Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano Lunedì 3 marzo 2014 – ore 21.00 SERIE «Festival Omaggio a Milano» 2014 Pianista ALEXANDER LONQUICH FRANZ SCHUBERT (1797 – 1828) Sonata n. 16 in la minore D 784 Allegro giusto; Andante; Allegro vivace Sonata n. 9 in mi bemolle maggiore D. 568 Allegro moderato; Andante molto; Menuetto. Allegretto. Trio; Allegro moderato Sonata n. 22 in la maggiore D 959 Allegro; Andantino; Scherzo. Allegro vivace con Trio; Rondò. Allegretto ALEXANDER LONQUICH Ha vinto il Primo Premio al Concorso Casagrande dedicato a Schubert. Da allora ha tenuto concerti in Giappone, Stati Uniti e nei principali centri musicali europei. Ha collaborato con Claudio Abbado, Kurt Sanderling, Ton Koopman, Emmanuel Krivine, Heinz Holliger, Marc Minkowski. Particolare in tal senso è stato il rapporto mantenuto con Sandor Vègh e la Camerata Salzburg, di cui è tuttora regolare ospite nella veste di direttore-solista. Un importante ruolo svolge inoltre la sua attività nell’ambito della musica da camera; suoi partners sono stati: Christian Tetzlaff, Joshua Bell, Heinrich Schiff, Steven Isserlis, Isabelle Faust, Jörg Widmann, Boris Pergamenschikov, Heinz Holliger e Frank Peter Zimmermann. Ha ottenuto il "Diapason d’Or" nel 1992, il "Premio Abbiati" nel 1993 e il "Premio Edison" in Olanda nel 1994. Nel 2003 Lonquich ha formato, con la moglie Cristina Barbuti, un duo pianistico che si esibisce in Italia, Austria, Svizzera, Germania e Norvegia. Inoltre nei suoi concerti appare spesso nella doppia veste di pianista e fortepianista spaziando da C. Ph. E. Bach a Schumann e Chopin. Nel ruolo di direttore-solista, collabora stabilmente con l’Orchestra da Camera di Mantova - con cui in particolare ha svolto un lavoro di ricerca e approfondimento tra il 2004 e 2007 sull’integrale dei Concerti per pianoforte e orchestra di Mozart - e tra le altre con l’Orchestra della Radio di Francoforte, la Royal Philharmonic Orchestra, la Deutsche Kammerphilarmonie, la Camerata Salzburg, la Mahler Chamber Orchestra, l’Orchestre des Champs Elysées e la Filarmonica della Scala di Milano. Si esibisce regolarmente per l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia di cui, nella stagione 2011/12, è stato direttoresolista. Negli ultimi anni Lonquich è apparso in tutte le più importanti sale da concerto italiane. Dopo aver effettuato incisioni dedicate a Mozart, Schumann e Schubert, ha iniziato una collaborazione registrando musiche del compositore israeliano Gideon Lewensohn e un CD di musica pianistica francese dell’inizio del XX secolo, con gli Improptus di Fauré, Gaspard de la nuit di Ravel e i Préludes di Messiaen. Ai numerosi impegni concertistici, Lonquich ha affiancato negli anni un intenso lavoro in campo didattico tenendo masterclass in Europa, Stati Uniti e Australia. Ha collaborato inoltre in forma stabile con l’Accademia Pianistica di Imola e la Hochschule für Musik di Colonia. Convinto che il sistema educativo in campo musicale sia da integrare e in parte da ripensare, Lonquich si è impegnato intensamente nella conduzione di laboratori teatrali/musicali avvalendosi della collaborazione di artisti provenienti da linguaggi artistici diversi. Tra le altre, particolarmente cara gli è stata l’esperienza del laboratorio Kinderszenen dedicato all’infanzia. Le “Serate Musicali”, convinte da sempre di quanto la presenza di Alexander Lonquich in Italia sia determinante per i destini della nostra musica classica, si onorano di averlo ospite, memorabilmente dal 1984. SI RACCOMANDA VIVAMENTE DI SPEGNERE I TELEFONI CELLULARI Si ricorda che è vietato registrare senza l’autorizzazione dell’Artista e dell’organizzazione FRANZ SCHUBERT Sonata n. 16 in la minore D 784 Nel febbraio 1823, nel corso della convalescenza di un attacco della malattia venerea, Franz Schubert compose la Sonata per pianoforte in la minore D. 784, pubblicata postuma nel 1839 dall'editore Diabelli con il numero d'opera 143. L'autore era appena reduce dall'aver composto una grande opera pianistica, la cosiddetta Wanderer-Phantasie; ma la sua ultima sonata per pianoforte risaliva al 1819, dunque a quattro anni prima. La Sonata D. 784 è del tutto dissimile rispetto sia alla Wanderer, sia al precedente gruppo di Sonate giovanili, e segna una svolta nella produzione pianistica di Schubert. Il silenzio di quattro anni in un campo così impegnativo come quello della Sonata vale da solo a definire una crisi e la necessità di una riflessione. Lo stile aggraziato e ornamentale delle Sonate giovanili - certamente denso di fascino e di interesse - non poteva più soddisfare il compositore, giunto a una nuova padronanza dei propri mezzi espressivi. La Wanderer-Phantasie, opera rivoluzionaria, destinata a un pianismo eclatante da concerto, costituiva un'eccezione e un diversivo rispetto al problema - pressante per il compositore - di trovare una soluzione formalmente coerente per un pianismo di tipo "cameristico". La Sonata D. 784 rappresenta la risposta al problema. Schubert vi giunge alla precisa definizione della propria poetica pianistica, non basata su una pressante dialettica e sulla tecnica di elaborazione - ad imitazione del modello beethoveniano - ma su una logica di narrazione contemplativa e paratattica. Misconosciuto per oltre un secolo dalla critica, il modello schubertiano della sonata pianistica è stato compreso solo negli ultimi decenni come un approccio autonomo e perfettamente valido al classicismo viennese; anche l'obiezione pertinace sull'incapacità dell'autore di elaborare gli sviluppi si è rivelata fallace. Vale a dimostrarlo la stessa Sonata D. 784, articolata in tre movimenti di dimensioni contenute e equilibrate. L'iniziale Allegro giusto si apre con un motivo all'unisono semplice e sussurrato, che viene ripreso in forte; succede, in consequenzialità più che in contrapposizione, la seconda idea - un tenero corale, giocato su tre differenti piani dinamici - che si stempera liricamente; la sezione dello Sviluppo è interamente basata sul primo tema, e su un frammento di esso costituito da un ritmo pulsante; nella riesposizione il secondo tema acutizza il proprio carattere grazie a una "intensificazione" ritmica. Il secondo movimento, Andante, si svolge in una coerente ambientazione espressiva, con un breve inciso ritmico, esposto in pianissimo con sordina, che si ripresenta puntualmente alla fine di ogni frase. Il Finale, Allegro vivace, è un rondò basato sull'alternanza di due gruppi tematici, il serrato inseguimento di due voci e un tenero Ländler; una pagina in cui le tensioni espressive dell'intera Sonata si risolvono in una drammaticità sofferta e non esibita. Sonata n. 9 in mi bemolle maggiore D. 568 Nel 1817 Schubert compose Sonate per pianoforte con un ritmo intensissimo: in marzo la D537, in maggio la D557, in giugno la D566, la D567 e la D568, in luglio la D571, in agosto la D575. Tenendo conto del fatto che la D 566 è forse incompiuta, che la D 571 è frammentaria e che la D 567 è semplicemente la prima versione (in tre tempi anziché in quattro e in re bemolle maggiore anziché in mi bemolle maggiore) della D 568, l'insieme che Schubert crea in sei mesi è imponente, tanto più perché non si limita alle Sonate per pianoforte: insieme con le opere pianistiche nascono molti Lieder e la Sonata D 574 per violino e pianoforte. Su alcune Sonate del 1817 appaiono delle numerazioni e siccome la D 537 è indicata come Quinta Sonata, si suppone che Schubert intendesse dar vita addirittura a un ciclo di sei Sonate da offrire a un editore. La Sonata D 568 è indicata come Sonate II. È evidente che un collega o un amico, doveva aver fatto notare a Schubert che nessun editore avrebbe accettato una Sonata in re bemolle maggiore, molto difficile da decifrare per il dilettante perché quella tonalità comporta cinque bemolli. Schubert trascrisse dunque in mi bemolle maggiore - tonalità con tre bemolli - ciò che aveva già composto, completò il Finale e aggiunse il Minuetto. Ma nel secondo decennio dell'Ottocento la raccolta di sei Sonate non andava più di moda, così, la Sonata D 568 rimase inedita come le sue cinque sorelle e venne pubblicata solo nel 1829 con il numero d'opera 122, assegnatole dall'editore Pennauer di Vienna. La costruzione del primo movimento, Allegro moderato, è tipica del giovane Schubert. Le dimensioni del primo tema, del tema di transizione e del secondo tema sono quelle di una Sonatina, non di una Sonata. Ma a quel punto Schubert prosegue per altre 54 battute, invece delle sedici prevedibili, prima di concludere l'esposizione. Nello sviluppo impiega poi uno solo dei temi esposti e si diverte invece con materiale nuovo; la riesposizione è regolare. Del primo movimento dell'op. 122 fu apprezzato il solo secondo tema, che effettivamente rientra nel clima della "viennesità" dolcemente sentimentale in cui Schubert veniva collocato e che offrì lo spunto nell'Ottocento per una popolarissima operetta, La casa delle tre ragazze, con musiche sue adattate e più tardi per il film Angeli senza paradiso. Se la "viennesità" Biedermeier è una delle due facce di Schubert, l'altra, quella cupa dell'eterno Viandante, dell'Escluso, è messa in luce dal secondo movimento della Sonata, la cui natura operistica non sfugge a nessun ascoltatore. La forma è quella della canzone bitematica, ma il drammatico secondo tema viene esposto due volte invece di una sola: qui balza in luce la contrapposizione fra "principio implorante" e "principio di opposizione" di cui parla Beethoven in uno dei Quaderni di conversazione, riferendolo però alla forma del primo tempo di Sonata. Il Menuetto, breve, semplice, morbidissimo, rientra nell'ambito della rievocazione nostalgica del Settecento che era iniziato con Beethoven e che sarebbe diventato sempre più presente nella letteratura pianistica nel corso del secolo e oltre. Il Finale, in forma di primo tempo di Sonata, sconcertava per due motivi: i due temi principali sono compressi nello spazio di 41 battute, quasi la metà di tutta l'esposizione e il secondo tema è in tonalità di si bemolle minore invece che di si bemolle maggiore. A parte la difficoltà di lettura di una tonalità con cinque bemolli, il si bemolle minore crea, dopo un primo tema colloquiale, gaio, sorridente, un'oasi di malinconia assolutamente imprevedibile. Il lunghissimo sviluppo impiega materiale solo lontanamente imparentato con quello dell'esposizione e nella riesposizione il secondo tema viene presentato in mi bemolle minore (sei bemolli); la conclusione è quieta, mormorante come in certe arie intimistiche di Mozart. Sonata n. 22 in la maggiore D 959 Nel settembre del 1828, poche settimane prima di morire, Schubert ultimò tre poderose Sonate (D958 - D960) con le quali forse sperava di entrare finalmente nel circuito editoriale (la dedica al più brillante dei pianisti allora in circolazione, Hummel, non fa che confermare questa ipotesi). Delle ansie e delle delusioni di quel periodo, però, non c'è traccia in queste Sonate (ad eccezione, forse, dei tempi lenti), dove si respira invece un senso di sereno distacco, una specie di gioia tranquilla causata paradossalmente dal cumulo di sofferenze patite, quasi l'autore presentisse l'ormai imminente liberazione dalla sua penosa condizione terrestre. L'Allegro iniziale della più lunga delle sue Sonate è costruito con un'economia di mezzi quasi «beethoveniana»: dopo l'energica affermazione della nota «la» attraverso massicci blocchi accordali armonicamente cangianti, appare un disegno a terzine il cui ritmo contaminerà successivamente l'intero movimento; anche la sezione di transizione è frutto di una sapiente combinazione degli elementi appena esposti. Ma due sono gli aspetti più rilevanti (e più tipicamente schubertiani) di questa pagina iniziale: la ricchezza e l'estensione dei due gruppi tematici e il prezioso cesello armonico con cui il compositore austriaco ora prepara l'entrata del motivo, ora carica di tensione l'episodio, ora anima di luci e ombre il mirabile Sviluppo. Quest'ultimo, che progressivamente esplora i registri più acuti dello strumento, è basato su di un motivo apparso nella coda (che tra l'altro è la prima apparizione dall'inizio di una figura in sedicesimi) e si snoda in un'atmosfera da ballata, pervaso proprio dagli scatti nervosi di quelle quartine. Alla Ripresa il motivo secondario del primo gruppo tematico si presenta nella duplice veste maggiore/minore, secondo uno dei procedimenti armonici preferiti di Schubert, che in chiusura utilizza il vigoroso tema iniziale trasformato in una incantata reminiscenza per un congedo di intensissima commozione. Sotto questa superficie apparentemente serena, però, si nasconde l'abisso. L'Andantino, in fa diesis minore, che Alfred Einstein sostiene essere imparentato col lied Pilgerweise (Canto del pellegrino, 1823), è una delle pagine più sconvolgenti dell'intera produzione schubertiana. L'inizio è spoglio e dolente, su un ritmo di barcarola; ma nella sezione centrale, a poco a poco, si scatena una spaventosa tempesta, immagine di una disperatissima, quasi «hoffmaniana» follia, la cui scrittura pianistica anticipa per molti versi quella di Liszt e dei suoi epigoni. Delizioso, infine, il ritorno del motivo principale contrappuntato da un singhiozzo a note ribattute. Con lo Scherzo, in la maggiore, si torna a uno spensierato clima viennese, tutto echi di valzer e scatti rapinosi di vago sapore tzigano, anche se tra le pieghe non è difficile scorgere qualche ombra, come, ad esempio, nella breve formula melodica conclusiva della sezione B, nell'improvvisa armonia minore che compare tanto nella prima quanto nella seconda frase del Trio o nella trasognata sospensione che precede la ripresa dello Scherzo. L'atteggiamento di Schubert nei confronti di Beethoven è esemplarmente illustrato dall'ultimo tempo, un amabile Allegretto, sempre in la maggiore, nella forma di rondò-sonata già ampiamente utilizzata da Mozart. Come ha acutamente scoperto Charles Rosen, questa pagina è stata costruita esattamente sul calco dell'ultimo tempo dell'op. 31 n. 1 di Beethoven: ciò dimostra, una volta di più, che Schubert non era interessato a sperimentazioni formali e che lo schema classico era perfettamente calzante ai suoi scopi. Che, evidentemente, erano altri: innanzitutto, come già ricordato, la dilatazione melodica (evidente dal confronto col modello) e poi l'ampliamento delle tonalità coinvolte, in un caleidoscopico gioco di sfumature, di luci e di colori. Per tutti basta osservare l'inatteso ritorno del bel motivo principale - di chiaro stampo liederistico - nel tono della sopradominante (fa diesis maggiore) piuttosto che in quello, scontato, della tonica (come fa Beethoven, non interessato invece a questo tipo di allargamento tonale). PROSSIMI CONCERTI Lunedì 10 marzo 2014 - ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – MI) (Valido per A+F; F; F2; COMBINATA 2; ORFEO 1) PINCHAS ZUKERMAN & CHAMBER PLAYERS: (VL PINCHAS ZUKERMAN – VL.JESSICA LINNEBACH – VLA JETHRO MARKS – VLC AMANDA FORSYTH – PF ANGELA CHENG) J. BRAHMS Sonatentanz in do minore op. postuma; Quintetto con pianoforte op. 34 - A. DVORAK Quintetto in la maggiore op. 81 Biglietti: Intero € 20,00 – Ridotto € 15,00 Giovedì 13 marzo 2014 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – MI) (Valido per A+F; F; F1; COMBINATA 1; ORFEO 2) I SOLISTI DI MOSCA – Direttore e solista YURI BASHMET F. A. HOFFMEISTER Concerto in re maggiore per viola e orchestra - I. STRAVINSKY Concerto in re maggiore per orchestra d’archi (detto “Concerto in re”) - A. LIBEROVICI"Non un silenzio" per viola e orchestra d'archi T. TAKEMITSU Three Film scores for strings Biglietti: Intero € 20,00 – Ridotto € 15,00 Gli «AMICI DELLE SERATE MUSICALI» propongono… * 13 marzo 2014 ore 19.00 Società del Giardino – Via San Paolo, 10 L’Accademia Teatro alla Scala si presenta con la sua direttrice Luisa Vinci e alcuni giovani allievi dell’Accademia di canto. «L’Accademia del Teatro alla Scala è il pensiero della Scala per domani: un’occasione storica, un luogo in cui viene trasmesso il “savoir-faire” di un Teatro che è la storia stessa dell’opera. Se la Scala è patrimonio del mondo, l’Accademia ne è parte vitale. Il migliore investimento per il futuro». * gradita conferma: mail ufficiostampa@seratemusicali.it - tel. 02 2940803 INFORMIAMO CHE ALLA BIGLIETTERIA SERALE DEL CONSERVATORIO SONO DISPONIBILI, PER IL PUBBLICO DI “SERATE MUSICALI”, I BUONI SOSTA PER IL PARCHEGGIO DI VIA MASCAGNI A € 5,00 CON VALIDITÀ DI 3 ORE (20.00 - 24.00). ASSOCIAZIONE «AMICI DELLE SERATE MUSICALI» ICALI» Presidente Onorario Hans Fazzari *** Soci Fondatori Carla Biancardi Franco Cesa Bianchi Giuseppe Ferreri Emilia Lodigiani Enrico Lodigiani Luisa Longhi Stefania Montani Gianfelice Rocca Luca Valtolina Amici Benemeriti Alvise Braga Illa Fondazione Rocca Ulla Gass Thierry le Tourneur d’Ison Mario Lodigiani Pagel Elisabetta Riva Giovanna e Antonio Riva Società del Giardino Amici Giovanni Astrua Testori Maria Enrica Bonatti Luigi Bordoni - Centromarca Roberto Fedi Ugo Friedmann Jacopo Gardella Camilla Guarneri Miriam Lanzani Lucia Lodigiani Maria Giovanna Lodigiani Paolo Lodigiani Maria Candida Morosini Rainera e Mario Morpurgo Gian Battista Origoni Della Croce Giovanna e Antonio Riva Giovanni Rossi Alessandro Silva Maria Luisa Sotgiu Marco Valtolina Beatrice Wehrlin Soci Giorgio Babanicas Denise Banaudi Antonio Belloni Fedele Confalonieri Mediaset Giuseppe Barbiano di Belgiojoso Ugo Carnevali Roberto De Silva Roberto Formigoni Gaetano Galeone Società del Giardino Gianni Letta Mario Lodigiani Roberto Mazzotta Francesco Micheli Arnoldo Mosca Mondadori Silvio Garattini Robert Parienti Paolo Pillitteri Fulvio Pravadelli Quirino Principe Gianfelice Rocca Fondazione Rocca Umberto e Giovanna Bertelè Mimma Bianchi Elisabetta Biancardi Claudio Bombonato Valeria Bonfante Giancarlo Cason Piero De Martini Fabio De Michele Maya Eisner Donatella Fava Carlo e Anna Ferrari Maria Teresa Fontana Bianca e Roberto Gabei Matilde Garelli Giuseppe Gislon Maria Clotilde Gislon Fernanda Giulini Yasunory Gunji Ferruccio Hurle Vincenzo Jorio Giuliana e Vittorio Leoni Giuseppe Lipari Eva Malchiodi Giuseppina Maternini Luisa Migliavacca Guya Mina Lucia ed Enrico Morbelli Luisa Consuelo Motolese Lilli Nardella Maria Vittoria Negri Mirella Pallotti Ede Palmieri Stefano Pessina Francesca Peterlongo Giovanni Peterlongo Giuseppe Pezzoli Gian Pietro Pini Raffaella Quadri Paolo Rota Giustiniana Schweinberger Paola e Angelo Sganzerla Marilena Signorini Maria Luisa Sotgiu Giuseppe Tedone Adelia Torti Vivere l’Arte Graziella Villa Giuseppe Volonterio «SERATE MUSICALI» AMICI STORICI Carlo Sangalli Rosanna Sangalli Fondazione Cariplo Elisso Virsaladze Luigi Venegoni Juana Zayas Giuseppe Ferreri Flavia De Zigno Banca Popolare di Milano Bianca Hoepli Camera di Commercio di Milano ***** Publitalia Carlo Maria Badini ***** Alberto Falck Diana Bracco Oscar Luigi Scalfaro Giovanni Spadolini Martha Argerich Leonardo Mondadori Marina Berlusconi Giuseppe Lodigiani Cecilia Falck Giancarlo Dal Verme Vera e Fernanda Giulini Tino Buazzelli Emilia Lodigiani Peter Ustinov Maria Grazia Mazzocchi Franco Ferrara Conservatorio G. 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