Sanità Camuna L’ASL INFORMA Periodico trimestrale a carattere tecnico-informativo, ANNO XI - n. 3 ASL di Vallecamonica-Sebino Iscr. Trib. di BS n. 10/2004 in data 8 marzo 2004 03/2014 AMBULATORI APERTI NO-STOP IN LOMBARD IA VISITE ED ANCHE LA S ESAMI ERA E NEI W Regione Lom E EK END. bardia ha cura del tuo tempo potrai ge : con l’o Informati al Nu stire al meglio la tua giornata perazione “Ambulatori ap mero verde 80 erti” lavorativa e fam 0.318.318 o su www.regio iliare. ne.lombardia. it www.regione.l ombardia.it all'interno ■ PSICOLOGIA CLINICA ■ INFORMA FAMIGLIA Intervista al Primario del reparto di Medicina generale dell’Ospedale di Esine A scuola per... guarire meglio Innovativo progetto ASL per Sclerosi multipla Sommario L’editoriale Eugenio Fontana 03_News 05_Intervista al Primario del reparto di Medicina generale dell’Ospedale di Esine 07_L’approccio geriatrico alla riconciliazione farmacologica: una visione multidimensionale per una cura incentrata sulla persona 10_A scuola per... guarire meglio 12_Customer Satisfaction: il tuo giudizio sulla nostra azienda 13_Innovativo progetto ASL per Sclerosi multipla 2 Psicologia Clinica 15_Centro Disturbi dell’Alimentazione Ospedale di Esine - Le nuove attività del Centro per la cura di Anoressia e Bulimia 17_La gestione dello stress attraverso la “Mindfulness” (1ª parte) 19_Lo specchio della cultura: quando l’immagine è sostanziale 20_ Lo Psicologo risponde 21_Volontariato: ABIO e le “Pere del Sorriso” 22_Adolescenti verso il mondo del lavoro: un progetto nell’ambito della Psicopatologia e disabilità Informa Famiglia L’ASL INFORMA Sanità Camuna 25_Il passaggio della menopausa - Ciclo di incontri a cura del Consultorio Familiare di Breno 27_La promozione del benessere del bambino in età prescolare 29_Report Osservatorio Dipendenze Vallecamonica 31_Conciliazione: due progetti sul territorio della Vallecamonica 32_Psicologia dell’emergenza: un intervento sul campo Direttore Responsabile: Eugenio Fontana Direttore Editoriale: Siro Casatti Comitato di Redazione: Gemma Torri (Coordinatore) Daniele Venia Loredana Sanzogni Editore: ASL di Vallecamonica - Sebino Via Nissolina, 2 - 25043 Breno (BS) E-mail: staff.comunicazione@aslvallecamonicasebino.it Progetto grafico e stampa: la Cittadina - Gianico (BS) www.aslvallecamonicasebino.it IL NOSTRO MEDICO DI FAMIGLIA Quando nel maggio scorso, presso la Sala assembleare del Consorzio Bim, si è tenuta la conferenza sugli «Elementi di riforma sanitaria» della Regione Lombardia, che come istituzione era rappresentata dal vicepresidente e assessore alla Salute Mario Mantovani, un dibattito serrato, in nulla scontato, a tratti appassionato, ha caratterizzato i lavori. Ebbene tutti gli interventi hanno farro ricorso o hanno richiamato la regola aurea del «prendersi cura» che è qualche cosa di più e di diverso del pur necessario «curare». Passare dalla «cura» al «prendersi cura» comporta un’autentica rivoluzione nella cultura e quindi nell’organizzazione sanitaria. Significa davvero fare della sanità un «sistema» alla costruzione del quale concorrono i diversi soggetti che operano, ma vi concorrono in uno spirito di rapporti non solo di buona educazione ma di complementarietà e di sussidiarietà. Ci fu un tempo - i meno giovani lo ricorderanno - in cui il primario ospedaliero di medicina non dialogava con il collega primario di chirurgia e se lo faceva era solo sulla base di personali rapporti di amicizia. Oggi non è più così. Tra tutti i primari - meglio - tra tutti i responsabili delle unità sanitarie ospedaliere, semplici e complesse, lo scambio di informazioni è costante, anzi - per rimanere sul terreno della coerenza semantica e tematica - è «sistematico». Stesso identico principio si attua nei rapporti tra i medici di famiglia e quanti operano all’interno dell’ospedale. Grazie anche alle nuove tecnologie, è possibile scambiarsi dati e informazioni sulla persona che si trova nei panni del paziente. È il medico di famiglia il primo e fondamentale interlocutore, il primo anello della catena sanitaria. Sono i medici di famiglia che costituiscono la prima trincea o il primo avamposto del sistema sanitario. Il medico di famiglia assume la responsabilità del ricovero o meno. Ed ancora: al termine della degenza ospedaliera, è al medico di famiglia che viene “restituita” la persona, perché la segua nelle cure prescritte, perché avverta i cambiamenti che possono verificarsi, perché, se necessario, interpelli il collega medico ospedaliero. Insomma, una volta accettato il principio del «prendersi cura», più nessuno può chiamarsi fuori dal sistema in nome delle competenze o delle funzioni attribuite. Anche qui, rispetto al passato, vi è stato un salto di qualità. Dinanzi alla malattia non ci sono percorsi indipendenti o anche solo paralleli, ma percorsi destinati ad incontrarsi perché di mezzo non c‘è un’ ulcera o quant’altro mai, ma c’è una persona con le sue attese, le sue angosce, le sue speranze, la sua fiducia. L’ASL INFORMA Sanità Camuna News dalla Redazione D al mese di ottobre le visite mediche della COMMISSIONE INVALIDI saranno effettuate presso l’OSPEDALE DI ESINE (piano terra) e non più a Breno, come in precedenza. Tale cambio di sede per le visite è stato predisposto al fine di garantire agli utenti la possibilità di usufruire di locali più accoglienti e maggiore disponibilità di parcheggio. Per ulteriori informazioni: UFFICIO INVALIDI Breno - Via Nissolina 2 - Tel. 0364.329262 E-mail: invalidi.civili@aslvallecamonicasebino.it Apertura al pubblico: Lunedì dalle ore 10.00 alle ore 12.00 Martedì dalle ore 10.00 alle ore12.00 e dalle ore 14.00 alle ore 15.30 Giovedì dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e dalle ore 14.00 alle ore 15.30 _v_ Dal mese di ottobre le visite mediche della COMMISSIONE MEDICA LOCALE PATENTI saranno effettuate presso l’OSPEDALE DI ESINE (piano terra) in spazi adiacenti a quelli attuali che risultano più accoglienti e fruibili per gli utenti. Per ulteriori informazioni: DIPARTIMENTO PREVENZIONE MEDICO Breno – Via Nissolina 2 - Tel. 0364.329366 Lunedì dalle ore 14.00 alle ore 16.00 Mercoledì dalle ore 14.00 alle ore 16.00 _v_ Dal mese di ottobre IL CENTRO DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE continuerà a svolgere la propria attività in Ospedale, ma in spazi più ampi e idonei al servizio situati al piano terra. Per ulteriori informazioni: CENTRO DISTURBI ALIMENTAZIONE Sede Ospedale di Esine - Tel. 0364.369.670 Dal Lunedì al Venerdì dalle ore 8.30 alle ore 16.30 Per tutto quanto sopra menzionato, al fine di facilitare l’utenza sarà predisposta idonea cartellonistica in Ospedale. Le convocazioni per le Commissioni riporteranno inoltre idonea cartografia planimetrica per l’accesso agli appositi ambulatori. _v_ AMBULATORI APERTI NO-STOP NEI NOSTRI OSPEDALI Facendo seguito all’iniziativa di Regione Lombardia relativamente al “Progetto di miglioramento dell’accessibilità ai servizi di specialistica ambulatoriale” il Presidio Ospedaliero (sedi di Esine e di Edolo) prosegue ed aggiorna la sperimentazione avviata nel mese di maggio 2014. La fase di avvio del progetto ha consentito di verificare la fattibilità, l’utilità ma anche le problematiche connesse all’apertura degli ambulatori nei giorni ed orari richiesti (sabato, domenica e fino alle ore 22,00 nei giorni infrasettimanali). Il progetto è orientato prioritariamente per le prestazioni a maggior criticità o a maggior impatto, allo scopo di far fronte ai bisogni assistenziali, ridurre i tempi di attesa delle prestazioni e offrire all’utenza maggiori opportunità di diagnosi e cura e facilitazioni di accesso. In qualche caso è stato possibile prevedere attività anche nella giornata di domenica. E’ stata pertanto effettuata la pianificazione delle attività oggetto della sperimentazio ne. Il sistema prevede l’apertura di “agende” dedicate che saranno implementate in 3 4 b) Diagnostica ecografica (settori diversi) c) Chirurgia vascolare (Ecocolordoppler) d) Neurologia (viste) e) Cardiologia (visite, ECG ed ecocardiogramma) f) Pneumologia (spirometria) g) Radiodiagnostica (RMN) f) Endocrinologia (visite) g) Laboratorio analisi. progress, per ottimizzare e contemperare le necessità assistenziali e le disponibilità, anche economiche. Le prenotazioni delle prestazioni non ad accesso diretto possono essere effettuate con le stesse modalità in essere (CUP regionale; CUP aziendale;sportelli ASL/Ospedale). Di seguito si riporta la rosa delle prestazioni eseguite o prenotabili anche negli orari sopraindicati: a) Dermatologia (visite) piÙ tempo per La tua saLute, piÙ tempo per te Visite specialistiche ed esami diagnostici anche di sera o nel week end? Ora è possibile, grazie all’operazione “Ambulatori aperti” voluta e finanziata da Regione Lombardia, che prende il via su tutto il territorio regionale dal 1° settembre. Grazie a questa innovativa organizzazione dei servizi ambulatoriali, già sperimentata con successo nei mesi scorsi in alcuni ospedali pilota, i tempi di attesa si ridurranno e tu potrai gestire al meglio la tua giornata lavorativa e familiare, senza dover chiedere permessi e perdere ore di lavoro. PER PRENOTARE VISITE ED ESAMI Centro Unico di Prenotazione regionale: Numero Verde 800.638.638 CUP delle singole aziende ospedaliere PER INFORMAZIONI Numero Verde 800.318.318 www.regione.lombardia.it AMBULATORI OP APERTI NO-ST IN LOMBARDIA VISITE ED ESAMI ANCHE LA SERA E NEI WEEK END. www.regione.lombardia.it Come funziona Su tutto il territorio lombardo aziende ospedaliere pubbliche e private offriranno servizi diagnostici in nuove fasce orarie: l lunedì-venerdì, dalle 18 alle 22 l sabato, dalle 8 alle 15 l domenica, dalle 8 alle 13. Le prestazioni La scelta di quali prestazioni erogare di sera e nel week end è a discrezione delle singole strutture sanitarie. Pertanto la lista che segue è puramente esemplificativa e non necessariamente garantita in tutte le strutture n NB. La prenotazione è possibile solo se si dispone già di prescrizione del medico curante (ricetta rossa). n Gastroenterologia: visita, endoscopia digestiva n Neurologia: visita neurologica ed elet- regionali pubbliche e private accreditate. prenotabili a partire dal 1° settembre. Per verificare se e dove è possibile ricevere di sera o nel week end la prestazione che il medico ti ha prescritto, puoi rivolgerti l al Centro Unico di Prenotazione (CUP) regionale, Numero verde 800.638.638, che incrocia le disponibilità delle strutture pubbliche l direttamente ai CUP delle singole strutture, pubbliche o private. rometria ed altri esami di diagnostica pneumologica n Radiologia: radiologia tradizionale, mammografie cliniche, TAC, RMN (risonanza magnetica), ecografie Cardiologia: visita cardiologica + ECG, ecografia cardiaca (anche pediatrica), ecocolordoppler vasi e tronchi sovra aortici, test cardiologico da sforzo, holter, visita chirurgia vascolare n Urologia: visita urologica, ecografia urologica n Ginecologia: visita ginecologica, ecografia morfologica, ostetrica, trans vaginale, prelievo Pap-Test, visita senologica e mammografia n Pneumologia: visita pneumologica, spi- tromiografia n Otorinolaringoiatria: Visite ed esami otorinolaringoiatrici n Fisiatria e fisioterapia: visita fisiatrica, fisiochinesiterapie individuali e di gruppo, fisioterapie, massofisioterapie n Altre visite specialistiche: pediatrica; reumatologica; dermatologica; ortopedica; endocrinologica-diabetologica; chirurgo-plastica; oncologica; ematologica; allergologica; oculistica. Sono esclusi, naturalmente, quegli esami che richiedono particolari condizioni fisiche (ad esempio il digiuno) e di gestione che non potrebbero essere garantite in quegli orari. L’ASL INFORMA Sanità Camuna Intervista al Primario del Reparto di Medicina Generale dell’Ospedale di Esine Dr. Roberto Furloni - Primario UO Medicina Generale Dott.ssa Cinzia Zanardini - Staff Direzione Sanitaria Aziendale A bbiamo deciso di incontrare il dr. Roberto Furloni, primario del reparto di Medicina Generale dell’Ospedale di Esine, con il quale abbiamo fatto il punto della situazione sull’attività ed i servizi erogati dalla Unità Operativa da lui diretta. 1. In data 01.02.2014 è stato nominato primario della UO di Medicina Generale presso l’Ospedale di Esine. Qual’è il bilancio di questi primi sette mesi di attività? Quando leggo interviste relative al tema sanità e ospedali, mi chiedo sempre quale sara’ il grado di sincerità dell’intervistato, ovvero quante bugie credibili o mezze verità riuscirà a propinare al lettore o all’ascoltatore. Essendo un pessimo bugiardo ed avendo la tendenza a mantenere uno stretto collegamento fra parola e pensiero, rispondo alla sua domanda in modo diretto: il bilancio personale di questi mesi di attività è assolutamente positivo, nella consapevolezza delle numerose problematiche correlate alla direzione di un Reparto di Medicina e nella certezza che possiamo migliorare ancora. Il personale medico e infermieristico mantiene un elevato profilo professionale, come mi viene manifestato ogni giorno dai familiari dei ricoverati. E questo è sintomo che stiamo andando nella giusta direzione. E’ mia opinione infatti che il nostro compito di medici rimane quello di esercitare la nostra professione, con la competenza, l’entusiasmo e la professionalità che abbiamo acquisito dai nostri Maestri, mantenendo il paziente al centro della nostra azione di diagnosi e cura; è indispensabile stabilire un clima di fiducia che consenta al malato di sentirsi sereno perché seguito e curato al meglio nel “suo ospedale”, nel “nostro ospedale”. Dare risposte concrete ai bisogni di salute in Vallecamonica lasciando polemiche e gossip da salotto ad 5 altri, passare dal “to cure” al”to care”... si può fare, si deve fare. 2. Numeri alla mano, quali sono i dati rilevanti sull’attività del reparto? Le attività del Reparto Medicina hanno mostrato negli anni un progressivo incremento, sia come regime di ricovero che come attività ambulatoriale. Ritengo che anche quest’anno chiuderemo in positivo sotto il profilo strettamente aziendale, anche se la sfida vera è, a mio avviso, recuperare la fiducia di quei cittadini camuni che hanno sentito la necessità o sono stati costretti ad “emigrare” in altre sedi per ottenere prestazioni sanitarie. In questa ottica dobbiamo continuare a lavorare bene, meglio. All’interno del mio Reparto vi sono numerose eccellenze. La Diabetologia, inserita anche sul territorio con una attività qua- 6 litativamente e quantitativamente davvero notevole; il Day Hospital Oncologico, che, nonostante problemi di personale medico e infermieristico (solo parzialmente risolti), continua a mantenere standard elevati sia nella fase diagnostica che nella erogazione delle cure chemioterapiche. L’Unità Operativa di Epatologia che mantiene contatti diretti con il Centro Trapianti di fegato dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ed è all’avanguardia nella terapia dei pazienti con patologie epatiche di natura virale. L’attività ambulatoriale di Endocrinologia, cresciuta ulteriormente negli ultimi mesi. L’ambulatorio di Ematologia che è stato in questi anni un punto di riferimento all’interno dell’Ospedale, ma soprattutto sul territorio, la cui attività mi auguro possa proseguire anche in futuro. L’Hospice e le cure palliative per pazienti affetti da neoplasie. La attività di diagnostica ecografica; l’attività dei nostri infettivologi che con la coordinazione del CIO (comitato infezioni ospedaliere) risolve i quotidiani problemi relativi alle infezioni ospedaliere ed infine l’attività sempre crescente del Day Hospital Internistico. I dati di tutte queste attività sono molto rilevanti e va sottolineato come i colleghi impegnati in tali ambiti hanno anche in carico i pazienti ricoverati, non essendo esclusivamente dedicati alla sola attività ambulatoriale. 3. Quali sono le attività che intende incrementare o stabilizzare? Tutte le attività citate in precedenza vanno stabilizzate ed avranno un incremento, dettato dalla sempre maggiore richiesta dei pazienti, richiesta guidata dalla qualità delle prestazioni erogate. Di recente è stato attivato l’ambulatorio di gastroenterologia e presto verrà ripresa l’attività delle cure palliative territoriali, dopo l’esperienza positiva del progetto pilota del 2012. La presenza di numerosi pazienti con patologia cardiovascolare vedrà l’attivazione di un ambulatorio per la diagnosi e la terapia della ipertensione arteriosa e l’incremento della fase diagnostica mediante l’utilizzo di diagnostica ecocardiografica ed ecg dinamico sec Holter. 4. Spesso si sente parlare dell’importanza di “fare rete” per poter operare in modo coordinato all’interno di un sistema composto da più attori che si occupano di salute e con lo scopo comune di erogare agli utenti camuni un servizio sempre più efficiente e completo. A tal proposito, quali sono quindi i rapporti con la direzione e con i colleghi dell’ospedale e del territorio? Lavorare in équipe e “fare rete” è un modo imprescindibile di portare avanti la propria attività, è un cambiamento culturale che deve essere accettato da tutta la classe medica, pena l’isolamento e la stagnazione in vecchi modelli di medicina, inutili per il medico, ma soprattutto per il paziente. Per quanto riguarda i rapporti con i colleghi dell’ospedale non posso che parlarne bene e con la Direzione si ha la sensazione di una presenza fattiva nella soluzione dei problemi. Relativamente ai Medici del territorio ritengo sia fondamentale la collaborazione con loro per costruire quello che nella mia visione chiamo “ospedale in comune”, non più la vecchia concezione di ospedale arroccato e chiuso nella propria pericolosa autoreferenzialità, ma ospedale aperto alla collaborazione con tutti i medici di famiglia e pediatri, nell’interesse del paziente. L’ASL INFORMA Sanità Camuna L’approccio geriatrico alla riconciliazione farmacologica: una visione multidimensionale per una cura incentrata sulla persona Dr. Paolo Maria Stofler - Responsabile UOS di Geriatria Dott.ssa Cinzia Zanardini - Staff Direzione Sanitaria Aziendale I l dr. Paolo Maria Stofler dal 2006 è dirigente medico dell’ASL di Vallecamonica-Sebino presso la UOC di Medicina e Riabilitazione dell’Ospedale di Esine e da un anno è Responsabile della UOS di Geriatria. L’abbiamo intervistato per approfondire il tema della cura del paziente anziano con particolare riferimento alla terapia farmacologica. L’invecchiamento della popolazione e l’evoluzione della medicina hanno determinato un progressivo aumento della presenza di più patologie nello stesso individuo (comorbilità) e quindi l’aumento del numero di farmaci assunti giornalmente dal paziente. Questo cosa comporta? La realtà oggi ci pone di fronte a pazienti sempre più vecchi, più malati e più trattati; considerando ogni malattia secondo un modello che anche le linee guida continuano ad avere, ma che portano spesso all’assunzione di decine di farmaci al giorno. Il classico modello lineare di approccio al paziente, basato sul passaggio dalla diagnosi, alla prognosi e quindi alla terapia (curative care o curative medicine), considera il malato affetto da una e una sola malattia senza prendere in considerazione il “contesto” in cui il processo morboso si è verificato. Lo stato di salute e la prognosi del vecchio malato, ospedalizzato per un fatto acuto, non sono determinati dalla sola patologia acuta, che pur svolge un ruolo importante; ci sono fattori altrettanto importanti di tipo premorboso: presenti prima del fatto acuto; fattori legati all’ospedalizzazione e fattori post-ospedalieri: legati al rientro al domicilio, che vanno tenuti in considerazione. Quale dovrebbe essere quindi l’approccio del medico nei confronti di un paziente anziano? Le linee guida sono basate su studi rando- 7 mizzati controllati o metanalisi, che spesso escludono o sottorappresentano le età più avanzate, specialmente se in presenza di comorbilità e politerapia. Gli internisti del terzo millennio dovrebbero quindi andare oltre i paradigmi della propria specialità e abbracciare un approccio multisistemico, che tenga conto dei cambiamenti di età correlati, del decadimento cognitivo, della comorbilità, della politerapia, di fattori psicologici e socioeconomici, e delle preferenze personali. Questo passaggio è essenziale per una cura individualizzata del paziente anziano, per avere un approccio prescrittivo razionale e cauto, e innovare la evidence based medicine ad una specifica attenzione agli autcome clinici e alla soddisfazione del paziente. Esistono degli strumenti clinici che permettono l’inquadramento dei pa- 8 zienti, al fine di stabilire una cura individualizzata? Sì esistono. Nella pratica clinica Geriatrica l’assessment multidimensionale è risultato capace di affinare ed aiutare nello stimare la prognosi dell’anziano malato, e quindi di guidare le decisioni terapeutiche; tale approccio è consigliato con sufficiente livello di evidenza dalle pubblicazioni scientifiche internazionali, ed una minima valutazione è indicata nei pazienti anziani ospedalizzati. Per assessment multidimensionale si intende una “batteria” di test in grado di valutare in termini numerici lo stato cognitivo, lo stato di autosufficienza, le capacità motorie e il carico di malattia. I risultati dei singoli test possono essere integrati tra loro al fine di ottenere una stima attendibile di tipo prognostico, sia in termini di sopravvivenza che in termini funzionali. Si ottengono così facendo, tre gruppi omogenei di soggetti: robusti, intermedi e fragili; l’aspettativa di vita di questi 3 gruppi di pazienti, distinti per genere, è progressivamente minore passando dai robusti ai fragili, a parità di età. Un’attenta valutazione del paziente anziano nella sua individualità consente di passare da una “cura centrata sulla malattia” ad una “cura centrata sul paziente”. Quale risposta alla domanda: quale outcome e quale terapia per quel determinato paziente? Nel paziente robusto con lieve comorbilità scegliere come outcome prioritario la vita: terapia curativa (curative o longevus care), nel paziente con moderata disabilità e moderata comorbilità scegliere come outcome prioritario la funzione: terapia di miglioramento (ameliorative care), nel paziente con grave disabilità/terminale e severa comorbilità scegliere come outcome prioritario il controllo dei sintomi: terapia sintomatica (palliative care). Tale approccio andrebbe rivalutato ad intervalli regolari: per beneficio, fattibilità, aderenza, preferenze, rapporto costo-beneficio. La scelta dei farmaci nel paziente anziano risulta quindi un argomento complesso ma fondamentale per un’adeguata cura? La scelta dei farmaci nell’anziano è un argomento in piena fase di sviluppo, iniziare o interrompere una determinata terapia in relazione all’individualità del singolo paziente è argomento complesso e che non sempre trova risposte univoche. Mark Howard Beers, geriatra americano, è internazionalmente noto per avere segnalato i potenziali effetti avversi negli individui anziani di molti farmaci di largo uso. Nel febbraio 2012 il Journal of American Geriatric Society ha pubblicato l’aggiornamento ufficiale della lista di Beers, prodotto da un panel di 11 esperti con i criteri dell’”evidence-based medicine” che vengono utilizzati oggi routinariamente nella predisposizione delle linee guida. In Italia tali criteri sono stati recepiti e codificati, in alcune regioni anche con pubblicazioni formali, scaricaricabili dalle rispettive sezioni dedicate, sui siti regionali. I criteri di Beers individuano farmaci o classi di farmaci che in generale si dovrebbero evitare negli anziani in quanto il rischio di reazioni avverse alla terapia è tale da diminuire il potenziale beneficio. Tale lista include farmaci/classe di farmaci potenzialmente inappropriati articolati in tre categorie: Farmaci che dovrebbero essere evitati farmaci che la letteratura riporta ad alto rischio per l’anziano. Esistono alternative più sicure Farmaci raramente appropriati farmaci efficaci ma non di prima scelta, con un profilo rischio/beneficio e/o beneficio/ costo non favorevole Farmaci da usare solo per indicazioni specifiche farmaci che non hanno alcune indicazioni, ma che spesso devono essere usati sotto stretto controllo. Tali farmaci sono potenzialmente soggetti ad un uso non appropriato I criteri di Beers andrebbero poi integrati dalla valutazione del rischio che alcune molecole presentano nel determinare peggioramento delle funzioni cognitive. Infatti, alcuni farmaci o l’associazione di più d’uno possono, soprattutto in individui predisposti, peggiorare le funzioni cerebrali superiori (es. memoria, attenzione, critica ecc...). Inoltre, l’assunzione di più farmaci contemporaneamente porta ad un aumento esponenziale di interazioni farmacologiche, fortunatamente nella maggior parte dei casi il loro effetto è irrilevante da un punto di vista L’ASL INFORMA Sanità Camuna 9 clinico. Esistono però molecole ad elevata probabilità di interagire tra loro, che, se utilizzate, quasi sempre portano a conseguenze negative. Nell’ambito Ospedaliero/ASL si stanno mettendo in atto alcuni provvedimenti nell’ottica della riconciliazione farmacologica? Nel mese di maggio sono intervenuto su questo argomento in qualità di relatore durante un incontro organizzato dalla Direzione Sanitaria, dal quale è emerso che è necessario un cambiamento culturale nella cura dell’anziano e una condivisione delle conoscenze sulla tematica. A tal proposito quindi ho redatto un documento consultabile da tutto il personale sanitario sulla rete intranet aziendale. Inoltre in collaborazione con il Servizio Farmacia e il Dr. Efrem Gabrieli (Medico di Medicina Generale), ho iniziato un’indagine preliminare su 200 pazienti: 100 dimessi dall’ospedale e 100 dal territorio, al fine di capire l’entità del problema e quindi avere un’idea di quanti soggetti potrebbero beneficiare di questo approccio. L’analisi è tuttora in corso ed i risultati verranno esposti al termine dei lavori tramite l’organizzazione di un incontro. In conclusione, afferma il dr. Stofler, l’approccio alla terapia farmacologica nel paziente anziano, in un’ottica di riconciliazione, deve essere un processo multistep; partendo dal presupposto che di rado gli studi clinici randomizzati controllati sono effettuati sui pazienti che ci troviamo a curare. Il primo passo consiste nell’eseguire una prognosi accurata, possibilmente con l’ausilio degli strumenti dell’assessment multidimensionale geriatrico; l’inquadramento del paziente deve poi essere affinato tenendo conto della comorbilità. A questo punto si avrà una stima della sopravvivenza sufficientemente attendibile, che potrà consentire la prescrizione o la sospensione critica dei singoli farmaci, secondo un’ottica di rischio-beneficio nel tempo. A ciò andrebbe aggiunta un’attenta valutazione delle possibili interazioni che potrebbero avere rilevanza clinica. Tutto questo consente quindi di passare da una cura “centrata sulla malattia” ad una cura “centrata sulla persona”. A scuola per... guarire meglio 10 Il ricovero di un bambino in ospedale comporta un distacco non solo dall’ ambiente familiare, ma anche da quello scolastico con tutti i conseguenti problemi. La Scuola Primaria Statale, sede staccata dell’Istituto Comprensivo di Esine, è presente e attiva presso il reparto di Pediatria dell’Ospedale di Vallecamonica fin dalla sua apertura nel 1992. E’ con estremo piacere e soddisfazione che si presenta l’articolo scritto dalla Direttrice Didattica dell’Istituto Comprensivo di Esine, Prof.ssa Dall’Aglio, e dall’Insegnante Liviana Poetini per meglio far conoscere questa importante nostra realtà. Dr. Stefano Poli Direttore UO Pediatria - Ospedale di Vallecamonica D Dr. Fabio Besozzi Valentini Direttore Sanitario Aziendale al 1992 è presente ed attiva presso l’Ospedale di Vallecamonica di Esine la Scuola Primaria Statale Ospedaliera, sede staccata dell’Istituto Comprensivo di Esine. L’organico è composto da una insegnante titolare che per 22 ore alla settimana, in orario prevalentemente antimeridiano, si occupa di tutte le discipline e di tutte le fasce di età della Scuola Primaria, segue gli alunni della Scuola Secondaria di 1° e 2° grado ed organizza attività adatte anche ai bambini della Scuola per l’Infanzia. Le lezioni si svolgono in un’ampia e luminosa aula, messa a disposizione dall’Azienda Ospedaliera, presso il reparto di Pediatria, diretto dal dr. Stefano Poli, ma la docente può raggiungere i piccoli allievi anche nelle stanze di degenza, soprattutto quando questi si trovano in situazione d’isolamento. Inoltre, i giovani pazienti hanno a disposizione e possono utilizzare liberamente la piccola biblioteca della scuola, in caso di lungo degenza possono mettersi in contatto con la classe di appartenenza mediante specifica strumentazione informatica, trovare occasione di incontro e collaborazione con coetanei, mettersi alla prova partecipando a concorsi, pur trovandosi a vivere in un contesto completamente diverso rispetto alla routine quotidiana. QUAL’E’ LO SCOPO DELLA SCUOLA IN OSPEDALE? - Limita l’isolamento di bambini, ragazzi, preadolescenti ospedalizzati - Favorisce la realizzazione di una situazione di normalità e riduce l’ansia che puo’ essere generata dallo stato di malattia - Contribuisce al progetto di guarigione del bambino malato - Favorisce il recupero dell’autostima attraverso attività gratificanti - Garantisce la continuità del percorso formativo intrapreso nella scuola del paese di provenienza e il diritto all’istruzione L’ASL INFORMA Sanità Camuna 11 CON CHI COLLABORA LA SCUOLA IN OSPEDALE? L’attività dell’insegnante presuppone una stretta collaborazione in primo luogo con l’équipe dei soggetti coinvolti nel “progetto globale“ di assistenza: dai medici agli infermieri, dalla caposala agli ausiliari, ai volontari dell’ associazione “ABIO” (Associazione Bambino In Ospedale), in secondo luogo con varie agenzie educative esterne, come, ad esempio, il Sistema bibliotecario di Vallecamonica. QUALE RICONOSCIMENTO VIENE DATO AL PERCORSO NELLA SCUOLA IN OSPEDALE? Al termine della degenza viene rilasciato un attestato di frequenza comprensivo di eventuali informazioni per gli insegnanti di classe. Il periodo di frequenza della scuola in ospedale è ufficialmente considerato nel monte ore necessario ai fini della validità dell’anno scolastico in corso per gli alunni di scuola primaria, secondaria di primo e di secondo grado. COME OPERA LA SCUOLA IN OSPEDALE? Attraverso: -Un colloquio conoscitivo del vissuto della realtà scolastica del bambino -Una valutazione del livello culturale e del curricolo frequentato - Una programmazione di brevi unità didattiche esaustive su argomenti concordati -La somministrazione di schede didattiche, visione di cd-rom didattici-interattivi, utilizzo di materiale didattico delle scuole di provenienza - L’attivazione di un collegamento informatico con la scuola di appartenenza (docenti e compagni di classe) SCUOLA OSPEDALIERA STATALE OSPEDALE DI VALLECAMONICA PEDIATRIA 25040 Esine (Bs) - Via Manzoni 142 - Tel. 0364 369055 www.icesine.it/scuola_ospedaliera.htm liviana.poetini@ospedalevallecamonica.it livianapoetini@libero.it Customer satisfaction: il tuo giudizio sulla nostra azienda Dr. Fabio Besozzi Valentini - Direttore Sanitario Aziendale Dott.ssa Cinzia Zanardini - Staff Direzione Sanitaria Aziendale 12 O gni anno l’ASL di Vallecamonica-Sebino, così come tutte le ASL della nostra Regione, raccoglie i dati di customer satisfaction, cioè l’indice di gradimento degli utenti rispetto ai servizi erogati. Per rilevare queste informazioni l’Azienda fornisce un apposito questionario da compilare in pieno anonimato agli utenti che sono stati ricoverati presso gli ospedali o che hanno usufruito di servizi presso gli ambulatori dell’ASL presenti sul territorio camuno. Il set di domande permette di esprimere un parere sulla qualità delle cure prestate dal personale medico ed infermieristico, sulla qualità alberghiera e delle strutture, sull’assistenza e le informazioni ricevute relativamente allo stato di salute e all’organizzazione in generale nonché sui tempi di attesa per ottenere un ricovero o una visita. L’utente ha poi la possibilità di segnalare liberamente quali sono le criticità riscontrate o qualsiasi nota ritenga opportuno portare all’attenzione dell’ASL di Vallecamonica-Sebino. La nostra Azienda distribuisce due questionari: uno specifico per la valutazione dei ricoveri e l’altro per i servizi ambulatoriali. L’obiettivo della rilevazione della Customer Satisfaction è multiplo: − permettere all’utenza di valutare il servizio offerto e segnalare, in un ottica costruttiva, le eventuali problematiche riscontrate; − per l’ASL è uno degli strumenti di misurazione delle performance aziendali, degli obiettivi fissati e di valutazione complessiva dell’operato aziendale; − le criticità che emergono dai questionari sono un dato necessario all’Azienda per apportare modifiche e soluzioni migliorative alle attività in atto, perseguendo l’obiettivo della qualità totale. L’anno 2013, con le dovute variabili, conferma il trend positivo della rilevazione 2012, con una maggioranza di utenti “abbastanza soddisfatti” e “molto soddisfatti” sia in ambito ambulatoriale che in regime di ricovero. Le problematiche maggiormente segnalate per l’area ricoveri riguardano carenze di carattere strutturale (dimensione di alcuni spazi), la qualità del vitto nei due ospedali e l’occasionale carenza di personale infermieristico in specifici reparti, spesso dovuta all’elevato numero di degenti. L’area ambulatoriale, sebbene presenti un bilancio positivo, è caratterizzata dalla criticità dei tempi di attesa dalla prenotazione alla data della prestazione, anche se il dato è in miglioramente rispetto all’anno 2012. Per entrambe le aree si rileva la presenza di un gran numero di segnalazioni positive relativamente al personale e ringraziamenti. L’analisi dettagliata delle valutazioni dei singoli servizi ambulatoriali e ospedalieri inoltre raggiungono la soglia di positività del 90%, con percentuali medie complessive tra l’80% ed il 90%. Le informazioni raccolte hanno permesso quindi al management aziendale di valutare la rispondenza tra il livello di qualità percepito ed atteso sia in relazione a ciascun fattore di qualità del servizio che nel suo complesso, con l’obiettivo di far coincidere l’offerta dell’Azienda con le richieste degli utenti. Il miglioramento riscontrato ad esempio sui tempi di attesa rispetto al 2012 è testimonianza del continuo impegno che l’ASL di Vallecamonica-Sebino sta dedicando alla risoluzione delle criticità rilevate. La rilevazione della customer satisfaction risulta quindi un fattore chiave nella gestione dell’Azienda e del suo miglioramento che stimola l’ottimizzazione delle risorse disponibili e l’intervento con azioni mirate e progetti specifici in quegli ambiti dove la soddisfazione degli utenti è risultata debole. L’ASL INFORMA Sanità Camuna Innovativo progetto asl per sclerosi multipla: sono state raggiunte le 100 videoconferenze Dr.ssa Giacinta Pini - Referente progetto Dr. Giorgio Pellegrini - Psicologo 13 ■ La festa per le 100 Videoconferenze L a Sclerosi Multipla è una malattia spesso invalidante e progressiva caratterizzata da lesioni definite placche di demielinizzazione. Viene danneggiata la guaina che riveste i prolungamenti delle cellule del Sistema Nervoso Centrale, cioè il cervello e il midollo spinale. I sintomi della malattia possono essere multiformi; di natura motoria, sensitiva o visiva, ma soprattutto, risultano permanenti e seguono un percorso cronico che può portare verso l’invalidità e la non autonomia personale. Oltre ai deficit funzionali descritti, questa malattia causa frequentemente l’isolamento forzato delle persone che ne soffrono, dal momento che anche semplici movimenti o piccoli spostamenti al di fuori delle mura domestiche risultano faticosi e complicati. Tutto ciò influisce in maniera distruttiva sui loro rapporti interpersonali e sociali. I maggiori rischi del progredire della patologia sono infatti l’isolamento e il ritiro sociale. A partire da queste considerazioni, nel novembre 2011 è stato sviluppato e messo in atto un progetto innovativo dedicato alle persone con Sclerosi Multipla. Promotore del progetto è l’ASL nella figura del Direttore Sanitario Dott. Fabio Besozzi Valentini, con il coordinamento del Dott. Francesco Romellini, responsabile dei Sistemi Informativi. L’iniziativa è stata condivisa dai servizi di Psicologia Clinica, Neurologia e Riabilitazione dell’Ospedale di Esine. L’obiettivo è stato la promozione dei contatti e delle relazioni sociali dei pazienti, attraverso INTERNET. Questo progetto, chiamato “Auto Aiuto Guidato (AAG)”, ha ricevuto l’appoggio dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM) – Sezione di Vallecamonica. I pa- 14 zienti interessati hanno seguito un breve periodo di formazione a domicilio da parte di psicologi ASL. L’obiettivo consisteva nell’insegnamento dell’ ”ABC” dell’informatica, visto che l’iniziativa è strutturata intorno ad una piattaforma web. Gli iscritti sono entrati così a far parte di un Gruppo virtuale che settimanalmente si è riunito attraverso videoconferenze gestite direttamente da psicologi del servizio di Psicologia Clinica. I partecipanti hanno avuto la possibilità di comunicare tra di loro stando comodamente a casa, anche a chilometri di distanza uno dall’altro, con l’impiego di semplici web-cam e connessioni internet. Nel 2014 il numero delle videoconferenze organizzate ha raggiunto la vertiginosa quota 100!! Nel corso di questi due anni gli incontri hanno mantenuto una cadenza settimanale. La partecipazione al gruppo è stata di 26 pazienti, con un media di 6 persone ad ogni incontro. Durante le discussioni on-line i pazienti hanno condiviso esperienze, pareri, timori e speranze riferite al proprio modo di affrontare la malattia. Il ■ In videoconferenza gruppo ha accolto e valorizzato le risorse di ognuno. Sono state affrontate importanti tematiche legate alla malattia, come, per esempio, le novità medico-scientifiche, i farmaci sperimentali, le tecniche di riabilitazione. E’ stato rinforzata l’importanza delle reti sociali e familiari. Tutti gli argomenti trattati in sede di videoconferenza sono stati integrati con più di 80 link e collegamenti tematici, a cui i membri del gruppo hanno potuto accedere per approfondire i loro interessi. Gran parte dei link e approfondimenti sono stati proposti dai pazienti stessi. Conclusioni Scopo del progetto è stato quello di consentire a persone con Sclerosi Multipla il contatto sociale tra loro, utilizzando le risorse dell’ASL. Dopo due anni gli iscritti hanno mostrato le capacità di poter gestire autonomamente la propria presenza all’interno del Gruppo virtuale. Ulteriore sfida è ora quella di favorire la completa autonomia anche a livello organizzativo e strutturale. L’ASL INFORMA Sanità Camuna PSICOLOGIA CLINICA Dipartimento di Salute Mentale Scriveteci a: Servizio di Psicologia Clinica C/O Ospedale di Vallecamonica, Via Manzoni 142, 25040 Esine (BS) o, via mail, all’indirizzo info@menopesoalpeso.it o g.pini@ospedalevallecamonica.it Visita il nostro nuovo sito: 15 www.menopesoalpeso.it CENTRO DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE OSPEDALE DI ESINE Le nuove attività del Centro per la cura di Anoressia e Bulimia Dr.ssa Giacinta Pini - Responsabile Servizio di Psicologia Clinica GIORNATE PORTE APERTE OSPEDALE DI ESINE CENTRO DISTURBI ALIMENTAZIONE 10 OTTOBRE 2014: ore 8.30 - 19.30 11 OTTOBRE 2014: ore 8.30 - 12.30 Info point per avere indicazioni sui disturbi dell’alimentazione (anoressia, bulimia, alimentazione incontrollata...) Workshop per genitori, educatori, insegnanti, istruttori sportivi (con iscrizione) Convegno per operatori sanitari (con iscrizione) Consulenze gratuite (con prenotazione) Per informazioni telefonare dalle 12.00 alle 14.00 dal lunedì al venerdì al numero 0364.369.575 mail: info@menopesoalpeso.it psicologia clinica L ’ambulatorio “Centro per i Disturbi dell’Alimentazione”, che ha sede presso l’Ospedale di Esine, ha l’obiettivo di individuare e curare i disturbi dell’alimentazione come, per esempio, anoressia, bulimia nervosa e alimentazione incontrollata. Nei primi 7 mesi del 2014, le persone seguite dal Centro sono già 48, e di queste quasi tutte hanno intrapreso il percorso psicologico per il trattamento di tali disturbi. Questo numero è decisamente al di sopra della media nazionale. L’apertura del Centro ha infatti permesso di offrire alle persone la possibilità di trattamento direttamente in Valle Camonica. Da giugno 2009 a luglio 2014 il numero totale di persone che si sono rivolte al Centro è di 122, di età compresa tra i 16 ed i 55 anni, prevalentemente di genere femminile. Recentemente si sono avviati due progetti innovativi: il primo è chiamato Ambulatorio Intensivo. Questo Ambulatorio è rivolto ai pazienti età inferiore ai 18 anni. Questo è stato possibile grazie ad un accordo con il Servizio di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, di cui è responsabile il Dr. Francesco Rinaldi. In questo modo, anche i ragazzi che frequentano la scuola, possono ricevere i trattamenti adeguati per combattere e vincere l’anoressia e la bulimia, senza dover sospendere gli studi e allontanarsi per molti mesi dalla propria residenza. 16 ■ L’ambulatorio del Centro per i Disturbi dell’Alimentazione psicologia clinica che non riescono a superare totalmente il problema dell’alimentazione e dovrebbero ricoverarsi in strutture esterne alla Valle Camonica. Le persone seguono un percorso di cura complesso, consumando anche il pasto nel Centro. Ricevono un trattamento a cui collaborano professionisti di diverse discipline, come il medico psichiatra, lo psicoterapeuta, lo psicologo, il nutrizionista e l’infermiere. Nel primo anno di attività, l’Ambulatorio Intensivo si è dimostrato efficace per le persone a cui è stato proposto. Infatti consente l’offerta di un servizio di “nicchia”, innovativo e pienamente coerente con le indicazioni del Ministero della Salute e le Linee Guida internazionali per la cura dei disturbi dell’alimentazione . Il secondo progetto si chiama Protocollo per la presa in carico di ragazzi tra i 15 e i 18 anni. Dai primi mesi del 2014 il nostro Centro ha iniziato ad occuparsi anche della cura di ragazze e ragazzi di Per fissare un appuntamento presso il Centro telefonare al numero 0364 369.670 dal lunedì al venerdì ore 8.30-16.30. ■ Una riunione tra gli operatori del Centro Disturbi Alimentazione L’ASL INFORMA (parte 1) Sanità Camuna La gestione dello stress attraverso la Mindfulness Dr.ssa Chiara Moreschi - Psicologo e Psicoterapeuta N egli ultimi anni, all’interno della comunità medica (non solo psichiatrica), si sente sempre più parlare di “Mindfulness” e delle sue applicazioni nella gestione dello stress e di numerose patologie fisiche e psichiche. Ma di che cosa si tratta? La mindfulness è un modo apparentemente semplice di rapportarsi a ogni esperienza, interna o esterna a noi; è un atteggiamento mentale capace di ridurre la sofferenza, di salvaguardare e mantenere il benessere acquisito, preparare il terreno per una trasformazione personale positiva e modificare il modo in cui rispondiamo alle inevitabili difficoltà della vita. Così come possiamo migliorare la nostra forma fisica attraverso esercizi fisici regolari, possiamo anche sviluppare lo stato di mindfulness con pratiche mentali intenzionali. La mindfulness consiste infatti in un particolare stato mentale che viene coltivato e sviluppato attraverso una pratica meditativa chiamata Vipassana (dal Sanscrito “Vedere le cose per come sono”) o Insight Meditation, i cui effetti sono dimostrati da diversi decenni da numerosi studi scientifici. In effetti l’approccio della mindfulness deriva ed è basato sulla meditazione di consapevolezza – una delle principali tradizione meditative del buddhismo classico – e consiste proprio nel proporre un livello introduttivo di pratica di meditazione che sia adegua- psicologia clinica Origini e definizione del termine mindfulness Da un punto di vista etimologico, il termine mindfulness è la traduzione inglese della parola “Sati” in lingua Pali . La lingua Pali era il linguaggio utilizzato nella psicologia buddhista 2.500 anni fa e la mindfulness era l’insegnamento centrale di questa tradizione, sviluppatasi come metodo finalizzato alla comprensione e alla cessazione della sofferenza umana. Mindfulness vuol dire “consapevolezza”, ma in un senso particolare. Non è facile descriverlo a parole perché si riferisce prima di tutto a un’esperienza diretta. Jon Kabat-Zinn, professore di medicina presso la University of Massachusetts ed eminente pioniere dell’applicazione terapeutica della mindfulness, la definisce come “la consapevolezza che emerge prestando intenzionalmente attenzione, nel momento presente e in modo non giudicante, al dispiegarsi dell’esperienza, momento per momento” (Kabat-Zinn 2003). Si può descrivere la mindfulness come di un modo per coltivare una più piena presenza all’esperienza del momento, al qui e ora. Non si tratta di una tecnica di rilassamento, né di un modo per entrare in qualche forma di trance. Non è una modalità per garantirsi un facile benessere psicofisico. Si tratta di dirigere volontariamente la propria attenzione a quello che accade nel proprio corpo e intorno a sé, momento per momento, ascoltando più accuratamente la propria esperienza, e osservandola per quello che è, senza valutarla o criticarla. 17 psicologia clinica 18 to e adatto a contesti quotidiani, all’esperienza di vita normale che sperimentiamo tutti i giorni. In sintesi un approccio che possa aiutarci a metterci in una diversa relazione col disagio, che prima o dopo, in un modo o nell’altro, tutti sperimentiamo. Benché l’origine della pratica mindfulness derivi dal pensiero buddista, non è necessario abbracciare la religione buddista per praticare lo sviluppo della consapevolezza. Essa è infatti una forma di meditazione non concettuale, universalmente accessibile e non dipende da alcun sistema di credenze, né da alcuna ideologia. La mindfulness rappresenta uno stato mentale con il quale entriamo raramente in contatto durante la vita quotidiana; il tipico stato della nostra mente è infatti assolutamente privo di consapevolezza (gli anglosassoni definiscono questo stato abituale della mente “mindlessness”, cioè l’opposto della mindfulness). Trascorriamo la maggior parte del tempo persi in ricordi del passato o in fantasie e piani riguardo al futuro. Molto spesso inseriamo “il pilota automatico”: la mente è da una parte e il corpo da un’altra. Secondo un recente studio dell’Università di Liegi (2013) le persone mediamente dedicano mentalmente il 43% del loro tempo durante la veglia a pensare al futuro, il 26% al passato e solamente il 15 % al presente (un 16% è di collocazione temporale incerta). Quindi noi dedichiamo quasi il 70 % della nostra vita a due dimensioni temporali che semplicemente non esistono. Quali sono gli esercizi o pratiche principali? L’utilizzo da parte della medicina occidentale delle pratiche di Mindfulness per la promozione della salute è un’acquisizione relativamente recente, iniziata negli anni ’70 negli Stati Uniti con il protocollo MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction - Riduzione dello stress basata sulla mindfulness). Questo protocollo, sviluppato da Jon Kabat-Zinn presso il Medical Center dell’Università del Massachusetts, utilizza un addestramento relativamente intensivo alla meditazione Mindfulness per insegnare alle persone a prendersi cura di se stesse e a vivere in modo più sano, imparando ad adattarsi alle circostanze della vita e a gestire lo stress. Gli esercizi o pratiche meditative principali utilizzate all’interno dei protocolli MBSR sono quelli che utilizzano il respiro e le sensazioni corporee come supporti principali, che aiutano la persona a centrarsi su sé stessa e sul qui e ora, a gestire lo stress e a coltivare attenzione e concentrazione rispetto ai compiti sui quali si ritrova impegnata. Si suddividono sostanzialmente in: • esercizi formali, cioè quelli che richiedono una particolare postura, un ambiente adatto e silenzioso e un certo tempo (dai 15 ai 45 minuti circa) e che prevedono una focalizzazione dell’attenzione sul respiro o il corpo e l’osservazione non reattiva e non giudicante degli stati interni (pensieri, emozioni e sensazioni fisiche). Esempi di esercizi di questo tipo sono il body scan (esplorazione corporea), la consapevolezza del respiro, la meditazione seduta, la camminata consapevole, gli esercizi di movimento consapevole e lo yoga. • esercizi informali, che consistono nel portare maggiore consapevolezza nelle diverse attività quotidiane, ad esempio mentre mangiamo, quando ci laviamo, camminando o durante una prestazione lavorativa. (Continua nel prossimo numero...) L’ASL INFORMA Sanità Camuna Lo specchio della cultura: quando l’immagine è sostanziale Dott.ssa Nadia Baccanelli O 19 I mass media utilizzano sempre più immagini ingannevoli, prodotto finale di attente operazioni di trucco, fotomontaggio e ritocco. Vengono inviati messaggi di perfezione che creano l’illusione che sia possibile per tutti raggiungere l’ideale di bellezza imposto. In tutto ciò, l’industria della moda viene prontamente aiutata dall’industria della dieta, la cui presenza appare oramai massiccia: ovunque è possibile trovare riferimenti a strumenti, strategie e programmi per perdere peso. E’ sufficiente sfogliare una rivista per trovare un’ampia scelta di “rimedi magici”, secondo cui ciascuno può ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo, nell’illusione che, solo perdendo peso, si possa essere felici e risolvere i propri problemi. Non solo la femminilità, ma anche la mascolinità è divenuta bersaglio dell’apparenza esteriore e della cura del corpo. Se una “vera donna” deve puntare a trasformare se stessa attraverso la moda e la dieta, un “uomo vero” deve ostentare un rigoroso esercizio fisico, muscoli voluminosi e un’assidua cura estetica. L’insieme di queste pressioni può provocare insoddisfazione verso il proprio psicologia clinica gni società e cultura, in un dato tempo e luogo, suggerisce modelli, convinzioni e valori che influenzano le nostre esperienze, orientano i nostri modi di pensare e condizionano l’idea e il giudizio che ciascuno ha di sé. Le civiltà occidentali appaiono attualmente sempre più focalizzate sull’imperativo dell’apparenza, della cura e bellezza esteriori, con una richiesta di uniformarsi al modello estetico in voga, che arriva a imporsi come modo per avere un valore, per evitare l’esclusione, per essere accettati e desiderati e per avere successo. In particolare, nella nostra società attuale, l’accento è posto sempre più sull’ideale della magrezza, glorificata come valore da perseguire a tutti i costi. Una magrezza quasi estrema, spesso contrapposta al benessere fisico e psicologico delle persone, è propinata come ideale di bellezza autentica. Ma non solo. Senza una qualche logica, la magrezza viene infatti spesso associata anche a caratteristiche psicologiche positive: le persone magre sono spesso ritenute attraenti, forti, determinate, capaci, volitive. Al contrario, la non adesione a determinati standard estetici viene svilita, sino a essere considerata bruttezza, inadeguatezza, debolezza, fallimento e incapacità. Esperienza comune e quotidiana di ciascuno è ricevere i messaggi inviati attraverso le modelle sulle copertine, i personaggi dello spettacolo e gli slogan pubblicitari, portatori di un modello estetico sostanzialmente uniforme, costruito dall’industria della moda e della pubblicità. Rispetto agli anni Cinquanta, le riviste sfoggiano oggi donne raffigurate sempre più nell’interezza dei loro corpi, con una netta riduzione del peso e della taglia. Senza indugi vengono osannate modelle fortemente sottopeso, a volte tormentate da disturbi quali l’anoressia. 20 corpo o addirittura verso sé, sentimenti di disagio e emozioni negative, quali l’insicurezza, la tristezza, la vergogna, persino il senso di colpa. La “bellezza perfetta”, propinata come obiettivo principale, può spingere le persone a intraprendere un controllo sulla propria alimentazione e sul proprio corpo che, con il tempo, può diventare estremamente rigido e fonte di disagio. La pressione alla “magrezza a tutti i costi” può costituire, infatti, uno dei fattori in grado di favorire modi scorretti di mangiare, pratiche non salutari di controllo del peso e problematiche anche gravi, quali l’anoressia e la bulimia. L’insieme di queste difficoltà, diversamente da quanto si crede, non colpisce solo le adolescenti o le giovani donne: ultimamente si assiste infatti a un allargamento delle fasce d’età, dalle ragazzine prepuberi alle donne adulte. Tutto questo richiede a ciascuno una riflessione critica e costruttiva, il cui obiettivo fondamentale resti il benessere della persona. Lo psicologo risponde Risponde il Dr.ssa Guzza Milva Buongiorno dottoressa, sono una ragazza di 27 anni e non riesco a convincermi ad andare a fare gli esami del sangue. Qualche anno fa ci ho provato, sono stata molto male. Ho iniziato ad avere la nausea, mi girava la testa e mi sembrava di svenire. Ciò che mi fa impressione è la vista del sangue. Ho provato a recarmi in ospedale un paio di volte nell’ultimo periodo per provare a superare questa paura, ma puntualmente sono scappata. È terribile, mi rendo conto dell’assurdo della situazione ma non riesco proprio a controllarmi. Desidero risolvere al più presto questa difficoltà, non so come fare e quindi chiedo a lei dei consigli ed eventualmente a chi posso rivolgermi. Laura G. psicologia clinica “C ara Laura, da quello che racconta in merito alla sua situazione, possiamo ipotizzare di avere a che fare con una fobia specifica che si caratterizza per una paura marcata, persistente, irragionevole o sproporzionata per stimoli precisi (il sangue, gli aghi, alcuni animali, ecc.) o situazioni circoscritte. Nel suo caso è possibile parlare di una fobia clinicamente significativa in quanto è pienamente consapevole dell’irragionevolezza della paura, senza però essere in grado di controllarla. Come spesso accade, chi soffre di una fobia specifica cerca di difendersi dalla paura mettendo in atto il meccanismo dell’evitamento, eliminando così ogni possibilità di contatto con lo stimolo o la situazione precisa che innesca la paura stessa. Così facendo però si continua solo a mantenere il problema. Le fobie specifiche possono essere trattate con un intervento psicologico di comprovata efficacia che prevede l’esposizione graduale e progressiva allo stimolo fobico (nel suo caso, alla vista del sangue). Mediante questo trattamento è possibile arrivare a ridurre nel tempo l’evitamento sino all’estinzione della fobia stessa. Essendo questo un trattamento previsto all’interno della psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale, il mio consiglio quindi è quello di rivolgersi ad una professionista con tale formazione affinché possa aiutarla a risolvere questa problematica nel migliore dei modi. L’ASL INFORMA Sanità Camuna Volontariato: ABIO e le “pere del sorriso” Claudia Bidasio - Responsabile comunicazione ABIO S pesso sono i piccoli gesti che fanno la differenza. Perché tanti piccoli gesti insieme possono costruire qualcosa di grande. Fondazione ABIO lo sa e da dieci anni con un semplice cestino di pere sta aiutando i bambini ricoverati in ospedale. Come? Chiedetelo alle volontarie di ABIO Esine che lo scorso 27 settembre hanno partecipato alla decima Giornata Nazionale ABIO riuscendo a vendere ben 432 kg delle famose “pere del sorriso”. Sì, perché far sorridere è proprio la missione di ABIO. E il sorriso non è certo mancato sul volto delle “irriducibili” volontarie camune che dietro i banchetti dei loro due gazebo (uno all’ingresso dell’Ospedale di Vallecamonica, l’altro nel Centro Commerciale Adamello) hanno saputo coinvolgere i passanti, raccontando la loro esperienza in reparto. “Chi sono i volontari ABIO? Cosa fa esattamente l’associazione? Come si diventa volontari?” Le ragazze hanno risposto a queste e a molte altre domande, cercando di trasmettere la missione di ABIO e di condividere lo spirito che anima l’associazione. Con ironia e determinazione hanno incrinato l’iniziale diffidenza dei passanti frettolosi e hanno catturato gli sguardi dei curiosi riuscendo in poche 21 ore a finire tutte le scorte di pere. Come ogni anno non sono mancati i “fedelissimi” che hanno avuto esperienze dirette in ospedale e sono passati apposta per dare un contributo o gli “affezionati” che hanno riconosciuto subito le famose magliette con l’orsetto. I fondi raccolti serviranno in particolare a finanziare un corso di formazione per nuove volontarie che partirà il prossimo 1° dicembre. Sotto il gazebo, l’anno prossimo, potresti esserci anche tu! Info: 348 0379393 Abioformazione.esine@libero.it Adolescenti verso il mondo del lavoro: un progetto nell’ambito della psicopatologia e disabilità Dr.ssa Paola Martinelli - Assistente Sociale del Servizio di NPIA Dr.ssa Silvia Isonni - Educatrice e Psicologa del Servizio di NPIA 22 L ’adolescenza rappresenta una fase delicatissima dello sviluppo ed a maggior ragione per persone particolarmente fragili quali i disabili e coloro che sono affetti da psicopatologia grave. Come tutti i ragazzi, con le loro famiglie, si trovano ad affrontare cambiamenti fisici, emotivi ma anche di contesto. Ci si avvia al termine del percorso scolastico e il progetto personale, ma soprattutto la domanda “cosa farò dopo?”, si concretizza e diventa di pregnante importanza. Negli anni, come operatori del Servizio di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (NPIA), si sono raccolte le richieste, da parte delle famiglie di ragazzi con disabilità e psicopatologia, di supporto nella costruzione di un percorso successivo alla scuola. Tale necessità diventa ancora più forte quando i ragazzi non sono affetti da patologie invalidanti e quindi non nelle condizioni di poter trovare risposte nella qualificata rete dei Servizi per la disabilità (Centri Diurni per Disabili e Centri Socio Educativi). Ci riferiamo a quegli adolescenti che, pur avendo un patologia iscrivibile nell’area della disabilità, hanno sviluppato buone capacità adattive, autonomie personali e sociali tali da renderli capaci di imparare, con il tempo e il giusto contesto, a svolgere un’attività lavorativa o occupa- zionale. Come operatori di un Servizio pubblico, si è ritenuto doveroso cercare delle possibili strade per rispondere a tale bisogno. La conclusione degli studi coincide spesso con il raggiungimento della maggiore età e con la dimissione dal Servizio di NPIA che in molti casi è vissuto dai ragazzi e dalle loro famiglie come un passaggio delicato. Pensare e progettare insieme questo momento rappresenta la naturale conseguenza di un percorso che per la maggior parte delle situazioni dura fin dall’infanzia; contestualmente permette una riduzione del senso di vuoto che spesso i genitori e i ragazzi avvertono. Regione Lombardia ha approvato e finanziato il progetto del Servizio di NPIA, Dipartimento di Salute Mentale, dal titolo “Interventi di avviamento nel mondo del lavoro per adolescenti disabili o psicopatologici con potenziali requisiti funzionali”. Tale progetto si pone come obiettivo quello di implementare la rete dei percorsi di avvicinamento al mondo occupazionale e lavorativo per utenti con psicopatologia o disabilità. All’interno della NPIA è quindi stata costituita un’equipe (Educatrice ed Assistente Sociale) con la finalità, partendo già dai primi anni della scuola secondaria di secondo grado, di orientare e supportare gli adolescenti e le loro famiglie nell’individuazione di un percorso scolastico, lavorativo o occupazionale adeguato alle risorse personali dei ragazzi stessi. In questo primo anno è stato possibile attuare diversi progetti, che non sarebbero stati realizzabili senza l’importante intervento del Servizio Territoriale Inserimenti Lavorativi Eticosociali (STILE) dell’Azienda Territoriale per i Servizi alla Persona, degli Assistenti Sociali dei Comuni e della scuola. Importante anche l’apporto del Terzo Settore e la disponibilità delle aziende del territorio che hanno Mi chiamo Greta, ho 19 anni e sono nata con un’agenesia sacrale. Fin da piccola sono seguita da un’équipe del reparto di Neuropsichiatria Infantile dell’ospedale di Esine, ed è stata proprio l’équipe a propormi, al termine del mio quarto anno di liceo, per l’estate 2013, uno stage presso la redazione di Teleboario, emittente televisiva locale con sede a Darfo B.T. L’esperienza, rivelatasi piuttosto soddisfacente, aveva come scopo l’orientamento universitario, poiché tra le mie possibili aspirazioni per il futuro figurava anche la carriera giornalistica. Durante il mese di “tirocinio” ho svolto piccoli ma gratificanti incarichi, ad esempio quello di selezionare ed inserire nella “bozza” del Tg gli “appuntamenti” con le manifestazioni del fine settimana. Ho inoltre assistito ad alcune riprese ed al montaggio di svariati servizi, dalle prime fasi alla messa in onda. Ad un anno di distanza non posso certo definirmi una “giornalista finita”, anzi, ho deciso di intraprendere il percorso universitario che mi porterà verso la mia più grande ambizione: insegnare Lettere. Dello stage estivo presso “Teleboario” è rimasto comunque un bel ricordo, soprattutto perché sono queste le esperienze che fanno conoscere al mondo la disabilità, non viceversa, sono le situazioni in cui “l’universo del benessere” viene reso consapevole delle capacità di ciascuno e che aiutano a guardare “oltre la carrozzella”. _v_ Sono un ragazzo di 18 anni. L’anno scorso ho lavorato per circa due mesi in un’officina meccanica a 5 km dal mio paese. Prendevo il pullman tutti i giorni lavorativi per andare e ritornare dal lavoro. È stata una bella esperienza; il mio compito era di controllare dei pezzi meccanici piccoli: dovevo provare il filetto e la grandezza del pezzo, se non anda- L’ASL INFORMA Sanità Camuna accolto i ragazzi nelle varie esperienze. Ma forse, il modo migliore per comprendere appieno il lavoro fin’ora svolto e l’importanza che questi percorsi hanno avuto per i ragazzi, è proprio quello di dar voce ai ragazzi stessi... 23 va bene lo pulivo con l’aria, se poi non andava ancora bene lo mettevo da parte. Con gli operatori andavo d’accordo, erano gentili con me e pazienti. Peccato che è stata una breve esperienza; mi piacerebbe ripetere l’esperienza lavorativa. _v_ Buongiorno, sono un ragazzo di nome Mattia e ho 18 anni. Alla nascita ho avuto dei problemi di salute che ancora oggi mi trascino dietro. Finita la scuola un anno fa, per me il fatto di inserirmi nel mondo del lavoro si è presentato subito come un problema. Con gli assistenti sociali si è pensato ad un progetto di inserimento lavorativo protetto. Da gennaio frequento un laboratorio sociale a Bienno, alla Cooperativa Trapezio, che si trova a 3 km dal mio paese; per me è comodo, così sono indipendente per potermi recare sul posto di lavoro. Io svolgo tutto quello che mi viene richiesto: certi giorni sono al controllo qualità, in altri monto le serrature con l’avvitatore ad aria e le vaschette sul retro della serratura. Altre volte insacchetto i pezzi, li chiudo con la pinzatrice e li metto nello scatolone che poi appoggio sul bancale. Aiuto a spostare le scatole e le cassette pesanti con il muletto oppure con il carrello che si tira o spinge a mano. Là mi trovo benissimo perché è bello il lavoro che faccio e si sta bene con le persone che ci lavorano; nessuno di loro mi ha mai preso in giro o fatto pesare se certe volte non riuscivo a fare qualcosa. È un ambiente sereno dove si può ridere e scherzare e dove anch’io posso esprimermi liberamente. A me servirebbe un lavoro 24 come questo o simile che sia un po’ ripetitivo perché con la memoria che ho mi capita di dimenticarmi ogni tanto le cose che devo fare. Questa esperienza mi ha arricchito molto soprattutto a livello umano perché ho capito che anche le persone che hanno delle carenze a livello fisico o intellettivo possono inserirsi nel mondo del lavoro senza essere discriminati. Spero in futuro che questa esperienza mi sia d’aiuto per trovarmi un lavoro che mi renda indipendente anche economicamente. _v_ Sacca di Esine 11/08/14 Ciao sono Simone, vi racconto un’esperienza bellissima che ho passato all’ASL di Breno circa sei mesi fa. Ho iniziato il periodo di Stage venerdì 7 febbraio alle 8,30, presso il Dipartimento di Cure Primarie dell’ASL di Breno. Ho trovato il banco e il computer pronti per l’utilizzo già la prima mattina di lavoro. Nella prima giornata ho iniziato a conoscere le persone con cui dovevo lavorare e ho cercato di capire in generale che cosa avrei fatto durante questo mese. Il mio tutor era la signora Nadia Vangelisti, una persona molto simpatica e sempre disponibile. Il lavoro mi veniva dato da Germano Sisti, “un collega di Nadia”. Nei primi giorni mi sono occupato di aggiornare il foglio di calcolo rimborso dei contributi delle dialisi e ho scritto una lettera al Papa visto che Nadia è andata a Roma con un gruppo di persone a trovarlo. Quando non c’era da lavorare, Germano mi portava a conoscere le persone degli altri uffici e mi spiegava che cosa stavano facendo, in alcuni casi mi facevano anche fare qualche lavoretto. La mattina entravo alle 8,30 e uscivo il pomeriggio alle 13,30, facendo a metà mattinata una pausa di 10 minuti, il tempo di bere qualcosa alle macchinette con gli altri tirocinanti. In ufficio eravamo in tre: io, Nadia (la Tutor) e Germano. Durante la prima settimana di lavoro non andavo a mangiare e dunque i miei colleghi facevano la pausa pranzo alternandosi l’uno con l’altro per non lasciarmi da solo. Dopo un po’ abbiamo iniziato a conoscerci meglio e così ho deciso di andare anche io con loro a mangiare. Mi avevano detto che al ristorante convenzionato le pietanze erano molto buone, ma non pensavo che si mangiasse così bene. Capitava spesso che alcune dottoresse mi facessero trascrivere dei verbali dei loro incontri con altri medici, alcune volte mi facevano inviare delle mail che contenevano delle informazioni per gli specialisti. Ho socializzato un po’ con tutti, anche con le persone degli altri piani, ma tra me e Germano è nata una grande amicizia, forse perché le cose che interessavano a lui (la musica, gli apparecchi elettronici, la sensibilità politica sindacale e sociale) piacevano anche a me ed è quindi stato facile conoscersi e condividere questa esperienza; infatti abbiamo continuato a rimanere in contatto anche dopo la conclusione del tirocinio. Nadia l’avevo già conosciuta prima in quanto aveva organizzato una giornata di svago (pesca sportiva a Capo di Ponte) con la sua associazione GVS Vallecamonica che si occupa delle persone diversamente abili, quindi è stato facile lavorare con lei. Una giornata particolare è stata il 21 febbraio perché, dopo essere arrivato ed essermi sistemato, è venuta nel mio ufficio la Dr.ssa Caminada e mi ha accompagnato nella sala riunioni dove si erano incontrati i pediatri. Mi hanno spiegato che si incontrano per risolvere vari problemi legati ai bambini, in questo caso mi hanno parlato del problema dell’obesità infantile. In questo periodo ho acquisito nuove competenze e alle volte ho insegnato ai miei colleghi delle tecniche che ti consentono di svolgere più velocemente il lavoro al computer. Questo stage mi ha permesso di conoscere ed incontrare molte persone nuove, alcune delle quali mi piacerebbe rivedere in futuro. Ringrazio ancora tutti i miei colleghi per la festa e i regali che mi hanno fatto l’ultimo giorno di Stage. Mi ricorderò sempre di voi grazie a questa bellissima maglietta. Vi saluto tutti!!! ;-) D urante il ciclo di incontri inerenti le tematiche sulla menopausa si è osservato che la condivisione in gruppo di una attività facilita la conoscenza dei sentimenti, delle emozioni e delle paure che accompagnano tale fase di vita. Il confronto empatico tra le partecipanti, guidato dagli stimoli che di volta in volta gli operatori hanno fornito, ha permesso alle donne di essere aiutate a riformulare una nuova immagine di sé; un senso di sé congruo al momento di vita, non per questo meno valorizzante, ma anzi ricco di nuove possibilità strettamente connesse ad una nuova forma di benessere, che consenta di vivere la menopausa come un evento naturale, connotato da cambiamenti che possono attivare ansie e paure, rispetto alle quali abbiamo e possiamo attivare grandi risorse personali e collettive. Arricchite dall’esperienza condotta, continueremo il nostro cammino auspicando che questo spazio di pensieri ed emozioni possa costituire un’opportunità di creatività e consapevolezza per altre donne. Una donna vicina alla menopausa porta con sé moltissimi stereotipi culturali riguardanti questa fase della sua vita. In alcuni casi si tratta di vere e proprie dicerie popolari o di leggende metropolitane, in altri casi di saperi incompleti, spesso di dubbi o paure che vengono da lontano. E’ bene che le donne sappiano di potersi rivolgere al Medico di famiglia con fiducia, sia esso uomo o donna, perché il medico può e deve essere un punto di riferimento importante per la donna che si appresta a vivere questo cambiamento naturale, dandole la possibilità di affrontarlo con la maggior consapevolezza e sicurezza possibili, fornendole le informazioni di base su quanto potrebbe accadere al suo corpo e alla sua psiche, sulla prevenzione, sempre importante, ma ancora di più dopo questo “giro di boa” e soprattutto le indicazioni sugli eventuali percorsi a cui ha la possibilità di accedere. Riportiamo alcune riflessioni delle partecipanti: “... nel corso di questi incontri sono diventata consapevole di come sia giusto che ogni donna si prenda “il proprio spazio” per sentirsi ancora attiva, per vivere in serenità, come ha fatto fino al momento della menopausa...” “... ho capito come sia importante potersi prendere del tempo per sé, non è stato facile dopo una vita dedicata ai figli, alla famiglia, al lavoro e ai genitori anziani. Tutti questi impegni mi facevano sentire importante e necessaria, poi il vuoto, non c’era più bisogno di me. Ora sto imparando a prendermi cura di me stessa, a dedicarmi del tempo e questo mi ha dato una notevole dose di autostima ...” “... mi sono trovata a riflettere e trarre la conclusione: se si crede nella vita, nel rapporto con gli altri, se abbiamo fiducia in noi e nelle nostre possibilità, se non ci si abitua alla sofferenza e se lo sguardo riesce ad andare ”oltre la siepe”, anche il cambiamento (la menopausa) che è avvenuto e che avviene in ognuno di noi, entra a far parte di quel percorso che è la vita, e che è inarrestabile, ma che può essere visto come una ricerca di nuove emozioni che diano significato al nostro quotidiano.” Sulla scorta di queste riflessioni, l’intento degli operatori è quello di proporre e di attivare dei gruppi che diano alla donna uno spazio per esprimere le proprie emozioni riguardo al periodo del climaterio e che consentano loro di raggiungere un buon insight (consapevolezza) su questo periodo di transizione. Infatti, quando una donna, durante la transizione della menopausa, acquisisce una buona consapevolezza riguardo ai propri sentimenti, può vedere questo cambiamen- L’ASL INFORMA Sanità Camuna Alberta Tosini - Ostetrica; Dr.ssa Tiziana Torri - Psicologa; Consultorio Familiare di Breno 25 informa famiglia Il passaggio della menopausa. Ciclo di incontri a cura del Consultorio Familiare di Breno 26 to sotto una nuova luce, la consapevolezza si rivela come un momento unificatore di una serie di esperienze di vita che fanno parte della propria biografia e viene a costituire un nuovo modo di orientare il proprio comportamento . Una caratteristica importante del gruppo risulta essere la possibilità di creare un clima accogliente, libero dai giudizi, critiche e consigli, in quanto solo in un clima di questo genere le partecipanti possono arrivare a percepire diversamente i propri problemi, modificare la propria prospettiva e riconoscere le proprie responsabilità relative al proprio benessere. La scelta di una dimensione di gruppo per i problemi della premenopausa e menopausa è giustificata dal fatto che l’intento principale è quello di costruire una dimensione di dialogo, di ascolto, nella convinzione che il gruppo ha in sé l’energia e la forza sufficiente per far circolare emozioni e risorse, sviluppando le capacità di ciascuno, oltre che spostare l’attenzione dal conduttoreterapeuta-psicologo inteso come detentore di un sapere, alle partecipanti intese come soggetti attivi in grado di mettere in campo le proprie risorse necessarie al raggiungimento di un benessere fisico e psicologico. Vogliamo infine riportare un messaggio di ringraziamento delle partecipanti il corso presso il Consultorio Familiare di Edolo: “A conclusione degli incontri “Benessere della donna in menopausa” vogliamo esprimere il nostro apprezzamento e ringraziamento per questa importante ed utile iniziativa. Un grazie di cuore a tutti gli specialisti intervenuti, che con competenza, professionalità e sensibilità si sono messi gentilmente a nostra disposizione. Auspichiamo di poterli nuovamente incontrare per approfondire ulteriori altre tematiche. Grazie! Le partecipanti” IL PASSAGGIO DELLA MENOPAUSA Un nuovo ciclo di incontri è previsto per il mese di ottobre 2014 Consultorio Familiare di Breno via Nissolina n.2 IV Piano Per informazioni e prenotazioni: Tel. 0364.329408 consultorio.breno@aslvallecamonicasebino.it Gli argomenti trattati: Pensieri, emozioni ed aspetti psicologici di un cambiamento Il cambiamento e l’accettazione di se’, sia da un punto di vista mentale che fisico, per individuare strategie per vivere al meglio un periodo della vita che può essere ricco di stimoli e di attività coinvolgenti. Operatori: Ostetrica e Psicologa informa famiglia Il ginecologo risponde I più rilevanti cambiamenti legati alla menopausa da un punto di vista medico. Confronto sulla terapia ormonale sostitutiva: vantaggi e svantaggi. Operatori: Ostetrica e Ginecologo S.O.S. Alimentazione L’alimentazione più adeguata per affrontare l’età matura, anche per prevenire le patologie più frequenti legate a questa fase. Importanza dell’attività fisica ed esami clinici raccomandati. Operatori: Ostetrica e dietista Mettiamoci in moto Semplici esercizi corporei per la prevenzione dell’incontinenza urinaria e per il mantenimento della tonicità dei muscoli perineali. I movimenti che aiutano a preservare l’elasticità delle pareti vaginali. Operatori: Ostetrica e Fisioterapista Maturità e benessere relazionale Cambiamenti nella sessualità matura, sia da un punto di vista fisico, che psicologico. Come si evolve la percezione di sé e quali potrebbero essere le conseguenze sulla relazione di coppia e sul rapporto con i figli. Operatori: Ostetrica e e Psicologa L’ASL INFORMA Sanità Camuna La promozione del benessere del bambino in età prescolare Dr.ssa Genny Poetini - Psicologa Consultorio Familiare di Edolo S 27 spazio di dialogo e di confronto finalizzato alla condivisione della progettazione, all’individuazione di strategie operative funzionali alla gestione del rapporto con l’alunno, all’attivazione di canali di comunicazione mirati a raggiungere più efficacemente i bambini e le loro famiglie, nonché la verifica del raggiungimento degli obiettivi. La comunicazione alla famiglia della necessità di un approfondimento psicodiagnostico o di una consulenza psicologica ai genitori relativamente agli aspetti educativi è sempre un momento molto delicato e complesso, che incontra la sofferenza legata alla consapevolezza di un disagio e i meccanismi di difesa eretti dal genitore che tende a negare o normalizzare le difficoltà legate alle varie fasi dello sviluppo. Avviare un dialogo e un confronto non giudicante tra la famiglia, gli informa famiglia ono trascorsi ben undici anni dalla prima edizione del progetto Pinocchio, promossodai Consultori Familiari dell’ASL di Vallecamonica-Sebino, finalizzato alla promozione del benessere del bambino in età prescolare. Il progetto, così come il personaggio della celebre fiaba di Collodi da cui prende il nome, è cambiato e si è sviluppato anno dopo anno, seguendo un’evoluzione che ci auguriamo sia stata altrettanto positiva per i bambini “mezzani” individuati come portatori di una qualche forma di disagio (difficoltà di apprendimento e/o affettivorelazionali) e per i quali sono stati attuati degli interventi volti a potenziare le abilità e le risorse presenti. Pur cambiando negli anni le modalità di svolgimento, l’obiettivo è rimasto invariato: promuovere una forma di prevenzione precoce e allargata, secondo una logica di rete, che vede protagonisti gli insegnanti, gli operatori psico-sociali che operano nelle realtà territoriali e la famiglia, rappresentando un approccio utile per identificare, contenere e ridurre evoluzioni disabilitanti che possono insorgere fin dai primi anni della scuola primaria e che limitano la promozione dell’autonomia del bambino sotto il profilo cognitivo, sociale e affettivo. La scuola dell’infanzia rappresenta per tali ragioni il luogo elettivo per cogliere le modalità di espressione delle difficoltà e per prevenire precocemente lo sviluppo di patologie psicologiche, attraverso la progettazione dei primi interventi educativi e didattici, strettamente legati alle specifiche problematiche individuali ed al contesto di vita del bambino. Gli insegnanti sono stati accompagnati in questo importante compito attraverso degli incontri di supervisione con le psicologhe dei Consultori Familiari dell’ASL. La supervisione si configura come uno informa famiglia 28 insegnanti e gli operatori del Consultorio consente di affrontare e superare tali resistenze, individuando strategie di intervento condivise ed efficaci. Alla luce delle linee guida regionali, si è ritenuto necessario potenziare la funzione preventiva della scuola e della famiglia, valorizzandone il compito educativo, attraverso la crescente attivazione di percorsi formativi rivolti agli insegnanti ed ai genitori dei bambini frequentanti la Scuola dell’infanzia. Le proposte formative hanno permesso di consolidare la collaborazione, costruita nel corso del tempo, tra le diverse figure coinvolte. Nel corso degli anni i temi affrontati sono stati numerosi: le parole che facilitano la comunicazione, i disturbi del comportamento e le stategie per affrontarli, il disegno infantile, il gioco, le emozioni dei bambini... Nell’ultima annualità gli incontri formativi, sia per i genitori che per gli insegnanti, si sono focalizzati sull’approfondimento di tematiche relative all’educazione all’affettività e alla sessualità. La modalità di conduzione degli incontri, sia con i genitori che con gli insegnanti, attiva ed esperienziale, ha stimolato le riflessioni e gli scambi tra i partecipanti al gruppo, permettendo di andare oltre il mero confronto sugli aspetti teorici legati al tema. Ora, dopo oltre un decennio di attività, si è ritenuto di fare una pausa per riflettere e valutare nuove modalità per raggiungere l’obiettivo del benessere del bambino, secondo una forma di prevenzione che metta in rete famiglia, scuola e operatori psico-sociali. Nel frattempo siamo certi che il progetto Pinocchio, oltre ad aver raggiunto il principale obiettivo suddetto, ha contribuito anche ad arricchire in genitori ed insegnanti la conoscenza delle funzioni del Consultorio Familiare, delle diverse figure professionali che vi operano e delle modalità di accesso, e la collaborazione costruita negli anni sarà terreno fecondo per nuove progettualità. In conclusione si riportano le testimonianze di due genitori che hanno partecipato al ciclo di incontri di formazione presso il Consultorio nello scorso anno scolastico: “Ho partecipato al primo incontro chiedendomi se non fosse troppo prematuro un “corso” per genitori di approccio alla sessualità dei bambini in età prescolare. Mi aspettavo delle lezioni teoriche e distanti con consigli difficilmente applicabili nella realtà. Invece da subito si è creato tra genitori e operatrice un clima di interazioni e scambi molto interessante. Abbiamo svolto degli esercizi molto utili, ci siamo soffermati a riflettere su aspetti della vita in famiglia che spesso nella fretta degli impegni non consideriamo, abbiamo parlato molto tra di noi e abbiamo ascoltato. Abbiamo scoperto di essere tutti noi genitori “nella stessa barca”, abbiamo condiviso ansie comuni, abbiamo evidenziato una generale difficoltà nell’affrontare l’argomento sessualità con i nostri piccoli bambini e abbiamo riscontrato in tutti gli stessi dubbi se la strada che stiamo seguendo sia quella migliore. Abbiamo vissuto anche molti momenti spassosi nel riportare opinioni e racconti dei bambini. La condivisione dei nostri pensieri e la guida dell’operatrice sono risultati in una serie di semplici regole su cui basarci nel parlare con i nostri figli per fare in modo che ogni argomento riguardante la sessualità sia affrontato in maniera semplice corretta e naturale “ Mamma Elisabetta “Ho partecipato con molto interesse ai tre incontri formativi per genitori di bambini frequentanti la scuola dell’infanzia tenuti presso il Consultorio Familiare di Edolo. Ho raccolto molti spunti di riflessione sui vari aspetti della sessualità/affettività infantile e su come parlare ai bambini di questi argomenti, grazie alla preparazione della relatrice e al confronto con gli altri genitori. Quest’ultimo aspetto è stato particolarmente stimolante ed è spaziato anche su tematiche diverse rispetto al principale argomento trattato, sintomo forse di una necessità dei genitori di confrontarsi maggiormente, di condividere bisogni e di trovare insieme agli altri e alla specialista, delle conferme o delle risposte a dubbi e perplessità genitoriali. Auspico pertanto future possibilità offerte dall’ASL per incontrare altri genitori e per approfondire anche argomenti diversi, al fine di avere strumenti nuovi per aiutare i nostri figli nella crescita” Papà Riccardo L’ASL INFORMA Sanità Camuna Report osservatorio dipendenze Valle Camonica Dr.ssa Marina Salada - Referente Osservatorio e Prevenzione Utenza presa in carico anno 2013 Nell’anno 2013 i Servizi Dipendenze (Servizio Territoriale Dipendenze, Servizio Multidisciplinare integrato) hanno trattato 740 soggetti residenti nel territorio di Vallecamonica Sebino, di cui 373 per problematiche connesse all’uso di sostanze stupefacenti illegali e 367 per dipendenza da sostanze alcoliche. Rispetto all’anno precedente si rileva un aumento complessivo del numero di soggetti con problematiche legate all’uso di sostanze stupefacenti legali e illegali. Si evidenzia una maggior incidenza dell’utenza di sesso maschile sul totale dei soggetti in trattamento, distribuita in fasce d’età che comprendono l’età minorile fino agli over 60 anni. Si assiste progressivamente ad un invecchiamento dell’utenza e ad un innalzamento dell’età media dei soggetti trattati, tale dato rispecchia la realtà del fenomeno dipendenza a livello Regionale e Nazionale. Gli utenti in carico ai Servizi hanno prevalentemente un’età oltre i 39 anni. Si registra un lieve calo del dato ■ Tabella Utenti SERD ■ Tabella Utenti SMI sono presenti, più frequentemente che nei non consumatori, comportamenti o abitudini che possono aggravare il rischio connesso all’uso di alcol, quali l’uso quotidiano dell’automobile o l’abitudine al fumo. 29 informa famiglia L o Staff Osservatorio Dipendenze ha pubblicato sul sito istituzionale dell’ASL (www. aslvallecamonicasebino.it) il Report Osservatorio Dipendenze anno 2013 che descrive l’evoluzione del fenomeno in Vallecamonica da un punto di vista quali-quantitativo. Di seguito si riporta un’elaborazione sintetica dei dati contenuti nel Report, che peraltro rispecchiano l’andamento dei consumi a livello nazionale. Dalle indagini campionarie sulla popolazione eseguite dal Dipartimento Politiche Antidroga, contenute nell’ultima Relazione al Parlamento 2013 sull’uso di sostanze stupefacenti e tossicodipendenza, in Italia emerge che: • la cocaina e l’eroina segnano una costante e continua contrazione della prevalenza di consumatori; • gli allucinogeni e gli stimolanti registrano un trend in leggero aumento del consumo; • il fenomeno cannabis su internet è in forte espansione; • la ludopatia (gioco d’azzardo patologico) stima che circa il 3% della popolazione tra i 15 e i 64 anni ne sia affetta; • l’abuso di alcol in Italia riguarda il 25,4% degli uomini ed il 7,3% delle donne di età superiore a 11 anni. Nei consumatori di bevande alcoliche informa famiglia 30 relativo ai soggetti con provvedimenti amministrativi della Prefettura e un lieve aumento del dato relativo a soggetti con provvedimenti emessi dalla Commissione Medica Locale. Nel corso del 2013, rispetto alle sostanze, si evidenzia un aumento considerevole di soggetti dipendenti da cocaina e una riduzione di utenti che utilizzano oppiacei. Dal punto di vista epidemiologico il dato complessivo di soggetti che richiedono la presa in carico ai Servizi è da considerare un indicatore solo della richiesta, non è un dato esaustivo per la conoscenza dell’evoluzione del fenomeno locale. Un indicatore più descrittivo circa la diffusione di droghe è il numero dei nuovi casi. Si segnala inoltre che l’atteggiamento delle nuove generazioni verso l’uso e l’abuso di sostanze stupefacenti si presenta mutato rispetto al passato e sembra polarizzarsi verso nuove tendenze che richiedono opportune strategie di prevenzione e di intervento. Nuova utenza presa in carico La nuova utenza presa in carico costituisce un dato significativo dell’andamento del fenomeno nell’ultimo biennio: nel 2013 gli utenti trattati sono stati 226. Al SERD il 72%, della nuova utenza è rappresentata dal sesso maschile ed il 28% da quella femminile, mentre allo SMI l’83,4% della nuova utenza è rap- presentata dal sesso maschile ed il 16,6% da quella femminile. Si può notare che la maggioranza dei soggetti che accedono per la prima volta al servizio hanno un’età compresa tra i 20 e i 60 anni. Quella tra i 20 e i 49 anni rappresenta la classe d’età più numerosa oltre cui si colloca il 50% dei casi. PREVENZIONE Accanto alla cura e al reinserimento dei soggetti con patologia da abuso o dipendenza, anche l’intervento sul mondo dei consumi e della popolazione giovanile è stato coordinato in rete con gli Enti accreditati pubblici o privati presenti sul territorio della Valle Camonica. Il Dipartimento Dipendenze ha pertanto riorientato in questi anni l’attività dell’area prevenzione conformando i propri interventi alle evidenze di efficacia della letteratura internazionale e alle linee guida della Regione Lombardia. Il Progetto Life Skills Training Program e il Progetto Unplugged hanno coinvolto la scuola, gli insegnanti e gli studenti in maniera attiva e interattiva. Le unità didattiche realizzate hanno aumentato nei destinatari competenze e abilità di tipo sociale. L’ASL INFORMA Sanità Camuna Conciliazione: due progetti sul territorio della Valle Camonica Dr.ssa Giuseppina Barcellini - Psicologa Dip. ASSI - Progetto “Conciliamo!” presentato dal Comune di Darfo Boario Terme, di cui è l’Ente capofila. I partner del progetto sono la Cooperativa Casa del Fanciullo e la Cooperativa Azzurra. Il progetto si propone di erogare incentivi economici a famiglie del Comune di Darfo Boario Terme in situazione di fragilità individuate dal servizio sociale comunale. Le azioni previste sono di due tipologie: il Servizio CAG per il periodo scolastico, aperto dal lunedì al venerdì dalle 14.00 alle 17.00 e l’Assistenza Educativa durante il periodo estivo per l’accompagnamento di minori con disabilità all’interno di attività ricreative e socializzanti. I destinatari sono i bambini da 6 a 10 anni e le loro famiglie, soprattutto quelle in condizione di fragilità. Ai minori con disabilità è dedicata in specifico l’azione dell’Assistenza educativa per l’inserimento in attività socio-animative, soprattutto quelli non occupati in altre attività o con situazioni familiari disagiate. Si identificano, per ciascuno dei due anni scolastici, dodici minori per i quali vi sia a disposizione un contributo mensile per la frequenza di uno spazio educativo pomeridiano. Inoltre, per i minori con disabilità, è previsto un contributo biennale per l’inserimento in spazi aggregativi per un numero di circa 70 ore ciascuno. - Progetto “RSA: quale conciliazione possibile? Progetto sperimentale in tre RSA della Valle Camonica” presentato dal Comune di Breno, di cui è ente capofila. I soggetti partner individuati sono: la Fondazione Ente Celeri Onlus, la Fondazione Giovannina Rizzieri Onlus, la Fondazione Ninj Beccagutti Onlus, la Fondazione Valeverti Onlus, Comis Cooperativa Sociale Onlus, Cooperativa Sociale Margherita scs Onlus, CISL- Funzione pubblica sebino, CGIL Lombardia SRL, UIL e GAL di Vallecamonica e Valdiscalve. Tale progetto si propone di promuovere il benessere organizzativo, del lavoratore/lavoratrice e dei suoi familiari attraverso la creazione di un modello di welfare aziendale e interaziendale. I destinatari del progetto sono circa 150 lavoratori/lavoratrici impiegati/e nelle tre RSA individuate. Le azioni previste sono tre: 1) Rilevazione dei bisogni di conciliazione nelle tre RSA attraverso la somministrazione di un questionario a tutti i dipendenti e l’organizzazione di focus group tematici volti a rilevare il clima organizzativo e, nel contempo, i bisogni di conciliazione. 2) Messa a punto di azioni di conciliazione emerse nella fase di rilevazione dei bisogni. Si ipotizzano servizi utili all’ aiuto nella cura dei figli minori e dei componenti anziani e/o disabili della famiglia, nonché all’esecuzione di commissioni, quali il pagamento delle bollette. 3)Azioni di formazione peer to peer da parte delle RSA che fanno parte della sperimentazione rivolta alle altre RSA che si trovano sul territorio, al fine da un lato di diffondere la cultura della conciliazione e dall’altro di favorire la sperimentazione, con conseguente messa a sistema, di strumenti di flessibilità all’interno degli enti coinvolti. Parallelamente a queste iniziative l’ASL di Vallecamonica- Sebino si propone di avvia- 31 informa famiglia R egione Lombardia con dgr. n. X/1081/2014 dà disposizioni in ordine alla valorizzazione delle politiche territoriali di conciliazione, dei tempi lavorativi con le esigenze famigliari e delle reti di imprese che offrono servizi di welfare. L’ASL di Vallecamonica, conseguentemente a questa dgr ha indetto un bando rivolto gli Enti del territorio, affinché potessero progettare sul tema della conciliazione. I progetti presentati, che prenderanno avvio nell’autunno 2014 e avranno una durata biennale, entrambi approvati e finanziati, sono due: re un percorso di formazione “sul campo” e un orientamento alla strutturazione di un servizio stabile di consulenza rivolto alle aziende del territorio, con la finalità di affiancare le stesse nell’avvio di percorsi di conciliazione aziendale, facendo emergere le potenzialità positive che tali percorsi possono creare sia in termini di benessere personale del lavoratore, sia di benessere 32 aziendale inteso come “clima” di lavoro e miglioramento dei processi e della capacità produttiva. Offrire l’opportunità di inserire un consulente direttamente in azienda garantisce da un lato un rapporto diretto con il responsabile delle risorse umane e, per quanto riguarda il nostro territorio, data la dimensione delle aziende presenti, con il datore di lavoro. Psicologia dell’emergenza: un intervento sul campo Dr. Ermanno Scotti - Responsabile Servizio Fragilità; Dr.ssa Arianna P. Savoldelli - Psicologa psicoterapeuta Servizio Fragilità Che cosa è.. informa famiglia L a psicologia dell’emergenza è la disciplina che studia i processi psicologici e il comportamento individuale, gruppale e comunitario in situazioni di crisi. Mentre gran parte della psicologia tradizionale si occupa dei processi psichici (cognitivi, emotivi, psicofisiologici, comportamentali) che avvengono in situazioni “normali”, la psicologia dell’emergenza si occupa di come tali processi vengono attivati e rimodulati nelle situazioni non ordinarie di calamità, disastri, ed emergenza. Tali condizioni fuori dall’ordinario contesto di vita, nonché i loro esiti immediati e nel lungo periodo, incidono sulle capacità di adattamento e sul benessere delle persone e delle loro comunità di appartenenza. Dal punto di vista clinico, gli interventi di psicologia dell’emergenza si possono rivolgere alle persone direttamente coinvolte nell’evento critico (vittime primarie), ai loro familiari o ai testimoni diretti dell’evento (vittime secondarie), o ai soccorritori intervenuti sulla scena che, spesso, sono esposti a situazioni di particolare drammaticità (vittime terziarie). In ambito non clinico, si occupa altresì di previsione e prevenzione dei rischi e di programmazione e gestione dei soccorsi. Un pronto intervento psicologico in caso di eventi critici ha lo scopo di: • prevenire ulteriori danni fisici e psicologici; • aiutare a stabilizzare la risposta comportamentale immediata dei soggetti coinvolti; • promuovere un ritorno più veloce e completo a livelli di funzionamento precedenti all’incidente; • semplificare gli interventi dei soccorritori, contenendo o evitando reazioni di panico. Nel corso della storia, è sempre stata data attenzione alle persone coinvolte in disastri, catastrofi, genocidi ed altri eventi critici. Si è sempre prestato soccorso all’uomo colpito da una grave emergenza, rivolgendo, tuttavia, un’attenzione quasi esclusiva al corpo, alle ferite fisiche piuttosto che a quelle psicologiche. Proprio qui si inserisce il passo avanti che la nostra società contemporanea sta compiendo: superare l’attenzione esclusiva al corpo e alle ferite fisiche ed occuparsi anche delle ferite psi- Affinché si sviluppi il disturbo post-traumatico da stress non è tuttavia indispensabile che l’esperienza vissuta sia stata effettivamente catastrofica (una guerra, un incidente aereo, un grave incendio o una calamità naturale devastante), ma che la persona coinvolta l’abbia percepita come tale. Entro certi limiti, quindi, la probabilità che si instauri il disturbo non dipende solamente dal tipo di evento vissuto, ma anche dal profilo psicoemotivo e da fattori di vulnerabilità individuali della persona interessata. L’insieme dei sintomi attraverso i quali questo disturbo si manifesta, possono essere molto diversi da persona a persona ma, in generale, il sintomo cardine è rappresentato dalla “riesperienza del trauma” che consiste in un insieme di intense sensazioni e ricordi così realistici da dare alla persona l’impressione di rivivere il momento catastrofico. Pur essendo consapevole di L’ASL INFORMA Sanità Camuna non essere nel luogo e nel momento già vissuto, gli elementi che stimolano il ricordo e le sensazioni che ne derivano sono esattamente sovrapponibili a quelle originali. Altre manifestazioni tipiche del disturbo post-traumatico da stress sono l’appiattimento affettivo (con perdita di interesse verso cose, persone e situazioni), uno stato di allerta costante (caratterizzato da tensione, ansia, iper-reattività agli stimoli, difficoltà di concentrazione e insonnia) e l’evitamento degli stimoli che possano, in qualche modo, ricordare il trauma. Tutto ciò determina una sensazione di disagio invalidante che si ripercuote pesantemente sulla capacità di adattamento dell’individuo e ne compromette seriamente il funzionamento sociale, lavorativo e relazionale. L’insorgenza del disturbo posttraumatico da stress può intervenire anche a distanza di mesi dall’evento traumatico e la sua durata e gravità può variare; per questa ragione si rende necessario attuare interventi precoci per trattare adeguatamente e profondamente il disturbo, evitando il protrarsi della condizione di difficoltà e la cronicizzazione dei sintomi, con tutte le conseguenze personali e sociali che questo comporterebbe. 33 In azione... I recenti fatti relativi all’esondazione del torrente Re in Alta Vallecamonica hanno informa famiglia chiche, altrettanto gravi e profonde. Una delle conseguenze psicologiche più gravi cui possono essere esposte le vittime di un evento traumatico, è rappresentata dal disturbo post-traumatico da stress. Questo disturbo può insorgere in soggetti di qualunque età che siano stati esposti, direttamente o indirettamente, ad una situazione drammatica che ha implicato un rischio per l’integrità fisica o per la vita, propria o di altre persone. informa famiglia 34 condotto allo sfollamento e alla messa in sicurezza di un certo numero di persone per il pericolo di allagamento delle abitazioni. Il Servizio Fragilità dell’ASL di Vallecamonica Sebino, in collaborazione con il Dipartimento di Prevenzione, è stato attivato su segnalazione del Sindaco del comune di Sonico, per effettuare una valutazione delle condizioni psicologiche di un’anziana signora che vive sola, particolarmente provata dagli eventi; svegliata in piena notte, è stata allontanata dalla sua abitazione rimanendo molto impressionata dalla grande quantità di acqua che defluiva proprio davanti a casa sua. è stata effettuata una visita domiciliare e compiuta un’osservazione approfondita delle condizioni generali della signora al fine di valutare, non solo gli aspetti psicologici ed emotivi, ma anche la presenza di fattori di vulnerabilità, personali e di contesto, che possono concorrere all’instaurarsi di una condizione permanente di disagio. Gli elementi raccolti hanno evidenziato la presenza di alcune criticità (lieve stato di allarme ed ansia, tristezza, accompagnata da pianto, solitudine,...), e resa necessaria l’attivazione della rete sociale territoriale al fine di predisporre interventi appropriati di sostegno e monitoraggio dello stato di disagio della signora, allontanando la possibilità di un’evoluzione psicopatologica. Si ritiene importante sottolineare che il garantire interventi di psicologia delle emergenze insieme alle tradizionali azioni istituzionali, possa contribuire significativamente a promuovere e tutelare il benessere della popolazione, limitando i danni derivati dall’esposizione ad eventi traumatici che, negli ultimi anni, stanno diventando sempre più frequenti anche in Vallecamonica, oltre che in Italia e nel mondo (calamità naturali, fatti di cronaca particolarmente drammatici, ...). Ampliare la gamma di servizi offerti dall’ASL con la psicologia delle emergenze, diventa sempre più una necessità, richiede personale formato e qualificato che operi in stretta sinergia con altri Dipartimenti e Servizi, nonché con il territorio, il luogo dove vivono le persone, con i Sindaci, i servizi sociali territoriali e gli enti che, capillarmente diffusi in Vallecamonica, erogano servizi sociosanitari domiciliari, semiresidenziali e residenziali. L’ASL INFORMA Sanità Camuna Un sentito GRAZIE a: Sig. Francesco Maffolini, Presidente dell’ASD Master Rapid SKF di Pian Camuno; Sig. Fermo Maffolini e famiglia di Pian Camuno per la donazione di un elettrostimolatore Vitalstim specifico per il trattamento della disfagia con relativi elettrodi, del valore di € 2.200,00, a favore dell’UO di Riabilitazione specialistica dell’Ospedale di Esine Sig.ra Anna Bianchi per la donazione di n.3 materassi antidecubito del valore di € 713,70, a favore dell’UO di Pneumologia dell’Ospedale di Esine Sigg.ri Dario Morandini e Gaia Monchieri di Piancogno per l’iniziativa promossa in occasione del battesimo del figlio Gabriele, che ha portato alla donazione da parte di soggetti diversi (Aziende e privati) di € 6.400,00, a favore dell’UO di Pediatria dell’Ospedale di Esine Azienda “Forgiatura Mamè” di Cividate Camuno per la donazione di € 300,00 a favore del Servizio di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (NPIA) Spindial SpA di Felino (PR) per la donazione di 5 carrelli ed una cucinetta del valore commerciale complessivo di € 5.512,56 a favore dell’UO di Nefrologia e Dialisi dell’Ospedale di Esine ANDOS - Comitato di Vallecamonica-Sebino, per la donazione di € 3.500,00 volti a finanziare la prosecuzione della borsa di studio finalizzata alla continuità del supporto amministrativo per reparti dell’area chirurgica dell’Ospedale di Esine ORA È POSSIBILE SFOGLIARE SANITÀ CAMUNA ANCHE SU iPAD E ALTRI TABLET Camuna La nostra rivista è ora consultabile anche in versione L’ASL digitale per iPad e altri Tablet, tramite i sistemi INFORMA operativi OS e Android. La pubblicazione digitale è stata arricchita con contenuti multimediali, grazie ai quali l’esperienza di lettura diviene unica. L’applicazione “Sanità Camuna” è presente gratuitamente su App Store, dove troverete uno scaffale virtuale nel quale, man mano che verranno pubblicate, appariranno le nuove uscite che potrete salvare sul vostro dispositivo. Una volta scaricata, la rivista è sempre consultabile, anche in assenza di collegamento internet. L’applicazione è scaricabile anche dall’ home page del nostro sito www.aslvallecamonicasebino.it per Android; lì troverete anche il link diretto con App Store. 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