Articolo 2 - Amici Curiosi

La ragazza
con l’orecchino
di perla
Bologna
Palazzo Fava
8 febbraio
25 maggio 2014
Mostra a cura di
Marco Goldin
Emilie E.S. Gordenker
Quentin Buvelot
Ariane van Suchtelen
Lea van der Vinde
FONDAZIONE
CASSA DI RISPARMIO
IN BOLOGNA
GENUS BO NONIA E
M U SE I N E L L A C I T T À
Organizzazione
Linea d’ombra srl
Società unipersonale
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31100 Treviso
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Apertura
prenotazioni
28 ottobre 2013
Il mito della Golden Age
Da Vermeer
a Rembrandt
Capolavori dal Mauritshuis
La storia del Mauritshuis e della sua collezione
Lea van der Vinde
Il Mauritshuis è, da molti punti di vista, un museo straordinario. Sorto come dimora
di città, lo splendido palazzo secentesco, sede della collezione fin dal 1822, è un superlativo esempio del classicismo olandese in architettura. La storia della collezione
è legata al patrimonio degli stadtholder d’Olanda, i principi d’Orange, e ciò spiega il
nome ufficiale del museo: Real Galleria d’Arte Mauritshuis. Incentrata sulla pittura
del XVII secolo realizzata nel nord e nel sud del paese, la collezione vanta opere di
artisti quali Rembrandt van Rijn, Johannes Vermeer, Frans Hals e Pieter Paul Rubens; comprende inoltre pittori del XV e XVI secolo come Rogier van der Weyden
e Hans Holbein il Giovane.
Costruito tra il 1633 e il 1644, il Mauritshuis deve il nome al suo primo occupante, Giovanni Maurizio (Johan Maurits in olandese) (1604-1679), conte di NassauSiegen. La sua ubicazione al centro dell’Aia era – ed è tuttora – ideale, poiché il
palazzo si trova proprio accanto al Binnenhof, letteralmente “Corte interna”, sede
del governo olandese. Grazie alla mediazione del cugino – lo stadtholder Federico
Enrico (1584-1647) – Giovanni Maurizio acquisì il possesso dell’area, che era allora
in stato d’abbandono. Il lotto adiacente fu venduto a Constantijn Huygens (15961687), segretario dello stadtholder.
Huygens aveva una tale competenza nel campo dell’architettura che progettò lui
stesso la propria dimora ed ebbe un ruolo importante nella progettazione e costruzione anche del Mauritshuis. Dopo il completamento del suo palazzo nel 1637, gli
fu chiesto di sovrintendere alla realizzazione dell’adiacente casa di Giovanni Maurizio, allora in servizio in Brasile come governatore della colonia olandese insediata
in quel paese. Huygens era, fra l’altro, grande amico di Jacob van Campen (15961657), l’architetto del Mauritshuis.
Il Mauritshuis e la casa di Huygens (demolita nel 1876) arricchirono il centro dell’Aia
di due maestosi edifici la cui superba bellezza eguagliava quella di un tempio classico.
Il Mauritshuis e il palazzo reale di Amsterdam – anch’esso progettato da Van Campen
– sono fra i più sorprendenti esempi dell’architettura classicheggiante olandese.
Dopo la morte di Giovanni Maurizio, il Mauritshuis passò nelle mani della famiglia
Maes, che la diede in affitto. Nel palazzo dimorava il duca di Marlborough quando nella
notte del 23 dicembre 1704 vi scoppiò un vasto incendio; allorché le fiamme furono
infine domate, dell’edificio non rimanevano più che i muri esterni. Per fortuna si decise
di non demolire la struttura, bensì di restaurarla: fu un’impresa che durò diversi anni.
L’edificio recuperò un po’ della sua antica gloria nel 1807, quando divenne sede
della Biblioteca Reale. Nel 1820 lo Stato olandese acquistò il Mauritshuis per collocarvi i “Gabinetti reali dei dipinti e curiosità”. Con questa scelta il palazzo divenne
infine un museo e il 1 gennaio del 1822 aprì le porte al pubblico.
Nell’estate del 1821 iniziò lo spostamento dei dipinti dalla Pinacoteca al piano su-
La ragazza
con l’orecchino
di perla
periore del Mauritshuis, recentemente acquistato; lì, durante i primi anni, furono
esposti 274 quadri, un numero rilevante se si considera che attualmente nell’intero
museo sono in mostra 250 opere. Circa 120 di quei dipinti provenivano dalla collezione di Guglielmo V, gli altri invece erano stati acquisiti tra il 1816 e il 1822,
compresi quelli eseguiti da artisti contemporanei. Il re Guglielmo I ebbe spesso un
ruolo fondamentale nell’incrementare la raccolta del museo; ottenne, ad esempio,
Veduta di Delft di Vermeer ed altri acquisti sensazionali, come il Compianto sul Cristo morto di Van der Weyden, che è la sola opera attribuita all’artista ora conservata
nei Paesi Bassi. Nel 1828 il Mauritshuis acquisì un dipinto divenuto poi una delle
sue icone, La lezione di anatomia del dottor Tulp di Rembrandt.
La fase più antica della storia del museo, contrassegnata da tante acquisizioni, è
in netto contrasto con il periodo tra il 1830 e il 1874 nel quale la critica situazione
economica del paese costrinse a interrompere gli acquisti per oltre quarant’anni. Il
museo non fu neppure in grado di proporre un’offerta all’asta in cui era messa in
vendita la collezione privata del re Guglielmo II, e questo fu un duro colpo, poiché
importanti dipinti di maestri quali Jan van Eyck, Rembrandt e Rubens lasciarono il
paese per sempre. Il nuovo direttore del Mauritshuis, Jean Zacharia Mazel (17921884), dovette limitarsi a sistemare e riorganizzare la collezione. Le cose cambiarono nel 1875, anno in cui Jan de Jonge (1828-1880) successe a Mazel. Nonostante
alcuni contrasti con le autorità, De Jonge riuscì a ottenere un aumento del budget
annuale e dei fondi destinati alle acquisizioni. Fu dunque in grado di attuare notevoli miglioramenti, come il restauro dell’esterno e il trasferimento del “Gabinetto
delle Curiosità”, in modo da creare spazio per i dipinti al pianterreno del museo. De
Jonge dispose i quadri secondo una logica di ordine cronologico e appartenenza a
una determinata scuola pittorica. Gli successe nell’incarico il suo vicedirettore, il
paesaggista Simon van den Berg (1812-1891). Durante l’amministrazione Van den
Berg la collezione si arricchì di alcune opere importanti, fra cui i ritratti di Jacob
Olycan e Aletta Hanemans eseguiti da Hals.
La nomina a direttore di Abraham Bredius (1855-1946) nel 1889 inaugurò una nuova era per il Mauritshuis. Bredius era un illustre storico dell’arte con esperienza museale e un’ampia rete di contatti. Nel 1894 acquistò il ritratto di un personaggio sconosciuto che in seguito attribuì, con argomentazioni convincenti, a Hans Memling
e l’anno successivo si aggiudicò il Cardellino di Carel Fabritius. Grazie all’ingente
patrimonio personale egli poté effettuare importanti acquisti, che poi prestò al museo; convinse inoltre altri collezionisti privati a prestare anch’essi i loro capolavori.
La presenza di tali opere eccezionali, molte delle quali venivano esposte al pubblico
per la prima volta, attrasse al Mauritshuis un numero ancor maggiore di visitatori
e assicurò l’interesse dei collezionisti, un coinvolgimento che portò spesso a rilevanti lasciti. L’esempio più sensazionale di un tal genere di benefattore è senz’altro
Arnoldus des Tombe, il quale legò al museo dodici opere, fra cui La ragazza con
l’orecchino di perla di Vermeer. Lo stesso Bredius lasciò al Mauritshuis una consistente eredità: venticinque dipinti che comprendono opere di spicco come Omero e
Andromeda di Rembrandt.
A Bredius successe, nel 1909, Wilhelm Martin (1876-1954), un altro storico dell’arte animato da un profondo entusiasmo, che riuscì ad acquisire alcuni importanti
dipinti della collezione Steengracht, proprietà privata del primo direttore del Mauritshuis. Durante il difficile periodo economico tra le due guerre mondiali il Mauritshuis poté contare sul generoso sostegno di Sir Henri Deterding, il quale, fra le
varie opere, donò al museo Donna che scrive una lettera di Gerard ter Borch e
Ragazza che mangia ostriche di Steen. Durante la Seconda guerra mondiale i di-
La ragazza
con l’orecchino
di perla
pinti più importanti furono conservati in magazzini a prova di bomba, cosicché la
collezione sopravvisse al conflitto senza quasi subire danni. Alla liberazione seguì
un periodo di grande prosperità per il Mauritshuis, caratterizzato da rilevanti acquisizioni come l’Autoritratto di Rembrandt del 1669.
Oggi il museo è attivamente impegnato a consolidare il cuore della collezione e
a colmarne i vuoti, mentre i requisiti fondamentali nell’acquisto di un dipinto rimangono sempre la sua elevata qualità e le sue buone condizioni; l’opera deve,
inoltre, essere adatta al carattere intimo del museo. Il Mauritshuis non mira alla
completezza ad ogni costo, vuole invece, soprattutto, condividere con i visitatori il
meglio della pittura secentesca prodotta nei Paesi Bassi settentrionali e meridionali.
Questo intento riguarda, ovviamente, i grandi maestri, tuttavia il Mauritshuis sostiene anche la tradizione di esporre le opere migliori di artisti meno noti dell’Epoca
d’Oro olandese, ad esempio Natura morta con mazzo di fiori incompleto di Dirck
de Bray, acquisita nel 2011. Acquisti straordinari come questo sono fattibili grazie
ad aiuti esterni, quali l’intervento della Rembrandt Society o l’apporto della lotteria
BankGiro o le donazioni di singoli benefattori. Al conseguimento di molte importanti acquisizioni hanno inoltre contribuito gli Amici della Fondazione Mauritshuis;
per esempio nel 1999 l’acquisto dello straordinario Ritratto di vecchio di Rembrandt
è stato possibile grazie al loro sostanzioso contributo.
Oltre alla creazione di una collezione e a una buona gestione delle risorse, dagli
anni cinquanta il Mauritshuis organizza esposizioni sempre più frequenti. La grande
mostra di Vermeer del 1996 è stata davvero un evento di prim’ordine. Un anno dopo,
all’ultimo piano dell’edificio, il Mauritshuis ha installato un proprio laboratorio per
la conservazione delle opere d’arte, affinché sia la ricerca sia gli interventi conservativi potessero essere attuati in modo più incisivo ed efficace.
Nel XXI secolo il Mauritshuis rimane un museo in continuo sviluppo. Le sue particolari tradizioni sono più forti che mai e, con i suoi ambiziosi progetti di ampliamento e rinnovazione, il museo ha lo sguardo fermamente rivolto verso il futuro.