CONOSCERE LE COSE CHE DIO CI HA DONATE Domenico Barbera @ 2013, Domenico Barbera 9138 Hendershot Blvd Niagara Falls, ON. LEH 0E3(Canada) e-mail: cvl_dbarbera@yahoo.ca Tel. 905 354-2237 Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo volume può essere riprodotta in alcuna maniera, senza previa autorizzazione scritta dell’Editore, tranne qualche breve citazione in articoli di critica e recensione. www.parolaevangelica.org 2 Opere dello stesso autore: —Gesù Cristo è Dio? *Is Jesus Christ God? (traduzione dall’italiano: “Gesù Cristo è Dio?”) —Il gran mandato di Gesù Cristo —Gli eroi della fede secondo Ebrei 11 *Heroes of faith (traduzione dall’italiano: “Gli eroi della fede” secondo Ebrei 11) —Il matrimonio, è un’istituzione divina? —La prima moltiplicazione dei pani —Nehemia - Uomo spinto e sorretto da una motivazione eroica —Il mondo degli spiriti *The Spirit World (traduzione dall’italiano: “Il mondo degli spiriti”) —Gesù - Il divin guaritore —La fede nell’insegnamento della Bibbia —Giacobbe - L’uomo trasformato da Dio —Il cammino di un popolo Dall’Egitto alla terra di Canaan 3 —L’uomo si comporta ed agisce in conformità a quel che crede *I believe Therefore I behave (traduzione dall’italiano: “L’uomo si comporta ed agisce in conformità a quel che crede” —Fare del bene per amore di qualcuno —Quel che la Bibbia riferisce intorno a Satana *What the Bible says about Satan (traduzione dall’italiano: “Quel che la Bibbia riferisce intorno a Satana”) *Lo que la Biblia refiere sobre Satanás (traduzione dall’italiano: “Quel che la Bibbia riferisce intorno a Satana”) —Donne menzionate nella Bibbia —Alcuni imperativi della Bibbia *Some Imperatives from the Bible (traduzione dall’italiano: “Alcuni imperativi della Bibbia” —Gedeone... Un conduttore scelto da Dio —Profeti e profezie nel Nuovo Testamento —Giuseppe... L’uomo denominato Safnat-Paneac —Le parabole di Gesù —Il perdono dei peccati —Mosè... Quello che la Bibbia riferisce intorno a Mosè, uomo di Dio e servo dell’Eterno —Conoscere le cose che Dio ci ha danate 4 DEDICA In vista del detto della Scrittura che c'esorta a “crescere nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo”, dedichiamo le pagine di questo libro a chi ha a cuore di conoscere le cose che Dio ha donato loro. 5 INDICE DEL LIBRO Dedica Indice del volume Introduzione CAPITOLO 1 UNA SPECIFICA RICHIESTA PER CONOSCERE Salmo 39:4 1) Fammi conoscere la fine della mia vita 2) Fammi conoscere la misura dei miei giorni 3) Che io sappia, o che io conosca la mia fragilità CAPITOLO 2 Una richiesta per conoscere QUALCOSA DI SPECIFICO Il testo di Giobbe Il testo dei Salmi CAPITOLO 3 LE COSE CHE DIO CI HA DONATE Nota introduttiva Lo Spirito Santo CAPITOLO 4 UNA FEDE PREZIOSA Una nota introduttiva La fede preziosa La promessa di Gesù 6 a) La necessità di non dubitare b) La necessità di credere prima di ricevere Credenti che hanno avuto fede e non hanno ricevuto quello che era stato promesso Chiedere secondo la volontà di Dio CAPITOLO 5 UNA EREDITÀ INCORRUTTIBILE Nota introduttiva Quello che l’Antico Testamento stabilisce per quanto riguarda l’eredità L’eredità di una tribù, non doveva passare ad un’altra Tribù Alla tribù di Levi non venne assegnata nessun'eredità Il privilegio d’Israele Le affermazioni del Nuovo Testamento La vita eterna che riguarda il presente La vita eterna che riguarda il futuro Testi che parlano dell’eredità divina CAPITOLO 6 LE PREZIOSE E GRANDISSIME PROMESSE Nota introduttiva Le promesse riguardanti, la venuta del Messia, Gesù Cristo, sulla terra 1) La nascita di Gesù Cristo da una vergine 2) Il luogo della nascita di Gesù Cristo 3) Il ministero di Gesù Cristo sulla terra 4) Gli scherni e le sofferenze patite da Gesù Cristo alla croce del Calvario Promesse che riguardano i figli di Dio e seguaci di Gesù Cristo, per il tempo che vivranno sulla terra Il fatto di essere stati fatti figli di Dio Il perdono dei peccati 7 Il perdono dei peccati è pieno La certezza del perdono Il valore del testo biblico Cancellare: Purificare: Lavare: Dimenticare: La valutazione che facevano gli antichi profeti L’enunciato di Luca 24:47 La presenza di Gesù Cristo nella vita dei credenti La vita abbondante Le promesse divine che riguardano il futuro a) Il luogo dove abita Gesù b) Il premio La seconda venuta di Gesù Il rapimento della Chiesa di Gesù Cristo La risurrezione e la trasformazione del corpo Il testo 2 Pietro 1:3-4 CAPITOLO 7 le SACRE SCRITTURE D’ISPIRAZIONE DIVINA Nota introduttiva Le Sacre Scritture sono utili per insegnare La Bibbia dichiara con fermezza che l’uomo è un peccatore Le Sacre Scritture sono utili a riprendere, nel senso di correggere Lo scopo delle Sacre Scritture Conclusione APPENDICE UNA TESTIMONIANZA DA LEGGERE 8 INTRODUZIONE IL VERBO CONOSCERE, NELLE VARIE FORME DEL tempo, ricorre nella Bibbia centinaia di volte. Questo dato statistico, che non è casuale e insignificante, ci parla in termini di persuasione personale che, il significato che gli scrittori sacri attribuivano a questo termine, era abbastanza chiaro nella loro mente, da permettergli di spaziare in diversi settori della vita. Infatti, chi scrisse i sacri testi, non usarono il verbo “conoscere”, limitandosi a certi aspetti della vita fisica, inclusero anche nelle loro argomentazioni tematiche prettamente spirituali, per portare alla conoscenza degli individui, il rivelarsi di Dio concernente il piano della Sua volontà per l’intera umanità, senza nessuna restrizione. Il modo con cui gli scrittori sacri si sono espressi, metteva in evidenza che, anche se certe cose che loro affermavano, non erano abbastanza chiari nella loro mente (specie quando parlavano di avvenimenti futuri, che di solito erano avvolti nel mistero profetico), tuttavia, tenendo conto che in loro c’era un’illuminazione particolare, non secondo la percezione umana, ma come comprensione di un’azione divina nella loro vita, mettevano per iscritto quello che lo Spirito di Dio, faceva comprendere loro. 9 Un tale modo di procedere, infatti, non metteva solamente in risalto l’ispirazione divina in ciò che raccontavano o asserivano (per chi crede all’ispirazione dello Spirito di Dio, non esiste nessun'incertezza o dubbio di sorta nel fare un simile riferimento), ma adoperavano anche la loro intelligenza ai fini di far comprendere ai destinatari quello che raccontavano o descrivevano nel loro modo di esprimersi. Che la conoscenza abbia dei livelli o gradi come comunemente viene riconosciuto, è un dato che non può essere contestato, per il semplice fatto che non tutte le persone si esprimono nella stessa maniera, e non tutti fanno comprendere le cose allo stesso livello. Chi ha una maggiore conoscenza di un certo argomento, ricavato, sia da una speciale illuminazione-rivelazione divina (massimamente per le questioni spirituali in maniera particolare), e sia anche perché si è dato ad uno studio più approfondito per comprenderlo più a fondo nei vari particolari, lo mette in evidenza dal modo di presentarlo. In questo modo si può anche misurare il grado o livello di conoscenza che possiede. Siccome il nostro scopo è di parlare delle cose di Dio, secondo quanto viene dichiaro nella Sua Parola, è necessario distinguere tra le cose che riguardano il presente, cioè durante la vita di tutti i giorni e le cose che concernano il futuro. Questo perché, è innegabile che ci siano cose che Dio ci dà per il tempo che si vive sulla terra, e cose che verranno concesse nell’aldilà, cioè, dopo la morte, nell’eternità. 10 Conoscere le cose che Dio ci ha dato per la vita presente, è molto importante, non solo per goderle, ma anche per rendersi conto di quel che si possiede, per la grazia di Dio. Pensare di non aver ricevuto niente da parte di Dio, significa, non solamente essere ingrati verso di Lui, ma anche vivere la nostra esistenza terrena, nella più squallida miseria spirituale, come se non possedessimo niente. A questo punto, la presente storia che mi accingo a raccontare, potrà contribuire validamente a chiarire le idee. Si racconta di una madre che, dopo avere allevato diversi figli con enormi sacrifici, si trova ad essere sola abbandonata dai suoi figli, visto che quest’ultimi andarono a stabilirsi lontano dalla casa materna. La vecchia madre, non potendo sfogare con i suoi figli, si confidava con una vicina di casa, raccontando e lamentandosi che i suoi figli l’avessero abbandonata. Nel suo racconto, all’amica precisava: “Tra i miei figli ce ne è uno solo che mi pensa e mi scrive mandandomi pezzi di carta. Ma io, cosa posso fare con i pezzi di carta che mi figlio mi manda?”. Siccome la lamentela di quella madre era continua, la vicina di casa, si sentì di chiedere di fargli vedere le lettere che suo figlio gli mandava. Le lettere in questione, dato che la madre li conservava, vennero consegnate alla vicina di casa, la quale, aprendole una dietro l’altra, vedeva che in ogni lettera che il figlio le mandava, includeva una banconota. La madre, però pensava che quella banconota, era un semplice pezzo di carta. A questo punto, l’amica rivolgendosi alla madre le disse: “Signora, non è affatto vero che il figlio che ti scrive, t’abbia 11 abbandonato, perché ho notato che in ogni lettera che ti ha mandato, ha messo dentro del denaro. Quei pezzi di carta che tu consideri tali, sono invece denari e, tu, con quest'abbondanza di denaro che ricevi, vivi nella miseria, pensando e credendo di non avere niente e che tuo figlio ti manda solo pezzi di carta”. Una delle affermazioni più significative che leggiamo nella parola del Signore, ci giunge dalla penna di Paolo, il quale scrisse: Ora noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio, per conoscere le cose che Dio ci ha donate; e noi ne parliamo non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate dallo Spirito, adattando parole spirituali a cose spirituali (1 Corinzi 2:12-13). Dio ha provveduto un mezzo, cioè lo Spirito Santo che Egli ci ha donato, affinché per mezzo di Lui, conosciamo le cose che Dio ci ha donate. Questo sarà il tema di questo libro che, cercheremo con l’aiuto e l’illuminazione dello Spirito di Dio, di sviscerare per far comprendere ai credenti le grandi ricchezze che Dio ci ha donato in Cristo Gesù. La versione che adopereremo in questo nostro lavoro sarà la Nuova Riveduta, e, quando useremo un’altra versione, lo specificheremo. Il migliore augurio che formuliamo e la migliore ricompensa che ci attendiamo è che ogn’uno che avrà tra le sue mani questo nostro lavoro, ne sappia trarre il maggiore profitto per la sua vita spirituale. 12 Domenico Barbera Niagara Falls, Ontario, Canada, gennaio 2014 13 Capitolo 1 UNA SPECIFICA RICHIESTA PER CONOSCERE PER COMINCIARE LA NOSTRA TRATTAZIONE, CI serviamo di quattro passi, tre del libro dei Salmi, precisamente i Salmi 25:4; 39:4 e 143:8 e uno del libro di Giobbe precisamente Giobbe 13:23. Questi passi ci permetteranno di valutare la richiesta che si fece a Dio, e, nello stesso tempo ci faranno vedere su che cosa si interessa l’interessato di conoscere. Ovviamente la richiesta del salmista viene presa com'esempio, e, non significa che, necessariamente, altri la dovranno ripetere. Ognuno cercherà di concentrare la 14 propria attenzione su ciò che particolare vorrà conoscere, senza invadere il campo e la vita degli altri. Tenuto conto che dei quattro passi indicati, uno di essi è particolarmente significativo, lo tratteremo in questo primo capitolo, mentre gli altri tre nel secondo capitolo. Salmo 39:4 Questo salmo recita: O SIGNORE, fammi conoscere la mia fine e quale sia la misura dei miei giorni. Fa’ ch’io sappia quanto sono fragile. Il salmista Davide, nella richiesta che presentò a Dio, voleva conoscere tre cose: 1) la fine della sua vita; 2) la misura dei suoi giorni, e 3) la sua fragilità. Quali erano i motivi che lo spingevano a formulare quella specifica richiesta al suo Dio? Per rispondere a questa domanda, è necessario esaminare attentamente il Salmo in questione, perché in esso, Davide, tramite le parole che adoperò nella composizione del Salmo, si potrà leggere il suo pensiero, prendere atto della situazione particolare in cui si trovava, scorgere se attorno a lui avesse nemici e se la sua vita era seriamente minacciata dalla morte. Se questi elementi si potranno individuare, si potrà allora giustificare la sua richiesta avanzata in quel modo. Dalle prime parole del Salmo in questione, emerge il desiderio di Davide, accompagnato dalla sua volontà e dal 15 suo proposito, di vigilare sulla sua condotta per non peccare con le sue parole. Egli era pienamente convinto che non si peccasse solamente con le azioni, ma si poteva infrangere la legge di Dio anche con le parole. Dirà qualcuno: con le parole? Ma le parole, che valore possono avere per dargli quel peso? Non è forse vero che le parole rimangono tali, cioè sono semplicemente suoni articolati e non hanno niente a che vedere rispetto ad una specifica azione che si compie, specie se questa è malvagia? Indubbiamente, le parole sono parole e le azioni sono azioni. Però, se dobbiamo attenerci all’insegnamento biblico, e riservare una particolare attenzione a quel che ha affermato Gesù e hanno tramandato gli apostoli, siamo tenuti ad accettare senza “ma” e senza “se”, che quello che esce dalla bocca, procede dal cuore, ed ha una notevole ripercussione nella vita umana. Ecco, cosa affermava Gesù nel suo insegnamento. Ma ciò che esce dalla bocca viene dal cuore, ed è quello che contamina l’uomo. Poiché dal cuore vengono pensieri malvagi, omicidi, adultèri, fornicazioni, furti, false testimonianze, diffamazioni (Matteo 15:18-19. perché è dal di dentro, dal cuore degli uomini, che escono cattivi pensieri, fornicazioni, furti, omicidi (Marco 7:21). Inoltre, lo stesso Gesù avvertiva i suoi ascoltatori che, nel giorno del giudizio, le persone non renderanno conto solamente delle azioni che avranno compiute, ma anche di ogni oziosa parola che avranno detta. 16 Io vi dico che di ogni parola oziosa che avranno detta, gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio (Matteo 12:36). Da parte sua l’apostolo Paolo nelle sue epistole esortava la fratellanza a prestare attenzione al parlare, affinché non uscissero dalle loro bocche, parole che non si addicevano alla loro professione di fede, come seguaci del Cristo e dell’evangelo. Nessuna cattiva parola esca dalla vostra bocca; ma se ne avete qualcuna buona, che edifichi secondo il bisogno, ditela affinché conferisca grazia a chi l’ascolta (Efesini 4:29. Anche se il salmista Davide non conosceva l’insegnamento di Gesù e di Paolo, però, avendo in sé lo Spirito di Dio, e, tenendo presente che poteva peccare anche con le sue parole, rivolgendosi a Dio, chiedeva: SIGNORE, poni una guardia davanti alla mia bocca, sorveglia l’uscio delle mie labbra (Salmo 141:3). 1) Fammi conoscere la fine della mia vita Ma perché Davide voleva conoscere la fine della sua vita? Si trovava forse in uno stato confusionario, sotto pressione di una condizione di disperazione? Aveva seri timori che la sua vita finisse (chiaro riferimento alla sua morte fisica) come quella di un criminale, di un fuori legge, di un bandito, di un traditore, di un usurpatore di beni altrui, di un tiranno, di un dittatore, di uno insomma che non aveva la fiducia del popolo, che non riscuote la simpatia del suo popolo (visto che egli era il re del popolo d’Israele)? 17 Non possiamo sapere esattamente quale era il vero motivo che lo aveva spinto a formulare la sua richiesta a Dio in quel modo. Una cosa possiamo intuirla con una buona percentuale di verità: era veramente preoccupato, visto che di avversari non gliene mancavano. Lui stesso afferma che “l’empio”, (senza fare il nome) persona avversa, che non ha il timore di Dio, che non ha scrupoli di compiere certe azioni malvagie, l'ha “davanti” a sé. Questo stato di cose, probabilmente costituiva il motivo perché voleva conoscere la fine della sua vita. Ma, a quale scopo voleva conoscere, prima del tempo, come sarebbe stata la fine della sua vita? Per prepararsi ad affrontarla? Probabilmente! La sua richiesta, pressappoco aveva il seguente significato: “La fine della mia vita, sarà normale, cioè morirò perché il tempo sarà arrivato, cioè la morte naturale, o perché sarò assassinato da una mano crudele?” Le persone di tutti i tempi, sono stati sempre spinti ed attirati dal desiderio di conoscere il loro futuro. Ecco perché, tanti si rivolgono ai magli, agli indovini, a quelli che credono di essere dotati di una capacità particolare da poter predire l’avvenire di una persona, sia per quanto riguarda la buona salute, o l’andamento delle cose in famiglia, degli affari, del matrimonio e delle tante cose che l’uomo vuole conoscere prima che accadono. Certamente, Davide, non era assillato da questi pensieri; egli non considerava il suo Dio come uno dei tanti che decantano di possedere particolari virtù o capacità soprannaturali; Lui sapeva, con piena certezza che il suo Dio, conosceva il tutto della sua vita, dall’A alla Zeta, e se Egli avesse voluto di fargli comprendere la fine della sua 18 vita, l’avrebbe potuto fare, senza incorrere a nessun errore di calcolo di qualsiasi genere. Infine, la sua richiesta, non era certamente a scopo speculativo, o come si sarebbe detto per appagare solamente la sua curiosità, ma per tranquillizzarlo nei momenti particolari della sua esistenza, quando certe nuvole nere si addensavano sul suo orizzonte e non lasciavano passare i raggi del sole della luce divina. Avrà Dio risposto alla specifica richiesta che il suo servitore Davide gli fece? Nulla si sa se la richiesta di Davide fu esaudita, nel senso che Dio gli abbia fatto conoscere come sarebbe finita la sua vita. Delle richieste che fece Davide, non se ne sentono tanto in giro. Per certuni, Dio sì benigna di fargli conoscere, prima del tempo, la fine della loro vita, addirittura il giorno della loro morte, (e non sapremmo spiegare il perché). Però, questo, a nostro avviso, non può essere considerato un punto fermo, cioè un principio valevole per tutti e che ogn’uno dovrebbe domandare a Dio di conoscere la fine della propria vita. Il principio valevole per tutti, senza eccezione, è quello di accettare, come conoscenza certa, che il Signore, l’Iddio Onnipotente ed Onnisciente, potendo tutto e conoscendo ogni cosa, ci assicura che Egli è presso tutti quelli che lo invocano in verità (Salmo 145:18) e che Lui si impegna a non lasciare e a non abbandonare mai nessuno, di chi pone la sua fede in Lui. Nessuno potrà resistere di fronte a te tutti i giorni della tua vita; come sono stato con Mosè, così sarò con te; io non ti lascerò e non ti abbandonerò (Giosuè 1:5). 19 La vostra condotta non sia dominata dall’amore del denaro; siate contenti delle cose che avete; perché Dio stesso ha detto: « Io non ti lascerò e non ti abbandonerò » (Ebrei 13:5). E che avendo il Signore con noi (Matteo 28:20), dalla nostra parte, possiamo tutto in Lui (Filippesi 4:13), possiamo e dobbiamo credere a quello che Dio ci dice, a mezzo della Sua Parola, a rimanere tranquilli e sereni, anche se non conosciamo la fine della nostra vita, perché chi ha cominciato l’opera buona in noi, la porterà a compimento (Filippesi 1:6). 2) Fammi conoscere la misura dei miei giorni Che significa conoscere la misura dei propri giorni? Per quale motivo? A parte che i giorni non sono tutti uguali, cioè non tutti si snodano davanti a noi nella stessa maniera. Infatti, ci sono giorni sereni, limpidi, senza nuvole nere che offuscano il nostro vedere, mentre ce ne sono anche di quelli tempestosi, che ci fanno traballare in mezzo a certi eventi della vita che, si possono definire “vere tempeste”. Le parole contenute nel Salmo che stiamo esaminando, ci forniscono l’idea come Davide considerava i giorni della sua vita. Ecco, tu hai ridotto la mia esistenza alla lunghezza di qualche palmo, la mia durata è come nulla davanti a te; certo, ogni uomo, benché saldo in piedi, non è che vanità. Pausa Certo, l’uomo va e viene come un’ombra; certo, s’affanna per quel ch’è vanità; egli accumula ricchezze, senza sapere chi le raccoglierà. 20 E ora, o Signore, che aspetto? La mia speranza è in te (vv. 5-7). In mezzo all’umanità di tutti i tempi, ci sono stati, ci sono e ci saranno persone che i loro giorni li considerano senza una misura, lunghissimi, senza fine, quasi al limite dell’eternità. Lo dimostrano i loro progetti e la programmazione che fanno per la loro vita. Questo loro comportamento ci fa comprendere che per loro, non esista nessuna misura per i loro giorni. Una delle parabole che Gesù portò ai suoi giorni lo rivela e lo fa comprendere. Or uno della folla gli disse: « Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità ». Ma Gesù gli rispose: « Uomo, chi mi ha costituito su di voi giudice o spartitore? » Poi disse loro: « State attenti e guardatevi da ogni avarizia; perché non è dall’abbondanza dei beni che uno possiede, che egli ha la sua vita ». E disse loro questa parabola: « La campagna di un uomo ricco fruttò abbondantemente; egli ragionava così, fra sé: "Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?" E disse: "Questo farò: demolirò i miei granai, ne costruirò altri più grandi, vi raccoglierò tutto il mio grano e i miei beni, e dirò all’anima mia: « Anima, tu hai molti beni ammassati per molti anni; ripòsati, mangia, bevi, divèrtiti »". Ma Dio gli disse: "Stolto, questa notte stessa l’anima tua ti sarà ridomandata; e quello che hai preparato, di chi sarà?" Così è di chi accumula tesori per sé e non è ricco davanti a Dio » (Luca 12:13-21). 21 Perché l’uomo della nostra parabola programmò il futuro della sua vita in quel modo? Perché non conosceva la misura dei suoi giorni. Egli pensava e credeva che avrebbe vissuto lungamente per molti anni, perciò poteva dire a se stesso: « Anima, tu hai molti beni ammassati per molti anni; ripòsati, mangia, bevi, divèrtiti »". Se egli, invece, avesse saputo che in quella stessa giornata che aveva stilato il suo programma, cioè in quella stessa notte, sarebbe arrivata la fine della sua vita, certamente non si sarebbe comportato in quel modo. C’è un'enorme differenza da chi conosce la “misura dei suoi giorni”, e chi li ignora, nel modo in cui gli uni e gli altri agiscono. Per chi conosce la misura dei suoi giorni, sa che duranti la sua vita sulla terra, si trova in pellegrinaggio, cioè di passaggio, straniero e forestiero, residente senza cittadinanza, come qualcuno ha sostenuto. Il Faraone allora disse a Giacobbe: "Quanti sono gli anni della tua vita?". Giacobbe rispose al Faraone: "gli anni del mio pellegrinare sono centotrent’anni; gli anni della mia vita sono stati pochi e cattivi, e non hanno raggiunto il numero degli anni della vita dei miei padri, nei giorni del loro pellegrinare" (Genesi 47:8-9) [Nuova Diodati]. Tutti costoro sono morti nella fede, senza ricevere le cose promesse, ma le hanno vedute e salutate da lontano, confessando di essere forestieri e pellegrini sulla terra (Ebrei 11:13). Carissimi, io vi esorto, come stranieri e pellegrini, ad astenervi dalle carnali concupiscenze che danno l’assalto contro l’anima (1 Pietro 2:11). 22 Quanto a noi, la nostra cittadinanza è nei cieli, da dove aspettiamo anche il Salvatore, Gesù Cristo, il Signore (Filippesi 3:20). Forse Davide, nel chiedere al Signore di fargli conoscere la misura dei suoi giorni, teneva presente la preghiera che fece Mosè: Insegnaci dunque a contar bene i nostri giorni, per acquistare un cuore saggio (Salmo 90:12). 3) Che io sappia, o che io conosca la mia fragilità Non tutte le persone si rendono conto della propria fragilità, o meglio ancora, la conoscono. Di solito la fragilità, che è essenzialmente mancanza di forze fisiche, la mettono in evidenza e ne parlano senza vergogna, le persone malaticce, cioè quelli che non stanno bene di salute. Sono loro che non hanno difficoltà a confessare che non hanno forze fisiche per reggersi all’impiedì, o per svolgere una qualsiasi attività che richiede una certa forza fisica. Mentre, per una persona che sta bene di salute, parlargli di fragilità, potrebbe suonare come un’offesa, come se si avesse a che fare con un menomato. Quando Davide scrisse il Salmo 39, non era malato, era nel vigore della sua salute fisica. Nonostante ciò, tenuto conto che aveva chiesto al Signore di conoscere la misura dei suoi giorni, ora si affretta a specificare che da una simile conoscenza, deve anche sapere quanto sia la sua fragilità. È probabile che la fragilità cui parla il salmista, si riferisca alla durata della vita umana, visto che viene paragonata 23 come un’ombra che passa velocemente e la sua esistenza alla lunghezza di qualche palmo. Questo però non toglie che può anche trattarsi della debolezza umana. Quest’ultimo punto, a dire il vero, sotto l’aspetto spirituale, ha la sua importante per ogni figlio di Dio, cioè prendere atto della propria fragilità, per meglio apprezzare quello che Dio compie nella loro vita. Conoscere la propria debolezza, in pratica significa non possedere quelle capacità per andare avanti nelle vie del Signore e rimanere fedeli a Lui; portare avanti o compiere attività ministeriali. In altre parole significa non fare affidamento nelle proprie risorse umane, considerarsi incapace nell’opera del ministero. Credo che sotto quest'aspetto, ci sia molto da imparare dall’apostolo Paolo, un uomo che, come conoscitore della Parola di Dio (gli scritti dell’Antico Testamento), era molto preparato e approfondito, molto zelante per le cose di Dio e molto impegnato nell’opera di Dio per ciò che concerneva l’attività ministeriale. Ebbene, un uomo della sua portata, con la sua preparazione accademica molto elevata, scrupoloso e zelante nel camminare con diligenza nelle vie del Signore, impegnato con tutta la sua vita e il suo entusiasmo nell’ubbidire a Dio in ciò che gli era stato affidato, quale apostolo dei gentili, e come aveva faticato più degli altri apostoli; 1 Corinzi 15:10 Ma per la grazia di Dio io sono quello che sono; e la grazia sua verso di me non è stata vana; anzi, ho faticato più di tutti loro; non io però, ma la grazia di Dio che è con me. 24 Filippesi 2:16 tenendo alta la parola di vita, in modo che nel giorno di Cristo io possa vantarmi di non aver corso invano, né invano faticato; non aveva nessuna vergogna a confessare, di non essere sufficiente pure a pensare cosa alcuna Una simile fiducia noi l’abbiamo per mezzo di Cristo presso Dio. Non già che siamo da noi stessi capaci di pensare qualcosa come se venisse da noi; ma la nostra capacità viene da Dio. Egli ci ha anche resi idonei a essere ministri di un nuovo patto, non di lettera, ma di Spirito; perché la lettera uccide, ma lo Spirito vivifica (2 Corinzi 3:4-6). Io ringrazio colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù, nostro Signore, per avermi stimato degno della sua fiducia, ponendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento; ma misericordia mi è stata usata, perché agivo per ignoranza nella mia incredulità; e la grazia del Signore nostro è sovrabbondata con la fede e con l’amore che è in Cristo Gesù (1 Timoteo 1:12-14). Se l’apostolo si considerava in questa maniera e riconosceva che il successo che aveva nell’opera del ministero, non era il risultato della sua capacità, del suo saper fare, ma dall’aiuto e dalla forza che riceveva da Dio, era anche dovuto al fatto di conoscere e considerare la sua debolezza, non come un anticap, ma motivo di vantarsi perché sapeva che quando era debole, allora era forte, poiché la forza di Dio si manifestava nella sua debolezza. 25 Chi è debole senza che io mi senta debole con lui? Chi è scandalizzato senza che io frema per lui? Se bisogna vantarsi, mi vanterò della mia debolezza. Il Dio e Padre del nostro Signore Gesù, che è benedetto in eterno, sa che io non mento (2 Corinzi 11:29-31). Di quel tale mi vanterò; ma di me stesso non mi vanterò se non delle mie debolezze. ed egli mi ha detto: « La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza ». Perciò molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me. Per questo mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amor di Cristo; perché, quando sono debole, allora sono forte (2 Corinzi 12:5,9-10). Io posso ogni cosa in Cristo che mi fortifica (Filippesi 4:13) [N. Diodati]. Che Dio ci dia grazia, di imparare da Davide e da Paolo, come considerarci e riconoscerci in noi stessi, perché in conclusione il comportamento di ogn’uno di noi, in tutti i settori della vita, sarà senza dubbio, sulla base di ciò che conosciamo e ci consideriamo. 26
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