Patient empowerment: un nuovo approccio alla gestione della relazione con il paziente Carmela Tuccillo Silvia Cosimato** e Gennaro Romano*** Abstract Obiettivi – L’obiettivo di questo lavoro è studiare il concetto di patient empowerment ancora poco diffuso nella letteratura accademica e dimostrare come tale fenomeno, possa influenzare la definizione di un nuovo approccio nell’ambito della gestione della relazione tra impresa e paziente in seguito alla diffusione delle tecnologie digitali. Metodologia – Si parte dallo studio della letteratura internazionale prodotta sul concetto di patient empowerment, individuando i modelli proposti. Risultati – Lo studio evidenzia che il tradizionale one – way communication model tra impresa e paziente si sta evolvendo da monologo a dialogo. I pazienti sono, infatti, in grado di formulare un giudizio personale sui farmaci e sul proprio stato di salute, reperendo autonomamente online un sempre maggior numero di informazioni. Implicazioni per il management/ Limitazioni – La principale implicazione manageriale del paper consiste nell’individuazione dei tools che si adoperano per migliorare la relazione con il paziente in ambito e-Health. Originalità – Il presente paper rappresenta il primo step all’interno di un filone di ricerca che ha prodotto ancora pochi studi in materia. Key words: patient empowerment, patient relationship management, web 2.0 Tipologia di paper: paper concettuale. 1. Introduzione Le forti spinte evolutive delle tecnologie dell’Information Communication Technology (ICT) generano contributi estremamente preziosi anche nel settore sanitario. Infatti, con l’avvento delle nuove tecnologie digitali i pazienti sono più informati (internet, social media, blog, forum) e in grado di capire la natura dei propri malesseri. Di conseguenza, sviluppano modalità di comportamento in grado di Dottore di Ricerca in Marketing e Comunicazione - Università degli Studi di Salerno; e-mail: ctuccillo@unisa.it; tel: 089/962121 ** Dottore di Ricerca in Marketing e Comunicazione - Università degli Studi di Salerno; e-mail: scosimato@unisa.it; tel: 089/962121. *** Dottorando di Ricerca in Marketing e Comunicazione - Università degli Studi di Salerno; email: gromano@unisa.it; tel: 089/962121. accrescere le proprie capacità decisionali, di esprimere la propria autonomia, influenzando anche le dinamiche organizzative delle aziende all’interno del settore della Salute. La centralità del paziente nel sistema sanitario è una condizione fondamentale che deve essere assunta e interpretata. In questo contesto, il processo di empowerment rappresenta il percorso che il paziente compie dall’essere psicologicamente passivo e dipendente, sino alla situazione in cui diventa il protagonista consapevole in grado di influenzare e determinare le strategie di comunicazione delle aziende farmaceutiche. I pazienti sono in grado di riconoscere i propri bisogni di salute; partecipare attivamente ai processi decisionali connessi ai percorsi di cura e avere la percezione di essere nelle condizioni di adottare tali comportamenti (Buccoliero, 2010; Bellio et al., 2010; Lemire et al., 2008; Salmon and Hall, 2003). Il concetto di patient empowerment, oggetto del presente studio, può essere definito come: “un processo di sviluppo personale per cui il paziente viene dotato di conoscenza, capacità e consapevolezza che gli consentano (in tutto o in parte) di autodeterminarsi in relazione alla propria salute”(Bellio et al., 2009). Tale fenomeno è legato in modo particolare alla rapida evoluzione tecnologica che ha caratterizzato l’ultimo decennio e che ha spostato l’attenzione sulla condivisione e cocreazione di conoscenza. L’avvento dei media digitali, infatti, ha drasticamente cambiato il modo in cui i pazienti interagiscono con le imprese, con i media e con gli altri attori del mercato di riferimento. Tale cambiamento, ha prodotto a sua volta, una serie di ulteriori trasformazioni socio – economiche all’interno del mercato farmaceutico, costringendo le imprese del settore ad una rivisitazione dei propri modelli organizzativi e di comunicazione. Le imprese del farmaco vogliono essere coprotagoniste nella costruzione di un nuovo sistema di Welfare più adatto alle nuove caratteristiche della società e che valorizzi la centralità della persona. Il paziente, sempre più avvezzo alle nuove tecnologie, ha anche la pretesa di raccogliere maggiori informazioni, di esercitare insomma sulla propria salute un autocontrollo attraverso lo strumento della Rete. Partendo da queste considerazioni iniziali, il presente paper si propone di analizzare il concetto di patient empowerment, individuando i modelli proposti in letteratura. Inoltre, lo studio vuole dimostrare come tale fenomeno influenzi la definizione di un nuovo approccio nell’ambito della gestione della relazione tra impresa e paziente nell’ambito dell’e-Health. 2. Dal consumer al patient empowerment Il concetto di empowerment è stato ampiamente trattato dalla comunità scientifica nel corso degli ultimi anni. In termini generali, esso rimanda al processo tramite cui gli individui o le comunità giungono a controllare le azioni svolte nell’ambiente cui appartengono. Tuttavia, le definizioni di empowerment presenti in letteratura sono molteplici essendo il fenomeno analizzato in differenti ambiti disciplinari (Wilkinson, 1998; Perkins and Zimmerman, 1995; Wathieu et al., 2002). I primi studi risalgono agli Anni 60 e sono attribuibili alle scienze sociali e comportamentali (Beckhard, 1969; Neilsen, 1986; Conger and Kanungo, 1988; Bandura, 1997). Successivamente, nell’ambito delle scienze manageriali, si è sviluppato il concetto di “consumer empowerment” associato al ruolo del cliente/consumatore, che diventa consapevole delle proprie scelte e dei relativi comportamenti d’acquisto (Wathieu et al., 2002). I consumatori, pertanto diventano protagonisti attivi, capaci di costruire e controllare le dinamiche socio-economiche in cui sono coinvolti (Pires et al., 2010; Zimmerman and Warschausky, 1998). Tale fenomeno è stato positivamente influenzato dall’avvento di Internet, che ha contribuito all’affermazione della cosiddetta democrazia dell’informazione o trasparenza informativa (Deshpande, 2002). Alcuni studiosi ritengono che l’empowerment rimandi sostanzialmente al “processo sociale attraverso cui è possibile riconoscere, promuovere e valorizzare la capacità individuale di soddisfare i propri bisogni, risolvere i propri problemi e mobilitare le risorse necessarie per prendere il controllo della propria vita” (Jones and Meleis,1993). Il concetto di empowerment si diffonde rapidamente anche al settore della Sanità, assumendo una declinazione particolare a dimostrazione del fatto che anche i pazienti sono, in grado di formulare un giudizio personale sui farmaci e sul proprio stato di salute, reperendo autonomamente online un sempre maggior numero di informazioni, accrescendo in questo modo le proprie capacità decisionali. Il concetto di patient empowerment è stato analizzato in letteratura soltanto da pochi anni e rimanda alla capacità individuale del paziente di prendersi cura di sé attraverso la scelta individuale della cura più adeguata alla propria situazione di salute (Skelton, 1994; Funnell et al., 1991). Il patient empowerment è, dunque, un processo di sviluppo personale, nel corso del quale il paziente acquisisce conoscenze, capacità e consapevolezza tali da consentirgli (in tutto o in parte) di compiere delle scelte autonome e indipendenti riguardo la propria salute. Nell’ambito di questo nuovo processo, il professionista sanitario, smessi i panni del decisore, può addirittura divenire, a discrezione del paziente, un facilitatore che opera all’interno di una relazione di partnership (Bellio et al., 2009). Ne consegue una decisa affermazione e valorizzazione del cosiddetto “consenso informato”, necessario quando il medico si trova nella situazione di dover optare per differenti soluzioni sanitarie ed è tenuto a dover informare e, dunque, ottenere l’avallo da parte del proprio paziente, prima di compiere qualsiasi scelta. In questo modo, il processo decisionale diventa condiviso: medico e paziente compiono insieme un percorso, che porta a prender euna decisone condivisa rispetto alla gestione di un disturbo o di una patologia. Il medico, infatti, mette a disposizione del paziente le proprie competenze medico-scientifiche, mentre il paziente esprime i propri dubbi, preferenze e aspettative. Il patient empowerment è stato definito anche come il potere del paziente di rovesciare la gerarchia alla base del binomio “medico-paziente”, trasformandolo in “paziente-medico” e, quindi, valorizzando la propria posizione grazie a ciò che è stato esperito e rielaborato da egli stesso (Broom, 2005). In quest’ottica, il paziente è visto come un “esperto” e, per tanto, in grado di partecipare a pieno titolo al processo di diagnosi e cura accanto ai professionisti sanitari, in modo da arricchire, grazie alle proprie competenze specifiche di “gestione della malattia”. È chiaro, quindi, che il patient empowerment può essere inserito all’interno di un approccio umanistico alla motivazione e allo sviluppo individuale, che postula l’esistenza di una tendenza all’auto-realizzazione e all’auto-sviluppo insita negli esseri umani, rafforzata da ciò che è stata definita “padronanza” o “mastery motive”, attitudine alla partecipazione e all’assunzione delle responsabilità personali. Il potere crescente del paziente è, dunque, in buona parte dovuto alla maggiore capacità di reperire, anche autonomamente, informazioni, sebbene in alcuni casi sia esso stesso a decidere volontariamente di non esercitare tale potere, rifiutando in sostanza di esercitare quel potere e di assumersi quella responsabilità alla base del principio del “consenso informato”. Ciò accade nei casi in cui sia proprio il paziente a manifestare la volontà di non partecipazione e di non assunzione di responsabilità in merito alle scelte riguardanti la sua salute, delegando questi compiti al medico. Dai numerosi studi svolti, è emerso che le caratteristiche poste da diversi autori alla base del concetto di patient empowerment sono, per molti versi, affini ai presupposti alla base della “Teoria di Autodeterminazione” (SDT), sviluppata da Deci e Ryan (1971), che enfatizza la tendenza individuale e, dunque, dei pazienti ad assecondare e sviluppare le motivazioni intrinseche, ovvero le competenze, le relazioni e l’autonomia che spinge all’autodeterminazione . 2.1 Patient empowerment, rapporto medico-paziente e web communication Storicamente, la diffusione delle informazioni cliniche riguardanti le varie fasi del trattamento medico, ovvero diagnosi, prognosi e cura, erano fornite principalmente dai professionisti della salute. Con la diffusione capillare del web, tale processo ha subito dei notevoli cambiamenti, questo stato di cose, ha permesso, infatti, ai pazienti di abbandonare, finalmente, il ruolo di destinatari passivi della comunicazione medica, partecipando non solo alle varie fasi del percorso terapeutico, ma contribuendo anche a fornire online, tramite siti, blog, forum e social network, informazioni più o meno dettagliate relative a sintomi, diagnosi e terapie. I pazienti, quindi, cercano e, molto spesso, offrono online informazioni complete, autorevoli ed immediate in merito a stati patologici più o meno comuni. Come evidenziato in un recente studio (Anderson, 2004), il cambiamento e, dunque, il rafforzamento del ruolo del paziente può essere imputabile a quattro differenti fenomeni, ovvero: 1) l’avanzamento terapeutico, occorso negli ultimi anni soprattutto per quanto concerne la ricerca, la sperimentazione e il trattamento di malattie rare; 2) la specializzazione dell’offerta sanitaria, da cui sono scaturiti nuovi ambiti e modalità terapeutiche; 3) l’insoddisfazione del paziente nei confronti di una comunicazione poco trasparente e non sempre eticamente corretta; 4) la possibilità garantita al paziente dalle nuove tecnologie multimediali di reperire e/o diffondere in tempo reale una mole crescente e dettagliata d’informazioni, la cui attendibilità, tuttavia, è spesso a rischio (Anderson, 2004). Lo scenario precedentemente delineato, permette di comprendere meglio le ragioni che hanno determinato il passaggio dal tradizionale modello “biomedico di cura” a quello definito “empowerment della cura”, che si basa su un forte coinvolgimento dei pazienti nelle decisioni riguardanti non solo le cure mediche cui sottoporsi, ma anche su un maggior controllo dei propri bisogni in termini di salute e benessere. Attualmente, i professionisti della salute possono decidere di adottare tre differenti approcci nei confronti dei pazienti (Anderson, 2004): 1) professional-centred, centrato sull’atteggiamento autoritario del medico che è convinto di essere l’unica fonte attendibile d’informazioni e prescrizioni tale da non prendere in considerazione le informazioni autonomamente reperite dal paziente; 2) patient-centred, secondo cui la relazione medico-paziente può migliorare anche grazie alle informazioni reperite dal paziente in rete, poiché capaci di generare maggiore consapevolezza del proprio stato di salute; 3) internet-prescription, basato sull’accettazione anche da parte degli operatori sanitari delle ricerche condotte autonomamente dai pazienti sul loro stesso stato di salute. Infine, alcuni autori, infine, ritengono che il processo di patient empowerment contribuisca a migliorare la relazione medico- paziente, poiché consente di: creare un’atmosfera positiva, grazie all’interesse dimostrato dagli operatori nei confronti delle esigenze del paziente, che non vengono giudicate, ma esclusivamente prese in considerazione; prestare attenzione alle esigenze dei pazienti, attraverso un atteggiamento di ascolto attivo e a una decisa propensione al dialogo; supportare e incentivare l’autonomia anche decisionale del paziente; offrire informazioni e consigli personalizzati. Le recenti innovazioni tecnologiche e culturali, sicuramente incentivano lo sviluppo del patient empowerment di conseguenza il ruolo del paziente comincia ad essere notevolmente importante. Si passa, dunque, da una logica di decision making di tipo “professional centred”, ad una “patient centred-professional guided”, in base alla quale è lo stesso paziente a generare e filtrare le informazioni ed il medico collabora con il paziente al fine di costruire un percorso terapeutico condiviso (Eysenbach, 2001, 2008). 3. Le on-line community a sostegno del patient empowerment L’avvento del web, e la possibilità di reperire maggiori informazioni mediche on-line, ha influenzato la domanda di prestazioni cliniche e sanitarie espressa dai cittadinipazienti, che risulta caratterizzata alcuni importanti elementi, tra cui (Buccoliero, 2010): nuove opzioni di accesso diretto alle informazioni sanitarie autorevoli, personalizzate ed immediatamente utilizzabili; desiderio di acquisire maggiore capacità di controllo sulle proprie condizioni di salute, anche attraverso una gestione diretta dei propri dati; aspirazione a poter usufruire di nuove opportunità di relazione. In questo ambito si è sviluppato un modello gestionale ed operativo innovativo, definito e-Health, che si basa sull’impiego degli strumenti tecnologici per supportare sia i processi sanitari che quelli amministrativi, che la relazione medico-paziente (Buccoliero, 2012). Questo nuovo paradigma organizzativo prevede l’interazione armonica e concorde di una molteplicità di fattori, tra cui: le strutture tecnologiche, i processi clinici e la cultura organizzativa (Buccoliero, 2010). Inoltre, negli ultimi anni, si è assistito ad una crescita costante del numero di persone che utilizza il web come fonte da cui attingere informazioni di carattere medico- sanitario (Xiao et al., 2012). Così come evidenziato da numerosi studi (Forst et al., 2008; Swan et al., 2010), oltre alla ricerca d’informazioni cliniche in senso lato, c’è una crescente volontà da parte del paziente di condividere e controllare i propri dati sanitari, intesi come Personal Health Records (PHR). Tramite siti, blog, forum e social network, il paziente riesce a generare contenuti, acquisire o diffondere informazioni e condividere esperienze (Buccoliero, 2010). Recenti studi sul fenomeno mostrano l’esistenza di un forte legame tra il concetto di empowerment e quello delle comunità virtuali dedicate alla salute. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), infatti, riconosce l’importanza delle comunità che nascono dall’impegno degli individui decidono di agire collettivamente per di ottenere una maggiore influenza e un maggiore controllo della salute e della qualità della vita (Health Promotion Glossary, 1988). Negli ultimi anni, si è assistito alla diffusione massiva di forum e community dedicati al settore sanitario, anche grazie al sostegno di ONG o di associazioni di pazienti e fornitori di servizi di e-Health. La partecipazione alle On Line Community (OLC), finalizzata all’ottenimento di informazioni specifiche circa la cura di un determinato sintomo, aumentano la sensazione di benessere emotivo del paziente, con un relativo senso di maggiore controllo circa il proprio stato di salute (Buccoliero, 2010). Ad esempio RareConnect è una community creata da EURORDIS (Organizzazione Europea per le Malattie Rare) e NORD (Organizzazione Nazionale per le Malattie Rare) per creare un luogo in cui le persone affette da una malattia rara possono condividere esperienze di vita, trovando informazioni e risorse utili. Sul sito della community, infatti, si possono leggere le testimonianze dei pazienti, condividere foto e contattare associazioni di malati. Oltre alle informazioni generate dagli utenti è possibile accedere alle pubblicazioni dei medici, alle FAQ, alle informazioni sui prossimi eventi. Conclusioni L’analisi dei contributi in letteratura ha fatto emergere il crescente bisogno dei pazienti ad acquisire maggiori capacità di controllo sulle proprie condizioni di salute anche attraverso una diretta gestione dei propri dati e delle varie opzioni diagnostiche e terapeutiche disponibili. Inoltre, emerge l’aspirazione a poter usufruire di nuove opportunità di relazione (più immediate e dirette, nonché informali) con i professionisti della Salute e la volontà di rivestire un ruolo più attivo attraverso il confronto delle proprie esperienze in una logica di “web 2.0”. In questo contesto, il fenomeno del patient empowerment implica, per l’importanza della sua portata e per il settore cui fa riferimento, un profondo ripensamento dei modelli di gestione e distribuzione del potere tra chi eroga e chi fruisce dei servizi sanitari. La centralità del paziente è il punto di convergenza tra istituzioni e imprese da cui possono nascere alleanze per innovare e migliorare il Sistema Sanitario Nazionale. La qualità delle informazioni condivise con il paziente, ed il flusso comunicativo con esso generato, presuppone, oltre che la valorizzazione delle ICT, un vero e proprio cambiamento di paradigma, passando da un modello professional centric ad un modello patient centric. Tuttavia, l’applicazione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione al settore sanitario accanto ai numerosi vantaggi precedentemente elencati, presenta anche alcuni limiti, dovuti all’influenza negativa che una mole eccessiva d’informazioni può esercitare sul processo decisionale personale e, di conseguenza, sulle scelte terapeutiche (Coulter et al., 1999). È, dunque, necessario supportare il paziente nella selezione delle informazioni cui far riferimento, al fine di massimizzare la sua comprensione e minimizzare qualsiasi tipo di comportamento che, in ultima analisi risulti estremamente lesivo della salute del paziente stesso. Bibliografia Anderson, G.F. (2005) “Medicare and Chronic Care”, New England Journal of Medicine, Forthcoming, 2005. Aujoulat, I., d’Hoore, W. and Deccache A. (2007), “Patient empowerment in theory and practice: Polysemy or cacophony?” Patient Education and Counseling, Vol. 66, No. 1, pp. 13-20. Bandura, A. (1997), Self – Efficacy: The exercise to control, W.H. Freeman, New York, N.Y. Beckhard, R. (1969), Organization development: Strategies and models, Addison-Wesley Reading, MA. Bellio, E., Buccoliero, L. and Prenestini, A. (2009), “Patient web empowerment: la web strategy delle aziende sanitarie del SSN” in Anessi, E. and Pessinae, E. (eds), Rapporto OASI 2009. 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