MENSILE DELLA COMUNITA’ CRISTIANA DI PONTECITRA Anno 15 - N. 6 • Marzo 2015 Diffusione gratuita ad uso interno Mentre l’egoismo ha ciò che possiede, e che sottrae agli altri, dividendoci, operando ingiustizie, di contro c’è qualcosa che tu noi tutti possediamo come dono, e solo dandolo lo realizzo. È la nostra capacità di amare, la nostra immagine di Dio, è la vita stessa. La Quaresima, tempo della vivificazione Sociale Sociale Sociale Visto, letto, ascoltato pag. 4 pag. 5 pag. 6 pag. 7 L’uomo: gestore o padrone del creato Politica: poca passione La speranza: e tanto tatticismo... panacea di tutti i mali Adda passà ‘a nuttata 2 Avvisi Marzo 2015 Mensile della Comunità Cristiana di Pontecitra Parrocchia del Sacro Cuore Anno 15 - N. 6 - Marzo 2015 Direttore responsabile: Don Pasquale Giannino Redazione: Francesco Aliperti Bigliardo, Carmine Egizio, Francesco Panetta, Carmela Provvisiero, Salvatore Sapio, Mariateresa Vitelli. Progetto grafico e impaginazione: Carmine Egizio Questo giornale è online al sito: www.chiesadipontecitra.it dal 23/02 al 7/03 6 marzo ore 20,00 26 marzo ore 19,30 Centri d’ascolto della Parola di Dio Compendio al Catechismo della Chiesa Cattolica 129. Qual è lo stato del corpo risorto di Gesù? La Risurrezione di Cristo non è stata un ritorno alla vita terrena. Il suo corpo risuscitato è quello che è stato crocifisso e porta i segni della sua Passione, ma è ormai partecipe della vita divina con le proprietà di un corpo glorioso. Per questa ragione Gesù risorto è sovranamente libero di apparire ai suoi discepoli come e dove vuole e sotto aspetti diversi. APOSTOLATO DELLA PREGHIERA Intenzione generale: • Perché quanti sono impegnati nella ricerca scientifica si pongano al servizio del bene integrale della persona umana. Intenzione Missionaria: • Perché sia sempre riconosciuto il contributo proprio della donna alla vita della Chiesa. e dall’Episcopato italiano: • Perché l’impegno Quaresimale ci educhi ad uno stile di sobrietà e di condivisione. Liturgia penitenziale e possibilità di Confessioni (vedi programma sul retro) dal 17/03 al 20/03 dal 09/03 al 13/03 - Programma - - Programma settimanale Ore 9,00 Messa Ore 10,00 Visita agli ammalati Ore 12,30 Ora media; Ore 17,00 Disponibilità per confessioni Ore 18,30 Preghiera del Vespro e meditazione ore 9,00 Lodi e Adoirazione Eucaristica Ore 18,00: Rosario Eucaristico Ore 18,30 Celebrazione Eucaristica NB: Venerdì 20/03 non sarà celebrata la Via Crucis Gli Esercizi saranno predicati da Padre Graziano Belladonna O.f.m. Si raccolgono generi alimentari di prima necessità da destinare alle Mense Caritas Diocesane - entro e non oltre il 22/03/2015 - S u Videonola quattro appuntamenti dedicati al Sinodo della Chiesa di Nola. Le puntate, che andranno in onda alle 20.45, avranno la durata di 15 minuti e saranno condotte da Valeria Chianese, giornalista di “Avvenire”.Oltre alla puntata di apertura del 9 febbraio, i prossimi appuntamenti saranno: 9 marzo - Tema: Generare la famiglia.Lo sguardo della Chiesa sulla Famiglia a partire dal Vaticano II e arrivando al Sinodo diocesano attraverso quello dei Vescovi recentemente conclusosi.Ospite: I coniugi Ciro Tufano, preside dell’Istituto paritario vescovile di Nola, e Carolina Ugliano, avvocato 6 aprile - Tema: Tra voto e salario.Vaticano II, Dottrina sociale della Chiesa, Convegno di Firenze e Sinodo diocesano per uno sguardo sull’uomo e la sua dignità di lavoratore e cittadino. Ospite: Don Salvatore Purcaro - Docente di Teologia morale presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale 4 maggio - Tema: Testimoni del domani.Giovani, cultura e futuro alla luce del Vaticano II e del Sinodo diocesano. Ospite: Marco Iasevoli - Giornalista di “Avvenire” e presidente diocesano Azione Cattolica. Dalla Curia di Nola Marzo 2015 Editoriale 3 Riflessioni sul tempo della Quaresima Voi stessi date loro da mangiare (Mc 6,37) di Don Pasquale Giannino È iniziata domenica 22 febbraio la Quaresima. La Quaresima è sicuramente un cammino penitenziale, dell’essenzialità e della riscoperta di noi stessi. In passato c’era un’abitudine, condannata dallo stesso Gesù come atto di ipocrisia, di fare penitenza sfigurandosi il volto, per farsi vedere. La Quaresima invece è soprattutto il tempo della vivificazione, facendo uscire tutto il positivo che è in noi, evitando il male e facendo il bene. Siamo spesso immersi in questa lotta continuamente. Nelle relazioni, ad esempio, può annidarsi talvolta il virus dell’ipocrisia, del disinteresse e non dell’amore. Siamo soliti dimostrare attenzione per un fratello/sorella in Cristo in difficoltà, gli mandiamo un sms di consolazione e/o di preoccupazione del suo stato, ma poi… Quanto bene, invece, potrebbe fare una carezza, un bacio, al posto di tanta ipocrisia scritta e vissuta. Ecco, questo è il male! In questo numero cercheremo allora di domandarci quali sono i mali del nostro tempo, del nostro cuore, delle nostre vite, della nostra società. Non vogliamo con questi scritti fare una disamina sociologica dei “mali nostrum”; siamo già troppo abituati a farlo quando ciascuno deve giudicare la vita e il comportamento degli altri! Il male nella Bibbia è presentato con la personificazione di satana: “l’avversario”, cui lo stesso Gesù si è confrontato nei 40 giorni di deserto, prima di iniziare il suo ministero pubblico. Si parla poco e male del demonio/male. Oggi da un lato lo abbiamo ridicolizzato facendolo diventare un mostro o, peggio, viene negato: il male non esiste. Esiste il male! Il male è tale perché ci fa del male, ci abitua ad una sua logica. Il male per Caffetteria Via Isonzo - MARIGLIANO Tel. 081 885 36 68 essere combattuto deve essere riconosciuto. Da bambini la prima operazione matematica che ci viene insegnata a scuola è la somma, segue quindi la sottrazione, quindi la moltiplicazione e infine la divisione. In questo è descritto tutta la storia dell’uomo. Noi prende le cose, i beni, le assommiamo, sottraendoli agli altri, per poi moltiplicarli e ciò ci divide dagli altri, e nascono tutte le guerre. È la cosa più facile, si parte proprio da questo fin da bambino. È emblematico invece che quando Gesù ha voluto mostrare la sua compassione e premura per quanti lo seguivano (Mc 6,30-44 – miracolo della moltiplicazione dei pani) è partito da un’altra operazione, la più difficile: la moltiplicazione. Dividendo si moltiplica, e sottraendo a sé si accumula il vero tesoro. Più di ogni altra epoca dobbiamo imparare da Gesù l’arte di avere “compassione”. In greco con tale termine vengono identificate le viscere materne che si muovono. Il principio vero di ogni azione è la compassione: sentire ciò che sente l’altro, il bene e il male dell’altro è tuo, l’altro vive perché è accolto da te che lo porti in grembo così come fa la madre con il figlio. Solo quando comprenderemo che l’egoismo si può debellare erigendo una cittadella dell’amore, dando se se stessi, il male non avrà senso nelle nostre vite. Siamo troppo legati ad un’economia dell’interesse personale tanto da far sorgere una logica del profitto. C’è però un’altra concezione di vita: mentre l’egoismo ha ciò che possiede, e che sottrae agli altri, dividendoci, operando ingiustizie, di contro c’è qualcosa che tu noi tutti possediamo come dono, e solo dandolo lo realizzo. È la nostra capacità di amare, la nostra immagine di Dio, è la vita stessa. CENTRI D’ASCOLTO DELLA PAROLA DI DIO ore 19,00 Prima Settimana GIORNO ANIMATORE Lun 23/02 Salvatore PiccoloMaria Maritato Maria Guercia/Giusi Iossa Salvatore Mandarino/Maria Raia Mar 24/02 Speranza Mautone Carmela Masi/Marialuisa Papa Rosa Alifante/Salvatore De Gennaro Mer 25/02 Annarita Falco/don Pasquale Lucia Ricci Carmen Monda Salvatore Mandarino Gio 26/02 Brigida La Marca/Anna Romano Francesco Panetta/Anna D’Angelo Elisa Palma/Vincenzo Ariola FAMIGLIA OSPITANTE Fam. Cordino – Via San Matteo, 2 Fam. Fedele – Via Pontecitra Is 02 Sc A Fam. Parlato – Via Pontecitra Is 08 Sc D Fam. Di Leva – Via Pontecitra Is 02 Sc B Fam. Giuliano – Via Pontecitra 2° lotto Sc G Fam. Iannantonio – Via Pontecitra B1/2 Sc A Fam. Messina - Via Pontecitra, 59 Parco Spes Fam. Lombardi – Pasticceria La Delizia Fam. Covone – Via G. Amedola Is 03 Fam. Pinto – Via Pontecitra Is 09 Sc C Fam. Santella – Via Pontecitra Is 07 Sc B Fam. Zaino – Via Pontecitra Is 07 Sc A Fam. Vellega - Via Giorgio Amendola, Is. 03 Sc. A Int.6 Seconda Settimana Lun 02/03 Carmen Monda /Maria Guercia Lucia Ricci/Maria Raia Stefania Ruocco/Maria Maritato Mar 03/03 Speranza Mautone Carmela Masi/Marialuisa Papa Stefania Rucco – Salvatore De Gennaro Mariaconsiglia Esposito Mer 04/03 Annarita Falco/don Pasquale Francesco Panetta/Giusi Iossa Elisa Palma - Vincenzo Ariola Gio 05/03 Brigida La Marca/Anna Romano Salvatore Piccolo/Anna D’Angelo Mariaconsiglia Esposito Fam. Piccolo - Via Pontecitra Is 07 Sc A int 20 Fam. Tomacchio - Via Pontecitra, Is. 08 Sc. D Fam. Velvi - Via Pontecitra 2° lotto Sc L Fam. Russo - Via Giorgio Amendola, Is. 04 Sc. D Fam. Nastro - Via Pontecitra, Is. 07 Sc. A Int. 9 Fam. Castaldo/Pelella - Via Pontecitra Is 07 Sc A int 6 Fam. Panico - Via San Matteo, 2 Fam. Liquori - Via San Marco, (Parco Sirio) 4 Fam. Tammaro - Via Pontecitra, Is. 09 Sc A int 7 Fam. Averaimo - Via Pontecitra 3° lotto Sc B int 15 Fam. Mautone - Via Pontecitra IV lotto Sc A Fam. Celardo - Via San Marco, 4 Fam. Barone - Via Pontecitra 1° lotto Sc C Hanno detto L di Luigi Terracciano ’uomo, preso dal desiderio di avere e di godere, più che di essere e di crescere, consuma in maniera eccessiva e disordinata le risorse della terra e la sua stessa vita. Egli (l’uomo) pensa di poter disporre arbitrariamente della terra, assoggettandola senza riserve alla sua volontà come se essa non avesse una propria forma e una destinazione anteriore datale da Dio, che l’uomo può, sì, sviluppare, ma non deve tradire. Invece di svolgere il suo ruolo di collaboratore di Dio nell’opera della creazione, l’uomo si sostituisce a Dio e così finisce col provocare la ribellione della natura, piuttosto tiranneggiata che governata da lui. (Giovanni Paolo II, Centesimus Annus 37) E ’` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. (art. 3 Cost., comma 2) Dalla Costituzione “ La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. (art. 4 Cost.) 6 Sociale Marzo 2015 Solo sperando si può essere spinti ad agire verso il bene La speranza: panacea di tutti i mali di Maria Carmela Romano Q uando Pandora, fanciulla divina, per curiosità aprì il vaso che Zeus le aveva ordinato di non aprire, ne uscirono tutti i mali del mondo, eccetto la Speranza. Gli uomini, che prima erano felici e immortali come gli dei, conobbero allora il dolore e la morte, finché Pandora liberò anche la Speranza, che alleviò la loro insopportabile esistenza. Molti conoscono questa storia della mitologia greca tramandata da Esiodo, ma pochi forse si sono interrogati a fondo sul suo significato. Perché per i Greci la speranza era originariamente un male? Nella loro cultura era troppo vicina all’illusione, a cui seguiva inevitabilmente la delusione, che rende ancora più tragica la realtà. In un momento in cui le correnti di disfattismo e addirittura il catastrofismo fanno serpeggiare molte paure e atteggiamenti regressivi, ho deciso di inneggiare e portare alla ribalta un concetto che da solo basta a distruggere qualsiasi forma di male: la speranza. In un mondo dove non ci si prende cura di se stessi, dove il consumismo e lo sfruttamento delle risorse naturali sono sfrenati, dove l’amore verso il prossimo è stato sostituito dall’egoismo, dove l’amore verso se stessi si è trasformato in paura di vivere e provare emozioni penso che in fondo al tunnel, così come in fondo al vaso di Pandora, il nostro pensiero sia fatto di speranza. Quindi sono del parere che sperare sia quasi una necessità biologica per l’individuo, vicina all’imperativo della sopravvivenza, e credo che la società e in primis noi esseri umani abbiamo il dovere di tutelarla. La speranza custodisce in sé il potere dell’azione, solo sperando si può essere spinti ad agire verso il bene. La malattia, lo stile di vita malsano, l’inquinamento e tutta la lista infinita dei mali del nostro tempo andrebbero combattuti con le armi della speranza mentre invece succede che l’atteggiamento diffuso è quello di sentirsi dominati e sopraffatti dal bagno di sangue che il male porta con sé. Il potere trasformativo della speranza non conosce limiti, esso contrasta quei cultori e tuttologi che dissertano sulla tutela della salute, dell’ambiente ma poi nel concreto non sanno mettere in campo azioni coerenti con quanto predicano. Allo stesso modo contrasta la nostra attrazione verso il proibito, verso tutto ciò che ci danneggia come può essere il fumo, l’alcool, l’alimentazione Ho fatto un sogno sbagliata. Le abitudini malsane, o cosiddetti vizi, sono indici della forza della pulsione di morte che alberga dentro di noi, quella stessa forza che oggi più che mai è capace di contrastare la pulsione vitale che mira al benessere. Più educazione alla speranza e più educazione alla vita: ecco il mio slogan contro i mali del mondo. di Francesco Aliperti Bigliardo Le città invivibili PREMESSA La voce che ascolterete è quella di un migrante. Il colore della sua pelle? Non conta. Nulla diremo riguardo al suo luogo di origine. È caduto dal cielo? È approdato sulle coste? Ha scalato rilievi? Domande inutili, perché non sono queste le risposte che cerchiamo. Quello che ci preme è riportare le parole che abbiamo trovato annegate nei suoi occhi. ONAILGIRAM nailgiram è una città bosco. I suoi abitanti sono tronchi. Tronchi sbilenchi e malati. Autonomi ed autosufficienti. Distanti l’uno dall’altro. Le relazioni pubbliche tra la gente di OnailgIram sono rami. Aerei e privi di gravità. Le foglie sono le loro facce sorridenti. Sorridenti a dispetto del vizio giallo dei denti. La luce è furtiva in quell’aria rarefatta ed umidiccia, quasi un involontario incidente, come la libertà nelle democrazie d’oltreorizzonte. Eppure, nonostante la cordiale accoglienza che accompagna ogni passo, quella impercettibile sensazione di freddezza, non concede la tregua sospirata. Ci si sente stranieri per tutta la vita ad OnailgIram. Come sempre, la verità è fulminea e priva di qualsiasi astrazione e la verità nel bosco la dice il sottosuolo. È tutta lì la mente che pensa; sottoterra. Ribaltata come il nome della città. Un groviglio di rami che si intrecciano fino a confondersi l’uno nell’altro. Le chiamano radici. E allora non puoi più distinguere i singoli. Non ci sono più cittadini, né facce sorridenti, né foglie. Niente luce. In un posto così non ci può essere ricovero per nessun visitatore. La cospirazione ha compresso ogni spazio. Quello che resta al viandante è la visione di un unico, ottuso, autosufficiente quanto inestricabile organismo. Libertà e speranza capitoli non scritti in libri irrimediabilmente chiusi. O LUI PENTELLA Marzo 2015 Rubriche 7 Visto, letto, ascoltato Adda passà ‘a nuttata di Francesco Panetta I l giorno 12 febbraio alle ore 20.30 presso il cine-teatro Gloria di Pomigliano d’Arco si assisteva alla proiezione del cortometraggio “Adda passà ‘a nuttata” ideato dal giovanissimo Alessandro Maione, originario di Marigliano, ove la trama prende vita. La storia di un bravo ragazzo, Vincenzo, studente modello, orfano di padre, la cui madre e sorella incoraggiano allo studio: lui deve diventare dottore, non può, non deve invischiarsi in affari sporchi come suo padre, la Camorra è sì una realtà del territorio agro-nolano ma è bene tenersene alla larga. Eppure così non è andata. Il filmato ha inizio con l’immagine del protagonista dietro le sbarre che non può far altro che ricordare ad alta voce al suo amico, galeotto come lui, le raccomandazioni della madre, quegli avvertimenti che avrebbe dovuto ascoltare se non fosse quello che è accaduto quel dannato giorno. Torniamo quindi ai giorni in cui Vincenzo non aveva bisogno di soldi, a quelli avrebbero pensato la sorella e la madre, lui doveva diventare dottore. Vediamo il nostro protagonista in giro con gli amici esternare un sentimento di frustazione, il sentirsi un peso per la sua famiglia perchè non in grado di contribuire alle spese di casa. Sono questi i motivi che spingono il ragazzo, convinto e rassicurato dai suoi amici, a rivolgersi al malavitoso della zona per avere soldi. Lui ancora non lo sa, ma quei soldi, avranno un prezzo troppo alto. Nei giorni successivi, Don Salvatore, il boss del quartiere, commissiona a quegli stessi ragazzi una rapina ai danni di un fioraio della zona, alla quale Vincenzo si rifiuta in tutti i modi di partecipare. In questo frangente osserviamo i suoi migliori amici puntare un coltello alla gola del commerciante, farsi consegnare il malloppo ed uscire dal negozio con sguardo fiero e minaccioso, sparare un colpo di arma da fuoco al cielo come gesto di spavalderia. Nel covo del malavitoso questi chiede spiegazioni sull’assenza di Vincenzo, interpretando la non partecipazione come un affronto al quale dovrà ben presto rispondere. Il protagonista viene difatti prelevato in modo coatto da casa tra le urla di disperazione della madre e della sorella per essere presentato agli occhi del Boss che gli intima di scegliere tra il diventare un assassino ovvero porre fine alla vita di un rivale o il sentirsi colpevole e responsabile della morte della sua fa- Corso Umberto I, 303 Tel. 081.885.19.50 Marigliano (NA) vitottica1933@libero.it miglia. E’ il risultato di questa scelta che spinge Vincenzo dritto in cella. Una storia molto apprezzata dal pubblico, nella quale molte persone in sala avranno potuto immedesimarsi, buona parte di loro lotta tutti i giorni contro il radicarsi della camorra e le sue vittime. Molto forte il messaggio trasmesso se non fosse per l’unica pecca che ha inciso non poco sulla qualità del cortometraggio, un audio distorto, poco chiaro che ha richiesto uno sforzo ulteriore per la comprensione dei dialoghi. Il corto non poteva avere finale migliore scegliendo le parole di Don Peppe Diana : “ ...La camorra oggi è una forma di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta di diventare componente endemica nella società campana. I camorristi impongono con la violenza, armi in pugno, regole inaccettabili...” Eventi Bomboniere Marigliano 8 Sinodo diocesano Marzo 2015 5. Per una Chiesa che serve L’idea: una Chiesa che è fiaccola lungo il cammino. C iò che guida la Chiesa è un amore immenso per l’uomo, l’amore che è di Cristo Gesù. Essere come il samaritano… L’impegno per costruire un mondo più giusto e fraterno. Nulla di quello che abbiamo ci appar tiene. La vita di-venta vera quando è spesa per gli altri, quando si fa condivisione. Saper rico-noscere ogni frammento di bene ovunque sia, ricordando che il bene ha la sua unica sorgente in Dio. Una Chiesa che aiuta l’umano a fiorire valorizzando ogni esperienza che contribuisce autenticamente alla crescita dell’uomo. Imparare a guardarsi intorno e a tessere reti di bene. La corresponsabilità è un modo evangelico e profondamente umano di avver tirsi come persone e di vivere le relazioni. Alcune sfide da vivere in modo comunitario: l’educa-zione, la famiglia, l’impegno socio-politico, ambientale e culturale, la scelta preferenziale per i poveri, l’attenzione alle fragilità. L’atteggiamento da maturare: la gratuità e la corresponsabilità Servi dell’uomo per amore a Chiesa è a servizio dell’uomo perché ciò che la guida è un amore immenso per l’uomo, quello stesso amore che è di Cristo Gesù. Una comunità potrà dirsi davvero “cristiana” se ha in Cristo il suo esempio e modello. Il servizio non è, perciò, la mera “azione”. Essere “servo” significa dedicare tempo, energie, capacità a qualcuno o a qualcosa considerato come “superiore” e dunque come valore da custodire, da far risplendere. Il servizio è allora innanzitutto uno “stile”. Se non sono sorrette da questo stile le “azioni” possono moltiplicarsi, possono anche “emozionarci”, dare il senso della dinamicità, ma non riescono a muovere veramente la vita delle persone, delle comunità e dei territori. Al di là delle cose da fare, da organizzare, ci è chiesto invece come Chiesa (laici, L religiosi/e, diaconi, sacerdoti) di riscoprire lo stile propriamente evangelico di una vita vissuta per gli altri. Il servizio è, primariamente, la consapevolezza che tutto quello che abbia-mo ci è dato e che per questo la vita diventa vera solo quando è spesa per gli altri, quando si fa condivisione sullo stile del “buon Samaritano”. Si tratta allora, per ciascuno, di comprendere quale servizio Dio gli chiede per amore del prossimo, e di accettare di esercitare questo servizio con umiltà. E il nostro prossimo lo troviamo accanto a noi: nelle nostre famiglie come nelle nostre parrocchie; nel vicinato e sul luogo di lavoro; infine, lì dove lo Spirito spinge le nostre esistenze, in quel “mondo” dove siamo chia-mati a far risplendere la luce di Cristo, Buon Samaritano del mondo, che si riflette sul volto della sua Chiesa. Chiediamoci allora: nostri cammini formativi ordinari proposti dalle comunità, dalle associa-zioni e dai movimenti- educano al servizio e al dono di sé? in che modo? Negli itinerari formativi facciamo riferimento alle proposte degli uffici della pastorale e dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose? Quali difficoltà nel proporre un autentico stile di gratuità? Riusciamo a rimuovere, nella vita della comunità e nella vita di noi credenti, quegli stili antievangelici che spesso allontanano e scandalizzano le persone? Riusciamo come comunità ad avere uno sguardo che va “oltre” la vita interna alla Chiesa? Quali ambiti di servizio provocano maggiormente la nostra comunità parrocchiale? Come affrontarli con senso comunitario, e non basandosi unicamente sulle sensibilità individuali? Quale posto occupano nell’impiego delle risorse della comunità i poveri, i malati, gli emarginati? Abbiamo coscienza che il con-tatto coi poveri essenzializza le nostre esperienze e ci rende più veri come uomini? Sappiamo riconoscere Cristo nei poveri, ossia siamo consapevoli che la carità al fratello è atto di amore a Cristo? Sappiamo ripartire dai più poveri, da chi ha bisogno di più cura e attenzione, nella nostra progettazione pastorale? Siamo capaci come comunità e come credenti di mostrare il volto di un Dio che è misericordia? I
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