N. 2 2014 - Assofond

N.2 2014
ASSOFOND
FEDERAZIONE
NAZIONALE
FONDERIE
Poste Italiane S.p.A. - Anno XL-Pubblicazione bimestrale - Spedizione in A.P. - 70% - Filiale di Milano
La rivista delle Fonderie
di Metalli Ferrosi e Non Ferrosi
Sistemi agglomeranti per fonderia
Reattori gestiti da sistema a controllo distribuito
CERTIQUALITY
È MEMBRO DELLA
FEDERAZIONE CISQ
E
UNI EN ISO 9001:2008
UNI EN ISO 14001:2004
N
GE
ST
MA
A
EM
C
D
SISTEMI DI GESTIONE
CERTIFICATI
Azienda con SGS certificato
secondo la Direttiva 96/82/CE da
I FI
RT
E
ME NT SY
Istituto di Certificazione
Sistemi Gestione Sicurezza
Cavenaghi SpA
Via Varese 19, 20020 Lainate (Milano)
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migliore utilizzazione della capacità
produttiva grazie al contenimento
dei tempi di fusione
‹ =HSVYPTVS[VIHZZPKLPJVU[LU\[PKP
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di ghisa e di acciaio, anche in sabbia recuperata.ALCAFEN®. Resine a base
fenolica-alcalina, da usare con induritori senza zolfo. Per forme ed anime di getti
di ghisa, acciaio e alluminio anche in sabbia recuperata.RAPIDUR®. Resine a
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ed induritori liquidi (acetine).INDURITORI ORGANICI. A base di acidi solfonici,
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modello, casse d’anima, ecc.COLLA UNIVERSALE. Colla autoessiccante
inorganica.SPESEAL. Cordoli sigillanti.
CERTIQUALITY
È MEMBRO DELLA
FEDERAZIONE CISQ
E
UNI EN ISO 9001:2008
UNI EN ISO 14001:2004
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E
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N
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SISTEMI DI GESTIONE
CERTIFICATI
Azienda con SGS certificato
secondo la Direttiva 96/82/CE da
ME N T SY
Istituto di Certificazione
Sistemi Gestione Sicurezza
Cavenaghi SpA
Via Varese 19, 20020 Lainate (Milano)
tel. +39 029370241, fax +39 029370855
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Sistemi agglomeranti per fonderia
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N. 2 2014
i Metalli
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Fo
sommario
industria
fusoria
ASSOFOND
in igne vita
ASSOFOND
FEDERAZIONE
NAZIONALE
FONDERIE
Pubblicazione bimestrale tecnico-economico ufficiale
per gli atti dell’Associazione Nazionale delle Fonderie
Autorizzazione Tribunale di Milano
n. 307 del 19.4.1990
Direttore Responsabile
Silvano Squaratti
Economico
Industria americana dei getti in costante ripresa dopo la parentesi recessiva del 2009 ........10
People first - Il capitale sociale e umano: la forza del paese..............................................................14
Acquisto di energia elettrica: cicala o formica? ...................................................................................... 18
SAFETY DAY - La sicurezza nelle attività di Fonderia ........................................................................ 24
I costi della “non sicurezza” ........................................................................................................................ 26
Direzione e redazione
Federazione Nazionale Fonderie
20090 Trezzano S/Naviglio (MI), Via Copernico 54
Tel. 02/48400967 - Telefax 02/48401282
www.assofond.it - info@assofond.it
Gestione editoriale e pubblicità
S.A.S. - Società Assofond Servizi s.r.l.
20090 Trezzano S/Naviglio (MI), Via Copernico 54
Tel. 02/48400967 - Telefax 02/48401282
Fonderia, un chiodo fisso: la sicurezza...................................................................................................... 32
La “percezione” esterna: la sicurezza in fonderia
vista dalle strutture preposte alla prevenzione...................................................................................... 38
Sicurezza, comunicazione e partecipazione per agire sui comportamenti.
Fonderie Ariotti: “Fondo Ma Non Sono Fuso!” ...................................................................................... 42
Residui di fonderia: una risorsa non un problema................................................................................ 48
FARO con vista sul mondo .......................................................................................................................... 54
Amministrazione e abbonamenti
S.A.S. - Società Assofond Servizi s.r.l.
20090 Trezzano S/Naviglio (MI), Via Copernico 54
Tel. 02/48400967 - Telefax 02/48401282
Abbonamenti per l’Italia,
anno 2014 105,00 euro
Abbonamento per l’estero,
anno 2014 180,00 euro
L’anteprima di METEF 2014...................................................................................................................... 58
Assemblea generale Ordinaria delle Fonderie associate .................................................................... 62
Una copia 12,91 euro, estero 20,66 euro
Numeri arretrati il doppio
Spedizioni in A.P. - 70% - Filiale di Milano
Tecnico
Combinazioni di materiali in componenti leggeri fusi ............................................................ 66
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Tel. 02/3313321-33604352
e-mail: multimedia@draghi.it
Recupero termico in applicazione industriale. Caso studio: fonderia di ghisa ....................72
Uno studio sulla produzione di Ghisa sferoidale senza l’uso di alimentatori ....................74
Valutazione comparativa dell'impatto ambientale nel ciclo di vita di INOTECTM,
il sistema legante inorganico, e di un sistema legante cold box tradizionale ....................82
La scoria da cubilotto: un sottoprodotto da valorizzare ..........................................................88
i
Indice
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Nastro & Nastro s.r.l.
21010 Germignaga (Va) - Via Stehli, 15
Tel. 0332/531463 - www.nastroenastro.it
È vietata la riproduzione degli articoli e illustrazioni di
Industria Fusoria senza autorizzazione e senza citare
la fonte. La collaborazione alla Rivista è subordinata
insindacabilmente al giudizio della Redazione.
Le idee espresse dagli Autori non impegnano ne la
Rivista ne Assofond e la responsabilità di quanto
viene pubblicato rimane agli Autori stessi.
La pubblicità che appare non supera il 50% della
superficie totale del periodico.
Inserzionisti ..........................................................................................................................................96
7
Industria Fusoria 2/2014
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mi
ico
om
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eco
ec
o
c
economico
Industria americana dei getti
in costante ripresa dopo la parentesi
recessiva del 2009
I dati sulle vendite dei getti in
America indicano una costante
ripresa dopo la profonda recessione del 2008-2010. Le proiezioni per il prossimo biennio sono orientate verso un’ulteriore
crescita. Secondo il Report prodotto da Metalcasting Forecast
and Trends e pubblicato da AFS
(American Foundry Society,
Schaumburg, Ill) il trend espansivo proseguirà fino al 2016, quando le vendite si ipotizza possano
spingersi fino a 37 Miliardi di
Dollari. Dopo aver toccato il picco di 31,5 Miliardi di Dollari nel
2007, il valore delle vendite dei
getti è precipitato a 21,6 Miliardi
nel 2009 (-31%). L’Industria americana di Fonderia ha imboccato
il sentiero della ripresa nel 2010
(25,46 Miliardi di Dollari) con un
tasso di crescita del +18% ri-
Industria Fusoria 2/2014
spetto all’anno precedente, consolidandosi nel 2011 in cui le
vendite hanno raggiunto i 29,64
Miliardi di Dollari (+16% rispetto al 2010).
La fase espansiva di questo ciclo
ci si attende possa continuare
per l’anno in corso e per tutto il
2015, in corrispondenza del quale si stima che le vendite possano raggiungere i 37,5 Miliardi di
Dollari. Stando ai continui miglioramenti sul fronte della domanda, le proiezioni a breve termine (2013-2016) sono orientate verso una crescita per tutti i
metalli (getti ferrosi e non ferrosi). Inoltre, i getti di ghisa duttile
e a grafite compatta, di alluminio
e di leghe a base rame, sempre
secondo le previsioni del Metalcasting Forecast, anche nel mediolungo periodo potranno benefi-
10
ciare di maggiori opportunità di
sviluppo.
Nello specifico, l’espansione stimata per la produzione dei getti
di ghisa duttile ci si attende possa essere guidata dal dinamismo
congiunturale che caratterizza i
relativi mercati di destinazione,
ovvero: industria petrolifera e
del gas, automotive, costruzioni
edili e mercati dei compressori e
delle pompe. La crescita attesa
per i getti di acciaio sarà verosimilmente spinta dall’industria
petrolifera e del gas, dalle turbine e ancora dai mercati dei compressori e delle pompe. I settori
dell’automotive e mezzi di trasporto più in generale, si prevede possano avere interessanti ricadute di lungo periodo sulla
crescita dei getti di alluminio e
magnesio.
economico
Invece lo stimolo ai comparti
delle leghe di rame si presume
possa passare attraverso lo sviluppo nell’ambito delle valvole,
pompe, compressori e settore
delle costruzioni edili.
Il tessuto produttivo dell’industria americana di Fonderia attualmente è costituito da 1.978
impianti; cinque anni fa ne contava 2.170. La perdita di quasi 200
unità è sicuramente conseguente alla recessione economica, ma
anche frutto del progresso tecnologico, degli investimenti migliorativi della produttività e in
alcuni casi altresì riconducibile
ad una razionalizzazione derivante da una normativa ambientale
sempre più severa.
L’Industria americana dei getti, in
questi ultimi cinque anni, ha sperimentato decisi cambiamenti in
merito alla potenzialità ed al grado di impiego della capacità produttiva settoriale. Il tasso di utilizzo degli impianti era circa il
77% nel 2007 per crollare al 51%
nel 2009; il rimbalzo del 2011
consentì di toccare il 75% e salire ulteriormente all’82% nel
2012. Il potenziale produttivo
degli impianti attualmente è stimato in 16,4 Milioni di tonnellate (16,8 Milioni di tonnellate nel
2007); anche sotto questo profilo, i dati indicano una ricostituzione della capacità produttiva
andata persa durante il biennio
della crisi.
L’America è il secondo produttore mondiale di getti (12,82 Milioni in termini di volumi) tra la
Cina che è il leader e l’India che
occupa il terzo posto. Secondo
l’ultima indagine curata da Modern Casting e pubblicata all’interno del “47th Census of World
Casting Production” la Cina nel
2012 (ultimi dati disponibili) ha
prodotto 42,50 Milioni di tonnellate di getti, mentre l’India
9,34 Milioni di tonnellate. Nel
ranking mondiale dei TOP 10 seguono: Giappone (5,34 Milioni),
Germania (5,21 Milioni), Russia
(4,30 Milioni), Brasile (2,86 Milioni), Corea (2,44 Milioni), Italia
(1,96 Milioni) e Francia (1,80 Mi-
lioni) (Rif. Industria Fusoria N.1
Gennaio-Febbraio 2014 per dettagli sul 47° Census).
Di seguito riportiamo una serie
di tabelle tratte dall’articolo originale “Steady Rebound From
Recession” pubblicato su Modern Casting January 2014 del
cui testo vi abbiamo presentato
una sintesi. Le tavole che vi proponiamo costituiscono le proiezioni fino al 2022 delle spedizioni americane di getti suddivise
per tipologia di metallo e mercato di destinazione.
AFS (American Foundry Society,
Schaumburg, Ill) l’autore dell’articolo informa che i dati riportati nelle
tavole in questione, sono stati elaborati mediante l’utilizzo di modelli
previsionali economici e sono da
considerarsi esclusivamente come
valori stimati, pertanto AFS non può
essere ritenuta responsabile circa la
loro accuratezza.
Tratto da Modern Casting
gennaio 2014
MERCATO GETTI DI GHISA GRIGIA
Utility Construction NAICS (North American Industry
Classification System) 2371
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
Other Industrial Machinery - NAICS 333249
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
-1,4%
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
0,7%
3,3%
2,7%
Speed Changer, Industrial High-Speed Drive
and Gear - NAICS 333612
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
0,2%
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
1,1%
Highway, Street and Bridge Constraction
NAICS 2373
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
3,7%
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
2,4%
Metal Valve - NAICS 33291
Crescita annua a breve termine ’13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
Heating Equipment Manufacturing
NAICS 333414
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
Agricutural implement
NAICS 33311
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
Construction Machinery
NAICS 333120
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
5%
2,9%
5%
2,9%
Other Engine Equipment
NAICS 333618
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
-2,5%
0,7%
Pump and Compressor Equipment
NAICS 333911
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
2,8%
2,4%
Automobile and Light Duty Motor Vehicle NAICS 33611
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
2,1%
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
2%
-0,9%
0,9%
TOTALE
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
4,3%
3,4%
Previsioni vendite per il 2014
11
1,55%
1,85%
5.523490.000 $
Industria Fusoria 2/2014
economico
MERCATO GETTI DI GHISA DUTTILE
Pipe, Fittings, Ingot Molds – NAICS 331511
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
1,9%
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
2,6%
Metal Valve - NAICS 33291
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
Other Engine Equipment - NAICS 333618
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
1,4%
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
4,1%
9,9%
6,9%
Automobile and Light Duty Motor Vehicle NAICS 33611
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
6,5%
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
3,4%
Agricultural immplement - NAICS 333111
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
3,2%
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
4,4%
Construction Machinery - NAICS 333120
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
1,9%
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
7,6%
Oil and Gas Machinery - NAICS 333132
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
10,3%
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
6,4%
Other Industrial Manufacturing - NAICS 333249
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
2,7%
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
4,1%
Heavy Duty Truck - NAICS 336120
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
1,0%
3,3%
TOTALE
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
4,2%
4,0%
Previsioni vendite per il 2014
6.600.830.000 $
MERCATO GETTI DI ALLUMINIO
HAVC and Commercial Refrigeration
Equipment – NAICS 33341
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
Engine, Turbine and Power Transmission
Equipment - NAICS 33361
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
Navigational, Measuring and Control
Instruments – NAICS 3345
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
Household Appliance- NAICS 3352
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
3,1%
5,5%
-1,0%
3,5%
Transportation Equipment - NAICS 336
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
2,8%
2,1%
Motor Vehicles - NAICS 3361
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
3,1%
4,3%
Aerospace Products and Part - NAICS 3364
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
-0,4%
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
3,0%
8,9%
7,0%
TOTALE
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
7,8%
7,0%
Previsioni vendite per il 2014
2,6%
4,4%
9.919.560.000 $
MERCATO GETTI DI ZINCO E DI LEGHE A BASE PIOMBO
Electrical Equipment NAICS 33531
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
Noncurrent-Carrying Wiring Device NAICS 335932
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
Industria Fusoria 2/2014
-2,3%
-0,1%
4,5%
2,7%
Transportation Equipment - NAICS 336
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
1,0%
1,0%
TOTALE
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
1,8%
1,5%
Previsioni vendite per il 2014
12
731.710.000 $
economico
MERCATO GETTI DI ACCIAIO
(Non include le Fonderie di precisione)
Metal Valve - NAICS 33291
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
8,9%
4,2%
Turbine and Turbine Generator Set Units NAICS 333611
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
7,9%
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
4,2%
Construction Machinery Equipment NAICS 333120
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
4,1%
3,2%
Industrial Process Furnace and Oven NAICS 333994
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
4,0%
2,5%
Mining Machinery and Equipment NAICS 333130
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
8,6%
8,0%
Railroad Rolling Stock - NAICS 3365
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
2,9%
2,0%
TOTALE
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
3,8%
2,7%
Oil and Gas Fiel Equipment - NAICS 333131
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
10,6%
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
5,5%
Industrial and Commercial Fan
and Blower- NAICS 33341
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
-1,1%
0,4%
Previsioni vendite per il 2014
4.298.590.000 $
MERCATO GETTI DI LEGHE A BASE RAME
Hardware - NAICS 332510
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
-1,2%
2,5%
Speed Changer, Industrial High-Speed Drive
and Gear - NAICS 333612
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
3,3%
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
4,7%
Industrial Valve - NAICS 332911
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
6,4%
4,2%
Pump and Pump Compressor - NAICS 33391
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
6,1%
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
6,3%
Plumbing Fixture Fitting and Trim NAICS 332913
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
TOTALE
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
4,1%
5,1%
Previsioni vendite per il 2014
3,0%
4,2%
1.831.010.000 $
MERCATO GETTI DI MAGNESIO
Sporting and Athletic Goods - NAICS 339920
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
7,8%
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
6,6%
Saw Blade and Hand Tool Manufacturing NAICS 332216
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
0,6%
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
3,1%
Transportation Equipment - NAICS 336
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
TOTALE
Crescita annua a breve termine ‘13-’16
Crescita annua a lungo termine ‘13-’22
2,8%
4,0%
Previsioni vendite per il 2014
13
3,3%
4,4%
968.940.000 $
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PEOPLE FIRST
Il capitale sociale e umano:
la forza del paese
IL CAPITALE SOCIALE:
LA FORZA DEL PAESE
Si è svolto, venerdì 28 e sabato
29 marzo, presso il Teatro Petruzzelli di Bari, il Convegno
Biennale del Centro Studi di
Confindustria dedicato al “capitale sociale: la forza del Paese”
che ha coinvolto nell’arco di due
mezze giornate un pubblico di
imprenditori, manager, politici e
giornalisti.
Il Convegno, il più importante
appuntamento del Sistema Confindustria del 2014, partendo
dalla ricerca del Centro Studi e
attraverso i pareri e le testimonianze di esperti, imprenditori e
policy maker, si è concentrato
sulle sfide principali che le istituzioni del nostro Paese sono chiamate a fronteggiare per favorire
l’accumulazione, la crescita e lo
sviluppo di capitale umano e sociale.
La sfida globale si gioca sulla conoscenza, che è il motore dell’in-
Industria Fusoria 2/2014
novazione e di ogni processo di
cambiamento, dentro e fuori le
aziende. Per produrre conoscenza occorre capitale umano e sociale qualificato.
L’Italia è pronta? Non ancora. La
popolazione presenta un ritardo
nell’istruzione e nelle competenze, dovuto soprattutto a una formazione di qualità inferiore e di
più breve durata.
La scuola e l’università sono le
principali istituzioni a cui è affidato il compito di formare le nuove generazioni, ma oggi sono
chiamate a ripensare il proprio
ruolo in funzione delle sfide,
sempre più complesse, che i giovani affronteranno nel prossimo
futuro.
Se l’Italia vuol far ripartire la propria economia deve puntare sul
fattore umano. Una carta da giocare necessaria, per essere all’altezza della continua innovazione
14
e dell’aumento di produttività
che si genera a livello internazionale. Un ruolo della scuola e dell’università, ma anche dell’impresa, con l’impegno fondamentale
di non far deteriorare il patrimonio di conoscenza dei lavoratori.
Da qui non solo il titolo del convegno “Il capitale sociale: la forza
del paese” ma anche il titolo della ricerca presentata nella giornata di apertura del Convegno dal
direttore del Centro Studi Confindustria, Luca Paolazzi “People first, il capitale umano e il capitale sociale per l’Italia”. “In Italia
- ha affermato Paolazzi - tanti e
per molto tempo hanno pensato
di vivere nel Paese dei balocchi.
La crisi è stata un brutto risveglio, ma ancora non sappiamo come uscirne. Per il CSC “ripartire
dal capitale umano è la risposta”.
La giornata di venerdì 28 marzo
ha previsto, inoltre, due tavole
rotonde “Investire in capitale
umano” e “Invecchiamento, immigrazione e capitale sociale” e
si è conclusa con “Le tesi di
Confindustria sull’education” illustrate del vicepresidente
Ivanhoe Lo Bello e con l’intervento del ministro del Lavoro,
Giuliano Poletti.
Sabato 29 marzo i lavori sono
stati dedicati a “Le sfide per l’Europa e l’agenda dell’Italia” che ha
previsto l’intervento del ministro per l’Istruzione Stefania
Giannini e la sintesi del vicepresidente con delega al CSC Fulvio Conti. E’ intervenuto, inoltre, Ignazio Visco, governatore
di Bankitalia per lasciare poi la
economico
parola a Giorgio Squinzi, Presidente di Confindustria.
Sono Intervenuti, tra glia altri,
Alberto Baban, Presidente
Piccola Industria, Alessandro
Laterza, Vice Presidente Mezzogiorno, Nichi Vendola, Presi-
dente Regione Puglia, Susanna
Camusso, Segretaria Generale
CGIL, Mariastella Gelmini
Deputato Forza Italia.
“LE IMPRESE HANNO TENUTO INSIEME IL PAESE”
Squinzi replica a Visco: tante aziende innovano e sono competitive sui mercati globali
Lo dice a braccio, rivolgendosi al numero uno della
Banca d’Italia, in prima fila: “vorrei rassicurare il governatore Visco, io come imprenditore, ma anche tanti altri abbiamo deciso di lottare e di investire”. Un impegno su cui Giorgio Squinzi si è soffermato a lungo,
concludendo il convegno del Centro studi di Confindustria a Bari. “Ciò che ha tenuto insieme il Paese in
questi otto lunghissimi anni sono le imprese innovatrici, che hanno investito in capitale umano”. Le aziende sono cambiate, sono forti in molte specializzazioni hi-tech, anche se le statistiche, ha sottolineato
Squinzi, non ne tengono pieno conto. Hanno dato il
via a quel cambiamento che si chiede al Paese. “C’è
tra noi la percezione netta e diffusa della necessità di
avviare un cambiamento profondo nella società. Ogni
giorno misuriamo i costi altissimi di un immobilismo
di maniera, durato troppo a lungo”.
È doppio il messaggio, diretto al governatore di Bankitalia, che ha chiesto alle aziende un maggiore impegno
ad innovare e crescere, e alla politica, con il governo
Renzi alle prese con le riforme. “I tempi che viviamo
richiedono un grande impegno comune”, ha detto
Squinzi. Ma in Italia “fare l’imprenditore è quasi un gesto eroico, un combattimento continuo con le vecchie regole della burocrazia, le carte eccessive, un fisco inquisitore e vessatorio”. Ecco perché bisogna
cambiare, per far crescere il Paese, creare un contesto non ostile alle imprese. “Innovare paga, rende”, ha
detto il presidente di Confindustria, descrivendo gli
sforzi fatti dalle imprese. Ma occorrono le riforme e
“vanno rafforzate le misure a sostegno degli investimenti e della ricerca, resi strutturali gli interventi destinati alla detassazione e decontribuzione del salario
di produttività”.
In Italia c’è un nuovo governo: “Ne apprezziamo lo
spirito europeista, la voglia di riforme importanti, una
determinazione a fare e a fare rapidamente”. Da
Squinzi arriva un’apertura, fermo restando che “per le
imprese contano solo i fatti. Commenteremo solo
quelli, come sempre”. Bene il decreto lavoro, “il governo ha dato prova di rapidità e coraggio, occorre che
il Parlamento confermi questa scelta”. Su altre misure
come l’aumento delle rendite finanziarie solo sui titoli privati, “abbiamo espresso forti dubbi, valutando che
il costo del denaro salirà”. Si attendono i provvedimenti che “dovrebbero imprimere una spinta forte al
sistema produttivo”. Squinzi ha ricordato le richieste
delle imprese sul cuneo fiscale, sulla semplificazione,
sui tagli alla spesa pubblica: le proposte di Confindustria arriveranno in vista della presentazione del Def,
“sorrette dai numeri e con spirito costruttivo”. Per
ora, ha aggiunto rivolto al governo, “apprezzo il coraggio della decisione” accompagnato dal “preciso richiamo alla responsabilità della scelta da parte della poli-
tica. Un bel segno di novità che il presidente del Consiglio ha voluto dare anche in vista del semestre europeo”. Le riforme vanno fatte non per volere della
Germania o della Francia, ha detto Squinzi, ma “per
nostra volontà”, anche se il saldo tra dichiarazioni e
fatti è negativo. Sono necessarie per reagire alla crisi:
“la situazione economica è ancora poco rassicurante”. Occorrono perchè le imprese abbiano condizioni migliori per investire e innovare. Ieri Visco ha chiarito il senso delle parole pronunciate venerdì alla
Luiss sulle rigidità di sindacati e imprese: nessuna polemica, piuttosto un’esortazione. Lettura data anche
da Squinzi: “conosco molto bene il Governatore, persona che stimo. Le critiche non le leggo così: si è riferito a considerazioni che risalgono a Guido Carli. I
tempi sono cambiati. Confindustria, la mia Confindustria sta puntando a mettere come esempio di tutto
il sistema industriale aziende innovative che hanno
fatto del capitale umano la chiave di competitività. Altrimenti non si spiegherebbe come la manifattura italiana sia leader sul mercato mondiale”.
Il presidente di Confindustria ha sottolineato anche il
problema del credito e del pagamento dei debiti della Pa, al quale è stato “messo mano in modo ancora
molto modesto”. I debiti vanno pagati: “si onorano e
si saldano con la crescita”. Dobbiamo dare garanzia ai
partner Ue “che non incrineremo la casa comune cedendo alla tentazione di riaccendere la finanza pubblica allegra”. I vecchi alibi, svalutazione e debito “erano
tossine per la competitività del Paese”.
Gli imprenditori sono pronti a fare la propria parte:
“crediamo nella politica, vogliamo partecipare ad una
politica che innovi non la forma o le formule, ma la
sostanza e la credibilità delle istituzioni”. E ancora: “un
governo che dica finalmente che il capitale sociale si
crea nell’impresa e che agisca di conseguenza avrà
tutto il nostro appoggio”. Per concludere: “è venuta
l’ora di passare ai fatti, il futuro è di chi ha il coraggio
di costruirlo”.
Nicoletta Picchi
Tratto da il Sole 24 ore di domenica 30 marzo.
15
Industria Fusoria 2/2014
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Acquisto di energia elettrica:
cicala o formica?
Qualcuna, stimolata dal proprio
fornitore sin dai primi mesi del
2013, si è vista recapitare una
proposta con un prezzo scontato rispetto al contratto di
fornitura siglato qualche mese
prima; qualcun’altra, ignara di
ciò che stava accadendo sul
mercato dell’energia elettrica,
si è interessata alla fornitura
solo qualche mese prima della
scadenza contrattuale; qualcun’altra ancora si è limitata ad
osservare l’andamento del
mercato con l’intento di individuare il momento più conveniente per acquistare l’energia
elettrica.
zi variabili. Ma di certo ogni
fonderia ha scelto la strategia
della formica.
Sono trascorsi 26 secoli da
quando Esopo narrò la storia
della formica e della cicala, con la
prima che in inverno si prende
beffa della seconda. Ma è sempre
vero che la strategia della formica è sempre vincente?
Analizzando l’andamento dei
prezzi a termine del mercato
elettrico italiano degli ultimi tre
anni, sorge spontanea una domanda: esiste un criterio per
individuare il momento più favorevole all’acquisto di energia
elettrica? La formica provvederebbe a rifornirsi sempre nella
medesima stagione dell’anno
ed è ciò che tendenzialmente
avviene in ogni fonderia. Ma
con i prezzi a termine (Fig. 1)
che sembrano viaggiare su un
roller coaster quale criterio di
valutazione ha adottato la fonderia per individuare il momento più conveniente? Prendere
Tutte le fonderie, accumunate
dal medesimo dilemma se
chiudere la trattativa oppure
aspettare sino all’ultimo giorno disponibile, hanno attraversato momenti di difficoltà, perché non è semplice prendere
una decisione quando la posta
in gioco è alta in ragione dell’elevata incidenza che il costo
dell’energia elettrica ha sul costo di realizzazione di un getto
finito.
La maggioranza delle fonderie
avrà optato per un contratto a
prezzo fisso, in poche si sono
avventurate su contratti a prez-
Fig. 1.
Immaginiamo di riavvolgere il
nastro e di ripercorrere mentalmente l’esperienza vissuta
nel 2013, quando ciascuna fonderia ha dovuto focalizzare la
propria attenzione per la sottoscrizione del contratto di
fornitura di energia elettrica
del 2014.
Industria Fusoria 2/2014
18
LA DECISIONE è stato quantomeno complicato.
Supponendo che la fonderia abbia, per merito (demerito) delle
sue abilità, individuato il criterio
tale per cui si è approvvigionata
per il suo fabbisogno complessivo nel momento in cui i prezzi a termine hanno raggiunto il
valore di minimo (massimo) assoluto, si può essere certi di
aver sottoscritto il miglior (peggior) contratto possibile? La risposta al quesito è negativa,
perché stabilire un prezzo oggi
per il fabbisogno di domani, non
garantisce che tale prezzo corrisponda effettivamente a quello
che il mercato esprimerà nel
periodo di fornitura.
Il prezzo che il mercato esprime
effettivamente nel periodo di
fornitura è il PUN (Fig. 2) e sporadicamente il PUN è allineato
al prezzo che il mercato ha quotato a termine.
Confrontando per ogni singolo
anno il dato del prezzo a termi-
economico
re il premio della propensione al
rischio, che, però, peserà solo su
una quotaparte del proprio fabbisogno di energia elettrica.
In questi ultimi anni il mercato
elettrico italiano si è molto evoluto, basti pensare all’impatto
delle dinamiche della domanda
(Fig. 3) e dell’offerta (Fig. 4); riprova ne è il fatto che molti sono gli stakeholders che oggi
stanno chiedendo un nuovo
market assessment per ridisegnare il mercato elettrico secondo logiche più coerenti con i
suoi nuovi paradigmi.
Fig. 2.
ne con il PUN, si può affermare
che non sempre è la cicala a dover ballare, ma che ciò potrebbe
capitare anche alla formica. Ma
la strategia della formica è così
diversa da quella della cicala?
Entrambe sono l’immagine della
medesima medaglia; entrambe,
infatti, esprimono l’alta propensione al rischio dei soggetti deputati a prendere una decisione
in Fonderia.
È possibile adottare una modalità di acquisto differente, che
cerchi di mitigare questo rischio? I nostri avi sostenevano
“in medio stat virtus”. Essere un
pò cicala ed un pò formica molto probabilmente consentirebbe di raggiungere un miglior
equilibrio che si pone sempre
tra due estremi e cioè l’acquistare tutto il proprio fabbisogno
elettrico ad un’unica formula di
prezzo negoziata in un sol istante oppure comportarsi esattamente al contrario.
A mio modo di vedere la volatilità dei mercati può premiare
questa propensione al rischio,
ma nell’attuale situazione di crisi economica quale soggetto industriale è disposto o può permettersi di rischiare così tanto?
Si rischia di negoziare oggi per
tutto il proprio fabbisogno un
prezzo di fornitura che domani
potrebbe rivelarsi non in linea
con il grado di competitività richiesto dal mercato alla fonderia?
Il mercato dell’energia elettrica
in Italia è abbastanza maturo, affinché anche il consumatore
possa pensare di partecipare più
Fig. 3.
Fig. 4.
attivamente alla sue dinamiche.
Approvvigionarsi di energia elettrica mediante una gestione di
portafoglio sposa appieno lo spirito latino del “in medio stat virtus”, in quanto consente di assumere alternativamente l’atteggiamento della cicala e della formica a seconda della strategia di
approvvigionamento che si è deciso di perseguire, ma che è suscettibile di modifica in funzione
delle dinamiche del mercato. L’idea di fondo è sempre quella di
sfruttare la volatilità dei mercati
come opportunità per consegui-
19
L’approccio all’acquisto di energia elettrica mediante gestione di
portafoglio è sempre più di interesse sia da parte dei fornitori
che dei consumatori. In particolare i primi, con l’ottica di offrire
uno strumento più flessibile al
proprio cliente, stanno sempre
più promuovendo sul mercato
formule contrattuali che hanno
come filosofia di base la gestione
di portafoglio. Dispiace dover
constatare che solo alle imprese
con un volume di consumo di
gran lunga superiore a quello tipico di una fonderia viene data la
Industria Fusoria 2/2014
economico
Fig. 5.
Fig. 6.
possibilità di sfruttare tale leva,
essenzialmente a causa di un limite fisiologico del livello dei
consumi della singola impresa. È
fondamentale pertanto aggregare la domanda di consumo delle
singole realtà industriali per fare
massa critica. Ciò da un lato consente al fornitore di offrire il
proprio “servizio” a costi ragionevolmente contenuti ed al consumatore, inteso come soggetto
aggregatore, di diversificare nel
tempo e con diverse formule di
prezzo il mix dei prodotti da acquistare per soddisfare l’intero
fabbisogno del gruppo di acquisto, perseguendo in tal modo i
due obiettivi:
• cogliere quelle opportunità
che il mercato offre per contenere il prezzo di fornitura;
• generare un prezzo di fornitura più congruente sia con i
prezzi a termine che con il
PUN.
L’aggregazione della domanda
consente al soggetto aggregatore di avere una maggiore leva negoziale, ma ciò non significa che
si esclude un’alta propensione al
Industria Fusoria 2/2014
rischio se il soggetto aggregatore attui la strategia della formica
o della cicala.
Con la gestione di portafoglio si
esce dalla logica della “fornitura”
e si entra nella logica del “servizio” ed il “fornitore” tende a trasformarsi in un “partner tecnico”, che mette tutta la sua esperienza, capacità, abilità al servizio
del soggetto aggregatore. Tutte
le decisioni di acquisto sono interamente in capo al soggetto
aggregatore, cui le singole imprese hanno conferito fiducia.
Il soggetto aggregatore non deve
semplicemente ed esclusivamente limitarsi a differenziare l’acquisto dei prodotti, ma soprattutto
deve dedicarsi al monitoraggio
dell’andamento dei mercati nelle
sue molteplici variabili con l’ausilio del partner tecnico, per essere in grado di definire una strategia di approvvigionamento, che
ottimizzi e valorizzi quanto più
possibile la gestione di portafoglio.
È altresì opportuno che il soggetto aggregatore trasferisca periodicamente alle imprese che
aderiscono al gruppo di acquisto
20
le informazioni generali riguardanti l’andamento della gestione
di portafoglio. Infatti è basilare
per le imprese del gruppo di acquisto poter disporre di tali dati,
al fine di elaborare ed eventualmente modificare i budget di
spesa relativi al capitolo dell’energia elettrica ed implementare
strategie per competere al meglio contro i propri avversari.
L’esperienza degli ultimi cinque
anni insegna che è fondamentale
impostare il budget non solo sul
fattore “costo della commodity”,
ma anche sul fattore “costo degli
oneri”. Nel 2008 il costo della
commodity incideva mediamente per circa il 70% del costo dell’intera bolletta elettrica, mentre
nello scorso 2013 mediamente
per circa il 45%. Durante quest’arco di tempo si è assistito ad
un costo della commodity altalenante, mentre il costo degli oneri ha avuto un costante trend
rialzista, toccando l’apice nel
maggio 2012 con un aumento
congiunturale di circa 11
€/MWh (corrispondente al 6%
circa del costo della bolletta
elettrica).
Come noto a molti, l’incremento
del costo degli oneri è sostanzialmente stato determinato dall’aumento degli oneri di sistema,
in particolare della componente
A3, con cui lo stato garantisce la
copertura finanziaria degli incentivi alle fonti rinnovabili ed a loro assimilate (Fig. 5).
Stessa sorte, però, hanno seguito
anche gli oneri di trasporto (Fig.
6) e di dispacciamento (Fig. 7)
seppur con impatto minore.
Si ritiene indispensabile che una
fonderia valuti attentamente
certe peculiarità del sistema
elettrico in termini di andamento non solo del costo della commodity, ma anche del costo degli
oneri, in modo da trasformare in
opportunità quella che potrebbe
essere considerata solo una zavorra alla competitività.
Nel caso del costo della commodity l’impresa tenderà solitamente a valutare di concentrare
il suo maggior consumo di energia elettrica nella fascia oraria
(peak/offpeak oppure F1,F2 e F3
oppure PUN orario) o nel tri-
economico
mativo ricognitivo dei mercati
dell’energia elettrica e del gas
naturale. Nei primi mesi del
2014 diverse fonderie hanno
apprezzato la logica del confronto. Dall’analisi dei dati è
emerso che per la maggioranza
del campione la gestione di
portafoglio del consorzio Assofond Energia avrebbe consentito dei risparmi che a seconda dei casi si sono attestati
tra 0,7% e 11,0% rispetto a
quanto effettivamente pagato.
Solo tre fonderie hanno dichiarato che, acquistando dal consorzio, avrebbero speso tra
0,5% e 3,0% in più. Mentre per
quanto concerne il costo degli
oneri si può lavorare su due
fronti: in primo luogo l’attività
lobbistica di Assofond, che ha
portato di recente all’attuazione del famoso “articolo 39” a
favore delle imprese energivore, ed in secondo luogo sfruttare l’opportunità concessa dalle
dinamiche mensili degli oneri,
se coerenti con le logiche produttive di fonderia.
Fig. 7.
Fig. 8.
mestre in cui i prezzi sono contrattualmente più convenienti.
Nel caso del costo degli oneri
la fonderia solitamente tenderà
a valutare di concentrare il suo
maggior consumo nel periodo
in cui la gravosità di tali oneri è
più sostenibile, come suggerisce ad esempio l’andamento
molto particolare degli oneri di
dispacciamento (Fig. 8).
È importante quindi tenere in
considerazione e monitorare i
trend dei diversi fattori che impattano sulla bolletta elettrica.
Il vantaggio di aderire ad un
gruppo di acquisto che opera
con la logica della gestione di
portafoglio mira da un lato a ridurre il costo della commodity
e dall’altro a mitigare le esposizioni al rischio prezzo. Per tale
motivo si vuole lanciare alle
fonderie il messaggio che ci si
può confrontare periodicamente con la realtà del consorzio Assofond Energia, che ha
anche una “modesta presunzione” di voler fungere da benchmark, e si può utilizzare questa
risorsa almeno a scopo infor-
Tutti i dati sono stati elaborati dal
consorzio Assofond Energia e presentati alle associate di Assofond
nel corso del seminario sui mercati
energetici tenutosi in data 21 febbraio 2014. Con riferimento al costo della commodity le fonti dati
sono le piattaforme all’ingrosso su
mercati over the counter per i prodotti a termine e la piattaforma
IPEX del GME per il mercato a
pronti, mentre con riferimento al
costo degli oneri le fonti dati sono
le delibere dell’Autorità per l’Ener-
gia Elettrica ed il Gas e le pubblicazioni di Terna.
Assofond Energia ha cominciato ad
acquistare, adottando l’approccio
della gestione di portafoglio, l’energia elettrica a partire dal 2011 ed il
gas naturale dal 2013.
Collegandosi al sito di Assofond è
possibile scaricare, nella sezione
News disponibile sulla home page, il
documento presentato nel corso
seminario, che tratta non solo l’andamento del mercato elettrico, ma
anche quello del gas naturale.
DEFINIZIONI
Prezzo a termine: Il prezzo a termine (o prezzo forward) è il prezzo che
un acquirente si impegna a versare per
acquistare un bene, la cui consegna avviene con un differimento temporale rispetto al momento in cui viene stipulato il contratto di compravendita. L'acquirente e il venditore di tale contratto
sopportano il rischio che, al momento
(futuro) della consegna, il prezzo pattuito alla stipula del contratto sia diverso
dal prezzo spot negoziabile sul mercato
al momento della stipula del contratto.
PUN (Prezzo Unico Nazionale): Il
PUN è un prezzo a pronti (o prezzo
spot). Il prezzo a pronti è il prezzo che
21
un acquirente deve corrispondere al
venditore per acquistare un bene, la cui
consegna è immediata, ossia contestuale alla stipula del contratto di compravendita. Per consegna immediata si intende quella che prevede i tempi tecnici per il processo di liquidazione e regolamento. La consegna del PUN avviene
il giorno di borsa successivo a quello di
stipulazione del contratto.
CAL Anno: è il prezzo del prodotto a
termine acquistabile sul mercato in una
specifica data per la fornitura di energia
relativa ad uno specifico anno
AEEG: Autorità per l’Energia Elettrica
ed il Gas.
Industria Fusoria 2/2014
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Safety Day
La sicurezza nelle attività di Fonderia
aziendali delle “disfunzioni” del
sistema di valutazione dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni.
Lo scorso 13 Marzo 2014 si è
svolto presso il Best Western
Hotel di Castenedolo - Brescia,
il Safety Day, una giornata di relazioni e dibattiti dedicata appunto al tema della sicurezza
nell’industria fusoria ed organizzata da Assofond.
L’incontro, che ha avuto un’ampia partecipazione, circa 100
persone, era rivolto agli imprenditori, agli RSPP ed a tutte
le figure coinvolte a vario titolo nella sicurezza.
Il Presidente di Assofond, Roberto Ariotti, ha aperto l’incontro sottolineando l’importanza dell’attenzione al tema
della Sicurezza per coloro che
lavorano in tutti i settori dell’industria manifatturiera e descrivendo l’obiettivo della giornata organizzata da Assofond,
cioè mostrare quanto, nel settore delle fonderie, è stato fatto e viene fatto per la sicurez-
Industria Fusoria 2/2014
za degli operatori nell’ottica
della collaborazione e del confronto con le autorità competenti per un progresso continuo e sostenibile.
Dopo la introduzione del presidente, è intervenuto il Dr. Gabriele Rizzo, consulente dell’associazione per le tematiche
legate alle assicurazioni obbligatorie (INAIL), il cui intervento era finalizzato alla descrizione del fenomeno dei Costi
della non sicurezza, cioè i
costi (improduttivi) che le
aziende devono sostenere nel
caso di infortuni o malattie
professionali che si generano a
fronte di una non corretta gestione della sicurezza e che, diversamente, potrebbero trasformarsi in opportunità di investimento per incentivare la
sicurezza e migliorare la prevenzione.
Il Dr. Gabriele Rizzo ha analizzato anche l’incidenza sui costi
24
Dopo l’intervento del Dr. Rizzo, Gualtiero Corelli, Responsabile dell’Area Ambiente
& Sicurezza di Assofond, insieme al Prof. Stefano Porru,
dell’Università di Brescia, hanno descritto le principali iniziative messe in campo
dalla Associazione, ripercorrendo le tappe del percorso
che l’Associazione ha seguito,
in tema di sicurezza, dal 2006
ad oggi (Riduzione delle esposizioni a Silice Libera Cristallina,
Progetto di riduzione degli
infortuni,
Creazione
del
network degli esperti aziendali
della sicurezza, Predisposizione
delle linee guida per l’attuazione di un modello ex D.Lgs
231/0).
Il Prof. Porru, in particolare,
ha approfonditamente parlato
del Progetto di Riduzione
degli infortuni nato dalla collaborazione tra Assofond e l’Università di Brescia descrivendone gli obiettivi, le attività
svolte ed i risultati ottenuti e
preannunciando la prosecuzione del progetto anche nei prossimi anni.
Sono poi intervenuti il Dr. Davie Ferrari, ed il Dr. Fabrizio
De Pasquale del Dipartimento di Prevenzione del AUSL di
economico
Modena che hanno fornito un
quadro generale sull’andamento degli infortuni nel comparto
delle fonderie (in generale riduzione), sulle malattie professionali ed i rischi presenti e sulle principali criticità che l’Autorità ha rilevato nel processo di
gestione della prevenzione all’interno delle fonderie.
Il Dr. De Pasquale, in particolare, ha descritto le attività del
NIS (Network Italiano Silice) in
cui hanno collaborato ASSOFOND e l’AUSL di Modena.
Sabrina Zardo con la
Dott.ssa Gina Cavalieri, consulente, e gli psicologi del lavoro Dott.ssa Fabiana Gatti e
Dr. Simone Scerri sono intervenuti per parlare dell’approccio psicologico alla sicurezza.
Sabrina Zardo e la Dott.ssa Cavalieri hanno descritto il progetto attivato nella Fonderia
VDP denominato Okkio e volto a migliorare la comunicazione ed il coinvolgimento dei lavoratori nella applicazione continua e consapevole delle misure di prevenzione.
Un analogo progetto denominato “Fondo ma non sono
fuso”, attivato presso le Fonderie Ariotti, è stato egregiamente presentato da Fabiana
Gatti e Simone Scerri.
Gli interventi sono stati chiusi
da Gualtiero Corelli e dal
Dr. Alessandro Giambanco
di Omnisyst (società che collabora con Assofond e specializzata nella gestione dei rifiuti industriali) che hanno parlato
delle numerose opportunità di
riutilizzo del rifiuti prodotti
dalla fonderia che però possono trasformarsi in un problema
(vedi recenti casi della Brebemi
e dell’Autostrada A4 Milano-
Venezia) qualora non vengano
seguite correttamente le procedure per una gestione sicura
dei rifiuti. Il Dr Giambanco di
Onnisyst ha chiuso gli interventi descrivendo la procedura per
una gestione sicura dei rifiuti.
Nelle ore successive si è aperto il safety desk, dove imprenditori e relatori si sono confrontati faccia a faccia.
Vi rimandiamo, per maggiori
dettagli, agli articoli di approfondimento pubblicati nelle
pagine seguenti di questo numero di Industria Fusoria.
PREMIO DI LAUREA ING. CARLA COMINASSI
Si comunica che, in relazione all’ultimo anno di
assegnazione del “Premio di Laurea Ing. Carla
Cominassi”, la società Ghial S.p.a. ha deciso di
posticipare il termine entro il quale far perveni-
25
re le domande di partecipazione spostandolo
dal 30 aprile al 30 settembre 2014.
Per maggiori informazioni:
tel. 0303715576 o annalisa.pola@ing.unibs.it
Industria Fusoria 2/2014
eco no
mi
G. Rizzo
ico
om
on
nomico
eco
ec
o
c
economico
I costi della “non sicurezza”
Quando si affronta il tema del
costo aziendale legato al fenomeno degli infortuni sul lavoro
e delle malattie professionali
occorre innanzitutto chiarire
quali motivazioni ci spingono
ad analizzare tale complesso
problema.
Le finalità che ci prefiggiamo
condizionano infatti la tipologia
di eventi e di fattori da analizzare, le funzioni preposte alla verifica, le metodologie di rilevazione
e quantificazione dei costi ed i risultati che si vogliono ottenere.
Ne discende che solo dopo
aver preliminarmente sciolto
tali opzioni si possono pianificare le azioni necessarie per il
raggiungimento dell’obiettivo
proposto.
Nella metà degli anni ’70, quando iniziai ad approcciarmi a tali
aspetti, parlare dei costi legati
all’insicurezza aveva unicamente lo scopo di individuare elementi atti a promuovere ed incentivare i datori di lavoro ad
investire in sicurezza, dimostrando la redditività del “fare
sicurezza” mediante la conversione dei costi improduttivi
causati dalle conseguenze del
fenomeno infortunistico aziendale in investimenti per il miglioramento aziendale.
Allora, come oggi, eravamo nel
pieno di una crisi economica,
ma già andava delineandosi
quel processo di evoluzione
etica – tecnica e normativa che
ha spinto il mondo industriale
Industria Fusoria 2/2014
ad evolversi e che oggi possiamo misurare come indicato in
Tab.1.
Non esiste la possibilità di analizzare correttamente l’analoga
casistica riguardante le malattie
professionali per il c.d. “effetto
trascinamento “ di fattori causali
precedenti rispetto al momento
del riconoscimento (esempio
348 casi mortali di asbestosi oggi risarciti si sono originati oltre
25 anni or sono).
Anche l’assetto normativo si è
nel frattempo evoluto. Basti pensare che all’epoca le norme di
maggiore impatto erano il D.P.R.
547/1955 il D.P.R. 303/1956 ed il
D.P.R. 1125 del 1965.
Oggi ci si misura con un più vasto corpus iuris nazionale e comunitario che disciplina, fra l’altro in termini organici, gli aspetti tecnici, sanitari, gestionali e
formativi di quella complessa e
vasta materia riassunta nel termine “sicurezza sul lavoro”.
Tale evoluzione normativa, accompagnata ai progressi della
tecnica e della prevenzione, ha
contribuito non poco al miglioTipologia eventi
Infortuni
di cui Invalidanti
di cui Mortali
ramento attuale, ma gli effetti
che comunque ancora oggi il “Sistema Italia” sopporta per la non
sicurezza sono macroscopici.
In base ai dati INAIL 2012 si
stima che il fenomeno infortunistico nazionale determini una
perdita di più di 12.000.000
giornate/anno di inabilità al lavoro, con un’incidenza complessiva sul P.I.L. stimata pari al
3,06% ed un incidenza specifica
direttamente imputabile alla
“non sicurezza” (dedotti i costi
assicurativi e prevenzionali “obbligatori”) prossima all’1,21%
del P.I.L.
Divenuto in parte meno significativo rispetto al passato l’aspetto promozionale dell’indagine economica sulla “non sicurezza” gli obiettivi che oggi ci si
pongono dinanzi riguardano,
nella maggior parte dei casi: il
controllo della gestione economica aziendale; il riscontro degli investimenti di sicurezza effettuati; la stima della potenziale redditività degli investimenti
in prevenzione allo studio; l’individuazione dei costi improduttivi derivanti da carenze di
1977
Oltre 1.500.000
Circa 145.000
Circa 2000
Eventi 2012 “stradali” (*)18%
(**) 24%
2012
496.079 (*)
70.105(**)
790 (***)
(***) 50%
Nel 2012 gli eventi non imputabili alle gestioni “industria e servizi” sono il 20% del totale
Tab. 1.
26
economico
sicurezza che possono consentire il recupero di risorse da
destinare all’incremento della
redditività d’impresa ed al miglioramento continuo.
Oggi in letteratura c’è da perdersi per la quantità di studi e
di metodologie di analisi dei
costi degli infortuni esistente,
frutto di esperienze principalmente comunitarie od anglosassoni, mentre manca invece
ancora una condivisa metodologia nazionale che possa
orientarci nella determinazione
del costo della non sicurezza.
Da parte INAIL è stata annunciata fin dal 2011 la realizzazione di un software – di cui la
Direzione Generale ci ha anticipato la prossima messa a disposizione delle aziende – denominato Co&Si (Costi e Sicurezza) che potrà fornire indicazioni di massima sul fenomeno economico del costo degli
infortuni dei singoli assicurati.
In attesa di valutare tali sviluppi e per contribuire, per
quanto possibile, alla comprensione del problema e fornire alcune indicazioni per la
quantificazione del fenomeno
economico della “non sicurezza” ritengo che si debbano
approfondire:
1. la tipologie di eventi oggetto
di analisi;
2. la catalogazione dei costi;
3. gli strumenti e delle metodologie di calcolo;
4. i casi da analizzare analizzati;
5. la possibile riduzione degli
oneri improduttivi derivanti
dalla non sicurezza.
TIPOLOGIA
DI EVENTI
Una valutazione esaustiva dei
costi della non sicurezza deve
affrontare, per essere affidabile
e non sterile, i costi derivanti
da tutte le disfunzioni del sistema aziendale connesse a:
• mancati infortuni (con danni
a cose e non a persone);
• infortuni in medicazione;
• infortuni in franchigia;
• infortuni indennizzati;
• infortuni con postumi di invalidità permanente;
• infortuni con esito mortale.
TIPOLOGIA DI CATALOGAZIONE
DEI COSTI
In uno studio (Aaltonen ed altri,
1996) sono state identificate
128 potenziali conseguenze per
un infortunio, di cui 70 (~ 55%)
riguardano solamente l’azienda.
Per ogni evento infortunistico
si possono identificare una ventina di conseguenze. Analizzandone brevemente alcune, possiamo adottare diverse ripartizioni, connesse agli obiettivi
dell’indagine economica che
vogliamo realizzare (Tab. 2).
COSTI DELLA “NON SICUREZZA”
DIRETTI
INDIRETTI
ASSICURATI NON ASSICURATI
VISIBILI
OCCULTI
MISURABILI
STIMABILI
OBBLIGATORI IMPRODUTTIVI
Tab. 2.
I costi derivanti da infortuni sul
lavoro sono stati individuati e
studiati da vari autori (Heinrich
1931; Gosselin, 2004; LaBelle,
2000; Oxenburgh, 1997).
La maggior parte dei ricercatori separa i costi degli incidenti
nelle categorie dei COSTI DIRETTI e COSTI INDIRETTI.
I costi diretti, individuabili spesso anche alle categorie dei
COSTI VISIBILI e dei COSTI
MISURABILI, sono quei costi di
cui datori di lavoro sono a conoscenza e che sono facilmente identificabili in quanto strettamente correlati all’evento
occorso quali:
• ore perse dal lavoratore;
• ore perse dai colleghi per assistenza all’infortunato per
prima assistenza;
• i costi di pronto soccorso,
ospedalizzazione e cure mediche (comprese le riabilitazioni);
• retribuzioni dovute integralmente al lavoratore (giorno
dell’infortunio e tre giorni di
carenza);
• integrazioni del trattamento
retributivo INAIL;
• danni materiali ad attrezzature, impianti, prodotti e conseguenti al ripristino del luogo
di lavoro;
• mancata produzione;
27
• costi amministrativi per denunce infortuni;
• sanzioni pecuniarie;
• adempimenti prescrizionali
per l’adeguamento di protezioni individuali e collettive;
ed altri ancora.
I componenti principali di COSTI INDIRETTI si possono per
semplicità metodologica raggruppare in quattro macro-categorie,
COSTI LEGALI ED ASSICURATIVI:
• assistenza legale/ professionale;
• oneri di causa, perizie, consulenze tecniche;
• gestione azioni di surroga;
• incremento oneri assicurativi
obbligatori ed integrativi.
COSTI DI INDAGINE
ED AMMINISTRATIVI
• reports sull’evento occorso;
• analisi dei casi;
• adeguamento del sistema di
sicurezza (ripristino formale
e sostanziale, aggiornamento
DVR, DUVRI, Procedure di
sicurezza, obblighi formativi,
ecc.);
• sviluppo di nuove procedure.
COSTI LEGATI ALLA
PRODUTTIVITÀ
• lucro cessante;
• costi per il recupero della
produzione a seguito dell’evento e dell’assenza dell’infortunato (es. straordinari, ricorso a somministrazione, ecc.);
• riduzione dell’impegno e delle motivazioni della forza lavoro (per timore del reiterarsi di eventi ricorrenti, per
disaffezione, per eccessivo
turnover);
• trasferimento e formazione
di personale;
• penali per ritardata consegna
di produzione;
• minore capacità dell’infortunato al rientro.
DANNI PER CONFLITTUALITÀ E
PERDITA D’IMMAGINE
• ore perse per conflittualità
sindacale (scioperi);
• danni all’immagine del prodotto o del marchio aziendale;
• sequestro macchine o impianti;
Industria Fusoria 2/2014
economico
• sanzioni pecuniarie, sospensive e interdittive (D. Lgs.
231/2001).
La maggior parte dei costi sintetizzati possono appartenere,
in una logica meramente classificativa, anche alle categorie dei
costi OCCULTI, NON ASSICURATI ed IMPRODUTTIVI
L’ANALISI
E LA QUANTIFICAZIONE DEI COSTI INDIRETTI
La quantificazione dei costi indiretti sostenuti in passato da
un’azienda è, a dir poco, ardua
ed è il fattore sul quale occorre maggiormente soffermarsi.
Essa richiede tempo e risorse
da dedicarvi e può basarsi
spesso se non esclusivamente
sul recupero di dati “storici”
per identificare i fattori da considerare ed i relativi oneri. Il
fatto che le valutazioni si esprimano “a posteriori” e su un fenomeno infortunistico consolidato mina sovente di estrapolazione dei risultati per il futuro;
da qui la necessità di adottare
sistemi di calcolo che consentano di stimarne anche gli effetti a venire.
Fra le metodologie analitiche
più diffuse si menzionano:
• l’analisi “top-down” che
utilizza i dati nazionali, le statistiche, o i risultati di altri
studi per calcolare un costo
indiretto medio dei danni da
“non sicurezza”;
• l’analisi “bottom-up”, basata su dati in genere raccolti
attraverso indagini, questionari o interviste su un campione di eventi sul lavoro nello stesso settore. Ciò è indicato quando ci si pone dinanzi a settori caratterizzati da
imprese le cui ridotte dimensioni di organici e/o di eventi
non consentono l’identificazione di campioni statistici
numericamente e qualitativamente affidabili;
• l’analisi “specifica”, che si
basa sullo studio dei dati raccolti nella singola azienda laddove sono catalogati tutti gli
eventi e viene redatta una valutazione analitica (molto dispendiosa e di difficile realiz-
Industria Fusoria 2/2014
zazione) su dati statisticamente significativa, che male
si concilia con le dimensioni
medie delle aziende italiane.
In sintesi, una stima dei costi indiretti rapportata al valore dei
costi diretti è stata valutata in
misura diversa (per gli eventi
considerati) ma attendibile:
• da Heinrich (1931, 1941,
1959) il quale ha riscontrato
che i costi indiretti sono
quattro volte superiori rispetto ai costi diretti;
• dal National Safety Council
che sostiene che i costi diretti vanno da tre a 10 volte i
costi diretti degli infortuni
(1985);
• da Head and Harcourt
(1997) per i quali i costi indiretti sono in rapporto di
1:2,9 rispetto ai costi diretti.
Nonostante queste approssimazioni, tutti questi studi dimostrano l’importanza dell’incidenza dei costi indiretti e sottolineano quanto sia utile approfondire questo aspetto.
Possiamo esemplificare tale andamento immaginando un iceberg del quale la parte emersa
(i costi diretti) è considerevolmente inferiore alla parte sommersa (i costi indiretti).
Scendendo da un piano teorico
ad uno eminentemente pratico
possiamo - a titolo puramente
esemplificativo - considerare i
costi connessi al caso di un
infortunio “medio” (che per
fonte INAIL è pari a 19 giorni)
occorso in una fonderia ad un
operaio di 3 livello con una retribuzione lorda mensile di
1.600,00 €.
Il costo diretto immediatamente misurabile (e qui minimizzato) può stimarsi come indicato
in Tab. 3.
Al costo aziendale così valutato
dovranno aggiungersi, per una
sintesi corretta e maggiormente esaustiva, anche i costi umani (spesso significativi) ed economici sopportati dal lavoratore e dai suoi congiunti, e l’onere gravante su ogni cittadino,
imprenditore o dipendente che
sia, per la gestione sociale del
fenomeno infortunistico nazionale (S.S.N., ecc) la cui copertura è tratta dalla tassazione
personale gravante sull’intera
collettività.
PROCEDURE
DI ANALISI DEI
COSTI DELLA NON SICUREZZA
Fra le procedure di immediata
efficacia per l’analisi dei costi
aziendali palesi e già sostenuti
ne privilegio alcune che qui sintetizzo.
IL METODO
S.H.I.E.L.D.
(Safety and Health Indicators
for Economic. Labour
Decisions)
Il nostro Iceberg sarà sempre
più pronunciato se valuteremo
la dinamica dei costi della non
sicurezza per:
• eventi senza danni alle persone, con infortuni in medicazione o - in franchigia;
• eventi indennizzati “normali”
• eventi di particolare gravità.
Troveremo che l’incidenza dei
costi indiretti è non è direttamente proporzionale alla gravità, anzi in casi di minor spessore è maggiormente influente.
28
Tale metodo (V. “La metodologia
S.H.I.E.D” del Prof. Luigi Golzio,
Centro interdipartimentale di Prevenzione sui rischi negli ambienti
di lavoro dell’Università di Modena e Reggio Emilia - anno 2011)
è un efficace strumento di gestione del bilancio che consiste
nell’estrarre dalla contabilità
generale i costi di prevenzione
ed i costi sociali, classificati per
natura e riaggregarli / riclassificarli secondo il criterio di destinazione, ad es per la prevenzione dei rischi.
economico
FATTORE
Retribuzione del giorno d’infortunio (50%)
Retribuzione dei primi 3 giorni di carenza (100%)
Integrazione lordizzata c.to azienda del trattamento INAIL
Ore perse per assistenza all’infortunato (2h x 2 soggetti)
Primo soccorso:
trasporto in ambulanza ed eventuale accompagnamento (3 h)
Danni materiali – ripristino posto di lavoro (stima)
Oneri amministrativi per denuncia infortunio
Mancata produzione nei primi 3 giorni
Sostituzione infortunato con altro lavoratore (es. somministrato)
Oneri contributivi INPS su retribuzione soggetti (31,78%)
TOTALE STIMA DEL COSTO DIRETTO
STIMA DEL COSTO INDIRETTO (1:4)
STIMA DEL COSTO TOTALE DELL’EVENTO
STIMA DEL COSTO GIORNALIERO
VALORE
30,76 €
184,61 €
352,57 €
36,99 €
255,49 €
750,00 €
60,00 €
3.560,00 €
2.197,00 €
234,85 €
7.662,27 €
30.649,08 €
38.311,35 €
2.016,38 €
Tab. 3.
S.H.I.E.L.D. è progettato anche
per la definizione del budget di
sicurezza e tale metodo consente inoltre, a consuntivo, di
calcolare agevolmente i costi
aziendali effettivamente sostenuti (composti dai costi di prevenzione discrezionali ed obbligatori a consuntivo e dai costi
sociali effettivi sostenuti)
Il costo della NON SICUREZZA si quantifica con la differenza fra quanto effettivamente
speso e quanto rispondente ai
soli oneri obbligatori dovuti
per la realizzazione e gestione
del sistema sicurezza.
Tale studio è consultabile al link:
http://www.aislonline.org/Portals/0/Eventi/sicurezza1.pdf
Un altro valido supporto è stato realizzato dall’Università degli studi di L’Aquila ed è consultabile, corredato da fogli excel,
all’indirizzo: http://www.valocchi.eu/sicurezza_macchine/bud
get_costi.
Infine un ulteriore sopporto
particolarmente utile ed applicabile per le familiarità fra i sistemi normativi nazionali italiano e spagnolo è costituito dalla “ Metodología para la evaluación económica de los accidentes de trabajo” consultabile al
link: http://www.insht.es/InshtWeb/Contenidos/Documentacion/TextosOnline/Rev_I
NSHT/2000/7/artFondoTextCompl.pdf
I
COSTI IMPRODUTTIVI
Voglio concludere questa mia
esposizione con alcune valutazioni sui costi improduttivi della non sicurezza e sulla possibilità di utilizzarli come base per
il finanziamento del miglioramento continuo aziendale in
materia.
Tali costi rappresentano un capitolo di spesa variabile, che
comporta spesso il “buttare
dalla finestra” risorse economiche importanti ma riducibili; il
più significativo costo improduttivo legato alla “non sicurezza” è rappresentato dai premi
assicurativi INAIL eccedenti il
dovuto e gravanti sulle aziende.
Io sono un fermo assertore e
difensore del sistema di assicurazione obbligatorio contro gli
infortuni sul lavoro e le malattie professionali gestito dell’INAIL, e non solo perché mi occupo professionalmente da decenni di tale tematica ma perché, da consulente del lavoro
quale io sono, posso tranquillamente affermare che non esiste
in Italia alcuna forma di contribuzione obbligatoria più “meritocratica” del premio INAIL.
Innanzitutto la misura del tasso
medio di tariffa risulta, per ogni
attività imprenditoriale, connessa al rischio nazionale complessivo dei soggetti datoriali
che svolgono ogni singola lavorazione (rischio misurato in base alle conseguenze economiche degli eventi e non al loro
numero o natura) e varia al variare di esso.
Nella materiale applicazione
29
aziendale, il meccanismo di determinazione dei premi INAIL,
moltissimi anni prima che entrasse in vigore in materia di
RC Auto il sistema “Bonus- Malus”, ha attuato un valido sistema che premia le aziende il cui
andamento infortunistico economico (rapporto costo degli
eventi risarciti rispetto ai monti retributivi aziendali) risulta
migliore o peggiore rispetto a
quello nazionale di riferimento
delle lavorazioni.
Ne conseguono sconti od aumenti, variabili in relazione anche alle dimensioni aziendali,
dal 17% al 35% del tasso medio
infortuni, ed fino al 35% per il
tasso medio di sovrappremio
silicosi.
Negli ultimi anni, inoltre, l’INAIL
ha cercato di valorizzare - in
gran parte riuscendoci – il proprio ruolo in materia prevenzionale, attraverso due meccanismi
ulteriormente incentivanti:
• gli sconti per adozione di misure di sicurezza aziendali, sia
all’inizio dell’attività (Mod.
OT20), sia a regime (Mod.
OT24);
• i bandi di finanziamento degli
interventi di sicurezza ed
igiene sul lavoro (ISI).
Se si considerano le migliori
condizioni cui un datore di lavoro può ambire, OGNI MAGGIOR COSTO ASSICURATIVO
È CONFIGURABILE COME
SPESA IMPRODUTTIVA, che
grava anche in termini massivi
sull’economia aziendale, senza
risolvere alla base il problema
della sicurezza e dei costi umani ed economici indotti.
Da qui l’esigenza di tenere sotto controllo l’andamento dei
tassi INAIL, adoperandosi per
conseguire le migliori condizioni assicurative che le norme di
legge vigenti consentono sia riducendo il fenomeno infortunistico, sia correggendo le disfunzioni e gli errori nell’applicazione dei premi INAIL che possono comportare un aumento indebito, ingiustificato od economicamente sperequato.
Industria Fusoria 2/2014
economico
N.B. Tali disfunzioni sono spesso risultate concorrenti l’una con l’altra nel determinare i maggiori costi aziendali.
Fig. 1.
Un insufficiente sistema gestionale aziendale del rapporto assicurativo diventa, in questa ottica, un fattore di “non sicurezza”, assorbendo risorse economiche meglio impiegabili.
Non è qui il caso di dilungarsi
troppo sulla ricca casistica di
fattori che, alla prova dei fatti, si
sono qualificati come indebiti
aggravi di premi non dovuti, e
che da decenni Assofond contrasta con azioni di supporto
per gli associati.
Per citarne solo alcuni, il mondo
fusorio può legittimamente
contestare:
• la misura dei tassi di premio
nazionali, basati sull’andamento infortunistico del
triennio 1995-1996 e 1997,
anni in cui i valori numerici
del fenomeno infortunistico
erano più del doppio rispetto agli odierni;
• la piaga delle azioni di rivalsa
operate dall’INAIL che di fatto non assicura completamente i datori di lavoro chiamandoli spesso a risarcire l’istituto per eventi che già hanno causato aumenti dei tassi
annuali:
• l’assimilazione ai fini del calcolo dei premi di attività a rischio infortunistico inferiore
a quello fusorio (ad es. modellerie, animisterie, ecc.) che se
esternalizzate beneficiano di
un tasso “modesto” ma che,
se reincorporate, subiscono
Industria Fusoria 2/2014
aggravamenti di costo non
giustificati;
• le gravi sperequazioni nell’applicazione del sovrappremio silicosi, anche in presenza di Dispositivi di Protezione Individuale altamente
evoluti ed efficaci, che escludono ogni reale esposizione
a rischio (ricordiamo che
una presunta rischiosità di
silicosi determina un costo
assicurativo integrativo annuale pari a circa 3.000 euro
per ogni dipendente esposto);
• assimilazione ai fini del costo
assicurativo di processi fusori particolari ed a bassa rischiosità, quali le fonderie di
microfusione, con quelli delle fonderie tradizionali;
• una disomogenea applicazione degli sconti per prevenzione in relazione alle dimensioni aziendali.
Molto Assofond sta facendo
per la gestione degli aspetti a livello nazionale e per il supporto alle aziende associate, ma
non si può non esortare le
aziende a considerare il costo
assicurativo oltre misura come
un fardello da tagliare, sia applicando quelle politiche attive di
sicurezza che possono contenere il fenomeno infortunistico, sia gestendo interventi amministrativi e di contenzioso
che possono ridurne e recuperarne il costo.
Anche tale attività fa parte del
SISTEMA DI SICUREZZA che
le aziende devono in una prospettiva di crescita valorizzare
ed incrementare sempre più
per ridurre il costo della non
sicurezza ed Assofond è presente, come in altri campi, per
supportarle.
In conclusione:
IL “RISCHIO ZERO” È UN’UTOPIA
LE DISFUNZIONI GRAVANTI
SULLE AZIENDE
L’INFORTUNIO ZERO LO È MENO
Le analisi dei dati aziendali relativi ai premi assicurativi INAL,
effettuate anche in collaborazione con Assofond, hanno evidenziato negli ultimi anni disfunzioni ricorrenti, così percentualmente ripartite (Fig. 1).
L’ABBATTIMENTO DEGLI ONERI
IMPRODUTTIVI
DELLA NON SICUREZZA
È ALLA PORTATA DI
TUTTI E PUÒ DARE RISULTATI
RILEVANTI
Queste sono solo alcune delle
problematiche che gravano sulle aziende, impongono oneri
non giustificati e rappresentano
un gravame improduttivo da
eliminare.
Gabriele Rizzo – Consulente Assofond
Relazione presentata al Convegno Assofond “Safety day – La
sicurezza nelle attività di Fonderia”.
30
SIDERMETAL S.p.A. - Via Europa, 50 - 25040 Camignone di Passirano (BS)
Tel. 030 654579 - Fax 030 654194 - E-mail: infosider@sidermetal.it - www.sidermetal.it
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G. Corelli – S. Porru – C. Arici
Fonderia, un chiodo fisso:
la sicurezza
Il tema della sicurezza nelle attività di Fonderia costituisce, da
parecchi anni, il “leitmotiv” che
accompagna molte delle attività
promosse dall’Associazione.
Da sempre Assofond, porta all’attenzione delle Fonderie i
temi della sicurezza delle attrezzature e degli ambienti di
lavoro e della salute e sicurezza dei lavoratori, non solo attraverso attività “promozionali”, ma anche attraverso la attivazione, in prima persona, di
iniziative che hanno avuto ricadute dirette sulle Imprese del
Settore.
L’immagine della Fonderia, come percepita sul territorio, è
condizionata dalla “rappresentazione” negativa che i media
spesso ne danno, riconducibile
ad ambienti tetri e fumosi dove si svolgono lavorazioni gravose che nulla hanno a che vedere con la realtà moderna
Fonderia.
Il presente articolo ripercorre
solo alcune tra le ultime importanti iniziative messe in campo
da Assofond: la sottoscrizione
dell’Accordo NEPSI, il progetto
di riduzione degli infortuni (in
collaborazione con l’Università
di Brescia), il network degli
esperti aziendali in sicurezza, la
preparazione di linee guida per
la corretta applicazione di quanto previsto dal D.Lgs 231/2001
in tema di responsabilità amministrativa degli enti per gli illeciti conseguenti alla commissione
di un reato.
Sottoscrizione
dell’Accordo NEPSI
G. Corelli
Assofond è da sempre in prima
linea nel supportare le aziende
del proprio settore nella valutazione e nella progressiva riduzione di uno dei principali rischi presenti in fonderia, legato
all’esposizione dei lavoratori alla silice libera cristallina presente nelle polveri aereodisperse.
Una fondamentale tappa in
questo percorso è stata la sottoscrizione (attraverso il mandato conferito al CAEF - Associazione delle Fonderie Europee) dell’Accordo Europeo
NEPSI avvenuto il 25 Aprile
2006.
Il NEPSI è un accordo definito
tra i rappresentanti dei settori
industriali, e delle corrispondenti Organizzazioni Sindacali
dei lavoratori, che utilizzano, all’interno dei propri processi
produttivi, materiali, prodotti o
materie prime contenenti Silice, avente gli obiettivi seguenti:
Industria Fusoria 2/2014
32
economico
• la protezione della salute
dei Lavoratori e dei soggetti
esposti professionalmente
nell’ambiente di lavoro a silice
cristallina respirabile, dovuta a
materiali e prodotti/residui
contenenti silice cristallina,
• la minimizzazione dell’esposizione alle polveri di silice cristallina respirabile negli
ambienti di lavoro, attraverso
l’applicazione delle Buone
Pratiche definite nel documento,
• l’incremento della conoscenza dei potenziali effetti
sulla salute della silice cristallina respirabile e delle Buone
Pratiche.
Queste le principali iniziative:
• partecipazione al dibattito all’interno del NIS – Network
Italiano Silice,
• stesura Linee Guida Settoriali
(Guida alle Buone pratiche
nel Settore della Fonderia con
formatura in terra),
• organizzazione attività promozionali per l’adesione delle
Fonderie all’Accordo NEPSI
(XXVIII Congresso di Fonderia Assofond – 2006, Seminari
e Giornate di studio),
• partecipazione alle attività di
monitoraggio NIS e NEPSI
(2008, 2010, 2012, 2014).
Successivamente alla sottoscrizione dell’Accordo NEPSI, Assofond ha avviato una serie di
iniziative per promuovere la
conoscenza dell’accordo e la
sua applicazione all’interno delle Fonderie italiane con numerose iniziative.
Parallelamente l’Associazione
ha attivato un dibattito costruttivo con il NIS, collaborando alla realizzazione di progetti
e documenti in linea con la “filosofia” del contenimento delle
esposizioni dei lavoratori a Silice libera cristallina.
Progetto
per la riduzione
degli infortuni
S. Porru – C. Arici
In considerazione della rilevanza degli infortuni nell’industria
fusoria e dell’assenza di dati
puntuali e significativi per i propri associati, nella primavera
del 2007 Assofond ha promosso, in collaborazione con la Medicina del Lavoro dell’Università degli Studi di Brescia, una
indagine preliminare per la va-
33
lutazione del rischio infortunistico caratterizzante il settore
delle fonderie.
Sono stati quindi raccolti i dati
inerenti al fenomeno infortunistico del periodo 2002-2006 in
un campione di 84 fonderie associate. I dati raccolti hanno
documentato indici infortunistici elevati, sostanzialmente
stabili nel quinquennio di riferimento ed hanno evidenziato la
necessità di intraprendere concreti interventi di miglioramento.
Dalla collaborazione tra Assofond, il Prof. Porru e i suoi
collaboratori dell’Università di
Brescia è quindi nato il primo
Progetto per la prevenzione, il
monitoraggio e il controllo degli infortuni nell’industria fusoria, che dura ormai da 7 anni.
Il Progetto si poneva i seguenti,
principali, obiettivi:
• valutazione del rischio infortunistico,
• promozione di un metodo di
lavoro multidisciplinare,
• sviluppo della collaborazione
tra le appropriate figure
aziendali per la promozione di
buone pratiche, riduzione degli infortuni sul lavoro (in particolare, riduzione dell’ordine
Industria Fusoria 2/2014
economico
del 40% del tasso di incidenza
e dell’indice di frequenza nel
settore della ghisa-acciaio e
del 20% nel settore dei non
ferrosi ),
• formazione sulla sicurezza,
• promozione di un sistema
premiante per le aziende virtuose e di un network di
RSPP e Medici Competenti
nell’industria fusoria,
• apportare un contributo culturale e scientifico (orientato
alla valutazione di efficacia
nella prevenzione e monitoraggio degli IL nel settore dell’industria fusoria), promozione del Progetto presso appropriate sedi istituzionali.
A seguito dell’intervento effettuato, nel periodo 20082010 è stata registrata una riduzione percentuale media
annua del tasso di incidenza
del 35% nel comparto ferrosi
e del 41% nel comparto non
ferrosi, con un rispettivo guadagno medio di 17.208 e
6.416 ore lavorate/anno.
La più sofisticata analisi statistica Interrupted Time Series
(ITS) ha confermato una complessiva tendenza alla riduzione degli indici infortunistici
(tasso d’incidenza, indice di
frequenza, indice di gravità e
durata
media
–
UNI
7249/2007) dopo l’intervento.
Inoltre, la riduzione del tasso
d’incidenza è risultata significativamente ( p < 0.001 ) maggiore di quella registrata nel
medesimo periodo in popolazioni di riferimento nazionali.
Oltre ai predetti risultati
quantitativi, è da rilevare che
è stato conseguito anche il
miglioramento di numerosi
indicatori di esito secondari,
quali-quantitativi.
D’altro canto, sono emerse
nel corso del Progetto anche
alcune criticità, che saranno
oggetto di futuro approfondimento.
Il Progetto è proseguito nel periodo dal 2012 al 2014, in seconda fase, con 51 Fonderie
aderenti.
L’attività svolta nell’ultimo periodo ha comportato:
Industria Fusoria 2/2014
34
economico
• effettuazione di 33 incontri
presso fonderie del Nord e
Centro Italia, durante i quali
sono stati effettuati sopralluoghi degli impianti produttivi e riunioni con coinvolgimento, di volta in volta, di diverse figure della sicurezza
aziendale (datori di lavoro, dirigenti, responsabili del servizio prevenzione e protezione, rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, preposti, medici competenti, consulenti esterni, etc.);
• acquisizione di documentazioni aziendali, resa possibile
a seguito di tali incontri, relative a vari aspetti della sicurezza sul lavoro ( documenti
di valutazione dei rischi, procedure aziendali, andamento
e gestione andamento infortunistico, schede tecniche dispositivi di protezione individuali, etc. ), grazie alle quali
sono stati redatti 23 report
di analisi del fenomeno infortunistico, inoltrati e condivisi
con la singola azienda coinvolta;
• effettuazione di monitoraggi a distanza dell’andamento infortunistico, attraverso
audit e consulenze telefoniche;
• incontri con consulente
INAIL per valutazione costobeneficio, costo-efficacia;
• acquisizione ed analisi di
circa 500 schede tecniche
relative ai dispositivi di protezione individuali (DPI)
utilizzati (accessori protettivi
anticalore, calzature di sicurezza, elmetti, caschi ventilati,
guanti, maschere respiratorie,
otoprotettori, occhiali e visiere; i dati raccolti hanno consentito la creazione di un’apposita banca dati Excel
per l’archiviazione, la consultazione e l’elaborazione delle
informazioni acquisite (tipologia, marca, modello, materiale,
caratteristiche tecniche, re-
parto e modalità di utilizzo,
gestione: di seguito, alcuni
esempi);
• acquisizione di informazioni
circa criticità emerse ad
esempio su scelta, adozione ed utilizzo dei vari DPI
(inadeguatezza rispetto ai rischi per cui sono scelti/utilizzati, scarsa informazione sulle
caratteristiche tecniche, scarsa maneggevolezza, comfort e
praticità, facile usurabilità, difficoltà di trovare dispositivi
specifici per le attività peculiari del settore metalmeccanico-metallurgico e nel reperi-
mento di pezzi di ricambio,
scarsa conoscenza dei vari
prodotti/alternative presenti
sul mercato, inosservanza delle disposizioni aziendali relative al loro corretto ed efficace
utilizzo, procedure di controllo e gestione DPI assenti, inadeguate e/o inefficaci, etc.);
• analisi delle principali
norme tecniche UNI EN
relative a scelta, utilizzo e caratteristiche dei DPI considerati nello studio (qui sotto,
esempio di tabella riassuntiva
delle norme tecniche applicabili, per esempio ad indumenti protettivi anticalore, e le
35
Industria Fusoria 2/2014
economico
Per quanto attiene alla valutazione di efficacia, è tuttora in corso l’acquisizione di
dati quantitativi per il calcolo di indici infortunistici aggiornati, Ciò comporterà la
conseguente valutazione dell’andamento del fenomeno
infortunistico.
dispositivi di protezione individuale, informazione e formazione dei lavoratori, piani
di sorveglianza sanitaria ed
idoneità alla mansione specifica, implementazione di sistemi di gestione della salute
e sicurezza sul lavoro;
• miglioramento di comunicazione e percezione del rischio a livello aziendale, con
conseguente contribuito al
miglioramento di clima e relazioni aziendali;
• valutazioni costo/beneficio e
costo/efficacia, che hanno
consentito alle aziende di acquisire maggiore consapevolezza in merito ai notevoli
vantaggi economici e non derivanti dalla prevenzione degli IL.
Pur in attesa di un aggiornamento e di un consolidamento
dei dati, appare fin d’ora possibile rilevare il conseguimento
dei seguenti risultati positivi
di tipo qualitativo:
• valutazione, monitoraggio ed
anticipazione del rischio
infortunistico, anche mediante una rigorosa raccolta del
dato infortunistico aziendale,
con conseguente maggiore
affidabilità dei dati e possibilità di confronto sia interno
che esterno;
• identificazione delle reali criticità e scelta mirata delle
priorità d’intervento (di carattere tecnico, organizzativo, procedurale, sanitario ed
educativo), promuovendo in
tal modo l’applicazione di un
metodo di lavoro multidisciplinare e l’assunzione di responsabilità condivise, che al
tempo stesso hanno consentito di attuare una specifica
valutazione e gestione del rischio infortunistico aziendale;
• sviluppo di specificità e buone pratiche azienda per
azienda;
• rispetto della normativa e
delle indicazioni dell’Organo
di Vigilanza, in merito a redazione del Documento di Valutazione dei Rischi (di cui i
documenti prodotti in azienda fanno parte integrante),
Sono da rilevare le seguenti,
principali, criticità (e relative
aree di miglioramento e sviluppo):
• invio dati infortunistici (soprattutto mediante la nuova
piattaforma web dedicata)
parziale/assente, necessità di
solleciti;
• invio documentazione parziale/assente, necessità di solleciti;
• limitata/assente effettuazione
di interventi in base a priorità segnalate nel report
aziendale;
• mancata introduzione/scarsa
qualità di compilazione della
scheda di rilevazione dell’infortunio;
• procedure sicurezza/istruzioni operative non disponibili
oppure di qualità insufficiente;
• dati tecnici sui DPI in dotazione non disponibili, oppure
di scarsa qualità;
• pressoché assenti le procedure per il controllo dell’utilizzo dei DPI;
• documentazione inerente ad
attività di informazione/formazione non disponibile oppure di qualità non sufficiente; quasi totale assenza di verifica di efficacia e di coinvolgimento del Medico Competente;
• limitata presenza del Medico
Competente in azienda (si ri-
possibili variabili da tenere in
considerazione in occasione
della scelta di idoneo DPI);
• incontro di approfondimento con consulenti tecnici
per lo studio, lo sviluppo e
l’individuazione di soluzioni
tecnologiche e specifici e più
adeguati DPI per le mansioni
più a rischio dello specifico
settore lavorativo dell’industria fusoria.
Industria Fusoria 2/2014
36
leva, ad esempio, che soltanto
in 21/33 = 64% degli incontri
aziendali effettuati nel biennio 2013-2014 è stata registrata la presenza del Medico
Competente); ruolo del Medico Competente molto
marginale; protocollo sanitario e relazione sanitaria annuale non disponibili oppure
di scarsa qualità.
Il Progetto Assofond-UNIBS
per la prevenzione, il monitoraggio ed il controllo degli
infortuni sul lavoro nell’industria fusoria rappresenta un
momento di alto rilievo etico,
sociale, sanitario, per la sua
unicità in Italia, per la sua rilevanza da un punto di vista qualitativo e quantitativo e per
l’opportunità offerta a numerose imprese, di un settore
chiave nell’economia nazionale, di investire in termini di
prevenzione, nella reale prospettiva di ottenere una riduzione significativa degli IL.
I risultati finora conseguiti incoraggiano a insistere sulla
strada intrapresa, ed a focalizzarsi sui potenziali benefici da
esso derivanti, di carattere sanitario, tecnico, organizzativo,
procedurale, nonché di rispetto della normativa, con un favorevole rapporto costo/beneficio.
E’ pertanto auspicabile un proseguimento del Progetto, con
le seguenti, principali, finalità allargate:
• monitoraggio delle aziende
già partecipanti;
• inserimento di nuove aziende;
• identificazione e promozione
di buone prassi tecnico-scientifiche, in generale attinenti a
procedure inerenti alla salute
ed alla sicurezza nei luoghi di
lavoro, Dispositivi di Protezione Individuale nell’industria
fusoria, programmi sanitari,
benchmark di vari indicatori,
sistemi di gestione - OHSAS,
informazione/formazione;
• ulteriore contributo alla ricerca tecnico-scientifica in tema di valutazione di efficacia
degli interventi preventivi.
economico
Il network
degli esperti aziendali
della sicurezza
G. Corelli
Le linee guida
per l’attuazione
di un modello
ex D.lgs 231/01
G. Corelli
Questa iniziativa è stata finalizzata a realizzare una attività
di coordinamento (una sorta
di network) fra i tecnici delle
Fonderie che aderiscono dando la loro disponibilità, per affrontare temi e problematiche
comuni a gruppi “omogenei”
di imprese, su specifici temi
con l’obiettivo di confrontare
le singole esperienze e trovare soluzioni pratiche applicabili alle varie realtà.
L’attività di questi gruppi si sviluppata in modo molto concreto, attraverso incontri organizzati di volta in volta presso le singole Fonderie aderenti, con precisi temi all’ordine
del giorno e confronti “sul
campo” per definire le più idonei modalità operative, soluzioni tecniche o quant’altro
possa contribuire a migliorare
le condizioni operative in ottica di eliminazione o riduzione
dei rischi per la salute e la sicurezza del lavoratori.
Due i Gruppi di Lavoro attivati:
• Gruppo di lavoro cui partecipano le Fonderie caratterizzate da formatura manuale di Grandi getti,
• Gruppo di lavoro cui partecipano le Fonderie caratterizzate da linee di formatura
Automatizzate.
Complessivamente, dal maggio 2012 ad oggi, i gruppi di lavoro hanno organizzato sei
incontri.
Fra i reati «presupposto» per
configurare la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche (Enti e Società) definite dal
D.Lgs 231 del 2001, rientrano i
reati di omicidio colposo e lesioni colpose gravi e gravissime,
commessi in violazione delle
norme sulla tutela della salute
dei lavoratorI (Art. 25-septies,
D.Lgs n. 231/2001). Entrambe le
predette situazioni possono essere conseguenza di una gestione non sufficientemente controllata, di molte attività svolte in
Fonderia, a seguito di un processo di valutazione dei rischi non
adeguato e/o di carenze nella individuazione ed attuazione delle
opportune misure di prevenzione e protezione dei lavoratori.
Assofond ha ritenuto importante predisporre Linee Guida
di Settore «tagliate» sulla specificità delle Imprese di Fonderia,
sui loro modelli organizzativi,
sui processi «sensibili» a rischio
di commissione da parte dei
vertici aziendali (soggetti apicali: imprenditori, dirigenti) dei citati reati, in conseguenza di violazione della normativa antiinfortunistica.
Per una corretta attuazione del
modello ex D.Lgs 231/2001 è
necessario implementare un Sistema di Gestione organico, finalizzato alla salute e alla sicurezza implementato in modo
adeguato alla dimensione aziendale ed ai rischi presenti nella
specifica attività.
Lo stesso D.Lgs 81/08 individua
37
la necessità che l’impresa si doti di un modello di organizzazione e di gestione idoneo:
• al rispetto degli standard tecnico-strutturali di legge relativi ad attrezzature, impianti,
luoghi di lavoro, agenti chimici, fisici e biologici;
• alle attività di valutazione dei
rischi e di predisposizione
delle misure di prevenzione e
protezione conseguenti;
• alle attività di natura organizzativa, quali emergenze, primo
soccorso, gestione appalti, riunioni periodiche di sicurezza,
consultazione dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza;
• alle attività di sorveglianza sanitaria;
• alle attività di informazione e
formazione dei lavoratori;
• alle attività di vigilanza con riferimento al rispetto delle
procedure e delle istruzioni di
lavoro in sicurezza da parte
dei lavoratori;
• alla acquisizione di documentazione e certificazioni obbligatorie per legge;
• alle periodiche verifiche dell’applicazione e dell’efficacia
delle procedure adottate.
Anche in questo caso Assofond
ha affiancato le Fonderie Associate nell’implementazione di
Sistemi conformi agli schemi di
riferimento:
• Linee guida UNI INAIL per un
sistema di gestione della salute e sicurezza sul lavoro (SGSL) del 28 settembre 2001;
• Norma British Standard OHSAS 18.001:2007.
Relazione presentata al Convegno
Assofond “Safety day – La sicurezza nelle attività di Fonderia”.
Industria Fusoria 2/2014
eco no
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D. Ferrari – F. De Pasquale
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economico
La “percezione” esterna:
la sicurezza in fonderia vista
dalle strutture preposte alla prevenzione
Il comparto
delle Fonderie
D. Ferrari
Il Dott. Davide Ferrari, dirigente del Dipartimento di prevenzione dell’AUSL di Modena,
ha descritto come il comparto
delle fonderie appare alle strutture preposte alla verifica e
controllo del rispetto delle
norme di prevenzione e protezione focalizzando, in particolare, l’attenzione su:
• analisi dell’andamento della
statistica degli infortuni negli
ultimi anni,
• analisi dei principali rischi per
la salute,
• la prevenzione nel periodo
della crisi,
• le principali criticità emerse
durante le verifiche effettuate, in particolare in merito alla valutazione del rischio.
ANALISI DELL’ANDAMENTO
DELLA STATISTICA
DEGLI INFORTUNI
Il comparto delle fonderie è
storicamente un comparto ad
alto rischio di infortuni e malattie professionali.
Nella Fig. 1, sono riportati i dati infortunistici 2010-2011 dei
settori dell’agricoltura, dell’industria e dei servizi.
Il numero degli infortuni, in
questo biennio, si è ridotto ma
non è semplice stabilire se questa riduzione sia legata alla crisi che ha colpito anche il comparto delle fonderie.
I
PRINCIPALI RISCHI
PER LA SALUTE NEL
COMPARTO DELLE FONDERIE
Il comparto delle fonderie
raggruppa ambiti lavorativi
molto diversi tra loro (fonde-
Fig. 1 - Infortuni denunciati negli anni 2010-2011 per rami e principali settori di attività economica
Industria Fusoria 2/2014
38
rie di ghisa, alluminio e leghe
non ferrose …) che presentano rischi differenziati.
I lavoratori che operano all’interno delle fonderie sono
esposti a rischi per la salute di
varia natura: fisici (rumore, radiazioni ottiche, vibrazioni,
campi elettromagnetici), chimici (esposizione ad agenti
chimici tossici per inalazione).
Le malattie professionali, che
storicamente caratterizzano il
comparto e che sono più frequentemente denunciate all’INAIL sono:
• patologie muscolo-scheletriche legate alla movimentazione manuale dei carichi
(rachide e arti superiori),
• ipoacusia da rumore,
• patologie respiratorie (broncopneumopatie, silicosi).
economico
Negli ultimi decenni, tuttavia,
il settore ha subito un profondo cambiamento nei materiali
impiegati, nei cicli tecnologici
e nell’organizzazione del lavoro, con forti condizionamenti
nella genesi ed evoluzione
delle malattie da lavoro e lavoro-correlate che impongono conoscenze dei fattori di
rischio (lavorativi e non, chimici, fisici, organizzativi e psicosociali) sicuramente diverse
da quelli del passato.
Nel complesso appaiono oggi
ridotti, in particolare nelle imprese più strutturate, alcuni
rischi classici come quelli derivanti dall’esposizione a fumi,
a polveri, ad amianto, a metalli, a rumore o vibrazioni.
Nel contempo, una maggiore
attenzione è stata dedicata ad
alcuni effetti a lungo termine
come le neoplasie, correlabili
ad alcuni metalli, a composti
organici come idrocarburi
aromatici polinucleari (IPA) e
composti organici policlorurati persistenti, alle radiazioni
in genere ed alla radiocontaminazione dei rottami.
Il tumore polmonare è senza
dubbio una delle patologie
che destano più preoccupazione.
L’attività di «fusione del ferro
e dell’acciaio» è stata inserita
dalla IARC nella monografia
del 1987 nel Gruppo 1, “cancerogena per l’uomo”, con riconferma nel 2012.
Gli agenti espositivi elencati
come possibili cause del tumore polmonare sono: silice cristallina, amianto, IPA, benzene,
formaldeide, acido solforico ed
elementi metallici come cromo, nichel e cadmio.
LA
PREVENZIONE
NEL PERIODO DELLA CRISI
L‘andamento del comparto negli ultimi anni è caratterizzato
dalla crisi:
• difficoltà economica e chiusura di aziende, soprattutto di
piccole dimensioni;
• riqualificazione di imprese più
strutturate, con miglioramento dei livelli di sicurezza;
• esternalizzazioni e ricorso
ad appalti di facchinaggio.
Le esternalizzazioni e il ricorso ad appalti di facchinaggio, a
volte impropri, costituiscono
un fenomeno che può compromettere una efficace tutela della salute e sicurezza dei
lavoratori, trasferendo «tout
court» i rischi lavorativi sugli
addetti delle imprese «esterne» di facchinaggio e servizi e
aumentando i rischi interferenziali
CRITICITÀ
NELLA GESTIONE
DELLA PREVENZIONE:
VALUTAZIONE DEI RISCHI
Il Dott. Ferrari si è soffermato, in particolare, sulle criticità
riscontrate dall’AUSL di Modena relativamente alla corretta gestione della Valutazione del Rischio.
La Valutazione del Rischio è
fondamentale per la corretta
impostazione del processo di
prevenzione ma è spesso condotta in modo inappropriato.
Molto importante per superare questa criticità può essere
il ruolo di promozione ed assistenza che può offrire l’Associazione.
Altre criticità evidenziate durante le verifiche sono:
• adempimenti spesso più formali che sostanziali;
• scarsa collaborazione del
Medico Competente che
spesso si limita alla mera firma del documento;
• carenza di approccio multidisciplinare: non di rado la
valutazione del rischio viene
effettuata da un singolo consulente, senza il coinvolgimento di tutte le figure
aziendali previste;
• la consultazione preventiva
del RLS è spesso omessa, soprattutto nelle piccole imprese, o eseguita in modo
solo formale;
• frequenti sottostime volontarie del rischio da parte di
consulenti desiderosi di
“tranquillizzare” i datori di
lavoro;
• documenti di valutazione dei
rischi spesso inutilmente
“ponderosi” e poco leggibili;
• assenza o gravi carenze dei
programmi delle misure per
39
il miglioramento nel tempo
dei livelli di sicurezza;
• mancata definizione delle
procedure per l’attuazione
del programma di miglioramento e dei loro responsabili.
Ma quali idee e soluzioni possono essere messe in campo
per il miglioramento dei livelli
di sicurezza nel comparto?
Secondo l’AUSL di Modena è
necessario lavorare su piani
mirati di prevenzione realizzati in collaborazione tra le Associazioni di categoria e le
Istituzioni per la definizione e
diffusione di «buone pratiche».
Un esempio: il Network Italiano Silice e le buone pratiche
per la prevenzione del rischio
silice nelle fonderie.
Il Network Italiano
Silice e l’indagine
sullo stato di
applicazione delle
misure di prevenzione
del rischio Silice nelle
fonderie di seconda
fusione
F. De Pasquale
Il Dr Fabrizio De Pasquale
ha quindi illustrato il risultato
dell’indagine effettuata dall’AUSL di Modena, nell’ambito
del NIS, per la valutazione
dello stato di implementazione e dell’efficacia delle misure
di prevenzione e protezione
stabilite nelle Buone Pratiche.
Il Network Italiano Silice
(NIS) è stato promosso dal
Coordinamento Tecnico delle
Regioni e Province Autonome per la prevenzione nei
luoghi di lavoro ed ha riscontrato l’adesione di INAIL,
ISPESL e ISS.
Dal 2002 esperti e rappresentanti tecnici di tali Istituzioni e Servizi si sono riuniti
in appositi gruppi di lavoro
per elaborare proposte e documentazioni mirate alla pre-
Industria Fusoria 2/2014
economico
venzione del rischio professionale da silice libera cristallina.
Nel 2009 è stato redatto e
presentato un documento
tecnico “Buone Pratiche”
contenente le proposte condivise tra gli SPSAL (Servizio di
Prevenzione Sicurezza Ambienti di Lavoro), le Organizzazioni
Sindacali di Categoria, Assofond e la INAL-Contarp, per
ridurre al minimo il rischio
connesso all’esposizione a SLC.
Nel 2010, nell’ambito di un
progetto regionale di controllo
sullo stato di applicazione delle
misure di prevenzione del rischio SILICE in diversi comparti produttivi, è stata elaborata
una lista di controllo specifica
per le fonderie di seconda fusione.
Obiettivo del progetto regionale di controllo era valutare lo
stato di applicazione e la efficacia delle misure di prevenzione
e protezione contenute nel documento delle Buone pratiche
confrontando il livello di esposizione (in un campione significativo di fonderie della provincia di Modena) prima e dopo la
diffusione delle buone pratiche.
dalle BUONE PRASSI congiuntamente condivise; ciò
comporta il permanere di
condizioni di insalubrità, rispetto alla diffusione delle
polveri;
• nella maggior parte dei casi,
sono ancora piuttosto limitate le azioni di bonifica incisive
ai fini del miglioramento della
situazione. Le criticità riscontrate dovranno essere ulteriormente affrontate mediante modifica di alcuni processi
tecnologici e procedure di lavoro;
• l’esposizione a Silice Libera
Cristallina continua a rappresentare un problema non trascurabile per i lavoratori professionalmente esposti del
Comparto, in quanto sono ancora da considerare esposti,
quantomeno, a livelli superiori
ai limiti proposti da ACGIH;
• vi sono carenze di informa-
Dalla valutazione dei dati raccolti attraverso i diversi strumenti e metodi applicati, sono
state elaborate le seguenti conclusioni:
• sono ancora molto numerose
le aziende del comparto esaminato che non hanno attivato la implementazione delle
soluzioni tecniche, organizzative e procedurali previste
Industria Fusoria 2/2014
40
zione e formazione dei lavoratori sul rischio Silice; queste
dovranno essere sanate attraverso efficaci interventi di
spiegazione e divulgazione di
informazioni su effetti della
esposizione a SLC e modalità
per il suo contenimento.
Va comunque ricordato che, in
ogni caso, soluzioni tradizionali e soluzioni innovative richiedono, entrambe, un’attenta e
documentata programmazione
e gestione aziendale, senza le
quali neppure impegnativi investimenti in tecnologie e procedure, volti a favorire l’igiene e
la sicurezza, possono fornire
sostanziali contributi positivi e
portare al perseguimento dei
risultati da tutti attesi.
Relazione presentata al Convegno
Assofond “Safety day – La sicurezza nelle attività di Fonderia”.
PRODOTTI E SERVIZI
per acciaierie, fonderie di acciaio e di ghisa,
di alluminio e di altri metalli non ferrosi.
PRODOTTI
SERVIZI
metalli
leghe - madrileghe
ferroleghe
ghise in pani
ricarburanti
rete informatica
assistenza tecnica
coperture su metalli e valute
servizi finanziari e commerciali
logistica - stoccaggio
20135 MILANO - VIALE SABOTINO, 19/2 - TEL. + 39 - 02.80.95.11 - FAX +39 - 02.89.00.714
AZIENDA CERTIFICATA UNI EN ISO 9001:2000
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F. Gatti – S. Scerri
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economico
Sicurezza, comunicazione e partecipazione
per agire sui comportamenti
Fonderie Ariotti: “Fondo Ma Non Sono Fuso!”
Molteplici studi basati sull’analisi degli infortuni hanno mostrato che il “fattore umano” ne è
la causa per i due terzi. In
realtà, per identificare le cause
di incidenti ed infortuni è indispensabile non considerare solo la diretta responsabilità degli
individui, ma soprattutto le
condizioni in cui le persone
operano e il contesto organizzativo (decisioni strategiche,
training del personale, processi
di comunicazione…): l’errore
non ha una sola causa diretta
ma è il risultato di una serie di
“buchi” nel sistema (Reason
1990, 1997). Quali sono le motivazioni dei comportamenti insicuri e quali le possibili vie di
intervento?
Gli studi sul tema (William,
Industria Fusoria 2/2014
Noyes, 2007 per una rassegna)
hanno identificato due meccanismi causali: la percezione
del rischio, ossia la capacità di
“vedere” una fonte di pericolo
e di darne una valutazione cognitiva adeguata, e la propensione al rischio, cioè la tendenza individuale a evitare/affrontare una fonte di pericolo.
Questi due meccanismi sono
individuali ma gli studi scientifici e le buone pratiche diffuse in
molte aziende hanno dimostrato che la cultura e il clima
della sicurezza presente nell’ambiente di lavoro hanno un
ruolo fondamentale nel determinarli (DeJoy et al., 2004 e
2005; Hahn, Murphy, 2008).
Per attuare strategie efficaci di
prevenzione degli incidenti nei
42
luoghi di lavoro è quindi necessario agire in modo incisivo sulla percezione e sulla propensione al rischio dei lavoratori;
l’efficacia, a sua volta, dipende
dalla conoscenza dei sistemi di
pensiero e funzionamento individuale e di gruppo dei lavoratori stessi, tenendo conto del
contesto effettivo di azione e
progettando iniziative informative, formative e di addestramento mirate.
Il presente contributo intende
accostare alcuni fondamentali
aspetti teorici sulla sicurezza
nei luoghi di lavoro alla descrizione delle fasi salienti del progetto “Fondo ma non sono fuso”, realizzato dagli autori all’interno delle Fonderie Ariotti
(Adro, BS) nel 2013. Tale progetto ha avuto come obiettivi
principali:
• aumentare il livello di condivisione sulla sicurezza per accrescere l’accuratezza nella
percezione/gestione del ri
schio;
• aumentare l’assunzione di responsabilità e stimolare maggiore spirito di iniziativa rispetto a segnalazioni e proposte;
• facilitare la costruzione di
spirito di squadra e senso
d’appartenenza per stimolare comportamenti di correzione reciproca e spinte al
miglioramento continuo.
Esso si è articolato in tre fasi:
• programma di formazione
per preposti e lavoratori incaricati di osservare la situa-
economico
zione reale e messa a punto
degli strumenti da utilizzare;
• rilevazione delle situazioni a
rischio specifiche per reparto e discussione con le squadre di lavoro per analizzare e
proporre soluzioni e miglioramenti;
• creazione di un sistema complesso di gestione delle situazioni a rischio (sistema di segnalazione e raccolta dei
near miss, riunioni di analisi e
formazione su temi specifici,
definizione di KPI e indicatori di monitoraggio etc.).
Le ricerche ci dicono che percezione del rischio e propensione al rischio dipendono in
parte da variabili individuali e/o
sociali – più difficilmente modificabili - ma in gran parte da variabili ambientali, su cui invece
sono possibili concrete azioni
di cambiamento. In particolare
la letteratura dimostra che le
organizzazioni con un buon clima della sicurezza mostrano un
decremento degli infortuni: addirittura la qualità del clima della sicurezza è il predittore più
forte dell’adesione dei lavoratori ai programmi di sicurezza,
molto più di altre variabili demografiche o individuali (DeJoy
et al., 2004 e 2005; Hahn,
Murphy, 2008).
Sono stati identificati cinque
fattori che determinano un clima della sicurezza positivo (Flin
et al., 2000; Mohaghegh, Mosleh, 2009): verranno elencati di
seguito (rimandando per un approfondimento alla letteratura
specifica - Gatti, 2011-), specificando come le Fonderie Ariotti – attraverso il progetto
FMNSF – si siano impegnate
nel perseguirli.
1.Ambiente di lavoro sicuro e in cui il rischio residuale è ridotto al minimo possibile
• Alcuni interventi realizzati
contestualmente al progetto
sono stati: l’aumento dell’aspirazione, rinforzi strutturali, pareti divisorie, nuove buche per le materie prime, vie
di transito libere, ampliamento degli spazi di lavoro.
2. Coinvolgimento e impegno del management verso
la sicurezza: vale a dire preposti che rispettano le regole
di sicurezza, manager attivi nel
dare feedback ai lavoratori a
partire da dati oggettivi relativi
alla sicurezza in azienda, investimenti per l’ambiente, la sicurezza e il benessere dei lavoratori.
• Nel progetto, i preposti hanno ricoperto il ruolo di “safety leaders”, ogni squadra si
è assegnata di volta in volta
un obiettivo di sicurezza su
cui misurarsi, i preposti hanno tenuto (e continuano a
tenere!) momenti di formazione settimanale con la loro
squadra, laddove è necessario con l’aiuto del RSPP;
• inoltre, meritano di essere
citati alcuni investimenti effettuati dall’azienda, stimolati
anche dai lavoratori stessi
durante le riunioni dedicatei
alla sicurezza. Ad esempio,
l’acquisto del defibrillatore
semi-automatico e la formazione al suo utilizzo, il servizio lavanolo (per evitare che
i lavoratori si puliscano gli
abiti da lavoro con l’aria
compressa), caschi ventilati,
cavalletti in gomma.
3. Coinvolgimento dei lavoratori nell’analisi e nelle
decisioni: si tratta della cosiddetta “Upward safety commu-
43
nication” (Chew, 1988; Shannon et al., 1997 e 2001; Gallagher et al., 2001), ossia la comunicazione che promuove miglioramenti nella sicurezza:
quando i lavoratori si sentono
liberi di discutere e contribuire
a temi relativi alla sicurezza coi
loro preposti, i tassi di infortuni decrescono (Hofmann e
Morgenson, 1999).
• In questo caso, citiamo in
particolare le riunioni in cui i
lavoratori sono stati coinvolti nell’analisi di condizioni di
rischio e comportamenti insicuri attraverso la metodologia dei “5 perché” utilizzata
in modo partecipato.
4. Sistema di feedback e supervisione dei comportamenti: le aziende che registrano maggiori livelli di sicurezza
sono caratterizzate da monitoraggio regolare dei comportamenti insicuri, conducono safety audit regolarmente e hanno un safety committee formato sia da lavoratori che dal management (Walker, 2010; Shannon, 2001; Chew, 1988; Mearns,
2008).
• In questo senso, la prima parte del progetto è stata dedicata alla messa a punto di
check list specifiche di reparto per l’osservazione dei
comportamenti dei lavoratori. Gli operatori hanno poi ricoperto in modo alternato il
Industria Fusoria 2/2014
economico
ruolo di osservatori compilando le check list. I risultati
sono stati poi discussi nelle
riunioni di reparto e utilizzati per stabilire obiettivi di miglioramento e contenuti della formazione.
5. Norme di comportamento chiare e comunicazione positiva (Spencer,
2000). La letteratura ha dimostrato la necessità di sistemi di
regole/procedure chiare, che
stabiliscano cosa deve essere
fatto, senza lasciare un eccesso
di discrezionalità ai lavoratori.
In un sistema di lavoro complesso, può essere difficile anticipare tutte le condizioni di
contesto possibili: è fondamentale allora che i lavoratori siano
allenati a riconoscere il rischio
e a saperlo affrontare. Ci sembra imprescindibile, pertanto,
promuovere una cultura organizzativa che creda nell’“apprendimento a partire dagli errori” (Spencer, 2000) affinché i
lavoratori non sentano la necessità di nascondere/non rivelare per il timore di subire conseguenze negative.
• Tra le diverse azioni che in
questo senso hanno contribuito al successo del progetto, citiamo il coinvolgimento
dei lavoratori nella stesura di
procedure di lavoro in sicurezza.
Industria Fusoria 2/2014
Il progetto FMNSF, oltre agli
strumenti e alle modificazioni
strutturali/ambientali che abbiamo citato, ha lasciato alcune
eredità significative. Innanzitutto una serie di indicatori (ore di
formazione, richiami sulle non
conformità, mancati infortuni,
medicazioni, infortuni) che, oltre ad essere misurati costantemente, vengono regolarmente
comunicati ai lavoratori attraverso la loro esposizione in bacheca: questo permette da una
parte di agganciare il tema della
sicurezza a dati concreti e oggettivi, dall’altra di mantenere
viva una cultura del feedback.
Inoltre, poiché il progetto aveva
individuato alcune criticità di tipo organizzativo, sono state
formalizzate tutte le nomine di
preposto attribuendo in maniera chiara a ciascun reparto e a
ciascun turno un responsabile e
aggiornando la relativa formazione: questo ha permesso all’azienda e a tutti i lavoratori di
avere riferimenti sicuri per le
questioni legate alla sicurezza
(e non solo!). Il progetto è stato inoltre l’occasione per avviare modalità di riunione che fossero funzionali dal punto di vista dell’efficacia – e dunque utili – ma anche dell’efficienza – e
dunque sostenibili nei tempi.
Sono state infatti introdotte
riunioni settimanali condotte
dal preposto con l’obiettivo di
44
discutere i comportamenti non
sicuri, raccogliere eventuali segnalazioni e presentare le azioni adottate a seguito di richieste precedenti. È stata introdotta una riunione settimanale tra
preposto e RSPP finalizzata alla
formazione del preposto secondo l’accordo Stato-Regioni,
l’analisi delle segnalazioni fatte
nelle riunioni di reparto, l’analisi delle non conformità e dei
near miss registrati, la programmazione delle azioni correttive.
Come si può cogliere, le diverse novità introdotte sono in
realtà fortemente collegate tra
loro (le riunioni di reparto,
quelle tra preposti e RSPP, gli
indicatori esposti in bacheca
etc.). Inoltre, le azioni decise all’interno delle riunioni vengono
ora condivise coinvolgendo l’intero reparto.
Un dato particolarmente significativo nella valutazione del progetto riguarda la provenienza
delle segnalazioni di non conformità: prima del progetto esse
arrivavano per il 91% dal SPP e
per il 9% dalla produzione; a fine
progetto, nel 41% dei casi arrivavano dal SPP e per il 59% dalla
produzione, segno di una aumentata capacità di riconoscere
problemi, ma anche di un maggiore senso di responsabilità
verso la sicurezza e della maggiore tendenza ad autorizzarsi a
dare il proprio contributo. L’indice degli infortuni si è ridotto
rispetto agli anni precedenti.
Un altro fattore particolarmente significativo per la riuscita
del progetto è stato il coinvolgimento dei lavoratori attraverso iniziative extra-lavorative
collegate con il progetto stesso: dalla distribuzione di magliette con il logo del progetto
a grigliate di apertura e chiusura del progetto negli spazi
aperti della fonderia, dai riconoscimenti sociali legati alla sicurezza ai video girati coinvolgendo diverse persone. Non
ultima, l’apparizione delle diverse iniziative e dei risultati
del progetto sui giornali, a dare
visibilità agli sforzi profusi e ai
risultati raggiunti.
economico
Al termine di questo percorso
ci sembra importante focalizzare l’attenzione su un pre-requisito e due criticità rispetto
all’efficacia di questi interventi.
Il pre-requisito è l’impegno
concreto e effettivo della Direzione aziendale rispetto a
questi temi. Non è opportuno
promuovere iniziative formative e di coinvolgimento se l’azienda non è disposta a rivedere sistemi, ad ammettere errori e disfunzioni, a investire nel
miglioramento dell’ambiente e
delle attrezzature.
Le due criticità riguardano invece il livello di ingaggio dei
preposti e la misurabilità dell’efficacia attraverso indicatori
adeguati.
Se i preposti non sono disposti a impegnarsi ad esercitare il
proprio ruolo in modo coerente e costante è molto difficile ottenere risultati significativi. Laddove essi non siano ancora ingaggiati sulla sicurezza,
è necessario predisporre sistemi di formazione antecedenti,
al fine di garantire loro il know
how per l’utilizzo sia meccanismi di coinvolgimento (riunioni, brevi momenti informativi,
discussioni relative a situazioni
concrete…) che di controllo
(supervisione, richiami, sanzioni, riconoscimenti individuali e
di gruppo…).
La seconda criticità riguarda la
necessità di prevedere, fin dall’inizio, indicatori per misurare
l’efficacia dell’intervento, al fine di consentire riaggiustamenti al progetto stesso, di
comprendere quando è utile
introdurre nuove forme di
coinvolgimento, per rendere
visibili i frutti dell’impegno. Tali
indicatori possono essere
quelli “tipici” della sicurezza
(diminuzione degli infortuni e
dei near miss, aumento delle
segnalazioni e della capacità di
resilienza - Gatti, 2011) ma è
bene legarli ad aspetti organizzativi ed economici (aumento
Chew D. (1988), Effective occupational safety aactivities, in International Labour review 127, 111124.
DeJoy D.M. (2005), Behavior change versus culture change: Divergent approaches to managing
workplace safety. Safety Science 43, pp. 105-129.
DeJoy D.M., Schaffer B.S., Wilson M.G., Vandenberg R.J., Butts M.M. (2004), Creating safer workplaces: assessing the determinants and role of safety
climate. Journal of Safety Research 35, pp. 81-90.
Flin R., Mearns K., O’Connor P., Bryden R. (2000),
Measuring safety climate: identifying the common features. Safety Science 34, pp. 177-192.
Gallagher C., Underhill E., Rimmel M. (2001), Occupational health and Safety Management Systems. National Occupational Health and Safety
Commission, Sidney.
Gatti F., Guida ai comportamenti sicuri, IlSole24ore,
Milano, 2011.
Hahn S., Murphy L. (2008), A short scale for measuring safety climate, in Safety Science 47, 10471066.
Mearns K., Reader T. (2008), Organizational support and safety outcames: an uninvestigated relationship?, in Safety Science 46, 388-397.
Mohaghegh Z., Mosleh A. (2009), Incorporating
della produttività e della qualità, diminuzione delle nonconformità e dell’assenteismo/contestazioni ecc.). La difficoltà è legata non tanto alla
loro identificazione quanto ai
tempi di misurazione: gli effetti
degli interventi sui comportamenti individuali e sulla cultura
aziendale si manifestano in
tempi non prevedibili a priori,
possono richiedere avvii lunghi
per far poi registrare accelerazioni improvvise o, viceversa,
miglioramenti veloci sulla scia
dell’entusiasmo seguiti da stagnazione se non vengono continuamente alimentati. In questo senso, gli strumenti psicosociali richiedono una stretta
collaborazione con le tecniche
e le logiche economiche e organizzative.
Fabiana Gatti - Simone Scerri
Relazione presentata al Convegno Assofond “Safety day – La
sicurezza nelle attività di Fonderia”.
organizational factors into probabilistic risk assessment of socio-technical systems: principles
and theoretical foundations, in Safety Science 47,
1139-1158.
Reason J. (1990), Human Error. New York: Cambridge University Press.
Reason J. (1997), Manging the risk of organizational accidents, Ashgate, Aldershot.
Shannon H., Mayr J., Haines T. (1997), Overview of
the relationship between organizational and
workplace factors an injury rates, in Safety Science 26, 201-217.
Shannon H., Robson L., Sale L. (2001), Creating
safer and healtier workplaces: role of organizational factors and job characteristics, American
Journal of industrial medicine 40, 319-334.
Spencer, J.P. (2001). The essence of cognitive development. Behavioral and Brain Sciences, 24, 6263.
Walker G. (2010), A safety counterculture challenge to a safety climate, in Safety Science 48, 333341.
William D., Noyes J. (2007), How does perception
risk influence decision making? Implications for
the design of risk information, Theoretical issues
in ergonomics science, 8 (1), 1-35.
45
Industria Fusoria 2/2014
EKW Italia S.r.l.
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Tel. + 39 039 628031
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Refrattario e servizio nel sistema
eco no
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G. Corelli – A. Giambanco
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o
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economico
Residui di fonderia:
una risorsa non un problema
Il Settore della Fonderia, in relazione ai processi di fusione ed
ai sistemi di formatura “a perdere” in sabbia impiegati, è caratterizzato da una elevata produzione specifica di rifiuti (in
particolare costituiti da: terre
esauste e fini legati al ciclo di
lavorazione delle terre; da polveri derivanti dalla depolverazione delle emissioni in aria; e
dalle scorie di fusione).
I dati ufficiali disponibili (riportati nel primo rapporto sui rifiuti speciali pubblicato dall’ANPA), confermano le valutazioni
di Assofond, circa l’incidenza
elevata di tali rifiuti sul prodotto, oscillante fra lo 0,55% e lo
0,95% in peso; corrispondenti
ad una quantità oscillante fra i
550 kg ed i 950 kg di rifiuti per
ogni tonnellata di getti prodotto, mediamente così ripartita
come indicato in Tab. 1.
I dati riportati spiegano la rilevanza del problema dello smaltimento, sia da un punto di vista
tecnico, che organizzativo ed
economico, per le imprese del
settore Fonderia.
CER
10.09.03
10.09.08
10.09.12
La rilevanza
economica
La normativa
sul riutilizzo
In particolare, dal punto di vista economico, la voce smaltimento per il Settore Fonderie, incide oggi per oltre
40.000.000 di euro che rappresenta l’1,4% circa del
fatturato del Settore.
L’entità del problema e la necessità di contenere i costi di
smaltimento, ha portato negli
anni a privilegiare canali di
smaltimento che portassero al
riutilizzo dei residui di fonderia, all’interno di processi industriali o di attività che li potessero impiegare in sostituzione di altrettante materie
prime naturali, con potenziali notevoli vantaggi economici per entrambe le parti, oltre ai vantaggi in termini “ambientali” per la collettività quali il minor ricorso a tecniche
tradizionali di smaltimento
quali la messa in discarica da
un lato, e, dall’altro, il minor ricorso all’utilizzo di materiali di
scavo “vergini”.
Da un punto di vista normativo, l’attuale legislazione privilegia in termini generali il riutilizzo rispetto alle attività di smaltimento (confronta: Art. 180bis D.Lgs 152/06), anche se si
deve registrare che alle affermazioni di principio sovente
non fa riscontro una effettiva
“incentivazione” alle attività di
riutilizzo.
Attualmente la specifica normativa applicabile alle attività di
riutilizzo dei rifiuti non pericolosi riconducibile al D.M. Ambiente 5 febbraio 1998, per i
citati residui delle attività di
Fonderia (scorie e terre esauste), identifica possibilità di recupero in differenti settori di
utilizzo (Tab. 2).
TIPOLOGIA DI RIFIUTO
scorie di fusione
terre esauste e fini
Polveri
INCIDENZA (Kg/t)
50 - 100
400 - 700
100 - 150
Tab. 1.
Industria Fusoria 2/2014
48
La “sicurezza” nella
gestione dei rifiuti
Fra i tanti «retaggi» culturali
che ostacolano la diffusione
delle attività di riutilizzo dei residui delle lavorazioni di Fonderia, un ruolo importante giocano i media, che spesso portano
all’attenzione
dell’opinione
pubblica, situazioni nelle quali
attraverso attività di riutilizzo,
economico
Scorie di fusione
(voce: 4.4, all. 1 DM 5.02.1998)
Attività di recupero
a) Cementifici
b) produzione di conglomerati
cementizi e bituminosi per l’edilizia e
il territorio
c) industria vetraria
d) acciaierie e fonderie di 1 e 2
fusione per il recupero di materiali
ferrosi e non ferrosi
e) formazione di rilevati, sottofondi
stradali e massicciate ferroviarie (*)
f) utilizzo per recupero ambientali (*)
g) utilizzo per copertura di discariche
per RSU (*)
Terre esauste
(voce: 7.25, all. 1 DM 5.02.1998)
Attività di recupero
a) Cementifici
b) produzione di calce idraulica
c) processi di rigenerazione delle
sabbie di fonderia esauste
d) industria dei laterizi della ceramica e
dell’argilla espansa
e) produzione di conglomerati per
l’edilizia
f) industria vetraria
g) industria ceramica
h) produzione di conglomerati
bituminosi
i) utilizzo per rilevati e sottofondi
stradali (*)
(*) Il recupero è subordinato all’esecuzione del test di cessione sul rifiuto secondo il metodo
di cui all’allegato 3 del DM 5.02.1998
Tab. 2 - Riutilizzi dei residui di fonderia individuati dal DM5.02.1998.
si sono mascherati illeciti smaltimenti di rifiuti vari, molti dei
quali pericolosi, che nulla avevano a che vedere con i residui
di Fonderia o di Acciaieria, come in molti dei casi che vedono “coinvolte” le scorie utilizzate nei sottofondi stradali. (vedi recenti casi della Brebemi e
dell’Autostrada A4 Milano-Venezia).
In tali casi la «Fonderia» viene
sbattuta in prima pagina e , anche se non chiamata in causa
direttamente, o a fronte di situazioni che non sono riconducibili a residui delle attività di
fonderia, “traspare” quale causa
degli avvelenamenti ambientali
occultati, senza che si svolga
mai una disamina seria ed
obiettiva sulla reale situazione.
A fronte di tali situazioni, che
potrebbero portare le autorità
competenti ad effettuare approfondite indagini lungo “la filiera” del riutilizzo del o dei rifiuti in questione, è necessario
potere dimostrare l’assoluta
«bontà» delle attività svolte
dalla Fonderia e l’assoluta rispondenza dei rifiuti avviati ad
attività di riutilizzo, ai requisiti
definiti dalle norme, oltre alla
correttezza della Fonderia in
tutte le attività di gestione del
rifiuto dalla sua produzione al
suo conferimento.
due termini sono utilizzati come sinonimi. Nella realtà si
tratta di due aspetti ben distinti, ovvero di due momenti diversi del processo conoscitivo
di un rifiuto.
Una «gestione sicura» del rifiuto passa attraverso una serie di
adempimenti ed approfondimenti tecnico-analitici che, al di
la di rispondere a precisi obblighi normativi, rappresentano la
base per una corretta e trasparente attività, che pone la Fonderia al riparo da possibili
«coinvolgimenti», sia per le responsabilità di natura penali, sia
nei confronti dei media per tutelare l’immagine della Fonderia e di un Settore che ha sempre operato nel pieno rispetto
delle regole.
Gli obblighi del
produttore
La normativa ambientale definisce gli obblighi a carico del produttore di un rifiuto, che ha la
responsabilità di procedere alle
seguenti attività:
• classificazione del rifiuto
(nelle fattispecie giuridiche
definite dalla normativa ex
art. 184 e 184-bis del D.Lgs
152/06), con assegnazione del
relativo codice CER;
• caratterizzazione del rifiuto.
Troppo spesso si fa confusione
fra classificazione e caratterizzazione di un rifiuto, in quanto i
49
La classificazione
del rifiuto
Lo strumento che viene utilizzato per classificare un rifiuto
è l’Elenco Europeo dei Rifiuti
che porta all’individuazione del
corretto codice CER e della caratteristica di pericolosità o di
non pericolosità attribuita al rifiuto. In caso di rifiuto pericoloso vanno poi definite le specifiche caratteristiche di pericolo
H (allegato I Parte IV Dlgs
152/06) ad esso attribuite.
La caratterizzazione
del rifiuto
Effettuata la classificazione, occorre caratterizzare il rifiuto, ovvero predisporre una sorta di “carta di identità” dello
stesso in cui descrivere il processo da cui trae origine, le materie prime utilizzate o le sostanze con cui può essere entrato in contatto e le relative
schede di sicurezza. Questi
aspetti sono essenziali, oltre
per la corretta attribuzione al
rifiuto delle eventuali caratteristiche di pericolo, per un inquadramento gestionale del rifiuto,
in relazione alla individuazione
delle possibili «destinazioni finali» del rifiuto, in particolare
per quanto riguarda i possibili
canali di riutilizzo esterno.
La caratterizzazione è una
«analisi» che determina le caratteristiche dei rifiuti attraverso la raccolta di tutte le informazioni necessarie per lo smaltimento finale in condizioni di
sicurezza. Le informazioni sono sia di tipo merceologico
(origine del rifiuto, odore, colore, morfologia, composizione,
consistenza) sia di tipo analitico
(tendenza a produrre percolato) e consentono di stabilire il
codice CER.
Risulta evidente, da quanto si-
Industria Fusoria 2/2014
economico
campionamento, che è consigliabile venga effettuata da un
tecnico specializzato, secondo
le modalità definite nella norma UNI 10802.
Solo così si ha una sufficiente
«confidenza» sulla rappresentatività del campione al rifiuto.
In base alla tipologia di “trattamento” a cui i rifiuti sono destinati, sono richieste analisi di
diversa periodicità e tipologia;
di seguito si analizzano alcuni
possibili fattispecie frequentemente ricorrenti.
Conferimento ad attività di
recupero rifiuti operanti in
regime semplificato
Per questo tipo di recupero, ai
sensi del D.M. 05/02/98 e del
DM 161/02, le norme stabiliscono che le analisi siano eseguite dal produttore, in occasione del primo conferimento
all’impianto e successivamente
ogni 24 mesi (12 nel caso di rifiuti pericolosi) e comunque
ogni volta che intervengano
modifiche sostanziali nel processo di produzione che ha
originato tali rifiuti.
Le tipologie di analisi normalmente effettuate per questo
tipo di utilizzo, sono riportate
nella Figg. 1 e 2 (analisi sul rifiuto tal quale).
Fig. 1.
Fig. 2.
nora esposto, come in molti
casi per ottenere queste informazioni è necessario sottoporre il rifiuto ad analisi. È fondamentale comprendere, tuttavia, che non esistono analisi
generiche o standard per definire le caratteristiche di cui si
è parlato sinora sia in termini
di classificazione che di caratterizzazione, sicuramente più
minimale la prima decisamente
più articolata la seconda. In
ogni caso è indispensabile fornire al soggetto che effettuerà
la valutazione analitica del rifiuto informazioni inerenti il
Industria Fusoria 2/2014
processo produttivo da cui esso ha tratto origine, la finalità
dell’analisi e i risultati attesi
(classificazione, caratterizzazione, definizione delle classi H
di pericolo, compatibilità con
quale tipologia di impianto di
destino).
Al fine di una corretta caratterizzazione analitica del rifiuto,
volta a tutelare il produttore
in relazione alle possibili destinazione di recupero, è di importanza fondamentale la
«scelta del campione» da sottoporre ad analisi e la fase di
50
È importante rilevare che solo
per alcune attività di riutilizzo,
quali ad esempio, la realizzazione di rilevati e sottofondi
stradali, e richiesto il test di
cessione in acqua.
Anche se il test di cessione
per molti utilizzi NON è
espressamente richiesto, è importante ricordare che i conglomerati cementiti per l’edilizia, i prodotti dell’industria industria dei laterizi, etc., rappresentano “matrici” che tal
quali porteranno con se l’eventuale inquinante presente
nel rifiuto conferito (è bene ricordare sempre che, secondo
le leggi basilari della chimica
“nulla si crea e nulla si distrugge”) e che, pertanto, è consigliabile eseguire a titolo precauzionale un test di cessione
limitato ai metalli pesanti.
A fianco delle analisi sul rifiuto
economico
tal quale, ovviamente sempre
eseguire per documentare la
non pericolosità del rifiuto ai
sensi della parte IV del
d.lgs.152/06 e s.m.i. è consigliabile eseguire il test di cessione
in acqua :…..il recupero è subordinato all’esecuzione del test di
cessione sul rifiuto tal quale secondo il metodo in allegato 3 al
presente decreto….SEMPRE !!.
Va infine ricordato che, al di la
degli obblighi analitici definiti
per legge, lo specifico impianto, autorizzato ad operare ai
sensi della vigente normativa
(ex art. 208 del Dlgs 152/06),
può richiedere analisi con
maggiore periodicità, in relazione alle specifiche disposizioni della sua autorizzazione.
In conclusione, a prescindere
dal tipo di impianto presso cui
si deciderà di conferire i rifiuti, è assolutamente consigliabile disporre di certificati di analisi idonei al recupero, in modo
che qualsiasi cosa possa un
giorno presentarsi relativamente ad eventuali gestioni illecite
da parte degli smaltitori o di
terzi, la Fonderia conferitrice
del rifiuto sia sempre in grado
di dimostrare la correttezza
del suo operato in relazione alle caratteristiche di “recuperabilità” del suo rifiuto.
Relazione presentata al Convegno
Assofond “Safety day – La sicurezza nelle attività di Fonderia”.
51
Industria Fusoria 2/2014
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Soluzioni per tutti i reparti della fonderia
L’ampia ed esclusiva gamma di prodotti di Dantherm costituisce
la base per la soluzione di qualsiasi necessità di filtrazione si
presenti adattandosi agli impianti all’interno della fonderia.
Linee di formatura
Cubilotti
Isole di sbavatura
Impianti sabbie
Forni a induzione
Granigliatrici
a
Filtro a maniche piatte con sistema di
pulizia ad aria Tipo (FS)
10
d
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
Cappa di ingresso
Compartimento gas sporchi
Maniche piatte con elementi
distanziatori
Telaio supporto maniche
Compartimento aria pulita
Parete a fessura con sistema a molla
Carrello di pulizia con ugello
Tubo flessibile di pulizia
Valvola di pulizia
Ventilatore di pulizia
Stazione guida del carrello di pulizia
Stazione di comando con disco
di posizionamento
Struttura di supporto
Tramoggia di raccolta polveri
con coclea di scarico
Piattaforma di accesso e manutenzione
1
9
a
Ingresso gas sporchi
4
b Uscita gas puliti
c
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Uscita polveri
Ingresso aria di pulizia
2
8
7
3
11
6
12
13
14
15
5
c
b
Marco Fontanot Rappresentanze Industriali
Nederman Filtration GmbH
D-77948 Friesenheim
+39 348 3539555
+39 0422 306971
www.fontanot.eu
info@fontanot.eu
info.de@nederman.de
www.nederman.de
+49 7821/966-0
+49 7821/966-245
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G. Mèllori
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eco
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o
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economico
FARO con vista sul mondo
Le aziende nazionali guardano
sempre più spesso ai mercati
globali dove agiscono con successo e il Club ideato da Kauffmann&Sons segue e agevola le
loro strategie proponendo agli
imprenditori modelli e analisi a
tutto campo sulle materie prime
oltre a opinioni e visioni davvero
controcorrente.
Paolo Kauffmann, CEO di
Kauffmann&Sons, società ideatrice e organizzatrice del Club
FARO, non ama le previsioni.
Piuttosto, preferisce addentrarsi in dettagliate analisi intermarket sulle materie prime industriali, specie considerando
le correlazioni fra il loro andamento e quello di altre commodity come i preziosi, gli alimentari, l’energia. Quando
però Kauffmann si avventura
nei pronostici solitamente ci
azzecca. Così è da quando i
mercati hanno cominciato a
evidenziare uno scollamento
fra le performance delle Borse
e degli indici di S&P; e le quotazioni del CRB. «Riteniamo
plausibile un incremento della
volatilità sulle piazze azionarie
internazionali», ha detto Kauffmann al 38esimo FARO, svoltosi il 3-4 aprile al Museo Ferrari
di Maranello, «ma è possibile
anche che il comportamento
delle commodity risenta di fattori diversi dal passato. L’impressione è che le materie prime stiano viaggiando in ordine
sparso verso una maggior specializzazione e che le dinamiche
Industria Fusoria 2/2014
della de-correlazione possano
avere luogo solo nel contesto
del CRB. I diversi percorsi intrapresi dai vari materiali sono
già evidenti: lo mostra la discesa dei preziosi cui risponde
l’apprezzamento del food. E la
parola chiave è volatilità. La capacità di leggerla correttamente», ha detto Kauffmann, «può
essere un fattore di successo
per le aziende e di solidità per
i loro budget». Sullo sfondo del
rallentamento della crescita cinese, delle politiche di svalutazione turche e non da ultimo
della crisi russo-ucraina Kauffmann ha anticipato possibili volatilità anche per il rame che
«forse mai come in questo ultimo periodo ha avvertito il peso delle tensioni interne alla
Cina». L’atteso rimbalzo dello
zinco è divenuto realtà mentre
54
l’alluminio è entrato in primavera in una fase ribassista e di
complessivo indebolimento; e il
nichel ha mantenuto sino ad
aprile le sue promesse di ripartenza. Il piombo è invece il simbolo delle mutate logiche dei
mercati: «Ai tempi dei miei primi passi in questa attività», ha
concluso Kauffmann, «se ne immaginava la progressiva perdita
di valore. Esso ha invece incontrato un apprezzamento consistente. E anche a fronte dei
successivi ribassi rimane adesso posizionato su una soglia
decisamente importante, attorno ai 2.000 dollari».
Ospite d’onore attesissimo al
FARO di Maranello era il nuovo CEO del London Metal Exchange & Co-Head of Global
Markets HKEx Garry Jones
che non ha deluso le attese con
economico
la massima correttezza e mi
rende estremamente orgoglioso di farne parte». Sottolineando poi che l’apertura ai mercati asiatici, oltre a quelli australiani, tutti centrali per l’andamento del business delle materie prime, comporterà la definizione di offerte di prodotti e
servizi su misura, Jones ha parlato dei premi: «Le tariffe dell’LME rappresentano prezzi di
riferimento estranei a questa
logica», ha detto, «che non dipende solo dalle normative o
dalle scelte gestionali, ma anche
Paolo Kauffmann - CEO Kauffmann&Sons.
un intervento dal titolo: “London Metal Exchange: what’s
going on?”, ovvero: Cosa sta
succedendo all’LME? Il riferimento è ai cambiamenti che la
Borsa londinese dei metalli ha
attraversato e sta attraversando sin dai tempi della sua acquisizione (luglio 2012) da parte della Borsa di Hong Kong.
«Gli investimenti che la nuova
proprietà ha portato avanti»,
ha detto Jones, «sono stati indirizzati in primo luogo a una
clearing house proprietaria in linea con le richieste formulate
dagli organismi regolatori e la
loro spinta a promuovere gli
scambi over the counter. Ciò implica l’implementazione di tecnologie adeguate». Nelle sedi di
Londra si lavora perciò a nuove
piattaforme informative veloci
e soprattutto affidabili. «Senza
dubbio», ha detto Garry Jones,
«abbiamo bisogno di sistemi a
bassa latenza per garantire lo
svolgimento delle transazioni; e
adesso la stabilità e la sicurezza
sono più importanti della rapidità». Per curare al meglio tutte le sue risorse digitali la Borsa dei metalli ha provveduto all’in-sourcing delle operazioni
ICT; ma nelle sue relazioni con
l’esterno e con il mondo la parola d’ordine è trasparenza, che
riguarda le dinamiche del mercato e le quotazioni: «Hedging
e pricing sono elementi che ci
rendono fondamentali», ha detto Jones, «e dei quali si occupano i nostri ring, nei quali i prezzi delle commodity vengono
Garry Jones - CEO London Metal Exchange & Co-Head of Global Markets HKEx.
fissati in base a un meccanismo
di definizione dei valori in tempi stretti, con persone che
compiono offerte per il mercato, tramite dealer, in modo cristallino». Il CEO del London
Metal Exchange si è espresso
anche sul problema della gestione dei magazzini e dei premi su alcune materie prime,
molto scottante per una buona
parte degli operatori del settore. «Abbiamo tutti assistito alle
code crescenti createsi in cinque magazzini dei 720 che sono
sotto il controllo del London
Metal Exchange», ha ammesso
Jones, «e particolarmente significative nei Paesi Bassi e negli
USA. L’LME ha compiuto gli
sforzi necessari a favorire l’uscita delle merci anche al costo
di lunghi contenziosi legali. Ciò
dimostra la nostra volontà di
agire a favore dei mercati e del-
55
dal comportamento effettivo
delle commodity o dalle attese
dei clienti. Allo stesso modo alle complessità dei mercati va
ricondotto l’eccesso recente di
contango registrato sull’alluminio».
Ormai consueta per i partecipanti al Club FARO ma sempre di estremo interesse è la
presenza del senior analyst di
INTL FCStone Edward Meir,
che anche a Maranello lo
scorso aprile ha catalizzato
l’attenzione della platea con le
sue osservazioni sulla geopolitica delle materie prime. Parlando di Russia e Ucraina Meir
ha calcolato che «i capitali in
uscita da Mosca, dove Borse e
rublo precipitano, ammontano
a 70 miliardi di dollari»; e
quanto alla Cina essa è di
fronte a trasformazioni epoca-
Industria Fusoria 2/2014
economico
li: «Deve passare da un modello economico orientato alle
esportazioni alla creazione di
un solido mercato interno, facendo allo stesso tempo i
conti con le criticità ambientali. Basti pensare al fatto che
alcune megalopoli locali arrivano a ospitare sino a 150 acciaierie e che una parte di esse sarà costretta a chiudere
anche per arginare la sovraproduzione. In aggiunta a questo, il debito cinese ha raggiunto ora valori vicini al
250% del Prodotto interno
lordo nazionale».
In Occidente altre incognite
riguardano le strategie e le
reali evoluzioni dell’economia
degli Stati Uniti: «Le riserve
della FED», ha detto Meir,
«ammontavano nel 1960 a soli 30 miliardi di dollari e in
coincidenza con la crisi sono
passate prima a 900 miliardi e
quindi agli attuali 4 trilioni circa». Sull’altra sponda dell’Atlantico Meir ritiene siano necessarie delle riforme strutturali e si è detto fiducioso circa
l’azione del governatore della
BCE Mario Draghi per rassicurare il mercato continentale
dei bond ma ha sottolineato
come Mosca possa innescare
con le sue politiche conseguenze ed evoluzioni ignote.
Sulle materie prime e soprattutto sull’alluminio pesano le
problematiche del warehousing; il metallo è utilizzato come collaterale e la produzione
cinese è in calo. I suoi valori
massimi sono pari a 1.950 dollari contro una media da
1.800. Lo shortage di zinco
trainato dall’impoverimento di
alcune importanti miniere farà
sentire i suoi effetti sul piombo i cui costi di produzione
sono destinati a impennarsi; e
per conseguenza sul mercato
auto. Da monitorare, con le
politiche cinesi di gestione degli stock, è il nichel che soffre
la stretta sulle forniture da
parte del governo indonesiano e l’andamento della domanda cinese, e «continua a
cantare fuori dal coro».
Uno sguardo a quel che sta
Industria Fusoria 2/2014
succedendo, o potrebbe accadere, sul fronte degli acciai, è
invece giunto dal team leader
di Platts SBB Emanuele
Norsa, che è partito dalle
considerazioni sul trasporto
del materiale dall’Ucraina all’Europa Occidentale (e non
solo) solitamente originato
dal porto specializzato di Sebastopoli in Crimea. «Il trasferimento forzato di alcuni carichi ingenti dalla località della
Crimea verso altri centri», ha
detto Norsa, «sta già creando
difficoltà a operatori e mercati e non è difficile immaginare
il suo impatto sui prezzi del
materiale, dettato dalle complicazioni di movimentazione
e logistica. L’Ucraina, storica
leader internazionale per le
esportazioni di acciaio, ne ha
già osservato una discesa in
doppia cifra fra il 2013 e il
2014». Positivo è invece ritenuto il consenso generale in
Turchia, dove le dinamiche del
rottame sembrano viaggiare
verso una stabilità importante
per una nazione il cui scrap è
considerato un riferimento
sul mercato nordamericano.
Ma le strategie di svalutazione
di Ankara e il suo orientamento politico costringono il mercato a interrogarsi sulla sua affidabilità. Altro fronte interessante e problematico è il Maghreb con l’Algeria a interessare da molto vicino anche il
nostro Paese. «L’Algeria è attualmente il più grande importatore di prodotti lunghi in
tutto il Mediterraneo», ha detto Norsa, «e per i fornitori
italiani rappresenta uno sbocco essenziale nonostante la
competizione con la concorrenza spagnola e in parte turca. La nuova presidenza algerina deve ora decidere se mantenere la formula zero duty
per i produttori europei, contro il 15% per i turchi, o se
riequilibrare la situazione. Se
le decisioni favorissero Ankara
l’Italia; e ancor più la Spagna,
ne patirebbero molto». Una
parziale sorpresa si è concretizzata con i calcoli di Emanuele Norsa che considera la
produzione europea in netta
56
crescita, nel campo della siderurgia, con prospettive interessanti e un andamento positivo pronosticato anche per il
prossimo futuro. Nonostante
le incertezze determinate come si è visto da fattori di ambito squisitamente geopolitico
oltre che economico quel che
Platts vede dinanzi ai suoi occhi è una produzione europea
in crescita. «Nel continente»,
ha calcolato Emanuele Norsa,
«l’incremento è stato pari a
6,6 punti percentuali e tutto
lascia presagire che il 2014
possa rivelarsi un’annata positiva, anche perché analoghe
considerazioni possono essere espresse anche a proposito
degli Stati Uniti, che però i minori costi energetici rendono
più competitivi. E la ripartenza
globalizzata dell’industria automotive è un altro motivo
d’ottimismo». Neppure Norsa
ha potuto tuttavia astenersi
dal puntare i riflettori sulla Cina la cui produzione di acciaio
è segnalata in crescita
dell’1,7% e rappresenta in
questo modo il 50% circa del
totale del fabbisogno planetario. Senza dubbio il nodo della
sostenibilità ambientale dovrà
essere affrontato e sciolto
quanto prima, ma se qualcuno
aveva paventato la chiusura o
il ridimensionamento di alcuni
grandi poli produttivi, Norsa è
di avviso differente: «Ritengo
più che altro possibile che più
i grandi produttori, che sono
riuniti in una loro associazione specifica, restino inattaccabili a qualunque misura governativa di questo genere, a dispetto della crescente attenzione alla eco-sostenibilità».
Con l’Italia tuttora alle prese oltre che con le incognite magrebine - con le vicende dei
marchi di Lucchini e di ILVA,
nel complesso Norsa è sembrato attendersi un atteggiamento ribassista delle commodity siderurgiche, trainate
dal minerale di ferro, insieme a
delle possibili riprese per le
billette e per i lunghi, ma entrambi su posizioni di molto
inferiori a quelle della scorsa
primavera.
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L’anteprima di METEF 2014
Si è svolta a Brescia, il 24 marzo
scorso, nella prestigiosa sede di
AIB Associazione Industriale Bresciana, l’anteprima di METEF, l’evento fieristico che si terrà a Verona Fiere dall’11 al 13 giugno. Il
biennale appuntamento della manifestazione propone una cornice
espositiva e contenutistica di valenza internazionale, raccogliendo
in un unico lay out espositivo i saloni METEF, FOUNDEQ, METALRICICLO-RECOMAT ai quali si è
aggiunto quest’anno ALUMOTIVE.
Produzione e trasformazione di
alluminio e di metalli innovativi,
estrusione, fonderia e pressocolata, laminazione, finiture, recupero
e riciclo, lavorazioni meccaniche,
tecnologie e materiali innovativi
per la componentistica dei trasporti troveranno nel quartiere
fieristico veronese il loro contesto
ideale in un’ottica di reale internazionalizzazione che mette in particolare evidenza il meglio del
Made in Italy nel comparto.
A pochi mesi dall’apertura della manifestazione le aspettative
sono molto positive, con oltre
tre quarti di area espositiva già
confermata, a testimonianza del
successo di un insieme di azioni incisive messe in moto, ormai da mesi, per sviluppare al
meglio la valenza internazionale della manifestazione. Sono
infatti attese delegazioni composte da decision makers, progettisti e responsabili acquisiti
provenienti dalla Turchia, Serbia, Paesi Balcanici, Svizzera,
Ungheria, Bulgaria, Repubblica
Industria Fusoria 2/2014
Ceca, Sud America, Ucraina, Polonia, USA, Messico, Corea, Svezia, Iran, Iraq, Germania, Russia
e le ex provincie sovietiche.
Un altro focus particolarmente
importante sarà dedicato alle
relazioni con i Paesi del Golfo,
un’area in costante fase di sviluppo nel campo delle produzioni metallurgiche primarie e
delle trasformazioni downstream, che offre interessanti
opportunità per attivare scambi tecnologici e commerciali
dalle materie prime, ai processi
produttivi, ai prodotti finiti, in
settori chiave come le costruzioni ed i mezzi di trasporto.
L’internazionalizzazione è sempre più, dunque, l’obiettivo
strategico di METEF; in un ottica di reale sinergia, Veronafiere,
grazie alla rete di delegati presenti in 60 Paesi del mondo, offrirà agli espositori servizi
avanzati di Trade Matching (incontri B2B) con i committenti
più qualificati accreditati all’evento.
Per il Presidente di AIB,
Marco Bonometti “…… AIB
vede in METEF, anche grazie alla sinergia operativa con Veronafiere, un formidabile strumento per dare visibilità e opportunità di comunicazione internazionale alla tecnologia ed
al know how metallurgico-manifatturiero, tradizionalmente
molto attivo nel territorio. Il
settore manifatturiero italiano
in generale, ed in particolare
quello bresciano, strettamente
58
legato al comparto dei trasporti, ha un’eccezionale rilevanza
all’interno del Sistema Industriale Italia, ma questo dato di
fatto viene spesso sottovalutato e presentato dai media in
termini riduttivi, ritengo quindi
che sia indispensabile correre
ai ripari con una comunicazione mirata rivolta in particolare
agli addetti ai lavori a livello internazionale. Da qui la necessità, strategica, di assicurare a
questo settore visibilità e sostegno, anche da parte delle
Istituzioni; diventa dunque ancor più importante la possibilità di svolgere, grazie all’entrata in campo di Alumotive, una
attività di lobby a livello nazionale e internazionale. In questo
contesto, AIB è sempre più
convinta del suo ruolo di partnership per la manifestazione, e
usufruirà di questo palcoscenico per sviluppare ulteriormente la visibilità e l’internazionalizzazione del settore rappresentato. Inoltre, il senso della
collaborazione fra AIB e una
rassegna fieristica strettamente
connessa al territorio, quale è
METEF, va ricercato nel processo di trasferimento tecnologico
fra le imprese, visto come un
acceleratore per l’innovazione
e la competitività”.
Ettore Riello, Presidente di
Veronafiere ha dichiarato:
“…….occorre sottolineare, in
primo luogo, l’importanza della
convergenza fra Alfin-Edimet e
Veronafiere nella conduzione
economico
dell’evento, perché questa operazione si sta dimostrando una
formula ottimale per supportare, con maggiore forza, tutta la
parte di promozione e organizzazione dell’evento. METEF sta
suscitando, in Italia e all’estero,
grande interesse anche grazie
all’originale formula espositiva,
che vede l’azione centripeta di
METEF, FOUNDEQ, METALRICICLO-RECOMAT e ALUMOTIVE. In particolare, è proprio
l’inserimento nel lay out espositivo di ALUMOTIVE la grande
novità dell’edizione di quest’anno. Con questa new entry, che
va a completare, con le soluzioni, i componenti e i materiali
tecnologici di primo equipaggiamento impiegati nell’industria dei trasporti, la formula di
“fiera di filiera”, stiamo dimostrando che il nostro Paese è in
grado di esprimere, a livello
mondiale, la capacità di realizzare prodotti “su misura” e ad
alto valore aggiunto”.
Per Aurelio Nervo, Presidente del Gruppo Componenti ANFIA: “La centralità
del comparto automotive nell’industria manifatturiera italiana rimane indiscussa anche in
questa fase particolarmente
critica per il nostro Paese e, anzi, costituisce una leva fondamentale nel processo di rilancio della nostra economia. Fare
industria automotive in Italia
deve continuare ad essere una
scelta possibile, sia per i produttori di autoveicoli che per la
filiera della componentistica,
che nel nostro Paese rappresenta circa 2.400 imprese, per
un fatturato complessivo di
quasi 38 miliardi di Euro e
166.000 addetti diretti, inclusa
la subfornitura (dati 2012).
L’impegno di ANFIA in questo
senso si concretizza, in particolare, nei lavori della Consulta
automotive – organo di governo del settore istituito a ottobre 2013 presso il Ministero
dello Sviluppo Economico –
che, a seguito dell’insediamento del nuovo Consiglio dei Ministri, verranno riavviati nelle
prossime settimane, con un focus sui temi chiave del rilancio
di competitività, dell’internazionalizzazione, della ricerca e sviluppo e della riduzione dei costi dell’energia elettrica.
La partecipazione a METEF
rappresenta per ANFIA un’utile
esperienza di rafforzamento
della sinergia tra filiere industriali già profondamente integrate, che troverà espressione
anche nell’organizzazione di un
convegno dedicato all’internazionalizzazione delle imprese
automotive in collaborazione
con ASSOFOND il prossimo
12 giugno”.
Anche per il Presidente
Amafond, Francesco Savelli “……i riflettori dovranno essere puntati sull’operazione
che METEF sta conducendo
per favorire l’internazionalizzazione degli espositori e, in questa azione, il ruolo di Amafond,
59
partner di METEF sin dal 2002,
è decisivo. E’ infatti il nostro
obiettivo fare in modo che una
delle peculiarità più caratterizzanti dell’evento veronese sia
ancora la ricca e qualificata presenza di delegazioni estere,
composte da decision makers,
progettisti, responsabili acquisti, provenienti da tutto il mondo. L’orizzonte internazionale
è, logicamente, anche la mission
dell’edizione di quest’anno, e
Veronafiere, grazie alla rete di
delegazioni presente in 60 Paesi, saprà individuare i buyer
specializzati, offrendo servizi
avanzati di Trade Matching. E interessanti prospettive stanno
emergendo dal roadshow di
promozione dell’evento, che ha
toccato numerose aree del
mondo, dal Brasile agli USA,
dalla Turchia all’India”.
Per il Vice Presidente Assofond, Franco Zanardi
“……va sottolineata la grande
novità della presenza di ALUMOTIVE che, per la prima volta a Verona, presenterà le soluzioni, le proposte, i materiali e i
componenti di primo equipaggiamento per il comparto dei
trasporti. Le aziende che danno
concretezza ad ALUMOTIVE
presenteranno, in un contesto
a forte valenza internazionale,
tutte le novità dedicate ai fornitori di primo equipaggiamento
per veicoli commerciali e industriali, macchine agricole e per
movimento terra, metropolitane e treni. Sarà, in ultima analisi, l’appuntamento che coinvolgerà tutta la filiera produttiva,
dai materiali alle macchine ed
impianti, dalla progettazione e
engineering alla componentistica, dalla logistica e servizi fino
al riciclo”.
“Come Anfia, anche Assofond
ha deciso di utilizzare la vetrina
di Metef per un pubblico convegno sui temi dell’innovazione
e dell’internazionalizzazione
delle fonderie italiane. L’aumento delle quote export di prodotti e servizi di maggior valore e personalizzazione è nostro
obiettivo condiviso per contribuire alla soluzione della crisi
del nostro Paese.”
Industria Fusoria 2/2014
economico
Il CEO di Kauffmann &
Sons, Paolo Kauffmann, ha
commentato: “METEF viene visto da FARO – The International Commodities Club – come
il contesto ideale per affrontare, all’interno di una logica di filiera, tutte le tematiche relative
al risk management, per conoscere gli strumenti di copertura del rischio derivante dalle
oscillazioni dei mercati, per apprendere dagli analisti le dinamiche delle tendenze in atto.
Riteniamo dunque importante
sottolineare che presso la
lounge FARO si alterneranno,
nel corso della manifestazione,
meeting, one to one session e
interventi di analisti dei mercati finanziari.
Per Roberto Tonizzo, Direttore Generale di UBI Banco di Brescia, “il nostro Istituto è main sponsor di METEF,
una partnership di lunga durata
nata a Brescia, come la manifestazione, che negli anni è diven-
Industria Fusoria 2/2014
tata l’expo internazionale numero uno dedicata alla filiera
produttiva dell’alluminio, dei
metalli ferrosi e non ferrosi e
della fonderia. Un’opportunità
dedicata quindi alla manifattura
e all’industria, che sono comparti vitali per l’economia reale
del nostro Paese. Metef è un
mezzo di comunicazione strategico delle nostre eccellenze,
ed in questa ottica riteniamo
ottimamente indirizzato il nostro supporto.”
Paolo Streparava, Vice Presidente Sviluppo di Impresa, Innovazione ed Economia AIB, ha sottolineato come
“……METEF, con la sua formula espositiva, diventa una vera e
propria forza propulsiva, con
l’obiettivo di favorire sinergie e
relazioni fra i vari attori del settore, presupposto fondamentale per affrontare e vincere le
sfide del mercato. METEF è, da
questo punto di vista, un evento che ha saputo rispondere ai
60
movimenti dei mercati, aiutando in questo modo le aziende
italiane ad affrontare rischi (e
opportunità) della competizione globale. Ma METEF è, anche,
uno straordinario momento di
forte legame con il territorio:
ricordiamo che il progresso
tecnologico di settore non potrà mai prescindere dall’energia, dal “sapere” e dalle competenze proprie dell’industria locale, sempre più chiamata a
presidiare nuove esigenze, sempre più tesa all’innovazione di
prodotti e processi, e sempre
più coinvolta verso un fattivo
“fare rete”. METEF rappresenta
di fatto un evento unico in Italia e come tale intende dare visibilità a tutto il settore; anche
con gli eventi dedicati, quali
“Save the Weight”, o il “Premio
Innovazione”, ulteriori strumenti per dimostrare ai player
internazionali la capacità dell’industria italiana di offrire soluzioni innovative e personalizzate in tempi rapidi.
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Assemblea generale Ordinaria
delle Fonderie associate
VERONA, GIOVEDÌ 12 GIUGNO 2014
L’annuale Assemblea delle Fonderie Associate si terrà, quest’anno, giovedì 12 giugno presso il Centro congressi Verona
Fiere, collocandosi all’interno
dei tre giorni della Fiera Metef
– Foundeq. Assofond, come
Anfia, ha deciso, infatti, di collaborare con METEF nell’organizzazione di un Convegno
pubblico dedicato alla visione
dei mercati e all’internazionalizzazione delle imprese del
settore, con autorevoli speaker
del mondo dell’industria e delle istituzioni.
Il programma della giornata di
cui riportiamo una bozza di seguito, avrà inizio, come consuetudine con lo svolgimento dell’Assemblea privata, per proseguire con l’Assemblea pubblica
e, nel pomeriggio, con la visita
libera alla Fiera e la visita alla
Fonderia Zanardi.
Business globale,
la strada che porta
a domani
L’industria automotive e, più in
generale, l’industria manifatturiera italiana, non può più fare a
meno di presidiare i mercati internazionali, puntando non solo
ad accrescere l’esportazione
delle proprie eccellenze e dei
Industria Fusoria 2/2014
prodotti più innovativi, ma anche a localizzarsi nelle aree a
maggior crescita, dove può e
deve conquistarsi una posizione di rilievo nella competizione
con gli altri player globali. Lo
studio di una società di consulenza specializzata ha valutato
lo scenario, i processi e gli attuali trend di internazionalizzazione delle aziende dei settori
industriali a noi vicini.
Farà “eco” una case history di
un importante player internazionale dell’automotive ed infine ci confronteremo in una tavola rotonda che metterà a
confronto le esperienze di alcuni imprenditori.
La cornice sarà quella di una
manifestazione che punta ad
accrescere sempre più la propria valenza internazionale –
ospitando delegazioni estere di
decision makers, progettisti e
responsabili acquisiti provenienti dai Paesi più interessanti
in termini di opportunità di business – il convegno si propone
di analizzare le strategie di sviluppo internazionale per il settore metallurgico-manifatturiero, con un particolare focus
sull’automotive, anche attraverso il racconto dell’esperienza diretta delle imprese.
Nonostante tutte le difficoltà
ed i costi del sistema Italia, le
caratteristiche familiari e dimensionali delle nostre impre-
62
se alimentano la propensione
ad investire in Italia, conservando e rafforzando il “capitale sociale” preesistente, con
effetti positivi sulla qualità ed
innovazione dei prodotti ed
effetti negativi dal lato dei costi e della logistica verso
Clienti lontani, prossimi al
mercato finale.
A queste imprese interessa
prevedere la dimensione e localizzazione delle costruzioni
veicolari nel continente europeo, le prospettive per una elevata qualità ed innovazione del
prodotto/servizio, originata in
Italia e che richiede una importante dote di “capitale sociale”,
contrapposta all’esigenza dei
costruttori di disporre di un
prodotto/servizio prossimo allo stabilimento di assemblaggio. In vista dell’ultima esigenza
è importante comprendere la
possibilità di costituire delle
Joint Venture alle quali le fonderie italiane possano partecipare con l’apporto di contenuti tecnologici, astenendosi dalla
responsabilità dell’investimento e gestione operativa.
La posizione sopra rappresentata potrebbe essere considerata come complementare a
quella delle nostre imprese
orientate ad effettuare e gestire direttamente nuove unità
produttive in prossimità delle
localizzazioni degli End User.
economico
PROGRAMMA
PARTE PRIVATA - ORE 9.00
• Registrazione dei partecipanti.
• Discussione dell’ordine del giorno dell’Assemblea
di Assofond .
PARTE PUBBLICA - ORE 10.30
• Introduzione ai lavori e intervento dei Presidenti:
ASSOFOND Roberto Ariotti, Gruppo Componenti ANFIA Aurelio Nervo e AMAFOND Francesco Savelli.
• Intervento di Scenario generale sui mercati e sul
settore della componentistica (macro-economia,
analisi dei trend di internazionalizzazione, focus su
mercato europeo ed extra europeo) a cura di Andrea Marinoni ROLAND BERGER.
• Il Gruppo Fiat-Chrysler nel contesto internazionale, a cura di Alfredo Altavilla - Chief Operating
Officer Regione EMEA & Head of Business Development Fiat-Chrysler.
12.00
• Tavola rotonda su “La crescita nei mercati esteri.
Come e Dove”.
ORE
ASSOFOND
63
Coordinatore: Luca Orlando (Ilsole24ore)
Ne discutono:
• Alfredo Altavilla (FCA - Fiat Chrysler Auto).
• Roberto Vavassori (Presidente ANFIA/Brembo).
• Roberto Ariotti (Presidente ASSOFOND).
• Altro imprenditore ‘testimonial’.
ORE 12.45
• Conclusione dei Lavori
Intervento del Vice Ministro dello Sviluppo Economico con delega all’Internazionalizzazione - Carlo
Calenda.
ORE 13.30
• Buffet presso l’area espositiva.
A SEGUIRE VISITA LIBERA DELLA FIERA
ORE 16.00
• trasferimento per VISITA a:
Fonderia ZANARDI
RIENTRO IN FIERA
ORE 19.00
• Cena presso area espositiva.
RINGRAZIA
Industria Fusoria 2/2014
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G. Hartmann
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Combinazioni di materiali
in componenti leggeri fusi
Le fusioni in alluminio e magnesio giocano un ruolo fondamentale nella categoria delle fusioni
leggere. I campi applicativi vengono continuamente estesi, e le
richieste specifiche di materiale
sono in aumento. Molto spesso
le proprietà meccaniche o tribologiche dei materiali da fusione
sono insufficienti, le temperature
di esercizio sono troppo alte, o
l’ambiente è troppo aggressivo
chimicamente.
Le proprietà locali dei componenti possono perciò essere calibrate alle richieste specifiche
tramite inserti fatti prevalentemente di ferro o acciaio, a seconda delle richieste. Durante la
colata, questi inserti provocano
diversi fenomeni, talvolta significativi. Per esempio, il metallo fuso si raffredda localmente, il che
può bloccare l’alimentazione durante il riempimento dello stampo. Un raffreddamento non
uniforme del getto causa tensioni residue, deformazioni e, talvolta, cricche e fratture.
Gli stessi problemi possono presentarsi a causa della differenza
di conducibilità termica ed
espansione termica dei materiali
accoppiati. Questo articolo mostra come si possono calcolare e
ridurre le possibili tensioni residue, le deformazioni e la formazione di cricche, se necessario
anche prima dell’esecuzione dei
primi getti o dei trattamenti a
caldo.
Industria Fusoria 2/2014
I getti le cui proprietà vengono migliorate tramite inserti sono tecnicamente impegnativi.
Tuttavia, effetti come il controllo della microstruttura o della deformazione possono essere
previsti con l’aiuto della simulazione del getto (foto: MAGMA).
Come prevedere le
proprietà dei
componenti ibridi
da fusione
I componenti leggeri possono
essere fabbricati usando disegni o materiali speciali. Tra le
numerose possibilità immaginabili di diminuire il peso, la
combinazione di materiali offre un potenziale enorme per
i componenti da fusione. Dalla
fase di progettazione alla realizzazione di un getto, tuttavia,
bisogna prestare particolare
attenzione alle caratteristiche
specifiche dei materiali utilizzati per la combinazione. Nei
componenti da fusione una
66
combinazione di materiali
può, per esempio, generale
tensioni residue speciali e
complesse, o fenomeni specifici durante la realizzazione in
pratica del getto.
Molti di questi fenomeni attualmente possono essere
previsti e valutati con l’ausilio
della simulazione del processo di colata, per esempio la simulazione a computer del
riempimento dello stampo,
della solidificazione, della formazione di microstrutture e
delle proprietà dei materiali,
in modo da avere una base
sviluppata
metodicamente
utile ai miglioramenti normalmente necessari in progettazione e produzione.
tecnico
Proprietà dei materiali:
condizioni di
solidificazione locale e
raffreddamento;
distribuzione delle
proprietà dei
componenti
La progettazione e il calcolo dei
getti, in termini di rigidezza o limiti di durata, sono basati sulla
supposizione di avere proprietà
standardizzate. Questa scelta
però non tiene conto che condizioni locali differenti durante
la solidificazione e il raffreddamento del getto fino a temperatura ambiente portano a differenze localizzate di microstruttura e, di conseguenza, ad avere
proprietà meccaniche differenziate a livello locale.
Un’alta velocità di solidificazione o meglio, un’alta velocità del
fronte di solidificazione, favorisce tra le altre cose la formazione di piccole spaziature dendritiche, grani più fini e, di conseguenza, si avranno maggiori
energie di legame tra i grani e
minore segregazione. Tutti questi parametri microstrutturali
influenzano le proprietà meccaniche del materiale, come l’allungamento a frattura, la resistenza alla trazione e il modulo
di elasticità, ma anche la curva di
Woehler. Poiché la velocità di
solidificazione varia localmente
a causa dei differenti spessori
delle pareti o dell’effetto temprante degli inserti nei componenti ibridi, le proprietà meccaniche sopra menzionate si distribuiscono nel getto entro
certi limiti. Per queste ragioni,
un ulteriore raffreddamento
dopo la solidificazione varia localmente, con fasi differenti che
si formano in zone differenti, o
con una stessa fase che si presenta in diverse forme. Questo
vale anche nei trattamenti a caldo dove, ad esempio velocità
differenti di raffreddamento durante la tempra possono causare una distribuzione non omogenea delle proprietà meccaniche. In ultimo, ogni metodo di
colata ha la sua propria distribu-
zione caratteristica delle proprietà meccaniche. Nella pressofusione, il riempimento rapido della cavità (molti stampi
vengono riempiti in meno di
100 ms) e le alte pressioni nel
metallo liquido con il conseguente buon contatto tra esso e
le pareti fredde dello stampo
portano alla formazione di una
pellicola molto densa, dalla grana fine e priva di segregazioni.
Questo spesso porta ad avere
valori più alti di resistenza allo
scorrimento viscoso rispetto a
quelli teorici suggeriti dalle proprietà dei materiali legati.
Le caratteristiche dei getti includono anche le tensioni residue
che, in particolare nei getti ibridi, insorgono a causa dei differenti valori di rigidezza dei materiali tipicamente usati. In tutti i
getti di alluminio e magnesio in
cui gli inserti di ghisa, acciaio o
materiale magnetico hanno un
ruolo importante, il materiale
matrice si ritira verso l’inserto.
Questo processo è collegato
fondamentalmente al fatto che il
materiale matrice (alluminio o
magnesio) crea tensioni residue
di trazione, che bilanciano le
tensioni residue di compressione dell’inserto. Questo processo di generazione di tensione
nei getti ibridi è inevitabile; tuttavia, esso viene spesso ignorato
nella fase di progettazione del
componente.
Modelli materiali, modelli di geometria e
simulazione di un
processo di fusione
Per la simulazione a computer
dei processi di fusione vengono
utilizzati modelli materiali che
descrivono numerosi fenomeni
caratteristici del getto, in base
alla lega in esame.
REOLOGIA
Finché i metalli non arrivano al
di sotto della temperatura di
solidus durante il riempimento
dello stampo, la viscosità difficilmente cambia al variare della temperatura o degli elemen-
67
ti in lega. La tensione superficiale può giocare un ruolo importante, specialmente quando gli strati ossidati si formano
alla superficie della colata. I
modelli pertinenti sono quelli
allo stato dell’arte. Il flusso di
metallo fuso diventa più complesso quando la solidificazione inizia prima del termine del
riempimento e la colata solidificata parzialmente mostra una
viscosità dipendente dalla temperatura e dal gradiente di velocità. Tuttavia, escludendo i
processi di fusione in cui una
colata parzialmente solidificata
con più del 35% di frazione solida viene iniettata deliberatamente nello stampo, questa
condizione viene evitata. Anche questi modelli costituiscono lo stato dell’arte.
SOLIDIFICAZIONE
La solidificazione dei metalli
fusi di solito comincia da una
serie di nuclei contenuti in
qualsiasi colata. La nucleazione viene controllata principalmente dall’addetto di fonderia
che, di conseguenza, influenza
le caratteristiche risultanti del
getto, come la dimensione dei
grani, la formazione di nuclei o
di fasi eutettiche. Tra l’inizio
della solidificazione alla temperatura di liquidus e la sua fine alla temperatura di solidus
l’incremento in proporzione
della fase solida al diminuire
della temperatura segue determinati modelli di solidificazione. Sia la gestione della nucleazione, sia vari modelli di solidificazione vengono usati per simulare la solidificazione del
getto. Questi modelli riescono
a riprodurre le condizioni di
solidificazione anche in situazioni di disequilibrio, come accade tipicamente nella fusione
dei metalli. In questo modo, la
simulazione del processo di fusione non solo può determinare la formazione del getto come funzione della temperatura, ma può anche prevedere la
formazione di varie fasi nella
microstruttura, o alcuni parametri come ad esempio la spaziatura tra i rami dendritici.
Industria Fusoria 2/2014
tecnico
FORMAZIONE
DI TENSIONI
RESIDUE E DEFORMAZIONI
In questo ambito, lo stato
dell’arte è costituito dall’uso
di modelli elasto-plastici. I modelli viscoplastici vengono tipicamente utilizzati nella mappatura dei processi di scorrimento viscoso ad alta temperatura, o per i trattamenti a
caldo. La simulazione dei processi di fusione riguarda fondamentalmente il calcolo dei
componenti. Perciò, oltre ai
modelli materiali, sono necessari anche i modelli geometrici realizzati col CAD 3D dei
getti, degli attacchi di colata e
dei canali.
I modelli sono reticolati automaticamente, tanto che è possibile avere in pochi minuti una
reticolazione automatica di,
per esempio, un intero sistema
di pressofusione con canali di
controllo della temperatura, il
getto con i canali e le materozze, conforme allo stato dell’arte della tecnologia.
Il blocco motore in
alluminio con camicie
in ghisa grigia
Al giorno d’oggi, questi blocchi motore rappresentano
l’ultima innovazione nelle produzioni di massa. Per le fusioni
in sabbia, le camicie in ghisa
grigia (ghisa a grafite lamellare, LGI) vengono poste nello
stampo e preriscaldate, mentre nella pressofusione prima
vengono preriscaldate e poi
immesse nel complessivo dello stampo. In entrambi i casi le
camicie vengono ripulite da
un flusso di alluminio liquido
che si raffredda rapidamente
quando viene a contatto con
le camicie e solidifica più rapidamente del metallo fuso non
in contatto con esse. Durante
il processo, può succedere in
determinate condizioni che la
colata non riempia completamente lo stampo e che si solidifichi in alcune piccole aree
prima del termine del riempimento. Appena il getto si raffredda e solidifica, si ha una
Industria Fusoria 2/2014
Fig. 1- temperature della colata di alluminio che scorre tra le camicie, più fredde, in ghisa
grigia. Quando la temperatura di riscaldamento delle camicie è più alta (a sx) la temperatura
non è critica; quando la temperatura delle camicie è più bassa, il metallo liquido non può
riempire completamente lo spazio (dx). Questa è una fusione di alluminio in sabbia con camicie preriscaldate ad induzione.
tensione residua a causa dei
gradienti di temperatura, dei
diversi coefficienti di espansione e della diversa rigidità di
alluminio e ghisa. Entrambi i
fenomeni possono diventare
critici; tuttavia, possono essere previsti con la simulazione
del processo.
IL
COMPORTAMENTO DEL
FLUSSO DELL’ALLUMINIO TRA
LE CAMICIE IN GHISA
Durante il riempimento della
cavità dei blocchi in alluminio
con camicie in ghisa grigia, la
zona tra le camicie è spesso
critica. Per esempio, la distanza
tra le camicie può essere minimizzata in favore di una costruzione più leggera, nel qual
caso possono essere progettati con dimensioni più piccole
molti altri componenti dentro
e intorno al motore, come ad
esempio l’albero a gomiti, l’albero a camme, il complesso
dell’aspirazione e quello dello
scarico, che sono certamente i
più importanti. La riduzione al
minimo della distanza tra le camicie tuttavia, implica l’aumento del rischio del mancato
riempimento dell’alluminio tra
le camicie. Questo rischio può
essere valutato tramite simulazione e calcolato sulla base di
varie distanze (Fig. 1). La simulazione consente al progettista
di individuare le condizioni di
produzione e i rischi già in fase
di progettazione, e di prevenirli con rimedi ingegneristici. In
seguito, con l’inizio della produzione vera e propria, la simulazione aiuta a determinare
la temperatura ideale di preri-
Fig. 2 - Lo stress principale massimo (lo stress residuo da trazione più alto presente) nell’alluminio grezzo attorno ad una camicia. Notare le alte tensioni interne nell’intervallo tra
due camicie e lo stress molto basso attorno alla camicia. Distanze minori tra le camicie (a
sx) portano a stress più alti (206 MPa) rispetto a distanze più elevate (187 MPa, a dx). Questo è un blocco motore pressofuso.
68
tecnico
Fig. 3 - La variazione dimensionale di un telaio a longheroni grezzo. La Fig. mostra le variazioni dimensionali nella direzione perpendicolare al piano di riferimento (direzione Z). La simulazione mostra una differenza dimensionale che fino a 1 mm tra gli spigoli del telaio a
longheroni e le sedi delle superfici di supporto dei cuscinetti.
scaldamento. Da una parte,
questo aiuta il flusso dell’alluminio liquido attorno alle camicie, e dall’altra, il tempo di
ciclo e l’energia necessari al
preriscaldamento sono ridotti
al minimo possibile.
TENSIONI
RESIDUE NELL’AREA
TRA LE CAMICIE
Durante il raffreddamento e la
conseguente solidificazione,
l’alluminio si ritira contro le
camicie in ghisa grigia lamellare, relativamente rigide. Quando questo accade, si genera
stress da trazione nell’alluminio, e allo stesso tempo le camicie sono sottoposte a stress
da compressione. Tensioni interne differenti vengono prodotte a seconda della distanza
tra le camicie (Fig. 2).
Spesso lo stress da trazione
residuo tra le camicie è elevato; tuttavia, questa situazione
non è critica, poiché qualsiasi
frattura che si sviluppi in quest’area avrà un effetto ridotto
sulla rigidità globale del blocco
motore alla temperatura di
esercizio.
Il preriscaldamento delle camicie ha anche effetto sullo
stress residuo. Essenzialmente,
lo stress residuo da trazione
nello spazio tra le camicie diminuisce all’aumentare della
temperatura di preriscaldamento.
Il telaio a longheroni
con sedi per
cuscinetti in
ghisa grigia
Generalmente, i telai a longheroni sono realizzati in pressofusione di alluminio, con l’inserimento di sedi per cuscinetti
in ghisa lamellare o acciaio. Nel
punto in cui i differenti materiali vengono combinati si presentano, all’inizio, gli stessi fenomeni che capitano nel blocco in alluminio con inserimenti
in ghisa grigia. La distorsione
del getto diventa ancora più
critica a causa del fatto che i
gusci freddi non sono completamente immersi nell’allumi-
nio. I gradienti di temperatura
risultanti durante tutto il raffreddamento del getto, specialmente nella direzione perpendicolare al livello di montaggio,
causeranno generalmente una
deformazione, in cui la sede
cuscinetto si inarca via dal
blocco motore verso la coppa
dell’olio (Fig. 3). La simulazione
di processo aiuta a provare
che la deformazione è caratteristica ed è praticamente impossibile da eliminare con rimedi di fusione. Tuttavia, essa è
quantificabile grazie alla simulazione, così da poter determinare le appropriate lavorazioni
di macchina e misure già in fase di progetto.
Nell’ottica della costruzione
leggera, è opportuno ridurre il
peso della sede cuscinetto, il
che si traduce in una riduzione
della deformazione.
Il volano in magnesio
con inserti in
materiale magnetico
Per piccoli motori usati in
macchinari portatili, come ad
esempio le motoseghe, la riduzione del peso ha sempre avuto un ruolo importante. Un
esempio di getto in cui prima
avviene l’ottimizzazione del
peso e, dopo, porta il suo contributo all’ottimizzazione dell’intera unità compiendo più
funzioni contemporaneamen-
Fig. 4 - Nelle immediate vicinanze degli inserti magnetici, questo volano/ventola sviluppa
cricche a caldo durante la solidificazione. Il metallo quasi solidificato è friabile, e i valori critici di ritiro vengono superati.
69
Industria Fusoria 2/2014
tecnico
te, è il volano in magnesio, che
fa da girante e porta i magneti.
Tali fusioni sono soggette a
cricche a caldo nelle zone attorno agli inserti, che si formano quando queste zone solidificano. Se nelle suddette zone
la velocità di solidificazione (e
quindi anche la velocità di ritiro) supera un determinato valore critico, si formano le cricche perché il metallo liquido
non arriva in zona in tempo
per sanarle (Fig. 4).
Conclusioni e
prospettive
Il peso di un componente da
fusione può essere ottimizzato
ad esempio in maniera conservativa, con una progettazione
adattata al materiale o, viceversa, con un materiale adattato
alla progettazione. Tuttavia, è
possibile trovare opportunità
combinando materiali diversi
in un getto con inserti che
possono dare localmente proprietà specifiche meccaniche,
tribologiche e perfino magnetiche. D’altra parte, questo po-
Industria Fusoria 2/2014
tenziale è certamente controbilanciato da un processo di
fusione più rischioso, complesso e in definitiva più costoso.
Per minimizzare i rischi ingegneristici correlati a nuovi
concetti di fusione, una simulazione affidabile, ma anche rapida e a basso costo è uno dei
fattori più importanti. La simulazione dei processi di fusione
è in continuo aggiornamento
da più di 35 anni presso le università, e da più di 25 su scala
industriale. Nuovi modelli
vengono sviluppati, la ricerca
di base si sviluppa grazie all’apporto degli sviluppatori di
modelli, e ogni anno i produttori di hardware offrono processori e architetture di computer più potenti. Messi insieme, tutti questi accorgimenti
porteranno certamente ad un
progresso dei programmi di
simulazione, di cui ad ora non
si vede la fine.
Al giorno d’oggi la simulazione
del processo di fusione è usata principalmente per ottimizzare i processi di fusione. Tuttavia, per ottenere i massimi
70
benefici, l’identificazione delle
proprietà locali del getto a cui
ci si riferisce in questo articolo può essere applicata efficacemente prima di realizzare i
primi pezzi, per l’esattezza durante la progettazione e la costruzione
computazionale.
Qui, la tecnologia della simulazione è considerevolmente
più avanzata rispetto alla simulazione dei possibili problemi di produzione. Il potenziale
per migliorare la costruzione
computerizzata del getto integrando la simulazione è molto
elevato, poiché il problema
principale era la distribuzione
delle proprietà meccaniche e
delle tensioni residue correlate al processo di fusione. Ciò
nonostante, come mostrano
gli esempi presentati, questi
effetti sono calcolabili e possono essere migliorati nella
costruzione computerizzata
del getto.
Fonte: www.magmasoft.com
Tratto da Casting Plant and Tecnology 4/2013
Taduzione: Francesco Calosso
ic
tecnico
nic
o
t ec n
t
ec
o
tecnico
M. Gaverini
Recupero termico
in applicazione industriale.
Caso studio: fonderia di ghisa
I forni fusori di un processo produttivo fortemente energivoro
rappresentano una risorsa preziosa che, in buona parte delle
industrie, non viene debitamente
valorizzata, anzi genera extra-costi collegati alla necessità di abbattere la temperatura dei fumi.
Il caso studio approfondito riguarda una fonderia di ghisa, caratterizzata dalla presenza di un
unico cubilotto a vento caldo, la
cui potenzialità termica nei fumi
è nell’ordine dei 4 MWt.
L’inserimento di uno scambiatore di calore sulla linea fumi, impiegato per la produzione di acqua surriscaldata a circa 155°C
(8 bar) destinata all’alimentazione di 4 moduli ORC (Organic
Rankine Cycle) tipo General
Electric Clean Cycle™, utilizzati
per la produzione di energia
elettrica, permette di valorizzare
al meglio il recupero del calore.
Dal punto di vista progettuale è
stato necessario porre attenzione particolare all’integrazione
tra processo e sistema di recupero, al fine di garantire l’opti-
Generatore ORC
General Electric
Clean Cycle™.
mum tra interattività e continuità operativa a fronte di anomalie di sistema; questo è possibile, da un lato, con la “separazione” tra ciclo produttivo e moduli
ORC, dall’altro con la realizzazione di un sistema di controllo
dedicato che permette dialogo
ed interazione tra processi calibrando recupero e produttività
sulla base della disponibilità termica.
Dal punto di vista elettrico la
realizzazione del sistema di recupero introduce nuovi carichi, derivanti dai sistemi di pompaggio,
valvolame servocomandato, con-
Michele Gaverini
Universal Sun s.r.l.
Schema semplificato dell’impianto di recupero.
Industria Fusoria 2/2014
densatori accoppiati ai moduli
ORC e sistemi di controllo e
monitoraggio, per una potenza
complessiva di 43 kW; la potenza elettrica netta generata quindi
dall’impianto a pieno carico è pari a circa 405 kWe.
Dai dati storici del ciclo produttivo è possibile modellare un
funzionamento continuo dell’impianto per circa 5.300 ore/anno;
questo consente una duplice
fonte di rientro dell’investimento: da una lato la produzione (destinata al completo autoconsumo) di circa 2.146 MWe, dall’altro l’accesso a circa 400 TEE/anno. In queste condizioni, questo
tipo di intervento, garantisce un
pay-back time interessante nonostante la delibera AEEG
578/2013 non abbia riconosciuto questa tipologia di impianti tra
i SEU riducendo fortemente, nella sostanza, il contributo generato dall’accesso al meccanismo
dei certificati bianchi.
72
ic
tecnico
nic
V. Fourlakidis
o
t ec n
t
ec
o
tecnico
Uno studio sulla produzione
di Ghisa sferoidale
senza l’uso di alimentatori
Il presente articolo studia gli
effetti dell’aggiunta di grafite
come un condizionante, di un
nodularizzatore contenente
Lantanio, e della temperatura di
colata sulla formazione di porosità da ritiro in fusioni di ghisa sferoidale con una composizione eutettica. Negli esperimenti per ogni sessione di prove le curve di raffreddamento
sono state registrate e utilizzando “quickcups” (piattelli per
analisi termiche), e differenti
parametri come TElow, GRF1,
GRF2 e TS sono stati calcolati e
confrontati con la porosità ottenuta dall’analisi della microstruttura. I risultati mostrano
che c’è un buona correlazione
tra la quantità di cavità da ritiro
e le valutazioni delle analisi termiche. Inoltre questo esperimento conferma che utilizzando alcuni elementi trattanti e
temperature di colata comprese tra 1.340 e 1.350 è possibile
eliminare la porosità da ritiro
senza utilizzare alimentatori.
Introduzione
La porosità da ritiro è una dei
difetti più comuni nella fusione
dei metalli ferrosi ed è causata
dalla contrazione del metallo
durante la solidificazione. L’uso
corretto di alimentatori può
eliminare l’apparizione di questi
difetti, approvvigionando con
metallo fuso le zone che solidificano per ultime. L’utilizzo degli alimentatori però rende ne-
Industria Fusoria 2/2014
cessarie le operazioni di lavorazione meccanica dopo l’estrazione del getto, aumenta il rischio di apparizione di difetti
superficiali in prossimità della
zona di attacco ed aumentano i
costi di fonderia.
Durante la solidificazione del
ferro la precipitazione della
grafite è accompagnata da un
aumento in volume che in alcuni casi annulla quello causato
dalla contrazione del liquido e
della matrice solida. È stato
trovato che nella ghisa sferoidale l’ammontare della porosità
da ritiro è più alto nelle composizioni ipo- ed iper-eutettiche e viene eliminata quando
viene utilizzata la composizione
eutettica. |1|.
Nella ghisa una struttura di austenite primaria equiassiale genera passaggi per il metallo liquido più larghi ed uniformi che
una struttura colonnare, migliorando la capacità di alimentazione della zona in contrazione. In
un certo numero di lavori sperimentali |2, 3|, viene suggerito
che l’utilizzo di Lantanio favorisce la crescita dei grani equiassiali dell’austenite ed aumenta la
resistenza alla formazione della
porosità da ritiro.
La temperatura di colata ha anche un grande impatto sulla formazione della cavità da ritiro. È
stato dimostrato |1| che le porosità da ritiro aumentano con
l’aumento della temperatura di
colata.
74
Le analisi termiche possono essere utilizzate per la previsione
di un potenziale rischio di porosità da ritiro. La Fig. 1 illustra una
tipica curva di raffreddamento e
la sua prima derivata per un ferro ipoeutettico, con la posizione di alcuni parametri con influenza sullo sviluppo di ritiro
in accordo con il sistema di
analisi termica adattiva (ATAS®)
|4|. Brevemente, il valore TElow
è la temperatura dove la precipitazione eutettica di austenite
e grafite inizia, TEhigh è l’aumento di temperatura dovuto
al rilascio di calore latente,
REC è la differenza tra i due valori, TS è la temperatura di solidus.
Il fattore GRF1 misura il comportamento eutettico durante
la seconda fase eutettica, GRF2
misura l’effetto dell’eutettico
alla fine del congelamento |5|.
Fig. 1 - Schema di tutte le fasi del ciclo di
vita.
tecnico
2b
2a
Fig. 2a - Rappresentazione 3d del getto utilizzato sperimentalmente.
Fig. 2b - Rappresentazione dell’area di sezione dove sono state valutate e misurate le cavità
da ritiro e ed i difetti di colata.
In accordo con la letteratura
|3,5| i parametri termici TS,
REC, GRF1,GRF2, e la derivata
nel tempo dT/dt_TS, indicano
la tendenza alla formazione del
ritiro nel fuso, ed il parametro
TElowesplica il rischio potenziale alla formazione di affondamenti superficiali.
N° Grafite
1
—
2
0,5
3
0,5
4
0,5
Lega MgFeSi normale
Lo scopo di questo esperimento è stato valutare come la tendenza alla formazione del ritiro
è influenzata dall’addizione di
grafite come condizionante e
dall’uso di nodularizzatori contenenti Lantanio. Il secondo
scopo di questo articolo è stato esaminare l’influenza della
temperatura di colata sulla formazione del ritiro. Il getto per
le prove sperimentali consiste
in due parti a forma di “T” ed
un alimentatore collegato ad
un lato di uno degli incroci. La
geometria usata nelle prove
sperimentali è mostrata in Fig.
2a. Gli stampi in sabbia utilizzati
nelle prove sono stati costruiti
con sabbie FURAN.
Gli esperimenti di colata sono
stati eseguiti nella fonderia
NyaArvikaGjuteri AB. Il mateC
3,59
3,62
3,65
3,62
Si
2,32
2,30
2,30
2,27
Mn
0,40
0,38
0,38
0,39
Leghe FeSiMg con La
—
—
—
1,8
Lega FeSiMg normale
1,8
1,8
1,8
—
Tab. 1 - Quantità di leghe di trattamento aggiunte al metallo (% in peso).
Procedura
sperimentale
No.
1
2
3
4
Inoculanti
0,1
0,1
—
0,1
definita “Normale” si intende il
nodularizzante standard utilizzato da questa fonderia.
Due diverse temperature di
colata sono state prese in considerazione. Dopo la colata di
un primo getto, il metallo fuso
è stato mantenuto per due minuti nel crogiolo prima della
colata del secondo getto in un
secondo stampo identico. La
temperatura di colata è stata di
conseguenza di 1340-1350 nel
primo caso e di 1320-1310 nel
secondo. Alcuni campioni sono
Si
Mg
Re
Ca
Al
Ba
La
45
6,0
0,08
0,60
0,43
—
—
0,4-0,6
1,2 max
—
0,25-0,40
Lega MgFeSi + La
44-48 5,2-5,8
—
Inoculante
73-78
—
—
0,75-1,25 0,75-1,25
0,75-1,25
Tab. 2 - Composizione chimica delle leghe di trattamento base Mg e degli inoculanti usati.
riale base è una lega eutettica
ed è stato fuso in una fornace
ad induzione della capacità di
2.800 kg. I trattamenti delle leghe MgFeSi e MgFeSi+La sono
tati eseguiti in una fornace con
capacità di 2.000 kg, mentre il
fuso veniva poi passato in una
siviera di colata della capacità
di . La grafite è stata aggiunta
nel metallo durante il trasferimento alla siviera. L’inoculazione in flusso è stata usata durante la colata. La Tab. 1 mostra la
quantità dei differenti additivi
aggiunti ai trattamenti nei vari
esperimenti. La composizione
chimica dei vari inoculanti e
delle diverse leghe di Mg sono
mostrate in Tab. 2. Per lega Mg
P
0,039
0,036
0,038
0,034
Cu
0,314
0,313
0,308
0,308
Cr
0,054
0,050
0,047
0,049
Ni
0,027
0,025
0,025
0,028
Mo
0,010
0,008
0,009
0,011
stati prelevati dal crogiolo di
colata per le analisi chimiche
del bagno. Le composizioni delle varie sessioni di prova sono
riassunte in Tab. 3. Le misurazioni della porosità da ritiro sono state eseguite in una zona
vicina al centro termico della
parte a T senza alimentatore. I
campioni metallografici sono
stati estratti, rettificati e lucidati ed analizzati al microscopio
ottico dove un programma di
analisi di immagini ha calcolato
l’area delle cavità da ritiro in
ogni campione. La freccia in Fig.
2b mostra la zona in cui sono
state eseguite le analisi.
Per la raccolta dei dati delle
analisi termiche, alcuni campioTi
0,010
0,010
0,010
0,009
Mg
0,044
0,041
0,041
0,047
La
0,003
0,002
0,003
0,005
Ce
4,19
4,21
4,24
4,20
Tab. 3 - Composizione chimica dei getti sperimentati.
75
Industria Fusoria 2/2014
tecnico
Temperatura di colata
1.340-1.350°C
Temperatura di colata
1.310-1.320°C
Fig. 3 - Prova n° 1,
trattamento e
composizione standard
della fonderia.
Fig. 4 - Prova n° 2,
Aggiunta di 0.5%
di grafite.
Fig. 5 - Prova n° 3,
Nessuna aggiunta di
grafite o inoculazione.
Risultati e discussioni
Le Figg. da 6 presentano le sezioni dei campioni metallografici prelevati da diversi esperimenti. Come è possibile osservare i difetti riscontrabili maggiormente nei campioni sono
cavità da ritiro e contrazioni
della superficie. L’area totale
delle cavità da ritiro e la lunghezza delle contrazioni è stata
misurata per ogni campione, i
risultati vengono mostrati in
Figg. 7 e 8.
Le Figg. 7 e 8 mostrano come l’area totale della cavità da ritiro
aumenta con la diminuzione della temperatura di colata. Altri
esperimenti |1| mostrano come
la porosità da ritiro aumenti all’aumentare della temperatura di
colata. Una ragione plausibile per
questa contraddizione nei risultati può essere spiegata col fatto
che negli lavori sperimentali precedenti la temperatura di colata
variava tra i 1.350 ed i 1.500 °C,
mentre ora la massima temperatura viene compresa tra i 1.340
ed i 1.350 °C.
Industria Fusoria 2/2014
N° di prova
Fig. 7 - L’area delle cavità da ritiro nelle diverse prove ed a diverse temperature.
Lunghezza delle contrazioni [mm]
ni sono stati estratti dal bacino
di colata e inseriti in un crogiolo apposito. Un software Novacast ATAS è stato utilizzato per
registrare le curve di raffreddamento.
Area delle cavità da ritiro [mm^2]
Fig. 6 - Prova n° 4,
aggiunti FeSiMg+La
e 0.5% di Grafite.
perature più alte. Inoltre la seconda tranche di esperimenti è
influenzata dall’inoculazione di
grafite, al contrario della prima.
Sebbene l’analisi chimica della
seconda prova non sia influenzata dall’aggiunta di grafite (Tab. 3)
la formazione di porosità da ritiro ne è influenzata notevolmente. L’eliminazione dei difetti
di colata nella seconda sessione
di prove può essere attribuita
all’aggiunta di grafite. In accordo
alle prove precedenti la grafite
può servire come effettivo sito
di nucleazione per l’austenite
|7|. È stato anche riscontrato
che quando viene promossa la
crescita di grani coassiali si ottiene la formazioni di passaggi liberi più larghi che permettono
il passaggio di flussi di riempimento del metallo liquido verso
N° di prova
Fig. 8 - Lunghezza delle contrazioni nelle diverse prove ed a diverse temperature.
Le Figg. 7 e 8 mostrano, inoltre,
come nel secondo esperimento
le cavità da ritiro e le contrazioni
sono decisamente inferiori specialmente con l’utilizzo di tem-
76
le zone di ultima solidificazione
|2|. Basandosi sulle precedenti
assunzioni una probabile spiegazione dell’eliminazione dei difetti di colata della seconda prova
Area delle cavità da ritiro
[mm^2]
Area delle cavità da ritiro
[mm^2]
Area delle cavità da ritiro
[mm^2]
tecnico
GRF1
REC [°C]
GRF2
Area delle cavità da ritiro
[mm^2]
TS [°C]
Fig. 10 - Porosità da ritiro in funzione della
temperatura di solidus.
potrebbe essere dovuta al fatto
che l’aggiunta di grafite molte
delle particelle di grafite non dissolte rimangono sospese nel liquido promuovendo una formazione facilitata di particelle austenitiche globulari e migliorando le capacità di alimentazione
del fuso.
Le Figg. da 9 a 14 mostrano i differenti dati delle analisi termiche
come una funzione dell’area delle cavità da ritiro e della lunghezza delle contrazioni per le prove
a temperatura di colata elevata.
Come si può evincere dalle figure esiste una relazione abbastanza buona tra la quantità di ritiri
formatasi ed i parametri temici
GRF1, GRF2 e dT/dt_TS.
La Fig. 11 mostra come elevati
valori di GRF1 sono da ricercare
per una minimizzazione della
Fig. 13 - Porosità da ritiro in funzione della
velocità di raffreddamento alla fine della
solidificazione.
Lunghezza delle contrazioni
[mm]
Fig. 11 - Porosità da ritiro in funzione di
GRF1.
Area delle cavità da ritiro
[mm^2]
Fig. 9 - Porosità da ritiro in funzione di REC.
dT/dt_TS
Fig. 12 - Porosità da ritiro in funzione di
GRF2.
tendenza alla formazione dei ritiri. Secondo le Figg. 9, 12 e 13 bassi valori di REC, GRF2, e
dT/dt_TS indicano fusioni con
una elevata resistenza verso la
formazione di cavità da ritiro.
Come è visibile in Fig. 14 c’è una
correlazione abbastanza buona
tra la lunghezza delle contrazioni
e la temperatura di formazione
eutettica inferiore.
Conclusioni
In questo esperimento l’utilizzo
di grafite prima dell’inoculazione
e la temperatura di colata tra
1.340 e 1.350 quasi elimina la
formazione di difetti di colata
come cavità da ritiro e contrazioni superficiali. Il risultato di
questo lavoro sperimentale mostra che oltre al contenuto di
TElow [°C]
Fig. 14 - Lunghezza delle contrazioni in funzione della temperatura eutettica inferiore
TElow.
carbonio equivalente ed alla
composizione chimica ci sono
anche altri fattori come il trattamento del metallo e la temperatura di colata che hanno un grande impatto sulla formazione delle porosità da ritiro e di difetti
come contrazioni nei getti in ghisa sferoidale.
I risultati di questo lavoro mostrano come temperature di colata molto basse aumentano le
porosità da ritiro.
Esiste anche una buona correlazione tra la formazione delle cavità, la dimensione di contrazioni
superficiali ed i valori misurati
dalle analisi termiche GRF1,
GRF2, e dT/dt_TS, e TElow.
Tratto da Foundry Trad Journal –
Marzo 2013
Traduzione: Francesco Calosso
segjärnsillverkning med hjälpavavanceratter|1| Kanno T., Kang I., FukudaY., Mizuki T., Effects of
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work? International inoculation conference proconference 2004.
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|4| Nilsson J. Utvecklingav Produktions system för
77
Industria Fusoria 2/2014
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H. Deters – J. Müller
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Valutazione comparativa
dell'impatto ambientale nel ciclo di vita
di INOTECTM, il sistema legante inorganico,
e di un sistema legante cold box
tradizionale
Gestione efficiente dell’energia e
dei materiali, processi di produzione sostenibili e tecnologie ecocompatibili sono fra le sfide strategiche con cui si deve confrontare l’industria fusoria. La riduzione
o l’eliminazione delle emissioni sono passi essenziali per rendere
sostenibili le tecnologie usate in
fonderia. In qualità di partner per
l’innovazione e fornitore globale
completo per l’industria fusoria,
ASK Chemicals considera una
propria responsabilità: supportare
questi processi con nuove linee di
prodotti e soluzioni efficienti.
ASK Chemicals ha incaricato
TÜV Rheinland di eseguire una
valutazione comparativa dell’impatto ambientale nel ciclo di
vita di due sistemi di agenti leganti. Si è comparato un sistema
legante cold box con il sistema
legante inorganico INOTECTM,
usati per la produzione delle
anime. La valutazione del ciclo
di vita mette in evidenza potenziali effetti sull’ambiente di prodotti e sistemi ai sensi della
norma
DIN
EN
ISO
14040:2009 e 14044:2006 nel
corso dell’intero ciclo di vita,
cioè a partire dalla produzione
delle materie prime e nel corso
delle successive fasi di produ-
Industria Fusoria 2/2014
zione e utilizzo fino allo smaltimento (Fig.1).
In questo caso la collaborazione tra ASK Chemicals (esame
della fase di produzione del sistema legante) e il cliente in
quanto utilizzatore finale (esame della fase di utilizzo e di
smaltimento) è stata essenziale. L’obiettivo dello studio era,
in ultima analisi, determinare
Fig. 1 - Schema di tutte le fasi del ciclo di vita.
82
quale dei due sistemi leganti,
cold box o INOTECTM, fosse
preferibile in termini di valutazione del ciclo di vita o, in altre
parole, quale dei due prodotti
fosse più ecologico nel corso
del suo intero ciclo di vita.
Per consentire la comparazione fra i due sistemi leganti è
stato necessario scegliere un
valore matematico di riferi-
tecnico
mento per tener conto di valori di addizione diversi per i due
sistemi. Come valore matematico di riferimento è stata pertanto scelta un’anima in sabbia
di 100 kg.
La valutazione del ciclo di vita
prevede l’esame del potenziale
impatto ambientale del prodotto dalla culla alla tomba, cioè
dalla produzione delle materie
prime, passando per la fabbricazione e utilizzo del prodotto
stesso, fino allo smaltimento o
riciclaggio dei rifiuti (DIN EN
ISO 14040: 2009). In fonderia la
fase di utilizzo è suddivisa nelle
fasi seguenti: produzione delle
anime, colata, rimozione dell’anima e recupero della sabbia.
È stato preso in considerazione
anche un eventuale trattamento dell’aria nell’intera fase di
utilizzo. La fase di colata non è
stata presa in considerazione
nella valutazione, in quanto –
secondo la fonderia – questa
fase è identica per entrambi i
prodotti in esame. Questo studio non intende fornire una valutazione dell’intero ciclo di vita, ma piuttosto individuare le
differenze tra i due sistemi leganti.
Le categorie
di impatto ambientale
della valutazione
del ciclo di vita
Per l’esame sono stati utilizzati
dati del 2011/2012. Erano disponibili dati primari sulla produzione degli agenti leganti e
sull’uso di tali agenti leganti in
fonderia. Per tutti gli altri materiali e per l’energia impiegata
sono stati utilizzati dati secondari. La validità di questi dati si
approssima il più possibile all’anno di riferimento 2012. La
qualità dei dati primari del periodo è molto buona; considerata la qualità attuale dei dati si
assumerà che anche la qualità
dei dati secondari sia buona.
I dati raccolti vengono esaminati dal punto di vista del potenziale impatto ambientale.
Le singole categorie di impatto sono:
• potenziale di riscaldamento
globale (GWP, Global warming
potential, in 100 anni);
• potenziale di riduzione delle
risorse abiotiche (ADP, Abiotic depletion potential);
• potenziale di acidificazione
(AP, Acidification potential);
• potenziale di eutrofizzazione
(EP, Eutrophication potential);
• potenziale di formazione di
ossidanti fotochimici (POCP,
Photochemical oxidant formation potential);
• potenziale di riduzione dell’ozono (ODP, Ozone depletion
potential, catalitico).
Oltre a queste sei categorie si
considera anche il fabbisogno
di energia primaria (PED, primary energy demand).
Il potenziale di riscaldamento
globale descrive gli effetti negativi sull’ambiente del riscaldamento dell’atmosfera causato
dagli esseri umani. Come indicatore si usa il potenziale di radiazione e il valore è espresso
in CO2 equivalente.
Le risorse abiotiche comprendono i combustibili fossili, le
materie prime minerali, l’acqua,
l’aria e i suoi componenti. Il potenziale di riduzione delle risorse abiotiche è valutato in
base al criterio della scarsità di
queste risorse, determinata in
base alla correlazione dei tre
fattori consumo, possibile rigenerazione e riserve. Il potenziale di riduzione delle risorse
abiotiche di una sostanza è espresso in equivalenti dell’antimonio.
L’emissione di sostanze responsabili della formazione di
acidi può provocare l’acidificazione di sistemi acquatici e terrestri. Il potenziale di acidificazione è espresso in SO2 equivalente.
L’eutrofizzazione indica l’eccessiva presenza di nutrienti nel
suolo o nelle acque. Il potenziale di eutrofizzazione è espresso in PO43- equivalente.
83
Per formazione di ossidanti
fotochimici si intende la formazione di composti chimici
reattivi, ad esempio l’ozono, in
seguito alla radiazione solare
su specifici inquinanti atmosferici. Questi composti reattivi
possono essere dannosi per la
salute umana e per gli ecosistemi. Il potenziale di formazione di ossidanti fotochimici è
espresso in equivalenti di etilene.
La riduzione dell’ozono stratosferico è legata alla riduzione
dello strato di ozono causata
dalle emissioni antropiche. La
conseguenza è un aumento
della radiazione solare sulla terra, che può causare gravi danni
agli esseri umani, agli animali, all’ecosistema terrestre e acquatico, ai cicli biochimici e ai materiali. Il potenziale di riduzione
dell’ozono è espresso in equivalenti di CFC-11.
Impatto significativo
del trattamento
dell’aria
La differenza tra i due sistemi
leganti emerge immediatamente nel confronto tra le categorie di impatto. La Fig. 2 illustra
le differenze tra i sistemi leganti tramite l’esempio del fabbisogno di energia primaria. Nelle fasi del ciclo di vita produzione delle anime, rimozione
dell’anima e recupero della
sabbia la prestazione del sistema INOTECTM è leggermente
inferiore a quella del sistema
cold box. Per il recupero della
sabbia, ad esempio, l’opzione
INOTECTM consuma più energia elettrica, causando quindi
maggiore inquinamento. Nel
trattamento dell’aria, tuttavia,
l’inquinamento si verifica solo
nel caso dell’alternativa cold
box, perché solo questo sistema richiede energia elettrica e
gas naturale per il trattamento.
Con il legante inorganico non è
necessario un complesso trattamento dell’aria. Poiché le materie prime non sono rinnovabili, la fornitura di energia elet-
Industria Fusoria 2/2014
tecnico
per i sistemi leganti cold box si
è portati a ritenere migliore la
valutazione del ciclo di vita per
questo sistema; tuttavia, questo
comporterebbe l’emissione
nell’ambiente di gas tossici come benzene, benzo(a)pirene,
fenoli, ecc. Se si considera il potenziale di tossicità umana come ulteriore categoria di impatto ambientale, il risultato finale della valutazione del ciclo
di vita pertanto è ancora a favore del sistema legante inorganico.
Fig. 2 - Il fabbisogno di energia primaria come categoria di impatto – confronto tra i sistemi
leganti cold box e INOTECTM.
Complessivamente, INOTECTM
ha ottenuto dal TÜV il miglior
punteggio possibile per questa
valutazione del ciclo di vita (Fig.
4) ed è stato ritenuto:
• un prodotto ecologico;
• più eco-compatibile del prodotto di riferimento.
È stata condotta anche una Critical Review in conformità alle
norme DIN EN ISO 14040 e
DIN EN ISO 14044 con il conseguente rilascio di una certificazione.
Fig. 3 - Rappresentazione normalizzata delle categorie di impatto analizzate in rapporto al
rispettivo valore generale di consumo ed emissioni in Germania. Sono evidenziate le categorie più importanti.
trica e gas è molto rilevante in
tutte le categorie di impatto.
Entrambe le opzioni presentano un “credito” per il recupero della sabbia ricondizionata.
Le differenze risultano da quantitativi leggermente diversi.
La Fig. 3 presenta i risultati delle varie categorie di impatto in
forma normalizzata. I contributi
calcolati per ciascuna categoria
di impatto sono correlati al rispettivo consumo annuo o alle
rispettive emissioni annue in
Germania. Appare evidente che
alcune categorie ambientali sono più importanti di altre: si
Industria Fusoria 2/2014
tratta, in ordine di importanza,
del fabbisogno di energia primaria e del consumo di materie prime. Anche il potenziale di
acidificazione è importante. Per
le categorie di impatto elencate
il trattamento dell’aria ha un effetto significativo. In generale
quindi il legante inorganico
presenta risultati migliori.
Sono stati inoltre simulati alcuni scenari per determinare l’impatto di varie modifiche nella
valutazione del ciclo di vita.
Considerando le categorie di
impatto citate sopra, se si esclude il trattamento dell’aria
84
• Prodotto ecologico
• Più eco-compatibile del prodotto
di riferimento
Fig. 4 - Il sistema legante inorganico INOTECTM ha ottenuto i migliori punteggi
possibili nella valutazione comparativa
dell’impatto ambientale nel ciclo di vita e
nella revisione critica.
Dr. Heinz Deters, Dr. Jens Müller,
ASK Chemicals GmbH, Hilden.
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E. Flamigni
La scoria da cubilotto:
un sottoprodotto da valorizzare
Lo scorso anno la nostra Società ha avuto un problema in
merito allo smaltimento della
scoria del cubilotto come rifiuto recuperabile. In particolare il canale attivato da ormai
40 anni, prima ancora dell’entrata in vigore del DM 5 febbraio 1998 sulle attività di riutilizzo dei rifiuti non pericolosi in regime “semplificato”,
che ci consentiva lo smaltimento delle scorie presso
un’azienda che fabbrica manufatti in cemento destinati alla
costruzione di canne fumarie,
è entrato in crisi a causa di
nuove scelte gestionali della
Provincia di Rimini.
In sintesi la ditta utilizzatrice
della scoria come materia prima inerte, agglomerante del
cemento, che operava in regime di comunicazione ai sensi
del citato DM del 1998, in occasione del rinnovo della comunicazione ha ricevuto il diniego da parte della Provincia
con la motivazione che la scoria da cubilotto era assimilabile alla loppa d’altoforno, per
cui poteva essere gestita come sottoprodotto e non più
in regime di comunicazione.
tutti i canali alternativi del rifiuto avevano un costo rilevante, sia come trasporto che come smaltimento, mentre il canale precedente era vicino alla
fonderia ed il conferimento è
sempre stato a costo zero.
Dunque abbiamo iniziato a valutare come poter gestire la
scoria del cubilotto non come
rifiuto ma come sottoprodotto e da subito ci siamo resi
conto che una tale scelta gestionale comportava l’obbligo
della registrazione secondo il
regolamento REACH trattandosi di una “sostanza” prodotta.
Dapprima non sapevamo se
esisteva un numero CAS identificativo della sostanza, ma con
una ricerca siamo riusciti ad
identificare un sito europeo di
Tale scelta della Provincia ci
ha costretto a valutare per le
scorie di fusione, canali di
smaltimento alternativi, ma
Industria Fusoria 2/2014
88
riferimento ww.euroslag.it
che raggruppa le aziende europee produttrici di scoria, in
diversi processi produttivi. In
tale sito abbiamo dapprima
capito che la scoria è una sostanza classificata dal regolamento REACH come sostanza UVCB, cioè Substances of
Unknown and Variable composition, Complex reaction products
or Biological materials, (Sostanza con Composizione Sconosciuta o Variabile, prodotto da reazioni Complesse o materiali Biologici).
Tali sostanze sono caratterizzate in base al loro processo
produttivo e non sulla base
della loro composizione ed in
particolare abbiamo visto che
la descrizione del processo
produttivo della “Slag, ferrous
tecnico
metal, blast furnace (granulated
- GBS) EINECS No.266-002-0,
CAS No.65996-69-2” che è
quella prodotta dall’altoforno e
granulata in flusso d’acqua, si
poteva estendere anche al nostro caso.
Abbiamo poi verificato anche
se la composizione della nostra
scoria fosse nei limiti di composizione riportati come caratteristici della scoria d’altoforno, e avendo avuto anche questa conferma ci siamo resi conto che era possibile percorrere
la strada della registrazione
della scoria da cubilotto.
Abbiamo interpellato il Centro
Reach di Federchimica per assisterci nel percorso di registrazione, dalla acquisizione della
“lettera di accesso” fino alla registrazione nel sito dell’ECHA.
In passato come fonderie avevamo già preregistrato alcune
sostanze, come la ghisa in pani,
il coke, il ferrosilicio e il carburo di silicio, al fine di poterli acquistare direttamente dall’estero e importarli, però non sono
state poi trasformate in registrazioni perché abbiamo valutato che l’investimento occorrente non fosse conveniente
per noi.
Diversamente, il percorso della
registrazione delle scorie di fusione, dal punto di vista econo-
Composizione media di una scoria di fusione
Parametri Concentrazione
Limite
Limite
tipica (p/p%)
inferiore (p/p%) superiore (p/p%)
CaO
40
21
58
SiO2
37
27
53
Al2O3
11
5,5
26
MgO
9
1,3
20
S total
1
< 0,1
3,8
TiO2
0,8
0,1
4
K2O
0,6
< 0,1
8,1
MnO
0,5
< 0,1
3,5
FeO
0,4
< 0,1
5
0,4
0,1
2
Na2O
mico, è risultato essere assolutamente conveniente in relazione ai costi che, in alternativa,
vanno sostenuti per lo smaltimento del rifiuto.
solutamente opportuno, oltre
che economicamente non conveniente, gestirlo come rifiuto
e soprattutto destinarlo in discariche di rifiuti inerti.
Con la registrazione della scoria da cubilotto e la sua gestione come sottoprodotto, si
aprono canali di utilizzo in diversi settori, anche quelli non
contemplati dal DM del 1998,
in particolare il sito www.euroslag,it riporta importanti campi
di impiego già attivi da molto
tempo in tutta Europa come
nella realizzazione di ponti e
grattacieli, strade (sottofondi e
manti stradali), nelle opere di ingegneria idraulica (frangiflutti,
condotte), come fertilizzante, pali
in cemento etc.
Il DM del 1998, che in passato
ha regolamentato quello che
erano le “materie prime secondarie”, ha indubbiamente ormai
mostrato dei forti limiti perché
ha trasformato tutti i sottoprodotti in rifiuti, con tutta la burocrazia autorizzativa e gestionale che ne ha reso estremamente complessa la gestione,
ed ha limitato il loro utilizzo
solo in alcuni processi ben definiti restringendo enormemente il loro campo d’impiego e
tutto questo ha generato indubbiamente nel tempo un’alterazione del mercato dello
smaltimento attirando interessi
enormi spesso con componenti speculative. In conclusione la
corretta gestione della scoria
passa indubbiamente attraverso la gestione del sottoprodotto sia per ragioni ambientali
che economiche, inoltre questo forse è il primo passo verso
una nuova “filosofia” nella gestione di tutti i rifiuti recuperabili della fonderia.
In Europa ci sono diverse
aziende produttrici che vendono sul mercato la scoria di altoforno opportunamente granulata e macinata e classificata
per impieghi in diversi settori
con nomi commerciali registrati.
La scoria di cubilotto, che in genere è granulata in acqua, è indubbiamente un prodotto valido, e non un rifiuto, che può essere utilizzato tal quale con
convenienza in diversi processi
produttivi e dunque non è as-
89
Enrico Flamigni
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Abrasystem . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo VI/I3
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B
Brain Force . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo VI/I3
O
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Omar . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo VI/12
Omnysist . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 92
Carbones . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 91
Cavenaghi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Copertina I / 2 - 3
P
D
Dega e Grazioli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo I/I2
R
E
Eca Consult . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
EKW Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
Elkem . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1 - 52
Emerson Industrial Automation . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
Energy Team . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
Engin Soft . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85
Euromac . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
F
Fae . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo 11/13
Farmetal SA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 95
Fomet . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo VI/I3
Fontanot . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53 - 93
Foseco. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 80
G
Gerli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16 - 17
Gerli Metalli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41
RC Informatica
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo
II/13
S
Safond. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Copertina III
Satef . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 94
Savelli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71
Sibelco Italia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo III/13
Sidermetal . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
Siderweb . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo IV/I1
Simi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo III/I1
Sofram . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo IV/I1
Sogemi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 90
Speroni Remo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 64-65
T
Techmek . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo V/I1
Tesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
Tiesse Robot . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo V/13
TTE Robot . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 79
U
Universal Sun . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 73
Ubi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 78
I
Imf. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46
Imic . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
Impianti Morando. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo VI/I3
Italiana Coke. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81
Industria Fusoria 2/2014
Pangborn Europe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
Primafond . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 87
Protec-Fond . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Copertina II
96
W
Weiland Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo VI/I1
Wire . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo 11/I2
1981 - 2011
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