42 FDS 223 ▼ Il Regno degli Ascolti SPENDOR S3/5R2 di Andrea Della Sala LA PULCE AVVELENATA Non ho avuto molte possibilità di ascoltare diffusori Spendor negli anni passati. Il perché è presto detto: chi le distribuisce, le vende, le importa, insomma chi ci lavora, non ha alcun bisogno di fare informazione al riguardo di questo marchio inglese. Sono prodotti, fra i pochi autentici classici del settore, che si vendono da soli, esclusivamente grazie al tam tam degli appassionati. D ’altronde, avete mai visto una pubblicità della FM Acoustics? O, per uscire dal nostro ambito, avete mai visto una pubblicità di una Ferrari su qualche mensile di motori? La Spendor, glorioso brand albionico di diffusori acustici, non riesce nemmeno a consegnare i suoi prodotti tanta è la richiesta, figurarsi se spinge i propri distributori a chiedere continue prove sulle riviste di settore. Che poi le prove le riviste le facciano lo stesso è indice del fatto che le riviste medesime si debbono anche poter vendere e per vendere devi in qualche modo solleticare la curiosità dell’appassionato. Così come magari una volta ogni tanto può anche essere che un comunicato commerciale alla fine esca ma, avrete capito, alla Spendor non vivono esattamente di marketing selvaggio. ASCOLTO Le Spendor S3/5R2 hanno suonato nella mia sala d’ascolto personale nel periodo Spectral (preamplificatore DMC 30 SS S2 e finale stereo DMA 260) e Conrad Johnson (preamplificatore Premier Ten e finale stereo Premier 11a), alimentate da cavi di segnale e potenza Mit di primo prezzo. SPENDOR S3/5R2 ▼ FDS 223 COME È FATTA Innanzitutto, orgogliosamente, la S3/5R2 è un diffusore caricato in sospensione pneumatica. La prova potrebbe finire qui perché chi scrive è ancora fermamente, inscalfibilmente, imprescindibilmente convinto della superiorità assoluta di questo sistema di caricamento del basso. Per cui quando rigirandomi tra le mani un diffusore mi accorgo che non ha fori da nessuna parte già pregusto l’ascolto che verrà. A parte le mie facezie, tali solo perché esistono moltissimi diffusori bass reflex dalla prerogative soniche elevatissime, come ad esempio la restante produzione della serie Classic della stessa Spendor, e invece scarseggiano ormai quelli chiusi (e ci dovremmo chiedere il perché ma dovremmo spendere molto del nostro tempo a disposizione per parlare di marketing, almeno di quel marketing inteso nell’accezione sbagliata e travisata di dover essere un coacervo di strategie tese a vendere per forza quello che si è artificialmente elevato a mito...). Torniamo dunque a questa piccola pulce. Si tratta di un sistema a due vie composte da un tweeter da 22mm e Il complesso magnetico del tweeter. 43 da un mid woofer da 140, dalle otto Ohm nominali di impedenza e dalla sensibilità pessimisticamente stimata pari a 84dB/W/m. Di dimensioni particolarmente contenute, ovvero più strette di un paio di centimetri buoni delle vecchie e gloriose LS3/5a, di cui qualcuno continua insistentemente, e non a torto, a considerarne le epigoni, simili per tutti gli altri parametri formali.. Il peso è di meno di cinque chili cadauna. La risposta in frequenza è indicata essere estesa da 75 a 20.000 Hz in un range di circa tre dB. Le finiture disponibili sono molte, alcune con sovrapprezzo. Dato il buon livello della realizzazione non ho sviluppato nessuna preferenza in merito alle varie essenze lignee e, anzi, considerato il fatto che si tratta di diffusori con un rapporto qualità prezzo superlativo, opterei per la finitura nera che è anche la più economica per massimizzare la bontà dell’investimento. Non è previsto il biwiring, per cui posteriormente troviamo esclusivamente un paio di binding post di buona fattura. ◾ Comincio questo report sul suono svolgendo una doverosa, necessaria riflessione sul fenomeno del rodaggio dei componenti hi-fi. Per alcune macchine, diciamolo, è più un vezzo che una reale necessità. Nel senso che già appena scartate dall’imballo ti accorgi della classe di appartenenza sonica senza tanti problemi. Per altre i primi ascolti possono essere fuorvianti perché nelle prime ore di funzionamento, diciamo almeno le prime cinquanta, ti trovi a cambiare idea sulle loro prerogative tre o quattro volte e spesso con esiti totalmente contrapposti (penso ai preamplificatori valvolari...). Per altre ancora, e tra queste va aggiunta di diritto, come portabandiera, proprio la S3/5R2 di cui ci occupiamo oggi, il rodaggio non solo è obbligatorio ma dura centinaia di ore, lasciando intravedere la reale portata del proprio suono solo alla 44 FDS 223 ▼ SPENDOR S3/5R2 fine. Dirò di più: questi diffusori sono praticamente inascoltabili se non dopo almeno quattrocento ore, che significa qualcosa come almeno quindici giorni di continuo funzionamento. A parte il fatto che se non avessi delle apparecchiature a stato solido non potrei economicamente permettermi di effettuare simili rodaggi contando sui preziosi filamenti delle General Electric di cui sono dotati i miei Conrad Johnson, mi chiedo: ma siamo sicuri che la rete di vendita mondiale in cui può incappare un appassionato curi questo aspetto almeno tanto quanto ho fatto io? Voglio dire che è estremamente probabile che qualcuno pensi di avere ascoltato le più piccole di casa Spendor, e quindi si sia fatto una sua idea ben precisa del loro carattere sonico, ascoltando qualcosa che non era neanche al venti per cento delle prestazioni massime. Fintanto che non siano passate almeno trecento ore questi diffusori suonano chiusi, asfittici, lenti, appa- rentemente incapaci di rispondere alle sollecitazioni elettriche dei finali. Si arriva a pensare di aver commesso qualche errore nel collegamento (Dio solo sa come si potrebbe sbagliare, ma ci si pensa lo stesso), che ci siano problemi nella rete elettrica, che i finali siano semplicemente rotti. Non mi chiedete perché accade questo, non lo so, non lo capisco, non ho mai riscontrato una così caparbia riottosità a suonare in nessuna altro oggetto audio negli anni. Qualcuno dirà che sto esagerando, e allora invito chiunque a fare la prova, altri si chiederanno perché mai il rodaggio non lo facciano alla Spendor, direttamente in fabbrica visto che si rischia di immettere sul mercato un oggetto che potrebbe dare dei falsi negativi... Il problema è questo: è inutile svolgere un rodaggio completo se poi, per ipotesi, i diffusori rimangono chiusi in qualche magazzino o non collegati in negozio per qualche settimana. In quel caso questi diffusori vanno comunque fatti suonare, ancora, per almeno trecento delle quattrocento ore di cui hanno bisogno perché si legano, si incollano, si cementano di nuovo. Mistero della fede audiofila. Comunque, alla fine anche il rodaggio, come tutte le cose, quelle belle e quelle brutte, finisce e si arriva finalmente a godere di una delle più belle e attendibili performance che diffusore audio possa offrire. La S3/5R2 suona in maniera dannatamente lucida, levigata e luminosa, conservando una corposità e una matericità che ha pochi eguali in campo audio a prescindere dal prezzo. In particolare è la compattezza, la forza e l’incredibile rocciosità della sua gamma media e medio bassa a colpire più di qualsiasi altra cosa. Certamente la gamma grave non scuote le pareti, né ci massaggia il petto di bordate a trenta Hertz flat, ma quello che c’è gode di una tale verosimiglianza anche dal punto di vista proprio fisico della prestazione che ci si ritiene assolutamente soddisfatti. L’incrocio fra i due trasduttori è realizzato come solo i grandi maestri sanno fare, ovvero è inascoltabile, es- SPENDOR S3/5R2 ▼ FDS 223 Il crossover è posto direttamente a ridosso della vaschetta per i collegamenti dei cavi di sendo perfettamente riuscito. Il risultato è dunque quello di una emissione puntiforme, capace di ricostruire un’immagine spaziale ben a fuoco e credibile. Complice una gamma medio bassa e bassa tenuta perfettamente a freno dal fatto che il diffusore di cui trattiamo è caricato in sospensione pneumatica, le gamme medio alte ed alta sono pulitissime, lucide, smaglianti oserei dire. Il tutto si traduce in ascolti molto attendibili anche e soprattutto dal punto di vista timbrico, Le voci sono solo un Dettaglio del cono del woofer ad alta escursione in materiale composito, dotato di ogiva rifasatrice. Nella foto si nota il materiale assorbente posto all’interno del cabinet, irrigidito, quest’ultimo, da elementi in legno trasversale. Si notino le madreviti annegate all’interno del baffle anteriore. 45 poco più leggere di quanto si possa sperare ma in compenso la loro intellegibilità è massima e la presenza in sala d’ascolto quasi olografica. A ciò concorre la buona dose di dettagli che, anche a bassissimo livello, passano senza problemi riversandosi sull’ascoltatore. Condite questo scenario con una microdinamica molto efficiente, pimpante (sempre e solo dopo il maledetto rodaggio di cui sopra) e velocissima nel suo incedere e otterrete il ritratto di un diffusore equilibrato, raffinato e corretto, a tratti entusiasmante per la capacità di scolpire a tutto tondo i soggetti sonori che ricrea incessantemente. La resa dei transienti, fulminea anche se mai asciutta oltre misura, coniugata con la densa pasta sonora che da capo a piedi è la sostanza principale della prestazione di questo diffusore contribuisce ad un ascolto contrastato e vibrante. Rispetto ad altri mini diffusori, infatti, fra cui anche le Harbeth P3ESR recentemente ascoltate dal sottoscritto, la resa sonica è certamente più plastica, pastosa, concreta. Di quelle le Spendor non hanno l’esile trama ariosa, che potrei definire quasi onirica, che permea tutto lo spettro riprodotto. Le S3/5R2 sono però diffusori che, forse complici le dimensioni davvero ridotte, riescono a spiazzare l’ascoltatore con un campo sonoro privo di effetti speciali, terso, pulito, senza inflessioni di alcun tipo, tanto meno di inflessioni eufoniche, dinamicamente molto generose e sempre perfettamente controllate. Questo, come già detto prima, porta la prestazione a raggiungere delle vette di grande compattezza, capaci di restituire il giusto peso ai vari soggetti sonori, donando all’ascolto un senso di vero allucinante. Per quanto riguarda gli abbinamenti con le elettroniche, beh, paradisiaca la prestazione con Spectral. In questo caso potrei perfino dire che non ho quasi mai ascoltato bassi, seppure privi della fondamentale, con questa definizione, con questo controllo, con questi attacchi. Ascolti che ti fanno correre ad acquistare quanti più dischi jazz possibile solo per poter fruire della resa dei contrabbassi. Immagino che qualcuno storcerà il 46 FDS 223 ▼ SPENDOR S3/5R2 naso: ascoltare contrabbassi e jazz acustico con due pulci come queste! Signori, questa è alta, altissima fedeltà. Di nuovo, provare per credere. Con i Conrad Johnson si paga un poco di definizione in meno e quasi la metà del controllo su tutto lo spettro (benché le Spendor già di per se stesse continuino ad offrire una prestazione sempre e comunque a fuoco) ma la stanza si riempie di quella flautata, soffiata delicatamente, ricchezza armonica che ti lascia, come sempre, interdetto chiedendoti cosa siano passati a fare venti e più anni dal punto di vista del piacere d’ascolto e della verosimiglianza timbrica (basta ascoltare i piani sonori scanditi dal duo Spectral per capire che di passi avanti ne sono stati fatti, ma insomma, alla fine quello che conta è il coinvolgimento e la capacità di trasportare l’ascoltatore in altri tempi e altri luoghi e in questo il duo Conrad Johnson è an- Il posteriore, senza foro di accordo reflex, è dotato di due soli binding post, non consentendo il bi wiring per precisa scelta progettuale. Caratteristiche tecniche Tipo: due vie, sospensione pneumatica Tweeter: 22 mm, ampia dispersione, con fluido di raffreddamento Mid woofer: Spendor 140mm ep39 Sensibilità: 84dB/watt/1m Punto di crossover: 5 kHz Risposta in frequenza: 75 Hz / 20 kHz ± 3dB Impedenza: 8 ohm nominali Impedenza minima: 6.2 ohm Potenza massima: 100 watt indistorti Terminazioni: binding post single-wired Dimensioni (hxlxp): 305 x 165 x 190mm Finiture: Nero cenere, ciliegio, quercia, noce scuro Peso: 4.6 kg cad. Prezzo IVA inclusa: Euro 1.215,00 Distributore: DML Audio Tel. 0541 623905 E-mail: info@dmlaudio.it Web: www.dmlaudio.it cora un maestro indiscusso.) Paradossalmente, gli ascolti di musica sinfonica, seppure non esattamente il genere prediletto dalle due inglesine, assume connotati di grande respiro e di relativa immanenza, seppure a volte la scansione dei piani sonori risenta un poco delle ingenti masse sonore in campo, risultando molto più godibile con i due valvolari rispetto allo stato solido. CONCLUSIONI Milleduecento euro la coppia per un sistema di altoparlanti da piedistallo che digerisce come se niente fosse amplificazioni da decine di migliaia di euro senza mai dare l’impressione di essere loro il collo di bottiglia. Diffusori dotati di una plasticità e una capacità di donare peso e materia alla musica riprodotta come pochi altri. Due pulci, in effetti, ma avvelenate, perfino cattive se si considera a che prezzo si permettono di offrire prestazioni che per molti altri competitors non si riescono a tirare fuori neanche dal top del catalogo. Un altro miracolo della vera alta fedeltà. Viva la Musica.
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