GALLERIA NEA PROGETTO FILMAP CARLOS HERNANDEZ LORCA IL QUINTO BEATLE PRIMAVERA SOUND FESTIVAL RODGE GLASS RYAN GIGGS SABATO 24 MAGGIO 2014 ANNO 17 N. 21 SUPERATO IL MOMENTO DEL «NO» AL LAVORO GRATUITO, È ARRIVATO IL TEMPO DELLA MOBILITAZIONE: I PRIMI ESEMPI DA USA, REGNO UNITO E CANADA. E ORA PROVANO A CONCEDERE GENTILMENTE UN PO’ DI VOLONTARIATO ANCHE ALL’EXPO SCHIAVO A CHI? (2) ALIAS 24 MAGGIO 2014 NON AVETE NIENTE DA PERDERE Gli stage sono un esempio (LETTERALMENTE) non soltanto di disuguaglianza di classe, ma anche di discriminazione in base all’età Stagisti di tutto il mondo unitevi! di GREIG DE PEUTER, NICOLE COHEN, ENDA BROPHY * ●●●«Fanculo il tuo stage non retribuito». Questo slogan, scritto su un cartello, era uno dei più coloriti al culmine del movimento Occupy. Cartelli simili, impugnati dai giovani che si battono contro gli effetti della crisi finanziaria, respingono con piacevole franchezza il mantra secondo cui oggi dovremmo essere disposti a fare «di più per meno». Versione aggiornata al XXI secolo della famosa risposta di Bartleby ai compiti che il suo capo gli assegnava – «avrei preferenza di no» –, l’invettiva dello stagista esprime la frustrazione che serpeggia tra i giovani, alle prese con l’aumento dei debiti studenteschi e la riduzione delle prospettive di impiego. Se un lavoro dignitoso e a tempo pieno sta diventando sempre più difficile da trovare, non si può dire altrettanto per gli stage, siano essi poco o affatto retribuiti. I media hanno dedicato agli stage moltissima attenzione dopo che Ross Perlin ha pubblicato il suo saggio Intern Nation: How to Earn Nothing and Learn Little in the Brave New Economy. Minore attenzione ha ricevuto la crescente mobilitazione contro il fenomeno dello sfruttamento degli stagisti e le condizioni culturali che lo rendono possibile. Dalle proteste di piazza alle campagne online, l’attivismo emergente sul tema degli stage rientra nel tentativo più ampio da parte di nuovi soggetti di riformare le politiche del lavoro per tempi di precariato. Prendiamo ad esempio la Canadian Intern Association. Fondata a maggio 2012, l’associazione è forse il primo gruppo che si sta organizzando per affrontare il tema degli stage non pagati o sottopagati in Canada. I ventenni che partecipano alle sue assemblee sono trascinati dall’impeto della protesta contro gli stage. «Non avevo in programma una cosa così da tanto tempo» racconta la presidente dell’associazione, Claire Seaborn. L’idea di fondare un gruppo per i diritti degli stagisti le è venuta in mente mentre discuteva di stage con amici davanti a una birra. «C’è stato talmente tanto interesse verso l’associazione che ho detto: ok, penso che dovremmo farlo». E ci sono tantissime ragioni per proseguire. Secondo la mentalità dominante, gli stage sono ritenuti vantaggiosi per tutti: i datori di lavoro possono mettere alla prova le potenziali reclute e affidare loro alcuni compiti banali; gli stagisti possono vedere in prospettiva un’occupazione, fare una preziosa esperienza di lavoro, e stringere i rapporti necessari a lanciare una carriera. Questa logica tuttavia ignora le relazioni di potere che sottostanno al sistema degli stage. Una delle molte criticità evidenziate è che spesso agli una città costosa), i mezzi di stagisti non retribuiti viene chiesto sostentamento provengono da di eseguire il lavoro che prima prestiti personali o da lavori veniva assegnato al personale part-time. Gli stage sono un retribuito dopo l’assunzione. esempio non soltanto di Inoltre gli stagisti non hanno disuguaglianza di classe, ma anche accesso alle tutele e ai benefit di di discriminazione in base alla età. cui godono i lavoratori «Paga i tuoi debiti» è uno stanco tradizionali. Gli stage possono cliché, piuttosto che aiutare a mettere il proverbiale un’argomentazione etica, sul piede dentro la porta, ma non perché debba essere accettabile che offrono garanzie: una indagine del i giovani donino il loro lavoro. Una 2012 condotta negli Usa dalla volta diventati stagisti, è difficile National Association of Colleges prendere posizione contro il and Employers rivela che solo il proprio sfruttamento. Lo stage ha 37% degli stagisti non retribuiti dentro di sé la consegna del hanno ricevuto offerte di lavoro. silenzio. Per quanto sgradevole Cosa ancor più importante, poche possa essere il loro quasi-lavoro, persone possono permettersi di pochi stagisti sarebbero disposti a lavorare gratis. Se fare uno stage mettere a repentaglio il proprio non retribuito continuerà ad obiettivo (dalla laurea al full-time, essere un passaggio obbligato sulla una referenza brillante) o traballante scala della carriera di annientare la propria buona oggi, le professioni basate su reputazione ribellandosi. Gli stagisti questo sistema saranno non sono solo ridotti al silenzio, trasformate in modo da favorire i sono anche invisibili. Nonostante la più benestanti. Oltre che dai loro condizione sia sempre più genitori (tra i quali non tutti controversa, non esiste alcuna possono accendere una seconda stima ufficiale sulla popolazione ipoteca per finanziare un figlio che degli stagisti. Andrew Langille, un a ventidue anni lavora gratis in avvocato del lavoro di Toronto e INTERNS Una volta reclutati, è difficile prendere posizione contro il proprio sfruttamento. Lo stage ha dentro di sé la consegna del silenzio, gli stagisti sono invisibili acceso critico degli stage non retribuiti, stima che in Canada gli stagisti siano circa 200.000. Ma è una manciata di stagisti celebri ad attrarre maggiormente l’attenzione: Kanye West è stato stagista presso la griffe di moda italiana Fendi; Lady Gaga presso lo stilista irlandese di cappelli Philip Treacy; Lauren Conrad di The Hills presso Teen Vogue. È improbabile che un cast così scintillante possa scoraggiare le domande per diventare stagisti nelle industrie culturali e dei media, che, accusano i critici, sono tra i maggiori responsabili dell’ingiustizia degli stage. Ad un recente programma radiofonico della Cbc, una ex stagista dell’industria musicale ha raccontato che i suoi compiti includevano «la pulizia dei bagni». È una immagine che colpisce l’attenzione e sfida il mito sempre più inutile che gli stagisti si limitino a portare il caffè ai superiori. Contraddice anche quanto sostenuto dalle compagnie, secondo cui gli stagisti riceverebbero soprattutto addestramento per la loro carriera e perciò non meriterebbero un salario. Essi eseguono una vasta gamma di mansioni per le quali normalmente le compagnie pagano i lavoratori. Una ricerca condotta dalla U.K. National Union of Journalists ha rivelato che quasi l’80% degli stagisti in campo giornalistico che hanno pubblicato dei contenuti nel corso della loro esperienza lavorativa non erano stati retribuiti. Quando stagisti non retribuiti, con il loro lavoro, generano profitti nelle arti, nei media e nella cultura, le corporations fanno cassa sulle passioni dei giovani lavoratori. «Solo perché a qualcuno piace il design, questo non significa che non debba essere pagato» dice Seaborn. Gli stagisti al contrattacco Lavorare gratis per pulire un orinatoio è un grido remoto dal mondo incantato della «classe creativa». Gli stagisti più disincantati stanno passando al contrattacco. Negli ultimi anni, in tutto il mondo sono sorti gruppi che si battono contro il loro sfruttamento: ad esempio, Intern Aware in Gran Bretagna, Intern Labor Rights negli Usa, Génération Précaire in Francia, Repubblica degli Stagisti in Italia, Hague Interns Association in Olanda. Stagisti presenti e passati, e i loro alleati, seguono le questioni che li riguardano online attraverso gli account Twitter, le pagine Facebook e blog come i due blog canadesi Internsheep e Youth and Work. Gli attivisti denunciano un tasso di disoccupazione giovanile galoppante, un mercato del lavoro super-competitivo che spinge coloro che cercano un impiego a competere gli uni con gli altri, e la tendenza degli stage gratuiti a rimpiazzare le nuove assunzioni. Che gli stagisti presenti e passati stiano alzando la voce riflette anche uno spostamento politico. «Veniamo da un periodo di liberismo sfrenato e di riduzione dello stato sociale» spiega Langille, «e le persone stanno imparando a combattere battaglie per il lavoro». Occupy ne è un esempio evidente. «C’è una generazione che sta entrando nella forza lavoro, una generazione che non ne aveva mai fatto parte prima» aggiunge Langille. «E non penso che a questi giovani piaccia quello che vedono». Una tattica che gli attivisti stanno utilizzando è quella del ricorso alle controversie legali. Un problema ricorrente è che gli stagisti vengono classificati in modo scorretto: i datori di lavoro definiscono una persona «stagista» ma le assegnano mansioni altrimenti effettuate da un lavoratore retribuito. Le compagnie americane del mondo dell’informazione dedite a questa pratica sono ora sotto i riflettori perché sono state chiamate in giudizio in alcune class-action, ivi comprese le cause contro l’editore di riviste Hearst Corporation e il gruppo Fx Entertainment Group. «Queste cause sono assolutamente necessarie» spiega un militante di Intern Labor Rights, un’organizzazione con sede a New York. «Quando le compagnie capiranno che sono a rischio i loro profitti, i loro avvocati diranno ‘non potete più farlo’. E ci sarà un’inversione di rotta». Le cause legali hanno riscosso un certo successo nelle rivendicazioni salariali. Nel Regno Unito, la National Union of Journalists, attraverso la sua campagna ALIAS 24 MAGGIO 2014 (3) Nelle pagine, alcuni momenti di mobilitazione: in particolare in basso a pag. 2 e in alto a pag 3 manifestazione del gruppo Carrotworkers Collective di Londra. La scritta: «The slavery has evolved its called unpaid internships». è comparsa a New York in Orchard Street GERENZA Il manifesto direttore responsabile: Norma Rangeri a cura di Silvana Silvestri (ultravista) Francesco Adinolfi (ultrasuoni) con Roberto Peciola redazione: via A. Bargoni, 8 00153 - Roma Info: ULTRAVISTA e ULTRASUONI fax 0668719573 tel. 0668719557 e 0668719339 redazione@ilmanifesto.it http://www.ilmanifesto.it impaginazione: il manifesto ricerca iconografica: il manifesto Studenti dell’Ontario ha approvato in agosto una mozione che condannava gli stage non retribuiti di sfruttamento. «Cashback for Interns», ha aiutato un ventunenne ex stagista non retribuito a vincere una causa nel 2011. Le sue giornate di otto ore includevano il compito assolutamente ironico di «assumere nuovi stagisti». Se i costi da sostenere per le spese legali e gli accordi extragiudiziali minacciassero di superare il costo della paga minima agli stagisti, gli stagisti dell’industria mediatica potrebbe arrivare a una soluzione in un’aula di tribunale. Non sorprende dunque che la Canadian Intern Association sia stata fondata da uno studente di giurisprudenza e che i giovani che lavorano nell’industria dei media abbiano avuto una forte presenza nelle riunioni del gruppo. In Ontario, dove l’associazione ha la sua sede, non ci sono normative riguardanti gli stage non retribuiti in sé. Tuttavia l’Employment Standards Act di quella provincia stabilisce dei criteri cui le compagnie debbono attenersi nell’utilizzo degli stagisti. La norma afferma esplicitamente che gli stage devono beneficiare gli stagisti, e non i datori di lavoro. “Se i criteri non vengono soddisfatti, spiega Seaborn, allora lo stagista dovrebbe ricevere un salario minimo». Nonostante questo, molti stagisti preferiscono fare una buona impressione piuttosto che consultare le norme sul lavoro. La Canadian Intern Association vuole «creare consapevolezza» sulle norme esistenti e «far rispettare la legge». Tale mandato produce lo scenario alquanto paradossale di un gruppo di volontari impegnati in un lavoro che spetterebbe ai dipendenti pubblici, ampliando ancora di più la gamma delle mansioni affidate agli stagisti. Seaborn definisce la Canadian Intern Association un gruppo di pressione che vede i datori di lavoro come potenziali partner nello sforzo di migliorare gli stage. Vuole che, alla fine, l’associazione predisponga una guida delle «migliori pratiche» ed offra un «marchio di conformità» alle compagnie che si comportano correttamente. Sebbene eviti strategicamente un atteggiamento di contrapposizione, la Canadian Intern Association non è antitetica allo spirito del sindacato. Dopo tutto, Seaborn spiega che il progetto è scaturito dall’idea di «organizzare un gruppo di persone che attualmente non sono organizzate». E organizzare gli stagisti è una sfida estremamente difficile, anche perché sono dispersi in tanti posti di lavoro diversi e hanno posizioni mutevoli. La scuola è comunque un luogo in cui gli stagisti passati, presenti e futuri si aggregano in gran numero. I college e le università stanno diventando luoghi strategici per organizzarsi. I campus costituiscono un collegamento istituzionale decisivo nella catena del lavoro non retribuito: i career centres pubblicizzano dubbie posizioni non retribuite presso compagnie for-profit, i programmi accademici fanno pagare le tasse di iscrizione per crediti guadagnati attraverso posizioni non retribuite, e gli insegnanti, come dice un attivista di Intern Labor Rights, consigliano ai loro studenti: «Oh, quello che ti serve durante l’estate è uno stage». È dunque incoraggiante che la Canadian Intern Association abbia ricevuto una formale espressione di sostegno dall’esecutivo dell’RSU (Ryerson Students’ Union). Melissa Palermo, vicepresidente del settore istruzione dell’RSU, vede la collaborazione come una naturale alleanza giacché il lavoro di un sindacato studentesco è «difendere gli studenti» che devono affrontare una triplice sfida: l’aumento delle tasse di iscrizione, l’aumento dell’indebitamento e l’aumento della disoccupazione. Come osserva Melissa Palermo, la questione degli stagisti è particolarmente acuta per gli studenti dei corsi di comunicazione, belle arti e design. A livello provinciale, la Federazione Canadese degli Nominare e denunciare L’attivismo degli stagisti reca i segni delle condizioni precarie in cui essi si trovano in vari modi. Gli attivisti sottolineano l’importanza di condividere le esperienze personali di sfruttamento, ma l’enfasi sulla denuncia va di pari passo con l’esigenza di preservare l’anonimato degli stagisti. Le maschere indossate dai membri del Carrotworkers’ Collective di Londra, in Inghilterra, evidenziano questo punto. Come dice un partecipante di Intern Labor Rights, «il rischio per la reputazione è altissimo per chi denuncia». Anche se sotto il mantello dell’anonimato, molti gruppi scelgono un approccio conflittuale, come il «nominare e denunciare» le compagnie che pubblicizzano online stage non retribuiti. Oltre ad aver prodotto Surviving Internships: A Counter Guide to Free Labour in the Arts (Sopravvivere agli stage. Una contro-guida al lavoro libero nelle arti), il Carrotworkers’ Collective è sceso in piazza per protestare contro l’austerità. Il gruppo ha partecipato a dimostrazioni in cui faceva penzolare sculture a forma di carota – la «carota» in questione è la promessa di autonomia nel lavoro creativo – e portava cartelli con messaggi come «stage = infinito lavoro gratuito». Nel 2013 l’Intern Aware Street Team ha percorso le strade di Londra con flashmobs e l’utilizzo di stunts fuori delle sedi di imprese che utilizzano gli stagisti senza pagarli. Intern Labor Rights, un sottogruppo di Arts & Labor, che è scaturito da Occupy Wall Street, ha proposto un’ingiunzione etica diretta – «Pagate i vostri stagisti!» – che è stata stampata sulle T-shirts. Nel suo primo intervento, il gruppo ha inviato una lettera alla New York Foundation for the Arts chiedendole di smetterla di postare, sulla sua bacheca degli annunci di lavoro, stage non retribuiti di compagnie for-profit. Quest’estate ha portato il suo messaggio in piazza, scendendo a Times Square per parlare con i newyorkesi degli stage non retribuiti nelle industrie creative e non solo. Canarini in miniera Secondo un membro di Intern Labor Rights, la tendenza tra i giovani che aspirano a diventare lavoratori della cultura a svalutare il proprio lavoro rappresenta un ostacolo alla crescita della mobilitazione. «Questa generazione non lo considera neanche sfruttamento», spiega. «Non capisco come una quantità di lavoratori volenterosi, intelligenti e altamente istruiti possano entrare in un ufficio o su un set cinematografico o in una galleria, contribuire con tutta quella conoscenza, energia ed entusiasmo ad una organizzazione e al suo successo, e poi pensare di non avere niente da dare perché non lavorano nel settore da cinque anni… Tutta quest’idea che il loro contributo non significhi niente, che non abbia valore, l’hanno completamente interiorizzata. È terribile da vedere». Ciò rende ancora più suggestivo lo slancio di attivismo degli stagisti, specialmente in un momento in cui creare collegamenti su LinkedIn è spesso la cosa che più si avvicina ad una azione collettiva nel mercato del lavoro. Questi gruppi sorgono dalla presa di coscienza che non sono i fallimenti personali, ma forze sistemiche a rendere così inafferrabile la possibilità di sistemiche a rendere così inafferrabile la possibilità di mantenersi in modo significativo e sostenibile. E che se vuoi cambiare le cose, non puoi farlo da solo. Queste iniziative aggirano in gran SEGUE A PAGINA 4 concessionaria di pubblicitá: Poster Pubblicità s.r.l. sede legale: via A. Bargoni, 8 tel. 0668896911 fax 0658179764 poster@poster-pr.it sede Milano viale Gran Sasso 2 20131 Milano tel. 02 4953339.2.3.4 fax 02 49533395 tariffe in euro delle inserzioni pubblicitarie: Pagina 30.450,00 (320 x 455) Mezza pagina 16.800,00 (319 x 198) Colonna 11.085,00 (104 x 452) Piede di pagina 7.058,00 (320 x 85) Quadrotto 2.578,00 (104 x 85) posizioni speciali: Finestra prima pagina 4.100,00 (65 x 88) IV copertina 46.437,00 (320 x 455) stampa: LITOSUD Srl via Carlo Pesenti 130, Roma LITOSUD Srl via Aldo Moro 4 20060 Pessano con Bornago (Mi) diffusione e contabilità, rivendite e abbonamenti: REDS Rete Europea distribuzione e servizi: viale Bastioni Michelangelo 5/a 00192 Roma tel. 0639745482 Fax. 0639762130 Manifesto Usa del ’39 che pubblicizza una scuola per cameriere (4) ALIAS 24 MAGGIO 2014 MILIONI MAGICAMENTE SCOMPARSI PISTOIA – DIALOGHI SULL’UOMO ●●●La quinta edizione del festival di antropologia del contemporaneo in programma dal 23 al 25 maggio, ideato e diretto da Giulia Cogoli ha per tema: «Condividere il mondo. Per un’ecologia dei beni comuni». Ospiti di questa edizione: l’esperto di paesaggio Mauro Agnoletti; gli antropologi Marco Aime, Matteo Aria e Adriano Favole; il neuroscienziato ed etologo Enrico Alleva; lo storico Alessandro Barbero; il filosofo Remo Bodei; la scrittrice e saggista Laura Bosio; i sociologi Alain Caillé, Derrick de Kerckhove e Chiara Saraceno; l’attrice Lella Costa; l’economista e filosofo francese Serge Latouche; i giuristi Ugo Mattei e Stefano Rodotà; L’Orchestra di Piazza Vittorio; l’attore e regista Giorgio Scaramuzzino; il saggista e drammaturgo Luca Scarlini; il linguista e filologo Luca Serianni; il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky. Roberto Vecchioni è in scena domenica 25 : «Il mestiere di condividere musica e parole» Expo Pride: lavorare gratis a Milano di ROBERTO CICCARELLI ●●●Metti il lavoro gratis di 18.500 mila giovani e studenti volontari, mentre la magistratura indaga su un giro di mazzette milionarie, arresta imprenditori e lobbisti e avrai un grande evento: l'Expo a Milano. Metti i comunicatori che chiedono «consigli» alla rete su come migliorare la kermesse che, nelle intenzioni delle alte sfere dello Stato, dovrebbe rilanciare la ripresa economica. Metti la rete più politica critica e brillante che c'è in Italia e avrai uno squarcio sul futuro del precariato in Italia: il lavoro gratis. Sono questi gli elementi che hanno dato vita il 21 maggio 2014 a quello che in gergo si chiama «epicfail» nella comunicazione, una catastrofe epica. Per la prima volta da quando i sindacati e l'Expo spa hanno siglato l'accordo sul lavoro all'Expo nel luglio 2013 c'è stato un goffo tentativo di Expo 2015 di cimentarsi in una discussione trasparente su un argomento che imbarazza tutti e viene taciuto come il nefas – il non dicibile – in una tragedia greca. L'hashtag su twitter #AskExpo è stato sommerso dai messaggi di centinaia di persone che hanno chiesto spiegazioni su un accordo che, per la prima volta nella storia del diritto del lavoro italiano, legittima il lavoro gratuito del 90% della forza lavoro impiegata direttamente nel «grande evento», mentre solo 835 persone, tra stagisti, apprendisti e contrattisti a termine, verranno «assunte» da 7 o 12 mesi. «Perché #Expo2015 - che doveva creare lavoro- scommette sul volontariato?» scrive @TwashWish. «Un evento pubblico pagato con soldi pubblici, sostenuto al 90% con lavoro gratis, chi guadagna però è privato perché?» domanda @ufo_inthesky. Inevitabile è stato l'intreccio tra il lavoro gratuito e gli arresti dell'8 maggio della «cupola degli appalti» composta tra gli altri dal direttore generale di Expo 2015 Spa, Angelo Paris, vari imprenditori e lobbisti provenienti da tangentopoli. «Con tutti i milioni investiti (alcuni magicamente scomparsi) che avete preso, mi venite a chiedere di volontari?». Contro la corruzione, la speculazione e il lavoro gratis prodotti dall'Expo il primo maggio Aspetto inquietante di Expo è un doppio livello tra precari e volontari: stagisti, contrattisti a termine, apprendisti e, dall’altra parte, le «sentinelle» all'evento 5 ore e mezza del suo tempo per due settimane. Ci sono poi i volontari di «lungo periodo» che potranno partecipare a progetti di servizio civile e di «Dote Comune Expo» per il semestre di Expo per 5 giorni a settimana. I «volontari per un giorno» sono volontari aziendali. Per 5 ore al giorno si dedicheranno ad Expo. Gli studenti del Progetto scuola faranno da guide ai coetanei nei padiglioni. La selezione verrà gestita dai Centri di servizio per il volontariato (Csv) e dai sindacati che formeranno i volontari selezionati. Nelle prossime settimane scorso è sfilata la Mayday a Milano. Il movimento NoExpo, composto da centri sociali milanesi, dalla rete «attitudine NoExpo» e dai comitati civici come i NoCanal, promette battaglia per tutto il prossimo anno. In questa cornice, si inserisce un'altra vergogna tenuta ben nascosta: il taglio di 25 milioni di euro ai fondi per la stabilizzazione dei precari della pubblica amministrazione destinati al comune di Milano per Expo2015. La norma è stata inserita proditoriamente nel «piano Lupi» sull'emergenza abitativa con il quale il governo Renzi si vendicherà contro i poveri che occupano le case tagliando luce, acqua e gas. Dal twitter ufficiale Expo 2015 assicurano che il numero dei volontari è stato ridotto a 10 mila, 7 mila dei quali saranno impegnati fino a 14 giorni. La ragione del ridimensionamento dei numeri non è stata spiegata, forse si teme che i volontari chiamati a lavorare gratis non rispondano con l'entusiasmo auspicato all'inizio. Il programma prevede un doppio binario: un'«esperienza breve» per chi vuole dedicare SEGUE DA PAGINA 3 parte i vecchi sindacati, che hanno avuto difficoltà o mancanza di interesse a coinvolgere i giovani. I gruppi guidati dai giovani stanno facendo rivivere l’interesse per questioni che sono al cuore del movimento dei lavoratori: lo sfruttamento da parte delle corporations, la giustizia economica, la previdenza sociale. Soprattutto, stanno sperimentando modi per mobilitare e sostenere le persone oltre la base sempre più ristretta dei sindacati classici. Una partnership tra il Tuc (Trades Union Congress) e il Nus (Nation Union of Students) nel Regno Unito per affrontare le questioni dei diritti degli stagisti in Gran Bretagna è un segno promettente di collaborazione. In febbraio il Tuc, che rappresenta 54 sindacati ed oltre sei milioni di lavoratori, si è alleato con il Nus lanciando una campagna della durata di un anno per chiedere un equo trattamento degli stagisti. Il Tuc ha sviluppato una app gratuita per smartphone che informa gli utenti sui diritti legali degli stagisti, fornisce aggiornamenti sui social media da gruppi di pressione, e aiuta a calcolare i salari dovuti. La battaglia degli stagisti è un passo in avanti per la politica del lavoro. Se questi gruppi riusciranno a costringere i governi a imporre con maggior rigore il rispetto delle norme esistenti, o se denunceranno il comportamento di singole aziende spingendole a implementare stage «etici», un progresso significativo sarà stato fatto. Ma sarà anche stata persa l’opportunità di nominare, e di combattere, un problema più ampio. Gli stage non retribuiti non sono una questione isolata. Sono solo una delle molte forme di lavoro gratuito fiorente nei settori più celebrati delle industrie creative: il giornalismo partecipativo fornisce fotografie, articoli e commenti a grandi network privati; chi partecipa gratuitamente ai reality prende il posto degli attori retribuiti in programmi con un copione; e scrittori professionisti lavorano gratuitamente per grandi corporations. Il combinato disposto di stage seriali e zero salari è la svalutazione del lavoro, la depressione dei salari in tutto il mercato del lavoro, e l’assuefazione di una generazione di lavoratori indebitati a passare da un lavoro occasionale partiranno inoltre le procedure per l’assunzione di altri 340 lavoratori under 29 per i ruoli di supporto e segreteria e di 195 stagisti con un rimborso da 516 euro mensili. Il 10% di queste assunzioni a termine verranno effettuate tra i lavoratori che si trovano in cassa integrazione straordinaria o in deroga, sono in mobilità o in disoccupazione. Con ogni probabilità, al termine dell’esposizione, torneranno ad essere precari in attesa di una chiamata in occasione di una fiera, un festival o un intrattenimento prodotto dal bacino del lavoro immateriale milanese. Uno degli aspetti più inquietanti dell’accordo Expo è la creazione di un doppio livello tra precari e volontari: da una parte ci sono i contrattisti a termine, apprendisti e stagisti che otterranno qualifiche di «operatore Grande Evento», «specialista grande Evento» o di «tecnico sistemi di gestione Grande Evento». Dall’altra parte, ci sono le «sentinelle» che lavorano gratis e devono dimostrare di condividere i valori dell’Expo: «nutrire il pianeta» e «assicurare un’alimentazione buona, sana, sufficiente e sostenibile». Valori, in effetti, difficili da non condividere. L’Expo 2015 chiede ai volontari l’impegno gratuito del tempo in cambio di una vetrina persona in cui allargare il «network relazionale», sperando in uno stage o in un lavoro. Per entrambi il destino è unico, quello della «porta girevole»: chi lavora passerà il tempo tra il nero e il sommerso, tra l’inoccupazione e l’apprendistato, tra il precariato e il lavoro gratuito. E viceversa, all’infinito. Con il consenso dei sindacati, quello dell'Expo è solo il primo passo verso la generalizzazione del lavoro sottopagato o gratuito in tutto il paese. Appoggiandosi alle reti del volontariato e del terzo settore si vuole mettere in concorrenza precari e volontari bruciandoli in nome del «sempre meglio che niente». Meglio essere schiavi che disoccupati. Immagine di copertina del libro «Expopolis» (Agenzia X) scritto dal giornalista di Radio Popolare Roberto Maggioni e dal laboratorio di attivisti «Off Topic» all’altro con poche aspettative dei loro datori di lavoro. Il lavoro non retribuito è emerso come una questione calda per gli attivisti. Consideriamo una manciata di esempi negli Stati Uniti. Il gruppo W.A.G.E. (Working Artists and the Greater Economy) si sta battendo affinché gli artisti siano ricompensati, quando espongono le loro opere nelle gallerie, con qualcosa di più della semplice «esposizione». La Model Alliance sta richiamando l’attenzione sull’uso, invalso nell’industria della moda, di pagare le modelle con i vestiti. Paga l’autore!, una campagna organizzata da National Writers Union, sta mettendo in discussione il fatto che gli autori non vengano pagati su siti come l’Huffington Post. La Freelancers Union sta spingendo per una Unpaid Wages Bill per aiutare i lavoratori freelance i cui clienti non pagano. I tempi stanno diventando maturi per una campagna trasversale contro il fenomeno del lavoro non retribuito che include gli stagisti, ma è più vasto. Molto più vasto. Sotto il capitalismo, tutti i lavoratori subiscono il problema del lavoro non retribuito, ossia quelle parti dei nostri giorni, delle nostre settimane o vite che generano valore economico ma per cui non riceviamo in cambio alcun compenso economico. Perciò, anche se gli stagisti sono canarini nella miniera dell’economia dell’austerity, il messaggio degli stagisti attivisti, in sintesi, consiste al 99% in questo: Non ti svendere. *Enda, Nicole, and Greig collaborano a un progetto di ricerca sulle politiche del lavoro nelle industrie creative – www.culturalworkersorganize.org. Greig de Peuter insegna presso il dipartimento di studi sulla comunicazione della Wilfrid Laurier University. Nicole Cohen è assistant professor presso l’Institute of Communication, Culture and Information Technology, University of Toronto Mississauga. Enda Brophy insegna presso la School of Communication, Simon Fraser University. L’articolo è stato pubblicato su Action il 9 novembre 2012 Traduzione di Marina Impallomeni UNA RIBELLIONE NON PRECARIA Cultura precaria. Sono stata precaria per tutta la mia vita, non ho mai avuto un contratto più lungo di qualche mese, mai una tredicesima né tanto meno quattordicesima, mai scatti d’anzianità o carriera, né premi aziendali, né pacchi dono natalizi o pasquali, né bonus alimentari, mai nulla di tutto ciò e come me la grandissima parte di chi, a torto o a ragione, ha imboccato l’impervia strada del teatro, del cinema, dell’arte, della poesia, della musica, insomma di tutto ciò che si riunisce sotto il nome di cultura. Pensavo, prima dell’avvento tragico della Fornero, di aver raggiunto con 37 anni di contributi, i lavori a nero, o a colori ma senza contributi comunque, non li si può contare anche se ci sono stati ovviamente, l’agognato traguardo della pensione che per la prima volta avrebbe dato una seppur misera regolarità alle mie finanze e pacificato, magari a rate, la mia lotta quotidiana con i creditori. Ma avendo cominciato a lavorare molto presto, pur essendo già nonna e lo dico rivendicando tutta l’autorevolezza del ruolo, non ho l’età, sembra ridicolo, ma non ho l’età. Certo, ero stata ben preparata a questo stile di vita, mia madre che è stata una poeta, una pittrice e poi per 25 anni una gallerista, non aveva mai una lira, ma non perdeva il buon umore, forse apparente, anzi mi diceva: «non avresti mica preferito una mamma che non c’è mai? che è sempre chiusa in un ufficio? Invece, così, possiamo stare insieme e io ti disegno i fumetti come ti piacciono e decidi come vanno a finire le storie..». Così io avevo il seguito, disegnato solo per me, di Gordon (l’autore morì dopo pochi numeri) e non rompevo le scatole presa com’ero da Dale Arden, il cattivissimo Ming e il dottor Zarro... (per me bambina fu abbastanza convincente, solo in seguito, nei momenti peggiori, l’ho accusata di avermi infilato in una trappola che mi aveva reso una «disadattata a vita» col suo seguir il proprio talento!). Nella nostra famiglia, da generazioni, ognuno se l’è rischiata in questo modo, ognuno secondo i propri interessi e passioni, ognuno con il proprio carico di successi e insuccessi, considerando comunque il proprio, scrittura, pittura, cinema o teatro che fossero, un vero mestiere da fare rigorosamente. Nessuno si è arricchito, anzi, ma le generazioni sono comunque passate dall’una all’altra mantenendo uno spirito di resistenza in un mondo che, nonostante le guerre calde o fredde che fossero, aveva per la cultura una certa considerazione. Adesso è molto più difficile, da una parte la vera rivoluzione di internet che ha modificato radicalmente le percezioni, da verticali a orizzontali, anche nel senso della profondità o superficie, e non è negativa; dall’altra la vittoria totale del capitalismo più disumano ignorante e cinico che ci si potesse immaginare... così ci si ritrova con un passato arcaico, ignorato e misconosciuto e un presente che a volte sembra tingersi di colori ottocenteschi e dickensiani con i poveri che frugano nei cassonetti e i profughi che diventano cibo per i pesci del Mediterraneo, il tutto vivendo precariamente giorno per giorno, perdendo spesso il senso della realtà, in attesa... in attesa... di una sana, nel senso di non populista, ribellione. ALIAS 24 MAGGIO 2014 (5) NUOVE OPPORTUNITÀ CULTURALI AL CENTRO E ALLA PERIFERIA NAPOLETANA Il Nea, un nuovo spazio espositivo a Napoli nel cuore del centro storico, propone opere di grandi artisti della seconda metà del Novecento, riservando attenzione anche ai giovani talenti Metamorfosi e simbolo animale di ALBERTO CASTELLANO ●●●Napoli città d'arte, luogo che ha un patrimonio artistico invidiabile spalmato tra monumenti, chiese e musei. Ma ha avuto spesso un andamento altalenante in quanto alla creazione di eventi culturali legati all'arte, a mostre di respiro europeo, a interventi e installazioni che hanno lasciato il segno, a presenze di artisti internazionali. Se si escludono gli eventi legati alla pop art americana allestiti da Lucio Amelio negli anni '70, le mostre kolossal del Museo di Capodimonte dedicate a Caravaggio, al '600 e al '700, le costose installazioni d'autore natalizie a Piazza del Plebiscito nell'era bassoliniana, da alcuni anni si cerca di fare di necessità virtù sia a livello di pubblico che di privato, si vivacchia tra mostre di buon livello e altre irrilevanti, tra qualche evento sofisticato e qualcuno inutile e pompato, tra spazi istituzionali (il Madre regionale, il Pan comunale) e gallerie private (soprattutto il fantasioso e coraggioso Peppe Morra, ma anche Laura Trisorio, Lia Rumma, Alfonso Artiaco). Eppure c'è la possibilità di ritagliare qualche percorso artistico inedito, di richiamare l'attenzione su un segmento della produzione contemporanea, su artisti meno sponsorizzati di altri ma importanti sul piano della ricerca e della sperimentazione. Lo sta dimostrando un nuovo spazio situato tra Via Costantinopoli e Piazza Bellini nel cuore del centro storico culturale, che di sera diventa uno dei punti nodali della movida partenopea. Il Nea creato e gestito da Luigi Solito e Bruno La Mura, è uno spazio che propone opere di grandi artisti nazionali e internazionali della seconda metà del Novecento, riservando allo stesso tempo la giusta attenzione verso i nuovi talenti. Ma comprende anche un progetto editoriale e un programma di attività trasversali: performance teatrali, laboratori per bambini, reading, presentazioni editoriali, videoproiezioni, design e architettura e rassegne dedicate alla musica di qualità. E così mentre anche a Napoli si consuma in questo periodo la «warholmania» (una mostra al Pan in contemporanea con quelle di Roma e Milano), allo Spazio Nea si è svolta con successo la mostra «Le Metamorfosi e il simbolo animale» in due parti track 1 (dal 13 marzo al 15 aprile) e track 2 (dal 18 aprile al 27 maggio) curata da Graziano Menolascina. Sono tracks, tracce, due atti di un unico progetto che coinvolge artisti di rilievo internazionale nel panorama dell’arte contemporanea, come spiega Menolascina, critico, curatore di mostre ed esperto di arte contemporanea barese: «Più che un curatore mi considero un regista dell'arte, ho lavorato da giovane con Luca Ronconi e quest'esperienza mi ha segnato. Con l'arte mi piace raccontare, assemblare le immagini e quindi gli artisti in funzione del racconto, costruire quasi uno spettacolo teatrale 'statico', dare risalto allo stile, all'epoca, alla tecnica degli artisti del periodo dagli anni '60 al 2000 che maggiormente mi interessa». Del titolo del progetto dice: «Due poli, una continua danza tra progresso e regressione, è qui che si colloca il paesaggio delle metamorfosi umane, osservate e sperimentate dagli artisti in mostra con varie tecniche e linguaggi, dalla pittura, alla fotografia, dalla scultura al video, all’installazione. Nella seconda parte ci sono artisti che in modi diversi si sono interrogati sul tema dell’identità e delle mutazioni che allontanano l’uomo dalla sua natura originaria». Il simbolismo evocativo di Andrea Fogli, i lavori fotografici di Matteo Basilè, le sculture di Isabella Nurigiani, i materiali atossici di Yo Akao, il ponte tra mondo arcaico e il nonsense delle avanguardie storiche di Vettor Pisani, lo strumento filmico di Matthew Barney, le metamorfosi reali e futuribili di Robert Gligorov, l'autoritratto di Urs Lüthi, il travestimento del giapponese Yasumasa Morimura, il «realismo cinico» di Yue Minjun, gli esseri deformati di Danilo Bucchi, la quotidianità tragica e alienante di Franco Menolascina, il confronto tra dimensione interiore ed esteriore di Felice Levini. I temi dell’identità, della fusione di sacro e profano, di mito e favola tornano nei lavori di Luigi Ontani, mentre Michele Zaza approda all’origine, a una dimensione mitica dell’uomo in opere dove lo spazio reale diventa luogo sacro, Alessandro Boezio presenta corpi che sono il risultato di improbabili innesti dove gli arti si confondono con membra di animali, Silvano Tessarollo indaga la condizione dell’individuo contemporaneo, tra dimensione umana e disumana, tra reale e virtuale, Lamberto Teotino medita sul presente offrendo una possibilità condivisa di guardare oltre il senso di sospensione e di ambiguità del reale. E ancora gli scatti di Marcello Di Donato, rischiarati da una luce che sembra provenire da tutte le direzioni, l'uso provocatorio di Andres Serrano di In alto: Bill Viola, sotto Andres Serrano, La morgue (fotografia) e Gino De Dominicis, Lo zodiaco (L’Attico, 1970). In basso: alcuni aspetti del laboratorio FILMap materiali-simbolo della vita come sangue, urina e latte, l’esplorazione dell’interiorità dell’individuo che fa Bill Viola con il video, l'analisi di Gilbert&George delle paure, ossessioni, emozioni che provano gli individui di fronte a contenuti forti quali sesso, razza, religione e politica, la provocatoria ricerca di Gino De Dominicis sui temi della morte e dell’immortalità fisica, della realizzazione dell’improbabile e della confutazione dell’irreversibilità dei fenomeni. Ma prosegue l’esplorazione dell’arte contemporanea e della sua visione delle metamorfosi umane in un viaggio tra radici e contemporaneità. PONTICELLI ■ UN NUOVO CENTRO DI PRODUZIONE Nasce FILMap, riprese del cinema del reale di A.C. ●●●Nella dissoluzione di un vero centro propulsivo napoletano sul piano della produzione, distribuzione, diffusione della cultura audiovisiva, negli ultimi anni i segni di vitalità, i progetti concreti, le iniziative interessanti arrivano dalle periferie. Se si escludono i Figli del Bronx che operano e lavorano a Napoli ma sono periferici per vocazione, è la dura periferia di Scampia e Ponticelli a produrre modelli possibili. E proprio nei giorni scorsi è stato presentato il FILMaP - Centro di formazione e produzione cinematografica di Ponticelli nato grazie all'intraprendenza dell'Arci Movie e in particolare di Antonella Di Nocera, ex assessore alla Cultura del Comune di Napoli, animatrice storica e coordinatrice dell'Associazione e ora anche produttrice. Il progetto nato con il sostegno di Fondazione «Con il Sud», prevede un centro di formazione e produzione cinematografica nella masseria Morabito, sede storica dell' Arci Movie, quale esito di un lavoro culturale e sociale che l’associazione svolge da 25 anni nella zona orientale di Napoli con cineforum, rassegne, arene estive, attività educative e formative. Di questo percorso FILMaP è il naturale sviluppo. Sono previste tre diverse attività, tre linee d'intervento socioculturale: il Movielab con laboratori gratuiti di cinema per bambini e ragazzi dai 10 ai 18 anni condotti da filmmakers napoletani con 20 cortometraggi da realizzare; un Atelier di Cinema del Reale con il coordinamento scientifico del regista Leonardo Di Costanzo, un percorso formativo, orientato al cinema documentario; l’acquisto di attrezzature di ripresa e montaggio professionali, che permetteranno di produrre lavori audiovisivi di alta qualità, fino al formato 4k, ed utilizzabili sia per la realizzazione di film documentari che di film di finzione. Grazie alla costituzione di un parco di strumenti tecnici digitali, FILMaP si propone quale centro innovativo del cinema indipendente napoletano e ambisce a diventare un polo culturale di riferimento anche sul territorio nazionale e internazionale con il coinvolgimento di partner diversi per competenza e specificità come la Indigo film, Figli del Bronx, Parallelo 41 Produzioni, Teatri Uniti, per garantire una circuitazione delle opere realizzate. Il progetto vuole essere anche una risposta emergenziale ai vuoti istituzionali e culturali come il tempo pieno assente nelle scuole, l’audiovisivo ancora non previsto nei programmi scolastici ministeriali, una formazione specifica sul documentario d’autore, la mancanza di uno spazio fisico quale centro di aggregazione culturale e sociale nella periferia napoletana, ma anche di crescita e formazione di giovani talenti. (6) ALIAS 24 MAGGIO 2014 SPORT ●●●Dopo il fallimento del successore di Alex Ferguson, David Moyes, Ryan Giggs è addirittura diventato manager pro tempore del Manchester United. Nell'ultima partita casalinga dell'anno ha fatto esordire un diciottenne che di cognome fa Wilson (il suo nome però è James). Il ragazzo (nella foto) se l'è cavata benissimo, mettendo a segno una doppietta da sogno. Per la serie, quando la realtà supera l'immaginazione... In pagina due foto di Ryan Giggs nell’attuale campionato; in alto a sinistra da giovane con l’allenatore Ferguson, in basso oggi con Ferguson che lo ha nominato, continuando a giocare, allenatore pro tempore CAPOLAVORI DEL CINEMA POLACCO La carriera di Mike finisce bruscamente il giorno del suo debutto, mentre quella di Ryan vola sempre più in alto LIBRI ■ «VOGLIO LA TESTA DI RYAN GIGGS» DI RODGE GLASS Storia di un esordio finito male all’ombra di una leggenda di LUCA MANES ●●●Immaginate di nascere a Manchester, a due passi dal teatro dei sogni, l'Old Trafford. Immaginate che le divinità calcistiche vi abbiano fatto omaggio di doti tecniche ben al di sopra della norma. Siete così bravi che a chiedervi di giocare con il grande Manchester United un giorno si presenta sull'uscio di casa vostra il più grande allenatore di tutti i tempi, Alex Ferguson. A quel punto è normale che sognate a occhi aperti di diventare una delle leggende di un club che ha fatto la storia del calcio. Ma per Mike Wilson il sogno si tramuta in incubo nello spazio di 133 secondi. Tanto dura il suo esordio in Premier League, prima che una sua sciagurata entrata a piè pari sulle gambe di un malcapitato difensore avversario ne stronchi per sempre la carriera di brillante calciatore. Colpa di un passaggio sbagliato di Ryan Giggs, l'esatto opposto di moderati arabi Mike. Recordman di presenze e una cornucopia di trofei l'uno, solo una manciata di istanti tra i professionisti l'altro, ben presto ridottosi a racimolare le briciole nel mondo delle leghe dilettantistiche. Il sublime Ryan, come è normale che sia, fa il pieno di soldi e fama, ritagliandosi l'immagine di calciatore modello. Lo sfigatissimo Mike continua a essere uno squattrinato esponente della working class mancuniana e finisce subito nel dimenticatoio. Pure nella classifica dei flop dello United nei 26 anni di regno di Ferguson non si merita un posto tra i titolari, ma viene relegato in panchina. In realtà ha qualche cosa in comune con Giggs: un padre snaturato che, guarda un po', di cognome fa Wilson. Il piccolo Ryan sceglierà l'appellativo della madre gallese, finendo per giocare in nazionale per i Dragoni e non con l'Inghilterra, che così per colpa di un genitore scellerato ha dovuto rinunciare ai servigi di una delle < 261 262 263 > Mohammed VI, tiranno di Rabat, ha funzionari fedeli in patria e nel Sahara occupato. Soprattutto ha funzionari e sudditi terrorizzati dalla sua ferocia e da quella dei servizi segreti: ogni ordine va eseguito, anche se disumano. La violenza di ufficiali di polizia come Mohamed Ait Omar o Mohamed Laalji, ossessivamente impegnati a incarcerare e torturare i civili sahrawi, può spiegarsi anche così: sono spaventati a morte dal loro re. migliori ali di tutti i tempi. A esser precisi, in tempi recenti si è scoperto che anche il buon Ryan era un donnaiolo impenitente che considerava alla stregua di un optional esser fedele alla propria moglie. Nel bel libro di Rodge Glass (Voglio la testa di Ryan Giggs, ed. 66thand2nd) Mike ha altri vizi: il gioco d'azzardo e soprattutto l'alcool, nemico-amico di un’altra leggenda dei Red Devils, George Best. Tanto per non farsi mancare nulla, però, a un certo punto anch'egli si ritrova improvvisamente un figlio sul groppone. Ma oltre quella di uomo con mille problemi personali e famigliari, la storia di Mike è soprattutto quella di un tifoso che stava per realizzare la massima aspirazione per qualsiasi appassionato di football: giocare per la squadra del cuore. Il racconto della passione viscerale per lo United – trasmessa di generazione in generazione, il bisnonno era già un frequentatore assiduo dell'Old Trafford – ricorda un po' il best seller di Nick Hornby Febbre a 90˚. L'impianto narrativo è molto simile, con due piani temporali alternati: da una parte la stagione 2007-08 si incardina negli accadimenti del burrascoso passato di Mike, dall’altra Hornby, oltre a narrare come fosse germogliato il suo attaccamento all'Arsenal, descrive la campagna dell'incredibile vittoria in campionato nel 1988-89. Se il buon Nick ha una «normale» vita borghese, fatta di alti e bassi, l'anti-eroe Mike sembra spuntar fuori da un film di Ken Loach e proprio non ne combina una giusta. Il giorno in cui la squadra vince la Coppa dei Campioni segnando due goal nei minuti di recupero al Bayern Monaco, tenta il suicidio perché lui poteva, doveva essere lì con Beckham e compagni ad alzare il trofeo. Per la finale di Champions League del 2008 compra un biglietto falso, inventa scuse improbabili al lavoro per volare a Mosca a seguire la squadra – infatti viene scoperto e subito licenziato – non riesce a entrare allo stadio, si ubriaca come una cucuzza al pub insieme a un gruppo di tifosi dublinesi e quando la sua ossessione segna il rigore che dona ai Red Devils il trionfo nella competizione per club più prestigiosa del mondo non regge e compie un «atto sconsiderato». Un finale amaro per un libro che in vari frangenti distilla riflessioni tranchant sul calcio moderno. Il raffronto con un passato in cui il business e i soldi non erano tutto è impietoso. Quando uscì Febbre a 90˚, si stava assistendo alla definitiva affermazione della Premier League. Il calcio era di moda, la middle e la upper class lo stavano reinterpretando a modo loro, incastonandolo alla perfezione nell'industria dell'intrattenimento. Si perdevano radici importanti, si cancellava una bella porzione di genuinità, e non a caso il fratello di Mike nella novella di Glass preferisce abbandonare l'Old Trafford e seguire lo Stockport County, piccola squadra alla periferia di Manchester che bazzica nelle serie minori. Oggi sosterrebbe lo United FC, il club creato dai tifosi come risposta alla gestione tutta finanza e marketing (e debiti) dei proprietari americani dei Red Devils, la famiglia Glazer. Per lui i giocatori della Premier «sono solo puttane miliardarie» pronte a vendersi al miglior offerente. I calciatori simbolo si contano sulle dita di una mano. E uno di loro si chiama Ryan Giggs. Pacco a sorpresa. Sul blog InkTank (www.inktank.fi) la divertente lista 82 mind-blowing movies facts you probably didn't know, una piccola compilation di curiosità sorprendenti ad uso di maniacali film buffs. Dove, tra l'altro, si scopre che: Arnold Schwarzenegger fu pagato intorno ai 21429 dollari per ogni parola delle 700 totali pronunciate in Terminator 2 - Il giorno del giudizio; il regista di Drive Nicolas Winding Refn ha dovuto sostenere l'esame di guida, prima di ottenere la patente, appena nove volte; per la sua breve apparizione in Una pazza giornata di vacanza (Hughes, 1986) Charlie Sheen rimase sveglio 48 ore di fila al fine di ottenere un convincente aspetto inguardabile; per ringraziarlo della voce prestata in Aladdin (1992), la Disney inviò in regalo a Robin Williams un quadro di Picasso; provando sul set le effusioni amorose di Brokeback Mountain, Jake Gyllenhaal quasi rischiò di rompersi il naso a causa dell'impeto manifestato nella recitazione da Heath Ledger, mentre pochi probabilmente ricordano che la stella suprema del cinema porno americano, Ron Jeremy, brilla uncredited anche in Ghostbusters - Acchiappafantasmi (Ivan Reitman, 1984). Ancora una volta con sentimento. A Praga, nel periodo precedente l'invasione da parte della Germania nazista, il buon padre di famiglia Karl Kopfrkingl esercita la sua attività di cremazione di cadaveri con volontà e convinzione tali da attribuirle quasi il significato di una missione benefica per l'umanità: con queste premesse sarà breve il passo dalla iniziale e blanda adesione al nazional-socialismo fino alla decisione di disporre dei forni con i quali lavora a favore delle innominabili pratiche messe in atto dall'invasore tedesco, a costo anche di sacrificare i propri figli. L'etichetta francese Malavida pubblica in dvd il raro e inquieto Spalovac mrtvol (L'incinerateur de cadavres, 1968), capolavoro ceco di Juraj Herz, bloccato durante le riprese a causa dei noti avvenimenti dell'estate di quell'anno, e successivamente uscito per soli tre giorni all'inizio del '69, prima di subire una censura semi-definitiva da parte delle autorità sottoposte alla sorveglianza sovietica (www.malavidafilms.com). Così parla il cuore. Dopo il patrio tributo di A Personal Journey Through American Movies e l'esplorazione del canone italiano con My Voyage To Italy, il mai troppo lodato Marty Scorsese sta presentando a Los Angeles - questo e il mese prossimo - Masterpieces of Polish Cinema, una vera e propria master class avente ad oggetto la lunga e fertile stagione del cinema polacco che va dagli anni '60 agli '80, con 21 titoli personalmente scelti e riproposti in nuove edizioni scintillanti. Appuntamento dunque fino al 24 giugno presso il Bing Theater (5905 Wilshire Blvd), ma attenzione particolare va prestata ad un mini-omaggio dedicato al grande visionario Wojciech Jerzy Has, collocato invece nella sede di Cinefamily (611 N Fairfax Avenue). Il 2 e 3 giugno ecco Il manoscritto trovato a Saragozza (1965), sublime esempio visivo di lotta tra razionalismo e superstizione, un film che Luis Bunuel dichiarò di aver visto tre volte, «cosa per me assolutamente eccezionale», mentre dal 9 all’11 proiezione della Clessidra, trionfo flamboyant dell'immaginario, premio speciale della giuria a Cannes nel 1973. ALIAS 24 MAGGIO 2014 I FILM BOLOGNA 2 AGOSTO... I GIORNI DELLA COLLERA DI GIORGIO MOLTENI E DANIELE SANTAMARIA MAURIZIO, CON GIUSEPPE MAGGIO, MARIKA FRASSINO. ITALIA 2012 0 Il film ricostruisce nella cupa atmosfera degli anni di piombo, la storia di un gruppo di ragazzi che decide di uscire dall’Msi e fondare i Nar fino ad arrivare alla strage di Bologna del 2 agosto 1980. DOM HEMINGWAY DI RICHARD SHEPARD CON EMILIA CLARKE, JUDE LAW. UK 2013 0Ambientato a Londra, il film racconta la storia di Dom Hemingway (Law), uno scassinatore specializzato in cassaforti che dopo 12 anni di prigione va dal suo ex migliore amico (Richard E. Grant) che nel frattempo ha sposato la sua ex moglie e cerca di recuperare i soldi che gli spettano. EDGE OF TOMORROW SENZA DOMANI (3D) DI DOUG LIMAN, CON TOM CRUISE, EMILY BLUNT. USA 2014 0 Film di fantascienza interpretato da Tom Cruise un ufficiale spedito contro gli alieni che hanno invaso la Terra. Non avendo mai partecipato a nessun combattimento è subito ucciso, ma dopo pochi minuti si risveglia e così via finché non raggiunge una certa abilità e insieme a Rita, soldato delle forze speciali, si avvicina alla soluzione finale. Bill Paxton nel cast. GIRAFFADA DI RANI MASSALHA, CON SALEH BAKRI, LAURE DE CLERMONT. ITALIA FRANCIA PALESTINA 2014 0 Yacine lavora come veterinario nello zoo di Qalqylia nei territori palestinesi, ma quando la giraffa Brownie muore a causa di un raid aereo, il figlio Ziad accompagna il padre in una rocambolesca avventura per trovare un nuovo compagno alla giraffa femmina. Il compito di trafugare una giraffa maschio da uno zoo israeliano e farla passare ai check point non sarà affatto facile. Rani Massalha è un regista nato in Francia da padre palestinese e madre egiziana. GOOOL! (3D) DI JUAN JOSÉ CAMPANELLA. ANIMAZIONE. ARGENTINA SPAGNA 2013 0 Amadeo, un ragazzo timido ma campione di calciobalilla, riuscirà con l’aiuto degli omini della sua squadra a salvare il suo quartiere minacciato dalla multinazionale del divertimento che vuole spazzare via, tra l’altro, anche il bar dove si intrattengono le infuocate partite. E conquistare la ragazza del cuore. IN ORDINE DI SPARIZIONE DI HANS PETTER MOLAND, CON STELLAN SKARSGÅRD, BRUNO GANZ. NORVEGIA SVEZIA 2014 0 In una regione isolata della Norvegia, Nils tiene libere le strade guidando un enorme spazzaneve. Cittadino modello, la sua vita è sconvolta dall’omicidio del figlio, finito per errore nel mirino della malavita. Si vendicherà da solo contro l’organizzazione criminale. Poi entra in scena anche la mafia serba. PANE E BURLESQUE DI MANUELA TEMPESTA, CON EDOARDO LEO, LAURA CHIATTI. ITALIA 2014 0 Una fabbrica di ceramiche ha chiuso i battenti in un paesino del Sud e la popolazione naviga in cattive acque. Un giorno arriva nella piazza del paese una vecchia Citroën da cui scendono quattro artste di Burlesque capeggiate da Giuliana, una ragazza del posto che torna nel suo paese d’origine per vendere la proprietà di famiglia. SINTONIE RESISTENZA NATURALE SONG OF SILENCE narrazione e ci porta dentro a un mondo, il suo mondo, facendoci condividere le sue avventure. Gelsomina ha dodici anni, e vive in campagna, la sua famiglia appare un po' strana, sono isolati, il padre tedesco che alleva api, la mamma che parla francese (dolcissima Alba Rohrwacher), la sorella Marinella, le piccoline. E una storia d'amore, tra Gelsomina e il padre fatta di complicità e sterzate brusche, legami profondi e ricatti affettivi come solo il rapporto con un genitore può essere. Alice Rohrwacher riesce a coglierne le direzioni impreviste, e senza mai abbandonare la molteplicità sposta il racconto nell'orizzonte della protagonista, e un po'come accadeva in Corpo celeste , la sua scoperta di sé diventa quella del mondo. (c.pi.) DI CHEN ZHUO, CON YIN YANING, WU BINGBIN. CINA 2012 PINUCCIO LOVERO, YES I CAN DI JONATHAN NOSSITER. DOCUMENTARIO. ITALIA FRANCIA 1914 0 Dal regista di Mondovino, quattro ritratti di viticoltori italiani: Giovanna Tiezzi, figlia dello storico ambientalista Enzo Tiezzi e Stefano Borsa in Toscana nel loro ex convento riconvertito in azienda agricola in Toscana; Corrado Dottori e Valeria Bochi, rifugiati dall’industrializzata Milano nella fattoria di famiglia nel magico territorio marchigiano; Elena Pantaleoni, ex libraia nei Colli Piacentini guida l’azienda vinicola del padre; Stefano Bellotti, il Pasolini degli agricoltori, un poeta contadino. 0 Jing è un'adolescente sordomuta, affidata alla madre dopo il divorzio dei genitori. Una vita che man mano che avanzano gli anni si scontra sempre più con le ostilità e le incomprensioni dei familiari. Film d’esorido premiato in vari festival oltre che dal network per la promozione del film asiatico, appena presentato al Far East di Udine MALEFICENT (3D) DI ROBERT STROMBERG, CON ANGELINA JOLIE, JUNO TEMPLE. USA 2014 0 Diretto dallo scenografo di Avatar, Alice in Wonderland di produzione Disney, una versione di La bella addormentata nel bosco, protagonista non la bella, ma malefica, la strega dal cuore di pietra che lancia una maledizione contro la piccola Aurora che al compimento dei sedici anni si pungerà con il fuso. THE GERMAN DOCTOR DI LUCIA PUENZO, CON FLORENCIA BADO, ALEXBRENDEMUHT. ARGEMNTINA 2012 8 Wakolda (questo il titolo originale) è il nome di una bambola di Lilith tornata a Bariloche dove la famiglia che ha deciso di riaprire l’albergo di famiglia, un luogo tra i monti che sembra la Germania, dove si parla tedesco e dove vive la gente cresciuta nel mito di Hitler. Nell’albergo vive un uomo misterioso che fabbrica bambole con gli occhi azzurri e promette di far crescere, grazie ai suoi esperimenti, Lilith che è nata prematura e non dimostra la sua età. La Storia scorre in quella che appare come una microstoria familiare. Alle immagini d’archivio dell’orrore nazista Puenzo preferisce lastoria dell’inquietudine diffusa in quel luogo popolato dii ombre. (c.pi.) MAPS TO THE STARS DI DAVID CRONENBERG, CON JULIANNE MOORE, MIA WASIKOWSKA, CANADA USA 2014 1 Non è una satira. E soprattutto non è una satira su Hollywood. Cronenberg adotta la fiction grandiosamente tragicomica di Wagner (nato e cresciuto all'ombra dell'industria del cinema. Da giovane faceva l'autista delle star. I due sono amici e il regista ha prodotto il primo film dello scrittore, I Am Losing You), i suoi personaggi, per uno degli horror più crudeli che ha mai fatto - un horror profondamente biologico, dove però lo splatter è filosofico, non della carne. Maps è pieno di personaggi che desiderano identità che appartengono ad altri e lottano ferocemente per difendere meschinità abissali. (g.d.v.) LE MERAVIGLIE DI ALICE ROHRWACHER, CON MARIA ALEXANDRA LUNGU, ALBA ROHRWACHER. ITALIA 2014 8 Come una maga scanzonata Alice Rohrwacher mischia qualcosa di sè, delle persone che ha incontrato, le trasforma in DI PIPPO MEZZAPESA, CON PINUCCIO LOVERO, ANNA PAPPAPICCO. ITALIA 2013 1 Un secondo appuntamento con Pinuccio Lovero, il becchino senza lavoro perché nel suo paese non muore nessuno, il paradossale personaggio dalla vitalità prorompente dal lavoro che probabilmente non gli si addice. Mentre nel primo film si mettevano in evidenza le sue qualità organizzative, questa volta le stesse saranno messe a frutto per uno scopo più ambizioso, presentarsi alle elezioni comunali di Bitonto. Perché infatti lui no in mezzo a quella straordinaria fauna di elementi che tappezzano le nostre strade ammiccando dai manifesti? In più la sua campagna elettorale guarda lontano: «Pensa al tuo futuro» ammonisce. Pippo Mezzapesa osserva con rispetto, elabora in maniera spietatamente comica e dirige con uno sguardo sferzante nei confronti della società. (s.s.) PIÙ BUIO DI MEZZANOTTE DI SEBASTIANO RISO, CON DAVIDE CAPONE, MICAELA RAMAZZOTTI. ITALIA 2014 8 Lascia la sua famiglia il giovane Davide che assomiglia a una ragazza e si inoltra nel misterioso quartiere della sua città dove ha intravisto affascinanti presenze, una sorprendente realtà così lontana dalla violenta negazione che ha dimostrato suo padre nei suoi confronti. Come un abitante notturno dei Kensington Gardens, un’Alice nel paese di Villa Bellini rannicchiata nel cavo dell’albero antico, un fiero cavaliere senza macchia che non si lascia avvicinare ma a cui non sfugge nulla, trova il suo gruppo di amici. Racconto notturno e allusivo, quanto più possibile sanguigno, con la messa in scena dei sentimenti più elementari intrecciati a quelli che ancora non si sanno ben definire. (s.s.) IL TRENO VA A MOSCA DI FEDERICO FERRONE E MICHELE MANZOLINI. ITALIA 2013 7 Un gruppo di amici di Alfonsine decide di partecipare al festival mondiale della gioventù a Mosca nel 1957, armati di macchina fotografica e cinepresa super 8 alla scoperta del paese che aveva dato la terra ai contadini, cacciato i padroni e costruito una società fondata sulla fratellanza e la solidarietà. Andare a vedere con i propri occhi, fraternizzare con i giovani di tutto il mondo, cortegggiare le belle georgiane, scoprire i tanti movimenti di liberazione e anche osservare con non poca sorpresa i materassi degli operai ammassati per terra nelle baracche, uno stile ben diverso dalle abitudini italiane. Quando le «filmine» girarono per tutta la Romagna, non si poté certo parlare di quel tipo di povertà.. E poi ancora in viaggio in Algeria alla scoperta di un’altra rivoluzione. Poi con la morte di Togliatti finisce un’epoca. (s.s.) (7) A CURA DI SILVANA SILVESTRI CON ANTONELLO CATACCHIO, ARIANNA DI GENOVA, GIULIA D’AGNOLO VALLAN, MARCO GIUSTI, GIONA A. NAZZARO, CRISTINA PICCINO IL FILM ANA ARABIA DI AMOS GITAI, CON YUVAL SCHARF, YUSSUF ABU WARDA, ISRAEL FRANCIA 2013 SEDUCENTE HORROR COMETE Italia, 2014, 4’, musica: Le Strisce, regia: Tiziano Russo, fonte: Repubblica Tv 6 Decine di bizzarri personaggi immobilizzati e sospesi tra le luci e il fumo, improvvisamente cominciano a suonarsele di santa ragione al ralenti, mentre un mangiatore di fuoco illumina con le sue fiammate questo locale che non vediamo mai in un piano di insieme. Drag queen e corpi seminudi caravaggeschi, ballerine e anziani si affrontano mentre Davide, il cantante della band, urla in mezzo a un caos straniante. Interessante videoclip, anche se non proprio originalissimo, diretto da Tiziano Russo per il singolo del gruppo napoletano Le Strisce che anticipa l’uscita del loro terzo album Pazzi e poeti. WEIGH OF GOLD, THE UK, 2014, 4’50”, musica: Forest Swords, regia: Benjamin Millepied, fonte: Youtube 6 Un performer (Billy Barry) attraversa dei paesaggi semidesertici muovendosi a scatti (effetto ottenuto in post-produzione). A filmarlo e il fotografo, cineasta e coreografo francese Millepied che coniuga la sua arte con la musica di Matthew Barnes (conosciuto dietro la sigla di Forest Swords). Malgrado le buone intenzioni sperimentali il risultato non è però eccelso. La location è il deserto della Giudea nonché il sito di Nebi Musa. VINCENT PRICE UK, 2013, 4’50”, musica: Deep Purple, regia: Jörn Heitmann, fonte: Youtube 1 Un ragazzo e una ragazza credono di entrare in una multisala cinematografica, ma in realtà sono catapultati dentro un film in bianco e nero con il grande attore Vincent Price, cui la storica rock band inglese ha dedicato questo brano (incluso nel loro ultimo album Now What?). I due giovani devono così vedersela con una galleria di personaggi horror, tra cui Dracula e Frankenstein; mentre lui è trasformato nella Mummia, lei – nei panni di una sexy suora che fa la lap dance – seduce Price per tentare la fuga. Il tutto sotto gli occhi dei Deep Purple che, imperterriti, suonano nei sotterranei del classico castello gotico. Le didascalie scandiscono la narrazione e donano il solito tocco da cinema muto, cui contribuisce la scenografia di Benedikt Lange e la fotografia di Bernrd Wondollek. Ma i veri «morti viventi» del clip sono proprio Ian Paice, arzilli in scena da quasi mezzo secolo. MAGICO Yael una giovane giornalista (Yuval Scharf) arriva in un’enclave tra Jaffa e Bat Yam, in Israele per intervistare Youssef, il marito arabo di una donna ebrea divenuta musulmana. Ma come varca l’inquadratura in quella stretta soglia - un confine invisibile e fortissimo - si trova in un luogo altro. Nel cortile verde di limoni, piante, orti, si intrecciano le storie di Youssef, Miriam, Sarah, Walid, Jihad e di altri, gli amici, i vicini di casa ognuno con i suoi sogni traditi, le sue amarezze, i ricordi piccoli e preziosi di incontri indimenticabili. Che si dipanano lentamente, nel susseguirsi quasi poetico delle parole a cui è affidata la narrazione, nei passaggi dagli uomini alle donne, tutti raccolti come in un coro, che Yael compie nella sua ricerca.. La ragazza fa domande che rimangono senza risposta. E riceve invece altre cose, altre storie: Miriam parla della madre, della sua scelta coraggiosa. Era rimasta per sempre la nemica, difficile dimenticarlo. Sarah è ebrea, si è rifugiata tra loro quando Jihad, il figlio di Youssef l’ha cominciata a picchiare. I figli più grandi dell’uomo non la volevano, pure lei era un corpo estraneo tra loro, ostile, ma oggi preferisce dimenticare. Gitai ha girato l’intero film in piano sequenza con una Alexa riflettendo lo sgranarsi delle ore nei passaggi di luce che pian piano cambiano anche la prospettiva dei personaggi. Non è una semplice dichiarazione estetica, all’opposto il suo cinema è politico per la libertà radicale che che oppone agli schematismi. (c.pi.) IL FESTIVAL DIVERGENTI BOLOGNA, CINEMA LUMIÈRE, FINO AL 25 La VII edizione di Divergenti, festival internazionale di cinema trans organizzata dal M.I.T., Movimento Identità Transessuale, con la direzione di Porpora Marcasciano e la direzione artistica di Luki Massa, dal titolo A/Traversamenti... verso la felicità, è dedicata al tema del complesso intreccio tra percorso medico ed esperienza reale. Oggi il festival inizia alle 11.00 con «Oltre il bisturi» approfondimento a fronte anche degli ultimi studi, esperienze ed elaborazioni politiche del movimento trans. Alle ore 18 tre corti sul la questione di genere vista con gli occhi dei bambini e degli adolescenti (ore 18): Vestito nuevo (Spagna) Bajo el ultimo techo (Messico) e You're Dead To Me (Usa). Alle ore 20 due film finlandesi, il documentario Jotain siltä väliltä (Something In Between) e il film Open up to me, Maarit divenuta donna, è costretta a fare i conti con il proprio passato da uomo. Alle ore 22.15, prima dell’ultima proiezione a Vladimir Luxuria verrà assegnato il riconoscimento congiunto Mit-Cassero come campionessa Lgbtq a Sochi. Chiude la serata il documentario italiano I fantasmi di San Berillo premiato al 31˚ Torino Film Festival. (foto di Zanele Muholi) LA REPLICA FAR EAST FESTIVAL A MILANO SPAZIO OBERDAN FINO AL 1 GIUGNO La Fondazione Cineteca Italiana presenta per la prima volta presso Spazio Oberdan Milano la rassegna Far East Film Festival 2014, il prestigioso festival di Udine. In programma quattro titoli dal festival appena concluso e quattro dalle selezioni precedenti. Oggi: Castaway on the Moon di Hae-jun Lee (Corea del Sud, 2009) un suicidio non riuscito, Cold Eyes di Cho Ui-seok e Kiim Byung-seo (Sud Corea, 2013) una giovane poliziotta contro un feroce criminale, Soul di Chung Mong-hong (Taiwan, 2013) il corpo di un cuoco sembra posseduto da un assassino psicopatico. Il 25: The Man from Nowhere di Jeong-beom Lee (Corea del Sud, 2010), ex agente speciale salva una ragazzina e Cold eyes. Martedì 28 Masquerade di Chang-min Choo (Corea del Sud, 2012) un sosia del re sul trono, The Attorney di Yang Woo-seok (Sud Corea, 2013) un consulente legale difende il figlio di un amico arrestato con l’accusa di essere comunista. Il 31 The man from nowehere e Ipman: the Final Fight di Herman Yau (Hong Kong, 2013) sul leggendario maestro di Bruce Lee. Il primo giugno The attorney e Firestorm di Alan Yuen (Hong Kong, 2013) adrenalinico film d’azione. LA MOSTRA ISIA DI PROGETTO IN PROGETTO ROMA, ISIA (PIAZZA DELLA MADDALENA, 53) FINO AL 31 LUGLIO L’Isia - Istituto Superiore per le Industrie Artistiche - di Roma compie quaranta anni e li celebra con una mostra «Di progetto in progetto». L’Isia - Roma Design è dal 1973 il primo istituto pubblico di design in Italia e fa parte dell’Afam (Alta Formazione Artistica e Musicale) del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (Miur). È una scuola d'eccellenza che seleziona solo 30 studenti per anno accademico, con frequenza obbligatoria. Nel corso degli anni ha formato alcuni noti designer industriali, tra i quali Roberto Giolito, da più di 25 anni in Fiat dove guida il Centro Stile (è lui il designer della nuova 500); Pinky Lai, nato a Hong Kong, designer automobilistico di Porsche Carrera, Bmw, etc; Fabrizio Buonamassa Stigliani, che è Watches Design Center Senior Director presso Bulgari, in Svizzera; Annalisa Caricato, designer di borse Valentino. La mostra comprende testi scientifici, foto, progetti e premi che da sempre caratterizzano l’attività didattica e di ricerca dello storico Istituto, fondato nel 1973, tra gli altri, da Giulio Carlo Argan, critico d’arte e sindaco di Roma. Rimane aperta fino al 31 luglio, con ingresso gratuito dalle 9 alle 18. (8) ALIAS 24 MAGGIO 2014 Manager, giornalisti, faccendieri, fidanzate e musicisti che per un verso o per l’altro sono passati alla storia come «uno dei Fab» STORIE ■ DIECI SCARAFAGGI «INDISPENSABILI», PICCOLI, GRANDI REGISTI OCCULTI Il Quinto Beatle, nascita di un mito Come per ogni impresa di successo, i Beatles contano su tantissimi aiuti, provenienti innanzitutto da dietro le quinte, grazie a persone che degli «scarafaggi» condivideranno tutto (o quasi), salvo i riflettori della fama e della gloria più o meno imperiture. Da sempre, in tal senso, circolano voci ufficiose, rimbalzate ovunque, da Londra a Liverpool, fino al mondo intero, su un ipotetico Quinto Beatle che, di nascosto, guida gli altri quattro: non ce n’è una ma ben dieci sarebbero le persone che contribuiscono, lungo i «favolosi» anni Sessanta, a plasmare un capolavoro artistico-musicale che da allora a oggi non smette di produrre «ricchezza», tra inediti, ristampe, merchandising e altro ancora (indotto compreso). di GUIDO MICHELONE Quando nel 1962 un’oscura rock band di Liverpool piazza il 45 giri d’esordio, Love Me Do, nella hit parade inglese, il pubblico fa la conoscenza innanzitutto con un poker di ragazzi poco più che ventenni chiamati per nome di battesimo - John, Paul, George, Ringo - e solo in un secondo momento anche come Lennon, McCartney, Harrison, Starr (nickname di Richard Starkey). La forza dei Beatles consiste, da allora fino gli ultimi trionfi come gruppo (1968-69), nell’immagine compatta, unitaria, indissolubile che i quattro danno di sé: non a caso mai espressione fu più azzeccata di quella italiana usata per il titolo del loro primo film Tutti per uno. E con l’Alexandre Dumas dei Tre moschettieri (che in realtà sono quatto) si può aggiungere «uno per tutti, tutti per uno», quasi a sottolineare la funzione simbolica esercitata reciprocamente: insomma paiono un ensemble autosufficiente, dove nessun «esterno» sia necessario al loro successo, alla loro musica, al loro feeling. A questo contribuisce sicuramente l’immaginario visivo dell’epoca: i Beatles, come tutte le formazioni (o «complessini») si presentato vestiti, pettinati, agghindati allo stesso modo: il look sarà imitatissimo tra il 1963 e il 1966 nel passaggio dal r’n’r al beat, come pure attorno al 1967-’68 con l’era psichedelica. Dal vivo, ai concerti, i Beatles non hanno coriste, sezioni fiati o musicisti aggiunti; sono loro quattro e basta; nei dischi però la situazione è un po’ diversa e proprio dagli studi di registrazione e in genere dal backstage e da tutto ciò che insomma concorre all’exploit duraturo di una rock band, occorre partire nel vedere se davvero esista un «Quinto Beatle», un personaggio che, più degli altri, partecipi alla grandezza di un quartetto che fin da subito entra nella storia contemporanea. Ci sono artisti, manager, impresari, tecnici, che di volta in volta sin dal 1960 vengono indicati come il «quinto uomo», insomma lo Scarafaggio in più che se ne sta al riparo, a far quasi da regista o deus ex machina. E quasi per paradosso, sia agli inizi sia nel declino dei Beatles, si trovano uomini e donne che entrano a far parte dell’entourage, modificandone pesantemente i connotati musicali: i Quarrymen, Pete Best, Tony Sheridan, Yoko Ono, Linda Eastman, sono i nomi di chi, nel bene o nel male, contribuisce al solido assestamento e poi al triste epilogo dei Fab Four medesimi. I Quarrymen sono il gruppo in cui suona Lennon, da cui prende il via l’intera vicenda; Best è il primo batterista che viene sostituito dai discografici, alle soglie dell’exploit, con una mossa ancor oggi avvolta nel mistero assoluto; Sheridan è un cantante grazie al quale i Beatles (come Beat Boys) incidono i loro primi singoli, come semplici accompagnatori; Ono è la donna che porta via il marito a Cynthia Lennon, spingendolo - lei artista Fluxus oltranzista - verso un impegno politico e un’avanguardia radicale che ideologicamente lo allontaneranno dalla cultura beatlesiana, sino a lavorare esclusivamente con la nuova moglie giapponese; la Eastman infine è una fotografa newyorkese che, ricambiata, s’innamorerà di Paul (eterno scapolo) conducendolo non solo all’altare, ma a prendere le distanze da John e Yoko (tre le due odio infinito) fino ad abbandonare ufficialmente i Beatles e a formare gli Wings dove Linda suonerà la tastiera per un intero decennio. Nessuno però di questi cinque «casi» può effettivamente aspirare al titolo di quinto Beatle. Chi allora? Per rispondere bisogna anzitutto considerare che, in quanto gruppo omogeneo, i quattro Beatles «classici» tra il 1963 e il 1970 fanno insieme molto di più di qualsiasi band venuta prima o dopo, per cambiare lo scenario della musica, dell'arte, la cultura popolare e addirittura della società e della politica a livello planetario. Benché noti come «Fab Four», John, Paul, George, Ringo non raggiungono lo status di icone pop mondiali basandosi esclusivamente sul proprio talento. Astrid Kirchherr Prima di Cynthia Powell, Jane Asher, Patti Boyd o Maureen Tigrett iscritte via via nel pubblico/privato dei quattro Beatles (come mogli, amanti, fidanzate, consigliere), l'unica donna che ha una grossa influenza sugli allora cinque giovanissimi liverpooliani resta una bella bionda tedeschina, studentessa, esistenzialista e fotografa di nome Astrid Kirchherr. La ragazza, jazzofila, viene convinta ad ascoltare i Beatles in una «cave» di Amburgo dal fidanzato Klaus Voormann, disegnatore e bassista. Le successive foto in bianco e nero di Astrid ai Silver Beatles attirano recensioni entusiastiche, diventando la prima persona a ritrarre quella che, nel giro di un paio d’anni, diverrà la band più famosa al mondo. Le attenzioni della Kirchherr, sono però, subito rivolte a un altro bassista, il meditabondo Stuart Sutcliffe, anch’egli pittore e Quinto Beatle effettivo (assieme a Pete Best non ancora scavalcato da Ringo). La ragazza interrompe il rapporto con Voormann e comincia a flirtare con Stu. Sulla pelle di quest’ultimo, inventa l'aspetto forse più iconicamente pregnante dei Beatles: il taglio di capelli con il frangione o alla paggetto (detto anche Moptop), di gran moda nelle Belle Arti tedesche. Convince dunque Sutcliffe ad adottare questo look mentre gli altri Beatles che prima lo deridono, ben presto ne seguono l'esempio. Il resto è storia. Stuart Sutcliffe Prima della scomparsa a soli ventun anni per una emorragia cerebrale, è il bassista ufficiale della band, mentre McCartney suona la chitarra ritmica. Amico di Lennon già dal Liverpool College of Art, dove entrambi s’appassionano all’astrattismo e alle avanguardie in genere, Sutcliffe è di certo più interessato alla pittura che alla musica; di fatto si unisce unito alla band solo per una questione di amicizia e lealtà verso John. Quando Stu riesce a vendere un suo quadro per 65 sterline, Paul lo convince a usare i soldi per comprare una chitarra basso Hofner, che più ALIAS 24 MAGGIO 2014 (9) In queste pagine, da sinistra a destra, dall’alto in basso: Mal Evans, Paul McCartney e George Martin in studio; Brian Epstein; ancora Martin, McCartney e Ringo Starr; la copertina di «Revolver» disegnata da Klaus Voorman; i Fab Four in sala d’incisione; i primi vagiti dei Beatles, con George Harrison, Stuart Sutcliff e John Lennon; Klaus Voorman; di nuovo Voorman con Astrid Kirchherr e Stu Sutcliff; John Lennon, Neil Aspinall e George Harrison fino al loro scioglimento, sarà uno dei fondatori del Monterey Pop Festival, il primo megaevento giovanile nella storia (1967), ma senza Beatles, perché da un anno (e per sempre) lontani dal mondo dei concerti. Morirà di cancro nel 1997. Contribuirono a plasmare un gruppo capolavoro che da oltre 50 anni non ha mai smesso di produrre ricchezza come sostituto bassista. tardi diventerà lo strumento-simbolo di McCartney stesso. Da quel poco che si evince da dischi pirata o nastri fortuiti, Sutcliffe non è un musicista provetto, ma conquista il cuore delle ragazzine grazie alla bellezza e con l’interpretazione di Love Me Tender di Elvis Presley. Oltre a essere il primo Beatle a portare i capelli come un Beatle dovrebbe, Stu Sutcliffe passa alla storia per la scelta definitiva di «The Beatles» come nome della band, non senza essersi prima consultato con il fraterno Lennon. Bruno Koschmider Koschmider lavora con diversi club tedeschi, in particolare al teatro Bambi Kino, nel pittoresco quartiere di Reeperbahn di Amburgo. Per intrattenere le masse, impiega diverse band di Liverpool, tra cui i giovani Beatles, che suonano dal pomeriggio all’alba per una clientela di portuali, ladruncoli, truffatori, magnaccia e prostitute. Le band riescono dunque a esibirsi, con brevi pause, anche per dieci ore consecutive, per intere settimane grazie alla dotazione di «pillole dimagranti», rigorosamente Made in Deutschland, offerte da Koschmider. Le condizioni difficili e un pubblico ostico, spesso litigioso e ubriaco, aiutano i futuri Fab Four a modellare le loro performance dal vivo ricorrendo a un’altissima energia che farà guadagnare loro consenso e popolarità in tutto il mondo a partire dai concerti inglesi per trionfare poi nei tour mondiali. In tal senso l’immagine o l’idea di Bruno come Quinto Beatle non è certo quella di uno stinco di santo. Murray Kaufman Murray Kaufman è un disc jokey di New York, professionalmente noto come Murray «The K», che viene universalmente indicato come la persona che apre ai Beatles l’immenso mercato americano. Mentre alcuni storici stanno ancora disputando sul fatto che sia Kaufman o un altro il primo dj statunitense a far sentire per radio un disco dei Beatles, Murray resta di fatto il maestro auto-promotore che si assume il ruolo non ufficiale di collegamento tra la band e la stampa Usa. I Beatles, tra l’altro, sentono parlare di Kaufman, qualche anno prima, collegato a un gruppo femminile afroamericano che gira l'Inghilterra sotto il nome di Murray’s Dancing Girls: in seguito noto come Ronettes. Kaufman diventa così legato ai Fab Four che, durante le loro prime apparizioni a stelle e strisce, nel corso di una conferenza stampa, Ringo presumibilmente si riferisce a lui quando parla di un «Quinto Beatle». Klaus Voormann Nel 1960, a 22 anni, il grafico pubblicitario Klaus Voormann visita il club Kaiserkeller di Amburgo. Fin da bambino studia il pianoforte classico, e in gioventù non ascolta una sola nota di rock and roll fino a quando vede per la prima volta i Beatles all’opera. A differenza di Sutcliffe, che ha poco interesse a imparare bene la musica (e forse non ha nemmeno il giusto talento per farlo), Voormann accoglie con entusiasmo l’idea di suonare il basso elettrico grazie all’amicizia con i liverpooliani. Da lì in poi si trasferisce in Inghilterra continuando come musicista con rock band del calibro di Manfred Mann e The Trio, benché il contributo più duraturo, a livello di immaginario musicale, resta per Klaus quello della pittura e dei collage per alcune immagini tre le più colte, popolari e rappresentative nella storia del rock. Voorman disegna infatti la copertina in bianco e nero per l'album beatlesiano di svolta Revolver (1966) e progetta l’intero design per la serie postuma delle Anthology. Nonostante la perdita della fidanzata Astrid Kirchherr (che amoreggia con il Beatle Stu), in Klaus non diminuisce l’entusiasmo per l’intero gruppo, che anzi aumenta negli anni, al punto che, quando, nel 1969, Paul decide di andarsene, John, George e Ringo, in un primo momento, pensano a lui Neil Aspinall Se da un lato George Martin merita tutto il rispetto per il lavoro di affinamento sul suono dei Beatles in studio, poi dall’altro lato è Neil Aspinall il collante che tiene insieme i Quattro in tour e davanti al front office. Durante i giorni di rodaggio nei club di Liverpool, da concerto a concerto, Aspinall stipa i quattro in un furgone scassato, sul quale caricano anche gli strumenti. Neil suona pure la tambura (percussione indiana) in Within You Without You e l’armonica a bocca per Being for the Benefit of Mr. Kite, entrambi in Sgt. Pepper. Quando Brian Epstein muore in circostanze misteriose, Aspinall assume la gestione di Apple, l'azienda dei Beatles da poco fondata per gestire le loro questioni contrattuali. E dopo lo scioglimento della band organizza molti dei progetti che potrebbero contribuire simbolicamente (ma con un occhio, anzi due al portafoglio) a continuare l'eredità beatlesiana ad esempio con l’operazione Anthology su doppi cd e in dvd o con la serie inedita Live at the Bbc tuttora in corso. Derek Taylor Il trentenne baffuto giornalista abbandona una promettente carriera nella critica musicale per assumere l'incarico di addetto stampa dei Beatles. In primo luogo incontra la band quando si trova a recensire un loro spettacolo al Manchester Odeon nel maggio 1963, con il datore di lavoro (il quotidiano Manchester Daily Express), il cui direttore vorrebbe un pezzo che rifletta genuini sentimenti borghesi, ovvero «anti-rock». Invece, Derek offre una recensione in cui descrive il gruppo come «fresco», «sfacciato» e «magnifico». Quando poi l’editrice Souvenir Press gli chiede di fare il ghostwriter al libro autobiografico A Cellarful of Noise di Brian Epstein, quest’ultimo lo invita al primo tour della band negli Stati uniti per aiutare a gestire le richieste dei mass media. Taylor continuerà a essere addetto stampa dei Beatles Mal Evans Detto «lo scaricatore» o «Big Mal», con i suoi due metri di altezza, verrà forse ricordato per essere letteralmente il «candidato più grande» per il ruolo di Quinto Beatle. Evans inizia come portiere e buttafuori al Cavern Club prima di diventare un road manager, nonché la guardia del corpo dell’intera band. Però Mal è anche qualcosa in più, giacché occupa per i Beatles differenti ruoli in un crescendo che va dalla creazione allo smontaggio di un palcoscenico, fino alla distribuzione di autografi alle centinaia di ragazzine in delirio. Come e più di Aspinall, cantante e strumentista in varie canzoni. Evans risulta altresì tra i pochissimi della cerchia ristretta, al di fuori degli stessi «scarafaggi», ad apparire in tutti i film beatlesiani: il cameo più noto riguarda il nuotatore perso nella Manica durante uno scherzo in una sequenza di Help! diretto da Richard Lester. Evans muore nel 1976 a Los Angeles, per un tragico errore, quando due poliziotti (chiamati dalla fidanzata) irrompono nella sua camera d’albergo e gli sparano sei colpi al cuore, senza capire che il fucile in suo possesso è scarico. Brian Epstein Da giovanissimo un aspirante attore, quindi venditore di dischi part-time a Liverpool, Brian Epstein incontra i Beatles per la prima volta durante una pausa pranzo nel negozio di elettrodomestici dei suoi genitori. Epstein ne riconosce il potenziale artistico, commerciale, comunicativo fin da quel primo incontro, ma sa che deve lavorare sodo anzitutto per cambiare l’immagine dei Quattro. È infatti merito suo il look che passa dall’ormai consunta moda rock and roll (jeans attillati, t-shirt bianca, giaccone nero da «teddy boy») a favore di un formalismo molto british e un po’ sbarazzino, tra camicie linde, cravattine nere, abiti su misura e stivaletti in pelle con il tacco (insomma il trend dei giovani professionisti alla moda). Brian perfeziona altresì lo stare in pubblico vietando ai Beatles di fumare, bere, dire volgarità sul palco, insistendo su moderne coreografie e azioni sincronizzate come «marchio di fabbrica». Muore in casa a soli 33 anni forse per overdose, forse suicida, incapace comunque di gestire la propria omosessualità in un’epoca ancora troppo bacchettona. George Martin Nel novembre 1962, durante le sessioni di registrazione per il singolo Please Please Me, il produttore George Martin, allora trentaseienne, dichiara compassato alla band: «Signori, avete appena fatto il vostro primo disco da Numero Uno (nella hit parade)». Martin è alla «cabina di regia» per quel numero uno e per i 26 successivi in soli sette anni. L’altro George è qualcosa in più di un produttore: per i Beatles è via via arrangiatore, consigliere, orchestratore, direttore artistico e occasionalmente pianista. Il suo compito in particolare consiste nel tradurre le visioni musicali di Lennon e McCartney (che all’epoca non sanno leggere le note, mentre egli vorrebbe diventare un compositore alla Rachmaninov) nei suoni che catturano l'attenzione di generazioni, fino a pervenire al tocco magico genialissimo, come per esempio l'aggiunta del quartetto d'archi in Eleanor Rigby o il superbo crescendo sinfonico alla fine di A Day in the Life. (10) ALIAS 24 MAGGIO 2014 RITMI LIVE ■ DAL 29 AL 31 MAGGIO LA CREMA DELLA SCENA ALTERNATIVE Indipendenza catalana. Risuona la Primavera di JESSICA DAINESE L'ultimo weekend di maggio è una data importante nell'agenda degli appassionati di musica indie di tutta Europa: dal 29 al 31 va in scena infatti, presso il Parc del Fòrum di Barcellona, il variopinto spettacolo del Primavera Sound Festival. Nato nel 2001 come rassegna di musica prevalentemente elettronica, il Primavera è diventato, nel corso degli anni, uno degli eventi più cool e influenti in ambito indie e dintorni. La Murmurtown Producciones (i fondatori del festival), che già dai primi anni Novanta organizza eventi nei locali più trendy di Barcellona, nel 2001 si trasferisce al Poble Espanyol («villaggio spagnolo»), un grande museo architettonico all'aperto in grado di ospitare più palchi e quindi un gran numero di band. È allora che nasce ufficialmente il Primavera Sound. Nel 2005 il «festival urbano per eccellenza» si sposta nella location attuale, il Parc del Fòrum, situato a pochi chilometri dal centro di Barcellona. Al Parc del Fòrum sono sistemati ben otto palchi, tutti esterni ad eccezione dell'Auditori, che si trova nell'Edificio Fòrum. Dal 2012 la Murmurtown organizza un secondo festival, l'Optimus Primavera Sound, a Oporto, in Portogallo, il weekend successivo all'evento di Barcellona e con una line-up simile (anche se di dimensioni ridotte). A detta di molti, il Primavera Sound è gestito con «efficienza spietata»: le band suonano in orario, le code al bar durano pochi minuti, i bagni sono ben tenuti, il pubblico è generalmente socievole, e addirittura ci sono chioschi dove è possibile prendere in prestito un cellulare. L'organizzazione è inoltre impegnata a rendere il festival il più possibile «verde», con un piano di politica ambientale disponibile sul sito ufficiale dell'evento. La gestione eccellente e il programma ineccepibile hanno permesso al Primavera di crescere incredibilmente dalla prima edizione ad oggi: le 8mila persone del 2001 sono diventate oltre 170.000 nel 2013. Il festival è noto per l'offerta musicale eclettica e per l'attenzione verso la musica indipendente. Il genere musicale prevalente è l'indie rock in tutte le sue innumerevoli sfumature, ma trovano posto sui palchi del Parc del Fòrum anche artisti electropop, dance, hip hop, jazz, metal, noise, soul e chi più ne ha più ne metta. Hanno partecipato alle edizioni passate nomi del calibro di Sonic Youth, Iggy and the Stooges, Lou Reed, Motörhead, The Smashing Pumpkins, Pet Shop Boys. Ma vediamo in dettaglio quali sono i nomi più rilevanti di questa edizione. Attesissima è la reunion degli Slowdive: a quasi vent'anni dal loro scioglimento, torna una delle band più significative del movimento shoegaze britannico degli anni Novanta. Pare che il gruppo abbia anche in programma un nuovo disco di inediti: così ha dichiarato il cantante e chitarrista Neil Halstead in un'intervista. Saliranno per la terza volta sul palco del Primavera le icone dell'indie rock statunitense, i Pixies. La band di Boston ha fatto parlare di sé qualche mese fa per il licenziamento della bassista Kim Shattuck (già frontwoman dei Muffs), sostituta della storica Kim Deal, la quale aveva lasciato la band l'estate scorsa. Ora al basso c'è un'altra donna, ma non una Kim: Paz Lenchantin (già con A Perfect Circle e gli Zwan di Billy Corgan). È da poco uscito, a ventitre anni dal precedente Trompe le Monde, il nuovo album della band di Black Francis, dal titolo Indie Cindy. Chi ama le sonorità più dure non vorrà perdersi il live dei Nine Inch Nails. Re del rock industriale, e tormentato performer, Trent Reznor saprà senz'altro emozionare il pubblico con un mix di vecchi hit e brani dal recente Hesitation Marks. Grande curiosità suscitava la performance del nuovo gruppo di Kathleen Hanna, The Julie Ruin, che include anche l'ex bassista delle Bikini Kill Kathi Wilcox, Kenny Mellman, Sara Landeau e Carmine Covelli. Pioniera del movimento riot grrrl con le Bikini Kill negli anni Novanta, leader delle electro-punk Le Tigre, attivista femminista, dopo un GEORGE BEST di F. AD. Lo scorso giovedì, il 22 maggio, George Best (foto), mitico attaccante del Manchester United (1963-1974) avrebbe compiuto 68 anni. In memoria del calciatore gli Electric Stars di Manchester hanno pubblicato una cover elettrizzante di Belfast Boy, lungo periodo trascorso lontano dai palcoscenici per colpa di una brutta malattia (una borreliosi, o malattia di Lyme, diagnosticata troppo tardi), la Hanna torna sotto i riflettori con il progetto The Julie Ruin. La band statunitense avrebbe dovuto presentare l'album Run Fast, uscito alla fine dell'anno scorso, ma la band ha appena annunciato sulla loro pagina Facebook che, a causa di una ricaduta di Kathleen Hanna, verranno cancellate, almeno fino al prossimo settembre, tutte le date live previste. Auguriamo a Kathleen di guarire presto, e di poterla magari vedere in autunno su qualche palco italiano. Tornano al festival spagnolo (avevano già partecipato nel 2003) i leggendari Television di Tom Verlaine, che ripropongono per intero il loro album del 1977 Marquee Moon, una delle pietre miliari della storia del rock. E ancora da non perdere: gli Shellac di Steve Albini, secondo gli organizzatori «emblema stesso del Primavera Sound». I progetti di due ex membri dei Sonic Youth: i Body/Head di Kim Gordon, e Lee Ranaldo and The Dust. Il dream pop di La sera, progetto solista di Katy Goodman delle disciolte Vivian Girls. Il suo terzo album Hour of the Dawn, in uscita il 13 maggio, pare sia stato ispirato da Pretenders, Minor Threat, Smiths, e Cars. Goodman ha dichiarato che il suo intento era di «suonare come i Black Flag capitanati da Lesley Gore». Le Helen Love, trio gallese electropop-punk in fissa con i Ramones, dalla carriera più che ventennale. Dopo sei anni di silenzio pubblicano Day-Glo Dreams (Elefant Records). Altri nomi da annotare: Warpaint, quartetto femminile losangelino (sono state paragonate ai Cocteau Twins e ai Siouxsie & The Banshees); Dum Dum Girls, Superchunk, Mogwai, Real Estate, Arcade Fire, Slint, !!! Chk Chk Chk, Queens of the Stone Age. Guida il contingente italiano Teho Teardo, che si esibirà con Blixa Bargeld, con il quale l'anno scorso ha prodotto il notevole album Still Smiling. Durante i giorni del Primavera Sound si terrà anche il PrimaveraPro, appuntamento dedicato ai professionisti dell'industria musicale, con un ricco programma di conferenze, ON THE ROAD Wovenhand Il folk cupo venato di new wave e di blues del progetto dell'ex leader dei 16 Horsepower, David Eugene Edwards, presentano l’ultimo album Refractory Obdurate. Mezzago (Mb) SABATO 24 MAGGIO (BLOOM) Marina di Ravenna (Ra) DOMENICA 25 MAGGIO (HANA-BI) Steve Hackett Lo storico chitarrista della band che fu di Peter Gabriel torna in Italia per presentare i suoi Genesis Extended. Pordenone SABATO 24 MAGGIO (TEATRO COMUNALE GIUSEPPE VERDI) Trento DOMENICA 25 MAGGIO (AUDITORIUM SANTA CHIARA) Milano LUNEDI' 26 MAGGIO (GRANTEATRO LINEA4CIAK) Touché Amoré brano che nel 1970 fu portato in classifica da Don Fardon. Non c’è paragone, la polvere del tempo è scrostata via dalla band che aggiune forti dosi di rock’n’roll. Al disco è accluso anche un libriccino-tributo con testimonianze di persone a cui Best si accompagnò: da Sir Bobby Charlton a Ryan Giggs ecc. Anche Best, tanto per restare in tema con la doppia pagina che precede queste Pixies, Nine Inch Nails, il ritorno degli Slowdive. Sono solo alcuni dei nomi di spicco attesi a Barcellona. Il forfait delle Julie Ruin di Kathleen Hanna showcase ecc. La delegazione di artisti italiani che si esibiranno al PrimaveraPro, scelti dai direttori artistici e accompagnati da A Buzz Supreme e Sfera Cubica, è formata da Junkfood, C+C= Maxigross, LNRipley e The Vickers. Particolarmente ricco il contorno di iniziative ed eventi che si terranno a Barcellona in parallelo al festival: concerti a ingresso gratuito, proiezioni di film, e tanto altro. Il centro nevralgico di Primavera a la Ciutat sarà l'affascinante El Born, il quartiere più artistico e modaiolo di Barcellona. Ora che sapete tutto sul festival, ecco qualche consiglio pratico. Non scordate di mettere in valigia: crema solare e capellino, stivali e impermeabile per la pioggia, scarpe comode, e un maglione o una giacca per la sera (potrebbe fare piuttosto fresco). Lasciate a DELLE OBLATE) Torino GIOVEDI' 29 MAGGIO (BLAH BLAH) Carla Bozulich L'artista losangelina (conosciuta anche come Evangelista) torna in Italia per presentare il suo nuovo lavoro. Torino SABATO 24 MAGGIO (BLAH BLAH) Sant'Arcangelo di Romagna (Rn) DOMENICA 25 MAGGIO (THE WILD Buzzcocks Da Manchester, una delle primissime band punk rock. Lugano (CH) VENERDI' 30 MAGGIO (PALCO AI GIOVANI) The Undertones BUNCH) Big Deal Ásgeir Bombino Christian Death Il duo inglese con il secondo album si smarca dalle sole sonorità acustiche. Milano MARTEDI' 27 MAGGIO (ROCKET) Il desert blues del chitarrista tuareg Omara «Bombino» Moctar. Catania SABATO 31 MAGGIO (MERCATI GENERALI) FORUM) (NEW AGE) Miles Cooper Seaton 31 MAGGIO (ROCK'N'ROLL ARENA) Firenze MARTEDI' 27 MAGGIO (CAFFETTERIA A sinistra i Queens of the Stone Age; in alto gli Slowdive; qui sotto i Nine Inch Nails; in basso i Pixies La band nordirlandese ha contribuito a fare la storia del punk britannico. Torino VENERDI' 30 MAGGIO (SPAZIO 211) Roma SABATO 31 MAGGIO (TRAFFIC) Arch Enemy IN MONTI) casa fotocamere professionali (reflex) o videocamere: se non avete l'autorizzazione dall'organizzazione del festival non vi permetteranno di farle entrare. Dosate le energie: non ce la farete a fare sia il tour de force turistico di Barcellona di giorno sia vedere tutti i gruppi che vi interessano di notte. Selezionate le band che non volete assolutamente perdervi, ma mettete in conto anche qualche momento di relax in spiaggia o nei parchi, com'è nel dna di questa bellissima e rilassata città. Per altre informazioni e per il costo e la disponibilità di biglietti ed abbonamenti, rivolgetevi al sito ufficiale: www.primaverasound.es. A CURA DI ROBERTO PECIOLA CON LUIGI ONORI ■ SEGNALAZIONI: rpeciola@ilmanifesto.it Sbarca la band post punk californiana. Con loro sul palco anche i francesi Birds in a Row. Assago (Mi) SABATO 24 MAGGIO (LIVE Lo space folk del membro degli Akron/Family. Napoli SABATO 24 MAGGIO (RIOT STUDIO) Avellino DOMENICA 25 MAGGIO (GODOT) Roma LUNEDI' 26 MAGGIO (UNPLUGGED righe, fu soprannominato il «Quinto Beatle». Per quei capelli, quell’attenzione mediatica, quella vita rutilante che contribuirà anche alla sua dannazione (arresti, alcolismo, trapianto di fegato). I proventi delle vendite vanno alla George Best Foundation & The Manchester United Foundation, attiva nelle periferie di Manchester. Il mito di Best - c’è anche un’autobiografia e un film tratto dal La band death metal svedese è molto apprezzata oltreoceano. Roncade (Tv) VENERDI' 30 MAGGIO Romagnano Sesia (No) SABATO Colleen Green Grunge pop per l'artista statunitense. Roma LUNEDI' 26 MAGGIO (CIRCOLO DEGLI ARTISTI) Marina di Ravenna (Ra) MARTEDI' 27 MAGGIO (HANA-BI) Arriva il cantautore islandese, sulla scia di Bon Iver. Milano MERCOLEDI' 28 MAGGIO (TUNNEL) I padri del goth rock targato Usa. Roma SABATO 24 MAGGIO (TRAFFIC) Bologna DOMENICA 25 MAGGIO (FREAKOUT) Marlowe Billings Dietro questo progetto si cela il fondatore dei Green on Red Dan Stuart. Con lui Antonio Gramentieri dei Sacri Cuori e, a Forlì e Treviso, l'altro ex Green on Red Chris Cacavas. Treviso SABATO 24 MAGGIO (MAVV) Chrome In Italia la storica band acid punk. Milano SABATO 24 MAGGIO (COX 18) Mayhem Il black metal che arriva dalla Norvegia. Milano SABATO 24 MAGGIO (FACTORY) ALIAS 24 MAGGIO 2014 ULTRASUONATI DA STEFANO CRIPPA LUCIANO DEL SETTE VIOLA DE SOTO GIANLUCA DIANA MARIO GAMBA GUIDO MICHELONE ROBERTO PECIOLA libro - non si è mai spento e anche i suoi «aforismi» continuano a vivere (su tutti: «Ho speso molti soldi per alcool, donne e macchine veloci... il resto l'ho sperperato»). A Belfast, dove nacque, si atterra al George Best Airport e sempre in città si racconta: «Maradona good, Pelé better, George Best». Info: http://www.detour-records.co.uk/drc ds85INFO_PAGE.htm ANANSI INSHALLAH (Believe) ❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Inshallah è il nuovo disco di Stefano Bannò, alias Anansi. Con alle spalle un curriculum di tutto rispetto (da artista di strada in giro per l'Europa ma anche da musicista per Roy Paci), Anansi scatena in questo disco la sua fantasia visionaria, per un album molto introspettivo. E per il viaggio che analizza la sua maturazione musicale e umana, si è scelto un buon compagno, Ghemon, che duetta con lui nella titletrack . Musicalmente, l'album spazia fra i diversi generi della black music, con qualche incursione nel pop. (v.d.s.) JAZZ Splendori delicati, un po’ minimal La conosciamo per le opere per voci, per strumenti, per azioni teatrali sospese tra un incanto urbano e un curioso vagheggiamento di antichi riti e antiche nenie. Ora abbiamo una serie di suoi lavori per due pianoforti e per piano solo, non suonati da lei (come succede in alcuni suoi concerti o messe in scena) ma da due ottimi strumentisti comer Ursula Oppens e Bruce Brubaker. Di Meredith Monk esce Piano Songs (Ecm/Ducale): brani scritti tra il 1971 e il 2006, splendori delicati un po’ minimal, un po’ «alla Satie», sempre personali. La eguaglia in sapienza leggera Carla Bley in Trios (Ecm/Ducale), ma qui siamo nel campo di una sagace escursione nei modi del jazz, compiuta dalla mirabile pianista e compositrice insiema a Andy Sheppard (sax) e Steve Swallow (basso elettrico). Incredibile freschezza di questa «musica d’uso» ricca di pensiero e rilassata. Ambizioso assai il Vijay Iyer di Mutations (Ecm/Ducale) con brani per solo piano, per piano ed elettronica (i più riusciti) e per piano, quartetto d’archi ed elettronica. Oscillante tra eleganti improvvisazioni e scrittura confusa di stampo minimal. (Mario Gamba) CLAYTORIDE FOR HIS WINE AND CHAMBER (La Simbiosi Dischi) ❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Vengono dal Veneto vicentino. Dicono che non fa molta differenza suonare rock nel ’68 e farlo adesso, anzi tra dieci anni. Perché quel che conta è l’unione creata in un gruppo dalla musica. Appena tre anni di vita artistica e un ep alle spalle, la band si presenta con sette tracce trasportate in studio dai palchi dei concerti. Le tre chitarre, batteria e organo generano ricordi e rimandi per mezz’ora, rollando, impennandosi, scandendo gli spartiti. La title-track chiude un percorso di tributi, senza che questo vada a danno di una propria, buona, autonomia creativa. (l.d.s.) MARCO COLONNA/ AGUSTI FERNANDEZ DESMADRE (Fonterossa Records) ❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Ci si accanisce, a volte, contro l’improvvisazione totale. Come se fosse roba d’altri tempi o pratica folle. E in effetti, ascoltando i 7 brani, si capisce che la «follia» di questa musica riguarda tempi «altri», in sintonia forte eppure in discordanza con i nostri. Colonna ai clarinetti, Fernandez al piano. L’uno dentro un’urgenza dell’emozione oppositrice, l’altro giocoso e spregiudicato nelle esplorazioni illuministiche. Un Ayler e un Taylor giovani (lo si scrive tanto per capirsi). Album di speciale importanza. (m.ga.) BARBARA ERAMO EMILY (Ikona/Goodfellas) ❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Il sodalizio artistico fra Stefano Saletti e Barbara Eramo prosegue, anche se il disco è intestato solo a nome della brava cantante (che torna a un progetto «solista» sei anni dopo In trasparenza), all'insegna di una ricerca sonora intelligente e raffinata. Un album concept, come si diceva un tempo, ancor più prezioso perché i testi sono adattati dalla stessa Eramo su poesie di Emily Dickinson. (s.cr.) CANTAUTORI ELETTRONICA JAZZ/2 Classici processi di rimando Un’anima da toccare Come il trio diventa vintage BettiBarsantini è il bizzarro nome con cui Alessandro Fiori e Marco Parente hanno battezzato loro stessi e il curioso progetto sonoro appena realizzato. Un cd frutto di un processo di scrittura che ha come riferimento il cantautorato classico ma con molti rimandi - intelligenti e mirati - alla sperimentazione. Le voci, potente e duttile quella di Parente, mentre Fiori sfoggia un lirismo quasi etereo, si fondono alla perfezione e convincono soprattutto in Dissocial Network e Il linguaggio. Cesare Malfatti in Una mia distrazione (Adesiva Discografica), invece, riprende le fila di un discorso intrapreso anni fa con (l'ex) socio Mauro Ermanno Giovanardi nei La Crus, ma gioca, senza timore, su atmosfere tinte di jazz. Alessio Bonomo - un'apparizione nel 2000 a Sanremo con un brano che colpì l'attenzione di molti, La croce - si riaffaccia con Tra i confini di un'era (Esordisco). Bello e mai scontato viaggio in un mondo, come spiega lui stesso, «che sta finendo» ed è in attesa «di un qualcosa ancora indecifrabile all'orizzonte». Tanti progetti live e come autore Bonomo ha lavorato anche per il cinema e il teatrocanzone. (Stefano Crippa) Ambient e elettronica a braccetto in Everything Collapse[D] (Aagoo/Rev Lab), album a nome Deison & Mingle, due musicisti del nordest italiano, Cristiano Deison e Andrea Gastaldello (Mingle). Un disco in cui i due riescono a tirar fuori un'anima quasi «tangibile» alla freddezza delle macchine, dei synth e dei computer, grazie a una ricerca sonora attenta e a idee armoniche e, perché no, melodiche, che non è facile ritrovare in un genere di nicchia come quello a cui si dedicano. Meno ambient e più elettronica, ma comunque di classe e lontana da pulsioni pop, è ciò che si ascolta in Daisen (Abandoned Building/Audioglobe), nuovo per Fabrizio Somma, alias K-Conjong. C'è spazio anche per brani catalogabili nel genere neoclassico, alla Nils Frahm per capirci, e sono proprio questi a dare al disco quel tocco in più. Bello. Si cambia registro con Artificial Sweeteners (Yep Rock/ Audioglobe), ultima fatica per il duo di Brighton Fujiya & Miyagi. Elettronica pesantemente portata a beneficio del divertissement, un disco dance ancora più che pop, che farà felici gli appassionati ma che a noi è risultato alquanto indigesto... (Roberto Peciola) La formula del trio nel jazz, fin dalle origini, dai tempi di Jelly Roll Morton con Baby e Johnny Dodds, resta vincente per creatività e combinazioni, a partire dal cosiddetto piano jazz trio, qui in evidenza con il newyorkese Jamie Saft in The New Standard (Rare Noise), che, al piano e all’organo, in compagnia di due mostri sacri - Steve Swallow (basso) e Bobby Previte (batteria) - si discosta dalla propria consueta avanguardia per offrire un sound accorato: «tema più improvvisazione» dagli echi quasi vintage. Raro trovare un fiato al posto della tastiera, ma nel solco degli ormai mitici album di Sonny Rollins, il filippino Jon Irabagon, in It Takes All Kinds (Kultur Radio), come il Colossus al sax tenore con la miglior sezione ritmica Usa (Mark Helias e Barry Altschul), indica in otto composizioni, spesso di ostico ascolto, la via dai seguire nel perpetuarsi del jazz sperimentale. E di sperimentalismo è possibile discutere con il percussionista catalano Xavi Reija in Resolution (Moonjune) assieme a Dusan Jevtovic (chitarra) e Bernat Hernandez (basso). Guitar jazz trio condito di forti sapori fusion e progressive. (Guido Michelone) ANDREW HADRO FOR US, THE LIVING (Tone Rogue Records) ❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Di origini messicane, ma attivo negli States, il giovane baritonista (anche al flauto), debutta in quartetto con un album piacevole, che potrebbe definirsi nuovo mainstream, in quanto privo di ricerca esasperata, ma impegnato a scandagliare le risorse dello strumento, qui in chiave liricoespressiva, romanticheggiante, tra original, una dedica a Lincoln, fatti di cronaca e una bella versione di Sea of Tranquillity di Maria Schneider. (g.mic.) O LENDARIO CHUCROBILLYMAN MAN-MONKEY (Fon Fon Records) ❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Miracolo. Il mondo degli oneman band ribolle di novità, complice la possibilità di avere più concerti se si suona da soli. Legge dei grandi numeri, non tutti sono dei talenti. Ma ogni tanto spunta il genio autentico. Impressiona sapere che viene dal Brasile. Ancor più segnano l'ascolto i dieci brani autografi. Echi di R. Johnston, Doo Rag ed H. Adkins certo: ma quanto carattere! Blues ortodosso, ghermitelo. (g.di.) PIXIES INDIE CINDY (Pias/Self) ❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Dai tempi di Trompe le Monde (era il 1991) i Pixies erano ormai un ricordo. Ricordo di una band seminale dell’alt rock. Black Francis (o Frank Black), deus ex machina, dopo molti progetti solisti, lo scorso anno ha rimesso insieme il gruppo pubblicando in pochi mesi tre ep. 12 di quei brani sono ora su questo Indie Cindy. Niente di nuovo sotto il sole, i Pixies fanno i Pixies, e non è poco, ma non aspettatevi un capolavoro... (r.pe.) 31 MAGGIO (POLO FIERISTICO) impegnata in un omaggio al compositore afroamericano Lawrence «Butch» Morris; nella formazione Alex Ward, Edoardo Marraffa, Fabio Morgera, Luca Calabrese, Sebi Tramontana e Zeno De Rossi. Ancora in cartellone Walter Marchetti, Reinier Van Houdt, il norvegese Asamisimasa ensemble alla sua prima apparizione italiana, Vinko Globokar e Jean-Pierre Drouet, il Maze-Ensemble for Exploratory Music, il gruppo Ndima con musiche tradizionali dei Pigmei Aka, il Piccolo Coro Angelico con ospite Vincenzo Vasi e allievi della classe di percussioni del conservatorio G.B. Martini, l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Tonino Battista. Bologna DA SABATO 24 A SABATO ■ EVENTUALI VARIAZIONI DI DATI E LUOGHI SONO INDIPENDENTI DALLA NOSTRA VOLONTÀ Four Tet + Mouse on Mars Al secolo Kieran Hebden, Four Tet è tra i precursori della cosiddetta «bedroom music», una delicata miscela tra tecnologia elettronica e le calde sonorità acustiche. Con lui il duo tedesco che crea sonorità che vanno dall’ambient alla techno, dal dub al rock, al jazz fino alla jungle. Riccione (Rn) SABATO 31 MAGGIO (COCORICO') Samaris La nuova scoperta della musica elettronica islandese. Marina di Ravenna (Ra) VENERDI' 30 MAGGIO (HANA-BI) Roma SABATO 31 MAGGIO (CIRCOLO DEGLI ARTISTI) Ema La compositrice elettronica Erika Anderson, in arte Ema. Padova DOMENICA 25 MAGGIO (MACELLO) Roma LUNEDI' 26 MAGGIO (CIRCOLO DEGLI ARTISTI) Marina di Ravenna (Ra) MARTEDI' 27 MAGGIO (HANA-BI) Flying Lotus L'hip hop nella sua forma più astratta e psichedelica, accompagnato da Captain Murphy and Thundercat. Milano GIOVEDI' 29 MAGGIO (ALCATRAZ) Spoleto (Pg) VENERDI' 30 MAGGIO (PIAZZA DEL POPOLO) (11) Paul McCandless L’oboista e pluristrumentista americano Paul McCandless si esibisce in duo con il chitarrista Antonio Calogero per la rassegna «Off in Jazz». Messina DOMENICA 25 MAGGIO (CENTRO MULTICULTURALE OFFICINA) Caine/Bennink Un duo formidabile quello composto dal pianista americano Uri Caine e dal batterista/performer olandese Han Bennink, nella capitale per i recital della IUC. Roma MARTEDI' 27 MAGGIO (AULA MAGNA DELL’UNIVERSITÀ LA SAPIENZA) Sacri Cuori Il post rock catartico del progetto di Antonio Gramentieri. Morbegno (So) SABATO 24 MAGGIO (MORBO ROCK) Cremona SABATO 31 MAGGIO (CORDE DELL'ANIMA) Artchipel Orchestra La Artchipel Orchestra - formazione guidata da Ferdinando Faraò - si esibisce a Milano prima di partecipare al Fasano Jazz Festival. Milano VENERDI' 30 MAGGIO (TEATRO PACTA) Rock in Idro Quattro giorni di concerti di altissimo profilo. Si parte con Dead Headz + Tfj, Sydney Kebosh, Dimitri Vegas & Like Mike e Fatboy Slim (il 30), e si prosegue con Russkaja, Snuff, You Me at Six, Pennywise, Millencolin, Gogol Bordello, Ska-P e The pOgues (il 31). Bologna VENERDI' 30 E SABATO 31 MAGGIO (ARENA JOE STRUMMER PARCO NORD) Spring Attitude Il festival esplora la musica contemporanea, con particolare attenzione all'elettronica. La seconda e ultima serata prevede il live set di Four Tet. Roma SABATO 24 MAGGIO (SPAZIO NOVECENTO) Mojo Station Il Blues Festival capitolino si sta ponendo all'attenzione come una delle principali rassegna dedicate alla musica afroamericana nel nostro paese. Nelle prime due serate sono in cartellone Hola la Poyana, Marco Pandolfi e il portoghese Frankie Chavez (il 30), Elli De Mon, Angelo «Leadbelly» Rossi & R. Solli e il Cedric Burnside Project (il 31). A seguire dj set. Roma VENERDI' 30 E SABATO 31 MAGGIO (LOCANDA ATLANTIDE; INIT) Lo Spirito del Pianeta Quindici giorni di spettacoli e incontri gratuiti in provincia di Bergamo, per il festival giunto alla quattrodicesima edizione. Ad aprire la rassegna sarà Bob Geldof (il 30), mentre il 31 toccherà agli Altan e ai Mcnando. Chiuduno (Bg) VENERDI' 30 E SABATO Locus festival Una sorta di anteprima per la rassegna che vedrà il clou in luglio. Le due serate ospiteranno, nell'ordine, Laura Mvula e Gregory Porter. Locorotondo (Ba) LUNEDI' 26 E MARTEDI' 27 MAGGIO (PIAZZA ALDO MORO) Como Classica Un viaggio alla scoperta degli strumenti della musica classica. L'ultimo appuntamento è con il violinista Ingolf Turban. Como DOMENICA 25 MAGGIO (AUDITORIUM COLLEGIO GALLIO, ORE 18) Parco della Musica Attesi i concerti del chitarrista Walter Beltrami (con G. Falzone, F. Bearzatti, D. Gallo, S. Tamborrino) e del pianista Enrico Zanisi (J. Rehmer, A. Paternesi) nonché la «Lezione di jazz» di Stefano Zenni, dedicata ai Concerti Sacri di Duke Ellington. Roma SABATO 24, DOMENICA 25 E MERCOLEDI' 28 MAGGIO (AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA) Angelica Intensa settimana per la rassegna bolognese, tra contemporanea e nuove musiche. Scott Gibbons e Romeo Castellucci presentano in prima assoluta Unheard. Di grande importanza la Wayne Horvitz European Orchestra, 31 MAGGIO (CENTRO DI RICERCA MUSICALE, TEATRO SAN LEONARDO, TEATRI DI VITA) In Memoriam Un concerto dedicato alle vittime della strage di piazza della Loggia è quello che vede il pianista Stefano Battaglia, il Michele Rabbia. Brescia DOMENICA 25 MAGGIO (CHIESA DI S. GIUSEPPE) Casa del Jazz Bluestop è il nome del recital che vede confrontarsi i pianisti Enrico Intra ed Enrico Pieranunzi, due maestri del jazz italiano. Roma VENERDI' 30 MAGGIO (CASA DEL JAZZ) SULLE STRADE DI PHILLY Così funky. E irresistibile. Mr President, alias Bruno 'Patchworks' Howart torna con il secondo disco solista dopo tre anni di silenzio. Nel 2011 Number One si muoveva su coordinate più ruvide, ora tutto diventa sottile e pop. Hips Shaking (Favorite rec. FVR091CD; 2014) è un lungo viaggio asperso di disco, soul, funky. Un cocktail che si porta dietro Roy Ayers, Harold Melvin & the Blue Notes e tutto il giro MFSB, collettivo di oltre 30 musicisti che negli anni Settanta accompagnò la nascita del soul di Filadelfia e della disco. Mr President frulla anni Settanta e Ottanta con un approccio ipermoderno. Ha in mente la lezione del Philly soul e quindi fiati e arrangiamenti molto curati dettano legge. Howart è noto per aver dato vita a una sequela di progetti tra cui Uptown Funk Empire, The Dynamics, Metropolitan Jazz Affair. Molti dei dischi su cui si è formato si ritrovano nel terzo volume della serie Strange Breaks & Mr Thing (BBE rec. 218 CCD; 2014), doppio cd in cui spiccano soul, funk e jazz da collezione. Come per i volumi precedenti è aperta la caccia al campione nascosto, quello che salta fuori all'improvviso e accende rimandi inattesi. Tutto merito del produttore inglese Mr. Thing che da anni incamera perle e che di tanto in tanto le condivide attraverso le compilation che cura. Occhio alla versione del tema di The Sweeny (L'ispettore Regan) della Woolwich Polytechnic School Concert Band con un rutilante break percussivo. Altra storia: occhio ai delicati e ultralounge 35mm, gruppo di base a Austin, Texas, guidato da Fumihito Sugahara e Claude Nine. Quest'ultimo (vero nome Claude McCan) si era già fatto conoscere anni fa con il progetto Los Bandidos, autori di mash up e remix, tra cui una versione elettronica rallentata di Come Together dei Beatles. Ora pubblicano l'omonimo 35mm (Ropeadope; 2014) e flirtano con il Mediteraneo, con il Martini, con stille di bossanova, con pellicole analogiche, con jazz, surf, Esquivel e Henry Mancini. Un cd che è emanazione diretta della cocktail generation, in cui spicca Swingin' Party. Avvincente Alexia Coley che pubblica Beautiful Waste of Time (Jalapeno JAL 179; 2014), secondo pezzo che anticipa Keep The Faith, album che uscirà a settembre. Il primo 45 giri - anche debutto della ragazza su Jalapeno, l'etichetta degli Skeewiff - era il brano che dà il titolo al disco. Coley è nota per aver collaborato in concerto con Mick Jones dei Clash nei suoi Big Audio e aver prestato la voce all'orchestra di Laurie Johnson, noto autore di colonne sonore (Il dottor Stranamore) e temi tv (Agente Speciale, I Professionals). (12) ALIAS 24 MAGGIO 2014 LORCA di GIANCARLO MANCINI ●●●Le possibilità del fumetto contemporaneo oramai sono all'attenzione di un pubblico sempre più ampio di quello formato dagli appassionati, tanto da suscitare lo sdegno di uno dei grandi storyteller del nostro tempo, Alan Moore. È di poche settimane fa infatti la sua presa di posizione contro i troppi adulti che seguono le storie disegnate, mutazione genetica e non solo commerciale che di fatto ne cambia e ne cambierà anche le modalità di racconto, le storie, i personaggi, ecc. Non c'è da preoccuparsi sullo snaturamento del medium leggendo il bellissimo L'impronta di Lorca di Carlos Hernandez (Panini, collana 9L, pp. 110, euro 18) con le tavole di El Torres. In dodici tappe Hernandez fa rivivere alcuni momenti della vita di Lorca, cercando e trovando, questa è la cosa più significativa e apprezzabile, un modo personale, un approccio da vicino a questo gigante della letteratura, della poesia e del teatro del novecento. Una di queste tracce, la più profonda, è quella che congiunge Hernandez con le memorie familiari. Il padre Alfonso infatti era un bambino quando in seguito al colpo di stato militare del 18 luglio 1936 la Spagna si trova dentro una guerra civile tra il legittimo governo repubblicano e, appunto, i militari e i falangisti che vogliono rovesciarlo per instaurare un governo clericale-conservatore. Carlos è costretto dal padre ad andare via da Granada, la città dove è nato e cresciuto e che ora è diventata zona di operazioni militari. La notizia della partenza lo ha reso molto infelice per una ragione che non si comprende subito in tutta la sua portata, ma che deve gran parte delle ragioni a quel vicino di casa con cui il piccolo ha stretto un rapporto speciale. GRAPHIC NOVEL ■ CARLOS HERNANDEZ Apriamo il sipario sulla vita del poeta, trionfante rinascita Questo vicino è appunto Federico García Lorca. Oggi nessuna targa ricorda la sua presenza nella città andalusa, dice Carlos al figlio venuto a chiedergli qualche altra notizia su quel personaggio al quale ha deciso di dedicare un libro. La città non sembra ancora pronta a farsi carico del tragico destino di questo grande poeta, ucciso e poi seppellito lontano dal cimitero e In dodici tappe l’autore ricostruisce, a partire dai racconti del padre che lo conobbe, i momenti salienti della sua vita da chiunque potesse piangerlo e ricordarlo. «Allora, scriverai una biografia?» chiede il padre, «No. Ci sono un sacco di biografie su Lorca». Infatti questa non è proprio una biografia, piuttosto un album fotografico, una raccolta di momenti della vita di Lorca, sopravvissuto con la sua presenza ben oltre l’assassinio, avvenuto il 19 agosto 1936. Dopo la partenza da Granada del piccolo Carlos assieme ai genitori, ci troviamo a Madrid, dove un amico continua a non capacitarsi e a ricordare la sua presenza, o forse dovremmo direttamente dire la sua impronta, «Io sono del partito dei poveri... Ma dei poveri buoni». Frase enigmatica. Poi New York, dove troviamo Lorca immerso nella Harlem tumultuante degli anni '30. Sempre forte è in quest'opera di Hernandez la consapevolezza del cammino che si è dovuto compiere in Spagna affinché si potesse riconoscere l'impronta dell'autore di Yerma e di Bernarda Alba. Ancora nel 1980, quando il regime di Franco era ormai acqua passata, un vecchio falangista rivendica ubriaco l'assassinio del poeta, arrivando perfino a brindare assieme a un gruppo di vecchi soldati alla guer- ra contro i «massoni e i rossi». La fatica con cui si è riconquistata l'impronta di Lorca è la cosa più lodevole di questo libro che riesce a non essere consolatorio ma ad offrirci la potenza della sua presenza anche attraverso episodi come quello dell'incontro a Cadaqués con Dalì nel 1951, dove l'artista, completamente irretito dal proprio narcisismo rinnega la fratellanza che lo univa a Lorca e a Buñuel ai tempi della residenza studentesca, cercando di mostrarsi e di convincere il giornalista che lo è venuto ad intervistare che lui oramai è un sostenitore del franchismo. Se non altro, ripete a se stesso quando rimane solo, perché il suo rivale Pablo Picasso è rimasto un comunista. Molto forte è la presenza del teatro in questa graphic novel su Lorca, di quella Barraca con la quale il giovane girava la Spagna portando in scena Shakespeare, Caldéron e Lope. La farandula pasa bulliciosa y triunfante...«Arriva il teatro con il suo mondo fragoroso e trionfante… è quello di sempre, di Lope il Burlone… trapiantato nel secolo nostro di follia tuonante. È il Carro di Tespi con motore a combustione. Il Camion della Barraca è un’anima in pena… o si rompe un vetro… o si fonde una candela!» Qualcuno ricorderà che un esperimento simile a quello della Barraca di Lorca fu il Camion di Carlo Quartucci, uno dei pionieri dell’avanguardia teatrale italiana. E in fondo più di un legame potrebbe scoprirsi tra il Lorca teatrante e quella generazione che proprio a partire dal rapporto con la vita ha cambiato il modo e le possibilità del fare teatro. E vengono anche in mente le parole di un altro maestro di quegli anni sessanta di cui oggi non si sente più parlare, quel Giuseppe Bartolucci, che riparlando di quegli anni ruggenti, parlava di un’avanguardia come mito di rinascita continua, libertaria e laica. La stessa, ci scommettiamo, di Federico García Lorca.
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