MARTEDÌ 15 LUGLIO 2014 ANNO 139 - N. 166 Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 21 Roma, Piazza Venezia 5 - Tel. 06 688281 81 Regolamento del concorso su www.uniqagroup.it Casa intelligente Ai ricercatori italiani l’Oscar dell’ecologia Con il Corriere Lettere d’amore: Pablo Neruda di Franco Cordelli Michele Farina e Claudio Magris alle pagine 28 e 29 di Claudia Voltattorni a pagina 21 Oggi in edicola a 6,90 euro più il prezzo del quotidiano Il presidente Bce: «Euro troppo forte. La mia uscita? Voci infondate». Cresce il debito italiano FINE SILENZIOSA DEL REFERENDUM «Non annacquate le regole» di MICHELE AINIS La linea di Draghi: le riforme contano più della flessibilità mai sono innumerevoli, non basta il pallottoliere per contarli. Su questo versante, tuttavia, la riforma nega un’iniezione di gioventù alla nostra Carta. Anzi: le dipinge in viso un’altra ruga. Sta di fatto che gli unici due strumenti introdotti dai costituenti furono le leggi popolari e il referendum abrogativo. Sennonché le prime si sono rivelate altrettante suppliche al sovrano, che non le ha mai degnate d’uno sguardo; il secondo è stato generato con 22 anni di ritardo, senza mai diventare adulto. Avremmo potuto attenderci qualche correzione nel progetto del governo: macché, silenzio tombale. Poi ha parlato la commissione Affari costituzionali del Senato, e avrebbe fatto meglio a stare zitta. Perché ha quintuplicato le firme necessarie sulle leggi popolari (250 mila), in cambio di un occhio di riguardo. Ma è un occhio finto: quelle leggi verranno esaminate «nei limiti stabiliti dai regolamenti parlamentari». E senza la possibilità di trasformarle in referendum propositivi ove le Camere restino silenti, come suggerì a suo tempo la commissione dei 35 esperti insediata dal governo Letta. E il referendum abrogativo? In pratica, abrogato. Scende di qualche gradino il quorum, però anche in questo caso salgono le sottoscrizioni: da 500 mila a 800 mila. Mica poco, se esercitiamo per esempio la memoria sull’insuccesso dei 12 referendum radicali, depositati l’anno scorso in Cassazione; il migliore (quello sulla responsabilità civile dei giudici) si è arrestato a 421 mila firme, eppure li aveva sottoscritti tutti e 12 pure Berlusconi. «Le regole di bilancio non vanno annacquate con troppa flessibilità: per la crescita servono riforme strutturali». Così Mario Draghi, secondo cui l’euro forte danneggia la ripresa. Il presidente Bce definisce poi «infondate» le voci di una sua uscita. Debito italiano a 2.166,3 miliardi. Giannelli Manovre e veleni tra i 28 Assicurazioni & Previdenza UNIQA Protezione SpA - Udine Aut. ex art. 65 R.D.L. 29/04/1923 n. 966 Spending review I DOCUMENTI SCOMPARSI SUI COSTI DELLA POLITICA di RICCARDO PUGLISI D ichiamo alla responsabilità. Ma Draghi ha anche fatto il punto sulla congiuntura economica dell’eurozona, esprimendo moderato ottimismo per la seconda metà dell’anno. l nostro ministro degli esteri Federica Mogherini è impegnata in una azione di lobbying a difesa della Russia di Putin, o sono in corso pressioni in Europa e sull’Europa per metterla in cattiva luce e impedire così che assuma la carica di Alto rappresentante per la politica estera nella Commissione di Bruxelles che vedrà la luce nei prossimi giorni? Se dovessimo affidarci alla lettura del Financial Times che lunedì dedicava ben due articoli alla questione e in uno di essi sposava la prima tesi, diremmo che è la seconda ad essere più vicina al vero. ove sono finiti i 25 documenti Pdf che contengono le relazioni finali dei gruppi di lavoro della spending review di Cottarelli? Questi file sono stati consegnati all’inizio di marzo, ma sembra che siano rimasti chiusi in qualche (virtuale) cassetto. Esperienza personale: io stesso ho fatto parte di uno dei gruppi di lavoro — quello dedicato all’analisi dei costi della politica — e ricordo la data di consegna. Eppure posso leggere il documento solo andando a ripescarlo dal mio computer. A PAGINA 2 CONTINUA A PAGINA 4 CONTINUA A PAGINA 32 Mogherini filorussa? Accusa senza senso ALLE PAGINE 2 E 3 Caizzi, Ducci, Tamburello di FRANCO VENTURINI I RICHIAMO AI GOVERNI (E ALLA RESPONSABILITÀ) di FRANCESCO DAVERI R Tour de France Israele e Gaza Ancora razzi e raid Nibali vince e torna maglia gialla Pressioni dagli Usa L’Egitto propone un cessate il fuoco di GAIA PICCARDI G rande impresa di Vincenzo Nibali, che vincendo la decima tappa del Tour de France si riprende la maglia gialla persa il giorno prima. Il siciliano è giunto da solo al traguardo di Planche des Belles Filles dopo aver scalato le salite forse più dure della corsa. Nibali ha preso il largo nel tratto finale, ha raggiunto e superato lo spagnolo Rodriguez e sul traguardo ha esultato con il pollice in bocca per salutare la figlia Emma («Mi segue in tv da casa»). Il successo dell’italiano arriva nel giorno dell’abbandono di Alberto Contador, vittima una brutta caduta che gli ha causato la rottura della tibia. Il ritiro dello spagnolo segue quelli di altri protagonisti come Cavendish, Froome e Schleck. REUTERS / JEAN-PAUL PELISSIER e Costituzioni invecchiano, come le persone. Però, a differenza di noialtri, possono ringiovanire, bevendo un elisir di lunga vita. È a questo che serve ogni riforma, a proiettare nell’attualità un testo figlio dell’aldilà, di un’altra stagione della storia, affinché continui a rispecchiare lo spirito del tempo. E che faccia ha il nostro spiritello? Quella di chi va di fretta, sicché detesta le lungaggini della democrazia parlamentare, tanto più se rallentata da due Camere gemelle. Dunque la revisione del Senato gli strapperà un sorriso, come del resto il rafforzamento del governo, liberato dal ricatto della doppia fiducia. Qui e oggi, il nostro umore collettivo esige decisioni rapide, governi stabili, politici senza privilegi. Di conseguenza l’indennità zero per i nuovi senatori offre un’altra occasione per sorridere: e tre. Ma questo spiritello ha anche voglia di passare dall’altro lato dello specchio: vuole decidere, oltre che guardare. Da qui la crisi delle assemblee parlamentari, che peraltro è un fenomeno mondiale, non solo italiano. Negli Usa Benjamin Barber propone di rimpiazzarle con i sindaci, la Primavera araba le ha sostituite con le piazze, in Europa il ritiro della delega s’esprime con la diserzione dalle urne e con la domanda di democrazia diretta. Ecco perché ovunque si moltiplicano le consultazioni online dei cittadini, sugli argomenti più svariati. Ed ecco perché i referendum sono in auge dappertutto: fino al 1900 ne vennero celebrati 71; nel mezzo secolo successivo se ne aggiunsero altri 197; ma nel mondo si sono tenuti 531 referendum dal 1951 al 1993, e or- ALLE PAGINE 38 E 39 Bonarrigo, Tomaselli CONTINUA A PAGINA 32 Nuova scoperta: tra chi si frequenta esiste spesso una vicinanza genetica Gli amici sono simili (anche nel Dna) di EDOARDO BONCINELLI I l Dna delle persone amiche tende a somigliarsi. Lo dice una ricerca che ha effettuato analisi su un milione e mezzo di persone: sappiamo da tempo che una coppia condivide il grado di cultura e d’intelligenza. Se ora ci viene detto che anche gli amici mostrano una somiglianza genetica, non bisogna sorprendersi. Essere amici vuol dire parlarsi, condividere interessi e passioni. Gli amici si scelgono reciprocamente, anche se la vita può portare a disillusioni. A PAGINA 21 L’operazione per portare la nave a Genova ANSA / ALESSANDRO DI MEO Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano Aveva 90 anni Addio a Nadine Gordimer Nobel contro l’apartheid L’ALTRA FACCIA DI UNA RIFORMA L 9 771120 498008 Servizio Clienti - Tel 02 63797510 mail: servizioclienti@corriere.it Fondato o dato nel 1876 TUA CASA PROTEGGI LA OPPIA E RADD NZE! CA VA E TU LE 40 7 1 5> In Italia EURO 1,40 www.corriere.it italia: 51575551575557 La Concordia ora galleggia: primi 30 metri e pronta al viaggio di MARCO IMARISIO A PAGINA 17 Si fa strada una proposta egiziana per il «cessate il fuoco» a Gaza e fermare così i bombardamenti. Il segretario di Stato americano John Kerry arriva al Cairo per appoggiare la soluzione. I nodi della trattativa sono: embargo e prigionieri. Le pressioni dagli Stati Uniti per la tregua e l’evidenza che solo l’Egitto può cercare di mediare avrebbero spinto il presidente al Sisi a intervenire: la proposta prevede lo stop a partire dalle 9 di oggi (le 8 in Italia). Kerry potrebbe ripartire dal Cairo con le condizioni poste da Hamas per mantenere la tregua, se dovesse entrare in vigore, e bloccare i lanci di missili contro le città israeliane. ALLE PAGINE 10 E 11 Frattini Montefiori, Olimpio, Vecchi Senato e Italicum Renzi scrive ai 5 Stelle: incontriamoci Legge elettorale «da approvare entro il 2014» e riforma costituzionale nel 2015: lo scrive il premier Renzi ai parlamentari del Movimento 5 Stelle, che il Pd incontrerà di nuovo giovedì o venerdì. Sempre giovedì inizieranno a Palazzo Madama le votazioni sulla riforma del Senato che, approdata ieri in Aula, è stata subissata dagli emendamenti. Ma gli stessi frondisti del Pd ammettono che la riforma «passerà». DA PAGINA 6 A PAGINA 9 2 Primo Piano Martedì 15 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 L’Europa I conti Draghi: riforme, non più flessibilità «La ripresa è ancora moderata» Il presidente della Bce: l’euro forte è un rischio sulla crescita «Resto a Francoforte. Le voci di uscita? Da parti interessate» La riforma Uffici pubblici, carica di 1.830 emendamenti ROMA - Una valanga di emendamenti, circa 1.830, ha accolto l’approdo del decreto legge sulla Pubblica amministrazione in commissione Affari costituzionali della Camera. Il percorso non si presenta meno accidentato per l’altro decreto, quello sulla competitività, all’esame di Palazzo Madama, dove sono stati i senatori del Pd, ieri, a presentare un pacchetto di modifiche. Le proposte riguardano le norme taglia-bollette per le piccole e medie imprese, l’anatocismo (la capitalizzazione degli interessi), l’assicurazione Rc-auto, le ferrovie. Nel dettaglio, quanto allo «spalma incentivi», per finanziare il taglio del 8% Il taglio previsto agli ecoincentivi per gli impianti fotovoltaici. Un emendamento prevede tre scaglioni 10% delle bollette delle Pmi, si propongono tre scaglioni per la riduzione dei rendimenti dei proprietari di impianti fotovoltaici invece del taglio secco dell’8%. In alternativa ci potrebbe essere la cartolarizzazione degli incentivi al fotovoltaico sul mercato e l’ampliamento della Robin tax ad altri soggetti. Dell’anatocismo i senatori chiedono l’abrogazione; tra gli altri emendamenti c’è la richiesta di parificare i costi dell’assicurazione Rc-auto in tutta Italia, con una tariffa-premio a chi non abbia denunciato sinistri negli ultimi 5 anni. Ci sono poi proposte per l’allargamento del servizio taxi, tenendo conto dei nuovi soggetti presenti sul mercato (tipo Uber) e il mantenimento delle agevolazioni sui costi energetici per il trasporto ferroviario merci, oltre che per quello universale passeggeri. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’andamento dal 2008 2.166 Dati in miliardi di euro 2.069 2.120 2.089 2.146 2.107 1.989 1.907 1.851 1.769 1.671 DAL NOSTRO INVIATO STRASBURGO — Il presidente della Bce Mario Draghi interviene nel dibattito europeo sulla maggiore flessibilità nei vincoli di bilancio nazionali invitando a non «annacquare» le regole attuali. Nel suo primo intervento nella nuova legislatura dell’Europarlamento di Strasburgo, ha incentrato la sua analisi sulla necessità di rilanciare la «crescita», che per ora dovrebbe continuare «moderata». Ha considerato non sufficienti anche i progressi nel mercato del lavoro per la «alta» disoccupazione nella zona euro. Ma ha esortato ad affrontare la situazione attuando «le necessarie riforme strutturali». In questo contesto ha rilanciato la sua proposta di istituire «una qualche forma di governance comune» per questi interventi. Draghi considera «limitato» puntare solo sulla flessibilità per avere maggiori margini di spesa. Ha detto che «le presenti regole già contengono abbastanza flessibilità». In questo è apparso più vicino alle posizioni della Germania e degli altri Paesi rigoristi del Nord, anche se Italia, Francia e altri Stati del Sud formalmente affermano di accettare questa limitazione. Il presidente della Bce considera positivo aver rafforzato il complesso di vincoli contenuti nel Patto di stabilità e di crescita, nel six-pack e nel two-pack. Ha esortato i governi a «fare grande attenzione a non tornare indietro rispetto a questa conquista o ad annacquare la sua applicazione fino al punto da non farlo più considerare un quadro credibile». Draghi ha condiviso le preoccupazioni sull’euro forte, che penalizza soprattutto le imprese esportatrici. «Un apprezzamento del tasso di cambio è un rischio per la so- La corsa del debito gen feb mar apr mag 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 Fonti: Banca d’Italia/Eurostat L’audizione a Strasburgo Meno tasse e più riforme per rilanciare la crescita 1 La flessibilità in materia di finanza pubblica non è l’unico modo per rilanciare la crescita. La strada, secondo Draghi, non è annacquare le regole di stabilità e la loro attuazione ma fare le riforme strutturali. Ossia bassa spesa dei governi, soprattutto quella improduttiva, e meno tasse L’euro forte frena la ripresa l’Eurotower monitorerà Francoforte Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi stenibilità della ripresa», ha ammesso. Ha poi anticipato che la Bce continuerà la politica monetaria «accomodante» con l’elargizione di ingente liquidità al sistema bancario. Ha parlato dei Tltro (rispetto ai precedenti prestiti Ltro) perché la “t” sta per targeted, cioè mirati. I finanziamenti a bassissimo costo saranno rigidamente «condizionati ai prestiti al settore privato non finanziario». Vengono però esclusi i mutui alle famiglie per l’acquisto di case perché si vuole evitare il rischio di una «bolla», che secondo Draghi potrebbe essere già all’inizio «in alcuni Paesi» nel settore immobiliare. Nello scenario macroeconomi- co vede per la moderata ripresa dei rischi al ribasso e di tipo «geopolitico» (soprattutto le tensioni in corso in varie aree, n.d.r.). Draghi, rispondendo a una specifica domanda, ha smentito un suo possibile rientro in Italia. «Resto alla Bce», ha detto in relazione alle «voci infondate», che ha attribuito a «parti interessate». Anche il Fondo monetario in- Alle imprese «Prestiti mirati per le aziende». Esclusi i mutui immobiliari alle famiglie ternazionale di Washington condivide le previsioni di crescita debole nell’area euro, rivedendo il Pil leggermente al ribasso all’1% nel 2014 e all’1,5% nel 2015, non sufficiente a risolvere il grave problema della disoccupazione. La ricetta consigliata riporta sempre alle «riforme strutturali». Viene poi sollecitato il sostegno finanziario alle piccole imprese con difficoltà di accesso al credito. In questa chiave il Fmi apprezza l’intervento finanziario determinato della Bce di Draghi. Solleva però dubbi sull’azione contro la bassa inflazione e i rischi di deflazione. 2 La sostenibilità della ripresa in Europa è messa a rischio dall’apprezzamento dell’euro. Il tasso di cambio non è tra gli obiettivi della Bce, ma il numero uno dell’Eurotower ha detto che verrà monitorato da vicino per le possibili ripercussioni commerciali e i rischi geopolitici Liquidità garantita alle banche con i rifinanziamenti 3 La Bce continuerà a soddisfare la domanda di liquidità delle banche almeno fino alla fine del 2016, ha assicurato il presidente nell’audizione davanti all’Europarlamento, attraverso le operazioni di rifinanziamento come i prestiti a lungo termine Tltro in cambio di adeguate garanzie Ivo Caizzi © RIPRODUZIONE RISERVATA Il commento I prestiti alle banche e le richieste alla politica Perché la Banca centrale chiede interventi su tasse e semplificazioni di FRANCESCO DAVERI Nella sua prima audizione della nuova legislatura di fronte alla Commissione Affari Economici e Monetari del Parlamento europeo a Strasburgo, il presidente della Bce Mario Draghi ha fatto il punto sulla difficile congiuntura economica in cui versa l’eurozona, manifestando un moderato ottimismo per la seconda metà dell’anno e delineando le sfide principali per il futuro. Ha però anche indicato il suo punto di vista sul ruolo di una banca centrale in una società democratica. Un ruolo che va ben oltre l’immissione di liquidità e si spinge invece a stimolare i governi ad adottare riforme economiche che aiutino l’economia a crescere. La congiuntura economica dell’eurozona non volge al bello. L’area euro nel suo complesso è presa in mezzo tra una dinamica dei prezzi da troppi mesi vicina allo zero anche a causa di un euro troppo forte e una ripresa economica flebile (+0,2% nel primo trimestre 2014 e addirittura in rallentamento nel secondo trimestre dell’anno). Con il rischio di un ulteriore abbassamento della crescita indotta dai rischi geopolitici che arrivano da Gaza e dall’Ucraina. In prospettiva, le attese della Bce per la seconda metà del 2014 e il 2015 sono per un recupero più consistente dell’attività economica. Un recupero potenzialmente agevolato - nelle parole di Draghi dalle misure di incoraggiamento del credito – l’ulteriore limatura al ribasso dei tassi di interesse, il nuovo programma di rifinanziamento delle banche finalizzato alla concessione di credito a famiglie e im- Ai neoeletti L’indipendenza esercitata «in modo trasparente e responsabile di fronte ai rappresentanti eletti dal popolo» prese – tutte approvate in giugno proprio dall’istituto di Francoforte. Nelle attese del suo presidente, le misure già approvate dovrebbero tradursi in un miglioramento delle condizioni di finanziamento per famiglie e imprese. Altre potrebbero seguire, in caso di necessità, in parallelo con l’urgenza che i singoli Paesi trovino il modo di proseguire sulla strada delle riforme economiche, anche in modo coordinato. Di fronte ai parlamentari europei neoeletti Draghi è andato oltre alla congiuntura economica e al riassunto delle misure prese di recente e ha invece ricordato la cornice precisa entro cui la Bce svolge il suo compito. Non lo ha fatto a caso e lo 3 per cento, il tetto nel rapporto tra deficit e prodotto interno lordo previsto dai patti europei per la contabilità pubblica dei singoli Stati ha fatto opportunamente, data la sede istituzionale in cui si trovava a parlare. Ha ricordato che la Bce ha un mandato chiaro, quello di mantenere l’inflazione sotto al due per cento su un orizzonte di medio periodo. Come dire che a Francoforte ci si preoccupa sia che l’inflazione non diventi troppo alta, ma anche e doverosamente che non scenda troppo vicina allo zero. In secondo luogo, Draghi ha anche ricordato che nello svolgimento del suo compito la Bce è indipendente, cioè non prende ordini dai governi. Da nessun governo. Nello stesso tempo, tuttavia la sua indipendenza è esercitata «in modo trasparente e responsabile di fronte ai rappresentanti eletti dal popolo», ad esempio rendendo conto del suo operato di fronte al Parlamento europeo. Una orgogliosa riaffermazione del ruolo di una banca centrale in una società democratica, molto lontana dalle Imprese e famiglie Da soli gli interventi sul credito non bastano, bisogna agevolare la creazione di imprese critiche di tecnocrazia a cui qualche volta Francoforte è sottoposta. Infine, nel dibattito successivo al suo discorso introduttivo, il punto più controverso. Di fronte alla domanda di un parlamentare spagnolo che chiedeva perché una banca centrale si occupa delle riforme dei mercati e del lavoro e non solo di finanza e moneta, Draghi ha risposto con un esempio. A Francoforte si può provare a disegnare il migliore dei programmi di immissione di liquidità e di incoraggiamento del credito, ma ciò non farà tornare il credito in un Paese in cui un giovane imprenditore impiega nove mesi ad aprire una nuova impresa e, dopo averla aperta, la nuova azienda è oppressa dal fisco e da regole impossibili da seguire. Senza le altre politiche dei governi, quelle che semplificano la vita economica di famiglie e imprese, il credito poi non arriva e anche il migliore dei banchieri centrali non può dire di aver realizzato il suo mandato. Con gli aridi numeri della macroeconomia da Strasburgo sono arrivate anche indicazioni precise per un miglior funzionamento dell’eurozona. Un richiamo che va ben oltre Strasburgo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 15 Luglio 2014 20 miliardi Il rapporto debito pubblico/Pil 132,6 amministrazioni centrali -0,9 120,7 119,3 116,4 Gran Bretagna 106,1 106,3 103,3 105,7 104,1 103,7 amministrazioni locali 108,3 110 105,4 108,6 114,3 113,1 117,5 120,9 115,1 120 120,2 121,2 Dati in miliardi di euro +20,9 Il rapporto debito/Pil nel 2013 in % Germania 130 La variazione 100 78,4 90,6 Francia 93,5 Spagna 93,9 Portogallo 129 ITALIA 132,6 175,1 Grecia 1993 1995 1997 1999 2001 2003 2005 2007 2009 2011 2013 CORRIERE DELLA SERA Conti pubblici Dal contributo al fondo salva Stati alla liquidità del Tesoro: a maggio raggiunta quota 2.166 miliardi Pagamenti alle imprese e Bot, debito pubblico al nuovo record ROMA — Ancora un record per il debito pubblico, che è un primatista eccezionale. Recede raramente e va sempre avanti: in maggio, secondo i dati della Banca d’Italia, è cresciuto di 20 miliardi arrivando a toccare i 2.166,3 miliardi. Una cifra altissima. Toccò la cifra di un miliardo di lire nel 1948 e dieci anni fa, a maggio del 2004, era a 1.471,804 miliardi di euro. Fatte le riflessioni sulla pesantezza dei numeri, si deve osservare che i record, mese dopo mese, non devono sorprendere perché nella sostanza il debito si accresce perché le entrate dello Stato continuano ad essere inferiori alle sue spese facendo emergere un fabbisogno da finanziare. I titoli che lo Stato emette per raccogliere le risorse di cui ha bisogno rappresentano circa l’83% del debito e producono a loro volta interessi da pagare a chi li ha comprati che incidono sul bilancio e quindi finiscono per produrre altro debito. In secondo luogo il dato più significativo per capire quanto il debito limiti l’azione di uno Stato è il suo rapporto con il Prodotto interno lordo che in Ita- 3 Il confronto Dati in % 127 L’aumento del debito tra aprile e maggio Primo Piano italia: 51575551575557 lia, vista la stagnazione seguita all’uscita dalla recessione, è molto alto, superiore al 132%. È questa percentuale, non il valore in assoluto, che fa dell’Italia, agli occhi degli investitori, un Paese a rischio, perché il reddito che produce non sarebbe in grado di far fronte ai debiti. Di positivo c’è il fatto che l’Italia è un ottimo pagatore e che, se si esclude il periodo nero a cavallo tra il 2011 e il 2012, ha sempre goduto della fiducia degli investitori istituzionali e non ha problemi a collocare i suoi titoli sul mercato a costi che negli anni sono comunque diminuiti. Come dice il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, «la via maestra per ridurre il debito è solo una crescita sostenuta». Per il resto, a meno di operazioni straordinarie finora solo immaginate, la strada per farlo calare passa necessariamente per avanzi primari di bilancio crescenti e quindi con una riduzione del fabbisogno e delle spese correnti, visto che le entrate — vedi le tasse — sono ai massimi e a loro volta frenano la crescita. Ieri la Banca d’Italia ha diffuso anche il dato sulle entrate tributarie, pari in maggio a 31 miliardi, in aumento del 2,9% rispetto allo stesso mese del 2013. Nei primi cinque mesi dell’anno le entrate sono invece cresciute dell’1,6% (2,2 miliardi). Ogni italiano, quando nasce, ha già circa 30 mila euro di debiti. Ma chi ne è responsabile? In maggio, spiega il comunicato di Bankitalia, il debito è aumentato di 20 miliardi: l’incremento riflette per 5,5 miliardi il fabbisogno delle amministrazioni pubbliche e per 14,9 miliardi l’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro, pari a 92,3 miliardi contro i 62,4 miliardi di maggio 2013, che sono in pratica il cuscinetto di risorse che il ministero utilizza per le necessità correnti. In particolare, approfittando del buon andamento dei tassi di interesse dei primi mesi del- L’aumento In un mese è cresciuto di 20 miliardi. Nei primi cinque mesi le entrate sono salite dell’1,6% l’anno, il Tesoro, spiegano a Via Venti settembre, ha fatto pre-funding, ha collocato cioè più titoli di quanto avesse bisogno per poter affrontare con tranquillità le più pesanti scadenze della seconda metà dell’anno. Ha messo insomma fieno in cascina per il periodo di maggior bisogno,approfittando delle condizioni favorevoli di approvvigionamento, sintetizzabili in un unico dato. Il costo medio dell’emissione dei titoli nei primi mesi del 2014 è stato pari all’1,58%, il minimo storico per l’Italia. Non per nulla la gestione dei titoli aggiunta agli effetti dell’apprezzamento dell’euro hanno contenuto l’incremento del debito per 0,4 miliardi. Questo aumento di 20 miliardi, dice ancora il comunicato dell’Istituto di via Nazionale , è il risultato di un aumento di 20,9 miliardi del debito delle amministrazioni centrali e di una diminuzione di 0,9 miliardi di quello delle amministrazioni locali, con l’invarianza di quello degli enti previdenziali. Ma al di là della distribuzione tra centro e periferia, sul debito incidono — e la cosa è visibile nei dati definitivi del 2013 — anche il programma dei pagamenti dei La parola Il Fiscal Compact Il Fiscal Compact («Patto finanziario») è un accordo approvato nel marzo 2012 con un trattato internazionale da parte di quasi tutti i membri dell’Unione europea (a eccezione di Regno Unito e Repubblica Ceca) che prevede alcune regole dette «d’oro». Tra queste, il patto impone l’obbligo del pareggio di bilancio (equilibrio tra entrate e uscite), che l’Italia ha inserito nella Costituzione e che dovrebbe entrare in vigore dall’anno prossimo, e la riduzione del rapporto fra debito pubblico e Pil al 60%, tagliando ogni anno un ventesimo della parte eccedente. L’Italia, che ha un debito pubblico di 2.166 miliardi, pari a circa il 132% del Pil, dovrebbe tagliare la spesa pubblica per vent’anni , cominciando nel primo anno con una sforbiciata di circa 50 miliardi. crediti della Pubblica amministrazione alle imprese e la partecipazione dell’Italia ai piani di sostegno dei Paesi europei in difficoltà. L’anno scorso, infatti, il fabbisogno pubblico da finanziare è stato pari a 78,8 miliardi a fronte di 74,2 miliardi nel 2012. Su quella cifra, però, hanno inciso le risorse destinate al sostegno finanziario dei Paesi dell’Eurozona in difficoltà, pari a 13 miliardi (erano stati 29,5 nel 2012 e 60 miliardi dal 2010 ad oggi), e i fondi per accelerare il pagamento dei debiti commerciali delle Pubbliche amministrazioni e dei rimborsi fiscali, pari a 21,6 miliardi, ma che dovrebbero arrivare a 40 miliardi entro il 2014. Interventi e cifre, questi, che hanno dunque appesantito il fabbisogno da finanziare e quindi il debito, anche se quest’ultimo, vista la sua ampiezza, sembra poter camminare da solo. Nel Documento d’economia e finanza il governo ha previsto che il rapporto debito-Pil, pari nel 2013 al 132,6% (al 129,1% al netto del sostegno finanziario ai Paesi europei), salga nel 2014 al 134,9% proprio, prevalentemente, per effetto dell’accelerazione del pagamento dei debiti commerciali delle Amministrazioni pubbliche . Guardando al numero assoluto del debito, l’83% è rappresentato da titoli di Stato che per circa il 30% sono detenuti da soggetti stranieri, o comunque non residenti in Italia. In giugno il 65,73% dei titoli in circolazione, con una vita media residua di 6,33 anni, erano Btp, seguiti lontanissimo, con il 7,85%, dai Bot. Stefania Tamburello © RIPRODUZIONE RISERVATA Privatizzazione L’obiettivo sarebbe destinarli a uso alberghiero. Il caso di Forte Pianelloni di Lerici in provincia della Spezia Lo Stato ci riprova: mette in vendita palazzi ed ex conventi Il Demanio cede all’asta 15 beni immobiliari per 11 milioni. Il ruolo della Cassa Depositi ROMA — All’Agenzia del Demanio lo considerano un banco di prova. Il tentativo di prendere il polso al mercato immobiliare per riavviare le annunciate dismissioni di palazzi e terreni pubblici, incontrando, finalmente, l’interesse di investitori e operatori del real estate. Così, l’Agenzia, guidata da Stefano Scalera, annuncia un nuovo bando per piazzare 15 immobili di Stato con l’obiettivo di incassare almeno 11 milioni di euro. L’operazione non è nuova e sottopone al mercato un elenco di beni in parte già noti agli addetti ai lavori. Ma tant’è. L’importante è rimescolare le carte e portare a casa più soldi possibile. A ricordarlo è la legge di Stabilità del 2014, che indica un gettito derivante dalle dismissioni pubbliche di almeno 500 milioni di euro all’anno. Allo stato attuale un mezzo miraggio. Per avvicinarsi all’obiettivo il primo lotto di immobili resterà in offerta fino al 29 settembre. All’interno del pacchetto c’è un po’ di tutto e per tutte le tasche: appartamenti, uffici, palazzetti storici, ex conventi, terreni ed ex aree militari. Il pezzo più a buon mercato è una ex caserma a Triora (Imperia), per un paio di fabbricati e il terre- no annesso la base d’asta è 430 mila euro. Per poco di più (494 mila euro) è possibile presentare un’offerta per un edificio intero (15 appartamenti) in una zona centrale di Trieste. L’immobile più costoso inserito nel bando è nella periferia sud di Verona, vicino alla zona artigianale. Nel dettaglio, si tratta di un’area di 3 mila metri e di un capannone con un valore di base d’asta fissato a 1,42 milioni. In Veneto si trova anche l’ex base missilistica di Ceneselli (Rovigo), chi acquista dovrà farsi carico della bonifica dei terreni e della rimozione dei beni mobili abbandonati dai militari sul terreno. In totale l’area è grande poco più di 8 ettari e comprende 42 fabbricati. Il prez- zo di partenza per aggiudicarselo è 1,35 milioni. Al Demanio, vista la taglia e la tipologia degli immobili, confidano molto sul mercato retail puntando sul pregio storico architettonico di alcuni beni. A Firenze e a Spoleto, per esempio, finiscono in asta due palazzine ad uso ufficio mentre a Caravaggio (Bergamo) è prevista la vendita all’incanto dell’ex Casa del Fascio (tre piani per un totale di oltre 1.200 metri di superficie). Un capitolo a sé fa l’elenco degli immobili inseriti nel progetto Valore Paese Dimore. L’intento dell’operazione è valorizzare castelli, conventi e strutture di pregio creando un modello integrato di ospitalità e attività culturali con L’elenco dei beni Firenze Unità immobiliare (200 mq) al primo piano di un palazzo storico, con corte esclusiva Taranto L’ex Convento S. Domenico Maggiore Monteoliveto, nel cuore della Città Vecchia Lerici Forte Pianelloni, vicino a La Spezia, ha una superficie scoperta di 50 mila mq la collaborazione delle amministrazioni locali. Non a caso il progetto, oltre al Demanio, vede coinvolti Invitalia, Anci (Associazione dei comuni), Ministero dei beni Culturali e Cassa Depositi e Prestiti. In tutto sono circa 200 gli immobili individuati e inseriti nel portafoglio del progetto Valore Paese Dimore. Il valore aggiunto agli occhi degli investitori dovrebbe essere il corredo di «strumenti tecnici normativi e finanziari» riservato a questo genere di beni. Tradotto, vuol dire un percorso agevolato per la conversione in strutture turistiche e ricettive. È quanto previsto per il Forte Pianelloni (850 mila euro) a Lerici (La Spezia), un’ex fortificazione con tanto di terreni e antica cinta muraria, Casa Nappi (511 mila euro), un palazzetto storico nei pressi del santuario mariano di Loreto (Ancona), e l’ex convento seicentesco di S.Domenico (921 mila euro) nella città vecchia di Taranto. Nel caso di questi due ultimi immobili, però, qualcosa non ha funzionato. Tornano in asta dopo essere rimasti invenduti in occasione dei precedenti bandi. Andrea Ducci © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 Primo Piano Martedì 15 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 La Ue Le nomine Europa, arriva il giorno di Juncker Primo scoglio il caso Mogherini L’agenda: flessibilità, reti energetiche, strappo britannico Ma la composizione della squadra rimane il vero rebus DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Gli appuntamenti Commissione Ue Il giorno di Juncker Il giorno del passaggio di testimone, salvo colpi di scena, tra il portoghese Josè Maria Barroso e il lussemburghese JeanClaude Juncker alla guida della Commissione europea. Un passaggio che prelude anche alla composizione dei 28 che andranno a formare la squadra europea. Per il nuovo presidente da affrontare subito il dilemma sviluppoausterità 16 luglio, summit del Consiglio europeo il 16 luglio si riunisce a Bruxelles il Consiglio europeo, l’assemblea dei capi di Stato e di governo dei 28 Paesi che formano l'Unione, presieduto dal belga Herman Van Rompuy, L’occasione per fare il punto sulle nomine per la nuova squadra europea. L’Italia punta alla carica di Alto rappresentante. In corsa il ministro degli Esteri, Federica Mogherini Primo novembre s’insedia la commissione Il 31 ottobre termina il mandato della commissione guidata da Barroso e comincia il lavoro della nuova squadra europea. Una settimana prima, il 23 e 24 ottobre, si riunisce ancora il Consiglio europeo. In questi mesi il presidente uscente ha ancora alcuni poteri decisionali limitati. Ma non potrà prendere decisioni che potrebbero avere un peso politico rilevante BRUXELLES — Primo burrone da saltare: la composizione della squadra, e quel centroavanti contestato da alcuni giocatori e da una parte del pubblico. Se Jean-Claude Juncker verrà oggi eletto alla testa della Commissione Europea, dovrà subito affrontare il caso Mogherini, che poi riguarda la presidenza italiana dell’Unione e alla fine l’intera Ue: Federica Mogherini, sostenuta dal premier italiano Matteo Renzi, è o era la candidata più quotata al posto di «ministro degli esteri» dell’Ue, poi è giunta l’insurrezione dei Paesi baltici e della Polonia (nazione vicinissima agli Usa), che le rimproverano i suoi «sì» a Vladimir Putin sul gasdotto South Stream. E la sua non lunghissima esperienza negli affari esteri. E’ difficile che Renzi accetti questa sorta di mezzo «veto» da Est, è difficile che quelli dell’Est accettino un’imposizione diretta (anche se non avrebbero i numeri per formare una minoranza di blocco). Juncker, però, è mediatore di antico pelo: forse, dicono fonti di Bruxelles, ricorderà gentilmente sia a Renzi che alla sua candidata come nella stessa Commissione esistano ancora altri posti disponibili, o li coinvolgerà comunque in un negoziato su più tavoli. L’agenda di Juncker, o di chi siederà al suo posto, è spessa e pesante. L’Europa è nell’ennesima fase di passaggio, la crescita arranca, la crisi non è dimenticata. Ma il secondo burrone da saltare è ancora ad Est, ed è collegato indirettamente al caso Mogherini: i rapporti fra Bruxelles e Mosca, quel gasdotto South Stream che secondo polacchi e baltici serve a isolare l’Ucraina e strangolare mezza Euro- 80 A fine anno termina il semestre europeo a guida italiana, iniziato il primo di luglio. In questi mesi il capo del governo Matteo Renzi si è concentrato sulla possibilità di coniugare sviluppo e rigore, un segnale di discontinuità con le politiche rigide volute soprattutto a Berlino. Indicando come priorità della sua agenda il tema della crescita economica e il rilancio dell’occupazione «misure speciali», espansive, acquisti di titoli di alcuni Paesi più deboli, Italia compresa, e anche qui la cancelliera non si mostra entusiasta. Ancora una volta, la Commissione non potrà starsene ai bordi del campo, dovrà tentare un arbitraggio (e riuscire a non arrossire per quel 4,3% di deficit in rapporto al Pil, che viene tuttora concesso alla Francia). Un’altra «montagna» da scalare si chiama David Cameron. Toccherà a Juncker, o a chi per lui, ricucire quanto prima possibile lo strappo fra Ue e Gran Bretagna. Tenendo presente un meccanismo bizzarro: più Cameron è in difficoltà all’interno (referendum scozzese sull’indipendenza, o britannico sull’uscita dalla Ue) meno ha biIl trattato con gli Usa sogno di quadretti idillici sul versante europeo, poiché paventa che gli coUltimo, ma pesante tema in stino altri voti, a beneficio degli antiagenda è il Trattato di libero europeisti. Ma anche lui, non può scambio fra Europa e Stati permettersi di fare il Machiavelli sul Uniti Tamigi: neanche l’isola britannica vivrebbe felice senza l’Europa. E questo, probabilmente, Juncker può spiegarcker, candidato presentato e corazza- glielo meglio di chiunque altro. to da Angela Merkel, nonché ex-preNelle ultime pagine dell’agenda — sidente di un Eurogruppo severo cu- ma non l’ultima, perché è pur sempre s t o d e d e l l ’ a u s t e r i t à , s a c h e un tema pesantissimo — c’è poi una difficilmente la cancelliera andrà ol- cifra che è quasi uno squittio: Ttip, tre certe sorridenti rassicurazioni di «Transatlantic and trade investment facciata: «Nel Patto di stabilità ci sono partnership», o trattato di libero già i margini per una certa flessibili- scambio fra Ue e Usa: 840 milioni di tà…». Sulla sponda opposta c’è però persone coinvolte sulle due sponde una faccia nuova, un premier giovane dell’Atlantico, il più rilevante accordo e forte del maggior bottino di voti in internazionale mai siglato dall’Ue, Europa, che sembra voler tenere botta che a sua volta è la più grande potena Berlino: fra Renzi e Angela Merkel, za economica del mondo e il primo sarà proprio la Commissione a dover partner commerciale per 80 diversi trovare un terreno di incontro. Paesi del globo (solo 20, o poco più, Poi, c’è Mario Draghi. In autunno, quelli che affidano ogni loro esportaprobabilmente, dovrà lanciare con la zione o importazione agli Usa). Il Ttip sua Banca centrale europea nuove va avanti da un anno, si propone di armonizzare le norme Ue-Usa sul commercio, la manifattura e l’energia, l’agricoltura e la sicurezza alimentare, la finanza, i servizi, gli appalti pubblici, la sanità, la proprietà intellettuale. La Commissione ha un ampio mandato a negoziare. II sesto i Paesi nel mondo per i quali l’Unione Europea è il primo part- round di trattative è iniziato proprio ner commerciale. Solo venti affi- ieri e si concluderà venerdì, poi ci si dano la gran parte delle loro im- rivedrà in autunno. E quello sarà un altro esame per Juncker. portazioni ed esportazioni agli Stati Uniti. Le strategie dell’Europa devono tener conto di questo ruolo economico mondiale Luigi Offeddu loffeddu@corriere.it Decisioni Un ritratto di JeanClaude Juncker, ex primo ministro del Lussemburgo, su un pullman elettorale a Bruxelles. L’esponente dei Popolari sarà designato a guidare la nuova Commissione (Ap/Yves Logghe) © RIPRODUZIONE RISERVATA Nomine e veleni QUELLE ACCUSE INSENSATE ALLA MINISTRA SEGUE DALLA PRIMA Il 31 dicembre finisce il semestre italiano pa. I lavori sono bloccati o quasi in Bulgaria, per volontà della Ue, la presidenza italiana della Ue sembra dell’idea contraria. Juncker si troverà in mezzo, ma sa anche bene che è tanto difficile convivere con Putin, quanto impossibile vivere senza di lui, o almeno vivere in sicurezza. Anche in questo caso, dovrà sforare quanto appreso in qualche decennio di mediazioni. Subito dopo, nell’agenda 2014 di Bruxelles, si spalanca lo scontro sulle nuove regole della flessibilità nel calcolo dei deficit, aperto fra Italia e Francia da un lato, e Germania, Olanda, Finlandia e Austria dall’altro. Jun- Mettiamo un po’ di ordine nelle argomentazioni che dipingono l’Italia (ma curiosamente indicano nella Mogherini l’unico responsabile e tacciono su Renzi) come una «spalla» della Russia putiniana nella gravissima crisi che da sei mesi scuote l’Ucraina. Dichiaratamente contro la nomina della Mogherini sarebbero la Polonia e le Repubbliche Baltiche, cui si aggiungerebbero perplessità svedesi e britanniche. Senza ovviamente entrare nella partita europea, si lascia intendere che anche gli Usa storcono la bocca. Può darsi che alla fine quella nomina venga sbarrata all’Italia, non alla Mogherini. Ma prima bisognerebbe ricordare alcune elementari realtà. Se nello scorso novembre l’accordo di associazione EuropaUcraina fallì alla venticinquesima ora e l’allora presidente Yanukovich si rifiutò di firmarlo, fu anche perché la Polonia e i Baltici avevano condotto il negoziato nel modo peggiore, in chiave ideologica e geo-strategica (cioè antirussa) mentre la maggioranza dell’Europa sosteneva che non si trattava di imporre a Kiev una «scelta» tra est e ovest. Ovviamente Yanukovich valutò i seicento milioni di euro approntati dall’Europa sapendo che Putin era disposto a pagare molto di più (arrivò sulle prime a 15 miliardi di euro), anche da lì nacque la rivolta filo-europea di Piazza Maidan, poi venne l’annessione russa della Crimea e ora siamo alla ribellione armata dei filo-russi nell’Ucraina orientale. Quel che tutti avevano sempre saputo, cioè che le Ucraine erano in realtà due ognuna con Interessi È buona parte dell’Europa, in realtà, a far presente agli Usa che i loro interessi in gioco sono 12 volte inferiori a quelli europei radici secolari, divenne la cornice non innocente di una strage che continua. Come ha reagito l’Occidente? Dividendosi come sempre, dietro le apparenze. Abbiamo già citato alcuni Paesi europei dichiaratamente anti-russi, e con qualche buona ragione dopo aver conosciuto l’impero di Mosca. Sul fronte della cautela e del dialogo con il Cremlino si sono collocate invece soprattutto la Germania e l’Italia, anche ma non soltanto per i forti interessi economici ed energetici che le legano alla Russia. A metà strada la Francia, che tra l’altro rifiuta di sospendere la consegna a Mosca di due portaelicotteri di classe Mistral ignorando le critiche inglesi e americane. L’America, appunto. E’ comprensibile che Barack Obama, accusato negli Usa di debolezza, abbia voluto cogliere la palla al balzo per mostrarsi forte. E infatti ora è Washington a insistere per il varo delle famose sanzioni «del terzo livello» che verosimilmente affonderebbero l’economia russa. Ma è buona parte dell’Europa, non la signora Mogherini, a far presente agli americani che i loro interessi con Mosca sono dodici volte inferiori a quelli dell’Europa. Ed è la Cancelliera Merkel a dialogare continuamente con Putin (l’ultima volta al Maracanà, domenica sera) per evitare uno sbocco economicamente pesante e ancor più cruento sul terreno. E’ vero, la Merkel e Hollande ripetono anche che Putin deve agire nella giusta direzione altrimenti quelle sanzioni diverranno inevitabili, e ricordano che l’Europa deve darsi una diversa politica energetica. Ma la Mogherini non Dialogo La Cancelliera Merkel dialoga continuamente con Putin per evitare sbocchi pesanti sul versante economico e militare ha mai detto alcunché di diverso, e comunque sarebbe Renzi a doverlo confermare. Questo senza contare che l’America e gli europei più duri commettono, dal loro punto di vista, due clamorosi errori strategici: spingono la Russia nelle braccia della Cina (evoluzione in atto) e si illudono che un «regime change» a Mosca porterebbe al potere dei bravi democratici, mentre invece sono in attesa nazionalisti molto più agguerriti e anti-occidentali del già scomodo Putin. Beninteso la questione ucraina meriterebbe maggiori approfondimenti, soprattutto nello studio della spregiudicatezza usata dal Cremlino a fronte delle confusioni occidentali. Ma che la questione venga ora invocata per privare la Mogherini di una poltrona europea, è la rappresentazione fedele della consistenza della politica estera comunitaria. Forse il ministro farebbe davvero bene a rimanere alla Farnesina. Franco Venturini Fventurini500@gmail.com © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 15 Luglio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 Tensione Colpi di artiglieria al confine: un morto L’agenda di Juncker Conciliare le «due Europe» 1 Il primo vero, grande test per il nuovo presidente della Commissione sarà riuscire a convincere le «due Europe» a imboccare la stessa direzione in materia di scelte economiche: quella che pretende che si prosegua sulla strada del rigore e dell’austerità, rappresentata da Germania, Francia e Olanda e il blocco, guidato da Italia e Francia, convinto che debbano cambiare le regole sulla flessibilità per permettere all’Unione una ripresa economica più vivace Il confronto con Bce e Bundesbank 2 Lampi di guerra tra Russia e Ucraina Abbattuto un aereo Kiev accusa Mosca: missile contro jet Sempre in tema di scelte economiche sarà determinante il confronto con i vertici della Bce e del suo presidente Mario Draghi. L’obiettivo è riuscire a coordinare sull’asse Bruxelles-Francoforte le «misure speciali» che la Bce dovrà prendere nel prossimo autunno per sostenere la ripresa e la crescita di alcuni Paesi, tra i quali l’Italia. Un «aiuto» che, però, Berlino osteggia. E in questo ambito sono da ridefinire anche i rapporti e le ingerenze della Bundesbank Ricucire lo strappo con Londra 3 I rapporti tra Unione Europea e Londra registrano uno dei minimi storici. I britannici, tradizionalmente euroscettici, si preparano a un referendum, nel 2017, che dovrà decidere del loro futuro in Europa. Ad acuire la crisi il veto che il primo ministro David Cameron aveva posto proprio sulla nomina di JeanClaude Juncker alla guida della Commissione. Per il neo presidente il compito arduo di far ricredere Cameron e convincere Londra sulle scelte dell’Unione Disinnescare la miccia ucraina 4 Il fronte orientale sarà particolarmente caldo per Juncker. A cominciare dalla crisi ucraina e dal rapporto che rischia di logorarsi con Mosca. Juncker dovrà fare l’acrobata e conciliare l’amicizia europea con l’Ucraina senza urtare troppo Putin. Sempre in quell’area geografica dovrà placare il disappunto di polacchi e baltici nel caso in cui Federica Mogherini, considerata troppo morbida con Mosca, venisse indicata come Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea Chiudere il Trattato con gli Usa 5 5 I problemi per Juncker potrebbero arrivare anche da oltre oceano. Il suo obiettivo è di riuscire a portare finalmente in porto il Trattato di libero scambio con gli Stati Uniti. Un cammino che, però, va avanti molto a fatica. Da superare le perplessità, per non dire l’ostilità, di una parte consistente dell’Europarlamento e anche di alcuni Paesi dell’Unione. La trattativa prosegue già da più di un anno e se fosse siglato si tratterebbe del più rilevante accordo internazionale e vedrebbe coinvolte 840 milioni di persone Cremlino accusa l’Ucraina di colpire oltre la frontiera. E a Mosca si parla di possibili bombardamenti mirati in territorio ucraino per bloccare i siti dai quali partono i colpi. Ma l’ipotesi è stata smentita seccamente dal portavoce di Vladimir Putin: «Assurdità». Per dimostrare la sua buona fede, la Russia ha chiesto all’Ocse di schierare osservatori sulla frontiera. Nelle città e nei paesi che cambiano di mano si registrano sempre nuove atrocità, denunciate anche da Amnesty International che ha rilevato un aumento di rapimenti e torture, perpetrati soprattutto dagli insorti ma anche dagli uomini fedeli a Kiev. Un giornalista filorusso è stato ritrovato morto un mese dopo il suo rapimento. Secondo i rappresentanti degli indipendentisti, il giornalista è stato torturato prima di essere ucciso. Un certo imbarazzo ha su- Successi militari L’esercito di Kiev avanza con successo verso le roccaforti dei ribelli filorussi MOSCA — Sale la tensione tra Ucraina e Russia dopo che colpi di artiglieria hanno ucciso un uomo nel territorio della Federazione e un aereo ucraino è stato abbattuto da un missile. Mosca ha parlato di una pericolosa escalation e ha minacciato «conseguenze irreversibili» per il vicino, mentre da Kiev sono arrivate accuse di un coinvolgimento diretto di truppe russe. L’aereo da trasporto sarebbe stato colpito da un ordigno partito dal territorio russo, secondo il governo ucraino. Il presidente Petro Poroshenko ha detto che negli ultimi tre giorni le sue truppe sono finite sotto il tiro di razzi di fabbricazione russa. Inoltre Kiev afferma che i russi avrebbero iniziato nuovamente a far affluire truppe al confine. L’avanzata dell’esercito ucraino verso le roccaforti dei ribelli sta avendo successo e questo inasprisce gli scontri, suscita polemiche e peggiora la situazione dei civili, soprattutto nelle due città di Luhan- Il fotogramma Un’immagine tratta da un video che mostra l’abbattimento di un aereo da trasporto ucraino sui cieli vicino alla frontiera con la Russia. Secondo Kiev è stato colpito da un missile sparato da soldati russi. La «Bbc» ha trasmesso il video senza garantirne l’autenticità sk e Donetsk. A Luhansk sono in corso combattimenti nella periferia ovest e attorno all’aeroporto di cui le truppe regolari dicono di aver ripreso il pieno controllo. Secondo i ribelli, i bombardamenti aerei avrebbero provocato una trentina di vittime tra i loro. Il Un Paese diviso Aereo colpito a Davido-Nikolsk nella regione di Lugansk Popolazione ucraina russofona meno del 20% dal 20 al 50% oltre il 50% Cargo militare modello Antonov-26 RUSSIA Ucraina: 45 milioni di abitanti Kharkiv Luhansk Kiev Donetsk UCRAINA Leopoli M OL DO VA Crimea Odessa Sebastopoli ROMANIA Mar Nero scitato invece a Mosca il fatto che il primo canale televisivo abbia riportato come certa una notizia che invece non ha trovato alcun riscontro in loco: le truppe ucraine avrebbero crocifisso un bimbo di tre anni nella piazza centrale di Slovyansk davanti a parecchi testimoni. I giornali russi hanno evitato di riprendere la notizia anche perché nessuno a Slovyansk sembra averne mai sentito parlare. E mentre Mosca avvia nuove esercitazioni aeronavali nel Mar Nero («attacco simulato contro forza navale nemica»), l’ipotesi di portare le parti al tavolo delle trattative non fa passi avanti. Anzi la tensione tra Mosca e alcuni Paesi europei sale. A Farnborough, dove è iniziato il salone aeronautico, la Gran Bretagna ha negato il visto a più di 150 tecnici russi e ha escluso il Paese dalla lista di quelli nei quali si possono esportare aerei. Fabrizio Dragosei @Drag6 © RIPRODUZIONE RISERVATA I contrari L’ambasciatore lettone Eihenbaums: «Non discutiamo le capacità del vostro ministro, ma servono personalità capaci di difendere i valori» I baltici: «Non guardate solo ai vostri interessi economici» derica Mogherini. Per baltici e polacchi, che in origine sostenevano la corsa del ministro di Varsavia Radek Sikorski, la delicata trattativa sulle nomine rischia di aprire una crisi di fiducia e approfondire la spaccatura EstOvest. Dal presidente della Commissione all’Alto rappresentante, la partita non è ancora chiusa? «Lo spero, altrimenti perché riunire il Consiglio dei capi di Stato e di gover- no? Come nel calcio, il risultato si conosce a fine match, accordarsi prima è contro le regole. Ora si metteranno sul tavolo tutti i nomi e si discuterà in trasparenza, senza preclusioni». La presidente lituana Daria Grybauskaite ha riaffermato la necessità di una figura di mediazione che non assuma «posizioni miopi o controverse» sui dossier più delicati, in primis l’Ucraina. Quali sono i punti fermi della «squadra del Centro-Est» alla vigilia del vertice? «Le nomine devono riflettere l’equilibrio tra gruppi politici, nel rispetto della volontà espressa dai cittadini con il voto. Va riconosciuto il diritto dei Pa- ❜❜ Largo agli ultimi ❜❜ La partita Va riconosciuto il diritto dei Paesi entrati con l’allargamento del 2004 a ottenere alti incarichi Il risultato si saprà a fine match, come nel calcio. Tutti i nomi sul tavolo, e niente preclusioni «Contro la strategia di occupazione russa serve una visione alternativa e forte» DALLA NOSTRA INVIATA BRUXELLES — «Le capacità del ministro Mogherini non sono in discussione. Ciò che conta è che il prossimo Alto rappresentante per la politica estera Ue abbia un approccio libero da interessi regionali e una visione globale, attenta non solo alle dinamiche del mercato ma agli ampi movimenti geostrategici, che abbia a cuore le relazioni transatlantiche come i rapporti con l’Asia, il dialogo con la Russia come il futuro dell’Ucraina. Questa nomina non deve tradire il nuovo corso democratico inaugurato dalle elezioni del 25 maggio». L’ambasciatore lettone Karlis Eihenbaums – diplomatico di lungo corso, profondo conoscitore dei meccanismi europei e attuale portavoce del ministero degli Esteri di Riga spiega dall’interno la posizione del blocco centro-orientale che guarda con diffidenza alla candidatura di Fe- esi entrati nell’Unione Europea con il grande allargamento del 2004 a ottenere incarichi dotati di un alto significato simbolico, questo non è ancora accaduto con la sola eccezione dell’accordo su Jerzy Buzek (polacco, esponente dei Popolari, presidente dell’Europarlamento dal 2009 al 2012 in staffetta con il socialista Martin Schulz, ndr). E dobbiamo puntare al maggior numero possibile di donne». Punto a favore della candidata italiana. «E di altre candidature, come quella della premier danese Helle ThorningSchmidt». Data in corsa per la presidenza del Consiglio europeo. Ormai si fa strada l’ipotesi che domani si chiuda solo sull’Alto rappresentante, così non si rischia di compromettere la trattativa sul resto del pacchetto nomine? «E’ possibile ma credo sia giunto per l’Unione Europea il tempo di abbandonare le strategie interne e affidarsi a personalità che abbiano il coraggio di difendere un ordine di valori. Senza, anche i calcoli economici diventano sterili. Il caso ucraino è em- Diplomatico 10 anni di Ue Karlis Eihenbaums è portavoce del ministero degli Esteri della Lettonia. E’ stato ambasciatore del governo di Riga in Estonia, Israele e Olanda. La Lettonia è nella Ue dal 2004. Quest’anno ha adottato l’euro blematico: nel XXI secolo, nel cuore del continente, la Russia ha recuperato l’occupazione territoriale come strumento per affermare la propria egemonia. L’Europa saprà opporre una visione alternativa forte, democratica, moderna? Non perdiamo di vista l’esito delle ultime elezioni. È anche questo senso d’identità che cercano i milioni di cittadini attratti dai partiti antieuropeisti». Che non gradiscono le lungaggini e gli equilibrismi dei vertici bruxellesi. «Ecco perché dobbiamo puntare su talenti e competenze. Finora la politica estera dell’Unione Europea è stata debole. Lady Ashton ha fatto un ottimo lavoro ma ha dovuto mettere in piedi e dare una forma al Servizio per l’azione esterna secondo le disposizioni del Trattato di Lisbona. In Lettonia abbiamo un detto, “il primo morso è solo un assaggio”. Le potenzialità del nuovo dispositivo di politica estera sono ancora tutte da esplorare». Maria Serena Natale msnatale@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 Primo Piano Martedì 15 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Il Parlamento Le scelte La lettera di Renzi ai 5 Stelle: tutte le riforme entro il 2015 E apre su premio e immunità «Italicum quest’anno, poi Senato e referendum» Ieri debutto in Aula, con centinaia di emendamenti Le parole chiave Da Fonzie a Eataly In un libro-dizionario il mondo del leader La velocità sembra essere il tratto costitutivo del renzismo. Ora, con altrettanta velocità di esecuzione, arriva il dizionario del renzismo. Si intitola «Il Renzi» (Editori Internazionali Riuniti), come vengono chiamati dagli studenti i vocabolari e i dizionari. Ma non è un tomo pesantissimo. È una griglia di voci, dalla A di «Adesso» («la cifra dell’azione politica di Matteo Renzi») scritta da Sofia Ventura alla Z di «Zavorra» per la penna di Carlo Bertini, che, coordinate da Mario Lavia, sono quelle di tanta parte del giornalismo politico italiano, chiamato a decifrare, senza lunghe attese, il fenomeno che ha sconvolto la politica italiana in pochi mesi. Ora tutto sembra soffiare a favore di Renzi ma, come nota Lavia, «la “fortuna” di Machiavelli non è mai dalla tua parte una volta per tutte». Perciò vale la pena fissare come in un’istantanea l’insieme delle parole e delle figure che danno il tono del renzismo e che permettono di interpretarne i gesti. Si va dunque, in ordine alfabetico, dal «Baricco» secondo Jacopo Iacoboni «la vera, autentica mente della filosofia-Leopolda», al «Bipartitismo», visto che secondo Laura Cesaretti «la sintesi, la mediazione, il compromesso, il consociativismo» non fanno per Renzi. Ecco «Boy scout», lo scoutismo secondo Marco Damilano: «La sua Frattocchie, un’Ena in calzoncini corti, una scuola di leadership», e quando Renzi disse «pongo il mio onore nel meritare la vostra fiducia» volle formulare «un codice di riconoscimento» con il giuramento degli scout. Nella voce «Cattolici» lo stesso Damilano ricorda la partecipazione di Renzi al Family Day nel 2007, un’appartenenza un tempo rivendicata, che tende a «scolorire», a «evaporare». Il «Giuliano Da Empoli» descritto da Marianna Rizzini, è più di un consigliere del Principe, giacché «non ha vezzi snobistici da “sinistra che non si sporca le mani”». Il «Decisionismo» renziano di Fabio Martini si nutre del «senso di colpa degli interlocutori, che finiscono per sentire sulle proprie spalle il peso di tanti dinieghi e delle tante non-scelte dei quali nel passato si è resa protagonista la politica nel suo complesso». Importante «Eataly» di David Allegranti, giacché il «gastronauta» Oscar Farinetti «sul palco della Leopolda ha tenuto interventi jobsianamente foolish e anche hungry». Decisivo «Elezioni» di Maria Teresa Meli, che ricostruisce la storia del blitz che ha fatto diventare Renzi premier dopo aver defenestrato Enrico Letta: «Approdato a Palazzo Chigi, mancava ancora un dettaglio perché Renzi potesse considerare il suo piano ben riuscito: far dimenticare al popolo del Pd le modalità di quel così poco ortodosso passaggio di consegne», obiettivo che sembra sia stato raggiunto con il clamoroso 40,8 per cento delle elezioni europee. Poi il giubbotto da «Fonzie» di Stefania Carini, «la pelle della politica pop». La «Leadership» di Alessandra Sardoni, in un mondo dove «aspirare al potere, al ruolo di capo era sempre stata un’ambizione indicibile, da dissimulare tra machiavellismi e scaramanzie». C’è «Montecitorio»: secondo Salvatore Merlo Renzi «sembra disprezzare la vita misteriosa della vita parlamentare, fatta di gesti vaghi, carriere vaghe, incarichi vaghi». C’è «Palude» di Lucia Annunziata, «il grido di guerra del renzismo». Il «Partito» di Francesco Cundari, che descrive in Renzi la «continua ostentazione della propria diversità» fino a diventare «posa sdegnosa». I «Professoroni» di Daniela Preziosi, fulcro della «polemica anti-intellettuale» di Renzi che trasforma un mestiere, «professore» in una «maschera da commedia dell’arte». Le «Renziane» di Elisa Calessi: «Per loro non esiste la questione della donna, esiste la questione del lavoro, del merito, della scuola». Praticamente una rivoluzione. L’ennesima. Da ordinare in un dizionario. Pierluigi Battista © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — Sui tempi della riforma del Senato ma anche della legge elettorale, come ama ripetere il ministro Maria Elena Boschi, «molto dipende dall’atteggiamento dei grillini»: e il M5S, a Palazzo Madama, ha già presentato 200 emendamenti e oggi schiera Beppe Grillo nella tribuna del pubblico. E così acquista maggiore importanza lo scambio epistolare che s’intensifica tra Pd e M5S. Ieri, «Alessandra, Debora, Matteo, Roberto» — cioè Moretti, Serracchiani, Renzi e Speranza — hanno risposto «ai gentili parlamentari Le votazioni Primi slittamenti, le votazioni giovedì: in molti già iscritti a parlare del M5S». La lettera contiene le 10 controdeduzioni alle osservazioni che i grillini avevano mosso ai 10 punti sulle riforme originariamente messi in fila dal premier dopo il suo incontro in streaming con Luigi Di Maio. E proprio quest’ultimo — dopo aver appreso dal vertice del Pd che c’è disponibilità per un nuovo incontro per giovedì o venerdì — ha annunciato che oggi arriverà una seconda risposta scritta da inviare a Renzi. L’arco temporale disegnato dal Pd indica una «legge elettorale da approvare entro il 2014» mentre la riforma costituzionale, quella che parte in aula in queste ore al Senato, verrà condotta in porto «definitivamente nel 2015 per poi procedere all’eventuale referendum confermativo». Ma, chiosa Renzi, «non dipende solo da noi». Nel merito dei 10 punti aggiornati dal Pd, vale la pena soffermarsi sul numero 3, quello sulla legge elettorale. Laddove — sul nodo cruciale dell’Italicum, le liste bloccate già approvate dalla Camera con i voti di FI — Alessandra, Debora, Matteo e Roberto se la cavano con 23 parole: «Sui collegi prendiamo atto della vostra disponibilità. La vostra proposta di legge (modello svizzero con le preferenze negative, ndr) rischiava di trasformare la scheda elettorale in un lenzuolo. Molto bene così...». Su gli altri punti — premio di maggioranza, soglie alte e basse, immunità, indennità — il Pd lascia aperto quanto meno uno spiraglio mentre sull’elezione diretta dei senatori (invocata dai grillini) Renzi registra «l’unico punto di dissenso» con Grillo. La riforma del Senato e del Titolo V (Federalismo), intanto, ha fatto il suo debutto in aula a Palazzo Madama ma ha già trovato davanti a sé 124 iscritti a parlare, 29 ore di discussione generale, centinaia di emendamenti. La prospettiva per il governo — che dice di non temere fronde nella maggioranza ma è tutt’ora alla ricerca di numeri blindati per le votazioni, anche inseguendo gli ex grillini — è dunque quella di avere pazienza. Le prime votazioni, infatti, inizieranno solo giovedì mattina e il grosso del lavoro dell’aula è già rimandato di una settimana (21-28 luglio), con la possibilità di slittamenti per il voto finale (dopo il 30 luglio) in considerazione dei decreti in scadenza da convertire, a cominciare dal testo sulla competitività. Ottanta senatori di tutti i partiti hanno sottoscritto l’emendamento Gotor (Pd)-Casini (Udc) che aggiunge al plenum chiamato ad eleggere il presidente della Repubblica (730 deputati e 100 senatori) anche i 73 parlamentari europei. In questo modo, osserva Miguel Gotor, «il partito che vince il premio di maggioranza alla Camera dovrà controllare il 36-37% dei senatori per eleggere da solo il capo dello Stato mentre con il testo attuale basta il 26-27%, che è davvero troppo poco». Il governo non sarebbe contrario e potrebbe rimettersi all’aula sul punto. Il relatore Roberto Calderoli (Lega), che ha svolto un inter- vento critico sulle rigidità del governo, insiste sul Senato da eleggere direttamente. Ma il suo obiettivo sarebbe il federalismo (Titolo V) laddove spunterebbe nel testo un maggior coordinamento, per il Senato, tra finanza locale e statale, soprattutto sul patto di Stabilità interno. In cambio, dalla riforma sparirebbe la «procedura aggravata» che permette alla Camera di cambiare solo a maggioranza assoluta le modifiche alla legge di bilancio approvate dal Senato. Dino Martirano © RIPRODUZIONE RISERVATA Dietro le quinte Nel Pd c’è chi è tentato di rientrare nei ranghi ma anche chi guarda con speranza ai dubbi dei leghisti La fronda e «l’attacco impossibile»: passeranno Chiti: le battaglie si combattono perché giuste anche quando si rischia di perderle ROMA — «Non sarà una passeggiata, ma la riforma passerà». Adesso Vannino Chiti ammette che espugnare «Fort Alamo» abbattendo gli ultimi pilastri della riforma costituzionale del governo è una sfida a dir poco ardimentosa. I numeri sono dalla parte di Renzi e il senatore che guida i dissidenti del Pd non si fa illusioni: «So bene che i rapporti di forza non sono a nostro favore, però resto convinto che le battaglie si combattono perché sono giuste, anche quando si rischia di perderle». Se non è una resa, è la presa d’atto che la nave va e che fermarla non sarà facile. I 16 dissidenti «dem» combatteranno in Aula, emendamento dopo emendamento, la loro «battaglia di principio». Ma nella piccola compagine rimbalzano umori contrastanti. C’è chi è preoccupato per le sorti della democrazia e chi è tentato di rientrare nei ranghi. Oggi i ribelli si vedranno per preparare l’assemblea di stasera con il segretario, che li ha accusati di puntare solo a conservare l’indennità. Loro si sono mortalmente offesi. Massimo Mucchetti respinge al mittente i «colpi sotto la cintura» e, sul suo blog, pubblica una lettera al leader di FI: «Caro Berlusconi...». Il senatore tenta di far leva sui dubbi degli azzurri e semina sospetti, prevedendo che il patto del Nazareno non terrà perché sarà il premier a romperlo: «Renzi non è un uomo d’affari che fonda la propria reputazione sulla parola data». Come già Raffaele Fitto, che aveva dipinto i colleghi di partito come «ipno- tizzati da Renzi», Mucchetti prende a bersaglio Denis Verdini. Ricorda il crac del Credito cooperativo fiorentino e insinua che il plenipotenziario di Berlusconi sulle riforme abbia «maggiori possibilità di ottenere vantaggi dalla benevolenza del Principe». In Aula, il più duro è Felice Casson. Giura che i ribelli non hanno volontà antigovernative, poi attacca: «Sul nostro piccolo gruppo è stata fatta disinformazione e una censura pesante che non accettiamo». L’ex magistrato vuole riformare la Camera, accusa il governo di dire «mezze falsità» per contrastare chi non condivide il testo e infine, per dire che il ddl è «sgrammaticato» dal punto di vista costituzionale, ricorre a Socrate: «Più che parlare di strada senza uscita preferisco attenermi al concetto di aporia, quella fase della maieutica volta alla liberazione dal falso sapere». Un modo sofisticato per annunciare una raffica di emendamenti con cui «superare le aporie» della legge: «Nel testo del governo i senatori Le posizioni sul nuovo Senato Favorevoli Contrari 210 Per l’Italia 8 Autonomie- Lega Nuovo Nord Scelta Svp centrodestra civica 7 6 15 33 101 Forza Italia M5S 40 10 14 92* Pd ex M5S 7 1 2 49 Forza Italia 320 totale *il presidente, Pietro Grasso del Pd, per prassi si astiene **Mario Monti, senatore a vita, è nel gruppo di Sc Sel Aut.-Psi Per l’Italia 11 Gal 16 Pd 1 4** 3 Gruppo senatori Aut.-Psi misto a vita Incerti 8 saranno nominati dai partiti, noi invece vogliamo un Senato elettivo». Tra i dissidenti c’è chi guarda con speranza ai leghisti, che sembrano aver assunto un atteggiamento assai meno benevolo verso Renzi. «La battaglia è ancora lunga, siamo solo all’inizio del cammino...» guarda avanti con ottimismo un senatore dissidente, che preferisce restare anonimo. Sulla platea che elegge il capo dello Stato sarà battaglia. E così sulla riduzione dei deputati. «Sono stati presentati una miriade di emendamenti per riformare la Camera — conferma Maria Grazia Gatti, agguerritissima —. Avere 630 onorevoli e 100 senatori è una sproporzione enorme, una autentica follia». È su questo aspetto che i dissidenti concentreranno le forze, nel tentativo di ampliare il fronte trasversale di chi vuole cambiare i connotati anche a Montecitorio. «Io ci punto» confessa la senatrice Gatti, rimasta molto male per la frecciata di Renzi sull’indennità: «Un insulto volgare. Se il premier arriva a dire una cosa tanto grave è perché è messo male, una prova di debolezza». Il bersaniano Miguel Gotor è convinto che la fronda non abbia più armi, che il dissenso interno sia «fisiologico» e che d’ora in avanti «succederà poco o nulla». Così la pensa anche il lettiano Francesco Russo e fa notare che l’intero gruppo del Pd, fronda compresa, ha accolto senza polemiche la riduzione da 20 a 10 minuti del tempo a disposizione per ogni senatore. Ma Casson non ci sta e quando la presidente di turno Valeria Fedeli lo invita a chiudere, lui protesta: «Mi appello al regolamento, ho venti minuti». Monica Guerzoni © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 15 Luglio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 7 # Il particolare I relatori Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli col ministro alle Riforme Maria Elena Boschi, che si sofferma sulla collana dell’ex magistrato (Di Vita) Giornalista Sergio Zavoli arriva a Palazzo Madama: il senatore democratico è alla quarta legislatura (Di Vita) Sorrisi I senatori di FI Mariarosaria Rossi, Maria Rizzotti e Denis Verdini tra i banchi del gruppo al Senato (LaPresse) In Aula Pietro Grasso, presidente del Senato, con il pd Vannino Chiti, tra gli oppositori del testo di riforma (Eidon) Il retroscena Il capo del governo convinto che i dissidenti non siano tanti. L’incognita dei rallentamenti «Manderemo la palla in buca» La sfida del premier ai «frenatori» Ai pentastellati La lettera sulle riforme indirizzata ai 5 Stelle firmata da Alessandra Moretti, Debora Serracchiani, Matteo Renzi e Roberto Speranza ROMA — Matteo Renzi non sembra avere grande preoccupazioni rispetto ai frondisti del Senato. «Male che vada, più di una novantina dei nostri voteranno di sì», va spiegando ai suoi interlocutori politici in questi giorni. Ma a dire il vero il premier è convinto che nemmeno i dissidenti di Forza Italia, alla fine della festa, siano tanti e che «possano far saltare la riforma». E a questo proposito racconta a qualche collega di coalizione questo particolare: «Ma voi sapete chi ha contribuito a preparare la revisione del Titolo V della Costituzione? Raffaele Fitto. È uno bravo e competente». Insomma, anche se l’ex ministro del governo Berlusconi ora è tra i fautori della fronda di Forza Italia a Palazzo Madama, ci sarebbe anche il suo zampino in quel testo. Del resto, il fatto che il presidente del Consiglio non abbia grandi timori circa l’esito di quelle votazioni lo dimostra il fatto che sia andato all’attacco di quelli che si oppongono alla riforma, accusandoli di voler mantenere intatta la struttura del Senato e di voler lasciare l’indennità ai parlamentari di Palazzo Madama. Se avesse avuto paura di una fronda molto più estesa, avrebbe evitato di polemizzare in questi termini. Comunque, l’inquilino di Palazzo Chigi ha dalla sua una sicurezza in più, che riassume con poche ma efficaci parole a collaboratori, fedelissimi e alleati politici: «Vogliono mandarmi sotto? Lo facciano, poi vediamo che succede...». Ma è, per così dire, una minaccia retorica, perché, come si è detto, Renzi è convinto di «mandare la palla in buca». «Quello che possono fare è cercare di rallentare i lavori», è l’unico suo vero timore. I «frenatori», come li chiama lui, possono aspirare a raggiungere questo obiettivo che, a suo giudizio, non «sarebbe affatto un bene per il Paese», perché «per essere credibili in Europa dobbiamo far vedere che siamo capaci di fare le riforme». E il premier non nega che ormai quella del Senato sia «diventata una riforma simbolo». Per spiazzare i dissidenti e mettere in difficoltà i «malpancisti» dell’Italicum che sono un congruo numero anche alla Camera, Renzi ha escogitato una delle sue mosse spiazzanti. Stasera è convocata a Montecitorio un’assemblea di senatori e deputati alla quale prenderà parte anche lui per spiegare il «programma dei 1.000 giorni del governo». Un modo per dire: noi stiamo lavorando per fare le riforme, rimettere l’Italia in sesto, ridarle credibilità in Europa, e di fronte a questo piano ambizioso, che fanno i «frenatori»? Si assumono la responsabilità di bloccare il Paese e la pur «fragile ripresa»? Del resto, per come è fatto il personaggio, Renzi è convinto di aver lasciato ampi spazi di manovra al compromesso, alla mediazione e di aver lasciato che il Parlamento avesse un ruolo da protagonista nell’elaborazione della riforma. Sì, perché se fosse stato per lui, probabil- mente, avrebbe fatto la cosa più semplice. Cioè ridurre maggiormente i margini di manovra del Senato e togliere altri poteri ancora alle Regioni. Chi ci ha parlato ieri sostiene che Renzi non abbia intenzione di fare nessuna minaccia stasera nell’assemblea dei parlamentari del Pd. Ma la verità è che il presidente del Consiglio decide le sue mosse senza comunicarle se non a una cerchia ristretta di fedelissimi, da cui è difficile che trapelino indiscrezioni. Dunque, il pericolo delle elezioni anticipate resta sempre lì, come una spada di Damocle sulla testa dei parlamentari, però non è affatto quello l’obiettivo del premier: «Quando dico mille giorni sono serio. Sono quelli che ci servono per fare le riforme». C’è poi un altro fronte, per il presidente del Consiglio. Quello del dibattito con i grillini, che rischia di trasformarsi nell’ennesimo tormentone della politica italiana. A questo proposito Renzi la pensa così, come ha avuto modo di spiegare ai collaboratori e ai fedelissimi, che riunisce quotidianamente a Palazzo Chigi: «Se Di Maio riesce a mantenere aperto il dialogo con il Pd, noi andiamo avanti. Comunque, vediamo quello che succede, mi pare che tra i 5 stelle siano sorti problemi e distinzioni, ma è divertente questo fatto che ormai abbiamo preso questa abitudine di scriverci...». Maria Teresa Meli © RIPRODUZIONE RISERVATA M5S Il leader oggi incontra i parlamentari. Giarrusso: è come se i dem accettassero la tregua ma continuassero a spararci Di Maio vede Grillo. Ora il Movimento alza il tiro Il vicepresidente della Camera ai suoi: faremo esplodere il patto del Nazareno ROMA — Al fianco di Beppe Grillo, nell’auto che lo ha portato dall’aeroporto al solito hotel Forum di Monti, c’era Luigi Di Maio, considerato l’uomo del dialogo, non sempre in totale sintonia con lui negli ultimi giorni. Un segnale di concordia oppure un modo per discutere i prossimi passi. Ma la conversazione con Di Maio, al quale Grillo ha affidato nuovamente il compito di partecipare all’incontro con il Pd tra due o tre giorni («vai di nuovo tu, l’altra volta sei stato L’investitura Il sostegno del capo dei cinquestelle: vai di nuovo tu all’incontro, la prima volta sei stato bravo bravo», gli ha detto Grillo) è stata l’antipasto, visto che il fondatore, salvo cambiamenti di programmi, incontrerà oggi i parlamentari sia alla Camera sia al Senato. C’è da fare il punto sulla tattica nei confronti del Pd, dopo la lettera di ieri e in vista dell’incontro di giovedì o venerdì. Se Renzi, con molte punture di spillo, ha provato a rilanciare sui contenuti in vista soprattutto della legge elettorale, i senatori a 5 Stelle sparano ad alzo zero contro la riforma del Senato, con una violenza nei toni che sale a ogni inter- vento e annuncia quella che il gruppo definisce «la lunga battaglia parlamentare del Movimento 5 Stelle in difesa dei valori della Costituzione». Traduzione di Paolo Becchi: «Contro questa assurda porcata, ostruzionismo!». Sulla lettera del Pd, Luigi Di Maio su Facebook (status condiviso da Grillo) è sibillino: «Abbiamo letto la lettera del Pd. Domani riceveranno una risposta». Parlando con i suoi avrebbe poi spiegato: «Faremo esplodere il patto del Nazareno». Nell’attesa, pochi si arrischiano a dare una valutazione sul merito. Il senatore Mario Giarrusso è più che perplesso: «Non capisco il senso di un incontro fatto dopo che la riforma viene approvata. Ma come, noi chiediamo di parlare e loro nicchiano, tergiversano, prendono tempo. E nello stesso tempo premono il pedale dell’acceleratore delle riforme». È come se, spiega un altro senatore, «chiedessimo una tregua e loro dicessero di sì, ma continuando a spararci». Grillo ieri se ne è stato rintanato in hotel, incontrando solo qualche consigliere comunale e regionale. Ma è sintomatica l’escalation delle reazioni dei senatori a 5 Stelle alla riforma. L’ala dura lancia una controffensiva fortissima. Su tutti Paola Taverna, che ne infila una dopo l’altra. Parla di «scellerato accordo tra riforma e legge elettorale», che prelude a quando «il nuovo presidente darà la grazia al noto pregiudicato Berlusconi». Napolitano riceve Aliyev L’incontro al Colle col presidente azero A Roma per una serie di incontri sui rapporti bilaterali ItaliaAzerbaigian, il presidente azero Ilham Aliyev è stato ricevuto ieri al Quirinale dal capo dello Stato Giorgio Napolitano (nella foto Ansa). Aliyev ieri ha incontrato anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il sindaco della capitale Ignazio Marino. L’Italia è il maggior partner commerciale del Paese e ieri si è discusso anche del gasdotto internazionale Tap, Trans Adriatic Pipeline. L’Azerbaigian ha donato a Roma un milione di euro per gli scavi archeologici © RIPRODUZIONE RISERVATA dell’area dei Fori imperiali. Con questa riforma, «grazie anche alla stampa di regime, la dittatura è bella e che servita». E ancora: «Dire che questa riforma fa schifo è dirvi un complimento. È una vera e propria macchinazione nel pieno della stagione estiva». Quelle di Renzi sono «riforme raccapriccianti», «una depredazione spudorata di ogni briciola di democrazia», «luridi giochetti di palazzo», «progetti squallidi». Conclusione con affondo personale e vernacolare rivolto soprattutto al Pd: «Nun ve sopporto più, comincio ad avere un fastidio fisico di voi». Toni e contenuti che coincidono con quelli di molti altri senatori. Enza Blundo conia un apposito neologismo: «Questa è una riforma prostituzionale». Vito Crimi la bolla come «un parto ancora più abominevole di quello targato Berlusconi». Per Maurizio Buccarella «il pericolo di una deriva autoritaria è concreto». Intanto, il Movimento deve fronteggiare altri problemi interni. Come quello di Andrea Defranceschi, consigliere M5S dell’Emilia-Romagna, sospeso a maggio per un caso rimborsi ma «assolto» dalla Corte dei conti che ha annullato la delibera. Ieri è arrivato l’anatema di Gianroberto Casaleggio: «Nel M5S non esistono scuole di politica né organizzazioni regionali come il M5S Emilia-Romagna. Contrariamente a quanto riportato da De Franceschi, io non ho concordato nulla con lui sulle cosiddette scuole di politica». Anche l’ultimo consigliere di Grillo rimasto in Emilia-Romagna traballa. Alessandro Trocino © RIPRODUZIONE RISERVATA Bolzano Ciampi parla con i medici La situazione «resta critica» Sono passati quattro giorni dal ricovero del presidente emerito Carlo Azeglio Ciampi all’ospedale di Bolzano. Le sue condizioni rimangono critiche e la prognosi resta riservata. L’intervento per un’appendicite acuta a cui è stato sottoposto domenica è riuscito, Ciampi respira autonomamente e nella giornata di ieri ha scambiato alcune parole anche in tedesco con il personale sudtirolese dell’ospedale. In una conferenza stampa i medici hanno illustrato le varie fasi del ricovero dell’ex capo dello Stato: prima la diagnosi di embolia polmonare e poi l’operazione. A far trasportare d’urgenza l’ex presidente, che era in vacanza all’Alpe di Siusi con la moglie Franca — ha spiegato il primario di rianimazione Walter Zanon — è stato «un’improvviso abbassamento della pressione». Dopo gli esami — ha continuato il medico — è stato deciso il ricovero in terapia intensiva, «constatato che il presidente mostrava i segni di un’embolia polmonare». Per quanto riguarda l’operazione cui è stato sottoposto domenica, si è trattato di un’appendicite acuta, con un inizio di peritonite. «D’accordo con i medici e soprattutto con il paziente — ha detto Federico Martin, il primario di Chirurgia generale che ha eseguito l’intervento con la sua equipe — è stato deciso di procedere all’operazione che si è svolta in maniera lineare e senza complicazioni». Secondo i medici dell’ospedale di Bolzano Ciampi per ora non può essere trasferito altrove. © RIPRODUZIONE RISERVATA 8 Primo Piano Martedì 15 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Il Parlamento Le scelte L’ultima chiamata di Berlusconi ai dissidenti Fonti della Cassazione: sentenza finale su Ruby tra un anno. A servizi sociali finiti La Nota di Massimo Franco L’incertezza economica allunga un’ombra sull’esito delle riforme L a riforma del Senato avanza e i piccoli rinvii del voto non sembrano in grado di comprometterla. Dire che il governo può cominciare a godersi la vigilia di un risultato storico, tuttavia, è prematuro. L’incertezza sulle questioni economiche sta aumentando. Ieri Palazzo Chigi ha voluto smentire le voci di un anticipo della Legge di stabilità ad agosto, considerate dall’opposizione come un surrogato della manovra correttiva in autunno che il premier Matteo Renzi continua ad escludere. In realtà, dovrà essere pronta ad agosto per assecondare le indicazioni della Ragioneria generale dello Stato. Il timore del governo, però, è che si accrediti un suo affanno su questo versante. E infatti Renato Brunetta, capogruppo di FI alla Camera, ne approfitta per attaccare il premier. A ruota, tutta la filiera dei suoi avversari martella sulla tesi di un «possibile commissariamento dell’Italia» da parte di Fmi, Commissione Ue e Bce, la cosiddetta troika: una prospettiva, in realtà, tutta da verificare, e smentita nettamente da Renzi. Certo, rimane un filo di inquietudine sulle prospettive autunnali. Il quadro che mette insieme debito pubblico, produzione industriale, aggravamento delle sacche di povertà e assenza di crescita non consente un grande ottimismo. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) ieri ha diramato il rapporto sull’area della moneta unica europea. E le sue conclusioni contribuiscono ad acuire la preoccupazione. All’Italia, in particolare, il Fondo chiede di rendere più efficiente la giustizia civile, fare riforme strutturali che frenano la produzione, e affrontare una disoccupazione giovanile in ascesa. E per quanto suggerisca anche all’Unione Europea di usare al massimo i margini di flessibilità finanziaria contenuti nel Patto di stabilità e di crescita, come chiede il nostro governo, gi spazi di manovra rimangono molto esigui. Per questo, la soddisfazione per l’inizio del dibattito sulle riforme istituzionali ieri nell’aula del Senato è stata bilanciata e resa amara dalle notizie Idati di Istat sui sei milioni di poveri in Itae Bankitalia lia rilevati dall’Istat, e dai dati confermano sul debito pubblico forniti da Bankitalia. Se il bicameraliun quadro smo sarà cambiato, si tratterà poco positivo però di uno spartiacque. «Non sfugge il rilievo e la portata di questa riforma» ha sottolineato ieri Anna Finocchiaro, presidente della Commissione affari costituzionali a Palazzo Madama. È probabile che si cominci a votare non al mattino ma nel pomeriggio di domani, per questioni procedurali. Si tratterebbe comunque di un traguardo mancato per decenni e di colpo a portata di mano. Le resistenze di una parte del Pd ci sono ancora. E oscillano tra richieste di modifiche sull’elezione dei senatori, e accuse di autoritarismo: sebbene questo non preluda a rotture interne. Il fronte più insidioso rimane quello di Forza Italia. Alle critiche contro un Silvio Berlusconi «ipnotizzato da Renzi», secondo Raffaele Fitto, si sommano le questioni giudiziarie. Finora si è dato per scontato che se pure il 18 luglio prossimo Berlusconi sarà condannato in appello per il caso Ruby, la marocchina minorenne delle feste ad Arcore, non ci sarebbero conseguenze sul governo. Ma ieri Il Mattinale, bollettino di FI, ha intimato: «Berlusconi innocente, Berlusconi riformatore. Le due cose vanno insieme», come a rimettere in discussione il patto con Renzi. La puntualizzazione, tuttavia, sembra quasi d’ufficio. E ripropone semmai i contrasti all’interno del partito. D’altronde, il consigliere politico dell’ex premier, Giuseppe Toti, conferma l’asse istituzionale con Renzi. Critica solo la politica economica di Palazzo Chigi, definita a base di tasse. Ma il capo del governo continua a muoversi anche in direzione del Movimento 5 Stelle, col quale prepara un nuovo incontro. Sia lui che i vertici del M5S vogliono il dialogo, nonostante la diffidenza reciproca e gli insulti che Beppe Grillo continua a scagliare. «Entro il 2014 si approva la legge elettorale, nel 2015 la riforma costituzionale, e poi l’eventuale referendum», assicura Renzi in una lettera al M5S. Suona come un invito implicito a condividere il suo «programma dei mille giorni». ❜❜ RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — Alla fine il chiarimento ci sarà. E a dare la linea — quella prevista, scontata, mal digerita ma che oggi non può essere messa in discussione — sarà Silvio Berlusconi. Oggi infatti nella sede del partito alle 14.30 è stata confermata la riunione congiunta dei gruppi parlamentari per fare il punto delle riforme. Quella interrotta due settimane fa, tornata in bilico e domenica, dopo un vertice ad Arcore, riconfermata nonostante i dubbi di Verdini e Romani. È prevalsa la scelta dello stesso Cavaliere, che vuole chiudere la questione e che deve assicurare a Renzi, con cui ha contratto l’ormai leggendario patto del Nazareno, il voto almeno maggioritario del suo partito. Troppe le tensioni, troppo compatta finora la fronda — da Fitto ai suoi a Minzolini, ai singoli delusi senatori fino al critico Brunetta che ieri ha avvertito Renzi: «Un Berlusconi riformatore è anche un Berlusconi innocente, le due cose vanno insieme» — per lasciare che le truppe si presentino in ordine sparso. Serve una decisione ribadita, un’indicazione il più possibile vincolante. Quella che oggi Berlusconi, pur condividendo tanti dei ragionamenti dei dissenzienti, darà. Troppo importante per lui il rispetto del patto siglato per ri- metterlo in discussione. E troppo delicati i passaggi dei prossimi giorni per non ricorrere a una blindatura. Al voto sugli articoli infatti si arriverà con ogni probabilità solo la prossima settimana, quando il verdetto sul caso Ruby (venerdì si riunisce la camera di consiglio) sarà pronunciato. Con tutto l’impatto emotivo e politicamente pericoloso che potrebbe portare. Per questo, serve tenere i nervi saldi e mandare messaggi rassicuranti. Messaggi che peraltro ieri Berlusconi ha ricevuto quasi nero su bianco attraverso parole ufficiose della Cassazione riportate dall’Ansa: in caso di condanna per il processo Ruby, il pronunciamento della Suprema Corte non arriverebbe comunque prima dell’estate, più probabilmente nell’autunno del 2015. Quando Berlusconi avrà scontato la sua pena ai servizi sociali. E quando, forse, le riforme saranno già varate e magari un nuovo Capo dello Stato sarà al Quirinale. Ovvio che appare a dir poco Oggi l’assemblea Brunetta al premier: se il leader di FI è riformatore è anche innocente, le due cose vanno insieme azzardato un collegamento tra la notizia filtrata dalla Cassazione(basata sui normali tempi tecnici per un caso come questo) e la scelta di Berlusconi di proseguire sulla strada delle riforme per avere magari in cambio un verdetto favorevole o, più probabilmente, un provvedimento di grazia (tombale) o magari un’amnistia. E però, al Cavaliere, sapere che il rischio di una detenzione domiciliare non è imminente come pure temeva ha fatto piacere, togliendogli un po’ del peso che lo schiaccia. Anche per questo, difficile aspettarsi oggi alla riunione dei gruppi colpi di scena di sorta. Chi gli ha parlato prevede che ri- Ncd a Sorrento Summer School, sull’Italicum Alfano all’attacco Dalla Summer School del Nuovo centrodestra a Sorrento — kermesse promossa dalla fondazione Costruiamo il futuro, dove era ospite con il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi — il ministro dell’Interno e presidente del Ncd Angelino Alfano ha indicato la linea da seguire per i prossimi anni, nella coalizione di governo e con quelli che in futuro potrebbero essere gli interlocutori per un polo alternativo alla sinistra. «Sull’Italicum daremo battaglia — ha detto —. Con le liste bloccate sono le oligarchie dei partiti a decidere. Se nell’esecutivo non ci fossimo stati noi — ha replicato a chi gli chiedeva conto della permanenza in un governo a guida pd — ci sarebbe stato certamente Vendola. Noi abbiamo contribuito a dare una impronta riformatrice al governo tutelando i valori a noi cari». (Ansa) Il dibattito Il fondatore di Italia Unica a Milano per presentare il suo libro-manifesto «Dall’Ue pretendiamo investimenti» Passera chiede al governo più coraggio MILANO — Le prospettive dell’Italia passano da Bruxelles. Soprattutto oggi, con i giochi aperti sulla formazione della nuova commissione. Corrado Passera, fondatore di Italia Unica, lo sa. E indica la sua strada. L’occasione è stata fornita ieri a Milano dalla presentazione di Io siamo, libromanifesto dello stesso Passera, appena uscito per Rizzoli. «Il suo movimento si ritroverebbe nella stessa famiglia politica di Angela Merkel, il Ppe. Cosa dovrebbe chiedere oggi l’Italia all’Unione Europea?» ha sollecitato Dario Di Vico, animatore del confronto. «In questo momento non spingerei per cambiare i criteri di responsabilità della Ue. La flessibilità è già disponibile — ha risposto Passera —. Dall’Europa bisogna pretendere di dimostrare che, dopo la stagione del rigore, possiamo diventare il continente della crescita. Per questo alla Ue chiederei fino a mille miliardi di investimenti in infrastrutture comuni». Lo strumento finanziario? «Project bond, eurobond o finanziamenti della Banca europea degli investimenti, non è questo il punto». La marcatura della distanza dalle politiche del governo Renzi non si ferma qui. Prendiamo il non profit. Ambito su cui puntano sia il presidente del Consiglio che il leader di Italia Unica. Passera provoca chiedendo al premier più coraggio: «Non si può fare una riforma che rilanci il terzo settore a costo zero. A meno che non vogliamo prenderci in giro». Ad ascoltare il fondatore di Italia Unica una platea trasversale a vari settori. Nelle prime file Domenico Siniscalco, ex ministro oggi al vertice della banca d’affari Morgan Stanley, il fondatore della Brembo Alberto Bombassei, l’amministratore delegato di Rcs MediaGroup Pietro Scott «Non è raccomandata ma discriminata» E Salvini difende la compagna «Giulia voleva dimettersi da quell’incarico perché in questi giorni viene trattata come una raccomandata, ma le ho detto di non farlo perché è stato fatto tutto in regola». Così Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, alla trasmissione radiofonica La zanzara di Radio 24 è tornato sulle polemiche per l’assunzione della sua compagna. Giulia Martinelli è una collaboratrice dell’assessore al Welfare della Regione Lombardia, guidata dal leghista Roberto Maroni. «Non so quanto guadagna — ha continuato il leader del Carroccio — non ho mai guardato nella sua busta paga e non mi permetto di farlo adesso» ha aggiunto Salvini a proposito delle voci di un contratto da 70 mila euro. «Siccome è la mia compagna — ha concluso — viene discriminata, nel pubblico impiego i sindacati di sinistra contano molto, ma lei non sta rubando il posto a nessuno, è stata chiamata dall’assessore con cui collabora da anni». © RIPRODUZIONE RISERVATA Jovane, l’ex sindaco di Padova Giustina Destro. Ma anche il mondo della cultura milanese (dal vicepresidente della Scala, Bruno Ermolli, all’animatrice del teatro Franco Parenti Andrée Ruth Shammah, al direttore del Piccolo Teatro di Milano, Sergio Escobar). Per andare al cuore del pensiero di Passera, l’Italia potrebbe svoltare solo investendo 400-500 miliardi nella ripresa. «Ma questo progetto ha le coperture?» è andato al sodo l’economista Francesco Daveri, che ha partecipato all’incontro insieme con l’avvocato Giulia Bongiorno e il giornalista Riccardo Bonacina. «Le co- Non profit L’ex ministro attacca: «Non si può fare la riforma del Terzo settore a costo zero, a meno che non vogliamo prenderci in giro» perture ci sono. Cento milioni, per esempio, potrebbero arrivare dai fondi europei inutilizzati» ha risposto Passera. Pronto, alla bisogna, a difendere la sua vita passata di banchiere («Sono orgoglioso di quei dieci anni»). Insieme con il ruolo svolto nella privatizzazione di Alitalia: «Con il riassorbimento di 14 mila lavoratori si è ridotto di molto il disastro per le casse dello Stato e per il Paese». Rita Querzé © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 15 Luglio 2014 peterà le sue ragioni — le riforme le abbiamo sempre volute, i patti si rispettano, gli italiani come dimostrano tutti i sondaggi non capirebbero un nostro no e ci darebbero dei sabotatori, avremmo tutto da perdere — e lascerà che qualche forma di dissenso si esprima (anche se tra i suoi c’è chi vorrebbe farlo parlare e poi chiudere la riunione senza dibattito). In ogni caso, complice anche l’assenza degli eurodeputati impegnati a Bruxelles e dunque di Fitto, scontri epocali non se ne prevedono. E nemmeno grandi defezioni sui numeri. Verdini ieri era al Senato a parlare con i dissenzienti e ieri sera in via dell’Umiltà si respirava aria serena: «Non saranno più di una decina quelli che voteranno contro...». Si vedrà, da qui alla prossima settimana. Ma certo molti cocci restano sul terreno di una FI in cui l’uscita dura e critica di Fitto ha creato una spaccatura non facile da sanare. Raccontano che Berlusconi Primo Piano italia: 51575551575557 sia più «infastidito» che davvero furioso per le mosse dei frondisti, visto che le sue angosce sono altre. Ma nel partito l’aria è pesante. E con un Berlusconi che mollasse la presa, lontano e magari umiliato da un’altra condanna, il clima si farebbe molto difficile. Per questo restano confusi anche i rapporti con i possibili alleati, a loro volta divisi. Tra gli azzurri c’è chi, come Toti, già ragiona sull’ipotesi di riavvicinarsi a Ncd e Fdi facendo aperture sulla legge elettorale: «Vogliono abbassare le soglie? Pensiamoci. In fondo è con loro che dovremmo allearci, perché farci i dispetti?». Discorsi che piacciono almeno a un’area del partito — quella di Lupi, De Girolamo, Saltamartini — e lasciano più freddi rispetto all’abbraccio con FI lo stesso Alfano ma soprattutto Quagliariello, Lorenzin, Cicchitto. Il futuro, per il centrodestra, è ancora impossibile da prevedere. Paola Di Caro © RIPRODUZIONE RISERVATA Lo scandalo Mose La presidenza della Camera, su sollecitazione dei legali, ha concesso un rinvio di due giorni Galan malato, slitta il voto sull’arresto «Voglio esserci quando decideranno» L’ex governatore è ricoverato da sabato in cardiologia a Este DAL NOSTRO INVIATO ESTE (Padova) — Cardiologia, primo piano, camera doppia, un filo di luce. Maglietta bianca della salute, la gamba fratturata in trazione, le mani intrecciate a quelle della moglie Sandra, che non lo lascia un attimo. Inavvicinabile. Le uniche parole che filtrano raccontano di un uomo in grossa difficoltà, fisica e psicologica: «Voglio essere presente alla Camera quando si deciderà sul mio arresto, è mio diritto difendermi e proclamare la mia innocenza di fronte ai colleghi!». Lo chiamavano «il Doge», un secolo fa. Ora sta combattendo la partita più complicata della sua vita tra malanni fisici e l’incubo di finire in un carcere. È ancora un uomo libero, Giancarlo Galan 57 anni, per tre lustri alla guida del Veneto, ex ministro, attualmente presidente della commissione Cultura della Camera: ma per quanto? La Procura di Venezia ha chiesto il suo arresto per corruzione nello scandalo Mose, la Giunta per le autorizzazioni ha dato nei giorni scorsi il via libera (16 sì contro 3 no), oggi pomeriggio era previsto il voto a Montecitorio, ma la presidenza della Camera, su sollecitazione dello stesso ex governatore e dei suoi legali, ha concesso un rinvio di due giorni (giovedì alle 11), pur sottolineando «l’esigenza di una tempestiva risposta all’autorità giudiziaria». Concessione minima per uno nelle sue condizioni fisiche. La doppia frattura (perone e tibia), che si è procurato una decina di giorni fa mentre potava alcune rose, ha innescato una serie di complicanze cardiocircolatorie che ora lo costringono in questa stanzetta dell’ospedale di Este, ai piedi dei Colli Euganei, non lontano dalla amata villa Rodella, causa di alcuni dei tanti guai giudiziari che gli sono rovinati addosso. «Sarà impossibile la sua presenza giovedì alla Camera…» afferma l’avvocato Antonio Franchini, che dà un’interpretazione diversa del rinvio: «Non credo si voterà, penso che dopodomani i capigruppo valuteranno l’ipotesi di uno slittamento del pronunciamento. In qualsiasi Stato democratico sarebbe così, non vedo perché tutta questa furia per portare a casa lo scalpo…». Se prima era un duello in punta di diritto per evitare il carcere (i legali del parlamentare hanno già pronte le istanze al gip di Venezia per chiedere, in caso di via libera Il bollettino «Soffre molto, la frattura di tibia e perone rischia di ripercuotersi su un quadro clinico appesantito dal diabete» In reparto Sandra Persegato, 41 anni, moglie del deputato di Forza Italia Giancarlo Galan, 57 anni, ieri mentre entra nel reparto di Cardiologia dell’ospedale di Este, in provincia di Padova. Il marito ieri è stato sottoposto a una serie di visite e accertamenti: era già stato in ospedale a metà settimana, sabato gli scompensi circolatori si sono fatti più acuti, ha avuto un malore ed è stato ricoverato (Foto Stefano Cavicchi) all’arresto, i domiciliari), ora la situazione sta assumendo connotati umani più dolorosi. «Soffre molto, la frattura rischia di avere ripercussioni su un quadro clinico appesantito dal diabete» racconta chi gli è vicino. Da quando si è fratturato, le condizioni dell’ex governatore sono peggiorate. Tra mercoledì e giovedì scorsi si è presentato al pronto soccorso per un inizio di tromboflebite causata dall’ingessatura. Tornato a casa, è stato nuovamente riportato all’ospedale di Este sabato notte dopo aver accusato un malore. A quel punto i medici hanno deciso per il ricovero, «ne- cessario — recita il comunicato dell’Usl 17 — per procedere agli accertamenti e alla terapia connessa». L’eventuale slittamento del voto alla Camera aprirebbe nuovi scenari nella strategia difensiva di Galan, la cui vicenda potrebbe rientrare tra i casi contemplati dal decreto Orlando che esclude l’arresto per previsioni di pena inferiori a tre anni. Su questo, Forza Italia intende dare battaglia. E Galan, che ha respinto a colpi di memorie difensive tutte le accuse (da quella di aver ricevuto per anni «uno stipendio» di un milione di euro dal Consorzio Venezia Nuova, ai conti esteri, fino alle ristrutturazioni della villa), vorrebbe giocarsi la partita in prima persona. E non ritrovarsi, come invece rischia, piantonato dai carabinieri in una stanza d’ospedale. Francesco Alberti © RIPRODUZIONE RISERVATA La storia La deputata di FI ha un piano per rilevare la testata fondata da Gramsci. Con lei anche la giornalista Paola Ferrari Santanchè sogna l’Unità per sfidare il Pd (da sinistra) ROMA — Un piano editoriale non di un giornale «semplicemente di sinistra». Ma di «supersinistra», che sfidi Matteo Renzi dalla rive gauche. E poi, una compagna d’avventura famosa e di destra, talmente di destra che la «Pitonessa» la coinvolse anni fa nelle liste de La Destra di Francesco Storace. A sentire le confidenze che avrebbe fatto ad alcuni amici, Daniela Santanchè avrebbe davvero un «piano dettagliato» per rilevare l’Unità. E non da sola. Bensì su un tandem in cui l’altro sellino sarebbe occupato da Paola Ferrari, volto noto della Rai tv, sua compagna di ventura alle elezioni politiche del 2008 nonché nuora dell’ingegnere Carlo De Benedetti, proprietario del Gruppo Espresso. «Questi sono affari. E sugli affari non faccio confidenze. Confermo soltanto l’interesse per l’Unità e il fatto che col mio gruppo sto facendo i passi formali per quel giornale. Adesso la saluto» è — in rapidissima sequenza — la somma di parole con cui un’insolitamente poco loquace Santanchè liquida la questione a metà di ieri pomeriggio. Quanto al coinvolgimento nell’avventura editoriale di Paola Ferrari, reduce dal trasferta monstre in Brasile per il Mondiale, quello era agli atti dalla mattinata, rivelato da un lancio dell’agenzia di stampa LaPresse. Nella redazione del quotidiano fondato da Gramsci si vivono giorni di apprensione. «La proposta d’acquisto della Santanchè» mette a 9 verbale Bianca Di Giovanni, del comitato di redazione del quotidiano «dovrebbe essere arrivata questa mattina. Per noi è irricevibile». Com’è irricevibile per Stefano Fassina, l’ex viceministro che twitta — a uso e consumo della Santanchè — il suo «no grazie, l’Unità deve rimanere a sinistra per lavoro e libertà». Eppure, a dare man forte all’ingresso della Santanchè sulla scena dell’editoria di sinistra, arriva Maurizio Mian, imprenditore e azioni- sta al 20 per cento del giornale. «L’Unità? Male, male. Siamo sulla strada della chiusura» confessa ai microfoni della trasmissione radiofonica La zanzara. E ancora: «Bisogna prendere in considerazione l’offerta della Santanchè, che è una persona molto intelligente, ha grandi capacità, è una potenza mediatica e politica». Non solo. «Ci ho parlato» confida Mian,«è in gamba e moderna. Quando la Santanchè decide di fare delle cose le fa bene». Protagoniste Deputata Daniela Santanchè, 53 anni, cuneese, imprenditrice, alla Camera dal 2001, è in Forza Italia Giornalista Paola Ferrari, 53 anni, milanese, conduttrice e volto storico della Domenica sportiva Luca Landò, il direttore del quotidiano, ammette: «Qua si tratta di raddrizzare la Concordia. Ma, una volta che l’abbiamo raddrizzata, non bastano solo i soldi, ammettendo che quelli della Santanchè ci siano davvero. Non è indifferente se questa nave salpa verso i mari della destra o verso quelli della sinistra, che sono dei nostri lettori. Serve un piano di rilancio...». E il Pd? «Mah» risponde il direttore «il Pd non è il nostro proprietario ma dovrebbe essere nostro interlocutore. Abbiamo dato voce a tante anime del partito e questo, forse, è stato visto con un po’ di sospetto...». E Renzi? «Diciamo che abbiamo un rapporto british. Non ci ho mai parlato» conclude Landò prima di ascoltare, dalla viva voce dei liquidatori, che dalla «Pitonessa» non è ancora arrivata alcuna lettera di impegno formale. Eppure Santanchè conferma, anche ufficialmente, che «stiamo facendo i passi ufficiali e formali per raggiungere l’obiettivo». Mesi fa, con un colpo di scena, la deputata forzista si aggiudicò — tra lo stupore collettivo — la storica rivista cinematografica Ciak«. «Si presentò dicendomi “guardi che non sono quella che lei vede in televisione”» racconta Piera Detassis, direttrice del mensile, giornalista non certo ascrivibile al mondo della destra italiana. «E, se devo essere onesta» aggiunge «finora così è stato. Non ha mai interferito nel nostro lavoro». Tommaso Labate © RIPRODUZIONE RISERVATA L’inchiesta sulla Regione Rimborsopoli, in Piemonte quattro condanne MILANO — Quattro condanne, 14 patteggiamenti e 24 rinvii a giudizio. Si è conclusa così, a Torino, la sentenza, dell’udienza preliminare per i consiglieri regionali piemontesi della scorsa legislatura, accusati di avere utilizzato i fondi dei gruppi consiliari per pranzi, cene e acquisti di ogni tipo: dal giardinaggio all’estetista, dalle cravatte ai videogame, dal Gratta e Vinci al frullatore. Un milione e 700 mila euro di irregolarità, secondo le indagini della Guardia di finanza. Il pronunciamento del gup Roberto Ruscello costituisce un assaggio delle sentenze che potrebbero arrivare in futuro nelle altre Regioni, dove sono in corso analoghe inchieste sulle spese fuori controllo delle assemblee. In Piemonte, la condanna più alta (a tre anni), è arrivata per un ex consigliere del Comune di Torino, Gabriele Moretti, di centrosinistra. Rispondeva di un peculato da 191 mila euro per una consulenza affidata alla sua società dal consigliere regionale Michele Dell’Utri (Moderati) con i soldi del gruppo. Un anno, otto mesi e venti giorni per l’ex presidente dell’assemblea, Valerio Cattaneo (ex Pdl), che continua a proclamarsi innocente: «Le spese che Il governatore mi hanno Chiamparino si attribuito costituirà parte erano nel rispetto delle civile per altri 24 regole e non rinvii a giudizio sono mai state a fini personali») e annuncia un ricorso in appello. Un anno e otto mesi sono per Carla Spagnuolo, di FI («non ho usato neppure un euro per scopi che non fossero legati all’attività politica») e due anni e sei mesi a Roberto Boniperti, ex Pdl, accusato anche di truffa oltre che di peculato. I patteggiamenti vanno dai 12 ai 18 mesi. Per i rinviati a giudizio, l’appuntamento in aula è il 21 ottobre insieme all’ex governatore, il leghista Roberto Cota, che aveva scelto il rito immediato. «Tutte le nostre richieste sono state accolte» è il commento del procuratore aggiunto Andrea Beconi. L’attuale governatore Sergio Chiamparino ha annunciato che la Regione si «costituirà parte civile nei confronti di coloro che andranno a processo». « Per il resto — ha aggiunto Chiamparino — prendiamo atto delle condanne che ci sono già state. La giustizia fa il suo corso non ci sono particolari commenti politici da fare». Contemporaneamente, Chiamparino ha annunciato una spending review da 30 milioni di euro nel bilancio della Regione che è già passata all’incasso: i consiglieri hanno infatti dovuto restituire i soldi spesi illecitamente. © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 Martedì 15 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Esteri La guerra Usa contrari all’invasione. Missione Mogherini Gaza, pista egiziana per negoziare il cessate il fuoco Israele esamina oggi la proposta di tregua DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Le tappe L’uccisione dei giovani ebrei Tre giovani israeliani, Eyal Yifrah, 19 anni, Gilad Shaar e Naftali Frenkel, entrambi sedicenni, sono stati rapiti lo scorso 12 giugno nei pressi di Hebron, in Cisgiordania. I loro corpi sono stati ritrovati privi di vita il 30 giugno. Israele ha accusato Hamas dell’omicidio Ragazzo palestinese bruciato vivo Mohammed Abu Khdeir, sedicenne palestinese, è stato rapito nella notte tra i l 30 giugno e il primo luglio. Il suo corpo è stato trovato carbonizzato in un bosco attorno a Gerusalemme Est. Sei nazionalisti israeliani sono stati arrestati e ieri tre di loro sarebbero stati inchiodati dal telefono della vittima Le accuse reciproche e l’escalation Dopo la morte dei tre ragazzi israeliani sono iniziate le tensioni tra Israele e Hamas, con alcuni raid in territorio palestinese. Razzi provenienti da Gaza hanno iniziato a prendere di mira le città israeliane mentre i bombardamenti dell’esercito israeliano si sono intensificati Sette giorni di bombardamenti È salito a 184 palestinesi morti e oltre 1.280 feriti il bilancio dei raid israeliani sulla Striscia di Gaza nel settimo giorno dall’avvio dell’ operazione «Margine protettivo». Hamas ha continuato a rispondere con razzi che hanno raggiunto Tel Aviv e Gerusalemme Migliaia di sfollati in fuga dalle case L’intensificarsi dei bombardamenti e le minacce di Israele di nuovi e più pesanti raid nel nord della Striscia di Gaza hanno spinto circa diecimila persone ad abbandonare le loro case per cercare riparo altrove. Hamas ha invitato i palestinesi a rientrare nelle loro case GERUSALEMME — Trentaquattro minuti di discorso per celebrare la guerra combattuta dagli egiziani contro gli israeliani quarantuno anni fa, neppure una parola per quella che stava cominciando nelle stesse ore. Otto giorni fa Abdel Fattah al Sisi, il generale diventato presidente, ha tenuto un discorso alla nazione dal palazzo al Cairo e ha scelto di non lanciare un appello alla calma, di non abbozzare una condanna dei bombardamenti ordinati dal premier Benjamin Netanyahu contro la Striscia di Gaza. Le trattative per arrivare a un cessate il fuoco non possono ignorare quel silenzio. Fino a domenica al Sisi e il suo capo dell ’ i n te l l i ge n ce , i l ge n e r a l e Mohammed Farid al-Tohamy, hanno fatto da testimoni soddisfatti: i Fratelli Musulmani sono stati dichiarati illegali in Egitto e Hamas di quel movimento è emanazione, gli ufficiali considerano i fondamentalisti in parte responsabili del caos in Sinai. Così hanno lasciato sbrigliarsi l’offensiva israeliana con poche obiezioni. Le pressioni dagli Stati Uniti e l’evidenza che solo l’Egitto può cercare di mediare avrebbero spinto il presidente a intervenire: adesso propone un cessate il fuoco a partire dalle 9 di oggi (le 8 in Italia), mentre John Kerry, segretario di Stato americano, arriva al Cairo e da lì potrebbe ripartire con le condizioni poste da Hamas per mantenere la tregua — se dovesse entrare in vigore — e fermare i lanci di missili contro le città israeliane: dall’inizio dello scontro hanno sparato un migliaio di proiettili, ieri due ragazzine beduine sono state ferite gravemente nel deserto del Negev. Tra gli sforzi diplomatici, quello di Federica Mogherini, la ministra degli Esteri italiana, che arriva oggi in Israele e visiterà anche Ramallah. Washington non ha per ora ostacolato i raid dell’aviazione (oltre 180 morti tra i palestinesi, la maggior parte civili), si oppone però a un’invasione di terra. I capi del movimento fondamentalista — assicura una fonte militare israeliana ai giornali e alle televisioni locali — sono pronti a ritornare alla calma stabilita dopo gli otto giorni di guerra di oltre un anno e mezzo fa. Mushir al Masri, deputato e portavoce dei fondamentalisti, elenca da Gaza le richieste: fine dell’embargo imposto dal 2006, apertura del valico di Rafah con l’Egitto, scarcerazione dei 56 membri del movimento riarre- stati da Tsahal durante i raid in Cisgiordania dopo il sequestroomicidio dei tre ragazzi israeliani (i palestinesi erano stati rilasciati nello scambio per il caporale Gilad Shalit). È improbabile che il governo israeliano accetti di togliere il blocco economico (su questo punto potrebbe sopperire il Qatar con milioni di dollari in aiuto ad Hamas), sulla questione dei detenuti sarebbe più flessibile. L’apertura del valico di Rafah dipende invece dagli egiziani, che vogliono sfruttare l’occasione per indebolire il dominio di Hamas sulla Striscia e chiedono che il posto di frontiera venga affidato alle forze comandate da Abu Mazen. Il presidente potrebbe così ritornare in gioco a Gaza: ne ha perso il controllo nel 2007 dopo un colpo militare degli estremisti. Netanyahu subisce da settimane la pressione dei ministri più bellicosi perché dia il via libera all’invasione. Ieri Naftali Bennett, leader del partito dei coloni e ministro dell’Economia, ha lasciato per la prima volta capire che accetterebbe un cessate il fuoco senza lasciare la coalizione come aveva minacciato: «Anche se ho suggerito altri piani operativi». Avigdor Liberman, il ministro degli Esteri, spinge per rioccupare Gaza «e disfarci una volta per tutte di Hamas». Il premier e Moshe Yaalon, il ministro della Difesa, cercano una formula che obblighi Hamas a consegnare il suo arsenale di razzi. Oggi Netanyahu riunisce il gabinetto di sicurezza per esaminare la proposta egiziana per una tregua. Il premier sarebbe favorevole ad accettarla. Davide Frattini @dafrattini © RIPRODUZIONE RISERVATA Visto da Parigi Una manifestazione filopalestinese nella capitale sfocia nella violenza. Vietato un corteo a Nizza Hollande: «Non importeremo il conflitto» L’allarme del presidente francese dopo l’assalto a due sinagoghe DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Davanti alla sinagoga di rue de la Roquette, ieri mattina, c’erano ancora vetri rotti, pezzi di sedie, e un’auto della polizia. La sera prima centinaia di persone si sono staccate dal corteo filopalestinese che aveva finito la sua marcia esibendo missili di cartapesta e inneggiando a Hamas in piazza della Bastiglia e hanno dato l’assalto al tempio ebraico Don Isaac Abravanel, dove era in corso una preghiera per la pace e una riunione di sostegno a Israele alla presenza del gran tabbino di Parigi Michel Gugenheim. «Allah è grande», «Morte agli ebrei», «Israele assassino», «Botte ai sionisti», gridavano i manifestanti. I pezzi di legno sul marciapiede sono ciò che resta adesso delle sedie rubate ai tavolini dei caffè vicini, e scagliate contro il cancello della sinagoga, contro i furgoni della polizia antisommossa e prima ancora contro i militanti della Ligue de Défense Juive, che per circa mezz’ora hanno resistito proteggendo l’ingresso del tempio in attesa delle forze dell’ordine. Mentre fuori i teppisti lanciavano bottiglie, bidoni dell’immondizia e vasi di fiori, dentro la sinagoga gli ebrei stavano al riparo sperando che i manifestanti inferociti, molti a volto coperto, non riuscissero a entrare. Quando gli agenti hanno preso in mano la situazione hanno chiesto ai fedeli di rimanere al sicuro e solo dopo un’ora hanno cominciato a farli uscire, a piccoli gruppi. Poco prima la calma era tornata a fatica in un’altra sinagoga poco I luoghi lontana, in rue de Tournelles. Ebrei attaccati in quanto ebrei, a 3.300 chilometri da Gaza. Sabato era toccato alla sinagoga di Aulnay, colpita da una bottiglia molotov. In quell’occasione, l’esponente ecologista Pierre Minnaert aveva commentato che «quando le sinagoghe si comportano da ambasciate non è sorprendente che subiscano gli stessi attacchi delle ambasciate», evocando il perenne mito antisemita dell’ebreo come quinta colonna dello straniero, in questo caso dello Stato di Israele. «Non permetteremo che il conflitto israelo-palestinese venga importato in Francia» ha Molotov Sabato è toccato alla sinagoga di Aulnay subire un attacco con lancio di molotov dichiarato il premier Manuel Valls, ma le sue parole sono già una conferma che questo sta in parte avvenendo, e non da adesso. Quando il 19 marzo 2012 Mohammed Merah è entrato nella scuola ebraica di Tolosa e ha preso per i capelli Myriam Monsonégo, 8 anni, per spararle alla testa, dopo avere ucciso un professore trentenne e i suoi due figli di tre e sei anni, lo ha fatto perché «gli ebrei uccidono i nostri fratelli e le nostre sorelle in Palestina». In quei giorni sui muri delle periferie francesi comparvero scritte in onore del «martire Merah». E prima che lo Proteste Manifestanti filopalestinesi durante le proteste di domenica (Ap) scorso gennaio Valls mettesse fuorilegge i suoi spettacoli, il comico antisemita Dieudonné faceva il tutto esaurito al Théâtre de la Main d’Or a Parigi ma anche nei palazzetti dello sport di provincia con battute come «Pétain mi piaceva, almeno vedeva dove sta il problema». (Pétain ha collaborato con i na- zisti nella deportazione e lo sterminio degli ebrei francesi, ndr). Dei circa cinque milioni di musulmani francesi (è una stima, un censimento di religioni o etnie resta vietato dalla legge) solo una infima minoranza pensa di importare la jihad, ma il problema esiste e ne ha parlato ieri anche il presidente François Il primo attacco Il tempio ebraico Don Isaac Abravanel, attaccato domenica da un gruppo di manifestanti filopalestinesi staccatisi da un corteo di protesta contro l’attacco israeliano sulla Striscia di Gaza, si trova in rue de la Roquette, storica strada parigina che nasce in place de la Bastille, nell’XI arrondissement, e conduce fino al famoso cimitero Père Lachaise. Qui i fedeli sono stati costretti a rimanere dentro la sinagoga fino a quando la polizia non è riuscita a disperdere gli assalitori Il secondo attacco Sempre vicino a place de la Bastille si trova l’altra sinagoga assaltata dal corteo inneggiante ad Hamas. Proprio dietro alla celeberrima place des Vosges, la sinagoga di rue de Tournelles è stata presa di mira poco dopo quella di rue de la Roquette. Quelle di domenica non sono state le prime proteste contro i raid israeliani andate in scena in Francia, Paese europeo con il maggior numero di musulmani e con la più larga comunità ebraica d’Europa Hollande, nell’intervista del 14 luglio festa nazionale. «Il conflitto israelo-palestinese non può essere importato. Non possono avvenire intrusioni nei luoghi di culto, non avremo alcuna indulgenza». Il ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve ha chiesto ai prefetti di raddoppiare la vigilanza, un corteo filopalestinese è stato proibito a Nizza. «Abbiamo superato un altro limite» dice Joël Mergui, presidente del Concistoro di Francia, che domenica sera era nel tempio di rue de la Roquette. «In che Paese viviamo, quando si è costretti a tenere 200 persone chiuse in una sinagoga per paura di rappresaglie?». Emigrazione Nel 2013 sono stati 3.288 gli ebrei che hanno deciso di emigrare in Israele Un Paese che molti ebrei sentono come poco sicuro e che infatti abbandonano. Nel 2013 sono stati 3.288 a emigrare in Israele, un aumento del 70 per cento rispetto al 2012. Per la prima volta dal 1948 il numero di chi proviene dalla Francia ha superato quello di chi giunge dagli Stati Uniti e l’Agenzia ebraica ha detto al New York Times che per il 2014 si aspetta l’arrivo di 5.000 ebrei francesi. L’emigrazione verso Israele è stabile in tutto il mondo, cresce solo in Francia. Stefano Montefiori @Stef_Montefiori © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 15 Luglio 2014 Esteri 11 italia: 51575551575557 # La strategia L’idea inseguita nonostante le difficoltà tecniche anche per ragioni di propaganda La sfida dal cielo di Hamas Ma il drone è abbattuto in volo Dietro il programma, ricerche in loco e materiali dall’Iran 56 detenuti palestinesi arrestati in Cisgiordania dall’esercito israeliano dopo il rapimento e l’omicidio dei tre ragazzi ebrei. La loro scarcerazione sarebbe una delle condizioni poste dal movimento palestinese per raggiungere un accordo per il cessate il fuoco Il dibattito Non solo razzi. Hamas tenta dei diversivi, mosse che si rivolgono al suo «pubblico» per dare l’idea di mantenere l’iniziativa. Si spiega così l’ultima «sorpresa» arrivata dal cielo. Le Brigate Ezzedin al Qassam hanno annunciato di aver inviato tre droni su Israele. Uno per lo spionaggio che avrebbe raggiunto la zona del ministero della Difesa israeliano a Tel Aviv, un secondo armato di missile e il terzo carico di esplosivo. La missione non sembra essere andata troppo bene. Lo Stato ebraico ha annunciato di aver intercettato e distrutto un velivolo con un missile Patriot nel cielo di Ashod (zona sud) mentre Hamas ha ammesso di aver perso il contatto con due dei mezzi. Questo però non ha impedito al movimento di diffondere le foto dei velivoli e di celebrare la sfida al nemico. Del resto a quello servivano gli Ababil 1 partiti dalla Striscia di Gaza. Le Brigate al Qassam hanno iniziato a lavorare sui droni da quasi un decennio. Prima cercando di usare piccoli aeromodelli, poco più di giocattoli radiocomandati sui quali volevano inserire cariche esplosive. Nel novembre 2005 è stata scoperta l’attività di una cellula che aveva inviato un giovane ingegnere di Nablus negli Emirati dove era stato assunto da una ditta rusalemme – i palestinesi stavano assemblando dei droni capaci di compiti multipli. Lo scenario raccontato dai portavoce è che Hamas e Jihad hanno lavorato su un doppio binario, simile a quello impiegato per la costruzione dei razzi: ricorso agli Ababil forniti dall’Iran (magari via Senza pilota Due foto di presunti droni palestinesi, fabbricati da Hamas con l’aiuto iraniano Hezbollah) e ricerca in loco. Nulla in confronto alle «macchine» che ogni che produceva velivoli in miniatura. Il nazionali. piano era quello di rubare i progetti Nella seconda metà del 2012 sono giorno violano lo spazio di Gaza per per riprodurli a Gaza. Un’idea troppo trapelate informazioni sull’arrivo a spiare i mujahedin o lanciare missili ambiziosa ma inseguita nonostante le Gaza di droni iraniani smontati. L’in- sofisticati. Il confronto tra i due schiedifficoltà logistiche e tecniche. telligence ha raccolto dati in questo ramenti è improponibile, ma ciò non Hamas sarebbe rimasta al palo se senso, dopo aver individuato attività impedisce ai palestinesi di tentare non fossero intervenuti gli iraniani e sospette — anche se ben nascoste — qualcosa. Un anno fa hanno sostenuto l’Hezbollah che hanno garantito con- da parte di elementi vicini alle Brigate di essere riusciti a interrompere il link sigli, materiale, know-how e proba- al Qassam e alla Jihad palestinese. In tra un minidrone israeliano e la base bilmente alcuni esemplari. Un’assi- ottobre l’aviazione ha neutralizzato facendolo poi precipitare nella Stristenza per ripetere quanto fatto dallo un velivolo, forse Hezbollah, nel sud scia. Tesi smentita da Gerusalemme stesso movimento sciita libanese che, di Israele. Un mese dopo, sempre gli che ha parlato di un’avaria e rilanciata, più volte, in momenti di scontro con israeliani hanno diffuso il video che invece, da alcuni blogger. Verità opIsraele ha spedito i suoi droni oltre mostrava il presunto test di un mezzo poste diventate la regola in un conflitconfine. Manovre disperate ma che senza pilota dei militanti. Rivelazione to tragicamente ripetitivo. Guido Olimpio comunque hanno avuto il merito di seguita dalla distruzione di un edificio © RIPRODUZIONE RISERVATA catturare l’attenzione dei media inter- dove – secondo le fonti ufficiali di Ge- Domenica il consiglio dell’Ucei si è riunito e ha discusso a lungo. Il mondo ebraico è variegato e complesso, il confronto di opinioni è talvolta aspro Il disagio che cresce nella comunità ebraica «Informazione distorta» Il caso delle foto manipolate in rete ROMA — «Vede, quella che riteniamo vada chiarita, anzitutto, è la distinzione tra cui aggredisce e chi si difende: questa esplosione di violenza è nata da una pioggia di missili inviata con un crescendo impressionante sulle città israeliane...». Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, tira un lungo sospiro, non sono giorni facili neanche per gli ebrei della diaspora e l’aggressione alla sinagoga di Parigi non aiuta, «in Francia c’è una situazione di tensione più alta ma sappiamo che fatti incresciosi potrebbero accadere anche qui, da parte nostra si cercano di prendere tutte le precauzioni possibili...». Domenica il consiglio dell’Ucei si è riunito e ha discusso a lungo. Il mondo ebraico è variegato e complesso, il confronto di opinioni è la norma e non mancano talvolta scontri anche aspri. Così è significativo che sia stato approvato all’unanimità, in un’assemblea di 52 persone, un testo che «condanna con forza qualsiasi narrazione dei fatti che non riconosca a Israele il diritto alla difesa dei propri cittadini minacciati da nemici come Hamas, che propugnano nei loro atti ufficiali la sua distruzione». E condanna pure «chi, nel mondo dell’informazione, mistifica i diversi rapporti di causalità del conflitto, per offrire al pubblico un’immagine distorta di Israele». Ne hanno discusso con tre esponenti di primo piano della «comunità degli italkim», gli italiani di Israele. Collegati in video, c’erano il demogra- In Italia Le comunità Le comunità ebraiche italiane hanno una storia antichissima: a Roma sono presenti sin dai tempi dell’Impero romano Presenza Gli ebrei italiani sono circa 35 mila, Roma e Milano le comunità più numerose (complessivame nte i due terzi del totale). Legatissimi alle vicende italiane, gli ebrei sono stati in prima fila nel Risorgimento Leggi razziali Nel 1938 Mussolini volle leggi discriminatorie simili a quelle tedesche del ‘35 fo Sergio Della Pergola, consigliere di Sharon quando nel 2004 decise il ritiro dalla Striscia di Gaza, il diplomatico Vittorio Dan Segre e Sergio Minerbi, già ambasciatore di Israele a Bruxelles, che faceva notare la «consecutio temporum» degli ultimi giorni, «una escalation di violenza iniziata dal lancio di razzi da Gaza», come riporta Pagine ebraiche: «Israele è rimasta tre giorni senza reagire e poi ha deciso di intervenire, quindi non dice il vero chi racconta che questo conflitto è iniziato per volontà israeliana». Considera il direttore del mensile, Guido Vitale: «La realtà è che gli avvenimenti di questi giorni, nel mondo ebraico, hanno creato un consenso generale sul fatto che il mondo occidentale sia troppo poco sensibile al logoramento di una popolazione civile bersagliata ogni giorno da razzi». A questo si aggiunge la consapevolezza di quanto sia ormai decisivo il «piano politico-mediatico» notava Dan Segre, fino a osservare: «Israele ha capito che le azioni terrestri sono inutili e politicamente perdenti». C’è una guerra che si combatte sui social network e basta un’occhiata all’hashtag #GazaUnderAttack, su Twitter, per vedere la strategia di «disinformazione in immagini» dimostrata dalla Bbc e dal francese Libération, quotidiano della sinistra francese mai tenero con Israele: foto di archivio dei massacri in Siria e Iraq, da Aleppo a Bagdad, spacciate come immagini di Gaza. «A questo punto i mezzi di co- Aleppo Una delle immagini diffuse sui social network con l’hashtag #GazaUnderAttack: diffusa come una «prova» dei bombardamenti sui civili di Gaza da parte di Israele, in realtà è stata scattata ad Aleppo, in Siria Gaza, 2009 A fianco, una foto che testimonia il lancio di proiettili traccianti al fosforo su Gaza, utilizzati per illuminare gli obiettivi: la foto è stata diffusa come scattata in questi giorni. In realtà risale all’operazione Piombo fuso del 2009 Bagdad Una madre piange il figlio rimasto ucciso in un’esplosione. Sui social network, come denuncia il quotidiano francese «Libération», la si attribuisce alle bombe israeliane. Ma è stata scattata dopo un attentato a Bagdad, nel 2007 municazione sono fondamentali in tutti questi conflitti» dice ancora Vitale: «Anche la vendetta repellente contro il ragazzo palestinese viene da mondi alimentati dalla “demenza digitale”, persone che si lasciano strumentalizzare da social network pilotati: i deboli di mente sono facilmente manipolati». E poi c’è la «narrazione» del conflitto, riflette Renzo Gattegna: «Siamo rimasti sorpresi e impressionati dal fatto che su alcuni media italiani si tenda a parlare delle sofferenze della gente di Gaza senza spiegare che sono causate anzitutto da chi ha aggredito e usa la popolazione civile come scudo degli arsenali e delle rampe di missili, mentre i militanti stanno nei bunker». Durante il consiglio si è parlato delle telefonate dell’esercito israeliano ai civili palestinesi, «non si è mai vista al mondo una guerra condotta in questo modo, per tutelare gli innocenti», degli avvisi di evacuazione «mentre Hamas pubblica avvisi contrari perché il numero delle vittime cresca», l’opposto di quanto ha fatto Israele con Iron Dome. Resta la tragedia di due popoli e un disagio che nella comunità ebraica fa sfumare la distinzione tra conservatori e progressisti. «Parlare solo dei bombardamenti su Gaza e non delle centinaia di missili che piovono su Israele, da parte dei militanti di Gaza, vuol dire fomentare l’odio contro Israele e nascondere la verità» ha scritto all’inizio del conflitto Emanuele Fiano, già presidente della comunità ebraica milanese (il padre Nedo fu deportato con l’intera famiglia a Birkenau, di undici persone tornò solo lui) e oggi deputato del Pd: «Io sono un ebreo che ha sempre lavorato per la pace, conosco e ho criticato i limiti e gli errori dei governi di Israele, conosco e difendo i diritti dei palestinesi ad avere un loro Stato e di Israele a vivere in sicurezza, ma non tacerò mai quando la storia di quelle terre viene raccontata come se il male fosse tutto da una parte e il bene dall’altra. E quando il male viene identificato sempre e solo con Israele». Gian Guido Vecchi © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 Esteri Martedì 15 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Il caso Gli accattoni stranieri sono apparsi dopo l’allentamento di Schengen L’opera Stati Uniti Reintegrato il soldato rapito dai talebani DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — La Danimarca si prepara a espellere verso la vicina Svezia, attraverso il ponte di Øresund che collega direttamente i due Paesi, i mendicanti stranieri che sono apparsi nelle sue strade negli ultimi mesi, da quando si sono allentate le maglie dell’accordo di Schengen. Dalla Svezia arriva già una risposta dura: «questo è un atto di cinismo». Controrisposta da Copenaghen: per anni il ponte di Øresund è stato chiamato «il ponte delle lucciole», perché percorso da migliaia di cittadini svedesi diretti ai bordelli di Copenaghen, dove la legge non punisce i clienti delle prostitute. Perché ora anche la Svezia non può caricarsi di un problema sociale, dare il suo contributo a risolverlo? E il dibattito si svolge fra due Paesi del Nord, entrambi civilissimi, entrambi rinomati per la loro tradizione di ospitalità verso i rifugiati o i bisognosi di tutti i continenti. Ma in alcuni casi, nei talk show su radio e tv, siamo quasi alle battute da bar. Per esempio: «il pedaggio sul ponte è di 30 euro, chi lo pagherà?». L’argomento mette tutti a disagio: perché non esistono soluzioni pronte e l’apertura di molte barriere ha posto i Paesi nordici davanti a enigmi laceranti, e apparentemente senza sbocco. Del resto anche la Svezia starebbe preparandosi a bandire l’accattonaggio e forse ad autorizzare la deportazione di chi mendica. L’Unione Euro- La storia Più lungo d’Europa Inaugurato nel giugno del 2000, con i suoi 16 chilometri di lunghezza il ponte di Øresund è il più lungo ponte retto da funi d’Europa La Danimarca e il ponte per cacciare i mendicanti Ma la vicina Svezia insorge: siete cinici ed egoisti pea sta per ora a guardare, con molti dubbi sull’effettivo rispetto dei principi comunitari che proteggono la libera circolazione degli uomini e delle merci, in tutti i Paesi membri. E torna intanto, ma su un argomento assai più serio delle antiche beffe, la tradizionale ruggine fra svedesi e danesi, alimentata da guerre e partite di calcio, e raccontata con un sorriso in tanti film. Coloro che vivono di questue nelle piazze di Copenaghen e di altre città danesi sono in gran parte cittadini romeni, e dunque europei a pieno titolo: uomini, donne, anziani, bambini. Fra loro, molte famiglie di etnia Rom, anch’esse protette da un passaporto romeno o Ue, quando ne sono in possesso. A Copenaghen, città turistica e piena di stranieri soprattutto d’estate, i mendicanti sono più di 200, forse anche 400, secondo qualche indagine sommaria: non un dramma nazionale, ma spesso la vista di bambini e neonati esposti come «esche» per suscitare la pietà dei pas- In strada A Copenaghen i mendicanti sarebbero 200, forse 400 santi irrita o impressiona la pubblica opinione. Non mancano però, in certe frange estremiste, «irritazioni» di altro genere, confinanti con il razzismo e certo lontane dal comune sentire nazionale. La Danimarca non è ovviamente un Paese razzista ed è retta da un governo bicolore socialdemocratico-socialiberale: pure ha mostrato anch’essa — come altri Paesi Ue — di essere impreparata davanti alle ondate migratorie dall’Est negli ultimi anni. Ai municipi e alle associazioni benefiche finanziate dallo Stato è fatto divieto di assistere in qualsiasi modo chi vive mendicando, e questo non allevia certo l’opera delle associazioni di volontariato. E poi ci sono i proclami come quello di Trine Bramsen, deputata socialdemocratica, responsabile per gli affari legali e i diritti umani del suo partito: «Non vogliamo che la Danimarca si faccia la reputazione in tutta l’Europa di un albergo dove si dorme e si mangia gratis. Deve essere vietato l’accattonaggio, il trascorrere la notte dietro le case altrui. Se scatterà il divieto, questa gente sceglierà un altro Paese, per esempio la Svezia, dove già sa di avere migliori possibilità». La polemica continua. Secondo un recente sondaggio, i danesi concittadini di Trine Bramsen sono più ricchi degli svedesi, e anche dei tedeschi. Luigi Offeddu loffeddu@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Esperienze di morte apparente, percezioni extrasensoriali, memorie di vite altrui (reincarnazione) analizzate «con serietà» X-Files: l’accademia Usa che studia il paranormale Un dipartimento dell’Università della Virginia conduce ricerche sui fenomeni non spiegati dalla scienza DAL NOSTRO INVIATO CHARLOTTESVILLE (Virginia) — Nei suoi incubi notturni, James Leininger sognava aerei colpiti che precipitavano ed esplodevano ancora in aria, prima di inabissarsi nel mare. Di giorno ricordava di essere stato nella US Air Force, pilota di un caccia in forza alla portaerei Natoma Bay. Parlava della sincera amicizia con un altro aviatore, Jack Larsen. E raccontava in dettaglio la propria morte, dopo che il suo aereo era sta- Archivio Il Dops ha analizzato e catalogato in un database più di 3 mila casi nei quali i pazienti raccontano memorie altrui to abbattuto dai giapponesi nel cielo di Iwo Jima. All’epoca in cui evocava graficamente queste memorie James aveva 2 anni. I fatti cui si riferiva il bambino della Louisiana erano successi più di mezzo secolo prima. Nella battaglia di Iwo Jima, la portaerei Natoma Bay perse in effetti un solo pilota. Si chiamava James Huston, veniva dalla Pennsylvania (cioè quasi 2 mila chilometri lontano dalla casa dei Leininger) e le circostanze della morte combaciavano esattamente con i ricordi di James, compresa quella che il nome del pilota del caccia in volo dietro di lui al momento dell’incidente era Jack Larsen. Ma nessuno le aveva mai rese pubbliche. Furono necessari al padre del piccolo quasi tre anni di ricerche negli archivi della Marina, per mettere insieme questi elementi. «È assolutamente impossibile che un bambino di 2 anni possa aver assorbito queste informazioni attraverso mezzi normali» dice il dottor Jim Tucker, professore di psichiatria e scienze neurocomportamentali alla University of Virginia. Quello di James Leininger è solo uno delle migliaia di casi di cui Tucker si occupa. Nel prestigioso college di Charlottesville dirige la Division of Perceptual Studies, meglio nota con l’acronimo di Dops. Fondata nel 1967 da un altro accademico, Jan Stevenson, l’istituto ha per missione «l’investigazione scientifica ed empirica di fenomeni che suggeriscono che le attuali assunzioni della scienza e le teorie sulla natura della mente o della coscienza possano essere incomplete». Di cosa stiamo parlando? Il lettore avrà già capito: percezioni extrasensoriali, poltergeist, esperienze di morte apparente o extracorporali, memorie di vite altrui o, detto altrimenti, reincarnazione. Diciamolo diversamente: nel 2014, in una delle più rispettate istituzioni accademiche degli Stati Uniti, si studia il paranormale. Prima di scandalizzarsi è bene precisare che nessun professore della Dops sa leggere la mente degli studenti, né questi passano attraverso i muri come nella X Mansion del Professor Charles Xavier. No, il laboratorio della Virginia è un posto pieno di gente brillante e seria, dove si fa solida ricerca basata su dati e fatti, nonostante l’oggetto del suo interesse sia controverso e sollevi perplessità in buona parte della comunità scientifica. È dagli anni Settanta che Tucker lavora al Dops, il cui nome d’origine era Division of Personality Studies, occupandosi soprattutto di bambini che, come James Leininger, hanno ricordi vividi ma non vissuti personalmente, spesso di gente realmente esistita nel passato e vissuta a grande distanza. Sono testimonianze che suggeriscono la possibilità di una «sopravvivenza della personalità oltre le morte». Il Dops ha analizzato e catalogato in un database più di 3 mila casi, non solo di bambini, nei quali i pazienti raccontano memorie altrui. La scienza ufficiale ha sempre guardato al laboratorio di Charlottesville con scetticismo, quando non con sospetto. Stevenson, il fondatore, venne accusato di non rispettare standard d’analisi rigorosi, di voler per forza vedere evidenza scientifica dove altri vedevano superstizione e, non ultimo, di aver tenuto in vita l’istituto grazie alle donazioni di ricchi filantropi, ossessionati dalla reincarnazione: uno di questi fu Charles Carlson, l’inventore della xerografia, che lasciò 1 milione di dollari al Dops, probabilmente su richiesta della moglie, di cui era nota la passione per il paranormale. Ma i suoi sostenitori non mancano. E senza dover risalire a Max Planck, padre della fisica quantistica e teorico della coscienza universale, o a Carl Sagan, per il quale la reincarnazione «era un’area di ricerca parapsicologica degna di seria indagine», studiosi contemporanei hanno valutato positivamente i metodi di Stevenson e Tucker. Già nel 1977, scrivendo su una rivista specializzata, lo psichiatra americano Harold Lief aveva lodato l’approccio del Dops. E precisando di voler sospendere il giudizio su telepatia e reincarnazione, si era detto «vero credente nei metodi di Stevenson». Su Scientific American, lo psicologo Jesse Bering ha definito «per nulla scontato il fatto che il lavoro del Dops sia privo di senso» e si è chiesto perché i dati raccolti dall’equipe di Stevenson e Tucker non vengano presi più seriamente: «forse che il nostro rifiuto anche di guardare a questi risultati, men che meno discuterne, sia riconducibile alla paura di sbagliarci?». Certo siamo avanti a informazioni fuori del comune. Ma nulla toglie al fatto che alla Division of Perceptual Studies in Virginia si lavori con rigore, metodo e serietà pari a quelle di altre celebri istituzioni come la Nasa o il Mit. Che poi non vogliate credere a James Leininger e alle memorie di una vita non sua, è un’altra storia. Paolo Valentino X-Files La serie tv americana è diventata popolare trattando temi come il paranormale WASHINGTON — Nonostante sia accusato dai suoi commilitoni di essere un disertore, Bowe Bergdahl, il soldato americano 28enne liberato dai talebani il 31 maggio scorso dopo cinque anni di prigionia e in cambio di cinque detenuti a Guantanamo, è stato reintegrato nei ranghi dell’esercito americano. Il sergente Bergdahl ha finito la fase di riabilitazione e terapia all’ospedale militare di San Antonio, in Texas, e riprenderà il servizio nel quartier generale dell’esercito nella stessa base, a Fort Sam Houston, hanno spiegato gli ufficiali. Il soldato vivrà in caserma insieme ad altri due militari che lo aiuteranno a reintegrarsi, anche se non è stato stabilito quali saranno i suoi incarichi. Nel frattempo l’inchiesta sulle circostanze del suo allontanamento dal posto di guardia in Afghanistan, e la sua successiva cattura, è ancora in corso. La liberazione di Bergdahl, e in particolar modo lo scambio di prigionieri, ha attirato forti critiche sul presidente Barack Obama che invece l’ha rivendicata come un dovere nonostante siano emersi molti dubbi sul comportamento tenuto dal 28enne soldato statunitense in Afghanistan. © RIPRODUZIONE RISERVATA Cuba Arresti di massa tra le Damas de Blanco L’AVANA — Le autorità cubane hanno arrestato domenica circa 100 donne appartenenti al gruppo delle «Damas de Blanco» (donne in bianco) durante la loro marcia settimanale per le strade della capitale cubana. Un numero di arresti davvero elevato per il gruppo di opposizione formato dalle mogli e dai parenti dei dissidenti cubani in carcere nelle prigioni dell’isola. Un gruppo che è l’unico ad essere autorizzato a protestare e a manifestare per le strade dell’Avana e che tutte le domeniche, dopo la messa, scende puntualmente in piazza. Le donne sono state arrestate e rilasciate poco tempo dopo. Secondo alcuni dissidenti cubani questi arresti si spiegano con la sempre maggiore visibilità delle Damas de Blanco e con la conseguente paura del governo di Raúl Castro che le vede come una minaccia per la sua legittimità. Le donne sono state arrestate mentre commemoravano il 20esimo anniversario di un incidente nel quale morirono circa 40 persone nel tentativo di lasciare Cuba in barca. Corriere della Sera Martedì 15 Luglio 2014 Esteri 13 italia: 51575551575557 # Chiese Approvata dal Sinodo la riforma che era stata bocciata nel 2012 Anglicani, una svolta storica Via libera ai vescovi donna Già entro Natale la prima diocesi al femminile DAL NOSTRO INVIATO LONDRA — La Chiesa d’Inghilterra promuove le donne. Già dal 1994 possono essere ordinate sacerdoti. Da ieri potranno diventare vescovi. Dopo due anni di intense discussioni, crisi di coscienza e lacerazioni, il Sinodo della Chiesa anglicana di Canterbury e York ha votato e deciso a maggioranza in tutte e tre le componenti: preti, vescovi e laici. In totale 351 «sì», 72 «no» e 10 astenuti. La storica decisio- 351 i «sì» con i quali è stata approvata la storica riforma ne è stata accolta con scene di esultanza nella hall dell’Università di York, dove si sono tenute le assemblee. Ma fino all’ultimo è rimasta in bilico, per la strenua opposizione dei gruppi evangelici e anglo-cattolici che hanno ingaggiato un dibattito durato cinque ore. La Chiesa d’Inghilterra si aggiunge, dunque, alle consorelle del Canada, degli Stati Uniti e dell’Australia, facendo cadere un divieto che gli oppositori e la Chiesa cattolica radicano nella dottrina di San Paolo («Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge al- Al sinodo Justin Welby (secondo da destra), arcivescovo di Canterbury l’uomo... perché prima è stato formato Adamo e poi Eva», Prima lettera a Timoteo). Per la comunità inglese, invece, il via libera di ieri è un segnale di forte cambiamento. La gerarchia anglicana ha scelto di misurarsi con la modernità in modo profondamente diverso rispetto al Vaticano. Negli ultimi anni la comunità ha già ammesso al sacerdozio e all’episcopato omosessuali dichiarati e ha aperto al matrimonio tra persone dello stesso sesso. Ora il passo sulle donne. Ancora due giorni fa il reverendo, o forse sarebbe più corretto dire la reverenda Rose Hudson-Wilkin, la più probabile candidata a ottenere la mitria, aveva dichiarato a un quotidiano: «La prospettiva dell’eguaglianza è un miracolo e non è ancora acquisita. Ma se questo dovesse accadere, allora avremo costruito una chiesa che riflette autenticamente il popolo di Dio e riflette autenticamente la comunione con il corpo di Cristo, maschi e femmine insieme nella leadership». I fautori di questo «miracolo» sono i due primati che si sono avvicendati sul soglio di Canterbury e York. Il primo è l’arcivescovo Rowan Williams che ha Foreign Office Il cammino Lo scisma La Chiesa anglicana, nata nel XVI secolo dopo lo scisma con Roma, conta circa 80 milioni di fedeli in 165 Paesi, in gran parte del Commonwealth. In alcuni di essi (Canada, Nuova Zelanda e in Australia) erano già state nominate donne vescovo, ma è la prima volta che ciò accadrà per la Chiesa madre d’Inghilterra. Il primo vicario donna venne ordinato nel 1994. Il dibattito risale a quasi cinquant’anni fa, nel 1966. Nove anni più tardi, nel 1975, il Sinodo generale, l’assemblea che raccoglie i vertici della Chiesa anglicana, decise che non sussistevano impedimenti di carattere fondamentale per la nomina di donnevescovo nel Regno Unito Il dialogo ecumenico Almeno per quanto riguarda l’Inghilterra, il tema tornò alla ribalta solo nel 2012 con il voto contrario dello stesso Sinodo. Per gli osservatori la decisione di ieri potrebbe causare problemi al cammino per il dialogo ecumenico, in particolare con la Chiesa cattolica condotto una lunga campagna nelle diocesi fino al suo ritiro nel dicembre 2012, senza rinunciare al confronto con Roma e in particolare con il pontefice dell’epoca, Benedetto XVI, assolutamente contrario. Nel novembre 2012 il Sinodo fu chiamato a pronunciarsi, ma rigettò la proposta con una differenza di soli sei voti tra i laici. Ieri, invece, la svolta rilanciata dall’arcivescovo Justin Welby, 58 anni, è passata nella stessa assemblea, quella più critica, con 152 a favore e 45 contro. «Mostriamo al mondo come la nostra Chiesa sia in grado di vivere anche con un grado di dissenso. Avremo bisogno di un lungo periodo di cambiamenti culturali» ha detto Welby per convincere i più scettici. Adesso restano alcuni passaggi formali, con la ratifica da parte della Commissione del parlamento per gli affari ecclesiastici e l’approvazione della Regina d’Inghilterra, Elisabetta II, capo della Chiesa anglicana dallo scisma di Enrico VIII nel 1531. Al premier conservatore David Cameron non è sfuggita l’importanza dell’avvenimento e ieri ha subito appoggiato la decisione del Sinodo, parlando di un «grande avanzamento dell’eguaglianza». Secondo le previsioni l’indicazione della prima donna vescovo, o meglio «assistente», potrebbe arrivare prima di Natale. Sono almeno tre le diocesi vacanti: Gloucester, Oxford e Newcastle. Nello stesso tempo gli osservatori segnalano la possibilità che i gruppi più tradizionalisti, come gli evangelici e gli anglo-cattolici, possano lasciare la comunità anglicana. Giuseppe Sarcina gsarcina@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Il ministro Hague lascia: «Torno in Parlamento» LONDRA — Terremoto nel governo britannico. Il ministro degli Esteri di Londra, William Hague, ha rassegnato ieri sera le dimissioni dopo 4 anni alla guida del Foreign Office. Al suo posto, secondo la rete Sky News, andrà l’attuale titolare della Difesa, Philip Hammond. «Stasera mi dimetto da ministro degli Esteri, per diventare presidente della Camera dei Comuni». Ha scritto William Hague su Twitter. La decisione rientrerebbe in un rimpasto di governo deciso dal primo ministro David Cameron per meglio affrontare le prossime elezioni. «William Hague è stato uno dei fari del partito conservatore per una generazione, guidandolo e servendo in due governi», ha detto il premier Cameron in dichiarazioni riportate dal sito della Bbc. «Non è stato solo un ottimo ministro degli Esteri, ma anche un confidente fidato, un saggio consigliere e un grande amico», ha aggiunto. «Manterrà l’incarico di primo segretario di Stato e sarà di fatto il mio vice politico nella corsa alle prossime elezioni. È fantastico sapere che avrà un ruolo centrale nella squadra che lavorerà per assicurare al partito conservatore una vittoria completa alle elezioni», ha concluso Cameron. 14 Martedì 15 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Cronache I numeri Trentino-Alto Adige Lombardia Valle d’Aosta Il rapporto Aumenta il numero dei minori indigenti I poveri in Italia sono raddoppiati in quattro anni L’economista ❜❜ Stipendi fermi Tra le cause, pensioni e stipendi ormai fermi da molti anni ❜❜ La speranza La ripresa prevista per fine anno potrebbe essere una boccata di ossigeno anche al fatto che le pensioni e gli stipendi sono ormai fermi da anni», sentenzia Carlo Dell’Arringa, economista esperto di questioni sociali. E spiega: «Non dobbiamo pensare che l’assenza di lavoro sia soltanto l’aumento della disoccupazione. Infatti se parliamo di occupazione part time, questa in un anno e addirittura aumentata di mezzo milione di posti. Ma parliamo, appunto, di occupazione part time, ovvero meno ora di lavoro e meno stipendio». Aumentano i poveri in Italia e di conseguenza ci sono anche molti più bimbi indigenti, più minori: nel 2013 sono diventati un milione e 434 mila i poveri con meno di 18 anni, ovvero il 13,8 per cento del totale (contro il 10,3% del 2012). La situazione più preoccupante è nel Sud del nostro bel Paese: il picco si registra in Sicilia e in Calabria, due regioni che insieme som- 4,3% 6,1% 7,1% 6,4% 6,6% Veneto 5,7% Totale Italia 4,5% 6,6% Piemonte Emilia-Romagna 8,4% 4,8% Liguria 10,9% Molise 15,5% Puglia 19,6% Umbria Campania 24,8% 23,9% 8,5% Lazio 12,6% Abruzzo Marche Toscana L’Istat: oggi sono oltre sei milioni ROMA — C’è un male sottile in Italia che sta minando alle radici il nostro tessuto sociale: la povertà. Sta aumentando, di anno in anno. In quattro anni è addirittura raddoppiata, da 3,1 a 6,1 milioni di poveri, ci dice uno studio storico del Redattore Sociale. E l’Istat, dunque, ci segnala che oggi in Italia è una persona su dieci ad essere povera. Il nostro istituto di statistica divide la povertà in categorie: quella relativa e quella assoluta. Quella relativa in un anno è rimasta sostanzialmente stabile, 3 milioni 230 mila famiglie, ovvero il 12,6 per cento del totale. Quella assoluta invece è drammaticamente aumentata: oggi si è toccata quota un milione e 206 mila famiglie, una percentuale del 9,9 per cento contro l’8 per cento dello scorso anno. «Naturalmente tutta questa crisi è strettamente legata alla mancanza di lavoro e La percentuale di famiglie in condizione di povertà relativa nelle regioni italiane nel 2013. L’indice misura la condizione economica di individui o famiglie in rapporto a quella media della nazione Friuli V.G. 23,1% 22,9% Basilicata Sardegna 32,4% Sicilia 26,2 26,0 32,5% Calabria 23,0 23,3 Le aree Il tasso di povertà relativa negli anni 6,3 6,4 12,7 12,6 2010 2011 2012 2013 7,1 7,5 4,9 4,9 Sud Centro Nord mano un terzo dei poveri (relativi) di tutte le famiglie italiane, con rispettivamente il 32,5 e il 32,4 per cento di famiglie povere. I valori più bassi si registrano invece nella provincia autonoma di Bolzano ITALIA EMANUELE LAMEDICA (3,7 per cento), seguita a ruota dall’Emilia-Romagna (4,5 per cento) e poi dalla Toscana (4,8 per cento). «Il ministero delle Politiche agricole darà un sostegno agli italiani che soffrono di povertà alimentare», ha I giovani Nel 2013 sono diventati un milione e 434 mila i poveri con meno di 18 anni 11,0 11,1 6,2 6,0 Fonte: Istat tura di pasta e farina da destinare agli enti caritativi . Ha poi aggiunto il ministro Martina: «Con il ministero del Lavoro abbiamo elaborato un programma operativo di 450 milioni di euro fino al 2020 perché l’assistenza alimentare è una priorità assoluta». Abbiamo raggiunto un record di povertà nel nostro paese, almeno relativo all’anno di riferimento del 2005. Ma non dobbiamo essere troppo pessimisti per il futuro, non necessariamente. È di nuovo Carlo Dell’Arringa che ci fa un’analisi e apre un pochino alla speranza: «Alcuni indicatori ci fanno avere delle aspettative detto ieri Maurizio Martina, ministro delle Politiche agricole, segnalando che per quattro milioni di italiani che soffrono di povertà alimentare il suo dicastero ha previsto lo sblocco di dieci milioni di euro per la forni- di una ripresa economica per la fine di quest’anno», dice e poi spiega che questa ripresa dovrebbe avere un trascinamento positivo nel prossimo anno. Aggiunge l’economista: «La ripresa potrebbe cominciare verso l’autunno-inverno di quest’anno e potrebbe portare una boccata di ossigeno nel mondo del lavoro, ovvero dare oggettivamente più lavoro alle persone». Non resta che sperare che sia tutto vero. Alessandra Arachi © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 15 Luglio 2014 Milano Due collaboratrici nelle società Expo 2015 ed Eupolis «Contratti irregolari» Maroni indagato: sono sereno e sorpreso I pm: pressioni per far avere consulenze MILANO — È un’inchiesta che muta segno a seconda della prospettiva dalla quale la si guarda: da quella della Procura di Busto Arsizio e dei carabinieri del Noe, i soldi sono molti meno ma concettualmente l’andazzo nella quota leghista di Regione Lombardia non sarebbe molto cambiato dalla Bossi-family alla Maroni-family, intesa come tendenza ad accollare alle tasche dei contribuenti il clientelismo a favore dei propri collaboratori. Vista invece dall’ottica del presidente della Regione, sarebbe un caso di scuola dell’eterno problema di se e quanto la fiduciarietà connaturata ad alcune funzioni dell’amministrazione possa essere scrutinata dai pm con il setaccio del codice penale. Fatto sta che il presidente della Regione, succeduto all’imputato Roberto Formigoni, è indagato dai pm Eugenio Fusco e Pa- l’Interno Maroni «per le politiche comunitarie e di genere», poi fino al 19 aprile 2014 «consulente tecnica» gratuita della «Direzione Centrale di Polizia; moglie dell’ex amministratore dell’Atac Gioacchino Gabbuti, indagato per peculato nell’inchiesta sulla municipalizzata romana del trasporto pubblico, nel 2011 comparve tra i clienti truffati dalle società abusive del «Madoff dei Parioli», Gianfranco Lande, nel quale con una persona aveva investito 113.000 euro. Paturzo, quando Maroni era al Viminale, collaborava con la portavoce del ministro, Isabella Votino, che ne è portavoce an- Cronache 15 italia: 51575551575557 che in Regione e che ieri è stata interrogata come teste. Il numero di procedimento è lo stesso del processo Finmeccanica del pm Fusco: dichiarazioni dell’ex tesoriere leghista Francesco Belsito avrebbero innescato a fine 2013 intercettazioni (specie tra Pasqua e il 4 luglio) compendiate dai carabinieri del Noe in una informativa del 9 luglio. Per gli inquirenti, Maroni e Ciriello «non erano riusciti a collocare» Carluccio e Paturzo «presso lo staff del presidente, in quanto la loro assunzione sarebbe stata soggetta a controlli della Corte dei Conti sulla Regione». Ecco allora che La situazione La legge Prima della legge Severino del 2012 la concussione puniva il pubblico ufficiale che costringeva o induceva qualcuno a dargli denaro o altre utilità. Dal 2012 la concussione punisce (da 6 a 12 anni) la costrizione, mentre è stato spacchettato un nuovo reato: l’«induzione indebita a dare o promettere utilità», che punisce con il carcere da 3 a 8 anni «il pubblico ufficiale che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, induce taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità» L’ipotesi di reato Questa è l’ipotesi di reato contestata ieri al presidente della Regione Lombardia, Maroni: aver indotto le società Expo ed Eupolis a dare consulenze a due sue ex collaboratrici al ministero dell’Interno. Roma L’inchiesta L’ex ministro intercettato e le accuse su Finmeccanica Governatore Il lombardo Roberto Maroni (Benvenuti/Ansa) Ciriello «manifestava» a esponenti di Expo e Eupolis, «ancora in via di identificazione», che «tale era il desiderio del presidente Maroni», e dunque «richiedeva e otteneva» che le due persone di fiducia di Maroni ottenessero quelle consulenze: nel caso di Carluccio per l’«internazionalizzazione delle best practice e la sicurezza delle delegazioni estere accreditate», nel caso di Paturzo sempre per l’«internazionalizzazione degli eventi Expo» ma dal punto di vista dei rapporti a Roma tra la Regione e i ministeri più in gioco. «Sono assolutamente sereno e, allo stesso tempo, molto sor- Castel Volturno L’accusa Secondo l’accusa non le aveva assunte nel suo staff per sottrarsi alla Corte dei Conti squale Addesso, per i quali Maroni, insieme al capo della sua segreteria Giacomo Ciriello, avrebbe esercitato pressioni su esponenti di «Expo 2015 spa» (al 20% della Regione) e di «Eupolis» (ente regionale per la ricerca e la statistica) affinché due sue collaboratrici quand’era ministro dell’Interno, Mara Carluccio e Maria Grazia Paturzo, ottenessero indebite utilità economiche consistenti in due contratti di consulenza: 29.500 euro annui per Carluccio da «Eupolis», e 5.147 al mese per due anni per Paturzo da «Expo 2015 spa». Carluccio nel 2008-2011 è stata «consigliere» del ministro del- Blocchi stradali e tensione dopo gli scontri Dopo le violenze di domenica, con il ferimento di due africani da parte di un vigilante italiano, non cala la tensione a Castel Volturno. Accuse incrociate tra abitanti e migranti, che ieri hanno bloccato anche alcune strade (foto Ansa): da una parte i residenti lamentano problemi di sicurezza, dall’altro i migranti denunciano di essere trattati «da bestie» . L’ultima rivolta scoppiò nel 2008 dopo la strage dei sei migranti africani da parte dell’ala stragista dei Casalesi. Per il ferimento di domenica, fermati per tentato omicidio padre e figlio di 60 e 21 anni. © RIPRODUZIONE RISERVATA preso», commenta Maroni, «per quanto a mia conoscenza nei due contratti a termine è tutto assolutamente regolare, trasparente e legittimo: una figura professionale ha un preciso scopo di raccordo tra Regione e società Expo, mentre l’altra, di provata esperienza professionale, ha un ruolo di consulenza delle diverse tematiche organizzative legate a Expo». La società guidata dal commissario Giuseppe Sala conferma che «Expo 2015 ha accolto la segnalazione della Regione che ha indicato in Paturzo il profilo idoneo al ruolo da ricoprire», e questo perché «per loro natura intrinseca le attività connesse alla gestione delle relazioni con le istituzioni hanno carattere fiduciario». L’avvocato di Maroni, Domenico Aiello, esprime «perplessità sulla competenza territoriale di Busto Arsizio, visto che l’indagine è del tutto estranea ai fatti per i quali il pm Fusco ha proceduto contro gli ex manager Finmeccanica. Leggeremo le carte, ma siamo certi di dimostrare l’assoluta trasparenza del presidente» Non è la prima volta che consulenze imbarazzano Maroni. Nel 2009, in una indagine dei pm milanesi Romanelli e Ruta sulla centrale di evasione fiscale del gruppo Mythos, il dirigente Franco Boselli di Mythos Business Development riferì di 60.000 euro a Maroni e 14.000 alla sua portavoce Votino nel 2008, che il ministro giustificò con fatture emesse come avvocato per prestazioni fornite a voce. Nel 2010 il gip di Roma archiviò l’indagine per finanziamento illecito perché «l’attività professionale ben poteva esplicarsi in “mera assistenza” esercitata mediante la sola formulazione di pareri o la partecipazione a singole riunioni». Luigi Ferrarella lferrarella@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Giustizia La composizione dell’organo di autogoverno dei magistrati appena eletto ma non ancora in carica cambierà gli equilibri tra correnti Il blitz del Csm per il procuratore di Palermo ROMA — All’ultimo giro utile, prima che l’attuale Consiglio superiore della magistratura passi le consegne al nuovo, è partita la volata per la nomina del procuratore di Palermo. Che potrebbe concludersi con un vincitore nel giro di un paio di settimane, il tempo che resta a disposizione, se laici e togati del Consiglio in scadenza decideranno di accelerare e votare entro fine mese, prima della scadenza del loro mandato; oppure in un nulla di fatto se vinceranno i temporeggiatori, favorevoli al rinvio della pratica al prossimo Csm, nel quale ci sarà una diversa distribuzione dei seggi tra le correnti dei giudici. In questo caso, alla ripresa autunnale si riaprirebbero i giochi, con conseguente mutamento delle possibilità di vittoria tra chi adesso appare più o meno favorito rispetto alla vittoria finale. La partita è importante, di d’assise e davanti a un giudice monocratico per l’ex ministro Mannino), e per tutto ciò che può venire a galla dalle indagini sugli intrecci di Cosa nostra, soprattutto con la politica, come sempre è accaduto negli ultimi decenni. Indagini spesso foriere di polemiche, tensioni e conflitti. E i nomi in corsa sono altrettanto importanti, pezzi di storia dell’antimafia giudiziaria. Ieri la commissione del Csm che si occupa degli incarichi direttivi, ha espresso le sue indicazioni. Tre voti sono andati a Guido Lo Forte, procuratore di Messina ed ex procuratore aggiunto di Palermo, principale collaboratore di Gian Carlo Ca- selli quando era lui a guidare l’ufficio, uno dei tre pubblici ministeri (con Scarpinato oggi procuratore generale, e Gioacchino Natoli in lizza per la presidenza del tribunale) che rappresentò l’accusa nel processo a quelle che segnano i rapporti Giulio Andreotti imputato di interni alla magistratura al di là associazione mafiosa; per lui del risultato. La Procura del dohanno votato i due rappresenpo Messineo — il titolare deltanti di Unità per la costituziol’ufficio che il 31 luglio compirà ne, la sua corrente, e il laico di l’ottavo e ultimo anno del suo centrosinistra Guido Calvi. Un mandato — resta uno degli voto è andato a Sergio Lari, il avamposti giudiziari più improcuratore di Caltanissetta che portanti e «caldi» d’Italia: per ha condotto l’inchiesta sul devia dell’inchiesta sulla presunta pistaggio del processo per la trattativa fra Stato e mafia che strage di via D’Amelio e l’omiciprosegue, nonostante due prodio Borsellino, pure lui ex agcessi in corso (davanti alla Corte giunto a Palermo nonché ex componente del Csm per il Movimento per la giustizia; a suo favore ha votato il consigliere di Area, il cartello della «sinistra giudiziaria». Infine un voto è andato a Franco Lo Voi, anch’esso con un lungo trascorso alla I membri del Consiglio superiore della ma- Procura di Palermo e al Csm tra il 2002 e il 2006, attualmente gistratura. Tre sono di diritto: il presidente rappresentante italiano ad Eudella Repubblica, che lo presiede, il primo rojust, l’organismo europeo di presidente e il procuratore generale della cooperazione giudiziaria; per Corte di Cassazione. Gli altri componenti lui ha votato il rappresentante sono eletti per 2/3 da tutti i magistrati ordinari (membri togati) e per 1/3 dal Parla- del suo gruppo, Magistratura indipendente. mento in seduta comune (membri laici) Voto in extremis in Commissione a due settimane dallo scioglimento: in testa Lo Forte, spinto da Unicost 27 La vicenda Fine mandato Il 31 luglio scadrà il mandato di Francesco Messineo, attuale capo della Procura di Palermo Tre candidati Ieri la commissione del Csm che si occupa degli incarichi direttivi ha espresso le sue indicazioni: tre voti sono andati a Guido Lo Forte, procuratore di Messina, uno a Sergio Lari, procuratore di Caltanissetta, e a Franco Lo Voi, rappresentante italiano ad Eurojust Gli equilibri Favorito Lo Forte se voterà l’attuale Csm in scadenza. Con il nuovo Csm, nel quale si è rafforzata la componente di sinistra, maggiori possibilità per Lari Il laico di centrodestra Palumbo si è astenuto, in attesa di capire che cosa potrà accadere nel plenum, se la pratica arriverà in votazione prima della scadenza. In quel caso Lo Forte avrebbe buone probabilità di spuntarla, perché oltre ai voti di Unicost potrebbe raccogliere anche quelli dei laici di centrosinistra e magari qualcuno di Area, se si dovesse intuire che Lari non ce la farebbe. Se invece tra ritardi e possibili manovre dilatorie il voto dovesse slittare al prossimo Csm, le quotazioni di Lari salirebbero, perché Area ha guadagnato un seggio rispetto a Unicost che l’ha perso, e pure tra i laici potrebbe riscuotere diversi consensi. Per questo è possibile che proprio dai magistrati di sinistra arrivi la spinta a respingere il blitz e passare la pratica ai successori. Sia che si voti ora che in autunno, non è da sottovalutare la posizione di Lo Voi, magistrato stimato a prescindere dagli schieramenti, che potrebbe raccogliere appoggi trasversali e importanti sostegni istituzionali. Giovanni Bianconi © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — Decine di telefonate intercettate per verificare se davvero ci siano stati, nelle casse della Lega, versamenti di tangenti provenienti dai «fondi neri» di Finmeccanica. Nasce da qui, dalle dichiarazioni messe a verbale nel 2010 dall’ex responsabile delle Relazioni istituzionali della holding specializzata in sistemi di difesa Lorenzo Borgogni, l’indagine che ha portato i carabinieri del Noe, il Nucleo operativo ecologico, negli uffici del governatore della Lombardia. E prende quota circa sei mesi fa, quando gli investigatori ascoltano i colloqui che hanno come protagonista il capo della segreteria Giacomo Ciriello, ma anche lo stesso Maroni. Trattative e «pressioni» che — questo dice l’accusa — sarebbero state esercitate dallo stesso ex ministro dell’Interno. La sua voce è stata registrata più volte durante i controlli aprendo scenari che i pubblici ministeri hanno adesso deciso di esplorare. Anche perché si tratta di due persone di strettissima fiducia, inserite nel suo staff già ai tempi del Viminale. Proprio a quel periodo risalgono le accuse rivolte ai leader del Carroccio da Borgogni. Il manager decide di collaborare con i magistra- Le telefonate Gli investigatori hanno ascoltato i suoi colloqui. Borgogni lo chiama in causa per la nomina di Orsi ti di Napoli — che indagano sulla regolarità di alcune commesse all’estero — per cercare di alleggerire la propria posizione e svela i criteri di nomine dei dirigenti delle «controllate», le indicazioni che arrivano dai politici anche nel settore degli appalti, l’accantonamento di «fondi neri» proprio per soddisfare le richieste dei parlamentari e dei leader di partito. In questo ambito assicura che la «designazione di Giuseppe Orsi al vertice di Finmeccanica come successore di Pier Francesco Guarguaglini è stata sponsorizzata dalla Lega e in particolare da Roberto Maroni». Quando filtrano le indiscrezioni sul contenuto della deposizione Maroni smentisce e annuncia querele. Ma in realtà Borgogni va oltre. E quando affronta il capitolo sulla vendita di 12 elicotteri al governo indiano da parte di Augusta — all’epoca guidata proprio da Orsi — racconta: «Il compenso del consulente Guido Haschke, inizialmente fissato in 41 milioni di euro, è stato poi alzato fino a 51 milioni di euro». Non solo: «Questa variazione si è resa necessaria perché Orsi aveva chiesto ad Haschke di rinunciare a 9 milioni che gli sarebbero stati erogati in seguito, ma il consulente ha rifiutato e così si è deciso di bonificare a lui i soldi che sarebbero stati poi destinati ai partiti e in particolare alla Lega, che doveva sponsorizzare la nomina di Orsi al vertice della holding, come poi effettivamente è accaduto». L’indagine viene trasferita a Busto Arsizio per competenza, perché lì c’è la sede di Augusta. Vengono disposti controlli di tipo finanziario e nuove verifiche sui rapporti economici tra Maroni e i manager Finmeccanica, ma non emerge nulla di concreto. I controlli vanno comunque avanti, si esplora l’ipotesi che i versamenti siano stati mascherati facendoli transitare attraverso canali non direttamente collegati al governatore. Anche questa strada non porta esiti, ma il contenuto di alcuni colloqui apre nuovi filoni, il primo dei quali si è concretizzato con la perquisizione di ieri. F. Sar. © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 italia: 51575551575557 Martedì 15 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 15 Luglio 2014 Cronache 17 italia: 51575551575557 Isola del Giglio Il relitto sollevato dal fondale. «Ha una buona stabilità». Polemica per l’assenza del governatore toscano Rossi Al lavoro Sopra, al centro, il direttore delle operazioni di recupero della Concordia Nick Sloan; a sinistra, due biologhe analizzano l’acqua intorno al relitto (Ansa) Il ritorno a galla e i primi 30 metri al largo La Concordia si prepara per l’ultimo viaggio diviso di contentezza. Dopo tanto studiare, abbiamo scoperto che i nostri calcoli non sono del tutto campati in aria...». I volti sono gli stessi di allora, con variazione minime. La squadra si è allargata a 19 unità che ruotano su quattro turni giornalieri. Inken Fruhling è l’unica donna del gruppo che oltre ai tecnici nostrani conta due sudafricani, quattro americani, due tedeschi, due inglesi, un belga, un indiano. È la più giovane. «Noi schiacciamo i bottoni, ma dietro ci sono 500 persone che lavorano da oltre un anno». La signorina Fruhling, addetta alla stabilità del relitto, ci aspettava con rassegnazione. «In fondo questa è una replica dell’anno scorso. L’unica novità è la postazione. Ma stare su quella nave non mi fa grande effetto. Ci siamo allenati per questo». Passa mister Sloane, appena sceso dalla Concordia. «Buon inizio, tutto liscio. Business as usual» dice ridendo. Una giornata in ufficio. Anche se a noi profani quel gabbiotto in cima alla nave continua a fare una certa impressione. cazione ibrida che verrà trainata a Genova, trenta cassoni metallici che tengono in equilibrio un corpo morto dotato però di ampi margini di galleggiamento. La Concordia sarà anche il relitto più famoso del mondo, a bordo del quale sono morte 32 persone. Ma non è in cattivo stato. Quello che ne resta ha margini autonomi di stabilità che in premessa erano stati giudicati «molto elevati» nelle carte inviate alle assicurazioni che sulla base di questo giudizio hanno dato l’assenso a un viaggio che dovrebbe durare quattro giorni, bel tempo permettendo. Quella torsione è stata una piccola conferma dell’assunto. Se qualche cassone dovesse cedere durante la navigazione, non sarebbe un dramma. L’ottimismo diffuso deriva da margini di manovra meno ristretti di quel che sembrano. In una giornata tutto sommato di attesa la notizia può giungere dall’ufficialità del costo dell’operazione. Michael Thamm, amministratore delegato di Costa Crociere, ha detto con una certa naturalezza che al momento dell’addio al Giglio l’esborso sostenuto dalla compagnia armatrice per cancellare la vergogna di quella notte ammonta a un miliardo di euro, al quale una volta giunti al termine dell’intero ciclo di smaltimento del relitto andranno aggiunti altri cinquecento milioni. «Interamente devoluti al Pil italiano» ha detto Thamm, una battuta ma neppure tanto, che lasciava intendere una implicita volontà di risarcimento che arriva dritta dai fantasmi di quella notte del gennaio 2012. In assenza di eventi degni di nota, per fortuna, la giornata purtroppo ha potuto avvitarsi sulle beghe nostrane. Dopo qualche giorno di sdegnato silenzio seguito alla decisione del governo di scegliere Genova invece di Piombino come destinazione finale della nave, il governatore Enrico Rossi ha annunciato la sua assenza. Non gli piacciono queste operazioni di «spettacolo e business» senza rispetto per le vittime del naufragio. «Inutile andarci per sgomitare». Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, che da due giorni presenzia al Giglio, gli ha ricordato l’assenza di qualunque rappresentante della Regione alla commemorazione delle vittime. È seguita replica, con controreplica. Al tempo della fase di raddrizzamento della Concordia, molto più affollata e seguita di quella attuale, il governatore Rossi si fece innumerevoli vasche e altrettante comparsate televisive sul lungoporto. In Toscana si vota nella primavera del 2015. M. Ima. Marco Imarisio © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Brivido per una torsione della nave. La Costa: stiamo dando un miliardo al Pil italiano DAL NOSTRO INVIATO ISOLA DEL GIGLIO (Grosseto) — La noia ha il suo valore. Dopo tanto clamore ci sta bene qualche sbadiglio. Lo dicono i gigliesi, soddisfatti da un addio alla Costa Concordia che sembra imminente e placido, senza scossoni apparenti nonostante la gran folla sugli spalti, che poi sarebbero le banchine del porto. Anche i responsabili dell’operazione insistono ad ogni riunione con i media sulla noia, sul nulla di fatto, su aspettative di gran titoli destinate ad andare deluse. Come se fossero consapevoli dello scarto esistente tra l’attesa dell’evento e la sua preparazione, priva del supporto scenico che ebbe l’operazione di raddrizzamento della nave. La verità è che di cose ne succedono, ma sott’acqua, laddove l’occhio degli spettatori non arriva. La Costa Concordia è tornata a galleggiare, due metri sopra il livello della piattaforma di cemento che l’ha sorretta nell’ultimo anno. Lo scafo ha già cominciato a sollevarsi, anche se la prua che si offre alla vista dall’isola sembra la stessa, alzata di un metro scarso, quindi impercettibile. A poppa invece, visibili soltanto dal lato mare, si notano ampie strisce nerastre tra i cassoni che sorreggono il relitto, e quelle fasce scure alte quasi tre metri sono la prova dell’emersione. La nave si è anche spostata, di trenta metri come da copione, che per una bestia di quella grandezza corrispondono a un movimento tutto sommato piccolo. Queste grandi manovre sono propedeutiche a una sola istantanea, quella della Costa Concordia che si allontana dal Giglio cominciando il suo ultimo viaggio. Fino a quel momento, in calendario per lunedì mattina con possibile anticipo a sabato, l’assenza di pathos indicherà soltanto che tutto procede come deve. I momenti di tensione non mancano, ma restano tra le righe del racconto ufficiale. Alle 11.28 di ieri mattina, quando la poppa si è staccata dalla base di cemento, c’è stata una leggera torsione della nave, l’equivalente di una prova del nove a lungo attesa dagli ingegneri che in questi mesi hanno prodotto tabelle e analisi di rischio operativo con annessi sistemi di «mitigazione del danno», così si chiama in gergo tecnico. La relativa tranquillità degli addetti ai lavori è dovuta alla lunga serie di studi su questa specie di imbar- Come navigherà verso Genova La flotta di mezzi che accompagnerà l’ultimo viaggio della Concordia 0 LA ROTTA IL MARE km. 50 Sarà possibile il trasporto in sicurezza anche con moto ondoso caratterizzato da un’altezza d’onda massima di 2,6 metri (condizione statisticamente improbabile nel periodo in cui il trasporto è previsto) Genova La Spezia Livorno Mar Tirreno 1 mezzo d’emergenza con galleggianti e sistema di recupero di sostanze inquinanti 1 apparato con lettura a infrarosso per verificare la presenza di idrocarburi Nave Diciotti della Capitaneria di porto (95 metri) con a bordo laboratorio ambientale 1 mezzo anti inquinamento Isola d’Elba 2 motovedette Isola del Giglio 1 rimorchiatore ausiliare Orbetello 1 mezzo d’emergenza con galleggianti e sistema di recupero di sostanze inquinanti FRANCIA Un motopontone con gru da 200 tonnellate, ospiterà equipaggiamento e personale 1 rimorchiatore ausiliare Un AB 412 per particolari esigenze 2 rimorchiatori con capacità di tiro pari a 135 tonnellate a trainare la Concordia LE DIMENSIONI Immersione massima (inclusi gli ingombri rappresentati dalle catene sotto la chiglia): 18,5 m Un Atr in volo per monitoraggio ambientale Un team di biologi marini sarà presente lungo il tragitto e il convoglio sarà anticipato da un mezzo specializzato nell’avvistamento di mammiferi marini Il convoglio viaggerà molto lentamente, ad una velocità media di 2 nodi. Arrivo previsto in 4 giorni 1 mezzo anti inquinamento Isola di Capraia CORSICA I TEMPI Larghezza massima compresi cassoni: circa 62,5 m Lunghezza fuori tutto: 289,6 m MIRCO TANGHERLINI - CORRIERE DELLA SERA In sala di controllo L’ingegnere italiano «Felici per i calcoli giusti Aspettiamo a brindare» DAL NOSTRO INVIATO ISOLA DEL GIGLIO (Grosseto) — I magnifici dodici in realtà sono dieci, ma non importa. Quel che conta è la loro genuina sorpresa davanti a taccuini e telecamere. «Ma no che non c’è stato alcun applauso quando la nave si è risollevata. Tra due settimane, quando avremo finito, magari facciamo un brindisi tutti insieme». L’ingegner Paolo Cremonini è uno dei sette italiani chiamati al lavoro in cabina di regia, su quella specie di gabbiotto costruito in cima alla Costa Concordia. La definizione di cui sopra va attribuita al talento di marketing del capo della Protezione civile Franco Gabrielli, sempre pro- digo di sintesi da titolo. Ma è vero che oggi come nel settembre del 2013, ai tempi del raddrizzamento, la curiosità si indirizza verso la squadra che gestisce la sala di controllo, tanto più che a questo giro, l’ultimo e il più importante, è situata sulla nave. Il «signori e signore galleggia» che Nick Sloane avrebbe lanciato al microfono una volta constatata la parziale emersione dello scafo sembra una gentile concessione ai nostri pruriti più che una cronaca fedele del momento cruciale di ieri mattina. «Massì, dai» concede Cremonini, «diciamo che c’è stato un momento con- ❜❜ Nessun applauso Paolo Cremonini Non c’è stato nessun applauso, il nostro obiettivo è raggiungere il porto ligure 18 italia: 51575551575557 Martedì 15 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 15 Luglio 2014 Cronache 19 italia: 51575551575557 Roma L’associazione che li segue: la passione è democratica Tecnico del Livorno Marta e Mauro sposi: «Sindrome di Down? Abbiamo tanto amore» Il figlio di Nicola travolto da un autobus Ora la vita insieme: «Magari con amici» ROMA — Gli sposi? «Sono in viaggio di nozze nel Sud Italia e non vogliono essere disturbati». La risposta, gentile ma vigorosa, arriva dagli amici di Marta e Mauro, una delle prime coppie di ragazzi con la sindrome di Down a essersi unite in matrimonio nel nostro Paese. Dopo dieci anni di amore i giovani, (40 anni lui, 30 lei) domenica 6 luglio hanno fatto il grande passo nella chiesa di San Bonaventura al Palatino, nel cuore della Capitale, vicino al Colosseo. E poi la festa in una villa sull’Appia Antica, come da tradizione. A raccontare, con foto postate su Facebook, il matrimonio «classico e pieno di gioia» è stata l’Aipd — Associazione italiana persone Down — che segue i due sin dall’adolescenza e li ha accompagnati nel loro percorso. «Ci siamo conosciuti nel 2004 alla festa di compleanno di un’amica comune» raccontano in un video registrato tre settimane prima del grande evento. «Con grande timidezza ci siamo avvicinati e ci siamo messi insieme» confessa Mauro, accento romano e battuta sempre pronta. La decisione di andare a convivere arriva nel 2012 grazie al- l’aiuto della casa famiglia Petunia, che offre un sostegno ai ragazzi down per la gestione della vita domestica. Da lì alla proposta di matrimonio il passo è stato breve, ma non leggero. Hanno riflettuto molto, con i loro caratteri diversi che si completano. «Quello che abbiamo, in una parola sola, è amore» dice Mauro accarezzando il braccio di Marta. Ma ❜❜ Timidezza L’incontro a una festa dieci anni fa, con tanta timidezza ci siamo avvicinati poi subito aggiunge: «Dopo tutto questo tempo, ci vuole anche pazienza. Quando litighiamo, e capita, facciamo così: ci blocchiamo un attimo. E cerchiamo di venirci incontro». Nella strada verso l’indipendenza, l’appoggio della famiglia è stato fondamentale: fiducia e rispetto non sono mai mancati ai due ragazzi. «Quando ho detto ai miei del matrimonio sono rimasti spiazzati: non si aspettavano che la figlia più piccola si sposasse prima di tutti» confessa Marta, che lavora come receptionist alla Fondazione Adecco. «Genitori, fratelli, sorelle e anche i miei nipoti: sono sempre stati tutti dalla mia parte — aggiunge Mauro, impiegato alla Asl —. Ma da quando ho conosciuto lei ho avuto la voglia di creare il mio nucleo familiare». Dopo il matrimonio, Marta vorrebbe andare a vivere da sola con il marito. Mauro, invece, è indeciso: «Soli o con qualche amico, va bene lo stesso, basta che stiamo insieme». «Sceglieranno loro, con calma, qual è la soluzione migliore — dice Anna Contardi, coordinatrice nazionale dell’Aipd —. Di certo, come con la convivenza, continueranno nel percorso di indipendenza e sostegno. Marta e Mauro sono consapevoli delle loro possibilità e, al contempo, dei loro limiti. Dicono sempre che gli serve aiuto per affrontare gli imprevisti». Quello della coppia romana non è il primo matrimonio del genere in Italia. «Di certo è il primo che la nostra associazione ha seguito. E non resterà unico: l’amore è democratico e sono molte le coppie che negli an- Fiori d’arancio Mauro e Marta all’uscita dalla chiesa. La foto delle loro nozze è stata pubblicata dall’Associazione Italiana Persone Down ni si sono formate» aggiunge Contardi. All’estero — negli Stati Uniti e in Australia soprattutto — le nozze tra persone con la sindrome di Down non sono una rarità. «Ma da noi l’indipendenza è una conquista re- cente. Questi ragazzi, e le loro famiglie, hanno cominciato soltanto da poco a sperimentare percorsi di autonomia». Carlotta De Leo carlottadeleo Travolto mentre era in bicicletta da un autobus di linea. Così è morto Alessandro, 14 anni, figlio del tecnico del Livorno Davide Nicola ( foto sopra). L’incidente è avvenuto a Vigone, nel Torinese. Il ragazzo è stato investito a pochi passi da casa: era in bici quando, per cause in corso di accertamento, è stato schiacciato dalla ruota posteriore del mezzo. Il presidente del Livorno calcio, Aldo Spinelli e tutta la società amaranto — oltre a Genoa e Inter, fra le prime a mandare messaggi di solidarietà — hanno espresso il loro cordoglio per la tragedia. «Il presidente Aldo Spinelli e tutta la società As Livorno Calcio — si legge nel comunicato pubblicato sul sito della società amaranto — giocatori, dirigenti, allenatori, si stringono con affetto a Davide Nicola e alla sua famiglia». © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso La vittima non è grave. Era sconvolto per la morte del 14enne NAPOLI — Tommaso Guadagni è un commerciante di 69 anni con un piccolo negozio di oggetti di importazione sudamericana nella zona della stazione centrale. È uno dei tanti napoletani che non riescono a capacitarsi per la morte di Salvatore Giordano, il quattordicenne che dieci giorni fa fu colpito da un blocco di cemento staccatosi dalla facciata della Galleria Umberto in via Toledo. Tommaso Guadagni aveva espresso la sua indignazione nella piazza virtuale di Facebook, creando un gruppo proprio per protestare contro lo stato di abbandono di tanti palazzi dagli intonaci cadenti che ci sono a Napoli. Non immaginava, il commerciante, che con questa pioggia di pietre che ormai in città sembra improvvisamente essere diventata all’ordine del giorno, ci si sarebbe trovato ad avere a che fare direttamente. E che avrebbe rischiato anche lui la vita sotto l’ennesimo cornicione sbriciolato. Ieri mattina, mentre era fermo davanti all’ingresso del suo negozio, che dà nel cortile di un vecchio stabile di via Firenze, Guadagni è stato colpito da un grosso calcinaccio staccatosi dalla facciata dello stabile all’altezza del quinto piano. «Ho avvertito un rumore. Il tempo di alzare gli occhi istintivamente e già quella roba mi era addosso. Mi ha colpito alla testa e alla spalla e sono caduto a terra». Guadagni è stato accompagnato in ospedale dove, dalle ferite che presentava, i medici hanno stabilito che le pietre non lo hanno centrato in pieno ma solo colpito di striscio. Sono stati comunque eseguiti ulteriori esami clinici che hanno confermato la diagnosi dei sanitari: stato di shock e lievi contusioni. Consiglio di Stato Sì al restauro del Colosseo Guadagni aveva scelto il nome «Incazzatore cittadino» per il gruppo che aveva aperto sul social network e che oggi conta cinquanta adesioni. I suoi post avevano un linguaggio molto esplicito: «Mandiamo tutti a f...», aveva scritto, esprimendo una delle tante proteste che si sono scatenate in città dopo la tragedia di cui è rimasto vittima Salvatore Giordano. Proteste e polemiche che sembra non condividere il sindaco de Magistris, che ha PER VINCERE OGNI GIORNO intesapourhomme.it Protesta su Facebook per i crolli ferito da un cornicione a Napoli Il sindaco De Magistris non va ai funerali del giovane e attacca: «In questi giorni troppo veleno» Via libera ai lavori di restauro del Colosseo a Roma. Lo ha deciso il Consiglio di Stato, che ha chiuso in via definitiva il conflitto che era sorto sull’aggiudicazione delle opere finanziate con un contratto di sponsorizzazione per un importo di 25 milioni di euro dal Gruppo Tod’s di Diego Della Valle. Continuerà i lavori l’impresa Gherardi, aggiudicataria dell’appalto pubblico (gestito dalla Soprintendenza per i beni archeologici di Roma) che già da tempo ha avviato gli interventi. © RIPRODUZIONE RISERVATA deciso di non partecipare ai funerali del quattordicenne in programma oggi a Marano, il suo paese. De Magistris ha motivato la scelta con la volontà di «lasciare alla famiglia di Salvatore e alla comunità di Marano, il momento del lutto», ma ha aggiunto anche di «voler prendere le distanze da tutto il veleno immesso contro la nostra città in queste ore. Ho assistito ad un killeraggio politico e a una miseria umana che come sindaco, napoletano, magistrato e padre non avevo mai visto». Il sindaco ha poi aggiunto di non ritenere di avere, per questa tragedia, «né una responsabilità giudiziaria né una responsabilità politica». F. B. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA CERTEZZA DI PIACERE 20 Cronache Famiglie Martedì 15 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Lo stilista Marras lavora con la moglie: «Durante le trasferte parliamo dei figli». La sociologa: l’importante è che venga eliminata ogni competizione Uniti nella vita e al lavoro A sinistra l’orafo Angelo Mereu con sua moglie Francesca. Accanto, Giuseppe Fele con la consorte Eun Ju e la loro bambina nel ristorante che gestiscono ad Alghero. A destra lo stilista Antonio Marras con la moglie Patrizia (la loro foto è dell’Archivio Molteni&Motta) La vita di coppia in azienda «Che liti, ma così ci si vede» Marito e moglie soci in affari: in Italia 930 mila casi Photo: Studio Bortolotti e Sandro Leonelli - Lega Navale Gruppo Sub Scene da un matrimonio. «Il vantaggio di lavorare assieme? Se non fosse così sarebbe difficilissimo vedersi, e non dico parlarsi». Lo svantaggio? «L’intimità stringatissima: sulle questioni professionali litighiamo furiosamente davanti ai nostri collaboratori». E il privato? «Lo affrontiamo nei luoghi più assurdi, come sul taxi. Anni fa discutemmo in modo animato all’aeroporto di Londra perché nostro figlio Efisio dopo il liceo aveva deciso di studiare fotografia alla Parsons di Parigi. “Ma da quando? Ma perché? Ma chi?”, non mi capacitavo. Patrizia, che è molto più intelligente di me, argomentò in modo semplice: “Proprio tu parli?”. Colpito e affondato: sono ragioniere e faccio tutt’altro». In effetti l’estro creativo di Antonio Marras non ha nulla a che vedere con la concretezza numerica dei ragionieri. E infatti a bilanciare il suo fuoco artistico ci pensa Patrizia, moglie e sodale nel variegato contenitore della moda di cui sono protagonisti. La coppia rientra in pieno nella scansione degli italiani fatta dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza: 930 mila «matrimoni di impresa», cioè partner nella vita privata e in quella professionale, che la crisi non è riuscita a scalfire, anzi, ha unito ancora di più (per il 3,5%). Bonnie e Clyde, della legalità però, uniti nell’acrobatica avventura di sopravvivere alle oscillazioni della Borsa. Uomini e donne che si sono scelti per restare uniti nella buona e nella cattiva sorte, consapevoli, con un po’ di ironia, che se la nave affonda li sorprenderà insieme. «Sapere che la crisi potrebbe far perdere il posto a entrambi ci responsabilizza, quattro occhi e due teste sono attenti a curare lo stesso interesse», spiega Attilio Taglialegami, titolare di Janautica, azienda di manufatti in vetroresina con oltre un milione di fatturato e tredici dipendenti. Lui da trent’anni lavora gomito a gomito con Venezia De Tursi, sua moglie da quasi venti. «Il segreto è la divisione dei compiti, sia in ufficio che a casa: io faccio la spesa e sto ai fornelli, lei pensa al resto!». Mica facile non pestarsi i piedi, so- prattutto in ambienti piccoli. Giammarco Mereu, per esempio, non avrebbe scommesso un euro sulla buona riuscita dell’esperimento, quattro anni fa, quando sua mamma Francesca ha cominciato ad aiutare il padre Angelo nella gioielleria artigiana di famiglia, a Milano. La mamma si occupa delle commissioni e dei rapporti con i clienti, il papà segue la par- L’impresa di nautica Attilio Taglialegami e la signora Venezia conducono un’impresa per la nautica: «Il segreto? Dividersi i compiti» te artistica, con lui e con la sorella Giolina. «L’aspetto predominante di mio padre è la creatività, quello di mia madre la razionalità», racconta. Eppure, forse è proprio questa disparità a rendere possibile l’equilibrio perfetto, resistente a qualunque tempesta. «Condividere il mestiere può far bene se la coppia non ha una dinamica competitiva al suo interno, a prescindere dalla professione», spiega la sociologa del lavoro Luciana d’Ambrosio Marri. «Può favorire la comprensione reciproca rispetto agli stress lavorativi, purché ci si riconosca spazi e autonomia in modo adulto, senza caricarsi di aspettative e rimproveri più legati alla sfera privata». Anche lei nel suo piccolo talvolta fa esperienza del «matrimonio di impresa»: «Mio marito è psicologo del lavoro e ci capita di collaborare. Abbiamo scritto un unico libro a quattro mani, qualche anno fa, Come muovere i primi passi in azienda (Franco Angeli), ed è il risultato di numerosi confronti dialettici: diciamo che ogni tanto uno dei due ha dovuto fare un passo indietro». In generale una buona regola è sforzarsi di lasciar fuori dal talamo gli screzi avvenuti durante la giornata. «Funziona come per la partita di calcio: quando finisce spegni la tivù e non ci pensi più», declina la sua filosofia di vita Giuseppe Fele, che un anno e mezzo fa ha lasciato Roma per trasferirsi ad Alghero con sua moglie Eun Ju, coreana: hanno preso in gestione il ristorante Cavour, e contano di comprarlo appena possibile. «Eun Ju cura la parte amministrativa, io sono lo chef e seguo la logistica e la spesa. Non mi impiccio mai di quello che fa lei e viceversa. E poi, altra regola: teniamo aperto solo a cena, perché abbiamo anche una vita, la nostra insieme, e non possiamo sprecarla lavorando e basta». Elvira Serra @elvira_serra © RIPRODUZIONE RISERVATA LOCMAN ITALY STEALTH 300 METRI TECNOLOGIA PURA MOVIMENTO MECCANICO AUTOMATICO S.I.O. TITANIO E ACCIAIO VETRO ZAFFIRO Testato nella “Fossa dell’isola di Montecristo”: 300 METRI di profondita per una pressione idrostatica di 3.028 kPa, come se un uomo avesse sulla testa una massa di 309 tonnellate. N 42°20’00’’ E 010°22’00’’ Arcipelago Toscano B O U T I Q U E R O CC A M I L A N O P I A Z Z A D U O M O, 25 B O U T I Q U E R O C C A V E N E Z I A S A L I Z A D A S T. 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E magari non ha tutti i torti. Perché Chiara Tonelli, che insegna Tecnologia dell’architettura alla facoltà di Architettura dell’università Roma Tre, è anche la team leader di una squadra di 50, tra studenti, ricercatori e professori di Architettura, Ingegneria ed Economia di Roma Tre, che appena due giorni fa ha vinto il «Solar Decathlon Europe 2014», come dire i Mondiali di bioarchitettura. Gli unici italiani ad essere stati selezionati tra centinaia di progetti in tutto il mondo e ad essere arrivati alla finale a Versailles. I primi tra 20 squadre di università da Stati Uniti, Giappone, Francia, Svizzera, Cile, Messico, Germania, Taiwan, Spagna, Romania, Thailandia, Costa Rica, India, Olanda che tutte insieme in poco meno di un mese hanno realizzato a due passi dalla reggia del Re Sole una «Cité du Soleil», piccolo villaggio solare con 20 prototipi di eco-abitazioni. Sono state poi giudicate in 10 prove diverse. E «RhOME for denCity» ha vinto. «Ho pianto come un bambino quando abbiamo sentito che il primo posto era il nostro, ho pianto sul palco perché ho pensato che l’Italia, la nostra Università, Roma hanno dimostrato che le idee grandi vincono e sono stato orgoglioso di tutto il lavoro fatto». E ha pianto Ugo Carusi, project engineer 28enne (lo chef dell’amatriciana), perché per lui «RhOME» è più di un prototipo premiato, «è un sogno, un’idea, una passione che seguo da un anno e mezzo da ricercatore del tutto volontario (l’università non ha soldi): vorrei che tutti i nostri concittadini potessero vederla e festeggiassero con noi». «RhOME significa “A home for Rome» (“Una casa per Roma”) sorride Chiara Tonelli -: è stata pensata per Roma, per il parco di Tor Fiscale, con la sua baraccopoli e i suoi monumenti, ma è replicabile e trasportabile in tutte quelle realtà urbane di periferia oggi abbandonate e degradate». La casetta rossa ricoperta di legno che gli italiani del gruppo semplicemente chiamano «La Casa» in realtà è un concentrato di efficienza energetica, innovazione, sostenibilità, design. E Ugo Carusi 28 anni, è project engineer (l’ingegnere che ha seguito il progetto). Ricercatore non stipendiato ha lavorato per un anno e mezzo al prototipo Michele Caltabiano 30 anni, è lo student team leader del gruppo: si è occupato della gestione degli studenti. Uno degli ideatori dell’hashtag su Twitter #DajeVersaje Ugo e gli altri 49 ricercatori che vincono l’Oscar dell’ecologia L’idea della casa intelligente. «Ci ho lavorato gratis, senza contratto» Il prototipo bellezza. Sessanta metri quadrati più due loggette esterne fatte di materiali ecocompatibili, ispirati al massimo del risparmio energetico, ma anche dei consumi, per produrre più energia di quanta se ne usi, seguendo il principio delle 5 R: rigenerazione urbana, relazione tra cittadini, rapidità di costruzione, riduzione di impatto ambientale, riuso. Prima di arrivare a Parigi, per 4 mesi è stata a Casteldarne, Alto Adige, dove è stata testata. Poi è stata smontata pezzo per pezzo, caricata su un treno e portata a Versailles: «Anche qui il minimo impatto ambientale — dice Tonelli —: è un edificio concepito per entrare nei container dei treni merci». È stata ricostruita in una settimana. «Una casa di quel tipo costa 1.032 euro al metro quadro, inclusi gli arredi fissi — A sinistra la casa ecologica. Sotto (con il microfono) Chiara Tonelli, docente alla facoltà di Architettura di Roma Tre, premiata insieme al suo team: 50 tra studenti, ricercatori e professori di Architettura, Ingegneria ed Economia (Procaccini) La prof coordinatrice Il prototipo non tornerà però in ateneo «Ci hanno bloccato per motivi burocratici» continua la team leader —: sarebbe perfetta come casa popolare e per Roma soprattutto». Ma nessuno delle istituzioni locali e nazionali se n’è accorto. A Versailles non si è visto nessuno del Comune di Roma, «peccato — dice Tonelli — perché il sindaco Ignazio Marino sarebbe il nostro primo interlocutore». Invece gli americani, che del Solar Decathlon sono gli inventori (con il Dipartimento di energia del governo) hanno lodato molto il gruppo italiano. Ora la casetta rossa tornerà in patria. Dove? Non all’università Roma Tre, «ci hanno bloccato per motivi burocratici», racconta Tonelli. Il suo luogo naturale sarebbe nel parco di Tor Fiscale, come primo passo per la riqualificazione. Ma per non farla finire smontata e dimenticata in qualche magazzino, il principale sponsor del progetto, l’azienda di case in legno Rubner di Chienes (Bolzano), ha già pronto un grande spazio dove la metterà in bella mostra. Claudia Voltattorni cvoltattorni@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Sentimenti e Dna GENETICA DELL’AMICIZIA: SCEGLIAMO CHI È SIMILE A NOI di EDOARDO BONCINELLI C hi si somiglia si piglia, si dice molto spesso. Vuoi vedere che è veramente così!? È stata appena pubblicata una ricerca che attraverso l’analisi del Dna di un milione e mezzo di persone ha portato a concludere che il Dna delle persone amiche tende a somigliarsi. Non so se sia assolutamente vero, ma certo è verosimile e non inatteso. Perché? Sappiamo da decenni, dai tempi in cui ancora non esistevano tutte le diavolerie di oggi per analizzare il Dna delle diverse persone, che i due membri di una coppia tendono a condividere il grado di cultura e d’intelligenza. Non fu allora e non è oggi una grossa sorpresa. In una coppia bisogna parlare e scambiare continuamente punti di vista e idee; e per farlo, il possesso di uno stesso grado di cultura e d’intelli- genza certamente aiuta. Le coppie evanescenti e destinate a dissolversi tendono a essere quelle nelle quali si parla poco e di cose poco importanti. Comunque sia, questo fatto è più che assodato e figura in ogni manuale di biologia umana, quella scienza che studia appunto le caratteristiche biologiche di noi umani. Se diamo per scontato questo fatto, occorre chiedersi dove è riposta la predisposizione alla cultura e all’intelligenza. Anche se si tratta di fenomeni che hanno, ovviamente, una grossa componente culturale e sociale, non c’è dubbio che anche i geni ci mettano lo zampino, assicurando una potenzialità intellettuale, un certo grado di memoria e, perché no?, anche una certa propensione a informarsi e a far tesoro delle informazioni acquisite. Insomma, certamente, i due partner di una coppia che funziona hanno una certa somiglianza genetica. Se ora ci viene detto che anche le coppie di amici mostrano una certa somiglianza genetica, non è il caso di sorprendersi. Essere amici vuol dire parlarsi, condividere interessi e passioni, ed essere in grado di discuterne. Una coppia di amici è un calco significativo di una coppia di amanti, anche se spesso il grado di coinvolgimento affettivo è minore, almeno a certe età. Non a caso si è parlato in passato di «affinità elettive». Appare chiaro quindi che una certa somiglianza genetica può aiutare, anche se difficilmente sarà Affinità elettive Nelle predisposizioni di ognuno alla cultura e all’intelligenza anche i geni ci mettono lo zampino un fattore discriminante di valore assoluto. Avere una struttura genetica portante non troppo dissimile appare quindi un fattore predisponente, anche se ha senso chiedersi: «Di tutti i geni che possediamo quali si somigliano di più nelle coppie di amici?». Ma prima viene spontanea un’altra domanda: «Come ci si accorge di chi ha i geni simili a noi?». Si tratta di una domanda semplice. Non sono i geni quelli di cui ci si può accorgere, ma la loro estrinsecazione, cioè il loro contributo al comportamento e all’atteggiamento complessivo. E questi sì possono essere rilevati, anche se quasi mai consapevolmente. Con certe persone ci si trova meglio che con altre, e quasi sempre non si sa dire perché. Ma questo succede invariabilmente fino dalla prima età: gli amici si scelgono reciprocamente, anche se la vita può poi portare a disillusioni e «tradimenti», proprio come nelle faccende di cuore. Quali geni contano di più in questa giostra di personalità? Sarei molto curioso di saperlo, ma già ci viene detto che i geni in questione sono tra quelli che sembrano evolvere più velocemente nella storia della nostra specie. Prospettiva bellissima e affascinante. Noi evolviamo, cioè miglioriamo continuamente il nostro modo di affrontare ed eventualmente modificare l’ambiente in cui viviamo, ottimizzando le nostre relazioni personali e la nostra interdipendenza. Insieme per un mondo migliore, verrebbe fatto di dire, «se non facessimo brutti sogni» come dice l’Amleto di William Shakespeare. Da dove vengono i brutti sogni — intolleranza, insensibilità, conflittualità e aperta ostilità? Dalla bestia che ancora alberga in noi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Dall’Inghilterra I sedili d’auto che evitano colpi di sonno Si chiama colpo di sonno e in tutto il mondo è tra le cause principali che provocano incidenti mortali. Colpisce all’improvviso. È incontrollabile. Dall’uomo. Per combattere il colpo di sonno sono stati messi a punto negli ultimi anni una serie di sistemi di allerta affidati all’elettronica. Sempre più sofisticata e in grado di misurare il nostro stato d’animo fino a proteggerci in caso di pericolo. L’ultima trovata arriva dall’Inghilterra. I ricercatori della Nottingham Trent University stanno perfezionando un sistema basato su speciali sensori inseriti nello schienale del sedile di chi è al volante. Sensori derivati da quelli usati per l’elettrocardiogramma. In grado quindi di monitorare il battito cardiaco. Quando si abbassa troppo, i sensori fanno suonare un allarme. Una sveglia che dovrebbe indurre chi guida a fermarsi. Qualora sia troppo tardi, o se il conducente fosse già entrato in un sonno profondo, i sensori sono in grado di «dialogare» con la centralina e attivare un freno motore che fa rallentare l’auto, la devia sulla corsia di emergenza e nei casi estremi può chiamare i soccorsi. Altri sistemi di «sorveglianza» sono già attivi sulle vetture più moderne. L’ultima funzione di rilevazione dell’affaticamento del guidatore messa a punto da Bosch, per esempio, è basata su un algoritmo che inizia a registrare il comportamento di sterzo del guidatore all’inizio del viaggio. «Sulla base di questo — spiegano in Bosch — riconosce i cambiamenti nel corso di lunghi viaggi e quindi anche il livello di affaticamento. Tra i segni tipici del calo di concentrazione vi sono le fasi in cui il guidatore praticamente non sterza, combinate con movimenti dello sterzo minimi, ma rapidi e improvvisi, per tenere il veicolo in carreggiata. In base alla frequenza di questi movimenti e altri parametri, tra i quali la lunghezza del viaggio, l’uso degli indicatori di direzione e l’ora della giornata, il sistema calcola il livello di affaticamento del guidatore. Se supera un determinato valore, sul cruscotto inizia a lampeggiare un’icona (per esempio una tazzina di caffè) per allertare il guidatore che è necessario fare una sosta». Volvo ha messo a punto un sistema che riconosce il conducente e rileva se è stanco o distratto, se ha gli occhi chiusi o cosa sta guardando. Spiega Per Landfors, ingegnere Volvo: «Mettendo sul cruscotto un sensore in grado di monitorare aspetti come la direzione in cui il conducente volge lo sguardo, quanto sono aperti i suoi occhi e in che posizione e angolatura tiene il capo, è possibile sviluppare sistemi di sicurezza in grado di rilevare lo stato di chi guida e regolare il comportamento della vettura». Resta il fatto che fermarsi ogni tanto resta la soluzione migliore per viaggiare in sicurezza. La propria e quella degli altri. Maurizio Donelli © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 Martedì 15 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 ASP ISTITUTI MILANESI MARTINITT E STELLINE E PIO ALBERGO TRIVULZIO Via Marostica, 8 - MILANO “Pio Albergo Trivulzio” VENDE intero fabbricato in Via Santa Marta n. 15/17 - Milano ... ALCUNE immagini di... AFFITTA Unità immobiliari in Milano STABILI IN CITTÀ... 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A proporre una riflessione in corso d’opera è Franco Bassanini, oggi presidente della Cassa depositi e prestiti, in passato più volte ministro della Repubblica, tra i maggiori esperti del funzionamento delle amministrazioni pubbliche. «Chiediamo a Marianna Madia (ministro della Pubblica amministrazione, ndr;) di valutare costi/benefici delle nuove disposizioni sulle Camere di Commercio», ha cinguettato su Twitter Bassanini. Le «nuove disposizioni» sono prima di tutto il taglio del 50%, già varato per decreto, del contributo annuale che le imprese devono alle Camere. In un’audizione in parlamento il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, ha stimato in 2.600 i tagli dei posti di lavoro conseguenti a questa misura. Un impatto rilevante, lamentano in Unioncamere, soprattutto se parametrato a benefici molto contenuti per le imprese: il contributo medio versato da ciascuna azienda passerebbe da 110 a 55 euro l’anno. Unioncamere chiede che il taglio dei diritti camerali parta non dal 2015, come è scritto nel decreto, ma sia graduale e vada a regime in tre anni. In realtà c’è anche dell’altro. Il ridimensionamento delle Camere potrebbe andare ben oltre. Tra le bozze di disegno di legge delega sulla pubblica amministrazione ne circola una che prevede la sottrazione tout court alle Camere della competenza principale: l’aggiornamento del registro delle imprese. Un compito che potrebbe essere affidato al ministero dell’Economia. Questa eventualità sta mettendo in fibrillazione i poco meno di 10 mila dipendenti delle 105 Camere di commercio italiane. Secondo Unioncamere Veneto e Cgia di Mestre la riforma avrebbe un impatto recessivo del valore di 2,5 miliardi. Se Rete imprese Italia contesta l’impostazione drastica della riforma, ben diverso resta l’atteggiamento Confindustria. Del tutto favorevole. Rita Querzé rquerze © RIPRODUZIONE RISERVATA ä]Çn¯ e ä]{¯ e / i® £x°ÓÈ]nÓ ä]nn¯ e >`À` £ä°ÈäÈ]Îä ä]È{¯ e £]ÎÈÓÇ `>À ä]Óί e £ iÕÀ £În]Óää Þi ä]ί e £ iÕÀ ä]ÇÈÈ ÃÌiÀi £ iÕÀ £]ӣΠvÀ° ÃÛ° £ iÕÀ ]Ó{nÓ VÀ°ÃÛi° ä]Îί e £ iÕÀ £]{È£ `°V>° £]äx¯ e i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° £{äÇ iÌÌ ¯ /Ì i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° £{äÇ iÌÌ ¯ ä]Σ¯ e Ì« äÈ£xÉäÉ£Ç Ó]£ää¯ £äx]{ä ä]äί Ì« £Î£xÉäÉ£n £]Çää¯ £äx]£ Ì« ää£ÉäÎÉÓä {]Óxä¯ ££Î] ä]{ £]£x Ì« äxä£ÉäÓÉÎÇ {]äää¯ £ä{]ÈÓ Ì« äÇä£ÉänÉÎ x]äää¯ ££Ç]ÓÓ VÌ äÇä£É£ÓÉ£{ ä]{Óä¯ £ää]£n Î]ÓÎ Î]În ä]Ó£ Ì« ££ä£ÉäÉÓ£ {]Çxä¯ ££Ç]ÓÓ Ì« ££ä£ÉäÎÉÓÓ x]äää¯ ££n]Ç{ Ì« £Îä£ÉäÎÉÓ{ {]xää¯ ££{]Ç£ £]x £]ÇÎ Ó]Ó{ VÌ änä£ÉäÉ£x ä]Înä¯ £ää]£{ VÌ ää£ÉäÇÉ£È ä]Îää¯ £ää]äÇ VÌ £££xÉä{É£n ä]ÇÓȯ £ä£]£ä ä]În ä]{Î ä]n{ La trattativa La ristrutturazione del debito della compagnia passaggio cruciale per l’alleanza con Etihad Salvataggio Alitalia, il «sì» delle banche Oggi le assemblee sull’accordo per gli esuberi, la Cgil verso il no ✒ I numeri ROMA — Intesa delle quattro banche creditrici di Alitalia sulla ristrutturazione del debito, in vista dell’acquisizione di Etihad. «Tra di noi c’è accordo unanime, siamo a posto», annuncia l’amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, dopo oltre 10 ore di trattative con i rappresentanti di Cai e i delegati delle altre banche: Intesa Sanpaolo, Banca Popolare di Sondrio e Mps. Intanto la Cgil va verso il «no» all’accordo sugli esuberi. I dettagli dell’operazione non sono ancora stati divulgati, ma di certo Etihad ha ottenuto la rinuncia a un terzo dei 565 milioni di vecchi crediti vantati. In più Unicredit e Intesa Sanpaolo convertiranno la parte restante del loro credito in capitale dell’attuale compagnia guidata da Gabriele Del Torchio. Spetterà inoltre alle banche il compito di mettere a disposizione 200 milioni a garanzia del contenzioso pregresso. Come previsto nel piano finanziario della compagnia araba, verranno aperte altre 300 milioni di nuove linee di credito, con la possibile collaborazione di altri istituti. Riguardo alla possibile chiusura di un’intesa con Etihad, l’amministratore delegato di Alitalia Del Torchio fa notare che per «domani (oggi ndr) non è previsto, non è in agenda». Comunque l’accordo con le banche è un passo deci- D’ARCO GLI ESUBERI IL DEBITO Dati in euro 616 i dipendenti che saranno riassorbiti in azienda 681 i lavoratori che saranno ricollocati entro dicembre in società esterne 2.251 1 miliardo 1.000 800 565 600 milioni 400 200 954 0 gli aaddetti che andranno in mobilità e sperimenteranno per primi i contratti di ricollocazione Lo sconto Gli istituti rinunciano a un terzo dei crediti, 200 milioni a garanzia dei contenziosi Il lavoro Per la Cgil gli esuberi sono molti di più dei 954 destinati alla mobilità il debito di debito da ristrutturare complessivo di Alitalia con le banche sivo per arrivare alla firma definitiva — attesa nei prossimi giorni — per l’ingresso degli arabi nel capitale dopo il patto siglato sabato da Cisl, Uil e Ugl e le sigle del volo sugli esuberi. «Assolutamente niente è in discesa, però, è una bella premessa — commenta Del Torchio —. Mi auguro che ci sia unità da parte dei sindacati». Ma la Cgil punta i piedi: la sua contrarietà sarebbe basata sul fatto che i dipendenti in uscita, secondo il sindacato, sono in realtà molti di più dei 954 destinati alla mobilità. Per l’organizzazione guidata da Susanna Camusso, infatti, a questi andrebbero aggiunti i 681 che entro dicembre sono destinati, in base all’accordo, a essere assorbiti da società esterne. La Cgil sostiene che sulla ricollocazione di questi 681 non c’è alcuna garanzia scritta. L’argomento è al centro di riunioni che il sindacato organizza oggi in tutte le strutture connesse al trasporto aereo per valutare, insieme ai lavoratori, la portata dell’intesa: do- mani si saprà la decisione finale, ma il «no» appare probabile. Per la Cgil l’accordo di sabato costituisce «un precedente gravissimo che non possiamo accettare» perché l’iter tradizionale delle ristrutturazioni sarebbe stato stravolto: Alitalia Cai in sostanza licenzierà centinaia di lavoratori e poi effettuerà il trasferimento del ramo d’azienda a Etihad, mentre di solito avviene il contrario, a tutela dei lavoratori. La Cgil dubita che palazzo Chigi sia davvero intenzionato a chiudere la trattativa, come minacciato domenica dal ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, senza prima avere incassato il «semaforo verde» anche dell’organizzazione di Corso d’Italia. Segnali di distensione e di dialogo vengono da Giovanni Luciano, segretario generale della Fit-Cisl: «Con grande forza chiediamo a tutti di fare la loro parte responsabilmente, come abbiamo fatto finora e come stiamo facendo ancora oggi al tavolo del contratto nazionale e della riduzione del costo del lavoro in azienda». Il nuovo contratto del trasporto aereo, in sede di accordo aziendale, porterebbe al risparmio di 31 milioni sul costo del lavoro. «Sarebbe delittuoso — sottolinea Luciano — far fallire tutto per interessi particolari proprio a un passo dal traguardo». Francesco Di Frischia © RIPRODUZIONE RISERVATA A Londra Il manager alla Fiera aerospaziale: pronti a vendere Fata, su Ansaldo Breda decisione a ottobre Finmeccanica, la prima di Moretti «Più selettivi con il nuovo piano» DAL NOSTRO INVIATO LONDRA — Affari, incroci con la politica e anche annunci. La fiera aerospaziale di Farnborough, a sud ovest di Londra, è una delle vetrine mondiali più importanti per il settore della Difesa. Per l’Italia c’è Finmeccanica. Il nuovo amministratore delegato Mauro Moretti, dopo un giro tra gli stand e qualche primo contatto, ha chiarito qualche punto del suo programma. Con una premessa: «Il presidente del Consiglio mi ha chiamato dicendomi: c’è la più grande industria del Paese che ha bisogno di essere risanata. Finmeccanica deve essere riposizionata, rivitalizzata. Ho accettato di buon grado». Comunque sia andata, ora l’ex numero uno delle Ferrovie, deve muoversi in una congiuntura difficile. Ha preso il comando di un gruppo imponente, con 16 miliardi di ricavi e 63 mila dipendenti. Ma le risorse a disposizione sono poche anche qui e D’ARCO La lente {°Îxä]ä{ ÓΰÎ{È]ÈÇ £ iÕÀ In Borsa negli ultimi tre mesi Al vertice Ieri 7,355 7,25 euro 7,041 +0,62% 6,727 6,413 6,098 5,784 5,469 14 28 APRILE 12 26 MAGGIO l’indebitamento è già pari a 3,32 miliardi (tutti i dati fanno riferimento al bilancio 2013). È arrivato il momento di scegliere su che cosa puntare. Moretti conferma che la nuova Finmeccanica si concentrerà su difesa e sicurezza, vale a dire sui comparti già ridisegnati come divisioni produttive: elicotteri, aeronautica, elettronica, spazio. «Finora abbiamo fatto troppe cose. Dobbiamo focalizzarci sui prodotti a più alto contenuto tecnologico, con il nuovo piano 9 23 GIUGNO 7 LUGLIO industriale saremo più selettivi», ha spiegato Moretti. Primi passi: due dismissioni. La novità è la cessione della Fata, la società di Torino, specializzata nella produzione di impianti industriali (alluminio soprattutto) e finora considerata intoccabile come il suo presidente Ignazio Moncada. «Porterò la proposta di vendita al prossimo consiglio di amministrazione. La Fata non c’entra nulla nè con l’aerospazio e difesa, nè con altri settori del gruppo co- Mauro Moretti, 59 anni, ingegnere ed ex sindacalista della Cgil, è l’amministratore delegato di Finmeccanica dal 15 maggio 2014. Fino a quella data ricopriva la carica di Ceo nel gruppo Fs. E’ vicepresidente della Uic (Unione internazionale delle ferrovie). Moretti era al salone aeronautico di Farnborough, in Inghilterra. me i trasporti». La seconda mossa, invece, è una conferma: l’azienda di trasporti AnsaldoBreda. «A fine mese chiuderemo la "data room" (la fase di spiegazione dei conti ai compratori ndr), poi chiederemo le offerte vincolanti. A settembre dovremmo avere le offerte e penso che in ottobre il consiglio di amministrazione potrà valutare e decidere». Più complesso il ragionamento su Drs Tecnologies, la società americana acquisita sei anni fa. Il management di Finmeccanica non è soddisfatto nè dal punto di vista del ritorno finanziario, nè sul piano dell’integrazione con la consorella italiana, la Selex es. Nei prossimi mesi, dunque, si procederà con una potatura di Drs e poi si valuterà se mantenerla nel perimetro o cominciare a guardarsi intorno in cerca di acquirenti. Una battuta anche sul caccia F-35, al centro delle polemiche internazionali: «So che il governo sta lavorando per sviluppare l’accordo internazionale. Noi dovremo cercare di fare anche le parti più sofisticate, le componenti elettroniche e l’avionica». Giuseppe Sarcina gsarcina@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Salvini e l’italianità «La battaglia che non farei più» di DARIO DI VICO M atteo Salvini, a suo dire, non ama i convegni e tanto meno quelli organizzati dai sindacati confederali. Ma ieri a Milano ha fatto un’eccezione per la Cisl Lombardia e si è presentato assieme al vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini a discutere del libro che racconta alcune tra le più recenti e significative esperienze di contrattazione in fabbrica ( titolo: «Non serve andare sui tetti»). Ha raccontato di aver lavorato da Burghy, si è autodefinito comunque «uno da tetti» ovvero da azioni clamorose ma ha stupito l’uditorio soprattutto per le sue affermazioni sul superamento del concetto di italianità. «Sicuramente non rifarei la battaglia per l’italianità dell’Alitalia, oggi dico che non mi importa se il nuovo azionista è un varesotto di Caronno Pertusella o viene da Helsinki. Lo valuto in base alle scelte che fa per tenere l’occupazione negli scali di Linate e Malpensa. Difendo i territori ma se il mio vicino di casa è un inetto non gli affido certo una compagnia aerea». Stessa linea per la vendita della Merloni agli americani della Whirlpool. «Sono meramente utilitarista e quello degli elettrodomestici non è un caso che mi preoccupa anche perché alle spalle di Whirlpool c’è una storia che garantisce. Certo quando la pasticceria Marchesi di Milano voleva vendere alla fine nella lista dei compratori ha scelto l’italiana Prada e tutto è rimasto in casa. Ma evidentemente non sempre è possibile avere le alternative giuste». Salvini dialogando con il segretario cislino Luigi Petteni ha anche difeso i corpi intermedi, «quando vengono messi sotto attacco dal governo in nome di una presunta modernizzazione io divento tifoso della loro presenza sul territorio e della presenza capillare della Cisl». Perché, ha aggiunto, non è che i sindacati sono tutti uguali, «voi dite che Cisl e Cgil sono cugini ma è come per Milan e Inter, uno che come me è milanista non potrà mai tifare anche per i nerazzurri». © RIPRODUZIONE RISERVATA 24 Martedì 15 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 ANAS S.p.A. Compartimento della viabilità per la Calabria Cassa depositi e prestiti ESITO DI GARA AGGIUDICAZIONE DEFINITIVA ED EFFICACE Sul foglio inserzioni della Gazzetta Ufficiale n. 79 del 14/07/2014 è pubblicato l’esito della Procedura di Gara aperta n. CZLAV004-14 del 14.05.2014 - CIG 5642165DD6 - Codice appalto CZE2A2012C401 - S.S. 106 “Jonica” - Lavori di Manutenzione Straordinaria occorrenti per l’adeguamento delle opere di protezione laterali su manufatto compresi i raccordi su rilevato, previa sostituzione dei parapetti in muratura esistenti, in tratti ben definiti compresi tra i km. 295+800 e 330+000 - Provincia di Cosenza - Importo a base d’appalto: € 548.640,00 di cui € 13.000,00 per oneri relativi alla sicurezza non soggetti a ribasso - Categoria prevalente: OS12-A e Ulteriore categoria OG3. Durata dell’appalto o termine di esecuzione: Tempo contrattuale Tc = giorni 150 comprensivo di Ts = giorni 30 (Andamento stagionale sfavorevole) - Aggiudicataria: Impresa ITINERIS SRL - Data verbale di aggiudicazione: 28.05.2014 - Ribasso offerto: -34.328% - Importo contrattuale € 364.765,50. Il presente avviso è stato pubblicato sull’Albo Pretorio on line del Comune di Cosenza, sull’Albo Compartimentale di Catanzaro, delle Sezioni Staccate di Cosenza e Reggio Calabria e sui Siti Internet www.stradeanas.it. (ANAS S.p.A.) e www.serviziocontrattipubblici.it. (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti). IL DIRIGENTE DELL’AREA AMMINISTRATIVA Avv. Filippo VENTURA VIA E. DE RISO, 2 - 88100 CATANZARO Tel. 0961/531011 - Fax 0961/725106 • sito internet www.stradeanas.it ANAS S.p.A. Direzione Regionale per la Sicilia Si comunica che sulla GURI n° 79 del 14/07/2014 è pubblicato il bando di gara integrale relativo al sotto elencato lavoro: BANDO DI GARA PALAV034-14, GARA N°1 - SS. n°122 “Agrigentina”. Lavori di risanamento strutturale e di sostituzione delle barriere di sicurezza del Viadotto Morello sito al km 82+000 della SS. n°122. Importo totale lordo lavori a misura: € 2.168.400,00. Importo soggetto a ribasso: € 2.085.000,00. Oneri sicurezza: € 83.400,00. Categoria prevalente: OG3 Class.ca III^ Bis. Importo: € 1.796.704,00; Ulteriore Categoria a Qualificazione Obbligatoria scorporabile e/o subappaltabile: OS12/A Class.ca I^ Importo: € 191.952,80; Ulteriore Categoria a Qualificazione Obbligatoria scorporabile e/o subappaltabile: OS11 Class.ca I^ Importo: € 179.743,20; Cauzione provvisoria 2%: € 43.368,00; Pagamenti in acconto: ogni € 500.000,00. Perizia: n°29705 del 15/05/2014. Il termine per l’esecuzione dei lavori è di 200 (duecento) giorni consecutivi e continui dalla data del verbale di consegna dei lavori comprensivi di giorni 20 (venti) per andamento stagionale sfavorevole; procedura aperta disposta con determina a contrarre n°CPA0038404-I del 20/06/2014; Responsabile del Procedimento Ing. Nicola NOCERA. Il plico con la documentazione richiesta pena l’esclusione dalla gara stessa, dovrà pervenire ESCLUSIVAMENTE: tramite raccomandata/posta celere del servizio postale (Poste Italiane o altro corriere autorizzato) entro e non oltre le ore 10:00 del giorno 02/09/2014 al seguente indirizzo: ANAS S.p.A. - Direzione Regionale per la Sicilia - U.O. Gare - con sede in Via A/De Gasperi 247, C.A.P. 90146 - Palermo. La prima seduta pubblica si terrà il giorno 02/09/2014 alle ore 11:00 presso la sala gare della Stazione Appaltante all’indirizzo di cui sopra. IL DIRIGENTE AMMINISTRATIVO Palermo, lì 15/07/2014 Dott. Giuseppe ORSINO CASSA DEPOSITI e PRESTITI spa BUONI FRUTTIFERI POSTALI (G.U. 10 luglio 2014 n. 158) AVVISO BFP EUROPA - SERIE P67 BFP3x4 - SERIE T31 MINISTERO DELLA DIFESA SEGRETARIATO GENERALE DELLA DIFESA DIREZIONE NAZIONALE ARMAMENTI DIREZIONE DEGLI ARMAMENTI NAVALI ESTRATTO DEL BANDO DI GARA IN AMBITO COMUNITARIO RELATIVO AI SETTORI DELLA DIFESA E SICUREZZA (D.Lgs. 208/2011 di attuazione della Direttiva 2009/81/CE) Questa Amministrazione effettuerà una gara a mezzo procedura ristretta con il criterio di aggiudicazione al prezzo più basso per prestazioni di adeguamento alla nuova normativa e sostituzione dei recipienti in pressione e delle valvole di sicurezza di bordo e relative attività accessorie, da eseguirsi sulle UU.NN., SS.MM.GG., Mezzi Minori e Bacini Galleggianti presso gli Arsenali della MMI - Importo base di gara € 436.500,00 (oltre € 13.500,00 per costi da interferenza non soggetti a sconto). I requisiti richiesti per la partecipazione e la relativa documentazione sono specificati nel bando di gara integrale pubblicato sulla G.U.R.I. n. 78 dell’11.07.20014. Il suddetto bando è visionabile anche sul sito della Difesa http://www.navarm.difesa.it. La domanda di partecipazione da compilarsi secondo il modulo predisposto dall’amministrazione, nonché tutti i documenti ad essa allegati, firmati digitalmente dovranno essere inviati tramite P.E.C. all’indirizzo ufficiale di P.E.C. navarm@postacert.difesa.it. La domanda predetta non è vincolante per l’Amministrazione. CODICE DELLA GARA G. 340. CODICE SMARTCIG ZBFOFBDE15. IL DIRETTORE - Amm. Isp. Matteo BISCEGLIA ESTRATTO ESITO DI GARA Il Dirigente del SACUAG Area Gare Forniture e Servizi avv. Rossana Lizzi • durata massima: 4 anni dalla data di sottoscrizione • riconosce ogni 3 anni gli interessi maturati • interesse annuale variabile legato all’indice EURO STOXX 50® Tassi nominali annui lordi per ogni triennio di possesso (%) Tassi effettivi annui dalla data di sottoscrizione al termine di ogni periodo di possesso (%) Periodo di possesso (anni) Cassa depositi e prestiti società per azioni Via Goito, 4 00185 Roma Capitale sociale euro 3.500.000.000,00 i.v. COMUNE DI NAPOLI Si avvisa che in data 08/07/2014 è stato inviato alla GUUE l’esito della gara: “Fornitura di macchine operatrici speciali e loro manutenzione, quali piattaforme aeree ed automezzi, per lavori di potatura delle alberature poste sul territorio del Comune” - 2 lotti. Valore inizialmente stimato (oltre Iva): Lotto 1 € 161.301,09; Lotto 2 € 84.600,55. Valore finale: lotto 1 deserto, lotto 2 deserto. Testo integrale reperibile sul sito www.comune.napoli.it. • durata massima: 12 anni dalla data di sottoscrizione Lordo Netto 3 0,80 0,80 0,70 6 1,40 1,10 0,97 9 2,30 1,50 1,32 12 3,51 2,00 1,77 Ipotesi di apprezzamento dell’Indice (%) Tasso di rendimento effettivo annuo a scadenza (%) Anni Anno 1 successivi Lordo Netto si si 2,70 2,37 b <7 ≥ 10 no si 2,16 1,90 c ≥7 < 10 si no 0,97 0,85 d <7 < 10 no no 0,40 0,35 • dedicato a chi investe nuova liquidità BFP ORDINARIO VENTENNALE - SERIE C15 • durata massima: 12 anni dalla data di sottoscrizione • durata massima: 20 anni dalla data di sottoscrizione Tassi nominali annui lordi per ogni triennio di possesso (%) Periodo di possesso (anni) Partita IVA 07756511007 Tassi effettivi annui dalla data di sottoscrizione al termine di ogni periodo di possesso (%) Lordo Netto 3 1,50 1,50 1,31 6 2,00 1,75 1,54 9 2,50 2,00 1,77 12 3,61 2,40 2,13 BFPImpresa - SERIE G12 www.cassaddpp.it • riconosce gli interessi a partire dal 12° mese successivo alla data di sottoscrizione Tassi nominali annui lordi (%) 1 0,25 6 1,50 11 2,50 16 3,00 2 0,50 7 2,00 12 2,50 17 3,00 3 0,75 8 2,00 13 2,75 18 4 1,00 9 2,25 14 2,75 19 3,25 5 1,25 10 2,25 15 3,00 20 3,50 3,25 BFP DEDICATO AI MINORI - SERIE M94 • durata massima: 20 mesi dalla data di sottoscrizione • intestabile solo ai minori da 0 a 16 anni e mezzo • dedicato a liberi professionisti e artigiani titolari di Partita IVA, • scade al compimento del 18° anno di età • offre un capitale rivalutato in funzione dell’età del minore • gli interessi, calcolati su base bimestrale, sono crescenti fino ad Avviso pubblico di gara per l’affidamento in concessione di valorizzazione dell’Ex Convento di Sant’Orsola Si rende noto che la Provincia di Firenze ha pubblicato in data 27/06/2014 un avviso pubblico per l’affidamento in concessione di valorizzazione del Complesso Ex Convento di Sant’Orsola, sito in Firenze-Centro storico-Quartiere San Lorenzo. La scadenza per la presentazione delle offerte è fissata alle ore 12,00 del giorno 25/09/2014. La prima seduta pubblica avverrà il giorno 29 settembre 2014 con inizio alle ore 10.00. L’avviso e tutta la documentazione di gara è consultabile anche nel sito Internet www.provincia.fi.it, Sezione bandi di gara/Procedure di gara/ Gare in corso di validità/Avvisi concessioni. IL DIRIGENTE - Maria Cecilia Tosi Premio si/no BFP3x4RisparmiNuovi - SERIE W02 ditte individuali, condomini, associazioni, imprese VIA A. DE GASPERI, 247 - 90146 PALERMO Tel. 091/379111 - Fax 091/6703090 - 091/521722 • sito internet www.stradeanas.it • eventuale rendimento annuale massimo a scadenza pari al 2,70% 1° periodo di periodi di Caso riferimento riferimento successivi ≥7 a ≥ 10 • riconosce ogni 3 anni gli interessi maturati Iscritta presso CCIAA di Roma al n. REA 1053767 C.F. e iscrizione al registro delle imprese di Roma 80199230584 • interesse annuale minimo garantito pari allo 0,40% al momento della sottoscrizione un massimo del 1,25% Simboli: ≥ maggiore o uguale; < minore; ≤ minore o uguale; Sede Legale: S. Donato Milanese (MI) P.zza S. Barbara 7 Capitale sociale Euro 1.200.000.000,00 i.v. Cod. Fisc. e numero di iscrizione al Reg. Imp. di Milano n. 10238291008 R.E.A. Milano n. 1964271 Partita IVA 10238291008 Società soggetta all’attività di direzione e coordinamento di Snam S.p.A. Società con unico socio Unione Europea COMUNE DI NAPOLI ESTRATTO ESITO DI GARA LOTTO 4. Si avvisa che in data 09/07/2014 è stato inviato alla GUUE l’esito della gara “Donne per lo sviluppo urbano - Lotto 4 “Sperimentare modalità di rendicontazione sociale”. Determina di aggiudicazione n. 12 del 04/06/14. Aggiudicatario lotto 4: RTI P.A. Advice SpA (mandataria)/Studio Erresse Soc. Coop. (mandante) che ha offerto il prezzo di € 177.168,00 oltre IVA. Testo integrale su www.comune.napoli.it/bandi. Il Dirigente del SACUAG - Area Gare Forniture e Servizi avv. Rossana Lizzi Estratto di Bando di Gara Settori Speciali Ente Aggiudicatore: GNL Italia S.p.A., Sede Legale: S. Donato Milanese (MI), P.zza S. Barbara 7. Società soggetta all’attività di direzione e coordinamento di Snam S.p.A.. Società con unico socio. Oggetto dell’appalto: Servizi di riparazione e manutenzione di macchinari. CIG 5773572655. CPV50530000 Tipo di appalto: Servizi Luogo di consegna/di esecuzione delle prestazioni: Panigaglia (SP) Tipo di procedura: ristretta Criterio di aggiudicazione: prezzo più basso Termine per il ricevimento delle domande di partecipazione: 30.07.2014 - ore 12:00. Condizioni di Partecipazione: le condizioni di partecipazione sono riportate sul testo integrale del Bando pubblicato sulla G.U.U.E n. 2014/S 125-223302 del 03.07.2014. Il suddetto testo è disponibile sul sito www.snamretegas.it portale fornitori. Ufficio del Commissario Straordinario Delegato REPUBBLICA ITALIANA Per l’attuazione degli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico nella Regione Puglia previsti nell’accordo di Programma siglato il 25.11.2010 REGIONE PUGLIA AVVISO PUBBLICAZIONE ESITO DI GARA CUP: J35D12000220003 - CIG: 5479994A19 Il Commissario Delegato avvisa che sul sito www.dissestopuglia.it nella sezione “AVVISI E BANDI” è pubblicato l’AVVISO RELATIVO AGLI APPALTI AGGIUDICATI inerente l’aggiudicazione della procedura aperta ai sensi del Decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 e s.m.i. relativa alla progettazione esecutiva e la realizzazione dei lavori relativi all’intervento nel Comune di Putignano denominato BA076A/10 Opere di mitigazione del rischio idrogeologico nell’area della Zona Industriale cod. BA076A/10. L’avviso per estratto sarà altresì pubblicato sulla G.U.R.I. Bari 21 marzo 2014 Il Commissario Straordinario Avv. Francesco Paolo Campo Comune di Marsala Autorità Portuale di Salerno REGIONE TOSCANA - Giunta Regionale Direzione Generale Competitività del Sistema Regionale e Sviluppo delle Competenze Settore Formazione e Orientamento. Via G. Pico della Mirandola, 24 50132 Firenze, Italia ESTRATTO DI BANDO DI GARA Procedura e criterio di aggiudicazione: Procedura aperta criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Oggetto: Servizio di assistenza tecnica per la gestione ed il monitoraggio del sistema regionale degli standard professionali e per il riconoscimento e certificazioni delle competenze - CIG 562827791A. Luogo di esecuzione della prestazione: Firenze - Italia. Durata o termine d’esecuzione: dalla data di avvio dell’esecuzione al 30/11/2015. Importo stimato: Euro 300.000 IVA esclusa per un massimo di 365 giorni. Termine per la presentazione delle offerte o della presentazione delle domande: ore 13.00.00 del 01/08/2014. Data di spedizione del bando alla G.U.C.E.: 21/06/2014. Il bando in edizione integrale è pubblicato sulla GUCE e sulla GURI. Il capitolato speciale d’appalto, insieme ai documenti di gara, sono disponibili ai seguenti indirizzi Internet: http://www.regione.toscana.it/appalti /profilo_committente http://www.e.toscana.it/start. Il Dirigente - Grondoni Gabriele (Legge 1n. 84/94; D.P.R. 23/06/00 in G.U. n. 175 del 28/06/00) L’AUTORITA’ PORTUALE DI SALERNO indice Procedura Aperta (art. 55 D.Lgs 163/06) per la “Appalto integrato nel settore speciale ex art. 206 e 2013 d.lgs 163/06 ss.mm.ii. sulla base del progetto preliminare prodotto dalla A.A. ex art. 53 c. 1 lett. c) D.lgs 163/06 ss.mm.ii. per l’affidamento della progettazione esecutiva, del coordinamento per la sicurezza in fase di progettazione e dell’esecuzione dei lavori di prolungamento del molo di sopra flutto e di salpamento del tratto terminale del molo di sottoflutto nel Porto Commerciale di Salerno, previo acquisizione del progetto definitivo in sede di offerta”, importo complessivo dell’appalto è di € 19.269.670,85 comprensivo degliS oneri per la sicurezza ordinari e speciali non soggetti a ribasso e degli oneri per la progettazione esecutiva e di coordinamento della sicurezza in fase di progettazione - DM n. 143/2013 (compresa Cassa 4%) da aggiudicarsi con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Scadenza: ore 13,00 del 02/10/2014. Informazioni ai numeri: tel. 089/2588111. Atti tecnici ed amministrativi di gara ex art. 6 Disciplinare di Gara e su www.porto.salerno.it. IL PRESIDENTE - On. Avv. Andrea Annunziata REGIONE TOSCANA - Giunta Regionale Direzione Generale Competitività del Sistema Regionale e sviluppo delle Competenze Settore Biblioteche, Archivi e Istituzioni Culturali Via Farini, 8 - 50121 Firenze, Italia AVVISO APPALTO AGGIUDICATO Procedura e criterio di aggiudicazione: Procedura negoziata senza previa pubblicazione di bando di gara, art. 57,comma 2 lettera b D.Lgs. 163/2006. CIG 5643713B4A. Oggetto: “Affidamento della fornitura dell’accesso al Portale Giuridico Enti Locali e La mia biblioteca WKI per la rete COBIRE per gli anni 2014-2015-2016”. Luogo di esecuzione della prestazione: Firenze - Italia. Data di aggiudicazione: 2330 del 26/05/2014. Nome dell’aggiudicatario: Wolters Kluwer Italia srl. Data di spedizione dell’avviso alla G.U.C.E.: 01/07/2014. Il Dirigente responsabile del contratto Chiaretta Silla Sito internet: www.comune.marsala.tp.it RISULTANZE DI GARA A PROCEDURA APERTA Si rende noto che con dispositivo di sentenza n. 01311 del 13/05/2014 del TAR Sicilia PA, è stato rigettato il ricorso proposto dal R.T.I. Hydro Engineering s.s. di D e M Galbo, da Alcamo (CG) con ETATEC s.r.l., Dott. Geol. Carlo Cibella geol. Giuseppe Baiata e Dott. Geol. Paolo Messina (Associati), in ordine all’aggiudicazione definitiva, della gara a procedura aperta relativa a “Affidamento dell’incarico di progettazione definitiva ed esecutiva, dello studio geologico, del coordinamento per la sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione, della direzione e contabilità dei lavori, relativo al completamento della rete fognante nel Centro Urbano di Marsala”, e già aggiudicata al R.T.I.: Studio Galli Ingegneria S.p.A. - SGI (C.G.) con sede in Sarmeola di Rubano (PD), con Dott. Ing. Montalto Cusumano, Dott. Ing. De Vita Giuseppe e Dott. Ing. Alessio Renda (Ass.ti Mand.ti), per l’importo di € 477.918,89 al netto del ribasso d’asta offerto del 25,00% ed il ribasso del 20% sul tempo di espletamento del servizio, giusta determinazione dirigenziale n. 1449 del 27/12/2013 del Settore “Grandi Opere”. Ditte partecipanti n. 34, di cui la n. 30 esclusa e la n. 34 perv. fuori termine. Il Dirigente del Settore Grandi Opere Ing. Gian Franco D’Orazio Per la pubb pubblicità finanziaria rivolgersi a: legale e fina Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano 6665/6256 - Fax 02 2588 6114 Tel. 02 2584 66 Via Valentino Mazzola, 66/D 00142 Roma 8650 - Fax 06 6882 8682 Tel. 06 6882 86 alla Dogana, 9 Vico II San Nicola N 80133 Napoli Napo Tel. 081 49 777 11 - Fax 081 49 777 12 Via Villari, 50 - 70122 Bari Tel. 080 5760 111 - Fax 080 5760 126 RCS MediaGroup S.p.A. Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Corriere della Sera Martedì 15 Luglio 2014 Economia 25 italia: 51575551575557 La compagnia di Trieste Dismissioni a quota 3,7 miliardi, piano completato in anticipo. Il Leone azionista della società brasiliana con l’1% Generali cede Bsi, patrimonio più forte Il gruppo vende per 1,2 miliardi a Btg Pactual. Coefficiente di solvibilità al 160% Due mesi di trattativa in esclusiva e ieri l’annuncio: Generali ha ceduto la Bsi al brasiliano Banco Btg Pactual per 1,5 miliardi di franchi svizzeri, corrispondenti a circa 1,24 miliardi di euro. L’operazione è stata approvata ieri mattina dal consiglio del Leone e sarà completata entro il primo semestre 2015. La vendita, che Trieste prevede possa produrre 100 milioni di minusvalenza, consente a Generali di migliorare l’indice Solvency 1 di 9 punti portandolo a circa il 160%: il gruppo guidato da Mario Greco porta così le cessioni complessive quota a 3,7 miliardi e raggiunge con un anno di anticipo rispetto al piano strategico l’obiettivo di solidità, con un miglioramento complessivo di 40 punti del coefficiente, che era a quota 120%. «La vendi- Minusvalenza La compagnia stima che la cessione possa produrre una minusvalenza pari a circa 100 milioni ta di Bsi rappresenta un passaggio chiave nel rilancio di Generali», ha detto Greco, «Si completa il percorso di dismissioni volto a rafforzare la nostra base patrimoniale e ora possiamo guardare avanti, concentrandoci sul core business assicurativo senza quello che è stato un problema per lungo tempo». La compagnia del Leone, che nell’operazione è stata affiancata da Jp Morgan e Mediobanca in veste di advisor, incasserà in contanti 1,2 miliardi di franchi svizzeri mentre i restanti 300 milioni saranno corrisposti in strumenti azionari del gruppo brasiliano: Generali verrà a detenere una quota pari a circa l’1% della investment bank. Inoltre è previsto che il prezzo di acquisto possa essere adeguato in base anche all’eventuale onere economico di Bsi derivante dal tax amnesty programme del dipartimento di giustizia Usa relativo Manager Mario Greco, «group chief executive officer» delle Generali agli istituti bancari svizzeri. Trieste si concentra dunque sempre di più nel core business, che rappresenta uno degli obiettivi fondamentali del nuovo corso di Greco. La Bsi di Lugano,controllata fino agli anni Settanta dalla Comit, era stata acquistata nel 1998 per 2.200 miliardi di lire. A metterla in vendita era stato il gruppo elvetico Sbs che, avviata la fusione con Ubs, aveva dovuto procedere alla di- Siderurgia Cinque offerte per Lucchini In testa Jsw Sono cinque le offerte vincolanti presentate per gli impianti della Lucchini a Piombino (foto) e Lecco. Si tratta del gruppo indiano Jsw Steel, di Duferco Italia, di Acciaierie Venete, di Steel Mont e di Elti. La Jsw ha presentato l’offerta per i laminatoi di Piombino, gli impianti marittimi, la Vertek e la società Gsi; le altre società hanno manifestato interesse per parti più limitate. Arcelor Mittal ha rinunciato dicendosi interessata solo ad alcuni macchinari. smissione per ragioni Antitrust. Erano arrivate nove manifestazioni di interesse (tra le quali anche dalla stessa Comit) e alla fine erano rimaste in corsa Generali e Deutsche bank. Nel 2007 la Bsi è stata fusa con la Buc (rilevata da Fiat nel 2006) e integrata con Banca del Gottardo, acquistata nel novembre di quell’anno da Swiss Life per circa un miliardo. La banca, specializzata nel private banking, ha sviluppato con il tempo il business dell’asset management in particolare in Asia con basi a Hong Kong e Singapore. Oggi gestisce asset per 90 miliardi di franchi. Con l’arrivo di Greco, nell’agosto 2012, e in particolare con il piano strategico, la Bsi è stata inserita fra gli asset «non core» da dismettere per concentrarsi nelle assicurazioni e rafforzare il capitale. Non è stata però una dismissione facile ed è stata preceduta da svalutazioni dell’asset (nel 2013 l’impairment è stato di 217 milioni). Rumor avevano parlato di diverse manifestazioni di interessi iniziali, poi con il tempo i nomi rimasti sono stati indicati in tre, fino a quando è stata avviata l’esclusiva con i brasiliani. Btg Pactual, per il quale Bsi rappresenta «la maggior acquisizione fuori dall’America Latina», ha spiegato la mossa con la volontà di «espandere la posizione nell’asset management». Il gruppo in Italia ha di recente investito in Mps, rilevando il 2% e sottoscrivendo il patto di sindacato con la Fondazione senese e gli americani di Fintech, e in Carige con una piccola quota. Sergio Bocconi © RIPRODUZIONE RISERVATA La giustizia civile Dal 2015 obbligo per tutti i procedimenti. La corsa all’informatizzazione L’era del processo telematico Le copie in cancelleria? Al computer Alleanze Bormioli, Vision cerca soci Vision capital sta esplorando l’opportunità di trovare un socio per la divisione casalinghi della Bormioli Rocco, la maggiore del gruppo vetrario con 212 milioni di ricavi (38,2% del totale), un ebitda del 10% e tre stabilimenti tra Fidenza, Altare e la Spagna. Il fondo di buyout con uffici a Londra e New York, che tre anni fa ha rilevato la Bormioli dal Banco Popolare, ha promosso lo spacchettamento in quattro società della capogruppo guidata dal presidente Paolo Antonietti proprio per avere maggiore flessibilità sul fronte cessioni, joint venture e partnership. Una rivoluzione che sarà completata a fina anno con la nascita delle controllate Pharmaceutical glass, Pharmaceutical plastic, Food & beverage e appunto Tableware per bicchieri, vasi per conserve, piatti. Per i casalinghi si ragiona su una partnership che porti sinergie e maggiore redditività, piuttosto che su un disimpegno. Carlo Turchetti © RIPRODUZIONE RISERVATA chiesta delle copie degli atti del processo (verbali, ordinanze ecc.) da questa fase è telematica. Ogni provvedimento del GiudiDa poco più di dieci giorni la ce emanato fuori udienza verrà macchina della giustizia italiana comunicato solo ed esclusivaè stata rivoluzionata dall’entrata mente tramite pec. Dalla data di in vigore del processo telematiattestazione di avvenuto ricevico. Un cambiamento radicale mento sarà considerata valida la operato per dare un’acceleraziocomunicazione. Terminata la ne alle lungaggini del nostro sicausa, anche la sentenza (e la costema giudiziario. L’avvio, come pia) sarà telematica. È di 30 Mb prevedibile, non è stato dei più la capacità massima della «busemplici: a Roma l’impatto ha sta» digitale per il deposito di atprovocato il collasso del sistema ti e documenti. telematico e qualche altra sede si Grazie a questa rivoluzione è «scoperta» in ritardo coi tempi. digitale, l’avvocato non dovrà Ma la rivoluzione ha avuto inipiù fare file in cancelleria ma pozio. Ciò significa che il processo trà comodamente accedere al faè diventato obbligatoriamente scicolo e depositare atti dal protelematico per tutti gli atti notiprio studio ficati per il contenzioso civile or- cause saranno gestite con il pro- richiesta di copie nelle cancelleanche in giordinario alla data del 30 giugno cesso telematico. Altro scatto av- rie degli uffici giudiziari. Gli atti ni e orari di 2014 e per tutti i ricorsi deposi- viene dal 30 giugno 2015, quan- inviati dagli avvocati dovranno chiusura delle tati in cancelleria alla data del 30 do l’obbligatorietà scatta anche essere in formato pdf e con firma cancellerie. giugno 2014. Dal 1 gennaio 2015 per i procedimenti civile davanti digitale all’indirizzo pec (posta Ma il vero nol’obbligatorietà scatterà invece alle Corti di appello. elettronica certificata) del tribudo sta nell’aumegabyte, il limite di anche per tutte le cause in corso. Con l’aiuto degli esperti del- nale . mento del capacità della «busta» In pratica, dal 30 giugno si man- l’Oua abbiamo provato a sinteTutte le udienze saranno semcontributo telematica per atti e tiene un doppio binario, telema- tizzare i cambiamenti entrati in pre tenute dinanzi il giudice ed il unificato. documenti tico-cartaceo, come periodo di vigore. Innanzitutto l’inizio: se il verbale di udienza sarà redatto L’ennesimo in transizione per le cause in corso. processo parte con un ricorso, dal cancelliere che lo compilerà questi ultimi Invece dal 1 gennaio 2015 tutte le sarà tutto in telematico anche la telematicamente. Anche la rianni a scapito del diritto dei cittadini ad accedere al sistema giustizia. Altro ostacolo all’efficienza è rappresentato dal fatto Il riassetto che l’informatizzazione degli uffici giudiziari è a macchia di leopardo: ci sono sedi giudiziarie in cui la realizzazione del processo civile telematico è in stato avanBanca Carige esce da Esaote cedendo la sua quota del che fin qui faceva capo a Fabrizio Landi, ex- ad zato e sedi giudiziarie (si parla dell’azienda di diagnostica (apparecchi a ultrasuoni e 7,4% con un incasso di 17 milioni e una plusvalenza di solo di Tribunali perché per le risonanza magnetica). Restano fermi con le rispettive 1,6. A comprare è stata Ares life sciences, la società di Corti d’Appello la situazione è investimenti nelle tecnologie per la salute promossa da quote gli altri soci Intesa Sanpaolo (19,2%), Mp più deficitaria) in cui l’informaventure ed Equinox (13,2% ciascuno) e il team dei Ernesto Bertarelli, l’ex- proprietario dell’azienda tizzazione è agli albori. manager guidati dal presidente e fondatore di Esaote, farmaceutica Serono. L’uscita di Carige, reduce A tutto ciò si aggiunge la nenata da uno spin-off di Ansaldo e quotata in Borsa fino cessità di formare meglio e più dall’aumento di capitale chiuso con successo, è parte a una decina d’anni fa, quando fu delistata ad opera del accuratamente il personale delle del piano di cessioni delle attività estranee al core gruppo Bracco che poi passò la mano ai fondi . business bancario promossa da Piero Luigi Montani. cancellerie. Ma la nuova era è già C. Tur. iniziata. Ares life sciences è salita nel complesso al 48% per una © RIPRODUZIONE RISERVATA Isidoro Trovato spesa di 19 milioni, visto che ha rilevato anche lo 0,8% 30 Carige esce da Esaote, compra il fondo di Bertarelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Il banchiere André Santos Esteves La scalata d’oro di Esteves da San Paolo a Lugano Con l’acquisizione della Bsi di Lugano il gruppo finanziario brasiliano Btg Pactual impegna 1,5 miliardi di dollari cash su 7,5 miliardi di capitale proprio: uno sforzo notevole per diventare «una delle maggiori reti di private banking a livello mondiale» con 200 miliardi di dollari in gestione, la metà portati in dote dall’istituto svizzero. A sostenerlo è André Santos Esteves, 46 anni, presidente e Ceo, accreditato da Forbes di una fortuna personale di 4,2 miliardi di dollari. Dal Brasile il network di Btg si espande ora alla Svizzera e da lì a Hong Kong e a Singapore, le piazze asiatiche nelle quali Bsi s’è radicata. È un passaggio fondamentale per una società nata come broker 30 anni fa e diventata una delle più importanti banche d’affari e asset manager dell’America Latina, nonché uno dei colossi del trading (dal grano al gas ai metalli). Il merito è soprattutto di Esteves, che nel vecchio Banco Pactual entrò da stagista nel 1989 per diventarne poi amministratore delegato e primo azionista. Il grande salto avviene nel 2006 con la vendita di Pactual a Ubs per 2,57 miliardi di dollari, con Esteves che diventa numero uno degli svizzeri in America Latina. Nel 2008 il banchiere lascia Ubs e con altri ex soci di Pactual forma Btg (misterioso acronimo spiegato in «Banking and trading group» ma anche come «Back to the game» o «Better than Goldman»). Pochi mesi dopo, nel 2009, Btg ricompra Pactual per 2,5 miliardi. Nel 2010 il primo salto nella finanza internazionale con un aumento di capitale da 1,8 miliardi di dollari che vede tra i sottoscrittori fondi sovrani cinesi, di Abu Dhabi, di Singapore, i Rothschild, l’italiana Exor della famiglia Agnelli. Nel 2012 la quotazione da 1,4 miliardi di dollari in Brasile, con le Generali tra i soci. Ma c’è un’altra spiegazione per l’interesse di Btg per l’Europa: la frenata dei mercati emergenti latino-americani. L’Europa, specie del Sud, aiuta a diversificare il rischio e a sfruttarne la ripresa nel medio-lungo termine. Di recente Btg è entrata in Spagna nella distribuzione delle acque e nelle concessioni autostradali. Uno sguardo sulle cose italiane lo garantisce Roberto Isolani, tra i più influenti managing partner di Btg. È lui ad aver trattato con la Fondazione Mps e i messicani di Fintech Advisory l’ingresso in Montepaschi (al 2%) con un’ipoteca sulla governance, che però non dovrebbe cambiare: «Fabrizio Viola e Alessandro Profumo sono stati uno dei motivi che ci hanno spinto all’investimento», dice Isolani, «stanno facendo un lavoro straordinario». Uno strapuntino sotto il 2% Btg l’ha preso anche in Carige, come trading. E all’Italia guarda anche come mercato delle materie prime: a Napoli aprirà una società per il trading di grano e cereali. Esteves ha avuto anche una controversia con la Consob: nel 2012 è stato multato per 350 mila euro per insider trading per aver investito 3,3 milioni di euro in titoli Cremonini sfruttando la conoscenza della trattativa per una joint venture con la brasiliana Jbs. Fabrizio Massaro fabriziomassar0 © RIPRODUZIONE RISERVATA 26 Martedì 15 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Gli annunci si ricevono tutti i giorni su: www.piccoliannunci.rcs.it agenzia.solferino@rcs.it oppure nei giorni feriali presso l’agenzia: Milano Via Solferino, 36 tel.02/6282.7555 - 02/6282.7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale inserite in queste pagine devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). 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Bond TargetSettem.2016 DIS AZ F. Cash 12 Mesi AZ F. Cash Overnight AZ F. Carry Strategy ACC AZ F. Carry Strategy DIS AZ F. Cat Bond ACC AZ F. Cat Bond DIS AZ F. CGM Opport Corp Bd AZ F. CGM Opport European AZ F. CGM Opport Global AZ F. CGM Opport Gov Bd AZ F. Commodity Trading AZ F. Conservative AZ F. Core Brands ACC AZ F. Core Brands DIS AZ F. Corporate Premium ACC AZ F. Corporate Premium DIS AZ F. Dividend Premium ACC AZ F. Dividend Premium DIS AZ F. Emer. Mkt Asia AZ F. Emer. Mkt Europe AZ F. Emer. Mkt Lat. Am. AZ F. European Dynamic ACC AZ F. European Dynamic DIS AZ F. European Trend AZ F. Formula 1 Absolute ACC AZ F. Formula 1 Absolute DIS AZ F. Formula 1 Alpha Plus ACC AZ F. Formula 1 Alpha Plus DIS AZ F. Formula Target 2014 AZ F. Formula Target 2015 ACC AZ F. Formula Target 2015 DIS AZ F. Formula 1 Conserv. AZ F. Global Curr&Rates ACC AZ F. Global Curr&Rates DIS AZ F. Global Sukuk ACC AZ F. Global Sukuk DIS AZ F. Hybrid Bonds ACC AZ F. Hybrid Bonds DIS AZ F. Income ACC AZ F. Income DIS AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 ACC AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 DIS AZ F. Institutional Target ACC AZ F. Institutional Target DIS AZ F. Italian Trend ACC AZ F. Italian Trend DIS AZ F. Lira Plus ACC AZ F. Lira Plus DIS AZ F. Macro Dynamic AZ F. Opportunities AZ F. Pacific Trend AZ F. Patriot ACC AZ F. Patriot DIS AZ F. Qbond AZ F. Qinternational AZ F. QProtection AZ F. Qtrend AZ F. Renminbi Opport AZ F. Reserve Short Term AZ F. Short Term Gl High Yield ACC AZ F. Short Term Gl High Yield DIS AZ F. Solidity ACC AZ F. Solidity DIS AZ F. Strategic Trend AZ F. Top Rating ACC AZ F. Top Rating DIS AZ F. Trend AZ F. US Income 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 30/06 30/06 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 30/06 30/06 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR qualsiasi cilindrata con passaggio di proprietà e pagamento immediato. 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Bal. A Multiman. Bal. M Multiman. Eq. Afr. & Mid. East A Multiman. Eq. Afr. & Mid. East M Multiman.Target Alpha A SB Bond B SB Equity B SB Flexible B DB Platinum Agriculture Euro R1C A Comm Euro R1C A Currency Returns Plus R1C DB Platinum IV Croci Euro R1C B Croci Japan R1C B Croci US R1C B Dyn. Cash R1C A Paulson Global R1C E Sovereign Plus R1C A Systematic Alpha R1C A Fondi Unit Linked Quota/od. Quota/pre. Nome EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 1333,942 1242,238 1200,192 117,898 117,553 76,692 79,801 104,543 1083,047 1149,759 1027,622 1330,120 1241,931 1199,907 118,125 117,777 76,283 79,366 105,159 1084,455 1154,024 1030,604 10/07 EUR 11/07 EUR 11/07 EUR 59,210 109,840 940,340 60,050 110,640 939,530 120,580 8602,880 171,980 101,490 6131,170 107,070 10483,880 120,310 8623,390 171,850 101,490 6061,810 106,970 10513,320 Em. Mkt Corp Bd A Euro Corp. Bond A Euro Corp. Bond A-Dis M Euro Short Term Bond A European Bond A-Dis Glob. Bond A-Dis Glob. Equity Income A Glob. Equity Income A-Dis Glob. Inv. Grade.Corp. Bd A-Dis M Glob. Structured Equity A-Dis Glob. Targeted Ret. A Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond A Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond E-Dis Greater China Eq. A India Equity E Japanese Eq. Advantage A Pan European Eq. A Pan European Eq. A-Dis Pan European Eq. Inc. A-Dis Pan European High Inc A Pan European High Inc A-Dis Pan European Struct. Eq. A Pan European Struct. Eq. A-Dis Renminbi Fix. Inc. A Renminbi Fix. Inc. EUR A-Dis US Equity A EH US High Yield Bond A US High Yield Bond A-Dis M US Value Equity A US Value Equity A-Dis 11/07 11/07 11/07 10/07 10/07 09/07 09/07 09/07 10/07 10/07 10/07 11/07 11/07 11/07 11/07 30/06 10/07 09/07 Flex Equity 100 Global Equity Maximum Progress Quality 09/07 09/07 09/07 09/07 09/07 ABS- I ABSOLUTE RETURN EUROPA BOND-A BOND-B EQUITY- I PRINCIPAL FINANCE 1 30/05 04/07 30/05 30/05 30/05 31/03 EUR JPY USD EUR EUR EUR EUR 10,994 5,593 5,281 6,524 7,159 EUR EUR EUR EUR EUR Kairos Multi-Str. A Kairos Multi-Str. 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Cap P KIS - Target 2014 X 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 11/07 11/07 11/07 11/07 11/07 10/07 USD EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 281,410 197,920 199,250 172,850 123,500 127,760 126,250 131,230 133,380 175,130 121,950 124,260 130,620 128,850 122,200 124,480 125,110 104,440 104,030 107,600 132,460 131,800 140,750 143,690 153,850 113,030 115,930 116,860 123,930 126,030 125,740 99,280 104,130 100,290 867085,663 566930,929 584407,453 532831,715 6,815 10,348 282,840 198,930 200,260 173,060 123,650 127,920 126,580 131,570 133,720 175,360 122,110 124,420 130,500 128,740 123,880 126,190 126,820 104,430 104,040 107,610 133,140 132,350 140,290 143,220 154,090 113,210 116,120 117,030 123,950 126,040 125,750 99,010 103,850 100,290 Nome Data Valuta Quota/od. Quota/pre. www.multistarssicav.com multistars@pharus.ch T. +41 (0)91 640 37 80 11/07 EUR 101,950 101,940 11/07 EUR 103,780 103,650 11/07 EUR 152,180 151,510 11/07 EUR 1552,180 1545,310 Orazio Conservative A Sparta Agressive A WM Biotech A WM Biotech I www.newmillenniumsicav.com Distributore Principale: Banca Finnat Euramerica - Tel: 06/69933475 11/07 EUR 192,320 192,340 NM Augustum Corp Bd A 11/07 EUR 146,840 146,830 NM Augustum High Qual Bd A 11/07 EUR 136,140 136,180 NM Balanced World Cons A 11/07 EUR 138,860 138,820 NM Euro Bonds Short Term A 11/07 EUR 47,780 47,690 NM Euro Equities A 11/07 EUR 73,800 73,670 NM Global Equities EUR hdg A 106,160 106,130 NM Inflation Linked Bond Europe A 11/07 EUR 11/07 EUR 113,090 113,070 NM Italian Diversified Bond A 11/07 EUR 115,630 115,610 NM Italian Diversified Bond I 11/07 EUR 136,670 136,670 NM Large Europe Corp A 11/07 EUR 106,090 106,300 NM Market Timing A 11/07 EUR 107,050 107,260 NM Market Timing I 11/07 EUR 63,430 63,410 NM Q7 Active Eq. Int. A 11/07 EUR 105,630 105,320 NM Q7 Globalflex A 11/07 EUR 121,790 122,250 NM Total Return Flexible A 11/07 EUR 101,420 101,150 NM VolActive A 11/07 EUR 101,980 101,700 NM VolActive I Il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport con le edizioni stampa e digital offrono quotidianamente agli inserzionisti una audience di oltre 8 milioni di lettori, con una penetrazione sul territorio che nessun altro media è in grado di ottenere. La nostra Agenzia di Milano è a disposizione per proporvi offerte dedicate a soddisfare le vostre esigenze e rendere efficace la vostra comunicazione. TARIFFE PER PAROLA IVA ESCLUSA Rubriche in abbinata obbligatoria: Corriere della Sera - Gazzetta dello Sport: n. 0: € 4,00; n. 1: € 2,08; n. 2, 3, 14: € 7,92; n. 5, 6, 7, 8, 9, 12, 20: € 4,67; n. 10: € 2,92; n. 1: € 3,25; n. 13: € 9,17; n. 15: € 4,17; n. 17: € 4,58; n. 18, 19: € 3,33; n. 21: € 5,00; n. 24: € 5,42. Rubriche in abbinata facoltativa: n. 4: Corriere della Sera € 4,42; Gazzetta dello Sport € 1,67; abbinata € 5,00. n. 16: Corriere della Sera € 1,67; Gazzetta dello Sport € 0,83; abbinata € 2,08. n. 22: Corriere della Sera € 4,08; Gazzetta dello Sport € 2,92; abbinata € 4,67. n. 23: Corriere della Sera € 4,08; Gazzetta dello Sport € 2,92; abbinata € 5,00. RICHIESTE SPECIALI Data Fissa: +50% Data successiva fissa: +20% Per tutte le rubriche tranne la 21, 22 e 24: Neretto: +20% Capolettera: +20% Neretto riquadrato: +40% Neretto riquadrato negativo: +40% Colore evidenziato giallo: +75% In evidenza: +75% Prima fila: +100% Tablet: + € 100 Rubrica 4 “Avvisi Legali”: 1 modulo: € 400 2 moduli: € 800 Rubriche Compravendite immobiliari Nel testo dell’inserzione è obbligatorio indicare la classe energetica di appartenenza dell’immobile e il relativo indice di prestazione energetica espresso in kWh/mqa o kWh/mca a seconda della destinazione d’uso dell’edificio. Nel caso di immobili esenti dall’indicazione, riportare la dicitura “Immobile non soggetto all’obbligo di certificazione energetica”. Nome Data Valuta PS - Bond Opportunities B PS - EOS A PS - Equilibrium A PS - Fixed Inc Absolute Return A PS - Global Dynamic Opp A PS - Global Dynamic Opp B PS - Inter. Equity Quant A PS - Inter. Equity Quant B PS - Liquidity A PS - Opportunistic Growth A PS - Opportunistic Growth B PS - Prestige A PS - Quintessenza A PS - Quintessenza B PS - Target A PS - Target B PS - Titan Aggressive A PS - Total Return A PS - Total Return B PS - Valeur Income A PS - Value A PS - Value B 11/07 08/07 11/07 11/07 11/07 11/07 11/07 11/07 11/07 11/07 11/07 08/07 08/07 03/06 08/07 08/07 08/07 11/07 11/07 11/07 08/07 08/07 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR Quota/od. Quota/pre. 122,450 128,310 101,190 99,800 100,490 100,900 112,560 114,950 125,060 97,880 103,440 99,150 104,980 107,170 109,480 109,560 107,820 102,860 96,550 111,870 105,780 108,070 122,680 128,510 101,170 99,830 100,650 101,050 113,160 115,570 125,080 98,050 103,610 98,590 104,660 106,870 109,300 109,370 106,630 102,860 96,550 111,930 104,980 107,250 www.pegasocapitalsicav.com 11/07 11/07 11/07 11/07 11/07 11/07 Strategic Bond Inst. C Strategic Bond Inst. C hdg Strategic Bond Retail C Strategic Bond Retail C hdg Strategic Trend Inst. C Strategic Trend Retail C EUR USD EUR USD EUR EUR 107,110 107,250 105,630 105,750 103,540 101,330 107,130 107,280 105,650 105,770 103,600 101,390 www.sorgentegroup.com AUGUSTUM EQUITY EUROPE I AUGUSTUM G.A.M.E.S. A AUGUSTUM G.A.M.E.S. I 11/07 EUR 11/07 EUR 11/07 EUR 108,840 115,010 153,000 108,530 114,940 152,900 Numero verde 800 124811 www.nextampartners.com-info@nextampartners.com 11/07 EUR 7,022 Nextam Bilanciato 11/07 EUR 7,525 Nextam Obblig. Misto 11/07 EUR 6,394 BInver International A 11/07 EUR 5,670 Cap. Int. Abs. Inc. Grower D 11/07 EUR 5,379 CITIC Securities China Fd A 11/07 EUR 5,436 Fidela A 11/07 EUR 5,778 Income A 11/07 EUR 7,188 International Equity A 11/07 EUR 6,760 Italian Selection A 11/07 EUR 5,340 Liquidity A 11/07 EUR 4,955 Multimanager American Eq.A 11/07 EUR 4,659 Multimanager Asia Pacific Eq.A 11/07 EUR 4,431 Multimanager Emerg.Mkts Eq.A 11/07 EUR 4,550 Multimanager European Eq.A 11/07 EUR 5,334 Strategic A 11/07 EUR 6,117 Usa Value Fund A 11/07 EUR 5,605 Ver Capital Credit Fd A 7,009 7,511 6,396 5,659 5,347 5,443 5,778 7,177 6,732 5,340 4,966 4,660 4,435 4,569 5,323 6,122 5,600 Fondo Donatello-Michelangelo Due Fondo Donatello-Tulipano Fondo Donatello-Margherita Fondo Donatello-David Fondo Tiziano Comparto Venere Caravaggio di Sorgente SGR 31/12 31/12 31/12 31/12 31/12 31/12 EUR 51470,165 52927,939 EUR 46691,916 47475,755 EUR 27926,454 27116,197 EUR 58259,864 57863,932 EUR 468728,464 477314,036 2451,889 2506,583 EUR www.vitruviussicav.com 11/07 EUR Asian Equity B 11/07 USD Asian Equity B 11/07 USD Emerg Mkts Equity 11/07 EUR Emerg Mkts Equity Hdg 11/07 EUR European Equity 11/07 USD European Equity B 11/07 EUR Greater China Equity B 11/07 USD Greater China Equity B 11/07 USD Growth Opportunities 11/07 EUR Growth Opportunities Hdg 11/07 JPY Japanese Equity 11/07 USD Japanese Equity B 11/07 EUR Japanese Equity Hdg 11/07 CHF Swiss Equity 11/07 EUR Swiss Equity Hdg 11/07 USD US Equity 11/07 EUR US Equity Hdg 98,460 138,200 460,580 450,130 277,060 342,140 111,050 158,030 75,070 82,230 133,070 132,030 173,060 132,900 100,950 178,620 196,780 99,250 139,300 462,910 452,410 277,240 342,360 110,600 157,390 74,590 81,700 133,630 132,580 173,780 132,760 100,850 178,250 196,370 Tel: 0041916403780 La lista completa dei comparti Invesco autorizzati in Italia è disponibile sul sito www.invesco.it Invesco Funds Num tel: 178 311 01 00 www.compamfund.com - info@compamfund.com 11/07 USD 1536,631 1536,044 Active Dollar Bond A 11/07 EUR 1679,233 1678,628 Active Emerging Credit A 11/07 EUR 1615,409 1614,844 Active Emerging Credit B 11/07 EUR 1457,387 1456,109 Active European Credit A 11/07 EUR 1394,983 1393,777 Active European Credit B 11/07 EUR 1410,127 1406,067 Active European Equity A Asia Balanced A Asia Balanced A-Dis Asia Consumer Demand A Asia Consumer Demand A-Dis Asia Infrastructure A Asian Bond A-Dis M Balanced-Risk Allocation A Em. Loc. Cur. Debt A Em. Loc. Cur. Debt A-Dis.M 14/07 14/07 14/07 14/07 14/07 14/07 14/07 14/07 14/07 USD USD USD USD USD USD EUR USD USD 25,760 16,800 14,480 14,120 14,640 10,353 15,290 15,432 9,753 25,680 16,750 14,520 14,160 14,600 10,348 15,280 15,438 9,757 ASIAN OPP CAP RET EUR ADWISE L/S CAP RET EUR FLEX QUANTITATIVE HR6 A EUR HIGH GROWTH CAP RET EUR ITALY CAP RET A EUR SELECTED BOND DIS RET EUR SELECTED BOND CAP RET EUR VALUE OPP CAP RET EUR 11/07 11/07 11/07 11/07 11/07 11/07 11/07 11/07 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 12,649 111,286 112,445 116,480 25,064 5,808 121,600 9220,748 12,711 111,187 112,654 115,589 24,922 5,804 121,501 9215,787 www.pharusfunds.com info@pharusfunds.com 11/07 EUR 66,990 PS - 3P Cosmic A 11/07 CHF 66,150 PS - 3P Cosmic C 11/07 EUR 114,150 PS - Absolute Return A 11/07 EUR 120,470 PS - Absolute Return B 11/07 EUR 110,900 PS - Algo Flex A 11/07 EUR 105,960 PS - Algo Flex B 11/07 EUR 86,450 PS - BeFlexible A 11/07 USD 85,060 PS - BeFlexible C 08/07 EUR 103,250 PS - Best Global Managers A 08/07 EUR 107,210 PS - Best Global Managers B 11/07 EUR 110,250 PS - Best Gl Managers Flex Eq A 11/07 EUR 164,130 PS - Bond Opportunities A 66,250 65,480 114,300 120,620 111,530 106,560 86,550 85,160 102,810 106,730 110,500 164,440 8a+ Eiger 8a+ Gran Paradiso 8a+ Latemar 8a+ Matterhorn Tel 0332 251411 www.ottoapiu.it 11/07 EUR 6,065 6,065 11/07 EUR 5,217 5,213 11/07 EUR 5,887 5,884 04/07 EUR 854760,583 841236,740 Legenda: Quota/pre. = Quota precedente; Quota/od. = Quota odierna 13352AAB Corriere della Sera Martedì 15 Luglio 2014 Sussurri & Grida Piazza Affari EFFETTO ITALGAS SU SNAM IL TITOLO PERDE IL 2,27% Aumento Montepaschi, entra Falciai con l’1,3% di GIACOMO FERRARI Parte bene la nuova settimana per i mercati azionari europei. Guidati dal Dax di Francoforte, gli indici del Vecchio Continente hanno chiuso tutti in positivo, aiutati dal buon avvio di Wall Street e nonostante le preoccupazioni per gli sviluppi del conflitto israelopalestinese. Anche il Ftse-Mib di Piazza Affari ha archiviato la seduta in leggero vantaggio (+0,40%). Protagoniste, nel bene e nel male, le azioni bancarie, mentre lo spread Bund-Btp è migliorato lievemente, a 167 punti base. La lista delle migliori performance si apre con la Popolare dell’Emilia Romagna (+3,25%), di cui è in corso l’aumento di capitale, seguita da Unicredit (+2,33%), mentre sul fronte opposto sono altri due titoli del credito i peggiori della giornata: si tratta di Banco Popolare (-3,59%) e Mps (-2,68%). Perdite significative, inoltre, per tre valori petroliferi: Snam (-2,27%), alle prese con i problemi della controllata Italgas, Saipem (-2,18%) e Tenaris (1,87%). In progresso, invece, Gtech (+2,31%) sulle indiscrezioni relative ad acquisizioni negli Usa. Bene anche Ppm (+2,20%), Intesa Sanpaolo (+1,82%) e, nel segmento Star, Mondo Tv (+7,42%). © RIPRODUZIONE RISERVATA ÀÃ> Ì>>> i /Ì /i° (f.mas.) Sia Fabrizio Viola sia Alessandro Profumo hanno detto di non aspettarsi rivoluzioni nell’azionariato del Montepaschi successivamente all’aumento monstre da 5 miliardi di euro. Se dovessero esserci soggetti che hanno rilevato quote oltre il 2% — accanto ai membri del patto di sindacato Fintech Advisory, Btg pactual e Fondazione Mps — non dovrebbero avere ancora tanto tempo a disposizione per rivelarsi. Sotto il 2% invece le possibilità di manovra restando comunque al coperto sono molte. Tra chi ha deciso di puntare sulla ripresa del titolo della banca senese c’è Alessandro Falciai, l’ex patron di Dmt, che tra aumento di capitale e acquisti successivi avrebbe adesso una quota dell’1,2-1,3% di Mps, pari a un investimento totale di circa 60 milioni di euro. Non poco per un imprenditore che dopo aver terminato l’avventura nelle torri televisive - cedute a Mediaset per oltre 50 milioni totali – è diventato finanziere investendo in Assiteca Sim, di cui è primo azionista, oltre che nella cantieristica navale con Mondo Marine. Falciai avrebbe realizzato la mossa su Mps attraverso la sua holding di partecipazioni, Millennium Partecipazioni e con la consulenza di Credit Suisse e Citigroup, nonché della stessa Assiteca sim. © RIPRODUZIONE RISERVATA Ideal Standard, lo sciopero e la discesa di Bain nell’azionariato (f.ch.) Proprio nei giorni in cui si giocano i destini dello stabilimento di Orcenigo (PN) e dei 400 lavoratori del- la Ideal Standard Industrial, è in corso un rimescolamento nell’azionariato del gruppo. Il socio di maggioranza, Bain Capital, sta ristrutturando il debito obbligazionario da 275 milioni di euro con i bond holder. In marzo il fondo Usa creato da Mitt Romney ha raggiunto un accordo con il maggior creditore, il fondo australiano Anchorage, che ha accettato di convertire il bond in azioni. Stessa cosa potrebbero fare gli altri obbligazionisti e Bain Capital, alla fine della ristrutturazione, potrebbe non essere più l’azionista di maggioranza dell’azienda che produce sanitari. Oggi, giorno in cui è previsto un incontro in Provincia a Pordenone, i sindacati hanno annunciato due ore di sciopero per i lavoratori dei tre siti produttivi e le sedi del gruppo. La protesta segue la rottura di fatto delle trattative per il rilancio dell’azienda avvenuta giovedì al ministero dello Sviluppo economico, quando Ideal Standard ha comunicato di non voler sospendere la mobilità per i 400 lavoratori dello stabilimento friulano e di tener ferma la decisione di chiudere il sito entro fine anno. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’arte di Sotheby’s all’asta su eBay Opere d’arte milionarie comprate sul web. Ebay e la casa d’aste Sotheby’s hanno annunciato di voler lanciare una piattaforma di compravendita online. Può sembrare un azzardo, ma sempre più collezionisti utilizzano il telefonino per comprare oggetti preziosi. Nel 2013 le offerte su Internet hanno rappresentato il 17% di tutti gli og- ³]äx Ç]£ä ä]xäÓ £]În x]nÈ ä]Çn{ ä]ÇÈ ³ÓÈ]ÈÈ Ç]x ä]äÈ Óä]ÈÎ £x]nxä £]x ³È{]äÓ ä]Ç{ ³£]äÇ ³Ç]xÓ £]äxä ³£]È£ ³Ó{]Îä ]xx ³ä]Çn Î]Óx ä]äÎn ÎÎ]ÎÎ nx]Ç£ ä]äää ³£]äÓ ³È£]Óx ä]Çä£ p p p ³ä]äÈ x]£x Î]£ÈÈ ³£]Ç ³£{]ÈÓ ä]{ä ä]n ³]xn Î]È ³ä]{È p Î]Çää ³£]Èx ³{]Ç{ È]xÓx p p p p p p ³Ó]ä£ ³£Î]n £]Çn£ ³ä]£Î £]xä È]È£ä ³ä]Èä ³Ó£]ÎÇ £È]Σä ä]{È ³Ç]£ È]£Óä ³ä]nÈ ³Ó]£Ç £ä]Çää ä]ÓÈ £]ÓÇ £x]äää ³ä]Çn ³£]äx £n]{nÓ ³Ó]xÈ ³x]än È]Îää ³£]ä{ £ä]Ón Óä]äää ä]x£ ³Ç]xÓ ££]xÇä ³Î]Óx ³{]È£ x]äx ³Ó]äÇ ³ä]x£ Î]ÎäÎ Î]x ³Î]Ç£ n]ÇÓ p p p ³ä]nÇ ä]Îx Ó]£Óä ³£]£È³Ó£È]Èx ä]nÓÎ ³ä]nä ³]{{ £ä]£ää Ó]ÈÎ £Ç]xÓ ä]£xÓ ³{]n ³Î]{ ä]ä£ ä]n ³££]xä ä]룂 ³£]£È ³£]äÎ Î]än ä]ÎÈ ³Îx]n ä]x£ä ³Ó]Óä ³xÇ]{£ ä]În{ p p p Ó]Ó£ ³ÈÓ]{Î ä]£ ä]n{ ³Ó]ÓÇ Ó]£{ Î]äÈ ³ÓÇ]{n Ó]äÎn ³£]{n ³£Ç]äx È]Ó{x ³ä]{Ç ³]{Ó ]xÎä ³ä]ȳ£ää]ÇÈ ä]Óx ä]äÓ Ó]ÎÎ ä]{£x ä]{Ç ³Ó]Óx ä]{ä ³ä]Ón ³{Ó]Èx £]{n {]Óγ£ää]ÇÈ ä]ÓÓ{ Î]Ó ³Óä]{n ä]{x ³Î]Ó ³Ç£]£ x]£Îä ³ä]xx Î]xÇ ä]ÎÎn p p p ³£]xÇ ³£Î]ä Ó]nÇä ³ä]£ä £Î]n Ón]äää 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Con la giustizia Usa non si scherza. Lo sanno le banche che hanno pagato multe miliardarie. Tra queste ora c’è anche Citigroup, che sborserà 7 miliardi di dollari per risolvere una controversia legale sui mutui subprime. Più di quello che si attendevano gli analisti, ma meno di quanto pretendeva l’amministrazione Usa. L’intesa è stata raggiunta con il dipartimento di Giustizia Usa dopo che, nei mesi scorsi, il governo statunitense aveva minacciato di citare in giudizio la banca d’affari di New York che si era offerta di pagare in totale 4 miliardi di dollari per risolvere il caso. I titoli oggetto della controversia erano tra quelli che hanno contribuito a gonfiare la bolla immobiliare del 2007. In aprile Citigroup si era accordata separatamente per un risarcimento di 1,13 miliardi agli investitori che avevano impiegato i loro dollari in titoli garantiti da mutui immobiliari. Nell’ambito dell’accordo, la banca pagherà 4 miliardi di dollari al dipartimento di Giustizia Usa e verserà 500 milioni alla procura generale e alla Federal Deposit Insurance Corporation. Infine 2,5 miliardi di dollari andranno ai consumatori. © RIPRODUZIONE RISERVATA *>}} °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*® Ó]{ää ³£]£ä *iÀÀi °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,® ä]ÇÓx ³È]ÈÓ ³{ä]ÓÎ -V>`iâ> À *À° iÌÌ £Î°äÓ°£x £Î°äΰ£x £{°ä{°£x £{°äx°£x £Ó°äÈ°£x £{°äÇ°£x Ó£Ó Ó{ä ÓÇÓ ÎäÓ ÎΣ ÎÈÎ ]nÓn ]ÇÇ ]ÇxÈ ]Ç£È ]ÈÇÈ ]ÈÎx p p x]ÎÎä £än]Ç *µÕ>`À °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*+® £]nnä ä]{Ó ³{]{{ £]ÇÓ Ó]Îxn £]Ç Ç]£{ £ä]Óä £Ó]Îä x{nÇ]Î *Ài E ° °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°* ® ££]xnä £]££ *Ài E ° ÀV °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°* *® £ä]ÈÈä ä]Î ³££]ÈÓ x]ää n]ÎÇx *}À>vV `ÌÀ>i°°°°°°°°°°°°°°°*"® ä]Î{ä ³Ó]ÈÎ ³£x]£n ä]Óx ä]{xÎ {{]n *Àið°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,-® ä]xäÎ ä]Óä £Ó]£Î ä]xäÎ ä]ÇÈ{ Óxx]Ç *ÀiÕ`> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,® ä]Î{Ó ³Ó]nÎ ³£]ä ä]Ón{ *ÀÞÃ> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,9® £x]Çxä ÈÎx]È Èä] äÇ]Î Ó£]{ ÎnÇÇ]È Èään]£ {£nn]Ç Ç] p £{{]Ç ÓxÎ]È £Î{]È ÓnnÎ]È Óx£]x {È] x£]È ÈÇxn]Ó p p {]ä £nx]È ÎÎ{]È ÎÇ]Ó p p £Î]x x]x {xÇÈ] p Èä]È ä]{äÇ ÈÎ] ]Óxä £x]Èä £ÎÈ]x p £x]ÎÇ 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Le aste online entro il 2020 potrebbero raggiungere 13 miliardi di dollari secondo le stime della multinazionale. +ÕÌ>â `ÀiÌÌ> ÃÕ Ìiiv\ Û> +1"/ Ã}> ÌÌ] >` iÃi«\ +1"/ > ÕiÀ {nÓÓ{Ó° ÃÌ ä]x ÕÀ «iÀ -- ÀViÛÕÌ° v ÃÕ ÜÜÜ°VÀÀiÀi°ÌÉiV> *Àiââ 6>À° 6>À° >Ý >«Ì>â ,v° ,v° äÓä£Óä£{ iÕÀ® ¯® ¯® iÕÀ® iÕÀ® ` iÕÀ® °-° ,> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-,® ä]ÈÎÎ Ó °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°Ó® ä]ÇnÇ Vi>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® £ä]xää VÌi ÀÕ« I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° "® £x]nxä VµÕi *Ì>L °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° *® £]Ó{ä VÃ}> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° -® £]£Ó `iÀ«°Àiâi °°°°°°°°°°°°°°°°°°® ££]Çä i`ià I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® ä]äÎ i`ià £{Ü I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°7£{® ä]äää ivvi I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® £]Óä ¢ ,iiÜ>Lið°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® p iÀ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°, ® Î]£Èn LiÌ iÃð°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°/® ä]xÈ «v°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*® {]{Èä > `} °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® {]ÎÈä Ã>` -Ìà I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-/-® Ç]Σä ÌV *i 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È una grande scrittrice, e una straordinaria personalità che si è battuta, impavida e lucida, per la libertà e la dignità di un Paese che, proprio perché considerava suo a pari titolo di tutti gli altri suoi abitanti, doveva essere un Paese civile per tutti. La sua 1923-2014 È morta a 90 anni la grande scrittrice. Non ha mai abbandonato la sua terra. Nelson la chiamò per rivelarle che la moglie aveva un amante Gordimer, africana bianca contro l’apartheid Addio al Nobel, rivoluzionaria «per caso e per necessità». Mandela le confidò il dolore più intimo di MICHELE FARINA Il testo E quel giorno mio figlio disse: mamma fa la dattilografa di NADINE GORDIMER Q ui sembra esserci un po’ di confusione: la scrittrice sono io. Sicché racconterò semplicemente come vivo con me stessa. Non si tratta certo di una situazione inedita: ognuno di noi si confronta con la questione fondamentale del proprio io. Una relazione intima che, si dice, influisce su tutte le altre. Prima conosci te stesso. Non è forse la relazione più difficile? (...) Credo ci sia qualcosa di mostruoso nella personalità degli scrittori, degli artisti in generale. Se l’egoismo può definirsi mostruoso. Come la maggior parte degli scrittori — ve lo garantisco — ho dovuto convincermi della necessità di anteporre senza rimorsi le esigenze della mia attività di scrittrice agli obblighi umani — tranne, forse, quando mi sono innamorata. In base allo stesso principio per cui i capi d’azienda sono protetti da telefonate e visite indiscriminate da una barriera di receptionist e segretarie, tempo fa misi in chiaro a tutti, comprese le persone a me più vicine e care, che durante le ore di lavoro nessuno doveva entrare nella mia stanza, né aspettarsi di potermi contattare. Siccome la casa in cui vivo è anche il mio luogo di lavoro, l’unica interruzione ammessa è per dirmi che è scoppiato un incendio. Quando i miei figli erano ancora troppo piccoli per il collegio, le ore dedicate alla scrittura erano quelle in cui frequentavano la scuola diurna, e durante le vacanze la scrittrice-mostro decretava il divieto di avvicinarsi e fare rumore in quelle ore. Ma un giorno ricevetti ciò che senza dubbio meritavo, quando mio figlio minore trasgredì venendo a giocare vicino alla mia finestra, e alla domanda di un amico su che lavoro facesse sua madre lo sentii rispondere: «La dattilografa». La sua risposta a come si vive con uno scrittore. © RIPRODUZIONE RISERVATA Testo tratto da «Vivere con uno scrittore» (2003), in libreria dal 15 ottobre per Feltrinelli nella raccolta «Tempi da raccontare». La traduzione è di Valeria Gattei. N on ha pensato a cosa lasciar scritto sulla tomba perché non ci sarà lapide sopra il suo corpo minuto: come il secondo marito Reinhold Cassirer, scomparso nel 2001, l’atea Nadine Gordimer sarà cremata «per l’orrore che il corpo di una persona amata venga mangiato dai vermi». Mentre ne parlava, qualche anno fa nel salotto della sua casa di Johannesburg, la più grande scrittrice sudafricana premio Nobel per la Letteratura nel 1991 sorrideva sotto un mezzobusto scuro di Balzac: «Non è certo lo scrittore che amo di più, ma lo tengo qui, nella mia stanza preferita, perché è un regalo di mio marito». È morta nel sonno, in quella casa di Parktown, al piano di sopra, domenica notte. Aveva 90 anni, lo scorso marzo aveva annunciato pubblicamente di avere un tumore al pancreas e che questo la costringeva ad abbandonare la scrittura dopo 15 romanzi, diversi volumi di racconti e vari saggi (anche se mai un’autobiografia). «Smetterei di scrivere — aveva detto al “Corriere” nel 2009 — soltanto se sentissi di non essere più viva ed efficace». Se n’è andata in una fredda notte di inverno sudafricano, nella stagione in cui sotto i piedi l’erba secca del veld fa un rumore unico e inconfondibile, «una rivelazione a cui non avevo mai fatto caso — ricorda il fotografo sudafricano David Goldblatt, grande amico di Nadine — prima di scoprirlo nei suoi libri». Le minuzie che fanno grandezza: descrivere il suono dell’erba in Sudafrica, o lo scricchiolio di una impalcatura sociale chiamata apartheid. Fuori dalla finestra della sua camera un grande albero di jacaranda «dove non so perché gli uccelli non fanno il nido», accanto a lei i figli Oriane e Hugo, che ieri l’hanno ricordata in un comunicato con queste parole: «Aveva profondamente a cuore il Sudafrica, la sua cultura, il suo popolo, e la lotta ancora in corso per il compimento della sua nuova democrazia». Figlia di un orologiaio-gioielliere emigrato dalla Lituania e di una donna inglese infelice e apprensiva, cresciuta tra le miniere d’oro dell’East Rand di Johannesburg, Nadine Gordimer ha cominciato a scrivere all’età di 9 anni. Il battito di quel cuore troppo veloce (una malformazione poi rivelatasi benigna) che preoccupa sua madre la costringe a lasciare la scuola e la prima passione della danza. La segregazione razziale che sotto gli occhi di Nadine ventenne diventa aberrante e accettato sistema di leggi la porta presto a declinare nei suoi libri (la prima raccolta di racconti, Faccia a faccia, è pubblicata nel 1949) la storia dell’apartheid, dove «i bianchi vivono in mezzo ai neri come in mezzo agli alberi di una foresta», come fossero altro che umani. «Non sono una persona politica per natura — dirà anni più tardi —. Se avessi vissuto altrove non credo che con i miei scritti mi sarei occupata di politica». Altrove la rivoluzionaria «per caso e per necessità» non ha mai pensato di andare, anche negli anni più bui dell’apartheid, lei che vide Nelson Mandela per la prima volta nel 1964 dai banchi dell’aula di tribunale dove il lea- der dell’Anc fu condannato a morte. Già attiva nel fuorilegge African National Congress, la giovane scrittrice stilò i ritratti degli imputati del Rivonia Trial per sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale. Qualcuno in queste ore ricorda il suo discreto lavoro di editing sul discorso pronunciato da Mandela e passato alla storia: «Sono pronto a morire». Mai pensato all’esilio, come altri intellettuali nauseati dal sistema. Solo una volta ha valutato di trasferirsi in Zambia, prima di rendersi conto «che in quel Paese ero considerata dai miei amici neri un’europea, una straniera. Allora ho capito che solo qui potevo essere ciò che sono: a white african». Un’«africana bianca» controcorrente, che sceglie di Il tema Iniziò a scrivere a nove anni, quando una malformazione cardiaca la sottrasse alla danza. A vent’anni la segregazione razziale la induce a declinare nei suoi libri quell’aberrazione scrivere e battersi per l’uguaglianza nella terra dell’apartheid. Fu Nelson Mandela, sulla strada della riconciliazione, a riconoscere i bianchi come una delle tribù del Sudafrica. Mandela si considerava soprattutto un «patriota africano». Si potrebbe dire la stessa cosa di Nadine Gordimer. Come per l’amico George Bizos, immigrato bambino dalla Grecia con il padre antifascista, avvocato e amico intimo di Madiba. Bizos in questi ultimi anni ha fatto spesso da «cavaliere» alla scrittrice, accompagnandola agli eventi culturali o per le visite a casa Mandela in tarda mattinata all’ora della prima colazione. Fu Bizos a recapitarle uno dei messaggi che Nadine ha conservato più gelosamente, uno scritto clandestino proveniente dalla prigione di Robben Island. Il galeotto più famoso del mondo le scriveva per dirle quanto avesse apprezzato i suoi libri, soffermandosi su uno in particolare, La figlia di Burger, che racconta del prezzo personale che devono pagare le famiglie degli eroi che sacrificano la vita per i loro ideali. Un tema che stava molto cuore a Madiba: nei suoi diari il capo dell’Anc ricorda con dolore e ironia di come abbia dedicato più cure ai pomodori del suo piccolo orto carcerario che Il ritratto Profilo critico Narratrice L’ di formazione inglese che amava Cechov meno conosciuta da noi avventura nel mondo fantastico. Al contrario, Gordimer tenne sempre ben fermi i piedi a terra e, naturalmente, nella terra e nel mondo in cui visse. Un mondo di stranieri del 1961 era la storia di un inglese che a Johannesburg trova le maggiori difficoltà di rapporto non già con i neri da lui conosciuti, ma proprio con i bianchi: costoro non gli presentano che luoghi comuni, pregiudizi, astrazioni. Egli invece, giovane com’era, non cercava altro che la «vita»: un po’, direi (da questo punto di vista tematico), alla Henry James. Gordimer ha più volte dichiarato la sua predilezione per Cechov. Ma nei suoi libri di FRANCO CORDELLI Riferimenti Una passione per l’autore russo, ma ricordava piuttosto Henry James. Il suo testo più incisivo è «Luglio», con un personaggio faulkneriano opera romanzesca di Nadine Gordimer viene accostata a quella di Doris Lessing. Non senza ragioni. Gordimer e Lessing vengono accostate, Nobel a parte, per le comuni origini africane, per l’impegno civile da entrambe manifestato in molti loro romanzi e, ovviamente, per essere inglesi che sono vissute in Africa e dell’Africa e dei rapporti tra popolazione bianca e popolazione nera hanno scritto. Ma converrà precisare che se Gordimer era inglese, lo era fino a un certo punto, essendo nata a Johannesburg; là dove Lessing era addirittura nata in Iran e visse in Africa per un periodo relativamente breve della sua vita. Un accostamento più intrinseco è semmai nella natura — questa sì inglese — del loro modo di concepire il romanzo: fossero nate a Londra avrebbero scritto nello stesso modo in cui scrissero, e cioè saldamente ancorate in una tradizione immutata da oltre due secoli. Lessing qualche tentativo d’una narrazione «diversa» lo fece: nel suo libro più famoso, Il taccuino d’oro, o nella dello scrittore russo non vi è che la linearità del racconto, complicata dal fatto che nei romanzi le cose appunto si complicano. Sia in La figlia di Burger, un libro del 1979, che in Storia di mio figlio, un romanzo tardo, del 1991, la tensione ideologica, tipica di tanti scrittori formatisi dopo la guerra mondiale, non può trovare sviluppo e rendersi manifesta altro che in un modo romanzesco che poco a poco si scioglie, o forse non si scioglie mai a causa degli ostacoli eretti dal doppio pregiudizio: quello razziale e quello sessista. In tal senso più volte Gordimer parlò del privilegio della donna bianca rispetto alla donna nera. Luglio è il libro suo che più mi colpì, di cui ricordo l’immagine centrale: una famiglia di bianchi in fuga che viene protetta da un uomo di colore, appunto Luglio. In questo romanzo il mondo sudafricano preapartheid è alla rovescia, Luglio vi appare come un personaggio quasi faulkneriano, ed è forse il risultato più moderno e più incisivo conseguito da Nadine Gordimer. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 15 Luglio 2014 battaglia trova veramente pochi altri esempi; in particolare, ne sono addolorato anche personalmente perché ho avuto la fortuna di conoscerla, di avere con lei un reale, affettuoso e intenso rapporto e anche un generoso aiuto e incoraggiamento. © RIPRODUZIONE RISERVATA Qui sotto: Nadine Gordimer durante una sua partecipazione al Festival di Mantova (foto Effigie). A sinistra: con il presidente sudafricano Nelson Mandela, scomparso il 5 dicembre dell’anno scorso (Jon Hrusa/Ansa) Cultura 29 italia: 51575551575557 Biografia Romanzo Le edizioni Elliot ripropongono «Diario dell’anno della peste», una fiction di grande veridicità Defoe, il maestro delle sensazioni Nessuno è come lui nel trasmettere il realismo delle sciagure di SERGIO PEROSA L’esordio Nadine Gordimer (20 novembre 1923 – 13 luglio 2014) era nata a Springs, piccolo sobborgo minerario a est di Johannesburg da una coppia di immigrati ebrei. L’esordio letterario risale al 1937 con il racconto breve per bambini The Quest for Seen Gold pubblicato sul «Children’s Sunday Express»; la sua prima raccolta di racconti risale al 1949 (Face to Face); il suo primo romanzo (The Lying Days) al 1953. Nel 1991 riceve il Nobel per la Letteratura (tra gli altri riconoscimenti: il Booker Prize nel 1974 e il Grinzane Cavour per la letteratura nel 2007). Il ritiro Nello scorso marzo, in occasione dell’uscita in Italia (da Feltrinelli) della raccolta Racconti di una vita aveva rivelato di essere malata di un tumore al pancreas e di voler smettere di scrivere. Tra i suoi libri pubblicati in Italia, in massima parte da Feltrinelli: i romanzi Un mondo di stranieri (1958); Occasione d’amore (1963); Il mondo tardoborghese (1966); Un ospite d’onore (1979); Storia di mio figlio (1991); Nessuno al mio fianco (1994); Un’arma in casa (1998); Ora o mai più (2012); la raccolta di saggi Scrivere ed essere. Lezioni di poetica (1995); la raccolta di racconti Il salto (1991). Da Mondadori era invece uscito nel 1979 il romanzo La figlia di Burger mentre da Rizzoli ancora un romanzo (Luglio, 1981); la Tartaruga aveva invece edito il romanzo Il Conservatore (1974, Booker Prize) e i racconti Il bacio di un soldato (1980). alle figlie. Quando il futuro presidente del Sudafrica democratico viene liberato, attraverso Bizos chiede un incontro privato con Nadine. È stata lei a parlarne per la prima volta in uno dei suoi ultimi scritti per il «New Yorker» pubblicato nel dicembre scorso e dedicato a Mandela appena scomparso. Con un pizzico di «vanità letteraria» la scrittrice pensò che lui volesse conversare di letteratura e di impegno politico. E invece l’eroe della lotta all’apartheid vuole parlare con la scrittrice e «compagna» dell’Anc di un dolore personale, uno dei più taglienti della sua vita a detta degli amici. Le confida che sua moglie Winnie, a cui ha pensato in carcere per 28 anni, ha un amante. È una storia che diventerà publica soltanto anni più tardi, all’epoca della loro separazione. Nelson e Nadine che parlano di ferite amorose: a pensarci ora è un’immagine che non svilisce, anzi gratifica la «vanità letteraria» dell’autrice de Un mondo di stranieri e La figlia di Burger, la sua capacità di scolpire nei suoi racconti innanzitutto le storie umane prima che il ritratto «politico» di un mondo o di una società. È questa l’altra faccia (o la faccia più vera) di «Nadine rivoluzionaria», l’intellettuale con tre libri messi all’indice dal regime dell’apartheid, quella che con il marito, nella delicata fase di transizione verso la democrazia, ospiterà nel proprio giardino una serie di riunioni riservate tra emissari del vecchio regime e l’Anc di Mandela. Nelson a disegnare e negoziare il futuro sotto la jacaranda senza nidi di casa Gordimer. Furono quelli gli anni della «grande ubriachezza», l’illusione della «missione conclusa», quando «nessuno di noi — raccontò Gordimer al “Corriere” — poteva immaginare che tra gli eroi della rivoluzione ci fosse qualcuno pronto a svendere gli ideali per tre Mercedes». Nell’epoca del «disincanto» e della corruzione al potere, l’«africana bianca» ha continuato a scrivere e a lottare. Negli ultimi anni si è impegnata per la causa dei malati di Aids-Hiv a lungo negletta dallo stesso Mandela. È andata avanti e indietro dall’Europa, gioito per l’elezione di Barack Obama (anche «perché non è un nero nero ma un mulatto: un segno di integrazione ancora più bello»), tuonato contro la degradazione dell’Anc e la reintroduzione della censura, vagheggiato di votare «per il partito della marijuana». Ha continuato a scrivere a macchina, al mattino (abitudine presa dopo il divorzio dal primo marito dentista, quando era una mamma divorziata e la piccola Oriane andava all’asilo). Come nel suo racconto Sognando i morti, forse si è già ritrovata in quel ristorante cinese con gli amici più cari, gli scomparsi, con Reinhold e con Nelson. Grazie a lei questo «mondo di stranieri» appare meno alieno. mikele_farina © RIPRODUZIONE RISERVATA D efoe è il campione del realismo circostanziato, ma è anche uno che inventa parecchio. La sua è quasi sempre fiction, invenzione romanzesca. La minuziosa appropriatezza dei dettagli anche minimi — nelle descrizioni d’ambiente e di costumi, di personaggi e atmosfere — serve a ottenere l’«effetto di realtà» e autenticare il discorso, a far credere alla veridicità della narrazione. Nessuna «sospensione dell’incredulità», come avrebbe voluto il romantico S. T. Coleridge, è richiesta al lettore, che va invece convinto che si trova davanti al vero. Defoe tende alla visualizzazione e alla drammatizzazione, addirittura a forme di pre-novecentesco «correlativo oggettivo»: «Vorrei poter restituire il suono esatto dei lamenti e delle invocazioni che ho udito da alcuni poveri moribondi»; che soddisfazione poterli riportare «in modo così efficace da suscitare un’emozione nell’animo stesso del lettore». Un altro metodo che usa spesso — come del resto molti narratori prima e dopo di lui — è di attribuire le vicende che narra a un testimone «informato sui fatti». Forse per questo inventa di più, cautelandosi e sentendosi «autenticato» per interposta persona. Lo dimostra quel suo strano Diario dell’anno della peste (riproposto dalle edizioni Elliot). L’anno della peste di Londra è il 1665, e lui aveva allora cinque anni: avrebbe potuto rammentare solo qualche sprazzo, forse non era nemmeno a Londra, al massimo ne aveva sentito parlare da sopravvissuti molti anni dopo. Altre celebri descrizioni della peste, come quelle di Tucidide o di Manzoni, concentrano in spazio relativamente breve l’effetto d’orrore: Defoe lo protrae per oltre duecento fitte pagine, servendosi di reminiscenze di parenti o conoscenti, ma soprattutto di resoconti, bollettini e statistiche ufficiali, delle testimonianze scritte che fossero reperibili. Lo fa inoltre — altro elemento del realismo settecentesco e oltre — perché era un fatto di attualità, da sfruttare per fini di diffusione e copie vendute. Nel 1720 la peste era scoppiata a Marsiglia e il possibile contagio impensieriva mezza Europa, soprattutto le città portuali come Londra. Subito Defoe ci scrive su diversi articoli giornalistici, addirittura un vademecum, debita preparazione per la peste sia dell’anima che del corpo, e due anni dopo questo Diario inventato di I fatti La Grande Peste colpì Londra tra il 1664 e il 1666, uccidendo 100 mila persone. Il racconto dell’epidemia fu redatto nel 1722 da Defoe che, all’epoca dei fatti, era un bambino. Daniel Defoe (Stoke Newington, 1660 – Moorfields, 1731), è considerato il padre del romanzo inglese. Nel 1718 pubblicò «Robinson Crusoe». un’epidemia di oltre cinquant’anni prima. Ci sono momenti a forte tinte: il delirio dei colpiti dal morbo, ma anche di predicatori stralunati che corrono nudi per le strade, ruberie, atrocità e bagordi raccapriccianti, i carri dei morti che precipitano assieme ai vivi nelle fosse comuni, fuochi spettrali e cimiteri improvvisati che costellano la città. Ma direi che il testo ha non tanto pathos quanto terribilità e arriva a farci coesistere con quella esperienza di terrore, distruzione e follia collettiva proprio rendendoli evidenti e tangibili nella loro quotidianità e insieme sconvolgente sorpresa. La quotidianità dell’orrore a cui non si sfugge è il suo gran pregio (come oggi per molte epopee post-nucleari), assieme all’oculato procedere per gradi nel tracciare l’insorgere, il dominio e la progressiva scomparsa del morbo. Ché la peste si diffonde anche nel contado, dove Defoe la segue, in particolare attraverso tre fuggiaschi che vivono alla ventura fra campi e foreste. Avventura contemporanea Inseguendo le rotte dei pirati A Londra e nelle sue carceri, oltreché tra i postriboli di Port Royale e le rotte degli oceani, è ambientato anche un romanzo contemporaneo. Si tratta di L’ultima battaglia dei pirati (Newton Compton, pp. 250, 9.90). L’autore è Paolo Sciortino, giornalista, sceneggiatore e già autore di Misteri, crimini e storie insolite di Milano. È la storia di un trovatello cresciuto con una strana escrescenza sul petto che viene chiamato Camargorey, e che diventa comandante della Marina di Malta. Perde una gamba durante uno scontro con il mercenario Jodd Spenlow e da allora diventa il suo più acerrimo nemico. È una storia interamente ambientata nel XVIII secolo che si concluderà in Madagascar, dove Camargorey fonda la libera comunità di Forte Misson con i suoi accoliti. © RIPRODUZIONE RISERVATA Pensiamo a Shakespeare che qualche decennio prima con la sua compagnia in tempo di peste fuggiva da Londra per andare a recitare in campagna, con esperienze forse simili. Del libro di Defoe — di cui Elio Vittorini aveva dato una prima versione già nel 1940, dichiaratamente sfrondata per renderla più accettabile al pubblico — esce come ora si richiede una seconda traduzione integrale (un’altra era uscita da Casini qualche decennio fa). È vero che l’autore ci mette dentro di tutto, talvolta si ripete e fa qualche confusione: ma è giusto così, e non ci sorprende neanche il moralismo, finto o reale che fosse. Nonostante qualche riserva, Defoe è conciliante, addirittura corrivo con i cittadini e l’establishment di Londra, si compromette (come fece spesso anche in altri campi) fino a elogiarne il lavoro svolto; includendovi i poteri divini, che hanno castigato la città per i suoi peccati e poi misericordiosamente l’hanno graziata con la sospensione della pena. Credeva, o voleva farci credere, anche a questo: «nulla può succederci senza l’ordine o il permesso del Signore»; «come se l’epidemia non fosse casata da Dio», e via dicendo. Era un dissenziente e come in Robinson Crusoe, la pena o le catastrofi sono volontà e un segno del cielo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il libro: Daniel Defoe, «Diario dell’anno della peste», traduzione di Antonietta Mercanti, introduzione di Goffredo Fofi, edizioni Elliot, pagine 238, euro 17.50 Narrativa Autore televisivo e sceneggiatore Walter Fontana ha scritto «Splendido visto da qui» (editore Giunti) Vivere in un passato su misura per cancellare l’incertezza del futuro di SEVERINO COLOMBO P otrebbe essere il candidato ideale a libro dell’estate se non fosse che il nuovo romanzo di Walter Fontana ha tutte le qualità per durare più di una stagione. Splendido visto da qui (Giunti, pp. 284, 14) è un libro divertente, godibile e leggero, in una parola — appunto — estivo. Ma è anche un romanzo che parla dell’oggi con una lucidità e con una profondità che non ti aspetti, una storia che legge dentro i nostri tempi. Presente e passato prossimo. Fontana (1957) è uno che con le storie ci sa fare, con le parole ci campa e ci gioca: autore teatrale (per Angela Finocchiaro, Paolo Hendel) e televisivo (Gialappa’s Band e alcune stagioni di «Zelig»), sceneggiatore cinematografico (film di Aldo, Giovanni & Giacomo) con il romanzo si era già misurato: L’uomo di marketing e la variante limone (Bompiani) e Non ho problemi di comunicazione (Rizzoli). Nel nuovo lavoro a funzionare è, innanzitutto, l’idea narrativa: in una società che somiglia alla nostra, in un Pa- ese che somiglia al nostro, la paura del futuro ha portato a rifugiarsi in un rassicurante passato. L’incertezza del domani è stata cancellata; ciascuno vive nel decennio che preferisce: in cui è cresciuto (e in cui continua a crescere, invecchiando), in cui si è innamorato, in cui ci sono le star, le canzoni, i film della vita. Qui, dopo l’ultimo giorno dell’anno, finita la decade si ricomincia come in un enorme loop: dal 31 dicembre del 1969 si torna al 1° gennaio del 1960. Tale operazione si chiama Riassortimento: non solo riporta indietro le lancette, ma fa pure sparire ciò che di nuovo in quell’arco di tempo è stato introdotto (perché possa essere inventato nuovamente). Si vive in un mondo tondo e piatto come un trentatré giri o un cd secondo i gusti: la musica ha il suo peso nella riuscita della storia. Il Paese è diviso in spicchi che sono i decenni — Sessanta Settanta Ottanta Novanta Zero. Un ruolo fondamentale, per evitare «contaminazioni» tra epoche diverse, è svolto dagli spazzini che raccolgono e smistano i rifiuti: sono squadre specializzate nell’individuare stonature, L’immagine in copertina al libro di Fontana contraddizioni, anacronismi (che ci fa la carta di un gelato Magnum negli anni Settanta?) e nell’intercettare i traveller, moderni contrabbandieri. Protagonista del romanzo è proprio uno spazzino, Leo, che fa carriera e diventa funzionario: sarà incaricato di aggiustare e adattare la Storia quotidiana facendo concordare i dettagli per rendere reale l’illusione di un’epoca. Lo scenario è da Grande Fratello — quello di Orwell e quello televisivo — per la voglia di controllare e di essere controllati, ma il tono è da commedia brillante. Battute comprese: «C’è un p.c. in casa? Ma che picì, qui siamo tutti democristiani»; strizzatine d’occhio, ammiccamenti e profezie col senno di poi: «...credimi è una cazzata: il telefonino o sei Gianni Agnelli o non ti serve realmente. È solo una moda, finirà presto». Fosse uscito negli anni Sessanta il romanzo di Fontana sarebbe stato un trip di quelli tosti; nei Settanta, una metafora del potere; negli Ottanta, spiccherebbe come un’opera di puro edonismo; negli Novanta sarebbe stato letto come un bluff per coprire un vuoto, di idee e di ideali; negli anni Zero, un romanzo che rimastica quello che è già stato detto, scritto, visto (Huxley, Bradbury, Orwell, Matrix e il Truman Show). Letto oggi, Splendido visto da qui è un libro che pone una questione di prospettiva, se non di metodo. L’immagine di copertina, una ragazza dentro un cestino (già copertina creata da George Lois per la rivista «Esquire» negli anni Sessanta), e la foto dell’autore Walter Fontana (nel retro di copertina) mentre butta la pattumiera sembrano quasi suggerire una soluzione: è ora di liberarsi di qualcosa. Rimane solo da scegliere se del passato o del futuro. Con buona pace degli spazzini. © RIPRODUZIONE RISERVATA 30 Cultura Martedì 15 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Le iniziative del Corriere Illustrazione di Camilla Guerra La tradizione L’uso della posta è diventato La modernità L’attesa è quasi sparita e gli sempre più raro, ma non perde il suo fascino emoticon hanno cancellato il romanticismo Le corrispondenze amorose che parlano a busta chiusa Nelle missive il lato intimo di giganti di Otto e Novecento di CHIARA MAFFIOLETTI P robabilmente il segreto è che ci vuole del tempo. Quello che rende e renderà per sempre una lettera d’amore non tanto uno strumento per comunicare, ma un gesto con un significato che arriva prima delle parole che consegna, è che per scriverla, chi lo ha fatto, deve averci dedicato del tempo. Lo deve aver cercato, magari aspettandolo per diverse ore prima di trovare almeno un po’ di quella calma indispensabile quando ci si deve sedere a un tavolo per iniziare a tradurre i propri pensieri in parole scritte. Serve tempo per concentrarsi su una calligrafia che, anche per i meno fiscali, deve essere il più possibile lontana dallo scarabocchio. Serve tempo poi per rileggere e, magari dopo, anche per riscrivere tutto «in bella». Per questo, una lettera d’amore significa dire «sei importante» a qualcuno ancora prima che apra la busta. Perché oltre alle parole, un foglio scritto a mano regala attimi di vita che una persona ha deciso di donare a un’altra. Regala attenzione, cura e pazienza. Oltre che sentimento. Non è un caso se questo strumento non abbia perso un grammo del suo fascino nonostante, negli anni, il suo uso sia diventato sempre più una rarità. Le caselle delle lettere si riempiono ormai solo di volantini delle più inutili pubblicità o di buste minacciose che si preferirebbe non aprire. E dire che c’è chi invece, nella storia, ha ricevuto missive da Fernando Pessoa, John Keats, Oscar Wilde, Freud, Colette, Pablo Neruda, Frida Kahlo, Ernest Hemingway... Testimonianze non solo d’amore, raccolte ora in una collana di 20 libri — in edicola da oggi con il «Corriere» (ogni volume sarà in vendita a 6,90 euro + il prezzo del quotidiano) — che custodisce le corrispondenze appassionate di alcuni dei giganti dell’Ottocento e del Novecento. Letterati, artisti, scienziati e pensatori che Oggi Venti uscite Il primo titolo oggi in edicola (e in ebook) I grandi protagonisti della letteratura, dell’arte e della scienza aprono il loro cuore. Da oggi con il «Corriere» è in edicola la nuova collana «Lettere d’amore», in venti libri (sopra: la copertina del primo volume di Pablo Neruda). Letterati, artisti, scienziati e personaggi della vita sociale dell’Otto e Novecento si mostrano al pubblico in una nuova e sorprendente veste, quella di innamorati. Ogni volume sarà in vendita a 6,90 + il prezzo del quotidiano. Per i primi tre titoli sono disponibili anche gli ebook (a 3,99). Informazioni su http://store.corriere.it dove è fin da ora possibile prenotare l’intera collana (a 138). (c.br.) © RIPRODUZIONE RISERVATA sbriciolano il loro nome imponente, la loro fama, sotto i colpi di parole e paroline d’amore che ne mostrano la sorprendente vulnerabilità. Parole che svelano fragilità e tenerezze anche infantili di questi miti, che attraverso i loro stessi racconti amorosi abbandonano ogni facciata e si mostrano per quelli che sono davvero, nel loro intimo. E molto spesso è un’immagine ben diversa rispetto a quella che è passata di loro. Si scopre così, ma è solo un esempio, che l’enigmatico Fernando Pessoa scriveva alla giovane fidanzata: «Ciao, amore. Qualche volta pensa a me, quando non sei distratta... Sono proprio sicuro (per quanto mi riguarda) di essere innamorato di te. Sì, credo di poter affermare che sento per te un certo affetto. Un reggimento di bacini dal tuo, sempre tuo, Fernando». Probabilmente oggi, il grande scrittore avrebbe aggiunto alla fine anche degli emoticon e un paio di cuoricini. E forse oggi, il robusto scambio con la sua Bebè, come lui chiamava Ophélia Queiroz, sarebbe stato fatto anche di qualche email e di diversi messaggini su WhatsApp, uccidendo così però buona parte del romanticismo oltre che pagine di letteratura. Questione di epoche. Oggi sembra impossibile lasciar passare più di qualche ora senza sapere dove si trovano fisicamente le persone a noi più care. Senza sapere se stanno bene, cosa stanno facendo. L’abitudine all’attesa per avere loro notizie non esiste più e quello che anzi diventa esasperante è vedere che la persona amata ha visto il nostro messaggio — la tecnologia ormai consente facilmente anche questo — e non ha risposto. In amore vince «chi visualizza e non risponde» sembra essere il nuovo detto nell’era dell’iperconnessione, in cui la fuga dagli altri non è praticamente più possibile. Ma tra un messaggio scritto su un cellulare o sullo schermo di un pc e una vera lettera d’amore c’è come minimo la differenza che passa tra un dipinto e 22 luglio una fotografia. Ne esistono di bellissime, senza dubbio. Emozionanti e piene di significato. Ma un dipinto richiede tempo e dedizione che va ben oltre quello necessario per lo scatto di un clic. Lo stesso succede quando si sceglie di scrivere su un foglio i propri sentimenti, impugnando una penna che all’inizio trema un po’ per la paura di sbagliare. Nelle parole c’è tutta quell’emozione che chi riceve la lettera prova a sua volta, magari anche toccando, facendo scorrere le dita sulla carta incisa proprio lì dove chi ce l’ha mandata ha finito per farlo. Una lettera d’amore si tocca, si guarda, si annusa, si rilegge, si conserva. E spiace pensare che in un periodo storico che ha definitivamente cambiato la grammatica delle relazioni, sempre meno persone abbiano il privilegio di provare il batticuore che scatta quando inaspettatamente si riceve una lettera da una persona che amiamo. Ci si sente lusingati da quella busta che diventa improvvisamente l’appiglio a cui siamo aggrappati per avere delle risposte o anche solo per sentirsi almeno un po’ rassicurati. Ricevere una lettera d’amore fa scattare sentimenti simili a quelli che prova un bambino quando finalmente trova i giocattoli che desiderava, la mattina di Natale. Una lettera d’amore non è immediata, prima di arrivare ha fatto un viaggio, anche quando è consegnata a mano. E, a differenza di sms e altre chat, non richiede mai una risposta impulsiva, immediata. Una lettera si può gustare a lungo, perché chi l’ha scritta ha riversato una parte di sé che l’innamorato che la riceve cerca avidamente di decifrare scorrendo ogni riga, provando a indovinare perché ha scelto un termine e non un altro. Una lettera d’amore è quasi sempre sincera perché il solo modo con cui ha senso scriverla è con il cuore in mano. Ed è anche per questo che una lettera d’amore inizia a parlare ancora prima che venga aperta la busta. 29 luglio © RIPRODUZIONE RISERVATA 5 agosto 12 agosto Lo studente Pablo Neruda Rainer Maria Rilke Campana-Aleramo: invaghito e squattrinato la profondità di un affetto una passione deflagrante Le epistole alla fidanzata del «doppio» Pessoa Pagine vitali e tormentate nel «Sogno» di Frida Kahlo Il poeta cileno Pablo Neruda (1904-1973), Nobel nel 1971, ha vent’anni quando pubblica il primo libro di successo, Venti poesie d’amore e una canzone disperata, ispirato all’amore giovanile per Albertina Rosa Azócar Soto, compagna di studi a Santiago. Una passione concreta, divorante, «arma efficace nella disperazione della vita studentesca di un giovane senza quattrini» che si riversa sulle pagine delle Lettere d’amore ad Albertina Rosa. Introduzione di Giuseppe Bellini. Fernando Pessoa (1888-1935) visse molte vite attraverso i suoi eteronimi, autori immaginari dotati di personalità complete, tra i quali si «sdoppiava». Tra questi, l’ingegnere avanguardista Álvaro de Campos, che irrompe anche nella vita del poeta portoghese, viziata dall’ombra della finzione, interferendo nella relazione con Ophélia Queiroz, come emerge dalle Lettere alla fidanzata, presentate con la testimonianza della stessa Ophélia e la postfazione di Antonio Tabucchi. Costretta all’immobilità da un corpo lacerato dal dolore, la pittrice messicana Frida Kahlo (1907-1954) non pone limiti alla sua anima. Passione e dolore fisico emergono con forza nell’arte figurativa ma anche nelle pagine cariche di tormento e vitalità scritte per Alejandro Gómez Arias, amore di gioventù, e Diego Rivera (1886-1957), marito, maestro d’arte e ossessione. Le lettere sono presentate nel volume Nel mio cuore, nel mio sogno, introdotte da Roberta Scorranese. 23 settembre Rainer Maria Rilke (1875-1926), poeta e drammaturgo austriaco, fu una voce letteraria di lingua tedesca centrale nel XX secolo. Nel suo tormentato percorso di maturazione fu sostenuto dall’affetto di Lou Andreas-Salomé (1861-1937), esperta di psicoanalisi e amica di Nietzsche. Dalle lettere che si scambiarono emerge «un rapporto d’amore nel senso più vasto del termine», come nota Sabrina Mori Carmignani nell’introduzione a Da qualche parte nel profondo. Lettere 1897-1926. 30 settembre Con i Canti Orfici (1914), Dino Campana (1885-1932) fonda una nuova poetica in cui simboli e temi antichi incontrano l’inquietudine del Novecento. Nel 1916 conosce Sibilla Aleramo (1876-1960), anticonformista autrice di Una donna (1906). È l’inizio di una storia d’amore burrascosa. Un viaggio chiamato amore. Lettere 1916-1918 ne raccoglie il carteggio, definito da Mario Luzi «deflagrazione d’amore». Introduzione di Bruna Conti. 7 ottobre 14 ottobre 21 ottobre Le dichiarazioni a Lui dello scandaloso Wilde La relazione (im)possibile L’esuberante Dylan Thomas L’anticonformista Colette Victoria Ocampo e Tagore assetato di vita e di poesia sfida la morale con Missy Litigi e riconciliazioni Freud geloso e insicuro Esteta e decadentista, Oscar Wilde (18541900) diede il meglio nelle commedie dense di battute e paradossi (L’importanza di chiamarsi Ernesto). Nel 1895 fu condannato ai lavori forzati per la relazione con il giovane lord Alfred Douglas (18701945). Le lettere di Oscar all’amato — Per sempre tuo, a cura di Eleonora Carantini — rivelano i retroscena di una delle vicende sentimentali più note della letteratura, spogliandola dall’eco dello scandalo. L’argentina Victoria Ocampo (1890-1979) ospita Tagore (1861-1941) durante una breve tappa di uno dei tour del poeta indiano. È il 1924. Segue uno scambio epistolare intenso che, fino al 1940, testimonia l’incontro emotivo e intellettuale tra due mondi distanti. Non posso tradurre il mio cuore racconta la relazione impossibile tra il carismatico maestro e la giovane discepola, saggista agli esordi, che nel 1931 fonderà la rivista «Sur». Introduzione di Maura Del Serra. Negli anni del fidanzamento segreto Sigmund Freud (1856-1939) e Martha Bernays tennero una fitta corrispondenza rivelatrice del lato più intimo del padre della psicoanalisi in anni per lui decisivi. Nelle Lettere alla fidanzata. 1882-1888 (introduzione di Daniela Monti) i futuri coniugi Freud litigano, si riconciliano, sognano e condividono speranze. Ne emerge un Freud geloso, insicuro, a tratti autoritario e Martha si rivela sostegno fondamentale per l’uomo cui sarà legata per tutta la vita. Fin dall’esordio con 18 poems (1934), il poeta gallese Dylan Thomas (1914-1953) ha dimostrato un non comune dominio della lingua e uno spontaneo senso dell’umorismo come dimostrano anche Ritratto dell’artista da cucciolo (1940) e l’opera radiofonica Sotto il bosco di latte. Dalle Lettere alle mie donne (introduzione di Massimo Bacialupo), ricche di episodi di vita vissuta e spunti poetici, emerge l’esuberanza del poeta che morì stroncato dall’alcol a New York. Scrittrice prolifica, attrice di music-hall, critica teatrale e cinematografica SidonieGabrielle Colette (1873-1954) fu tra le figure più celebri del Novecento francese. Libera e anticonformista, sfidò le convenzioni morali dell’epoca. Ebbe una relazione con la ricca marchesa de Morny, Missy, che le offrì dolcezza e sostegno materiale dopo la separazione dal primo marito. Le Lettere a Missy ripercorrono una tappa importante nella tumultuosa vita sentimentale di Colette. Corriere della Sera Martedì 15 Luglio 2014 Cultura 31 italia: 51575551575557 Lettere d’amore Confessioni Folgorato dalla donna che vive nello stesso palazzo «Gentile Signora... ho perso la testa per lei» L’incontro sulle scale al profumo di eucaliptus di GIORGIO MONTEFOSCHI Abbiamo chiesto a Giorgio Montefoschi, scrittore e firma del «Corriere», di scrivere una lettera d’amore. Lo scrittore l’ha fatto immaginando di essere uno sconosciuto che scrive a una donna sconosciuta. Ma è davvero sconosciuta questa donna? L’ultimo romanzo di Montefoschi è «La fragile bellezza del giorno» (Bompiani), uscito quest’anno. G entile Signora, mi sono deciso a scriverle questa lettera dopo aver lungamente riflettuto e, soprattutto, dopo aver interposto fra me e lei almeno settecento chilometri di distanza. Sono quello del terzo piano. Glielo dico subito: dal giorno in cui l’ho vista per la prima volta — sono trascorsi quasi otto mesi, oramai: era la vigilia di Natale e lei rientrava in casa tenendo stretto contro il petto un fascio di rami di eucaliptus — io ho perso la testa. Penso a lei la mattina appena apro gli occhi, durante la giornata, mentre lavoro, mentre bevo il caffè al bar, prima di addormentarmi. Quel giorno, lei aveva un piumino con il collo di pelliccia che le sfiorava il mento, i suoi bei capelli neri sciolti, gli occhi lucenti per il freddo. Mi sorrise, pur non conoscendomi, svelando nel sorriso i suoi perfetti denti candidi, e io ebbi un tuffo al cuore. Perché quel sorriso non era un normale sorriso di convenienza fra due persone che abitano nello stesso palazzo. E neppure era un sorriso che nascondeva un retropensiero. Era soltanto il sorriso allegro — me ne accorsi di colpo, respirando il buon profumo dei fiori d’eucaliptus — di una donna sconosciuta a un uomo sconosciuto che voleva significare l’esatto contrario. E cioè che, se aveva dei pensieri, lei li dimenticava in quel momento tornando a casa, oppure li metteva da parte, non se ne curava alla vigilia di Natale. Quindi mi suggeriva — questo, perlomeno, fu quello che intuii nei pochi secondi del nostro incontro — di fare altrettanto. Infatti, con le stesse intenzioni, ricambiai il sorriso. Poi lei è sparita, per un tempo lunghissimo. E io, in questo tempo lunghissimo, non ho fatto altro che chiedermi dove fosse, con chi fosse, cosa stesse facendo in quel momento. È stata — deve saperlo, questo — una tortura. Perché io ho una immaginazione molto fervida e particolare. In altre parole, una immaginazione così potente da darmi non l’illusione — come si dice di solito — bensì proprio la sensazione fisica di trovarmi nella situazione che immagino. Motivo per il quale io, in questi mesi — deve saperlo — pur essendo lei sparita, sono vissuto con lei in continuo contatto; sempre. L’ho vista la mattina uscire dal bagno con l’accappatoio azzurro stretto alla sommità del seno, qualche gocciolina sul collo e il viso ancora privo di trucco. L’ho vista infilarsi le calze e vestirsi. Uscire di casa. Tornare. Preparare da mangiare in cucina. Guardare la televisione. Sbadigliare. Spogliarsi. Mettersi a letto. Finché, due settimane fa, alla fine di giugno, lei è ricomparsa all’improvviso. Era abbronzata, aveva i capelli raccolti in una coda di cavallo, una gonna di cotone blu, una blusa bianca, i sandali. E di nuovo mi ha sorriso in quel modo. Senza pensieri. Come due persone che, non conoscendosi affatto, non hanno nulla da nascondersi, nulla da ricordare insieme: sono, l’una per l’altra, tabula rasa. Io ho ricambiato il sorriso nello stesso modo, lo ha visto. E ho tremato, un’altra volta. Adesso le scrivo da un piccolo paese di montagna delle Dolomiti. Mi piace molto stare qui. Mi piace camminare per lunghe ore fino a sfinirmi; sentire il suono del vento nei canaloni e sulle vette; sentire il profumo dell’erba tagliata e quello del bosco; bere alle sorgenti; entrare nelle locande e nelle chiese odo- L’autore Giorgio Montefoschi (Roma, 1946), scrittore e critico letterario, ha vinto il premio Strega con «La casa del padre» (Bompiani, 1994). È una firma del «Corriere». rose di legno; leggere; addormentarmi. Ma rispetto ai mesi passati che le ho descritto, mi succede una cosa strana. Che è questa. Io, naturalmente, già durante il viaggio, appena arrivato, e ogni giorno ho immaginato di essere insieme a lei. Ho immaginato di salire sullo stesso sentiero e voltarmi a guardarla; di attraversare lo stesso bosco; di chinarmi a bere alla stessa sorgente; di mangiare le uova con lo speck nella stessa locanda. Senonché, mentre nei mesi passati riuscivo effettivamente a vivere con lei, ora avevo la sensazione di un incolmabile vuoto. Cerchi di capirmi. Come se lei conoscesse benissimo questo posto, questi sentieri, questi boschi, queste montagne. Come se lei fosse stata già qui e ora non volesse tornarci più. Mai. E questo è il motivo per cui le scrivo. Perché io vorrei rivedere il suo sorriso. Vorrei che mi sorridesse in quel modo. Cancellando i suoi pensieri, e i miei. Dunque, i casi sono due. O lei prende un treno e mi raggiunge immediatamente. Oppure io torno a Roma. © RIPRODUZIONE RISERVATA testi di Cecilia Bressanelli 19 agosto 26 agosto 2 settembre 9 settembre 16 settembre Le confidenze di Einstein Hemingway (e le donne) Gli occhi azzurri di Gérardin L’inquieto Franz Kafka dai banchi al matrimonio un autoritratto sincero cantati dalla diva Edith Piaf prigioniero dell’angoscia Remarque sogna la Dietrich ma scrive per se stesso Le lettere d’amore di Albert Einstein (18791955) e Mileva Maric, contenute in Cara Mileva, coprono l’arco di tempo che va dal 1897 — primo incontro tra i due studenti di Fisica — al 1903, anno del matrimonio, seguendo le tappe di una maturazione emotiva e intellettuale che condurrà a grandi traguardi. Albert confida speranze e disillusioni all’amata che contribuisce al progresso creativo del compagno. Prefazione di Jürgen Renn e Robert Schulmann. Erich Maria Remarque (1898-1970), autore di Niente di nuovo sul fronte occidentale (1929), in cui narrava il trauma della Grande guerra, conquista Marlene Dietrich (19011992) al Lido di Venezia nel 1937. In Dimmi che mi ami le lettere d’amore per l’eterea attrice (introdotte da un testo di Cristina Taglietti) sono un soliloquio, un sogno a occhi aperti pervaso di malinconia che Remarque sembra scrivere per se stesso, creando un vero e proprio romanzo d’amore. 28 ottobre Le lettere di Ernest Hemingway (1899-1961) offrono una sorta di autobiografia intima dello scrittore: un autoritratto in cui, per frammenti e dettagli, rivela candidamente se stesso. Nella raccolta Ti parlo di me (introduzione di Matteo Persivale) l’amore gioca un ruolo centrale. Hemingway dedica alle donne della sua vita la stessa brutale sincerità e lo stile franco e asciutto della prosa letteraria che ha permesso ai suoi romanzi di segnare lo spirito del loro tempo. 4 novembre Quando viene travolta dalla passione per il ciclista Louis Gérardin (1912-1982), Édith Piaf (1915-1963) è una diva consumata da un’esistenza travagliata. La voce magnetica del «passerotto» cresciuta tra la strada e il circo ha già incantato il mondo sulle note di La vie en rose. Tra il 1951 e il 1952 inonda l’amante di missive, un flusso ininterrotto di parole e sogni raccolto in Mio azzurro amore (dal colore degli occhi di lui), con testo introduttivo di Cécile Guilbert. 11 novembre Per spiegare i meccanismi dell’angoscia che lo tormenta, Franz Kafka (1883-1924) utilizza nelle lettere stile e immagini che ritroviamo nei suoi racconti. Nel 1920 inizia la corrispondenza con la traduttrice Milena Jesenská Pollak che saprà scandagliare l’animo dello scrittore ma senza riuscire a liberarlo delle sue inquietudini. Le Lettere a Milena (introdotte da Ferruccio Masini) sono la cronistoria di un sentimento intenso destinato a finire prima ancora di iniziare. 18 novembre 25 novembre I versi abbagliati di Keats Erotismo e bella scrittura: per Fanny, stella leggiadra il coraggioso d’Annunzio L’audacia di Apollinaire verso la «regina» Lou Il dialogo erudito e caldo tra Barrett e Browning La Russia di Pasternak sentimenti, libri e politica Abbagliato da Fanny Brawne, John Keats (1795-1821) compone le lettere candide e febbrili contenute in Leggiadra stella. Lettere a Fanny Brawne (prefazione di Nadia Fusini) in cui convivono turbamento e felicità. L’amore forte e bruciante è contrastato dalle precarie condizioni fisiche ed economiche del poeta romantico. Fanny, paragonata a una stella, ispirerà a Keats i versi che l’hanno reso immortale, prima che la malattia lo allontani per sempre. Guillaume Apollinaire (1880-1918), genio dell’avanguardia surrealista, pubblica nel 1913 Alcoos considerato il suo capolavoro insieme a Calligrammes (1918) in cui esprime una nuova poesia libera dalle costrizioni della metrica. Incontra la contessina Lou in una fumeria di oppio in una notte di novembre del 1914. La mattina successiva le scriverà la prima delle audaci missive contenute in Lou, mia regina (a cura di Vittorio Orsenigo). Il successo delle poesie pubblicate nel 1844 da Elizabeth Barrett (1806-1861) attira l’attenzione di un altro poeta in ascesa, Robert Browning (1812-1889), autore di The Ring and the Book (1868-69). «Amo questi libri con tutto il mio cuore, e amo anche voi», dichiara Robert in una delle prime lettere alla futura moglie. Il loro epistolario, D’amore e di poesia, vede il rincorrersi di echi e citazioni in un appassionato dialogo di voci letterarie. Introduzione di Ilaria Rizzato. Il soffio della vita propone il carteggio tra Boris Pasternak (1890-1960) e la prima moglie Evgenija Lur’e, pittrice conosciuta nel 1921, cui rimase legato per dieci anni. L’intimità dei riferimenti personali si somma ad allusioni alle vicende politico-letterarie della Russia. A partire dal 1930, per il bisogno di salvaguardare la propria libertà d’arte e di pensiero, Pasternak visse in disparte nella dacia di Peredelkino presso Mosca dove si dedicò al suo unico romanzo, Il dottor Zivago. La relazione tra lo scrittore ventiquattrenne Gabriele d’Annunzio (1863-1938) e la bella trasteverina Barbara Leoni, durata un lustro dal 1887 al 1892, ha lasciato traccia in alcuni componimenti dannunziani quali le Elegie romane (1892) e il Trionfo della morte (1894). Le Lettere d’amore a Barbara Leoni conservano l’immediatezza di una passione espressa con eleganza di scrittura anche nei momenti di più intenso erotismo. Prefazione di Federico Roncoroni. 32 Martedì 15 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Corriere della Sera SMS Idee&opinioni Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984 Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984 Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile LE CRITICHE AL PREMIER SEGUE DALLA PRIMA Significa che già adesso, per allestire un referendum, serve un movimento organizzato e ben determinato. Significa perciò che da domani il referendum sarà un’arma a disposizione dei partiti, non dei cittadini. Degli eletti, non degli elettori. Anche perché ormai l’autocertificazione è legge, la Pubblica amministrazione s’affaccia dallo schermo dei computer, ma per ogni referendum bisogna raccogliere le firme su carta e alla presenza di un pubblico ufficiale. E il voto elettronico? Usato in Belgio, in Austria, in Irlanda, in Svizzera, in Estonia (dove l’accesso a Internet è garantito dalla Costituzione), usato in India come in Messico e in Brasile, in Florida come in Arizona. Usato dall’Unione Europea per sottoscrivere le leggi popolari (e qui peraltro bastano un milione di firme, lo 0,2% della popolazione complessiva). In Italia, viceversa, i governi ci chiedono d’accendere il computer per esprimere pare- ri (dal valore legale della laurea alla spending review, dalla giustizia alla burocrazia), mai per timbrare decisioni. D’altronde, in futuro, ci resterà ben poco da decidere. Con questa riformulazione, il referendum potrà colpire intere leggi o singoli frammenti, purché «con autonomo valore normativo». Traduzione: stop ai referendum manipolativi, quelli che cancellavano una virgola di qua, un avverbio di là, trasformando il significato della legge, e trasformando perciò il referendum abrogativo in propositivo, benché negato dai costituenti. Con le nuove regole, il quesito elaborato da Segni nel 1993 verrebbe dichiarato inammissibile; eppure quel quesito aprì l’era del maggioritario, inaugurando la Seconda Repubblica. Ma evidentemente i nostri politici ci si sono affezionati, non vogliono correre il rischio di precipitare nella Terza Repubblica. Contenti loro, scontenti noi. Michele Ainis michele.ainis@uniroma3.it © RIPRODUZIONE RISERVATA EDUCAZIONE, PROGRAMMI DA RIVEDERE MA NON CON MATERIE VAPOROSE ✒ La petizione online per l’introduzione dell’educazione sentimentale nelle scuole — «1oradamore», da leggere «un’ora d’amore» — ha raccolto migliaia di firme. Scopo della legge è «stimolare negli studenti la capacità di riflettere sull’affettività» (così la prima firmataria, Celeste Costantino di Sel). Mentre in Francia da settembre potrebbe essere introdotto nella scuola elementare l’insegnamento dei linguaggi informatici, da noi si pensa a una nuova materia, suggestiva ma dalla consistenza un po’ vaporosa. Se la proposta di legge è rivolta contro bullismo e violenza di genere, non si può che condividerla. Ma perché chiamarla «educazione sentimentale» e non sobriamente «educazione al rispetto», e riassorbirla nell’educazione civica? Non ci sarà l’illusione che si possa insegnare ogni cosa, che occorra solo imparare una «tecnica», sia per creare un software sia per imitare i gesti dell’amore? Quando un aspetto delle normali relazioni interumane diventa materia didattica significa che il danno è già irreparabile. I master di comunicazione si diffondevano quando nessuno sapeva più comunicare. Perciò la scuola ha sempre demandato alla mediazione letteraria questo compito educativo. Come ripensare oggi i programmi scolastici? Se in Olanda decidono di modificare gli investimenti pubblici nell’istruzione — sostituendo alle borse di studio «a pioggia» dei prestiti agevolati per poter finanziare insegnamenti di qualità, più al passo con i tempi — l’Italia potrebbe seguirne l’esempio, valorizzando però l’apparente ritardo, e puntare sulla propria tradizione umanistica, senza contrapporla alla cultura tecnico-scientifica. Poiché la letteratura resta lo strumento migliore per sviluppare l’empatia e l’identificazione emotiva, per riflettere sulla vita affettiva (sulla sua ricchezza e ambiguità). Il punto è collegare le opere letterarie al comportamento quotidiano. Pensiamo proprio alla Educazione sentimentale di Flaubert. Nel romanzo si racconta il fallimento di una generazione che ha preferito evadere nei sogni piuttosto che vivere nella realtà. Ecco, solo se avremo insegnanti capaci di ritrovare il nesso stringente tra letteratura ed esperienza reale allora non avremo bisogno di nuove materie. Concretezza e capacità di delegare antidoti (scout) contro gli autoritarismi di MAURO MAGATTI C on la velocità e la determinazione di cui è capace, Renzi batte quotidianamente il tempo del cambiamento: il Senato, la legge elettorale, il terzo settore, la riforma della Pubblica amministrazione, il jobs act sono i tanti temi che si rincorrono nell’agenda politica. D’altra parte, come ha ripetutamente affermato, la sua strategia è dimostrare al Paese che cambiare si può. E gli italiani si augurano che ce la faccia. Così, grazie alla legittimazione elettorale di cui dispone, Renzi gioca la sua leadership forzando la mano a una classe politica riluttante. E questo lo fa a suon di ceffoni. Cosa che gli accresce il consenso popolare e insieme l’astio di chi si sente messo all’angolo. È normale che, in un Paese complicato come l’Italia, chi vuole cambiare sia tacciato di autoritarismo. E non è difficile capire che, dietro a questa accusa, si celano spesso invidie e resistenze. D’altra parte, il fatto che Renzi, non richiesto, si sia sentito di rispondere a questa critica che sta nell’aria, è segno che si tratta di un punto sensibile. In realtà, l’Italia si trova oggi in una situazione singolare: al di là dei meriti del capo del governo, è come se l’intero Paese, esausto e sfiduciato, si fosse consegnato nelle mani di un uomo solo. Non è la prima volta che ciò accade nella nostra storia. Ciò, se da un lato dà al premier uno spazio di azione straordinario, dall’altro nasconde una sottile insidia: quanto più fragorosamente si disgregano assetti istituzionali ed equilibri di potere, tanto più velocemente si riforma, attorno al capo, in modo informale e caotico, una nuova corte — fatta non solo di singole persone ma anche di gruppi di potere — che ha tutto l’interesse a sfruttare a proprio vantaggio la situazione. Ciò, oltre a produrre quel sapore autoritario, rischia di cancellare la critica, deprimere la competenza, far perdere lucidità decisionale, scardinare le istituzioni. Nell’educazione scout in cui è cresciuto Renzi, i temi della leadership e della promessa sono centrali. Provenendo dalla stessa matrice culturale, mi permetto di riprendere due sottolineature di quel mondo, utili per superare la situazione nella quale Renzi rischia di impantanarsi. La prima è che «autorità» viene dalla stessa radice della parola «autore», che significa «colui che fa accadere». Per © RIPRODUZIONE RISERVATA ❜❜ Uomini soli al comando possono aprire varchi, ma per rianimare una società occorre saper condividere il senso del cambiamento responsabilità, è al contempo capace di «autorizzare». Cioè se è capace di non cedere alla angoscia del controllo che porta all’accentramento. Che alla fine blocca il cambiamento. Nella fase di costruzione, non basta battere il tempo; occorre delineare un’armonia che permetta la mobilitazione diffusa e coerente delle tante energie propulsive presenti nella società. Autorizzando, cioè, tanti altri, nei diversi campi della vita sociale, a diventare protagonisti della vita del Paese. È su questo secondo aspetto che si vedrà se la deriva statalista potrà dirsi davvero archiviata. A chiederlo è peraltro il tempo che viviamo. Uomini soli al comando possono servire per aprire varchi nuovi. Ma per costruire e cambiare davvero, per rianimare un’intera società, occorre saper decidere delineando il senso di un cambiamento di cui sia possibile condividere con altri le aspirazioni e le ragioni. Che vengono prima e vanno oltre la persona del leader. E di cui egli porta, solo provvisoriamente, la responsabilità. Il premier ci rifletta. È sulla sua capacità di qualificare in modo più articolato la propria leadership nella nuova fase apertasi a seguito del salto che egli stesso ha consentito all’Italia di compiere, che si giocherà il suo e il nostro futuro. © RIPRODUZIONE RISERVATA I TAGLI ALLA SPESA I documenti svaniti sui costi della politica di RICCARDO PUGLISI SEGUE DALLA PRIMA ✒ questo, l’autorità è legittima solo se è autentica. Cioè se fa quello che dice. Se mantiene le promesse. Renzi lo continua a ripetere. Quasi ossessivamente. Perché sa che, nella condizione in cui si trova — quasi dovesse tirare un calcio di rigore — non può fallire. Dimostrata la sua bravura nello sfondamento, il premier si misuri ora sulla congruenza di un disegno di riforma complessivo — che non è proprio facile scorgere — e sulla concretezza dei risultati ottenuti. Nel mondo reale e non solo negli atti parlamentari. Avendo la pazienza di curare fin nei minimi dettagli la realizzazione delle riforme annunciate e l’umiltà di circondarsi dei migliori che gli possono dare una mano nel centrare l’obiettivo. La seconda sottolineatura è che l’autorità diventa fattore di cambiamento vero e duraturo solo se, assumendosi le proprie Filippo La Porta SE IN FRANCIA ANCHE LA SINISTRA CHIEDE LO STOP AGLI «UTERI IN AFFITTO» Con una lettera aperta al presidente François Hollande pubblicata su Libération, l’ex presidente della Commissione europea Jacques Delors e l’ex primo ministro Lionel Jospin hanno lanciato ieri una petizione perché l’Eliseo si pronunci di nuovo contro la pratica — illegale in Francia — della «Gpa» (gestation par autrui), ossia l’utero in affitto. Una recente sentenza della corte di Strasburgo rende ora teoricamente possibile la registrazione in Francia di gravidanze e nascite contrattate all’estero, per esempio negli Stati Uniti. «Il contratto di madre in affitto è contrario al principio del rispetto della persona — scrivono Delors, Jospin e decine di altri firmatari —. Viola il rispetto sia della donna che porta in grembo il figlio su ordinazione, sia del bambino, che viene ordinato da una o due persone, si sviluppa nel ventre della gestante, e poi viene consegnato. Gli essere umani non sono delle cose». Sul finire degli anni Novanta i francesi Sylvie e Dominique Mennesson, che non riuscivano ad avere figli, decisero di fare ricorso alla pratica dell’utero in affitto in California, dove è legale. Si rivolsero a un’agenzia che li mise in contatto con una GIACOBBE FINE SILENZIOSA DEL REFERENDUM LA FACCIA NASCOSTA DI UNA RIFORMA donna, Mary, la quale dietro il compenso di 8.500 euro accettò di portare in grembo gli embrioni formati dagli ovociti di un’amica della coppia e dagli spermatozoi di Dominique. Nell’anno 2000 nacquero le gemelle Isa e Léa, figlie dei Mennesson per la legge americana ma non per quella francese. Dopo 14 anni di battaglia legale, giovedì 26 giugno la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato la Francia per essersi rifiutata di trascrivere allo stato civile Isa e Léa come figlie dei Mennesson. Una sentenza carica di conseguenze: per le due ragazze, che potranno adesso ricevere la cittadinanza francese, e per circa 2.000 persone nelle loro condizioni. Ai tempi delle manifestazioni contro le nozze degli omosessuali, Hollande aveva dichiarato che non avrebbe mai ammesso la «Gpa» in Francia. Ma dopo la sentenza di Strasburgo, una serie di ricorsi simili a quelli dei Mennesson rischiano di scavalcare la legge. Contro «il mercato dei bambini», come lo chiamano Delors e Jospin, si schierano la destra, non solo cattolica, e da ieri due padri nobili della sinistra. Stefano Montefiori @Stef_Montefiori © RIPRODUZIONE RISERVATA Né io, né nessun altro, può leggerlo nel sito internet dedicato alla revisione della spesa. Facciamo un passo indietro. Ho il sospetto che la famosa frase di Margaret Thatcher, premier britannico dal ‘79 al ‘90 — «Non esiste il denaro pubblico, esiste soltanto il denaro dei contribuenti» — trovi sempre più consensi in Italia, a motivo dell’asfissiante livello di pressione fiscale raggiunto. Il denaro dei contribuenti finanzia nel nostro Paese una spesa pubblica che sembra difficile da domare, specialmente nella sua parte corrente, cioè al netto degli investimenti. Con un anglicismo forse superfluo, il processo di revisione della spesa pubblica è noto dalle nostre parti come spending review. Esso viene delegato a commissioni tecniche, le quali devono identificare i capitoli di spesa meno giustificabili dal punto di vista sociale, e le sacche di inefficienza che non hanno nessuna giustificazione. Lo scopo finale è naturalmente quello di creare gli spazi per una riduzione consistente della pressione fiscale di cui sopra. L’ultima esperienza di revisione della spesa è quella guidata da Carlo Cottarelli, su incarico del governo Letta. Sul sito revisionedellaspesa.gov.it esiste una sezione apposita chiamata Revisione aperta, all’interno della quale «[...] verranno inseriti progressivamente tutti i dati e le informazioni disponibili sulla spesa e sui risultati rag- giunti dall’attività di Revisione della spesa». Il dato di fatto è che i 25 gruppi di lavoro costituiti da Cottarelli hanno consegnato le proprie relazioni finali nel mese di marzo, ma la sezione è e resta desolatamente vuota. Il governo Renzi ha dichiarato di avere recepito molti dei suggerimenti forniti dai gruppi di Cottarelli, ma al momento non è possibile sapere con esattezza che cosa non è stato recepito. Su questo tema, come accennavo, posso aggiungere qualche dettaglio proveniente dalla mia esperienza personale. Insieme ad altri economisti, ho fatto parte del gruppo di lavoro — presieduto da Massimo Bordignon dell’Università Cattolica — a cui Cottarelli aveva affidato il compito di analizzare i cosiddetti costi della politica, sia a livello statale che a livello locale. I numeri sono importanti: ai primi di marzo abbiamo consegnato un file Pdf di 106 pagine, il quale riassume i risultati della nostra analisi. Con uno spericolato esercizio di estrapolazione posso immaginare ❜❜ I cittadini-contribuenti hanno il diritto di conoscere i suggerimenti «ignorati» dal governo che gli altri 24 gruppi di lavoro abbiano prodotto documenti simili al nostro. La domanda sorge spontanea: come mai questi documenti non sono liberamente consultabili all’interno della suddetta sezione del sito apposito? Intendiamoci: sono ben lungi dal pensare che il governo debba passivamente recepire tutti i suggerimenti provenienti dai gruppi di lavoro della spending review. Evidentemente governo e parlamento hanno l’ultima parola sui tagli da farsi. La questione è un’altra, ed è di carattere procedurale: ritengo che i cittadini-contribuenti abbiano il diritto di sapere quali suggerimenti siano contenuti nei documenti della spending review, in modo tale da poter verificare che cosa è stato recepito dal governo, e che cosa non lo è stato. Il governo potrebbe anche spiegare le ragioni politiche o tecniche per cui ha deciso di non recepire questo suggerimento o quell’altro. Nel novembre 2012 — durante la campagna elettorale per le primarie del Partito democratico — Matteo Renzi aveva rimarcato la necessità di un Freedom of Information Act (Foia), cioè di un’assoluta trasparenza su documenti e informazioni della Pubblica amministrazione, per «combattere corruzione e inefficienze». Per quali strane ragioni il Renzi premier del 2014 deve «cambiare verso» rispetto al Renzi del 2012, lasciando chiusi nel cassetto i 25 documenti Pdf della spending review? © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 15 Luglio 2014 Lettere al Corriere RIFORMA DEL SENATO Elezione e competenze Caro Romano, sui media è tutto un fiorire di commenti su quello che sarà il nuovo Senato della Repubblica, di cosa dovrà occuparsi e di cosa no. Ma soprattutto ci si domanda se sarà ad elezione diretta o indiretta; continuo a domandarmi, fermo restando ben chiari i compiti, che cosa osti a eleggere direttamente un senatore piuttosto che eleggere un assessore regionale che faccia il senatore. Questione di denaro? No, perché comunque, fissato il compenso, è sempre il cittadino a remunerarlo. Ci saranno ragioni ben più complesse se si sta giungendo ad uno scontro politico non indifferente tra i sostenitori delle due soluzioni. Potrebbe spiegare ai suoi lettori le differenze sostanziali ritenute fondamentali e imprescindibili delle due soluzioni? Grazie per la sua attenzione e disponibilità Giuliano Sassa Milano Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79 GIUDICI TOGATI E GIUDICI LAICI IL PROBLEMA DELLE CORRENTI Risponde Sergio Romano Sono stati appena eletti i componenti togati del Consiglio superiore della magistratura sull’onda delle critiche per le interferenze delle «correnti». Pur condividendo le osservazioni secondo cui gli incarichi direttivi o semi-direttivi dovrebbero essere conferiti sulla base di meriti e non semplicemente di appartenenze, rimango abbastanza stupito che le critiche contro il «correntismo» siano formulate da soggetti che stanno per nominare i componenti «laici» del Csm, ripartendoli tra maggioranza e minoranza parlamentare e quindi su indicazione dei partiti, che sono i modelli che le «correnti» della magistratura sono accusate di imitare. Che ne pensa della possibilità di nominare tutti i componenti elettivi del 33 italia: 51575551575557 Csm, anche quelli «laici», a mezzo di un sorteggio, tenuto conto che le modalità potrebbero essere agevolmente individuate con legge? Guido Bufardeci guido.bufardeci@ giustizia.it Caro Bufardeci, ra l’elezione dei laici e quella dei togati vi è una differenza. Se la legge prescrive che un terzo del Consiglio superiore della magistratura venga eletto dal Parlamento in seduta comune (art. 104 della Costituzione), è inevitabile che la scelta divenga politica e che i partiti, piaccia o no, abbiano un ruolo determinante. Accade anche negli Stati Uniti dove ogni presidente nomina i giudici della Corte suprema, quando vi sono vacanze, scegliendo fra quelli che sono in F Se l’elezione fosse diretta il senatore avrebbe la stessa legittimità di un deputato e sarebbe più difficile attribuirgli competenze limitate, come è evidentemente l’intenzione di coloro che vogliono abolire il bicameralismo perfetto. MATTEO RENZI Strana ostinazione Mi è difficile comprendere l’ostinazione con la quale il premier Renzi porta avanti la riforma del Senato che non avrà alcun impatto sui conti pubblici e sulla ripresa, mentre offre il fianco a serie critiche sulla sua efficacia e sulla costituzionalità. Carlo Giulio Lorenzetti cglorenzetti@vodafone.it maggiore sintonia con i suoi programmi; e deve successivamente sottoporre la sua scelta all’approvazione di senatori che hanno un evidente profilo politico. Nel caso dei togati invece il ruolo assunto dalle correnti nella prassi repubblicana è, a mio avviso, incompatibile con la natura del Csm. I costituenti hanno creato il Consiglio per consentire ai magistrati di autogovernarsi e di essere così «un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere». Ma la Repubblica ha tollerato la nascita di un’associazione che è, come certi animali mitologici, per metà sindacato e per metà una costellazione di correnti, ciascuna delle quali ha una connotazione politico-ideologica. È stato deciso che un magistrato non potesse iscriversi a un partito per evitare che fosse condizionato, nella sua attività professionale, da interessi di parte e lealtà di gruppo. Ma gli è stato permesso di aderire a famiglie ideologico-sindacali che presentano lo stesso rischio. Il caso del sottosegretario Cosimo Ferri è esemplare. Quando gli è stato rimproverato di avere fatto campagna per l’elezione di persone a lui gradite, ha rivendicato il diritto di partecipare alla vita organizzativa della magistratura dicendo «sono tuttora un magistrato». Ci ha detto quindi, in realtà, che si può essere contemporaneamente magistrato e membro del governo, che una identità non esclude l’altra. Non è questo che i costituenti volevano quando cercarono di creare le condizioni perché la magistratura fosse un «ordine autonomo e indipendente». Temo che l’associazione e le sue correnti siano responsabili in ultima analisi di un fenomeno che è andato progressivamente crescendo col tempo: quello dei magistrati che cedono alle lusinghe della politica e usano la popolarità conquistata nelle aule dei tribunali per entrare in un mondo da cui dovrebbero restare separati e distinti. I sorteggi, caro Bufardeci, sono il metodo preferito dai sistemi che non sanno fare scelte responsabili e trasparenti. Ma in questo caso potrebbero contribuire, almeno per il momento, a rompere l’oligopolio politico-ideologico con cui la giustizia italiana ha deciso di governare se stessa. INSEGNAMENTO E VOTI sarebbe stato un calo delle tariffe per la responsabilità civile? A questi annunci fantasiosi non dovrebbe corrispondere un controllo dell’autorità competente? Criteri uguali per tutti AMMINISTRAZIONE PUBBLICA Risparmi sugli acquisti Secondo la Consip, le Pubbliche amministrazioni possono risparmiare il 22%, pari a 2,6 miliardi, per l’acquisto di beni e servizi, attraverso le convenzioni stipulate dalla Consip stessa. Non si capisce perché non si debba cogliere un’occasione come questa, mentre si preferisce aumentare le tasse sulle rendite finanziarie, compresi gli interessi sui conti correnti, già vicini allo zero. Isabella Coccolini, Napoli La docente più cattiva d’Italia ha bocciato 7 studenti su 10. Ricordo che ogni persona ha diritto all’educazione: se un allievo non segue, bisogna intervenire subito. Inoltre la qualità dell’insegnamento e il metro per giudicare devono essere gli stessi in tutta Italia. Mario Bocci, Milano POLIZZE DI ASSICURAZIONE Tariffe aumentate La compagnia assicuratrice del motorino 125 mi ha aumentato la tariffa del 19%, nonostante da anni io non denunci incidenti. Ma non avevano assicurato che vi © RIPRODUZIONE RISERVATA Annibale Antonelli Formia (Lt) MONDIALI DI CALCIO / 1 Tedeschi senza tatuaggi La maggior parte dei calciatori tedeschi erano privi di tatuaggi. Ora è dimostrato che per diventare campioni del mondo i tatuaggi non servono: bastano gambe buone, determinazione e braccia pulite... Carlo Cecchini, Roma MONDIALI DI CALCIO / 2 Paradosso brasiliano La tua opinione su sonar.corriere.it La sorella di Lea Garofalo, testimone di giustizia uccisa dalla ‘ndrangheta: «Non fu protetta, lo Stato ci risarcisca». Giusto? SUL WEB Risposte alle 19 di ieri La domanda di oggi Sì La Germania ha vinto il Mondiale con una squadra di giovani: quasi tutti sono under 28. È iniziato un ciclo? 76 No 24 Paradosso brasiliano: il Brasile ha perso dove tanti avevano previsto che avrebbe vinto (i mondiali di calcio), e ha vinto dove tutti avevano previsto che avrebbe perso (l’organizzazione dei giochi)! Luisa Passalacqua arturo.passalacqua@hotmail.it @ E-mail: lettere@corriere.it oppure: www.corriere.it oppure: sromano@rcs.it Il sale sulla coda di Dacia Maraini L’urgenza di giustizia contro le catene dell’odio L a vendetta soddisfa il senso di giustizia oppure lenisce il bruciore di una offesa? A sentire la Bibbia, la vendetta starebbe alla base dell’etica sociale: «Pagherai vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido», questo dice l’Antico testamento. Ma viene smentito dal Vangelo che invece parla di accoglienza e perdono, di comprensione e tolleranza. «Ama il prossimo tuo come te stesso», ha detto Gesù. Ed è una condanna decisa del principio di vendetta. Un segno di progresso, di civiltà rispetto alla sua epoca, quando prevalevano le leggi del taglione. La vendetta scalda i sensi, dà una soddisfazione talmente carnale e profonda che è difficile resisterle. Puškin la chiama «tempestoso sogno dell’inasprita sofferenza». Come sfuggire al piacere di immergersi in un delirio di gloria su chi ci ha umiliato od offeso? La condizione però è che non si considerino le conseguenze. Che sono sempre terribili: perché una vendetta di sangue non farà che tirare altro sangue, altre vendette, altro rancore, altri odi e rappresaglie. Ma mentre la vendetta personale ha qualche giustificazione e può essere arginata e punita, quella politica è pericolosa e devastante per la comunità. In molte società arcaiche la vendetta si tramandava di padre in figlio. Un bambino appena nato sapeva già che il suo destino era di diventare l’assassino di un uomo che aveva ammazzato qualcuno della sua famiglia. Il quale, a sua volta, aveva vendicato l’omicidio di un altro parente, I fanatici odiano in una catena che tutti davano gli accordi. Sono per scontata. E così per generauna minoranza: ma zioni e generazioni. Il fanatismo religioso e politiquanti vogliono co è contrario ai processi, alle leggi, alla giustizia. Il fanatismo, contrastarli? di ieri e di oggi, vuole e pretende vendetta. I fanatici si appellano alla seduzione della ritorsione per rompere ogni progetto di pace. I fanatici odiano gli accordi, le transazioni, la tolleranza e il rispetto per l’altro. I fanatici vogliono il sangue per il sangue e sono disposti a manipolare gli antichi istinti vendicativi per scatenare, alla fine, una vera guerra. I fanatici sono sempre una minoranza, ma hanno il potere di mettere paura. Conoscono l’arte del ricatto e diffondono il piacere dell’odio. O con me o contro di me. «Le vendette giuste non esistono», dice con saggezza il grande Cervantes. La giustizia prevede il ragionamento, il riconoscimento della verità, il senso della responsabilità e il peso delle conseguenze. La vendetta no, anzi si nutre del rancore taciuto, della collera covata e repressa, dell’odio accumulato che non sa esprimersi con la ragione. La vendetta trama in silenzio, nell’oscurità e conta sull’agguato e sull’imboscata. Solo la giustizia, che è fatta in nome di una legge riconosciuta da tutti, in un processo in cui si dà all’accusato la possibilità di difendersi, in cui si vagliano le ragioni e si decide di conseguenza a nome del popolo intero e non solo di un clan, di una famiglia, di un destino singolo; solo la giustizia può fermare la catena dell’odio. Ma quanti la vogliono veramente? ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA Interventi & Repliche La legge sulla professione giornalistica abusiva Leggo nella rubrica «Particelle elementari» di Pierluigi Battista (Corriere di ieri) affermazioni gravemente insultanti non per l’Ordine dei giornalisti, che presiedo, ma per la verità. Si scrive che «con l’appoggio dell’Ordine dei giornalisti, istituito da Benito Mussolini … si sta proponendo un avvitamento di manette a danno di “chiunque abusivamente eserciti” la professione di giornalista…». Sono convinto che non sia un tesserino a fare di una persona un giornalista. Da sempre. Da ben prima di quando, nel 2009, mi recai a Partinico per schierarmi accanto a Pino Maniaci, direttore di Telejato, accusato di esercizio abusivo della professione. Non c’era nessun altro (a parte i volontari di Libera) e nessuno a indignarsi né sulla «grande», né sulla «piccola» stampa. Maniaci fu assolto. Io «aggredito» per quella affermazione (e per quella difesa?). Una nuova aggressione l’ho subita quando ripetutamente e pubblicamente, nella mia qualità, ho continuato a dire che i blogger fanno informazione, anche se non iscritti all’Ordine dei giornalisti. Tutti distratti, al mare o in montagna, a seconda delle stagioni. Essere aggredito ora, come Ordine dei giornalisti, con l’accusa infamante di appoggiare un provvedimento sbagliato è molto peggio dell’affermazione degna di chiacchiere da bar che periodicamente tende a collegare l’Ordine al fascismo. L’Ordine è nato nel 1963, con una legge voluta da un campione di democrazia qual è stato Guido Gonella. Ma si può coltivare in tanti modi una incomprensibile animosità, confondendo tra Ordine e associazione sindacale (la sola che c’era, in due fasi, al tempo del fascismo), o piegarsi a una propaganda «brezneviana». Quanto all’evocato «avvitamento di manette» che, dopo l’approvazione del Senato, è all’esame della Camera, non so da dove si tragga «l’appoggio» dell’Ordine dei giornalisti. Si può essere, legittimamente, contrari all’esistenza dell’Odg, senza il quale la tutela della deontologia sarebbe affidata ai Tribunali ai quali potrebbero ricorrere solo i ricchi, con i tempi biblici che sono noti. Ma da qui al tentativo di accreditare «l’appoggio» dell’Odg a quella norma occorre molto più di un triplo salto mortale logico. Sul nostro sito, infatti, consultabile da chiunque senta il dovere di documentarsi prima di lanciare anatemi, il 1° luglio (ore 17) è apparsa una nota che ha per titolo: «Esercizio abusivo della professione giornalistica: una norma da correggere» (http://www.odg.it/content/esercizio-abusivo-dellaprofessione-giornalistica-una-norma-da-correggere). Il 1° luglio, non oggi né ieri. E con riferimento alla «professione», non alla libera manifestazione del pensiero che ha una tutela ben più alta, la Costituzione, di quella che può cercare di assicurare l’Ordine o tentare di attaccare una norma sbagliata, come la proposta di legge in questione. Tutto questo – assieme alla risposta da dare al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in tema di intercettazioni telefoniche e a una riflessione sulla delicatezza delle informazioni che riguardano la salute – sarà, per di più, al centro di una riunione con alcuni direttori (compreso quello del Corriere della Sera) convocata © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI FONDATO NEL 1876 CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE PRESIDENTE Angelo Provasoli Ferruccio de Bortoli VICE PRESIDENTE Roland Berger CONDIRETTORE Luciano Fontana VICEDIRETTORI Antonio Macaluso Daniele Manca Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962 Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli privacy.corsera@rcs.it - fax 02-6205.8011 © COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI Tutti i diritti sono riservati. 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Presidente Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti Il presidente dell’Ordine dei giornalisti affronta un comma marginale della legge e non la questione centrale, lo scandalo della galera proposta per i giornalisti «abusivi», cioè non muniti di regolare tesserino statale. Avete letto bene: «la galera». Di fronte a questa enormità liberticida, il silenzio della corporazione. Ciascuno giudichi come crede. Pierluigi Battista EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • Seregni Padova s.r.l. 35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. 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In Veneto, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorVen. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorVen. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorVen. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. In Trentino Alto Adige, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. A Bologna e prov. non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorBo € 0,62 + € 0,78; ven. Corsera + Sette + CorBo € 0,62 + € 0,50 + € 0,78; sab. Corsera + Io Donna + CorBo € 0,62 + € 0,50 + € 0,78. A Firenze e prov. non acquistabili separati: l/m/m/g/d Corsera + CorFi € 0,62 + € 0,78; ven. Corsera + Sette + CorFi € 0,62 + € 0,50 + € 0,78; sab. Corsera + Io Donna + CorFi € 0,62 + € 0,50 + € 0,78. 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Viaggio nel tempo” € 8,30; con “English Express” € 12,39; con “Biblioteca della Montagna” € 10,30 34 italia: 51575551575557 Martedì 15 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 15 Luglio 2014 35 italia: 51575551575557 # Spettacoli In arrivo Nel capitolo «L’era dell’estinzione» il cuore del racconto è spostato tra gli umani La star di «The Millionaire» a Ischia Freida Pinto: troppi stereotipi sull’India «Sull’India ci sono troppi stereotipi. Io voglio combatterli con il cinema che scelgo di fare». Lo ha detto ieri Freida Pinto, 29enne star di The Millionaire (2008) di Danny Boyle, ospite di Ischia Global Fest col film Desert Dancer. «Ci si immagina le indiane tutte decorate e in attesa di un uomo che le sposi, o poverissime: non è così. Siamo cittadini del mondo come tutti gli altri». Transformers 4 di PAOLO MEREGHETTI È finito il tempo delle certezze. Non ci sono più i «buoni» Autobot e i «cattivi» Decepticon. Adesso sono tutti «alieni» e per mantenere la pace sulla Terra vanno distrutti. Questa almeno è la situazione su cui si apre Transformers 4 – L’era dell’estinzione, che se non è ancora un vero e proprio reboot della serie poco ci manca. Guidate dall’ultra-efficiente agente Cia Harold Attinger (Kelsey Grammer), vediamo le truppe americane dare la caccia agli ultimi Transformers sopravvissuti. Non tutti, a dir la verità, perché uno di loro, dal volto inquietante e l’armamentario distruttivo, è loro alleato nella caccia e se la intende molto bene con Attinger, convinto che possa consegnargli l’introvabile Optimus Prime. Per scoprire le ragioni di questa strana alleanza bisognerà però aspettare un bel po’ dei 165 minuti di questa quarta puntata, che sembra trovare la propria ragion d’essere proprio nella complicazione delle tracce e l’intrecciarsi delle storie. Oltre che nella ripetitività delle situazioni. A riorientare un po’ lo spettatore e a muoverlo su un terreno conosciuto, ci pensa il nuovo «eroe» Cade Yeager (Mark Wahlberg), subentrato senza tante spiegazioni all’«originale» Sam Witwicky (il cui interprete Shia LaBoeuf forse punta a ruoli più adulti, come dimostra il suo coinvolgimento in Nymphomaniac di Lars von Trier). Questo Yeager è una specie di inventore-robivecchi, che trova la motrice di un camion fuori uso in un vecchio cinema abbandonato (dove la regia non resiste alla tentazione di fare qualche facile battuta sul tempo passato e le tecnologie di proiezione finite in disuso). Ci vorrà poco a capire che quella motrice è Optimus Prime in attesa di tornare in vita, che l’agente Attinger ha un interesse a catturarlo che va al di là del associazione mittelfest I nuovi robot ora sono tutti alieni Finisce la guerra tra buoni e cattivi Il regista Bay si rifugia nella farsa per rilanciare la saga In fuga Mark Wahlberg (43 anni) e, sullo sfondo, Nicola Peltz (19), protagonisti di «Transformers 4 L’era dell’estinzione». In alto, i robot giganti in una scena del film diretto da Michael Bay (49) proprio dovere e che Yeager ha una figlia, Tessa (Nicola Peltz), meno ingenua di qual che crede, visto che ha anche un fidanzato (Shane Dyson), pilota abilissimo, che lo aiuterà a cavarsi d’impaccio in più di un’occasione. A questo punto siamo solo all’inizio della storia — deve ancora entrare in scena l’industriale Joshua Joyce affidato al sempre divertente Stanley Tucci — ma può già bastare per capire il meccanismo con cui il regista Michael Bay e il suo fidato sceneggiatore Ehren Kruger (autore anche dei due episodi precedenti) hanno costruito il film: convinti, probabilmente giustamente, che lo scontro tra Transformers buoni e cattivi abbia poco da dire, hanno spostato il cuore del racconto tra gli umani (militari «deviati» come Attinger e scienziati «sognatori» come Joyce, entrambi convinti che dalla materia dei Transformers distrutti si possa trarre il segreto per costruirne di nuovi assoggettati all’uomo) per poi però «espandere» lo scenario fino all’infinito (e oltre) con l’ingresso in campo di un «nuovo» Transformer — quello che sembra alleato di Attinger — per stemperare su tutto e tutti la minaccia dei suoi misteriosi e a quanto pare bellicosi superiori. Quel che ne risulta però finisce per sfuggire alle forze di regista e sceneggiatore che si rifugiano nella farsa e nella tecnologia: da una parte I Transformers minacciano la Terra: l’epica battaglia tra bene e male, libertà e schiavitù, ricomincia da evitare interessante da non perdere capolavoro una serie di situazioni da commedia che sfruttano le situazioni più scontate (la suscettibilità del redivivo autobot BumbleBee, la gelosia di un padre per una figlia che indossa hot pants da infarto, l’ingenuità dello scienziato idealista); dall’altra, lo sfoggio dei traguardi cui è arrivato il digitale, con i Transformers (buoni, cattivi, di ultima generazione, arrivati dallo spazio profondo) che si combattono distruggendo palazzi, sollevando navi e automobili o trasformandosi in redivivi dinosauri (ma nell’ultimo quarto d’ora: i più piccoli sono avvisati). Una gag e uno scontro digitale, un duello e una battuta, ripetuti all’infinito, senza alcuna evoluzione se non la varietà degli scenari — si passa da Chicago al Polo a Hong Kong — e con un’irritante ironia di fondo verso i piani alti della politica, messi in ridicolo senza una vera ragione. Oltre a un’invadente presenza di marchi e oggetti pubblicitari che bombarda- mittelfestdanza Comune di Cividale del Friuli Con il sostegno particolare Cividale del Friuli 19-27 luglio 2014 www.mittelfest.org no lo spettatore quasi a ogni scena. E a qualche perla di saggezza che punteggia i dialoghi, come la riflessione sulla fallibilità dell’uomo che Yeager fa a Optimus Prime: una volta quella sarebbe stata la morale «nascosta» che ogni spettatore doveva essere capace di trarre dal film, oggi è diventata il pistolotto moralista messo in primo piano per far credere a chi sta in sala che non sta vedendo solo un semplice film d’evasione. E proprio quest’ultima differenza potrebbe offrire lo spunto per capire la «falsa coscienza» dei nuovi titani della riproducibilità hollywoodiana, incapaci di creare qualche cosa di davvero nuovo ma abiIl film lissimi nell’indel fiocchettare le scelte di markeMereghetti ting con un profluvio di citazioni e una grande dose di pseudo-ironia (e vero cinismo), magari convinti di essere i paladini del nuovo che avanza mentre invece sono solo le prefiche di un doloroso funerale collettivo dell’intelligenza. Ma è un discorso che ci porterebbe troppo lontano e che rischiamo di ripetere uguale quasi a ogni megaproduzione a stelle e strisce. © RIPRODUZIONE RISERVATA 36 italia: 51575551575557 Martedì 15 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 15 Luglio 2014 Spettacoli 37 italia: 51575551575557 Il caso Agon Channel, fondata da un romano, accenderà il nuovo segnale dal prossimo autunno In arrivo la tv fatta in Albania Reality e serie parlano italiano sanno, da soli, realizzare un servizio video: dalle riprese al montaggio». «Non c’è più spazio per le grandi redazioni con decine di colleghi che fanno al massimo un servizio al giorno», ragiona. Soprattutto se si lavora – come dice lui stesso – in un canale che deve farsi largo nella «giungla del digitale terrestre». Come sarà Agon Channel? «Generalista, nazionale e interattivo», sintetizza Vinci. «Un contenitore informativo sì, ma con un ampio spazio leggero e divertente» per un pubblico di riferimento che va dai 18 ai 55 anni. Il palinsesto, ancora in via di definizione, prevede tanti reality. «Mi piace valorizzare le professioni, nessuna esclusa». Poi c’è la parte di fiction. «Ne realizzeremo una interattiva — anticipa il conduttore —: da casa ci sarà la possibilità di votare l’andamento della serie, dall’uscita di scena di un protagonista alla fine di Direttore Alessio Vinci, 46 anni, negli studi di Agon Channel (Foto Majlend Bramo) un amore alla scoperta del tradimenacquistate. Gli studi sono già Non mancheranno i volti noti to. Non a caso il nostro slogan è stati rodati. Il numero da digi- della tv. E non è escluso, poi, “Il protagonista sei tu”, teletare sul telecomando è ancora che compaia pure qualche per- spettatore». Il tutto in un panorama teleda decidere. E da oggi Agon sonaggio albanese. «Ci sto penChannel parte con un mese e sando, molti dei colleghi che visivo che, secondo Vinci, per mezzo di casting in giro per lavorano a Tirana parlano per- la prossima stagione e «al netto della pay tv», non presenta l’Italia. Prima tappa Bologna. fettamente la nostra lingua». In parallelo l’ex volto della alcuna novità. «Si va sull’usato Poi avanti fino al 31 agosto, a Trieste. «Cerchiamo persone Cnn sta reclutando i giornalisti sicuro, insomma». E il passagnormali da inserire nei reality e per i telegiornali e le finestre gio di Giovanni Floris da Rai3 a nelle fiction», annuncia Vinci. informative. Tutti cronisti «che La7? «Ha fatto bene ad andare. Io non credo l’abbia deciso per un presunto “editto renziano”, Libero con obbligo di firma anzi penso che questo “editto” proprio non esista». Poi l’avvertimento. «Sono finiti i tempi delle spese folli per realizzare i programmi. In Albania abbiaArresto convalidato e obbligo di firma per Gianluca Grignani, mo investito sulla tecnologia che è stato rimesso in libertà al termine dell’udienza per più avanzata, abbiamo realizzadirettissima, presso il tribunale di Rimini. «Soffro di attacchi di to studi di ultima generazione panico, non ho assunto cocaina recentemente e ho solo bevuto e il personale costa molto mequalche birra», così il cantante si è giustificato davanti al no. Alla fine si riesce a produrgiudice. Grignani è accusato di resistenza e lesioni aggravate re una trasmissione di qualità, per aver aggredito due carabinieri mentre si trovava in vacanza ma a un decimo del costo». Leonard Berberi con moglie e figli a Riccione. In attesa del processo fissato per il 16 settembre, avrà l’obbligo di firma per tre volte a settimana. @leonard_berberi Vinci tra i conduttori: studi di registrazione a Tirana U n canale con editore italiano, fatto da italiani e rivolto a un pubblico italiano. Ma che, fisicamente, si trova in Albania. Alla periferia di Tirana. Dove, da più di un anno, vengono realizzati per il «Paese delle aquile» i programmi di un’altra emittente, che ha lo stesso nome e logo di quello che si vedrà dal prossimo autunno sul digitale terrestre. Quello nostro. Va in onda la delocalizzazione televisiva. Tra ottobre e novembre Agon Channel accenderà il suo segnale dalla capitale albanese. Per rimbalzarlo subito dopo in Italia. E segnando così una svolta: realizzare trasmissioni ad alta definizione in un altro Paese e a costi ridottissimi. «Saremo la Ryanair della tv italiana», spiega Alessio Vinci, che della nuova realtà sarà conduttore e direttore dell’area news. «Quando la compagnia aerea low cost è arrivata facendo viaggiare a poco prezzo, le grandi concorrenti l’hanno quasi derisa. Ora, dopo pochi anni, il risultato è questo: sono le grandi concorrenti che si sono adattate ai prezzi di Ryanair». Quarantasei anni, un passato alla Cnn, poi il salto a Mediaset, alla conduzione di «Matrix», nel 2013 Vinci trasloca a Tirana, per curare la parte giornalistica di Agon Channel, una tv privata di proprietà del romano Francesco Becchetti, rivolto ai telespettatori del Paese balcanico. Ora il ritorno in Italia. Più televisivo che fisico, visto che gli studi saranno, appunto, nella capitale albanese. «Ma non rientro per rifare quello che ho fatto prima», precisa lui. Niente programma in seconda serata come «Matrix», insomma. Le frequenze sono state già Il canale Sul digitale terrestre Tra ottobre e novembre debutterà sul digitale terrestre Agon Channel Italia, canale di proprietà italiana (il titolare è Francesco Becchetti, imprenditore romano e amministratore delegato della Beg, gruppo nel Grignani, processo a settembre campo della trasformazione di rifiuti e delle infrastrutture per il trasporto delle energie). Trasmetterà da Tirana. Il direttore artistico sarà Alessio Vinci. Da oggi parte un mese e mezzo di casting in giro per l’Italia. Prima tappa Bologna. «Cerchiamo volti per reality e fiction» Il trio in tour Il Volo, successi da favola «Non chiamateci tenorini» E ra un’estate di non tanti anni fa... Campagna vicino Agrigento, un bimbo in altalena intona un antico motivo siciliano. Chi sta cantando? chiede un uomo dalla barba bianca . «Nonno, sono io». «Hai una bella voce. Vieni qui picciriddu, cantiamo insieme». «È cominciata così», ricorda Piero Barone, 21 anni, uno dei tre ragazzi de Il Volo. Il nonno, Pietro Ognibene, poeta cieco di Naro, gli fa conoscere la grande musica, i dischi di Del Monaco o Pavarotti, lo manda a lezione di piano. Poi la grande occasione di «Ti lascio una canzone», l’incontro con Ignazio e Gianluca… Li chiamavano «i tre tenorini». Per via di quelle voci impostate, di quel repertorio «antico» che nessun adolescente mai oserebbe… Ma il rischio di venir presi in giro è sventato dal successo clamoroso costruito anche grazie alle intuizioni di manager come Tony Renis e Michele Torpedine. E i tre prendono Il Volo. «L’inizio di un fantastico viaggio nella musica che ci ha portato per il mondo accanto a star come Bono, Streisand, Domingo, Pausini, Giovani Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble Ramazzotti…». Ovunque accolti da folle trasversali, tutti incantati da quel mix di tradizione e pop che gli ha fatto conquistare premi, scalare classifiche. E ora, da poco rientrati dagli Usa, sono già pronti a ripartire per un tour estivo: il via a Taormina il 20 e 21 luglio. Ma l’anteprima è stata a Trieste, in occasione de «I nostri Angeli» 2014, conclusione dell’11° Premio Luchetta. Serata trasmessa ieri su Rai1, che il 12 agosto manderà in onda un programma condotto da Duilio Gianmaria sui reportage pervenuti al Premio dalle «trincee» del pianeta. Ma se Piero Barone si dice «innamorato dell’opera» e studia canto sognando «il Met o la Scala», Ignazio Boschetto, 20 anni, pure lui siciliano, della lirica non ne vuol sapere affatto. «A me piace il pop. Adoro Stevie Wonder e cantare con Barbra Streisand mi ha fatto venire le lacrime. Ma la vera soddisfazione è far scoprire ai giovani un genere altrimenti archiviato. Sarebbe un peccato non aver mai ascoltato una canzone come “Smile”...». Quanto a Gianluca Ginoble, 19 anni, abruzzese, è il primo a stupirsi della favola in cui vive. «È tutto così strano e divertente... Per questo dico sempre a quelli della mia età: se avete un sogno inseguitelo. Non arrendetevi. Noi tre siamo la prova che tutto può accadere. Cantare mi rende felice ma sento la responsabilità di tanto successo. Per fortuna i miei genitori mi hanno insegnato solidi valori: non montarsi la testa, non sprecare i soldi né il talento. Così io non bevo, non fumo, studio e ho pure preso la maturità. Non si sa mai...». Giuseppina Manin © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Hollywood Da Will Ferrell a Seth Rogen: tanti attori non conquistano il pubblico europeo e orientale. Diminuisce la produzione di storie leggere, aumentano i film d’azione Divi della risata non esportabili, in crisi la commedia Usa A nche se nel weekend il film romantico da terza età con Michael Douglas e la Keaton Mai così vicini è risultato primo (ma con medie estive), la commedia americana ha perso negli ultimi anni il primato, quella forza di penetrazione anche negli usi e costumi, per cui la gente si pettinava, si vestiva e beveva come facevano i divi. Il sito Quartz.com ha analizzato il declino di questo genere, negli anni sempre meno prodotto dai più grandi studios. Una delle principali ragioni sarebbe che la comicità è meno esportabile: quello che diverte negli Usa raramente lo fa anche in Cina (dove, non bastasse, la gente va molto di più al cinema). E aumentano i film d’azione. Certo la comicità demenziale ha fatto sbandare il genere verso gli eccessi, il turpiloquio, le situazioni off limits, ma anche queste non sempre funzionano. Ci sono attori comici americani che in Italia non hanno mai fatto ridere, da Chevy Chase a Will Ferrell, da Seth Rogen a Martin Short passando per un asso come Steve Martin, mentre Zach Galifianakis lo si ricorda per la stazza. Le commedie invece in Il confronto Gli studios e le commedie prodotte. Dati in % 50% 46 44 40% Walt Disney Home Twentieth Century Fox Warner Bros Paramount 44 40 37 29 30% 27 27 20 21 20% 14 13 10% 25 20 7 8 0 0% 2010 2011 0 2012 Fonte: Boxofficemojo.com, Nomura research Italia sono la gran fetta del prodotto che funziona, anche se in regime di molesta ripetitività, anche perché non sono mai state molto esportate. La nuova Hollywood ha scelto la strada fantasy, digital: la Fox ha ridotto in modo drastico la commedia e la Disney, che dettava legge nel family entertainment, con Malificent ha risolto ogni problema al box office. È in calo il soft power americano, la forza di penetrazione della clas- 17 10 2013 2014 C.D.S se media cinematografica, l’uomo comune alla Jack Lemmon o alla Tom Hanks non esiste più, ci sono solo supereroi in cui l’identificazione è complicata. È ancora peggio, forse, di così, fa capire Carlo Verdone, reduce da un viaggio con lezioni universitarie nell’Indiana: «La commedia prevede un consumo collettivo mentre oggi i giovani sono attaccati all’iPad o al computer e, sbracati in regime di assoluta solitudine, si godono le puntate Il giudizio di Verdone «La comicità italiana resiste con picchi come Zalone, ma per il resto ci ripetiamo» Rivali Will Ferrell (46 anni) e Zach Galifianakis (44) in «Candidato a sorpresa» (2012). Star della risata negli Usa, non all’estero delle serie. Sono queste che impongono i modelli, scritte benissimo e recitate ancor meglio, hanno una qualità tecnica impeccabile e anche attori come Kevin Spacey le preferiscono. Gli ultimi esempi buoni sono i film di autori sganciati dallo star system, liberi di raccontare con sincerità, vedi Juno, Come ti spaccio la famiglia, Little miss Sunshine, ma vuol dire che anche il sistema commerciale è in crisi». Già, le serie, il miracolo del racconto senza tempo e senza fine come i feuilleton di una volta, come i Balzac e gli Hugo, i Thackeray a puntate: «Mad men» fa tendenza così come «House of cards» e «Downton Abbey», mentre noi abbiamo «Gomorra». «La nostra situazione», continua Verdone, «resiste con picchi come Zalone, comico capace di risultati degni di ogni stima. Ma per il resto ci ripetiamo, non sappiamo dove andare a prendere il materiale umano, dove intercettare un’ironia diversa. Il problema non solo della commedia ma del cinema americano tutto è che hanno perso la fascia di pubblico che va dai 18 ai 24 anni, mentre dai 30 in su si torna nelle sale. La tragedia è che da noi manca la memoria, è a zero, grazie anche all’aiuto della tv». Sydney Sibilia, il regista della miglior commedia italiana scoperta nell’anno, Smetto quando voglio, la pensa così: «Gli americani mescolano i generi e capita che magari girano anche Iron man come fosse un po’ commedia, sono nuove frontiere che tengono conto dei vari pubblici. Per noi la commedia è una cartina di tornasole anche se il vizio è quello della carta carbone: il domani sarà di un prodotto che mescola le esigenze del cinema al web, il film alla serie oggi decantata, mentre intanto cambiano le regole della comicità. Ma vediamola anche con filosofia: se sono in crisi loro, vuol dire che ci guadagniamo noi che abbiamo ricominciato a sorridere anche delle cose serie, della crisi e della povertà». Maurizio Porro © RIPRODUZIONE RISERVATA 38 Martedì 15 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Sport Il commento 2’23’’ il vantaggio di Vincenzo Nibali in classifica generale sull’avversario più pericoloso, l’australiano Richie Porte, secondo alle spalle dell’azzurro. Porte è diventato il numero uno del Team Sky dopo il ritiro di Chris Froome. Terzo, staccato di 2’47’’, lo spagnolo Alejandro Valverde, quarto a 3’01’’ il francese Romain Bardet Ciclismo La terribile giornata del rivale Contador Giornata super ma le trappole non sono finite di PAOLO TOMASELLI D ice il saggio: «Quelli buoni non cadono». E invece il Tour riscrive i luoghi comuni. Perché nessuno può negare che Chris Froome e Alberto Contador (con l’aggiunta di Andy Schleck), i vincitori della Grande Boucle presenti in questa edizione, siano finiti all’ospedale soprattutto per colpa loro. La premessa è d’obbligo per sottolineare che Vincenzo Nibali è il padrone della maglia gialla per meriti propri e non per la buona sorte. «Mi dispiace per Alberto», dice il siciliano. E non è una frase di circostanza, perché lui per primo sa che adesso ha molto da perdere: se vincerà, in tanti diranno che lo ha fatto senza più avversari di spessore; se perderà, sarà una vera debacle. Per portarsi avanti con il lavoro, Nibali ha scelto di prendersi subito le sue responsabilità, che adesso sono semplici: non deve solo arrivare a Parigi in giallo, ma deve dare spettacolo. E l’arrivo da solo sulla Planche, con il passaggio sull’ultima rampa con una potenza impressionante rispetto a quella degli avversari, è un ottimo inizio. Segno che il campione d’Italia sta benissimo e che è diventato un leader anche nella testa. Anche questo nelle prime dieci tappe ha fatto la differenza: la pressione con cui sono arrivati Froome e Contador ha tolto lucidità ai due grandi favoriti della vigilia, lasciando tutti gli onori e gli oneri della maglia gialla a Vincenzo. Ma Nibali ha già vinto il Tour, 16 anni dopo Pantani e 49 dopo Felice Gimondi? Guardando il trenino degli avversari superstiti che sbuffa dietro all’azzurro viene da dire di sì, senza alcun timore: corridori come Porte o Valverde firmerebbero subito per il podio a Parigi. Ma Nibali, esattamente come ieri, non deve voltarsi indietro. Deve guardare avanti, alle trappole della strada, al caldo che potrebbe arrivare, all’incoscienza di certi tifosi pagliacci sulle salite e ovviamente alle montagne che restano: non sono poche ma non sono nemmeno la fine del mondo e preoccupano soprattutto i suoi avversari. Il traguardo più prestigioso adesso si chiama Hautacam, è sui Pirenei, non lontano da Lourdes. Lassù nel 2008, ed era il 14 luglio come ieri, abbiamo fatto i fenomeni: con Leonardo Piepoli che ha vinto la tappa e Riccardo Riccò che ha dato spettacolo. Qualche giorno dopo l’antidoping e la Gendarmerie hanno messo fine a quella messinscena. Nibali adesso deve fare anche questo: ridare finalmente al nostro ciclismo un giallo solare, splendente e duraturo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Duello finito A sinistra e in alto Alberto Contador, 31 anni, si è ritirato dopo la caduta nella 10ª tappa del Tour. Lo spagnolo si è fratturato la tibia. A destra Vincenzo Nibali (Ap, LaPresse, Images) C’è solo Nibali DALLA NOSTRA INVIATA PLANCHE DES BELLES FILLES — Sotto la Fiamma Rossa, a un chilometro dal traguardo, un puntino azzurro pedala come sulle nuvole. La faccia ancora bella, dopo 161.000 metri di fatica e fantasmi. L’azione fluida di chi ha garretti a forma di ruote. L’eleganza irsuta (la barba lunga è pura scaramanzia) del Gattopardo che osserva dall’alto in basso il suo latifondo chiamato Tour, lustrando lo stemma di famiglia. Sotto la nuvola, dentro quel puntino azzurro con il tricolore sul petto, felice, Vincenzo Nibali. Tappa e maglia, come a Sheffield. Era il 6 luglio scorso, sembrano mille anni fa. Dalla difficoltà, e densità di eventi, della scalata alla Planche des Belles Filles, 7 ascensioni (4 Stacca tutti sulle montagne del Tour Vince la tappa ed è di nuovo in giallo di prima categoria) con passaggi al 21% (gli ultimi 300 sporchissimi metri) tra tifosi, birre, pance, saucisson, volti e cuori, molti cuori, escono disintegrati in tanti. Il polacco Kwiatkowski, che parte in fuga e a lungo è virtuale maillot jaune. Il leader Gallopin, schiacciato dall’insostenibile peso del giallo nel lunedì della festa nazionale. E Contador, il re (2007 e 2009) sempre più nudo, che al km 64 di una tappa già liquida e sbrodolata da violenti scrosci di pioggia, chiede troppo a se stes- so e cade, sì, cade come un neofita in un falsopiano del Col Patzerwasel (nemmeno parente di quelli che seguiranno), mentre il plotone si sta organizzando per andare a prendere i fuggitivi. Si capisce subito che non è una sciocchezza. Ha i vestiti strappati, un ginocchio che sanguina. Zoppica. Si siede sull’erba bagnata, circondato da turisti che lo fotografano come il mausoleo di un sovrano deposto. Accorrono le ammiraglie, il d.s. Tinkoff Bjarne Riis gli parla fitto, e paterno, all’orecchio. Un dramma già vissuto sul pavé con Froome, che si ritirò. Contador invece risale in bici con 4’ di ritardo e a testa bassa, l’umiltà di un gregario, si mette a inseguire il gruppo che lo aspetta con la tacita solidarietà della confraternita che sulla strada divide tutto, sudore, saliva, borracce (Coppi e Bartali, do you remember?), dolore, e che sa, accidenti se lo sa, quale foresta di streghe stia attraversando lo spagnolo. L’immagine di quell’uomo curvo e sconfitto, nel verde verdissimo dei Vosgi (l’addio sul Markstein, quando è indietro di 4’36’’), rimarrà una delle icone di questo Tour potente come un abbraccio, e bello da volere che non finisca mai. Scopriremo, quando sarà lui a dircelo, che Contador ha pedalato in salita per 15 km con la tibia rotta (verrà operato, stagione finita). «Il suo ritiro ci toglie il piacere di una grande sfida», twitta in tempo reale Rachele, moglie del Gattopardo, anticipando il tormentone che ci accompagnerà fino a Parigi: che peso ha un Tour senza Froome e Contador? «Ne ha eccome — risponderà pronto, e un po’ piccato, Nibali —. Ero già in vantaggio e avevo dimostrato di poter lottare con i migliori. Mi sono preparato bene allenandomi dietro un motorino sulle Dolomiti. Nel ciclismo ci sono le cadute, succede. È capitato tante volte anche a me...». L’Astana, intanto, espletata la cortesia al rivale, era ripartita, mettendo alla frusta il gruppone, inclusa la maglia gialla Gallopin. Gran lavoro di Westra, Kangert, Fuglsang e Scarponi, il vecchio leone che nella foga, sull’asfalto umido, va dritto in curva, si cappotta come Fantozzi, risale in sella e scorta il suo capitano all’arrivo. Sul Col des Croix i fuggitivi (Kwiatkowski supera una crisi, Martin dopo Mondiali La scherma italiana lancia i giovani Berrè, Fichera e la Batini al fianco di «vecchi» come Montano e l’onorevole Vezzali Linea verde e combattiva mixata bene con i grandi totem Si chiamano Martina Batini, Enrico Berrè e Marco Fichera, rispettivamente fiorettista, sciabolatore e spadista. In tre sommano 68 anni di età e un bagaglio di speranze che in settimana andranno alla verifica del Mondiale di Kazan. La scherma italiana non si sgancia dai grandi nomi e da eterni veterani (è sufficiente ricordare l’onorevole Valentina Vezzali, che disputò il primo campionato iridato nel 1994, quando la Batini aveva 5 anni, Berrè ne aveva 2 e Fichera 1?), ma si aggancia a un futuro che ha (anche) questi volti. Saranno «leggeri», i tre: non avranno da preoccuparsi del peso del pronostico, ma il pronostico — che li vede outsider — proveranno ad addomesticarlo. «Non sono ancora un favorito, ma farò la mia scherma senza paura», dice Berrè, sciabolatore atipico («In questa arma si è irruenti e fracassoni: io sono un introverso e bado prima di tutto a concentrarmi») che un anno fa a Budapest, all’esordio come senior, sfiorò il podio e fu quinto. Quanto a Fichera, che «vede la meta della vittoria in un grandissimo evento ancora un po’ lontana» (intanto deve passare dal no- Sorpresa generazionale Lo sciabolatore Berré: «Avevo 12 anni quando Montano vinceva l’oro olimpico ad Atene, ora sono con lui in azzurro...» do delle qualificazioni, ndr), si tratta di crescere «e questo è di sicuro un punto di partenza». Invece per la Batini, recente argento agli Europei alle spalle della Di Francisca, c’è un orgoglio cittadino da assecondare («Pisa ha avuto al vertice solo campioni al maschile, come Puccini e Sanzo; è ora che tocchi a una donna») e un destino da mettere definitamente all’angolo: «Il 2013 è stato un anno tremendo: mi sono rotta il ginocchio e forse il morale più del ginocchio. Se penso che al primo ritiro non ero nemmeno convocata, posso dire di essermi molto piaciuta nella riscossa». Siamo verdi e combattivi. «La forza di questo gruppo di sciabolatori — riprende Berrè — sta nel fatto di essere fondato sulla freschezza, sulla compattezza e sul rispetto: ciascuno trascina l’altro e gli avversari non hanno riferimenti». Nel cuore di una squadra in fase di ricambio, ci sono i gio- Ambizioso Marco Fichera, 22 anni Corriere della Sera Martedì 15 Luglio 2014 Sport 39 italia: 51575551575557 Atletica: grande Gatlin, ora Powell Europei pallanuoto: Italia ok Superbike, vince Melandri Meeting di Linz (Austria): Justin Gatlin ha vinto in 9”82 e ha portato a quota 10 il numero dei suoi successi consecutivi nei 100 metri nel 2014 (secondo Rodgers con 9”92). Stasera a Lucerna tocca ad Asafa Powell, che torna alle gare nei 100, dopo che il Tas di Losanna ha ridotto da 18 a 6 mesi la squalifica per essere risultato positivo allo stimolante oxilofrina il 21 giugno 2013. Marco Melandri (Aprilia) ha vinto gara 1 del campionato Superbike a Laguna Seca. È il terzo successo stagionale per l’italiano, davanti al compagno di squadra Guintoli e Sykes (Kawasaki). Poi Melandri è caduto in gara 2 lasciando il successo a Sykes (sempre davanti a Guintoli), che così allunga in classifica generale (325 punti contro i 281 del francese). Agli Europei di pallanuoto debutto vincente del Settebello che vince 13-6 contro la Russia. Gli azzurri guidano il girone A insieme al Montenegro, che ha sconfitto la Grecia 11-6, e alla Romania che ha superato la Georgia 11-6. Giorgetti miglior marcatore con 4 gol. Oggi si torna in vasca contro la Romania (ore 15.50 su RaiSport1). Caduta drammatica A 64 km orari l’episodio che cambia le strategie di corsa Contador vola per terra dopo il sorpasso impossibile Tibia fratturata, tutto finito Lo spagnolo prova a pedalare per 15 km, poi si arrende Di nuovo in giallo Vincenzo Nibali, 29 anni, ha vinto la 10ª tappa del Tour e ha riconquistato la maglia gialla ai danni del francese Tony Gallopin, 26 anni (Images) vani ma c’è anche e ancora il grande totem, Aldo Montano. «Avevo 12 anni, quando vinceva l’oro olimpico: non avrei mai immaginato di ritrovarmi a suo fianco in azzurro, ma questo dimostra la aver tirato come un mulo barcolla, Rodriguez si annette tutti i Gp della montagna) danno i primi cenni di stanchezza. Gallopin, ormai, è attaccato con lo sputo: uno scrollone e si perde nelle retrovie. Negli ultimi 5,9 km (8,5% con passaggi al 15%) c’è solo Nibali. È più magro di un chilo (63) rispetto al Giro record: significa 10-15 watt in più in salita. Supera Kwiatkowski senza guardarlo, taglia Rodriguez come burro. Ha gli occhi di tigre su un volto da bambino. Non vinco perché mancano Froome e Contador, ci sta dicendo, vinco perché sono Nibali Vincenzo da Messina, figlio di Salvatore e papà di Emma. «Rachele mi ha raccontato che quando mi guarda alla tv sgrana gli occhioni, come ipnotizzata...». Come il Tour. L’ultimo gesto di una giornata zuppa di cose enormi è per lei. Pollice in bocca e maglia gialla riconquistata. «In quell’istante non avevo la forza di fare altro», dice il puntino gigantesco, ammirando la Francia da lassù, dove ieri volavano solo aquile (poche), nuvole (nemmeno tutte) e un certo Vincenzo Nibali. sua longevità come atleta e i progressi che ho fatto io». Il percorso di Enrico è un po’ diverso da quello del siciliano Fichera, tifoso della Juve, della Ferrari e del ciclismo ( « To c c o fe r r o p e r N i b a l i a l Gaia Piccardi © RIPRODUZIONE RISERVATA LA PLANCHE DES BELLES FILLES — Possibili trionfi e pesanti tonfi: nel ciclismo sono due eventualità separate da spazi ridottissimi. Ieri Alberto Contador, dopo 64 chilometri di gara e a 64 chilometri all’ora di velocità, ha deciso di infilarsi nei quindici centimetri di asfalto che separavano Vincenzo Nibali dal ciglio della strada. Il siciliano racconta il sorpasso così: «Velocità alta, asfalto brutto. Contador mi ha passato all’interno, rapidissimo, e poi ha superato a destra anche Bennati che mi precedeva. Io mi sono irrigidito: spazio ce n’era davvero poco. All’improvviso Alberto è volato via e io per un lunghissimo secondo ho pensato che il mio Tour finisse lì. La sua bici ha cambiato direzione un attimo prima di colpirmi. Mi è andata di lusso». Niente lussi per Alberto Contador: tibia fratturata, stagione finita. Lo spagnolo si è comunque rialzato, si è fatto medicare e, con l’osso più importante per chi pedala in frantumi, ha resistito ben quindici chilometri prima di accettare il suo destino. La sfida degli infortunati con l’arcirivale Chris Froome, almeno quella, l’ha vinta lui: ad Arenberg, dopo essere caduto, l’inglese salì diretto sull’ammiraglia, senza nemmeno togliersi il casco. Contador invece ci ha provato fino a quando il dolore è diventato insopportabile. In un ciclismo sempre più governato da algoritmi, la sfortuna è considerata l’ultima variabile totalmente indipendente. È vero solo fino a un certo punto. Nibali è stato fortunato a evitare la bici impazzita di Contador e lo stellone ha protetto anche il suo fedelissimo Michele Scarponi, ottanta chilometri dopo, quando questi si è rialzato pimpante dopo un salto mortale addosso a uno spettatore. Ma l’immancabile scienziato di turno, in questo caso l’epidemiologo australiano Cameron Gosling, ha dimostrato quanto pesi l’incidenza di condizioni fisiche precarie e «stress da risultato» sugli infortuni di un ciclista anche di alto livello, in particolare quando strada e meteo remano contro. Più stress, più rischi dice lo studio della Melbourne University. Sostenere che Contador e Froome se la sono cercata è una bestemmia. Ma se diciamo che forma precaria e nevrosi hanno aumentato la loro esposizione ai rischi godiamo di un certo conforto della scienza. Contador è Tour...»). Marco, per sbocciare, ha infatti cambiato arma. Era un fiorettista che si è convertito alla spada, interpretata tra l’altro a modo suo: «Prediligo la fase difensiva, lavoro sull’attacco altrui». A diffe- vittima di una fame di vittoria (non ha mai digerito le due stagioni di stop per il doping al clenbuterolo, che gli hanno scippato i suoi anni migliori) che l’ha portato ed estremizzare preparazione e di conseguenza tensione. Racconta Paolo Slongo, l’allenatore di Nibali, che nell’ultimo ritiro in altura prima del Tour, sulla cima del vulcano Teide, tra Froome (che con Sky ha brevettato la «maniacalizzazione» dell’allenamento) e Contador, il più estremista pareva di gran lunga il fuoriclasse spagnolo. E adesso? Chi proverà a strappare la maglia gialla a Nibali? In classifica generale, alle spalle del siciliano, ci sono un gregario riciclatosi capitano per necessità, come l’australiano Richie Porte (a Porte l’australiano, 29 anni, è diventato capitano del Team Sky. In classifica è 2° a 2’23’’ da Nibali (LaPresse) Valverde lo spagnolo, 34 anni, è terzo nella classifica generale. Il suo ritardo dalla maglia gialla è di 2’47’’ (Epa) Van Garderen lo statunitense, 25 anni, è al settimo posto in classifica con 3’56’’ di distacco da Nibali (Epa) 2’23”), e un gran vincente di corse di un giorno (ma eterno perdente nei grandi giri) quale lo spagnolo Valverde, staccato di 2’47”. Oltre i tre minuti un terzetto di francesi (Bardet, Gallopin e Pinot) e più dietro ancora l’incompiuto americano Van Garderen, il cui distacco sfiora i quattro minuti. Esaurite le frasi di circostanza (il Tour de France è lungo, a tutti può capitare una giornata no…), l’idea è che gli inseguitori, per avvicinarsi a Nibali, debbano davvero inventarsi un numero da far saltare il banco. renza di Berré, dichiara di non avere riferimenti e di essere in attesa di una sorta di «selfie» in pedana: «Prendo un po’ da tutti e vedo che cosa combino io. Vedo insomma che foto esce. Lo dico sen- Oggi qualificazioni sciabola Orgoglio Martina Batini, 25 anni (Epa) Temerario Enrico Berrè, 21 anni Oggi: qualificazioni sciabola maschile e femminile (Bianco e Sinigaglia) Domani: qualificazioni fioretto maschile (Avola) e femminile Giovedì 17: qualificazioni spada maschile (Pizzo, Fichera e Bruttini) e femminile (Quondamcarlo e Del Carretto) Venerdì 18: tabellone finale per la sciabola, maschile e femminile Sabato 19: tabellone finale per il fioretto, maschile e femminile Domenica 20: tabellone finale per la spada, maschile e femminile Lunedì 21: sciabola a squadre, maschile e femminile Martedì 22: fioretto a squadre, maschile e femminile Mercoledì 23: spada a squadre, maschile e femminile Marco Bonarrigo © RIPRODUZIONE RISERVATA za arroganza». Anche la Batini cerca la sua via, in un traffico bestiale («Se conto quante sono le nostre fiorettiste da podio...») e avendo in comune qualcosa con la Errigo: «Io e Arianna ci assomigliamo per il senso di divertimento con cui combattiamo: tiriamo e tocchiamo senza riflettere troppo». Ma per una fiorettista italiana, essere all’altezza di una tradizione e del peso del pronostico, non basta. Occorre anche saper gestire i rapporti con varie api regine: «Sotto questo aspetto, è tutto ok: vado d’accordo con tutte le compagne». Magari il futuro di Martina sarà nella diplomazia... Flavio Vanetti © RIPRODUZIONE RISERVATA Le classifiche Ordine di arrivo 10ª tappa, MulhouseLa Planche des Belles Filles, 161,5 km 1. Nibali (Ita) in 4.27’26’’ (media 36,2 km/h) 2. Pinot (Fra) a 15’’ 3. Valverde (Spa) a 20’’ 4. Peraud (Fra) s.t. 5. Bardet (Fra) a 22’’ 6. Van Garderen (Usa) s.t. 7. Porte (Aus) a 25’’ 8. Konig (Rep) a 50’’ 9. Rodriguez (Spa) a 52’’ 10. Nieve (Spa) a 54’’ 11. Navarro (Spa) a 1’04’’ 12. Mollema (Ola) a 1’06’’ 13. Rui Costa (Por) s.t. 14. Gadret (Fra) a 1’08’’ 15. Zubeldia (Spa) s.t. 16. F. Schleck (Lus) s.t. 17. Van den Broeck (Bel) a 1’16’’ 18. Horner (Usa) a 1’21’’ 19. Thomas (Gbr) a 1’23’’ 20. Spilak (Slo) a 1’26’’ 21. Riblon (Fra) a 1’42’’ 22. Ten Dam (Ola) a 1’58’’ 23. Mate (Spa) a 2’01’’ 24. Kwiatkowski (Pol) a 2’13’’ 25. Fuglsang (Dan) a 2’47’’ 26. Scarponi (Ita) a 3’49’’ 27. Visconti (Ita) a 4’11’’ 28. Rolland (Fra) a 4’14’’ 29. Kruijswijk (Ola) a 4’16’’ 30. Edet (Fra) a 4’21’’ Classifica generale 1. Nibali (Ita) in 42.33’38’’ 2. Porte (Aus) a 2’23’’ 3. Valverde (Spa) a 2’47’’ 4. Bardet (Fra) a 3’01’’ 5. Gallopin (Fra) a 3’12’’ 6. Pinot (Fra) a 3’47’’ 7. Van Garderen (Usa) a 3’56’’ 8. Peraud (Fra) a 3’57’’ 9. Rui Costa (Por) a 3’58’’ 10. Mollema (Ola) a 4’08’’ 11. Van den Broeck (Bel) a 4’18’’ 12. Fuglsang (Dan) a 4’31’’ 13. Kwiatkowski (Pol) a 4’39’’ 14. Thomas (Gbr) a 5’17’’ 15. Nieve (Spa) a 6’03’’ 16. Rolland (Fra) a 6’47’’ 17. Horner (Usa) a 7’33’’ a 7’36’’ 18. Gautier (Fra) 19. Ten Dam (Ola) a 7’42’’ 20. Zubeldia (Spa) a 8’01’’ 21. Koenig (Rep) a 8’25’’ 22. Trofimov (Rus) a 9’45’’ 23. Feillu (Fra) a 9’56’’ 24. Kruijswijk (Ola) a 10’35’’ 25. F. Schleck (Lus) a 11’51’’ 26. Talansky (Usa) a 14’44’’ 27. Dumoulin (Ola) a 15’19’’ 28. Kangert (Est) a 15’27’’ 29. Bakelants (Bel) a 18’14’’ 30. Gadret (Fra) a 21’20’’ Così oggi Giorno di riposo Così domani 11ª tappa, BesançonOyonnax, 187,5 km Così giovedì 12ª tappa, Bourg En BresseSaint Etienne, 185,5 km Così venerdì 13ª tappa, Saint EtienneChamrousse, 197,5 km Così sabato 14ª tappa, Grenoble-Risoul, 177 km 40 Sport Martedì 15 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # I campioni Il quarto titolo mondiale della Germania nasce dalle idee di due tecnici che hanno battuto abitudini e luoghi comuni Il momento del trionfo La Germania festeggia la sua quarta Coppa al Maracanà. Una vittoria che è il completamento di un percorso iniziato da Klinsmann e completato dal suo ex vice Löw (LaPresse) C.t. Joachim Löw, 54 anni DA UNO DEI NOSTRI INVIATI RIO DE JANEIRO — Tutto è nato nel 2004, con il rosso, un colore «positivo». Quando Jürgen Klinsmann propose di cambiare il colore della seconda maglia della Germania — mandando in pensione il verde — lo presero per matto. Andava contro la tradizione e la regola. Peggio ancora quando impose lo psicologo dentro la nazionale. Ruppe un tabù. Non è vero che i calciatori sono giovani, forti e senza problemi. Anche tra loro esistono dipendenze da alcol o droga, omosessualità spesso nascosta, depressione. Robert Enke, portiere, 8 presenze in nazionale, si tolse la vita il 10 novembre 2009, a 32 anni, gettandosi sotto un treno. Per un po’ Klinsi si sentì come Don Chisciotte contro i mulini a vento. Si appoggiò al suo Sancho Panza, che di nome faceva Joachim Löw, detto Jogi, come l’orso del parco di Yellowstone. Jogi era stato da poco esonerato finale, ai tempi supplementari, forza è stata la continuità. Quedall’Austria Vienna, il punto più contro l’Italia. Löw ha preso il sto gruppo è stato insieme 55 basso della sua carriera di tecni- suo posto e, dopo due terzi e un giorni, ma su certe idee lavoriaco. Positività è vedere ogni espe- secondo posto tra Mondiali e mo da dieci anni. Klinsmann rienza come crescita. A chi gli ha Europei, ha raccolto quello che aveva capito che la nostra caratchiesto se adesso, da campione era stato seminato: «La nostra teristica, la forza, non bastava del mondo, si voleva togliere più. Tutte le squadre, ormai, soqualche sassolino dalla scarpa, no formate da grandi atleti. SerJogi ha risposto: «Al contrario. viva la tecnica. L’abbiamo troDevo ringraziare il presidenvata creando scuole calcio te dell’Austria Vienna. di eccellenza». Senza di lui non avrei La vittoria della vinto un Mondiale storico. Siamo la prima squadra europea a conquistarlo in Sudamerica, nel Paese del calcio». La strana coppia — con la poderosa mano di una Federcalcio collaborativa — ha cambiato il look e la storia della nazioMario Götze, 22 anni, dà un bacio alla sua nale. Klinsi non ha vinto, fidanzata Ann Kathrin Brömmel perché ha cercato altre avIl centrocampista del Bayern venture dopo il Mondiale in aveva appena deciso casa nel 2006, perduto in semila finale (Images) Usa Jürgen Klinsmann, 49 anni Löw e Klinsmann, due rivoluzionari che hanno cambiato il calcio tedesco Tutto iniziò nel 2004: molti li presero per matti, ora li copieranno Germania nel Mondiale 2014 è un segnale positivo per il calcio, da qualunque punto di vista. Tecnico: la squadra gioca bene, se non lo ha fatto anche in finale è perché la tensione, dopo tanti piazzamenti, era massima. Tattico: è un gruppo dove tutti si sacrificano. Economico: la nazionale è figlia di un sistema sostenibile e di un campionato, la Bundesliga, all’avanguardia in tanti settori. Comportamentale: i tedeschi sono stati professionali anche nei festeggiamenti, senza mai mancare di rispetto agli avversari. Klinsi e Jogi si sono incontrati anche in questo Mondiale. Era l’ultima partita del girone eliminatorio, con Jürgen sulla panchina degli Stati Uniti. Un pareggio avrebbe aritmeticamente qualificato tutte e due le squa- dre, garantendo ai tedeschi il primo posto. Non hanno fatto nessun «biscotto» e la Germania ha vinto 1-0. Gli Stati Uniti si sono qualificati lo stesso perché il Portogallo ha fatto peggio di loro come differenza reti. Essere positivi significa far partire Götze titolare al Mondiale, poi fare altre scelte e infine mandarlo in campo nella finale, dalla panchina, dicendogli: «EnWags Le fidanzate di Roman Weidenfeller, Sami Khedira, Manuel Neuer e Benedikt Howedes e le mogli di Bastian Schweinsteiger e Miroslav Klose celebrano la vittoria al Maracanà (Action Images) Il bacio Affetti La coppia dell’estate Il bomber Mario ex mammone grazie all’amore della bella Ann DA UNO DEI NOSTRI INVIATI RIO DE JANEIRO — Se siete appassionati di musica e non conoscete Trina B, non preoccupatevi. Non vi siete persi la nuova Amy Winehouse. Ma se vi piace il calcio dovete per forza sapere chi è Mario Götze e, di riflesso, a meno che non accendiate la tv solo per vedere le partite e non viviate lontano da ogni social media, vi sarete imbattuti in Ann Kathrin Brömmel, il vero nome della sua fidanzaGötzemania ta, modella e cantante. Che i calciatori si accompagnino a I giornali brasiliani non bellissime donne è storia vecchia a caso hanno eletto quanto il mondo. George Best diceva Götze personaggio di aver speso una fortuna in donne, del Mondiale auto sportive e alcol e di aver sprecato tutto il resto dei suoi soldi. Mario, l’autore del gol che ha dato alla Germania il titolo mondiale che le mancava dal 1990, non è un «maledetto», come era il formidabile nordirlandese del Manchester United. Lo descrivono in tutt’altra maniera. Figlio di buona famiglia, con il padre Jürgen professore alla Dortmund University of Technology e anche lui appassionato di computer e informatica. Mammone quanto basta da essersi portato la famiglia Gli abbracci A sinistra Andre Schürrle, 23 anni, abbraccia la fidanzata Freundin Montana Yorke; a destra Mesut Özil, 25 anni, con la fidanzata Mandy Capristo, 24 anni (Action Images) Consolato Sami Khedira, 27 anni, insieme alla fidanzata Lena Gercke, 26 anni, modella e conduttrice televisiva tedesca. Per un infortunio il centrocampista non è sceso in campo contro l’Argentina al Maracanà (Action Images) tra e fai vedere al mondo che sei più forte di Messi. Facci vincere il Mondiale!». Con una definizione quasi da santone, Löw ha definito Götze «il ragazzo del miracolo, perché può giocare in tanti ruoli e in tutti decidere una partita». Nel calcio non esiste lo schema perfetto, altrimenti lo applicherebbero tutti e finirebbe sempre in pareggio. C’è stato il WM e il calcio totale, il catenaccio e la trappola del fuorigico, il contropiede e il tiki taka, la difesa a uomo e quella a zona. Adattarsi al mondo esterno e non vivere in isolamento, però, aiuta sempre. «Prima di partire per il Brasile, come avevo fatto quattro anni fa in Sudafrica, ho detto ai miei giocatori: si va in un altro continente, a rappresentare 80 milioni di tedeschi. Dobbiamo farci onore ma anche divertirci, allenarci bene e sfruttare le occasioni per fare nuove esperienze. Ci hanno trattato in maniera squisita: dopo il 7-1 i tifosi brasiliani ci hanno applaudito in aeroporto e al rientro in ritiro. Per questo dico: grazie, Brasile!». Don Chisciotte e Sancho Panza. Klinsi e Jogi. Li avevano presi per matti. Luca Valdiserri © RIPRODUZIONE RISERVATA in Brasile, per essere più tranquillo. Cattolico praticante e molto impegnato in iniziative benefiche, soprattutto a favore dei bambini più sfortunati. Detto questo, i giornali brasiliani lo avevano già eletto a personaggio del Mondiale ancor prima del gol all’Argentina, anche quando Löw, dopo l’inizio da titolare, lo aveva messo in panchina. Gran parte del merito era di Ann Kathrin, sua coetanea, compagna da un paio di anni, dopo che erano stati presentati da amici comuni. Ann Kathrin/Trina B ha spopolato con i suoi bikini sulle pagine dei quotidiani e la cosa non deve stupire. Fa la modella, anche di biancheria intima, e in Germania è finita in prima pagina per un servizio fotografico su GQ. Su internet sono diventate popolarissime anche le foto di una precedente vacanza al mare di Mario e Ann Kathrin, in cui il calciatore, per citare «Chi ha incastrato Roger Rabbit?», aveva un coniglio in tasca o era molto contento di vedere la sua fidanzata. Complici il gol, il bacio che si sono scambiati a fine partita in mondovisione, i complimenti del premier Angela Merkel che era in tribuna al Maracanà e la loro immagine che, in questo momento, sembra stata scritta per un romanzo «rosa», Mario e Ann Kathrin hanno tutte le carte in regola per diventare la coppia dell’estate. Poi Götze (27 presenze e 10 gol in Bundesliga nella scorsa stagione) sarà riconsegnato a Pep Guardiola, che lo ha voluto a tutti i costi al Bayern Monaco, che un anno fa ha pagato senza batter ciglio i 37 milioni di euro della clausola rescissoria che Mario aveva nel suo contratto con il Borussia Dortmund. Ann Kathrin, a occhio, sarà restituita più ai servizi fotografici che al pianoforte e alla musica. A meno che il gol del fidanzato non faccia il miracolo, dopo aver dato la Coppa del Mondo alla Germania, di portare anche lei al disco di platino. l.v. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 15 Luglio 2014 Sport 41 italia: 51575551575557 In pole c’è Tite, ma si pensa anche a Mourinho e Guardiola Il presidente Fifa Scolari a fine corsa, il Brasile sogna un papa straniero Blatter felice «La vittoria dello spirito offensivo» RIO DE JANEIRO — Fine corsa inevitabile per Luiz Felipe Scolari e il Brasile ora accarezza un sogno che suona di eresia: un tecnico straniero per ricostruire dalle macerie la Seleção. La conferma del licenziamento di Felipão — tecnicamente un non rinnovo dell’accordo reciproco con la federazione — è giunta ieri pomeriggio. Il c.t. ha tentato di salvare il posto sino all’ultimo: sia dopo la disfatta con la Germania in semifinale sia dopo quella con l’Olanda nella finalina, Scolari aveva difeso il proprio lavoro sostenendo che si era trattato di due incidenti di percorso. Qualcuno lo ha anche appoggiato, come il prossimo presidente della Cbf Del Nero («per me può anche restare» ha detto nei giorni scorsi), ma la sua posizione di fronte all’opinione pubblica era ormai insostenibile. Il tecnico del Penta, vittorioso nel 2002, non poteva reggere davanti all’ignominia del Mineiraço 2014, anche se pochi in Brasile ne hanno contestato le scelte generali. Il quarto posto al Mondiale in casa, soprattutto per quel che è avvenuto nell’ultima settimana, ha avviato un dibattito sulla necessità di rinnovare tutto nel futebol, dai metodi alle strutture e finendo con gli uomini. Scolari sostiene, sempre in sua autodifesa, che «almeno il 70 per cento» dei convocati potrebbe costituire l’asse della squadra tra quattro anni. In realtà si pensa a un rinnovamento assai più profondo, salvando appena una manciata di Felipão boys, come Neymar, Oscar, Thiago Silva e David Luiz. Non si sa quanto la suggestione del tecnico straniero, che la stessa Cbf avalla, sia concreta. A molti giocatori piace l’idea, ma le resistenze nel sistema sarebbero feroci, pronte a cadere solo nel caso di una opzione davvero pesante. Nomi del calibro di José Mourinho (già contattato, si dice) e Pep Guardiola potrebbero La delusione Un tifoso brasiliano, solo e sconsolato, con la maschera di Neymar (LaPresse) restare nel libro dei sogni, perché assai ben sistemati entrambi, al momento, in due dei club più forti del mondo e con stipendi impensabili per il Brasile. Qualcuno ricorda che una autocandidatura del catalano, due anni fa, venne accolta dal silenzio. Fu quando Pep Guardiola, lasciato il Barcellona, dichiarò che avrebbe rinunciato all’anno sabbatico solo per la Seleção brasiliana. Al momento l’unico nome spendibile tra i tecnici di casa resta quello di Tite, tre anni di vittorie nazionali e internazionali al Corinthians tra il 2011 e il 2013 e attualmente libero da incarichi. Oppure la squadra verrebbe affidata ad interim ad Alexandre Gallo, oggi alle giovanili, in attesa che prenda forma l’opzione del «papa straniero». A Leonardo potrebbe essere affidato il coordinamento tecnico. Rocco Cotroneo © RIPRODUZIONE RISERVATA Protagonisti L’Europa si conferma il centro del football Il Mondiale senza stelle giocato all’insegna di portieri e contropiede Per Messi un Pallone d’oro che vale poco Record Tim Howard, portiere degli Stati Uniti, respinge una conclusione del Belgio: nel corso di quella partita Howard ha fatto 16 parate, un record difficilmente battibile (Epa) Programmazione Beata gioventù il ciclo è una realtà RIO DE JANEIRO — (l.v.) Può la Germania copiare la Spagna e mettere insieme più vittorie consecutive nelle grandi manifestazioni internazionali? La carta d’identità della squadra e le condizioni della concorrenza dicono di sì. Il gruppo che ha vinto il Mondiale è giovane. Tra i titolari: Neuer ha 28 anni, pochi per un grande portiere; Boateng e Hummels 25, Höwedes 26; Özil 25, Götze 22, Kroos 24; Schürrle 23, Müller 24. Tra le riserve: Draxler 20, Kramer 23, Grosskreutz 25, Mustafi 22. Tra i non convocati, per scelta o per infortuni: Reus 25, Jung 23, Gündogan 23, Holtby 23. Come ha fatto notare Stefano Olivari, nel suo blog sul Guerin Sportivo, la Germania usa i Mondiali anche per inserire nel gruppo due o tre giovani che siano garanzia di ricambio nel futuro. Nel 2002 Rudi Völler portò in Giappone un 19enne Podolski, un 20enne Schweinsteiger e un 21enne Lahm. Grandi vecchi ce ne sono pochi. Il numero uno è senz’altro Klose, 36 anni, 16 gol in quattro edizioni che ne fanno il capocannoniere di tutti i tempi con una rete in più di Ronaldo, in attesa di Thomas Müller che, a 24 anni e con due soli Mondiali alle spalle, è già a quota 10. Ieri, in attesa di scatenare la bestia che è in lui nei festeggiamenti, come aveva promesso in caso di vittoria, Klose non ha dato l’addio che in molti si aspettavano: «Voglio pensarci sopra una notte o due. Poi deciderò». Lasciare o rilanciare un’altra sfida? La Germania ha una prima punta che può prendere la sua eredità: il fiorentino Mario Gomez, 28 anni. Klose permettendo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Crollo Il gol di De Vrij (il primo a sinistra), uno dei 5 segnati dall’Olanda alla Spagna, campione del mondo in Sudafrica. Un 5-1 che ha sancito la fine (almeno temporanea) del tiki taka (Action Images) DA UNO DEI NOSTRI INVIATI RIO DE JANEIRO — Copacabana torna la spiaggia icona di sempre. Il Mondiale è già quasi smontato e forse ritorneranno le ragazze in tanga e i ragazzi che palleggiano, mai visti finora. La Prefeitura ha lavorato bene, almeno sulla sabbia più famosa del mondo. Non c’è traccia dell’invasione di 100 mila argentini e di tutti gli altri, ingredienti del crogiuolo di razze, fedi (calcistiche), lingue di Fifa Brasile 2014. Quale eredità? Non è stato, innanzitutto, il Mondiale delle stelle che, come accade da tre edizioni, se non sono state a guardare, sicuramente non sono state decisive. Doveva essere una sfida Neymar-Messi. Il primo è uscito in barella nei quarti contro la Colombia, il secondo anche prima, negli ottavi con l’assist a Di Maria (avversario il Belgio). A Messi, però, è andato il Pallone d’oro del Mondiale. Sepp Blatter, poco gentiluomo, si è detto «sorpreso per questo premio». La Pulce non l’ha considerato. Con i suoi compagni è tornato a Buenos Aires (si sono menati di più nella capitale argentina che a Rio: 120 arresti e 70 feriti), accolti come eroi, con la presidenta Cristina Kirchner «orgogliosa». Certo, un successo avrebbe puntellato di più il suo fallimentare governo, ma va bene anche una sconfitta epica all’ultimo, più o meno, minuto. Messi ha detto: «In questo momento mi interessa poco il trofeo del migliore, avremmo voluto regalare la Coppa alla nostra gente, abbiamo dato tutto, ma abbiamo fallito. Però un po’ di gioia l’abbiamo data e speriamo di continuare in futuro. Siamo diventati più forti che mai e abbiamo perso solo l’ultima partita. Siamo un gruppo spettacolare». Messi sottolinea un aspetto fondamentale. È stato il Mondiale delle squadre, come in Germania 2006 (Italia dell’asse Buffon-Cannavaro: due gol subiti in 7 gare, un’autorete e un rigore); come in Sudafrica 2010 (la Spagna del più alto tiki taka: Trionfo Bandiere e cori, il pullman dell’Argentina arriva a Buenos Aires (Reuters) dagli ottavi 4 vittorie per 1-0). Anche la Germania 2014 si celebra come squadra; non ha il Fenomeno, ma una generazione arrivata a maturità al momento giusto. È stato il Mondiale che doveva danneggiare le europee (lontananza da casa, clima cangiante e avverso, umidità, aria condizionata a palla) e invece per la terza volta consecutiva, ha vinto una (diversa) europea, in tre (diversi) continenti. Abbiamo incontrato Michel Platini gongolante. L’Europa è sola contro Blatter. Forse non esprimerà il presidente, ma esprime il calcio migliore. Gli altri, da questo punto di vista, sono Terzo Mondo. L’Africa è andata peggio del 2010 (nes- Eroi I giocatori argentini accolti come eroi a Buenos Aires Povera Italia Sancito il domicilio periferico del nostro calcio Vaticano Mondiale, niente finale in tv per i due Papi CITTÀ DEL VATICANO — Si è parlato tanto del derby tra Papi nella finale Mondiale tra Germania e Argentina, ma papa Francesco non ha guardato in tv la partita per «una questione di neutralità», come ha riferito Guillermo Karcher, il capo del cerimoniale del Vaticano, all’emittente Radio Del Plata. «Lo abbiamo tenuto informato azione per azione» ha aggiunto il prelato argentino. Niente finale anche per il papa emerito Benedetto XVI: «L’ho invitato a guardare la partita, ma ha ringraziato e ha preferito andare a dormire. Quando l’ho informato, la mia faccia portava un messaggio chiaro. Spera che gli argentini possano riprendersi presto. Parlando di Argentina il pensiero va a papa Francesco? Ho fatto le mie sentite "condoglianze" al suo segretario, don Fabian, e lui mi ha risposto in modo molto secco, chiaro, ma convincente e mi ha fatto anche gli auguri per la vittoria della nostra squadra» ha rivelato monsignor Georg Gaenswein, prefetto della Casa pontificia e segretario particolare del papa emerito Benedetto XVI, a Radio Vaticana. suna ai quarti), le centro-sudamericane si sono dissolte al momento del salto di qualità. Toda joia, toda beleza, ma la grande eredità tattica è la rivincita del catenaccio-contropiede. Con mille vesti, con la facciata ridipinta, con l’occupazione degli spazi, con le difese a 4 o a 5 (a tre ormai difendono solo le italiane). Ha prevalso la trazione anteriore, non per niente è stato il Mondiale dei portieri. Quelli famosi (Neuer), quelli riciclati (Julio Cesar), quelli usciti dalla panchina (Romero), quelli meno conosciuti (Navas), quelli recordman (Howard, 16 respinte con il Belgio), quelli al centro di una trovata (Krul). La Germania non si può certo definire difensivista in senso stretto, ma è geometrica, gioca spensierata ma organizzata, si chiude bene e riparte meglio. È stato un Mondiale con danni collaterali: il morso di Suarez a Chiellini; la vertebra di Neymar; il vomito di Messi. È stato, a parte Rizzoli, il Mondiale che ha sancito il domicilio periferico dell’Italia. È stato il primo, vero Mondiale di twitter. Ciò ha scatenato il commissario tecnico che è in noi o semplicemente la voglia di apparire. Tutti (da Maradona a Mourinho) hanno detto la loro, con ogni mezzo, ma ora, come dicono qui, acabou o jogo. Roberto Perrone © RIPRODUZIONE RISERVATA Il Mondiale si addice a Joseph Blatter. Dopo ogni edizione, al momento dei bilanci, il presidente della Fifa, in carica dall’8 giugno 1998 e pronto per un quinto mandato, appare più giovane e più in forma rispetto alla coppa precedente. Il 12 luglio 2010, il Sudafrica lo avrebbe voluto almeno ministro, mentre diceva: «Questa coppa ha cambiato la considerazione del mondo nei confronti di questo Paese e dell’Africa tutta ed è quello che ci resta». Il Brasile non si è commosso per il n. 1 del calcio mondiale, ma è stato Blatter a emozionarsi, dopo aver ricevuto un messaggio da papa Francesco: «Certamente non era felice per la sconfitta dell’Argentina, però mi ha detto che il calcio è bello perché unisce le persone. Ha voluto inviare un messaggio di pace, è stato un successo e abbiamo regalato tante emozioni». Blatter ha parlato anche di calcio: «Questa era la mia decima coppa da quando lavoro per la Fifa, la quinta da presidente. Non voglio fare paragoni con il passato, perché ogni edizione ha caratteristiche specifiche. Ma questo è stato un Mondiale da 9,25, perché la perfezione non esiste su questa terra e pensando all’edizione 2018 l’asticella da superare per gli organizzatori è molto alta». Il presidente ha spiegato: «Per me è stata una coppa particolare. A renderla in Voto: 9,25 qualche modo «Un grande speciale sono state la qualità Mondiale calcio che con 171 reti. del si è giocato, Il voto? 9,25» l’intensità delle partite, lo spirito con le quali le squadre si sono battute. Abbiamo cominciato con un gioco molto offensivo, nei gironi; Spagna-Olanda con sei gol ha fatto capire che qualcosa stava cambiando. Soltanto quando sono cominciate le partite a eliminazione diretta, nelle squadre è subentrata la paura di perdere, ma il livello tecnico e tattico è stato elevatissimo, come il fair play in campo. Si è lottato fino all’ultimo secondo, in bilico fra passione, dramma, estasi. Ci sono state tante occasioni e un grande spettacolo. Ha vinto il calcio». Sono stati segnati 171 gol, come nel 1998 (record), ma sulle statistiche pesano le otto reti di Brasile-Germania. Un fatto isolato. Alle 64 partite hanno assistito 3.429.873 spettatori, soltanto a Usa '94 le presenze erano state maggiori (3.587.538). La vera novità è stata però il crollo di ammonizioni ed espulsioni, segno di una chiara indicazione generale, da parte della commissione arbitrale della Fifa. I cartellini gialli sono stati 182 (11 rossi); nel 2010, erano stati 252 (17 rossi); nel 2006 il punto più alto con 323 ammonizioni e 28 espulsioni; nel 2002, c’erano stati 265 gialli e 16 rossi; nel 198, 249 ammonizioni e 21 espulsioni. In questo clima di buonismo, l’espulsione di Marchisio contro l’Uruguay è stata davvero un’anomalia, ma Blatter si è soffermato sulla squalifica di Suarez (nove partite in nazionale e quattro mesi senza calcio) per il morso a Chiellini: «Spero che torni a giocare presto, perché ha dimostrato di avere qualità notevolissime. Il calcio ha bisogno di campioni del suo valore e della sua classe; si è espressa una commissione e non interferisco. Come uomo di calcio, dico solo che è stata una punizione molto severa». Forse la ridurrà il Tas di Losanna. Fabio Monti © RIPRODUZIONE RISERVATA 42 italia: 51575551575557 Martedì 15 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 15 Luglio 2014 Sport 43 italia: 51575551575557 L’elezione del presidente federale Lady Barbara loda la Germania: «Ha fatto le riforme che l’Italia non vuol fare» MILANO — Per una che sul comodino tiene il libro di calcio e gestione aziendale «Il pallone non entra mai per caso», scritto dall’ex vicepresidente del Barcellona Ferran Soriano, ora ceo del Manchester City (tesi deducibile dal titolo: ogni risultato è frutto di organizzazione e pianificazione), è abbastanza naturale pensare che il tiro finito in gol dopo 113’ e che ha regalato la quarta Coppa alla Germania sia partito da molto lontano. E cioè da alcune mosse che la Federazione e la Lega tedesca hanno intrapreso per risollevarsi dopo il deludente Europeo del 2000. Barbara Berlusconi ieri si è presentata in ufficio a Casa Milan con uno studio sul «caso Germania», da sempre al centro delle sue citazioni per bilanci sani, fatturati record, stadi di proprietà. In Germania dodici club su 18 hanno chiuso in attivo l’ultima stagione e il giro d’affari complessivo del campionato è in crescita da otto anni di fila. Non solo, l’attenzione di Barbara Berlusconi è attratta anche dalla valorizzazione dei vivai, fatta di regole (ogni società di A e B deve avere una squadra in ogni categoria giovanile e dall’under 16 in su in rosa ci devono essere almeno 12 giocatori di cittadinanza tedesca) e soldi (80 milioni investiti nel 2013 nei settori giovanili). Dallo studio ne è nata una riflessione che BB ha rilasciato all’Ansa e che riporta al parallelo con la realtà italiana: «Il successo tedesco viene da lontano perché non si vince per caso. Arriva dall’inizio del 2000 quando la Germania ha deciso con coraggio di cambiare uomini e regole. È un Paese che, nel governo del calcio, ha dimostrato di avere una forte programmazione, di possedere una Federazione capace e innovatrice, di investire in maniera massiccia e obbligatoria sui vivai, sugli stadi, su una vincente integrazione multietnica, sui conti in ordine e su tutto ciò che in Italia non si è fatto e Ad Barbara Berlusconi (Ansa) che mi pare non si abbia intenzione di fare». E qui il discorso porta a casa nostra e all’opposizione di Barbara all’elezione di Carlo Tavecchio come presidente federale, che invece è sostenuta dall’altro ad rossonero, Adriano Galliani (che però non commenta). Almeno a parole, tutti in questo momento vogliono fare le riforme, anche il partito che sostiene Tavecchio. Come sempre, l’elezione del presidente federale in Italia nasconde molto altro. Non è certo solo una battaglia tra conservatori e innovatori, ma una classica lotta di spartizione del potere. Sul piatto, c’è (anche) il controllo della Lega di A, ora guidata da Maurizio Beretta (con lo stesso Galliani e Lotito vicepresidenti) cui si oppone il nuovo «partito» guidato da Andrea Agnelli (con l’appoggio di Roma, Napoli, Fiorentina). La Lega di A (che si riunirà giovedì, occasione giusta per contarsi) decide la vendita dei diritti tv, dove c’è la polpa. Però sarebbe un peccato mortale perdere di mira, tra battaglie e ambizioni politiche, il problema di fondo: la riforma del calcio italiano. In fondo, nel 2009 la finale dell’Europeo Under 21 era tra Germania e Italia. Il raduno I bianconeri a Vinovo per la nuova stagione: Agnelli e Marotta al primo allenamento Juve, basso profilo e lavori in corso Llorente non teme la concorrenza «Le big europee non mi fanno paura. L’Atletico? Un esempio» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI TORINO — Un gruppetto di tifosi al cancello, nessun dirigente presente alla prima conferenza stampa, un attaccante come Fernando Llorente che giustamente vuole marcare il territorio in attesa dei nuovi arrivi. La Juventus che ieri pomeriggio ha ripreso gli allenamenti a porte chiuse a Vinovo ha l’atteggiamento di chi non ha nulla da dimostrare e da comunicare dopo aver vinto tre scudetti. Se poi qualcuno vuole interpretare tutto questo come indifferenza verso i tifosi e i media o ancora peggio come un mal di pancia di Antonio Conte che è rimasto senza rinnovare il contratto in scadenza nel 2015, ovviamente è anche libero di farlo. Ma i lavori sono in corso, i dodici giocatori che hanno partecipato al Mondiale arrivano tra il 20 e il 21 luglio e il mercato non dà ancora certezze da sbandierare. Il presidente Andrea Agnelli e l’amministratore delegato Beppe Marotta comunque non si sono persi il primo allenamento nel pomeriggio, dopo il quale la squadra ha raggiunto l’hotel in centro scelto come insolita sede del ritiro: dopo cena, chi ha famiglia, se ne va a casa. In questo contesto è normale che il lavoro sul campo adesso faccia meno notizia di quello d’ufficio. Per Iturbe bisogna Quarta stagione Antonio Conte, 44 anni (LaPresse) Pronti Fernando Llorente, 29, e il primo allenamento (LaPresse) aspettare, Morata è in arrivo, Evra anche. La Juve non ha ceduto nessun titolare, ma il mercato per definizione è lungo e in questo senso, con due pezzi pregiati come Vidal e Pogba lustrati nella vetrina brasiliana, le inquietudini dell’allenatore che spesso ha fatto rendere la macchina bianconera più della sua cilindrata, sarebbero anche comprensibili. «Le grandi d’Europa si rafforzano con colpi come Suarez o Sanchez? Non mi fanno paura — dice Llorente — . Noi dobbiamo guardare a una realtà come l’Atletico Madrid che ha fatto una stagione spettacolare (vittoria della Liga e finale di Champions ndr) senza spendere molto. Seguire quella strada per noi sarebbe una bella cosa». Le due società in effetti sono ferme all’incrocio sulla via che porta a Juan Manuel Iturbe, sgusciante talento del Verona che darebbe a Conte nuove variabili tattiche per il gioco d’attacco: considerato che le cifre su cui la trattativa si è stabilizzata (27 milioni) rappresenta- no di gran lunga il più alto investimento della presidenza Agnelli, è normale che nell’aria ci sia come minimo un senso di attesa, più o meno nervosa. Come è normale che Llorente parli del probabile arrivo di Alvaro Morata dall’altra sponda di Madrid, quella del Real. Per il centravanti arrivato un anno fa a parametro zero si tratta di un concorrente diretto. E Fernando, che si allena a Vinovo già da una settimana per non soffrire come un anno fa la cura estiva rappresentata dai doppi allenamenti quotidiani di Conte, mette le cose in chiaro, a scanso di equivoci: «Morata è un classe ’92 — dice l’ex bomber dell’Athletic Bilbao — è molto giovane, ha fatto grandi cose al Madrid, senza aver avuto la possibilità di giocare tantissimo: non è facile per nessuno e tantomeno per un giovane. Vediamo cosa succede. Non gli ho ancora parlato. Per me rimanere in questa società è qualcosa di incredibile: speriamo di poter fare una stagione ancora migliore. L’importante è essere concentrati sul campionato, credo che quello sia l’obiettivo. Sicuramente se riusciamo a far bene quello, possiamo far bene anche in Europa». Ma confermarsi in Italia non è scontato. Soprattutto se la Champions diventerà il tormentone dei prossimi mesi. Assieme al contratto di Conte: «Io ho già lavorato con allenatori in scadenza — chiosa Llorente — siete voi che siete abituati diversamente. Ma non fa alcuna differenza, alla fine può arrivare il momento del rinnovo durante la stagione. Conte è un grandissimo allenatore e darà tutto per la squadra come ha fatto sempre». Anche in condizioni sicuramente peggiori di questa. Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA Record del ManU: uno sponsor da un miliardo Con il contratto annunciato ieri il Manchester praticamente doppia come introiti annui — 94 milioni di euro — il ricchissimo contratto del Real Madrid da 39 milioni di euro l’anno per 8 anni e quello da 38 con il Chelsea (per 10 anni), entrambi con Adidas, e supera anche Arsenal (Puma, 659 milioni i tifosi del Manchester United nel mondo, 90 milioni in Europa, 325 in Asia, 71 nelle Americhe 37 milioni), Barcellona (Nike, 34 milioni), Liverpool (Warrior, 31 milioni). Follie del mercato del calcio o scelta industriale ponderata? «Questa operazione rappresenta per noi una pietra miliare. Ci aspettiamo vendite totali per 1,5 miliardi di sterline» nei prossimi dieci anni, dice l’amministratore delegato di Adidas, Herbert Hainer. In Borsa il titolo è salito del 2,7% beneficiando anche del successo della Germania ai Mondiali: la nuova maglia della nazionale con le quattro stelle, firmata Adidas, è già in vendita a 84,95 euro. La platea di tifosi del Manchester mette a disposizione del gruppo tedesco un merca- Nuovo tecnico Louis Van Gaal allenerà il ManU (Action Images) to realmente globale: secondo il colosso delle ricerche di mercato Kantar — riferisce il sito specializzato Calcioefinanza.it — il Manchester United ha 659 milioni di simpatizzanti in tutto il mondo, 90 milioni dei quali in Europa (soprattutto in Inghilterra), 71 milioni nelle Americhe. Il restante mezzo miliardo è nei mercati emergenti dell’Africa (173 milioni) e dell’Asia (325 milioni), aree sempre più ricche e senza grandi storie calcistiche, dunque con un numero di tifosi in crescita e in grado di acquistare il merchandising. Per le grandi aziende sponsor insomma le squadre sono come un social network: conta il numero di © RIPRODUZIONE RISERVATA Mercato Calcio e affari L’Adidas ha offerto 941 milioni di euro per dieci anni. L’introito annuo è il doppio del Real Madrid, tre volte la Juve MILANO — Uno sponsor da quasi un miliardo di euro: una cifra colossale, quella offerta da Adidas al Manchester United per firmare maglie e altro materiale tecnico. A partire dalla stagione 2015-16, e per dieci anni, la divisa dei Diavoli Rossi non sarà più firmata dalla Nike, che si è ritirata per le richieste «troppo onerose» della squadra britannica, ma dal colosso tedesco. Che invece ha messo sul piatto 750 milioni di sterline, appunto pari a 941 milioni di euro, come «minimo garantito». Se saranno centrati alcuni obiettivi — quest’anno il Manchester è finito settimo in Premier League — la cifra potrà aumentare. Arianna Ravelli followers. E il Manchester ha un numero di tifosi quasi pari agli utenti di Facebook. Non a caso la General Motors ha firmato una sponsorizzazione da 65 milioni l’anno fino al 2012 per il marchio Chevrolet sulla maglia. E l’Italia? In Serie A comanda la Juventus che, proprio grazie al nuovo accordo con Adidas dalla prossima stagione, e per sei anni, metterà a bilancio 30 milioni di euro all’anno, dieci in più di Milan (Adidas) e Inter (Nike). A distanza siderale invece la Roma che dalla Nike incasserà solo 4 milioni l’anno per 10 anni. Fabrizio Massaro fabriziomassar0 © RIPRODUZIONE RISERVATA È stallo per Iturbe Asta in corso DA UNO DEI NOSTRI INVIATI TORINO — Stallo Iturbe. Non si sblocca la trattativa che dovrebbe portare l’attaccante argentino alla Juventus. L’incontro, previsto per ieri, tra il club bianconero e il Verona non c’è stato. L’ad juventino Marotta era a Vinovo con il presidente Agnelli per salutare la squadra nel primo giorno della nuova stagione. Il vertice dovrebbe svolgersi oggi (anche via telefono), ma le posizioni sono ancora distanti: la Juve è ferma a 25 milioni più 2 di bonus mentre l’Hellas chiede 27 milioni più bonus, forte dell’interesse dell’Atletico Madrid pronto a investire 28 milioni. Il giocatore, dal canto suo, è già d’accordo con i bianconeri e oggi sarà in Italia: «Domani inizia una nuova sfida» ha scritto su Twitter. Se la nuova sfida sarà con la maglia della Juve o un’altra non è chiaro, anche perché domani il Verona si radunerà per i test e le visite mediche. In definitiva, se i bianconeri vogliono chiudere l’affare in tempi brevi devono andare incontro al club veneto. In caso di fumata negativa, oltre all’Atletico Madrid potrebbe tornare in corsa anche la Roma, al momento defilata. In attesa di accogliere Evra e Morata, e proprio grazie a loro sempre più avanti rispetto alle concorrenti, la Juve del quarto anno di Conte deve ancora essere completata. A oggi servono appunto l’esterno d’attacco funzionale al 4-3-3 e un difensore che sostituisca Barzagli, indisponibile fino ad ottobre: Nastasic e Mustafi i candidati. Senza dimenticare che Marotta deve difendere i gioielli già in casa, Vidal e Pogba, nell’orbita delle grandi d’Europa, la cui cessione aprirebbe scenari tutti da scoprire. Pillole: l’Inter incontrerà il Cardiff per Medel tra domani e giovedì: l’offerta sarà di 7 milioni. Per Rolando i nerazzurri si spingono a 3,5 milioni. Su Cerci si inserisce il Monaco, in concorrenza con Milan e Roma. Filippo Bonsignore © RIPRODUZIONE RISERVATA 44 italia: 51575551575557 Ludovica Rossi Purini si stringe commossa ai familiari nel ricordo dellamico Paolo con Andrea e Fabrice, Silvia con Roberto annunciano la prematura scomparsa del fratello Lorin Maazel Michele Ketoff illustre protagonista della vita musicale e uomo dalle straordinarie qualità intellettive ed affettive. - Roma, 14 luglio 2014. Ringraziano la dottoressa Munforti e tutto il suo reparto dellospedale San Luca.- Per un ultimo saluto: mercoledì 16 luglio alle ore 11 presso la Sala del Commiato del cimitero di Lambrate. - Milano, 13 luglio 2014. Il Presidente della Compagnia per la Musica in Roma Ludovica Rossi Purini, i membri del Consiglio Direttivo, i soci tutti ricordano con grande affetto e stima il Maestro Lorin Maazel insuperabile musicista e profondo intellettuale. - Roma, 14 luglio 2014. Il Teatro alla Scala con i suoi artisti e le maestranze si stringe con profondo cordoglio alla famiglia del Maestro Lorin Maazel Direttore tra i più amati e apprezzati il quale, anche alla Scala, aveva saputo conquistare la mente e il cuore di tutti coloro che avevano avuto il privilegio di ascoltare le sue indimenticabili interpretazioni e di conoscere le sue recenti composizioni.- Al Maestro Maazel la Scala deve spettacoli che resteranno impressi nella memoria di ciascuno; la sua scomparsa rappresenta una perdita per noi e per il mondo della cultura. - Milano, 14 luglio 2014. Partecipano al lutto: Il Presidente della Fondazione Teatro alla Scala, Giuliano Pisapia. Il Vice Presidente, Bruno Ermolli. I Consiglieri di Amministrazione e il Collegio dei Revisori della Fondazione Teatro alla Scala. Il Sovrintendente, Stéphane Lissner. Il Direttore Musicale, Daniel Barenboim. I musicisti, la direzione, lo staff della Filarmonica della Scala apprendono con sgomento la notizia della scomparsa del Maestro Lorin Maazel socio onorario dellorchestra e guida indimenticabile in decine di concerti al Teatro alla Scala e in tournée. - Milano, 13 luglio 2014. Al Maestro Lorin Maazel la commossa gratitudine del Festival MITO SettembreMusica per tanti meravigliosi concerti. - Milano, 13 luglio 2014. "Non solo con le parole, ma con le azioni e i comportamenti, ci sei stato di insegnamento". I figli Filippo con Adriana e Beatrice, Marina con Enzo e Marta, Donatella con Pierangelo, annunciano la scomparsa dellamato padre Il mare per sempre e un paradiso di gatti.- Addio Michele Marco Bogarelli e tutto lo staff di Infront Italy partecipano commossi al dolore della famiglia Mei per la scomparsa dellamico Michele amico fraterno di tutta la vita e sono vicini a Silvia e Paolo. - Milano, 14 luglio 2014. Partecipano al lutto: Donata e Alessio. Anna, Gilda, Simona, Beppe, Sergio si uniscono al dolore di AnnaMaria, Paolo e Silvia per la prematura scomparsa dellamico di una vita Michele Ketoff - Milano, 14 luglio 2014. Billa e Sergio si stringono con affetto a Silvia e Paolo per la scomparsa del fratello Caro Mario i tuoi fratelli Italo, Camillo, Giulio ed Ambì Ravizza con le famiglie ti ricorderanno sempre con grande affetto. - Milano, 14 luglio 2014. Tutti i cugini Ravizza Vico e Ciniselli si stringono a Marina Donatella e Filippo ricordando lo zio Mario con affetto e tenerezza. - Arona, 14 luglio 2014. Ravizza & C Srl ricorda lingegner Mario Ravizza - Milano, 14 luglio 2014. Enzo - Milano, 14 luglio 2014. Alessandro Maspes è vicino alla famiglia Mei per la scomparsa del caro amico Enzo - Milano, 14 luglio 2014. Il Presidente, tutto il Consiglio di Amministrazione e la Direzione della Federazione Campana delle BCC partecipano profondamente addolorati per la scomparsa del Cavaliere Alfredo Ferri Michele - Ovada, 14 luglio 2014. È serenamente mancata a Piacenza alletà di 100 anni Carmen Chiappa Cella Lo annunciano con infinita tristezza la figlia Laura con il marito Pio Gavazzi, il figlio Camillo con la moglie Anna Maria, gli affezionatissimi nipoti Uberto, Michele, Corrado con le rispettive famiglie.- I funerali si svolgeranno mercoledì a Piacenza presso il Convento Cappuccini (0523.321717). - Piacenza, 14 luglio 2014. Partecipano al lutto: Adriano, Angelamaria Borgazzi. Antonio e Adele Fusi Rossetti. Alessandra Baglione. Charlie e Luisa Menni. Jacques e Fernanda Schraemli. Ermanno e Paola Winsemann Falghera si uniscono a Laura e Pio nel ricordo della mamma fulgida figura di cooperatore, costruttore di progetti importanti, tenace nel perseguire la costante formazione culturale e tecnica.- A lui il Credito Cooperativo Campano rimane particolarmente legato per lamicizia sempre dimostrata.- Alla famiglia si esprime vicinanza. - Salerno, 13 luglio 2014. Marco e Patrizia Piacentino con le loro famiglie abbracciano forte Pietro e Dimitri e salutano Evelina con affetto e rimpianto. - Milano, 14 luglio 2014. Augusto e Riccardo Vanzo insieme a tutti i colleghi di Van-System partecipano sentitamente al dolore di Pietro per la perdita della moglie Evelina Peretti Gennuso - Baranzate, 14 luglio 2014. È serenamente giunta alla casa del Padre Carmen Chiappa Cella Luigia Savoia ved. Portioli - Milano, 14 luglio 2014. Il 14 luglio 2014 si è spento serenamente tra i suoi cari l architetto Marcello Morra - Milano, 14 luglio 2014. Dott. Enzo Mei - Treviso, 15 luglio 2014. Con tutto lamore possibile la moglie Ileana, la figlia Marina e la nipote Benedetta, lo annunciano.- I funerali si terranno il giorno 16 alle ore 10 presso la parrocchia di San Pio X alla Balduina. - Roma, 15 luglio 2014. Mario Ravizza Gilberto Benetton, Presidente di Edizione S.r.l., il Vicepresidente Gianni Mion e il Direttore Generale Carlo Bertazzo, con profondo cordoglio si uniscono al dolore della famiglia per la scomparsa del Giovanni, Wanda piangono sconvolti per la morte di Le esequie saranno celebrate alla chiesa collegiata di Santa Maria in via San Carlo ad Arona (NO) mercoledì 16 luglio alle ore 14. - Milano - Arona, 14 luglio 2014. Giovanna Greco vedova Cannata partecipa al dolore dei familiari per la scomparsa di Enzo Silvia. - Milano, 13 luglio 2014. Mario Ravizza Partecipano al lutto: Susy e Massimo. Francesca, Filippo e rispettive famiglie. Linda, Angelo, Fabrizio Repetti. Beatrice, Italo Valereschi. Caro nel tuo stile sei andato via in punta di piedi.- Ho perso un secondo padre.- Mi mancherai.- Ernesto. - Roma, 14 luglio 2014. Il Presidente Antonio DAmato, i componenti del Consiglio Direttivo e tutti i colleghi della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro, profondamente rattristati, partecipano al dolore dei familiari per la scomparsa del collega Ne danno il triste annuncio i figli e i familiari, nipoti e parenti tutti.- I funerali si terranno oggi alle ore 11.30 in Quingentole (MN). - Lido di Camaiore - Quingentole, 15 luglio 2014. I colleghi di Egon Zehnder si stringono attorno a Stefano in questo triste momento per la perdita della cara mamma Fosca Berloffa Gian Paolo Artioli Annarita Braga La Rocca e famiglia partecipano commossi al lutto di Simonetta, Guido e delle loro famiglie per la scomparsa del Prof. Gianguido Rindi I colleghi della Divisione Ispettorato della Consob si stringono con affetto a Giovanni nel doloroso momento della perdita del caro papà Giuseppe Cantù - Milano, 14 luglio 2014. Il Primario, i Medici e tutto il personale della Divisione di Oculistica dellOspedale di Melegnano ricordano con grande affetto il Dott. Guido Fabbri - Melegnano, 14 luglio 2014. di Annunciano con profondo dolore la scomparsa Tina Losito Clelia, Corrado, Andrea e Matteo. - Milano, 14 luglio 2014. Marco Braga e famiglia sono affettuosamente vicini a Simonetta e Guido, con le loro famiglie, nel dolore per la perdita del carissimo Il personale tutto di Windfor partecipa al dolore per la tragica e prematura scomparsa dellamico - Legnano, 14 luglio 2014. 2009 - 2014 Rino Agostino Peruzzo Proseguiamo il cammino sempre con te.- Luisella Amedeo Piera e tutti i tuoi cari. - Milano, 15 luglio 2014. 15 luglio 1993 - 15 luglio 2014 Prof. Romeo Pozzato Niente è accaduto senza di te.- Con grande amore e infinito rimpianto.- Maria Pia, Carlo e Paola. - Milano, 15 luglio 2014. 15 luglio 2009 - 15 luglio 2014 Silvia Guarnera Sei sempre sempre con me.- Antonio. - Milano, 15 luglio 2014. Nellanniversario della scomparsa di Antonio Rossetti i familiari lo ricordano più che mai con infinita nostalgia. - Milano, 15 luglio 2014. RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE Tel. 02 50984519 Fax 02 25846003 www.necrologi.corriere.it e-mail: acquisizione.necrologie@rcs.it SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ TARIFFE BASE IVA ESCLUSA: Corriere della Sera PER PAROLA: A MODULO: Necrologie: € 5,00 Adesioni al lutto: € 10,00 Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 540,00 Gazzetta dello Sport grande maestro e amico. - Legnano, 14 luglio 2014. Prof. Gianguido Rindi Dott. Umberto Valerio - Milano, 14 luglio 2014. - Milano, 14 luglio 2014. Cavaliere del Lavoro Esponente di primo piano dellindustria graficaeditoriale, i Cavalieri del Lavoro ricordano il suo impegno e la sua dedizione alle attività della federazione come componente del Consiglio Direttivo e Presidente del Gruppo Emiliano Romagnolo nel quadriennio 2001-2005. - Roma, 14 luglio 2014. I condomini e lamministratore di via Giotto 3, Milano partecipano al dolore della famiglia per la scomparsa del Cataldo Pignatale - Milano, 14 luglio 2014. PER PAROLA: Necrologie: € 1,90 Adesioni al lutto: € 3,70 A MODULO : Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00 Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 pagamento differito € 5,00 L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30 fax 02 25886632 e-mail: fatturazione.necrologie@rcs.it Servizio sportello da lunedì a venerdì Milano: Via Solferino 36 orario continuato dalle 9 alle 17.45 Martedì 15 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 15 Luglio 2014 45 italia: 51575551575557 Il Tempo Ogni giorno le PREVISIONI della tua città sempre con te Digita: mobile.corriere.it nel browser del telefonino Il servizio è gratuito salvo i costi di connessione internet previsti dal piano tariffario del proprio operatore Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile 45 5954 595 1 5((4 4 5945 0 594 5(9 4 5(9 41 591 4 591 1 59 -&2( -".2 (.2 &:" "$&( (-"&( ($(& &(6 "-&: &(& -5" ).//#'& 6%&3 .6$%&3 /6 3633 $ &#/'$ ).).&' $-..#7' $$-&3##$'& .#&' .'&3 " /3' ##. )'.3. %'$3' $' #& 3$#* $ .33%)' #$ /'$ ).7.. /6$$ . #'&# /33&3.#'&$# &3.$# /6 6'& ).3 # +6$$ %.##'&$#* '7/# )'%.##&# .# 6..&&' /'$3&3' $ $)# $ 8'& 3#..&#" # %)&# $.# $'$%&3 &" $-))&&#&' %.##'&$ $8#$* %).36. #& '/3&3 6%&3'* ,+5"$ %*(..( -" (2&: *($" 2&:-( $"-" '/3 '.#&' &'7 '$' & '% %)'//' * $.# 3&# #$&' .&3' &8# .#/3 #.&8 .6 # &'& ,+6#$ )'$# .# '3&8 3& $-%( $.%' $ ".' $#.# 6. # $# '$ 67'$' ').3' #' # '7/# %)'.$# 7 '.3' '.3 '$3' '.3 $%' %8 &'& '/3 .# '$' & '$8&' ./# $#.# )' ) )' )' ) ) ) 43 43 4 44 40 44 4/ .&' #' # %8 ) ) )' ) ) )' )' 44 4' 4 43 44 43 4 67'$'/' ,+6#$ //#& #$&' )'$# $# $.%' %)'.$ %"& %8 )3 4; )' ) )' 4; 4; 4) 4 4' 4 4 4/ 4 ').3' .% .6 # /. #/ '3&8 * $.# #%#&# 7 %"& %8 ) ) )/ ) )4 )' ) 44 4; 4 4) 44 3; 43 '7/# '% '.#&' .&3' .#/3 #& &8# .'& %"& %8 )/ )0 )' )' ) ) )/ 4 4 4 44 4) 44 43 Puzzles by Pappocom 5 9 4 7 4 6 1 5 7 9 8 7 3 Altri giochi su www.corriere.it 5 9 2 9 2 3 7 6 1 1 9 8 LA SOLUZIONE DI IERI 9 4 1 8 6 3 2 7 5 3 6 5 7 2 1 4 9 8 6 3 2 1 5 4 9 8 7 1 7 8 6 3 9 5 2 4 4 5 9 2 8 7 3 6 1 5 2 4 3 7 8 6 1 9 7 1 6 5 9 2 8 4 3 -$"&( "6 -.6" - (&- %.2-% "&& $-( -"" "$&( &#- 5-.2 (% -$$(& -" ".(& "-& 2& 5&"." $-" 8 9 3 4 1 6 7 5 2 $!" !&!" a 9,99 euro più il prezzo del quotidiano .$& &(56- 9&9 !"( &2"( 7 (-# & -&".( (. &$. $ "-( "% In edicola con il Corriere della Sera il primo cd inedito della collana dedicata ai successi di Vasco Rossi, «Ritorno alle origini», dal titolo «Vivere una favola». 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Al distretto 51 del Chicago Firehouse il conflitto tra i tenenti Matthew Casey (Jesse Spencer, foto, il biondino di «Dr. House»), ligio capo dei pompieri con la sua osservanza delle regole, e l’esuberante e carismatico Kelly Severide (Taylor Kinney, attuale e storico fidanzato di Lady Gaga), in testa ai soccorritori, rischia di dar fuoco alla miccia. Poiché dopo la morte del vigile del fuoco Andrew, entrambi si sentono colpevoli dell’accaduto. Una nuova scommessa per l’informazione di Rai3. Sette puntate ogni martedì, con tre donne: Mia Ceran (foto, data come possibile sostituta di Floris per la conduzione di «Ballarò»), nel ruolo più tradizionale di conduttrice dallo studio; Elisabetta Margonari come inviata a confronto con la società civile e Marianna Aprile alle prese con la dimensione umana dei protagonisti. Apre il programma una «In3vista», intervista a tre a un personaggio chiave del momento politico: stasera Anna Finocchiaro dovrà fare i conti con le domande incrociate delle tre giornaliste. Chicago Fire Italia 1, ore 21.10 Millennium Rai3, ore 21.05 ,>Ó ,>Î ,iÌi{ À>°Ì À>°Ì À>°Ì È°{x 1 "// -//° ÌÌÕ>ÌD £ä°xx ,<" 1 ½1/",/ *, , < "1 <" ° ÌÌÕ>ÌD ££°xx 1 "// -//° ÌÌÕ>ÌD £Ó°Îx " //" {° ÃiÀi £Î°Îä /", ° £{°ää / £ " "° ÌÌÕ>ÌD £{°äx ° ->« £x°ää *,° /iiv £È°xä , *, /" /", ° £Ç°ää / £° /*" ° £Ç°£x -// ,//° ÌÌÕ>ÌD £n°xä ,<" / ° 6>ÀiÌD Óä°ää /", ° Óä°Îä / / / 66 /° 6`ivÀ>iÌ -, Ó£°Óä *,- ", "° ÛÛiÌÕÀ>] iÀ>>] Óä£Ó®° ,i}> ` 1 >Õ>° >ià >iVi] À> 7iV ÃiLÀ>Õ] V >i Ìâ Ç°{ä / 9 ° /iiv n°Óx -", "° /iiv °{x *-" *,"° /iiv £ä°Îä /Ó - -//° ÌÌÕ>ÌD £ä°{x -// " "-/1° ÌÌÕ>ÌD £ä°xx Îΰ ,ÕLÀV> ££°äx /Ó / *,° ÌÌ° ££°Óä "-/," " ,9° /iiv £Ó°£ä "-/, ,"° /iiv £Î°ää / Ó ", "° £Î°Îä °°°-// " "-/1° ÌÌÕ>ÌD £{°ää //" //" 8° ÌÌ° £x°Îä ,9 76-° /iiv £Ç°ää 1, "-/,° /iiv £Ç°{x / Ó - °°-° £Ç°xä , / -*",/° £n°£x / Ó° £n°{x "--," ,8° /iiv n°ää ", -//° ÌÌ° £ä°ää , *, /" -*<","° ÌÌ° £ä°£ä 6/ +1"/ ° VÕiÌ £ä°Óä <1 <1 <1 <" *-- *, /-/° £Ó°ää / ΰ /" ΰ £Ó°£x - ", 7-/° /iiv £Î°ää ," 1° VÕ° £Î°£ä /*" -/",° ÌÌÕ>ÌD £{°ää / ," ° /"° £{°xä /, *<< ,° ÌÌÕ>ÌD £{°xx / Î °°-° £x°ää /,, "-/, Ó° /iiv £x°{x , £Ç°{x " < Óä£{° VÕiÌ>À £°ää / ΰ £°Îä / ," ° /"° Óä°ää "° ÌÌÕ>ÌD Óä°Îä / Ó Óä°Îä° Ó£°ää " \®° -iÀi° ,j> ÃÃj] >À À>Ûi Ó£°£ä -+1, -* ", ££° /iiv° / iV] À`}> Ì>>Þ ÓÓ°xx / "" 7° /iiv Óä°£ä " ,/° /iiv Óä°Îx 1 *"-/" -"° ->« Ó£°äx 1° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi > iÀ>] Ã>LiÌÌ> >À}>À] >À>> «Ài Óΰ£x -/, ½, /" Óä£{° -«iÌÌ>V ä°Óä / £ "//° ä°xx -"//"6" ° ÌÌÕ>ÌD £°Óx , - ""° ÌÌÕ>ÌD Óΰxä / Ó° ä°äx * " 8*,-- "//6" "° ,i>ÌÞ £°ää , *, /" /", ° ,>{ ,>x >>ix Ì>>£ >Ç /Û i`>ÃiÌ°ÌÉÀiÌi{ i`>ÃiÌ°ÌÉV>>ix i`>ÃiÌ°ÌÉÌ>>£ >Ç°Ì ÌÛ°Ì / { / 7-° <",,"° /iiv 6 ° /iiv -/,//" *"<° /iiv , // ½/ ° ÌÌÕ>ÌD /*, / {° / {° i «À}À>>\ iÌi°Ì , " /6 -* ° 6>ÀiÌD , ° /iiv " -*",/" ",1° ÌÌÕ>ÌD 1, -/,//" Ó£° /iiv ½", 6/ / 7° /iiv / {° i «À}À>>\ iÌi°Ì , " /6 ° 6>ÀiÌD È°ää / x *, * ° ÌÌÕ>ÌD n°ää / x // ° n°{x / -"° -iÀi °£ä 6/ //" // ° ££°ää ",1° ÌÌÕ>ÌD £Î°ää / x° i «À}À>>\ iÌi°Ì £Î°{ä 1/1° ->« "«iÀ> £{°{x 1" " *"° /> Ã Ü £È°£ä /, ,"- 6 Ó° ÃiÀi° i «À}À>>\ /}x ÕÌ £n°Óä 1", ,° /iiÛi> £°ää -,/"° /iiÛi> Óä°ää / x° i «À}À>>\ iÌi°Ì Óä°{ä **,-- -*, /° 6>ÀiÌD È°ää , -° -iÀi È°xä , 1-° /iiv Ç°{x 8 ] *, *-- 1,,,° /iiv n°{ä /° /iiv °{ä , 1 ° VÕiÌ>À £ä°xx 1, /1, ° VÕiÌ>À ££°Óx ½ +1 -1" *, "° VÕiÌ>À £Ó°Óx -/1" *,/"° i «À}À>>\ iÌi°Ì £Î°ää -*",/ -/° £{°ää " " 1 <" ° 6>ÀiÌD £{°äx -*-" ° >ÀÌ £{°Îä 1/1,° >ÀÌ £x°ää /° /iiv £È°{ä "° ° /iiv £n°Îä -/1" *,/" £°Óä °-° - , ° /iiv È°ää / Ç° i «À}À>>\ iÌiÆ "ÀÃV«Æ /À>vvV È°xx "6 -° ÌÌÕ>ÌD Ç°ää " 1- ,-- -/*° ÌÌÕ>ÌD Ç°Îä / Ç° Ç°xä " 1- /"° ÌÌÕ>ÌD Ç°xx " 1-° ÌÌÕ>ÌD °{x " ,° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi *>> >ÃV ££°ää " ° /> Ã Ü £Î°Îä / Ç° £{°Óä / Ç ," ° ÌÌÕ>ÌD £{°{ä -/,-9 E 1/ ° /iiv £È°{ä "--," ",,° /iiv £n°£x ½-*//", , 9° /iiv Óä°ää / Ç° Óä°Îä " ° /> Ã Ü £{°£x -/ 6/ *,° 6>ÀiÌD £x°£ä /", "6 -*, <° 6>ÀiÌD £È°ää £È /° 6>ÀiÌD £È°xä , <" \ " </¶ 6>ÀiÌD £Ç°xä / "° 6>ÀiÌD £n°xä / , ,- *-"° 6>ÀiÌD £°xä , <" \ " </¶ 6>ÀiÌD Óä°£x /-\ - //½ -iÀi Ó£°£ä /-/" ° -iÀi ÓÓ°ää *""+1" --1 " / 6,° -iÀi £°xx /*-/ ½",° ->« "«iÀ> Óä°Îä -,/"° /iiÛi> Ó£°£x ½", 6/ / 7° /iiv° ÀÞÞ >> ] Õ`Þ *>ÀvÌÌ] >ÕÀ> > Ó£°£ä -"//" 6-//" / ½1/ -/° / ÀiÀ] Ì>>] Ó䣣®° ,i}> ` >À 6>â>° À>ViÃV Ì>>À] 6>iÃÃ> iÃÃiÀ] ,V >À` ° À>Ì Ó£°£ä " ,° /iiv° iÃÃi -«iViÀ] />ÞÀ iÞ] V> ,>ÞÕ` Óΰxä " "/-° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi Liââ £°£ä - -- 9° ,i>ÌÞ Ó£°£ä / -- ° 7iÃÌiÀ] 1Ã>] Óääή° ,i}> ` , Ü>À`° >Ìi >V iÌÌ] /Þ ii iÃ] Û> ,>V i 7`° Óΰ{ä /,/ /° -iÀi ä°xä / Ç° ÓΰÓx / ," ° ÓΰÎä /Î "// -//° ÓΰÎx /" ΰ ä°äx ,*",/ 1/° ÌÌÕ>ÌD ÓΰÎx ½-//° ÌÌÕ>ÌD Óΰ{ä 79- *, -*,° >Ì>ÃÌV] 1Ã>] £n®° ,i}> ` -ÌiÛi -«iLiÀ} Óΰ£ä /1",- ° /iiv ä°{ä / x "//° i «À}À>>\ ,>ÃÃi}> ÃÌ>«>Æ iÌi°Ì Ó°ää -*",/ -/° Ó°Óx -/1" *,/" ", /° Ó°xx /"* " ° +Õâ° `ÕVi ÀV *>« £°äx " ° /> à ܰ `ÕVi ->Û -ÌÌi] iÃÃ>`À> ->À` £°{x "6 -° ÌÌÕ>ÌD ,> -ÌÀ> ,> Õ« ,i> /i È°ää È°xä Ç°Óä n°£x £ä°{x ££°Óx ££°Îä £Ó°ää £Ó°äx £{°ää £x°Îä £È°Îx £n°xx £°Îx ii>Þ /6 £È°xx £Ç°ää £n°ää £n°xx £°ää £°Îä Óä°ää Óä°Îä Óä°{x Ó£°£x Ó£°Îä ÓÓ°ää Óΰää 9 /° 9 /-° Õð /9° /iiv 9 /° *,// " /,"**"° -iÀi 6 -- Ó° -iÀi +1 " -/ "° 6>ÀiÌD ", *-1° Õð 1", ,"° 6>ÀiÌD ,"" ° 6>ÀiÌD *- -/ Ó° VÕ,i>ÌÞ " /"1, {° ÕÃV>i -° /iiv 2 -/$/ ?$! $/!2 "*1/ Film e programmi Stallone difende la porta degli alleati «Latinos», le gang spaventano Milano Ufficiale di campo di prigionia nazista (Max von Sydow) organizza partita di calcio tra nazionale tedesca e squadra di prigionieri alleati. In porta c’è Sylvester Stallone (foto). Fuga per la vittoria Iris, ore 21 Il programma mette a confronto «Storie di confine» girate all’estero con altre tipicamente italiane. Stasera si affronta il caso delle gang sudamericane del Nicaragua e di Milano (foto). Blog Notes Italia 1, ore 23.50 Agatha Christie, la regina del giallo Malattia allontana Bentivoglio e Neri Puntata dedicata alla regina del giallo: in una carriera durata più di mezzo secolo, Agatha Christie ha scritto 80 romanzi e racconti con indimenticabili personaggi come Hercule Poirot. Res - Donne straordinarie Rai Storia, ore 21.35 Chicca e Lino (Francesca Neri e Fabrizio Bentivoglio) si amano ancora dopo tanti anni nonostante la mancanza di figli. I problemi cominciano quando lui si ammala di Alzheimer. Una sconfinata giovinezza Rai Movie, ore 21.15 À>°Ì À>°Ì Ç°Óä ,/ ° -iÀi n°äx / "-/ 7",° -iÀi n°xä 7,"1- £Î° -iÀi °Îx 6 ° -iÀi £ä°Óä 1 ° -iÀi ££°Óä ° -iÀi £Ó°äx -/,° -iÀi £Î°Îx 6 ° -iÀi £{°Óä -/,/ / /-° /iiv £x°äx " /", 7"° -iÀi £x°xä " /, ° -iÀi £È°Îx -/,° -iÀi £Ç°Óä , 7- ", "° £Ç°Óx -/,° -iÀi £n°£ä 7,"1- £Î° -iÀi £n°xx / "-/ 7",° -iÀi £°{ä " /", 7"° -iÀi Óä°Óx -/,/ / /-° /iiv Ó£°£ä * / 7/° âi®° ,i}> ` *À>V Þ> *>iÜ° ÓÓ°{ä 7" , ° ÌÌÕ>ÌD £°Îä "<,/] "° Õð Óä°Îx *--*,/"1/° ÌÌ° Ó£°£x , " " ° À>>ÌV®° ,i}> ` À> ,ð Óΰäx 6 //, -"7° /> Ã Ü Óΰxx " " / - " - , ° ÌÌÕ>ÌD £°Îx -/,", , -/", ½/° V° Óä°Îx ", " -/",° VÕiÌ Óä°xx /*" -/",° VÕiÌ Ó£°Îx ,- " -/,", ,° VÕiÌ ÓÓ°Îä // / ° VÕiÌ ,> ,> *ÀiÕÀ>°Ì Ûi £Ç°{ä £Ç°{x £n°Îä £°£x , 7- ", "° /"*<"° /iiÛi> /"*<"° /iiÛi> ,//" -° -iÀi Óä°£x ] ,, °°° -iÀi Ó£°£ä -1° 6>ÀiÌD ä°Óä 1 " /, 6-//6"° ÃiÀi À>°Ì À>°Ì £°äx , 7- ", "° £°£ä *, 66, "] 6,//6 " "° Ó£°£x 1 - " / "6 <<° Óΰää ",-/ *1 6" /° ä°xx , 7- "//° À>°Ì Ài>ÌiÌÛ°Ì >Ãà /Û >Ý >Ç` V>ÃÃ°Ì `>Ý°Ì >Ç°Ì £Ç°xx 7 8 1° >ÀÌ £n°Óä 1* , Óä£ÎÉÓä£{° ÌÌÕ>ÌD £n°{x * / *, --° /iiv £°Îx 6"//° /iiv Óä°Óx /1//" ,/"° /iiv Ó£°£x 1 1 * ° >ÀÌ ÓÓ°äx 7 8 1° >ÀÌ £n°Óx "/" ° ÌÌ° £°Óä "// 1* ° ÌÌÕ>ÌD Óä°Óä 1 1" 1-° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä " -*6" --, /° ÌÌÕ>ÌD Óΰää , - "- -° ÌÌÕ>ÌD £Ó°£x 7E",,° /iiv £{°£ä " " ° -iÀi £È°ää / ", "° ÌÌÕ>ÌD £È°Îä / -*",/° ÌÌÕ>ÌD £Ç°ää -/,//" *"<° -iÀi Óä°xx " " ° -iÀi ÓÓ°Îä 7E",,° /iiv £Ç°{x ,*",/ - 1,/9° VÕiÌ>À £n°Îx , 6° VÕiÌ>À £°Îä , //"t V° Óä°Óä " *1 ° VÕiÌ>À Ó£°£ä , +1//," ,1"/° ÌÌÕ>ÌD ÓÓ°ää -/ ½ "1° ÌÌÕ>ÌD £Î°Óx 6,° /iiv £x°äx / ,° "< -"7° 6>ÀiÌD £È°xx -°"°-° //° ,i>ÌÞ £n°xx / Ç° £°ää "" ° ÌÌ° £°£ä 1" ° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä -°"°-° //° ,i>ÌÞ Óΰ£ä / ,° "< -"7° 6>ÀiÌD ,> 99 Àà i >x /Û Óäää À>°Ì £n°Îä 1"6 66 /1, **° >ÀÌ £n°xx "9° >ÀÌ £°£ä - ½",-"° >ÀÌ £°Îä - /"*" "° >ÀÌ £°xä ,/" " < " ","° >ÀÌ Àði`>ÃiÌ°Ì £x°£{ 1/,"*"/ "° £Ç°Îä -t £°£Î 1 *°° /iiv Óä°äÈ <<,° /iiv Ó£°ää 1 *, 6//",° ÓΰÎÈ -/ - " Óä£{° 6>ÀiÌD ViÌÛ°Ì i`>ÃiÌ°Ì £°£x , 1"° V° Óä°£x , ° 6>ÀiÌD Ó£°£ä -/, 1-/, -/,-° 6>ÀiÌD Óΰ£x " -/, " 6<" - ", 7,° / ÀiÀ] Ì>>É -«>}>] £Ç£® £n°Óä 8/, "6, " /" ° VÕ° £°Óä "--* ,° /iiv Óä°Óä 1 *, ° /iiv Ó£°£ä " " -1, -/6° ÕÃV> ÓΰÎä 1" " *"° /> Ã Ü ÌÛÓäää°Ì £°ää ½-*//", ,, ° /iiv Óä°ää ,"-," "1,- ,/° ,i}i Óä°Îä / /° Ó£°äx 1 ,/1, "° /i>ÌÀ ÓÓ°xä -* ,/,"- ° ÌÌÕ>ÌD Corriere della Sera Martedì 15 Luglio 2014 47 italia: 51575551575557 Pay Tv Film e programmi Calà si finge animatore estivo Bebo (Jerrey Calà, nella foto con Enzo Salvi) lavora come cantante nei locali. Una bugia raccontata dalla figlia di un boss, lo costringe a fingere di essere un famoso animatore di villaggi vacanze... Operazione vacanze Sky Cinema 1, ore 21.10 I detective Lafitte e Sy costretti a collaborare -Þ i> -«ÀÌ £{°Îx -, > VÃÌ> >vÀ>> m ÃVi>À `i> ÌÌ> ÌÀ> `Õi ÃÌÀ «ÀiÃÌÀV V i VL>ÌÌ «iÀ > ÃÕ«Ài>â> `i >Ài° -Þ i> >Ý £x°Îä 7- ,- "// - " /, ",-t 1 >i>ÌÀi ÌiÌ> V Ìi>V> ` «ÀÌ>Ài > ÃÕ> õÕ>`À> ` L>ÃiL> > ÃÕVViÃð 7° >ÌÌ >Õ° -Þ i> >Þ £Ç°Óx 1 ", " 6 , Õ}ÕÃÌ> >vvÀÌ> > ÀViÀV> ` Ãi ÃÌiÃÃ> i] `« >ÛiÀ >LL>`>Ì V>Ã> i v>}>] à >}}Ài}> > Õ> ÃÕÀ> ÃÃ>À> >ââ>° -Þ i> ÕÌ £n°xx -// / 7° -Ì ®] }i}iÀi V i ÃvvÀi ` `i«ÀiÃÃi «iÀ > ÀÌi `i> }i] à v}i vÀ>Ìi i] >}iÌi vi`iÀ>i `ii iÌÀ>Ìi°°° ° ÕVV° -Þ i> *>Ãà £°£ä 6"" ià +Õ>` m À> /ÜÃ] > VÕ Ûii >ÃÃi}>Ì V«Ì ` iÛ>VÕ>Ài `i ÀViÀV>ÌÀ «iÌÀviÀ }>° -Þ i> £ Ó£°ää , +19 +Õ}iÞ /° -iiV®] «Ù >Li V vÕVi ÌÕÌÌ 7iÃÌ] Ûii }>}}>Ì `> Õ >Ìv`ÃÌ> >ÕÃÌÀ>>° 7iÃÌiÀ `i £ä° -Þ i> >ÃÃVà // «iÀ`Li V>ÃÃV `ÀiÌÌ i ÌiÀ«ÀiÌ>Ì `> 7`Þ i V >i i>Ì° -Þ i> ÕÌ ,6 / , *iÀ Ìi}À>Àà V ÕÛ V«>} ` V>ÃÃi] ½>`iÃViÌi >À> à ÃVÀÛi > Õ VÀà ` iµÕÌ>âi >V i Ãi Ã> >`>Ài > V>Û>° -Þ i> >Þ / 9 iÌÀi > VÌÌ>`> ` iÃ>«i>i >Þ Ã >««ÀiÃÌ> > viÃÌi}}>Ài { Õ}] Õ «>À>ÃÃÌ> VÀiÃVÕÌ > `ÃÃÕÀ> `ÛÀ> } >LÌ>Ì° -Þ i> >Ý * ½/, 1> }À>ÃÌ> ` ÃÕVViÃà à ÃiÌi Ã>° â> Và > ÌiÀÀ}À>à ÃÕ Vi >ÛÀiLLi «ÌÕÌ iÃÃiÀi > ÛÌ> Ãi°°° -Þ i> *>Ãà ӣ°£ä "*,<" 6 < i >ÛÛiÌÕÀi ` Õ V>Ì>Ìi ` «> L>À] VÃÌÀiÌÌ >> vÕ}> `« iÃÃiÀi ÃÌ>Ì >VVÕÃ>Ì ` >ÛiÀ iÃà VÌ> > v}> ` Õ Ãà V>i° -Þ i> £ / 8 iÀÀÞ ° *ÌÌ® i ->>Ì > ° ,LiÀÌî à iÌÌ ÃÕi ÌÀ>VVi ` Õ½>ÌV> «ÃÌ>] V >>Ì> º/ i iÝV>»° i`> «V ÀÕÃVÌ>° -Þ i> Ìà ÓÓ°Îä 1/1 ,/1,- - - 1 ½>Ài ÌÀ> Ì >] }Û>i V i Ã}> Õ vÕÌÕÀ Ì> `>> ÃÕ> VÌÌ>`>] i i>] ÃÌÀi}> ÛÌÌ> ` Õ> >i`âi° -Þ i> >Þ -iÀi /Û ÌÀ>ÌÌiiÌ ,>}>ââ VÕiÌ>À £Î°ää 7 E ",, Ý Ài £{°ää / -/, -, ÃiÞ >i £x°äx ,"* 6 Ý vi £È°äx "½- 1,,- Ý £Ç°ää 6"// ÃiÞ >i £n°£x /1//" Ý £°£ä * / *, -- ,> Õ« Óä°äx , - Ý Ài Ó£°ää / "" 7 Ý vi Ó£°Óä /1 , Vi`i ÓÓ°ää 9-//, 1 6*," ÃiÞ >i ÓÓ°Îä ,9 Vi`i ÓÓ°Îx "97"" ÃiÞ >i ÓÓ°{x / , Ý Ài 1 Ý ÓÓ°xä /- ÃiÞ >i ,9 Vi`i £{°£x ,/ ½- "/ / / 6°"°® -Þ 1 £x°ää *, */," ,> Õ« £È°äx -/, 1-/, -Þ 1 £Ç°£ä " /" -*"-t / £Ç°xx ,/ , -Þ 1 £°äx " 1" " £°Îx "-- - -Þ 1 £°{ä 1 " "<, " Ý vi Óä°ää "-- - -Þ 1 Ó£°£ä , ½- 8/ /"* " -Þ 1 ÓÓ°Óx /"1, ÃiÞ >i ÓÓ°xä *," / ,1 79 1- £Ó Ý vi ÓΰÎx //1 1" -Þ 1 ä°xä * / 1 * i`à £n°£x " 9"1 "18¶ i`à /" Vi`i £°äx 1,/ /" Ó £°£ä ,1, -"7 >ÀÌ iÌÜÀ -*" " Vi`i £°Îx -/6 1 6,- >ÀÌ iÌÜÀ -*" " Vi`i Óä°ää -/6 1 6,- >ÀÌ iÌÜÀ Óä°£ä /" i`à Óä°£x 9 // *" 9\ ½ < iÀ>} Óä°xä ,1, -"7 >ÀÌ iÌÜÀ /" i`à ӣ°£ä /" Ó Ó£°£x ,1, -"7 >ÀÌ iÌÜÀ 1 1 * ,> Õ« Ó£°Îä 7 8 1 i`à £Î°äx 1"6/ " 1", >Ì> i}À>« V £{°£x --" ,-/1," ÃÌÀÞ >i £x°£x "- / " " 1,¶ >Ì> i}À>« V £È°Óä /," " £Ç°ää -/", ½1 6,-" ÃÌÀÞ >i £n°ää * / ,"--" ÃÌÀÞ >i £°Óä /", ½<<," >Ì> i}À>« V Óä°ää , +1//," ,1"/" / ," ÃVÛiÀÞ >i Ó£°ää --" ,-/1," ÃÌÀÞ >i Ó£°äx /-1 **" >Ì> i}À>« V ÓÓ°ää - *"--\ ----** ÃVÛiÀÞ >i £Ó°x *, /""° /iiv 9 £Î°{ " /, ° /iiv 9 £{°Óä , ,*/° ,ÕLÀV> *ÀiÕ i> £{°Óx "97""½- -/ , /",-° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £{°Î{ ½1"" ½ "° *ÀiÕ i> £{°În , *, ° /iiv 9 £{°xx ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £x°£ä ,° "1- 6-" ° /iiv " £x°Î£ / 6*, ,-° /iiv 9 £È°ää ,° "1- 6-" ° /iiv " £È°Óä 1 *, ° /iiv 9 £È°xä <""° - Ü *ÀiÕ i> £È°xn "7"9- E -° *ÀiÕ i> £Ç°ää -, */9 +1 " ½", ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £Ç°äÈ " -"**",/" *5°°° 6 <° /Û 9 £Ç°Îx / ° /iiv " £Ç°x *,- , ,/" ° /iiv " ÓÓ°{ä ÓÓ°{x ÓÓ°xä Óΰäx Óΰ£x ä°äx *, Î Ãi}ÕÌ > Õ> ÃVÃÃ> ÌiÕÀV>] i v`> ` >i 6VÌÀ> à >vv> L>V ` «iÃV V>ÀÛÀ V VÕ ÌÕÀÃÌ `iÛ v>Ài VÌ° -Þ i> >Ý *" 9*/" ° Là `iÌÀ > Vi«ÀiÃ> v> ÀÛÛiÀi > ÃÌÀ> `i> VÛÌD `i >Þ>° /Ài >Ìà >} "ÃV>À° -Þ i> ÕÌ ,"9 , > «>ÃÃi V i] i £ÇÇä] >¢ > Ài}> ` >>ÀV> i i`V ` VÀÌi° À >Ài V>LiÀD «iÀ Ãi«Ài `iÃÌ `i> >âi° -Þ i> *>Ãà * E 1- " ," i ` `i VÕÌÕÀà i `i ÌÀ>vvV ` ÃÌiÀ` «ÀÌ>}ÃÌ Ã ÌÀÛiÀ> VÛÌ Õ >vv>Ài ` iÃÌÀÃi i À>«iÌ° -Þ i> £ , - "/ À}ÌÌi >À`Ì `ÀiÌÌ> `> vÀ>ViÃi ,}iÀ 6>` Õ> Vi`> i}}iÀ>° -Þ i> >ÃÃVà ", ",/ ½>Vâ> ÌÀ> >`> i >iÞ\ ÌÀÃ> ` `iLÌ ` Ã>}Õi] ÃÃiÃà i `i V i ÌÀ> `> «>ÃÃ>Ì° -Þ i> Ìà 9, ½-" -/," 1 >Ài Ûii À>«Ì i ÌÀ>ëÀÌ>Ì ÃÕ Õ½Ã> `Ûi >VÕ Õ > «>}>Ì «iÀ >`>Ài > V>VV> ` iÃÃiÀ Õ>° -Þ i> >Ý £{°äx -/\ **,- " -// *>Þvv -Þ -«ÀÌ Ó £x°Îä -"\ 1"1- * - - - /ÕÀ `i À>Vi ÕÀëÀÌ £x°{x "\ /, -iÀi -Þ -«ÀÌ £ £È°ää "\ , , `> Óä£{ -Þ -«ÀÌ £ £È°Îä ,19\ , / - / i ,Õ}LÞ >«Ã « Óä£Î -Þ -«ÀÌ Ó £Ç°Îä 1/""-"\ "1-/" `ÞV>À -Þ -«ÀÌ Ó £n°ää "/" -"\ -6< >Ì> i>}Õi -«ii`Ü>Þ ÕÀëÀÌ £n°xx 1/""-"\ /1-9 / -* / vviÀÌ> ÕÀëÀÌ £°ää "/" -"\ -6< >Ì> i>}Õi -«ii`Ü>Þ° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ Óä°Óä * 1"/"\ *° 1,"* Óä£{ - Óc ", /®\ 1 ,, ,>-«ÀÌ £ Óä°Îä "\ , , / `> Óä£{ -Þ -«ÀÌ £ Ó£°Îä "/" -"\ * `>i ÌVÀÃð vviÀÌ> ÕÀëÀÌ ÓÓ°ää 1/""-"\ 1" /Àvi L>ÀÌ ÕÀ«>° vviÀÌ> ÕÀëÀÌ Un ispettore capo e un poliziotto (Laurent Lafitte e Omar Sy, foto insieme), molto diversi tra loro per origini e modi, sono costretti a collaborare per risolvere un complicato caso di omicidio. Due agenti molto speciali Premium Cinema, ore 21.15 Mumford & Sons live da Red Rocks Dietro le quinte, interviste e curiosità, prima del concerto nell’arena naturale di Red Rocks, in Colorado, dei Mumford & Sons (foto), trionfatori ai Grammy 2013. Mumford & Sons - Road to Red Rocks Sky Arte HD, ore 22.45 Woody e Diane, incontro a Manhattan i`>ÃiÌ *ÀiÕ Autore televisivo (Woody Allen) incontra intellettuale saccente e pedante (Diane Keaton), assidua frequentatrice di party e di musei, con una relazione col suo migliore amico, sposato. Si innamoreranno. Manhattan Sky Cinema Cult, ore 21 ££°äÓ {{Ó " " *5 " " "° *ÀiÕ i> ££°äx -1/-° /iiv " ££°Ó£ " /, ° /iiv 9 ££°xÓ -1/-° /iiv " £Ó°än 1 *, ° /iiv 9 £Ó°Óä ,° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £Ó°{{ , /° *ÀiÕ i> A fil di rete di Aldo Grasso Misteri neozelandesi firmati da Jane Campion J ane Campion, la regista premio Oscar per Lezioni di piano, ha scritto e diretto una serie televisiva molto raffinata e acclamata dalla critica americana, «Top of the Lake», ambientata nei paesaggi della Nuova Zelanda in mezzo a una natura incontaminata e potente, tra nebbie e sconfinati silenzi (Sky Atlantic, lunedì, 22.10). Alla base della storia c’è un mistero: Robin (Elizabeth Moss, che interpreta Peggy Olson in «Mad Men») è una detective specializzata in crimini sessuali. Ritorna da Sydney in Vincitori e vinti Nuova Zelanda per stare vicina alla madre, malata terminale, Joachim proprio mentre la sua cittadina Löw d’origine è scossa dalla scomLa serata parsa di Tui, una ragazzina di va a Rai1 dodici anni incinta e vittima di per la finale una presunta violenza. Robin dei Mondiali tra indaga insieme alla polizia loGermania e Argentina: cale e ben presto il caso inizia a per la squadra di trasformarsi in un’ossessione, Joachim Löw, che esce a consumarla nel profondo: c’è vittoriosa dal molto di personale (con una confronto, gli spettatori storia d’amore adolescenziale sono 13.952.0000, che si riaccende), ci sono i per una share traumi del passato che riaffiodel 56,7% rano e l’immedesimazione con la vittima diventa una forza Jennifer oscura che guida la sua ricerca. Lopez Ben presto diventa chiaro Jennifer che, nei propositi della serie, Lopez non è solo la risoluzione del superata caso a contare, che non siamo dalla finale in Brasile. di fronte al più classico dei Canale 5 ripropone gialli: la forza di «Top of the per la prima serata Lake» sta invece nelle sue stra«Prima o poi mi nezze ed eccentricità. La prima sposo», commedia è un ritmo molto lento, lontacon Jennifer Lopez: no dall’adrenalina dei gialli inper 1.489.000 vestigativi, che spesso si conspettatori e una share cede apparenti digressioni dal del 5,9% filone narrativo principale alimentando l’ambiguità del racconto. Per esempio quando decide di seguire un gruppo di donne che vivono in un villaggio di container a bordo del lago, guidate dalla guru GJ (Holly Hunter), per guarire da cicatrici del passato. Più che i traumi, alla serie importa raccontare quello che viene dopo: vivere con le conseguenze di un dolore, trovare la forza di sopravvivergli. © RIPRODUZIONE RISERVATA Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv £n°Îx ½1/" **"° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £n°{{ / 6*, ,-° /iiv 9 £°äÈ {Ó 6, -/", 1 , ° *ÀiÕ i> £°ÎÓ " /, ° /iiv 9 £°ÎÈ -1/-° /iiv " Óä°ÓÓ " /, ° /iiv 9 Óä°Óx -1/-° /iiv " Óä°{ä *," / , / Ó° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°£x 1 / "/" -* ° *ÀiÕ i> Ó£°£x "--* ,° /iiv 9 Ó£°£x - "," ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ÓÓ°äÈ "--* ,° /iiv 9 ÓÓ°Î{ *-9 ° /iiv " 48 italia: 51575551575557 Martedì 15 Luglio 2014 Corriere della Sera
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