UNITA’ PASTORALE ZEVIO PERZACCO VOLON TRACCIA PER GRUPPI SPOSI ED EMMAUS 3 Gesù parla alle famiglie in parabole. Le vergini stolte e sagge 1. Preghiera: Antifona: nella notte o Dio, noi veglieremo - con le lampade, vestiti a festa, presto arriverai e sarà giorno. Salmo 1 Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, Non così, non così i malvagi, non resta nella via dei peccatori ma come pula che il vento disperde; e non siede in compagnia degli arroganti, perciò non si alzeranno i malvagi nel giudizio ma nella legge del Signore trova la sua gioia, né i peccatori nell’assemblea dei giusti, la sua legge medita giorno e notte. È come albero piantato lungo corsi d’acqua, che dà frutto a suo tempo: le sue foglie non appassiscono e tutto quello che fa, riesce bene. poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti, mentre la via dei malvagi va in rovina. Gloria al Padre….. 2. Per entrare in argomento Quando nel parlare comune diciamo: quella è una persona saggia, cosa intendiamo dire? E quando si dice: quello è stolto. Cosa vogliamo propriamente dire? 3. La Parola di Gesù Dal Vangelo di Matteo (25, 1-13) 1Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. 2Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; 3le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; 4le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi. 5Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. 6A mezzanotte si levò un grido: «Ecco lo sposo, andategli incontro!» 7Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. 8E le stolte dissero alle sagge: «Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono». 9Ma le sagge risposero: «No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene». 10Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. 11Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: «Signore, signore, aprici!» 12Ma egli rispose: «In verità vi dico: non vi conosco». 13Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora. 4. A botta calda Arrivati in fondo, nascono istintivamente delle domande, delle perplessità, delle curiosità? 5. Per capire meglio La parabola delle dieci vergini fa parte del discorso sulla fine del mondo, l’ultimo dei cinque discorsi di Gesù riportati nel vangelo di Matteo. Per questo motivo l’interpretazione del racconto è spesso orientata al tempo finale, all’incontro definitivo con il Signore: le parole di Gesù in questa prospettiva sono una esortazione a vegliare in attesa della venuta ultima del Signore, all’incontro con lui dopo la morte. tuttavia è possibile anche leggere il racconto da un altro punto di vista e guardare alla vicenda come alla storia di ogni venuta del Signore e di ogni mio incontro con lui, già ora, nella storia di ogni giorno. L’evento definitivo non sarà allora qualcosa di completamente nuovo o di diverso, ma rappresenterà il compimento, la pienezza di una storia che già ora avviene e che è in attesa di uno sviluppo ulteriore. Nella narrazione in primo piano appaiono dieci vergini, di cui si dice subito che cinque erano sagge e cinque stolte e il lettore del vangelo richiama facilmente alla mente altri passi in cui Gesù ha presentato una tale contrapposizione, per es. Mt 7,24-27 (la casa sulla roccia), o Lc 12,16-21 (il ricco stolto). Stolto e saggio hanno un preciso significato, il primo qualifica una persona che è priva di consapevolezza, che non tiene conto di ciò che è davvero importante, perché non lo sa riconoscere e quindi poggia la sua vita su cose inconsistenti. Saggio invece si dice di chi è pienamente consapevole, di chi ha una intensa e profonda interiorità e poggia la vita su valori stabili. Il racconto suggerisce che il vero protagonista della storia è proprio lo sposo: è lui l’atteso, da lui sono dirette le vergini, è il suo tardare e poi l’improvvisa venuta che generano il seguito degli eventi. Il v. 10 è il centro del racconto: si compie per le sagge quanto avevano atteso, ciò per cui si erano preparate. Ai lati del v. 10 leggiamo i due dialoghi dei vv. 8-9 e 11-12. nel primo le sagge rifiutano di dare il loro olio alle stolte, suggerendo anzi di andare a comprarlo; nel secondo lo sposo rifiuta di aprire nuovamente la porta. Il rifiuto delle sagge non è dettato da egoismo o da un atteggiamento disumano o beffardo. L’olio non può semplicemente essere condiviso, è qualcosa che appartiene alla persona, perché lo si è raccolto e custodito con cura, lo si è fatto diventare come una propria caratteristica. L’olio può essere il simbolo della fede perseverante che si concretizza in una prassi di amore in cui ciascuno è coinvolto personalmente. L’olio è la sapienza stessa, quella forte interiorità che guida pensieri, sentimenti e azioni. È questo che permette alle sagge di poter entrare con lo sposo, nonostante fosse notte e nonostante dormissero: nel loro intimo c’è una riserva di luce e di forza che permette di saper cogliere e di vivere il momento decisivo dell’incontro e di sostenere l’assenza e il ritardo. Così, anche le parole dello sposo non sono il segno di un’incomprensione, ma attraverso la finzione del racconto diventano l’esortazione non solo a non lasciarsi sfuggire il momento giusto, ma a prepararlo con cura, ad attenderlo con desiderio, a costruire nel tempo l’incontro, perché esso sia momento e motivo di festa e di gioia profonde. L’amore, la fede, la sapienza non si possono ricevere da altri, devono crescere nel cuore di ciascuno. Nella Scrittura, la sapienza è un dono prezioso del Signore che va prima di tutto desiderato, e poi cercato con serietà ed impegno. A coloro che la cercano, la sapienza di Dio va incontro essa stessa. Scrive un autore contemporaneo: “Non sembra affatto facile cercare e trovare la sapienza, caso mai è più evidente il suo contrario: la follia dilaga a tutti i livelli e in tutti gli ambienti, non solo in modo conclamato (di fronte a certe cose non possiamo non dire: è pazzia! … anche se lucida in molti casi), ma pure in forme meno evidenti. È un mondo di pazzi, viene da osservare, e con l’antico proverbio si constata: manicomio è scritto per di fuori … Eppure il testo biblico insiste sul fatto che è la sapienza stessa ad andare in cerca; è lo stile dell’amore che non si limita ad attendere, ma previene, si muove incontro, raggiunge l’altro là dov’è … Si racconta la storia d’amore di un Dio nostro partner, che ci viene a cercare e si siede alla nostra porta come l’innamorato … La sapienza è Gesù Cristo, perché davvero in lui la ricerca da parte di Dio si è manifestata sino al punto che ci ha raggiunti nella nostra lontananza attraverso una follia, quella della croce.” (D. Dario Vivian, Miele dalla roccia, ISG, Vicenza 2005, pp. 106-107). Queste giovani donne, sagge, compiono un esodo, escono da una mentalità mondana caratterizzata dall’irresponsabilità; esse sanno attendere perché sanno custodire la speranza. Le altre, quelle stolte, al contrario, non hanno saputo mantenere vivo il desiderio di incontro col Signore. Sono stupide perché perdono di vista la ragione di fondo del loro essere lì; sono immagine provocatoria del fedele che può essere un noncredente, cioè uno che non crede più al ritorno dello sposo. Non si può chiedere ad altri questo desiderio di incontro col Signore se non lo si porta dentro di sé! Con questa mancanza si svilisce la propria identità cristiana di essere luce del mondo e sale della terra, si manca alla propria funzione di illuminare e di donare sapore ( cfr. Matteo 5, 13-15); si diventa grigi e sciocchi, cioè senza senso e senza gusto. Don Tonino Bello, rivolgendosi i suoi giovani della Diocesi di Molfetta, così diceva: “Vegliate anzitutto! Abbiate cioè un’anima “vigiliare”! Irrompono tempi nuovi. Sappiate affrontarli con una grande speranza nel cuore, nella certezza che tutte le stagioni della storia appartengono ormai al Signore e che nulla può sottrarsi alla sua irradiazione. Egli viene ogni momento, sotto sembianze diverse. L’importante è saperlo attendere: anzi, l’importante è saperlo scorgere dietro la trama dei giorni e sotto la scorza degli avvenimenti. Non abbiate paura. La certezza che Gesù Cristo cammina sulle nostre strade io l’ho avuta stando con voi … Ma, oltre a vegliare, dovete anche svegliare; svegliare la gente dall’appiattimento spirituale. Destatela dal sonno religioso, dalle abitudini sonnolente, dai compiacimenti intimistici, dalla ripetitività rituale. Aiutatela ad entrare nella storia”. 6. Per discutere in gruppo Smemorate! Le 5 ragazze non sanno prevedere il futuro, non pensano alla riserva d’olio. Non sanno curare e custodire quello che è più prezioso nella vita. Si accontentano del presente e ci dormono sopra. Diamo un nome alle vergini stolte: chi sono oggi? Cosa fanno? Cosa pensano? Perché sono stolte? E le Vergini sagge oggi chi sarebbero? L’olio prezioso!. Nella vita di famiglia che cos’è l’olio? Quali gli atteggiamenti che permettono di accorgersi del Signore quando arriva? Come coltivarli tra coniugi, con i figli?, con la comunità? Essere svegli: cosa vuol dire oggi essere svegli come cristiani? Come allenare i nostri figli ad essere svegli nel senso evangelico? Come essere persone che sanno svegliare? Spesso nei Vangeli il verbo “vegliare” e associato a pregare. Gesù nell’orto degli ulivi disse: vegliate e pregate. La fede va coltivata con la catechesi, i sacramenti…e sempre la preghiera. Come sono le nostre famiglie in questa “coltivazione” della Fede? Nel racconto lo sposo, cioè Gesù, è il centro di tutto. Nelle nostre famiglie riusciamo a parlare di Gesù o ci fermiamo ad un generico insegnamento di comportarsi bene?
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