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VENERDÌ 21 FEBBRAIO 2014 ANNO 139 - N. 44
In Italia (con “Sette”) EURO 1,90
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Oggi
Domani
Ricetta Bastianich
Lidia: così ho preso per la gola l’America
Ogni giorno, per un mese
#Cambiome. E funziona
Ora mi sento più forte
Il weekend si fa in due
di Massimo Gaggi
di Elvira Serra
L’AGENDA ECONOMICA DEL GOVERNO
PURCHÉ SI DICA
TUTTA LA VERITÀ
Ucraina
Decine di vittime. Gruppi di poliziotti prigionieri. Prime sanzioni europee: blocco dei beni e dei visti per i responsabili delle violenze
Le barricate e il massacro
Così si muore per l’Europa
in una piazza di Kiev
di ALBERTO ALESINA e FRANCESCO GIAVAZZI
di FRANCESCO BATTISTINI
A
Kiev, Ucraina, è ormai guerra
civile. I morti sono decine, il
presidente Yanukovich ha ordinato
ai cecchini di sparare per uccidere
sui manifestanti che vogliono agganciarsi alla Ue e non alla Russia.
ALLE PAGINE 2, 3 E 5
Natale, Offeddu, Valentino
Parole e politica
(AP / DARKO BANDIC)
le tornare a crescere se
non riparte l’offerta di credito all’economia. Lo si
può fare anche con l’aiuto
della Bce, come spiegavamo il 9 febbraio (nell’editoriale E ora le banche non
hanno scuse). A ciò deve
aggiungersi un’accelerazione del pagamento dei
debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese. Il governo uscente ne ha saldati 22 miliardi su circa 100:
troppo pochi.
Seconda cosa da fare:
provvedimenti per ridare
competitività alle imprese. La leva principale è
una riduzione immediata
e consistente del cuneo fiscale, finanziata con una
combinazione di tagli di
spese (immediate e future) e, se necessario, con
imposte meno dannose
delle tasse sul lavoro.
Per portare gli oneri sociali a carico delle imprese
al livello tedesco bisogna
ridurli di 23 miliardi. 9-10
miliardi si possono reperire tagliando i sussidi alle
imprese: 4 miliardi il primo anno, altri 5-6 nei due
successivi. Un altro miliardo, o due, tagliando i costi
della politica, come suggerito in uno studio di Roberto Perotti pubblicato
su www.lavoce.info. I rimanenti 8 miliardi vanno
reperiti dalla spending review: il commissario Cottarelli ritiene che sia un
obiettivo raggiungibile
già quest’anno. Altre risorse possono arrivare
dalla revisione del costo
di alcuni servizi (come
l’università) che lo Stato
offre quasi gratuitamente
a tutti, indipendentemente dal reddito.
Ridurre le imposte sul
lavoro non basta. Bisogna
anche riformare i contratti abolendo il muro invalicabile che separa chi ha
un lavoro a tempo determinato da chi ne ha uno a
tempo indeterminato. Qui
il diavolo sta nei dettagli.
Il dizionario
di un Paese
imprevedibile
di ANNE APPLEBAUM
A PAGINA 5
UNA TIENANMEN
CHE NON VEDIAMO
di FRANCO VENTURINI
P
iazza Maidan è diventata
una Tienanmen nel bel mezzo
dell’Europa, come potevano non
reagire i governi della Ue?
Davanti al loro collettivo silenzio
l’Europa comunitaria avrebbe
definitivamente rinunciato a
essere soggetto politico, avrebbe
tradito i suoi valori, avrebbe
aperto una pericolosa frattura
con Washington. Eppure
ieri a Bruxelles i criteri
dominanti sono stati quelli della
misura e della gradualità.
Fiori sulle bandiere che coprono i corpi di manifestanti antigovernativi uccisi a Kiev, in Ucraina
CONTINUA ALLE PAGINE 2 E 3
Incontro nella notte per parlare di ministri e programma. Berlusconi evoca le elezioni
La Rete, la vita
Forti tensioni, si cerca l’intesa
LE IDEE VINCENTI
DEI GIOVANI
D’ORO
DI INTERNET
Renzi vuole discontinuità, Alfano chiede un patto scritto
di MASSIMO SIDERI
Giannelli
Il premier incaricato
«Ho 60 giorni
O c’è la svolta
o siamo fuori»
di MARIA TERESA MELI
A PAGINA 8
Incontro nella notte tra il presidente
del Consiglio incaricato Matteo Renzi e il
leader di Ncd Angelino Alfano per parlare
di ministri e valutare i punti critici dell’accordo di maggioranza. «Questione di
ore e chiudiamo tutto», aveva detto Renzi
in giornata. Il leader di Forza Italia Silvio
Berlusconi, intanto, evoca le elezioni.
«Forse tra un anno. Bisogna sempre essere pronti per le urne». E aggiunge: «Renzi? Non è di scuola comunista».
DA PAGINA 6 A PAGINA 11
L’abolizione del finanziamento pubblico
Soldi ai partiti, attenti al trucco
di GIAN ANTONIO STELLA
P
uò una macchina lanciata a pazza velocità bloccarsi con una sola frenata?
No, rispondono i partiti. Ecco perché l’abolizione del finanziamento pubblico,
votata ieri definitivamente, si prende tre anni di tempo. Tesi comprensibile. Le
controindicazioni, però, sono diverse. Per non dire di certi dettagli piuttosto
sospetti. Sui quali i grillini hanno dato fino all’ultimo battaglia. CONTINUA A PAGINA 12
CONTINUA A PAGINA 12
Sanremo Perché lo spettacolo che guarda al passato ha perso il pubblico giovane
Il Festival? Affossato dalla nostalgia
di ALDO GRASSO
L
a nostalgia è canaglia, ce l’avevano insegnato Al Bano e Romina proprio a Sanremo. La nostalgia piace al pubblico adulto
ma allontana quello giovane. La nostalgia,
un sereno equilibrio di inconvenienti, ci
costringe a vivere in ciò che è perduto, ci fa
credere di aver vissuto giorni migliori, ma
intanto ci discosta dal presente. Se la curiosità dell’esordio aveva attratto oltre un milione di 25-34enni, il giorno successivo il
numero si è quasi dimezzato.
CONTINUA A PAGINA 56 - ALLE PAGINE 58 E 59
R. Franco, Laffranchi, Luzzatto Fegiz, Volpe
con un intervento di Silvia Avallone
Giochi olimpici
AP / VADIM GHIRDA
9 771120 498008
40 2 2 1>
Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano
I
l nuovo governo dovrà dimostrare (e in
tempi brevissimi) di
aver chiare quali sono
le priorità e di essere determinato nell’affrontarle.
Se saprà farlo tranquillizzerà i mercati e potrà rinegoziare i vincoli europei.
Perché una rinegoziazione è inevitabile se si vuol
far ripartire la crescita.
Quali siano i problemi
dell’Italia lo sappiamo da
tempo: un debito pubblico enorme, una recessione che sembra non finire
mai, banche che prestano
col contagocce, una disoccupazione soprattutto
giovanile elevatissima,
una tassazione asfissiante, una burocrazia che impone oneri immensi alle
imprese, e infine i costi
della politica. La difficoltà
non è dunque individuare
le cose da fare, ma metterle in fila e poi affrontarle con determinazione.
La prima è annunciare
stime di crescita credibili.
Le previsioni del governo
uscente sono più ottimiste di quelle delle organizzazioni internazionali, inclusa la Commissione europea. Il governo prevede
un aumento del prodotto
interno lordo (Pil) dell’1%
nel 2014 e dell’1,7% nel
2015. Il consenso internazionale è 0,5% nel 2014 e
poco sopra l’1% nel 2015.
Da che numeri parte il
nuovo governo? Le previsioni di crescita sono cruciali perché costituiscono
il punto di partenza per
un piano credibile di riduzione del rapporto debito-Pil. Per avviare tale
riduzione è necessario
compiere tre passi: ridurre la spesa pubblica e le
imposte, far ripartire la
crescita e vendere aziende
e immobili oggi posseduti da Stato, Comuni e Regioni.
Per rilanciare la crescita, servono due interventi
immediati. Primo: provvedimenti per allentare la
stretta creditizia. È diffici-
Carolina Kostner
conquista il bronzo
È polemica
sull’oro russo
di GAIA PICCARDI
A PAGINA 62
M
ark Zuckerberg, il
trentenne fondatore
di Facebook. Jan Koum,
37 anni, inventore con
Brian Acton, di
WhatsApp, l’applicazione
ceduta a Fb per 19
miliardi di dollari. Daniel
Ek, trent’anni, che nel
2006 ha creato Spotify. Il
diciottenne Nick
D’Aloisio, giovanissimo
«padre» di Summly, la
startup comprata da
Yahoo! per una cifra, mai
confermata, di 30 milioni
di dollari. David Karp,
newyorchese di 27 anni,
cui si deve Tumblr, la
famosa piattaforma
lanciata nel 2007. Ecco chi
sono i dieci giovani d’oro,
il cui genio ha cambiato il
web (e la loro vita).
ALLE PAGINE 24 E 25
2
Primo Piano
Venerdì 21 Febbraio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
#
Ucraina Il massacro
IL SOGNO
SPEZZATO
DI KIEV
La capitale vive ore di guerra civile
I cecchini di Yanukovich hanno ricevuto
l’ordine di sparare per uccidere
E il Paese adesso rischia la secessione
DAL NOSTRO INVIATO
47
i morti di ieri negli scontri a Kiev, 75 da martedì, secondo il bilancio
del governo. Ma per i dimostranti le vittime sono oltre cento
Il sindaco
Si vede qualche crepa:
il sindaco di Kiev lascia
il partito, i deputati
condannano le violenze
I luoghi della protesta
Prigioniero Un poliziotto preso dai manifestanti
Zona controllata
dai manifestanti
Hotel Khreshchatyk
Piazza Europa
linciasse. L’evacuazione del Parlamento, i leader
dell’opposizione al sicuro nella zona delle ambasciate, il fuggi fuggi dal ministero degli Esteri,
gl’impiegati del governo mandati a casa con
l’ordine di non uscire e d’usare internet entro
sera, «perché poi lo tagliano»… Echi di rivolta
dalle province dell’impero: quattro treni di
truppe in arrivo dall’Est filorusso, «ma uno che
veniva da Dnipropetrovsk è stato fermato e i
soldati sono scesi senza sparare»; la polizia della
Transcarpazia, filoccidentale, che passa coi manifestanti; il consolato russo di Crimea che
stampa passaporti per gli ucraini russofoni, un
po’ come accadde nel 2008, prima dell’intervento di Mosca «a tutela dei fratelli» in Ossezia del
Sud… «Putin dice che è molto preoccupato —
gridano da un microfono di Maidan —: vuol dire che dobbiamo preoccuparci?». Leopoli, più
europeista della capitale, si porta avanti: gli
strateghi americani di Stratfor sostengono che il
piano per la secessione dall’Est sia già pronto.
Difficile uscirne. «Yanukovich farà la fine di
Gheddafi», dice l’ex pugile Klitschko, liderino
dell’opposizione. In effetti, si vede qualche crepa: inorriditi dal sangue, i deputati della Rada
condannano l’uso della forza, il sindaco di Kiev
lascia il partito, il fedelissimo onorevole Tyhipko osa dire che «il presidente ha totalmente
CAMPO DEI
MANIFESTANTI
SEGUE DALLA PRIMA
Via
Piazza Indipendenza
STADIO
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SEDE DEL
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GOVERNO
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Via
Hotel Ucraina
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PARLAMENTO
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Sono stati decisi il blocco dei visti e il congelamento delle disponibilità finanziarie all’estero per i
responsabili della repressione (si saprà nei prossimi giorni se tra i colpiti c’è anche Yanukovich), oltre
a un simbolico embargo sugli strumenti di coercizione ma non sulle armi. Rispetto alla ben maggiore
severità che alcuni predicavano risulta chiaro che la
maggioranza dell’Unione, guidata ancora una volta
dalla Germania, vuole sì sanzionare la violenza ma
tenta ancora di mediare, continua a puntare sul dialogo con Kiev e, se l’intransigenza di Putin lo renderà possibile, anche su quello con Mosca.
È lecito esprimere qualche perplessità nei confronti di questo approccio prudente mentre in
Ucraina la polizia viene autorizzata a sparare (cosa
che ha già abbondantemente fatto) e molti temono
uno stato d’assedio che potrebbe sfociare nella
guerra civile. Ma in aggiunta allo scontato scetticismo sull’efficacia delle sanzioni, è la permanente
complessità della questione ucraina a mettere alla
prova gli strateghi occidentali e i loro governi. Le
spaventose immagini di violenza rimbalzate da
Kiev nel mondo intero ci ricordano l’antica spaccatura dell’Ucraina tra filo-occidentalisti e filo-russi,
e ci fanno tornare ai tempi di quelle conferenze
(Yalta, ma anche Teheran e Potsdam) che regolaro-
Via Khre
La Tienanmen
alle nostre porte
e l’incapacità
di capire
gli atleti della nazionale ucraina che partecipano ai Giochi
di Sochi: alcuni sportivi pronti a lasciare per rispetto delle vittime
Veduta aerea del centro di Kiev, cuore degli scontri
Titolo da fare
per il grafico
ska
Il commento Tra l’Occidente e la Russia
43
gua è morta all’alba, quando il presidente ha deciso la sua «operazione antiterrorismo», silurato il generale Volodymyr Zamana che s’opponeva a sparare sulla folla, nominato il durissimo
Yuri Iliin, infine affidato la pratica Maidan ai
servizi segreti dell’Sbu. E’ stato un attimo: dalla
piazza sembra siano partiti all’improvviso con
le molotov, i sampietrini, le bastonate. «Infiltrati
a volto coperto, pagati 30 euro al giorno dal regime», giura Euromaidan. Con armi che finora
non s’erano mai viste. Il nuovo ordine ai poliziotti era di tirare alzo zero, proiettili veri, e i poliziotti non si son fatti pregare. Una guerra incivile. Sniper lassù con le divise dei corpi speciali,
cecchinaggio anche sul monastero ortodosso di
San Michele. Barricate quaggiù a mani nude, 67
poliziotti acciuffati e trascinati nel municipio, i
pope a far cordone intorno perché la folla non li
L’assalto
La finta tregua è morta
all’alba: il presidente ha
deciso la sua «operazione
antiterrorismo»
ailiv
ykh
L’Ukraina Hotel, come l’Ucraina Paese, è subito
un ospedale da campo: le flebo, le appoggiano
sulla stampante della reception; la rianimatrice
Olga Bogomolets ha sangue fin sui gomiti. Padre Vasil, il pope d’Ivano-Frankiskv che tre giorni la settimana si fa ore di treno per dare la messa ai rivoltosi, entra sudato nel gelo, sistema la
stola e benedice con la mano i cadaveri stesi sul
marmo: il pensionato Yosip Shiling, 61 anni
compiuti venerdì scorso: l’ingegner Igor Trachuk, 38, nato russo sul Volga di Zamnensk; il
disoccupato Roman Tochyn Hodoriv, 45, volontario di Leopoli; il pittore Valeriy Bresdeniuk, un
foro alla schiena, che a Maidan conoscevano
tutti perché colorava di fiori e d’icone gli scudi
di plastica del servizio d’ordine… Centrati con
precisione. Alla testa, al collo, al cuore. Senza saper di crepare. O capendolo fin troppo: l’infermiera Olesya Zhukovskaya, 21 anni, raccontano
che aveva una mano sulla gola che colava sangue e l’altra a scrivere un tweet da brivido, «sto
morendo», mentre la portavano in barella all’ospedale 17 e i medici, fino a notte, cercavano
di salvarla.
Si sa chi è responsabile del massacro —
«Yanukovich dev’essere processato all’Aja», dice
dal carcere l’ex premier Yulia Tymoshenko —,
non si sa bene chi l’abbia provocato. La finta tre-
M
Via
KIEV — Da lontano, è un telo di plastica blu.
Uno straccio grosso buttato là. «No, è un uomo!...». Alle nove e mezza del mattino arriviamo
in piazza Maidan, richiamati dalle sirene e dalle
facce di cera che risalgono di corsa la Yaroslaviv,
e l’aria è già un fumo grigio di spari. Mattina di
paura nera. Ti vengono tutti addosso. Scappano
e urlano. La saracinesca d’una pizzeria s’abbassa. Un gruppo di mascherati corre e spintona.
Qualcuno si ferma: ma che è quella cosa immobile davanti all’hotel Kozatski? Alt, retromarsh.
Chi ci va? Tre col casco, ragazzini, corrono a zigzag. Ci mettono una vita, la loro vita, testa nelle
spalle e ginocchia piegate. Ci arrivano, finalmente. Afferrano le gambe. Le trascinano via.
Un’infinità per tornare indietro, fino allo zerbino d’una jeanseria, fiatone stravolto. L’ambulanza è inutile, nessuno che chiami un dottore:
una riga di sangue, lo straccio è una faccia grigia, gli occhi semichiusi. Lo riconosce per caso
un suo studente: si chiamava Bogdan Solchanyk, aveva 28 anni, insegnava storia all’Università cattolica di Leopoli. «Dieci anni fa, era
venuto a fare la rivoluzione arancione — piange
Igor, il suo amico —. Oggi era venuto per vedere
me. Non era d’accordo con questa svolta violenta. Bogdan credeva nell’occupazione pacifica.
L’hanno ammazzato senza sapere chi era».
Ne hanno ammazzati così quarantasette. Un
colpo secco, cecchini piazzati sul tetto dell’albergo Ukraina e alle finestre della Coop. Quarantasette in una mattina, anche se i medici della piazza aumentano a cento: caduti a grappoli,
quanti non ne erano morti in tre mesi di rivolta.
KIEV
0
300m
no la divisione dell’Europa post-bellica. L’Ucraina si
trovò beninteso nel blocco sovietico, Stalin non
avrebbe digerito nulla di diverso. Ma quando nell’89 il cosiddetto «ordine di Yalta» fu spazzato via
dalla caduta del Muro e poi da quella dell’Urss,
l’Ucraina, con 60 milioni di abitanti e grande quanto la Francia, si scoprì abbandonata nel suo ruolo di
cuscinetto Est-Ovest. L’Europa sbagliò, malgrado il
tardivo appoggio alla Rivoluzione arancione guidata dalla Tymoshenko nel 2004. E poi, a peggiorare le
cose, giunse il revanscismo di Putin con i suoi progetti di unione euro-asiatica. Lo scorso novembre la
Ue sbagliò di nuovo, mettendo sul tavolo per
Yanukovich seicento milioni di euro contro i miliardi del Cremlino: inevitabilmente il presidente
ucraino scelse denaro e petrolio a buon prezzo, dimenticando che la metà, e forse ben più della metà
del suo popolo voleva l’accordo con l’Europa per
garantirsi un futuro migliore. Così è nata la contrapposizione in piazza, così è nata la violenza, così
al braccio di ferro geopolitico tra Occidente e Russia
per attirare l’Ucraina si è affiancata una estesa rivolta popolare.
Putin accusa l’Ovest di interferenza, lui che ne ha
fatte più di tutti. L’America «scandalizzata» non
vuole dargliela per vinta, e certe ripercussioni su
Sochi probabilmente non le dispiacciono. L’Europa
cerca una via di mezzo che forse ormai non esiste
Corriere della Sera Venerdì 21 Febbraio 2014
Primo Piano
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3
#
Dopo gli scontri
I corpi di alcune delle vittime sulla piazza
Maidan a Kiev (Sokolovska Inna/Photomasi)
Reale e virtuale La 21enne diventa il volto della Maidan
Prima linea
L’immagine
che ha fatto
il giro del
mondo:
Olesya
Zhukovskaya,
21 anni, infermiera volontaria tra i
dimostranti di
Kiev, soccorsa
dopo essere
stata colpita
al collo da un
proiettile. E’
stata operata
d’urgenza
Su Twitter: «Muoio»
La crocerossina ferita
simbolo della protesta
L’infermiera Olesya lotta per la vita
15
Le tappe
Firma saltata
Il 21 novembre
2013 il
governo
ucraino decide
di sospendere
la firma
dell’accordo di
associazione
con l’Unione
Europea per
riavvicinarsi a
Mosca
Le proteste
Il 24 novembre
decine di
migliaia di
persone
protestano
a Kiev contro
il dietrofront
delle autorità.
I manifestanti
montano
le tende
a Maidan,
la piazza
principale.
Il movimento
si battezza
Euromaidan
L’escalation
Il 16 gennaio
il Parlamento
approva leggi
liberticide. Si
riaccende la
protesta, con
scontri violenti.
Il 22 gennaio
si registrano
i primi morti:
5 manifestanti.
Da martedì
nuova
impennata
di violenza
miliardi di dollari il prestito promesso da Putin all’Ucraina dopo
che Kiev ha rinunciato all’accordo di associazione con la Ue
perso il controllo della situazione», un quarto
degli ambasciatori ucraini nel mondo firma un
documento pro Ue. Arriva la troika europea e
Yanukovich non vorrebbe neppure riceverla,
perché tanto è già in volo un inviato di Putin,
l’unico che gl’interessi: provvede la Merkel con
una telefonata, «un consiglio amichevole», e finisce che i tre Ue gli parlano cinque ore e strappano una promessa cui credono pochi, elezioni
entro l’anno e nuovo governo. Fingere di negoziare, meglio che nulla. Per raffreddare un po’,
Klitschko accenna a una «roadmap in discussione, vedremo, i risultati potrebbero spuntare nel
giro di ore…». Non è un colpo da ko. E fuori
tempo massimo, probabilmente: la passatoia in
Europa è ormai un pretesto, si vuole al tappeto
Putin e la luce spenta sulla sua banda d’oligarchi. Serviranno altri match, altre albe tragiche.
Nessun dorma, si prepara il latte e non è la colazione: aiuta a sopportare i gas. Compare in piazza un signore abbronzato, il direttore di Microsoft Ucraina, in ferie per spazzare il selciato e
passare il porfido alle donne, ai vecchi cosacchi,
a studentelli senza peluria. Tutti scudi umani, se
rispuntano i cecchini. Perché gli scudi colorati,
di fiori o d’icone, non bastano più.
11
miliardi di euro le esportazioni dall’Ucraina verso l’Unione
Europea. Verso la Russia ammontano a poco più di 10 miliardi
L’icona che mancava a piazza Maidan è un’infermiera
volontaria di 21 anni, volto pallido e sguardo basso, la
pettorina bianca con il simbolo della croce rossa, maschera da sci sulla fronte, la mano destra stretta al cellulare e la sinistra pigiata sul fiotto di sangue dal collo. Sono le 10.44, l’ultimo messaggio su Twitter: «Muoio».
Si cade sulla Maidan, nell’impasto di fango e neve, di
protesta virtuale e terrore reale. Per scongiurare la morte, così tangibile e vicina, Olesya Zhukovskaya ha affidato la sua supplica al mondo impalpabile dei social,
cronaca in diretta dell’indicibile, impossibile condivisione. Quel post su Twitter e VKontakte, il Facebook
dell’Est, è stato rilanciato migliaia di volte in poche ore,
accompagnato da centinaia di commenti e di «Mi piace», la Rete ha aperto il cerimoniale laico dell’addio
mettendo in circolo foto che ritraevano la ragazza sorridente davanti alle barricate, zaino in spalla e berretto di
lana sotto l’elmetto. Poi le voci del trasferimento in
ospedale, le prime conferme dal campo, Olesya in sala
operatoria, Olesya attaccata a un respiratore artificiale.
In serata la conferma dall’account ufficiale dei dimostranti filoeuropei di EuroMaidan: «È in gravi condizioni, ma viva».
Era arrivata a Kiev da pochi giorni, lasciando su Internet le tracce dell’avventuroso viaggio verso la capitale in
fiamme. «Finalmente!» scrive quando le si spalanca davanti la piazza degli scontri. «La serata sarà terribile»,
dice annunciando l’arrivo di presunte forze russe accre-
Francesco Battistini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
In diretta L’ultimo tweet postato ieri da Olesya: «Muoio»
più, perché è davvero difficile immaginare un accordo tra Yanukovich e la piazza mentre a Kiev continua a scorrere il sangue. E mentre, sarebbe disonesto non ricordarlo, nel campo dei rivoltosi cresce
a scapito dei più moderati l’iniziativa non certo pacifica dell’estrema destra del «pravi sektor», formata da antisemiti esplicitamente nostalgici del nazismo.
Quali che siano le promesse di Yanukovich agli
inviati europei che ieri lo hanno incontrato a Kiev
mentre in piazza Maidan scorreva altro sangue,
prevedere il futuro prossimo dell’Ucraina è un esercizio ad alto rischio. Il partito del presidente non è
più compatto, alcuni degli oligarchi più influenti
non lo appoggiano più, e se intervenissero i militari
non è detto che i soldati accetterebbero di sparare
sul popolo. Isolato e influenzato dai falchi sia ucraini sia russi, Yanukovich sembra con le spalle al muro. Anche i rivoltosi, come abbiamo detto, dovrebbero fare pulizia. E poi c’è Putin: sarà disposto a lavorare con l’Europa per tenere a galla insieme un
Paese sull’orlo del default e della miseria collettiva?
Angela Merkel lo spera. Ma i segnali che giungono
da Mosca, compreso l’invito a Yanukovich a «non
fare lo zerbino», vanno nella direzione opposta.
Franco Venturini
ditato da «fonti affidabili». L’eccitazione dei vent’anni,
la voglia di dare una mano, il senso di far parte di qualcosa di più grande.
Mercoledì notte il presidente Viktor Yanukovich annuncia la tregua e il rilancio dei colloqui con l’opposizione. All’alba ricominciano gli scontri, il centro della
città è sotto assedio, il Paese sembra lanciato verso la
guerra civile. «Urgente a tutta Kiev! — scrive Olesya —
Abbiamo bisogno del vostro sostegno! Stamattina è
partito il massacro e non si fermerà prima di sera!». I
manifestanti riprendono con i cellulari i cecchini appostati sui tetti. Si spara ad altezza d’uomo attorno alle cupole d’oro di San Michele. Proiettili di gomma, proiettili
veri. Olesya cerca rifugio in una chiesa.
Sale la conta dei morti e dei feriti, nelle strade si dispongono i cadaveri gli uni accanto agli altri, i ragazzi
gridano: «È il prezzo della libertà». Un colpo al collo,
Olesya scrive ancora. Qualcuno l’afferra, la stringe, la
fotografa. Il suo nome vola sulla Rete, in caratteri cirillici e latini; il profilo Twitter resta muto, con il primo piano in bianco e nero che risalta sulle immagini della protesta rosso fuoco. Nelle corsie degli ospedali improvvisati tra alberghi e conventi si parla della piccola infermiera colpita dal nemico. Oleg Musiy, coordinatore dei
soccorsi medici per i dimostranti, conferma che la ragazza è stata operata.
Il popolo senza leader trova un volto, la crocerossina
di Maidan che lotta per la vita.
fr.venturini@yahoo.com
Maria Serena Natale
msnatale@corriere.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Venerdì 21 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Venerdì 21 Febbraio 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
I ragazzi
della Maidan
Ucraina La diplomazia
L’Europa «punisce» il regime
La lista con i nomi dei responsabili
Sì alle sanzioni, il rebus Yanukovich. E la trojka Ue media a Kiev
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES — All’unanimità, i
28 Paesi dell’Unione europea hanno deciso una serie di sanzioni
«urgenti» contro i responsabili
della violenza in Ucraina. I loro
nomi precisi si conosceranno forse oggi. Ma — dicono gli stessi
Paesi Ue, riuniti con i loro ministri
degli Esteri in un vertice di emergenza — la prima responsabilità
della situazione attuale ricade
«direttamente sul presidente Viktor Yanukovich e sulle autorità
ucraine cui spetta il primo passo
per riprendere il dialogo». Contro
queste persone, scatteranno blocchi e restrizioni dei visti diplomatici, congelamento dei conti bancari, sospensioni delle esportazioni nel Paese di materiali usati
nelle repressioni di piazza.
È molto, è poco? E basterà l’aver
lasciato a Kiev in ruolo di mediatori e con un gesto di indubbio coraggio — non solo politico — i tre
ministri degli Esteri tedesco, francese e polacco? Cento e più morti
per le strade di Kiev fanno dubitare che basti qualche visto negato a
fermare il fuoco. Ma questo e non
molto di più, forse, può fare oggi
l’Europa: perché solo 3 mesi fa diceva «benvenuti» agli ucraini europeisti, facendo loro credere che
molte porte fossero già aperte e
che i ruggiti di Vladimir Putin fossero solo miagolii, e i gasdotti
nelle sue mani solo canne vuote.
Loro, moltissimi ucraini, si sentirono invitati, ci credettero e accettarono l’invito.
Ma non era così, le porte non
erano aperte, Putin non miagolava, e lo si vede ora che anche un
inviato russo, Vladimir Liukhin,
arriva nella Kiev in fiamme, parlando un linguaggio diametralmente opposto a quello della Ue:
le sanzioni sono «un ricatto», le
responsabilità dell’eccidio sono
di quegli occidentali che hanno
tentato un «colpo di Stato» contro
Yanukovich e i suoi.
Liukhin e i tre ministri europei
potrebbero fermarsi a Kiev ancora
per alcuni giorni: una mediazione
Nel mirino
Oggi si conoscerà l’identità
delle persone colpite: visti
bloccati, conti congelati
a oltranza, che potrebbe rivelarsi
l’unica via d’uscita dal caos. Dal
canto loro Putin e Angela Merkel
(che ieri ha parlato anche con Barak Obama), hanno promesso di
far di tutto perché le rispettive diplomazie sciolgano il groviglio. E
in ogni caso, come ha rilevato il
ministro degli esteri italiano Emma Bonino, quella in corso a Kiev
è «una violenza inaccettabile che
come europei condanniamo con
estrema fermezza: bisogna tentare un dialogo critico molto serrato, anche con la Russia, e la prima
priorità è che l’Ucraina non esploda».
Le sanzioni decise ieri potranno essere estese «a seconda dell’evolversi della situazione», come ha spiegato Catherine Ashton,
alto rappresentante Ue per gli af-
✒
fari esteri. Ma pochi sanno dire di
più. Mancava e manca, come hanno riconosciuto alcuni «sherpa»,
la chiarezza di visione su quello
che davvero sta avvenendo all’Est.
Una difficoltà che coinvolge anche
gli Usa: quando Barack Obama avverte che ci saranno «conseguenze» se l’esercito ucraino scenderà
nelle piazze, parla pur sempre di
un Paese sovrano, come qui ricordano con una punta di acredine
non solo gli inviati russi ma anche
certi francesi e olandesi. A 69 anni
dalla fine della guerra mondiale,
ancora si incontrano i fantasmi
dei grandi imperi (Mosca ne guidava uno, Kiev le era al fianco).
Ma i leader più giovani di oggi,
come quelli della Ue, a volte non li
conoscono o non li riconoscono.
Come quando il premier russo
Dmitri Medvedev si augura che «il
potere in Ucraina sia legittimo ed
efficace, e che non venga calpestato come uno zerbino»: è un moderno primo ministro del 2014,
colui che parla, ma nella sua voce,
forse, c’è anche quella di uno zar.
Premio Pulitzer
Anne Applebaum
è una editorialista
del Washington Post
e di Slate. Ha vinto
il Premio Pulitzer
nel 2004 per il libro
«Gulag». Il suo
ultimo libro,
«Iron Curtain»
(Cortina di ferro),
verrà pubblicato
in italiano da
Mondadori
La crisi ucraina può sembrare oscura a
chi non conosce l’argomento — in realtà
anche a chi lo segue da molti anni. Gli
ucraini hanno un presidente, Viktor
Yanukovich, che si è conferito e poi revocato poteri dittatoriali; ha annunciato e
rotto una tregua; afferma di applicare la
legge ma ingaggia delinquenti che trascinano i giornalisti fuori dalle auto e gli sparano. Intanto, l’opposizione ucraina ha tre
leader diversi che, in qualunque momento, possono o meno controllare realmente
la protesta ucraina. Tale opacità contribuisce a spiegare come mai l’Ucraina, dopo
anni di stabilità, è diventata improvvisamente violenta e imprevedibile. Aiuta anche a spiegare perché molti, dentro e fuori
il Paese, usano cliché storici per descrivere
la situazione. Spesso, quei cliché servono
a fare gli interessi di chi li usa. A volte sono
solo cattive semplificazioni. In ogni caso,
quella che segue è un’agile guida ai termini, parole e frasi da trattare con profondo
scetticismo.
Assistenza fraterna
E’ un’espressione sovietica, utilizzata in
passato per giustificare l’invasione sovietica di Praga nel 1968 e dell’Afghanistan
nel 1979. «L’assistenza fraterna» serviva a
evitare la rivolta, violenta o pacifica, degli
Stati fantoccio. A dicembre, il presidente
russo, Vladimir Putin, ha definito l’Ucraina un Paese «fraterno», indicando che la
considera come uno Stato fantoccio. Questa settimana, un importante parlamentare russo ha dichiarato che lui e i suoi colleghi sono «pronti a dare tutta l’assistenza
necessaria, qualora la fraterna popolazione ucraina dovesse chiederla». Questo potrebbe essere lo spunto per le organizzazioni filo-russe in Ucraina per chiedere
l’intervento russo.
Operazione antiterroristica
E’ un’espressione dell’era Putin, utilizzata per giustificare l’invasione russa della
Cecenia nel 1999. «Operazione antiterroristica» significa che è permesso tutto: il termine dava carta bianca ai russi di distruggere Grozny, la capitale cecena. É per questo che ha provocato orrore il monito del
ministro della Difesa ucraino, secondo cui
l’esercito «potrebbe essere impiegato in
territorio ucraino per operazioni antiterroristiche».
«Colpo di Stato»
Questa espressione più universale è
stata usata da novembre sia dal governo
Come ha scritto lo storico Tim Snyder «il
governo ucraino racconta a se stesso che i
suoi oppositori sono ebrei e a noi che sono
nazisti». Le macchie rimangono: Romano
Prodi, già presidente della Commissione
Europea ha appena scritto un blando articolo critico verso gruppi di estrema destra
ucraini, come se fossero il problema maggiore.
ucraino che dai commentatori russi per
descrivere le proteste di strada a Kiev e altrove. Può voler dire qualunque cosa da
«proteste pacifiche che non gradiamo» a
«manifestanti che usano violenza contro
la polizia» ma in entrambi i casi è un termine usato per giustificare una «operazione antiterroristica», e non necessariamente per descrivere un vero colpo di Stato.
«Nazisti» o «fascisti»
Questi termini storici sono stati usati
per mesi da funzionari russi e ucraini per
descrivere un’ampia schiera di leader e
gruppi di opposizione. Su internet sono
circolate foto false di inesistenti poster di
Hitler a Kiev; recentemente il ministro degli Esteri russo ha rimproverato i suoi colleghi tedeschi di appoggiare i simpatizzanti di Hitler. C’è sicuramente un’estrema-destra in Ucraina, sebbene sia molto
più piccola di quella francese, austriaca o
olandese, e i suoi membri sono effettivamente diventati più violenti sotto la pressione dei manganelli, dei proiettili e degli
attacchi della polizia. Al contempo, chi
diffonde questi termini dovrebbe ricordare che in questa regione la più accesa retorica antisemita, omofoba e xenofoba non
viene dall’estrema destra ma dalla stampa
russa, e, in fin dei conti, dal regime russo.
di PAOLO VALENTINO
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Politica e stile «sovietico»
Da «assistenza» a «nazisti»
Lessico (con traduzioni)
per interpretare la crisi
Disertare Sochi?
La tregua
di Bubka
(ma il disagio
degli atleti resta)
Luigi Offeddu
Battaglia Le barricate dei
dimostranti filoeuropei a Kiev. In
basso, bossoli raccolti in piazza (Afp)
di ANNE APPLEBAUM
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Divisioni etnolinguistiche
o «situazione jugoslava»
Questi termini sono ancora più subdoli, usati sia in Occidente sia in Russia, per
spiegare che il conflitto in Ucraina è atavico, inspiegabile, generato dall’odio profondo. In realtà, questo non è affatto un
conflitto etnico. E’ un conflitto politico e
— malgrado la sua attuale opacità — fondamentalmente non così difficile da capire. Contrappone gli ucraini — di lingua
russa e ucraina — che vogliono vivere in
una democrazia «europea» garante dei diritti umani e dello Stato di diritto, contro
gli ucraini — anche qui sia di lingua russa
che ucraina — a favore di un regime non
democratico, oligarchico, capitalista, dipendente dalla Russia. Alcuni simpatizzanti del regime possono credere di combattere i fascisti e gli omosessuali europei
militanti; altri possono semplicemente temere che le riforme radicali costeranno i
loro stipendi. In ogni caso, questa non è
una battaglia per una lingua o una chiesa.
È una controversia profonda, fondamentale sulla natura dello Stato, le alleanze internazionali del Paese, il suo sistema legale, la sua economia, il suo futuro. Considerata la posta in palio per l’Ucraina, il minimo che noi osservatori esterni possiamo
fare è di evitare sciocchi stereotipi quando
discutiamo del suo destino.
(Traduzione di Ettore Iannelli)
© WASHINGTON POST/CORRIERE DELLA SERA - RIPRODUZIONE RISERVATA
L
acerata e insanguinata nelle
strade di Kiev, l’Ucraina ritrova
un’apparente e formale unità nella
monade sportiva delle Olimpiadi. Al
termine di una giornata ricca di colpi
di scena e di annunci contraddittori,
vince la mediazione del vecchio
campione Sergei Bubka, che deve far
ricorso a tutto il suo carisma per
evitare una clamorosa spaccatura
della squadra olimpica, dove quasi la
metà degli atleti avrebbe voluto
disertare e lasciare anzitempo Sochi,
in segno di rispetto per le vittime
degli scontri e di solidarietà con le
forze dell’opposizione. Così, alla fine,
l’ex campione di salto con l’asta può
annunciare che chi non ha ancora
gareggiato resta, mentre chi lo ha già
fatto torna a casa come da
calendario.
Ma la tensione rimane alta e il
disagio palese, dopo che ieri mattina
la sciatrice Bogdana Matsoska (foto),
che oggi dovrebbe scendere nello
slalom speciale, aveva annunciato su
Facebook che lei e il padre, che è anche
il suo allenatore, sarebbero partiti
prima della gara. «Ci rifiutiamo di
partecipare ad altre prove olimpiche
per protesta contro le azioni illegali
verso i manifestanti,
l’irresponsabilità del presidente e del
suo governo di lacchè». Matsoska,
che si è definita «una persona
estranea alla politica e ai partiti», ha
scritto di essere «infuriata per le
azioni di Yanukovich, che invece di
risolvere il conflitto negoziando, ha
affogato nel sangue le speranze della
nazione».
Parole dure, un messaggio forte, di
cui il Comitato Olimpico
Internazionale, sempre restio ad
chiamare le cose col loro nome
quando si tratta di complicazioni
politiche, ha dovuto prendere atto. Il
portavoce del Cio, Mark Adams, ha
confermato l’intenzione degli atleti
dell’Ucraina, commentando che si
trattava di una «decisione
individuale che ognuno ha il diritto di
fare». Adams però ha aggiunto che
l’opinione di Bubka era che la
squadra avrebbe fatto meglio a
restare. E’ stato quasi un invito alla
mediazione, che puntualmente si è
messa in moto ed ha funzionato.
«Siamo tutti commossi dagli
avvenimenti drammatici e dalle
vittime della violenza in Ucraina.
Credo che gli atleti che rappresentano
il nostro Paese alle Olimpiadi danno
un dimostrazione di unità importante
in questi tempi difficili», ha
commentato Bubka. La tregua
olimpica è salva. Ma il mondo là fuori
continua a sanguinare.
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Primo Piano
Venerdì 21 Febbraio 2014 Corriere della Sera
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La crisi di governo La giornata
L’incontro
I protagonisti
del vertice
di maggioranza
che si è svolto
ieri a Palazzo
della Stamperia,
poco distante
dalla sede pd del
Nazareno.
Da sinistra,
il portavoce dem
Lorenzo Guerini,
il braccio destro
di Renzi Graziano
Delrio e il
ministro alle
Riforme uscente
dell’Ncd Gaetano
Quagliariello
(Ansa)
Renzi: poche ore e chiudiamo
Ma si tratta ancora con Alfano
Ncd: restano i nodi. Il chiarimento rimesso a un faccia a faccia
Il Quirinale: con il leader pd serena collaborazione istituzionale
✒
Se l’ultima ideologia
è quella dell’anagrafe
di PAOLO DI STEFANO
N
ella sedicente consultazione, il «vecchio» Grillo (65)
ha rinfacciato, tra l’altro, a Matteo Renzi (39): «Sei
un ragazzo giovane, ma sei molto vecchio». D’altra parte,
Renzi aveva appena pronunciato la sua sentenza
anagrafica su Eugenio Giani (54): in vista della sua
«rivoluzione generazionale», il premier incaricato
preferisce affidare la responsabilità di sindaco al
coetaneo Dario Nardella (39). E mentre per la politica di
Roma Giani sarebbe abbastanza giovane, non lo sarebbe
per gestire il Comune di Firenze che pure ha sede in
Palazzo Vecchio. Nello stesso pomeriggio, di mercoledì,
Berlusconi (77) si è lasciato sfuggire tutto il suo
entusiasmo anagrafico per il segretario Pd: «Bene, un
premier con la metà dei miei anni». La svolta, per la
verità, è precedente: si sa che con le ultime elezioni, la
Camera è passata da un’età media di 54 anni agli attuali
45, e il Senato da 57 a 53. Resta tuttavia nettamente
sopra il livello europeo la classe dirigente, la cui media
sfiora i 60 anni, con picchi di
67 anni per i banchieri e di 63
L’uso dell’età
anni per i prof universitari.
Nel Paese del presidente
«Giovane» e
ottantottenne, del più alto
«vecchio» sono
di disoccupazione
sempre più termini tasso
giovanile, della classe
del dibattito politico insegnante più anziana del
mondo, di colpo, come per
miracolo, si parla solo di
quote-età. Ottimo segnale, per tanti versi: ci voleva
proprio una ventata di freschezza, di novità, di
speranza… Ma resta un dubbio: si tratta davvero di uno
slancio di fiducia o siamo all’operazione di restyling e di
populismo giovanilista? E poi in sostanza: se è escluso
che l’esercito di attempati che ha occupato la politica
italiana negli ultimi decenni fosse composto da falangi di
«norbertibobbi», si può ritenere altrettanto improbabile
che ogni trentenne per definizione (anagrafica) sia un
Piero Gobetti (morto per altro neanche venticinquenne).
Insomma, è curioso (e forse preoccupante) che lo status
biologico di under 40 sia diventato un argomento
cruciale del dibattito pubblico, una buona ragione su cui
accapigliarsi, come fosse una «conditio sine qua non» e
persino un valore in sé e dunque garanzia di efficienza, di
competenza, di intelligenza, di onestà. E viceversa
colpisce constatare che quella che una volta si chiamava
con rispetto maturità o esperienza si sia capovolta (a
prescindere) in babbionaggine o peggio da consegnare al
primo negozio di robivecchi. Insomma, esauriti tutti gli
–ismi novecenteschi, l’ultima ideologia veramente
discriminante è quella anagrafica: la data di nascita.
Oppure l’unico brand rimasto presentabile nella politica.
E se falliranno i trentenni? Non ci resterà che passare ai
ventenni e infine, forse, l’extrema ratio ci suggerirà di
affidare la nostra disperazione più o meno adulta alla
saggia innocenza dei bambini.
ROMA — «È questione di
ore e chiudiamo tutto», dice
convinto il premier incaricato
Matteo Renzi. E il suo plenipotenziario, Graziano Delrio, al
termine del vertice di maggioranza, conferma: «Per me è andato benissimo». In realtà, l’intesa tra i partner della maggioranza sul programma di governo è di là da venire perché,
come ammettono in molti, ci
sono parecchi punti da chiarire.
«È un work in progress», dice
Pino Pisicchio del Centro democratico. Aggiunge Lorenzo
Dellai (Popolari per l’Italia):
«Stiamo arrivando a un punto
di grande delicatezza e dunque
a tutti è richiesta prudenza e
senso di responsabilità». Puntualizza Renato Schifani, presidente del Nuovo centrodestra:
«È un passo in avanti. È stata
una riunione proficua ma non
può essere definitiva». Però la
fotografia che scatta Maurizio
Sacconi con un tweet è diversa:
«Ci sono molte criticità nel programma», aggiungendo, a mo’
di esempio, che «noi chiediamo
la radice quadrata della legge
Fornero, ma il Pd chiede la Fornero al quadrato». Contrapposto il giudizio di Marianna Madia (Pd): «È stato un vertice po-
CANDIDATO A
PREMI OSCAR®
9
tra cui
miglior film
GOLDEN GLOBE
miglior film
drammatico
miglior regia
miglior attore
miglior sceneggiatura
protagonista
non originale
TORONTO INTERNATIONAL
FILM FESTIVAL
PREMIO DEL PUBBLICO
12 ANNI SCHIAVO È
CANDIDATO A 9 OSCAR® ED È
CERTAMENTE IL PIÙ BELLO
TRA TUTTI I CONCORRENTI.
NATALIA ASPESI -
DI FILM COSÌ
CE N’È UNO OGNI MILLE.
MAGISTRALE, STREPITOSO,
UN FILM CHE RIMARRÀ
NELLA LEGGENDA.
IL FILM DELL’ANNO.
sitivo. Abbiamo messo in luce le
priorità: abbassamento delle
tasse sul lavoro, crescita e mercato del lavoro».
Il rischio di incartarsi rallentando i tempi e il timore di non
fare nascere il governo sono
evidenti e si aggiungono alle
voci su tensioni registrate nel
colloquio tra Renzi e Napolitano dell’altro giorno, smentite
ufficialmente dal Quirinale che
parla di «uno scambio di opinioni svoltosi in un clima di serena collaborazione istituzionale». Del resto è altrettanto
evidente che in Senato senza i
trentuno voti del Ncd (che sono
decisivi) il Renzi 1 non salpa. Ed
ecco perché in serata si diffonde la voce
di un incontro tra lo
stesso Renzi e Angelino Alfano proprio
per superare lo stallo certificato nel
vertice di maggioranza.
Già in mattinata,
però, era chiaro che nella riunione sul programma ci sarebbe stato un braccio di ferro tra
Pd e Ncd. Un braccio di ferro innanzitutto sulla legge elettorale
ma anche su altri temi divisivi
come il lavoro, la giustizia, lo
ius soli e le unioni civili. Parlando ai gruppi Alfano era stato
esplicito: «Per rendere credibile
che davvero togliamo il Senato
così com’è, sarà indispensabile
approvare una norma che attribuisca alla legge elettorale un
vigore, una sua immediata applicabilità appena concluso il
cammino delle riforme». Il vicepremier uscente aveva poi aggiunto che «se noi dobbiamo
partecipare a un governo con
una parte politica a noi avversa,
cioè il Pd, dobbiamo partecipare a un governo che si proponga
davvero cambiamenti radicali
nel nostro Paese. O facciamo
misure rivoluzionarie o è inutile galleggiare. Crediamo in un
governo che abbia una straordinaria capacità riformatrice». E
se vogliamo dare «un’impronta
fortemente riformatrice al nuo-
vo esecutivo dobbiamo avere
un po’ di tempo a disposizione.
Per averlo non si può giocherellare dicendo facciamo la legge
elettorale e andiamo al voto».
Insomma, date queste premesse, l’incontro si è svolto in
un clima pieno di sospetti con
molti protagonisti che si sono
guardati in cagnesco. Già l’introduzione di Delrio avrebbe
sollevato dubbi perché sarebbe
stata una enunciazione di titoli
annunciando che i dettagli li
avrebbe indicati Renzi. «Il pro-
Su Twitter
Il capogruppo del Ncd al
Senato Maurizio Sacconi,
mentre è in corso il tavolo
sull’agenda dell’esecutivo,
scrive su Twitter: «Ci sono
molte criticità nel programma
di governo»
gramma non ve lo consegno,
ma ve lo illustro», sarebbero
state le sue parole. Ma il vero
punto di frizione che ha visto
profilarsi un asse tra Ncd e partiti centristi contrapposto al Pd
è stato quello di creare un nesso
stringente tra legge elettorale e
riforme istituzionali in modo da
mettere in sicurezza la legislatura. Non solo. È stata posta anche
con chiarezza l’esigenza di
escludere lo schema delle doppie maggioranze. «Deve essere
chiaro — farà notare più tardi
Dellai — che la maggioranza che
sostiene le riforme istituzionali
può, anzi, deve essere più ampia
di quella che sostiene il governo
ma non può essere alternativa».
Lorenzo Fuccaro
Lorenzo_Fuccaro
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Minoranza pd
Civati: valuterò se votare
la fiducia all’esecutivo
POTENTE, MAGNIFICO,
SBALORDITIVO
C
UNFILM DI STEVEM
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LA STRAORDINARIA STORIA VERA
DI S OL O M ON NORT H U P
AL CINEMA
La minoranza interna del Partito democratico non ci sta.
Peggio: minaccia di far mancare il sostegno al governo
Renzi. O persino di abbandonare il Partito democratico.
Lo ha detto ieri Giuseppe Civati, interpellato sulla
possibilità di votare la fiducia all’esecutivo in gestazione:
«Al momento no, ma valuteremo insieme agli altri
parlamentari cosa sia meglio fare per rispettare un
mandato elettorale che è stato così bistrattato». Ma,
appunto, se la decisione dovesse essere quella di non
votare la fiducia, la possibilità di un addio ai democratici
si fa concreta: «E’ un po’ difficile restare nel Pd se non si
vota la fiducia. Non tanto dal punto di vista del
regolamento, ma dal punto di vista della coerenza». E
dunque, «stiamo valutando con molta attenzione. Se
dovessimo uscire con un voto di sfiducia sarebbe un fatto
politico di estrema gravità».
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Corriere della Sera Venerdì 21 Febbraio 2014
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Venerdì 21 Febbraio 2014 Corriere della Sera
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La crisi di governo La trattativa
Il sindaco avvisa: non sarà un Letta bis
Questa è la nostra ultima occasione
L’obiettivo è quello di chiudere già stasera la lista con i ministri
ROMA — «Ragazzi, ci
stiamo giocando tutto: la
faccia, innanzitutto, e poi il
resto»: Matteo Renzi non ha
più illusioni né disillusioni.
Pensa solo al governo che
verrà, e siccome sarà lui a
farlo nascere è preoccupato
e attento. Punto primo,
«non potrà essere un Letta
bis, perché non si capirebbe
per quale motivo siamo arrivati noi. Sembrerebbe un
cambio di guardia e basta.
Va via Letta, arriva Renzi,
ma non è così. Non è per
questo che sta succedendo
quello che sta succedendo».
Il segretario del Partito democratico pensa al futuro.
Ed è preoccupato.
Il braccio di ferro con il
Quirinale, che è stato debi-
tamente smentito, non lo
ha stremato. Lo dava per
scontato. Sul futuro ha idee
chiare, e non è nemmeno
troppo ottimista: «È inutile
girarci intorno. Io ho due
mesi di tempo, neanche
cento giorni. O faccio qualcosa in quel lasso di tempo
o la gente penserà che la
politica non vale niente».
Per dirla alla Renzi: «O in
sessanta giorni dimostriamo che siamo capaci di in-
La posta in palio
«Ragazzi, ci stiamo
giocando tutto, la faccia
innanzitutto. E poi
tutto il resto»
vertire la rotta veramente, e
quindi variamo dei provvedimenti che vadano incontro alle esigenze degli italiani, o siamo fuori. In poche
parole, siamo morti: adesso
o mai più. Ve lo ripeto perché possiate ricordarvelo
tutti, al di là delle lotte interne: questa è la nostra ultima occasione. L’ultima
per il Pd senz’altro».
Il segretario del Partito
democratico è cauto e con
tutti i sensi all’erta: «Mi bastano due mesi. Due mesi di
grandi riforme e il Paese
scorderà questo periodo
buio, i malumori, le cose
fatte male...». Solo due mesi, chiede Renzi. Ma gli basteranno? I piccoli partiti, a
iniziare dal Nuovo centro-
destra di Angelino Alfano,
stanno facendo di tutto per
evitare che la riforma delle
elezioni politiche veda la
luce. E infatti legano la sopravvivenza del patto di governo con quell’accordo
preso alla vigilia delle consultazioni che saranno. Prima si fa l’esecutivo, poi si
assicura che la riforma elettorale verrà fatta solo dopo
la riforma del Senato (ossia
solo dopo la sua cancella-
Il partito
Intanto il segretario pd
pensa anche
all’organigramma di chi
terrà le redini del partito
zione).
Renzi però tira dritto e
intende bruciare i tempi.
Vorrebbe portare la lista dei
ministri già stasera, per evitare il continuo assalto alla
carovana: i nomi, più o meno eccellenti, di quanti da
qui a oggi si accrediteranno
presso lo staff del segretario
saranno moltissimi. Lui,
Renzi, valuta studia, freme
e si preoccupa. Quindi spiega ai suoi fedelissimi: «Non
so se ce la farò, ma ci proverò in tutti i modi con grande determinazione. O facciamo qualcosa adesso o la
gente si allontanerà per
sempre dalla politica».
Quindi, di nuovo lo stesso
refrain: «Ci stiamo giocando tutto, ma veramente tut-
Il Pd ha chiesto di aderire
a pieno titolo al Pse: come
«full member» è
specificato nella lettera,
in inglese, firmata dal
segretario Matteo Renzi e
presentata ufficialmente
ieri. Manca una settimana
al congresso di Roma che
lancerà la candidatura del
presidente
dell’Europarlamento, il
tedesco Martin Schulz,
alla guida della
Commissione Ue (durerà
due giorni, dal 28
febbraio al 1° marzo). E
intanto ieri l’ufficio di
presidenza del Partito
socialista europeo ha
anche analizzato l’ipotesi
di cambiare il proprio
logo (ma non il nome): al
quadrato rosso con la
scritta bianca «Pes» si
aggiungerebbe, in basso,
la dicitura «Socialists &
Democrats», con caratteri
più piccoli. Un ritocco che
verrebbe incontro alle
richieste del Pd. Al
congresso di Roma sarà
messo ai voti il manifesto
per le Europee del Pse,
che pone l’accento
sull’economia secondo
l’adagio «più sviluppo e
meno austerità».
to». È il gioco che a Renzi, in
fondo in fondo, piace di
più. Su quel tavolo è pronto
a spendere le sue carte. Come sull’Economia. La vulgata lo vuole pronto a prendersi Tabellini. Lui nega:
«Non sarà lui il nuovo ministro dell’Economia», ma
si guarda bene dal dire chi
potrebbe esserlo, continua
a lasciare che si parli di Padoan, e lì si guarda bene
dallo smentire.
Piuttosto lascia correre e
preferisce fare finta di niente. Piuttosto, predilige di
gran lunga guardare l’organigramma del partito perché in quel foglietto che ancora tiene in tasca e che non
ha buttato via dopo l’incontro con l’ex presidente del
Copasir, smentito da Massimo D’Alema, sono conservati dei nomi preziosi. Nomi di personaggi che tra un
po’ conquisteranno la ribalta del Pd. Di quel Partito democratico che, dice D’Alema, Renzi non potrà pensare di tenere ancora in vita
mantenendone la leadership. L’ex presidente del
Copasir lo ha spiegato a tutti: «Quando Matteo andrà a
palazzo Chigi non potrà
pensare di guidare sia il governo che il Pd. Ci vorrà
qualcuno che tenga le redini della baracca».
Il «Matteo» in questione
pensa di riuscire a tenere in
mano tutte le redini e di
portare stasera a casa il risultato: «Si tratta, per carità, si discute, ma alla fine
decido io, non c’è problema».
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Maria Teresa Meli
La richiesta
Il Pd verso
l’adesione
al Pse
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Lo streaming Le critiche al leader
TEL 02 38 598 000
Grillo: fuoco amico
Attacco sul blog
ai dissidenti
Rischio espulsioni
MILANO — «Siamo sul piede di guerra». C’è tutta la distanza tra dissidenti e fedelissimi nelle parole di un esponente
pentastellato. Una frattura palese. Un crescendo vorticoso
dopo la nota di quattro senatori
— Lorenzo Battista, Fabrizio
Bocchino, Francesco Campanella, Luis Alberto Orellana —
critici verso Beppe Grillo per il
modo in cui ha condotto l’incontro con Matteo Renzi. Ieri la
replica del leader non si è fatta
Corriere della Sera Venerdì 21 Febbraio 2014
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#
Saluti
Mentre
attraversava
le strade
del centro
storico, Renzi,
spesso al
telefono, si è
fermato a fare
foto e a
salutare
negozianti e
passanti (Ansa)
A piedi
Il premier
incaricato
Matteo Renzi,
39 anni,
ieri a Roma
mentre va a
piedi
dall’albergo
alla sede del Pd
di Sant’Andrea
delle Fratte
(Ansa)
Strette di mano
Nel tragitto, ieri mattina, Renzi si è fermato
a parlare anche con un automobilista (Ansa)
Il voto di maggio
Il retroscena L’incontro fra i due leader. Ncd: su Fisco, diritti e lavoro non torniamo indietro
Il difficile confronto nella notte
Primo passo per cercare l’intesa
Alfano: ci sono colonne d’Ercole che non possiamo superare
ROMA — Renzi freme per cominciare la navigazione e anche Alfano sarebbe
pronto a sciogliere le vele, ma senza aver
concordato prima la rotta non lascerà il
porto, perché «ci sono delle colonne
d’Ercole oltre le quali non possiamo andare». Sono bastioni invalicabili che rischiano di far fallire altrimenti la missione, costringendo Ncd a restare a terra. E non è tatticismo. Perciò si tratta nel
cuore della notte, perciò il capo del Pd e
il leader del Nuovo centrodestra si sono
incontrati. Nulla era scontato, tranne la
volontà di arrivare a un compromesso.
Ma certo ieri non potevano bastare degli
scarni sms tra «Matteo» e «Angelino»
per colmare il buco che rischiava di far
precipitare la crisi. Il colloquio è andato
abbastanza bene, anche se non ancora
risolutivo.
Nei brevi messaggi del pomeriggio,
ognuno aveva fatto valere le proprie ragioni: Renzi riteneva che alzare la tensione «non contribuisce a risolvere i problemi», Alfano era convinto che il suo
partito avesse «esigenze sulle quali non
posso tornare indietro». A Ncd serve il
patto alla tedesca sul programma, che al
vertice di maggioranza non era stato siglato: serve l’accordo sulla norma per legare la legge elettorale alla riforma del
Senato — una sorta di «salva vita» della
legislatura — che va messa nero su bianco, non affidata a un gentlemen agree-
attendere. Con un post intitolato «Fuoco amico» — corredato
anche su Facebook dalle foto
dei quattro — il capo politico
del Movimento ha ammonito i
dissidenti. Con tanto di parole
polemiche di una attivista
(«Chi sono questi 4 senatori?
Quanto consenso hanno portato al M5S tutti insieme?»). Sul
web si è scatenata nei confronti
dei parlamentari un’ondata di
attacchi e insulti, che ha travalicato i confini del blog e invaso
gli account dei social network
dagli interessanti. Epiteti forti
— «maiali», «Giuda» e altri — e
molte richieste di espulsione.
Gli animi sono surriscaldati
anche tra deputati e senatori. I
fedelissimi pretendono chiarimenti e un passo indietro dei
senatori (da tempo indicati come «in uscita» dai Cinque Stelle, gli ultimi rumors ipotizzano
ment; e serve infine l’intesa sulla squadra dei ministri, che non può essere lasciata a giochi mediatici e a boatos di Palazzo.
Sono nodi che non sono stati ancora
del tutto sciolti, ma il primo passo di stanotte è significativo. D’altronde, la novità,rispetto alle precedenti trattative di
governo, è che per la prima volta il programma ha la stessa valenza dell’organigramma. E c’è un motivo se Ncd batte su
questo tasto, perché — come dice Sacconi — «è in gioco la constituency del
Nuovo centrodestra», la sua ragione sociale, il suo stesso nome. Sui temi del lavoro, del fisco, dei diritti — Alfano l’ha
spiegato a Renzi — «non possiamo tornare indietro», conscio che Berlusconi
avrebbe gioco facile a massacrarli, bollandoli come «ruota di scorta» del Pd: «E
noi, che abbiamo l’ambizione di costruire un moderna coalizione moderata, non
lo consentiremo».
Per questo motivo la trattativa è entrata in una fase delicata, e un passo fal-
Il nodo dell’Italicum
Al tavolo il Nuovo centrodestra
ha chiesto a Delrio garanzie
sulla legge elettorale
«Ma lui ha scartato»
so potrebbe davvero far saltare tutto. È
una partita doppia con il Cavaliere nei
panni del convitato di pietra, vissuto
dentro un pezzo di Pd come un potenziale alleato che «potrebbe regalarci
la sorpresa di un appoggio esterno»,
e visto dentro Ncd come un temibile
avversario. Ed è in un clima di tensioni e di sospetti che si è dipanata la
giornata. Ogni dettaglio ha alimentato reciproche diffidenze. Perché
Del Rio, al tavolo del programma,
quando i centristi hanno chiesto
garanzie sulla legge elettorale, ha
scartato dicendo che «non è questa
la sede per discuterne?». E perché
dalla sede del Pd, in testa il portavoce della segreteria Guerrini, per
tutto il giorno sono rimbalzate sui
siti e sulle agenzie voci sull’assenza prima di Alfano poi di Lupi
dalla lista dei ministri?
«Sono espedienti tattici», aveva commentato il leader di Ncd,
riunendo il suo partito. La stessa
«estenuante» tattica adottata da
Renzi con Letta e applicata ora
per chiudere la vertenza di governo:
stressare la trattativa sull’organigramma, per poi fare cedere l’alleato sul programma. E magari coprire mediaticamente il problema che in queste ore affligge il presidente del Consiglio incaricato sul ministero dell’Economia.
In Rete Sul blog di Beppe Grillo il post di Antonio Noziglia:
«Chi sono questi 4 senatori? Quanto consenso hanno
portato al M5S tutti insieme?», chiede l’attivista. Il post
ha ricevuto quasi 1.700 commenti
International New York Times
Matteo Renzi come un dipinto di
Caravaggio: il premier incaricato
viene raffigurato così in un articolo
che parla del terremoto «giovane»
che sconvolge la politica italiana
contatti con Pippo Civati). «Ci
devono dare spiegazioni», ripetono molti. «Se qualcuno
non si trova in linea con la
maggioranza del M5s credo
possa decidere di dimettersi»,
ha detto il capogruppo alla Camera Federico D’Incà. Al momento l’ipotesi più probabile è
una resa dei conti alla prossima
assemblea congiunta, in programma la prossima settimana.
I dissidenti rimangono però
fermi sulle loro posizioni.
«Nessun fuoco amico nel senso
malevolo del termine, ma solo
delle critiche senza lesa maestà», dice Campanella. «Non
me ne vado dal gruppo del Movimento 5 Stelle», fa eco Orellana. Più caustico Battista: «Se ne
dovrebbero andare tutti quelli
che non accettano il confronto». E parlando dell’attacco sul
blog il senatore friulano affon-
Perché il leader del Pd sa che se dovesse
assegnare a un tecnico come Padoan la
poltrona di via XX Settembre, si porterebbe appresso l’immagine di un premier «commissariato» e non darebbe
quel segnale di discontinuità a cui tiene
prima di ogni cosa.
Alfano è pronto a collaborare, a cercare soluzioni condivise, ma non può né
vuole superare le «colonne d’Ercole»,
come gli impone il nome del suo partito.
«E Renzi — attaccava nel pomeriggio
Quagliariello — non può immaginare
che la discontinuità sia fare da solo il
programma senza concordarlo con chi dovrebbe dargli
la fiducia, non può ipotizzare
da solo appoggi esterni che
magari in futuro diventano
interni, nè può pensare di fare
da solo una squadra con ministri diversi o comunque da assegnare a dicasteri diversi».
Il leader del Pd a un certo
punto ha compreso la portata
della reazione del Nuovo centrodestra, i rischi che si portava
appresso, aggravati da un sospetto che nel pomeriggio aveva
preso corpo dentro Ncd, e cioè
che l’idea di togliere Alfano dal
Viminale fosse un segnale lanciato dai democratici a Forza Italia,
un modo per consentire a Berlusconi di offrire qualcosa di più di
un’«opposizione costruttiva» a
fronte di un processo di «de-lettizzazione» della squadra di governo.
Le ombre stavano per prendere il
sopravvento, quando la trattativa è
iniziata nella notte. Renzi non vede
l’ora di partire, se è vero che sta già
lavorando al discorso per la fiducia.
E Alfano è pronto a salpare con lui, ma a
patto di non superare le «colonne d’Ercole».
da il colpo. «L’avrà scritto qualcuno che forse a quell’ora doveva andarsene a dormire — dice
a Un giorno da pecora —. Sarà
stato qualcuno della Casaleggio
Associati o del nostro ufficio
della Comunicazione». Per
chiarire la propria posizione,
Battista ha mandato un sms a
Grillo e Casaleggio, senza ricevere risposta.
Il confronto in streaming,
comunque, continua a far discutere anche fuori dal Movimento. Critiche a Grillo arrivano dall’agenzia stampa dei ve-
La difesa dei ribelli
Orellana: non lascio il
gruppo. E Battista manda
un sms a Casaleggio e
Grillo, che non rispondono
Francesco Verderami
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scovi, il Sir, che parla di «parole
vuote» e «voti dispersi». «A
mio parere lo streaming è una
battuta pubblicitaria: non è trasparenza politica e non ha portato a nulla», commenta Piergiorgio Corbetta, membro del
consiglio direttivo dell’Istituto
Cattaneo, autore con Elisabetta
Gualmini del saggio Il partito
di Grillo (Il Mulino). Per il sociologo, «il dibattito sullo streaming si aggiunge a elementi
di delusione sul modo di fare
politica dei Cinque Stelle». «Il
battibecco con i dissidenti? —
analizza Corbetta — È una svalorizzazione del dissenso interno: non si sono create le strutture necessarie per gestirlo». Il
sociologo avverte: «Si tratta del
nuovo che avanza. Bisogna avere pazienza».
Emanuele Buzzi
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Di Pietro
torna in campo:
«Guiderò l’Idv
alle Europee»
Torna l’ex pm, torna l’Italia
dei valori. Alle prossime
elezioni europee «ci
presenteremo con il nostro
simbolo. Io mi candiderò e
guiderò questa squadra». Lo
ha annunciato il presidente
del partito, Antonio Di Pietro,
ieri a Napoli per incontrare
gli iscritti. L’ex segretario ha
spiegato che sarà a capo di
«una pattuglia che ha tanta
voglia di servire il Paese e
non di servirsene, come chi
prende i voti e poi si accorda
con gli avversari politici».
Ricorda che l’Idv è fuori dal
Parlamento perché «abbiamo
detto che il governo Monti
era sbagliato, quello stesso
governo che oggi tutti
criticano, a cominciare da
Renzi». Il contesto in cui
intende muoversi l’Italia dei
valori continua a essere il
centrosinistra: «Vogliamo
rilanciare l’alleanza dove è
possibile, con il nostro
simbolo all’interno del
centrosinistra con Pd e
Sinistra ecologia e libertà
(Sel)». Il che non gli ha
impedito di intervenire su
Renzi: «I suoi annunci non
vanno oltre quelli di un abile
venditore di fumo. È
evidente che una riforma al
mese non si può fare». Il
presidente idv ha anche
sottolineato l’inizio di un
nuovo avvio proprio in
Campania, dove il partito «ha
ottenuto ottimi risultati e
grazie a questi alcune
persone hanno avuto la
possibilità di entrare nelle
istituzioni approfittando
però del partito, a tal punto
che è in corso anche un
processo a Napoli contro
Berlusconi e Lavitola, perché
un giuda si è venduto per 30
denari». Il riferimento è a
Sergio De Gregorio. Poi, il
fondatore ha commentato le
ultime vicende del partito:
«Per l’Italia dei valori ora sarà
come quando si fa un
salasso, che indebolisce ma
toglie anche tante tossine».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
10 Primo Piano
Venerdì 21 Febbraio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
La crisi di governo La squadra
La vicenda
La Direzione pd
Il documento
di sfiducia
al premier
Il 13 febbraio Matteo Renzi
apre la Direzione del Pd
leggendo un documento
messo poi ai voti e approvato
con 136 sì, 16 no e 2 astenuti:
«La direzione — recita il testo
di 25 righe — ringrazia Letta
per il notevole lavoro svolto
ma ritiene necessario e
urgente dover aprire una fase
nuova con un governo
nuovo». Il 14 febbraio Enrico
Letta sale al Colle e si dimette.
Iniziano le consultazioni
L’incarico
Il sì con riserva:
«Una riforma
al mese»
Lunedì il segretario del Pd
viene convocato al Quirinale
da Giorgio Napolitano che
dopo le consultazioni di
sabato e le riflessioni di
domenica gli affida l’incarico
di formare il nuovo governo. Il
sindaco di Firenze accetta con
riserva, si pone come obiettivo
il 2018 e annuncia: «Faremo
una riforma al mese: a febbraio
la legge elettorale, a marzo la
riforma del lavoro, ad aprile la
pubblica amministrazione e a
maggio il fisco»
Le consultazioni
Gli incontri
con i leader
dei partiti
Martedì il presidente del
Consiglio incaricato Renzi ha
iniziato le consultazioni con i
leader dei partiti, incassando
il sì di Scelta civica e
l’apertura condizionata del
Nuovo centrodestra: «Il lieto
fine lo avremo solo con una
coalizione che non si sposta a
sinistra». Gli incontri si sono
conclusi mercoledì, con Forza
Italia, Pd e Cinque Stelle.
Record di clic per lo streaming
dell’incontro tra Renzi e
Beppe Grillo a Montecitorio
Il timing
La squadra
e la fiducia
alle Camere
Al presidente Giorgio
Napolitano, Matteo Renzi ha
comunicato che scioglierà la
riserva domani, giorno in cui
sarebbe prevista la
presentazione della squadra
di governo e il giuramento
dei ministri al Colle. Se il
lavoro su programma e
squadra andrà come
auspicato dal premier
incaricato, Renzi chiederà ai
presidenti delle Camere di
andare in Aula per la fiducia
già dalla giornata di lunedì
Resta il bivio per l’Economia
In campo i nomi di Padoan e Delrio
Incognita Tabellini. E il braccio destro del sindaco sente Saccomanni
ROMA — In via XX Settembre l’attesa del successore di Saccomanni si è
fatta spasmodica. Da giorni le voci si
rincorrono e nell’ansia di conoscere se
la battaglia per il Tesoro sarà vinta da
un politico o da un tecnico, in diversi
giurano di aver incrociato ieri al ministero Graziano Delrio. Il responsabile
uscente degli Affari regionali, sottosegretario a Palazzo Chigi in pectore
nonché papabile per l’Economia,
avrebbe incontrato riservatamente Fabrizio Saccomanni. I rispettivi uffici
stampa non certificano l’incontro a
quattr’occhi, però confermano che
qualche contatto negli ultimi giorni c’è
stato. In queste ore affannose, in cui il
segretario del Pd è sicuro di chiudere
eppure cerca ancora il profilo giusto
per la casella chiave del governo, il
probabile «blitz» in via XX Settembre
del braccio destro del premier incaricato è un prezioso indizio.
Lucrezia Reichlin, Franco Bernabé,
Salvatore Rossi e Domenico Siniscalco
sembrano ormai usciti dai radar del
Nazareno. E così nella testa di Renzi gli
identikit si sarebbero ridotti a tre: il
presidente in pectore dell’Istat Pier
Carlo Padoan,il già rettore della Bocconi Guido Tabellini e Graziano Delrio,
che verrebbe affiancato da due o tre vice «tecnici». Renzi resta convinto di
aver individuato, nell’ex presidente
dell’Anci, la persona giusta per guidare
il Tesoro mantenendo ben saldi i rapporti con i partiti. «Io a via XX Settembre? Ma no...», smentisce il diretto interessato. Ed ecco che, nell’incertezza
dell’ultimo giorno, torna a girare anche il nome dell’ex senatore del Pd Enrico Morando, che gode dell’antica stima di Napolitano.
Grandi manovre anche attorno allo
Sviluppo, poltrona su cui c’è chi vedrebbe bene Luca Cordero di Montezemolo. Il presidente della Ferrari ha cenato con Renzi («lo stimo molto»),
non per parlare di governo, quanto di
Alitalia. Se l’ex leader degli Industriali
dovesse declinare l’offerta di un dicastero, cosa assai probabile, al Made in
Italy potrebbe andare Carlo Calenda,
ora viceministro.
Tutto può ancora succedere. Se la
tessera del Viminale non va a posto, i
colpi di scena si sprecheranno. Perché
il puzzle della squadra sia definitivamente chiuso tocca che Renzi trovi un
Le ipotesi
Dario Franceschini
Ex segretario pd, quotato
all’Interno o alla Giustizia
Maria Elena Boschi
Deputata pd: Riforme o
Rapporti col Parlamento
Nicola Gratteri
Procuratore aggiunto a
Reggio Calabria: Giustizia
Andrea Orlando
Il deputato pd resterebbe
al ministero dell’Ambiente
accordo con Alfano, che vuole un’intesa blindata e «alla tedesca» su quattro
punti cruciali: giustizia, lavoro, ius soli
e coppie di fatto. Con in più un timbro
del premier sull’«emendamento Lauricella», quella norma che impegna la
maggioranza ad approvare la legge
elettorale solo dopo la riforma del Senato. Con la regola del «prima vedere
cammello, poi dare tappeto», il Ncd
minaccia sommessamente il voto anticipato e Gaetano Quagliariello avverte:
«Finché non vediamo l’accordo non
parliamo di ministri, se Renzi pensa di
andare in Parlamento con un programma a noi sconosciuto non è detto
che entriamo al governo».
Il premier incaricato, stando almeno
a ieri sera, non pareva granché allarmato e continuava a promettere ai suoi
che il governo sarà «quasi del tutto delettizzato». Vale a dire, che i ministri
dell’esecutivo di Enrico Letta lasceranno quasi tutti, e i pochi che rimarranno
dovranno cambiare seggiola. Il braccio
di ferro dura da giorni, Renzi non vuole Alfano vicepremier e neppure responsabile del Viminale, postazione
cruciale alla quale potrebbe approdare
Dario Franceschini o, in alternativa,
Delrio.
Renzi ha promesso nove donne su
diciotto ministri e anche per questo
Il nodo del Viminale
Se agli Interni
non resterà Alfano,
la poltrona potrebbe
toccare a Franceschini
Graziano Delrio
Probabile sottosegretario
alla presidenza
Guglielmo Epifani
Ex segretario Cgil e del
Pd, andrebbe al Lavoro
Mauro Moretti
Ad di Ferrovie dello Stato,
in quota allo Sviluppo
Renato Soru
Ex governatore sardo,
andrebbe all’Innovazione
Mario Mauro
Dei Popolari per l’Italia,
resterebbe alla Difesa
Carlo Calenda
Viceministro allo Sviluppo,
andrebbe al Made in Italy
Federica Mogherini
La responsabile Ue del Pd
andrebbe agli Affari europei
Maurizio Martina
Sottosegretario pd, è dato
alle Politiche agricole
Stefania Giannini di Scelta civica ha
qualche chance di farcela all’Istruzione. Beatrice Lorenzin confida di restare
alla Salute. Maurizio Lupi potrebbe
traslocare dalle infrastrutture alla Difesa e a quel punto Mario Mauro, ben visto al Colle, sarebbe a rischio. Gianpiero D’Alia potrebbe lasciare la Funzione
pubblica per la segreteria dell’Udc e
chissà se Michele Vietti ci spera, visto
che aspira ancora alla Giustizia... Per il
Guardasigilli il tam tam dei renziani ha
lanciato anche i nomi di Livia Pomodoro e Giovanni Maria Flick. Ma Berlusconi ha chiesto a Renzi precise garanzie, il che ha fatto tornare in ballo (con
forza) il democratico Andrea Orlando,
ora all’Ambiente. La sinistra Pd chiede
tre caselle e ne avrà solo due. Gianni
Cuperlo si batte per un ministero economico o una postazione in Europa e
se potesse scegliere affiderebbe il Lavoro a Guglielmo Epifani.
Monica Guerzoni
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A Sydney L’economista, vicesegretario dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo, non commenta le voci su un suo incarico
«Io in via XX settembre? Sono qui al G20 per l’Ocse»
Per Padoan non si è ancora concluso
l’iter della nomina al vertice dell’Istat
Chi è
La carriera Pier Carlo Padoan,
64 anni, già consulente per la Banca
mondiale, la Bce e la Commissione
europea, capo economista e
vicesegretario generale aggiunto
all’Ocse, che ha rappresentato nelle
ultime riunioni del G20 Finanza,
presidente in pectore dell’Istat.
È in corsa per il ministero
dell’Economia del governo Renzi
DAL NOSTRO INVIATO
SYDNEY — «Sono qui come vicesegretario dell’Ocse» chiarisce
Pier Carlo Padoan mentre assieme
al direttore generale della Banca
d’Italia, Salvatore Rossi, si appresta ad entrare nella sala dove è
stata allestita la cena per i deputies, cioè per i numeri due dei partecipanti al vertice dei ministri e
dei governatori delle banche centrali dei venti Paesi più ricchi del
mondo. Tocca a loro preparare la
discussione dei numeri uno che
arriveranno invece a Sydney stasera. Fatta eccezione per il ministro italiano, Fabrizio Saccomanni
il quale, come ha confermato
mercoledì, ha deciso di restare a
Roma per evitare che l’avvicendamento con il suo successore nel
nuovo governo guidato da Matteo
Renzi lo cogliesse nel bel mezzo
del confronto internazionale. Sul
tavolo ci sono temi molto delicati
per la ripresa: dall’emergenza oc-
cupazione alla differenza di velocità nella crescita tra Stati Uniti ed
Europa.
In Australia insomma non c’è il
ministro ma invece qualcuno che
non è ministro e potrebbe diventarlo. Un bel paradosso, non c’è
che dire. Ma non è l’unico. La situazione è davvero particolare.
Padoan, l’economista da giorni
indicato come uno dei candidati
più accreditati a ricoprire la poltrona forse più delicata del nascituro governo Renzi, quello del ministero di via XX Settembre, non è
neanche o non è ancora presidente dell’Istat. Le procedure per rendere operativa la nomina, proposta dal consiglio dei ministri guidato da Enrico Letta, non si sono
formalmente ancora concluse.
Dopo il via libera del Parlamento,
crisi che sta durando da ormai sei
anni e da cui ha bisogno di uscire
il prima possibile». Per poi
osservare: «Quello che noi
sogniamo è un ministro
dell’Economia che possa operare,
che possa prendere provvedimenti
che servono all’economia e al
sistema delle imprese del nostro
paese. E speriamo che il governo
non dimentichi che non c’è
ripresa senza impresa».
arrivato al termine di un percorso
accidentato per una svista sulle
norme in vigore, il decreto di nomina dovrà tornare alla ratifica
del governo che peraltro non sarà
lo stesso che lo ha proposto.
Intanto sono passati due mesi e
Padoan, presidente in pectore
dell’Istat e candidato ministro, è a
23 mila chilometri da Roma ad
occuparsi dell’attività dell’Ocse,
l’organizzazione con sede a Parigi
che rappresenta i paesi più industrializzati. «Io sono qui per svolgere il mio lavoro», ripete Padoan
accennando in particolare alle
due riforme tributarie che l’Ocse
ha messo a punto per conto del
G20. La prima riguarda gli standard fiscali, cioè lo scambio automatico di informazioni fra i governi per combattere l’evasione e i
paradisi fiscali. La seconda, più
difficile da realizzare, riguarda
l’armonizzazione delle regole sui
capitali mobili, cioè della tassazione dei profitti delle multinazionali dove vengono prodotti e
non, come è ora, dove è più conveniente.
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Stefania Tamburello
Il presidente di Confindustria Squinzi
«Paese stremato, servono risposte»
«Il Paese è allo stremo». Il
presidente di Confindustria,
Giorgio Squinzi, dopo lo strale
contro l’immobilismo del governo
Letta, lancia la sfida a Matteo
Renzi: «Serve un governo
veramente capace di dare
risposte». Di più: «Noi ci
auguriamo — ha proseguito il
capo degli industriali — che sia un
governo veramente capace di
operare per dare risposte a un
Paese che è allo stremo, con una
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Corriere della Sera Venerdì 21 Febbraio 2014
Primo Piano 11
italia: 51575551575557
Forza Italia Il Cavaliere parlando ai parlamentari azzurri indica il leader pd come un’opportunità per il bipolarismo
Berlusconi: avanti sulle riforme. Ma evoca il voto
«Bisogna sempre essere pronti per le urne. Renzi? Non è di scuola comunista»
ROMA — Cosa si sia detto in
quei sette minuti di faccia a faccia solitario con Matteo Renzi
forse resterà un mistero, e magari le supposizioni su trame
segrete e strategiche avvenute
nel brevissimo colloquio sono
affascinanti fantasie più che
possibili realtà. Ma non c’è dubbio che ieri Silvio Berlusconi,
parlando per oltre un’ora ai suoi
parlamentari convocati alla Camera, ha mandato segnali che
aumentano la preoccupazione
dei già preoccupatissimi Alfano
e colleghi.
La frase chiave che fa suonare
il campanello d’allarme l’ex
premier la pronuncia all’inizio
dell’assemblea: «Tenetevi pronti per le Europee, ma anche per
le Politiche, perché si potrebbe
tornare alle urne tra un anno...». Parole che sembrerebbero dar ragione a chi immagina
un patto segreto, siglato nei sette minuti o magari chissà quando e dove, tra Renzi e Berlusconi
che potrebbe convenire ad entrambi: si fanno assieme le riforme con grande disponibilità,
si fa la legge elettorale, e quando l’ex premier potrà tornare alla vita pubblica scontata la pena, si torna a votare.
L’ipotesi appare credibile
tanto da far chiedere ad Alfano
l’assicurazione che non si voterà prima di aver riformato almeno il Senato, e tanto da costringere Berlusconi davanti al-
La sfilata delle 500
Oggi a Roma i Club
Forza Silvio organizzano
una manifestazione con
sfilata di Fiat 500
le telecamere a smussarla: «Non
fraintendetemi, io non ho fatto
previsioni. Ho detto che noi
dobbiamo sempre essere pronti
per le elezioni e le campagne
elettorali, che capitino tra quattro anni, tre anni, due anni o un
anno. Non ho assolutamente
fatto nessuna previsione di nessun tipo». È comunque un fatto
che il Cavaliere alle elezioni si
sta preparando eccome, sondaggi alla mano e Club in rampa
di lancio. I primi, ha detto ai
suoi, gli confermano come «il
67% degli italiani gradiscono
un’opposizione responsabile,
che è quella che abbiamo promesso noi», ed è prevedibile
che registreranno come «in
tempi di crisi chi è al governo
perde voti, chi è all’opposizione
come noi li guadagna». Motivi
per cui il Renzi tanto benvoluto,
che «non è mai stato comuni-
La strategia
All’opposizione
No alla fiducia ma
dialogo sulle riforme, a
partire da quella sulla
legge elettorale:
Berlusconi ha così
sintetizzato la posizione
di Forza Italia nei
confronti del governo
Renzi
Il vertice al Nazareno
Il dialogo tra il leader
azzurro e il segretario pd
sulla riforma elettorale
ha avuto il suo momento
centrale il 18 gennaio:
Berlusconi è andato alla
sede romana del Pd e ha
siglato l’accordo con
Renzi
sta» e con il quale «si possono
fare le riforme, è un’opportunità per il bipolarismo», che commette pure lui qualche errore
come «aver concesso lo streaming a Grillo, non doveva», resta pur sempre un avversario
che andrà sfidato.
Come? Intanto impedendo
che il Ncd abbia visibilità e spazio: «La gente ha capito di che
pasta sono fatti, non accettate
più spunti di dialettica con questi signori» è l’ordine ai suoi
che, sospettano alcuni, deriva
anche dal consiglio dato a Renzi
di «non farli rientrare con le
stesse facce al governo». Ma per
presentarsi al meglio l’ex premier sa che bisogna riconquistare i propri elettori. E per due
terzi del suo intervento, anche
sconcertando un po’ i suoi, parla dei Club (che oggi a Roma davanti alla sede del partito ter-
ranno una grande manifestazione con sfilata di decine di
Fiat 500) e che dovranno essere
una sorta di centri di assistenza
per i cittadini, soprattutto «per i
non abbienti, gli anziani, che
sono il 40% della popolazione».
Verso chi è in difficoltà bisogna
mobilitare «avvocati, commercialisti, medici, dentisti» che
possano gratuitamente dare il
loro contributo attraverso i
Club, bisogna pensare a «chi ha
bisogno di un impianto ai denti,
e non ha i soldi». Senza dimenticare una delle cose più importanti: «Tante persone sole hanno animali, noi dobbiamo aiutarli mettendo a disposizione
veterinari. Ma non crediate che
io penso solo ai cani per Dudù:
anche per i chi ha mici dobbiamo darci da fare».
Paola Di Caro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il sondaggio
Silvio Berlusconi
arriva alla Camera per
la riunione dei gruppi
parlamentari di Forza
Italia. Il Cavaliere
porta sottobraccio i
fogli del sondaggio
secondo il quale il
67% degli italiani
approverebbe una
«opposizione
responsabile».
Nella foto piccola, da
sinistra, Antonio
Angelucci, Daniela
Santanchè e Denis
Verdini (di spalle il
figlio di Angelucci) al
caffè Giolitti prima
della riunione (Ansa)
Il retroscena Le confidenze allo staff: lo misureremo sulla legge elettorale
Quelle parole di Silvio per Matteo
Pascale: non è ancora fiducia totale
ROMA — Amore politico? «Ma figuriamoci». Allora, se non proprio
amore, un’infatuazione? «Nemmeno». C’è ammirazione per quello che
era e rimane un avversario, «quella
sì». Ma non si può «ancora» parlare
di «fiducia totale». In nessun caso.
«Nessun pregiudizio su Renzi ma
bisogna rimanere alla finestra.
Aspettare di vedere quello che succede sulle riforme. Capire se il presidente del Consiglio manterrà gli accordi, le promesse…».
Per trovare qualcuno che all’interno del mondo berlusconiano sia ancora guardingo su Matteo Renzi,
qualcuno che non abbia ancora ceduto ai peana che stanno contagiando quasi tutta Forza Italia, bisogna
entrare nel sancta sanctorum dell’impero del Cavaliere. Nel suo cuore
pulsante. Letteralmente. Perché sta
proprio ad Arcore, dentro Villa San
Martino, uno dei personaggi che
guarda al presidente del Consiglio
incaricato, se non con sospetto, con
quella dose di diffidenza attendista
che solitamente si riserva agli avver-
Per 1,6 milioni
La Corte dei Conti
cita Durnwalder
La Corte dei conti di Bolzano
contesta a Luis Durnwalder un
milione e 600 mila euro
nell’ambito dell’inchiesta sui
fondi riservati. Il presunto
danno erariale provocato
dall’ex presidente altoatesino
riguarda il 93% dell’intero
fondo degli ultimi 20 anni.
L’atto di citazione della Corte
darà luogo a un processo che
si dovrebbe aprire all’inizio di
maggio. L’ipotesi di concorso
doloso al presunto danno
erariale è stata applicata anche
a quattro dirigenti della
Provincia che non avrebbero
controllato le spese del
presidente.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
sari. Anche a quelli con cui si dialoga. Il personaggio di questa storia è
Francesca Pascale. Sarebbe proprio
lei, la fidanzata e probabile futura
sposa del Cavaliere, una dei pochi
berlusconiani a non aver ceduto all’istinto di abbandonarsi a una fiducia incondizionata nei confronti di
Renzi. E così l’altro giorno, proprio
mentre Berlusconi saliva al Quirinale per dare il suo «via libera da opposizione responsabile» al governo del
segretario del Pd, la signorina Pascale ragionava a voce alta con alcune
amiche del partito. Qualcuna le ha
chiesto se secondo lei «Renzi sarebbe un perfetto leader per il centrodestra». Una lettura che la fidanzata
dell’ex premier avrebbe respinto al
mittente. Con un ragionamento che,
alle orecchie degli interlocutori, è
suonato più o meno così: «Noi abbiamo già il miglior leader possibile.
E Renzi, per quanto non sembri affatto uno dei tanti comunisti che ancora ci sono nel Pd, deve ancora dimostrare molte cose…». Ad esempio, sarebbe stata l’analisi della pre-
mière dame del berlusconismo,
«sulle riforme», dalla legge elettorale
alla riforma del Titolo V. Sul percorso
avviato nell’incontro al Nazareno
che ha rimesso al centro della scena
politica proprio Berlusconi, insomma.
Morale della favola? La Pascale,
che per indole è poco incline a facili
entusiasmi, si collocherebbe rispetto
a Renzi su una linea attendista. Molto più prudente di quella del fidanzato. «Aspettiamo, vediamo, capiamo.
Il percorso sulle riforme — sarebbe
la sua analisi — è ancora troppo lungo per giudicare adesso. Vediamo se i
patti saranno rispettati».
Ma se la Pascale si mantiene su
posizioni guardinghe, tra i familiari
di Berlusconi c’è chi, di Renzi, sarebbe entusiasta. È il caso di Barbara, la
terzogenita dell’ex premier, la più
grande dei figli avuti con Veronica
Lario. Non a caso, fu proprio l’attuale vicepresidente del Milan a sdoganare l’allora sindaco di Firenze a Villa San Martino e dintorni. E non oggi, ma tre anni fa. «Renzi? Mi è sem-
b r a ta u n a p e r s o n a c h e v u o l e
davvero cambiare le cose», disse nel
dicembre del 2010 a Vanity fair. «Da
lui», aggiunse nella stessa intervista,
«mi sentirei rappresentata. Credo
che ad avvicinarci non siano le idee
politiche ma la stessa cultura generazionale». Parole che, all’epoca, furono musica per le orecchie renziane. «Matteo», infatti, la ringraziò
pubblicamente. «Le parole di Barbara Berlusconi fanno piacere. Sono
come quei gol in trasferta nelle partite europee, valgono doppio». Seguì addirittura un invito pubblico.
«Spero — disse Renzi — che Barbara
venga a vedere la gara di ritorno di
Fiorentina-Milan e che i rossoneri ci
facciano la cortesia di restituirci i tre
punti presi con una magia di Ibrahimovic nella partita di andata a San
Siro». Per la cronaca, anche la gara di
ritorno l’avrebbe vinta il Milan. Due
a uno. E una delle segnature fu del
brasiliano Pato, all’epoca fidanzato
proprio con la figlia del Cavaliere.
Tommaso Labate
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Caso De Gregorio
Il Csm apre
una pratica
sul giudice
«prodiano»
Il Consiglio superiore della
magistratura si occuperà
della vicenda del giudice
Nicola Russo. Il magistrato è
il presidente del collegio
che a Napoli sta giudicando
Silvio Berlusconi per la
vicenda della
compravendita dei senatori,
tra cui Sergio De Gregorio. A
suo tempo, il giudice Russo
aveva segnalato di aver
partecipato, quando non era
ancora magistrato, a un
comitato in sostegno della
candidatura a presidente del
Consiglio di Romano Prodi.
Il presidente del Tribunale
di Napoli non aveva ritenuto
tale circostanza motivo
sufficiente all’astensione dal
processo. Ma il comitato di
presidenza di Palazzo dei
marescialli ha accolto la
richiesta dei laici di
centrodestra e ha aperto
una pratica assegnandola
alla Prima Commissione,
quella a cui competono i
trasferimenti d’ufficio dei
magistrati per
incompatibilità. Difficile
però che l’iniziativa possa
avere un seguito, dato che è
stata apertamente
contestata dai togati di tutte
le correnti della
magistratura. Peraltro, il
vicepresidente del Csm,
Michele Vietti, ha
sottolineato che il via libera
del comitato di presidenza
prescinde da una
valutazione sul merito della
richiesta, che spetta invece,
appunto, alla Prima
Commissione. Il caso è stato
sollevato dal consigliere di
Area, Vittorio Borraccetti,
che ha espresso il suo
«pieno dissenso» nei
confronti dell’iniziativa dei
laici di centrodestra: «È
inaccettabile perché così si
introduce il principio di una
presunzione di sfiducia nei
confronti di una persona
che, prima di fare il
magistrato, nel 1995, ha
svolto legittimamente
un’attività politica, rispetto
alla quale non aveva alcun
limite». E secondo Pina
Casella di Unicost è
«un’iniziativa sopra le
righe», che ha definito
Russo un giudice «di valore
elevatissimo». Casella ha
anche ipotizzato di chiedere
l’apertura di una pratica di
segno opposto a «tutela
della dignità» dello stesso
Russo. Mentre per
Alessandro Pepe di
Magistratura indipendente
«non c’è nessuna possibilità
di un sospetto» su un
magistrato che ha sempre
dimostrato «la massima
correttezza».
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12 Primo Piano
Venerdì 21 Febbraio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Il voto alla Camera
Sì alla riforma del finanziamento ai partiti
Contributi diretti azzerati dal 2017, ma ci saranno detrazioni per i privati e 2 per mille
ROMA — Dopo il referendum sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti (1993), il palazzo tirò fuori
dal cilindro il meccanismo dei «rimborsi elettorali» che, a partire dagli anni 2001-2002, ha toccato la cifra stratosferica dei 180 milioni annui. Così con
lo stratagemma di «un tanto al voto»,
elargito per di più automaticamente
senza giustificativi di spesa, si è arrivati fino alla stagione del governo Monti
che nel 2011, con la legge Bressa
(Pd)-Calderisi (Pdl), ha dimezzato i
rimborsi portandoli a 91 milioni di euro e ha introdotto un primo tentativo
di cofinanziamento. Ma l’arrivo di
Grillo in Parlamento e i continui scandali sulle spese allegre dei partiti (soprattutto a livello regionale) ha costretto la maggioranza delle «larghe
intese» a compiere un ulteriore passo
nuele Fiano del Pd) sono molte e riguardano il passaggio graduale da un
sistema ancora basato sui finanziamenti diretti dei partiti (seppur dimezzati a partire dal 2012) a quello dei
finanziamenti indiretti: incentivati
grazie al meccanismo del 2 per mille e
a quello delle detrazioni (26% fino a 30
mila euro) per le elargizioni liberali
delle persone fisiche e delle società, il
cui tetto non può comunque superare i
100 mila euro mentre Forza Italia aveva
chiesto e ottenuto in prima lettura 300
mila euro.
Per cui il conto alla rovescia dei rimborsi elettorali inizia ora. 2014: il fondo partiti passa da 91 a 68,25 milioni
(meno 25%); 2015: la disponibilità
passa a 45,50 milioni (meno 50%);
2016: si scende a 22,75 milioni (meno
75%); solo nel 2017, infine, i rimborsi
diretti per i partiti toccheranno quota
zero.
Tuttavia lo Stato continuerà ad alimentare anche se indirettamente le
casse dei partiti. Da quest’anno vengono attivati due canali per incentivare i
finanziamenti privati che costeranno
all’erario, a regime dal 2017, 60,6 milioni all’anno. Il risparmio, dunque sarebbe di 30 milioni all’anno ma potrebbe anche crescere se i cittadini
elettori decideranno di non consumare tutto il «bonus» fiscale previsto per
le donazioni e di non superare il tetto
stabilito per il 2 per mille. I risparmi
conseguiti dall’attuazione del decreto
andranno al fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato.
I partiti, comunque, dovranno pa-
gare l’Imu sugli immobili di proprietà
(la norma è stata introdotta in seconda
lettura dal Senato) e potranno raccogliere fondi anche con gli sms o altre
applicazioni da telefoni mobili. Non c’è
un tetto, invece, per le donazioni alle
fondazioni politiche alimentate spesso
da aziende pubbliche (così come prevedeva un emendamento di Linda
Lanzillotta al Senato). Le fondazioni
dovranno garantire la «trasparenza dei
Il meccanismo
Si passerà gradualmente a
elargizioni indirette: incentivi
per quelle che arrivano da
persone fisiche e dalle società
bilanci e degli statuti».
I tagli preoccupano molto grandi e
piccoli partiti (dal 2014 la Cassa integrazione è estesa ai dipendenti delle
forze politiche) che dovranno licenziare e ridimensionare le spese. Forza Italia, Ncd, Scelta civica e Partito democratico rivendicano, per usare le parole
del relatore Fiano, «il cambiamento,
con una legge che abolisce il finanziamento diretto e permette ai cittadini di
decidere se e quanto finanziare i partiti». Per i grillini, che hanno già autonomamente rinunciato a 40 milioni di
rimborsi, la legge è un imbroglio: «Vi
lasciamo la responsabilità di mentire
nuovamente e derubare gli italiani...»,
ha detto Roberta Lombardi.
Dino Martirano
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La protesta
I punti
Contrari i deputati
del Movimento Cinque Stelle
che attaccano: è solo
un imbroglio contabile
verso l’abolizione dei finanziamenti
diretti ai partiti. Che, però, spariranno
solo a partire dal 2017.
È questa, in pillole, la storia del decreto legge Letta-Alfano-Quagliariello-Saccomanni convertito in legge dalla Camera con 312 sì, 141 no e 5 astenuti. Hanno votato contro solo i grillini, Sel e la Lega mentre il gruppo di
Fratelli d’Italia si è astenuto. E poi c’è
stato pure qualche attimo di tensione
in Aula quando i deputati del Movimento Cinque Stelle, che ritengono un
imbroglio contabile questa legge, hanno esposto i cartelli con su scritto «Bugia numero 1 di Renzi».
In realtà il segretario del Pd, nonché
presidente del Consiglio incaricato,
non c’entra niente con questa legge.
Che ha un’origine bipartisan in Parlamento e poi, dopo l’approvazione in
prima lettura alla Camera e un lungo
periodo di stanca al Senato, viene trasformata in decreto da Enrico Letta.
Era dicembre del 2013 e ora, quasi allo
scadere dei 60 giorni consentiti dalla
Costituzione, il Parlamento ha onorato
l’impegno preso dal governo (dimissionario ) tra Natale e Capodanno.
Le novità della legge (relatore Ema-
1
Fondi dalle persone
con tetto a 100 mila euro
A partire dal 2014 sono previste
detrazioni fiscali per le erogazioni
liberali in denaro (da effettuarsi
tramite bonifico) in favore dei
partiti da parte delle persone
fisiche. Il tetto è di 100 mila euro.
Ma il vantaggio fiscale vale, per le
persone fisiche come per le società,
solo per la fascia 30-30 mila euro
ed è fissato non oltre una
detrazione del 26%. Tutto questo,
ovviamente, ha un costo che viene
spalmato in scaglioni di spesa: 27,4
milioni di euro nel 2015 e 15,65
milioni, a regime, a partire dal 2016.
2
La destinazione volontaria
di parte delle imposte
Viene introdotto, a partire dal 2014,
un meccanismo volontario di
contribuzione che riconosce al
contribuente la facoltà di destinare il
2 per mille dell’Irpef (Imposta sui
redditi delle persone fisiche) in
favore di un partito politico. Il
meccanismo ricalca quello dell’8 per
mille (Irpef destinata alle confessioni
religiose) ma con una differenza: il 2
per mille «inoptato» (cioè quello di
chi non sceglie un partito) rimane
all’erario. Tutto questo costa 7,75
milioni per il 2014, 9,6 per il 2015,
27,7 per il 2016, 45,1 dal 2017.
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3
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Il sistema dei controlli
e i premi per i «virtuosi»
La nuova legge prevede standard
minimi di democraticità interna,
trasparenza e controllo sulle
spese dei partiti. Per esempio, per
quanto riguarda il finanziamento
dei privati con il meccanismo del 2
per mille, è previsto un «premio»
per i partiti virtuosi che rispettano
una quota minima (40%) per le
candidature di genere. Per i partiti,
inoltre, è obbligatorio produrre
una certificazione esterna dei
bilanci (anche per le sedi locali
dotate di autonomia
amministrativa).
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L’analisi Il provvedimento e le critiche su trasparenza e costi per lo Stato
Poche sanzioni e qualche trucco
Tutti i dubbi di una (quasi) svolta
SEGUE DALLA PRIMA
Che la macchina dei soldi ai partiti, dopo
l’abolizione decisa (inutilmente) dagli italiani nel referendum del 1993, avesse via
via accelerato prendendo una velocità assurda è fuori discussione. Col trucco dei
rimborsi delle spese elettorali le somme
erano diventate spropositate. Stando a Roberto Perotti, della Bocconi, l’impennata
finale fu nel 2008 (322 milioni), nel 2009
(268 milioni) ma soprattutto nel 2010
quando, a dispetto della crisi che già stava
gettando nel panico milioni di italiani, le
forze politiche si spartirono di soli rimborsi 369 milioni di euro.
A quel punto i partiti, mentre montava
l’insofferenza dei cittadini che si sarebbe
poi sfogata nel voto a Beppe Grillo, non
avevano scelta. Piacesse o no, dovevano tagliare. Il processo di adeguamento alle decisioni di quel lontano referendum, dopo
l’accelerazione di Mario Monti che aveva
portato da 182 a 91 i milioni di euro distribuiti, si è (quasi) concluso ieri. Con un taglio del 25% il primo anno, del 50% il secondo e del 75% il terzo, si dovrebbe passare a un’altra forma di finanziamento. Quel-
lo volontario del «2 per mille» che i
cittadini dovrebbero detrarre dalle tasse
destinandolo a questo o quel partito. Il
«quasi», però, è obbligatorio.
Certo, quella di ieri è una svolta attesa da
anni. Evviva. Ma se anche fossero forzate le
accuse di «legge truffa» lanciate non solo
dai grillini ma anche dal professor Perotti,
secondo il quale alla fine del percorso i soldi sottratti alle casse pubbliche saranno
più o meno due terzi di oggi, è fuori discussione che alcuni dettagli sono così
contorti e pasticciati da lasciare dubbi. Ad
esempio era una vergogna che chi regalava
soldi ai partiti avesse detrazioni fiscali fino
a 51 volte più alte di chi donava gli stessi
soldi a una associazione non profit e (dopo
mille denunce, per anni), quella norma è
stata cambiata, ma come ricorda redattore
sociale.it i donatori non sono stati messi
ancora sullo stesso piano e dare denari al
Pd, Sel o a Forza Italia resta 14 volte più
conveniente che darli alla ricerca sul cancro: perché?
La trasparenza sulle donazioni (c’è chi si
è spinto a teorizzare che «magari a un imprenditore non fa piacere sapere che ha dato i soldi a un partito») ha fatto dei passi
avanti ma, come denuncia il M5S, è ancora
lontana dai livelli anglosassoni dove il deputato Alan Campbell fu obbligato a denunciare anche gli 88,61 euro ricevuti da
una società di ricerca Populus per aver risposto a un sondaggio. Non ci può essere
una dose omeopatica di trasparenza: o c’è
o non c’è.
Terzo punto da chiarire: accusa Roberta
Lombardi che già dal prossimo agosto i
partiti riceveranno degli anticipi su quelle
donazioni presunte del «2 per mille». Se
poi questi anticipi dovessero essere superiori alle donazioni effettive, cosa accadrà?
È già successo, quando fu tentato l’esperimento del «4 per mille». La conclusione fu:
cosa fatta capo ha.
Quarto punto: dopo avere tentato l’abolizione delle sanzioni per quanti non ri-
Il non profit penalizzato
Versare denaro alla politica è più
conveniente che farlo per la ricerca
o il non profit. E i dipendenti hanno
tutele superiori agli altri lavoratori
spetteranno le nuove regole, la maggioranza che ieri ha varato l’abolizione del
vecchio finanziamento pubblico, ha deciso
che chi farà il furbo sarà escluso dall’elenco dei possibili beneficiari di quel «2 per
mille». Non dovrà, però, restituire ciò che
impropriamente aveva incassato. Abbiamo
capito male?
Per non dire di altre perplessità, come
quelle sul «5 per mille» alle fondazioni o il
trattamento «speciale» per i dipendenti
dei partiti: massima comprensione per chi
vede a rischio il proprio posto di lavoro,
ma perché dovrebbero essere trattati in
maniera diversa dagli altri cittadini italiani?
Insomma, condividere i trionfalismi di
chi saluta la riforma (per quanto prenda
atto che certe esagerazioni sono finite) come una svolta epocale, è un po’ troppo.
Tanto più che, sotto sotto, restano i dubbi
di Riccardo Puglisi che su lavoce.info ha
scritto che meglio sarebbe stato un drastico ridimensionamento dei fondi pubblici
(previsti in mezzo mondo e indecenti solo
quando sono esorbitanti) piuttosto che
«una transizione così lenta al regime finale
di finanziamento, che non è ottimale perché lascia maggiore spazio a furbi ripensamenti a livello parlamentare». A farla corta, è bene che i cittadini restino con gli occhi aperti...
Gian Antonio Stella
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Il commento
Lavoro
e riforme
È ora di dire
la verità
SEGUE DALLA PRIMA
La proposta giusta è quella di
Pietro Ichino, che riprende
un’idea degli economisti Olivier
Blanchard (capo-economista del
Fondo monetario internazionale)
e Jean Tirole. Un contratto uguale
per tutti, senza muri e con protezioni che crescono in funzione
dell’anzianità sul posto di lavoro.
Ad esempio: entro tre anni dall’assunzione un’impresa può licenziare liberamente, dal quarto
anno in poi il licenziamento costa
all’impresa una indennità (crescente con l’anzianità del contratto) e che finanzia (in parte) i contributi di disoccupazione.
Va abolito il principio del reintegro obbligatorio, tranne nei casi
di discriminazione. In questo modo verrebbe di fatto cancellato, per
i neoassunti, l’articolo 18 dello
Statuto dei lavoratori. Occorre anche ridurre il peso dei contratti
collettivi, e legare maggiormente
il salario alla contrattazione a livello aziendale. Il segreto del successo della Germania sta principalmente nell’avere fatto questo.
La riforma del mercato del lavoro è impossibile senza una revisione degli ammortizzatori sociali. Una maggiore libertà alle
imprese nella gestione della forza
lavoro si deve accompagnare a
tutele per chi rimane temporaneamente disoccupato.
La Cassa integrazione (Cig) va
abolita. Per tutti coloro che perdono il posto — e con le risorse ora
destinate alla Cig e ai corsi di formazione gestiti dal sindacato —
va introdotto un sussidio di disoccupazione decrescente nel tempo
che li costringa a cercare lavoro
(con la possibilità, al massimo, di
due rifiuti). Il sussidio deve essere
esteso anche alle categorie oggi
non coperte dalla Cassa.
Infine bisogna cedere aziende
pubbliche e semipubbliche. Qui le
priorità sono: riscrivere da zero il
progetto di apertura del capitale
delle Poste e impedire che la Cassa
depositi e prestiti continui ad essere usata come un salvadanaio
dello Stato per false privatizzazioni (vedi Ansaldo Energia) e sprechi risorse pubbliche facendo,
senza saperlo fare, il mestiere del
finanziatore di startup, e cioè di
nuove aziende.
Ma il nuovo governo non farà
nessuna di queste cose se non sostituirà radicalmente i burocrati
che gestiscono i ministeri (riformando i contratti della dirigenza
pubblica e allineandoli a quelli
del settore privato) cominciando
dalla casta dei capi di gabinetto.
Per farlo ci vuole coraggio perché
questi signori sono depositari di
«dossier» che tengono segreti per
proteggere il loro potere. Bisogna
aver il coraggio di mandarli tutti
in pensione. All’inizio i nuovi ministri faranno molta fatica, ma
l’alternativa è non riuscire a fare
nulla.
Alberto Alesina
Francesco Giavazzi
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Corriere della Sera Venerdì 21 Febbraio 2014
Primo Piano 13
italia: 51575551575557
Il governo L’Europa
L’Eurogruppo
«Possibile superare il tetto del 3%. In cambio delle riforme»
«le riforme economiche che hanno un impatto
positivo sul bilancio pubblico». Traduzione:
avranno più tempo per riportare il deficit sotto
al 3% del Pil. E quell’ormai famoso 3% un
giorno proclamato tetto invalicabile, diventerà
— forse — più flessibile.
Il «forse» è d’obbligo, perché Dijssembloen —
anche se nell’Eurogruppo guida i ministri delle
Finanze di tutta l’eurozona — non può decidere
da solo. La sua idea è già una proposta formale,
sul tavolo della Commissione che sul tema del
«tetto» si è già divisa più volte. Ma intanto,
l’architettura di una certa Europa dell’euro è
per la prima volta rimessa in discussione al
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES — «La proposta vale per tutti i
Paesi», ha scandito Jeroen Dijsselbloem (foto).
Cioè per la Spagna e per la Grecia, per l’Olanda
e per l’Italia, e così via. «Per tutti», ha ripetuto il
presidente olandese dell’Eurogruppo, non solo
per i meno lazzaroni o magari per i più vicini a
Berlino. Ed è stato allora che gli eurodeputati
che lo stavano ad ascoltare hanno capito quanto
quella stessa proposta fosse dirompente: «Tutti
i Paesi» che chiedano più tempo per rimettere
le briglie al proprio deficit pubblico, potranno
ottenerlo purché dimostrino di aver compiuto
livello più alto: il rapporto del 3% deficit/Pil, da
raggiungere entro limiti precisi di tempo, è il
pennone cui Angela Merkel ha appeso lo
stendardo del suo «fiscal compact», l’insieme
di regole coordinate che dovrebbero proteggere
l’eurozona dal contagio finanziario. Ma dal
La proposta
Il commissario europeo Olli Rehn
favorevole alla proposta
lanciata da Jeroen Dijssenbloem
giorno in cui la Cancelliera lo propose, a oggi,
sono passati anni di feroce recessione. E così,
ecco Dijssembloem pronunciare la frase
impronunciabile: «più tempo», per rimettere in
ordine le casse patrie. Poi assicura che anche
Olli Rehn, rigorista Doc, commissario Ue agli
Affari economici e monetari, «si è dichiarato
d’accordo con la proposta e in futuro la
Commissione si comporterà in questo modo».
Ma forse quest’ultimo è un auspicio, più che
una certezza.
Luigi Offeddu
loffeddu@rcs.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il piano L’ipotesi di un bonus di 450 euro per i redditi fino a 15 mila euro. Già nel 2014 possibili minori uscite per 3-4 miliardi
Tasse sul lavoro, un taglio di otto miliardi
Metà delle risorse dalla spending review. Nel mirino 2.023 società municipali
La revisione
della spesa
2013
dic
2014
Dic 2013 - feb 2014
feb
Ricognizione tecnica
per individuare le misure
approvabili entro metà
mar
2014 con i relativi
risparmi attesi
apr
mag
Mar - Apr 2014
Definizione degli obiettivi
di Finanza pubblica
(anche nel dettaglio);
valutazione
dell’impatto delle
lug
misure sull’economia
Mag - Lug 2014
Le misure diventano legge,
con effetti nell’anno in corso
e nel triennio
ROMA — Sette-otto miliardi da
destinare quest’anno al taglio del
cuneo fiscale, attraverso un aumento delle detrazioni sul lavoro
dipendente concentrato sui redditi bassi (i benefici maggiori, fino a
450 euro di tasse in meno l’anno,
ci sarebbero per chi guadagna 15
mila euro) e uno sconto del 10%
sull’Irap pagata dalle aziende.
Questo l’obiettivo al quale sta lavorando lo staff del presidente incaricato Matteo Renzi per dare, col
prossimo governo, un colpo di
frusta all’economia. Il tutto finanziato per almeno la metà dai tagli
alla spesa pubblica affidati al commissario Carlo Cottarelli: 3-4 miliardi nel 2014, e poi sempre di più
per arrivare ad almeno 32 miliardi
nel 2016, agendo sui molti capitoli
della spending review che sono
stati oggetto di analisi in questi
mesi. Qualche esempio? Lo sfoltimento delle 30.133 partecipazioni
in società da parte di amministrazioni pubbliche: 349 quelle in mano a ministeri, agenzie fiscali e altre amministrazioni centrali;
21.900 quelle dei Comuni, 2.679
delle Province, 581 delle Regioni,1.562 delle università e così via.
Per un totale, appunto, di oltre 30
mila partecipazioni in circa 7.400
società.
Nel mirino di Cottarelli, in particolare, le 2.023 società partecipate dagli enti locali in rosso per
complessivi 2,2 miliardi. Più in
generale, si punta a una riduzione
delle partecipazioni, anche di
quelle non in deficit, se non strettamente giustificate: tra le società
partecipate in perdita vi sono, per
esempio, 54 aziende manifatturiere, 156 società di noleggio, agenzie
di viaggio e di servizi alle imprese,
77 aziende di commercio e officine di riparazione per auto e moto.
Altri capitoli importanti, la centralizzazione degli acquisti rafforzando il ruolo della Consip; il taglio della spesa per locazioni (730
milioni l’anno solo quella dello
Stato centrale) e per i contratti di
fornitura (energia, servizi, manutenzione), completando la definizione dei costi standard; riorganizzazione dell’amministrazione
ve assunzioni per i primi 2-3 anni)
saranno le due carte con le quali
Renzi negozierà a Bruxelles l’accordo per ottenere flessibilità sul
deficit del 3% del Pil. Obiettivo:
poter spendere almeno 5 miliardi
in opere pubbliche (in cima ai desideri di Renzi c’è il piano per
l’edilizia scolastica). Ma a parte la
spending review da dove arriveranno gli altri 3-4 miliardi per tagliare il cuneo? Dalla riduzione
della spesa per interessi sul debito
(lo spread sotto 200 aiuta) e dal-
30
Rendite finanziarie
Taddei: rimoduleremo
il prelievo sulle rendite
finanziarie senza
colpire il risparmio
centrale attraverso l’accorpamento di strutture (per esempio le
scuole di formazione dei dirigenti
pubblici); attuazione dell’Agenda
digitale; risparmi sugli esuberi di
personale, da gestire attraverso
l’estensione al pubblico degli ammortizzatori sociali; riordino e riduzione degli incentivi alle imprese; razionalizzazione della rete
delle camere di commercio; controlli più severi sulle prestazioni
sociali e assistenziali; riorganizzazione e informatizzazione degli
uffici giudiziari; razionalizzazione
degli enti vigilati e di ricerca dei
vari ministeri.
Spending review e riforma del
lavoro (via l’articolo 18 sulle nuo-
Cerimonia al Quirinale
2015
Avvio della
revisione
dei programmi
e degli indicatori
2016
Nuova
spending review
per il triennio
2017-19 sulla base
delle esperienze
e dei criteri elaborati
nel 2015-2016
A Della Valle e Zonin il premio Leonardo
Riconoscimenti per Amplifon e Kerakoll
Durante una cerimonia al Quirinale, il capo dello Stato
Giorgio Napolitano ha consegnato ieri il Premio Leonardo,
riconoscimento destinato a chi si è particolarmente distinto
nel promuovere l’immagine dell’Italia nel mondo. Vincitori
ex aequo sono stati Diego Della Valle, presidente e
amministratore delegato di Tod’s, e Gianni Zonin, alla guida
della casa vinicola omonima e presidente della Banca
popolare di Vicenza. Nella stessa occasione sono stati
consegnati anche i premi «Leonardo International»
all’imprenditore di Abu Dhabi Khaldoon Khalifa Al Mubarak;
i premi «Leonardo Qualità Italia» alle aziende Amplifon,
Dompé farmaceutici, Kerakoll e Mossi Ghisolfi; il premio
«Leonardo startup» al presidente di Niso Biomed, Paul
Muller. La cerimonia è stata anche l’occasione per consegnare
i premi di laurea, destinati alle tesi più brillanti realizzate in
diversi settori del made in Italy e finanziati da imprenditori
soci del Comitato Leonardo. In particolare, i nove bandi
dell’edizione 2013 hanno riguardato energie rinnovabili,
meccatronica, moda, valorizzazione del patrimonio culturale,
nautica e finanza d’impresa, per un totale di 11 premi di
laurea del valore di tremila euro ciascuno. Dal 1997 a oggi il
premio Leonardo ha sostenuto oltre 200 neolaureati.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
OPENING
VIA DELLA SPIGA, 46
MILANO
mila Le partecipazioni
che fanno capo allo Stato e
alle amministrazioni locali.
Si contano 2.023 società
che generano, direttamente
o indirettamente, per lo Stato
perdite che ammontano
a 2,3 miliardi di euro
l’aumento di qualche punto del
prelievo sulle rendite finanziarie.
Come ha ribadito ieri il responsabile Economia del Pd, Filippo Taddei, le entrate saranno «certe e durature», «parte dalla spesa pubblica e parte dal fisco». «Una rimodulazione della tassazione sulle
rendite finanziarie ci sarà — ha
spiegato — perché c’è risparmio e
risparmio, ma non lanceremo una
campagna contro il risparmio».
Enrico Marro
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Venerdì 21 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Venerdì 21 Febbraio 2014
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Esteri
L’intervista Parla l’architetto delle riforme che ha rimesso in piedi la Germania
«Disoccupazione giovanile,
il mio piano per l’Europa»
Hartz: apprendimento e impiego in un altro Paese
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BERLINO — Ha riformato il
mercato del lavoro tedesco, ora
vuole sconfiggere la disoccupazione giovanile in Europa. Peter
Hartz ritiene di poter dare il suo
contributo per la soluzione dei
problemi che conosce bene, come dimostrò quando fu chiamato da Gerhard Schröder a rinnovare il welfare in Germania. In
quegli anni furono realizzati una
serie di provvedimenti che portano ancora il suo nome. Oggi,
l’ex dirigente della Volkswagen
pensa che «si debba e si possa»
affrontare con successo la gran-
Giudizi
«Il salario minimo?
Arriva in ritardo»
«L’Italia? Può imparare
dai nostri errori»
de emergenza che colpisce i Paesi europei, dove 5,7 milioni di
giovani sono senza la prospettiva di un impiego. Ci crede, e si
comporta di conseguenza, come
dimostra il fatto che è diventato
l’ispiratore di un’iniziativa che si
concretizzerà tra qualche mese a
Saarbrucken: un congresso internazionale da cui partirà quello che è stato chiamato il progetto degli «europatriates».
Lontano dalla politica, è molto prudente sulle questioni legate al programma della grande
coalizione guidata da Angela
Merkel. Se lo si interroga per
esempio sulle critiche fatte dallo
La mappa
Il tasso di disoccupazione per i giovani
tra i 15 e i 24 anni. Il tasso medio nella UE28
è del 23,2% (dati dicembre2013)
(%)10
20
30
40
Danimarca
12,9
Olanda
11,3
Gran Bretagna
20
Svezia
22,6
50
Estonia
22,7
Lettonia
25,3
Lituania
21,8
Germania
7,4
Rep. Ceca
Polonia
18,8
27,4
Slovacchia
32,6
Romania Austria
8,9
23,3
Ungheria
24,6
Bulgaria
29,4
Belgio
23,1
Irlanda
24,6
Lussemburgo
20,3
Francia
25,6
Portogallo
36,3
Finlandia
19,4
ITALIA
41,6
Spagna Malta Croazia Slovenia Grecia
54,3
15
59
49,2 23,3
L’ANDAMENTO
Italia
Germania
Cipro
40,8
41,6
Svizzera
40
35
30
25
20
15
10
5
0
10 4
10,4
2007
2008
2009
Fonte: Eurostat, Ilo
2010
2011
2012
74
7,4
2013
CORRIERE DELLA SERA
Francia Il gesto «riparatorio» di Hollande: scelte due partigiane
Il Panthéon apre alle donne
ma alle femministe non basta
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE impegnate nella Resistenza durante la Seconda guerra mondiaPARIGI — Quando il 2 aprile le.
1791 morì Mirabeau, e la grande
L’etnologa Germaine Tillion,
chiesa di Sainte-Geneviève nel scomparsa ottantenne nel 2008,
cuore di Parigi fu prescelta per fu uno dei pilastri della lotta alaccogliere le spoglie del conte ri- l’occupante nazista, riuscendo a
voluzionario e degli altri grandi liberare molti prigionieri francedella République, nessuno pen- si e inglesi. Fu denunciata e desò che tra loro avrebbero potuto portata nel campo di concentraesserci un giorno delle donne. E mento di Ravensbrück. Sopravinfatti la grande scritta sul fron- visse e si battè poi in favore degli
tone tuttora recita «Ai grandi
uomini, la Pat r i a r i co n o scente».
Finora erano entrate nel
Panthéon solo
due donne, e
non per meriti
del tutto propri: Sophie
Eroine della Resistenza Geneviève AnthoBerthelot riponioz-de Gaulle, a sinistra, e Germaine Tillion
sa accanto al
marito grande
chimico Marcellin Berthelot, e algerini durante la loro guerra di
Marie Curie è stata aiutata — no- indipendenza, denunciando le
nostante i suoi due premi Nobel torture commesse dall’esercito
— dalla presenza del marito francese. Assieme a lei entra nel
Pierre.
Panthéon un’altra resistente e
Dopo le proteste di molte superstite di Ravensbrück, Gefemministe il presidente della neviève Anthonioz-de Gaulle, la
Repubblica François Hollande nipote del Generale.
oggi comincerà l’opera di riparaLe due donne si incontrarono
zione annunciando, con ogni nel lager, e fu Geneviève a decoprobabilità, l’ingresso nel Pan- rare poi l’amica Germaine con la
théon di due donne, entrambe Gran croce della Legion d’onore.
Dopo la guerra Geneviève Anthonioz-de Gaulle si è dedicata
all’impegno umanitario dirigendo l’ong Atd Quart Monde.
Assieme alle due donne Hollande farà i nomi di due uomini,
anche loro appartenenti alla Resistenza: il giornalista Pierre
Brossolette (1903-1944) torturato dalla Gestapo e Jean Zay
(1904-1944), ministro dell’Educazione del Fronte Popolare, assassinato dai collaborazionisti
della Milice.
Le femministe francesi si
dichiarano soddisfatte a metà.
«Siamo felici che venga
riconosciuto il ruolo molto
importante che le donne hanno
ricoperto nella Seconda guerra
mondiale — ha detto al Figaro
Anne-Cécile Mailfert, portavoce
di Osez le féminisme —. Ma non
basta. Nominando due donne e
due uomini, il presidente
Hollande non fa nulla per
affrontare il problema della
disparità. Con i quattro nuovi
arrivi, riposeranno nel Panthéon
73 uomini e solo quattro
donne».
Un po’ deluso anche il filosofo
Régis Debray, che sperava nella
ballerina Joséphine Baker «per
mettere un po’ di sole in questa
cripta fredda e grave».
Stefano Montefiori
@Stef_Montefiori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
stesso Schröder al costoso piano
di riforma delle pensioni o sulle
idee di chi pensa che il nuovo
esecutivo stia tradendo gli
obiettivi dell’«agenda 2010» voluta dall’allora cancelliere socialdemocratico, la risposta è rapida ma significativa. «Preferirei
non dire niente — sottolinea —
perché dovrei criticare il governo». Sul colloquio che ha avuto a
dicembre con il presidente francese François Hollande preferisce mantenere il riserbo. «C’è
stato — osserva — troppo interesse dei media in Francia».
Qual è la sua strategia per ridare speranza ai giovani?
«La disoccupazione può essere ridotta ricollocando temporaneamente i giovani senza
lavoro in un altro Paese europeo
che li ospiti per l’addestramento e l’impiego. Il nostro progetto è diviso in sei punti, tra i quali la realizzazione di un piano di
sviluppo personale, la ricerca di
strumenti innovativi per finanziare l’apprendistato, l’individuazione di impieghi a tempo
parziale che non pesino sulla
previdenza sociale. Il problema
della disoccupazione può essere combattuto con misure operative».
Il profilo
Dalla Volkswagen
al governo Schröder
Peter Hartz, tedesco,
71 anni, ex dirigente
della Volkswagen, nel
2002 fu chiamato
dall’allora cancelliere
spd, Gerhard Schröder
(insieme nella foto), a
rinnovare il welfare in
Germania. E’ l’ispiratore
dell’«agenda 2010» che
ha cambiato il mercato
del lavoro tedesco
L’uomo delle riforme
Le leggi Hartz I, II, III e IV
sono all’origine
dell’attuale successo
economico della
Germania
Al fianco di Hollande
Indiscrezioni
giornalistiche a gennaio
riferiscono di un incontro
di Hartz con il presidente
Hollande all’Eliseo
Nel campo del mercato del
lavoro la Germania ha comunque molto da insegnare. Come
giudica la tesi che il vero «segreto» del successo tedesco
non siano le riforme del welfare realizzate nel decennio scorso ma la cogestione tra aziende
e sindacati?
«Il risultato delle riforme in
Germania è stato prodotto da
uno sforzo comune. Effettivamente la collaborazione tra le
parti coinvolte nella cogestione
— i sindacati e i datori di lavoro
— è stata molto importante. Ma
bisogna aggiungere che i fattori
per il successo devono essere
tre. In primo luogo la cogestio-
ne, poi le riforme e infine è necessario che la congiuntura si
metta in moto, come è accaduto
tra il 2005 e il 2006 dopo quelle
riforme. Naturalmente si deve
anche dire che i sindacati sono
stati molto moderati nelle loro
richieste salariali affinché si potesse migliorare la competitività».
L’Europa continua ad avere
bisogno di seguire la strada
dell’austerità o deve puntare
maggiormente su politiche in
grado di promuovere la crescita?
«Bisogna fare tutte e due le
cose. Si deve, dove è necessario,
risparmiare e mettere atto impulsi per la crescita, i quali possono influenzare positivamente la congiuntura. Non c’è una
alternativa tra le due cose. Ma
ogni Paese deve fare i suoi
compiti a casa in politica economica».
Come valuta l’introduzione
in Germania del salario minimo generalizzato? Crede anche
lei che i livelli di occupazione
verranno compromessi?
«Un salario minimo arriva in
ritardo, perché ognuno dovrebbe avere una retribuzione dignitosa. La questione riguarda il
modo di organizzarlo, se non sia
cioè più efficace collegarlo al
successo dell’azienda. Ma questo riguarda le regole di applicazione. In linea di principio il salario minimo è una buona cosa».
Venendo all’Italia, pensa che
ci sia la possibilità di riguadagnare il terreno perduto e di riconquistare fiducia?
«L’Italia ha una grossa cultura
ed è un forte partner europeo.
Sono convinto che può risolvere
da sola i propri problemi. Non
c’è bisogno di insegnamenti o di
lezioni da parte della Germania.
Gli italiani sanno grazie alla loro
cultura e alla loro storia come affrontare la situazione. Potrebbe
essere possibile che l’Italia tragga le conseguenze degli errori
che abbiamo fatto nel nostro
processo di riforme e dalle nostre esperienze, in modo da non
ripeterli».
Paolo Lepri
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Venerdì 21 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Venerdì 21 Febbraio 2014
Gossip e politica
Esteri 17
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Dopo il gossip sulla passione dell’ex moglie del tycoon per l’ex premier, la rivelazione che lui offrì i suoi consigli alla Brooks
Due Coree,
rivedersi
60 anni dopo
Rebekah, Wendi e Tony
«Triangoli» pericolosi
Blair nella «rete» delle donne di Murdoch
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
LONDRA — Tony Blair aveva una
passione speciale per Wendi e Rebekah, le principesse del mondo
Murdoch. Nulla di piccante, giurano
gli amici dell’inner circle laburista.
Ma che, adulterio o no, i suoi occhi e
le sue attenzioni siano stati infiammati dalla bellezza e dall’intelligenza
dell’ex moglie del tycoon (laureata a
Yale) nonché dalla perfidia della ex
principale collaboratrice dello Squalo
non vi è il minimo dubbio. Non c’è da
inorridire. Solo che l’architetto del
New Labour ed ex inquilino di Downing Street rischia di restare stritolato
in questa tenaglia di donne fatali e
spregiudicate, affascinanti e scalatrici.
Il caso vuole, ma forse è un gioco
sottile di ricatti o di vendette orchestrate manco a dirlo dall’anziano e
pimpante editore di tabloid e padrone
di Sky, che nel processo per lo spionaggio telefonico il fantasma di Tony
Blair stia diventando una presenza fin
troppo reale e ingombrante. Il mondo
blairiano è convinto che ci sia dietro
lo zampino dell’ottantaduenne magnate il quale, colpito da gelosia fulminante, si starebbe togliendo lo sfizio di inguaiare il povero Blair. Sarebbe stato proprio lui a passare a Vanity
Fair le note piccanti della ex consorte
Wendi: «Oh merda, perché mi manca
tanto Tony, ha un corpo così bello…».
Probabilmente c’è da credere a Blair quando giura che non vi è stata
Lui, lei e l’altro
Simpatie In alto Rupert Murdoch, 82
anni, con l’ex moglie Wendi Deng, 45
anni. Qui sopra l’ex premier Tony Blair, che a Wendi pare «piacesse» molto
nessuna relazione di letto fra lui e
Wendi: niente più che simpatia. Ma la
storia è venuta fuori alla vigilia delle
battute più calde del processo per le
porcherie combinate dai tabloid della
galassia Murdoch, quasi un preludio
ai capitoli successivi che si scrivono
in tribunale dove i cervelli delle intrusioni devono rispondere di cospirazione.
Insomma, il presunto scandalo del
primo triangolo fra Tony, Wendi e
Rupert è stato un assaggino prima
dello scandalo vero, uno scandalo di
immagine, che riporta sulla scena
l’altra «signora» della corte Murdoch,
ossia la chioma rossa di Rebekah
Brooks, ex direttrice del Sun e di
News of the World, ex numero uno di
News International, il braccio di controllo dei giornali di famiglia. Questo
secondo triangolo, fra Tony, Rebekah
e Rupert, è politicamente serio. Non è
solo roba da gossip rosa.
Magicamente, fra mercoledì e ieri,
con Rebekah finalmente chiamata a
discolparsi in aula (impresa durissima se non impossibile), è saltata fuori la relazione speciale della diletta (di
Rupert), direttrice e manager, con il
«nemico» Tony. In due puntate, in
due udienze, si è scritta una pagina
davvero succulenta della storia. Il tutto grazie alla scoperta di una email indirizzata a James Murdoch (figlio di
Rupert) e che la Brooks conservava
nel computer. Ebbene, ne viene fuori
uno spaccato imbarazzante: Tony Blair, nel 2011 pochi giorni prima del-
Incontri tra famiglie
A Londra Rebekah Brooks, ex numero uno di «News International» (Afp)
l’arresto dell’amica e mentre il nuovo
leader laburista Ed Miliband premeva
per fare piazza pulita degli spioni, si
offrì come consigliere dei Murdoch
sulle strategie processuali, avvertì
Rebekah che la bufera stava per arrivare, la invitò a «tenere duro» e a dire
di essere costretta a riempirsi di pillole per dormire. Per gli amici e le amiche questo e altro, per carità, non ci si
tira indietro. Comunque non è una
pagina da incollare nella prestigiosa
biografia di Blair. Il quale, Blair, si è
ben guardato dallo spiegare. Rebekah, invece, ha messo il dito nella
piaga: «Sì, Blair l’ho conosciuto nel
1997 e ci siamo frequentati».
L’anima candida ha confessato di
avere sognato il giornalismo da
quando aveva 8 anni, di essere entrata
nell’universo dei tabloid, di avere maneggiato soldi per comperare storie
(ad esempio 250 mila sterline alla
prostituta vendutasi all’attore Hugh
Grant), di avere capito che senza «conoscenze» non si va avanti. Blair, all’epoca premier, entrò nella sua rete.
Due donne, due triangoli. Amicizie o
passioni. Galanteria o necessità.
Scambio di favori o che altro? Lo
Squalo apre i cassetti. E di Tony Blair
si leggono le pagine più sconosciute:
quelle delle sue debolezze.
Fabio Cavalera
@fcavalera
© RIPRODUZIONE RISERVATA
SEUL — Un centinaio di
famiglie spezzate dalla guerra
tra le due Coree si sono riunite
ieri dopo oltre 60 anni di
separazione. L’incontro si è
svolto in territorio
nordcoreano, nella stazione
del Monte Kumgang
(Diamante). E’ stata la prima
riunione di famiglie coreane
separate dalla guerra del
1950-53 organizzata dal 2010:
il primo segnale distensivo
dopo molti mesi in cui i due
governi si sono scambiati
accuse e minacce. Le tv hanno
ripreso i sudcoreani sotto la
neve al loro arrivo alla
stazione dove li attendevano i
familiari rimasti bloccati in
Corea del Nord dopo la guerra.
Scene emozionanti con intensi
scambi di abbracci e ricordi.
Una decina di loro è arrivata in
sedie a rotelle. Un anziano
sudcoreano, 93 anni, separato
all’epoca dalla moglie incinta,
ha conosciuto per la prima
volta il figlio di 64 anni. Quella
di ieri è stata solo la prima
fase del programma di
«riunioni familiari»:
domenica altri sudcoreani
andranno al Monte Diamante
per incontrare i propri
familiari nordcoreani. Nord e
Sud sono ancora tecnicamente
in guerra: il conflitto del 19501953 si è concluso solo con un
cessate il fuoco e non è mai
stato firmato un trattato di
pace. Da allora decine di
migliaia di famiglie coreane
sono rimaste divise, da una
parte e dall’altra del 38°
parallelo.
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Cronache
Napoli Duemila euro da pagare
L’uomo si era messo a piangere:
come farò a mantenere i miei figli?
«Li ho pregati in ginocchio
con le lacrime agli occhi. Non è
servito a niente...». Lucia ha
implorato gli ispettori del lavoro sperando che la sua disperazione valesse più di quel verbale: «Non potete farci questo, vi
prego». Anche suo marito
Eduardo ha provato a spiegare:
«Io non sto sfruttando nessuno, è mia moglie, è qui ad aiutarmi...». Solo che lei non aveva
un regolare contratto di lavoro,
non aveva titolo per stare dietro il bancone della pizzeriapanificio di Casalnuovo (Napoli). Quindi hanno vinto le regole: una sanzione da duemila
euro da pagare entro oggi e altri diecimila (qualcuno sostiene nove) da versare entro la fine del mese. Altrimenti sarebbe stata inevitabile prima la
chiusura e poi il procedimento
penale.
Raccontano gli amici e i
commercianti vicini che quando gli ispettori se ne sono andati (e parliamo di mercoledì
mattina) lui, Eduardo, era in
preda a singhiozzi inconsolabili: «Come facciamo adesso?
Dove vado a prenderli tutti
quei soldi? Che darò da mangiare a i miei figli?». Alla fine in
qualche modo, bussando a
mille porte, li aveva anche trovati i venti pezzi da cento euro
che avrebbero evitato la chiusura immediata del negozio.
Ma la forza di andare avanti,
quella no: l’aveva perduta per
sempre. Così ieri mattina alle
cinque è uscito di casa, come
Vittima Eduardo De Falco, a lato
la sua panetteria fotografata ieri
Non aveva assunto la moglie
Pizzaiolo si uccide per la multa
La donna: li avevo pregati in ginocchio di evitare il verbale
Le conseguenze
Se non avesse saldato
quel conto l’uomo
avrebbe dovuto
chiudere l’attività e
avrebbe subito una
denuncia penale
faceva ogni giorno. Ma stavolta
non è andato a impastare pane
e pizza per i primi clienti. Non
ha spostato nemmeno di un
metro l’utilitaria parcheggiata
sotto la sua casa di Pomigliano
D’Arco. Ha invece sigillato i finestrini, ha collegato un tubo
fra lo scarico e l’abitacolo e si è
chiuso dentro a respirare quel
veleno finché il suo cuore ha
smesso di battere. Aveva 43 anni e tre figli, Eduardo De Falco:
una ragazzina di quattordici
anni e due gemellini di cinque.
Una vita spesa a svegliarsi
all’alba e tornare a casa alle dieci di sera. La sua «Speedy pizza» aveva anche conosciuto anni di buoni affari dopo l’apertura, nel ‘94. Fu il primo forno
elettrico del paese, un succes-
so. Ma di quel periodo non è rimasto che un vago ricordo perché ormai da molto tempo era
un continuo arrancare per arrivare alla fine del mese. Tanto
che tre anni fa Eduardo e Lucia
erano stati sul punto di chiudere: troppe spese, troppe tasse e
guadagni troppo bassi. Ma i familiari l’avevano convinto a
non farlo e l’avevano aiutato a
La vicenda
La sanzione
Eduardo De Falco, pizzaiolo
napoletano, si è tolto la vita
dopo aver ricevuto una multa
di 2mila euro dall’Ispettorato
del lavoro. In seguito a un
controllo si era scoperto che
la moglie lo aiutava dietro il
bancone del loro negozio
La statistica
Nel 2013 sono stati 149 i
suicidi per ragioni
economiche, secondo una
statistica dell’associazione
Link Lab, contro gli 89
dell’anno precedente. Il 45%
delle vittime sono
imprenditori
rilanciare l’attività, all’inizio
soltanto pizzeria e da allora anche panetteria. Lucia durante il
giorno dava una mano. Ed è
proprio per la sua presenza
senza un contratto che gli
ispettori hanno firmato il verbale dell’altro ieri. Uno choc
per Eduardo che aveva appena
finito di pagare una cartella
esattoriale di Equitalia e che ne
aveva ricevuta un’altra da poco.
Adesso c’era da aggiungere la
nuova multa e in più lo spettro
della chiusura e di un procedimento penale.
L’ha raccontato in lacrime a
tutti i commercianti della via, il
pizzaiolo. L’ha detto a Manuele,
il fruttivendolo. A Davide, della
pizzeria poco più in là: «Non so
proprio come fare...Mi sono
umiliato a piangere davanti a
quelli... Mi stanno ammazzando. Ma può un uomo ridursi
così?». Lucia dice che era così
sconvolto da sembrare distante, assente: «Non era tanto per
quei duemila euro quanto per
essersi sentito colpito nella sua
dignità di uomo e di padre di
famiglia». Mercoledì sera, dopo aver trovato con l’aiuto di
amici e parenti i soldi da pagare entro ieri, ha deciso di alzare
al sua bandiera bianca. Una vita
così dev’essergli sembrata una
non vita. E fa tenerezza, ai suoi
colleghi, il ricordo di domenica
scorsa: la pasticceria vicino alla
sua Speedy pizza è andata a
fuoco e lui ha organizzato una
colletta per aiutare il proprietario amico. Oggi, a Casalnuovo,
ci saranno solo serrande abbassate: è un omaggio alla memoria di un uomo perbene che
ha deciso di arrendersi.
Giusi Fasano
@GiusiFasano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Savona Tirreno Power, gli esperti della Procura sulle malattie
La perizia sulla centrale:
danni per 860 milioni di euro
DAL NOSTRO INVIATO
SAVONA — Ci sono le tragiche stime dei morti (oltre 400)
e dei malati (oltre 2.600) e c’è
quella del costo sanitario attribuito alla centrale a carbone di
Vado: 860 milioni di euro. Secondo la procura di Savona è
questo il danno sociale provocato dalla Tirreno Power alle
casse pubbliche per le cure dei
cittadini che vivono nell’area
interessata dalle polveri sottili
delle ciminiere. Un numero
calcolato su sette anni di emissioni, dal 2000 al 2007, dal pool
di specialisti voluti dal pubblico ministero per capire se c’è
un nesso fra la centrale e l’aumento delle malattie cardiovascolari registrate nella zona.
Dalla consulenza tecnica
firmata da Paolo Franceschi,
pneumologo dell’ospedale di
Savona, Paolo Crosignani, ex
direttore dell’unità di epidemiologia ambientale dell’Istituto dei tumori di Milano, e
Stefano Scarselli, analista di
qualità dell’aria, filtrano i contenuti che il procuratore di Savona, Francantonio Granero,
considera inequivocabili: «Il
nesso c’è e le cifre sono più o
meno quelle, ahimè». Una
consulenza che è un bollettino
di guerra: oltre 300 morti per
malattie cardiache, quasi 100
per patologie respiratorie, 457
bambini ricoverati per danni
respiratori. Cifre alle quali i
consulenti arrivano dopo aver
mappato il territorio in zone di
massima e minima ricaduta
dei metalli inquinanti della
centrale. «Non c’è chiarezza
sul metodo, non c’è alcun nesso di causalità», hanno replicato alla Tirreno Power.
Le malattie sono comunque
aumentate. Lo conferma il presidente dell’ordine dei medici
di Savona, Ugo Trucco: «Abbiamo documentato un eccesso di
mortalità e di patologie rispetto
ad altri territori della Liguria. In
particolare neoplasie, malattie
cardiovascolari e respiratorie».
Parla di tumori, asma, bronchiti croniche, infarti, ictus, enfisemi eccetera. «Le cure hanno
un alto e crescente costo collettivo». La Tirreno Power, società
che fa capo a Gas de France e a
Energia Italia della famiglia De
Benedetti (attraverso Sorgenia), prende le distanze: noi
non c’entriamo. Dopo aver
aperto due fascicoli per disastro
ambientale e omicidio colposo
e considerata la stima del danno sociale, la procura sta valutando la possibilità di iscrivere
la società stessa nel registro degli indagati per la responsabilità penale derivante da presunto
illecito amministrativo: legge
231 del 2001. Reato punito con
sanzioni pecuniarie o interdittive e che non esclude sequestri.
L’esperto italiano di centrali
a carbone Virginio Bettini, docente di Analisi e valutazione
ambientale allo Iuav di Venezia
Le costruzioni Le due ciminiere
della centrale a carbone della Tirreno Power di Vado Ligure (Ansa)
e consulente voluto dal Comune di Quiliano (fra i più colpiti),
invita alla prudenza: «Ho letto
bene il documento della procura, sicuramente c’è una connessione fra inquinamento ambientale e Tirreno Power. Ma
questa consulenza non basta a
stabilirlo con esattezza: bisogna implementare lo studio
con i nuovi modelli di valutazione dell’impatto ambientale».
400
Le vittime provocate dalle
emissioni della centrale
della Tirreno Power a
Vado Ligure, secondo la
procura di Savona
Andrea Pasqualetto
apasqualetto@corriere.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Venerdì 21 Febbraio 2014
Cronache 21
italia: 51575551575557
✒
Caserta Il custode della residenza di Carditello morto a Natale
Incendiata l’azienda
dell’eroe che difendeva
la Reggia dai clan
Bray: qualcuno infastidito dal suo lavoro
«Tommaso Cestrone e la
sua famiglia con il loro lavoro e la loro passione civile
hanno riportato dignità a
questa terra. Ciò evidentemente ha dato fastidio a
qualcuno». Ieri il ministro
uscente per i Beni culturali,
Massimo Bray, è corso a San
Tammaro, a pochi chilometri da Caserta appena ha saputo del rogo che, nella notte tra mercoledì e ieri, ha distrutto il fienile dell’azienda
agricola di Tommaso Cestrone.
Era lui, l’«Angelo di Carditello», l’uomo che per anni e
anni, a titolo completamente
gratuito e solo per passione
civile, aveva custodito e curato la splendida Reggia di
Carditello, il complesso architettonico (firmato da
Francesco Collecini, braccio
destro di Luigi Vanvitelli) e
agrario settecentesco che i
Borbone (Carlo I e Ferdinando I) destinarono a riserva di
caccia e a grande azienda
agricola modello.
Dal 1920 il complesso era
abbandonato (come ha raccontato spesso su queste pagine Gian Antonio Stella),
spogliato di tutti i suoi arredi, la tenuta indecentemente
Il protagonista
Sopra Tommaso Cestrone,
agricoltore che si occupava della
Reggia di Carditello. L’uomo è
morto la notte di Natale. A
sinistra la Reggia, che si trova a
San Tammaro (Caserta)
lottizzata e distrutta.
Nel dopoguerra, e per anni, la Reggia è stata ridotta a
una specie di cava all’aperto.
I camorristi locali hanno depredato marmi, camini,
stucchi, pavimenti, cancelli,
infissi, persino impianti
elettrici. Ed era stato proprio
lui, Tommaso Cestrone,
l’agricoltore locale e volontario della Protezione civile,
chiamato «l’Angelo di Carditello» a occuparsi di ciò che
restava di quella Reggia, a
lanciare continui appelli
perché tutto non finisse,
grazie ai costanti ribassi di
L’Osservatorio Cai ai pm
«Tutelare la libertà del fuoripista in montagna»
L’Osservatorio sulla libertà in montagna e in
alpinismo ha inviato al giudice Raffaele
Guariniello una lettera in cui viene ribadita la
necessità di tutelare la libertà in montagna.
L’organismo, riconosciuto dal Club alpino
italiano, ha scritto al pm — che sta indagando
su alcuni casi di attività fuoripista in Val di Susa
— per portare la posizione degli appassionati
di montagna allarmati dal moltiplicarsi di
ordinanze e divieti. Secondo l’Osservatorio,
Guariniello sarebbe l’ispiratore della nuova
linea adottata dalla Procura di Torino che
prevede l’accusa di omicidio colposo anche per
gli accompagnatori delle vittime da valanga.
Per il Cai, distinguere tra pista e fuoripista,
terreno protetto o d’avventura è indispensabile
per garantire la libertà di chi va in montagna.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«Amianto negli elicotteri militari»
Indagati i dirigenti dell’Agusta
dell’Esercito, della Marina militare,
dell’Aviazione, dei carabinieri, della polizia,
del Corpo forestale. Tutti velivoli costruiti
prima del 1992, ma Agusta avrebbe segnalato
il problema in ritardo. E la bonifica sarebbe
stata avviata molto dopo, anche se non ci sono
dati precisi. Il numero di persone (fra piloti,
equipaggi e manutentori) potenzialmente
esposte al pericolo di malattie gravissime e
incurabili nel tempo è stato enorme. Per
Guariniello, la multinazionale non ha
informato adeguatamente le autorità. Nel 1996
Agusta aveva trasmesso una segnalazione,
giudicata lacunosa, al ministero. E solo nel
settembre 2013 la Difesa ottenne l’elenco
completo del materiale pericoloso presente
negli elicotteri o giacente nei magazzini.
Mario Pappagallo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giudice
«L’articolo sullo yacht di Bossi jr
fu giornalismo d’inchiesta»
MILANO — «Espressione di un giornalismo
propulsivo e induttivo di approfondimenti,
quale quello d’inchiesta, esercitato nel pieno
rispetto dei canoni elaborati dalla
giurisprudenza consolidata di legittimità»: il
gip di Milano Fabrizio D’Arcangelo giudica così
l’articolo con il quale il Corriere della Sera ad
aprile rivelò che uno yacht attribuito a Riccardo
Bossi, figlio del Senatur Umberto, era
ormeggiato in Tunisia. Il giudice archivia la
querela nei confronti del direttore Ferruccio de
Bortoli e del giornalista Giuseppe Guastella,
difesi dall’avvocato Caterina Malavenda,
presentata da Riccardo Bossi che si sentì
diffamato dal sospetto che la barca, un
Sunseeker da 21 metri, fosse stata acquistata da
un suo prestanome con i soldi della Lega. A
sostenerlo era stato un giudice di un’inchiesta
dalle cui intercettazioni emergeva l’uso illegale
Paolo Conti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Torino
Sarebbero centinaia i militari morti o
ammalatisi di mesotelioma, tumore
strettamente collegato alla presenza di
amianto nell’ambiente. Nei mezzi militari e in
quelli di polizia e vigili del fuoco. Dalle navi ai
carri armati, dagli aerei agli elicotteri.
L’indagine della Procura di Torino è partita
anni fa sulle navi militari (circa 300 marinai
morti di mesotelioma e altre malattie collegate
all’amianto). L’ultimo filone, due anni fa,
riguarda gli elicotteri. E i vertici di Agusta (che
in una nota dichiara di aver agito secondo la
legge) risultano ora sotto inchiesta. Il
procuratore Raffaele Guariniello ipotizza il
disastro colposo per una dozzina di dirigenti
(figure apicali fra gli anni 90 e il 2013) della
multinazionale che costruisce gli elicotteri.
L’amianto è presente in guarnizioni, pastiglie
dei freni, tubi, rotori, ruote di elicotteri
un’asta infinita, definitivamente nelle mani della camorra e della peggiore speculazione. L’8 gennaio scorso, finalmente, il passaggio
definitivo della Reggia al ministero dei Beni culturali con
la consegna da parte della
Sga, che aveva ereditato i
crediti in sofferenza del Banco di Napoli.
Ma Tommaso Cestrone era
morto pochi giorni prima,
nella notte di Natale, proprio
lì nella «sua» Reggia che
aveva protetto nonostante
intimidazioni, minacce, uccisioni delle sue pecore, una
roulotte bruciata. L’altra sera
l’estremo sfregio. Le indagini vanno già in una direzione: l’incendio doloso, difficile immaginare altro
Ancora Massimo Bray: «In
questi casi le istituzioni devono esserci per dare un segno di legalità. Tutti dobbiamo ricordarci del sacrificio
di Tommaso che ha portato
avanti un’azienda esclusivamente per l’amore che nutriva per questo territorio. Penso che il governo non dimenticherà Carditello, anc h e p e rc h é o r a c i s o n o
migliaia di cittadini interessati e che vigileranno».
Il destino di Carditello, assicurato comunque alla proprietà dello Stato, è incerto.
C’è chi ha immaginato un
grande osservatorio sull’ambiente nazionale, realizzato in accordo tra il ministero dei Beni culturali,
quello dell’Ambiente e il dicastero dell’Istruzione e la ricerca scientifica. Ma sono
ipotesi. Per ora c’è solo la
Reggia, che va salvata davvero.
di fondi della Lega. Il giornalista si recò in
Tunisia dove trovò la «Stella», che non era stata
ancora individuata dagli inquirenti, scoprendo
che la barca era intestata all’imprenditore
Stefano Alessandri e raccogliendo
testimonianze secondo le quali era stata usata
più volte da Riccardo Bossi. Individuato grazie
all’articolo e interrogato dai pm, Alessandri
negò di essere un prestanome, ma confermò
che Bossi di frequente saliva a bordo. «Il
carattere qualificante di tale tipologia di
giornalismo — scrive D’Arcangelo — sta nel
fatto che il giornalista anziché recepire la notizia
passivamente da “fonti” esterne, la “attinge”
autonomamente, direttamente e attivamente,
indicando motivatamente e argomentando un
sospetto di illeciti con il suggerimento di una
direzione di indagine agli inquirenti».
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Quarant’anni dopo
la ricerca della verità
su piazza della Loggia
di GIOVANNI BIANCONI
«I
o mi rendo conto che siamo a quarant’anni di
distanza dai fatti», esordisce e conclude il pubblico
ministero dell’undicesimo processo per la strage di
Brescia, 28 maggio 1974, otto morti e 102 feriti. «Ormai di
questa vicenda dovrebbe occuparsi la storia, ma anziché
all’archivio di Stato ne stiamo ancora discutendo in
un’aula di giustizia», spiega con malcelata frustrazione il
sostituto procuratore generale Vito D’Ambrosio. Dopo
tanti tentativi non ci sono colpevoli condannati. Il verdetto
d’appello del 2012 ha assolto gli imputati residui — tre ex
estremisti di destra (uno, Carlo Maria Maggi, che il pm
continua a indicare come mandante dell’attentato, ha
compiuto 79 anni) e un carabiniere in pensione — con una
sentenza che il pm definisce «illogica e contraddittoria».
Ecco perché chiede alla Corte di cassazione di annullare
quel verdetto: «Una decisione segnata da così gravi
carenze e lacune non può rimanere l’ultimo atto di ricerca
della verità. Nemmeno dopo quarant’anni». È la stessa
aspettativa dei familiari delle vittime. Il presidente
dell’Associazione, Manlio Milani, il 28 maggio ‘74 era in
piazza della Loggia per manifestare contro il terrorismo
nero insieme alla moglie, uccisa dalla bomba. Ieri era in
aula, come sempre da quarant’anni. «È vero che è passato
tanto tempo — dice — ma noi ne chiediamo ancora un po’
per avere una verità che si presenti come tale. Con il tempo
la verità storica e quella processuale si stanno
avvicinando, ormai i depistaggi e la responsabilità
dell’area della destra sono assodati». Tra oggi e domani la
Cassazione deciderà se concedere un’altra possibilità,
oppure no. Se dichiarare la resa della giustizia e la vittoria
finale dei depistaggi — quelli sì, accertati, a differenza dei
colpevoli — attivati da subito per occultare le trame
nascoste dietro la strage, o insistere nella ricerca di quella
prova che finora, secondo i giudici, non è emersa dagli
indizi raccolti. È uno dei paradossi italiani: apparati dello
Stato si sono adoperati per proteggere i responsabili delle
bombe (a Brescia e altrove, da piazza Fontana in poi),
riuscendoci al punto che quarant’anni dopo altri
rappresentanti dello stesso Stato si ostinano a chiedere un
nuovo processo. Per piazza della Loggia sarebbe il
dodicesimo. Comunque andrà, per lo Stato sarà una
sconfitta. Anche se c’è modo e modo di perdere.
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22
italia: 51575551575557
Venerdì 21 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Venerdì 21 Febbraio 2014
Cronache 23
italia: 51575551575557
Salute Esultano associazioni e sindacati: la colpa è della carenza di personale negli ospedali
I medici stressati dai turni lunghi
La Commissione Ue contro l’Italia
Il caso sottoposto alla Corte di Giustizia. «Rischi per i malati»
ROMA – I medici in Italia lavorano troppo. A lamentarsi
non sono i sindacati, ma l’accusa è lanciata dalla Commissione europea che ha deciso di
deferire il nostro Paese alla
Corte di Giustizia dell’Ue appunto per non aver applicato
correttamente la direttiva sull’orario di lavoro ai camici
bianchi operanti nel servizio
sanitario pubblico. Secondo
l’istituzione comunitaria la
normativa nazionale priva gli
specialisti del loro diritto a un
limite nell’orario lavorativo
settimanale e a un minimo di
periodi di riposo giornalieri. La
direttiva prevede, in particolare, il limite di 48 ore per l’orario
lavorativo settimanale medio e
il diritto a periodi minimi giornalieri di riposo di 11 ore consecutive. Secondo le norme
italiane, però, tali limiti non si
applicano ai «dirigenti» operanti nel Servizio sanitario nazionale. Una anomalia per la
quale la Commissione Ue ha
inviato nel maggio 2013 all’Italia un parere motivato in cui si
chiedeva di adottare le misure
necessarie per assicurare che la
legislazione nazionale ottemperasse alle regole già applicate nel resto dei Paesi membri.
Ieri, infine, è arrivato il deferimento alla Corte Ue. Soddisfazione dalle associazioni dei
medici e dai sindacati, che denunciano come il mancato ri-
spetto dei limiti degli orari di
lavoro «sia in vari casi dovuto
alla carenza di personale», che
obbliga i medici ad «allungare i
turni». Il problema è che questa non è una questione «formale, poiché in gioco è la sicurezza stessa dei pazienti», rileva il presidente del Collegio
italiano dei chirurghi, Nicola
Surico: «Medici e chirurghi
spesso sono costretti a prolungare il proprio orario perché
Il caso «L’Ora della Calabria» nel caos
Rotative bloccate
per la notizia scomoda
Il senatore: non c’entro
Invece il direttore Luciano
Regolo (già Novella 2000) e
l’editore Alfredo Citrigno raccontano un’altra storia e l’ultima
telefonata di De Rose, oltre la
mezzanotte, l’hanno pure registrata, perché stavano insieme
in macchina: «Pensaci bene a
pubblicare, mi ha detto De Rose,
il senatore verrà nominato sottosegretario alla Giustizia...»,
questa la versione di Citrigno.
Poi, alle due di notte, il guasto in
tipografia.
Il figlio del senatore, Andrea
Gentile, è coinvolto in un’inchiesta sulle consulenze d’oro
dell’Azienda sanitaria provinciale. Anche lui ha
telefonato a Citrigno
poche ore prima di
Le accuse
andare in stampa:
Il direttore e l’editore: inchiesta sul «Pretendeva che
figlio del parlamentare, pressioni non si pubblicasse la
n o t i z i a . Co s ì h o
prima del blocco dell'impianto
al direttore
Lo stampatore: solo un incidente chiesto
se l’inchiesta era
fondata e lui mi ha
giurato di sì. Perciò
La «storia» a cui si riferisce il siamo andati avanti». Lo stamsenatore è accaduta martedì patore De Rose giura pure di
notte, nella tipografia cosentina non aver mai pronunciato la fradi Umberto De Rose, che si defi- se minacciosa: «Ricordatevi che
nisce «amico» di Tonino Gentile quando il cinghiale viene ferito
e giura: «È saltato all’improvvi- ammazza tutti...» e sottolinea
so l’impianto Ctp, ecco perché che ieri il giornale era in edicola
mercoledì mattina non è uscita con il figlio del senatore in coL’Ora della Calabria». Il titolo di pertina. Il direttore Regolo, peprima pagina del quotidiano rò, conclude amaro: «Io amo la
era: «Indagato Andrea Gentile, il mia terra, ma mi sento turbato e
figlio del senatore». «Ma non è l’altra notte pensavo con solliestato un attentato alla libertà di vo al fatto che i miei figli vivono
stampa — continua De Rose — a Milano e i miei fratelli all’estee io non ho fatto pressioni su ro. Né il ministro Alfano né il
editore e direttore per conto del governatore Scopelliti ci hanno
mio amico senatore. Da dieci espresso solidarietà ».
mesi stampo il giornale senza
Fabrizio Caccia
prendere un soldo, mi devono
Carlo Macrì
quasi un milione di euro...».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ROMA — «Fatti e vicende assurde che ledono il mio onore e
la mia reputazione». Così, ieri,
in una nota, il senatore Antonio
Gentile, 64 anni, di Cosenza,
pubblicista e dottore in geologia. «Ho dato mandato ai miei
legali — informa il senatore del
Nuovo Centro Destra, coordinatore del partito di Angelino Alfano in Calabria — di proporre
querela nei confronti di quanti,
senza alcun elemento e senza
contraddittorio, mi hanno accusato di essere il responsabile di
una storia incredibile rispetto
alla quale sono totalmente
estraneo».
In Europa
In Europa il limite
è di 48 ore di lavoro
alla settimana
con riposi di 11 ore
manca il personale, ma è ovvio
che così aumenta il rischio degli specialisti di incorrere in errori».
Un rischio confermato pure
da Costantino Troise, segretario del maggiore sindacato dei
medici dirigenti, l’Anaao-Assomed: «Le statistiche dimostrano che la maggior parte degli errori medici avviene proprio al cambio turni o a fine
turno — rivela il sindacalista
—. Il che vuol dire che il periodo di riposo, per l’attività specifica del medico, non è indifferente ai fini della sicurezza».
È stato fatto dunque «un abuso
— commenta Troise — escludendo i nostri medici dirigenti
dall’applicazione della direttiva». Quindi un annuncio:
«Stiamo valutando un mega ricorso per gli eventuali danni
subiti dai medici». Per Massimo Cozza, segretario della Fp-
Roma
La foto tormentone
del cinghiale
a bordo del tram
Un cinghiale (o un maiale cinese) a
bordo di un tram. È successo a Roma, tra
residenti e turisti, e le immagini stanno
facendo il giro della Rete. E così, dopo la
sorpresa dei maiali che pasteggiavano
con l’immondizia, gli animali tornano
ad essere protagonisti nella Capitale.
L’animale è stato immortalato nei giorni
scorsi da alcuni viaggiatori a bordo della
linea 8, all’altezza della circonvallazione
Gianicolense, a due passi dal quartiere
romano di Trastevere. Dalle foto il
piccolo cinghiale non sembra molto
turbato, anzi se ne sta buono, tenuto a
bada con un guinzaglio rosso
(foto da odisseaquotidiana.blogspot.it)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La nomina
Cgil Medici, «è imbarazzante
dover aspettare che sia la Corte
di Giustizia Ue a difendere il diritto anche per i medici italiani
al limite di 48 ore per l’orario
lavorativo». Ad esempio «un
medico del pronto soccorso, in
quanto dirigente, non ha forse
diritto ai riposi? —– domanda
polemicamente Cozza —. È
impensabile che siano i turni
massacranti di medici e operatori a sopperire alle mancanze
del sistema». Per questo il sindacalista si chiede: «Vi fareste
operare da un chirurgo stanco?». Parole condivise da Roberto Lala, presidente dell’Ordine dei medici di Roma (che
ne vanta 41 mila) che ammette:
«Non sono sorpreso: anzi. Sono grato all’Ue che ci viene in
soccorso. Siamo trattati come
dei “paria”, siamo quasi ai lavori forzati». Il sovraccarico di
straordinari e la carenza di organici «li abbiamo segnalati
tante volte anche noi, ma sempre inutilmente — ricorda Lala
—. I risparmi, purtroppo, le
Regioni li fanno sulle spalle dei
lavoratori. Sono molto preoccupato per gli enormi rischi
professionali e la carente copertura assicurativa».
Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, sull’obbligo dei
tempi di riposo per i medici
aveva notato: «Noi siamo in infrazione europea», ma «se applicassimo la direttiva Ue dovremmo chiudere i pronto soccorso». Amara era stata la conclusione del ministro: «In
questo momento ci sono lavoratori pubblici che fanno grandissimi sacrifici. Il sistema si
regge grazie a una grande responsabilità da parte di tutti».
Servizi segreti,
Scarpis
nuovo direttore
MILANO — In attesa della
scelta definitiva che spetterà
al prossimo governo, il sottosegretario alla presidenza del
consiglio con delega ai servizi,
Marco Minniti ha designato il
nuovo direttore (ad interim)
dell’Aise, il servizio segreto
militare. È l’attuale numero
due dell’agenzia Paolo Scarpis, 68 anni, che subentra al
generale Adriano Santini.
Scarpis ha passato 25 anni
della sua carriera a Milano
dove è stato questore dal 2004
al 2006.
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Il piano
Per la polizia
meno presidi
e più qualità
Chiusura di alcuni commissariati, cancellazione delle
squadre nautiche, di una ventina di presìdi della Stradale e
di una trentina della Polfer. È
il piano di «razionalizzazione» che il vice capo vicario
della Polizia, Alessandro Marangoni, ha presentato ai
sindacati che ora annunciano
proteste. Ma la Polizia precisa:
«Il piano risponde all’esigenza
di mantenere alti gli standard
di sicurezza dei cittadini ed
evita inutili sovrapposizioni
con l’Arma dei Carabinieri».
Francesco Di Frischia
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Vaticano Si è aperto il Concistoro
Il Papa ai cardinali
«Famiglia fondamentale
per la vita del mondo»
CITTA’ DEL VATICANO — rante un intervento di due ore
«La famiglia oggi è disprezza- sui fondamenti teologici della
ta, maltrattata, e quello che ci è famiglia, ha suggerito un apchiesto è di riconoscere quanto proccio «oltre il rigorismo e il
è bello, vero e buono formare lassismo». Per «coniugare feuna famiglia, essere famiglia deltà alla parola di Dio e miseoggi; quanto è indispensabile ricordia». Ai cardinali che avequesto per la vita del mondo, vano espresso idee diverse («è
per il futuro dell’umanita». normale, non siamo mumFrancesco si rivolge ai 150 car- mie!») Kasper ha indicato
dinali arrivati ieri nell’Aula del quella «strada equa e miseriSinodo — anziché entrare per cordiosa» di cui aveva parlato
ultimo, li ha attesi e salutati al Corriere: se il matrimonio
sulla soglia uno per uno — e resta indissolubile ed è difficile
apre così il concistoro di due immaginare «una soluzione
giorni sulla famiglia che prece- per tutti», si possono definire
de quello di domani per la cre- dei «criteri di discernimento»
azione di 19 nuovi cardinali per «valutare con misericordia
(ma Loris Capovilla, 98 anni, non ci
sarà, il segretario di Divorziati e risposati
Giovanni XXIII rice- «Coniugare fedeltà alla parola di
verà la berretta a Dio e misericordia», ha detto il
Sotto il Monte). Il
confronto voluto porporato Kasper nella relazione
dal Papa è un prolo- introduttiva riferendosi ai divorziati
go al sinodo che si
riunirà a ottobre. Il
Papa parla della famiglia «cel- i casi concreti»: chi subisce un
lula fondamentale della società abbandono, il paradosso della
umana» e «riflesso del Dio Uno madre che prepara il figlio alla
e Trino». Chiede una riflessio- comunione ma non può farla e
ne «in profondità» e «senza ca- così via. Non c’è solo la via deldere nella casistica» per non l’annullamento delle nozze: ie«abbassare il livello del nostro ri Kasper è andato oltre indilavoro». Si tratta di testimonia- cando la strada della confesre «la bellezza del matrimo- sione, «è necessario riflettere
nio» e sapere accompagnare le se la via del sacramento della
«situazioni difficili» con una penitenza sia un cammino con
azione pastorale «coraggiosa, cui cercare soluzioni alle situaintelligente e fatta con amore». zioni difficili». Del resto lo
Così è significativo che il Papa chiede la maggioranza dei feabbia affidato la relazione in- deli, come si evince dai risultatroduttiva al cardinale Walter ti del questionario mondiale
Kasper, che già vent’anni fa che lunedì discuterà la segrechiedeva una soluzione per i teria del sinodo.
G. G. V.
divorziati e risposati cui è ne© RIPRODUZIONE RISERVATA
gata la comunione e ieri, du-
24 Cronache
Venerdì 21 Febbraio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
10
Riccardo Zacconi
Daniel Ek
Jan Koum
Mark Zuckerberg
a cura di MASSIMO SIDERI
Jack Dorsey
Giovani d’oro del web
L’innamorato
deluso che creò
il social network
L’infanzia ucraina
con il telefono
sotto controllo
L’allievo cattolico
che ama i jeans
e la musica punk
Chitarra a 4 anni
A ventitré
era milionario
I siti di incontri
poi le caramelle
quotate al Nasdaq
M
J
J
D
R
ark Zuckerberg, 29 anni (ancora
per tre mesi), fondatore di
Facebook, il più giovane miliardario
del mondo (27 miliardi di dollari).
Nato a White Plains, New York, da
Karen, una psichiatra, ed Edward
Zuckerberg, un dentista. Di lui è stato
detto tutto e, soprattutto, raccontato
tutto anche attraverso il film di David
Fincher The Social Network,
da cui non ne esce bene. Ha
frequentato l’Università di
Harvard nel cui dormitorio,
dopo una delusione amorosa,
ha iniziato a creare i prodromi
del sito allora chiamato FaceMash, in
realtà un sistema per votare le ragazze
più carine. Come ampiamente noto
l’idea originaria alla base di Facebook,
costruire un social network degli
universitari, era in realtà dei gemelli
Winklevoss che hanno ottenuto delle
azioni dopo avere fatto causa. Segno
che qualcosa di vero ci fosse.
an Koum, 37 anni, cofondatore
insieme a Brian Acton di WhatsApp,
la società di instant messaging
venduta a Facebook per un valore
complessivo di 19 miliardi di dollari. Ha
messo le mani sul suo primo computer
solo a 19 anni, tre anni dopo aver
raggiunto la California dall’Ucraina. Ma
le caratteristiche fondamentali di
WhatsApp che ha sempre
difeso — nessuna pubblicità e
assenza di un archivio dei
messaggi dei clienti — sono
legate alla sua dura esperienza
di vita nell’allora Urss. Nel
villaggio fuori Kiev dove è cresciuto
non c’erano spot di alcun tipo. E in
famiglia non usavano il telefono perché
erano controllati dalla Polizia. Curiosità
per la serie «corsi e ricorsi» della storia:
sia Koum che Acton, che si erano
conosciuti in Yahoo!, avevano tentato di
essere assunti da Facebook. Furono
respinti.
ack Dorsey, 37 anni, cofondatore di
Twitter e di Square, sistema di
pagamento che permette di usare
le carte di credito con lo smartphone.
Ricchezza stimata: 2,3 miliardi di
dollari. Account su Twitter: @jack.
Dorsey è cresciuto a St. Louis nel
Missouri, in una famiglia fortemente
cattolica che influenzò i suoi studi.
Dopo la Bishop DuBourg
High School, il futuro
imprenditore ha studiato alla
New York University. Come
succede per Zuckerberg
anche i giudizi su Dorsey
passano da «genio» a «ladro di idee»
senza soluzioni di continuità.
Secondo l’innovation editor del New
York Times, Nick Bilton, l’intuizione
di Twitter non fu nemmeno sua ma
di Noah Glass, licenziato tempo fa
prima del successo definitivo
dell’applicazione. Interessi: musica
punk e jeans di alta qualità (sic!).
aniel Ek, 30 anni, fondatore nel
2006 di Spotify, il più famoso
servizio di musica in streaming, 310
milioni di ricchezza personale. A
quattro anni gli fu messa in mano la
prima chitarra (la nonna materna
era una cantante d’opera e il nonno
un pianista jazz). Qualche anno
dopo arrivò il primo Commodore
Vic20. A 23 anni era già
milionario con una Ferrari
Modena «rosso ciliegia»
grazie ai primi affari con le
dot.com. Ma era «frustrato».
Allora mise insieme codici
con musica e riuscì insieme a Martin
Lorentzon, a fare pagare
definitivamente le canzoni
agli utenti. Curiosità: ha scoperto i
suoi due gruppi preferiti, i Led
Zeppelin e i Beatles, su Napster, il
primo servizio «pirata» di
condivisione di musica. Non aveva
pagato nulla.
iccardo Zacconi, nato a Roma nel
1967, cofondatore di King, la
società di giochi famosa per Candy
Crush Saga che si quoterà al Nasdaq.
Non proprio un ragazzo. Si è fatto
strada nel settore con i primi siti di
incontri via web (match.com) e ha poi
svoltato con le caramelle da schiacciare,
un antistress il cui successo è legato al
fatto che potrebbe giocarci
anche Homer Simpson. «Sono
più di un triliardo» quelle
schiacciate fino ad ora,
racconta con soddisfazione.
Valore ipotizzato dello sbarco
in Borsa: mezzo miliardo. Curiosità:
pare che King sia riuscito a ottenere i
diritti della parola «candy», caramella,
in Europa acquistandoli da una società
in fallimento. In teoria bisognerebbe
chiedere a lui l’autorizzazione per
aprire un negozio di liquirizie&co. Ma
ha già detto che gli interessa solo
difendere i suoi giochi su Internet.
Stati Uniti Lo scossone e poi la risalita per il titolo a Wall Street
Facebook stupisce la Borsa
E c’è chi vede in WhatsApp
uno strumento anti-spie
DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK — Azioni Facebook sull’ottovolante e tutti a
interrogarsi sulle reali intenzioni di Mark Zuckerberg il
giorno dopo il clamoroso «blitz» della grande rete sociale
americana che ha acquisito il
servizio di messaggistica su
Internet WhatsApp per la cifra
record di 16 miliardi di dollari
(19 se si calcola anche il pagamento in azioni che verrà effettuato in un secondo tempo
a dirigenti e dipendenti della
società di Mountain View).
La cifra che verrà pagata per
una società fondata nel 2009
dall’immigrato russo-ucraino
Jan Koum e da Brian Acton è
superiore all’intera capitalizzazione di tutto il gruppo
Sony. Numeri che hanno lasciato tutti a bocca aperta perché WhatsApp, che pure è cresciuta in modo vertiginoso
come volume di utenti (ora
sono 450 milioni), rimane
un’azienda molto piccola e ha
un fatturato assai basso. Il seguitissimo blog tecnologico
Mashable, ad esempio, si
chiede perché Zuckerberg abbia deciso di spendere per
un’azienda simile una quantità di denaro «superiore al Pil
di Islanda, Giamaica, Bermuda e Fiji messe insieme».
Anche Wall Street si è interrogata, ma dopo aver dato a
caldo una risposta pessimista
(azioni Facebook calate del 5
per cento dopo l’annuncio,
l’altra sera e poi di nuovo in
Il prezzo a persona
Palo Alto pagherà 19
miliardi: 42 dollari per
ogni utente dei messaggi
flessione ieri mattina), ha cominciato a ragionare sull’affare e ha trovato più di un motivo di ottimismo, subito riflesso dal valore del titolo che in
Borsa ha ripreso a salire e ha
chiuso a 69,63 dollari (più 2
Le acquisizioni
2007
Parakey
È la prima acquisizione
di Facebook. Comprata per una
cifra mai resa nota, Parakey ha
un brevetto per il trasferimento
facilitato sul web di immagini
e testo da dispositivi mobili
2009
FriendFeed
Per comprare l'aggregatore
di aggiornamenti online
Zuckerberg sborsa
15 milioni di dollari in contanti
e 32,5 milioni in azioni
2011
Facebook Mobile
Con la rivoluzione mobile
Zuckerberg acquista una serie
di piccole aziende, tra le quali
Snaptu (60-70 milioni di dollari)
Beluga, Push Pop Press e Gowalla
Corriere della Sera Venerdì 21 Febbraio 2014
Cronache 25
italia: 51575551575557
Andrew Houston
Evan Spiegel
Kevin Systrom
Nick D'Aloisio
David Karp
Mark e gli altri: dopo l’ultimo grande acquisto di Zuckerberg
i volti degli innovatori che contano nella geografia della Rete
La prima app
nata sui banchi
di scuola
La fuga a 17 anni
e la voce cambiata
per fingersi adulto
L’idea da un gioco
Ha reinventato
le fotografie
Il bamboccione
che ha detto no
a tre miliardi
Dall’Oregon
alla confraternita
dell’astronauta
N
D
K
Evan Spiegel, 23 anni, fondatore
insieme a Bobby Murphy di
Snapchat, famoso fino a 48 ore fa
come il ragazzo che aveva avuto il
coraggio di dire no a un’offerta da 3
miliardi di dollari da parte di
Facebook. Ora qualche dubbio che
possa avere fatto male i conti è
lecito. Snapchat è un social network
molto amato dai teenager
visto che foto, frasi e video
postati si autodistruggono in
pochi secondi. Curiosità: nel
2012 per sviluppare il suo
progetto aveva lasciato
l’Università di Stanford ed era
tornato a vivere a casa del padre
avvocato, John W. Spiegel. Dalle
nostre parti si direbbe
«bamboccione». L’idea originaria di
Snapchat era stata presentata da
Spiegel come test durante un corso a
Stanford dove ha studiato product
design.
ndrew Houston, 30 anni,
fondatore di DropBox, il più
noto sistema di archiviazione nelle
nuvole di fotografie e file personali.
Nato in Oregon nell’83 ha
frequentato il prestigioso
Massachusetts Institute of
Technology (Mit). In questo caso
galeotta fu la partecipazione alla Phi
Delta Theta, una
confraternita fondata da sei
studenti ribelli
dell’Università di Miami nel
1848, nota per avere avuto
tra i propri illustri
partecipanti Burt Reynolds e l’uomo
dell’impronta più famosa della
storia umana, Neil Armstrong, il
primo a passeggiare sulla Luna. Fu lì
che conobbe Arash Ferdowsi con cui
ha poi fondato DropBox. La sua
ricchezza personale supera i 400
milioni di dollari.
ick D’Aloisio, 18 anni, nato in
Australia, fondatore di Summly,
startup ceduta a Yahoo! per una cifra,
mai confermata ufficialmente, di 30
milioni. Si tratta di un’applicazione
che permette di dare una gerarchia alle
informazioni in Rete sintetizzandole
in una sorta di «sommario». «Avevo
avuto questa pessima esperienza
quando stavo preparando gli
esami» aveva raccontato lo
stesso D’Aloisio. «C’erano
tutte le informazioni su
Google e Bing, ma per trovarle
dovevi andare fuori e dentro i
link delle pagine web». Il risultato fu
Trimit, app per iOS, creata nel marzo
del 2011. Scalò le classifiche e attirò
l’attenzione del miliardario Li KaShing. Quando arrivò a Londra la
delegazione del miliardario con un
assegno da 300 mila dollari D’Aloisio
gli disse che non poteva incontrarli
«tra le 9 e le 17». Era a scuola.
per cento).
Si fa strada l’idea che, per la
posizione di mercato che occupa nel web e per le competenze che ha sviluppato nel
campo della messaggistica,
Facebook sia la società che,
più di qualunque altro gigante
dell’economia digitale è in
grado di capire come funziona
il business di WhatsApp e di
valorizzarlo. Alcuni si spingono a immaginare anche che,
inglobando il nuovo canale di
comunicazione, Facebook
possa ora predisporre più facilmente una rete di protezione contro le incursioni dell’«intelligence»: una sorta di
seconda linea di comunicazio-
avid Karp, newyorchese 27enne
fondatore di Tumblr, piattaforma
lanciata nel 2007 che permette a tutti
di diventare blogger. Le biografie su
Steve Jobs raccontano come per il
fondatore della Apple fu determinante
il viaggio in giovane età in India. Karp
è scappato invece a Tokyo a 17 anni,
dopo aver iniziato a studiare da casa
fin dai 15 anni di età e aver
scelto tra i propri tutor un
insegnate di lingua
giapponese. La madre, Barbara
Ackerman, era un’insegnante.
Ma Karp non si è mai
innamorato della scuola: ha sempre
voluto fare l’imprenditore ma, come ha
raccontato lui stesso, il problema a 17
anni era la sua voce: «Per raccogliere
investimenti tentavo di avere una voce
più profonda al telefono e mascherare
la mia età». Tumblr ha superato questi
problemi e nel 2013 è stata acquistata
da Yahoo! per 1,1 miliardi.
ne, davanti alle attività di
spionaggio svolte a tappeto
dell’Nsa, l’agenzia federale e
dalla centrale britannica
Gchq.
In ogni caso si tratta di
scommesse dall’esito incerto e
i cui risultati si vedranno solo
nel lungo periodo. Scommesse fatte a caro prezzo: mettendo sul tavolo 19 miliardi di
dollari, Facebook brucia più
Gli analisti
Adesso Fb potrebbe
diventare una rete di
comunicazione planetaria
Instagram
2012
Con un miliardo di dollari tra cash e titoli
Facebook acquisisce Instagram
Non è nota invece la cifra pagata per
l'acquisizione di Glancee, la piattaforma
sociale che unisce utenti per vicinanza
geografica e interessi
StoryLane
2013
Facebook compra Storylane
giovanissima startup specializzata
nello storytelling per la costruzione
di una «bilbioteca
di esperienze umane»
WhatsApp
2014
Per la cifra astronomica di 19 miliardi
di dollari tra contanti e azioni
Facebook compra WhatsApp:
a farle gola sono i 450 milioni
di utenti attivi
a
Insta
dei profitti di due anni della
sua attività. Paga praticamente 42 dollari per ogni utente di
WhatsApp. Molto, ma è anche
vero che, alle quotazioni di
Borsa di oggi, ogni utente di
Facebook vale teoricamente
140 dollari, mentre quelli di
Twitter di dollari ne valgono
addirittura 160. E gli utenti di
WhatsApp sono più attivi di
quelli di Facebook (7 su 10
usano ogni giorno il servizio
contro il 60 per cento della società di Zuckerberg).
Un altro elemento che fa
ben sperare gli esperti finanziari (37 dei 44 analisti sentiti
dalla Reuters continuano a
dirsi molto ottimisti sul futuro di Facebook) è che con l’acquisizione di WhatsApp, che è
molto più forte del servizio
Facebook Messenger in Europa, America Latina, Africa e
Australia, la società di Zuckerberg diventa sempre più una
rete planetaria di comunicazione alternativa ai grandi
«carrier» delle telecomunicazioni, oltre che restare, ovviamente, il «social network» del
mondo.
Resta da vedere in che modo Facebook riuscirà a monetizzare il suo investimento e
quale sarà la reazione degli
utenti di WhatsApp al prevedibile sfruttamento commerciale dell’applicazione, tra
pubblicità e uso dei dati.
Koum, come abbiamo scritto
ieri, ha sempre promesso con
un linguaggio perentorio che
nella sua società non ci sarebbe mai stato spazio per la pubblicità, per i videogiochi e per
altri «trucchetti» commerciali: sulla sua scrivania è esposto
in bella vista un foglietto con
su scritto a penna: «Niente
pubblicità! Niente videogiochi! Niente trucchi!». Ma a
questo punto è difficile che
possa mantenere le sue promesse.
Massimo Gaggi
EMANUELE LAMEDICA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
evin Systrom, 30 anni, cofondatore
con Myke Krieger di Instagram,
applicazione di condivisione di
immagini per smartphone che ha dato il
colpo finale alla stampa fotografica,
ceduta a Facebook per 1 miliardo di
dollari. Si è laureato nel 2006 a Stanford
per poi lavorare per un paio di anni in
Google. L’inizio fu confuso: Instagram
nacque come Burbn, app di
social gaming che permetteva
di fare dei check-in in alcuni
posti fisici grazie alla
geolocalizzazione. La possibilità
di postare delle fotografie era
solo una funzione marginale di Burbn.
L’intelligenza di Systrom e del socio fu
valutare velocemente che quella
funzione introdotta quasi per caso
poteva diventare un nuovo modo di
condividere velocemente le esperienze
con una delle funzionalità più usate
degli smartphone: la macchina
fotografica.
A
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Moda 29
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Pieghe
di Gian Luigi Paracchini
E Fendi trasforma
il suo stilista
in un pupazzo
D
iversi signori della moda ci hanno
abituato, in un particolare afflato di
narcisismo, ai loro ritratti su T-shirt,
camicie, cravatte (anche boxer in
qualche caso), presentati in passerella e poi messi in vendita. Ci mancava molto lo
stilista in versione pupazzetto ma finalmente,
per Fendi, il creativo franco-tedesco Karl Lagerfeld ha ovviato alla tremenda lacuna: eccolo
comme d’habitude in camicia bianca e cravattina nera. Mancherebbero ventaglio e Coca-Cola,
i due pezzi forti del suo rinomato snobismo, ma
in compenso c’è la novità un po’ blasfema d’una
cresta rosa-fucsia da volatile, mai percepita sul
Karl reale. Il pupazzo viene mostrato trionfalmente in passerella da Cara Delevingne, modella inglese e ragazza di tendenza cara a Karl in
quanto magra, cigliuta, snobissima, bisex e
propensa pare a svaghi proibiti. Davvero indefinibile l’espressione della cara Cara con il Karl di
pezza in mano: sicuro è invece il fatto che l’oggetto, già di culto fra le fan del maestro, finirà
come charm
da appendere alle borsette. Potrebbe chiamarsi Karlito
e finire assieme a orsacchiotti,
leoncini e
altre bestioline. Il destino animalier
del nuovo
Lagerfeld.
Charm Il pupazzo Karlito
Viva la band
Non sono soltanto dive, artiste e sex symbol
di ogni epoca a infiammare l’ispirazione dei
creatori di moda. A queste sfilate sta ricorrendo
con insistenza la citazione alle groupie, quelle
ragazze che vivono talmente in simbiosi con le
band del loro cuore, da seguirle in tournée e
magari pure in vacanza. Soprattutto un certo
tipo di groupie degli anni 60-70, diventate poi
famose come modelle e cantanti, tipo Marianne
Faithfull e Anita Pallenberg talmente affezionate
ai Rolling Stones da fidanzarsi con almeno tre o
quattro quinti del gruppo. Sono state evocate da
Gucci, da Blugirl e da altri, come simboli imperituri della Swinging London. E pensare che le
loro madri ai tempi volevano riempirle di botte.
Come un ragazzo
A proposito degli Anni 60: Sylvie Vartan,
moglie di Johnny Hallyday, era diventata famosa
in Italia con una canzone che diceva «Come un
ragazzo ho i capelli giù/porto il maglione che
porti tu/e con la cinta mi tengo su i pantalon».
Lei non lo sapeva ma anticipava quello che oggi
è lo stile boyish, imperante fra le giovani donne.
E guai a interpretarlo come una mancanza di
femminilità perché non c’è niente di mascolino,
tutt’altro, nello stile da ragazzo: soltanto un
gioco seduttivo. Il dubbio però resta: che i nuovi ragazzi siano poco virili e dunque girlish?
Segue dibattito.
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Blugirl Abitini corti e svasati
Just Cavalli Lo stile hippie
Kristina Ti Spirito grunge
Andrea Incontri L’abito fluido
Il prossimo inverno Il ricordo: «Agli spettacoli di Pina Bausch le sere più belle della mia vita»
Il rosso della Lola di Fassbinder
Prada riscrive gli anni Settanta
persino al supermercato! Penso che siano
d’accordo con me molti uomini. E poi c’è che
c’è meno edonismo, in giro: basta piacere,
meglio piacersi». La «mission» è «possible»
nel pieno rispetto delle regole impartite: oltre
ai tacchi, sartorialità e comfort. Anni di riferimento, la fine dei Settanta, Blondie e Patty
Smith. Il pantalone da jogging ever green persino nel tailleur gessato o nello smoking. Maglie-abiti di panno, pellicce di capra decostruite come certe architetture di Gehry. Anche Andrea Incontri pesca nell’architetto che
è in lui e progetta e ricama circuiti di F1
per i capi della sua donna che va veloce e rivoluziona alcuni codici.
Fra tutti quelli di tasche e zip:
non più elementi d’uso, «brutti»
e da «lavoro», ma iper decorativi. Così il cappottino è tutto una
tasca applicata o il tubino ha una
zip che è gambo di un lungo fiore.
C’è tanta Firenze della nuova
Just Cavalli. Il David e Santa Ma-
Cappotti over, abito a sacchetto
Atmosfere da teatro d’avanguardia
I bagliori d’oro di Max Mara
MILANO — Canta Barbara Sukova ed è facile riandare alla suggestione delle cantine,
dei cinema d’essai e dei teatri underground
dove negli anni 70 si «beveva» cultura tedesca. Suona l’orchestra, passano i vestiti della
nuova collezione Prada e tutto sembra assimilabile a quei riferimenti: Kurt Weill, Margaret Von Trotta, Rainer Fassbinder, Pina Bausch. Nel suo «secondo atto», una performance musicale cioè dal vivo che alla collezione
femminile unisce modelli maschili, Miuccia
Prada ricorre a lampi del suo passato, quando
pur non rinunciando mai al gusto estetico dei
vestiti, frequentava quell’ambiente, confessando come le sette sere in una settimana in
prima fila ad assaporare i messaggi e le idee di
Pina Bausch «siano state le più belle della mia
vita...». E qual è il risultato? Una trasposizione
contemporanea di quello spirito che nei vestiti si ritrova innanzitutto nell’essenzialità dei
capi riconducibili a quei pezzi: il cappotto
over, l’abito a sacchetto, il maxi pullover, la
gonna svasata o a tubo, la blusa. In materiali
fintamente poveri: il montone, per esempio,
che diventa lusso quando spunta (probabilmente dopo i salti mortali dell’ufficio sviluppo) a definire i contorni di un vestito di organza. Contorni: altro tema, netti e grafici,
sempre segnati. Poi lo stivale di vernice con la
zeppa. E il rosso, dominante, come nella Lola
di Fassbinder. E ora via con il download.
Da Max Mara c’è una moda didascalica che
gioca su tessuti e su pesi. O sulle improvvisate, come i bagliori della pelle oro o della vernice screziata che appaiono e scompaiono a destabilizzare la classicità, per esempio, dei cappotti cammello o di tweed o di pied di poule,
dei tubini di lana stretch. C’è il rispetto dei capi che hanno fatto la storia dell’eleganza senza tempo (dal tailleur al trench al caban) e l’irriverenza degli anni delle contaminazioni: lo
sport, lo street syle, il tecnologico e perché no
anche del rock e del punk. Due pezzi must have: i piumini di patchwork di tessuti maschile
e il blazer-gilet.
Chez Fendi attenti alle teste. Sibilano i droni volteggiando sulla passerella per riprendere e trasmettere uno fra i più interessanti
show, così ricco e lavorato che non bastano i pochi minuti di spettacolo per cogliere ogni dettaglio: abiti scultura
anatomici di visone rasato e di feltri
ruvidi impreziositi da ciuffi o le
gonne midi con i piccoli gilet svasati
o i bolero che vanno sopra al cappotto. Un uso sconsiderato delle zip.
Le reti e i tessuti tecnici che fanno da
contraltare a sete e ricami Swarovski. Il
lusso assoluto della doppia pelliccia. E da
una atmosfera selvatica ecco per la sera
stampati spazi siderali e universi stellati.
E c’è pure il «Karlito», un Lagerfeld di visone formato mignon .
Alla porta della maison Moschino
per la prima diretta da Jeremy Scott
suonano (ed entrano) Kate Perry e Rita Ora. Dire che la ressa è tanta è poco.
Urla e selfie. È qui la festa? Macché, è
lì, sulla passerella: fashion cooking,
fast e jungle. Ecco il tailleur «McMoschino», colori (rosso e giallo)
e logo (è un cuore) molto McDonalds. Così scarpe e pelliccia di visone. E per borsa? Ma un cartoccio di patatine! Jeremy Scott il visionario ci dà dentro con la
«stampa valori nutrizionali»: che
siano i jeans o i completi o l’abito da sposa e da gran ballo. C’è
il cibo e c’è Spongebob, protagonista: «Uso il pop perché
è universale e facile», spiega
l’americano. E dieci pezzi sono già in vendita.
Da Costume National Ennio Capasa butta giù tutte dagli stiletto: «Basta con questo stereotipo: vedo tacchi
Moschino di Jeremy Scott
Prada
Montone
rosso e forti
contrasti
nei colori
Fendi Pelliccia ovunque:
sofisticata, traforata o selvaggia
Krizia Il ruggine e la maglia
Costume National Il nuovo unisex sempre con le scarpe basse
Max Mara Tessuti e pesi sovrapposti. Gilet e tubini in lana stretch
Ports 1961 Tutto bianco. La gonna svasata e la camicia maschile
ria Novella e piazza della
Signoria sono «piazzati», imbrattati di colore, qua e là su pantaloni, maglie, gonne,
cappotti fra un animalier e un fiore, fra
chiffon e sete, velluti
e pelle. Spirito libero la
ragazza, sempre un po’ hippie.
Che è anche il mood che si ritrova da
Blugirl, solo in tinte pastello. Una groupie anni Settanta romantica all’ennesima potenza in stivali e vestitini corti e svasati. È hippy e grunge e decisamente eccentrica pure la
nuova giovane donna di Kristina Ti: i pantaloni a sigaretta ma di velluto stampato fiori e
imbevuto d’oro, le bretelle di paillette, il monorecchino, il cappuccio di volpe gialla.
In serata la bella collezione di Ports ispirata
a Charlotte Rampling e a quelli che si stanno
rivelando gli anni di riferimento: i Settanta.
Con le gonne midi e svasate, le camice maschili di chiffon, i trench di mongolia bianca e
riccia, le stole di volpe ma aggiornati con maxi t-shirt e cappotti di lana giapponese che
scolpisce la figura. A battesimo la prima borsa
Ports 1961. I pezzi iconici sfilano da Krizia per
i suoi 60 anni: i plissé e i bianco e neri e la maglia, in un 360 gradi che sa molto di punto e
capo. Voci in platea di una vendita imminente. Bella e incisiva la collezione, come non accadeva da tempo.
Paola Pollo
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Moda 31
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Le presentazioni
Tendenza hippie
per le lunghe maglie
a trecce (adesso
in cashmere)
indossate con
gli short e gli stivali
MILANO — La moda pratica degli anni 70, quella delle ragazze che
rubavano i vestiti ai loro compagni
per correre più veloci verso
l’emancipazione, riproposta in versione elegante. Da Woolrich il giaccone caratteristico degli eskimesi è
in nylon bianco o nero con dettaglio in volpe, tono su tono. Il parka
color militare che scende a uovo è
realizzato in tessuto memory (dopo
averlo strizzato torna perfetto), ha
una chiusura ergonomica (zip diagonale), la bordatura in pelliccia e
una pettorina con bavero rialzato,
decisamente dark. L’eskimo con le
punte dietro è foderato di coniglio
Rex, il più prezioso tra i leporidi. Il
marchio americano acquisito in licenza da Cristina Calori, imprenditrice che fa crescere la sua Wp Lavori in corso a due cifre, per il prossimo inverno sperimenta anche il
piumino in alcantara 4 millimetri.
E pure Salco cambia i connotati
al piumino per renderlo un capo di
lusso. Come? Decorandolo sul fondo con una cascata di paillettes degradé, o bordandolo con piume
(vere e di plexiglass) o con tocchi di
volpe e castoro. La piuma è anche
stampata, nuovo camouflage pennuto antifreddo. Colori: blu, nero,
blu, corallo e bordeaux per il bomber in lana tartan con maniche in
volpe.
A proposito di anni 70, Malo rilancia le maglie lunge lavorate con
Il nuovo eskimo imita la pelliccia
Torna il capo simbolo dei giovani, ma è prezioso
Metamorfosi del decennio della contestazione
la treccia a cuore, in lana cashmere
bottonata. Si porta come allora:
short in chevron, stivali alti e pull.
Immancabile la sciarpona con
frangia e il berretto. Un bel rilancio
per la griffe acquisita dal gruppo
Evanthe di Arezzo, dopo il crac di
Ittierre. Accanto ai colori naturali ci
sono il curcuma (ocra), il blu ortensia e il bordeaux.
Praticità ed eleganza da portare
dalla mattina al party. Basta sostituire il pull con la camicia di seta.
La regola per indossare la maglia?
Giocare con i volumi: pantaloni
larghi, da ragazzo, con maglie un
po’ corte o accostate, maglie e cap-
Domani con «Io donna»
Idee da mettere subito
Che è speciale si vede
già dalla copertina: Io
donna, il «femminile»
in edicola domani con
il Corriere, è dedicato
alle sfilate primaveraestate. Mentre in
passerella scorre
l’inverno prossimo,
ecco dunque mille
idee da mettere subito
L’evento di Pomellato
Sabbia
L’anello della
collezione Sabbia
e un frame
del video realizzato
da Alex Tacchi
Fra infanzia e isole magiche
Tre corti per gli anelli icona
P
untare sui quei giovani talenti che hanno
già fatto parlare di loro, per interpretare
tre icone della gioielleria Pomellato.
Nudo, Capri e Sabbia, tre collezioni storiche del
marchio orafo milanese, tornano a vivere nelle
short stories di Francesco Carrozzini, Pierluigi
Ferrandini e Filippo Silvestris e Alex Tacchi,
presentate ieri sera nella sede di via Bigli. Tre
storie diverse tra di loro, a partire da quella
ispirata a Nudo, reinterpretata dal milanese
Francesco Carrozzini, conosciuto oltre che per i
suoi short movie anche per i ritratti di
personaggi come Morgan Freeman e Keith
Richards. La sua storia è una parabola del
Nudo
È forse l’anello più conosciuto di Pomellato
Al «Nudo» è dedicato
il corto di Francesco
Carrozzini
nostro mutare continuo, quasi un Orlando di
Virginia Woolf che vive il nostro tempo,
ispirata dall’essenzialità della collezione Nudo,
che per l’autore diventa il segno del
cambiamento. L’incontro artistico tra i romani
Pierluigi Ferrandini e Filippo Silvestris è
avvenuto sul set di un videoclip de «Le
Vibrazioni» presentati da Sergio Rubini: da
allora hanno proseguito una collaborazione
che li ha portati fino a «Capri». «È il viaggio
nell’infanzia di una donna adulta, che torna nei
luoghi dei suoi ricordi più belli, quelli che
rimangono intatti nel tempo». Non è una Capri
da cartolina, ma un’isola magica. «Abbiamo
girato a dicembre, benedetti da due giorni di
sole». Più dark e visionario è il racconto di Alex
Tacchi, diplomato allo Ied in Digital Design,
che orgoglioso parla di un traguardo personale.
«Ho cominciato con Pomellato facendo le slide
show per le presentazioni di fine anno. Girare
un cortometraggio è una conquista». Per
«Sabbia» è partito dal gioiello «così piccolo e
prezioso» e ha proseguito seguendo il filo della
narrazione. Non volevo ispirarmi banalmente
alla sabbia del mare, per questo ho scelto la
clessidra. «Tra gli infiniti granelli della
clessidra del tempo noi siamo quelli che stanno
passando ora». Il video inizia così e si avvolge
intorno a un viaggio fantastico che si
concluderà sulla superficie dell’anello Sabbia.
Michela Proietti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
pe over con legging in cashmere.
Pantaloni maschili con doppie pinces e scarpe maschili anche da Fabiana Filippi, con un bel contorno
di gilet portate sotto giacche e cappotti. E definisce la sua collezione
«hippie chic» anche Francesca Ruffini (moglie del patron di Moncler), che lancia il brand Coast +
Weber + Ahaus: fiori e disegni jacquard per capi sovrapposti, gilet
passepartout, cardigan e giacchine
che tagliano i volumi.
L’eleganza rilassata degli anni 40
è interpretata in chiave pop dal duo
Marcobologna, all’anagrafe Marco
Giuliano e Nicolò Bologna, 27 e 29
anni. Colori pastellosi, rosino e
verde menta per cappotti a uovo
con revers grandi come quelli delle
divise. Sotto, gonne a tubo con la
stampa manga, sempre con un tocco di fucsia, e una camicia in twill
di seta con fiocco.
Cangiari arriva dalla Calabria
con la sua moda sostenibile: cappotti e giacche dal taglio maschile e
reversibili in lana cotta e alpaca bio
con inserti patchwork (lavorati su
telai a mano).
La settimana della moda anima
la città anche con i party. Da Loriblu, griffe marchigiana guidata
dall’ex poliziotta Annarita Pilotti
con il marito Graziano Cuccù, ieri
sera Carlo Cracco ha cucinato per
gli ospiti. Annarita intanto è fiera
di aver rifatto gli amati anfibi accanto alle decolleté che hanno conquistato arabe e russe.
Stasera è la volta di Gherardini
che festeggia le nuove borse e la
nuova boutique con Jade Jagger alla
console.
Maria Teresa Veneziani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Tempiliberi
Viaggi
Benessere
Food
Moda
Torte fatte in casa
Fonte: Nielsen
Nella borsa della spesa meno latte e yogurt
(anche se tengono i «nuovi» gusti). E, nonostante
l”aumento di prezzo, sale il consumo di burro. A influire
sul trend il ritorno alle preparazioni «fatte in casa»
Burro
+ 4,2%
Yogourt
-6,4%
Latte fresco
Design
Tecnologia
-4,3%
Famiglia
In cucina Un passato da profuga, poi il successo costruito negli
Usa: la vita speciale della madre del «giudice» Joe
Lidia
Bastianich
di MASSIMO GAGGI
«Dopo Pola restammo
due anni alla Risiera
di San Sabba. L’America?
Una festa, ma non per
mio padre: è morto triste»
«S
ono passati più di vent’anni
ma lo ricordo come fosse
oggi. Ero seduta a quel tavolo lì con un cliente. Entra
Joe, torna dal lavoro prima
del solito. “Mamma mi sono licenziato, Wall
Street non è per me. Adesso sto per un po’
qui”. Mi si strinse il cuore. Ma come, mi dissi,
dopo tutti i sacrifici per farlo studiare, il Boston College, me lo ritrovo a ciondolare nel
ristorante? Temevo che, mollato il posto di
“trader” alla Merrill Lynch, si lasciasse andare. Perché il cattivo che vedete in “Masterchef”, nella vita quella cattiveria non ce l’ha: è
soffice dentro. Ma è anche determinato, sa
sempre cosa vuole, decide rapidamente. Ha
assorbito nel suo carattere la grinta di noi
esuli istriani e il pragmatismo che abbiamo
imparato qui, in America. E infatti Joe si è rimesso subito a studiare, a esplorare. E si è inventato un nuovo “business” nella ristorazione».
L’erede
Joseph Bastianich
detto «Joe» è nato
il 17 settembre
1968, figlio
di Lidia e Felice
Bastianich
Le radici strappate
La grinta e la dolcezza della cucina italiana.
I sapori come chiave del successo, catalizzatori di una vita nomade: Pola, la fuga dalla Jugoslavia di Tito, l’Italia che ti accetta ma non
ti accoglie. Il periodo in un ex campo di detenzione nazista e poi l’avventura al di là dell’Atlantico: entusiasmo ma anche fatica e pena per le radici strappate, prima di arrivare al
successo. Lidia Bastianich misura con lo
sguardo il tavolo, carezza la tovaglia candida
mentre racconta la sua vita nella penombra
pomeridiana in un angolo di “Felidia”, il tempio del cibo della 57esima strada di Manhattan dal quale guida il suo impero della ristorazione: sette ristoranti da New York a
Kansas City passando per il Friuli,
le trasmissioni televisive nelle quali
ha insegnato a cucinare a decine di
milioni di americani, i libri, le linee di
paste e di sughi col
marchio di Lidia
vendute nei supermercati, le gare in
tv tra cuochi.
«È cucina-spettacolo con tutte le sue esagerazioni, certo — sorride Lidia — ma ci sono dentro quei valori assoluti — passione per
qualcosa e voglia di primeggiare — sui quali
abbiamo costruito il nostro successo: è la lezione che abbiamo imparato qui in America,
dove siamo arrivati dall’Italia senza nulla».
Una lezione che trasmette a figli e nipoti e che
cerca di far filtrare anche quando va nelle
scuole, come pochi giorni fa nel Bronx dove è
andata a portare un po’ di cultura italiana a
300 alunni delle elementari. O nella trasmis-
Felidia
L’insegna del
ristorante: Felice +
Lidia = Felidia
La risiera
La risiera di San
Sabba, campo
di sterminio
nazista a Trieste
sione che inizierà tra qualche settimana in
Italia, “Junior Masterchef” su Sky1: «Cuochi
ragazzini, ma vedesse che bravura e che determinazione!»
Lidia ha più volte smontato e ricostruito la
sua vita, sempre attorno a un rettangolo di
legno: la tavola come àncora di un’esistenza
vissuta al galoppo tra l’inebriante sapore del
successo e il dolore degli affetti perduti. «Degli anni dell’infanzia a Pola ricordo soprattutto i momenti di gioia che erano quelli delle riunioni familiari attorno a un tavolo. Poi la
fuga da un Paese che non ci voleva più, ma
anche a Trieste fu dura. Per un po’ fummo
ospiti di una zia, cercando di ricostruire la
nostra vita attorno alla sua tavola. Ma non
c’era lavoro, non potevamo restare. Chiedemmo asilo in America come profughi. Ce
ne andammo alla Risiera di San Sabba, un ex
campo di concentramento. I due anni più duri. Ancora davanti ai miei occhi. Tutti in fila
per la razione quotidiana: prosciutto cotto,
un formaggino, una mela. E anche lì la tavola
— i lunghi tavoli della mensa — come unico
luogo di socializzazione. Il luogo del calore e
dei sorrisi: davanti a quel cibo, povero ma benedetto».
Poi lo sbarco in America: «C’era lavoro per
i grandi e per noi ragazzini era un mondo
nuovo, affascinante: una festa. Ma per papà e
mamma no: a volte la sera li sentivamo piangere sommessamente. Mia madre, Erminia,
alla fine si è ambientata. Mio padre mai: è
morto triste. Noi figli ci siamo dati da fare soprattutto per convincerli che avevano fatto la
scelta giusta, venendo in America. Che qui
saremmo riusciti a costruire qualcosa».
La separazione
A 14 anni Lidia Matticchio già lavora per un
fornaio di Astoria, il padre di Christopher
Walken. Poi va a lavorare in un ristorante italiano. A 16 anni incontra un altro emigrato
dall’Istria, Felice Bastianich, che diventerà
suo marito. Felice e Lidia, “Felidia”. Un lungo
sodalizio, due figli, finito in separazione: un
uomo buono ma senza la grinta, la determinazione della moglie. «Ci è rimasto vicino»
racconta ancora Lidia, «ma non condivideva
il mio accanimento, la dedizione totale al lavoro. Non era un uomo duro, aveva un temperamento artistico, suonava la fisarmonica.
Qui non stava bene, volle rientrare in Istria.
Ma anche lì non aveva più radici. È tornato a
New York, veniva sempre a trovarci nei giorni
di festa, fino a quando è morto, due anni fa».
Già, i giorni di festa: quelli in cui l’impero
Bastianich torna a essere famiglia con Lidia
che riunisce figli e nipoti nella casa di Little
Neck Bay a Long Island. La grande cucina che
durante la settimana si trasforma in studio
televisivo, la sala da pranzo dove si mangia e
si coltiva il senso di appartenenza. E, nel retro, l’orto curato da nonna Erminia che a 93
anni, racconta Lidia, «esce a piantare il radic-
In cucina
Lidia Matticchio
Bastianich (Pola,
21 febbraio 1947)
in cucina. La chef
italiana vive negli
Stati Uniti dal
1958. Nel 1971,
insieme con il marito Felice (detto
Felix) si è messa in
proprio aprendo il
primo ristorante di
quello che poi è diventato un impero
gastronomico:
il piccolo ristorante
italiano «Buonavia» a Forest Hills,
nel Queens
❜❜
Mio figlio e i sacrifici
chio zuccherino e a legare le piante di pomodori». Cucina gli stessi piatti che offre ai
clienti dei suoi ristoranti? «Gli ingredienti
vengono dal nostro orto, ma la filosofia è
quella: ingredienti semplici, di stagione, un
tocco di personalità con le spezie giuste, ma
senza la pretesa di inventare chissà cosa».
Vent’anni fa Joe mi disse:
Wall Street non è per me, mi
sono licenziato. Pensai: ma Il complimento più bello
Il complimento più bello ricevuto? «Da pacome, dopo tutti i sacrifici...
❜❜
Io, Felice e «Felidia»
Con mio marito Felice
creammo Felidia. Non era un
uomo duro, non condivideva
il mio accanimento
❜❜
La schiuma di pesce
Innovare va bene, ma le
invenzioni forzate, no. Non
maciullo un pesce per
trasformarlo in schiuma
pa Benedetto XVI. Quando venne a New York,
mi chiamarono: “Dovrai cucinare per lui”. Ero
emozionatissima. Corsi a dirlo a mia madre.
Rispose: “Il pontefice? Bene. E poi per chi altro cucini?” Preparai crauti, spätzle e strudel,
specialità con le quali ho preso confidenza nei
viaggi gastronomici su è giù per l’Italia, dalla
cucina siciliana a quella tirolese. È la varietà,
la ricchezza dell’Italia. Ed è stata la chiave del
mio successo qui in America. Funzionò anche
con papa Ratzinger: non esclamò “che buono”
ma mangiò tutto e alla fine mi disse che aveva
risentito i sapori della cucina di sua madre
che, mi rivelò, era una gran cuoca. Ma io lo sapevo, mi ero documentata. Ed erano proprio
quei sapori che volevo evocare».
Niente cucina molecolare da queste parti...
«No, no, innovare un po’ va bene, ma le invenzioni forzate, no: io non maciullo un pesce per trasformarlo in schiuma. Se punti tutto sull’invenzione il cliente pretende cose
sempre radicalmente nuove, lo devi stupire:
una corsa senza fine».
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34 Tempi liberi
Venerdì 21 Febbraio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Viaggi la formula
Lungo raggio Itinerari fuori dai circuiti tradizionali sulle orme di specie insolite e rare
Gorilla, balene e arpie
Gli altri safari
Itinerari d’arte
Alla scoperta
dei nostri
MoMa
sconosciuti
Il MAXXI e il Macro a Roma, nel
quartiere Testaccio (sopra con
le opere di Marco Tirelli), la
Fondazione Pastificio Cerere e
l’Accademia Francese «Villa
Medici». Oppure a Firenze il
Museo Marino Marini, il
Castello di Ama, il centro per
l’Arte Contemporanea Luigi
Pecci. Perché snobbiamo la
nostra arte contemporanea se
a Londra visitiamo la Tate e a
New York ci mettiamo in coda
al MoMa? Se lo è chiesto
Caterina Biagiotti, direttrice
della Fondazione Biagiotti
Progetto Arte, fondazione
senza scopo di lucro creata per
promuovere giovani artisti
italiani e internazionali.
Sull’onda di questo pensiero
ha deciso di promuovere il
pacchetto «Art Unveiled in
Italy» per avvicinare i turisti ai
musei e alle collezioni dedicate
all’arte contemporanea
(www.artunveiledinitaly.com).
Gli itinerari, riservati agli ospiti
degli Hotel St. Regis di Roma e
Firenze, possono essere
combinati o personalizzati: per
ogni destinazione e per ogni
gruppo vengono organizzati
tour nei principali musei e
fondazioni, arricchiti da
incontri con curatori e galleristi
e con visite a studi d’artista. I
pacchetti offrono anche un
curioso fuori programma: la
partecipazione a cene private
ospitate nei musei, nelle case
di importanti collezionisti e in
fondazioni d’arte
contemporanea. Il
mecenatismo è il filo rosso del
progetto: tutti i compensi per
le visite vengono destinati alla
Fondazione per la promozione
di residenze artistiche e di
mostre di giovani talenti.
Nutrito anche l’elenco delle
gallerie: Monitor, il Magazzino
d’arte Moderna, Lorcan O’Neill,
Ex Elettronica e molte altre.
Dettaglio da segnare: il
pacchetto Art Unveiled è
prenotabile con minimo 14
giorni di anticipo.
M. Pro.
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Oranghi e mini
elefanti: rotte
diverse per
incontrare
animali diversi
Il paese centroamericano
ce t oa e ca o offre
o e
l’occasione di avvistare
avvis
vvistare migliaia
di
d uccelli rari fra cui
cu l’aquila arpia
La
L costa
coosta
sta
taa meridionale
mer
m
meridio
idionale
idio
nale del paese
paese
a maggio
è il luogo
m
luog ideale
id l per
l’avvistamento di civette e gufi
di grandi dimensioni come
la grande civetta grigia
C
apovolgete le considerazioni
che vi fanno scegliere una certa meta e, per una volta, lasciate che siano gli animali a decidere il vostro prossimo viaggio. Non partite per gli avvistamenti dei Big Five (leone,
leopardo, elefante, rinoceronte e bufalo) nelle savane africane ma preparate la vacanza
in funzione degli esemplari selvaggi che potrete incontrare: i gorilla di montagna in Uganda, gli elefanti
pigmei e gli oranghi in Borneo o le balene in Baja California. Privilegiando gli «altri safari», quelli non
codificati nei parchi africani, si possono scoprire zone fuori dagli itinerari più turistici come un piccola e
incontaminata penisola in Costarica o la costa occidentale della Finlandia. Si può anche cercare in cielo
e avvistare così la misteriosa aquila arpia che vive
nella giungla del paese centroamericano.
Uganda, l’incontro con i gorilla
Il trekking non è proibitivo ma può essere impegnativo, i costi non sono abbordabili e tuttavia l’incontro è un’esperienza imperdibile. I gorilla di montagna vivono in una vasta foresta a cavallo di Uganda
e Congo. Dal versante ugandese si raggiunge il
Bwindi Impenetrable National Park che ospita circa
300 esemplari dei rarissimi gorilla che, pur in assoluta libertà, vengono monitorati da ranger e scienziati. Dalla base dei ranger si cammina per alcune ore
(www.bwindiforestnationalpark.com) in gruppi di
8/10 persone al massimo. Tante le possibilità di pernottamento segnalate dal sito del parco. Le soluzioni
più economiche si trovano nella cittadina di Kasese,
le più costose all’interno della riserva (bwindiforestnationalpark.com/safari-lodges.html). Una curiosità: il primo gruppo di gorilla incontrato dai visitatori fu la «famiglia» Mubare nel 1993 (ogni gruppo
viene «battezzato» dai ricercatori). I permessi giornalieri (con la quasi certezza di vedere i gorilla ma in
caso negativo non è previsto il rimborso) costano
600 dollari e 350 in bassa stagione (aprile maggio e
novembre); è un viaggio da «una volta nella vita», al
cospetto dei lontani progenitori.
E gli scimpanzé suonano il «tam tam»
Nella riserva di Budongo, a un’ora d’auto dal Murchinson Falls Park (www.murchisonfallsnationalpark.com) nel centro dell’Uganda, si può tentare un
incontro con gli scimpanzè; si pernotta al Paraa Logde (www.paraalodge.com). I ranger portano due o
tre persone al massimo alla ricerca dei primati che
possono sorprendere il turista battendo le radici dei
baobab come se fossero un tam tam o con il loro
amorevole accudimento dei piccoli. Da segnalare
l’altissima professionalità dei ranger ugandesi «narratori» in prima persona dei loro parchi.
Whalewatching, Messico e Sudafrica
Quindici metri e 45 tonnellate che scivolano a
pelo d’acqua o si lanciano in acrobazie per i whalewatchers più fortunati. La Baja California è uno
dei santuari per le balene più visitati del mondo insieme al Sudafrica. A poche miglia al largo della penisola della Baja California (che appartiene al Messico e lo separa dall’Oceano Pacifico) si trovano le
acque predilette(da gennaio a marzo) dalle balenottere azzurre. Le balene, migrano dall’Alaska per accoppiarsi e partorire qui. Le possibilità di avvistamento sono altissime, visto che in un braccio di
mare relativamente ridotto convergono ben 15mila
esemplari. Arrivano invece dal Polo Sud le balene
che si possono osservare (anche da terra) nella sudafricana Hermanus Bay (www.hermanus.co.za). Il
WWF ha riconosciuto la riserva come uno dei 12
migliori luoghi al mondo per l'avvistamento. Si
Baja California
(Messico)
Il «Bwindi
Impenetrable
Forest» è la zona
protetta dove
«incontrare»
gli impressionanti
gorilla di montagna
Costarica
Solo qui, i lemuri del Madagascar
Il film «Madagascar» ha fra i suoi co-protagonisti gli ironici lemuri King Julian e il sodale
Maurice. I disegnatori della Pixar avranno studiato da vicino gli originali, i mammiferi endemici del Madagascar: sono 71 i tipi che si
trovano allo stato selvaggio in quasi tutte
le zone del paese; alcune varianti come
gli Aye Aye sono a rischio di estinzione
sia a causa delle deforestazione sia a
causa di credenze popolari. Per i locali i lemuri aye aye portano sfortuna e vengono quindi sistematica-
possono percorrere dodici chilometri lungo un sentiero con vista Oceano o noleggiare una barca per
un eco-tour (www.hermanus-whale-cruises.co.za).
Numerosi e di qualità i B&B dove pernottare
(web.hermanus.co.za/7karensplace) come il 7 Karen Place. Hermanus si trova nella regione del Western Cape e si raggiunge in due ore dall’aeroporto
di Città del Capo. Anche vicino alle coste liguri e
sarde c’è un santuario (www.santuariodeicetacei.com), compreso nel territorio francese, monegasco e italiano che va da Punta Escampobariou (vicino a Tolone) a Capo Falcone (Sardegna), fino a
toccare le coste liguri e toscane.
Corto raggio
A un’ora da Venezia: Palladio e la «Marca»
B
orghi e cittadine signorili, osterie e
colline pettinate dai filari di glera, il
vitigno da cui si ricavano le celebri
bollicine venete. Quello della marca trevigiana,
a nord di Venezia, è un paesaggio contadino
lontanissimo dall’opulenza della Serenissima.
Eppure, da quando la città consolidò in
terraferma le ricchezze ottenute con i traffici
«da mar», è considerato il suo «giardino». Per
chi avesse voglia di seguire l’eco remota delle
feste dei patrizi veneziani che da Venezia
sciamavano nelle dimore di campagna poco
disposti ad annoiarsi anche lontano dai palazzi
sul Canal Grande, basta un’ora di macchina
per raggiungere Conegliano (A27 per Treviso)
e, da qui, in una ventina di chilometri, cantine
e abbazie straordinarie. Da 200 anni le colline
tra Conegliano e Valdobbiadene sono la patria
del prosecco, protagonista del festival Vino in
villa (terzo weekend di maggio,
www.prosecco.it) di San Salvatore di
Susegana, tra le mura del castello in cima a un
il giardino della Serenissima
Lungo la A27 per Treviso si raggiunge Conegliano,
patria del prosecco, dove poter effettuare
degustazioni in cantine che sono esse stesse dei
luoghi da visitare
Villa Barbaro a Maser
È uno dei capolavori di Andrea Palladio, con sale
affrescate da Paolo Veronese e una cantina storica
che produce vini di pregio. Vicine, la Pieve del XIII
secolo e l’Abbazia di Follina: severa e isolata,
sorprende per la magnificenza
colle panoramico. Per degustazioni in cantina,
Villa Sandi, dimora in stile palladiano a
Crocetta di Montello, è il posto giusto.
Nell’azienda vitivinicola si gusta un ottimo
prosecco e nella vicina Locanda Sandi si può
dormire (tel. 0423.665033, www.villasandi.it).
Ma il prezioso Docg vanta anche la più antica
strada del vino italiana: poco più di 100
chilometri che partono simbolicamente
dall’Istituto Enologico Cerletti di Conegliano,
prima scuola enologica d’Italia (è del 1876)
dove si scopre una magnifica bottega del vino
affrescata (www.scuolaenologica.it). La visita
colta? A Villa Barbaro a Maser (via Cornuda,
www. villadimaser.it), uno dei capolavori di
Andrea Palladio, con le sale affrescate da Paolo
Veronese e una cantina storica da dove escono
vini di pregio. Per mangiare con vista sulle
colline c’è Ca’ del Poggio
(www.cadelpoggio.it) a San Pietro di Feletto,
alle spalle di Conegliano. La Pieve del XIII
secolo, di origine longobarda e in puro stile
Corriere della Sera Venerdì 21 Febbraio 2014
Tempi liberi 35
italia: 51575551575557
Nuovi orizzonti Il successo dei viaggi «maturi»
Per chi ha visto tutto
Turisti non per caso,
ecco le mete giuste
Caccia ai luoghi non convenzionali
inseguendo arte e paradisi naturali
Si trova solo qui. Il lemure prende
il suo nome dagli spiriti notturni
della mitologia romana per le sue
abitudini «by night»
Le balene grigie arrivano in Baja
California da dicembre ad aprile.
In Sudafrica il periodo migliore
va da settembre in poi
V
Finlandia
Uganda
Borneo
(Malesia,
Indonesia
e Brunei)
Le fitte
foreste del Borneo
ospitano sia
i più piccoli
elefanti del mondo
sia gli «espressivi»
orangutani
Madagascar
Sudafrica
mente uccisi. Fra le riserve dove avvistare i lemuri
(11 varietà) c’è l’Andasibe-Mantadia Park nella regione di Mangoro nel Madagascar orientale
(www.parcs-madagascar.com). Il sito nazionale
parchi è ricco di informazioni ed è on line anche in
italiano.
Costa Rica, il più grande rapace del mondo
Il National Geographic l’ha definito il luogo a più
alto tasso di biodiversità della Terra. E’ il parco nazionale Corcovado, l’ultima grande area di foresta
pluviale affacciata sul Pacifico in Centroamerica. Qui
si fanno incontri unici al mondo, dal tapiro di Baird
romanico, è vicina, così come l’Abbazia di
Follina: imponente, severa e isolata, rispetta
nella sua misurata solennità lo spirito
monastico ma sorprende per la magnificenza
del chiostro duecentesco. È invece un
paesaggio d’acqua attraverso la laguna veneta,
tra barene e casoni, quello che si spalanca agli
occhi di chi, da Venezia, punta a sud e
raggiunge Chioggia via mare (da Piazza San
Marco al Lido con il vaporetto 1, poi dal Lido a
Pellestrina con l’autobus linea 11, www.actv.it,
ma anche via terra da Piazzale Roma con
autobus 80). La «piccola Venezia» riflette
ovunque l’origine di borgo marinaro, persino
nella forma: una lisca di pesce centrata sul
Canale della Vena con le calli e le case dai
colori squillanti. Nel porto, tra l’allegro via vai
di bragozzi, topi e bragagne (le imbarcazioni
locali), i marinai sfoggiano il bottino della
giornata: vongole, anguille e calamari. Come a
Venezia, il vino e il buon cibo non mancano
mai (entrate al Ristorante Mano Amica, tel.
041.401721). Nelle calli care al Goldoni , che
qui abitò a Palazzo Poli, le «baruffe chiozzotte»
riecheggiano ancora.
Carlotta Lombardo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
In pratica
UGANDA Kampala, la
capitale dell'Uganda è
servita da Qatar, Egypt
Air e Turkish airlines con
prezzi a partire da 660
euro per un volo con
partenza da Milano
Malpensa o Roma
Fiumicino (a/r 1/7
-30/7). A Kampala si
può pernottare
all'elegante Serena
Hotel (serenahotels.com)
o al B&B Apricot
(apricotguesthouse.org)
Da Kampala molti tour
operator organizzano gli
spostamenti per Bwindi
e le Murchinson Falls fra
cui Nature Link Safari
(www.naturelinksafaris.c
o.ug) compresi i
permessi per visitare
le zone dei gorilla.
COSTA RICA San José,
capitale della Costa
Rica, è collegata a
Milano e Roma da
Lufthansa (via New
York) , United e Iberia
con tariffe a/r (partenza
1/7 rientro 30/7) da
circa 820 euro. Da San
José si raggiunge Osa
(Puntarenas) con i bus
locali o con un'auto a
noleggio; le strade sono
in buone condizioni e si
percorrono i 220
chilometri in circa tre
ore e mezzo.
al formichiere gigante all’affascinante aquila arpia, il
più grande rapace del mondo. Il Corcovado Park occupa la penisola di Osa e proprio il suo relativo isolamento ha favorito la conservazione di specie rare. A
poca distanza da qui si può pernottare in strutture
fra il mare e la giungla (drakeview.com) come l’Osa
Mirador e il Vista Drake Lodge che organizzano anche le spedizioni di birdwatching.
Birdwatching in Europa
La bussola per gli amanti degli avvistamenti di
rapaci e uccelli rari è Birdpal.org con indicazioni
per le riserve con un’area dove gli appassionati possono segnalare le loro esperienze collegandosi a
blog dedicati. In Europa alcune delle zone più ricche e meno visitate si trovano sulla costa occidentale finlandese nei dintorni di Oulu (www.visitfinland.com anche in italiano). Qui si concentrano decine di specie rare; maggio è il periodo propizio per
avvistare la grande civetta grigia e la rarissima civetta delle nevi che in primavera si riproducono.
Molte le specie legate all’ambiente artico come la
ghiandaia siberiana, in un contesto che alterna la
tundra alle coste rocciose.
Borneo, oranghi ed elefanti pigmei
E’ una delle aree più incontaminate del Pianeta e
ospita centinaia di animali endemici. Fra questi gli
elefanti pigmei e gli oranghi. La parte malese dell’isola (le altre sono sotto il Brunei e l’indonesiana
Kalimatan), il Borneo, è divisa fra Sabah e Sarawah
le zone di cui Emilio Salgari scrisse e che non visitò
mai. Nel Sabah (in lingua locale «terra al di sotto del
vento») la foresta pluviale è il solo habitat al mondo
in cui vive l’orangutan oltre a essere rifugio dell’elefante pigmeo. Quest’ultimo, in poche centinaia di
esemplari, vive nella Danum Valley e gli avvistamenti, anche se non facili (www.turismomalesia.it) sono
possibili. Più facile l’incontro con l’orango del Borneo a patto di scegliere un itinerario accompagnati
da guide come quello che porta al Sukau Rainforest
Lodge. Si visita lo Sepilog Orang Utang Rehabilitation Centre per vedere i primati nel loro habitat naturale.
iaggiano senza figli (a volte perché sono
già grandi), hanno un’età compresa tra i
45 e i 60 anni, una cultura alta e la passione
per l’avventura. Ecco l’identikit del viaggiatore «maturo», dove l’aggettivo non è
(solo) un riferimento all’età, ma all’esperienza. «Hanno già visto tutto, sono stati in Messico, negli Stati
Uniti, in Giappone e alle Maldive. Hanno fatto del
viaggio una filosofia di vita e arrivati a un certo punto
vogliono qualcosa di più», dice Maurizio Levi, tour
operator nel settore dei viaggi non convenzionali
(www.viaggilevi.com). Il motto del suo catalogo è «alla
scoperta dell’insolito», con tour in Uzbekistan, Ghana
(la vera novità dell’anno) e Turkmenistan. «Mentre la
Francia già negli anni 70 esplorava i deserti, noi abbiamo iniziato vent’anni dopo: oggi sono più o meno
4000 i viaggiatori che annualmente viaggiano secondo
questa formula». Tra le mete preferite c’è il Ladakh, in
India, dove è impossibile trovare hotel di lusso ma si
viene ricompensati dall’autenticità dei paesaggi. O
l’altopiano del Panir, in Tagikistan, dove si dorme nelle
case del villaggio.
Oasi vicine
Non c’è bisogno di andare dall’altra parte del mondo per fare un viaggio inconsueto. «Una meta vicina è
la Tunisia, ma evitando i turistici Djerba o Hammamet. I nostri itinerari propongono i villaggi di dune in
4 per 4, le notti nelle case granaio dei villaggi berberi o
in tenda». Con qualche ora in più di volo si arriva in
Oman. «Qui attraversiamo la penisola arabica da Muscat a Salalah, con dune rosse di 300 metri: nel deserto
non si va per vedere, ma per “sentire”, come spiegava
bene Laurent Alain nel suo libro “Sapore di deserto”».
Sorpresa donne
La prossima partenza sarà tra una settimana, destinazione deserto del Ciad. «Più di due settimane tra
grandiose formazioni di roccia e laghi, con i cellulari
connessi solo per due giorni: avremo con noi un satellitare per le emergenze e i partecipanti saranno per la
maggioranza donne». L’identikit del viaggiatore maturo regala anche questa sorpresa: le donne sono il 65
per cento, spesso single, perché il loro compagno è un
po’ pigro. I prezzi sono mediamente alti, ma si possono tenere d’occhio le offerte: adesso si parte il 14 marzo per la Baja California (2110 più spese 550, 11 giorni)
con uno sconto di 370 euro. «Si usano i fuoristrada per
andare tra cactus giganti, cittadine minerarie, straordinarie missioni gesuitiche e la Sierra Tarahumara».
L’avventura (comoda)
Paesaggi selvaggi ma letti king-size: Palais Namaskar a Marrakech è l’indirizzo per chi cerca un nuovo modo, taylor made, di vivere il Marocco al netto
dalla spartana essenzialità: le escursioni sono personalizzate e prevedono più giorni nei villaggi berberi
sui monti dell’Atlante e giri in mongolfiera (www.palaisnamaskar.com). Gli adventure resorts di COMO
propongono diverse offerte anche a secondo della preparazione fisica dell’ospite, con diversi itinerari tra cui
il Bhutan. Tagliato su misura per gli sportivi è il pacchetto last minute per la Prima Maratona Internazionale del Bhutan che si terrà domenica. Nelle due strutture Uma by COMO di Paro e Punakha è compreso l’allenamento con sessioni di training dedicate all’acclimatazione, yoga e recupero post competizione
(www.comohotels.com).
Il giro del mondo
Per chi ama le lunghe tratte, dal 19 aprile al 3 maggio, dopo una sosta a Buenos Aires, si va a Salta alla
scoperta del paesaggio andino: un susseguirsi paesini
arroccati come Cachi, Cafayate, Selectas. Poi si prosegue per Uyuni, la città alle porte del deserto di sale più
grande al mondo, il Salar de Uyuni: a Colchani si soggiorna anche in un hotel fatto di sale (Viaggigiovani.it). Per chi ha visto davvero tutto, ma ha voglia di un
«ripasso» generale, c’è il giro del mondo organizzato
da Four Seasons: 23 giorni e 10 destinazioni, partendo
da Los Angeles per finire a Londra(www.fourseasons.com). Tra le escursioni, anche esperienze da vivere almeno una volta nella vita, come la visita di due dei
più grandi vulcani attivi al mondo alle Hawaii, i Giardini di Corallo nel Sud Pacifico, Ayers Rock, Elephant
Cave a Bali, il Taj Mahal di Agra e il museo di Gandhi.
Fabrizio Guglielmini
Michela Proietti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Verso l’insolito
Dall’alto, un paesaggio tipico del Bhutan: qui
domenica si corre la prima maratona del Paese;
l’isola di Bora Bora, una delle mete del giro del
mondo in 23 giorni organizzato da Four Seasons;
il deserto di sale degli altipiani andini: è una
delle mete del viaggio che esplora l’Argentina
inconsueta. Sopra le reti dei pescatori in Oman:
l’itinerario prevede la traversata del deserto
della penisola arabica, da Muscat a Salalah
36 Tempi liberi
Venerdì 21 Febbraio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Viaggi a medio raggio
La mappa
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ITUANIA
CDS
L’idea
Weekend
da top model
Trucco e foto
nei Grigioni
Corso da modella e di
portamento in hotel, ovvero
come rendere produttivo un
«lazy weekend». Il Tschuggen
Grand Hotel di Arosa
(www.tschuggen.ch), in
Svizzera, ha arruolato niente
poco di meno che Kristina
Joksimovik, la trainer
professionista che insegna alle
aspiranti Miss Svizzera come
camminare su una passerella.
L’obiettivo è svelare alle ospiti
dell’hotel dei Grigioni tutti i
trucchi non solo per camminare
fluidamente sui tacchi ma
anche per prepararsi a un
casting da modella. Con
l’offerta «Catwalking training @
The Tschuggen» la coach
insegnerà alle partecipanti ad
andare spedite sui tacchi alti,
anche correndo. E non è finita:
oltre alla camminata si parlerà
di portamento, di come stare
sedute, di come togliersi in
modo elegante giacche e blazer
così come assumere le migliori
pose per farsi fotografare. Il
workshop di catwalking,
gratuito per tutte le ospiti
dell’hotel, avrà luogo il 7 marzo,
alle 16 e alle 19 (durata 90
minuti). Per chi vuole
addentrarsi nella professione di
modella, c’è anche la possibilità
di partecipare al «Tschuggen
Next Top Model», un servizio
fotografico professionale con
tanto di «trucco e parrucco», gli
outfit preferiti del proprio
guardaroba e un fotografo
professionista a disposizione
per 10 scatti d’autore che
saranno salvati su un cd.
L’emozione del backstage, con
phon roventi e becchi d’oca tra i
capelli, è garantita dal team di
hairstylist che proporrà alle
aspiranti modelle il look del
momento: le trecce. Nel «Braid
Bar» i parrucchieri
professionisti proporranno
alcuni look con tema «treccia»
perfetti per ogni occasione:
matrimonio, festa in famiglia,
una cena romantica o per
essere semplicemente alla
moda. E l’accompagnatore della
futura modella? Potrà rilassarsi,
lui sì, nell’area wellness, una
delle più grandi d’Europa con
vista sulle montagne svizzere
(foto).
M. Pro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Energia futurista
Project Quarter, in un'ex villa del XVIII
secolo, ospita festival, concerti e negozi
di seconda mano di designer russi
C’era una volta La seconda giovinezza della città più simpatica di Russia. Si mangia tardi come a Madrid e si beve tè come a Londra
Un’isola riciclata e l’avanguardia
Rivoluzione a San Pietroburgo
I
l cielo in una steppa. San Pietroburgo è la città simpatica
per antonomasia di Russia.
Orgogliosamente vissuta come paese rispetto al caos calmo della capitale. Chiamata
confidenzialmente «Piter»
sia dai giovani ricchi che parlano un perfetto inglese che
da quelli che hanno imparato
a comunicare grazie al traduttore del loro iPhone falso. Una città che non ha
nessuna paura di reinventarsi. Si mangia
tardi come in Spagna ma si fa l’aperitivo
col tè (verde) come in Inghilterra. Ha
aperto un centro fitness nel vascello
Flying Dutch ed è diventata la capitale
gourmand di Russia grazie a giovani chef
che fanno spesa di pesce al mercato Kuznechny e la reinventano come da Teplo
(v-teple.ru), ristorante salotto davanti al
camino.
Il primo Four Seasons di Russia, appena inaugurato in un palazzo reale dell’800 (fourseasons.com/stpetersburg),
dal mese prossimo ospiterà una spa olistica, una rivoluzione per i russi, da sempre abituati a frustarsi con rami di betulla nella banya, il tradizionale bagno a vapore. All’interno è già un cult Sintoho, il
miglior sushi di scampi dell’est Europa
(a San Pietroburgo il consumo pro capite
di sushi è più alto che a Tokyo). Siamo
alla fine (o inizio) della Prospettiva Nevsky, cinque chilometri di vita vissuta in
cui non manca niente. La città della luna
di miele di Tchaikovsky resta una città
elegante, dove il balletto è sacro e il teatro Mariinsky la sua mecca sulle punte.
Dopo aver fatto tappa al Cafè Idiot (idiotspb.com), dove Dostoevskij mangiava
trote alla griglia o da Botanika, vegetariano del momento, coppie di fidanzati arrivano per mano con la tenuta delle
grandi occasioni e anticipo più che accademico.
La rinascita dell’arte contemporanea
invece non è solo il frutto del mare di rubli investiti da Putin, figlio non orgogliosamente riconosciuto della città. Il fermento passa soprattutto da posti come
New Holland: come
l’ex porto militare
è diventato simbolo
di una nuova filosofia
(anche) sociale
Erarta (erarta.com), la galleria privata
più grande del Paese. Pure le spose fresche di matrimonio passano per farci le
foto. Aperta tre anni fa, diretta da una
donna, ospita concerti e esibizioni. Nel
2009 ha inaugurato in un’ex fabbrica di
malto anche Rizzordi (rizzordi.org), una
fondazione che si batte per sostenere le
giovani avanguardie russe nella conquista del (resto) del mondo. Fino a qualche
anno fa si preferiva tirar su edifici, oggi
si riciclano spazi. Un’ex manifattura dell’800 è diventato Tkachi (tkachi.com),
ritrovo hipster su cinque piani, un po’
ufficio co-working, atelier e scuola di
L’omaggio dello scrittore
❜❜
Dostoevskij
Sono belle le notti
di San Pietroburgo,
dove vivono strani
uomini, i sognatori
Sopra, il Loft Etagi, 3
mila metri in un ex
panificio che ospita
concerti e due gallerie
d’arte all’ultimo piano. A sinistra, il Rizzordi inaugurato nel
2009, 4 mila metri
quadri in un’ex fabbrica di malto: una
fondazione che si
batte per sostenere le
giovani avanguardie
russe nella conquista
del (resto) del mondo.
musica. Loft Etagi (loftprojectetagi.ru),
3 mila metri in un ex panificio ospita
concerti e all’ultimo piano gallerie d’arte. Project Quarter ha tutta la fatiscente
magia della Russia che fu, ma con
u n’ e n e r g i a f u t u r i s t a . Z i f e r b l a t
(nevsky81.ziferblat.net) è un’associazione culturale con divani carichi di libri e
tavoli con scacchiere disegnate per ingannare la pausa del tè.
La rivoluzione, in più, dorme poco. Si
passa da piccoli club da dj set come
Druzhba a vie come Dumskaya con un
locale ogni cinque metri. La città dei teatri oggi è soprattutto il cuore di palchi
dove sperimentare. Skorohod
(skorohod.me), ex magazzino di scarpe da bambino, organizza le migliori performance di teatro e danze indie
vietate ai minori di 21 anni.
Soffitti alti, divani neri, un
eterno bancone bianco. Chi
viene in un posto del genere
lo spiega la sua art director
Tatyana Priyatkina: «Gente
che non andrebbe mai in un
teatro tradizionale perché
preferisce giocare a frisbee a
New Holland». Ovvero l’isola
da dove è partita la rivoluzione architettonica (newhollandsp.ru): là dove c’era l’erba, ma anche rifiuti e le rovine
dell’ex porto militare, ora c’è
un quartiere dove fare yoga,
giocare a ping-pong, comprare cibi bio o
prendere in prestito romanzi nell’unica
biblioteca in cui nessuno chiede poi di
restituirli. L’isola era chiusa da 300 anni,
oggi è il simbolo di una nuova filosofia
sociale che ha portato ad aprire posti come il Taiga (space-taiga.org), che una
colletta di utopisti ha trasformato da rudere in uno spazio con un ostello in salsa
nordica, un negozio di chitarre, officina
di bici e una scuola di inglese per stare al
passo coi tempi. Forse sono andati oltre
al loro sogno migliore.
Stefano Landi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Venerdì 21 Febbraio 2014
Tempi liberi 37
italia: 51575551575557
Sapori & amori
Scorribande Lardo di patanegra e mosto cotto, carbonara, pizzaiola reinterpretata: i sapori della tradizione
Dove si mangia bene a Roma
Pipero, una fabbrica di stelle
di Corinna
De Cesare
I segreti
della polenta,
dal paiolo
a Rachida
di ROBERTO PERRONE
I
l Rex in via Torino è diventato il mio hotel di riferimento a Roma. È un piccolo albergo nella zona della
stazione Termini. All’esterno non dice nulla,
ma dentro si rivela intrigante con quel misto di arredamento fané e/o vintage, caratterizzato da vecchi
computer Apple che spuntano un po’
dovunque. Mentirei però, se non dicessi che la prima volta sono arrivato
qui seguendo il profumo delle testimonianze sul ristorante che sta appena a destra della hall, Pipero al Rex,
dove ora mi accomodo ogni volta che
arrivo nella Capitale. Sembra un nome
inventato e invece si tratta proprio del
nome del patron, Alessandro Pipero
da Albano. Sebbene abbia conquistato
ormai Roma con i suoi pochi e sempre
occupati coperti, Pipero arriva al mat-
La lista a quattro mani
Con Alessandro abbiamo
stilato questa lista
di ristoranti: ecco la mappa
della città che ci piace
Fritta o con il ragù, con funghi
o pesce. La polenta è uno di
quei piatti dalle mille varianti
per cui ognuno saprebbe
raccontare il proprio segreto
per cucinarla al meglio.
«Non allontanarsi, starle
vicino, non abbandonarla»
l’aforisma di Rachida a
Masterchef, che in pochi
minuti e con un piatto solo è
riuscita a far indignare i
bergamaschi, i bresciani, i
veneti e i friulani per i quali
servirebbe almeno un’ora per
«girarla». Che la facciate con il
paiolo o senza, seguendo la
ricetta tradizionale oppure
usando l’istantanea, la polenta
sarà la protagonista della
gallery di questa settimana di
Foodstagram, la rubrica del
Canale Cucina di Corriere.it in
cui raccogliamo le fotoricette
dei lettori. Come quella di
Laura Tedeschi che ha
preparato una fantasiosa
polenta con fegatini di pollo
flambé sistemandola nel
piatto come un bel sole giallo.
O come Daniela Menchise,
lucana felicemente adottata
da Bologna, che ha realizzato
delle polentine con
pomodorini e ricotta seguendo
una ricetta di Gordon Ramsay.
Mary Capozzi, insegnante di
matematica che vive a Boston,
ha preparato invece una
classica polenta gratinata
alleggerita da verdure di
campagna. Mandateci la
vostra polenta via mail
(cdecesare@corriere.it)
oppure condividete le
foto/ricette usando l’hashtag
#fotoincucina.
corinnadecesare
© RIPRODUZIONE RISERVATA
tino e riparte la sera. Nella sua cucina
opera un giovane e brillante chef, Luciano Monosilio, che pare uscito, per
l’aspetto, dai Tre Moschettieri. E Pipero, in questo senso, è come il signore
di Treville, capitano dei moschettieri,
un abile addestratore, valorizzatore di
talenti. Prima di Luciano, stella 2013,
da lui si sono svezzati Danilo Ciavattini, dell’enoteca La Torre (Hotel Villa
Laetitia) e Roy Caceres del Metamorfosi, entrambi premiati dalla Michelin.
È una specie di rabdomante, Pipero,
che non trova l’acqua, ma il talento. «I
ragazzi li devi motivare non con i soldi, ma con la passione». Scoprire il talento non è facile. Pipero ha fatto la
scuola alberghiera («ho pensato che
almeno si mangiava») poi le esperienze che gli occorrevano, tra cui sei anni
a Labico con Antonello Colonna, infine ha aperto il suo ristorante ad Albano. Dall’ottobre del 2011 è sbarcato a
Roma. Però tiene ancora casa nella sua
cittadina e fa avanti e indietro, ogni
giorno. «Se stai bene di testa non ti pesa nulla». È innamorato del suo lavoro
e con altri colleghi ha dato il via a «Noi
di sala» cercando di valorizzare l’altra
La nostra scelta
1) Pipero al Rex
Via Torino, 149 Roma
Tel. 06-4815702
2) Roscioli
Via dei Giubbonari, 21/22
Roma
Tel. 06-6875287
3) Il San Lorenzo
Via dei Chiavari 4/5 Roma
Tel. 06-6865097
4) Armando al Pantheon
Salita de’ Crescenzi 31
Roma
Tel. 06-68803034
5) Settembrini
Via Settembrini, 25 Roma
Tel. 06-3232617
6) Open Colonna
Scalinata di Via Milano 9/A
Roma
Tel. 06-47822641
7) Assunta Madre
Via Giulia, 14 Roma
Tel. 06-68806972
8) Tullio
Via San Nicola da
Tolentino, 26 Roma
Tel. 06-4745560
9)Flavio
al Ve l’avevo detto
Via di Monte Testaccio, 97
Roma
Tel. 06-5744194
10) Ciao Checca
Piazza di Firenze, 25 Roma
Tel. 06-68300368
(nella foto in alto,
Alessandro Pipero,
da Albano alla conquista
di Roma con il suo chef
Luciano Monosilio,
a sinistra nell’immagine)
ILLUSTRAZIONE DI MICHELE TRANQUILLINI
#Foodstagram
enorme ricchezza italiana legata alla
tavola, cioè l’accoglienza, la capacità
di mettere a suo agio il cliente, di guidarlo, di comprenderlo anche nelle
sue spigolosità. Così eccomi qui,
pronto ancora una volta per un nuovo
percorso preparato dalla coppia Monosilio-Pipero: lardo di patanegra e
mosto cotto; marshmallow panna,
parmigiano, scorza d’arancio, nocciole; chips disidratate e yogurt; uovo
cotto, tè cinese affumicato, patate due
consistenze, crema e sifone, polvere di
tè; rigatoni broccoli, salsiccia, spuma
di pecorino; la famosa carbonara
(spettacolo pirotecnico dei sensi, la
migliore di Roma); reinterpretazione
della pizzaiola; spuma di cioccolato
bianco, crumble di mandorle, gelato
alla nocciola, amarene. Se mi sono dimenticato qualcosa, è perché la pace
dei sensi non giova alla memoria.
La ricetta
Lumache, lenticchie aglio e torba
di LUCIANO MONOSILIO *
Ingredienti per 4: 20 lumache; burro g 20; aglio; prezzemolo; sale; noce moscata;
pepe; whisky torbato g 100. Cialde di cicoria: acqua g 500; cicoria centrifugata g 30;
farina «00» g 200; sale g 1; carruba; paprica. Salsa d’aglio: aglio; g 500 latte; g 300 sale;
panna g 100; sale e pepe instant gel g 5. Crema di lenticchie: lenticchie g 400; panna g
30; 1 carota; 1 costa di sedano; 1 cipolla; sale e pepe; acqua g 300. Decorazione: 6 foglie
di melissa; 6 foglie erba pepe; 6 foglie cerfoglio; 4 foglie menta; pane croccante g 50.
Preparazione. Crema d’aglio: sbianchire l’aglio, finire la cottura con latte e panna
facendone una crema. Unire sale, pepe, instant gel e frullare. Crema di lenticchie: lasciare le lenticchie a bagno per una notte, asciugarle. Rosolare cipolla, carota e sedano.
Unire le lenticchie e cuocerle come un risotto. Quindi frullare con panna e passare. Cialde di cicoria: frullare tutti gli ingredienti. Con il composto formare dei cerchi in una padella. In un’altra padella cuocere le lumache spurgate e lavate con burro, aglio, pepe,
sale, noce moscata e prezzemolo a listarelle. Pane croccante: seccare il pane, frullarlo e
rosolare il tutto con olio e sale. In forno a 100 °C per 5’. Disporre creme d’aglio e lenticchie sul piatto alternate, poi pane croccante, paprica e carruba sul fondo. Sopra le lumache. Terminare con erbe, cialde di cicoria e una spruzzata di whisky torbato.
*Pipero al Rex Roma
Con Pipero abbiamo parlato dei nostri gusti e stilato questa lista di ristoranti romani. Una specie di mappa
della cucina della capitale che ci piace
a quattro mani. Metà lui, metà io. Beh,
Roscioli l’avrei messo anch’io. Forno,
ristorante, negozio. Il San Lorenzo è
uno dei punti di riferimento per il pesce, come Assunta Madre del mitico
Johnny. Armando al Pantheon è
un’istituzione, ma io mi trovo sempre
bene da Tullio, dietro piazza Bernini.
Open Colonna al palazzo delle Esposizioni unisce l’utile al dilettevole: molto interessante la mostra sugli anni 70.
Settembrini segue la falsariga dei nuovi locali che sono più cose (ne abbiamo parlato due settimane fa): ristorante, bar, negozio con una joint venture gustosissima con Salvatore De
Gennaro (ancora lui, meno male che ci
rivediamo spesso) della Tradizione di
Seiano di Vico Equense. Flavio (al Ve
l’avevo detto) oltre a Testaccio ora è
anche ai Quiriti. Ciao Checca è un interessante tentativo di street food della
tradizione, recuperando un grande
classico della cucina romana, la pasta
con pomodoro e mozzarella (e non solo). Bene, ringrazio Pipero per la cena,
per la compagnia, per la consulenza,
ma anche per le sue perle di saggezza.
«Il sogno della mia vita è il divano la
domenica pomeriggio. È una delle
gioie della vita, come la fettina panata
fredda che ti aspetta quando rientri a
casa la notte». Concordo. Ma un assaggio della carbonara di cui sopra, no?
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il documentario
I «cavalieri» della bottarga che piacciono a Ken Loach
A
Berlino hanno avuto anche
la benedizione di Ken
Loach. Marco Giudici
(«Nocetta») Francesco Mengoni
(«Gesù» il moltiplicatore di pesci)
e Sergio Amenta («il Topo», ex
buttafuori e capo della ciurma),
ovvero I cavalieri della laguna, i
pescatori di Orbetello protagonisti
del documentario di Walter
Bencini presentato nelle sezione
Culinary Cinema Film & Food del
Festival , si sono guadagnati la
stretta di mano e la stima del
regista inglese affascinato dalla
storia della loro cooperativa che
produce bottarga e speranza.
«Speranza in un modello di
produzione alimentare diversa da
quella industriale che ha fallito.
Loro rappresentano uno dei
presenti possibili» racconta
Bencini, 45enne di Montevarchi
che della laguna di Orbetello
e dei suoi frequentatori
(umani e non solo) si è
innamorato anni fa, in
occasione di un servizio che
realizzò per Raisat Gambero
rosso. Da allora ha
cominciato a frequentare la
cooperativa La Peschereccia,
una sessantina di pescatori
che gestisce anche uno
spaccio e un mercato del
pesce, produce bottarga
(riconosciuta come presidio
Slow Food) filetti di cefalo e
anguilla affumicata. La sera
A Berlino Un’immagine del documentario
li si ritrova in veste di cuochi
e camerieri tra i tavoli del
incredibili sulla laguna, un
ristorante «I Pescatori» di fronte
paesaggio straordinario». Che, in
alle vecchie scuderie della fortezza
effetti, è il co-protagonista del
spagnola di Orbetello a servire
film, insieme ai «cavalieri». «Ho
quanto pescato di giorno.
scelto questo titolo, i cavalieri della
«Dal ristorante vedi tramonti
laguna, perché volevo sottolineare
la loro dignità e nobiltà. Li
considero dei resistenti.
Quando sono in barca con
grembiuli gialli e bandane
sembrano addirittura dei
samurai». Si raccontano
anche con una buona dose
di ironia, Il Topo, Nocetta,
Gesù e gli altri (Loba, il
Locco, Ricciolone, Lupo
buono e Lupo cattivo,
Barozzi, Giancarlino, Lo
zitto). Bencini li ha seguiti
da luglio a settembre, dopo
aver accarezzato il progetto
del doc per un paio d’anni.
«Volevo che fossero loro a
parlare, a raccontare la loro realtà.
Quella di una comunità di
lavoratori che ha saputo rinnovarsi
guardando al passato. Accettando
l’idea di un rapporto armonico con
la natura. Siamo immersi in essa e
ne facciamo parte mentre la
usiamo. Se la natura non fiorisce,
non fioriamo neanche noi». Una di
quelle realtà che, nonostante le
difficoltà sta sopravvivendo alla
crisi. «Realtà che si pongono il
problema della sostenibilità
ambientale e economica e che
vanno sostenute», sostiene
Bencini. «Io l’ho fatto con il film
ma chiunque può contribuire
quando va a fare al spesa. Pensate a
cosa state acquistando. Qualcosa si
muove, quindici anni fa mi davano
dell’utopista, ora la sensibilità in
questo campo si sta diffondendo».
Ha un sogno Bencini. «Che un
bambino alla domanda cosa vuoi
fare da grande risponda: il
contadino o il pescatore».
Stefania Ulivi
@sulivi
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38 Tempi liberi
Venerdì 21 Febbraio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Sapori & amori
L’ingrediente L’obiettivo: diventare un simbolo dell’Italia
La
ricetta
Carnaroli,
La rivincita del riso
Ora l’eterno secondo
«minaccia» la pasta
pomodoro e basilico
INGREDIENTI
Dove
di Caterina Ruggi
d’Aragona
Alba, riapre
(rinnovato)
il tre stelle
delle Langhe
Una cucina più ampia. Una
nuova sala che porta da 28 a
40 i coperti. Una lobby
accogliente. E poi, la
realizzazione di quattro
camere, attese per maggiogiugno. Riapre con queste
novità, dopo due mesi di
lavori, «Piazza Duomo», il
ristorante della famiglia
Ceretto nel centro storico di
Alba che vanta tre stelle
Michelin, le prime nella storia
delle Langhe. «Abbiamo
sventrato e ricostruito il
ristorante; senza cambiare
nulla nell’indirizzo della
cucina di Enrico Crippa»,
sottolinea Roberta Ceretto,
esponente di terza
generazione dei famosi
produttori di Barolo e
Barbaresco. Un’avventura
avviata negli anni 30 dal
nonno Riccardo.
Oggi i Barolo Bricco Rocche,
Brunate, Prapò e Cannubi
San Lorenzo, assieme ai
Barbaresco Bricco Asij e
Bernardot, sono le punte di
diamante di una produzione
di 1.200.000 bottiglie
all’anno di 16 diverse
tipologie, vendute in oltre 60
Paesi. Due i ristoranti (Piazza
Duomo e Piola, il primo
tradizionale l’altro
innovativo), con un progetto
comune: la valorizzazione dei
prodotti del territorio. Due
anni di sperimentazione
prima dell’apertura, nel 2005,
di Piazza Duomo. L’anno
successivo l’arrivo della
prima stella, nel 2009 la
seconda, nel 2012 la terza. «Il
segreto? La determinazione
di Enrico Crippa, timido ma
abile capitano di un team che
crede in lui e porta avanti il
suo progetto: una cucina
territoriale legata alla
stagionalità». Piatto-icona di
Enrico Crippa? L’insalata che
comprende tra 20 e 50 erbe
diverse, quelle che trova
nell’orto di 2 ettari.
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E
se il piatto-simbolo dell’Italia non fosse la pasta
ma il risotto? Chiedetelo
agli chef di Vercelli o al
produttore del famoso riso invecchiato Carnaroli
Acquerello, cioè Piero
Rondolino. Lo sosterranno a spada tratta. «È fuori
discussione, nel mondo il
risotto è un Presidio Tricolore», dice il patron
della Tenuta La Colombara. E aggiunge qualche dettaglio: «Al primo posto non troviamo
il giallo, alla milanese. I risotti importanti che
identificano la nostra cucina all’estero sono
piuttosto a base di funghi e ai tartufi». «Attenzione, però — avverte Rondolino —. La
diffusione del piatto fuori dal naturale territorio passa da un elemento, la semplicità.
Unita alla leggerezza. Fino all’utilizzo per la
cottura dell’acqua invece del brodo, come sostiene il maestro Gualtiero Marchesi. Ovviamente, la materia prima deve essere eccellente». Insomma, il risotto, nelle sue varianti, sta
conquistando il pianeta. E qui ci sovvengono
le parole dell’imprenditore Mario Preve (Riso
Gallo, storica azienda dell’area Pavese), il
quale esporta anche in Oriente e suole ripetere di aver convinto i cinesi (noti produttori e
consumatori di riso) «a mangiare il nostro risotto».
Date queste premesse non c’è da stupirsi se
la manifestazione «Fiera in Campo» (domani
e domenica), organizzata dall’Associazione
Nazionale Giovani Agricoltori al Centro Fiere
Caresanablot (Vercelli), coinvolga per l’edizione 2014 chef di rango attorno al tema: «Riso. Colture&Cotture. Chi semina riso raccoglie risotti». Al riso, protagonista degli show
cooking saranno dedicate le ricette create da
Aurora Mazzucchelli («Marconi» di Sasso
Marconi), Alberto Conti («La Bettola», Vercelli), Ilario Vinciguerra (dell’omonimo ristorante, Gallarate), Leandro Luppi («Vecchia
Malcesine», Malcesine), Marco Gubbiotti
(«Cucinaa», Terni), Pino Cuttaia («La Madia»,
Licata), Maurizio e Sandro Serva («La Trota»,
Rivodutri), Gaetano Trovato («Arnolfo», Colle Val d’Elsa), Domenico Cilenti («Porta di
Basso», Peschici), Christian e Manuel Costardi («Christian&Manuel», Vercelli), Christian
Milone («Trattoria Zappatori», Pinerolo), Pasquale Palamaro («Indaco», Ischia), Luca Abbruzzino («Antonio Abbruzzino», Catanzaro), Roberto Petza («S’Apposentu», Siddi),
Ivano Ricchebono («The Cook», Genova). Un
vero tour nell’Italia dei risotti. (Facebook: Anga, Giovani di Confagricoltura).
Dalle indiscrezioni della vigilia, spuntano
320 g di riso Carnaroli
Cipolla tritata
Brodo vegetale q.b.
Burro
Grana Padano
300 g di passata
di pomodoro
1 costa di sedano
1 carota
1 cipolla rossa
Olio extravergine di oliva
Sale di Maldon e pepe nero
di Sarawak
Scorza di limone
Nuove ricette (come quella
con pomodoro e basilico) e
nuove formule: adesso nei
ristoranti lo si cucina anche
per una sola persona.
E il sogno: convincere i
cinesi a mangiare il nostro
PORZIONI
4
PREPARAZIONE
5 ore
COTTURA
20 minuti
Per il pesto
Il libro
Un grande fotografo, il
mondo contadino. E
un imprenditore
illuminato, Piero
Rondolino. Da qui
l’idea del Racconto del
Riso («An Italian Story
of Rice»), volume con
210 foto in bianco e
nero scattate nella
Tenuta «La
Colombara»(Vc) dove
Gianni Berengo
Gardin ha vissuto la
risaia nelle stagioni.
«È la narrazione del
silenzio assordante
delle terre che in
primavera si fanno
acqua» ha scritto
Carlin Petrini nella
prefazione
elementi a sorpresa. Prendiamo il risotto di
Christian Costardi , mattatore ai fornelli del
suo ristorante nell’hotel Cinzia di Vercelli. «In
carta — premette — abbiamo 20 diversi tipi
di risotto. Cotti al momento, anche per una
sola persona». Ed è una buona notizia considerato che nei menu di solito si trova scritto:
Risotto per due. Ma il bello è che lo chef ha
creato una ricetta che fa il verso agli spaghetti
pomodoro e basilico. Trasformati in «Carnaroli, pomodoro e basilico». «Piatto nato un
po’ per gioco — nota Christian — per dimenticare il pallido riso che mangiavo all’asilo.
Poi, è risultato vincente. Lo serviamo, infatti,
in una lattina simile al contenitore della mitica Zuppa Campbell». Riso a parte, gli altri ingredienti base, il pomodoro e il basilico, sono
gli stessi usati per la pasta. Anche Costardi
come Rondolino sentenzia: «Il risotto è il vero piatto italiano». Spostiamoci sull’Appennino bolognese, a Sasso Marconi, dove Aurora Mazzucchelli ha messo in cantiere un originale «Risotto al fieno e cagliata di latte di
capra all’eucalipto». Per questa ricetta, ecco il
Vialone Nano, riso pregiato non meno del
Carnaroli. Racconta la chef: «Il fieno e l’erba
medica sono presenze che caratterizzano
l’ambiente in cui abito e dal quale mi lascio
suggestionare. Il percorso di studio sul fieno
ha origine con altri piatti. Ora, con questo risotto propongo la nota erbacea del fieno nella
sua accezione calda».
Infine, la Sicilia. Qui, il risotto di Pino Cuttaia
(a base di Carnaroli Acquerello), diventa, in
verità, magnifica «arancina». Insaporita dal
ragù di triglie e finocchietto selvatico.
Marisa Fumagalli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Racconti di cucina
di Angela Frenda
Tarte tatin
al «radicchio
rosa»
di Gorizia
con brie e noci
L
a tarte tatin? Io la trovo da
sempre un dolce
straordinariamente
versatile. La prova è che accanto
alle tante versioni dolci ne
esistono altrettante salate. Come
quella che vi propongo oggi in
Racconti di cucina. Giocando con
un piatto che ha una storia
leggendaria. Questo dessert
sarebbe originario di LamotteBeuvron, regione del Centro della
Francia: le sorelle Stephanie
(1838-1917) e Caroline Tatin
(1847-1911) gestivano un
ristorante, che esiste ancora sotto
il nome di «hôtel-restaurant
Tatin», di fronte la stazione
frequentata da molti cacciatori.
Una domenica di apertura della
caccia, mentre preparavano una
torta di mele per un pasto di
cacciatori, una delle sorelle
dimenticò di porre la pasta frolla
1 mazzo di basilico
Aglio
Pinoli
Olio extravergine d’oliva
Le fasi
1
Per il pesto, sfogliare
accuratamente il basilico,
lavarlo e asciugarlo bene
e metterlo nel bicchiere
del frullatore a immersione;
frullare con aglio, pinoli,
1 o 2 cubetti di ghiaccio
per evitare che il calore
del frullatore scurisca
il basilico e olio evo fino
alla densità adeguata
A freddo, mettere
in una pentola la passata
di pomodoro, la carota pelata
e tagliata a pezzi, il sedano
privato delle foglie e tagliato
a pezzi, la cipolla pelata
e tagliata in pezzettoni, l'olio
extra vergine d'oliva far
cuocere il tutto a fuoco lento
per circa 4 ore, quindi frullare
per rendere la passata liscia
Foto: Laura Spinelli
Le tecniche A sinistra, il
taglio del
radicchio
A destra,
invece, la
tarte tatin
sfornata
(Foto
Laura
Spinelli)
al di sotto della torta, lasciando
caramellare così le mele nel
burro e nello zucchero. Per
rimediare all’errore mise la pasta
frolla sopra al composto. I
cacciatori apprezzarono questa
torta, che divenne così la torta
Tatin. Un mito, che proviamo a
rifare con l’aggiunta di questo
poetico radicchio che mi ha
portato la mia amica Luisa dal
mercato di Gorizia. Così bello che
tagliarlo, e poi cucinarlo, è stata
una sofferenza. Ma assaggiato il
risultato, direi che ne è valsa la
pena.
2
Ingredienti: 300 grammi circa di
radicchio tipo Rosa di Gorizia,
200 gr di brie, 2/3 manciate di
noci, 200 gr di farina, 100 gr di
burro, 2 cucchiai di crema di
aceto balsamico, 1 cucchiaio
scarso di miele, sale e pepe qb
Procedimento: sullo fondo di
una padella versate un filo d’olio,
l’aceto balsamico e il miele.
Tagliate il radicchio a listarelle e
fatelo stufare, finché non sarà
morbido. Conditelo con sale e
pepe e mescolatevi le noci
spezzettate. Trasferitelo sul
fondo di una tortiera. Fate
raffreddare. Aggiungete il brie a
cubotti.
Preparate la brisée lavorando
burro, farina e un cucchiaino di
sale, quindi compattate il tutto e
stendetelo in maniera che copra
il ripieno: adagiatelo su di esso,
rimboccate i bordi e riponete in
frigo. Scaldate il forno a 180° e,
solo quando sarà caldo, estraete
la tortiera dal frigo e infornatela.
Fate cuocere 30 minuti, fino a
doratura, quindi lasciate riposare
5 minuti e capovolgete la tarte
tatin sul piatto di portata.
@angelafrenda
© RIPRODUZIONE RISERVATA
cucina.corriere.it
Corriere della Sera Venerdì 21 Febbraio 2014
Tempi liberi 39
italia: 51575551575557
Pino Cuttaia
CARNAROLI
Ottima tenuta di
cottura, è ideale
per i risotti. Più ricco
di amido rispetto
all'Arborio, ha
consistenza soda,
chicco più lungo.
Non tradisce quasi mai
VIALONE NANO
Varietà molto
apprezzata, il vialone
nano assorbe bene
i condimenti ed è
indicato per cotture al
forno, minestre e dolci.
Chicco tondeggiante,
è un riso semifino
NERO VENERE
Nato nella Pianura
Padana, è un riso
integrale ed ha
un costo mediamente
più elevato. Adatto
rni
per contorni
e insalate.
nsalate
te.
ARANCINE
NE DI RIS
RISO
IS
SO
Ù DI TRIGLIE
CON RAGÙ
E FINOCCHIETTO
SELVATICO
In Sicilia
Nel posto
delle mandorle
la festa
dei pasticcieri
Aurora Mazzucchelli
ARBORIO
Ha il chicco
h
m
molto
grande, è versatil
versatile.
Adatto sia per i risotti
A
iso
che per i risi
i asciutti.
L'Arborio
' r orio ha u
una buona
n
ttenuta in cottura. È la
qualità di riso superfino
più diffusa e conosciuta
ROSSO HERMES
Riso integrale, rosso.
Granello allungato
e croccante, è nato di
recente da incroci di risi
in laboratori di sementi.
Bollito, va condito
con olio. È adatto
a contorni ed insalate
miste
RISOTTO
TT
TO
IENO E CAGLIAT
IAT
AT
TA
AL FIENO
CAGLIATA
DI LATTE DI CAPRA
ALL”EUCALIPTO
3
Soffriggere nell’olio evo
vo
la cipolla tritata. Aggiungere
il riso e farlo tostare, bagnare
con il brodo vegetale.
Aggiungere la passata
di pomodoro e completare
la cottura. Togliere dal fuoco
e mantecare con burro
e Grana Padano, terminando
la mantecatura con un filo
d'olio extravergine d'oliva
4
Impiattare all'interno della lattina
mettendo sul fondo poco pesto
e la scorza di limone tritata,
riempire con il risotto, sopra ancora
il pesto, la scorza di limone
e qualche cristallo di sale maldon
Christian
e Manuel
Costardi
istorante
chef del ristorante
«Cinzia» a Vercelli
CDS
iPadella
Oggetti al posto del cibo. Gli avocado sono bombe a mano
I
l Guacamole è una delle ricette
più semplici del mondo. Su
YouTube, però, ne esiste una
versione davvero particolare, nella
quale gli ingredienti principali
non sono gli avocado bensì delle
bombe a mano che contengono
delle palline da biliardo. Al posto
dei pomodori ci sono dei dadi
rossi. E invece del lime, per
rinfrescare la salsa, si affetta una
pallina di gomma verde. Per
servirlo, i nachos lasciano il posto
alle fiche da Casinò. Niente di
commestibile, insomma. Ma
piacevole da guardare in rete e
sulle bacheche dei social network
dove il filmato è stato condiviso
milioni di volte. A firmare questa
colorata (e raffinata) creazione è
Pes, giovane video maker italoamericano che vive in California.
Il suo corto, «Fresh Guacamole», è
stato candidato agli Oscar,
quattro mesi, è necessario
con grande successo di
uno shooting, un set
critica e di pubblico. Pes in
fotografico all’avanguardia.
realtà è un solo un
E prima della produzione
soprannome. All’anagrafe
c’è un grande lavoro di
l’artista è noto come Adam
ricerca», ci tiene a precisare.
Pesapane. «In realtà solo
I risultati si vedono. Nessun
mia mamma mi chiama
dettaglio è lasciato al caso. I
così», racconta. La signora
materiali sono ricercati e
Pesapane è di origini
selezionati con estrema
siciliane e ha cresciuto il
cura, gli accostamenti
figlio a suon di piatti della
cromatici valutati
cucina nostrana. Morale,
sapientemente. Nel
Pes è ghiotto di tonno e
decidere i piatti da
pistacchi e di risotti alla
riprodurre, invece, a
marinara. «Il cibo italiano
«Fresh Guacamole» è stato candidato agli Oscar guidare il video maker è
mi ha sempre molto
l’istinto: «Per Fresh
influenzato», continua. Non a
Shangai che, una volta cotti, si
Guacamole, ad esempio, ho scelto
caso, in un altro suo video, a
ammorbidiscono e si trasformano gli avocado perché adoro il
materializzarsi sono i «Western
in lacci di scarpe colorati. Pes non
rumore che fanno quando
Spaghetti». Qui, al posto della
sceglie gli oggetti a caso per
vengono tagliati». Ma non solo.
pasta, a finire in pentola sono dei
realizzare le sue video ricette: «Per «Vivendo in California li vedo tutti
bastoncini di legno del gioco
produrre un corto ci vogliono tre- i giorni e li considero un alimento
comune. Ma le mie origini italiane
mi influenzano continuamente».
E per la sua prossima creazione
annuncia di volersi ispirare ai
piatti di mammà. «Credo che
cucinerò qualcosa di italo
–americano», annuncia. E c’è da
star certi che anche questa volta
YouTube apprezzerà il lavoro del
giovane Adam. Se infatti le sue
video installazioni sono diventate
famose in tutto il mondo, Pes lo
deve al predominio del cibo in
rete (il cosiddetto foodie). Ed è
solo grazie al passaparola su
YouTube e Facebook che si è fatto
conoscere. E ci ha insegnato che
un avocado non sempre è quello
che sembra.
Marta Serafini
ipadella.corriere.it
@martaserafini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Decine di pasticcieri
confezioneranno anche una
gustosa riproduzione della
cattedrale di San Gerlando,
cinquanta chili di pistacchi,
creme e cioccolato fondente, per
ricordare l’arrivo del patrono di
Agrigento nella città dei Templi
dove fu vescovo nel 1088. La
prima millenaria e allegra
rievocazione di un approdo da
ricordare con un denso
programma di manifestazioni
previste per sabato e domenica,
fra i mandorli in fiore. Un
programma di cerimonie
religiose, ma anche uno
spettacolare evento parallelo,
artistico, gastronomico e
culturale, che vale un viaggio, il
«MandorlaFest».
Degustazioni, laboratori,
esposizioni e musica fanno da
cornice ad un primo concorso di
«Cake Design MandorlaFest»
con i migliori pasticcieri siciliani
in campo per realizzare
fantastiche torte artistiche,
leccornie e sapori della
tradizione a base di mandorla,
incredibili sculture fatte di
zucchero e vegetali intagliati.
La regia della rievocazione
storica con 150 figuranti è
opera di un insegnante
dell’Accademia di Belle arti di
Agrigento, Benedetto Raneri,
che ha messo su una vera e
propria compagnia di giovani
capaci di organizzare
rievocazioni storiche, «La Corte
dei Giganti», tutti impegnati
dalle 18 di sabato a sfilare nel
centro storico di Agrigento con
gli sbandieratori di Vicari, uno
stuolo di arcieri e cavalieri, il
gruppo dei Taratatà di
Cateltermini, 70 comparse in
costumi storici, la famiglia
dell’Emiro con servi e guardie, i
ragazzi del laboratorio
medievale attivo in Curia. E sarà
anche un modo per scuotere il
sonno dei potenti lanciando un
appello perché si intervenga
sulla cattedrale chiusa dal 2010
a causa di un progressivo
dissesto di natura
idrogeologica.
Felice Cavallaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
40 Tempi liberi
Venerdì 21 Febbraio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Sapori & amori
Nel bicchiere La nuova scommessa (mondiale) del vino toscano nato per unire l’Italia anche a tavola
Il Chianti classico diventa super
Arriva la Gran Selezione
di LUCIANO FERRARO
Il blog
Un’insalata
caprese
al cronometro:
pronta in 3 minuti
Il tempo è solo una scusa.
Non è vero che per cucinare
sano ci vuole troppo tempo.
Ci vuole semmai un frigo
pieno di verdura e di buoni
ingredienti. Questo è uno dei
migliori insegnamenti che mi
ha dato la mia nutrizionista.
Perché quando diciamo
«faccio prima a prendermi un
pezzo di pizza» stiamo
cercando una giustificazione
con noi stessi. Una scusa,
appunto. E adesso ve lo
dimostro, cronometro alla
mano. Quanto ci vuole a
prendere una pizza al taglio
in pausa pranzo? Prima di
tutto, la fila: in pausa pranzo
c’è sempre, quindi diciamo 3
minuti. Poi c’è la scelta, se
siete veloci 30 secondi; se la
pizza non è già calda va
riscaldata per almeno un
paio di minuti. Subito dopo la
cassa: ancora un po’ di attesa
in coda, il conto, tira fuori il
portafogli, paga, aspetta il
resto. Poi torna al banco a
prendere il tuo vassoio
incartato per portar via: due
minuti, circa? Totale: 7 minuti
e mezzo. Indubbiamente
«fast food», cibo veloce. Ora
proviamo a preparare
un’insalata. Fresca, leggera,
con solo due verdure, ma
molto saporite. E rapide da
lavare e preparare. Partiamo
dai cetrioli: ne sbucciamo e
affettiamo due: 1 minuto e
mezzo. Tagliamo a pezzi due
bei pomodori rotondi, 45
secondi. Prendiamo tre
bocconcini di mozzarella
dalla confezione: 15 secondi;
il condimento: altri 30
secondi. Totale: 3 minuti.
Adesso, chi è il vero «fast»?
Se non ci credete, provate
anche voi la mia insalata in 3
minuti. Con un pelapatate
sbucciate 2 cetrioli e tagliateli
a dadini, affettate 2
pomodori a spicchi, uniteli in
un piatto con la mozzarella
(80 grammi) e una foglia di
basilico. Condite con un
cucchiaio di olio e il sale. Già
fatto?!
S
eduto sotto uno dei
due immensi lampadari di legno nella sala
del trono di Palazzo
Corsini, Giovanni Manetti fa servire il suo
Vigna del Sorbo, un
Chianti classico. Un
«gioiello per il mondo», l’ha definito il critico americano Antonio Galloni. Sull’etichetta del rosso dell’azienda Fontodi
(Sangiovese e Cabernet Sauvignon) luccicano due parole dorate: Gran Selezione. Due parole che scrivono un nuovo
capitolo di una storia complicata e secolare. Iniziata nel Settecento e rilanciata
dal barone Ricasoli con l’idea risorgimentale di creare un vino per l’Italia. La
sua formula, del 1872: «Sangioveto per
profumo e vigoria, Canajolo per l’amabilità e Malvagia per la leggerezza».
Premessa: all’inizio il Chianti veniva
prodotto tra le province di Firenze e Sie-
Compromesso
Ci sono voluti 4 anni di
discussioni tra i 600 soci del
Consorzio del Chianti classico
per decidere il «sì»
na. Poi in tutta la Toscana. Nel 1932 si
decise di distinguere quello dalla zona
originaria chiamandolo Chianti classico
(9 i Comuni), con il marchio del Gallo
nero. Due le versioni fino a ieri: annata e
Riserva.
E l’ultima arrivata, la Gran Selezione,
cos’è quindi? Il Nirvana del Chianti classico, l’Everest del Gallo nero, l’Olimpo
dei produttori. Questo almeno nelle intenzioni, con un occhio al mercato e uno
alla ricerca del «vino perfetto» vagheggiata dal burbero Ricasoli, «l’insopportabile barone», come lo chiamava Cavour. In ogni caso una mossa di sfida,
non solo mediatica, ai SuperTuscan.
Ore 20 del 17 febbraio. L’Arno è piatto
e luminoso. Che scaloni e che statue a
Palazzo Corsini! Accanto alla pinacoteca
privata più importante di Firenze, gli
echi dei Medici e dei Machiavelli lasciano il posto a una folla di trecento commensali riuniti davanti all’altare del
nuovo vino. Nobili a proprio agio tra il
barocco, vignaioli intimoriti dallo sfarzo, chef con (o senza) libri di ricette, signore in lungo come a Sanremo. I gran
cerimonieri sono il presidente del Consorzio del Chianti classico Sergio Zinga-
Classici italiani Una veduta (con Fiat 500 vintage) di Panzano in Chianti (foto Toni Anzenberger/Contrasto)
All’anteprima
Il Chianti classico è una Docg
che comprende 9 Comuni tra
le province di Firenze e Siena:
Castellina in Chianti, Gaiole
in Chianti, Greve in Chianti e
Radda in Chianti per intero e,
in parte, Barberino Val d’Elsa,
Castelnuovo Berardenga,
Poggibonsi, San Casciano Val
di Pesa e Tavernelle Val di
Pesa. Sono previsti 12 mesi
di affinamento per il Chianti
classico d’annata, 24 per la
Riserva, 30 per la Gran
Selezione. Nella foto, Sergio
Zingarelli, presidente del
Consorzio, all’anteprima
del Chianti classico Gran
Selezione
relli (Rocca delle Macìe), il direttore
Giuseppe Liberatore, e l’ad della Company, la società per la promozione, Davide Gaeta. Tocca a loro raccontare il salto nella nuova coscienza chiantigiana.
«La Gran Selezione è la vetta della piramide qualitativa — illustra Liberatore
—. Funziona così: il vino d’annata arriva a tavola 12 mesi dopo la vendemmia;
la Riserva, affinamento doppio, 24 mesi;
la Gran selezione, 30 mesi. È la fascia
più alta, deve rispondere a regole severe, le uve sono le migliori aziendali, significa che non possono essere acquistate e assemblate se vengono da poderi
di altri». «Esportiamo 8 bottiglie su 10,
abbiamo 7.200 ettari di vigneti, il giro
d’affari, compreso l’indotto, è di 900 milioni con 1.200 posti di lavoro — fa i
conti Gaeta —. La Gran Selezione è l’eccellenza per esaltare il legame con il territorio». «Una novità epocale, unica in
Italia — annuncia Zingarelli — per innovare 300 anni di storia e puntare sui
mercati internazionali».
Ci sono voluti 4 anni di discussioni e
compromessi tra i 600 soci del Consorzio per arrivarci. Il punto di partenza è
stato: il Chianti classico ha un passato
d’oro e un ottimo rapporto qualitàprezzo, ma da anni è stato sorpassato da
altri rossi toscani. Una bella auto storica
che potrebbe moltiplicare gli appassionati con un motore più moderno. Che
fare quindi? L’idea stata quella di un vino con maggior struttura, che racconti
meglio le terre da cui nasce.
Il via libera del ministero dell’Agri-
coltura è arrivato il 29 gennaio. C’è stata
quindi una corsa delle aziende a portare
le bottiglie alla commissione esaminatrice. Il risultato: 33 vini Gran Selezione.
Eccoli: Badia a Passignano 2009 (Antinori nel Chianti Classico), Castello di
Brolio 2011 (Barone Ricasoli), Vigna del
Capannino 2010 (Bibbiano), Mocenni
Particella 89 2010 (Bindi Sergardi), Don
Vincenzo 2009 (Casaloste), Il Solatio
2010 (Castello d’Albola), Castello di
Ama 2010 (Castello di Ama), Castello
Fonterutoli 2010 (Castello di Fonterutoli), Bellezza 2010 (Castello di Gabbiano),
Come un Nirvana
L’obiettivo è creare una sorta
di Nirvana del Chianti classico
Il vino arriva sulle tavole dopo
trenta mesi di affinamento
Castello di Meleto 2010 (Castello di Meleto), Il Puro 2010 (Castello di Volpaia),
Bruciagna 2010 (Castello La Leccia), Vigna La Prima 2010 (Castello Vicchiomaggio), Colle Bereto 2010 (Colle Bereto), L’Imperatrice 2010 (Fattoria di Corsignano), Lama della Villa 2010 (Fattoria di Lamole), Montemaggio 2009
(Fattoria di Montemaggio), Beatrice
2011 (Fattoria Viticcio), Vigna del Sorbo
2010 (Fontodi), I Fabbri 2011 (I Fabbri),
Il Margone 2010 (Il Molino di Grace),
Lornano 2010 (Lornano), Losi Millennium 2007 (Losi Querciavalle), Ottantu-
no 2010 (Luiano), Sergio Zingarelli 2010
(Rocca delle Macìe), Riserva Ducale Oro
2010 (Ruffino), Cellole 2010 (San Fabiano Calcinaia), Il Grigio da San Felice
2010 (San Felice), Tenuta San Vincenti
2011 (San Vincenti), Lilliano 2010 (Tenuta di Lilliano), La Forra 2011 (Tenuta
di Nozzole), Vignole 2009 (Vignole), Vigna Bastignano 2010 (Villa Calcinaia).
Lo sprint ha lasciato al nastro di partenza nomi importanti, che si aggiungeranno nei prossimi mesi. La qualità è
aumentata, i vini sembrano essersi rifatti la carta d’identità, accendendo una
luce sul luogo di provenienza. Soprattutto quelli che nascono da singoli vigneti e non sono assemblati con uve di
zone diverse. Floreale, ad esempio,
quello «di montagna» della Fattoria di
Lamole. Con un passo elegante il Castello di Ama che arriva da Gaiole. Fine e
succoso il Puro da Volpaia. Più chiuso
ma profondo il vino di Manetti, da Panzano. Mentre il Lilliano, da Castellina,
«evoca pietra focaia e cuoio», secondo
Franco Bernabei, uno degli enologi che
ha promosso (o escluso) i vini della
Gran Selezione.
Ora le bottiglie partono per un tour:
dopo l’anteprima di Firenze saranno
presentate in Europa, Stati Uniti, Canada, Asia. Solo allora si saprà se l’idea del
Nirvana del Chianti evoca quel «vino
perfetto» cercato dal barone Ricasoli,
«giusto, bello di colore, di eccellente
qualità. Anche con 27 anni di vita».
(divini.corriere.it)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Cocktail Il Broken flowers: un drink complesso che garantisce vivacità a una serata musicale
Spezie e tequila: il festival si guarda (anche) così
A
Fiamma Sanò
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Stinger Un aristocratico cocktail per
compensare il nazionalpopolare
dire il vero, il festival di Sanremo un
suo cocktail ufficiale già ce l’ha. L’ha
creato nel 2010 il barman Giorgio
Manara, ed è molto «concept», una costruzione basata su alcuni prodotti-simbolo. Si
beve in un bicchiere disegnato ad hoc e, va
detto, è abbastanza eccentrico. Contiene il
nobilissimo vino Rossese di Dolceacqua e
vodka alla Pesca per ricordare i ricconi russi che svernavano a Sanremo prima della
Rivoluzione d’ottobre. E poi il limone che
in Liguria è pianta imprescindibile, e fiori a
guarnire il tutto.
Però, resta un drink assai poco adatto da
fare a casa per poi buttarsi davanti al televisore per vedere le gesta di Fazio & Littizzetto. Per completezza, va anche ricordato che
c’è un altro cocktail con il nome della città
dei fiori, seppure scritto con la grafia sbagliata, San Remo. Contiene champagne,
Cointreau, liquore al mandarino e succo di
pompelmo. Ma anche questo mi pare un
po’ estivo. E poco adatto a un dopocena im-
pegnativo come il Festival.
E allora, che cosa bere godendosi il meglio della canzone italiana? Di sicuro, qualcosa di speziato per tener desta la pupilla,
che con il festival 2014 ogni tanto tende a
spegnersi. E allora ho scovato questo Broken flowers, un drink strano. E complesso
abbastanza da garantire la vivacità per il resto della serata. Lo ha creato Chris Lane del
Lolinda di San Francisco. Servono tre parti
di Tequila reposado (quella invecchiata tra
i due mesi e tre anni) per dare sostanza,
una parte e mezzo di Cynar per il profumo,
una parte di succo di lime per donare acidi-
Vecchie glorie
Il cocktail ufficiale di Sanremo è
stato creato nel 2010 dal barman
Giorgio Manara e contiene
Rossese e vodka alla pesca
tà, una parte di succo di pompelmo per regalare profumo. E poi, per aggiungere spezia, una parte di sciroppo di cannella
(quattro stecche di cannella bollite a fuoco
basso in due tazze d’acqua per dieci minuti.
Poi si toglie la cannella e si scioglie nella tisana una tazza e mezza di zucchero). Infine, due spruzzate energiche di Angostura
per dare spessore. E si shakera il tutto. Per
me, è stata una scoperta di nuovi territori.
Se invece preferite contrastare gli zuccheri della kermesse, c’è un superclassico
del dopocena: lo Stinger. È nato prima del
Proibizionismo, ma negli anni del Gran Divieto è diventato popolarissimo: l’illusione
era che la menta cancellasse il sapore d’alcol. Si shakerano due parti abbondanti di
cognac (oppure brandy) con una parte di
Crème de menthe bianca. Un contrasto aristocratico al nazionalpopolare in onda. E
niente fiori.
Marco Cremonesi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Venerdì 21 Febbraio 2014
Tempi liberi 41
italia: 51575551575557
Tecnologie provate
Corriere della Sera / Mirco Tangherlini
SONY XPERIA Z2 TABLET
Il modello più atteso
del 2014 insieme
all’iPhone 6
(che si vedrà
nella seconda metà
dell’anno).
Secondo i rumors
avrà specifiche
tecniche «mostruose»
(schermo 2K da 5,2
pollici, 3 GB di Ram),
un sensore
per impronte digitali,
scocca in alluminio.
Ma forse arriverà
in due versioni,
una delle quali
meno potente
e costosa
App
Nomination
per City1Tap
Come avere
la città in mano
Tenere un’intera città, Milano,
in una sola mano. Con questa
idea RCS Mediagroup e
Accenture hanno conquistato
una nomination ai Global
Mobile Awards 2014,
prestigioso riconoscimento
assegnato annualmente nel
corso del Mobile World
Congress di Barcellona alle
applicazioni e ai servizi per
smartphone e tablet più
interessanti. City1Tap, questo
il nome dell’applicazione che
si è distinta nella categoria
Best mobile innovation for
smart city, permette
all’utente di leggere tutte le
ultime notizie pubblicate
sull’edizione mobile del
Corriere Milano e le
recensioni di ViviMilano,
scegliere cosa andare a
vedere al cinema e dove,
raggiungendo la destinazione
nel più breve tempo possibile,
e decidere in quale ristorante
cenare. E ancora, grazie alla
collaborazione con Atm è
possibile consultare in tempo
reale i tempi di attesa degli
autobus. Disponibile anche la
funzione per chiamare un taxi
o, per chi preferisce le due
ruote, la localizzazione della
stazione di bike sharing più
vicina. Particolarmente utile è
la sezione che mostra le
offerte nei ristoranti
circostanti e una lista dei
supermercati più vicini e con il
numero maggiore di prodotti
scontati. A balzare all’occhio e
a rendere gradevole l’uso è la
semplicità e l’immediatezza
della grafica, ingrediente che
ha evidentemente reso
competitiva l’applicazione
disponibile gratuitamente per
sistemi operativi iOs e
Android. Fra gli altri finalisti
della competizione ci sono
anche un’app per trovare il
parcheggio più vicino e più
economico e Smart Location
Guide, un sistema pensato
per orientarsi all’interno di
spazi chiusi, negozi o
aeroporti, facendosi guidare
dalle informazioni inviate allo
smartphone da appositi
sensori. I vincitori della
competizione saranno
annunciati martedì 25
febbraio durante un evento
presentato dall’attore
britannico James Corden.
City1Tap è già stata premiata
lo scorso ottobre agli Smau
Mob App Awards.
M.P.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
DIMENSIONI
Schermi più definiti ma anche
più grandi: da 5 pollici in su,
con molti modelli da 6 pollici.
Di conseguenza crescono
gli ingombri, ormai quasi
da piccoli tablet
Una delle più belle «tavolette» del 2013
torna in versione migliorata. Una piccola
lavagna squadrata con un hardware
superpotente, schermo da 10,1 pollici,
risoluzione Full HD con schermo
in formato 16:10 (1900 x 1200 pixel).
Due caratteristiche d’eccezione:
lo spessore di appena
6,4 millimetri e la capacità
di funzionare anche immerso
in acqua
SAMSUNG
GALAXY S5
SCHERMI
Quest’anno diventeranno sempre
più definiti. A Barcellona dovrebbero
spuntare i primi display 2K:
2560 x 1440 pixel, 5 volte il numero
di punti del Retina dell’iPhone 5s
LG G PRO 2
SISTEMA OPERATIVO
Android domina il mercato con circa
l’80% delle vendite. Ma si vedranno
interessanti alternative «indipendenti»
e open: Sailfish Os di Jolla, Firefox Os,
Ubuntu Touch e forse anche
Tizen di Samsung
Un «phablet» con schermo da 5,9 pollici
dotato di una fotocamera da 13 megapixel
in grado di registrare video in 4K,
con uno stabilizzatore ottico perfezionato.
I tasti, come nel G2 (uscito nel 2013),
saranno sul retro. Sarà affiancato dal G2
Mini, versione più compatta
ed economica
SICUREZZA
Il sensore dell’impronta digitale lanciato
NOKIA X
dall’iPhone 5s arriverà su altri modelli,
come (forse) il Samsung Galaxy S5. Lg invece
lancia il suo Knock Code: il telefono si sblocca
con una combinazione di «colpetti» sullo schermo
BLACK PHONE
Noto anche come «Normandy»,
è il nome in codice del modello
con cui la casa finlandese
(l’acquisizione da parte di Microsoft
non è ancora operativa) abbraccia
per la prima volta Android.
È una versione particolare,
senza servizi Google.
Sarà un modello di fascia bassa,
mirato ai mercati emergenti
Sviluppato in Svizzera,
si candida a essere il telefono
antiNsa. Promette infatti di essere
«a tenuta stagna», impermeabile
alle intercettazioni. Non lascerà tracce
in rete, telefonate e sms saranno criptati.
Usa PrivatOs, una particolare versione
di Android i dettagli della quale saranno
svelati a Barcellona
ACCESSORI
Lo smartphone si avvia a diventare sempre
meno solitario e sempre più connesso ad altri
dispostivi che controllano il benessere fisico:
è prevista un’altra ondata di smartwatch
(orologi) e activity tracker (braccialetti)
Da Barcellona Le novità per il 2014: il Galaxy S5 di Samsung
Più grandi e più utili:
i telefonini del futuro
E vincono i «braccialetti»
L
o scorso anno gli smartphone
hanno venduto più dei tradizionali telefonini. È la prima
volta che accade ed è il coronamento di un lungo inseguimento. Ne sono stati acquistati
quasi 1 miliardo (967,7 milioni
per l’esattezza, dati Gartner
febbraio 2014) e quest’anno si
salirà secondo le stime a
1,2-1,3 miliardi. Quali modelli domineranno? Quali
porteranno le maggiori innovazioni? Molto si potrà
capire al Mobile World Congress di Barcellona, la
fiera di riferimento per il settore che lunedì apre al
pubblico.
L’evento più atteso sarà la presentazione del
nuovo Galaxy S5 di Samsung. E’ uno dei due telefoni di fascia alta a cui tutti guardano, addetti ai lavoro e semplici appassionati. L’altro, l’iPhone 6, si vedrà solo nella seconda metà dell’anno. La casa coreana, che resta ampiamente la numero 1 al mondo
(ha il 30% del mercato) ha affrettato i tempi per archiviare il precedente Galaxy S4. Il modello di punta
del 2013 ha venduto bene ma non quanto si attendeva. Molti hanno continuato a comprare il più
economico S3, il modello 2012 che ancora oggi si
difende più che bene. E allora lunedì sera andrà
scena «Unpacked 5», lo show-evento in cui tutti dedicato al nuovo Galaxy S, il quinto della famiglia.
Lo scorso anno
gli smartphone
hanno battuto i
cellulari tradizionali
Il successo della
formula «phablet»:
un ibrido
tra phone e tablet
Potrebbe essere declinato in due versioni. Una disponibile fin da subito, un po’ meno costosa, con
schermo Full Hd (1920 x 1080 pixel) e la tradizionale struttura in plastica. L’altra con scocca in alluminio, in arrivo in primavera, dotata secondo i rumors
di specifiche tecniche strabilianti, a partire dallo
schermo con risoluzione «2K» (2560 x 1440 pixel).
Samsung dovrebbe provvedere anche a lanciare
una nuova interfaccia grafica e nuove funzioni software, migliorando le potenzialità «smart» (scorrimento della pagina con la mano o lo sguardo, video
che vanno in pausa se gli occhi guardano altrove,
etc.) già viste sul Galaxy S4. Il frontale dovrebbe incorporare, come l’iPhone 5s, un sensore di impronte digitali.
Quel che certo è che Samsung insisterà sulla
strategia del «companion» gadget, dell’accessorio
che si sposa allo smartphone e ne estende le potenzialità. Il Galaxy Gear, primo smartwatch (orologio
intelligente), della casa coreana sarà presto — forse
già a Barcellona — affiancato da un secondo modello da cui si attendono passi in avanti per superare i imiti (batteria, design, funzionalità ridotte) del
primo tentativo. Quella degli smartwatch e degli
«activity tracker» (i braccialetti, ma non solo, che
monitorano il nostro stato fisico) è una tendenza
che al Mobile World Congress troverà ampie conferme. Arriverà una pletora di nuovi prodotti: attese
a presentazioni diverse aziende importanti come
Htc, Huawei, Zte e altre. Questi accessori si candidano a complemento ideale dei nuovi smartphone, anzi dei dilaganti «phablet» ovvero di quei modelli mezzi «phone» e mezzi tablet. Telefoni dalle dimensioni extra-large.
Abbiamo assistito a una vera invasione
di modelli da 6 pollici e c’è chi, come Lg,
a Barcellona rilancerà con le nuove generazioni targate 2014. Come il G Pro 2,
un esemplare da 5,9 pollici su cui debutta
la funzione Knock Code: per sbloccare lo
schermo bisognerà «tambureggiare» un codice
con le dita sul touchscreen. La fiera sarà anche l’occasione per fare il punto sui sistemi operativi. Android, ovvero Google, domina: il 78% del mercato è
suo. Negli stand sarà possibile vedere all’opera
piattaforme che nascono da realtà «open» e oggi
ancora embrionali come Firefox Os, Sailfish Os della finlandese Jolla o Ubuntu Touch. Difficile capire
se riusciranno a ritagliarsi uno spazio, seppur di
nicchia. D’altronde anche un nome storico come
BlackBerry è in grossa difficoltà e si sta rifocalizzando sul settore business. Ma potrebbe comunque
portare un nuovo modello basato sul suo BlackBerry 10.
Windows Phone invece sta crescendo, anche se
lentamente. Microsoft resta in attesa di completare
l’acquisizione della divisione mobile di Nokia e
quest’ultima allora dovrebbe sorprendere presentando il suo primo modello Android. Un misterioso
modello noto coi nomi in codice di Nokia X o Nokia
Normandy: caratteristiche di fascia bassa, prezzo
ridotto (intorno ai 100 euro) e mercati emergenti
nel mirino. A bordo non avrà i classici servizi di Google: la versione di Android sarà ampiamente modificata rispetto a quella standard.
Ma le nuove realtà parlano cinese. Si attendono
fuochi d’artificio da nomi come Zte, Xiaomi,
Huawei e soprattutto Lenovo, che poche settimane
fa si è portata a casa un marchio storico come Motorola. Software negli Stati Uniti, hardware in estremo oriente: il futuro sembra avere la strada segnata.
Paolo Ottolina
(malditech.corriere.it)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Verso il futuro
Pagare con un click e dimenticarsi i codici: si farà così
E
ntrare in un negozio,
bere un caffè e pagare
facendo strisciare lo
smartphone sul Pos, senza
dover tirare fuori il
portafoglio. Oppure, navigare
in Rete, sempre dal telefonino,
imbattersi nel prodotto che si
desiderava da tempo e
completare l’acquisto con un
paio di click. Sono azioni che
in futuro faremo sempre più
spesso, con buona pace del
denaro contante. Il Mobile
World Congress di Barcellona
ospita ormai da qualche anno
le ultime novità in materia di
pagamenti Nfc, la soluzione
che consente di far scorrere il
dispositivo sul Pos e che in
Italia si diffonderà in maniera
capillare a partire dalla
prossima primavera. Il circuito
Visa porterà negli stand della
fiera iberica V.me, un
portafoglio digitale che
consente di memorizzare le
informazioni relative alle
proprie carte (anche di altri
circuiti), e di completare gli
V.me Un «portafoglio digitale» che permette agli
utenti di preregistrare le
proprie carte di credito
PayPal L’azienda fondata
nel 1998 permette di pagare online senza diffondere
i dati della carta di credito
acquisti senza doversi perdere
nella digitazione dei codici
tradizionalmente richiesti,
come il numero della carta o la
data di scadenza. In Italia l’app
arriverà nei prossimi mesi e
sarà messa a disposizione
dalle singole banche per
sistemi operativi iOs e
Android. Anche Mastercard
toglierà il velo proprio a
Barcellona a una soluzione
simile chiamata Mastercard
in-app. E anche PayPal, che
per prima ha introdotto
sistemi di questo genere, ha in
serbo una novità destinata al
nostro mercato entro fine
anno. Si tratta di checkin, una
funzione che permetterà ai
clienti del servizio di scegliere
di pagare all’interno dei negozi
con un solo click sulla mappa
presente sull’applicazione. Per
verificare l’identità del cliente
l’esercente non avrà che da
controllare la fotografia che
comparirà sul suo dispositivo.
Martina Pennisi
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Venerdì 21 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Venerdì 21 Febbraio 2014
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italia: 51575551575557
Economia
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ACQUISTI
VIRTUALI,
LA CORSA
DEGLI ITALIANI
C
ondividiamo online i
nostri acquisti,
compriamo un prodotto sul
web se i prezzi sono più
bassi e quando invece
decidiamo di recarci in un
negozio per fare shopping,
facciamo sempre prima una
ricerca su internet. Come
spiegano gli ultimi due
«Prosumer Report» di
Havas Worldwide, che da
anni analizza i
comportamenti dei
consumatori in tutto il
mondo. Consumatori divisi
ormai in due categorie: i
«Prosumer», capaci di
anticipare e influenzare
trend a livello mondiale e i
«Millennial»(fra i 18 e i 34
anni) le cui abitudini
avranno un impatto globale
determinante nei prossimi
decenni. Havas ha condotto
un sondaggio che ha
coinvolto più di 10.000
persone in 31 Paesi fra cui
l’Italia, permettendo di
individuare i trend. I
risultati? A sorpresa, ben il
90% degli italiani
intervistati (a fronte di un
88% globale) ha fatto
acquisti online nel corso
dell’ultimo anno. Lo
strumento preferito per
comprare sul web resta il
computer di casa e solo il
20% si sente a proprio agio
nel fare shopping con lo
smartphone (contro il 64%
dei cinesi e il 54% degli
inglesi). Il successo dell’ecommerce non ci ha ancora
rassicurato sulla sicurezza
dei nostri dati sensibili, per
cui continuiamo a sentirci
molto più preoccupati
rispetto alla media globale
(33% vs 21%).
Corinna De Cesare
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L’operazione La proposta presentata alla banche creditrici. Il nodo dell’immobile parigino già ceduto a Chelsfield
Risanamento, torna Zunino. Con Barrack
L’ex patron e Colony pronti a lanciare l’offerta pubblica. Titoli su del 12%
Luigi Zunino ci riprova con
l’Opa su Risanamento. La novità è che questa volta l’ex patron
della società crollata sotto 3 miliardi di debiti ha per alleato
Thomas Barrack, che con il suo
Colony capital nei mesi scorsi
ha già presentato un’offerta per
gli immobili parigini della società, ma è stato battuto dal fondo inglese-saudita Chelsfield.
Ieri, dopo le indiscrezioni del
Sole 24 Ore relative a un’offertabis, il gruppo immobiliare guidato da Claudio Calabi su richiesta della Consob ha confermato di avere ricevuto il 17 febbraio, insieme alle banche
azioniste, «comunicazione da
parte di Colony capital» sull’offerta di Oui, società fondata da
Zunino «che sarà riconducibile» a lui per il 30% e per il restante 70% a Barrack. Si tratta di
un’operazione in due tempi:
l’acquisto delle azioni di Risanamento detenute dagli istituti
soci Intesa Sanpaolo (36%),
Un anno in Borsa
0,25
D’ARCO
Gli azionisti
IERI
più 12,31%
a 0,23 euro
Totale banche 63,6%
Mps
3,01%
0,20
Mercato Sistema holding
11,72%
(Zunino)
24,68%
Bpm
6,68%
0,15
0,10
mar
mag
lug
set
2013
Soci
In alto, l’immobiliarista Luigi
Zunino. Qui sopra, il finanziere
Tom Barrack fondatore e
presidente del fondo di
private equity Colony Capital
Unicredit (14%), Banco Popolare (3,5%), Bpm (3%), Mps (3%) e
dalle tre holding di Zunino in liquidazione (24,7%); il lancio
della conseguente Opa obbligatoria sulle azioni restanti. Sempre su richiesta della Consob,
Zunino dovrebbe fornire al
mercato al più tardi questa mattina ulteriori dettagli. Nel frattempo ieri il titolo ha «strappa-
nov
gen
2014
feb Banco
popolare
3,54%
to» al rialzo guadagnando il
12,31% a quota 0,23 euro.
Prezzo che va confrontato
con i termini dell’offerta che,
per quanto si sa finora, sarebbero pari a 0,20 euro per azione
per banche e holding Zunino,
più 60 milioni messi sul piatto
da Barrack a favore degli istituti
a fronte di un maggior impatto
fiscale atteso, e 0,25 euro per il
Unicredit
14,4%
Intesa
Sanpaolo
35,97%
mercato. Non è chiaro dunque
se la nuova proposta presenti
rispetto a quella firmata dal solo
Zunino in giugno (che prevedeva un corrispettivo pari a 0,25
euro per azione) novità in grado
di convincere le banche azioniste ad accettare. Fermo restando
che una condizione necessaria
per procedere dovrebbe essere
lo stop alla vendita del «tesoro»
immobiliare francese, che poi è
il vero obiettivo dell’Opa. Il mese scorso il consiglio di Risanamento (con il voto contrario dei
rappresentanti di Banco Popolare e delle holding Zunino) ha
sottoscritto un accordo preliminare con Chelsfield per la cessione dei nove edifici posizionati nel centro parigino. Il prezzo concordato è stato di 1,225
miliardi al netto delle imposte
di trasferimento (pari al 6%) e
l’acquirente, che deve svolgere
entro fine mese le due diligence, ha versato la caparra e messo
l’intera somma concordata su
un conto corrente. Una seconda
condizione per l’Opa dovrebbe
poi essere la riproposizione della scissione di Risanamento: da
una parte gli immobili francesi,
dall’altra una newco destinata
alle banche contenente Santa
Giulia, immobili Sky, i relativi
debiti. E i vari rischi e contenziosi ancora aperti.
Sergio Bocconi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’istituto genovese
Carige, sì al consorzio
per l’aumento
ma resta
il nodo Fondazione
Banca Carige ha costituito il consorzio di
garanzia per avviare le azioni propedeutiche
all’aumento di capitale richiesto con
insistenza (e sembra con recenti pressioni)
da Bankitalia. Un passo, quello del consiglio
di amministrazione della banca genovese,
che aumenta l’attrito con la Fondazione che
detiene il 46,6 per cento delle azioni
dell’istituto. La Fondazione aveva chiesto nel
suo penultimo consiglio (l’ultimo si è tenuto
ieri in parallelo con quello della Banca ed è
stato aggiornato a lunedì) di rinviare
l’aumento di capitale in attesa che la cessione
del ramo assicurativo andasse a buon fine. Il
neo-presidente della Fondazione, Paolo
Momigliano, sta lavorando di forbice per
ridurre l’esposizione e la carenza di liquidità
che in questo momento non gli consente di
sottoscrivere la quota della Fondazione che
rischia di uscire fortemente diluita. Per
questo la richiesta di uno stop ma il
problema è nella difficoltà di vendita delle
assicurazioni: Banca Carige ieri ha preso atto
della situazione, per la cessione, scrive in
una nota «non appare prevedibile allo stato,
una conclusione in tempi brevi e in ogni
caso in tempi coerenti con l’esigenza di
rafforzamento patrimoniale del Gruppo
Carige». Il termine ultimo che Bankitalia
chiede di rispettare è quello del 31 marzo,
per un aumento fino a 800 milioni di euro,
cifra che potrebbe essere ridotta dalla
recente cessione della Società di gestione
risparmio a Arca per 100 milioni. Banca
Carige ha sottoscritto accordi preunderwriting con Mediobanca, Citigroup
Global Markets, Credit Suisse Securities,
Deutsche Bank A.G. London Branch e
Unicredit Corporate e Investment Banking,
Commerzbank e Nomura International Plc. Il
consorzio di garanzia si impegna a
sottoscrivere le azioni Carige non sottoscritte
all’esito dell’offerta in borsa. Il percorso
tracciato dal board di Carige tuttavia dovrà
fare i conti con la reazione della Fondazione.
Non si esclude che si arrivi a una netta
divaricazione con la convocazione di
un’assemblea per rinviare l’aumento di
capitale. Intanto il consiglio di Banca Carige
ieri ha anche sostituito Evelina Christillin e
Elena Vasco, consiglieri dimissionari ,con
Roberto Pani e Giovanni Battista Pittaluga.
Erika Della Casa
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Venezia
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44 Economia
Venerdì 21 Febbraio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
#
L’operazione Valore della transazione intorno a 500 milioni
Q8 più forte in Italia,
l’emirato compra
i distributori Shell
Il rilancio
D’ARCO
La rete dei carburanti
n° punti vendita a fine 2011
Etihad-Alitalia, in campo
Renzi e Montezemolo
Air France: dossier aperto
4.698
Eni
(quota di prodotto sul mercato 27-30% circa)*
IP Gruppo Api
4.050
TotalErg
3.383
2.840
KPI
(quota di prodotto sul mercato con Shell 17% circa)*
Gli anglo-olandesi cedono 840 impianti
2.762
Esso
(quota di prodotto sul mercato 15-16% circa)*
licata, nei giacimenti petroliferi della Val d’Agri e di Tempa
Rossa. La compagnia è poi da
anni partner tecnico della Ferrari, cui fornisce carburante e
lubrificanti.
Cresce invece sul mercato
nazionale il marchio Q8 (guidato da Alessandro Gilotti,
dallo scorso giugno anche
presidente dell’Unione petrolifera), che secondo le stime
dovrebbe accrescere la propria rete di impianti arrivando poco sotto i 3.500 distributori. Ma, soprattutto, dovrebbe scavalcare la Esso al secondo posto quanto a quota di
prodotti petroliferi immessi
sul mercato: circa il 17% contro il 15-16%, grazie al 5-6%
garantito da Shell. In prima
posizione rimane l’Eni con
una quota intorno al 27-29%.
Si tratta, però, di un mercato
che non accenna a riprendersi. Complice la crisi, nel 2012 i
consumi italiani di benzina e
gasolio sono scesi del 10,5%, e
di un altro 3,3% nel 2013. La
compagnia dell’emirato, come le altre «Noc», può però
contare su forniture di materia prima a buon mercato. In
più l’integrazione con gli impianti Shell permetterà a Ku-
Tamoil
1.811
983
Shell
Altri
con marchio
540
*stime dai dati inviati al ministero dello Sviluppo
wait Italia di completare al
Nord la propria presenza territoriale, fino ad oggi più sbilanciata sul meridione. Un
buon affare sembra anche essere quello sul fronte della lo-
Della Valle torna sui giovani e il lavoro
«Non state a casa o qualche scemo vi sgrida»
Nuova puntata nella polemica tra il numero uno
di Tod’s, Diego Della Valle, e il presidente di Fiat
John Elkann. «Non state a casa a poltrire,
altrimenti c’è qualche scemo che poi vi sgrida»,
ha detto ieri ai figli Della Valle a margine del
Premio Leonardo al Quirinale. Il riferimento è
alle recenti parole di Elkann sui giovani («non
sono così determinati a cercare lavoro», «stanno
bene a casa loro» e «non colgono le moltissime
occasioni» offerte dal mondo globalizzato),
Fonte: dati Unione petrolifera
MILANO – La Royal Dutch
Shell è una cosiddetta «Ioc»,
una «compagnia petrolifera
internazionale» che nell’attuale situazione di mercato ha
tutto l’interesse a concentrarsi sulla ricerca di petrolio e
gas. La Kuwait Petroleum,
braccio nell’energia dell’emirato (che è il nono produttore
mondiale di greggio), è invece una «Noc», una «compagnia petrolifera nazionale»
che punta a espandersi nella
distribuzione e a raggiungere
con i suoi prodotti petroliferi i
mercati finali. Ecco perché ieri Shell Italia e Kuwait Italia
hanno avuto buon gioco a
raggiungere un accordo che
riguarda il passaggio di mano
di circa 840 distributori di
benzina e gasolio dalla prima
alla seconda.
Per la Shell si tratta dell’uscita dal difficile e inefficiente mercato italiano della
vendita di carburanti, un proposito annunciato da tempo.
Tra qualche mese il marchio
della conchiglia gialla e rossa
non si vedrà più su strade e
autostrade, ma la Shell non
abbandonerà l’Italia. Al contrario: continuerà a occuparsi
dei suoi cospicui interessi con
Eni e la francese Total in Basi-
seguite da una precisazione dello stesso
presidente Fiat che ha detto: «Sono
rammaricato che un messaggio nato per essere
di incoraggiamento alla fine sia stato
interpretato come un segnale di mancanza di
fiducia nei giovani». Ieri Della Valle ha aggiunto:
«Ho portato i ragazzi a vedere Roma - ha detto L’abbiamo girata in lungo e in largo. Così poi
non vanno all’estero».
gistica: Q8 potrà controllare
anche le pipeline del sistema
Sigemi in Valpadana e del sistema Filone a Trieste. Oltre a
alcuni depositi per la distribuzione del carburante avio,
settore dove Q8 è uno dei
maggiori fornitori.
Nella corsa ai distributori
Shell (si parla di un controvalore pagato intorno ai 500 milioni) la Kuwait ha dovuto
vincere la concorrenza dei libici di Tamoil. Al momento
non si profilano operazioni
simili sul mercato italiano. La
Esso sta da tempo cedendo
singoli pacchetti di impianti a
piccoli gruppi. Ma quello dei
troppi distributori con basso
erogato medio resta il nodo
che deve essere ancora risolto.
Stefano Agnoli
@stefanoagnoli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ROMA — Matteo Renzi entra nel dossier Alitalia. Ieri il
presidente del consiglio incaricato ha incontrato lo sceicco
Khaloon al Mubarak, ceo del fondo Mubadala del governo
degli Emirati. Il confronto è avvenuto a casa di Luca Cordero di
Montezemolo. Montezemolo e al Mubarak sono in affari da
tempo: nel 2005 Mubadala ha acquisito il controllo del 5% delle
azioni di Ferrari ed è diventato sponsor ufficiale della scuderia
nel 2007. Khaloon al Mubarak, patron del Manchester City,
siede anche del board di Maranello. Dal canto suo Air FranceKlm tiene aperta la partita Alitalia. L’amministratore delegato
Alexandre de Juniac ribadisce che il gruppo, azionista al 7% di
Alitalia, è vigile sul negoziato tra Italia e Emirati. «Mai detto
che quello con Alitalia è un capitolo chiuso» ha aggiunto,
spiegando che non c’è una discussione in corso con Etihad. Lo
si capisce quando il manager esprime un auspicio da cui
traspare una preoccupazione:
«Se Etihad farà una transazione
I conti
con Alitalia, sarà in modo
amichevole verso Air France,
Air France-Klm
prima perché siamo un partner e
chiude il 2013 con
secondo perché la partnership
una perdita netta
che abbiamo con Alitalia è
pari a 1,8 miliardi
estremamente favorevole ad
Alitalia». Intanto ieri il
commissario Ue per la
Concorrenza, Joaquin Almunia, ha detto che le discussioni
sulla ristrutturazione di Alitalia «saranno lunghe e difficili».
Tornando a Air France-Klm, che ieri ha annunciato un
investimento da 100 milioni nella compagnia brasiliana Gol,
chiude il 2013 con una perdita netta che sale a 1,827 miliardi di
euro (da 1,22) su cui pesano svalutazioni di attivi fiscali
differiti. La parte di competenza delle perdite e degli
accantonamenti per svalutazione della quota Alitalia pesa per
202 milioni di euro. De Juniac ha detto che Alitalia deve
«mantenere e sviluppare» la scelta di collocare il proprio hub a
Fiumicino e avere «una forte presenza» a Linate. Quanto a
Malpensa, «mi pare che vi operino molte altre compagnie e
Alitalia è in una posizione molto minoritaria. Mi pare che
debba essere lasciata così com’è». Cioè non competitiva con
Parigi. Intanto Alitalia ieri ha annunciato l’apertura di una base
Air One a Verona. Si tratta di una decisione basata sull’aumento
dei passeggeri del Nord Est che hanno utilizzato l’hub di
Fiumicino (+5% sul 2012).
A. Bac.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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INTERFUND SICAV
17A, rue des Bains L - 1212 LUXEMBOURG
Il giorno 25 marzo 2014, alle ore 10:00, in Lussemburgo, presso la sede
sociale 17a rue des Bains, sarà tenuta l’Assemblea Generale Ordinaria degli
Azionisti della Società, chiamata a discutere ed a deliberare sul seguente
ORDINE DEL GIORNO
• Relazione del Consiglio di Amministrazione all’Assemblea Generale
Ordinaria degli Azionisti e dei Revisori indipendenti.
• Presentazione ed approvazione delle situazioni patrimoniali e dei
rendiconti dei Compartimenti al 31 dicembre 2013.
Presentazione ed approvazione del bilancio e del conto profitti e perdite,
aggregati, della SICAV al 31 dicembre 2013.
• Manleva da ogni responsabilità legale degli Amministratori in carica
durante l’esercizio 2013.
• Nomine statutarie.
Gli azionisti che intendano partecipare all’Assemblea possono richiedere
il biglietto di ammissione presso le sottoindicate Banche.
- Fideuram Bank (Luxembourg)
- Banque et Caisse d’Epargne de l’Etat, Luxembourg
- Kredietbank Luxembourgeoise, Luxembourg
- BGL BNP Paribas Luxembourg, Luxembourg
Il CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
ESTRATTO AVVISO DI PROCEDURA APERTA
PER L’AFFIDAMENTO DI STAMPATI DI VARIE
TIPOLOGIE
Si rende noto che, ai sensi del D.Lgs.
163/2006, è stato pubblicato nel Supplemento
alla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea in
data 31/01/2014 con il numero di riferimento
n. 033993-2014-IT e sul sito www.ipzs.it il
bando relativo alla procedura aperta per l’affidamento ai sensi del ai sensi del d.lgs. 163/06
finalizzata alla definizione di un accordo quadro con un unico operatore economico per
ciascun lotto per l’affidamento di stampati di
varie tipologie.
Gli operatori economici interessati possono
far pervenire le offerte, secondo le modalità
previste dal suddetto bando, entro e non oltre
le ore 12.00 del giorno 17/03/2014 a Istituto
Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A. - Direzione Acquisti - via Salaria, 1027 - 00138
- Roma.
ANAS S.p.A.
DIREZIONE GENERALE
Cassa depositi e prestiti
AVVISO DI GARA
PA 01/14 - Codice CIG: 56076581C6 - Itinerario Nord Sud S.Stefano di Camastra Gela. S.S. 117 “Centrale Sicula” - Lavori di ammodernamento e sistemazione del tratto
compreso tra km 19+000 e km 23+200. Lotto B2 - Lavori di completamento. Codice
CUP F86G01000080001. Tipo di procedura: Ristretta ai sensi dell’art. 55, comma 6,
del D. Lgs. n. 163/2006 e ss.mm.ii. Criterio di aggiudicazione: Prezzo più basso inferiore
a quello posto a base di gara determinato mediante offerta a prezzi unitari, ai sensi
degli articoli 81 e 82 del D. Lgs. 163/06 e ss.mm.ii.. Luogo di esecuzione: Provincia di
Messina, Comune di Mistretta - Importo complessivo dell’appalto € 57.494.285,04 Categoria prevalente: OG3 - Ulteriori categorie: OG11 - OG 13 - OS 21 - Responsabile
del Procedimento: Dott. Ing. Antonio Marsella. Il bando integrale è stato inviato alla GUUE
in data 19/02/2014, viene pubblicato sulla GURI n. 21 del 21 febbraio 2014, sull’albo
della sede legale - Direzione Generale ANAS S.p.A. - Roma e sui siti internet agli indirizzi
www.stradeanas.it e www.infrastrutturetrasporti.it. Termine per la presentazione delle
domande di partecipazione alla suddetta procedura ristretta: ore 12:00 del giorno 1
aprile 2014. Le domande dovranno pervenire al Protocollo Generale della Direzione
Generale dell’ANAS - Via Monzambano, 10 - 00185 - Roma.
IL DIRIGENTE RESPONSABILE GARE E CONTRATTI
Roma, lì 21/02/2014
Avv. Daniele Tornùsciolo
VIA MONZAMBANO, 10 - 00185 ROMA
Tel. 06/44461 - Fax 06/4454956 - 06/4456224 • sito internet www.stradeanas.it
Cassa depositi e prestiti
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Via Goito, 4
00185 Roma
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www.cassaddpp.it
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Compartimento della viabilità
per l’Umbria
Compartimento della viabilità
per l’Umbria
AVVISO DI GARA
Procedura aperta PG01/14 - CIG 5604820BC5 - CUP F66G14000060001: Lavori di
manutenzione ordinaria ricorrente - Centri Manutentori n. 1 e n. 2 - Province di Perugia e Terni
- Esercizi 2014/2015/2016 - Perizia programmatica di spesa per lavori, noleggi e forniture
per opere varie di manutenzione lungo le strade statali ricadenti nei Centri Manutentori 1 e
2 del Compartimento - RIPASSO SEGNALETICA ORIZZONTALE - Lavori anche notturni.
Importo complessivo posto a base di gara: euro 2.500.000,00 IVA esclusa, di cui euro
300.000,00 per oneri relativi alla sicurezza non soggetti a ribasso. Categoria prevalente:
OS10 classifica IV - importo euro 2.500.000,00. Criterio di Aggiudicazione: Criterio del
prezzo più basso inferiore a quello posto a base di gara, con esclusione automatica delle
offerte anormalmente basse, ai sensi degli artt. 86 comma 1, 122 comma 9 e 253 comma
20 bis del D. Lgs. n. 163/2006. Responsabile del Procedimento: Ing. Mario Liberatore. Il
bando integrale è stato pubblicato sulla G.U.R.I. n. 21 del 21/02/2014, sull’albo della sede
compartimentale di Perugia, sul sito informatico del Ministero delle Infrastrutture, sul sito
del Servizio Regionale Osservatorio LL.PP. e sul sito internet all’indirizzo www.stradeanas.it.
Termine di presentazione delle offerte per la suddetta procedura aperta ore 13:00 del giorno
20/03/2014. Le offerte dovranno pervenire presso ANAS S.p.A. - Compartimento della
Viabilità per l’Umbria - Via XX Settembre, 33 - 06121 - Perugia.
IL DIRIGENTE AREA AMMINISTRATIVA
Alessandro FICORELLA
VIA XX SETTEMBRE, 33 - 06124 PERUGIA
Tel. 075/5749201 - Fax 075/5722929 • sito internet www.stradeanas.it
CASSA DEPOSITI e PRESTITI spa
AVVISO
BUONI FRUTTIFERI POSTALI (BFP)
BFP INDICIZZATI ALL’INFLAZIONE ITALIANA
INDICE ISTAT FOI ex-TABACCHI Dicembre 2013: 107,10
Per conoscere il Coefficiente di Indicizzazione e i Coefficienti Complessivi di Rimborso Lordi e Netti per ciascuna
serie di Buoni è possibile consultare il sito Internet di Cassa depositi e prestiti www.cassaddpp.it
BFP INDICIZZATI A SCADENZA E BFPPremia
Serie X10 X22; 28Q 30F; P06 P18 P30 P42 P54; P62 e P63
MEDIA INDICE EURO STOXX 50: 3084,302
La media è pari alla media aritmetica dei valori ufficiali di chiusura dell'Indice Euro Stoxx 50 rilevati nei giorni 10, 11,
12, 13 e 14 febbraio 2014. Maggiori informazioni sul meccanismo di indicizzazione e sugli eventuali premi sono
disponibili presso tutti gli uffici postali e sul sito Internet di Cassa depositi e prestiti www.cassaddpp.it
I Buoni serie 28Q (marzo
I Buoni serie P54 (marzo
I Buoni serie P42 (marzo
I Buoni serie P30 (marzo
I Buoni serie P18 (marzo
I Buoni serie P06 (marzo
AVVISO DI GARA
Procedura aperta PG02/14 - CIG 5586393556- CUP F11B98000040011: S.S. n. 318 di
“Valfabbrica” Lavori di costruzione del tratto in variante dalla s.s. 3 bis “Tiberina” S.G.C. E/45
in località Lidarno a Schifanoia. Lotto 5° - 2° Stralcio - Esecuzione degli impianti tecnologici
(galleria Casacastalda ed illuminazione svincolo).
Importo complessivo posto a base di gara: euro 5.161.119,59 IVA esclusa, di cui
euro 137.031,12 per oneri relativi alla sicurezza non soggetti a ribasso.
Categoria prevalente: OG10 importo: euro 2.370.056,64 Classifica IV.
Ulteriori categorie a qualificazione obbligatoria, scorporabili e subappaltabili: OS9 importo:
euro 768.283,59 Classifica III. OS13 importo: euro 500.681,83 Classifica II. OS19 importo:
euro 483.543,87 Classifica II. OG4 importo: euro 397.612,72 Classifica II. OG3 importo: euro
328.499,58 Classifica II. OS3 importo: euro 312.441,36 Classifica II.
Criterio di Aggiudicazione: Criterio del prezzo più basso inferiore a quello posto a base di
gara, con esclusione automatica delle offerte anormalmente basse, ai sensi degli artt. 86
comma 1, 122 comma 9 e 253 comma 20 bis del D. Lgs. n. 163/2006.
Responsabile del Procedimento: Ing. Mario Liberatore.
Il bando integrale è stato pubblicato sulla G.U.R.I. n. 21 del 21/02/2014, sull’albo della sede
compartimentale di Perugia, sul sito informatico del Ministero delle Infrastrutture, sul sito del
Servizio Regionale Osservatorio LL.PP. e sul sito internet all’indirizzo www.stradeanas.it.
Termine di presentazione delle offerte per la suddetta procedura aperta ore 13:00 del giorno
25/03/2014. Le offerte dovranno pervenire presso ANAS S.p.A. - Compartimento della
Viabilità per l’Umbria - Via XX Settembre, 33 - 06121 - Perugia.
IL DIRIGENTE AREA AMMINISTRATIVA
Alessandro FICORELLA
VIA XX SETTEMBRE, 33 - 06124 PERUGIA
Tel. 075/5749201 - Fax 075/5722929 • sito internet www.stradeanas.it
SOGEI - Società Generale d’Informatica S.p.A.
Via M. Carucci, 99 - 00143 ROMA
Telefono +3906/50252828 - Fax +3906/50258429
Società del Ministero dell’economia e delle finanze
AVVISO APPALTI AGGIUDICATI
Con riferimento alla procedura aperta, indetta con bando di gara pubblicato sulla G.U.U.E
del 29 dicembre 2012 serie S 250-414376 e sulla GURI parte V n. 2 del 4 gennaio 2013,
si informa che la fornitura di apparati per la centralizzazione dei servizi DDI degli
Uffici dell’Amministrazione finanziaria - Gara BS1214 (CPV: 32420000-3, 48210000-3,
72250000-2), è stata aggiudicata alla Società Lantech Solutions S.p.A., ad un corrispettivo
globale di € 374.335,00 (trecentosettantaquattromilatrecentotrentacinque/00) oltre l’IVA.
Roma lì, 21 febbraio 2014
SOGEI - Società Generale d’Informatica S.p.A.
Presidente e Amministratore Delegato - Cristiano Cannarsa
2009) riconoscono alla scadenza un premio aggiuntivo pari a circa il 28,00% lordo
2012) riconoscono al termine del secondo anno un premio aggiuntivo del 5,00% lordo
2011) riconoscono al termine del terzo anno un premio aggiuntivo del 2,50% lordo
2010) riconoscono al termine del quarto anno un premio aggiuntivo del 4,00% lordo
2009) riconoscono al termine del quinto anno un premio aggiuntivo del 6,00% lordo
2008) riconoscono al termine del sesto anno un premio aggiuntivo del 6,50% lordo
Regione Veneto
Azienda U.L.S.S. n. 22 Bussolengo
AVVISO DI GARA
L’ULSS n. 22 della Regione Veneto con sede in 37012
- Bussolengo - Vr - Villa Spinola - indice Procedura
Ristretta a’ sensi dell’art. 3 - comma 38 del Decreto
Legislativo 163/2006 e smi per l’aggiudicazione del
SERVIZIO DI PULIZIA E SANIFICAZIONE DELLE
STRUTTURE DELL’ULSS N. 22 DI BUSSOLENGO/VR.
Per il bando di gara integrale e per ulteriori informazioni rivolgersi a: Servizio Provveditorato Economato
- ULSS n. 22 - Via C.A. Dalla Chiesa - 37012 Bussolengo - Vr - tel. 045/6712841 - 842 - 843 - 365 Fax 045/6712894 - http://www.ulss22.ven.it.
IL DIRETTORE GENERALE
Avv.to Alessandro Dall’Ora
CONSIP S.p.A. a socio unico
Via Isonzo, n. 19/E
00198 - Roma
Avviso per estratto
Consip S.p.A. ha proceduto alla rettifica del Bando di gara
relativo alla “Gara a procedura aperta ai sensi del d.lgs.
163/2006 e s.m.i., per la fornitura di carte nazionali dei servizi con funzione di tessera sanitaria, e relativi servizi, per il
sistema di monitoraggio della spesa sanitaria ID 1429. CIG
lotto 1 5493572F03 - CIG lotto 2 54935962D5”, e conseguentemente ha prorogato il termine di presentazione delle
offerte alle ore 12.00 del 31/03/2014. Il testo integrale dell’avviso di rettifica è stato pubblicato sulla GUUE e sulla
GURI, alle quali è stato inviato in data 18/02/2014, e può
essere consultato sui siti www.consip.it e www.sogei.it.
Dott. Domenico Casalino (L’Amministratore Delegato)
Revoca dell’Avviso n. 5/2013 di Fondimpresa
con pubblicazione di nuovo Avviso
Si comunica che nella riunione del 12.02.2014 il Consiglio di Amministrazione di Fondimpresa, con sede in Roma, via della Ferratella in Laterano n. 33, C.F. 97278470584, esercitando la facoltà prevista dall’art. 12
dell’Avviso, ha deliberato di revocare l’Avviso n. 5/2013, con conseguente
annullamento della seconda scadenza di presentazione delle domande,
e di procedere, a seguito della pubblicazione del nuovo regolamento (UE)
che disciplina alcune categorie di aiuti compatibili con il mercato interno
per il periodo 2014 - 2020, alla pubblicazione di un nuovo Avviso che recepisca la nuova disciplina in materia di aiuti di Stato.
Il testo integrale della revoca dell’Avviso n. 5/2013 è pubblicato sul sito
web di Fondimpresa www.fondimpresa.it.
Il Direttore Generale
Paola Vitto
Corriere della Sera Venerdì 21 Febbraio 2014
Il caso
Economia 45
italia: 51575551575557
Gli intrighi del Canale di Panama
Cadono i veti, il cantiere riapre
La ripresa dei lavori del consorzio Gupc (Sacyr-Impregilo)
MILANO — Se non fosse per i protagonisti, quasi tutti di animo latino, la
storia dell’ampliamento del Canale di
Panama potrebbe essere la trama di una
spy story, dove gli equilibri di una «giovane» repubblica (panamense) si mescolano con quelli finanziari dei costruttori europei (spagnoli e italiani) e si impastano con il sospetto di un coinvolgimento degli Stati Uniti, esclusi da una
partita in cui fino al 1999 hanno giocato
da protagonisti. Una spy story che per i
toni si è trasformata più in una soap opera.
Partiamo dall’ultima puntata, che non
sembra essere definitiva perché le parti
coinvolte si sono date 72 ore per trovare
l’accordo. Ieri sono ripresi i lavori di
espansione del Canale di Panama, dopo
lo stop di due settimane fa. È dal 1914
che il Canale collega gli oceani Atlantico
e Pacifico, accorciando il tragitto delle
navi merci che fanno la spola tra l’Europa e l’America: lo attraversano circa 14
mila ogni anno. I lavori servono per permettere il transito alle nuove imbarcazioni extralarge, lunghe fino a 350 metri,
con pescaggio di 18 metri e in grado di
trasportare fino a 12 mila container, contro i 4 mila dei cargo che ora riescono a
passare. Il consorzio europeo Gupc, che
nel 2009 si è aggiudicato la commessa
internazionale da 3,2 miliardi di dollari,
ha bloccato i lavori in seguito alla rottura
delle trattative con l’Autorità del Canale
di Panama (Acp) sui costi aggiuntivi di
1,6 miliardi di dollari. Il consorzio è guidato dalla spagnola Sacyr, ma ne fa parte
anche l’italiana Salini Impregilo con il
38% e con quote minori la belga Jan De
Nul e la panamense Constructora Urbana. La disputa tra Acp e il consorzio era
cominciata a dicembre e si è protratta fino al braccio di ferro di febbraio. Da un
lato Panama decisa a non pagare ed assistita dagli avvocati di un grande studio
legale americano che lavora anche per la
Bechetel, la società Usa che nel 2009 perse la sfida per aggiudicarsi la commessa
con disappunto di Washington (i cablogrammi dell’ambasciata Usa di Panama,
pubblicati tre anni fa da Wikileaks, sono
emblematici: «Gli spagnoli del consorzio hanno vinto offrendo un prezzo troppo basso: sicuramente chiederanno un
adeguamento in corso d’opera». In realtà
lo scarto fu tecnico). Dall’altro lato il
consorzio che rivendica il pagamento e
imputa gli extra costi a interventi non
prevedibili, come la richiesta da parte
dell’Acp di un calcestruzzo di qualità migliore e quindi più caro.
Il 70% dell’opera è già stato realizzato,
perciò non conviene a nessuno fermare
tutto e procedere a una nuova assegnazione. Sarebbe controproducente per il
presidente uscente di Panama, Ricardo
Martinelli, che nei mesi scorsi ha alzato il
livello dello scontro chiedendo il coin-
La banca britannica
Rbs, 30 mila tagli in vista
Royal Bank of Scotland, controllata dallo Stato
britannico, potrebbe tagliare 30 mila posti di
lavoro nei prossimi anni, secondo quanto
scrive la versione on line del «Financial Times».
1914
l’anno di inaugurazione del Canale
di Panama. Sono in corso i lavori per
il raddoppio delle vie di transito
«La giustizia? Troppo costosa»
La protesta dei 10 mila avvocati
motivazioni delle sentenze concesse solo previo pagamento, il
filtro in appello, la mediazione
obbligatoria, le liti temerarie.
Ma si infiammano anche contro
la riforma delle circoscrizioni
giudiziarie, che a molti ha chiuso il tribunale sotto casa. E prima di cantare l’inno di Mameli,
in una nuvola di fumo tricolore,
lanciano un appello: «Da Matteo Renzi ci aspettiamo si ponga
il problema della difesa dei diritti dei cittadini».
In diecimila, secondo le stime dell’Oua (Organismo unitario dell’avvocatura) che, insieme ad ordini e associazioni forensi, ha organizzato il corteo e
l’astensione di 3 giorni, hanno
attraversato la capitale, dopo un
presidio a piazza Montecitorio,
visitato da parlamentari di quasi tutti i partiti. Tutti a rassicurare quei rappresentanti di una
categoria che ha raggiunto quo-
Corteo
La manifestazione degli
avvocati ieri a Roma. Il
corteo è stato il culmine
di una tre giorni di
scioperi e proteste
indetti dall’Organismo
unitario dell’avvocatura
La vicenda
Il raddoppio
Ad aggiudicarsi i
lavori per il
raddoppio del
Canale di
Panama (foto
sotto) è stato nel
2009 il consorzio
Gupc (capofila la
spagnola Sacyr,
con l’italiana
Salini Impregilo
al 38%) per oltre
3 miliardi di
dollari. Nel corso
dei lavori sono
emersi 1,6
miliardi di dollari
di extra-costi
volgimento dei governi spagnolo e italiano ma rifiutando poi l’offerta di mediazione della Commissione europea.
Panama va a nuove elezioni a maggio,
Martinelli non è più ricandidabile e lascerebbe una pessima eredità al candidato del suo partito se i lavori per il Canale, la maggiore fonte di ricchezza del
Paese, non procedessero a ritmo serrato
(ci sono in ballo circa 6 miliardi di dollari
all’anno una volta che andrà a regime).
Non ha interesse allo stop nemmeno il
consorzio. Le paratie delle chiuse realizzate dall’italiana Cimolai sono già pronte. Inoltre sarebbero a rischio circa 10
mila posti di lavoro. Premono per una
soluzione anche gli Stati Uniti, i cui porti
commerciali così come quelli del Sudamerica, sono pronti ad accogliere i supercargo.
Cos’ha evitato lo stallo? L’Acp avrebbe
sbloccato quasi 40 milioni di dollari,
mentre proseguono i negoziati – spiega
il consorzio in una nota – «per un accordo globale, sulla base del contratto e delle leggi applicabili, che preveda il finanziamento
necessario al
completamento del progetto
nel 2015».
L’Autorità del
Canale starebbe accettando
di partecipare
per circa il 50% agli extra costi, Zurich rinuncerebbe a un «perfomance bond» da
400 milioni per ottenere così, anche attraverso altre tranche minori, il rifinanziamento dei lavori. Questa parte offerta
da Zurich e gli anticipi versati a suo tempo dall’Acp verrebbero ricompresi nel
50% a carico delle imprese. Comunque,
bisognerà attendere anche il risultato
dell’arbitrato internazionale di Miami.
L’ultima puntata è ancora lontana.
Francesca Basso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La manifestazione Per gli studi l'attività è calata del 30-40%
ROMA — «La giustizia non è
più per tutti. I costi sono già aumentati in maniera folle. La
marca da bollo è passata da 8 a
27 euro. Ed è solo l’inizio». Marciano e sventolano bandiere tricolori gli avvocati. Hanno cappi
al collo, lacci ai polsi, e cartelli
con la democrazia pugnalata.
Gridano contro le modifiche già
fatte al codice di procedura civile che hanno avuto l’effetto paradossale di allungare di 2 anni
la media dei procedimenti. E
chiedono che vengano subito
ritirate quelle annunciate: le
La scadenza
Un’opera da 5 miliardi di dollari. Il duello con l’Autorità, poi lo sblocco. Ogni anno passano 14 mila navi
ta 260mila. E in tempi di crisi
vede un crollo verticale degli introiti («del 30-40%», dicono).
«L’avvocatura non ce la fa più
a difendere i cittadini - avverte
Nicola Marino, presidente Oua i costi sono aumentati: del
55,62% in primo grado, del
119,15% in appello e del
182,67% in Cassazione. La spesa
per lo Stato è aumentata dai 773
milioni di euro del 2010 ai 785
del 2012. Un costo di 73 euro
procapite, contro i 57,4 della
media europea. E il ddl delega
peggiora la situazione. Va ritirato. Con la norma
contro le liti temerarie rischierà solo chi può
permetterselo».
Questo è negare il diritto alla
difesa, dicono. E
i giovani sottolineano le difficoltà di accesso,
impari rispetto
ai colleghi europei. Ed evidenziano che il gratuito patrocinio,
da loro svolto
per i non abbienti, viene già
retribuito solo
con un terzo delle tariffe, 3 anni
dopo. C’è anche
c h i va co n t ro
corrente: «Basta difendere i tribunali aboliti - dice un avvocato romano - , a me ne basterebbe anche uno solo ma in grado
di sostenere il processo telematico che dovrebbe partire a giugno ma già si avvia verso un
rinvio».
Virginia Piccolillo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sanatoria
per le cartelle
fiscali
fino al 31 marzo
ROMA - Platea più ampia e
più tempo a disposizione per
fruire delle norme della legge
di Stabilità sulla
«rottamazione» delle cartelle
esattoriali. L’Aula del Senato
ieri ha approvato un
emendamento al decreto
sugli Enti locali che estende
questa possibilità anche ai
casi in cui «il debito tributario
derivi da ingiunzione fiscale»
ed allunga i termini dal 28
febbraio al 31 marzo
prossimo.
Com’è noto la legge di
Stabilità 2014 ha dato ai
contribuenti la possibilità di
pagare, entro il 28 febbraio, in
un’unica soluzione, senza
interessi di mora e di ritardata
iscrizione a ruolo, le cartelle e
gli avvisi di accertamento
esecutivi affidati entro il 31
ottobre 2013 a Equitalia per la
riscossione. La modifica
estende la possibilità a tutti i
contribuenti
indipendentemente dalle
modalità di riscossione e sino
a fine marzo.
La norma diventerà definitiva
se il decreto Enti locali sarà
approvato entro venerdì
prossimo alla Camera, dove è
approdato dal momento che
ieri il Senato lo ha approvato
con 135 voti a favore, 23
contro e 45 astenuti. Dati i
tempi, la Camera dovrebbe
limitarsi a votare il decreto
così com’è, pena la sua
decadenza.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
46
Venerdì 21 Febbraio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Nome
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
Nome
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
Data Valuta
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Data Valuta
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Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
AZ F. Bond Target 2017 Eq Op ACC 18/02 EUR
5,088
5,084
Strategic Debt Fd X
20/02 GBP
1,066
1,066
Inflazione Più Arancio
19/02 EUR
55,200
55,210
KIS - Income P
18/02 EUR
107,890
107,880
PS - Absolute Return A
19/02 EUR
110,670
110,630
18/02 EUR
5,088
5,084
Strategic Debt Fd X H
20/02 EUR
1,293
1,292
Mattone Arancio
19/02 EUR
43,510
43,370
KIS - Italia P
18/02 EUR
131,130
131,010
PS - Absolute Return B
19/02 EUR
116,620
116,580
AZ F. Bond Target Giugno 2016 ACC 18/02 EUR
5,558
5,557
Strategic Debt Fd X H
20/02 USD
1,773
1,773
Profilo Dinamico Arancio
19/02 EUR
63,400
63,250
KIS - Italia X
18/02 EUR
129,580
129,460
PS - Algo Flex A
18/02 EUR
109,690
109,000
60,990
KIS - Key
18/02 EUR
130,680
131,270
PS - Algo Flex B
18/02 EUR
104,450
103,790
18/02 EUR
131,140
131,730
PS - Best Global Managers A
18/02 EUR
104,230
103,680
PS - Best Global Managers B
18/02 EUR
107,800
107,210
PS - Best Gl Managers Flex Eq A
19/02 EUR
110,020
109,910
PS - Bond Opportunities A
19/02 EUR
160,600
160,510
PS - Bond Opportunities B
19/02 EUR
119,680
119,610
PS - Dynamic Core Portfolio A
19/02 EUR
98,730
98,720
PS - EOS A
18/02 EUR
133,500
131,130
99,600
AZ F. Bond Target 2017 Eq Op DIS
AZ F. Bond Target Giugno 2016 DIS 18/02 EUR
AcomeA SGR - numero di tel. 800.89.39.89
info@acomea.it
AcomeA America (A1)
AcomeA America (A2)
AcomeA Asia Pacifico (A1)
AcomeA Asia Pacifico (A2)
19/02 EUR
19/02 EUR
15,744
16,201
19/02 EUR
15,823
16,283
4,167
19/02 EUR
4,175
4,274
4,282
AcomeA Breve Termine (A1)
19/02 EUR
14,463
14,460
AcomeA Breve Termine (A2)
19/02 EUR
14,609
14,606
AcomeA ETF Attivo (A1)
19/02 EUR
4,477
4,480
AcomeA ETF Attivo (A2)
19/02 EUR
4,577
4,581
AcomeA Eurobbligazionario (A1)
19/02 EUR
16,905
16,900
AcomeA Eurobbligazionario (A2)
19/02 EUR
17,082
17,076
AcomeA Europa (A1)
19/02 EUR
13,084
13,100
AcomeA Europa (A2)
19/02 EUR
13,387
13,404
AcomeA Globale (A1)
19/02 EUR
11,032
11,068
AcomeA Globale (A2)
19/02 EUR
11,418
11,455
AcomeA Italia (A1)
19/02 EUR
19,966
19,951
AcomeA Italia (A2)
19/02 EUR
20,450
20,435
AcomeA Liquidità (A1)
19/02 EUR
8,891
8,891
AcomeA Liquidità (A2)
19/02 EUR
8,892
8,892
AcomeA Paesi Emergenti (A1)
19/02 EUR
6,300
6,311
AcomeA Paesi Emergenti (A2)
19/02 EUR
6,459
6,471
AcomeA Patrimonio Aggressivo (A1) 19/02 EUR
3,838
AcomeA Patrimonia Aggressivo (A2) 19/02 EUR
AcomeA Patrimonio Prudente (A1) 19/02 EUR
6,121
6,123
19/02 EUR
20,977
20,992
AcomeA Performance (A1)
AcomeA Performance (A2)
19/02 EUR
21,258
18/02 EUR
105,727
105,582
Invictus Macro Fd
19/02 EUR
81,301
81,879
Sol Invictus Absolute Return
13/02 EUR
107,520
107,520
57,430
57,350
1,254
1,257
48,490
48,590
KIS - Multi-Str. UCITS A USD
18/02 USD
155,150
154,850
3,454
3,465
KIS - Multi-Str. UCITS D
18/02 EUR
114,050
113,830
20/02 USD
5,689
5,711
KIS - Multi-Str. UCITS P
18/02 EUR
116,760
116,530
UK Equity Fd B
20/02 EUR
4,184
4,184
KIS - Multi-Str. UCITS X
18/02 EUR
117,390
117,180
5,275
UK Equity Fd B
20/02 GBP
3,471
3,482
KIS - Selection D
18/02 EUR
122,990
122,960
5,942
5,938
UK Equity Fd B
20/02 USD
5,773
5,795
KIS - Selection P
18/02 EUR
124,730
124,700
6,836
6,847
UK Equity Fd X
20/02 EUR
4,387
4,387
KIS - Selection X
18/02 EUR
124,230
124,200
UK Abs Target Fd P2
20/02 GBP
18/02 EUR
5,334
5,334
UK Equity Fd A
20/02 GBP
AZ F. Cash Overnight
18/02 EUR
5,246
5,246
UK Equity Fd A
AZ F. Cat Bond ACC
14/02 EUR
5,293
5,293
AZ F. Cat Bond DIS
14/02 EUR
5,275
AZ F. CGM Opport Corp Bd
18/02 EUR
AZ F. CGM Opport European
18/02 EUR
20/02 EUR
UK Abs Target Fd P2
1,171
La lista completa dei comparti Invesco autorizzati in Italia
è disponibile sul sito www.invesco.it
Invesco Funds
AZ F. CGM Opport Global
18/02 EUR
6,221
6,206
UK Equity Fd X
20/02 EUR
4,262
4,262
Asia Balanced A
20/02 USD
23,270
23,300
AZ F. CGM Opport Gov Bd
18/02 EUR
5,459
5,455
UK Equity Fd X
20/02 GBP
0,519
0,521
Asia Balanced A-Dis
20/02 USD
15,360
15,380
AZ F. Commodity Trading
18/02 EUR
4,310
4,255
UK Equity Fd X
20/02 GBP
3,503
3,514
Asia Consumer Demand A
20/02 USD
13,270
13,370
UK Equity Fd X
20/02 USD
5,878
5,900
Asia Consumer Demand A-Dis
20/02 USD
12,940
13,040
Asia Infrastructure A
20/02 USD
13,380
13,430
Asian Bond A-Dis M
20/02 USD
10,002
10,013
Balanced-Risk Allocation A
20/02 EUR
14,570
14,610
AZ F. Conservative
18/02 EUR
6,380
6,369
AZ F. Core Brands
18/02 EUR
5,576
5,577
AZ F. Corporate Premium ACC
18/02 EUR
5,538
5,551
AZ F. Corporate Premium DIS
18/02 EUR
5,317
5,329
AZ F. Dividend Premium ACC
18/02 EUR
5,519
5,521
AZ F. Dividend Premium DIS
18/02 EUR
4,931
4,933
AZ F. Emer. Mkt Asia
18/02 EUR
5,607
Num tel: 178 311 01 00
www.compamfund.com - info@compamfund.com
AZ F. Emer. Mkt Europe
18/02 EUR
3,216
3,238
18/02 EUR
4,528
4,587
AZ F. European Dynamic
18/02 EUR
5,245
5,239
AZ F. European Trend
18/02 EUR
3,270
3,269
AZ F. Formula 1 Absolute
18/02 EUR
5,378
5,380
AZ F. Formula 1 Alpha Plus ACC
31/01 EUR
5,567
5,562
AZ F. Formula 1 Alpha Plus DIS
31/01 EUR
5,524
5,532
AZ F. Formula Target 2014
18/02 EUR
4,726
4,726
AZ F. Formula Target 2015 ACC
18/02 EUR
5,969
5,972
AZ F. Formula Target 2015 DIS
18/02 EUR
5,530
5,532
AZ F. Formula 1 Conserv.
18/02 EUR
4,945
4,944
AZ F. Global Curr&Rates ACC
18/02 EUR
4,301
4,324
AZ F. Global Curr&Rates DIS
18/02 EUR
4,090
4,112
AZ F. Global Sukuk ACC
14/02 EUR
4,938
4,938
AZ F. Global Sukuk DIS
14/02 EUR
4,938
4,938
AZ F. Hybrid Bonds ACC
18/02 EUR
5,173
5,167
AZ F. Hybrid Bonds DIS
18/02 EUR
5,114
5,108
AZ F. Income ACC
18/02 EUR
6,218
6,213
AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 DIS 18/02 EUR
AZ F. Institutional Target
18/02 EUR
4,485
4,242
5,472
14,182
14,278
20/02 USD
9,161
9,223
20/02 USD
11,786
11,794
18/02 USD
1480,795
1479,397
Em. Mkt Corp Bd A
Bond Euro A
18/02 EUR
1235,020
1234,772
Euro Corp. Bond A
20/02 EUR
16,257
16,263
Bond Euro B
18/02 EUR
1194,885
1194,658
Euro Corp. Bond A-Dis M
20/02 EUR
12,437
12,442
Bond Risk A
18/02 EUR
1414,967
1414,761
Euro Short Term Bond A
20/02 EUR
10,851
10,852
Bond Risk B
18/02 EUR
1356,759
1356,577
European Bond A-Dis
20/02 EUR
5,538
5,543
CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. A
18/02 EUR
1604,826
1603,104
Glob. Bond A-Dis
20/02 USD
5,750
5,759
CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. B
18/02 EUR
1546,235
1544,560
Glob. Equity Income A
20/02 USD
59,880
60,160
CompAM Fund - SB Bond B
17/02 EUR
1063,363
1062,310
Glob. Equity Income A-Dis
20/02 USD
15,090
15,160
17/02 EUR
1101,235
1099,240
Glob. Inv. Grade.Corp. Bond A-Dis M 20/02 USD
17/02 EUR
1010,334
1009,630
Glob. Structured Equity A-Dis
20/02 USD
40,390
40,600
18/02 EUR
1411,785
1411,784
Glob. Targeted Ret. A
19/02 EUR
10,220
10,180
18/02 EUR
1338,287
1338,308
Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond A
20/02 EUR
12,636
12,642
20/02 EUR
11,618
11,625
44,260
Multiman. Bal. A
17/02 EUR
115,971
115,772
Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond E-Dis
Multiman. Bal. M
17/02 EUR
115,501
115,301
Greater China Eq. A
20/02 USD
43,780
Multiman. Eq. Afr. & Mid. East A
12/02 EUR
71,723
71,195
India Equity E
20/02 EUR
24,880
24,990
Multiman. Eq. Afr. & Mid. East M
12/02 EUR
74,616
74,059
Japanese Eq. Advantage A
20/02 JPY
2932,000
3005,000
Multiman.Target Alpha A
12/02 EUR
105,726
104,680
Pan European Eq. A
20/02 EUR
17,690
17,740
Pan European Eq. A-Dis
20/02 EUR
16,030
16,070
Pan European Eq. Inc. A-Dis
20/02 EUR
11,530
11,590
Pan European High Inc A
20/02 EUR
18,310
18,310
Pan European High Inc A-Dis
20/02 EUR
13,390
13,390
Pan European Struct. Eq. A
20/02 EUR
13,890
13,900
Pan European Struct. Eq. A-Dis
20/02 EUR
13,370
13,370
Renminbi Fix. Inc. A
20/02 USD
10,784
10,794
Renminbi Fix. Inc. EUR A-Dis
20/02 EUR
9,758
9,731
US Equity A EH
20/02 EUR
13,660
13,680
5,774
4,511
4,267
5,467
DB Platinum
18/02 EUR
Agriculture Euro R1C A
61,910
60,850
AZ F. Italian Trend
18/02 EUR
3,601
3,603
Comm Euro R1C A
19/02 EUR
108,650
108,320
AZ F. Lira Plus ACC
18/02 EUR
4,741
4,757
Comm Harvest R3C E
19/02 EUR
74,270
74,470
18/02 EUR
26,745
26,730
AZ F. Lira Plus DIS
18/02 EUR
4,741
4,757
Currency Returns Plus R1C
19/02 EUR
928,210
928,770
Azimut Formula 1 Absolute
18/02 EUR
7,214
7,211
AZ F. Macro Dynamic
18/02 EUR
5,960
5,959
Dyn Aktien Pl R1C A
19/02 EUR
113,210
112,890
Azimut Formula 1 Conserv
18/02 EUR
6,884
6,882
AZ F. Opportunities
18/02 EUR
5,240
5,252
DB Platinum IV
Azimut Formula Target 2013
18/02 EUR
6,916
6,919
AZ F. Pacific Trend
18/02 EUR
4,089
4,021
Croci Euro R1C B
20/02 USD
US High Yield Bond A
19/02 EUR
116,840
US High Yield Bond A-Dis M
20/02 USD
10,682
10,665
20/02 USD
30,210
30,440
US Value Equity A-Dis
20/02 USD
28,890
29,110
18/02 EUR
6,704
6,704
AZ F. Patriot ACC
18/02 EUR
6,306
6,280
Croci Japan R1C B
19/02 JPY
8285,820
8304,740
18/02 EUR
12,894
12,893
AZ F. Patriot DIS
18/02 EUR
5,913
5,888
Croci US R1C B
19/02 USD
157,690
157,890
Azimut Prev. Com. Crescita
31/01 EUR
10,755
10,841
AZ F. Qbond
18/02 EUR
5,122
5,112
Dyn. Bd Stabilität Plus R1C A
19/02 EUR
95,170
95,280
Azimut Prev. Com. Crescita Cl. C
31/01 EUR
10,760
10,844
AZ F. Qinternational
18/02 EUR
5,031
5,016
Dyn. Cash R1C A
19/02 EUR
101,550
Azimut Prev. Com. Equilibrato
31/01 EUR
11,905
11,912
AZ F. QProtection
18/02 EUR
5,197
5,194
Paulson Global R1C E
12/02 EUR
Azimut Prev. Com. Equilibrato Cl. C 31/01 EUR
11,907
11,910
AZ F. Qtrend
18/02 EUR
4,901
4,898
Sovereign Plus R1C A
Azimut Prev. Com. Garantito
31/01 EUR
10,747
10,692
AZ F. Renminbi Opport
18/02 EUR
5,408
5,409
Systematic Alpha R1C A
Azimut Prev. Com. Protetto
31/01 EUR
11,777
11,822
AZ F. Reserve Short Term
18/02 EUR
6,297
6,297
Invesco PowerShares
Azimut Prev. Com. Protetto Cl. C
31/01 EUR
11,782
11,825
AZ F. Short Term Gl High Yield ACC 18/02 EUR
5,055
5,047
NASDAQ OMX Global Water
Azimut Prev. Com. Obbli.
31/01 EUR
10,071
10,007
AZ F. Short Term Gl High Yield DIS 18/02 EUR
5,027
5,019
Azimut Prev. Com. Obbli. Cl. C
31/01 EUR
10,071
10,007
AZ F. Solidity ACC
18/02 EUR
5,896
5,888
Azimut Reddito Euro
18/02 EUR
17,280
17,267
AZ F. Solidity DIS
Azimut Reddito Usa
18/02 EUR
5,987
6,004
5,554
18/02 EUR
5,668
98,660
98,820
PS - Equilibrium A
18/02 EUR
99,730
18/02 EUR
103,180
103,340
PS - Fixed Inc Absolute Return A
19/02 EUR
98,240
98,190
KIS - Target 2014 X
18/02 EUR
102,190
102,180
PS - Inter. Equity Quant A
19/02 EUR
109,410
109,300
PS - Inter. Equity Quant B
19/02 EUR
111,540
111,430
PS - Liquidity A
19/02 EUR
124,260
124,250
PS - Opportunistic Growth A
19/02 EUR
95,250
95,210
PS - Opportunistic Growth B
19/02 EUR
100,210
100,160
85,200
ASIAN OPP CAP RET EUR
19/02 EUR
12,221
12,216
FLEX QUANTITATIVE HR6 A EUR
19/02 EUR
107,590
107,517
PS - Podium Flex A
19/02 EUR
85,210
FLEX STRATEGY RET EUR
19/02 EUR
91,916
91,994
PS - Podium Flex C
19/02 USD
84,110
84,100
HIGH GROWTH CAP RET EUR
19/02 EUR
116,139
116,272
PS - Prestige A
18/02 EUR
100,450
100,060
ITALY CAP RET A EUR
19/02 EUR
25,100
25,077
PS - Quintessenza A
18/02 EUR
102,980
102,000
SHORT DURATION CAP RET EUR
19/02 EUR
914,613
915,659
PS - Quintessenza B
18/02 EUR
106,020
105,000
PS - Target A
18/02 EUR
103,560
110,420
PS - Target B
18/02 EUR
103,500
110,350
PS - Titan Aggressive A
18/02 EUR
105,460
103,710
PS - Total Return A
19/02 EUR
102,480
102,450
PS - Total Return B
19/02 EUR
95,790
95,760
PS - Valeur Income A
19/02 EUR
109,550
109,560
PS - Value A
18/02 EUR
103,970
102,490
PS - Value B
18/02 EUR
106,120
104,600
www.multistarssicav.com multistars@pharus.ch
T. +41 (0)91 640 37 80
Orazio Conservative A
19/02 EUR
100,250
100,220
Sparta Agressive A
19/02 EUR
101,350
101,550
WM Biotech A
19/02 EUR
157,000
158,080
WM Biotech I
19/02 EUR
1595,080
1605,960
www.pegasocapitalsicav.com
www.newmillenniumsicav.com
Distributore Principale: Banca Finnat Euramerica - Tel: 06/69933475
18/02 EUR
8,589
8,581
AZ F. Top Rating ACC
18/02 EUR
5,008
5,015
18/02 EUR
8,681
8,669
AZ F. Top Rating DIS
18/02 EUR
5,008
5,015
6,149
AZ F. Trend
18/02 EUR
5,832
5,841
AZ F. US Income
18/02 EUR
5,439
5,453
137,240
137,250
NM Euro Equities A
19/02 EUR
46,170
46,130
Strategic Trend Inst. C
19/02 EUR
103,640
103,550
NM Global Equities EUR hdg A
19/02 EUR
69,650
70,130
Strategic Trend Retail C
19/02 EUR
101,640
101,560
NM Inflation Linked Bond Europe A 19/02 EUR
103,920
103,900
Fondo Donatello-Michelangelo Due 30/06 EUR
52927,939
52659,382
Fondo Donatello-Tulipano
30/06 EUR
47475,755
48904,331
Fondo Donatello-Margherita
30/06 EUR
27116,197
26640,389
Fondo Donatello-David
30/06 EUR
57863,932
57813,049
Fondo Tiziano Comparto Venere
30/06 EUR 477314,036
Caravaggio di Sorgente SGR
30/06 EUR
NM Italian Diversified Bond A
19/02 EUR
NM Italian Diversified Bond I
19/02 EUR
111,580
111,470
NM Large Europe Corp A
19/02 EUR
133,600
109,450
133,560
109,350
NM Market Timing A
19/02 EUR
103,780
103,660
NM Market Timing I
19/02 EUR
104,310
104,190
120,320
101,550
NM VolActive A
19/02 EUR
98,250
98,450
6312,200
6202,820
NM VolActive I
19/02 EUR
98,510
98,710
19/02 EUR
105,980
105,810
12/02 EUR
9974,710
9814,290
5,101 EUR
Progress
19/02
6,262 EUR
Quality
19/02
6,860 EUR
19/02 EUR
9,081
AUGUSTUM EQUITY EUROPE I
19/02 EUR
108,540
108,420
AUGUSTUM G.A.M.E.S. A
19/02 EUR
110,100
110,300
AUGUSTUM G.A.M.E.S. I
19/02 EUR
146,130
146,380
A S&P
Kairos Multi-Str. A
31/12 EUR 857158,267 847479,331
Kairos Multi-Str. B
31/12 EUR 561570,953 555514,933
Kairos Multi-Str. I
31/12 EUR 576858,129 570128,125
Kairos Multi-Str. P
31/12 EUR 527974,042 522536,062
Kairos Income
18/02 EUR
6,805
6,804
Kairos Small Cap
18/02 EUR
10,465
10,481
18/02 EUR
12,264
12,227
Azimut Trend Europa
18/02 EUR
13,152
13,147
Azimut Trend Italia
18/02 EUR
18,135
18,143
Azimut Trend Pacifico
18/02 EUR
6,811
6,712
Azimut Trend Tassi
18/02 EUR
10,094
10,089
Abs. UK Dynamic Fd P1
20/02 GBP
1,557
1,554
KAIROS INTERNATIONAL SICAV
Azimut Trend
18/02 EUR
26,553
26,595
Abs. UK Dynamic Fd P1 H
20/02 EUR
1,713
1,709
KIS - America A-USD
18/02 USD
272,810
271,940
Abs. UK Dynamic Fd P2
20/02 GBP
1,589
1,586
KIS - America P
18/02 EUR
191,790
191,180
KIS - America X
18/02 EUR
192,720
KIS - Bond A-USD
18/02 USD
168,360
KIS - Bond D
18/02 EUR
KIS - Bond P
31/12 EUR
14057,114
5026,339
14057,114
ABSOLUTE RETURN EUROPA
14/02 EUR
BOND-A
31/12 EUR 696998,377 694086,829
4957,848
BOND-B
31/12 EUR 696998,377 694086,829
EQUITY- I
31/12 EUR 602512,491 601260,400
PRINCIPAL FINANCE 1
30/09 EUR
Numero verde 800 124811
www.nextampartners.com-info@nextampartners.com
354,830
117,300
BInver International A
19/02 EUR
6,292
6,294
Greater China Equity B
19/02 USD
165,860
166,950
Cap. Int. Abs. Inc. Grower D
19/02 EUR
5,357
5,361
Growth Opportunities
19/02 USD
71,030
71,440
CITIC Securities China Fd A
19/02 EUR
5,068
5,133
Growth Opportunities Hdg
19/02 EUR
77,860
78,310
Fidela A
19/02 EUR
5,432
5,425
Japanese Equity
19/02 JPY
131,310
132,080
Income A
19/02 EUR
5,598
5,597
192,110
International Equity A
19/02 EUR
6,885
6,900
168,230
Italian Selection A
19/02 EUR
6,902
6,902
120,730
120,640
Liquidity A
19/02 EUR
5,340
5,340
18/02 EUR
124,610
124,520
Multimanager American Eq.A
19/02 EUR
4,689
4,689
KIS - Bond Plus A Dist
18/02 EUR
125,520
125,370
Multimanager Asia Pacific Eq.A
19/02 EUR
4,277
4,272
1,779
2,648
AZ F. Alpha Man. Credit
18/02 EUR
5,432
5,429
Europ. Equ. (ex UK) Fd A
20/02 EUR
3,195
3,209
AZ F. Alpha Man. Equity
18/02 EUR
4,848
4,844
Europ. Equ. (ex UK) Fd B
20/02 EUR
3,213
3,228
AZ F. Alpha Man. Them.
18/02 EUR
3,592
3,594
Europ. Equ. (ex UK) Fd X
20/02 EUR
3,223
3,237
AZ F. American Trend
18/02 EUR
3,118
3,111
Europ. Equ. (ex UK) Fd X H
20/02 GBP
2,825
2,838
KIS - Bond Plus D
18/02 EUR
127,540
127,380
Multimanager Emerg.Mkts Eq.A
19/02 EUR
4,009
4,020
AZ F. Asset Plus
18/02 EUR
5,517
5,516
Pan Europe Fd A
20/02 EUR
3,599
3,608
KIS - Bond Plus P
18/02 EUR
129,320
129,160
Multimanager European Eq.A
19/02 EUR
4,540
4,544
AZ F. Asset Power
18/02 EUR
5,363
5,361
Pan Europe Fd A
20/02 GBP
2,981
2,998
KIS - Dynamic A-USD
18/02 USD
171,950
171,860
Strategic A
19/02 EUR
5,104
5,102
AZ F. Asset Timing
18/02 EUR
5,014
5,013
Pan Europe Fd A
20/02 USD
4,911
4,941
KIS - Dynamic D
18/02 EUR
119,830
119,760
Usa Value Fund A
19/02 EUR
5,854
5,893
KIS - Dynamic P
18/02 EUR
121,980
121,920
Ver Capital Credit Fd A
19/02 EUR
5,449
5,446
5,102
AZ F. Best Equity
18/02 EUR
5,076
5,085
AZ F. Bond Target 2015 ACC
18/02 EUR
5,901
5,902
287,030
116,530
2,629
5,586
287,370
19/02 EUR
1,783
5,102
19/02 EUR
Greater China Equity B
20/02 GBP
5,586
427,370
European Equity
7,243
20/02 EUR
18/02 EUR
437,290
427,110
7,237
Abs. UK Dynamic Fd P2 H
18/02 EUR
437,020
19/02 EUR
19/02 EUR
Europ. Equ. (ex UK) Fd A
AZ F. Best Cedola DIS
19/02 USD
Emerg Mkts Equity Hdg
Nextam Obblig. Misto
5,212
AZ F. Best Cedola ACC
Emerg Mkts Equity
355,250
5,347
5,329
132,380
19/02 USD
5,217
5,323
94,340
132,190
European Equity B
5,341
18/02 EUR
94,210
19/02 USD
6,701
18/02 EUR
AZ F. Best Bond
19/02 EUR
Asian Equity B
6,704
18/02 EUR
Tel: 848 58 58 20
Sito web: www.ingdirect.it
www.vitruviussicav.com
Asian Equity B
19/02 EUR
AZ F. Active Strategy
60088,629
2547,337
Nextam Bilanciato
AZ F. Active Selection
59550,161
2506,583
9,063
Azimut Trend America
ABS- I
www.sorgentegroup.com
Per ulteriori informazioni, visitate il sito
www.invescopowershares.net
Tel: 02 77718.1
www.kairospartners.com
19/02
105,330
19/02 EUR
121,080
Maximum
105,430
NM Euro Bonds Short Term A
14/02 EUR
5,455 EUR
19/02 USD
131,100
NM Total Return Flexible A
10,990 EUR
105,190
Strategic Bond Retail C hdg
131,190
60,780
19/02
105,290
19/02 EUR
105,110
19/02
19/02 EUR
NM Balanced World Cons A
60,480
Global Equity
106,650
Strategic Bond Retail C
143,740
105,130
Flex Equity 100
106,490
106,750
184,420
143,740
19/02 EUR
Fondi Unit Linked
Azimut Solidity
106,580
19/02 USD
184,630
19/02 EUR
14/02 EUR
99,460 EUR
19/02 EUR
Strategic Bond Inst. C hdg
19/02 EUR
NM Augustum High Qual Bd A
NM Q7 Globalflex A
19/02
Strategic Bond Inst. C
NM Augustum Corp Bd A
5,656
Azimut Scudo
AZ FUND MANAGEMENT SA - tel.00352 2663811
18/02 EUR
KIS - Sm. Cap P
5,546
Social Responsability
AZ F. Strategic Trend
KIS - Sm. Cap D
NM Q7 Active Eq. Int. A
Fondi Index Linked
18/02 EUR
Nome
11,607
US Value Equity A
Azimut Garanzia
6,162
11,625
116,770
Azimut Formula Target 2014
18/02 EUR
11,145
European Equity A
Azimut Dinamico
Azimut Strategic Trend
11,139
CompAM Fund - SB Flexible B
European Equity B
5,779
20/02 USD
Bluesky Global Strategy A
CompAM Fund - SB Equity B
18/02 EUR
Em. Loc. Cur. Debt A
Em. Loc. Cur. Debt A-Dis.M
5,613
AZ F. Emer. Mkt Lat. Am.
AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 ACC 18/02 EUR
AZIMUT CAPITAL MANAGEMENT SGR - tel.02.88981
61,120
19/02 EUR
AZ F. Cash 12 Mesi
AZ F. Income DIS
www.azimut.it - info@azimut.it
19/02 EUR
19/02 EUR
5,495
21,273
Invictus Global Bond Fd
Profilo Equilibrato Arancio
Top Italia Arancio
5,781
5,499
6,000
AcomeA Patrimonio Prudente (A2) 19/02 EUR
1,228
Profilo Moderato Arancio
5,786
5,179
5,998
1,225
Nome
1,175
AZ F. Bond TargetSettem.2016 ACC 18/02 EUR
AZ F. Bond TargetSettem.2016 DIS 18/02 EUR
5,086
5,173
20/02 GBP
UK Abs. Target Fd P1
Nome
KIS - Key X
3,949
5,080
AcomeA Patrimonio Dinamico (A2) 19/02 EUR
5,191
3,844
3,943
AcomeA Patrimonio Dinamico (A1) 19/02 EUR
5,192
Nome
Japanese Equity B
19/02 USD
130,270
131,040
Japanese Equity Hdg
19/02 EUR
170,870
171,890
Swiss Equity
19/02 CHF
131,120
130,840
Swiss Equity Hdg
19/02 EUR
99,530
99,310
US Equity
19/02 USD
165,710
166,260
US Equity Hdg
19/02 EUR
182,500
183,110
20/02 EUR
3,577
3,585
Pan Europe Fd B
20/02 USD
4,876
4,905
Dividendo Arancio
19/02 EUR
47,890
47,960
KIS - Emerging Mkts A
18/02 EUR
122,030
122,190
Pan Europe Fd X
20/02 EUR
3,870
3,879
Convertibile Arancio
19/02 EUR
60,230
60,280
KIS - Emerging Mkts D
18/02 EUR
120,780
120,940
8a+ Eiger
19/02 EUR
6,090
6,071
Pan Europe Fd X
20/02 EUR
3,573
3,582
Cedola Arancio
19/02 EUR
57,170
57,200
KIS - Europa D
18/02 EUR
125,490
125,510
8a+ Gran Paradiso
19/02 EUR
5,322
5,316
Pan Europe Fd X
20/02 GBP
2,929
2,945
Borsa Protetta Agosto
19/02 EUR
61,530
61,480
KIS - Europa P
18/02 EUR
127,390
127,410
8a+ Latemar
19/02 EUR
5,897
5,900
8a+ Matterhorn
14/02 EUR 805304,936 778202,306
Pan Europe Fd B
AZ F. Bond Target 2015 DIS
18/02 EUR
5,463
5,464
Strategic Debt Fd A
AZ F. Bond Target 2016 ACC
18/02 EUR
5,333
5,327
Strategic Debt Fd A H
20/02 EUR
1,231
AZ F. Bond Target 2016 DIS
18/02 EUR
5,081
5,076
Strategic Debt Fd A H
20/02 USD
1,741
20/02 GBP
1,047
Tel 0332 251411
www.ottoapiu.it
Tel: 0041916403780
www.pharusfunds.com info@pharusfunds.com
Borsa Protetta Febbraio
19/02 EUR
59,900
59,830
KIS - Europa X
18/02 EUR
127,790
127,800
1,231
Borsa Protetta Maggio
19/02 EUR
62,640
62,610
KIS - Global Bond P
18/02 EUR
100,880
100,840
PS - 3P Cosmic A
19/02 EUR
76,610
76,810
1,741
Borsa Protetta Novembre
19/02 EUR
60,400
60,310
KIS - Income D
18/02 EUR
104,410
104,400
PS - 3P Cosmic C
19/02 CHF
76,130
76,380
1,047
Legenda: Quota/pre. = Quota precedente;
Quota/od. = Quota odierna
1335BCB
Corriere della Sera Venerdì 21 Febbraio 2014
Sussurri & Grida
Piazza Affari
NUOVO BALZO PER A2A
TERNA AI MASSIMI STORICI
Sorgenia, le banche chiedono ai soci 200 milioni in più
di GIACOMO FERRARI
In rosso per quasi tutta la seduta,
le Borse europee hanno
recuperato terreno dopo l’avvio di
Wall Street, riportandosi in parità
al termine delle contrattazioni. Le
preoccupazioni della mattinata
(l’ipotesi di un rialzo dei tassi Usa
e il rallentamento dell’attività manifatturiera cinese)
sono state superate dai positivi dati macro americani.
Anche Piazza Affari l’indice Ftse-Mib è terminato in
leggerissimo progresso (+0,07%), grazie soprattutto ai
rialzi di alcuni titoli energetici e industriali. Saipem,
per esempio, è balzata del 2,99% sulla scia dei buoni
risultati della concorrente Technip, mentre A2a
(+2,19%) ha proseguito la corsa iniziata mercoledì
dopo i dati preliminari di bilancio. Da parte sua Enel è
cresciuta dell’1,72% e Terna, pur con un progresso
inferiore (+0,92%), ha però toccato il suo massimo
storico. Fra le performance migliori della giornata si
collocano poi quelle di Fiat (+2,01%) e Azimut
(+1,30%). Ha chiuso in forte ribasso, invece, Mediaset
(-4,95%), per i timori di un rallentamento della
raccolta pubblicitaria. Giù, inoltre, Ubi Banca (1,85%), Atlantia (-1,37%), StMicroelectronics (1,22%) e World Duty Free (-1,22%).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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(f.mas.) Restano distanti le posizioni tra la Cir della famiglia De Benedetti e le banche creditrici sulla complessa partita
della ristrutturazione di Sorgenia, la società di energia gravata
da 1,86 miliardi di debito di cui 600 milioni in eccesso. Dopo
l’infruttuosa maxi-riunione della scorsa settimana tra i vertici
di Cir — Rodolfo De Benedetti e Monica Mondardini — e gli
amministratori delegati dei principali istituti (Fabrizio Viola
di Mps, la più esposta, Federico Ghizzoni di Unicredit, Gaetano Micciché di Banca Imi, Pierfrancesco Saviotti del Banco
Popolare, Victor Massiah di Ubi Banca, Giuseppe Castagna di
Bpm) lunedì a Milano si terrà un nuovo summit tra le banche
(e non escluso che vi partecipino di nuovo vertici) per decidere i prossimi passi. Mentre il socio austriaco Verbund ha già
detto di non voler più investire in Sorgenia, Cir è pronta a fare
la propria parte (cioè a mettere denaro fresco) a condizione
che la ristrutturazione serva al piano industriale e venga concesso nel frattempo uno standstill. L’idea sarebbe di mettere
sul tavolo non più di 100 milioni, mentre le 21 banche creditrici vogliono un impegno di 300 milioni per concedere un
haircut sui debiti: a meno di un alleggerimento delle posizioni
originarie, la significativa distanza sembra preludere a una
prossima fumata nera. In quel caso, ha spiegato Cir, Sorgenia
avrebbe liquidità solo per un mese, essendo già state revocate
o sospese le linee di credito. E sul mercato c’è chi considera
conveniente per Cir non investire ancora in Sorgenia: un report di Equita sim suggerisce alla holding di azzerare il valore
di Sorgenia in bilancio e di non partecipare alla ricapitalizzazione, mantenendo in cassa i 350 milioni netti del Lodo Mon-
dadori, che potrebbero servire alle altre attività del gruppo e a
un eventuale rimborso anticipato dei 259 milioni del bond
2004, possibile proprio a causa della crisi di Sorgenia.
Ma, intanto, chi di solito apre le danze (gli Usa) ha ora cominciato a ballare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Fondo tutela depositi, Tercas accelera
il cambio al vertice
Tassi d’interesse al giro di boa
(g.str.) Se due indizi fanno un sospetto, manca solo il terzo
per la prova. La questione è quella dei tassi d’interesse, ormai
a livelli rasoterra da diverso tempo nelle grandi banche centrali del mondo industrializzato. Adesso, però, non solo qualcosa inizia a muoversi controcorrente, ma spuntano anche le
prime date per il possibile rialzo. Ieri è successo a Londra: «Il
percorso più probabile per i tassi di interesse vede un aumento del costo del denaro nella prossima primavera, con a
seguire un probabile incremento graduale», ha detto Martin
Weale, uno dei nove membri del comitato di politica monetaria della Banca d’Inghilterra. Solo poche ore prima, oltre Atlantico, era stato il turno della Federal Reserve, la banca centrale statunitense. Due membri dell’«Open market committee» dell’Authority Usa hanno sottolineato la possibilità di un
rialzo dei tassi d’interesse «prima della metà dell’anno»: così
si legge nelle «minute» della Fed - pubblicate l’altroieri - dell’ultimo incontro del comitato (a fine gennaio). In altre parole, sui mercati anglosassoni, finora apripista di una politica
monetaria aggressiva ed espansiva, il vento sta lentamente
girando. O così sembra, soprattutto visto che la crescita economica sta rendendo meno necessario il forte allentamento
monetario degli ultimi anni. Così non è, invece, in Europa.
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(ri. que.) Cambio al vertice del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd). In vista dell’assemblea di febbraio
l’esecutivo dell’Abi ha deciso mercoledì di proporre il giurista Salvatore Maccarone per il ruolo di presidente del consorzio bancario che garantisce i depositi dei risparmiatori fino a centomila euro. Maccarone succederebbe così a Paolo
Savona. L’economista era stato nominato nel settembre 2010
dopo aver già ricoperto lo stesso ruolo negli anni ‘80. L’avvicendamento sarebbe stato accelerato dalla vicenda Tercas, la
banca abruzzese commissariata e destinata a essere rilevata
dalla Popolare di Bari. Alla fine dello scorso anno, su richiesta della Banca d’Italia, gli istituti consorziati sono stati costretti a ripianare parte delle perdite di Tercas. L’intervento si
è rivelato oneroso in un anno difficile per il sistema. L’esborso già contabilizzato dalle banche consorziate è di circa 250
milioni. Francesco Micheli, membro del consiglio di gestione di Intesa SanPaolo e vice presidente vicario dell’Abi, ha
indicato in circa 65 milioni l’esborso per il suo gruppo. Intesa Sanpaolo contribuisce al Fondo con una quota pari al 25%.
L’intervento del Fondo su Tercas è inferiore, per le cifre in
ballo, solo all’esborso per la liquidazione di Sicilcassa.
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48 Economia
Venerdì 21 Febbraio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Trovolavoro
3.050
Industria e servizi
le opportunità di lavoro
dal mondo dell’auto
a quello dell’energia
Le società e i profili più gettonati
LE OFFERTE DI IMPIEGO, LE AZIENDE, GLI STAGE E LE BORSE DI STUDIO
I colloqui Le offerte di Deutsche Telekom, Basf, E.on, Rwe, Daimler e Bmw
Le storie
Ventenni,
italiani
e ce l’hanno fatta
Storie di giovani, italiani, che ce la
fanno e hanno deciso di rimanere nel
nostro Paese, nonostante la crisi, nonostante gli ostacoli burocratici. Hanno raccontato la loro storia durante
l’evento Ted per Ied a Milano nei giorni scorsi. A partire da Benedetta Bruzziches, 27 anni, cresciuta a Caprarola,
in provincia di Viterbo, diplomatasi
allo Ied di Roma: ha vissuto e lavorato
tra Roma, Milano, India, Cina e Brasile
per poi tornare a Viterbo e dar vita alla
linea di borse che porta il suo nome.
Ha vinto numerosi premi e vende le
sue creazioni in mezzo mondo.
Altra designer di successo è Federica Moretti, 31 anni, che ha collaborato
con Moschino, Just Cavalli, Vogue e
Vanity Fair. Oggi disegna una collezione di cappelli con il suo nome e insieme a Salvatore Giunta — 30 anni,
graphic designer che ha lavorato nel
reparto creativo di Mtv — ha cofondato Studio Morinn, un gruppo di progettisti che operano in diversi settori.
Salvatore ha poi collaborato con studi
di comunicazione internazionali e per
brand come Sony, Disney, Armani
Jeans, Borsalino, EMI e Warner Music;
e ha anche cofondato Ditroit studio di
motion design che lavora per Nickelodeon, Comedy Central, Deejay Tv.
Dal design all’agricoltura con Maria
Letizia Gardoni, 25 anni, presidente di
Coldiretti Giovani Impresa Marche dal
2011: produce ortofrutta con tecniche
naturali e rifornisce i Punti Macrobiotici della sua regione. Tra i suoi obiettivi: quello di creare un luogo educativo in cui la realizzazione e il benessere
della persona partano dal consumo di
alimenti sani. Ancora un altro designer: Sandro Gonella, 33enne che nel
2006 ha fondato Ozona, brand di
montature sartoriali per occhiali che
ha ottenuto diversi riconoscimenti internazionali. Mentre manager di successo dell’area tecnologica è Matteo
Sarzana, che a soli 32 anni è a capo di
Vml, coordina le attività digital di tutto il gruppo Young&Rubicam in Italia,
progetta strategie per importanti
aziende italiane e multinazionali e insegna allo Ied al Master in brand management e communication. E’ tra
l’altro fondatore di Avionerd, mobile
app per i frequent flyers, e Mappedinworld, mappatura delle persone e
imprese che lavorano nel settore tecnologico.
Irene Consigliere
IreConsigliere
www.trovolavoro.it
Tutte le inserzioni relative ad offerte o ricerche di lavoro debbono intendersi riferite a personale sia maschile
che femminile, essendo vietata ai sensi dell’art. 1 della Legge 9/12/1977 n. 903, qualsiasi discriminazione
fondata sul sesso per quanto riguarda l’accesso al lavoro, indipendentemente dalle modalità di assunzione
e qualunque sia il settore o il ramo di attività e in osservanza alla legge sulla privacy (L. 196/03)
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Le occasioni
della
settimana
276
le offerte pubblicate sul
sito di Deutsche Telekom
Heineken
20 neolaureati
Con l’International Graduate
Program, Heineken si propone di
inserire 20 futuri manager. Il
programma si distribuisce in 18
mesi e si svolge in tre Paesi diversi
alternando formazione e lavoro. I
candidati ideali sono laureati in
discipline scientifiche ed
economiche, con un’esperienza
professionale di due anni e la
padronanza di due lingue straniere.
269
le posizioni aperte
nel gruppo Basf
108
Findomestic
120 contratti a tempo
le opportunità nell’azienda
energetica Rwe
Energia Uffici del gruppo E.on: 177 sono le opportunità di lavoro sul sito www.eon.com
Oltre 2.800 assunzioni
nelle aziende tedesche
Le opportunità del «made in Germany» in tutto il mondo
Germania terra promessa? Non solo dei
nonni, piuttosto dei figli, di quelle nuove
generazioni che si affacciano timidamente al mercato del lavoro in cerca di riscatto. L’Anagrafe degli italiani residenti all’estero stima che solo nel 2012 la paventata fuga di cervelli verso il resto del mondo abbia interessato oltre 35.000 persone.
Secondo l’Istituto di ricerca sul lavoro e
l’occupazione di Norimberga, gli stranieri
sono per la maggior parte giovani laureati
nel richiestissimo ambito tecnico-scientifico, attratti da stipendi e benefit di tutto
rispetto. Parliamo ad esempio di un alloggio, oppure corsi di lingua, o ancora consulenza nelle pratiche burocratiche: un
sostegno insomma, con cui le imprese tedesche medio-grandi sperano di farli acclimatare.
Assodato dunque che i più richiesti sono ingegneri, programmatori e informatici, quali settori sono potenzialmente più
ricettivi? Ebbene, degli oltre 200.000 nuovi posti di lavoro previsti per il prossimo
anno (di cui la metà riguarda personale
sanitario), un quarto verrà creato dalla
sola logistica (278 vacancies online per il
gruppo Deutsche Post-DHL), mentre il
fabbisogno del settore telematico è di ben
10 mila unità (sul sito di Deutsche Telekom sono pubblicate 276 offerte). Il dato occupazionale del settore chimico dovrebbe rimanere stabile (269 posizioni in
Basf da consultare su: jobs.europe.basf.com), mentre è previsto un calo nel
bancario-assicurativo a causa delle politiche di risparmio avviate da molti istituti
di credito, in vista dell’auspicata unione
La fiera il 27 febbraio
Lavorare nel turismo
(a.m.c.) Si terrà a Milano il 27 febbraio
il Tfp summit 2014, settima edizione
della job fair del settore turistico dove
ogni anno si effettuano centinaia di
colloqui di lavoro. Le posizioni aperte
abbracciano ad ampio raggio il mondo
alberghiero. Per partecipare ai colloqui:
iscriversi nel sito www.tfpsummit.it
bancaria (811 le richieste sul portale internazionale delle carriere di Allianz). Infine, quando si parla di ambienti altamente professionalizzanti e quindi appetibili per i nostri giovani connazionali,
non possiamo dimenticare le grandi compagnie dei settori energy e automobilistico, tramite cui la Germania contribuisce
in modo consistente al Pil europeo. Ebbene fra le più influenti a livello globale per
la rivista americana Fortune c’è E.On (177
jobs found su www.eon.com) ed Rwe (108
posti: www.rwe.com), cui seguono Daimler (almeno 200 gli annunci visibili: career.daimler.com) e Bmw (730 circa su
www.bmwgroup.com). Per quanti invece
sono interessati ad un’esperienza di studio e di approfondimento, il Deutscher
Akademischer Austauschdienst finanzia
con borse di studio tirocini, soggiorni di
ricerca o attività di docenza, con contributi economici per premi, convegni e seminari che possono arrivare fino a 25.000
e u ro ( d e t ta g l i e i n fo r m a z i o n i s u
www.daad-italia.it).
Donatella Giampietro
Findomestic Banca (gruppo Bnp
Paribas) desidera inserire
(soprattutto a Milano, Firenze,
Roma, Napoli e Catania) 120
persone che ricopriranno a tempo
determinato il ruolo di operatore
del credito occupandosi di gestione
prestiti personali, gestione recupero
e analisi del credito. Il periodo di
lavoro sarà giugno-settembre. Le
selezioni partiranno a marzo.
Quanta
90 ingegneri e tecnici
La divisione Energia, dell’agenzia
per il lavoro Quanta ha in corso
selezioni per 80 ricerche. I profili
riguardano: 20 ingegneri
elettrici,10 escavatoristi, 10
addetti alla movimentazione
carichi, 20 tubisti, 10 montatori
industriali, 15 manutentori
impianti fotovoltaici e 5
verniciatori. La ricerca ha carattere
di urgenza e riguarda esigenze in
aziende distribuite in più sedi.
Comune di Milano
I bandi per 19 società
Fino al 4 marzo sarà possibile
presentare le domande per
candidarsi a far parte di 19 organi
di amministrazione e controllo di
enti, fondazioni e società
partecipate dal Comune. Tra i
settori coinvolti ci sono la
ristorazione, la mobilità e il tempo
libero.
a cura di Luisa Adani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Argo Tractors azienda italiana leader nella progettazione, produzione e commercializzazione di trattori, con una presenza consolidata sui mercati esteri, ricerca:
Azienda operante da 30 anni nel mercato odontoiatrico, offre l’opportunità di inserimento
in un settore specializzato e professionale. L’azienda ricerca:
RESPONSABILE MERCATO POLONIA
AGENTI PER VENDITA NEGLI STUDI DENTISTICI E LABORATORI ODONTOTECNICI
DISEGNATORE PROGETTISTA
avrà la responsabilità di definire e gestire il budget di vendita della rete distributiva. Ha operato in aziende automotive di produzione e commercializzazione con sedi o filiali in Polonia;
ha un’ottima conoscenza del territorio polacco, spiccate attitudini relazionali e negoziali,
forte motivazione alla vendita, dinamismo e costanza nel perseguire gli obiettivi prefissati.
La selezione è rivolta a polacchi (indispensabile la padronanza della lingua italiana) o ad
italiani con fluente conoscenza della lingua polacca. E’ richiesta laurea in Ingegneria o diploma tecnico. Sede di lavoro: Polonia
PER LE SEGUENTI PROVINCE:
LC – SO – CO – MN – UD – TV – PN – PD – IM – SV – GE – PC – PR – RE – MO – BO
FE – RA – FI – PI – LI – RI – TR – AP – TE – AQ – VT – ROMA – LE – RC – CT – TP – AG
Il candidato ideale ha una forte motivazione per un lavoro indipendente, dinamico, motivato
al successo, buone capacità dialettiche e un titolo di studio di scuola superiore.
Si offre corso di formazione, esclusiva di zona, affiancamento in zona, elevata provvigione.
Possibilità di realizzare redditi di alto livello, esercitare un’attività professionale di vendita,
consulenza e assistenza alla clientela.
Il candidato, nell’ambito della Ricerca e Sviluppo, dovrà seguire tutte le fasi del progetto di
nuovi prodotti, comprendendo l’ideazione, la modellazione 3D, l’esame prototipi, la produzione di disegni esecutivi.
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Inviare dettagliato curriculum a DEI Italia Srl Via Torino 765, 21020 Mercallo (VA),
al fax 0331/969271 oppure tramite email a debora.z@deiitalia.it
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breve lettera di presentazione a: info@bernoni.it.gt.com.it, specificando il consenso al trattamento dei propri
dati personali ai sensi dell’art. 13 D. Lgs. 196/2003 e successive modificazioni. Rif: Secretarial StuBer 2014
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Corriere della Sera Venerdì 21 Febbraio 2014
Economia 49
italia: 51575551575557
Carriere e persone
Le statistiche Normalmente chi cerca un impiego deve aspettare in media 15 mesi
Cambi di poltrona
Cinque mesi per un lavoro nuovo
L’outplacement (il servizio di
ricollocamento che le aziende offrono ai licenziati) in Italia si adopera meno che in altri Paesi europei. «In Belgio, Francia e Finlandia, per citare qualche caso, l’attività coinvolge un elevato numero
di candidati — spiega Marco Tagliabue, amministratore delegato
di Corium, società di Openjobmetis — parliamo di un ordine di
grandezza che è di circa 10 volte
superiore rispetto a quello del Bel
Paese». Ma l’outplacement sta
crescendo (si stima un incremento del 10% nel 2014) e con
buoni risultati. «Circa il 90% delle
persone, tra manager, quadri e
impiegati, trova lavoro in 5 o 6
mesi con l’outplacement», precisa Tagliabue. Mentre, in media,
chi cerca un’occupazione con le
proprie forze riesce a ottenere
un’assunzione in 15 mesi o più
(ultimo rapporto Istat). Come si
spiega questa differenza di tempo? «Le persone, da sole, non
sanno da che parte iniziare —
precisa Cetti Galante, amministratore delegato di Intoo, società
di Gi Group —: soltanto il 15%
delle posizioni aperte si trovano
in inserzione, secondo Unioncamere, mentre l’85% dei posti sono nascosti. Sono convinta che
ormai i tempi siano maturi per
ILLUSTRAZIONE DI XAVIER POIRET
Outplacement, come funziona il ricollocamento aziendale
rendere obbligatorio l’outplacement per le imprese che licenziano. Il servizio si potrebbe finanziare anche con fondi europei, regionali o interprofessionali e i
benefici per lo Stato sarebbero
enormi: per ogni 150 mila persone a cui si dà l’outplacement lo
Stato risparmia quasi un miliardo
di euro di ammortizzatori sociali
perché i tempi del ricollocamento sono più rapidi di 6 mesi rispetto ai tempi normali».
Dal punto di vista delle retribuzioni i ricollocati non si lamentano: l’80% riesce a ottenere
uno stipendio uguale o superiore
a quello precedente. Il dato non è
scontato, visto che chi è ai margini del mercato del lavoro ha un
potere negoziale limitato. «Le
aziende cercano il meglio — sottolinea Tagliabue — e quando individuano il soggetto in grado di
Gruppo Sapio
Un premio
alla ricerca
italiana
Si apre a marzo
per chiudersi a
settembre il
bando per la XV
edizione del
Premio Sapio per la ricerca
italiana, promosso dal gruppo
Sapio (in foto il presidente
Alberto Dossi) che dal 1999
incentiva la ricerca scientifica
nel nostro Paese. Il premio Sapio
è rivolto a studiosi, docenti e
ricercatori. Tre le categoria in
gara: industria, salute e junior.
Porro sale in Acea
Lardera in i-Faber
■ Eduardo Minardi, 59 anni, in azienda dal 1975, da marzo
assumerà il ruolo di executive chairman di Bridgestone Europe.
■ Ludovica Lardera, 41 anni, è diventata chief executive officer di i-Faber, operatore attivo nella gestione degli approvvigionamenti. Vanta esperienze in UniCredit.
■ Massimiliano Salvi, 49 anni, è stato chiamato da Tirreno Power come direttore generale. Proviene da Manesa. Ha maturato esperienze in Acea e Cartiere Burgo.
■ Anna Maria Ricco, 44 anni, è stata nominata responsabile real estate Italy di UniCredit Business Integrated Solutions. Ha lavora- L. Lardera
to in i-Faber, Origin, Andersen e McKinsey.
■ Stefano Porro ha ricevuto l’incarico di direttore relazioni esterne di Acea. Vanta esperienze in ministero Sviluppo Economico,
Cdp-Simest, La Stampa e L’Unità.
■ Silvio Calcina, 56 anni, è il nuovo country
manager Italia di Itway Vad, società di sicurezza it. Ha lavorato in Fast, Adcomp, Azlan e
Checkpoint.
S. Porro
■ Lucio Tubaro, 39 anni, da marzo assumerà il ruolo di direttore risorse umane di BTicino. Proviene da Legrand.
a cura di Felive Fava
felicefavacor@hotmail.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LE NOMINE
Incarichi e promozioni su
http://www.corriere.it/economia/lavoro/
Paola Caruso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le società I casi dell’indotto di Sanpellegrino in Italia e di Nissan in Gran Bretagna
Imprese satellite, assunzioni triplicate
C’è anche l’indotto. Avete mai pensato
alla quantità di lavoro generato indirettamente da un’azienda «che funziona»?
Una società di consulenza strategica l’ha
calcolato per Sanpellegrino, azienda che
ha una produzione radicata nel nostro
Paese, dove imbottiglia la sua acqua minerale. Secondo lo studio appena presentato, per ogni dipendente di Sanpellegrino si creano tre posti all’esterno: gli
impiegati diretti (numeri del 2012) sono
meno di 1600, ma tutta la filiera coinvolge oltre 4500 imprese che portano occupazione a 7000 persone tra fornitori, sistema logistico e distribuzione, inclusa
la stessa Sanpellegrino. Vuol dire che c’è
lavoro per chi produce materiali e componenti, per chi ripara macchinari, società di leasing, grossisti, dettaglianti,
consulenti e non solo.
«E’ il modo principale per generare occupazione. I distretti italiani hanno sempre funzionato così: la capofila e l’indotto
caratterizzato dai piccoli che operano su
assumere l’incarico, non badano
al risparmio, ma vogliono che il
nuovo assunto sia soddisfatto,
per cui sono disposte a pagare il
giusto». Nella maggior parte dei
casi il contratto è a tempo determinato e per gli over 50, soprattutto colletti bianchi, le chance
maggiori si hanno con incarichi
da consulente o a partita Iva. «Per
la mia esperienza, il 30% rientra
direttamente a tempo indeterminato, contro una media nazionale del 17% — commenta Galante
—. Si tratta per lo più di 30enni o
40enni. Ma tra quelli che ripartono con il tempo determinato, 6
su 10 ottengono il tempo indeterminato dopo due anni». E’
difficile che qualcuno scenda di
livello: un dirigente di rado viene
preso come quadro. E poi c’è chi,
magari con i capelli bianchi, decide di diventare imprenditore.
«Circa il 25% dei manager e il
12% degli impiegati affidati alla
mia società ci ha chiesto aiuto
per mettere in piedi un’azienda
— dice Galante — per cui abbiamo anche supportato questi neoimprenditori, rimanendogli accanto per un anno nella fase di
start-up, in modo da minimizzare i rischi di fallimento».
su trovolavoro.it
commessa», commenta Francesco Daveri, professore di Economia all’Università
di Parma e docente nel programma mba
di Sda Bocconi.
Per fare un esempio di altro tipo e fuori
dall’Italia, proprio in questi mesi la giapponese Nissan ha cominciato ad ampliare lo stabilimento di Sunderland nel Nordest dell’Inghilterra dove ha deciso di assemblare i modelli Infiniti. E l’effetto sull’occupazione previsto è di almeno 1000
posti: solo 280 internamente e più di tre
volte tanto nell’indotto. «Un nuovo ricco
mercato per i fornitori della regione», per
usare le parole del Financial Times.
Ma più forte e diverso è il «riflesso»
provocato da Facebook, Apple & co in
America. Secondo uno studio di Enrico
Moretti, docente (italiano) alla Berkeley
e autore de «La nuova geografia del lavoro» (definito da Forbes il libro d’economia più importante del 2012), per ogni
nuovo posto di lavoro hi tech in una città
se ne creano cinque in altri settori. Non
solo per geni dell’informatica, dunque,
ma anche per avvocati, insegnanti, infermieri, camerieri, parrucchieri, meccanici, muratori.
Tutto bello? Non proprio. Perché l’Italia fatica a generare occupazione attraverso l’indotto tanto più in questi tempi
di chiusure, ridimensionamenti, delocalizzazioni. «Nel momento in cui le aziende vanno a produrre da un’altra parte il
meccanismo virtuoso della creazione dei
posti di lavoro viene a mancare», rimarca
Daveri.
E non può neppure contare su un hi
tech «trainante» come gli Usa. Qualche
carta da giocare, però ce l’ha. «Moda e
design sono la nostra Silicon Valley —
sottolinea Claudio Lucifora, professore
di economia politica all’Università Cattolica e presidente dell’Aiel — E potremmo
anche aggiungere il turismo, se fosse più
organizzato e professionale».
Iolanda Barera
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Giovani all’estero
La storia
Stefano sulla rotta Salerno-Lettonia-India
Da Salerno all’altro capo del
mondo, a Udupi nello stato
del Karnataka, sud ovest
dell’India. E’ l’approdo di
Stefano Greco (foto), 29
anni, oggi assistente di
Relazioni internazionali Ue
alla prestigiosa Manipal University, dopo
aver sgobbato nelle cucine tra Riga, Salerno e
Amsterdam e in un sexy shop della capitale
olandese. «Attività che mi sono servite per
mettere da parte un po’ di soldi e puntare a un
vero lavoro». Il cammino estero di Stefano era
cominciato presto, a 16 anni, grazie a una
borsa di Intercultura che l’ha spedito per il
quarto anno di scuola superiore a Pajala, una
piccola cittadina della Lapponia svedese a 150
chilometri a nord del Circolo polare artico.
«Tornato in Italia, da Salerno mi sono
trasferito a Trento per la laurea triennale in
Società, politica e istituzioni europee,
passando per l’Erasmus all’università di
Azienda leader nel settore automotive per il potenziamento della propria struttura ricerca:
Deutsche Bank Easy, divisione del gruppo Deutsche Bank Spa per il credito alle famiglie ed il
light banking, cerca Agenti in attività finanziaria: “iscritti all'apposito elenco tenuto dall'Organismo
degli Agenti e dei Mediatori, come previsto dal D.Lgs. 141/2010”
La ricerca è da intendersi valida su tutto il territorio italiano:
I candidati ritenuti idonei potranno contare:
• sul prestigio di uno dei principali operatori sul mercato italiano del credito al consumo e sulla
• solidità che deriva dall’appartenenza ad uno dei gruppi bancari più importanti al mondo
• su una gamma prodotti completa e innovativa
• sulla costante assistenza e consulenza per gli adempimenti burocratici e normativi necessaria
• per lo svolgimento dell’attività agenziale
Il curriculum vitae, corredato dalla dichiarazione di autorizzazione al trattamento dei dati
personali in conformità al d.lgs. 196/2003 va inviato tramite email a agenti.dbeasy@db.com o
per posta tradizionale a Agenti db Easy - Deutsche Bank Spa, Piazza del Calendario 1, DB3,
20126 Milano (MI).
Cardiff in Galles». E la laurea specialistica?
Troppo semplice giocarsela in Italia e così
nuovo trasferimento, a Riga in Lettonia, dove
nel 2010 ottiene il titolo in Studi europei. E per
farsi le ossa in una vera attività, arrivano
cinque mesi di lavoro nella lontana India,
nell’organizzazione non profit New Life a
Tiruchirapalli, per aiutare nel microcredito.
C’è voluto il rientro a casa più un anno di
lavoretti prima di tornare a Riga, come
Asisstente project manager all’University of
Latvia. «Un lavoro non retribuito ma che mi
ha permesso di trovare i contatti giusti per la
mia attuale attività in India, partita
nell’agosto scorso».
Enzo Riboni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
OLTRE CONFINE
Racconta la tua esperienza di lavoro all’estero
all’indirizzo enzribo@tin.it
Azienda leader nel settore automotive per il potenziamento della propria struttura ricerca:
ADDETTO ASSICURAZIONE QUALITA’
TECNOLOGO DI PROCESSO ELETTRONICO ED ELETTRICO
La figura professionale che stiamo cercando dovrà aver maturato una significativa esperienza in aziende di componentistica elettronica ed inserito all’interno della Direzione Qualità
sarà chiamato ad occuparsi dell’implementazione e del mantenimento del Sistema Qualità
Aziendale nel rispetto della normativa relativa alla Certificazione. Il candidato è laureato in
ingegneria elettronica con esperienza maturata nell’ambito di aziende industriali certificate
ISO TS16949:2009. La conoscenza della lingua Inglese e delle migliori metodologie, come
SPC e FMEA, rappresentano i requisiti necessari per il completamento del profilo richiesto.
L’azienda offre l’opportunità di operare in ambiente professionale di alto livello ed in continua
crescita. Sede di lavoro: Correggio (RE).
Gli interessati sono pregati di inviare dettagliato Curriculum Vitae a mezzo fax al 0522/731600, oppure
per e-mail g.frignani@spal.it, oppure per posta: Spal Automotive via Per Carpi, 26/B, Correggio (RE)
autorizzando espressamente il trattamento dei dati in conformità alla D.Lgs n° 196/03. Sulla privacy.
Inserito all’interno della Direzione Ingegneria di Processo, il candidato avrà le seguenti responsabilità: - seguire l'attività di sviluppo
e di avviamento di nuovi processi e tecnologie nell’ambito della produzione elettronica; - partecipare alle attività di industrializzazione delle schede elettroniche e delle connessioni elettriche; - gestire e sviluppare tutti i processi di saldatura, sia in ambito elettronico che elettromeccanico; - affiancare e supportare il team di produzione nell'implementazione di modifiche a tecnologie ed
impianti già presenti in azienda. Il candidato, in possesso di laurea ad indirizzo elettronico o elettrico, deve aver maturato una significativa esperienza in un ruolo analogo, presso aziende operanti nel settore dell’elettronica o della componentistica elettromeccanica. E’ richiesta una sviluppata competenza tecnica relativa alle tecnologie di saldatura di componenti elettronici ed
elettromeccanici. Completano il profilo la notevole propensione alle attività di prevenzione e problem solving e dei metodi associati
(FMEA di processo etc..) e conoscenza dei sistemi informativi. L’azienda offre l’opportunità di operare all’interno di un team multidisciplinare di alto livello ed in continua crescita. Sede di lavoro: Correggio (RE).
Gli interessati sono pregati di inviare dettagliato Curriculum Vitae a mezzo fax al 0522/731600, oppure per e-mail
g.frignani@spal.it, autorizzando espressamente il trattamento dei dati in conformità alla Legge 196/2003 sulla privacy, oppure
presentare domanda di assunzione recandosi presso: SPAL AUTOMOTIVE SRL, Via per Carpi, 26/B 42015 Correggio (RE)
Il presente annuncio si rivolge a candidati di ambo i sessi (L. 903/77). I dati saranno trattati ai sensi dell'art. 13 D.lgs. 196/03.
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COMMERCIALE ITALIA / ESTERO
MARKETING SPECIALIST
Il candidato ideale, in possesso di diploma o di laurea tecnica, possiede valida esperienza maturata in aziende di
attrezzature da giardinaggio e outdoor living in ruoli prettamente commerciali. Ha conoscenza di pianificazione vendite, di sviluppo rete distributiva, di gestione agenti, di rapporti con la GDO e GDS acquisita attraverso una significativa
esperienza maturata nel settore specifico del giardinaggio. Il ruolo richiede: - individuare nuove opportunità di business; - analizzare nuovi mercati; - promuovere l’Azienda ed i suoi prodotti; - gestire i rapporti con i Clienti; - valutare
il livello di servizio e la presenza dei principali competitors internazionali. Desideriamo incontrare persone ricche di
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informatica unita ad una padronanza della lingua inglese ne completano il profilo. L’Azienda offre un ruolo con partecipazione diretta alla realizzazione di un progetto commerciale in una realtà di rilievo; formazione e supporto nella
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Inserito nell’ambito della Funzione Marketing, il candidato ideale, in possesso di un diploma di laurea in
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Coordinerà la raccolta dei dati statistici nelle aree dove l’azienda opera con nuovi prodotti e relativa comunicazione pubblicitaria, verificando il posizionamento di eventuali competitors. Fornisce all’Ingegneria di
Prodotto aziendale informazioni adeguate ed aggiornate sui nuovi prodotti immessi sul mercato dalla concorrenza e collabora con la direzione per quantificare quote di mercato e previsione di vendita. Per questa
posizione si ricerca un candidato con almeno 5 anni di esperienza maturata in analoga posizione e con
buone competenze tecniche, visione strategica e passione per tutto quello che riguarda il social marketing.
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Gli interessati sono pregati di inviare dettagliato Curriculum Vitae a mezzo fax al 0522/731600, oppure per
e-mail: selezioni@g-f.it o per posta: via Per Carpi, 26/B - Correggio (RE) autorizzando espressamente il
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Il presente annuncio si rivolge a candidati di ambo i sessi (L. 903/77). I dati saranno trattati ai sensi dell'art. 13 D.lgs. 196/03.
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Venerdì 21 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Venerdì 21 Febbraio 2014
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IL FESTIVAL DALL’8 AL 22 MARZO
Tahar Ben Jelloun
protagonista di Dedica
a Pordenone
«Scrivere tra due culture: uno sguardo duplice sul mondo»:
la 20ª edizione di Dedica, festival promosso dall’Associazione
Culturale Thesis, a Pordenone dall’8 al 22 marzo, avrà come
protagonista lo scrittore franco-marocchino Tahar Ben
Jelloun (foto). Sarà un’edizione speciale per la rassegna che
nella sua storia ha visto protagonisti i premi Nobel Wole
Soyinka e Nadine Gordimer, scrittori come Paul Auster, Anita
Desai, Amos Oz, Claudio Magris. L’approfondimento su Ben
Jelloun prevede 11 appuntamenti in due settimane:
conversazioni, spettacoli, conferenze, proiezioni, musica (il
programma su www.dedicafestival.it). Il festival si apre con
l’incontro con lo scrittore a cui seguirà, il 10, la proiezione del
documentario Partire, ritornare. In viaggio con Tahar Ben
Jelloun di Francesco Conversano e Nene Grignaffini. Tra gli
altri appuntamenti la messa in scena de Il libro del buio con
l’attore Tindaro Granata, mentre il 13 Ben Jelloun presenta il
Cultura
Sarà l’architetto Joseph Grima, responsabile della Storefront
for Art and Architecture, il direttore artistico di Matera 2019.
Matera, infatti, è nella short list con altre 5 città italiane per
diventare capitale europea della Cultura. Entro il 21 luglio è
prevista la presentazione del nuovo dossier di candidatura,
entro settembre la visita della giuria, a novembre la decisione.
Adorno e il segreto della musica:
piacere (anche) senza conoscenza
La tecnica è per gli esperti ma il pubblico non rimane escluso
di GILLO DORFLES
L
Cristoforo Munari (Reggio Emilia, 1667-Pisa, 1720), Natura morta (1707, olio su tela, collezione privata)
ca; ecco perché quando parliamo di
«ascolto disattento» (da cui Adorno
mette in guardia), ci riferiamo non a
un modo di ascoltare rigido ed esclusivamente scientifico, ma a quello
che unisce sia i dati linguistici che
quelli sentimentali.
La situazione di un ascolto disattento è indubbiamente caratteristica
della musica, e in un certo senso è legata proprio a una questione acustica
oltre che patetica (che ovviamente
non si verifica in nessun’altra produzione artistica), soprattutto se si tiene
conto del grado di percezione specialistico del brano musicale che appare
molto diverso da quello di un’opera
visiva proprio per una diversità del
senso corporeo, dell’udito rispetto al-
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Joseph Grima direttore di Matera 2019
Estetica Un saggio di Giacomo Fronzi sul pensiero critico del fondatore della Scuola di Francoforte
a vasta opera critica ed esegetica rivolta da Adorno alla musica e ai suoi rapporti con le altre
arti costituisce certamente un
esempio di analisi non solo storica e
umanistica ma anche tecnica e linguistica di questa arte: un’arte, la musica,
che troppo spesso viene seguita da
chi non ne possiede i segreti del linguaggio o da chi non ne riconosce
l’aspetto tecnico e scientifico e fruisce
soltanto quello «patetico» o addirittura sentimentale.
Ecco perché il problema dell’ascolto è quello dove Adorno compie uno
studio accurato circa i segreti non
sempre evidenti di questa arte, puntando soprattutto su quella che è la
sua fruizione da parte di un pubblico
che molto spesso finisce per lasciarsi
«addormentare» dai suoni che ascolta sprofondando (il ché non è purtroppo insolito) in un dolce sonnellino. Adorno mette in rilievo la scarsa
attenzione con cui viene seguita una
composizione musicale anche nel caso dei più rigorosi concerti. Ma, senza
volere esagerare, dobbiamo riconoscere che molto spesso la presenza di
un pubblico non preparato o soprattutto disattento, finisce per condurre
al disappunto e alla noia, anziché alla
esaltazione delle composizioni musicali. Naturalmente il problema della
musica e della sua composizione è da
sempre molto diverso da quello delle
altri arti perché anche un ascolto
«aleatorio» e non del tutto cosciente
può essere sufficiente a provocare
una «piacevole sensazione sensoriale» e magari una partecipazione sentimentale da parte dell’ascoltatore.
Non c’è dubbio d’altra parte che una
autentica e profonda comprensione
del testo musicale non è possibile
senza un bagaglio di conoscenze tecniche e di una educazione specialisti-
nuovo romanzo L’ablazione, pubblicato da Bompiani in
occasione di Dedica. Il 20 la proiezione di Notte senza fine.
Amore tradimento incesto, primo lungometraggio di Elisabetta
Sgarbi, interpretato da Anna Bonaiuto, Laura Morante,
Galatea Ranzi e Toni Servillo, ispirato dall’omonimo libro
(Bompiani), che raccoglie tre racconti di Amin Maalouf, Tahar
Ben Jelloun e Hanif Kureishi. (an.m.)
la vista. Ecco allora quanto è importante e addirittura necessario saper
distinguere in un brano musicale alcune peculiarità, non solo acustiche,
ma ritmiche e sintattiche per poter
giudicare la diversità tra i vari intervalli, ritmi e la presenza di molti «accidenti» che concorrono a rendere
più completa la composizione in parola: ecco perché, ad esempio, accade
Fruizione
L’ascolto tuttavia va
accompagnato dall’analisi: solo
così si avrà una comprensione
effettiva e profonda
spesso che un ascoltatore sufficientemente educato all’ascolto attento di
un’opera musicale sia in grado immediatamente di distinguere tra i diversi
intervalli e i diversi accordi che il brano sta offrendo, non solo, ma potrà
apprezzare la presenza di alcuni
«stratagemmi» indispensabili. Si
pensi al fatto di riconoscere la presenza delle dodici note in un brano
dodecafonico, oppure la presenza di
uno di quei particolari ritornelli che
Wagner aveva composto per identificare i diversi personaggi delle sue
opere.
Ecco ad esempio, come ascoltando
un’opera quale il Parsifal, l’ascoltatore riconoscerà immediatamente il
motivo di Amfortas e del Graal allo
Il filosofo
Il libro di Giacomo
Fronzi, «Theodor
Wiesengrund
Adorno. Pensiero
critico e musica»,
con prefazione di
Paolo Pellegrino è
pubblicato da
Mimesis, pp. 378,
€ 28
Con Horkheimer,
Adorno (19031969, nella foto) è
stato il
protagonista della
Scuola di
Francoforte. Dopo
una prima serie di
scritti sulla musica,
dagli anni Quaranta
sviluppò una serie
di riflessioni sulle
forme impersonali
di dominio, sfociate
nel suo libro più
celebre, La Dialettica
dell’Illuminismo
(1947)
A fianco di
questa opera di
critica sociale,
svolta anche in
Minima Moralia del
‘51 e Dialettica
negativa del ‘66,
Adorno sviluppò
scritti di estetica,
raccolti
principalmente
nella colossale
Teoria Estetica,
uscita postuma nel
1970. Suoi scritti
sull’argomento
sono anche in Parva
Aesthetica del 1967
stesso modo come riconoscerà quello
di Brunilde, di Wotan, o del Walhalla
nell’opera l’Oro del Reno. Certamente
la preparazione tecnica del nostro
uditorio allarga a dismisura anche la
nostra capacità fruitiva come del resto avviene per tutte le arti, ma in maniera diversa, in funzione della sensorialità investita. Tuttavia, oltre alla
presenza di una coerenza armonica e
melodica che permette di individuare
a fondo la strutturazione del brano
musicale è anche indispensabile riconoscere il fatto che l’attenzione dovrà
essere alla base di ogni percezione e
che l’ascolto non accompagnato dall’intensa analisi acustica e tecnica
non permetterà mai una comprensione effettiva di quanto viene ascoltato.
In un recente e molto articolato
saggio di Giacomo Fronzi (Theodor
Wiesengrund Adorno. Pensiero critico e
musica, prefazione di
Paolo Pellegrino)
l’autore ripercorre
tutta l’opera di Adorno sia nell’aspetto
specificatamente
estetico che filosofico, che in quello più
tecnico e si sofferma
soprattutto sui saggi
«adorniani» dedicati ai diversi musicisti contemporanei, le cui composizioni hanno avuto una maggiore interpretazione da parte dell’analisi di
Adorno. Fronzi ha compiuto delle
esemplari ricerche attorno al pensiero di Adorno, interpretando le molte
considerazioni dello stesso, come del
resto anticipa l’ottima introduzione
di Paolo Pellegrini.
Non mi è possibile riferire tutte le
precisazioni tecniche e didattiche
compiute dall’autore a proposito di
un ascolto critico e coscienzioso come non è possibile cogliere sempre le
sottigliezza della tecnica in un’opera
visiva. Credo che non si possa parlare
di un amore per l’arte senza questa attenzione e volontà di raggiungere
un’effettiva comprensione dei vari
linguaggi artistici. A questo proposito
dobbiamo ancora una volta riconoscere quanto sia giusto e auspicabile
che l’ascoltatore sottostia a questo genere di audizione critica, affrontando
le difficoltà di un brano mai ascoltato
per non cadere nell’equivoco della
non comprensione, dovuto alla propria ignoranza.
Fernand Léger — La Ville, 1919, olio su tela, 231.1 x 298.4 cm
A. E. Gallatin Collection, 1952 - © Fernand Léger by SIAE 2014
Design Sebastiano Girardi
Venezia — Museo Correr —
8 febbraio — 2 giugno 2014
1910 – 1930
Organized by
www.mostraleger.it
call center 848082000
© RIPRODUZIONE RISERVATA
52 Cultura
Venerdì 21 Febbraio 2014 Corriere della Sera
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L’evento Per sei mesi
un percorso attraverso
il Novecento: opere
e ambigue ideologie
moderniste che ruppero
con la tradizione
Da sinistra: Umberto Boccioni, Elasticità
(1912); Giacomo Balla, Il Vestito Antineutrale.
Manifesto Futurista (1914); Antonio Sant’Elia,
Studio per stazione per treni e aeroplani
(1913-1914); Fortunato Depero, Diavoletti
neri e bianchi. Danza di diavoli (1922-23)
Futurismo, l’America scopre il sogno italiano
Un secolo dopo, il movimento artistico di Marinetti va in mostra a New York
dal nostro inviato a New York
MASSIMO GAGGI
L’
aeropittura, dai voli transatlantici di
Italo Balbo (Giacomo Balla) al paracadutista lanciato nel vuoto (Tullio
Crali). Ma anche la ricostruzione
dell’atelier di scultura dinamica di
Umberto Boccioni e un ricchissimo percorso
che attraversa quasi tutte le altre forme d’arte:
letteratura, cinema, teatro, musica, fotografia,
design. Anche l’architettura e perfino la gastronomia (la messa al bando della pastasciutta decretata da Marinetti nel Manifesto della cucina
Futurista) e la moda: il Vestito Antineutrale
proposto nel 1914 dallo stesso Balla come divisa
del futurista deciso a spingere per l’intervento
italiano nel conflitto mondiale.
Da oggi e per più di sei mesi la grande spirale
del Guggenheim, il celebre museo d’arte contemporanea affacciato su Central Park a New
York, si trasforma in un percorso mozzafiato attraverso le esplosioni dell’arte d’avanguardia, le
intuizioni geniali, i deliri, la fascinazione per la
velocità e il fanatismo bellicista del futurismo
italiano: un movimento artistico e culturale
che, a lungo trascurato nel Dopoguerra per la
sua stretta associazione col fascismo, da noi è
stato riscoperto e ha acquistato notorietà soprattutto grazie a due grandi mostre organizzate qualche decennio fa a Torino e a Venezia.
Ma negli Stati Uniti (e negli altri Paesi europei) non c’è mai stato nulla di simile: un’esposizione che farà molto discutere e che è di grande
interesse anche per l’Italia. Perché l’ultima
esposizione, quella veneziana di Palazzo Grassi,
risale a quasi trent’anni fa (1986) e perché alcune delle 360 opere di 80 artisti esposte a New
York sono sconosciute anche in Italia. Vivien
Greene, la curatrice della mostra, ti racconta
con entusiasmo e orgoglio, per fare un esempio, come è riuscita a ottenere dal ministero
delle Poste di poter trasportare in America ed
esporre i cinque murales dipinti nel 1934 da Benedetta, la moglie di Filippo Tommaso Marinetti, il fondatore di questo movimento culturale: opere che rappresentano in un trionfo di
luce e colori il volo, la navigazione, il trasporto
su strada, la rivoluzione del telegrafo e quella
delle onde radio. Queste gigantesche rappresentazioni sono rimaste chiuse per ottant’anni
nella sala delle riunioni (non aperta al pubblico) dell’ufficio postale di Palermo.
Ha aiutato certamente il fatto che Vivien —
un padre diplomatico che fu console americano a Palermo, madre italiana che vive tuttora
nella città siciliana — parli perfettamente la nostra lingua, sia di casa a Palermo e faccia la spola tra l’Italia e New York, dove, al Guggenheim, è
responsabile per le collezioni d’arte dell’Ottocento e della prima parte del Novecento.
La mostra, che segue lo sviluppo cronologico, parte con l’edizione originale del quotidiano
francese «Le Figaro» del 20 febbraio 1909 sul
quale Marinetti pubblicò il suo Manifesto del
Futurismo. È un’esposizione ricchissima e interdisciplinare, che è stata completata con la realizzazione di tre documentari e l’organizzazione di una serie di eventi pubblici che si svolgeranno nei prossimi mesi. «Compresa — racconta divertita la Greene — una serata culinaria
in calendario a luglio: l’abbiamo battezzata Anti
Pasta Evening. Ai fornelli ci sarà mia madre che
è una chef».
La Greene, spalleggiata da un comitato di
trenta dei maggiori esperti mondiali d’arte moderna, ha scelto con cura le opere da esporre
con l’obiettivo di rendere al meglio l’ambizione
di questa avanguardia culturale di sovvertire il
mondo in tutte le sue manifestazioni. Un obiettivo chiaro fin dal titolo dell’esposizione: Italian Futurism, 1909-1944: Reconstructing the
Universe.
Così si passa dalle cupe ambizioni di un’avanguardia che voleva ripartire da zero cancellando
il passato, bruciando musei e biblioteche, al-
l’opera poetica di Marinetti dall’agghiacciante
titolo Guerra sola igiene del mondo, alle geniali
intuizioni dell’architetto futurista Antonio Sant’Elia. Il quale nei suoi disegni del 1914 intitolati
Stazione per treni ed aeroplani immaginava
quello che allo Charles de Gaulle di Parigi
(grande aeroporto in superficie, treni ad alta velocità Tgv nel sottosuolo) è stato realizzato quasi un secolo dopo: una stazione ferroviaria con
una pista di decollo sul tetto. Certo, i disegni di
Sant’Elia ricordano molto la stazione centrale di
Milano: per dare spazio al trasporto aereo sarebbe stato necessario spianare via Vittor Pisani. Ma per i futuristi anche le città dovevano essere provvisorie, demolite e ricostruite da ogni
generazione in base alle esigenze del momento.
Salendo lungo la spirale della «rotunda», il
visitatore esplora i primi, incerti, esperimenti
pittorici: le influenze del divisionismo e del cubismo, poi pian piano cresce la fascinazione
Sotto: Ivo
Pannaggi,
Treno in
corsa (1922).
Nella foto
a fianco
(da destra):
Carrà,
Marinetti e
Boccioni
per la rappresentazione della velocità. Dalla distorsione delle forme in movimento di Boccioni ai lampi di Balla, ai labirinti geometrici di
Carlo Carrà, al Gino Severini di Memorie di un
viaggio che, per rompere le barriere spazio-tempo getta tutto in aria
in una composizione incoerente di
locomotive, case, pozzi e montagne, tra le quali spunta la basilica
parigina del Sacré-Coeur a Montmartre.
E proprio sull’incoerenza e le
contraddizioni della straordinaria
vicenda del futurismo la mostra
insiste molto: «Abbiamo esplorato
— racconta ancora Vivien Greene
— i rapporti sempre più stretti del
movimento col fascismo, ma anche la determinazione con la quale
Mussolini si rifiutò sempre di accettare il futurismo come arte di Stato».
Realizzata senza un patrocinio diretto dello
Stato italiano (che ha comunque dato un contributo coi molti quadri prestati da musei pubblici come il Mart, il museo d’arte contemporanea di Rovereto, oltre che coi murales di Palermo), l’esposizione ha potuto contare sulla disponibilità di molti collezionisti privati che
hanno offerto le loro opere. Venti quelle concesse dalla sola Laura Mattioli, che a Soho ha
creato il Cima (Center for Italian Modern Art)
dove in questi giorni verranno esposte opere di
un altro celebre futurista italiano, Fortunato
Depero.
Oltre che sull’aiuto di alcune fondazioni private, la manifestazione del Guggenheim, che ha
come sponsor principale la Lavazza, ha potuto
contare sugli importanti contributi del Moma,
il museo d’arte moderna di New York e del Metropolitan. Dal quale vengono alcuni piccoli fotogrammi sbiaditi che a chi ha poca conoscenza
della materia (come chi scrive queste note) dicono poco. «Eppure — si entusiasma Vivien —
sono forse la cosa più preziosa di questa esposizione: la testimonianza di come i futuristi cercarono di cimentarsi anche con forme nuove e
più nitide di rappresentazione artistica della realtà. Ma di questi fotogrammi futuristi in giro
ce ne sono pochi. E chi li ha li espone il meno
possibile perché la luce li deteriora. Il Metropolitan ci ha dato un permesso speciale per sei
mesi».
L’evento
L’esposizione
Italian Futurism,
1909-1944:
Reconstructing
the Universe,
Solomon R.
Guggenheim
Museum (1071
Fifth Avenue),
New York, fino
al 1° settembre
(Info Tel +1 212
423 35 00;
guggenheim.org,
a cura di Vivien
Greene, senior
curator del
Guggenheim).
Catalogo
Guggenheim
(pp. 352, $ 60).
Le opere
La mostra
propone più di
360 opere
firmate da oltre
80 artisti tra
pittori, designer,
fotografi, scrittori
(da Boccioni
a Marinetti,
da Depero
a Sant’Elia)
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A colloquio Francesca Lavazza racconta l’incontro fra l’azienda e l’iniziativa statunitense. Pensando a Bilbao
Guggenheim e tazzina da caffè, la parentela di due icone
di STEFANO BUCCI
«E
ra destino che il Futurismo e Lavazza si
incontrassero, prima o poi — assicura
Francesca Lavazza, direttore Corporate
Image dell’azienda nata a Torino nel 1895 — visto
che solo quattordici anni dopo la fondazione della Lavazza, un nome che è da sempre sinonimo di
caffè, Filippo Tommaso Marinetti, uno dei padri
del futurismo, era stato soprannominato Caffeina
d’Europa». Ma non è neppure un caso che sia successo proprio ora e proprio a New York: «La mostra che il Guggenheim dedica al futurismo italiano è la prima panoramica completa mai realizzata
fuori del nostro Paese, non ci poteva essere momento migliore per questo incontro, è la prima
volta che collaboriamo a progetti così ambiziosi,
anche perché l’America potrebbe essere il nostro
secondo mercato dopo quello italiano». O come
ha dichiarato Antonio Baravalle, amministratore
delegato di Lavazza, «la nostra seconda casa».
Un incontro non certo casuale, considerati i
precedenti (oltre alla contingenza fisica della sede veneziana del Guggenheim): i calendari Lavaz-
za con tanto di tazzine e caffè firmati (tra gli altri)
da Helmut Newton, Annie Leibovitz, Elliott
Erwitt; la sponsorizzazione della mostra sul Genio
di Leonardo alla Reggia di Venaria Reale per i 150
anni dell’Unità d’Italia; la collaborazione con il
Miart e il Mia di Milano. E soprattutto il progetto
realizzato con Steve McCurry: «Dal 2002 documenta con le sue fotografie i volti, le storie, gli interventi realizzati da Lavazza nei diversi Paesi produttori di caffè come Perù, Colombia, Honduras,
India, Brasile, Tanzania. Paesi in cui siamo impegnati anche a migliorare le condizioni sociali dei
lavoratori, il rispetto per l’ambiente».
Certo l’appuntamento del Guggenheim è «più
speciale del solito»: «Meglio parlare di partner-
Precedenti
I calendari firmati da Helmut Newton,
il progetto con Steve McCurry,
la mostra sul «Genio di Leonardo»
la collaborazione con Miart e Mia
Sopra: Francesca
Lavazza, dal 2005
Corporate Image Director
di Lavazza. Tra le altre
partnership culturali dell’azienda torinese il progetto con il fotografo
statunitense Steve
McCurry in diversi Paesi
produttori di caffè,
dal Brasile alla Tanzania,
dal Perù alla Colombia
ship più che di sponsorizzazione, un termine
troppo freddo e asettico, considerata la maggiore
vicinanza anche geografica a Marinetti e al Futurismo» precisa Francesca Lavazza. Che individua
nella stessa forma del Guggenheim, progettato
nel 1943 da Frank Lloyd Wright e icona senza tempo dall’architettura, un ulteriore segno di affinità:
«La tazzina di caffè e il museo, con le dovute differenze, sono entrambi contenitori di cultura».
Le anomalie (positive) della mostra del Guggenheim coinvolgono ancora di più Lavazza (un
fatturato 2012 pari a 1.330,7 miliardi): «Una mostra che durerà sei mesi, un impegno importante
e una anteprima per altre possibili collaborazioni,
ci piacerebbe pensare anche al Guggenheim di
Bilbao. E da questo progetto un piano triennale, il
prossimo anno potrà arrivare a New York anche
una grande mostra dedicata a Alberto Burri». È
così che «lo stesso slancio in avanti, lo stesso desiderio di novità e di creatività trasforma i futuristi di Marinetti nei futuri ambasciatori del made
in Italy». Sotto il segno di Lavazza e della Caffeina
d’Europa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Venerdì 21 Febbraio 2014
Addii L’intellettuale, «scopritore» tra l’altro di Veltroni, già assessore, è scomparso ieri a 67 anni
Elzeviro
L’omaggio di Napoli al musicista
UN’AULA PER MUTI
AL CONSERVATORIO
di PAOLO ISOTTA
E
ntro nella Direzione
del Conservatorio
napoletano di San
Pietro a Majella, il
più illustre al mondo per
storia e tradizione. È l’erede
dei quattro antichi nei quali si formarono e insegnarono i grandi della Scuola
Napoletana; e Direttori ne
furono fra gli altri Mercadante, Martucci, Cilea, Alfano, quest’ultimo il più
grande compositore italiano del Novecento.
Venne costituito nel 1808
quale Real Collegio di Musica che fondeva i quattro
antichi e nel 1825 si allogò
nell’attuale sede, ch’era il
convento dei Celestini. Nella piccola sala alcuni fra i
preziosi dipinti della quadreria (v’è anche, oltre alla
Biblioteca con manoscritti
d’importanza planetaria,
un museo di strumenti
musicali): sulla scrivania
un piccolo Martucci tredicenne, all’epoca nella quale
il suo maestro Cesi lo con-
❜❜
L’iniziativa è
prevista a marzo
insieme alla
mostra su Verdi
nella città
dusse a Mosca per sbalordire la Russia. Poco più in
là il Leonardo Leo di Pompeo Batoni, il pittore dei
principi: dall’attitudine fiera e dal prezioso abito si attesta quale l’operista europeo di maggior successo.
Il Direttore, eletto nel
2011, è una signora, Elsa
Evangelista, direttrice di
coro e organista: i suoi
quattro fratelli sono del pari musicisti. Il I di marzo
s’inaugurerà la mostra su
Verdi e Napoli, Verdi a Napoli, da lei voluta. «Esponiamo tra l’altro la partitura
dell’Alzira e quella del
Quartetto, che fanno parte
della nostra Biblioteca. E
per l’occasione si conferirà
il primo Premio San Pietro
a Majella a Riccardo Muti, il
quale di tutti gli allievi viventi del Conservatorio è il
più illustre. «Muti fu qui
discepolo di Vincenzo Vitale per il pianoforte, di Ugo
Rapalo per la lettura della
partitura, di Ugo Ajello per
la direzione d’orchestra;
avrebbe poi proseguito gli
studî al milanese Verdi, con
Bruno Bettinelli per la
Composizione e Antonino
Votto per la direzione d’orchestra.
«Per la circostanza», mi
dice la Evangelista, «avrà
Terza Pagina 53
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Pasolini e canzoni, lo stile Borgna
Traghettò il Pci (e Roma) verso un’idea più aperta di cultura
di PAOLO FRANCHI
luogo per la prima volta
una nuova iniziativa, particolarmente solenne. Penso
che non sia necessario attendere la morte di un musicista per onorarlo, e onorarci, coll’intitolazione di
un’aula: possiamo farlo anche per i vivi. Quindi il
grande spazio al pianterreno, contiguo alla Sala Scarlatti, diverrà l’Aula Riccardo Muti. La cerimonia avverrà alla presenza del dedicatario
dopo
l’inaugurazione della mostra alle quattro del pomeriggio del I. Credo anche,
da buona Napoletana, che
con questo a Muti allunghiamo la vita! Non gli faremo fare una lectio magistralis giacché l’ha tenuta
pochi mesi fa coll’orchestra
dei nostri allievi in occasione del conferimento da
parte dell’Istituto Universitario Orientale dell’ennesima laurea honoris causa».
La Evangelista ha segnato la propria direzione con
iniziative importanti. Ha
fondato le Edizioni San Pietro a Majella che hanno
pubblicato nell’occasione
d e l q u a d r i ce n te n a r i o
un’anastatica di Madrigali
di Carlo Gesualdo e attende
a iniziative mercadantiane
nelle quali, ancora, verrà
coinvolto Muti, che al Maestro di Altamura ha dedicato e dedicherà fatiche.
«Certo, l’onore di occupare
una simile cattedra richiede una dedizione assoluta.
Ed è anche impegnativo dirigere un’Istituzione nella
quale insegnano musicisti
come Laura De Fusco,
Francesco Nicolosi, Antonio Florio e Dinko Fabris: ai
quali tutti Lei, caro Maestro, ha dedicato articoli».
Qui debbo aggiungere,
da ex insegnante, che negli
ultimi anni, a parte Roberto De Simone, altro illustrissimo allievo, i Direttori
che hanno preceduto la
Evangelista non hanno
brillato per curriculum né
per qualità organizzative.
Per fortuna lo vedo dall’esterno; quando me ne
andai c’era una minuscola
compositrice romana (allora la nomina era ancora ministeriale) che credeva
d’essere un caporale, nel
film di Totò «Siamo uomini o caporali?». E che ogni
volta riceveva lezioni di
dottrina da parte di noi Napoletani. Eppure il Conservatorio è illustre quanto
l’Alma mater studiorum, la
nostra Università Federico
II. «Per adesso andiamo
avanti; siamo nelle mani di
Dio e di San Gennaro. Ma
Muti gli è devoto?». Confermo: «Devotissimo!».
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Kermesse
Il nuovo romanzo di Manfredi
al Modena Buk festival
Sessanta eventi in due giorni, sabato 22 e domenica
23 febbraio, con la partecipazione di 101 editori
medi e piccoli. Al Modena Buk Festival 2014 Valerio
Massimo Manfredi presenta il nuovo romanzo L’oste
dell’ultima ora (Wingsbert House), ispirato alle
nozze di Cana; le scrittrici francesi Pauline Delpech e
Anne Marie Mitterrand (nipote del presidente)
raccontano la «Nuova letteratura europea» a dialogo
con la scrittrice svizzero-coreana Laure Mi Hyun
Croset; in scena, Conciliare stanca, un dramma sul
«femminicidio» scritto da Francesco Zarzana con il
prefetto vicario di Modena Mario Ventura, e
interpretato da Caterina Vertova. Info bukfestival.it
C
on Gianni Borgna non se ne
va soltanto una personalità
per tanti aspetti irripetibile e
impossibile da catalogare
sulla scorta delle categorie che attualmente vanno per la maggiore. Se
ne va una stagione della sinistra italiana. Un tempo in cui l’idea (e la pratica) di un rapporto stretto non solo
tra politica e cultura, ma tra politica,
cultura e amministrazione era, almeno come ambizione, nell’ordine
delle cose. Un’epoca in cui un giovane colto e brillante che voleva vivere
appieno il tempo suo e dei suoi coetanei senza mettersi a fare il grillo
parlante poteva anche pensare che il
lavoro politico a tempo pieno (o, se
preferite, la politica come scelta di
vita e come mestiere) fosse la forma
più alta di attività intellettuale.
Agli inizi degli anni Settanta (e poi
forse per tutta la vita, nonostante
un’infinità di delusioni) Gianni lo
pensò, eccome. A chiamarlo a guidare la gioventù comunista romana fu
il futuro sindaco della capitale, il viterbese Luigi Petroselli, all’epoca segretario del Pci a Roma, noto tra i
suoi con il nomignolo di Joe Banana.
Ne fu ripagato, sia in termini di fedeltà (mai supina) alla linea del partito sia, soprattutto, in termini di
apertura politica e culturale (mai
corriva) verso quanto di nuovo e (per
il Pci) di controverso, a dir poco, andava maturando tra i giovani.
Attorno a Borgna, si saldò un
gruppo di giovanotti che avrebbero
fatto strada: Walter Veltroni, Goffredo Bettini e Ferdinando (a quei tempi solo Nando) Adornato, naturalmente, ma pure (cito un po’ alla rinfusa) Fabrizio Barca, Giulia Rodano,
Lucio Caracciolo, Giorgio Mele, Marco Magnani… Assieme, fecero un bel
giornale, «Roma Giovani», dove tra
gli altri mosse i primi passi nel mestiere Paolo Lepri. Misero su iniziative sin lì impensabili, come i Festival
del Pincio e di Villa Borghese, questa
seconda completa di seratona, per
un paio di generazioni indimenticabile, con Gino Paoli. E (soprattutto
Borgna, Veltroni, Bettini e Adornato)
incontrarono Pier Paolo Pasolini.
Fu amore politico, intellettuale e
civile a prima vista. Per loro, per quel
che rappresentavano o pensava potessero rappresentare, la speranza di
un’altra Italia, Pasolini, sin lì vicino
ai radicali, si pronunciò pubblica-
Una immagine di Gianni Borgna in occasione di «Roma capitale europea della Cultura» nel 2011. È morto ieri a 67 anni
mente, alla vigilia delle elezioni regionali del 1975, per il voto comunista, nonostante fosse un critico severo della politica e della cultura di un
partito, il Pci, da cui era stato espulso
molti anni prima per la sua omosessualità.
Borgna, convinto fino all’ultimo
che nel novembre del 1976 Pasolini
fosse caduto vittima di un complotto, gli ha dedicato, con passione intatta, tre delle sue più recenti fatiche. Una bella mostra, Pasolini Roma, curata assieme a Jordì Ballò e ad
Alain Bergala, che, dopo Barcellona
e Parigi, aprirà finalmente i battenti
anche nella capitale, il 6 marzo.
Un’opera teatrale, Una giovinezza
enormemente giovane. E un saggio
pubblicato da Vallecchi, Una lunga
incomprensione, scritto a quattro
mani con Adalberto Baldoni: un intellettuale di quella destra eterodossa verso la quale Borgna, il comunista che nell’89 rifiutava di cambiar
nome al suo partito, ma pure l’assessore alla Cultura delle giunte Rutelli
e Veltroni che voleva dedicare una
strada a Giuseppe Bottai, non ha mai
nascosto la sua curiosità.
Autrice di «Il buio oltre la siepe»
Harper Lee fa causa al «suo» museo
È iniziata ufficialmente la causa
civile della scrittrice statunitense
Harper Lee, 87 anni, contro il
Monroe County Heritage Museum
di Monroeville, in Alabama, la
cittadina natale dell’autrice del
romanzo Il buio oltre la siepe.
Nell’azione legale depositata
davanti alla Corte federale
dell’Alabama, gli avvocati di Harper
Lee sostengono che il museo
sfrutta il nome della scrittrice a
scopo di lucro per vendere
souvenir e gadget. Lee non ha
gradito che il suo nome e il suo
libro vengano associati ad oggetti
come secchielli per il ghiaccio in
argento o strofinacci da cucina.
Poi, naturalmente, c’è il Borgna
più noto. L’appassionato di musica
leggera e di mode culturali giovanili
che, Gramsci alla mano, «sdogana»
Sanremo. L’amministratore comunale che nel 1993 raccoglie, quasi
dieci anni dopo, in Campidoglio,
l’eredità di Renato Nicolini, l’indimenticato «assessore all’Effimero»
di Giulio Carlo Argan, di Petroselli e
di Ugo Vetere, che però baderà soprattutto alle strutture permanenti,
diventando un infaticabile «motore
di cultura» (parola di Francesco Rutelli), e un architrave del «modello
Roma». Il manager al vertice della
Fondazione Musica per Roma, la società di gestione del «suo» Auditorium, che sarà scalzato da Gianni
Alemanno senza che Pd e sinistra alzino barricate per difenderlo.
E infine c’è il Borgna che ci mancherà, mi mancherà di più, quello
che non ha mai abbandonato la Vespa e i libri, l’ironia garbata e il lessico d’altri tempi, la fede laziale e, nonostante tutto, la passione politica.
In una parola, il nostro Profumetto.
Lo pensavamo pressoché eterno, come un monumento della sua Roma.
Invece non c’è più.
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Torino Nel programma anche vari concorsi
Parigi A rischio l’idea dell’Institut des civilisations
Secoli di splendori delle corti La filologia nella banlieu
Venaria come «reggia d’Italia» Uno schiaffo alla ricerca
S
i ricomincia, l’8 marzo, con gli
«Splendori delle corti italiane» e in
particolare con quella degli Este:
un percorso straordinario tra
Umanesimo, Rinascimento e Barocco
«dedicato al collezionismo e al
mecenatismo della dinastia estense dal
Cinquecento al Settecento, tra opere di
Correggio, Tiziano, Tintoretto,
Velázquez, Guercino (a destra: Venere,
Marte e Amore, 1634, particolare). La
nuova stagione, quella del 2014, della
Reggia di Venaria Reale (presentata ieri
a Milano dal presidente Fabrizio del
Noce, dal direttore Alberto Vanelli,
dall’assessore alla Cultura della Regione
Piemonte Michele Coppola e da Renato
Mannheimer, responsabile dell’Istituto
di ricerca Ispo) non è fatta solo di
mostre. Ci saranno, tra l’altro, il festival
gastronomico degli orti contemporanei
(Ortoinfestival, dal 30 maggio al 2
giugno) e un concorso internazionale
per carrozze d’epoca nei Giardini e al
Parco della Mandria (5-6 luglio).
Dall’alto dei suoi 651.618 visitatori
del 2013, con il sogno «di trasformarsi
dalla Versailles d’Italia nel suo Louvre»,
la Venaria (tra i primi cinque siti
artistici più visitati del nostro paese) ha
scelto di programmare al meglio anche
il proprio futuro e le proprie strategie.
Commissionando all’Ispo un’indagine
sul livello di notorietà della reggia e al
tempo stesso sulle sue debolezze:
rispetto all’ultima ricerca (del 2008) il
livello di conoscenza nazionale è
aumentato del 13% , raggiungendo il
36%. Dopo la tv, lo strumento principale
di conoscenza sono stati il passaparola e
i social media. Risultati entusiasmanti
secondo del
Noce e Vanelli
(«è la prima
volta che un
bene culturale
fa un check up
di se stesso»).
Dunque, la
reggia di
Venaria è così
diventata
quella Reggia d’Italia degli slogan che
ne avevano caratterizzato il rilancio
(dopo 2 secoli di totale abbandono era
stata riaperta nel 2007). Prossimi
obiettivi? «Trasformarsi ora nella
Reggia dei Contemporanei
continuando a puntare sull’idea di
bellezza italiana ma anche sulla
digitalizzazione». (st.b.)
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di LUCIANO CANFORA
S
e in campo culturale l’Italia piange, la Francia non ride. Anche Oltralpe la ricerca viene posposta alla burocrazia, detta pomposamente
«politica universitaria». Con conseguenze talora devastanti. Da tempo,
sin dalla presidenza Sarkozy, è stato
inventato un «Campus Condorcet» relegato fuori Parigi, a Aubervilliers.
L’idea, tutta politica, di spostare l’alta
cultura (in particolare l’École Pratique) in banlieue era molto astratta e
molto «politicamente corretta», ma
poco intelligente sul piano degli studi
e della ricerca. Basti pensare all’insensatezza di spezzare il legame, anzi la
contiguità materiale, tra la biblioteca
della Sorbonne e quella dell’École Pratique.
Ora una nuova alzata d’ingegno, per
dirla col Manzoni, si abbatte sull’Institut de recherche et histoire des textes:
si scorporano la sezione araba e quella
greca per esiliarle a Aubervilliers. Tale
iniziativa, che si spera possa essere
bloccata, rischia di spazzar via il progetto, già in fase di avanzata attuazione, di costituire un’«Institut des civilisations» facente capo al prestigioso
Collège de France, fondato nel 1530 dal
re Francesco I (nel ritratto). Qui si nota
la divaricazione tra la politica, che persegue effetti demagogici (potenziare
le periferie con la filologia bizantina!),
e la ricerca, che persegue obiettivi
scientificamente sensati.
L’episodio è poco noto, ovviamente,
in Italia, ma ha messo a rumore uno
dei settori più avanzati della ricerca
umanistica in
Francia. Tra
l’altro la stretta attinenza
tra cultura
araba, civiltà
bizantina e
tradizione
greca non dovrebbe sfuggire a chi abbia
esperienza decorosa della storia intellettuale dell’Occidente. Viene spontanea una proposta: esiste una «Valutazione della qualità della ricerca» per
consentire l’accesso ai gradi alti dell’istruzione, perché non creare analogo strumento per disciplinare e migliorare l’accesso ai gradi alti della politica?
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54
Venerdì 21 Febbraio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Eventi
UNA MOSTRA
A ROVIGO
L’appuntamento
Le suggestioni Universi
A Palazzo Roverella dipinti, notturni e allucinati
incisioni, manifesti, foto
popolati da ninfe e centauri
Vento
del Nord
Nell’universo dell’inconscio
Così l’arte dell’altra Europa
affascinò l’Italia di inizi ‘900
V
eniva dai paesaggi
innevati, dai fiordi,
dalle foreste, da quegli spazi reali e fantastici popolati di miti e di
simboli che si aprivano al sogno e al mistero dell’esistenza, l’ondata di arte e pittura
che tra la fine dell’Ottocento
e i primi decenni del Novecento avrebbe segnato profondamente l’esperienza culturale italiana. Ossessione
nordica, l’aveva definita nel
1901 il grande critico Vittorio
Pica, sintetizzando con straordinaria efficacia quel fenomeno, quasi una malia, che
stava caratterizzando le prime Biennali veneziane, con
largo spazio riservato a
Böcklin, indiscusso maestro
che aveva introdotto questo
nuovo filone artistico in atmosfere mediterranee, o a
Klimt, a cui nel 1910 verrà
dedicata addirittura una personale. Se fino a quel momento a svolgere il ruolo da
protagonista nel panorama
europeo era stata la Francia,
ecco che adesso l’asse si spostava e proprio gli artisti nordici apparivano più svincolati da seduzioni ottocentesche
e ingessature accademiche,
liberi di esplorare i territori
della modernità, di sperimentare soluzioni tra le più
avanzate e dirompenti.
Sarà oggi la mostra di Palazzo Roverella, curata da
Giandomenico Romanelli, a
raccontare attraverso più di
150 opere tra dipinti, incisioni, manifesti delle prime
Biennali, fotografie, illustrazioni, tutta l’importanza di
questo momento della grande arte europea, ricco di infinite sfaccettature e di reciproche corrispondenze. «Furono scelte, quelle veneziane,
fatte a ragion veduta, che determinarono orientamenti
critici e di gusto, che seppero
evitare le secche del tardo
impressionismo e guardare
al di là delle Alpi, ripercorrendo la linea culturale delle
Secessioni, di Vienna e di
Monaco, di Lipsia e di Darmstadt fino al Grande Nord, al
mondo scandinavo, al filone
simbolista esoterico dei
fiamminghi, agli scozzesi
della scuola di Glasgow e agli
italiani che con sensibilità e
linguaggi diversi ne hanno
subito la fascinazione e condiviso le ricerche, De Chirico
e De Carolis, Sartorio e Laurenti, Tito e Casorati, Tosi, De
Maria o Wolf Ferrari tra i tanti. Né va dimenticato che
l’Italia, da poco unificata,
sentiva forte il richiamo di
esperienze artistiche di carattere nazionale, come quelle nordiche, che avevano saputo recuperare un’identità
comune attraverso gli antichi
miti, le saghe popolari, le radici culturali», sottolinea Romanelli.
Ad aprire il percorso della
mostra, a far entrare la dimensione onirica sulla scena,
sarà Arnold Böcklin, con quei
suoi paesaggi notturni avvolti dal silenzio, con quella
«Rovina sul mare» così inquietante e misteriosa e quel-
Il lancio
Le prime Biennali di
Venezia si occuparono
di quella pittura e si parlò
di ossessione nordica
Affinità
Ai filoni secessionisti ed
esoterici risposero artisti
italiani come Sartorio,
Laurenti, Wolf Ferrari
l’immaginario popolato di
satiri e ninfe, di tritoni e nereidi appartenenti a un’età
dell’oro ancora primigenia,
densa di valenze e suggestioni. Una lezione che fruttificherà in Max Klinger, in Diefenbach con i suoi universi
allucinati e visionari, negli
ambienti esoterici di Khnopff, nelle isole dell’italiano
Wolf Ferrari, artista raffinato
attento anche a citazioni klimtiane o nella celebre «Lotta
di centauri» di un De Chirico
non ancora metafisico.
Da interpretazione simbolica o verista adesso il paesaggio cambia, si fa trascrizione dell’interiorità, di stati
d’animo e di sentimenti,
mentre la pittura appare più
sintetica, essenziale, seguendo il richiamo di Pont-Aven,
dei nabis e dei fauves, come
in Akseli Gallen- Kallela, cui
la Biennale del 1914 dedicherà una monografica, in Leo
Putz, in Cuno Amiet, in Tullio
Garbari o Gino Rossi. Se anche gli interni domestici mutano, diventando fiaba del
quotidiano, poesia del silenzio fatta di luci e atmosfere
sommesse, sarà l’immagine
femminile a denotare il rinnovamento più radicale,
Movimento
In alto, la tela
«Visione antica»,
di Cesare Laurenti
(1901) e, a destra,
«Il peccato», di Franz
von Stuck (1909).
Due esempi che
dimostrano come, ai
primi del secolo
scorso, la sensibilità
mediterranea e le
correnti nordiche
si siano incontrate
per dare vita
a un patrimonio
di suggestioni
comuni con
tele dinamiche
e profonde
I visionari La predilezione per la matita e la grafica creò una sorta di confraternita artistica
Quelli che la verità sta nel bianco e nero
Klinger, Kubin, Martini: il disegno
che dialoga con il soprannaturale
di FRANCESCA BONAZZOLI
A
ben guardare, l’ossessione
nordica che secondo il critico Vittorio Pica aveva travolto gli artisti italiani, sedotti
dalle avanguardie di matrice germanica, andava letta al contrario. La vera
ossessione nordica fu infatti la passione travolgente che prese i popoli
germanici per il mondo antico.
Un’ossessione, appunto, fu per esempio quella di Heinrich Schliemann
per Troia, che portò l’antiquario tedesco a investire la vita e i propri beni
nella ricerca dell’antica città cantata
da Omero. Le scoperte archeologiche, gli studi di filologia, i repertori
sulle genealogie degli dei e dei miti,
tutto questo materiale di conoscenze
sul mondo greco fu messo insieme
proprio da studiosi di area germanica, tanto che ancora oggi il tedesco è
lingua imprescindibile per chi studia
l’antichità. Dunque fu la Grecia, attraverso la Germania, a produrre
quel nuovo e perturbante repertorio
di misteri, dimensioni ignote, mostri
e inquietudini che poi affascinò, di
ritorno, i nostri artisti italiani.
I centauri e le sirene di Arnold
Böcklin nonché le sue isole con i cipressi che crescono in Grecia e in Italia; le Meduse, le Arpie e i Sileni di
Franz von Stuck; i boschi e i fiumi coperti di neve di Akseli Gallen Kallela
trovavano un’eco nel panteismo greco di fauni e ninfe. Tale mondo di
simboli e di creature ibride non solo
univa per affinità elettive il Nord al
Sud, ma attraverso la Germania si calava senza dissonanze nella contemporaneità e infine compiva il suo
viaggio di ritorno del «grand tour europeo» con i nostri De Chirico o Alberto Martini. Un’ossessione circolare, insomma, che passava dall’uno
all’altro di questi artisti che fra il sentimento della modernità e il culto del
passato sentivano un legame indis-
Il trattato teorico
Nell’«arte dello stilo»
si afferma la capacità
del disegno di esaltare gli
aspetti oscuri dell’esistenza
solubile.
I più immaginifici fra questi spiriti
inquieti prediligeranno il disegno e
l’incisione, il bianco e nero, come è
stata appunto intitolata una sezione
della mostra di Rovigo. Secondo Fernand Khnopff, per esempio, l’artista
era un vate, un eletto, e proprio per
questo al medium artistico della pittura preferiva il disegno, privo com’era di mediazione con le forze soprannaturali e in diretto contatto con
la dimensione onirica e mentale.
Lo stesso rapporto che intratteneva col disegno Alfred Kubin, uno dei
più geniali disegnatori del fantastico,
il quale riusciva a liberarsi delle allucinazioni che lo tormentavano solo
fissandole con la matita. Max Klinger, la cui produzione grafica gli ha
dato maggior gloria di quella come
pittore o scultore (fu lui a realizzare il
monumento a Beethoven per la XIV
Corriere della Sera Venerdì 21 Febbraio 2014
Eventi 55
italia: 51575551575557
La guida «L’ossessione nordica — Böcklin, Klimt, Munch e la
pittura italiana» sarà ospitata al Palazzo Roverella di Rovigo da
domani al 22 giugno. La mostra è organizzata e prodotta dalla
Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo. Esposte 120
opere degli autori del nord Europa e di una serie di artisti italiani che,
a cavallo tra Otto e Novecento, furono da loro influenzati. Catalogo:
Marsilio. Info: tel. 0425/460093, www.mostraossessionenordica.it
A Rovigo e dintorni La città offre ai visitatori i tesori di uno storico
passato (Palazzo Roncale, Teatro Sociale, Tempio de La Rotonda,
Museo dei Grandi fiumi), ma tutto il Polesine, terra tra Adige e Po, è
ricco di paesini silenziosi, musei (come quello archeologico di Adria e
quello della giostra di Bergantino), scenari naturali incontaminati e una
forte tradizione enogastronomica (il bundlin, la faraona in tecia, la
cacciagione, i malafanti...). Info: www.polesineterratraduefiumi.it
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Sera Eventi».
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Scambi L’attrazione irresistibile per il Sud dell’artista svizzero e del filosofo Bachofen
L’altrove mediterraneo di Böcklin
(che amava litigare con Wagner)
E Savinio fu «arbitro» tra le isole dei morti e la campagna romana
di EMANUELE TREVI
S
ono in grado di testimoniare su
un episodio tardivo di «ossessione nordica». Era la fine degli anni Settanta, il fondo più buio del
pozzo degli Anni di piombo, quando
alla Galleria nazionale d’arte moderna
di Roma venne allestita una piccola
mostra con la celebre serie del Guanto
di Max Klinger. In tantissimi abbiamo
visitato quella saletta come se fosse
stata la strabiliante porta d’accesso al
sogno di un altro, che però poteva anche essere, catturato chissà come dalla
mano di quell’infallibile disegnatore,
uno degli infiniti sogni che, pur fatti da
noi stessi, si dissolvono senza rimedio
al risveglio. Tra le vittime del sortilegio, va ricordato almeno Francesco De
Gregori, che alle avventure del più ce-
Sguardi di donna
Il caso
Hammershøi
e la solitudine
Spicca tra le altre tele
perché quella nota
surreale che ritroviamo
più o meno negli altri
«scandinavi» qui si fa
solitudine, silenzio,
distanza. È il quadro
«Interno con donna
seduta» del danese
Vilhelm Hammershøi
(1864-1916). Artista
originalissimo,
apprezzato ai suoi tempi
ma poi, alla sua morte,
improvvisamente
dimenticato (in quel
periodo le avanguardie
stavano conquistando
rumorosamente la scena).
E da qualche anno,
timidamente riscoperto.
Tra Vermeer e Hopper, i
suoi interni con le donne
ritratte di spalle hanno
raccontato un mondo.
Dall’alto, in senso orario: «Le
due bambine» di Casorati; «Ora
sacra» di Hodler; «Interno con
donna seduta» di Hammershøi
uscendo dai ristretti confini
dell’atelier per immergersi
nella natura o per dar voce a
ciò che la parola non riesce
ancora, ai desideri, alle pulsioni più nascoste e inconfessabili dell’inconscio,
prendendo le sembianze di
quella femme fatale di provocante sensualità che rivolge
lo sguardo allo spettatore nel
celeberrimo «Peccato» di von
Stuck.
Ancora capolavori carichi
di pathos, virtuosismi dai
forti contrasti luminosi e i
neri profondi degli inchiostri, sono le opere che chiudono il percorso, il ciclo del
«Guanto» di Klinger e quello
dei «Misteri» di Alberto Martini, le incisioni di Luigi Bonazza e gli altissimi esiti di
Munch, che esordirà in Biennale proprio attraverso la
grafica, anch’essa teatro dei
suoi incubi e delle sue lacerazioni interiori.
Francesca Montorfano
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❜❜
Nuovi orizzonti
Nel mondo luterano la
mitologia era sinonimo di
peccato: per lui la felicità
fu staccarsi dalle origini
lebre guanto della storia dell’arte dedicò addirittura una delle sue canzoni.
Se erano stati capaci di ossessionare
a varie riprese i diffidenti pubblici meridionali, questi grandi maestri del
Nord erano stati a loro volta ossessionati irrimediabilmente dal Sud. È questa reciprocità il segreto della storia di
Klinger e anche di quella del più grande di tutti, Arnold Böcklin, che a Roma
trovò anche moglie e finì i suoi giorni
nella campagna di Firenze, dopo aver
reinventato, a colpi di tempera all’uovo
e resina di ciliegio, tutta una mitologia
pagana intesa come suprema sintesi
dell’umano e del bestiale — non a caso,
il centro propulsivo dell’immaginazione del maestro svizzero è il centauro. In
virtù di uno di quei semplici casi che
danno ai posteri l’occasione di ricamarci un po’ sopra con la fantasia,
Böcklin (nato nel 1827) veniva da Basilea come il grandissimo Johann Jakob
Bachofen, l’autore del Matriarcato, labirintica e geniale ricostruzione del
Destini incrociati
Arnold Böcklin
Alberto Savinio
Francesco De Gregori
Reinventò la sua poetica proprio in
Italia, sedotto da Firenze e Roma.
Qui conobbe la futura moglie
Il pittore-scrittore ha raccontato la
vita di Böcklin nonché i memorabili
litigi di quest’ultimo con Wagner
Il cantautore romano ha dedicato
la canzone «Un guanto» alla famosa
e omonima serie di disegni di Klinger
mondo antico pareggiata solo, per
l’energia della visione e la profondità
delle intuizioni, dalla Nascita della tragedia di Nietzsche.
Cresciuti in un severo ambiente luterano, nel quale la stessa parola «mitologia» poteva suonare come un sinonimo di «peccato», sia il pittore che il
filosofo trovarono probabilmente la loro felicità nello staccarsi dalle origini,
proiettandosi con tanto slancio nell’altrove mediterraneo da farne qualcosa
di completamente estraneo ai classicismi consolidati, portassero pure la firma di Goethe e Winckelmann. Furono
in pochi a capire la portata dell’esperimento. In Francia si discuteva molto
delle sproporzioni anatomiche del busto dei centauri (ma Böcklin affermò
con fierezza: «io non dipingo per i francesi!»). Come Böcklin, anche Bachofen, più vecchio di una decina d’anni,
amava la campagna romana più della
stessa Roma, e se il primo sembra scrivere poemi mentre dipinge, il secondo
dà l’impressione di utilizzare la sua
sterminata erudizione come i pennelli
e i colori di uno strabiliante affresco.
Niente a che vedere, però, con la fusione delle arti predicata da Wagner. Alberto Savinio ha profuso tutta la sua
inimitabile ironia nel racconto dei tre
disastrosi incontri avvenuti tra il musicista e il pittore.
Una volta Böcklin venne invitato da
Wagner ad assistere a un’esecuzione
per piano del Crepuscolo degli dei.
Suonava Rubinstein, ma Wagner capì
subito che lo svizzero si annoiava a
morte, e saltò su esclamandogli in faccia: «Vedo che non vi intendete affatto
di musica!». E Böcklin, di rimando:
«Più di quanto voi v’intendete di pittura». Bisogna leggere la biografia che
Savinio ha dedicato a Böcklin gustandone ogni singola frase. Apparve nel
1943, come secondo capitolo di una
raccolta intitolata Narrate, uomini, la
vostra storia.
Nel 1943 gli uomini di lingua tedesca che si aggiravano per l’Italia erano
nient’altro che orde di assassini e depredatori. Savinio guarda alla moda di
Böcklin con nostalgia per il tempo dei
nonni, quando la vita poteva ancora
sembrare un bel gioco. Nelle loro cornici liberty, le riproduzioni dell’«Isola
dei morti» figuravano immancabilmente nei salotti accanto al pianoforte
e al busto di Beethoven. Cercando le ultime tracce di quel mondo scomparso,
Savinio bussa alla porta della casa romana di un certo professor Pallemberg,
genero di Böcklin. Nel salotto del villino sulla via Nomentana è appesa una
testa di bambino. Non è un’opera del
maestro, ma di uno dei suoi tanti figli,
anch’esso pittore. La vicinanza di un
prosaico termosifone ha sconciato il
quadro di brutte macchie. Sembra di
essere arrivati davvero, in quella sera di
guerra, a un capolinea della memoria e
del gusto. Poi inizia la storia dell’arte,
che è tutta un’altra storia.
Notturni
«Rovina
sul mare»
di Arnold
Böcklin
(1880).
Una delle tele
dove il tema
esoterico
si mescola a
diversi richiami classici
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Incubi a tratti
A sinistra, disegno della serie
«Il guanto» di Max Klinger
(foto in alto, 1857-1920).
A destra, l’incisione
«Misteri» di Alberto Martini
mostra della Secessione per la quale
Klimt creò invece il celebre «fregio di
Beethoven») scrisse addirittura un
trattato teorico in lode del bianco e
nero. «Griffelkunst» (L’arte dello stilo), questo il titolo del saggio, analizza tutte le tecniche su carta che non
fanno ricorso alla tavolozza. La pittura e il colore, secondo Klinger, esaltano il regno del visibile, la bellezza, la
Il paragone
«La penna è il
bisturi dell’arte,
uno strumento
acuto difficile
come il violino»
vita, la luce, lo splendore della natura. Il disegno, invece, dà forma agli
aspetti oscuri dell’esistenza, ai suoi
misteri e agli incubi interiori. Il disegnatore, infatti, non riproduce la realtà vista dall’occhio, ma quella della
fantasia, che non esiste se non nella
propria testa. Ecco perché i lavori con
lo stilo sono per lo più visioni notturne o allegoriche come il sogno rac-
contato nel ciclo di dieci disegni (tre
anni dopo eseguiti anche a incisione)
intitolato «Fantasie di un guanto trovato, dedicate alla donna che lo perse». Si tratta di una narrazione illogica e surreale del ritrovamento di un
guanto femminile da parte di Klinger
su una pista di pattinaggio a Berlino;
nel terzo foglio il protagonista si addentra nel regno dei sogni e il guan-
to, di volta in volta piccolo, esageratamente grande, attivo o passivo, diventa il protagonista di avventurosi
episodi notturni che terminano al
mattino, quando il guanto viene ritrovato su un tavolino.
Anche uno dei nostri disegnatori
più visionari, Alberto Martini, grande ammiratore di Klinger, usò la china per illustrare i racconti di Edgar
Allan Poe o l’«Amleto» di Shakespeare, ovvero testi che aprono al regno
del noir e della follia. «La penna —
scriveva Martini — è il bisturi dell’arte del disegno, è uno strumento acuto difficile come il violino». Ciò che
legava questi amanti del bianco e nero era, infatti, il culto per il virtuosismo e coloro che lo praticavano in
grande solitudine si sentivano una
confraternita di eletti connessa nei
secoli da sentimenti di filiazione.
Non affermava forse Eraclito, uno
dei sacerdoti dell’ossessione nordica,
che «Il Sovrano che si rivela nell’oracolo di Delfi non dice e non nasconde, ma fa uso di segni»?
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Venerdì 21 Febbraio 2014 Corriere della Sera
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RIFORME
SEGUE DALLA PRIMA
Dei nove milioni di spettatori che
hanno seguito la prima parte della serata di mercoledì, più di un terzo aveva
compiuto 65 anni: 3.094.000 (e il 40% di
share) fra gli over 65. Fra le fasce più
giovani, gli ascolti sono tutti in discesa:
discreti fra i cinquanta-sessantenni
(1.620.000), piuttosto scarsi fra i 1524enni, con solo 561.000 individui.
Com’è possibile che il Festival, modellato e condotto come lo scorso anno,
abbia avuto un’emorragia di audience?
Le motivazioni possono essere tante,
ma certamente il genetliaco della Rai è
un peso non da poco. L’idea di spalmare
nei vari programmi la celebrazione dei
60 anni ha finito per danneggiare irrimediabilmente Sanremo, nonostante
l’impegno di Fabio Fazio e la sua bravura a dominare l’imprevedibile.
Ma è stato proprio il prevedibile ad
affossare il Festival. Con tutto il rispetto,
ma se sul palco salgono Tito Stagno,
Raffaella Carrà, Cat Stevens, il ricordo
del Maestro Manzi, la pur grandissima
Franca Valeri, le gemelle Kessler, Claudio Baglioni, Renzo Arbore, persino Laetitia Casta, ebbene se c’è tutto questo
passato che torna, il Festival fatalmente
si trasforma ne «I migliori anni», perde
quella «freschezza pop» che Fazio era
riuscito a dargli.
Anche il tema della bellezza, di fronte
ai disastri del presente, di fronte al treno deragliato, lì a due passi, sulla linea
Savona-Ventimiglia (la linea della vita di
Fazio) si impossessa completamente
dello spettatore più adulto e gli riempie
gli occhi di lacrime e il cuore di nostalgia. Ma i giovani, anche quelli sdraiati,
fuggono, non è roba loro.
Tutta colpa della spending review e di
una scarsa dimestichezza con il prodotto dei vertici aziendali. Vuoi ricordare i
60 anni? Chiama Conti o, meglio ancora, Pippo Baudo. Vuoi valorizzare Sanremo? Chiama Fazio e non guardare indietro.
Aldo Grasso
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LA BOLIVIA ANTICAPITALISTA DI MORALES
DIVENTA MODELLO DI BUON GOVERNO
✒
Si può uscire dal solco del cosiddetto pensiero unico, nazionalizzare imprese e redistribuire reddito, e allo
stesso tempo non provocare disastri in
economia. La piccola Bolivia, nel cuore
del Sudamerica, continente malato di populismo, ne è un buon esempio. I due
mandati di Evo Morales, il primo presidente indio, si avviano alla conclusione
con un saldo che lascia pochi dubbi. Lo scorso anno
l’economia boliviana è cresciuta del 6,5 per cento, eccezione in una regione che
ha sofferto un forte rallentamento. Il Paese andino
non ha debito in eccesso, il
bilancio è in pareggio e soprattutto ha riserve internazionali pari alla metà del
suo Pil. Tutto questo mentre Morales non smette di tuonare contro
il capitalismo, l’imperialismo Usa, la finanza internazionale. E in politica resta
ancorato al Venezuela chavista (ne ha appena giustificato le azioni di repressione
contro gli studenti), all’Argentina dell’inflazione fuori controllo, a Cuba. Gli scettici sostengono che non è il modello ibrido
boliviano a funzionare, ma il merito è dei
prezzi elevati del gas naturale, principale
prodotto di esportazione. È un fatto però
che le nazionalizzazioni hanno avuto successo, e le risorse ricavate dallo Stato e distribuite attraverso i programmi sociali
hanno ridotto la povertà e messo in moto i
consumi. Il Fondo monetario internazionale promuove Morales soprattutto per
l’accorta gestione del bilancio dello Stato
e mantiene una missione nel Paese.
I principi socialisti sono compatibili
con l’equilibrio macroeconomico, ha detto di recente il ministro dell’Economia, Luis Arce. Come dire
che la catastrofe che sta vivendo il Venezuela, con il
cambio disintegrato e gli
scaffali dei negozi vuoti, si
poteva evitare. Alla fine
quello boliviano è appena
il successo del pragmatismo sull’ideologia, guidato da un uomo che il mondo aveva accolto
all’inizio come un personaggio appena
folcloristico, uscito dalle piantagioni di
coca. Ora Morales vuole restare al potere,
concorrendo per un terzo mandato consecutivo. E qui i numeri dell’economia potrebbero non essere tutto. Quando un governo diventa regime, il buonsenso spesso va a gambe per aria.
Rocco Cotroneo
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GIUSTO RICONOSCERE LA REALTÀ DELL’INDIA
LE MINACCE NON RISOLVONO IL CASO MARÒ
✒
I media di New Delhi dicono che
all’ambasciata dell’India a Roma
sono arrivate più di cento lettere di insulti
e di minacce e un pacco con un proiettile.
E commentano (Times of India) che
«l’Italia ora ricorre a tattiche di intimidazione nel tentativo di ottenere la liberazione dei due marines», Salvatore Girone
e Massimiliano Latorre. Non è così: a parte qualche esagitato, la grande maggioranza degli italiani non intende minacciare; vuole una soluzione giusta del caso.
Al momento, tra Roma e Delhi è aperta
una controversia seria che Roma ha voluto sottolineare richiamando il suo ambasciatore. Che però non ci fa dimenticare
quanto l’India sia importante per il mondo.
Non si tratta solo di un Paese di oltre
un miliardo e 200 milioni di abitanti e di
una grande economia. Si tratta anche della realtà nella quale si decide un pezzo
davvero importante del futuro del pianeta. Detto semplicemente, l’India sta cercando di vincere la sua povertà storica
usando la democrazia. Pur tra contraddizioni, ingiustizie e violenze, è uno sforzo
gigantesco che si porta dietro una sfida
alla quale tutti dovrebbero essere interessati. In gioco è la possibilità di dimostrare
che non solo nel ricco Occidente ma anche nei Paesi poveri — e l’India è povera a
centinaia di milioni — la democrazia si
può affermare. Se ci riuscirà — se cioè saprà mantenere un sistema elettorale decente, ridurre la corruzione e affermare
regole uguali per tutti — avrà realizzato
qualcosa di un’importanza non inferiore
alle rivoluzioni che hanno portato la democrazia in Europa e America. Se vincerà
la povertà senza rinunciare a libertà e diritti, anche quando sembra che intralcino
lo sviluppo economico, dimostrerà anche
che il modello di crescita autoritario cinese non è l’unico proponibile per i Paesi
emergenti. Una notizia magnifica.
Dire questo non significa non essere
critici e indignati per i ritardi e per le incongruenze indiane nel caso dei marò. È
in realtà il modo forse migliore per ricordare a Delhi che un Paese democratico segue le regole internazionali e non oppone
ostacoli pretestuosi alla cooperazione tra
Nazioni. E per fare presente ai pochi italiani che vorrebbero minacciare che non
sarà uno stupido proiettile a convincere
gli indiani.
Danilo Taino
@danilotaino
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Le piccole vittorie necessarie a Renzi
per vincere la sfida dei cento giorni
di ROGER ABRAVANEL
M
atteo Renzi deve recuperare in
fretta credibilità con i suoi elettori
che sono stati confusi dalla staffetta con Enrico Letta e iniziano a
dubitare della sua coerenza. Dopo
aver promesso «mai più larghe intese», va al
governo con Alfano e senza elezioni. Dice che
«non vuole il posto di Letta» e lo manda a casa 15
giorni dopo averlo detto. Renzi ha solo cento
giorni, quanto manca alle elezioni europee, per
recuperare credibilità e dimostrare velocemente
che lui può veramente «fare» qualcosa per la
nostra disastrata economia. Ma cosa? i problemi
del Paese richiedono riforme profonde che
avranno bisogno di anni, non di tre mesi. Lotta
all’evasione fiscale, alla corruzione, alla burocrazia, ai tempi biblici della nostra giustizia civile,
alla assenza di meritocrazia nella scuola e nella
università. Tutte riforme essenziali che dovranno
partire subito ma i risultati non si vedranno per
un bel po’. Tutti, incluso lo stesso Renzi, parlano
di «lavoro», ma se anche il magro aumento di
Prodotto interno lordo previsto per il 2014 raddoppiasse, il lavoro non crescerebbe: nel migliore dei casi la disoccupazione aumenterebbe
meno del previsto, che non è un risultato entusiasmante.
E allora che fare? Una frase celebre nel mondo
delle imprese che si apprestano a grandi
cambiamenti dice che bisogna «svaligiare
qualche stazione di benzina prima di rapinare la
banca». Il che significa ottenere dei «piccoli e
veloci successi» che però siano coerenti con una
strategia più ampia. Renzi ha già dichiarato
priorità e scadenze nei primi tre mesi. Riforma
elettorale a febbraio, lavoro a marzo, pubblica
amministrazione ad aprile, Fisco a maggio. La
chiave sarà realizzare delle «piccole vittorie» su
queste priorità. Le opportunità ci sono.
Lavoro
Renzi deve stare attento a due cose. Primo, il
contratto unico che ha promesso nel Jobs act è
giusto ma non darà risultati a breve; secondo, gli
incentivi all’assunzione dei giovani, soprattutto
se fatti con pochi soldi, rischiano di essere dati
ad aziende che avrebbero assunto comunque o
assumeranno per finta, chiudendo una azienda e
riaprendola con «nuovi» lavoratori. Il vero
problema è come cambiare la competitività dei
giovani rispetto all’«usato sicuro» dei lavoratori
maturi, con una formazione più efficace di
quanto fa oggi la scuola. I giovani italiani hanno
enormi difficoltà a inserirsi nel mondo del
lavoro, il che spiega perché la disoccupazione
giovanile è da decenni molto più alta della
disoccupazione complessiva. In Paesi come la
Germania, la Svizzera, l’Austria c’è un modello di
apprendistato di grande successo, che sarebbe
ora di importare anche in Italia. La chiave è
portare i giovani in azienda per un periodo lungo
già durante il corso di studi, in modo che si
diplomino avendo appreso non solo le
competenze tecniche, ma anche a inserirsi
nell’organizzazione, comunicare e lavorare in
gruppo. L’apprendistato all’italiana è diverso,
inizia molto più tardi, dopo il diploma o la laurea
e alla fine diventa solo un modo per ridurre i
contributi Inps del neoassunto.
L’Enel ha importato in Italia l’apprendistato «alla
tedesca», con un progetto che prevede
l’assunzione di 150 ragazzi che frequentano le
DORIANO SOLINAS
QUELLA MANIA DI GUARDARE INDIETRO
CHE ALLONTANA I GIOVANI DA SANREMO
superiori, i quali completeranno gli studi
alternando la scuola con la formazione e il lavoro
retribuito in azienda. Dopo due anni passeranno
dall’apprendistato al lavoro stabile, previa
valutazione del merito. Se Renzi approva in fretta
i decreti che autorizzano questo nuovo tipo di
formazione e dà qualche incentivo in più è
possibile che altre aziende seguano questo
esperimento, aumentando di molto la
preparazione al lavoro dei nostri giovani.
Riforma della pubblica amministrazione
Renzi si propone di sburocratizzare la pubblica
amministrazione, il che è sacrosanto, ma non si
può fare in tre mesi: le leggi inutili cancellate un
tanto al chilo non hanno portato risultati.
L’unico modo di semplificare davvero è
modificare le regole con un dialogo costruttivo e
informato tra cittadini, imprese e politica.
Tagliare la spesa per ridurre le tasse è invece un
sicuro successo. Carlo Cottarelli sta lavorando da
mesi e ha promesso 16 miliardi dalla spending
review in due anni. Prima di lui abbiamo avuto
Bondi e Giarda. Non si sono visti grandi tagli.
Ebbene, Renzi identifichi un solo miliardo tra
quelli «promessi», fattibile da subito e lo apporti
a riduzione di tasse, sulla prima busta paga.
Sono 50 euro a dipendente, una tantum. Gli altri
verranno.
Riforma del Fisco
Un Fisco non oppressivo è giusto, ma
ricordiamoci che in Italia il Fisco opprime
soprattutto perché fa pagare troppo a chi paga
tutte le tasse e nel frattempo tollera la più alta
evasione dopo la Grecia. La lotta all’evasione
deve essere quindi la priorità, e anche in questo
Renzi deve differenziarsi dai suoi predecessori
nell’ottenere risultati visibili in fretta.
Nel 2012, con il decreto Monti sull’accesso ai
conti correnti, le informazioni
del Fisco su spese e patrimoni
degli italiani sono arrivate a
livelli unici al mondo. Il nostro
Fisco dispone oggi di enormi
banche dati e una decina di
enti di controllo diversi
(agenzie fiscali, Guardia di
Finanza, Equitalia ecc.).
Nonostante questa potenza di
fuoco, nell’ultimo anno il
recupero dell’evasione appare
addirittura peggiorato. Renzi
spieghi come intende portare
qualche risultato nel 2014, non
solo in termini di evasione
accertata, ma di incassi. Gran
parte di queste azioni
dipenderà dal team che Renzi metterà al
ministero dell’Economia, che da noi ha poteri
come in pochi altri Paesi. I ministri che lo hanno
guidato fino ad oggi non solo avevano rapporti
con le istituzioni internazionali, ma guidavano in
prima persona la macchina del Fisco, del Tesoro
e del controllo della spesa pubblica, con un ruolo
di viceministri e sottosegretari nel migliore dei
casi marginale. Prova ne sia che le spending
review sono state affidate ad «esterni» (nel
Regno Unito le ha sempre gestite il ministero
delle Finanze). Se Renzi vuole integrare
efficacemente le banche dati e usarle con
successo, riorientare la ragioneria generale a una
efficace spending review e rendere più efficiente
il ministero, deve aggiungere una dimensione di
eccellenza manageriale che oggi manca.
Piccole vittorie nella direzione giusta e nuova
leadership economica e manageriale, sono
queste le leve che Renzi deve usare nei suoi primi
cento giorni.
Meritocrazia.corriere.it
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POLITICA DI COESIONE
Giocare a carte scoperte per il Sud
di ALESSANDRO LATERZA
C
aro direttore, fra tutti i dati che hanno
raccontato l’andamento della crisi, uno
è particolarmente significativo. Dal
2007 gli investimenti fissi lordi sono
diminuiti nel complesso di oltre 80 miliardi di euro, di cui circa 28 al Sud. Un tracollo,
frutto di una stretta diffusa in Europa, ma particolarmente accentuata in Italia: alle difficoltà
dell’economia reale si sono sommate le difficoltà
di finanza pubblica, in un corto circuito che ha
espresso nel Mezzogiorno la sua massima virulenza, stante il peso maggiore dell’attore pubblico nell’economia. Di questa tendenza di lungo
periodo alla riduzione degli investimenti, molteplici sono le conseguenze: per esempio, il collasso dell’assetto idrogeologico; i servizi pubblici
che non migliorano; il riposizionamento dell’apparato produttivo che procede a strappi; l’occupazione e il credito che non riprendono.
La necessità di impostare una politica volta al rilancio degli investimenti, pubblici e
privati, appare dunque di tutta urgenza: in
questa direzione, un ruolo fondamentale
può essere svolto dalla politica di Coesione.
Qui sono le risorse per favorire le assunzioni
dei giovani, qui la dotazione del credito d’imposta per la ricerca; con queste risorse si possono finanziare strumenti di garanzia per
riattivare i circuiti creditizi, o gli interventi
per il miglioramento delle competenze degli
studenti. Qui il dissesto idrogeologico e
l’adeguamento antisismico degli edifici possono trovare risorse decisive.
È una politica che, in questi anni, ha sofferto di
forti contraddizioni, mischiando iniziative meritorie con altre più improbabili, ma i cui effetti
economici, al netto della crisi, sono stati condizionati da un elemento fondamentale: pochi attori giocano a carte scoperte. Non le amministrazioni, centrali e regionali, che hanno accumulato
una spesa da certificare nel biennio 2014-15 sui
fondi strutturali per oltre 22 miliardi di euro, di
cui circa 2/3 al Sud. Non il governo uscente il
quale, pur sollecitato dal ministero alla Coesione
sulla necessità di sostenere il ciclo di spesa delle
Regioni escludendo dal patto di Stabilità interno
il cofinanziamento nazionale dei fondi strutturali, inserisce questa misura fondamentale, a futura memoria, solo nel documento programmatico
«Impegno Italia». Non il Parlamento, che per il
2014-20 ha votato disciplinatamente nella legge
di Stabilità un rifinanziamento ingentissimo pari
ad oltre 54 miliardi di euro, del braccio nazionale
della politica di coesione, il Fondo sviluppo e coesione, disinteressandosi in egual misura della
insussistenza degli interventi già deliberati per il
2007-13 e delle effettive disponibilità delle nuove
allocazioni. Non l’Europa, che ai proclami sul rilancio degli investimenti non fa seguire alcuna
conseguente decisione volta ad escludere tale
spesa dal calcolo del patto di Stabilità e crescita.
Sulla carta, sono virtualmente disponibili risorse ingenti, senza contare quelle accantonate
dal Piano di azione e coesione del ministro Barca:
su come e quando potranno essere inserite nel
circuito economico l’incertezza è diffusa. Analoghe perplessità possono essere evidenziate anche per la nuova programmazione 2014-20, il cui
ciclo lungi dall’avviarsi dal primo gennaio 2014,
stenta a partire nel concreto, stretto da una sintonia difficile da trovare tra governo e Regioni e dai
primi, già colpevoli, ritardi nella definizione dei
programmi.
La verità, vi prego, sulla politica di Coesione,
verrebbe di dire. Se è vero che il 97% delle risorse
per lo sviluppo regionale 2007-13 può vantare
impegni giuridicamente vincolanti (cioè esiste
una impresa o una amministrazione incaricata di
eseguire un intervento), la domanda non deve essere «cosa si fa con queste risorse», quanto «perché ciò che avevamo deciso di realizzare è così in
ritardo». E se il ritardo crea un rischio di restituzione di risorse, bisogna trovare alternative efficaci: prima fra tutte, uno strumento di natura automatica, volto al sostegno diffuso degli investimenti delle imprese.
Non rileva stabilire preventivamente quanto
Mezzogiorno e politiche di Coesione siano al
centro dell’attenzione del presidente incaricato;
né se ci sarà un ministero della Coesione e se e
quando partirà l’Agenzia per la Coesione; né è dirimente il numero di ministri anagraficamente
ascrivibili al Sud. Rileva, e molto, la chiarezza e la
trasparenza sulla effettiva disponibilità delle risorse e sulle condizioni per utilizzarle, e l’impegno a farne un tema centrale del prossimo semestre italiano di presidenza Ue. Giochiamo a carte
scoperte, per favore, e ognuno si assuma, una
volta per tutte, le sue responsabilità.
Vicepresidente di
Confindustria per il Sud
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Corriere della Sera Venerdì 21 Febbraio 2014
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Lettere al Corriere
LE BANCHE NELLA CRISI
LA REGIA DELLA BANCA D’ITALIA
Risponde
Sergio Romano
Il Governatore di Bankitalia
Visco ipotizza, nel rispetto
delle regole europee, il ricorso
alla «bad bank» per
raccogliere i crediti deteriorati
degli istituti di credito italiani.
È comodo e veloce togliere i
crediti a rischio dal bilancio,
metterli in un cassetto e
migliorare i coefficienti
patrimoniali. Il dubbio, è se
poi, su quei crediti,
sapientemente accantonati,
gli strateghi del risparmio non
inventino qualche bel prodotto
finanziario da rifilarci...
Andrea Sillioni
a.sillioni@yahoo.it
La Banca d’Italia ha
rivalutato le quote e la cosa
sarebbe utile se fosse finita lì.
Solo che oltre a rivalutare si è
impegnata a riacquistare le
azioni di tutte le banche (solo
da Unicredit il 27%). Quindi
NEL NOSTRO PAESE
Referendum
Caro Romano, mi sembra
che nel nostro Paese i
referendum previsti dalla
Costituzione non siano
soltanto abrogativi, ma
siano previsti anche quelli
propositivi e consultivi.
Oppure sbaglio?
Carlotta Sereni
Gallarate
Esiste il referendum popolare che permette l’abrogazione
totale o parziale di una legge
quando è chiesto da almeno
cinquecentomila elettori e il
numero dei votanti supera il
quorum (50% più uno). Esiste il
referendum con cui gli elettori
sono chiamati a pronunciarsi
sulla fusione di Regioni esistenti o la creazione di nuove
Regioni. Esiste il referendum
confermativo per l’approvazione di una legge costituzionale
quando è stato richiesto da un
quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.
Non abbiamo il referendum
propositivo tipico della legislazione svizzera, ma esistono le
leggi d’iniziativa popolare con
cui non meno di 50.000 elettori
Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a:
«Lettere al Corriere» Corriere della Sera
via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79
dovremo sborsare fior di
miliardi. Le banche pagano
un miliardo di tasse e ne
incassano dieci e si trovano
rivalutato il capitale sociale
senza chiedere un euro. Non
vi sono passaggi di denaro e
quindi la liquidità delle
banche resta immutata, e con
essa la possibilità di prestiti.
Lionello Leoni
lionello.leoni@alice.it
Cari lettori,
vostri quesiti sono diversi,
ma hanno due caratteristiche comuni: concernono
entrambi la Banca d’Italia e
trasudano diffidenza per la
maggiore istituzione finanziaria nazionale. Siete autorizzati a «pensare male», beninteso, ma qualche informazione in più potrebbe servire a
chiarire i termini della questione.
I
La «banca cattiva» è quella
che viene creata per ospitare i
prodotti “tossici” e i prestiti
non più esigibili che appesantiscono il portafoglio di altri
istituti di credito. Recentemente la formula è stata utilizzata da due Paesi, Irlanda e
Spagna, che erano sull’orlo
del precipizio, e ha dato, a
quanto sembra, buoni risultati. In Spagna la banca cattiva è
stata creata con capitali provenienti dallo Stato (il Fondo
pubblico spagnolo per la ristrutturazione bancaria) e da
altre banche interessate al risanamento dei conti pubblici
del Paese. Con questo capitale
la nuova banca ha comperato i
possono inviare una proposta
al Parlamento. Non posso dirle
purtroppo quante di esse giacciano intonse negli archivi delle Camere.
Costi della politica
Confronto fallito
Uno scontro, quello tra Beppe
Grillo e Matteo Renzi, dove
hanno prevalso l’inciviltà e la
cattiva educazione. Non è bello
assistere ad un torrente in
piena dove prevalgono gli
insulti e le cattive maniere.
Grillo, come al solito, ha
ingiuriato e offeso, ha distrutto
senza costruire. Ha avuto una
splendida occasione per
confrontarsi e l’ha
miseramente fallita, usando
l’arroganza. Peccato!
Ho ascoltato il confronto fra
Renzi e Grillo. Al termine
Matteo Renzi ha affermato che
è Beppe Grillo che non vuole
ridurre i costi della politica.
Ricordo a Renzi che i grillini
sono gli unici che in
Parlamento hanno rinunciato
a parte dello stipendio e
destinato il ricavato insieme al
finanziamento pubblico al
partito alle piccole imprese in
difficoltà, lo avessero fatto al
Pd e in altri partiti le cose in
Italia andrebbero molto meglio.
Giovanni Bertei
La Spezia
Adolfo Somarolini
Treviso
La tua opinione su
sonar.corriere.it
Sanzioni dell’Unione
Europea per il governo
di Kiev dopo i massacri
di piazza. È una misura
sufficiente?
tro tre anni. Se alla scadenza
l’operazione non sarà stata
completata, Palazzo Koch potrà acquistare temporaneamente una parte delle quote
per rimetterle sul mercato.
Credo a questa promessa perché la Banca centrale ha nella
operazione un duplice interesse. In primo luogo vuole
sbarazzarsi di una legge che
pesava sulla sua testa come
una spada di Damocle: quella
voluta da Giulio Tremonti, allora ministro dell’Economia,
che prevedeva l’attribuzione
del suo capitale allo Stato. In
secondo luogo perché preferisce essere una public company, va a dire una società con
un azionariato molto diffuso.
A Palazzo Koch pensano, con
ragione, che i manager sono
tanto più forti quanto più i loro padroni sono numerosi.
SOSTEGNO «MADE IN ITALY»
accettabile per un investimento
puramente finanziario, mentre
allontanerebbe chiunque
volesse intraprendere una
nuova attività produttiva o
svilupparne una esistente
(come ad esempio rilevare il
sito produttivo di Termini
Imerese).
Dovere di tutti
RENZI E GRILLO / 2
RENZI E GRILLO / 1
prodotti tossici a prezzi di
mercato (vale a dire fortemente scontati) e li ha trattati
nel modo in cui i pompieri
frugano tra le macerie di un
casa bruciata per recuperare
ciò che è ancora utilizzabile.
In ultima analisi la banca cattiva serve a smaltire il debito
distribuendo l’onere su un
largo numero di soggetti, tutti
egualmente interessati al
buon esito della operazione.
Nel frattempo le altre banche,
alleggerite del fardello delle
sofferenze, hanno ricominciato a prestare denaro nell’interesse dell’economia nazionale.
Quando ha rivalutato il suo
capitale, la Banca d’Italia ha
deciso che il numero delle
azioni possedute dai singoli
azionisti non possa superare il
3% e che ciascuno di essi debba conformarsi all’obbligo en-
Il presidente del Consiglio
incaricato, Matteo Renzi, si è
presentato in visita al
Presidente della Repubblica
alla guida di vetture di marca
italiana. Ogni atto a sostegno
del «made in Italy» dovrebbe
(deve!) essere sentito come un
dovere da parte della nostra
classe politica e non solo.
Attilio Lucchini
attiliolucchini@hotmail.it
INVESTIMENTI DALL’ESTERO
Criticità insuperabili
Da una parte si parla di
attrarre investimenti
dall’estero, dall’altra si
obbietta che il nostro Paese
presenta criticità insuperabili.
Tutto ciò potrebbe essere anche
SUL WEB Risposte alle 19 di ieri
La domanda
di oggi
Sì
Secondo voi Sanremo
ha perso audience
perché le star invitate
sono troppo avanti
negli anni?
26
No
74
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Valentina Micillo, Milano
CANONE RAI
Rimborso impossibile
Mia zia, titolare di un
abbonamento Rai, è mancata
questo mese. In quanto erede
ho chiesto al servizio
abbonamenti Rai il rimborso
per la parte di canone 2014, di
cui nessuno avrebbe
usufruito.Ma mi è stato
negato. Ritengo ingiusto che la
Rai si appropri di denaro
versato anticipatamente per
un servizio cessato a causa di
un decesso e non di recesso
volontario. In quanto erede, mi
è concesso solo di usufruire del
suo abbonamento, ma essendo
già intestataria del mio, mi
troverei titolare di due
abbonamenti! La Rai è di tutti:
anche dei morti?
Barbara Gollini
gollini-barbara@gmail.com
@
E-mail: lettere@corriere.it
oppure: www.corriere.it
oppure: sromano@rcs.it
Visti da lontano
di Massimo Gaggi
Cercare un lavoro
con la laurea in arte
«U
na laurea in storia dell’arte? Meglio andare a lavorare in fabbrica». L’eterno dibattito sull’utilità di
un titolo di studio in materie umanistiche che
offrono pochi sbocchi di lavoro, contrapposto alle discipline scientifiche che, almeno sulla carta,
danno maggiori possibilità, è riesploso in America tre settimane fa per
una sortita di Barack Obama, liquidata dai più come infelice, ma in realtà volutamente provocatoria. Il presidente americano si è scusato ieri
con una lettera inviata a Linda Downs, direttore della College Art Association: una delle prime a protestare per le parole da lui pronunciate
durante una visita a uno stabilimento della General Electric. Impegnato in un tour tra la gente per spiegare le sue idee sul rilancio del mercato del lavoro, appena esposte nel Discorso sullo Stato dell’Unione, Obama disse allora davanti a una platea di operai che molti giovani americani potrebbero guadagnare di più e trovare più facilmente lavoro imparando un mestiere utile nell’industria, piuttosto che diplomarsi in
discipline storico-artistiche.
Giulio Tremonti l’aveva detto da noi qualche anno prima con linguaggio più brusco: «Con l’arte non si mangia». Provocando, manco a
dirlo, una tempesta di polemiche. Pur avendo usato parole più prudenti, Obama sapeva di andare incontro allo stesso destino: «Adesso
mi seppelliranno di e-mail di protesta». È successo e il presidente (peraltro laureato in materie umanistiche) ha preso carta e penna: «Chiedo perdono, non volevo mettere in
dubbio l’importanza di una delle
materie che al college ho studiato
con più passione. Parlavo del mercaLa gaffe di Obama to del lavoro, non del valore della
storia dell’arte. Accetti le mie scuse.
sugli studi
Stavo solo dicendo ai giovani che
magari non si sentono portati per un
umanistici
percorso accademico che non
riapre un annoso lungo
devono vivere una formazione tecnica come una soluzione di ripiego, vidibattito
sto che può aprire loro una carriera
valida e ben retribuita».
La Downs ha accettato le scuse, ma la polemica continua perché negli Usa, costretti a importare ingegneri e matematici, le università lamentano il crollo delle iscrizioni nelle discipline classiche e avvertono
che tutto questo è pericoloso perché è qui che si impara a sviluppare il
pensiero critico.
Una polemica che rischia di diventare una partita a ping pong senza
fine se non si prova a cambiare registro. Come fa il critico d’arte Jonathan Jones che sul Guardian distingue: «Anche ai miei tempi studiare
storia dell’arte sembrava inutile, un parcheggio di prestigio. Andavo
nella biblioteca della mia università inglese e mi sembrava piena di
gente interessata solo alla prossima battuta di caccia alla volpe: era la
laurea facile ed elegante per gli aristocratici. Non è più così: oggi facoltà artistiche e corsi postuniversitari sono frequentati da ragazzi determinati che lavorano sodo. Sanno che anche l’arte può rendere, magari
attraverso le gallerie, le riviste specializzate, le case d’aste». Ha ragione
lui. Non è importante solo cosa si studia ma anche come si studia: conosco ragazzi che puntano alla laurea in discipline artistiche perché le
amano, ma cercano di specializzarsi con un occhio alle carriere, come
quelle di manager dei musei, che possono offrire uno sbocco concreto.
@massimogaggi
❜❜
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Interventi & Repliche
Sanremo: al festival solo over 35
Tutti d’accordo che bisogna recuperare la
bellezza, fare largo alle nuove generazioni,
ridare loro fiducia, ma pare proprio che di
giovani in Italia non ce ne sono più. Nemmeno
in occasione del Festival di Sanremo, dove
occorre energia, grinta e talento, gli
organizzatori sono riusciti a trovarne un paio.
Conduttori, inviati, «valletta»: tutti over 35.
Gli ospiti, poi, hanno in media più di 50 anni
di carriera alle spalle perché hanno iniziato a
lavorare da giovanissimi, quando in Italia
c’erano molti impresari, meno vecchi e tante
opportunità, a partire da Sanremo. Oggi i
giovani sono spariti dalle aziende, dalle
fabbriche, dai giornali e persino dal Festival
della Canzone italiana. Forse sono a Londra a
fare i camerieri, forse ad accumulare master,
forse sul divano ad aspettare che qualcosa
cambi. Solo alle Olimpiadi si vedono Italiani e
Italiane dalle facce fresche, senza rughe e
senza paura del domani, della crisi e dello
strapotere dei vecchi. Fabio Fazio fa leggere
una lettera del maestro Manzi che insegnò
l’italiano agli analfabeti. È una lettera del
1975. Fa venire i brividi!
stiamo godendo. Così solo martedì mi sono
accorto di averla dimenticata nel posto
bagagli al di sopra delle poltrone.
Ho telefonato a questa rete ferroviaria: e con
grande gentilezza un ragazzo mi ha detto che
sarebbero state effettuate ricerche. Il che è
avvenuto e ieri ho ritirato la giacca.
Paolo Isotta
Maria Micaela Ariani
Roma
Domenica scorsa ho preso un treno Italo
da Milano a Napoli. Avevo una bellissima
giacca tirolese (non uso soprabito) della quale
mi sono completamente dimenticato per via
dell’anticipata primavera che in questi giorni
Con riferimento all’articolo del Corriere del 13
febbraio a pagina 1 e 11 su Matteo Renzi, ci
preme informare che il dott. Sandro Fratini è
tuttora il presidente dell’azienda Rifle e non
l’ex patron, come erroneamente indicato.
Rifle Srl, Firenze
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Monaco P. € 2,00; Olanda € 2,00; Marocco € 2,20; Portogallo/Isole € 2,00; SK Slov. € 2,20; Slovenia € 2,00; Spagna/Isole € 2,00; Hong Kong HK$ 45; Thailandia THB
magistrati che non hanno superato le
«valutazione di professionalità» (Corriere, 17
febbraio). La norma era stata sospesa nel
2008 e prima della sua entrata in vigore per i
magistrati era sufficiente era avere superato il
concorso per fare carriera per anzianità! Ma
esiste nella magistratura esiste un secondo
problema: quello relativo alle correnti.
Inizialmente non esistevano, ora sono ben 4.
Nicodemo Settembrini, Arezzo
Carlo Giulio Lorenzetti Settimanni
cglorenzetti@vodafone
Fratini è presidente di Rifle
Una buona notizia
Tasse sulle escort: favorevoli o contrari?
Mi riferisco alla lettera «Far pagare le tasse
anche alle escort» (Corriere di ieri). La
mancata tassazione dei proventi della
prostituzione trae origine dall’antica idea che
lo Stato non debba lucrare sul vizio, ma ci può
dire se, oggi come oggi, sia più immorale
assoggettare a prelievo quei redditi o
concedere loro il privilegio di una totale
esenzione?
La foto di Francesco Escalar
Magistrati bocciati dal Csm
Qualcosa si muove all’interno della
Magistratura. il Csm ha bocciato 145
EDIZIONI TELETRASMESSE: Tipografia Divisione Quotidiani RCS MediaGroup S.p.A.
20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni
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35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) - Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società
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Nicosia - Cyprus • FPS Fernost Presse Service Co. Ltd 44/10 Soi Sukhumvit, 62 Sukhumvit Road, Bang Chark, Phrakhanong - Bangkok 10260 - Thailandia • Milkro Digital Hellas LTD - 51 Hephaestou Street - 19400 Koropi - Grecia
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1,40 + Sette € 0,50); il sabato Corriere della Sera + IoDonna € 1,90 (Corriere € 1,40 + IoDonna € 0,50). A Como e prov., non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + Cor. Como €
1,20 + € 0,20; ven. Corsera + Sette + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20; sab. Corsera + IoDon-
La foto pubblicata a pagina 15 del Corriere
della Sera del 19 febbraio con Veronica
Lario e Silvio Berlusconi è del fotografo
Francesco Escalar e i diritti sono riservati.
na + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20. In Campania, Puglia, Matera e prov., non acquistabili separati: lun. Corsera + CorrierEconomia del CorMez. € 0,93 + € 0,47; m/m/g/d
Corsera + CorMez. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorMez. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47;
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separati: m/m/g/d Corsera + CorVen. € 0,90 + € 0,40; ven. Corsera + Sette + CorVen. € 0,93
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Alto Adige, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 +
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0,78.
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190; Turchia TL 6,5; UK Lg. 1,80; Ungheria Huf. 600; U.S.A. USD 4,00. ABBONAMENTI: Per informazioni sugli abbonamenti nazionali e per l’estero tel. 0039-0263.79.85.20 fax 02-62.82.81.41 (per gli Stati Uniti tel. 001-718-3610815 fax 001-718-3610815). ARRETRATI: Tel. 02-99.04.99.70. SERVIZIO CLIENTI: 02-63797510 (prodotti collaterali e promozioni).
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“I dolci di Benedetta” € 9,89; con “Classici dell’Avventura” € 8,80; con “Francesco Guccini. Storie di libertà” € 14,80; con “Manara, maestro dell’Eros” € 12,89; con “Holly e Benji” € 11,89; con “Il commissario Montalbano” € 11,89; con “Luigi Pirandello. Romanzi, novelle e teatro” € 9,80; con “English da Zero” € 12,89;con “Grandi Italiani” € 13,80; con “Biblioteca della Montagna” € 10,80; con “Il Mondo” € 4,90
58
Venerdì 21 Febbraio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Spettacoli
Il Festival
Crolla l’audience:
oltre tre milioni
di spettatori
in meno
rispetto al 2013
Guarda il video con una chiamata gratuita al
+39 029 475 48 50
Classici e pop
A sinistra,
l’omaggio di
Matheuz ad
Abbado.
A destra, Fabio Fazio (49
anni) e
Renzo Arbore
(76) ieri sul
palco dell’Ariston
Fazio e il calo di ascolti:
basta, non parlate
di colpe del buonismo
«Mi avete rotto... con questa definizione»
Il 2015?
Fatemi finire,
ci penso dopo
la finale.
Quest’anno
sono ancora
qua con
la vestaglia
Il confronto
Media seconda serata
Picco
Share
42,9%
2013
33,9%
,9%
% SHARE
❜❜
11.551.000
Il futuro
cale — legata alle canzoni — è
quella della contemporaneità».
Spiega ancora il conduttore:
«Rivendico il rischio di ripresentarsi per il secondo anno
consecutivo: una coppia già
edita è per sua natura poco
sorprendente. Come pure rivendico le scelte fatte: le canzoni in gara rispondono a un
target ben preciso: sono contemporanee, non abbiamo ceduto a un cast di persone straconosciute. Il pop l’abbiamo
messo in questo racconto
7.711.000
Difendo anche
l’effetto
nostalgia.
E non credo
di giocarmi
la carriera
per qualche
punto di share
(tv anni 60), le gemelle Kessler
(sempre bianco e nero), Rufus
Wa i n w r i g h t c h e c a n t a
«Across the Universe» (Beatles, 1969), Baglioni che propone il suo meglio di e si ferma
al 1990, che son pur sempre 24
anni fa. E poi gli omaggi ai defunti (Jannacci, De André, Freak Antoni, ieri Abbado), commemorazioni dovute ma che
magari provocano il rito scaramantico e propiziatorio
(cambiare canale) del pubblico anziano di Rai1.
Fabio Fazio non è d’accordo: «L’idea è quella di appropriarci dei canoni del passato
per riportarli al presente. Luciana che balla con le Kessler
è l’unione dei due tempi. In
questo senso riportiamo il
passato al presente con una
mediazione. Questa è la linea
orizzontale del progetto alla
base del Festival. Quella verti-
15.653.000
❜❜
33,9%). Sanremo come un Don
Matteo qualunque, e infatti sabato all’Ariston arriva Terence
Hill. Possibile? L’anno scorso
erano stati 11.330.000 (share
del 42,9%). La parola alla difesa. Per Leone (il direttore di
Rai1, non il regista) si tratta di
un calo fisiologico e congiunturale: «Solitamente gli ascolti
della seconda puntata sono in
calo rispetto alla prima. Non si
può mai parlare di ascolti senza tenere conto del contesto
competitivo. Si è avuto un calo
di 12 punti percentuali di share rispetto alla prima serata.
Ricordo il contesto, su Canale
5 è stata trasmessa la partita di
Champions Milan-Atletico
Madrid con il 18%, partita vista
sulla pay dal 7%, quindi il 25%
del pubblico ha guardato la
partita. L’anno scorso su Rai2
c’era una tribuna politica vista
dal 2%, stavolta un film, Vulcano, che ha realizzato il 5%».
Il tema del Festival è la Bellezza, ma qui la bellezza fatta a
curva è quella dell’Auditel.
L’analisi di Fazio, pre-unchained: «La curva degli ascolti è
molto netta e rassicurante: appena finisce la partita, il Festival torna a posizionarsi sopra
il 40/45% di share. È un dato
matematico».
In discussione c’è anche
l’impianto del Festival, uno
show che sembra guardare
(troppo) indietro: l’altra sera
la fiction sul maestro Manzi
11.330.000
Lo share
SPETTATORI
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
SANREMO — Fazio Unchained. Fazio Scatenato come in
un film di Tarantino, come in
uno spaghetti western di Leone (il regista, non il direttore).
L’ira funesta del Sempre Paziente scocca all’una e mezza
di fuoco, ora di Sanremo Valley. Il Cattivo è un temerario
giornalista che gli chiede se
non ritenga che il modello
iperbuonista del Festival nell’Italia disperata si sia un po’
usurato. Manca solo il sottofondo di Morricone quando il
pistolero Fazio estrae la sua risposta: «Mi sono proprio rotto
le palle. Io non ne posso più di
questa parola, “buonista”. In
un Paese costruito sulla rabbia, interpretare la buona educazione come buonismo è
un’istigazione a delinquere».
Dice pure che si trattiene se no
probabilmente al posto di
«palle» userebbe la rima preferita di Luciana Littizzetto su
Baglioni.
Questione di generi. Fino a
quel punto era andato in onda
il Processo del giovedì. Ovvero
gli ascolti della serata numero
due di Sanremo 2014 sono da
considerare un crollo, una crisi, un calo? Tutti a guardare le
curve dell’Auditel per capire se
il rigore è giusto o no. I dati,
per prima cosa: mercoledì sera il Festival è stato seguito da
7.711.000 spettatori (share del
2014
frammentario sui 60 anni della televisione. È chiaro che c’è
un effetto nostalgia, parola alla quale voglio molto bene».
Nella scansione dei tempi si
parla anche di futuro. Leone
ha già detto che vuole un Fazio
III. Replica l’interessato: «Quest’anno sono qua con la vestaglia, il prossimo arrivo con la
flebo. Non so, ci penso dopo
sabato. Fatemi finire, poi vedremo». Sottolinea ancora:
«Immodestamente non credo
di giocarmi la carriera su qualche punto di share della seconda serata di Sanremo».
Nessun pentimento sulle
scelte fatte: «Martedì e mercoledì sono avvenute cose di cui
sono orgoglioso: da Ligabue a
Cat Stevens, a Rufus e Claudio
Baglioni. Quello con Franca
Valeri è stato un momento bellissimo e doveroso di televisione. Il programma aveva finalmente la quadratura». Con
la quadratura della curva il
cerchio sarebbe perfetto.
Renato Franco
ErreEffe7
C.D.S.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’intervista È l’unica donna a guidare i musicisti. Moglie di Enrico Ruggeri, ha partecipato al concorso per quattro volte
Andrea Mirò, la cantautrice che dirige l’orchestra
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
SANREMO — La si nota subito.
Non solo perché è l’unica donna a
dirigere l’orchestra del Festival.
«Non credevo che un ciuffo tinto di
verde potesse colpire così tanto. Si è
già visto nel punk, ma forse la gente
si immagina un direttore d’orchestra in abito da sera. Quanto all’atteggiamento sono molto fisica, vorrei fare di più, mi viene subito voglia di imbracciare una chitarra».
Cantautrice in proprio, è stata in
gara a Sanremo per quattro volte.
Moglie di Enrico Ruggeri e mamma
di due bambini, Andrea Mirò questa volta all’Ariston dirige i Perturbazione e, fra i giovani, Zibba. «Non
accetto qualsiasi incarico, non sono
un travet. Mi sono messa al servizio
di artisti che stimo e che conosco da
anni — dice —. Con loro ho messo
da parte la mia cifra e ho cercato di
valorizzare il loro lavoro». Stile moderno, ma tecniche antiche. «Dirigo con la partitura scritta a mano,
non la stampo. Però non uso la bacchetta. Qualche anno fa ci ho provato, proprio qui a Sanremo con Nina
Zilli ed Enrico, usandone una di
quelle da sushi. Non mi sentivo a
mio agio e l’ho lanciata dietro. Quasi infilzo la Parietti in prima fila».
Nome d’arte al maschile scelto da
ragazza per provocare e per omaggiare il grande pittore, 46 anni, diploma al Conservatorio di Alessandria, martedì ha pubblicato «Segni
(e) particolari» un album in cui con
Alberto Patrucco, comico e chansonnier, rilegge Brassens: «Aveva-
mo un amore comune e Patrucco,
che è considerato un esperto del
personaggio anche in Francia, ha
tradotto i testi che sono ancora moderni e contemporanei». Nell’album ci sono anche Ale e Franz, Ricky Gianco, Eugenio Finardi ed Enrico Ruggeri.
Famiglia musicale: «Mio marito
ed io in passato abbiamo collaborato più di quanto non accada oggi.
Sento la difficoltà di affrancarmi
dalla sua figura. Lui non è mai intervenuto a mio favore ma a volte ti
senti un gregario. E quando ci chiamiamo a giudicare il lavoro dell’altro lo facciamo da professionisti: i
giudizi duri non si risparmiano».
Pagelle al Festival, suoi protetti
esclusi: «Renga ha una voce che va
di brutto. “Il cielo è vuoto” è un gran
pezzo: si sente la penna di Diego
Mancino e Cristiano De André riesce a trasmettere molto. E poi la
Carrà: quando ero una ragazzina
era uno dei miei miti. Sa mettersi
ancora in gioco. In una tv dove vedo
tanti senza arte né parte, non vedo
nessuna che possa prendere il suo
posto».
Sul podio Andrea Mirò, 46 anni; a sinistra, con Ruggeri a Sanremo nel 2003
A. Laf.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
✒
La mezza parolaccia
del conduttore gentile
di MARIA VOLPE
F
abio Fazio ha sbottato. Gli è
scappata una mezza parolaccia.
Non era mai successo. In conferenza
stampa ha detto: «Non voglio più
sentire la parola buonismo, mi sono
rotto le palle». Luciana Littizzetto
ha poi commentato: «Si vede che un
po’ lo sto contagiando. Sono felice
che stia cambiando». Oltre la
battuta c’è un po’ di verità: Fazio
che si sbottona, che perde l’aplomb,
che esce dal ruolo di perfettino, ce lo
restituisce più umano. Anche se la
verità è che Fabio non è mai stato né
buono, né buonista. Da anni, in
molti, lo considerano affetto da
buonismo. E lui ha sempre
commentato: «Le domande scomode
sono un mito, che bisogno c’è di
essere cattivi?». Il suo punto di vista
è chiaro: non intende fare del male a
chi ha davanti. Perché aggredire?
Meglio ascoltare e capire. Come
dissentire? Il suo garbo e la sua
educazione, il suo essere vintage
nell’anima , gli sono valsi diversi
appellativi, tra cui «maestro di
cerimonie», «sacerdote culturale»,
«santino del veltronismo». È vero,
Fazio non incalza, non mette
nell’angolo. Ma questo non è il suo
mestiere: Fabio non è giornalista. È
un intrattenitore colto che, tuttavia,
ovviamente, può fare anche ottima
informazione. Lui incontra, non
intervista. Chiarito l’equivoco,
l’accusa di buonismo, in senso
«politico», non ha più ragione
d’essere. Buono poi nel senso di
morbido, sentimentale, incline alla
compassione, proprio non lo è mai
stato. Il personaggio che si è
costruito al fianco di Luciana, sulla
falsariga di Sandra e Raimondo, non
lascia dubbi: quel garbo nasconde
cinismo e distacco (come quello di
Vianello). Proprio come l’irruenza
delle Mondaini e delle Littizzetto
cela un animo delicato che cerca
riparo nell’esuberanza.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Venerdì 21 Febbraio 2014
Spettacoli 59
italia: 51575551575557
Protagonisti
#
Sul palco Dall’anatema sulla chirurgia estetica alla disabilità, commuove il monologo di Lucianina sulla bellezza
Acrobazie Dergin Tokmak, 40 anni, affetto da polio da
bambino, si è esibito dopo il monologo della Littizzetto
Scherzo Due dei componenti del gruppo Shai Fishman
and the A cappella all stars durante la finta contestazione
La terza serata Lunghi applausi al monologo sulle diversità. Poi l’Ariston canta e balla con i finti contestatori
Littizzetto tuona contro i pregiudizi
Festa con Arbore, gag sulla vecchiaia
Renga in testa alla classifica provvisoria del televoto, seconda Arisa
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
Piazzati o vincenti
Le astuzie del «fattore S»
C
ome arrivare vincenti o piazzati a Sanremo? Serve un
lampo di genialità di qualche secondo, la combinazione
emozionale di accordo e parola. Esempio del 2012: quella
esplosione vocale di Kekko dei Modà ed Emma con la parola
«Arriverà». Astuzie 2014. Giuliano Palma, quando canta
«Così lontano»: quasi uno sgorgare d’acqua di sorgente che
poi rallenta e si diluisce «come fosse uno scherzo del destino».
Ricetta Renga (Elisa autrice) in «Vivendo adesso»: l’orchestra
tace, lui va avanti a cappella, poi torna a saldarsi con
l’orchestra nell’esplosione del verso «Amami ora come mai».
Terzo esempio di fattore Esse (come Sanremo). Renzo Rubino
nel passaggio «Ora che stai pensando fermati e datti un
voto». Sembra una frase alla Marzullo. Invece è già slogan.
Mario Luzzatto Fegiz
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La scrittrice
SANREMO — Fazio è un
frullatore. E nella terza serata
butta dentro tutto e accende.
Lo fa con la musica. In apertura
c’è la classica e il ricordo di
Claudio Abbado con Diego Matheuz che dirige l’orchestra
della Fenice di Venezia nell’ouverture da Le nozze di Figaro di
Mozart. Quindi le canzonette
con la gara (Renga è in testa per
la classifica provvisoria del televoto davanti ad Arisa). E a
metà serata la tradizione napoletana interpretata da Renzo
Arbore.
Lo fa anche con lo spettacolo. Il monologo della Littizzetto
contro i pregiudizi, la presa in
giro del pubblico con un flashmob, l’ironia sottile (era presente in doppia veste) di Arbore che scherza sulla vecchiaia
lanciando l’associazione «Amnesy International», fingendo
vuoti di memoria perché
«quando arriveranno non si vedrà la differenza» e ringraziando per «il premio che non è alla
memoria».
Luciana parte lentissima. Il
monologo sulla bellezza, racconto guida di questo Sanremo, prende il via dalla barba di
Fazio, ma è una barba. Luoghi
comuni sull’ossessione per
l’apparire, sulle bugie in stile
«faccio vita sana e mangio crusca» delle donne che ricorrono
al bisturi. Per far ridere deve tirare fuori un vaffa... Cambia registro. «La bellezza non è la
normalità, un mondo di tutti
uguali è come il nazismo che
uccideva i deboli e i diversi».
Il primo verdetto
1) Francesco Renga
«Vivendo adesso»
2) Arisa
«Controvento»
3) Renzo Rubino
«Ora»
4) Perturbazione
«L’unica»
5) Raphael Gualazzi
e Bloody Beetroots
«Liberi o no della
coppia»
6) Cristiano De André
«Il cielo è vuoto»
7) Giusy Ferreri
«Ti porto a cena con
me»
8) Antonella Ruggiero
«Da lontano»
9) Noemi
«Bagnati dal sole»
10) Riccardo Sinigallia
«Prima di andare via»
11) Francesco Sarcina
«Nel tuo sorriso»
12) Giuliano Palma
«Così lontano»
13) Ron
«Sing in the rain»
14) Frankie Hi nrg
«Pedala»
Voce Francesco Renga (45 anni) ieri sera sul palco dell’Ariston
Ed ecco esempi di diversi che
hanno sconfitto i pregiudizi:
Jillian Mercado, modella in sedia a rotelle, e Alex Zanardi, ex
pilota che ha perso le gambe ed
è diventato campione alle Paralimpiadi. La Litti invita Ferrero
e Barilla a mettere dei bimbi
down negli spot. Incita le
mamme ad insegnare ai figli a
capire le diversità altrimenti
«non puoi sorprenderti se poi
il tuo dà fuoco a un barbone
ubriaco e sporco: i fiammiferi
glieli hai dati tu». La bellezza
vista dall’altra parte, insomma.
Il critico d’arte Flavio Caroli
(sembra di essere a Che Sanre-
Effetto Ariston
«Tg2 Insieme» sfiora il 15%
Effetto Ariston su «Tg2 Insieme», primo appuntamento della
giornata in onda sul secondo canale Rai dal lunedì al venerdì,
dalle 10 alle 11. Per tutta la settimana, dopo l’anticipazione delle
notizie di giornata e la rassegna stampa letta da Stefano Marrone
(in studio Marzia Roncacci, in collegamento da Sanremo
Francesca Romana Elise), il programma si è focalizzato su canzoni
ed eventi del Festival raggiungendo punte di ascolto del 15 per
cento. Oggi, l’ultimo approfondimento: ospiti in studio Renzo
Arbore, Arisa e Noemi.
mo che fa…) racconta invece la
bellezza classica, quella di Van
Gogh. Arriva il contestatore.
Dalla platea grida che vuole
sentire le canzoni e non pistolotti sull’arte. Fazio scende,
sembra scocciato («è un virus»), gli offre il microfono e
quello si mette a cantare. Arriva
la sicurezza e lo porta fuori. Ma
anche il bodyguard canta. E poi
si alza un’altra persona. E un’altra ancora. Tutti cantano. È uno
scherzo degli Shai Fishman
and the A cappella all stars. Un
flash- mob geniale. La trovata
più bella di queste tre serate,
un numero in stile «Glee».
«Questo lo abbiamo organizzato noi», chiude ironico Fazio.
Ieri c’era la gara. Tutti e 14 i
cantanti sul palco, con una sola
canzone. I migliori sono stati
Francesco Renga con «Vivendo
adesso», in ripresa dopo il passaggio a vuoto del debutto, i
Perturbazione divertenti e ironici con «L’unica», un intenso
Cristiano De Andrè e Gualazzi e
Bloody Beetroots, gli unici da
ballare. E c’è la prima classifica.
Renga è il preferito del televoto. Sul podio telefonico anche
Arisa e Renzo Rubino (con il
pubblico che rumoreggia). Le
canzoni sembrano funzionare
meno rispetto all’anno scorso.
Le radio non sembrano convinte. Nessuna è fra le 50 più
trasmesse (dati EarOne), i primi sono Gualazzi e Bloody Beetroots al 61esimo posto, mentre
l’anno scorso c’era almeno
Marco Mengoni (atteso questa
sera come ospite).
Andrea Laffranchi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Silvia Avallone, che fa parte della Giuria di qualità, racconta il viaggio verso Sanremo che diventa meta e simbolo di un intero Paese
Quel palco resta il sogno della provincia affamata di futuro
Il Festival può durare nel tempo
perché ha il potere di uno specchio
in cui vedere che cosa diventiamo
di SILVIA AVALLONE
Q
uando mi è stato proposto di far
parte della Giuria di Qualità del
Festival di Sanremo, stavo camminando sotto un porticato di Bologna. Mi sono fermata: sorpresa, incredula. Poi, riponendo il cellulare in borsa, ho pensato che i personaggi letterari — quelli che crei tu con le parole,
che vivono solo dentro i libri — anche
se sono immaginari, in realtà, in qualche misura diabolica, esistono davvero. Sì, perché Marina Bellezza, la mia
tirannica protagonista, si sarebbe venduta l’anima pur di solcare il palco dell’Ariston e vincere Sanremo. Lei, figlia
tradita dalla sua famiglia e dall’Italia,
affamata di futuro e di rivalsa, nata nel
1990, ignara di come fosse il mondo
prima dell’avvento di Berlusconi e degli sms, ha sempre pensato che il Festival fosse il suo personalissimo risarci-
Autrice
Silvia Avallone è nata
a Biella nel 1984 e vive a Bologna. Con il libro «Acciaio» (Rizzoli),
tradotto in 22 lingue e
diventato un film, ha
vinto numerosi premi,
tra i quali il Campiello
Opera Prima. Nel
2013 ha pubblicato
«Marina Bellezza»
mento. Ho fatto la valigia e mi dirigo
verso il suo sogno, lo realizzerò per lei,
anche se in platea e non in gara. Ricordo che l’anno scorso, mentre raggiungevo la metà del romanzo, a vincere il
Festival era Marco Mengoni con L’essenziale: un ritornello — «Mentre il
mondo cade a pezzi / io compongo
nuovi spazi e desideri» — che si addice molto ai miei personaggi, e a tutta la
mia generazione. Per ora non so, e non
immagino, cosa sia il Festival visto dall’interno. Conosco solo quello visto
dalla provincia: dalle case, dai problemi di ogni giorno discussi a cena intorno alla tavola, sparecchiando, lavando i piatti. Perché continuiamo a
guardarlo da 64 anni a questa parte?
Al di là della competizione, della curiosità per le canzoni e per lo spettacolo, ciò che nel Festival mi ha sempre
affascinato è il fatto di essere trasmesso in eurovisione da una provincia per
le altre province. E questa parola, per
me, non ha nulla di negativo: anzi. La
provincia siamo noi, con i nostri pregi
e i nostri difetti, e Sanremo ci restituisce parte di quello che siamo. Per questo mi è piaciuto seguire il Pre-Festival
di Pif: i cartelli stradali scritti giusti e
quelli scritti sbagliati, il liceo cittadino
che resiste, il lungomare ventoso, il
corso poco frequentato nelle sere d’inverno, il Casinò.
Ricordo una sera della mia infanzia:
nonna e io sedute al tavolino di un bar
ad aspettare che il nonno tornasse da
una partita di blackjack. Chissà se
quella volta ha vinto o perso. Chissà se
oggi ce la faremo, oppure no. Il Festival è occasione di leggerezza, di svago,
eppure non è mai solo questo. La sua
capacità di durare nel tempo forse ha
proprio a che vedere con il suo potere
di specchio dove tutti andiamo ad affacciarci — chi lo ama e chi no — per
controllare cosa stiamo diventando,
come siamo diventati. Ci appartengono realtà e metafora dei vagoni in bilico sulla ferrovia che conduce dall’Italia
alla Francia, all’estero, all’altrove. Ci
appartengono la bellezza dei paesaggi,
dei centri storici, della cultura che ci
rende grandi, e la bruttezza che li de-
Il programma di oggi
I duetti e la gara La quarta serata del
Festival prevede i duetti dei 14 «Big» in
gara. Tra gli altri, Scamarcio, che si
esibirà con Francesco Sarcina sulle note
di «Diavolo in me» di Zucchero. Durante
la serata si conoscerà anche il vincitore
delle «Nuove proposte».
Gli ospiti Saliranno sul palco del Teatro
Ariston Gino Paoli, il cantautore
scozzese di origine italiana Paolo Nutini,
gli attori Luca Zingaretti ed Enrico
Brignano (nella foto).
turpa e ce li porta via. Ci appartengono
l’energia inarrestabile di Raffaella Carrà, di Yusuf Cat Stevens e di Franca Valeri che hanno fatto storia, e l’energia
dei miei coetanei che resistono alla
corrente che sembra far franare tutto.
Il Festival ci fa evadere dai problemi, e
ce li ricorda. Almeno da qui, dalle nostre case.
Questa sera scoprirò cosa si respira
in quel piccolo teatro diventato celebre
nel mondo, aggirando il binario interrotto da Genova a Ventimiglia, portando con me queste parole di Mathias
Énard: «se non facciamo uno sforzo
verso i nostri sogni quelli spariscono,
solo la speranza o la disperazione può
cambiare il mondo». E questo per me
rimane il punto. Da provincia a provincia, alla ricerca di un segnale, di un appiglio: nei testi delle canzoni, nelle voci, nelle esecuzioni dell’orchestra. Credo che gli spettatori, fuori e dentro
l’Ariston, quest’anno vivano il Festival
con questo gigantesco interrogativo. Il
passaggio possibile dalla disperazione
alla speranza, lo sforzo verso il sogno
di qualcosa che si chiama futuro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
60
italia: 51575551575557
Venerdì 21 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Venerdì 21 Febbraio 2014
L’intervista
Spettacoli 61
italia: 51575551575557
Dalla nomination ai Grammy al recente tour con l’Orchestra di Santa Cecilia. L’artista argentina arriva in Italia per tre concerti
Sol, violoncellista che incanta:
la musica è anche seduzione
La carriera
«Credo negli sguardi. Cresciuta con il mito di Rostropovich»
«A
vevo otto anni quando papà,
per le mie lezioni di musica, mi
portava avanti e indietro da
Cordoba a Buenos Aires: ottocento chilometri in automobile», racconta Sol Gabetta. Una bel giro ogni volta...«Noi abbiamo
un altro concetto delle distanze in Argentina. Ma presto andai a studiare in Europa».
A 32 anni, è una violoncellista molto famosa e apprezzata, a breve il debutto con Rattle e i Berliner. Papa Francesco alcuni giorni
fa l’ha ricevuta in Vaticano: «Mi ha detto in
spagnolo di pregare per lui, io gli ho risposto se poteva pregare per me. Allora ha concluso: va bene, allora preghiamo insieme
l’uno per l’altra. Gli ho dato un mio cd ma
non aveva capito che era mio, era interessato, ma non credo che la musica sia in cima
ai suoi interessi».
Dal primo al 3 marzo, Sol Gabetta è in
concerto a Varese, Reggio Emilia e Ravenna.
Il direttore Antonio Pappano, alla fine della
recente trionfale tournée di Santa Cecilia in
Germania, ha detto alla sua orchestra che i
quattro sold out si sono avuti anche grazie a
lei. Sul palco, Gabetta ha un modo di porsi
teatrale, a Monaco aveva una seduzione intellettuale e un gioco di sguardi ora verso il
podio di Pappano ora verso il primo violino. Lei non si tira indietro: «Non sempre si
riesce a trovare questo feeling, i concerti li
vedo proprio come una trilogia tra orchestra, direttore e solista. La teatralità? Me lo
dice sempre mia madre».
Franco-russa con origini italiane («il mio
carattere riflette il mio sangue»), parla sei
lingue, ha avuto una nomination ai Grammy (gli Oscar della musica) e diversi compositori scrivono per lei, ha un violoncello
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da Gergiev. Ha
suonato in
❜❜
Facevo 800
chilometri in auto
a otto anni
per le mie prime
lezioni
Guadagnini del 1759 «dal suono purissimo», conduce un programma tv in Germania, organizza un festival in Svizzera, dove
vive. E quando non è solista, suona nell’ensemble familiare. «Ho cominciato a studiare il violoncello perché volevo uno strumento più grande di quello che suonava
mio fratello violinista». Ha un repertorio
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Crisi cardiaca,
Sotgiu in ospedale
Paura ieri per Angelo Sotgiu il
«biondo» dei Ricchi e Poveri
(a destra nella foto). Il
cantante, che compirà
domani 68 anni, è stato colto,
nella sua casa di Genova, da
una crisi cardiaca. Subito
soccorso dal 118 e portato
all’ospedale Galliera, è stato
sottoposto ad accertamenti:
le sue condizioni non
desterebbero eccessive
preoccupazioni.
Notte degli Oscar
Christoph Waltz
fra i presentatori
Christoph Waltz sarà fra i
«presentatori» della
cerimonia degli Oscar che
sarà condotta da Ellen
DeGeneres il 2 marzo a Los
Angeles. L’attore austriaco
ha al suo attivo due
«statuette» da attore non
protagonista per i film
«Bastardi senza gloria» e
«Django Unchained»,
entrambi diretti da Quentin
Tarantino.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Germania con
l’Orchestra di
Santa Cecilia
guidata da
Pappano. Dal 1
al 3 marzo sarà a
Varese, Reggio
Emilia e Ravenna
nissimo ed ecco che si sprigiona la forza di
questa musica che parla direttamente al
cuore, una volontà di stare assieme ma non
possiamo, come due metà di una stessa
persona». Nei bis spesso propone un pezzo
del lettone Peteris Vasks in cui, in maniera
insolita, suona e canta, fa dei vocalizzi. «A
volte lo esegue un uomo in falsetto, il violoncello è lo strumento più vicino alla voce
umana tanto che il pubblico
non si rende subito conto se
sto cantando o suonando.
Vasks mi ha dedicato un Concerto che ho inciso. C’è un rapporto fisico ancora più stretto
di quello che i violinisti hanno
con il loro strumento, infatti
lo abbracciamo, è come un’appendice del nostro corpo».
Rostropovich è stato un
punto di riferimento per lei?
«Lui è stato un mondo: ha fatto allargare il nostro repertorio, ha avuto per moglie una
cantante come Galina Visnevskaja, era impegnato politicamente, ha suonato sotto il
Muro di Berlino...».
Sol, chiamarsi col nome di
una nota sembra una predestinazione. «Invece non ha
niente a che vedere con la musica». Dietro c’è un dramma
della sua famiglia: «Sono l’ultima di quattro fratelli. Mia
sorella, che ha 15 anni più di
me, è autistica, l’iperattività è
il problema maggiore, non
può sedersi tre minuti di seguito, i miei genitori quando
possono la portano ai miei concerti e la
musica la tranquillizza. I miei hanno anche
avuto due gemelli, che sono morti. Mia madre era sotto shock, a mio padre disse che
non voleva che la famiglia finisse così. E sono nata io: Sol è il sole che rinasce dopo
quella tragedia».
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62
Venerdì 21 Febbraio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Sport
il sondaggio
A fine stagione Javier Zanetti potrebbe lasciare l’Inter.
Secondo voi il capitano storico deve rimanere in
nerazzurro e iniziare magari una carriera da dirigente (A)
o è giusto che cambi maglia (B)?
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A
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B
Fontana
portabandiera
Di Centa k.o.
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Arianna Fontana, un argento e due
bronzi nello short track con la possibilità di aggiungere un’altra medaglia (oggi sarà di scena nei 1000 metri) sarà la portabandiera dell’Italia
nella cerimonia di chiusura dei Giochi di Sochi, in programma domenica al Fisht Olympic Stadium. L’azzur-
ra sfilerà con la bandiera che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha consegnato al Quirinale
ad Armin Zoeggeler per la cerimonia
di apertura. Olimpiade finita per
Giorgio Di Centa. L’azzurro, 42 anni,
due ori a Torino, non disputerà la 50
km di fondo a causa dell’ernia.
Pattinaggio Vince tra le polemiche la russa Sotnikova, premiata dalla giuria, davanti alla coreana Yu Na. Alle loro spalle
una fantastica Carolina, che chiude con 216,73 punti totali, record personale: «E pensare che volevo smettere»
Bronzo magico
La Kostner splendida terza
con uno straordinario Bolero
«È l’Olimpiade che sognavo»
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
SOCHI — L’incontro con se
stessa, il vedersi così bella e vera e
nuova riflessa nel ghiaccio della
finale olimpica, non era mai stato
così intenso. Condotta all’appuntamento dal ritmo incalzante di un
Bolero di pancia e di bronzo, l’amplesso l’ha lasciata rauca, vuota,
quasi esanime. Cerca le parole con
la cura con cui Adelina Sotnikova
ha cercato, e ottenuto, il primo oro
russo nell’artistico donne ai Giochi relegando la divina Yu Na all’argento; prende tempo, perché
nulla vada sprecato. «A Vancouver
pensavo di aver raggiunto i miei
limiti. Volevo smettere ma il pattinaggio mi mancava troppo. Ho accettato i miei errori e quattro anni
dopo eccomi qui, sul podio di Sochi. Ho lasciato tutta me stessa là
fuori. È l’Olimpiade magica che
sognavo».
Che notte unica, e potente, dentro l’Iceberg Palace che chiedeva la
medaglia a Julia Lipnistkaia, la minuscola 15enne caduta anche nel
libero (sarà quinta), e invece l’ha
avuta dalla russa di scorta, Adelina
Sotnikova, 17 anni, 11 salti strapagati perché il fattore campo non
esiste solo nel calcio: Yu Na, campionessa uscente, ha scontato il
forfeit di Plushenko e la disfatta
della squadra di Ovechkin nell’hockey, l’Olympiada Valdimirovna aveva bisogno di un colpo di
coda per farsi ricordare e scalfire il
medagliere, ma la polemica molto
mediatica (cui i miti coreani non si
sono accodati, né Yu Na: «La giuria
giudica, io pattino. Qualsiasi cosa
dicessi, non cambierebbe niente, e
comunque a Sochi non avevo la
stessa motivazione di Vancouver») è smorzata dall’altissimo
❜❜
Pazienza premiata
A Vancouver pensavo
di aver raggiunto
il limite, ho avuto
pazienza a insistere
contenuto tecnico del programma
di Adelina e da due atterraggi difettosi della coreana, che si ritira e
concorrerà per una poltrona di
membro Cio. Fuori dalla bagarre,
a mente lucida, all’Italia rimane lo
strepitoso bronzo della Kostner,
ottava medaglia fin qui, un premio
al talento e alla carriera: «L’aspettavo dal 2010, aver pazienza ripaga» dice lei con gli occhi da cerbiatta umidi, la pelle d’oca, la voce
rotta. Si era messa le cuffie da rapper («Ascoltavo i Negramaro») per
non sentire gli applausi alle bambine senza seno prima di lei, mentre in tribuna compariva uno striscione («Carolina boys»), i campanacci venuti da Ortisei facevano
un gran baccano e l’amico speciale
Tomas Verner, che poi rivendicherà per la prima volta la prelazione
di possesso sul cuore della campionessa («Per me è la migliore.
Riservata La campionessa azzurra sa custodire bene i suoi segreti
Chi è
Carolina Kostner è nata a Bolzano
l’8 gennaio 1987. Ha cominciato
a pattinare all’età di 4 anni
Il programma
Per conquistare il bronzo dietro
alla russa Sotnikova (con lei nella
foto) e alla coreana Kim Yu Na,
ha eseguito nel corto l’Ave Maria
di Franz Schubert e nel libero
il Bolero di Maurice Ravel,
con le coreografie di Lori Nichol
Tomas nuovo amore e futuro
nel libro dei misteri di Carolina
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
SOCHI — La protagonista
del suo romanzo preferito, «Di
viole e liquirizia», è una donna fiera e fragile, rieducata all’amore dall’incontro con un
uomo straniero. Una congiunzione astrale di solitudini
che ben conosce e un’anima
che, non a caso, le somiglia.
Carolina Kostner è l’atleta italiana di maggiore longevità
che negli anni ha rivelato meno di sé. Sui tornanti che separano Ortisei, dove tiene fa-
miglia, e Oberstdorf, dove vive dal 2001 (quando la patinoire del paese chiuse per i
danni provocati da una frana),
ha seminato segreti ben custoditi dalla distanza, dalla
barriera della lingua (in casa
parla ladino, con il coach tedesco), dagli angoli acuti di
un carattere dolcissimo quando arrivi al nocciolo, ma lungo
la strada tortuoso e chiuso come la valle nella quale affonda
radici e affetti.
Scontrosa da bambina, poi
diffidente, infine, in quest’ul-
tima fase della maturità, diretta e addirittura, a volte, spiritosa, è sempre stata abbottonata sugli uomini cui ha permesso di starle accanto, tutti
sportivi come papà Erwin, il
cui spirito competitivo (partecipò nell’hockey ai Giochi
’84), unito all’ambizione di
completare ciò che mamma
Patrizia (ex pattinatrice) aveva abbozzato e la cugina Isolde ottenuto, è passato nel suo
dna. Stéphane Lambiel, Alex
Schwazer, Tomas Verner. Non
è importante sapere quando
Felicità
Carolina
Kostner
in azione
e, in alto,
con il tricolore
(Epa)
Non c’è nessuna al mondo come
lei. Dove la porterò a festeggiare?
Sarà la signorina a decidere…») si
accomodava nel suo angolo. Il Bolero, be’, il Bolero di Carolina
(216.73 punti totali, primato personale) ieri ha alzato un altro po’
l’asticella, perché è evidente che
da Sochi in poi pattinarlo, per
chiunque, non sarà più la stessa
cosa. L’ha aperto con un Lutz perfetto, ha trasformato in una com-
Carolina ha
preso le distanze da Alex, nel
suo portfolio recente di foto non
ve n’ è t r a c c i a e
quando ne pronuncia il nome (mai in
pubblico) le si
riempiono gli
occhi di lacrime. Il ragazzo
del mistero, oggi, è un amico
che la conosce
come i ghirigori
che dipinge sul
ghiaccio: Tomas
si è piazzato 11°
nella gara del giapponese Hanyu orfana di Plushenko ed è
rimasto a Sochi per
Carolina. L’ha applau-
dita in tribuna, l’ha aspettata
dopo premiazione, interviste
e antidoping, ha festeggiano
con lei al villaggio. Alex non è
mai stato così lontano, e Tomas vicino, come nei giorni di
questa Olimpiade.
Se il pudore la frena sulle
questioni private (legittimo),
il prossimo mistero riguarda
il futuro. Sublimata con la
medaglia olimpica una carriera nella quale non si è fatta mancare nulla, cosa farà
da domani Carolina Kostner? Greta Garbo si sarebbe ritirata ieri sera, e
oggi guarderebbe gli altri
dalla terrazza di Olimpia
affacciata sul mare, sorseggiando un Martini con
l’oliva. Prima di avviare
una scuola di pattinaggio
che porterà il suo nome (il
Un oro mondiale
Il palmares
Il bronzo conquistato ieri
a Sochi è la prima medaglia
olimpica di Carolina Kostner: nel
2006 ai Giochi di Torino
si era piazzata 9ª,
nel 2010 a Vancouver 16ª.
Per lei anche
un oro, due argenti
e due bronzi ai Mondiali,
cinque ori, due argenti
e due bronzi agli Europei
binazione l’Axel semplice
improvvisando come una
ballerina del Bolshoi, è rimasta
in piedi per miracolo sul triplo Loop sostenuta dagli dei del ghiaccio, ma che fosse la notte di Carolina si è capito sul Salchow (egregio) anticipato per lasciar spazio
al gran finale, la sequenza di passi
e la trottola conclusiva, chiusa faccia a faccia con la giuria e con un
sorriso commosso sul volto. «Sognavo un pubblico diverso ma il
mio allenatore mi ha detto: meno
ti incitano, meglio è. Non ho mai
sperato che Adelina e Kim sbagliassero e ho sempre avuto fiducia nelle giurie: voglio credere che
prendano le decisioni giuste». Carolina ha dominato nell’interpretazione, pagando
piccole sbavature
grondanti emozione. Grazie a
lei il pattinaggio artistico è
tornato a casa,
restituito alla
bravura dell’interprete rispetto alla ginnastica acrobatica
dei maschi. «Importante non era
la medaglia, ma il cammino fin
qui. Avevo una paura pazzesca: mi
vedevo a pochi passi dal raggiungere la cima della montagna. Abbi
il coraggio di farli, mi sono detta,
stasera o mai più».
Non sarà mai perfetta, non lo è
mai stata. Ma quando si ritirerà
(«Va valutato a freddo: di certo
non intendo più dedicare tanto
tempo all’allenamento»), la gamma delle nostre emozioni sarà un
po’ più povera. Per questo, già un
po’ ci manca.
Gaia Piccardi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
post-carriera è già scritto),
Carolina ha impegni contrattuali da rispettare, sponsor
che vanno gratificati con l’apparizione sul ghiaccio della
medaglia di Sochi. Dal suo calendario ufficiale 2013-2014,
però, il Mondiale di Saitama
(24-30 marzo) è sparito e ieri
non ha chiarito il dubbio. La
strada di Carolina Kostner da
Ortisei, partita dal paesello
per danzare il Bolero in faccia
al mondo, sembrerebbe terminare a fine stagione, tre
Olimpiadi dopo l’infelice debutto di Torino 2006, condonato grazie all’alibi dell’età e
del ruolo di portabandiera.
Zoeggeler declinò, toccò a Carolina. Ancora non lo sapevamo, ma era nata una stella.
g.pic
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Venerdì 21 Febbraio 2014
Nell’ hockey
si giocano
le semifinali
Sport 63
italia: 51575551575557
Svezia-Finlandia alle 13 e Canada-Stati Uniti alle 18: il torneo di
hockey ghiaccio gioca oggi le semifinali. Una sfida europea tra i
finlandesi, che hanno buttato fuori
la Russia e gli svedesi e una nordamericana tra i canadesi, campioni
in carica, e gli States. Ieri, intanto,
si è concluso il torneo femminile. Il
Canada ha conquistato il quarto
oro consecutivo superando, come
quattro anni fa a Vancouver, gli
Stati Uniti 3-2 all’overtime. Nella
finale per il bronzo, successo della
Svizzera che si è imposta alla Svezia col risultato di 4-3.
La Brignone
non sa ancora
se gareggerà
Sono due le azzurre iscritte oggi
allo slalom femminile (prima manche ore 13.45, seconda ore 17.15),
gara di chiusura del programma
delle donne dello sci alpino. Si tratta di Chiara Costazza e Federica Brignone, con quest’ultima che sosterrà comunque un provino nella
mattinata della gara per verificare
le condizioni del ginocchio destro
che ha subìto nel corso della prima
manche del gigante di martedì un
leggero trauma distorsivo-contusivo in seguita alla caduta della prima manche e decidere se prendere
parte o meno alla competizione.
Il campione A Vancouver vinse lo slalom, poi più nulla
I risultati
Razzoli, una medaglia
per cancellare
quattro anni da buttare
«Sono qui senza aver rubato il posto»
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
SOCHI — Buttiamola lì: e se
domani lo slalom olimpico lo
rivincesse Giuliano Razzoli, il
campione che con realismo
dobbiamo ribattezzare «incompiuto»? «Io so solo che ho
l’occasione per ribaltare tutto,
da una stagione andata male a
un quadriennio nel quale avrei
potuto fare di più: stavolta mi
basterebbe una medaglia
qualsiasi, non necessariamente quella d’oro». Procedendo
col passo del gambero, il buon
Giuliano da Razzolo, frazione
di Villa Minozzo, ha raggiunto
il pendio di Rosa Khutor, augurandosi — o immaginando
— che la montagna incantata
incontrata quattro anni fa a
Whistler Mountain si sia in
qualche modo spostata nel
Caucaso. Il sospetto che il suo
momento possa essere di nuovo giunto si lega a vari segnali
premonitori, tutti positivi. Ad
esempio: non sarebbe stato né
convocabile né convocato (alla
memoria della gloria che fu),
se il contingente assegnato all’Italia dello sci fosse rimasto
da 14-15 unità.
Ma alla fine è stato aumentato a 19 «e allora io sono rientrato nella quota senza rubare
il posto a nessuno, perché
questo va chiarito — si infervora, lui che di solito è pacioccone — affinché non sembri
Ricordo
«L’oro? Mi accontenterei
di qualcosa di meno,
cerco di ricordare
quel giorno perfetto»
che sono un usurpatore».
Ma se è entrato in squadra
per il rotto della cuffia — nel
parterre di Kitzbuehel, meno
di un mese fa, parlava già come chi è rassegnato all’esclusione — perché non liberare la
fantasia e immaginare che il
destino stia mettendo in ordine le caselle del mosaico più
pazzo immaginabile, detto che
l’Italia ci proverà (con buone
chance) pure con Moelgg,
Gross e Thaler? È la legge misteriosa del «quando meno te
l’aspetti», però è anche vero
che per corteggiarla occorre
un minimo di presenza dell’atleta.
Allora, a che punto è lo slalomista Giuliano Razzoli, chiamato a difendere il suo tesoro?
«Mi sento meglio e sono pronto, ma non nascondo che questo è stato un anno duro: il col-
Il caso La federazione internazionale vuole vederci chiaro
Cadute (tante) e risalite (di
meno). È stata la colonna sonora del quadriennio del Razzo e ora che Sochi — ecco
un’altra analogia con il 2010 —
ripropone lo stesso scenario,
quello di un’Italia affamata di
oro che si appella alla coda dei
Giochi per non stare nelle re-
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
ASSESSORATO DELLE INFRASTRUTTURE E DELLA MOBILITA’
DIPARTIMENTO DELLE INFRASTRUTTUREE DELLA MOBILITA’
E DEI TRASPORTI
AVVISO DI GARA
Il Dipartimento delle Infrastrutture, della Mobilità e dei Trasporti Servizio 2 - Trasporto Regionale Aereo e Marittimo-, dà avviso che sarà
esperito il giorno 28 marzo 2014 alle ore 10,00, con il criterio di
aggiudicazione del prezzo più basso, di cui all'art. 82 del decreto
Legislativo 163/2006, il pubblico incanto per l'affidamento del servizio
di collegamento marittimo di pubblico interesse mediante unità veloci
da passeggeri tra e verso le Isole Minori della Sicilia, per le seguenti
unità di rete:
Lotto 1) Unità di rete Isole Egadi - CIG 5593121575 - importo a base
d’asta: €uro 24.806.000,00 oltre IVA al 10%;.
Lotto 2) Unità di rete Isole Eolie - CIG 5593129C0D - importo a base
d’asta: €uro 39.548.400,00 oltre IVA al 10%.
Requisiti e modalità per la presentazione delle offerte, da far pervenire
al Dipartimento delle Infrastrutture, della Mobilità e dei Trasporti - Servizio 2 - Trasporto Regionale Aereo e Marittimo, via Leonardo da Vinci,
161 - 90145 Palermo, entro le ore 12,00 del 27 marzo 2014, sono riportate nel bando integrale, capitolati d'appalto e relativi allegati tecnici,
depositati presso il Servizio 2 “Trasporto Regionale Aereo e Marittimo”,
consultabili presso il sito internet:
http://pti.regione.sicilia.it/portal/page/portal/PIR_PORTALE/PIR_L
aStrutturaRegionale/PIR_AssInfrastruttureMobilita/PIR_InfrastruttureMobilitaTrasporti.
Il bando è stato pubblicato alla GUUE n. S28 del 08.02.2014.
Responsabile del procedimento: Dr.ssa Salvatrice Severino.
Il Dirigente Generale - f.to Giovanni Arnone
AUTORITA’ PORTUALE DI TRIESTE
AVVISO
En plein Il podio dei 10000: Kramer, Bergsma e De Jong (Afp)
sta è no. Così l’Isu cercherà di
aiutare le singole federazioni con
incentivi ad hoc.
Non è finita. Bollato come televisivamente noioso, lo speed
skating potrebbe inserire gare
con partenze di gruppo, come
nel fondo, e staffette miste uomini-donne. Le novità si aggiungerebbero alle prove classiche, con due pattinatori in corsie
dedicate. «Voglio vedere i grandi
nomi lottare spalla a spalla,
mentre le staffette potrebbero
diventare interessanti perché le
differenze di velocità determinerebbero incertezza» sostiene
Cinquanta. La sua prima idea
piace, la seconda meno.
Ad ogni modo, chissà che la
girata di mestolo a livello mondiale non dia la sveglia a noi italiani. Dopo aver dilapidato il patrimonio di Torino 2006 (due ori
Flavio Vanetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
REGIONE SICILIANA
Lo strapotere dell’Olanda
fa male al pattinaggio di velocità
SOCHI — Ci sono due notizie
sul fronte dell’Olanda del pattinaggio veloce. La prima è che
l’altro giorno la ceca Sablikova,
già bi-olimpionica a Vancouver,
nei 5000 metri ha negato il settimo oro alla nazionale orange,
consolatasi peraltro con l’argento della Wust, con il bronzo della
Kleibeuker e con la visione di un
medagliere lievitato fino alla
bellezza di 21 medaglie (sulle 26
assegnate fin qui nella disciplina). Oggi e domani si chiude con
le due staffette, ma se non altro
qui l’Olanda non può essere una,
doppia e sovente pure trina.
La seconda notizia è che l’International Skating Union, presieduta dall’italiano Ottavio Cinquanta, aprirà un’indagine sullo
strapotere dei «dutch», che in
una gara hanno avuto perfino la
sequenza oro-argento-bronzolegno: non quadra che nazioni
quali Usa, Canada e Norvegia abbiano rimediato legnate. «O
questi Paesi dormono, oppure
non so… » è il commento presidenziale. Pare che non ci siano
pensieri strani (traduzione: doping) sul conto dell’inchiesta da
aprirsi. Bene o male gli olandesi
restano il popolo che pattina per
definizione, avendo 150 mila
tesserati, 300 impianti fissi e canali che d’inverno diventano lingue gelate lunghe addirittura
200 chilometri, sulle quali si riversano migliaia di praticanti.
Però il dominio è così clamoroso
che in questi giorni ha scoraggiato gli avversari (c’è chi si è ritirato) e ha alimentato la perplessità degli stessi ipercannibali, la cui domanda è identica a
quella di Cinquanta: «Tutto ciò
fa bene al pattinaggio?» La rispo-
Ultima speranza Giuliano Razzoli, unico oro azzurro a Vancouver
po alla schiena all’inizio di
gennaio a Bormio, i ruzzoloni,
i risultati che non sono arrivati. Lo sci è così, spesso fa arrabbiare: a volte rimedi, a volte
no. Ti girano le scatole, ti monta il nervoso — e a me è successo —, ma poi tiri avanti e
cerchi di pensare positivo».
trovie del medagliere, viene da
domandargli se pure sul suo
fronte ci siano delle similitudini tra passato e presente.
«L’unico aspetto in comune è
l’emozione per la sfida: ecco, è
davvero uguale. Purtroppo,
sono differenti gli approcci: a
Vancouver arrivavo da una stagione in crescita, fatta di podi e
della prima vittoria; invece a
Sochi porto più che altro il desiderio di riscatto. Tenterò di
rammentare come mi sentivo
quattro anni fa e di trasferire
qui la sciata, davvero perfetta,
di quel giorno».
La strategia è semplice: avrà
un numero attorno al 20, troverà una pista peggiore che in
Canada (dove aveva il pettorale
13), dovrà prima di tutto limitare i danni. «Se resto attaccato
ai migliori, poi posso scatenare i cavalli. La neve è simile a
quella di Whistler Mountain:
la “saleranno”, cosa che mi sta
bene». Avanti, vediamo come
butta. Per costruire una continuità mai sbocciata c’è ancora
tempo («Probabilmente cambierò qualcosa: è seccante aver
deluso, però io ho sempre
sciato col cuore»), ora è il momento di tornare a colpire. Con
una preghiera: Giuliano, tutto
ma non la medaglia di legno.
Risata: «Ah no, quella semmai
me la faccio preparare a casa
da mio padre».
e un bronzo, con Enrico Fabris
volto dei Giochi), siamo spariti
più improvvisamente di quanto
non fossimo apparsi. Il presidente federale Bolognini in questi giorni ha promesso — e noi
annotiamo, a futura memoria —
che farà riaprire l’Oval per alcuni
mesi all’anno, strappandolo all’attuale destino, che non è legato alle lame. Già, gli stranieri costruiscono gli impianti del
ghiaccio per creare i pattinatori,
noi per farci fiere e concerti
(quando va bene): è lo spaccato
della solita Italia cialtrona e fastidiosa, che non investe mai nella
cultura sportiva. Poi magari ci
stupiamo se Francia o Svizzera ci
bagnano il naso e noi ci ritroviamo ventunesimi tra i 25 Paesi fin
qui andati sul podio…
f.van.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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aree, manufatti e specchi acquei del Punto Franco Vecchio da assentire in concessione sulla base della “Variante al Piano Regolatore Portuale per l’ambito del Porto Vecchio”, approvata con
decreto del Presidente della Regione Autonoma F.V.G. in data 10
settembre 2007 e successivamente pubblicata sul B.U.R. (n. 41
dd. 10.10.2007).
Le domande di concessione dovranno essere corredate di tutta la
documentazione prevista dagli artt. 5 e ss. del Regolamento per
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COMUNE DI BARI
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AVVISO DI AGGIUDICAZIONE
ASTA S13008
Si rende noto che è stata esperita Procedura aperta con aggiudicazione in favore dell’offerta economicamente più
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DEGLI ELABORATORI E DELLE PERIFERICHE DEL SISTEMA INFORMATIVO UNITARIO DEL COMUNE
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L’appalto è stato aggiudicato in data
03.02.2014, giusta Determinazione
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Lavori Pubblici n. 2014/160/000228,
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P. Iva 03175220759 per l’importo di
€ 479.901,00, Iva esclusa.
IL DIRIGENTE Avv. Marisa Lupelli
CITTA’ DI TERMINI IMERESE
PROVINCIA DI PALERMO
ESITO DI GARA
Si rende noto che con determinazione dirigenziale n. 2264 del
28.11.2013 i lavori “Parco Termale - il sistema di mobilità”
sono stati aggiudicati definitivamente alla ditta Lavori e Costruzioni s.r.l. con sede in Alcamo
con il ribasso del 30,3132%.
Il Dirigente del I Settore
(Dott. Antonio Calandriello)
Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano
Tel. 02 2584 6665 o 02 2584 6256
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Via Villari, 50 - 70122 Bari
Tel. 080 5760 111
Fax 080 5760 126
Le medaglie di ieri
Freestyle
Cross maschile
1. Chapuis (Fra)
2. Bovolenta (Fra)
3. Midol (Fra)
Halfpipe femminile
1. Bowman (Usa)
89.00
2. Martinod (Fra)
85.40
3. Onozuka (Gia)
83.20
Combinata nordica
Gundersen LH /
4,5 km fondo squadre
1. Norvegia
46’48’’5
2. Germania
47’13’’8
3. Austria
47’09’’9
8. Italia (Runggaldier, Bauer,
Costa, Pittin)
47’54’’7
Hockey
femminile
finale 3°-4° posto
Svizzera-Svezia
4-3
finale 1°-2° posto
Canada-Usa
3-2
Curling
femminile
finale 3°-4° posto
Gran Bretagna-Svizzera 6-5
finale 1°-2° posto
Svezia-Canada
3-6
Pattinaggio di figura
Libero individuale femminile
1. Sotnikova (Rus)
224.59
2. Kim Yu Na (Cor)
219.11
3. Kostner (Ita)
216.73
11. Marchei (Ita)
173.33
Medagliere
O A B T
10 4 7 21
1. Norvegia
8 6 11 25
2. Usa
8 4 4 16
3. Germania
7 9 7 23
4. Russia
7 9 4 20
5. Canada
6 7 9 22
6. Olanda
6 3 2 11
7. Svizzera
5 0 1 6
8. Bielorussia
4 4 7 15
9. Francia
4 0 0 4
10. Polonia
3 2 1 6
11. Cina
2 6 4 12
12. Svezia
2 6 2 10
13. Austria
2 4 2 8
14. Rep. Ceca
2 2 1 5
15. Corea Sud
2 1 4 7
16. Slovenia
1 4 3 8
17. Giappone
1 3 0 4
18. Finlandia
19. G. Bretagna 1 0 2 3
1 0 0 1
20. Slovacchia
0 2 6 8
21. Italia
Finali di oggi e italiani in gara
Freestyle
ore 11.41: cross femminile
Sci alpino
ore 13.45 e 17.15:
slalom femminile
(Costazza, Brignone)
Curling
maschile
ore 9.30: finale 3°-4° posto
Cina-Svezia
ore 14.30: finale 1°-2° posto
Canada-Gran Bretagna
Biathlon
4x6 km staffetta femminile
(Gontier, Oberhofer,
Ponza, Wierer)
Short track
ore 18.43: 500 m maschile
ore 18.53: 1.000 m
femminile
(Fontana, Valcepina)
ore 19.18: 5.000 m staffetta
maschile
(Confortola, Dotti, Lobello,
Rodigari, Viscardi)
Così in tv
tutte le gare in diretta su:
Sky Olimpiadi 1 (can. 206)
Sky Olimpiadi 2 (can. 207)
Sky Olimpiadi 3 (can. 208)
Sky Olimpiadi 4 (can. 210)
Sky Olimpiadi 5 (can. 211)
Cielo (DTT can. 26,
Sky can. 126, TivùSat can. 19)
64 Sport
Venerdì 21 Febbraio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Serie B, Crotone sfida il Brescia Rugby, fatta l’Italia anti Scozia
Ciclismo, via al 51° Laigueglia
Stasera alle 20.30 (diretta tv Sky calcio 2 e Premium) anticipo
della 26ª giornata di serie B tra Crotone (36 punti) e Brescia
(37). In Lega Pro l’Ascoli ha esonerato il tecnico Bruno
Giordano affidando la squadra a Flavio Destro, il padre di
Mattia, attaccante della Roma.
Saranno 172 i corridori (tra cui Damiano Cunego) che parteciperanno
alla 51ª edizione del Trofeo Laigueglia, classica d’inizio stagione. La
corsa, che si svilupperà lungo un tracciato modificato per il maltempo,
vedrà al via 22 squadre. Giro d’Andalusia: dopo aver vinto il prologo ad
Almeria, Alejandro Valverde si è imposto anche nella prima frazione.
Il c.t. Brunel ha scelto l’Italia che domani affronterà la Scozia nella terza
giornata del Sei Nazioni (Roma, ore 14.30): McLean; Esposito,
Campagnaro, Garcia, Sarto; Allan, Gori; Parisse, Barbieri, Zanni; Furno,
Geldenhuys; Castrogiovanni, Ghiraldini, De Marchi. Questa sera alle 21,
Galles-Francia (diretta tv su Dmax, canale 52 d.t., canale 28 TivuSat).
Europa League I bianconeri sprecano contro il Trabzonspor
La Juve va in altalena
domina e vince
ma a volte si distrae
Festa con gol di Osvaldo, chiude Pogba
DAL NOSTRO INVIATO
TORINO — Mamma l’Europa. E li turchi, certo. Malgrado i
colori e l’importanza diversi,
l’Europa League attira un popolo numeroso allo stadio. L’appello di Conte non è andato disatteso. Abbiamo visto, anticamente, partite di Champions
con meno partecipazione. Tutti
convocati, anche però, quell’atteggiamento bianconero da
campagna fuori dai confini del
calcio italiano che lascia talvolta perplessi. Alla fine la rilevanza dell’impegno, mai negato
dai giocatori e, soprattutto del
risultato (2-0), rendono l’Europa più dolce, ma non cancellano le solite perplessità.
Madama, infatti, in veste europea, si presenta come al solito
con quel non so che di svagatezza che consente anche a pallidi avversari come questi (certo imbattuti finora ma non dotati di sensazionali poteri) di
affacciarsi con qualche pretesa
dalle parti di Buffon. Tra l’altro,
dopo i gol presi su situazioni da
calcio piazzato ogni punizione
o corner vede i giocatori bianconeri aggrediti dalla tensione.
L’altro aspetto negativo europeo è il numero di occasioni
sprecate. Almeno sei o sette.
Nette. La Juve fa centro alla prima opportunità con Osvaldo
che festeggia il gol d’esordio
con la maglia bianconera grazie
a un assist involontario di Kadir
Keles che devia, di testa, un
passaggio di Tevez: con la strada spianata, il neo juventino
non sbaglia. Invece falliscono
(anche per reattività del portiere, certo) gli altri che potrebbero rimpinguare le casse bianconere in vista del ritorno: Isla tira
su Onur dopo una bella azione
personale, ma un assist sarebbe
stato meglio. Tevez conclude a
rientrare, ma la conclusione fa
la ceretta al palo. Ancora l’Apa-
che si vede respinto da Onur. E,
nel secondo tempo, il portiere
turco è ancora decisivo su
Osvaldo, non si fa sorprendere
neanche da Pirlo, è reattivo su
ogni tentativo juventino.
A parte queste caratteristiche
negative, in generale è la solita
Juve. Possiede il controllo del
gioco, e gioca con spirito unitario, malgrado qualche passaggio stonato e qualche prestazione nervosetta come quella di
Pogba (nel primo tempo, meglio nel secondo) o come quella
di Pirlo, che, per essere lui, sbaglia un po’ troppi palloni. Angelino Ogbonna talvolta gigioneggia, però tampona sempre.
Peluso parte bene ma poi crede
di essere Roberto Carlos dei bei
tempi e sparacchia in curva due
palloni che potevano avere un
Juventus
Trabzonspor
2
0
Marcatori: Osvaldo 15’ p.t.; Pogba
49’ s.t.
JUVENTUS (3-5-2): Buffon 6,5;
Caceres 6, Bonucci 6, Ogbonna 6;
Isla 6 (Vidal 6 22’ s.t.), Pogba 6,5,
Pirlo 6,5, Marchisio 6,5 (Giovinco
6,5 31’ s.t.), Peluso 5,5; Osvaldo
6,5 (Llorente 6 22’ s.t.), Tevez 7.
All.: Conte 6,5
TRABZONSPOR (4-1-4-1): Onur
Kivrak 7,5; Bosingwa 6, M. Yumlu
5,5, A. Demir 6, K. Keles 5;
Bourceanu 6 (Y. Erdogan 5,5 22’
s.t.); O. Adin 6,5, Colman 6, Zokora
6, O. Hurmaci 5,5 (Mierzejewski
s.v. 36’ s.t.); E. Gural 5 (Henrique
6 12’ s.t.). All.: Mandirali 6
Arbitro: Kulbakov (Bielorussia) 6
Ammoniti: Zokora, M. Yumlu
Recuperi: 0’ più 5’
destino migliore. Insomma è la
Juve d’Europa, non c’entra se
sia rimodellata o no, ma è sempre altalenante. Il Trabzonspor
non sembra poter diventare pericoloso, molto più inquietanti
appaiono i suoi (numerosi) tifosi che a metà della ripresa,
con un improvviso spettacolo
pirotecnico, costringono l’arbitro Kubalkov a sospendere la
gara per un paio di minuti. La
Juventus rischia di subire un
gol, anzi uno lo prende (Olcan
Adin), ma viene annullato perché la palla è uscita — Del tutto
o no? Non è facile capirlo — oltre il fondo.
L’ultimo quarto d’ora è bailamme organizzato. La Juve
gioca con tre punte. Tevez, Llorente che ha rilevato Osvaldo e
Giovinco che si prende l’applauso della gente. Conte: «Non
avevo dubbi, il tifoso bianconero ama i suoi giocatori. A livello
umorale ci può essere qualche
fischio di troppo, ma io ho bisogno di tutti e tutti devono essere appoggiati». Tutti ci danno
dentro, è un finale strano per la
Juventus, lunga come il Trabzonspor. Si rischia il contropiede da una parte e dall’altra.
«Cercavamo il secondo gol —
spiega il tecnico bianconero —
e ci siamo sbilanciati un po’
troppo, ma era un atteggiamento voluto. Ho trovato le mie
risposte sul campo. È un percorso duro e c’è bisogno di tutti». Conte rinnova l’appello. Pogba, dopo aver colpito un palo
(con deviazione decisiva di un
turco), risponde con un destro
risolutivo grazie a una magia di
Carlitos Tevez. La fine è dolce
anche perché, malgrado quando sbandamento, Madama resta illibata. Compresa questa e
contando campionato e Coppa
Italia, è la prima volta in otto
partite. Può solo far bene.
Il dirt track, la moto che corre sulle piste
non asfaltate, è l’allenamento preferito dei
piloti. Diverte e fortifica, ma ha i suoi
rischi. Marc Marquez ( foto) li ha
conosciuti bene mercoledì, mentre si stava
allenando a Lleida, in Spagna.
All’improvviso, una caduta peggiore delle
altre. La torsione. La frattura. Diagnosi:
rottura del perone della gamba destra. Ma
nessun dramma. Il pilota, portato subito
all’ospedale universitario Quirón Dexeus
di Barcellona, è stato visitato dal dottor
Xavier Mir. Il luminare, che oltre a Marc ha
curato tanti piloti, dopo gli esami
radiografici ha escluso danni ai legamenti
o fratture scomposte: «Non servirà
intervenire chirurgicamente — ha
spiegato Mir —. Penso che ci vorranno
dalle tre alle quattro settimane per il
Fiorentina senza problemi
La Lazio sconfitta in casa
Roberto Perrone
Juve a parte, una vittoria (Fiorentina), un pareggio (Napoli)
e una sconfitta (Lazio) per le altre tre squadre italiane
impegnate nell’andata dei sedicesimi di Europa League. Tre
gol della Fiorentina sul campo dell’Esbjerg. Matri rompe
l’equilibrio (8’ p.t.): lancio di Mati Fernandez, aggancio al
volo dell’attaccante che di sinistro anticipa difensore e
portiere. Due minuti dopo, il pareggio con Pusic, ma la
squadra di Montella chiude prima dell’intervallo: al 15’
segna Ilicic; al 37’ Aquilani trasforma il rigore. Qualificazione
ipotecata e mezz’ora di partita anche per Mario Gomez. Ha
molto sofferto il Napoli in casa dei gallesi del Swansea, che
avrebbe meritato di vincere, per quanto ha costruito nella
partita, finita invece senza gol. Serio infortunio per il
portiere Rafael. Serata negativa per la Lazio, battuta
all’Olimpico dai bulgari del Ludogorets: dopo 8’, la squadra
di Reja aveva già rischiato di andare sotto, fallo di Cana su
Dyakov, rigore parato da Berisha. Il gol del Ludogorets è
arrivato al 45’, con un tiro di Bezjak. Nella ripresa, la Lazio ha
cambiato passo; rigore di Felipe Anderson, parato (4’);
espulsione di Dyakov (9’), ma anche la Lazio ha avuto un
giocatore espulso (Cavanda, 28’) e non è riuscita ad arrivare
al pareggio. Le partite di ritorno giovedì prossimo.
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MotoGp
Incidente a Marquez
Si rompe il perone
ma salterà solo i test
Le altre italiane Il Napoli pareggia in Galles
Esbjerg
Fiorentina
Marcatori: Matri 9’, Pusic 10’, Ilicic
15’, Aquilani (rig.) 37’ p.t.
ESBJERG (4-4-1-1): Dubravka 5; P.
Ankersen 6, Dobro-Ampem 4,5,
Knudsen 5, Jacobsen 5; Levken 5
(Rasmussen s.v. 27’ s.t.), J. Ankersen
5, Andreasen 6 (Bergvold s.v. 38’
s.t.), Fellah 5,5; Lyng 5 (Andersen 5
1’ s.t.); Pusic 6. All.: Frederiksen 5
Lazio
Ludogorets
0
1
Marcatore: Bezjak 45’ p.t.
LAZIO (3-4-3): Berisha 6,5; Ciani 5,
Cana 5, Radu 5,5; Cavanda 4,5,
Onazi 5,5, Biglia 5,5, Lulic 5 (Kakuta
5,5 23’ s.t.); Felipe Anderson 4,5
(Candreva 5,5 13’ s.t.), Klose 5
(Perea s.v. 33’ s.t.), Keita 6. All.: Reja
5
FIORENTINA (4-3-3): Neto 6,5;
Roncaglia 6, Savic 6, Compper 6,
Pasqual 6; Borja Valero 6,5, Aquilani
6,5 (Pizarro s.v. 30’ s.t.), Mati
Fernandez 6 (Bakic 6 20’ s.t.); Ilicic
7; Matri 6,5 (Gomez 6 11’ s.t.),
Matos 6. All.: Montella 6,5
LUDOGORETS (4-2-3-1): Stoyanov
7,5; Junior Caicara 5,5, Mantyla 6,
Moti 6,5, Minev 6; Dyakov 4,5,
Zlatinski 6; Aleksandrov 6,
Marcelinho 7 (Juninho s.v. 43’ s.t.),
Misidjan 6 (Lumu s.v. 41’ s.t.);
Bezjak 7 (Espinho 6 15’ s.t.). All.:
Stoev 6,5
Arbitro: Karasev (Russia) 6
Ammoniti: Pasqual, Jacobsen, licic,
Dobro-Ampem
Recuperi: 1’ più 3’
Arbitro: Zwayer (Germania) 5
Espulsi: Dyakov 10’, Cavanda 28’ s.t.
Ammoniti: Cana, Zlatinski
Recuperi: 1’ più 4’
Ciclismo & doping
Superbike al via
recupero». Significa che il campione del
mondo della MotoGp salterà sicuramente i
test del 26/28 febbraio a Sepang in Malesia
e, al 90 per cento, anche quelli successivi
del 3/5 marzo a Phillip Island in Australia.
Non è in dubbio invece la sua
partecipazione alla prima gara del
Mondiale, il 23 marzo
in Qatar. Marquez ha
già iniziato la
riabilitazione con la
terapia magnetica e
non potrà appoggiare
il piede a terra per due
settimane. «È stato un
incidente dovuto alla
sfortuna che potrebbe
capitare a chiunque in
qualsiasi momento. Per fortuna non ci
sono danni ai legamenti e la frattura non è
scomposta», ha commentato MM in un
comunicato congiunto con la Honda. Che
tira un sospiro di sollievo assieme al suo
asso: la caccia al bis mondiale potrà partire
senza problemi.
1
3
Savoldelli si difende
«Ferrari? Era solo
il mio preparatore»
L’Aprilia diventa un bolide d’argento
al.p.
È stata presentata, sulla pista di Phillip Island in Australia, la nuova livrea
delle Aprilia Rsv4 ufficiali che prenderanno parte al campionato 2014 della
Superbike. Il costruttore italiano campione mondiale in carica, ha svelato
le Rsv4 numero 50 e 33 con cui Sylvain Guintoli e Marco Melandri (nella
foto) andranno da domenica prossima a caccia del titolo iridato.
Abbandonato il binomio nero-rosso degli ultimi anni, Aprilia
Rsv4 si è trasformata in un bolide d’argento.
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È un puzzle con tanti pezzettini già al loro posto e
altri (importanti) ancora da collocare.
Convocando ieri l’ex ciclista e due volte vincitore
del Giro d’Italia Paolo Savoldelli (foto), la Procura
Antidoping del Coni ha cercato di ricomporre i
tasselli di un episodio scabroso della storia del
ciclismo italiano, partendo da dieci righe di una
lunga confessione resa nel 2012 dal corridore
americano Tom Danielson all’agenzia antidoping
del suo paese, l’Usada. Nella confessione (che
incastrò Lance Armstrong) Danielson cita un
episodio avvenuto Giro d’Italia 2006: un suo
compagno di squadra avrebbe usufruito di un
programma di doping organizzato per assumere
Epo durante la corsa. Nel documento originale il
nome del compagno era criptato, al contrario di
quelli di altri due protagonisti: Joan Bruyneel,
mentore di Armstrong, e Michele Ferrari, il suo
consulente farmacologico. Ieri a Savoldelli la
Corriere della Sera Venerdì 21 Febbraio 2014
Basket, Milano ok
in Eurolega
Sconfitta Malaga
Napoli
0
0
SWANSEA (4-2-3-1): Vorm
6,5; Rangel 6,5, Williams 6,5,
Chico 6,5, Davies 6; Britton 6,5,
Canas 6 (Shelvey s.v. 26’ s.t.);
Routledge 6,5, Dyer 6,5 (Emnes
s.v. 33’ s.t.), Hernandez 5,5 (De
Guzman 6 11’ s.t.); Bony 6,5.
All.: Monk 6,5
NAPOLI (4-2-3-1): Rafael 7
(Reina 7 1’ s.t.); Maggio 5, Britos
4,5, Henrique 6,5, Reveillere 5;
Dzemaili 5,5, Inler 5,5; Insigne
6,5 (Mertens s.v. 30’ s.t.),
Hamsik 6,5, Callejon 6; Higuain
6 (Pandev s.v. 38’ s.t.). All.:
Benitez 5,5
Anzhi
Genk
0
0
Chornomorets
Lione
0
0
Dnipro
Tottenham
1
0
Dinamo Kiev
Valencia
0
2
Esbjerg
FIORENTINA
1
3
JUVENTUS
Trabzonspor
2
0
Liberec
Az Alkmaar
0
1
Paok
Benfica
0
1
Ajax
Salisburgo
0
3
Porto
Eintracht
2
2
LAZIO
Ludogorets
0
1
Maccabi
Basilea
0
0
Maribor
Siviglia
2
2
Real Betis
Rubin Kazan
1
1
Swansea
NAPOLI
0
0
Viktoria Plzen
Shakhtar
1
1
Le date
Ottavi: 13 e 20/3
Quarti: 3 e 10/4
Semifinali:
24/4 e 1/5
Finale: 14/5
a Torino
Arbitro: Bebek (Croazia) 6,5
Ammoniti: Hernandez, Insigne,
Maggio, Hamsik
Recupero: 3’ più 4’
Procura del Coni (in possesso dei documenti senza
omissis) avrebbe contestato di essere quel
«Corridore 1» protagonista dell’episodio. Era lui il
capitano di quella Discovery ed era lui a essere
allenato da Ferrari. Savoldelli è rimasto in Procura
oltre due ore, accompagnato dal suo avvocato,
Pierfilippo Capello, figlio del c.t. della Russia.
All’uscita, ammissioni e
nette prese di distanza.
«Collaboravo con Ferrari,
era il miglior preparatore e
non mi ha mai proposto
nulla di strano. Era inibito?
Boh... Doping di squadra
alla Discovery? Quando
sono arrivato non si faceva.
Non potrei mai aver parlato
di Epo con Danielson, io
non so una parola d’inglese, lui di italiano: quella
confessione gli ha permesso di farsi ridurre la
squalifica». La Procura ha preso tempo per sentire
altri testimoni della vicenda, che va ovviamente
provata. Savoldelli, ex corridore e con palmarès
messo in cassaforte dalla prescrizione, rischia fino
a 4 anni di inibizione e, soprattutto, la faccia.
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Seedorf e la caduta da cui ripartire
Sacchi: «Con il cambio di modulo ha trovato equilibrio»
MILANO — E se la bruciante
sconfitta contro l’Atletico si rivelasse una preziosissima lezione per il Milan e per Clarence Seedorf?
Si può costruire una squadra
da una caduta, anche se beffarda, anche se a Milanello le balle
ancor gli girano, soprattutto se
si rivede l’incredibile parata su
Poli di Courtois (il portiere figlio
di pallavolista che i rossoneri
avevano seguito, ma che il Chelsea si è aggiudicato, da ragazzino, per otto milioni e che al
Chelsea tornerà) e se si ripensa
alla mancata espulsione di Insua
per il fallo su De Sciglio (che ha
rimediato «solo» una distorsione alla caviglia senza ossa rotte e
starà fuori 10 giorni) e lo si confronta con il rosso preso da
Tutte k.o. le squadre di casa
In Champions
il fattore campo
non esiste più
Classe Kakà, 31
anni, sempre
importante (Forte)
De Sciglio e Balo out
Distorsione alla caviglia
e sofferenza alla spalla:
si spera di recuperare
entrambi per la Juve
Professore Seedorf, 37 anni, allena il Milan dal 16 gennaio scorso (Ansa)
Montolivo, sempre in Champions, contro l’Ajax per un fallo
che non aveva messo k.o. nessuno. Dieci giorni, con possibilità
di guarire prima, è invece la diagnosi per il problema alla spalla
(sofferenza di primo grado all’articolazione della clavicola) di
Mario Balotelli: se il recupero
non si complicherà entrambi i
milanisti dovrebbero farcela per
la Juventus (2 marzo), ma di sicuro domenica contro la Sampdoria lasceranno il posto, rispettivamente, ad Abate e Pazzini.
È chiaro che, considerati risultato, passaggio ai quarti ora
decisamente difficile (nella sua
storia il Milan solo una volta ha
ribaltato in trasferta una sconfitta in un turno di coppa a eliminazione, nel 1955 contro i tedeschi del Saarbrucken) e infortuni, ieri, a tutti i livelli, non potevano abbondare i sorrisi.
Questa volta, però, non emergono indiscrezioni sulla reazione
del presidente Silvio Berlusconi,
che, come tutti, spera ancora
nell’impresa a Madrid l’11 marzo. Ci credono di sicuro i gioca-
Le proposte di Snai sulla
Data Ora
Partita
Convincente Adel
Taarabt, 24 anni,
si è inserito subito
bene (Forte)
Punto fermo Mario
Balotelli, 23 anni, è
una certezza (LaPresse)
tori, che non si sono visti
schiacciati dai capilista della Liga, tra cui Balotelli che ha twittato il suo giudizio sulla partita:
«Ieri grande Milan ma sfortunato! Bravissimi ragazzi, comunque!».
Il clima è diverso rispetto al
dopo-sconfitta di Napoli, perché molto diverso è stato il Milan che si è visto in campo. I maligni potrebbero sottolineare
che la quadratura del cerchio è
stata trovata la sera delle scelte
obbligate, quando cioè Honda
non era schierabile e Robinho
era out. Ma forse sarebbe un
tantino ingeneroso per il tecnico
olandese che ha istruito per bene Poli (fin lì impiegato quasi
per nulla) e il convincente Taarabt sui movimenti da svolgere
nelle due fasi. Come gli ha riconosciuto pure Arrigo Sacchi (a
Radio24), Seedorf ha raggiunto
la terra promessa della compattezza e dell’identità di squadra:
«Per la prima volta in stagione il
Milan ha giocato come un collettivo e Clarence è riuscito a dare equilibrio a una squadra fino-
ra squilibrata: grazie a intelligenza ed elasticità mentale ha
capito che il modulo migliore
per affrontare l’Atletico era il 44-2 e ha messo in campo una
squadra vera». Se, con il Napoli,
a ogni ripartenza il Milan aveva
dato l’impressione di poter subire gol, contro l’Atletico non è
mai sembrata davvero in sofferenza (come dimostra lo scarso
impegno di Abbiati). Se è vero,
come dice Seedorf, che sono gli
interpreti a fare il modulo (e
quindi Poli è naturalmente portato a giocare più da mediano),
ora bisognerà vedere se l’allenatore olandese confermerà gli interpreti di mercoledì, o si lascerà tentare dal reinserire Honda,
che fin qui ha convinto poco, e
che potrebbe essere invece l’alternativa a Kakà in partita in
corsa, quando il brasiliano comincia a calare fisicamente. Staremo a vedere. La sconfitta dell’Atletico può trasformarsi in
opportunità, basta volerla cogliere.
Arianna Ravelli
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Serie A
Risultato Finale
1
X
2
U/O 2.5
Under Over
Risultato Finale + Under Over 2,5
X/Ov 2/Un 2/Ov
Risultato Finale + Gol no Gol
1/Un
1/Ov
X/Un
1/G
1/NG
X/G
X/NG
2/G
22/2 20.45
Bologna
Roma
7,00
3,80
1,50
1,95
1,75
13
12
4,75
13
3,70
2,25
14
12
4,80
12
3,10
2,60
23/2 12.30
Livorno
Verona
2,50
3,20
2,75
1,80
1,90
5,40
3,80
4,05
11
5,95
4,25
4,65
4,70
3,85
9,00
5,15
5,15
2/NG
5,85
23/2 15.00
Chievo
Catania
2,15
3,10
3,50
1,60
2,20
4,15
3,80
3,55
13
7,00
7,00
4,45
3,60
4,15
8,00
7,50
23/2 15.00
Inter
Cagliari
1,40
4,25
8,00
1,90
1,80
3,35
2,10
4,95
17
15
16
3,05
2,30
5,65
13
18
13
23/2 15.00
Sampdoria
Milan
3,10
3,30
2,25
1,73
2,00
6,00
5,10
4,00
12
4,75
3,65
6,00
5,45
4,15
9,50
4,45
3,95
23/2 15.00
Udinese
Atalanta
1,75
3,40
4,75
1,65
2,10
3,60
3,05
3,90
14
9,00
9,00
3,70
2,90
4,55
8,00
11
8,00
23/2 18.30
Juventus
Torino
1,25
5,50
12
2,15
1,63
3,35
1,85
7,00
21
22
22
2,95
1,90
8,00
16
26
21
23/2 20.45
Lazio
Sassuolo
1,45
4,25
7,00
1,95
1,75
3,55
2,15
5,10
16
14
13
3,10
2,45
5,50
13
15
12
24/2 19.00
Parma
Fiorentina
2,50
3,25
2,75
1,78
1,92
5,35
3,80
4,05
11
5,90
4,30
4,65
4,70
3,90
9,50
5,15
5,15
24/2 21.00
Napoli
Genoa
1,30
5,25
9,00
2,05
1,70
3,35
1,95
6,50
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15
Le quote sono soggette a variazioni. Aggiornamenti nei Punti SNAI o sul sito www.snai.it
Marco Bonarrigo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Milano non ha mai conquistato. La
vittoria del Panathinaikos contro
l’Olympiacos, raggruppa la EA7 al
secondo posto con le due ateniesi.
Sarà spettacolare, giovedì al Forum,
la disfida contro il Pana.
spiraglio all’Unicaja (62-54 al 36’)
bastava la chirurgia laser di Nicolò
Melli per risistemare tutto. 70-59 il
risultato finale: Malaga sotto i 60, in
Eurolega si vince così, alzando la
muraglia oltre la quale si può vedere
l’accesso ai playoff europei, che
Milan La sconfitta con l’Atletico brucia, ma ci sono indicazioni positive. Mario: «Grandi, ma sfortunati»
Questi i risultati
delle gare d’andata
dei sedicesimi
di finale
di Europa League.
Le gare di ritorno
si disputeranno
giovedì 27/2
alle ore 19 e 21.05
Swansea
foto, 29 punti), anche senza Ale
Gentile, visibilmente debilitato dalla
gastroenterite e caparbiamente
sostituito dai minuti-utilità di Bruno
Cerella. Bene pure Jerrels (13), e
anche quando una umanissima
flessione sembrava riaprire uno
DESIO — (w.p.) La miglior difesa di
tutta l’Eurolega per 30 minuti lancia
Milano a +20 (57-37) nel tempio
sferico di Desio e non lascia che mai
l’amore nasca per Malaga,
impietosamente recisa da Keith
«mano di forbice» Langford (nella
Sedicesimi
Primo gol
Pablo Daniel Osvaldo, 28 anni,
segna il suo primo gol bianconero
(Liverani)
Sport 65
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E’ vietato il gioco ai minori di anni 18
Il gioco può causare dipendenza patologica
C’è una ragione di più per immaginare
che il Milan possa vincere a Madrid la
partita di ritorno con l’Atletico (11
marzo). Le prime quattro gare degli ottavi
hanno segnato il crollo del fattore campo,
con poker vincente di chi ha giocato in
trasferta. Martedì il Paris St. Germain ha
stravinto in casa del Bayer Leverkusen (40, gol di Matuidi, doppietta di
Ibrahimovic e rete di Cabaye) e il
Barcellona ha fatto festa a Manchester: 20 al City (rigore di Messi e gol di Dani
Alves). Mercoledì, 2-0 del Bayern
all’Emirates Stadium, contro l’Arsenal
ridotto in 10 (espulso il portiere Szczesny,
39’ p.t.) e 1-0 dell’Atletico a San Siro
(Diego Costa di testa). In sintesi: nove gol
segnati dalle squadre in trasferta e
nemmeno uno da quelle di casa. Chi
viaggiava era oggettivamente più forte di
chi ospitava, quindi il pronostico è stato
rispettato e la sfida
di Leverkusen ha
messo in vetrina
una differenza
tecnica e tattica
gol segnati
imbarazzante (per il
dalle squadre
Bayer secondo in
in trasferta nelle
Bundesliga), con il
prime quattro
partite degli ottavi Psg che avrebbe
potuto segnare
di Champions
almeno altri tre gol.
Il fattore campo
sembra contare
sempre meno anche
in rapporto al fatto
igol segnati
che in Champions
dalle squadre
che hanno giocato giocano calciatori di
in casa nell’andata grande personalità,
che non soffrono
degli ottavi
certo i fischi del
pubblico, anche se
gli applausi fanno
sempre bene e
aiutano molto. Per
reti firmate
da Ibrahimovic
spiegare l’en plein
in questa edizione
delle squadre in
di Champions:
trasferta, bisogna
le ultime 2 martedì scomodare anche il
a Leverkusen
rendimento dei
portieri: a
Leverkusen, Sirigu
non ha dovuto fare gli straordinari, ma ha
dato sicurezza alla squadra di Blanc. A San
Siro, con l’aiuto di traversa e palo, Thibaut
Courtois ha salvato due volte l’Atletico nel
primo tempo (Kakà e Poli). A Manchester,
Valdes ha compiuto un grandissimo
intervento sull’1-0 per il Barça. A Londra,
Neuer ha parato il rigore di Ozil sullo 0-0
(8’ del primo tempo), ma quella di
affidare proprio a Ozil il rigore, che
avrebbe potuto cambiare il corso degli
eventi, non è stata un’idea brillante da
parte di Wenger. Il perché è stato spiegato
dallo stesso Neuer: «So bene come tira i
rigori ed ero certo che avrebbe aspettato
un po’ di tempo prima di decidere in
quale angolo calciare». Prima di essere
compagni nello Schalke, nell’Under 21 e
in nazionale, avevano frequentato la
stessa scuola, la Gesamtschule Berger
Feld di Gelsenkirchen e giocavano nella
stessa squadra, anche se Neuer è nato nel
1986 e Ozil nel 1988 .
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Fabio Monti
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Venerdì 21 Febbraio 2014 Corriere della Sera
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Ravelli partecipa a:
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Corriere della Sera Venerdì 21 Febbraio 2014
Sport 67
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Inter L’arrivo del presidente (oggi il Cda) coincide con una notizia clamorosa
Thohir a Milano: preso Vidic
Ma ora può partire Zanetti
Mourinho lo vuole al Chelsea per giocare fino al 2015
MILANO — José Mourinho
chiama Javier Zanetti e il capitano sta meditando di lasciare
l’Inter, dopo 19 stagioni. La notizia è stata data da Massimiliano Nebuloni a Sky Sport 24, a
metà pomeriggio e ha poi trovato conferma ad alto livello, anche se nulla è stato deciso.
Quando è suonato il cellulare, il
giocatore tutto si sarebbe aspettato tranne che lo Special One
potesse proporgli di trasferirsi a
Londra per continuare a giocare
nella prossima stagione con il
Chelsea, prima di iniziare (dal
luglio 2015) a fare il dirigente
con un ruolo operativo nell’area
tecnica. Un’offerta da valutare
bene prima di prendere una decisione definitiva: non arriva da
un tecnico qualsiasi, ma da
Mourinho al quale il capitano
interista è legato da un rapporto
di stima e affetto, oltreché da
cinque trofei in due anni vinti
insieme. Ben diverso da quello
non proprio idilliaco con Mazzarri, che l’ha ormai relegato al
ruolo di capitano non giocatore.
E Zanetti, invece, vorrebbe ancora giocare, confortato dai brillanti test atletici.
Dopo il grave infortunio del
28 aprile 2013 a Palermo (rottura del tendine d’ Achille) e il recupero a tempo di record, il giocatore era tornato in campo a
San Siro (10 novembre) negli ultimi 12 minuti della partita con
il Livorno. Applausi e consensi
Cesare Romiti ricorda con grande commozione
Gianni Borgna
nella sua vita di uomo di cultura e politico, ed in
particolare per l'impegno profuso quale presidente della Fondazione Musica per Roma, avendo avuto modo, in qualità di consigliere, di apprezzarne le grandi qualità.
- Roma, 21 febbraio 2014.
Il Presidente Aurelio Regina, l'Amministratore
delegato Carlo Fuortes, i dipendenti e i collaboratori della Fondazione Musica per Roma si stringono attorno alla moglie Anna Maria e alla famiglia Borgna per la scomparsa del carissimo e
indimenticabile
Gianni
già Presidente della fondazione e artefice insostituibile della realizzazione dell'Auditorium Parco della Musica. - Roma, 20 febbraio 2014.
Saluti Javier Zanetti, 40 anni, e Eric Thohir, 43: il capitano potrebbe lasciare l’Inter (Ansa)
Caso Neymar
Barça rinviato a giudizio
Il caso Neymar si ingrossa, il Barcellona rischia pesanti
sanzioni. Il giudice ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio
per frode fiscale di 9,1 milioni di euro relativi al
trasferimento del brasiliano. In caso di condanna, potrebbero
esserci conseguenze anche per la giustizia sportiva. In difesa
dell’operazione si è espresso ieri il padre di Neymar.
La moglie Graziella, i figli Stefano, Paolo, Emma e Andrea e i nipoti tutti, piangono la scomparsa dell'amato
Il 20 febbraio 2014, confortato dall'amore della moglie Anna e dall'affetto dei fratelli, dei nipoti
e dei parenti tutti, è ritornato al Signore l'
Giorgio Gentili
Ing. Stefano Teofilatto
avvenuta il 19 febbraio.- Le esequie si terranno
sabato 22 alle 14.45 nella chiesa del Corpus Domini in via Pagano a Milano.
- Milano, 20 febbraio 2014.
Il Presidente Carlo Salvatori, il Vice Presidente
Oliver Baete, l'Amministratore Delegato KlausPeter Roehler, il Consiglio di Amministrazione, il
Collegio Sindacale, i Dirigenti e i collaboratori
tutti di Allianz S.p.A. si uniscono commossi al dolore del Vice Direttore Generale Stefano Gentili
e della famiglia per la scomparsa dell'amato padre
Ing. Giorgio Gentili
- Milano, 20 febbraio 2014.
Il Presidente del Teatro dell'Opera di Roma,
Professor Ignazio Marino, il Sovrintendente Carlo
Fuortes, il Consiglio di Amministrazione e tutto il
teatro esprimono profondo cordoglio per la
scomparsa di
Gianni Borgna
persona di straordinaria umanità, instancabile e
raffinato intellettuale che per tutta la vita si è dedicato con passione innovatrice alla crescita della
vita culturale di Roma e del Paese.
- Roma, 21 febbraio 2014.
Dacia Maraini, il Consiglio direttivo, il Comitato scientifico e i membri dell'Associazione Fondo
Alberto Moravia ricordano e ringraziano l'amico
e collaboratore
Gianni Borgna
per il suo prezioso contributo e volgono alla famiglia il loro più caro pensiero.
- Roma, 20 febbraio 2014.
il
Dopo lunga malattia si è spento serenamente
Partecipano al dolore di Emma per la dipartita
del papà
Giovanni Sciuto
Maestro Montevago
È mancato all'affetto dei suoi cari il
Rag. Angelo Chiaravalle
Lo annunciano con infinita tristezza la figlia Maila
e la sorella Clelia.- I funerali saranno celebrati
nella chiesa della Beata Vergine Immacolata e
Sant'Antonio, per il giorno e l'ora contattare Impresa San Siro al n. 02.32867.
- Milano, 20 febbraio 2014.
I dipendenti della Fitre SpA si uniscono commossi al dolore dell'Ingegner Romano Borroni e
dei figli Monica, Raffaella, Michele, Claudio per
la perdita della carissima moglie e mamma
Mariagrazia Balzarini
- Milano, 20 febbraio 2014.
Giorgio Gentili
tutti gli altri partners di LS Lexjus Sinacta - Milano
unitamente ai collaboratori e dipendenti.
- Milano, 20 febbraio 2014.
La società Vitale Barberis Canonico SpA partecipa al dolore della famiglia Barizza per la scomparsa del signor
Gianfranco Barizza
Jean Antonini annuncia la morte dell'amata
consorte
Luciana Del Pero
Le esequie avverranno sabato 22 febbraio ore 9
presso la chiesa SS. Patroni d'Italia, Milano.
- Milano, 20 febbraio 2014.
Franco Origone
- Milano, 20 febbraio 2014.
Mario Viscardi
Ciao nonno Mario, grazie per tutto quello che hai
fatto e per il grande esempio di forza.- La tua
famiglia.
- Cinisello Balsamo, 20 febbraio 2014.
Mario Gilardoni
Alonso soddisfatto
la Rossa cresce bene
SAKHIR — Questo anticipo di mondiale, in Bahrein, sembra
sempre più un affare privato tra la Ferrari e i team motorizzati
Mercedes. Ieri Fernando Alonso ha concluso la sua due giorni
con la F14-T, che continua a utilizzare la stessa unità motrice del
primo test (e poi dicevano che questi motori erano fragili…). 97
giri percorsi, terzo miglior tempo, 1’36”516. Siamo già sotto il
miglior passaggio in gara del Gp 2013. Meglio hanno fatto
Magnussen (McLaren, 1’34”910) e Hulkenberg con la Force
India: tutti e due con il motore tedesco. La differenza è grande,
ma i tempi ora contano poco e i rivali hanno usato pneumatici
più morbidi. «Sono soddisfatto di come la squadra ha lavorato
nella preparazione invernale», commentava Fernando. Che in
due giorni è arrivato a 161 giri e sta «scoprendo» quanta
elettronica ci sia in queste nuove F1. «Ogni tanto capita di
riavviare il computer di casa: immagina farlo su una
monoposto… Certe regolazioni si cambiano intenzionalmente,
altre volte succede e basta. Ma non sono mai grossi problemi». I
problemi li ha ancora Vettel con la Red Bull: ieri i giri sono
arrivati (59, alla fine) ma il suo tempo di 1’40”340 indica che ai
motori Renault non si può ancora tirare il collo. Anche perché la
parte elettrica dà ancora problemi. «Non so se si possa dire che
stiamo raggiungendo gli altri, ma almeno abbiamo imparato
molte cose», dice il campione del mondo, che oggi passa il
volante a Daniel Ricciardo. Alonso è prudente: «Prima di
Melbourne tutti, anche Red Bull, saranno venuti a capo dei
problemi». Ma intanto il team delle bibite sarebbe diventato
favorevole alla proposta di Ecclestone (che ha vinto a Londra una
causa per danni — risparmiando un centinaio di milioni — e in
un’intervista ha difeso la politica anti-gay di Putin) del «tre per
due»: ovvero gli ultimi tre Gp — non solo quello di Abu Dhabi
— a punteggio raddoppiato. Sarà perché pensano di recuperare
solo nel finale? Oggi, intanto, sulla Rossa sale Kimi Raikkonen.
a.a.
Franco Fiocchini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Triennale Design Museum
La Sindrome dell’Influenza
6a edizione. Ultimi giorni. Fino al 23 Febbraio
Con profondo amore e infinito rimpianto Roselisa ricorda il
professore avvocato
Giuseppe Tarzia
nel nono anniversario della sua scomparsa.- Una
Santa Messa sarà celebrata lunedì 24 febbraio
alle ore 18 nella chiesa di San Vittore.
- Milano, 21 febbraio 2014.
Maria Laura con i figli e i nipotini ricorda con
grandissimo affetto e rimpianto l'amato "zione"
professore avvocato
Giuseppe Tarzia
- Milano, 21 febbraio 2014.
Maria Tullia Lebano
con immutato affetto i suoi cari la ricordano a chi
l'ha conosciuta ed amata.- Messa di suffragio
presso la chiesa di San Marco il 22 febbraio 2014
ore 18,30. - Milano, 21 febbraio 2014.
Antonio Ferraro
Da nove anni sei sempre nei miei pensieri e nei
miei ricordi più belli.- Donata.
- Milano, 21 febbraio 2014.
Ci ha lasciato
Vincenzino Sacchi
Vivrà nel ricordo di quanti lo hanno conosciuto e
amato.- La moglie, le figlie, i generi, i nipoti.
- Milano, 20 febbraio 2014.
Luciana Del Pero
- Milano, 20 febbraio 2014.
F14-T Fernando Alonso sulla pista di Sakhir, Bahrein (Epa)
Nel quinto anniversario della scomparsa di
È mancato
Ne danno il triste annuncio Fernanda, Fabio e
Luca con le famiglie, Claudia, Vanna e i parenti
tutti. - Milano, 20 febbraio 2014.
Avv. Marcello Gondolini
La Famiglia Artistica Milanese partecipa al dolore della famiglia per la scomparsa della socia
onoraria
nei piani dell’allenatore.
Per Zanetti, la priorità resta
l’Inter, perché al cuore non si
comanda: lui vorrebbe giocare
un’altra stagione, però è impensabile che in società gli propongano il rinnovo del contratto,
mentre Mourinho gli offre l’opportunità di un anno in Premier
League, oltre a un ritorno (quasi
sicuro) in Champions. Al capitano non resta che confrontarsi
con Erick Thohir, arrivato ieri
alle 13.10 a Milano (oggi presiederà il consiglio d’amministrazione), per valutare le proposte
del presidente riguardo al ruolo
che potrebbe ricoprire all’Inter a
partire dalla prossima stagione.
Il Cda di oggi servirà a ratificare il passaggio di quote da Roeslani allo stesso Thohir che
presenterà l’accordo raggiunto
con le banche indonesiane per il
passaggio del debito del club
dalla vecchia alla nuova proprietà e chiarirà le novità previste in consiglio. Il presidente ha
ringraziato Marco Branca («è
stato di aiuto in tutti questi anni,
ma i tempi cambiano e ora tocca
ad Ausilio») e ha confermato
l’acquisto di Vidic, difensore
centrale serbo, 32 anni compiuti
il 21 ottobre, in scadenza di contratto con il Manchester United.
«Vidic? È fatta per il suo arrivo al
90% ma è ancora presto per l’annuncio», ha sottolineato Thohir
prima di rendere omaggio a Samuel ed Hernanes. «Il difensore
ha dato maggior solidità in difesa, mentre il brasiliano offre alla
squadra un’opzione in più in
mezzo al campo».
L’Inter ha salutato Cristian
Chivu, tramite il suo profilo
Twitter. «In bocca al lupo, forte
come sempre» è il messaggio rivolto al giocatore, arrivato all’Inter nel 2008 e operato ieri a
Miami ancora una volta al piede.
- Pratrivero, 20 febbraio 2014.
- Milano, 20 febbraio 2014.
Antonio e Carola ricordano con affetto il caro
Gianni e si associano al dolore dei familiari tutti
per la scomparsa del
La Quipos e tutti i suoi autori e collaboratori
sono vicini in questo doloroso momento ad Agostino, Orietta e alla famiglia per la perdita del
caro
Cati Belloni, Jone e Learco Sandi, Mariolina e
Vigilio Morini, Franco Mazzetti, Giorgio Negri ricordano commossi il caro amico
Partecipano al lutto:
– Le famiglie Antonini Del Pero.
– Le famiglie Payne Dagrata.
– La famiglia Pegoraro.
N.H.
Ne danno il triste annuncio la moglie Cettina, i
figli Elvira e Giuseppe e le nipoti Carola, Martina,
Giorgia.- I funerali si svolgeranno oggi 21 febbraio alle ore 14.45 presso la chiesa interna del
Pio Albergo Trivulzio in Milano, viale Bezzi 12.
- Milano, 20 febbraio 2014.
dei Conti di Tuscolo
I funerali si svolgeranno sabato 22 febbraio ore
10 presso la chiesa SS. Nome di Maria, via Centuripe 18/22 - Roma.
- Roma, 20 febbraio 2014.
non formali, prima della panchina a Bologna, della partita intera con la Samp, dei 70 minuti
con il Parma, dei 68’ nel derby e
degli 8’ all’Olimpico con la Lazio, quando era entrato al posto
di Ranocchia, dopo il gol di Klose. L’ultima apparizione in campo di Zanetti risale al 9 gennaio,
61 minuti a Udine in Coppa Italia: da allora sette panchine consecutive che hanno fatto capire
al giocatore di non rientrare più
Test di F1
1999 - 2014
Luciana Pirotta Balestrini
Sempre più nei nostri cuori e pensieri.- I tuoi cari.
- Nerviano, 21 febbraio 2014.
RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano
N.H.
Giovanni Sciuto
SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE
Maestro Montevago
- Milano, 20 febbraio 2014.
ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30
La famiglia Castiglione partecipa al dolore di
Elvira, Carola e familiari tutti per la perdita del
caro
N.H.
Giovanni Sciuto
Maestro Montevago
- Milano, 20 febbraio 2014.
Alfio e Cristina con Valeria e Davide partecipano con affetto al dolore dei familiari per la perdita del "carissimo"
CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE
Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003
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Giovanni Sciuto
TARIFFE BASE IVA ESCLUSA:
- Milano, 20 febbraio 2014.
Corriere della Sera
È serenamente mancato il
Cavaliere
Mario Russo
Ne danno il triste annuncio la moglie Teresa, i
figli Claudio con Cristina, Francesco con Marina,
Antonella con Fabio ed i nipoti Massimiliano, Mario, Marco e Ginevra.
- Sesto San Giovanni, 20 febbraio 2014.
Gazzetta dello Sport
PER PAROLA:
Necrologie: € 5,00
Adesioni al lutto: € 10,00
A MODULO:
Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 540,00
Necrologie: € 1,90
Adesioni al lutto: € 3,70
Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00
Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00
Gianluigi, Giovanni e gli amici tutti partecipano al dolore di Claudio e famiglia per la perdita
dell'amato papà
L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito
Rag. Mario Russo
Servizio fatturazione necrologie:
tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30 - fax 02 25886632 - e-mail: fatturazione.necrologie@rcs.it
- Sesto San Giovanni, 20 febbraio 2014.
La moglie Angelica con Antonio Cristina Arianna e Matteo e con tutti i parenti annunciano con
dolore la morte dell'amato
Servizio sportello da lunedì a venerdì: Milano: Via Solferino 36 orario continuato dalle 9 alle 17.45
Dott. Vittorio Boccazzi
I funerali si terranno sabato 22 febbraio alle ore
14.45 presso la chiesa Madonna della Medaglia
Miracolosa in via Fratelli Rosselli 6.
- Milano, 20 febbraio 2014.
Francesco Ferrari partecipa al dolore di Angelica e Antonio per la scomparsa del caro ed indimenticabile
Dott. Vittorio Boccazzi
- Milano, 20 febbraio 2014.
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Puzzles by Pappocom
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6
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Come si gioca
Bisogna riempire la
griglia in modo che ogni
riga, colonna e riquadro
contengano una sola
volta i numeri da 1 a 9
LA SOLUZIONE DI IERI
6
9
1
8
3
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10eLotto I numeri vincenti
Lotto
Estrazioni del 20 Febbraio
BARI
CAGLIARI
FIRENZE
GENOVA
MILANO
NAPOLI
PALERMO
ROMA
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VENEZIA
NAZIONALE
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www.corriere.it/giochiepronostici
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New York Times
a Kiev, «almeno 100 morti»
1 Massacro
Evacuati palazzi del potere, si spara per strada
Sanremo, quei disperati in galleria
2 già sotto accusa per assenteismo
compra WhatsApp, operazione
3 Facebook
record da 14 miliardi di euro
Delrio, l’alter ego (pacato e riservato)
4 del segretario: come Renzi ha il mito di La Pira
esecutivo, stop dagli alfaniani
5 Nuovo
«Ancora criticità nel programma del governo»
Il premier incaricato
Renzi ritratto come il
«Fanciullo con il canestro di
frutta» di Caravaggio. Guarda
Rugby
Vigilia di Italia-Scozia
Domani gli azzurri in campo
per evitare il cucchiaio di
legno. A spese della Scozia
Sanremo
Le pagelle
Il look di ogni
star presente al
Festival viene
passato ai
«raggi x»
dall’inviata
Angela Geraci
70
Venerdì 21 Febbraio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Tv in chiaro
Teleraccomando
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di Maria Volpe
PER CAPIRE
PER CONOSCERE
Telese segue
Denzel, la vita
il nuovo governo di Malcom X
Uno speciale per tenere viva
l’attenzione sul nuovo
governo. Proprio stasera
Matteo Renzi potrebbe
rendere noti i nomi dei
ministri scelti che giureranno
domani. Molti gli ospiti di
Luca Telese (foto) in studio.
Tra loro: Giorgia Meloni,
Fabrizio Cicchitto, Elisabetta
Gardini, Giorgio Airaudo,
Alessandro Sallusti. Previsti
anche collegamenti con
Firenze per vedere come la
moglie, la famiglia e il cerchio
magico di Renzi stanno
vivendo il momento. Debutta
anche il giornalista Parenzo
come inviato del programma.
Infine un’analisi del match tra
Grillo e Renzi: chi ha vinto?
Per ricordare il 49esimo
anniversario della scomparsa
del grande predicatore
dell’autodifesa dei neri,
arriva uno dei film più
riusciti di Spike Lee, Malcolm
X, con Denzel Washington
(foto). Primo film occidentale
a proiettare sequenze girate
in un luogo sacro (La Mecca),
l’opera racconta la vita di
uno dei più grandi, ma anche
controversi, capifila
afroamericani del XX secolo.
L’attivista statunitense è
stato assassinato a New York
il 21 febbraio 1965 per mano
di membri
dell’organizzazione di cui era
stato portavoce, la Nation of
Islam.
Matrix
Canale 5, ore 21.10
Malcom X
Rai Movie, ore 22.50
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Film e programmi
Il conte Jim Carrey
mira all’eredità
Stallone, un ex pilota
che torna a correre
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Tre fratelli orfani vengono
affidati alle cure di un parente: il
conte Olaf (Jim Carrey, foto),
interessato a mettere le mani
sull’eredità lasciata ai ragazzi dai
loro genitori.
Lemony Snicket
Rai 4, ore 21.10
Renny Harlin dirige un film
ambientato nelle corse della
Champ Car. Sylvester Stallone
(foto) è l’ex campione Joe Tanto
che torna a correre per
sostenere un pilota di talento.
Driven
Iris, ore 21.05
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Tredonnescomparse
perGianluigiNuzzi
Giacobbo alla scoperta
dei vulcani d’Italia
Christiane Seganfreddo, Elena
Ceste, Roberta Ragusa: tre
donne scomparse al centro
del programma di cronaca
nera condotto da Gianluigi
Nuzzi e Alessandra Viero.
Quarto grado
Rete 4, ore 21.15
In questa puntata terminerà il
viaggio in tre puntate sulla
storia geologica dell’Europa.
Roberto Giacobbo condurrà il
pubblico alla scoperta dei
vulcani d’Italia.
Obiettivo Pianeta
Rai2, ore 23.35
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Corriere della Sera Venerdì 21 Febbraio 2014
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Film
e programmi
Un ispettore bracca
l’ex galeotto Jackman
Dall’omonima opera di Victor Hugo,
il musical firmato da Tom Hooper
sulla redenzione dell’ex carcerato
Jean Valjean (Hugh Jackman, foto),
ricercato da decenni dallo spietato
ispettore di polizia Javert.
Les Misérables
Premium Cinema, ore 21.15
McConaughey e Keitel
marinai in guerra
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1942. Un sottomarino Usa deve
catturare un sommergibile
tedesco per impadronirsi di un
decodificatore segreto. Nel cast
Matthew McConaughey, Harvey
Keitel (foto insieme) e Bill Paxton.
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Studio Universal, ore 21.20
Il nerd Eisenberg
inventa Facebook
Il film racconta la storia di
Facebook, il social network più
usato al mondo, e del suo
creatore, il giovane nerd Mark
Zuckerberg (Jesse Eisenberg, foto).
Dirige il regista David Fincher.
The Social Network
Sky Cinema Oscar, ore 21.10
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e la Beat Generation
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Lo scrittore «On the road» Jack
Kerouac rivive in un intenso ritratto
che ripercorre la storia della Beat
Generation con testimonianze
inedite. Tra gli altri William F.
Buckley e Carolyn Cassady.
American Rebels - Jack Kerouac
Sky Arte HD, ore 22.45
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A fil di rete
di Aldo Grasso
Bellezza italiana
e mediocrità diffusa
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anremo Settebellezze. Se all’Ariston sento ancora parlare di bellezza metto mano alla pistola. Ah, i danni involontari, il fuoco amico de La grande bellezza (che
poi, a ben vedere, il titolo giusto sarebbe stato Il grande autocompiacimento), l’idea che basti la parola, come il famoso lassativo.
A un programma televisivo si chiede di essere bello (a cominciare dalla scenografia), non di parlare di bellezza perché
ormai il vocabolo è logorato, a
furia di usarlo a sproposito è diVincitori e vinti
ventato una vuota carcassa, non
significa più nulla. In questi anni, la Bellezza è passata dall’esteFederica
tica all’estetismo, dall’anima al
Sciarelli
corpo (specie nei concorsi di
Gli scomparsi
bellezza), dalla passione alla
della Sciarelli
compassione («bella dentro»).
battono i film
L’unica cosa che sappiamo con
«bene rifugio».
certezza sulla bellezza è che non
Sanremo in calo per via
esiste una ricetta per produrla o
del Milan, ma anche di
Federica Sciarelli che
una scritta per indicarla.
tiene bene col suo «Chi
La Bellezza con cui noi siamo
l’ha visto...?». Per Rai3
costretti ogni giorno a confrongli spettatori sono
tarci è quella creata dai media,
2.630.000, per una
altrimenti detta «moda». Oggi è
share del 9,3%
bello questo, domani quello.
Avevano già capito tutto le streghe nel primo atto del Macbeth
Matthias
quando gridano: «Il bello è brutKoeberlin
to e il brutto è bello…».
I film «bene
Noi autori di Sanremo, inverifugio»
ce, siamo Buoni e Belli, siamo
superati dagli
noi
il modello cui dovreste aspiscomparsi della Sciarelli.
rare; per questo i monologhi
Molte reti si rifugiano sul
sanremesi
sulla bellezza hanno
cinema meno costoso:
un incedere imbarazzante, come
così fa Rai2, che manda
se la Bellezza fosse un valore asin onda il film tv
soluto e atemporale.
«Vulcano», con Matthias
Forse dovremmo fare un picKoeberlin: gli spettatori
colo esame di coscienza: ma esisono 1.379.000,
ste ancora la tanto decantata bel4,7% di share
lezza italiana? Non dovremmo
per caso cominciare a fare i conti
con una mediocrità diffusa, che ci vede tutti coinvolti in un costante degrado del gusto, nessuno escluso?
Come sosteneva Simone Weil, c’è tanta bellezza persino nella politica, nei gesti quotidiani, nei paesaggi, nell’architettura,
ovviamente nell’arte e nella conservazione dell’arte. Basta saperla cogliere perché, è noto, la bellezza non sale su un palco
ma è negli occhi di chi guarda.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv
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Venerdì 21 Febbraio 2014 Corriere della Sera