PERIODICO D’INFORMAZIONE DELLA UILTRASPORTI CAMPANIA ANNO 6, NUMERO 5/6 MAGGIO/GIUGNO 2014 “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale” (art. 16 Cost.) Editoriale Senza il lavoro il Paese non riparte Partecipate comunali: appianare i debiti e ridurre la spesa corrente Disdettati i contratti accessori e previsti advisor interni per il controllo del bilancio Adesso scrivere un’altra storia... N ella fase congressuale che sta interessando la UIL, molti momenti di dibattito e di analisi hanno fatto registrare l'interessata partecipazione dei lavoratori sempre più coinvolti alle vicende che interessano la nostra comunità, da considerare necessariamente in un contesto più generale ed europeo che ne condiziona inevitabilmente ogni valutazione e strategia ad essa dedicata. Seppur in presenza di segnali di ripresa provenienti dal vecchio continente, nel nostro Paese la morsa della recessione invece non sembra allentare la presa, con sistemi di produzioni che pagano tutti senza grandi differenze, o almeno con la costante di un’emergenza occupazionale, di reddito e talvolta anche di sopravvivenza delle stesse aziende e delle famiglie che con esse devono riprendere a realizzare quel normale scambio tra prestazione e retribuzione, alla base di un sistema civile che garantisca reddito a chi lavora, produzione alle imprese e risorse al sistema Paese, che in questo modo può sostenere la spesa pubblica garantendo a tutti quell’ uguaglianza sociale fortemente smantellata da troppi anni. Abbiamo affrontato questo terzo millennio con la speranza e con la convinzione che la globalizzazione avesse da offrire grandi opportunità a tutti, il mercato globale, la sua dimensione sovranazionale, doveva determinare opportunità di crescita e sviluppo, che noi abbiamo innanzitutto affidato alla nostra dimensione europea, che purtroppo si è velocemente trasfigurata da madre saggia e affettuosa, come l’avevamo pensata, in matrigna fredda e distante dai bisogni della sua stessa gente. L’agire locale e il pensare globale hanno fatto posto alla paralisi dell’iniziativa locale che ha ceduto non solo quella dose giusta di sovranità indispensabile quando si sta insieme, ma anche e soprattutto ogni possibilità di interpretare e soprattutto riscontrare le esigenze del territorio, che ha visto i centri decisionali sempre più allontanarsi dal luogo dove nasce e si produce la domanda e soprattutto si sostanziano i bisogni. Il mercato è diventato il terreno di coltura delle differenze e delle diseguaglianze che si sono enormemente accentuate, la protervia di alcuni e la debolezza di altri fanno il resto del danno che ha messo in ginocchio interi Paesi ed in essi quelli più a rischio sono quelli dove la diseguaglianza sociale e l'instabilità politica la fanno da padrone. L’apertura dei mercati e la libera circolazione di persone e merci, senza nessun vero elemento di reciprocità, hanno realizzato l’invasione e l’assorbimento di interi comparti da parte di operatori stranieri provenienti da Paesi dove di contro l’accesso e la concorrenza sono praticamente negati. Non abbiamo realizzato l’unione dei diritti, del lavoro, della costruzione di opportunità per far avanzare quelli che stanno indietro, finendo per allargare ancora più la forbice delle differenze e delle sperequazioni negli Stati e tra gli Stati. La dimensione internazionale anche del lavoro doveva e deve essere caratterizzata da una strumentazione di garanzia diffusa a cui tutti i Paesi devono riferirsi per interrompere lo scandalo della corsa al ribasso dei salari, che determina sfruttamento da un lato e disoccupazione da un altro. L’Europa deve essere quella dei popoli, quella dei giovani che viaggiano per scelta non per necessità obbligata, dove una multinazionale sia una garanzia non un pericolo, una UE che sia luogo insomma della solidarietà e della uguaglianza anche per quanti rischiano la vita per arrivarci pensando di arrivare in un posto accogliente e solidale. Tutto questo non c’è, e si fa fatica a credere che si possa realizzare con l’attuale assetto degli organismi dell'Unione, ciò nonostante bisogna provarci e soprattutto riuscirci facendo dell'UE il luogo delle opportunità da cogliere, a cominciare dall’utilizzo dei Fondi Europei per realizzare le politiche di coesione e sviluppo che possono e devono segnare la positività dello stare insieme. Non si può pensare di uscire dall’Unione Europea come se si dovesse cambiare banca per trasferire il conto corrente; l’unità monetaria è importante ma da sola Pag. 2 non basta, o almeno agli Italiani T utto ebbe inizio con una “delibera madre” sulle partecipate del Comune di Napoli, la numero 854 dell’11 novembre del 2012 (“riassetto societario delle partecipazioni comunali ai sensi dell’art. 4, comma 3 sexsies del D.L. n.95/2012”), una delibera per un piano che avrebbe portato alla chiusura dell’esperienza di molte partecipate che sarebbero confluite nella Napoli Holding, società controllata dal Comune, che andava quindi ad assorbire 22 aziende a capitale pubblico di Palazzo San Giacomo, dai trasporti ai rifiuti. Una rivoluzione nel mondo delle partecipate su cui si è lavorato giorno e notte, ininterrottamente, per sopperire a quell’indebitamento di queste società, arrivato a circa 700 milioni di euro. Debiti che l’amministrazione comunale non sapeva più come controllare. Diventa così necessario, per il Comune di Napoli, adottare un piano in linea con le direttive della spending review governativa e le indicazioni espresse dalla Corte dei Conti, un piano capace di mettere una toppa a quella che è la principale spesa del Comune, il mondo delle partecipate. Sullo sfondo di questa triste storia resta dunque la costituzione della Napoli Holding, l’orizzonte del racconto resta scritto invece nelle pagine di una spending review del governo Monti che prevede la riduzione del 20 per cento delle spese relative agli organismi controllati dagli enti locali. L’obiettivo è unico: risolvere i debiti accumulati dalle partecipate e quindi adottare tutti quei provvedimenti finalizzati alla riduzione della spesa corrente ed in particolare al contenimento dei costi per il personale. Bilanci, accorpamenti, vendita. E bisogna ammetterlo, la maggior parte dei piani di riequilibrio compreso, purtroppo, quello del Comune di Napoli, mira a vendere i “gioielli di famiglia” alienando patrimonio immobiliare e smantellando progressivamente il sistema della partecipate obiettivo, quest’ ultimo, ribadito anche nel recente “salva-Roma” per la capitale. Le partecipate sono davvero una spina nel fianco per questa amministrazione comunale che tenta in tutti i modi di mettere mano alla diminuzione dei costi e di arrivare all’agognato risparmio azzannando l’appetitoso “capitalismo municipale”. Negli ultimi tempi, l’attenzione si concen- Sita Sud: situazioni Speciale paradossali a danno 9° Congresso dei lavoratori Uiltrasporti Pag. 3 Comparto ambiente, non è ancora tempo di bilanci Pag. 4-5 tra così anche sulla questione delle regole, ovvero i bilanci consolidati e il controllo analogo. Il bilancio consolidato è l’unico documento capace di fornire un’informazione complessiva sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria del gruppo unitariamente considerato, cioè del gruppo di imprese considerate come un’unica unità economica. Il controllo analogo è una delle condizioni che, secondo le normative comunitarie, legittimano i comuni ad affidare direttamente la gestione di un servizio pubblico locale ad una società a capitale interamente pubblico e partecipata. Il Comune di Napoli decide quindi di varare due delibere, la 148 e la 149 del 14 marzo 2014, con le quali si mettono in campo un gruppo di advisor interni per controllare il bilancio analogo e consolidato e si disdettano immediatamente i contratti accessori con un taglio del 30 per cento rispetto all’anno 2013 in fase di ricontrattazione e spese per beni e servizi da ridurre subito almeno all’8 per cento. Queste due delibere comunali rappresentano gli effetti dell’adesione alla legge sul predissesto Pag. 2 (legge 174/2012 e le princi- Sita Sud: situazioni paradossali a danno dei lavoratori Pag. 6 Eav, continua la fiction degli amministrativi Eredità? Revoca dell’assegno di mantenimento Un piccolo capolavoro del secondo ‘900 Pagina 2 Partecipate comunali: appianare i debiti e ridurre la spesa corrente Disdettati i contratti accessori e previsti advisor interni per il controllo del bilancio pali modifiche al D. Lgs. 267/2000) e alle sollecitazioni arrivate dalla Corte dei Conti, su temi come la trasparenza, la regolarità della contabilità e i relativi controlli, le finanze, la loro gestione e le procedure di riequilibrio finanziario, le sanzioni per il dissesto colposo e colpevole. Nella delibera sul salario accessorio, si parla di contratto integrativo, che va dallo straordinario ad altri benefit. Non si potrà più assumere personale in base all’adesione alla legge di stabilità 2014, c’è l’obbligo del contenimento degli oneri contrattuali e delle altre voci di natura retributiva o indennitarie quindi di mettere in pareggio il bilancio con l’accantonamento proporzionale alle perdite. Ed è risaputo da tutti, le nostre care partecipate sono quasi tutte in perdita cosicché è fondamentale attuare il contenimento delle spesa, a “tutti i costi”. La cosa strana è che il monte stipendi solo delle partecipate ammonta a 326 milioni l’anno e non si sa quanto, in questi milioni, ci sia di salario accessorio, quindi risulta difficile distinguere la quota integrativa. L’unica strategia della casa comunale resta quella di disdettare tutta la contrattazione in vigore e “revocare tutte le concessioni retributive e gli atti di liberalità onerosi”, garantendo il rispetto degli ambiti di competenza esclusiva della contrattazione nazionale e assicurando la compatibilità dei nuovi accordi aziendali con la normativa relativa al costo del personale delle pubbliche amministrazioni. L’obiettivo di Palazzo San Giacomo, per risparmiare e far quadrare i conti, è quello di raggiungere un risparmio che con i nuovi accordi aziendali sia pari almeno al 30 per cento del valore della da pag. 1 retribuzione erogata in virtù dei precedenti contratti integrativi per l’anno 2013, prevedere meccanismi degli accordi contrattuali da sottoscrivere con i risultati economici aziendali conseguiti, cioè il salario accessorio sarà erogato solo se meritato, non sotto forma di straordinario. Tutte le risorse destinate alla contrattazione aziendale saranno quantificate secondo criteri di trasparenza e ragionevolezza e validate dall’Amministrazione Comunale e saran- no erogate solo se verranno conseguiti degli obiettivi aziendali prefissati. Ma è bene precisare che proprio in questo momento è importante auspicare una piena applicazione delle disposizioni contrattuali degli accordi nazionali ed integrativi per i processi di riorganizzazione delle partecipate. Nella seconda delibera si stabilisce invece che gli amministratori degli organismi partecipati attivino una politica di revisione e razionalizzazione dei costi di gestione attraverso la costituzione di un gruppo di lavoro interaziendale che dovranno formulare ipotesi e soluzioni operative con l’indicazione delle azioni che si intende adottare per conseguire i risparmi di spesa per tutto il triennio 2014-2016. Si dovrà puntare a risparmiare almeno l’8 per cento delle spese per acquisto di beni, servizi e godimento beni di terzi. Gli amministratori delle partecipate che non rispetteranno queste direttive verranno licenziati, pena il non rispetto del “pactum fiduciae”. E nella città di Napoli, dove purtroppo i conti non tornano, sembra che l’unica constatazione da fare sia quella che le nostre partecipate abbiano evidenti esigenze di riorganizzazione e che questo serva anche all’intera città per schivare il burrone del default. Ma l’amministrazione comunale si permette ancora il lusso di cercare rimedi ma poi di accantonarli e di far passare il tempo inesorabile. Quando vedremo la macchina comunale e delle sue partecipate andare incontro ad una vera e profonda ristrutturazione? A Napoli, del resto, i tempi lunghi sono sempre stati più lunghi del solito e i piani ambiziosi sembrano spesso sfumare ed essere incapaci a riportare i conti in equilibrio; c’è il rischio addirittura di vedere aumentati i deficit annuali. Ma questa è una storia che non vogliamo proprio leggere. L’unico augurio che in questo momento sembra opportuno per il futuro delle partecipate? Che la nostra cara amministrazione non “getti il bambino insieme all’acqua sporca”. P. Arrighini - A. Aiello Michele Mario Elia nominato nuovo Amministratore del Gruppo FS Moretti passa il testimone dopo otto anni. La priorità al Piano Industriale 2014-2017 Dopo otto anni alla guida del Gruppo FS, Mauro Moretti ha lasciato la holding ferroviaria per dedicarsi a Finmeccanica. Dopo giorni di trono vacante, sul finire di maggio, il Consiglio di Amministrazione delle Ferrovie dello Stato Italiane ha indicato Michele Mario Elia come nuovo Amministratore Delegato per i prossimi tre anni. Ancora una volta è stata RFI a fornire al Gruppo il suo leader e la nomina dell'ingegnere barese di certo non rappresenta un elemento di discontinuità rispetto al passato. Si suppone, dunque, che anche la futura linea strategica possa ricalcare a grandi linee quella del predecessore. Moretti ha lasciato un'azienda che si preparava alla quotazione in borsa e decisa a mantenere la propria unità, evitando in maniera ferma la netta separazione tra rete e treni. In questa direzione, dunque, dovrebbe continuare a viaggiare il Gruppo FS. Di sicuro il binario da seguire è stato tracciato dal Piano Industriale 2014-2017, dove sembrano essere ben chiari gli obiettivi. Anche perché, a margine dell'assemblea per la nomina dell'Ad, oltre ad approvare il bilancio di esercizio 2013, il sesto consecutivo con segno positivo (utile netto di 460 milioni di euro), si è sottolineato come sostan- zialmente siano stati realizzati tutti gli obiettivi del Piano Industriale 20112015, individuando, dunque, in questo strumento un valido riferimento strategico. Il vero problema è che, andando oltre i proclami, bisogna saper leggere tra le righe. La matematica finanziaria è dalla parte della gestione di Moretti, ma è da sottolineare che, sotto la sua guida, il numero dei ferrovieri è calato di ventiseimila unità (oltre il 15%) e che, la tendenza a favorire esclusivamente l'alta velocità, ha fatto scendere in p o c h i a n n i l'Italia dal nono al dodicesimo posto tra le nazioni europee per uso del treno, ovvia conseguenza del fatto che, se oggi si vuole viaggiare, spesso bisognerà farlo a prezzi triplicati. Il vero miracolo, quindi, lo hanno fatto innanzitutto i ferrovieri, che tra macchinista unico, tecnico polivalente e mancati pensionamenti hanno continuato a lavorare con passione e determinazione andando spesso anche oltre i loro doveri istituzionali, e poi la pazienza dei viaggiatori, adattati ad un servizio universale sempre più penoso e spesso costretti a fare affidamento a mezzi alternativi al treno, per mancanza di collegamenti o per i costi troppo esosi dell'alta velocità. Si spera dunque che la nuova gestione non si limiti alla "sostanziale realizzazione di tutti gli obiettivi del Piano Industriale", ma alla piena realizzazione degli stessi, innanzitutto di quelli che davvero interessano la collettività. E' stato dichiarato che il nuovo Piano "è fortemente orientato al Trasporto Pubblico Locale, ad una più efficace integrazione ferro/gomma e alla messa a punto di nuovi modelli di offerta, più aderenti alle caratteristiche della domanda", si spera che queste non restino semplici parole e che nel giro di pochi anni sia possibile offrire un servizio universale degno della tanto amata AV, per la quale si riserva sempre un occhio di riguardo, nonostante interessi meno del 10% dei pendolari. Inoltre nel Piano si preannuncia la volontà di condurre in utile il settore Cargo. Al momento i dati sono tragici, il trasporto ferroviario in Italia rappresenta solo il sei per cento del mercato merci, mentre in Europa la media si attesta al 12% e raggiunge il 15-17% in Francia e Germania. Mancano uomini, mezzi ed il sostegno politico, ma se davvero si mira a raggiungere gli obiettivi annunciati per il 2017, almeno stando alle parole di Elia, che ha dichiarato "andare avanti con il Piano per noi sarà un "must", non ci resta che vigilare e sperare che nessuno faccia deragliare questo treno. Umberto Esposito non è bastata, vi è bisogno di più Eu- da pag. 1 ropa recuperando quella parte che interessa i cittadini e non le banche. La capacità di allocare risorse su progetti senza che ci sia il dubbio di un interesse soggettivo può aiutare innanzitutto nella selezione degli investimenti, per attivare la spesa di una buona qualità degli interventi. Sotto questo profilo l’Italia è come sempre in grave ritardo ponendosi agli ultimi posti per risorse spese, ed in essa la Campania fanalino di coda per quantità e qualità di frammentazione della spesa se si pensa ai circa 500 progetti finanziati con l’accelerazione della spesa per recuperare i fondi 2007/2013 non impegnati. La remissività al sistema economico continentale e la mancata capacità in materia di pianificazione e programmazione del territorio insieme hanno segnato la sconfitta di un’intera classe dirigente, troppo attenta a se stessa per accorgersi che il Territorio stava andando da tutt’altra parte. Nel tentativo di guadagnarsi le benemerenze della UE o meglio della BCE si sono operati stravolgimenti anche della carta Costituzionale, che, nel silenzio più assordante, hanno minato alle fondamenta ogni possibilità di protagonismo del territorio, con il risultato di aver determinato l'impossibilità di spesa anche in presenza di virtuose ed attente politiche di bilancio. Con la riforma operata con la Legge Costituzionale e senza referendum, quindi con ampia maggioranza, gli Enti territoriali dispongono di un’autonomia finanziaria minore di quanto non fosse prima della “riforma”, anche se, più di prima, devono ricorrere alla loro capacità impositiva nell’ambito delle norme tributarie, finanziarie e costituzionali, cosa che ha fatto aumentare enormemente la tassazione locale. Non c’è che dire, mentre la RATIO sarebbe dovuta essere quella di una visione equilibrata attraverso l’attribuzione di funzioni a livello sovranazionale, ma con l’allocazione, in applicazione del principio di sussidiarietà, di maggiori risorse e funzioni ai livelli di governo inferiori rispetto a quelli statali, nel nostro Paese, con la riforma costituzionale, in sostanza, si è posto un tassello che fa tramontare molta parte del percorso di quel Federalismo avviato nel 2001 e che oggi, seppur incompleto e da definire, sembra vanificato in uno dei suoi aspetti essenziali. Si sono operate scelte solo con la discriminante del risparmio economico, senza una strategia di politica economica indispensabile per assegnare funzioni e prospettive ai singoli territori, che stanno inesorabilmente arretrando singolarmente e complessivamente, talvolta senza avere mezzi, strumenti e alcuna possibilità di poter invertire la rotta. Il sistema dei servizi pubblici sta condizionando l’economia delle nostre comunità, l’intera regione è afflitta da un complessivo depotenziamento dei servizi mai registrato in precedenza, sicuramente c’è un diverso sistema delle competenze con cui lo Stato ha scaricato sulle comunità locali oneri senza risorse, ma è pur vero che la paralisi dell’ offerta dei servizi come nel caso dei trasporti ha segnato livelli di insipienza e di incompetenza non sostenibili in un Paese civile. La possibilità di muoversi e di essere in relazione con il mondo è l’elemento essenziale per la sopravvivenza di una comunità, l’analisi dei centri di produzione della domanda doveva essere la base di riferimento su cui costruire l’offerta di servizio pubblico da garantire, per soddisfare bisogni costituzionalmente previsti, ma questa regola sembra essere sfuggita in Campania, dove pur in presenza di una situazione difficile si è riuscito a fare peggio. Ed ecco che gli abbandoni d’interi territori, il taglio indiscriminato di contribuiti e di servizi finiscono così per definire l’ulteriore spopolamento soprattutto delle zone interne, che in questo caso, come sempre in caso di difficoltà, pagano doppio il peso della crisi. Se non vi è garanzia di spostamenti per usufruire di scuole, università, presidi sanitari e luoghi di lavoro c’è la migrazione, l’abbandono e la desertificazione del territorio, con grande nocumento soprattutto per i giovani di cui non possiamo più solo registrare i dati della drammatica disoccupazione, con il dramma di generazioni che un lavoro nemmeno lo cercano più. Il Mezzogiorno ed in esso le aree interne possono e devono necessariamente rientrare nell’agenda politica dei governi e non solo in campagna elettorale, la possibilità di allocare risorse e realizzare le precondizioni per lo sviluppo sono l’unico mezzo per far ripartire il Paese e con esso il SUD che ne è parte determinante, senza cui non potremo mai svolgere il ruolo di cerniera che il Mediterraneo ci affida. La crisi economica va affrontata con la chiarezza che la storia ci insegna, quando permane un periodo di recessione, bisogna far ripartire i consumi e ciò lo si può fare solo con la spesa pubblica, investimenti mirati e lungimiranti capaci di attivare il ciclo virtuoso dell’economia mettendo i cittadini nelle condizioni di poter spendere, e non già, come successo da noi, di consentire alle banche di accumulare risorse. Ma scelte del genere mai, potranno iniziare a prender forma finché l’instabilità politica continuerà a caratterizzare un Paese come il nostro, dove l'impossibilità di poter contare in un orizzonte temporale medio lungo consiglia sconsideratamente ai diversi governi che si succedono di fare presto, subito e da soli senza intermediazioni, senza confronto, ritenendo la rappresentanza dei corpi intermedi una funzione esecrante e inutile fino a bollarla come deleteria e portatrice di interessi corporativi che mal si conciliano con gli interessi generali. Non esiste il problema del confronto per forza, bisogna far ripartire il Paese, stando attenti a quelli che con “ci pensi mi” o “stai sereno” già hanno palesato le loro intenzioni che non pare promettano cose diverse e buone, e non potendo pensare che il futuro ci riservi un altro passato, dobbiamo non girare pagina ma cambiare libro. Luigi Simeone ANNO 6, NUMERO 5/6 Pagina 3 CTP: siglato l’accordo per garantire il risanamento e la sopravvivenza aziendale Tra azienda e sindacati un’intesa che mira al recupero degli introiti ed alla lotta all’evasione Il 16 Maggio è stato siglato l’accordo sulla costituzione del nuovo team commerciale, finalizzato ad un fattivo recupero di introiti da titoli di viaggio e ad una straordinaria azione di contrasto e repressione del grave ed esteso fenomeno dell’evasione\elusione dei titoli di viaggio. Questa è la premessa che recita al primo capoverso il verbale di accordo e dalla stessa bisogna partire per chiarire tutta le misure adottate utili al raggiungimento di tale obiettivo. In realtà, la questione va inquadrata complessivamente, partendo da un r a g i o n a m e n to che coinvolga tutta una serie di fattori. In tal senso va richiamato, primo fra tutti, il decreto legge Delrio sulle riforme delle Province, che sopprime, dall’entrata in vigore dello stesso, anche la provincia di Napoli a partire dal 1 Gennaio 2015, concedendo in via derogatoria al Presidente della Giunta la possibilità di svolgere l’ordinaria amministrazione fino al 31 dicembre 2014. Il succitato DDL, nato dall’esigenza di ridurre la spesa pubblica, cancella, in coerenza con i principi dell’efficacia ed efficienza, le duplicazioni delle funzioni amministrative, realizzando il primo tassello di un disegno di riforme più ampio che prevede l’istituzione delle città metropolitane. In questo contesto, condivisibile o meno, le domande che ci poniamo sono le seguenti: che fine farà Ctp con la soppressione della Provincia di Napoli? Chi garantirà gli aumenti di capitale in misura necessaria ad assicurare la continuità aziendale? Ricordiamo, infatti, che Ctp, di proprietà esclusiva della provincia di Napoli, anche quest’anno trarrà beneficio dagli aumenti di capitale dello stesso ente proprietario, risorse che tuttavia, visto lo scenario delineato, non saranno oltremodo garantite per gli anni a venire, fattispecie che provoca nei lavoratori preoccupazione per ciò che potrebbe accadere in futuro. Peraltro, rispetto al bilancio previsionale effettuato dall’ente di Piazza Matteotti per l’anno in corso, vi è l’ulteriore pericolo che la provincia di Napoli subisca dal governo centrale un nuovo sostanziale taglio alle risorse assegnate, taglio economico che, se confermato, inevitabilmente inciderà in misura percentuale anche sulla prevista ricapitalizzazione di Ctp per il 2014, di fatto anticipando parzialmente le misure già approvate. Nell’attesa che tale ulteriore taglio venga scongiurato e quindi garantito a Ctp quanto legittimamente dovuto, azienda, organizzazioni sindacali e tutti i lavoratori, hanno l’obbligo di perseguire tutte le strade possibili affinché nel prossimo futuro Ctp, in assenza di interventi straordinari della Provincia, abbia le capacità di svilupparsi esclusivamente con le proprie risorse, ricavi da traffico e contratti di servizio, presupposto che in ogni caso varrà per tutte le società del comparto Tpl. L’accordo stipulato, pertanto, prima ancora di contemplare una ristrutturazione organizzativa aziendale, avverso il f e n o m e n o dell’evasione dei titoli di viaggio, che d'altra parte riveste carattere di rilevanza nazionale, ha lo scopo di garantire il risanamento e la relativa sopravvivenza aziendale in un contesto di crisi generale e di settore difficile da arginare. Per la realizzazione di tale progetto, che secondo le organizzazioni sindacali è linfa vitale per le aziende del settore, ed in modo particolare per Ctp che mostra tassi di evasione su alcune tratte specifiche del 100%, concorrono diverse figure professionali, così come previsto all’allegato 6 dell’accordo nazionale del 26 Aprile 2013. In relazione all’ampliamento delle funzioni degli agenti impiegati, in ogni caso previste dal succitato accordo nazionale e per taluni già incluso nella declaratoria professionale verrà ridotta o azzerata la quota del contratto di solidarietà assegnata alla categoria di appartenenza, inoltre, a ciascun agente verrà riconosciuto l’incentivo economico pari alla maggiorazione applicata ai titoli di viaggio per la vendita a bordo. Questo è un ulteriore motivo per cui Uilt, Filt, Fit e Uglt valutano positivamente l’accordo sottoscritto, un percorso che prevede, la reale possibilità di migliorare i conti aziendali ma soprattutto l’opportunità per i lavoratori coinvolti di recuperare quella parte di retribuzione derivante dall’azzeramento della solidarietà e dalla predetta maggiorazione della vendita dei titoli di viaggio. Nel quadro dell’accordo sottoscritto, si innesta con maggiore rilevanza, l’intesa raggiunta tra azienda ed organizzazioni sindacali, siglata con verbale collaterale, che determina l’utilizzo, nella mansione di vendita dei titoli di viaggio, di tutto il personale dichiarato inidoneo temporaneo e definitivo, reinserendo quindi nel ciclo produttivo coloro, che in alcuni casi, erano obbligati, viste le normative nazionali, a seguire il percorso previsto prima dell’eventuale ricollocamento in azienda. È chiaro che, nella fase iniziale, vi saranno delle difficoltà organizzative, così come è nella consapevolezza delle organizzazioni sindacali che tutti gli accordi sottoscritti sono migliorabili e rivedibili, è evidente, tuttavia, che il raggiungimento dell’obiettivo comune passa attraverso la condivisione ed il convincimento di tutti gli attori coinvolti. Gli accordi sottoscritti hanno natura temporanea, ciò nonostante, crediamo e speriamo che le verifiche periodiche diano i risultati sperati affinché gli interventi transitori adottati si trasformino in definitivi e strutturali. Pierino Ferraiuolo Sita Sud: situazioni paradossali a danno dei lavoratori Quattrocentotrentanove dipendenti rischiano la perdita del sostegno economico Con l'obbligo di servizio imposto a febbraio 2013 i problemi in Sita sud sembravano definitivamente risolti. L'azienda accettò di continuare a svolgere i servizi nelle stesse modalità e percorrenze. La Regione Campania, a sua volta, doveva da subito istituire una commissione che avrebbe dovuto esaminare ed approvare le commesse in maniera predeterminata, quindi una commissione da formare il giorno successivo al protocollo di intesa. Ma come al solito, burocrazia e tempi politici stridono con i bisogni reali, e la commissione è stata decretata solo a dicembre del 2013, ed una volta riunitasi, ha stabilito che i parametri sulla base dei quali veniva stabilita la compensazione economica per l'obbligo di servizio dovevano essere definiti, in via preventiva, in modo obiettivo e trasparente, al fine di evitare un vantaggio economico atto a favorire l'impresa beneficiaria rispetto alle imprese concorrenti. Insomma Sita Sud era colpevole di non aver presentato preventivamente le commesse ad una commissione che la Regione Campania aveva "dimenticato" di istituire in tempo debito. Un vero e proprio paradosso. Inoltre, nell'accordo politico siglato il 7 febbraio 2013, appariva chiaro come l'azienda fosse obbligata ad esercire tutti i chilometri effettuati fino a quel momento. Ma la commissione, anche su questo, ha definito che l'obbligo di servizio non doveva essere compensato sui costi effettivi, ma solo sui servizi minimi, effettuando, di fatto, un taglio di circa il 10% sui chilometri eserciti da Sita Sud nel 2013. Alla luce di tutto ciò, e nell'impossibilità di compensare l'obbligo di servizio, la commissione, basandosi su verifiche tecnico economiche condotte a mezzo di modelli disponibili elaborati da ASSTRA, ANAV e l'Università della Sapienza di Roma, riferiti ad un 'azienda efficiente ed ai servizi di TPL gestiti in maniera unitaria sull'intero territorio regionale, similari a quelli di SITA SUD, ha stabilito che i costi di esercizio, per l'anno 2013, non possono superare, al lordo degli introiti, un range compreso tra 2,90 € ed i 3,00 € al chilometro. Pertanto, il corrispettivo da pagare, al netto del 35% dei ricavi tariffari, diventava 1,95 € al chilometro. Un ragionamento, anche qui, paradossale, infatti la commissione dimenticava che SITA SUD, come altri vettori regionali, è stata costretta alla partecipazione della tariffazione integrata UNICO CAMPANIA, motivo per il quale non solo ha visto precipitare i suoi ricavi da traffico, ma sopratutto, non avendo la gestione diretta della verifica dei titoli di viaggio, come tutte le aziende partecipanti ad UNICO Campania, ha subito un'evasione tariffaria che in molti territori raggiunge picchi ormai insostenibili. In un'indagine svolta da Torino Nord Ovest, centro che svolge attività di studio, consulenza, valutazione e proposta nel campo della ricerca socioeconomica, risulta, prendendo come riferimento i bilanci di esercizio del 2009, che il rapporto costi/ricavo in Campania era del 21%, contro il 41% della Lombardia. Oggi, dopo la scure dei tagli che si è abbattuta sul TPL regionale dal 2010 in poi, quel rapporto dovrebbe essere notevolmente diminuito, e quindi attribuire a SITA SUD il 35% di ricavi nel 2013. Sembra un esercizio strumentale e quanto meno non veritiero, ragione per cui SITA Sud il 5 maggio ha aperto una procedura di mobilità per tutti i suoi dipendenti campani, ribadendo la volontà di non voler fare più il servizio nella nostra regione. Questo il riassunto di una competizione giocata dagli Enti, Regione e Province, da una parte e Sita SUD dall'altra, una partita di ping pong, dove i lavoratori fanno il ruolo della pallina, una volta schiacciati, altre volte liftati, ma comunque sempre in movimento senza una precisa destinazione. Anzi, stavolta, la destinazione finale c'è, ed assume i contorni di una data, il 1 agosto, giorno in cui la procedura di mobilità per 439 lavoratori sarà scaduta, giorno in cui 439 famiglie si ritroveranno senza un sostegno economico. Antonio Aiello Pagina 4 La Uiltrasporti al 9° Congresso Regionale: la voglia di crescita Per un sindacato più forte e che sia in grado di proporre le soluzioni giuste Trasportare la crescita, questo il tema del 9° Congresso Nazionale della UIltrasporti che si riverbera su tutti i congressi regionali. È chiaro che la crescita economica del paese abbisogna di un sistema di trasporto, di merci e persone, che favorisca gli scambi commerciali e consenta i flussi scolastici, pendolari e turistici. Insomma il trasporto è il volano dell'economia, ed in tutti i paesi civili è condizione imprescindibile. Quindi non c'è crescita senza trasporto, e siccome, tutti speriamo che questo paese torni a crescere, automaticamente il trasporto dovrebbe risollevarsi. È con questa convinzione che ci avviciniamo al nostro congresso regionale, e la crescita a cui dovremmo fare più riferimento, dando per scontato che quella economica parta da sola, è quella culturale della nostra organizzazione, che partendo dalle indicazioni ricevute dalla conferenza di Bellaria, metta al centro della discussione la dinamicità nella formazione dei gruppi dirigenti, assicurando una presenza di genere e di giovani. Gli ultimi quattro anni hanno profondamente segnato il nostro settore: è dal 2010, infatti, che la crisi ci morde, con la tenacia di un molosso da presa, e gli anni che verranno dopo il congresso non si annunciano con il miglior auspicio. Aziende fallite, lavoratori in mobilità, contratto nazionale autoferrotranviari scaduto da sette anni, il progetto di gara regionale TPL sia per la gomma che per il ferro, il progetto del grande porto rimasto solo sulla carta, i problemi endemici della aziende di igiene ambientale, le ve regole per le elezioni delle RSU all'interno dei luoghi di lavoro saranno una scommessa per tutte le organizzazioni sindacali, regole che decideranno pure chi potrà sedersi ai tavoli nazionali per il rinnovo dei contratti collettivi di lavoro. difficoltà del trasporto marittimo nel nostro golfo, sono tutte questioni aperte che nei prossimi mesi dovranno trovare una soluzione. Anche il sistema delle relazioni sindacali subirà uno scossone derivante dall'accordo sulla rappresentanza del 2013, le nuo- È per questa serie di motivi che il 9° congresso della Uiltrasporti Campania dovrà produrre il miglior lavoro possibile, bisognerà creare un gruppo dirigente ed organismi che riescano a coniugare entusiasmo, competenza ed esperienza. Entusiasmo che potrà attingersi a piene mani dal gruppo di giovani presenti, viva iddio, nella nostra organizzazione, entusiasmo che è caratteristica del loro essere giovani, entusiasmo su cui investire, subito, prima che scema insieme alla loro età. La competenza, anche questa qualità che ritroviamo in molti giovani che frequentano le nostre sedi, appartiene a chi ha voglia di aggiornarsi e di studiare le materie sindacali che al passo con i tempi diventano sempre più delicate. L'esperienza, che da sola ormai è diventata inutile, ma che sommata con le altre due qualità può fare la differenza per affermare su tutti i tavoli le posizioni che la Uiltrasporti prende a favore delle esigenze dei propri iscritti. Allora, trasportiamola veramente questa crescita, facciamo si che dal 9° congresso esca un sindacato più forte e motivato, un sindacato che diventi lo strumento che messo nelle mani di donne e uomini capaci sia in grado di proporre le soluzioni giuste, che si ponga come ultima insormontabile barriera a difesa dei diritti e dell'occupazione dei lavoratori, un sindacato che guardi al futuro come un sogno, perché, come diceva Eleanor Roosevelt moglie del celebre Presidente americano, " Il futuro appartiene a coloro che credono alla bellezza dei propri sogni". A. A. Sviluppo per l’Irpinia e il Sannio, una stagione di impegni e di nuove battaglie sindacali Il primo Congresso della Uiltrasporti Avellino Benevento. L’impegno del sindacato per lo sviluppo del territorio Il primo congresso della Uiltrasporti Avellino-Benevento apre una nuova stagione in cui l’obiettivo prioritario resta quello di perseguire significativi risultati nell'azione politica, sindacale ed organizzativa, per la salvaguardia dell'occupazione nel settore dei trasporti privati e pubblici, dell'ambiente e dei servizi e per la tutela contrattuale dei lavoratori dipendenti. Quello che preoccupa il Segretario Generale della Uiltrasporti di Avellino, Gerardo Petracca, non è soltanto ciò che sta accadendo nella società irpina e sannita, ma la crisi che investe l’intero Paese. “Si impone, con ogni urgenza di aprire nuovi orizzonti a tutti i livelli ed alla società” dichiara Petracca, “realizzando un profondo cambiamento della politica e della stessa strategia del sindacato”. Lo sforzo del sindacato dovrà essere quello di contribuire ad arginare la dissafezione per l’impegno sociale e politico. Si pone subito l’accento sull’intreccio e l’interdipendenza di quei settori che interessano la mobilità delle persone e delle merci. Trasporti e logistica hanno bisogno di reti che colleghino in maniera funzionale il maggior numero di generazioni del traffico. Una vera politica di sviluppo richiede trasporti ed infrastrutture adeguate; da tempo si auspica di completare l’asse viario della Valle Caudina e del collegamento con Avellino, quello della tratta LioniGrottaminarda-Termoli. Importante collegare Avellino con la stazione dell’alta velocità del salernitano e battersi affinché nella valle Ufita si concentri la linea dell’alta capacità. Non manca un accenno all’Air e alle altre aziende di trasporto dopo la riduzione del 21,65% dei Km bus e del 13,20% delle risorse: incisiva l’azione della Uiltrasporti per far rientrare questi tagli. Sul problema rifiuti è bene evidenziare che a governare tutto il processo del ciclo integrato dei rifiuti erano le provincie, competenze oggi trasferite ai Comuni. La provincia di Avellino è stata l’unica a dar corso alla completa applicazione della provincializzazione e la nascita della società provinciale Irpiniambiente rappresenta il punto più alto di coesione territoriale e di gestione univoca del servizio. Ma soprattutto si è stati capaci di creare le condizioni produttive ed organizzative per salvare tutti i posti di lavoro, a differenza della parte restante della Regio- ne, dove ancora oggi i dipendenti dei Consorzi sono alla ricerca disperata di uno stipendio, che non percepiscono da oltre un anno, e di un posto di lavoro definitivo. L’ATO deve essere la struttura di programmazione, di governo e direzione e di gestione univoca di tutto il ciclo dei rifiuti, con una società unica a capitale pubblico. Riflettore acceso anche sullo stato in cui versano le aziende operanti nel settore delle pulizie e multiservizi. Anche qui si è stati in grado di definire accordi e stabilire regole in un settore con bassi salari e in condizioni critiche, non ultimo quello concluso a favore di 350 lavoratori ex LSU impegnati nelle pulizie presso gli istituti scolastici. Si è riuscito ad assicurare a questi lavoratori continuità dell’occupazione e del reddito. È fondamentale la piena trasparenza del mercato, inquinato dalla politica del "massimo ribasso". È questa la direzione in cui intende concentrare tutta la sua forza la Uiltrasporti: sostenere tutte quelle politiche in grado di consentire sviluppo per l’Irpinia e per il Sannio, intraprendere azioni per la tutela dei diritti di tutti i lavoratori. Imperativi categorici. “Per poter trovare una soluzione a questa crisi che in Campania è diventata una vera e propria emergenza sociale bisognerebbe che le istituzioni Regionali e locali con i Sindacati abbiano un confronto diretto.” Queste le parole del Segretario Generale della Uiltrasporti di Benevento, Giuseppe Pagliuca che incentra la sua relazione al 1° Congresso Territoriale Avellino Benevento sulle difficoltà emerse in molte delle aziende del territorio sannita. Non c’è lavoro e il Sud si spopola, “98.000 sanniti purtroppo non hanno un’occupazione, chiudono le attività commerciali, le imprese di pulizie e le cooperative, la situazione dei lavoratori della GIERRE e della DUSSMAN, che lavorano per EAV e Trenitalia a Benevento, diventa sempre più insostenibile”. Un fenomeno questo in atto già da qualche anno ed è bene che l’allarme sia rilanciato ad ogni occasione perché senza interventi e la creazione di occupazione e opportunità, in particolare per i giovani, la tendenza non potrà che proseguire. Di qui la necessità, l’urgenza e la condivisione di un Piano di primo intervento basato sulla rigenerazione urbana, riqualificazione edilizia e recupero del patrimonio culturale per invertire i fenomeni di degrado da lunghi anni in atto, trasformando il deficit urbano meridionale in un’opportunità di sviluppo e di ripresa della crescita. Il Consiglio Regionale della Campania ha approva- to il disegno di legge di Riordino del servizio di gestione dei rifiuti urbani che definisce un nuovo modello di governance del servizio di gestione dei rifiuti urbani, prevedendone l’esercizio in forma obbligatoriamente aggregata da parte dei Comuni ma salvaguardandone l’autonomia decisionale nell’organizzazione dei servizi attraverso le Conferenze d’Ambito e le Conferenze d’Ambito ristrette. I Comuni si faranno quindi carico dell'intera gestione del ciclo dei rifiuti con la suddivisione dei territori più estesi per la realizzazione degli ATO (Ambiti Territoriali Ottimali) e nelle aree più piccole verranno formati gli STO (Sistemi Territoriali Operativi) e verranno ricollocati tutti i dipendenti degli ex Consorzi di Bacino dei Rifiuti che dal 2010 non percepivano lo stipendio. Sono quasi tutte le aziende pubbliche che hanno difficoltà serie perché i tagli alle risorse sono stati ingenti cosicché aleggia spesso il rischio del fallimento e della messa in liquidazione. Trenitalia regionale riduce il servizio, lo azzera in provincia di Avellino, lo dimezza a Benevento. Stessa situazione per l’Eav e le sue linee suburbane Si è compromesso la stabilità di un’azienda di trasporto pubblico come l’Etac, nonostante i lavoratori cerchino di erogare il servizio con grosse difficoltà, facendo i conti con la precaria garanzia dei livelli remunerativi e con investimenti programmati a dir poco errati. Un accenno va anche al corridoio “Helsinki-La Valletta” che si biforcherà da un lato verso Taranto e Bari, dall’altro raggiungerà Palermo ed è l'unico dei 4 corridoi che attraversano l'Italia e che riguarda il Mezzogiorno. La Napoli - Bari Lecce - Taranto consente al Sannio e all'Irpinia di connettersi con questo grande asse di comunicazione. Maggiore dunque dovrà essere la coesione tra le forze politiche e sindacali per rilanciare il territorio sannita perché per il Sud sono necessarie nuove linee strategiche che riescano a ridare dignità ad un territorio da troppo tempo martoriato. E la Uiltrasporti sarà sempre pronta a cercare tutte quelle soluzioni atte ad evitare la disfatta delle aziende del territorio che si trovano in difficoltà, ad essere presente costantemente accanto ai lavoratori ed intraprendere battaglie per la loro garanzia occupazionale e salariale. P. A. ANNO NUMERO 66 ANNO NUMERO ANNO 6,4,4, NUMERO 5/6 Pagina Pagina 5 5 Nel segno di Mandela il Congresso della UILTrasporti di Caserta Il Segretario Generale Caniglia passa il testimone e traccia il percorso per il futuro L'assise di Caserta si è aperta nel segno della discontinuità, raccogliendo appieno l'eredità di intenti manifestata all'interno dell'organizzazione negli anni di preparazione al congresso. Giacomo Caniglia, dopo un ventennio alla guida della UILTrasporti di Caserta, ha deciso di cedere il testimone al compagno Gianfranco Spanò. Se oggi la UIL è un'organizzazione solida, credibile e rispettata lo si deve anche al lavoro di Caniglia, spesso svolto privo di virtuosismi ed in maniera sommessa, ma quel che conta, produttivo ed efficace. Il territorio casertano è ricco di situazioni spinose e scomode, ma l'ex Segretario Generale ha dimostrato con i fatti che, lavorando con passione, determinazione e competenza, si possono ottenere risultati importanti, facendo ritrattare anche i più diffidenti e pessimisti. L'intervento di Caniglia si apre tracciando bilanci e prospettive. Il lavoro del sindacato è sempre più difficile, poiché si scontra contro disaffezione e facili populismi. Il compito sarà dunque quello di decidere con fermezza quello che "dovremo essere" in futuro. Bisognerà lavorare nella piena convinzione che esiste un debito dal valore inestimabile nei confronti dei nostri figli e dovrà essere impegno prioritario non condannarli ad un futuro precario e ad una vecchiaia insicura. Andrà rivisto il rapporto tra sindacati ed una politica sempre più subdola e demagogica che impone di aumentare ancora di più le competenze, rendendoci pronti a conoscere pienamente gli effetti di ogni legge, per poterla indirizzare in modo da amplificarne i benefici ed azzerarne gli scompensi. L'intervento del Segretario Generale ha toccato ogni comparto del trasporto, concentrandosi in particolar modo sui settori più delicati. Per il TPL campano su ferro ha ricordato come appena lo 0,3% della spesa della Regione sia dedicata al settore, cau- sando nel tempo un incredibile decremento di viaggiatori ed andando a minare un diritto costituzionalmente garantito. Gli effetti più devastanti sono stati avvertiti soprattutto sulle tratte beneventane ed avellinesi e le bagarre con Trenitalia sono state solo un modo per distrarre l'opinione pubblica dall'incapacità di razionalizzare le spese per affrontare questo incredibile ta. Il servizio ancora oggi non conosce piena regolarità, eppure basterebbe sensibilizzare l'affidamento unico per risanare economie, innalzare i livelli di servizio e garantire la tenuta dei livelli occupazionali. Ferrovie dello Stato? Tutti la definiscono un miracolo italiano. Se oggi la holding può vantare un bilancio in attivo lo si de- disastro sociale. Ma "se Atene piange, Sparta non ride" ed anche la gomma in Campania ha problemi profondissimi. Alterne vicende di predissesti finanziari, curatele fallimentari ed esuberi, testimoniano una politica provinciale e comunale, che, a prescindere dal colore, si è dimostrata scellerata. Concentrata solo a riciclare politici trombati e ad ingolfare i CdA. Il vissuto della ex ACMS di Caserta parla da solo. Ad oggi siamo detentori di un non invidiabile record: la prima azienda pubblica di trasporto italiana dichiarata falli- ve solo ad enormi sacrifici in termini occupazionali, lavorativi e di mobilità. La tendenza a favorire esclusivamente l'alta velocità è lampante e neanche l'ingresso di NTV ha prodotto effetti particolarmente importanti ed anzi, a meno di due anni dal debutto, la società ha già chiesto il ricorso agli ammortizzatori sociali, spostando al 2016 l'obiettivo di pareggio di bilancio. Quadro ancora più desolante quello di Cargo. Il trasporto su ferro delle merci in Italia dal 2008 al 2012 ha conosciuto una riduzione dei volumi del traffico pari al 40%. Mancano i locomotori, il personale e, soprattutto, mancano le risorse per la manutenzione. Queste inefficienze ovviamente producono serie ricadute sul personale e la chiusura di numerosi scali ferroviari, come ad esempio quello di Maddaloni/ Marcianise, destinato a scomparire fra l’indifferenza generale della classe politica ed imprenditoriale locale, dopo essere stato presentato come fiore all'occhiello del Meridione. Il settore autostrade necessita di investimenti per favorire il reclutamento e migliorare la viabilità cittadina, nel comparto igiene ambientale bisogna sensibilizzare le istituzioni sul delicato tema dei consorzi unici di bacino ed il ciclo integrato dei rifiuti. Nel mondo dei servizi si è concentrata l'attenzione sulla nota difficoltà dell'esigibilità della contrattazione di secondo livello e si è ribadito l'impegno della Uiltrasporti nella quotidiana difesa delle tutele e dei salari per le categorie più deboli, sottolineando, però, la necessità di un supporto legislativo. Infine si è affrontato il tema del comparto logistica-cooperazione. Lo scorso anno è stato sottoscritto il rinnovo del contratto merci e logistica, che ha realizzato sotto l’aspetto normativo, previdenziale ed economico buoni risultati. Lo scopo sarà fare in modo che le centrali delle cooperative sottoscrivano questo rinnovo contrattuale e che l’applicazione del contratto collettivo sia l’unico vangelo da adottare a tutti i livelli. L'obiettivo principale sarà rinsaldare i rapporti e condividere le decisioni con i lavoratori, è imprescindibile un loro coinvolgimento, perché sono loro che subiscono le conseguenze di ogni azione. Ci saranno obiettivi che sembreranno irraggiungibili ma sarà il momento di ricordare l'aforisma di Nelson Mandela che ha segnato l'assise: “Un vincitore è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso”. U. E. Uiltrasporti Salerno: difendere il lavoro per garantire il futuro Reagire alla crisi e concretizzare il concetto di trasporto intermodale in città Se è vero che i congressi costituiscono un momento di sintesi e riflessione, vero è il fatto che gli ultimi quattro anni hanno lasciato in eredità situazioni davvero inedite, figlie di una crisi devastante, la peggiore nella storia del Paese. Centinaia di migliaia i posti di lavoro persi, quote di salario sacrificate alla salvaguardia dell'occupazione, aumento vertiginoso del ricorso alla cassa integrazione ed un tasso di disoccupazione, prevalentemente giovanile, vicino ai livelli del dopoguerra. Il tutto adornato da una politica cinica ed arrogante, ancora lontana da quei comportamenti virtuosi che invece si esigono dai cittadini in tema di sacrificio ed austerità. Così, nel mentre i tagli alla politica procedono a passo di bradipo perchè nessuno vuole perdere i privilegi acquisiti, il decreto 135, ai più noto come Spending review, ha tagliato e, soprattutto, continua a tagliare servizi fondamentali alla cittadinanza. Ed il nostro settore, quello dei trasporti, ne esce annichilito, infatti, all'iniziale taglio del 10% da parte del governo centrale, la Regione Campania ha "reagito" sommando un'ulteriore riduzione dei km finanziati, arrivando a ridurre le risorse disponibili del 30%. E Salerno piange. Non certo aiutata dai criteri "storici" (popolazione-territorio-addettiferro) di ripartizione delle risorse, Salerno deve fronteggiare anche un ingiusto disequilibrio con Caserta che, pur contando trecentomila abitanti in meno e la metà del territorio, percepisce 10 cent di euro in più a km. Un settore, dunque, allo sbando, in costante attesa di un serio rilancio, di un riordino generale che riguardi l'intero territorio nazionale, caratterizzato dalla greve presenza di 1200 aziende per l'80% sotto i cento addetti. Come Salerno, in cui hanno vita oggi ben 52 contratti di servizio e al- trettante aziende che esercitano 28 milioni di km annui; tra esse la nota CSTP , unica azienda in provincia a totale capitale pubblico, con il più alto numero di dipendenti ed associata ASSTRA, attualmente, a tutti noto oramai dopo le vicissitudini degli ultimi tre anni, in amministrazione controllata. Un processo lungo e tortuoso che ha visto la Uiltrasporti ricoprire un ruolo determinante: mentre, infatti, la politica era intenta a cercare soluzioni alternative al CSTP, aprendo i battenti ad altre aziende disponibili a subentrare, la UILT, consapevole del patrimonio storico di una società, della sua capacità organizzativa e delle valutazioni stimate da ASSTRA (che ha sempre riconosciuto CSTP tra le prime nel panorama nazionale), si è tenacemente opposta per la sua salvaguardia, così come per Sita Sud (anch'essa annichilita dai recenti tagli della Provincia), sostenendo con forza quel progetto tpl di ambito provinciale dove ad operare sia una sola azienda a capitale pubblico, in modo da ottimizzare le risorse che ancora si sprecano in 52 so- cietà superflue. Sarebbe opportuno, pertanto, concretizzare il concetto di trasporto intermodale (gomma-ferro-aria-mare) riprendendo in primis il completamento della metropolitana di Salerno, opera impor- tantissima se collocata in un contesto di collegamento su scala provinciale, anche perchè, nell'attuale diatriba economica Governo-Regione, si rischia davvero che a finanziare i pochi km utilizzabili (che servono un bacino d'utenza che non ne giustifica i costi) sia ancora una volta la gomma e quindi CSTP. Volgere in seguito lo sguardo a tutto ciò che proprio non va: il raccordo autostradale Salerno-Avellino, "scippato" delle risorse previste per il raddoppio; le strade dell'intero territorio provinciale, ed in particolare il Cilento e la Costiera Amalfitana, ridotte ormai a groviera e soggette a ripetute frane e smottamenti; la pista ciclabile tra Salerno e Paestum, costata profumatamente e già ridotta in stato di impraticabilità; l'aeroporto, certificato Enac, ancora in fase di stallo a causa delle problematiche circa la necessità di prolungare la pista, fatto che impedisce anche l'eventuale realizzazione di un progetto di collegamento, a mezzo idrovolanti, per la connessione dello scalo salernitano con le isole eolie; infine il porto, importantissimo nel panorama portuale del mediterraneo, le cui future prospettive di rilancio restano ancora legate al compimento dei progetti attualmente in corso per potenziare la capacità di approdo. Un vero e proprio bollettino di guerra da cui però bisogna ripartire subito e con forte piglio, per abbandonare una volta e per tutte l'incresciosa situazione che estorce servizi essenziali alla cittadinanza, nega la mobilità sul territorio ed inghiottisce posti di lavoro ed interi futuri ai lavoratori. Roberto Intermoia Pagina 6 Comparto ambiente, non è ancora tempo di bilanci Dal ciclo dei rifiuti ai Consorzi di Bacino e alle bonifiche, le vertenze continuano Finalmente ci siamo, il 9° Congresso della UilTrasporti Campania è in corso. Ci piacerebbe, quindi, provare a fare qualche bilancio sul lavoro svolto in questi quattro anni e mezzo. Ci piacerebbe ma non possiamo. Tutte le principali vertenze del comparto dell’Ambiente sono ancora attive e vivono in queste settimane la loro fase più delicata, quelle in cui il punto di svolta può essere impresso in maniera probabilmente definitiva. Partiamo dal riordino del ciclo integrato dei rifiuti. Il 30 giugno scade l’ultima proroga del Governo agli effetti della legge di fine emergenza, quella che nel febbraio del 2010 introdusse una riorganizzazione, mai decollata, del sistema rifiuti su base provinciale. Parlammo, all’epoca, di passaggio dall’emergenza al caos. Non sbagliavamo e, purtroppo, da quel caos non siamo ancora usciti. Resta una confusione di ruoli e competenze istituzionali che nemmeno la legge regionale approvata nel gennaio 2014, per ora, è riuscita a chiarire. La nuova legge prevede la costituzione di Ambiti Territoriali Ottimali tra Comuni che fanno parte di territori omogenei e che, come nel resto d’Italia, sono chiamati ad assumere in forma associata la gestione dell’intero ciclo dei rifiuti. Ebbene, come sempre accade quando le Amministrazioni Comunali sono chiamate ad assumersi le proprie responsabilità, le resistenze al nuovo sistema sono molteplici e variegate. Prevalgono ancora localismi e interessi politici che poco o nulla hanno a che vedere con l’esigenza di servizi ambientali efficaci e sostenibili dal punto di vista economico. Mentre i Comuni dibattono e resistono, nulla cambia. Come nel 2010 e negli anni più bui dell’emergenza, si continuano a pagare tasse sui rifiuti tra le più care del Paese a fronte di pessimi servizi. Il sistema di smaltimento dei rifiuti resta affidato alla capacità di pochi impianti male utilizzati ed a tanti, costosissimi trasferimenti all’estero. Alle resistenze locali, stigmatizzate dal Sindacato che si appresta ad aprire tavoli di confronto con i Sindaci dei Comuni indicati come capofila dei futuri ATO, fa da contraltare quello che sembra un debole impegno della Regione nel far applicare la propria legge di riordino del ciclo dei rifiuti. Abbiamo pubblicamente apprezzato gli sforzi profusi dall’Amministrazione Regionale per approntare strumenti legislativi utili alla razionalizzazione del sistema rifiuti. Con altrettanta franchezza diciamo che oggi la Regione può e deve fare di più, imponendo ai Comuni il rispetto delle loro responsabilità e rivendicando da parte del Governo Regione per sostenere economicamente i lavoratori nel lungo percorso verso il loro trasferimento, già previsto dalla Legge Regionale, alle gestioni comunali dei rifiuti. I lavoratori dei Consorzi di Bacino, infatti, attendono di veder nascere dalla corretta applicazione della nuova Legge le condizioni per risolvere la loro vertenza. Anche in questo caso i Comuni, che hanno contribuito a determinare nazionale una collaborazione fatta non più di annunci mediatici ma, finalmente, di atti concreti. Tra questi atti, il primo che chiediamo è quello necessario a mitigare le criticità occupazionali e di reddito che affliggono i lavoratori dei Consorzi di Bacino. Il 19 giugno saremo a Roma, dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, per ottenere lo sblocco delle risorse europee che la Regione Campania intende utilizzare in percorsi di riqualificazione professionale e misure di sostegno al reddito. Ancora una volta il Sindacato fa la propria parte, sostenendo il progetto elaborato dalla la crisi dei Consorzi sfuggendo a precisi obblighi economici e di legge, resistono fieramente alla prospettiva di cedere le loro prerogative per quanto attiene all’occupazione nel comparto dell’igiene ambientale. Anche in questo caso il giudizio del Sindacato non può che essere nettamente critico nei confronti di Comuni che, incuranti delle drammatiche conseguenze inflitte ai lavoratori, sfuggono alle proprie responsabilità. Allo stesso modo, stiamo vivendo le fasi cruciali della vertenza legata al comparto regionale delle bonifiche. Una nuova partecipata regionale, Campania Ambiente e Servizi S.p.A., è stata costituita come soggetto del cosiddetto Polo Ambientale della Regione Campania. Destinata ad accogliere i lavoratori dell’ASTIR dichiarata fallita, la partecipata che si occupava delle bonifiche di superficie, e dell’ex appalto Jacorossi che si occupava di bonifiche pesanti, Campania Ambiente e Servizi stenta a decollare definitivamente. Si tratta di una corsa contro il tempo per arrivare alla stabilizzazione di un primo contingente di lavoratori entro il mese di giugno 2014, per scongiurare il definitivo licenziamento dei lavoratori ASTIR da parte della Curatela Fallimentare che ha assunto il controllo della Società, restituendo ai lavoratori ex-Jacorossi una prospettiva concreta ed affidabile di rientro al lavoro. Anche in questo caso non possiamo tacere sui ritardi accumulati dalla Regione Campania che, dopo aver avuto il merito di disegnare prospettive realistiche per il futuro del settore bonifiche e dei lavoratori che vi sono impegnati, rischia di vanificare ogni sforzo. In base ai primi cronoprogrammi elaborati proprio dall’Ente Regione, la stabilizzazione dei primi lavoratori doveva infatti avvenire nell’ormai lontano anno 2012. Non è tempo di bilanci, dicevamo. Eppure un risultato di questi anni vogliamo registrarlo e metterlo in evidenza. Nonostante gli effetti di una crisi devastante, con le drammatiche ferite inferte al comparto ambiente in Campania, i lavoratori continuano ad affidare alla UilTrasporti ed al Sindacato la rappresentanza dei loro bisogni reali. Nonostante critiche anche aspre, comunque legittime quando arrivano da chi guarda la contraddizione negli occhi di figli cui dover dire troppi “non posso”, i lavoratori continuano a scegliere di stare con il Sindacato. In barba a chi vorrebbe esaurita la nostra capacità di rappresentare i lavoratori e le loro aspettative. Aspettative che, se ne facciano una ragione tutte le Cassandre che annunciano da anni la fine del Sindacato, non abbiamo alcuna intenzione di deludere. Fabio Gigli La regolarizzazione degli appalti nella logistica, un gioco a ribasso a danno dei lavoratori Fra contrasto al dumping e stabilità occupazionale il ruolo dell’associazione bilaterale Ebilog La necessità di dare ordine alla giungla del trasporto merci su gomme resta un’impellenza mai cessata sebbene il fiume incessante di danaro stanziato al settore da parte dello Stato. La terziarizzazione, con il gioco al ribasso, che finisce per favorire le cooperative più spurie, un sistema degenere di appalti che sfugge ad efficaci controlli, hanno determinato una situazione generale che si pone, talora, per alcuni aspetti al limite della legalità. Per queste insopportabili situazioni, sono stati attivati sin da febbraio, presso il Ministero del lavoro, incontri aventi ad oggetto il monitoraggio del sistema degli appalti e il rispetto delle regole dettate da precise norme giuridiche. Si sa che Confetra è l’associazione datoriale più rappresentativa e la sua presenza, unitamente a quella delle maggiori organizzazioni sindacali animerà un dibattito, preannunciato a steps, che ha lo scopo di scandagliare a 360 gradi l’insieme delle problematiche sul tappeto.Ovvio che ciascuno, a seconda del proprio ruolo, farà valere le proprie argomentazioni. Ma siederanno al tavolo, via via che la calendarizzazione degli incontri sarà aggiornata, anche le associazioni delle cooperative, che muovono interessi giganteschi nell’ambito della gestione degli appalti, mutuando anche attività internazionali. Il faccia a faccia tra le parti col Ministero, a fare da arbitro interessato alla migliore riuscita delle trattative in itinere, segue il documento congiunto sottoscritto il 13 febbraio di quest’anno e che muove da una considerazione importante: dare alla logistica industriale, quella propriamente detta privata, una regolarizzazione che sancisca innanzitutto comportamenti ispirati alla massima legalità e trasparenza possibili in un mondo ancora a sé, nell’ambito operativo definito per antonomasia della ribalta. Ossia la zona del magazzino in cui viene posizionata la merce appena scaricata dai mezzi, siano essi camions o vagoni ferroviari. Diciamo pure l’anima stessa del trasporto merci, quella della movimentazione e della manipolazione, quando bisogna dimostrare col sudore della fronte e l’abilità esercitata sui muletti quanto sia possibile il migliore stoccaggio e poi la riuscita del cosiddetto magazzino zero, il traguardo finale di ogni casa di spedizione. Perché sarà poi la migliore distribuzione messa in campo a sancire la resa del trasporto. Le attività terziarizzate dovranno avere l’affidamento diretto, evitando così catene della filiera tortuose, che causano lo scadimento del servizio. Le organizzazioni sindacali vogliono, in meri- in associazioni che hanno la funzione di partecipare meramente alle attività, in senso lato e generico. Dov’è allora il parametro per comprendere la piena liceità di queste cooperative? Spesso si tratta di società che in spregio alle leggi fondamentali dello Statuto dei lavoratori fanno ricorso a pratiche del dopoguerra e che si pensava sepolte da un minimo progresso civile; ci riferiamo al caporalato, ossia lo sfruttamento del lavoratore che giornalmente viene adescato alle prime ore del giorno e trattato senza alcun riguardo alla sua condizione to, promuovere attraverso una contrattazione costante un modello sistemico dei diritti godibili per garantire condizioni salariali e normative migliori. È il mondo delle cooperative ad essere chiamato in causa con le loro assunzioni equivoche, tendenti ad includere fra la forza lavoro personale non italiano, per lo più proveniente da regioni povere dell’est europeo. Personale inquadrato in modo svariato, come lavoratori a progetto o con partita iva o come soci subordinati, quindi senza diritto di condizionare le strategie industriali. Addirittura, spesso, queste persone vengono assunte umana. Il ricatto, ai tempi d’oggi, quelli ultra moderni post film di Chaplin, è favorire il rilascio del permesso di soggiorno all’immigrato, normalmente il soggetto più debole di una filiera in cui le infiltrazioni della malavita sono sempre più frequenti se non un fattore fisso. La contraffazione del concetto stesso di cooperazione, a vantaggio di forme vessatorie, pone alle organizzazioni sindacali l’obbligo di far accelerare un percorso virtuoso con la controparte, normalmente riottosa, per stabilizzare risorse umane altrimenti vittime del più bieco sfruttamento all’interno del qua- le la traslazione di abitudini consolidate nei paesi di origine (per esempio l’uso di alcolici durante la guida) è l’unica “tolleranza” concessa. Vizi che si traducono, soventemente, in cause di sciagure sulle strade del Paese. Con la loro nascita, gli accordi per la stabilizzazione dei lavoratori del settore, nelle intenzioni proclamate, dovranno avere una durata di almeno tre anni, ed in corso d’opera saranno svolti controlli per verificare il tipo di andamento. Il riscontro è affidato ad incontri fra le parti, congiunti ed unitari. Lo scopo è avere contezza da parte delle organizzazioni sindacali dell’applicazione dei contratti di lavoro e costatare la regolarità degli affidamenti diretti. Inoltre, scongiurare nel futuro medio la vecchia pratica del dumping, che consiste nel vendere un servizio ad un prezzo stracciato per fare concorrenza sleale rompendo gli argini di una corretta coesistenza sul mercato. La disciplina antidumping in ambito comunitario ha avuto la sua applicazione solo alla fine del periodo transitorio di integrazione comunitaria conclusosi il 31 dicembre del lontano 1969. Ogni accordo sottoscritto andrà consegnato ad un ente, l’Ebilog, previsto dal contratto nazionale di settore. Di che si tratta? È l’acronimo di Ente nazionale del settore logistica; ha natura giuridica non riconosciuta e non persegue finalità di lucro. La sua funzione è quella di essere un tutor delle principali criticità in seno aziendale, occupandosi di interventi per il sostegno al reddito, di riqualificazione professionale e di verifica della situazione occupazionale. Intanto, v’è da dire che molte cooperative tardano a sottoscrivere il rinnovo del ccnl avvenuto il 1 agosto del 2013 e che comporta aumenti fisiologici in busta paga. In conclusione, la logistica, ossia l’arte di muovere il tempo e con esso le cose, ha bisogno ancora di tanta cura per realizzare la sua magia, che non può prescindere dal rispetto dei diritti dei lavoratori. Arcangelo Vitale ANNO 6, NUMERO 5/6 Pagina 7 Intervista a Wladimir Luxuria Un piccolo capolavoro del secondo ‘900 Prima transgender ad essere eletta in Parlamento Malacqua, cronaca di quattro giorni di pioggia a Napoli Wladimir Luxuria nasce a Foggia il 24 Giugno 1965. Nella sua città natale comincia subito ad organizzare feste nella prima (ed unica) discoteca trasgressiva, il “Dirty Dixy Club”. Dal 1982 tiene i suoi primi spettacoli sia alla “Taverna del Gufo”, sia in pubbliche piazze. Canta e recita dovunque: in radio, in televisione, in discoteca, in teatro, in piazza. Nel frattempo, però, non tralascia il suo impegno per i diritti civili e di cittadinanza delle persone omosessuali. Alle elezioni per la XV legislatura viene eletta nelle liste di Rifondazione Comunista: la sua candidatura aveva suscitato perplessità nei settori moderati e conservatori dell’Unione Europea. Intanto, è diventata il primo onorevole transessuale della storia d’Italia! Luxuria si definisce “transgender” perché non riconducibile al sesso femminile né a quello maschile: non si identifica nella parola “transessuale” non avendo mai cambiato sesso mediante operazione chirurgica. Domande chiare e risposte sincere. Ti senti più scrittrice, più autrice o più attrice? Sì, certamente. Mi sento una persona che ha sempre fatto dell’Arte, Arte impegnata che spinge alla riflessione. Il mondo dello spettacolo vede regnare sovrana la falsità, l’invidia, la gelosia: hai amici sinceri? Nel “dorato” mondo dello spettacolo c’è più fede o più superstizione? In 10 anni di Direttrice del “Muccassassina” ho sempre dato il palco a tutti, a gruppi emergenti, a persone che volevano dire qualcosa: ma non ho mai sofferto della “sindrome della primadonna”. Se gli altri ricevano applausi, devi lavorare di più per averne anche tu. Ci sono artisti che si fanno il segno della croce prima dell’inizio ed altri che credono a tutta una serie di azioni scaramantiche. Credi in Dio? La tua preghiera preferita? Che cos’è l’Amore per te? Dio è Amore e per questo credo in Dio! Non ho una preghiera preferita: mi piacciono tutte quelle che inneggiano all’Amore, alla convivenza, alla Pace. Mi piace il “Padre Nostro”, soprattutto quando ci ricorda che non tutti hanno il pane quotidiano… Generosità, speranza, condivisione, solidarietà, aiuto, comprensione. Non solo, purtroppo… C’è qualcosa che ti è mancato nella vita? Cosa ami in un uomo ed in quale ordine? Come dev’essere il tuo uomo? La cosa che mi è mancata è una relazione fissa con un uomo. Amo il senso pratico delle cose. Una volta avrei detto “la perdita della mia libertà”. Oggi non più. Oggi sì, mi sento più pronta. Non ho un modello estetico preciso; voglio semplicemente un uomo che si innamori di me, abbia un po’ di pazienza, che sopporti la mia fama, che sia semplice, non politico. Nella preparazione di uno spettacolo qual è il momento più esaltante (la prima lettura, le prove, la recita, il primo applauso, gli applausi finali)? Bella domanda. Di sicuro la prima lettura, poi c’è l’emozione del veder crescere il lavoro. E, poi, gli applausi finali. Quale domanda ti aspettavi ed, invece, non ti ho fatto? Quale messaggio vuoi mandare ai lettori? Nessuna. Tutte le domande erano giuste: ti reputo una persona molto preparata! Il messaggio che vorrei lasciare ai lettori è quello di leggermi con il cuore, così come ti ho parlato adesso. Buon viaggio, cara Wladi, sui treni e sugli autobus della Vita. Emilio Vittozzi La prova costume? Le migliori app Gli utili software per perdere peso grazie allo smartphone Il tepore delle giornate e l'approssimarsi della primavera non per tutti rappresentano un buon motivo per essere allegri, in particolar modo per chi in inverno, protetto dal maglione e dal giubbino, ha messo su qualche chilo e teme la fantomatica "prova costume". Nessun problema, il nostro smartphone potrà tornarci utile anche per rimetterci in forma. Le app per la dieta sono tantissime, in buona parte gratuite ed adatte sia per iPhone che per Android. Partiamo da Peso Ideale, un'applicazione per il calcolo dell’indice di massa corporea che sarà di sicuro supporto ad altri metodi dimagranti per mantenere in costante aggiornamento i progressi. Melarossa è un software che promuove un percorso scientifico e sicuro, sviluppato da un team di esperti nutrizionisti e dietologi sotto la supervisione da parte della Società Italiana di Scienza, basato sulla dieta mediterranea. La promessa è quella di far perdere un chilo di massa grassa a settimana, seguendoci lungo tutto il percorso. Meal Snap, invece, registra giorno per giorno le calorie ed i macronutrimenti ingeriti, partendo semplicemente da una foto ed una piccola descrizione di quello che si mangia. Per chi ama gli hamburger, Fast Food Calorie Counter offre un database di informazioni nutrizionali con circa diecimila voci di menù dei 73 fast food più noti sul pianeta. 40-30-30 non sono di certo le misure che promette di raggiungere questa app, ma è semplicemente un modo alternativo di chia- mare la meglio conosciuta Dieta a Zona. Con questo software si potranno calcolare, in modo veloce, i famosi blocchetti inventati dal Dott.Barry Sears. Lose it! è un'applicazione che permette di creare un piano dieta attraverso il bilanciamento dell'apporto calorico e dell'esercizio quotidiano. L'analisi dei progressi arriverà direttamente via mail. Il contacalorie di Fatsecret, invece, non si limiterà a calcolare solo le calorie assimilate, ma, utilizzando un database degli alimenti, saprà fornire anche le quantità di carboidrati, proteine e grassi. My Fitness Pal, infine, è un contacalorie che vanta un database di oltre 3 milioni di alimenti, oltre ad uno scanner di codici a barre che permette di trovare facilmente i valori nutrizionali dei propri prodotti preferiti. Non dimenticandoci che lo sport è elemento basilare per ogni progetto di dimagrimento, nonché complemento immancabile per una dieta, bisogna evidenziare come anche nel fitness può aiutarci il nostro smartphone. Runstatic permette di tracciare i percorsi di running e di monitorare e condividere le proprie performance. L'app si è evoluta nel tempo e prevede versioni anche per la bicicletta, lo sci e l'allenamento in palestra. Per chi ha il passo meno veloce esiste Accupedo, un pedometro che è un utile contapassi capace di monitorare le nostre passeggiate calcolando le calorie consumate ed i chilometri percorsi. Chrunch Fu, invece, è una sorta di "addominalometro" in grado di rilevare il movimento del crunch valutandone i risultati. Anche la Nike ha sviluppato una app per il fitness. Nike Training Club vanta un programma costruito sulla base di allenamenti seguiti da atleti di fama internazionale ed è possibile scegliere tra più di novanta addestramenti in compagnia di Maria Sharapova, Li Na ed altre star. Insomma, ce n'è davvero per tutti i gusti, e se pensate di aver chiesto troppo al vostro fisico, c'è anche Digifit, un cardiofrequenzimetro che controlla il battito del cuore e la pressione sanguigna. Non resta che memorizzare la chiamata di emergenza! U.E. Suggestivo, inquietante, onirico, rivoluzionario sotto certi punti di vista. Sto parlando del libro di Nicola Pugliese “Malacqua”. Quattro giorni di pioggia nella città di Napoli in attesa che si verifichi un accadimento straordinario”, edito da Pironti. Ho cercato questo libro per molti anni. A Napoli, nel paese era quasi impossibile trovare questo testo, anche in fotocopie. Alle stampe la prima volta nel lontano 1976 per la casa editrice Einaudi, in una leggendaria collana di scritture sperimentali curata da Italo Calvino, l’autore de “Le città invisibili” aveva chiesto a Pugliese delle modifiche al romanzo che non accettò. Dal 2013 questo libro è ritornato sugli scaffali grazie all’editore napoletano Tullio Pironti, nella mia libreria grazie ad un gradito regalo della mia amica Marcella Amato che, conoscendo la mia disperata ricerca, non appena l’ha trovato, ha deciso di regalarmelo: mai regalo fu così gradito! Un libro potente e magico con una forza unica. Di solito quando un libro mi piace lo divoro. Questa volta non è stato così. Un libro complesso per la sua scrittura, punteggiatura, periodi lunghi e bello proprio per questo. Un testo che sembra scritto su un pentagramma per com’è musicale. Tante ripetizioni di frasi, parole, modi di dire che t’invitano a soffermarti a ogni capoverso. A leggere a rileggere per la forza di una scrittura, di una lingua che entra. Quattro giorni di pioggia e l’apocalisse si abbatte su Napoli, un po’ come oggi. "Ed attraverso il vetro della finestra grigi pensieri fumiganti ad inseguire il mare, Santa Lucia ristretta nelle spalle, le mani in tasca, ad ascoltare il silenzio del suo silenzio, le raffiche del vento che veniva, e queste foglie ritorte nella strada, dentro l’asfalto. Dalla strada solitudine graziosamente se ne discende al mare, con gozzi malandati, luci sfrangiate, e navi in lontananza, punta della Campanella, e Capri, la gran massa di Capri distesa a ricordare, estranea alla città come torre indecifrata, vicina sì, quanto vicina, e lontanissima, pure, con storie scolorite d’imperatori e donne, con cargo tremolanti dell’Oriente e dell’Africa, e granaglie, carichi di mais, ferro, sabbia dorata". Italo Calvino ha scritto che Malacqua è un libro "che ha un senso e una forza e una comunicativa" e ha indicato nel romanzo corale di Matilde Serao una precisa relazione. Protagonista di questo piccolo gioiellino è Napoli, le sue acque, le sue cavità, le sue storie, le sue voci di dentro. Un racconto che attraverso le vite, le storie agitate, frenetiche, insoddisfatte, talvolta inconcludenti e disordinate di uomini tra le altre quella di un giornalista, Andreoli Carlo, che cerca di trovare, di dare un senso a ciò che sta accadendo in un giorno di apocalisse in una città che frana, che si allaga, che ha paura. Bastano quattro giorni di pioggia intensi, ieri come oggi, e Partenope arranca. Nel libro la pioggia non provoca solo disagio e morte ma anche eventi inusitati, presagi, ammonimenti. Una sorta di “horror” in salsa napoletana, un “horror” psichico e interiore. A franare sono gli animi in attesa che si verifichi un accadimento straordinario. Ci sono voci misteriose che provengono da Castel dell’Ovo, c’è l’enigma di tre bambole, il mare che insegue i ragazzi nei bassi, monetine da cinque lire che suonano. Tutto in attesa che si verifichi un accadimento straordinario mentre nel consiglio comunale si parla “difficile”, dove c’è connivenza tra maggioranza e opposizione. La paura assale anche Andreoli mentre si rade. L’acqua scorre, sul pennello la schiuma, Carlo aspetta l’evento che non si sa bene quando accadrà, cosa farà, ma di sicuro produrrà qualche cosa d’irragionevole, irrimediabile. Il mio amico Giuseppe Pesce, studioso, ricercatore della letteratura italiana, in un saggio prima, "Napoli, il Dolore e la Non-storia: Malacqua di Nicola Pugliese”, e in un documentario dopo "Tutto il resto è Malacqua: La versione di Nick Pugliese" definisce questo libro straordinario, un piccolo capolavoro del secondo Novecento e ha ragione. Quattro giorni di pioggia alimentano una suspense da libro giallo, applicata alle ragioni dell'esistenza con un autore che riprende e rinnova gli umori sanguigni, il gusto del fantastico, trattandoli con una consapevolezza lucida, quasi crudele. “…e questa faccia immobile ammiccante se ne restò a guardare, che stupido, Dio mio, che stupido.” Tonino Scala Impariamo a conoscere l’Arabo Primo step: l’alfabeto e le sue caratteristiche fondamentali Cominciamo a conoscere l'alfabeto arabo, riepilogando prima alcune caratteristiche fondamentali della lingua. L'arabo è composto da ventotto grafemi (o lettere), è sinistrorso, corsivo e consonantico (le vocali brevi vengono spesso omesse nella scrittura). Partiamo dal sistema vocalico. L'arabo ha soltanto tre vocali - a/i/u che si sdoppiano in brevi e lunghe. Le vocali brevi vengono indicate attraverso segni diacritici. Avremo, pertanto, la a (fatha) quando troveremo il segno (') collocato sopra la consonante, viceversa, avremo la i (kasra) quando lo stesso segno sarà posto sotto la consonante e infine la u (damma) quando troveremo il segno ( ( ُ◌sopra la consonante. La tre vocali lunghe (sempre trascritte nei testi) dovranno avere un suono più prolungato rispetto alle vocali brevi e sono : la a (alif) che si scrive ( ,(اla i (ya)- ( (يe infine la u (waw) - .()و Soffermiamoci, adesso, su un gruppo di cinque lettere dell'alfabeto simili per struttura, ovvero, [b], [t], [th], [n], [j]. Avremo, quindi, la lettera ب )ba) il cui suono è come la lettera b italiana. La ت )ta) il cui suono è come la t italiana. La ) ثta) il cui suono è come la th inglese di think. La ن )nun) il cui suono è come la n italiana. Infine, la) يya) che chiude questo gruppo di lettere e può indicare sia la vocale i lunga, come abbiamo visto precedentemente, oppure la consonante y. È doveroso precisare che a seconda della posizione che occupa all'interno della parola (iniziale, mediana, finale o isolata), la lettera assume una forma lievemente diversa. Ora, prendiamo come esempio la lettera ) بba) [b] e uniamola prima con le vocali brevi e poi con le lunghe otterremo: ب َ ب (ba) ِ (bi) ُب (bu) - ) باbaa) بي (bii) (بوbuu). Lo stesso procedimento sarà valido con tutte le altre consonanti. Per concludere la prima lezione, scriviamo alcune parole (di uso più comune) che contengono queste lettere: (ابab) padre- بِنت (bint) figlia, ragazza - (إبنibn) figlio. (اناio) بَيت (bayt) casa. Memorizzatele per poi riprendere l'alfabeto con un altro gruppo di lettere nella prossima lezione. Corinne Bove Mitridate al Congresso Eav, continua la fiction degli amministrativi Esuberi – riqualificati – carenze. E la contraddizione regna Non ricordo più quanti Congressi ho ''vissuto''. Certamente tanti! Questa volta l’assise della U.I.L.T mi vedrà spettatore e non “parte attiva” (Oddio, non pensate chissà quali cose, ma almeno avevo un cartellino colorato col quale partecipare alle votazioni) cioè delegato. Credo che ognuno di noi abbia partecipato nel corso della vita a ''riunioni'', più o meno importanti, tali da decidere linee di comportamento dei convenuti (o dei rappresentati da essi) per un lasso di tempo definito. Chissà perché tutto questo mi porta in mente Mitridate, o meglio quella condizione alla quale il re degli Unni ha dato il nome “MITRIDATISMO''. Tutti sappiamo la storia del re bambino, erede al trono di un popolo turbolento, in tempi tuttaltro che tranquilli. Pare che il precettore del piccolo Mitridate, per scongiurare la possibilità di un avvelenamento del bimbo erede, somministrasse a questi piccole dosi di veleno in misura sempre crescente fin quando ne divenne immune. Quando si è più giovani (o meno vecchi) il pensiero del prestatore d'opera, cioè il lavoratore, nell'espletare la sua abilità, qualunque essa sia concettuale o manuale, visto che tale “opera'' viene espressa in contesti organizzati e perciò gerarchizzati, ha di fatto la necessità di operare in un contesto dignitoso. Non si può svilire se stessi per restare soggetti e non oggetti! Affinché questo avvenga, necessitano opportuni comportamenti singoli che interagiscano con gli altri soggetti lavoranti e con le controparti. Col passare del tempo, quando si è più vecchi (o meno giovani), avendo ormai alle spalle un lungo tempo di “dignità'' si affianca a questo bisogno anche quello della ''speranza''. È "proprio cosi”! Col tempo si diventa meno egoisti, si comincia a preoccuparsi di coloro che verranno. Quello che troveranno è frutto di ciò che abbiamo fatto, ce ne verranno “benedizioni'' o “maledizioni” e poi è diritto di chi segue nel provare a migliorare le cose rispetto a quello che trova, anche ammesso (e non concesso) di trovare situazioni buone. Perciò è inutile pensare a quanto di innovativo ci sia stato nell’organizzare i lavoratori, nel collettivizzare le loro necessità per renderli più forti. Il momento più importante per chi c'è, per chi verrà, sono i congressi delle OO.SS., di quella bella invenzione, checche' se ne dica tutt'altro che obsoleta, nonostante la presunta''vetustita''. Io mi auguro che tutti i delegati ai congressi U.I.L.T., ad ogni livello, tengano in egual misura conto dei ''diritti''. Essi sono la ''dignità'', di pari passo ed importanza ci si ricordi della ''speranza''. Essa è la forza propulsiva. Un rischio esiste ed è quello dell'abitudine, come Mitridate al veleno noi tutti ai congressi, tesi congressuali fatte solo per essere applaudite e non ''ragionate'' dall’assise. Forse i riti di questi incontri, la loro liturgia induce alla leggerezza, ben venga, non si vive di solo pane, i lavoratori hanno il diritto di essere ''felici''! L'importante è che l'aspetto ''ludico'', tipico dei posti in cui si assembrano persone ''libere'' dal pensiero ''acuto'', non prenda il sopravvento sulla strategia da condividere. I lavoratori rappresentati ne hanno''diritto''. La loro ''felicità ''dipende da questo! Allora facciamo in modo che non accada quel che mi disse un caro amico siciliano: <<Ce fici u caddru>>, ci feci il callo. Non mitridiamizziamoci rendendoci refrattari, facciamo che l'abitudine non ottunda la nostra capacità di ''fare'' sindacato. Che ogni luogo di incontro tra lavoratori diventi una serra dove coltivare la ''speranza'', profumata pianta coi rami carichi di dolci e giusti diritti, fatti per nutrire la ''dignità'. Un buon lavoro ai compagni U.I.L.T, impegnati nel rappresentare i lavoratori nei nostri congressi. Vi saluto e sono l’Autoferroagricolo Eredità? Revoca dell’assegno di mantenimento Nel tenore di vita rientra anche il patrimonio personale Con la sentenza n. 11797 del 27/05/2014 la Cassazione ha stabilito che se la moglie, a cui l’ex marito versa mensilmente l’assegno di mantenimento, riceve, dopo la separazione, una consistente eredità, può perdere il diritto a ricevere le somme di denaro fissate allo scopo di garantire all’ex coniuge il medesimo tenore di vita di cui godeva durante il matrimonio. Secondo i giudici della Suprema corte: per la determinazione dell’assegno di mantenimento, i beni acquisiti per successione ereditaria dopo la separazione, possono essere presi in considerazione ai fini della valutazione della capacità economica del coniuge onerato. In generale, ricorda la sentenza, l’assegno divorzile, va determinato «verificando l’inadeguatezza dei mezzi del coniuge richiedente, raffrontati ad un tenore di vita analogo a quello avuto in costanza di matrimonio e che sarebbe presumibilmente proseguito in caso di continuazione dello stesso o quale poteva legittimamente e ragionevolmente configurarsi sulla base di aspettative maturate nel corso del rapporto». A tal fine, dunque, «il tenore di vita precedente deve desumersi dalle potenzialità economiche dei coniugi, ossia dall’ammontare complessivo dei loro redditi e dalle loro disponibilità patrimoniali». In altre parole, secondo i giudici della Cassazione se il coniuge, dopo la separazione, già dispone di redditi propri tali da assicurargli la condizione di “benessere” matrimoniale, difficilmente i giudici potranno procedere al riconoscimento del diritto al mantenimento. Con la conseguenza che si può perdere il diritto all’assegno di mantenimento se, a seguito di un lascito ereditario successivo alla separazione, il tenore di vita dell’ex coniuge migliori sensibilmente. In tal caso, il coniuge obbligato al versamento dell’assegno non potrà sospendere, in autonomia, il pagamento suddetto, ma dovrà comunque ricorrere al giudice perché faccia cessare l’obbligo in questione. Infatti, sia per la revisione che per la revoca del mantenimento bisogna passare attraverso il Tribunale e dimostrare che l'ex coniuge non abbia più bisogno della cifra stabilita al momento del giudizio di separazione. Riduzione dell’importo che, ricordiamo, può essere riconosciuto anche quando vi è un peggioramento sensibile della situazione economica dell’ex coniuge tenuto al versamento dell’assegno di mantenimento o versi in condizioni di salute tali da comportare crescenti spese a suo carico per le cure destinate a contrastare l'avanzare delle patologie (Cass. n. 927/2014). Avv. Antonietta Minichino Lo so. Lo capisco. Credevate fosse finita la fiction dell'anno dell'EAV: “Riqualificati in luglio”. Credevate che dopo l'ods 103 e poi il 104 e poi tutti gli altri di cui non riesco più a tenere il conto neanche con un complicatissimo algoritmo matematico, la parola The end fosse posta a chiusura… No. L'EAV è come la RAI, ci tiene ai propri abbonati. E, avendo avuto sentore che ormai ci si era appassionati alle intricatissime trame della riqualificazione più pazza del modo, ha deciso di concedere una nuova (e forse non ultima) puntata a questa appassionante storia. Riassunto (breve, non temete) delle puntate precedenti. Luglio 2013: esuberi tra gli amministrativi. Prego, si scende. Abbandonate scrivanie e pc e andate a prendere un po' d'aria in strada, che vi fa bene. Agosto 2013: si scende, si risale, ci si nasconde. Corsi, varchi, treni, uffici. C'è chi arriva, chi resta, chi scappa e chi copre chi scappa. E poi settembre ed ottobre e novembre e via così, i mesi passano e i 116 esuberi non sono più 116. E le “ri-qualifiche” diventano ballerine. Non si sa più bene chi sta dove e per quanto e se ci rimane. Conclusione dei fatti, a subire la kafkiana metamorfosi professionale sono più o meno in 40. Beh. Questo è quanto… No, dice un proverbio (o una citazione telecinemusicale, non ricordo bene): 'a terza parte è bella e l'è vede! Ed eccola giunta la terza parte. Il 2 maggio scorso, con avviso al personale n. 5, l'EAV, nella persona del commissario ad acta Pietro Voci lancia una richiesta “... per l'espletamento delle attività, e per l'attuazione del suo piano, si avvarrà di personale che funzionalmente dipende dalle UU.OO Amministrazione, Gestione Tesoreria, Controllo di Gestione ed Audit, ICT sistemi informativi ed Affari Legali. Pertanto, al fine di rendere immediatamente operative tali attività, oltre a quelle già normalmente svolte dalle richiamate UU.OO., è necessario prevedere l'impiego di personale, in aggiunta a quello già utilizzato, per un periodo iniziale di sei mesi prorogabili. A tal fine si ricerca personale...” Figure professionali da impiegare presso l'U.O. Amministrazione con parametro pari o inferiore al 193; Figure professionali da impiegare presso l'U.O. Gestione tesoreria Amministrazione con parametro pari o inferiore al 193; Figure professionali da impiegare, attualmente inquadrato in figura professionale con parametro pari o inferiore al 193, presso l'U.O. Controllo di Gestione Audit Interno; Figure professionali da impiegare presso l'U.O. ICT Sistemi Informativi Gestionali ed Help Desk Amministrazione con parametro pari od inferiore al 193; Figure professionali da impiegare presso l'U.O. Affari Legali con parametro pari o inferiore al 193. Servono 24 teste pensanti (da aggiungere a quelle che già pensano negli uffici ma che, evidentemente, non pensano abbastanza). Manca personale amministrativo, pare. Ci sono vacanze che bisogna colmare con il reintegro di agenti che si ritrovino in possesso di cultura economico-legale e che possano aiutare il commissario di cui sopra ad espletare una serie di mansioni. Mansioni per le quali pare non sia più sufficiente il numero di addetti già esistenti. La ricerca è interna all'azienda, tra i circa 2300 dipendenti della ormai “fusa” società su ferro. Si sottolinea che questo non comporterà “costi aggiuntivi”. Che le finanze sono sempre scarse… Allora, c'è qualcosa che non torna. Neanche 12 mesi fa c'erano 116 esuberi tra gli amministrativi. Troppi “colletti” bianchi ad affollare le stanze dei palazzoni aziendali. Sfaticati amministrativi da mandare al front-office. Doppioni professionali che andavano sfrondati. Troppe sedie occupate e troppi treni vuoti. La controlleria da rinfoltire. Passano pochi mesi e il commissario si accorge di aver bisogno di quelle stesse teste pensanti (che 12 mesi fa pensavano poco e che, evidentemente, col passare del tempo hanno acquisito di nuovo la facoltà di ragionare, o ragionare meglio) che dovevano prendere un po' d'aria… Quasi quasi, facciamo scendere pure qualcuno dai treni ,poiché senza risorse non quadrano i conti negli uffici. C'è qualcosa che non torna, già. Molte le cose che non tornano. Oltre ai numeri (con quelli non si è stati bravi sin dall'inizio) qui non torna proprio la strategia aziendale. Non tornano certe affermazioni e non tornano alcune scelte. L'unica cosa a tornare sarà un piccolo numero di ex esuberanti ormai non più tali. Che la professionalità di questi ultimi fosse presente, anche qualche mese fa, questo non lo si mette in dubbio, anche se pare che all'epoca, chi di dovere, non se ne sia accorto. Questo non è da mettere in discussione. Ciò che sarebbe auspicabile è ricevere una spiegazione a questa mancanza attuale, vista la presunta “abbondanza” passata. E, intanto, i quasi pensionati e scalcagnati treni arrancano e si affannano, fermandosi ogni tanto e lasciando in lunghe attese gli ormai esasperati viaggiatori. Ma questo, pare, sia un altro film. Un film che non attira tanto gli spettatori. C'è qualcosa che non torna, già. Speriamo che non si arrivi all'ultima corsa. Nel delirio di una ferrovia che quasi non c'è più… Alessandra Troiano Periodico d’informazione della UILTrasporti Campania è on line su www.uilt.campania.it e su Facebook Direttore Editoriale: Direttore Responsabile: Capo Redattore: Redattori: Luigi Simeone Roberto Intermoia Paola Arrighini Antonio Aiello Francesco Di Palma Umberto Esposito Piero Loggia Coordinamento e Grafica: Annalisa Servo Foto: Gianni Biccari Hanno collaborato: C. Bove - P. Ferraiuolo - F. Gigli A. Minichino - T. Scala - A. Troiano - A. Vitale - E. Vittozzi Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. 00065 del 28/09/09 Stampato il 06/06/2014 da EFFEGI Via Salute 1 - Portici (NA) P.le Immacolatella Nuova n. 5 - 80133 Napoli Tel.: 081203424 Fax: 0815543604 E-mail: articolo16@uilt.campania.it
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