gennaio 2015 - Flash Magazine

GENNAIO 2015 • ANNO XXVI
Spedizione in Abbonamento postale gruppo III/70 • € 2,00 • COPIA OMAGGIO
F
lash Magazine
communications
ARTE CULTURA POLITICA ATTUALITÀ SPORT SPETTACOLO
“
Non mi importa
di dovermi sedere
sul pavimento a scuola.
Tutto ciò che voglio
è istruzione,
e non ho paura
di nessuno
”
IL PERSONAGGIO DELL’ANNO
Malala Yousafzai
Premio Nobel per la Pace
Copyright Promograph Comm Sas - 0775212261
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Sommario
GENNAIO 2015
EDITORIALE
7
POLITICA LOCALE
8/9
FLASH MAGAZINE COMMUNICATIONS
PRESIDENTE ONORARIO
Angelo Mauro D’Angelo
POLITICA NAZIONALE
11
DIRETTORE RESPONSABILE
Nicandro D’Angelo
CAPOREDATTORE CENTRALE
Massimo Sergio
GARANTE DEL LETTORE
Angelo Mauro D’Angelo
ARCHIVIO FOTOGRAFICO
Promograph Communication sas
LA CRESCITA DELLA BPC
13
PROGETTO GRAFICO
Promograph Frosinone
AMBIENTE E TERROTORIO: IL PERCHÈ DELL’EXPO
finito di stampare
il 07/01/2015
26/27
EDITRICE
Promograph Communication sas
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viale America Latina, 8
03100 Frosinone - Tel. 0775.212261 r.a.
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REFERENZE LETTERARIE: PIERO CESARI
28
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MALALA E LE DONNE DEL MONDO MUSULMANO
34/35
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L’ARTE ALLO SPECCHIO: DIALOGHI SEGRETI...
50
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SPORT
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ambrosetti, gabriele sabetta, simone sergio, mauro d’angelo, mario cerroni, enzo rossi, jago,
kaukoff, emanuela crescenzi, mario catullo gentilcore, rodolfo coccia, chiara carla napoletano,
barbara turriziani, cesare marinacci, simone morano, roberto marini, lucio lucchetti, bianca
santoro, ilaria antonucci, luigi bracaglia morante, leonardo manzari, giovanni grande, elda
altobelli, gabriele maniccia, grey estela adames, giovanni lotito, delfina ducci
La Qualità
non ha prezzo,
è la realizzazione
di un desiderio ma
anche un’abitudine
irrinunciabile
® Promograph - Simone Morano Photographer
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Conc.: Magnanti Osvaldo - Via del Casale, 7 Frosinone
tel 0775 291520 - 0775 291862
editoriale
DALLA FINESTRA DEL CAMPANILE
Nicandro D’Angelo
Malala.. la forza del coraggio
Dal suo diario – 3 giugno 2009 “- Ho Paura- Avevo paura di andare a scuola perché i Talebani hanno emanato un editto che proibisce a tutte le ragazze di frequentare la scuola”
Q
ualcuno si chiederà perché la nostra rivista ha voluto iniziare il nuovo anno con questa copertina..
Perché il Personaggio dell’anno? Bene la risposta
è univoca: è la storia di una ragazza che rappresenta i giovani, il loro futuro, la speranza di avere un domani un
mondo migliore. Malala è diventata una fonte di ispirazione per i giovani del mondo e in particolare del Pakistan”. In molte vogliono diventare “leader” come lei e
“servire” il Paese “con lo stesso spirito”, in particolare
per l’impegno nel battersi per rendere l’educazione fruibile a tutti i bambini. La 17 enne attivista pakistana, di
religione musulmana, lo scorso ottobre è stata insignita
del riconoscimento, assieme all’omologo indiano Kailash
Satyarthi, induista, in prima linea nella difesa per i diritti
dei bambini. Personalità del mondo della politica, della
società civile, ma anche giovani e semplici cittadini, riconoscono il coraggio, la passione e la nobiltà della battaglia della giovane per il Pakistan. Si tratta di un
“onore” per una nazione che, spesso, è nota per gli attacchi dei miliziani, “islamizzazioni” forzate, attacchi suicidi e la guerra aperta contro l’istruzione femminile.
Malala - già vincitrice un anno fa del premio Sakharov il 9 ottobre 2012 è rimasta vittima di un attentato talebano
nella Swat Valley, in una zona della provincia di Khyber
Pakhtunkhwa, al confine con l’Afghanistan, roccaforte
degli estremisti. È stata colpita mentre si trovava a bordo
dello scuolabus che l’avrebbe accompagnata a casa, dopo
le lezioni del mattino. Fonti ufficiali hanno riferito che
la giovane, salvata grazie a una campagna di mobilitazione internazionale, era diventata famosa nel 2009 all’età di 11 anni, per aver tenuto un blog sul sito in lingua
locale della Bbc in cui denunciava gli attacchi dei fondamentalisti islamici pakistani contro i civili e in particolare
contro gli istituti scolastici femminili. Nel suo discorso,
il giorno della consegna del Nobel, Malala ha parlato dell’importanza della pace e dell’istruzione: «Perché i Paesi
che chiamiamo forti sono così potenti nel creare le guerre
ma così deboli nel portare la pace? Perché dare le pistole
è così facile, mentre dare i libri così difficile? Viviamo in
un’epoca moderna e pensiamo che nulla sia impossibile.
Siamo andati sulla luna 45 anni fa e forse presto atterre-
remo su Marte. Allora, in questo XXI secolo dobbiamo essere in grado di dare a tutti i bambini un’istruzione». In
particolare, ha ricordato le bambine che non vengono
istruite solo per il fatto di essere femmine: «Racconto la
mia storia non perché sia unica, ma perché è la storia di
molte ragazze. Io rappresento molte ragazze, sono quei 66
milioni di ragazze prive di istruzione. E oggi quella che si
alza non è soltanto la mia voce, è la voce di quei 66 milioni
di ragazze dietro le quinte. Qualcuno le ha chiesto: quali
sono le fonti di ispirazione? “Una sola fonte di ispirazione
è Benazir Bhutto, due volte premier, assassinata da estremisti islamici nel dicembre del 2007”.
Ho voluto alzare il sipario di questo 2015 e puntare i riflettori su un esempio di coraggio, di forza ed intraprendenza, un esempio da donare a tutti gli italiani giovani
e meno giovani. Il cambiamento é frutto del singolo e
non può rimanere relegato a un desiderio.. è coraggio
e azione.
7
Politica locale
La politica che non c’è.
Intanto il numero 9 è il favorito
del sindaco Ottaviani
Nicandro D’Angelo
L
e pensa tutte il Sindaco Ottaviani,
pur di rimanere a galla e non lasciare, a suo dire, questa città in
balia dello tsunami rischiando il comune
il “Default”. Azzera la Giunta, si sottopone ai piccoli “ricatti”, promuove i
primi nove della staffetta (Giunta), insomma non molla!. Grande tenacia il nostro Avvocato sindaco. Chi pensava di
vederlo dimissionario si è illuso: “Ma
come fa a reggersi a galla?”; qualcun
altro: “Grande manovratore!”; ancora:
“.. essendo dotto si è calato nelle vesti
dantesche riportandosi al numero 9”. Manco a farlo apposta
la Giunta Ottaviani è formata da 9 Assessori. Questo 9 porta
davvero fortuna al nostro “amato” Sindaco. Dante, nella Divina Commedia divide in 9 i gironi dell’Infermo e i cieli che
fanno corona all’Emisfero, il cielo supremo, sede di Dio. Nel
Vangelo, per Gesù, tutto si compì nell’ora nona (9). Spesso lo
incontriamo nell’architettura di templi sacri: 9 porte, 9 gradini, 9 finestre. Nove (9) erano gli scalini che portavano al
trono imperiale cinese. Nell’antica Roma, quando accadeva
un fatto prodigioso (e prodigiosi erano per gli antichi tutti i
fatti insoliti) si festeggiava con un Novendiale, nove (9)
giorni di festa; e così nove (9) giorni di lutto per ricordare i
defunti. Ottaviani instaurerà i “Novendiale Frusinati” con il
numero 9. Dopo la lunga notte degli inciuci (molti parlano
dell’ex eurodeputato Pallone) a proposito c’è stato il defenestramento dell’addetto stampa Valentino Mingarelli, con la
new entry Daniela Di Vincenzo (ex portavoce di Alfredo Pallone) scacco al re e la Regina va sul trono. Bene! passiamo
alla Giunta, così detta dei 9. Compaiono, finalmente due
donne. Ombretta Ceccarelli, confermata alla Pubblica istruzione, le Politiche sociali, le Pari opportunità e le Politiche
giovanili e Rossella Testa (donna del salto della quaglia con
casacche diverse). Il Sindaco le ha affidato la Riqualificazione del centro storico, le Politiche per la trasparenza e la
Semplificazione. Ricompare Massimo Renzi con la delega al
Commercio, il Suap e le Attività produttive. Fuori Tagliaferri,
ma chi dei Taglaferri, qualcuno si chiedeva? Ecco che quel famoso 9 rispunta. Nessuno dei due fuori, anzi il buon Fabio
(tutti lo credevano a casa) viene rinforzato oltre che ai Lavori
pubblici anche con la delega alle Manutenzioni, Segue la conferma ad Enrico Straccamore ai Fondi comunitari, ai Gemellaggi, all’Agricoltura e all’Artigianato (qualcuno ha detto che
8
non seguirà mai l’esempio del presidente Napolitano:“non si dimetterà mai). Continuano le
nomine con il collaudato Riccardo Mastrangeli
al Bilancio e Finanze (il grande Richelieu che
con la sua raison d’Etat ha salvato dal Default
il comune di Frosinone). Gennarino Scaccia al
Personale, la Polizia locale e la Sicurezza. Max
Tagliaferri al Patrimonio, i Rapporti con gli Enti
pubblici ed economici, i rapporti con i sistema
industriale, la protezione civile e la governance quale verifica
e controllo degli indirizzi di governo (Mai tanta grazia ricevuta!). E per chiudere il nono (9) Francesco Trina: Ambiente,
Trasporti, e la Mobilità urbana. Il dado è tratto, alle 20,42 del
2(9) di dicembre la squadra del 9 è varata. Noi osservatori e
addetti ai lavori, in un primo momento ci siamo chiesti se
c’era un errore nella formazione della Giunta, mancavano le
deleghe alla Cultura, allo Sport e ai Servizi sociali e all’Urbanistica. Ma mica il Sindaco si sarà inventato qualche altra
cosa? E’ proprio così! Scarpe grosse e cervello fino. L’ex assessore Giampiero Fabrizi e Carlo Gagliardi rimarranno in
panchina, più precisamente osserveranno un turn-over ciclico
e poi entreranno in campo (per modo di dire) saranno niente
di meno che reintegrati. Avevamo pensato che il manuale
Cencelli (1967) fosse superato nella politica nazionale e locale, mentre Ottaviani l’ha pienamente reintrodotto per regolamentare la suddivisione della torta in modo soddisfacente
per tutti. Quali le critiche delle opposizioni? Angelo Pizzutelli
del Pd ha dichiarato: “La maggioranza, o quel che ne resta, in
questi giorni sta tentando in ogni modo di far passare in secondo piano un teatrino, anzi un valzer davvero vergognoso,
con il sindaco che prima ritira le deleghe e poi cerca disperatamente di ricostruire un puzzle al quale però mancano i pezzi
importanti. Ma la cosa più buffa è che Ottaviani, con una soddisfazione davvero fuori luogo, si è vantato di aver ricompattato la sua coalizione, salvo poi essere smentito dai suoi”. Noi
assertori del bene comune di questa città, ci auguriamo che
l’amministrazione possa varare importanti progetti quali lo
stadio Casaleno, il viadotti Biondi, la qualità della vita (la nostra città e relegata agli ultimi posti) e non per ultimo il caso
di via Le Lame che ha prodotto grandi quantità di percolato
che hanno contaminato le falde acquifere.
Politica locale
La maggioranza
ha il mal di pancia....
Massimo Sergio
…E
d il Primo Cittadino ha dovuto svestire in
fretta e furia i panni dell’avvocato per indossare quelli del medico curante, preoccupato e pietoso, conducendo un’azione di ravvedimento
subitaneo se non addirittura di redenzione. Alcuni membri
dell’Esecutivo del capoluogo si sono ravveduti sulla via di
Damasco, altri su quella che conduce ad Alatri: ambedue le
strade comunque porteranno non so spiegarmi dove! Anche il Sindaco, sulle surriferite strade lastricate di pessime
intenzioni, s’è trasformato da capitano di
ventura coraggioso e burbanzoso, quale
potè essere un Braccio da Montone, in un
tremebondo Guerin Meschino dalle quartine umoristiche, scendendo qui a più
miti consigli e adeguandosi alla bisogna.
Aveva fatto fuoco e fiamme, aveva paventato le dimissioni sue e di tutta la
Giunta e perciò ciascuno per i propri interessi e per non dover perdere lo scranno
comunale, i così detti ribelli impenitenti,
sono addivenuti ad un accordo degno di
un salomonico giudice. I nuovi assessorati sono stati ricoperti da diversi consiglieri e tecnici esterni per un periodo
lungo un quadrimestre, quindi a tempo determinato, e fino
ad esaurimento, non si sa se nostro o di quelli che formano
la compagine di maggioranza. A questo proposito calzano a
pennello o meglio a ciccio di sellero, le parole fra le altre
scritte dallo scomparso scrittore napoletano Domenico Rea,
nel suo libro “L’altra faccia”: “E si verifica, con ricorrente
monotonìa, che mentre gruppi di persone lavorano a formare
una coscienza nazionale e unitaria, gli altri, quasi tutti gli
altri, ne approfittano per la soluzione del loro particulare…”. Con buona pace del toscano e polemico Francesco
Guicciardini. Tutto questo lo si evince dal laconico comunicato stampa emesso dal Comune di Frosinone in data 29 dicembre u.s.: “Il sindaco Nicola Ottaviani ha proceduto
all’assegnazione delle nuove deleghe assessorili, confermando le funzioni e le attribuzioni di buona parte dell’esecutivo. A Rossella Testa è stata assegnata la riqualificazione
del centro storico, la promozione del territorio, le politiche
per la trasparenza e la semplificazione; a Massimiliano Tagliaferri il patrimonio, i rapporti con il sistema industriale e
con gli enti pubblici ed economici, la protezione civile e la
governance quale verifica e controllo degli indirizzi di governo; ad Enrico Straccamore la delega ai fondi comunitari,
ai gemellaggi, all’agricoltura e all’artigianato; a Fabio Tagliaferri lavori pubblici e manutenzioni; a Gennarino Scaccia il personale, la polizia locale e la sicurezza; a Riccardo
Mastrangeli il bilancio e le finanze; ad Ombretta Ceccarelli
la pubblica istruzione, le politiche giovanili, le pari opportunità e le politiche migratorie; a Francesco
Trina l’ambiente, i trasporti e la mobilità
urbana. Le deleghe dell’assessorato alla
cultura, allo sport e quella dei servizi sociali saranno successivamente assegnate a
Giampiero Fabrizi e Carlo Gagliardi,
che si occuperà anche di pianificazione territoriale. La delega all’urbanistica viene
conservata dal sindaco anche al fine dell’attuazione dei programmi di riqualificazione attualmente in fase di definizione”.
Il neretto degli interessati è mio perché bisognerà tenerseli bene a mente i personaggi
di questa prima infornata assessorile; altri
nominativi li conosceremo fra quattro
mesi, come in un bussolotto, come se giocassimo alla morra oppure a zibidì zibidè
buca c’è! E’ diventato uno spasso, un giocarello per bambini, la decina che ci comanda. Ci si è sempre
raccomandati di avere testa e cuore in chi sta al potere: ora la
testa c’è ed è sistemata, ma il cuore non saprei proprio dirvi
dove sia andato a finire!... Tutti gli assessori avranno per un
quadrimestre le loro gatte da pelare, chi più chi meno. Qualcuno addirittura, dovendo dar credito alle incombenze della
delega assegnata, dovrebbe anche rivoluzionare il nostro tran
tran quotidiano e compassato: roba da far tremare le vene ed
i polsi! Evidentemente c’è chi si è scervellato nel capare tali
illustri assessori. Ve ne sono molti che sono stati confermati
e su questi non si può dir nulla perché hanno già ampiamente
dimostrato di essere all’altezza delle aspettative e dei propositi. Su qualche nome dei nuovi avrei qualche rèmora, e non
dico altro, anzi, come direbbe il grande comico nonché principe napoletano, Totò, “ho detto tutto!”, ma avremo tutto il
tempo di riparlarne!...
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Politica nazionale
La legge e l’inganno
Era arrivata la norma “super salva Silvio”
L’art. 15 del Decreto legislativo sui reati
tributari del 2000 aveva introdotto
a sua volta un 19-bis, il numero 74,
dal titolo lusinghiero,
“causa di esclusione della punibilità”
BERLUSCONI AVREBBE POTUTO BENEFICIARE DELLA DEPENALIZZAZIONE E CASSARE LA SENTENZA DELLA
CASSAZIONE PER LA CONDANNA A 4 ANNI NEL PROCESSO MEDIASET
Nicandro D’Angelo
È
vero che a Natale si diventa più buoni
e ogni “marachella” viene messa da
parte, però che il 24 di dicembre del
2014 (vigilia di Natale) il Consiglio dei ministri vara un Decreto legislativo nel condono
fiscale, che depenalizza chi evade fino al 3%
dell’imponibile e di conseguenza consentirebbe a Berlusconi di cambiare il suo destino
giudiziario, questo mi sembra un pò troppo.
Premesso che questa Testata non ha nulla contro il Presidente di Forza Italia, Dr. Silvio Berlusconi, ma censurare una legge che di fatto
aggira una sentenza definitiva passata ingiudicato, è davvero
troppo. Lo stesso avvocato Franco Coppi ha dichiarato: “La
legge si può ben applicare a Berlusconi”. Questo vuol dire
che se venisse approvata una legge molto più favorevole al
condannato rispetto alla precedente, consentirebbe di cambiare le sorti anche di una sentenza definitiva. Invece l’avvocato Nicolò Ghedini, difensore del Dr. Berlusconi, ha
precisato che il piccolo comma in questione si applicherebbe
solo alle dichiarazioni infedeli, mentre non sarebbe applicabile per i delitti che hanno visto l’ex Premier condannato per
frode fiscale. In sostanza cosa dice l’articolo 15, che introduce a sua volta un 19-bis nel famoso decreto legislativo
(possiamo dire ex, noi stiamo andando in stampa e il testo
dovrebbe tornare a palazzo Chigi) sui reati tributari del 2000.
“Per i reati previsti dal presente decreto, la punibilità è comunque esclusa quando l’importo delle imposte sui redditi
evase non è superiore al 3% del reddito imponibile dichiarato
o l’importo dell’imposta sul valore aggiunto evasa non è superiore al 3% dell’imposta sul valore aggiunto dichiarato.
Per tali fatti sono raddoppiate le sanzioni”. Quale conseguenza nei confronti dell’ex Cavaliere condannato?. Secondo
la sentenza Mediaset, Berlusconi raggiunge
una percentuale dell’1,91 per cento, quindi
se si facesse il processo adesso il suo reato
non esisterebbe più. Di conseguenza, i suoi
legali, potrebbero fare un “incidente di esecuzione”; quindi potrebbe cadere la sentenza e con lei anche l’interdizione dai
pubblici uffici. Ovviamente, se cadesse la
sentenza, cadrebbe anche l’esclusione dalle
candidature della legge Severino, che è solo
una conseguenza della condanna. Questo
pasticciaccio a chi imputarlo?: a Renzi, o
come sono finite queste 5 righe nel testo?. Renzi smentisce
categoricamente di essere l’autore della norma. Il ministro
dell’Economia Padoan ha dichiarato la stessa cosa; anzi dal
Mef si addita la responsabilità a palazzo Chigi, perché – affermano – che il testo sarebbe entrato lì senza la norma che
poi è stata aggiunta. Ma palazzo Chigi accentua il punto dicendo che il “pacco” è arrivato così dal Mef e votato articolo
per articolo. Il giallo rimane. Renzi perde di credibilità insieme a tutto il suo apparato e due Organi della Repubblica
Italiana sono l’uno contro l’altro: Tesoro contro palazzo
Chigi. Cosa hanno detto i partiti politici? Grillo dal suo blog:
“Ci riprovano. Non basta una evasione fiscale di 180 miliardi.
Abbiamo pure un premier che la protegge”. Il leader leghista
Matteo Salvini attacca: “La solita renzata del premier che un
giorno fa una cosa e l’altro la disfa”. Ma non sono solo le
opposizioni a scagliarsi con il premier Renzi. Pippo Civati,
del Pd va duro contro il segretario-premier: “Il decreto si è
scritto da solo, a insaputa di tutti, Renzi e Padoan hanno il
dovere di chiarire”. Intanto il sipario si chiude con una forte
lacerazione tra gli Organi dello Stato e il decreto in questione
dovrebbe essere “congelato” per 90 giorni.
11
Banca Popolare del Cassinate
LA BPC CRESCE ANCORA
E SI AFFERMA
Grey Estela Adames
D
i solito a fine anno si fa il bilancio di quanto compiuto dei progetti proposti nel corso dei mesi ed al
tirar delle somme si sanno i risultati positivi e purtroppo anche quelli negativi. Non è il caso della Banca Popolare del Cassinate che nell’Atlante delle Banche leadre 2014
s’è attestata al terzo posto nella classifica dei “creatori di valore” riguardanti le banche italiane medie, a testimonianza
d’una crescita costante ed un’affermazione continua. Questi
i dati numerici espressi e riconosciuti da un’autorevole pubblicazione, mentre per la classe dirigenziale dell’Istituto ciociaro tutto ciò ha avuto un significato ancor più valido e
probante, trovando riscontro nell’impegno di quanti hanno
operato con passione e professionalità messe in campo a
fronte dell’ottimo esito conseguito. D’altra parte non bisogna
dimenticare che la storia della Banca s’intreccia con la storia
stessa del nostro territorio, con la sua cultura e le sue tradizioni, essendo essa sempre presente in maniera fattiva per sostenerne le rinomanze culturali ed artistiche. Tutto questo ed
altro ancora è stato confermato dalle parole del Presidente,
Donato Formisano, nell’incontro avvenuto a Frosinone, il 10
dicembre u.s., nell’accogliente struttura della filiale, addobbata a festa per il Santo Natale onde offrire alla gente ed alla
città un tocco di luci e colori, auspice di festa ma soprattutto
di fiducia nel futuro. Anche il vice Presidente della BPC, Vincenzo Formisano, nel suo sentito discorso ha voluto sottolineare come l’impegno dell’Istituto cassinate possa essere
riassunto in un unico concetto: “Abbiamo a cuore un capitale
prezioso: il nostro territorio”. Per uscire dalla crisi sarà necessario continuare a documentare il proprio impegno a custodire i valori della propria terra, mettendo in risalto quelli
che sono insiti negli scopi originari della Banca: attenzione
alla persona, avendo cura delle relazioni personali con essa,
e la conoscenza capillare e profonda del territorio su cui si
opera. L’amore dimostrato dall’Istituto di credito per il territorio si chiarisce e si spiega con i progetti di restyling dei layout delle agenzie e delle filiali impegnandosi sempre più a
renderle accoglienti, gradevoli ed innovative. Per cui in un
momento di crisi che il mondo sta attraversando la cosa più
importante da mettere in luce è la fiducia che deve rinsaldarsi
in un rapporto più stretto con le persone, siano esse i soci
della Banca, gli abitanti, i clienti, gli stakeholder e così via.
La Banca è stata tra le antesignane a proporre progetti che
sostenessero le imprese start up del territorio dimostrando
ancora una volta lungimiranza e capacità organizzativa a riguardo di un settore dell’economia che si mostrava innovativo e coraggioso. Mentre a chiusura dell’incontro frusinate
il Direttore Generale, Nicola Toti, nell’esprimere soddisfazione e compiacimento per gli obiettivi raggiunti, non poteva
esimersi dal rivolgere un sentito ringraziamento a tutto lo
staff di direzione, ai capi area territoriali, ai reggenti, a tutto
il personale di rete e della direzione generale per la competenza e la disponibilità nei confronti della clientela, che ha
permesso il raggiungimento di tali ambiti traguardi. D’altronde risultati simili non si sarebbero potuti ottenere se non
ci fosse stata da parte degli organi di vertice della Banca la
consapevolezza della professionalità e della validità di una
gestione oculata in aderenza coi valori delle banche popolari
ed obiettivi ben chiari e precisi, dimostrato anche dal fatto
che da tempo il Consiglio di Amministrazione ha dettato le
linee guida del nuovo piano strategico 2015/2017 con la dimostrazione che la Banca si conferma ancora una volta di essere al servizio del territorio. Anche il nostro giornale si
associa a quanto detto e riportato dagli illustri relatori ed augura alla Banca Popolare del Cassinate un anno, il 2015 appena arrivato, pieno di ottimi e proficui esiti favorevoli!
13
OSSERVATORIO GIURISPRUDENZIALE
VICE PROCURATORE ONORARIO PRESSO
IL TRIBUNALE DI FROSINONE
Scindibilità del cumulo in caso di liberazione anticipata speciale
L
a Corte di Cassazione, Prima Sezione Penale, con la
sentenza n. 53781 del 2.12.2014, depositata il
30.12.2014 (Presidente M.C. Siotto, Relatore M.Cassano) ha stabilito che è legittimo lo scioglimento del cumulo
laddove venga richiesto un giudizio sull’immediatezza della
concessione delle liberazione anticipata speciale ed il condannato abbia espiato la parte di pena relativa ai delitti elencati nell’art. 4 bis L. n. 354 del 1975, per i quali vi sarebbe un
limite ostativo. Con questa decisione la Corte di Cassazione
precisa in punto di diritto: 1) che non sussiste alcuna questione di legittimità costituzionale relativa alla previdenza tra
l’art. 4 D.L. 23 dicembre 2013 n 146 e la legge di Conversione 21 febbraio 2014 n. 10, con la quale veniva abrogato
l’articolo 4 citato; 2) che non sussiste alcuna successione di
leggi penali nel tempo ex art 2 c.p. e art. 25 Costituzione in
materia di esecuzione delle pene detentive e di misure alternative alla detenzione, ma si applica il principio del tempus
regit actum, in quanto le stesse non hanno carattere di norme
penali sostanziali (vedi Sez. Unite, sent. n. 24561 del 30 maggio 2006; e Sez. Unite, sent. n. 20 del 13 luglio del 1998); 3)
che la nuova normativa (L. n. 10 2014) prevede una disciplina
speciale che estende i vantaggi conseguenti ad un beneficio
penitenziario con i limiti ostativi per i reati di cui all’art. 4
bis L. n. 354 del 1975.
14
Con una interpretazione ermeneutica il Collegio penale della
Prima Sezione, si pone il problema di valutare se in presenza
di un titolo di reato, omni comprensivo di plurimi delitti, dei
quali solo alcuni rientrano nell’elenco dei reati ostativi di cui
all’art. 4 bis L. n 354 del 1975, la liberazione anticipata speciale è preclusa solo per il fatto che abbia riportato quella condanna; o se l’espiazione della pena riferita al delitto ostativo
permetta il riconoscimento della liberazione anticipata speciale per gli altri reati soggetti al cumulo. La valutazione di
questa complessa questione viene affrontata e risolta con una
soluzione ermeneutica tra il dato testuale normativo e la disciplina logico-sistematica giurisprudenziale. La Corte Costituzionale con la sentenza n, 361 del 27 luglio 1994, sulla disciplina di cui all’art. 4 -bis L. n. 354 del 1975 stabilì che
potevano essere concesse misure alternative alla detenzione
ai condannati per i reati gravi di cui all’art. 4 –bis quando abbiano espiato la pena per questi reati più gravi, non ostando
limitazioni per i reati in cumulo meno gravi. La disamina sistematica giurisprudenziale si estende ai principi espressi
dalle Sezioni Unite (sent. n. 1 del 26 febbraio 1997; sent. n.
14 del 30 giugno 1999) in materia di cumulo giuridico e cumulo materiale; e in materia di reato continuato e scioglimento
del cumulo (Se. Unite penali, sent. n. 10928 del 10 ottobre
1981; Sezioni Unite penali, sent.
n 15 del 26 novembre n. 15). Il
principio che enuncia la Prima
Sezione penale è il seguente:
sulla base delle argomentazioni
sinora svolte, è possibile affermare che, in presenza di un provvedimento di unificazione di
pene concorrenti, è legittimo, nel
corso dell’esecuzione, lo scioglimento del cumulo, quando occorre procedere al giudizio sull’ammissibilità della domanda di
concessione di un beneficio.
La diversa tesi della inscindibilità
del cumulo determinerebbe
un’inaccettabile diversità di
trattamento a seconda della
eventualità, del tutto casuale, di
un rapporto esecutivo unico, conseguente al cumulo, ovvero di distinte esecuzioni dipendenti dai
titoli che scaturiscono dalle singole condanne.
LEX Condominio
RISCALDAMENTO - POSTI AUTO - ASSEMBLEA...
C
ome è noto, il riscaldamento centralizzato rientra tra
le parti comuni condominiali previste dall’art. 1117
del codice civile, per cui il condomino è, comunque,
comproprietario dell’impianto comune anche se non ne usufruisca. Ne consegue che “Il condomino non può sottrarsi
all’obbligo di contribuire alle spese per la conservazione delle
parti comuni” (art. 1118, comma 3, codice civile); inoltre, il
nuovo comma 4 stabilisce che (anche in caso di distacco) “Il
rinunziante resta tenuto a concorrere al pagamento delle
spese per la manutenzione straordinaria dell’impianto e per
la sua conservazione e messa a norma”. Dopo che si è proceduto al distacco dall’impianto termico centralizzato, sicuramente deve essere affrontato il problema riguardante la
ripartizione delle spese; appare pacifico che il proprietario dell’immobile che si è scollegato non sia più tenuto a pagare le
spese ordinarie per il riscaldamento, relative ai consumi; al
contrario, dovrà continuare a corrispondere quanto dovuto per
la manutenzione straordinaria, la conservazione e la messa a
norma del citato impianto centralizzato. Quindi dovrà essere
affrontato il problema relativo a quali possano essere le spese
straordinarie. Una di esse è certamente la sostituzione della
canna fumaria, la cui spesa dovrà essere affrontata da tutti i
condomini, anche quelli che non usano più quel servizio; infatti, alla canna fumaria va applicato lo stesso principio valido
per l’impianto termico: resta di proprietà di tutti i condomini;
salvo che l’impianto centralizzato – dopo il distacco – non sia
stato sostituito e ridimensionato in ragione delle effettive esigenze di riscaldamento dell’immobile. Da ultimo, va precisato
che la giurisprudenza ha stabilito che, ove non sia più possibile
riallacciarsi all’impianto da cui si è staccato, il condomino non
dovrà più corrispondere le spese straordinarie di manutenzione
del nuovo impianto, sul quale perde ogni diritto di comproprietà (Cassazione, sentenza 10.05.2012 n. 7182).
Nel caso in cui in un condominio si sia proceduto all’assegnazione a sorteggio dei posti auto, ognuno ha diritto a parcheggiare nel posto assegnato, con la conseguenza che – ove
un altro proprietario abbia acquistato un’auto più grande,
senza tener conto delle reali dimensioni dei posti attribuiti –
non può pregiudicare il diritto degli altri. Dovrà parcheggiare
fuori o eventualmente cambiare il posto con un altro più
grande.
Il condomino del piano attico e della terrazza a livello (in
via esclusiva) potrà procedere a lavori di rialzo del parapetto
ove ciò non alteri il decoro architettonico dell’edificio e abbia
comunque una finalità di garantire maggiormente la sicurezza
a coloro che si trovino nella terrazza stessa; le relative spese
dovranno essere sostenute dal proprietario dell’attico.
Nell’ipotesi di ripetute assemblee andate deserte con omissione da parte dei condomini degli atti dovuti, è possibile unicamente ricorrere all’autorità giudiziaria, che potrà adottare
solo i provvedimenti necessari per preservare o ripristinare la
funzionalità delle parti
comuni; comunque,
ogni condomino ha la
facoltà di provvedere
alle spese urgenti per
poi chiedere il rimborso, ai sensi dell’art.
1134 del codice civile.
15
LEX
Crimine
LA CONOSCENZA DEL PROBLEMA DI BASE
L
a psicologia criminologica -nella sua sostanza- appartiene al capitolo della psicologia applicata e -come tale- è costituita da tutto quel complesso di cognizioni
teoriche e pratiche che da una data psicologia o da un insieme
di indirizzi, di metodi e di diverse prospettive psicologiche,
può venir trasferito in uno o più aspetti della vita giudiziaria
e carceraria.Questa è la definizione più realistica e più funzionale dell’argomento, ma nel contempo è anche la definizione
più screditativa di quest’ultima perchè in realtà, se per un
verso viene fatto sì che divenga evidente che cosa è la psicologia criminologica ed a che cosa la stessa serva, per altro
verso si chiarisce -e lo si fa con l’immediatezza del dato incontrovertibile- che tale psicologia “passa sopra” con 1’indifferenza più piena ai complessi
problemi che si intrecciano mutuamente in ogni psicologia e che anzi
di ogni psicologia-costituiscono il
tutto specifico e il tutto a sè, quel
tutto specifico e quel tutto a sè, per
effetto dei quali, in seno al concetto
di psicologia in generale si distinguono le psicologie singolari e speciali con le loro scuole, con le loro
correnti, con i loro indirizzi e con i
loro metodi. Non è possibile ignorare queste complesse questioni di
fondo e non si può farlo perchè in
effetti non esiste un’unica psicologia, sibbene perchè, al contrario,
nella vita scientifica di ogni giorno il
mondo tecnico si confronta con le
varie psicologie dei singoli studiosi,
delle diverse scuole e delle multiformi metodologie investigative i cui impianti sperimentali sono sì funzione del particolare problema che si vuole indagare, ma sono ancora le
implicazioni e delle prospettive dalle quali si parte e dell’ idea
del risultato al quale si aspira. Si è soliti sostenere in molte
sedi che una psicologia applicata -proprio perchè tale- non
avrebbe bisogno di conoscere la serie retrostante dei problemi
che ciascuna singola psicologia ha; quei problemi che eventualmente ha risolto, o che, nella specie, si propone pur sempre di risolvere. Si assume infatti che applicativi (suscettibili
cioè di applicazione) debbano essere soltanto i risultati stabilmente conseguiti e non già le questioni (tanto teoriche quanto
pratiche) che di volta in volta li hanno suscitati. Questo però
è davvero un assunto tanto arbitrario quanto erroneo e lo è
perché, o un risultato scientifico non è mai una qualche quiddità obiettivamente incontroversa e monoliticamente sopravvivente nel processo evolutivo di una scienza. Invero
qualunque risultato scientifico è soltanto una mera contin-
genza, quella contingenza che a sua volta è transazione vera
e propria tra momento storico di una data disciplina scientifica, epoca cronologica nella quale il problema sorge, singolarità della”domanda” entro la quale si colloca il problema,
strategie operative attuate infine in vista della sua
soluzione.Con ciò non si intende sostenere che il risultato del
problema al quale è stata offerta una soluzione sia soltanto
un contributo relativo o un alcunché del quale ci si debba sbarazzare al più presto. Qui ben più precipuamente si vuol sottolineare che il risultato -quale che lo stesso possa essere- non
è altro che una delle tante possibilità individuate, possibilità
suscettibili a loro volta di poter essere ulteriormente svelate,
perfezionate e completate in contraddittorio addirittura a
quella particolare “realtà raggiunta” nel particolare istante di
soluzione del problema dato. Ora
però la suscettibilità che si concede
al “possibile” psicologico di poter
divenire il concreto questo qui e
non altro della ottenuta soluzione
di un problema non è una qualche
facoltà esclusivamente inerente lo
psicologo teorico o lo psicologo
sperimentatore. Essa è nella
disponibilità di chiunque; di un
chiunque -si badi- per il quale il
problema psicologico sia ovviamente cogente e dello stesso siano
conosciuti tanto gli antecedenti
quanto i metodi anteriormente
adottati per risolverli. Nulla vieta
dunque che la suscettibilità di risolvere un problema psicologico venga a cadere proprio sulla
persona di colui che del risultato debba usarne esclusivamente in forma meramente applicativa e nulla lo vieta invero
perché una tale persona, nell’uso pratico che la stessa attua
del risultato del problema risolto, può benissimo vedere contenuti o addirittura “articolazioni” che, in una diversa prospettiva di impiego, potrebbero risultare indiscernibili. Quello
che però è certo è che la possibilità di una conveniente soluzione mai potrebbe darsi in assenza di una fondata e corretta
(e perciò stesso compiuta) conoscenza del problema di base
o, almeno, al di fuori di una conoscenza della pluralità dei
problemi possibili, dei loro metodi e delle loro risoluzioni in
un dato contesto tecnico.E’ questo fondamentalmente il motivo a cagione del quale, per quanto applicativo possa essere
l’uso di una psicologia críminologica e giudiziaria, vi è non
di meno il dovere di trattare talune questioni generali della
psicologia, ívi subito sottolineando ciò che è maggiormente
suscettibile di inferenza pratica.
17
L’intervista
Come nasce “BPF Revolution five”?
Il prodotto nasce con l’intento di offrire ai nostri clienti uno strumento di pagamento veloce, flessibile, evoluto, universalmente
accettato, ma soprattutto a basso costo di gestione (TAN 5%) rispetto a prodotti della stessa tipologia.
La carta di credito è sicura, adatta alle spese di tutti i giorni ma
principalmente è stata pensata per far fronte ad un’esigenza improvvisa, per se o per la propria famiglia, con la possibilità di pagare in tranquillità con piccole rate mensili.
Come funziona?
“BPF Revolution five” è una carta di credito revolving personale
che può essere utilizzata per acquisti in esercizi commerciali dotati di POS, ma anche su siti web di e-commerce.
La carta ha un limite di spesa (plafond), stabilito al rilascio del prodotto, e che potrà essere speso in più volte o anche in un’unica
occasione. Rispetto ad una carta a saldo le
cui spese del mese vengono saldate in
un’unica soluzione il rimborso avverrà,
sempre mensilmente, con una rata prestabilita, a partire da un minino di € 50,00, oltre
interessi calcolati al tasso del 5% annuo.
Inoltre la carta emessa ha tutti i vantaggi offerti dai prodotti CartaSI quali:
• spendibilità ovunque;
• tutela contro le frodi;
• estratto conto mensile e gestione online;
• possibilità di domiciliare utenze e pagamenti periodici;
• accesso ad assistenza ed un’ampia gamma di servizi gratuiti.
Quale secondo lei è il futuro dei pagamenti elettronici? E
qual è la proposta di Banca Popolare del Frusinate?
Oggi, nonostante la capillare diffusione dei POS nella quasi totalità delle attività commerciali sul territorio nazionale, l’enorme
espansione del commercio elettronico ed il contesto normativo
sempre più stringente sull’utilizzo del contante finalizzato al
contrasto dell’evasione fiscale, solo un italiano su tre ha uno
strumento di monetica (bancomat e/o carta di credito) nel proprio portafoglio. Restano, pertanto spazi di crescita di tutto rilievo se si confrontano i termini di penetrazione delle carte di
pagamento e di utilizzo fra l’Italia ed i paesi dell’Eurozona. In-
BPF Revolution five
NON SERVONO CONTANTI PER
DAR CREDITO ALL’ECONOMIA
Intervista a Luca Lisi,
Responsabile Ufficio Monetica della
Banca Popolare del Frusinate
fatti se il numero di operazioni pro-capite del
2011 è di 50 per l’Italia, la media UE è di 70,
con punte nei paesi scandinavi che superano le
200. In tale contesto, la Banca Popolare del Frusinate, nell’ottica di un maggiore sviluppo dei
sistemi di pagamenti elettronici di ultima generazione, mette a disposizione della propria
clientela una gamma di prodotti, carte di debito
e carte di credito, pensati per ogni necessità. Per
quanto riguarda le carte di debito, oltre all’ormai consolidato Bancomat a Microchip Internazionale, distribuiamo carte prepagate
nominative, carte prepagate anonime e la CABELPAY, la nuova carta con IBAN, che offre a
tutti la possibilità di avere un conto corrente tascabile e “trasportabile”. Il listino delle carte di credito risulta
però essere il più ampio; si va dalle classiche carte a saldo o finanziamento, alle prestigiose carte oro, platinum e black, tutte
dotate dell’ultima tecnologia Contactless.
E per gli appassionati di tecnologia cosa proponete?
La Banca Popolare del Frusinate è già pronta ad offrire, in collaborazione con CartaSI, la possibilità di pagamenti con le nuove
tecnologie di Mobile Proximity. Nel mobile proximity payment
è lo smartphone che emula un pagamento tramite una carta “virtualizzata” utilizzando tecnologie wireless (NFC) o QR CODE.
Pagina promozionale di Banca Popolare del Frusinate, prima dell’adesione leggere i fogli informativi analitici disponibili presso
le filiali della Banca
19
COWSHED – LONDON
Cowshed è un brand del noto gruppo internazionale Soho House e offre un’ampia
gamma di prodotti cosmetici di alta qualità e innovazione. I prodotti sono completamente privi di sostanze chimiche e nascono con l’obiettivo di raggiungere, attraverso l’Aromaterapia, l’equilibrio e l’armonia del corpo. Per questa ragione
Cowshed lancia la linea Lifestyle che abbina fragranze e oli essenziali che accompagnano e migliorano il benessere del consumatore
NEVILLE
E’ l’ultima novità tra i prodotti di prestigio britannici per la cura della persona,
adatto a tutti coloro che amano apparire perfetti in pochi minuti. Inoltre questa
nuova linea di prodotti è legata ad un’altissima qualità al fine di ottenere risultati
straordinari sulla pelle. I prodotti più diffusi sono: Bergamotto, Rosa, Franchincenso,
Benzoino e Labdano per alleviare la tensione e la stanchezza, donando una forte
sensazione di benessere- Inoltre non manca il Pompelmo, Limone, Arancia, Garofano, Gergamotto e legno di cedro per ammorbidire, tonificare e riparare la pelle.
Acquista con fiducia i prodotti di Neville, è garanzia!
ORTIGIA PROFUMI DI SICILIA
Ortigia è l’essenza della Sicilia-una sintesi degli odori inebrianti, i colori e il mistero
più rande del Mediterraneo. La lussuosa gamma di saponi, profumi, candele, creme
e lozioni sono formulati con prodotti naturali della Sicilia, e ispirato l’estetica, i
colori e i profumi della Regione più storica in Italia. L’ispirazione è basata di piante
siciliane: Zagara-Fiori d’Arancio-Lime di Sicilia-Melograno-Lavanda-Fico d’indiaMandorla. La base di tutti i prodotti è naturale : olio di oliva, glicerina vegetale e
colori organici.
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ESPERIENZA DI UNA PERFORMANCE PERFETTA
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una performance perfetta. I Laboratori Darphin fondono insieme ingredienti botanici
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Attualità
Grey Estela Adames
HIV, PERCHÈ SE NE PARLA POCO?
Negli anni ottanta abbiamo avuto il boom di informazioni su questa
malattia, siamo stati tempestati di campagne di sensibilizzazioni alla
corretta profilassi onde evitarla. era considerato allora il male del
secolo.. Oggi che fine ha fatto l’HIV?
Cos’è l’HIV
IV (Human Immuno deficiency Virus) significa virus dell’immunodeficienza umana. si può acquisire con aghi infetti, per trasfusioni di sangue da pazienti infetti, per via di rapporti sessuali
non protetti, da madre a figlio (se non curato tempestivamente). Se una
persona viene infetta dal virus, il suo corpo proverà a combattere l’infezione generando “anticorpi”, speciali molecole che testimoniano l’avvenuto contagio ma non sono in grado di debellarla. L’HIV è un virus
che distrugge progressivamente il sistema immunitario.
H
Che cos’è l’AIDS
AIDS significa sindrome da immunodeficienza acquisita. La sigla è un
acronimo inglese che significa insieme di problemi di salute che compongono una malattia. Immunodeficienza significa debolezza del sistema immunitario a combattere la malattia. Acquisita significa che si
contrae tramite il contatto con il virus.
Un sieropositivo è un malato di AIDS?
No. Essere sieropositivi non è sinonimo di AIDS. Molte persone sieropositive non progrediscono verso lo stadio clinico chiamato AIDS. Una
persona sieropositiva è una persona che ha contratto il virus dell’HIV
che può ammalarsi di AIDS dopo molto tempo, però una persona sieropositiva anche dopo molti anni può sembrare una persona perfettamente sana ed in salute. ma comunque sia potrebbe trasmettere agli altri
(attraverso le vie sopra elencate) il virus dell’HIV. Quando il virus
dell’HIV ha distrutto completamente il sistema immunitario una persona sieropositiva diventa malata di AIDS (questo può accadere anche
dopo diversi anni dal contagio) si manifesta con infezioni gravi e ripetute, come per esempio malattie neurologiche, tumori che potrebbero
portare la morte della persona. Si definisce AIDS lo stadio clinico caratterizzato da una grave compromissione delle difese immunitarie tale
da determinare infezioni da altri virus, parassiti, funghi e batteri normalmente controllati dal sistema immunitario. Queste infezioni definite
“opportunistiche“ sono caratteristiche di questa malattia e possono
avere prognosi infausta.
Posso essere sieropositivo ( portatoti sani di HIV) senza saperlo?
Sì, posso essere stato infettato senza saperlo; quindi posso trasmettere
il virus dell’HIV inconsapevolmente.
Si riconosce dal suo aspetto se una persona è sieropositiva?
No, una persona può essere sieropositiva e non dare segnali significa-
tivi di ospitare la malattia. possono passare anche molti anni da quando
la malattia viene contratta a quando si manifesta. Durante questo lungo
periodo si può trasmettere l’HIV anche senza saperlo. L’unico modo
sicuro per sapere se si ha il virus dell’HIV è fare il test, ed è compresso
nel normale esame del sangue oppure se non lo fosse farne richiesta.
E’ pericoloso avere contatti sociali e di relazione con una persona
sieropositiva?
No, perchè il virus HIV non è un virus che si trasmette nella vita normale di relazione, in casa, nei luoghi pubblici come bar o scuola, mezzi
di trasporto; non ci sono nemmeno problemi a convivere con una persona sieropositiva, infatti ci si potrebbe tranquillamente abbracciare e
baciare, bere dallo stesso bicchiere con una persona affetta dalla malattia, perchè il virus dell’HIV non si trasmette attraverso la tosse, le urine,
le feci, la saliva, gli starnuti, ecc...
Alcuni personaggi famosi deceduti di questa malattia.
Freddy Mercury (Queen) Antony
Perkins - attore) Isaac Asimov scrittore) Makgatho Mandela (figlio di Nelson Mandela) - Rock Hudson - attore hollywood) Rudolf
Nureyev - ballerino classico ) Magic Jhonson ex- cestista della squadra
di pallacanestro della NBA Los Angeles Lakers) e tanti altri.
Serve una diagnosi tempestiva. “Un malato di Aids ha le stesse aspettative di vita di una persona senza il virus se viene diagnosticato tempestivamente“, spiega Adriano Lazzarin, direttore del dipartimento di
malattie infettive dell’ospedale San Raffaele di Milano. A far preoccupare i medici è il ritardo con cui viene diagnosticato il virus. “La malattia - spiega Massimo Andreoni, primario di malattie infettive al
Policlinico universitario Tor Vergata - nel 25% dei casi circa viene scoperta quando si presentano i primi sintomi. Questo significa che sono
passati anni dal momento del contagio. Gli italiani più colpiti da Aids
sono maschi eterosessuali, che non sanno di essere a rischio( anche se
prediligere rapporti sessuali senza preservativi espone fortemente entrambi partner, e di conseguenza chi entrerà in contatto con loro, a formare una catena di contagio) e quindi non effettuano il test, o lo fanno
troppo tardi”. Nel 21% cento dei casi , le donne scoprono di essere malate durante una gravidanza, che a volte porta a un aborto volontario. In
tutto sono 35mila le donne con Hiv. Quasi il 40% di loro si è ammalata
per un rapporto sessuale non protetto con il partner stabile.
STATISTICHE SULLA DIFFUSIONE IN ITALIA? Le persone che hanno scoperto di essere HIV positive, nel 2013, sono maschi nel 72,2% dei casi.
L’incidenza più alta è stata osservata tra le persone di 25-29 anni (15,6 nuovi casi ogni 100.000 residenti). Nel 2013, la maggioranza delle nuove
diagnosi di HIV è attribuibile a rapporti sessuali non protetti, che costituiscono l’83,9% di tutte le segnalazioni (maschi eterosessuali 25,8% e femmine eterosessuali 12,2%, 39,4%). Nel 2013, . Le incidenze più elevate tra stranieri contagiati del virus sono state osservate in Lazio, Campania,
Sicilia e Sardegna. Nel 2013, il 41,9% delle persone con una nuova diagnosi di HIV ha eseguito il test HIV per la presenza di sintomi HIV-correlati,
il 27,6% in seguito a un comportamento a rischio non specificato e il 15,1% per controlli specialistici legati alla riproduzione, sia nella donna che
nel partner (gravidanza, parto, interruzione volontaria della gravidanza e procreazione medicalmente assistita).
Prevenire è meglio che curare..
21
Imprese
La manager Marcella Molella
e i tre figli sono un esempio di
imprenditoria sana sul territorio
Grey Estela Adames
Mentre molte attività chiudono o ristagnano, la titolare di Otovision,
con i tre figli il Dottor Stefano, audioprotesista, Marco, optometrista e Roberta che
collabora con Stefano, investe aprendo un altro centro Otovision a Sora.
no, due, tre e quattro. Signora Marcella
quattro Centri di eccellenza, ultimo quello
di Sora. In un momento così delicato negli
investimenti, dove il settore dell’ottica sembra in
crisi, lei ha aperto un altro Centro a Sora. Non le
sembra azzardato?
“Nel modo più assoluto! Investire tutte le proprie risorse in un’attività, se uno ci crede, vuol dire pensare
con serietà alla propria Azienda e guardare con fiducia
il futuro. Sora è un punto strategico, importante e insieme agli altri Centri può essere propulsore del motore
aziendale”.
U
Quel sabato del 13 dicembre scorso, Lei ha tagliato
il nastro. Come si è sentita in quel momento?
“Emozionata, ma felice. Si è coronato una parte dei
miei sogni”.
22
I tre moschettieri che l’accompagnano, Stefano, Marco
e Roberta si sentono soddisfatti nei ruoli della sua
azienda?
“Certamente sì! Ognuno di loro si sente gratificato perché
credono nel loro impegno professionale e poi sono parte
integrante dell’azienda che rappresento”.
Spesso la notiamo al centro di campagne di sensibilizzazione del sociale. E’ solo pubblicità o c’è dell’altro?
“Non è solo pubblicità, anzi direi che quello che facciamo
e proponiamo ha sempre forte impegno professionale. Noi
cerchiamo di sensibilizzare le persone con test gratuiti visivi ed uditivi e fare loro capire quanto sia importante prevenire per correggere il deficit visivo e uditivo in modo da
migliorare la loro qualità di vita”.
Auguri Signora Marcella, complimenti per il nuovo centro di Sora!
23
Geologia
di Mario Catullo
FRANE
NELLA CITTA’
di FROSINONE
Capitolo III
Parte terza
CARATTERISTICHE
STRUMENTALI
Vediamo ora in dettaglio tutti quegli aspetti tecnici che caratterizzano le singole parti che compongono la catena strumentale
di misura.
Sonda Inclinometrica : Scandaglio monoassiale con rivestimento esterno in acciaio inox e ottone cromato, in grado di resistere, anche per un uso prolungato, ad ambienti contenenti
liquidi aggressivi. Il passo sonda è di 24 pollici e corrisponde
alle tacche di metratura impresse sul cavo di collegamento elettrico alla centralina di lettura. All’interno della sonda è contenuto
un servoinclinometro di altissima precisione connesso ad un amplificatore elettronico integrato. Il sottostante schema fa riferimento ai principi di funzionamento del servoaccelerometro
prodotto dalla Società Schoevitz e commercializzato con l’inclinometro Sunda. Il principio di funzionamento del dispositivo
in figura (servoaccelerometro) si basa sulla rilevazione di un
segnale elettrico proporzionale al seno dell’angolo tra la linea
verticale e l’asse dell’accelerometro. Infatti lo spostamento e la
rotazione dell’equipaggio mobile vengono indotte dalla componente della forza peso, agente sulla massa A (marcata in verde),
immersa nel campo gravitazionale terrestre. Questo movimento
produce un segnale nel rivelatore di posizione B (evidenziato
in rosso). A sua volta il segnale viene paragonato con un valore
di riferimento presente nel rivelatore di posizione ( nodo
di confronto nei dispositivi elettronici reazionati ). La differenza tra questi due viene poi amplificata ( amplificazione differenziale ) per cui la corrente, che ne deriva,
viene inviata all’equipaggio mobile in modo da riportare
questo stesso nella posizione di zero. Ma trovandosi tutto
l’apparecchio immerso in un campo magnetico, si genera
una corrente “i”, necessaria a tenere l’equipaggio mobile
nella posizione di zero. Questa corrente è direttamente
proporzionale alla forza che tende a ruotare il dispositivo
e viene letta come valore di riferimento per la misura. Il
pregio principale di questo servoaccelerometro, prodotto
dalla Schoevitz, consiste in un’alta stabilità nel tempo,
un’elevata insensibilità ai disturbi esterni, connesse ad una
bassa deriva, sia termica che per invecchiamento (l’apparecchiatura usata ha svolto per quasi dieci anni un ininterrotto servizio
su quasi quaranta tubi inclinometrici, che venivano letti mensilmente, fornendo risultati corretti ed affidabili). La caratteristica
più saliente della sonda inclinometrica risiede nella sua bassa
sensibilità al rumore.
Cavo di collegamento : Questo elemento svolge due fondamentali compiti in contemporanea. Permette il trasporto del segnale
24
elettrico dalla sonda, situata in profondità nel tubo inclinometrico, fino alla centralina posta in superficie al p.c., e sostiene
meccanicamente lo scandaglio durante la discesa e la risalita
lungo il tubo di alluminio. Ha caratteristiche di alta resistenza a
trazione e ottimo isolamento elettrico. Sulla superficie esterna
porta delle marcature (tacche)
in gomma rossa e gialla che segnano la metratura del cavo
stesso, con un intervallo di
ventiquattro pollici.
Centralina di misura : Visualizza i segnali elettrici inviati
in superficie dalla sonda. Possiede due display digitali a
quattro cifre con due diverse
funzioni. Il primo mostra il segnale elettrico proveniente dal
servoaccellerometro dell’inclinometro ed il secondo testimonia sullo stato di carica della batteria interna alla centralina
stessa, che fornisce energia sia alla sonda inclinometrica posta in
profondità, che alla circuiteria elettrica della centralina.
Tubo esterno in alluminio : Di forma cilindrica, con una lunghezza standard pari a tre metri ( i vari spezzoni sono raccordabili tra loro fino a raggiungere le profondità desiderate ),
possiede un diametro medio esterno di 85 mm. mentre quello
interno è mediamente di 80 mm. Dopo aver praticato il classico
foro di sondaggio nel terreno, viene calato in esso, avendo cura che sia
perfettamente ancorato al terreno circostante a mezzo di cemento pozzolanico. Il tubo resta fisso in loco, mentre tutta la restante attrezzatura
viene rimossa, dopo aver effettuata la misura stessa, che verrà ripetuta
a distanza di tempo, secondo intervalli temporali prefissati.
Capra e prolunga: Al fine di rendere più agevole lo svolgimento e lo
scorrimento del cavo elettrico all’interno del tubo di alluminio ancorato
al terreno, si usa porre sul tubo stesso una prolunga di qualche trentina
di centimetri (formata da uno spezzone di tubo di alluminio svasato ad
un estremo). All’altro estremo della prolunga viene ancorata la capra,
formata da una carrucola (nella cui gola si fa scorrere il cavo di collegamento), dotata superiormente di fermi per il cavo elettrico.
PRINCIPI E METODI DI PROSPEZIONE
Il fondamento del metodo inclinometrico consiste nella misura
delle deformazioni che il tubo di alluminio subisce al passare del
tempo. Avendo supposto che questo tubo sia perfettamente ancorato al terreno, la sua misura, per via indiretta, determina le
deformazioni subite dal terreno stesso. Si comprende subito la
grande portata applicativa di questa metodologia, che trova vastissima applicazione nei più disparati campi della geologia ap-
plicata e della geotecnica, allorquando diventa necessario controllare il comportamento reologico di un sistema geologico
multifase, come è quello riferibile alle terre ed alle rocce con
la meccanica che le governa. Pregio fondamentale del metodo
consiste nella definizione dei parametri fondamentali in situ
e quindi diretti, al contrario dei dati sperimentali ricavati in laboratorio su campioni ridotti e puntuali, spesso poco significativi
di una realtà più vasta e molto complessa. Purtroppo, nonostante i numerosi campi applicativi e la
diffusione delle strumentazioni di misura ad opera di varie case costruttrici
nazionali ed internazionali, questo metodo sperimentale risente moltissimo
sia della qualità della strumentazione
usata in campagna, che delle condizioni a contorno nelle quali si svolge
l’indagine. Non ultimo, lo stesso operatore che adopera la strumentazione
inclinometrica spesso influenza con il
suo modo di operare e con la sua cultura fisica la qualità dei dati. Compito
di questi nostri articoli sarà quello di
suggerire una metodologia sperimentale corretta ed efficace, volta ad evitare almeno gli errori sistematici più
grossolani e frequenti, che spesso inficiano a tal punto i dati inclinometrici,
da renderli del tutto inutili. (continua)
25
Ambiente e territorio
Bianca Santoro
PERCHÈ
N
el 2009 l’ex sindaco di Milano, Letizia Moratti, propose e candidò, con successo, la sua città per accogliere l’Esposizione Universale del 2015, che
trattasse temi generali che interessano l’intera umanità. C’è
da distinguere le Esposizioni Internazionali da quelle Universali, perché la prima tratta argomenti incentrati su ambiti
specifici della vita quotidiana, e la seconda su tematiche
mondiali. Da quel momento iniziarono le scelte preliminari.
Prima fra tutte il tema, su cui si doveva imperniare tutta
l’Esposizione e fu scelto “Nutrire il pianeta—energia per la vita”. L’umana nutrizione e la fertile terra,
proposizioni elementari per la sopravvivenza, sono
da sempre rappresentati da una o più divinità, nelle
diverse religioni diffuse in tutto il mondo. In
Egitto, 3000 anni fa, Geb era il dio della terra
e Nepri del grano, per gli Etruschi, Semia,
era la dea della terra, per i Greci c’erano
più Dei, Alfito, per il grano, Demetra,
per la fertilità e Bacco del vino, poi per i
Romani le divinità erano tante, Bacco, Bonadea, Cibele, Conso, Opi, Silvano e altri minori. Quindi possiamo dedurre che il cibo è
26
sempre stato consacrato dalle divinità. Ora ci troviamo in
una situazione critica, la popolazione del pianeta che cresce,
almeno in alcune sue nazioni e in alcuni continenti con dubbi
circa la possibilità di nutrirla tutta. E questo è anche il grido
di allarme di Papa Francesco. Allora possiamo essere orgogliosi di aver dedicato l’Expo Universale di Milano 2015 al
vitale problema della nutrizione dell’Umanità che è motivo
di orgoglio per tutti gli Italiani. La prima Esposizione
Universale fu organizzata a Londra nel 1851 e celebrava
il lavoro e l’industria di tutte le nazioni che vi parteciparono, poi nel 1889 fu la volta di Parigi, con la tematica della rivoluzione industriale e di cui si
conserva la famosissima Tour Eiffel. Altre ancora
ce ne furono, ma a noi interessa ricordare
quella di Milano del 1906, di cui conserviamo
la Fiera, ora destrutturata, con altri edifici delle più diverse funzioni, il
Parco Sempione e l’Acquario. C’è sempre stata la consuetudine, e speriamo che
continui, di conservare, convertendole, le
strutture espositive, riutilizzandole per funzioni permanenti ad arricchire il tessuto urbano
Padiglione Italia
delle città che le hanno proposte e realizzate. In tempi più
recenti ci sono state Esposizioni Universali, molto importanti
e conosciute. Ad esempio quella di Siviglia del 1992 su
“L’era delle scoperte” e di cui si conserva il “Cartuja ’93”
trasformato in parco tecnologico e l”Isla Magica” riconvertito in parco tematico. Ma purtroppo tutto il resto è in completo degrado, come la monorotaia e la teleferica rimaste
inutilizzate. Nel 1998 ci fu l’EXPO Universale di Lisbona
con la tematica “Oceani” un’eredità per il futuro. E’ considerata la più virtuosa delle Expo, infatti partì con l’idea di riqualificare un vecchio quartiere a ridosso del ponte Vasco
de Gama, ed ora, non solo viene vissuto dai cittadini di Lisbona, ma ancora attira visitatori da fuori, per gli esempi di
architettura urbana che ha saputo dare a una zona degradata
della Città. E’ divenuto, con una sapiente pianificazione, spazio vitale per gli abitanti e ancora oggi subisce una crescita
moderna con aree residenziali, attrezzature e servizi con infrastrutture urbane perfettamente integrate. Poi fu la volta di
Hannover nel 2000, con la tematica “interazione tra uomo,
natura e tecnologia”, successivamente ad Aichi (Giappone)
nel 2005, con la tematica “la saggezza della natura” e a
Shanghai nel 2010 sulla ”città migliore, vita migliore”. Possiamo dire che sono state un preludio per la nostra Expo di
Milano 2015, anche se il tema specifico del rapporto naturanutrizione è ora il più “nuovo e vecchio” sicuramente il più
geniale. Nella storia degli Expo non possiamo dimenticare
l’EUR, non finito per il sopraggiungere dell’ultimo conflitto
mondiale, divenuto un intero e moderno quartiere romano,
che conserva opere di notevole pregio architettonico, firmate dai migliori architetti della scuola italiana di allora.
Per concludere queste brevi note sull’EXPO di Milano, ci
auguriamo che alcune, delle 144 nazioni presenti, lascino
un segno tangibile della loro partecipazione. Inoltre, visto
che nel Mondo viene ravvisata come eccellenza della nutrizione la “dieta mediterranea”, infatti l’UNESCO ha riconosciuto quali Nazioni/simbolo: l’Italia, la Grecia, il
Portogallo, la Spagna, la Croazia, Cipro ed il Marocco, ci
auguriamo che rimanga, come ricordo in questa EXPO, almeno un’importante e permanente struttura per tali riconoscimenti. Augurandoci, per l’impegno profuso nella
progettazione architettonica e nella riqualificazione di interi
quartieri degradati, che si segua l’esempio di Lisbona.
27
Referenze letterarie
Nicandro D’Angelo
L’Anima e il tempo
“Nullo ergo tempore
non feceras aliquid,
quia ipsum tempus
tu feceras..”
N
on si poteva scegliere miglior posto, per presentare
questo libro, se non quello
della Chiesa di S. Maria a Fiume in
Ceccano. Chiesa, dichiarata, “Monumento d’interesse nazionale”. Il
cardinale Giordano (1196) la consacrò e il conte Giovanni donò la
Carta d’immunità, con la quale concedeva alla chiesa diversi privilegi
(come il diritto d’asilo). Hoc anno
gratia et misericordia Dei omnipotentis tempore domini Iohannis de
Ceccano ecclesia sanctae Mariae
Fluminis honorifice dedicata est et
consacrata. Così, oggi 14 dicembre
2014, i Padri Passionisti hanno accolto l’emerito Prefetto Piero Cesari
a presentare un’altra “fatica” il suo
libro: L’Anima e il Tempo. Già, quel pomeriggio, l’intervento
dello scrivente ebbe a dire che non poteva essere un titolo più
bello se non quello dato dall’illustre scrittore. L’antefatto del
Prof. Luigi Giulia, non lascia equivoci sulla valenza del libro:
“C’è un nesso intimo tra spirito e storia nel titolo di questo volume di Piero Cesari che raccoglie occasioni ed emozioni di
vita, di anni mesi giorni recenti ed intensi. In forma di endiadi,
L’anima e il tempo esprime e dilata la fecondità inesauribile
dell’intelligenza nel suo manifestarsi quotidiano tra pensiero,
azione ed opera, immune da scostanti infingimenti, presuntuose erudizioni o tedioso ossequio”. Mi si consenta di anticipare la parola “Tempo” e poi l’ “Anima” del libro, ma non per
cambiare il titolo ma solo perché il mio intervento è stato
quello di far scandire il tempo attraverso un pendolo, dove i
rintocchi dell’orologio segnavano il passare delle ore e nel
mentre si poteva scorrere le pagine di questo libro partendo
dalle poesie, a me care, e poi sulla lunga carriera del Dr. Cesari. Sul tempo, mi viene a mente il libro XI nelle Confessiones di S. Agostino. “Nullo ergo tempore non feceras aliquid,
quia ipsum tempus tu feceras et nulla tempora tibi coaeterna
sunt, quia tu permanes, at illa si permanerent, non essent tempora. Quid est enim tempus? “Non ci fu dunque un tempo, du28
rante il quale avresti fatto nulla, poiché il tempo stesso l’hai
fatto tu; e non vi è un tempo eterno con te, poiché tu sei stabile, mentre un tempo che fosse stabile non sarebbe tempo.
Cos’è il tempo?”. La prima poesia, Capodanno, sembra già
preludere all’anno che tra qualche giorno avremo: 2015. Le
quartine a rime baciate ti danno l’allegria di quell’attimo fuggente che
arriva alla mezzanotte del 31 dicembre di ogni anno. “Mezzanotte, inizia l’anno/nuovo, gioioso e colmo
/di speranze. La notte illuminata a
giorno, /da luminarie e fuochi d’artificio/ fra scoppi di tappi di bottiglie/
di spumante e di champagne…” e
poi cosa dire della poesia “Nell’androne dell’Amyclae?”.
Il poeta Cesari ricorda in questi versi
l’incontro con gli amici nell’androne dell’hotel Amyclae a Sperlonga da cui si accede al mare.
Siamo nel 1973 quando l’autore,
con la famiglia, iniziò il suo percorso “vacanziere sperlongano”.
Qualche strofa. “Nei pomeriggi assolati
d’agosto
quando
la
canicola/ti colora come una carota/
nella pancia protettiva/ dell’Amyclae noi siamo/ e insieme riposiamo,/ in qual luogo ove bagnanti e
villeggianti scendono/ dai piani alti
per raggiunger/ la spiaggia rapidamente e/ trovare, così, sollievo per/il corpo e per la mente…”.
Mi preme, tralasciando le altre poesie, tutte degne di lode, riportare una poesia da me recitata: Ai Nonni “E’ bianco ormai
il capello/ o calva è la testa, la vista/ si è accorciata, l’udito
è un po’ attutito e il passo/ non è più snello, la mente/ forse,
un po’ svanita/ gli fa veder la vita/ attraverso una lente../ un
po’ ingrandita. E’ quel/ periodo della fanciullezza, in cui
bambino, ti senti/ così a lor vicino che ti/ accompagna nel
tuo/ cammino, tenendoti la mano/ come un ciclamino, quasi/
a voler infondere la forza….” E’ un po’ la nostra vita che si
rispecchia in questi versi poetici. Questo passaggio della vita
dell’essere umano, uomo o donna, bambino, bambina che sia,
tutti arriveranno in questo stadio della vita. E quel fiore (ciclamino) nella nota del poeta ha tutto la sua forza: “Piccolo
fiore delicato e fragile che sboccia nei prati al primo fiorir di
primavera. E’ così tenero che lo si tiene in mano con dolcezza
e delicatezza, come si tiene la mano di un bambino”, e Poi
l’Anima. Questa forza trainante che l’uomo ha dentro di sé,
non si vede, non si sente, ma vibra come una corda di un violino toccata dal musicista.
Ad maiora poeta Cesari, con questolibro, hai regalato a noi
lettori gioia e amore.
Abbiamo a cuore
il nostro territorio.
Banche e Cultura
L’impegno della BPC per la
Cultura. Banche e cultura.
Un binomio stretto, che affonda
le sue radici nel lontano passato
e che pure è dotato di una
straordinaria attualità,
per certi aspetti ancora
tutta da scoprire.
Grey Estela Adames
L
e banche italiane vantano una grande storia di sensibilità artistica e culturale. Dall’Umanesimo al Novecento, hanno svolto non solo la loro funzione di
supporto allo sviluppo economico del Paese, ma hanno
anche contribuito alla promozione civile e culturale dell’Italia, riservando cura e attenzione allo straordinario patrimonio artistico, culturale, paesaggistico che costituisce la
grande ricchezza e l’unicità della nostra nazione. E’ nel
solco di questa grande tradizione che la Banca Popolare del
Cassinate, fin dalla sua fondazione, ha garantito il suo impegno per promuovere lo sviluppo dell’arte e della cultura
nel proprio territorio, la tutela e la conservazione dei beni
artistici, la difesa dell’ambiente e del paesaggio, per garantire il diritto allo studio, per sostenere la ricerca scientifica.
Una lunga tradizione dotata, però, di grande attualità: mai
come oggi, infatti, si sta riscoprendo l’importanza della cultura anche per un rilancio economico del territorio, nel
quale, però, si tenga conto non solo delle quantità numeriche, ma anche della qualità della vita. «Non solo PIL, ma
FIL, come dice qualcuno, con un’espressione che, richiamando la sigla che tutti conosciamo relativa al “Prodotto
interno lordo” parla di “Felicità interna lorda”, ovvero fa
riferimento ad una considerazione globale degli standard
di vita. Anche la Banca Popolare del Cassinate – spiega il
presidente Donato Formisano - tiene conto di questi aspetti
e ritiene che per contribuire allo sviluppo di un territorio si
debba guardare non soltanto ai parametri economici. Al
tempo stesso siamo convinti anche dell’inverso, ovvero che
l’investimento in cultura sia anche un modo per contribuire
alla crescita economica. Ecco perché, sin dai primi anni
della sua attività, il nostro Istituto ha sempre sostenuto la
cultura del territorio, creando partnership con le principali
manifestazioni culturali della nostra provincia. La musica,
l’arte, il teatro, hanno sempre trovato nella Banca Popolare
del Cassinate un interlocutore disponibile e attento. Lo testimonia la nostra presenza anche nei teatri della Provincia.
Sin dal 2009, anno della sua riapertura, abbiamo sostenuto
le attività del Teatro Manzoni di Cassino, istituzione storica
della città; da quest’anno sosteniamo anche gli spettacoli
teatrali di Frosinone. Nel segno della continuità, lo abbiamo fatto quest’estate con la manifestazione “Teatro tra
le porte”, lo facciamo ora con la stagione teatrale del Teatro Nestor, per la cui realizzazione abbiamo volentieri dato
un contributo. Il bel claim “teatro comune, teatro per tutti”,
proposto dal Sindaco Nicola Ottaviani, testimonia bene
l’idea di cultura che anche noi stiamo perseguendo: mettere
la cultura a disposizione di tutti, rendere fruibile a tutti il
grande patrimonio artistico culturale del nostro Paese, portare la grande cultura e il grande teatro nelle nostre città.
Siamo lieti che il cartellone di quest’anno sia così ricco e
che sia impreziosito dalla presenza di grandi nomi di attori
e attrici e colgo l’occasione per congratularmi con il Sindaco Ottaviani e tutta l’amministrazione comunale per il
bel lavoro fatto sinora. Siamo orgogliosi di aver contribuito
alla realizzazione di questo programma. Una punta di orgoglio ci sarà consentita anche perché vediamo che altri enti
e aziende del territorio ci stanno seguendo in questo impegno, nel quale non vogliamo essere attori di un monologo –
per usare, appunto, un esempio teatrale – ma vogliamo che
la scena sia calpestata da altri attori.
E’ indispensabile che anche e soprattutto nel settore culturale si creino sinergie e collaborazioni, dalle quali la nostra
Provincia e il nostro territorio non possono far altro che
trovare giovamento. Vogliamo che la nostra terra sia permeata di bellezza, di musica, di arte, di poesia, sia fiera e
orgogliosa dei propri valori storici, culturali e artistici».
29
Avvenimenti storici
Delfina Ducci
STORIA D’AMORE
E DI DOLORE
L
a sera del 20 novembre 1896 a Roma in
un appartamento di via Sistina al n.° 24
il trentacinquenne pittore napoletano
Giuseppe Pierantoni ferì mortalmente, con un
colpo di pistola, la sua amante, Eva Cattermole, fiorentina di 47 anni conosciuta nel
mondo letterario come la Contessa Lara, che
spirò il giorno dopo tra le braccia dell’amica
e collega in giornalismo, Olga Ossani Lodi,
detta Febea. Prima di morire la vittima pronunciò una terribile accusa, raccolta dai funzionari di polizia e dalla stessa Febea: “Egli
(il Pierantoni) da otto mesi mi sfrutta, non
posso liberarmi; anche ieri voleva denaro e
non volli darglielo”. Su tale accusa di sfruttamento, oltre che su quella di omicidio, si incentrò il
processo iniziato il 3 novembre 1897, nell’aula dei Filippini, a
piazza della Chiesa Nuova e che, in sostanza, si risolse in una
vera e propria autopsia morale della Contessa Lara. Nel corso
dell’interrogatorio il Pierantoni provò la morbosità amatoria
della Cattermole, circostanza questa ben nota al pubblico che si
mostrava ostile all’imputato: “L’amore della Contessa era quanto
di più incostante e variabile si potesse immaginare… ella
avrebbe preteso ch’io la lasciassi libera di dedicarsi a qualche
fugace avventura, salvo a tornare a me con nuovi slanci e con
nuove pazzie”. Più difficile fu dimostrare che il delitto non aveva
per scopo il lucro. Il Pierantoni sostenne che al tempo della sua
relazione con la Cattermole guadagnava 250 lire al mese contro
le 200 della donna. Angelo de Gubernatis, direttore della rivista
Vita Italiana, dove i due amanti lavoravano, dichiarò che corrispondeva al Pierantoni 70 lire al mese, che dovette licenziarlo
per scarso rendimento e che non credeva alle sue affermazioni a
proposito del lavori che gli sarebbero stati offerti. Eugenio Rubichi de La Tribuna espose il suo sospetto che un anticipo di
100 lire fosse stato chiesto alla cassa del giornale dalla Contessa
Lara, per passarlo al Pierantoni. Un sarto, gli osti, le cameriere
della Cattermole confermarono che chi pagava era sempre la
Contessa, la quale al dire delle domestiche riceveva in cambio
insulti e schiaffi. Anche don Vincenzo Beccafumi, in istruttoria,
dichiarò che la Contessa gli aveva confidato come il Pierantoni
le chiedesse ignobilmente denaro. I testimoni a difesa parlarono
delle buone qualità generiche dell’imputato, il quale raggranellava soltanto quanto gli occorreva per vivere. Ma la Contessa
Monaldi disse del pittore che era di scarso talento. Il padrone di
casa del Pierantoni disse invece che questi era un buon pittore.
In realtà il Pierantoni più che artista era un imbroglione. Un pittore mancato. Acquistò i primi paesaggi romani di Balla al quale
ordinava i luoghi da lui indicati, puntualmente li pagava ma alla
Contessa li spacciava come suoi. Un giorno la Cattermole fece
visita all’artista Balla e scoprì l’inganno. I quadri il Pierantoni li
pagava con il denaro dell’amante. Dopo poco la Contessa fu uc-
30
cisa. Ci fu il processo a
carico del Pierantoni,
unico indiziato. Impossibile descrivere la folla che
invase fin dalle sette l’aula
dei Filippini e tutte le tribune e che si mantenne costante fino a sera. Sei
udienze ci vollero per arrivare alle conclusioni. Accusa e difesa misero a nudo
il passato della Cattermole
oltre che del Pierantoni.
Evelina Cattermole aveva
raggiunto la ribalta non solo
per il suo talento di scrittrice,
ma soprattutto per le sue
scappatelle e a causa di queste destinata ad una triste
sorte. Il Pierantoni, artista da
quattro soldi, affamato, senza
arte né parte, vide in Eva la
gallina dalle uova d’oro: sfruttò il suo talento e la sua inquietudine sentimentale. Bella, graziosa, dai modi gentili, seducente,
Eva aveva sposato nel 1871 Francesco Eugenio Mancini tenente
dei bersaglieri, che tradì con il giovane veneziano Giuseppe Bennati Baylon, impiegato del Banco di Napoli. Si scoprì il tradimento. Secondo le implicite norme sociali del tempo (1875)
inevitabile il duello tra rivali: avrà la peggio il giovane amante.
Seguì il processo per omicidio dove il marito di Eva venne assolto con la formula di delitto d’onore. Lo scandalo che seguì
costringe Eva ad andarsene da Milano. Iniziò una vita raminga
all’insegna delle ristrettezze economiche, trovò rifugio a Firenze
presso la nonna. Pubblicò poesie e articoli su riviste per guadagnare qualcosa. A Roma il giornalista Giovanni Alfredo Cesareo
le offrì lavoro e amore. “L’amore è eterno finchè dura”. Eva si
innamorò di Pierantoni e poi del capitano di vascello Ferruccio
Battali. Mai la pietà faccia amicizia con l’amore. Pierantoni scaricato rivendicò il suo ruolo di succhione e si vendicò. Sparò e
uccise la donna che asseriva di amare: il gesto folle fu per amore,
“ Così fa’ chi ama!” disse. Il Pubblico Ministero dipinse il Pierantoni come l’uomo che ha giocato un’indegna commedia dal
primo momento della sua relazione: “Volle uccidere e sapeva di
uccidere”. Freddo e intrepido vorrebbe indossare la veste dell’amante tradito e geloso. La difesa parlò di Lara come di donna
rovina famiglie, di una donna che gode e si diverte e scrive poesie con eccessiva sensibilità. La difesa scomoda persino le teorie
di Lombroso secondo le quali donne come Eva sono isteriche,
instabili, bugiarde, erotiche ipocritamente pietose…Per colpa
della Contessa Lara molti uomini si sono uccisi, o hanno ucciso,
altri rovinati nel loro nome e costretti ad allontanarsi dalla loro
patria. L’omicidio passerà come provocato da giusta gelosia: il
Pierantoni volle ferire non uccidere, il Pierantoni non era uno
sfruttatore e la condanna inflitta è di soli 11 anni. L’emancipazione delle donne ha storie sempre uguali, non importa a quale
epoca si riferiscano, la musica non cambia e neppure le parole.
Neppure i fatti.
L’Opinione
di Massimo Sergio
A CHI ATTOCCA, S’ARROSCIA
4
“Vostro Onore, mi oppongo: mi oppongo a tutto, a priori!” (Totò)
cori della curva nord. I tifosi,
siamo coscenti, sono passionali e
focosi. Ma quelli della Nord che
assiepano gli spalti del Matusa frusinate lo sono forse più di altri. Fanno
scoppiare mortaretti assordanti, fumogeni che annebbiano il campo, cantano
con ammirevole costanza strofe, strofette e sberleffi contro i pontini (“Chi
non salta di Latina è,è,è” e quel che
segue) ed il derelitto Latina, alla data
odierna (26 dicembre) terzultimo in
classifica, guardandoli con supponenza dai quartieri alti della
classifica, nonostante qualche pausa natalizia di troppo. Tutto
ciò mi sta bene, fa parte dello sfottò sportivo tra tifoserìe. E
ne godiamo. Ma quello che proprio non mi va giù è il fatto
che ogni qualvolta una squadra venga presentata, al solo nominarla, all’inizio delle partite da svolgersi nello stadio cittadino, essa immancabilmente viene mandata a… farsi
benedire, a quel posto ed accolta da una sonora salva di fischi.
Questo è volgare, ma di una volgarità gratuita, che non ha
niente a che fare con lo spirito di ospitalità che ha sempre
contraddistinti i ciociari tradizionalmente. Vi siete dimenticati
forse, cari lettori, che taluni popoli primitivi avevano tanto di quello spirito
ospitale da consegnare nelle mani
dell’ospite gradito le loro mogli e le
loro figlie? Ma quelli erano altri tempi,
non pretendiamo questo eccesso: però,
un minimo di educazione, un pizzico di
rispetto, quello sì!!...
I
Zampognari si nasce. M’è capitato
nell’ultimo mercatino in città prima
delle feste natalizie di incontrare due
persone, un attempato ed un giovane,
che andavano suonando la ciaramella e
la classica zampogna. Quello che invece non v’era in essi nulla di classico
spiccava il loro modo di vestire. L’uno,
quello più anziano, con giubbotto in
pelle alla Fonzie di Happy days e pantaloni jeans; l’altro, il più giovane,
quello che suonava la zampogna, una
felpa con immancabile scritta americana e disegno multicolore stampati in
evidenza ed un paio di pantaloni di
velluto millerighe. A completare il
tutto indossavano entrambi un paio di
scarpe da ginnastica bianche firmate
da nota casa produttrice. Tutto sembravano fuorchè zampognari. Poi si sono
messi a suonare d’improvviso le soavi
e celestiali nenie natalizie. Ho chiuso
gli occhi per più di qualche momento
ed ho sognato gli zampognari d’una
volta, quelli della mia lontana infanzia, col corto gilet color
ecrù di pecora, i calzoni di fustagno, l’ampio mantello nero ed
ai piedi due paia di cioce lucenti con le stringhe strette sui
soffici calzettoni bianchi alti sino al ginocchio. Mi sono sentito bambino con nel cuore la gioia d’allora, mi sono incontrato di nuovo col mio Natale…
La papera non galleggia. Abbiamo notato in alcune manifestazioni pubbliche alle quali interveniva il nostro primo cittadino, avv. Ottaviani Nicola (non so più di quale corrente
politica), la pronuncia di parole perplesse o denotanti un certo
malumore, una certa amarezza. La situazione politica al Comune capoluogo
oggi, dopo il giorno di Natale sembra
essere più tranquilla, più accomodante.
Ma ora Egli si è dovuto preoccupare di
cambiare taluni compagni di viaggio
avendo scelto nuovi assessori che lo
facciano stare tranquillo, almeno sino
agli impegni civici, amministrativi, che
non mancano mai e che avranno bisogno di essere votati da una maggioranza più qualificata. Gli rivolgiamo
però un piccolo e disinteressato avvertimento: scelga bene la prossima volta
che abbia intenzione di presentarsi al
giudizio degli elettori fra quelli da votare nelle liste che lo appoggiano, perché le teste così dette quadre non
potranno mai diventare tonde.
Continua ancora? Potrebbe...
31
Miss Flash Gennaio 2015
Simone Morano Photographer
Nastasia Napoli
L’Opinione
di Gabriele Sabetta
CRESCE LA PRODUTTIVITÀ E CALANO I SALARI:
IL CAPITALE STRAVINCE. CIAO CIAO, MARX.
I
l Rapporto Globale sui Salari,
pubblicato dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro sul finire dell’anno, ha
documentato da un lato la stagnazione dei salari nella maggior
parte dei Paesi industrializzati
“avanzati”, e dall’altro l’aumento
della produttività dei lavoratori. Il
risultato è una quota sempre crescente di reddito rastrellato dalla
classe capitalista, mentre la quota
che i lavoratori ricevono da ciò
che producono continua a ridursi.
Altro che “lotta di classe”…
Nel gruppo delle economie più
sviluppate, infatti, la crescita dei
salari reali è rimasta indietro rispetto alla crescita della produttività nel periodo dal 1999 al 2014. Questo significa che negli
ultimi 15 anni la quota di reddito distribuita alla classe operaia è diminuita, mentre la quota che i capitalisti – una piccola minoranza della popolazione – tengono per sé è in
costante aumento. Questi numeri manifestano l’aggressione
implacabile sui salari e sulla spesa sociale in tutto il mondo,
sotto i dettami del mercato capitalista.
Al livello più alto della classe capitalista, vi sono quelli che
capiscono perfettamente che il loro sistema è entrato in una
crisi che può finire solo in due modi: o con il rovesciamento
“rivoluzionario” del capitalismo stesso, con il ritorno in
grande stile ad un intervento dello Stato nell’economia affinché questa venga indirizzata a fini sociali – se necessario con
l’espropriazione della piccola minoranza di miliardari sfruttatori; oppure assisteremo ad un bagno di sangue “controrivoluzionario” di proporzioni tali che farebbe apparire come un
pallido ricordo i crimini dell’imperialismo capitalista nel ventesimo secolo.
Il divario tra ricchi e poveri all’interno dei Paesi membri
dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) – fa sapere quest’ultima – è molto maggiore
oggi di quanto non fosse trent’anni fa. Nei primi anni ’80, il
più ricco decimo della popolazione aveva un reddito sette
volte più alto del decimo più povero. Oggi, il rapporto è di
9,5 a 1. La disuguaglianza sociale sta limitando la crescita
economica, a giudizio degli autori dello studio, soprattutto
perché i bambini delle famiglie più povere hanno minori opportunità di accesso all’istruzione. Il ragionamento procede in
questi termini: più il numero di famiglie socialmente svantaggiate aumenta, peggiore è la loro educazione; questo porta
ad una diminuzione del personale specializzato e all’aumento
dei lavoratori a più basso salario e minor consumo, con conseguente diminuzione delle vendite e della crescita econo-
mica in generale.
Nelle ultime settimane, le notizie dal mondo finanziario raccontano del tonfo della moneta russa, che sembra essere il
drastico risultato delle politiche attuate dalle grandi potenze
imperialiste per costringerla a non interferire nei piani dell’imperialismo capitalista per i cambiamenti di regime in
Ucraina e in Siria. Le potenze della NATO stanno finanziariamente strangolando Russia e le sanzioni imposte dagli Stati
Uniti in risposta all’opposizione russa al colpo di Stato dello
scorso febbraio a Kiev sono pari ad guerra economica. Negli
ultimi quattro mesi, il valore del rublo russo è precipitato di
oltre il 50%.
Le conseguenze catastrofiche della dissoluzione dell’URSS
nel 1991 e la restaurazione del capitalismo assoluto in tutto il
mondo sono fin troppo chiare: la Russia, con le dimensioni
delle sue riserve di petrolio e nonostante il potente apparato
militare, è costretta ad accettare una posizione di appendice
semi-coloniale del capitale finanziario, per essere schiacciata
se intende sfidare i suoi padroni. Le banche stanno stringendo
il cappio finanziario intorno al collo della Russia, che non ha
ricevuto significativi finanziamenti internazionali, nemmeno
dalle banche statali cinesi, perché tutti hanno paura dei regolatori finanziari. Tagliata fuori dal credito internazionale, la
Russia viene strangolata dai parassiti finanziari di Wall Street
e dalle loro controparti europee. Se invece vi sono una serie
di fattori economici globali alla base della caduta dei prezzi
del petrolio, è indubbio che un ruolo importante è dato dalla
collaborazione di Washington con l’OPEC e con i monarchi
sauditi di Riyad per incrementare la produzione e aumentare
l’eccesso sui mercati mondiali del petrolio.
Non vi è alcun mezzo per fermare il saccheggio della Russia
e la spinta verso la guerra, se non attraverso un risveglio della
coscienza politica da parte dei popoli europei dormienti.
33
Malala
e le donne del
mondo musulmano
Il 10 ottobre 2014 Malala Yousafzai è stata insignita del
premio Nobel per la Pace insieme all’attivista indiano Kailash
Satyarthi, diventando con i suoi diciassette anni la più giovane
vincitrice di un premio Nobel. La motivazione del Comitato per
il Nobel norvegese è stata: “per la loro lotta contro la
sopraffazione dei bambini e dei giovani e per il diritto di tutti i
bambini all’istruzione”.
Grey Estela Adames
I
ntraprendere un viaggio virtuale per conoscere le condizioni
socioculturale delle donne del Medio Oriente é sempre un
pugno allo stomaco. Così; con l’avvento del Nobel alla
giovanissima Malala Yousafzai (la persona più giovane che fino
ad oggi abbia mai vinto il pregiato premio), non possiamo non
entrare in quella realtà con gli occhi di chi entra nella casa del
vicino e guardare ciò che dietro quella porta si celava. Cosi
scopriamo la condizione delle donne in Medio Oriente, Asia, e
tutta l’Africa del Nord, storie di dolore, negazione dei diritti
fondamentali dell’essere umano, sentiti, oggi più che mai,
dall’avvento del gruppo integralista islamico del Isis (1996)
(testualmente studenti delle scuole coraniche).
Malala Yousafzai all’età di undici anni è
diventata celebre per il blog, da lei curato
per la BBC, nel quale documentava il
regime dei talebani, L’Isis del Pakistan,
contrario ai diritti delle donne e non solo,
movimento terroristico che minaccia anche
l’occidente. A Malala prima del Nobel e
stato conferito il premio “International
Children’s Peace Prize”, assegnato da Kids
Rights Foundation per la lotta ai diritti dei
giovani ragazzi. Il 12 luglio 2013, in occasione
del suo sedicesimo compleanno, parla al Palazzo
di Vetro a New York, indossando lo scialle
appartenuto a Benazir Bhutto (e lanciando un
appello all’istruzione dei bambini di tutto il mondo.
Il 10 ottobre 2013 è stata insignita del Premio
Sakharov per la libertà di pensiero. L’annuncio è stato
dato dal presidente del Parlamento Europeo, Martin
Schulz, che lo ha motivato dicendo che è: “Una
ragazza eroica (Strasburgo, 20 novembre 2013).
La storia di questa giovanissima donna pakistana ha
commosso il mondo, per il grande coraggio e la sua
determinazione, cosi come vedere in lei la punta
di un grande iceberg fatto di donne sommerse nel
dolore e nel silenzio della loro condizione. Lei é
stata presa come simbolo delle nuove generazioni
di donne combattive che non si piegano, e che
come dice lei stessa: “Avevo due scelte, morire
34
in silenzio o parlare, decisi di parlare”. Malala nasce nel
villaggio di Mingora, (12 luglio 1997), è una studentessa e
attivista pakistana, nota per il suo impegno, per l’affermazione
dei diritti civili e per il diritto all’istruzione bandito da un editto
dei talebani del Isis.
La storia di Malala è la storia di tante altre donne nate in Asia,
medio Oriente, e Africa del Nord, storie di oppressione, vittime
ancora prima di nascere di pregiudizi e future vittime di un
sistema che le considera spesso proprietà privata di mariti,
genitori e figli maschi, un essere incapace di intendere e di
volere. La situazione in Pakistan delle donne è molto complicata.
Innanzitutto, le donne hanno spesso una posizione di inferiorità
in famiglia e nella società. Giuridicamente la testimonianza di
una donna vale metà di quella di un uomo, esse vengono
costrette a sposare uomini molto più vecchi di loro; molte donne
vengono molestate e altre sono costrette a prostituirsi. Le donne,
possono studiare per diventare infermiere, ma secondo
la consuetudine sociale, la donna non può toccare
un uomo.
Nelle regioni al confine con l’Afganistan è
diffusa la tradizione di cedere spose-bambine al
clan rivale, come risarcimento per sanare
tensioni e lutti. A queste ragazze viene detto che
devono andare via di casa per potersi sposare.
La musulmana “Mukhtar” è diventata
famosa in tutto il mondo per non aver mai
ceduto davanti alle sopraffazioni di un
potente clan criminale. Nata in Pakistan
nel 1972 vive a Punjab dove continua la
sua battaglia per la difesa delle donne
che vengono abusate.
In tutta l’area del Medio Oriente e
dell’Africa del Nord, le donne sono
una forza ispiratrice del cambiamento
e sfidano regimi repressivi per
difendere i diritti umani fondamentali
e promuovere le riforme e
l’uguaglianza - ha dichiarato Widney
Brown, di Amnesty International.
“Nella Giornata internazionale delle
donne, Amnesty International esprime
“La storia di Malala è la storia
di tante altre donne nate in Asia,
medio Oriente, e Africa del Nord,
storie di oppressione, vittime
ancora prima di nascere...”
solidarietà a queste donne coraggiose e sostiene la loro lotta
per i diritti umani e la libertà. Vogliamo che sappiano che il
mondo intero è con loro in questo momento storico”.
“Secondo le stime di Amnesty International: 115.000.000 di
bambini non hanno istruzione”.
“In Pakistan il 70% delle donne sono analfabeta Attraverso
l’educazione la donna acquisisce sicurezza E questa garantisce ai figli a sua volta imparare da lei le prime nozioni”.
“La vita, nella maggior parte delle nazioni islamiche è stata
sempre regolata dai dettami del corano ed i chierici hanno
rivestito il ruolo di leader religiosi e politici allo stesso
tempo. Gli insegnamenti del Corano sono stati tuttavia,
nel corso della storia, interpretati, applicati e spesso
manipolati in modo molto differente in ciascuna delle
nazioni islamiche, portando il più delle volte a regimi
totalitari tra i più violenti ed oppressivi. Quanto
riguarda il termine fondamentalismo, proprio come è
successo con la parola jihad, che viene generalmente
tradotta come “guerra santa” per via del suo uso indiscriminato da parte dei media ed a causa di una propaganda occidentale. Tenendo in considerazione tale
errore di interpretazione e dato che moltissimi movimenti, considerati fondamentalisti, hanno accettato e
fatto propri moltissimi elementi di modernità ed innovazione spesso importati da società non islamiche, è
stata perfino da alcuni sostenuta la teoria secondo la
quale nessun movimento fondamentalista esiste in realtà. Al contrario, il Dottor Ibrahim Yazdy, sostiene che
l’unica differenza tra riformisti e fondamentalisti è unicamente rappresentata dalla loro più o meno rigida interpretazione ed applicazione della legge islamica, la
così detta Sharia, facendo sì che forti disaccordi possano essere
riscontrati perfino tra i movimenti più conservatori. Molti paesi
islamici soffrono di “gravissimi problemi socioeconomici e
politici” e la conseguente mancanza di educazione, di coesione
tra i diversi strati della popolazione e la quasi totale assenza di
autodeterminazione fanno sì che ristretti gruppi dominanti ottengano il potere ed impongano alcuni tra i più violenti ed oscurantisti regimi che nulla hanno a che fare con i principi
dell’Islam” riflessioni dal web
Oriana Fallaci, Insciallah
“La molla della vita, è il coraggio. Accendemmo il fuoco perché
avemmo il coraggio. Uscimmo dalle caverne e piantammo il
primo seme perché avemmo coraggio. Ci gettammo in acqua e
poi in cielo perché avemmo coraggio. Inventammo le parole e i
numeri, affrontammo le fatiche del pensiero, perché avemmo
coraggio. La storia dell’Uomo è anzitutto e soprattutto una
storia di coraggio: la prova che senza il coraggio non fai nulla,
che se non hai coraggio nemmeno l’intelligenza ti serve. il
coraggio non ascolta nessuna forma di raziocinio. Pretende di
muovere le montagne e spesso le muove”(….)
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® Promograph - Simone Morano Photographer
L’Opinione
di Mario Cerroni
DALLA PARABOLA DEI TALENTI
NO AD UNA EUROPA DELLA PAURA
C’
è la nota parabola dei talenti, nella quale si racconta il dono che il padrone fa ai suoi servi: al
primo gli dà cinque talenti, al secondo due e al
terzo uno soltanto. Al ritorno il padrone chiede come avessero usato il denaro a loro affidato: il primo servo porta indietro 10 talenti, il secondo 4, il terzo soltanto l’unico talento
avuto in dono. La risposta del padrone è diretta: prende il talento al servo pauroso e lo dona al servo che ha avuto il coraggio di duplicarli. Questa parabola ci dice che la paura
blocca la crescita, la fantasia, la voglia di vivere. E’ un po’
quello che sta succedendo al nostro Paese: pauroso, bloccato,
senza il coraggio di intraprendere nuove vie per una crescita
giusta, equilibrata. Ogni giorno i telegiornali, e non solo, non
fanno altro che parlare di
fatti di nera, di alluvioni, di
recessione: parole che mettono paura, che creano ansia.
Il mio sospetto è che tutto
ciò sia voluto: ci vogliono
schiavi nelle mani dei ricchi
“faraoni”, delle diverse
bande che governano il
mondo nelle sue varie dimensioni. Nell’aria da
tempo c’è odore di negatività. Essa viene sparsa come
un veleno per ammorbare,
indebolire le nostre energie:
soltanto noi possiamo combattere questo stato depressivo trovando in noi le nostre
energie: ne abbiamo tante.
Dobbiamo ribellarci alle violenze del mercato, del consumismo drogato. In questo contesto, si è facile preda di tristezze, di “passioni tristi” (così
definito da Leonardo Becchetti in un suo articolo su Avvenire) di mancanza di speranza, energia necessaria per avere
gli occhi ed il cuore rivolti al futuro. Usciamo dal nichilismo,
dalle paure provocate ad arte. Usciamo dalle tenebre della foresta , invasa da “gufi”, da voci di paura, da mostri voluti da
un sistema che vuole la nostra morte morale, vuole abbattere
le nostre difese. Fortunatamente non tutto è così: la parabola
dei talenti ci dà una prospettiva diversa. In essa c’è l’energia
della positività. La paura del servo con un solo talento viene
sconfitta dalla forza del futuro degli altri due servi, capaci di
duplicare quanto avuto. In Italia ancora sono attive energie
positive: nascono e fioriscono aziende che producono ricchezza, che commercializzano e valorizzano il lavoro di tanti
lavoratori, di tante famiglie, le quali sfidano i limiti di un wel-
fare cieco, che non vede la bellezza delle stesse. Chi guarda
solo al proprio orticello, non crea energia positiva, non prova
empatia per l’altro, non rischia, si chiude nella nuova droga
del gioco, producendo un esito fallimentare per sé e per la società. La mancanza di fiducia verso l’altro non crea un “sentimento di benevolenza” reciproca: ognuno si chiude a riccio,
ognuno crede che in questa posizione stia bene, ognuno crede
di essere eterno (sto bene io me ne frego degli altri, dimentico
che la morte arriva anche per chi è ricco, è egoista, cattivo...):
così il sistema sociale va in crisi. Ecco arrivare il maltempo
per le due parti in campo: il maltempo sopravviene e così entrambi finiamo per perdere i nostri raccolti per mancanza di
fiducia reciproca e di una garanzia (così Hume nel Trattato
sulla natura umana-1740libro III). La parabola dei talenti può essere applicata
anche agli Stati: all’ultimo
G20, l’Unione Europea ha
fatto la parte del servo pauroso. Invece di mettere in
circolo risorse espansive, si
è chiusa a riccio, dentro un
egoismo indefinibile. Alcuni
paesi più ricchi, anche più
vecchi, incapaci di procreare, di fare figli segno di
un futuro nuovo, si sono
chiusi nel mutismo dell’egoismo, hanno chiuso le
porte alla speranza, al futuro.
Sono diventati come quel
servo che pur avendo la risorsa , - il talento- per paura,
per calcolo egoistico, per mancanza di fiducia verso gli altri,
ha spento, interrandola, la luce della speranza, la luce di
un’alba ricca di futuro. Oggi l’Europa, se non esce dal tunnel
della sfiducia, della paura, rischia, per responsabilità di paesi
e sistemi economico-finanziari egoisti, di non avere una
nuova “fertilità umana economica e spirituale”. Il baratro del
fallimento è vicino: i padri fondatori hanno ben utilizzato il
talento della speranza, dell’altruismo, i figli o nipoti al contrario hanno chiuso il talento della speranza nella buca del rigore senza stimoli allo sviluppo. I burocrati della finanza, i
politici del rigore, del controllo ragionieristico della finanza
non abbiano parole di paura, quando registrano da parte della
gente, dell’elettorato un maggior gradimento per una politica
che vada contro una Europa ed un euro che, da tempo, stanno
uccidendo intere economie e le attese di vecchie e nuove generazioni.
37
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via Casilina San Cesareo (RM)
Psicologia
Ilaria Antonucci
Psicologa
e psicoterapeuta
M
olte volte si sente parzione, difatti, deve ruotare intorno
lare di psicosi, di schizoal rafforzamento dell’aspetto relafrenia, di allucinazioni e
zionale, delle risorse e degli aspetti
deliri ma ben poco, in realtà, se ne
positivi, rispettando i desideri della
sa davvero. Proprio per questo mopersona, le sue attitudini (anche in
tivo, come spesso accade, si sono
ambito lavorativo, ovviamente) e le
“ La follia è una condizione umana. In noi la follia
diffusi, nel corso del tempo, presue caratteristiche. Purtroppo, toresiste ed è presente come lo è la ragione.”
concetti e pensieri non del tutto reanando al famoso giudizio comune di
Franco Basaglia/ Che cos’è la psichiatria
listici sull’argomento. Quando si
cui sopra, lo schizofrenico viene
pensa ad uno psicotico, istintivasempre identificato con il “pazzo”,
“Di fatto, non esiste pazzia senza giustificazione ed ogni
mente si è percorsi da un brivido di
viene associato al manicomio e,
gesto che dalla gente comune e sobria viene considerato
paura, dalla sensazione che non si
troppo spesso, non si riesce ad anpazzo coinvolge il mistero di una inaudita sofferenza che
saprebbe che pesci pigliare, qualora
dare oltre questa visione troppo semnon è stata colta dagli uomini.”
ci si trovasse a tu per tu con “uno
Alda Merini/ L’altra verità
plicistica. A mio parere il primo
di loro”. Ed è normale che sia così,
passo per uscire fuori da tutti questi
proprio in virtù di quel famoso immaginario collettivo di cui parlavo
schemi preconfezionati è quello di mettere da parte, almeno per un
poc’anzi. Innanzitutto, prima di provare a sfatare queste convinzioni
po’, il concetto di malattia e vedere, oltre che guardare, la persona,
errate, occorre precisare se schizofrenia e psicosi siano o meno la
per quello che è. Perché è di questo che stiamo parlando, cioè di esstessa cosa. In realtà, la schizofrenia non è altro che un sottotipo di
seri umani che esistono, pensano ed hanno la propria vita, a prepsicosi, come il cosiddetto Fuoco di Sant’Antonio lo è del più gescindere dalla malattia che “portano addosso”. Mi dispiace se ho
nerale Herpes. Concentrando, quindi, la nostra attenzione sulla schideciso di affrontare con voi, questo mese, una tematica che, di sfugzofrenia, molte persone immaginano lo schizofrenico come un
gita, avevo toccato altre volte ma per me è stato ed è importante coindividuo aggressivo e pericoloso. Al di là di questi tratti, comuni,
municarvi questo mio pensiero e le sensazioni ad esso legate.
tra l’altro, a diverse situazioni disadattive, un’idea ricorrente è
Troppo spesso i luoghi di cura e riabilitazione per pazienti psichiaquella che, colui che soffre di questa specifica patologia, abbia catrici, e psicotici in particolare, sono abbandonati a se stessi. Questo
ratteristiche e peculiarità “di un altro mondo”, quasi fosse un alieno
accade a volte per il senso di rassegnazione che pervade gli operao qualcuno sbucato fuori da un libro. Dal pensiero popolare pastori che ivi lavorano ma, nella maggior parte dei casi, a causa della
siamo alla concezione che viene fuori attraverso lo studio dei mamancanza di finanziamenti a strutture che accolgono utenti vissuti,
nuali clinici, che ci parlano di deliri, allucinazioni, apatia patologica,
troppo spesso, come “scarti” su cui non ha più senso mettere in atto,
linguaggio compromesso e via dicendo. Pur essendo indiscutibile
ormai, alcun tipo di intervento. Ci si lascia scoraggiare dall’aspetto
che lo schizofrenico è o è stato soggetto, in alcuni momenti della sua
ripetitivo che assumono alcuni atteggiamenti, i quali non rapprevita, a sintomi di tale natura, una patologia così complessa non è
sentano, comunque, l’individuo nella sua globalità. Lo psicotico sa
solo questo. Passando, quindi, dalla cultura popolare alla didattica,
ridere, sa divertirsi, sa dare molto agli altri ma, in questo, ha bisogno
fino ad arrivare alla realtà che si può toccare con mano, viene fuori
di essere guidato. A volte, difatti, le carezze sono nuove per lui; in
un mondo completamente nuovo, fatto di sentimenti, emozioni ed
altri casi, anche se ci sono state, non è stato capace di “reggere”
affetti. L’aggressività, tipica solo della fase acuta (quella in cui è
l’impatto emotivo legato ad esse. Lo psicotico ha vissuto, in molti
previsto il ricovero in ospedale, per intenderci), lascia il posto alla
casi, all’interno di un guscio, i cui contorni sono piuttosto netti. Però
dolcezza, ad una sofferenza che a volte non ha voce ma che preme
non è impossibile “accarezzare” questo guscio, tanto da potervi fare
per trovare il modo di esprimersi. La vita di uno schizofrenico a
capolino, pian piano, assottigliandolo sempre più, insieme a lui. Povolte è terribilmente povera a causa di deficitarie risorse sociali,
tersi avvicinare così tanto, però, presuppone un superamento dei faoltre che personali; sicuramente i farmaci, in alcuni casi, riducono
mosi pregiudizi che hanno sempre permeato la storia dell’umanità,
maggiormente la sua vitalità e il suo spirito d’iniziativa ma nulla è
dai tempi in cui si riteneva, per esempio, che i tratti del criminale
perduto se si creano le condizioni affinché egli scopra o riscopra
fossero determinati da tare ed anomalie somatiche. Nell’epoca atl’interesse per le cose. Partendo dal presupposto che ogni individuo,
tuale, per fortuna, grazie al buon senso ed all’apertura all’altro,
come è normale che sia, è diverso dall’altro, se mi si chiedesse quale
“qualche” cambiamento è stato messo in atto! Troppe volte ci spasia la prima immagine che mi viene in mente pensando ad uno schiventa ciò che non conosciamo e credo che gran parte della ghettizzofrenico, direi che è quella di una persona che non ha fiducia negli
zazione del paziente psichiatrico, e dello psicotico in primis,
altri, che vede il mondo a volte come pericoloso e che non pensa
nascano da questa ignoranza che, come è normale che sia, genera
molto spesso di poter instaurare relazioni significative con chi lo
spavento e, di conseguenza, rifiuto. “Tu mi spaventi e quindi è come
circonda. Mentre è molto difficile che si possa verificare un cambiase, per me, non esistessi.” E su questo pensiero, che spero possa
mento evidente e definitivo degli aspetti più propriamente cognitivi,
smuovere nuove riflessioni, concludo.
sugli aspetti sociali, invece, si può e si deve lavorare. La riabilitaBuona meditazione!
NON TI CONOSCO E,
PER QUESTO, HO PAURA DI TE
39
VI RACCONTIAMO Alatri
STORIE, CURIOSITÀ, FATTI, FATTERELLI, LEGGENDE,
PERSONAGGI E QUANT’ALTRO DI UNA CITTÀ ANTICA.
Enzo Rossi
IL PRESEPE DI ALATRI
N
apoli è sicuramente la patria indiscussa del presepio, dove
esso è un’esplosione di luci, colori, forme, suoni, una manifestazione del costume e dell’animo napoletano. L’amore
per lo spettacolo, per la vivacità e per l’aneddotica rende questi presepi unici, talvolta ricchi di animate scene popolaresche e di personaggi, che pur non particolarmente legati alla natività del Cristo,
ben si sposano nel contesto ove vengono inseriti.
Certo l’arte presepiale nella nostra penisola è la più variegata a dimostrazione che il Natale da noi è ancorato alle vecchie tradizioni
contadine e popolari più che agli sfarzi delle luci e degli alberi propri di altre culture e tradizioni. Tutti i nostri presepi hanno però risentito degli influssi della scuola napoletana adattandoli poi alla
loro realtà geografica. Ad esempio, nel siracusano, dove l’apicoltura
è molto diffusa, sin dal ‘600 si usava la cera per plasmare statuine
del Gesù Bambino e poi interi presepi, arte in cui si distinsero i
“Bambinai” con la realizzazione di bambinelli di fattura raffinata,
diffusi poi in tutta la penisola (uno di questi antichi esemplari, di
pregevole fattura, risalente al secolo
XVI, dopo accurato restauro dell’artista
Corrado Galuppi, è gelosamente conservato nel museo permanente della chiesa
confraternale di San Matteo ad Alatri).
Anche ad Alatri, come in molte città
d’Italia, il Natale è l’occasione per
esporre realizzazioni presepiali artistiche. Così, decenni addietro, erano soliti
allestirsi presepi o presso le chiese o
presso i conventi (famoso fu quello che i
Padri Cappuccini allestivano ogni anno),
mèta di innumerevoli visite in un clima
di raccoglimento e di festa allo stesso
tempo. La Confraternita di San Sisto fu
la prima a gettare le basi di quello che è
ormai diventato un appuntamento fisso
del Natale ad Alatri e di una tra le manifestazioni più belle organizzate dalla città ernica. Nasce poi nell’anno 2009, da un’idea dell’artista alatrense Corrado Galuppi e di altri appassionati cultori di
quest’arte, l’Associazione “Alatri in Presepe” con lo scopo di mantenere vivi l’amore, la passione e la voglia di fare il presepe, trasmettendolo alle future generazioni. L’idea della Confraternita
prima e di Galuppi poi, fu sviluppata per il grande successo ottenuto
con la realizzazione di mostre di presepi allestite a partire dall’anno
2000 con i risultati lusinghieri che tutti hanno potuto ammirare.
L’intuizione fu subito allora sposata dall’Amministrazione Comunale che ogni anno ha fissato in calendario la splendida manifestazione, sino a due anni or sono in sinergia con l’Associazione “Alatri
in Presepe” e poi autonomamente. Anche quest’anno, per la dodicesima volta, la mostra presepiale dal titolo emblematico “Segui la
Stella- Alatri Presepi in Mostra”, organizzata mirabilmente dall’Assessorato alla Cultura e dalla Pro Loco, è stata ospitata per più di
un mese (dall’8 dicembre all’11 gennaio) in quello che ormai è diventato il suo alveo naturale, negli splendidi locali del chiostro di
San Francesco e ha visto una notevole affluenza di espositori e di
visitatori non solo del luogo, ma di tutta la provincia e di altre città.
Pensate che sino all’antivigilia di Natale si era registrata la presenza
ufficiale di più di mille visitatori. Per tracciare un resoconto della
manifestazione, ancora in atto al momento di andare in stampa, abbiamo però voluto sentire il delegato alla cultura del Comune di
Alatri, il consigliere dr. Carlo Fantini che ormai dirige ed organizza
in prima persona la bella e sentita manifestazione.
Dottor Fantini, ci parli della manifestazione di quest’anno. Innanzitutto mi corre l’obbligo di ringraziare tutti coloro che, collaborando con me, hanno fatto sì che la manifestazione raccogliesse il
successo che è sotto gli occhi di tutti. Inoltre, un grazie di cuore a
tutti gli espositori, vecchi e nuovi che con slancio hanno dato la loro
adesione. Tutte e dodici le manifestazioni sinora realizzate sono
state belle, ma nessuna è uguale a quella dell’anno precedente e
quella di quest’anno è stata realizzata nel segno del nuovo e della diversità. L’evento espositivo in sè è composto dalla mostra di presepi
artistici presso il chiostro di San Francesco, quindi dalle splendide opere di “Alatri
in Miniatura” dell’artista Maurizio Cianfrocca ospitate presso il Palazzo Conti
Gentili.
Ci illustri brevemente le novità. Anche
se il termine non mi piace, la mostra si è
articolata in più sezioni: una riservata agli
iscritti come da tradizione e agli appassionati locali, alle scolaresche, allle associazioni; un’altra sezione ha ospitato le
associazioni di presepi ed artigiani. Solo
per citarne alcuni, l’Associazione amici del
presepe di Aprilia con ben 15 presepi,
quindi l’Associazione di Presepisti di Tivoli, il nostro concittadino Paolo Coccia
con 20 opere, il famoso pittore e scultore
Luigi Miele, Maurizio Rossi di Frosinone che espone anche nelle
sale del Bramante di Roma. Ma siamo andati oltre, quest’anno la
manifestazione è stata anche all’insegna della solidarietà. Una sezione a sè è il “dolce presepe”, ovvero un’esposizione di presepi di
pasticceria artigianale offerti da pasticceri e non e dall’Istituto Alberghiero di Fiuggi per una lotteria il cui ricavato sarà interamente
devoluto in beneficenza.
Sulla scia del successo ottenuto, cosa ci riserverà la manifestazione dell’anno prossimo?Tenteremo di fare del nostro meglio, di
migliorarci e di fare tesoro dell’esperienza sin qui acquisita, rimanendo aperti e disponibili a idee e collaborazioni all’insegna dello
spirito e dei valori che solo il presepe ed il Natale può trasmettere.
Nel ringraziare il dott. Fantini della sua disponibilità nei nostri confronti, a noi non resta che auspicare che come quest’anno, anche
negli anni a venire ci sia una crescita esponenziale della meravigliosa manifestazione natalizia alatrense che ormai, partendo quattordici anni fa in punta di piedi, ha varcato i confini locali. Buon
anno a tutti.
41
Economia, Finanza e Fisco
Formazione Professionale:
un investimento competitivo
L
e aziende competono nei modi più disparati. Le accomuna
una cosa però: hanno gli stessi clienti. Ma non hanno gli
stessi dipendenti. Nei mercati dove le aziende non possono
differenziarsi per innovazione tecnologica, strategie di prodotto o
prezzo, ecco che la qualità del servizio offerto tramite le competenze
di un team motivato e felice di lavorare per la propria azienda può
costituire un vantaggio competitivo.
Le competenze del team, lo spirito di appartenenza dei dipendenti
verso la propria azienda, il lavorare con motivazione e felicità sono
oggi fattori che permettono alle aziende di tornare a generare quel
vantaggio competitivo che non riescono più ad ottenere tramite
l’esclusività del proprio prodotto/servizio.
Alla luce di tali premesse, appare evidente che oggi quanto mai capitale umano e competenze costituiscono i driver per la crescita economica, capaci di incrementare la produttività e allo stesso tempo
stimolare nuove tecnologie, nuovi prodotti, servizi e innovazione. In
parallelo, la dinamicità del mercato attuale fa si che persone non
qualificate rischino l’esclusione sociale e alle imprese sia imposta
una formazione continua come garanzia unica di qualità.
Il concetto di “action learning” secondo Reg Revans, suggerisce
che “per sopravvivere, la proporzione di apprendimento di qualsiasi
organismo deve essere pari o più della proporzione di cambiamento
del suo ambiente”, e che “la gestione efficace delle risorse umane
è un processo di individuazione delle competenze individuali che
influenza in maniera significativa il grado del successo dell’impresa
sul mercato, nel quale la mission e la vision si riflettono e si riconoscono, anche nella cultura d’impresa, cioè nell’insieme di norme
e valori riconosciuti ed adottati da ogni componente del gruppo”.
Si ribadisce dunque come l’apprendimento continuo rappresenti una
risorsa strategica dell’azienda, atto all’emersione e la condivisione
delle potenzialità individuali e della loro somma, attraverso un percorso di stimolo, coinvolgimento e motivazione.
Le aziende italiane iniziano a capire che formare è sinonimo di
apprendimento finalizzato al miglioramento e
all’evoluzione
degli
obiettivi aziendali, organizzativi, formativi,
culturali, e tornano così
ad investire in formazione. Che siano start
up, Pmi o grandi organizzazioni, le nostre
aziende attingono con
più convinzione agli investimenti a esse destinati provenienti dai fondi interprofessionali
o dai programmi europei come Horizon 2020 o Cosme, il nuovo
programma Ue 2014-2020 per la Competitività delle imprese e delle
Pmi che sostituisce il programma quadro 2007-2013 CIP.
I più recenti segnali di ripresa, in questo ambito provengono dall’Asfor1 per cui rispetto allo scorso anno sono molte le imprese italiane che hanno intenzione di mantenere stabili le risorse finanziarie
dedicate alla formazione dei manager. Per l’anno in corso si conferma che il 56,20% delle imprese interpellate manterrà stabili gli
investimenti in formazione, mentre la previsione per il 2015 è di un
investimento stabile per il 58% delle aziende, mentre la percentuale
che intende diminuire i budget si riduce dal 15,1% nel 2014 al
6,58% nel 2015.
Rispetto alle nostre vicine, però, i dati ISFOL2 mostrano come sempre più imprese Italiane scelgano di formare costantemente i propri
lavoratori, seppure in misura inferiore rispetto alla maggior parte
dei paesi europei. Ciò è dovuto principalmente alla minore disponibilità di risorse economiche e ad una scarsa convinzione, diffusa
soprattutto nelle Pmi, che la formazione possa rivelarsi nel lungo
periodo un investimento per la competitività e per contrastare gli
effetti di situazioni congiunturali negative come quella attuale. Superare queste barriere diviene dunque prerequisito fondamentale
nonché buona prassi. Sono molti i metodi per affrontare tali sfide3
come il blended-learning, già adottato con successo da grandi
aziende come l’IBM, Siemens e General Electric ma replicabili
anche a livello di PMI. Attraverso l’impiego di piattaforme tecnologiche si realizzano metodologie di apprendimento come e-learning, lezioni virtuali, webinar, mobile-learning e strumenti moderni
di networking. L’apprendimento è aperto e a distanza e permette ai
lavoratori di riunirsi in una stanza all’interno dello stabilimento, o
assistere da casa a corsi in diretta, tramite Internet, con formatori
che si trovano in un’altra città, in modalità videoconferenza. Grazie
alla piattaforma l’azienda può avere a disposizione tutte le informazioni necessarie per gestire classi virtuali predisponendo i corrispondenti percorsi formativi, comunicare e collaborare a distanza
grazie a strumenti come la posta elettronica, i forum e le chat, monitorare le attività degli allievi, valutare costantemente l’efficacia
del sistema e la qualità della formazione erogata. Ciò permette non
solo un aggiornamento continuo del personale interno nel rispetto
dei tempi di lavoro previsti, ma anche un miglioramento dell’organizzazione aziendale, in un’ottica di relazioni sempre più social.
In un mondo sempre più 3.0, in cui il successo dell’aziendale è basato sulla flessibilità e capacità di reazione e adattamento ai continui
aggiornamenti imposti dal mercato, la capacità di velocizzare anche
i processi di learning, training e up-grading può certamente costituire un valore aggiunto.
In via definitiva e conclusiva, approfondire e ampliare il proprio
patrimonio conoscitivo, cognitivo sia tecnico che scientifico si profilano tra i fattori strategici per i processi produttivi. Dunque, quel
meccanismo che rende strategico l’investimento in capitale umano
va riconosciuto come virtuoso e infine incentivato. L’Italia deve cogliere tale sfida per non allontanarsi dai propri competitors nella
fase di ripresa strutturale.
Dott.ssa Lara Lisi
1
Associazione italiana per la formazione manageriale, Decima Indagine sulla Domanda di Formazione Manageriale, 2014.
2
ISFOL, XII Rapporto sulla Formazione Continua, Gennaio
2012.
3
Flavio Calcagno, Investire nella “formazione continua” è una
strategia vincente, in PMI-Dome, 2002
43
Almanacco di Gennaio
Il Cuore dell’Inverno
Barbara Turriziani
U
Se l’ inverno dicesse: “Ho nel cuore la primavera” ,
chi gli crederebbe? Kahlil Gibran
n nuovo anno si apre, un nuovo inverno lo accoglie ma
non ci spaventino il gelo e la galaverna, le raffiche di
tramontana e la neve; così come la natura si lascia docilmente forgiare dalle asprezze del clima, traendone nerbo, anche
noi, con la giusta predisposizione d’animo, possiamo goderne i
favori. I contadini, invero, attendono con fiducia le grandi nevicate di gennaio poiché, come dice il proverbio: ‘ Se gennaio è
cattivo e triste, d’ogni frutto si riempiono le ceste’. Dedicato al
dio romano Giano, preposto alle porte e ai ponti e ad ogni forma
di passaggio e mutamento, Gennaio fu aggiunto nel calendario,
insieme a Febbraio, dal re Numa Pompilio per regolare i giorni
dell’inverno che trascorrevano senza nome. Con la riforma giuliana del 46 a. C. il primo giorno del mese fu fatto coincidere
con il Capodanno ma non è stato sempre mantenuto nelle varie
epoche; nel medioevo, ad esempio, l’anno aveva inizio il 1°
marzo, come nella Repubblica di Venezia o il 1° settembre come
nell’Impero d’Oriente e in Russia. Gennaio chiude i festeggiamenti del Natale con la mistica festività dell’Epifania, il 6, in ricordo della visitazione dei Re Magi alla Grotta Santa. L’inverno
in questo mese raggiunge il suo apice, le previsioni metereologiche asseriscono che quello del 2015 sarà uno degli inverni
più rigidi che si ricordino negli ultimi secoli, quasi pari a le
Grand Hiver che si abbatté sull’Europa nel 1709 ma certo, non
così aspro come quello che, nel racconto di Antistene nei Moralia di Plutarco, infuriava in terre lontanissime, in
cui il freddo era così intenso che le parole ghiacciavano appena proferite e si scioglievano, vagando inudibili, fino alla successiva estate. In
realtà, anche nel più vivido gelo, possiamo, con
occhio attento, scrutare presagi di primavera: i
fiori di calicanto che spandono nell’aria un profumo soave, i bucaneve che fanno capolino timidi
ma decisi dal bianco manto nevoso, l’intrepido ciclamino dagli ardenti colori, le viole nate dal sangue dell’infelice Attis, l’erica che si distende
compiaciuta al soffiare del vento e la benaugurante edera, ci rendono l’attesa più breve. In
cielo, il Sole, dopo il solstizio, si mostra ogni
giorno sempre più a lungo, cosicché, se il primo
giorno dell’anno si erge alle 7,10 e tramonta alle
16,41, il trentuno del mese sorge alle 7,30 e cala
alle 16,49, regalandoci mezz’ora di luce in più; il
20 del mese, lascia l’ instancabile Capricorno,
segno di terra, per entrare nell’audace e curioso
Acquario, segno d’aria. Nella notte, l’ispiratrice
figura di Orione e l’incantatrice Sirio accompagnano il nostro divenire, carezzando segretamente
i nostri sogni. Individuare il Triangolo invernale
nel cielo serale è molto facile: il vertice più basso
44
della figura è costituito proprio dalla splendente Sirio, la stella più
brillante che appare nel cielo, gli altri due si trovano facilmente,
facendo scorrere lo sguardo, a sinistra, fino alla supergigante rossa
Betelgeuse, spalla sinistra di Orione e, a destra, fino a Procione,
la più grande stella della costellazione del Cane Minore, insieme
a Sirio, tra le più vicine al Sole. All’ interno del triangolo è contenuta la costellazione dell’Unicorno, mentre a nord di esso, si
evidenzia bene la costellazione dei Gemelli, le cui stelle sono disposte a rettangolo, inclinato verso nord-est, quasi a voler “sfuggire” dal gruppo di stelle di Orione. Ad est, la brillante stella
Arturo inizia a mostrarsi, rasente l’orizzonte col suo colore rossastro che i bassi strati atmosferici fanno variare sul giallo arancio;
sale inoltre la figura del Leone, a forma di trapezio, con la brillante
Regolo sulla parte sud-ovest. La Luna accoglierà il nuovo anno
con il brillante plenilunio del 5 gennaio; il 20 sarà in novilunio, salutando Giano bifronte, nel primo quarto del 27. Tra le date da ricordare, menzioniamo due ricorrenze su tutte, l’8 gennaio del
1935, quando a Tupelo nel Mississippi nasce Elvis Presley, l’indiscusso Re del Rock e il 19 gennaio del 1940, allorquando a Palermo, viene al mondo una delle figure più nobili, coraggiose e
caparbie della storia italiana, Paolo Borsellino, il magistrato che,
assieme al collega e amico Giovanni Falcone, dedicò tutta la sua
vita alla lotta contro la mafia. Due figure tanto diverse tra loro,
accomunate però dall’amore per la propria Patria che spinse il
Alfred Sisley, Neve a Louveciennes, 1874
primo ad arruolarsi, accantonando la carriera e il secondo a combattere con tutte le proprie forze la malavita, fino all’estremo
sacrificio. Non a caso la pietra per i nati del mese è il granato
che per il suo colore rosso trasparente, i popoli antichi associavano al sangue, al coraggio, alle nobili aspirazioni del cuore
puro. Le culture indigene del Brasile lo chiamano il sangue
della terra e lo considerano responsabile della fertilità del
suolo e della ricchezza della vegetazione. Nel Medioevo è la leggendaria pietra che risplende al buio e
dona luce e speranza alle anime che si trovano nell’oscurità,
oltre che preservare dalla peste. Era dedicata a coloro in
grado di sopportare dure prove per dimostrare il loro coraggio:
infatti il granato ha un aspetto insignificante quando è grezzo,
ma diventa luminoso se lavorato, dunque rappresenta una metafora della trasformazione e della crescita dell’individuo, in battaglia, si usava infatti, incastonare il granato sugli scudi e
sull’impugnatura delle spade come protezione. Secondo l’antico
adagio, ‘Il gran freddo di gennaio empie il granaio’ ma per i cultori della lettura, il ‘granaio’ più prezioso è la biblioteca, cosicché tra i consigli di lettura per il mese c’è Thomas Stearns
Eliot, poeta, saggista, critico letterario e drammaturgo statunitense naturalizzato britannico. Premiato nel 1948 con il Nobel
per la letteratura, per il suo eccezionale e pionieristico contributo
alla poesia contemporanea, è stato autore di diversi poemi, alcuni dei quali destinati al teatro: Il canto d’amore di J. Alfred
Prufrock, La terra desolata, Gli uomini vuoti, Quattro quartetti, The Cocktail Party e Assassinio nella cattedrale, dramma
teatrale ispirato all’assassinio dell’arcivescovo di Canterbury
Thomas Becket avvenuto nel 1170 nella cattedrale omonima, si
basa in gran parte sugli scritti di Edward Grim, testimone oculare dell’evento. Dalle forti connotazioni di opposizione ai sistemi di regime autoritario, esso fu scritto nell’epoca in cui il
fascismo e il comunismo cominciavano a prendere campo in Europa. In questa luce è visto in particolare come critica al regime
nazista, specie in chiave di sovversione rispetto agli ideali della
Chiesa cattolica. L’Opera d’arte con cui accompagniamo il
lento svolgersi di gennaio è Neve a Louveciennes, di Alfred Sisley realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1874 e custodito
nel Courtauld Institute di Londra. La peculiarità di questo grande
pittore si sviluppa simmetricamente a quella degli altri compagni impressionisti; incoraggiato in particolare da Monet, nello
studio del movimento e degli attimi fuggenti da fissare sulla tela,
i suoi lavori sono immersi profondamente
nell’en plein-air. Il suo
linguaggio ha un timbro
psicologico, il suo cromatismo ha una singolare eleganza e
delicatezza; la natura nelle sue
tele è in continua vibrazione.
Erbario- Il fiore del mese è
il garofano, originario delle
zone temperate del Globo;
il nome scientifico deriva
dal greco e significa ‘fiore degli
dei’. Generalmente i garofani esprimono amore, fascino e distinzione, anche se
ci sono molte varianti dipendenti dal colore.
In Giappone, il garofano è augurio di buona fortuna o
buona guarigione. Di colore rosso chiaro rappresenta
ammirazione, mentre rosso scuro denota profondo
amore e affetto. I garofani bianchi rappresentano
l’amore puro e buona fortuna, mentre quelli variegati simboleggiano il rammarico per un amore non condiviso. I garofani rosa hanno un significato simbolico e storico. Secondo
una leggenda cristiana, la prima apparizione dei garofani sulla
terra risale a quando Gesù venne crocifisso. Le lacrime versate
dalla Beata Vergine Maria fecero spuntare dei garofani. Così il
garofano rosa divenne il simbolo dell’amore immortale di una
madre. I chiodi di garofano sono una spezia dalle molteplici proprietà benefiche che li rendono utili per la cura sia della persona,
in quanto costituenti un antibatterico e un antidolorifico naturale,
sia della casa, in virtù del loro delicato profumo possono essere,
infatti, un ottimo deodorante naturale. Provate a mescolare qualche chiodo di garofano con del bicarbonato, lasciandoli chiusi
per un giorno in un recipiente ermetico. Una volta aperto, il contenitore rilascerà nell’ambiente un soave effluvio, molto gradevole. Infine, per il consueto consiglio della Ricetta del mese, vi
propongo una sana zuppa, adatta a tutti, gustosa e corroborante,
per combattere le rigide temperature di gennaio e in particolare,
dei suoi ultimi giorni, detti della merla, in ricordo di una famigliola di tali uccellini che, per resistere al gelo e alla neve, si rifugiò in un comignolo pieno di fuliggine che ne tinse per sempre
il piumaggio. Buon Anno!
La ricetta
Zuppa d’orzo.
Ingredienti per 4 persone: orzo (perlato/decorticato/mondo): 1 tazza; carote 2; porro
1; sedano rapa1/2; erbe aromatiche; grana padano; sale.
Preparazione: Cuocere l’orzo con 7 tazze d’acqua, a fuoco basso e a pentola coperta
per circa mezz’ora. Lavare e mondare le verdure ma lasciarle intere. Aggiungere all’orzo le verdure e cuocere a fuoco basso per altri 30 minuti. Una volta cotta la minestra estrarre le verdure cotte, passarle al setaccio o frullarle nel mixer e versarle nella
pentola con l’orzo. Salare e aggiungere un pizzico di erbe aromatiche. Far riposare
nella pentola coperta per qualche minuto e servire con abbondante grana padano.
45
Cultura musicale
a cura di Cesare Marinacci
La Musica Totale
omaggio ad Alexander Scriabin
N
ell’augurare un meraviglioso 2015 ai nostri cari lettori, desidero aprire il numero di gennaio con la celebrazione forse
della più importante ricorrenza musicale dell’anno: il centenario dalla scomparsa del grande compositore russo Alexander
Nikolayevich Skriabin; figura sui generis, difficilmente inquadrabile in una particolare corrente musicale, se non come precursore visionario di più di una esperienza novecentesca. Autore di musica
sublime, appassionata, eroica, eversiva, onirica, cultore della timbrica pianistica, pioniere di un’arte totalizzante e sinestetica eppure
non riconducibile ad un genere univoco, tanto da aver lasciato molti ammiratori ma pochi seguaci. Nato il 25 dicembre 1871 da una famiglia aristocratica e rimasto orfano
in tenerissima età, Alexandre si avvicinò presto allo studio
del pianoforte che però cominciò a studiare, con una costanza addirittura maniacale, solo verso i 12 anni entrato
insieme al grande Sergej Rachmaninov nella classe del pianista Nikolai Zverev per proseguire poi con Vasily Sofonov
al conservatorio di Mosca. Qui affrontò anche gli studi di
composizione con Sergei Taneyev e Anton Arensky che
notò immediatamente lo stile antiaccademico del giovane
musicista il quale nel 1892 decise di abbandonare la sua
classe per tentare la carriera di concertista. Nel 1897 si
sposò con la pianista Vera Ivanovna Isakovich, mentre nel
1898 divenne docente di pianoforte presso quel conservatorio di Mosca abbandonato pochi anni
prima. A questo periodo risale da un lato
la passione filosofica e letteraria che lo avvicinerà prima a Goethe e ben presto a
Nietsche, ed un’altra, meno filosofica, che
lo legherà per diverso tempo all’affascinante Tatjana Fëdorovna Schloeze. Questa
prima fase artistica è caratterizzata dalla
composizione di numerose opere pianistiche in forma di miniatura: lo stile appare come un ripensamento di
quello chopininano e lisztiano; mazurke, preludi e studi infatti compongono molto di questo repertorio sulle orme dei grandi predecessori. Eppure il linguaggio scriabiniano è subito originale: un
pianismo più grandioso, sonorità dalle dinamiche estremizzate, così
come una eccentrica ricerca timbrica, lo avvicinano anche alla poetica impressionista. Le 10 sonate per pianoforte rappresentano un
diario stilistico importante mostrando una significativa evoluzione
linguistica; dalle prime, caratterizzate da estremo rigoglio strumentale ed espressivo, alle ultime invece, sempre lussuose nei mezzi
idiomatici, ma più criptiche e fitte di simbolismi. Nonostante le
mani piuttosto piccole, Scriabin divenne un pianista affermato e tuttavia nel tentativo di migliorare la sua tecnica si sottopose ad uno
studio talmente intenso da danneggiarsi le articolazioni in maniera
estremamente grave, tanto da compromettere la sua carriera; come
reazione egli scrisse la grandiosa Sonata in Fa m definita un ‘grido
contro il fato’. Nei primi anni del secolo compaiono anche le grandi
opere orchestrali tra cui le prime due sinfonie ed il Divino Poema
caratterizzate da una tensione armonica di ascendenza wagneriana.
46
Al 1906-07 risale il suo debutto americano in una tournée nella
quale presentò il suo splendido Concerto per pianoforte ed orchestra. Durante un viaggio a Bruxelles Scriabin entro in contatto con
alcuni circoli teosofici che alimentarono la sua già grande passione
per la filosofia e lo spiritualismo. In questo periodo di svolta nascono la particolarissima V sonata dal linguaggio visionario ed il
Poema dell’estasi ricco di evocativi colori orchestrali uniti in una
avvolgente ossessione melodica. Il linguaggio da questo momento
è inesorabilmente orientato verso una dissoluzione del sistema armonico tradizionale per ricercare relazioni ed ispirazioni in altre sfere
espressive. Affascinante ad esempio la
concezione scriabiniana dei suoni associati ad una tavolozza di colori. Scriabin,
che si era creato per questo un pianoforte
dai tasti multicolori, accostava ad ogni
nota e ad ogni armonia un particolare colore e dunque si lasciava guidare nella
scelta dei temi , dei timbri, delle armonie,
da affinità cromatiche più che da leggi armoniche tradizionali, da suggestioni sensoriali più che da regole interne, da
sinestesie lontane più che da affinità idiomatiche. A questo si deve il profilo sinuoso di talune melodie o certe audacie
armoniche così come l’estremo simbolismo dei suoi lavori dai titoli evocativi come Poème ailé , Poème languide, o Prometheus durante il quale anche avrebbero
dovuto partecipare alla rappresentazione anche dei grandi
fasci luminosi. Scriabin dedicò gli ultimi anni della sua
vita esclusivamente al prediletto pianoforte: a questo periodo risalgono le ultime 4 sonate ed una serie di lavori
singoli nei quali l’artista, dopo aver dissolto l’aspetto melodico e quello formale, tende a dilatare anche la pulsazione ritmica,
realizzando opere in cui la stratificazione ritmico armonica rimanda
qualsiasi punto di riferimento d’ascolto e in cui i suoni spesso emergono dai lunghi silenzi. L’ultima composizione progettata da Scriabin nelle intenzioni sarebbe dovuta coincidere con un gigantesco
rituale, un’opera ‘multimediale’ che avrebbe dovuto essere eseguita
sull’Himalaya, “una grandiosa sintesi religiosa di tutte le arti che
avrebbe dovuto proclamare la nascita di un nuovo mondo”, che
avrebbe dovuto fondere tutte le seduzioni dei sensi - suoni, danze,
luci e profumi - e da celebrarsi in un tempio emisferico. Questo
pezzo, Mysterium, non fu mai portato a termine poiché il compositore improvvisamente venne a mancare in seguito ad una infezione
per un banale taglio sul labbro mentre curava i suoi celeberrimi
baffi. Il suo amico-collega Rachmaninov organizzò una intera tournee solo con musica scriabiniana per onorare una tale personalità il
cui lascito artistico, ancora oggi in parte inesplorato, suggeriva già
in quel 1915 il presagio quanto si sarebbe realizzato solo diversi
anni dopo e che comunque rappresenta una tra le più straordinarie
esperienze artistiche dell’intero ‘900 musicale.
Copyright Promograph Comm Sas - 0775212261
Caffè per l’anima
Rodolfo Coccia
IL MIO DON ANDREA
I
l primo ricordo che ho di mio
cugino Andrea è un viaggio
sulle sue spalle dalla sua casa
di campagna fino al paese di Arnara, a circa due km di distanza
dove d’estate (erano gli anni della
foto in pagina) villeggiavo con i
miei genitori da una comune zia.
Ero voluto rimanere a giocare per
tutto il giorno da sua madre, un’altra mia zia, con la promessa ai miei
di voler rimanere a dormire a casa
loro, ma appena notte mi misi a
piangere perché volevo tornare al
paese dai miei e lui con la piena disponibilità che l’ha sempre contraddistinto mi ha riportato in
paese, con tutto il gravoso peso
sulle spalle. Più in la con gli anni
lo ricordo, sempre d’estate quando
mio padre tornava in paese per le
ferie, alle prese con degli studenti
che venivano in casa da mia zia per
delle ripetizioni scolastiche, elementari e medie per soggetti che
avevano già lasciato il dorato
mondo degli studenti a favore del futuro mondo operaio. Mi
facevano sorridere gli schiaffi e le tirate d’orecchie che facilmente elargiva a questi ragazzi già adulti, quando non riuscivano nelle tabelline o nel coniugare i verbi. Erano quelli gli
anni della sua sofferta decisione, mio zio non voleva che abbracciasse la via del signore, un figlio unico ottimo studente
a cui non mancava niente, pur vivendo in una modesta realtà
contadina, non era certo stato il sogno della sua famiglia. Eppure con gli anni poi suo padre Armando fu il primo ad essere
fiero di suo figlio Don Andrea Coccia e sua madre Stella fu
la prima a sopportare che l’unico figlio tralasciasse ( nel senso
figurativo della parola) i doveri verso la sua famiglia a favore
dell’ALTRO, dal più bisognoso al più “lontano”.
Poi da giovane, per quelle poche volte che capitavo a Frosinone ( mio padre lavorava a Viterbo) andavo fiero del suo
operato al Centro Pastorale di Frosinone, e rimanevo incantato a sentire i racconti dei tanti frequentatori degli allora movimenti giovanili rivoluzionari, estremismi compresi da
destra o da sinistra essi provenissero e dei tanti eventi alternativi che si consumavano dentro quelle mura, dal cinema
alla musica alla letteratura. Lui era sempre presente, con la
sua fede di cattolico osservante e praticante, lontano anni luce
48
dai tanti attacchi denigratori e
false etichette attribuitegli,
aprendo le porte agli insegnamenti di Don Milani e della
scuola di Barbiana ma anche all’abate Franzoni e ai suoi diseredati delle baracche romane. Tanto
è vero che spostato dal Centro ha
continuato la sua opera evangelica nella piccola frazione di
Castelmassimo a Veroli, contribuendo fattivamente alla realizzazione di centri specializzati per
minori disagiati e scuole per operai. Un lavoro quello dell’insegnamento che lo ha addirittura
portato nella lontana India dove
ancora oggi ci sono scuole che
portano il suo nome . E poi ? alzi
la mano chi non ha partecipato ad
uno dei suoi famosi campi estivi
nel bosco di Sant’Antonio a Pescocostanzo (per questa estate sarebbe bello organizzare qualcosa
lassù). Ci trovavamo in molti tra
quei prati, anche senza conoscersi, i suoi parrocchiani, gli studenti liceali, i frequentatori
delle tante associazioni cattoliche ma anche tanti atei e giovani che non mettevano piede in chiesa da tempo. E già, c’era
anche questo da dire, perché le sante messe celebrate da Don
Andrea erano veramente partecipazione e comunione, e chi
c’era era proprio perché ci voleva essere, anzi voleva essere.
Solo con qualche altro raro parroco ho trovato e provato quel
momento, e mi piacerebbe tanto elencarli questa magnifica
manciata di preti che ha proseguito il suo operato (alcuni
sono stati suoi allievi ) e non li cito perché la cosa potrebbe
recargli più danno che onore, almeno dal mio piccolo e sicuramente sbagliato punto di vista.
La sua morte prematura ha lasciato tutti nello sconforto e sicuramente quello che più ne ha sofferto era tutto quel fantastico mondo solidale all’insegna della fratellanza che ha
creato e che non sempre è stato sorretto e alimentato.
Nel ventennale della sua morte, 19 Dicembre 1994 – 19 Dicembre 2014, con una solenne Santa Messa nella Parrocchia
del Sacro Cuore di Frosinone (la prima del suo mandato) sono
iniziate, a cura di un Comitato appositamente costituito, le
doverose celebrazioni per ricordare la sua opera.
Farò una foto al cielo e sarà un’immagine senza tempo.
Back to the future
Testo di Rodolfo Coccia
Illustrazione originale di Giovanni Grande
(
Ancora auto, ancora ricerca della bellezza ed eleganza nella
macchina. E poi quel bucolico contenitore, che campeggia alle
spalle del sedile, la dice lunga sulla fuga dalla TOWN, a favore
delle tranquille verdi stradine dello Yorkshire da percorrere, rifuggendo l’incubo del pensiero pressante/futuribile Tunnel sotto
Stonehenge…
)
49
L’arte allo specchio
DIALOGHI SEGRETI Da Marguerite Duras
Installazione per un visitatore alla volta
Di Massimo Achilli e Rita Mele - Interpreti Valentina Marini e Andrea Brugnera
Voce recitante Enrico Rossi
Testi di Marcello Carlino
Un testo si innesta su un testo;
e sul testo primo, qui un racconto di Marguerite Duras, e su
testo secondo, il libro di scritture e di foto e l’istallazione di
Massimo Achilli si innesta un
terzo testo, una elaborazione di
Rita Mele; è costruita così questa opera polifonica, una sorta
di matrioska interlinguistica, e
così abbiamo bisogno che si
strutturino le socialità, la nostra
cittadinanza. In uno spazio, che
ha molto del teatro delle emozioni e della conoscenza, in cui
vivono il confronto e la risignificazione basati su varie logiche
di percezione e di sguardo, giocati su articolate proiezioni di
stile; in uno spazio rituale di ricerca che si interroga sui segreti
che ci interpellano per metterli
in chiaro e per filarne in discorso le trame; nello spazio di
una comunità interpretativa
che si trova in un insieme partecipato e in cui tutti sono a loro
modo attori, autori.
Galleria StudioArte Fuoricentro
Via Ercole Bombelli 22 - Roma - Tel. 06/5578101 - 328/1353083
info@artefuoricentro.it - www.artefuoricentro.it
apertura: dal martedì al sabato dalle ore 17 alle ore 20 - chiusura: domenica e lunedì’
50
Lo specchio dell’arte
Rodolfo Coccia
SUGGESTIONE TRA LUCE E MENTE
R
oma, Casale della Cacciarella,
una serata di novembre con totale assenza di vento e temperature da tarda primavera, inaugurazione
della Mostra Personale di pittura di Armando Maria Mariani “ Suggestione tra
luce e Mente” . Un luogo, quello deputato a questa prima esposizione dell’artista, quasi fuori dal tempo, inserito in un
minuscolo parco a due passi dalla caotica
Via Tiburtina. A dirla lunga poi è lo
stesso casale che ospita oltre la saletta
espositiva anche lo studio del maestro
Paolo Veneziani, da anni inserito (a ragione) nel palmares degli artisti romani,
che del giovane pittore è voluto essere
suo “padrino d’arte”, pur essendo distanti anni luce per stile e linguaggio,
puntualizzato però da una stima reciproca e amicizia pittorica. La mostra, superbamente presentata dalla giovane Storica dell’Arte, Viviana
Quattrini, ha voluto seguire l’evoluzione e il percorso artistico della formazione artistica e pittorica di Mariani, sorretta la dove ce ne fosse bisogno da note poetiche affiancate alle tele. Uno sviluppo cromatico e
un’attenzione verso la materia, o materiale per essere più precisi, che
inevitabilmente riporta al titolo ( anche se a mio parere fin troppo scontato) di “Suggestione tra Luce e Mente”. Ed è con la prima opera “ Le
corde invisibili” che la macchina cerebrale di ogni visitatore si avvia
lungo una strada fatta di certezze, ripensamenti, delusioni ed eccessivi
impulsi entusiastici. Oscure zone d’ombra e ed improvvise illuminazioni
riportano al titolo emblematico della mostra “Possa la suggestione consegnare ad ognuno un’emozione diversa” E ad un mio primo e personale
impatto visivo il mio pensiero è andato al “ Pictor Philosophus” Alberto
Bragaglia (1896 - 1985) uno dei quattro fratelli ( gli altri sono Anton
Giulio, Arturo e Carlo Alberto) più titolati di origine frusinate, che
hanno fatto la storia del movimento futurista nella fotografia, nel teatro
e nel cinema poi. Vuoi per tratto, colori e scelta di materiale, come la
tempera o il supporto di carte e cartoni, Mariani riprende inconsciamente (ha candidamente ammesso di non conoscerlo) certe tematiche
tante care al grande artista, riassunte dal mio amico e grande critico
d’arte Daniele Majone nel bel catalogo (Frosinone novembre 1995) pubblicato nel centenario della morte del grande pittore “ Sarà infatti lui, il
lettore, a cogliere proprio nelle idee-cose che gli stanno sotto gli occhi,
quei significati che possono aiutarlo a vedere anche –ciò in cui si vive,e
vedendolo accettarlo, integrarlo alla propria sensibilità”
E poi a chiusura dell’esposizione l’ultima tela “Ricordami come sarò
domani” epilogo di una ricerca e costruzione iniziata anni prima, nella
certezza di una genesi acquisita ( acquistata ) anche nel dolore che ha
rafforzato lo sguardo verso una sicura strada da percorrere.
51
ANNO 2014
Addio a molti nomi importanti
della scena italiana e mondiale
Quando muore un musicista, un attore, un regista, ecc.
è come venisse a mancare una parte di noi. Loro sono
entrati nella nostra quotidianità attraverso le note di una
canzone che ci ha rapito con la fantasia, attraverso un
libro, attraverso un personaggio recitato magistralmente, attraverso un film che ci ha commosso.
Queste pagine sono dedicate a loro per dare un
ultimo Addio.
Grey Estela Adames
Addio Grande Virna!
stata una donna straordinaria del mondo del cinema e della fiction Tv italiana, con una grande
capacità, quella di emozionare il grande pubblico
con le sue interpretazioni. Tutto inizia negli anni ’50 interpretando ruoli sentimentali “Le diciottenni” di Mattoli; e ne
“Lo scapolo” di Pietrangeli con Alberto Sordi, mentre nel
1956 diede prova delle sue capacità drammatiche ne “La
donna del giorno” di Francesco Maselli. Negli anni ’60 l’Italia si innamora di lei con lo spot di un dentifricio, in cui recita
la battuta “Con quella bocca può dire ciò che vuole”.
Il grande successo arrivò con la tv, per lo sceneggiato “Ottocento” con Sergio Fantoni e Lea Padovani. E’ stata vincitrice
di sei Nastri d’argento e un Prix d’interprétation fémminine
a Cannes per “La Regine Margot” di Chéreau e due David
Donatello e di tanti illustri premi. Ciò che colpì di Virna Lisi
é stata la sua capacità di rinunciare alle sirene di Hollywood,
che le volevano rinnovare un contratto di protagonista affianco dell’attore Tony Curtis e lei non accettò il ruolo per
tornare in Italia dalla sua famiglia.
Addio Joe Cocker!
Il cantante inglese, settant’anni compiuti a maggio, aveva cominciato la sua carriera appena adolescente a Sheffield, per
poi trovare il successo incidendo alcune cover dei Beatles.
La sua versione di With a little help from my friends del 1969
lo aveva definitivamente lanciato sulla scena internazionale,
permettendogli anche di partecipare al leggendario concerto
di Woodstock. Purtroppo l’abuso di alcool e la vita sregolata
da rockstar lo avevano costretto a fermarsi negli anni Settanta, ma il successo era tornato prepotentemente nel decennio successivo, soprattutto grazie a due brani legati ad
altrettanti film cult degli anni Ottanta: Ufficiale e gentiluomo
e Nove settimane e mezzo. Per la pellicola con Richard Gere,
aveva inciso Up where we belong (premiata con un Grammy
nel 1983), in coppia con Jennifer Warnes, mentre per il film
bollente con Kim Basinger e Mickey Rourke aveva cantato di
You can leave your hat on di Randy Newman. La sua fama di
uomo delle cover si è confermata, nel 1987, con una famosissima versione di Unchain my heart, pezzo portato al successo
da Ray Charles negli anni Sessanta.
JOE COCKER
Addio Giuseppe Mango!
Australia, la splendida Lei verrà, Odissea, Bella d’estate,
Nella mia città, Come Monna Lisa, Mediterraneo, Dove vai,
Giulietta e La rondine, canzoni che ti fanno sognare e ascoltarle inebriano il cuore. Il successo di Mango arriva negli anni
Ottanta e viene consacrato con la partecipazione al Festival di
Sanremo, dove nel 1985 vince il premio della critica con Il
viaggio. Calcherà ancora molte volte il palco della città dei
fiori, sette volte come cantante e due come compositore. E’
proprio negli anni Ottanta che Mango si afferma anche fuori
dai nostri confini: la sua capacità di usare la voce, carica di
sfumature e capace di virtuosismi non fini a se stessi, e la sua
attenzione verso idee e sonorità internazionali gli permettono
di creare una formula pop colta e di ampio respiro, lontana
dagli stereotipi italiani e decisamente innovativa. Tra i suc-
E’
52
MANGO
ARNOLDO FOA’
cessi di quella felice fase artistica, che si è protratta fino alla
metà degli anni 90, vanno ricordati proprio Oro (realizzato in
collaborazione con Mogol)
Addio Arnoldo Foà!
E’ stato il grande interprete del ‘900. È
morto a Roma, a 97 anni. Grande protagonista della cultura del ‘900, attore
di teatro, di cinema, tv, regista, ma
anche scultore, pittore e poeta. Una
sua massima “La vergogna delle leggi
razziali” - Foà era nato a Ferrara il 24
gennaio 1916. Di origine ebraica, riuscì a superare, usando un falso nome,
gli scogli della vergogna delle leggi
razziali del 1938. Fuggito da Roma
raggiunse Napoli e diventò capo annunciatore e autore per la Radio alleata PWB,
curando anche i notiziari. Per diventare
poi, nell’immediato dopoguerra, apprezzatissimo attore: prima di teatro, dove
lavorò con tutti i più grandi, da Strehler
a Visconti. E quindi di cinema e tv, con
oltre cento film interpretati.
Addio a Gabriel Garzia Màrquez!
Anche lui ci ha lasciato per continuare a
scrivere nei pascoli celesti. Premio Nobel
(1992) della letteratura, lo scrittore colombiano ha avvicinato milioni di persone alla
letteratura. E’ mancato a 87 anni, in un
ospedale di Città del Messico, a causa dell’improvviso aggravarsi di una polmonite.
Ma la notizia, anche se preparata dal prolungarsi di un suo precario stato di salute,
è luttuosa per milioni di lettori: soprattutto
per i tanti figli del Sessantotto che proprio
allo scoppio della contestazione erano stati colpiti al cuore
da «Cent’anni di solitudine». Un romanzo talmente lussureggiante, libertario, esotico, coinvolgente, da trasformare
il luogo immaginario in cui si svolge la storia, Macondo, in
simbolo e sinonimo di vita alternativa.
G.G. MARQUEZ
Addio Robin Williams!
L’attore, 63 anni e premio Oscar, soffriva da tempo di una grave depressione.
Addio Carlo Mazzacurati
Regista, E’ morto dopo una lunga malattia. l’attore, regista e sceneggiatore
padovano, presidente della Fondazione
Cineteca di Bologna. Aveva 57
CLAUDIO
ABBADO
anni ed era ricoverato all’ospedale di Monselice. La sua opera
più celebre è «Il toro», film del
1994 che fu Leone d’Argento al
Festival di Venezia. Cosi continuiamo il triste addio, con:
Paco de Lucia, virtuoso musicista
e compositore Spagnolo deceduto il
26 febbraio 2014.
PACO DE LUCIA
Claudio Abbado, direttore d’orchestra e Senatore della Repubblica Italiana, deceduto 20 gennaio 2014.
Shirley Temple, cantante e ballerina americana
morta nel gennaio 2014.
E tanti altri. E grazie di ciò che avete donato a
ogni singolo uomo che rappresenta l’intera
umanità.
53
Moda e tendenze
Emanuela Crescenzi
Moda
e Più
Ciao amiche di Emanuela, mi
presento sono Desirè, sua figlia,
e siccome sono molto orgogliosa
dei successi della mia mamma, in
accordo con la redazione, questo
mese le vogliamo fare uno
scherzo, quindi le abbiamo tagliato l’articolo e vi parliamo di
un grande successo che le ha
fatto chiudere il 2014 in bellezza.
Infatti dopo innumerevoli successi e riconoscimenti che ha avuto
con il suo, ormai famosissimo, panino XXL, il 19 dicembre si è
qualificata prima al concorso nazionale “Santè Gourmet, il panino che fa per te“ concorso indetto dalla nota catena di ristoranti “Chef Express” presenti in autostrade, aeroporti e stazioni
ferroviarie e dalla “santè food e wine” concessionaria Pommery
champagne. La premiazione è avvenuta all’interno dell’aeroporto
Leonardo Da Vinci a Fiumicino, alla presenza di nomi noti della
ristorazione internazionale, tra cui il famosissimo chef Antonello
Colonna che le ha consegnato il premio mostrando grande interesse per il suo panino XXL. Il panino in questione, per chi ancora non lo conoscesse, è un maxi panino che arriva fino a 3
metri di lunghezza e 70kg di peso, con ripieno che varia dai più
classici hamburger di
chianina, al più anomalo goulash o alla più
raffinata zuppa di pesce.
In ogni panino sono
presenti numerose salse
diverse, inventate e preparate da lei stessa in
maniera impeccabile.
Colgo l’occasione per
ricordarvi che il panino
54
Cappotto Trussardi
C
are amiche, eccoci a gennaio, buon anno a tutte. Questo mese vi voglio parlare
dei saldi appena iniziati, mi raccomando non fatevi imbrogliare comprando
avanzi di magazzino, fatevi sempre un giro prima dei saldi, per studiare capi
e prezzi. Un no assoluto a capi stagionali; siamo a fine stagione e non conviene acquistarli, optate per capi spalla classici se volete fare un vero affare e scegliete cappotti, giacconi o maglioncini classici che non passano mai di moda, anche per le
scarpe vale lo stesso criterio mi raccomando. Dopo gli eccessi delle feste vi consiglio
una sana dieta depurativa per smaltire i chili acquisiti e ripulire la pelle ingrigita dagli
eccessi alimentari e dalle lunghe serate trascorse in luoghi chiusi e pieni di fumo;
scherzi a parte, ricominciate a pensare di ritornare in palestra e tenere in buona forma
il vostro corpo..
in oggetto è anche finalista agli Oscar del cibo di strada nazionale e, siccome questi sono gli ultimi giorni per votare, vi chiediamo una mano per aiutarla a vincere e portare questo grande
riconoscimento in Ciociaria.
Tiriamo fuori tutto il nostro campanilismo e votiamo, per farlo
basta andare sul sito www.cibodistrada.it scrivere nella ricerca
dei locali Equinox Pub, una volta aperta la scheda cliccare su
vota, poi su accedi per votare, infine scegliere se votare con Facebook, Twitter o Google e cliccare sul metodo scelto, su ok e
ricliccare su vota fino a quando non compare la dicitura “grazie
per aver votato”. Penso che la vittoria di una nostra conterranea,
possa considerarsi una vittoria collettiva e questi suoi successi
dovrebbero riempire tutti noi di orgoglio, quindi VOTATEEEEEE..... e poi in fondo il lato fashion di mamma è presente
anche nei suoi panini, belli e raffinati, curati nei minimi particolari, oltre ad essere buonissimi. In molti, in giro per l’Italia, la
chiamano la Chef con le cioce; noi la vogliamo chiamare la Chef
Fashion. In bocca al lupo mammina, rappresenti tutti noi, facci
vincere....... ti voglio tanto bene Desirè
Moda
Federica Spaziani Testa
C
arissime amiche, quest’inverno non può assolutamente mancare nel vostro armadio la gonna in
pelle. La moda si evolve e sicuramente ogni
donna saprà trovare questo capo di abbigliamento in ogni
colore e lunghezza, a seconda del proprio gusto. Per essere in linea con le idee ecologiste, molte case di moda
disegnano e producono pezzi in ecopelle, ma è importante sapere come abbinarli, senza diventare volgari.
vestiamoci di
Pelle...
Se la gonna in pelle è una minigonna, per esempio, bisogna considerare che è di per sé un capo che non passa
certo inosservato. Evitare assolutamente di abbinarlo,
dunque, a top con lustrini o troppo scollati…meglio scegliere una T-shirt o una camicia neutre.
Visto che la stagione fredda è ormai arrivata, si possono
abbinare a questo particolare tipo di capo, delle calze
nere molto semplici oppure delle calze velate.
Questione scarpe: il tacco è di rigore se si vuole un look
sexy, adatti anche dei tronchetti neri.Per un look molto
aggressivo ma comunque particolare, sono consentiti gli
anfibi stringati, da lasciare semi aperti.
Se la gonna è del tipo a pieghe, si può abbinare a un maglioncino largo, con scarpe modello francesine. Via libera anche alle calze stravaganti. Diventa di grande
importanza il soprabito: per apparire dark, si può osare
un giubbotto corto nero, mentre per un look più soft, il
consiglio è quello di optare per un cappotto che copra
fino alla lunghezza della gonna.
Se la gonna arriva fino al ginocchio, quindi abbastanza
classica, bisogna restare sul genere. Una camicia bianca
infilata nella gonna, o, per essere originali, una camicia
con stampa militare, saranno sufficienti.
Cosa aspettate care lettrici…correte ad acquistare questo
capo!
Appuntamento al prossimo mese.
55
Storia, Filosofia e Fede: Religioni a confronto
Monica Ciotoli
CHIESA TAOISTA D’ITALIA (C.T.I.)
Prima parte
Intervista al Rev. M° Li Xuanzong (Vincenzo di Ieso) Prefetto Generale Chiesa Taoista d’Italia.Ecclesiasta Taoista dal
1993. 14° generazione della Scuola Xuan Wu Pai di Wudang, titolo religioso Chuanfa Huchi,“Discepolo che protegge
e diffonde l’Insegnamento Taoista”.Oltre quaranta anni dedicati allo studio,alla pratica e all’insegnamento delle discipline psico-motorie,marziali e spirituali orientali.Laurea in Scienze Motorie specializzato in Cinesiologia posturale.Diplomato presso l’Università di Educazione Fisica di Pechino in Qigong, Taiji Quan, Anmo, Zhiya e Moxa terapia.
Esperto di medicina manuale cinese. Collabora da oltre venti anni con l’Associazione Taoista Cinese e altri organismi
internazionali alla diffusione del Taoismo.
N
el primo capitolo del Dao De Jing, il Classico del Tao
e del Potere, il Dao (si legge Tao) è definito un mistero,
anzi, “Il mistero dei misteri. Il mistero impenetrabile.
La porta delle infinite meraviglie”.Il termine Dao ha molteplici
significati, ce li elenca e commenta?
Letteralmente Dao vuol dire via,strada ma anche metodo,dottrina,disciplina,maestria e molto altro. Nel nostro caso indica la
via da seguire per realizzare se stessi,la via naturale che segue
tutto il creato ma soprattutto,l’Ente Primo, l’origine, la fonte
creatrice dell’universo. Il Tao è sia trascendente sia immanente.
Da un punto di vista ontologico,in quanto trascendente,non possiamo dare una definizione del Tao perché è “altro” rispetto alla
realtà esistente. Infatti il Tao esiste ma non è esistente se non tramite il suo Carisma che anima tutte le cose. l primo capitolo del
Daode Jing, il Canone del Tao e della sua Virtù, dice che: Il Tao
che può essere definito, non è il Tao eterno. L’indefinibile è l’origine del cielo e della terra. Il definibile è la madre di ogni cosa.
Il definibile e l’indefinibile sorgono contemporaneamente dalla
stessa origine (sono due facce della stessa medaglia. Siamo fatti
di materia e energia e ci sono cose visibili e altre invisibili, cose
che possiamo conoscere e altre no,c’è una tesi e una antitesi in
tutto, il noto e l’ignoto).Le infinite diversificazioni degli universi
esistenti e non, comunque costituiscono un tutt’uno, una olistica
interdipendenza delle infinite particelle; una Unità. Che cosa è
questa Unità se non un “mistero” nel senso trascendente, nou-
Tempio delle Nuvole Bianche - Pechino
56
menico del termine. A questo punto,la ragione,la filosofia e qualsiasi altra scienza non possono più dare risposte,tanto meno certezze. Per questo l’Unità Cosmica è definita un “mistero”,anzi il
mistero dei misteri. Ma se qualcuno fosse capace di avere una
conoscenza di questa unità,aprirebbe la porta su un mondo noumenico meraviglioso poiché l’unica reazione possibile sarebbe
lo “stupor” mistico. Uno stato di distacco dalla realtà,una inibizione completa delle facoltà ideative,uno stato di comunione con
il divino in cui il mistico, però,ne trattiene in sé la presenza ma
di fronte alla esperienza mistica della vacuità primordiale rimane
a fono. Ora,noi possiamo dire di conoscere una cosa quando ne
abbiamo la definizione o più semplicemente, il nome. In effetti
se io non avessi un nome,una identità,sarei un perfetto sconosciuto. Chi potrebbe dire di conoscermi?Ma io esisto!Come possiamo definire/comprendere qualcosa che è al di là
dell’esistente,in un non-spazio e non-tempo in cui non esistono
parametri per poter applicare i nostri modelli cognitivi?La risposta è una sola: impossibile. D’altra parte l’insegnamento taoista
ci fornisce un paradosso dicendo che noi possiamo conoscere
l’inconoscibile. E come possiamo farlo?Non certo con la nostra
mente,così debole e limitata. Possiamo farlo grazie alla meditazione,che conduce alla trasmutazione interiore,in cui la mente
logico-razionale viene zittita per giungere al silenzio interiore,al
centro del proprio Sé,dove risiede la scintilla divina, presente in
ogni creatura. Quando e se questo avviene, io non sono più corpo
né mente poiché,per una sorta di risposta in risonanza,io “risuono” con il Tao Universale,e in qualche modo lo “conosco”
per conoscenza indotta,per pura esperienza mistica e non certo
per intuizione o cultura.
La Chiesa Taoista D’Italia (C.T.I) è un Ente Ecclesiastico e spirituale,promuove e diffonde il culto e la confessione religiosa
taoista in Italia e nel mondo, forma i Ministri di Culto, fornisce
istruzione e assistenza ai fedeli taoisti e la cura delle anime: che
cosa persegue e come lo realizza anche attraverso i 2 organismi
esistenti al suo interno l’Accademia Superiore di Educazione
Taoista ed il Sacro Collegio Ecclesiastico Taoista?
La Chiesa Taoista d’Italia è un modello di organizzazione religiosa unico nel panorama taoista mondiale. Non differisce dalle
altre organizzazioni nella sostanza ma piuttosto nella forma. Ci
sono Associazioni Taoiste nazionali,praticamente in ogni paese
del mondo. In effetti anche noi siamo esistiti per oltre venti
anni,fino a due anni fa,con questa figura legale,promuovendo il
Taoismo in tutti i suoi aspetti culturali e religiosi. Il nostro modello ispiratore è stato ed è ancora,l’Associazione Taoista Cinese
di cui seguiamo i programmi di studio e gli insegnamenti tradizionali vengono impartiti da Maestri e religiosi inviati da loro.
Ad un certo punto,non solo siamo cresciuti culturalmente, spiritualmente e numericamente ma si sono presentati una serie di
domande. Cosa vuol dire essere un religioso taoista oggi,in Italia?Cosa ne caratterizza l’identità?Come dobbiamo inserirci nel
tessuto sociale?Come possiamo avere un dialogo interreligioso
alla pari?Se una coppia di fedeli vuole sposarsi secondo il rito taoista,il loro matrimonio dal punto di vista civile,che valore ha?E
molte altre ancora. Ecco dunque la necessità di creare un Ente
Religioso vero e proprio,strutturato e funzionante in base al Diritto Civile italiano. La nostra prima preoccupazione è stata
quella della formazione religiosa dei ministri di culto che sono
la “faccia” e l’interfaccia della Chiesa sul territorio. Per cui ci
siamo dotati di due strumenti. Il primo di formazione,l’altro
strettamente dottrinale.
L’Accademia Superiore di Educazione Taoista è la nostra Università. Gli studenti affrontano un percorso di studi equivalente
a quello di altre università ecclesiastiche,che si sviluppa in cicli
di formazione di tre anni ciascuno.A loro è richiesto non solo la
conoscenza della cultura e pratica taoista tradizionale ma anche
nozioni di psicologia,medicina cinese e quant’altro necessiti per
avere una solida formazione culturale e religiosa.Il Sacro Collegio Ecclesiastico Taoista è il massimo organo religioso,dottrinale e di controllo sul nostro clero. Esso, attualmente
presieduto dal Rev.M. Meng Zhiling,vice segretario dell’Associazione Taoista Cinese,non solo vigila sulla corretta trasmissione della dottrina ma dà l’abilitazione all’esercizio di Ministro
di Culto Taoista al quale, peraltro,possono accedere solo quei religiosi che
abbiano particolari caratteristiche e
soddisfino specifici parametri. Infine,
non nascondo che la Chiesa Taoista
d’Italia ha suscitato alla sua nascita alcune perplessità,soprattutto per il
nome,ma anche moltissimo interesse
a livello internazionale. Tanto che
varie Associazioni taoiste nazionali
stanno verificando il nostro modello
in prospettiva di una Chiesa Taoista Universale.
Ci esemplifica schematicamente i complessi ed articolati 5 principi fondamentali che animano la
visione del mondo Taoista (Unità, Armonia, Mutamento, Spontaneità e Non - Interferenza, con
i corollari Non-Conformismo e A ciascuno la sua
Via), i quattro momenti del cammino Taoista con
i tre livelli o “Vie” della pratica taoista ed infine
Tre Tesori - San bao?
Rispondere schematicamente a questa domanda molto articolata
richiede qualche approfondimento per evitare di cadere nel pressapochismo. Mi lasci un po’ di spazio per chiarire,brevemente,
i vari concetti. Il Taoismo è una realtà molto complessa,stratificata nel corso di oltre ventitré secoli,sebbene i suoi principi siano
molto semplici,alla portata di tutti. Si struttura storicamente,
come scuola di pensiero,tra il terzo e secondo secolo a.C. e
prende corpo come religione intorno al secondo secolo d.C.La
sua visione filosofica del mondo viene resa nei tre grandi testi:
il Dao De Jing, il Zhuangzi e il Liezi,opere che raccolgono gli insegnamenti dei maestri Laozi, Zhuang e Lie. Essi costituiscono
il cuore ancora pulsante dopo due millenni,della visione taoista
del mondo, in particolare dell’etica Il Taoismo, oltre ad essere
una religione,è un Sistema Formale, al pari del Cristianesimo o
del Comunismo.In quanto tale cerca di dare risposte alle grandi
domande dell’uomo:chi siamo, da dove veniamo, dove siamo
diretti,come agire personalmente e nella società e così via. Ciò
che distingue il Taoismo dagli altri Sistemi è che mentre gli altri
sono normativi nel senso che norme elaborate idealmente vengono imposte dall’alto,il Taoismo non dà norme, tanto meno
dogmi. Esso parte dal basso.Ad esempio,ha un’etica ma è a-morale nel senso che si rifiuta di emettere un giudizio morale che,
come sappiamo,è totalmente condizionato dalla storia e dalla
cultura dominante. L’ideale dell’uomo taoista è il Shengren,
l’uomo saggio/santo. Egli è tale perché imita il comportamento
del Tao.In particolare il Daode Jing dice che il Tao si comporta
come l’acqua. Essa tende umilmente a stare in basso ma nutre
tutti,senza fare distinzione tra gli uomini secondo una valutazione del loro agire. Il Saggio Taoista ha una visione olistica
della realtà,quindi ha superato la dicotomia dualistica e relativistica della realtà oggettiva. Il suo agire è privo degli effimeri interessi personali. Ama e protegge tutte
le creature e lascia che ogni cosa,ogni
persona, ogni evento faccia il suo corso
naturale per quello che è. Capisco che
questo fa storcere il naso ai benpensanti
di una cultura dominate che vuole le
masse intruppate in schemi precotti e
vede l’agire umano condizionato da
modelli sociologici ma il Taoismo, preferendo l’individualità come valore, è
anticonformista per sua natura.
57
Frosinone
Massimo Sergio
MERCATINI PER TUTTI I GUSTI
A Frosinone hanno avuto alterne fortune
A
fronte di tante chiusure di negozi e botteghe e
supermercati, nei vari punti della Città, l’amministrazione comunale frusinate ha opposto e
sperimentato, sembra con risultati incoraggianti i mercati
rionali domenicali, accanto ai quali quegli esercizi commerciali più vicini hanno lasciato aperto anche nel
giorno festivo, dedicato al riposo. Ma tutto questo è sembrato un palliativo, una insipida minestrina da trangugiare o pena il fallimento. Possibile mai che non vi sia la
volontà civile, per non dire sociale, e politica di predisporre un piano ben articolato, generale che con alcuni
accorgimenti tecnico/economici possano provvedere ad
arginare la crisi che investe i vari settori del commercio,
del turismo, dell’artigianato, della distribuzione pubblica
e privata? Sembra quasi, a nostro modesto parere, che ci
sia invece un non cale generico e generalizzato. La crisi
non si supera, così, sparpagliati, anzi l’un contro gli altri
armati, ma solamente con una ragionata filosofia sociale/economica condivisa. Intanto l’Assessorato alle attività produttive del Comune di Frosinone continua la
sua campagna a favore delle fiere mercato da svolgersi
nelle varie domeniche del mese e precisamente: presso
il Piazzale Sandro Pertini-Agenzia delle Entrate (prima
domenica del mese nel Quartiere Scalo); presso l’Edificio Forum (seconda domenica del mese al piazzale Europa); presso via Tiburtina (terza domenica del mese al
Quartiere Madonna della Neve) e nel Quartiere Cavoni, alla
quarta domenica del mese; tutti con orario dalle 7.00 alle 14.00,
in collaborazione con Ambulanti Oggi, aderente alla FeLSA
CISL, con l’ANVA Associazione Nazionale Venditori Ambulanti
Confesercenti, e con la FIVA Confcommercio Federazione Italiana Venditori Ambulanti e su Aree Pubbliche. Mentre il mercatino natalizio s’è rivelato un vero e proprio flop, dal momento
che l’offerta superava di gran lunga la richiesta e molte casette
preposte per la vendita sono rimaste in magazzino. Intervistato
dal cronista, il sindaco Nicola Ottaviani ha ribadito la necessità
di manovre a più ampio raggio e consistenza per sopperire alla
crisi, affermando: “Come Comune abbiamo sperimentato con
esito positivo i mercati rionali domenicali, accanto ai quali gli
esercizi commerciali di vicinato hanno lasciato la serranda alzata.
Per i comuni capoluogo sono necessari strumenti straordinari a
livello regionale poiché solo con interventi strutturali del pubblico è possibile rilanciare l’economia!”.
58
Scuola e dintorni
Barbara Turriziani
U
n nuovo anno è appena iniziato, molti nuovi impegni attendono il IV istituto comprensivo di Frosinone, nuove
forze da profondere in progetti da realizzare, come sempre, con impegno e dedizione; numerosissime le iniziative che
sovente accendono i riflettori sulla dinamica scuola, dal 2014
anche cardioprotetta, diretta dal Prof. Gianni Guglielmi: dai progetti di approfondimento didattico a quelli artistici, dai mercatini
di beneficenza alle vittorie in importanti concorsi, fino all’attuale
pionieristico progetto Cittadini d’Europa, ideato dalla prof.ssa
Antonella D’Emilia. Molte sono state dunque anche le iniziative
volte a salutare con serenità e spirito di condivisione l’anno appena trascorso. Particolare menzione merita la felice intuizione
della professoressa Noemi Ranalli che, con il supporto dei colleghi Cantagallo, D’Annibale, Cinque, Palani, De Lucia e Chiappini nonché l’attiva partecipazione di moltissimi genitori, ha
mirabilmente saputo comporre, nei giardini della Scuola media
‘Campo Coni’, una rappresentazione mistica dal sapore antico,
il Presepe vivente. Nel freddo decembrino, infatti, gli studenti,
accompagnati dalle suggestive note della zampogna, grazie ad
una sapiente regia e all’accurata scenografia di Daniela Mignardi, sono riusciti a condurre il foltissimo numero di spettatori,
nel percorso evocativo di scorci di vita quotidiana di remota memoria, allorquando, tra l’indifferenza dei più, troppo assorbiti
dalle loro incombenze, in una povera stalla, venne alla luce il
Re dei re e fece nuova ogni cosa, riempiendo di significato e fine
metafisico anche la più banale delle azioni. Grazie ad una lunga
preparazione, alla solidale collaborazione di studenti, insegnanti
e genitori, tra cui l’indispensabile supporto tecnico di
Pierluigi Mignardi e ad una approfondita ricerca
storica, lo straordinario presepe vivente della scuola
media del IV istituto comprensivo, ha saputo affascinare la giuria del concorso cittadino ‘’Il presepe
più bello’‘, riuscendo a vincere il primo premio assoluto, ricevuto dalle mani dell’assessore alla Pubblica Istruzione di Frosinone, Ombretta Ceccarelli.
Con lo stesso spirito di partecipazione e gioia, qualche giorno più tardi, anche i bambini delle classi
IV sezioni A, B, C, D, della scuola Amedeo Maiuri, impeccabilmente preparati dalle loro sempre
infaticabili e appassionate docenti – D’Emilia, Ferrera, Carlodalatri, Arduini, Martini, Frantellizzi,
Giampà, Rappoccio,Velocci, Bracaglia, Di Stefano,
Alfagi e Galante – hanno riscaldato la volta della
Chiesa del Sacratissimo Cuore di Gesù con le più
belle melodie della tradizione natalizia; dal medievale First Noel al romantico Stille nacht fino ai mo-
A scuola
di emozioni
derni White Christmas e al Sancta Claus is coming to town; dal
ritmo cullante delle antiche ninne-nanne alla canzone italiana, al
pop-jazz inglese, il tutto impreziosito da inserti poetici ed aforismi benauguranti, con la disinvoltura genuina e la freschezza
che solo i bimbi possono avere. Una esibizione densa di tradizione e ispirata nei contenuti che ha ancora una volta commosso
il folto uditorio, dimostrando come di consueto la vivacità e la
varietà delle attività di completamento didattico del IV istituto
Comprensivo di Frosinone improntate, come sottolineato dal direttore, Prof. Gianni Guglielmi alla più ampia collaborazione, al
fine di valicare la normale e regolare attività accademica per trasformare la scuola in una comunità di affetti e di valori, in cui
ognuno, attraverso i propri figli, concede e condivide un po’ del
suo cuore.
59
In viaggio per la Ciociaria
Maria Scerrato
A
dagiata in un suggestivo paesaggio di antiche foreste di
quercia, la Certosa di Trisulti è un luogo sacro e misterioso. Sulla santità degli eremi, aleggia l’aura del centauro Chirone, che in tempi mitologici qui praticava la
farmacopea erboristica, tradizione passata ai monaci che l’hanno
perpetuata sin quasi ai giorni nostri. Costruito
alle pendici dei Monti Ernici, in una posizione favorevolissima, baciata dal sole, si
staglia lo splendido edificio romanico-gotico,
la cui architettura austera è vivacizzata
dall’opera del pittore napoletano Filippo
Balbi, autore sia delle colorate scene esoteriche della Farmacia che delle grandi tele con soggetti biblici
ed episodi della storia certosina, presenti nella Chiesa di San
Bartolomeo, cuore del complesso abbaziale. Trisulti è stato
anche un centro culturale notevole, come attestato dalla sua imponente biblioteca monumentale che conserva pregiati libri liturgici, manoscritti, codici miniati e rare edizioni, alcune delle quali
risalenti agli albori dell’arte tipografica. Inoltre rappresentò un
crocevia dei destini dei protagonisti di eventi storici importanti
e di umili personaggi secondari: imperatori, papi, leader militari,
ricchi e potenti insieme a briganti, contadini, montanari, profughi e pellegrini hanno varcato la soglia della Certosa, certi di
trovare rifugio ed ospitalità tra quelle mura.
Oggi però la situazione è mutata: domina il silenzio all’interno
del sacro luogo e non solo perché la regola religiosa lo impone.
ll silenzio è quello di una realtà che si sta spegnendo per il numero esiguo dei monaci, per di più in età così avanzata da far
pensare ad un loro imminente ritiro, purtroppo senza possibilità
di ricambio, vista la crisi delle vocazioni. Se così fosse il destino
che attende la Certosa sarebbe segnato in modo definitivo. Infatti
l’assenza di un presidio costante e attento alla cura dell’edificio
equivarrebbe ad innescare un processo di degrado e di successivo abbandono. Su questo convergono le opinioni di tutti coloro
che amano Trisulti: sulla necessità di riportare tra quelle mura
una comunità di persone che viva al suo interno e se ne occupi.
Secondo Padre Ignazio Maria Rossi l’eventualità migliore sarebbe una comunità religiosa che possa operare secondo le finalità per cui il luogo stesso nacque più di mille anni fa: la
preghiera, la contemplazione, la vita fraterna. La medesima opinione è condivisa dai membri del neo-costituito comitato Amici
della Certosa di Trisulti, che nella persona del presidente, il
giornalista responsabile dell’edizione serale su I-Pad e pc di Repubblica, Luca Fraioli, propone una ulteriore alternativa. Sostiene Fraioli che “è impensabile che un luogo sorto per ospitare
centinaia di religiosi, possa rimanere intatto con sole quattro
persone che lo abitano o addirittura senza nessuno che lo abiti. Bisognerebbe sollecitare le
autorità ecclesiastiche a riportare a Trisulti
una comunità. Se ciò non fosse possibile, per
preservare la Certosa, nel pieno rispetto della
struttura e della sua vocazione, si potrebbe
provare a valorizzarla, tentando uno sviluppo
legato al turismo religioso. Da qualche anno è stata inaugurata
la Via Benedicti: migliaia di turisti a piedi o a cavallo percorrono il cammino ogni anno e per loro è necessario pensare a
delle strutture per l’ ospitalità. La Certosa potrebbe offrire la
sua foresteria, contribuendo da un lato alla creazione di opportunità di lavoro ed al contempo a salvare se stessa dall’incuria
e dall’inevitabile degrado”. Il 1° novembre 2014, Trisulti ha
lanciato il suo grido di aiuto, durante un evento che ha visto un
afflusso di 1200 persone, accorse per votare la Certosa “Luogo
del Cuore Fai”. La mobilitazione è stata generale: dalle associazioni come i Naturnauti e i Cavalieri della Montagna, all’ecomuseo Orto del Centauro, le guide turistiche di Lega Ernica, il
gruppo “Cammino di San Benedetto”, il presidio Slow Food di
Frosinone, la delegazione Fai di Frosinone, il sindaco e l’amministrazione di Collepardo, il musicista etnico Giuliano Gabriele
e la sua band, testimonial d’eccezione dell’evento. Da Trisulti,
l’appello è rimbalzato nel mondo dei media: prima sulla stampa,
per arrivare al TG1 delle 20.30 del 21 novembre. Anche i social
network hanno amplificato la raccolta delle firme e la pubblicizzazione degli eventi, riuscendo a mobilitare un gran numero
di persone che si sono dimostrate sensibili circa le sorti dell’importante monumento. Una nuova manifestazione in grado di catalizzare i sostenitori è stata programmata per il 28 dicembre,
questa volta insieme a campioni del ciclismo del calibro di Valerio Agnoli e Vincenzo Nibali, per una pedalata di beneficenza
in favore della Certosa, lungo il percorso Trisulti-CollepardoTrisulti. In attesa di una pronta e massiccia adesione, gli Amici
della Certosa di Trisulti continueranno a mantenere desta l’attenzione sull’amata Certosa !
TRISULTI
nel cuore
60
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ERNESTO SALVINI, DIRETTORE GENERALE
DEL FROSINONE CALCIO
Dietro la squadra che fa sognare i tifosi il sacrificio e la lungimiranza del Presidente
“GRAZIE ALLA FAMIGLIA STIRPE, LA SOCIETÀ È RISORTA DALLE CENERI DELLA
RETROCESSIONE PER ESSERE PIÙ MODERNA E POTENZIATA IN TUTTI I SETTORI”.
Vincenzo Greci
fotoservizio di Federico e Tonino Casinelli
“T
utti possono dire la loro nella ricerca delle positività che hanno fatto del Frosinone Calcio prima
la splendida squadra che ha vinto i play off, dopo
un campionato di Prima Divisione di tutto riguardo, e che poi,
una volta conquistata la serie B, ha concluso il girone di andata al secondo posto con un punteggio in classifica di 34
punti; ma il punto che tutti a Frosinone debbono tenere sempre ben presente nella mente è che questa promozione, che è
molto più importante della prima e spiegherò anche i motivi,
la squadra l’ha conquistata grazie alla famiglia Stirpe, al suo
presidente Maurizio Stirpe, che è stato il vero deus ex machina della rinascita e del consolidamento societario dopo la
retrocessione nel campionato 2010/2011”.
Ernesto Salvini scandisce le parole con tono di voce risoluto,
perché le sentissimo bene per meglio trasmetterle ai lettori.
Tutti siamo soddisfatti ovviamente perché l’obbiettivo è stato
raggiunto... “ma quanta fatica, quanti sacrifici sono costati,
quanta lungimiranza da parte del Presidente, solo nella gestione societaria. Eccolo il motivo che mi fa dire - aggiunge
ancora il Direttore Generale - che questa promozione è molto
più importante della prima, quando anche un gruppo di imprenditori affiancava la sua opera”.
Fatta questa premessa, anche Ernesto Salvini si aggiunge al
coro degli osanna ma il momento felice che sta vivendo il
62
calcio nel Capoluogo ciociaro non è frutto di un miracolo,
bensì è il risultato ottenuto da una società rimodulata e programmata per conquistare la serie B, proprio partendo dalle
ceneri della retrocessione.
“Potrei in questa sede - precisa il Direttore Generale del Frosinone - fare l’elenco di società blasonate che sono scomparse
dal pianeta calcio dopo un campionato concluso con la retrocessione. Il Frosinone, invece, ha avuto la forza di ricominciare, potenziando le varie strutture societarie,
consolidandone il più possibile alcuni rami quali la comunicazione, il marketing, il merchandising e via discorrendo. Il
mio rammarico è che tutto questo, e non per colpa del Presidente, doveva essere fatto anni addietro, quando le condizioni
socio/ economiche erano migliori. Possiamo dire che, ora,
anche senza aver raggiunto il massimo dei risultati, abbiamo
delle strutture collegate al Frosinone Calcio che hanno raggiunto un grado di eccellenza riconosciutaci da altre società.
Ma possiamo e dobbiamo fare di più, per trovare i mezzi economici necessari per autofinanziarci”.
Tutto questo per dire che, alle spalle della squadra, si è mosso tutto un apparato che ne ha agevolato le prestazioni ed il raggiungimento
dell’obiettivo massimo. “Il presidente Stirpe ha ancora aggiunto Ernesto Salvini - non ha inteso smantellare la squadra che ha conquistato
la serie B, potenziandola con interventi mirati.
E’ stato bravo, capace ed intelligente il nostro
direttore sportivo Giannitti a scegliere un nucleo di giocatori che, aggiunto al cosiddetto
zoccolo duro esistente, si è inserito nel gruppo
diventato più coeso”.
Con Salvini il discorso va al futuro prossimo
sia per quanto riguarda il vivaio, che ha dato
alla squadra valide pedine quali Paganini, Gori,
Altobelli, Formato, Frabotta, Crescenzi, tanto
per fare dei nomi, sia per gli impianti. “La nidiata del ‘93 - precisa il direttore - ha fatto un
po’ la fortuna del Frosinone, ma vedrete che gli investimenti
che la società ha di nuovo fatto, una volta tornata nella serie
B, daranno nuovi ed importanti frutti tra non molto”.
Anche per quanto riguarda le strutture, Ernesto Salvini appare
ottimista. Il nuovo stadio Casaleno non dovrebbe essere più
una chimera: “Sindaco ed intera Amministrazione hanno
preso di petto il problema avviandolo a soluzione. Un po’ di
tempo si è perso - ammette - ma mi risulta che il Sindaco ed
i suoi più diretti collaboratori stiano cercando di recepire al
massimo alcune richieste avanzate da parte della tifoseria per
migliorare l’impianto”.
Fin qui il direttore generale Ernesto Salvini. E’ toccato, invece, al direttore tecnico Marco Giannitti aprire il nuovo anno
con una conferenza stampa che si è tenuta all’interno dello
stadio Comunale. Il diesse ha, tra l’altro, voluto fissare alcuni importanti paletti circa la strategia che il
Frosinone Calcio seguirà lungo tutto l’arco del “mercato” di gennaio. Nel mirino dei responsabili del sodalizio ci sarà l’acquisto di un difensore di fascia
sinistra e si cercherà di individuarlo tra i giovani
classe 1993/94 per non andare a toccare la lista dei
giocatori attualmente in forza. Solo nel caso che non
si riescisse a trovarlo, le attenzioni si dovranno spostare su difensori più esperti ed in questo caso si andrà
a toccare la suddetta lista. Per il resto, tutto resterà
immutato ma la società resterà vigile e, se sarà il
caso, provvederà ad allacciare trattative ed a chiuderle soltanto per potenziare l’attuale rosa. Marco Giannitti ha escluso
richieste da parte di società interessate ai pezzi pregiati della
squadra. Come pure nessuno degli attuali giocatori ha chiesto
alla società di essere ceduto per trovare più spazio presso altri
sodalizi.
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Volley GLOBO BPF SORA
VETTA SOLITARIA
I
l ritorno al successo della Globo BPF Sora coincide con il
rientro in campo di capitan Marco Fabroni, assente dalla seconda giornata. Il match casalingo contro la Domar Matera
si chiude con il 3-1 dei padroni di casa che conquistano una vittoria da tre punti al termine di una gara ben gestita. Dopo essersi
divisi equamente i primi due parziali, Fiore e compagni riescono
a spostare l’asticella dell’equilibrio, imprimendo all’incontro la
propria impronta di gioco e conquistando di conseguenza i successivi due set. Protagonista di giornata è il tedesco Hirsch che
mette a referto la miglior gara da quando milita nel nostro campionato e fa segnare cifre importanti con 31 punti e 63% di efficacia in attacco. La settima giornata di andata vede i ragazzi di
coach Soli impegnati in trasferta sul campo della Tonno Callipo
Calabria Vibo Valentia, senza ombra di dubbio la compagine più forte dell’intera categoria. Autoretrocessasi dal massimo
campionato, contro il sestetto allenato da una
leggenda del volley come Fefè De Giorgi ed
elementi del calibro di Sintini e Gavotto, la
formazione volsca sfodera una prestazione
perfetta e conquista la vittoria con un rotondo
0-3. Un risultato inatteso e insperato alla vigilia, ma nettamente meritato grazie ad una
prestazione di grande qualità. Sora gioca un
match cinico, in special modo nei primi due
parziali, quando riesce a spezzare le situazioni di equilibrio che durano fino alle battute finali con due break che tagliano le
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Simone Sergio
gambe ai calabresi e permettono il successo rispettivamente sul
23-25 e sul 22-25. Nell’ultimo set i padroni di casa tentano di
riaprire la gara e conducono per quasi tutta la frazione, ma Fabroni e compagni raggiungono la parità a quota 22 ed infilano il
break decisivo che taglia le gambe ai calabresi e chiudono sul
23-25. Un’ottima prova collettiva nella quale spuntano Hirsch,
ancora una volta miglior realizzatore con 22 punti, e Salgado
che realizza 12 punti, ma attacca con l’82%. Con la successiva
gara interna con Castellana Grotte arriva anche la terza vittoria
consecutiva, un netto 3-0 in poco più di un’ora. Assente Fiore
per un problema ad una spalla, ma ben sostituito da Bacca, la
Globo conquista agevolmente i primi due parziali. Complice un
po’ di rilassamento, Fabroni e soci concedono qualcosa agli avversari nel terzo set, ma al momento di chiudere la gara, il sestetto di coach Soli non si lascia sfuggire l’occasione. La
successiva trasferta sul campo di Ortona è il big match della
nona giornata contro la sorprendente capolista del campionato.
L’1-3 sul campo degli abruzzesi porta Sora in vetta alla classifica, spodestando proprio gli avversari di giornata. I volsci partono subito forte e conquistano il primo set 21-25, dopo aver
piazzato un break nelle fasi finali che spezza l’equilibrio durato
fino ad allora. I padroni di casa prontamente pareggiano i conti
con la vittoria nel secondo parziale 25-19, dopo che i bianconeri,
pur essendosi trovati in avanti, avevano subito un pesante break
di 7-0 che aveva permesso a Cisolla e compagni di prendere il
largo. Nelle due frazioni successive il sestetto sorano gioca con
grande autorità e, trascinata da un grande Fiore, best scorer con
19 punti, di cui 7 solo nel primo parziale, porta a casa il successo
da tre punti grazie al 19-25 nel terzo set e al 17-25 con cui si
chiude il match nel quarto. I ragazzi di patron Giannetti volano a Brescia per l’ultima trasferta dell’anno solare. Con la
vittoria sul campo lombardo i successi
consecutivi diventano cinque, un netto 0-3
in poco più di un’ora. Evidente la differenza tra le forze in campo e, nonostante
l’assenza di Claudio Paris, tenuto precauzionalmente a riposo, Sora ha vita fin
troppo facile. Ad una giornata dal termine
del girone d’andata, la Globo viaggia solitaria in vetta alla classifica con la ferma intenzione di consolidarsi cammin facendo.
Un passo alla volta verso un grande obiettivo!
Basket
VEROLI
Simone Sergio
SITUAZIONE DISASTROSA
I
l cammino del Basket Veroli
sembra aver intrapreso nuovamente una piega negativa e le
enormi difficoltà mostrate ad inizio
stagione si stanno ripresentando
ogni domenica. La trasferta di Jesi è
l’emblema delle difficoltà della
squadra. Avanti addirittura 0-15
dopo pochi minuti, i giallorossi si lasciano recuperare con il passare dei
minuti, arrivando a loro volta ad accumulare un pesante ritardo fino al
definitivo 74-58 che chiude la gara.
Ancor più sconcertante è la prestazione successiva sul campo di Brescia. L’87-44 con cui i padroni di casa demoliscono gli ospiti sono
il polso di una situazione che si è fatta pericolosamente complicata. I 43 punti di distacco (peggior sconfitta di sempre da quando
Veroli milita nel secondo campionato nazionale) sono una di
quelle batoste difficili da digerire, e l’assenza di Legion a poche
ore prima del match (causa contrasti con la società), non puo giustificare una tale dèbacle. Il rapporto con l’ala americana si chiude
definitivamente qualche giorno dopo, con la rescissione del contratto che lo porta alla firma immediata con Trapani. Il derby casalingo con Ferentino non fa che acuire i contorni della crisi e
contro gli amaranto, che stanno attraversando un momento di
grande forma, arriva la quinta sconfitta consecutiva per 78-90.
Difficile poter fare di più in questo particolare momento, ma almeno si è evitata la dèbacle in termini di punteggio. Gli ospiti
conducono la gara fin dalle battute
iniziali e all’intervallo il distacco ha
già raggiunto quota 20. Al ritorno in
campo, i giallorossi provano ad accorciare le distanze riuscendo a rendere la sconfitta meno amara sul -12.
La successiva trasferta sul campo di
Mantova si chiude con l’ennesima
sconfitta, ma vede scendere in campo
senza dubbio il Veroli migliore di
questa stagione. Le due squadre in
campo si equivalgono fino ad un necessario overtime che permette ai padroni di casa di spuntarla di un solo
canestro sull’81-79. Il proibitivo
match casalingo contro Torino, terza forza del campionato, si
conclude 93-97 in favore dei piemontesi. Le cose si erano messe
bene per i padroni di casa, capaci di arrivare all’intervallo avanti
addirittura di 13 punti. Al rientro dagli spogliatoi, Veroli si spegne
rapidamente e permette il recupero agli ospiti, che pur soffrendo,
riescono ad avere la meglio. Le sette sconfitte consecutive relegano tristemente i giallorossi all’ultimo posto solitario in classifica. Al termine del match arrivano le dimissioni di coach
D’Arcangeli che portano di conseguenza anche alla dipartita
degli atleti in regime di doppio tesseramento con la Stella Azzurra. Al momento della chiusura di questo articolo le nubi che
si addensano sul futuro della squadra non si sono ancora diradate
e diventa difficile prevedere quali possano essere gli sviluppi futuri. Tutto troppo incerto per sperare in qualcosa di positivo.
FCM FERENTINO
RINCORSA VERSO IL VERTICE
Simone Sergio
La FMC Ferentino sembra essersi scrollata definitivamente di dosso le incertezze e
la scostanza di risultati e pare aver trovato la strada per il vertice della classifica. Nel
match casalingo contro Brescia arriva il terzo successo consecutivo con il risultato di
74-71. Meglio gli ospiti nella prima metà di gara, ma un break di 12-0 nel terzo parziale ribalta l’andamento in favore degli amaranto, che contengono il tentativo di recupero dei lombardi negli ultimi dieci minuti e portano a casa i due punti. La striscia
positiva di vittorie si allunga grazie all’affermazione su Forlì per 71-64 nel secondo
match consecutivo sui legni del Ponte Grande. Sembra ripetersi l’andamento della
gara precedente, con gli ospiti che giocano meglio nei primi venti minuti e i padroni di casa che accumulano un consistente ritardo di
-13. Per Guarino e compagni la sveglia suona al ritorno dall’intervallo e, dopo aver recuperato lo svantaggio, riescono a piazzare le
giuste distanze dai romagnoli per il definitivo +7. Il derby contro una precipitante Veroli sul parquet del palasport di Frosinone porta
la serie di successi a quota cinque, grazie all’affermazione per 78-90. Bucci e compagni sfoderano un’ottima prestazione collettiva e
già all’intervallo sono sul +20. La seconda metà di gara serve solo a contenere il ritorno dei padroni di casa che provano a rendere
meno imbarazzante l’ennesima prestazione negativa. Il match casalingo contro Casale Monferrato è la sfida fra due squadre accomunate al terzo posto in classifica. Contro i piemontesi, pieni zeppi di ex-Veroli tra panchina e campo, arriva una vittoria combattuta per
75-70. Ferentino, come sempre, parte ad andamento lento e si sveglia strada facendo; pur contro un avversario molto combattivo
riesce a spuntarla per pochi punti. Con l’ultima trasferta dell’anno solare, sul campo di Agrigento, gli amaranto consolidano il terzo
posto centrando la vittoria consecutiva numero sette, con il punteggio di 74-80. Gara non facile fino al terzo quarto, quando finalmente
i ciociari costruiscono un rassicurante margine che permette di contenere il recupero dei padroni di casa, che si ferma comunque a distanza di pochi canestri. Coach Gramenzi sembra finalmente aver dato alla propria squadra la giusta quadratura, dando il via ad una
marcia che sembra inarrestabile. Il record di sette vittorie consecutive ha permesso alla FMC di consolidarsi nei quartieri alti della
classifica, a ridosso del vertice. Con questa consapevolezza, nessun traguardo potrà essere precluso!
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quarta ed ultima parte
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