GENNAIO 2015 • ANNO XXVI Spedizione in Abbonamento postale gruppo III/70 • € 2,00 • COPIA OMAGGIO F lash Magazine communications ARTE CULTURA POLITICA ATTUALITÀ SPORT SPETTACOLO “ Non mi importa di dovermi sedere sul pavimento a scuola. Tutto ciò che voglio è istruzione, e non ho paura di nessuno ” IL PERSONAGGIO DELL’ANNO Malala Yousafzai Premio Nobel per la Pace Copyright Promograph Comm Sas - 0775212261 FARMACIA PALLESCHI OMEOPATIA • FITOTERAPIA • DIETETICI • DERMOCOSMESI Farmacia dott.ssa Maria Palleschi Frosinone • Via Marittima 208/210 • tel. 0775.251351 Sommario GENNAIO 2015 EDITORIALE 7 POLITICA LOCALE 8/9 FLASH MAGAZINE COMMUNICATIONS PRESIDENTE ONORARIO Angelo Mauro D’Angelo POLITICA NAZIONALE 11 DIRETTORE RESPONSABILE Nicandro D’Angelo CAPOREDATTORE CENTRALE Massimo Sergio GARANTE DEL LETTORE Angelo Mauro D’Angelo ARCHIVIO FOTOGRAFICO Promograph Communication sas LA CRESCITA DELLA BPC 13 PROGETTO GRAFICO Promograph Frosinone AMBIENTE E TERROTORIO: IL PERCHÈ DELL’EXPO finito di stampare il 07/01/2015 26/27 EDITRICE Promograph Communication sas DIREZIONE E REDAZIONE viale America Latina, 8 03100 Frosinone - Tel. 0775.212261 r.a. tel/fax 0775/212261 REFERENZE LETTERARIE: PIERO CESARI 28 www.flashmagazineonline.it e-mail: nick@flashmagazine.info e-mail: massimo@flashmagazine.info e-mail: info@flashmagazine.info e-mail: flashmagazine@virgilio.it MALALA E LE DONNE DEL MONDO MUSULMANO 34/35 Aut. Tribunale di FR n.199 Iscritto Registro Nazionale della Stampa n.4866 - ROC 3347 Iscritto presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri al n.2926 del 23/08/1990 Questo periodico è associato all’Unione Italiana Stampa Periodica stampa: Gescom S.p.A - Viterbo L’ARTE ALLO SPECCHIO: DIALOGHI SEGRETI... 50 Spedizione: abbonamento postale gruppo III/70 Gli articoli firmati esprimono l’opinione dei rispettivi autori. Manoscritti e foto, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Non è consentita la riproduzione anche se parziale dei testi, delle fotografie, nonchè della grafica pubblicitaria senza la preventiva autorizzazione scritta della Testata. Le proposte di collaborazione ed il relativo materiale redazionale sono da ritenersi a titolo gratuito, unitamente al relativo materiale pubblicitario in assenza di preventivo accordo scritto. DISTRIBUZIONE Vendita esclusiva per abbonamento QUOTE ABBONAMENTO (IVA inclusa) Abbonamento annuale sostenitori 11numeri € 70,00 Abbonamento Vip € 150,00 Sponsor-Sostenitore € 300,00 DISTRIBUZIONE & CONSEGNA GPC costo fascicolo € 2,00 (iva inclusa) IVA assolta dall’Editore ai sensi dell’art. 74 lett. del D.P.R. 26/10/72 n.633 e succ. mod. nonchè ai sensi del D.M. 29/121989 copie 13.000 SPORT 62-63-64-65 COLLABORANO angelo mauro d’angelo, massimo sergio, mauro sabetta, antonio di tacco, amedeo brogli, claudia ambrosetti, gabriele sabetta, simone sergio, mauro d’angelo, mario cerroni, enzo rossi, jago, kaukoff, emanuela crescenzi, mario catullo gentilcore, rodolfo coccia, chiara carla napoletano, barbara turriziani, cesare marinacci, simone morano, roberto marini, lucio lucchetti, bianca santoro, ilaria antonucci, luigi bracaglia morante, leonardo manzari, giovanni grande, elda altobelli, gabriele maniccia, grey estela adames, giovanni lotito, delfina ducci La Qualità non ha prezzo, è la realizzazione di un desiderio ma anche un’abitudine irrinunciabile ® Promograph - Simone Morano Photographer Sfornati e Mangiati Conc.: Magnanti Osvaldo - Via del Casale, 7 Frosinone tel 0775 291520 - 0775 291862 editoriale DALLA FINESTRA DEL CAMPANILE Nicandro D’Angelo Malala.. la forza del coraggio Dal suo diario – 3 giugno 2009 “- Ho Paura- Avevo paura di andare a scuola perché i Talebani hanno emanato un editto che proibisce a tutte le ragazze di frequentare la scuola” Q ualcuno si chiederà perché la nostra rivista ha voluto iniziare il nuovo anno con questa copertina.. Perché il Personaggio dell’anno? Bene la risposta è univoca: è la storia di una ragazza che rappresenta i giovani, il loro futuro, la speranza di avere un domani un mondo migliore. Malala è diventata una fonte di ispirazione per i giovani del mondo e in particolare del Pakistan”. In molte vogliono diventare “leader” come lei e “servire” il Paese “con lo stesso spirito”, in particolare per l’impegno nel battersi per rendere l’educazione fruibile a tutti i bambini. La 17 enne attivista pakistana, di religione musulmana, lo scorso ottobre è stata insignita del riconoscimento, assieme all’omologo indiano Kailash Satyarthi, induista, in prima linea nella difesa per i diritti dei bambini. Personalità del mondo della politica, della società civile, ma anche giovani e semplici cittadini, riconoscono il coraggio, la passione e la nobiltà della battaglia della giovane per il Pakistan. Si tratta di un “onore” per una nazione che, spesso, è nota per gli attacchi dei miliziani, “islamizzazioni” forzate, attacchi suicidi e la guerra aperta contro l’istruzione femminile. Malala - già vincitrice un anno fa del premio Sakharov il 9 ottobre 2012 è rimasta vittima di un attentato talebano nella Swat Valley, in una zona della provincia di Khyber Pakhtunkhwa, al confine con l’Afghanistan, roccaforte degli estremisti. È stata colpita mentre si trovava a bordo dello scuolabus che l’avrebbe accompagnata a casa, dopo le lezioni del mattino. Fonti ufficiali hanno riferito che la giovane, salvata grazie a una campagna di mobilitazione internazionale, era diventata famosa nel 2009 all’età di 11 anni, per aver tenuto un blog sul sito in lingua locale della Bbc in cui denunciava gli attacchi dei fondamentalisti islamici pakistani contro i civili e in particolare contro gli istituti scolastici femminili. Nel suo discorso, il giorno della consegna del Nobel, Malala ha parlato dell’importanza della pace e dell’istruzione: «Perché i Paesi che chiamiamo forti sono così potenti nel creare le guerre ma così deboli nel portare la pace? Perché dare le pistole è così facile, mentre dare i libri così difficile? Viviamo in un’epoca moderna e pensiamo che nulla sia impossibile. Siamo andati sulla luna 45 anni fa e forse presto atterre- remo su Marte. Allora, in questo XXI secolo dobbiamo essere in grado di dare a tutti i bambini un’istruzione». In particolare, ha ricordato le bambine che non vengono istruite solo per il fatto di essere femmine: «Racconto la mia storia non perché sia unica, ma perché è la storia di molte ragazze. Io rappresento molte ragazze, sono quei 66 milioni di ragazze prive di istruzione. E oggi quella che si alza non è soltanto la mia voce, è la voce di quei 66 milioni di ragazze dietro le quinte. Qualcuno le ha chiesto: quali sono le fonti di ispirazione? “Una sola fonte di ispirazione è Benazir Bhutto, due volte premier, assassinata da estremisti islamici nel dicembre del 2007”. Ho voluto alzare il sipario di questo 2015 e puntare i riflettori su un esempio di coraggio, di forza ed intraprendenza, un esempio da donare a tutti gli italiani giovani e meno giovani. Il cambiamento é frutto del singolo e non può rimanere relegato a un desiderio.. è coraggio e azione. 7 Politica locale La politica che non c’è. Intanto il numero 9 è il favorito del sindaco Ottaviani Nicandro D’Angelo L e pensa tutte il Sindaco Ottaviani, pur di rimanere a galla e non lasciare, a suo dire, questa città in balia dello tsunami rischiando il comune il “Default”. Azzera la Giunta, si sottopone ai piccoli “ricatti”, promuove i primi nove della staffetta (Giunta), insomma non molla!. Grande tenacia il nostro Avvocato sindaco. Chi pensava di vederlo dimissionario si è illuso: “Ma come fa a reggersi a galla?”; qualcun altro: “Grande manovratore!”; ancora: “.. essendo dotto si è calato nelle vesti dantesche riportandosi al numero 9”. Manco a farlo apposta la Giunta Ottaviani è formata da 9 Assessori. Questo 9 porta davvero fortuna al nostro “amato” Sindaco. Dante, nella Divina Commedia divide in 9 i gironi dell’Infermo e i cieli che fanno corona all’Emisfero, il cielo supremo, sede di Dio. Nel Vangelo, per Gesù, tutto si compì nell’ora nona (9). Spesso lo incontriamo nell’architettura di templi sacri: 9 porte, 9 gradini, 9 finestre. Nove (9) erano gli scalini che portavano al trono imperiale cinese. Nell’antica Roma, quando accadeva un fatto prodigioso (e prodigiosi erano per gli antichi tutti i fatti insoliti) si festeggiava con un Novendiale, nove (9) giorni di festa; e così nove (9) giorni di lutto per ricordare i defunti. Ottaviani instaurerà i “Novendiale Frusinati” con il numero 9. Dopo la lunga notte degli inciuci (molti parlano dell’ex eurodeputato Pallone) a proposito c’è stato il defenestramento dell’addetto stampa Valentino Mingarelli, con la new entry Daniela Di Vincenzo (ex portavoce di Alfredo Pallone) scacco al re e la Regina va sul trono. Bene! passiamo alla Giunta, così detta dei 9. Compaiono, finalmente due donne. Ombretta Ceccarelli, confermata alla Pubblica istruzione, le Politiche sociali, le Pari opportunità e le Politiche giovanili e Rossella Testa (donna del salto della quaglia con casacche diverse). Il Sindaco le ha affidato la Riqualificazione del centro storico, le Politiche per la trasparenza e la Semplificazione. Ricompare Massimo Renzi con la delega al Commercio, il Suap e le Attività produttive. Fuori Tagliaferri, ma chi dei Taglaferri, qualcuno si chiedeva? Ecco che quel famoso 9 rispunta. Nessuno dei due fuori, anzi il buon Fabio (tutti lo credevano a casa) viene rinforzato oltre che ai Lavori pubblici anche con la delega alle Manutenzioni, Segue la conferma ad Enrico Straccamore ai Fondi comunitari, ai Gemellaggi, all’Agricoltura e all’Artigianato (qualcuno ha detto che 8 non seguirà mai l’esempio del presidente Napolitano:“non si dimetterà mai). Continuano le nomine con il collaudato Riccardo Mastrangeli al Bilancio e Finanze (il grande Richelieu che con la sua raison d’Etat ha salvato dal Default il comune di Frosinone). Gennarino Scaccia al Personale, la Polizia locale e la Sicurezza. Max Tagliaferri al Patrimonio, i Rapporti con gli Enti pubblici ed economici, i rapporti con i sistema industriale, la protezione civile e la governance quale verifica e controllo degli indirizzi di governo (Mai tanta grazia ricevuta!). E per chiudere il nono (9) Francesco Trina: Ambiente, Trasporti, e la Mobilità urbana. Il dado è tratto, alle 20,42 del 2(9) di dicembre la squadra del 9 è varata. Noi osservatori e addetti ai lavori, in un primo momento ci siamo chiesti se c’era un errore nella formazione della Giunta, mancavano le deleghe alla Cultura, allo Sport e ai Servizi sociali e all’Urbanistica. Ma mica il Sindaco si sarà inventato qualche altra cosa? E’ proprio così! Scarpe grosse e cervello fino. L’ex assessore Giampiero Fabrizi e Carlo Gagliardi rimarranno in panchina, più precisamente osserveranno un turn-over ciclico e poi entreranno in campo (per modo di dire) saranno niente di meno che reintegrati. Avevamo pensato che il manuale Cencelli (1967) fosse superato nella politica nazionale e locale, mentre Ottaviani l’ha pienamente reintrodotto per regolamentare la suddivisione della torta in modo soddisfacente per tutti. Quali le critiche delle opposizioni? Angelo Pizzutelli del Pd ha dichiarato: “La maggioranza, o quel che ne resta, in questi giorni sta tentando in ogni modo di far passare in secondo piano un teatrino, anzi un valzer davvero vergognoso, con il sindaco che prima ritira le deleghe e poi cerca disperatamente di ricostruire un puzzle al quale però mancano i pezzi importanti. Ma la cosa più buffa è che Ottaviani, con una soddisfazione davvero fuori luogo, si è vantato di aver ricompattato la sua coalizione, salvo poi essere smentito dai suoi”. Noi assertori del bene comune di questa città, ci auguriamo che l’amministrazione possa varare importanti progetti quali lo stadio Casaleno, il viadotti Biondi, la qualità della vita (la nostra città e relegata agli ultimi posti) e non per ultimo il caso di via Le Lame che ha prodotto grandi quantità di percolato che hanno contaminato le falde acquifere. Politica locale La maggioranza ha il mal di pancia.... Massimo Sergio …E d il Primo Cittadino ha dovuto svestire in fretta e furia i panni dell’avvocato per indossare quelli del medico curante, preoccupato e pietoso, conducendo un’azione di ravvedimento subitaneo se non addirittura di redenzione. Alcuni membri dell’Esecutivo del capoluogo si sono ravveduti sulla via di Damasco, altri su quella che conduce ad Alatri: ambedue le strade comunque porteranno non so spiegarmi dove! Anche il Sindaco, sulle surriferite strade lastricate di pessime intenzioni, s’è trasformato da capitano di ventura coraggioso e burbanzoso, quale potè essere un Braccio da Montone, in un tremebondo Guerin Meschino dalle quartine umoristiche, scendendo qui a più miti consigli e adeguandosi alla bisogna. Aveva fatto fuoco e fiamme, aveva paventato le dimissioni sue e di tutta la Giunta e perciò ciascuno per i propri interessi e per non dover perdere lo scranno comunale, i così detti ribelli impenitenti, sono addivenuti ad un accordo degno di un salomonico giudice. I nuovi assessorati sono stati ricoperti da diversi consiglieri e tecnici esterni per un periodo lungo un quadrimestre, quindi a tempo determinato, e fino ad esaurimento, non si sa se nostro o di quelli che formano la compagine di maggioranza. A questo proposito calzano a pennello o meglio a ciccio di sellero, le parole fra le altre scritte dallo scomparso scrittore napoletano Domenico Rea, nel suo libro “L’altra faccia”: “E si verifica, con ricorrente monotonìa, che mentre gruppi di persone lavorano a formare una coscienza nazionale e unitaria, gli altri, quasi tutti gli altri, ne approfittano per la soluzione del loro particulare…”. Con buona pace del toscano e polemico Francesco Guicciardini. Tutto questo lo si evince dal laconico comunicato stampa emesso dal Comune di Frosinone in data 29 dicembre u.s.: “Il sindaco Nicola Ottaviani ha proceduto all’assegnazione delle nuove deleghe assessorili, confermando le funzioni e le attribuzioni di buona parte dell’esecutivo. A Rossella Testa è stata assegnata la riqualificazione del centro storico, la promozione del territorio, le politiche per la trasparenza e la semplificazione; a Massimiliano Tagliaferri il patrimonio, i rapporti con il sistema industriale e con gli enti pubblici ed economici, la protezione civile e la governance quale verifica e controllo degli indirizzi di governo; ad Enrico Straccamore la delega ai fondi comunitari, ai gemellaggi, all’agricoltura e all’artigianato; a Fabio Tagliaferri lavori pubblici e manutenzioni; a Gennarino Scaccia il personale, la polizia locale e la sicurezza; a Riccardo Mastrangeli il bilancio e le finanze; ad Ombretta Ceccarelli la pubblica istruzione, le politiche giovanili, le pari opportunità e le politiche migratorie; a Francesco Trina l’ambiente, i trasporti e la mobilità urbana. Le deleghe dell’assessorato alla cultura, allo sport e quella dei servizi sociali saranno successivamente assegnate a Giampiero Fabrizi e Carlo Gagliardi, che si occuperà anche di pianificazione territoriale. La delega all’urbanistica viene conservata dal sindaco anche al fine dell’attuazione dei programmi di riqualificazione attualmente in fase di definizione”. Il neretto degli interessati è mio perché bisognerà tenerseli bene a mente i personaggi di questa prima infornata assessorile; altri nominativi li conosceremo fra quattro mesi, come in un bussolotto, come se giocassimo alla morra oppure a zibidì zibidè buca c’è! E’ diventato uno spasso, un giocarello per bambini, la decina che ci comanda. Ci si è sempre raccomandati di avere testa e cuore in chi sta al potere: ora la testa c’è ed è sistemata, ma il cuore non saprei proprio dirvi dove sia andato a finire!... Tutti gli assessori avranno per un quadrimestre le loro gatte da pelare, chi più chi meno. Qualcuno addirittura, dovendo dar credito alle incombenze della delega assegnata, dovrebbe anche rivoluzionare il nostro tran tran quotidiano e compassato: roba da far tremare le vene ed i polsi! Evidentemente c’è chi si è scervellato nel capare tali illustri assessori. Ve ne sono molti che sono stati confermati e su questi non si può dir nulla perché hanno già ampiamente dimostrato di essere all’altezza delle aspettative e dei propositi. Su qualche nome dei nuovi avrei qualche rèmora, e non dico altro, anzi, come direbbe il grande comico nonché principe napoletano, Totò, “ho detto tutto!”, ma avremo tutto il tempo di riparlarne!... 9 CAFÈ & RESTAURANT VIA MONTI LEPINI, 56 - FROSINONE TEL. 328.6192220 - SEMPRE APERTI Forum cafè frosinone PAGAMENTO BOLLETTINI RICARICHE SIM Copyright Promograph Comm Sas - 0775212261 FORUM Politica nazionale La legge e l’inganno Era arrivata la norma “super salva Silvio” L’art. 15 del Decreto legislativo sui reati tributari del 2000 aveva introdotto a sua volta un 19-bis, il numero 74, dal titolo lusinghiero, “causa di esclusione della punibilità” BERLUSCONI AVREBBE POTUTO BENEFICIARE DELLA DEPENALIZZAZIONE E CASSARE LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE PER LA CONDANNA A 4 ANNI NEL PROCESSO MEDIASET Nicandro D’Angelo È vero che a Natale si diventa più buoni e ogni “marachella” viene messa da parte, però che il 24 di dicembre del 2014 (vigilia di Natale) il Consiglio dei ministri vara un Decreto legislativo nel condono fiscale, che depenalizza chi evade fino al 3% dell’imponibile e di conseguenza consentirebbe a Berlusconi di cambiare il suo destino giudiziario, questo mi sembra un pò troppo. Premesso che questa Testata non ha nulla contro il Presidente di Forza Italia, Dr. Silvio Berlusconi, ma censurare una legge che di fatto aggira una sentenza definitiva passata ingiudicato, è davvero troppo. Lo stesso avvocato Franco Coppi ha dichiarato: “La legge si può ben applicare a Berlusconi”. Questo vuol dire che se venisse approvata una legge molto più favorevole al condannato rispetto alla precedente, consentirebbe di cambiare le sorti anche di una sentenza definitiva. Invece l’avvocato Nicolò Ghedini, difensore del Dr. Berlusconi, ha precisato che il piccolo comma in questione si applicherebbe solo alle dichiarazioni infedeli, mentre non sarebbe applicabile per i delitti che hanno visto l’ex Premier condannato per frode fiscale. In sostanza cosa dice l’articolo 15, che introduce a sua volta un 19-bis nel famoso decreto legislativo (possiamo dire ex, noi stiamo andando in stampa e il testo dovrebbe tornare a palazzo Chigi) sui reati tributari del 2000. “Per i reati previsti dal presente decreto, la punibilità è comunque esclusa quando l’importo delle imposte sui redditi evase non è superiore al 3% del reddito imponibile dichiarato o l’importo dell’imposta sul valore aggiunto evasa non è superiore al 3% dell’imposta sul valore aggiunto dichiarato. Per tali fatti sono raddoppiate le sanzioni”. Quale conseguenza nei confronti dell’ex Cavaliere condannato?. Secondo la sentenza Mediaset, Berlusconi raggiunge una percentuale dell’1,91 per cento, quindi se si facesse il processo adesso il suo reato non esisterebbe più. Di conseguenza, i suoi legali, potrebbero fare un “incidente di esecuzione”; quindi potrebbe cadere la sentenza e con lei anche l’interdizione dai pubblici uffici. Ovviamente, se cadesse la sentenza, cadrebbe anche l’esclusione dalle candidature della legge Severino, che è solo una conseguenza della condanna. Questo pasticciaccio a chi imputarlo?: a Renzi, o come sono finite queste 5 righe nel testo?. Renzi smentisce categoricamente di essere l’autore della norma. Il ministro dell’Economia Padoan ha dichiarato la stessa cosa; anzi dal Mef si addita la responsabilità a palazzo Chigi, perché – affermano – che il testo sarebbe entrato lì senza la norma che poi è stata aggiunta. Ma palazzo Chigi accentua il punto dicendo che il “pacco” è arrivato così dal Mef e votato articolo per articolo. Il giallo rimane. Renzi perde di credibilità insieme a tutto il suo apparato e due Organi della Repubblica Italiana sono l’uno contro l’altro: Tesoro contro palazzo Chigi. Cosa hanno detto i partiti politici? Grillo dal suo blog: “Ci riprovano. Non basta una evasione fiscale di 180 miliardi. Abbiamo pure un premier che la protegge”. Il leader leghista Matteo Salvini attacca: “La solita renzata del premier che un giorno fa una cosa e l’altro la disfa”. Ma non sono solo le opposizioni a scagliarsi con il premier Renzi. Pippo Civati, del Pd va duro contro il segretario-premier: “Il decreto si è scritto da solo, a insaputa di tutti, Renzi e Padoan hanno il dovere di chiarire”. Intanto il sipario si chiude con una forte lacerazione tra gli Organi dello Stato e il decreto in questione dovrebbe essere “congelato” per 90 giorni. 11 Banca Popolare del Cassinate LA BPC CRESCE ANCORA E SI AFFERMA Grey Estela Adames D i solito a fine anno si fa il bilancio di quanto compiuto dei progetti proposti nel corso dei mesi ed al tirar delle somme si sanno i risultati positivi e purtroppo anche quelli negativi. Non è il caso della Banca Popolare del Cassinate che nell’Atlante delle Banche leadre 2014 s’è attestata al terzo posto nella classifica dei “creatori di valore” riguardanti le banche italiane medie, a testimonianza d’una crescita costante ed un’affermazione continua. Questi i dati numerici espressi e riconosciuti da un’autorevole pubblicazione, mentre per la classe dirigenziale dell’Istituto ciociaro tutto ciò ha avuto un significato ancor più valido e probante, trovando riscontro nell’impegno di quanti hanno operato con passione e professionalità messe in campo a fronte dell’ottimo esito conseguito. D’altra parte non bisogna dimenticare che la storia della Banca s’intreccia con la storia stessa del nostro territorio, con la sua cultura e le sue tradizioni, essendo essa sempre presente in maniera fattiva per sostenerne le rinomanze culturali ed artistiche. Tutto questo ed altro ancora è stato confermato dalle parole del Presidente, Donato Formisano, nell’incontro avvenuto a Frosinone, il 10 dicembre u.s., nell’accogliente struttura della filiale, addobbata a festa per il Santo Natale onde offrire alla gente ed alla città un tocco di luci e colori, auspice di festa ma soprattutto di fiducia nel futuro. Anche il vice Presidente della BPC, Vincenzo Formisano, nel suo sentito discorso ha voluto sottolineare come l’impegno dell’Istituto cassinate possa essere riassunto in un unico concetto: “Abbiamo a cuore un capitale prezioso: il nostro territorio”. Per uscire dalla crisi sarà necessario continuare a documentare il proprio impegno a custodire i valori della propria terra, mettendo in risalto quelli che sono insiti negli scopi originari della Banca: attenzione alla persona, avendo cura delle relazioni personali con essa, e la conoscenza capillare e profonda del territorio su cui si opera. L’amore dimostrato dall’Istituto di credito per il territorio si chiarisce e si spiega con i progetti di restyling dei layout delle agenzie e delle filiali impegnandosi sempre più a renderle accoglienti, gradevoli ed innovative. Per cui in un momento di crisi che il mondo sta attraversando la cosa più importante da mettere in luce è la fiducia che deve rinsaldarsi in un rapporto più stretto con le persone, siano esse i soci della Banca, gli abitanti, i clienti, gli stakeholder e così via. La Banca è stata tra le antesignane a proporre progetti che sostenessero le imprese start up del territorio dimostrando ancora una volta lungimiranza e capacità organizzativa a riguardo di un settore dell’economia che si mostrava innovativo e coraggioso. Mentre a chiusura dell’incontro frusinate il Direttore Generale, Nicola Toti, nell’esprimere soddisfazione e compiacimento per gli obiettivi raggiunti, non poteva esimersi dal rivolgere un sentito ringraziamento a tutto lo staff di direzione, ai capi area territoriali, ai reggenti, a tutto il personale di rete e della direzione generale per la competenza e la disponibilità nei confronti della clientela, che ha permesso il raggiungimento di tali ambiti traguardi. D’altronde risultati simili non si sarebbero potuti ottenere se non ci fosse stata da parte degli organi di vertice della Banca la consapevolezza della professionalità e della validità di una gestione oculata in aderenza coi valori delle banche popolari ed obiettivi ben chiari e precisi, dimostrato anche dal fatto che da tempo il Consiglio di Amministrazione ha dettato le linee guida del nuovo piano strategico 2015/2017 con la dimostrazione che la Banca si conferma ancora una volta di essere al servizio del territorio. Anche il nostro giornale si associa a quanto detto e riportato dagli illustri relatori ed augura alla Banca Popolare del Cassinate un anno, il 2015 appena arrivato, pieno di ottimi e proficui esiti favorevoli! 13 OSSERVATORIO GIURISPRUDENZIALE VICE PROCURATORE ONORARIO PRESSO IL TRIBUNALE DI FROSINONE Scindibilità del cumulo in caso di liberazione anticipata speciale L a Corte di Cassazione, Prima Sezione Penale, con la sentenza n. 53781 del 2.12.2014, depositata il 30.12.2014 (Presidente M.C. Siotto, Relatore M.Cassano) ha stabilito che è legittimo lo scioglimento del cumulo laddove venga richiesto un giudizio sull’immediatezza della concessione delle liberazione anticipata speciale ed il condannato abbia espiato la parte di pena relativa ai delitti elencati nell’art. 4 bis L. n. 354 del 1975, per i quali vi sarebbe un limite ostativo. Con questa decisione la Corte di Cassazione precisa in punto di diritto: 1) che non sussiste alcuna questione di legittimità costituzionale relativa alla previdenza tra l’art. 4 D.L. 23 dicembre 2013 n 146 e la legge di Conversione 21 febbraio 2014 n. 10, con la quale veniva abrogato l’articolo 4 citato; 2) che non sussiste alcuna successione di leggi penali nel tempo ex art 2 c.p. e art. 25 Costituzione in materia di esecuzione delle pene detentive e di misure alternative alla detenzione, ma si applica il principio del tempus regit actum, in quanto le stesse non hanno carattere di norme penali sostanziali (vedi Sez. Unite, sent. n. 24561 del 30 maggio 2006; e Sez. Unite, sent. n. 20 del 13 luglio del 1998); 3) che la nuova normativa (L. n. 10 2014) prevede una disciplina speciale che estende i vantaggi conseguenti ad un beneficio penitenziario con i limiti ostativi per i reati di cui all’art. 4 bis L. n. 354 del 1975. 14 Con una interpretazione ermeneutica il Collegio penale della Prima Sezione, si pone il problema di valutare se in presenza di un titolo di reato, omni comprensivo di plurimi delitti, dei quali solo alcuni rientrano nell’elenco dei reati ostativi di cui all’art. 4 bis L. n 354 del 1975, la liberazione anticipata speciale è preclusa solo per il fatto che abbia riportato quella condanna; o se l’espiazione della pena riferita al delitto ostativo permetta il riconoscimento della liberazione anticipata speciale per gli altri reati soggetti al cumulo. La valutazione di questa complessa questione viene affrontata e risolta con una soluzione ermeneutica tra il dato testuale normativo e la disciplina logico-sistematica giurisprudenziale. La Corte Costituzionale con la sentenza n, 361 del 27 luglio 1994, sulla disciplina di cui all’art. 4 -bis L. n. 354 del 1975 stabilì che potevano essere concesse misure alternative alla detenzione ai condannati per i reati gravi di cui all’art. 4 –bis quando abbiano espiato la pena per questi reati più gravi, non ostando limitazioni per i reati in cumulo meno gravi. La disamina sistematica giurisprudenziale si estende ai principi espressi dalle Sezioni Unite (sent. n. 1 del 26 febbraio 1997; sent. n. 14 del 30 giugno 1999) in materia di cumulo giuridico e cumulo materiale; e in materia di reato continuato e scioglimento del cumulo (Se. Unite penali, sent. n. 10928 del 10 ottobre 1981; Sezioni Unite penali, sent. n 15 del 26 novembre n. 15). Il principio che enuncia la Prima Sezione penale è il seguente: sulla base delle argomentazioni sinora svolte, è possibile affermare che, in presenza di un provvedimento di unificazione di pene concorrenti, è legittimo, nel corso dell’esecuzione, lo scioglimento del cumulo, quando occorre procedere al giudizio sull’ammissibilità della domanda di concessione di un beneficio. La diversa tesi della inscindibilità del cumulo determinerebbe un’inaccettabile diversità di trattamento a seconda della eventualità, del tutto casuale, di un rapporto esecutivo unico, conseguente al cumulo, ovvero di distinte esecuzioni dipendenti dai titoli che scaturiscono dalle singole condanne. LEX Condominio RISCALDAMENTO - POSTI AUTO - ASSEMBLEA... C ome è noto, il riscaldamento centralizzato rientra tra le parti comuni condominiali previste dall’art. 1117 del codice civile, per cui il condomino è, comunque, comproprietario dell’impianto comune anche se non ne usufruisca. Ne consegue che “Il condomino non può sottrarsi all’obbligo di contribuire alle spese per la conservazione delle parti comuni” (art. 1118, comma 3, codice civile); inoltre, il nuovo comma 4 stabilisce che (anche in caso di distacco) “Il rinunziante resta tenuto a concorrere al pagamento delle spese per la manutenzione straordinaria dell’impianto e per la sua conservazione e messa a norma”. Dopo che si è proceduto al distacco dall’impianto termico centralizzato, sicuramente deve essere affrontato il problema riguardante la ripartizione delle spese; appare pacifico che il proprietario dell’immobile che si è scollegato non sia più tenuto a pagare le spese ordinarie per il riscaldamento, relative ai consumi; al contrario, dovrà continuare a corrispondere quanto dovuto per la manutenzione straordinaria, la conservazione e la messa a norma del citato impianto centralizzato. Quindi dovrà essere affrontato il problema relativo a quali possano essere le spese straordinarie. Una di esse è certamente la sostituzione della canna fumaria, la cui spesa dovrà essere affrontata da tutti i condomini, anche quelli che non usano più quel servizio; infatti, alla canna fumaria va applicato lo stesso principio valido per l’impianto termico: resta di proprietà di tutti i condomini; salvo che l’impianto centralizzato – dopo il distacco – non sia stato sostituito e ridimensionato in ragione delle effettive esigenze di riscaldamento dell’immobile. Da ultimo, va precisato che la giurisprudenza ha stabilito che, ove non sia più possibile riallacciarsi all’impianto da cui si è staccato, il condomino non dovrà più corrispondere le spese straordinarie di manutenzione del nuovo impianto, sul quale perde ogni diritto di comproprietà (Cassazione, sentenza 10.05.2012 n. 7182). Nel caso in cui in un condominio si sia proceduto all’assegnazione a sorteggio dei posti auto, ognuno ha diritto a parcheggiare nel posto assegnato, con la conseguenza che – ove un altro proprietario abbia acquistato un’auto più grande, senza tener conto delle reali dimensioni dei posti attribuiti – non può pregiudicare il diritto degli altri. Dovrà parcheggiare fuori o eventualmente cambiare il posto con un altro più grande. Il condomino del piano attico e della terrazza a livello (in via esclusiva) potrà procedere a lavori di rialzo del parapetto ove ciò non alteri il decoro architettonico dell’edificio e abbia comunque una finalità di garantire maggiormente la sicurezza a coloro che si trovino nella terrazza stessa; le relative spese dovranno essere sostenute dal proprietario dell’attico. Nell’ipotesi di ripetute assemblee andate deserte con omissione da parte dei condomini degli atti dovuti, è possibile unicamente ricorrere all’autorità giudiziaria, che potrà adottare solo i provvedimenti necessari per preservare o ripristinare la funzionalità delle parti comuni; comunque, ogni condomino ha la facoltà di provvedere alle spese urgenti per poi chiedere il rimborso, ai sensi dell’art. 1134 del codice civile. 15 LEX Crimine LA CONOSCENZA DEL PROBLEMA DI BASE L a psicologia criminologica -nella sua sostanza- appartiene al capitolo della psicologia applicata e -come tale- è costituita da tutto quel complesso di cognizioni teoriche e pratiche che da una data psicologia o da un insieme di indirizzi, di metodi e di diverse prospettive psicologiche, può venir trasferito in uno o più aspetti della vita giudiziaria e carceraria.Questa è la definizione più realistica e più funzionale dell’argomento, ma nel contempo è anche la definizione più screditativa di quest’ultima perchè in realtà, se per un verso viene fatto sì che divenga evidente che cosa è la psicologia criminologica ed a che cosa la stessa serva, per altro verso si chiarisce -e lo si fa con l’immediatezza del dato incontrovertibile- che tale psicologia “passa sopra” con 1’indifferenza più piena ai complessi problemi che si intrecciano mutuamente in ogni psicologia e che anzi di ogni psicologia-costituiscono il tutto specifico e il tutto a sè, quel tutto specifico e quel tutto a sè, per effetto dei quali, in seno al concetto di psicologia in generale si distinguono le psicologie singolari e speciali con le loro scuole, con le loro correnti, con i loro indirizzi e con i loro metodi. Non è possibile ignorare queste complesse questioni di fondo e non si può farlo perchè in effetti non esiste un’unica psicologia, sibbene perchè, al contrario, nella vita scientifica di ogni giorno il mondo tecnico si confronta con le varie psicologie dei singoli studiosi, delle diverse scuole e delle multiformi metodologie investigative i cui impianti sperimentali sono sì funzione del particolare problema che si vuole indagare, ma sono ancora le implicazioni e delle prospettive dalle quali si parte e dell’ idea del risultato al quale si aspira. Si è soliti sostenere in molte sedi che una psicologia applicata -proprio perchè tale- non avrebbe bisogno di conoscere la serie retrostante dei problemi che ciascuna singola psicologia ha; quei problemi che eventualmente ha risolto, o che, nella specie, si propone pur sempre di risolvere. Si assume infatti che applicativi (suscettibili cioè di applicazione) debbano essere soltanto i risultati stabilmente conseguiti e non già le questioni (tanto teoriche quanto pratiche) che di volta in volta li hanno suscitati. Questo però è davvero un assunto tanto arbitrario quanto erroneo e lo è perché, o un risultato scientifico non è mai una qualche quiddità obiettivamente incontroversa e monoliticamente sopravvivente nel processo evolutivo di una scienza. Invero qualunque risultato scientifico è soltanto una mera contin- genza, quella contingenza che a sua volta è transazione vera e propria tra momento storico di una data disciplina scientifica, epoca cronologica nella quale il problema sorge, singolarità della”domanda” entro la quale si colloca il problema, strategie operative attuate infine in vista della sua soluzione.Con ciò non si intende sostenere che il risultato del problema al quale è stata offerta una soluzione sia soltanto un contributo relativo o un alcunché del quale ci si debba sbarazzare al più presto. Qui ben più precipuamente si vuol sottolineare che il risultato -quale che lo stesso possa essere- non è altro che una delle tante possibilità individuate, possibilità suscettibili a loro volta di poter essere ulteriormente svelate, perfezionate e completate in contraddittorio addirittura a quella particolare “realtà raggiunta” nel particolare istante di soluzione del problema dato. Ora però la suscettibilità che si concede al “possibile” psicologico di poter divenire il concreto questo qui e non altro della ottenuta soluzione di un problema non è una qualche facoltà esclusivamente inerente lo psicologo teorico o lo psicologo sperimentatore. Essa è nella disponibilità di chiunque; di un chiunque -si badi- per il quale il problema psicologico sia ovviamente cogente e dello stesso siano conosciuti tanto gli antecedenti quanto i metodi anteriormente adottati per risolverli. Nulla vieta dunque che la suscettibilità di risolvere un problema psicologico venga a cadere proprio sulla persona di colui che del risultato debba usarne esclusivamente in forma meramente applicativa e nulla lo vieta invero perché una tale persona, nell’uso pratico che la stessa attua del risultato del problema risolto, può benissimo vedere contenuti o addirittura “articolazioni” che, in una diversa prospettiva di impiego, potrebbero risultare indiscernibili. Quello che però è certo è che la possibilità di una conveniente soluzione mai potrebbe darsi in assenza di una fondata e corretta (e perciò stesso compiuta) conoscenza del problema di base o, almeno, al di fuori di una conoscenza della pluralità dei problemi possibili, dei loro metodi e delle loro risoluzioni in un dato contesto tecnico.E’ questo fondamentalmente il motivo a cagione del quale, per quanto applicativo possa essere l’uso di una psicologia críminologica e giudiziaria, vi è non di meno il dovere di trattare talune questioni generali della psicologia, ívi subito sottolineando ciò che è maggiormente suscettibile di inferenza pratica. 17 L’intervista Come nasce “BPF Revolution five”? Il prodotto nasce con l’intento di offrire ai nostri clienti uno strumento di pagamento veloce, flessibile, evoluto, universalmente accettato, ma soprattutto a basso costo di gestione (TAN 5%) rispetto a prodotti della stessa tipologia. La carta di credito è sicura, adatta alle spese di tutti i giorni ma principalmente è stata pensata per far fronte ad un’esigenza improvvisa, per se o per la propria famiglia, con la possibilità di pagare in tranquillità con piccole rate mensili. Come funziona? “BPF Revolution five” è una carta di credito revolving personale che può essere utilizzata per acquisti in esercizi commerciali dotati di POS, ma anche su siti web di e-commerce. La carta ha un limite di spesa (plafond), stabilito al rilascio del prodotto, e che potrà essere speso in più volte o anche in un’unica occasione. Rispetto ad una carta a saldo le cui spese del mese vengono saldate in un’unica soluzione il rimborso avverrà, sempre mensilmente, con una rata prestabilita, a partire da un minino di € 50,00, oltre interessi calcolati al tasso del 5% annuo. Inoltre la carta emessa ha tutti i vantaggi offerti dai prodotti CartaSI quali: • spendibilità ovunque; • tutela contro le frodi; • estratto conto mensile e gestione online; • possibilità di domiciliare utenze e pagamenti periodici; • accesso ad assistenza ed un’ampia gamma di servizi gratuiti. Quale secondo lei è il futuro dei pagamenti elettronici? E qual è la proposta di Banca Popolare del Frusinate? Oggi, nonostante la capillare diffusione dei POS nella quasi totalità delle attività commerciali sul territorio nazionale, l’enorme espansione del commercio elettronico ed il contesto normativo sempre più stringente sull’utilizzo del contante finalizzato al contrasto dell’evasione fiscale, solo un italiano su tre ha uno strumento di monetica (bancomat e/o carta di credito) nel proprio portafoglio. Restano, pertanto spazi di crescita di tutto rilievo se si confrontano i termini di penetrazione delle carte di pagamento e di utilizzo fra l’Italia ed i paesi dell’Eurozona. In- BPF Revolution five NON SERVONO CONTANTI PER DAR CREDITO ALL’ECONOMIA Intervista a Luca Lisi, Responsabile Ufficio Monetica della Banca Popolare del Frusinate fatti se il numero di operazioni pro-capite del 2011 è di 50 per l’Italia, la media UE è di 70, con punte nei paesi scandinavi che superano le 200. In tale contesto, la Banca Popolare del Frusinate, nell’ottica di un maggiore sviluppo dei sistemi di pagamenti elettronici di ultima generazione, mette a disposizione della propria clientela una gamma di prodotti, carte di debito e carte di credito, pensati per ogni necessità. Per quanto riguarda le carte di debito, oltre all’ormai consolidato Bancomat a Microchip Internazionale, distribuiamo carte prepagate nominative, carte prepagate anonime e la CABELPAY, la nuova carta con IBAN, che offre a tutti la possibilità di avere un conto corrente tascabile e “trasportabile”. Il listino delle carte di credito risulta però essere il più ampio; si va dalle classiche carte a saldo o finanziamento, alle prestigiose carte oro, platinum e black, tutte dotate dell’ultima tecnologia Contactless. E per gli appassionati di tecnologia cosa proponete? La Banca Popolare del Frusinate è già pronta ad offrire, in collaborazione con CartaSI, la possibilità di pagamenti con le nuove tecnologie di Mobile Proximity. Nel mobile proximity payment è lo smartphone che emula un pagamento tramite una carta “virtualizzata” utilizzando tecnologie wireless (NFC) o QR CODE. Pagina promozionale di Banca Popolare del Frusinate, prima dell’adesione leggere i fogli informativi analitici disponibili presso le filiali della Banca 19 COWSHED – LONDON Cowshed è un brand del noto gruppo internazionale Soho House e offre un’ampia gamma di prodotti cosmetici di alta qualità e innovazione. I prodotti sono completamente privi di sostanze chimiche e nascono con l’obiettivo di raggiungere, attraverso l’Aromaterapia, l’equilibrio e l’armonia del corpo. Per questa ragione Cowshed lancia la linea Lifestyle che abbina fragranze e oli essenziali che accompagnano e migliorano il benessere del consumatore NEVILLE E’ l’ultima novità tra i prodotti di prestigio britannici per la cura della persona, adatto a tutti coloro che amano apparire perfetti in pochi minuti. Inoltre questa nuova linea di prodotti è legata ad un’altissima qualità al fine di ottenere risultati straordinari sulla pelle. I prodotti più diffusi sono: Bergamotto, Rosa, Franchincenso, Benzoino e Labdano per alleviare la tensione e la stanchezza, donando una forte sensazione di benessere- Inoltre non manca il Pompelmo, Limone, Arancia, Garofano, Gergamotto e legno di cedro per ammorbidire, tonificare e riparare la pelle. Acquista con fiducia i prodotti di Neville, è garanzia! ORTIGIA PROFUMI DI SICILIA Ortigia è l’essenza della Sicilia-una sintesi degli odori inebrianti, i colori e il mistero più rande del Mediterraneo. La lussuosa gamma di saponi, profumi, candele, creme e lozioni sono formulati con prodotti naturali della Sicilia, e ispirato l’estetica, i colori e i profumi della Regione più storica in Italia. L’ispirazione è basata di piante siciliane: Zagara-Fiori d’Arancio-Lime di Sicilia-Melograno-Lavanda-Fico d’indiaMandorla. La base di tutti i prodotti è naturale : olio di oliva, glicerina vegetale e colori organici. DARPHIN ESPERIENZA DI UNA PERFORMANCE PERFETTA Darphin è una linea di trattamento parigina che offre alle donne l’esperienza di una performance perfetta. I Laboratori Darphin fondono insieme ingredienti botanici pregiati, tecnologie innovative, know-how professionale e tecniche specifiche e sensoriali. Più provi l’esperienza del nostro trattamento, più apprezzerai l’esclusiva sensorialità e i risultati straordinari. L’applicazione regalerà un incarnato rivitalizzato e il risveglio dei sensi grazie alla nostra arte della formulazione ® Promograph - Simone Morano Photographer PRODOTTI COSMETICI DI ALTA QUALITÀ Attualità Grey Estela Adames HIV, PERCHÈ SE NE PARLA POCO? Negli anni ottanta abbiamo avuto il boom di informazioni su questa malattia, siamo stati tempestati di campagne di sensibilizzazioni alla corretta profilassi onde evitarla. era considerato allora il male del secolo.. Oggi che fine ha fatto l’HIV? Cos’è l’HIV IV (Human Immuno deficiency Virus) significa virus dell’immunodeficienza umana. si può acquisire con aghi infetti, per trasfusioni di sangue da pazienti infetti, per via di rapporti sessuali non protetti, da madre a figlio (se non curato tempestivamente). Se una persona viene infetta dal virus, il suo corpo proverà a combattere l’infezione generando “anticorpi”, speciali molecole che testimoniano l’avvenuto contagio ma non sono in grado di debellarla. L’HIV è un virus che distrugge progressivamente il sistema immunitario. H Che cos’è l’AIDS AIDS significa sindrome da immunodeficienza acquisita. La sigla è un acronimo inglese che significa insieme di problemi di salute che compongono una malattia. Immunodeficienza significa debolezza del sistema immunitario a combattere la malattia. Acquisita significa che si contrae tramite il contatto con il virus. Un sieropositivo è un malato di AIDS? No. Essere sieropositivi non è sinonimo di AIDS. Molte persone sieropositive non progrediscono verso lo stadio clinico chiamato AIDS. Una persona sieropositiva è una persona che ha contratto il virus dell’HIV che può ammalarsi di AIDS dopo molto tempo, però una persona sieropositiva anche dopo molti anni può sembrare una persona perfettamente sana ed in salute. ma comunque sia potrebbe trasmettere agli altri (attraverso le vie sopra elencate) il virus dell’HIV. Quando il virus dell’HIV ha distrutto completamente il sistema immunitario una persona sieropositiva diventa malata di AIDS (questo può accadere anche dopo diversi anni dal contagio) si manifesta con infezioni gravi e ripetute, come per esempio malattie neurologiche, tumori che potrebbero portare la morte della persona. Si definisce AIDS lo stadio clinico caratterizzato da una grave compromissione delle difese immunitarie tale da determinare infezioni da altri virus, parassiti, funghi e batteri normalmente controllati dal sistema immunitario. Queste infezioni definite “opportunistiche“ sono caratteristiche di questa malattia e possono avere prognosi infausta. Posso essere sieropositivo ( portatoti sani di HIV) senza saperlo? Sì, posso essere stato infettato senza saperlo; quindi posso trasmettere il virus dell’HIV inconsapevolmente. Si riconosce dal suo aspetto se una persona è sieropositiva? No, una persona può essere sieropositiva e non dare segnali significa- tivi di ospitare la malattia. possono passare anche molti anni da quando la malattia viene contratta a quando si manifesta. Durante questo lungo periodo si può trasmettere l’HIV anche senza saperlo. L’unico modo sicuro per sapere se si ha il virus dell’HIV è fare il test, ed è compresso nel normale esame del sangue oppure se non lo fosse farne richiesta. E’ pericoloso avere contatti sociali e di relazione con una persona sieropositiva? No, perchè il virus HIV non è un virus che si trasmette nella vita normale di relazione, in casa, nei luoghi pubblici come bar o scuola, mezzi di trasporto; non ci sono nemmeno problemi a convivere con una persona sieropositiva, infatti ci si potrebbe tranquillamente abbracciare e baciare, bere dallo stesso bicchiere con una persona affetta dalla malattia, perchè il virus dell’HIV non si trasmette attraverso la tosse, le urine, le feci, la saliva, gli starnuti, ecc... Alcuni personaggi famosi deceduti di questa malattia. Freddy Mercury (Queen) Antony Perkins - attore) Isaac Asimov scrittore) Makgatho Mandela (figlio di Nelson Mandela) - Rock Hudson - attore hollywood) Rudolf Nureyev - ballerino classico ) Magic Jhonson ex- cestista della squadra di pallacanestro della NBA Los Angeles Lakers) e tanti altri. Serve una diagnosi tempestiva. “Un malato di Aids ha le stesse aspettative di vita di una persona senza il virus se viene diagnosticato tempestivamente“, spiega Adriano Lazzarin, direttore del dipartimento di malattie infettive dell’ospedale San Raffaele di Milano. A far preoccupare i medici è il ritardo con cui viene diagnosticato il virus. “La malattia - spiega Massimo Andreoni, primario di malattie infettive al Policlinico universitario Tor Vergata - nel 25% dei casi circa viene scoperta quando si presentano i primi sintomi. Questo significa che sono passati anni dal momento del contagio. Gli italiani più colpiti da Aids sono maschi eterosessuali, che non sanno di essere a rischio( anche se prediligere rapporti sessuali senza preservativi espone fortemente entrambi partner, e di conseguenza chi entrerà in contatto con loro, a formare una catena di contagio) e quindi non effettuano il test, o lo fanno troppo tardi”. Nel 21% cento dei casi , le donne scoprono di essere malate durante una gravidanza, che a volte porta a un aborto volontario. In tutto sono 35mila le donne con Hiv. Quasi il 40% di loro si è ammalata per un rapporto sessuale non protetto con il partner stabile. STATISTICHE SULLA DIFFUSIONE IN ITALIA? Le persone che hanno scoperto di essere HIV positive, nel 2013, sono maschi nel 72,2% dei casi. L’incidenza più alta è stata osservata tra le persone di 25-29 anni (15,6 nuovi casi ogni 100.000 residenti). Nel 2013, la maggioranza delle nuove diagnosi di HIV è attribuibile a rapporti sessuali non protetti, che costituiscono l’83,9% di tutte le segnalazioni (maschi eterosessuali 25,8% e femmine eterosessuali 12,2%, 39,4%). Nel 2013, . Le incidenze più elevate tra stranieri contagiati del virus sono state osservate in Lazio, Campania, Sicilia e Sardegna. Nel 2013, il 41,9% delle persone con una nuova diagnosi di HIV ha eseguito il test HIV per la presenza di sintomi HIV-correlati, il 27,6% in seguito a un comportamento a rischio non specificato e il 15,1% per controlli specialistici legati alla riproduzione, sia nella donna che nel partner (gravidanza, parto, interruzione volontaria della gravidanza e procreazione medicalmente assistita). Prevenire è meglio che curare.. 21 Imprese La manager Marcella Molella e i tre figli sono un esempio di imprenditoria sana sul territorio Grey Estela Adames Mentre molte attività chiudono o ristagnano, la titolare di Otovision, con i tre figli il Dottor Stefano, audioprotesista, Marco, optometrista e Roberta che collabora con Stefano, investe aprendo un altro centro Otovision a Sora. no, due, tre e quattro. Signora Marcella quattro Centri di eccellenza, ultimo quello di Sora. In un momento così delicato negli investimenti, dove il settore dell’ottica sembra in crisi, lei ha aperto un altro Centro a Sora. Non le sembra azzardato? “Nel modo più assoluto! Investire tutte le proprie risorse in un’attività, se uno ci crede, vuol dire pensare con serietà alla propria Azienda e guardare con fiducia il futuro. Sora è un punto strategico, importante e insieme agli altri Centri può essere propulsore del motore aziendale”. U Quel sabato del 13 dicembre scorso, Lei ha tagliato il nastro. Come si è sentita in quel momento? “Emozionata, ma felice. Si è coronato una parte dei miei sogni”. 22 I tre moschettieri che l’accompagnano, Stefano, Marco e Roberta si sentono soddisfatti nei ruoli della sua azienda? “Certamente sì! Ognuno di loro si sente gratificato perché credono nel loro impegno professionale e poi sono parte integrante dell’azienda che rappresento”. Spesso la notiamo al centro di campagne di sensibilizzazione del sociale. E’ solo pubblicità o c’è dell’altro? “Non è solo pubblicità, anzi direi che quello che facciamo e proponiamo ha sempre forte impegno professionale. Noi cerchiamo di sensibilizzare le persone con test gratuiti visivi ed uditivi e fare loro capire quanto sia importante prevenire per correggere il deficit visivo e uditivo in modo da migliorare la loro qualità di vita”. Auguri Signora Marcella, complimenti per il nuovo centro di Sora! 23 Geologia di Mario Catullo FRANE NELLA CITTA’ di FROSINONE Capitolo III Parte terza CARATTERISTICHE STRUMENTALI Vediamo ora in dettaglio tutti quegli aspetti tecnici che caratterizzano le singole parti che compongono la catena strumentale di misura. Sonda Inclinometrica : Scandaglio monoassiale con rivestimento esterno in acciaio inox e ottone cromato, in grado di resistere, anche per un uso prolungato, ad ambienti contenenti liquidi aggressivi. Il passo sonda è di 24 pollici e corrisponde alle tacche di metratura impresse sul cavo di collegamento elettrico alla centralina di lettura. All’interno della sonda è contenuto un servoinclinometro di altissima precisione connesso ad un amplificatore elettronico integrato. Il sottostante schema fa riferimento ai principi di funzionamento del servoaccelerometro prodotto dalla Società Schoevitz e commercializzato con l’inclinometro Sunda. Il principio di funzionamento del dispositivo in figura (servoaccelerometro) si basa sulla rilevazione di un segnale elettrico proporzionale al seno dell’angolo tra la linea verticale e l’asse dell’accelerometro. Infatti lo spostamento e la rotazione dell’equipaggio mobile vengono indotte dalla componente della forza peso, agente sulla massa A (marcata in verde), immersa nel campo gravitazionale terrestre. Questo movimento produce un segnale nel rivelatore di posizione B (evidenziato in rosso). A sua volta il segnale viene paragonato con un valore di riferimento presente nel rivelatore di posizione ( nodo di confronto nei dispositivi elettronici reazionati ). La differenza tra questi due viene poi amplificata ( amplificazione differenziale ) per cui la corrente, che ne deriva, viene inviata all’equipaggio mobile in modo da riportare questo stesso nella posizione di zero. Ma trovandosi tutto l’apparecchio immerso in un campo magnetico, si genera una corrente “i”, necessaria a tenere l’equipaggio mobile nella posizione di zero. Questa corrente è direttamente proporzionale alla forza che tende a ruotare il dispositivo e viene letta come valore di riferimento per la misura. Il pregio principale di questo servoaccelerometro, prodotto dalla Schoevitz, consiste in un’alta stabilità nel tempo, un’elevata insensibilità ai disturbi esterni, connesse ad una bassa deriva, sia termica che per invecchiamento (l’apparecchiatura usata ha svolto per quasi dieci anni un ininterrotto servizio su quasi quaranta tubi inclinometrici, che venivano letti mensilmente, fornendo risultati corretti ed affidabili). La caratteristica più saliente della sonda inclinometrica risiede nella sua bassa sensibilità al rumore. Cavo di collegamento : Questo elemento svolge due fondamentali compiti in contemporanea. Permette il trasporto del segnale 24 elettrico dalla sonda, situata in profondità nel tubo inclinometrico, fino alla centralina posta in superficie al p.c., e sostiene meccanicamente lo scandaglio durante la discesa e la risalita lungo il tubo di alluminio. Ha caratteristiche di alta resistenza a trazione e ottimo isolamento elettrico. Sulla superficie esterna porta delle marcature (tacche) in gomma rossa e gialla che segnano la metratura del cavo stesso, con un intervallo di ventiquattro pollici. Centralina di misura : Visualizza i segnali elettrici inviati in superficie dalla sonda. Possiede due display digitali a quattro cifre con due diverse funzioni. Il primo mostra il segnale elettrico proveniente dal servoaccellerometro dell’inclinometro ed il secondo testimonia sullo stato di carica della batteria interna alla centralina stessa, che fornisce energia sia alla sonda inclinometrica posta in profondità, che alla circuiteria elettrica della centralina. Tubo esterno in alluminio : Di forma cilindrica, con una lunghezza standard pari a tre metri ( i vari spezzoni sono raccordabili tra loro fino a raggiungere le profondità desiderate ), possiede un diametro medio esterno di 85 mm. mentre quello interno è mediamente di 80 mm. Dopo aver praticato il classico foro di sondaggio nel terreno, viene calato in esso, avendo cura che sia perfettamente ancorato al terreno circostante a mezzo di cemento pozzolanico. Il tubo resta fisso in loco, mentre tutta la restante attrezzatura viene rimossa, dopo aver effettuata la misura stessa, che verrà ripetuta a distanza di tempo, secondo intervalli temporali prefissati. Capra e prolunga: Al fine di rendere più agevole lo svolgimento e lo scorrimento del cavo elettrico all’interno del tubo di alluminio ancorato al terreno, si usa porre sul tubo stesso una prolunga di qualche trentina di centimetri (formata da uno spezzone di tubo di alluminio svasato ad un estremo). All’altro estremo della prolunga viene ancorata la capra, formata da una carrucola (nella cui gola si fa scorrere il cavo di collegamento), dotata superiormente di fermi per il cavo elettrico. PRINCIPI E METODI DI PROSPEZIONE Il fondamento del metodo inclinometrico consiste nella misura delle deformazioni che il tubo di alluminio subisce al passare del tempo. Avendo supposto che questo tubo sia perfettamente ancorato al terreno, la sua misura, per via indiretta, determina le deformazioni subite dal terreno stesso. Si comprende subito la grande portata applicativa di questa metodologia, che trova vastissima applicazione nei più disparati campi della geologia ap- plicata e della geotecnica, allorquando diventa necessario controllare il comportamento reologico di un sistema geologico multifase, come è quello riferibile alle terre ed alle rocce con la meccanica che le governa. Pregio fondamentale del metodo consiste nella definizione dei parametri fondamentali in situ e quindi diretti, al contrario dei dati sperimentali ricavati in laboratorio su campioni ridotti e puntuali, spesso poco significativi di una realtà più vasta e molto complessa. Purtroppo, nonostante i numerosi campi applicativi e la diffusione delle strumentazioni di misura ad opera di varie case costruttrici nazionali ed internazionali, questo metodo sperimentale risente moltissimo sia della qualità della strumentazione usata in campagna, che delle condizioni a contorno nelle quali si svolge l’indagine. Non ultimo, lo stesso operatore che adopera la strumentazione inclinometrica spesso influenza con il suo modo di operare e con la sua cultura fisica la qualità dei dati. Compito di questi nostri articoli sarà quello di suggerire una metodologia sperimentale corretta ed efficace, volta ad evitare almeno gli errori sistematici più grossolani e frequenti, che spesso inficiano a tal punto i dati inclinometrici, da renderli del tutto inutili. (continua) 25 Ambiente e territorio Bianca Santoro PERCHÈ N el 2009 l’ex sindaco di Milano, Letizia Moratti, propose e candidò, con successo, la sua città per accogliere l’Esposizione Universale del 2015, che trattasse temi generali che interessano l’intera umanità. C’è da distinguere le Esposizioni Internazionali da quelle Universali, perché la prima tratta argomenti incentrati su ambiti specifici della vita quotidiana, e la seconda su tematiche mondiali. Da quel momento iniziarono le scelte preliminari. Prima fra tutte il tema, su cui si doveva imperniare tutta l’Esposizione e fu scelto “Nutrire il pianeta—energia per la vita”. L’umana nutrizione e la fertile terra, proposizioni elementari per la sopravvivenza, sono da sempre rappresentati da una o più divinità, nelle diverse religioni diffuse in tutto il mondo. In Egitto, 3000 anni fa, Geb era il dio della terra e Nepri del grano, per gli Etruschi, Semia, era la dea della terra, per i Greci c’erano più Dei, Alfito, per il grano, Demetra, per la fertilità e Bacco del vino, poi per i Romani le divinità erano tante, Bacco, Bonadea, Cibele, Conso, Opi, Silvano e altri minori. Quindi possiamo dedurre che il cibo è 26 sempre stato consacrato dalle divinità. Ora ci troviamo in una situazione critica, la popolazione del pianeta che cresce, almeno in alcune sue nazioni e in alcuni continenti con dubbi circa la possibilità di nutrirla tutta. E questo è anche il grido di allarme di Papa Francesco. Allora possiamo essere orgogliosi di aver dedicato l’Expo Universale di Milano 2015 al vitale problema della nutrizione dell’Umanità che è motivo di orgoglio per tutti gli Italiani. La prima Esposizione Universale fu organizzata a Londra nel 1851 e celebrava il lavoro e l’industria di tutte le nazioni che vi parteciparono, poi nel 1889 fu la volta di Parigi, con la tematica della rivoluzione industriale e di cui si conserva la famosissima Tour Eiffel. Altre ancora ce ne furono, ma a noi interessa ricordare quella di Milano del 1906, di cui conserviamo la Fiera, ora destrutturata, con altri edifici delle più diverse funzioni, il Parco Sempione e l’Acquario. C’è sempre stata la consuetudine, e speriamo che continui, di conservare, convertendole, le strutture espositive, riutilizzandole per funzioni permanenti ad arricchire il tessuto urbano Padiglione Italia delle città che le hanno proposte e realizzate. In tempi più recenti ci sono state Esposizioni Universali, molto importanti e conosciute. Ad esempio quella di Siviglia del 1992 su “L’era delle scoperte” e di cui si conserva il “Cartuja ’93” trasformato in parco tecnologico e l”Isla Magica” riconvertito in parco tematico. Ma purtroppo tutto il resto è in completo degrado, come la monorotaia e la teleferica rimaste inutilizzate. Nel 1998 ci fu l’EXPO Universale di Lisbona con la tematica “Oceani” un’eredità per il futuro. E’ considerata la più virtuosa delle Expo, infatti partì con l’idea di riqualificare un vecchio quartiere a ridosso del ponte Vasco de Gama, ed ora, non solo viene vissuto dai cittadini di Lisbona, ma ancora attira visitatori da fuori, per gli esempi di architettura urbana che ha saputo dare a una zona degradata della Città. E’ divenuto, con una sapiente pianificazione, spazio vitale per gli abitanti e ancora oggi subisce una crescita moderna con aree residenziali, attrezzature e servizi con infrastrutture urbane perfettamente integrate. Poi fu la volta di Hannover nel 2000, con la tematica “interazione tra uomo, natura e tecnologia”, successivamente ad Aichi (Giappone) nel 2005, con la tematica “la saggezza della natura” e a Shanghai nel 2010 sulla ”città migliore, vita migliore”. Possiamo dire che sono state un preludio per la nostra Expo di Milano 2015, anche se il tema specifico del rapporto naturanutrizione è ora il più “nuovo e vecchio” sicuramente il più geniale. Nella storia degli Expo non possiamo dimenticare l’EUR, non finito per il sopraggiungere dell’ultimo conflitto mondiale, divenuto un intero e moderno quartiere romano, che conserva opere di notevole pregio architettonico, firmate dai migliori architetti della scuola italiana di allora. Per concludere queste brevi note sull’EXPO di Milano, ci auguriamo che alcune, delle 144 nazioni presenti, lascino un segno tangibile della loro partecipazione. Inoltre, visto che nel Mondo viene ravvisata come eccellenza della nutrizione la “dieta mediterranea”, infatti l’UNESCO ha riconosciuto quali Nazioni/simbolo: l’Italia, la Grecia, il Portogallo, la Spagna, la Croazia, Cipro ed il Marocco, ci auguriamo che rimanga, come ricordo in questa EXPO, almeno un’importante e permanente struttura per tali riconoscimenti. Augurandoci, per l’impegno profuso nella progettazione architettonica e nella riqualificazione di interi quartieri degradati, che si segua l’esempio di Lisbona. 27 Referenze letterarie Nicandro D’Angelo L’Anima e il tempo “Nullo ergo tempore non feceras aliquid, quia ipsum tempus tu feceras..” N on si poteva scegliere miglior posto, per presentare questo libro, se non quello della Chiesa di S. Maria a Fiume in Ceccano. Chiesa, dichiarata, “Monumento d’interesse nazionale”. Il cardinale Giordano (1196) la consacrò e il conte Giovanni donò la Carta d’immunità, con la quale concedeva alla chiesa diversi privilegi (come il diritto d’asilo). Hoc anno gratia et misericordia Dei omnipotentis tempore domini Iohannis de Ceccano ecclesia sanctae Mariae Fluminis honorifice dedicata est et consacrata. Così, oggi 14 dicembre 2014, i Padri Passionisti hanno accolto l’emerito Prefetto Piero Cesari a presentare un’altra “fatica” il suo libro: L’Anima e il Tempo. Già, quel pomeriggio, l’intervento dello scrivente ebbe a dire che non poteva essere un titolo più bello se non quello dato dall’illustre scrittore. L’antefatto del Prof. Luigi Giulia, non lascia equivoci sulla valenza del libro: “C’è un nesso intimo tra spirito e storia nel titolo di questo volume di Piero Cesari che raccoglie occasioni ed emozioni di vita, di anni mesi giorni recenti ed intensi. In forma di endiadi, L’anima e il tempo esprime e dilata la fecondità inesauribile dell’intelligenza nel suo manifestarsi quotidiano tra pensiero, azione ed opera, immune da scostanti infingimenti, presuntuose erudizioni o tedioso ossequio”. Mi si consenta di anticipare la parola “Tempo” e poi l’ “Anima” del libro, ma non per cambiare il titolo ma solo perché il mio intervento è stato quello di far scandire il tempo attraverso un pendolo, dove i rintocchi dell’orologio segnavano il passare delle ore e nel mentre si poteva scorrere le pagine di questo libro partendo dalle poesie, a me care, e poi sulla lunga carriera del Dr. Cesari. Sul tempo, mi viene a mente il libro XI nelle Confessiones di S. Agostino. “Nullo ergo tempore non feceras aliquid, quia ipsum tempus tu feceras et nulla tempora tibi coaeterna sunt, quia tu permanes, at illa si permanerent, non essent tempora. Quid est enim tempus? “Non ci fu dunque un tempo, du28 rante il quale avresti fatto nulla, poiché il tempo stesso l’hai fatto tu; e non vi è un tempo eterno con te, poiché tu sei stabile, mentre un tempo che fosse stabile non sarebbe tempo. Cos’è il tempo?”. La prima poesia, Capodanno, sembra già preludere all’anno che tra qualche giorno avremo: 2015. Le quartine a rime baciate ti danno l’allegria di quell’attimo fuggente che arriva alla mezzanotte del 31 dicembre di ogni anno. “Mezzanotte, inizia l’anno/nuovo, gioioso e colmo /di speranze. La notte illuminata a giorno, /da luminarie e fuochi d’artificio/ fra scoppi di tappi di bottiglie/ di spumante e di champagne…” e poi cosa dire della poesia “Nell’androne dell’Amyclae?”. Il poeta Cesari ricorda in questi versi l’incontro con gli amici nell’androne dell’hotel Amyclae a Sperlonga da cui si accede al mare. Siamo nel 1973 quando l’autore, con la famiglia, iniziò il suo percorso “vacanziere sperlongano”. Qualche strofa. “Nei pomeriggi assolati d’agosto quando la canicola/ti colora come una carota/ nella pancia protettiva/ dell’Amyclae noi siamo/ e insieme riposiamo,/ in qual luogo ove bagnanti e villeggianti scendono/ dai piani alti per raggiunger/ la spiaggia rapidamente e/ trovare, così, sollievo per/il corpo e per la mente…”. Mi preme, tralasciando le altre poesie, tutte degne di lode, riportare una poesia da me recitata: Ai Nonni “E’ bianco ormai il capello/ o calva è la testa, la vista/ si è accorciata, l’udito è un po’ attutito e il passo/ non è più snello, la mente/ forse, un po’ svanita/ gli fa veder la vita/ attraverso una lente../ un po’ ingrandita. E’ quel/ periodo della fanciullezza, in cui bambino, ti senti/ così a lor vicino che ti/ accompagna nel tuo/ cammino, tenendoti la mano/ come un ciclamino, quasi/ a voler infondere la forza….” E’ un po’ la nostra vita che si rispecchia in questi versi poetici. Questo passaggio della vita dell’essere umano, uomo o donna, bambino, bambina che sia, tutti arriveranno in questo stadio della vita. E quel fiore (ciclamino) nella nota del poeta ha tutto la sua forza: “Piccolo fiore delicato e fragile che sboccia nei prati al primo fiorir di primavera. E’ così tenero che lo si tiene in mano con dolcezza e delicatezza, come si tiene la mano di un bambino”, e Poi l’Anima. Questa forza trainante che l’uomo ha dentro di sé, non si vede, non si sente, ma vibra come una corda di un violino toccata dal musicista. Ad maiora poeta Cesari, con questolibro, hai regalato a noi lettori gioia e amore. Abbiamo a cuore il nostro territorio. Banche e Cultura L’impegno della BPC per la Cultura. Banche e cultura. Un binomio stretto, che affonda le sue radici nel lontano passato e che pure è dotato di una straordinaria attualità, per certi aspetti ancora tutta da scoprire. Grey Estela Adames L e banche italiane vantano una grande storia di sensibilità artistica e culturale. Dall’Umanesimo al Novecento, hanno svolto non solo la loro funzione di supporto allo sviluppo economico del Paese, ma hanno anche contribuito alla promozione civile e culturale dell’Italia, riservando cura e attenzione allo straordinario patrimonio artistico, culturale, paesaggistico che costituisce la grande ricchezza e l’unicità della nostra nazione. E’ nel solco di questa grande tradizione che la Banca Popolare del Cassinate, fin dalla sua fondazione, ha garantito il suo impegno per promuovere lo sviluppo dell’arte e della cultura nel proprio territorio, la tutela e la conservazione dei beni artistici, la difesa dell’ambiente e del paesaggio, per garantire il diritto allo studio, per sostenere la ricerca scientifica. Una lunga tradizione dotata, però, di grande attualità: mai come oggi, infatti, si sta riscoprendo l’importanza della cultura anche per un rilancio economico del territorio, nel quale, però, si tenga conto non solo delle quantità numeriche, ma anche della qualità della vita. «Non solo PIL, ma FIL, come dice qualcuno, con un’espressione che, richiamando la sigla che tutti conosciamo relativa al “Prodotto interno lordo” parla di “Felicità interna lorda”, ovvero fa riferimento ad una considerazione globale degli standard di vita. Anche la Banca Popolare del Cassinate – spiega il presidente Donato Formisano - tiene conto di questi aspetti e ritiene che per contribuire allo sviluppo di un territorio si debba guardare non soltanto ai parametri economici. Al tempo stesso siamo convinti anche dell’inverso, ovvero che l’investimento in cultura sia anche un modo per contribuire alla crescita economica. Ecco perché, sin dai primi anni della sua attività, il nostro Istituto ha sempre sostenuto la cultura del territorio, creando partnership con le principali manifestazioni culturali della nostra provincia. La musica, l’arte, il teatro, hanno sempre trovato nella Banca Popolare del Cassinate un interlocutore disponibile e attento. Lo testimonia la nostra presenza anche nei teatri della Provincia. Sin dal 2009, anno della sua riapertura, abbiamo sostenuto le attività del Teatro Manzoni di Cassino, istituzione storica della città; da quest’anno sosteniamo anche gli spettacoli teatrali di Frosinone. Nel segno della continuità, lo abbiamo fatto quest’estate con la manifestazione “Teatro tra le porte”, lo facciamo ora con la stagione teatrale del Teatro Nestor, per la cui realizzazione abbiamo volentieri dato un contributo. Il bel claim “teatro comune, teatro per tutti”, proposto dal Sindaco Nicola Ottaviani, testimonia bene l’idea di cultura che anche noi stiamo perseguendo: mettere la cultura a disposizione di tutti, rendere fruibile a tutti il grande patrimonio artistico culturale del nostro Paese, portare la grande cultura e il grande teatro nelle nostre città. Siamo lieti che il cartellone di quest’anno sia così ricco e che sia impreziosito dalla presenza di grandi nomi di attori e attrici e colgo l’occasione per congratularmi con il Sindaco Ottaviani e tutta l’amministrazione comunale per il bel lavoro fatto sinora. Siamo orgogliosi di aver contribuito alla realizzazione di questo programma. Una punta di orgoglio ci sarà consentita anche perché vediamo che altri enti e aziende del territorio ci stanno seguendo in questo impegno, nel quale non vogliamo essere attori di un monologo – per usare, appunto, un esempio teatrale – ma vogliamo che la scena sia calpestata da altri attori. E’ indispensabile che anche e soprattutto nel settore culturale si creino sinergie e collaborazioni, dalle quali la nostra Provincia e il nostro territorio non possono far altro che trovare giovamento. Vogliamo che la nostra terra sia permeata di bellezza, di musica, di arte, di poesia, sia fiera e orgogliosa dei propri valori storici, culturali e artistici». 29 Avvenimenti storici Delfina Ducci STORIA D’AMORE E DI DOLORE L a sera del 20 novembre 1896 a Roma in un appartamento di via Sistina al n.° 24 il trentacinquenne pittore napoletano Giuseppe Pierantoni ferì mortalmente, con un colpo di pistola, la sua amante, Eva Cattermole, fiorentina di 47 anni conosciuta nel mondo letterario come la Contessa Lara, che spirò il giorno dopo tra le braccia dell’amica e collega in giornalismo, Olga Ossani Lodi, detta Febea. Prima di morire la vittima pronunciò una terribile accusa, raccolta dai funzionari di polizia e dalla stessa Febea: “Egli (il Pierantoni) da otto mesi mi sfrutta, non posso liberarmi; anche ieri voleva denaro e non volli darglielo”. Su tale accusa di sfruttamento, oltre che su quella di omicidio, si incentrò il processo iniziato il 3 novembre 1897, nell’aula dei Filippini, a piazza della Chiesa Nuova e che, in sostanza, si risolse in una vera e propria autopsia morale della Contessa Lara. Nel corso dell’interrogatorio il Pierantoni provò la morbosità amatoria della Cattermole, circostanza questa ben nota al pubblico che si mostrava ostile all’imputato: “L’amore della Contessa era quanto di più incostante e variabile si potesse immaginare… ella avrebbe preteso ch’io la lasciassi libera di dedicarsi a qualche fugace avventura, salvo a tornare a me con nuovi slanci e con nuove pazzie”. Più difficile fu dimostrare che il delitto non aveva per scopo il lucro. Il Pierantoni sostenne che al tempo della sua relazione con la Cattermole guadagnava 250 lire al mese contro le 200 della donna. Angelo de Gubernatis, direttore della rivista Vita Italiana, dove i due amanti lavoravano, dichiarò che corrispondeva al Pierantoni 70 lire al mese, che dovette licenziarlo per scarso rendimento e che non credeva alle sue affermazioni a proposito del lavori che gli sarebbero stati offerti. Eugenio Rubichi de La Tribuna espose il suo sospetto che un anticipo di 100 lire fosse stato chiesto alla cassa del giornale dalla Contessa Lara, per passarlo al Pierantoni. Un sarto, gli osti, le cameriere della Cattermole confermarono che chi pagava era sempre la Contessa, la quale al dire delle domestiche riceveva in cambio insulti e schiaffi. Anche don Vincenzo Beccafumi, in istruttoria, dichiarò che la Contessa gli aveva confidato come il Pierantoni le chiedesse ignobilmente denaro. I testimoni a difesa parlarono delle buone qualità generiche dell’imputato, il quale raggranellava soltanto quanto gli occorreva per vivere. Ma la Contessa Monaldi disse del pittore che era di scarso talento. Il padrone di casa del Pierantoni disse invece che questi era un buon pittore. In realtà il Pierantoni più che artista era un imbroglione. Un pittore mancato. Acquistò i primi paesaggi romani di Balla al quale ordinava i luoghi da lui indicati, puntualmente li pagava ma alla Contessa li spacciava come suoi. Un giorno la Cattermole fece visita all’artista Balla e scoprì l’inganno. I quadri il Pierantoni li pagava con il denaro dell’amante. Dopo poco la Contessa fu uc- 30 cisa. Ci fu il processo a carico del Pierantoni, unico indiziato. Impossibile descrivere la folla che invase fin dalle sette l’aula dei Filippini e tutte le tribune e che si mantenne costante fino a sera. Sei udienze ci vollero per arrivare alle conclusioni. Accusa e difesa misero a nudo il passato della Cattermole oltre che del Pierantoni. Evelina Cattermole aveva raggiunto la ribalta non solo per il suo talento di scrittrice, ma soprattutto per le sue scappatelle e a causa di queste destinata ad una triste sorte. Il Pierantoni, artista da quattro soldi, affamato, senza arte né parte, vide in Eva la gallina dalle uova d’oro: sfruttò il suo talento e la sua inquietudine sentimentale. Bella, graziosa, dai modi gentili, seducente, Eva aveva sposato nel 1871 Francesco Eugenio Mancini tenente dei bersaglieri, che tradì con il giovane veneziano Giuseppe Bennati Baylon, impiegato del Banco di Napoli. Si scoprì il tradimento. Secondo le implicite norme sociali del tempo (1875) inevitabile il duello tra rivali: avrà la peggio il giovane amante. Seguì il processo per omicidio dove il marito di Eva venne assolto con la formula di delitto d’onore. Lo scandalo che seguì costringe Eva ad andarsene da Milano. Iniziò una vita raminga all’insegna delle ristrettezze economiche, trovò rifugio a Firenze presso la nonna. Pubblicò poesie e articoli su riviste per guadagnare qualcosa. A Roma il giornalista Giovanni Alfredo Cesareo le offrì lavoro e amore. “L’amore è eterno finchè dura”. Eva si innamorò di Pierantoni e poi del capitano di vascello Ferruccio Battali. Mai la pietà faccia amicizia con l’amore. Pierantoni scaricato rivendicò il suo ruolo di succhione e si vendicò. Sparò e uccise la donna che asseriva di amare: il gesto folle fu per amore, “ Così fa’ chi ama!” disse. Il Pubblico Ministero dipinse il Pierantoni come l’uomo che ha giocato un’indegna commedia dal primo momento della sua relazione: “Volle uccidere e sapeva di uccidere”. Freddo e intrepido vorrebbe indossare la veste dell’amante tradito e geloso. La difesa parlò di Lara come di donna rovina famiglie, di una donna che gode e si diverte e scrive poesie con eccessiva sensibilità. La difesa scomoda persino le teorie di Lombroso secondo le quali donne come Eva sono isteriche, instabili, bugiarde, erotiche ipocritamente pietose…Per colpa della Contessa Lara molti uomini si sono uccisi, o hanno ucciso, altri rovinati nel loro nome e costretti ad allontanarsi dalla loro patria. L’omicidio passerà come provocato da giusta gelosia: il Pierantoni volle ferire non uccidere, il Pierantoni non era uno sfruttatore e la condanna inflitta è di soli 11 anni. L’emancipazione delle donne ha storie sempre uguali, non importa a quale epoca si riferiscano, la musica non cambia e neppure le parole. Neppure i fatti. L’Opinione di Massimo Sergio A CHI ATTOCCA, S’ARROSCIA 4 “Vostro Onore, mi oppongo: mi oppongo a tutto, a priori!” (Totò) cori della curva nord. I tifosi, siamo coscenti, sono passionali e focosi. Ma quelli della Nord che assiepano gli spalti del Matusa frusinate lo sono forse più di altri. Fanno scoppiare mortaretti assordanti, fumogeni che annebbiano il campo, cantano con ammirevole costanza strofe, strofette e sberleffi contro i pontini (“Chi non salta di Latina è,è,è” e quel che segue) ed il derelitto Latina, alla data odierna (26 dicembre) terzultimo in classifica, guardandoli con supponenza dai quartieri alti della classifica, nonostante qualche pausa natalizia di troppo. Tutto ciò mi sta bene, fa parte dello sfottò sportivo tra tifoserìe. E ne godiamo. Ma quello che proprio non mi va giù è il fatto che ogni qualvolta una squadra venga presentata, al solo nominarla, all’inizio delle partite da svolgersi nello stadio cittadino, essa immancabilmente viene mandata a… farsi benedire, a quel posto ed accolta da una sonora salva di fischi. Questo è volgare, ma di una volgarità gratuita, che non ha niente a che fare con lo spirito di ospitalità che ha sempre contraddistinti i ciociari tradizionalmente. Vi siete dimenticati forse, cari lettori, che taluni popoli primitivi avevano tanto di quello spirito ospitale da consegnare nelle mani dell’ospite gradito le loro mogli e le loro figlie? Ma quelli erano altri tempi, non pretendiamo questo eccesso: però, un minimo di educazione, un pizzico di rispetto, quello sì!!... I Zampognari si nasce. M’è capitato nell’ultimo mercatino in città prima delle feste natalizie di incontrare due persone, un attempato ed un giovane, che andavano suonando la ciaramella e la classica zampogna. Quello che invece non v’era in essi nulla di classico spiccava il loro modo di vestire. L’uno, quello più anziano, con giubbotto in pelle alla Fonzie di Happy days e pantaloni jeans; l’altro, il più giovane, quello che suonava la zampogna, una felpa con immancabile scritta americana e disegno multicolore stampati in evidenza ed un paio di pantaloni di velluto millerighe. A completare il tutto indossavano entrambi un paio di scarpe da ginnastica bianche firmate da nota casa produttrice. Tutto sembravano fuorchè zampognari. Poi si sono messi a suonare d’improvviso le soavi e celestiali nenie natalizie. Ho chiuso gli occhi per più di qualche momento ed ho sognato gli zampognari d’una volta, quelli della mia lontana infanzia, col corto gilet color ecrù di pecora, i calzoni di fustagno, l’ampio mantello nero ed ai piedi due paia di cioce lucenti con le stringhe strette sui soffici calzettoni bianchi alti sino al ginocchio. Mi sono sentito bambino con nel cuore la gioia d’allora, mi sono incontrato di nuovo col mio Natale… La papera non galleggia. Abbiamo notato in alcune manifestazioni pubbliche alle quali interveniva il nostro primo cittadino, avv. Ottaviani Nicola (non so più di quale corrente politica), la pronuncia di parole perplesse o denotanti un certo malumore, una certa amarezza. La situazione politica al Comune capoluogo oggi, dopo il giorno di Natale sembra essere più tranquilla, più accomodante. Ma ora Egli si è dovuto preoccupare di cambiare taluni compagni di viaggio avendo scelto nuovi assessori che lo facciano stare tranquillo, almeno sino agli impegni civici, amministrativi, che non mancano mai e che avranno bisogno di essere votati da una maggioranza più qualificata. Gli rivolgiamo però un piccolo e disinteressato avvertimento: scelga bene la prossima volta che abbia intenzione di presentarsi al giudizio degli elettori fra quelli da votare nelle liste che lo appoggiano, perché le teste così dette quadre non potranno mai diventare tonde. Continua ancora? Potrebbe... 31 Miss Flash Gennaio 2015 Simone Morano Photographer Nastasia Napoli L’Opinione di Gabriele Sabetta CRESCE LA PRODUTTIVITÀ E CALANO I SALARI: IL CAPITALE STRAVINCE. CIAO CIAO, MARX. I l Rapporto Globale sui Salari, pubblicato dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro sul finire dell’anno, ha documentato da un lato la stagnazione dei salari nella maggior parte dei Paesi industrializzati “avanzati”, e dall’altro l’aumento della produttività dei lavoratori. Il risultato è una quota sempre crescente di reddito rastrellato dalla classe capitalista, mentre la quota che i lavoratori ricevono da ciò che producono continua a ridursi. Altro che “lotta di classe”… Nel gruppo delle economie più sviluppate, infatti, la crescita dei salari reali è rimasta indietro rispetto alla crescita della produttività nel periodo dal 1999 al 2014. Questo significa che negli ultimi 15 anni la quota di reddito distribuita alla classe operaia è diminuita, mentre la quota che i capitalisti – una piccola minoranza della popolazione – tengono per sé è in costante aumento. Questi numeri manifestano l’aggressione implacabile sui salari e sulla spesa sociale in tutto il mondo, sotto i dettami del mercato capitalista. Al livello più alto della classe capitalista, vi sono quelli che capiscono perfettamente che il loro sistema è entrato in una crisi che può finire solo in due modi: o con il rovesciamento “rivoluzionario” del capitalismo stesso, con il ritorno in grande stile ad un intervento dello Stato nell’economia affinché questa venga indirizzata a fini sociali – se necessario con l’espropriazione della piccola minoranza di miliardari sfruttatori; oppure assisteremo ad un bagno di sangue “controrivoluzionario” di proporzioni tali che farebbe apparire come un pallido ricordo i crimini dell’imperialismo capitalista nel ventesimo secolo. Il divario tra ricchi e poveri all’interno dei Paesi membri dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) – fa sapere quest’ultima – è molto maggiore oggi di quanto non fosse trent’anni fa. Nei primi anni ’80, il più ricco decimo della popolazione aveva un reddito sette volte più alto del decimo più povero. Oggi, il rapporto è di 9,5 a 1. La disuguaglianza sociale sta limitando la crescita economica, a giudizio degli autori dello studio, soprattutto perché i bambini delle famiglie più povere hanno minori opportunità di accesso all’istruzione. Il ragionamento procede in questi termini: più il numero di famiglie socialmente svantaggiate aumenta, peggiore è la loro educazione; questo porta ad una diminuzione del personale specializzato e all’aumento dei lavoratori a più basso salario e minor consumo, con conseguente diminuzione delle vendite e della crescita econo- mica in generale. Nelle ultime settimane, le notizie dal mondo finanziario raccontano del tonfo della moneta russa, che sembra essere il drastico risultato delle politiche attuate dalle grandi potenze imperialiste per costringerla a non interferire nei piani dell’imperialismo capitalista per i cambiamenti di regime in Ucraina e in Siria. Le potenze della NATO stanno finanziariamente strangolando Russia e le sanzioni imposte dagli Stati Uniti in risposta all’opposizione russa al colpo di Stato dello scorso febbraio a Kiev sono pari ad guerra economica. Negli ultimi quattro mesi, il valore del rublo russo è precipitato di oltre il 50%. Le conseguenze catastrofiche della dissoluzione dell’URSS nel 1991 e la restaurazione del capitalismo assoluto in tutto il mondo sono fin troppo chiare: la Russia, con le dimensioni delle sue riserve di petrolio e nonostante il potente apparato militare, è costretta ad accettare una posizione di appendice semi-coloniale del capitale finanziario, per essere schiacciata se intende sfidare i suoi padroni. Le banche stanno stringendo il cappio finanziario intorno al collo della Russia, che non ha ricevuto significativi finanziamenti internazionali, nemmeno dalle banche statali cinesi, perché tutti hanno paura dei regolatori finanziari. Tagliata fuori dal credito internazionale, la Russia viene strangolata dai parassiti finanziari di Wall Street e dalle loro controparti europee. Se invece vi sono una serie di fattori economici globali alla base della caduta dei prezzi del petrolio, è indubbio che un ruolo importante è dato dalla collaborazione di Washington con l’OPEC e con i monarchi sauditi di Riyad per incrementare la produzione e aumentare l’eccesso sui mercati mondiali del petrolio. Non vi è alcun mezzo per fermare il saccheggio della Russia e la spinta verso la guerra, se non attraverso un risveglio della coscienza politica da parte dei popoli europei dormienti. 33 Malala e le donne del mondo musulmano Il 10 ottobre 2014 Malala Yousafzai è stata insignita del premio Nobel per la Pace insieme all’attivista indiano Kailash Satyarthi, diventando con i suoi diciassette anni la più giovane vincitrice di un premio Nobel. La motivazione del Comitato per il Nobel norvegese è stata: “per la loro lotta contro la sopraffazione dei bambini e dei giovani e per il diritto di tutti i bambini all’istruzione”. Grey Estela Adames I ntraprendere un viaggio virtuale per conoscere le condizioni socioculturale delle donne del Medio Oriente é sempre un pugno allo stomaco. Così; con l’avvento del Nobel alla giovanissima Malala Yousafzai (la persona più giovane che fino ad oggi abbia mai vinto il pregiato premio), non possiamo non entrare in quella realtà con gli occhi di chi entra nella casa del vicino e guardare ciò che dietro quella porta si celava. Cosi scopriamo la condizione delle donne in Medio Oriente, Asia, e tutta l’Africa del Nord, storie di dolore, negazione dei diritti fondamentali dell’essere umano, sentiti, oggi più che mai, dall’avvento del gruppo integralista islamico del Isis (1996) (testualmente studenti delle scuole coraniche). Malala Yousafzai all’età di undici anni è diventata celebre per il blog, da lei curato per la BBC, nel quale documentava il regime dei talebani, L’Isis del Pakistan, contrario ai diritti delle donne e non solo, movimento terroristico che minaccia anche l’occidente. A Malala prima del Nobel e stato conferito il premio “International Children’s Peace Prize”, assegnato da Kids Rights Foundation per la lotta ai diritti dei giovani ragazzi. Il 12 luglio 2013, in occasione del suo sedicesimo compleanno, parla al Palazzo di Vetro a New York, indossando lo scialle appartenuto a Benazir Bhutto (e lanciando un appello all’istruzione dei bambini di tutto il mondo. Il 10 ottobre 2013 è stata insignita del Premio Sakharov per la libertà di pensiero. L’annuncio è stato dato dal presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, che lo ha motivato dicendo che è: “Una ragazza eroica (Strasburgo, 20 novembre 2013). La storia di questa giovanissima donna pakistana ha commosso il mondo, per il grande coraggio e la sua determinazione, cosi come vedere in lei la punta di un grande iceberg fatto di donne sommerse nel dolore e nel silenzio della loro condizione. Lei é stata presa come simbolo delle nuove generazioni di donne combattive che non si piegano, e che come dice lei stessa: “Avevo due scelte, morire 34 in silenzio o parlare, decisi di parlare”. Malala nasce nel villaggio di Mingora, (12 luglio 1997), è una studentessa e attivista pakistana, nota per il suo impegno, per l’affermazione dei diritti civili e per il diritto all’istruzione bandito da un editto dei talebani del Isis. La storia di Malala è la storia di tante altre donne nate in Asia, medio Oriente, e Africa del Nord, storie di oppressione, vittime ancora prima di nascere di pregiudizi e future vittime di un sistema che le considera spesso proprietà privata di mariti, genitori e figli maschi, un essere incapace di intendere e di volere. La situazione in Pakistan delle donne è molto complicata. Innanzitutto, le donne hanno spesso una posizione di inferiorità in famiglia e nella società. Giuridicamente la testimonianza di una donna vale metà di quella di un uomo, esse vengono costrette a sposare uomini molto più vecchi di loro; molte donne vengono molestate e altre sono costrette a prostituirsi. Le donne, possono studiare per diventare infermiere, ma secondo la consuetudine sociale, la donna non può toccare un uomo. Nelle regioni al confine con l’Afganistan è diffusa la tradizione di cedere spose-bambine al clan rivale, come risarcimento per sanare tensioni e lutti. A queste ragazze viene detto che devono andare via di casa per potersi sposare. La musulmana “Mukhtar” è diventata famosa in tutto il mondo per non aver mai ceduto davanti alle sopraffazioni di un potente clan criminale. Nata in Pakistan nel 1972 vive a Punjab dove continua la sua battaglia per la difesa delle donne che vengono abusate. In tutta l’area del Medio Oriente e dell’Africa del Nord, le donne sono una forza ispiratrice del cambiamento e sfidano regimi repressivi per difendere i diritti umani fondamentali e promuovere le riforme e l’uguaglianza - ha dichiarato Widney Brown, di Amnesty International. “Nella Giornata internazionale delle donne, Amnesty International esprime “La storia di Malala è la storia di tante altre donne nate in Asia, medio Oriente, e Africa del Nord, storie di oppressione, vittime ancora prima di nascere...” solidarietà a queste donne coraggiose e sostiene la loro lotta per i diritti umani e la libertà. Vogliamo che sappiano che il mondo intero è con loro in questo momento storico”. “Secondo le stime di Amnesty International: 115.000.000 di bambini non hanno istruzione”. “In Pakistan il 70% delle donne sono analfabeta Attraverso l’educazione la donna acquisisce sicurezza E questa garantisce ai figli a sua volta imparare da lei le prime nozioni”. “La vita, nella maggior parte delle nazioni islamiche è stata sempre regolata dai dettami del corano ed i chierici hanno rivestito il ruolo di leader religiosi e politici allo stesso tempo. Gli insegnamenti del Corano sono stati tuttavia, nel corso della storia, interpretati, applicati e spesso manipolati in modo molto differente in ciascuna delle nazioni islamiche, portando il più delle volte a regimi totalitari tra i più violenti ed oppressivi. Quanto riguarda il termine fondamentalismo, proprio come è successo con la parola jihad, che viene generalmente tradotta come “guerra santa” per via del suo uso indiscriminato da parte dei media ed a causa di una propaganda occidentale. Tenendo in considerazione tale errore di interpretazione e dato che moltissimi movimenti, considerati fondamentalisti, hanno accettato e fatto propri moltissimi elementi di modernità ed innovazione spesso importati da società non islamiche, è stata perfino da alcuni sostenuta la teoria secondo la quale nessun movimento fondamentalista esiste in realtà. Al contrario, il Dottor Ibrahim Yazdy, sostiene che l’unica differenza tra riformisti e fondamentalisti è unicamente rappresentata dalla loro più o meno rigida interpretazione ed applicazione della legge islamica, la così detta Sharia, facendo sì che forti disaccordi possano essere riscontrati perfino tra i movimenti più conservatori. Molti paesi islamici soffrono di “gravissimi problemi socioeconomici e politici” e la conseguente mancanza di educazione, di coesione tra i diversi strati della popolazione e la quasi totale assenza di autodeterminazione fanno sì che ristretti gruppi dominanti ottengano il potere ed impongano alcuni tra i più violenti ed oscurantisti regimi che nulla hanno a che fare con i principi dell’Islam” riflessioni dal web Oriana Fallaci, Insciallah “La molla della vita, è il coraggio. Accendemmo il fuoco perché avemmo il coraggio. Uscimmo dalle caverne e piantammo il primo seme perché avemmo coraggio. Ci gettammo in acqua e poi in cielo perché avemmo coraggio. Inventammo le parole e i numeri, affrontammo le fatiche del pensiero, perché avemmo coraggio. La storia dell’Uomo è anzitutto e soprattutto una storia di coraggio: la prova che senza il coraggio non fai nulla, che se non hai coraggio nemmeno l’intelligenza ti serve. il coraggio non ascolta nessuna forma di raziocinio. Pretende di muovere le montagne e spesso le muove”(….) 35 ® Promograph - Simone Morano Photographer L’Opinione di Mario Cerroni DALLA PARABOLA DEI TALENTI NO AD UNA EUROPA DELLA PAURA C’ è la nota parabola dei talenti, nella quale si racconta il dono che il padrone fa ai suoi servi: al primo gli dà cinque talenti, al secondo due e al terzo uno soltanto. Al ritorno il padrone chiede come avessero usato il denaro a loro affidato: il primo servo porta indietro 10 talenti, il secondo 4, il terzo soltanto l’unico talento avuto in dono. La risposta del padrone è diretta: prende il talento al servo pauroso e lo dona al servo che ha avuto il coraggio di duplicarli. Questa parabola ci dice che la paura blocca la crescita, la fantasia, la voglia di vivere. E’ un po’ quello che sta succedendo al nostro Paese: pauroso, bloccato, senza il coraggio di intraprendere nuove vie per una crescita giusta, equilibrata. Ogni giorno i telegiornali, e non solo, non fanno altro che parlare di fatti di nera, di alluvioni, di recessione: parole che mettono paura, che creano ansia. Il mio sospetto è che tutto ciò sia voluto: ci vogliono schiavi nelle mani dei ricchi “faraoni”, delle diverse bande che governano il mondo nelle sue varie dimensioni. Nell’aria da tempo c’è odore di negatività. Essa viene sparsa come un veleno per ammorbare, indebolire le nostre energie: soltanto noi possiamo combattere questo stato depressivo trovando in noi le nostre energie: ne abbiamo tante. Dobbiamo ribellarci alle violenze del mercato, del consumismo drogato. In questo contesto, si è facile preda di tristezze, di “passioni tristi” (così definito da Leonardo Becchetti in un suo articolo su Avvenire) di mancanza di speranza, energia necessaria per avere gli occhi ed il cuore rivolti al futuro. Usciamo dal nichilismo, dalle paure provocate ad arte. Usciamo dalle tenebre della foresta , invasa da “gufi”, da voci di paura, da mostri voluti da un sistema che vuole la nostra morte morale, vuole abbattere le nostre difese. Fortunatamente non tutto è così: la parabola dei talenti ci dà una prospettiva diversa. In essa c’è l’energia della positività. La paura del servo con un solo talento viene sconfitta dalla forza del futuro degli altri due servi, capaci di duplicare quanto avuto. In Italia ancora sono attive energie positive: nascono e fioriscono aziende che producono ricchezza, che commercializzano e valorizzano il lavoro di tanti lavoratori, di tante famiglie, le quali sfidano i limiti di un wel- fare cieco, che non vede la bellezza delle stesse. Chi guarda solo al proprio orticello, non crea energia positiva, non prova empatia per l’altro, non rischia, si chiude nella nuova droga del gioco, producendo un esito fallimentare per sé e per la società. La mancanza di fiducia verso l’altro non crea un “sentimento di benevolenza” reciproca: ognuno si chiude a riccio, ognuno crede che in questa posizione stia bene, ognuno crede di essere eterno (sto bene io me ne frego degli altri, dimentico che la morte arriva anche per chi è ricco, è egoista, cattivo...): così il sistema sociale va in crisi. Ecco arrivare il maltempo per le due parti in campo: il maltempo sopravviene e così entrambi finiamo per perdere i nostri raccolti per mancanza di fiducia reciproca e di una garanzia (così Hume nel Trattato sulla natura umana-1740libro III). La parabola dei talenti può essere applicata anche agli Stati: all’ultimo G20, l’Unione Europea ha fatto la parte del servo pauroso. Invece di mettere in circolo risorse espansive, si è chiusa a riccio, dentro un egoismo indefinibile. Alcuni paesi più ricchi, anche più vecchi, incapaci di procreare, di fare figli segno di un futuro nuovo, si sono chiusi nel mutismo dell’egoismo, hanno chiuso le porte alla speranza, al futuro. Sono diventati come quel servo che pur avendo la risorsa , - il talento- per paura, per calcolo egoistico, per mancanza di fiducia verso gli altri, ha spento, interrandola, la luce della speranza, la luce di un’alba ricca di futuro. Oggi l’Europa, se non esce dal tunnel della sfiducia, della paura, rischia, per responsabilità di paesi e sistemi economico-finanziari egoisti, di non avere una nuova “fertilità umana economica e spirituale”. Il baratro del fallimento è vicino: i padri fondatori hanno ben utilizzato il talento della speranza, dell’altruismo, i figli o nipoti al contrario hanno chiuso il talento della speranza nella buca del rigore senza stimoli allo sviluppo. I burocrati della finanza, i politici del rigore, del controllo ragionieristico della finanza non abbiano parole di paura, quando registrano da parte della gente, dell’elettorato un maggior gradimento per una politica che vada contro una Europa ed un euro che, da tempo, stanno uccidendo intere economie e le attese di vecchie e nuove generazioni. 37 Copyright Promograph Comm Sas - 0775212261 Via Maremmana III via Casilina San Cesareo (RM) Psicologia Ilaria Antonucci Psicologa e psicoterapeuta M olte volte si sente parzione, difatti, deve ruotare intorno lare di psicosi, di schizoal rafforzamento dell’aspetto relafrenia, di allucinazioni e zionale, delle risorse e degli aspetti deliri ma ben poco, in realtà, se ne positivi, rispettando i desideri della sa davvero. Proprio per questo mopersona, le sue attitudini (anche in tivo, come spesso accade, si sono ambito lavorativo, ovviamente) e le “ La follia è una condizione umana. In noi la follia diffusi, nel corso del tempo, presue caratteristiche. Purtroppo, toresiste ed è presente come lo è la ragione.” concetti e pensieri non del tutto reanando al famoso giudizio comune di Franco Basaglia/ Che cos’è la psichiatria listici sull’argomento. Quando si cui sopra, lo schizofrenico viene pensa ad uno psicotico, istintivasempre identificato con il “pazzo”, “Di fatto, non esiste pazzia senza giustificazione ed ogni mente si è percorsi da un brivido di viene associato al manicomio e, gesto che dalla gente comune e sobria viene considerato paura, dalla sensazione che non si troppo spesso, non si riesce ad anpazzo coinvolge il mistero di una inaudita sofferenza che saprebbe che pesci pigliare, qualora dare oltre questa visione troppo semnon è stata colta dagli uomini.” ci si trovasse a tu per tu con “uno Alda Merini/ L’altra verità plicistica. A mio parere il primo di loro”. Ed è normale che sia così, passo per uscire fuori da tutti questi proprio in virtù di quel famoso immaginario collettivo di cui parlavo schemi preconfezionati è quello di mettere da parte, almeno per un poc’anzi. Innanzitutto, prima di provare a sfatare queste convinzioni po’, il concetto di malattia e vedere, oltre che guardare, la persona, errate, occorre precisare se schizofrenia e psicosi siano o meno la per quello che è. Perché è di questo che stiamo parlando, cioè di esstessa cosa. In realtà, la schizofrenia non è altro che un sottotipo di seri umani che esistono, pensano ed hanno la propria vita, a prepsicosi, come il cosiddetto Fuoco di Sant’Antonio lo è del più gescindere dalla malattia che “portano addosso”. Mi dispiace se ho nerale Herpes. Concentrando, quindi, la nostra attenzione sulla schideciso di affrontare con voi, questo mese, una tematica che, di sfugzofrenia, molte persone immaginano lo schizofrenico come un gita, avevo toccato altre volte ma per me è stato ed è importante coindividuo aggressivo e pericoloso. Al di là di questi tratti, comuni, municarvi questo mio pensiero e le sensazioni ad esso legate. tra l’altro, a diverse situazioni disadattive, un’idea ricorrente è Troppo spesso i luoghi di cura e riabilitazione per pazienti psichiaquella che, colui che soffre di questa specifica patologia, abbia catrici, e psicotici in particolare, sono abbandonati a se stessi. Questo ratteristiche e peculiarità “di un altro mondo”, quasi fosse un alieno accade a volte per il senso di rassegnazione che pervade gli operao qualcuno sbucato fuori da un libro. Dal pensiero popolare pastori che ivi lavorano ma, nella maggior parte dei casi, a causa della siamo alla concezione che viene fuori attraverso lo studio dei mamancanza di finanziamenti a strutture che accolgono utenti vissuti, nuali clinici, che ci parlano di deliri, allucinazioni, apatia patologica, troppo spesso, come “scarti” su cui non ha più senso mettere in atto, linguaggio compromesso e via dicendo. Pur essendo indiscutibile ormai, alcun tipo di intervento. Ci si lascia scoraggiare dall’aspetto che lo schizofrenico è o è stato soggetto, in alcuni momenti della sua ripetitivo che assumono alcuni atteggiamenti, i quali non rapprevita, a sintomi di tale natura, una patologia così complessa non è sentano, comunque, l’individuo nella sua globalità. Lo psicotico sa solo questo. Passando, quindi, dalla cultura popolare alla didattica, ridere, sa divertirsi, sa dare molto agli altri ma, in questo, ha bisogno fino ad arrivare alla realtà che si può toccare con mano, viene fuori di essere guidato. A volte, difatti, le carezze sono nuove per lui; in un mondo completamente nuovo, fatto di sentimenti, emozioni ed altri casi, anche se ci sono state, non è stato capace di “reggere” affetti. L’aggressività, tipica solo della fase acuta (quella in cui è l’impatto emotivo legato ad esse. Lo psicotico ha vissuto, in molti previsto il ricovero in ospedale, per intenderci), lascia il posto alla casi, all’interno di un guscio, i cui contorni sono piuttosto netti. Però dolcezza, ad una sofferenza che a volte non ha voce ma che preme non è impossibile “accarezzare” questo guscio, tanto da potervi fare per trovare il modo di esprimersi. La vita di uno schizofrenico a capolino, pian piano, assottigliandolo sempre più, insieme a lui. Povolte è terribilmente povera a causa di deficitarie risorse sociali, tersi avvicinare così tanto, però, presuppone un superamento dei faoltre che personali; sicuramente i farmaci, in alcuni casi, riducono mosi pregiudizi che hanno sempre permeato la storia dell’umanità, maggiormente la sua vitalità e il suo spirito d’iniziativa ma nulla è dai tempi in cui si riteneva, per esempio, che i tratti del criminale perduto se si creano le condizioni affinché egli scopra o riscopra fossero determinati da tare ed anomalie somatiche. Nell’epoca atl’interesse per le cose. Partendo dal presupposto che ogni individuo, tuale, per fortuna, grazie al buon senso ed all’apertura all’altro, come è normale che sia, è diverso dall’altro, se mi si chiedesse quale “qualche” cambiamento è stato messo in atto! Troppe volte ci spasia la prima immagine che mi viene in mente pensando ad uno schiventa ciò che non conosciamo e credo che gran parte della ghettizzofrenico, direi che è quella di una persona che non ha fiducia negli zazione del paziente psichiatrico, e dello psicotico in primis, altri, che vede il mondo a volte come pericoloso e che non pensa nascano da questa ignoranza che, come è normale che sia, genera molto spesso di poter instaurare relazioni significative con chi lo spavento e, di conseguenza, rifiuto. “Tu mi spaventi e quindi è come circonda. Mentre è molto difficile che si possa verificare un cambiase, per me, non esistessi.” E su questo pensiero, che spero possa mento evidente e definitivo degli aspetti più propriamente cognitivi, smuovere nuove riflessioni, concludo. sugli aspetti sociali, invece, si può e si deve lavorare. La riabilitaBuona meditazione! NON TI CONOSCO E, PER QUESTO, HO PAURA DI TE 39 VI RACCONTIAMO Alatri STORIE, CURIOSITÀ, FATTI, FATTERELLI, LEGGENDE, PERSONAGGI E QUANT’ALTRO DI UNA CITTÀ ANTICA. Enzo Rossi IL PRESEPE DI ALATRI N apoli è sicuramente la patria indiscussa del presepio, dove esso è un’esplosione di luci, colori, forme, suoni, una manifestazione del costume e dell’animo napoletano. L’amore per lo spettacolo, per la vivacità e per l’aneddotica rende questi presepi unici, talvolta ricchi di animate scene popolaresche e di personaggi, che pur non particolarmente legati alla natività del Cristo, ben si sposano nel contesto ove vengono inseriti. Certo l’arte presepiale nella nostra penisola è la più variegata a dimostrazione che il Natale da noi è ancorato alle vecchie tradizioni contadine e popolari più che agli sfarzi delle luci e degli alberi propri di altre culture e tradizioni. Tutti i nostri presepi hanno però risentito degli influssi della scuola napoletana adattandoli poi alla loro realtà geografica. Ad esempio, nel siracusano, dove l’apicoltura è molto diffusa, sin dal ‘600 si usava la cera per plasmare statuine del Gesù Bambino e poi interi presepi, arte in cui si distinsero i “Bambinai” con la realizzazione di bambinelli di fattura raffinata, diffusi poi in tutta la penisola (uno di questi antichi esemplari, di pregevole fattura, risalente al secolo XVI, dopo accurato restauro dell’artista Corrado Galuppi, è gelosamente conservato nel museo permanente della chiesa confraternale di San Matteo ad Alatri). Anche ad Alatri, come in molte città d’Italia, il Natale è l’occasione per esporre realizzazioni presepiali artistiche. Così, decenni addietro, erano soliti allestirsi presepi o presso le chiese o presso i conventi (famoso fu quello che i Padri Cappuccini allestivano ogni anno), mèta di innumerevoli visite in un clima di raccoglimento e di festa allo stesso tempo. La Confraternita di San Sisto fu la prima a gettare le basi di quello che è ormai diventato un appuntamento fisso del Natale ad Alatri e di una tra le manifestazioni più belle organizzate dalla città ernica. Nasce poi nell’anno 2009, da un’idea dell’artista alatrense Corrado Galuppi e di altri appassionati cultori di quest’arte, l’Associazione “Alatri in Presepe” con lo scopo di mantenere vivi l’amore, la passione e la voglia di fare il presepe, trasmettendolo alle future generazioni. L’idea della Confraternita prima e di Galuppi poi, fu sviluppata per il grande successo ottenuto con la realizzazione di mostre di presepi allestite a partire dall’anno 2000 con i risultati lusinghieri che tutti hanno potuto ammirare. L’intuizione fu subito allora sposata dall’Amministrazione Comunale che ogni anno ha fissato in calendario la splendida manifestazione, sino a due anni or sono in sinergia con l’Associazione “Alatri in Presepe” e poi autonomamente. Anche quest’anno, per la dodicesima volta, la mostra presepiale dal titolo emblematico “Segui la Stella- Alatri Presepi in Mostra”, organizzata mirabilmente dall’Assessorato alla Cultura e dalla Pro Loco, è stata ospitata per più di un mese (dall’8 dicembre all’11 gennaio) in quello che ormai è diventato il suo alveo naturale, negli splendidi locali del chiostro di San Francesco e ha visto una notevole affluenza di espositori e di visitatori non solo del luogo, ma di tutta la provincia e di altre città. Pensate che sino all’antivigilia di Natale si era registrata la presenza ufficiale di più di mille visitatori. Per tracciare un resoconto della manifestazione, ancora in atto al momento di andare in stampa, abbiamo però voluto sentire il delegato alla cultura del Comune di Alatri, il consigliere dr. Carlo Fantini che ormai dirige ed organizza in prima persona la bella e sentita manifestazione. Dottor Fantini, ci parli della manifestazione di quest’anno. Innanzitutto mi corre l’obbligo di ringraziare tutti coloro che, collaborando con me, hanno fatto sì che la manifestazione raccogliesse il successo che è sotto gli occhi di tutti. Inoltre, un grazie di cuore a tutti gli espositori, vecchi e nuovi che con slancio hanno dato la loro adesione. Tutte e dodici le manifestazioni sinora realizzate sono state belle, ma nessuna è uguale a quella dell’anno precedente e quella di quest’anno è stata realizzata nel segno del nuovo e della diversità. L’evento espositivo in sè è composto dalla mostra di presepi artistici presso il chiostro di San Francesco, quindi dalle splendide opere di “Alatri in Miniatura” dell’artista Maurizio Cianfrocca ospitate presso il Palazzo Conti Gentili. Ci illustri brevemente le novità. Anche se il termine non mi piace, la mostra si è articolata in più sezioni: una riservata agli iscritti come da tradizione e agli appassionati locali, alle scolaresche, allle associazioni; un’altra sezione ha ospitato le associazioni di presepi ed artigiani. Solo per citarne alcuni, l’Associazione amici del presepe di Aprilia con ben 15 presepi, quindi l’Associazione di Presepisti di Tivoli, il nostro concittadino Paolo Coccia con 20 opere, il famoso pittore e scultore Luigi Miele, Maurizio Rossi di Frosinone che espone anche nelle sale del Bramante di Roma. Ma siamo andati oltre, quest’anno la manifestazione è stata anche all’insegna della solidarietà. Una sezione a sè è il “dolce presepe”, ovvero un’esposizione di presepi di pasticceria artigianale offerti da pasticceri e non e dall’Istituto Alberghiero di Fiuggi per una lotteria il cui ricavato sarà interamente devoluto in beneficenza. Sulla scia del successo ottenuto, cosa ci riserverà la manifestazione dell’anno prossimo?Tenteremo di fare del nostro meglio, di migliorarci e di fare tesoro dell’esperienza sin qui acquisita, rimanendo aperti e disponibili a idee e collaborazioni all’insegna dello spirito e dei valori che solo il presepe ed il Natale può trasmettere. Nel ringraziare il dott. Fantini della sua disponibilità nei nostri confronti, a noi non resta che auspicare che come quest’anno, anche negli anni a venire ci sia una crescita esponenziale della meravigliosa manifestazione natalizia alatrense che ormai, partendo quattordici anni fa in punta di piedi, ha varcato i confini locali. Buon anno a tutti. 41 Economia, Finanza e Fisco Formazione Professionale: un investimento competitivo L e aziende competono nei modi più disparati. Le accomuna una cosa però: hanno gli stessi clienti. Ma non hanno gli stessi dipendenti. Nei mercati dove le aziende non possono differenziarsi per innovazione tecnologica, strategie di prodotto o prezzo, ecco che la qualità del servizio offerto tramite le competenze di un team motivato e felice di lavorare per la propria azienda può costituire un vantaggio competitivo. Le competenze del team, lo spirito di appartenenza dei dipendenti verso la propria azienda, il lavorare con motivazione e felicità sono oggi fattori che permettono alle aziende di tornare a generare quel vantaggio competitivo che non riescono più ad ottenere tramite l’esclusività del proprio prodotto/servizio. Alla luce di tali premesse, appare evidente che oggi quanto mai capitale umano e competenze costituiscono i driver per la crescita economica, capaci di incrementare la produttività e allo stesso tempo stimolare nuove tecnologie, nuovi prodotti, servizi e innovazione. In parallelo, la dinamicità del mercato attuale fa si che persone non qualificate rischino l’esclusione sociale e alle imprese sia imposta una formazione continua come garanzia unica di qualità. Il concetto di “action learning” secondo Reg Revans, suggerisce che “per sopravvivere, la proporzione di apprendimento di qualsiasi organismo deve essere pari o più della proporzione di cambiamento del suo ambiente”, e che “la gestione efficace delle risorse umane è un processo di individuazione delle competenze individuali che influenza in maniera significativa il grado del successo dell’impresa sul mercato, nel quale la mission e la vision si riflettono e si riconoscono, anche nella cultura d’impresa, cioè nell’insieme di norme e valori riconosciuti ed adottati da ogni componente del gruppo”. Si ribadisce dunque come l’apprendimento continuo rappresenti una risorsa strategica dell’azienda, atto all’emersione e la condivisione delle potenzialità individuali e della loro somma, attraverso un percorso di stimolo, coinvolgimento e motivazione. Le aziende italiane iniziano a capire che formare è sinonimo di apprendimento finalizzato al miglioramento e all’evoluzione degli obiettivi aziendali, organizzativi, formativi, culturali, e tornano così ad investire in formazione. Che siano start up, Pmi o grandi organizzazioni, le nostre aziende attingono con più convinzione agli investimenti a esse destinati provenienti dai fondi interprofessionali o dai programmi europei come Horizon 2020 o Cosme, il nuovo programma Ue 2014-2020 per la Competitività delle imprese e delle Pmi che sostituisce il programma quadro 2007-2013 CIP. I più recenti segnali di ripresa, in questo ambito provengono dall’Asfor1 per cui rispetto allo scorso anno sono molte le imprese italiane che hanno intenzione di mantenere stabili le risorse finanziarie dedicate alla formazione dei manager. Per l’anno in corso si conferma che il 56,20% delle imprese interpellate manterrà stabili gli investimenti in formazione, mentre la previsione per il 2015 è di un investimento stabile per il 58% delle aziende, mentre la percentuale che intende diminuire i budget si riduce dal 15,1% nel 2014 al 6,58% nel 2015. Rispetto alle nostre vicine, però, i dati ISFOL2 mostrano come sempre più imprese Italiane scelgano di formare costantemente i propri lavoratori, seppure in misura inferiore rispetto alla maggior parte dei paesi europei. Ciò è dovuto principalmente alla minore disponibilità di risorse economiche e ad una scarsa convinzione, diffusa soprattutto nelle Pmi, che la formazione possa rivelarsi nel lungo periodo un investimento per la competitività e per contrastare gli effetti di situazioni congiunturali negative come quella attuale. Superare queste barriere diviene dunque prerequisito fondamentale nonché buona prassi. Sono molti i metodi per affrontare tali sfide3 come il blended-learning, già adottato con successo da grandi aziende come l’IBM, Siemens e General Electric ma replicabili anche a livello di PMI. Attraverso l’impiego di piattaforme tecnologiche si realizzano metodologie di apprendimento come e-learning, lezioni virtuali, webinar, mobile-learning e strumenti moderni di networking. L’apprendimento è aperto e a distanza e permette ai lavoratori di riunirsi in una stanza all’interno dello stabilimento, o assistere da casa a corsi in diretta, tramite Internet, con formatori che si trovano in un’altra città, in modalità videoconferenza. Grazie alla piattaforma l’azienda può avere a disposizione tutte le informazioni necessarie per gestire classi virtuali predisponendo i corrispondenti percorsi formativi, comunicare e collaborare a distanza grazie a strumenti come la posta elettronica, i forum e le chat, monitorare le attività degli allievi, valutare costantemente l’efficacia del sistema e la qualità della formazione erogata. Ciò permette non solo un aggiornamento continuo del personale interno nel rispetto dei tempi di lavoro previsti, ma anche un miglioramento dell’organizzazione aziendale, in un’ottica di relazioni sempre più social. In un mondo sempre più 3.0, in cui il successo dell’aziendale è basato sulla flessibilità e capacità di reazione e adattamento ai continui aggiornamenti imposti dal mercato, la capacità di velocizzare anche i processi di learning, training e up-grading può certamente costituire un valore aggiunto. In via definitiva e conclusiva, approfondire e ampliare il proprio patrimonio conoscitivo, cognitivo sia tecnico che scientifico si profilano tra i fattori strategici per i processi produttivi. Dunque, quel meccanismo che rende strategico l’investimento in capitale umano va riconosciuto come virtuoso e infine incentivato. L’Italia deve cogliere tale sfida per non allontanarsi dai propri competitors nella fase di ripresa strutturale. Dott.ssa Lara Lisi 1 Associazione italiana per la formazione manageriale, Decima Indagine sulla Domanda di Formazione Manageriale, 2014. 2 ISFOL, XII Rapporto sulla Formazione Continua, Gennaio 2012. 3 Flavio Calcagno, Investire nella “formazione continua” è una strategia vincente, in PMI-Dome, 2002 43 Almanacco di Gennaio Il Cuore dell’Inverno Barbara Turriziani U Se l’ inverno dicesse: “Ho nel cuore la primavera” , chi gli crederebbe? Kahlil Gibran n nuovo anno si apre, un nuovo inverno lo accoglie ma non ci spaventino il gelo e la galaverna, le raffiche di tramontana e la neve; così come la natura si lascia docilmente forgiare dalle asprezze del clima, traendone nerbo, anche noi, con la giusta predisposizione d’animo, possiamo goderne i favori. I contadini, invero, attendono con fiducia le grandi nevicate di gennaio poiché, come dice il proverbio: ‘ Se gennaio è cattivo e triste, d’ogni frutto si riempiono le ceste’. Dedicato al dio romano Giano, preposto alle porte e ai ponti e ad ogni forma di passaggio e mutamento, Gennaio fu aggiunto nel calendario, insieme a Febbraio, dal re Numa Pompilio per regolare i giorni dell’inverno che trascorrevano senza nome. Con la riforma giuliana del 46 a. C. il primo giorno del mese fu fatto coincidere con il Capodanno ma non è stato sempre mantenuto nelle varie epoche; nel medioevo, ad esempio, l’anno aveva inizio il 1° marzo, come nella Repubblica di Venezia o il 1° settembre come nell’Impero d’Oriente e in Russia. Gennaio chiude i festeggiamenti del Natale con la mistica festività dell’Epifania, il 6, in ricordo della visitazione dei Re Magi alla Grotta Santa. L’inverno in questo mese raggiunge il suo apice, le previsioni metereologiche asseriscono che quello del 2015 sarà uno degli inverni più rigidi che si ricordino negli ultimi secoli, quasi pari a le Grand Hiver che si abbatté sull’Europa nel 1709 ma certo, non così aspro come quello che, nel racconto di Antistene nei Moralia di Plutarco, infuriava in terre lontanissime, in cui il freddo era così intenso che le parole ghiacciavano appena proferite e si scioglievano, vagando inudibili, fino alla successiva estate. In realtà, anche nel più vivido gelo, possiamo, con occhio attento, scrutare presagi di primavera: i fiori di calicanto che spandono nell’aria un profumo soave, i bucaneve che fanno capolino timidi ma decisi dal bianco manto nevoso, l’intrepido ciclamino dagli ardenti colori, le viole nate dal sangue dell’infelice Attis, l’erica che si distende compiaciuta al soffiare del vento e la benaugurante edera, ci rendono l’attesa più breve. In cielo, il Sole, dopo il solstizio, si mostra ogni giorno sempre più a lungo, cosicché, se il primo giorno dell’anno si erge alle 7,10 e tramonta alle 16,41, il trentuno del mese sorge alle 7,30 e cala alle 16,49, regalandoci mezz’ora di luce in più; il 20 del mese, lascia l’ instancabile Capricorno, segno di terra, per entrare nell’audace e curioso Acquario, segno d’aria. Nella notte, l’ispiratrice figura di Orione e l’incantatrice Sirio accompagnano il nostro divenire, carezzando segretamente i nostri sogni. Individuare il Triangolo invernale nel cielo serale è molto facile: il vertice più basso 44 della figura è costituito proprio dalla splendente Sirio, la stella più brillante che appare nel cielo, gli altri due si trovano facilmente, facendo scorrere lo sguardo, a sinistra, fino alla supergigante rossa Betelgeuse, spalla sinistra di Orione e, a destra, fino a Procione, la più grande stella della costellazione del Cane Minore, insieme a Sirio, tra le più vicine al Sole. All’ interno del triangolo è contenuta la costellazione dell’Unicorno, mentre a nord di esso, si evidenzia bene la costellazione dei Gemelli, le cui stelle sono disposte a rettangolo, inclinato verso nord-est, quasi a voler “sfuggire” dal gruppo di stelle di Orione. Ad est, la brillante stella Arturo inizia a mostrarsi, rasente l’orizzonte col suo colore rossastro che i bassi strati atmosferici fanno variare sul giallo arancio; sale inoltre la figura del Leone, a forma di trapezio, con la brillante Regolo sulla parte sud-ovest. La Luna accoglierà il nuovo anno con il brillante plenilunio del 5 gennaio; il 20 sarà in novilunio, salutando Giano bifronte, nel primo quarto del 27. Tra le date da ricordare, menzioniamo due ricorrenze su tutte, l’8 gennaio del 1935, quando a Tupelo nel Mississippi nasce Elvis Presley, l’indiscusso Re del Rock e il 19 gennaio del 1940, allorquando a Palermo, viene al mondo una delle figure più nobili, coraggiose e caparbie della storia italiana, Paolo Borsellino, il magistrato che, assieme al collega e amico Giovanni Falcone, dedicò tutta la sua vita alla lotta contro la mafia. Due figure tanto diverse tra loro, accomunate però dall’amore per la propria Patria che spinse il Alfred Sisley, Neve a Louveciennes, 1874 primo ad arruolarsi, accantonando la carriera e il secondo a combattere con tutte le proprie forze la malavita, fino all’estremo sacrificio. Non a caso la pietra per i nati del mese è il granato che per il suo colore rosso trasparente, i popoli antichi associavano al sangue, al coraggio, alle nobili aspirazioni del cuore puro. Le culture indigene del Brasile lo chiamano il sangue della terra e lo considerano responsabile della fertilità del suolo e della ricchezza della vegetazione. Nel Medioevo è la leggendaria pietra che risplende al buio e dona luce e speranza alle anime che si trovano nell’oscurità, oltre che preservare dalla peste. Era dedicata a coloro in grado di sopportare dure prove per dimostrare il loro coraggio: infatti il granato ha un aspetto insignificante quando è grezzo, ma diventa luminoso se lavorato, dunque rappresenta una metafora della trasformazione e della crescita dell’individuo, in battaglia, si usava infatti, incastonare il granato sugli scudi e sull’impugnatura delle spade come protezione. Secondo l’antico adagio, ‘Il gran freddo di gennaio empie il granaio’ ma per i cultori della lettura, il ‘granaio’ più prezioso è la biblioteca, cosicché tra i consigli di lettura per il mese c’è Thomas Stearns Eliot, poeta, saggista, critico letterario e drammaturgo statunitense naturalizzato britannico. Premiato nel 1948 con il Nobel per la letteratura, per il suo eccezionale e pionieristico contributo alla poesia contemporanea, è stato autore di diversi poemi, alcuni dei quali destinati al teatro: Il canto d’amore di J. Alfred Prufrock, La terra desolata, Gli uomini vuoti, Quattro quartetti, The Cocktail Party e Assassinio nella cattedrale, dramma teatrale ispirato all’assassinio dell’arcivescovo di Canterbury Thomas Becket avvenuto nel 1170 nella cattedrale omonima, si basa in gran parte sugli scritti di Edward Grim, testimone oculare dell’evento. Dalle forti connotazioni di opposizione ai sistemi di regime autoritario, esso fu scritto nell’epoca in cui il fascismo e il comunismo cominciavano a prendere campo in Europa. In questa luce è visto in particolare come critica al regime nazista, specie in chiave di sovversione rispetto agli ideali della Chiesa cattolica. L’Opera d’arte con cui accompagniamo il lento svolgersi di gennaio è Neve a Louveciennes, di Alfred Sisley realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1874 e custodito nel Courtauld Institute di Londra. La peculiarità di questo grande pittore si sviluppa simmetricamente a quella degli altri compagni impressionisti; incoraggiato in particolare da Monet, nello studio del movimento e degli attimi fuggenti da fissare sulla tela, i suoi lavori sono immersi profondamente nell’en plein-air. Il suo linguaggio ha un timbro psicologico, il suo cromatismo ha una singolare eleganza e delicatezza; la natura nelle sue tele è in continua vibrazione. Erbario- Il fiore del mese è il garofano, originario delle zone temperate del Globo; il nome scientifico deriva dal greco e significa ‘fiore degli dei’. Generalmente i garofani esprimono amore, fascino e distinzione, anche se ci sono molte varianti dipendenti dal colore. In Giappone, il garofano è augurio di buona fortuna o buona guarigione. Di colore rosso chiaro rappresenta ammirazione, mentre rosso scuro denota profondo amore e affetto. I garofani bianchi rappresentano l’amore puro e buona fortuna, mentre quelli variegati simboleggiano il rammarico per un amore non condiviso. I garofani rosa hanno un significato simbolico e storico. Secondo una leggenda cristiana, la prima apparizione dei garofani sulla terra risale a quando Gesù venne crocifisso. Le lacrime versate dalla Beata Vergine Maria fecero spuntare dei garofani. Così il garofano rosa divenne il simbolo dell’amore immortale di una madre. I chiodi di garofano sono una spezia dalle molteplici proprietà benefiche che li rendono utili per la cura sia della persona, in quanto costituenti un antibatterico e un antidolorifico naturale, sia della casa, in virtù del loro delicato profumo possono essere, infatti, un ottimo deodorante naturale. Provate a mescolare qualche chiodo di garofano con del bicarbonato, lasciandoli chiusi per un giorno in un recipiente ermetico. Una volta aperto, il contenitore rilascerà nell’ambiente un soave effluvio, molto gradevole. Infine, per il consueto consiglio della Ricetta del mese, vi propongo una sana zuppa, adatta a tutti, gustosa e corroborante, per combattere le rigide temperature di gennaio e in particolare, dei suoi ultimi giorni, detti della merla, in ricordo di una famigliola di tali uccellini che, per resistere al gelo e alla neve, si rifugiò in un comignolo pieno di fuliggine che ne tinse per sempre il piumaggio. Buon Anno! La ricetta Zuppa d’orzo. Ingredienti per 4 persone: orzo (perlato/decorticato/mondo): 1 tazza; carote 2; porro 1; sedano rapa1/2; erbe aromatiche; grana padano; sale. Preparazione: Cuocere l’orzo con 7 tazze d’acqua, a fuoco basso e a pentola coperta per circa mezz’ora. Lavare e mondare le verdure ma lasciarle intere. Aggiungere all’orzo le verdure e cuocere a fuoco basso per altri 30 minuti. Una volta cotta la minestra estrarre le verdure cotte, passarle al setaccio o frullarle nel mixer e versarle nella pentola con l’orzo. Salare e aggiungere un pizzico di erbe aromatiche. Far riposare nella pentola coperta per qualche minuto e servire con abbondante grana padano. 45 Cultura musicale a cura di Cesare Marinacci La Musica Totale omaggio ad Alexander Scriabin N ell’augurare un meraviglioso 2015 ai nostri cari lettori, desidero aprire il numero di gennaio con la celebrazione forse della più importante ricorrenza musicale dell’anno: il centenario dalla scomparsa del grande compositore russo Alexander Nikolayevich Skriabin; figura sui generis, difficilmente inquadrabile in una particolare corrente musicale, se non come precursore visionario di più di una esperienza novecentesca. Autore di musica sublime, appassionata, eroica, eversiva, onirica, cultore della timbrica pianistica, pioniere di un’arte totalizzante e sinestetica eppure non riconducibile ad un genere univoco, tanto da aver lasciato molti ammiratori ma pochi seguaci. Nato il 25 dicembre 1871 da una famiglia aristocratica e rimasto orfano in tenerissima età, Alexandre si avvicinò presto allo studio del pianoforte che però cominciò a studiare, con una costanza addirittura maniacale, solo verso i 12 anni entrato insieme al grande Sergej Rachmaninov nella classe del pianista Nikolai Zverev per proseguire poi con Vasily Sofonov al conservatorio di Mosca. Qui affrontò anche gli studi di composizione con Sergei Taneyev e Anton Arensky che notò immediatamente lo stile antiaccademico del giovane musicista il quale nel 1892 decise di abbandonare la sua classe per tentare la carriera di concertista. Nel 1897 si sposò con la pianista Vera Ivanovna Isakovich, mentre nel 1898 divenne docente di pianoforte presso quel conservatorio di Mosca abbandonato pochi anni prima. A questo periodo risale da un lato la passione filosofica e letteraria che lo avvicinerà prima a Goethe e ben presto a Nietsche, ed un’altra, meno filosofica, che lo legherà per diverso tempo all’affascinante Tatjana Fëdorovna Schloeze. Questa prima fase artistica è caratterizzata dalla composizione di numerose opere pianistiche in forma di miniatura: lo stile appare come un ripensamento di quello chopininano e lisztiano; mazurke, preludi e studi infatti compongono molto di questo repertorio sulle orme dei grandi predecessori. Eppure il linguaggio scriabiniano è subito originale: un pianismo più grandioso, sonorità dalle dinamiche estremizzate, così come una eccentrica ricerca timbrica, lo avvicinano anche alla poetica impressionista. Le 10 sonate per pianoforte rappresentano un diario stilistico importante mostrando una significativa evoluzione linguistica; dalle prime, caratterizzate da estremo rigoglio strumentale ed espressivo, alle ultime invece, sempre lussuose nei mezzi idiomatici, ma più criptiche e fitte di simbolismi. Nonostante le mani piuttosto piccole, Scriabin divenne un pianista affermato e tuttavia nel tentativo di migliorare la sua tecnica si sottopose ad uno studio talmente intenso da danneggiarsi le articolazioni in maniera estremamente grave, tanto da compromettere la sua carriera; come reazione egli scrisse la grandiosa Sonata in Fa m definita un ‘grido contro il fato’. Nei primi anni del secolo compaiono anche le grandi opere orchestrali tra cui le prime due sinfonie ed il Divino Poema caratterizzate da una tensione armonica di ascendenza wagneriana. 46 Al 1906-07 risale il suo debutto americano in una tournée nella quale presentò il suo splendido Concerto per pianoforte ed orchestra. Durante un viaggio a Bruxelles Scriabin entro in contatto con alcuni circoli teosofici che alimentarono la sua già grande passione per la filosofia e lo spiritualismo. In questo periodo di svolta nascono la particolarissima V sonata dal linguaggio visionario ed il Poema dell’estasi ricco di evocativi colori orchestrali uniti in una avvolgente ossessione melodica. Il linguaggio da questo momento è inesorabilmente orientato verso una dissoluzione del sistema armonico tradizionale per ricercare relazioni ed ispirazioni in altre sfere espressive. Affascinante ad esempio la concezione scriabiniana dei suoni associati ad una tavolozza di colori. Scriabin, che si era creato per questo un pianoforte dai tasti multicolori, accostava ad ogni nota e ad ogni armonia un particolare colore e dunque si lasciava guidare nella scelta dei temi , dei timbri, delle armonie, da affinità cromatiche più che da leggi armoniche tradizionali, da suggestioni sensoriali più che da regole interne, da sinestesie lontane più che da affinità idiomatiche. A questo si deve il profilo sinuoso di talune melodie o certe audacie armoniche così come l’estremo simbolismo dei suoi lavori dai titoli evocativi come Poème ailé , Poème languide, o Prometheus durante il quale anche avrebbero dovuto partecipare alla rappresentazione anche dei grandi fasci luminosi. Scriabin dedicò gli ultimi anni della sua vita esclusivamente al prediletto pianoforte: a questo periodo risalgono le ultime 4 sonate ed una serie di lavori singoli nei quali l’artista, dopo aver dissolto l’aspetto melodico e quello formale, tende a dilatare anche la pulsazione ritmica, realizzando opere in cui la stratificazione ritmico armonica rimanda qualsiasi punto di riferimento d’ascolto e in cui i suoni spesso emergono dai lunghi silenzi. L’ultima composizione progettata da Scriabin nelle intenzioni sarebbe dovuta coincidere con un gigantesco rituale, un’opera ‘multimediale’ che avrebbe dovuto essere eseguita sull’Himalaya, “una grandiosa sintesi religiosa di tutte le arti che avrebbe dovuto proclamare la nascita di un nuovo mondo”, che avrebbe dovuto fondere tutte le seduzioni dei sensi - suoni, danze, luci e profumi - e da celebrarsi in un tempio emisferico. Questo pezzo, Mysterium, non fu mai portato a termine poiché il compositore improvvisamente venne a mancare in seguito ad una infezione per un banale taglio sul labbro mentre curava i suoi celeberrimi baffi. Il suo amico-collega Rachmaninov organizzò una intera tournee solo con musica scriabiniana per onorare una tale personalità il cui lascito artistico, ancora oggi in parte inesplorato, suggeriva già in quel 1915 il presagio quanto si sarebbe realizzato solo diversi anni dopo e che comunque rappresenta una tra le più straordinarie esperienze artistiche dell’intero ‘900 musicale. Copyright Promograph Comm Sas - 0775212261 Caffè per l’anima Rodolfo Coccia IL MIO DON ANDREA I l primo ricordo che ho di mio cugino Andrea è un viaggio sulle sue spalle dalla sua casa di campagna fino al paese di Arnara, a circa due km di distanza dove d’estate (erano gli anni della foto in pagina) villeggiavo con i miei genitori da una comune zia. Ero voluto rimanere a giocare per tutto il giorno da sua madre, un’altra mia zia, con la promessa ai miei di voler rimanere a dormire a casa loro, ma appena notte mi misi a piangere perché volevo tornare al paese dai miei e lui con la piena disponibilità che l’ha sempre contraddistinto mi ha riportato in paese, con tutto il gravoso peso sulle spalle. Più in la con gli anni lo ricordo, sempre d’estate quando mio padre tornava in paese per le ferie, alle prese con degli studenti che venivano in casa da mia zia per delle ripetizioni scolastiche, elementari e medie per soggetti che avevano già lasciato il dorato mondo degli studenti a favore del futuro mondo operaio. Mi facevano sorridere gli schiaffi e le tirate d’orecchie che facilmente elargiva a questi ragazzi già adulti, quando non riuscivano nelle tabelline o nel coniugare i verbi. Erano quelli gli anni della sua sofferta decisione, mio zio non voleva che abbracciasse la via del signore, un figlio unico ottimo studente a cui non mancava niente, pur vivendo in una modesta realtà contadina, non era certo stato il sogno della sua famiglia. Eppure con gli anni poi suo padre Armando fu il primo ad essere fiero di suo figlio Don Andrea Coccia e sua madre Stella fu la prima a sopportare che l’unico figlio tralasciasse ( nel senso figurativo della parola) i doveri verso la sua famiglia a favore dell’ALTRO, dal più bisognoso al più “lontano”. Poi da giovane, per quelle poche volte che capitavo a Frosinone ( mio padre lavorava a Viterbo) andavo fiero del suo operato al Centro Pastorale di Frosinone, e rimanevo incantato a sentire i racconti dei tanti frequentatori degli allora movimenti giovanili rivoluzionari, estremismi compresi da destra o da sinistra essi provenissero e dei tanti eventi alternativi che si consumavano dentro quelle mura, dal cinema alla musica alla letteratura. Lui era sempre presente, con la sua fede di cattolico osservante e praticante, lontano anni luce 48 dai tanti attacchi denigratori e false etichette attribuitegli, aprendo le porte agli insegnamenti di Don Milani e della scuola di Barbiana ma anche all’abate Franzoni e ai suoi diseredati delle baracche romane. Tanto è vero che spostato dal Centro ha continuato la sua opera evangelica nella piccola frazione di Castelmassimo a Veroli, contribuendo fattivamente alla realizzazione di centri specializzati per minori disagiati e scuole per operai. Un lavoro quello dell’insegnamento che lo ha addirittura portato nella lontana India dove ancora oggi ci sono scuole che portano il suo nome . E poi ? alzi la mano chi non ha partecipato ad uno dei suoi famosi campi estivi nel bosco di Sant’Antonio a Pescocostanzo (per questa estate sarebbe bello organizzare qualcosa lassù). Ci trovavamo in molti tra quei prati, anche senza conoscersi, i suoi parrocchiani, gli studenti liceali, i frequentatori delle tante associazioni cattoliche ma anche tanti atei e giovani che non mettevano piede in chiesa da tempo. E già, c’era anche questo da dire, perché le sante messe celebrate da Don Andrea erano veramente partecipazione e comunione, e chi c’era era proprio perché ci voleva essere, anzi voleva essere. Solo con qualche altro raro parroco ho trovato e provato quel momento, e mi piacerebbe tanto elencarli questa magnifica manciata di preti che ha proseguito il suo operato (alcuni sono stati suoi allievi ) e non li cito perché la cosa potrebbe recargli più danno che onore, almeno dal mio piccolo e sicuramente sbagliato punto di vista. La sua morte prematura ha lasciato tutti nello sconforto e sicuramente quello che più ne ha sofferto era tutto quel fantastico mondo solidale all’insegna della fratellanza che ha creato e che non sempre è stato sorretto e alimentato. Nel ventennale della sua morte, 19 Dicembre 1994 – 19 Dicembre 2014, con una solenne Santa Messa nella Parrocchia del Sacro Cuore di Frosinone (la prima del suo mandato) sono iniziate, a cura di un Comitato appositamente costituito, le doverose celebrazioni per ricordare la sua opera. Farò una foto al cielo e sarà un’immagine senza tempo. Back to the future Testo di Rodolfo Coccia Illustrazione originale di Giovanni Grande ( Ancora auto, ancora ricerca della bellezza ed eleganza nella macchina. E poi quel bucolico contenitore, che campeggia alle spalle del sedile, la dice lunga sulla fuga dalla TOWN, a favore delle tranquille verdi stradine dello Yorkshire da percorrere, rifuggendo l’incubo del pensiero pressante/futuribile Tunnel sotto Stonehenge… ) 49 L’arte allo specchio DIALOGHI SEGRETI Da Marguerite Duras Installazione per un visitatore alla volta Di Massimo Achilli e Rita Mele - Interpreti Valentina Marini e Andrea Brugnera Voce recitante Enrico Rossi Testi di Marcello Carlino Un testo si innesta su un testo; e sul testo primo, qui un racconto di Marguerite Duras, e su testo secondo, il libro di scritture e di foto e l’istallazione di Massimo Achilli si innesta un terzo testo, una elaborazione di Rita Mele; è costruita così questa opera polifonica, una sorta di matrioska interlinguistica, e così abbiamo bisogno che si strutturino le socialità, la nostra cittadinanza. In uno spazio, che ha molto del teatro delle emozioni e della conoscenza, in cui vivono il confronto e la risignificazione basati su varie logiche di percezione e di sguardo, giocati su articolate proiezioni di stile; in uno spazio rituale di ricerca che si interroga sui segreti che ci interpellano per metterli in chiaro e per filarne in discorso le trame; nello spazio di una comunità interpretativa che si trova in un insieme partecipato e in cui tutti sono a loro modo attori, autori. Galleria StudioArte Fuoricentro Via Ercole Bombelli 22 - Roma - Tel. 06/5578101 - 328/1353083 info@artefuoricentro.it - www.artefuoricentro.it apertura: dal martedì al sabato dalle ore 17 alle ore 20 - chiusura: domenica e lunedì’ 50 Lo specchio dell’arte Rodolfo Coccia SUGGESTIONE TRA LUCE E MENTE R oma, Casale della Cacciarella, una serata di novembre con totale assenza di vento e temperature da tarda primavera, inaugurazione della Mostra Personale di pittura di Armando Maria Mariani “ Suggestione tra luce e Mente” . Un luogo, quello deputato a questa prima esposizione dell’artista, quasi fuori dal tempo, inserito in un minuscolo parco a due passi dalla caotica Via Tiburtina. A dirla lunga poi è lo stesso casale che ospita oltre la saletta espositiva anche lo studio del maestro Paolo Veneziani, da anni inserito (a ragione) nel palmares degli artisti romani, che del giovane pittore è voluto essere suo “padrino d’arte”, pur essendo distanti anni luce per stile e linguaggio, puntualizzato però da una stima reciproca e amicizia pittorica. La mostra, superbamente presentata dalla giovane Storica dell’Arte, Viviana Quattrini, ha voluto seguire l’evoluzione e il percorso artistico della formazione artistica e pittorica di Mariani, sorretta la dove ce ne fosse bisogno da note poetiche affiancate alle tele. Uno sviluppo cromatico e un’attenzione verso la materia, o materiale per essere più precisi, che inevitabilmente riporta al titolo ( anche se a mio parere fin troppo scontato) di “Suggestione tra Luce e Mente”. Ed è con la prima opera “ Le corde invisibili” che la macchina cerebrale di ogni visitatore si avvia lungo una strada fatta di certezze, ripensamenti, delusioni ed eccessivi impulsi entusiastici. Oscure zone d’ombra e ed improvvise illuminazioni riportano al titolo emblematico della mostra “Possa la suggestione consegnare ad ognuno un’emozione diversa” E ad un mio primo e personale impatto visivo il mio pensiero è andato al “ Pictor Philosophus” Alberto Bragaglia (1896 - 1985) uno dei quattro fratelli ( gli altri sono Anton Giulio, Arturo e Carlo Alberto) più titolati di origine frusinate, che hanno fatto la storia del movimento futurista nella fotografia, nel teatro e nel cinema poi. Vuoi per tratto, colori e scelta di materiale, come la tempera o il supporto di carte e cartoni, Mariani riprende inconsciamente (ha candidamente ammesso di non conoscerlo) certe tematiche tante care al grande artista, riassunte dal mio amico e grande critico d’arte Daniele Majone nel bel catalogo (Frosinone novembre 1995) pubblicato nel centenario della morte del grande pittore “ Sarà infatti lui, il lettore, a cogliere proprio nelle idee-cose che gli stanno sotto gli occhi, quei significati che possono aiutarlo a vedere anche –ciò in cui si vive,e vedendolo accettarlo, integrarlo alla propria sensibilità” E poi a chiusura dell’esposizione l’ultima tela “Ricordami come sarò domani” epilogo di una ricerca e costruzione iniziata anni prima, nella certezza di una genesi acquisita ( acquistata ) anche nel dolore che ha rafforzato lo sguardo verso una sicura strada da percorrere. 51 ANNO 2014 Addio a molti nomi importanti della scena italiana e mondiale Quando muore un musicista, un attore, un regista, ecc. è come venisse a mancare una parte di noi. Loro sono entrati nella nostra quotidianità attraverso le note di una canzone che ci ha rapito con la fantasia, attraverso un libro, attraverso un personaggio recitato magistralmente, attraverso un film che ci ha commosso. Queste pagine sono dedicate a loro per dare un ultimo Addio. Grey Estela Adames Addio Grande Virna! stata una donna straordinaria del mondo del cinema e della fiction Tv italiana, con una grande capacità, quella di emozionare il grande pubblico con le sue interpretazioni. Tutto inizia negli anni ’50 interpretando ruoli sentimentali “Le diciottenni” di Mattoli; e ne “Lo scapolo” di Pietrangeli con Alberto Sordi, mentre nel 1956 diede prova delle sue capacità drammatiche ne “La donna del giorno” di Francesco Maselli. Negli anni ’60 l’Italia si innamora di lei con lo spot di un dentifricio, in cui recita la battuta “Con quella bocca può dire ciò che vuole”. Il grande successo arrivò con la tv, per lo sceneggiato “Ottocento” con Sergio Fantoni e Lea Padovani. E’ stata vincitrice di sei Nastri d’argento e un Prix d’interprétation fémminine a Cannes per “La Regine Margot” di Chéreau e due David Donatello e di tanti illustri premi. Ciò che colpì di Virna Lisi é stata la sua capacità di rinunciare alle sirene di Hollywood, che le volevano rinnovare un contratto di protagonista affianco dell’attore Tony Curtis e lei non accettò il ruolo per tornare in Italia dalla sua famiglia. Addio Joe Cocker! Il cantante inglese, settant’anni compiuti a maggio, aveva cominciato la sua carriera appena adolescente a Sheffield, per poi trovare il successo incidendo alcune cover dei Beatles. La sua versione di With a little help from my friends del 1969 lo aveva definitivamente lanciato sulla scena internazionale, permettendogli anche di partecipare al leggendario concerto di Woodstock. Purtroppo l’abuso di alcool e la vita sregolata da rockstar lo avevano costretto a fermarsi negli anni Settanta, ma il successo era tornato prepotentemente nel decennio successivo, soprattutto grazie a due brani legati ad altrettanti film cult degli anni Ottanta: Ufficiale e gentiluomo e Nove settimane e mezzo. Per la pellicola con Richard Gere, aveva inciso Up where we belong (premiata con un Grammy nel 1983), in coppia con Jennifer Warnes, mentre per il film bollente con Kim Basinger e Mickey Rourke aveva cantato di You can leave your hat on di Randy Newman. La sua fama di uomo delle cover si è confermata, nel 1987, con una famosissima versione di Unchain my heart, pezzo portato al successo da Ray Charles negli anni Sessanta. JOE COCKER Addio Giuseppe Mango! Australia, la splendida Lei verrà, Odissea, Bella d’estate, Nella mia città, Come Monna Lisa, Mediterraneo, Dove vai, Giulietta e La rondine, canzoni che ti fanno sognare e ascoltarle inebriano il cuore. Il successo di Mango arriva negli anni Ottanta e viene consacrato con la partecipazione al Festival di Sanremo, dove nel 1985 vince il premio della critica con Il viaggio. Calcherà ancora molte volte il palco della città dei fiori, sette volte come cantante e due come compositore. E’ proprio negli anni Ottanta che Mango si afferma anche fuori dai nostri confini: la sua capacità di usare la voce, carica di sfumature e capace di virtuosismi non fini a se stessi, e la sua attenzione verso idee e sonorità internazionali gli permettono di creare una formula pop colta e di ampio respiro, lontana dagli stereotipi italiani e decisamente innovativa. Tra i suc- E’ 52 MANGO ARNOLDO FOA’ cessi di quella felice fase artistica, che si è protratta fino alla metà degli anni 90, vanno ricordati proprio Oro (realizzato in collaborazione con Mogol) Addio Arnoldo Foà! E’ stato il grande interprete del ‘900. È morto a Roma, a 97 anni. Grande protagonista della cultura del ‘900, attore di teatro, di cinema, tv, regista, ma anche scultore, pittore e poeta. Una sua massima “La vergogna delle leggi razziali” - Foà era nato a Ferrara il 24 gennaio 1916. Di origine ebraica, riuscì a superare, usando un falso nome, gli scogli della vergogna delle leggi razziali del 1938. Fuggito da Roma raggiunse Napoli e diventò capo annunciatore e autore per la Radio alleata PWB, curando anche i notiziari. Per diventare poi, nell’immediato dopoguerra, apprezzatissimo attore: prima di teatro, dove lavorò con tutti i più grandi, da Strehler a Visconti. E quindi di cinema e tv, con oltre cento film interpretati. Addio a Gabriel Garzia Màrquez! Anche lui ci ha lasciato per continuare a scrivere nei pascoli celesti. Premio Nobel (1992) della letteratura, lo scrittore colombiano ha avvicinato milioni di persone alla letteratura. E’ mancato a 87 anni, in un ospedale di Città del Messico, a causa dell’improvviso aggravarsi di una polmonite. Ma la notizia, anche se preparata dal prolungarsi di un suo precario stato di salute, è luttuosa per milioni di lettori: soprattutto per i tanti figli del Sessantotto che proprio allo scoppio della contestazione erano stati colpiti al cuore da «Cent’anni di solitudine». Un romanzo talmente lussureggiante, libertario, esotico, coinvolgente, da trasformare il luogo immaginario in cui si svolge la storia, Macondo, in simbolo e sinonimo di vita alternativa. G.G. MARQUEZ Addio Robin Williams! L’attore, 63 anni e premio Oscar, soffriva da tempo di una grave depressione. Addio Carlo Mazzacurati Regista, E’ morto dopo una lunga malattia. l’attore, regista e sceneggiatore padovano, presidente della Fondazione Cineteca di Bologna. Aveva 57 CLAUDIO ABBADO anni ed era ricoverato all’ospedale di Monselice. La sua opera più celebre è «Il toro», film del 1994 che fu Leone d’Argento al Festival di Venezia. Cosi continuiamo il triste addio, con: Paco de Lucia, virtuoso musicista e compositore Spagnolo deceduto il 26 febbraio 2014. PACO DE LUCIA Claudio Abbado, direttore d’orchestra e Senatore della Repubblica Italiana, deceduto 20 gennaio 2014. Shirley Temple, cantante e ballerina americana morta nel gennaio 2014. E tanti altri. E grazie di ciò che avete donato a ogni singolo uomo che rappresenta l’intera umanità. 53 Moda e tendenze Emanuela Crescenzi Moda e Più Ciao amiche di Emanuela, mi presento sono Desirè, sua figlia, e siccome sono molto orgogliosa dei successi della mia mamma, in accordo con la redazione, questo mese le vogliamo fare uno scherzo, quindi le abbiamo tagliato l’articolo e vi parliamo di un grande successo che le ha fatto chiudere il 2014 in bellezza. Infatti dopo innumerevoli successi e riconoscimenti che ha avuto con il suo, ormai famosissimo, panino XXL, il 19 dicembre si è qualificata prima al concorso nazionale “Santè Gourmet, il panino che fa per te“ concorso indetto dalla nota catena di ristoranti “Chef Express” presenti in autostrade, aeroporti e stazioni ferroviarie e dalla “santè food e wine” concessionaria Pommery champagne. La premiazione è avvenuta all’interno dell’aeroporto Leonardo Da Vinci a Fiumicino, alla presenza di nomi noti della ristorazione internazionale, tra cui il famosissimo chef Antonello Colonna che le ha consegnato il premio mostrando grande interesse per il suo panino XXL. Il panino in questione, per chi ancora non lo conoscesse, è un maxi panino che arriva fino a 3 metri di lunghezza e 70kg di peso, con ripieno che varia dai più classici hamburger di chianina, al più anomalo goulash o alla più raffinata zuppa di pesce. In ogni panino sono presenti numerose salse diverse, inventate e preparate da lei stessa in maniera impeccabile. Colgo l’occasione per ricordarvi che il panino 54 Cappotto Trussardi C are amiche, eccoci a gennaio, buon anno a tutte. Questo mese vi voglio parlare dei saldi appena iniziati, mi raccomando non fatevi imbrogliare comprando avanzi di magazzino, fatevi sempre un giro prima dei saldi, per studiare capi e prezzi. Un no assoluto a capi stagionali; siamo a fine stagione e non conviene acquistarli, optate per capi spalla classici se volete fare un vero affare e scegliete cappotti, giacconi o maglioncini classici che non passano mai di moda, anche per le scarpe vale lo stesso criterio mi raccomando. Dopo gli eccessi delle feste vi consiglio una sana dieta depurativa per smaltire i chili acquisiti e ripulire la pelle ingrigita dagli eccessi alimentari e dalle lunghe serate trascorse in luoghi chiusi e pieni di fumo; scherzi a parte, ricominciate a pensare di ritornare in palestra e tenere in buona forma il vostro corpo.. in oggetto è anche finalista agli Oscar del cibo di strada nazionale e, siccome questi sono gli ultimi giorni per votare, vi chiediamo una mano per aiutarla a vincere e portare questo grande riconoscimento in Ciociaria. Tiriamo fuori tutto il nostro campanilismo e votiamo, per farlo basta andare sul sito www.cibodistrada.it scrivere nella ricerca dei locali Equinox Pub, una volta aperta la scheda cliccare su vota, poi su accedi per votare, infine scegliere se votare con Facebook, Twitter o Google e cliccare sul metodo scelto, su ok e ricliccare su vota fino a quando non compare la dicitura “grazie per aver votato”. Penso che la vittoria di una nostra conterranea, possa considerarsi una vittoria collettiva e questi suoi successi dovrebbero riempire tutti noi di orgoglio, quindi VOTATEEEEEE..... e poi in fondo il lato fashion di mamma è presente anche nei suoi panini, belli e raffinati, curati nei minimi particolari, oltre ad essere buonissimi. In molti, in giro per l’Italia, la chiamano la Chef con le cioce; noi la vogliamo chiamare la Chef Fashion. In bocca al lupo mammina, rappresenti tutti noi, facci vincere....... ti voglio tanto bene Desirè Moda Federica Spaziani Testa C arissime amiche, quest’inverno non può assolutamente mancare nel vostro armadio la gonna in pelle. La moda si evolve e sicuramente ogni donna saprà trovare questo capo di abbigliamento in ogni colore e lunghezza, a seconda del proprio gusto. Per essere in linea con le idee ecologiste, molte case di moda disegnano e producono pezzi in ecopelle, ma è importante sapere come abbinarli, senza diventare volgari. vestiamoci di Pelle... Se la gonna in pelle è una minigonna, per esempio, bisogna considerare che è di per sé un capo che non passa certo inosservato. Evitare assolutamente di abbinarlo, dunque, a top con lustrini o troppo scollati…meglio scegliere una T-shirt o una camicia neutre. Visto che la stagione fredda è ormai arrivata, si possono abbinare a questo particolare tipo di capo, delle calze nere molto semplici oppure delle calze velate. Questione scarpe: il tacco è di rigore se si vuole un look sexy, adatti anche dei tronchetti neri.Per un look molto aggressivo ma comunque particolare, sono consentiti gli anfibi stringati, da lasciare semi aperti. Se la gonna è del tipo a pieghe, si può abbinare a un maglioncino largo, con scarpe modello francesine. Via libera anche alle calze stravaganti. Diventa di grande importanza il soprabito: per apparire dark, si può osare un giubbotto corto nero, mentre per un look più soft, il consiglio è quello di optare per un cappotto che copra fino alla lunghezza della gonna. Se la gonna arriva fino al ginocchio, quindi abbastanza classica, bisogna restare sul genere. Una camicia bianca infilata nella gonna, o, per essere originali, una camicia con stampa militare, saranno sufficienti. Cosa aspettate care lettrici…correte ad acquistare questo capo! Appuntamento al prossimo mese. 55 Storia, Filosofia e Fede: Religioni a confronto Monica Ciotoli CHIESA TAOISTA D’ITALIA (C.T.I.) Prima parte Intervista al Rev. M° Li Xuanzong (Vincenzo di Ieso) Prefetto Generale Chiesa Taoista d’Italia.Ecclesiasta Taoista dal 1993. 14° generazione della Scuola Xuan Wu Pai di Wudang, titolo religioso Chuanfa Huchi,“Discepolo che protegge e diffonde l’Insegnamento Taoista”.Oltre quaranta anni dedicati allo studio,alla pratica e all’insegnamento delle discipline psico-motorie,marziali e spirituali orientali.Laurea in Scienze Motorie specializzato in Cinesiologia posturale.Diplomato presso l’Università di Educazione Fisica di Pechino in Qigong, Taiji Quan, Anmo, Zhiya e Moxa terapia. Esperto di medicina manuale cinese. Collabora da oltre venti anni con l’Associazione Taoista Cinese e altri organismi internazionali alla diffusione del Taoismo. N el primo capitolo del Dao De Jing, il Classico del Tao e del Potere, il Dao (si legge Tao) è definito un mistero, anzi, “Il mistero dei misteri. Il mistero impenetrabile. La porta delle infinite meraviglie”.Il termine Dao ha molteplici significati, ce li elenca e commenta? Letteralmente Dao vuol dire via,strada ma anche metodo,dottrina,disciplina,maestria e molto altro. Nel nostro caso indica la via da seguire per realizzare se stessi,la via naturale che segue tutto il creato ma soprattutto,l’Ente Primo, l’origine, la fonte creatrice dell’universo. Il Tao è sia trascendente sia immanente. Da un punto di vista ontologico,in quanto trascendente,non possiamo dare una definizione del Tao perché è “altro” rispetto alla realtà esistente. Infatti il Tao esiste ma non è esistente se non tramite il suo Carisma che anima tutte le cose. l primo capitolo del Daode Jing, il Canone del Tao e della sua Virtù, dice che: Il Tao che può essere definito, non è il Tao eterno. L’indefinibile è l’origine del cielo e della terra. Il definibile è la madre di ogni cosa. Il definibile e l’indefinibile sorgono contemporaneamente dalla stessa origine (sono due facce della stessa medaglia. Siamo fatti di materia e energia e ci sono cose visibili e altre invisibili, cose che possiamo conoscere e altre no,c’è una tesi e una antitesi in tutto, il noto e l’ignoto).Le infinite diversificazioni degli universi esistenti e non, comunque costituiscono un tutt’uno, una olistica interdipendenza delle infinite particelle; una Unità. Che cosa è questa Unità se non un “mistero” nel senso trascendente, nou- Tempio delle Nuvole Bianche - Pechino 56 menico del termine. A questo punto,la ragione,la filosofia e qualsiasi altra scienza non possono più dare risposte,tanto meno certezze. Per questo l’Unità Cosmica è definita un “mistero”,anzi il mistero dei misteri. Ma se qualcuno fosse capace di avere una conoscenza di questa unità,aprirebbe la porta su un mondo noumenico meraviglioso poiché l’unica reazione possibile sarebbe lo “stupor” mistico. Uno stato di distacco dalla realtà,una inibizione completa delle facoltà ideative,uno stato di comunione con il divino in cui il mistico, però,ne trattiene in sé la presenza ma di fronte alla esperienza mistica della vacuità primordiale rimane a fono. Ora,noi possiamo dire di conoscere una cosa quando ne abbiamo la definizione o più semplicemente, il nome. In effetti se io non avessi un nome,una identità,sarei un perfetto sconosciuto. Chi potrebbe dire di conoscermi?Ma io esisto!Come possiamo definire/comprendere qualcosa che è al di là dell’esistente,in un non-spazio e non-tempo in cui non esistono parametri per poter applicare i nostri modelli cognitivi?La risposta è una sola: impossibile. D’altra parte l’insegnamento taoista ci fornisce un paradosso dicendo che noi possiamo conoscere l’inconoscibile. E come possiamo farlo?Non certo con la nostra mente,così debole e limitata. Possiamo farlo grazie alla meditazione,che conduce alla trasmutazione interiore,in cui la mente logico-razionale viene zittita per giungere al silenzio interiore,al centro del proprio Sé,dove risiede la scintilla divina, presente in ogni creatura. Quando e se questo avviene, io non sono più corpo né mente poiché,per una sorta di risposta in risonanza,io “risuono” con il Tao Universale,e in qualche modo lo “conosco” per conoscenza indotta,per pura esperienza mistica e non certo per intuizione o cultura. La Chiesa Taoista D’Italia (C.T.I) è un Ente Ecclesiastico e spirituale,promuove e diffonde il culto e la confessione religiosa taoista in Italia e nel mondo, forma i Ministri di Culto, fornisce istruzione e assistenza ai fedeli taoisti e la cura delle anime: che cosa persegue e come lo realizza anche attraverso i 2 organismi esistenti al suo interno l’Accademia Superiore di Educazione Taoista ed il Sacro Collegio Ecclesiastico Taoista? La Chiesa Taoista d’Italia è un modello di organizzazione religiosa unico nel panorama taoista mondiale. Non differisce dalle altre organizzazioni nella sostanza ma piuttosto nella forma. Ci sono Associazioni Taoiste nazionali,praticamente in ogni paese del mondo. In effetti anche noi siamo esistiti per oltre venti anni,fino a due anni fa,con questa figura legale,promuovendo il Taoismo in tutti i suoi aspetti culturali e religiosi. Il nostro modello ispiratore è stato ed è ancora,l’Associazione Taoista Cinese di cui seguiamo i programmi di studio e gli insegnamenti tradizionali vengono impartiti da Maestri e religiosi inviati da loro. Ad un certo punto,non solo siamo cresciuti culturalmente, spiritualmente e numericamente ma si sono presentati una serie di domande. Cosa vuol dire essere un religioso taoista oggi,in Italia?Cosa ne caratterizza l’identità?Come dobbiamo inserirci nel tessuto sociale?Come possiamo avere un dialogo interreligioso alla pari?Se una coppia di fedeli vuole sposarsi secondo il rito taoista,il loro matrimonio dal punto di vista civile,che valore ha?E molte altre ancora. Ecco dunque la necessità di creare un Ente Religioso vero e proprio,strutturato e funzionante in base al Diritto Civile italiano. La nostra prima preoccupazione è stata quella della formazione religiosa dei ministri di culto che sono la “faccia” e l’interfaccia della Chiesa sul territorio. Per cui ci siamo dotati di due strumenti. Il primo di formazione,l’altro strettamente dottrinale. L’Accademia Superiore di Educazione Taoista è la nostra Università. Gli studenti affrontano un percorso di studi equivalente a quello di altre università ecclesiastiche,che si sviluppa in cicli di formazione di tre anni ciascuno.A loro è richiesto non solo la conoscenza della cultura e pratica taoista tradizionale ma anche nozioni di psicologia,medicina cinese e quant’altro necessiti per avere una solida formazione culturale e religiosa.Il Sacro Collegio Ecclesiastico Taoista è il massimo organo religioso,dottrinale e di controllo sul nostro clero. Esso, attualmente presieduto dal Rev.M. Meng Zhiling,vice segretario dell’Associazione Taoista Cinese,non solo vigila sulla corretta trasmissione della dottrina ma dà l’abilitazione all’esercizio di Ministro di Culto Taoista al quale, peraltro,possono accedere solo quei religiosi che abbiano particolari caratteristiche e soddisfino specifici parametri. Infine, non nascondo che la Chiesa Taoista d’Italia ha suscitato alla sua nascita alcune perplessità,soprattutto per il nome,ma anche moltissimo interesse a livello internazionale. Tanto che varie Associazioni taoiste nazionali stanno verificando il nostro modello in prospettiva di una Chiesa Taoista Universale. Ci esemplifica schematicamente i complessi ed articolati 5 principi fondamentali che animano la visione del mondo Taoista (Unità, Armonia, Mutamento, Spontaneità e Non - Interferenza, con i corollari Non-Conformismo e A ciascuno la sua Via), i quattro momenti del cammino Taoista con i tre livelli o “Vie” della pratica taoista ed infine Tre Tesori - San bao? Rispondere schematicamente a questa domanda molto articolata richiede qualche approfondimento per evitare di cadere nel pressapochismo. Mi lasci un po’ di spazio per chiarire,brevemente, i vari concetti. Il Taoismo è una realtà molto complessa,stratificata nel corso di oltre ventitré secoli,sebbene i suoi principi siano molto semplici,alla portata di tutti. Si struttura storicamente, come scuola di pensiero,tra il terzo e secondo secolo a.C. e prende corpo come religione intorno al secondo secolo d.C.La sua visione filosofica del mondo viene resa nei tre grandi testi: il Dao De Jing, il Zhuangzi e il Liezi,opere che raccolgono gli insegnamenti dei maestri Laozi, Zhuang e Lie. Essi costituiscono il cuore ancora pulsante dopo due millenni,della visione taoista del mondo, in particolare dell’etica Il Taoismo, oltre ad essere una religione,è un Sistema Formale, al pari del Cristianesimo o del Comunismo.In quanto tale cerca di dare risposte alle grandi domande dell’uomo:chi siamo, da dove veniamo, dove siamo diretti,come agire personalmente e nella società e così via. Ciò che distingue il Taoismo dagli altri Sistemi è che mentre gli altri sono normativi nel senso che norme elaborate idealmente vengono imposte dall’alto,il Taoismo non dà norme, tanto meno dogmi. Esso parte dal basso.Ad esempio,ha un’etica ma è a-morale nel senso che si rifiuta di emettere un giudizio morale che, come sappiamo,è totalmente condizionato dalla storia e dalla cultura dominante. L’ideale dell’uomo taoista è il Shengren, l’uomo saggio/santo. Egli è tale perché imita il comportamento del Tao.In particolare il Daode Jing dice che il Tao si comporta come l’acqua. Essa tende umilmente a stare in basso ma nutre tutti,senza fare distinzione tra gli uomini secondo una valutazione del loro agire. Il Saggio Taoista ha una visione olistica della realtà,quindi ha superato la dicotomia dualistica e relativistica della realtà oggettiva. Il suo agire è privo degli effimeri interessi personali. Ama e protegge tutte le creature e lascia che ogni cosa,ogni persona, ogni evento faccia il suo corso naturale per quello che è. Capisco che questo fa storcere il naso ai benpensanti di una cultura dominate che vuole le masse intruppate in schemi precotti e vede l’agire umano condizionato da modelli sociologici ma il Taoismo, preferendo l’individualità come valore, è anticonformista per sua natura. 57 Frosinone Massimo Sergio MERCATINI PER TUTTI I GUSTI A Frosinone hanno avuto alterne fortune A fronte di tante chiusure di negozi e botteghe e supermercati, nei vari punti della Città, l’amministrazione comunale frusinate ha opposto e sperimentato, sembra con risultati incoraggianti i mercati rionali domenicali, accanto ai quali quegli esercizi commerciali più vicini hanno lasciato aperto anche nel giorno festivo, dedicato al riposo. Ma tutto questo è sembrato un palliativo, una insipida minestrina da trangugiare o pena il fallimento. Possibile mai che non vi sia la volontà civile, per non dire sociale, e politica di predisporre un piano ben articolato, generale che con alcuni accorgimenti tecnico/economici possano provvedere ad arginare la crisi che investe i vari settori del commercio, del turismo, dell’artigianato, della distribuzione pubblica e privata? Sembra quasi, a nostro modesto parere, che ci sia invece un non cale generico e generalizzato. La crisi non si supera, così, sparpagliati, anzi l’un contro gli altri armati, ma solamente con una ragionata filosofia sociale/economica condivisa. Intanto l’Assessorato alle attività produttive del Comune di Frosinone continua la sua campagna a favore delle fiere mercato da svolgersi nelle varie domeniche del mese e precisamente: presso il Piazzale Sandro Pertini-Agenzia delle Entrate (prima domenica del mese nel Quartiere Scalo); presso l’Edificio Forum (seconda domenica del mese al piazzale Europa); presso via Tiburtina (terza domenica del mese al Quartiere Madonna della Neve) e nel Quartiere Cavoni, alla quarta domenica del mese; tutti con orario dalle 7.00 alle 14.00, in collaborazione con Ambulanti Oggi, aderente alla FeLSA CISL, con l’ANVA Associazione Nazionale Venditori Ambulanti Confesercenti, e con la FIVA Confcommercio Federazione Italiana Venditori Ambulanti e su Aree Pubbliche. Mentre il mercatino natalizio s’è rivelato un vero e proprio flop, dal momento che l’offerta superava di gran lunga la richiesta e molte casette preposte per la vendita sono rimaste in magazzino. Intervistato dal cronista, il sindaco Nicola Ottaviani ha ribadito la necessità di manovre a più ampio raggio e consistenza per sopperire alla crisi, affermando: “Come Comune abbiamo sperimentato con esito positivo i mercati rionali domenicali, accanto ai quali gli esercizi commerciali di vicinato hanno lasciato la serranda alzata. Per i comuni capoluogo sono necessari strumenti straordinari a livello regionale poiché solo con interventi strutturali del pubblico è possibile rilanciare l’economia!”. 58 Scuola e dintorni Barbara Turriziani U n nuovo anno è appena iniziato, molti nuovi impegni attendono il IV istituto comprensivo di Frosinone, nuove forze da profondere in progetti da realizzare, come sempre, con impegno e dedizione; numerosissime le iniziative che sovente accendono i riflettori sulla dinamica scuola, dal 2014 anche cardioprotetta, diretta dal Prof. Gianni Guglielmi: dai progetti di approfondimento didattico a quelli artistici, dai mercatini di beneficenza alle vittorie in importanti concorsi, fino all’attuale pionieristico progetto Cittadini d’Europa, ideato dalla prof.ssa Antonella D’Emilia. Molte sono state dunque anche le iniziative volte a salutare con serenità e spirito di condivisione l’anno appena trascorso. Particolare menzione merita la felice intuizione della professoressa Noemi Ranalli che, con il supporto dei colleghi Cantagallo, D’Annibale, Cinque, Palani, De Lucia e Chiappini nonché l’attiva partecipazione di moltissimi genitori, ha mirabilmente saputo comporre, nei giardini della Scuola media ‘Campo Coni’, una rappresentazione mistica dal sapore antico, il Presepe vivente. Nel freddo decembrino, infatti, gli studenti, accompagnati dalle suggestive note della zampogna, grazie ad una sapiente regia e all’accurata scenografia di Daniela Mignardi, sono riusciti a condurre il foltissimo numero di spettatori, nel percorso evocativo di scorci di vita quotidiana di remota memoria, allorquando, tra l’indifferenza dei più, troppo assorbiti dalle loro incombenze, in una povera stalla, venne alla luce il Re dei re e fece nuova ogni cosa, riempiendo di significato e fine metafisico anche la più banale delle azioni. Grazie ad una lunga preparazione, alla solidale collaborazione di studenti, insegnanti e genitori, tra cui l’indispensabile supporto tecnico di Pierluigi Mignardi e ad una approfondita ricerca storica, lo straordinario presepe vivente della scuola media del IV istituto comprensivo, ha saputo affascinare la giuria del concorso cittadino ‘’Il presepe più bello’‘, riuscendo a vincere il primo premio assoluto, ricevuto dalle mani dell’assessore alla Pubblica Istruzione di Frosinone, Ombretta Ceccarelli. Con lo stesso spirito di partecipazione e gioia, qualche giorno più tardi, anche i bambini delle classi IV sezioni A, B, C, D, della scuola Amedeo Maiuri, impeccabilmente preparati dalle loro sempre infaticabili e appassionate docenti – D’Emilia, Ferrera, Carlodalatri, Arduini, Martini, Frantellizzi, Giampà, Rappoccio,Velocci, Bracaglia, Di Stefano, Alfagi e Galante – hanno riscaldato la volta della Chiesa del Sacratissimo Cuore di Gesù con le più belle melodie della tradizione natalizia; dal medievale First Noel al romantico Stille nacht fino ai mo- A scuola di emozioni derni White Christmas e al Sancta Claus is coming to town; dal ritmo cullante delle antiche ninne-nanne alla canzone italiana, al pop-jazz inglese, il tutto impreziosito da inserti poetici ed aforismi benauguranti, con la disinvoltura genuina e la freschezza che solo i bimbi possono avere. Una esibizione densa di tradizione e ispirata nei contenuti che ha ancora una volta commosso il folto uditorio, dimostrando come di consueto la vivacità e la varietà delle attività di completamento didattico del IV istituto Comprensivo di Frosinone improntate, come sottolineato dal direttore, Prof. Gianni Guglielmi alla più ampia collaborazione, al fine di valicare la normale e regolare attività accademica per trasformare la scuola in una comunità di affetti e di valori, in cui ognuno, attraverso i propri figli, concede e condivide un po’ del suo cuore. 59 In viaggio per la Ciociaria Maria Scerrato A dagiata in un suggestivo paesaggio di antiche foreste di quercia, la Certosa di Trisulti è un luogo sacro e misterioso. Sulla santità degli eremi, aleggia l’aura del centauro Chirone, che in tempi mitologici qui praticava la farmacopea erboristica, tradizione passata ai monaci che l’hanno perpetuata sin quasi ai giorni nostri. Costruito alle pendici dei Monti Ernici, in una posizione favorevolissima, baciata dal sole, si staglia lo splendido edificio romanico-gotico, la cui architettura austera è vivacizzata dall’opera del pittore napoletano Filippo Balbi, autore sia delle colorate scene esoteriche della Farmacia che delle grandi tele con soggetti biblici ed episodi della storia certosina, presenti nella Chiesa di San Bartolomeo, cuore del complesso abbaziale. Trisulti è stato anche un centro culturale notevole, come attestato dalla sua imponente biblioteca monumentale che conserva pregiati libri liturgici, manoscritti, codici miniati e rare edizioni, alcune delle quali risalenti agli albori dell’arte tipografica. Inoltre rappresentò un crocevia dei destini dei protagonisti di eventi storici importanti e di umili personaggi secondari: imperatori, papi, leader militari, ricchi e potenti insieme a briganti, contadini, montanari, profughi e pellegrini hanno varcato la soglia della Certosa, certi di trovare rifugio ed ospitalità tra quelle mura. Oggi però la situazione è mutata: domina il silenzio all’interno del sacro luogo e non solo perché la regola religiosa lo impone. ll silenzio è quello di una realtà che si sta spegnendo per il numero esiguo dei monaci, per di più in età così avanzata da far pensare ad un loro imminente ritiro, purtroppo senza possibilità di ricambio, vista la crisi delle vocazioni. Se così fosse il destino che attende la Certosa sarebbe segnato in modo definitivo. Infatti l’assenza di un presidio costante e attento alla cura dell’edificio equivarrebbe ad innescare un processo di degrado e di successivo abbandono. Su questo convergono le opinioni di tutti coloro che amano Trisulti: sulla necessità di riportare tra quelle mura una comunità di persone che viva al suo interno e se ne occupi. Secondo Padre Ignazio Maria Rossi l’eventualità migliore sarebbe una comunità religiosa che possa operare secondo le finalità per cui il luogo stesso nacque più di mille anni fa: la preghiera, la contemplazione, la vita fraterna. La medesima opinione è condivisa dai membri del neo-costituito comitato Amici della Certosa di Trisulti, che nella persona del presidente, il giornalista responsabile dell’edizione serale su I-Pad e pc di Repubblica, Luca Fraioli, propone una ulteriore alternativa. Sostiene Fraioli che “è impensabile che un luogo sorto per ospitare centinaia di religiosi, possa rimanere intatto con sole quattro persone che lo abitano o addirittura senza nessuno che lo abiti. Bisognerebbe sollecitare le autorità ecclesiastiche a riportare a Trisulti una comunità. Se ciò non fosse possibile, per preservare la Certosa, nel pieno rispetto della struttura e della sua vocazione, si potrebbe provare a valorizzarla, tentando uno sviluppo legato al turismo religioso. Da qualche anno è stata inaugurata la Via Benedicti: migliaia di turisti a piedi o a cavallo percorrono il cammino ogni anno e per loro è necessario pensare a delle strutture per l’ ospitalità. La Certosa potrebbe offrire la sua foresteria, contribuendo da un lato alla creazione di opportunità di lavoro ed al contempo a salvare se stessa dall’incuria e dall’inevitabile degrado”. Il 1° novembre 2014, Trisulti ha lanciato il suo grido di aiuto, durante un evento che ha visto un afflusso di 1200 persone, accorse per votare la Certosa “Luogo del Cuore Fai”. La mobilitazione è stata generale: dalle associazioni come i Naturnauti e i Cavalieri della Montagna, all’ecomuseo Orto del Centauro, le guide turistiche di Lega Ernica, il gruppo “Cammino di San Benedetto”, il presidio Slow Food di Frosinone, la delegazione Fai di Frosinone, il sindaco e l’amministrazione di Collepardo, il musicista etnico Giuliano Gabriele e la sua band, testimonial d’eccezione dell’evento. Da Trisulti, l’appello è rimbalzato nel mondo dei media: prima sulla stampa, per arrivare al TG1 delle 20.30 del 21 novembre. Anche i social network hanno amplificato la raccolta delle firme e la pubblicizzazione degli eventi, riuscendo a mobilitare un gran numero di persone che si sono dimostrate sensibili circa le sorti dell’importante monumento. Una nuova manifestazione in grado di catalizzare i sostenitori è stata programmata per il 28 dicembre, questa volta insieme a campioni del ciclismo del calibro di Valerio Agnoli e Vincenzo Nibali, per una pedalata di beneficenza in favore della Certosa, lungo il percorso Trisulti-CollepardoTrisulti. In attesa di una pronta e massiccia adesione, gli Amici della Certosa di Trisulti continueranno a mantenere desta l’attenzione sull’amata Certosa ! TRISULTI nel cuore 60 Società editoriale pubblicitaria CERCA AGENTI per la vendita di spazi pubblicitari per importanti testate e iniziative editoriali on line Zona di lavoro provincia di Frosinone SI RICHIEDE capacità relazionale, intrapredenza, determinazione, forti interessi nel settore Esperienza nel settore vendita è titolo preferenziale SI OFFRE alta retribuzione e possibilità di carriera Inviare curriculum a: info@flashmagazine.info tel. 0775.212261-3403890538 – 3391124938 CHIACCHIERATA A 360 GRADI CON ERNESTO SALVINI, DIRETTORE GENERALE DEL FROSINONE CALCIO Dietro la squadra che fa sognare i tifosi il sacrificio e la lungimiranza del Presidente “GRAZIE ALLA FAMIGLIA STIRPE, LA SOCIETÀ È RISORTA DALLE CENERI DELLA RETROCESSIONE PER ESSERE PIÙ MODERNA E POTENZIATA IN TUTTI I SETTORI”. Vincenzo Greci fotoservizio di Federico e Tonino Casinelli “T utti possono dire la loro nella ricerca delle positività che hanno fatto del Frosinone Calcio prima la splendida squadra che ha vinto i play off, dopo un campionato di Prima Divisione di tutto riguardo, e che poi, una volta conquistata la serie B, ha concluso il girone di andata al secondo posto con un punteggio in classifica di 34 punti; ma il punto che tutti a Frosinone debbono tenere sempre ben presente nella mente è che questa promozione, che è molto più importante della prima e spiegherò anche i motivi, la squadra l’ha conquistata grazie alla famiglia Stirpe, al suo presidente Maurizio Stirpe, che è stato il vero deus ex machina della rinascita e del consolidamento societario dopo la retrocessione nel campionato 2010/2011”. Ernesto Salvini scandisce le parole con tono di voce risoluto, perché le sentissimo bene per meglio trasmetterle ai lettori. Tutti siamo soddisfatti ovviamente perché l’obbiettivo è stato raggiunto... “ma quanta fatica, quanti sacrifici sono costati, quanta lungimiranza da parte del Presidente, solo nella gestione societaria. Eccolo il motivo che mi fa dire - aggiunge ancora il Direttore Generale - che questa promozione è molto più importante della prima, quando anche un gruppo di imprenditori affiancava la sua opera”. Fatta questa premessa, anche Ernesto Salvini si aggiunge al coro degli osanna ma il momento felice che sta vivendo il 62 calcio nel Capoluogo ciociaro non è frutto di un miracolo, bensì è il risultato ottenuto da una società rimodulata e programmata per conquistare la serie B, proprio partendo dalle ceneri della retrocessione. “Potrei in questa sede - precisa il Direttore Generale del Frosinone - fare l’elenco di società blasonate che sono scomparse dal pianeta calcio dopo un campionato concluso con la retrocessione. Il Frosinone, invece, ha avuto la forza di ricominciare, potenziando le varie strutture societarie, consolidandone il più possibile alcuni rami quali la comunicazione, il marketing, il merchandising e via discorrendo. Il mio rammarico è che tutto questo, e non per colpa del Presidente, doveva essere fatto anni addietro, quando le condizioni socio/ economiche erano migliori. Possiamo dire che, ora, anche senza aver raggiunto il massimo dei risultati, abbiamo delle strutture collegate al Frosinone Calcio che hanno raggiunto un grado di eccellenza riconosciutaci da altre società. Ma possiamo e dobbiamo fare di più, per trovare i mezzi economici necessari per autofinanziarci”. Tutto questo per dire che, alle spalle della squadra, si è mosso tutto un apparato che ne ha agevolato le prestazioni ed il raggiungimento dell’obiettivo massimo. “Il presidente Stirpe ha ancora aggiunto Ernesto Salvini - non ha inteso smantellare la squadra che ha conquistato la serie B, potenziandola con interventi mirati. E’ stato bravo, capace ed intelligente il nostro direttore sportivo Giannitti a scegliere un nucleo di giocatori che, aggiunto al cosiddetto zoccolo duro esistente, si è inserito nel gruppo diventato più coeso”. Con Salvini il discorso va al futuro prossimo sia per quanto riguarda il vivaio, che ha dato alla squadra valide pedine quali Paganini, Gori, Altobelli, Formato, Frabotta, Crescenzi, tanto per fare dei nomi, sia per gli impianti. “La nidiata del ‘93 - precisa il direttore - ha fatto un po’ la fortuna del Frosinone, ma vedrete che gli investimenti che la società ha di nuovo fatto, una volta tornata nella serie B, daranno nuovi ed importanti frutti tra non molto”. Anche per quanto riguarda le strutture, Ernesto Salvini appare ottimista. Il nuovo stadio Casaleno non dovrebbe essere più una chimera: “Sindaco ed intera Amministrazione hanno preso di petto il problema avviandolo a soluzione. Un po’ di tempo si è perso - ammette - ma mi risulta che il Sindaco ed i suoi più diretti collaboratori stiano cercando di recepire al massimo alcune richieste avanzate da parte della tifoseria per migliorare l’impianto”. Fin qui il direttore generale Ernesto Salvini. E’ toccato, invece, al direttore tecnico Marco Giannitti aprire il nuovo anno con una conferenza stampa che si è tenuta all’interno dello stadio Comunale. Il diesse ha, tra l’altro, voluto fissare alcuni importanti paletti circa la strategia che il Frosinone Calcio seguirà lungo tutto l’arco del “mercato” di gennaio. Nel mirino dei responsabili del sodalizio ci sarà l’acquisto di un difensore di fascia sinistra e si cercherà di individuarlo tra i giovani classe 1993/94 per non andare a toccare la lista dei giocatori attualmente in forza. Solo nel caso che non si riescisse a trovarlo, le attenzioni si dovranno spostare su difensori più esperti ed in questo caso si andrà a toccare la suddetta lista. Per il resto, tutto resterà immutato ma la società resterà vigile e, se sarà il caso, provvederà ad allacciare trattative ed a chiuderle soltanto per potenziare l’attuale rosa. Marco Giannitti ha escluso richieste da parte di società interessate ai pezzi pregiati della squadra. Come pure nessuno degli attuali giocatori ha chiesto alla società di essere ceduto per trovare più spazio presso altri sodalizi. 63 Volley GLOBO BPF SORA VETTA SOLITARIA I l ritorno al successo della Globo BPF Sora coincide con il rientro in campo di capitan Marco Fabroni, assente dalla seconda giornata. Il match casalingo contro la Domar Matera si chiude con il 3-1 dei padroni di casa che conquistano una vittoria da tre punti al termine di una gara ben gestita. Dopo essersi divisi equamente i primi due parziali, Fiore e compagni riescono a spostare l’asticella dell’equilibrio, imprimendo all’incontro la propria impronta di gioco e conquistando di conseguenza i successivi due set. Protagonista di giornata è il tedesco Hirsch che mette a referto la miglior gara da quando milita nel nostro campionato e fa segnare cifre importanti con 31 punti e 63% di efficacia in attacco. La settima giornata di andata vede i ragazzi di coach Soli impegnati in trasferta sul campo della Tonno Callipo Calabria Vibo Valentia, senza ombra di dubbio la compagine più forte dell’intera categoria. Autoretrocessasi dal massimo campionato, contro il sestetto allenato da una leggenda del volley come Fefè De Giorgi ed elementi del calibro di Sintini e Gavotto, la formazione volsca sfodera una prestazione perfetta e conquista la vittoria con un rotondo 0-3. Un risultato inatteso e insperato alla vigilia, ma nettamente meritato grazie ad una prestazione di grande qualità. Sora gioca un match cinico, in special modo nei primi due parziali, quando riesce a spezzare le situazioni di equilibrio che durano fino alle battute finali con due break che tagliano le F lash Magazine communications ARTE CULTURA POLITICA ATTUALITÀ SPORT SPETTACOLO LA PUBBLICITÀ FA DIVENTARE FORTI. www.flashmagazineonline.it - e-mail info@flashmagazine.info T 0775 212261 r.a. - M 340 3890538 - 328 4368602 64 Simone Sergio gambe ai calabresi e permettono il successo rispettivamente sul 23-25 e sul 22-25. Nell’ultimo set i padroni di casa tentano di riaprire la gara e conducono per quasi tutta la frazione, ma Fabroni e compagni raggiungono la parità a quota 22 ed infilano il break decisivo che taglia le gambe ai calabresi e chiudono sul 23-25. Un’ottima prova collettiva nella quale spuntano Hirsch, ancora una volta miglior realizzatore con 22 punti, e Salgado che realizza 12 punti, ma attacca con l’82%. Con la successiva gara interna con Castellana Grotte arriva anche la terza vittoria consecutiva, un netto 3-0 in poco più di un’ora. Assente Fiore per un problema ad una spalla, ma ben sostituito da Bacca, la Globo conquista agevolmente i primi due parziali. Complice un po’ di rilassamento, Fabroni e soci concedono qualcosa agli avversari nel terzo set, ma al momento di chiudere la gara, il sestetto di coach Soli non si lascia sfuggire l’occasione. La successiva trasferta sul campo di Ortona è il big match della nona giornata contro la sorprendente capolista del campionato. L’1-3 sul campo degli abruzzesi porta Sora in vetta alla classifica, spodestando proprio gli avversari di giornata. I volsci partono subito forte e conquistano il primo set 21-25, dopo aver piazzato un break nelle fasi finali che spezza l’equilibrio durato fino ad allora. I padroni di casa prontamente pareggiano i conti con la vittoria nel secondo parziale 25-19, dopo che i bianconeri, pur essendosi trovati in avanti, avevano subito un pesante break di 7-0 che aveva permesso a Cisolla e compagni di prendere il largo. Nelle due frazioni successive il sestetto sorano gioca con grande autorità e, trascinata da un grande Fiore, best scorer con 19 punti, di cui 7 solo nel primo parziale, porta a casa il successo da tre punti grazie al 19-25 nel terzo set e al 17-25 con cui si chiude il match nel quarto. I ragazzi di patron Giannetti volano a Brescia per l’ultima trasferta dell’anno solare. Con la vittoria sul campo lombardo i successi consecutivi diventano cinque, un netto 0-3 in poco più di un’ora. Evidente la differenza tra le forze in campo e, nonostante l’assenza di Claudio Paris, tenuto precauzionalmente a riposo, Sora ha vita fin troppo facile. Ad una giornata dal termine del girone d’andata, la Globo viaggia solitaria in vetta alla classifica con la ferma intenzione di consolidarsi cammin facendo. Un passo alla volta verso un grande obiettivo! Basket VEROLI Simone Sergio SITUAZIONE DISASTROSA I l cammino del Basket Veroli sembra aver intrapreso nuovamente una piega negativa e le enormi difficoltà mostrate ad inizio stagione si stanno ripresentando ogni domenica. La trasferta di Jesi è l’emblema delle difficoltà della squadra. Avanti addirittura 0-15 dopo pochi minuti, i giallorossi si lasciano recuperare con il passare dei minuti, arrivando a loro volta ad accumulare un pesante ritardo fino al definitivo 74-58 che chiude la gara. Ancor più sconcertante è la prestazione successiva sul campo di Brescia. L’87-44 con cui i padroni di casa demoliscono gli ospiti sono il polso di una situazione che si è fatta pericolosamente complicata. I 43 punti di distacco (peggior sconfitta di sempre da quando Veroli milita nel secondo campionato nazionale) sono una di quelle batoste difficili da digerire, e l’assenza di Legion a poche ore prima del match (causa contrasti con la società), non puo giustificare una tale dèbacle. Il rapporto con l’ala americana si chiude definitivamente qualche giorno dopo, con la rescissione del contratto che lo porta alla firma immediata con Trapani. Il derby casalingo con Ferentino non fa che acuire i contorni della crisi e contro gli amaranto, che stanno attraversando un momento di grande forma, arriva la quinta sconfitta consecutiva per 78-90. Difficile poter fare di più in questo particolare momento, ma almeno si è evitata la dèbacle in termini di punteggio. Gli ospiti conducono la gara fin dalle battute iniziali e all’intervallo il distacco ha già raggiunto quota 20. Al ritorno in campo, i giallorossi provano ad accorciare le distanze riuscendo a rendere la sconfitta meno amara sul -12. La successiva trasferta sul campo di Mantova si chiude con l’ennesima sconfitta, ma vede scendere in campo senza dubbio il Veroli migliore di questa stagione. Le due squadre in campo si equivalgono fino ad un necessario overtime che permette ai padroni di casa di spuntarla di un solo canestro sull’81-79. Il proibitivo match casalingo contro Torino, terza forza del campionato, si conclude 93-97 in favore dei piemontesi. Le cose si erano messe bene per i padroni di casa, capaci di arrivare all’intervallo avanti addirittura di 13 punti. Al rientro dagli spogliatoi, Veroli si spegne rapidamente e permette il recupero agli ospiti, che pur soffrendo, riescono ad avere la meglio. Le sette sconfitte consecutive relegano tristemente i giallorossi all’ultimo posto solitario in classifica. Al termine del match arrivano le dimissioni di coach D’Arcangeli che portano di conseguenza anche alla dipartita degli atleti in regime di doppio tesseramento con la Stella Azzurra. Al momento della chiusura di questo articolo le nubi che si addensano sul futuro della squadra non si sono ancora diradate e diventa difficile prevedere quali possano essere gli sviluppi futuri. Tutto troppo incerto per sperare in qualcosa di positivo. FCM FERENTINO RINCORSA VERSO IL VERTICE Simone Sergio La FMC Ferentino sembra essersi scrollata definitivamente di dosso le incertezze e la scostanza di risultati e pare aver trovato la strada per il vertice della classifica. Nel match casalingo contro Brescia arriva il terzo successo consecutivo con il risultato di 74-71. Meglio gli ospiti nella prima metà di gara, ma un break di 12-0 nel terzo parziale ribalta l’andamento in favore degli amaranto, che contengono il tentativo di recupero dei lombardi negli ultimi dieci minuti e portano a casa i due punti. La striscia positiva di vittorie si allunga grazie all’affermazione su Forlì per 71-64 nel secondo match consecutivo sui legni del Ponte Grande. Sembra ripetersi l’andamento della gara precedente, con gli ospiti che giocano meglio nei primi venti minuti e i padroni di casa che accumulano un consistente ritardo di -13. Per Guarino e compagni la sveglia suona al ritorno dall’intervallo e, dopo aver recuperato lo svantaggio, riescono a piazzare le giuste distanze dai romagnoli per il definitivo +7. Il derby contro una precipitante Veroli sul parquet del palasport di Frosinone porta la serie di successi a quota cinque, grazie all’affermazione per 78-90. Bucci e compagni sfoderano un’ottima prestazione collettiva e già all’intervallo sono sul +20. La seconda metà di gara serve solo a contenere il ritorno dei padroni di casa che provano a rendere meno imbarazzante l’ennesima prestazione negativa. Il match casalingo contro Casale Monferrato è la sfida fra due squadre accomunate al terzo posto in classifica. Contro i piemontesi, pieni zeppi di ex-Veroli tra panchina e campo, arriva una vittoria combattuta per 75-70. Ferentino, come sempre, parte ad andamento lento e si sveglia strada facendo; pur contro un avversario molto combattivo riesce a spuntarla per pochi punti. Con l’ultima trasferta dell’anno solare, sul campo di Agrigento, gli amaranto consolidano il terzo posto centrando la vittoria consecutiva numero sette, con il punteggio di 74-80. Gara non facile fino al terzo quarto, quando finalmente i ciociari costruiscono un rassicurante margine che permette di contenere il recupero dei padroni di casa, che si ferma comunque a distanza di pochi canestri. Coach Gramenzi sembra finalmente aver dato alla propria squadra la giusta quadratura, dando il via ad una marcia che sembra inarrestabile. Il record di sette vittorie consecutive ha permesso alla FMC di consolidarsi nei quartieri alti della classifica, a ridosso del vertice. Con questa consapevolezza, nessun traguardo potrà essere precluso! 65 quarta ed ultima parte L’Ariel Service di Scappaticci Tommaso e C. Sas Gruppo Rinascita 5 Copyright Promograph Comm Sas - 0775212261 Sono specializzate in Ingegneria naturalistica, manutenzione verde pubblico e privato. Parchi, staccionate ecc. ARIEL SERVICE sas Via Petraia, 8 03030 Santopadre Frosinone (FR) Tel/fax 0775 288791 cell. 333.9883179 GRUPPO RINASCITA Srl Piazzale De Mattheis, 27 03100 Frosinone cell. 333.9883179 S.r.l. Riproduzione disegni – fotocopie – cancelleria www.centrocopiebortone.it FROSINONE Copyright Promograph Comm Sas - 0775212261 n. 30 Via Monti Lepini km.1350 8331 - 260451 tel. +39 0775 290779 - 83 iebortone.it e-mail: lepini@centrocop FROSINONE e Ferroviaria) Via Sacra Famiglia (Stazion tel./fax +39 0775 290253 opiebortone.it e-mail: stazione@centroc FROSINONE Via Marco Minghetti n. 25 tel. +39 0775 251340 mob. +39 3927990890 fax +39 0775 836548 opiebortone.it e-mail: minghetti@centroc
© Copyright 2024 Paperzz