Speciale

Gennaio/Febbraio 2014
219 Gennaio/Febbraio 2014
Automazione
SPECIALE Sensori e strumentazione
n. 219 anno 25
Industriale
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Speciale
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Editoriale
Per non subire
la sicurezza
Negli ambienti produttivi odierni ci si può accostare alla security subendola
o agendola. Nel primo caso si è portati a credere che i propri sistemi Ics o
Scada siano impenetrabili, ci si considera esclusi dai possibili target a rischio,
come centrali nucleari, grandi infrastrutture di water o energy management,
eventuali obiettivi militari sensibili. Si ritiene che il motore di ricerca Shodan
o il security scanner Nexus non potranno mai essere utilizzati per individuare
vulnerabilità nel proprio sistema di controllo o supervisione, e magari
‘attaccarlo’. Si chiude anche un occhio se sul monitor del pc di stabilimento
sono presenti post-it con password di accesso bene in vista, se le control
room non sempre prevedono modalità di accesso limitato, se le password
utilizzate sono di scarsa qualità, se durante i turni notturni un operatore si
intrattiene guardando un film o consultando il quotidiano on-line sul pc di
monitoraggio. Nel secondo caso, invece, non si attende di percepire un danno
o di subirlo con conseguenze evidenti in termini di rallentamento, blocco
della produzione o alterazione del prodotto finito, per prendere le adeguate
contromisure. Si gioca d’anticipo eseguendo una scrupolosa analisi dei rischi,
si va alla ricerca di tutte le possibili vulnerabilità e, solo dopo un’attenta fase
preliminare di valutazione, si mettono in atto best practice e procedure di
security management condivise, indipendentemente dalla mansione o dal
livello dei dipendenti, e si installano componenti hardware e software studiati
per mantenere in sicurezza la rete di stabilimento e i singoli sistemi in uso.
Nell’era dell’informatica abbondantemente applicata agli ambienti di
produzione, è necessario passare da un atteggiamento passivo e difensivo a
uno proattivo e preventivo. La consapevolezza dei rischi, il confronto dinamico
e lo scambio continuo di informazioni tra i responsabili IT e i plant manager
sono i presupposti di questo passaggio. Iniziamo l’anno promuovendo in
collaborazione con Trend Micro, Siemens e Clusit due seminari che mettono in
evidenza questi presupposti, nella certezza che agire la sicurezza IT nei contesti
industriali non significhi semplicemente adottare un antivirus, bensì attivare
un processo integrato, fatto di tecnologie e competenze da condividere.
Valeria Villani
Gennaio/Febbraio 2014 - Automazione Industriale
■
005
Per saperne di più
Aziende citate
Abb ___________________ 067
Masautomazione __________ 046
Acquedotto Pugliese _______ 078
Maselli Misure ____________ 045
Anie Automazione _________ 041
Matteuzzi _______________ 058
Autoware _______________ 069
M.D. Micro Detectors _______ 050
Baumer Italia _____________ 044
Microtel Tecnologie Elettroniche _ 054
Bosch Rexroth ____________ 054
Mitsubishi Electric _________ 058
B&R ___________________ 073
Oracle __________________ 039
UFFICIO GRAFICO: Elisabetta Delfini (coordinatore),
Elisabetta Buda, Patrizia Cavallotti, Elena Fusari, Laura Itolli, Silvia Lazzaretti,
Luciano Martegani, Cristina Negri, Diego Poletti, Luca Rovelli
Cognex _________________ 050
Panasonic _______________ 051
Comau _________________ 017
Picotronik _______________ 053
SEGRETERIA DI REDAZIONE NEW BUSINESS MEDIA: Anna Alberti,
Donatella Cavallo, Gabriella Crotti, Rita Galimberti, Laura Marinoni Marabelli,
Paola Melis, Elena Palazzolo, Katia Simeone, Caterina Zanni
Comodepur ______________ 082
Pilz Italia ________________ 049
Datalogic ________________ 042
Repcom ________________ 009
redazione.automazione@newbusinessmedia.it
Elcam __________________ 048
Rockwell Automation ____022, 078
Endress+Hauser __________ 048
RS Components ___________ 072
Fluke___________________ 043
Sap Italia ________________ 037
Gmc Instruments __________ 072
Schneider Electric _________ 052
Gruppo Adr ______________ 061
Sick ________________025, 046
Hamamatsu ______________ 043
Siemens _____________028, 064
Hms Industrial Networks ____ 073
Smc Italia _______________ 045
Ifm electronic ____________ 042
Socomec _____________044, 061
Image S ________________ 053
Tekkal __________________ 052
Intesis __________________ 078
Trend Micro ______________ 031
Invensys ________________ 071
Ucimu-Sistemi per produrre __ 012
Istituto Leonardo da Vinci ___ 064
Valcom _________________ 047
Kübler __________________ 053
Wika ___________________ 043
Luchsinger ______________ 049
Xylem __________________ 082
anno 25 - numero 219 - Gennaio/Febbraio 2014
www.automazioneindustriale.com
DIRETTORE RESPONSABILE: Pierantonio Palerma
CAPOREDAZIONE CENTRALE NEW BUSINESS MEDIA
Claudio Bonomi, Patrick Fontana
REDAZIONE: Valeria Villani (Responsabile di Redazione),
Virna Bottarelli, Massimiliano Luce
COLLABORATORI: Alice Alinari, Andrea Bianchi, Massimiliano Cassinelli,
Luigi De Bernardini, Giulio Destri, Livio Giumelli,
Franco Gori, Antonello Messina, Marco Riccardo Melani, Gastone Nencini,
Vito Puopolo, Laura Rubini, Roberta Tosi
PROPRIETARIO ED EDITORE: New Business Media srl
SEDE LEGALE: Via Eritrea, 21 - 20157 Milano
SEDE OPERATIVA:
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UFFICIO TRAFFICO E PUBBLICITÀ: Tel. +39 02 3022.6060
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Prezzo di una copia 5,00 euro
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Inserzionisti
Beckhoff Automation _____________________________________II cop.
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Hannover Messe 2014 _____________________________________ 011
HBM Italia ______________________________________________ 025
Kabelschlepp ____________________________________________ 004
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Maxon Motor Italia ________________________________________ 047
Mitsubishi Electric ______________________________________ IV cop.
National Instruments ______________________________________ 003
Omron_________________________________________________ 055
Panasonic Electric Works ___________________________________ 013
Repcom ______________________________________________ I cop.
RS Components ________________________________________ III cop.
TPA Italia 2014 __________________________________________ 039
Gennaio/Febbraio 2014 Sommario
Editoriale
non subire la sicurezza
005 Per
di Valeria Villani
Prima fila
In copertina
di Repcom
008 Ialquarant’anni
servizio dell’industria
è sempre più social
038 Ile business
mobile
di Massimiliano Luce
040
di Franco Gori
Attualità
Speciale
Mercato
Sensori e strumentazione
010 di Massimiliano Cassinelli
Macchine utensili alla riscossa
Aziende e soluzioni
confortante vitalità
040 Una
di Andrea Bianchi
scommette su robotica
014 Comau
e general industry
di Valeria villani
018
Repcom fornisce sensori e componenti
tecnologicamente all’avanguardia
www.repcomsrl.com
Prodotti
042 a cura di Massimiliano Luce
Rassegna
Automazione, il futuro
è nella connected enterprise
Applicazioni
di Antonello Messina
billion dollar company
023 Sick,
di Valeria Villani
d’ordine trasformazione
026 Parola
digitale
di Valeria Villani
029
Software
Automotive
056
Mes
Pneumatici perfetti grazie
all’automazione
068 di Luigi De Bernardini
Ogni Erp ha bisogno di un Mes
di Massimiliano Cassinelli
Pas
Infrastrutture
e software per viaggiatori
060 Ups
leggeri e sicuri
070 di Massimiliano Cassinelli
L’evoluzione della specie
di Livio Giumelli
Prodotti
Didattica e formazione
Istituti tecnici
News
072 a cura di Laura Rubini
Rassegna
sui banchi di scuola
062 Plc
a Firenze
di Marco Riccardo Melani e Vito
Puopolo
Security
per sconfiggere
029 Scada:
un attaccante devi conoscerlo
di Gastone Nencini
074
065
Hot topic
Mobile e cloud per l’automazione
032
Automazione applicata
Dal Mes al Maas, il nuovo
paradigma per la produzione
build-to-order?
Tecnicamente
di Giulio Destri
Robotica
037 di Massimiliano Luce
Il cloud a misura di pmi
Utility
074
di Alice Alinari
per una produzione
065 Robot
più sostenibile
di Roberta Tosi
Acquedotto Pugliese ottimizza
i consumi con PlantPAx
a costo ridotto
079 Sollevare
di Massimiliano Cassinelli
Gennaio/Febbraio 2014 - Automazione Industriale
■
007
Prima fila In copertina
I quarant’anni di Repcom
al servizio
dell’industria
Dopo un quarantennio di attività, la stessa energia degli
inizi. Storia, esperienze e prospettive future del distributore
di sensori e componenti per il settore industriale
di Franco Gori
R
epcom festeggia quest’anno
i quarant’anni di attività:
una ricorrenza importante
e sicuramente un’occasione per
ripercorrere le tappe salienti di questo
percorso e ipotizzarne di nuove.
Nata nel 1974 come agenzia di vendita
Nel 2014
Repcom
dedicherà
risorse
al lancio in Italia
dei rilevatori
a ultrasuoni
Sonaphone
di Sonotec
08
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
italiana di National Semiconductor
poco prima dell’apertura di una sede
indipendente della multinazionale
anche in Italia, Repcom ha
progressivamente esteso brand e
tipologie di componenti. Dopo
14 anni di collaborazione con
National Semiconductor, Repcom ha
iniziato a operare come distributore
commercializzando prima quarzi
e semiconduttori e poi, dal 1982,
sensori, sui quali si è successivamente
focalizzata, collaborando dapprima
con Sensortechnics (oggi diventata
First Sensor), azienda specializzata nei
sensori di pressione, e introducendo
successivamente altri marchi.
Partendo dai sensori di pressione,
il distributore ha infatti ampliato
la gamma con sensori di umidità
capacitivi e, in seguito, sensori per il
settore elettromedicale. Attualmente la
società si sta specializzando sui sensori
di gas, sulla composizione dell’aria o
presenza del gas (anidride carbonica,
monossido di carbonio, etilene per
la fermentazione della frutta, gas
refrigeranti).
Oggi Repcom rappresenta diverse
aziende nel campo della sensoristica
(First Sensor, Galltec-Mela, Introtek,
SenseAir, Sensirion, smartGAS,
Sonotec), oltre a un marchio di quarzi e
oscillatori (Jauch) e a uno specializzato
in elettrovalvole e pompe in miniatura
(Parker). “Proponiamo sensoristica di
alto livello per l’industria e per settori,
come l’elettromedicale, dove sono
richiesti prodotti specifici”, dice Andrea
Gibelli, amministratore di Repcom.
“Oltre a commercializzare prodotti
standard, affianchiamo i clienti nello
In copertina Prima fila
sviluppo di soluzioni custom, tutte
le volte in cui le esigenze tecniche ed
economiche di progetto lo richiedono”.
Il cliente, ovviamente, resta il
principale interlocutore, intorno al
quale negli anni Repcom ha costruito
una robusta rete di servizi, alimentata
da un costante aggiornamento e da
una preparazione tecnica continua.
Così spiega Gibelli: “Ci manteniamo
aggiornati il più possibile sui prodotti
partecipando a corsi di aggiornamento
sulle ultime novità e questo ci
permette di poter dare delle risposte
nel momento in cui il cliente presenta
dubbi o problemi; l’esperienza di chi è
da 40 anni nel settore dei componenti
elettronici riesce a garantire un
adeguato supporto tecnico e
commerciale”.
Innovazione, ovvero
‘occhi sempre aperti’
Muovendosi in un mercato, quello
italiano, che non attraversa certo
una fase positiva, Repcom ha
sviluppato una propria strategia di
reazione all’attuale congiuntura che
Gibelli riassume essenzialmente
in questo modo: “Promuoviamo
nel mercato italiano sempre più
componenti innovativi e applicabili
in settori trainanti, per compensare
così quei settori in cui esiste un
calo di produzione. Oltre a ciò,
teniamo sempre gli occhi aperti,
alla costante ricerca di nuovi
prodotti tecnologicamente avanzati.
Infine, cerchiamo di promuovere
maggiormente i prodotti scegliendo
di investire nella comunicazione,
soprattutto digitale”.
I partner di Repcom sono
principalmente europei, in particolare
tedeschi e svedesi ma anche svizzeri e
americani . “Mantenere buoni rapporti
interpersonali con lo staff tecnico delle
aziende rappresentate ci garantisce
un supporto tecnico adeguato alla
tecnologia e alla complessità dei
prodotti che commercializziamo”,
aggiunge Gibelli. “Ed è quello che il
cliente richiede quando incontra un
problema applicativo e vuole risolverlo
rapidamente sia dal punto di vista
tecnico sia commerciale”.
Fanno parte
dell’offerta
di Repcom
anche i sensori
SmartGAS...
I progetti per il 2014
Repcom conferma anche per il nuovo
anno la sua sensibilità a questioni come
il risparmio energetico e l’ambiente. “In
quest’ottica”, annuncia Gibelli, “stiamo
intraprendendo nuove collaborazioni
con un’azienda svedese e una tedesca”.
Nel 2014 l’azienda dedicherà molte
risorse al lancio in Italia dei rilevatori
a ultrasuoni Sonaphone di Sonotec,
strumenti che permettono di
individuare perdite e microperdite negli
impianti di aria e gas compressi, ma
anche di verificare lo stato di usura dei
cuscinetti e il funzionamento di valvole
... e i sensori
di umidità
SHT21, SHT25
e STS21 di
Sensirion
e scaricatori di condensa, anche in
ambiente Atex.
“L’idea per il futuro è sempre quella di
rimboccarci le maniche e puntare su
prodotti tecnologicamente avanzati
per lo sviluppo di applicazioni
innovative e nuovi mercati, oltre a
cercare di allargare la base di clienti per
i prodotti esistenti”, commenta Gibelli.
“Cerchiamo di adattarci per rinnovarci
e siamo sempre aperti alle novità,
visitando tra l’altro le più importanti
manifestazioni europee di settore”.
E proprio le fiere sono eventi
irrinunciabili per Repcom, non
solo nel suo ruolo di visitatore per
individuare tecnologie e partner nuovi,
ma anche di espositore per instaurare
un rapporto diretto con le persone.
“Per far apprezzare il fatto che i sensori
e i componenti da noi distribuiti
hanno un valore aggiunto, sono
necessarie sinergia e stima reciproca:
le fiere sono l’occasione ottimale, oltre
che per stabilire nuovi contatti, anche
per riallacciare i rapporti con i vecchi
clienti”, conclude Gibelli.
Negli ultimi anni Repcom si è
focalizzata sulla partecipazione a
fiere specializzate e di settore. Focus
confermato anche nel 2014: nel corso
dell’anno il distributore sarà presente
al Salone Affidabilità e Tecnologie di
Torino, al Save di Milano e Verona,
all’mcTer Biogas di Milano e al Medtec
di Modena.
Per informazioni
Repcom
www.repcomsrl.com
Gennaio/Febbraio 2014 - Automazione Industriale
09
Attualità Mercato
Macchine utensili
alla riscossa
Dopo anni di difficoltà il settore mostra incoraggianti
segnali di ripresa, con la Cina capace di trainare il mercato
di Massimiliano Cassinelli
Il mercato
delle macchine
utensili
offre ancora
interessanti
prospettive di
sviluppo a livello
internazionale
“S
e dieci anni fa la Cina
era un pericolo per
i produttori italiani
di macchine utensili, oggi quello
cinese è un mercato in grado di
offrire un’interessante opportunità”.
Nel corso della prima Assise
della Macchina Utensile in Italia,
promossa da Ucimu-Sistemi per
produrre lo scorso 26 novembre
a Milano, Paolo Massardi della
società di consulenza Roland
Berger Consultants ha posto
010
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
l’accento sulle opportunità offerte
dal mercato dell’Estremo Oriente.
Un’area la cui espansione, pur
essendo rallentata negli ultimi anni,
conserva ritmi superiori rispetto al
resto del mondo, che devono essere
supportati da impianti industriali
sempre più innovativi.
Dopo la crisi del 2008, non ancora
riassorbita, anche il resto del mondo
mostra però un quadro economico
con prospettive interessanti.
L’economia mondiale, infatti,
è in fase di crescita nel medio
periodo, benché a velocità inferiore
soprattutto per quanto riguarda le
economie mature di Europa e Nord
America.
Le analisi degli economisti
indicano, tra i driver di sviluppo,
la capacità di gestire l’incidenza
del debito pubblico: quest’ultimo,
infatti, si conferma la leva rilevante
dello sviluppo economico e
della ricchezza complessiva
generata, assieme a calibrazione
e composizione della pressione
fiscale (imprese, lavoro e altri
tributi) e della qualità dei servizi a
supporto dello sviluppo economico
complessivo. Il tutto completato
dal fatto che la capacità di generare
e proteggere il know-how unico e
differenziale di un Paese rimane un
fattore di sviluppo e competitività
fondamentale.
No alla
deindustrializzazione
In ambito manifatturiero, Europa,
Stati Uniti e Cina rappresentano
già oggi il 60% della produzione
complessiva mondiale. In
quest’ambito l’Italia, con un 3%
sul peso complessivo, rimane
uno dei Paesi rilevanti. È però
necessario che il nostro Paese,
così come l’intera Europa, impari
a confrontarsi e competere con
la Cina, ossia l’area caratterizzata
dal maggior sviluppo di capacità
Mercato Attualità
produttiva. In realtà, ha osservato
Massardi, “in alcuni Paesi
europei è in atto un processo di
deindustrializzazione manifatturiera
con impatti e ricadute occupazionali
e sulle prospettive di sviluppo
macroeconomico”.
Alla luce di queste considerazioni,
lo stesso Massardi si è focalizzato
sui limiti al potenziamento
imprenditoriale presenti in Italia,
che dovranno essere affrontati per
permettere di cogliere l’opportunità
di sviluppo e di recupero
economico nel breve e medio
periodo. Quattro, in particolare, gli
aspetti sui quali occorre focalizzare
maggiormente l’attenzione:
costo dell’energia, semplicità di
sviluppare l’impresa, qualità delle
infrastrutture e competitività
del sistema ricerca-formazione,
fondamentale per rinnovare
prodotti e processi produttivi.
Seppur lenta, è una
crescita
I 360 operatori, tra costruttori,
agenti e importatori che a novembre
si sono riuniti a Milano per la
prima Assise della Macchina
Utensile, erano però interessati
a confrontarsi sulla situazione di
settore, con l’obiettivo di fare fronte
comune in un momento economico
particolarmente difficile per il
nostro Paese.
I numeri, del resto, sono
preoccupanti: dal 2008 al 2012 il
mercato italiano della macchina
utensile si è praticamente
dimezzato, passando da 4 a soli 2
miliardi di euro. Una riduzione
del consumo che ha gravato sia sui
bilanci delle imprese costruttrici di
sistemi per produrre, sia su quelli
degli importatori.
Se il mercato interno è in grave
sofferenza, con ripercussioni
sull’intero tessuto produttivo
nazionale, che non sta investendo
in innovazione, reggono invece le
esportazioni. Al punto che, con
un fatturato di oltre 3 miliardi di
euro, nell’ambito delle macchine
utensili l’Italia è al terzo posto al
mondo, alle spalle di due colossi
come Giappone e Germania. Un
dato reso ancor più positivo dal
fatto che, rispetto al 2011, la crescita
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Attualità Mercato
Stazionario il 2013 secondo i dati di preconsuntivo
Dai dati di preconsuntivo elaborati
dal Centro Studi & Cultura di Impresa
di Ucimu emerge che, per il 2013, la
produzione si è attestata a 4.780 milioni
di euro, segnando un calo dell’1%
rispetto al 2012. “Il 2013 è stato un
anno all’insegna della stazionarietà” ha
commentato Luigi Galdabini, presidente
di Ucimu, sottolineando come il calo
dell’1% sia sostanzialmente una conferma
dell’andamento del mercato. “Il dato
più evidente è la ripresa del consumo
domestico, che sembra ripartire dopo
anni d’immobilità; resta però il problema
della mancanza di liquidità per le imprese
italiane”.
Le esportazioni si sono confermate ancora
una volta il traino del settore: con uno
0,2% di calo, l’export si è, infatti, attestato
a 3.615 milioni
di euro,
assorbendo
il 75,6% della produzione dei costruttori
italiani.
In occasione della presentazione dei
dati di pre-consuntivo (mentre scriviamo
stanno per essere resi disponibili anche
i dati dell’ultimo trimestre dell’anno che
risulta di consuetudine il periodo più
positivo per i costruttori di macchine
utensili, ndr), Galdabini non ha mancato
di ribadire alcuni punti fermi per altro già
emersi nell’Assise, senza i quali qualsiasi
ripresa risulterebbe difficile: stabilità
politica, attenta politica monetaria,
misure volte a ridurre il credit crunch,
snellimento burocratico, riforma del
credito, detassazione degli investimenti
in macchinari, operatività della ex-legge
Sabatini, provvedimenti che favoriscano
la sostituzione dei sistemi di produzione
e ammortamenti liberi per
svecchiare il parco macchine
italiano.
tra il 7 e il 9%. Come ha evidenziato
Luigi Galdabini, presidente di
Ucimu, la ripresa non permetterà di
recuperare rapidamente il fatturato
perso negli ultimi anni e, per tale
ragione, è necessario “intraprendere
strategie, attività e iniziative per
meglio strutturare la propria offerta
rispetto alla domanda italiana e
straniera”.
Luigi
Galdabini,
presidente
di Ucimu
è stata del 12%. Un altro dato
positivo per il settore arriva da uno
studio firmato Oxford Business of
Economics, i cui analisti prevedono
una ripresa del mercato italiano
nell’ordine del 4,5% già dal 2014,
mentre incrementi ancora più
significativi si avranno nel triennio
successivo, con crescite comprese
012
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
Produzione più green
In risposta a queste aspettative,
Massardi, focalizzando l’attenzione
sul settore delle macchine utensili,
ha ricordato come il mercato
asiatico in generale, e la Cina in
particolare, rappresenti oggi il
maggior produttore di macchine
utensili mondiali. È quindi uno dei
principali concorrenti per le aziende
italiane. Allo stesso tempo, però,
anche la qualità della produzione
manifatturiera di quest’area
geografica sta crescendo in termini
qualitativi e di performance per
potersi confrontare con quelle
occidentali. Questo significa che
le industrie locali necessitano di
macchine utensili di elevata qualità
e, quindi, si sono trasformate
anche in mercati di assoluto
interesse, che stanno apprezzando
le caratteristiche delle macchine
utensili stesse.
A tal proposito, sul mercato
internazionale, uno degli
ambiti di maggior sviluppo è il
segmento ‘mid-end’: da macchine
caratterizzate da una lunga vita
utile, elevati requisiti in termini
di precisione e sicurezza totali e
un’elevata produttività. Di contro,
in questo segmento, sono richieste
flessibilità ridotta e limitato livello
di automazione e customizzazione,
mentre la stabilità di processo deve
essere particolarmente elevata.
È inoltre indicativo il fatto che,
accanto alla qualità dei prodotti
stessi, sono oggi determinanti
i servizi pre e post vendita, in
quanto i clienti richiedono un
supporto di elevato livello ai propri
fornitori. Questi ultimi, soprattutto
nei mercati occidentali, sono
chiamati a prestare una crescente
attenzione anche all’aspetto legato
all’efficienza e all’ambiente. Proprio
l’efficienza energetica, secondo
Massardi, rappresenta una delle più
efficaci leve di marketing in questa
particolare fase mondiale.
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Industrial Automation and More...
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Attualità Aziende e soluzioni
Comau scommette
su robotica
e general industry
All’Open House dello scorso novembre il gruppo torinese
di Grugliasco ha mostrato le novità tecnologiche più
recenti. In futuro, robot sempre più smart, controllo aperto
e augmented reality
di Valeria Villani
D
a quarant’anni Comau
realizza tecnologie
innovative e si pone obiettivi
sempre nuovi. L’azienda del Gruppo
Fiat, impegnata dal 1973 nello
sviluppo e nella realizzazione di robot
antropomorfi e soluzioni avanzate
di automazione industriale, punta
a crescere in futuro a partire dallo
sviluppo di competenze innovative
e nuove aree applicative, andando
anche oltre quei contesti manifatturieri
014
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
tipicamente automotive che ne
hanno fatto, finora, la storia. “Grazie
al solido background tecnologico e
all’esperienza maturata nell’industria
automobilistica, continuiamo a
crescere, mettendo tutto il nostro
know-how - di automazione,
meccanica, saldatura, assemblaggio,
robotica e service industriale - a
disposizione di molteplici industrie
e applicazioni”, ha sottolineato
Maurizio Cremonini, Direttore
Marketing di Comau, in occasione
dell’Open House 2013 del gruppo,
tenutasi lo scorso novembre nello
stabilimento torinese di Grugliasco.
Tre sono i pilastri della strategia
Comau per continuare a crescere.
Il primo è un approccio ‘solution
oriented’, in base al quale non sono
proposti esclusivamente prodotti,
ma soluzioni tecnologiche complete,
altamente personalizzate secondo le
esigenze emergenti in ogni specifico
contesto produttivo. Il secondo è
un atteggiamento ‘globale’ che fa di
Comau un gruppo internazionale “che
sa essere ovunque, sempre vicino al
cliente”, con 24 sedi operative dislocate
in 13 Paesi in tutti i Continenti. Il terzo
è un impegno costante all’innovazione,
di prodotto e di processo: “La nostra
forza sul mercato, che presidiamo
con quattro business unit, nasce
prima di tutto dagli investimenti che
da sempre allochiamo nell’R&D e
nell’innovazione, per sperimentare
tecnologie di ultima generazione per
l’automazione, l’energy saving e il
lean manufacturing”, ha continuato
Cremonini.
Attraverso le business unit Body
Welding, Powertrain Systems,
Robotics e Adaptive Solutions, il
gruppo torinese presidia a livello
internazionale i settori automotive,
aerospace e general industry. Comau
Aziende e soluzioni Attualità
gestisce attualmente 15 stabilimenti
produttivi nel mondo e fattura
1,5 miliardi di euro, dei quali 1,2
provenienti da Soluzioni e Sistemi e
300 milioni dal Service (dati 2012,
ndr), dedicando all’innovazione
quattro Centri R&D ubicati in Italia,
a Grugliasco, in Francia, negli Stati
Uniti e in Cina. “Dall’industria
automobilistica e aerospaziale,
ancora oggi fondamentali mercati
di riferimento, arrivano numerosi
stimoli utili a ingegnerizzare soluzioni
di automazione altamente innovative,
capaci di garantire livelli massimi
di efficienza, sicurezza, precisione e
riduzione di errori, anche a fronte
dei volumi produttivi estremamente
sfidanti richiesti negli attuali contesti
manifatturieri”.
Software e intelligenza
nel futuro dei robot
Determinanti nella strategia di
crescita Comau si confermano le
attività della business unit Robotics,
sotto i riflettori all’Open House dello
scorso novembre, proprio perché è
da questa divisione che provengono
alcune delle innovazioni tecnologiche
più recenti di Comau. Nel corso
dell’evento di Grugliasco, infatti,
Comau Robotics - che conta 20mila
unità robot installate e operative a
livello mondiale (46% in Italia, 32%
nel resto d’Europa, 8% nell’area Nafta,
6% nel Mercosur e 8% in Asia) e che
solo nell’ultimo anno ha prodotto altre
2mila nuove unità - ha mostrato nuovi
robot antropomorfi, il Comau Racer
7-1.4, oltre ad alcuni aggiornamenti
di gamma della famiglia Smart NJ e
altre novità nell’ambito dell’interfaccia
uomo-macchina, del controllo e
della simulazione, come il nuovo
terminale di programmazione
TP5, ‘più ergonomico e intuitivo’
o la versione compatta del
controllo C5G, con un’interessante
applicazione di Augmented Reality
declinata al supporto delle attività di
manutenzione.
Del nuovo robot Racer 7-1.4 con
portata di 7 kg e sbraccio di 1.400
mm, che sarà disponibile alla
commercializzazione a partire dal
secondo trimestre 2014, Enrico
Mauletti, Responsabile di Robotics
Engineering di Comau, ha messo in
evidenza le dimensioni compatte,
la velocità e la precisione operative,
oltre al minore consumo energetico.
Gli aggiornamenti dei robot Smart
includono invece il modello Medium
Payload, con portate da 60-40-16 kg,
lo Smart5 NJ 40 con possibilità di
polso offset, la Black Wrist Family, a
polso cavo, che permette l’integrazione
totale dei cavi di alimentazione e
delle saldature nel robot, la versione
Smart NJ Press 130- 2.7, con doppio
motore sull’asse 1 per una maggiore
accelerazione e potenza e, infine, lo
Smart Dual Arm, con due bracci da
10 kg di portata l’uno e sensoristica
integrata, in grado di “assicurare
la massima sincronizzazione dei
movimenti fra torso e braccio, grazie
al supporto di Open Control, che
favorisce una maggiore flessibilità
complessiva nella programmazione e
nella personalizzazione degli algoritmi
di controllo”, come ha segnalato
Mauletti.
‘La proposta di Comau Robotics
è emblematica degli ultimi
trend nel campo della robotica
industriale: più marcato human
approach, maggiore attenzione
alla collaborazione attiva uomomacchina, ulteriore semplificazione
e immediatezza nell’integrazione di
sensori nelle unità robot e maggiore
‘apertura’ dei software di controllo e
programmazione”, ha commentato
Mauletti, sottolineando che in futuro
il successo di un progetto sarà sempre
più legato all’intelligenza delle unità
robot e allo sviluppo delle piattaforme
software.
E proprio il software è stato al centro
di altri aggiornamenti presentati
da Comau Robotics a Grugliasco.
RoboSim Pro, ad esempio, è il nuovo
software di simulazione 3D sviluppato
per gestire i processi di simulazione
degli impianti robotizzati, direttamente
scaricabile sul robot per verificare
il funzionamento reale, il quale
permette anche la programmazione
Gennaio/Febbraio 2014 - Automazione Industriale
015
Attualità Aziende e soluzioni
off-line e la simulazione ancora più
realistica dei tempi ciclo, in quanto
sfrutta un Virtual C5G controller.
Altra novità presentata, il software
E-motion, include nuovi algoritmi
per la definizione della generazione
della traiettoria che, rispetto al passato,
‘prevedono modelli dinamici più
precisi e più flessibili e rendono quindi
più fluidi, veloci e performanti i
movimenti del robot”.
Verso la manutenzione
virtuale?
Sempre nell’ambito del software e
del controllo, Comau Robotics ha
illustrato un’interessante applicazione
di Realtà Aumentata, la C5G SMP
(Standard Manutentive Procedure),
per il supporto alla manutenzione
delle unità di controllo C5G,
realizzata per iPad e sviluppata in
collaborazione con Seac02, azienda
attiva nel settore della realtà aumentata
e virtuale. “I robot Comau sono gestiti
e amministrati attraverso unità di
controllo robot, come le C5G, cabine
di comando contenenti unità inverter
modulari chiamate Ams-Iam, che
gestiscono i movimenti di rotazione
o traslazione dei bracci robot”, ha
spiegato Mauletti. “In fase manutentiva
può rendersi necessario estrarre e
sostituire i singoli moduli, un lavoro
che necessita dettagliata conoscenza
della procedura e competenza nelle
modalità di intervento”.
L’idea dell’applicazione di Realtà
Aumentata C5G SMP parte proprio
da questa necessità. “Inquadrando
la cabina e le sue parti interne con la
camera dell’iPad, l’utente visualizza
sullo schermo del dispositivo una
guida visiva, fatta di animazioni
sovrapposte agli oggetti reali
inquadrati, che illustra la successione
Il terminale di
programmazione Teach Pendant
Uno dei
passaggi di
studio del
design del
nuovo robot
Racer
Italia, l’eccellenza degli integratori
Arturo Baroncelli, dal 1988 in Comau e,
dallo scorso ottobre, anche presidente di
IFR, International Federation of Robotics,
intervenuto all’Open House dello scorso
novembre, ha ricordato il ruolo strategico
del nostro Paese e, in particolare, del
distretto automobilistico torinese e dei
system integrator attivi su tutto il territorio
nello sviluppo di applicazioni robotiche
d’avanguardia. “Gli integratori italiani
sono i migliori al mondo: con un forte
orientamento all’export e un marcato
focus sui distretti tecnologici, hanno
generato competenze eccellenti e grande
innovazione di prodotto e di processo
in specifici mercati applicativi, anche
di nicchia”, ha commentato Baroncelli.
Secondo i dati dell’IFR, In Italia nel 2012
016
sono state vendute circa 4.500 unità robot.
Per il 2013 si attende un calo, fra il 5 e il
10%, mentre tra 2014 e il 2016 si prevede
che il segmento tornerà a crescere
mediamente del 2%. Nel 2012, le vendite
di robot all’industria automobilistica in
Italia sono scese del 41%, rappresentando
una quota del 18% delle forniture totali.
Le vendite alla general industry sono
invece aumentate del 7%. L’industria
metalmeccanica è stata il principale
acquirente di robot nel 2012 con una
quota del 25% sulle forniture totali. Le
vendite di robot a questo comparto sono
aumentate del 9% arrivando a 1.100 unità.
Solo in Piemonte il polo della robotica
conta 250 imprese con 12mila addetti e un
fatturato di 2,5 miliardi di euro l’anno.
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
di operazioni da svolgere senza il
rischio di sbagliare. Ad ogni passo,
l’applicazione mostra in 3D cosa fare
e come intervenire, supportando
l’utente con istruzioni testuali e visive
che segnalano l’utensile da utilizzare o
il dettaglio del componente sul quale
operare per poterlo riconoscere”.
L’applicazione C5G SMP, sviluppata
in italiano, inglese e cinese, è dedicata
alla procedura di sostituzione dei
moduli interni alle cabine C5G, ma
Comau Robotics non esclude che
l’utilizzo della Realtà Aumentata
possa essere esteso ad altri macchinari
e tipologie di intervento. ‘La realtà
aumentata è la tecnologia ideale per il
supporto a procedure costituite da una
successione dettagliata di operazioni
Aziende e soluzioni Attualità
Antropomorfi in rete per la scuola
Da sempre convinta della necessità di contaminazione e
scambio bidirezionale tra mondo dell’istruzione e della ricerca
e mondo industriale, Comau è dal 2011 tra i sostenitori, con la
business unit Robotics, della ‘Rete della Robotica a Scuola’,
un gruppo di scuole e aziende nato nel 2010 a Torino, su
iniziativa di 17 istituti tecnici e professionali, che è arrivato a
includere 55 scuole tra Piemonte, Veneto e Campania, destinate
ad aumentare fino a un’ottantina in seguito ai recenti accordi
siglati anche con gli uffici scolastici regionali di Lombardia
ed Emilia Romagna. L’iniziativa, che si basa su un protocollo
di intesa inter-istituzionale a livello nazionale per lo sviluppo
dell’istruzione tecnica e professionale nel campo della
meccatronica e della robotica, prevede la creazione di percorsi
di studio specifici strutturati con moduli di robotica inseriti
nei curriculum per insegnare concretamente agli studenti a
progettare, programmare robot e sistemi automatici. Nel progetto
Comau Robotics ha portato le sue celle robotizzate composte
dall’antropomorfo Comau Smart5 NS-16, per sperimentare la
programmazione della macchina e il suo utilizzo reale, simulando
le operazioni che avvengono in un impianto industriale, ha messo
da effettuare sui componenti, per
la sua naturale caratteristica di
sovrapporre all’oggetto su cui si
sta agendo, un tutorial illustrato di
istruzioni da eseguire”. Pensata per il
personale addetto alla manutenzione
come una sorta di ‘guida virtuale’,
consultabile sul campo in tempo reale,
per la procedura di sostituzione di
un modulo di controllo degli assi di
movimentazione dei robot, la C5G
SMP dimostra che l’innovazione e
la tecnologia nel mondo industriale
sono da sempre applicate in Comau
non solo ai prodotti finali offerti,
ma anche ai processi interni e ai
servizi complementari, focalizzando
l’attenzione anche sul miglioramento
della produttività e sulla qualità delle
condizioni in cui operano gli addetti
ai lavori. “Innovazione tecnologica,
attenzione a processi e persone, stretta
collaborazione con gli integratori
a disposizione un corso su meccanica, hardware e software dei
bracci robotizzati tenuto direttamente da responsabili dell’ente
progettazione a Grugliasco, oltre ad aver dato la possibilità di
stage aziendali.
“In questi tre anni, grazie a contributi di privati, Camere di
Commercio, fondazioni bancarie e Unione Industriali, con un
investimento di 700mila euro, abbiamo portato tecnologie di
robotica e meccatronica nelle scuole, installando dieci laboratori
di robotica con gli antropomorfi Comau, coinvolgendo 2mila
studenti e formando 120 insegnanti’, ha detto con orgoglio
intervenendo a Grugliasco il prof. Enzo Marvaso, coordinatore
della Rete della Robotica a Scuola. ‘I risultati sono eccellenti, non
solo perché diversi prodotti realizzati in classe sono già utilizzati
in alcuni contesti industriali italiani, ma anche perché grazie agli
stage aziendali circa il 40% degli studenti trova lavoro già prima
del diploma, il 25% viene assunto entro tre mesi dal diploma
e il restante 35% continua all’università. Comau Robotics
sostiene il progetto per una scuola diversa, una scuola orientata
all’innovazione e al cambiamento, dove la tecnologia ha un ruolo
attivo nel creare competenze e certezze di occupazione”.
sul territorio, presenza capillare
nel mondo, proposta di servizi a
corredo delle soluzioni si confermano
i pilastri del piano di crescita di
Comau Robotics, che ci permetterà
di raddoppiare nei prossimi due
anni la produzione della business
unit e rafforzare la presenza a livello
globale, potenziandola in particolare
nel mercato della general industry”,
ha commentato Stefano Mussotto,
Robotics Italy Director & Customer
Service Manager, in Comau dal
1989, ricordando in particolare “il
prezioso contributo degli integratori
nello sviluppo di competenze
personalizzate per specifici
comparti industriali e l’importanza
dell’assistenza pre e post-vendita”. I
servizi post-vendita si confermano
un elemento chiave della proposta
di tutto il gruppo Comau. Essi
rappresentano il 15% del fatturato
complessivo dell’azienda e includono
diversi pacchetti per diagnostica
remota e predittiva, ricambi,
manutenzione, supporto ai system
integrator, formazione; prevedono per
ogni pacchetto modalità di assistenza
on-line.
Per informazioni
Comau
www.comau.com
Gennaio/Febbraio 2014 - Automazione Industriale
017
Attualità Aziende e soluzioni
Automazione, il futuro
è nella connected
enterprise
L’evento Automation Fair 2013 organizzato lo scorso
novembre a Houston, in Texas, da Rockwell Automation
e dai membri della sua Partner Network ha permesso
di delineare i trend più promettenti del settore
delle soluzioni di controllo industriale
di Antonello Messina
A
ppuntamento fisso per
il colosso statunitense
dell’automazione, la
ventiduesima edizione del forum
ha chiamato a raccolta quasi
diecimila professionisti del
mondo dell’automazione e della
produzione industriale, mettendo in
evidenza come le nuove tecnologie
stiano permettendo alle aziende
manifatturiere di rendere le proprie
attività sempre più intelligenti,
più connesse e più sicure. Come
ha sottolineato Keith Nosbusch,
Chairman e Ceo di Rockwell
Automation nel proprio intervento
di apertura dell’Automation Fair
2013, in futuro più l’impresa
industriale sarà ‘connessa’ più
amplificherà il valore della sua
proposta. Secondo Nosbusch le
comunicazioni Ethernet su IP
stanno permeando sempre più il
mondo dell’automazione, arrivando
018
a coinvolgere non solo gli apparati e
i processi di fabbrica, ma addirittura
le relazioni coi fornitori e i processi
aziendali, spingendosi fino ai device
mobili dei collaboratori.
Già oggi questa evoluzione sta
favorendo lo sviluppo di ecosistemi
industriali totalmente Internet-
Keith
Nosbusch,
Chairman e Ceo
di Rockwell
Automation
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
enabled, che offrono ai produttori
l’opportunità di fare leva - in qualsiasi
momento e in qualsiasi contesto
aziendale, dalla progettazione
all’approvvigionamento dei ricambi su informazioni storiche o in tempo
reale sempre corrette e aggiornate.
La convergenza tra automazione e
informazioni in una sola impresa
‘collegata’ permette alle aziende di
migliorare la propria redditività, di
ottimizzare gli impianti e di rendere le
attività più pulite, sicure ed efficienti.
Imprese connesse
L’idea di Connected Enterprise di
Rockwell Automation è sicuramente
più articolata rispetto al semplice
collegamento dei sistemi di
fabbrica attraverso un protocollo di
comunicazione avanzato. L’impresa
connessa si spinge fino a rendere
i dati acquisiti dal campo, dalla
fabbrica e dai sistemi informativi,
delle vere leve competitive capaci
di produrre risultati concreti per
tutti gli attori della filiera. Nella
Connected Enterprise tutte le
tecnologie disponibili - Ethernet,
nodi intelligenti, software avanzati
di analisi e monitoraggio a distanza,
Hmi, sistemi di controllo e così
via - concorrono a creare una rete
omogenea di informazioni in tempo
reale. Questo Internet of Things su
Aziende e soluzioni Attualità
scala industriale, condiviso da molti
big di settore (e di cui ormai iniziamo
a vedere degli esempi significativi),
sta definendo i contorni dell’industria
manifatturiera del ventunesimo
secolo.
Non è un caso che negli ultimi anni
anche Rockwell Automation abbia
utilizzato il concetto di Connected
Enterprise al suo interno per i propri
impianti produttivi e le proprie sedi,
attuando una completa trasformazione
a livello mondiale. Parte di questo
sforzo ha visto l’ampliamento
delle capacità produttive, cresciute
dall’unico impianto nazionale del
2005 all’attuale rete globale di strutture
sparse in tutto il mondo.
La Connected Enterprise di casa
Rockwell Automation permette oggi
a un tecnico basato negli Stati Uniti di
controllare un impianto a Singapore,
acquisendo informazioni dettagliate
sullo stato e sulla produttività di
ciascuna macchina, operatore o
strumento presente nella fabbrica, fino
all’ultima vite.
La condivisione on-line permette
di centralizzare, analizzare e
contestualizzare un’enorme mole di
informazioni, offrendo agli esperti
l’opportunità di governare qualsiasi
passaggio che va dai rapporti coi
fornitori al post-vendita, passando
attraverso tutti gli step del processo
manifatturiero e amministrativo.
Secondo quanto pubblicato da
un sito statunitense, in otto anni
dall’avvio del progetto, la Connected
Enterprise ha permesso di arrivare al
98% di consegne ‘on-time’ con oltre
387mila codici prodotti dall’azienda,
aumentando il profitto a circa 2
miliardi di dollari e favorendo la
nascita di nuovi posti di lavoro nelle
economie emergenti del pianeta.
Il controllo nell’era
dell’Internet of Things
La Connected Enterprise rappresenta
evidentemente un’estensione del
concetto di Internet of Things,
una dell’applicazioni ‘killer’ che
decideranno l’evoluzione futura. Dal
punto di vista manifatturiero, tale
approccio permetterà alle aziende
di restare competitive attraverso
il miglioramento dell’efficienza
operativa. Nella visione Rockwell
Automation, ciò che importa non
è tanto automatizzare i processi
manifatturieri e aumentare l’output,
ma trovare nuovi modi per integrare
i controlli e le informazioni generate
dagli apparati, dalle line, dai sistemi
amministrativi, dagli addetti alla
produzione e così via. L’obiettivo è
uno: migliorare e accelerare i processi
decisionali per essere più produttivi
e assicurarsi una competitività
stabile. Nella Connected Enterprise
tutto è collegato - dalla fabbrica alle
monitoraggio delle condizioni di
mercato, dalle relazioni coi fornitori
all’utilizzo delle risorse interne - e
tutto ha un impatto diretto sul valore
assicurato ai clienti.
Secondo Rockwell Automation,
ogni anno 70 milioni di persone nel
mondo entrano a fare parte della
cosiddetta ‘classe media’. I numeri
della Organisation for Economic
Co-operation and Development
(Oecd), suggeriscono che a livello
planetario il ceto medio passerà dagli
1,8 miliardi di individui del 2009 ai
3,2 miliardi del 2020. Questa crescita
offrirà ai costruttori del settore
industriale un’enorme opportunità
in termini di produzione, risorse
e infrastrutture. In quest’ottica, i
produttori dovranno bilanciare
la crescita di Paesi come Cina
e India con i livelli di prezzo in
vigore in queste nuove economie,
portando le produzioni sempre
più vicine ai mercati finali ed
eliminando le inefficienze lungo
la catena di approvvigionamento.
Migliorare i collegamenti all’interno
dell’organizzazione rappresenta
una delle chiavi di volta di questa
evoluzione, e il concetto di Connected
Enterprise mira proprio a indirizzare
questo aspetto.
Secondo Rockwell Automation,
la Connected Enterprise offre due
importanti benefici. Il primo è la
possibilità di integrare le informazioni
di origine IT con quelle originale dai
sistemi di controllo, consentendo
di coordinare meglio le attività e
le comunicazioni tra fabbrica e
gli altri reparti dell’azienda. Ciò
consente di arrivare a una catena di
approvvigionamento pilotata dalla
domanda. Il secondo è la possibilità
di acquisire e coordinare i dati,
condividendoli un modo diffuso
in vari contesti per garantire delle
decisioni più informate a tutti i livelli e
Gennaio/Febbraio 2014 - Automazione Industriale
019
Attualità Aziende e soluzioni
una maggiore omogeneità dei risultati.
Come accennato, stabilire una
Connected Enterprise è molto più
complesso rispetto al semplice
collegamento di sistemi eterogenei.
Si tratta infatti di collegare in modo
sicuro e omogeneo tutti i livelli
di controllo e di informazione di
un’organizzazione. Ciò significa avere
accesso agli archivi storici e ai dati
operativi in tempo reale, ovunque
siano prodotti, nonché a tutti i dati
aziendali e transazionali che possono
avere un impatto sulle fabbriche e
sulle loro attività. Ma la vera sfida sarà
disporre della tecnologia e del knowhow per ricavare da questi dati delle
informazioni utili per fornire un vero
valore innovativo.
L’integrazione delle informazioni
e delle infrastrutture nel settore
manifatturiero sta avvicinandosi a una
massa critica, benché un sondaggio
della pubblicazione Industry Week
abbia messo in luce che attualmente
la stragrande maggioranza delle
industrie ha ancora una lunga strada
da percorrere per arrivare a una vera
Connected Enterprise. Dall’indagine è
emerso che solo il 14% degli impianti
di fabbrica è completamente integrato
nei sistemi aziendali, mentre solo un
decimo può vantare macchinari (a
parte i computer) dotati di funzioni
‘Internet-enabled’ pari almeno all’80%
delle loro capacità. Lns Research ha
recentemente chiesto ai produttori
quali siano le principali sfide operative
e di business future, e ha scoperto
che, subito dopo la mancanza
di collaborazione tra i diversi
dipartimenti, viene proprio l’eccessiva
disomogeneità tra i sistemi e le fonti
di dati.
Per Rockwell Automation, sono tre gli
elementi essenziali per raggiungere una
020
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
vera Connected Enterprise. Il primo
è l’infrastruttura di rete. Il secondo
è il capitale rappresentato dalle
informazioni. Il terzo è la sicurezza.
La Connected Enterprise rappresenta
la fabbrica del futuro, una realtà che
permetterà di fare leva su una forza
lavoro sempre più mobile e sull’accesso
sicuro ad ambienti virtuali controllati
con funzioni di monitoraggio remoto.
Verso un’infrastruttura
di rete IP-centrica
Gartner Research suggerisce che
più del 50% delle attuali connessioni
Internet riguarda dei dispositivi
elettronici come tablet, videocamere
o lettori Rfid. Tutto questo fa parte
del concetto Internet of Things, un
universo apparentemente infinito
di device collegati via IP. Molti dei
dispositivi attualmente utilizzati oggi
nella fabbrica sono IP-enabled, ma
un’opportunità ancora maggiore
riguarda i dispositivi IP-enabled
che possono essere utilizzati in
applicazioni non strettamente di
fabbrica. Queste tecnologie, offrono
immense possibilità per aumentare
la produttività, l’innovazione e la
collaborazione. Per potere sfruttare
tali opportunità è necessario che
macchinari e dispositivi comunichino
tra loro attraverso un’infrastruttura di
rete IP-centrica di tipo standard.
Il protocollo Ethernet Industrial
(EtherNet/IP) è stato creato per
supportare questa interoperabilità
a livello di fabbrica e per assicurare
una connettività ottimizzata su
scala industriale basata su un’unica
infrastruttura ‘a prova di futuro’,
che permetta di superare i vincoli,
le barriere e i limiti evolutivi delle
tecnologie di rete proprietarie.
Al contrario delle reti proprietarie,
EtherNet/IP consente alle
informazioni di viaggiare liberamente
anche nei contesti manifatturieri più
complessi, garantendo una maggiore
collaborazione tra macchine, persone
e dispositivi. Questo protocollo
permette inoltre di supportare un
numero infinito di nodi, aspetto
critico soprattutto alla luce della
continua crescita della domanda di
dispositivi connessi in ambiente di
fabbrica.
Big Data: informazioni come
leva competitiva
Stiamo vivendo l’era dei ‘big data’.
Secondo McKinsey & Company,
la produzione genera più dati di
qualsiasi altro settore applicativo. La
società stima che, solo nel 2010, la
massa memorizzata di dati è stata
superiore ai due exabyte. Controller,
sensori e altri dispositivi generano - in
tutti i punti del processo - dati che
riguardano, ad esempio, le prestazioni
dei macchinari, i parametri energetici,
le variabili di processo o l’uso dei
materiali. Con questa mole enorme
di dati a disposizione, è sì importante
capire come effettuare l’acquisizione
ma è importante soprattutto capire
come convertire e contestualizzare le
informazioni trasformandole in un
capitale operativo.
Aziende e soluzioni Attualità
Rockwell Automation ha acquisito
una grande esperienza nelle tecnologie
operative di fabbrica essenziali per
colmare il gap tra gli ingegneri di
automazione e i loro colleghi del
settore IT. Tali tecnologie, permettono
di aiutare a identificare, acquisire,
interpretare e condividere i dati
appropriati con le figure professionali
adeguate, nell’ambito del contesto
più adatto, per stimolare delle
migliorie che possono avere un valore
esponenziale in tutta l’organizzazione.
Creare questo capitale informativo
operativo, e distribuirlo in tutta
l’azienda, permette di ottimizzare i
processi sull’intero ciclo, di rispondere
meglio al mutare delle esigenze
dei clienti, di razionalizzare gli
approvvigionamenti in funzione della
domanda. Per Rockwell Automation,
applicare in modo concreto questo
capitale di informazioni permette di
evolvere dal semplice collegamento
di singole operazioni a un’impresa
totalmente connessa. Per catturare e
condividere le informazioni, è possibile
fare leva su tecnologie di discontinuità,
quali il cloud computing, la mobilità
o la virtualizzazione. Vediamole in
dettaglio.
Una recente indagine sui costruttori,
effettuata da Lns Research, ha messo
in luce che nell’arco dei prossimi due
anni il 52% dei produttori prevede
di migrare alle applicazioni cloud
anche in ambiente manifatturiero.
Nei prossimi cinque anni il traffico
cloud aumenterà di sei volte. Trasferire
sulla nuvola le applicazioni software
che oggi girano all’interno di una
fabbrica o di un data center, permette
di risparmiare spazio, costi ed
energia dedicati alle risorse IT. Da un
punto di vista operativo, l’approccio
cloud offre dei modi innovativi di
sfruttare le proprie informazioni,
come ad esempio la gestione remota
delle strutture, degli allarmi, dei
consumi, dei clienti, della catena di
approvvigionamento e così via.
Tale aspetto non può esulare dalla
crescente mobilità degli utenti. Secondo
l’organizzazione Manufacturing
Enterprise Communications Research
Services, più del 60% delle imprese
consente ai dipendenti di portare i
propri dispositivi mobili sul luogo
di lavoro. Le stime indicano che
nell’ultimo anno, sui dispositivi mobili,
sono stati visualizzati ben cinque
terabyte di dati. Se l’accesso ai dati
di produzione attraverso qualsiasi
tablet o smartphone rappresenta
un vantaggio chiave della mobilità,
altrettanto vantaggiosa è la capacità
degli addetti alle informazioni o alla
fabbrica di essere ‘mobili’ e di accedere
alle applicazioni ovunque si renda
necessario.
Un ultimo tassello riguarda la
virtualizzazione. Nel settore
manifatturiero è sempre più
frequente slegare l’hardware dal suo
sistema operativo. Questo riduce
la dipendenza da server fisici e
altri apparati, contenendo i costi
energetici. La virtualizzazione aumenta
anche l’affidabilità della macchina,
offre soluzioni di back-up ad alta
disponibilità e a basso costo, e consente
a più istanze di lavorare sulla base di un
unico sistema.
Sicurezza, la maggiore
preoccupazione
Quando si parla di Connected
Enterprise, la maggiore preoccupazione
dei produttori riguarda la sicurezza.
Che si tratti di reti, di risorse o di
proprietà intellettuale, l’azienda
deve essere protetta dalle minacce
sia intenzionali sia accidentali.
Con la convergenza delle reti, la
quantità sempre maggiore di dati, la
crescente mobilità e il collegamento
di apparati estremamente diversificati,
i rischi legati alla sicurezza crescono
proporzionalmente. Se affrontata
correttamente, la Connected Enterprise
estende i propri benefici anche alla
sfera della protezione, consentendo di
gestire in modo integrato la sicurezza
dell’impresa e delle automazioni, fino
Gennaio/Febbraio 2014 - Automazione Industriale
021
Attualità Aziende e soluzioni
Imprese connesse, dalla teoria alla pratica
Cosa significa Connected Enterprise e
quale impatto ha su un normale contesto
manifatturiero? Per spiegarlo, nulla è meglio di
un caso pratico. Il caso in questione riguarda
un produttore di dolci statunitense, che ha
deciso di affidarsi a Rockwell Automation
per l’ampliamento della propria fabbrica. Per
svolgere l’intero processo, l’impianto si avvale
di una decina di macchinari specializzati di
altrettanti Oem. La richiesta era di ottenere
una configurazione integrata, nella quale
tutte le macchine sono collegate tra loro
per consentire al personale di controllare i
processi e prendere velocemente le decisioni
necessarie per incrementare l’efficienza
produttiva. Un altro requisito del progetto era
legato all’esigenza di evitare agli operatori
di dovere familiarizzare con troppi plc e
interfacce, oltre che di ridurre la varierà di
scorte e di ricambi da tenere a magazzino.
L’integratore, un Solution Partner di Rockwell
Automation, si è incaricato di ricavare dalle
specifiche dei singoli Oem una descrizione
complessiva da calare nella Integrated
Architecture di Rockwell Automation. Tutti gli
Oem sono stati istradati verso la architettura
programmabile (Pac) ControlLogix AllenBradley dando vita a una soluzione scalabile
di controllo e movimentazione unica e
omogenea. Questo approccio ha consentito
al produttore di dolci di ridurre le parti di
ricambio, riservandogli la possibilità di
integrare l’impianto con nuovi elementi di altri
fornitori. Le specifiche prevedevano il ricorso
a un software informativo e di visualizzazione
standardizzato per tutte le macchine. L’intero
impianto dialoga attraverso EtherNet/IP.
L’architettura di rete unificata ha aiutato la
società ad andare online più rapidamente,
riducendo anche i costi. EtherNet/IP ha inoltre
messo a disposizione dei tecnici la possibilità
di accedere ai sistemi da remoto attraverso
due server ridondanti dislocati in una sala
controlli. Oltre a semplificare la gestione e
la manutenzione, questa architettura è in
grado di acquisire una grande mole di dati,
ad esempio la temperatura dei forni o i tempi
di cottura. Ciò ha permesso di automatizzare
operazioni che in precedenza erano effettuate
manualmente, raddoppiando la produzione
nel giro di una sola settimana dall’entrata in
servizio.
a comprendere anche i dispositivi
finali. In virtù di questo approccio, i
programmi di sicurezza devono essere
implementati in modo collaborativo
e olistico, coinvolgendo infrastrutture
di rete, sistemi di controllo nuovi
e vecchi, collaboratori, fornitori,
venditori, politiche interne, procedure
e così via.
L’integrazione della catena di
approvvigionamento ne è un esempio.
Una maggiore comprensione delle
consegne e un miglioramento delle
comunicazioni con i fornitori per
quanto riguarda i cambiamenti di
programmazione, gli aumenti degli
ordini e altri problemi di questa
022
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
natura, possono aiutare a ottimizzare
la gestione del magazzino e il time to
market.
Anche un approccio collaborativo
e ‘demand-driven’ può offrire un
contributo importante. Il collegamento
tra le attività di produzione e i sistemi
informativi permette di mettere
automaticamente in relazione tra
loro gli addetti alle varie funzioni
aziendali, consentendo di collaborare
meglio e di lavorare verso l’obiettivo
comune: soddisfare la domanda dei
clienti. Parlando di dati, è necessario
ottimizzare le informazioni per creare
valore rapidamente. Per aumentare
l’efficienza, migliorare la qualità, gestire
meglio le scorte e accelerare il time to
market i dati possono essere estratti da
ogni fase dei vari processi. La continua
raccolta di dati e la distribuzione del
capitale operativo di informazioni
consente anche di stimolare ancora di
più il miglioramento, e di individuare
le pratiche più virtuose. Infine,
sincronizzare i processi di business
e il flusso di lavoro permette di
produrre i dati storici o in tempo
reale necessari per assicurare la
conformità e migliorare le metriche
di sostenibilità, riducendo così i rischi
aziendali a livello globale. Ovviamente
tutti questi concetti si riflettono sul
catalogo di prodotti di Rockwell
Automation, continuamente arricchito
anche grazie agli accordi che la società
sta stringendo con colossi quali
Cisco, Microsoft, Dassault Systèmes,
Endress+Hauser o Panduit. Obiettivo
di queste partnership è coniugare
le competenze Rockwell nel campo
dell’automazione con altre competenze
provenienti da quelli che fino a ieri
erano mercati paralleli, dando vita
a soluzioni verticali allineate con la
vision di Connected Enterprise.
Proprio in virtù di questa evoluzione,
Rockwell Automation oggi non
è più solo un fornitore di sistemi
automazione e controllo, ma offre
un portafoglio che si estende
dai componenti industriali al
software di visualizzazione, analisi
e ottimizzazione dei processi, dai
controlli per motori alla sensoristica,
dalle soluzioni di rete alla tecnologie
sicurezza, dalla visualizzazione
all’interfacciamento fino ai servizi
chiavi in mano.
Per informazioni
Rockwell Automation
www.rockwellautomation.it
Aziende e soluzioni Attualità
Sick, billion dollar
company
Il Gruppo tedesco raggiunge il miliardo di euro di fatturato e annuncia l’obiettivo
ambizioso di raddoppiarlo entro il 2020. Giovanni Gatto, direttore generale di Sick
Italia, spiega in quale modo
di Valeria Villani
I
l Gruppo Sick archivia il 2013
con un fatturato globale pari a
un 1 miliardo di euro. “Siamo
molto soddisfatti di questo ottimo
risultato, considerata la crescita
rispetto al dato 2012, pari a 971,3
milioni di euro”, dichiara Giovanni
Gatto, direttore generale di Sick
Italia dal 2006. “Intendiamo portare
il fatturato a 2 miliardi entro il 2020
e con questo obiettivo entriamo
nella terza fase della nostra storia, la
fase Sick 2.0”.
Servono ovviamente una strategia
chiara, motivazioni forti e obiettivi
ben precisi quando si lancia una
simile sfida al raddoppio. E Sick,
con la sua esperienza tecnologica
e la presenza capillare sul mercato
dal 1946, dichiara di averli.
“L’essenza della nuova strategia di
crescita ‘obiettivo Sick 2.0’ è nella
proposta di sistemi ingegnerizzati
e integrati per costituire soluzioni
complete per il cliente, proposta
nella quale un focus di rilievo
avrà il mantenimento di un alto
livello di servizio”, dettaglia Gatto.
“Tre sono le principali aree di
riferimento sulle quali punteremo
nei prossimi anni: automazione di
processo, automazione di fabbrica
e automazione per la logistica”.
Sick, che dall’apertura della prima
filiale estera in Francia nel 1973
si è progressivamente ingrandita
trasformandosi in un gruppo
globale di 6mila dipendenti con 50
filiali dislocate in 80 Paesi, intende
dunque crescere con una ricetta
semplice: “proporre soluzioni e
servizi per contribuire a migliorare
il mondo della produzione, discreta
e di processo, e della logistica”.
Ricetta che, conferma Gatto,
accompagnerà anche le attività
del gruppo in Italia, dove Sick è
presente dal 1996 e oggi, come
terza filiale del Gruppo per
importanza e fatturati, conta 90
dipendenti (erano 10 nel 1996, ndr),
50 milioni di fatturato (forecast
2013, ndr), un centro R&S per gli
encoder a Torino e una fitta rete
di distributori locali e integratori.
“Indipendente, innovativa e leader
sono i tre aggettivi che meglio
caratterizzano Sick nel mercato
della sensoristica industriale, sin
dalla fondazione della società ad
opera del tecnico riparatore di
radio dell’esercito tedesco Erwin
Sick. Siamo indipendenti dai grandi
Il
management
di Sick Italia
alla conferenza
stampa
dello scorso
novembre
a Milano
Gennaio/Febbraio 2014 - Automazione Industriale
023
Attualità Aziende e soluzioni
gruppi finanziari e industriali e i
nostri prodotti sono adatti a tutti i
sistemi industriali. Siamo inventori,
poiché anticipiamo le esigenze del
mercato con tecnologie innovative, e
siamo riconosciuti nel nostro settore
come interlocutori preferenziali per
le tecnologie che proponiamo”.
Contribuiscono al rafforzamento
della strategia Sick verso l’era 2.0 gli
investimenti in R&S del che, a livello
di gruppo, sono pari al 10% del
fatturato e sono indirizzati, oltre che
all’innovazione tecnologica, anche
all’ottimizzazione dei processi interni
(recentemente è stato installato Sap
a livello globale), alla logistica e
alla valorizzazione delle persone e
della presenza locale con l’apertura
di nuove filiali (le ultime due sono
state aperte in Sudafrica e a Dubai,
mentre sono in programma altre
aperture in America Latina e in
Asia).
Tecnologie per la fabbrica
automatica
Delle tre principali aree di
riferimento per Sick, Alberto
Garatti, Commercial Director
Factory Automation di Sick Italia
dice: “Le tecnologie che proponiamo
si confermano un elemento
cardine della fabbrica automatica e
intelligente del futuro”, riferendosi
alla sensor intelligence, all’ottica e
all’elettronica per le applicazioni di
fabbrica. E proprio dal segmento
dell’Automazione di Fabbrica
proviene il 60% del fatturato (600
milioni di euro stimati nel 2013) di
Sick a livello globale, mentre in Italia
la percentuale sale al 70% (circa 36
milioni di euro stimati nel 2013). “La
Factory Automation è sempre stata
il nostro punto di forza in Italia,
024
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
grazie alla presenza di costruttori
di macchine e utilizzatori finali
che puntano sull’innovazione e
sull’eccellenza tecnologica per i
loro impianti”, commenta Garatti,
riportando a conferma alcuni
esempi di eccellenza nelle diverse
nicchie applicative. Si va dalla
lettura di etichette sugli pneumatici
alla messa in sicurezza delle aree
di saldatura, dal riconoscimento
del corretto posizionamento di
tappi e coperchi al rilevamento e
al conteggio di bottiglie o, ancora,
alla lettura della data di scadenza
sulle confezioni farmaceutiche,
per non parlare dell’ispezione
della concentricità delle sigarette
o dell’installazione degli scanner
Sick sui robot operativi nelle sale
operatorie. “Qualunque sia l’ambito
di applicazione, la mission di Sick
per la Factory Automation, pur nelle
sue diverse declinazioni di ispezione
della qualità, produzione flessibile,
tracciabilità o sicurezza”, commenta
Garatti, “ha un unico fil rouge: essere
sempre connessi e produttivi”.
Focus sui processi
industriali
Per quanto riguarda la Process
Automation, Alessandro Canciani,
Sales Manager Process Automation
di Sick Italia, ricorda che il settore
di riferimento, con focus su
controllo fumi, analisi gas e polveri,
corrisponde a un fatturato di 185
milioni di euro a livello globale
(dato 2012, ndr). “Per applicazioni
specifiche nell’oil &gas, nei basic
material e nelle infrastrutture
realizziamo analizzatori di gas e
misuratori di portata per il controllo
emissioni, le misure di processo, le
misure per la verifica di sicurezza,
sempre corredati da software per
l’acquisizione e la validazione dei
dati”, spiega Canciani. “La sfida
oggi è quella di un monitoraggio
in continuo, per questo negli ultimi vent’anni Sick ha
creato un’offerta completa nel campo dell’analisi, abbinata
a un esteso ventaglio di servizi”. E proprio sul service sarà
tenuto un forte focus anche nei prossimi anni in linea con
l’obiettivo Sick 2.0, a partire da manutenzione e analisi
predittiva e diagnostica, per costruire proposte altamente
personalizzate, dalla progettazione alla manutenzione.
Gli esempi di eccellenza tecnologica in questo settore
riportati da Canciani riguardano la misurazione e
l’analisi nella movimentazione e nella pallettizzazione
finale del cemento, a temperature elevatissime e in
particolari condizioni di viscosità, le applicazioni nei
gasdotti (estrazione, trasmissione e distribuzione gas),
senza dimenticare lo smart metering e il segmento degli
inceneritori.
La logistica strizza l’occhio all’e-commerce
Marco Colella, Sales Manager Logistics Automation
di Sick Italia, ribadisce che “Sick non propone solo
prodotti, ma sensori trasformati in soluzioni, in sistemi
integrati”, riferendosi in particolare ai tre campi applicativi
dell’intralogistica, dei trasporti/marittimo e della building
automation. Colella ricorda in particolare come la proposta
di un soluzioni complete e integrate sia stata determinante
nella collaborazione con Amazon, per il quale Sick ha curato
il centro logistico di Piacenza. “È nella vendita e-commerce
che la Logistics Automation di Sick ha ottime prospettive
di business, soprattutto nei prossimi cinque anni”, spiega
Colella. “Con l’esplosione dell’e-commerce, oggi più che
mai è estremamente importante che le merci arrivino a
destinazione con la massima precisione e nel minor tempo
possibile; per questo sviluppiamo soluzioni semplici ma
efficaci, capaci di smistare correttamente ogni tipo di merce,
dalla più piccola busta al pallet, accelerando i tempi di
produzione e limitando al massimo il rischio di errore”. Sul
fronte trasporti, Sick è impegnata nella fornitura di Laser
scanner Lms per l’identificazione e il riconoscimento dei
veicoli, ad esempio, nei progetti di pagamento automatico
dei pedaggi. Tra le recenti collaborazioni, Autostrada
del Brennero, Pedemontana, Anas e Città di Venezia
(rilevamento di grossi veicoli nelle zone a traffico limitato).
Per informazioni
Sick
www.sick.com/it
www.sick-analytics.it - www.sick-logistics.it
Attualità Aziende e soluzioni
Parola d’ordine
trasformazione digitale
Dopo un 2013 chiuso con ordini in crescita e fatturato in flessione, Siemens Italia
conferma la strategia volta alla ‘digital transformation’, ovvero l’intelligenza applicata
all’hardware. Nuove opportunità da reti intelligenti e Industria 4.0
di Valeria Villani
N
ell’archiviare il 2013
di Siemens in Italia,
l’amministratore delegato
Federico Golla parla di un “anno
complesso e sfidante, in un contesto
di mercato difficile, nel corso
del quale si sono evidenziati una
contrazione del volume di business
a fronte tuttavia di un incremento
complessivo degli ordini, risultati
di ottima tenuta nelle condizioni
attuali, che hanno comunque
consentito a Siemens di guadagnare
quote di mercato”. Siemens Italia
ha chiuso il 2013 con ordini per
2,018 miliardi di euro, pari al +1%
rispetto al 2012 (2,008 miliardi) e
con un fatturato di 1,907 miliardi,
in flessione del 10% rispetto al
precedente anno fiscale (2,126
miliardi). I dati dell’ordinato riferiti
ai singoli settori mostrano una
buona tenuta dell’Energy (+9%) e
dell’Industry (+2%), trascinate dalle
reti intelligenti, dal service sul parco
turbine di alcune delle principali
utility italiane e dal segmento
metal, mentre confermano, rispetto
allo scorso anno, una contrazione
nell’Healthcare (-6%), a causa
026
della riduzione progressiva degli
investimenti in sanità da parte
delle Regioni che ha causato
la contrazione della vendita
di apparecchiature medicali, e
nell’Infrastructures & Cities (-6%).
Il fatturato 2013 è invece in flessione
in tutti e quattro i settori: -22%
nell’Energy, -12% nell’Infrastructure
& Cities, -9% nell’Healthcare e -6%
nell’Industry.
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
Una buona tenuta
dell’automazione
Anche quest’anno le attività
legate all’automazione industriale
hanno tenuto, registrando un
2% in più di nuovi ordini. Sulla
buona tenuta del settore Industry
di Siemens Italia Golla rileva in
particolare l’ottimo andamento
delle tecnologie metallurgiche,
dove i contratti, grazie a importanti
Aziende e soluzioni Attualità
commesse estere, hanno registrato
un incremento del 67%, e il
consolidamento della partnership
con il Gruppo Fiat, soprattutto in
relazione allo sviluppo della nuova
piattaforma New Plant Landscape,
che include la convergenza IT dei
sistemi di manufacturing di Fiat e
Chrysler.
Tra i progetti più significativi
dell’ultimo anno vi sono anche la
modernizzazione dello stabilimento
di Settimo Torinese di L’Oréal Saipo
Industriale, con la realizzazione di
un magazzino automatico chiavi
in mano per l’ottimizzazione
dei flussi delle materie prime,
e l’ammodernamento dello
stabilimento Ilva di Taranto, con
la fornitura di un nuovo impianto
di depolverazione secondaria
dell’agglomerato.
In evidenza anche le ottime
performance di Siemens
Transformers, la factory trentina che
produce trasformatori di potenza,
venduti per l’80% all’estero, che si è
distinta per una chiusura di esercizio
in positivo sia in termini di fatturato
(+20%) sia di ordinato (+5%).
Federico
Golla,
amministratore
delegato di
Siemens in
Italia
cresciuti complessivamente gli
investimenti in R&S del gruppo:
nell’ultimo anno sono stati pari
al 5,7% del fatturato globale (4,3
miliardi su 75,9 miliardi di euro),
contro il 5,5% del 2012 e il 5,4% del
2011. Nel mondo Siemens conta
29.800 ricercatori, 17mila ingegneri
software, 60mila brevetti registrati,
8.400 invenzioni, oltre mille
partnership con le università in
Italia (Bocconi, Politecnico Milano
e Università Genova), negli Stati
Uniti, in Europa e in Cina.
In Italia nella sede di Marnate,
in provincia di Varese, Siemens
ha ulteriormente sviluppato la
propria expertise per i laminatoi
a caldo, nell’ambito dell’industria
dell’acciaio, grazie a un team di 200
persone che copre l’intera filiera,
dalla vendita al service e opera a
livello internazionale. A Genova,
che è la sede del centro software
mondiale del Manufacturing
Operation Management (Mom)
con 400 ricercatori dedicati allo
sviluppo dei software IT industriali
- l’azienda ha proseguito la sua
attività anche in collaborazione con
l’università locale.
Dal primo ottobre Milano è
diventata la capitale mondiale
di Siemens per la mobilità e le
smart grid. Grazie a 160 persone,
tecnici, sviluppatori e ingegneri,
questo centro di competenza
ha integrato nel portafoglio
internazionale la piattaforma
per la mobilità elettrica (E-Car
Operation Center) sviluppata in
Italia. Con Fondazione Politecnico
di Milano, Siemens ha sviluppato
nel corso del 2013 nuovi ambiti
Un viaggio
nel ‘Laboratorio Italia’
“Anche questo esercizio fiscale
è stato caratterizzato dal lavoro
ininterrotto dei nostri centri di
competenza e R&S nazionali”,
dichiara Golla, parlando di un
vero e proprio ‘Laboratorio Italia’
per sottolineare la forte spinta
all’innovazione e alla ricerca che
contraddistingue da sempre le
attività di Siemens sul territorio,
perché “non bisogna mai smettere di
investire, sulle persone e sul’R&S”.
Nell’ultimo esercizio fiscale sono
Gennaio/Febbraio 2014 - Automazione Industriale
027
Attualità Aziende e soluzioni
Una nuova organizzazione territoriale per Siemens
di collaborazione. In particolare,
sul fronte dell’energia l’attenzione
si è concentrata sull’analisi e il
monitoraggio delle performance di
centrali di energia esistenti, mentre
in ambito healthcare il focus è stato
rivolto sull’e-business nei processi
aziendali. È proseguita anche la
partecipazione agli osservatori
dedicati a smart grid, Internet of
things ed efficienza energetica.
“Non dimentichiamo infine il
progetto Smart Manufactory 2020,
guidato da Siemens e supportato
dalla Fondazione del Politecnico di
Milano”, ricorda Golla, “nel quale ci
occupiamo delle performance delle
imprese italiane e della complessità
dei sistemi produttivi coinvolti, con
l’obiettivo di tradurre in realtà l’idea
della nuova fabbrica del futuro
intesa come un sistema informativo
integrato e olistico”.
Verso la convergenza
dei sistemi IT
Ed è proprio con questa idea di
contesto produttivo inteso come
sistema informativo integrato e
olistico, dotato di soluzioni di
automazione spinte e ‘intelligenti’,
che dovremo misurarci in futuro.
Siemens lo sta già facendo,
percorrendo la strada della
‘trasformazione digitale’ attraverso
investimenti e acquisizioni mirate.
“La trasformazione digitale
permea ogni aspetto del vivere
quotidiano e delle attività di
business, manifestandosi sotto
forma di connettività illimitata,
di penetrazione di dispositivi
intelligenti fino ad arrivare alla
convergenza di sistemi IT”, dice
Golla. “Il trend, inarrestabile,
porterà nei prossimi anni a
028
Dal 1° novembre 2013 in Siemens è in vigore
una nuova organizzazione territoriale che
“punta a portare il gruppo sempre più vicino
ai clienti e a rafforzare ulteriormente lo
sviluppo del business a livello locale”, dice
Golla. La nuova organizzazione prevede non
più 14 Cluster come in passato, bensì 30
Paesi definiti ‘Lead Country’, che riportano
direttamente al Managing Board della casa
uno scenario caratterizzato da
automazione sempre più spinta e
intelligente, robotica, biotecnologie,
processi di business integrati, web
semantico, social network”.
L’intelligenza applicata all’hardware
giocherà dunque un ruolo cruciale
nella strategia di Siemens, a partire
da due ambiti applicativi, che lo
stesso Golla ricorda come due
importanti opportunità, smart
factory e smart grid. “Il futuro della
fabbrica è nella digitalizzazione
dell’intero processo produttivo,
dalla progettazione al deployment,
attraverso il software”, aggiunge
Golla. “L’Industria 4.0, verso la
quale tendiamo, si basa sull’autoottimizzazione dell’intero processo
di produzione, sull’autoregolazione
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
madre e rappresentano oltre l’85% del
fatturato della società, risultando quindi
rilevanti per Siemens in base al volume
di business e alle prospettive di crescita.
Tutti gli altri Paesi figurano come ‘Assigned
Country’, ovvero come Paesi assegnati ai
30 Paesi principali. L’Italia si conferma al
settimo posto delle 30 Lead Country, con
‘assegnati’ Grecia, Malta e Cipro.
dei sistemi di controllo: siamo
ben oltre l’Ict, questa è pura
cibernetica”. Analogamente,
“la stessa intelligenza applicata
all’hardware di misura e ai sistemi
di distribuzione dell’energia
permette la digitalizzazione delle
grid, attraverso la creazione di
sistemi bidirezionali di trasmissione
energetica capaci di consentire la
normalizzazione e il bilanciamento
dei consumi, a fronte di un
inevitabile loro incremento nei
prossimi anni”.
Che si tratti di contesti produttivi,
città, healthcare o trasmissione di
energia, la sfida sarà una sola, come
conclude Golla: “Si producono
miliardi di dati al giorno, ma
se ne utilizza solo una minima
parte; il futuro è nella conoscenza
distribuita, nella condivisione e
nella gestione intelligente del dato”.
E per l’Italia, in particolare, la sfida
ulteriore per il prossimo futuro
sarà anche quella di “occuparsi
dell’occupazione del Paese”, creando
nuovi posti di lavoro e trattenendo
le persone, risorse preziose, sul
territorio.
Per informazioni
Siemens
www.siemens.com
Security Attualità
Scada: per sconfiggere
un attaccante
devi conoscerlo
Monitorando costantemente il traffico su una rete di automazione,
è possibile fronteggiare gli attacchi senza interferire con la normale attività
di un impianto industriale
di Gastone Nencini*
A
nni fa, con la nascita
di Internet, comparve
la figura degli hacker.
Personaggi caratterizzati,
inizialmente, dalla sola curiosità di
‘spiare’ all’interno delle reti altrui e
spesso raffigurati, nell’immaginario
collettivo, come studenti brufolosi,
che passavano le proprie nottate
davanti allo schermo di un pc e si
vantavano dei propri successi.
Oggi, considerando che la maggior
parte delle informazioni caratterizzate
da valore economico risiedono
su apparati elettronici, la figura
‘romantica’ ha lasciato il posto a
quella di autentici cybercriminali,
interessati a estorcere denaro o, ancor
peggio, a commettere veri e propri atti
terroristici.
Simili attacchi vedono come obiettivo
proprio gli impianti industriali,
di qualunque tipo e dimensione,
che sono spesso privi di adeguati
strumenti di difesa. Del resto, negli
ultimi anni, in ambito industriale
l’interconnessione delle reti di
automazione con le infrastrutture IP
ha creato le principali problematiche
in termini di sicurezza.
Più aperti, più vulnerabili
La raggiungibilità è molto maggiore
rispetto al passato. Questo comporta
che l’intera infrastruttura deve essere
ben ingegnerizzata e progettata per
coniugare le esigenze di produttività
ed efficienza, tipiche di un ambiente
produttivo, con quelle di connettività
verso l’esterno. Il tutto con un crescente
livello di attenzione alle problematiche
di sicurezza. Al contrario, molto
spesso, il fabbisogno di connettività è
risolto, banalmente, utilizzando le reti
gestionali esistenti.
Queste ultime, essendo caratterizzate
Gennaio/Febbraio 2014 - Automazione Industriale
029
Attualità Security
da esigenze significativamente
diverse rispetto a quelle di fabbrica,
dispongono di soluzioni di sicurezza
specifiche, che si rivelano però
inefficaci o, ancor peggio, inutilizzabili
in un ambiente produttivo.
Emblematica, a questo proposito, è la
necessità di aggiornare periodicamente
il software di protezione o di
controllare specifici file prima della
loro apertura. In questi casi, come
ben sa qualunque utente, il computer
ritarda di qualche secondo l’esecuzione
di un comando. Una situazione priva
di ripercussioni significative sull’attività
quotidiana. Allo stesso modo, a fronte
dell’installazione di una patch, viene
chiesto di riavviare il computer.
Esigenze che, in ambito gestionale,
rappresentano semplicemente una
‘scocciatura’. Al contrario, in ambito
industriale, risultano inaccettabili. I
sistemi di automazione, infatti, sono
deterministici, ovvero qualunque
evento deve avvenire in un istante
preciso e prefissato, senza nessun
ritardo casuale.
Anche in un’apparentemente banale
linea per il confezionamento di
biscotti, infatti, vengono realizzati
centinaia di pacchetti al minuto e il
movimento di ogni singolo organo
meccanico deve essere perfettamente
sincronizzato con tutti gli altri. Un
ritardo, anche in termini di frazioni
di secondo, potrebbe così avere effetti
devastanti. Problematiche ancora più
complesse si hanno nelle produzioni a
ciclo continuo, dove gli impianti non
vengono mai arrestati.
In queste condizioni, come ben
immaginabile, risulta impossibile
qualunque aggiornamento e, a
maggior ragione, il computer
incaricato del controllo non puoi mai
essere spento.
030
Gastone
Nencini, Italy
Country Leader
e Senior
segregazione delle due infrastrutture,
quindi, rappresenta un presupposto
imprescindibile in qualunque progetto
di protezione.
Technical
Manager South
Europe di Trend
Micro
Segregazione, il punto
di partenza
In passato, in ambito industriale, i
cyberattacchi non sono stati vissuti
come un problema. Le reti di
automazione, infatti, erano fisicamente
separate rispetto a Internet, oltre a
utilizzare protocolli specifici e spesso
proprietari. Per tale ragione le esigenze
di sicurezza potevano essere affrontate,
con un buon grado di protezione,
semplicemente adottando specifiche
policy aziendali, come il divieto di
utilizzare chiavette Usb provenienti
dall’esterno. In tempi più recenti,
con l’affermazione di Ethernet anche
nel controllo, in molti si sono illusi
di poter circoscrivere i problemi di
sicurezza limitando l’accesso a Internet,
da cui provengono la maggior parte
dei tentativi di violazione.
In realtà non possiamo dimenticare
che, per consentire anche il semplice
scambio di dati sulla produzione,
oggi le reti di campo sono connesse
con quelle gestionali e quest’ultime, a
loro volta, sono connesse a Internet,
trasformandosi in un perfetto
strumento a disposizione di quanti
vogliono violare le reti industriali,
necessariamente meno protette
rispetto a quelle d’ufficio. La corretta
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
Studia il tuo nemico...
La corretta progettazione delle
reti di automazione rappresenta,
indubbiamente, il presupposto
indispensabile per un’adeguata
strategia difensiva, ma, come in ogni
scontro, anche le strategie di attacco si
modificano nel tempo e i criminali si
sono specializzati nello studiare come
attaccare una rete in modo mirato.
Gli attacchi massivi e indiscriminati,
infatti, riguardano soprattutto i singoli
pc, mentre le aziende ne sono colpite
solo in una prima fase.
Non appena individuata una falla
nel sistema difensivo, gli attaccanti
iniziano a studiare il proprio obiettivo
per disegnare l’infrastruttura di
rete, comprendere i dati in transito,
conoscere gli strumenti di difesa e,
soprattutto, individuare i punti deboli
e nevralgici. Si tratta di un’attività che
può protrarsi per lungo tempo, ma
che avviene in modo subdolo e senza
che l’utente si renda conto di quanto
sta avvenendo. L’attaccante, infatti, ha
lo scopo di acquisire una conoscenza
completa dell’infrastruttura oggetto
delle proprie attenzioni. Questo
perché, al momento di scatenare un
attacco vero e proprio, deve conoscere
la capacità di reazione del proprio
avversario. Anche per questa ragione,
in molti casi, effettua dei finti attacchi,
che hanno il solo scopo di verificare
la reattività delle difese e saggiarne la
reale consistenza.
La vittima, in questo frangente, si
illude così di aver respinto un tentativo
di violazione, mentre, in realtà, ha
solamente palesato i propri strumenti
Security Attualità
di difesa, i cui limiti sono spesso ben
noti a chi compie le violazioni in
modo professionale e con l’obiettivo di
entrare in possesso di dati sensibili o
di estorcere denaro all’azienda presa di
mira.
Del resto si stima che il cybercrime
transnazionale vanti ormai un ‘fatturato’
superiore ai 12 miliardi di dollari
all’anno. Il valore giustifica ampiamente
un simile spiegamento di forze, al
punto che, sulla scorta di un recente
studio condotto proprio da Trend
Micro con la collaborazione di Idc,
nell’ultimo anno il 57,4% delle aziende
italiane di grandi dimensioni ha subito
almeno un attacco occasionale ai
propri sistemi informativi. Attacchi che,
per il 13% delle aziende, avvengono
ormai sistematicamente e, nel 10% dei
casi, sono di tipo Apt. Proprio gli Apt
(Advanced Persistent Threats, minacce
costanti evolute) rappresentano
processi sofisticati, che seguono
schemi precisi e si compongono di
una serie continua di tentativi volti
a compromettere un obiettivo nel
tempo. Il tutto stabilendo, appunto,
delle persistenze nelle reti attaccate, per
poi trafugare informazioni sensibili,
sabotare l’organizzazione, danneggiare
i sistemi...
... e trova la miglior difesa
Per fronteggiare un simile pericolo,
un’azienda leader come Trend Micro
ha scelto di contrastare i criminali
informatici basandosi su un principio
tanto semplice quanto efficace: ‘Se
vuoi sconfiggere il tuo nemico, lo devi
conoscere’. Dobbiamo infatti partire
dal presupposto che le ‘barriere’
create intorno alla rete aziendale non
sono impenetrabili. Questo perché,
necessariamente, alcune informazioni
deve essere lasciate transitare, così come
non esiste la garanzia che i dipendenti,
anche se in buona fede, rispettino
perfettamente le policy di sicurezza
aziendali.
Così, mentre i cybercriminali
monitorano le reti aziendali, un nostro
team di esperti studia costantemente
i siti in cui questi personaggi si
scambiano informazioni, effettuano
test per verificare l’efficacia dei sistemi
difensivi e vendono informazioni
riservate. Questa attività permette agli
specialisti di Trend Micro di conoscere
in anticipo l’evoluzione delle modalità
di attacco e, quindi, di predisporre
adeguate contromisure.
Sulla scorta dell’esperienza maturata
dai nostri laboratori, abbiamo
creato una serie di soluzioni
ingegnerizzate per la protezione dei
sistemi di automazione industriale
e, in particolare, degli Scada che,
essendo nativamente aperti alla
rete, rappresentano anche i punti di
maggiore vulnerabilità. Il principio
sul quale si basano le nuove soluzioni
è significativamente diverso, e quindi
molto più efficace, rispetto alle
protezioni tradizionali. Si tratta, in
pratica, di speciali ‘sonde’, posizionate
nei punti strategici della rete, che non
interferiscono con il normale traffico
dei sistemi di automazione e non
sono individuabili dai criminali, ma si
‘limitano’ ad analizzare il traffico stesso.
Sulla scorta della loro intelligenza
sono quindi in grado di individuare
la presenza di traffico anomalo, così
come di attività mirate a installare Apt.
Proprio attraverso una conoscenza
perfetta di quanto avviene sulla rete
di automazione industriale, siamo in
grado di individuare un tentativo di
violazione e, quindi, di attivare una
serie di contromisure che impediscono
ai criminali di raggiungere il proprio
obiettivo. In particolare, la soluzione
Trend Micro Deep Discovery non
solo consente di analizzare e rilevare
le minacce in tempo reale, ma anche
di adattare rapidamente i sistemi di
protezione, garantendo la visibilità e
l’intelligence necessarie a identificare
e rispondere agli attacchi, prima che
l’azienda subisca un danno.
*Gastone Nencini, Country Leader di
Trend Micro Italia, sarà tra i relatori
del convegno ‘Impianti Industriali
e Sicurezza IT - La visione di Trend
Micro’, organizzati da Automazione
Industriale, con la partecipazione di
Clusit, FRO Air Liquide Welding Italia
e Siemens, il 28 gennaio a Milano e il
4 febbraio a Bologna. Per informazioni
www.automazioneindustriale.com.
Per informazioni
Trend Micro
www.trendmicro.it
Gennaio/Febbraio 2014 - Automazione Industriale
031
Hot topic Mobile e cloud per l’automazione
Dal Mes al Maas
il nuovo paradigma
per la produzione
build-to-order?
C’è un nuovo servizio, proponibile sul mercato in modalità cloud, capace
di rivoluzionare i contesti manifatturieri. È il Manufacturing-as-a-Service, ovvero
la creazione di manufatti a partire dal layout fornito dal cliente e la loro consegna
a domicilio. Alcuni progetti sono già in corso
di Giulio Destri*
I
l ciclo principale di
funzionamento di un’azienda
manifatturiera odierna è ben
descritto dal processo di order
fulfillment, o evasione dell’ordine[1].
La produzione può avvenire sulla
base di pianificazioni ottenute da
previsioni di produzione basate
sulle condizioni del mercato e
sulle esperienze precedenti. Lo
strumento software per congiungere
il sistema informatico gestionale
con i sistemi di produzione è il
Mes (Manufacturing Execution
System), attraverso il quale
vengono trasferite, ad esempio, le
pianificazioni alla produzione.
Oggi la situazione sta cambiando,
il rischio di rimanere con prodotti
invenduti è sempre più alto: si deve
produrre su ordinazione[2], per
avere la garanzia di non restare con
032
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
merce invenduta, o quanto meno
minimizzare il rischio che ciò si
verifichi.
Esistono mercati di prodotti
‘standard’, come quello della
produzione di grandi aeromobili,
che hanno sempre operato
producendo su ordinazione. Così
come produrre su ordinazione è
necessario per piccoli volumi o
per prodotti custom o fortemente
customizzati. Sempre più spesso
quindi, la produzione deve essere
rapidamente riorganizzabile. E le
nuove tecnologie hanno creato,
e stanno tuttora creando, gli
strumenti necessari per rendere
la produzione rapidamente
riorganizzabile una caratteristica
anche della piccola e media
impresa, in particolare dell’impresa
artigiana.
Consideriamo, ad esempio,
l’ambito metalmeccanico:
le macchine a controllo
numerico programmabili già
da anni consentono di costruire
componenti meccanici su
ordinazione. La combinazione
di questo con le stampanti 3D
sta generando un nuovo tipo di
servizio, quello della costruzione di
lotti, più o meno numerosi, di veri
e propri manufatti su ordinazione,
come, ad esempio, ricambi per
auto, pezzi di macchinari ormai
fuori garanzia, ingranaggi per
orologi antichi.
In particolare, attraverso gli
strumenti cad/cam di ultima
generazione, diventa possibile
fare fabbricare alle macchine
componente meccanico
direttamente a partire dal file cad
Mobile e cloud per l’automazione Hot topic
Fig. 1.
Schema di base
del MaaS: i
progetti ricevuti
via web insieme
all’ordinazione
sono trasferiti
ai sistemi di
automazione
aziendali e usati
per guidare la
fabbricazione
dei prodotti,
servizio è accessibile su web, come
un qualsiasi sito di commercio
elettronico. Il prodotto può essere
realizzato in modo automatico, ad
esempio attraverso stampanti 3D
o frese automatiche, o anche in
modo manuale-artigianale (quasi
esclusivamente nel caso di prodotti
di lusso). In Figura 1 è mostrato lo
schema di base del funzionamento
del MaaS relativo a una sola
azienda con un solo impianto di
produzione.
i quali sono
di opportuno formato del suo
progetto. E sistemi di conversione
di formati cad, presenti anche
on-line, come, ad esempio, nel
sito di Novedge[3], consentono
di ottenere il formato voluto se
necessario.
Ecco, quindi, un nuovo servizio,
proponibile sul mercato in
modalità cloud: il Manufacturingas-a-Service (MaaS), ossia l’offerta
di produzione di manufatti, a
partire dal loro progetto, e la
loro consegna a domicilio presso
il cliente, in modo analogo al
commercio elettronico.
I dettagli del MaaS
La definizione MaaS come
acronimo di Manufacturing-asa-Service è nata nel 2010, e per
questo non è ancora compresa
in Wikipedia, che riporta solo
il termine metal-as-a-service
relativo a un servizio di calcolo
particolare entro i servizi cloud.
Con Manufacturing-as-a-Service
si intende la fabbricazione di un
prodotto a partire dai progetti
forniti dal cliente e la sua consegna
al cliente stesso. Nell’accezione
stretta il progetto deve essere
fornito attraverso Internet, ossia il
consegnati al
cliente tramite
corriere al
termine della
produzione. Il
pagamento è
anticipato, con
clausole del tipo
‘soddisfatti o
rimborsati’
Fig. 2.
L’inserimento
del DaaS nella
catena di
progettazione e
manufacturing
del prodotto.
Per semplicità
è stato
sottointeso
il pagamento
elettronico
Verso i servizi ‘aaS’
Dal MaaS ‘derivano’ anche altri
servizi. Infatti, chi disegna e
progetta il pezzo meccanico o il
manufatto da costruire può essere
direttamente il committente, oppure
fare questo lavoro per conto terzi.
Ecco quindi il DaaS (Design-as-aService), ossia l’azienda (o anche
un singolo professionista) che,
su ordinazione del cliente finale,
realizza effettivamente il progetto
del bene da realizzare e lo consegna
al MaaS perché venga prodotto
(Fig. 2). Ovviamente DaaS e MaaS
potrebbero anche coincidere. Con
l’inserimento del DaaS la catena
diventa molto simile a quella che
esiste in edilizia: l’ingegnere edile
o l’architetto progettano la casa
su indicazione del committente,
l’impresa edile riceve il progetto
e lo realizza, trasformandolo
nella casa. Similmente, il designer
progetta il bene su indicazione del
committente, e il manufacturer lo
realizza a partire dal progetto creato
dal designer.
Un ulteriore servizio è il
Production Management-as-aService (PMaaS). È, in pratica,
il servizio di coordinamento di
Gennaio/Febbraio 2014 - Automazione Industriale
033
Hot topic Mobile e cloud per l’automazione
più MaaS, coordinamento che si
rende necessario nella manifattura
di prodotti complessi, i cui
componenti, realizzati da diversi
produttori, devono essere poi
assemblati assieme con un ordine e
una tempistica ben precisi. Il ruolo
del PMaaS come coordinamento
della produzione affidata a più
MaaS e come unica interfaccia
verso il cliente finale è mostrato
in Figura 3. Il PMaaS potrebbe
anche coincidere con il DaaS, ossia
offrire anche il servizio di DaaS
e provvedere una ‘aggregazione’
dinamica di aziende, attraverso il
loro MaaS, per garantire al cliente
finale i prodotti insieme progettati.
Di seguito sono esaminati alcuni
esempi di progetti di ricerca MaaS
oggi esistenti.
Il progetto ManuCloud
Nel 2010, nell’ambito del
programma di ricerca Europeo
Seventh Framework Programme,
è iniziato il progetto ManuCloud,
a opera di un consorzio di enti
di ricerca, università ed aziende
europee, fra le quali anche Bosch.
Il passaggio da una produzione
di massa a una produzione
personalizzata, orientata al cliente
ed eco-efficiente è considerato
un approccio promettente per
migliorare e garantire la futura
competitività delle industrie
manifatturiere europee, che
costituiscono un importante
pilastro della prosperità europea.
Una condizione per questa
transizione è la disponibilità di
sistemi informatici agili, in grado
di supportare questo livello di
flessibilità a livello di produzione,
nonché sui livelli di fabbricazione e
034
Fig. 3.
Il PMaaS
come unica
interfaccia
verso il cliente
finale, a cui
maschera
i dettagli
della catena
di aziende
presenti nella
produzione
di processo dei partner coinvolti.
L’obiettivo del progetto ManuCloud
(Fig. 4) è lo sviluppo di un
completo ambiente IT integrato,
implementabile come insieme di
servizi cloud che funga da base per
un livello di reti di produzione,
consentendo l’integrazione
interaziendale di processi, dalla
produzione fino al livello della
distribuzione e del negozio. I
partner industriali coinvolti
appartengono principalmente
ai settori del fotovoltaico, dei
sistemi di illuminazione basati
su componenti organici e della
Fig. 4.
Lo schema
generale
del progetto
ManuCloud
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
produzione di ricambi per il settore
automotive.
Due sono gli obiettivi principali del
progetto:
• l’ambiente interno alla singola
azienda e al singolo stabilimento,
in cui sviluppare un’architettura
completa per l’integrazione
dei sistemi, che copra tutto
il processo di pianificazione
e produzione, a partire da
standard esistenti come OpcUA[4], Iec 61499[5] e da quelli
specifici per il settore della
microelettronica proposti
dall’associazione Semi[6].
Mobile e cloud per l’automazione Hot topic
• l’ambiente interaziendale, in
grado di supportare on-demand
una forte integrazione fra sistemi
IT di produzione di diversi
fornitori, basati sull’architettura
interna definita al punto
precedente.
Questa funzionalità, fornita
dall’ambiente ManuCloud MaaS,
dovrà supportare la gestione
congiunta delle specifiche, il
trasferimento dei dati in officina,
con un alto livello di tracciabilità
per la gestione distribuita della
qualità. Un sistema di front-end
sosterrà la configurazione dinamica
di reti di produzione virtuali,
preoccupandosi anche di fornire
le interfacce per i configuratori di
prodotto, che saranno supportati
anche da un sottosistema
di consulenza per design e
manufacturing dei prodotti.
I progetti SaaSam e Cccam
I progetti Simulation-as-a-Service
for Advanced Manufacturing
(SaaSam)[7] e Cloud Computing
for Collaborative Advanced
Manufacturing (Cccam)[8] sono
stati premiati nel 2013 nell’ambito
del concorso statunitense
MozillaIgnite[9] per le più brillanti
applicazioni dell’Internet del futuro.
Il progetto SaaSam, formato da un
consorzio di aziende, università
ed enti di ricerca statunitensi ed
europei, si propone essenzialmente
di realizzare un sistema cloud ibrido
(pubblico-privato), fondato sulle
infrastrutture di più datacenter,
costruire su questo un efficiente
sistema completo di simulazione,
prototipazione e, in generale, di
ausilio alla produzione fondato
su una suite di diversi software
cooperanti fra loro[10], infine, di
costruire sul cloud un sistema
di software per la didattica della
progettazione e produzione
industriale.
Il progetto Cccam, formato da un
consorzio di università statunitensi,
intende invece costruire una
piattaforma di riferimento per il
collaborative manufacturing nel
contesto del rapido assemblaggio
di micro dispositivi e installare
software distribuiti per le
simulazioni, l’assemblaggio e lo
studio di prodotti, integrando le
risorse delle università partecipanti.
Il progetto Imagine
Anche il progetto Imagine
(Innovative end-to-end
MaNaGement of dynamIc
manufacturing NEtwork)[11] è
iniziato a fine 2011 nell’ambito del
programma di ricerca Europeo
Seventh Framework Programme. I
partner sono importanti università
e aziende europee, fra le quali il
Centro Ricerche Fiat e Santer Reply
per l’Italia. Questo progetto è più
esteso e completo dei precedenti, di
cui espande alcune caratteristiche,
come mostrato nello schema logicofunzionale in Figura 5.
Imagine si propone di costruire il
prototipo di un sistema IT completo
per la gestione end-to-end di reti
dinamiche di manufacturing.
Quindi devono poter essere
integrate e gestite opportunamente
le fasi di progettazione, di
prototipazione, di costruzione
e di spedizione, con tutti i loro
annessi, per reti dinamiche di
imprese. Il progetto è, al momento,
volutamente limitato ad alcuni
settori industriali nei quali saranno
realizzati a cura dei partner i
prototipi funzionanti. L’obiettivo
è creare non solo un insieme di
best practice e una piattaforma,
ma anche uno standard aperto per
il settore. Fra i target sono infatti
presenti organismi internazionali di
standardizzazione e aziende IT.
Fig. 5.
Schema logicofunzionale
del progetto
Imagine,
estratto dal
poster originale
Gennaio/Febbraio 2014 - Automazione Industriale
035
Hot topic Mobile e cloud per l’automazione
Bibliografia
[1] Il processo di Order Fulfillment (evasione dell’ordine): http://en.wikipedia.org/wiki/
Order_fulfillment
[2] Il processo del Build-to-Order: http://en.wikipedia.org/wiki/Build_to_order
[3] Convertitore di formato per vari formati cad: http://www.novedge.com/products/4363
[4] Pagina Wikipedia ‘Iec 61499’: http://en.wikipedia.org/wiki/IEC_61499
[5] Sito web della Opc Unified Architecture: http://www.opcfoundation.org/Default.
aspx/01_about/UA.asp?MID=AboutOPC
[6] Sito web dell’associazione Semi: http://www.semi.org
[7] Il progetto SaaSam: https://mozillaignite.org/apps/443
[8] Il progetto Cccam: https://mozillaignite.org/apps/415
[9] Il concorso MozillaIgnite per lo sviluppo di applicazioni per l’Internet del futuro:
https://mozillaignite.org
[10] Il servizio TotalSim, partner del progetto [7]: http://www.totalsim.us
[11] Il progetto Imagine: http://www.imagine-futurefactory.eu
[12] Il progetto del designer finlandese Janne Kittanen: http://www.designboom.com/
design/cubifys-downloadable-3d-printed-shoes-by-janne-kyttanen
Le prospettive del MaaS
nel ‘sistema Italia’
I progetti citati dimostrano
l’estremo interesse anche da parte di
grandi player per il nascente MaaS.
Il settore è agli inizi e ci vorranno
alcuni anni perché il servizio
e i suoi sottoservizi associati si
affermino e divengano una realtà di
mercato. L’esempio dell’e-commerce
però deve essere di monito: oggi
l’e-commerce è un canale di vendita
di cui nessuna aziende operante
sul mercato può permettersi di
fare a meno e chi parte in ritardo è
fortemente svantaggiato.
Considerando la media impresa
italiana e l’impresa artigianale,
esistono alcuni settori specifici
del manufacturing in cui il MaaS
localizzato a un territorio può
risultare molto conveniente. Per
quanto riguarda il sistema offerto da
una singola azienda manifatturiera,
anche piccola, alcune possibilità
sono: la creazione ad hoc di parti di
apparati o di componenti meccanici
in piccolo numero e con livelli di
036
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
qualità elevati, che risulterebbero
non economici da fare realizzare
all’estero; la prototipazione rapida
e ausilio alla prototipazione; la
realizzazione di prodotti artigianali
manuali e semi-manuali come,
ad esempio, un vestito o una
calzatura fatto artigianalmente su
design consegnato dal cliente, in
modo inverso rispetto a quanto
realizzato, ad esempio, dal designer
finlandese Janne Kyttanen che ha
reso disponibili i file con il progetto
di alcune scarpe da lui disegnate,
permettendo a chiunque di
stamparle con una stampante 3D[12].
Come proposto anche nel progetto
Imagine visto prima, deve però
essere considerato l’uso di un
MaaS multi-aziendale (o meglio,
un PMaaS) o esteso a un distretto
come interfaccia unica per un
cliente, molto probabilmente estero,
che sia interessato a un prodotto
complesso, il quale richieda
l’intervento di più aziende, ognuna
specializzata nella costruzione di
una parte.
Su scala molto più piccola un
approccio simile potrebbe,
teoricamente, essere seguito per
unire le lavorazioni specializzate
di più artigiani e un designer
per offrire un prodotto di lusso,
disegnato ad-hoc e realizzato
artigianalmente a mano dagli
artigiani coordinati dal designer
stesso.
Che cosa potrebbe rendere possibile
questo scenario, potenzialmente
molto interessante per le nostre
piccole e medie imprese e per i
nostri artigiani?
La combinazione di tanti fattori,
come: professionalità elevate a
tutti i livelli (designer, progettisti,
organizzatori, addetti alle macchine,
artigiani manuali, addetti alla
logistica, impiegati amministrativi);
competenze specifiche per chi
realizza i sistemi IT necessari a
supporto, soprattutto per quanto
riguarda l’integrazione fra tutti
i sistemi tecnici coinvolti nella
catena; coordinamento ottimale fra
tutti gli attori coinvolti; supporto di
associazioni di categoria; supporto
legislativo e semplificazioni della
burocrazia; volontà effettiva
di collaborare da tutte le parti
coinvolte.
I problemi, quindi, sono solo in
parte tecnici, mentre per la maggior
si tratta di problemi organizzativi.
A maggior ragione, per costruire
sistemi MaaS o PMaaS distrettuali,
occorre la volontà vera di ‘fare
sistema’.
*Giulio Destri è Coordinatore della
Commissione Regionale Lombarda di
Ingegneria dell’Informazione e della
Commissione Ingegneria Informazione
Ordine Ingegneri di Cremona. È Docente
di Sistemi Informativi presso l’Università
di Parma.
Mobile e cloud per l’automazione Hot topic
Il cloud
a misura di pmi
Le piccole e medie imprese
italiane sono alle prese con la sfida
dell’internazionalizzazione.
Per vincerla, la nuvola firmata Sap
si rivela uno strumento
di grande utilità
di Massimiliano Luce
F
are correre le piccole e le
medie aziende con il passo
delle grandi è il lavoro di
Sap. Per il noto fornitore di software
per il business, Smau 2013 ha
rappresentato il palcoscenico ideale
per snocciolare i numeri che provano
la stretta relazione con il mondo delle
Pmi. “L’80% dei nostri clienti italiani
è fatto di piccole e medie imprese”,
ha raccontato Massimiliano Ortalli,
General Business Director. “Il 90%
dei clienti acquisititi ogni anno è
nel segmento pmi. Questi numeri si
traducono in una crescita del 20%
anno su anno di questo segmento”.
Un’effervescenza di certo non casuale.
Anche il mondo delle pmi, oggi, è
infatti raggiunto e attraversato da
nuove sfide competitive e dal vento
dell’innovazione tecnologica. “Oggi
le pmi italiane hanno la necessità di
migliorare l’efficienza e la capacità di
competere sui mercati internazionali,
sia per la necessità di esportare sia
Massimiliano
Ortalli, General
Business
Director Sap
Italia
per la necessità di doversi misurare
con i player internazionali”, ha infatti
spiegato Ortalli. “Per affrontare queste
sfide, oggi le pmi hanno di fronte
numerose opportunità tecnologiche.
Le aree più effervescenti sono la
mobility. che ha cambiato il modo
di interagire con le applicazioni, i
social network, che di fatto sono
già una realtà importante in ambito
business, le soluzioni per l’analisi dei
dati, continuamente in crescita e il
cloud. Secondo una ricerca Oxford
Economics, oggi già il 35% delle
pmi italiane ha adottato il cloud e
le prospettive di crescita sono del
47% per i prossimi tre anni, sia con
soluzioni Erp in cloud o con soluzioni
dipartimentali in cloud, ad esempio
per portare tutta la forza vendita in
automazione di processo attraverso il
Crm on demand o altre soluzioni”.
Parole e fatti
Tutto si trasforma, tecnologia
compresa. L’impegno di Sap è
di aggiornarla costantemente
per stare al passo dei continui
cambiamenti del mercato. E così
Smau 2013 è stata anche la vetrina
per presentare la nuova versione
di Sap Business One, giunta alla
versione 9.0, aggiornata alle nuove
esigenze dei clienti. Ecco allora
il supporto al cloud, al lavoro
con terminali mobili, a 50 nuove
funzionalità e a una aumentata
capacità di personalizzazione.
Molto importante l’integrazione
con la piattaforma in memory Sap
Hana. “Business One ha appena
compiuto dieci anni e oggi può
essere considerata un pilastro nel
mercato delle pmi, per le quali
è stata specificamente pensata,
e per le sedi estere di grandi
organizzazioni”, ha sottolineato
Federico Falchi, responsabile
canale Italia per Buisness One.
“Sap Business One è localizzata
in più di 40 Paesi con un’unica
versione e 27 lingue, proprio per
coprire le esigenze internazionali.
La soluzione copre tutte le esigenze
aziendali, con moduli integrati per
acquisti e vendite, fatturazione,
pagamenti, produzione, gestione
magazzino, Crm, post-vendita,
risorse umane e reporting
avanzato”. Sap ha infine annunciato
che il partner privilegiato per il
cloud è Var Group di Empoli. Il
partner toscano potrà fornire una
soluzione in outsourcing a chi lo
desidera.
Per informazioni
Sap Italia
www.sap.com/italy
Gennaio/Febbraio 2014 - Automazione Industriale
037
Hot topic Mobile e cloud per l’automazione
Il business è sempre
più social e mobile
L’esplosione dei dati generati dall’uso di social network,
blog e dispositivi mobili nel mondo consumer sta
impattando enormemente sul modo di fare business delle
aziende. La loro gestione passa sempre più dal cloud
di Massimiliano Luce
“P
Giovanni Ravasio, Application Country Leader
di Oracle
038
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
arole come social
e mobile stanno
profondamente
modificando il modo di vivere
delle persone e influiscono
di conseguenza sul business
delle aziende, aprendo scenari
completamente nuovi”. Sono
queste le parole scelte da Giovanni
Ravasio, Application Country
Leader di Oracle, per spiegare
come le tecnologie Ict abbiano
abbattuto i confini e al loro posto
costruito un ponte solidissimo
tra il mondo consumer e il
mondo business, su cui sta ormai
soffiando il medesimo vento di
cambiamento.
“A livello globale”, aggiunge
Ravasio, approfondendo le
proprie analisi, “ci sono ben nove
miliardi di dispositivi collegati
a Internet, entro il 2020 saranno
50 miliardi. Stiamo assistendo
a una esplosione di dati, il 90%
dei quali generati negli ultimi
due anni. I contratti mobile sono
sei miliardi in tutto il mondo, in
pratica coinvolgono l’87% della
popolazione del pianeta, e le
prossime prospettive di crescita
del mobile sono ancora altissime.
Il business stesso è diventato
social. Il 65% delle aziende si è
accorto di questo mondo, della
sua capacità di rappresentare
persino un rischio per la
reputazione del brand. Tutti questi
fenomeni, insieme all’esigenza
di numerosissime aziende di
modernizzare l’IT, in molti casi
con applicazioni legacy vecchie
di venti anni, sono molto legati
al cloud. Infatti, risulta sempre
più importante investire nella
mappatura dei dati da avere sotto
controllo. I termini dati, mobility,
real-time, cloud si implicano a
vicenda”.
Sulla base di queste premesse, la
missione di Oracle è di rendere
disponibile via internet le
proprie soluzioni tecnologiche
e applicative ai clienti e ai
partner in tutto il mondo. “La
completezza della nostra offerta”,
prosegue Ravasio, “è garantita,
da un lato, da un’attenta strategia
di acquisizioni di aziende cloud
portata avanti negli ultimi due
anni e, dall’altro, dagli importanti
investimenti effettuati, 14
miliardi di dollari negli ultimi
tre anni”. Ciò consente a Oracle
di presentare sul mercato
Mobile e cloud per l’automazione Hot topic
un’amplissima selezione di
soluzioni private cloud e public
cloud (IaaS, PaaS, SaaS).
Conoscere il digital body
language
“L’offerta di SaaS (Softwareas-a-service) in Italia copre
essenzialmente tre aree”, spiega
Ravasio, facendo il punto su
questa specifica proposta di
Oracle, “la parte Customer
Experience (CX) comprende
Modern Marketing, Sales, e
Customer Service & Support;
la parte Erp comprende
Project Portfolio Management,
Procurement, Supply Chain
Management e Financial
Management; e infine la
parte HR comprende Human
Capital Management e Talent
Management”.
Queste soluzioni consentono di
gestire il cliente su tutti i canali
di interazione e dalla creazione
dell’opportunità di vendita
all’assistenza post-vendita, con
il supporto di una piattaforma
comune di data management,
integrazione e analytics. Poiché
le attività social impattano in
modo notevole sulle modalità
di business delle aziende, queste
hanno finalmente a disposizione
strumenti avanzati che consentono
di profilare con estrema precisione
i comportamenti dei clienti.
“Profilare i clienti per genere,
professione, età e altri dati statici
di questo genere non è più
sufficiente”, sottolinea Ravasio.
“Arrivando invece a conoscere il
comportamento e il digital body
language del cliente è possibile
definire campagne, eventi e
promozioni estremamente
personalizzati su tutti i canali a
disposizione. Lo scopo è guidare il
potenziale cliente all’acquisto, a cui
segue l’attività di vendita effettiva.
Chiudono il ciclo di vita della
customer experience i feedback
verso il marketing, per valutare
l’efficacia della campagna e infine la
gestione del post-vendita”.
Per informazioni
Oracle
www.oracle.com
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Speciale Sensori e strumentazione
Una confortante
vitalità
Nonostante la crisi continui a colpire duramente il
nostro Paese, il comparto italiano della sensoristica
e della strumentazione lancia incoraggianti segnali
di dinamismo. Merito delle aziende che investono in
tecnologia e sono in grado di conquistare i mercati esteri
di Andrea Bianchi*
I
nstabilità politica ed economica:
un concetto che sentiamo ripetere
sempre più spesso. La crisi,
purtroppo, continua a mordere anche il
settore dell’automazione e dei processi
automatizzati, che pure sta conquistando
settori applicativi sempre più diversificati,
affermandosi come uno degli ingredienti
strategici di una prossima ripresa.
Eppure la crisi segna ancora
profondamente alcuni Paesi europei, dove
più che altrove si registra un’offerta del
credito ancora asfittica, un mercato del
lavoro ingessato e una domanda interna
stagnante.
Nel 2012, accanto ai persistenti segnali di
crisi, si intravedeva anche una dinamicità
sull’attività verso l’estero; il 2013 conferma
questa capacità di internazionalizzazione
del comparto, ma anche il languire
della domanda interna e la perdita di
marginalità sui prodotti. Per quanto sia
difficile ad oggi formulare previsioni
accurate in merito agli andamenti del
prossimo anno, ben difficilmente il settore
nel suo complesso potrà andare incontro
a scenari di crescita. Secondo i dati diffusi
040
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
dall’associazione Anie Automazione, il
settore dell’automazione industriale nel
suo complesso ha chiuso il primo semestre
2013 con calo tendenziale del fatturato
interno dell’1%, mentre le proiezioni di
chiusura anno indicano una lieve crescita
tra i 2 e i 3 punti percentuali rispetto al
2012.
Da dove arriva la luce
Il mercato dei sensori e della
strumentazione ricalca perfettamente
questo andamento. Secondo le previsioni,
la sensoristica industriale, che aveva
chiuso il 2012 con un fatturato interno di
94 milioni di euro, dovrebbe raggiungere
i 96 milioni di euro nel 2013. Malgrado
le condizioni difficili, il comparto non
è rimasto a guardare: la prima reazione
in molte realtà produttive è stata di
darsi una valenza più internazionale.
Nonostante la situazione, infatti, alcuni
spunti positivi arrivano dalla capacità delle
nostre imprese di aggiudicarsi commesse
e clienti esteri. Solo operando in mercati
in crescita, come il Sud America o una
parte dell’Asia, si riesce a contrastare la
Sensori e strumentazione Speciale
crisi. Non potendo fronteggiare con la
sola arma del prezzo i costruttori asiatici,
si cerca di far leva sull’aumento del gap
tecnologico. Certamente la valutazione
di poter accedere a nuovi mercati non
è affatto semplice: le variabili da tenere
in considerazione per gli andamenti di
mercato sono troppe e con dinamiche in
buona parte imprevedibili.
Quanto all’individuazione dei segmenti
tecnologici che potrebbero trainare la
ripresa, è senz’altro possibile indicare
l’Industrial Ethernet in senso lato (bus
di campo, infrastruttura di rete, safety &
security ecc.) e, a livello di potenzialità
non ancora totalmente espresse,
anche l’e-mobility e la tecnologia
wireless a cui, a dispetto della debole
contrattura nel 2012, si continua ad
accreditare uno sensibile sviluppo (oltre
il 15%) dell’intero mercato Industrial
Networking Infrastructure entro il
2015. Del resto, non è un caso che nelle
innovazioni in ambito industriale, la
componente sensoristica di misura e
controllo giochi molto spesso un ruolo
fondamentale.
Decisamente di frontiera, ma con ricadute
nel breve termine ancora difficili da
quantificare, sono poi i settori ‘Internet
delle cose’ (Internet of Things) e ‘Città
intelligenti’ (Smart City), che prevedono
una straordinaria interconnessione fra
oggetti e sistemi, grazie alle tecnologie di
comunicazione e automazione, in diversi
ambiti: dalla vita quotidiana ai processi
industriali, dai controlli ambientali, alla
gestione della mobilità e dell’energia.
Una prospettiva questa che apre
nuovi scenari e che sta, sia pure con
il contagocce, dando vita a nuove
opportunità d’investimento soprattutto
a livello europeo. Centrali restano poi,
per la specificità del nostro Paese, i
tradizionali settori del food & beverage,
la cui relativa tenuta si riverbera su
settori a forte contenuto di automazione
come l’imballaggio, l’imbottigliamento e
l’etichettatura.
Cosa resta da fare
Tutto sarebbe ancora più soddisfacente
se non ci trovassimo ancora in
una congiuntura caratterizzata da
bassa redditività e da una crescente
disoccupazione. In realtà ci sono buone
possibilità che l’automazione made in
Italy possa tornare rapidamente a dare
un contributo significativo alla ripresa
occupazionale, investendo in modo più
significativo in capitale umano.
A favore del nostro settore gioca il fatto
di essere riconosciuto a livello mondiale
per le sue capacità di problem solving,
l’estrema flessibilità e la rapidità di reazione
nell’adattarsi alle nuove domande del
mercato, dal design dei macchinari alle
modalità di fornitura. Ma per dare pieno
corso a queste potenzialità bisogna superare
il deficit di credibilità internazionale di cui il
sistema Paese ha patito in questi anni. Solo
così è possibile recuperare la fiducia degli
investitori e dei clienti stranieri sul prodotto
made in Italy, portandoli anche a sviluppare
le attività in Italia.
Questo fattore è spesso condizionato
dall’accesso al credito, sempre più difficile,
e dalla possibilità di aggiudicarsi commesse
internazionali. Se da un lato, quindi, la
ripresa dei consumi e la conseguente
crescita produttiva sono l’aspetto
imprescindibile per generare una concreta
inversione di tendenza, è chiaro che aspetti
quali la diminuzione del peso fiscale sulle
aziende e la disponibilità di strumenti più
flessibili nella contrattazione tra azienda e
dipendenti possono contribuire in modo
decisivo a nuovi investimenti in risorse
umane.
*Presidente del Gruppo Componenti e
Tecnologie per la Misura e il Controllo di Anie
Automazione.
Gennaio/Febbraio 2014 - Automazione Industriale
041
Speciale Sensori e strumentazione
a cura di Massimiliano Luce
Rilevazione a tasteggio diretto brevettata
D
atalogic presenta la serie di
sensori S8, una soluzione
brevettata per la rilevazione
a tasteggio diretto, quindi senza
bisogno di riflettori prismatici, di
oggetti trasparenti, anche
se molto riflettenti come
nel caso di contenitori
in vetro. Gli utilizzatori
usufruiscono di diversi
vantaggi: la rilevazione
avviene direttamente
sull’oggetto, non sono
più necessari riflettori
prismatici da posizionare
dietro l’oggetto da rilevare,
riducendo in questo
modo lo spazio, i tempi
e i costi di installazione;
grazie alla maggiore profondità di
campo, l’oggetto può avvicinarsi
o allontanarsi dal sensore e
continuare a essere rilevato senza
dover cambiare l’impostazione del
sensore; la stessa impostazione
consente di rilevare vari oggetti
con diverso grado di trasparenza
o riflessione della luce, nonché
differente forma o materiale,
permettendo di ridurre o eliminare
i tempi di cambio formato o
configurazione dalla
macchina. Datalogic
ha sviluppato due
versioni del sensore
della serie S8, una
con emissione a Led
e l’altra con emissione
laser, in entrambi
casi visibile perché di
colore rosso.
La versione con
emissione laser ha
una distanza massima
di lavoro regolabile
da 50 a 150 mm e, grazie al raggio
luminoso concentrato in pochi
millimetri, consente di effettuare
applicazioni di precisione ad
elevata risoluzione in condizioni di
sfondo fisso, come la rilevazione di
oggetti trasparenti con il sensore
installato sul bordo laterale di
un conveyor. La versione con
emissione a Led ha una maggiore
distanza di lavoro regolabile da 100
a 300 mm, con un raggio luminoso
che comprende un’area più ampia
ed è indicata per applicazioni con
sfondo in movimento o che può
cambiare da scuro a riflettente,
come ad esempio per la rilevazione
dall’alto di oggetti posizionati su
di un nastro trasportatore o una
rulliera. I sensori della Serie S8
sono in grado di rilevare la più
ampia gamma di oggetti trasparenti
e più o meno riflettenti, dalle
bottiglie in vetro o in Pet ai film
plastici per il confezionamento,
dalle fiale ai blister impiegati
in campo farmaceutico e dalle
vaschette ai sacchetti utilizzati nel
settore alimentare.
Per informazioni
Datalogic
www.datalogic.com
Trasmettitore di temperatura
con display e IO-Link
I
l trasmettitore di temperatura TD di ifm si contraddistingue per l’involucro
compatto e igienico, gli adattatori integrati e un display a 4 digit molto
luminoso per l’indicazione della temperatura locale. I trasmettitori sono
forniti con un campo di misura predefinito, perciò è sufficiente una semplice
configurazione. Per le applicazioni specifiche è possibile graduare il campo
di temperatura tramite IO-Link 1.1. Grazie al loro grado di protezione
IP68/IP69K e all’involucro completamente in acciaio inox saldato, i
trasmettitori sono adatti per ambienti difficili come quelli del settore
alimentare. Tra le altre caratteristiche ricordiamo il rapido tempo di risposta
T05/09=1/3 s e le diverse lunghezze di immersione da 30 a 150 mm.
Per informazioni
ifm electronic
www.ifm.com
042
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
Sensori e strumentazione Speciale
Due strumenti
per il monitoraggio
delle sottostazioni
D
ue nuovi trasmettitori Wika
costituiscono la base per il
monitoraggio in continuo e in
digitale delle apparecchiature elettriche
isolate con esafluoruro di
zolfo (SF6). I modelli
GDT-20 e GDHT-20,
con il loro segnale
di uscita Modbus,
forniscono una chiara
indicazione delle
condizioni del gas
SF6 contenuto nelle
apparecchiature
elettriche e consentono
così di eseguire le attività
di manutenzione solo quando è
realmente necessario.
I due nuovi trasmettitori calcolano
costantemente la densità dell’SF6 sulla
base di precise misure di pressione
di temperatura. Anche le più piccole
perdite di gas sono quindi identificate
fin dall’inizio. Il modello GDHT-20
misura anche l’umidità del gas con
lo scopo di prevenire la formazione
dei prodotti di decomposizione
corrosivi. Nel caso le
apparecchiature siano
riempite con miscele di
gas SF6 (ad esempio, SF6/
N2 o SF6/CF4), entrambi gli
strumenti possono essere
configurati dal cliente. Il
monitoraggio in continuo del
gas SF6 dalla sala controllo
consente la manutenzione
condition-based delle
apparecchiature elettriche e quindi
un risparmio nei costi di esercizio.
Per informazioni
Wika
www.wika.com
Il più piccolo
spettrofotometro al mondo
H
amamatsu ha sviluppato quello che ha definito “il più piccolo spettrometro
al mondo”, un dispositivo compatto, leggero e a basso costo in grado
di fornire prestazioni simili alla serie di minispettrometri Hamamatsu
MS, pur avendo delle dimensioni molto più ridotte (circa la metà). Il nuovo
microspettrometro C12666MA permette misurazioni nel campo del visibile e può
essere utilizzato per applicazioni quali
rilevazione di colori in stampanti e
illuminazione Led e misure point-of-care
connesso a smartphone o ad altri tipi di
strumenti di misura portatili.
Per informazioni
Hamamatsu
www.hamamatsu.com
Analizzatori
di rete
per la Power
Quality
F
luke offre un’ampia gamma
di analizzatori di rete per la
ricerca guasti, la manutenzione
preventiva, la registrazione di
eventi a lungo termine e l’analisi su
applicazioni industriali e su reti di
fornitura dell’energia. Il nuovo Fluke
1730 rende l’energy logging intuitivo
e immediato, dal settaggio ai risultati
permettendo così a chi non è un
esperto di Power Quality di poter
eseguire delle analisi sul proprio
impianto per ridurre i costi d’esercizio.
La qualità dell’alimentazione indica
in quale misura un sistema riesca a
gestire in modo affidabile i carichi di
lavoro. Un disturbo o un’alterazione
dell’alimentazione possono impattare
sulla tensione, sulla corrente o sulla
frequenza. I disturbi dell’alimentazione
possono essere generati dai sistemi
di alimentazione degli utenti, dai loro
carichi o dal gestore stesso, con
pesanti ricedute in termini di costi.
Per informazioni
Fluke
www.fluke.com
Gennaio/Febbraio 2014 - Automazione Industriale
043
Speciale Sensori e strumentazione
Più flessibili con i sensori a ultrasuoni
B
aumer ha ampliato il portafoglio di
sensori NextGen includendo
anche la tecnologia a
ultrasuoni. I nuovi sensori U500
sono identici nel design e nella
forma ai loro corrispondenti
fotoelettrici della serie O500. Il
grande vantaggio dei sensori a
ultrasuoni è la loro capacità di
rilevare pressoché qualsiasi
oggetto. Essi non dipendono dal
colore, dalle caratteristiche o dalla
trasparenza, nemmeno in condizioni
severe con un’elevata quantità di
sporcizia.
Con i suoi 1.000 mm, l’U500 offre diverse
possibilità applicative. Il veloce tempo di
risposta aumenta anche la flessibilità applicativa.
Un ulteriore vantaggio è il fascio sonico simmetrico
stretto. Esso ha un diametro di 80 mm a una
distanza all’oggetto di 500 mm. Ciò permette
di utilizzare l’U500 in applicazioni
con spazi molto congestionati.
Anche la custodia in IP67 e il nuovo
trasduttore contribuiscono a rendere
l’U500 un sensore estremamente
affidabile. Esso non è influenzato da
sporcizia, gocce d’acqua o agenti
di pulizia. La versatilità è dimostrata
anche dalla disponibilità dell’U500
in tre principi di rilevamento: come
sensore di prossimità, sensore di
misura della distanza e sbarramento a
retroriflessione.
Per informazioni
Baumer Italia
www.baumer.com
Efficienza energetica a portata di mano
S
ocomec identifica nella misura la chiave per
ottenere l’efficienza energetica degli impianti;
per questo ha pensato a Diris A, una gamma
di analizzatori di reti conformi alla norma Iec 6155712 sui Pmd (Performance Measuring and Monitoring
Device), che assicurano le funzioni di comunicazione,
misura delle grandezze elettriche, gestione
dell’energia, monitoraggio dei parametri elettrici e
analisi della qualità delle reti.
Gli strumenti della serie Diris A assicurano precisione
nelle misure (classe 0,2 su tensioni e correnti, 0,5 per
potenza attiva) e sono dotati di display con funzione
power-saving, in grado di garantire, grazie alla
presenza di una retroilluminazione molto luminosa
e di uno schermo che riduce i riflessi indesiderati,
ottima visibilità anche in condizioni ambientali
gravose. Disponibili in formato 96x96x60 o 72x72x50
mm (la dimensione standard degli indicatori
analogici), oppure in formato modulare (4 Din), i
misuratori Diris A dispongono di grandi tasti facili da
premere, che garantiscono un grado di protezione
frontale IP52.
La possibilità di espandere le funzioni degli strumenti,
mediante l’aggiunta di moduli opzionali di facile
inserimento, rende la gamma Diris A idonea a ogni
applicazione.
Per informazioni
Socomec
www.socomec.it
044
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
Sensori e strumentazione Speciale
Per la misura
in linea dei liquidi
di processo
M
Un nuovo flussimetro
digitale a induzione
elettromagnetica
aselli Misure è un’azienda di Parma
specializzata da oltre 60 anni nella
progettazione, nella costruzione e nella
distribuzione di strumentazione di misura, per la
misura della concentrazione di svariate tipologie
di soluzioni liquide. Le applicazioni sono molteplici
così come i liquidi da misurare: liquidi puri, soluzioni
organiche e inorganiche. Ad esempio, concentrati di
frutta e verdura, vino, mosto, birra, amido, salamoie,
acido solforico, oleum, sali, alcali e così via. In
questo scenario, una delle applicazioni affrontate de
Maselli Misure è la misura della concentrazione del
glicole etilenico che è fondamentale per il corretto ed
efficiente funzionamento degli impianti criogenici.
S
mc ha rilasciato il nuovo flussimetro digitale a
induzione elettromagnetica. La serie Lfe è priva di
parti mobili ed elettrodi all’interno del percorso del
fluido, in questo modo il prodotto è esente da ostruzioni e
non richiede manutenzione. Inoltre, presenta una vita utile
più lunga. Il risparmio energetico è garantito da una bassa
caduta di pressione pari o inferiore a 0,02 MPa. Grazie al
design compatto e flessibile, la serie Lfe è adatta per una
vasta gamma di applicazioni grazie alla sua rangeability
di 40:1, una portata fino a 200 l/min e un campo di
temperatura fino a 85 °C. È inoltre possibile modificare la
direzione del flusso dopo l’installazione senza alterare la
connessione, garantendo così un ulteriore risparmio dei
tempi di manodopera.
È in grado di funzionare con fluidi conduttivi come acqua
e refrigeranti solubili in acqua, o fluidi con un livello
di conduttività di almeno 5 μS/cm e compatibili con i
materiali con cui entrano a contatto (Pps, Fkm e ottone).
La serie Lfe è stata indicata per assistere nelle
applicazioni dove è richiesto il controllo dell’acqua di
raffreddamento come ad esempio pinze di saldatura, il
controllo delle perdite per impianti raffreddamento punte,
stampaggio di metalli e refrigeranti a base d’acqua.
La corretta gestione del processo porta a una
effettiva massimizzazione della capacità frigorifera
dell’impianto e lo protegge dall’incombente rischio
di congelamento. Il rifrattometro da processo UR60
impiegato per questa applicazione è una nuova
unità di tipo compatto che unisce estrema facilità di
installazione ad una robustezza e precisione costanti
nel tempo. E tutto questo direttamente in linea
sull’impianto e con condizioni di esercizio che arrivano
a -25 °C e oltre.
Per informazioni
Smc Italia
www.smc.eu
Per informazioni
Maselli Misure
www.maselli.com
Gennaio/Febbraio 2014 - Automazione Industriale
045
Speciale Sensori e strumentazione
Sensori per misura di
temperatura non a contatto
M
asautomazione propone
i sensori pirometrici
Convir PyroUsb PU
prodotti dall’inglese Calex:
misurano la temperatura non a
contatto e producono in uscita
un segnale 4-20 mA linearizzato
e proporzionale alle variazioni
della temperatura. Il segnale
di uscita 4-20 mA a due fili ha
una precisione tipica del +1%
e può essere inviato a qualsiasi
strumento di misura, regolatore
o registratore che abbia un
ingresso di questo tipo, oppure
direttamente su un pc o su un
plc senza interporre schede di
conversione o di linearizzazione.
Masautomazione offre un’ampia
gamma di strumenti
Kubler o Kep
compatibili con i
sensori Calex.
I due modelli
disponibili PU 151 e PU 301
hanno una risoluzione ottica
rispettivamente di 15:1 e di 30:1,
intendendo con risoluzione ottica
il rapporto tra la distanza del
sensore e le dimensioni minime
dell’oggetto di cui si vuole rilevare
la temperatura.
Con il modello PU 301 ad alta
risoluzione si può rilevare un
oggetto di diametro di 16 mm a
mezzo metro di distanza o di 11
mm a una distanza di 360 mm.
Oggetti molto piccoli possono così
essere misurati a una distanza
sufficiente per non surriscaldare il
sensore. In genere questi sensori
vengono utilizzati quando non si
può porre una sonda a contatto
del materiale se questo è in
movimento, se è sotto tensione
elettrica o se vi è il pericolo di
contaminazione.
Per informazioni
Masautomazione
www.masautomazione.it
Affidabilità al servizio del packaging
P
er il mondo del packaging Sick presenta il
sensore DeltaPac, che consente di rilevare con
estrema affidabilità oggetti che scorrono nei
flussi di processo anche se sono tra loro adiacenti.
Fino ad oggi, si rivelava necessario separare i pacchi
che venivano sottoposti a un processo di packaging.
Tale separazione era fondamentale per contarli e
controllarne il passaggio.
La separazione tra i pacchi consentiva una comoda
tracciatura, ad esempio, gestita con fotocellule
a riflettore o con altre tipologie di sensori ottici.
Purtroppo, questa soluzione è costosa e dispendiosa
meccanicamente e obbliga la progettazione di
separatori meccanici che impongono un costante
controllo manutentivo. DeltaPac è in grado di
riconoscere anche il più piccolo cambiamento del
bordo grazie a una delle sue caratteristiche principali,
tre le quali la precisione. È così possibile individuare
fino a 200mila pezzi all’ora e velocità fino a 3 m/s.
Gli spigoli degli oggetti sono identificati in modo
affidabile, anche quelli dotati di raggi superiori a
2 mm fino a 20 mm. DeltaPac apre nuove opportunità
ai costruttori di macchine confezionatrici. Alcuni
componenti macchina come i separatori meccanici
non sono più necessari; questo comporta un risparmio
nei costi e un incremento dello spazio disponibile nella
macchina.
Per informazioni
Sick
www.sick.it
046
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
Controllo continuo di impianti
oleari e acetaie
V
alcom si propone come partner
strategico per la misura di livello
di prodotto finito per impianti
oleari e acetaie. Il sistema di monitoraggio,
configurazione e programmazione remota
Hmi è in grado di visualizzare in tempo
reale tutte le variabili di qualsivoglia
processo collegate, con la possibilità di
implementazione di funzioni di datalogging
e alarm-setting, indispensabili per
monitorare i trend e per prevenire situazioni
di troppo vuoto o troppo pieno. I vantaggi
sono presto detti: abbattimento dei costi
di installazione, compatibilità garantita,
monitoraggio e variazione parametri
comodamente da pc. Le tecnologie di
misura possono comprendere misure di
livello, temperatura e pressione, a seconda
della specifica esigenza.
I dati visualizzati e registrati secondo
la funzione di logging possono essere
trasferiti a un livello superiore di controllo
e supervisione per mezzo di collegamento
Ethernet (RJ45) 10/100 Base, o attraverso
uscite bus di collegamento
standard RS232 o
RS485 che possono
essere montate
integralmente al
pannello di visione
su richiesta del
consumatore finale.
Per la misura di livello,
ad esempio, sono possibili
le seguenti soluzioni: a
battente fluidostatico, con
attacco laterale serie T76 o a
immersione serie T7IM, dotati
di attacchi al processo
filettati o
flangiati e
sanitari, e
possono
essere
realizzati in materiali speciali come HC,
HB, Ti, Ta, o completi di separatori di
fluido in AISI316, leghe speciali o dorati
per applicazioni su fluidi corrosivi;
a battente fluidostatico per serbatoi
pressurizzati, per mezzo del trasmettitore
di pressione differenziale T7K dotato
di estensioni o capillari in grado di
consentire misure per campi ridotti,
anche per serbatoi le cui temperature
di processo superano i 300 °C; a
dislocatore della serie T7B, che basano
il loro funzionamento sul principio di
Archimede e sono progettati per la
misura in continuo del livello ma anche
dell’interfaccia o del peso specifico
di liquidi; a galleggiante, con la serie
T7L, che permette un’analisi costante
e continua del livello con straordinaria
ripetibilità; radar, con la serie Rmg
(l’impulso radar non è influenzato dal
contenuto del serbatoio, dall’atmosfera,
da temperatura o pressione).
Per la misura di pressione, viene utilizzata
la Serie T7N o T72 (versione cieca senza
display), con attacco filettato o flangiato
per campi di misura da 100 mbar a
1.000 bar, eventualmente
dotata di estensioni o capillari
in grado di consentire
misurazioni per campi
ridotti, anche per serbatoi
le cui temperature di processo
superano i 300 °C. Per la misura di
temperatura, infine, la Serie T7T, con
pozzetti termometrici o attacchi diretti,
dotati di risoluzione eccezionale (0,0015
°C per range 100 °C), la cui precisione
complessiva può essere in classe Din
A, Din B, 1/4 Din o 1/10 Din.
Per informazioni
Valcom
www.valcom.it
Speciale Sensori e strumentazione
Monitoraggio dell’energia elettrica
a stelle e strisce
I
l nuovo kit UX90-Khw reso disponibile da Elcam
è un compatto sistema dedicato al monitoraggio
dell’energia elettrica della azienda americana
Hobo Onset. Il kit è composto da un datalogger della
serie UX90, da un set di pinze amperometriche, da
trasduttori di tensione in versione ‘split core’ e da
un modulo in grado di calcolare i parametri derivati
dalla corrente e dalla tensione isurata. Il sistema è
in grado di lavorare in piena autonomia per un anno
essendo alimentato a batterie, e misura fino a 500mila
parametri elettrici di una rete monofase 120/240 Vca
o trifase 400/480 Vca con intervalli selezionabili da 1
secondo a 18 ore. Il datalogger è completo di display
Lcd grazie al quale si può visualizzare in tempo reale
l’ultima misurazione e di una porta mini-usb attraverso
la quale si possono scaricare tutti i dati su di un pc.
Il kit è completo di software per la programmazione
del data logger e per la gestione completa dei dati
scaricati.
Per informazioni
Elcam
www.elcam.it
Misura di livello radar affidabile
P
rogettato per l’utilizzo nelle
industrie alimentari, nel
trattamento delle acque,
nella produzione di energia,
nell’industria chimica, nell’oil &
gas, nella farmaceutica, nelle
materie prime, la gamma Micropilot
Fmr5x di Endress+Hauser include
Fmr50 (liquidi) e Fmr56 (solidi)
per l’utilizzo in applicazioni di
base, FMR51 (liquidi) e FMR57
(solidi) per l’utilizzo in processi
con alta temperatura o pressione
elevata. Grazie al sistema di
tracciamento multi-eco, la nuova
gamma Micropilot ha superato il
problema di ostacoli situati nel
lobo di emissione del radar, ad
esempio sonde di livello max/min
o serpentine di riscaldamento, che
possono interferire con il segnale e
provocare false letture di livello.
Con questo nuovo modo di
analizzare i segnali, tutti i segnali
eco vengono marcati e seguiti
durante tutto il periodo di
funzionamento dello strumento,
garantendo misurazioni affidabili
all’interno di un’accuratezza di
2 mm.
La funzione di gestione dei
dati HistoRom permette messa
in servizio, manutenzione e
diagnostica semplici e veloci.
Per quanto riguarda la sicurezza,
l’hardware e il software del nuovo
Micropilot sono stati sviluppati
secondo Iec 61508 e possono
essere utilizzati in ridondanza
omogenea fino a Sil3.
Per informazioni
Endress+Hauser
www.it.endress.com
048
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
Sensori e strumentazione Speciale
Profilometri laser scanner 2D/3D
per l’automazione
I
nuovi laser scanner della
serie scanControl 2600/2900
distribuiti da Luchsinger
sono ideali per misure di
precisione di profili e dimensioni
in ambienti produttivi grazie al
design compatto, alla flessibilità
d’installazione e alla versatilità
dell’interfaccia. Micro-Epsilon ha
sviluppato un profilometro laser
scanner estremamente compatto
e leggero. ScanControl 2600/2900
racchiude il sensore optoelettronico e il suo controllore in
una custodia in alluminio di
380 g. Benché il sensore sia
piccolo come un pacchetto
di sigarette, offre tuttavia un
trasferimento fino a 4mila profili
per secondo al pc per ulteriori
elaborazioni. ScanControl 2600
offre una velocità di misura fino
a 640 punti per profilo, mentre
scanControl 2900 fino a 1.280
punti per profilo. Il campo di
misura parte da una distanza di
53 mm dal sensore e può essere
esteso fino a 390 mm, a seconda
del modello.
I vari campi di misura utilizzano la
stessa custodia compatta.
ScanControl 2600/2900 è
particolarmente indicato per
applicazioni che richiedono un
sensore leggero, ad esempio nella
produzione automotive o quando è
montato su un braccio robotico.
Per informazioni
Luchsinger
www.luchsinger.it
Sensori di sicurezza con principio Rfid
U
na delle funzioni più comuni e più importanti
nel campo della sicurezza macchine è la
verifica della chiusura dei ripari mobili. Questa
funzione è molto critica e l’Rfid ha consentito di
superare alcuni limiti dei sensori di natura meccanica
o magnetica. Nella gamma dei prodotti Pilz la
tecnologia Rfid è applicata da diversi anni nei sensori
della serie Psencode e che hanno la sigla Psen cs1xx
o Psen cs3xx.
I sensori Psencs permettono di determinare lo
stato di un riparo mobile senza che interruttore e
attuatore entrino in contatto tra di loro, garantendo
lunga vita al sensore, non richiedono elevate
precisioni della meccanica (come invece è
necessario con i vecchi interruttori meccanici), sono
esenti dai limiti applicativi dei sensori magnetici
(magnetismo/polvere metallica/instabilità), hanno
elevate performance di sicurezza (il che consente
di collegarli anche in serie mantenendo un ‘PL e’) e,
infine, sono codificati per cui diventa praticamente
impossibile eluderli senza l’impiego dello specifico
attuatore.
Il principio Rfid è applicato da Pilz in altre gamme di
prodotti quali Psenslock e Psensgate utilizzate, oltre
che per il rilevamento di riparo chiuso, per il blocco
dello stesso per impedirne l’apertura indesiderata e
non sicura.
Per informazioni
Pilz Italia
www.pilz.it
Gennaio/Febbraio 2014 - Automazione Industriale
049
Speciale Sensori e strumentazione
Si allarga la famiglia
di sensori d’area CX
M.
D. Micro Detectors
ha creato una
linea di sensori di
area, denominata serie CX, che
include due famiglie: la serie
CX1, caratterizzata da funzioni
base, e la serie CX2, completa
di funzioni avanzate. Il profilo in
alluminio di 20x35 mm rende la
nuova famiglia di sensori di area
M.D. particolarmente
compatta. Inoltre,
grazie alla
scanalatura sulla
parte posteriore del
corpo e al connettore
volante, il prodotto è
semplice da fissare alla meccanica
della macchina. L’assenza di zona
morta su entrambe le estremità
del frontale permette l’utilizzo
completo della superficie di lettura
riducendo drasticamente le tipiche
problematiche di montaggio in
macchina, in quanto facilmente
adattabile a eventuali vincoli
meccanici. I modelli della serie
CX1 permettono di rilevare oggetti
con diametro fino a 5 mm. Sono
disponibili modelli con altezza
controllata fino a 480 mm e
distanza di lavoro di
3 m.
La serie CX1 viene fornita
con sincronizzazione ottica,
semplificando le fasi di
installazione e connessione, la
risoluzione è regolabile tramite
modulo esterno accessorio
via Trimmer, scollegabile una
volta terminata la regolazione
e utilizzabile per altre barriere,
ottimizzando così costi e gestione.
I prodotti della serie CX2
permettono non solo di rilevare la
presenza di oggetti in un’area con
altezze disponibili fino a
980 mm e distanza di lavoro fino a
6 m, ma anche di fornire, la misura
del target tramite uscita analogica
proporzionale al numero di ottiche
occupate.
Per informazioni
M.D. Micro Detectors
www.microdetectors.com
Stop alle applicazioni complesse
C
on i sensori di visione
Checker serie 4G, Cognex
offre prestazioni e
flessibilità anche per applicazioni
complesse. La serie 4G offre
un collegamento Ethernet per
l’installazione e il monitoraggio in
remoto, la comunicazione plc con
supporto EtherNet/IP e Profinet,
nonché la possibilità di salvare le
050
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
immagini di ogni ispezione su un
server Ftp. Come tutti i sensori di
visione Checker, la serie 4G integra
illuminazione, ottica, telecamera,
processore e I/O in un case di
qualità industriale con grado di
protezione IP67. È inoltre possibile
scegliere il tipo di configurazione
in base alle proprie esigenze: in
qualsiasi modalità, Checker sarà in
grado di eseguire controlli multipli
su ogni articolo prodotto.
I modelli Checker 4G offrono
ancora più flessibilità grazie
ad alcune funzioni esclusive:
l’editor Ladder Logic, che
consente la personalizzazione
dei risultati ed elimina le esigenze
di programmazione plc; il
protocollo industriale EtherNet/
IP con supporto Add-On-Profile
RSLogix5000; il supporto del
protocollo industriale Profinet;
l’archiviazione delle immagini
sul server Ftp; l’installazione e
visualizzazione in remoto tramite
pc; il rintracciamento delle parti
basato su codifica per linee a
velocità variabile; quattro uscite
digitali; la commutazione sino
a 32 job per offrire la massima
flessibilità; i filtri colorati per lenti
disponibili. Il display intelligente
SensorView 2 di Cognex offre ai
responsabili della produzione la
possibilità di creare, modificare
e monitorare i sensori di visione
senza l’utilizzo di un pc.
Per informazioni
Cognex
www.cognex.it
Sensori e strumentazione Speciale
Soluzioni a fibra ottica per il mondo
del pharma
I
costruttori di macchine che
trattano prodotti farmaceutici
hanno sempre mostrato
esigenze elevate. In questo
settore, infatti, sono necessarie
condizioni ambientali controllate,
in quanto il medicinale che si
va a manipolare, trasformare,
avvolgere e imballare non deve
assolutamente essere alterato.
È fondamentale, inoltre, che il
controllo di presenza e integrità
del prodotto sia svolto alla
perfezione. Infine,
proprio come
richiede il mercato,
le macchine devono
garantire prestazioni
sempre più avanzate e
performanti.
Recentemente,
Panasonic, ricorrendo
alla tecnologia dei
sensori a fibra ottica,
si è misurata con il
controllo presenza di
capsule in plastica,
che vengono prima
riempite con un
principio attivo e
quindi controllate.
Il target capsula, differentemente
da altri oggetti, è caratterizzato
da una forte variabilità di colore
e trasparenza, che rende la
rivelazione difficile. Non di meno,
le dimensioni delle capsule,
concorrono a rendere il controllo
più complicato e richiedere un
rivelatore estremamente preciso.
Infine, l’ambiente circostante
può fortemente influenzare la
rivelazione, in quanto le culle in
cui sono alloggiate le capsule
possono essere a loro volta
di materiali e colore differenti,
passando dal metallo lucido al
nylon chiaro. Nel caso specifico,
si è realizzata una batteria di 10
rivelatori a riflessione affiancati
(serie di 10 fibre ottiche a
tasteggio), che segnalano la
presenza o l’assenza di capsule
alloggiate in 10 culle, allineate
su di un unico supporto rigido, in
movimento lungo un percorso a
cremagliera.
Grazie alla flessibilità dei suoi
amplificatori serie FX e l’ampia
gamma di fibre a disposizione,
per Panasonic è stato possibile
trovare, in funzione anche della
geometria di macchina, il set-up
più idoneo e consentire una
rivelazione stabile e continua.
In particolare, le prestazioni più
elevate, sono state raggiunte con
la serie FX500, grazie alle funzioni
integrate di cui dispone, come
il controllo della luce emessa
e della sensibilità, attraverso
l’impostazione dei parametri di
isteresi. Non meno importante
è la possibilità di poter variare il
tempo di risposta del sensore,
che in base all’applicazione
permette di rendere più stabile il
segnale.
Andando infine a lavorare sulla
distanza di lavoro, che per una
applicazione di questo genere
deve essere abbastanza ridotta
(4-8 mm), si è fatto in modo che
la dimensione dello
spot luminoso
fosse il più piccolo
possibile così da
intercettare solo la
capsula o una parte
di essa e niente altro
(ad esempio, la culla
sottostante).
Con questa
soluzione Panasonic
risolve con estrema
efficacia un
problema applicativo
altrimenti risolvibile
con sistemi di
visione automatica
che richiedono
un set-up più laborioso, una
preparazione approfondita e costi
molto più elevati. Si sottolinea
anche l’alto grado di integrabilità
della soluzione proposta,
che permette di mantenere
le dimensioni della macchina
contenute, con evidenti vantaggi
meccanici e di trasporto.
Per informazioni
Panasonic Electric Works
www.panasonic-electric-works.it
Gennaio/Febbraio 2014 - Automazione Industriale
051
Speciale Sensori e strumentazione
La forza corretta per ogni impiego
T
ekkal dispone di oltre 40 serie
di celle di carico, diverse per
tipologia applicativa, forma,
dimensioni, campo di impiego e grado
di protezione. Le celle di carico sono
sensori di forza, cioè elementi meccanici
sensibilizzati, di varia conformazione, a
cui viene applicata la forza da misurare
e che restituiscono, in uscita, un
segnale elettrico proporzionale alla forza
applicata.
Questo segnale è poi utilizzabile ad
esempio per lettura, trasduzione,
digitalizzazione, limitazione, controllo
continuo di processi, registrazione
grafica, acquisizione, a seconda
dell’applicazione prevista.
I sensori per rilievo diretto di forze e
pesi (a compressione, trazione, trazione/
compressione, cilindriche, a mensola,
anello ecc.) di Tekkal sono utilizzati per
il monitoraggio continuo di impianti di
ogni tipo, per manutenzione e controllo,
mediante collegamento a computer
(schede di acquisizione dati), plc, e così
via. I modelli proposti sono differenziati
a seconda delle caratteristiche, con
campi di misura da 0/100 g a 0/1.000 t
(compresi i valori intermedi), precisione
da 0,5% a 0,02% nei vari modelli e tutti
a strain-gauge metallici resistivi, per
misure statiche e dinamiche (frequenza
propria fino a oltre 10 kHz nei vari
modelli). In generale, le dimensioni sono
estremamente compatte.
Per informazioni
Tekkal
www.tekkal.com
Rfid non solo per specialisti
S
chneider Electric propone il sistema Rfid
Ositrack 13,56 MHz, una soluzione adatta per
l’identificazione automatica e la tracciabilità
in numerose applicazioni. È un sistema aperto,
facile da installare, completamente plug and play.
La soluzione risponde alle Norme Iso
18000-3, Iso 15693 e Iso 14443. È
quindi possibile scegliere liberamente
i chip di memoria da impiegare, da
diversi cataloghi che compongono
l’offerta industriale.
La stazione di lettura/scrittura compatta può essere
collegata a diverse tipologie di bus industriali:
Modbus Rtu, Unitelway o Modbus
Tcp/IP semplificando la configurazione per mezzo
della funzionalità di rilevamento automatico del
protocollo di comunicazione e della velocità. Inoltre
è possibile supportare Modbus IP e Profibus DP con
l’ausilio di SplitBox.
La totale assenza di software di configurazione,
inoltre, fa sì che l’utilizzo del sistema Rfid Ositrack
non sia riservato ai soli specialisti.
Si tratta, infatti, di un sistema più molto compatto
perché integra in un’unica custodia sia il controllo,
sia l’antenna e, grazie al vasto
range di accessori, può essere
facilmente installato in ogni
parte della macchina, poiché
l’elettronica si auto-adatta
all’ambiente circostante.
Per informazioni
Schneider Electric
www.schneider-electric.com
052
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
Sensori e strumentazione Speciale
Sensori 3D
all-in-one
intelligenti
Encoder CanOpen
con foro passante
fino a 15 mm
I
C
mage S rende disponibile la
nuova serie Gocator 3300 di Lmi
Technologies, una famiglia di scanner
3D intelligenti che unisce acquisizione
di nuvole di punti 3D e strumenti di
misura in un unico sistema per impeghi
industriali. Grazie agli strumenti
integrati, i sensori Gocator sono ideali
per un’ampia gamma di applicazioni
di ispezioni in linea senza contatto. I
sensori Gocator sono facili da impostare,
veloci da integrare e altamente affidabili.
La serie Gocator 3300 fornisce misure
senza contatto ad alta risoluzione
con velocità fino a 5Hz per misurare
le dimensioni di diversi elementi e
caratteristiche, quali fori, asole, perni,
distanze e allineamenti. Gocator non
richiede l’installazione
di alcun software
e funziona con
qualsiasi computer e
sistema operativo e
può essere utilizzato
standalone o in rete.
I sensori Gocator
3300 forniscono
dati affidabili e
ripetibili: la tecnologia
di scansione
stereoscopica a
luce blu strutturata
aumenta il livello di
immunità alla luce
ambiente, generando
dati affidabili anche
in condizioni di
luminosità avverse.
Per informazioni
Image S
www.imagessrl.com
on i nuovi encoder Sendix F5868 e F5888, Kübler completa la sua
famiglia di multigiro F con encoder robusti ad alta risoluzione in CanOpen
con albero cavo passante fino a 15 mm e dimensione di soli 58 mm.
L’albero cavo passante lascia, per esempio nei drives, molte possibilità per altre
opzioni motore posizionate dietro l’encoder. Questi encoder ottici gearless sono
basati sulla brevettata Intelligent-Scan-Technology. Gli encoder
comprendono anche l’Universal Scaling Function (Usf). I
nuovi encoder della serie F58 sono usati nella misurazione
dell’angolo di rotazione di una ralla e strutture montate
su veicoli. Applicazioni tipiche si trovano nel settore
delle macchine mobili, ma questi nuovi encoders
possono essere utilizzati anche in tutte le altre
applicazioni con comunicazione CanOpen.
Per informazioni
Kübler
www.kuebler.com
Celle di carico
per pesatura e dosaggio
P
icotronik distribuisce le celle di carico Tempo Technologies
per il mercato della pesatura e dosaggio. Si evidenziano le celle
off-center sia per piccole portate (modelli Aga, Aha, Aaa, Aac)
da 300 g a 45 kg fondo scala, sia per le celle off-center di medio-alta
portata (modelli Aka, Aea, Ada, Afa, Afb) da 60 a 1.000 kg fondo scala che
permettono di montare su un’unica cella piattaforme fino a 120x120 cm.
Altro segno distintivo
sono le celle flessione e
taglio, come ad esempio
i modelli Ada, Sda, Sdc
e le celle a S(zeta) con i
modelli 7000, Aba, Sba,
Sbb, Sbc con portate da
5 kg fondo scala fino a
40 t di fondo scala.
Per informazioni
Picotronik
www.picotronik.it
Gennaio/Febbraio 2014 - Automazione Industriale
053
Speciale Sensori e strumentazione
Scorrimento regolare
ad alta precisione
N
La soluzione
ceramica
per la misura
di livello
C
on il nuovo modello LC18, Microtel
Tecnologie Elettroniche amplia
la propria gamma di sensori di
pressione ceramici piezoresistivi a film
spesso. Disponibile in quattro fondoscala,
250 mbar, 400 mbar, 600 mbar e 1 bar,
il nuovo sensore LC18, a membrana
ceramica affacciata, si distingue in
particolare per la resistenza ai picchi di
pressione, con sovrapressioni pari a tre
volte il fondoscala e pressioni di rottura
pari a 8-10 volte il fondoscala. Il sensore
LC18 opera sia in applicazioni e ambienti
industriali, con oli e fluidi di trasmissione
con presenza di additivi aggressivi e
contaminanti, sia in applicazioni medicali
e ambienti di tipo sterile. Il sensore LC18,
inoltre, trova applicazione anche nel settore
alimentare (acqua potabile, bevande,
composti per l’industria alimentare). Per
queste ragioni il sensore LC18 è ideale per
la misura di livello di serbatoi nel settore
industriale, medicale e alimentare e il
controllo dei circuiti di trasmissione idraulici
asserviti.
Per informazioni
Microtel Tecnologie Elettroniche
www.microtelgroup.it
054
el campo delle macchine
utensili, la domanda di
precisione nelle lavorazioni è
in aumento da molti anni. Con il nuovo
Sistema di Guida a Rulli su Rotaia di
Alta Precisione (Roller Rail System
High Precision - Rshp) di Rexroth, i
costruttori di macchine possono ora
soddisfare richieste di precisione
nell’ordine dei micron sempre più
affidabili. Una nuova geometria
della zona di ingresso permette la
transizione progressiva dei rulli (profilo
logaritmico) nella zona di carico grazie
alla flessione armonica di un inserto di
rotolamento in acciaio.
Grazie a ciò i corpi volventi
nel pattino raggiungono
la massima
sollecitazione con una
transizione alla zona
di carico molto
regolare e dolce.
Il risultato:
significativa
riduzione
delle pulsazioni
garantendo basse vibrazioni e quindi
un miglioramento della qualità del
movimento e delle superfici dei pezzi
in lavorazione.
Inoltre, Rexroth introduce un concetto
completamente nuovo di lubrificazione
universale grazie al quale è possibile
estendere del 20% gli intervalli di
lubrificazione con quantità minime di
lubrificante. Canali di lubrificazione
ottimizzati distribuiscono il lubrificante
nelle precise quantità necessarie.
In caso di eccessivo lubrificante un
canale di by-pass traferisce l’eccesso
di lubrificante proteggendo il sistema
meccanico.
Per proteggere i pattini dalla
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
contaminazione durante le fasi di
taglio, un sistema di tenuta modulare
comprende una guarnizione a doppio
labbro alle estremità. In caso di
condizioni estreme di contaminazione
esterna, in opzione, è possibile
considerare guarnizioni in gomma
fluororata per proteggere il pattino,
in presenza di trucioli anche di
raschiatori metallici. Guarnizioni
longitudinali all’interno del pattino
contengono la perdita di lubrificante.
Schemi metallici filettati presenti alle
estremità dei pattini Rshp provvedono
a proteggere da sporco e trucioli.
I raccordi di
lubrificazione
sono ora
avvitati nel
metallo e
sono esenti da
rotture durante la
lubrificazione.
Per posizionamenti molto
precisi, i nuovi pattini Rshp possono
anche essere equipaggiati con il
sistema di misura integrato Ims-I. Il
sistema di misura, di tipo induttivo,
raggiunge un’accuratezza comparabile
a righe ottiche di alta precisione
senza richiedere spazio aggiuntivo di
istallazione. L’Ims-I funziona senza
contatto, quindi è esente da usura
permettendo di raggiungere una
percorrenza elevata. Oltre che nelle
macchine utensili, il Sistema di Guida
a Rulli su Rotaia è anche utilizzato per
macchine nella plastica e presse, così
come in altre applicazioni dove sono
presenti elevati carichi.
Per informazioni
Bosch Rexroth
www.boschrexroth.com
Insieme per la tua
soluzione ideale
Soluzioni a 361° corrispondenti alle tue esigenze
L’approccio 361° offre prodotti su misura per le tue
necessità. Già molti sensori e componenti Omron
seguono questo concetto. Innovazione continua e
sviluppo dei prodotti seguono lo stesso principio.
Sempre con un grado in più di fiducia.
Termoregolatori
Alimentatori
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Temporizzatori
Sensori fotoelettrici
Relé
Sensori di prossimità
Sensori a fibra ottica
I prodotti LITE sono convenienti ma
senza alcun compromesso in qualità.
I prodotti PRO rappresentano l’opzione
“installa e dimentica”, offrono maggiore
durata e più funzionalità.
I prodotti PROplus sono studiati per
risolvere specifiche applicazioni con
funzionalità dedicate.
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industrial.omron.it
Applicazioni Automotive
Pneumatici perfetti
grazie all’automazione
Le ‘gomme’ delle nostre auto
devono rispettare parametri
molto rigorosi, il cui controllo
è ‘accelerato’ dai sistemi di
Mitsubishi Electric
di Massimiliano Cassinelli
G
li pneumatici delle auto,
benché poco considerati
da alcuni guidatori,
rappresentano un elemento essenziale
nei nostri veicoli. Spetta loro, infatti,
il compito di trasferire al terreno la
potenza erogata dal motore, evitando
inutili sprechi di carburante ma,
al tempo stesso, fornendo l’attrito
necessario per garantire una corretta
tenuta di strada anche in condizioni
estreme.
Per questa ragione, oltre alla
composizione, riveste un ruolo
determinante, soprattutto sulle
superfici bagnate, il disegno del
battistrada. La particolare scolpitura
che lo caratterizza, infatti, serve ad
allontanare l’acqua per poi consentire
alla restante parte di fornire l’attrito
sulla superficie drenata. I canali,
che vanno dal centro al bordo del
battistrada, hanno quindi il compito
di espellere l’acqua stessa. Nel caso
degli pneumatici invernali, invece,
la composizione più morbida e la
056
Le macchine
firmate
Matteuzzi sono
maggiore profondità del battistrada
assicurano una trazione superiore.
La precisione con cui si realizzano
questi profili assume quindi un
ruolo fondamentale per garantire
le prestazioni attese. I costruttori di
auto, ma anche buona parte della
clientela, hanno così maturato una
crescente attenzione nei confronti
delle caratteristiche degli pneumatici.
Un’attenzione ulteriormente esaltata
dalle normative internazionali, che
impongono controlli particolarmente
rigorosi su tutti gli pneumatici che
equipaggiano le nostre automobili.
specializzate
nel controllo
e nella
rettifica degli
pneumatici
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
Focus sulla qualità
Di contro, per i produttori, non
è facile garantire il rispetto dei
parametri di qualità, in quanto
gli pneumatici sono composti
principalmente da gomma naturale
e sintetica, la cui componente
elastomerica è costituita dal
copolimero di Stirene-Butadiene
(Sbr), al quale si aggiungono una serie
di componenti che contribuiscono
a fornire caratteristiche specifiche.
Occorre inoltre ricordare che la
gomma, per fornire le necessarie
caratteristiche di robustezza ed
elasticità, deve essere sottoposta a
processi di vulcanizzazione, grazie ai
quali si creano i legami tra le molecole
che la compongono. Solo al termine
di questo processo uno pneumatico
diventa resistente alle abrasioni,
impermeabile ai gas, alle azioni
chimiche, al calore ed all’elettricità.
Un processo termico su un prodotto
naturale, come intuibile, espone però
al rischio di numerose variabili, che
devono essere accuratamente valutate
per ottimizzare il ciclo di produzione.
Obiettivo zero difetti
Malgrado gli enormi investimenti
nel processo produttivo, le normative
impongono di controllare ogni
singolo pneumatico, per verificare
il rispetto di tutti parametri, perché,
immancabilmente, una percentuale
compresa fra lo 0,5 e l’1% della
produzione risulta non conforme. Si
tratta, spesso, di difformità minime,
che possono essere corrette attraverso
il cosiddetto processo di ‘sbarbatura’,
ovvero un intervento meccanico in
Automotive Applicazioni
grado di rimuovere in modo ottimale
un eventuale eccesso di gomma. Un
simile processo è particolarmente
delicato, in quanto l’esecuzione deve
essere perfetta, sia dal punto di vista
estetico sia funzionale. Porre sul
mercato anche un solo pneumatico
non conforme, infatti, avrebbe
ripercussioni devastanti su un
costruttore. Del resto, considerando
che, mediamente, una fabbrica
produce 30mila pezzi al giorno,
eliminare l’1% della produzione
significa dover smaltire 300
pneumatici, con tutti i costi connessi.
Per queste ragioni, da sempre, i
costruttori internazionali si affidano
ad aziende specializzate nel controllo
e nella rettifica dei prodotti. È questo
un ambito nel quale si è specializzata
Matteuzzi, l’azienda bolognese che,
dal 1956, opera proprio in questo
settore. Una nicchia di mercato nella
quale Matteuzzi, esportando il 98%
della propria produzione, rappresenta
il brand di riferimento internazionale.
Una posizione ottenuta in virtù
della capacità di esportare le proprie
macchine già dall’inizio degli anni
Sessanta e di continuare a lavorare,
sistematicamente, sull’innovazione
e sull’attenzione alle esigenze del
cliente. Del resto, come spiega il
Managing Director Emilio Matteuzzi,
le fabbriche di pneumatici producono
a ciclo continuo 365 giorni all’anno
e non possono tollerare nessun
fermo della produzione. “Per questa
ragione i nostri uffici sono aperti, tutti
i giorni, dalle 7 alle 22. In tal modo
possiamo rispondere a qualunque
richiesta e, avendo sviluppato un
efficiente sistema di consegna dei
ricambi, garantiamo le consegne,
in tutto il mondo, entro 24/36 ore
dall’ordine”.
La
piattaforma Cpu
iQ di Mitsubishi
Electric
permette di
controllare
4mila punti in
2,5 s, contro i
30 s dei sistemi
precedenti
Abbattere i tempi di analisi
della superficie
Proprio la credibilità conquistata
a livello internazionale induce
i clienti a investire, insieme al
reparto di ricerca e sviluppo di
Matteuzzi, nella realizzazione di
nuove apparecchiature in grado
di rispondere alle esigenze più
specifiche. In particolare, l’ultima
creazione dell’azienda bolognese è
un innovativo sistema di verifica
finale del profilo.
Le soluzioni sinora disponibili,
infatti, risultavano lente rispetto
alle esigenze produttive. Questo
perché, nella migliore delle ipotesi, le
macchine necessitavano di almeno
30 secondi per analizzare l’intera
superficie di uno pneumatico. Un
tempo eccessivamente lungo rispetto
alle attuali cadenze produttive e che,
quindi, imponeva di installare decine
di macchine dedicate esclusivamente
a compiti di controllo. Ottimizzare
questi tempi rappresentava una sfida
complessa, cui sono stati chiamati
proprio i progettisti di Matteuzzi,
guidati da Alberto Mattarozzi.
Il sistema di acquisizione dei profili,
infatti, si basa su una tecnologia
di misurazione laser per acquisire
e analizzare i valori di circa 4mila
punti per pneumatico. Questo
significa, all’atto pratico, che ogni
pneumatico deve essere prelevato,
gonfiato e messo in rotazione,
per consentire alle testine di
lettura ottica di raccogliere tutte le
informazioni necessarie.
Il sistema di controllo e
movimentazione è affidato a
un plc, che gestisce una serie di
motori brushless, ma tutti i calcoli
e il confronto con il profilo ideale
Ogni singolo
pneumatico
deve essere
accuratamente
verificato
Gennaio/Febbraio 2014 - Automazione Industriale
057
Applicazioni Automotive
devono essere svolti da un pc
dedicato, l’unico a disporre della
necessaria capacità di elaborazione.
Proprio il trasferimento dei dati
dal sistema analogico del plc al
digitale del pc e viceversa era
causa della principale perdita di
tempo, stimato nell’ordine di 30
secondi. Un rallentamento che,
immancabilmente, si ripercuoteva
sulla produttività della macchina.
La
scolpitura
degli
pneumatici
deve essere
perfetta
Una soluzione di controllo
integrata
Dopo aver ottimizzato tutti gli
elementi dell’apparecchiatura,
Mattarozzi e i suoi si sono concentrati
sulla possibilità di abbattere
proprio il tempo di trasferimento
ed elaborazione dei dati. Nel corso
di questa attività Mattarozzi si è
confrontato con alcuni responsabili di
Mitsubishi Electric, la multinazionale
giapponese che propone anche una
serie di soluzioni dedicate all’industria
automobilistica. Un settore in
cui l’aumento di produttività e
la riduzione dei costi sono un
imperativo ormai da anni e dove
Mitsubishi Electric è un fornitore di
riferimento.
058
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
Dopo un’attenta analisi dei colli di
bottiglia, delle problematiche presenti
e delle aree di miglioramento,
il controllo della macchina è
stato affidato alla piattaforma
di automazione iQ in grado di
combinare, in un controllo, tutte
le tipologie chiave d’automazione.
Un’integrazione nativa che consente
di ottimizzare le singole funzionalità
ed evitare qualunque spreco di
tempo. Questo significa che i motori
brushless della serie MR-J3 incaricati
di movimentare i componenti
meccanici possono essere gestiti
direttamente dal sistema di motion
control della piattaforma ma,
soprattutto, che i calcoli vengono
eseguiti in tempi estremamente
rapidi. Un risultato reso possibile
dalle prestazioni delle Cpu iQ, tra cui
la Cpu Plc per la gestione degli I/O e
della comunicazione verso gli inverter
e la WinCpu per la gestione delle
routine di acquisizione e calcolo dei
punti sugli pneumatici.
Il backplane sul quale lavorano
le cpu è in grado di ottimizzare
la comunicazione complessiva
del sistema. I progettisti di
Matteuzzi hanno così potuto
disporre di programmi di calcolo
particolarmente rapidi e della capacità
di gestire migliaia di ingressi e uscite.
Il risultato è stato decisamente
migliore rispetto alle attese. Al punto
che l’intero processo di acquisizione
e di calcolo viene svolto in 2,5
secondi, contro i 30 richiesti dal
sistema precedente. Un risultato
straordinario, come spiega lo stesso
Mattarozzi, che è subito piaciuto al
mercato e che concorrenti non sono
stati nemmeno in grado di avvicinare.
In teoria, prestazioni paragonabili
potrebbero essere fornite da cpu
dedicate e sviluppate appositamente,
che andrebbero però a incidere
pesantemente sul costo del sistema.
Matteuzzi, inoltre, non possiede
delle competenze necessarie per
operare in questo ambito e affidarsi
a un fornitore esterno sarebbe
troppo rischioso. Questo perché
una scheda custom non è in grado
di garantire le stesse caratteristiche
di affidabilità messe a disposizione
da una piattaforma internazionale
come iQ, che Mitsubishi Electric ha
testato in migliaia di applicazioni
in tutto il mondo, compresi gli
ambienti industriali particolarmente
ostili. A questo si aggiunge il fatto
che, proprio perché indirizzate a un
settore chiamato a operare 24x365,
i clienti chiedono l’adozione di
componentistica testata e disponibile
su tutti i mercati, per prevenire il
rischio che un banale inconveniente
possa interrompere l’intera
produzione.
Per informazioni
Matteuzzi
www.matteuzzi-srl.com
Mitsubishi Electric
http://it3a.mitsubishielectric.com
Per applicazioni di sicurezza in zone a rischio
di esplosione per polveri e gas
Manometri Digitali
Manometri digitali a sicurezza intrinseca
Trasmettitori di Pressione
Trasmettitori di pressione a sicurezza
DQWLGHÁDJUDQWH
Trasmettitori di pressione a sicurezza intrinseca
per applicazioni industriali
www.keller-druck.com
Applicazioni Infrastrutture
Ups e software
per viaggiatori
leggeri e sicuri
Il Gruppo Adr, che gestisce gli
aeroporti di Roma Fiumicino
e Ciampino, ha affidato alla
tecnologia di Socomec la
protezione elettrica dei distributori
di carrelli portabagagli e delle
interfacce di comunicazione
delle centrali antincendio
di Livio Giumelli
I
passeggeri in transito possono
raggiungere la quota di
500mila nell’arco di poche
giornate: come si può rendere il
loro transito sicuro, confortevole
e piacevole? A chiederselo
sono società come Gruppo Adr
(Aeroporti di Roma), impegnata
da anni nell’ammodernamento
delle infrastrutture aeroportuali
della capitale. Il Gruppo, che
solo nel 2012 ha registrato,
come sistema aeroportuale, 42
milioni di passeggeri con circa
230 destinazioni nel mondo
raggiungibili da Roma, grazie alle
oltre 100 compagnie aeree operanti
060
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
nei due scali, riesce a rispondere al
continuo incremento del volume
del traffico grazie all’attuazione
di un piano di sviluppo coerente
e alla profonda attenzione per
l’innovazione.
L’obiettivo è quello di arrivare a porsi
come polo di scambio di primaria
importanza nel contesto mondiale
e saper accogliere, con l’estensione
dell’area aeroportuale, 100 milioni
di visitatori all’anno a fronte degli
Infrastrutture Applicazioni
Local View, per proteggere dati e sistemi IT
attuali 42 milioni. Il passeggero
dunque, come si dice, “viene al
primo posto”, ed è in quest’ottica che
all’inizio del 2013 è stata interpellata
la società Socomec.
Il rispetto inizia
dai dettagli
Alla fine del 2012 il Gruppo Adr
ha emesso un bando di gara per
l’acquisto e l’installazione di 96
ups. Il customer service aveva
rilevato che i passeggeri inserivano
le monete nei carrelli portabagagli
e questi, saltuariamente, non si
sganciavano, perché i distributori
erano senza corrente. Ciò
comportava un vero disagio
Il software di monitoraggio e gestione per ups Local View permette lo
spegnimento automatico del sistema attraverso la porta Usb o la porta seriale
RS232. Il software, che fornisce informazioni immediate e dettagliate sullo stato
degli ups, evita la perdita di dati e previene danni al sistema quando il pc non
è supervisionato dall’operatore durante l’interruzione dell’alimentazione. Local
View può essere aggiornato attraverso Internet per garantire il livello più elevato
di protezione a pc, workstation e server. Il software è compatibile con Windows
Server 2000/2003/2003 R2/2008/2008 R2/2012/XP/Vista 7 e 8 (32 e 34 bit), Linux
Kernel 2.4 o versioni successive, Mac OS X 10.6 o versioni successive.
per il passeggero, assai irritato
dall’inserimento a vuoto della
moneta, senza considerare la
perdita economica e d’immagine
per la nostra società. La soluzione
più opportuna è sembrata, quindi,
quella di potenziare la protezione
elettrica delle macchine.
Inoltre, era emersa un’altra
necessità riguardo alle centrali
antincendio: nonostante le
centrali siano dotate di batterie,
una prolungata mancanza di
corrente potrebbe costituire
una diminuzione della capacità
dell’aeroporto di affrontare le
emergenze e di applicare i piani
di sicurezza come da normativa.
Occorreva in particolare proteggere
le interfacce di comunicazione in
grado di far dialogare le centrali
con il sistema di supervisione
elettrico dell’aeroporto.
Gli ups di Socomec scelti sono stati
48 Itys da 1.000 VA a protezione
dei carrelli portabagagli e 48
Itys da 2.000 VA per le centrali
antincendio. Con tecnologia Vfi
‘on-line’ a doppia conversione,
l’Itys è facile da installare e da
utilizzare, grazie alla funzione di
riavvio automatico che assicura la
riattivazione anche in caso di black
out prolungato.
Gli interventi si
gestiscono via e-mail
L’installazione degli Itys a
protezione delle interfacce di
comunicazione per le centrali
antincendio è completamente
nuova, mentre quella a
protezione dei distributori
di carrelli portabagagli è
sostitutiva. “La tecnologia
degli ups, che erano installati
precedentemente, era ormai
obsoleta e le macchine avevano
quasi terminato il ciclo di
vita. L’innovatività degli
ups Socomec ci permette di
intervenire davvero in modo
tempestivo se necessario, basta
un’e-mail”, puntualizza Pietro
La Rocca, Tecnico Assistente
Lavori in Adr. L’Itys attraverso
il software Local View, che
consente il monitoraggio e lo
spegnimento dell’ups, invia
al sistema di manutenzione
un’e-mail nella quale viene
evidenziata una mancanza di
alimentazione.
Per informazioni
Socomec
www.socomec.com
Gruppo Adr
www.adr.it
Gennaio/Febbraio 2014 - Automazione Industriale
061
Didattica e formazione Istituti tecnici
Plc sui banchi di scuola
a Firenze
L’Istituto Tecnico Industriale Leonardo Da Vinci di
Firenze ha allestito una sezione del corso di automazione
industriale con soluzioni Siemens, a partire dal software
Simatic Tia Portal e dai controllori S7-300
di Marco Riccardo Melani e Vito Puopolo*
L’
Istituto Statale di Istruzione
Superiore ‘Leonardo da
Vinci’ di Firenze forma
periti tecnici industriali negli
indirizzi di Automazione, Chimica,
Costruzioni, Elettronica, Informatica
e Meccanica, preparandoli a inserirsi
rapidamente in realtà produttive
tecnologicamente avanzate o
proseguire con successo gli studi
universitari opportuni. Gli indirizzi
di studio operano nel settore
062
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
delle nuove tecnologie e sono
ampliati da attività in laboratorio
che specializzano ulteriormente
gli studenti sulle tematiche più
emergenti. Oggigiorno, il percorso
di studio Automazione trae origine
dal non più esistente Elettrotecnica e
Automazione; nella recente riforma
della Scuola Secondaria, infatti,
invece di privilegiare la classica
Elettrotecnica ove le macchine e la
progettazione degli impianti elettrici
sarebbero stati meglio approfonditi,
si è scelto di introdurre la più
specifica Automazione, una decisione
influenzata da considerazioni attinenti
l’evoluzione tecnologica, certi aspetti
del mercato del lavoro e di politica
scolastica. Il perito, oggi, non ha più
l’opportunità di accedere alla libera
professione, se non attraverso il
conseguimento di una laurea triennale.
Molto più numerose sono, invece,
le opportunità per chi opererà nel
mondo della automazione industriale
e domestica, dove gli allievi avranno
una preparazione fortemente integrata
fra informatica, elettronica ed
elettrotecnica.
Attraverso questa scelta e attribuendo
un consistente numero di ore di
laboratorio alle discipline Sistemi e
Tecnologie, sarà possibile cavalcare
l’impetuosa innovazione tecnologica
Istituti tecnici Didattica e formazione
in atto. Per citare solo un esempio, a
breve qualsiasi apparecchiatura parte
di un impianto sarà inserita all’interno
di una rete di comunicazione
attraverso la quale si farà riconoscere,
fornirà e riceverà informazioni anche
attraverso la presenza di pagine web a
bordo accessibili attraverso necessari
permessi. Il tecnico dell’automazione
dovrà quindi saper integrare anche
competenze in materia di sicurezza.
Ciò a sottolineare il fatto che un
diplomato non può oggi presentarsi
in azienda con le sole nozioni di
base e risalenti a tecnologie ormai
obsolete. Occorre, infatti, che la
scuola formi l’allievo a operare con
software e apparecchiature al passo
con le esigenze produttive e normative,
realizzando in laboratorio significative
esperienze.
Più connessione tra
diplomati e imprese
L’Istituto Tecnico Industriale Leonardo
Da Vinci, attraverso l’impegno di
Marco Casini, docente di Sistemi
Automatici, Tecnologie e Progettazione
dei Sistemi Elettrici ed Elettronici,
che ha attivamente contribuito al
rinnovo della didattica, ha inserito
nuove attrezzature di laboratorio
dedicate all’automazione industriale.
Fondamentale, il supporto offerto dalla
Camera di Commercio di Firenze, la
quale ha finanziato il rinnovo delle
attrezzature della scuola.
Casini ha scelto di utilizzare il software
Simatic Tia Portal di Siemens, portale
di accesso a tutte le potenzialità
della Totally Integrated Automation.
L’interfaccia utente, le funzioni a
disposizione e la trasparenza dei dati
rendono la soluzione Siemens
estremamente agevole da utilizzare.
I dispositivi hanno la capacità di
comunicare e interagire in rete
Profinet, mettendo in
evidenza come l’utilizzo integrato di
questi dispositivi tra loro comunicanti
e la loro programmazione consentano
una didattica aggiornata sul piano
tecnologico. Lo studente si ritrova
così a gestire tutti i dispositivi
integrati in un unico software di
sviluppo, consentendogli un accesso
semplificato alla progettazione. Tia
Portal è installato su ogni computer
del laboratorio. I pc comunicano fra
loro e con i plc attraverso una rete
mista cablata e wireless. Il laboratorio
è fornito inoltre di tre plc della serie
S7-300 di Siemens in modalità Safety e
con una periferia decentrata ET200S-F,
collegati a un pannello touch della
nuova serie Comfort. Questi nuovi
pannelli operatore riflettono gli ultimi
standard odierni, dalla visualizzazione
a Led 16 milioni di colori con formato
16/9 alle più moderne interconnessioni
di rete e schede di memoria. Al fine di
rendere più penetrabile il mercato del
lavoro è importante, infatti, riuscire
a comprendere le competenze che
quotidianamente vengono richieste per
essere realmente competitivi. Solo in
questo modo, infatti, lo studente potrà
apprendere, studiare e, di conseguenza,
sviluppare le proprie potenzialità.
Toccando con mano pannelli touch,
sarà possibile realizzare Scada
nell’ambiente integrato Tia Portal,
in cui gli oggetti di comunicazione
sono graficamente integrati nella foto
dell’impianto reale, implementabile
a ottima risoluzione e con 65mila
colori, cosa impossibile con i panel
di precedente generazione che si
limitavano a 256 colori.
Volendo rendere quanto più flessibile
Gennaio/Febbraio 2014 - Automazione Industriale
063
Didattica e formazione Istituti tecnici
l’esercizio dei banchi plc, ogni computer
è dotato di software Opc Server, così
da poter condividere i valori delle
variabili forniti da Tia Portal verso
altri sistemi di programmazione.
Attraverso il sistema Tia Portal è
possibile altresì realizzare Scada che
si presentano non solo su touchpanel,
ma anche sullo stesso monitor del pc,
facendo uso della modalità runtime.
Con semplici operazioni di drag and
drop viene configurata, dunque, una
rete di dispositivi (plc, pc, touchpanel,
inverter) che comunicano fra loro
i dati necessari, dando all’operatore
la possibilità di avere un completo
controllo dell’impianto.
Anche nel laboratorio di Casini
non poteva quindi mancare un
concreto esempio di motion con due
servomotori, calettato a un gruppo
rotante comprendente una dinamo e
un giunto strumentato per la misura
della coppia trasmessa. La dinamo
alimenta delle lampade a incandescenza
di potenza scalata, collegate al
circuito di carico attraverso quattro
relé comandabili da plc. Mediante
questo sistema è possibile configurare
automaticamente 16 differenti
condizioni di carico per il gruppo
rotante. In tal modo, si può ricavare
la caratteristica meccanica del motore
attraverso una prova automatica,
assistita totalmente da plc.
Naturalmente, attraverso il Pid
configurabile da Tia Portal, è possibile
realizzare un controllo di velocità,
impostando disturbi costituiti dalle
differenti condizioni di carico della
dinamo. L’altro servomotore può essere
calettato, attraverso un riduttore, a una
cinghia dentata inestensibile, di corsa di
1 m, con la possibilità di posizionare un
carrello e realizzando un controllo di
posizione ad anello chiuso.
064
Nel
laboratorio
sono presenti
tre plc S7-300
e touchpanel
della nuova
serie Comfort
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
In aula
come sull’impianto
Ciascuno dei tre banchi plc è dotato
di un ricco corredo di sensori
analogici e digitali: di temperatura,
di distanza (laser), a effetto Hall,
finecorsa, induttivi, capacitivi,
nonché di sensori capaci di
discriminare la presenza di metalli
ferromagnetici e non, utile per
realizzare impianti automatici di tipo
pick & place.
Nel laboratorio è stato allestito
anche un sistema di identificazione
induttivo, concepito specialmente per
l’impiego nella produzione industriale
per il comando e l’ottimizzazione del
flusso dei materiali. Questo sistema
Siemens, il Simatic Rfid RF300,
viene soprattutto impiegato per
l’identificazione senza contatto di
container, pallet e supporti portapezzi in un circuito produttivo chiuso.
Grazie alle piccole dimensioni dei
transponder e dei reader, Simatic
RF300 risulta particolarmente adatto
in linee di montaggio, soprattutto
dove ci sono problemi di spazio. Più
in dettaglio, è possibile configurare
transponder di differenti prestazioni
e tipologie, fare riconoscere al
lettore la loro eventuale presenza
e comunicare tale presenza al
modulo di comunicazione, il quale,
collegato in rete con i plc, trasmette
l’informazione sia ad essi, sia ai
touchpanel configurati nella rete,
potendo attivare allarmi, eventi e
segnalazioni. I transponder sono
naturalmente accessibili sia in lettura
sia in scrittura.
Si è pensato di dotare i computer
anche di software adatti a gestire
la comunicazione fra dispositivi
e in grado di realizzare interfacce
grafiche user-friendly. Dispositivi
corredati di sensori e servomotori
miniaturizzati consentono inoltre
la realizzazione di robot, dove
gli allievi sono coinvolti nella
concezione, nella realizzazione dei
manufatti con semplici opere di
carpenteria, falegnameria e nella
programmazione dell’automa.
“Siamo molto soddisfatti dei
risultati ottenuti in quanto, grazie
all’implementazione delle soluzioni
Siemens, il nostro istituto segna
oggi un punto importante verso il
raggiungimento dei livelli tecnologici
cui aspiriamo. Siemens, infatti, è
stato per noi un valido supporto
nell’identificazione delle soluzioni
necessarie al raggiungimento degli
ottimi risultati di cui oggi il nostro
istituto può vantarsi e nell’offrire ai
nostri studenti una competitività che
li aiuterà certamente nell’approcciare
un mondo del lavoro sempre più
sfidante e complesso”, è stato il
commento di Casini.
*Entrambi in Siemens, Marco Riccardo
Melani è AS Simatic Consultant, mentre
Vito Puopolo è AS Simatic Technical
Support Engineer.
Per informazioni
Istituto Leonardo da Vinci
www.isisdavinci.it
Siemens
www.siemens.it
Robotica Tecnicamente
Robot per una produzione
più sostenibile
La robotica industriale contribuisce all’efficienza
e mette un freno alla delocalizzazione.
È il caso di Abb che, utilizzando la tecnologia Irb
anche in ‘casa propria’, negli stabilimenti
della controllata Baldor Electric in Arkansas,
mantiene in Occidente
sicurezza e produttività
ai massimi livelli
di Roberta Tosi
N
egli anni, Baldor Electric
Company, l’azienda
fondata nel 1920 da
Edwin Ballman ed Emil Doerr,
si è trasformata da piccola
officina a realtà produttiva con
più di 7mila dipendenti in Nord
America e recentemente è entrata
a far parte del gruppo Abb. Le
due organizzazioni operano in
sinergia per ampliare la propria
presenza sul mercato globale.
Insieme, Abb e Baldor sono in
grado di offrire un’estesa gamma
di motori industriali, convertitori
di frequenza e sistemi di
trasmissione meccanica destinati
soprattutto ai costruttori di
macchine (Oem) e ai distributori.
“Siamo un’azienda orientata
al cliente”, afferma Ryan Fitts,
assistente responsabile dello
stabilimento Baldor ‘210 Motor
Facility’, “e vogliamo
realizzare i prodotti
che i nostri clienti
desiderano
acquistare e
non i prodotti
che desideriamo
vendere”.
Dal momento che la maggior
parte dei clienti di Baldor si trova
in Nord America, la strategia
adottata è sempre stata quella
di investire su stabilimenti
produttivi che fossero il più vicino
possibile ai clienti, in modo da
poter garantire consegne rapide e
assistenza a livello locale. Invece
di delocalizzare la produzione
per risparmiare sui costi, Baldor
ha volutamente migliorato il
livello di produttività dei propri
stabilimenti negli Stati Uniti,
adottando una combinazione
di procedure automatizzate
e introducendo metodi di
produzione più efficienti. Un altro
importante beneficio di questa
scelta di automazione è stata
la creazione di un ambiente di
lavoro estremamente sicuro per
i dipendenti, come confermato
dal cartello che compare nello
stabilimento, nel quale si
dichiara che, durante i processi
Gennaio/Febbraio 2014 - Automazione Industriale
065
Tecnicamente Robotica
di produzione, si è lavorato per
ben 8 milioni di ore-uomo senza
incidenti significativi.
Un lavoro sporco
Da molti anni, l’utilizzo di
robot è un elemento chiave
della strategia per mantenere
la produzione vicina ai clienti.
Nella sede principale di Fort
Smith, in Arkansas, Baldor ha
iniziato a usare i robot Abb
nel 2000, nello stabilimento
Southwestern Die Casting per la
produzione di tutti i componenti
di alluminio pressofuso dei motori
Baldor. I processi di lavorazione
di una fonderia come questa
sono ‘sporchi’ e pericolosi e
quindi particolarmente adatti
all’automazione robotizzata. Con
il passare del tempo, Southwestern
Die è passata da un solo robot a
una serie di nove robot, tra cui gli
Abb Irb 6640, Irb 6600, Irb 4600
e Irb 4400. “Uno di questi nove
robot è ancora quello originale
della prima installazione”,
afferma Jed Reinhard, direttore
tecnico e della manutenzione di
Southwestern Die. “Gli altri sono
in attività da molti anni, da cinque
a sette, a seconda della difficoltà
delle applicazioni alle quali sono
destinati”.
“I robot ci hanno consentito di
far funzionare un numero sempre
maggiore di stampi multipli
più velocemente”, afferma
Mike Gipson, supervisore
di produzione di Baldor Die
Casting. “Sono estremamente
affidabili e non fanno pause.
Inoltre, gli stampi multipli
prodotti nelle nostre celle
robotizzate possono essere
anche relativamente pesanti
e stancare molto gli operatori
umani che devono movimentarli.
I robot non conoscono la fatica
e non rischiano alcun tipo di
lesione durante queste attività”.
Oltre a questo tipo di lesioni
da stress ripetitivo, comuni per
tutti i lavoratori che spostano
abitualmente carichi pesanti, in
fonderia i lavoratori sono anche
esposti ad altri tipi di rischi.
Continuità anche
in condizioni critiche
“In questo stabilimento
siamo soggetti a condizioni
atmosferiche dure che
contribuiscono a determinare
una situazione ambientale
abbastanza critica”, afferma
Gipson. “La temperatura è molto
elevata e nell’aria sono presenti
polveri di alluminio e particelle
di lubrificanti in sospensione.
Per un essere umano può essere
un problema, ma la protezione
Abb Foundry Plus di questi
Guarda il video: gli stabilimenti Baldor in Arkansas
Guarda il video su www.automazioneindustriale.com: i robot Abb Irb sono in funzione
nello stabilimento ‘Southwestern Die Casting’, per la produzione di componenti di
alluminio pressofuso dei motori, e nell’impianto ‘210 Facility’, per la bobinatura, entrambi
ubicati nella sede principale di Baldor a Forth Smith, in Arkansas, negli Stati Uniti.
066
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
robot ne garantisce l’operatività
anche in condizioni critiche.
In linea generale, dopo aver
installato e programmato un
robot, non c’è molto altro
da fare, se non metterlo in
funzione. Possiamo contare su
vari anni di operatività di un
robot prima che si presenti un
qualsiasi tipo di problema dovuto
a logorio e usura”. Aggiunge
Reinhard: “In questo ambiente,
sporco e a temperatura elevata,
con particelle di lubrificante
in sospensione nell’aria, la
possibilità di usare nelle celle
un robot invece di personale
umano è una condizione per noi
ottimale. Gli operatori possono
gestire più macchine e non
devono movimentare materiale
pesante. Siamo particolarmente
soddisfatti delle prestazioni dei
robot; il loro uptime e la loro
lunga vita operativa si sono
realmente dimostrati una risorsa
per tutti noi”.
La pressofusione dell’alluminio
è un processo complesso che
si svolge in condizioni di
pressione e di temperatura
davvero eccezionali. Quando
il pezzo si raffredda, si ritrae
in modo evidente e, alcune
volte, quello che fa la differenza
fra un rilascio corretto o un
grippaggio è proprio la possibilità
di movimento millimetrico del
robot.
“Con la nuova programmazione
e le funzioni più recenti applicate
alle nostre celle robotizzate siamo
in grado di apportare modifiche
immediate”, aggiunge Gipson.
“Non siamo costretti ad arrestare
la cella dopo il cambio degli
Robotica Tecnicamente
Quando la vita dipende da un motore elettrico
stampi per regolare il processo e
abbiamo la possibilità di risolvere
qualsiasi problema di lieve entità
in modo facile e veloce. La
manutenzione dei robot è facile,
grazie anche alla semplicità di
intercambiabilità dei componenti”.
L’impianto ‘210 Facility’
Vicino all’impianto Southwestern
Die di Fort Smith, troviamo il
nuovo impianto di bobinatura
Baldor che si sta espandendo
adottando robot che giocheranno
un ruolo chiave nella bobinatura
dei fili di rame nei motori. Questo
impianto, denominato ‘210
Facility’, rappresenta la filosofia
di Baldor per quanto riguarda il
futuro della produzione di motori.
A partire dalla movimentazione
dei materiali, che non dovranno
più essere sollevati da personale
umano, fino ad arrivare all’elevata
flessibilità dell’impianto stesso in grado di produrre migliaia
di diverse varianti di motori
su una sola linea - le pareti
bianche e pulite di ‘210 Facility’
rappresentano un chiaro contrasto
con l’ambiente ‘sporco’ di una
comune fonderia.
“Una delle strategie adottate da
sempre da Baldor è stata quella
di rimanere negli Stati Uniti”,
afferma Steve Morse, responsabile
tecnico di Baldor, “e per farlo
ha dovuto mantenere i costi al
livello più basso possibile. A
mano a mano che aumenta la
complessità e la personalizzazione
dell’offerta delle nostre soluzioni,
dobbiamo anche prevedere, per la
realizzazione dei nostri prodotti,
l’adozione di processi aggiuntivi
e il solo modo per ridurre i
Nel 1920, Edwin Ballman ed Emil
Doerr immaginavano che, in un mondo
futuro, quasi tutti gli aspetti della
vita quotidiana sarebbero dipesi dai
motori elettrici e che, in un mondo
così, le fonti energetiche sarebbero
state limitate e l’efficienza energetica
sarebbe diventata fondamentale.
Insieme, fondarono Baldor Electric
Company con lo scopo di concentrarsi
su queste esigenze di affidabilità e di
efficienza. Oggi questa previsione, in
costi correlati è l’adozione della
robotica e dell’automazione”.
Nell’impianto ‘210 Facility’ i
robot vengono utilizzati nella
fase, difficile e complessa,
dell’avvolgimento delle bobine di
rame. Il numero e la lunghezza
delle bobine sono diversi in ogni
fase di produzione e per ogni
cliente; in questo processo, i
robot offrono un alto livello di
flessibilità. Inoltre, le parti dei
motori sono particolarmente
pesanti e l’utilizzo dei robot per
la loro movimentazione da una
stazione di bobinatura all’altra
evita che il personale venga
esposto a lavorazioni faticose
e a possibili incidenti. Questa
filosofia di protezione contro
gli incidenti viene adottata in
tutto l’impianto ‘210 Facility’
sotto forma di navette progettate
ergonomicamente e di sollevatori
aerei adeguatamente posizionati.
Attualmente, nel ‘210 Facility’
sono in funzione due celle di
bobinatura con un robot Abb
Irb 7600 in ogni cella, ma il
progetto prevede che per l’anno
prossimo, al termine del processo
un mondo che dipende sempre più dai
motori elettrici, è più che mai valida.
Baldor propone soluzioni che vanno dai
piccoli motori da 1/50° hp di potenza
fino a quelli più grandi con potenza da
15.000 hp e oltre. Con il passare degli
anni, la società si è sviluppata fino a
diventare uno dei più noti marchi al
mondo di apparecchiature elettriche e
il più grande produttore di motori e di
soluzioni per la trasmissione di potenza
meccanica del Nord America.
di espansione, le celle saliranno
a quattro, così come incluso nei
piani di Fitts. “Per ora siamo
ancora allo stadio di sviluppo”,
aggiunge Fitts. “Alla conclusione
dell’operazione, e quando saremo
a pieno regime, questo impianto
sarà un modello al quale in futuro
dovranno fare riferimento tutti
gli stabilimenti Baldor. Si tratta
di un processo particolarmente
efficiente che non sarebbe stato
possibile senza l’automazione e
la robotica”. Conclude Reinhard:
“Alcuni potrebbero pensare che
il fatto che Abb e Baldor facciano
parte dello stesso gruppo ci abbia
garantito un trattamento speciale,
ma, in realtà, utilizzavamo
i robot di Abb molto prima
dell’acquisizione e ne compreremo
altri per le stesse ragioni che ci
hanno sempre spinto a farlo: sono
affidabili e Abb assicura un’ottima
assistenza ai clienti, un elemento
di fondamentale importanza
anche nella mission Baldor”.
Per informazioni
Abb
www.abb.it
Gennaio/Febbraio 2014 - Automazione Industriale
067
Software Mes
Ogni Erp
ha bisogno di un Mes
Cinque buone ragioni per le quali un software
gestionale non può fare a meno di un sistema
di gestione della produzione
di Luigi De Bernardini
P
er più di dieci anni
ho seguito numerose
aziende nel processo di
implementazione di un sistema
Mes, dalla fase di analisi dei
requisiti e del potenziale Roi, alla
definizione delle specifiche fino
ad accompagnare gli operatori
nell’utilizzo. In molti dei progetti
affrontati uno degli elementi
068
scatenanti è stato l’installazione
di un nuovo Erp o la sostituzione
di quello esistente. È stato quindi
naturale chiedersi se effettivamente
ogni Erp abbia bisogno di un
sistema Mes. Non voglio creare
suspense e pertanto anticipo
fin da subito che, secondo la
mia esperienza, la risposta è
assolutamente affermativa.
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
Le ragioni per cui ritengo che
ogni Erp debba necessariamente
essere supportato da un sistema
Mes - che sia un ‘Manufacturing
Execution System’, un ‘Many
Excel Spreadsheets’ o un ‘Many
Employees Scurrying around’ come
una volta mi ha detto qualcuno sono molteplici, per cui cercherò di
seguito di concentrarmi su quelle
più rilevanti.
1. L’Erp non è progettato per
raggiungere lo Shop floor
Per quanto molti potrebbero
stupirsi da quante funzionalità
legate all’esecuzione della
produzione ci siano in un Erp,
nessuna macchina che produce
un pezzo al colpo comunicherà
probabilmente mai all’Erp che ha
compiuto un ciclo. Semplicemente
i due sistemi viaggiano su ‘realtime’ diversi, uno tipico della
gestione strategica del business,
l’altro legato all’esecuzione
puntuale del processo. Questo
tende a generare un gap, che per
quanto piccolo è oggi inaccettabile.
I sistemi devono comunicare e
comportarsi come un tutt’uno
senza soluzione di continuità
per consentire all’industria
manifatturiera di soddisfare
la dinamica delle richieste che
vengono da clienti, normative,
fornitori e anche personale
interno.
Mes Software
Operation, la chiave è il software
Luigi De Bernardini si laurea in
Ingegneria Elettronica nel 1991 a
Padova. Rapidamente si rende conto
dell’importanza che avrebbe assunto il
software per la gestione delle Operation
e nel 1996 fonda Autoware. Da allora è
amministratore delegato dell’azienda,
portandola a gestire progetti Mes/Mom
in impianti produttivi di ogni dimensione
e settore, in quattro continenti. Visione
globale, curiosità verso l’evoluzione
tecnologica e attenzione alla necessità
del cliente sono le chiavi del suo
successo.
Luigi De
Bernardini,
amministratore
delegato di
Autoware
2. Le cose cambiano nelle
operation dieci volte più
velocemente
Qualunque cambiamento
commerciale o strategico gestito
a livello di Erp genera un volume
di cambiamenti circa 10 volte
maggiore a livello di produzione. Il
sistema di gestione della produzione
deve quindi essere specificatamente
progettato e implementato per
gestire sia la mole sia la velocità dei
cambiamenti.
3. Chi opera con l’Erp è diverso
da chi opera in produzione
Operatori diversi, con esigenze
diverse hanno necessità non solo
di informazioni differenti, ma
anche che le informazioni siano
presentate in modo diverso. Le
classiche interfacce fornite dai
sistemi Erp tendono a presentare
le informazioni strutturate per
effettuare analisi su cui basare
decisioni. In produzione,
proprio perché tutto avviene più
rapidamente, le informazioni
devono essere confezionate in
modo tale da consentire scelte
rapide, se non addirittura a vista
d’occhio. Spesso non è necessario
analizzare dati statici, fotografie
del passato per quanto recente, ma
avere a disposizione informazioni
su quanto sta avvenendo nel
presente e magari su trend di
evoluzione dell’informazione in
esame. La stessa diversa tipologia
di informazioni da rappresentare
porta ad una diversità dei sistemi
che la trattano.
4. La supply chain deve essere
integrata non solo a livello
strategico o commerciale
Nello scenario economico moderno
la competizione non avviene più
tra l’azienda A e l’azienda B, bensì
tra la supply chain A e la supply
chain B. Questo comporta che
debba essere perseguita l’efficienza
dell’intera supply chain, cosa che
non può essere ottenuta con la sola
integrazione a livello strategico o
commerciale. L’integrazione può
avvenire solamente attraverso
l’allineamento costante di tutti i
livelli di ciascun anello della catena,
dallo shop floor in su. Solo con uno
scambio continuo ed efficiente di
informazioni tempestive e precise
la catena può operare come un
tutt’uno in maniera efficace sul
mercato.
5. L’Erp conosce il perché, mentre
il Mes conosce il come
Mentre il primo software supporta
principalmente le decisioni
strategiche, il secondo sistema
supporta quelle operative. Chi
conosce come realizzare le cose
lavora sempre per chi conosce il
perché, ma chi conosce il perché
deve affidarsi a chi conosce il
come per trasformare in realtà le
proprie decisioni. È una simbiosi
imprescindibile per realizzare
qualunque idea.
Si tratta solo di cinque brevi
argomentazioni, spunti di
riflessione che non possono e
vogliono essere esaustivi, ma che
ritengo significativi. Ce ne sono
molti di più sui quali ci si potrebbe
soffermare, magari dal punto di
vista prettamente tecnico. Ritengo
però che già questi siano sufficienti
per evidenziare come in effetti
ciascun Erp abbia bisogno di un
Mes, indipendentemente dal fatto
che questo sia effettivamente un
prodotto differente o da come
sia realizzato. Nell’esperienza
personale trovo poi ripetute
conferme di come l’adozione di un
Erp sia molto più di successo se
supportata dalla contemporanea
adozione di un sistema
Mes/Mom (Manufacturing
Operations Management).
Gennaio/Febbraio 2014 - Automazione Industriale
069
Software Pas
L’evoluzione
della specie
Con il lancio di Foxboro Evo, Invensys conferma la propria
capacità di proporre soluzioni d’eccellenza nella gestione
degli impianti di processo
di Massimiliano Cassinelli
C
on oltre 15mila dipendenti
in tutto il mondo, in
grado di supportare i
clienti in oltre 180 Paesi, Invensys
è oggi una realtà specializzata
nello sviluppare soluzioni per
monitorare, gestire e controllare
processi particolarmente complessi.
Le soluzioni della multinazionale
americana, infatti, sono adottate da
23 delle 25 compagnie petrolifere
internazionali, così come da
18 delle 20 più grandi aziende
farmaceutiche. Invensys è inoltre
presente in 35 delle 50 principali
centrali nucleari al mondo.
Presentando questi dati, in
occasione di una recente
conferenza stampa, il South
West Europe General Manager
Vittorio Panzeri non ha mancato
di sottolineare come una simile
presenza sia possibile grazie
all’eccellenza dei prodotti proposti.
E che, al contempo, permette
ai progettisti di sviluppare
un’esperienza e una competenza
fondamentali nella creazione
e nell’evoluzione dei prodotti.
Prodotti sempre più focalizzati sul
070
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
core business della stessa Invensys.
Al punto che il management ha
scelto di abbandonare i settori
marginali per concentrare
l’attenzione solo sul software,
l’automazione ed i controlli.
Una competenza e una posizione
di mercato che hanno spinto un
colosso come Schneider Electric
ad acquistare la multinazionale
americana con l’obiettivo di
proporsi sul mercato con un’offerta
completa, grazie alla quale
rispondere a tutte le esigenze
di automazione di qualunque
tipologia di impianto.
Al vertice
dell’automazione
Per rimanere ai vertici e soddisfare
clienti particolarmente esigenti,
sia in termini di prestazioni sia di
sicurezza, soprattutto in presenza
di impianti di grandi dimensioni
e particolarmente complessi, i
progettisti della multinazionale
americana sono costantemente al
lavoro per ottimizzare i prodotti
proposti. Un processo evolutivo
progressivo che ha portato, lo
scorso settembre, al lancio di
Foxboro Evo. Una piattaforma
che Giuseppe Caltabiano, VP
Marketing & Communication
Emea, non ha esitato a definire
lo stato dell’arte nel campo dei
sistemi di automazione di processo
(Process Automation Systems,
Pas). Una definizione basata
sul fatto Foxboro Evo è frutto
dell’evoluzione del sistema Dcs
I/A Series, adottato in alcuni dei
più grandi e complessi impianti
industriali del mondo.
Nello sviluppo della nuova
piattaforma, i progettisti hanno
focalizzato l’attenzione su una
delle principali esigenze delle
aziende di processo: gestire,
anche da remoto, una grande
quantità di dati provenienti dalle
apparecchiature intelligenti e
integrare un crescente numero
di dispositivi e strumenti. Un
compito al quale risponde il nuovo
controller ad alta velocità Fcp. I
tool di configurazione, inoltre,
permettono di risolvere, in tempi
brevi, anche le situazioni più
complesse. Foxboro Evo, infatti,
permette di far fronte a più ‘point
of failure’ e di riabilitare il sistema,
una prerogativa fondamentale a
fronte di situazioni impreviste
e imprevedibili, che potrebbero
creare condizioni potenzialmente
disastrose. Proprio l’operatività
e la capacità di reagire
Pas Software
tempestivamente alle situazioni
rappresenta uno dei punti di forza
di Foxboro Evo, la cui velocità
di analisi consente di gestire, in
tempo reale, anche enormi flussi
di lavoro. Il risultato è una drastica
riduzione del tempo di esecuzione,
che si ripercuote positivamente
sulle operazioni di verifica e riduce
il margine di errore degli addetti.
Quest’ultimi, infatti, sono in grado
di analizzare e comprendere un
elevato numero di informazioni
e possono assumere le proprie
decisioni sulla base di indicazioni
certe. Ogni manovra viene così
svolta partendo da una perfetta
conoscenza dello stato dell’intero
impianto. Tutte caratteristiche
che, come intuibile, permettono di
massimizzare l’efficienza operativa,
oltre a minimizzare il rischio di
incidenti.
Conoscere per decidere
Nell’ottica di ottimizzare l’attività
degli operatori, anche la grafica
è stata ridisegnata e, basandosi
sui nuovi concetti di ergonomia,
permette agli operatori stessi di
focalizzare la propria attenzione
sugli aspetti fondamentali in ogni
specifico frangente, fornendo
risposte sincronizzate - role based
- sia a fronte di eventi di ordinaria
gestione sia di situazioni anomale.
Lo scambio e la condivisione
delle informazioni sono
ovviamente essenziali in un
impianto complesso, nel quale
sono coinvolte numerose figure
professionali con compiti specifici.
Per questa ragione la dashboard,
disponibile in tempo reale per
tutto il personale, riduce il costo
totale di gestione e incrementa
Vittorio
Panzeri, South
West Europe
General
Manager di
Invensys
la sicurezza, migliorando il
processo decisionale grazie al
flusso continuo e condiviso di
informazioni.
Gli impianti di processo,
chiamati a funzionare senza
soluzione di continuità, devono
affrontare anche il problema
della manutenzione. Un fattore
fondamentale per garantire la
corretta operatività e, soprattutto,
minimizzare l’impatto sui
processi produttivi. Proattività
e predittività rappresentano
quindi esigenze fondamentali,
alle quali Foxboro Evo risponde
Giuseppe
Caltabiano, VP
con Maintenance Suite. Uno
strumento integrato per la messa
in funzione, la configurazione e
la manutenzione dei dispositivi di
campo. La soluzione accompagna
così l’impianto per l’intero ciclo
di vita, indipendentemente
dalla tipologia di dispositivo,
dal fornitore o dal protocollo
usato. Le funzionalità della suite,
sviluppata appositamente per
la manutenzione, permettono
inoltre, in modo predittivo, di
identificare i problemi prima che
si verifichino, consentendo così
di intraprendere tempestivamente
le azioni correttive necessarie a
prevenire fermi improvvisi.
Sintetizzando le caratteristiche
della nuova piattaforma, però,
Caltabiano si è soffermato
soprattutto sugli aspetti di
sicurezza, sia dal punto di vista
fisico che logico. Eccellenze
che il sistema di automazione
di processo Foxboro Evo offre
anche in virtù del fatto che
rappresenta un’estensione della
solida e comprovata piattaforma
del sistema I/A Series, integrata
con il più importante sistema di
sicurezza al mondo. In questo
senso, anche l’integrazione
con il sistema di arresto
d’emergenza offre la possibilità
di unire il controllo integrato e
le funzionalità di sicurezza in
una singola interfaccia operatore.
Mentre la ridondanza pervasiva di
hardware e software ottimizza le
disponibilità del sistema e riduce
i rischi.
Marketing &
Communication
Emea di
Invensys
Per informazioni
Invensys
www.invensys.com
Gennaio/Febbraio 2014 - Automazione Industriale
071
Prodotti News
a cura di Laura Rubini
Monitoraggio e analisi
elettrica universali
RS Components si lascia sedurre
dalla stampa 3D
Proposta da Gmc Instruments, la gamma Sineax Aplus
è una famiglia di convertitori universali per la misura,
il monitoraggio e l’analisi della qualità dei parametri
elettrici per i sistemi, gli impianti e le reti di potenza
di qualsiasi natura. Interamente programmabile, può
essere installata in ogni tipo si sistema elettrico in AT,
MT e BT. Tutte le grandezze rilevate sono rappresentate
sul display frontale a Led a quattro righe, mentre
tramite i tasti è possibile accedere alle informazioni
secondarie (allarmi, messaggi operatore, valori max/
min). Lo strumento è in grado di ritrasmettere i valori
rilevati via segnale analogico e/o digitale, attraverso
l’interfaccia Modbus Rtu su RS485 o protocollo Tcp/
IP su Ethernet e via Profibus DP (abbinato a Modbus/
Rtu). Una memoria tipo SD consente di eseguire la
registrazione e l’archiviazione dei parametri rilevati. La
gamma Aplus è concepita per l’uso negli impianti e nelle
reti di distribuzione dell’energia, nel settore industriale e
dell’automazione e su apparecchi controllati da inverter o
regolatori di tensione. Grazie alla possibilità di modificare
autonomamente il campo di misura della tensione e
della corrente in funzione dei valori d’ingresso, può
lavorare nelle migliori condizioni garantendo la massima
accuratezza e risoluzione: questa funzione consente
all’Aplus di rilevare valori di potenza con risoluzione
di milliwatt. La versione senza display è fornita con
l’attacco per il montaggio su guida Din, utile nel caso in
cui si vuole trasmettere le misurazioni in remoto senza la
necessità dell’indicazione locale.
In seguito alla sigla di un
accordo di distribuzione con
l’azienda britannica RepRapPro,
RS Components metterà a
disposizione dei progettisti,
attraverso la sua rete di
distribuzione, le nuove
stampanti RepRapPro
Ormerod 3D autoreplicanti
a basso costo basate su
soluzioni open-source.
La stampante Ormerod
utilizza il processo di
fabbricazione a filamenti fusi, o
Fff (Fused Filament Fabrication),
per costruire oggetti 3D con
diversi materiali termoplastici
di vari colori. Si tratta di un
processo produttivo che
permette di creare praticamente
qualunque forma immaginabile
e modellabile su un computer,
comprese alcune forme che
non sarebbero realizzabili in
pratica mediante i processi
di fabbricazione tradizionali.
Sebbene Ormerod sia una
stampante 3D monocromatica
configurata per lavorare con un
solo tipo di plastica per volta, la
sua struttura è stata progettata
per lavorare con la deposizione a
tre colori, un’opzione per la quale
verrà lanciato prossimamente un
kit di aggiornamento.
L’elettronica della stampante
Ormerod è stata riprogettata
e ora prevede il collegamento
tramite un browser web. Tutte le
stampanti RepRapPro sono in
grado di replicare i componenti
plastici con le quali sono
costruite. A breve saranno
disponibili dei kit Ormerod
Per informazioni
Gmc Instruments
www.gmc-instruments.it
072
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
comprendenti il solo hardware,
senza i componenti plastici 3D,
che potranno essere usati da
chi vorrà sfruttare la propria
stampante Ormerod per costruire
altre stampanti Ormerod. Tra le
altre specifiche tecniche della
stampante Ormerod sono da
segnalare: un’accuratezza di
0,1 mm, una risoluzione di
0,0125 mm, una velocità di
stampa di 1,8 mm al minuto e
una capacità di deposizione
di 33 cm3 all’ora. Se utilizzato
insieme a DesignSpark
Mechanical, il software di
modellazione 3D gratuito
sviluppato da RS e SpaceClaim,
RepRapPro Ormerod consente
ai progettisti di sperimentare la
realizzazione pratica di concetti
e prodotti di nuovo tipo in modo
molto rapido ed economico.
Le versioni standard delle
stampanti Ormerod sono
disponibili sul sito rswww.it dal
mese di gennaio 2014.
Per informazioni
RS Components
http://it.rs-online.com
News Prodotti
Netbiter integra la funzionalità Remote Access
Hms Industrial Networks presenta il nuovo
Netbiter EasyConnect (EC) 350, studiato
per una gestione e un controllo remoto dei
dispositivi industriali. Il modulo gateway
offre maggiori prestazioni di connettività
ed è ideale per la gestione da remoto e
la configurazione di gruppi elettrogeni,
impianti di raffreddamento, ups, stazioni
eoliche e altri dispositivi industriali. Netbiter
EC350 è il primo gateway della nuova
generazione di Netbiter. Si collega ai
dispositivi industriali grazie ai protocolli
di comunicazione Modbus (rete seriale o
Ethernet), Snmp, EtherNet/IP o I/O e invia
i dati al server centrale Netbiter Argos,
basato su cloud, via Ethernet o via rete
cellulare. Mentre le versioni precedenti di
Netbiter potevano comunicare via Gsm/
Gprs, il nuovo Netbiter EC350 è in grado di
comunicare anche in 3G. La comunicazione
su rete 3G fornisce maggiori prestazioni
rispetto al Gprs e aumenta il campo di
copertura in quanto è possibile installare
il gateway anche quando il 3G è la sola
rete disponibile. Con il supporto di cinque
diverse bande in 3G, Netbiter EC350 è la
soluzione ideale per il mercato globale. Da
un punto di vista tecnico, il nuovo gateway
ha un processore 20 volte più potente
rispetto ai moduli precedenti e una capacità
di memoria estesa in grado di supportare
fino a 512 MB Flash e 1.024 MB di Ram.
Due interfacce Ethernet completamente
separate (Wan e Lan) rendono possibile
un collegamento sicuro con i dispositivi di
campo. Grazie al ricevitore Gps integrato, è
particolarmente adatto per le applicazioni
di gestione delle flotte mobili e i numerosi
I/O analogici e digitali, già integrati nel
gateway Netbiter, permettono una gestione
diretta dei segnali provenienti dai sensori
in campo. Sei Led di stato forniscono
dettagliate informazioni diagnostiche.
A partire dal primo trimestre 2014, Netbiter
EC350 supporta anche la funzionalità di
accesso remoto ‘Remote Access’ che
permette di stabilire una connessione
sicura da remoto con il dispositivo e
di configurarlo e gestirlo da qualsiasi
luogo, utilizzando applicazioni software
standard. Questa funzionalità permette
un collegamento sicuro e diretto con i
dispositivi dislocati in remoto. Ad esempio,
collegando Netbiter a un plc, è possibile
eseguire il debug remoto o programmare
il plc da qualsiasi posizione, utilizzando lo
stesso software di configurazione plc.
Per informazioni
Hms Industrial Networks
www.netbiter.com
www.anybus.it
Nuovi modelli per gli Hmi Power Panel di B&R
B&R aggiunge due nuove serie alla famiglia di Hmi Power Panel con
i pannelli operatore Power Panel serie-T e i controllori Power Panel
serie-C, entrambi caratterizzati da display touch. Equipaggiato con
un browser embedded, il terminale Power Panel T30 è totalmente
web compatibile e può essere usato anche come client Vnc. Le serie
di terminali sono offerte con display Tft nelle dimensioni da 4,3” fino
a 10,1” con dotazione di due interfacce Ethernet, due porte Usb e
un’estesa tipologia di configurazioni opzionali.
Il controllore Power Panel C70 è equipaggiato con una cpu a 333 MHz
Intel Atom, 256 MB di memoria Ddram, 16 kB di Fram e con 2 GB
di memoria Flash Eeprom a bordo. Questo controllore è dotato di
touchscreen con display in tre dimensioni possibili, che vanno da
5,7” fino a 10,1”. In aggiunta, per raggiungere tempi di ciclo a partire
da 1 ms, il Power Panel C70 è offerto con un’interfaccia Powerlink
e una Ethernet standard, con due porte Usb 2.0 e con la tecnologia
di comunicazione X2X Link oltre alle connessioni opzionali RS232,
RS485 e Can in grado di garantire una vasta gamma di possibilità di
collegamento a dispositivi periferici.
Entrambe le serie di dispositivi hanno un design compatto, un
minimo ingombro nella profondità di installazione e una collocazione
intelligente dell’attacco dei cavi: tutto questo rende il pannello
semplice da montare e in grado di ridurre lo spazio occupato. E
poiché queste due famiglie non hanno hard disk, ventole o batterie,
non richiedono nessuna manutenzione. Il frontale del pannello con
protezione IP65 rende questo sistema estremamente adatto per
applicazioni dove l’igiene rappresenta una parte preponderante.
Per informazioni
B&R
www.br-automation.com
Gennaio/Febbraio 2014 - Automazione Industriale
073
Automazione applicata Utility
Acquedotto Pugliese
ottimizza i consumi
con PlantPAx
Rockwell Automation fornisce
alla utility una piattaforma
integrata per il controllo
e la supervisione che massimizza
il risparmio energetico.
Significativo il contributo
del system integrator Intesis
nello sviluppo e nella
personalizzazione delle soluzioni
per l’impianto di potabilizzazione
del Sinni
di Alice Alinari
A
qp-Acquedotto Pugliese
SpA gestisce una delle
più grandi infrastrutture
di approvvigionamento idricopotabile d’Europa, che si estende su
una rete di 21.000 km e serve 330
centri abitati, per un totale di oltre
4 milioni di abitanti. L’acquedotto
attinge ‘acqua grezza’ dalle sorgenti
naturali (Sanità di Caposele e il
gruppo sorgentizio di Cassano
Irpino), dagli invasi artificiali
074
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
presenti sul territorio pugliese,
lucano e campano e dalla falda
idrica sotterranea pugliese. Dalla
sua sede principale nella città di
Bari, la public utility gestisce una
rete idrica complessa e articolata,
basata su un sistema di acquedotti
interconnessi che permettono di
convogliare l’acqua nei diversi
ambiti territoriali, in base alle
necessità. Complessivamente
nella rete sono presenti cinque
grandi schemi idrici (SeleCalore, Fortore, Pertusillo, Sinni
e Ofanto), cinque impianti
industriali di potabilizzazione
(Fortore, Sinni, Pertusillo, Locone
e Conza) per la trasformazione
dell’acqua proveniente dai bacini
artificiali, 328 serbatoi con
capacità di stoccaggio di 3 milioni
di m3 d’acqua e 184 impianti di
depurazione. Cuore pulsante di
Aqp, al quale confluiscono le
acque potabilizzate del Sinni e
del Pertusillo, pari a più di un
terzo della portata complessiva
dell’acquedotto, è l’impianto di
sollevamento di Parco del Marchese,
il quale è in grado di sollevare fino
a 7.000 litri di acqua al secondo,
grazie a una stazione di pompaggio
di 16 MW, e ospita anche il primo
parco fotovoltaico dell’acquedotto,
con 5mila pannelli distribuiti su
una superficie di tre ettari.
L’impianto di potabilizzazione
del Sinni, situato in Agro di
Laterza (TA), con una capacità
di trattamento acqua di 4 m3 al
secondo e una portata media di
4.000 litri al secondo, riceve l’acqua
grezza dall’invaso lucano di Monte
Cotugno, la convoglia in una
vasca di accumulo, la potabilizza
e successivamente ‘la solleva’
verso la stazione di pompaggio
dell’impianto di sollevamento di
Parco del Marchese, affinché sia poi
distribuita in parte verso la zona del
Salento e in parte verso la provincia
di Bari, rispondendo a gran parte
del fabbisogno idrico della Puglia
centro-meridionale.
Il potabilizzatore del Sinni è dotato
di sei pompe di sollevamento da
1 MW, di cui quattro sempre in
funzione, ciascuna con portata
media di 800 litri al secondo. Quello
del Sinni è un impianto altamente
‘energivoro’, soprattutto a causa
del funzionamento continuo delle
pompe necessario a garantire il
sollevamento meccanico dell’acqua
al nodo idrico di distribuzione,
anche per lunghe tratte di trasporto
e in presenza di accentuati dislivelli
che raggiungono, come nel caso di
Utility Automazione applicata
Aqp gestisce
un’infrastruttura
che si estende
su una rete di
21mila km e
serve 330 centri
abitati
Parco del Marchese, gli 84 metri.
Dati il particolare
approvvigionamento e le
caratteristiche dell’infrastruttura,
l’energia elettrica necessaria al
convoglio dell’acqua nella rete
costituisce la maggiore voce di
costo per Aqp, basti pensare che la
utility pugliese rappresenta, da sola,
lo 0,02% del consumo nazionale
di energia elettrica e spende
all’anno circa 80 milioni di euro di
elettricità. In particolare, solo per
l’impianto di Parco del Marchese
si spendono 1,8 milioni di euro al
mese, mentre per l’impianto del
Sinni la spesa mensile è di 900mila
euro.
Obiettivo energy saving
Obiettivo fondamentale per
Aqp è oggi più che mai quello
di ottimizzare la spesa relativa
all’energia elettrica, avviando
iniziative per il recupero dell’energia
nelle operazioni di sollevamento,
trasporto e potabilizzazione,
attraverso un ulteriore
efficientamento di macchine
(motori, pompe, compressori)
e processi, a partire da quelle
in funzione negli impianti più
energivori come il potabilizzatore
del Sinni. “La sfida cruciale per
noi oggi è ottenere un ulteriore
risparmio energetico da macchine
già altamente efficienti dislocate
su impianti già pesantemente
automatizzati”, dice Gianluigi
Fiori, Responsabile di Esercizio di
Aqp. “Possiamo perseguire questo
obiettivo incrementando l’efficienza
gestionale complessiva attraverso
un puntuale monitoraggio di
consumi e rendimenti: solo una
misura corretta e precisa dei
processi può sostenere un bilancio
idrico efficiente!”.
Sin dall’inizio degli anni Ottanta
Aqp ha adottato soluzioni avanzate
di controllo logico, visualizzazione
e supervisione di tutto il ciclo
idrico integrato (captazione dalle
fonti di approvvigionamento,
adduzione mediante il sistema
acquedottistico, potabilizzazione,
distribuzione nei centri abitati,
oltre alla gestione e manutenzione
dei sistemi fognari, la depurazione
delle acque, lo smaltimento e il
riutilizzo dei fanghi). Oggi sono
presenti 3.500 sensori su tutta la
rete e 600 postazioni: il telecontrollo
consente la supervisione in remoto
del flusso degli schemi idrici e
il monitoraggio dei principali
indicatori di potabilità. In diversi
punti dell’infrastruttura è anche
possibile regolare i flussi in rete, in
remoto e in automatico.
Fino al 2010, però, Aqp non
aveva fatto ricorso a soluzioni
che abbinassero il telecontrollo
al monitoraggio energetico. Agli
Energy Manager mancavano
Gennaio/Febbraio 2014 - Automazione Industriale
075
Automazione applicata Utility
Con
PlantPAx di
Rockwell
Automation Aqp
può acquisire i
dati energetici
in tempo reale
e usarli per
risparmiare
strumenti idonei a conoscere,
macchina per macchina, i consumi
energetici, anche in un arco
temporale molto ristretto, e a
metterli contemporaneamente in
relazione non solo con le fasce di
tariffazione del gestore elettrico,
ma anche con le misure di portata
e livelli idrici, in modo da avere
sempre sotto controllo i costi, il
rendimento e il suo andamento nel
tempo.
“In passato utilizzavamo dei
datalogger ma nessun sistema
dedicato che si potesse interfacciare
direttamente in rete con lo Scada
per un’analisi energetica integrata
con quella dei profili idraulici
provenienti dalla strumentazione
di processo in campo”, aggiunge
076
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
Fiori. “È proprio questa l’esigenza
che abbiamo sin da subito illustrato
a Intesis e a Rockwell Automation
per il potabilizzatore del Sinni.
Entrambi hanno colto in pieno
le nostre criticità e ci hanno
affiancati, in un vero e proprio
lavoro di squadra, nello sviluppo
di un progetto altamente integrato
basato sulla piattaforma PlantPAx,
il cui successo è stato determinato
dall’ottima integrazione di
automazione, monitoraggio idrico e
analisi energetica”.
Automazione e controllo
in ridondanza
La piattaforma PlantPAx proposta
da Rockwell Automation, sviluppata
con il supporto di Intesis, per
l’impianto di potabilizzazione del
Sinni prevede una soluzione di
automazione e controllo basata
su due controllori programmabili
di automazione Allen-Bradley
ControlLogix in configurazione
ridondata con hotbackup, che
funzionano come master controller,
e 13 controllori programmabili
di automazione Allen-Bradley
CompactLogix L45 distribuiti sulle
due linee Est e Ovest dell’impianto.
A ognuno dei 13 CompactLogix
compete infatti il controllo delle
sequenze di ogni fase del processo:
l’approvvigionamento iniziale
dell’acqua grezza, la successiva
fase di chiariflocculazione
(separazione del fango dall’acqua,
per sedimentazione, in otto vasche
cilindriche semiconiche dotate
di raschia, quattro sulla Linea
Est e quattro sulla Linea Ovest),
la filtrazione (mediante 40 filtri
in sabbia di quarzo, regolati da
oltre 280 valvole, 20 sulla Linea
Est e 20 sulla Linea Ovest) e la
clorazione finale, l’accumulo
dell’acqua potabilizzata prima del
pompaggio verso l’impianto di
Parco del Marchese. Ai controllori
CompactLogix spetta anche
la complessa gestione di tutte
le sequenze di lavaggio dei 40
filtri, che includono il drenaggio
iniziale e finale, il barbataggio,
il controlavaggio ad acqua e/o
ad aria e il recupero dell’acqua
di controlavaggio. Infine, a un
ulteriore CompactLogix è affidata
la gestione del post-ispessitore nel
trattamento fanghi: al Sinni è infatti
presente una linea parallela per
la purificazione, la disidratazione
e il successivo stoccaggio dei
fanghi residui generati nella fase di
chiariflocculazione.
A ogni CompactLogix è associato
un pannello Hmi Allen-Bradley
PanelView Plus 6 da 10”, per la
visualizzazione e la supervisione
locali di parametri, set-point e
segnali acquisiti in campo, quali
la regolazione delle portate di
ingresso e uscita, la pressione
idrica, il funzionamento delle
pompe (accensione/spegnimento)
e delle valvole (apertura/chiusura),
Utility Automazione applicata
il livello di vasche e serbatoi,
il dosaggio in ppm (parti per
milione) degli additivi necessari
al processo (ad esempio, biossido
di cloro per la preclorazione e per
la clorazione finale, policloruro
di alluminio e silice attiva per
la chiariflocculazione) e le
caratteristiche dell’acqua (ossigeno,
redox, temperatura, conducibilità,
torbidità, PH, cloro).
La piattaforma PlantPAx per Aqp
ha previsto anche l’installazione,
in architettura client/server, di due
server con piattaforma FactoryTalk
View in configurazione ridondata
con hotbackup e di un server
con FactoryTalk VantagePoint,
dedicati alla supervisione centrale
e al controllo dei parametri di
conduzione dell’impianto, oltre a un
server con FactoryTalk Historian da
5mila tag, dedicato all’archiviazione
dei dati storici.
Per il monitoraggio dei consumi
energetici del potabilizzatore del
Sinni sono stati distribuiti nelle
varie sezioni dell’impianto anche
19 misuratori di potenza AllenBradley PowerMonitor 1000 per
l’analisi quantitativa dell’energia
e un misuratore Allen-Bradley
PowerMonitor 3000 per l’analisi
qualitativa, comprensiva di analisi
delle armoniche, oscillografia
e rilevamento transitorio. I
PowerMonitor 1000 rilevano i dati
elettrici di alcuni dei componenti
più strategici dell’impianto: tre
motori del controlavaggio, tre
del soffiaggio, tre del recupero
dell’acqua di controlavaggio,
sei motori del sollevamento e
tre del recupero dell’acqua di
canale. Le unità PowerMonitor
sono direttamente connesse a
ControlLogix, sono gestite e
configurate attraverso il software di
Energy Management FactoryTalk
EnergyMetrix, al quale spettano
poi la raccolta e l’analisi di tutte le
informazioni elettriche trasmesse
dai misuratori.
Le soluzioni hardware e software
della piattaforma PlantPAx di
Rockwell Automation ‘parlano
tra loro’ attraverso un’unica rete
ad anello Ethernet/IP in fibra
ottica, comprensiva di 15 switch
managed Industrial Ethernet
Un passo avanti alla concorrenza
Il tempo è prezioso. La Piattaforma EPLAN ti permette di sviluppare prodotti di qualità in modo più efficiente, e ti dà una
marcia in più rispetto alla concorrenza. La soluzione interdisciplinare per la progettazione, ingegnerizzazione e produzione
accelera il processo di sviluppo, ed è già utilizzata in 50 paesi e in 17 lingue in tutto il mondo. Allora, quando pensi di provare
anche tu l’effetto-e? www.eplan.it
Automazione applicata Utility
Allen-Bradley Stratix 8000. Per
la programmazione di tutte le
soluzioni di controllo logico,
supervisione e monitoraggio
energetico sono stati utilizzati i due
ambienti di sviluppo FactoryTalk
View Studio SE e RSLogix 5000.
Analisi energetica
integrata con FactoryTalk
EnergyMetrix
“Abbiamo collaborato con
Rockwell Automation allo
sviluppo e all’integrazione
software, con l’elaborazione
integrata e la personalizzazione
dei parametri elettrici e idraulici
per la piattaforma PlantPAx, in
modo da consegnare ad Aqp per
l’impianto del Sinni una soluzione
di automazione e supervisione
direttamente connessa con il
software di Energy Management,
comprensiva di interfacciamento
diretto verso il sistema informativo
di telecontrollo aziendale Sismap”,
dice Vincenzo Lanave, General
Manager di Intesis. “In particolare,
ci siamo concentrati sulla
personalizzazione di FactoryTalk
EnergyMetrix, in base alle esigenze
di reportistica espresse da Aqp,
in modo che alla utility fosse
possibile aggiungere all’elaborazione
dei bilanci idrici e volumetrici
dello Scada un ulteriore livello
avanzato di analisi energetica.
Questo ha permesso ad Aqp non
solo di avviare un vero e proprio
programma di manutenzione
predittiva, ma anche e soprattutto
di regolare al meglio, nelle 24h, il
funzionamento delle pompe e delle
altre macchine altamente energivore
in base alle tariffe del gestore
elettrico”.
078
Nell’impianto
del Sinni, Aqp
ha ottenuto una
riduzione annua
dei consumi
energetici tra
l’1% e il 2%
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
Insieme alle funzionalità
tradizionali di uno Scada,
come quelle di diagnostica,
visualizzazione, analisi dei trend
in tempo reale e dei dati storici,
la piattaforma PlantPAx propone
l’integrazione completa del
monitoraggio energetico, partendo
dalle misure acquisite in campo
dai PowerMonitor. “Lavorando
su un software così aperto come
FactoryTalk EnergyMetrix, abbiamo
creato 100 pagine video sinottiche,
aggregate e in dettaglio, che
mettono in evidenza il rendimento
per ogni singola macchina e
ogni singola fase di processo, il
suo trend in uno specifico arco
temporale - anche inferiore a
un’ora - o in una determinata
fascia tariffaria, e permettono di
tenere sotto controllo il sistema
di rifasamento, distinguendo
sempre tra i due diversi centri
di costo del sollevamento o
della potabilizzazione”, aggiunge
Lanave. “Ciò permette ad Aqp
di determinare i rendimenti e gli
indici prestazionali strategici per
il controllo di consumi e costi, con
la possibilità di supportare anche
le simulazioni di funzionamento
per la redazione dei budget di
spesa energetica e dei bilanci di
previsione”.
La collaborazione con Rockwell
Automation e Intesis ha consentito
ad Aqp di massimizzare l’efficienza
- su un impianto già ad elevato
rendimento e tuttavia altamente
energivoro come il Sinni registrando una riduzione annua
dei consumi energetici compresa
tra l’1% e il 2%. Questo traguardo
è possibile grazie all’integrazione
dello Scada con il software
FactoryTalk EnergyMetrix e
all’ottimo grado di approfondimento
e dettaglio nell’analisi energetica
consentito da FactoryTalk Energy
Metrix.
“Per noi è più importante analizzare
i trend che non i valori assoluti.
Ciò permette di fare previsioni più
realistiche a supporto delle fasi
decisionali strategiche”, conclude
Fiori. “Grazie alla personalizzazione
di Intesis, i dati sono fruibili ai
nostri interlocutori aziendali
nel formato più idoneo e sono
facilmente visualizzabili grazie alle
videate estremamente user-friendly
dei software FactoryTalk. Se non
si misura correttamente, non si
può perseguire un bilancio idrico
efficiente: con PlantPAx di Rockwell
Automation riusciamo ad acquisire
i dati energetici in tempo reale e
usarli realmente per risparmiare!”.
Per informazioni
Acquedotto Pugliese
www.aqp.it
Intesis
www.it-intesis.it
Rockwell Automation
www.rockwellautomation.it
Utility Automazione applicata
Sollevare
a costo ridotto
L'impiego di soluzioni innovative e l'automazione
delle pompe hanno permesso di ridurre
del 27% i consumi energetici e di evitare gli intasamenti
nel bacino del Lago di Como
di Massimiliano Cassinelli
La tutela
del patrimonio
ambientale
passa attraverso
un adeguato
sistema di
depurazione
I
l bacino di Como dell'omonimo
lago è uno degli specchi d'acqua
italiani più noti in America, al
punto da attrarre anche qualche
star di Hollywood. Un patrimonio
che le amministrazioni locali
tutelano anche attraverso adeguati
processi di depurazione delle acque.
Il poco spazio tra le montagne,
che in alcuni punti si immergono
direttamente nel Lario, e la
superficie del lago crea frequenti
problematiche impiantistiche. Una
serie di dislivelli, infatti, può essere
superati solo attraverso stazioni di
sollevamento che, in successione,
portano i reflui sino al depuratore
costruito proprio nel capoluogo.
Un sistema di gestione complesso,
in quanto basato su 14 stazioni che
i tecnici di Comodepur devono
gestire nel rispetto delle più rigorose
norme ambientali. Le acque
depurate, infatti, vengono scaricate
direttamente a lago, con l'obbligo
di rispettare criteri particolarmente
rigidi. Ma, soprattutto, spaventa
il rischio di eventuali reflussi
dal sistema fognario, causati dal
malfunzionamento delle pompe,
che attraverso gli scaricatori
di piena potrebbero finire
direttamente nel ramo comasco del
lago, dove non esiste un emissario.
Nel tempo sono state adottate
una serie di ottimizzazioni,
che hanno subito un'ulteriore
accelerazione negli ultimi anni,
quando l'amministrazione
comunale ha modificato l'assetto
dirigenziale della società, chiamato
a depurare 55mila m3 di reflui
fognari al giorno (in tempo secco),
provenienti da circa 200mila
abitanti equivalenti. Un’attività
strategica, gestita da un Consiglio
di Amministrazione composto
prevalentemente da tecnici
nominati dal Comune sulla base
del curriculum personale. Una
modalità che ha creato un team di
dirigenti particolarmente attenti
e competenti, in grado di valutare
accuratamente ogni singola scelta.
Non può fermarsi
Scelte che, oltre al rispetto dei
parametri dettati dalle leggi
in vigore, non possono più
trascurare gli aspetti economici,
sia per quanto riguarda i consumi
energetici, sia per quanto riguarda
le spese generali e gli interventi di
manutenzione, anche perché una
Gennaio/Febbraio 2014 - Automazione Industriale
079
Automazione applicata Utility
crescita dei costi si ripercuoterebbe
sulle tariffe a carico dei cittadini.
In questo contesto, in particolare,
uno dei punti più critici ed
energivori dell'intero sistema
degli impianti di pompaggio nella
rete di collettamento fognario è
rappresentato dalla stazione di
sollevamento Tavernola, sulla
sponda occidentale del lago.
In questo impianto, infatti,
convergono i reflui provenienti dai
comuni limitrofi, tra cui Cernobbio
e Maslianico. Da qui, attraverso un
condotto DN 350, lungo circa 2.000
m e con una prevalenza di circa 7,5
m, i liquami devono essere portati
a un'ulteriore stazione alle porte di
Como e poi convogliati all'interno
del depuratore cittadino.
Le quattro pompe da 30 kW
installate, quindi, sono chiamate a
un notevole lavoro. Per tale ragione
i tecnici, guidati dal responsabile
di impianto di Comodepur Luigi
Cece, da anni sono alla ricerca delle
soluzioni più innovative per ridurre
i consumi di energia.
In una prima fase, come spiega
lo stesso Cece, “già dal 2009
abbiamo tentato di ridurre i
consumi elettrici installando
degli inverter per modulare
la velocità di rotazione delle
pompe in funzione delle effettive
necessità”. Una tecnologia
teoricamente risolutiva ma che,
all'atto pratico, si è dimostrata
poco efficace. “Nella stazione di
Tavernola”, spiega il responsabile
tecnico di Comodepur Alberto
Turconi, “oltre agli scarichi civili
convergono i liquami di alcune
aziende tessili, che immettono nel
sistema fognario scarti filamentosi.
Comodepur
ha scelto
l’eccellenza
in termini di
prestazioni
e risparmio
energetico
Smart Run
di Xylem è
dotato di unità
di supervisione
intelligenti e
preprogrammate,
studiate
appositamente
per il pompaggio
delle acque
reflue
080
Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
Elementi che, complice il basso
regime di rotazione delle pompe,
si avvolgono con maggiore
facilità sulle giranti, causandone
l'intasamento ed il successivo
bloccaggio”.
Una situazione che annulla
i vantaggi degli inverter, in
quanto i motori sono sottoposti
a un maggior carico di lavoro,
ma che, soprattutto, causava
continui intasamenti. “Siamo
arrivati a dovere effettuare anche
tre interventi in una settimana”,
spiega Turconi, “e, a fronte di
tale situazione, abbiamo deciso
di bypassare gli inverter per
continuare a utilizzare i normali
sistemi di avviamento stella/
triangolo, malgrado le note
problematiche connesse ai picchi di
assorbimento in fase di accensione”.
Scartata la possibilità di sfruttare
i vantaggi di un sistema a
numero di giri variabili, sono
stati adottati motori ad alta
efficienza, classificati IE3. Una
scelta che ha ridotto parzialmente
i consumi, ma senza risolvere il
problema degli intasamenti. Per
tale ragione, attraverso il sistema
Utility Automazione applicata
di telecontrollo, la stazione
di Tavernola è costantemente
monitorata, con una soluzione
in grado di individuare, oltre agli
intasamenti delle pompe, anche
una riduzione delle prestazioni.
Una condizione, quest'ultima, che
indica la formazione di autentiche
‘matasse’ di materiali filamentosi
e, quindi, richiede un intervento
del personale di manutenzione.
L'impiego alternato di quattro
pompe e il monitoraggio costante
di questa installazione, ha ridotto
la necessità di interventi ‘in
emergenza’, anche se rimane molto
elevato il numero di uscite per lo
sbloccaggio delle pompe. Lo stato
di attenzione rimane però molto
alto perché in caso di completo
intasamento, infatti, la capacità di
accumulo della stazione è di sole
due ore, al termine delle quali i
liquami rischiano di essere sversati
a lago.
Una soluzione definitiva
La situazione, in ogni caso, non
poteva essere tollerata a lungo.
Anche perché, considerando le
dimensione e il peso delle pompe
(oltre 300 kg l'una), ogni intervento
comporta l'impiego di due
mezzi, oltre al dispiegamento del
personale, e una complessa attività
di pulizia con autospurgo e relativi
costi di smaltimento del materiale
filamentoso e biologico recuperato.
Per tale ragione, dopo aver assistito
alla presentazione del sistema
Smart Run di Xylem, nell'autunno
del 2012 i tecnici di Comodepur
hanno iniziato a valutarne
l'impiego abbinato alla pompa Flygt
N Chopper modello NP 3202 HT
da 30 kW.
Il risparmio
energetico reale
sull’impianto è
stato del 27%
La tecnologia N, che conta oltre
300mila installazioni nel mondo,
si caratterizza infatti per il
particolare disegno della girante,
che la rende autopulente, antiintasamento e con un rendimento
idraulico superiore all’80%.
Peculiarità che portano a risparmi
energetici nell'ordine del 25%.
Una caratteristica esaltata dal fatto
che il sistema, proprio perché
autopulente, previene l’accumulo
di fibre e sostanze solide all’interno
della voluta indipendentemente
dalla velocità di rotazione, mentre
l'opzione Chopper, ovvero la
Le funzionalità
preprogrammate
hanno velocizzato
le operazioni di
installazione
Gennaio/Febbraio 2014 - Automazione Industriale
081
Automazione applicata Utility
presenza di un dispositivo di taglio
montato sul diffusore permette
di tagliare eventuali corpi solidi e
fibre lunghe presenti all'interno dei
liquidi aspirati.
La pompa, quindi, può essere
fatta ruotare solo alla velocità
effettivamente necessaria, in
quanto non rischia di essere
bloccata dalla presenza di scarti
filamentosi in grado di bloccare
la girante: è la condizione ideale
per aggiungere, a un'idraulica
innovativa, anche in vantaggi
dell'elettronica fornita dallo Smart
Run. Quest’ultimo, infatti, è dotato
di unità di supervisione intelligenti
e preprogrammate, studiate
appositamente per il pompaggio
delle acque reflue. Al contrario
dei comuni sistemi, in grado di
gestire semplicemente l'accensione
e lo spegnimento delle pompe,
lo SmartRun è stato sviluppato
per regolare automaticamente,
e senza l’intervento di altre
apparecchiature, la velocità di
rotazione, in funzione delle
effettive necessità e della particolare
La stazione
di pompaggio
di Tavernola
non può
tollerare
intasamenti
prolungati
composizione del liquido da
movimentare. L'intelligenza di
cui è dotato consente di calcolare,
ad ogni ciclo di pompaggio, il
consumo energetico specifico,
variando il numero di giri per
garantire il minor consumo di
energia elettrica specifica per metro
cubo di liquido pompato.
Provare per credere
Alla luce dei parziali insuccessi
del passato, prima di affrontare
l'investimento Cece ha voluto
ottenere ulteriori garanzie. Per
tale ragione ha sottoscritto un
contratto ‘Try & Buy’ (Prova
e Acquista), un’iniziativa di
Xylem che permette al cliente di
installare e sperimentare, per un
certo periodo, alcune soluzioni,
con la possibilità di decidere
successivamente un eventuale
acquisto. Una proposta che Xylem
ha lanciato proprio in virtù della
fiducia nei propri prodotti e che,
anche stavolta, ha convinto i
responsabili dell'impianto. Infatti,
come spiega lo stesso Turconi,
dopo tre mesi di prova “è stato
registrato un risparmio energetico
reale del 27%”, ma, soprattutto,
“in quell'arco di tempo non si è
registrato nemmeno un bloccaggio
della pompa”. Questo significa
che, conti alla mano, il ritorno
dell'investimento è di soli otto
mesi. Un tempo che potrebbe
essere ancora minore nel caso
in cui, come prevedibile, Enel
dovesse riconoscere a Comodepur
una serie di Titoli di Efficienza
Energetica (più noti con il nome
di Certificati Bianchi) in virtù del
consistente risparmio sui consumi
energetici.
Questi valori hanno convinto la
società a confermare l'ordine di
acquisto, con l'ulteriore prospettiva
di installare anche una seconda
pompa. In questo modo, infatti,
lo Smart Run potrà ottimizzare
ulteriormente il funzionamento
delle pompe, bilanciando anche
i carichi di lavoro. Attualmente,
per precauzione, il sistema è stato
impostato per non far scendere
il numero di giri sotto i 47 Hz,
mentre secondo di esperti di
Xylem, con l'installazione di due
pompe Chopper N in parallelo,
si potrebbe scendere addirittura
a 40 Hz, limitando ulteriormente
i consumi e senza nessun rischio
di intasamento. Una situazione
ottimale per una stazione strategica
come quella di Tavernola, chiamata
a garantire i massimi livelli di
affidabilità.
Per informazioni
Comodepur
www.comodepur.it
Xylem
www.xylemwatersolutions.com
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Automazione Industriale - Gennaio/Febbraio 2014
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