Magazine Arpa Campania Ambiente n. 18 del 30 settembre 2014

SISTRI, GESTIONE DEI RIFIUTI E RAEE
LE NOVITÀ DELLA LEGGE COMPETITIVITÀ (DECRETO 91/14)
Obbligo per il Ministero dell’Ambiente di
provvedere ad ulteriori semplificazioni del
Sistri. Sui Raee modifiche al D.Lgs.
49/2014 e in particolare alla disciplina riguardante i sistemi collettivi di finanziamento Sistri, procedure semplificate di
recupero, utilizzo dei materiali di dragaggio,combustione di sfalci e potature, procedure semplificate di recupero negli
Impianti Aia, test di cessione per le procedure semplificate di recupero, miscelazione
di rifiuti. E poi ancora: adempimenti amministrativi in relazione alle spedizioni
transfrontaliere, semplificazione per gli imprenditori agricoli produttori iniziali di rifiuti pericolosi, contributo ambientale per
la gestione degli pneumatici fuori uso,
Raee, materie prime secondarie per l'edilizia. Su queste materie in tema di rifiuti è
intervenuto il decreto Competitività - decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, coordinato con la legge di conversione 11 agosto
2014, n. 116, recante: «Disposizioni urgenti
per il settore agricolo, la tutela ambientale
e l'efficientamento energetico dell'edilizia
scolastica e universitaria, il rilancio e lo sviluppo delle imprese, il contenimento dei
costi gravanti sulle tariffe elettriche, nonche' per la definizione immediata di adempimenti derivanti dalla normativa
europea.»
a pag.12
ARPAC
PRIMO PIANO
Sicurezza sul lavoro:
corso di formazione
Il secolo dei “rifugiati ambientali”
Un rapporto indaga il nesso tra le catastrofi naturali e le guerre
A metà settembre l’Arpac ha
ospitato tre giornate di formazione riservate ai rappresentanti dei lavoratori per la
sicurezza (Rls in acronimo).
Vi hanno preso parte, come
discenti, Rls di svariate Arpa,
oltre che di Aziende sanitarie
locali, non solo campane.
Mosca a pag.7
Nel 2013 i cosiddetti “eventi estremi” hanno costretto 22 milioni di persone
ad abbandonare le proprie case. Lo rivela il rapporto annuale del centro studi
norvegese International Displacement Monitoring Centre, che inoltre precisa
come la stragrande maggioranza dei profughi, 19 milioni, provenga dall’Asia.
Nell’anno passato sono stati 600 i disastri ambientali, in gran parte terremoti
e tifoni, che hanno messo in ginocchio una consistente fetta della popolazione
mondiale.
Martelli a pag.2
“ Settembre, andiamo…”
Verso la vendemmia
Giovan Francesco
Araldo a Napoli
NATURA & BIODIVERSITÀ
Un nuovo database
per la biodiversità
Ogni giorno sulla Terra scompaiono circa 50 specie, tra
flora e fauna, per un totale di
18.250 specie all’anno. E’ un
ritmo elevatissimo, 100-1000
volte superiore rispetto a
quello ritenuto “naturale”.
Buonfanti a pag.8
AMBIENTE & SALUTE
SCIENZA & TECNOLOGIA
Tutti a scuola
per l’ambiente!
Paparo a pag.9
Un traguardo raggiunto a costo di lotte
sindacali e tanti sacrifici. Ecco, l’art. 18
dello Statuto dei lavoratori, si può sintetizzare così. Già la minoranza PD ha
presentato diversi emendamenti al
Jobs Act, firmati da una quarantina di
senatori, nonché uno all’art. 18, per cui
Pier Luigi Bersani, prendendo le distanze dalla proposta del Governo di
abolire la norma per i neoassunti...
La nostra terra (la Campania Felix) è
stata da sempre sinonimo di uva e di
vino. Immagini e testi già nel periodo
greco ci tramandano la storia di questo
legame forte e profondo che, nonostante
tutto, non si è ancora spezzato. Plinio
aveva scritto la storia delle nostre viti,
della grande varietà delle nostre uve e
dei metodi che caratterizzavano la produzione dei vini: letteratura, scienza e
religiosità (prima pagana e poi cristiana, con tutti i significati che il vino
assume con Cristo) si fondono...
De Crescenzo-Lanza a pag.13
Che fine farà
l’articolo 18?
Ferrara a pag.18
Più che un semplice viaggiatore, il gesuita Giovan Francesco Araldo (circa
1528-1599) si può considerare un vero e
proprio napoletano d’adozione. La
scheda redatta su di lui nel Dizionario
Biografico degli Italiani attesta che
l’Araldo nacque a Cagli, cittadina marchigiana all’epoca appartenente al ducato di Urbino. Trasferitosi a Roma,
venne accolto nella Compagnia di Gesù
dallo stesso Ignazio di Loyola il 24 gennaio 1551.
Terzi a pag.15
Dignità è uguaglianza
della persona umana
Tafuro a pag.19
Il secolo dei “rifugiati ambientali”
Un rapporto indaga il nesso tra catastrofi naturali e guerre
Giulia Martelli
Nel 2013 i cosiddetti “eventi
estremi” hanno costretto 22
milioni di persone ad abbandonare le proprie case. Lo rivela
il rapporto annuale del centro
studi norvegese International
Displacement
Monitoring
Centre, che inoltre precisa
come la stragrande maggioranza dei profughi, 19 milioni,
provenga dall’Asia. Nell’anno
passato sono stati 600 i disastri ambientali, in gran parte
terremoti e tifoni, che hanno
messo in ginocchio una consistente fetta della popolazione
mondiale. L’evento più catastrofico è stato il tifone Hayan
che nelle Filippine ha costretto
alla migrazione 4,1 milioni di
persone. Anche se in misura
ridotta, i disastri naturali non
hanno risparmiato i paesi industrializzati: “il tifone Man
nella regione giapponese di
Chubu ha fatto 260mila profughi”, si legge nel rapporto,
“mentre i tornado in Oklahoma oltre 218mila. In Europa le cose sono andate
meglio, poiché ‘soltanto’ 149
mila cittadini sono stati costretti a evacuare. In partico-
lare la gran parte degli abbandoni forzosi sono avvenuti per
colpa delle inondazioni avvenute in Germania, Repubblica
Ceca e Gran Bretagna”. A destare maggiore scalpore il collegamento evidenziato dal
rapporto tra disastri ambientali e conflitti armati: il dato
che sancisce senza alcun dubbio che ci troviamo nel bel
mezzo di una “guerra ambien-
tale” è che secondo gli studi
norvegesi, tra il 2008 e il 2012,
in 33 dei 36 paesi in cui ci sono
stati conflitti armati sono avvenuti anche dei disastri ambientali. In uno scenario del
genere parlare di disastri naturali potrebbe non essere così
scontato. Nel pianeta è in atto
una guerra ambientale che
viene combattuta a colpi di
terremoti, tifoni e inondazioni,
come se la Terra, stanca di subire soprusi ed angherie da
parte dell’uomo, si ribellasse
con veemenza nel tentativo,
purtroppo vano, di ristabilire
l’ordine primordiale.
Anche se ormai c’è un ampio
consenso dell’opinione scientifica internazionale sul fatto
che un aumento dei rischi ambientali è strettamente collegato al cambiamento climatico
conseguenza delle attività
umane, c’è meno accordo su
quali saranno i probabili impatti sulle attività umane
compresa
la
migrazione
umana. Di fronte all’impatto
delle catastrofi che ogni anno
colpiscono la Terra non sempre è possibile adattarsi e
spesso milioni di donne, uomini e bambini sono costretti
a fuggire dai propri Paesi in
cerca di condizioni di vita migliori e più salubri. Questi
sono i migranti ambientali. Le
previsioni per il futuro sono alquanto allarmanti. Secondo lo
scienziato Mayer,entro il 2050
si raggiungeranno i 200-250
milioni di rifugiati ambientali
e secondo il Programma delle
Nazioni Unite sull’ambiente
(UNEP) nel 2060 in Africa ci
saranno circa 50 milioni di
profughi climatici. Ancora più
pessimiste, le stime del Christian Aid che prevede circa 1
miliardo di sfollati ambientali
nel 2050. È importante che le
istituzioni e i cittadini di tutto
il mondo comprendano l’interdipendenza che lega le comunità umane e il loro ambiente
di vita ma anche le comunità
umane tra loro.
Azioni europee per la difesa delle coste e del mare
La mappatura dell'uso del mare a sostegno del turismo costiero
Angelo Morlando
Il nome è un pò complesso:
COM(2014) 86 - Final - “A European Strategy for more Growth and
Jobs in Coastal and Maritime Tourism”. In sintesi, è la nuova strategia europea a sostegno del turismo
costiero e marittimo in tutta Europa con un obiettivo comune: "rilevare le potenzialità di crescita
sostenibile del turismo costiero e
marittimo e creare posti di lavoro,
garantendo contemporaneamente
la difesa delle coste e la tutela del
mare". L'Italia ha uno sviluppo costiero di circa 7.500 km, quindi, potrebbe ricavare i maggiori benefici
da tale iniziativa e le istituzioni dovrebbero raccogliere la sfida per
consolidare la posizione del settore
(è giusto ricordare che l'Italia eccelle nel settore portuale e turistico
costituendo, di fatto, una delle
prime "economie blu" a livello europeo e mondiale). La strategia si svilupperà tramite 14 azioni in cui
tutte le istituzioni, nazionali e locali, unitamente agli operatori del
settore, avranno un ruolo fondamentale nell'attuazione degli interventi, con la possibilità di integrarli
con ulteriori iniziative pubbliche e
private. La nuova strategia va al
passo con l'approvazione della Pianificazione dello Spazio Marittimo
(PSM) che è un ulteriore tassello
per la "economia blu" e per la politica marittima integrata dell’Unione europea. Il Piano
consentirà di comprendere pienamente la reale distribuzione delle
risorse marine e offrire agli investitori maggiori certezze in merito alle
prospettive di sviluppo economico,
soprattutto perché è recentissima la
buona notizia che le riserve marine
di pesce siano circa 10 volte superiori alle stime più ottimistiche fatte
negli ultimi anni. Ciò non significa
che bisogna abbassare la guardia...
Il PSM aiuterà a sviluppare ulteriori piani per favorire un migliore
coordinamento delle diverse attività
che si svolgono in mare come la
pesca, gli impianti di acquacoltura
e per promuovere ulteriori zone marine protette. Sarà possibile anche
supportare la realizzazione e la regolamentazione di infrastrutture
marittime quali cavi, condutture,
rotte di navigazione, impianti per
l'estrazione di petrolio e gas naturale e impianti eolici. La nuova direttiva contribuirà a evitare
potenziali conflitti tra i vari usi del
mare e a creare un contesto stabile
e attraente per gli investitori, favorendo in tal modo una crescita sostenibile. La direttiva stabilisce una
serie di requisiti minimi per l’elaborazione di piani nazionali di gestione dello spazio marittimo, nei
quali saranno individuate tutte le
attività umane esistenti, tenendo
conto delle interazioni terra-mare,
nonché le modalità più efficaci per
la loro gestione. Si può parlare di un
piano "epocale", perché costituirà la
prima vera mappatura dell'uso del
mare.
SOS clima: alto il rischio di inondazioni
Uno studio di Climate Central disegna preoccupanti scenari in tutto il mondo
Paolo D’Auria
Nuovo grido di allarme lanciato dagli esperti di clima.
Entro la fine del secolo, se le
emissioni di CO2 continueranno ai ritmi attuali, circa
177 milioni di persone nel
mondo che vivono in zone costiere potrebbero essere colpite da devastanti inondazioni
provocate dall’innalzamento
del livello dal mare.
La maggior parte dei paesi a
rischio è in Asia e nella classifica dei primi venti Paesi ci
sono anche alcuni Europei,
con l’Italia in ventesima posizione con l’1% della popolazione a rischio.
Questi i dati contenuti da
un’analisi di Climate Central,
che modula le sue previsioni di
pericolo sull’emissione nell’atmosfera di gas serra e sull’innalzamento del livello del
mare e che ipotizza sino a 650
milioni di persone coinvolte a
seconda della sensibilità del
mare al riscaldamento.
Sulla base dell’ipotesi ritenuta
più ragionevole per entrambi i
parametri si giunge alla conclusione che una persona su
40 vive in luoghi nel mondo
dove si verificheranno inonda-
zioni per colpa dei cambiamenti climatici. Globalmente,
otto dei dieci grandi Paesi più
a rischio si trovano in Asia. In
termini assoluti sono i cinesi
quelli che subirebbero più
danni: da 41 a 63 milioni a se-
conda dei parametri scelti.
Nella top 20 dei paesi più
esposti, sono inclusi tutti i continenti tranne l’Australia.
Nelle prime dieci posizioni ci
sono Paesi asiatici, fatta eccezione dell’ottavo posto occu-
pato dall’Olanda. Che come
Paese europeo è affiancato da
Regno Unito, Germania,
Francia e al ventesimo posto
Italia. Nello Stivale, secondo
l’analisi, più di 840.000 abitanti potrebbero essere a ri-
schio inondazioni, numero che
può salire a 1,1 milioni nel
caso peggiore di innalzamento
del livello del Mediterraneo. I
Paesi Bassi, nonostante siano
la nazione in assoluto più
esposta al fenomeno (con il
47% della popolazione potenzialmente colpita), possiedono
anche il sistema di dighe più
avanzato al mondo, un dato
questo che secondo i ricercatori taglia nettamente il livello
di rischio per i suoi abitanti.
Climate Central sottolinea
anche che gli effetti più disastrosi del fenomeno saranno
tangibili in molti Paesi che
non hanno le maggiori responsabilità per quanto riguarda
l’emissione di CO2. Sulla base
dei trend “medi”, infatti, in
Vietnam 23,4 milioni di persone saranno colpite da inondazioni regolari, stima che si
attesta sui 10,2 milioni in
Bangladesh, 8,2 milioni in
Thailandia e 6,2 milioni nelle
Filippine. Tra i maggiori inquinatori al mondo, la Cina è
fortemente colpita in numeri
assoluti ma non in percentuale (solo il 5%) invece negli
Stati Uniti solo l’1% della popolazione rischia di finire “sott’acqua”.
Il Gruppo Ferrovie dello Stato ha avviato un piano di riqualificazione delle strutture impresenziate
Le stazioni “solitarie” diventano centri
di accoglienza e condivisione!
Fabiana Liguori
Le vecchie stazioni cambiano
volto e tornano a essere “rumorose”. Ad annunciarlo il
team Ferrovie dello Stato che
ha avviato un piano di riqualificazione delle infrastrutture
impresenziate. Ma cosa si intende per stazioni impresenziate?
Tali stazioni sono
funzionanti tramite il CTC,
Controllo Traffico Centralizzato, attivato già dagli anni ’80
sulla linea Olbia-Macomer e
nella cintura bolognese, ma
tutte le operazioni tecniche riguardanti la circolazione dei
treni vengono effettuate da un
“posto di comando”, quindi in
remoto. Da qui gli addetti ai
lavori possono eseguire tutto
ciò che occorre per gestire il
traffico ferroviario di un certo
numero di tratte. In queste
strutture, quindi, non è presente alcun personale ferroviario. I treni passano, si
fermano, le persone entrano
ed escono dai locali. Ma nessun controllo, nessun punto di
riferimento. Queste stazioni,
nonostante non gravino economicamente con costi per le risorse umane,
continuano
comunque a rappresentare un
notevole onere per le FS, visto
che necessitano periodicamente di manutenzione e pulizia. Per ovviare a questo
problema il Gruppo FS ha destinato queste strutture a
tutte quelle realtà che offrono
servizi (attività sociali, culturali,di assistenza e cosi via)
ma che spesso faticano a tro-
vare una sede: come, ad esempio, gli enti ed associazioni no
profit. In cambio è richiesto
agli stessi che si facciano carico della piccola manutenzione, della guardiania e della
pulizia del fabbricato. In questo modo la collettività viene
arricchita di strutture di servizio e di un minimo di “presenziamento indotto” della
stazione, con positivi effetti
anche in termini di qualità e
decoro. Attualmente sono
circa 1.700 le stazioni impresenziate della Rete Ferroviaria Italiana. Di queste, circa
345, corrispondenti ad una superficie di oltre 63.683 mq già
sono state assegnate. È stato
anche avviato un nuovo progetto di riqualificazione per il
riuso socio-ambientale degli
spazi grazie alla sottoscri-
zione di Protocolli d’Intesa con
la Regione Toscana, Legambiente, AITR (Associazione
Italiana Turismo Responsabile), CSVnet (Centri di Servizi per il Volontariato) e
Legacoop Sociali. Fanno parte
del Patrimonio FS, inoltre,
3.000 km di linee ferroviarie
dismesse, di cui 325 km sono
stati destinati a greenways:
piste ciclabili e percorsi verdi
accessibili a tutti, riservati
alla mobilità dolce. Il Gruppo
vuole, infatti definire un Piano
Nazionale di Greenways, seguendo l’esempio di altre nazioni europee, come la Spagna,
con il coinvolgimento delle
Istituzioni, in particolare del
Ministero dell’Ambiente, delle
Regioni, degli Enti Locali e
delle principali Associazioni
ambientaliste.
Decreto Sblocca-Italia:
quale futuro per Bagnoli?
Fabio Cuoco
Quando, durante il periodo di
ferragosto, il Premier Renzi
aveva garantito a Napoli ed al
suo sindaco Luigi De Magistris, di reperire risorse finanziarie per attuare la bonifica
del suolo e dei fondali di Bagnoli, forse il tema riguardante
il commissariamento della
zona ex Italsider non era stato
quale impone la rimozione
della colmata ed il ripristino
della linea costiera: “Il governo
– ha dichiarato Massimo Di
Dato, portavoce dell’Assise –
prima ancora di stanziare le risorse per la bonifica, si arroga
il diritto di calpestare le norme
di tutela ambientale ed i piani
urbanistici, per imporre un intervento edilizio di cui si delinea già l’impronta specu-
nei giorni scorsi si è recato a
Napoli, presso la sede regionale del Pd. “Dispiace che De
Magistris abbia delle remore
all’arrivo del commissario – ha
ammesso De Caro – ma si
dovrà adeguare ad un provvedimento che servirà a sveltire
le procedure”, ed, alla domanda sui poteri decisionali
del primo cittadino in merito
alla questione, il sottosegreta-
Partenope ha accolto
la “Regina dei mari”
Domenico Matania
affrontato
adeguatamente,
tanto che, la notizia dell’imminente nomina di un membro
decisionale esterno, ha fatto
sobbalzare il primo cittadino
partenopeo, il quale ha subito
allertato l’ANCI, evidenziando
“la pericolosità di questo provvedimento che oggi riguarda
Napoli, ma che domani potrebbe interessare tutti i siti
indicati dalla conferenza
Stato-Regioni”.
“Si nomina un Commissario e
si crea una Spa all’interno
della quale possono entrare i
privati – ha ribadito De Magistris – dunque potenzialmente
anche la stessa Fintecna, la
quale ha inquinato quel territorio”. Dalla stessa parte,
anche se per motivi più ecologisti, c’è l’Assise Cittadina per
Bagnoli, che è determinata a
delegittimare il decreto, facendo leva sulla L.502/66, la
lativa”. Secondo l’Assise, inoltre, il polo nautico, sostituito
all’approdo turistico, previsto
dal piano per Bagnoli, “devasterà l’unico litorale libero di
Napoli, originariamente destinato a spiaggia pubblica”,
mentre il parco urbano a tema
scientifico, proposto dal decreto, “costituisce l’artificio per
cementificare anche il grande
parco verde pubblico previsto
dal piano urbanistico”. Inoltre,
il commissariamento di Bagnoli è stato interpretato come
“un modo per aggirare tutte le
normative a tutela del litorale
e delle aree protette”. La necessità del commissariamento,
secondo gli esponenti del governo, è nata per velocizzare le
procedure di riqualificazione
del territorio, come affermato
dal sottosegretario alle Infrastrutture ed ai Trasporti, Umberto Del Basso De Caro, che
rio ha chiosato:“il sindaco
potrà esprimersi, ma alla fine
non avrà poteri decisionali su
nulla”.
Un vero e proprio “esproprio di
poteri” secondo l’ex magistrato, che mette in allarme la
cittadinanza su un “rischio di
una nuova stagione di mani
sulla città”. E se, dalla prima
chiusura dell’Italsider nel
1985 ad oggi, poco o nulla è
cambiato, come palesa la situazione di degrado in cui
l’area continua a stagnare, è
pur vero che una commissione
esterna potrebbe non tener
conto delle esigenze e delle necessità di un quartiere, finora
abbandonato e potenzialmente
rivalutabile, attraverso la depurazione delle acque e lo
smantellamento dei resti dell’ex polo siderurgico, che da
troppo tempo ne deturpa il panorama.
La Nave da Crociera più grande del mondo ha fatto tappa
a Napoli lo scorso 16 settembre. Si tratta della “Oasis of
the Seas”, il colosso della Royal Caribbean che con i suoi
trecentosessantadue metri di lunghezza, quarantasette di
larghezza e duecentoventimila tonnellate, ha superato il
record di grandezza appartenente precedentemente alla
“Freedom of the Seas” (sempre della Royal Caribbean).
All’impetuosità della stazza corrisponde altrettanto lusso
all’interno. Tra le aree della nave da crociera c’è Boardwalk, con locali, progettata per le passeggiate a cielo
aperto, l’Aqua Theater per gli spettacoli acquatici. Central
Park è invece il parco – giardino a cielo aperto, mentre
Royal Promenade è l’area commerciale della nave. Neanche a dirlo ce n’è per tutti i gusti sia per gli amanti degli
sport (anche i più estremi) e delle arti (dalla musica al teatro). Per la prima volta la nave ammiraglia della Royal Caribbean ha fatto tappa a Napoli: si è trattato di una sorta
di test, in quanto a partire dal maggio 2015 il colosso dovrebbe approdare a Napoli
per l’intera stagione estiva
con cadenza settimanale.
Si può dire che l’esame è
stato nettamente superato, anche grazie al programma di accoglienza
predisposto dal Comune di
Napoli. Martedì 16 settembre è stato un giorno
davvero speciale per il capoluogo
campano
in
quanto nel porto partenopeo sono approdate anche
altre due navi da crociera la Norwegian Epic della Norwegian cruise Line e la Horizon della Pulmann Tours, che
hanno portato in città, insieme alla “Oasis of the Seas” un
totale di circa quindicimila turisti. L’Assesssorato alla Promozione della città e l’Assessorato al Turismo hanno ideato
tre itinerari, condivisi anche con la Presidenza della Commissione consiliare mobilità, individuando un percorso artistico, uno culturale ed uno panoramico. I percorsi sono
stati inseriti nella brochure “Live Naples – One day in the
city of the sun”, progettata dall’Assessorato alla Comunicazione e dall’Assessorato al turismo, distribuita negli info
– point della stazione marittima. Comune e Associazioni
insieme per dare al meglio il benvenuto a migliaia di turisti. Sono state tre le Associazioni che con il patrocinio del
Comune di Napoli hanno operato per dare il benvenuto:
“Sii turista della tua città” ha accolto i turisti con fiori indicando loro i percorsi consigliati dalle brochures, l’Associazione “Tuteliamoci” ha atteso i turisti lungo il Centro
Storico, mentre “Agorà Arte” ha dato il benvenuto ai turisti
con uno spettacolo di canzoni napoletane classiche all’interno del cortile di Maschio Angioino. Benvenuti a Napoli,
Welcome to Naples!
A New York la più grande marcia per il clima
In programma eventi e manifestazioni in tutto il mondo
“Perché non abbiamo fermato il riscaldamento globale quando ne avevamo
l’opportunità?”. Queste sono le parole
recitate dall’attore Pete Postlethwaite
nel film del 2005 “The age of stupid”.
Nella pellicola della regista inglese
Franny Armstrong (un mix tra fantascienza e documentario), l’attore ricopre il ruolo di un archivista, che nel
2055, essendo rimasto l’unico sopravvissuto su un Pianeta Terra ormai devastato,
consulta
un
archivio
multimediale con foto e video risalenti
ai primi anni 2000, quando si iniziavano a vedere gli effetti del riscaldamento climatico. Oggi, il problema del
cambiamento climatico è sempre più
sotto i riflettori e coinvolge ognuno di
noi. E allora, per far riflettere ulteriormente le popolazioni su questo gravissimo problema, il 21 settembre scorso,
a New York, si è svolta la People’s Climate March, la più grande marcia per
il clima che sia stata mai organizzata.
Oltre 950 organizzazioni provenienti
da tutto il mondo hanno partecipato
all’evento, ideato in occasione del Summit per il clima che si è svolto 2 giorni
dopo.
Per il Segretario Generale della Nazioni Unite, Ban Ki–moon, l’appuntamento di New York ha avuto l’obiettivo
di mettere ancora una volta attorno al
tavolo i grandi leader politici, nella definizione di una strategia comune per
l’abbattimento delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera che dovrebbe concretizzarsi in un nuovo
protocollo mondiale da firmare a Parigi
nel 2015.
Sono state otto le aree tematiche affrontate durante il meeting. Si è ragionato sulla produzione sostenibile di
cibo, destinata a salire di almeno il 60%
nei prossimi trentacinque anni, per sfamare i nove miliardi di persone previsti
nel 2050. Una sessione è stata dedicata
alla vita nelle grandi città, responsabili
del 70% delle emissioni ad effetto serra.
Punti fermi dell’incontro sono stati la
conservazione delle grandi foreste, di
cui ogni anno continuiamo a perdere 13
milioni di ettari, e la riconversione del
sistema energetico mondiale, che oggi
si basa per l’80% su fonti non rinnovabili. Ancora, il meeting ha fatto un ulteriore passo per coinvolgere il mondo
della finanza nell’investimento per la
ricerca e la tecnologia verso un’economia low carbon ed inoltre si è ampiamente discusso di nuovi sistemi di
mobilità sostenibile.
I.B.
Nuove idee e progetti per l’ambiente
Si è da poco concluso il concorso “M.C. 2014” la competizione che premia
le città che hanno saputo rispondere nel migliore dei modi alla sfida lanciata dalla Bloomberg Philanthropies per incoraggiare i centri urbani a
generare e presentare idee innovative capaci di attenuare o risolvere alcune problematiche riguardanti i centri abitati e di migliorare, quindi,
la qualità della vita dei residenti. Quest’anno il primo premio è andato
alla città di Barcellona che ha ricevuto un finanziamento da cinque milioni di euro per il progetto “trust network", una “rete di fiducia" tra
amici, parenti, assistenti sociali e volontari che sfrutta l'innovazione tecnologica digitale per garantire sicurezza e qualità della vita ai residenti
più anziani.
Atene (Grecia), Kirklees (Yorkshire, Regno Unito), Stoccolma (Svezia),
Varsavia (Polonia) sono le altre quattro smart city vincitrici e alle quali
andrà un premio di un milione di euro a testa per le soluzioni proposte
per smorzare alcune delle tematiche più critiche in Europa: la disoccupazione, l'efficienza energetica, l'obesità e l'invecchiamento.
All’edizione “Mayors Challenge” 2014 hanno partecipato 155 città da 28
nazioni differenti, ma solo cinque smart city hanno saputo distinguersi
sulla base di quattro criteri di selezione: la visione della loro idea e la
creatività, il potenziale impatto futuro, la trasferibilità dell'idea in altri
contesti e l'effettiva attuazione di tali soluzioni. (dal web)
Concorso fotografico “Hone, Habitat & Shelter”, sancite le immagini finaliste
IL PIANETA IN DODICI SCATTI!
Quando hai una macchina fotografica tra le mani, puoi riuscire a “stringere” il tempo e a
custodirlo con tutte le sue meraviglie. Chi si cimenta, anche
solo per passione, in questo
tipo di arte, scattando con la
propria "compagna di viaggio", sa di che cosa stiamo parlando. La "Society of Biology",
organizzazione no profit con
sede a Londra, ha indetto un
concorso fotografico dal tema
molto accattivante: 'Home,
Habitat & Shelter'. 800 i fotografi in gara. Ma solo 12 sono
le immagini finaliste, le cui
foto è possibile ammirarle sul
web. Pensare in modo creativo
a foreste, praterie, deserti e
ambienti acquosi, significa cominciare a guardarli con occhi
diversi. Con amore. Un embrione di pulcino dentro il suo
uovo, l'immagine subacquea
di una tartaruga di mare che
mangia una medusa e vespe
che creano piccoli vasi di terracotta che proteggono i loro
piccoli, sono solo alcune delle
suggestive istantanee, in
corsa per il podio. I vincitori
del concorso saranno annunciati in una cerimonia ufficiale
il prossimo 14 Ottobre. F.L.
Si chiude il decennio Dess lanciato dall’Onu
Bilancio finale per il programma di educazione allo sviluppo sostenibile
Anna Gaudioso
Termina quest’anno il Decennio dell’educazione allo sviluppo sostenibile (DESS)
proclamato per il periodo
2005-2014 dall’Assemblea
Generale
delle
Nazioni
Unite.
Durante questi anni all’Unesco è stato affidato lo svolgimento e la promozione delle
varie attività.
Questo decennio è stato il risultato della grande campagna lanciata dalle Nazioni
Unite tesa a sensibilizzare
giovani e adulti di tutto il
mondo, valorizzando ampiamente il ruolo dell'educazione,
cercando
di
sensibilizzare i governi e le
società civili di tutto il mondo
verso la necessità di azioni rispettose del prossimo e delle
risorse del pianeta, nella speranza di realizzare un futuro
migliore, più equo e sostenibile.
Il termine educazione è stato
inteso in senso ampio, come
istruzione, formazione, informazione e sensibilizzazione,
spaziando dall’educazione
scolastica alle campagne informative, dalla formazione
professionale alle attività del
tempo libero, dai messaggi
prodotti dai media a quelli
più in generale del mondo artistico e culturale.
E considerando tutti gli input
che provengono dalla società
e che ne contribuiscono a formare i valori e la cultura.
La “cultura della sostenibilità” è una cultura basata su
una prospettiva di sviluppo
durevole di cui possano beneficiare tutte le popolazioni
del pianeta, presenti e future, e in cui le tutele di natura sociale, quali la lotta
alla povertà, i diritti umani,
la salute, vanno a integrarsi
con le esigenze di conservazione delle risorse naturali e
degli ecosistemi, trovando un
sostegno reciproco.
L’educazione alla sostenibi-
lità è stata interpretata
come la possibilità di stimolare il pensiero critico, per far
riflettere sugli effetti del nostro agire quotidiano, per indirizzare gli uomini tutti
verso il senso di collettività e
responsabilità nei confronti
del mondo in cui viviamo.
Raccontiamo il meteo. L’anticiclone africano, assente in estate, si è affacciato in Italia a fine settembre
Con l’equinozio di autunno le giornate più calde
Gennaro Loffredo
L’estate 2014 è appena trascorsa ed è stata una delle stagioni più instabili e dinamiche
degli ultimi decenni, soprattutto nella prima parte.
E’mancata la figura predominante delle ultime infuocate
estati: l’anticiclone africano.
Questa situazione ha favorito
l’arrivo di numerose perturbazioni di origine atlantica, le
quali hanno direttamente interessato le regioni centro-settentrionali e marginalmente
anche il nostro meridione.
Nel complesso l’intero trimestre estivo, come testimoniano
gli ultimi dati resi noti dall’Isac-Cnr, è stato generalmente piovoso e generalmente
fresca soprattutto al settentrione, se raffrontata all’estati
dell’ultimo decennio ed oltre.
Con l’ingresso di settembre la
circolazione generale dell’atmosfera sull’Europa ha subito
delle sostanziali modifiche.
Passata la sfuriata temporalesca di inizio mese che poteva
far presupporre un arrivo anticipato della stagione autunnale, gli anticicloni hanno
ritrovato una nuova posizione
di equilibrio.
Le perturbazioni atlantiche
hanno deviato il loro flusso
portante, non più diretto sul
bacino del Mediterraneo ma
all’Europa settentrionale ed
orientale, con riflessi marginali sulle regioni del nord-est
ed adriatiche.
Da metà mese, poi, la discesa
di una saccatura atlantica ad
ovest della penisola iberica ha
innescato come risposta una
intensa rimonta dell’anticiclone africano, che per la
prima volta quest’anno ha
coinvolto direttamente le nostre regioni del centro-sud.
Paradossalmente in concomitanza dell’equinozio di autunno si sono raggiunte le
temperature più alte dell’intera stagione estiva, specie
sulle due isole maggiori.
Giusto per citarne alcune, in
Sardegna e in Sicilia sono
state registrate le temperature più alte e spesso di gran
lunga superiori ai 30°C, con
punte di 37°C a Decimomannu (Cagliari), 35°C ad
Olbia ed Alghero, 34°C a Palermo e Trapani ed in genere
sui 32-33°C su gran parte del
centro-sud, specie su Lazio e
Campania.
Non è stata un’ondata di caldo
memorabile, ma a rendere
particolarmente intensa la calura è stata l’afa. Le infiltrazioni umide da ovest, oltre a
portare i ben noti temporali al
centro-nord (come quello che
ha colpito la città di Firenze il
19 settembre) hanno innalzato i tassi di umidità relativa
nell’aria.
Ed è per questo motivo che il
nostro corpo ha percepito valori maggiori, perché l’eccesso
di vapore acqueo ostacola la
normale traspirazione della
pelle. Tra il 20-23 Settembre
la nostra penisola, infatti, risultava completamente divisa
in due parti: il meridione e le
isole maggiori sotto l’influenza del flusso sciroccale
che ha trasportato un enorme
quantità di sabbia sahariana
proveniente dall’entroterra algerino, e il nord-Italia e parte
del centro (Toscana in primis)
terra di contrasti fra due circolazioni praticamente opposte.
L’ondata di calore di origine
Scostamento delle temperature medie in Italia da giugno ad agosto 2014, rispetto ai valori del periodo 1971-2000 (fonte: Cnr-Isac).
africano si è protratta all’estremo sud fino al giorno 23,
quando le ultime sacche di
aria calda resistevano soprattutto su catanese, su ennese e
su messinese tant’è che si
sono addirittura sfiorati i
40°C. Ci troviamo dinanzi un
Autunno che promette quella
dinamicità che ne contrassegna il suo normale anda-
mento.
Anche le rimonte anticicloniche e le giornate di bel tempo,
si badi bene, rientrano all’interno della normalità tipica
del periodo autunnale. Ma con
l’avanzare della stagione sicuramente le piogge e il grigiore
tipico del periodo diventeranno sempre più una costante.
Le Arpa si mettono in rete per educare i dipendenti alla sicurezza sul lavoro
Corso di formazione per gli Rls
Luigi Mosca
La sicurezza sul lavoro e la protezione
della salute dei lavoratori richiedono
un grande sforzo da parte di quegli
enti (come le Arpa) impegnateiquotidianamente nei controlli sul territorio.
In questo senso le agenzie ambientali,
da anni, si stanno coordinando per trasmettersi reciprocamente le proprie
competenze. Ad esempio, un anno fa
l’Arpa Campania ha ospitato un corso
riservato a responsabili e addetti alla
sicurezza di diverse Arpa, con la docenza di esperti appartenenti a organizzazioni come le Asl, i Vigili del fuoco
e l’Ispettorato provinciale del lavoro. A
metà settembre, a proseguimento delle
iniziative formative precedenti, l’Arpac ha ospitato ulteriori tre giornate di
formazione riservate ai rappresentanti
dei lavoratori per la sicurezza (Rls in
acronimo). Vi hanno preso parte, come
discenti, Rls di svariate Arpa, oltre che
di Aziende sanitarie locali, non solo
campane. Il corso, preceduto da un saluto del Commissario dell’Arpac, dott.
Pietro Vasaturo, e presentato dall’ing.
Antonio Ambretti (nella veste di coordinatore dei datori di lavoro), ha avuto
come docenti, tra gli altri, Giuseppe
Acquafresca, Responsabile del tavolo
tecnico della formazione presso l’Ispra
ed esperto in materia di sicurezza
ARPA CAMPANIA AMBIENTE
del 30 settembre 2014 - Anno X, N.18
Edizione chiusa dalla redazione il 30 settembre 2014
DIRETTORE EDITORIALE
Pietro Vasaturo
DIRETTORE RESPONSABILE
Pietro Funaro
CAPOREDATTORI
Salvatore Lanza, Fabiana Liguori, Giulia
Martelli
IN REDAZIONE
Cristina Abbrunzo, Anna Gaudioso, Luigi
Mosca, Andrea Tafuro
GRAFICA E IMPAGINAZIONE
Savino Cuomo
HANNO COLLABORATO
I. Buonfanti, F. Clemente, P. D’Auria, F.
Cuoco, G. De Crescenzo, A. Esposito, E. Ferrara, R. Funaro, L. Iacuzio, G. Loffredo, R.
Maisto, D. Matania, A. Morlando, A. Palumbo, A. Paparo, L. Terzi
SEGRETARIA AMMINISTRATIVA
Carla Gavini
DIRETTORE AMMINISTRATIVO
Pietro Vasaturo
EDITORE
Arpa Campania Via Vicinale Santa Maria del
Pianto Centro Polifunzionale Torre 1 80143
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REDAZIONE
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presso l’Arpa Piemonte, Sebastiano
Sodano (Rspp Arpa Campania), Giuseppe Liotti, responsabile dello staff
servizio prevenzione e protezione
dell’Arpa Lazio e la giuslavorista Cinzia Frascheri. È toccato all’esperta di
diritto del lavoro delineare il ruolo del
responsabile dei lavoratori per la sicurezza, soprattutto dal punto di vista
giuridico. Durante l’ultima giornata di
formazione, che si è tenuta il 17 settembre, si è sottolineato come l’Rls sia
una figura con molte potenzialità, ma
senza obblighi giuridici.
Il legislatore ha voluto inquadrarlo in
questo modo proprio per consentirgli
di rappresentare serenamente le problematiche dei dipendenti in materia
di sicurezza e salute. Questo non significa che la figura dell’Rls sia facoltativa: il decreto legislativo 81 del 2008,
anche noto come Testo unico in materia di salute e sicurezza sul lavoro, ne
impone l’istituzione in seno a ogni
azienda. Tuttavia, il Testo unico non
prevede sanzioni a carico di questa fi-
gura di rappresentante dei lavoratori.
I docenti del corso di formazione hanno
però sottolineato come l’Rls diventi
inevitabilmente una figura di riferimento e supporto dei lavoratori, per
tutti i dubbi o i problemi relativi alla
protezione della salute sul luogo di lavoro. Perciò la normativa prevede che
debba essere consultato in vari casi: ad
esempio quando si effettua la valutazione dei rischi, quando si predispone
il programma di formazione, quando si
nomina il medico competente e il responsabile del servizio di prevenzione
e protezione. D’altra parte l’Rls deve
essere coinvolto nella progettazione
dei corsi di formazione per i dipendenti
in materia di sicurezza sul lavoro.
Gli esperti intervenuti alle giornate di
formazione hanno chiarito il ruolo
dell’Rls, sia nelle strutture pubbliche
che in quelle private. Inoltre hanno
dato delucidazioni sui suoi rapporti e
sulle sue modalità di interazione con
altre figure, interne ed esterne all’azienda.
Arte e natura
su “Micron”
Il paesaggio come arte: forse una
delle idee migliori emerse nel panorama dell’arte contemporanea
degli ultimi decenni, e di sicuro un
concetto destinato ad avere fortuna crescente, anche dalle nostre
parti. A molti non sarà sfuggito che
dal 4 ottobre, per tutto il mese, è in
programma a Napoli la decima edizione di Land Art Campi Flegrei,
organizzato dalle associazioni Leaf
e De Pictura. La fortunata manifestazione quest’anno ha luogo nel
Bosco dei Camaldoli, l’area verde
che ricopre la collina più alta della
città. Tra i castagni dei Camaldoli
verranno esposte le opere selezionate dagli organizzatori, e inoltre
avranno luogo degustazioni, eventi
teatrali, performance di danza contemporanea e di poesia, concerti.
esercizi di yoge e di meditazione.
Anche il mondo della scienza, d’altronde, sta tributando attenzione a
queste nuove pratiche artistiche.
Ne è una dimostrazione, ad esempio, un saggio di recente pubblicato da Micron, rivista istituzionale
dell’Arpa Umbria, intitolato “Arte e
ambiente: l’esperienza della land
art”, firmato dall’urbanista Irene
Sartoretti. La Sartoretti ci ricorda
che la land art «rappresenta
l’espressione della presa di coscienza della questione ambientale
da parte del mondo dell’arte. E’ la
prefigurazione artistica di nuovi
modelli di vita. E’ una riflessione
sul rapporto dell’uomo con l’ambiente che si inscrive pienamente
nella costruzione epistemologica
delle categorie natura-cultura, sviluppatasi in seno al pensiero moderno occidentale». Idea di base,
utilizzare elementi di paesaggio e
di natura per confezionare opere
d’arte (l.m.).
Uccelli: una specie su otto è a rischio estinzione!
Il declino delle popolazioni aviarie fa scattare l’allarme per la salute umana
Rosario Maisto
È allarme degli esperti internazionali: il declino delle popolazioni aviarie, causato soprattutto da pesticidi e cambiamenti
climatici, è un segnale di pericolo anche per la salute dell'uomo! Gli uccelli, supereroi
fatti per sopravvivere, per nulla
turbati dai ghiacci dell'Antartide, e neanche dalla calura dei
tropici, scelgono gli habitat più
diversi: i deserti, le paludi, gli
oceani aperti, le pareti rocciose,
la tundra. Sorvolano alte vette
dove l'aria è rarefatta o scavano
tane sotterranee. Alcuni volano
per giorni senza sosta, protetti
solo dal loro piumaggio, attraversano emisferi, schivando
uragani arrivando con precisione infallibile alle loro mete,
anno dopo anno. Sono in quasi
ogni ecosistema della Terra,
adattando all'ambiente la loro
dimensione, le loro abitudini e
perfino i loro colori, contribuiscono all'impollinazione, a spargere i semi, a tenere sotto
controllo gli insetti, a eliminare
le carogne, e a fertilizzare le
piante. Ma nonostante tutto,
molte specie di uccelli sono in
pericolo. Secondo stime dell'organizzazione non governativa
Bird Life International, su tutto
il pianeta una specie su otto, per
un totale di oltre 1300 specie, è
a rischio d'estinzione. Molte
altre, dai tropici ai poli, sono in
serio declino. È sempre meno
frequente nei cieli europei e nordamericani il volo aggraziato di
rondini e rondoni che catturano
al volo gli insetti. Le popolazioni
di aquile, avvoltoi, e altri uccelli
rapaci sono in calo in tutta
l'Africa. Le colonie di uccelli marini, come le urie e i pulcinella
di mare dell'Atlantico del nord,
stanno scomparendo, e lo stesso
sta accadendo ai caradriformi,
uccelli che vivono sulle rive dei
fiumi e le coste marine, come pivieri o piovanelli.
In Asia, tra i migratori che
fanno tappa, sono a rischio, pellicani, cicogne e altri uccelli marini. I pappagalli australiani e
sudamericani, e alcune specie
simbolo di pinguini sono in difficoltà. Gli uccelli cantano, ma
hanno anche molto da raccontare. Il loro declino è per lo più
causato dalla perdita di luoghi
in cui possano vivere e procreare, paludi, fiumi, foreste,
pianure, o dalla scarsa disponibilità di cibo.
Ma gli uccelli ci informano, nel
linguaggio codificato della biochimica, anche su ciò che minaccia l'ambiente e potenzialmente
la salute umana.
Attraverso l'analisi dei meccanismi interni alle loro cellule, gli
scienziati hanno decifrato segnali sempre più allarmanti
provenienti dagli ecosistemi del
mondo, come i leggendari canarini che segnalavano ai minatori
la presenza di gas velenosi, oggi,
nel regno animale, sono gli uccelli a fornire gli indizi più chiari
sui rischi a cui anche gli esseri
umani potrebbero essere esposti
a causa delle sostanze tossiche
rilasciate nell'ambiente, quasi a
profetizzare che cosa potrebbe
accadere all'aumentare delle
emissioni di carbonio che provocano il riscaldamento globale.
Un nuovo database per la biodiversità del nostro pianeta
Una ricerca californiana svela come “scegliere” le specie da salvare
Ilaria Buonfanti
Ogni giorno sulla Terra scompaiono circa 50 specie, tra flora
e fauna, per un totale di 18.250
specie all’anno. E’ un ritmo elevatissimo, 100-1000 volte superiore rispetto a quello
ritenuto “naturale”. Un modo
per fermare la progressiva perdita di specie viventi è l’intervento diretto, cioè la creazione
di aree naturali protette il cui
scopo principale è quello di
preservare paesaggi, formazioni geologiche, flora, fauna e
ambienti marini.
Ma come fare per decidere
quale lembo di Terra è da salvare da una decadenza lenta
ma inesorabile? Non basta
contare il numero delle specie
rimaste in un luogo: a volte
una specie può essere più im-
portante di un’altra perché è
endemica, cioè presente solo in
una determinata area geografica grazie alle particolari condizioni ambientali. Ecco allora
un buon motivo per salvaguardare quella zona, in nome di
quello che viene chiamato endemismo bio-geografico.
Se questo è quello che afferma
il metodo classico, una risposta
del tutto innovativa arriva dall’Università di Berkeley, dove
un team di ricercatori guidati
dal dott. Mishler è riuscita a
integrare tra loro una grande
quantità di dati, che potremmo
chiamare i Big Data della bio-
diversità. Infatti sebbene gli
studiosi raccolgano già da
tempo dati riguardo alla distribuzione e alla diversità delle
piante e degli animali,
l’aspetto più complicato da affrontare è proprio il confronto
delle diverse fonti estremamente ricche, per trarre informazioni utili alla salvaguardia
della natura.
Ma aldilà dell’aspetto tecnico,
il merito di Mishler è quello di
aver soppesato la rarità di una
specie non solo in base all’endemismo geografico, ma anche
con l’isolamento filogenetico di
una specie. Per Mishler non
vale solo il fatto di essere isolati in un luogo, ma anche di
non avere parenti prossimi. Il
modello matematico capace di
integrare un così alto numero
di informazioni e di variabili è
stato chiamato CANAPE, Categorical Analysis of Neo- And
Paleo-Endemism, e per spiegare con quale metodo opera i
ricercatori si sono avvalsi di
una pubblicazione uscita su
Nature Communications nell’aprile di quest’anno.
L’Australia è il territorio su
cui i ricercatori della Berkeley
hanno deciso di validare il loro
modello, perché nel 2011 era il
continente all’avanguardia per
la digitalizzazione dei dati museali e per la georeferenziazione di informazioni in ambito
ecologico.
L’approccio basato sul geo-endemismo è un punto di forza in
più rispetto a quello basato
sullo studio di una singola specie per individuare le aree più
a rischio di estinzione e cercare
di proteggerle.
Tutti a scuola per l’ambiente!
Anche in Italia l’ambiente si studia tra i banchi
Anna Paparo
Ambientalisti non si nasce ma
si diventa. E da oggi anche a
scuola. Con l’inizio del nuovo
anno scolastico studenti ed insegnanti potranno coltivare la
propria eco-coscienza attraverso tantissime iniziative e
manifestazioni, imparando a
conoscere e ad amare l’ambiente.
Basti pensare al Wwf, che da
oltre quarant’anni porta la difesa della natura in aula. Ed
anche quest’anno, si
siederà tra i banchi
proponendo strumenti
didattici sul tema alimentazione e ambiente che permetteranno di scoprire il
collegamento
tra
acqua e hamburger, e
tra questi e Amazzonia. I materiali messi
a disposizione saranno
quaderni di educazione ambientale, poster, cd-rom, corsi
docenti e laboratori sui
programmi dal titolo “Nei limiti di un solo pianeta”; mentre per andare incontro alla
scuola digitale è previsto il programma educativo “Mi curo di
te: il gesto di ognuno per il pianeta di tutti”, dedicato all’acqua.
E ancora si affronteranno altre
problematiche quali il pro-
Asili sicuri: la Francia contro
l’inquinamento indoor
Rosa Funaro
I genitori francesi dal primo
gennaio 2015 potranno dormire sonni tranquilli: l’aria che
i loro figli respirano in classe
sarà costantemente monitorata. Tre i livelli degli inquinanti indoor da tenere
d’occhio: benzene, formaldeide
e Co2; mobili, rivestimenti, riscaldamento… Tutti elementi
che, se non a norma, possono
purtroppo contribuire a danneggiare l’aria che i piccoli inalano a scuola. Non si tratta
però di chiacchiere ma di un
vero e proprio provvedimento:
entro il primo mese dell’anno
nuovo, infatti, tutti i luoghi
pubblici francesi che accolgono
bambini al di sotto dei sei anni
dovranno analizzare l’aria in
due situazioni diverse, ossia
con il riscaldamento prima
spento e poi acceso, proprio per
verificare il livello degli inqui-
blema rifiuti, i cambiamenti
climatici, l’importanza della
biodiversità e dei servizi degli
ecosistemi, le foreste, la campagna.
I ragazzi delle singole classi
potranno essere dei veri e propri Panda Rangers e diventare
soci Wwf sostenendo l’attività
dell’associazione. Da non dimenticare il concorso per fumettisti in erba promosso per
le classi IV e V da Bestack,
consorzio non profit, con lo
scopo di sensibilizzare i ragazzi e i loro insegnanti sull’impatto ambientale del
packaging, la corretta alimentazione a base di frutta e verdura e sull’importanza delle
risorse rinnovabili, come il cartone ondulato. Sono aperte
fino al quindici novembre le
iscrizioni. Il progetto prevede,
oltre a un percorso ludico-didattico nelle scuole, un concorso di creatività: gli alunni di
quarta e quinta di tutta Italia
sono chiamati a realizzare elaborati grafici sotto forma di fumetto, illustrazione o vignetta
ispirati a quattro temi, uno dei
quali è “La carta viene dal
bosco e al bosco ritorna”. Insomma, buon anno scolastico
green a tutti!
nanti killer. Ogni analisi costerà in media 2.600 euro e se
tutto funziona a dovere i test si
ripeteranno dopo sette anni
mentre, se si riscontrano livelli
troppo alti dei tre agenti, l’intervallo scende a due anni e,
nel frattempo, dovrà essere
identificata l’origine degli inquinanti. Dal 2018, si procederà con le scuole elementari,
poi con le superiori. Secondo
uno studio dell’Institut national de la santé et de la recherche médicale, meno del 30 per
cento dei locali per bambini
oggi ha livelli accettabili di
contaminanti e l’asma è in continuo aumento, proprio come
in Italia. Purtroppo qui da noi
iniziative di questo genere non
hanno ancora trovato spazio,
la speranza è quella di importare al più presto queste
“buone pratiche” perché la salute va salvaguardata sin da
bambini.
SCUOLE USA: NUOVE INIZIATIVE
ALLA SCOPERTA DELL’ENERGIA PULITA
Un’anima green? Si forma da bambini. Il Ministero dell’Energia degli Stati Uniti d’America lo
sa e corre ai ripari, proprio in quello che è uno
dei Paesi più inquinati del globo.
Ed ecco che nelle scuole americane quest’anno vengono introdotte una serie di attività
mirate alla sensibilizzazione delle coscienze
dei più giovani. Sul sito web del Dipartimento
scolastico sono infatti a disposizione degli insegnanti una serie di documenti che ruotano
intorno al concetto di energia pulita e ambiente. Per i più piccoli, i bimbi delle suole materne ed elementari, ci sono dei libri da
colorare “a tema” per avvinarli all’argomento
senza annoiarli (e ottenere un effetto controproducente). Per i più grandi ci sono giochi di
logica, indovinelli e cruciverba. Inoltre, negli
istituti scolastici americani sono stati organizzati una serie di laboratori grazie ai quali gli
studenti possono appassionarsi, conoscendoli
da vicino, ai nuovi strumenti tecnologici ed
energetici che garantiscono una crescita sostenibile. Una formazione “eco sostenibile” è
quella di cui anche la scuola dovrebbe essere
messa in condizione ovunque di farsi carico.
Per aiutare le famiglie nel compito dell’educazione ambientale o essere addirittura promotrice di una tale consapevolezza, se manca nel
privato. Gli studenti stessi potrebbero infatti es-
sere gli iniziatori di buone pratiche green a
casa, fungendo da stimolo per genitori poco
sensibili alla tematica ambientale. Nel frattempo la Enphase Energy ha creato una partnership con il fondo Brian D. Robertson
Memorial Solar Schoolper per contribuire all’obiettivo dell’associazione di donare 20.000
impianti fotovoltaici nelle scuole degli Stati Uniti
entro il 2020, portando la conoscenza del solare tra i bambini. “Enphase ritiene che educare il pubblico sul solare sia cruciale per il
successo della nascente economia dell'energia pulita. - ha affermato Paul Nahi, CEO di Enphase - Siamo orgogliosi di collaborare con il
Fondo BDR, che fa un lavoro encomiabile per
portare il solare in classe, sia come strumento
educativo sia come fonte di energia pulita».
A.E.
Uno studio coreano
ha ricavato
dalle cicche
un compost capace
di immagazzinare
un’elevatissima
quantità di energia
elettrica
Energia da un mozzicone di sigaretta
Secondo le stime circa il 75% delle sigarette viene gettato a terra, nonostante siano state annoverate tra i
rifiuti maggiormente inquinanti per
l’ambiente. Un recente studio effettuato dai ricercatori della San Diego
University ha dichiarato la gravità di
questo tipo di inquinamento. Molto più
pericoloso di quanto si pensi, in quanto
nei mozziconi ci sarebbero sostanze pericolose per l’ambiente e per le falde acquifere. Nello specifico, i filtri – essendo
di plastica - non sono biodegradabili e
il loro potere inquinante perdura per
circa dieci anni dopo l’immissione nell’ambiente. Ma c’è chi ne ha intravisto
un possibile utilizzo green. Da uno studio made in Corea, un gruppo di ricercatori della Seoul National University
è riuscito a convertire i mozziconi di sigaretta in un particolare materiale che
può essere impiegato in veicoli elettrici,
turbine eoliche, computer. Un materiale in grado di immagazzinare energia. Gli scienziati hanno riscontrato un
rendimento superiore al carbonio, al
grafene e ai nanotubi di carbonio.
Quindi, non solo si risolverebbe la
piaga ecologica dell’inquinamento da
mozzicone di sigaretta, ma costituirebbe una valida alternativa alle tradizionali fonti di approvvigionamento
energetico. Il professor Jongheop Yi,
dalla Seoul National University, tra i
principali promotori della ricerca, ha
detto: “Il nostro studio ha dimostrato
che i filtri utilizzati possono essere trasformati in un materiale a base di car-
bonio ad alte prestazioni con un processo semplice, che offre allo stesso
tempo una soluzione verde a soddisfare
le richieste energetiche della società. I
ricercatori hanno dimostrato che le
fibre di acetato di cellulosa contenuti
nei filtri delle sigarette, potrebbero essere trasformate in un materiale a base
di carbonio attraverso una combustione. Il materiale ottenuto si presentava con una serie di minuscoli pori, in
grado di conferire un incremento delle
prestazioni dello stesso materiale. Una
volta prodotto, il materiale a base di
carbonio è stato collegato a un elettrodo
e testato in un sistema a tre elettrodi
per verificarne il funzionamento. Gli
scienziati hanno constatato che il materiale è stato in grado di immagazzi-
nare più energia elettrica di qualsiasi
altro materiale disponibile in commercio. Ergo, supercondensatori in grado
di accumulare energia pulita, con elevata conducibilità elettrica e stabilità a
lungo termine. Già in passato sono
state studiate possibilità al problema
della dispersione di cicche nell’ambiente. Una società americana, la TerraCycle, fu in grado di trasformare i
mozziconi di sigarette in plastica, mescolandoli con altri materiali riciclati.
Ma da qui a creare un compost in grado
di dare energia è senz’altro un passo
avanti. Il riciclo è sicuramente la
chiave di volta per fronteggiare il fenomeno dell’inquinamento. Ma il primo
step è fare attenzione a come differenF.C.
ziare i rifiuti.
Disegnata da una società italiana è stata presentata a Chicago
La prima auto stampata in 3D
Il processo tecnologico noto
come “stampa 3D” sta conquistando, giorno dopo giorno,
l’attenzione di tutti, addetti ai
lavori e non. Anche se è ancora
poco chiaro quanto esso possa
essere efficiente, ultime esperienze stanno decisamente dimostrando quali sono le mete
che si possono raggiungere e
come, in futuro, questo procedimento possa rimpiazzare le
tradizionali tecniche di manifattura. È il caso di “Strati”, la
prima automobile “stampata”
con tecnologia 3D. Ha fatto il
suo esordio ufficiale all’International Manufacturing Technology Show (IMTS) di
Chicago, negli Stati Uniti. Il
prototipo, realizzato dalla
Local Motors in collaborazione
con l’Association for Manufacturing Technology (AMT), è
stato disegnato a Torino dall’italiano Michele Anoè. Per la
propulsione è equipaggiata
con il motore elettrico della
Renault Twizy. Il prototipo
della nuova vettura è stato
“stampato” in 44 ore e rapidamente assemblato da un team
della Local Motors per poi essere messo in strada la mattina di sabato 13 settembre.
La Strati è stata costruita in
un pezzo unico utilizzando la
tecnologia “Direct Digital Manufacturing (DDM)”, usata
per la prima volta nella costruzione di un’automobile. I
componenti meccanici, come
batteria, motore, cablaggi, e
sospensioni provengono da diversi fornitori, tra cui la
Twizy, modello che fa parte di
una linea di city car elettriche
Renault.
“La Strati è un progetto della
‘comunità’ realizzato nella nostra Microfactory”, ha dichiarato John B. Rogers Jr,
amministratore delegato della
Local Motors. “L’inedito processo produttivo rivoluziona lo
“status quo” della produzione
automobilistica, cambia l’esperienza del consumatore e di-
mostra che una macchina può
nascere in un modo completamente diverso”. Il veicolo utilizza la scienza dei materiali e
le tecniche di produzione
avanzate dei pionieri della
Struttura di Produzione e Dimostrazione del Department
of Energy (DOE) degli Stati
Uniti, all’Oak Ridge National
Laboratory (ORNL). Strati dimostra la possibilità di utilizzare soluzioni di “digital
manufacturing” sostenibili nel
settore dell’industria automobilistica. La Local Motors prevede, inoltre, di lanciare a
livello produttivo veicoli stampati in 3D che saranno in vendita al pubblico nei mesi
successivi la presentazione avP.D’A.
venuta all’IMTS.
Le Houses for Trees di Ho Chi Minh City
Il progetto pilota per riportare gli spazi verdi in città
Antonio Palumbo
A causa della rapidissima urbanizzazione, ad Ho Chi
Minh City solo lo 0.25% della
superficie dell’intera città è
oggi coperta di vegetazione,
mentre il grande numero di
veicoli circolanti provoca ogni
giorno congestione del traffico
e inquinamento dell’aria.
Concepite come semplici scatole in calcestruzzo le “Case
per gli Alberi” minimizzano
l’impiego di risorse, anche
economiche, e riducono drasticamente le emissioni inquinanti incorporando materiali
naturali e locali: obiettivo
principale del progetto “Houses for Trees” - interessantissimo, dal punto di vista
ecosostenibile, in ordine a diversi aspetti - è di riportare
gli spazi verdi nella città,
ospitando grandi alberi tropicali all’interno di architetture
residenziali ad alta densità.
Progetto pilota di grande interesse, tra quelli più significativi che hanno dato avvio
all’importante programma residenziale ecosostenibile per
la congestionata metropoli
vietnamita, è la casa realizzata nel quartiere Tan Binh una delle aree più densamente popolate di Ho Chi
Minh City, caratterizzata
dalla presenza di numerosissime abitazioni - dallo studio
di architettura Vo Trong
Nghia Architects (non nuovo
a questo genere di progetti
sperimentali, avendo già dimostrato notevoli capacità
nell’utilizzo dei materiali naturali nel recente progetto,
certificato LEED, per il Kontum Indochine Café, realizzato lungo il fiume Dakbla, a
Kontum, in Vietnam, utilizzando come sostegni per la copertura
15
gigantesche
colonne in bambù).
Realizzata con un budget
estremamente
contenuto
(156.000 dollari) la casa è costituita da 5 “scatole” di cemento, ognuna concepita
come un “contenitore” destinato ad ospitare un albero
sulla propria sommità. È questa la caratteristica più importante del progetto, l’idea
finalizzata a contrastare l’inquinamento e l’urbanizzazione selvaggia di Ho Chi
Minh City: grazie agli strati
di terreno sulle coperture
piane, profondi circa 2 metri,
tali “contenitori” fungono
anche da bacini per trattenere l’acqua piovana delle
tempeste tropicali e potrebbero contribuire in modo decisivo a ridurre il rischio di
inondazioni in città, ove questa tecnologia venisse applicata in futuro ad un ingente
numero di abitazioni.
Il lotto in cui è stata realizzata l’abitazione è un sito di
risulta, senza sbocchi sul
mare, accessibile solo da una
stretta strada pedonale. Coerentemente alle caratteristiche del sito, la casa è
progettata come un accumulo
di piccoli frammenti: circondata su tutti i lati dalle tipiche abitazioni a schiera
vietnamite, la House for
Trees realizzata da Vo Trong
Nghia Architects si distingue
come un elemento a sé stante.
Adattandosi alla configurazione del sito, i 5 blocchi sono
posizionati in modo da formare una corte centrale e una
serie di piccoli giardini tra le
costruzioni, aprendosi su tale
corte attraverso ampie porte
in vetro e grandi finestre per
migliorare l’illuminazione naturale e la ventilazione interna, rimanendo invece
chiusi sugli altri lati per consentire privacy e sicurezza.
Gli spazi comuni, come la sala
da pranzo e la biblioteca, sono
situati al piano terra mentre
i livelli superiori ospitano le
camere da letto e i bagni individuali, collegati attraverso
passerelle in acciaio.
Il cortile e i giardini, ombreggiati dagli alberi in sommità,
sono parte dello spazio di vita
al piano terra: diluendo il confine tra spazio interno e spazio esterno, la casa offre uno
stile di vita tropicale, perfettamente integrato con la natura circostante.
Per ridurre i costi energetici e
le emissioni di anidride carbonica sono stati adoperati
esclusivamente materiali locali e naturali: casseforme in
bambù sono state impiegate
per il calcestruzzo gettato in
opera delle pareti esterne, che
assumono, in questo modo, la
medesima texture della
pianta, trasformando i blocchi
in una sorta di grandi fioriere
coronate dal verde; mattoni di
provenienza locale costituiscono invece la finitura interna delle pareti, dotate di
una intercapedine ventilata
per proteggere lo spazio indoor dal calore.
Le novità della Legge Competitività (decreto 91/14)
SISTRI, gestione dei rifiuti e RAEE
Obbligo per il Ministero dell’Ambiente di provvedere ad
ulteriori semplificazioni del
Sistri. Sui Raee modifiche al
D.Lgs. 49/2014 e in particolare alla disciplina riguardante i sistemi collettivi di
finanziamento Sistri, procedure semplificate di recupero,
utilizzo dei materiali di dragaggio,combustione di sfalci e
potature, procedure semplificate di recupero negli Impianti Aia, test di cessione per
le procedure semplificate di
recupero, miscelazione di rifiuti. E poi ancora: adempimenti amministrativi in
relazione alle spedizioni transfrontaliere, semplificazione
per gli imprenditori agricoli
produttori iniziali di rifiuti pericolosi, contributo ambientale
per la gestione degli pneumatici fuori uso, Raee, materie
prime secondarie per l'edilizia.
Su queste materie in tema di
rifiuti è intervenuto il decreto
Competitività - decreto-legge
24 giugno 2014, n. 91, coordinato con la legge di conversione 11 agosto 2014, n. 116,
recante: «Disposizioni urgenti
per il settore agricolo, la tutela
ambientale e l'efficientamento
energetico dell'edilizia scolastica e universitaria, il rilancio
e lo sviluppo delle imprese, il
contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche,
nonche' per la definizione immediata di adempimenti derivanti
dalla
normativa
europea.», pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale n.192 del
20 agosto 2014 - Suppl. Ordinario n. 72, ed entrato in vigore dal 21 agosto 2014. Di
seguito riportiamo le novità
principali in materia di rifiuti
come illustrate da Ecocerved,
società consortile del sistema
italiano delle Camere di Commercio che opera nel campo
dei sistemi informativi per
l’ambiente
Sistri
L’articolo 14 prevede:
- l’obbligo per il Ministero
dell’Ambiente di provvedere
ad ulteriori semplificazioni del
SISTRI, in relazione all’applicazione dell’interoperabilità e
alla sostituzione dei dispositivi token usb;
- la proroga dell’attuale contratto di gestione del SISTRI
al 31 dicembre 2015, con l’obbligo per il Ministero dell’Ambiente di avviare entro il 30
giugno 2015 le procedure per
l'affidamento della concessione del servizio, in maniera
rispetto del "Codice appalti"
(Dlgs 163/2006), delle norme
Ue di settore e dei principi di
"economicità, semplificazione,
interoperabilità tra sistemi informatici e costante aggiornamento tecnologico".
Gestione dei rifiuti
L’articolo 13 c. 5 lettera b-bis
fornisce nuove istruzioni per
la classificazione dei rifiuti,
che integrano quelle contenute nella introduzione dell'allegato D al D.Lgs. 152/2006
e s.m.i. e si applicano a partire
dal 18 febbraio 2015:
1) la classificazione deve avve-
nire "in ogni caso prima che il
rifiuto sia allontanato dal
luogo di produzione";
2) se un rifiuto è classificato
con codice Cer pericoloso "assoluto" (ovvero univoco), esso
è pericoloso senza alcuna ulteriore specificazione;
3) se un rifiuto è classificato
con codice Cer non pericoloso
"assoluto", esso è non pericoloso senza ulteriore specificazione;
4) se un rifiuto è classificato
con codici Cer speculari (uno
pericoloso e uno non pericoloso), per stabilire se lo stesso
è pericoloso o meno vanno determinate le proprietà di pericoloso che lo stesso possiede.
In relazione alle procedure
semplificate di recupero ed in
particolare ai rapporti con i regolamenti dell'Unione Europea "end of waste", l’art. 13 c.4
intende coordinare le attività
di trattamento delle tipologie
di rifiuti individuate dai regolamenti comunitari "end of
waste" (relative quindi alla
cessazione della qualifica di rifiuto) con le procedure semplificate nazionali per il recupero
dei rifiuti, stabilendo che le
prime sono sottoposte alle seconde a condizione che, "ferme
le quantità massime" previste
dal Dm 5 febbraio 1998, dal
Dm 161/2012 e dal Dm
269/2005, siano rispettati
anche tutti i requisiti, i criteri
e le prescrizioni dai regolamenti europei, con particolare
riferimento a:
1) qualità e caratteristiche dei
rifiuti;
2) condizioni di trattamento;
3) prescrizioni per salute e
ambiente, compresi obblighi
minimi di monitoraggio;
4) destinazione finale dei rifiuti che cessano di essere tali.
Viene confermato che l'operazione di recupero può consistere nel mero controllo sui
materiali di rifiuto per verificare se soddisfino i criteri elaborati affinché gli stessi
cessino di essere considerati
rifiuti nel rispetto delle condizioni previste.
Rifiuti da apparecchiature
elettriche ed elettroniche
(Raee)
Vengono apportate modifiche
al D.Lgs. 49/2014 in particolare alla disciplina riguardante i sistemi collettivi di
finanziamento.
L'adesione ai sistemi collettivi
per la gestione dei RAEE è libera e non può essere ostacolata dalla fuoriuscita da un
consorzio per aderire a un
altro.
I contratti stipulati dai sistemi collettivi per la gestione
dei RAEE sono in forma
scritta a pena di nullità.
Ogni sistema collettivo deve
dimostrare al Comitato di vigilanza sui RAEE, prima di
iniziare l'attività o entro 90
giorni dalla data di entrata in
vigore del provvedimento, di
avere una capacità finanziaria
minima proporzionata alla
quantità di RAEE da gestire.
Lo statuto tipo dei sistemi collettivi assicura che essi siano
dotati di adeguati organi di
controllo tra cui anche l'organismo di vigilanza ai sensi del
D.Lgs. 231/2001 (responsabilità amministrativa delle imprese per reato di manager e
dipendenti).
Ogni sistema collettivo deve
rappresentare una quota di
mercato di AEE immessa
complessivamente sul mercato nell'anno solare precedente dai produttori che lo
costituiscono superiore almeno al 3%, almeno un raggruppamento.
“ Settembre, andiamo…” Verso la vendemmia
Dal Tronto a Pantelleria i vini duosiciliani
Gennaro De Crescenzo
Salvatore Lanza
La nostra terra (Campania
Felix) è stata da sempre sinonimo di uva e di vino. Immagini e testi già nel periodo
greco ci tramandano la storia
di questo legame forte e profondo che, nonostante tutto,
non si è ancora spezzato. Plinio aveva scritto la storia
delle nostre viti, della grande
varietà delle nostre uve e dei
metodi che caratterizzavano la produzione
dei
vini:
letteratura, scienza e
religiosità (prima pagana e poi cristiana,
con tutti i significati
che il vino assume
con Cristo) si fondono
in quei grappoli
giallo-oro o rossoscuro. E l’orgoglio
dell’appartenenza e
di un intero territorio
con tutto quello che
era capace di produrre è ancora forte appena
un secolo e mezzo fa se seguiamo le parole di un cronista al tempo dei Borbone:
“una volta avevamo vergogna
ad imbandire le nostre mense
di vini indigeni. Re Ferdinando imprese a vendicare
l’onore delle nostre vigne
nelle sue Reali Delizie, ogni
cura adoperando per avere
vini fatti come l’esperienza, di
utili metodi sagace maestra, e
le novelle teoriche della chimica consigliavano. I nostri
vini con sommo accorgimento
destinati dal Monarca a rendere più splendidi i suoi conviti e levati a cielo dai più
illustri ospiti stranieri scossero la nostra scioperata indolenza e presto non fu gran
possedente il quale non
amasse segnalarsi con quelli
delle sue terre. La quale bella
gara sarebbe stata assai più
profittevole se non si fosse
desto in molti il desiderio
d’imitare con le nostre uve or
l’uno or l’altro liquore straniero […] perché le vigne le
quali danno il delizioso Geraci
o il Capo di Leuca non daran
mai né il Bordò né il Borgogna… Ma già gli amatori lodano a cielo il bianco del
Ponte della Valle o dell’arse
terre che copruono le estreme
falde del Vesuvio o i vini bianchi della famosa Capri e
quelli del dolce monte di Posillipo dolcemente generosi,
Se la vendemmia dal nord al centro è
stata disastrosa, non è così per il Sud
La vendemmia 2014 al nord a
causa del maltempo e temporali non sarà esaltante, ma non
possiamo dire la stessa cosa,
soprattutto per la Sicilia. Infatti, grazie al tradizionale
clima equilibrato, senza caldo
o piogge eccessive, l’annata del
2014 sarà probabilmente indimenticabile per i produttori di
tutta l’isola, da Marsala all’Etna e da Palermo a Lampedusa. È stata una stagione
quasi perfetta: con la primavera abbastanza piovosa e
un’estate fresca, senza eccessi
di calura e venti di scirocco che
hanno permesso una maturazione lenta e graduale.
pieni di gradevole profumo e
perciò da un greco poeta appellati Vini di Giove, ristoratori della salute e rallegratori
del cuore”. Un’apposita Società Enologica era stata istituita per raccogliere notizie
sui siti e sull’estensione delle
vigne, sulla quantità di vino
che esse producevano, sul
gusto e sul profumo che distinguevano un vino dall’altro, sui possibili trapianti di
uve, sui metodi di coltivazione
e di produzione, sulle ragioni
che rendevano i vini più o
meno pregiati, sui metodi di
trasporto per mare e per
terra. La Società curava
anche la pubblicazione di un
Giornale Enologico per approfondire gli stessi temi e possedeva delle cantine in proprio
per le sperimentazioni tra le
vaste e antiche grotte di Posillipo e a Pozzuoli con oltre
trentamila botti.
Tra le qualità di vini più famose a Napoli e in provincia
“un vino eccellente chiamato
greco, un vino leggerissimo
acquoso che la minuta gente
chiama marano, un altro
assai dolce detto lambiccato; e
ci viene udito che un tempo si
facea la malvasia a Torre del
Greco e che alcuni proprietari
fanno del buon moscato a Po-
sillipo”. Il vino greco, assai
pregiato e resistente, era di
colore roseo e i vitigni per produrlo si trovavano principalmente alle falde di Somma e
del Vesuvio; a Portici e a Resina veniva anche definito lagrima (o mezza lagrima
unendolo ad altre uve bianche); a Portici, a Resina e a
Torre del Greco erano pregiati
anche l’aglianico e il piede palumbo. Da un elenco molto
parziale di uve che venivano
coltivate solo nei dintorni di
Napoli si evidenzia già la
grande varietà varietà delle
uve stesse (e dei corrispettivi
vini).
Tra le uve più volte citate si
ricordano, ad esempio, l’aglianica, la pignola, la dolcetta, la
pie’ palumbo, la S. Niccola, la
cavalla, la colagiovanni, la
tintora, l’olivella, l’olivella bastarda, la parasacco, la forcinola, la sanseverina, la
castagnara, la sanfrancesco,
la lugliesa, la cascaveglia, la
mangiaverra, la S. Francesco.
L’impoverimento dell’agricoltura con la vera e propria
estinzione di molte varietà di
produzioni locali è uno dei
problemi più attuali del nostro territorio. Un problema
tutto da approfondire e da risolvere.
I cibi alleati della giovinezza
Alimentazione
anti-aging
Fabiana Clemente
Con l’avanzare degli anni il
corpo cambia, si sa! Il colorito e
la tonicità della pelle iniziano a
dare i primi cenni di cedimento
già dopo i 25 anni. La funzionalità del metabolismo cambia e
rallenta. Si tende ad ingrassare
anche conservando il consueto
stile alimentare. Per non parlare, poi, delle adiposità localizzate, della ritenzione idrica e
dei tanto odiati inestetismi
della cellulite. Un lento declino
estetico che induce a ricordare
con malinconia i bei tempi andati. Sicuramente le teenager
non immaginano neanche cosa
aspetterà loro una volta varcata la soglia degli anta. Ma
come contrastare i segni dell’invecchiamento? C’è un modo per
rallentare il temuto cambiamento? Qualcosa da fare in realtà c’è. Parola d’ordine:
alimentazione! Ebbene si! Numerosi i cibi anti aging nostri
alleati. Al primo posto c’è l’acqua. L’idratazione è fondamentale per beneficiare di
importanti proprietà riparatrici. Almeno 10 bicchieri di
acqua al dì assicurano l’eliminazione di tossine. Ergo, depura l’organismo, migliora
l’elasticità dei tessuti, rafforza
la struttura del capello e elimina i liquidi in eccesso. Dare
l’importanza che merita all’acido ascorbico è il secondo
step da curare. Comunemente
conosciuto come vitamina C, è
una sostanza presente nei peperoni, nell’ananas, nelle
arance, nei kiwi, nel the verde.
Chi ha mai sentito parlare di lisina e prolina? Nomi di uso non
proprio comune nel nostro bagaglio verbale, ma che il nostro
organismo riconosce come sostanze benefiche. Si tratta di
aminoacidi contenuti in particolari proteine presenti nelle
fibre di collagene, in grado di
apportare solidità, forza e flessibilità necessari. Come reperirli? Dalle proteine animali,
quindi da pesce e carni bianche.
Ma anche i legumi sono annoverati tra gli alimenti ricchi di
tali sostanze. Mandorle e noci
sono invece ricchi di vitamina
E, particolarmente indicata per
la nutrizione della pelle. Non a
caso – in cosmesi – l’olio di
mandorle è particolarmente famoso per il suo potere elasticizzante. Le carni rosse, pur
COSMETICI SICURI
GRAZIE AD UNA APP
essendo importanti nell’apportare ferro all’organismo, vanno
consumate con moderazione
per l’elevato contenuto di carnitina – responsabile di causare
problemi a livello gastrointestinali e disturbi a livello ematico.
Anche la carnitina svolge un
ruolo importante. Serve, infatti,
a facilitare il consumo degli
acidi grassi. Dove possiamo trovarla? Non soltanto nelle carni
rosse, ma anche in alcuni alimenti vegetali. Carciofi, cavolini di bruxelles, asparagi,
broccoli, barbabietole, crusca,
grano saraceno, albicocche, banane, semi e noci. Un’ulteriore
abitudine da adottare è consultare gli ORAC – unità di misura che valuta la capacità
antiossidante degli alimenti -
riportate le confezioni dei prodotti. Un elevato valore di
ORAC corrisponde ad una
maggiore capacità di contrastare i radicali liberi e ridurne i
danni. Gli alimenti antiossidanti con alte percentuali di
ORAC sono i mirtilli, i carciofi,
le prugne, le more, le fragole e
le mele. Ergo, frutta e verdura
a volontà. Un’alimentazione
mirata da sola non basta. Munirsi di paio di sneakers e iniziare a camminare tutti i giorni
per almeno 40 minuti, non può
che favorire le funzionalità del
nostro organismo. Un toccasana per le donne in menopausa che vogliono eliminare
quel senso di pesantezza - provocato dalla nuova fase del ciclo
di vita.
Si chiama Biotiful ed è uno strumento innovativo e pratico per
riconoscere e distinguere i prodotti cosmetici e per l’igiene personale contenenti sostanze chimiche cancerogene da quelli realizzati prevalentemente da elementi di origine naturale e,
soprattutto, non nocivi per il nostro organismo. Il sistema è usufruibile, gratuitamente e senza alcuna registrazione, sia dal sito
internet che comodamente sul proprio smartphone Android o
iOS, attraverso un’app che permette di conoscere in tempo reale
l’origine e il grado di nocività di tutte le sostanze elencate nell’INCI (ossia la nomenclatura internazionale degli ingredienti
cosmetici, riportata solitamente sul retro delle confezioni) di
ogni prodotto, grazie ad un sistema di scansione del codice a
barre, soprannominato biolettore. In alternativa, è possibile effettuare una ricerca digitando il nome dell’oggetto in questione,
riportato sulla confezione od, in alternativa, quello dell’industria produttrice. Nella pagina web ufficiale, invece, è possibile
consultare anche le opinioni e le valutazioni degli altri utenti
sui diversi prodotti selezionati dal menù iniziale, in modo da
poterli confrontare con le analisi chimiche dei prodotti stessi ed
operare una scelta ancor più oculata. Biotiful, inoltre, ha un’interfaccia social, vale a dire che nel caso in cui un prodotto non
sia presente nel database, è possibile aggiungerlo attraverso un
form di semplice compilazione, in cui è possibile indicare tutte
le sostanze elencate nell’INCI, oltre al nome, al prezzo ed alle
cifre del codice a barre riportate sulla confezione.
Il sistema di classificazione delle sostanze, poi, è molto intuitivo
e semplice da memorizzare anche per l’utente meno esperto: si
va, infatti, da ingredienti totalmente naturali, rappresentati da
un cerchietto barrato da una “x”, fino a quelli altamente nocivi,
che presentano il disegno di un teschio, passando per i vari colori del semaforo che identificano i diversi livelli di pericolosità.
Con questa app, in definitiva, è possibile acquistare prodotti naturali direttamente al supermercato di fiducia o nei negozi di
cosmesi, senza correre il rischio di arrecare danno a se stessi ed
F.Cu.
ai propri cari.
La biogelatina che rivela la data di scadenza dei cibi
La data di scadenza degli alimenti è da sempre un’ossessione per tutti quando si va a
fare la spesa immersi tra gli
scaffali del supermercato. Attendibile o non attendibile, è
questo il problema. Ed è proprio
per questo che le percentuali di
cibo inutilmente buttato e sprecato sono davvero impressionanti. Basti solo pensare che lo
scorso settembre la Fao aveva
stimato in 1,4miliardi di tonnellate la quantità di rifiuti alimentari non consumati, pari, cioè, a
un terzo di quello che viene prodotto. Una cifra esorbitante. Per
questo nasce la brillante idea
per combattere lo spreco di cibo
di una ricercatrice, Solveiga
Pakštaitė. Si tratta di una speciale gelatina bio-reattiva, fatta
di proteine, che vengono posizionate all’esterno della confezione
degli alimenti e sigillate in una
pellicola di plastica, che degrada
e si decompone con gli stessi
tempi del cibo contenuto nella
scatola, diventando liquida.
Una volta che questa si scioglie
significa che l’alimento è scaduto e, quindi, bisogna buttarlo
via. Come ha ben spiegato Pakstaite, questa particolare gelatina è una proteina e si
decompone seguendo lo stesso
identico ritmo degli alimenti a
base di proteine. Bump Mark,
questo è il suo nome, è semplicemente la copia di ciò che accade al cibo nella confezione ed
è, quindi, molto più precisa di
una data di scadenza stampata
su di una semplice ed ormai ob-
soleta etichetta. Questa giovane
studiosa si è laureata a Londra
con una tesi che aveva come oggetto proprio questo progetto.
Ora sta chiedendo un brevetto
ed è alla ricerca di partner disposti a supportare e a finanziare la sua idea, che ha già
vinto un riconoscimento alla
manifestazione del James
Dyson Award. Ma la ricerca non
si ferma. Infatti, uno degli obiettivi futuri, per esempio, è quello
trovare un equivalente a base di
piante che possa andare bene
anche per i vegetariani. Bump
Mark aiuterebbe, inoltre, anche
i non vedenti che altrimenti
non potrebbero conoscere la
data di scadenza dei cibi. Infine
potrebbe essere un modo per
sensibilizzare la gente nei confronti dello spreco di cibo. Una
soluzione innovativa ma allo
stesso semplice: Bump Mark
fornisce informazioni tattili e
tangibili. Sarà, quindi, difficile
entrare in confusione. Unico
motto: basta sprechi, basta
dubbi. Bump Mark rappresenta un’ottima soluzione a
basso costo, che applicato ai cibi
migliorerà di gran lunga la vita
di tutti noi, in quanto darà informazioni sullo stato reale dell’alimento che abbiamo intenzione
di acquistare.
A.P.
Giovan Francesco Araldo a Napoli
Il gesuita “Napoletano d’adozione”
Lorenzo Terzi
questa parentesi, il gesuita
trascorse tutta la sua vita a
Napoli, ove si spense il 10
maggio del 1599. L’Araldo
scrisse parecchie opere; tuttavia di esse fu dato alle stampe
solo un Ristretto della Dottrina
Christiana nel 1553. La maggior parte della produzione del
gesuita marchigiano è quindi
inedita e si conserva presso
l’Archivio della Compagnia a
Napoli. Fra i manoscritti dell’Araldo ivi custoditi, la Relatione d’alcune chiese et
compagnie di Napoli (15941596) è stato recentemente
trascritto nell’ambito di un
progetto per l’elaborazione informatica delle fonti storico-artistiche
promosso
dal
Dipartimento di Discipline
Storiche dell’Università degli
Studi di Napoli “Federico II” e
dalla Fondazione Memofonte.
La Relatione ha una certa importanza per le informazioni
che da essa si possono trarre
circa alcuni luoghi di culto oggi
non più esistenti o completamente modificati rispetto all’assetto originario. È questo il
caso della Chiesa di San Gia-
Più che un semplice viaggiatore, il gesuita Giovan Francesco Araldo (circa 1528-1599) si
può considerare un vero e proprio napoletano d’adozione. La
scheda redatta su di lui nel Dizionario Biografico degli Italiani attesta che l’Araldo
nacque a Cagli, cittadina marchigiana all’epoca appartenente al ducato di Urbino.
Trasferitosi a Roma, venne accolto nella Compagnia di Gesù
dallo stesso Ignazio di Loyola
il 24 gennaio 1551.
Un anno dopo fu mandato, insieme con il confratello Andrea
Oviedo e con altri gesuiti, a organizzare la Compagnia a Napoli. Nella capitale del
Viceregno spagnolo Araldo insegnò grammatica e dottrina
cristiana. Ordinato sacerdote
nel 1553, si dedicò a una fervente attività di direzione spirituale
e
all’ufficio
di
confessore. Fra le sue protette
si annovera Orsola Benincasa.
Dal 1570 al 1577 dimorò a
Roma, in qualità di penitenziere di San Pietro. Eccettuata
Il castello di Gesualdo
Linda Iacuzio
Puntuali notizie sul maestoso
castello di Gesualdo, in provincia di Avellino, si possono
ricavare da una scheda redatta a cura dell’Università
degli Studi di Napoli “Suor Orsola Benincasa” nell’ambito di
un progetto da essa realizzato
in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
Apprendiamo, dunque, che la
storia dei primi secoli della
fortezza si può ricostruire con
una certa difficoltà, in quanto
manca una documentazione
anteriore al XII secolo. Si può
supporre che essa sia stata
edificata dai Longobardi.
Molto più abbondanti, invece,
sono le fonti documentarie posteriori agli inizi del XII secolo. Il primo feudatario di
Gesualdo conosciuto con certezza fu Guglielmo d’Altavilla,
signore di Lucera. A Guglielmo successe il figlio Elia e
a costui il figlio Ruggero, il
quale perse la baronia di Ge-
sualdo nel 1212. Tuttavia l’imperatore Corrado IV restituì a
Elia II i possedimenti degli
avi; i discendenti li conservarono fino alla loro estinzione.
Nel 1460 il castello fu danneggiato dall’esercito aragonese
per rappresaglia contro i suoi
padroni, coinvolti nella Congiura dei Baroni del 1456 contro Ferdinando I. Nella
seconda metà del XVI secolo il
maniero venne trasformato in
residenza signorile da Carlo
Gesualdo, sommo musicista,
che vi ospitò, fra gli altri, Torquato Tasso. Proprio in questo
inespugnabile edificio il Gesualdo si ritirò dopo aver fatto
trucidare, nel suo palazzo di
Napoli, la moglie Maria d’Avalos e l’amante di costei, Fabrizio Carafa.
In tempi più recenti, nel 1913,
il castello è stato vincolato, per
la sua importanza storica,
dalla Sovrintendenza ai Beni
Artistici ed Ambientali di Salerno e Avellino. Gravemente
danneggiato dal terremoto del
1980, esso - in piccola parte - è
abitato da privati; la maggioranza degli ambienti sono
stati, invece, acquistati dalla
municipalità di Gesualdo e
dalla provincia di Avellino, che
ne hanno iniziato i lavori di recupero.
L’impianto del forte è tuttora
quello delineatosi in epoca angioina: a pianta quadrata con
quattro alte torri cilindriche
angolari e una corte interna.
Sulla porta di fronte all’ingresso è presente “un mascherone raffigurante la testa di
un leone, che nella bocca ospitava un cannoncino, e nella
parte alta della parete si
aprono tre feritoie, anch’esse
di difesa”.
A metà della facciata meridionale “si innesta la seconda
torre cilindrica, che si articola
su tre ordini, il terzo dei quali
è caratterizzato da una piccola
loggia rinascimentale semicircolare”.
Fonte: http://www.unisob.
na.it/Materiale%20e%20ricerche/siti/medioevo/CoppolaSito1/16/latoalto.htm
como degli Italiani. Quella che
oggi ne porta il nome è frutto
di una ricostruzione effettuata
nello stesso luogo del tempio
primitivo, ma sulla nuova via
Depretis.
Danneggiata dal sisma del
1980 e attualmente sconsacrata, conserva ancora il portale originario, insieme con
alcuni dipinti della vecchia
chiesa. Nella Relatione Araldo
racconta che essa fu costruita
nel 1238, presso il Seggio di
Porto, dal generale e da altri
ufficiali dell’esercito pisano, reduci da un’inaspettata vittoria
in una battaglia contro i saraceni durante la quale i soldati
della Repubblica marinara
avevano invocato a gran voce il
patrono - San Giacomo, appunto - affinché concedesse
loro di prevalere sugli “infedeli”. A partire dal 1340, aggiunge l’autore gesuita, la
chiesa fu chiamata anche “San
Giacomo della Spada”, “per
causa che dal detto tempo i cavallieri del Regno di detto ordine quivi ne venivano a
ricevere l’habito et a frequentare i santissimi sacramenti”.
Perché in autunno le foglie cambiano colore?
In autunno le foglie prendono i
colori dei pigmenti (carotenoidi
e antociani) che d'estate sono
nascosti dal verde della clorofilla. Le foglie verdi, in autunno,
diventano
gialle,
arancioni, rosse, marroni... A
cosa si deve questo spettacolo
di colori della natura?
GIALLO - ARANCIO. Nelle
cellule delle foglie, si trovano i
carotenoidi (pigmenti chimici
responsabili del colore arancione delle carote o del giallo
del mais) che però restano invisibili sotto il verde della clorofilla (il pigmento chimico che
cattura l'energia del sole). Ma
in autunno, quando le foglie si
stanno avvicinando alla fine
del loro ciclo di vita, la clorofilla
diminuisce e il giallo - arancione del carotene e degli altri
pigmenti prende il sopravvento
e si rivela.
ROSSO - VIOLA. Le piante
producono anche altri pigmenti, gli antociani ( dal greco
anthos = fiore e kyàneos = blu),
che hanno una tinta rossastrablu e la funzione di "crema solare" contro alcuni raggi
ultravioletti (sono anche re-
sponsabili del colore blu di
molti frutti come i mirtilli).
Quando la clorofilla e gli antociani coesistono, il colore delle
foglie può virare verso il
bronzo, come nei frassini.
A concentrazioni sufficientemente elevate, gli antociani
fanno invece sembrare una foglia quasi viola, come negli
aceri giapponesi.
GRIGIO. I colori autunnali più
grigi si formano quando le foglie sono completamente morte
perché avviene la degradazione
Incentivi per l'acquisto di bici a pedalata assistita
A Napoli e-pedala facile...
anche in salita!
Al via gli incentivi per l'acquisto di bici a pedalata assistita.
Il Comune di Napoli in collaborazione con l'ANEA - Agenzia
Napoletana Energia e Ambiente, promuove l'utilizzo dei
veicoli ad emissione zero attraverso una campagna di incentivi. A partire dal 1 ottobre,
infatti, i cittadini potranno acquistare bici elettriche con uno
sconto di 200 euro a cui va aggiunto un ulteriore sconto del
10% sul prezzo di listino applicato da ciascun Concessionario.
Ma chi può usufruire del contributo? I residenti nel Comune
partenopeo, di età superiore ai
18 anni e che non abbiano usufruito in precedenza della medesima agevolazione. Accedere
al contributo è molto semplice:
basta rivolgersi ai Concessionari aderenti all’iniziativa del
Comune (elenco disponibile su
siti www.comune.napoli.it opp.
www.anea.eu), scegliere il veicolo da acquistare e compilare
il modulo di richiesta del contributo, disponibile presso il Concessionario stesso, allegando
dei cloroplasti (corpuscoli cellulari che contengono la clorofilla). E quando le foglie sono
secche, i pigmenti si legano insieme e formano un "composto
marrone". L'autunno, lo ricordiamo, inizia con l'equinozio di
settembre che quest'anno è caduto il 23 alle 4.29 ( ora legale
italiana ). Avvicinandoci a questo periodo la parte illuminata
e le ore di luce diminuiscono.
Il 23 settembre (in base al
giorno dell'equinozio d'autunno) i raggi del sole sono perpendicolari
all'equatore.
Questa è una delle quattro stagioni più suggestive dell’anno
per la moltitudine di colori che
le piante possono “sfoggiare”,
ispiratrice di poeti e musicisti
come Vivaldi dove “Le quattro
stagioni” è il titolo con cui sono
noti i primi quattro concerti
per violino, ogni concerto si riferisce ad una delle quattro
stagioni tipico esempio di musica programmata e pittori
come Giuseppe Arcimboldo con
la sua opera esposta a Parigi
nel museo del Louvre intitolata
appunto “Autunno”.
R.M.
copia del documento di identità.
Ma quali sono i vantaggi per coloro che scelgono di spostarsi
con una bici a pedalata assistita? Prima di tutto, economici: niente assicurazione,
tassa di possesso e benzina.
Questa due ruote, inoltre, non
necessita di targa e patente di
guida a differenza dei ciclomotori. Poi, ancora, è un mezzo di
trasporto confortevole e salutare: poiché la necessità di accompagnare il motore elettrico
con la pedalata permette di fare
esercizio fisico e giovare al proprio corpo. È decisamente funzionale, in quanto rispetto ad
una tradizionale bicicletta si
possono percorrere con più facilità i tragitti collinari e coprire
maggiori distanze in minor
tempo.
Sul veicolo non vi sono comandi
aggiuntivi se non quello del dispositivo di accensione e spegnimento del motore e quello di
segnalazione della batteria. Se
dovesse esaurirsi, guidare
anche con la sola pedalata
stessa è possibile.
VIRTUAL BIKE: RISCOPRIRE IL PATRIMONIO CITTADINO
GRAZIE A UN VIDEOGAME
Alessia Esposito
I videogame possono essere amici dell’ecologia? Per gli scettici l’appuntamento è a Pisa
dall’8 al 12 ottobre con Virtual Bike, l’installazione ideata dal graphic designer Paolo Ciabattoni e dal programmatore Luca Palmili.
Nell’ambito dell’Internet Festival che si svolge
in città, infatti, in quei giorni si potrà pedalare
su una bici, posta su un piedistallo, dotata di
moderni sensori audiovisivi che consentono
l’interazione con il mondo virtuale.
Mondo che è creato come un mix di luoghi
reali della città e percorsi a ostacoli, proprio
come in un vero videogame. Una gara a punti
e di velocità che si tiene però all’insegna della
riscoperta della propria città con tanto di
aneddoti e curiosità sui luoghi tipici.
A Pisa si potrà girare virtualmente tra i luoghi
della città: la torre di Pisa, il Battistero, la
Cattedrale. Virtual Bike nasce infatti in seno
a un progetto per rivisitare virtualmente i luoghi del quartiere romano di San Lorenzo bombardati durante la Seconda Guerra Mondiale
e per denunciare l’importanza degli spazi
verdi e delle piste ciclabili nelle città italiane.
Non a caso Virtual Bike ha vinto sei “Maker
of Merit Rome” e oggi il progetto è ambasciatore del movimento Makers italiano in occasione della Maker Faire Bay Area 2014 di San
Francisco. Dai partecipanti all’Internet Festival 2014 (#IF2014) Paolo Ciabattoni e Luca
Palmili dicono di aspettarsi ''un coinvolgimento attivo e una sensibilizzazione nei confronti dei temi chiave del nostro progetto.
Stimolando la curiosità e l'immaginazione Virtual Bike genera una partecipazione che non
si limita alla semplice competizione, ma mette
l'individuo in relazione con la vera essenza del
gioco: la bellezza di scoprire ed esplorare nuovi
luoghi''. E per il futuro? “Attraverso il coinvolgimento di tutti i comuni d'Italia, ci auguriamo che Virtual Bike possa diventare un
punto di riferimento e una grande occasione
per promuovere il patrimonio artistico e culturale del nostro Paese” sostengono gli ideatori. Alla prossima tappa, dunque.
Se hai una “sprout”…piantala!
Arriva la matita green che si può seminare
Cristina Abbrunzo
È tempo di ritornare tra i banchi di scuola e tra le scartoffie
d’ufficio…E anche se possiamo dire addio alle lunghe
passeggiate estive all’aria
aperta e a un più diretto contatto con la natura in generale, le idee, per uno stile di
vita green anche urbano, non
mancano. È il caso, ad esempio, di un geniale progetto
messo a punto da un team di
giovani creativi, studenti del
Massachusetts Institute of
Technology (MIT).
Si chiama Sprout, ‘germoglio’,
ed è la prima matita eco-sostenibile al mondo che si pianta.
La matita è uno strumento
storico, rivisitata col tempo in
molteplici forme, con essa si
scrive, si disegna, e si tempera
fino a quando non diventa così
corta da doverla buttare via.
Ma se è vero che ogni fine è un
nuovo inizio, da un mozzicone
può nascere una seconda vita:
una pianta. Sprout infatti è
un prodotto 100% eco, è fatta
di cedro e utilizza la grafite e
l'argilla al posto del piombo.
Svolge la sua peculiare funzione di semplice matita da di-
segno, ma dietro al suo fondamentale aspetto, nasconde
una ‘sorpresa’ che fa di essa
un oggetto dalla doppia utilità; nella parte superiore,
quella che molti mordicchiano
o dove di solito è posta la
gomma da cancellare, Sprout
presenta una capsula al cui
interno sono conservati dei
semi. Una volta consumata la
matita, basterà capovolgerla
in un vaso e innaffiarla; e siccome l’involucro che contiene
i semi è biodegradabile, si
scioglierà e lascerà liberi di
sbocciare, nel giro di una settimana, i primi germogli.
Sono tantissime le varietà di
piante proposte da Sprout, bisognerà scegliere ‘la matita’
che si desidera coltivare, tra:
basilico, pomodoro ciliegino,
calendula, melanzana, menta,
Eco-idee: una tendenza in netta crescita
Nuovi modi di vivere il verde
La Grin OrtiCultura Urbana
rappresenta un nuovo modo di
concepire e vivere il verde. E’
una ditta che offre soluzioni e
tecniche innovative che consentono di agire in maniera sostenibile anche in ambiente
urbano e di espandere oltre i
soliti confini le nostre città, i
nostri spazi domestici, i nostri
luoghi di studio o di lavoro rendendoli più belli, vivibili ma
soprattutto produttivi.
Oltre il grande successo ottenuto dalle matite Sprout, sono
tante le invenzioni proposte
dalla azienda siracusana,
come ad esempio: il Grin Kit
PUF – Sogni d'Orto, scatolina
che nelle dimensioni di un
libro contiene tutto il necessario per iniziare a coltivare un
orto in casa partendo da zero.
Al proprietario spetterà solo il
compito di assicurare un terriccio di buona qualità, l’acqua
e naturalmente l’esposizione al
sole. All’interno della scatola si
troverà infatti tutto il necessario per iniziare a coltivare erbe
aromatiche e ortaggi di vario
genere: torba, etichette in betulla per segnare le future
piantine e sementi biologici di
carote, erba cipollina, fagiolini,
cavoli, spinaci e tanto altro,
con pure la ruota-calendario
per scoprire, coltura per coltura, i periodi di semina e rac-
colta più indicati. Risultato:
orto biologico e a Km Zero direttamente in casa o sul balcone, senza l'assillo di cure
particolari. Se, invece, siete
amanti del design, un’altra
originale idea degna di nota è
Grinwall, la Pianta-Cornice da
parete in legno di abete per ricreare una porzione naturale
di prato, letteralmente, tra le
proprie mura domestiche. La
base è infatti provvista di una
vaschetta in alluminio dove
mettere terriccio e semi. Bisognerà solo aver cura di annaffiare e, nel giro di una
settimana, un piccolo tappeto
erboso crescerà sulla parete,
trasformando la cornice in un
quadro vegetale vivente.
Per i più pigri, poi, c’è anche
InVASO concept, vaso realizzato in spugna (simile a quella
che utilizziamo per lavare
l’auto), che, oltre ad arredare,
mantiene e trattiene l'acqua e
consente di annaffiare con minore frequenza le piante in
esso contenute. Insomma,
sempre in crescita queste
nuove e originali idee green
che intendono rinnovare il legame tra natura e mondo urbano, portando avanti l’idea
del recupero, della sostenibilità e della lotta al degrado
ambientale.
C.A.
prezzemolo, rosmarino, salvia,
timo, pepe verde, jalapeno e
tanto altro. Quando quasi per
magia spunterà la piantina, il
mozzicone di matita potrà essere rimosso oppure piantato
ugualmente come etichetta,
poiché sul legno è riportato il
nome della pianta.
Ma attenzione: se si versa liquido su Sprout, o si mette in
bocca, la punta inizia a dissolversi. Purtroppo Sprout non
conosce la differenza tra l'acqua accidentale e quella intenzionale, quindi, se viene
bagnata, capisce che è tempo
di semina. Il gruppo di studenti del MIT ha lavorato duramente per realizzare una
capsula seme resistente, ma è
difficile trovare un compromesso tra la resistenza a
eventuali incidenti e la sua
dissoluzione nel terreno.
Queste speciali matite sono promosse in Italia dalla Grin OrtiCultura Urbana (www.igrin.
it), giovanissima start up del
siracusano, nata proprio per
diffondere la cultura ecogreen.
La creatività di Sprout ‘disegnerà’ amore e rispetto per la
natura, ispirerà il riutilizzo,
oltretutto in modo innovativo,
di uno strumento tradizionale
ed il buon vecchio disegno a
mano libera, e, perché no,
anche un monito alla brutta
abitudine di mangiucchiare le
estremità delle matite!
L AVORO E PREVIDENZA
Che fine farà l’articolo 18?
Eleonora Ferrara
Un traguardo raggiunto a
costo di lotte sindacali e tanti
sacrifici. Ecco, l’art. 18 dello
Statuto dei lavoratori, si può
sintetizzare così.
Già la minoranza PD ha presentato diversi emendamenti
al Jobs Act, firmati da una
quarantina di senatori, nonché uno all’art. 18, per cui Pier
Luigi Bersani, prendendo le
distanze dalla proposta del
Governo di abolire la norma
per i neoassunti, dichiara in
una intervista televisiva
“Grazie all’articolo 18, il lavoro non è solo salario, è la
tua dignità, la tua libertà, il
tuo diritto alla trasformazione
di questo mondo ”.
Gli emendamenti presentati
riguardano tutti l’articolo 4
della legge delega sul contratto a tutele crescenti, con la
previsione che, dopo i tre anni,
per tutti i neoassunti, sussista
la possibilità della reintegra
in caso di licenziamento illecito e la riduzione, tra l’altro,
del numero delle tipologie contrattuali.
Non tutte le forze politiche,
però, sono d’accordo al riguardo. Difatti, il presidente
della Commissione Lavoro del
Senato ha dichiarato che detti
emendamenti sono “ irricevibili ”, in quanto fanno emergere una “ visione vecchia e
ideologica”.
Intanto, non
viene esclusa, dalla minoranza PD, l’ipotesi del ricorso
al referendum tra gli iscritti,
nel caso in cui non si ravvisi in
Renzi una certa propensione
alla mediazione.
Purtroppo, all’interno del PD
non si riesce a trovare una
giusta intesa con il Premier.
Bersani, ritiene che ciò sarebbe necessario nell’interesse
del Paese, aggiungendo ancora che “ il governo ha tutte
le condizioni per durare”, definendo il Presidente del Consiglio
“un tipo svelto,
intelligente, che ha l’energia
di una centrale atomica, impaziente, un protagonista
vero che ha tra le sue caratteristiche quella di non chiedere
consiglio”. Sicuramente dalle
sue parole si evince una certa
amarezza, essendo egli un
rappresentante della vecchia
guardia, con tanta esperienza
alle spalle.
I proponenti gli emendamenti,
auspicano in un incontro con
la maggioranza dal quale
possa scaturirne un documento unitario.
I rappresentanti delle diverse
aree della minoranza PD, intendono, all’interno del proprio partito, farsi promotori
di una “soluzione unitaria”
sul modello tedesco, con il contratto a tutele crescenti e la
previsione del reintegro in
caso di licenziamento illegittimo dopo i primi tre anni.
Si ritiene opportuno discutere
anche della legge di stabilità,
considerata fondamentale per
la riforma del lavoro, in cui,
viene asserito, si dovranno
trovare le risorse per riformare gli ammortizzatori sociali. La polemica, in ogni caso
imperversa all’interno del PD.
Fassina ha giudicato ridicolo
spiegare che il reintegro resterà per i licenziamenti discriminatori, asserendo che:
“chi mette in mezzo il reintegro per i discriminatori come
concessione alla minoranza
Pd, non sa di che parla: la tutela in quel caso è prevista
dalla Carta fondamentale dei
diritti dell’uomo del 1948,
credo nessuno possa mettere
in discussione quei principi”.
L’emendamento all’art. 18 prevede, quindi, le stesse tutele
contenute nel contratto a
tempo indeterminato anche
per i nuovi assunti con contratto a tutele crescenti previsto dal Job act . In tal modo
sarebbe introdotta la reintegra in caso di licenziamento
senza giusta causa, per i suddetti neoassunti, dopo 3 anni
di lavoro.
Nella proposta di modifica è
contenuta, altresì, la previ-
sione dell’attuazione di un
monitoraggio della disciplina
relativa al licenziamento illegittimo, al fine di valutare l’efficacia e l’efficienza delle
procedure di conciliazione e
giudiziarie vigenti.
Viaggio nelle leggi ambientali
RIFIUTI
Poiché lo Stato non ha ancora
emanato, ai sensi dell’art.
195, comma 2, lett. g) del
D.L.vo n. 152/2006, alcun regolamento per la determinazione
dei
criteri
di
assimilazione dei rifiuti speciali agli urbani, si continuano ad applicare i criteri
per l’assimilazione previsti
nella Deliberazione 27 luglio
1984 del Comitato interministeriale. Consiglio di Stato,
Sez. V del 24/07/2014 n. 3941
RIFIUTI
In relazione all’utilizzazione
di discariche illegali nonché
alla mancata bonifica di discariche illegali chiuse, si aggiunge che alcune discariche contengono
rifiuti pericolosi non identificati né catalogati e che per talune discariche manca
una nuova autorizzazione ai sensi della
direttiva discariche. Pertanto la Repubblica italiana è condannata a versare
alla Commissione europea, una penalità
giornaliera di EUR 158.200 fino alla
piena esecuzione della sentenza Com-
missione/Italia.La Repubblica italiana è
condannata a versare alla Commissione
europea, sul conto «Risorse proprie
dell’Unione europea», una somma forfettaria di EUR 60 milioni. CURIA - Corte
di Giustizia Europea (Causa C-196/13).
SALUTE E SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
Gli indumenti forniti ai lavoratori ad-
detti alle mansioni di pulizia
dovevano essere considerati
dispositivi di protezione individuale, in quanto idonei a costituire uno schermo sia pure
minimo verso agenti patogeni
con i quali era facile venire in
contatto nelle operazioni di
pulizia, e non costituiscono
solo strumento identificativo
dell'azienda. Vi era pertanto
l'obbligo della datrice di lavoro di tenere gli indumenti
in stato idoneo alla funzione,
e quindi di provvedere al loro
lavaggio. L'obbligo della conservazione degli strumenti di
servizio, gravante sui lavoratori ex art. 39 ccnl di settore,
in linea con il D.Lgs. n. 626
del 1994, art. 6. 44 si pone su un piano
diverso rispetto all'obbligo di pulizia
delle tute, quale attività finalizzata al
mantenimento degli strumenti di servizio in stato di idoneità alla loro funzione,
obbligo così incombente sul datore di lavoro. Cassazione Civile Sezione Lavoro,
Sentenza n. 17833 del 08-08-2014.
A.T.
LA DIGNITÀ È UGUAGLIANZA DELLA PERSONA UMANA
... Di gloria e di onore lo hai coronato
Andrea Tafuro
Eugène de Rastignac dalla
cima del cimitero Père Lachaise di Parigi lancia un avvertimento alla città: "Ed ora,
a noi due!". Eugène è uno dei
personaggi concepiti da Balzac
in “Papà Goriot”, romanzo del
1835. Altra scena memorabile
è il pistolotto che Vautrin rivolge al giovane rampante Eugène, dicendogli praticamente:
“Che futuro vuoi attenderti in
una società come la nostra
sgobbando a forza di studio e
lavoro? Tanta fatica e sottomissione per poche e risibili soddisfazioni. Meglio addentare
subito una cicciosa dote quale
quella della signorina Victorine
che, d’accordo, sarà pure una
racchia, ma ti garantirebbe
una rendita annua di 50 mila
franchi”. Esagero se dico che
nel 2014 viviamo nelle stesse
condizioni rappresentate nell’universo costruito da Balzac
nelle sue opere? Titoli di studio,
veri e non comprati online,
competenze certe e certificate e
diffusione delle conoscenze
hanno ancora un ruolo importante nella grande scommessa
della riduzione delle diseguaglianze, ma resta il fatto che le
sproporzioni tra chi è nato ricco
e chi spera di diventare ricco
calpestano l’idea meritocratica.
Il compagno Marx affermava
che il capitale si accumula all’infinito, ma con rendimenti
decrescenti, cosa che porta a
conflitti tra capitalisti sempre
in cerca di nuove opportunità.
Se i rendimenti del capitale
però sono comunque maggiori
della crescita dell’economia
reale, i ricchi diventeranno
sempre più ricchi e la disuguaglianza aumenterà. E’ quello
che succede nella nostra bella
società, dove la ricchezza non si
accumula, ma si eredita. Abbiamo già riflettuto su queste
pagine che la ricchezza mondiale è in mano al cinque per
cento degli abitanti del pianeta, quindi se il capitale cresce sempre più in fretta
dell’economia reale, visto che i
ricchi hanno molta più ricchezza dei lavoratori dipendenti le cui sorti dipendono dai
redditi da lavoro, i ricchi diventeranno sempre più ricchi.
L’economista francese Thomas
Piketty, in Il Capitale nel XXI°
secolo, sostiene che non è stato
il progresso a ridurre la disuguaglianza, ma la Seconda
guerra mondiale. Ho terrore
per questa cosa, cioè capite
bene quando si sostiene che
soltanto eventi traumatici
come una guerra possono bilanciare l’effetto di una tensione profonda dell’economia.
Usando dati che vanno indietro
fino al XVIII secolo, Piketty ha
argomentato che quando in un
paese la crescita economica rallenta, il profitto generato dal
capitale, piuttosto che quello
generato dal lavoro, cresce
esponenzialmente e aumenta
la disuguaglianza. Questo succede perché la rendita prodotta
dalla ricchezza accumulata ha
un valore medio costante di
circa il 5 per cento, se la crescita economica scende sotto
quel valore, i ricchi diventano
più ricchi… In tutta questa follia nessuno pensa all’uomo?
Nel V, IV secolo a.C. c’è stato
un pensatore: Democrito, famoso per le sue teorie sull’atomismo. A lui dobbiamo una
definizione dell’uomo essenziale, aveva definito l’uomo, άνθροος (antropos): μικρός
(micros) κόσμος(cosmos), cioè
un microcosmo. Questa è
l’esperienza, credo, che tutti
fanno quando cominciano ad
andare al di là della superficie
della creatura umana e cercano di penetrare nel segreto,
nell’oscurità della singola persona, nella grandezza dell’ individuo. Ma il Mefistofele di
Goethe, ha detto una frase lapidaria che suona così: “L’uomo
è un microcosmo di follia”.
Ecco! E’ questo l’uomo, da un
lato è sicuramente una realtà
misteriosa, gloriosa e grandiosa, dall’altra parte, è anche
un grumo di follia, di perversioni. In questa crisi che ci assale e ci divora, possiamo noi
scoprire qual è la componente
che fa sì che l’uomo meriti dignità, cioè quali sono quelle caratteristiche che lo rendono
degno e uguale nonostante la
molteplice diversità dei suoi
profili, nonostante che, per
esempio, le nostre impronte digitali siano totalmente diverse,
radicalmente diverse per ciascuno di noi? Non sto qui a menarvela parlando di quali sono
i fondamenti della dignità. Parliamo, piuttosto di quali sono
gli ambiti in cui dignità e uguaglianza vengono promosse o distrutte. Possiamo rilevare
alcune aree critiche dove questa rottura dell’alleanza primitiva tra μικρός e κόσμος
diventa devastante.
In primo luogo, viviamo con
terrore l’inquinamento, che in
vaste aree del pianeta si fa
sempre più pervasivo, non
sempre le attività produttive
sono condotte con il dovuto rispetto del territorio circostante.
La sete del profitto spinge a
violare tale armonia, fino alla
diffusione nell’ambiente di veri
e propri veleni. Con situazioni
estreme, che diventano purtroppo fonte di tumori. Non
sempre ci accorgiamo subito di
questa violenza contro il territorio, anzi, spesso è manipolata
ed altre volte viene addirittura
legittimata. Di fatto, la consapevolezza davanti a questi
comportamenti criminali ma-
tura sempre lentamente,
spesso solo tramite la passione
eroica, di chi, facendo il proprio
lavoro con serietà è come se si
immolasse per creare tra la
gente una adeguata comprensione della complessità del problema.
L’imperativo della crescita ad
ogni costo, che giustifica l’ideologia della distruzione e dello
spreco della natura, della salute e della vita, è una economia di morte per l’arricchimento
di pochi, che non sente alcuna
responsabilità verso il prossimo e verso il resto del creato,
che non crede che le cose debbano e possano cambiare e prepara un futuro sempre più
difficile per le prossime generazioni. È necessario responsabilizzare ognuno al rispetto
dell’ambiente e della legalità e
sensibilizzare i cittadini all’adozione di stili di vita più
sobri ed orientati ad un benessere reale, liberando la nostra
mente dall’avidità, dall’egoismo e dalla schiavitù di desideri coatti guidati dal sistema
economico ad un consumo acritico.
La crescita indifferenziata ed
illimitata dei consumi è una assurdità che distrugge risorse
essenziali alla vita e svuota
l’uomo della sua umanità, della
sua libertà di pensiero, plasmando e standardizzando i
gusti e i desideri, attraverso il
grande inganno di nascondere
la faccia sporca del sistema: i
rifiuti e l’inquinamento.
Foto di Fabiana Liguori
27 settembre 2014 – Napoli, aperto al pubblico il giardino segreto sulla cima di Castel Sant’Elmo
grazie al progetto architettonico “Le Jardin”, vincitore della terza edizione del concorso “Un’opera per il Castello”