. Dopo la pena di odiarlo». Hausner, secondo Lipsacrario israeliano che Kovner ebbe parlato, il giudice Landau stadt, commise molti errori nell’interrodell’Olocausto. Il con grande irritazione richiamò Hausner, garlo. Va ad Halevi merito di averlo indotto giudice israeliano accusandolo di aver «divagato molto ria pronunciare la frase che lo avrebbe conMoshe Landau (nella spetto all’argomento di questo processo» dannato. Fu quando Eichmann, per dimofoto al centro) fu portando quell’uomo sul banco dei testistrare di non essere stato antisemita, racpresidente della Corte moni. E quando Zvi Zimmerman, alleato contò di aver favorito la fuga di una coppia al processo Eichmann politico di Ben Gurion, andò alla sbarra per di ebrei viennesi e, per spiegare in che moriferire quel che di Eichmann gli avevano do, si lasciò sfuggire: «In ogni legge esiste detto persone della Gestapo, Landau diede qualche scappatoia». Da quel momento in escandescenze: «Il valore di questa pronon poté più cavarsela dicendo che era stava è, direi, quasi nulla… Questi, di fatto, soto soltanto ligio alle leggi del suo tempo. no pettegolezzi», disse ad alta voce. Il prePer lui non c’era più scampo. A dicembre Eichmann viene condannasidente del tribunale era a tal punto spato a morte. Alcune autorità morali del Paezientito che sembrò pendere dalla parte di se, Martin Buber, Yeshayahu Leibowitz, Servatius, sia nel caso dell’interrogatorio a Gershom Sholem, chiedono che ci si fermi Leon Wells (che parlò nello specifico degli lì. Ben Gurion che pure aveva dato battaebrei costretti a cancellare glia per non includere la pena di morte nel le tracce delle uccisioni in codice penale di Israele, discute della quemassa), sia nel caso di quelstione con Buber, ma non si fa convincere. lo a Michael Musmanno, i Decisiva è la presa di posizione del poeta quali non riuscirono a dire Uri Zvi Grinberg: «Buber può rinunciare al con precisione in che modo castigo per la morte dei suoi genitori, se quel che raccontavano fosse sono stati assassinati da Eichmann, ma né legato alla persona di Eichlui né altri Buber possono chiedere un’ammann. nistia per l’assassinio dei miei genitori». Il Ci riuscì, invece, il decano 31 maggio 1962 Eichmann salirà sul patiprotestante di Berlino, bolo. Heinrich Grueber, il quale Merito di questo libro è di aver ripercorraccontò di un tedesco che so le tappe del processo senza fermarsi ai aveva dato una mano a degli celebri reportage di Hanna Arendt, usciti ebrei. Però al momento di farne il nome sul «New Yorker» e poi raccolti nel libro La non volle, per non mettere a repentaglio, banalità del male (Feltrinelli). Ma un capidisse, la sua incolumità. Il fatto che, nella tolo è dedicato alla stessa Arendt. Un capiGermania degli anni Sessanta, fosse ancotolo non simpatizzante: «La Arendt tra l’alra rischioso dire di aver aiutato gli ebrei tro mancò dall’aula per buona parte del provocò sconcerto. Il testimone aggiunse processo», fa notare Lipstadt, «il suo fu un che stava parlando per esperienza, dal moabuso di fiducia nei confronti dei lettori». mento che, quando la stampa tedesca aveSi mette in risalto come la Arendt scrivesse va rivelato la sua intenzione di testimoniadella «commedia di parlare ebraico», dere contro Eichmann, aveva ricevuto uno La filosofa Hannah scrivesse i poliziotti israeliani come «simili «spesso dossier» di «minacce» e «lettere Arendt (nella foto qui agli arabi», «brutali», gente che «obbedidi insulti». sopra) seguì il processo rebbe a qualsiasi ordine», imputasse ai In quegli stessi giorni il processo entrò Eichmann: dai suoi sionisti («senza offrire alcun dato per giunella fase decisiva, quella in cui si esamiarticoli scaturì il stificare tale accusa») di «parlare un linnava il ruolo svolto da Eichmann in Unghefamoso libro «La guaggio non del tutto diverso da quello di ria nel 1944, dove aveva organizzato il «trabanalità del male», che Eichmann», avesse parole sprezzanti per i sferimento» ad Auschwitz di 437 mila sottolinea il grigiore Consigli ebraici, il cui capitolo definì «foebrei. Eichmann aveva suggerito di cominimpiegatizio della sco, patetico e sordido». Anche se, alla ficiare con quelli della Carpazia, cosicché i figura dell’imputato ne, la Arendt fu favorevole alla pena di loro correligionari di Budapest si «tranmorte. E diede il suo contributo a far sì quillizzassero» al pensiero che ad essere colpiti fossero solo gli ortodossi. Poi aveva aperto una che, se a Norimberga al centro dell’attenzione erano statrattativa con il negoziatore Joel Brand per «vendergli» ti i carnefici, adesso giungesse «l’ora delle vittime». Gli un milione di ebrei e nello stesso tempo aveva suggerito ebrei. È questa, scrive Lipstadt, l’eredità più significativa al comandante di Auschwitz, Rudolph Höss, di «trattar- del dibattimento che si concluse nel 1962 con le ceneri ne» con il gas il maggior numero possibile. Infine si era di Eichmann sparse nel mare. tornati sul caso Kasztner — su cui la Lipstadt ha parole paolo.mieli@rcs.it di grande comprensione — e quando si era presentato a © RIPRODUZIONE RISERVATA Al femminile Nel romanzo «Tevere», edito da Marsilio, Luciana Capretti narra una vicenda individuale che è tutt’uno con la storia italiana del Novecento Il passato che non passa, male di vivere di una donna chiamata Clara di RANIERI POLESE L a donna che scompare si chiama Clara. Ha 50 anni, un marito, due figli. Soffre di depressione, ha tentato più volte il suicidio. Nei diversi ricoveri l’hanno sottoposta a ripetuti elettroshock. A casa, quando la dimettono, passa il suo tempo a letto imbottita di sonniferi. Ma una sera di pioggia e freddo, in camicia da notte con solo un giaccone sopra le spalle, se ne va. E lascia un biglietto: «Perdonatemi, 50 anni bastano, mi troverete nel Tevere». Sulla sponda del fiume sotto l’Isola Tiberina ci sono i suoi documenti, ma il corpo non sarà mai ritrovato. È morta? È fuggita, inventandosi un’altra vita, e se sì, dov’è andata? Un commissario di polizia che conduce le ricerche è rimasto colpito da una foto di lei, il viso spento, gli occhi che esprimono sofferenza senza rimedio. Si chiede perché è finita così, che cosa ha prodotto quell’accumulo di dolore intollerabile. C’è molto malessere in quella famiglia. Giuseppe, il marito, da tempo sta con un’altra donna, passa pochissimo tempo a casa, non parla più né con Clara né con i figli. E Virginia e Giovanni, i figli, crescono male, oppressi dalle tenebre in cui la madre sembra annegare, carichi d’odio per un padre troppo assente. Tevere, il secondo romanzo di Luciana Capretti (giornalista Rai, con l’opera prima Ghibli aveva vinto il premio Rapallo), si propone di ricomporre i pezzi disordinati di una vita, la cui unica costante è la pena. Dice l’autrice, che si è ispirata a una storia vera, che scrivere questo libro è stato un po’ come «restituire alla protagonista qualcosa del tanto che le è stato tolto». Storia di una donna ma anche storia italiana, tra fascismo e anni Settanta. Più 3 per cento Record di presenze al Salone di Torino Confermata la crescita del Salone 2014 per numero di visitatori: 339.752, più 3% circa rispetto al 2013. Il che, con l’aumento delle vendite per gli editori (10-20 % in media con punte del 35 per Rcs e 50 per Sperling & Kupfer) spiega la soddisfazione alla conferenza finale. È stato proposto di allungare la durata del Salone di qualche giorno per l’edizione 2015, ospite la Germania. (i.b.) Sì, perché la prima giovinezza di Clara si è consumata a Novara, negli anni di guerra. Con un padre fascista repubblichino che costringe le due figlie (la terza è morta bruciata dall’alcol uscito dal fornelletto portatile, e Clara si incolpa di quella disgrazia) a diventare ausiliarie della Rsi. Alla Liberazione, il padre è catturato, condannato a morte, poi rinchiuso in un manicomio criminale da cui comunque esce presto, nei primi anni Cinquanta. Le ragazze, picchiate, stuprate e svergognate davanti a tutti, in qualche modo si salvano. Ma Clara scappa a Roma, si rifà una vita, conosce Giuseppe, giovane sceneggiatore di film, si sposa. Credendo così di aver cancellato il passato. Purtroppo non bastano la nuova casa, la felicità piccoloborghese, la nascita della figlia a salvarla. Tornata a casa dopo il parto, la cameriera la ferma mentre con in braccio la bambina sta per buttarsi di sotto. Inizia così la lunga trafila di ricoveri, cure brutali, perdita di ogni interesse alla vita, che neppure la nascita del secondo figlio riuscirà a interrompere. Costruito a piani alternati – le indagini del poliziotto che si spingono fino a ricostruire gli anni di Novara; le desolate scene di vita familiare; i frammenti di memoria e di consapevolezza che attraversano la mente ferita di Clara — Tevere dispone le vicende di questa donna infelice sotto gli occhi del lettore. Senza giudicare, senza emette- Ruoli maschili Il padre e il marito della protagonista hanno gravi responsabilità nei fatti che la portano alla malattia re verdetti. Certo gli uomini (il padre, ma anche il marito) hanno gravi responsabilità nei fatti che portano Clara alla malattia senza ritorno. A volte sembra che ad agire sia il destino, anche la mamma di Clara, disperata per la morte della figlia, era finita in manicomio. E le terapie violente — i tempi del romanzo sono ancora quelli di prima della riforma Basaglia — potevano solo aggravare la condizione di quelle poverette. Quello che Luciana Capretti vuole fare, e lo fa con partecipazione e bravura, è cercare le parole per dire il male di vivere di una donna, delle donne come Clara. E le pagine in cui Clara vive e descrive il vuoto doloroso, la perdita di senso, la sofferenza, sono quelle che più restano impresse. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il romanzo: Luciana Capretti, «Tevere», Marsilio, pagine 220, 17,50 36 Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Corriere della Sera SMS Idee&opinioni Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984 Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984 Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile SCENARI Ricchezza nelle mani dei più anziani Evitare la guerra fra le generazioni ✒ L’operazione attraverso la quale la società farmaceutica americana Pfizer sta tentando di prendere il controllo della concorrente inglese AstraZeneca con una offerta complessiva tra denaro e azioni da quasi 80 miliardi di euro è, sempre più, al centro del dibattito pubblico sia nel Regno Unito sia negli Stati Uniti. Nel Regno Unito, sede fiscalmente attrattiva per i quartieri generali delle multinazionali (Headquarter), hanno paura di perdere i centri di ricerca AstraZ basati sul suolo inglese, che da soli investono in ricerca, ogni anno, circa 2 miliardi di euro. Negli Stati Uniti, politici di primo piano, sia democratici sia repubblicani, ritengono che a Londra si faccia concorrenza fiscale sleale e temono per la sorte dei centri di ricerca Pfizer sul suolo statunitense. È e sarà battaglia dura, anche culturale, sui giornali. Il Financial Times, ad esempio, sta tenendo una posizione molto critica verso la logica di breve periodo dei mercati azionari. Un cambiamento epocale. E in Italia? Sembra esserci un disinteresse assoluto. Come attrarre gli headquarter e le persone fisiche ad alto reddito è considerato nel nostro Paese un tema politicamente poco sexy e non utile alla polemica politica. Mentre in Italia parliamo del nulla (o quasi) il Mondo ci passa davanti. Stando all’esempio del Regno Unito, negli ultimi 20 anni, con una politica fiscale intelligente nel detassare gli investimenti in capitale di rischio il governo ha creato il mercato alternativo AIM, fucina di migliaia di start-up e palestra di talenti manageriali ed imprenditoriali. E quello di attrarre persone fisiche ad alto reddito (e patrimonio) grazie al regime fiscale «resident non domicilied» è un altro capolavoro — bipartisan — della politica inglese. I grandi ricchi russi, indiani e arabi, tra altri, come Pfizer d’altronde, non vogliono certo risiedere fiscalmente a Londra per la bontà del clima. In Italia dobbiamo imparare da queste esperienze ad attrarre investimenti, talenti e capitali e allo stesso tempo imparare a difendere senza troppi complessi l’interesse nazionale, quando minacciato, ad esempio da migrazioni di know-how. Andrea Tavecchio @actavecchio © RIPRODUZIONE RISERVATA L’INCROCIO PERICOLOSO TRA EXPO E SCALA MILANO NON PUÒ REGGERE DUE EMERGENZE ✒ Per uno di quegli strani incroci che da qualche tempo sono sempre più frequenti, Expo 2015 e Scala, cioè i due brand più conosciuti di Milano, in queste settimane si ritrovano al centro di bufere che tendono pericolosamente a convergere. Due emergenze di diversa entità, con storie e cause completamente differenti, che stanno rimbalzando sulle pagine della stampa internazionale. Expo per gli arresti di responsabili tecnici e faccendieri di varia coloritura politica riuniti in una sorta di cupola impegnata a favorire la solita compagnia di giro di quelle imprese che vivono nell’attesa di appalti pubblici e di decisori politici compiacenti. La Scala con il caso Pereira, il sovrintendente designato come successore di Stéphane Lissner, che dovrebbe prendere possesso della sua nuova carica dal primo ottobre di quest’anno: il problema è che il signor Alexander Pereira, come è stato abbondantemente riportato dai giornali, ha comprato dal Festival di Salisburgo, di cui è direttore, una serie di opere a nome e per conto dell’ente lirico scaligero, ma senza averne i poteri. Da qui la situazione di grande imbarazzo dei vertici della Scala e la decisione maturata ieri di affidare a un esperto di diritto del lavoro i termini contrattuali che legano Pereira al teatro milanese, nell’ipotesi (al momento non ancora definita) di un licenziamento. Dov’è l’incrocio pericoloso? Nel fatto che il prossimo anno, proprio in concomitanza con il semestre di Expo, è stato deciso che la Scala dovrà fare una programmazione straordinaria con spettacoli anche durante il periodo estivo per aumentare l’offerta culturale della città: si devono cioè fissare le date e il repertorio. Questo significa che già da ora chi ha la responsabilità di farlo deve lavorare in questa direzione e il caso Salisburgo-Pereira non aiuta a partire subito con il piede giusto e soprattutto con i tempi giusti. Due emergenze incrociate che vanno risolte velocemente. Non è soltanto un auspicio dettato da orgoglio di bandiera o da incoscienti entusiasmi, ma una delle poche speranze di non finire tutti quanti nel Maelström del declino. Ugo Savoia © RIPRODUZIONE RISERVATA HACKER ALL’ATTACCO, MANAGER LICENZIATO NESSUNO PUÒ DIRSI ESTRANEO A INTERNET ✒ Gregg Steinhafel, suo malgrado, passerà alla storia come il primo top manager che nulla aveva a che fare con il mondo digitale e che pure agli hacker deve il suo licenziamento. Fino a pochi giorni Steinhafel sedeva comodamente sulla poltrona di amministratore delegato di Target, un brand che a noi europei non dice nulla ma che negli Stati Uniti è cresciuto fino a diventare, grazie al cosiddetto «cheap chic», la quinta catena di abbigliamento con 72 miliardi di dollari di ricavi. Per intendersi una sorta di Zara. È facile immaginare che dalla sua posizione si sentisse preoccupato dalla concorrenza degli altri colossi del retail, dall’andamento delle mode, dal costo del lavoro in Cina, dalla recessione e, infine, dalla propensione degli americani all’acquisto. Eppure è stato licenziato per non avere adeguatamente protetto dai criminali informatici 70 milioni di informazioni sui propri clienti e 40 milioni tra carte di credito e debito. Anche colossi come Amazon e Sony erano già stati oggetto di interesse da parte dei ladri del XXI secolo. Ma ora esiste la riprova che nessuno può considerarsi immune dal magma digitale che ha la capacità di infiltrarsi anche nei business più tradizionali. In effetti, dal punto di vista commerciale, è ormai evidente a molti, se non a tutti, che la capacità del web di rielaborare il mondo dei segni — leggi scrittura, musica, transazioni — ha influenzato direttamente e indirettamente la formazione dei prezzi: un libro di carta come una canzone, qualunque sia il loro supporto fisico, sono ormai una variabile di quanto e come quella stessa informazione sia presente su Internet. Ma Steinhafel è un «pioniere» di legami nuovi, meno scontati per ora, destinati purtroppo a ripetersi. Se serviva una sorta di raccolta di Esopo 2.0 per trasmettere i nuovi insegnamenti di questa entusiasmante ma difficile era in cui viviamo eccoci serviti: i difetti umani restano gli stessi. Ma al posto degli animali andrebbero messi hacker, virus, falle digitali e ansie, virtuali come il web ma non meno concrete di quelle del mondo industriale. Massimo Sideri © RIPRODUZIONE RISERVATA di MAURO MARÈ e PIETRO REICHLIN N egli ultimi tempi il dibattito pubblico si è ampiamente concentrato sull’aumento delle disuguaglianze tra individui che appartengono a diverse classi sociali o professioni, ma pochi hanno notato l’esistenza di un drammatico aumento delle disuguaglianze tra le generazioni. Una recente indagine della Banca d’Italia sulla distribuzione della ricchezza finanziaria evidenzia che la coorte degli under 35 ha subito una riduzione della ricchezza di 15 punti percentuali, mentre quella degli individui tra 55 e 64 anni è aumentata di 10 p.p. Impressionante l’aumento degli over 65, che sono passati dal 20 a più del 35% del totale. Più di un terzo della ricchezza italiana è in mano a individui in età avanzata e, se consideriamo anche la classe tra 55 e 64 anni, la percentuale sul totale diventa circa il 65%. E anche i dati sulla distribuzione dei salari per classi di età vanno in questa direzione. Come spiegare questa enorme redistribuzione tra generazioni? Certamente la crisi ha contribuito, dati i tratti peculiari del nostro sistema sociale ed economico, ma il trend evidenziato dai dati ha origini più lontane e cause largamente strutturali, non solo congiunturali. Ha sicuramente pesato il dualismo del nostro mercato del lavoro, cioè la diversa dinamica dei salari e dei rischi occupazionali per classi di età, la crescita della quota di gettito che deriva dalle imposte sul lavoro, l’enorme rivalutazione delle rendite immobiliari verificatasi negli ultimi 30-40 anni (di cui gli anziani sono i principali beneficiari), la riduzione della quota dei giovani in rapporto alla popolazione complessiva e, infine, la lunga transizione del nostro sistema previdenziale verso il regime contributivo, che ha garantito agli anziani rendite generose e pensioni anticipate (spesso prive di copertura contributiva). Per correggere gli squilibri di ricchezza tra classi di età bisogna ridurre le imposte e il cuneo contributivo per i giovani, per accrescere l’occupazione, aumentare l’investimento in scuola e formazione, rendere più flessibile il mercato del lavoro. Tuttavia, queste misure richiedono la mobilitazione di risorse imponenti (basterà la spending review?) e potrebbero non essere sufficienti. I dati della Banca d’Italia sono, infatti, un evidente campanello d’allarme per la solidità del nostro sistema di welfare. In assenza di CHIARA DATTOLA ATTRARRE I CAPITALI È UNA VIRTÙ LA LEZIONE CHE ARRIVA DA LONDRA una crescita sostenuta del reddito, la distribuzione delle risorse sarà sempre più squilibrata a svantaggio dei giovani. Ciò potrebbe determinare un conflitto generazionale sulla ripartizione della spesa sociale e del carico fiscale tra classi di età e, di conseguenza, minacciare l’intervento pubblico così come lo abbiamo conosciuto. Il problema non è nuovo e non riguarda solo l’Italia. Lo stesso allarme è stato lanciato recentemente da due autorevoli economisti americani, Kotlikoff e Marin, e, già cinquant’anni fa, Einaudi e Steve ci avvertivano con grande lucidità sul rischio di un conflitto generazionale. Tutti i sistemi di welfare dei Paesi Ocse sono sostanzialmente a ripartizione, anche se spesso accompagnati da un pilastro a capitalizzazione, più o meno sviluppato. Essi hanno senza dubbio consentito di raggiungere obiettivi importanti sul piano dei diritti sociali e dell’equità. Tuttavia, il tema del costo di queste macchine è stato per molto tempo trascurato. I sistemi a ripartizione funzionano bene solo con una demografia favorevole e una crescita economica sostenuta. Il vincolo di bilancio è molto semplice: un numero inferiore di attivi dovrà finanziare il welfare di un numero crescente d’individui per molti più anni. Se la quota di reddito/ricchezza dei giovani si riduce, e di molto, rispetto alle altre coorti, si abbassa drasticamente la loro capacità di finanziare qualsiasi prestazione a ripartizione. I giovani avranno la voglia, e, soprattutto, la possibilità di finanziare questi oneri nel futuro? La domanda è legittima, perché i sistemi a ripartizione non determinano alcuna accumulazione di risorse: le pensioni sono pagate dai lavoratori, i diritti non sono acquisiti ma sono promesse scritte sulla carta! La stagione delle riforme strutturali è appena cominciata e partiti e sindacati dovrebbero interrogarsi senza tabù sul modo di correggere la nostra spesa sociale per far fronte ai futuri scenari demografici e di crescita. È il caso, ad esempio, di mettere in agenda un rafforzamento dei sistemi previdenziali a capitalizzazione, per evitare il trasferimento dell’onere pensionistico sulle generazioni future e la riduzione del cuneo contributivo? Potrebbe essere necessario intaccare parte dello stock di pensioni in essere o quello in via di maturazione? È opportuno aumentare la compartecipazione dei cittadini alla spesa sanitaria in funzione del reddito individuale? Ci auguriamo che, su questi temi, sia possibile una soluzione cooperativa, anziché una guerra ideologica tra opposte fazioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE STUDENTESSE RAPITE IN NIGERIA Quelle ragazze già vedove di tutto di ISABELLA BOSSI FEDRIGOTTI S i sono convertite all’Islam, hanno annunciato con orgoglio i loro rapitori. E chi, avendo quattordici, quindici, diciotto anni o anche di più, minacciato di violenza, di morte o di schiavitù, non si sarebbe convertito in perfino meno di due settimane da qualsiasi religione a qualsiasi religione? Recitare il Corano a memoria, cantarne dei versetti, velo bianco, velo nero, fosse pure velo integrale: qualsiasi cosa pur di salvarsi e di tornare alla vecchia vita di prima. Povere, disperate ragazze colpevoli di essere andate a scuola, qualcuna di loro magari controvoglia, come succede a tutti gli scolari del mondo, obbligate dai genitori ansiosi per il loro futuro. Ragazzine, anzi, a giudicare dall’ audio dell’ultimo video inviato dai rapitori, che ci fa ascoltare le loro voci inconfondibilmente giovanissime, fresche, chiare nonostante la paura, nonostante le minacce, nonostante la loro condizione di ostaggi, infelice merce di scambio per un ricatto che il governo nigeriano ha già proclamato che non accetterà. Le sentiamo cantare in coro e potrebbe essere un canto qualsiasi, una salmo religioso, un inno patriotico, una canzone popolare che tutte conoscono. Poi vediamo le foto delle studentesse e verrebbe da pensare che di un canto funebre si potrebbe trattare, invece. Vediamo i loro visi terrorizzati, chiusi, disperati, rassegnati: piccole donne che fino a due settimane fa avevano le loro minime vite tranquille, liete o meno liete, tra libri di scuola e lavori domestici, tra genitori e fratellini, e che d’improvviso si sono ritrovate nell’inferno. Nessuna piange, devono aver già pianto quanto era possibile, soltanto guardano fisso, ci guardano, e i loro occhi immobili, scuri, profondi, esprimono l’angoscia dei condannati a morte che neppure più chiedono aiuto, che sanno quanto sia inutile gridare, agitarsi, chiedere pietà. Sono giovanissime ma già vedove e orfane di tutto, non hanno più corpi avvolti come sono nelle pezze nere, non hanno più età, non ❜❜ Visi terrorizzati, chiusi, disperati, rassegnati. Soltanto una persona ride nelle foto di gruppo: il carceriere armato più amici né famiglia. Sono un centinaio, sedute vicine l’una all’altra, ma dai loro visi si capisce che sono perdutamente sole. Hanno visto morire ammazzate compagne, amiche, forse sorelle, e quello che hanno subito probabilmente non sperano più di poterlo un giorno confidare a qualcuno. Nemmeno sanno — anche questo è probabile — che in tutto il mondo si parla di loro, speriamo non soltanto per passeggera indignazione internazionale. Sono armati fino ai denti gli uomini che sorvegliano il gruppo, elmetti in testa e mitra imbracciati, pronti a fare fuoco: e hanno l’aria di chi va a caccia di passerotti e fringuelli con un fucile da caccia grossa, buono per leoni ed elefanti. Solo che gli sventurati passerotti neri messi in fila per la sceneggiata della conversione, paralizzati come sono dal terrore, nemmeno si sognano di spiccare il volo. Tra i volti mortalmente seri delle piccole vedove senza lacrime spicca un sorriso soltanto, se tale si può definire l’orribile ghigno del capo dei banditi. E chissà se ride per la contentezza di essere riuscito ad avere la meglio, con la sua soldataglia, su delle ragazzine di quattordici, quindici anni, a farle addirittura convertire, sotto la minaccia delle armi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014 37 italia: 51575551575557 Lettere al Corriere IMMIGRAZIONE E DIRITTO D’ASILO PROBLEMI DA RISOLVERE INSIEME Risponde Sergio Romano Non si contano più i migranti che arrivano quasi tutti i giorni soprattutto sulle coste della Sicilia. E chissà quanti ancora ne arriveranno durante l’estate. Da tempo i centri di accoglienza non sono più sufficienti e diventa arduo per il personale poter trattare con umanità questi poveretti. Adesso è necessario che tutti gli altri Paesi dell’Unione europea inizino ad aprire anch’essi dei centri affinché questa gente possa essere trattata dovunque con un certo rispetto e non più ammassata nelle strutture di un solo Paese europeo. Finora l’Italia il suo compito in qualche modo l’ha svolto; ora è giunto il momento che si impegnino a svolgerlo (e non più a parole) anche gli altri Stati membri dell’Ue. CINEMA Film con effetti speciali Caro Romano, come spiega che film con personaggi fantastici, come maghi e maghetti, vampiri e vampiretti, supereroi mostruosi, uomini ragno e donne gatto, abbiamo successi clamorosi al botteghino? Non si tratta di film per bambini, come sembrerebbe, ma l’apprezzamento coinvolge tutte le età, uomini e donne. È solo divertimento o il desiderio irrefrenabile di uscire dalla realtà? L’ultimo film di Spider-Man ha debuttato in Usa con un incasso di 92 milioni di dollari. Follie? Giorgia Gasperini Bologna Credo che il successo dei due grandi filoni della cinematografia americana — la fantascienza e l’orrore — siano legati alle nuove tecnologie informatiche. Il genere richiede effetti speciali che in altri tempi e con altri mezzi sarebbero stati molto meno attraenti. Le consiglio di veder o rivedere, per un confronto, «Il viaggio Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79 Perché così non si può continuare. Giovanni Papandrea Reggio Calabria Caro Papandrea, a soluzione può essere soltanto europea. Non è giusto che tre Paesi mediterranei — Grecia, Italia e Spagna — debbano fare fronte da soli a un problema che concerne l’intera Unione europea. Ma è utile che gli italiani conoscano le ragioni per cui una soluzione europea è così complicata. In una lunga intervista a un giornalista del settimanale tedesco Spiegel, pubblicata dalla New York Review of Books del 7 maggio, George Soros ha riassunto i risultati di un’indagine sul fenomeno migratorio compiuta da Open Society, l’associazione umanitaria fondata dal finanziere anglo-ungherese dopo la fine della Guerra L fredda. L’indagine ha dimostrato che il nodo da sciogliere è quello della differenza fra l’asilo concesso dai Paesi del Nord e quello concesso dai Paesi dell’Europa meridionale. In Germania e nei Paesi scandinavi l’asilo è particolarmente generoso, in quelli del Sud è molto più modesto e garantito spesso dopo una lunga attesa. Oggi la situazione è alquanto complicata dal maggior numero di persone che fuggono da zone di guerra e conflitti civili in Africa e in Asia. Ma già negli scorsi anni questa disparità aveva reso il Nord molto più desiderabile del Sud e suscitato i risentimenti dei Paesi «generosi». Fu questa la ragione per nella luna» di George Méliès (1902), nobile antenato del cinema di fantascienza. Lo troverà in rete. IMMOBILI imposte che sempre più numerose colpiscono le proprietà? C’è qualcuno che si occupi di questo problema o l’unico imperativo è quello di tassare? Mercato fermo Girando per le nostre città e nei nostri paesi è sempre più facile vedere appartamenti e uffici vuoti, negozi chiusi e capannoni abbandonati. Gli immobili messi in vendita all’asta sono sempre più numerosi e i cartelli scoloriscono inesorabilmente nell’attesa di clienti. In tale situazione si trovano sicuramente centinaia di migliaia di immobili. Com’e sarà possibile per i loro proprietari far fronte alle La tua opinione su sonar.corriere.it Da Rio de Janeiro a Roma, migliaia in marcia per chiedere la cannabis legale. Siete d’accordo? Pietro Volpi pietrovolpi@virgilio.it cui è stato deciso che la richiesta d’asilo debba venire indirizzata soltanto al governo del primo Paese in cui il migrante mette piede entrando nell’Unione europea. La decisione di Dublino, come è stata definita, ha ridotto il numero di coloro che arrivano nei Paesi del Nord, ma ha svantaggiato considerevolmente i Paesi del Sud, oggi alle prese con due gravi inconvenienti. In primo luogo la prossimità dell’Africa e del Levante li rende pur sempre una desiderabile «prima tappa». In secondo luogo il migrante non rinuncia alla sua meta preferita ed evita in molti casi d’iscriversi nel registro degli stranieri giunti irregolarmente in Italia. Abbiamo così un doppio problema: centri d’accoglienza sovraccarichi e stranieri che preferiscono la clandestinità nella speranza di raggiungere i Paesi dove le condizioni dell’asilo sono molto migliori. Con i centri pieni d’immigrati e molti clandestini nelle strade, l’onda xenofoba, malauguratamente, può soltanto crescere. Non vi sarà soluzione quindi se non adottando due misure. Occorre anzitutto colmare almeno in parte il divario fra i diversi trattamenti riservati dai membri dell’Ue a coloro che chiedono il diritto d’asilo. E occorre consentire che ogni migrante abbia il diritto di scegliere il Paese a cui intende appellarsi per ottenerlo. Ciascuna di queste misure richiede una politica europea dell’immigrazione e fondi europei. In altre parole occorre più Europa, non meno Europa, come vorrebbero coloro per cui l’Ue è la causa di tutti nostri mali. ricorso di interventi correttivi, quali esenzioni, agevolazioni per famiglie monoreddito, quoziente familiare, detrazioni e franchigie che ne attenuino la punitività principalmente mirata ai ceti più deboli e meno abbienti, con aliquote pesantemente penalizzanti e inaccettabili, dove sopprimere l’evasione rimane un semplice sogno di mezza estate. Giovanni Bertei, La Spezia assistiamo a morti e danni incalcolabili, ma una seria programmazione di interventi non è stata mai fatta, si interviene in modo disordinato qua e là,senza risolvere minimamente il problema. La natura ci potrebbe fornire la più grande occasione di crescita e di lotta alla disoccupazione, ma si poco o nulla per investire in prevenzione. A metà Ottocento in Francia, il ministro Louis Blanc, dopo gli studi di una commissione di imprenditori e operai, predispose i cosiddetti «ateliers nationaux» incaricati di dare lavoro ai disoccupati per svolgere opere di pubblica utilità. Non è possibile che qualcosa di simile potrebbe funzionare anche oggi creando un Fondo Natura includendo musei,luoghi d’arte con un progetto di ricaduta anche sul turismo, attingendo magari anche alle risorse della Cassa integrazione,oppure alla Cassa Depositi e Prestiti o ai Fondi Europei? FISCO TERRITORIO Peso insostenibile Come valorizzarlo Si parla sempre a vanvera dell’evasione fiscale, senza riflettere su questo vecchio e iniquo catenaccio che è il nostro sistema tributario, una sorta di rottame che induce al Sappiamo tutti della fragilità del nostro territorio, ad ogni acquazzone, definito anomalo e imprevedibile, quasi a giustificare la nostra inerzia, SUL WEB Risposte alle 19 di ieri La domanda di oggi Sì L’esperimento in una scuola inglese per studenti dormiglioni: lezioni dalle 13.30. Siete d’accordo? 40 No 60 © RIPRODUZIONE RISERVATA Giancarlo Torri giancarlotorri@teletu.it Interventi & Repliche Infrastrutture lombarde e Policlinico In merito all’articolo pubblicato ieri («Sanità, cantieri, e terreni dell’Expo, così è partito l’assedio milionario»), desidero innanzitutto chiarire quanto mi sembra equivoco dal pezzo e cioè che Infrastrutture lombarde non è coinvolta con il Policlinico. Tengo a precisare, infatti, che Infrastrutture Lombarde non è mai entrata a «gamba tesa sulla gestione dei beni che cinque secoli di beneficenza lombarda avevano lasciato in dote al Policlinico», ma nel 2010 ha semplicemente concordato un’audizione nel Cda della Fondazione, al fine di presentare la propria attività. La direzione e il Cda del Policlinico hanno valutato di procedere in modo diverso, avviando un percorso innovativo che il Corriere, per altro, ha puntualmente documentato. Da una parte, la costituzione di un fondo di Social Housing sta permettendo di coprire i costi necessari per la costruzione del nuovo ospedale valorizzando il proprio patrimonio immobiliare in chiave sociale; dall’altra, la decisione di procedere verso una fondazione che, attraverso la valorizzazione del patrimonio rurale, contribuirà a finanziare la ricerca scientifica del Policlinico. In sintesi, stiamo ricostruendo un ospedale non solo senza gravare sull’indebitamento pubblico, ma pure insistendo su uno sviluppo del patrimonio finora non perseguito.Inoltre, quando viene scritto che «con la pressione e l’appoggio dei vertici della Regione chi si oppone se ne va o viene trasferito e così si possono anche gestire gli appalti per il nuovo Policlinico», tengo a precisare che non capisco a chi si riferisca e, soprattutto, che il percorso accennato sopra e la trasparenza che gli abbiamo dato sono indizi importanti della libertà della gestione del Cda da me rappresentato. Da ultimo, come non mi stancherò mai di ripetere, Cl in quanto tale non c’entra nulla: ritengo che l’operato delle persone sia da valutare in base ai fatti compiuti e non in base alla loro appartenenza che, altrimenti, facilmente diventa discriminazione. Giancarlo Cesana, presidente Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE PRESIDENTE Angelo Provasoli Ferruccio de Bortoli VICE PRESIDENTE Roland Berger Luciano Fontana VICEDIRETTORI Antonio Macaluso Daniele Manca Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962 Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli privacy.corsera@rcs.it - fax 02-6205.8011 © COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge. CONSIGLIERI DIREZIONE, REDAZIONE E TIPOGRAFIA 20121 Milano - Via Solferino, 28 Tel. 02-62821 Fulvio Conti, Teresa Cremisi, Luca Garavoglia, Attilio Guarneri, Piergaetano Marchetti, Laura Mengoni DISTRIBUZIONE m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Cazzaniga, 19 - 20132 Milano - Tel. 02-2582.1 - Fax 02-2582.5306 DIRETTORE GENERALE DIVISIONE MEDIA Alessandro Bompieri E-mail: lettere@corriere.it oppure: www.corriere.it oppure: sromano@rcs.it Il piccolo fratello di Paolo Di Stefano Le classifiche dei libri discriminano la qualità È vero che troppi scrittori del passato sono stati dimenticati ingiustamente: capolavori mai più riproposti e abbandonati a se stessi, finiti nella terra di nessuno di qualche scaffale polveroso di biblioteca o di remainder, a vantaggio di caterve di libri mediocri che occupano militarmente le vetrine e i banconi delle librerie. Quando si parla di mercato librario, si parla di numeri, mai di livello qualitativo. E mentre per l’economia del vino sarebbe blasfemo equiparare un Tavernello a un Brunello, per l’oggetto più raffinato che esista, cioè per il libro, tutto è uguale a tutto, e Fabio Volo vale Philip Roth: 1 a 1. È un paradosso su cui non si insiste mai abbastanza. Basta fare una prova. Se cerchi su internet una classifica dei vini italiani, ai primi posti troverai quasi sempre un Brunello, un Barolo o anche un Primitivo di Manduria eccetera: etichette che non sono certo le più richieste dal bevitore comune ma sono quelle considerate il top dagli esperti. Se cerchi una classifica dei libri, trovi invece soltanto i best seller e il giudizio dei critici non conta nulla. Non esiste il concetto di «best seller» nell’ambito dei vini, delle lavatrici, delle lampade, dei calzini, delle stoviglie, dei dentifrici, ma esistono «i libri più venduti» e soltanto quelli. E il solo fatto di elencare ossessivamente tutte le settimane i «libri più venduti» moltiplicherà il successo dei già «più venduti» affossando fatalmente gli altri: tipico effetto domino, che farà da traino alle presenze televisive fondate a loro volta sull’audience: proprio Fabio Volo domenica sera è stato invitato da Fazio come «tePer le opere della Fiera del Libro, in degli scrittori si stimonial» virtù delle sue 600 mila copie veninsiste sempre dute. Senza dire che non appena in una libreria di catena o di sui più venduti, entri supermarket, la prima visione che ti appare è la lista dei best seller: non per i vini sempre quella. Effetto domino a circuito rigorosamente chiuso. Mai che qualcuno si sogni invece di rivelarci quali sono i grissini o i dopobarba o i caffè o i prosciutti o le paste più comperate dagli italiani: sarebbe pubblicità sleale? Probabilmente ci sarebbe una sollevazione dei produttori. Uno scrittore, invece, vale talmente poco, per la società, che lo si può sottoporre, senza timori, a qualsivoglia tipo di concorrenza scorretta. Chi se ne frega. È logico che gli editori si avvantaggiano a rotazione di questo sistema puramente numerico e autopromozionale, puntando a loro volta già in partenza sui nomi che prevedibilmente saranno più graditi al mercato, alle catene e ai supermercati, alle classifiche (e a Fazio). Detto ciò, non tutto è perduto. Ci sono iniziative editoriali che invitano al buonumore, incoraggiando l’idea che una qualche giustizia letteraria, alla lunga, possa esistere. Un solo esempio: sono usciti da Feltrinelli i Romanzi di Luigi Di Ruscio, lo scrittore di Fermo, metalmeccanico emigrato dalle Marche a Oslo, autodidatta di talento, morto più che ottantenne nel 2011, lodato da tanti lettori eccellenti (Fortini, Volponi...) e dimenticato dai più. Oggi ritorna. Postumo: l’unica buona ragione che impedisce a Fazio di intervistarlo. Quanta spaventosa concentrazione sui libri di Fabio Volo (intervistato sempre!) per riuscire a distrarsi su Di Ruscio... ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA Nidasio FONDATO NEL 1876 CONDIRETTORE @ PUBBLICITÀ RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano - Tel. 02-25846543 - www.rcspubblicita.it PREZZI DI VENDITA ALL’ESTERO: Albania € 2,00; Argentina $ 12,50 (recargo envio al interior $ 1,00); Austria € 2,00; Belgio € 2,00; Canada CAD 3,50; CH Fr. 3,00; CH Tic. 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EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • Seregni Padova s.r.l. 35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. 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La vita del “Papa buono” nelle sue parole” € 11,30; con “La grande cucina italiana” € 11,30; con “Lucia Annibali, Io ci sono” € 14,30; con “Holly e Benji ” € 11,39; con “English da Zero” € 12,39; con “English Express” € 7,39; con “Biblioteca della Montagna” € 10,30 38 Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Spettacoli In California La villa di «Scarface» in vendita per 35 milioni di dollari La casa-set di Scarface (1983), il film culto di Brian De Palma con protagonista Al Pacino nei panni dell’avido e spietato Tony Montana, è in vendita. Costo: 35 milioni di dollari (oltre 25 La polemica Il Cda del teatro rimanda la decisione sul destino del futuro sovrintendente. In discussione l’acquisto di sette opere da Salisburgo di cui è ancora direttore MILANO — Non accetta di essere dimezzato come il visconte di Calvino, né diminuzioni sul futuro stipendio o incentivi Alexander Pereira, il sovrintendente austriaco che dovrebbe subentrare in ottobre a Stéphane Lissner alla guida della Scala. A questo irrigidimento sarebbe dovuta — secondo alcune indiscrezioni — la decisione assunta ieri dal Cda del teatro di rimandare (probabilmente a giovedì) la decisione sul suo futuro. Pereira ritiene di aver agito per il meglio della Scala in una situazione che lo vede con le mani legate (non ha diritto di firma e deve progettare le future stagioni, spettacoli per Expo compresi) e, per questo, non accetta di essere posto sotto tutela. Per alcuni consiglieri, invece, è reo per l’impegno d’acquisto — a prezzo coerente con il mercato — di 7 apprezzati spettacoli messi in scena in uno dei maggiori festival del mondo, quello di Salisburgo, di cui è ancora direttore. Una situazione al limite del conflitto di interessi, sicuramente accettabile in altri tempi, difficile da spiegare — specie se si seguono i polveroni — in un periodo caratterizzato da vasta e generalizzata corruzione. Così ieri, nel riferire gli esiti del Cda (dopo una telefonata con il ministro Franceschini), il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha annunciato lo slittamento della decisione sul «caso Pereira». «La Scala — ha dichiarato — ha approvato il pareggio di bilancio per il nono anno consecutivo e ottenuto dal ministro la conferma di un forte impegno per restituirgli l’autonomia». Su Pereira, invece, «c’è stata un’ampia discussione. Alcuni consiglieri, e poi il Cda all’unanimità, mi hanno chiesto un momento di riflessione. Credo sia giusto perché è una questione delicata, che riguarda la credibilità e il futuro della Scala, e, indirettamente, anche Expo 2015. Mi sembra meglio riflettere e avere tutti gli elementi per prendere la decisione più giusta per il bene comune». Ieri erano presenti tutti i consiglieri (non Lissner e Pereira) e tra loro non c’è stata unanimità. La Regione Lombardia vorrebbe troncare il rapporto con Pereira e anche il sindaco si è fatto tiepido. Ai milioni di euro). Villa «El Fureidis» (Paradiso Tropicale) si trova a Montecito, California. Sergey Grishin, il padrone di casa, miliardario di origine russa, se ne vuole disfare perché «la usa poco». «Don Carlo» Da sinistra, Jonas Kaufmann, Thomas Hampson, Anja Harteros, Maria Celeng e Matti Salminen nel «Don Carlo» andato in scena a Salisburgo La Scala è divisa sul caso Pereira Ora lo scontro è anche sui soldi Il manager non accetta la riduzione del cachet. Ipotesi esonero La vicenda L’impegno Alexander Pereira (65 anni, nella foto con la compagna Daniela de Souza), futuro sovrintendente della Scala, si è impegnato ad acquistare alcune opere dal Festival di Salisburgo, di cui è ancora direttore artistico Decisione rimandata Ieri era attesa la decisione, da parte del Cda della Scala, sulla revoca o sulla conferma dell’incarico a Pereira: ma tutto è stato rimandato a giovedì consiglieri di nomina statale il Mibac non ha dato «indicazioni di voto». Di tutt’altro avviso i soci privati e la Provincia. L’intero Cda è in scadenza a fine anno (questo pesa sulle scelte), termine entro il quale il consiglio può nominare direttamente il sovrintendente: poi entrerà in vigore il decreto Bray e l’atto spetterà al ministero. La soluzione di comminare una «sanzione» a Pereira (il suo stipendio, da ottobre sarebbe intorno alla metà di quello percepito da Lissner, che è 507 mila euro per la parte fissa, più un’altra parte che circa lo raddoppia) per invitarlo a maggior attenzione alle burocrazie e minore autonomia non sarebbe funzionata. Il manager austriaco non vuole essere posto sotto tutela o dimezzato, come chiedono i sindacati invocando l’affiancamento di un direttore artistico. Così la situazione si sarebbe a tal punto ingarbugliata che, in queste ore, il sindaco avrebbe contattato un giuslavorista per vedere se nel comportamento di Pereira si possano persino ravvisare gli estremi per un suo allontanamento. Senza dover trovarsi a pagare, nei prossimi mesi, tre sovrintendenti: Lissner (che da tempo sta programm a n d o l e s t a g i o n i p e r Pa r i g i ) , incaricato1 (Pereira) e incaricato2. Una figura che potrebbe corrispondere al profilo genetico di Escobar dal Piccolo di Milano, Chiarot da Venezia, Vergnano da Torino, Bianchi da Firenze, Fuortes da Roma… I più favorevoli a Pereira, invece, tenderebbero a coinvolgere Lissner nella vicenda, per conoscere il suo Hanno detto Regista Andrée Ruth Shammah dirige il teatro Parenti ❜❜ Shammah ❜❜ Micheli Situazione in contrasto con Milano capitale della cultura Occorre un’iniezione di cultura: dove c’è, non c’è il malaffare Presidente Francesco Micheli, presidente del festival MITO ❜❜ Crespi Amici Anna Crespi, presidente degli Amici della Scala In tre mesi non si fa una stagione e non si può valutare una persona parere anche alla luce del fatto che esiste una lettera da lui firmata (15-102013) in cui invita Pereira a procedere con l’acquisto dei Maestri cantori di Norimberga (diretta dal milanese Gatti), una delle opere sotto accusa. Questa incertezza sulla Scala riflette il clima di generale amarezza della città, specie dopo l’emergere della vicenda Expo. «In città c’è un clima di mancanza di confronto — sintetizza Andrée Ruth Shammah, anima del Teatro Franco Parenti —. Il modo di procedere, sia della Scala che di Expo, è in contraddizione con una Milano capitale della cultura. Expo non ha dimostrato di credere nel coinvolgimento del pensiero: si è corsi a realizzare padiglioni e infrastrutture». Una posizione che Francesco Micheli, patron di MITO, in margine al dibattito «Finanziare la Cultura» accoglie in positivo: «Approfittiamo di queste difficoltà per fare un’iniezione pesante di cultura: dove c’è, non c’è il malaffare». Tra gli appassionati Scala, i commenti non sono avversi a Pereira. La presidente degli amici della Scala, Anna Crespi, crede che ogni aspetto e persona vada valutato nel tempo: «Qui si vuole fare e decidere tutto subito. Ma in tre mesi non si può valutare una persona, né fare una stagione o trovare i soldi». Sarcastico il loggionista melomane Marco Vizzardelli, uno dei blogger più seguiti sulla Scala: «Fossi Pereira me ne andrei sbattendo la porta e mandando a quel paese i milanesi insipienti che non lo meritano. È di livello troppo alto per questa città». Pierluigi Panza © RIPRODUZIONE RISERVATA Musica I testi di «Ghost Stories», sesto album della band inglese, riflettono la separazione fra Martin e Paltrow: «Non puoi sfuggire a quello che la vita ti mette davanti» Coldplay, nel nuovo disco l’addio fra Chris e Gwyneth N ove canzoni su nove. Non c’è scampo. Hai voglia a dire che «sebbene possa sembrare un album strappacuore, in realtà è la gioiosa scoperta che non puoi sfuggire a quello che la vita ti mette davanti». Chris Martin ha messo i fantasmi della separazione da Gwyneth Paltrow nei testi di tutti brani di «Ghost Stories», nuovo album dei Coldplay (esce il 20, 19 antprima live su SkyUno). Manca solo il nome dell’attrice e siamo a posto... «Penso a te, non ho dormito...» è la prima frase di «Always in My Head», brano che apre il sesto lavoro della band inglese e che vede ai cori la figlia Apple (in «O» c’è l’altro figlio, Moses). Una ballad delicata, eterea, con un’intro alla Peter Gabriel. «Non utilizzerei Ex Chris Martin (37) e Gwyneth Paltrow (41): i due si sono separati dopo 10 anni la parola rottura, è stato più un capire che era un tentativo di crescere», ha detto Chris a Zane Lowe della Bbc nell’unica intervista concessa. «Magic», il primo singolo, l’aveva lasciato intuire. Con quel lamento «sono rotto in due, ma per me è ancora una magia quando stiamo vicini». «È una questione di essere onesti e dire “questo è quello che mi è successo”», ha confessato Chris. Il clima dei testi si riflette nella musica. Prevalgono le ballad, le atmosfere sospese. Non siamo al classico rock me- lodico dei primi Coldplay, le chitarre sono nascoste e prevalgono i synth, ma nemmeno a quel suono levigato e pop dell’ultimo «Mylo Xyloto». Due produttori sparigliano. Timbaland ha usato un groove hip hop come appoggio per un banjo su I premi del cinema Nomination ai David: Virzì batte Sorrentino Il capitale umano di Paolo Virzì guida con 19 nomination la classifica delle candidature ai David di Donatello, che verranno consegnati il 10 giugno in diretta su Rai Movie con la conduzione di Paolo Ruffini e Anna Foglietta. Al secondo posto, con 18 candidature, La grande bellezza di Paolo Sorrentino, fresco di Premio Oscar. A seguire, tra i più votati, Smetto quando voglio dell’outsider Sydney Sibilia (12 candidature), Allacciate le cinture di Ferzan Ozpetek (11 candidature), La mafia uccide solo d’estate, esordio alla regia di Pif (9 nomination), e La sedia della felicità, il film postumo di Carlo Mazzacurati (8 nomination e un premio speciale per il regista toscano scomparso recentemente). «True Love»; Avicii ha invece cucito un abito dance su «A Sky Full of Stars», paradossalmente la più coldplaiana di tutte, perfetta per l’estate. Finisce una storia d’amore, ma non è la fine del mondo. «Se non fai entrare l’amore dentro di te è un problema: non riesci a darlo indietro. Qui parlo dell’aprirsi all’amore. Può essere doloroso, ma diventa una cosa grandiosa. E alla fine del disco si sente che è tutto ok». «O», ultima traccia, ha un piano alla David Sylvian e il falsetto di Chris che racconta l’amore che viene e va come uno stormo di uccelli. «Il messaggio è “non mollare mai”, quello che mio padre mi ha sempre detto di fare». Andrea Laffranchi © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014 Dinastie Spettacoli 39 italia: 51575551575557 La svolta La giovane debutta al cinema e a teatro. Quarta generazione della famiglia di attori Hemingway e il reporter: film Usa a Cuba dopo 55 anni Trio Da sinistra, Joely Richardson (49 anni), sua figlia Daisy Bevan (22 anni,, anche a destra) e Vanessa Redgrave (77), nonna di Daisy e mamma di Joely Il capostipite Michael Redgrave, morto nel 1985 a 77 anni La nuova erede Redgrave: nascondevo la mia identità Una malattia, il provino anonimo: i segreti di Daisy LONDRA — Non serve sapere il suo nome per riconoscere il suo bagaglio genetico. Il viso è quello della mamma, che a sua volta è quello della nonna. Daisy Bevan è figlia d’arte. A 22 anni si prepara a seguire le orme dei suoi avi. Un destino che è suo dalla nascita. È da quando è piccola che assiste affascinata in camerino alla preparazione delle donne della sua famiglia: «I miei primi ricordi — sottolinea — sono legati a mia mamma seduta davanti allo specchio, poco prima di andare in scena». Oggi è lei a calcare il palco del Riverside Studios in Il ritratto di Dorian Gray, così come a percorrere sorridente il tappeto rosso della prima di un film importante, I due volti di gennaio (in uscita in Italia in autunno). Quarta generazione di una dinastia, i Redgrave, che nell’arco degli anni ha regalato al pubblico Sir Michael, Vanessa, Joely e Natasha Richardson, Carlo Nero. «So che è quello che voleva — ha raccontato mamma Joely —, l’ho incoraggiata senza darle false speranze, come i miei genitori avevano incoraggiato me». Il no- me non sempre aiuta. Per Daisy, che pure riconosce il ruolo che teatro e recitazione hanno avuto nella sua vita, spesso è stato un ostacolo. «Mi sono sentita dire varie volte no, oppure “ti prendiamo anche se sarebbe più facile per noi non averti nel cast”». Quando tua nonna è Vanessa Redgrave, quando il tuo bisnonno è una leggenda, i critici, se non il pubblico, vedono soprattutto le mancanze. Non sei semplicemente un attore al suo esordio. Non è stata accolta bene, ad esempio, la sua interpretazione al Riverside, dove Daisy è stata accoppiata al rampollo di un’altra dinastia, Jack Fox, figlio di James e nipote di Edward. «Sono bellissimi da guardare — ha scritto con un tocco di perfidia il critico del Daily Telegraph — ma poco meno rigidi di due statue di cera in una camera degli orrori». Daisy — suo papà, Tim Bevan, fondatore della società Working Titles, è un famoso produttore (Il diario di Bridget Jones, Alta fedeltà...) — sa come non lasciarsi intimidire. «Quando tutta la tua famiglia lavora in questo campo sai benissimo che per ogni sì ci saranno decine di no. Non è un lavoro facile, ma se sei preparato non ti lasci scoraggiare». L’avventura cinematografica de I due volti di gennaio l’ha appassionata. «Per me è stato entusiasmante lavorare con il cast. Ho imparato tantissimo e sono stata felicissima di trovarmi con Kirsten (Dunst), Viggo (Mortensen) e Hossein (Amini, il regista)». Come ha avuto la parte? «Ho mandato attra-verso il mio agente un provino anoni-mo». Non voleva favoritismi, anche see ignorare chi sia è impossibile. Dettoo L’ex Take That Elusione fiscale: accuse per Gary Barlow Bufera in Inghilterra sull’ex Take That e ora giudice di X Factor Gary Barlow, accusato di elusione fiscale. Secondo le ricostruzioni della stampa, Barlow, insieme ad altri due componenti della band e al loro manager, nel 2012 avrebbe investito almeno 26 milioni di sterline (32 milioni di euro) in alcuni fondi che si è poi scoperto essere un modo per aggirare le tasse. ciò, arrivare ar a questo punto non è stato u uno scherzo. Daisy era affetta da un problema genetico alla circolazio lazione ed ha subito diverse operazi razioni. Quando aveva 15 anni sua mad madre aveva lasciato la serie televisiva «N «Nip-Tuck» per dedicarsi a lei. «Sono sscelte che noi madri dobbiamo fare — aveva raccontato — e so che non mi pentirò mai di essere stata al fianco d di mia figlia». I giornali avevano visto nell’annuncio una malattia più grave grav della realtà. Daisy ne era ri- A 55 anni da Il nostro agente all’Avana (1959) di Carol Reed, ultima produzione cinematografica Usa completata a Cuba, il regista Bob Yari ha da poco concluso fa le riprese di Papa. Il film racconta la storia vera dell’amicizia fra Ernest Hemingway (nella foto con Fidel Castro), interpretato da Adrian Sparks, e il reporter Denne Bart Petitclerc (Giovanni Ribisi) negli L’infa L’infanzia «Rico «Ricordo mia madre davanti allo specchio, poco dava prima di andare in scena» prim masta ssconcertata. «Ho capito quanto è diffici difficile abituarsi a queste intrusioni, all’utilizzo all’ut di informazioni riservate p per vvendere giornali. Non era un problem problema eccessivamente serio. È vero, sono stata operata, ma tutto lì». La su sua famiglia, d’altronde, ha avuto tragedie vere, come la morte nel 2009 di Natasha Richardson, zia di Daisy. Stava sciando senza casco, è caduta e ha sbattuto la testa. Non c’è stato niente da fare. «È difficile parlarne, è una cosa così seria, dolorosa. Le volevano tutti molto bene». Al collo porta quasi sempre la collana con le margherite — le margherite del suo nome — che aveva ricevuto in dono dalla zia. «È la mia collana preferita». Paola De Carolis anni ‘50. Per poter girare nell’isola caraibica senza problemi, Yari — più noto come produttore di Crash: contatto fisico (2004) e L’illusionista (2006) — ha aggirato l’embargo Usa presentando il progetto come un documentario, genere non sottoposto alle rigide restrizioni della fiction. Nel cast di Papa — nomignolo con cui gli amici chiamavano lo scrittore — anche Mariel Hemingway, nipote di Ernest, e Joely Richardson. © RIPRODUZIONE RISERVATA RADIO MONTE CARLO PRESENTA IL NUOVO ALBUM DI radiomontecarlo.net MICHAEL JACKSON OGGI IN ANTEPRIMA ESCLUSIVA SOLO SU RADIO MONTE CARLO Musica di Gran Classe 40 Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Sport Serie B, l’Empoli cerca punti contro il Cesena Serie B, 38ª giornata. Oggi, ore 20.30: Avellino-Trapani, Brescia-Modena, Carpi-Bari, Cesena-Empoli, Cittadella-Palermo, Crotone-Latina, Novara-Juve Stabia, PescaraLanciano, Siena-Reggina, Spezia-Varese, Ternana-Padova. Classifica: Palermo 79; Empoli 65; Latina 61; Cesena 59; Crotone 58; Modena e V. Lanciano 56; Avellino 55; Spezia e Bari (-4) 54; Trapani 53; Siena (-8) e Carpi 52; Brescia e Pescara 50; Ternana e Cittadella 45; Varese 43; Novara 40; Padova 35; Reggina (-3) 26; Juve Stabia 18. Palermo già promosso, Reggina e Juve Stabia già retrocesse. Il mercato delle panchine Tanti gli allenatori che si dicono scontenti: il vertice tra il tecnico bianconero e Agnelli slitta ancora Vicini e lontani Freddezza Conte-Juve Il piano Mihajlovic Antonio al Milan? Più gettonato Spalletti I dubbi di Mazzarri MILANO — È una specie di vendetta. Per tutto l’anno gli allenatori sono ostaggio di presidenti che giudicano ogni tre partite e sono specialisti dell’esonero. Così, a fine stagione, qualcuno si vendica. Come Antonio Conte, ogni giorno più lontano dalla panchina della Juventus, con cui ha vinto tre scudetti di fila. Il vertice decisivo con Andrea Agnelli slitta ancora. Un silenzio inquietante. Il vecchio capitano, punto di riferimento degli juventini, è stanco e soprattutto convinto che meglio di così a Torino non potrebbe fare. Inoltre, le sue audaci idee di rinnovamento non collimano con quelle della società, In bilico Montella piace a tanti, calano invece le quotazioni di Inzaghi per la prima squadra che non ha gradito certe uscite, anche lontane nel tempo, quando il tecnico si lamentò della doppia cessione di Matri al Milan e Giaccherini al Sunderland. Tutto è aperto, sia chiaro, ma Conte è lontano dalla Juve. Due indizi: Marotta e Paratici, gli strateghi del mercato bianconero, hanno cominciato a guardarsi intorno. Sondaggi, telefonate, riflessioni. Un candidato forte ancora non c’è e non ci sarà sino al momento in cui non sarà chiaro il destino dell’uomo pluriscudettato. Ma le indiscrezioni si moltiplicano. Da Roberto Mancini a Diego Simeone, dalla suggestione Zinedine Zidane sino alla tentazione Montella, giusto per riaprire un fronte polemico con i Della Valle e la Fiorentina. Cresce però la candidatura di Sinisa Mihajlovic, che rispecchia le caratteristiche amate dalla proprietà: giovane, ambizioso, preparato. Soprattutto tanto forte da sopportare le pressioni, inevitabili, con cui si dovrà confrontare l’erede di Conte. Che, lo ribadiamo, non è disarcionato. L’attesa, però, logora. E alimenta sospetti. Conte ha avuto un contatto con i francesi del Monaco, ma si stanno moltiplicando le voci di un suo possibile, clamoroso, passaggio al Milan. Per i rossoneri, prossimi all’esonero di Seedorf, sarebbe un colpo da novanta. Ma al di là delle suggestioni, contatti non ce ne sono stati (il Milan li ha smentiti). Non per il momento, almeno. Conte è specialista nel ripartire dal nulla. Ha trascinato la Juve allo scudetto dopo due poco onorevoli settimi posti e guarda caso il Milan, a 90’ dalla fine del campionato, è ottavo. Berlusconi e Galliani, come Agnelli, sembrano non aver fretta. Una decisione sarà presa dopo le elezioni europee (il 25 maggio), ma l’ad nell’ombra sta lavorando sodo. L’idea forte, maturata nelle ultime ore, è di non bruciare Filippo Inzaghi (sarebbe il secondo debuttante di fila) e affidarsi a un tecnico Antonio Conte Ha 44 anni, allena la Juventus dal 2011: in tre anni ha vinto 3 scudetti e 2 Supercoppe italiane (Action Images) (italiano) esperto. Conte è un nome spendibile, ma il candidato principale resta Luciano Spalletti, che deve trovare un accordo sulla buonuscita con i russi dello Zenit e poi sarebbe pronto. La strada non è in discesa perché l’ex romanista guadagna tanto, ha uno staff numeroso a cui non intende rinunciare, pretende un mercato di qualità. Ma i contatti ci sono già stati, la trattativa è partita e un incontro tra Spalletti e Galliani ci sarà la prossima settimana. Walter Mazzarri Ha 52 anni ed è alla sua prima stagione all’Inter dopo quattro al Napoli: è arrivato quinto (Ansa) Più difficile Roberto Donadoni, che avrebbe il merito di essere milanista, ed è lontano Vincenzo Montella, che piace a Berlusconi ma ha una clausola da 6 milioni di euro. Il nome del tecnico della Fiorentina rimbalza da una panchina all’altra perché nell’ultima settimana ha alzato l’asticella, dando l’impressione di guardarsi intorno. Ieri, durante la premiazione del trofeo Maestrelli, ha chiarito: «Ho semplicemente fatto ciò che fa un allenatore per migliorare. Il contatto Ma, sino a prova contraria, resterò a Firenze». Le sue parole, insomma, mirano soltanto a stimolare la società ad allestire una squadra più forte. Bisognerà però vedere se le idee degli uni e degli altri collimeranno. Il mercato degli allenatori ribolle a tutte le latitudini. Mihajlovic tiene in scacco la Sampdoria perché, oltre ai sondaggi della Juventus, rischia di finire nei piani della Lazio, non più così convinta di andare avanti con Edoardo Reja. Lotito Sinisa Mihajlovic Ha 45 anni, è subentrato sulla panchina della Sampdoria a novembre 2013: è dodicesimo (Ap) però spinge per il goriziano. E bisognerà vedere anche cosa succederà all’Inter. Erick Thohir ribadisce che Walter Mazzarri sarà la guida della prossima stagione, ma il tecnico di San Vincenzo è rimasto choccato dai fischi dello stadio alla lettura delle formazioni prima della partita contro la Lazio. Inoltre, per continuare l’avventura in nerazzurro, chiede il rinnovo del contratto. Non è un problema di soldi, ma semplicemente di fiducia. Se non dovesse arrivare, Luciano Spalletti Ha 55 anni, allo Zenit fino allo scorso marzo: dal 2009 ha vinto 2 campionati, 1 Coppa e 1 Supercoppa russa (LaPresse) lui potrebbe togliersi di torno. Anche Inzaghi anima il mercato: «Mi tengo stretta la panchina del Milan Primavera: la proprietà mi vuole bene e decideremo per il meglio di entrambi». Ma gli estimatori non mancano: Squinzi, patron del Sassuolo, pensa a lui se Eusebio Di Francesco dovesse andarsene dopo aver salvato la squadra e Tommaso Ghirardi lo vedrebbe bene a Parma se Donadoni chiedesse di essere liberato. E poi occhio ad Allegri, un altro che piace alla Qui Inter Galliani chiama Seedorf e si scusa del «matto» Thohir: «Grazie ad Allah siamo in Europa» Ma Berlusconi insiste: «Non sono soddisfatto» In arrivo Tom Ince, attaccante e figlio di Paul Sotto pressione Clarence Seedorf, 38 anni, è allenatore del Milan dal 16 gennaio 2014, quando è subentrato a Massimiliano Allegri MILANO — La forma è salva, perché Adriano Galliani ieri ha iniziato la giornata telefonando a Clarence Seedorf per chiudere con una battuta la questione del labiale colto dalle telecamere («È matto») prima di Atalanta-Milan. Ma, appunto, trattasi di etichetta e di rapporti da mantenere con un minimo di cordialità, almeno per altri dieci giorni. Perché il pensiero della società l’ha espresso di nuovo Silvio Berlusconi, questa volta a Sportmediaset. Insoddisfatto dei risultati («Non mi aspettavo di perdere a Bergamo, io soffro come i tifosi, ma in più ci metto il grano, quindi soffro un po’ di più») e pure del gioco. «Ancora Seedorf in panchina? Decideremo dopo l’ultima partita — le parole del presidente —. Riuniremo il consiglio e il consiglio sentendo quello che è il parere del presidente prenderà una decisione. Il gioco? Non sono soddisfatto. Per niente. Quindi dovremo riflettere anche su questo fatto». Ennesima bacchettata anche a Mario Balotelli. «Ha grandissime potenzialità, anche con l’Atalanta ha mostrato un tiro eccezionale ed è stato sfortunato perché ha colpito il palo. Deve imparare a fare la prima punta. Fino ad adesso non ha imparato. Mi piacerebbe incontrarlo e fargli qualche domanda. Per esempio: vuoi vincere o perdere? Per vincere bisogna fare gol e allora perché tu giochi sempre nella nostra metà campo?». E in un fuori onda trasmesso ieri da Telelombardia ha aggiunto: «Seedorf non solo mi sceglie il modulo con un’unica punta, ma con uno che non è una punta». Berlusconi chiude con un filo di speranza: «Stiamo già lavorando per il Milan del futuro. Vogliamo tornare a essere i protagonisti». Ma il budget per ricostruire non consente di sognare in grande. a. rav. © RIPRODUZIONE RISERVATA Figlio d’arte Tom Ince, 22 anni, figlio di Paul Ince che giocò nell’Inter dal 1995 al 1997, in scadenza di contratto col Crystal Palace MILANO — Erick Thohir ha salutato così il ritorno dell’Inter nelle coppe, con un messaggio inviato al quotidiano indonesiano Republika: «Grazie ad Allah, siamo in Europa». Sabato sera, aveva lasciato San Siro con la certezza dell’Europa (League) conquistata; domenica, appena arrivato a Londra, ha scoperto che Torino e Parma avevano pareggiato e che era sicuro il quinto posto. Piazzamento che consentirà ai nerazzurri di giocare soltanto il playoff del 21 e 28 agosto, lasciando libero il periodo tra fine luglio e i primi di agosto, quando l’Inter andrà in tournée negli Stati Uniti, con un buon introito per il club. Il viaggio a Londra di Thohir ha ragioni economiche e tecniche. Il presidente deve sistemare alcune operazioni con le banche, per sostituire le garanzie messe da Moratti con gli istituti di credito italiani. Ma il viaggio a Londra servirà a chiudere anche l’accordo con Tom Ince, 22 anni, attaccante esterno, in scadenza di contratto con il Crystal Palace, che l’aveva prestato quest’anno al Blackpool. Ince è il figlio di Paul, uno dei primi acquisti di Moratti, nell’estate 1995, quando giocava nel Manchester United. Un acquisto che aveva avuto anche un forte significato ideologico nei confronti della tifoseria interista. Ince era rimasto in nerazzurro soltanto due anni, ma aveva conquistato una popolarità che non è ancora appassita. Non c’è invece alcuna certezza su futuro di Alvarez: l’orientamento è quello di verificare se esiste la possibilità di cederlo, per fare cassa e reinvestire i soldi, puntando su altri giocatori. Ed è confermato il silenzio assoluto sul rinnovo del contratto di Cambiasso, l’unico fra gli uomini del triplete che ha ancora qualche possibilità di rimanere. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014 Sport 41 italia: 51575551575557 Hodgson ha scelto i 23 inglesi per il Mondiale Zaccheroni convoca Nagatomo e Honda Roy Hodgson ha scelto i 23 convocati dell’Inghilterra per il Mondiale in Brasile. Questa la lista dei 23 inglesi. Portieri: Hart, F. Forster, B. Foster. Difensori: Baines, Cahill, Jagielka, Johnson, Jones, Due «italiani» (l’interista Nagatomo e il milanista Honda) tra i 23 giapponesi convocati da Alberto Zaccheroni per il Mondiale. Portieri: Kawashima, Nishikawa, Gonda Difensori: Konno, Inoha, Nagatomo, Morishige, 15 le panchine saltate in serie A in questa stagione: ora sono i tecnici a chiedere garanzie Shaw, Smalling. Centrocampisti: Barkley, Gerrard, Henderson, Lallana, Lampard, Milner, Oxlade-Chamberlain, Sterling, Wilshere. Attaccanti: Lambert, Rooney, Sturridge, Welbeck. Violenza Una giornata con la condizionale per la curva bergamasca La banana razzista costa un turno all’Atalanta Ultrà, allarme internazionale Percassi: «Il lanciatore via dallo stadio per sempre» Vincenzo Montella Ha 39 anni, è alla seconda stagione sulla panchina della Fiorentina: per lui due quarti posti (Ansa) Juve e che dopo l’esperienza milanista si sta guardando intorno a caccia dell’occasione giusta. Apparentemente fuori dal mercato, invece, c’è Prandelli: il c.t. ha l’accordo per rimanere alla guida della nazionale sino agli Europei 2016. Ma la firma continua a slittare e in questo vorticoso bailamme di panchine c’è chi, sotto sotto, sta pensando a lui. Alessandro Bocci Arianna Ravelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Uchida, Yoshida, H. Sakai, G. Sakai. Centrocampisti: Endo, Hasebe, Aoyama, Yamaguchi, Honda, Kagawa. Attaccanti: Okubo, Okazaki, Kiyotake, Kakitani, Saito, Osako. ROMA — Un turno con la condizionale per la curva Nord dell’Atalanta per i buuh a Constant e Muntari e per il lancio di due banane in campo, più una multa alla società di 40 mila euro. Una multa di 50 mila euro alla Roma ma nessuna chiusura delle curve Nord e Sud perché i cori di discriminazione territoriale contro i napoletani sono stati «percepiti solo in alcune zone dello stadio e non in corrispondenza della curva Sud». Il giudice sportivo Gianpaolo Tosel trasforma in sentenza i rapporti inviati dai collaboratori della Procura federale. Questa è la prassi. E queste sono le conseguenze di una giustizia sportiva sempre più difficile da gestire, con norme da riscrivere e il peso della responsabilità oggettiva che i club (ma anche e soprattutto i tifosi per bene) sentono sempre più come un’ingiustizia. La curva dell’Atalanta se la cava perché è «la prima violazione». Il lancio delle due banane ha un «giallo»: per la Procura avviene dalla curva, ma attendibili testimoni parlano di tribuna. Il presidente Antonio Percassi promette di vietare per sempre l’accesso allo stadio al responsabile, una volta identificato. In Spagna per la banana lanciata a Dani Alves in Villarreal-Barcellona, ci sono riusciti in pochissimo tempo. Percassi presenterà una querela contro ignoti e si riserva di costituirsi parte civile per richiedere un risarcimento danni. Come ha fatto il Bayern contro i tifosi che avevano esposto uno striscione di stampo omofobo nella gara di Champions contro l’Arsenal. La multa alla Roma arriva per i cori anti napoletani e gli striscioni in favore dell’ultrà Daniele De Santis (ma era apparso soltanto il nome di battesimo). Cosa ha salvato le curve dalla squa- Razzismo Constant mostra la banana lanciata dalla tribuna dello stadio di Bergamo (Ansa) Tennis lifica? I fischi di altra parte dello stadio e soprattutto la «percezione» dei collaboratori della Procura federale «strategicamente posizionati nel recinto di giuoco» che hanno quantificato in «circa 2 mila i sostenitori del club giallorosso presenti nel settore della curva Nord»: mancava così almeno il 10% del settore. Una correzione fatta a gennaio a norme che prima punivano tutti anche per i cori di pochi. È sempre più difficile districarsi tra discriminazione territoriale, razzismo, insulti, sfottò, percentuali dei settori. Di sicuro il presidente James Pallotta, che domenica aveva fatto un duro comunicato contro chi non aveva festeggiato la Roma ma pensato «ad altri interessi», fatica a capire perché debba pagare lui. Così come fatica il sindaco di Napoli, De Magistris, a capire l’odio ormai senza quartiere tra le due tifoserie. Un odio osmotico, visto che il Viminale otterrà la chiusura totale della trasferta di Genova per i tifosi romanisti perché il Genoa è gemellato con il Napoli. Il presidente della Fifa, Joseph Blatter, ha fatto l’ennesimo «pistolotto» elettorale: «Razzismo e partite interrotte o sospese per atti di violenza da parte dei tifosi. Ogni Federazione deve agire. Le sanzioni esistono e vanno applicate». Parole, parole, parole. Fatti, invece, accadono nei nostri stadi sempre più vecchi e insicuri. E non può essere consolazione che siano apparsi striscioni a favore di Antonino Speziale dalla Germania alla Turchia, passando per le curve della Roma- Trasferta vietata Multata la Roma per i cori antinapoletani, trasferta vietata ai tifosi a Genova gemellata col Napoli Alleanze Lo striscione di solidarietà ultrà esposto nella curva del Borussia Dortmund (Ipp) Slogan a favore di De Santis Il pm indaga sugli striscioni ROMA — La Procura di Roma indagherà sugli striscioni esposti domenica scorsa in curva Sud: slogan offensivi contro i napoletani e a favore di Daniele De Santis, l’ex ultrà giallorosso, arrestato perché accusato di avere sparato contro il tifoso del Napoli Ciro Esposito, ricoverato in gravi condizioni al Gemelli. Il pm Eugenio Albamonte procederà per individuare e identificare gli autori degli striscioni che avrebbero anche una matrice politica. © RIPRODUZIONE RISERVATA nia. Il Viminale ha attivato i canali internazionali per una verifica di quella che è stata ribattezzata «internazionale ultrà». Vero allarme? Emergenza acuita dal momento? Frase a effetto? Le autorità vogliono verificare se esistano infiltrazioni di ultrà italiani, dopo i fatti di Coppa Italia, o se si prospetti in futuro una saldatura anche organizzativa tra più nazioni. Luca Valdiserri Delusione Fabio Fognini (Eidon) Basta Rosol: Fognini subito out a Roma esce tra i fischi ROMA — Trafitto dall’ace al centro del numero 56 del mondo Lukas Rosol e totalmente vuoto di energie emotive, Fabio Fognini esce dagli Internazionali d’Italia tra i fischi del centrale (cui risponde con un provocatorio pollice alzato) 67 minuti dopo esserci entrato con l’intenzione di «fare bene dove non mi sono mai espresso al meglio». Non è giornata, Fabio rotola verso l’uscita in due rapidi set (6-3, 6-2) senza procurarsi nemmeno una palla break e senza dare mai l’impressione di poter ribaltare l’inerzia del match, ha sulle spalle le aspettative di tutti e cede di schianto, senza lottare. «I fischi? Meritavo anche di più — ha detto —. Dopo quello che sto facendo per l’Italia, 5 match di Coppa Davis vinti su sei, quello più deluso sono io. Alla fine ho soltanto perso una partita, la vita va avanti. Purtroppo succede, Rosol ha tirato tutto dentro, ha giocato meglio di me e ha meritato. Ora avrò più tempo per preparare cin tranquillità il Roland Garros...» ha aggiunto. Ieri altri tre azzurri eliminati (Volandri, Lorenzi, Travaglia nel derby con Bolelli). Soddisfazioni tutte al femminile: passano Flavia Pennetta e Francesca Schiavone, tornata grande contro l’astro nascente canadese (20 anni) Bouchard. Sergio Torrisi © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA La polemica Il c.t. non fa scattare il codice etico, oggi inserirà Rossi nei 30 Prova tv: tre giornate a Chiellini Prandelli lo grazia per il Mondiale MILANO — Il giudice sportivo Gianpaolo Tosel ha punito Giorgio Chiellini attraverso la prova televisiva chiesta dalla procura federale con tre giornate di squalifica. Il giudice Cesare Prandelli, invece, conferma l’assoluzione e oggi, senza tentennamenti, lo inserirà nella lista dei trenta giocatori che lunedì sera si presenteranno entro la mezzanotte al centro tecnico di Coverciano per cominciare la preparazione al Mondiale in Brasile. Per Tosel la gomitata di Chiellini ha gli estremi della condotta violenta. Per il c.t., invece, è solo un’intervento duro, ma di gioco. «Ho visto e rivisto l’azione: per me non è un gesto violento». E siccome il giudice è lui, non ci saranno sanzioni. Le polemiche, invece, non mancheranno. «Giorgio non ha alzato il braccio per fare male. Rispetto le decisioni di Tosel, ma io giudico i comportamenti. Quanto alle polemiche, ci sono da quando c’è il codice etico...». Del caso Chiellini se ne parlerà per chissà quanti giorni. È come il pugno di Destro? O come quello di De Rossi? I paragoni lasciano spazio alle tensioni. Prandelli però è convinto del fatto suo e va dritto per la sua strada. Da questo punto di vista si sente Stop La gomitata di Chiellini a Pjanic, costata 3 turni di stop al difensore bianconero (Sky, Activa) in una botte di ferro. «Ricordo quando Balotelli prese due turni di squalifica in Inghilterra per un intervento duro. Quel giorno ero a Manchester e non giudicai il fallo violento, così Mario venne in nazionale». Con lo stesso criterio convocherà Chiellini al quale, nei primi giorni di Coverciano, farà un bel discorsetto: controllati perché in Brasile rischi grosso. Nella lista dei 30 azzurri (che il 2 giugno diventeranno 23) c’è lo juventino, ma anche Giuseppe Rossi. Pepito ha vinto la sua battaglia. Il c.t., dopo un’ultima accurata riflessione e dopo aver parlato con i medici della Fiorentina, ha sciolto le riserve. La convocazione dell’attaccante non è un premio, ma una speranza. Rossi ci proverà, il Mondiale è il suo sogno e dopo tutto quello che ha patito se lo meriterebbe. Però dovrà farci dentro. Una lotta contro il tempo. L’inserimento di Rossi rischia di provocare un piccolo terremoto nel listone, che Prandelli renderà pubblico stasera intorno all’ora di cena. Chi farà posto al viola? Prandelli potrebbe rinunciare ad un difensore o più probabilmente ad un centrocampista, lasciando a casa Aquilani, Poli e Florenzi che in tre si giocano un posto. Ma non è più da escludere l’esclusione a sorpresa di uno dei sette attaccanti, mai presa in considerazione sino adesso: Gilardino, sino a qualche settimana fa sicuro del Mondiale, adesso rischia di inciampare già sul primo ostacolo. Alessandro Bocci © RIPRODUZIONE RISERVATA 42 Milano Via Solferino, 36 tel.02/6282.7555 - 02/6282.7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale inserite in queste pagine devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). ABILE esperta referenziata impiegata ufficio commerciale customer care with problem solving ordini offerte inglese francese windows mac offresi 331.12.23.422 ABILE impiegata tecnico-commerciale offresi part-time. Pluriennale esperienza settore illuminazione, arredamento e allestimenti. Offerte commerciali; ufficio acquisti, gestione fornitori, Autocad. Tel. 333.14.37.804 ADDETTA paghe contributi pluriennale esperienza offresi. Contattare 334.16.25.041 dalle 18 alle 19,30 AMMINISTRATIVO esperto aziende medio piccole, gestione completa fino al bilancio, trentennale esperienza, esamina proposte anche part-time zona Milano nord. 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Nel caso di immobili esenti dall’indicazione, riportare la dicitura “Immobile non soggetto all’obbligo di certificazione energetica”. Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014 Sport 43 italia: 51575551575557 Il giorno dopo Il crollo della squadra di Ballardini agita i tifosi. Il sindaco: «Gli imprenditori si facciano avanti» C’era una volta la grande Bologna oggi è retrocessa nella B dello sport Il disastro del calcio, il declino del basket: una città che vive di anniversari DAL NOSTRO INVIATO BOLOGNA — A 50 anni dal mitico scudetto del ’64 (settimo e ultimo), a neanche 24 ore dalla rovinosa caduta in serie B, gli anniversari rischiano di scolorarsi in necrologi, il passato in rabbiosa nostalgia e il futuro in un’apnea di pensieri. I baldi giovanotti del Catania, che domenica hanno espugnato il Dall’Ara mandando all’inferno chi un tempo cantava «così si gioca solo in paradiso», non hanno solo inflitto il colpo di grazia a un’armata pallonara allo sbando da mesi, perfetta solo nel programmare la propria autodistruzione e con un presidente, Albano Guaraldi, in rotta con la città al punto da dover disertare lo stadio su consiglio delle forze dell’ordine. No, hanno fatto di più: hanno sbriciolato l’ultimo mattone di una capitale sportiva unica nel suo genere: dove calcio, basket, motori (ma pure una dorata parentesi di volley) hanno rappresentato per anni una sorta di Pil virtuoso fatto di passioni, business, programmazione. Ci sono risultati che sopravvivono a «90° minuto». E ci sarà ❜❜ Virginio Merola La retrocessione è un danno ma la città ha le potenzialità per risorgere A testa bassa/1 I giocatori del Bologna lasciano il campo da gioco e la serie A dopo la sconfitta casalinga con il Catania (Ansa) A testa bassa/2 I giocatori della Granarolo Bologna delusi da una stagione che li ha visti lottare nelle ultime posizioni (LaPresse) un motivo se sotto le Due Torri la data del 7 giugno 1964 (Bologna batte Inter 2-0 nello spareggio scudetto) divide come un’invisibile frontiera il popolo pedatorio: chi quel giorno c’era e chi invece no. Allo stadio domenica avevano perfino richiamato alcuni dei «Ragazzi del ’64» (Perani, Fogli, Pavinato) nella speranza che la loro presenza rianimasse almeno un po’ i fantasmi di mister Ballardini: anni dalla conquista della stella scudettata. Era l’84, i bolognesi sconfissero la Simac di D’Antoni e Meneghin e poi continuarono a vincere (15 scudetti, 8 Coppe Italia, 2 Coppe dei Campioni). Ora la Virtus, tornata nella massima serie dopo l’esclusione del 2003 per problemi economici, viaggia nei bassifondi. E la Fortitudo (2 scudetti, 1 Coppa Italia, 2 Supercoppe italiane), un tempo sua avversaria in derby tutto inutile. Brutto segno quando si vive di soli anniversari. La chiamavano «Basket city», ricordate? Virtus, Fortitudo. Il Madison di piazza Azzarita. Erano qui, sotto le Due Torri, i canestri da tramandare ai posteri. E ora? Giorni fa il presidente della Virtus, Renato Villalta, ha chiamato a raccolta i compagni di un tempo, Brunamonti, Bonamico, Binelli e altri, per festeggiare i 30 che valevano il primato nazionale, boccheggia in quarta serie. Lontani pure i fasti della Zinella Volley, che prima vinse una Coppa Italia e poi uno scudetto, lasciando la polvere alla mitica Panini Modena. Dicono che il calcio è solo un gioco. A Bologna non sempre. Un venticello subdolo attraversa in queste ore i portici del centro storico. Gente che si chiede se in serie B ci è finita solo la ❜❜ Romano Prodi Occorre una società con più energie, inutile demoralizzarsi ✒ Godiamoci superKittel ma il calendario va cambiato in fretta Un’autobomba spaventa il Giro Francesco Battistini © RIPRODUZIONE RISERVATA di PAOLO TOMASELLI S Trasferimento Il Giro in viaggio verso l’Italia (Ap) 5 - Bari 33 39 46 51 5 - Bari 22 BARI 5M 5 - Bari GIOVINAZZO 12 M 5 - Bari 5 - Bari - inizio 5° giro mattina l’Irishs Independent, il giornale che ha rivelato il caso, in pagina una foto dei velocisti al traguardo. «Non abbiamo elementi per ipotizzare o escludere un attentato alla corsa», è cauta la polizia, e infatti non si sbilanciano l’Irish Times, il principale quotidiano irlandese, né la Bbc né i grandi giornali britannici. Difficile però pensare a una coincidenza, insistono all’Irish Independent: sabato, Dublino era una città chiusa a qualunque cosa non fosse la corsa. Troppo evidente il tentativo di sfruttare un evento da 125 milioni di telespettatori. E d’alzare la tensione dopo l’arresto del capo storico dell’Ira, Gerry Adams. E di mostrare al mondo che la pace, propagandata anche attraverso la normalità d’una gara, in realtà è ancora laggiù: un traguardo. 24 - San Paolo 4 - Bari - inizio circuito 5 - Bari 5 - Lung. Augusto Imperatore 5 - Bari 1. Matthews (Aus) in 10.06’37’’ 2. Petacchi (Ita) a 8’’ 3. Oss (Ita) a 10’’ 5. Santaromita (Ita) s.t 6. Tuft (Can) s.t. 8. Uran Uran (Col) a 19’’ 14. Evans (Aus) a 21’’ 22. Kittel (Ger) a 36’’ 32. Scarponi (Ita) a 41’’ 55. Basso (Ita) a 1’07’’ 59. Quintana (Col) a 1’09’’ 96. Pellizotti (Ita) a 1’28’’ 106. Cunego (Ita) a 1’34’’ 116. Rodriguez (Spa) a 1’47’’ 196. Carretero (Pan) a 23’23’’ Così oggi 4ª tappa, Giovinazzo-Bari di 112 km Così in tv ore 14.30 Eurosport ore 15.10 Raitre e RaiSport2 que dovesse essere portata in un altro luogo», dice un portavoce della Psni, la polizia dell’Irlanda del Nord. C’è un sospetto: un uomo di 55 anni. Ha un passato vicino alla Real Ira, che contesta gli accordi di pace del 1996, ed è stato fermato a ovest di Dublino: stava in un appartamento santabarbara, un laboratorio d’attentati. Era una bomba destinata al Giro? Di sicuro hanno voluto farla trovare nella città della terza tappa, presidiata da migliaia di poliziotti, con una telefonata che sembra una sfida. E l’hanno fatto la sera prima che Kittel sfrecciasse sul traguardo di Merrion Square. Altrettanto certo è che l’autobomba, così com’era, non potesse esplodere: innescarla e sistemarla sul percorso, è un’operazione che richiede più di qualche ora. «Bomba sul Giro», titolava ieri 114 - Bitonto Oggi a Bari 7 - Molfetta DAL NOSTRO INVIATO Francesco Alberti © RIPRODUZIONE RISERVATA Ciclismo Piazzata a Dublino, ma lontana dal percorso e dai siti che interessavano la corsa DUBLINO — Una telefonata al 999. La corsa degli artificieri. Una festa di matrimonio e un intero hotel sgomberati in venti minuti. Sabato sera, mentre il Giro si preparava a lasciare la tanto temuta Belfast, un’autobomba è spuntata nella più rassicurante Dublino. Ventidue chili d’esplosivo. Ricavati dai fertilizzanti, secondo una vecchia tecnica inventata dall’Ira. Nascosti in un bidone per il latte. Piazzati nel bagagliaio con un timer (disinnescato) di quelli usati dai «provos» repubblicani negli anni bui. L’auto, immatricolata a Belfast, era parcheggiata davanti a un albergo di lusso, in una zona a 30 km dalla capitale — Lucan — che non risulta ospitasse ciclisti, organizzatori, qualcuno della carovana rosa: «Non escludiamo che comun- squadra di Ballardini o un’intera città. Il sindaco pd Virginio Merola fa trincea: «La retrocessione è certo un danno, ma la città ha potenzialità per risorgere». Pure Gianni Morandi, ex presidente onorario, regala ottimismo: «Restiamo da serie A». E perfino un ministro, Gian Luca Galletti, sente il bisogno di dire che «come città non meritiamo la B». Il problema sono i soldi. Chi li mette? I debiti ufficiali del Bologna viaggiano attorno ai 27-28 milioni. La serie B, sotto questo aspetto, è una sanguisuga. Il progetto tecnico è stato smantellato nell’ultimo anno: via Taider, Gilardino e Gabbiadini, fino alla cessione ai cinesi della star Diamanti. Merola, senza tanti giri di parole, tira per la giacca gli industriali: «Sono anni che si invoca un aiuto da importanti imprenditori: per chi si vuole fare avanti il momento è questo». In discussione non è tanto l’attrattività del tessuto economico bolognese, di recente oggetto di investimenti da parte di colossi come Philip Morris, Toyota o Audi, quanto il modo in cui è stato gestito il glorioso Bfc. L’ex premier Romano Prodi, che di nascita tifa Reggiana, per amicizia (con Squinzi) pure il Sassuolo, ma che nel cuore ha il Bologna, guarda già oltre Guaraldi, augurandosi una svolta radicale: «Occorre una società con più energie, inutile demoralizzarsi». Mica facile. Eraldo Pecci, altra ex gloria di casa, vede dura anche la B: «Senza basi, non se ne esce...». i riparte dalla rimonta di Kittel a Dublino, con una tappa breve e velocissima a Bari. Nessuno può battere il tedesco, che è qui per impressionare anche gli avversari lontani. Qualche ora dopo l’impresa di Marcel, a Sacramento, Giro di California, Mark Cavendish ha risposto con una super volata, guarda caso sempre in rimonta, conclusa con una vittoria su Degenkolb, compagno di Kittel: al Tour, con l’aggiunta dell’altro tedescone Greipel ci sarà la resa dei conti dopo il 42 subito da Cav l’anno scorso. E il Giro? Si gode, finché sarà in corsa, la consacrazione spettacolare di Kittel, in attesa di qualche colpo di mano di Viviani e Nizzolo. Con una nota neanche troppo a margine: un anno fa Cavendish e Degenkolb le volate le vincevano qui in Italia, ora se le giocano al Giro di California, che dura meno e per molti sponsor è più strategico. Ma un calendario del genere svilisce il ciclismo. E va cambiato in fretta. © RIPRODUZIONE RISERVATA km 6 62 71 79 87 95 104 112 CORRIERE DELLA SERA 44 italia: 51575551575557 Luisa e i figli Oscar con Debora, Vincenzo con Barbara, Caterina e Lisa, Carlo con Francesca, Margherita, Cristoforo e Vittoria salutano con tanto affetto il loro Giampietro riconoscenti per tutto lamore ricevuto.- Uno speciale ringraziamento ai medici, agli infermieri e agli operatori del padiglione Croff del Policlinico di Milano per le assidue cure prestate. - Milano, 12 maggio 2014. Partecipano al lutto: Renato, Marielisa Ettorre. Piero e Marisa Pogliago. Mario, Giovannella Bazzini con Elisa. La famiglia Rosnati. Ada Piazzini Ferrera. Cicci Simontacchi. Francesca Zanotti. Lucia, Andrea e Maria Steffanoni. Franca, Carlo, Filippo, Andrea e le loro famiglie ricordano con grandissimo rimpianto lamatissimo fratello e zio Gian e si stringono con affetto fraterno a Luisa, Oscar, Vincenzo, Carlo ed ai loro cari. - Milano, 12 maggio 2014. Edda Menzani con Piero e Giovanni, vicina a tutti i cari cugini, ricorda Giampietro col grande affetto di sempre. - Bologna, 12 maggio 2014. Eldo, Anna, Maily abbracciano Luisa, Oscar, Vincenzo, Carlo ricordando il carissimo Giampietro e tutta una vita condivisa negli affetti. - Milano, 12 maggio 2014. Simonetta, con Federico Beatrice e Nicolò ricorda con affetto Gianpietro depositario di tanti ricordi familiari abbraccia Luisa Oscar Vincenzo e Carlino. - Milano, 12 maggio 2014. Mirella Formenti e i figli Enrico e Lucia con Andrea sono molto vicini a Luisa, Oscar, Vincenzo, Carlo e Franca per la perdita del loro caro Dott. Gianpietro Podda Livia Magrone Furlotti partecipa con tanto affetto al grande dolore del carissimo amico Oscar per la scomparsa del suo papà Giampietro Podda - Roma, 12 maggio 2014. Alessandro e Francesca Panza si uniscono al dolore di Luisa e di Oscar, Vincenzo e Carlo per la scomparsa di Giampietro Podda ricordandone laffetto ricevuto fin da ragazzi. - Milano, 12 maggio 2014. I fratelli Ceretti sono affettuosamente vicini alla famiglia Podda nel ricordo di Giampietro Gianpietro Podda abbracciamo con tanto affetto Luisa con i figli e tutti i suoi cari.- Basilico Bonetti Lampertico Longari Pavesi. - Milano, 13 maggio 2014. Partecipano al lutto: Simonetta, Francesco, Francesca, Isabella Longari. Ci ha lasciato un carissimo amico partecipano commossi al dolore di Luisa e famiglia. - Milano, 12 maggio 2014. Alberto e Lavinia sono vicini con affetto allamico Oscar e alla sua famiglia per la perdita del padre Giampietro Podda - Milano, 12 maggio 2014. Isidoro e Carla Albertini partecipano al lutto della famiglia per la perdita di Giampietro Podda - Milano, 12 maggio 2014. Giorgio, Gaetano e Luca sono vicini a Oscar nel suo dolore per la perdita del papà Giampietro - Milano, 12 maggio 2014. Beppe e Anna, Giambattista e Mariateresa, Giordano e Federica, Filippo e Silvana, Luca e Grazia, Mario ed Elena, Sandro e Marta, Saverio e Stefania si stringono a Carlo addolorati e commossi per la perdita del caro papà Giampietro Podda che ricordano con grande affetto e stima. - Milano, 12 maggio 2014. Gianfranco e Luisa affettuosamente vicini al dolore di Luisa piangono Giampietro indimenticabile amico. - Milano, 12 maggio 2014. Partecipa al lutto: Maura Gelpi. Franco e Elisabetta Volontè con Lodovica Paolo Marco e famiglie partecipano al dolore di Luisa e figli per la scomparsa di Gian Pietro impareggiabile amico da sempre. - Milano, 12 maggio 2014. Paolo, Maria, Cesare, Chiara e Ketty sono vicini a Vincenzo, Luisa, Barbara e figlie per la scomparsa di GianPietro Podda Giampietro Podda ci stringiamo con affettuosa amicizia a Luisa e figli nel suo ricordo.- Bellini Coppi Magnifico Panza Rainoldi. - Milano, 13 maggio 2014. uomo di particolare spessore e intelligenza. - Milano, 13 maggio 2014. Giusi non dimenticherà mai laffetto, la pazienza e il sorriso di Giampietro e con Gabriele si stringe a Oscar, Luisa, Vincenzo e Carlo e alle loro famiglie, in un grande abbraccio. - Milano, 12 maggio 2014. Caro Gianpietro ci hai lasciato senza rumore da persona gentile e sensibile quale eri.- Siamo vicini alla tua Luisa come quando eravamo tutti assieme.- Bruna Luisa Stefi Elio e Pupa Giulio e Alessandra Erminio e Carla Nino e Giovanna Felice e Anna. - Milano, 12 maggio 2014. Vittorio e Marianna, Aldo ed Elena sono vicini a Vincenzo nel momento della scomparsa del suo papà Giampietro - Milano, 12 maggio 2014. Stefano, Emma, Costanza e Giovanni sono vicini a Luisa, Oscar, Vincenzo, Carlo e alle loro famiglie ricordando con affetto Giampietro - Milano, 13 maggio 2014. Marco, Monica e Massimo con la mamma Mary sono vicini con affetto a zia Rosy e ai cugini per la perdita del caro zio Alberto - Milano, 12 maggio 2014. I nipoti Benvenuto con Susanna ed Emanuela, Silvia con Piero partecipano con sentita commozione alla perdita del loro caro Gianpietro Cesare Lanciani, Daniela Jouvenal Long, Francesco Abbozzo Franzi, Giovanni Facchinetti Pulazzini, Gianmatteo Nunziante, Corrado Rosano, Gabriele Crespi Reghizzi, Giovanna Nicotera, Nadia Martini, Ottorino Licci, i junior partners, gli associati, gli of counsel ed i collaboratori tutti dello Studio Nunziante Magrone abbracciano Oscar e partecipano al dolore suo e della sua famiglia per la scomparsa del padre Gianpietro Podda Dott. Alberto Barnabò - Milano, 12 maggio 2014. Nicola e Clara Lianza ricordando con affetto il caro amico e si uniscono a loro nella preghiera. - Milano, 12 maggio 2014. Abbiamo perso un carissimo amico È mancato allaffetto dei suoi cari il Ne danno il triste annuncio la moglie Adele, i figli Renata con Rudy, Andrea con Cristina, Anna Rita con Giovanni e i nipoti Matteo, Davide, Alberto ed Enrico.- Un particolare ringraziamento alla dottoressa Maria Vittoria Taglietti e alla signora Tina.- La funzione religiosa si svolgerà a Milano martedì 13 maggio alle ore 11 nella chiesa di Santa Maria del Suffragio, corso XXII Marzo. - Milano, 12 maggio 2014. - Milano, 12 maggio 2014. Si è spenta Carolina Alberici Ne danno lannuncio le figlie Stefania Simona e Marinella unitamente alle loro famiglie. - Milano, 12 maggio 2014. Bruno e Marina con Francesco e Claudia partecipano al dolore di Marinella e Simonetta per la perdita della loro mamma Carolina Alberici - Milano, 12 maggio 2014. Tutti i componenti dello Studio Lombardi Molinari Segni partecipano al dolore dellavvocato Marinella Ciaccio per la scomparsa della mamma Carolina Alberici - Milano, 12 maggio 2014. Isabella e Ugo Molinari sono affettuosamente vicini a Marinella Ciaccio e alla sua famiglia nel dolore per la perdita della mamma Carolina Alberici - Milano, 12 maggio 2014. Graziella Dorigo Ciao Cecè un abbraccio dal tuo cugino preferito Maurizio. - Milano, 11 maggio 2014. zio Alberto - Milano, 12 maggio 2014. Partecipa al lutto: Aldo Paolo Petrelli. Lo Studio Legale Associato Ambrogio & Comune annuncia la prematura scomparsa del socio fondatore avv. Carlo Ambrogio e si unisce al dolore dei suoi familiari. - Milano, 10 maggio 2014. Vincenzo Comune e tutti i collaboratori dello Studio Legale Associato Ambrogio & Comune partecipano commossi alla perdita dellamico e collega Carlo Ambrogio - Milano, 10 maggio 2014. LOrdine degli Avvocati di Milano sentitamente partecipa al lutto dei familiari per la scomparsa dell Avv. Carlo Ambrogio - Milano, 12 maggio 2014. "Ed ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo". (Matteo 28, 18-20) È mancata al nostro affetto Clelia Stradiotti Pelliccia Ne danno il triste annuncio il marito Peppino, le figlie Antonella ed Elena e i generi Peter e Andrea.- I funerali verranno celebrati in Milano mercoledì 14 maggio alle ore 11 direttamente presso la parrocchia di SantAndrea (via Crema, 22). - Milano, 12 maggio 2014. Angela e famiglia si uniscono al dolore di Peppino, Antonella ed Elena per la scomparsa di Clelia Buon riposo cara e un bacione. - Milano, 12 maggio 2014. La moglie Antonietta, i figli Roberta e Francesco, la nipote Alessandra annunciano la scomparsa del loro carissimo marito, papà, nonno Vincenzo Corcelli - Milano, 11 maggio 2014. I condomini di via Correggio 75 Milano partecipano commossi al grave lutto che ha colpito la famiglia per la scomparsa del sig. Vincenzo Corcelli - Milano, 12 maggio 2014. È mancato allaffetto dei suoi cari il prof. Fabio Buratto ordinario di statistica sociale, già docente allUniversità di Udine.- Con profondo dolore lo annunciano la moglie Luigina, il figlio Marco con Alessandra e Mariagrazia, le sorelle Madrilena ed Ornella.- I funerali si terranno mercoledì 14 alle ore 16 presso la chiesa arcipretale di Sernaglia (TV). - Sernaglia della Battaglia, 12 maggio 2014. È mancata allaffetto dei suoi cari Alessandra Caramico Commossi lo annunciano i genitori Vilma e Antonio, il fratello Rino con Nicoletta, il nipote Edoardo, gli zii Luigi con Mariuccia e Angelo, i cugini e tutti i parenti.- I funerali avranno luogo mercoledì 14 maggio alle ore 14.30 nella Basilica San Magno.- Dopo la cerimonia, la salma verrà cremata. - Legnano, 12 maggio 2014. Si è spenta Isabella Goldstein Lo annunciano con dolore la sorella Styra Campos Goldstein e i nipoti Isabella Conti, Emilio e Lea Campos con Alberto, Ada e Noemi, Anna e Carlo Goldstein con Giannina.- Un ringraziamento particolare alla signora Gina Ciotta per laffettuosa, filiale assistenza. - Milano, 13 maggio 2014. Andrea, Luca ed Emanuela si stringono con immenso affetto ad Andrea Mazzola e alla sua famiglia, partecipando al tremendo dolore per la tragica ed improvvisa scomparsa della adorata mamma Daniela Crevola - Milano, 12 maggio 2014. Aldo Livolsi con la famiglia e i collaboratori di Livolsi & Partners e di Brum si stringe con grande affetto a Francesco Polidori e alla sua famiglia per la perdita della cara mamma Vera Polidori - Milano, 12 maggio 2014. I condomini di corso di Porta Romana 106 Milano partecipano al dolore della famiglia per la scomparsa di Bellino Bellini - Milano, 12 maggio 2014. È mancata unanima eletta Elene Zalapì Bottasso cara amica di sempre.- Roberto e Marisa De Luca, Carlo e Patrizia Francia, Colette Colh. - Milano, 12 maggio 2014. Cara Barbara, Alberto ed io siamo vicini a te ed alla tua famiglia nel ricordo del tuo caro papà Bruno Avalle Cristiana. - Milano, 11 maggio 2014. Ermanno Raimondi ti penseremo sempre con infinito affetto.- Ci mancherai.- Tua sorella Nuccia, il marito Ivo, lamica Paola. - Milano, 13 maggio 2014. Tutto il Trovocasa è vicino a Gilberto Corradi per la dolorosa perdita della madre Norma Summa - Milano, 12 maggio 2014. Sono ormai passati dieci anni dalla scomparsa dell avv. Carlo Scarascia Mugnozza Lo ricordano la moglie Edda con le figlie Maria Beatrice, Alessandra, Federica con Antonello, le loro famiglie e quanti gli vollero bene.- Una Santa Messa verrà celebrata nella Basilica di Cristo Re in viale Mazzini 32 martedì 13 alle ore 19. - Roma, 13 maggio 2014. 14 maggio 2013 - 14 maggio 2014 Ad un anno dalla scomparsa di Walter Dainotto lo ricordano con immenso amore la moglie Antonella, i figli Maurizio e Simonetta, Nadia ed i nipoti.- Una Messa verrà celebrata mercoledì 14 maggio alle ore 11.45 nella cappella del Cimitero Monumentale. - Milano, 13 maggio 2014. 13 maggio 2012 - 13 maggio 2014 Dott. Giampaolo Vespasiani Il tuo esempio di vita e lamore che ci hai dato ci accompagna ogni giorno.- Maria Grazia e Valentina.- Una Santa Messa sarà celebrata il 14 maggio alle ore 18 nella basilica di S. Vittore e il 18 maggio alle ore 19 nella basilica di S. Ambrogio. - Milano, 13 maggio 2014. Sono trascorsi nove anni e ancora in tutti noi vive, e vivrà per sempre, lindelebile traccia della tua esistenza, oggi, come allora, indimenticabile riferimento della nostra vita Franco Cassina Ti adoriamo Umberto e Danila. - Meda, 13 maggio 2014. 2001 - 2014 Laura e il figlio Carlo Michele ricordano con tanto amore e immutata nostalgia il Dott. Leonardo Viotti - Guanzate - Milano, 13 maggio 2014. Nel sesto anniversario della scomparsa di Mariarosa Meda i figli, i fratelli, i nipoti e gli amici la ricordano con grande affetto. - Milano, 13 maggio 2014. SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 www.necrologi.corriere.it e-mail: acquisizione.necrologie@rcs.it Fax 02 25846003 Telefono: 02 50984519 Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014 45 italia: 51575551575557 Il Tempo Ogni giorno le PREVISIONI della tua città sempre con te Digita: mobile.corriere.it nel browser del telefonino Il servizio è gratuito salvo i costi di connessione internet previsti dal piano tariffario del proprio operatore Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile 52 6::) 1 6:: 2:) 6: 1 6:)) 6:6: 6:56 ) 6:5: 6: 6: 6 6 6:5) ) -&2( -".2 (.2 &:" "$&( (-"&( ($(& &(6 "-&: &(& -5" !!$ 7' */47/9$(' /!!$7'! % /!$('$ '4/%$ *(/4'( /(80$ 4&*(/%$ $70$ '# &(%4( (/4$ 07%% / /$4$#+ $(8/ '# % (/ '# 0 &'( $'4'0&'4 *(# *$(!! $'8 % 7+ $ !$(/'$ 0700$8$ $% 4&*( &$!%$(// !/7%&'4 (' % */$*$49$('$ # $'4/00/''( */$'$*%&'4 0$ %4/' $ 044(/$ (/$'4%$ %% '$0(% 9(' (8 % '78(%(0$4 /$07%4/ &!!$(/ /$0*44( %% %4/ /+ ,+5"$ %*(..( -" (2&: *($" 2&:-( $"-" (04 (/$'( '(8 (%(!' 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Disponibile Il a 10,90 euro padrone del mondo di più il prezzo del quotidiano Robert Hugh Benson. !"( &2"( 7 (-# $ "-( & -&".( (. &$. .$& "% "-2 $ (#9( &#(# -. ((2 5$ !"&( "( &"-( 5&(. "-. (. 5& "22 $ .."( "-(" "22 $ *( Oggi su www.corriere.it I più letti «Grazie Europa» Faida tra le donne FI Renzi a Milano Le accuse di Susy De Martini: «Le mie colleghe non hanno meriti» Nella sede di Expo Bergamo insultano Rossi 1 ILalivornesi fidanzata: per voi la B Certificato e libretto addio: 2 uniti Aci e Motorizzazione mia vita (segreta) 3 «La da frontaliera del sesso» Scajola e il conto corrente 4 della Camera le ragazze rapite. 5 Mostrate Boko Haram: «Scambio» La veranda di Gori Veranda abusiva, le foto del blitz dei vigili dal candidato sindaco pd Samsung story Tutto iniziò dalla lana La storia per immagini del colosso coreano, in origine un lanificio Dopo la bufera giudiziaria che si è abbattuta su Expo, il premier alle 10 è negli uffici dell’Esposizione, in via Rovello Prima, intorno alle 9, Renzi visita una scuola in via Massaua 46 Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Tv in chiaro Teleraccomando ,>£ di Maria Volpe PER DISTRARSI PER CAPIRE Chiambretti: Rosso, il re dei jeans libri, musica, show ospite della Bruchi L’originalità di Piero Chiambretti (foto) si vede fin dal titolo dei suoi programmi. Dopo due anni e mezzo di assenza dal video, torna stasera con un nuovo show, sette giorni su sette. E visto che si tratta di supermercato, l’hashtag #nonsolofrutta è già un tormentone su twitter. C’è anche la partecipazione straordinaria di Michelle Hunziker in qualità di «Madonna della televisione»: un cameo a ogni apertura di puntata. Nel supermarket si vende di tutto, ossia l’arte in tutte le sue forme (quadri, libri, musica e spettacolo). Direttore del Supermarket, Cristiano Malgioglio. Renzo Rosso (foto), definito anche «il genio dei jeans» è l’ospite di Annalisa Bruchi. Rosso, a capo del gruppo Otb «Only the Brave», è uno degli imprenditori di maggior successo del Made in Italy e secondo la rivista «Forbes» uno dei dieci uomini più ricchi del mondo. La sua azienda fattura più di un miliardo e mezzo di euro. La fama del suo primo marchio Diesel esplose proprio negli Usa, patria dei blu jeans. Un successo, che come dice Rosso, non è stato facile, ma raggiunto con «grande sofferenza e molte lacrime». Debutta inoltre oggi la nuova rubrica di Lorenzo Bini Smaghi Chiambretti supermarket Italia 1, ore 23.50 2Next- Economia e futuro Rai2, ore 24 ,>Ó ,>Î ,iÌi{ À>°Ì À>°Ì À>°Ì È°ää 1," 7-° ÌÌÕ>ÌD È°£ä 1 "// ° ÌÌÕ>ÌD È°Îä / £° *,6-" -1 6/ -6, ",/° È°{x 1 "// ° ÌÌÕ>ÌD ££°Óx 1 "// < ° ÌÌÕ>ÌD £Ó°ää *,"6 1" "° 6>ÀiÌD £Î°Îä /", ° £{°ää / £ " "° ÌÌ° £{°£ä 6,//" ° ÌÌÕ>ÌD £x°Óä 6/ ,//° ÌÌÕ>ÌD £È°xä , *, /" /", ° £Ç°ää / £° i «À}À>>\ i Ìi« v> £n°xä ½,/° +Õâ Óä°ää /", ° Óä°Îä , /1"° 6>ÀiÌD -, Ó£°£ä ,"-" ,"° V° Ó£°£x -/, -° ½"*," " ' 1 *,"° ÃiÀi° Àiâ > iÀÌÞ] > 6>i° i «À}À°\ /} £ Èä ÃiV` È°£ä 1 -/, *, /° /v È°xx ,/"" -° ,>}>ââ° n°£x 1 1" <<"° -iÀi n°Îx -*,/ "1-76- -,/ 7-/, ° /v £ä°ää /Ó -° ÌÌ° £ä°xä <" 1,"* Óä£{° ÌÌÕ>ÌD ££°ää // 6"-/,° ÌÌ° £Î°ää / Ó ", "° £Î°Îä / Ó "-/1 -" /° ÌÌÕ>ÌD £Î°xä Îΰ ,ÕLÀV> £{°ää //" //"° ÌÌ° £È°£x / "" 7° /v £Ç°äx <" 1,"* Óä£{° /6" ,"/" ° ÌÌÕ>ÌD £Ç°{x / Ó - °°-° £Ç°xä , / -*",/° £n°£x / Ó° £n°{x -+1, -* ", ££° /iiv £ä°ää , *, /" <" 1,"* Óä£{° ÌÌÕ>ÌD £ä°£ä ,/,° ÌÌÕ>ÌD ££°£ä / Î 1/° ££°£x -,° ÌÌÕ>ÌD £Ó°ää / ΰ £Ó°Óx * +1"/ "° ÌÌÕ>ÌD £Ó°xä ," ½/ Óä£{\ À >ÌÌ>° Và £Î°£ä /*" -/",° ÌÌÕ>ÌD £{°ää / ," ° £{°Óä / ΰ £{°xä /, " ,"° ÌÌ° £x°ää / Î °°-° £x°äx /, *<< ,° ÌÌÕ>ÌD £x°£ä ," ½/ Óä£{\ À `ÀiÌÌ> {G Ì>««>\ Û>ââ >À° Và ÀiÌÌ>® £n°äx -*// " "° VÕiÌ £n°£x "° VÕiÌ° Óä°Îä / Ó Óä°Îä° Ó£°ää " \®° -iÀi° ,j> ÃÃj] >À À>Ûi] Õi j>À` Ó£°£ä -1° 6>ÀiÌD° } E ,ÃÃ] >Ì> /ÀÌÌ>] Ã>LiÌÌ> Ài}À>V Óΰ{x / Ó° ÓΰÓä *",/ *",/° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ÀÕ 6ië> ä°xx / £ "//° £°Óx /*" ° £°Îä -"//"6" ° ÌÌÕ>ÌD ,>{ >>ix Ì>>£ >Ç /Û i`>ÃiÌ°ÌÉÀiÌi{ i`>ÃiÌ°ÌÉV>>ix i`>ÃiÌ°ÌÉÌ>>£ *-° /iiv 6 ° /iiv 1 /,° /iiv , ,° /iiv , // ½/ ° ÌÌÕ>ÌD /*, / {° / { /", ° / /6 ",-° /iiv - ", "° /iiv " -*",/" ",1° ÌÌÕ>ÌD 1, -/,//" Ó£° /iiv ½ ° /*, / {° / { /", ° i «À}À>>\ iÌi°Ì -,/"° /iiÛi> È°ää / x *, * ° ÌÌÕ>ÌD n°ää / x // ° n°{x // " +1° ÌÌÕ>ÌD £ä°ää / x ", £ä° ££°ää ",1° ÌÌÕ>ÌD £Î°ää / x° £Î°{ä 1/1° ->« £{°äx , ,/" £Î° ,i>ÌÞ £{°£ä /"6/, ° ->« £{°{x 1" " ° /> Ã Ü £È°äx , ,/" £Î° ,i>ÌÞ £È°£x -,/"° /iiÛi> £Ç°£ä *"," +1° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi >ÀL>À> ½1Àð i «À}À>>\ /}x ÕÌ £n°xä 6 / 1 /,"t +Õâ° `ÕVi iÀÀÞ -VÌÌ È°ää /- *" 6/° -iÀi Ç°ää , -° -iÀi Ç°Îä 6 -/,° 6>ÀiÌD n°Îä 1, 7° 6>ÀiÌD °{ä " 6",,° 6>ÀiÌD £ä°Óä ,° "1- 6-" ° /iiv £Ó°£ä "//" /" 5 ", "° ÌÌÕ>ÌD £Ó°Óx -/1" *,/"° £Î°äx -*",/ -/° £Î°{ä , ,/" £Î° ,i>ÌÞ £{°£ä -*-" ° >ÀÌ £{°Îx 6 -/,° 6>ÀiÌD £x°Óx ," ° >ÀÌ £x°xä 1, 7° 6>ÀiÌD £Ç°{ä " 6",,° 6>ÀiÌD £n°Îä -/1" *,/"° È°ää / Ç° È°xx "6 -° ÌÌÕ>ÌD Ç°ää " 1- ,-- -/*° ÌÌÕ>ÌD Ç°Îä / Ç° Ç°xä " 1- /"° ÌÌÕ>ÌD Ç°xx " 1-° ÌÌÕ>ÌD °{x " ,° ÌÌÕ>ÌD ££°ää ½, /,° ÌÌÕ>ÌD £Î°Îä / Ç° £{°ää / Ç ," ° ÌÌÕ>ÌD £{°{ä -/, - , - "° /iiv £È°{ä "--," ",,° /iiv £Ç°xx ½-*//", , 9° /iiv° iÌÌiÃ] >i >ÃiÞ] «Ã Óä°ää / Ç° £°ää £°Îä Óä°ää Óä°£ä / ΰ / ," ° "° ÌÌÕ>ÌD * +1"/ "° ÌÌÕ>ÌD Óä°Îx 1 *"-/" -"° ->« Ó£°äx ,'° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi Û> Àà Óä°Îä /*-/ ½",° ->« "«iÀ> Ó£°£x " "° °] Ì>>] £Çή° ,i}> ` â >ÀL° Õ` -«iViÀ] Õ> i>] ,LiÀÌ ``iÌ Óä°ää / x° Óä°{ä -/,- "/<° /} ->ÌÀV Ó£°£ä 6 " / " " *1,° -iÌiÌ>i] 1Ã>] Óä£Î®° >ÃÃi >ÃÌÀ° Õ>i Õ} ] Ã Õ >i £°Óä °-° - , ° /iiv Ó£°£ä ,,"7° /iiv° -Ìi« i i] >Ìi >ÃÃ`Þ] i ÓÓ°ää / /"",,"7 *"*° /iiv° ,LLi i] *iÞÌ ÃÌ Óä°Îä "//" <<"° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä /," , "° / ÀiÀ] 1Ã>] £Î®° ,i}> ` 7v}>} *iÌiÀÃi° Ì >ÃÌÜ`] >ÛV ] ,ii ,ÕÃð Ó{°ää Ó 8/° " " 1/1,"° ÌÌÕ>ÌD ä°xx , *, /" /", ° £°äx äc 1/"° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ> ÓΰÓä " *1 " 6° ÌÌÕ>ÌD Ó{°ää /Î "//° ä°£ä / ," ° £°äx -* *° ÌÌÕ>ÌD Óΰ{ä // 6"/° À>°] >>`>É1Ã>] Óää{®° °° >ÀÕð }i> i] Ì > >Üi Óΰ{ä /,8° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ° /iiÃi £°Îä / x "//° i «À}À>>\ ,>ÃÃi}> ÃÌ>«>Æ iÌi°Ì ÓÓ°xx /° /iiv Óΰxä ,// -1*,,/° 6>ÀiÌD £°{x ---° /iiv Óΰ{x / Ç / -° ÌÌÕ>ÌD £°xx "6 -° ÌÌÕ>ÌD Ó°ää "//" <<"° ÌÌÕ>ÌD ,>x ,> -ÌÀ> ,> Õ« ,i> /i >Ãà /Û >Ý È°Óx Ç°Óä n°£x °{ä £ä°{x ££°Óx ££°Îä £Ó°ää £Ó°xx £{°ää £x°Îä £È°Îx £n°xä £n°xx £°Îx >Ç°Ì ÌÛ°Ì £Î°Óä , <" \ " </¶ 6>ÀiÌD £{°£x - ,1-° -iÀi £x°£ä 7 ,° /iiv £x°{ä /-\ - //½ -iÀi £È°Îä / " Ó° 6>ÀiÌD £Ç°Îä £È /° 6>ÀiÌD £n°Îä 6 66, ° 6>ÀiÌD £°Îä , <" \ " </¶ 6>ÀiÌD Óä°£x 7 ,° /iiv Ó£°£ä /-/" ° ,i«ÀÌ>}i Óΰää 8 " / \ ,6 / 8° 6>ÀiÌD ii>Þ /6 £x°ää " 1*9 9° ÕÃV>i £È°ää 6 -- Ó° -iÀi £È°Îä 1", ,"° 6>ÀiÌD £Ç°ää 9 /-° ÕÃV>i £n°ää /9° /iiv £°ää 5 Èä - " ° 6>ÀiÌD Óä°ää +1 "° 6>ÀiÌD ÓÓ°ää 9 / ° 6>ÀiÌD ÓΰÎä -° /iiv ä°Îä ", *-1° ÕÃV>i 2 -/$/ ?$! $/!2 Film e programmi L’ottimismo di Sally Hawkins Amore inatteso per Fabio Volo Un film che invita al buonumore e alla riflessione. Sally Hawkins (foto) interpreta una ragazza solare che crede nel buonumore. Ma la sua filosofia viene messa a dura prova. La felicità porta fortuna Rai5, ore 21.15 Carlo (Fabio Volo), durante una serata organizzata dalla moglie conosce una giovane senegalese, Nadine (Aissa Maiga, foto con Volo). Nascerà una passione tra i due. Bianco e nero Rai Movie, ore 21.10 Pif in Messico tra gli indios Gigi & Ross salutano con Salvi e Avitabile Pif va in Messico alla scoperta di un popolo, i Tarahaumara. Sono indios sopravvissuti alla dominazione spagnola che vivono ancora con le stesse usanze di 500 anni fa. Il testimone Mtv, ore 21.10 Ultima puntata del programma comico di Gigi & Ross con Fatima Trotta e Elisabetta Gregoraci. In studio con loro, oltre ai comici, Enzo Salvi, Alessandro Borghese e Enzo Avitabile. Made in Sud Rai2, ore 21.10 À>°Ì À>°Ì È°xä -, 6/ -/,° -iÀi Ç°ää ,/ ° -iÀi Ç°{x ,° -iÀi n°Îä " " , ° -iÀi °Óä , ° -iÀi £ä°£ä *,6/ *, / ° -iÀi £ä°xä ,"/,- --/,-° -iÀi ££°{ä -/,° -iÀi £Î°£ä -*" /° -iÀi £Î°xx *,6/ *, / ° -iÀi £{°{ä ,"/,- --/,-° -iÀi £x°Óx äÓ£ä° -iÀi £È°£ä -/,° -iÀi £Ç°{x , 7- ", "° £Ç°xä " " , ° -iÀi £n°{ä ,° -iÀi £°Îä 8 ° -iÀi Óä°Óx ,"-° -iÀi Ó£°£ä -,* /° / ÀiÀ®° ,i}> ` ÀV >ÀLiÀ° Óΰ£ä 7" , ° ÌÌÕ>ÌD £°£ä ,-\ /" -/ "° ÕÃV> £°{x ,-° ÕÃV> Óä°Îx *--*,/"1/° ÌÌ° Ó£°£x / *",/ ",/1 **9 " 1 9° i`>®° ,i}> ` i i} ° ÓΰÓä 6 //, -"7° /> Ã Ü £°£ä ° °° ° VÕiÌ Óä°£ä 1" -/,"-° VÕiÌ Óä°Îä /*" -/",° VÕiÌ Ó£°£x << -/ ° V° ÓÓ°Óx ",,6 ½ "° VÕiÌ ÓΰÓä ££{£Ó° VÕiÌ ,> ,> *ÀiÕÀ>°Ì Ûi £È°£x £n°äx £n°£ä £n°xx £°{ä Óä°£ä Ó£°£ä Óΰää ä°xä 1// 1 ° -iÀi , 7- ", "° /"*<"° /iiÛi> * 6/° /iiÛi> /-"° ->« ," 7"° -iÀi 1", " ° , Ó° -iÀi , 7- "//° À>°Ì À>°Ì £Î°xä - - ° £È°ää , ,,/° £Ç°Îx , 7- ", "° £Ç°{ä ° £°£ä -"° Ó£°£ä " ,"° Óΰää °°-°/° £°£x , 7- "//° À>°Ì Ài>ÌiÌÛ°Ì >Ç` V>ÃÃ°Ì `>Ý°Ì >Ç°Ì £Ç°xx 7 8 1° >ÀÌ £n°Óä 1* , Óä£ÎÉÓä£{° ÌÌÕ>ÌD £n°{x "1- " 1-° /iiv £°Îä 6"//° /iiv Óä°Óä / ,1-° /iiv Ó£°£ä 7 8 1° >ÀÌ ÓÓ°Óx 1 1 * ° >ÀÌ £n°Îä "/" ° ÌÌÕ>ÌD £°Óx -/ ,9° ÌÌÕ>ÌD Óä°Óä "-- /",/° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä " -*6" --, /° ÌÌÕ>ÌD Óΰäx / <<° ÌÌÕ>ÌD ££°{x £Î°Îä £È°ää £È°Îä £Ç°ää 7E",,° /v -," ° -iÀi / ", "° ÌÌÕ>ÌD / -*",/° ÌÌÕ>ÌD -/,//" *"<° -iÀi Óä°{x 1 -/, "° -iÀi ÓÓ°Îx " - "° ÌÌÕ>ÌD £Ç°{x *,"*,/9 7,-°V° £n°Îx *,1/"¶ 6 1/"t VÕiÌ>À £°Îä , /1// "-/° VÕiÌ>À Óä°Óä " *1 ° VÕiÌ>À Ó£°£ä /,"9° 6>ÀiÌD ÓÓ°ää , ° ÌÌÕ>ÌD £n°ää / ,° "< -"7° 6>ÀiÌD £n°xx / Ç° £°ää ,9½- /"9° /iiv Óä°ää "" ° ÌÌ° Óä°£ä 1" ° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä -°"°-° //° ,i>ÌÞ ä°£ä / ,° "< -"7° 6>ÀiÌD ,> 99 Àà i >x /Û Óäää À>°Ì Àði`>ÃiÌ°Ì ViÌÛ°Ì £°Îä "//",-- *1 ° >ÀÌ £°xä ,/" " < " ","° >ÀÌ Óä°£ä *** *° >ÀÌ Ó£°Óä * "" , " "9° >ÀÌ Ó£°{x 1" "// " 6" 9" 9"° ÌÌÕ>ÌD £Ç°ÎÈ 1 -, / , 1-/,° £°Ón /° /iiv Ó䰣Π<<,° /iiv Ó£°ä{ 1" ",° Óΰ£x -/", ° 6>ÀiÌD Óΰ{ä " *," °°° " "t £n°ää 19 E - ° VÕiÌ>À £°£x , 1"° VÕiÌ>À Óä°£x , ° 6>ÀiÌD Ó£°£ä -/, 1-° 6>ÀiÌD Óΰ£x "/", " */,<° i`>ÃiÌ°Ì £n°Óä 8/, "6, " /" ° V° £°Óä ° /iiv Óä°£x "* -* ° -iÀi Óä°Óä 1 *, ° /iiv Ó£°£ä - 6" --, - ,° ÓÓ°xä 9 9 ,° -iÀi ÌÛÓäää°Ì Óä°ää ,"-," "1,- ,/° ,i}i Óä°Îä 1", ", "° ÌÌÕ>ÌD Óä°xx / /° Ó£°Óä ,/ - ° Óΰ£x **9 9-° /iiv Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014 47 italia: 51575551575557 Pay Tv Film e programmi Se le regole in carcere sono uguali per tutti Pietro Savastano (Fortunato Cerlino, foto) trova nel carcere di Poggioreale una situazione più dura del previsto: un comandante ha stabilito regole uguali per tutti, anche per un boss temuto come lui. Gomorra - La serie Sky Atlantic HD, ore 21.10 Albertino in cerca di un bravo dj -Þ i> -«ÀÌ £{°ää "" ,- " 1 1 ½", Ã> `i iÜ }>`] iÃÌ>Ìi £Èx° Õi }Û> à >À> i `iV` ` vÕ}}Ài Ãii Ãi}Õi` Õ >ÌV ÃiÌiÀ i LÃV ° -Þ i> ÕÌ £x°Óx °°° 1-/< *, /1// *>V ÌiÀ«ÀiÌ> Õ >ÛÛV>Ì Ìi}iÀÀ° 1 }Õ`Vi V i`i ÃÕ >ÕÌ «iÀ Õ> V>ÕÃ> ` ÃÌÕ«À° -Þ i> >ÃÃVà £È°ää *<<" / ½>Ài ÌÀ> ] >ëÀ>Ìi V iv] i }i] >««>ÃÃ>Ì> ` «ÌÌÕÀ> i }Ã> ` ÌÀÌi° -Þ i> Ìà £Ç°Îx *,"" *,"6 >Ì iÀi ° *>ÌÀÜ® Ìii ` >ÛiÀ iÀi`Ì>Ì `> «>`Ài ° «Ã®] Õ ViiLÀi >Ìi>ÌV] > v>° -Þ i> Ìà £°£x "" ½>ÃÌÀ>ÕÌ> -> i >ÛÀ> `> ÌÀi > ÃÕ> Õ>] i ÃëiÌÌ> V i > ÃViÌD «iÀ VÕ >ÛÀ> >LL> Õ «> «iÀ ÃÃÌÌÕÀ° -Þ i> ÕÌ £°Îä - -// , ` ` -L>` ÃiV` > VÀi>ÌÛÌD `i} >>ÌÀ `i> Ài>7Àð *iV> `½>>âi° -Þ i> >Þ Ó£°ää -/, "** iÝ ° i®] >ÀÌ VÀÃ] à ÌÀ>ÃviÀÃVi `>½>V "ÃV>À 7° >ÌÌ >Õ®] > > VÛÛiâ> m V«V>Ì>° > i -° -Þ i> >ÃÃVà /, 6ViÌ] «ÀÃà > iÃÃiÀi «>`Ài] Ûii ÛÌ>Ì > Vi> `>> ÃÀi> i LiÀÃ>}>Ì ` `>`i ÃÕ >ÃVÌÕÌ° /ÕÌÌ Lii vV m°°° -Þ i> ÕÌ -,/ //, /Ài À>}>ââ à ÌÀÛ> «iÀ V>à >` >vvÀÌ>Ài Õ½À}>ââ>âi VÀ>i i ÌiÌ>ÌÛ ` ÃÛiÌ>Ài «>° -Þ i> >Þ ", " // iÀV >i ° -V Ü>Àâii}}iÀ® `vi`i Õ> À>}>ââ> `>½ÕÌ> V>À>âi `i >i ° ÞÀi®° -Þ i> >Ý " " * , > LiÃÌÃiiÀ `i½À>`iÃi Þi] > ÃÌÀ> ` Õ½>Vâ> «ÃÃLi ÌÀ> Õ L>L iLÀi i v} ` Õ }iÀ>ÀV>° *iV> `i Óään° -Þ i> *>Ãà ӣ°£ä "6 *, / "" Þ m ÃÌ>Ì Õ À>}>ââ «>`Ài > Õ> ÛÌ> V«ÕÌ £n > ÃÕ v} ½ > >LL>`>Ì ÀÌii` ÌÀ«« >ÌÕÀ° -Þ i> Ìà ÓÓ°{ä 6/ -/, 7/ > Ìiiv > v] V Ìi `vV i° > «>ÀÌi `i½}iÕ> ÃÌÀi}> m >vv`>Ì> > ° `>° À}i ° « À° -Þ i> *>Ãà ÓÓ°xx ½1/" 1- ," ÕÀ iÀ m v} ` Õ iÝ V>«i ` À`i V i À> VÌÛ> Ã} ` ÌÀ>ÃviÀÀà ÕÃÌÀ>> ViÀV> `i½À° -Þ i> >ÃÃVà Óΰäx /, -/ « ½>ÀÀiÃÌ «iÀ iÛ>Ãi vÃV>i] >Ìi ViÀV> ` ÀVµÕÃÌ>Ài > v`ÕV> `i> v>}> >ÌÌÀ>ÛiÀÃ Õ Û>}} > i VÃi «i}}À>° -Þ i> >Ý Óΰ£ä " 1 /1" " +Õ>` ÃV«Ài ` iÃÃiÀi «>`Ài] Õi â> > À>«>Ài L>V i «iÀ >ÌiiÀi > ÃÕ> v>}>° ->ÀD Õ «âÌÌ > viÀ>À°°° -Þ i> £ ä°£x , "" / « iÃÃiÀi ÀÌ i «i ` Õ> Ìi«iÃÌ> ` iÛi] ->Õi à ÀÃÛi}> i ` ` >LL >Ì>i] ÌÀ>ÃvÀ>Ì iv >``iÌÌ >> «ÃÌ>° -Þ i> >Þ ä°{ä " *," /-/ /Þ Ûii ÃV>L>Ì «iÀ Õ >>Ì ÌiÀ>i i] >VVÌ i> Û> ` Õ> -}À>] Ûii VÌÀ>Ì `> `i «ÀÛV>Ì° -Þ i> >ÃÃVà £°Îx " -" /" >Ài] Ì` i ÌÀÛiÀÃ] >ÀÀÛ> Õ> ÕÛ> ÃVÕ> `Ûi à > Li> -> i ÃÕ vÀ>Ìi>ÃÌÀ *>ÌÀV } vvÀ >Vâ>° -Þ i> £ Ó°£x , v ÛiÌ> > ÃÌÀ> ` >À>LL>] L>`Ì LiÀ>Ì > `ÃV>«Ì ` iÃÙ ` >â>ÀiÌ ] vÌ ÃÕ> VÀVi° -Þ i> >ÃÃVà £Î°Îä / -\ *," /1, " ° ---" 1, /* 7À` /ÕÀ >ÃÌiÀà £äää ,>° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ Ó £{°Îä -"\ "6 <<" ,° £Ó£ Çc À `½Ì>>° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £x°Îä 6\ / , /"1, 9>V Ì E -> £Ç°ää "\ 6", " ", / -iÀi -Þ -«ÀÌ £ £°ää "/" -"\ /" 1 -*79 ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ / -\ -9 -/1" ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ Ó £°Îä / -\ *," /1, "° ---" -, /* 7À` /ÕÀ >ÃÌiÀà £äää ,>° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ Ó £°xx *6""\ , {\ /5 " < >«>Ì Ì>> >ÃV i Ó ,>-«ÀÌ £ Óä°Îä "\ Î ", / ÀiÌÌ> -iÀi ° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ £ Ó£°Îä "/" -"\ " "/" ,"-- vviÀÌ> ÕÀëÀÌ ÓÓ°ää 1/""-"\ *" /" 1,"*" Î vviÀÌ> ÕÀëÀÌ ÓÓ°£x 7 -1,\ <",7 -1, *" -*9>V Ì E -> ÓÓ°Îä -"\ "6 <<" ,° £Ó£ Çc À `½Ì>> ÕÀëÀÌ -iÀi /Û ÌÀ>ÌÌiiÌ ,>}>ââ VÕiÌ>À £{°ää 1" ",/1 ,t ÃiÞ >i £x°ää 7/ "9- ,> Õ« £È°ää , Ý £È°{x /- ÃiÞ >i £Ç°äx / 8/ -/* -Þ 1 £Ç°{x 6/ - " " Ý £n°Óä 1-/ E 9 ÃiÞ >i -Þ 1 £n°xx "1- " 1- ,> Õ« £°Îä 6"// ,> Õ« Óä°äx 7 E ",,\ 1 / -* Ý Ài Óä°{ä 1-/ E 9 ÃiÞ >i Óä°xx - E / Vi`i Ó£°ää /- " -°°°°°° Ý Ó£°Îä ° °/° , ÃiÞ >i Ó£°{ä ,9 Vi`i Ó£°xx /- ÃiÞ >i £Î°xä 6-/ -*"- " /," -1" , £x°xx -/, 1- -Þ 1 £Ç°£ä , *, *-- ½-" *,1/ i`à £°£x ½1"" - -Þ 1 £°xä , 1" -Þ 1 Ó£°ää 6-/ -*"- " /," -1" , ÓÓ°ää 6-/ -*"- " /," -1" , ÓÓ°{x /"* -Þ 1 Óΰäx /"1, ÃiÞ >i Óΰ{x , /,"*"/ ½- / / -Þ 1 ä°{x -/, 1- -Þ 1 £°äx - 1" £°Óä * / 1 * i`à £n°ää -*" " Vi`i £n°Óx 7 8 1 i`à - 9 , Vi`i £n°xä 7 8 1 i`à - 9 , Vi`i £°£x 7 8 1 i`à £°Îä /1//" ,/9\ /"1, Ó £°xä - ""9"" 9-/,9 ° iÀ>} Óä°äx 7 /" E ,,9 -"7 iÀ>} Óä°Óx / ,1, -"7 >ÀÌ iÌÜÀ Óä°{ä 1"6 66 /1, */, * i`à Óä°xä / ,1, -"7 >ÀÌ iÌÜÀ Ó£°äx -/,9 1//9 iÀ>} £{°Óx - *"--\ ----** ÃVÛiÀÞ >i £x°äx -/1* +1,/" >Ì> i}À>« V £È°Óä - 6-/ , £Ç°£ä /"* , ÃVÛiÀÞ >i £n°Óx 6,-" -/ ÃVÛiÀÞ -ViVi £°Óx /", >Ì> i}À>« V Óä°ää , +1//," ,1"/ ÃVÛiÀÞ >i Ó£°ää , " *,, ÃVÛiÀÞ >i Ó£°Îx , " , ÃVÛiÀÞ -ViVi Ó£°xx -6 - - i`à ÓÓ°ää , //"t ÃVÛiÀÞ >i £{°Óä "7 1/° /iiv -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £{°Ón 1 / "/" -* ° *ÀiÕ i> £{°Îä / /6\ ,* /° /Û 9 £{°Îx /," " " ", "° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £{°xÎ ,° "1- 6-" ° /iiv " £x°{{ ,° "1- 6-" ° /iiv " £È°ä{ 1 *, ° /iiv 9 £È°äx / , 1,/ 7" ,-/" ° *ÀiÕ i> £È°Óx " * ",/"° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £È°xÎ +1 "-/," -1" ,"° /Û 9 £È°xx ½ , 6""° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £Ç°xÓ -"/ "/° *ÀiÕ i> £n°{£ 1 *, ° /iiv 9 £n°{x *,° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £°ÓÈ +1 "° - Ü " £°ÎÓ / 6*, ,-° /iiv 9 La prima puntata di questo nuovo talent show ripercorre i momenti del lungo percorso di casting in cui si sono sfidati 500 aspiranti dj. In giuria, Albertino, Stefano Fontana e Lele Sacchi (insieme nella foto). Top dj Sky Uno HD, ore 22.45 Adam Sandler padre inaffidabile Un padre assente (Adam Sandler, foto) è costretto a rintracciare il figlio che non vede da anni, che si sta per sposare e ha fatto credere alla ricca famiglia di lei di essere orfano. Indovina perché ti odio Sky Cinema Hits, ore 21.10 Il figlio del nazista e il bambino ebreo i`>ÃiÌ *ÀiÕ La storia dell’amicizia tra un ragazzino (Asa Butterfield), figlio di un ufficiale tedesco e un suo coetaneo ebreo rinchiuso nel lager diretto dal padre del primo. Il bambino con il pigiama a righe Sky Cinema Passion, ore 21 £Ó°ÓÎ , / */,° *ÀiÕ i> £Ó°Óx "6 -/",9° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £Ó°xÎ " /, ° /iiv 9 £Î°{£ ,/ " 8° /iiv 9 £{°£ä "7 1/° /iiv -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £{°£È +1 "° - Ü " £{°£ <""° - Ü *ÀiÕ i> A fil di rete di Aldo Grasso «The Pills», comiche con una nuova linfa N el vuoto della programmazione estiva c’è modo di occuparsi, con più attenzione, di fenomeni che esplodono altrove, principalmente su YouTube, approdano marginalmente in tv ma stanno assorbendo l’intera audience giovanile. Mi riferisco, per esempio, al caso di «The Pills», una serie di «piccole comiche» (non ancora strutturate nella forma della web serie), che ricordano non poco gli esordi di Nanni Moretti in Super8, ai tempi di «Io sono un autarchico». «The Pills» nasce nel 2005 da Vincitori e vinti un’idea di Luca Vecchi, grande appassionato di cinema. Giorno dopo giorno, raduna intorno al Licia progetto un gruppo di amici che Colò si spartiscono vari compiti: attoSere ri, sceneggiatori, tecnici. I più d’estate, assidui sono Matteo Corradini, Licia Colò Luigi Di Capua. Con il contribubatte Niccolò Torielli. to, di volta in volta, di molti altri La prima serata di Rai3 è dedicata amici. «The Pills» racconta brevi al «Kilimangiaro» episodi di vita quotidiana tra condotto come sempre amici e coinquilini, con una fordalla bionda te attenzione ai temi che gravitaLicia Colò: per no intorno al mondo universita1.256.000 spettatori, rio, ma non solo. Si va dal8,6% di share l’«Amore ai tempi dell’Erasmus» a «La borsa di studio», da «Problemi di donne», a «San ValentiNiccolò no», da «Fabio Volo» all’irresiTorielli stibile «Incontro con i produttoSere ri» (diviso in due parti). d’estate, «The Pills» stanno per ripeteNiccolò re il clamoroso exploit dei «SoliTorielli superato ti idioti»? No, la loro è una comida Licia Colò: cità diversa, più cinefila, più gela serata di Italia 1 nerazionale. Gli episodi hanno è dedicata sempre un aggancio reale, cui la ad «Archimede», fotografia in bianco e nero stenla scienza secondo de sopra un velo di amarezza e di Italia 1. La seguono irrisione. Sostiene Di Capua: «Io 714.000 spettatori, penso che la nostra comicità sia 5,4% di share trasversale nel senso che noi come persone apparteniamo a tutte le sottoculture giovanili e a nessuna in particolare. Abbiamo sempre frequentato ambienti uno diverso dall’altro… A noi piacciono molti tipi di comicità, per dire Pozzetto ci piace, come ci piace Moretti, Monthy Python, i comici americani, la slapstick comedy». Se tv generalista e cinema non sono capaci di nutrirsi di questa nuova linfa, rischiano di estenuarsi giorno dopo giorno. © RIPRODUZIONE RISERVATA Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv £°Îx 1," ",,° /iiv " Óä°ÓÓ / 6*, ,-° /iiv 9 Óä°Óx 1," ",,° /iiv " Óä°{ä *," / , / £° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°£x /1// " /," /1//° *ÀiÕ i> Ó£°£x "--* ,° /iiv 9 Ó£°£x -"° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ÓÓ°äÈ ÓÓ°ÎÎ ÓÓ°xn Óΰää Óΰ£x "--* ,° /iiv 9 -1/-° /iiv " /° *ÀiÕ i> *½ /1 ° /iiv 9 / ",- ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ÓΰxÇ *,//9 // ,-° /iiv 9 ä°ÎÎ 1 ,/" ° *ÀiÕ i> 48 italia: 51575551575557 Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera
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