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Fogli o se ttimanal e
PARROCCHIA
B.V.M. del ROSARIO
Anno VIII – n. 24
Via Cavour, 9 – 65123 Pescara tel. 085.4714969
Info: www.pa rrocchiadelrosario.pe.it
E mail: parrdelrosario .pe@libero.it
6° settimana del
Tempo Ordinario
15 - 21 febbraio 2015
Incrociare lo sguardo dell'Amore
Secondo la tradizione ebraica, i lebbrosi andavano messi da
parte, allontanati dalla vita sociale come persone contagiose:
nessuno poteva avvicinarsi a loro e, meno ancora, toccarli. Era la
maniera di difendersi da questa malattia incurabile e pericolosa
socialmente.
Gesù, però, è venuto a rompere le tradizioni di questo tipo.
Davanti al lebbroso sentì pena, stese la mano e lo toccò. Violò la
legge. Col suo gesto, Gesù provoca una vera rivoluzione. Rivela che
Dio non usa le malattie per punire; strappa dall'isolamento e
dall'esclusione, fa saltare i pregiudizi e le discriminazioni della
società, rompe le barriere e i muri che gli uomini alzano tra loro, ed
insegna a t utti che l'atteggiamento migliore è l'amore che porta
all'accoglienza e alla convivenza fraterna.
Tutti corriamo il pericolo di emarginare: se qualcuno non ci è
simpatico, lo teniamo lontano; se uno ci ha fatto un brutto scherzo,
lo eliminiamo dal giro. Se analizziamo le nostre reazioni,
sicuramente scopriamo che molte volte emarginano perché ci
lasciamo prendere dai pregiudizi, perché portiamo rancore e
tagliamo i rapporti con determinate persone. Da che cosa deriva
tutto questo? Quale lebbra abbiamo trovato in loro per allontanarli?
L'amore
cristiano
non
ammette
emarginazione;
è
compassionevole davant i alla sofferenza e alle necessità di chi è
svantaggiato.
Proviamoci, particolarmente in questo Tempo di Quaresima che
inizia con l'imposizione della cenere; il minist ro dirà: «C onv ertitevi,
e credete al Vangelo». Entriamo in questo tempo con un
atteggiamento di umiltà. Dio ci farà camminare, Lui conv ertirà i
cuori, Lu i ci donerà la gioia della Risurrezione.
Carota, uovo o caffé?
Una raga zza si lamentava sempre che era molto
sfortunata e come la vita fosse così dura per lei.
Tutto gli anda va male e doveva affro ntare tante
sofferenze. Appena un problema era risolto, subito
ne arriva va un’altro ancora più grande.
Un giorno la madre, per aiutarla, la portò in
cucina. Riempì tre tegamini di acqua e li depose sul
gas a fuoco alto. Presto l'acqua cominciò a bollire.
Nel primo mise una carota, nel secondo un uo vo, e
nel terzo una manciata di caffé macinato. Li lasciò
bollire per un certo tempo senza dire niente.
Dopo circa venti minuti spense il fuoco. Tirò fuo ri
la carota e la depose su un piattino, così fece anche
con l'uovo, e versò il caffé, filtrando lo, in una tazza.
La madre le disse di avvicinarsi e di toccare la
carota: lo fece e notò che era soffice. Poi la madre le
disse di prendere in mano l'uovo e di romperlo:
dopo a verne tolto il guscio, notò l'uo vo indurito
dalla bollitura. Poi la madre disse alla figlia di
sorseggiare il caffé. La raga zza cominciò a sorridere
al contatto con il ricco aroma del liquido che beveva.
Poi, chiese alla madre: «Che cosa significa tutto
questo?». La madre le spiegò che ognuna delle tre
cose aveva do vuto far fro nte alla stessa avversità:
l'acqua bollente. E ognuna di esse aveva reagito in
modo diverso.
La carota era entrata nell'acqua forte e dura, ma
dopo a ver lottato con l'acqua bollente, si era rammollita e indebolita. L'uo vo era entrato fragile nell'acqua. Il guscio sottile prote ggeva il suo interno
liquido, ma dopo aver lo ttato con l'acqua bollente si
era indurito. Il caffé macinato, invece, si era comportato in modo del tutto unico. Do po essere stato
gettato nell'acqua bollente, aveva agito sull'acqua e
l'aveva trasformata! «Co n quale di questi tre ti
identifichi?», chiese la madre alla figlia. «Quando
l'avversità bussa alla tua porta, come rispondi?
Come la carota che molla tutto? Come l'uo vo c he
indurisce e inaridisce il cuore? O sei come il caffé
che cambia l'acqua con le qualità migliori che si
porta dentro?»,
La soff erenza è com e lo sc alpello dello
scultore: rivela quello c he c'è in te...
Signore Ge sù Cristo ,
Tu c he hai da to la vista ai ciec hi,
illuminaci.
Tu che hai guari to il lebbroso,
purificac i.
Tu che hai risuscita to Lazza ro,
rinnovaci.
Tu sei il padre della luce,
dal quale proviene
ogni cosa buona,
ogni dono perfetto.
Tu sei la fonte della vita
e l'autore della nostra salvezza.
Ne ebbe compassi one,
tese la mano e l o toccò.
Preghiera
Sono anch'io un lebbroso, Signore,
quando la mia mal atti a dell’anima desta
orror e i n c hi mi sta vicino e per questo cerca
in ogni modo di tenermi alla lar ga. Ma tu mi
vieni inc ontro e s pezzi il mio isolam ento, tu
infrangi le b arrier e c he mi separano dagli
altri, tu guarisci la mia i ncapacità di comunicare e di amare.
Sono anch’io un lebbroso, Signor e,
quando il mio volto viene sfigurato
dall’orgoglio o dalla superbia, dalla
gel osia o dall’egoismo, e il mio cuore si
indurisce al punto di essere impermeabile
ad ogni richies ta di aiuto. M a tu non hai
ness una paura del c ontagio. Per questo non
esiti a toccarmi per risanar e la mia anima e
ridarmi la gi oia di vi vere anche convivendo
col dolore
Solo Tu Signore, puoi guarire questa
lebbra con la Tua parola di tenerezza.
La “parola”
di Papa Francesco
Anche quando la malatti a, la solitudine e
l'inabilità hanno il sopravvento sulla nostra vita
di donazione, l'e spe rienza del dolore può
dive ntare luogo pri vilegiato dell a trasmissione
della grazi a e fonte per acqui sire e rafforzare la
“sapientia cordis”.
Anche le persone immerse nel mistero dell a
soffere nza e del dolore, se accolto nella fede,
possono di ventare testimoni viventi di una
fede che permette di abitare l a stessa
soffere nza.
OMari a, Sede della Sapienza, i ntercedi quale
nostra Madre per tutti i m al ati e per col oro c he
se ne prendono cura. Fa' che, nel servi zio al
prossimo sofferente e attraverso la stessa
esperienza del dolore, possiamo accogliere e far
crescere in noi l a vera sapienza del c uore .
Dal Messaggio di Papa Francesco per l a
Giornata Mondi al e del Malato
dell’11 febbraio 2015