Sanità Camuna - ASL Vallecamonica

Sanità Camuna
L’ASL
INFORMA
Periodico trimestrale
a carattere tecnico-informativo,
ANNO XI - n. 3
ASL di Vallecamonica-Sebino
Iscr. Trib. di BS n. 10/2004
in data 8 marzo 2004
03/2014
AMBULATORI
APERTI NO-STOP
IN LOMBARD
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all'interno
■ PSICOLOGIA CLINICA
■ INFORMA FAMIGLIA
Intervista al Primario del reparto di
Medicina generale dell’Ospedale di Esine
A scuola per... guarire meglio
Innovativo progetto ASL
per Sclerosi multipla
Sommario
L’editoriale
Eugenio Fontana
03_News
05_Intervista al Primario del reparto di
Medicina generale dell’Ospedale di
Esine
07_L’approccio geriatrico alla riconciliazione farmacologica: una visione multidimensionale per una cura incentrata
sulla persona
10_A scuola per... guarire meglio
12_Customer Satisfaction: il tuo giudizio
sulla nostra azienda
13_Innovativo progetto ASL per Sclerosi
multipla
2
Psicologia Clinica
15_Centro Disturbi dell’Alimentazione
Ospedale di Esine - Le nuove attività
del Centro per la cura di Anoressia e
Bulimia
17_La gestione dello stress attraverso la
“Mindfulness” (1ª parte)
19_Lo specchio della cultura: quando
l’immagine è sostanziale
20_ Lo Psicologo risponde
21_Volontariato: ABIO e le “Pere del
Sorriso”
22_Adolescenti verso il mondo del
lavoro: un progetto nell’ambito della
Psicopatologia e disabilità
Informa Famiglia
L’ASL INFORMA
Sanità Camuna
25_Il passaggio della menopausa - Ciclo
di incontri a cura del Consultorio
Familiare di Breno
27_La promozione del benessere del
bambino in età prescolare
29_Report Osservatorio Dipendenze
Vallecamonica
31_Conciliazione: due progetti sul
territorio della Vallecamonica
32_Psicologia dell’emergenza: un
intervento sul campo
Direttore Responsabile: Eugenio Fontana
Direttore Editoriale: Siro Casatti
Comitato di Redazione: Gemma Torri (Coordinatore)
Daniele Venia
Loredana Sanzogni
Editore: ASL di Vallecamonica - Sebino
Via Nissolina, 2 - 25043 Breno (BS)
E-mail: staff.comunicazione@aslvallecamonicasebino.it
Progetto grafico e stampa: la Cittadina - Gianico (BS)
www.aslvallecamonicasebino.it
IL NOSTRO MEDICO DI FAMIGLIA
Quando nel maggio scorso, presso la Sala assembleare
del Consorzio Bim, si è tenuta la conferenza sugli
«Elementi di riforma sanitaria» della Regione
Lombardia, che come istituzione era rappresentata
dal vicepresidente e assessore alla Salute Mario
Mantovani, un dibattito serrato, in nulla scontato, a tratti
appassionato, ha caratterizzato i lavori. Ebbene tutti
gli interventi hanno farro ricorso o hanno richiamato
la regola aurea del «prendersi cura» che è qualche cosa
di più e di diverso del pur necessario «curare». Passare
dalla «cura» al «prendersi cura» comporta un’autentica
rivoluzione nella cultura e quindi nell’organizzazione
sanitaria. Significa davvero fare della sanità un
«sistema» alla costruzione del quale concorrono i
diversi soggetti che operano, ma vi concorrono in
uno spirito di rapporti non solo di buona educazione
ma di complementarietà e di sussidiarietà. Ci fu un
tempo - i meno giovani lo ricorderanno - in cui il
primario ospedaliero di medicina non dialogava con
il collega primario di chirurgia e se lo faceva era
solo sulla base di personali rapporti di amicizia.
Oggi non è più così. Tra tutti i primari - meglio - tra
tutti i responsabili delle unità sanitarie ospedaliere,
semplici e complesse, lo scambio di informazioni
è costante, anzi - per rimanere sul terreno della
coerenza semantica e tematica - è «sistematico». Stesso
identico principio si attua nei rapporti tra i medici
di famiglia e quanti operano all’interno dell’ospedale.
Grazie anche alle nuove tecnologie, è possibile
scambiarsi dati e informazioni sulla persona che si
trova nei panni del paziente. È il medico di famiglia
il primo e fondamentale interlocutore, il primo anello
della catena sanitaria. Sono i medici di famiglia che
costituiscono la prima trincea o il primo avamposto
del sistema sanitario. Il medico di famiglia assume
la responsabilità del ricovero o meno. Ed ancora:
al termine della degenza ospedaliera, è al medico
di famiglia che viene “restituita” la persona, perché
la segua nelle cure prescritte, perché avverta i
cambiamenti che possono verificarsi, perché, se
necessario, interpelli il collega medico ospedaliero.
Insomma, una volta accettato il principio del
«prendersi cura», più nessuno può chiamarsi fuori dal
sistema in nome delle competenze o delle funzioni
attribuite. Anche qui, rispetto al passato, vi è stato
un salto di qualità. Dinanzi alla malattia non ci sono
percorsi indipendenti o anche solo paralleli, ma
percorsi destinati ad incontrarsi perché di mezzo non
c‘è un’ ulcera o quant’altro mai, ma c’è una persona
con le sue attese, le sue angosce, le sue speranze, la
sua fiducia.
L’ASL INFORMA
Sanità Camuna
News
dalla Redazione
D
al mese di ottobre le visite
mediche della COMMISSIONE INVALIDI saranno
effettuate presso l’OSPEDALE DI ESINE (piano terra) e non più a
Breno, come in precedenza.
Tale cambio di sede per le visite è stato
predisposto al fine di garantire agli utenti
la possibilità di usufruire di locali più accoglienti e maggiore disponibilità di parcheggio.
Per ulteriori informazioni:
UFFICIO INVALIDI
Breno - Via Nissolina 2 - Tel. 0364.329262
E-mail: invalidi.civili@aslvallecamonicasebino.it
Apertura al pubblico:
Lunedì dalle ore 10.00 alle ore 12.00
Martedì dalle ore 10.00 alle ore12.00 e dalle
ore 14.00 alle ore 15.30
Giovedì dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e dalle ore 14.00 alle ore 15.30
_v_
Dal mese di ottobre le visite mediche della COMMISSIONE MEDICA
LOCALE PATENTI saranno effettuate
presso l’OSPEDALE DI ESINE (piano
terra) in spazi adiacenti a quelli attuali
che risultano più accoglienti e fruibili
per gli utenti.
Per ulteriori informazioni:
DIPARTIMENTO PREVENZIONE MEDICO
Breno – Via Nissolina 2 - Tel. 0364.329366
Lunedì dalle ore 14.00 alle ore 16.00
Mercoledì dalle ore 14.00 alle ore 16.00
_v_
Dal mese di ottobre IL CENTRO DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE continuerà a svolgere la propria attività in
Ospedale, ma in spazi più ampi e idonei al servizio situati al piano terra.
Per ulteriori informazioni:
CENTRO DISTURBI ALIMENTAZIONE
Sede Ospedale di Esine - Tel. 0364.369.670
Dal Lunedì al Venerdì dalle ore 8.30 alle ore
16.30
Per tutto quanto sopra menzionato, al fine
di facilitare l’utenza sarà predisposta idonea
cartellonistica in Ospedale.
Le convocazioni per le Commissioni riporteranno inoltre idonea cartografia
planimetrica per l’accesso agli appositi
ambulatori.
_v_
AMBULATORI APERTI NO-STOP NEI
NOSTRI OSPEDALI
Facendo seguito all’iniziativa di Regione
Lombardia relativamente al “Progetto di
miglioramento dell’accessibilità ai servizi
di specialistica ambulatoriale” il Presidio
Ospedaliero (sedi di Esine e di Edolo) prosegue ed aggiorna la sperimentazione avviata nel mese di maggio 2014.
La fase di avvio del progetto ha consentito
di verificare la fattibilità, l’utilità ma anche
le problematiche connesse all’apertura degli ambulatori nei giorni ed orari richiesti
(sabato, domenica e fino alle ore 22,00 nei
giorni infrasettimanali).
Il progetto è orientato prioritariamente per
le prestazioni a maggior criticità o a maggior
impatto, allo scopo di far fronte ai bisogni
assistenziali, ridurre i tempi di attesa delle
prestazioni e offrire all’utenza maggiori opportunità di diagnosi e cura e facilitazioni
di accesso. In qualche caso è stato possibile
prevedere attività anche nella giornata di
dome­nica.
E’ stata pertanto effettuata la pianificazione
delle attività oggetto della sperimentazio­
ne. Il sistema prevede l’apertura di “agende” dedicate che saranno implementate in
3
4
b) Diagnostica ecografica (settori diversi)
c) Chirurgia vascolare (Ecocolordoppler)
d) Neurologia (viste)
e) Cardiologia (visite, ECG ed ecocardiogramma)
f) Pneumologia (spirometria)
g) Radiodiagnostica (RMN)
f) Endocrinologia (visite)
g) Laboratorio analisi.
progress, per ottimizzare e contemperare le
necessità assistenziali e le disponibilità, anche economiche.
Le prenotazioni delle prestazioni non ad accesso diretto possono essere effettuate con
le stesse modalità in essere (CUP regionale;
CUP aziendale;sportelli ASL/Ospedale).
Di seguito si riporta la rosa delle prestazioni eseguite o prenotabili anche negli orari
sopraindicati:
a) Dermatologia (visite)
piÙ tempo per La tua saLute,
piÙ tempo per te
Visite specialistiche ed esami diagnostici
anche di sera o nel week end? Ora è possibile, grazie all’operazione “Ambulatori aperti” voluta e finanziata da Regione
Lombardia, che prende il via su tutto il territorio regionale dal 1° settembre.
Grazie a questa innovativa organizzazione
dei servizi ambulatoriali, già sperimentata con successo nei mesi scorsi in alcuni
ospedali pilota, i tempi di attesa si ridurranno e tu potrai gestire al meglio la tua
giornata lavorativa e familiare, senza dover
chiedere permessi e perdere ore di lavoro.
PER PRENOTARE VISITE ED ESAMI
Centro Unico di Prenotazione regionale:
Numero Verde 800.638.638
CUP delle singole aziende ospedaliere
PER INFORMAZIONI
Numero Verde 800.318.318
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AMBULATORI
OP
APERTI NO-ST
IN LOMBARDIA
VISITE ED ESAMI ANCHE
LA SERA E NEI WEEK END.
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Come funziona
Su tutto il territorio lombardo aziende ospedaliere pubbliche e private offriranno servizi
diagnostici in nuove fasce orarie:
l lunedì-venerdì, dalle 18 alle 22
l sabato, dalle 8 alle 15
l domenica, dalle 8 alle 13.
Le prestazioni
La scelta di quali prestazioni erogare di sera
e nel week end è a discrezione delle singole
strutture sanitarie. Pertanto la lista che segue è puramente esemplificativa e non necessariamente garantita in tutte le strutture
n
NB. La prenotazione è possibile solo se si
dispone già di prescrizione del medico
curante (ricetta rossa).
n
Gastroenterologia: visita, endoscopia
digestiva
n
Neurologia: visita neurologica ed elet-
regionali pubbliche e private accreditate.
prenotabili a partire dal 1° settembre.
Per verificare se e dove è possibile ricevere
di sera o nel week end la prestazione che il
medico ti ha prescritto, puoi rivolgerti
l al Centro Unico di Prenotazione (CUP)
regionale, Numero verde 800.638.638,
che incrocia le disponibilità delle strutture
pubbliche
l direttamente ai CUP delle singole strutture, pubbliche o private.
rometria ed altri esami di diagnostica
pneumologica
n
Radiologia: radiologia tradizionale,
mammografie cliniche, TAC, RMN (risonanza magnetica), ecografie
Cardiologia: visita cardiologica + ECG,
ecografia cardiaca (anche pediatrica),
ecocolordoppler vasi e tronchi sovra
aortici, test cardiologico da sforzo, holter, visita chirurgia vascolare
n
Urologia: visita urologica, ecografia
urologica
n
Ginecologia: visita ginecologica, ecografia morfologica, ostetrica, trans vaginale, prelievo Pap-Test, visita senologica e mammografia
n
Pneumologia: visita pneumologica, spi-
tromiografia
n
Otorinolaringoiatria: Visite ed esami
otorinolaringoiatrici
n
Fisiatria e fisioterapia: visita fisiatrica,
fisiochinesiterapie individuali e di gruppo, fisioterapie, massofisioterapie
n
Altre visite specialistiche: pediatrica;
reumatologica; dermatologica; ortopedica; endocrinologica-diabetologica; chirurgo-plastica; oncologica; ematologica;
allergologica; oculistica.
Sono esclusi, naturalmente, quegli esami che
richiedono particolari condizioni fisiche (ad
esempio il digiuno) e di gestione che non potrebbero essere garantite in quegli orari.
L’ASL INFORMA
Sanità Camuna
Intervista al Primario del Reparto di
Medicina Generale dell’Ospedale di Esine
Dr. Roberto Furloni - Primario UO Medicina Generale
Dott.ssa Cinzia Zanardini - Staff Direzione Sanitaria Aziendale
A
bbiamo deciso di incontrare il
dr. Roberto Furloni, primario
del reparto di Medicina Generale dell’Ospedale di Esine, con
il quale abbiamo fatto il punto della situazione sull’attività ed i servizi erogati dalla
Unità Operativa da lui diretta.
1. In data 01.02.2014 è stato nominato
primario della UO di Medicina Generale presso l’Ospedale di Esine. Qual’è
il bilancio di questi primi sette mesi
di attività?
Quando leggo interviste relative al tema
sanità e ospedali, mi chiedo sempre quale
sara’ il grado di sincerità dell’intervistato,
ovvero quante bugie credibili o mezze verità riuscirà a propinare al lettore o all’ascoltatore. Essendo un pessimo bugiardo
ed avendo la tendenza a mantenere uno
stretto collegamento fra parola e pensiero,
rispondo alla sua domanda in modo diretto: il bilancio personale di questi mesi
di attività è assolutamente positivo, nella
consapevolezza delle numerose problematiche correlate alla direzione di un Reparto
di Medicina e nella certezza che possiamo
migliorare ancora.
Il personale medico e infermieristico mantiene un elevato profilo professionale, come
mi viene manifestato ogni giorno dai familiari dei ricoverati. E questo è sintomo che
stiamo andando nella giusta direzione.
E’ mia opinione infatti che il nostro compito di medici rimane quello di esercitare
la nostra professione, con la competenza,
l’entusiasmo e la professionalità che abbiamo acquisito dai nostri Maestri, mantenendo il paziente al centro della nostra
azione di diagnosi e cura; è indispensabile
stabilire un clima di fiducia che consenta
al malato di sentirsi sereno perché seguito
e curato al meglio nel “suo ospedale”, nel
“nostro ospedale”. Dare risposte concrete
ai bisogni di salute in Vallecamonica lasciando polemiche e gossip da salotto ad
5
altri, passare dal “to cure” al”to care”... si
può fare, si deve fare.
2. Numeri alla mano, quali sono i dati
rilevanti sull’attività del reparto?
Le attività del Reparto Medicina hanno mostrato negli anni un progressivo incremento, sia come regime di ricovero che come
attività ambulatoriale. Ritengo che anche
quest’anno chiuderemo in positivo sotto il
profilo strettamente aziendale, anche se la
sfida vera è, a mio avviso, recuperare la fiducia di quei cittadini camuni che hanno
sentito la necessità o sono stati costretti ad
“emigrare” in altre sedi per ottenere prestazioni sanitarie. In questa ottica dobbiamo
continuare a lavorare bene, meglio.
All’interno del mio Reparto vi sono numerose eccellenze. La Diabetologia, inserita
anche sul territorio con una attività qua-
6
litativamente e quantitativamente davvero
notevole; il Day Hospital Oncologico, che,
nonostante problemi di personale medico
e infermieristico (solo parzialmente risolti), continua a mantenere standard elevati
sia nella fase diagnostica che nella erogazione delle cure chemioterapiche. L’Unità Operativa di Epatologia che mantiene
contatti diretti con il Centro Trapianti di
fegato dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII
di Bergamo, ed è all’avanguardia nella
terapia dei pazienti con patologie epatiche
di natura virale. L’attività ambulatoriale
di Endocrinologia, cresciuta ulteriormente
negli ultimi mesi. L’ambulatorio di Ematologia che è stato in questi anni un punto di
riferimento all’interno dell’Ospedale, ma
soprattutto sul territorio, la cui attività mi
auguro possa proseguire anche in futuro.
L’Hospice e le cure palliative per pazienti
affetti da neoplasie. La attività di diagnostica ecografica; l’attività dei nostri infettivologi che con la coordinazione del CIO
(comitato infezioni ospedaliere) risolve i
quotidiani problemi relativi alle infezioni
ospedaliere ed infine l’attività sempre crescente del Day Hospital Internistico. I dati
di tutte queste attività sono molto rilevanti
e va sottolineato come i colleghi impegnati in tali ambiti hanno anche in carico i
pazienti ricoverati, non essendo esclusivamente dedicati alla sola attività ambulatoriale.
3. Quali sono le attività che intende incrementare o stabilizzare?
Tutte le attività citate in precedenza vanno
stabilizzate ed avranno un incremento,
dettato dalla sempre maggiore richiesta dei
pazienti, richiesta guidata dalla qualità
delle prestazioni erogate.
Di recente è stato attivato l’ambulatorio
di gastroenterologia e presto verrà ripresa
l’attività delle cure palliative territoriali,
dopo l’esperienza positiva del progetto pilota del 2012.
La presenza di numerosi pazienti con patologia cardiovascolare vedrà l’attivazione
di un ambulatorio per la diagnosi e la
terapia della ipertensione arteriosa e l’incremento della fase diagnostica mediante
l’utilizzo di diagnostica ecocardiografica
ed ecg dinamico sec Holter.
4. Spesso si sente parlare dell’importanza di “fare rete” per poter operare
in modo coordinato all’interno di un
sistema composto da più attori che si
occupano di salute e con lo scopo comune di erogare agli utenti camuni un
servizio sempre più efficiente e completo. A tal proposito, quali sono quindi i rapporti con la direzione e con i
colleghi dell’ospedale e del territorio?
Lavorare in équipe e “fare rete” è un modo
imprescindibile di portare avanti la propria attività, è un cambiamento culturale
che deve essere accettato da tutta la classe
medica, pena l’isolamento e la stagnazione in vecchi modelli di medicina, inutili
per il medico, ma soprattutto per il paziente.
Per quanto riguarda i rapporti con i colleghi dell’ospedale non posso che parlarne
bene e con la Direzione si ha la sensazione
di una presenza fattiva nella soluzione dei
problemi.
Relativamente ai Medici del territorio ritengo sia fondamentale la collaborazione
con loro per costruire quello che nella mia
visione chiamo “ospedale in comune”, non
più la vecchia concezione di ospedale arroccato e chiuso nella propria pericolosa
autoreferenzialità, ma ospedale aperto alla
collaborazione con tutti i medici di famiglia e pediatri, nell’interesse del paziente.
L’ASL INFORMA
Sanità Camuna
L’approccio geriatrico alla riconciliazione
farmacologica: una visione multidimensionale
per una cura incentrata sulla persona
Dr. Paolo Maria Stofler - Responsabile UOS di Geriatria
Dott.ssa Cinzia Zanardini - Staff Direzione Sanitaria Aziendale
I
l dr. Paolo Maria Stofler dal 2006 è dirigente medico dell’ASL di Vallecamonica-Sebino presso la UOC di Medicina e Riabilitazione dell’Ospedale di
Esine e da un anno è Responsabile della
UOS di Geriatria. L’abbiamo intervistato per
approfondire il tema della cura del paziente
anziano con particolare riferimento alla terapia farmacologica.
L’invecchiamento della popolazione
e l’evoluzione della medicina hanno
determinato un progressivo aumento
della presenza di più patologie nello
stesso individuo (comorbilità) e quindi l’aumento del numero di farmaci assunti giornalmente dal paziente.
Questo cosa comporta?
La realtà oggi ci pone di fronte a pazienti
sempre più vecchi, più malati e più trattati; considerando ogni malattia secondo un
modello che anche le linee guida continuano ad avere, ma che portano spesso all’assunzione di decine di farmaci al giorno.
Il classico modello lineare di approccio al
paziente, basato sul passaggio dalla diagnosi, alla prognosi e quindi alla terapia (curative care o curative medicine), considera
il malato affetto da una e una sola malattia
senza prendere in considerazione il “contesto” in cui il processo morboso si è verificato.
Lo stato di salute e la prognosi del vecchio
malato, ospedalizzato per un fatto acuto,
non sono determinati dalla sola patologia
acuta, che pur svolge un ruolo importante;
ci sono fattori altrettanto importanti di tipo
premorboso: presenti prima del fatto acuto;
fattori legati all’ospedalizzazione e fattori
post-ospedalieri: legati al rientro al domicilio, che vanno tenuti in considerazione.
Quale dovrebbe essere quindi l’approccio del medico nei confronti di un paziente anziano?
Le linee guida sono basate su studi rando-
7
mizzati controllati o metanalisi, che spesso
escludono o sottorappresentano le età più
avanzate, specialmente se in presenza di
comorbilità e politerapia. Gli internisti del
terzo millennio dovrebbero quindi andare
oltre i paradigmi della propria specialità e
abbracciare un approccio multisistemico,
che tenga conto dei cambiamenti di età
correlati, del decadimento cognitivo, della
comorbilità, della politerapia, di fattori psicologici e socioeconomici, e delle preferenze personali.
Questo passaggio è essenziale per una cura
individualizzata del paziente anziano, per
avere un approccio prescrittivo razionale e
cauto, e innovare la evidence based medicine ad una specifica attenzione agli autcome
clinici e alla soddisfazione del paziente.
Esistono degli strumenti clinici che
permettono l’inquadramento dei pa-
8
zienti, al fine di stabilire una cura individualizzata?
Sì esistono. Nella pratica clinica Geriatrica
l’assessment multidimensionale è risultato
capace di affinare ed aiutare nello stimare
la prognosi dell’anziano malato, e quindi
di guidare le decisioni terapeutiche; tale
approccio è consigliato con sufficiente livello di evidenza dalle pubblicazioni
scientifiche internazionali, ed una minima
valutazione è indicata nei pazienti anziani
ospedalizzati.
Per assessment multidimensionale si intende una “batteria” di test in grado di valutare in termini numerici lo stato cognitivo,
lo stato di autosufficienza, le capacità motorie e il carico di malattia. I risultati dei
singoli test possono essere integrati tra
loro al fine di ottenere una stima attendibile di tipo prognostico, sia in termini di
sopravvivenza che in termini funzionali. Si
ottengono così facendo, tre gruppi omogenei di soggetti: robusti, intermedi e fragili;
l’aspettativa di vita di questi 3 gruppi di
pazienti, distinti per genere, è progressivamente minore passando dai robusti ai
fragili, a parità di età.
Un’attenta valutazione del paziente anziano
nella sua individualità consente di passare
da una “cura centrata sulla malattia” ad una
“cura centrata sul paziente”.
Quale risposta alla domanda: quale outcome e quale terapia per quel determinato
paziente? Nel paziente robusto con lieve
comorbilità scegliere come outcome prioritario la vita: terapia curativa (curative o
longevus care), nel paziente con moderata
disabilità e moderata comorbilità scegliere
come outcome prioritario la funzione: terapia di miglioramento (ameliorative care),
nel paziente con grave disabilità/terminale
e severa comorbilità scegliere come outcome prioritario il controllo dei sintomi:
terapia sintomatica (palliative care). Tale
approccio andrebbe rivalutato ad intervalli
regolari: per beneficio, fattibilità, aderenza,
preferenze, rapporto costo-beneficio.
La scelta dei farmaci nel paziente anziano risulta quindi un argomento
complesso ma fondamentale per un’adeguata cura?
La scelta dei farmaci nell’anziano è un argomento in piena fase di sviluppo, iniziare o
interrompere una determinata terapia in relazione all’individualità del singolo paziente
è argomento complesso e che non sempre
trova risposte univoche.
Mark Howard Beers, geriatra americano, è
internazionalmente noto per avere segnalato i potenziali effetti avversi negli individui anziani di molti farmaci di largo uso.
Nel febbraio 2012 il Journal of American
Geriatric Society ha pubblicato l’aggiornamento ufficiale della lista di Beers, prodotto
da un panel di 11 esperti con i criteri dell’”evidence-based medicine” che vengono
utilizzati oggi routinariamente nella predisposizione delle linee guida.
In Italia tali criteri sono stati recepiti e codificati, in alcune regioni anche con pubblicazioni formali, scaricaricabili dalle rispettive
sezioni dedicate, sui siti regionali.
I criteri di Beers individuano farmaci o classi di farmaci che in generale si dovrebbero
evitare negli anziani in quanto il rischio di
reazioni avverse alla terapia è tale da diminuire il potenziale beneficio. Tale lista
include farmaci/classe di farmaci potenzialmente inappropriati articolati in tre categorie:
Farmaci che
dovrebbero
essere evitati
farmaci che la letteratura riporta
ad alto rischio per l’anziano.
Esistono alternative più sicure
Farmaci
raramente
appropriati
farmaci efficaci ma non di
prima scelta, con un profilo
rischio/beneficio e/o beneficio/
costo non favorevole
Farmaci da
usare solo per
indicazioni
specifiche
farmaci che non hanno alcune
indicazioni, ma che spesso
devono essere usati sotto
stretto controllo. Tali farmaci
sono potenzialmente soggetti
ad un uso non appropriato
I criteri di Beers andrebbero poi integrati dalla valutazione del rischio che alcune
molecole presentano nel determinare peggioramento delle funzioni cognitive. Infatti,
alcuni farmaci o l’associazione di più d’uno
possono, soprattutto in individui predisposti, peggiorare le funzioni cerebrali superiori (es. memoria, attenzione, critica ecc...).
Inoltre, l’assunzione di più farmaci contemporaneamente porta ad un aumento esponenziale di interazioni farmacologiche, fortunatamente nella maggior parte dei casi il
loro effetto è irrilevante da un punto di vista
L’ASL INFORMA
Sanità Camuna
9
clinico. Esistono però molecole ad elevata
probabilità di interagire tra loro, che, se utilizzate, quasi sempre portano a conseguenze negative.
Nell’ambito Ospedaliero/ASL si stanno
mettendo in atto alcuni provvedimenti
nell’ottica della riconciliazione farmacologica?
Nel mese di maggio sono intervenuto su
questo argomento in qualità di relatore
durante un incontro organizzato dalla Direzione Sanitaria, dal quale è emerso che è
necessario un cambiamento culturale nella
cura dell’anziano e una condivisione delle
conoscenze sulla tematica. A tal proposito
quindi ho redatto un documento consultabile da tutto il personale sanitario sulla rete
intranet aziendale.
Inoltre in collaborazione con il Servizio
Farmacia e il Dr. Efrem Gabrieli (Medico di
Medicina Generale), ho iniziato un’indagine preliminare su 200 pazienti: 100 dimessi
dall’ospedale e 100 dal territorio, al fine di
capire l’entità del problema e quindi avere
un’idea di quanti soggetti potrebbero beneficiare di questo approccio.
L’analisi è tuttora in corso ed i risultati verranno esposti al termine dei lavori tramite
l’organizzazione di un incontro.
In conclusione, afferma il dr. Stofler, l’approccio alla terapia farmacologica nel paziente anziano, in un’ottica di riconciliazione, deve essere un processo multistep; partendo dal presupposto che di rado gli studi
clinici randomizzati controllati sono effettuati sui pazienti che ci troviamo a curare.
Il primo passo consiste nell’eseguire una
prognosi accurata, possibilmente con l’ausilio degli strumenti dell’assessment multidimensionale geriatrico; l’inquadramento del
paziente deve poi essere affinato tenendo
conto della comorbilità. A questo punto si
avrà una stima della sopravvivenza sufficientemente attendibile, che potrà consentire la prescrizione o la sospensione critica
dei singoli farmaci, secondo un’ottica di rischio-beneficio nel tempo. A ciò andrebbe
aggiunta un’attenta valutazione delle possibili interazioni che potrebbero avere rilevanza clinica. Tutto questo consente quindi
di passare da una cura “centrata sulla malattia” ad una cura “centrata sulla persona”.
A scuola per...
guarire meglio
10
Il ricovero di un bambino in ospedale comporta un distacco non solo dall’ ambiente
familiare, ma anche da quello scolastico
con tutti i conseguenti problemi. La Scuola
Primaria Statale, sede staccata dell’Istituto
Comprensivo di Esine, è presente e attiva
presso il reparto di Pediatria dell’Ospedale
di Vallecamonica fin dalla sua apertura
nel 1992. E’ con estremo piacere e soddisfazione che si presenta l’articolo scritto dalla
Direttrice Didattica dell’Istituto Comprensivo di Esine, Prof.ssa Dall’Aglio, e dall’Insegnante Liviana Poetini per meglio far conoscere questa importante nostra realtà.
Dr. Stefano Poli
Direttore UO Pediatria - Ospedale di Vallecamonica
D
Dr. Fabio Besozzi Valentini
Direttore Sanitario Aziendale
al 1992 è presente ed attiva
presso l’Ospedale di Vallecamonica di Esine la Scuola Primaria
Statale Ospedaliera, sede staccata dell’Istituto Comprensivo di Esine.
L’organico è composto da una insegnante
titolare che per 22 ore alla settimana, in
orario prevalentemente antimeridiano, si
occupa di tutte le discipline e di tutte le
fasce di età della Scuola
Primaria, segue gli alunni della Scuola Secondaria di 1° e 2° grado ed
organizza attività adatte
anche ai bambini della
Scuola per l’Infanzia.
Le lezioni si svolgono
in un’ampia e luminosa
aula, messa a disposizione dall’Azienda Ospedaliera, presso il reparto di
Pediatria, diretto dal dr.
Stefano Poli, ma la docente può raggiungere
i piccoli allievi anche
nelle stanze di degenza,
soprattutto quando questi si trovano in situazione d’isolamento.
Inoltre, i giovani pazienti hanno a disposizione e possono utilizzare liberamente la
piccola biblioteca della scuola, in caso di
lungo degenza possono mettersi in contatto con la classe di appartenenza mediante
specifica strumentazione informatica, trovare occasione di incontro e collaborazione con coetanei, mettersi alla prova partecipando a concorsi, pur trovandosi a vivere in un contesto completamente diverso
rispetto alla routine quotidiana.
QUAL’E’ LO SCOPO DELLA SCUOLA
IN OSPEDALE?
- Limita l’isolamento di bambini, ragazzi,
preadolescenti ospedalizzati
- Favorisce la realizzazione di una situazione di normalità e riduce l’ansia che
puo’ essere generata dallo stato di malattia
- Contribuisce al progetto di guarigione
del bambino malato
- Favorisce il recupero dell’autostima attraverso attività gratificanti
- Garantisce la continuità del percorso formativo intrapreso nella scuola del paese
di provenienza e il diritto all’istruzione
L’ASL INFORMA
Sanità Camuna
11
CON CHI COLLABORA LA SCUOLA
IN OSPEDALE?
L’attività dell’insegnante presuppone una
stretta collaborazione in primo luogo con
l’équipe dei soggetti coinvolti nel “progetto globale“ di assistenza: dai medici
agli infermieri, dalla caposala agli ausiliari, ai volontari dell’ associazione “ABIO”
(Associazione Bambino In Ospedale), in
secondo luogo con varie agenzie educative esterne, come, ad esempio, il Sistema
bibliotecario di Vallecamonica.
QUALE RICONOSCIMENTO VIENE
DATO AL PERCORSO NELLA SCUOLA IN OSPEDALE?
Al termine della degenza viene rilasciato
un attestato di frequenza comprensivo di
eventuali informazioni per gli insegnanti di classe. Il periodo di frequenza della
scuola in ospedale è ufficialmente considerato nel monte ore necessario ai fini
della validità dell’anno scolastico in corso
per gli alunni di scuola primaria, secondaria di primo e di secondo grado.
COME OPERA LA SCUOLA IN OSPEDALE?
Attraverso:
-Un colloquio conoscitivo del vissuto
della realtà scolastica del bambino
-Una valutazione del livello culturale e
del curricolo frequentato
- Una programmazione di brevi unità didattiche esaustive su argomenti concordati
-La somministrazione di schede didattiche, visione di cd-rom didattici-interattivi, utilizzo di materiale didattico delle
scuole di provenienza
- L’attivazione di un collegamento informatico con la scuola di appartenenza
(docenti e compagni di classe)
SCUOLA OSPEDALIERA STATALE
OSPEDALE DI VALLECAMONICA
PEDIATRIA
25040 Esine (Bs) - Via Manzoni 142 - Tel. 0364 369055
www.icesine.it/scuola_ospedaliera.htm
liviana.poetini@ospedalevallecamonica.it
livianapoetini@libero.it
Customer satisfaction:
il tuo giudizio sulla nostra azienda
Dr. Fabio Besozzi Valentini - Direttore Sanitario Aziendale
Dott.ssa Cinzia Zanardini - Staff Direzione Sanitaria Aziendale
12
O
gni anno l’ASL di Vallecamonica-Sebino, così come tutte
le ASL della nostra Regione,
raccoglie i dati di customer
satisfaction, cioè l’indice di gradimento
degli utenti rispetto ai servizi erogati. Per
rilevare queste informazioni l’Azienda fornisce un apposito questionario da compilare in pieno anonimato agli utenti che
sono stati ricoverati presso gli ospedali o
che hanno usufruito di servizi presso gli
ambulatori dell’ASL presenti sul territorio
camuno.
Il set di domande permette di esprimere
un parere sulla qualità delle cure prestate
dal personale medico ed infermieristico,
sulla qualità alberghiera e delle strutture,
sull’assistenza e le informazioni ricevute
relativamente allo stato di salute e all’organizzazione in generale nonché sui tempi
di attesa per ottenere un ricovero o una
visita. L’utente ha poi la possibilità di segnalare liberamente quali sono le criticità riscontrate o qualsiasi nota ritenga opportuno portare all’attenzione dell’ASL di
Vallecamonica-Sebino. La nostra Azienda
distribuisce due questionari: uno specifico
per la valutazione dei ricoveri e l’altro per
i servizi ambulatoriali.
L’obiettivo della rilevazione della Customer Satisfaction è multiplo:
− permettere all’utenza di valutare il servizio offerto e segnalare, in un ottica
costruttiva, le eventuali problematiche
riscontrate;
− per l’ASL è uno degli strumenti di misurazione delle performance aziendali,
degli obiettivi fissati e di valutazione
complessiva dell’operato aziendale;
− le criticità che emergono dai questionari sono un dato necessario all’Azienda per apportare modifiche e soluzioni
migliorative alle attività in atto, perseguendo l’obiettivo della qualità totale.
L’anno 2013, con le dovute variabili,
conferma il trend positivo della rilevazione 2012, con una maggioranza di
utenti “abbastanza soddisfatti” e “molto
soddisfatti” sia in ambito ambulatoriale
che in regime di ricovero.
Le problematiche maggiormente segnalate
per l’area ricoveri riguardano carenze di
carattere strutturale (dimensione di alcuni
spazi), la qualità del vitto nei due ospedali
e l’occasionale carenza di personale infermieristico in specifici reparti, spesso dovuta
all’elevato numero di degenti.
L’area ambulatoriale, sebbene presenti un
bilancio positivo, è caratterizzata dalla criticità dei tempi di attesa dalla prenotazione
alla data della prestazione, anche se il dato
è in miglioramente rispetto all’anno 2012.
Per entrambe le aree si rileva la presenza
di un gran numero di segnalazioni positive
relativamente al personale e ringraziamenti.
L’analisi dettagliata delle valutazioni dei singoli servizi ambulatoriali e ospedalieri inoltre raggiungono la soglia di positività del
90%, con percentuali medie complessive tra
l’80% ed il 90%.
Le informazioni raccolte hanno permesso
quindi al management aziendale di valutare la rispondenza tra il livello di qualità
percepito ed atteso sia in relazione a ciascun fattore di qualità del servizio che nel
suo complesso, con l’obiettivo di far coincidere l’offerta dell’Azienda con le richieste
degli utenti. Il miglioramento riscontrato ad
esempio sui tempi di attesa rispetto al 2012
è testimonianza del continuo impegno che
l’ASL di Vallecamonica-Sebino sta dedicando alla risoluzione delle criticità rilevate. La
rilevazione della customer satisfaction risulta quindi un fattore chiave nella gestione
dell’Azienda e del suo miglioramento che
stimola l’ottimizzazione delle risorse disponibili e l’intervento con azioni mirate e
progetti specifici in quegli ambiti dove la
soddisfazione degli utenti è risultata debole.
L’ASL INFORMA
Sanità Camuna
Innovativo progetto asl per sclerosi multipla:
sono state raggiunte le 100 videoconferenze
Dr.ssa Giacinta Pini - Referente progetto
Dr. Giorgio Pellegrini - Psicologo
13
■ La festa per le 100 Videoconferenze
L
a Sclerosi Multipla è una malattia
spesso invalidante e progressiva
caratterizzata da lesioni definite
placche di demielinizzazione. Viene
danneggiata la guaina che riveste i prolungamenti delle cellule del Sistema Nervoso
Centrale, cioè il cervello e il midollo spinale. I sintomi della malattia possono essere
multiformi; di natura motoria, sensitiva o
visiva, ma soprattutto, risultano permanenti e seguono un percorso cronico che può
portare verso l’invalidità e la non autonomia personale.
Oltre ai deficit funzionali descritti, questa
malattia causa frequentemente l’isolamento
forzato delle persone che ne soffrono, dal
momento che anche semplici movimenti o
piccoli spostamenti al di fuori delle mura
domestiche risultano faticosi e complicati.
Tutto ciò influisce in maniera distruttiva sui
loro rapporti interpersonali e sociali.
I maggiori rischi del progredire della
patologia sono infatti l’isolamento e il
ritiro sociale.
A partire da queste considerazioni, nel
novembre 2011 è stato sviluppato e messo in atto un progetto innovativo dedicato alle persone con Sclerosi Multipla.
Promotore del progetto è l’ASL nella figura del Direttore Sanitario Dott. Fabio Besozzi Valentini, con il coordinamento del
Dott. Francesco Romellini, responsabile
dei Sistemi Informativi. L’iniziativa è stata
condivisa dai servizi di Psicologia Clinica,
Neurologia e Riabilitazione dell’Ospedale
di Esine. L’obiettivo è stato la promozione dei contatti e delle relazioni sociali
dei pazienti, attraverso INTERNET.
Questo progetto, chiamato “Auto Aiuto
Guidato (AAG)”, ha ricevuto l’appoggio
dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla
(AISM) – Sezione di Vallecamonica. I pa-
14
zienti interessati hanno seguito un breve
periodo di formazione a domicilio da parte di psicologi ASL. L’obiettivo consisteva
nell’insegnamento dell’ ”ABC” dell’informatica, visto che l’iniziativa è strutturata intorno ad una piattaforma web. Gli
iscritti sono entrati così a far parte di un
Gruppo virtuale che settimanalmente si è
riunito attraverso videoconferenze gestite
direttamente da psicologi del servizio di
Psicologia Clinica. I partecipanti hanno
avuto la possibilità di comunicare tra di
loro stando comodamente a casa, anche
a chilometri di distanza uno dall’altro, con
l’impiego di semplici web-cam e connessioni internet.
Nel 2014 il numero delle videoconferenze organizzate ha raggiunto la vertiginosa quota 100!!
Nel corso di questi due anni gli incontri
hanno mantenuto una cadenza settimanale. La partecipazione al gruppo è stata di
26 pazienti, con un media di 6 persone
ad ogni incontro. Durante le discussioni
on-line i pazienti hanno condiviso esperienze, pareri, timori e speranze riferite al
proprio modo di affrontare la malattia. Il
■ In videoconferenza
gruppo ha accolto e valorizzato le risorse
di ognuno. Sono state affrontate importanti tematiche legate alla malattia, come,
per esempio, le novità medico-scientifiche, i farmaci sperimentali, le tecniche di
riabilitazione. E’ stato rinforzata l’importanza delle reti sociali e familiari.
Tutti gli argomenti trattati in sede di videoconferenza sono stati integrati con più
di 80 link e collegamenti tematici, a cui
i membri del gruppo hanno potuto accedere per approfondire i loro interessi.
Gran parte dei link e approfondimenti
sono stati proposti dai pazienti stessi.
Conclusioni
Scopo del progetto è stato quello di consentire a persone con Sclerosi Multipla il
contatto sociale tra loro, utilizzando le risorse dell’ASL. Dopo due anni gli iscritti
hanno mostrato le capacità di poter gestire autonomamente la propria presenza
all’interno del Gruppo virtuale. Ulteriore
sfida è ora quella di favorire la completa
autonomia anche a livello organizzativo e
strutturale.
L’ASL INFORMA
Sanità Camuna
PSICOLOGIA
CLINICA
Dipartimento di Salute Mentale
Scriveteci a: Servizio di Psicologia Clinica
C/O Ospedale di Vallecamonica, Via Manzoni 142, 25040 Esine (BS)
o, via mail, all’indirizzo info@menopesoalpeso.it
o g.pini@ospedalevallecamonica.it
Visita il nostro nuovo sito:
15
www.menopesoalpeso.it
CENTRO DISTURBI
DELL’ALIMENTAZIONE
OSPEDALE DI ESINE
Le nuove attività del Centro per la cura
di Anoressia e Bulimia
Dr.ssa Giacinta Pini - Responsabile Servizio di Psicologia Clinica
GIORNATE PORTE APERTE
OSPEDALE DI ESINE
CENTRO DISTURBI ALIMENTAZIONE
10 OTTOBRE 2014: ore 8.30 - 19.30
11 OTTOBRE 2014: ore 8.30 - 12.30
Info point per avere indicazioni sui disturbi
dell’alimentazione
(anoressia, bulimia,
alimentazione incontrollata...)
Workshop per genitori, educatori,
insegnanti, istruttori sportivi (con iscrizione)
Convegno per operatori sanitari
(con iscrizione)
Consulenze gratuite (con prenotazione)
Per informazioni telefonare
dalle 12.00 alle 14.00
dal lunedì al venerdì
al numero 0364.369.575
mail: info@menopesoalpeso.it
psicologia clinica
L
’ambulatorio “Centro per i Disturbi dell’Alimentazione”, che ha
sede presso l’Ospedale di Esine,
ha l’obiettivo di individuare e curare i disturbi dell’alimentazione come,
per esempio, anoressia, bulimia nervosa
e alimentazione incontrollata.
Nei primi 7 mesi del 2014, le persone seguite dal Centro sono già 48, e di queste
quasi tutte hanno intrapreso il percorso
psicologico per il trattamento di tali disturbi.
Questo numero è decisamente al di sopra della media nazionale. L’apertura del
Centro ha infatti permesso di offrire alle
persone la possibilità di trattamento direttamente in Valle Camonica.
Da giugno 2009 a luglio 2014 il numero
totale di persone che si sono rivolte al
Centro è di 122, di età compresa tra i 16
ed i 55 anni, prevalentemente di genere
femminile.
Recentemente si sono avviati due progetti
innovativi: il primo è chiamato Ambulatorio Intensivo.
Questo Ambulatorio è rivolto ai pazienti
età inferiore ai 18 anni. Questo è stato
possibile grazie ad un accordo con il Servizio di Neuropsichiatria dell’Infanzia e
dell’Adolescenza, di cui è responsabile il
Dr. Francesco Rinaldi.
In questo modo, anche i ragazzi che frequentano la scuola, possono ricevere i
trattamenti adeguati per combattere e
vincere l’anoressia e la bulimia, senza dover sospendere gli studi e allontanarsi per
molti mesi dalla propria residenza.
16
■ L’ambulatorio del Centro per i Disturbi
dell’Alimentazione
psicologia clinica
che non riescono a superare totalmente
il problema dell’alimentazione e dovrebbero ricoverarsi in strutture esterne alla
Valle Camonica. Le persone seguono un
percorso di cura complesso, consumando
anche il pasto nel Centro. Ricevono un
trattamento a cui collaborano professionisti di diverse discipline, come il medico
psichiatra, lo psicoterapeuta, lo psicologo, il nutrizionista e l’infermiere.
Nel primo anno di attività, l’Ambulatorio Intensivo si è dimostrato efficace per
le persone a cui è stato proposto. Infatti
consente l’offerta di un servizio di “nicchia”, innovativo e pienamente coerente
con le indicazioni del Ministero della Salute e le Linee Guida internazionali per la
cura dei disturbi dell’alimentazione .
Il secondo progetto si chiama Protocollo
per la presa in carico di ragazzi tra i
15 e i 18 anni. Dai primi mesi del 2014
il nostro Centro ha iniziato ad occuparsi
anche della cura di ragazze e ragazzi di
Per fissare un appuntamento
presso il Centro telefonare al numero
0364 369.670
dal lunedì al venerdì ore 8.30-16.30.
■ Una riunione tra gli operatori del Centro Disturbi Alimentazione
L’ASL INFORMA
(parte 1)
Sanità Camuna
La gestione dello stress
attraverso la Mindfulness
Dr.ssa Chiara Moreschi - Psicologo e Psicoterapeuta
N
egli ultimi anni, all’interno della comunità medica (non solo
psichiatrica), si sente sempre
più parlare di “Mindfulness” e
delle sue applicazioni nella gestione dello
stress e di numerose patologie fisiche e
psichiche. Ma di che cosa si tratta?
La mindfulness è un modo apparentemente semplice di rapportarsi a ogni
esperienza, interna o esterna a noi; è un
atteggiamento mentale capace di ridurre
la sofferenza, di salvaguardare e mantenere il benessere acquisito, preparare il
terreno per una trasformazione personale
positiva e modificare il modo in cui rispondiamo alle inevitabili difficoltà della
vita.
Così come possiamo migliorare la nostra
forma fisica attraverso esercizi fisici regolari, possiamo anche sviluppare lo stato
di mindfulness con pratiche mentali intenzionali. La mindfulness consiste infatti
in un particolare stato mentale che viene coltivato e sviluppato attraverso una
pratica meditativa chiamata Vipassana
(dal Sanscrito “Vedere le cose per come
sono”) o Insight Meditation, i cui effetti
sono dimostrati da diversi decenni da numerosi studi scientifici. In effetti l’approccio della mindfulness deriva ed è basato
sulla meditazione di consapevolezza –
una delle principali tradizione meditative
del buddhismo classico – e consiste proprio nel proporre un livello introduttivo
di pratica di meditazione che sia adegua-
psicologia clinica
Origini e definizione del termine
mindfulness
Da un punto di vista etimologico, il termine mindfulness è la traduzione inglese
della parola “Sati” in lingua Pali . La lingua Pali era il linguaggio utilizzato nella
psicologia buddhista 2.500 anni fa e la
mindfulness era l’insegnamento centrale
di questa tradizione, sviluppatasi come
metodo finalizzato alla comprensione e
alla cessazione della sofferenza umana.
Mindfulness vuol dire “consapevolezza”,
ma in un senso particolare. Non è facile descriverlo a parole perché si riferisce
prima di tutto a un’esperienza diretta.
Jon Kabat-Zinn, professore di medicina
presso la University of Massachusetts ed
eminente pioniere dell’applicazione terapeutica della mindfulness, la definisce
come “la consapevolezza che emerge prestando intenzionalmente attenzione, nel
momento presente e in modo non giudicante, al dispiegarsi dell’esperienza, momento per momento” (Kabat-Zinn 2003).
Si può descrivere la mindfulness come
di un modo per coltivare una più piena
presenza all’esperienza del momento, al
qui e ora. Non si tratta di una tecnica di
rilassamento, né di un modo per entrare
in qualche forma di trance. Non è una
modalità per garantirsi un facile benessere psicofisico. Si tratta di dirigere volontariamente la propria attenzione a quello
che accade nel proprio corpo e intorno
a sé, momento per momento, ascoltando
più accuratamente la propria esperienza,
e osservandola per quello che è, senza
valutarla o criticarla.
17
psicologia clinica
18
to e adatto a contesti quotidiani, all’esperienza di vita normale che sperimentiamo
tutti i giorni. In sintesi un approccio che
possa aiutarci a metterci in una diversa relazione col disagio, che prima o dopo, in
un modo o nell’altro, tutti sperimentiamo.
Benché l’origine della pratica mindfulness
derivi dal pensiero buddista, non è necessario abbracciare la religione buddista
per praticare lo sviluppo della consapevolezza. Essa è infatti una forma di meditazione non concettuale, universalmente
accessibile e non dipende da alcun sistema di credenze, né da alcuna ideologia.
La mindfulness rappresenta uno stato
mentale con il quale entriamo raramente in contatto durante la vita quotidiana;
il tipico stato della nostra mente è infatti
assolutamente privo di consapevolezza
(gli anglosassoni definiscono questo stato
abituale della mente “mindlessness”, cioè
l’opposto della mindfulness). Trascorriamo la maggior parte del tempo persi in
ricordi del passato o in fantasie e piani riguardo al futuro. Molto spesso inseriamo
“il pilota automatico”: la mente è da una
parte e il corpo da un’altra.
Secondo un recente studio dell’Università di Liegi (2013) le persone mediamente dedicano mentalmente il 43% del loro
tempo durante la veglia a pensare al futuro, il 26% al passato e solamente il 15
% al presente (un 16% è di collocazione
temporale incerta). Quindi noi dedichiamo quasi il 70 % della nostra vita a due
dimensioni temporali che semplicemente
non esistono.
Quali sono gli esercizi o pratiche
principali?
L’utilizzo da parte della medicina occidentale delle pratiche di Mindfulness per la
promozione della salute è un’acquisizione
relativamente recente, iniziata negli anni
’70 negli Stati Uniti con il protocollo MBSR
(Mindfulness Based Stress Reduction - Riduzione dello stress basata sulla
mindfulness). Questo protocollo, sviluppato da Jon Kabat-Zinn presso il Medical
Center dell’Università del Massachusetts,
utilizza un addestramento relativamente
intensivo alla meditazione Mindfulness per
insegnare alle persone a prendersi cura di
se stesse e a vivere in modo più sano, imparando ad adattarsi alle circostanze della
vita e a gestire lo stress.
Gli esercizi o pratiche meditative principali utilizzate all’interno dei protocolli
MBSR sono quelli che utilizzano il respiro
e le sensazioni corporee come supporti
principali, che aiutano la persona a centrarsi su sé stessa e sul qui e ora, a gestire
lo stress e a coltivare attenzione e concentrazione rispetto ai compiti sui quali si
ritrova impegnata.
Si suddividono sostanzialmente in:
• esercizi formali, cioè quelli che richiedono una particolare postura, un ambiente adatto e silenzioso e un certo
tempo (dai 15 ai 45 minuti circa) e
che prevedono una focalizzazione
dell’attenzione sul respiro o il corpo
e l’osservazione non reattiva e non
giudicante degli stati interni (pensieri,
emozioni e sensazioni fisiche). Esempi di esercizi di questo tipo sono il
body scan (esplorazione corporea),
la consapevolezza del respiro, la meditazione seduta, la camminata consapevole, gli esercizi di movimento
consapevole e lo yoga.
• esercizi informali, che consistono nel
portare maggiore consapevolezza
nelle diverse attività quotidiane, ad
esempio mentre mangiamo, quando
ci laviamo, camminando o durante
una prestazione lavorativa.
(Continua nel prossimo numero...)
L’ASL INFORMA
Sanità Camuna
Lo specchio della cultura:
quando l’immagine è sostanziale
Dott.ssa Nadia Baccanelli
O
19
I mass media utilizzano sempre più immagini ingannevoli, prodotto finale di attente operazioni di trucco, fotomontaggio
e ritocco. Vengono inviati messaggi di
perfezione che creano l’illusione che sia
possibile per tutti raggiungere l’ideale di
bellezza imposto.
In tutto ciò, l’industria della moda viene
prontamente aiutata dall’industria della dieta, la cui presenza appare oramai
massiccia: ovunque è possibile trovare
riferimenti a strumenti, strategie e programmi per perdere peso. E’ sufficiente
sfogliare una rivista per trovare un’ampia
scelta di “rimedi magici”, secondo cui ciascuno può ottenere il massimo risultato
con il minimo sforzo, nell’illusione che,
solo perdendo peso, si possa essere felici
e risolvere i propri problemi.
Non solo la femminilità, ma anche la mascolinità è divenuta bersaglio dell’apparenza esteriore e della cura del corpo.
Se una “vera donna” deve puntare a trasformare se stessa attraverso la moda e la
dieta, un “uomo vero” deve ostentare un
rigoroso esercizio fisico, muscoli voluminosi e un’assidua cura estetica.
L’insieme di queste pressioni può provocare insoddisfazione verso il proprio
psicologia clinica
gni società e cultura, in un
dato tempo e luogo, suggerisce modelli, convinzioni e
valori che influenzano le nostre esperienze, orientano i nostri modi di
pensare e condizionano l’idea e il giudizio che ciascuno ha di sé.
Le civiltà occidentali appaiono attualmente sempre più focalizzate sull’imperativo dell’apparenza, della cura e bellezza
esteriori, con una richiesta di uniformarsi
al modello estetico in voga, che arriva a
imporsi come modo per avere un valore,
per evitare l’esclusione, per essere accettati e desiderati e per avere successo.
In particolare, nella nostra società attuale,
l’accento è posto sempre più sull’ideale
della magrezza, glorificata come valore da
perseguire a tutti i costi.
Una magrezza quasi estrema, spesso contrapposta al benessere fisico e psicologico delle persone, è propinata come ideale
di bellezza autentica. Ma non solo. Senza
una qualche logica, la magrezza viene
infatti spesso associata anche a caratteristiche psicologiche positive: le persone
magre sono spesso ritenute attraenti, forti,
determinate, capaci, volitive. Al contrario,
la non adesione a determinati standard
estetici viene svilita, sino a essere considerata bruttezza, inadeguatezza, debolezza, fallimento e incapacità.
Esperienza comune e quotidiana di ciascuno è ricevere i messaggi inviati attraverso le modelle sulle copertine, i personaggi dello spettacolo e gli slogan pubblicitari, portatori di un modello estetico sostanzialmente uniforme, costruito dall’industria della moda e della pubblicità.
Rispetto agli anni Cinquanta, le riviste
sfoggiano oggi donne raffigurate sempre
più nell’interezza dei loro corpi, con una
netta riduzione del peso e della taglia.
Senza indugi vengono osannate modelle
fortemente sottopeso, a volte tormentate
da disturbi quali l’anoressia.
20
corpo o addirittura verso sé, sentimenti di
disagio e emozioni negative, quali l’insicurezza, la tristezza, la vergogna, persino
il senso di colpa.
La “bellezza perfetta”, propinata come
obiettivo principale, può spingere le persone a intraprendere un controllo sulla
propria alimentazione e sul proprio corpo
che, con il tempo, può diventare estremamente rigido e fonte di disagio. La pressione alla “magrezza a tutti i costi” può
costituire, infatti, uno dei fattori in grado di favorire modi scorretti di mangiare,
pratiche non salutari di controllo del peso
e problematiche anche gravi, quali l’anoressia e la bulimia.
L’insieme di queste difficoltà, diversamente da quanto si crede, non colpisce solo
le adolescenti o le giovani donne: ultimamente si assiste infatti a un allargamento
delle fasce d’età, dalle ragazzine prepuberi alle donne adulte.
Tutto questo richiede a ciascuno una riflessione critica e costruttiva, il cui obiettivo fondamentale resti il benessere della
persona.
Lo psicologo risponde
Risponde il Dr.ssa Guzza Milva
Buongiorno dottoressa, sono una ragazza di 27 anni e non riesco a convincermi ad andare a fare gli esami del sangue. Qualche anno fa ci ho provato, sono stata molto male.
Ho iniziato ad avere la nausea, mi girava la testa e mi sembrava di svenire. Ciò che mi
fa impressione è la vista del sangue. Ho provato a recarmi in ospedale un paio di volte
nell’ultimo periodo per provare a superare questa paura, ma puntualmente sono scappata. È terribile, mi rendo conto dell’assurdo della situazione ma non riesco proprio a
controllarmi. Desidero risolvere al più presto questa difficoltà, non so come fare e quindi
chiedo a lei dei consigli ed eventualmente a chi posso rivolgermi.
Laura G.
psicologia clinica
“C
ara Laura, da quello che
racconta in merito alla sua
situazione, possiamo ipotizzare di avere a che fare
con una fobia specifica che si caratterizza
per una paura marcata, persistente, irragionevole o sproporzionata per stimoli precisi
(il sangue, gli aghi, alcuni animali, ecc.) o
situazioni circoscritte. Nel suo caso è possibile parlare di una fobia clinicamente
significativa in quanto è pienamente consapevole dell’irragionevolezza della paura,
senza però essere in grado di controllarla.
Come spesso accade, chi soffre di una fobia specifica cerca di difendersi dalla paura
mettendo in atto il meccanismo dell’evitamento, eliminando così ogni possibilità di
contatto con lo stimolo o la situazione precisa che innesca la paura stessa.
Così facendo però si continua solo a mantenere il problema. Le fobie specifiche possono essere trattate con un intervento psicologico di comprovata efficacia che prevede l’esposizione graduale e progressiva
allo stimolo fobico (nel suo caso, alla vista
del sangue). Mediante questo trattamento
è possibile arrivare a ridurre nel tempo
l’evitamento sino all’estinzione della fobia
stessa. Essendo questo un trattamento previsto all’interno della psicoterapia di tipo
cognitivo-comportamentale, il mio consiglio quindi è quello di rivolgersi ad una
professionista con tale formazione affinché
possa aiutarla a risolvere questa problematica nel migliore dei modi.
L’ASL INFORMA
Sanità Camuna
Volontariato: ABIO
e le “pere del sorriso”
Claudia Bidasio - Responsabile comunicazione ABIO
S
pesso sono i piccoli gesti che
fanno la differenza. Perché tanti piccoli gesti insieme possono costruire qualcosa di grande.
Fondazione ABIO lo sa e da dieci anni
con un semplice cestino di pere sta aiutando i bambini ricoverati in ospedale. Come? Chiedetelo alle volontarie di
ABIO Esine che lo scorso 27 settembre
hanno partecipato alla decima Giornata Nazionale ABIO riuscendo a vendere
ben 432 kg delle famose “pere del sorriso”. Sì, perché far sorridere è proprio
la missione di ABIO. E il sorriso non è
certo mancato sul volto delle “irriducibili”
volontarie camune che dietro i banchetti dei loro due gazebo (uno all’ingresso
dell’Ospedale di Vallecamonica, l’altro
nel Centro Commerciale Adamello) hanno saputo coinvolgere i passanti, raccontando la loro esperienza in reparto.
“Chi sono i volontari ABIO? Cosa fa esattamente l’associazione? Come si diventa
volontari?” Le ragazze hanno risposto a
queste e a molte altre domande, cercando di trasmettere la missione di ABIO e
di condividere lo spirito che anima l’associazione. Con ironia e determinazione
hanno incrinato l’iniziale diffidenza dei
passanti frettolosi e hanno catturato gli
sguardi dei curiosi riuscendo in poche
21
ore a finire tutte le scorte di pere.
Come ogni anno non sono mancati i “fedelissimi” che hanno avuto esperienze dirette in ospedale e sono passati apposta
per dare un contributo o gli “affezionati”
che hanno riconosciuto subito le famose
magliette con l’orsetto.
I fondi raccolti serviranno in particolare a finanziare un corso di formazione per nuove volontarie che partirà il prossimo 1° dicembre. Sotto il
gazebo, l’anno prossimo, potresti esserci anche tu!
Info: 348 0379393
Abioformazione.esine@libero.it
Adolescenti verso il mondo del lavoro:
un progetto nell’ambito
della psicopatologia e disabilità
Dr.ssa Paola Martinelli - Assistente Sociale del Servizio di NPIA
Dr.ssa Silvia Isonni - Educatrice e Psicologa del Servizio di NPIA
22
L
’adolescenza rappresenta una
fase delicatissima dello sviluppo
ed a maggior ragione per persone particolarmente fragili quali i
disabili e coloro che sono affetti da psicopatologia grave. Come tutti i ragazzi, con
le loro famiglie, si trovano ad affrontare
cambiamenti fisici, emotivi ma anche di
contesto. Ci si avvia al termine del percorso scolastico e il progetto personale, ma
soprattutto la domanda “cosa farò dopo?”,
si concretizza e diventa di pregnante importanza. Negli anni, come operatori del
Servizio di Neuropsichiatria dell’Infanzia
e dell’Adolescenza (NPIA), si sono raccolte le richieste, da parte delle famiglie di
ragazzi con disabilità e psicopatologia, di
supporto nella costruzione di un percorso successivo alla scuola. Tale necessità
diventa ancora più forte quando i ragazzi
non sono affetti da patologie invalidanti e quindi non nelle condizioni di poter trovare risposte nella qualificata rete
dei Servizi per la disabilità (Centri Diurni
per Disabili e Centri Socio Educativi). Ci
riferiamo a quegli adolescenti che, pur
avendo un patologia iscrivibile nell’area
della disabilità, hanno sviluppato buone
capacità adattive, autonomie personali e
sociali tali da renderli capaci di imparare, con il tempo e il giusto contesto, a
svolgere un’attività lavorativa o occupa-
zionale. Come operatori di un Servizio
pubblico, si è ritenuto doveroso cercare
delle possibili strade per rispondere a tale
bisogno. La conclusione degli studi coincide spesso con il raggiungimento della
maggiore età e con la dimissione dal Servizio di NPIA che in molti casi è vissuto
dai ragazzi e dalle loro famiglie come un
passaggio delicato. Pensare e progettare
insieme questo momento rappresenta la
naturale conseguenza di un percorso che
per la maggior parte delle situazioni dura
fin dall’infanzia; contestualmente permette una riduzione del senso di vuoto che
spesso i genitori e i ragazzi avvertono.
Regione Lombardia ha approvato e finanziato il progetto del Servizio di NPIA,
Dipartimento di Salute Mentale, dal titolo
“Interventi di avviamento nel mondo
del lavoro per adolescenti disabili o
psicopatologici con potenziali requisiti funzionali”. Tale progetto si pone
come obiettivo quello di implementare
la rete dei percorsi di avvicinamento al
mondo occupazionale e lavorativo per
utenti con psicopatologia o disabilità.
All’interno della NPIA è quindi stata costituita un’equipe (Educatrice ed Assistente
Sociale) con la finalità, partendo già dai
primi anni della scuola secondaria di secondo grado, di orientare e supportare gli adolescenti e le loro famiglie
nell’individuazione di un percorso
scolastico, lavorativo o occupazionale
adeguato alle risorse personali dei ragazzi stessi. In questo primo anno è stato possibile attuare diversi progetti, che
non sarebbero stati realizzabili senza l’importante intervento del Servizio Territoriale Inserimenti Lavorativi Eticosociali (STILE) dell’Azienda Territoriale per i Servizi
alla Persona, degli Assistenti Sociali dei
Comuni e della scuola. Importante anche
l’apporto del Terzo Settore e la disponibilità delle aziende del territorio che hanno
Mi chiamo Greta, ho 19 anni e sono nata
con un’agenesia sacrale.
Fin da piccola sono seguita da un’équipe
del reparto di Neuropsichiatria Infantile
dell’ospedale di Esine, ed è stata proprio
l’équipe a propormi, al termine del mio
quarto anno di liceo, per l’estate 2013,
uno stage presso la redazione di Teleboario, emittente televisiva locale con sede
a Darfo B.T.
L’esperienza, rivelatasi piuttosto soddisfacente, aveva come scopo l’orientamento
universitario, poiché tra le mie possibili
aspirazioni per il futuro figurava anche
la carriera giornalistica.
Durante il mese di “tirocinio” ho svolto piccoli ma gratificanti incarichi, ad
esempio quello di selezionare ed inserire
nella “bozza” del Tg gli “appuntamenti”
con le manifestazioni del fine settimana.
Ho inoltre assistito ad alcune riprese ed al
montaggio di svariati servizi, dalle prime
fasi alla messa in onda.
Ad un anno di distanza non posso certo
definirmi una “giornalista finita”, anzi,
ho deciso di intraprendere il percorso universitario che mi porterà verso la mia più
grande ambizione: insegnare Lettere.
Dello stage estivo presso “Teleboario” è
rimasto comunque un bel ricordo, soprattutto perché sono queste le esperienze che
fanno conoscere al mondo la disabilità,
non viceversa, sono le situazioni in cui
“l’universo del benessere” viene reso consapevole delle capacità di ciascuno e che
aiutano a guardare “oltre la carrozzella”.
_v_
Sono un ragazzo di 18 anni.
L’anno scorso ho lavorato per circa due
mesi in un’officina meccanica a 5 km
dal mio paese. Prendevo il pullman tutti
i giorni lavorativi per andare e ritornare
dal lavoro. È stata una bella esperienza; il
mio compito era di controllare dei pezzi
meccanici piccoli: dovevo provare il filetto
e la grandezza del pezzo, se non anda-
L’ASL INFORMA
Sanità Camuna
accolto i ragazzi nelle varie esperienze.
Ma forse, il modo migliore per comprendere appieno il lavoro fin’ora svolto e
l’importanza che questi percorsi hanno
avuto per i ragazzi, è proprio quello di
dar voce ai ragazzi stessi...
23
va bene lo pulivo con l’aria, se poi non
andava ancora bene lo mettevo da parte.
Con gli operatori andavo d’accordo, erano gentili con me e pazienti. Peccato che è
stata una breve esperienza; mi piacerebbe
ripetere l’esperienza lavorativa.
_v_
Buongiorno, sono un ragazzo di nome
Mattia e ho 18 anni.
Alla nascita ho avuto dei problemi di salute che ancora oggi mi trascino dietro.
Finita la scuola un anno fa, per me il fatto
di inserirmi nel mondo del lavoro si è presentato subito come un problema.
Con gli assistenti sociali si è pensato ad un
progetto di inserimento lavorativo protetto. Da gennaio frequento un laboratorio
sociale a Bienno, alla Cooperativa Trapezio, che si trova a 3 km dal mio paese; per
me è comodo, così sono indipendente per
potermi recare sul posto di lavoro.
Io svolgo tutto quello che mi viene richiesto: certi giorni sono al controllo qualità,
in altri monto le serrature con l’avvitatore
ad aria e le vaschette sul retro della serratura.
Altre volte insacchetto i pezzi, li chiudo
con la pinzatrice e li metto nello scatolone
che poi appoggio sul bancale. Aiuto a spostare le scatole e le cassette pesanti con il
muletto oppure con il carrello che si tira o
spinge a mano. Là mi trovo benissimo perché è bello il lavoro che faccio e si sta bene
con le persone che ci lavorano; nessuno di
loro mi ha mai preso in giro o fatto pesare
se certe volte non riuscivo a fare qualcosa.
È un ambiente sereno dove si può ridere e
scherzare e dove anch’io posso esprimermi
liberamente. A me servirebbe un lavoro
24
come questo o simile che sia un po’ ripetitivo perché con la memoria che ho mi
capita di dimenticarmi ogni tanto le cose
che devo fare. Questa esperienza mi ha
arricchito molto soprattutto a livello umano perché ho capito che anche le persone
che hanno delle carenze a livello fisico o
intellettivo possono inserirsi nel mondo
del lavoro senza essere discriminati.
Spero in futuro che questa esperienza mi
sia d’aiuto per trovarmi un lavoro che mi
renda indipendente anche economicamente.
_v_
Sacca di Esine 11/08/14
Ciao sono Simone,
vi racconto un’esperienza bellissima
che ho passato all’ASL di Breno circa sei
mesi fa.
Ho iniziato il periodo di Stage venerdì 7
febbraio alle 8,30, presso il Dipartimento di Cure Primarie dell’ASL di Breno. Ho
trovato il banco e il computer pronti per
l’utilizzo già la prima mattina di lavoro.
Nella prima giornata ho iniziato a conoscere le persone con cui dovevo lavorare e
ho cercato di capire in generale che cosa
avrei fatto durante questo mese. Il mio tutor era la signora Nadia Vangelisti, una
persona molto simpatica e sempre disponibile. Il lavoro mi veniva dato da Germano Sisti, “un collega di Nadia”.
Nei primi giorni mi sono occupato di aggiornare il foglio di calcolo rimborso dei
contributi delle dialisi e ho scritto una
lettera al Papa visto che Nadia è andata a Roma con un gruppo di persone a
trovarlo. Quando non c’era da lavorare,
Germano mi portava a conoscere le persone degli altri uffici e mi spiegava che cosa
stavano facendo, in alcuni casi mi facevano anche fare qualche lavoretto.
La mattina entravo alle 8,30 e uscivo il
pomeriggio alle 13,30, facendo a metà
mattinata una pausa di 10 minuti, il tempo di bere qualcosa alle macchinette con
gli altri tirocinanti.
In ufficio eravamo in tre: io, Nadia (la
Tutor) e Germano. Durante la prima
settimana di lavoro non andavo a mangiare e dunque i miei colleghi facevano
la pausa pranzo alternandosi l’uno con
l’altro per non lasciarmi da solo. Dopo un
po’ abbiamo iniziato a conoscerci meglio
e così ho deciso di andare anche io con
loro a mangiare. Mi avevano detto che al
ristorante convenzionato le pietanze erano molto buone, ma non pensavo che si
mangiasse così bene.
Capitava spesso che alcune dottoresse mi
facessero trascrivere dei verbali dei loro
incontri con altri medici, alcune volte mi
facevano inviare delle mail che contenevano delle informazioni per gli specialisti.
Ho socializzato un po’ con tutti, anche
con le persone degli altri piani, ma tra me
e Germano è nata una grande amicizia,
forse perché le cose che interessavano a
lui (la musica, gli apparecchi elettronici,
la sensibilità politica sindacale e sociale)
piacevano anche a me ed è quindi stato facile conoscersi e condividere questa
esperienza; infatti abbiamo continuato a
rimanere in contatto anche dopo la conclusione del tirocinio.
Nadia l’avevo già conosciuta prima in
quanto aveva organizzato una giornata
di svago (pesca sportiva a Capo di Ponte)
con la sua associazione GVS Vallecamonica che si occupa delle persone diversamente abili, quindi è stato facile lavorare
con lei.
Una giornata particolare è stata il 21
febbraio perché, dopo essere arrivato ed
essermi sistemato, è venuta nel mio ufficio la Dr.ssa Caminada e mi ha accompagnato nella sala riunioni dove si erano
incontrati i pediatri. Mi hanno spiegato
che si incontrano per risolvere vari problemi legati ai bambini, in questo caso mi
hanno parlato del problema dell’obesità
infantile.
In questo periodo ho acquisito nuove
competenze e alle volte ho insegnato ai
miei colleghi delle tecniche che ti consentono di svolgere più velocemente il lavoro
al computer. Questo stage mi ha permesso
di conoscere ed incontrare molte persone
nuove, alcune delle quali mi piacerebbe
rivedere in futuro.
Ringrazio ancora tutti i miei colleghi per
la festa e i regali che mi hanno fatto l’ultimo giorno di Stage. Mi ricorderò sempre
di voi grazie a questa bellissima maglietta.
Vi saluto tutti!!! ;-)
D
urante il ciclo di incontri inerenti le tematiche sulla menopausa si è osservato che la
condivisione in gruppo di una
attività facilita la conoscenza dei sentimenti, delle emozioni e delle paure che accompagnano tale fase di vita. Il confronto
empatico tra le partecipanti, guidato dagli
stimoli che di volta in volta gli operatori hanno fornito, ha permesso alle donne
di essere aiutate a riformulare una nuova
immagine di sé; un senso di sé congruo
al momento di vita, non per questo meno
valorizzante, ma anzi ricco di nuove possibilità strettamente connesse ad una nuova
forma di benessere, che consenta di vivere
la menopausa come un evento naturale,
connotato da cambiamenti che possono
attivare ansie e paure, rispetto alle quali
abbiamo e possiamo attivare grandi risorse
personali e collettive.
Arricchite dall’esperienza condotta, continueremo il nostro cammino auspicando
che questo spazio di pensieri ed emozioni
possa costituire un’opportunità di creatività e consapevolezza per altre donne.
Una donna vicina alla menopausa porta con sé moltissimi stereotipi culturali
riguardanti questa fase della sua vita. In
alcuni casi si tratta di vere e proprie dicerie popolari o di leggende metropolitane,
in altri casi di saperi incompleti, spesso di
dubbi o paure che vengono da lontano.
E’ bene che le donne sappiano di potersi
rivolgere al Medico di famiglia con fiducia,
sia esso uomo o donna, perché il medico
può e deve essere un punto di riferimento
importante per la donna che si appresta
a vivere questo cambiamento naturale,
dandole la possibilità di affrontarlo con la
maggior consapevolezza e sicurezza possibili, fornendole le informazioni di base su
quanto potrebbe accadere al suo corpo e
alla sua psiche, sulla prevenzione, sempre
importante, ma ancora di più dopo questo
“giro di boa” e soprattutto le indicazioni
sugli eventuali percorsi a cui ha la possibilità di accedere.
Riportiamo alcune riflessioni delle
partecipanti:
“... nel corso di questi incontri sono diventata consapevole di come sia giusto che ogni
donna si prenda “il proprio spazio” per sentirsi ancora attiva, per vivere in serenità,
come ha fatto fino al momento della menopausa...”
“... ho capito come sia importante potersi
prendere del tempo per sé, non è stato facile
dopo una vita dedicata ai figli, alla famiglia, al lavoro e ai genitori anziani. Tutti
questi impegni mi facevano sentire importante e necessaria, poi il vuoto, non c’era
più bisogno di me. Ora sto imparando a
prendermi cura di me stessa, a dedicarmi
del tempo e questo mi ha dato una notevole
dose di autostima ...”
“... mi sono trovata a riflettere e trarre la
conclusione: se si crede nella vita, nel rapporto con gli altri, se abbiamo fiducia in noi
e nelle nostre possibilità, se non ci si abitua
alla sofferenza e se lo sguardo riesce ad andare ”oltre la siepe”, anche il cambiamento
(la menopausa) che è avvenuto e che avviene in ognuno di noi, entra a far parte di
quel percorso che è la vita, e che è inarrestabile, ma che può essere visto come una ricerca di nuove emozioni che diano significato
al nostro quotidiano.”
Sulla scorta di queste riflessioni, l’intento
degli operatori è quello di proporre e di attivare dei gruppi che diano alla donna uno
spazio per esprimere le proprie emozioni
riguardo al periodo del climaterio e che
consentano loro di raggiungere un buon
insight (consapevolezza) su questo periodo
di transizione.
Infatti, quando una donna, durante la transizione della menopausa, acquisisce una
buona consapevolezza riguardo ai propri
sentimenti, può vedere questo cambiamen-
L’ASL INFORMA
Sanità Camuna
Alberta Tosini - Ostetrica; Dr.ssa Tiziana Torri - Psicologa; Consultorio Familiare di Breno
25
informa famiglia
Il passaggio della menopausa.
Ciclo di incontri a cura del
Consultorio Familiare di Breno
26
to sotto una nuova luce, la consapevolezza
si rivela come un momento unificatore di
una serie di esperienze di vita che fanno
parte della propria biografia e viene a costituire un nuovo modo di orientare il proprio
comportamento .
Una caratteristica importante del gruppo
risulta essere la possibilità di creare un clima accogliente, libero dai giudizi, critiche e
consigli, in quanto solo in un clima di questo genere le partecipanti possono arrivare
a percepire diversamente i propri problemi,
modificare la propria prospettiva e riconoscere le proprie responsabilità relative al
proprio benessere.
La scelta di una dimensione di gruppo per i
problemi della premenopausa e menopausa è giustificata dal fatto che l’intento principale è quello di costruire una dimensione
di dialogo, di ascolto, nella convinzione che
il gruppo ha in sé l’energia e la forza sufficiente per far circolare emozioni e risorse,
sviluppando le capacità di ciascuno, oltre
che spostare l’attenzione dal conduttoreterapeuta-psicologo inteso come detentore
di un sapere, alle partecipanti intese come
soggetti attivi in grado di mettere in campo
le proprie risorse necessarie al raggiungimento di un benessere fisico e psicologico.
Vogliamo infine riportare un messaggio di
ringraziamento delle partecipanti il corso
presso il Consultorio Familiare di Edolo:
“A conclusione degli incontri “Benessere della donna in menopausa” vogliamo esprimere il nostro apprezzamento
e ringraziamento per questa importante ed utile iniziativa. Un grazie di
cuore a tutti gli specialisti intervenuti,
che con competenza, professionalità e
sensibilità si sono messi gentilmente
a nostra disposizione. Auspichiamo
di poterli nuovamente incontrare per
approfondire ulteriori altre tematiche.
Grazie!
Le partecipanti”
IL PASSAGGIO DELLA MENOPAUSA
Un nuovo ciclo di incontri è previsto per il mese di ottobre 2014
Consultorio Familiare di Breno via Nissolina n.2 IV Piano
Per informazioni e prenotazioni: Tel. 0364.329408
consultorio.breno@aslvallecamonicasebino.it
Gli argomenti trattati:
Pensieri, emozioni ed aspetti psicologici di un cambiamento
Il cambiamento e l’accettazione di se’, sia da un punto di vista mentale che fisico,
per individuare strategie per vivere al meglio un periodo della vita
che può essere ricco di stimoli e di attività coinvolgenti.
Operatori: Ostetrica e Psicologa
informa famiglia
Il ginecologo risponde
I più rilevanti cambiamenti legati alla menopausa da un punto di vista medico.
Confronto sulla terapia ormonale sostitutiva: vantaggi e svantaggi.
Operatori: Ostetrica e Ginecologo
S.O.S. Alimentazione
L’alimentazione più adeguata per affrontare l’età matura, anche per prevenire
le patologie più frequenti legate a questa fase.
Importanza dell’attività fisica ed esami clinici raccomandati.
Operatori: Ostetrica e dietista
Mettiamoci in moto
Semplici esercizi corporei per la prevenzione dell’incontinenza urinaria e per
il mantenimento della tonicità dei muscoli perineali.
I movimenti che aiutano a preservare l’elasticità delle pareti vaginali.
Operatori: Ostetrica e Fisioterapista
Maturità e benessere relazionale
Cambiamenti nella sessualità matura, sia da un punto di vista fisico,
che psicologico. Come si evolve la percezione di sé e quali potrebbero essere
le conseguenze sulla relazione di coppia e sul rapporto con i figli.
Operatori: Ostetrica e e Psicologa
L’ASL INFORMA
Sanità Camuna
La promozione del benessere
del bambino in età prescolare
Dr.ssa Genny Poetini - Psicologa Consultorio Familiare di Edolo
S
27
spazio di dialogo e di confronto finalizzato alla condivisione della progettazione,
all’individuazione di strategie operative
funzionali alla gestione del rapporto con
l’alunno, all’attivazione di canali di comunicazione mirati a raggiungere più efficacemente i bambini e le loro famiglie, nonché la verifica del raggiungimento degli
obiettivi.
La comunicazione alla famiglia della
necessità di un approfondimento psicodiagnostico o di una consulenza psicologica ai genitori relativamente agli aspetti
educativi è sempre un momento molto
delicato e complesso, che incontra la sofferenza legata alla consapevolezza di un
disagio e i meccanismi di difesa eretti dal
genitore che tende a negare o normalizzare le difficoltà legate alle varie fasi dello
sviluppo. Avviare un dialogo e un confronto non giudicante tra la famiglia, gli
informa famiglia
ono trascorsi ben undici anni dalla prima edizione del progetto
Pinocchio, promossodai Consultori Familiari dell’ASL di Vallecamonica-Sebino, finalizzato alla promozione del benessere del bambino in età
prescolare.
Il progetto, così come il personaggio della
celebre fiaba di Collodi da cui prende il
nome, è cambiato e si è sviluppato anno
dopo anno, seguendo un’evoluzione che
ci auguriamo sia stata altrettanto positiva
per i bambini “mezzani” individuati come
portatori di una qualche forma di disagio
(difficoltà di apprendimento e/o affettivorelazionali) e per i quali sono stati attuati
degli interventi volti a potenziare le abilità
e le risorse presenti.
Pur cambiando negli anni le modalità di
svolgimento, l’obiettivo è rimasto invariato: promuovere una forma di prevenzione
precoce e allargata, secondo una logica di
rete, che vede protagonisti gli insegnanti, gli operatori psico-sociali che operano nelle realtà territoriali e la famiglia,
rappresentando un approccio utile per
identificare, contenere e ridurre evoluzioni disabilitanti che possono insorgere fin
dai primi anni della scuola primaria e che
limitano la promozione dell’autonomia
del bambino sotto il profilo cognitivo, sociale e affettivo.
La scuola dell’infanzia rappresenta per
tali ragioni il luogo elettivo per cogliere
le modalità di espressione delle difficoltà
e per prevenire precocemente lo sviluppo di patologie psicologiche, attraverso
la progettazione dei primi interventi educativi e didattici, strettamente legati alle
specifiche problematiche individuali ed
al contesto di vita del bambino. Gli insegnanti sono stati accompagnati in questo importante compito attraverso degli
incontri di supervisione con le psicologhe dei Consultori Familiari dell’ASL.
La supervisione si configura come uno
informa famiglia
28
insegnanti e gli operatori del Consultorio
consente di affrontare e superare tali resistenze, individuando strategie di intervento condivise ed efficaci.
Alla luce delle linee guida regionali, si è
ritenuto necessario potenziare la funzione
preventiva della scuola e della famiglia,
valorizzandone il compito educativo, attraverso la crescente attivazione di percorsi formativi rivolti agli insegnanti
ed ai genitori dei bambini frequentanti
la Scuola dell’infanzia. Le proposte formative hanno permesso di consolidare
la collaborazione, costruita nel corso del
tempo, tra le diverse figure coinvolte. Nel
corso degli anni i temi affrontati sono
stati numerosi: le parole che facilitano la
comunicazione, i disturbi del comportamento e le stategie per affrontarli, il disegno infantile, il gioco, le emozioni dei
bambini... Nell’ultima annualità gli incontri formativi, sia per i genitori che per gli
insegnanti, si sono focalizzati sull’approfondimento di tematiche relative all’educazione all’affettività e alla sessualità.
La modalità di conduzione degli incontri,
sia con i genitori che con gli insegnanti, attiva ed esperienziale, ha stimolato le
riflessioni e gli scambi tra i partecipanti
al gruppo, permettendo di andare oltre il
mero confronto sugli aspetti teorici legati
al tema.
Ora, dopo oltre un decennio di attività, si
è ritenuto di fare una pausa per riflettere
e valutare nuove modalità per raggiungere l’obiettivo del benessere del bambino,
secondo una forma di prevenzione che
metta in rete famiglia, scuola e operatori psico-sociali. Nel frattempo siamo certi
che il progetto Pinocchio, oltre ad aver
raggiunto il principale obiettivo suddetto,
ha contribuito anche ad arricchire in genitori ed insegnanti la conoscenza delle
funzioni del Consultorio Familiare, delle
diverse figure professionali che vi operano e delle modalità di accesso, e la collaborazione costruita negli anni sarà terreno fecondo per nuove progettualità.
In conclusione si riportano le testimonianze di due genitori che hanno partecipato al ciclo di incontri di formazione
presso il Consultorio nello scorso anno
scolastico:
“Ho partecipato al primo incontro chiedendomi se non fosse troppo prematuro
un “corso” per genitori di approccio alla
sessualità dei bambini in età prescolare.
Mi aspettavo delle lezioni teoriche e distanti con consigli difficilmente applicabili nella realtà. Invece da subito si è creato tra genitori e operatrice un clima di
interazioni e scambi molto interessante.
Abbiamo svolto degli esercizi molto utili,
ci siamo soffermati a riflettere su aspetti
della vita in famiglia che spesso nella fretta degli impegni non consideriamo, abbiamo parlato molto tra di noi e abbiamo
ascoltato. Abbiamo scoperto di essere tutti
noi genitori “nella stessa barca”, abbiamo
condiviso ansie comuni, abbiamo evidenziato una generale difficoltà nell’affrontare l’argomento sessualità con i nostri
piccoli bambini e abbiamo riscontrato in
tutti gli stessi dubbi se la strada che stiamo seguendo sia quella migliore. Abbiamo vissuto anche molti momenti spassosi
nel riportare opinioni e racconti dei bambini. La condivisione dei nostri pensieri e
la guida dell’operatrice sono risultati in
una serie di semplici regole su cui basarci nel parlare con i nostri figli per fare in
modo che ogni argomento riguardante la
sessualità sia affrontato in maniera semplice corretta e naturale “
Mamma Elisabetta
“Ho partecipato con molto interesse ai tre
incontri formativi per genitori di bambini
frequentanti la scuola dell’infanzia tenuti
presso il Consultorio Familiare di Edolo.
Ho raccolto molti spunti di riflessione sui
vari aspetti della sessualità/affettività infantile e su come parlare ai bambini di
questi argomenti, grazie alla preparazione della relatrice e al confronto con gli
altri genitori. Quest’ultimo aspetto è stato
particolarmente stimolante ed è spaziato anche su tematiche diverse rispetto al
principale argomento trattato, sintomo
forse di una necessità dei genitori di confrontarsi maggiormente, di condividere bisogni e di trovare insieme agli altri
e alla specialista, delle conferme o delle
risposte a dubbi e perplessità genitoriali.
Auspico pertanto future possibilità offerte
dall’ASL per incontrare altri genitori e per
approfondire anche argomenti diversi, al
fine di avere strumenti nuovi per aiutare i
nostri figli nella crescita”
Papà Riccardo
L’ASL INFORMA
Sanità Camuna
Report osservatorio dipendenze
Valle Camonica
Dr.ssa Marina Salada - Referente Osservatorio e Prevenzione
Utenza presa in carico anno 2013
Nell’anno 2013 i Servizi Dipendenze (Servizio Territoriale Dipendenze, Servizio
Multidisciplinare integrato) hanno trattato 740 soggetti residenti nel territorio di
Vallecamonica Sebino, di cui 373 per problematiche connesse all’uso di sostanze
stupefacenti illegali e 367 per dipendenza
da sostanze alcoliche.
Rispetto all’anno precedente si rileva
un aumento complessivo del numero
di soggetti con problematiche legate
all’uso di sostanze stupefacenti legali
e illegali. Si evidenzia una maggior incidenza dell’utenza di sesso maschile sul
totale dei soggetti in trattamento, distribuita in fasce d’età che comprendono l’età
minorile fino agli over 60 anni.
Si assiste progressivamente ad un invecchiamento dell’utenza e ad un innalzamento dell’età media dei soggetti trattati,
tale dato rispecchia la realtà del fenomeno dipendenza a livello Regionale e
Nazionale. Gli utenti in carico ai Servizi
hanno prevalentemente un’età oltre i 39
anni. Si registra un lieve calo del dato
■ Tabella Utenti SERD
■ Tabella Utenti SMI
sono presenti, più frequentemente che
nei non consumatori, comportamenti
o abitudini che possono aggravare il
rischio connesso all’uso di alcol, quali
l’uso quotidiano dell’automobile o l’abitudine al fumo.
29
informa famiglia
L
o Staff Osservatorio Dipendenze ha pubblicato sul sito
istituzionale dell’ASL (www.
aslvallecamonicasebino.it)
il Report Osservatorio Dipendenze
anno 2013 che descrive l’evoluzione del
fenomeno in Vallecamonica da un punto
di vista quali-quantitativo. Di seguito si
riporta un’elaborazione sintetica dei dati
contenuti nel Report, che peraltro rispecchiano l’andamento dei consumi a livello
nazionale. Dalle indagini campionarie sulla popolazione eseguite dal Dipartimento
Politiche Antidroga, contenute nell’ultima
Relazione al Parlamento 2013 sull’uso di
sostanze stupefacenti e tossicodipendenza, in Italia emerge che:
• la cocaina e l’eroina segnano una costante e continua contrazione della
prevalenza di consumatori;
• gli allucinogeni e gli stimolanti registrano un trend in leggero aumento
del consumo;
• il fenomeno cannabis su internet è in
forte espansione;
• la ludopatia (gioco d’azzardo patologico) stima che circa il 3% della popolazione tra i 15 e i 64 anni ne sia
affetta;
• l’abuso di alcol in Italia riguarda il
25,4% degli uomini ed il 7,3% delle donne di età superiore a 11 anni.
Nei consumatori di bevande alcoliche
informa famiglia
30
relativo ai soggetti con provvedimenti
amministrativi della Prefettura e un lieve
aumento del dato relativo a soggetti con
provvedimenti emessi dalla Commissione Medica Locale.
Nel corso del 2013, rispetto alle sostanze,
si evidenzia un aumento considerevole di
soggetti dipendenti da cocaina e una riduzione di utenti che utilizzano oppiacei.
Dal punto di vista epidemiologico il dato
complessivo di soggetti che richiedono
la presa in carico ai Servizi è da considerare un indicatore solo della richiesta,
non è un dato esaustivo per la conoscenza dell’evoluzione del fenomeno locale.
Un indicatore più descrittivo circa la diffusione di droghe è il numero dei nuovi
casi. Si segnala inoltre che l’atteggiamento delle nuove generazioni verso
l’uso e l’abuso di sostanze stupefacenti si presenta mutato rispetto al
passato e sembra polarizzarsi verso
nuove tendenze che richiedono opportune strategie di prevenzione e di
intervento.
Nuova utenza presa in carico
La nuova utenza presa in carico costituisce un dato significativo dell’andamento
del fenomeno nell’ultimo biennio: nel
2013 gli utenti trattati sono stati 226.
Al SERD il 72%, della nuova utenza è
rappresentata dal sesso maschile ed il
28% da quella femminile, mentre allo
SMI l’83,4% della nuova utenza è rap-
presentata dal sesso maschile ed il 16,6%
da quella femminile. Si può notare che la
maggioranza dei soggetti che accedono
per la prima volta al servizio hanno un’età compresa tra i 20 e i 60 anni. Quella
tra i 20 e i 49 anni rappresenta la classe
d’età più numerosa oltre cui si colloca il
50% dei casi.
PREVENZIONE
Accanto alla cura e al reinserimento dei
soggetti con patologia da abuso o dipendenza, anche l’intervento sul mondo dei
consumi e della popolazione giovanile è
stato coordinato in rete con gli Enti accreditati pubblici o privati presenti sul territorio della Valle Camonica. Il Dipartimento Dipendenze ha pertanto riorientato in
questi anni l’attività dell’area prevenzione
conformando i propri interventi alle evidenze di efficacia della letteratura internazionale e alle linee guida della Regione
Lombardia.
Il Progetto Life Skills Training Program e il Progetto Unplugged hanno
coinvolto la scuola, gli insegnanti e gli
studenti in maniera attiva e interattiva. Le
unità didattiche realizzate hanno aumentato nei destinatari competenze e abilità
di tipo sociale.
L’ASL INFORMA
Sanità Camuna
Conciliazione:
due progetti sul territorio
della Valle Camonica
Dr.ssa Giuseppina Barcellini - Psicologa Dip. ASSI
- Progetto “Conciliamo!” presentato dal
Comune di Darfo Boario Terme, di cui è
l’Ente capofila. I partner del progetto sono
la Cooperativa Casa del Fanciullo e la Cooperativa Azzurra. Il progetto si propone
di erogare incentivi economici a famiglie
del Comune di Darfo Boario Terme in situazione di fragilità individuate dal servizio sociale comunale. Le azioni previste
sono di due tipologie: il Servizio CAG per
il periodo scolastico, aperto dal lunedì al
venerdì dalle 14.00 alle 17.00 e l’Assistenza Educativa durante il periodo estivo per
l’accompagnamento di minori con disabilità all’interno di attività ricreative e socializzanti. I destinatari sono i bambini da 6 a
10 anni e le loro famiglie, soprattutto quelle in condizione di fragilità. Ai minori con
disabilità è dedicata in specifico l’azione
dell’Assistenza educativa per l’inserimento in attività socio-animative, soprattutto
quelli non occupati in altre attività o con situazioni familiari disagiate. Si identificano,
per ciascuno dei due anni scolastici, dodici
minori per i quali vi sia a disposizione un
contributo mensile per la frequenza di uno
spazio educativo pomeridiano. Inoltre, per
i minori con disabilità, è previsto un contributo biennale per l’inserimento in spazi
aggregativi per un numero di circa 70 ore
ciascuno.
- Progetto “RSA: quale conciliazione
possibile? Progetto sperimentale in tre
RSA della Valle Camonica” presentato
dal Comune di Breno, di cui è ente capofila. I soggetti partner individuati sono: la
Fondazione Ente Celeri Onlus, la Fondazione Giovannina Rizzieri Onlus, la Fondazione Ninj Beccagutti Onlus, la Fondazione
Valeverti Onlus, Comis Cooperativa Sociale
Onlus, Cooperativa Sociale Margherita scs
Onlus, CISL- Funzione pubblica sebino,
CGIL Lombardia SRL, UIL e GAL di Vallecamonica e Valdiscalve. Tale progetto si propone di promuovere il benessere organizzativo, del lavoratore/lavoratrice e dei suoi
familiari attraverso la creazione di un modello di welfare aziendale e interaziendale.
I destinatari del progetto sono circa 150 lavoratori/lavoratrici impiegati/e nelle tre RSA
individuate. Le azioni previste sono tre:
1) Rilevazione dei bisogni di conciliazione
nelle tre RSA attraverso la somministrazione di un questionario a tutti i dipendenti e l’organizzazione di focus group
tematici volti a rilevare il clima organizzativo e, nel contempo, i bisogni di conciliazione.
2) Messa a punto di azioni di conciliazione
emerse nella fase di rilevazione dei bisogni. Si ipotizzano servizi utili all’ aiuto
nella cura dei figli minori e dei componenti anziani e/o disabili della famiglia,
nonché all’esecuzione di commissioni,
quali il pagamento delle bollette.
3)Azioni di formazione peer to peer da
parte delle RSA che fanno parte della
sperimentazione rivolta alle altre RSA
che si trovano sul territorio, al fine da
un lato di diffondere la cultura della
conciliazione e dall’altro di favorire la
sperimentazione, con conseguente messa a sistema, di strumenti di flessibilità
all’interno degli enti coinvolti.
Parallelamente a queste iniziative l’ASL di
Vallecamonica- Sebino si propone di avvia-
31
informa famiglia
R
egione Lombardia con dgr. n.
X/1081/2014 dà disposizioni in
ordine alla valorizzazione delle
politiche territoriali di conciliazione, dei tempi lavorativi con le esigenze
famigliari e delle reti di imprese che offrono
servizi di welfare. L’ASL di Vallecamonica,
conseguentemente a questa dgr ha indetto un bando rivolto gli Enti del territorio,
affinché potessero progettare sul tema della conciliazione. I progetti presentati, che
prenderanno avvio nell’autunno 2014 e
avranno una durata biennale, entrambi approvati e finanziati, sono due:
re un percorso di formazione “sul campo”
e un orientamento alla strutturazione di un
servizio stabile di consulenza rivolto alle
aziende del territorio, con la finalità di affiancare le stesse nell’avvio di percorsi di
conciliazione aziendale, facendo emergere le potenzialità positive che tali percorsi
possono creare sia in termini di benessere
personale del lavoratore, sia di benessere
32
aziendale inteso come “clima” di lavoro e
miglioramento dei processi e della capacità
produttiva. Offrire l’opportunità di inserire
un consulente direttamente in azienda garantisce da un lato un rapporto diretto con
il responsabile delle risorse umane e, per
quanto riguarda il nostro territorio, data la
dimensione delle aziende presenti, con il
datore di lavoro.
Psicologia dell’emergenza:
un intervento sul campo
Dr. Ermanno Scotti - Responsabile Servizio Fragilità;
Dr.ssa Arianna P. Savoldelli - Psicologa psicoterapeuta Servizio Fragilità
Che cosa è..
informa famiglia
L
a psicologia dell’emergenza è la
disciplina che studia i processi psicologici e il comportamento individuale, gruppale e comunitario in
situazioni di crisi. Mentre gran parte della
psicologia tradizionale si occupa dei processi psichici (cognitivi, emotivi, psicofisiologici, comportamentali) che avvengono
in situazioni “normali”, la psicologia dell’emergenza si occupa di come tali processi
vengono attivati e rimodulati nelle situazioni non ordinarie di calamità, disastri, ed
emergenza. Tali condizioni fuori dall’ordinario contesto di vita, nonché i loro esiti
immediati e nel lungo periodo, incidono
sulle capacità di adattamento e sul benessere delle persone e delle loro comunità di
appartenenza.
Dal punto di vista clinico, gli interventi di
psicologia dell’emergenza si possono rivolgere alle persone direttamente coinvolte
nell’evento critico (vittime primarie), ai loro
familiari o ai testimoni diretti dell’evento
(vittime secondarie), o ai soccorritori intervenuti sulla scena che, spesso, sono esposti a situazioni di particolare drammaticità
(vittime terziarie). In ambito non clinico, si
occupa altresì di previsione e prevenzione
dei rischi e di programmazione e gestione
dei soccorsi.
Un pronto intervento psicologico in caso di
eventi critici ha lo scopo di:
• prevenire ulteriori danni fisici e psicologici;
• aiutare a stabilizzare la risposta comportamentale immediata dei soggetti
coinvolti;
• promuovere un ritorno più veloce e
completo a livelli di funzionamento
precedenti all’incidente;
• semplificare gli interventi dei soccorritori, contenendo o evitando reazioni di
panico.
Nel corso della storia, è sempre stata data
attenzione alle persone coinvolte in disastri, catastrofi, genocidi ed altri eventi critici. Si è sempre prestato soccorso all’uomo
colpito da una grave emergenza, rivolgendo, tuttavia, un’attenzione quasi esclusiva
al corpo, alle ferite fisiche piuttosto che a
quelle psicologiche. Proprio qui si inserisce il passo avanti che la nostra società
contemporanea sta compiendo: superare
l’attenzione esclusiva al corpo e alle ferite
fisiche ed occuparsi anche delle ferite psi-
Affinché si sviluppi il disturbo post-traumatico da stress non è tuttavia indispensabile che l’esperienza vissuta sia stata effettivamente catastrofica (una guerra, un
incidente aereo, un grave incendio o una
calamità naturale devastante), ma che la
persona coinvolta l’abbia percepita come
tale. Entro certi limiti, quindi, la probabilità che si instauri il disturbo non dipende
solamente dal tipo di evento vissuto, ma
anche dal profilo psicoemotivo e da fattori di vulnerabilità individuali della persona
interessata.
L’insieme dei sintomi attraverso i quali questo disturbo si manifesta, possono essere
molto diversi da persona a persona ma, in
generale, il sintomo cardine è rappresentato dalla “riesperienza del trauma” che
consiste in un insieme di intense sensazioni e ricordi così realistici da dare alla persona l’impressione di rivivere il momento
catastrofico. Pur essendo consapevole di
L’ASL INFORMA
Sanità Camuna
non essere nel luogo e nel momento già
vissuto, gli elementi che stimolano il ricordo e le sensazioni che ne derivano sono
esattamente sovrapponibili a quelle originali.
Altre manifestazioni tipiche del disturbo
post-traumatico da stress sono l’appiattimento affettivo (con perdita di interesse verso cose, persone e situazioni), uno
stato di allerta costante (caratterizzato da
tensione, ansia, iper-reattività agli stimoli,
difficoltà di concentrazione e insonnia) e
l’evitamento degli stimoli che possano, in
qualche modo, ricordare il trauma.
Tutto ciò determina una sensazione di disagio invalidante che si ripercuote pesantemente sulla capacità di adattamento
dell’individuo e ne compromette seriamente il funzionamento sociale, lavorativo e
relazionale. L’insorgenza del disturbo posttraumatico da stress può intervenire anche
a distanza di mesi dall’evento traumatico
e la sua durata e gravità può variare; per
questa ragione si rende necessario attuare interventi precoci per trattare adeguatamente e profondamente il disturbo, evitando il protrarsi della condizione di difficoltà
e la cronicizzazione dei sintomi, con tutte
le conseguenze personali e sociali che questo comporterebbe.
33
In azione...
I recenti fatti relativi all’esondazione del
torrente Re in Alta Vallecamonica hanno
informa famiglia
chiche, altrettanto gravi e profonde.
Una delle conseguenze psicologiche più
gravi cui possono essere esposte le vittime
di un evento traumatico, è rappresentata
dal disturbo post-traumatico da stress.
Questo disturbo può insorgere in soggetti di qualunque età che siano stati esposti,
direttamente o indirettamente, ad una situazione drammatica che ha implicato un
rischio per l’integrità fisica o per la vita,
propria o di altre persone.
informa famiglia
34
condotto allo sfollamento e alla messa in
sicurezza di un certo numero di persone
per il pericolo di allagamento delle abitazioni. Il Servizio Fragilità dell’ASL di Vallecamonica Sebino, in collaborazione con il
Dipartimento di Prevenzione, è stato attivato su segnalazione del Sindaco del comune
di Sonico, per effettuare una valutazione
delle condizioni psicologiche di un’anziana signora che vive sola, particolarmente
provata dagli eventi; svegliata in piena notte, è stata allontanata dalla sua abitazione
rimanendo molto impressionata dalla grande quantità di acqua che defluiva proprio
davanti a casa sua.
è stata effettuata una visita domiciliare e
compiuta un’osservazione approfondita
delle condizioni generali della signora al
fine di valutare, non solo gli aspetti psicologici ed emotivi, ma anche la presenza di
fattori di vulnerabilità, personali e di contesto, che possono concorrere all’instaurarsi
di una condizione permanente di disagio.
Gli elementi raccolti hanno evidenziato la
presenza di alcune criticità (lieve stato di
allarme ed ansia, tristezza, accompagnata
da pianto, solitudine,...), e resa necessaria
l’attivazione della rete sociale territoriale al
fine di predisporre interventi appropriati di
sostegno e monitoraggio dello stato di disagio della signora, allontanando la possibilità di un’evoluzione psicopatologica.
Si ritiene importante sottolineare che il garantire interventi di psicologia delle emergenze insieme alle tradizionali azioni istituzionali, possa contribuire significativamente a promuovere e tutelare il benessere della popolazione, limitando i danni derivati
dall’esposizione ad eventi traumatici che,
negli ultimi anni, stanno diventando sempre più frequenti anche in Vallecamonica,
oltre che in Italia e nel mondo (calamità
naturali, fatti di cronaca particolarmente
drammatici, ...).
Ampliare la gamma di servizi offerti
dall’ASL con la psicologia delle emergenze,
diventa sempre più una necessità, richiede
personale formato e qualificato che operi in stretta sinergia con altri Dipartimenti
e Servizi, nonché con il territorio, il luogo
dove vivono le persone, con i Sindaci, i servizi sociali territoriali e gli enti che, capillarmente diffusi in Vallecamonica, erogano
servizi sociosanitari domiciliari, semiresidenziali e residenziali.
L’ASL INFORMA
Sanità Camuna
Un sentito
GRAZIE a:
Sig. Francesco Maffolini, Presidente dell’ASD Master Rapid SKF di
Pian Camuno; Sig. Fermo Maffolini e famiglia di Pian Camuno per
la donazione di un elettrostimolatore Vitalstim specifico per il trattamento della disfagia con relativi elettrodi, del valore di € 2.200,00,
a favore dell’UO di Riabilitazione specialistica dell’Ospedale di Esine
Sig.ra Anna Bianchi per la donazione di n.3 materassi antidecubito del
valore di € 713,70, a favore dell’UO di Pneumologia dell’Ospedale di
Esine
Sigg.ri Dario Morandini e Gaia Monchieri di Piancogno per l’iniziativa promossa in occasione del battesimo del figlio Gabriele, che ha
portato alla donazione da parte di soggetti diversi (Aziende e privati) di
€ 6.400,00, a favore dell’UO di Pediatria dell’Ospedale di Esine
Azienda “Forgiatura Mamè” di Cividate Camuno per la donazione di
€ 300,00 a favore del Servizio di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (NPIA)
Spindial SpA di Felino (PR) per la donazione di 5 carrelli ed una cucinetta del valore commerciale complessivo di € 5.512,56 a favore dell’UO
di Nefrologia e Dialisi dell’Ospedale di Esine
ANDOS - Comitato di Vallecamonica-Sebino, per la donazione di €
3.500,00 volti a finanziare la prosecuzione della borsa di studio finalizzata alla continuità del supporto amministrativo per reparti dell’area
chirurgica dell’Ospedale di Esine
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