DIALEGESTHAI - Aracne editrice

DIALEGESTHAI

Direttori
Emilio Baccarini
Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
Giovanni Salmeri
Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
DIALEGESTHAI
μή νυν ἓν ἦθος μοῦνον ἐν σαυτῷ φόρει,
ὡς φὴς σύ, κοὐδὲν ἄλλο, τοῦτ’ ὀρθῶς ἒχειν.
ὃστις γὰρ αὐτὸς ἤ φρονεῖν μόνος δοκεῖ,
ἢ γλῶσσαν, ἥν οὐκ ἂλλος, ἢ ψυχὴν ἒχειν,
οὗτοι διαπτυχθ´εντες ὤφθησαν κενοί,
ἀλλ’ἄνδρα, κεἴ τις ᾖ σοφός, τὸ μανθάνειν
πόλλ’αἰσχρὸν οὐδὲν καὶ τὸ μὴ τείνειν ἄγαν.
Non portare nell’animo l’idea, solitaria,
che la verità sia tua e che nient’altro sia vero.
Chi è convinto d’aver senno lui solo,
d’avere lui solo la parola o l’anima,
appena lo scopri, vedi che dentro è vuoto.
Ma per un uomo, anche saggio, imparare,
deporre l’ostinazione, non è mai disonorevole.
—— S, Antigone, III episodio, vv. –
Im wirklichen Gespräch geschieht eben etwas. . .
(Nell’autentico dialogo qualcosa accade sul serio.)
—— Franz R, Il nuovo pensiero
Riprendendo l’antico termine διαλ´εγεσθαι (“dialogare”) come titolo di questa collana di ricerche filosofiche, in continuità di ispirazione con la rivista di filosofia on
line (http://mondodomani.org/dialegesthai) vogliamo ripetere, da un lato, l’esigenza del rigore argomentativo del discorso vero proprio della filosofia, ma dall’altro,
anche, ascoltare la vita e quindi ritrovare la dialogica prima della dialettica, che
significa anche offrire una “testimonianza” della verità, non soltanto argomentativa,
bensì anche come “passione personale” di ricerca della verità. Vogliamo situarci
in questo spazio intermedio che oggi si presenta con un’urgenza nuova, in gran
parte ancora da pensare, senza arroganza e senza la pretesa antidialogica di essere
portatori di una verità semplicemente da comunicare. Vorremmo proporre una
sorta di apologia della verità (dialogo) contro la certezza (violenza).
Vinicio Busacchi
Daisaku Ikeda
Una nuova filosofia dell’azione
. Le Peace Proposals (-)
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 Roma
() 
 ----
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
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I edizione: maggio 
«Lo spirito umano è dotato della capacità di trasformare anche le situazioni più difficili, creando
valore e producendo significati sempre più ricchi.
Quando ogni persona porterà a piena fioritura la
propria illimitata potenzialità spirituale e quando
i cittadini comuni si uniranno nell’impegno di
generare un cambiamento positivo, nascerà una
cultura della pace, un secolo della vita».
D I, Per il bene della pace.
Indice

Presentazione

Introduzione
Daisaku Ikeda, filosofo della pace

Capitolo I
Nuove proposte per la pace e per il disarmo ()

Capitolo II
Un mondo senza guerre ()

Capitolo III
Nuove onde di pace verso il XXI secolo ()

Capitolo IV
Dialogo per una pace duratura ()

Capitolo V
Diffondere lo splendore della pace ()

Capitolo VI
Comprensione culturale e disarmo: gli elementi strutturali della
pace mondiale ()

Capitolo VII
Verso un nuovo globalismo ()

Capitolo VIII
Il trionfo della democrazia: verso un secolo di speranza ()

Indice


Capitolo IX
L’alba del secolo dell’umanità ()

Capitolo X
Un Rinascimento di speranza e armonia ()

Capitolo XI
Un mondo più umano nel secolo venturo ()

Capitolo XII
Una nuova alba nella storia umana ()

Capitolo XIII
Verso un secolo di pace e solidarietà ()

Capitolo XIV
La sfida della cittadinanza globale ()

Capitolo XV
Nuovi orizzonti di una civiltà globale ()

Capitolo XVI
L’umanità e il nuovo millennio: dal caos al cosmo ()

Capitolo XVII
Verso una cultura di pace: una visione cosmica ()

Capitolo XVIII
La pace attraverso il dialogo: riflessioni su una cultura di pace
()

Capitolo XIX
Creare e sostenere un secolo della vita: le sfide di una nuova era
()

Capitolo XX
L’umanesimo della Via di mezzo. L’alba di una civiltà globale
()
Indice


Capitolo XXI
Un’etica di coesistenza globale. Un modello “a misura di vita”
per la nostra epoca ()

Capitolo XXII
Trasformazione interiore: il movimento profondo che crea un’onda
globale di pace ()

Capitolo XXIII
Verso una nuova era del dialogo: esplorare l’umanesimo ()

Capitolo XXIV
Verso l’epoca di un nuovo popolo. Il grande cammino della pace
()

Capitolo XXV
Ristabilire le connessioni umane: il primo passo verso la pace
mondiale ()

Capitolo XXVI
Umanizzare la religione per creare la pace ()

Capitolo XXVII
Verso la competizione umanitaria: una nuova corrente della storia
()

Capitolo XXVIII
Verso una nuova era di creazione di valore ()

Capitolo XXIX
Verso un secolo di dignità per tutti: il trionfo della vita creativa
()

Capitolo XXX
Sicurezza umana e sostenibilità. Condividere un profondo rispetto
per la dignità della vita ()

Indice

Capitolo XXXI
Compassione, saggezza e coraggio. Costruire una società globale
di pace e coesistenza creativa ()

Appendice A
Josei Toda, Dichiarazione contro le armi nucleari (Yokohama,
 settembre )

Appendice B
La Soka Gakkai e la Soka Gakkai International

Lista degli acronimi

Glossario

Bibliografia e sitografia
Presentazione
I
Il lavoro che qui presentiamo è il primo volume di cinque complessivi
dedicati alla figura e all’opera di Daisaku Ikeda (–), maestro buddista, leader religioso e filosofo. Noto in tutto il mondo, quest’uomo di
fede, di azione e di pensiero ha creato nel corso di oltre sei decadi di
impegno sorprendentemente assiduo e versato un’opera considerevole,
sia in termini di valore sociale che istituzionale che culturale; un’opera
articolata e sviluppata in diversi campi e ambiti: dalla religione all’etica,
dalla sociologia alla politica, dalla storia all’economia, dalla filosofia alla
letteratura, dalla teoria della comunicazione alla poesia, dalla filosofia
della pace alla filosofia dell’educazione. A oggi, il progetto del Daisaku
Ikeda zensh¯u (Seikyo Shimbunsha, Tokyo), ossia la raccolta completa delle opere scritte di Ikeda, si compone di  volumi: si tratta di
un’opera di grandi proporzioni, di cui non esiste ancora sintesi critica
sistematica. Sebbene interamente disponibile, allo stato attuale, solo in
lingua giapponese, i suoi lavori maggiori sono tutti riprodotti in inglese
— la lingua ufficiale della Soka Gakkai International (), di cui Ikeda
è presidente — e, molti, anche in altre lingue, tra le quali l’italiano,
lo spagnolo, il francese, il tedesco, il russo, il cinese. Considerando la
vocazione internazionalista [alla Global Citizenship] di Daisaku Ikeda e il
carattere di fondo del suo lavoro, sviluppato secondo un ideale di Global
Civilization, si considera ragionevole — se non anche utile o, addirittura, d’obbligo — avere come fondamentale riferimento la produzione
in inglese (che, come si è detto, raccoglie tutti i suoi testi maggiori).
Rispetto a tale discorso, importante distinguo deve essere fatto — al
di là dei casi di studio specialistico di contributi dedicati all’analisi e
interpretazione specifica di opere letterarie e filosofiche di autori giapponesi [ed orientali] —, nei riguardi del costitutivo riferimento di Ikeda
al Buddismo di Nichiren Daishonin, monaco riformatore giapponese
vissuto nel XIII secolo. Il suo lavoro di esegesi e interpretazione delle


Presentazione
scritture buddiste può essere studiato, analizzato e valutato da un punto
di vista teorico–specialistico solo attraverso una padronanza piena della
lingua giapponese (moderna e antica), oltreché della padronanza piena
della dottrina buddista e di una conoscenza approfondita della cultura, delle tradizioni e della storia religiosa del Giappone medioevale,
moderno e contemporaneo. Ora, l’interesse di chi scrive (che non
possiede queste competenze) non è quello di realizzare uno studio di
settore sulla sua esegesi buddista, né una trattazione di sintesi critica dal
punto di vista dei contenuti e riferimenti dottrinali di fondo, e neppure
dal punto di vista del suo credo e insegnamento religioso (che pure,
sempre chi scrive, studia, e anche pratica). Ciò che si tenta di realizzare
qui tende, in qualche modo, a capovolgere la prospettiva valutativa sul
riferimento della lingua. Volendo, infatti, sottoporre a un autentico e
sistematico vaglio critico l’ipotesi di un “Ikeda filosofo”, vanno a porsi
in primissimo e centralissimo piano le teorizzazioni, riflessioni, analisi
e costruzioni argomentative sviluppate intorno a pensatori e filosofi di
cultura e tradizione occidentale [innumerevoli, nelle sue opere]. La
stessa visione di una Civilizzazione globale — che, come già detto, forma la base e il motivo della missione culturale e sociale ikediana —
marginalizza la funzione/funzionalità della lingua giapponese e delle
competenze specialistiche in materia di dottrina religiosa, rispetto alla
comprensione e allo studio della sua opera filosofica. Può prospettarsi, al
contrario, un certo [vario] grado di problematizzazione/problematicità
della ricezione ed espressione del patrimonio filosofico occidentale nella lingua giapponese: vecchio problema che non solo un considerevole
sforzo di internazionalizzazione e di ricerca scientifico–disciplinare ha,
dalla Restaurazione Meiji in poi [–], trasformato e progressivamente appianato, ma che incontra il favore di un tempo (il nostro)
segnato dalla mondializzazione — in cui va sempre più profilandosi
una visione uniformata [tendenzialmente, occidentalizzata] del mondo
e della vita [in contrasto con la “civilizzazione islamica”]. E quanto a
occidentalizzazione, il Giappone, come è ben noto, si pone storicamente
al vertice (nel bene e nel male) trai paesi dell’Oriente. L’opera di Ikeda è
espressiva di tutto questo: pur possedendo il doppio volto di una costruzione a) fondata su una tradizione filosofico–religiosa genuinamente e
squisitamente nipponica [con colleganza unica alla tradizione cinese
classica] e b) interfacciata con le più rappresentative produzioni letterarie, scientifiche e speculative della cultura mondiale [secondari i rimandi
Presentazione

a filosofi giapponesi e cinesi], essa si sviluppa secondo un disegno di
interculturalità e intercivilizzazione fortemente marcato dai caratteri
della razionalità occidentale e dalla sensibilità pragmatica che è propria
del nostro modo di considerare [analiticamente/argomentativamente]
i fenomeni, i problemi, la vita.
Ora, anche tale concezione/costruzione ikediana della Global Civilization sarà posta a tema e al vaglio, avendo noi l’obiettivo di una
ricostruzione e di un esame critico di tipo filosofico. Sarà, a ogni
modo, necessario in primis trattare, analizzare e testare la sostanza
genuinamente filosofica [stricto sensu] del suo lavoro, riponendo l’attenzione sui contenuti e sviluppi riflessivi realizzati da Ikeda attraverso il
confronto critico e argomentativo con nomi, scuole e dottrine della
tradizione filosofica. Il riferimento alla filosofia buddista è importante
e imprescindibile, ma qui non sarà la filosofia buddista a esser posta
al centro dell’indagine: che Ikeda sia filosofo buddista e che tutta la
sua opera possa leggersi come sviluppo “ancorato” alla concezione
religiosa, antropologica, morale, sociale e politica del [di un] Buddismo è fatto consolidato e piano; meno piano e consolidato è che, nel
complesso della sua opera, i filosofi e la filosofia giochino in modo
autentico — al di là e a prescindere dall’“ancoraggio” dottrinale —,
un ruolo critico–speculativo di rilievo nell’elaborazione e costruzione
argomentativa delle teorizzazioni e prospettive di Ikeda sulla vita, la
società, il mondo. Se i suoi lavori esprimono una filosofia nel senso più
stretto del termine, ciò troverà conferma nella capacità della sua argomentazione di non impegnare la posizione intima (di credo e/o convinzione)
del lettore/ascoltatore, sia che essa sia di accettazione, di rifiuto o di sospensione rispetto alla fede buddista. “Quali sono questi filosofi e queste
filosofie? In che modo e in che forma intervengono e operano all’interno dei suoi lavori? Che collocazione filosofica può darsi a Ikeda?”:
questi i quesiti fondamentali della nostra ricerca. A conoscenza di chi
scrive, nessun lavoro di tal fatta è stato ancora prodotto, nonostante la
notevole mole di scritti a lui dedicati e di studi — specialistici e non —
riferiti in modo vario alla sua opera, alla sua figura, al suo impegno.
Corre così l’obbligo di una trattazione articolata e sistematica, opera
per opera, dell’intera produzione maggiore del Nostro. Nomi, figure,
scuole, concezioni, teorie e nozioni della tradizione filosofica si trovano disseminate al suo interno — sovente in modo frammentario,
sovente intrecciate a discorsi buddisti o a discorsi altri, “altri” per ge-

Presentazione
nere (critica letteraria, storica, poetica...) oppure ambito (di narrativa,
saggistica, convegnistica, di insegnamento, occasionale...).
La tesi che qui si avanza, e che si cercherà di dimostrare e difendere, è che l’opera di Ikeda risulta effettivamente espressiva di una
visione filosofica suscettibile di essere trattata come costruzione razionale, come “filosofia” appunto. Dal lato del suo pensiero filosofico
più profondo, quello per tanti versi più prossimo alla prospettiva filosofico–religiosa buddista, Ikeda può essere avvicinato alla tradizione
dello Spiritualismo esistenzialistico (soprattutto di Gabriel Marcel),
anche accostato all’evoluzionismo spiritualistico di Henri Bergson (uno
dei suoi riferimenti filosofici maggiori) e, per la sensibilità umanistica
e morale, alla figura di Ralph W. Emerson (altro pensatore di riferimento). Dal lato della sua filosofia della cultura e dell’educazione, il
riferimento principale e più diretto è senza dubbio John Dewey. Sul
fronte della filosofia della pace, invece, risultano centrali a) le teorie
dialettiche di Martin Buber e Jürgen Habermas, — come sottolinea
Olivier Urbain nel suo libro Daisaku Ikeda’s Philosophy of Peace ()
—, da porre accanto a b) «idee concernenti la cittadinanza globale e la
democrazia cosmopolitica sviluppata da Daniele Archibugi, tra molti
altri» e alle c) concezioni elaborate nel terreno degli studi sulla pace
(peace studies; tra tutti, qui spicca Johan Galtung). Ragionando, poi, in
termini di influenza personale diretta e continuativa, il nome di Ikeda
va collegato a quello dello storico delle civiltà Arnold Toynbee (che
rientra nel novero dei filosofi a titolo di esponente dello Storicismo
[accanto e in polemica con Oswald Spengler]): l’ultima fatica firmata
da Toynbee è proprio un libro scritto a quattro mani con Ikeda, un
dialogo che ha avuto risonanza mondiale (tradotto in  lingue);
ma se Toynbee costituisce senza dubbio l’influenza intellettuale più
significativa del Nostro, scarso o nullo è il rilievo di questi nel campo
dello Storicismo (e dello storicismo nei suoi lavori, eccezion fatta per
una certa ricorrenza del nome di Max Weber).
Ora, riflettendo da una prospettiva generalissima, pare che nessuna
delle comparazioni portate si mostri sufficientemente rappresentativa
e della posizione filosofica di Ikeda e della possibilità di una sua col. O. U, Daisaku Ikeda’s Philosophy of Peace. Dialogue, Transformation and Global
Citizenship, I. B. Tauris, London/New York , p. .
. D. I, A. T, Choose Life, Oxford University Press, London .
Presentazione

locazione nella tradizione filosofica. A ben vedere, solo se posta tra
Filosofia dell’azione ( John H. Newman, Léon Ollé–Laprune, Maurice
Blondel, Georges Sorel...) e Pragmatismo (...su tutti, José Ortega y
Gasset) la concezione generale di Ikeda pare trovare [respice finem]
una sua collocazione speculativa appropriata e accettabile. La sua, è,
potremmo dire, una nuova filosofia dell’azione, il cui cuore si esprime
come filosofia della rivoluzione umana (laddove lo sviluppo pragmatico
assume il carattere del nuovo umanesimo universalistico). Insomma,
diversamente da Urbain e altri, non pensiamo che la sua sia una “semplice” filosofia della pace (ne discuteremo approfonditamente nello
studio finale).
Perché la Filosofia dell’azione? Perché questa tradizione di pensiero, che risale al XIX secolo, si presenta come una filosofia dalla
forte marca spiritualistica e dall’esplicito rimando religioso (come
registriamo in Ikeda); una concezione che, se da un lato solca e indaga
ampiamente il campo dello spirituale, dell’interiore e dell’umano,
dall’altro respinge la pura attività filosofico–contemplativa e teoretico–speculativa (e lo stesso, ancora, troviamo in Ikeda). La filosofia
dell’azione ha, come lo spiritualismo, interesse e carattere religioso,
ma legge la coscienza e interpreta l’umano nella chiave prospettica
della volontà e dell’impegno emancipativo, ossia dell’agire religioso e
pratico, sociale e creativo. Dunque, la filosofia dell’azione si traduce
— proprio come troviamo in Ikeda — in pratica filosofica; in pratica
filosofica e impegno pratico, sociale, civico.
Sì, quella di Daisaku Ikeda è una nuova forma di filosofia dell’azione. È toto cœlo filosofia in azione!
II
Come si è già detto, la realizzazione di una ricerca filosofica sull’opera
di Ikeda incontra la doppia difficoltà a) di una letteratura critica secondaria ancora scarna e deficitaria, e b) di un riferimento alla filosofia
— nelle opere di Ikeda — sovente frammentario e disperso in campi,
ambiti e generi discorsi estremamente vari (giusto per portare un
esempio: Bergson può ritrovarsi all’interno di una spiegazione dottrinale per praticanti buddisti, in un intervento accademico, all’interno
di un saggio filosofico, di una proposta di pace indirizzata alle Nazioni

Presentazione
Unite, nel Diario Giovanile, nel racconto di un’esperienza personale...).
Da qui la necessità di un’indagine a tutto tondo, dal carattere fondativo, ampia e — come detto — sviluppata passo dopo passo, opera
dopo opera. Nell’articolare e organizzare il piano di lavoro si è scelto
di distinguere e ordinare la produzione di Ikeda in gruppi e generi
discorsivi. Di riflesso la ricerca sarà così pianificata e realizzata:
— Vol. : Le Peace Proposals (ovvero, le proposte di pace indirizzate da Ikeda all’ [in qualità di presidente della  ],
annualmente, a partire dal ).
— Vol. : I saggi (ovvero, i lavori di Ikeda più teorici e speculativi, e che, al di là del campo tematico [scienza, medicina,
filosofia della vita, etica...], si presentano come contributi articolati; faranno eccezione i saggi dottrinali privi di riferimento
significativo alla tradizione del pensiero filosofico).
— Vol. : I discorsi, i romanzi, i poemi (ovvero, tutti quei lavori
che sono più prossimi, per indirizzo e contenuto, al campo e
all’ambito della filosofia buddista abbracciata da Ikeda; ci troveremo nel cuore della filosofia ikediana, ma continueremo a
seguire i criteri e l’interesse della ricerca stricto sensu filosofica).
— Vol. : I dialoghi (qui verranno passati al vaglio tutti i maggiori
dialoghi da lui realizzati negli ultimi quarant’anni, a cominciare
da quello con Richard Coudenhove–Kalergi [], per proseguire con Arnold Toynbee [], René Huyghe [], Aurelio
Peccei [], Bryan Wilson [], Josef Derbolav [], Linus
Pauling [], Austregésilo de Athayde [], Johan Galtung
[], Michail Gorbaˇcëv [], René Simard e Guy Bourgeault
[], Hazel Henderson [] e altri ancora).
— Vol. : La filosofia della rivoluzione umana. Saggio di sintesi.
La novità della nostra operazione richiede l’utilizzo di una modalità procedurale di tipo analitico–descrittivo che, eccezion fatta per
l’ultimo volume (contenente lo studio di sintesi), dovrà mantenersi
immutata lungo tutto il corso della ricerca. Troverà robusto appoggio
nel riferimento diretto alla fonte prima dell’opera di Ikeda — per
mezzo di citazioni costanti e sovente, per quanto possibile, estese.
E ciò conferirà ai primi quattro volumi quasi una configurazione di
antologia critica, con il vantaggio che il lettore potrà esaminare e veri-
Presentazione

ficare in prima persona — come dire, “in presa diretta” — la valenza,
significatività e tenuta filosofica delle argomentazioni e teorizzazioni
del Nostro, di volta in volta presentate e discusse. Inoltre, si avrà la
disponibilità di una panoramica dettagliata e articolata del pensiero e
dell’opera di Ikeda — opera che, ci ripetiamo, a tutt’oggi, sebbene
molto nota, risulta conosciuta tendenzialmente in modo parziale, circoscritto e frammentario (per la lettura dei soli saggi e/o di parte dei
dialoghi, per la frequentazione dei soli suoi discorsi e/o di articoli e
interventi minori). Con ciò non si creda che la ricostruzione di sintesi
che qui si presenta possa offrire migliore e più efficace comprensione
della lettura diretta di uno solo dei suoi lavori. Rivolgere l’attenzione
direttamente ai suoi lavori è la cosa più opportuna e auspicabile. Chi
scrive si reputerà già pienamente soddisfatto se, in qualche modo,
avrà contribuito a suscitare nuovo interesse e attenzione per l’opera
di Ikeda — una delle più straordinarie, se non la più straordinaria, del
nostro tempo. “Soddisfatto” e, in qualche modo, anche sollevato, —
perché, in realtà, come detto, nel nostro studio manca la vera anima
ikediana, l’anima del maestro e filosofo buddista – quella che rende i suoi
lavori una grandissima fonte di approfondimento e crescita spirituale,
di incoraggiamento, di speranza.
Lo ripetiamo ancora una volta: qui perseguiamo un disegno di
analisi e studio filosofico, senza una trattazione specifica, sistematica
e critica, a) del Buddismo di Nichiren Daishonin, b) dell’interpretazione religiosa e dottrinale di Daisaku Ikeda e/o c) di altri maestri
della medesima scuola. Dunque, sono espunte e non considerate
tutte le spiegazioni ikediane degli scritti di Nichiren Daishonin, i suoi
saggi dottrinali che non sviluppano riferimenti e comparazioni con
il pensiero e le teorie filosofiche, gli studi e brani e passaggi in cui
le trattazioni dei termini e concetti e princìpi buddisti mancano di
articolazione comparativa e argomentativa con princìpi, concetti e
termini appartenenti alla tradizione filosofica. Tuttavia, in tutti i casi
in cui si darà sviluppo comparativo oppure opportunità di avanzamento e approfondimento filosofico–speculativo, allora il richiamo e
l’attenzione sui contenuti buddisti risulterà opportuno e verrà svolto
in modo puntuale (anche col supporto, volume per volume, di schede
in appendice [a cui si rimanderà con l’abbreviazione v., vedi] e di
un glossario dei nomi e concetti del Buddismo a cui si farà rimando
attraverso un asterisco [*]).

Presentazione
III
La scelta di avviare questo studio filosofico con l’esame delle Peace
Proposals si giustifica con la tesi qui sostenuta che l’opera filosofica di
Ikeda presenta i connotati di una specifica, nuova, filosofia dell’azione,
ovvero di una filosofia d’ispirazione religiosa, impegnata e militante.
Le Proposte di pace sono la più diretta, genuina e incisiva espressione
di tale filosofia.
Sono anche, però, il primo “banco di prova” problematico. Giacché
dovranno — pena il crollo dell’intera operazione — dare immediata
e inequivocabile prova del rilievo argomentativo, critico e riflessivo
dei filosofi, delle filosofie e dei richiami filosofici contenuti nei testi
ikediani. Ogni proposta di pace — che si caratterizza di una prima parte più speculativa e di una seconda con proposte e idee di intervento
concreto — sarà passata in esame singolarmente ; per la loro significatività e colleganza con l’impostazione pragmatica e impegnata della
filosofia ikediana — oltreché, per la loro valenza storica e significatività
generale — si è scelto di non lasciar cadere queste seconde sezioni
di interventi e contributi più concreti, di carattere pratico–operativo.
Il lettore potrà in tal modo farsi un’idea delle mire pratiche dell’impegno di Ikeda, del valore e del grado di coerenza ed efficacia del
suo modo di abbordare e trattare i problemi (i maggiori problemi
del nostro tempo), di prospettarne vie risolutive, di indicare e porre
in essere strategie di risposta e di intervento. In definitiva, al lettore,
spetterà, la valutazione e il giudizio finale.
. .
Cagliari,  gennaio 
. Tutti i rimandi sono all’edizione italiana, divisa tra le due raccolte in volume (rispettivamente, delle proposte di pace dal  al  e delle proposte del biennio –) e le
singole pubblicazioni annuali (per le successive proposte) a cura del bimestrale dell’Istituto
Buddista Italiano Soka Gakkai () «Buddismo e società» (diverse sono disponibili presso il
sito web dell’, www.sgi-italia.org). Tendenzialmente, si tratta di traduzioni buone ma
non prive di difetti ed errori, in alcuni casi gravi (come nella prima raccolta: D. I, La pace
attraverso il dialogo,  voll., tr. it di M. Zanda, Esperia, Milano ). Così, al costante riferimento all’edizione originale inglese [v. rif., sez. Bibliografia e sitografia] si sono uniti interventi
di miglioramento segnalati, via via, dalle note. Modifiche minori — introdotte per ragioni di
uniformità del testo e opportunità — hanno riguardato a) la marcatura in maiuscoletto di
nomi di istituzioni ed enti, b) la ritrascrizione in caratteri latini e riaccentazione [sulle vocali
lunghe] di nomi stranieri e concetti buddisti (fanno eccezione parole d’uso diffuso: sutra
´ akyamuni], Soka [S¯oka]).
[s¯utra], Shakyamuni [Sh¯