CENTRO ANTIVIOLENZA THAMAIA | LINEE GUIDA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE FARE RETE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE: Linee guida per operatori e operatrici delle forze dell’ordine e dei servizi sociali territoriali Progetto realizzato dall’Associazione Thamaia Onlus con il contributo del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri: Figlie di Cerere: percorsi di accoglienza per donne e minori vittime di violenza G61F12000280008 – Linea intervento 1 Centro Antiviolenza Thamaia Comune di Catania Comune di Misterbianco Rete Nazionale dei Centri Antiviolenza FARE RETE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE: LINEE GUIDA per operatori e operatrici delle forze dell’ordine e dei servizi sociali territoriali Centro Antiviolenza Thamaia Comune di Catania Comune di Misterbianco Rete Nazionale dei Centri Antiviolenza Fare rete contro la violenza sulle donne: linee guida per operatori e operatrici delle forze dell’ordine e dei servizi sociali territoriali Indice Premessa 8 La violenza maschile sulle donne oggi 14 Linee Guida per gli/le operatori/trici dei Servizi Sociali territoriali 23 Linee Guida per gli/le operatori/trici delle Forze dell’Ordine 35 I Centri Antiviolenza 41 I Servizi della Rete Antiviolenza della Provincia di Catania 43 Allegati Progettazione e redazione testo: Avv. Loredana Piazza Associazione Thamaia Onlus Dott.ssa Carmen Bosco Associazione Thamaia Onlus Dott.ssa Marisa Scavo Sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica di Catania Dott.ssa Francesca Batisti Commissario Capo della Polizia di Stato Dott. Michele Zitiello Comandante Provinciale Nucleo Operativo Piazza Dante Dott.ssa Filippa Giugno Comune di Misterbianco Con il gentile contributo di: Maggiore Francesco Falcone Comando Provinciale dei Carabinieri Dott.ssa Irene Cacciatore Comune di Catania Progetto Grafico: Licia Castoro Catania, novembre 2014 Checklist conseguenze della violenza 46 Checklist valutazione del rischio 48 Checklist indicatori 52 Riferimenti Normativi 66 Bibliografia PREMESSA La violenza sulle donne non è un argomento neutro. Affonda le sue radici nelle profondità della nostra identità di genere, scuote, senza che ce ne rendiamo conto, la nostra personale costruzione di cosa sia un uomo e cosa una donna, modifica il nostro modo di essere uomo o donna nel mondo, mette in discussione i ruoli che ognuno dei due ricopre all’interno della società, l’idea che abbiamo della relazione tra i sessi, del matrimonio, dei figli, e di molto altro ancora. Lavorare con la violenza maschile sulla donna mette in discussione chi siamo e parte del nostro sistema di valori. Forse non sempre ne siamo consapevoli, ma questo interferisce sul nostro modo di accogliere una donna che ha subito una qualche forma di violenza dal partner e, se non ne abbiamo il controllo, potremmo non essere d’aiuto a questa donna e inviare il messaggio che non ha alcuna via d’uscita, o che è addirittura in parte responsabile dei maltrattamenti subiti. Tutti i giorni, femmine e maschi dobbiamo fare i conti con i nostri pregiudizi che, erroneamente, non crediamo legati al genere, e ogni giorno lottare per smontare quei piccoli, tenaci e fastidiosi stereotipi che impediscono ancora oggi ad un bambino di chiedere una bambola da accudire o una lavatrice giocattolo rosa o ad una bambina di giocare a calcio o alla lotta con i suoi coetanei, senza che venga considerata un maschiaccio. Ma se siamo operatori sociali e/o delle forze dell’ordine abbiamo una responsabilità maggiore nei confronti di chi ci 6 chiede aiuto e di chi subisce una violenza. I maltrattamenti in famiglia non sono paragonabili a reati comuni, non solo per le emozioni che mettono in gioco, ma perché spesso, proprio per i legami affettivi che sottendono, mancano di prove a supporto e richiedono un maggiore dispendio di energie nel contenere le ansie e le proiezioni delle persone coinvolte. Le donne dei centri antiviolenza, figlie del femminismo, hanno fatto la scelta di essere a sostegno di altre donne, di donne vittime della violenza maschile e, unite da un profondo entusiasmo, hanno poi gradualmente trasformato in consapevolezza e metodologia l’esperienza compiuta insieme. I percorsi delle donne che si rispecchiano in altre donne, che si riconoscono e si riscoprono donne nella loro somiglianza e nella diversità, che affrontano il dolore di essere femmina, ripercorrendo la storia delle donne e degli uomini che hanno condizionato la loro vita, che affidandosi alle ritrovate sorelle si sottraggono alla furia di Barbablù, hanno rappresentato la materia prima per realizzare una metodologia davvero “appresa dall’esperienza” direbbe W. R. Bion, una metodologia che parte dalle parole, dai bisogni, dai desideri della donna. Essere consapevoli di se stesse e dei propri diritti è il passo principale per capire cosa si vuole davvero, e solo quando questo è chiaro si può chiedere per Sè, e si può urlare se nessuno ci sente. Un passo necessario ma non sufficiente, perché per uscire da una situazione di violenza abbiamo bisogno di tutti, uomini e donne, pubblico e privato, amici e sconosciuti. Di qui la necessità di una rete di servizi che parli un linguag- 7 gio comune, che risponda adeguatamente alle esigenze della donna, ma che sappia anche comunicare in modo efficace con gli altri servizi con i quali condivide la presa in carico. Il lavoro mirato al contrasto alla violenza sulle donne, condotto insieme alle forze dell’ordine e ai servizi sociali del distretto DS16 con la preziosa collaborazione della Procura, è un lavoro cominciato informalmente molti anni fa. A Catania si comincia a parlare di rete antiviolenza nel 2001, a seguito delle indagini realizzate in Sicilia nell’ambito del progetto “Rete antiviolenza nazionale tra le città Urban Italia” che, per prima sul nostro territorio, interroga gli operatori dei servizi sulla tematica della violenza maschile sulle donne, e li fa partecipare ad una formazione congiunta ed integrata al fine di far dialogare la moltitudine di conoscenze e competenze professionali messe in campo nel contrasto alla violenza sulle donne. Successivamente, durante il triennio 2004-2007, il centro Thamaia si aggiudica due progetti, finanziati con fondi regionali APQ. I due progetti, di cui uno a valenza locale “Costruire Insieme”, e uno a valenza regionale “Uscire dal silenzio”, permettono all’associazione di rafforzare e implementare la rete antiviolenza, e avviare sia un centro antiviolenza specializzato nel dare sostegno a donne vittime di violenza domestica, sia una casa rifugio ad indirizzo segreto. Da allora il centro antiviolenza Thamaia coordina gli incontri di rete e nel 2008 si formalizza ufficialmente, con sottoscrizione pubblica, un protocollo d’intesa che ad oggi riunisce attor- no ad un tavolo i seguenti enti: La Procura della Repubblica, la Polizia Postale, l’Arma dei Carabinieri – Comando Provinciale, la Questura di Catania, l’Ufficio Servizio Sociale per i minorenni (USSM), l’Azienda Ospedaliera Vittorio Emanuele – Ferrarotto – S. Bambino di Catania - l’Azienda Ospedaliera “Cannizzaro” di Catania - l’Azienda Sanitaria Locale 3 di Catania –la Facolta’ di Scienze Politiche – l’Assessorato Provinciale alle Politiche della Scuola e Pari Opportunita’ della Provincia Regionale di Catania - il Comune di Catania - il Comune di Misterbianco - il Comune di Motta Santa Anastasia - il Comune di Randazzo - l’Associazione Thamaia Onlus - l’Associazione Le Onde Onlus – l’USP (Ufficio Scolastico Provinciale di Catania). Contemporaneamente alla conclusione delle suddette azioni progettuali, avvenuta nel settembre del 2007, la città di Catania, grazie al protocollo d’intesa stipulato in data 30/10/2007 tra la Provincia Regionale di Catania – Assessorato alle Politiche Scolastiche e Pari Opportunità - ed il Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è stata inserita tra le città pilota italiane del progetto “1522 Antiviolenza Donna”, il numero telefonico gratuito dedicato al supporto, alla protezione e all’assistenza delle donne vittime di maltrattamenti e violenze, istituito dal Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità. Con decorrenza 05/11/2007, le chiamate al 1522 sono gestite direttamente dal Centro Antiviolenza Thamaia, adesso componente di D.I.RE. (Donne in rete contro la violenza – Associazione nazionale che 8 9 racchiude più di 60 Centri Antiviolenza e Case delle Donne). Questo, dunque, il contesto nel quale si inserisce il presente lavoro che si svolge all’interno del progetto: “Figlie di Cerere: percorsi di fuoriuscita per donne vittime di violenza” finanziato dal Dipartimento per le Pari Opportunità al centro antiviolenza Thamaia di Catania per il biennio 2012-2014, sull’“AVVISO PER IL SOSTEGNO AI CENTRI ANTIVIOLENZA ED ALLE STRUTTURE PUBBLICHE E PRIVATE FINALIZZATO AD AMPLIARE IL NUMERO DI SERVIZI OFFERTI di D.i.Re. sia dell’ANCI, vanno intese strettamente collegate al presente lavoro, e ne rappresentano il fondamento teorico. Non consideriamo quindi concluso il confronto sulla violenza contro le donne e sulle strategie per contrastarla; questo rappresenta piuttosto un punto di partenza, dal quale poter allargare il nostro orizzonte, coinvolgendo nuovi enti e nuove realtà, implementare strategie e riflessioni, migliorare sempre il nostro modo di lavorare. ALLE VITTIME LA CUI INCOLUMITÀ SIA PARTICOLARMENTE A RISCHIO E PER L’APERTURA DI CENTRI ANTIVIOLENZA A CARATTERE RESIDENZIALE NELLE AREE DOVE È MAGGIORE IL GAP TRA LA DOMANDA E L’OFFERTA”. Costruire linee guida per la violenza contro le donne, per fortuna, non è più un’impresa originale in questo paese. Ne abbiamo trovate molte da consultare e provare ad adattare al nostro contesto. La cosa veramente importante è il percorso che si compie per pervenire alla stesura delle linee guida: il lavorare insieme, uomini e donne, pubblico e privato sociale intorno ad un tavolo a discutere, a mediare, a comprendere, nella comune ricerca del modo migliore per far bene il nostro lavoro a supporto delle donne, e magari anche a tutela della nostra mente che con la violenza si confronta. Contemporaneamente a questo lavoro vengono distribuite le “Linee guida per l’intervento e la costruzione di rete tra i Servizi Sociali dei Comuni e i Centri Antiviolenza”, a cura di D.i.Re. (Donne in Rete conto la violenza) a seguito del protocollo istituito con l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani). Tali linee guida, che possono essere gratuitamente scaricate dai siti sia 10 11 LA VIOLENZA MASCHILE SULLE DONNE OGGI La Convenzione di Istanbul dell’11 maggio 2011 del Consiglio d’Europa per prevenire e combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica designa l’espressione “violenza contro le donne” una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, che nella vita privata. Questo basta per affermare che la violenza sulle donne è ormai riconosciuta come un problema culturale fondato sulla disparità di potere tra i generi e non, come spesso si è creduto, dovuto a problemi di salute mentale o di dipendenza, che ne spiegano una bassissima percentuale. Numerose sono le indagini realizzate in Europa che denunciano il costo elevato che ha la violenza di genere. Costi in termini economici, sociali e culturali rilevanti per le persone, per le reti di relazione primarie e per le comunità. Si tratta di costi che riguardano: • interventi a carattere sanitario: pronto soccorso, cure mediche, patologie connesse al fenomeno quali sindrome post traumatica, depressione, problemi ginecologi- 12 • • • • ci e in gravidanza, patologie del colon, medicina legale, MGF, ecc. interventi sociali: accoglienza ed accompagnamento delle vittime adulte e minorenni, servizi e contributi alloggiativi, sostegno al reddito, valutazione e sostegno alla genitorialità, emergenza sociale, centri e servizi antiviolenza, strutture di ospitalità, ecc. interventi di protezione: Forze dell’Ordine, case rifugio ad indirizzo segreto, Tribunale Ordinario e Procura della Repubblica, gratuito patrocinio penale e civile, ecc. danni economici: mancato o difficile inserimento nel mercato del lavoro, assenze dal lavoro, rischio per il datore di lavoro in caso di stalking, ecc. trasmissione alle nuove generazioni dei medesimi modelli educativi basati sulla violenza e la disparità di genere; Nonostante in gran parte del mondo sia chiara tale incidenza, ancora in Italia ogni 3 giorni circa muore una donna, uccisa da un marito, convivente, parente, fidanzato, cioè da qualcuno con cui ha avuto legami di affetto o familiari. La recente legislazione europea e nazionale ha riconosciuto la rilevanza di azioni di contrasto che coniughino la dimensione repressiva con quella di prevenzione, assistenza alla vittima e rieducazione dell’autore e la necessità di mobilitare a tal fine una pluralità di istituzioni e di destinare risorse significative a un fenomeno che rappresenta un grande 13 vulnus per le democrazie occidentali. In particolare, viene riconosciuto il ruolo dei centri antiviolenza come strumento di accompagnamento e protezione delle vittime, di costruzione e animazione della rete indispensabile per il contrasto della violenza. In Sicilia, la recente Legge Regionale 3/2012 Norme per la prevenzione ed il contrasto della violenza di genere del 03.01.2012, prevede di dotare il territorio regionale delle necessarie infrastrutture (case rifugio e centri antiviolenza), di adeguati interventi sociali per l’inclusione e l’inserimento lavorativo delle donne, di adeguamento delle competenze delle operatrici e degli operatori del sistema di intervento, di prevenzione del fenomeno. La Regione Sicilia ha, seppur lentamente, avviato un processo di programmazione di interventi di prevenzione e contrasto della violenza sulle donne e instituito il FORUM permanente contro la violenza di genere (D.A n.2471 del 7.12.2012) e l’Osservatorio regionale per il contrasto alla violenza di genere (D.A n.281 del 19.2.2014). 14 QUALCHE NUMERO In attesa che il neo-nato Osservatorio Regionale sulla violenza alle donne raccolga dati sulla nostra isola, riportiamo di seguito il numero delle donne che si sono rivolte al Centro Thamaia dalla sua apertura ad oggi: ANNO N. DONNE 2003 19 2004 89 24 2005 116 89 2006 132 101 2007 201 84 2008 132 72 2009 180 63 2010 158 43 2011 171 66 2012 206 86 2013 341 137 Tot. Donne 1.745 15 SEGNALAZIONI* La notevole diminuzione del numero di donne che si sono rivolte al centro nel 2008 è da attribuire ad una riduzione del servizio (a causa delle difficoltà economiche, il servizio è stato ridotto da 5 giorni a 3 giorni settimanali, sono diminuiti gli incontri di formazione, informazione e sensibilizzazione sul territorio, nelle scuole e nei servizi sociali e sanitari). Lo stesso è presumibile sia accaduto per il 2010. *Segnalazioni: il dato si riferisce alle segnalazioni dirette da parte di terzi (parenti, amici, servizi sociali, FF.OO......), che telefonano per segnalare un caso e prendere informazioni sul servizio. Per quanto riguarda, invece, gli invii al centro antiviolenza, nell’anno 2013 si ha la seguente distribuzione: Canale d’Informazione/invio Percentuale Mass media 23,3 Amici/Conoscenti 13,2 Psicologo/Medico/Avvocato 5,3 Associazionismo e Centri AA.VV. 10,6 Rete di servizi (FF.OO./centri sociali/ istituti scolastici 46,4 Totale 16 100 I dati relativi alle utenti del Centro Thamaia, di fatto in linea con i dati nazionali (in particolare con quelli della ricerca ISTAT del 2006), mostrano che: • Le donne sono italiane nel 89% dei casi, il 3% ha nazionalità europea, l’8% è di cittadinanza extraeuropea. Delle donne italiane il 47% circa proviene dalla città di Catania, il 41% dalla Provincia, il 10% circa dal resto della regione siciliana. • Le donne appartenenti alle fasce d’età centrali 30-39 anni, 40-49 anni sono quelle che hanno chiamato maggiormente, costituendo rispettivamente il 31% e il 30% del campione. Il 18% ha un’età compresa tra i 50-59 anni, le donne con età superiore ai 60 anni sono l’8%, l’11% ha un’età compresa tra i 19-29 anni. • Il titolo di studio, per la maggior parte delle utenti del Centro antiviolenza, è elevato: il 32% ha una laurea, il 43% è in possesso di un diploma di scuola superiore o professionale. • La condizione occupazionale vede una quasi netta divisione del campione in due categorie: il 50% delle donne non lavorano (sono disoccupate, inoccupate o casalinghe), il 40% sono occupate, il 6% sono pensionate, il 4% studentesse. • Il maltrattante ha prevalentemente un’età compresa tra i 40-49 anni (29%) e i 50-59 anni (23%). L’11% ha 19-29 anni, il 15% è oltre i 60 anni. • Il 94% dei maltrattanti è italiano, solo il 5% proviene 17 da un paese extraeuropeo. • Il 64% dei maltrattanti è coniugato o convivente. Il 21% è separato o divorziato. • Il 79% mostra di non avere problemi sociali di alcun tipo. Solo il 15% ha problemi d’alcool o tossicodipendenza. • Tra i maltrattanti, la maggior parte ha un’occupazione: il 69% risulta infatti occupato; il 9% è pensionato; il 21% dei maltrattanti non ha un lavoro. 18 QUANDO LA DONNA ARRIVA AI SERVIZI Il percorso di ricerca di aiuto di una donna che subisce violenza, in particolare quella domestica, è lungo e difficile. Può essere utile ricordare che quando la donna arriva ai servizi: • Sceglie la relazione, non la violenza. È possibile che abbia cercato in vari modi di fermare la violenza mantenendo la relazione con il soggetto violento; • Ha già cercato aiuto prima di rivolgersi all’esterno, facendo leva esclusivamente sulle sue risorse personali e familiari; la risposta della famiglia d’origine spesso condiziona la sua determinazione a fuoriuscire dalla situazione di violenza; • La soglia di tolleranza della violenza è diversa: alcune donne pongono fine alla relazione dopo il primo episodio, altre cercheranno per mesi e per anni di fare in modo che “lui cambi” e si decideranno a lasciare il partner violento soltanto quando ogni altra strada sia stata percorsa; • Le strategie di uscita di una donna dalla violenza sono condizionate dalle circostanze in cui si trova: le risorse economiche di cui può disporre, la provenienza da un paese extra-europeo, la presenza di figlie/i minori, l’età anagrafica, la condizione di disabilità, il contesto locale in cui vive. • Una donna che ha subìto o subisce violenza, in particolare quella domestica, si trova in una situazione di difficol- 19 tà, a volte molto grave, a causa dell’esperienza di sofferenza, paura e tensione che ha vissuto o sta vivendo. Sia che abbia deciso di lasciare il soggetto violento, sia che intenda rimanere per cambiare la situazione da dentro, ha bisogno di essere sostenuta nel suo percorso. L’offerta di aiuto o di intervento non deve essere condizionata dal fatto che lei interrompa o meno la relazione, ma deve essere orientata principalmente alla messa in sicurezza della donna e dei minori. LINEE GUIDA PER GLI/LE OPERATORI/TRICI DEI SERVIZI SOCIALI TERRITORIALI LE MODALITÀ DELL’ACCOGLIENZA La costruzione di una relazione d’aiuto efficace diventa l’obiettivo primario. Spesso però diventa prioritario smontare una serie di stereotipi e pregiudizi che vedono l’assistente sociale come una figura ostile dalla quale difendersi. Superare tali barriere diventa imprescindibile per “collaborare” insieme alla costruzione di un progetto che soprattutto la donna deve desiderare. è utile sapere che: Una donna vittima di maltrattamento: • minimizza la violenza, oppure non la definisce tale se non ha mai subito violenza fisica; • teme che i servizi le toglieranno la custodia dei figli; • teme che il partner lo verrà a sapere; • crede che il partner cambierà. Molte donne non vogliono necessariamente rompere la relazione, vogliono solo che la violenza cessi; • si vergogna spesso perché pensa di essere lei la responsabile della violenza; • teme di non essere creduta; • teme che il partner aumenterà il controllo su di lei e che la isolerà maggiormente da familiari e amici; • ha molta paura per il futuro perché si chiede dove andare, cosa succederà ai figli e se ce la farà economicamente. È quindi indispensabile: • assumere un atteggiamento empatico e non giudicante per far sentire alla donna la disponibilità dell’operatore/trice e pensare insieme le possibili vie di uscita dalla situazione di violenza; • credere alla donna quando esprime il suo bisogno di sicurezza anche perché, come è noto, il momento della separazione è quello che la espone ad una situazione di maggiore rischio rispetto alla propria incolumità. Può essere utile ribadire che separarsi è una scelta difficile e coraggiosa; 20 21 Empatia, negoziazione e consenso dovrebbero guidare il colloquio con una donna vittima di violenza. • Verificare la propria disponibilità di tempo per accogliere la donna. Nel caso in cui non ci sia il tempo necessario • • • • per affrontare il colloquio è importante dirlo chiaramente e suggerire delle alternative: fissare un altro appuntamento, o coinvolgere un/a collega disponibile, ad esempio; Ricevere sempre la donna da sola (qualora la donna fosse accompagnata da una persona di sostegno, la cui presenza dà maggiore sicurezza e tranquillità alla donna, accogliere l’eventuale richiesta di quest’ultima circa la presenza dell’amica, del parente, ecc. nella prima parte del colloquio, o in un secondo momento); scegliere un luogo tranquillo e riservato per incontrarla; Informarla che ciò che lei dirà sarà riservato, entro i limiti previsti dalla legge, e che non verrà riferito né al maltrattante né a nessun altro senza il suo consenso. Nel caso in cui la legge preveda una denuncia d’ufficio, discutere con lei le possibili implicazioni, considerando prioritaria la sua sicurezza; Aiutarla a riconoscere di aver subito una violenza, non minimizzando la situazione. Non c’è mai nessuna giustificazione alla violenza ed è necessario condannarla sempre ed in modo esplicito; non giudicarla e non colpevolizzarla anche se non si è d’accordo con lei; Assicurare alla donna un ruolo di non responsabilità rispetto all’accaduto. Valutare tutte le reazioni della donna come le uniche possibili in quel contesto, non cercare mai di innestare in lei il dubbio, già per altro suo e facente parte del malessere, che vi sia stata una qualche 22 partecipazione e condivisione di responsabilità; • Assumere una posizione di ascolto della donna, della sua esperienza e dei suoi vissuti evitando al primo colloquio di dare consigli e indicazioni. Ricordare che l’ascolto è la prima azione concreta per affrontare e risolvere la situazione di violenza; • Aiutare la donna a prendere maggiore consapevolezza: - della violenza che subisce (aiutarsi con le checklist in appendice); - del proprio isolamento mantenuto attraverso la paura, il segreto e la vergogna; - della sofferenza dei figli; - della perdita progressiva della stima di sé; - della propria rete relazionale a cui poter chiedere un sostegno; - dei propri diritti e di quelli dei figli; • Rispettare i tempi e le scelte della donna. Le donne sperano che le cose cambino, spesso sono minacciate di morte o di perdere i figli se non ritornano dal partner. Ogni atteggiamento giudicante, sull’intenzione o decisione della donna di tornare, non fa che minare la sua fiducia e aumentare la sua condizione di isolamento. Lasciare il partner rappresenta il momento più pericoloso per la donna: è importante che sia lei a deciderlo e che non le venga imposto o suggerito insistentemente da altri; • Essere chiari sui limiti della propria disponibilità e sulle reali possibilità di aiuto che il servizio/ente è in grado di offrirle; 23 è importante ... - Effettuare sempre una prima VALUTAZIONE DEL RISCHIO utilizzando la checklist delle domande in appendice; - Far percepire alla donna che attorno a lei esiste una rete di supporto territoriale; - Avviare un’analisi dei bisogni e delle aspettative della donna; - Consegnare alla donne l’opuscolo informativo allegato alle linee guida ANCI - D.i.Re. o altro opuscolo specifico finalizzato a: - Darle indicazioni e informazioni sulla violenza contro le donne e sui servizi disponibili; - Fornirle l’indirizzo e i riferimenti del Centro Antiviolenza del territorio spiegando quale tipo di sostegno è disponibile per lei e i suoi figli. PRIMO INTERVENTO e MESSA IN SICUREZZA delle violenze subite, dalla sua motivazione al cambiamento, dalle condizioni psicofisiche in cui si trova. Ogni situazione va seguita singolarmente e preferibilmente gestita in collaborazione con la Rete Antiviolenza territoriale. La definizione del primo intervento dipenderà dalla situazione contingente della donna, dalle sue priorità e dalla scelta che lei considererà migliore. In ogni caso è preferibile pianificare l’intervento e concordare con la donna le azioni da intraprendere. Situazione di non emergenza. Il percorso di fuoriuscita da una situazione di violenza per alcune donne può essere lungo. Molte donne scelgono di restare a casa perché ritengono che sia la cosa più sicura. Alcune non credono di potercela fare da sole, altre ancora non hanno perso la speranza che il maltrattante cambi. Le motivazioni possono essere molteplici (vedi le linee guida ANCI-D.i.Re. 2014). I maltrattamenti in famiglia sono un reato procedibile d’ufficio che il pubblico ufficiale e l’incaricato di pubblico servizio sono obbligati a segnalare all’A.G. Per ragioni di sicurezza è fondamentale discutere con la vittima le possibili implicazioni di tale procedibilità e condividere con lei tutti i passaggi necessari alla messa in protezione sua e dei suoi figli. L’efficacia di un intervento dipende molto dall’alleanza con la donna, dal suo grado di consapevolezza Nel caso in cui la donna non fosse pronta a lasciare la casa, e/o in attesa di concordare con lei un piano a lungo termine, è importante: - Esaminare le precedenti strategie di protezione e considerare la loro validità; - Elaborare con la donna una possibile rete di supporto attivabile nelle situazioni di emergenza; 24 25 - Considerare la possibilità di rivolgersi alle Forze dell’Ordine chiamando il 112 o il 113, anche tramite i vicini di casa; - Valutare la prevedibilità dell’escalation della violenza domestica (episodi più gravi o più frequenti); - Incoraggiare la donna a parlare di ciò che sta accadendo ad amici e a parenti, in modo da diminuire la sua condizione di isolamento. Definire però con la donna quali sono, fra questi, le persone con cui è più opportuno parlare; - Suggerirle di nascondere in un posto facilmente accessibile documenti ed effetti personali da prelevare in caso di fuga: certificati di nascita, documenti propri e dei figli (tessera sanitaria, documento di identità, passaporto, permesso di soggiorno, patente di guida), documenti importanti (libretto della macchina, contratti di affitto, atti ipotecari,assicurazioni, diplomi scolastici), documenti legali, farmaci e ricette mediche, numeri di telefono e indirizzi utili di familiari, amici, vestiti e effetti personali per sé e per i figli, una copia del mazzo di chiavi di casa, libretto degli assegni, carta di credito, denaro in contanti ecc.; - invitare la donna, a contattare il Centro Antiviolenza per avviare un percorso individuale di fuoriuscita dalla violenza, e spiegarle il funzionamento di questo o se la donna fosse già presa in carico al centro, contattare l’operatrice di riferimento; - Prendere contatto, previo suo consenso, con altri Enti del territorio in relazione alla sua situazione di bisogno. Se ciò non fosse possibile fornirle i riferimenti degli stessi. 26 - Ricordarsi sempre di sottolineare l’importanza della certificazione medica e informarla sui termini della denuncia e in quali casi la legge prevede l’obbligo di denuncia per pubblici ufficiali ed esercenti pubblico servizio. - se si invia una donna al più vicino posto di polizia o carabinieri per la denuncia, sarebbe utile contattare previamente, gli ufficiali di P.G. dell’ufficio denunce al fine di fornir loro le prime informazioni sul caso; contattare il 112 o il 113 e farsi dare indicazione su dove inviare la donna per fare la denuncia. - se è il caso, e in particolar modo per le ipotesi di stalking, inviare direttamente all’Ufficio Minori e Stalking della questura, aperto dal lunedì al sabato, ore 8/14 (previo contatto telefonico, tranne emergenze); - se la donna ha già fatto denuncia o richiesta di ammonimento, prendere contatto con il commissariato o la stazione del carabinieri più vicina alla donna per concordare un piano di protezione. Ricordati che puoi sempre contattare il centro antiviolenza o i servizi in rete per chiedere suggerimenti. Situazione di emergenza. Nel caso in cui dalla valutazione del rischio si profilasse una situazione di alta pericolosità, e/o questa emergesse direttamente dalla richiesta di protezione avanzata dalla donna, discutere con lei le seguenti possibilità: 27 - Trasferirsi presso la sua famiglia di origine o da qualche altro parente e/amica/o di fiducia; - Ricorrere a qualche altra forma di ospitalità presente sul territorio. In questo caso, spiegare alla donna cosa comporta questa scelta e se si individua una struttura disponibile spiegarle il suo funzionamento; - Se la donna si è allontanata da casa e deve recuperare gli effetti personali, e/o se i minori sono rimasti presso il padre ed esiste una situazione di alto rischio è opportuno informare il commissariato o i carabinieri più vicini al luogo dell’abitazione o allertare il 113 o il 112, al fine di attivare eventuali interventi di protezione; - Una volta in sicurezza, invitare la donna, a contattare il Centro Antiviolenza per un appuntamento e spiegarle il funzionamento di questo o se la donna fosse già presa in carico al centro, contattare l’operatrice di riferimento; - Procedere quindi con una segnalazione alla Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario e contemporaneamente alla Procura della Repubblica presso il TM, nel caso in cui ci fossero figli minori (vedi Scheda n.1); - mantenere riservato il nuovo domicilio della donna; - ricordarsi che il momento della separazione è il momento di maggior pericolo per la donna, e che necessita di maggiore monitoraggio; - convocare una riunione d’equipe tra il Servizio Sociale e il Centro Antiviolenza, e l’eventuale struttura d’ospitalità coinvolta, entro 15 giorni dall’intervento, allo scopo di ela- 28 borare un adeguato progetto individualizzato condiviso di fuoriuscita dalla violenza. - procedere al coinvolgimento delle risorse territoriali ritenute più opportune (CONSULTORI, NPI, DSM, ecc.); - convocare periodiche riunioni di monitoraggio sul caso con tutti gli attori coinvolti; SCHEDA N.1 Stesura della segnalazione Una CORRETTA segnalazione non può contenere accuse o interpretazioni, e deve essere: •In forma scritta e firmata dall’assistente sociale che ha osservato segnali di allarme/fattori di rischio riconducibili ad una situazione di maltrattamento; •Obiettiva e dettagliata; •Dati anagrafici della donna, dei figli minori e del partner; •Descrizione dello stato emotivo in cui si presenta la donna (paura, agitazione, aspetti mimici e comportamentali, etc.) ai colloqui; •Descrizione del fatto/evento ultimo di violenza; •Descrizione del contesto delle violenze e dei maltrattamenti, con riferimento anche a possibili episodi di violenza assistita dai minori, e precedenti episodi di violenza; •Descrizione dei tipi di maltrattamento subito (far riferimento alla checklist in appendice); •L’indicazione degli elementi di rischio rilevati (far riferimento alla checklist in appendice). •Indicazione di una situazione di pericolo e della necessità di secretazione degli atti per terze parti. 29 RAPPORTI CON IL SOGGETTO MALTRATTANTE Qualora si renda necessario comunicare al maltrattante le decisioni della donna, si raccomandano le seguenti indicazioni di carattere generale: - assicurarsi preventivamente di avere il consenso esplicito della donna; - discutere con la donna la possibilità che il maltrattante voglia punirla per il fatto di avere parlato della situazione con una persona esterna richiedendone l’aiuto; - essere consapevoli che l’uomo negherà o minimizzerà la violenza e cercherà in tutti i modi di biasimare i comportamenti della donna; presenterà il comportamento abusivo come una risposta giustificata di rabbia, o come l’unica risposta possibile ai comportamenti della donna; - non c’è una tipologia del maltrattante: può essere una persona affascinante, sicura di sé, convincente nel negare l’esistenza della violenza, preoccupato e partecipe del disagio della donna, affettuoso/ossequioso nei suoi confronti; - per nessun motivo fornire al maltrattante informazioni che la donna ha rivelato in via confidenziale, con particolare riferimento al nuovo domicilio della donna; - indicare la necessità di cercare aiuto per cambiare il suo comportamento violento e dare eventuali indicazioni su dove rivolgersi sul territorio; - evitare di far incontrare la donna con l’autore della violen- 30 za a meno che non sia lei stessa a richiederlo. Nel corso dell’incontro non lasciarli mai soli; - ricordarsi sempre che può essere un uomo pericoloso. Anche in relazione a ciò, utilizzare un ufficio non isolato ma adiacente ad altri locali occupati da colleghi (con un pretesto esplicitare all’uomo la presenza/vicinanza dei colleghi). Avere comunque sempre a portata di mano un telefono. QUANDO SI SOSPETTA UNA VIOLENZA Affrontare la questione e rivolgere alla donna alcune domande di routine, può essere utile non solo per fare emergere queste situazioni ma anche per aumentare nelle stesse la consapevolezza del problema. Affrontare questo argomento può sembrare all’inizio difficile e imbarazzante, tuttavia sottolineare la gravità delle conseguenze per la salute della donna e dei minori, derivanti dalle violenze può aiutare a superare le esitazioni iniziali. Alcune domande da fare... - Tutte le coppie litigano. Come stanno andando le cose tra lei e il suo partner? - Cosa succede quando litigate o non siete d’accordo su una cosa? - Mi ha detto che il suo partner perde spesso la pazienza. Può spiegarmi meglio cosa intende? 31 - Mi sembra molto preoccupata per il suo partner, vuole parlarmene? L’ha mai spaventata? - È stata sottoposta a particolari stress recentemente? - Ha qualche problema con il suo partner? Ha mai litigato violentemente? Ha mai avuto paura? È mai stata ferita? LINEE GUIDA PER GLI OPERATORI DELLE FORZE DELL’ORDINE Operatore che riceve la richiesta d’intervento su linea d’emergenza 113 o 112: A. Registrare la chiamata; B. Acquisire tutti gli elementi utili all’intervento indipendentemente dal Piano Coordinato di Controllo del Territorio; C. Verificare se si tratti del primo intervento o se ne risultino altri, in precedenza, presso la stessa abitazione; D. Chiedere esplicitamente se vi sono armi in possesso o in pronta disponibilità del presunto autore del reato o nel luogo in cui si trova la vittima; E. Identificare, se possibile, l’utente (se la presunta vittima, il presunto maltrattante ovvero vicini, anonimi o figli o altre persone ancora); F. Assicurarsi delle condizioni di sicurezza della vittima e dei figli nel caso concreto (es. nel caso di aggressione in atto valutare se consigliarla di uscire di casa immediatamente e/o restare al telefono con la vittima fino al sopraggiungere delle Forze di Polizia); se la donna è in casa consigliarle di uscire immediatamente (portando eventualmente con sé i bambini, se ci sono) di rifugiarsi da un vicino e di andare in strada e di chiedere aiuto cercando di attirare l’attenzione del maggior numero possibile di persone. G. Verificare presso le Banche Dati a disposizione l’effettiva presenza di armi presso l’indirizzo fornito dall’utente e/o intestate al presunto aggressore e/o vittima. 32 33 Al momento del “primo intervento” sul posto: di violenza su parti del corpo della donna, non immediatamen- A. Entrare sempre all’interno dell’abitazione, anche se le parti in te visibili, accompagnare la donna presso una struttura sanitaria causa si trovano fuori da essa o affermano che la lite è sedata; che possa refertarli, previa comunicazione al P.M.; B. Sopralluogo per verificare lo stato delle cose e di tutte le perso- J. Nel caso in cui vi siano fondati dubbi circa l’uso di sostanze stu- ne presenti che possono aver assistito o preso parte all’evento; pefacenti, psicotrope o alcooliche da parte del presunto autore fotografare l’ambiente e lo stato dei luoghi e delle persone; del reato, accompagnare lo stesso presso una struttura sanitaria sequestrare tutto ciò che è di pertinenza del reato e utile idonea e, previa autorizzazione al P.M., far effettuare i riscontri alle indagini (armi, vestiario e quant’altro). tossicologici che il personale medico riterrà opportuni. Descrive- C. Assicurarsi che non vi siano armi nell’abitazione; re negli atti di Polizia, la sintomatologia (es. occhi arrossati, alito D. Parlare separatamente alla donna e con le altre persone presenti vinoso, difficoltà a deambulare, presenza di residui di sostan- in grado di riferire sui fatti e verificare se la donna e/o i minori za stupefacente in casa) che ha condotto il personale di Polizia presenti mostrino evidenti segni di paura (es. tremolio, pianto, all’accompagnamento presso la struttura sanitaria; K. In separata sede informare correttamente la vittima degli stru- pallore); E. Verificare la presenza di minori e, se si profila la necessità di menti giuridici a tutela sua e dei suoi figli; ascoltarli, ricordare che questi debbono essere ascoltati nelle L. Se non si procede all’allontanamento del maltrattante di cui forme e nei modi previsti dall’art. 351 c.p.p., ossia con la nomina all’art. 384 bis c.p.p., in separata sede, invitare la donna a lasciare di un esperto da parte del .P.M.; l’abitazione insieme ai figli rivolgendosi a parenti o amici oppure F. Non tentare nessuna forma di mediazione; recandosi presso case rifugio disponibili o case di accoglienza di G. Procedere all’arresto in flagranza se ci sono i presupposti di cui all’elenco a tal fine trasmesso alle FFOO. E’ consigliabile ac- legge o all’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare nei compagnare la donna presso la propria abitazione per prelevare confronti di chi è colto in flagranza dei reati di cui all’art. 282 gli effetti personali prima di accompagnarla presso la struttura di bis c.p.p. accoglienza; H. In caso di asserita o riscontrata violenza fisica di qualsiasi natura indirizzare o accompagnare la donna a farsi refertare nel più vicino Pronto Soccorso, in caso di suo rifiuto, far pervenire sul posto M. In separata sede fornire alla donna tutti i riferimenti di centri antiviolenza presenti sul territorio; N. Utilizzare una check list, di cui in allegato B, per raccogliere il maggior numero di informazioni possibili da inserire nelle rela- personale medico del 118; I. Nel caso in cui sussistano fondati dubbi circa la presenza di segni 34 zioni di servizio o annotazioni che devono sempre essere redatti 35 alla fine dell’intervento, salvo non si proceda ad arresto; O. Come previsto dall’art. 262 quater c.p.p., informare il presunto D. Effettuare domande precise con l’ausilio di una check list sulle forme e modalità della violenza patita; aggressore della possibilità di una sua sottoposizione ad un pro- E. Stabilire se si tratti di episodi ripetuti nel tempo; gramma di prevenzione della violenza organizzato dai servizi so- F. Nel caso in cui la vittima sia una persona diversamente abile con cio-assistenziali presenti sul territorio (consultorio oppure D.S.M. cui non è possibile comunicare in modo efficace contattare un o Associazione specializzata); parente o un medico/assistente sociale che sia in grado di com- P. Formulare alla donna le domande sulla valutazione del rischio, di cui in allegato A; prendere meglio la situazione; G. Se possibile, assicurare la presenza di un interprete o mediatore Q. Dopo il primo accesso, il sottufficiale di Polizia Giudiziaria fornirà culturale se la vittima è straniera; evitare che l’attività di in- un contatto telefonico (attivo h/24) che lo renda immediatamen- terprete venga svolta da parenti o amici dell’uomo o della te reperibile in caso di ulteriore richiesta di aiuto della persona coppia; offesa qualora la situazione dovesse aggravarsi dopo l’intervento effettuato. H. In caso di asserita o riscontrata violenza fisica di qualsiasi natura indirizzare, o meglio, accompagnare la donna a farsi refertare nel più vicino Pronto Soccorso; Presentazione della donna presso un ufficio di Polizia: A. Ascoltare la donna in un luogo riservato e farla assistere da personale di sesso femminile e, ove possibile, da una psicologa. Fare I. Raccogliere ogni documentazione eventualmente esistente su precedenti interventi o referti medici; fotografare le lesioni riportate e le tracce oggettive; parlare la donna liberamente e porre domande solo in un J. Curare che nel referto del P.S. l’autore venga indicato in secondo momento; verbalizzare anche le domande. Nei casi modo specifico e non genericamente come “persona nota” più gravi procedere alla video-fono registrazione in modo da ma come “marito” “convivente” “partner” etc... cogliere gli stati d’animo della vittima (paura, disperazione, K. Informare la vittima delle facoltà concernenti il diritto di difesa ai pianto, imbarazzo e quant’altro) e redigere contestualmente sensi dell’art. 101 c.p.p. e della possibilità di accedere al gratuito il verbale in forma riassuntiva; patrocinio come previsto dalla L. 119/13; B. Informare correttamente la vittima degli strumenti giuridici a tutela sua e dei suoi figli; L. Fornire alla donna tutti i riferimenti di centri antiviolenza presenti sul territorio; C. Affermare con chiarezza la condanna della violenza in ogni sua forma; M.Se del caso, invitare la donna a lasciare l’abitazione insieme ai figli rivolgendosi a parenti o amici oppure recandosi presso case 36 37 ta in caso di richiesta di archiviazione ex art 408 c.p.p. e/o proro- I Centri Antiviolenza sono luoghi predisposti per accogliere le donne che hanno subìto violenza di genere, in qualsiasi forma essa si concretizzi, indipendentemente dalla loro nazionalità, etnia, religione, orientamento sessuale, stato civile, credo politico e condizione economica. Sono gestiti da organizzazioni di donne, attive ed esperte nell’accoglienza, offrono protezione, sostegno a donne vittime di violenza intra e extra-familiare e ai loro figli/ figlie minori. ga delle indagini preliminari ex art. 406 c.p.p.”. (Definizione da “Raccomandazioni del Forum delle Esperte della Conferenza rifugio o strutture d’accoglienza disponibili rilevabili nell’elenco fornito alle FFOO. N. Formulare alla donna le domande sulla valutazione del rischio, di cui in allegato A. O. Verificare se la donna è in possesso di documenti ed effetti personali ed eventualmente accompagnarla presso l’abitazione. P. Inserire a fine denuncia la frase: “chiede inoltre di essere avverti- dell’Unione Europea sulla Violenza contro le donne, Colonia 1999; manuale WAVE - Women Against Violence in Europe, per l’apertura e la gestione dei centri antiviolenza). La metodologia di accoglienza è basata sul rafforzamento (empowerment) della identità della donna e sulla relazione tra donne; per questo i Centri si avvalgono di personale esclusivamente femminile, in quanto è proprio attraverso la relazione fra donne che si può innescare un processo virtuoso di reciproco riconoscimento e sostegno. L’intervento consiste in un percorso di colloqui a cadenza periodica e di durata variabile, finalizzato al raggiungimento di obiettivi stabiliti con la donna, secondo tappe concordate. La metodologia prevede che ogni azione (denuncia, separazione, attivazione dei servizi, ecc.) venga intrapresa solo con il consenso della donna e che si lavori sempre per il suo vantaggio. 38 39 IL CENTRO ANTIVIOLENZA THAMAIA Il centro al momento non gode di finanziamenti stabili, e si sostiene tramite Nel rapporto con i servizi e gli enti del territorio il Centro Antiviolenza rappresenta il punto di vista della donna, al fine di condividere con lei le azioni di messa in protezione attivate. I Centri Antiviolenza non utilizzano nelle situazioni di violenza domestica lo strumento della mediazione familiare, in linea con una vasta letteratura che lo considera dannoso, oltre che inutile. Le operatrici devono avere una formazione specifica sulla violenza, aggiornamenti continuativi e una supervisione periodica atta a proteggerle dal rischio di burnout e di traumatizzazione secondaria. progetti a scadenza, per cui gli orari di apertura al pubblico possono subire della variazioni sulla base del finanziamento in atto. SERVIZI FORNITI ATTIVITà CENTRO ASCOLTO TELEFONICO Prima analisi della richiesta di aiuto ed eventuale gestione dell’emergenza; informazione sui servizi del territorio e invio curato; appuntamento con l’operatrice di accoglienza; è fondamentale che sia direttamente la donna a chiamare. COLLOQUI D’ACCOGLIENZA L’Operatrice d’accoglienza diventa un riferimento per la donna al fine di effettuare con lei: - Un’Analisi della domanda ed un primo riconoscimento delle sue risorse personali; - La Valutazione del rischio e della pericolosità della situazione; - L’Elaborazione di un progetto per la messa in sicurezza sua e dei minori; - La Strutturazione del progetto di vita e degli obiettivi da perseguire a medio e lungo termine; - L’Attivazione delle consulenze idonee al supporto del percorso progettuale (interne: legale e psicologica; esterne: servizi territoriali del pubblico e del privato sociale); - Il Supporto paralegale al percorso giudiziario attraverso l’accompagnamento alle udienze, stesura di relazioni, sempre condivise con la donna; - Il Raccordo con gli altri servizi territoriali coinvolti. CONSULENZA LEGALE Colloqui informativi in materia civile e penale. Alle consulenze legali non si accede direttamente ma solo dopo la presa in carico dell’operatrice d’accoglienza. Le legali operano in stretta collaborazione con le operatrici del centro. CONSULENZA PSICOLOGICA Il percorso di elaborazione dei vissuti traumatici legati alla relazione violenta è previsto solo successivamente alla messa in protezione della donna e dei minori. Esso può essere individuale o collettivo attraverso l’attivazione di gruppi con funzione analitica. Al servizio non si accede direttamente ma solo dopo la presa in carico dell’operatrice d’accoglienza. EDUCATIVA CON I MINORI Solo dopo la messa in protezione delle madri e dei minori è possibile delineare un percorso di riparazione e recupero della capacità genitoriale e dell’elaborazione del trauma nella relazione madre – figli. Al servizio non si accede direttamente ma solo dopo la presa in carico dell’operatrice d’accoglienza. Gli Standard a cui deve attenersi un Centro Antiviolenza sono regolamentati dalla Legge 3/12 della Regione Sicilia. 40 41 SERVIZI DELLA RETE ANTIVIOLENZA DEL DISTRETTO 16 Numeri utili in orari diurni Numeri utili in orari notturni AREA DI COMPETENZA PARTNER DELLA ATTIVITà RETE POLIZIA pronto intervento in caso di emergenza FORZE DELL’ORDINE CARABINIERI OSPITALITà pronto intervento in caso di emergenza sociale Privato Sociale n. di pubblica utilità multilingue per orientamento ai servizi e al centro antiviolenza di Catania DIPARTIMENTO PARI OPPORTUNITà (DPO) AREA DI COMPETENZA RECAPITI 24 ore su 24 112 095 921100 Via Bonaventura 111 24 ore su 24 CENTRO ANTIVIOLENZA fare riferimento alla mappatura Polizia di Stato Questura e Commissariati di P.S. per denunciare i reati e presentare istanze di ammonimento Carabinieri stazioni per denunciare reati connessi a v.fisica, sessuale, maltrattamenti, stalking, ecc RECAPITI ORARI 095 7223990 via Macherione 14 lun-mer-ven 9.00/13.00 giov. 15.00/19.00 Gli Orari possono subire delle variazioni. 095 7367111 vedi mappatura servizi della rete 24 ore su 24 ENTI LOCALI COMUNE 42 Associazione Thamaia Onlus accoglienza e presa in carico nel percorso di uscita dalla violenza delle donne, valutazione del rischio FORZE DELL’ORDINE delle strutture ATTIVITà LA RETE ORARI 113 1522 PARTNER DEL- servizio sociale professionale Assistenti Sociali presenti in ogni circoscrizione per info, sostegno e ospitalità 43 vedi mappatura servizi della rete 24 ore su 24 24 ore su 24 Gli orari e i giorni di apertura possono subire variazioni all’interno dello stesso Distretto. (Vedi mappatura) ALLEGATO 1 Conseguenze psichiche • Agitazione, ipervigilanza; • Sguardo fisso, apatia, mutismo; • Negare l’origine interpersonale delle lesioni:racconto contraddittorio dell’evento lesivo, minimizzazione dell’evento, riferimento a proprie colpe; • senso di vergogna e di colpa; • comportamento autolesionista – abuso di alcool, droga, autolesionismo, perdita di ogni meccanismo di auto-protezione; • tentati suicidi, intenzioni suicidarie, irrequietezza, atteggiamento molto pauroso; • eccesso di adattabilità; • disturbi del sonno; • disforia, umore negativo e altalenante. Cambi di umore repentini che rendono difficile relazionarsi e entrare in empatia; • reazioni fortemente difensive rispetto a domande mirate; • mancanza di documenti (identitari o altro) e loro possesso da parte del partner; • reazione di allarme alla presenza del partner; sguardo rivolto a lui per avere approvazione o, se il partner è nelle vicinanze, tono basso per non farsi udire; • riduzione nella capacità lavorativa: aumento delle assenze per malattia, riduzione dell’iniziativa, perdita della concentrazione, peggioramento della cura personale. • ricorso frequente a trattamenti sanitari presso diverse istituzioni; 44 • lasso di tempo irragionevolmente lungo tra il momento della lesione e la richiesta del trattamento; Conseguenze psicosomatiche • mal di testa cronico; • palpitazioni, vertigini, parestesie; • disturbi alla respirazione; • disturbi dermatologici; • disturbi addominali e gastro-intestinali; • affaticamento, diminuizione della concentrazione. Conseguenze fisiche • Contusioni, abrasioni, lacerazioni minori accompagnati da lividi, tagli, ustioni, occhi neri, lesioni dentali, ecc. • Fratture o distorsioni; • lesioni alla testa, collo, torace • lesioni non visibili come timpani perforati, emorragie interne, dolori in ogni sede del corpo: testa bacino, petto e stomaco; • infortuni frequenti in casa; • ripetute lesioni, vecchie ferite o cicatrici. 45 ALLEGATO A Valutazione del rischio La copresenza di tre o più fattori tra quelli sotto evidenziati è indice di un alto rischio per la vita della donna. Questa valutazione è importante perché può aumentare la consapevolezza della donna sulla pericolosità della sua situazione. Se la donna non avverte di correre un grave pericolo per la sua incolumità ma l’operatore è di avviso contrario, parlarne francamente e illustrare tutti i possibili rischi incombenti. 1. Da che cosa è spaventata e da chi? (in una famiglia allargata, in caso di violenza familiare o di violenza basata sull’onore, potrebbe esserci più di un autore) 2. Per chi ha paura, e cioè per sé stessa, per i/le figli/e, per fratelli e sorelle, per il partner o per i genitori? 3. È violento direttamente anche con i figli? 4. Che cosa pensa che l’autore possa farle e fino a cosa può arrivare? 5. Ha riportato ferite nell’episodio attuale? 6. Di che cosa ha paura (di altre ferite o di altre violenze)… verso di lei o verso i suoi figli? 7. Si sente isolata dalla famiglia e dagli amici, cioè, lui cerca di impedirle di vedere gli amici, la famiglia, il medico o altre persone? 8. Si sente depressa o ha pensato al suicidio? 9. Si è separata o ha cercato di separarsi da lui nell’ultimo periodo? 46 10. Ci sono problemi sugli accordi per vedere i figli? 11. È molto geloso?E la tempesta di messaggi, telefonate? 12. Ha subito stalking o persecuzioni? 13. È in stato interessante o ha avuto recentemente un bambino? 14. È mai stata picchiata durante la gravidanza? 15. La violenza si sta verificando sempre più frequentemente? 16. La violenza sta peggiorando? 17. Lui sta cercando di controllare tutto quello che fa? (ad esempio le dice che non deve uscire, a chi non telefonare, quanti soldi può prendere, quando può prendere l’auto?) 18. Lui ha mai usato armi od oggetti per farle male o minacciarla? 19. Ha mai minacciato di uccidere lei o altre persone? E se sì, lei ci ha creduto? 20. Ha mai provato a soffocarla, strangolarla o annegarla? 21. Lui fa o dice cose di natura sessuale che la fanno sentire male o che la feriscono fisicamente o che feriscono qualcun altro? 22. L’ha mai costretta ad avere rapporti sessuali? 23. C’è qualcun altro che l’ha minacciata o di cui ha paura? 24. Sa se lui ha mai fatto del male ad altri o è violento fuori casa? 25. Lui ha mai maltrattato un animale o gli animali domestici? 26. Ci sono problemi economici? 27. Lui ha mai avuto problemi di droga, alcool o di salute mentale? 47 ALLEGATO A 28. Lui ha mai minacciato o tentato il suicidio? 29. Lui ha sempre rispettato i provvedimenti restrittivi o le ingiunzioni del Giudice o gli accordi fissati per vedere lei o i figli? 30. Lui ha mai avuto problemi con le Forze di Polizia o ha precedenti penali? Verificare se ci sono altre informazioni rilevanti che possano aumentare il livello di rischio. Prendere in considerazione, ad esempio la situazione della vittima in relazione ad un eventuale disabilità, abuso di sostanze, problemi di salute mentale, barriere linguistiche o culturali, sistemi culturali basati sull’onore, minimizzazione. 48 49 ALLEGATO B Check List • Lancia minacce o ha procurato lesioni al nuovo partner della vittima; • Hai confidato a qualcuno uno o taluni degli episodi citati. STALKING: • è entrato nell’abitazione della vittima contro la sua volontà; • Ha violato un ordine restrittivo; • Ha tentato di violare l’auto della vittima; • Ha minacciato la vittima di provocare danni alle persone; • Minaccia ripetutamente la vittima e con che mezzo (es. telefono); • Ha danneggiato l’auto della vittima; • Ha mai fatto del male fisicamente alla vittima o ha tentato di farlo; • Si è fatto del male o ha minacciato di farlo; • Legge la posta o documenti privati della vittima; • Ha danneggiato la proprietà del nuovo partner della vittima; • Ha chiamato ripetutamente la vittima a casa, sul lavoro, sul cellulare etc…; • Ha seguito, pedinato a piedi o in auto la vittima; • Ha inviato doni o lettere indesiderati; • Ha cercato di creare difficoltà al lavoro o di far licenziare la vittima; • È venuto al posto di lavoro o a scuola contro la volontà la vittima; • Ha utilizzato foto della vittima in modo non appropriato, ha violato la privacy della vittima, pubblicizzando fatti personali (anche via internet); 50 E inoltre un breve elenco di comportamenti in cui lo stalker utilizza i figli minori per creare uno stato di ansia e apprensione: • Pretende di vederli a qualsiasi ora, in qualsiasi giorno; • Non li riporta a casa quando deve, non risponde al telefono quando sta con i figli, ti crea una situazione di ansia; • Viene sotto casa a minacciarti, fa intervenire di frequente la forza pubblica, se i figli stanno malati, o per qualsiasi motivo non vogliono uscire con il padre; • Utilizza gli incontri con i figli per aggredirti e minacciarti; • Parla male costantemente di te, davanti ai figli, rivolge ingiurie al tuo indirizzo, provoca in loro continui turbamenti; • Interroga ripetutamente i figli per sapere cosa fai, con chi ti vedi ecc. 51 ALLEGATO B MALTRATTAMENTI IN FAMIGLIA: • Se la violenza fisica è aumentata in frequenza o gravità rispetto all’anno passato; • Se è mai stata minacciata con un’arma; • Se ha figli minori; • Se i figli hanno assistito ad episodi di violenza; • Se pensa che i minori della famiglia corrano rischi; • Se ha mai cercato di soffocarla, strangolarla o annegarla; • Se c’è una pistola o altre armi in casa; • Se lui minaccia di ucciderla o lei crede che lui sia capace di ucciderla; • Se è mai stata picchiata da lui mentre era incinta?; • Se la vittima è sotto controllo del partner per la maggior parte o per tutte le attività quotidiane. Per esempio: le dice che non deve chiamare o uscire con amici, quanti soldi può prendere per fare la spesa, o quando può prendere l’auto; • Se lui l’ha mai costretta a fare sesso quando non voleva farlo; • Se ha manifestato comportamenti violenti al di fuori delle mura domestiche; • Lui ha problemi di droga, alcool o di salute mentale che gli abbiano impedito di condurre una vita normale; • Se la vittima è in stato interessante o ha avuto recentemente un bambino; • Se lui è esageratamente geloso di lei (Per esempio, dice: “Se io non ti posso avere, nessuno ti deve avere.”); 52 • Se la vittima ha mai minacciato o tentato di suicidarsi; • Se ha mai tenuto atteggiamenti aggressivi verso i figli; • Se si sente isolata dalla famiglia e dagli amici, cioè, lui cerca di impedirle di vedere gli amici, la famiglia, il medico o altre persone; • Se si è separata o ha cercato di separarsi da lui nell’ultimo anno; • Se ci sono problemi sugli accordi per vedere i figli; • Se lui ha sempre rispettato i provvedimenti restrittivi o le ingiunzioni del giudice e gli accordi fissati per vedere lei o i figli; • Se c’è qualcun altro che l’ha minacciata o di cui ha paura; • Se lui ha mai avuto problemi con la polizia o se ha procedimenti penali; • Se ha mai confidato a qualcuno uno o taluni degli episodi citati; • Allontanamento del complesso delle proprie relazioni amicali e familiari; • Controllo delle uscite e limitazione della libertà di movimento extra-domestico; • Imporre l’esclusione dal lavoro o da attività collegate al lavoro; • Imporre la rinuncia ad attività sportive, culturali o di svago; • Isolamento dalle comunicazioni con i figli, con i familiari etc…; • Se ha confidato a qualcuno uno o taluni degli episodi citati. 53 ALLEGATO B VIOLENZE E MALTRATTAMENTI ECONOMICI: • Privazione del budget personale. • Controllo oppressivo delle spese familiari. • Obbligo a lasciare il lavoro. • Obbligo a firmare documenti che ledono i diritti economici della vittima (cessioni, ipoteche, vendite, deleghe ecc.). • Se ha confidato a qualcuno uno o taluni degli episodi citati • Se si fa consegnare lo stipendio che la donna percepisce come retribuzione di una sua attività lavorativa VIOLENZE E MALTRATTAMENTI PSICOLOGICI E VERBALI: • Minacce di vario tipo: sulla vita (ti uccido, o ti riduco male o mi uccido), sulla vita degli altri (uccido i tuoi familiari); di rovina (ti toglierò ogni cosa, mi licenzierò dal lavoro così non potrai mantenerti e mantenere i tuoi figli), di privazione della casa, di sottrazione dei figli ecc., sui beni (distruggere oggetti, devastare la casa ecc.). • Minacce miranti a suscitare paura e terrore (esempio: guidare spericolatamente, urlare, far assistere i bambini alle scene violente, minacciare di coinvolgere i minori). • Insulti gravi e ripetuti riguardo la condotta sociale e personale della donna (sei una puttana o ancora vai a fare la puttana) e alle persone a lei affettivamente vicine (familiari). • Epiteti ingiuriosi e specificatamente “sei scema, sei pazza” miranti al discredito. 54 • Svalorizzazioni e denigrazioni delle capacità personali in privato e/o in pubblico relativi a ogni ambito (estetico, relazionale, lavorativo, sessuale). • Svalorizzazione e denigrazione delle persone dell’entourage familiare e amicale. • Critiche continue a modi personali di essere o a modi personali di agire. • False accuse, rimproveri continui, menzogne. • Gridare o alzare la voce in pubblico o in casa, davanti a terzi (anche i figli) come arma di pressione. • Riferire ad altri, in pubblico, confidenze personali per metterla in imbarazzo. • Imposizioni che riguardano comportamenti quotidiani: fare o non fare cose, come farle e come non farle. • Controlli che riguardano comportamenti tutelati dalla privacy: ascoltare telefonate, controllare il cellulare, i diari personali, registrare, riprendere con telecamere, presenziare a visite mediche • Gelosie immotivate con comportamenti ossessivi, interrogatori notturni mirati a una confessione • Se ha confidato a qualcuno uno o taluni degli episodi citati. 55 ALLEGATO B VIOLENZA SESSUALE: • Descrizione delle modalità della violenza patita; • Se si è lavata; • Se ha reagito e se è riuscita a graffiare l’abusante oppure a lasciargli segni evidenti sul corpo (es. un morso); • Se i vestiti si siano strappati o si siano sporcati di liquidi biologici al fine di sequestrarli; • Se vi siano tracce biologiche utili sul luogo in cui è avvenuta la violenza ( es. sedile dell’auto; un asciugamano etc…); • Se ha confidato a qualcuno l’avvenuta violenza. 56 57 ANNOTAZIONE DI SERVIZIO E SCHEDA DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO • Nome e cognome della presunta vittima: _____________________________________________________________________________ • Luogo e data di nascita: _____________________________________________________________________________ • Recapito telefonico: _____________________________________________________________________________ • Recapito telefonico familiare/datore di lavoro: _____________________________________________________________________________ • Nome e cognome del presunto autore: _____________________________________________________________________________ • Luogo e data di nascita: _____________________________________________________________________________ • [ [ [ [ • Relazione tra vittima ed autore: ] Coniugi [ ] Ex-coniugi ] Conviventi [ ] Ex-conviventi ] Fidanzati [ ] Ex-fidanzati ] Altro ( specificare ___________________________________________________ ) Nome e cognome dei minori coabitanti: ____________________________________________________________________________ • Data e luogo di nascita dei minori coabitanti ____________________________________________________________________________ • Nome e cognome di altre persone coabitanti ____________________________________________________________________________ • Data e luogo di nascita delle persone coabitanti ____________________________________________________________________________ • Data e orario dell’intervento della volante ____________________________________________________________________________ • Denominazione della pattuglia ____________________________________________________________________________ • Indirizzo ove è stato effettuato l’intervento ____________________________________________________________________________ FORZE DELL’ORDINE ALLEGATO C 1. Luogo in cui è intervenuta la volante [ ] Abitazione [ ] Suolo pubblico (es. strada, giardini) [ ] Albergo/comunità [ ] Casa di parenti o amici [ ] Locale chiuso (attività commerciale, ristorazione…) Altro (specificare ___________________________ ) 2. Nel caso di intervento in abitazione, di quale tipo di immobile si stratta? [ ] Appartamento condominiale [ ] Villa/villetta [ ] Casa popolare [ ] Abitazione rurale [ ] Altro ____________________________________ 3. Piano in cui è sito l’immobile________ Numero di vani __________ 4. In caso di appartamenti condominiale, quanti appartamenti ci sono sullo stesso piano? ______ 5. Sono state acquisiste informazioni verbali dai vicini in sede di intervento? Sì No, perché assenti No, perché non hanno voluto fornire informazioni Note _______________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________ 6. Senza apportare alcuna modifica all’abitazione, rilevare in che condizione si trova al momento dell’intervento. Se possibile documentare con supporto fotografico. Specificare in quale stanza sono state riscontrate anomalie: [ ] Oggetti rotti ( dove ____________________________________________________________ ) [ ] Mobili, vetri rotti, porte rotte, maniglie rotte (dove ____________________________ ) [ ] Pareti imbrattate (di cibo, di sostanza liquida, di sostanza ematica, impronte di scarpe) [ ] Oggetti caduti chiaramente fuori posto 58 59 ANNOTAZIONE DI SERVIZIO E SCHEDA DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO FORZE DELL’ORDINE 7. Quante persone erano in casa al momento dell’intervento? Specificare di chi si 13. Il presunto autore ha riferito di voler ricevere cure mediche? trattava: [ ] No [ ] Sì ALLEGATO C [ ] Si è recato in pronto soccorso [ ] È intervenuto il 118 chiamato dalla stessa vittima o da altri _____________________________________________________________________________________ [ ] Riferisce che andrà poi dal suo medico 8. Al momento dell’intervento erano presenti figli minori: [ ] Sì (quanti_______ ) Indicare e specificare qui di seguito in quale parte del corpo sono state evidenziate, [ ] No da riscontro oggettivo o a dire della vittima, eventuali lesioni, ematomi, ecchimosi, 9. Se sì, come sono apparsi i minori? (segnare anche più di un’alternativa) ferite da arma da taglio o da corpo contundente (documentare se possibile anche [ ] Agitati [ ] Piangevano tramite supporto fotografico) [ ] Tranquilli [ ] Hanno chiesto aiuto [ ] Sono scappati [ ] Erano impauriti 14. Il presunto aggressore dichiara di far uso di alcol, stupefacenti, farmaci o [ ] Erano feriti [ ] Altro ( ___________________________________________ ) altre sostanze? [ ] Sì (Quali_________________________________________) [ ] No 10. Ci sono stati altri episodi di violenza fisica o sessuale in passato? [ ] Sì (c.ca quanti ed a quando risale l’ultimo fatto________________________________ Sono già intervenute le forze di Polizia? [ ] sì [ ] no ) 15. Vi è presenza di elementi oggettivi al riguardo? [ ] Sì (Quali__________________________________________) [ ] No [ ] No 16. La presunta vittima dichiara di far uso di alcol, stupefacente, farmaci o altre 11. La presunta vittima riferisce di voler ricevere cure mediche sostanze? [ ] No [ ] Sì (Quali_________________________________________) [ ] Sì [ ] No [ ] Si è recata in Pronto Soccorso [ ] È intervenuto il 118 chiamato dalla stessa vittima o da altri 17. Vi è presenza di elementi oggettivi al riguardo? [ ] Riferisce che andrà poi dal suo medico [ ] Sì (Quali_________________________________________) [ ] No 12. Il personale intervenuto ha ritenuto opportuno il ricorso a cure mediche per 18. Dall’intervento è emersa la presenza di armi da fuoco? la vittima richiedendo l’intervento del 118 nonostante il suo rifiuto in tal senso? [ ] Sì (regolarmente denunciata) [ ] Sì (non regolarmente denunciata) [ ] Sì [ ] Sì (di origine ignota) [ ] No [ ] No 19. Si nota la presenza di armi bianche o di altri oggetti a punta e da taglio che Indicare e specificare qui di seguito in quale parte del corpo sono state evidenziate, sono stati usati per minacciare? da riscontro oggettivo o a dire della vittima, eventuali lesioni, ematomi, ecchimosi, [ ] Sì [ ] No ferite da arma da taglio o da corpo contundente (documentare se possibile anche 20. Il presunto autore di reato ha precedenti penali e/o di polizia? tramite supporto fotografico) [ ] Sì ( per quale reato __________________________) 60 61 [ ] No ANNOTAZIONE DI SERVIZIO E SCHEDA DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO FORZE DELL’ORDINE ALLEGATO C 21. La presunta vittima ha precedenti penali o di polizia? [ ] Sì ( per quale reato __________________________) [ ] No 22. Sono stati osservati atteggiamenti intimidatori, di controllo, possessivi nei confronti della vittima? [ ] Sì ( specifica cosa è stato detto o fatto ____________________________________________ _____________________________________________________________________________________ [ ] No 23. Si può ipotizzare, in base alla situazione apparente o alle conseguenze pregresse, che il presunto autore del reato potrebbe avere dei disturbi mentali? [ ] Sì [ ] No 24. Si può ipotizzare, in base alla situazione apparente o alle conoscenze pregresse, che la presunta vittima potrebbe avere disturbi mentali? [ ] Sì [ ] No 25. La vittima pensa di essere in grado di far fronte/ gestire quello che le è accaduto? [ ] Per niente [ ] Poco [ ] Abbastanza [ ] Sicuramente sì [ ] Non lo so 26. La vittima quanto teme di subire nuovamente violenza da parte del presunto autore? [ ] Basso [ ] Medio [ ] Elevato 27. Sulla base di quanto rilevato, indicare con quale livello di priorità, a vostro giudizio, il caso necessita di essere monitorato [ ] Basso [ ] Medio [ ] Elevato In basa all’intervento effettuato, ci sono altri elementi di rilievo che sono stati riscontrati? Se sì, quali? ______________________________________________________________________________________ ______________________________________________________________________________________ ______________________________________________________________________________________ 62 63 Riferimenti Normativi • INDIVIDUARE LA VIOLENZA DOMESTICA - manuale per gli operatori- Regione L.R. 03.01.2012 n. 3 “Norme per il contrasto e la prevenzione della violenza di del Veneto- assessorato ai diritti umani e alle Pari Opportunità genere”; - Codice Penale e di Procedura penale; Codice Civile e di Procedura Civile; • VIOLENZA MASCHILE CONTRO LE DONNE - linee guida per l’intervento e la - Legge 15.02.1996 n. 66 “Norme contro la violenza sessuale”; costruzione di rete tra i Servizi Sociali dei comuni e i Centri Antiviolenza. D.i.Re. - Legge 05.04.2001 n. 154 “Misure contro la violenza nelle relazioni familiari”; (Donne in ReTe contro la violenza alle donne) e ANCI(Associazione Nazionale - Legge n. 38/2009 “Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto Comuni Italiani). alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori”; - Legge 15.10.2013 n. 119 “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il • LA VIOLENZA E I MALTRATTAMENTI CONTRO LE DONNE DENTRO E FUORI LA contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commis- FAMIGLIA - Indagine Istat 2006, – in www.istat.it sariamento delle province”. • Baldry A.C., Roia F., Strategie efficaci di contrasto ai maltrattamenti e allo stalking. Bibliografia Aspetti giuridici e criminologici. FrancoAngeli, 2011. • CONVENZIONE DI ISTANBUL - Consiglio d’Europa per prevenire e combattere la • Baldry A.C., Dai maltrattamenti all’omicidio. La valutazione del rischio di recidiva. violenza contro le donne e la violenza domestica. 11 maggio 2011. FrancoAngeli, 2011. • Bianchi L., Creazzo G., Uomini che Maltrattano le Donne: Che Fare? Sviluppare • LEX OPERATORS - LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE NELLE RELAZIONI D’INTI- strategie di intervento con uomini che usano violenza nelle relazioni di intimità, 2009, MITÀ - vademecum per gli operatori della legge pubblici della provincia di Bologna. Carocci. • LA VIOLENZA VERSO LE DONNE E LE PROFESSIONI DI AIUTO – STRUMEN- schile contro le donne, Modelli culturali di intervento. 2013. TI. Programma Operativo Regionale Sicilia, Misura 6.08 sottomisura A. Progetto • Luberti R., Pedrocco Biancardi M.T., La Violenza Assistita Intrafamiliare. Percorsi di n.1999/IT.16.1.PO.011/6.08/7.2.4/015- “Fare Reti” le Onde Onlus- Palermo aiuto per bambini che vivono in famiglie violente. FrancoAngeli, 3° rist. 2013. • Bozzoli A., Merelli M., Ruggerini M. G., Il lato oscuro degli uomini, la violenza ma- • Melato M., Romito P., La violenza sulle donne e sui minori. Una guida per chi lavora • “MANUALI PER OPERATORI SANITARI SU VIOLENZA DI GENERE” - Progetto sul campo. Carrocci, 2013. realizzato dall’Associazione Le Onde Onlus con il contributo del Dipartimento per • Palidda R., Dentro e fuori la famiglia. Violenza sulle donne e servizi in un contesto le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri: Una rete in form… meridionale urbano: il caso Catania. FrancoAngeli, 2002. azione – percorso formativo per migliorare l’assistenza sanitaria alle vittime di violenza • Reale E., Maltrattamento e violenza sulle donne. Vol.I - La risposta dei servizi sanitari. di genere e stalking - CUP I73C12000000008. FrancoAngeli, 2011. • MALTRATTATE IN FAMIGLIA- SUGGERIMENTI NELL’APPROCCIO ALLE DONNE CHE SI RIVOLGONO ALLE FORZE DELL’ORDINE – Casa delle donne per non subire violenza di Bologna. • COME INDIVIDUARE, COSA SAPERE CONTRO LA VIOLENZA ALLA DONNA - vademecum per gli operatori- Rete di coordinamento provinciale per la promozione di azioni integrate contro la donna - Como 64 65 Centro Antiviolenza Thamaia - Catania www.thamaia.org centroantiviolenza@thamaia.org Telefono e fax: 095 7223990 Via Macherione, 14 Catania
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