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Maserati, sciopero ritarda la produzione di 11 auto. Vendetta di Marchionne: straordinari tagliati in tutta la Fiat e 500 operai lasciati in cassa. Un sincero democratico y(7HC0D7*KSTKKQ(
Venerdì 20 giugno 2014 – Anno 6 – n° 168
e 1,30 – Arretrati: e 2,00
Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma
tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230
Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)
Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009
RENZI&MADIA
IL DECRETO FANTASMA
ITALICUM
Una lettera
di Renzi a Grillo:
“Incontriamoci,
poi vediamo”
+&!z!.!$!z
Si infittisce il mistero sull’epocale riforma della Pubblica
amministrazione. Al Quirinale sostengono di aver ricevuto solo
delle bozze molto confuse mentre gli uffici del Colle chiedono
lo spacchettamento in due provvedimenti distinti e falcidiano
un centinaio di articoli
Insomma, un gran casino
Una settimana dopo
il Consiglio dei ministri
e l’annuncio del premier,
ancora si naviga a vista
Feltri e Tecce » pag. 4
Marra » pag. 5
QUELLA LEGGE NON S’HA DA FARE
Falso in bilancio:
promesse e rinvii
per non disturbare
il Caimano & C.
d’Esposito » pag. 3
L’INTERVISTA
“Vi racconto
tutte le tangenti
che ho incassato
per Galan”
» PROCESSO LAVITOLA » “Voi magistrati siete fuori controllo”
Il costituente B.
sbrocca in tribunale
In aula per gli affari tra l’ex
direttore dell’Avanti, Panama
e Finmeccanica, Berlusconi
sbotta: “Non capisco
la necessità di chiedermi
queste cose”. La risposta:
“Non c’è bisogno che lo
capisca” Lui: “Irresponsabili”
SEL A PEZZI
Ultima scissione
a sinistra: Migliore
e i suoi 12 apostoli
se ne vanno
Cannavò » pag. 6
Iurillo » pag. 3
PJaosdphasd Ansa
NEL SEGNO DI SUAREZ
ROMBO SILENZIATO
» IL FRATELLO
“Yara mi parlò
di un uomo
con la barbetta”
Milosa » pag. 8
Giancarlo Galan e Claudia Minutillo Ansa
Parla Claudia Minutillo, la “Dogessa” del
Mose: “Tutti sono in vendita, la differenza
la fa il prezzo. Baita? Era certo di farla
franca, aveva una rete di controspionaggio
da 6 milioni di euro”
Amurri » pag. 7
L’Uruguay affonda
l’Inghilterra,
stasera c’è
Italia-Costa Rica
Tradimento!
Hanno inventato
la Harley Davidson
elettrica
Chierici e Rodano » pag. 14 - 15
Stefano Disegni » pag. 10
LA CATTIVERIA
Papa Francesco: “Pregate per
il mio lavoro insalubre”. Deve
aver saputo di Papa Luciani
» www.spinoza.it
C’è chi può e chi non può
di Marco Travaglio
gni tanto è bene attivare il Tom-Tom per
O
scoprire dove siamo e dove stiamo andando.
Pronti, partenza, via.
Il 14 novembre ’91 il presidente Cossiga proibì al
vicepresidente del Csm Galloni di mettere all’ordine
del giorno del plenum alcune pratiche a lui sgradite e
mandò i carabinieri a Palazzo dei Marescialli a far
sgombrare l’aula in caso di disobbedienza ai suoi ordini: Violante avviò le pratiche per l’impeachment,
accusandolo di alto tradimento e attentato alla Costituzione, Napolitano ne chiese le dimissioni e
l’Anm scese in sciopero contro la grave violazione
costituzionale. L’altroieri il presidente Napolitano ha
proibito per lettera al vicepresidente del Csm Vietti
di mettere all’ordine del giorno del plenum l’istanza
di azione disciplinare per il procuratore di Milano
Bruti Liberati, votata all’unanimità dalla II e dalla VII
commissione; Vietti l’ha comunicato ai consiglieri
senza leggere la lettera (nel frattempo autodistruttasi) e quelli hanno prontamente obbedito, ritirando
le precedenti deliberazioni, sbianchettando ogni critica a Bruti e archiviando festosamente la pratica.
Nessun partito ha battuto ciglio, nessun grande giornale ha trovato da ridire, l’Anm non ha scioperato,
Violante non ha chiesto impeachment e Napolitano
non ha invocato dimissioni, anche perché sarebbero
state le sue.
Grillo e il M5S sono trattati come appestati da sempre, ma ancor più da quando hanno annunciato l’accordo tecnico, al Parlamento europeo, col gruppo
dei nazionalisti xenofobi inglesi dell’Ukip e con altri
esponenti di destra svedesi, francesi e lituani. Intanto
il segretario e premier del Pd Matteo Renzi annuncia
tra carnevali di Rio e gridolini di giubilo l’accordo
politico-istituzionale, al Parlamento italiano, per la
riforma del Senato (e dunque della Costituzione)
con Forza Italia, guidata da un frodatore fiscale detenuto e ideata da un pregiudicato per mafia recluso
nello stesso carcere di Riina; e con la Lega Nord, alleata in Europa con i fascisti razzisti del Front National di Marine Le Pen. Ma chi – giustamente –
eccepisce sui compagni di strada di Grillo, si guarda
bene dal farlo su quelli – ben peggiori – di Renzi. Il
quale, come un noto detersivo, lava più bianco.
L’anno scorso Adam Kabobo uccise a picconate
tre passanti a Milano: il segretario della Lega Nord
Matteo Salvini gli augurò di “marcire in prigione”. Martedì Davide Frigatti ha ucciso un passante a coltellate e ne ha feriti altri due a Cinisello
Balsamo: Salvini ha educatamente chiesto se non
sia “il caso di riaprire delle strutture dove accogliere e curare i malati di mente”. Il fatto che Kabobo sia ghanese e Frigatti padano è puramente
casuale.
Un mese fa il leader Ndc Angelino Alfano ha candidato alle Europee il governatore dimissionario della Calabria, Giuseppe Scopelliti, condannato in primo grado per abuso d’ufficio, con la decisiva motivazione che “è un presunto innocente”e“noi siamo
garantisti”. Lunedì il ministro garantista Alfano ha
annunciato via twitter la cattura dell’“assassino di
Yara Gambirasio”, mai condannato in primo grado
né imputato, ma solo indagato. Però, non trattandosi
di un politico e non militando (che si sappia, almeno)
nell’Ncd, è già colpevole prim’ancora del processo.
Il 28 marzo 2013 l’Unità, organo del Pd, titolò a
tutta prima pagina: “Patto Grillo-Berlusconi: fermare il cambiamento”. La notizia era palesemente falsa, ma non fu mai rettificata dall’house organ
allora bersaniano e ora renziano. Neppure quando, il 20 aprile 2013, fu siglato il “patto Pd-Berlusconi” per “fermare il cambiamento” con la rielezione dell’ottantottenne Napolitano; né quando, il 24 aprile 2013, fu firmato il “patto Pd-Berlusconi” per “fermare il cambiamento” col governo Letta di larghe intese; né quando, il 19 gennaio
2014, al Nazareno, fu sottoscritto il “patto
Pd-Berlusconi” per “fermare il cambiamento”
con l’Italicum (liste bloccate tipo Porcellum) e il
Senato delle Autonomie (non più eletto dai cittadini, ma nominato dalla Casta); né due giorni fa,
quando una telefonata fra Renzi e il Caimano ha
confermato il “patto Pd-Berlusconi” per “fermare
il cambiamento”. Coraggio, compagni dell’Unità,
siete ancora in tempo.
2
GIUSTIZIA
VENERDÌ 20 GIUGNO 2014
O
rlando: “Centrale
unificata per
le intercettazioni”
IL GUARDASIGILLI Andrea Orlando
evoca per la prima volta il tema intercettazioni, così a lungo al centro delle polemiche nel dibattito sulla giustizia in Italia. L'occasione è un’audizione di fronte
alla commissione Giustizia della Camera
e a fare da apripista è l’orientamento, manifestato dal ministro, di voler procedere
a una gara unica nazionale per assegnare
il servizio: questo non significa lotto unico, ma vuol dire avere una sola stazione
appaltante che potrà frazionare la gara
tra più soggetti. E si traduce in risparmi.
Ma accanto alle procedure, ci sono i contenuti delle intercettazioni e la loro diffusione. Il garante della privacy Antonello
il Fatto Quotidiano
Soro ha già chiesto maggiore tutela della
riservatezza e “un supplemento di responsabilità”. Intanto l’associazione che
raccoglie le società che operano nell’ambito delle intercettazioni, l’Iliia, lamenta:
“Ci era stato assicurato che prima di
prendere qualsiasi decisione il governo si
sarebbe aperto al confronto”.
DUE RICICLATI TRA I QUATTRO CANTONI
LA DENUNCIA DI GIARRUSSO (M5S): “NICOTRA CANDIDATA DEL PDL, CORRADINO LAVORAVA CON CLINI E SCAJOLA”
fatto
a mano
di Gianni Barbacetto
D
ue dei membri della neonata Autorità anti-corruzione
affidata a Raffaele
Cantone non avrebbero i necessari requisiti d’indipendenza dalla politica. Lo sostiene il
senatore del Movimento 5 stelle Michele Giarrusso, riferendosi a Michele Corradino e ad
Angela Nicotra. “Il presidente
dell’Autorità anti-corruzione
Raffaele Cantone è il paravento
dei soliti giochi della politica”,
attacca duro Giarrusso, commentando il via libera della
commissione Affari costituzionali del Senato ai quattro componenti dell’Authority. E poi
spiega perché: “Michele Corradino è stato capo di gabinetto
dei ministri Corrado Clini e
Claudio Scajola, si tratta dunque di un soggetto collegato a
politici e ciò dimostra che c’è
stata una spartizione tra la
maggioranza e la finta opposizione di Forza Italia”. Non solo.
“La professoressa Angela Nicotra risulta candidata del Pdl alle
elezioni politiche del 2013, facendo così venir meno il criterio di indipendenza” dai partiti, richiesto per chi deve operare nell’Autorità anticorruzione.
Cantone difende la sua squadra. “Sono state fatte dal governo nomine di alto livello, con
persone di grande qualificazione, professionalità ed esperien-
Raffaele Cantone Ansa
za”. Il punto
di partenza
era una lista di
230 auto-candidature arrivate al ministero.
Tra
queste,
ce
n’erano molte di burocrati che
hanno attraversato tutte le stagioni, consiglieri di Stato, capi
di gabinetto, dirigenti ministeriali, ex procuratori generali,
magistrati della Corte dei conti.
Ma Cantone aveva approntato,
LA RISPOSTA DEL MAGISTRATO
Il commissario anti-corruzione replica:
“Nomine di alto livello. Nella prima lista di 230
auto candidature c’erano vecchi burocrati”
a partire da quel lungo elenco
ed esclusivamente sulla base di
competenze e professionalità,
anche un short-list di una ventina di nomi: di persone tutte a
suo giudizio con le caratteristiche giuste per entrare a far par-
te di una Autorità indipendente, operativa e combattiva. Dalla short-list il governo ha scelto
i quattro commissari che con
Cantone si devono ora mettere
subito all’opera: e il lavoro non
manca. “Sono una bella squa-
dra”, conferma Cantone. Hanno professionalità che si completano e rafforzano a vicenda e
le competenze necessarie a formare il gruppo che Cantone ha
voluto. Francesco Merloni, 67
anni, è un docente di diritto
amministrativo, ha collaborato
con l’Ocse, l’Organizzazione
per la cooperazione e lo sviluppo economico, ed è l’autore
della legge contro la corruzione
che almeno tentò di far uscire il
Paese da Tangentopoli (poi fu
resa inoffensiva dalle ulteriori
LA DENUNCIA
La politica lenta che aiuta gli evasori
di Stefano Feltri
somme che si autodenunciano al fisco più una certa
protezione legale sui reati connessi (almeno quelli
econdo voi perché ci stanno mettendo così tanto fiscali, non quelli che hanno permesso di accumulare
tempo ad approvare le norme sul rientro dei ca- la somma, tipo traffico di droga o frodi finanziarie).
pitali? Perché così chi vuole mettersi al riparo ha Nel libro di Nunzia Penelope si racconta di cosa sta
modo di riuscirci, per un italiano che vuole con- succedendo in Svizzera mentre noi perdiamo tempo,
tinuare a sottrarsi al fisco basta prendere la citta- come dimostrano i brani riportati dell’audizione in
dinanza svizzera o meglio ancora di Panama”, rac- Parlamento della Unione Fiduciaria, una società coconta al Fatto Quotidiano un banchiere svizzero che da stituita da otto banche popolari che offre servizi di
Lugano osserva il dibattito parlamentare che si tra- “protezione di patrimoni”, quelli di cui ha bisogno
scina da oltre un anno sul rimpatrio dei capitali dai che vuole mantenere una certa discrezione sull’esiparadisi fiscali. Prima la norma sulla voluntary disclo- stenza e la provenienza di somme consistenti. I rapsure, cioè sull’autodenuncia di chi rivela al fisco i presentanti della Unione Fiduciaria, il direttore gesoldi custoditi all’estero prima che scattino i nuovi nerale Filippo Cappio e l’avvocato Fabrizio Vedana,
accordi che spingeranno le banche a dare tutte le spiegano ai parlamentari che per come era concepita
informazioni, era in un decreto legge del governo nella prima versione la voluntary disclosure avrebbe
Letta. Poi è stata stralciata, ufficialmente perché il creato parecchi problemi agli evasori in Svizzera che
decreto rischiava di decadere senza approvazione. E avessero fatto emergere le loro somme, perché riallora si ricomincia come disegno di legge alla Ca- schiavano di trovarsi subito imputati per riciclaggio,
mera, in commissione Finanze, qualche emenda- “il tema non è semplice, è una bomba che gira e che
mento lo migliora, qualche altro (del Pd e avallato dal rischia di scoppiare in mano all’ultimo che la magoverno) cerca di trasformare una misura concepita neggia”. E spiegano anche che “se al contribuente si
per sanzionare gli evasori in un
chiede troppo c’è il
condono. I tempi restano incerti,
rischio di non ottechi ha i soldi su un conto svizzero
nere niente: invece
SENZA FRETTA
o li ha affidati a un trust ha tutto il
di aderire alla sanatempo per prendere le sue controtoria, se ne andrà a
Parlamento e governo
misure.
stare all’estero anche
lui, trasferendo la reperdono tempo rinviando
UN LIBRO APPENA uscito della
sidenza oltre ai soldi.
le norme sul rientro dei
giornalista Nunzia Penelope, Caccia al tesoro (Ponte alle Grazie), ci
capitali, mentre banche
CACCIA AL TESORO
rivela i retroscena della “legge
di Nunzia Penelope
morta due volte”, cioè quella sulla
e titolari di somme
Ponte alle Grazie
voluntary disclosure che prevede
all’estero si organizzano
210 pagg., 13 euro
un’aliquota del 27 per cento sulle
S
Ci risulta che lo stiano facendo già in tanti”. Se poi il
modulo da compilare, com’era previsto, ha 40 pagine
e basta un errore per essere accusati di falso, allora gli
incentivi a partecipare all’operazione trasparenza si
riducono ancora. Insomma: una norma troppo tenera è un regalo agli evasori, una troppo dura rischia
di spaventarli e di farli rimanere nell’anonimato. Ma
la cosa peggiore è una norma troppo dura adottata
con enorme lentezza che permette ai titolari di depositi di origine illecita di organizzarsi per essere sicuri di farla franca quando scatteranno le nuove regole. E anche le banche, costrette controvoglia a cooperare, hanno modo di individuare quelle scappatoie
che permettono di rispettare formalmente la trasparenza senza perdere i capitali degli evasori, magari
trasferendoli in una filiale di Singapore o nascondendoli in un trust blindato.
“NON SI SA ESATTAMENTE quale parte di 42 minuti
circa di audizione dell’Unione Fiduciaria abbia colpito maggiormente i parlamentari; sta di fatto che il
29 marzo 2014 il decreto sulla voluntary disclosure viene lasciato morire. Una forma pietosa di eutanasia,
tanto era già chiaro che il Parlamento non lo avrebbe
mai approvato”, commenta Nunzia Penelope nel suo
libro. E a proposito delle alternative ora sottoposte
alla Camera, dopo l’abbandono del decreto originario, la Penelope nota anche che “uno dei disegni di
legge, tra l’altro, recepisce perfettamente tutte le richieste di ‘sconto’ avanzate dei fiduciari, e un secondo
propone addirittura di allargare il beneficio ai capitali
evasi ma rimasti in patria, lasciando cinque anni di
tempo per decidere se aderire o meno”. Insomma,
siamo passati da una norma forse troppo dura al progetto di un condono. È la lotta all’evasione secondo i
politici italiani.
riforme e controriforme che si
susseguirono, comprese le leggi ad personam di Silvio Berlusconi, ma non solo quelle). Nicoletta Parisi, 64 anni, giurista,
è esperta di diritto internazionale e ha fatto parte del board di
Transparency International.
Ha le competenze necessarie a
fare da interfaccia con gli organismi internazionali con cui
l’Autorità anti-corruzione deve confrontarsi e dialogare.
Corradino, 45 anni, magistrato, porta al gruppo l’esperienza
di chi è stato nel Consiglio di
Stato. È autore di numerose
monografie sulla disciplina degli appalti, sulla responsabilità
della pubblica amministrazione e sul processo amministrativo. È vero, spiega Cantone,
che ha fatto parte di gabinetti
ministeriali, ma tanto in governi di centrodestra quanto in governi di centrosinistra. Uomo
delle istituzioni, non dei partiti.
Angela Nicotra, infine, 50 anni,
offre alla squadra la sua competenza di costituzionalista. È
stata scelta, come tutti gli altri,
per i suoi titoli e la sua professionalità, garantisce Cantone,
non perché indicata o spinta da
una parte politica. Certo non
l’aiuta il suo stesso curriculum,
che la indica tra i membri della
fondazione Magna Carta di
Gaetano Quagliariello. “Non ci
sono lottizzati nell’Autorità”,
ribatte comunque Cantone.
I quattro, indicati dal governo
sulla base della short-list redatta da Cantone, dovranno ora
essere confermati dal Parlamento. Poi, arriverà la prova
dei fatti: dopo molte promesse
e tanta attesa, investiti quasi di
una speranza salvifica, i cinque
della Autorità anti-corruzione
dovranno dimostrare nel lavoro quotidiano che la loro non è
una “mission impossible”. Che
è possibile, nel Paese del Mose e
dell’Expo, vigilare sulla regolarità delle gare e degli appalti.
Dovranno far dimenticare, se
ci riusciranno, anche qualche
peccato originale.
GIUSTIZIA
il Fatto Quotidiano
Ifal Greco:
“L’Italia
passi avanti
sull’anticorruzione”
L’ITALIA SULL’ANTICORRUZIONE si
sta muovendo bene. Questo il riconoscimento per l’impegno profuso contenuto nel rapporto annuale di Greco, l’organismo anti-corruzione del Consiglio
d’Europa, presentato ieri. “L’Italia ha
compiuto passi avanti e dimostrato che è
disponibile a muoversi nella giusta di-
rezione”, ha detto il presidente di Greco,
Martin Mrcela, nel presentare il documento. Ma lo stesso Mrcela ha poi invitato a non cedere a facili entusiasmi.
“Molto resta da fare - ha sottolineato - ed
anche se ora si vede la luce alla fine del
tunnel, quest’ultimo è ancora molto lungo”.
Falso in bilancio, quella
norma non s’ha da fare
IL GOVERNO PENSA A UN DISEGNO LEGISLATIVO DA APPROVARE IN TEMPI BREVI
MA BERLUSCONI “IL RIFORMATORE” E IL MINISTRO GUIDI LO ATTENDONO AL VARCO
di Fabrizio d’Esposito
T
ra rinvii, slittamenti
vari e annunci sul
ddl anticorruzione,
sarà la vera cartina
di tornasole del patto del Nazareno tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Ossia il falso in
bilancio. Ieri il Guardasigilli
Andrea Orlando ha rispolverato la questione in un’audizione alla commissione Giustizia della Camera: “O presenteremo un emendamento
al ddl anticorruzione in Senato oppure faremo un disegno
di legge nel consiglio dei ministri”. In teoria, cioè sempre
in base agli annunci, i tempi
dovrebbero essere stretti. Entro la prossima settimana, al
massimo per il 27 giugno, il
governo Renzi dovrebbe offrire un po’ di chiarezza sulla delicata materia che tanto spaventa il Condannato, allergico
per tradizione ai provvedimenti legalitari. Del resto, lo
stesso Orlando nella sua audizione ha rimesso in campo
anche l’autoriciclaggio e la
prescrizione. Guarda caso sono le stesse materie che rimasero fuori dal primo patto inciucista delle larghe intese di
Mario Monti. Erano i tempi di
ABC, alias Alfano, Bersani e
Casini e nel vertice immortalato da una foto pubblicata dal
leader dell’Udc fu concordato
un pacchetto anticorruzione
(quello della Severino, allora
alla Giustizia) senza falso in
bilancio, autoriciclaggio, prescrizione e pure voto di scambio. Scontato ricordare che a
pretendere l’esclusione fu Berlusconi che impose la linea ad
Alfano, all’epoca ancora nel
Pdl.
Oggi, a parole, il tema ritorna e
già la doppia opzione prospettata da Orlando, emendamento o ddl, genera dubbi sulla volontà reale della maggioranza
di andare avanti. Ancora non
si sa quando l’anticorruzione
si discuterà in aula al Senato e
i grillini da tempo hanno
esplicitato il loro sospetto.
Questo, nella versione di Vito
Crimi, ex capogruppo del Movimento 5 Stelle al Senato: “La
legge è già pronta? Oppure c’è
un accordo con Berlusconi,
per eliminare il falso in bilancio dal pacchetto anticorruzione in cambio dell’appoggio
alla riforma costituzionale?”.
Il rischio è che tutto finisca in
un binario morto, travestito
magari da ddl approvato con
enfasi mediatica nel consiglio
dei ministri della prossima
settimana. Ancora una volta la
politica sarà costretta a scegliere tra i diktat e gli interessi
personali del Condannato e la
lotta all’eterna corruzione del
Paese, come dimostrano gli
scandali Expo e Mose. Berlusconi infatti non accetterà mai
un ritorno al falso in bilancio.
Grazie alla depenalizzazione
del reato, a cominciare dal
2001, l’ex Cavaliere ha usu-
LA PREVISIONE
Negli ambienti
della maggioranza
chiariscono che sarà
difficile anche
ripristinare il reato
come era prima
fruito dell’ennesima legge ad
personam in ben cinque processi. Per lui era talmente
un’emergenza prioritaria, che
non si fermò nemmeno di
fronte alla tragedia dell’Undici Settembre. Il 12 settembre
2001, il centrodestra andò spedito, al Senato, sulla riforma
del diritto societario, dov’era
stata inserita l’abolizione del
falso in bilancio. Dalle cronache di quei giorni, per bocca
del senatore Nando Dalla
Chiesa: “Mentre il mondo tre-
ma, inorridisce e si interroga
di fronte agli attentati-massacri compiuti ieri dai terroristi
islamici, nel Parlamento italiano, il Senato, come se niente
fosse, continua a risolvere a
tappe forzate i problemi personali del presidente del Consiglio. La giustificazione addotta per legittimare questo
atto di insensibilità è perfino
offensiva: onorare, attraverso
il lavoro, la memoria dei morti
di ieri”.
Il falso in bilancio è stato una
costante dei governi Berlusconi (nel 2005 fu messa la fiducia
al ddl sul risparmio che ritornava sulle norma) e la previsione fatta negli ambienti della
maggioranza è che in ogni caso non sarà mai possibile ripristinare il reato così com’era
prima dell’avvento del Berlusconi edizione 2001. Anzi. Il
testo eventuale del governo
potrebbe essere una versione
light anche per le pressioni del
ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi. In capo a lei s’incrociano interessi
letali per una stesura “forte”
del ddl o dell’emendamento:
quelli berlusconiani, ovviamente, (la Guidi è amica del
Condannato), e quelli di Confindustria.
NAPOLI
MILIONARIA
Berlusconi a pranzo
a Napoli dopo la deposizione al processo Lavitola
attorniato da una folla
festante Ansa
VENERDÌ 20 GIUGNO 2014
3
CLICK
Silvio a fine corsa
nell’aula di tribunale
di Pino
Corrias
ALLA FINE DI TUTTE le corse elettorali,
processuali, sessuali, esistenziali, è proprio Silvio Berlusconi che sedendosi nell’aula del Tribunale di Napoli si ribella al cuore più prezioso del berlusconismo, l’immagine. Lo fa nel momento in cui alza le mani davanti al
presidente del Tribunale e dice: “No, preferisco che non ci
siano le riprese tv”. È il “mi consenta” che diventa un “no,
non consento”. È il re dell’immagine pubblica che sceglie la
riservatezza del buio privato. Finalmente sfiorato dal dubbio che la propria immagine di mistica fattura, di ventennale efficacia, di marchio a garanzia di ogni successo, non
induca più al proselitismo degli applausi, ma alla vergogna.
Non infervori il pubblico dei credenti amici, ma nutra di
soddisfazione i miscredenti nemici.
La verità che stava rivelando quella sedia scomoda su cui è
stato obbligato a sedersi - di testimone amico del brigante
Lavitola - andava censurata in via preventiva. B ne conosceva il veleno, moltiplicato dal pericolo della sua infinita
riproducibilità. E pazienza se, fermando quelle immagini, si
sia esposto alla irreparabile rivelazione che la sua attuale
debolezza sia molto più forte del suo confortevole cerone.
E B. sbottò: “Magistratura incontrollata”
TESTIMONE AL PROCESSO LAVITOLA PRIMA CHIEDE DI SPEGNERE LE TELECAMERE (SENZA RIUSCIRCI) POI ATTACCA I GIUDICI
di Vincenzo
Iurillo
nche stavolta il Condannato ha provato a
A
sottrarsi alle domande dei
magistrati. Come ai bei tempi dei legittimi impedimenti
e delle guarentigie del potere. Silvio Berlusconi era inafferrabile, era impossibile
porgli un quesito, non ci riuscì nemmeno Ilda Boccassini che provò a stanarlo
quando venne in aula a Milano per rendere dichiarazioni spontanee al processo
Sme ed allungare il brodo in
vista del lodo Schifani. Al
processo Dell’Utri, i giudici e
i pm che da Palermo si erano
recati a Palazzo Chigi per
ascoltare B. rispettando le
SUL SUO ONORE
Descrive Valterino
come “un facilitatore
delle imprese italiane,
un bravo imprenditore
e un ottimo
giornalista”
sue esigenze da premier, furono liquidati con un “intendo avvalermi della facoltà di
non rispondere” in qualità di
indagato in procedimento
connesso. Manovra tentata
pure ieri a Napoli al processo
Lavitola per la tentata estorsione ai vertici di Impregilo,
coi difensori di Berlusconi,
Niccolò Ghedini e Michele
Cerabona, autori di una memoria affinché il loro cliente
venisse considerato ‘indagato in procedimento connesso’ per un presunto collega-
Silvio Berlusconi in aula Ansa
mento al processo per la
compravendita dei senatori.
Tesi respinta dalla Sesta Sezione del Tribunale: B. è testimone e deve rispondere.
Lui è entrato in aula con un
volto terreo.
HA CHIESTO di far spegnere
le telecamere. Avrà pronunciato una quarantina di “non
so” e “non ricordo”. Il Cavaliere Smemorato ha camminato sul filo di una palpabile tensione per quasi
un’ora e mezza di interrogatorio sulle vicende e sui retroscena della potenza di
Valter Lavitola a Panama,
l’uomo che dava del ‘tu’ al
presidente Ricardo Martinelli. E verso la fine non ce
l’ha fatta e ha sbottato. Incalzato da una serie di quesiti
su una cerimonia a Panama,
ha detto al presidente del collegio Giovanna Ceppaluni:
“Non capisco la necessità di
chiedermi queste cose”. Lei,
ineffabile: “Non c’è necessità
che lei lo capisca”. E lui, innervosito: “La magistratura è
incontrollata e incontrollabile, è irresponsabile e gode di
impunità piena”. Il procuratore aggiunto Vincenzo Pi-
scitelli è scattato in piedi:
“Parole inaccettabili”. A fine
udienza, Berlusconi si è avvicinato e ha consegnato alla
Ceppaluni il cartello con la
formula del giuramento: "Le
faccio dono di questo, presidente, affinché il decoro
della giustizia in Italia sia
meglio tutelato". Berlusconi
scherza col fuoco, visto che
l’affidamento ai servizi sociali è subordinato alla prescrizione di non attaccare i magistrati. Per il momento la
Procura di Napoli è orientata
a non farsi trasmettere gli atti
e in assenza di iniziative formali, i giudici di sorveglianza
di Milano dovrebbero lasciar
perdere. Piscitelli vuole comunque discuterne con il
procuratore capo Giovanni
Colangelo. Senza perdere di
vista un aspetto: se Berlusconi venisse indagato per oltraggio in udienza, le sue dichiarazioni da testimone diventerebbero inutilizzabili.
Sarebbe un peccato. Il processo merita. Riguarda una
tentata estorsione a Impregilo, avvenuta attraverso una
telefonata con la quale Berlusconi – senza rendersi conto della minaccia che quelle
parole rappresentavano veicolava al presidente del
gruppo Massimo Ponzellini
un messaggio di Lavitola:
Martinelli avrebbe rilasciato
dichiarazioni negative in
grado di danneggiarne il titolo in borsa se Impregilo
non avesse mantenuto l’impegno di realizzare un ospedale pediatrico a Veraguas. Il
pm ha fatto riascoltare la telefonata. Berlusconi si è detto
“orgoglioso” di averla fatta.
Avrebbe volentieri arredato
l’ospedale a sue spese. Ha definito Lavitola “un facilitatore delle imprese italiane, un
bravo imprenditore e un ottimo giornalista”. Ha sostenuto di aver conosciuto Martinelli perché glielo ha presentato Lavitola. Il pm è convinto del contrario. Berlusconi ha poi concluso la trasferta napoletana con un bagno di folla nel cuore di Napoli e una pizza con l’onorevole azzurro Luigi Cesaro,
destinatario di una richiesta
di arresto della Dda di Napoli
– come rivelato da ‘Il Fatto
Quotidiano’ - che langue da
molto tempo in un ufficio
Gip senza risposta. Certe
amicizie vanno coltivate.
4
FANTASMI
VENERDÌ 20 GIUGNO 2014
Fè bassa,
mi: l’inflazione
la Bce compri titoli
LA RIPRESA nell’area euro “sta prendendo piede”,
ma “non è ancora robusta o sufficientemente forte”. Questo quanto emerge dal rapporto del Fondo
Monetario Internazionale, presentato oggi all’Eurogruppo riunito a Lussemburgo. Per questo, la direttrice del Fmi Christine Lagarde chiede “riforme”
e “sforzi di politiche” per spingere la crescita, che
deve essere “molto più elevata per far scendere la
il Fatto Quotidiano
disoccupazione e l’indebitamento”. Tre le aree su
cui intervenire: sostegno della domanda, risanamento dei bilanci e il completamento dell’unione
bancaria e avanzamento delle riforme strutturali.
I punti dolenti, invece, riguardano l’inflazione, definita “bassa in maniera preoccupante e la disoccupazione, in particolare tra i giovani, è elevata in
modo inaccettabile". Anche sulle banche il giudi-
zio non è completamente positivo: i loro bilanci
sono “ancora compromessi” e impediscono la
concessione di credito alle imprese. Non solo, il
rapporto sottolinea anche che se l’inflazione rimane bassa è necessario che la Banca Centrale Europea consideri “l’acquisto di asset su larga scala,
prima di tutto di asset sovrani in base alle quote di
capitale Bce“.
CACCIA AL DECRETO: LA RIFORMA
DELLA MADIA NON SI TROVA PIÙ
A UNA SETTIMANA DALL’ANNUNCIO ANCORA NON SI VEDE IL PROVVEDIMENTO
IL QUIRINALE CONTESTA DECINE DI ARTICOLI E LO SPACCHETTA IN DUE PARTI
di Stefano Feltri
S
i è svolta a Palazzo
Chigi la riunione del
Consiglio dei ministri. Via libera al disegno di legge delega per la riforma della Pubblica amministrazione”. Ecco: via libera,
una formula che trasmette il
senso di efficienza renziana
senza impegnare troppo. A
una settimana da quegli annunci, tecnici, parlamentari (e
perfino alcuni ministri) si
chiedono: ma cosa diavolo
avete approvato?
IL TESTO è un mistero: non c’è.
Qualcosa è stato mandato al
Quirinale, per la firma. “Una
volta che lo mandi al Colle poi
ci pensano i loro uffici, noi non
sappiamo più nulla”, dicono
da un ministero coinvolto. I
tecnici quirinalizi hanno una
lunga lista di perplessità e stanno facendo saltare decine di articoli: per prima cosa smontano in due il provvedimento,
che in alcune versioni intermedie era arrivato ad avere oltre
120 articoli, dalla riforma del
pubblico impiego alle infrastrutture alla difesa della mozzarella di bufala e alla tutela del
parco delle Cinque Terre.
D’accordo che da capo dello
Stato Giorgio Napolitano ha
firmato di tutto, ma questo decreto era un po’ troppo sporco
per essere costituzionale. Allora: da una parte la Pubblica
amministrazione con un po’ di
appendici, dall’altra Ambiente
e Agricoltura. Ma che c’è scritto dentro? Mistero.
Il ministro più coinvolto, Marianna Madia (Pubblica am-
FIGLIO ILLUSTRE
ministrazione) è preoccupata:
riformare la burocrazia è già
complicato e in Parlamento sarà battaglia, ma se nel decreto
ci finisce di tutto i problemi
nelle commissioni di Camera e
Senato si moltiplicano. Peccato che i colleghi della Madia, a
cominciare dal ministro dei
Trasporti Maurizio Lupi, hanno assoluto bisogno di infilare
nel decreto misure economiche (si parla di finanziamenti a
infrastrutture per 1-2 miliardi,
Expo inclusa) o rischiano di
dover aspettare settembre.
L’altro Napolitano,
il Giulio che sussurra
ai suoi ministri
DISPENSA CONSIGLI (CON BASSANINI) PER LA P.A.
E FRANCESCHINI HA ARRUOLATO UN SUO COLLEGA
di Carlo Tecce
Matteo Renzi e il ministro Marianna Madia LaPresse
A SCATOLA CHIUSA
Non si sa bene che
cosa abbia approvato
il Consiglio dei
ministri di venerdì
scorso visto che non
esistono testi ufficiali
Quindi il merito è un problema, grosso. Ma il metodo è
peggio.
CHI DECIDE cosa c’è scritto in
un decreto legge? “Il presidente del Consiglio e i ministri”,
risponde l’ingenuo. Sbagliato.
In teoria c’è un pre-Consiglio
dei ministri in cui si affrontano
i dettagli tecnici e poi si lascia ai
ministri il compito di prendere
le decisioni politiche, scegliendo tra opzioni coerenti e definite. Ma nell’epoca di Matteo
Renzi i pre-Consigli o non si
fanno o discutono cose diverse
da quelle che poi entrano in
Consiglio. Venerdì sera i dirigenti dei vari ministeri coinvolti hanno cercato di parlare
con la responsabile dell’ufficio
legislativo, Antonella Manzione, ma lei era già tornata a Firenze, dove è stata capo dei vigili urbani (e per quello Renzi
l’ha voluta). Niente, non si sa
cosa è stato approvato. Nel
caos di questi mesi, ogni ministero manda dei pezzi di
provvedimenti all’ufficio legislativo di Palazzo Chigi che poi
li assembla e riformula come
crede, nessuno – neppure Renzi o il suo braccio destro Graziano Delrio – ha il pieno controllo politico della scrittura
delle norme, per la gioia dei
lobbisti e professionisti dei
commi che hanno maggiore
facilità a influenzare qualche
dirigente pubblico che un ministro o un premier.
Nelle redazioni dei giornali girano bozze, come quella datata
“12 giugno ore 24” che pare ormai siano diversissime dai testi
in mano al Quirinale. In quella
bozza c’è anche un’apposita
norma che cancellerebbe la
condanna subita da Renzi come presidente della Provincia
di Firenze per aver assunto con
contratti troppo generosi
quattro segretarie. Ma tutto
scorre, anche le norme dei decreti. E chissà cosa è rimasto.
ALLA CAMERA, da dove partirà l’esame del decreto, aspettavano il testo per stasera, in
commissione Bilancio. Più
probabile che tutto slitti a dopo
il weekend, cioè a martedì. Se
andrà così, saranno passati oltre dieci giorni tra il Consiglio
dei ministri e la presentazione
di un testo. Neanche ai tempi
di Silvio Berlusconi e Giulio
Tremonti, quando i consigli
duravano nove minuti, succedevano queste cose. I testi si
approvavano “salvo intese”,
cioè con l’impegno di negoziare in un secondo momento i
dettagli più tecnici, ma qualcosa c’era. Adesso ci sono soltanto gli annunci.
Twitter @stefanofeltri
IL NEGOZIATO
Giustizia, l’uomo del Colle ha detto no:
fermate il premier sui magistrati
di Wanda
Marra
del Colle. E, a quanto raccontano i ben informati, nella persona di Donato Marra, che, non a caso è un consigliere di
e qualcosa non funziona, questa va cambiata facendo an- stato, ed è segretario generale della presidenza della Repubche riforme che non piacciono ai magistrati”. Durante blica. I consiglieri, secondo grado del Tar, unica sede Palazzo
l'Assemblea del Partito democratico di sabato scorso, il se- Spada a Roma, sono pochi e potenti. E più in generale, Nagretario Matteo Renzi, mentre incitava chiunque tra i De- politano in questi giorni ha lavorato a difendere le prerogative
mocratici avesse notizie di reato a salire i gradini del Tribunale delle toghe. Uno dei motivi, al di là della difficoltà di arper denunciarle, mandava però anche un avvertimento ai monizzazione delle norme, per cui il decreto Pa è rimasto al
magistrati. Non per la prima volta. Perché l'intenzione di Colle per giorni.
attaccare tutti i poteri, dunque anche quello
Quello che il governo dovrebbe aver ottenuto
Donato Marra LaPresse è il fatto che ricevendo un incarico, il madelle toghe, il premier l’aveva già annunciata
forte e chiara. Per esempio, quando aveva cogistrato debba andare fuori ruolo. Invece che
municato la decisione di mettere un tetto agli
più vantaggiosamente in aspettativa, come acstipendi delle toghe, nonostante le resistenze
cade fino ad ora. Altra questione decisamente
dell'Anm.
sgradita alla magistratura, sempre prevista dal
Tra i motivi di confronto-scontro tra Matteo
decreto Pa, come licenziato da Matteo Renzi:
il piano di prepensionamenti per i magistrati
Renzi e Giorgio Napolitano sul decreto Pa
anche le misure riguardanti i giudici. Infatti,
ancora in servizio. Lo stop non sarebbe a 75
in una delle bozze di lavorazione, si prevedeva
anni, come ora, ma a 70, unica deroga per i
una norma che conteneva la proibizione dei
capi attuali fino al dicembre 2015. Questo
doppi incarichi per i magistrati. Una norma
vorrebbe dire che dei 9.410 in servizio in tre
che sarebbe stata fatta togliere su pressione
anni andranno a casa in 445.
S
Giulio Napolitano e Lorenzo Casini LaPresse
altro Giulio (Napolitano) ha superato la condizione di ilL’
lustre figlio di illustre padre, ormai è una presenza costante, quasi romanzata, a volte trascurata per riflesso (dai co-
razzieri), di quella Roma che mescola politica, potere, relazioni
e cancella le differenze. E non occorre menzionare le frequenti
apparizioni nei salotti romani per le tipiche serate conviviali,
dove capita – eccome se capita – di incrociare Marco Carrai,
l’indefinito e indefinibile oracolo di Matteo Renzi. L’altro Giulio, cattedra all’Università di Roma Tre, allievo di Sabino Cassese, è rientrato in poche righe di pochi quotidiani per la faticosa
composizione di un decreto, firmato Marianna Madia, per la
Pubblica amministrazione in agenda renziana dai giorni d’insediamento. Esperto e docente in materia, il giovane Napolitano
avrà contribuito? S’annotano avvistamenti con il ministro
(molti anni fa, fidanzata), conciliaboli con l’amico Franco Bassanini, l’ex indipendente comunista che presiede la Cassa depositi e prestiti, che senz’altro un suggerimento non l’ha risparmiato. Proprio Bassanini, la settimana scorsa, era al ministero a
far quadrare articoli e cavilli accanto a Madia, i magistrati contabili e aggiornava al telefono Renzi in missione asiatica. I retroscena su Giulio NaRELAZIONI
politano e l’attivismo fra dicasteri e Quirinale sono zepAi Beni Culturali
pi di indiscrezioni e rivisitazioni, la scena accoglie un
adesso comanda
particolare: una nomina,
Lorenzo Casini, nuovo
non casuale, non marginale.
Dario Franceschini ha arconsigliere giuridico,
ruolato il professor Lorenzo
Casini, referenziato, un curche mantiene anche
riculum da 19 pagine, decine
i rapporti con il Presidente
di seminari, convegni e una
lunga conoscenza e un’ampia pubblicistica assieme a
Giulio Napolitano: Le prospettive della globalizzazione - Uscire
dalla crisi(il Mulino). L’incarico è in attesa di essere vidimato dai
controllori in Corte dei conti, ma Casini è operativo. È consigliere giuridico di Franceschini da qualche mese, l’accompagna al Consiglio dei ministri, a pregiate tavole rotonde, l’ha seguito e assistito per la stesura del decreto appena licenziato ai
Beni culturali e ha mediato – raccontano – con il Quirinale. In
pratica: Casini ha commissariato il capo dell’ufficio legislativo al
Mibac, Paolo Carpentieri, e scalato le gerarchie molto rigide di
Franceschini. Ilaria Borletti Buitoni e Francesca Barracciu, i due
sottosegretari, non toccano palla. L’ex montiana Borletti Buitoni gira l’Italia con l’intenzione e l’ambizione di salvaguardare
il patrimonio culturale; la democratica Barracciu è molto concentrata sui temi ministeriali declinati al territorio, sardo soprattutto. Non hanno deleghe ufficiali. Oltre a Franceschini,
comanda Casini. Anche il rampante professore, classe 1976, è
passato per lo studio di Sabino Cassese, tiene un corso a Roma
Tre (e insegna alla Sapienza) e ha siglato elaborati e proposte di
Franco Bassanini. Il ministero di Franceschini gode di ottimi
rapporti istituzionali e corsie preferenziali a Palazzo Chigi. Non
ha sbagliato. E se sbaglia, nessuno se ne accorge. Ricordate i 500
giovani che dovevano lavorare per la Cultura? Un anno fa, esatto, Enrico Letta trasformò l’annuncio in una campagna mediatica. Poi i 500 giovani scoprirono che in palio, al concorsone,
non c’era un lavoro, ma un tirocinio per creare l’archivio informatico da 1.400 ore a 5.000 euro lordi l’anno. Dopo una dolorosa gestazione, le ore sono diminuite e il compenso non è
cambiato. Adesso la coppia Franceschini-Casini ha rimescolato
gli ingredienti e mostrato l’opera (non d’arte): i giovani sono
150 e il rimborso di 1.000 euro al mese. Non sembra più bello?
SINISTRATI
il Fatto Quotidiano
L“Daa moglie
Agnese:
Mineo parole
davvero orribili”
LA DICHIARAZIONE è praticamente un unicum
nella riservatezza fin qui granitica della first lady italiana: "Queste parole sono semplicemente parole
orribili. Non ho niente di più da dire”. Così ieri Agnese Landini rispondendo ai cronisti, che, a margine di
un’iniziativa a Firenze con ragazzi con la sindrome di
Down, le chiedevano un commento all’espressione
"ragazzino autistico", usata dal senatore del Pd Cor-
radino Mineo per definire il premier in seguito alla
sua estromissione dalla commissione Affari costituzionali del Senato. Mineo aveva paragonato Renzi
ad un "ragazzino autistico", suscitando la reazione
del premier in difesa dei ragazzi disabili: il premier e
la moglie hanno una nipotina down. "Quando si vive
con un ragazzo down, autistico o con altre forme di
disabilità, ci rendiamo conto della bellezza che que-
Renzi risponde a Grillo
Ma il tempo è scaduto
IL PREMIER INCONTRERÀ MERCOLEDÌ LA DELEGAZIONE DI M5S, IL NUOVO SENATO
PERÒ È GIÀ QUASI DECISO. BOSCHI E ROMANI LIMANO L’ACCORDO DEL NAZARENO
di Wanda
S
Marra
aranno 100 i membri
del nuovo Senato, 21
Sindaci, 75 rappresentanti delle Regioni, 5 di nomina presidenziale,
più i senatori a vita. Un primo
effetto della trattativa in corso
tra Pd e Forza Italia: diminuiscono i primi cittadini, su richiesta dei berluscones. Come, in base ai rilievi fatti da
molti, diminuiscono anche i
membri di nomina presidenziale, che dai 21 della bozza
originaria passano a 5 (che saranno in carica per 7 anni).
Ma mentre Anna Finocchiaro
e Roberto Calderoli lavorano
a chiudere gli emendamenti
condivisi, che dovrebbero essere depositati stasera in
Commissione Affari costituzionali (termine che potrebbe
ancora slittare), si continua a
trattare sul merito.
PERCHÉ L’ACCORDO politico
tra Renzi e Berlusconi c’è, ma
ci sono una serie di dettagli
(non proprio dettagli, poi),
che devono essere incardinati,
imbullonati, approvati. Fatti
digerire anche agli altri partiti
in questione, a partire dalla
Lega. Ieri Maria Elena Boschi
NOVITÀ
Rispetto al testo
originario cresce
la rappresentanza dei
primi cittadini, saranno
75 gli esponenti
delle Regioni
ha visto prima Gaetano Quagliariello, poi Paolo Romani.
Tra i rebus difficilmente risolvibili, il modo per garantire le
minoranze nella nuova Camera delle Autonomie, visto che
ogni regione ha una legge con
un premio di maggioranza
che schiaccia le minoranze. La
Lega invece si è impuntata sul
Titolo V: chiede maggiori
competenze per le Regioni.
E proprio in un momento in
cui è abbastanza chiaro che il
patto del Nazareno tiene - nonostante le voci dentro Forza
Italia non siano tutte conformi - Beppe Grillo decide di
dare dal suo blog la disponibilità a ragionare non solo sulla legge elettorale, ma pure sul
Senato. “Noi pensiamo di potere dare un contributo fondamentale alle riforme costituzionali e alla legge elettorale.
Il voto di preferenza, il taglio
ai costi della politica e il dimezzamento del numero dei
VENERDÌ 20 GIUGNO 2014
ste persone ci comunicano - ha detto la Landini -.
Sono dei maestri di vita, ci insegnano a gioire delle
piccole cose, del fatto che ci dicano una parola, che
si leghino le scarpe, che attraversino la strada". Ai
cronisti che le chiedevano come fosse la vita da first
lady non ha voluto rispondere: "Oggi sono solo una
zia", ha sorriso. Agnese ha poi spiegato che da settembre potrebbe "ricominciare a lavorare".
FLOP SU EBAY
Nessuno compra
le auto blu on-line
A
gli italiani non interessa viaggiare con le Maserati blu del parco macchine del governo,
messe all’asta su eBay da Matteo Renzi. “È una mossa demagogica, ma dà un segnale al Paese”, aveva
detto il premier annunciando l’asta. E per fortuna
che lo aveva premesso che la vendita delle auto non
avrebbe salvato le casse statali, altrimenti la sorpresa sarebbe stata ancora più amara. A oggi - l’asta
on line è partita il 26 marzo - su un lotto di 151
macchine solo 22 sono di nuovo in circolazione,
guidate da privati cittadini. Guadagno complessivo: 150 mila euro. E allora, con l’arrivo dell’estate, il
governo ci riprova, facendo partire anche i saldi.
Per chi non ama le auto blu, ora sono in vendita due
Alfa 156 rosse dei Vigili del fuoco a un prezzo da
amici: 200 euro l’una.
100
I NUOVI
21
SARANNO
LEGGE ELETTORALE
I 5Stelle potrebbero
servire alla maggioranza
per portare a casa
alcuni cambiamenti
sull’Italicum
Come i collegi
alzare l’asticella della trattativa con Berlusconi, sia per
stoppare Alfano, che all’epoca
impose, per esempio, le liste
bloccate.
Non solo: tra gli obiettivi del
premier - che comunque si
potrebbe trovare in Aula di
fronte al voto negativo dei 14
senatori ex auto - sospesi - c’è
anche quello di spaccare il
gruppo dei Cinque Stelle.
SENATORI
PROTAGONISTI
parlamentari sono solo alcuni
dei punti che mettiamo sul tavolo ignorati finora. Renzi, ci
stai o no?”. La risposta di Renzi non si fa attendere. E arriva
sotto forma di una lettera ai
capigruppo dell’M5S scritta in
stile “ecumenico”: “Nessuno
ha la verità in tasca, tutti possono dare una mano - io almeno la penso così. E lavoro
con determinazione per arrivare insieme a questo obiettivo comune”, scrive Renzi. E
allora, siccome “c’è molto da
fare e non c'è tempo da perdere, vi propongo di vederci
mercoledì in un orario da
concordare insieme”. Poi prosegue non senza una certa ironia: “Vi chiedo soltanto di conoscere meglio l’interlocutore
della vostra richiesta di dialogo. Mi avete scritto come
Presidente del Consiglio e
dunque possiamo vederci a
Palazzo Chigi con una delegazione dell’esecutivo”. Oppure, “se preferite confrontarvi con noi come Pd, allora organizziamo una delegazione
del partito e dei gruppi parlamentari”. La delegazione
M5s risponde dicendo di essere pronta ad andare a Palazzo Chigi.
IL PUNTO vero della questione è che però l’incontro arriva
ad accordo del Nazareno confermato, con Grillo di fatto
fuori gioco. Perché allora il segretario-premier ha scelto di
incontrare i grillini? Prima di
tutto, ci sono ragioni mediatiche: non poteva di certo rifiutarsi. Ma non solo: esiste
una variabile, rispetto alla
quale lo stesso premier ha un
interesse reale a confrontarsi
con il Movimento. E si chiama
legge elettorale. Perché se è vero che si partirà per la discussione dall’impianto dell’Italicum è anche vero che molte
cose in quella legge vanno
5
I SINDACI
Beppe Grillo e Maria Elena Boschi La Presse
modificate. Prima di tutto, la
soglia per accedere al ballottaggio sarà portata al 40 per
cento (numero indimenticabiler in questa fase politica,
evidentemente, dopo il fatidico 40,8% delle europee). Tra i
punti che lo stesso Renzi vorrebbe modificare ci sono le soglie di sbarramento, che andrebbero uniformati al 4% sia
per le liste coalizzate, sia per le
liste fuori dalle coalizioni. Al
posto delle liste bloccate, previste dall’Italicum, vorrebbe i
collegi. Adesso, c’è da capire
se l’apertura di Grillo è puramente tattica, e dunque ha
intenzione di non smuoversi
dal suo sistema proporzionale, ovvero se ha qualche interesse a entrare davvero nella
partita-riforme. Se così fosse,
Renzi potrebbe usarlo sia per
La Rai punta su Cristina Parodi
SARÀ LEI A PRESENTARE I PALINSESTI AGLI INSERZIONISTI MERCOLEDÌ. FLORIS SEMPRE IN BILICO
di Chiara Paolin
a stagione Rai 2014-2015 è pronta. IeL
ri il Consiglio d’amministrazione ha
approvato i palinsesti che saranno presen-
tati mercoledì prossimo agli inserzionisti.
E chi salirà sul palco di via Mecenate, negli
avveniristici studi di Milano, per invogliare gli sponsor? Chi sarà mai il
volto-simbolo dell’azienda
scelto per un’annata tanto
difficile? Ebbene, il nome
giusto è quello di Cristina
Parodi, giornalista e conduttrice, nonchè first sciura di
Bergamo in quanto legittima
consorte di Giorgio Gori.
LA SCENA RISULTA plastica:
per piazzare un prodotto
asfittico, che ricalca pedissequamente quello di un anno
fa (o forse di dieci), c’è il sorriso sfolgorante della signora
passata alla storia della politica nazionale
per aver scelto e indossato lo stesso abito di
Michelle Obama, un tubino da 69,90 euro
comperato on line. “Volevo portare fortuna a Giorgio” ha detto lei, che nel frattempo
ha messo all’asta il cimelio vendendolo a
750 euro per una causa benefica della sua
città.
L’Eco di Bergamo ha pubblicato la foto
dell’evento, sindaco compreso, e anche a
Milano gli investitori apprezzeranno il solare protagonismo della Parodi: un qua-
dretto decisamente renziano, una micro-rottamazione che toglie di mezzo la
potente Paola Perego, moglie del megaproduttore tivù Lucio Presta. Perchè ormai “La
vita in diretta” è tutta per lei, per la signora
Gori, e questo sembra l’unico brivido concesso agli utenti del servizio pubblico.
Per il resto, c’è solo il dubbio su Giovanni
nremo, mentre risulta dispersa Licia Colò,
invisa al direttore di Rai3, Andrea Vianello.
Le vere preoccupazioni però stanno altrove, ovvero nei piani di riassetto dell’azienda. Il primo punto è accorpare reti e redazioni: nel mirino il Tg2, corroso dai buoni ascolti della Gruber nel serale, e vicino
alla fusione con la dispendiosa
Rainews. Questione più redditizia è la quotazione Raiway: dopo
LADY GORI
aver sventato la valutazione a ribasso di Bankitalia (600 milioni
Ha piazzato all’asta
di euro), ora Banca Leonardo
il suo abitino elettorale mette su Piazza Affari un potenziale da un miliardo di euro, e il
per 750 euro
30 per cento che il premier Renzi
ha già deciso di mettere in venAdesso deve
dita garantisce una bella boccata
convincere a investire d’ossigeno, 300 milioni.
sulla tivù pubblica
Floris, ma pare si possa trovare l’accordo:
budget confermato per conduttore e redazione (senza tagli da spending review) e
niente estensione del programma oltre il
canonico martedì sera.
Dunque lo staff dell’informazione show
sulla Rai non cambia: Vespa, Porro, Gabanelli, Iacona, Annunziata, e 11 puntate
di “Petrolio” su Rai1 per Duilio Giammaria
al posto di Porta a Porta. Ci saranno anche le
altre facce note del brand, da Antonella
Clerici al Carlo Conti che ritroveremo a Sa-
QUALCHE SOLDINO Renzi se lo
aspetta da RaiCom, la consociata
dedita alla gestione commerciale
della Rai che avrà in carico anche il traffico
internet, dopo aver fulminato YouTube: il
Cda ha deciso ieri che l’amministratore delegato è Luigi De Siervo, renziano doc.
Un altro piccolo passo nella revisione
aziendale sotto la gestione cauta di Luigi
Gubitosi: in attesa del naturale esaurimento del mandato, la prossima primavera,
nulla di clamoroso può accadere in Rai. I
direttori di rete restano al loro posto, i responsabili di rete pure, e Cristina Parodi
sorride.
6
SINISTRATI
VENERDÌ 20 GIUGNO 2014
Fi turisti
ranceschini contro
over 65
di Giappone e Usa
di Salvatore Cannavò
P
er Nichi Vendola è
“un grande dolore”,
oltre che “un errore
politico”. Renzi lascia “le porte aperte”. Ma quella
di Gennaro Migliore, di dodici
deputati e un senatore di Sel è in
realtà solo l’ultima di una serie
infinita di scissioni. Il sintomo
di una crisi strisciante che si trascina da tempo e che riapre ferite non sanate nel corpo martoriato della sinistra italiana.
NON ERA FACILE sostituire nel cuore degli italiani il ministro in bicicletta, Massimo Bray. Ma
adesso Dario Franceschini, responsabile della
cultura, c’è riuscito. Ieri, presentando la rivoluzionaria iniziativa che offre l’ingresso gratuito nei
musei ai minorenni, ma esclude il biglietto gratuito per gli over 65, il ministro ha dichiarato:
“Oggi un terzo degli ingressi nei musei sono gra-
il Fatto Quotidiano
tis; anche i giapponesi, gli americani, entrano gratis perché hanno più di 65 anni”. Ecco dove si
annidava lo spreco e il mancato introito nelle
casse dello Stato: adesso l’Italia può dirsi più furba nello sfruttare il suo patrimonio artistico e
culturale. “Fin qui la politica si è occupata troppo
poco del turismo” ha tuonato a conclusione Franceschini. Ma adesso cambierà tutto.
LA SINISTRA IN FRANTUMI
SEL, ADDIO DI 12 “RIFORMISTI”
ROTTURA SUGLI 80 EURO. LA LITE NELL’EX GRUPPO DIRIGENTE DI BERTINOTTI
LE SIRENE DI RENZI: “RISPETTO, PORTE APERTE NEL PARTITO DELLA NAZIONE”
LA SCELTA DI MIGLIORE di ab-
bandonare il partito che, insieme a Nichi Vendola, Nicola Fratoianni, Elettra Deiana, Massimiliano Smeriglio, Francesco
Ferrara, Franco Giordano e
molti altri – tutti provenienti dal
vecchio gruppo dirigente bertinottiano – è stata comunicata
ieri da una lunga lettera del deputato napoletano. Una lettera
in cui si respinge l’accusa di aver
voluto, con la scelta di sostenere
il decreto Irpef del governo,
quello degli 80 euro, “sequestrare la linea politica del partito”,
come gli era stato rinfacciato da
Vendola. “Non ci sto a passare
per un sabotatore” scrive Migliore, e “mi fermo prima che
qualcuno chieda improbabili
riallineamenti” e prima che “alla prossima occasione di dissenso riparta il processo mediatizzato e le accuse di sequestrare la
linea”. Migliore definisce la propria posizione “incompatibile
con quella di Sel” e quindi ras-
segna le dimissioni “da tutti gli
incarichi e dal partito”. Non dal
Parlamento dove punta a formare un nuovo gruppo, “riformista”, cercando di raccogliere
consensi che permettano di ar-
NICHI VENDOLA
Per il leader “un grande dolore, un errore politico:
restiamo la terza via tra radicalismo testimoniale
e riformismo senza riforme”
Il garante
PSI-PCD’I Antonio Gramsci fonda il Partito comunista d’Italia
PRC-CU Nascono i Comunisti
unitari per dare la fiducia a Dini
PSI-PSLI La destra di Saragat fonda il Partito socialista dei lavoratori
PRC-PDCI Cossutta rompe con
Bertinotti per stare al governo
PSI-PSIUP Nuova rottura socialista, questa volta da sinistra
PRC-PCL Ferrando opera l’ennesima scissione di Rifondazione
PSI-PSDI Nuovo addio di Saragat, nascono i socialdemocratici
DS/PD-SD Il correntone di Mussi non confluisce nei democratici
PCI-MANIFESTO Drammatica
rottura dopo i fatti di Praga
PRC-SIN.CRITICA Ancora una
scissione a sinistra di Bertinotti
PCI/PDS-PRC Gli anti-Svolta
creano Rifondazione comunista
PRC-SEL Vendola perde il congresso e fonda Sinistra e libertà
rivare al minimo indispensabile
di venti. Tra la dozzina, circa, di
deputati di Sel che lo seguiranno
ci sono Claudio Fava, e Titti Di
Salvo, ex segreteria Cgil. Incerte
le posizioni di altre figure im-
portanti come il tesoriere Sergio
Boccadutri o l’ex coordinatore
nazionale Francesco Ferrara.
Dalle scelte che alcuni di loro faranno, tra l’altro, dipenderà anche la nomina del nuovo capo-
GENNARO MIGLIORE
Il capogruppo lascia incarichi e tessera
e non il seggio: “Incompatibile con la linea,
ma non ci sto a passare per sabotatore”
Guido Viale
Il fuoriuscito
“Il futuro adesso
è la lista Tsipras”
uido Viale è stato uno dei “garanti” della
lista Tsipras e anche uno di coloro che ha
G
sostenuto con forza la decisione di Barbara Spi-
nelli di accettare, ripensandoci, il seggio europeo. In questa veste è tra quanti sono stati accusati da Paolo Flores d’Arcais, in un lungo saggio su Micromega, di essere responsabili dell’ennesimo fallimento a sinistra. Accusa a cui
reagisce con nettezza.
“Non lo chiamerei fallimento. Certo l’obiettivo potenziale era ed è
molto più ambizioso.
Ma occorre scontare le
difficoltà di un progetto del genere. Difficoltà
con cui Flores non ha la
minima capacità di misurarsi tanto è vero che si è ritirato fin dall’inizio
aggiungendo difficoltà ulteriori come l’impuntatura sulla candidatura di Sonia Alfano”.
Eppure, al risultato della lista consegue l’ennesima scissione a sinistra.
La divisione di Sel mi pare fosse nella logica delle cose. La lista Tsipras è nata con una nettissima demarcazione nei confronti delle politiche di larghe o piccole intese del governo Renzi,
e soprattutto, nei confronti di un partito pigliatutto come è diventato il “partito-governo” di
Renzi che però nella sua impostazione di fondo
non ha né la volontà né la possibilità di scostarsi
dalle politiche di austerità. E quindi lascia alla
sua sinistra uno spazio molto ampio.
Spazio che finora non avete occupato.
La lista Tsipras è nata per creare un punto di
riferimento per quanti pensavano che i partiti
tradizionali della sinistra radicale non fossero
più strumenti adeguati per un elettorato molto
ampio che comprende una parte anche consistente dell’elettorato Pd, una parte molto consistente del M5s e soprattutto una parte amplissima di coloro che si astengono per una natura e comprensibile ritrosia a riconoscersi nelle pratiche politiche correnti. Il progetto ha intercettato una parte minima di costoro ma le
ragioni di fondo restano tutte.
Come andrà avanti la lista Tsipras?
Si stanno riunendo i comitati che hanno gestito
la campagna elettorale e stanno mettendo a
punto i programmi di azione. Il progetto si baserà essenzialmente sui comitati locali e con
una struttura aperta e leggera ma indispensabile
di coordinamento.
S. C.
“LA SCISSIONE è un lusso che
possono permettersi solo i parlamentari” commenta velenoso
il responsabile organizzativo di
Sel, Massimiliano Smeriglio,
che accusa il colpo e parla di “vera maledizione della sinistra”.
“Non c’è dubbio, per noi è un
colpo, di immagine e non solo,
come tutte le scissioni ci indebolisce. Però la ‘maledizione’ di
cui parlo è quella del rapporto
ossessivo con il governo”. Nella
lunga nota con cui Vendola
commenta la separazione si
mette l’accento sul nodo politico: “Sel nasce dall’idea che tra il
radicalismo testimoniale e il riformismo senza riforme, c’è
un’altra strada. Io penso che noi
dobbiamo continuare su questa, lo dobbiamo a tante e tanti
che costruiscono giorno per
giorno Sel”.
ANDREA ROMANO
Il deputato centrista di Scelta civica esulta:
“Un passo importante verso la grande tenda
dei riformismi che il premier deve costruire”
Claudio Fava
“Via dal partito
del capo Nichi”
laudio Fava è tra coloro che hanno scelto di
C
abbandonare Sel, il partito che ha contribuito a fondare. Di origine diessina, fu tra coloro che formò con Fabio Mussi Sinistra democratica, in alternativa al Pd. Oggi si ritrova al
punto di partenza.
C’era proprio bisogno di una scissione?
Se l’abbiamo fatta, sì.
Sel era un partito che
aveva l’ambizione di
costruire una sinistra
per contribuire al cambiamento del Paese
con un atteggiamento
laico e critico. Invece
c’è stato un lento scivolamento verso una ridotta identitaria-
Il dopo elezioni è stato monopolizzato dal “caso
Spinelli”. Pentito di come si è svolta la discussione?
Sì. Non ho il minimo dubbio nell’aver sostenuto
la scelta di Barbara Spinelli perché considero il
suo contributo alla creazione di questa lista e
alla sua vittoria fondamentali. Però, questa decisione avrebbe potuto essere comunicata meglio. Per quanto mi riguarda non ho niente da
rimproverarmi ma questa discussione poteva
essere condotta meglio da chi ha ritenuto opportuno entrare nel merito ma anche da chi non
l’ha ritenuto.
gruppo. “Massimo rispetto per
il travaglio dentro Sel, dice Matteo Renzi, chi guarda al Pd troverà un partito aperto, attento
alle diverse sensibilità, intenzionato a lavorare avendo come
obiettivo la giustizia sociale, ma
che si pensa come un vero e proprio partito della nazione”. Un
richiamo più che esplicito anche se, per ora, non ci sarà nessun ingresso. Migliore pensa soprattutto a un nuovo partito riformista, un Pd allargato. Intanto il nuovo gruppo vedrà i socialisti di Nencini mentre si è
aperto il dialogo con deputati di
Scelta civica come Andrea Romano: “Rispetto molto la scelta
di Gennaro Migliore - spiega
quest’ultimo al Fatto - e credo
che il suo possa essere un passo
verso la grande tenda dei riformismi che Renzi dovrebbe costruire”.
Si riferisce alla scelta
della lista Tsipras?
Al di là del giudizio, positivo, sulla persona, tutto quello che ha riguardato questa scelta ha tolto fiato al nostro progetto. La discussione sugli
80 euro l’ha rivelato. Le critiche al governo restano intatte ma se Sel mantiene un pregiudizio
di posizione io che c’entro? Non ho rinunciato
a entrare nel Pd per finire in Rifondazione.
Non avete resistito al fascino di Renzi?
No, quello che ho spiegato a Vendola nella mia
breve e cortese lettera è che ridurre tutto alla
caricatura “Renzi sì, Renzi no”, non serve. C’è
una terra di mezzo, lo spazio per una sinistra
autonoma dal Pd che sappia entrare nel merito
di ciò che accade giorno per giorno. Ho un giu-
dizio complesso e articolato sul governo. Nessun altro sarebbe stato capace di valorizzare un
uomo stimato e perbene come Cantone ma ho
un giudizio negativo sulla riforma del lavoro.
Può giurare che non andrete a finire nel Pd?
Chi di noi avesse voluto scegliere il Pd lo avrebbe fatto cinque anni fa. Io sono tra i quattro che
hanno fondato Sel e non mi vedo costretto a
rinnegare una scelta di cinque anni fa. Vedo
invece che alcuni elementi di laicità interna, di
democrazia, di superare l’idea di un partito del
capo e vivere con franchezza il conflitto, non ci
sono più.
Cosa rimprovera a Vendola?
Non solo di aver accettato un profilo minoritario ma di aver postulato che non c’era spazio
per la discussione nel partito. Se ci fosse stata
una discussione nei tempi legittimi e non ci fossimo trovati una conclusione del congresso
preparata il giorno prima non saremmo arrivati a questo punto.
Farete un gruppo “riformista”? Puntate a raccogliere i malumori interni al Pd?
Vogliamo dare un riferimento chiaro all’area
del socialismo europeo che, secondo me, resta
uno spazio di critica e di libertà. In questo senso
c’è un buon dialogo con i parlamentari socialisti che furono con noi all’inizio dell’avventura
di Sel. Siamo una quindicina e spero di poter
arrivare ai venti necessari. Ma non sto partecipando alla fondazione di una fronda esterna
al Pd. Questo politicismo esasperato non mi
appartiene.
S. C.
SCANDALI
il Fatto Quotidiano
T
angenti spaziali
Esce anche il nome
di Gasparri
C’È ANCHE IL NOME di Maurizio
Gasparri nelle carte dell’inchiesta
su un giro di tangenti all’Asi,
l’Agenzia Spaziale Italiana. A rivelarlo è il settimanale l’Espresso.
Tra le sette persone finite nel registro degli indagati c’è anche l’ex
presidente della società nonché
amico dell’ex ministro, Enrico
Saggese, accusato di corruzione.
Stando alle rivelazioni del settimanale, il nome di Gasparri sarebbe stato fatto da Francesca
Sette, una collaboratrice di Saggese. La donna ha dichiarato che
il presidente avrebbe indotto il ti-
di Sandra Amurri
C
laudia Minutillo che ha
patteggiato un anno e
quattro mesi per false fatture, indagata per concorso in corruzione, è una donna dal carattere forte. Il tono della voce si incrina solo quando i pensieri tornano
al 28 febbraio 2013 quando all’alba
dodici agenti del Gico le presentano
il conto: un ordine di custodia cautelare. “Voglio parlare con i magistrati, sono state le mie prime parole.
Ah, se l’avessi fatto due anni prima
invece di lasciarmi terrorizzare da
Piergiorgio Baita (l’ex presidente
della Mantovani, ndr)! Gli dicevo:
non ce la faccio più vado in Procura
e lui: ma sei matta? Mi sentivo dentro un film dell’orrore. Un giorno ci
disse che era pronta la richiesta di
arresto per lui ma ci nascose che era
pronta anche per noi, temeva che
avremmo vuotato il sacco”.
Disse a chi?
A me e a Nicolò Buson (direttore finanziario della Mantovani, ndr). Solo dopo seppi che aveva ricevuto in
anticipo l’ordinanza. Lui era certo di
farla franca.
Forse perché sapeva che un anno prima la richiesta di arresto era stata rigettata dal gip (non l’attuale gip Alberto Scaramuzza)?
Non so, forse, di certo contava sulla
rete di controspionaggio che aveva
messo in piedi, costo 6 milioni di euro. Il 4 marzo, mio primo interrogatorio: quando il pm diede atto dei
presenti saltai sulla sedia al nome del
maggiore della Guardia di finanza,
Bolis. Nome che avevo sentito fare
da Baita. Il pm Ancillotto mi tranquillizzò: il maggiore Bolis lì presente era il fratello di quel capitano che
aveva effettuato l’ispezione alla
Mantovani, trasferito a San Severo
perchè non si era piegato a Baita.
L’INCHIESTA A BARI
Conosco a memoria
le tangenti di Galan
suoi ordini.
È vero, ma lui era il deus ex machina.
C’è un tempo per sbagliare e uno per
ravvedersi, la mia è una scelta definitiva, che avrei voluto fare nel 2011
denunciando Colombelli (ex console di San Marino, ndr) per aver stipulato un contratto falso tra me e la
sua Bmc come procacciatrice di
clienti falsificando la mia firma. Baita mi disse: allora sei pazza così viene
fuori tutta la storia. La corruzione è
capillare: tutti sono in vendita, la differenza la fa il prezzo.
Ghedini dice che è una millantatrice:
a Colombelli lo legava la passione
per i motori.
Io c’ero a cena a casa sua con Colombelli quando disse a Galan che
avrebbe potuto sfruttare la ditta di
Colombelli anche per finanziare le
campagne elettorali in Veneto e Colombelli spiegò a Galan il sistema
della sovraffaturazione.
E a sua volta Galan presentò Colombelli a Baita?
Mandò me a presentarglielo e a spiegargli il sistema. Ero presente quando Colombelli riceveva le telefonate
7
tolare della società Art Work a finanziare la campagna elettorale
del senatore Fi con fondi neri in
cambio di contratti garantiti. Gasparri ha smentito le accuse (che
devono ancora essere vagliate
dai giudici) perché sostiene che il
finanziamento fosse regolare.
L’ex segretaria
Claudia Minutillo
di Ghedini, si frequentavano da 20
anni, mi raccontava che andavano
insieme anche da Berlusconi a Villa
San Martino. Fu Ghedini a fargli
avere un contratto alla Garelli motorini di Paolo Berlusconi. La Regione Veneto aveva firmato un protocollo d’intesa con San Marino che
prevedeva la nomina di Colombelli
a console, a disposizione di San Marino per il Veneto, e fu proprio Ghedini ad intercedere presso il Ministero degli Esteri
per ottenere il nulla
osta.
Lei per anni è stata
l’ombra di Galan.
Finchè non mi ha
cacciata su richiesta
della moglie.
Però, poi l’ha sistemata ad Adria Infrastrutture della Mantovani.
Più che per riconoscenza credo che lui
e Baita lo abbiano
fatto per il terrore
che parlassi.
Chissà quante ne ha raccontate ai
pm di Galan...
Sono stata al suo fianco fino al 2005,
tutti fatti prescritti.
Ma che restano rilevanti. Sapeva che
Galan prendeva le tangenti?
Sì, certo me lo confidava lui e chi
gliele dava.
E chi gliele dava?
Imprenditori vari, ho fatto i nomi ai
magistrati. Durante una campagna
elettorale gli portai io una busta consegnatami da Baita.
Ha mai saputo di
soldi a Gianni Letta?
SCANDALO
MOSE
Sono stata la prima
a svelare il “sistema”:
ho paura, ho subito
minacce, cercano
di fare terra bruciata,
spaventano anche
persone a me care
Baita in alcune occasioni mi disse che
bisognava preparare la provvista per
Mazzacurati che
doveva andare a
Roma.
La provvista era il
nero delle fatture
false della Bmc?
Sì, ma non solo, credo ce ne fossero altre. Una volta mi
disse che erano anche per l’allora ministro Tremonti
per il tramite di Marco Milanese.
Lei è stata la prima a svelare il sistema, ha paura?
Come negarlo? Ho subito minacce,
cercano di fare terra bruciata anche
a persone a me care.
Chi l’ha minacciata?
Punito perchè integerrimo?
Sì. Un gruppo eroico che ha scoperchiato un sistema guardandosi le
spalle anche dagli stessi vertici.
A rivelare il fatto ed il nome dell’ufficiale trasferito ai pm sarà Mirco
Voltazza, faccendiere di riferimento
di Baita.
La colpa di Bolis, secondo Baita, era
di essere stato troppo zelante nella
conduzione della verifica fiscale.
Ora Baita è l’orco però lei eseguiva i
VENERDÌ 20 GIUGNO 2014
L’ex segretaria Claudia Minutillo con l’ex governatore del Veneto Giancarlo Galan
Ero agli arresti domiciliari, una mattina si è presentata una pattuglia della polizia con due agenti. Uno dopo
avermi chiesto i documenti ha iniziato a farmi domande intimidatorie: “I vetri di questa veranda sono
blindati?”. No. “Ma lei vive da sola
non ha paura?”. E mentre scrutava le
telecamere chiedeva: “Ha un sistema di allarme?”. Quando se ne sono
andati ho informato la procura. Del
mio controllo era stata incaricata la
Guardia di Finanza, non la Polizia”.
“30 mila euro
per diventare
finanziere”
DUE UFFICIALI VENDEVANO IL POSTO
DI MARESCIALLO, RIVELANDO I TEST
di Antonio
Massari
arebbero diventati finanzieri pagando
S
una mazzetta: 30 mila euro per superare la selezione. Circa 3 mila euro per
superare ogni prova. Tutto è nato ascoltando un’intercettazione: “A proposito,
per quel concorso da allievi maresciallo è
tutto ok?”.
La Guardia di Finanza scopre altre mele
marce all’interno del suo Corpo: due ufficiali romani, al prezzo di 30 mila euro,
vendevano il concorso per 297 posti da
allievo maresciallo.
A scoprirli, i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria del comando provinciale
di Bari, che hanno ormai chiuso l’indagine condotta dal pubblico ministero Luciana Silvestris.
I REATI: CORRUZIONE e rivelazione di
notizie riservate, cioè le domande dei test.
Secondo l’accusa esisteva un vero e proprio tariffario: circa 3 mila euro per ciascuna prova, fino ad arrivare a 30 mila per
l’intero concorso.
Dopo mesi di intercettazioni, perquisizioni e interrogatori, i finanzieri baresi hanno
scoperchiato il “sistema” elaborato dai
due ufficiali, aiutati da altri due colleghi in
pensione, che avrebbe permesso ad alcuni
aspiranti il superamento della selezione.
Nelle prime perquisizioni, i finanzieri del
capoluogo pugliese hanno trovato, a casa
di un ex ufficiale, circa 70 mila euro in
contanti e anche alcuni quiz che riguardavano la selezione.
Il superamento dei test psico attitudinali
era il cuore della vicenda corruttiva: interrogati dagli investigatori della Finanza,
una cinquantina di allievi hanno ammesso, insieme con le loro famiglie, di aver
pagato per conoscere i test e per passare la
selezione. Oltre il superamento del concorso, gli indagati offrivano però anche
altre prestazioni: trasferimenti a militari
che erano già in servizio, per esempio, come una donna che aveva chiesto di essere
assegnata alla sede di Aosta.
E ottenne il trasferimento.
Milano, la lettera del Colle “spegne” il voto del Csm
SCONTRO TRA PM, VOTATO A MAGGIORANZA IL DOCUMENTO IN CUI SONO CANCELLATI GLI AGGETTIVI CRITICI NEI CONFRONTI DI BRUTI LIBERATI
GIORGIO NAPOLITANO
Il presidente della Repubblica ha inviato una
missiva “riservata” al vicepresidente Michele
Vietti, che si è rifiutato di leggerla integralmente
di Antonella Mascali
l voto del Plenum del Csm,
I
sullo scontro alla procura di
Milano, è stato condizionato
dalla lettera del presidente
Giorgio Napolitano al vicepresidente Michele Vietti, in favore
del procuratore Edmondo Bruti Liberati, accusato nell’esposto
del procuratore aggiunto Alfredo Robledo, archiviato ieri, di
fare il “padre-padrone” della
procura.
Ieri pomeriggio Palazzo dei
Marescialli, dopo due giorni di
dibattito, a larga maggioranza
ha votato un documento in cui
sono stati cancellati gli aggettivi
più critici nei confronti di Bruti,
per accontentare il capo dello
Stato, che aveva scritto: “Si tenga conto del ruolo di responsabilità che la legge attribuisce ai
dirigenti degli uffici giudiziari”,
dimenticando che proprio il
Csm nel 2009 aveva “rimodulato” la gerarchizzazione delle
procure voluta dalla riforma
Castelli–Mastella del 2006.
Che sia stato aggiustato il tiro
sulla base della lettera di Napolitano lo ammette Vietti: la delibera “mi sembra rispettosa
ALFREDO ROBLEDO
Il pubblico aggiunto ha accusato il suo capo in un
esposto, in cui contestava i criteri di assegnazione
di fascicoli importanti, dal caso Ruby all’Expo
delle indicazioni del presidente
della Repubblica e della sensibilità della grande maggioranza
dei consiglieri”. Quanto alle polemiche sulla lettera, Vietti glissa: “Io non le ricordo”. Il consigliere di Mi Antonello Racanelli ha parlato di “pagina oscura del Csm”.
L’esposto di Robledo è stato archiviato com’era previsto prima della missiva di Napolitano:
le indagini e i processi dei casi
sollevati dal procuratore aggiunto ci sono stati e quindi non
c’erano elementi per un trasferimento d’ufficio per incompa-
tibilità ambientale. Sono stati
ridotti, però, gli atti da inviare ai
titolari dell’azione disciplinare,
il Pg della Cassazione e il ministro della Giustizia, sempre come conseguenza della missiva
del presidente .
DOVRANNO ESSERE esaminati
i casi dei fascicoli Sea ed Expo
ma non i criteri di assegnazione
del coordinamento delle indagini Ruby, Ruby bis e ter, assegnati
a Ilda Boccassini e Piero Forno,
invece che a Robledo, coordinatore del dipartimento reati contro la pubblica amministrazio-
EDMONDO BRUTI LIBERATI
Il procuratore capo è stato accusato di fare
il “capo-padrone”nel palazzo di giustizia
La pratica contro di lui è stata archiviata
ne. Mantenuta, invece, la trasmissione degli atti alla quinta
commissione del Csm, competente per gli incarichi direttivi,
per le valutazioni sulle riconferme sia di Bruti Liberati, il cui
mandato scade a luglio, sia di
Robledo. Le delibere della Prima e della Settima commissione
sono passate con 16 voti a favore: quelli del vicepresidente
Vietti, dei togati di Area, di Unicost, (Tranne Fuzio che non ha
partecipato), dell’indipendente
Corder, del laico del Pd Giostra,
dei laici di centrodestra Marini,
Palumbo e Romano. Si è astenu-
to il Pg della Cassazione Ciani,
assente il primo presidente Santacroce. I consiglieri di MI, Pepe
e Virga, hanno votato la relazione del collega di gruppo Racanelli, che proponeva la riapertura dell’istruttoria ritenuta “lacunosa”. L’ha votata anche il laico
di centrodestra Albertoni.
La proposta con la quale i consiglieri Nappi (togato indipendente) e Zanon (laico di centrodestra) chiedevano di aprire in
Prima commissione la procedura di trasferimento d’ufficio per
Robledo è stata votata solo da loro due.
8
Lnona perizia:
Franzoni
è più un pericolo
per la società
di Davide
Milosa
L
ESTATE NERA
VENERDÌ 20 GIUGNO 2014
inviato a Bergamo
a notizia arriva in
tarda serata: per
Massimo Giuseppe
Bossetti
niente
convalida di fermo, ma una
nuova ordinanza di custodia
cautelare in carcere. Questa la
decisione del giudice Ezia
Maccora, che ha ritenuto insussistente il pericolo di fuga
perché “si tratta di un soggetto regolarmente residente in
Italia dove svolge attività lavorativa e ha una famiglia e
durante tutte le indagini non
si è allontanato, nemmeno
quando alla madre nel 2012 è
stato prelevato il Dna e nemmeno dopo il prelievo genetico a suo carico”.
Il giudice in un documento di
15 pagine, però, conferma in
pieno il quadro probatorio e
dunque l’omicidio aggravato
ora non solo più da sevizie e
crudeltà, ma anche per “aver
approfittato di circostanze di
tempo, di luogo e di persona
tali da ostacolare la pubblica e
privata difesa”.
Bossetti, accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio, deve
restare in carcere per il rischio
di reiterazione del reato, dovuta “alla personalità dimostratasi capace di tale ferocia”
e per “la mancanza di freni
inibitori, se si considera che
ad oggi non si conoscono le
ragioni che hanno portato
Bossetti a sfogarsi su una giovane ragazza che non si sa se
conosceva e se sulla stessa
aveva già da tempo posto l'attenzione”.
IN QUESTE PAGINE emergo-
no nette le parole del fratellino
di Yara, che agli inquirenti ripete i timori della sorella. Dice: “Yara aveva paura di un
signore in macchina che andava piano, la guardava mentre tornava a casa, l’uomo aveva una barbettina come fosse
appena tagliata e una macchina grigia”.
Il
passaggio,
tralasciato
LA PERIZIA dello psichiatra Augusto
Belloni sostiene che Anna Maria
Franzoni, in carcere da 6 anni per
l’omicidio del figlio Samuele avvenuto
nel 2002, è pronta per la rieducazione e può essere “risocializzata”. “Le
condizioni di pericolosità sociale della donna possono essere contenute,
attraverso un percorso con i servizi
sociali oltre che con una terapia di
sostegno”, scrive il professor Belloni
nell’integrazione della perizia psichiatrica chiesta dal Tribunale di Sorveglianza di Bologna, che deciderà
anche se il percorso di rieducazione
avverrà a casa sua o proseguirà nel
il Fatto Quotidiano
carcere di Bologna. Non è ancora
chiaro come si esprima la perizia sul
rischio che Anna Maria Franzoni possa commettere reati, ma viene evidenziato un buon rapporto con i servizi sociali e vengono indicate alcune
strutture e modalità concrete con le
quali può affrontare il percorso.
“YARA, QUELLA SERA
ERO IN CASA”: BOSSETTI
PERÒ RESTA IN CARCERE
IL GIP NON CONVALIDA IL FERMO (NESSUN RISCHIO DI FUGA)
MA ORDINA LA CUSTODIA CAUTELARE IN CELLA. PRIME PAROLE
DELL’UOMO: “LE TRACCE DI SANGUE? NON LO SO COM’È POSSIBILE”
all’epoca, viene oggi riportato
in primo piano dal giudice.
Ma la giornata di ieri ha anche
consegnato alla cronaca le prime parole di Bossetti. Un’ora e
mezzo di verbale. La rivelazione poco prima che venga
LA RIVELAZIONE
Il sospettato riconosce
di aver incontrato il padre
della vittima: “L’ho
conosciuto in cantiere in
una data successiva alla
scomparsa della ragazza”
chiuso: “Ho incontrato il padre di Yara Gambirasio. Fu in
una sola occasione e su un
cantiere visto che lui fa il geometra”. L’incontro tra i due
viene collocato in una data
successiva alla scomparsa della ragazza avvenuta il 26 novembre 2010. Stando alla ricostruzione fatta, Bossetti
avrebbe riconosciuto Gambirasio per averlo visto in televisione.
Insomma, il muratore di Mapello, dopo aver fatto scena
muta per due volte davanti al
pm, ha deciso di parlare e lo ha
fatto durante l’udienza per la
convalida del fermo con il giudice Ezia Maccora.
Quello di ieri è stato un interrogatorio
drammatico.
Bossetti è apparso scosso. Non
sente la famiglia da quattro
giorni e non ha ricevuto lettere o messaggi dai figli. A
stento è riuscito a trattenere le
lacrime.
Il primo colpo è arrivato
quando ha appreso dal gip di
essere il figlio illegittimo di
Giovanni Bossetti. “Non ci
posso credere”. Dopodiché ha
risposto. “Sono innocente e
non mi spiego come il mio
Dna sia finito sul corpo di Yara”. Tracce di sangue (più di
una) sono state rilevate all’interno degli slip e sui leggins
della ragazza.
Quindi ha ricostruito quel 26
novembre, quando alle 17,45
il suo cellulare effettua una
chiamata agganciando la cella
di Mapello. “A quell’ora – ha
detto – ero verso casa, in quel
periodo finivo di lavorare verso le 17 e rientravo presto.
Quel giorno poi venivo dal
cantiere di mio cognato a Palazzago e per tornare alla mia
villetta passavo davanti alla
palestra di Brembate”. E ancora: “Tutte le mattine esco
presto per andare sul cantiere,
torno nel pomeriggio, faccio
una doccia, mi dedico ai figli e
dopo cena spesso mi addormento sul divano dalla stanchezza”
Quindi ha assicurato che alle
18 e 49, ora in cui il telefono di
Yara riceve il primo di tre sms
e poi smette di funzionare,
“mi trovavo nella mia villetta”.
Bossetti si costruisce un alibi
che in realtà viene confermato
IL PRESUNTO
ASSASSINO
Massimo Giuseppe Bossetti,
accusato dell’omicidio di
Yara Gambirasio, al momento
dell’arresto. Sotto, una foto
della giovane vittima Ansa
LA SORPRESA
Durante l’interrogatorio
il presunto assassino
si dimostra scosso
e trattiene a stento
le lacrime. “Io figlio
illegittimo? Impossibile”
solo in parte dalla moglie, la
quale ha affermato: “Può essere che lui fosse a casa, in quel
periodo rientrava sempre alla
stessa ora e dunque l’orario
può coincidere”. Sulla conoscenza della giovane ginnasta,
Bossetti è stato categorico:
“Yara non l'ho mai vista, non
sapevo che faccia avesse fino a
quando ho visto la sua foto sui
giornali”. E sui luoghi frequentati dalla 13enne? “Non
ho mai frequentato la palestra”.
INTANTO, le indagini del Ros
proseguono. Ieri, gli investigatori sono tornati nella villetta di Mapello per un secondo sopralluogo. L’obiettivo è
capire perché Yara fu portata
via e poi uccisa. Per questo i
militari lavorano su un file di
20mila pagine composto da
testimonianze. Si riparte da
qua, da quelle 18 e 49 del 26
novembre orario dell'ultimo
sms ricevuto da Yara e dalle 19
e 11 minuto in cui mamma
Gambirasio chiama la figlia
senza avere risposta. Diciannove minuti dopo scatta l'allarme.
MILANO La folle giornata
dell’assassino Frigatti
e indagini hanno ricostruito la giornata di DaL
vide Frigatti, il grafico che martedì ha ucciso un
uomo e ne ha feriti altri nelle strade di Milano. Frigatti
si sarebbe infilato nell’auto di un pensionato di 65
anni, costringendolo a raggiungere Sesto San Giovanni. Fatto scendere l’uomo, avrebbe raggiunto Parco Nord, dove ha ferito la prima delle persone aggredite. L’assassino sarebbe passato per casa dei genitori, trovando una scusa per giustificare il sangue
sui vestiti. Poi fuori di nuovo: la seconda persona è
stata ferita in una stazione di servizio. Infine, sarebbe
ripassato per casa, avrebbe preso un coltello e l’auto
del padre per dirigersi all’autolavaggio di Cinisello,
dove ha ucciso il titolare, prima di spogliarsi completamente e iniziare a vaneggiare in pubblico.
Rambo, la pornostar e un amore malato
IL CORPO TROVATO NEL LAGO DI GARDA È DI FEDERICA GIACOMINI, EX ATTRICE HARD. GLI INDIZI PORTANO AL COMPAGNO
di Rita Di Giovacchino
na bara in fondo al lago, a cento metri di
U
profondità, dentro una donna imbalsamata come una mummia. In questo esordio d’estate
grida, notato i lividi, hanno fatto finta di niente.
“Del resto era una pornostar”, non lo dicono ma
lo pensano. Una morte annunciata, un femminicidio da manuale cui Federica si sarebbe consegnata giorno dopo giorno, non riuscendo a
sottrarsi a quell’uomo violento che era andato a
vivere da lei. L’ultima a sentirla è stata un’amica,
proprio il 9 febbraio: “Ho paura”, le aveva detto.
rosso sangue è passato quasi inosservato il ritrovamento di Federica Giacomini, nota nel
mondo hard di Vicenza come “Ginevra Hollander”, la pornostar dai capelli rossi, una Ava Gardner di provincia che a 43 anni sul
Federica Giacomini Facebook
set non temeva confronti.
La triste fine di Federica-Ginevra,
scomparsa attorno al 9 febbraio
dopo una tempestosa lite con il
convivente e riemersa il 17 giugno
dalle gelide acque del Garda avvolta in sacchi di plastica nera, non
meritava tanta disattenzione. Non
soltanto i giornali, ma gli amici, i
vicini di casa, i tanti che sapevano
delle violenze che subiva, tutti
quelli che avevano ascoltato le sue
TUTTI GLI INDIZI convergono su
Franco Mossoni, 55 anni, uno che
si spacciava per biologo e che un
mese dopo la sua sparizione si è
presentato
spontaneamente
all’ospedale psichiatrico di Reggio
Emilia, travestito da Rambo e con
un’arma giocattolo in pugno. Se sia
stata una messinscena non si sa, la
polizia aveva già perquisito il suo
appartamento, affittato e pagato
come tutto il resto da Federica, e vi
aveva trovato balestre, coltelli, pasticche di ogni
genere. Nella casa c’erano ancora gli armadi pieni dei vestiti della donna e anche i suoi documenti. “Siamo stati insieme un po’ di tempo, ma
è finita”, è stata la sua unica spiegazione. Mossoni ha un passato a destra, frequentava campi
militari, è un patito delle armi. Nel 1978, a soli 19
anni, aveva ucciso il coetaneo Clemente Furloni.
In ospedale farnetica di essere inseguito dai servizi segreti stranieri, ma forse quando si è fatto
ricoverare sentiva che il cerchio si stava stringendo. “Nessuno credeva a una soluzione positiva di questo caso, alla fine ha vinto la perseveranza”, ha detto il questore di Vicenza Angelo Sanna.
C’è stato anche un pizzico di fortuna. Quando ha
visto la polizia aggirarsi attorno al lago, un barcaiolo di Castelletto Brenzone si è fatto avanti per
raccontare di aver trasportato un passeggero che
aveva gettato una cassa di plastica nel lago sostenendo di essere un “biologo marino” al lavoro
per un esperimento. Un altro indizio: all’auto di
Mossoni è stato rimosso il sedile accanto a quello
del guidatore. I tabulati telefonici della vittima e
di Mossoni, inoltre, avrebbero permesso di individuare il probabile luogo del delitto: la casa di
Federica Giacomini a Pescantina, in provincia di
Verona. La certezza che il corpo sia quello di
Federica è arrivata ancora prima degli esami
anatomici: il viso era ben conservato, il naso, le
labbra, i capelli lunghi e rossi non lasciavano
dubbi, confermata anche l’assenza di una falange
del dito anulare. A riconoscerla è stato l’avvocato
Paolo Mele, legale dei genitori, ignari della vita
che conduceva: “Il viso di Federica l’ho visto tante volte, da quando era bambina fino all’ultimo
periodo, il più infelice della sua vita. Era una
ragazza splendida, consumata da un’esistenza
sregolata che purtroppo si è conclusa con una
morte violenta”. Che sia stata uccisa non ci sono
dubbi, l’autopsia ha confermato varie fratture
craniche. Il fascicolo non è più per scomparsa ma
per omicidio, una perizia psichiatrica stabilirà se
Mossoni può essere incriminato.
UN GIORNO IN ITALIA
il Fatto Quotidiano
Iunl Garantista
lancia
appello per
liberare Provenzano
“IL GARANTISTA” il quotidiano diretto da Piero Sansonetti e che ha
iniziato a pubblicare il 18 giugno, ieri
ha aperto il giornale con un titolo che
rende onore al nome della testata.
“Liberate Provenzano!” è il titolo di
un articolo che è anche un accorato
appello per la liberazione del boss di
Cosa Nostra, arrestato nel 2006 dopo 43 anni di latitanza. Le autrici
sono Rosaria di Gregorio e Maria
Brucale, le due legali di Bernardo
Provenzano, detenuto nel carcere di
Parma al regime del 41bis. “Noi facciamo delle domande molto semplici: se il cattivo non fa più paura?
Se il suo corpo è immobilizzato da
una lunga, gravissima malattia? “. E
ancora, definiscono il 41 bis un regime “il cui solo senso normativo è
impedire al capo di una organizzazione criminale ancora attiva di veicolare ordini o messaggi all’esterno”. Come farebbe Provenzano –
inviato a Cassano allo Ionio (Cs)
TERRA DI COSCHE
Cassano allo Ionio si prepara alla
visita del Pontefice; la prima pagina della Gazzetta del Sud dopo
la funzione delle donne di mafia
nella cattedrale di Reggio Ansa
IL VIAGGIO DI FRANCESCO
re, chiunque favorisce il potere della ‘ndrangheta è fuori
dalla comunità ecclesiastica”.
Don Giovanni Ladiana, ex
muratore, ex bracciante agricolo, gesuita, ha trasformato
le stanze della sua parrocchia
in ambulatori medici dove si
assiste gratuitamente chi non
ha nulla. “Ai preti collusi
pongo una domanda netta: in
quale Gesù credete?”. Don
Giacomo Panizza, bresciano
BERGOGLIO SCENDE NEL CUORE ‘NDRANGHETISTA
con un passato da operaio
DOV’È STATO UCCISO IL PICCOLO COCÒ
nelle acciaierie, crede nel Cristo della carità, per questo i
boss di Lamezia Terme non
UNA RIVOLUZIONE in una terra
dove la ‘ndrangheta, fin dalle sue origini, ha pun- re”, e non certo di santità, sono piene le cronache gli danno tregua. Nelle case confiscate alla “famitato tutto sulla simbologia religiosa per costruire il dei mesi passati. È stato durissimo il pm Stefano glia” Torcasio ha organizzato centri di assistenza
suo potere. Scelsero la cattedrale di Reggio Calabria Musolino nel chiedere la condanna a 3 anni e 6 per portatori di handicap con Progetto Sud.
le donne dei boss che si erano combattuti nelle mesi per don Nuccio Cannizzaro, parroco di Conguerre di mafia a colpi di bazooka e avevano la- dera e cerimoniere del vescovo. Don Cannizzaro, HANNO SPARATO alla sua porta, gli hanno messo
sciato a terra 600 morti per lanciare messaggi di ha detto nella sua requisitoria, “è esponente di un bombe, hanno danneggiato le auto della sua aspace. Era il 21 giugno del 1987, la cattedrale era sistema di potere che in virtù di relazioni che ha con sociazione. “I boss non hanno gradito l’utilizzo
zeppa di fedeli muti, Rosa Errigo, la vedova di don politici, forze dell’ordine e uomini delle istituzioni delle case confiscate, ma non è un problema di solPaolino De Stefano, il re della ‘ndrangheta cala- come magistrati, interviene a tutela di quel sistema di, diciamo che non volevano perdere la faccia con
brese, si appellò alla pacificazione dall’altare mag- di potere mafioso imposto dal boss Santo Crucitti”. gente debole che sta in carrozzina, che ha bisogno
giore. “Per le famiglie provate dall’odio e dalle in- Il prete è accusato di falsa testimonianza e di una di tutto e che ora sta lì. La ‘ndrangheta ci toglie la
giustizia, preghiamo”. Anche monsignor Aurelio eccessiva vicinanza alla cosca che domina in questa libertà. I primi cristiani sono stati uccisi perché si
Sorrentino pregò davanti alle mogli dei Condello, parte di Reggio. “Stiamo avendo problemi – dice in rifiutavano di dire che Cesare era Dio, oggi si tratta
dei Rosmini, dei Ficara, nessuno pronunciò mai la una telefonata intercettata –, ma non con la ‘ndran- di ripetere questo rifiuto in modo moderno, cogheta, con la magistratura, loro struendo anche qui in Calabria la libertà dalla maparola ‘ndrangheta. Tutti parlanon possono imporci il loro stile, fia”. “A quanti scelgono di appartenere a una orrono solo di odio. La Gazzetta del
io il mafioso lo devo avvicinare”. ganizzazione criminale – scrivono il magistrato
Sud ci aprì il giornale: “Vedove,
COLLUSIONI
Don Salvatore Santaguida era il Nicola Gratteri e lo studioso Antonio Nicaso nel
orfani, genitori vittime dell’odio
parroco di Stefanoconi, anni fa loro libro Acqua santissima – bisogna dire che la
fratricida dicono: basta con la
Negli anni 80
strappò la processione dell’Af- mafia, la ‘ndrangheta, la camorra, rappresentano
violenza, mai più si sparga altro
fruntata ai boss, un pentito lo in- un’altra religione, un’altra fede, incompatibile col
sangue”. E pace fu. Ma le inchiele mogli dei capi
ste di decenni dopo, si sono indica come vicino alla cosca dei popolo di Dio”. È d’accordo don Pino De Masi,
scelsero la cattedrale Patania, i magistrati lo accusano prete a Polistena, Piana di Gioia Tauro: “La visita
caricate di dimostrare che i boss
decisero di mettere fine alla guerdi aver fornito informazioni de- del Papa deve servire alla Chiesa calabrese per metreggina per fare la
ra per il solo dio che la ‘ndranlicate ai boss. La ‘ndrangheta fu tersi in discussione. Questa è una terra saccheggheta rispetta: il denaro, gli affari,
pace, ma senza usare ribattezzata Santa e i capibastone giata da mafia e corruzione. Noi dobbiamo dire
il potere. Storie del passato? Non
si sentirono i sacerdoti di una con chiarezza che tra Vangelo e ‘ndrangheta non
mai la parola mafia
proprio, perché di preti “in odonuova chiesa. “Poche chiacchie- può esserci nessuna compatibilità”.
tronzate. Non sono stato
S
alla Garbatella”. Claudio
Lotito attacca il telefono, furi-
bondo. Occorre spiegare: la
Garbatella è un quartiere popolare di Roma. Il presidente
della Lazio domenica è stato
fotografato (pare proprio alla
Garbatella) vicino a Memehir
Girma, un “uomo di Chiesa
etiope”. I forum dei tifosi laziali, che con il proprietario della
squadra hanno un rapporto
“complicato”, si sono scatenati: “Lotito incontra il santone
abissino per scacciare gli spiriti
maligni”. Il telefono squilla,
Lotito risponde di nuovo. E
nega: “Lo sa meglio di me, è
photoshop”.
Ma presidente, ci sono più foto
da angolazioni diverse…
D’accordo, c’è stato un incon-
chiedono le due avvocate – a dare
ordini “se non è in grado né di pronunciarli e nemmeno di pensarli?”.
Non solo il killer corleonese, però. Il
sito del quotidiano difende anche un
altro delinquente eccellente: “Giù le
mani da Vallanzasca: ora è in mutande”.
“Rita sei pazza,
l’agenda rossa
non esiste”
A
PIAZZE & PALAZZI
9
VIA D’AMELIO
di Enrico Fierro
rriva il Papa nel cuore dell’inferno. Nella
Calabria del coraggio e dell’ignavia,
dove la Chiesa si mostra con due
facce: quella oscura e ambigua
della collusione mafiosa, e quella aperta e sorridente della carità
e dell’impegno quotidiano, faticoso e rischioso contro la
‘ndrangheta. Papa Francesco
non ha scelto Reggio con la sua
Cattedrale, né le Chiese maestose di altri centri della regione,
ma Cassano allo Ionio, la diocesi
più piccola del territorio, 47
parrocchie e 60 sacerdoti. Ha
scelto di affondare le mani nel
terrore e nella bestialità che qui
si manifestarono la mattina del
20 gennaio. Una Fiat Punto bruciata e tre corpi carbonizzati, un
uomo, la sua donna e Cocò, un
bambino di tre anni. Vittima innocente di un regolamento di
conti, di una faida, di una lotta di
potere per il controllo del territorio. Cocò sarà il simbolo, il
punto dal quale il Papa “raccoglitore di lacrime”, come lo definisce il gesuita Giovanni Ladiana, vuole ripartire insieme
alla Chiesa calabrese.
VENERDÌ 20 GIUGNO 2014
Il papa affronta
l’inferno dei boss
I SOSPETTI DEPISTAGGI DI LA BARBERA
IL POLIZIOTTO “AMICO” DI BORSELLINO
di Giuseppe Lo Bianco
Palermo
a Barbera venne a casa a consegnarci la
L
borsa di papà, ma dentro l’agenda rossa
non c’era. Quando glielo chiesi mi rispose: di
quale agenda sta parlando? Dopo di che ho
sbattuto la porta, e La Barbera ebbe il coraggio
di dire a mia madre: faccia curare sua figlia
perché sta male, sta vaneggiando. Io queste cose le raccontai vent’anni fa a Caltanissetta, e
dopo vent’anni ho scoperto che non c’era nulla
nei verbali’’. È la denuncia di Lucia Borsellino,
figlia del giudice ucciso in via D’Amelio, che
mercoledì pomeriggio è intervenuta a Roma
alla presentazione del libro Dalla parte sbagliata. Per comprendere come mai quel verbale sia sparito dagli atti processuali e se siano
in corso indagini abbiamo chiamato il procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari, ma il suo
telefono ha squillato a lungo a vuoto.
LE PAROLE della figlia del giudice ucciso gettano
nuove ombre su La Barbera, che già vent’anni fa
mise in dubbio l’esistenza dell’agenda. Lucia
Borsellino ha inoltre rivelato che, un mese fa, è
venuta la polizia scientifica nel suo ufficio per
farle un tampone salivare:
“Quando ho chiesto a cosa
potesse servire dopo vent’anni mi hanno detto che è per
escludere le impronte digitali
dalle tracce presenti sulla borsa di mio padre, per vedere chi
mai l’avesse potuta prendere’’.
Nonostante il ritardo di oltre
vent’anni, la figlia del giudice
R. Borsellino continua a credere nel lavoro
Ansa
dei magistrati di Caltanissetta:
“Voglio continuare a sperare’’. L’ex superpoliziotto La Barbera, scomparso
nel 2002, è sospettato di essere il regista del depistaggio che avrebbe costruito a tavolino il pentimento di Vincenzo Scarantino. Per quel depistaggio, la procura nissena oggi indaga sul ruolo di tre poliziotti del gruppo guidato da La Barbera: Mario Bo, Salvatore La Barbera e Vincenzo
Ricciardi. Dopo la strage, avrebbero incontrato
Scarantino e lo avrebbero convinto ad autoaccusarsi del furto della Fiat 126 usata come autobomba.
Lotito: io, il santone, Candreva e Renzi
na cieca da 19 anni, ndr)
tro. Ma non sono io che sono
andato alla Garbatella, non so
manco ‘ndo cazzo sta, la Garbatella.
Quindi l’ha incontrato il santone?
Ma quale santone? Mi hanno
presentato quest’uomo, un
prete cattolico ortodosso etiope. È stato ricevuto pure dal
Papa. Ma che ne sa, lei? Lei non
saprà nemmeno la differenza
tra Chiesa romana e Chiesa ortodossa.
(Dopo una rapida ricerca su
Google, “il prete ortodosso ricevuto dal Papa” sembrerebbe
una sorta di guaritore. Capace,
tra le altre cose, di restituire la
vista “grazie al vero potere
dell’acqua santa” a una perso-
Quindi niente malocchio? Se è
falso, perché non querela?
Ma io non devo querelare. Raglio d’asino non arriva al cielo.
Io conosco tutti. Mi chiamano
500 mila persone. Conosco il
mondo della Chiesa. Perché
non venite a fotografarmi
quando vado a messa? Mi hanno presentato quest’uomo.
Non è un fatto segreto: era una
raccolta fondi, vogliono fa ‘na chiesa.
Falsità messe in giro
dai tifosi laziali che
le fanno la guerra?
Non confonda i tifosi con queste persone, che sono una minoranza. Qualsiasi
cosa faccia, viene
osteggiata comun-
que. Sono riusciti a scrivere
che ho venduto Candreva alla
Juventus! Cioè: io faccio un comunicato ufficiale per dire che
ho ricevuto Andrea Agnelli,
smentisco che abbiamo parlato di mercato e che esce fuori?
Che abbiamo venduto Candreva.
Forse perché Candreva ha detto che vuole andare via...
Ma c’ha un contratto, tra quattro anni ne riparliamo...
Ha chiesto a Renzi
di abbassare le
tasse alle società
di calcio?
Ansa
Ho scritto un’altra
cosa, c’è un comunicato: siccome il
calcio è un’industria che produce
più di tutti in termini di ricavi,
in certe tematiche c’è bisogno
di defiscalizzazione da parte
dell’erario.
Scusi?
Bisogna verificare, laddove si
impiegano giovani italiani, la
possibilità di un impiego di risorse fiscali più basso.
Ah. Quindi meno tasse...
Le faccio un discorso pratico,
parlando di cose serie. Lo Stato
deve far pagare le tasse a chi
non le paga. Oggi ho fatto un
altro comunicato, forse lei non
lo sa.
Che dice?
(Pausa. Lotito sta masticando
qualcosa. Poi smette. Si sente
rumore di fogli, ndr) Aspetti
che le leggo: “Negli ultimi anni
le delusioni provenienti dalla
politica sono state innumere-
di Tommaso Rodano
voli e la fiducia con i cittadini è
andata assottigliandosi”.
È un messaggio alle Camere?
Aspetti. Continua così: “Con
una disoccupazione ai livelli
più alti mai registrati nella storia economica italiana è necessario che il governo e le forze
parlamentari tornino ad assumere il ruolo di garanti”.
Benissimo, ma la Lazio che
c’azzecca?
(Continua a leggere, ndr) “Lo
sport ce lo insegna: merito, abnegazione, lealtà, coerenza sono valori su cui si fonda il buon
funzionamento di una squadra”.
Le avevo chiesto delle tasse…
Ma non capisce che la politica
ha le stesse regole del sistema
calcio? Servono riforme. E non
si fanno mica da sole.
10
UN GIORNO IN ITALIA
VENERDÌ 20 GIUGNO 2014
M
annarino nei guai
Il cantante arrestato
durante una rissa
ARRESTATO e poi rimesso in libertà il
cantautore Alessandro Mannarino, accusato dalla polizia di rissa, resistenza e
lesioni a pubblico ufficiale, assieme ad
altre due persone. Il giudice ha convalidato il fermo e ha rilasciato il cantante
perché incensurato. La rissa era iniziata
all’esterno di un locale dove Mannarino
e altre persone avevano passato la serata in occasione della festa di compleanno della sorella diciottenne del
cantante. Gli agenti di una “volante” sono intervenuti ma la situazione è degenerata. Nella zuffa sono stati coinvolti il
fratello e la fidanzata di Mannarino;
quest’ultimo ha dichiarato di non aver
avuto intenzione di aggredire i poliziotti
ma di voler “raggiungere le due persone
a me care. Sono stati attimi dove i miei
pensieri erano molto confusi, ero caduto nel terrore, preso dall’ansia e dall’agitazione per le condizioni di salute di mio
fratello e della mia fidanzata col viso
pesto di sangue”.
Le spiagge distrutte
dal gioco della guerra
MOSTRO
DI FERRO
Il relitto della Costa
Concordia
naufragato
all’Isola del Giglio
il 13 gennaio 2012
e il sindaco appena
riconfermato
Sergio Ortelli Ansa
CAPO TEULADA, IN MEZZO ALLE DUNE SI TROVANO LE BOMBE
di Mario
“Giglio” sfiorito
Marcis
È
la propaggine più
a sud della Sardegna. Capo Teulada
ha tutte le potenzialità per fare bella mostra
nei depliant delle agenzie turistiche: mare cristallino, sabbia bianca e colline ricoperte
da macchia mediterranea. E
invece, in mezzo alle dune, capita di trovare le bombe. Come quella che il deputato ed
ex governatore della Sardegna
Mauro Pili ha mostrato martedì in una conferenza stampa
a Cagliari, denunciando 50
anni di bombardamenti. Poi
mercoledì si è reso protagonista di un’irruzione all’interno del poligono militare. In
un video pubblicato su Youtube, si vede il leader di Unidos
correre con una bandiera dei
Quattro mori in mezzo
all’area usata per le esercitazioni. Il deputato è stato denunciato a piede libero per
occupazione abusiva di una
base militare. “È quello che
volevo. Ora voglio un pubblico processo per poter spiegare
con carte alla mano che lo Stato impedisce ai sardi di godere
di questo straordinario patrimonio e nel contempo lo utilizza per distruggerlo a colpi
di bombe e missili”, ha detto
Pili. A Capo Teulada si fa la
guerra da più di 50 anni. Per
finta – esercitazioni, tutto
perfettamente legale – ma si fa
la guerra. In alcune bellissime
spiagge della zona, come per
esempio Porto Zafferano, si
può prendere il sole solo a luglio e agosto.
IL RESTO DELL’ANNO l’acces-
so è limitato ai militari. Esiste
perfino una zona interdetta, la
cosiddetta ‘penisola delta’.
“L’unica zona di arrivo dei
proiettili esplodenti presso la
quale l’accesso è interdetto sin
dagli anni ‘60 al personale militare e civile”, si legge nella
relazione della Commissione
uranio impoverito del Senato,
che ha visitato l’area a dicembre 2011. Perché nel frattempo, sul solco dell’inchiesta del
procuratore della Repubblica
di Lanusei Domenico Fiordalisi sui sospetti casi di tumori
nelle aree vicine a un altro poligono sardo, quello di Quirra
(Sardegna sudorientale) la
Commissione del Senato ha
avviato un’indagine anche sugli altri poligoni. Tra questi
Capo Teulada e Capo Frasca,
sempre in Sardegna e Torre
Veneri, vicino Lecce.
La sensazione è che la Sardegna non sia più disposta a farsi
carico di più della metà – il
65% – delle servitù militari
presenti sul territorio nazionale. Discorso che vale anche
per i vertici della politica regionale. Ieri la giornata politicamente più calda. Il gover-
il Fatto Quotidiano
Il sindaco Ortelli esasperato
“Concordia, la rimozione è
uno show sulla nostra pelle”
di Beatrice Borromeo
ualcuno ci dica cosa ne saQ
rà di noi”. Stefano Ortelli,
riconfermato il mese scorso pri-
Un’esercitazione a Capo Teulada; in basso, il residuo di un missile Ansa
LA RIVOLTA SARDA
Il governatore Pigliaru
non firma il rinnovo
della servitù militare:
“Ottanta chilometri
di costa interdetti al
turismo, è inaccettabile”
natore della Sardegna Francesco Pigliaru ha infatti deciso di
non firmare il protocollo di
intesa con il Ministero della
Difesa sulle servitù militari.
Fallito, almeno per la parte
sarda, il vertice organizzato
dal ministro della Difesa Roberta Pinotti con i presidenti
di Sardegna, Puglia e Friuli
Venezia Giulia. “Da troppo
tempo i sardi protestano ma
non vengono ascoltati. Esiste
una pesante sproporzione tra
le servitù sarde ed il resto
d’Italia: si tratta di 30 mila ettari e 80 chilometri di costa
interdetti al turismo. Sono numeri enormi che facciamo fa-
tica ad accettare ulteriormente. Non sono qui per sentire
dire che l’attuale dimensione
dei poligoni non è negoziabile,
è tempo di cambiare copione.
Il rischio è che si intacchi la
fiducia nella leale collaborazione fra i diversi livelli istituzionali”, queste le parole del
governatore della Sardegna. Il
ministro Pinotti ha ammesso
di “comprendere la posizione”
di Pigliaru. “Puntiamo ad arrivare ad un’intesa”, ha aggiunto. Intesa raggiunta invece con la presidente del Friuli
Venezia Giulia Debora Serracchiani che ha firmato “convintamente” il protocollo.
mo cittadino del Giglio, non
prende neanche in considerazione l’idea che il relitto della
Concordia possa venir abbandonato per sempre davanti al
porto. “È dal 2013 che chiedo al
presidente di Costa Crociere di
far chiarezza. Dicono che sposteranno la Concordia nel bel
mezzo dell’estate, anche se è la
nostra stagione di punta. Benissimo. Ma svelino perlomeno il
loro piano. Dicano come faranno ad allontanare la nave. Per
adesso nessuno si degna di darci
risposte”. Il sindaco gestisce con
prudenza le interviste che rilascia da quando la sua isola è sotto lo scrutinio costante della
stampa internazionale. Ma dopo qualche risposta diplomatica
(“è un’operazione complicata,
ma sono ottimista”; “la delibera
del governo ha dato una forte
accelerazione, ne siamo felici”;
“il turismo ripartirà presto, certo avremo bisogno di aiuti finanziari”) si lascia sfuggire un
giudizio molto duro sulla compagnia di navigazione. “La Costa Crociere sta spettacolarizzando una tragedia. Sono morte
33 persone, e loro fanno lo
show, invece che pensare alla rimozione. Devo stare attento, i
miei avvocati mi dicono di non
esagerare perché nel processo
noi ci siamo costituiti parte civile. Molte cose non le posso dire. Ma l’atteggiamento che hanno questi signori io francamente
non lo accetto”.
L’ISOLA
PERDUTA
A maggio abbiamo già
avuto 35 mila defezioni:
con quel relitto i turisti
non torneranno
Genova o Piombino
per noi è uguale,
basta che lo portino via
Sindaco, dubita che la carcassa
della Concordia venga rimossa
questo luglio ?
Lo spero. Ma vorrei conferme
precise dalla compagnia, dato
che spetta a loro trasportare la
nave. Perché non mi rispondono?
È stupito?
A un certo punto volevano usare Giglio Campese come parcheggio della nave, nel caso fosse affondata. Io ero incredulo,
inorridito. Questi comportamenti sono irriguardosi sia nei
I DURI PIANGONO
Tradimento Harley, niente più rombo
Easy Rider diventa elettrico e silenzioso
di Stefano Disegni
come se il Papa si affacciasse in Piazza San Pietro dicendo
È
“Pensavo di mettere un attimo da parte Cristo e provare con
l’Ateismo Razionalista”. O come se all’Oktoberfest invece che con la
birra ai tedeschi rubizzi gli riempissero i boccali con la Coca Cola
Light. Così si fomenta il tumulto. Non si scherza con il Sacro: c’è
gente che si procura orgasmi multipli ascoltando il rumore della sua
Harley. C’è gente che l’ignorante, eterno bicilindrico a V
Una Harley vecchio stile LaPresse
se l’è fatto tatuare in technicolor sul petto, prima ancora del
nome della donna, quella si
può cambiare, l’Harley no. E
ora proprio la storica casa di
Milwaukee bestemmia presentando (lei! Non i mangiariso, sempre siano odiati!) la
prima moto elettrica nella storia del motociclismo. Con la
Livewire (già il nome, che
confronti di chi perse la vita, sia
della nostra comunità. Da due
anni e mezzo viviamo tra cantieri e rimorchiatori, con quella
montagna di ferro sempre davanti agli occhi.
Google traduce nel desolante “filo sotto tensione”, fa venire l’orticaria a gente borchiocuoiobandanotatuata abituata a cavalcare bestioni chiamati “Fat Boy”o “Superglide”) non solo viene rottamato
il mitico bicilindrico a V, ma viene calpestata ereticamente la cosiddetta “Filosofia Harley”, sintetizzabile in “corri libero nel vento”,
una roba che diciamolo, puoi fare pure con una Honda, ma che ha
ben altro fascino fatta con un rombo da aereo sotto il culo. Togliere
i silenziatori alle marmitte è il primo comandamento dell’Harleysta
doc. Quella sequenza di botti lì è il richiamo del maschio Alfa, il
segnale inconfondibile, se padre Freud non è un’opinione, che sta
transitando qualcuno la cui potenza sessuale è annunciata dalle
trombe di Dio in forma di marmitte (ho un’Harley anch’io, non l’ho
smarmittata, in un raduno m’hanno guardato come se fossi un po’
ricchione). E questi se ne escono con l’Harley silenziosa! Sale l’urlo
degli ortodossi: è castrazione in piena regola! Grave perché perpetrata da chi, ingrato, ai coglioni dei fedeli dovrebbe tenerci, visto
che quei fedeli gli portano fiumi di soldi, comprandosi pure i preservativi marchiati Harley Davidson. Storica casa di Milwaukee, le
moto elettriche lasciale ai motociclanti fru-fru, a noi ci piace il motorone rusticone. “A noi ci” non si dice, ma l’ho fatto apposta, noi
Harleysti duri ce ne freghiamo di tutto, pure della grammatica.
La Concordia si vede da ogni
punto dell’isola.
Infatti quella notte, mentre fissavo la sua punta illuminata, rivolta verso l’alto, che affondava, ho capito che non me ne sarei più liberato. La nostra vita
non può ripartire, finché la nave resta qui.
Il presidente della Regione Toscana, Rossi, fa notare che se invece
di andare a Genova, a cinque
giorni di navigazione, la rimorchiassero fino a Piombino, distante appena un giorno, i rischi
di ulteriori danni ambientali diminuirebbero significativamente.
Lo capisco, ma è una decisione
che devono prendere i tecnici.
So che la Toscana si è impegnata da subito per soccorrerci, che
sarebbe giusto mandare lì il relitto. Ma non si può più temporeggiare. Mettetevi nei nostri
panni: dobbiamo salvare la nostra economia. Non è per girarmi dall’altra parte, ma Piombino sarebbe pronto ad accogliere la nave a settembre, mentre
Genova a luglio…
Che però è proprio nel cuore
dell’estate.
Infatti è dura. Dicono che da noi
il turismo è cresciuto: non è vero. Ci sono molti curiosi che arrivano, fanno la foto e ripartono
con lo stesso traghetto. Ma la
gente che soggiorna qui continua a diminuire. A maggio abbiamo già avuto 35mila defezioni. È un brutto segnale: se non
portano via la Concordia, i turisti non torneranno. Noi del
Giglio siamo pochi, ma pretendiamo comunque rispetto. Genova o Piombino, basta che la
Concordia sparisca da qui.
ECONOMIA
il Fatto Quotidiano
Sbanchiere
caroni si ricicla
con
Rothschild dopo l’Eni
STANDO A QUANTO RIPORTA il Financial Times, l’ex amministratore delegato di Enel ed Eni, Paolo Scaroni
starebbe per diventare vicepresidente della banca d’investimento Rothschild. Scaroni, 67 anni, secondo il
quotidiano inglese, porta con sé una
serie di contatti importanti nel settore
VENERDÌ 20 GIUGNO 2014
energetico a livello mondiale e in Italia, ed è visto come un 'apriportà in
questo settore per la banca. Si tratta di
una mossa insolita per Rothschild,
che difficilmente si affida ai grandi nomi dell’economia. Scaroni lavorerà a
Londra per 2-3 giorni a settimana. Decisivo il rapporto personale di Scaroni
11
con il presidente della banca, David de
Rothschild, un rapporto personale costruito nel periodo precedente la crisi
finanziaria, quando si sono seduti insieme nel board della banca olandese
Abn Amro, quando fu discussa la maxi operazione con Royal Bank of Scotland, Fortis e Santander nel 2008.
“SCIOPERATE? BASTA ACCORDI”
LA VENDETTA DI MARCHIONNE
DOPO LA MANCATA PRODUZIONE DI 11 AUTO, LA FIAT DISDICE L’INTESA MASERATI
di Salvatore Cannavò
S
econdo me il messaggio di Marchionne è
uno solo: in Fiat comando io e non c’è
spazio per nessuna trattativa.
Più che alla Fiom il segnale è
rivolto ad altri sindacati”. Federico Bellono, della Fiom torinese riassume così l’ultimo
atto d’imperio dell’amministratore delegato della Fiat
Chrysler Automobiles, Sergio
Marchionne, che ieri ha deciso
una forma molto dura di ritorsione nei confronti dei
“suoi” operai: blocco totale
degli straordinari in tutto il
gruppo e blocco del trasferimento di 500 cassintegrati
dallo stabilimento di Mirafiori
– dove non si lavora da più di
un anno – a quello di Grugliasco, dove si producono le nuove Maserati.
MOTIVO, LO SCIOPERO di
un’ora effettuato lunedì scorso
dalla Fiom proprio a Grugliasco con la mancata produzione
di 11 auto nuove. Uno sciopero che era stato indetto per
protestare contro l’accordo
che prevede l’aumento eccessivo dei carichi di lavoro dovuto alla ripresa del mercato
delle auto di alta gamma. Una
situazione che ha spinto la Fca
ad aumentare i turni di lavoro
dagli attuali 10 a 12 con la necessità conseguente di “importare” altri 500 operai. La buona
salute dello stabilimento di
Grugliasco, del resto, aveva già
permesso di passare dai 1000
operai assunti inizialmente –
coloro che lavoravano alla ex
Bertone – agli attuali 2300 di
cui più di mille provenienti
proprio da Mirafiori.
Ieri, con una comunicazione
unilaterale, Marchionne ha
deciso che i turni a 12 non si
faranno e che i 500 possono
tranquillamente restare in cassa integrazione. In mattinata,
invece, aveva distribuito una
lettera, “a tutte le persone di
Fca in Italia”, in cui attaccava
duramente lo sciopero di Grugliasco, responsabile di “perdite produttive in un momento
delicato”, gravido di conseguenze, definito come “un duro colpo al nostro e vostro lavoro” tale da ferire “l’italianità
PRESSIONE TOTALE
La mossa del manager
punta a mettere
all’angolo “i sindacati
del sì” che chiedono
aumenti minimi
nel nuovo contratto
vera” di cui la Fca è portatrice.
Dallo “sfogo” della lettera,
scritta con un linguaggio che
mescola
appartenenza
all’azienda e biasimo generalizzato nei confronti di una
pattuglia di irriducibili del
conflitto, si è poi passati all’annuncio del blocco degli straordinari. Una scelta che appare
come una minaccia rivolta
non solo ai “ribelli” della Fiom
ma soprattutto ai sindacati
“del sì” impegnati nella trattativa per il rinnovo del contratto. Il negoziato si è arenato nei
giorni scorsi sulle cifre degli
aumenti “una tantum” da corrispondere agli operai per il
L’energia verde ci costa 12,5 miliardi all’anno Ansa
BOLLETTA BOLLENTE
Taglio degli incentivi
all’energia solare,
produttori in rivolta
ANCHE LE BANCHE (PESANTEMENTE ESPOSTE)
PRONTE AL RICORSO SUL DECRETO RETROATTIVO
di Giorgio Meletti
IL MODELLO
Lo stabilimento Maserati di Grugliasco (To) Ansa
2014: i sindacati hanno chiesto
prima 500, poi 390 euro lordi
l’anno – 30 euro lordi al mese –
mentre l’azienda dai 200 euro
annui si è detta disposta a salire non oltre i 250 – 19 euro al
mese –. Trattativa non dirompente, come si vede dalle cifre,
ma, evidentemente, eccessiva
per i canoni che la nuova Fiat
ha deciso di imporre all’Italia.
COSÌ, IERI POMERIGGIO, i
primi risultati si sono visti con
rapidità: il Fismic e l’Associazione Quadri hanno subito
emesso un comunicato per
chiedere alla Fiat di riconvocare il tavolo e chiudere il contratto. Il Fismic non ha mancato di sottolineare le responsabilità della Fiom in tutta questa situazione. Anche la Fim,
però, si è affrettata a ribadire la
propria volontà di rispettare
gli accordi, in particolare quello sui 12 turni alla Maserati. Il
segretario nazionale, Ferdinando Uliano, punta a precisare che “noi i contratti che
portano occupazione e investimenti li facciamo” rivendicando la positività di quello siglato
a Grugliasco sui 12 turni e parlando di “minime distanze”
per quanto riguarda le rivendicazioni salariali. “Con la
stessa responsabilità – spiega
Uliano – abbiamo costruito
durante tutta la trattativa una
soluzione salariale e normativa
sul rinnovo del contratto che
tenesse conto della situazione
del Gruppo, tanto da riformularla evidenziando nell’ultimo
incontro le minime distanze
che potevano essere colmate
nel prossimo incontro che abbiamo richiesto all’azienda”.
Vedremo se le posizioni dei
sindacati “del sì” sono sufficienti a placare l’ira di Marchionne. Il quale, nel frattempo, potrebbe consacrare il suo
rapporto, ormai molto buono,
con il capo del governo. Matteo Renzi, infatti, dovrebbe essere presente all’assemblea annuale degli Industriali di Torino, organizzazione da cui peraltro la Fiat è uscita, in ossequio alla sua politica di contatto con le strutture locali. Il
paradosso è che questa assemblea dovrebbe tenersi proprio
alla Maserati del gruppo Fca.
incentivo c’è ed è molto generoso. Chi produce elettricità
L’
con i pannelli solari può incassare fino a 400 euro al megawattora, circa 5 volte il prezzo medio del mercato. E proprio
ieri il presidente dell’Authority per l’energia Guido Bortoni, nel
corso della relazione annuale, ha segnalato che nel 2013 gli italiani hanno pagato in bolletta quasi 11 miliardi di incentivi alle
energie rinnovabili, che saliranno quest’anno a 12,5 miliardi.
Ma la purga inserita dal governo nel decretone sulla pubblica
amministrazione sta suscitando le vibrate proteste dei beneficiari, che possono esibire qualche buona ragione accanto al peccato originale (presupposto dal decreto) di aver approfittato di
una misura esagerata. Il decreto prevede che le convenzioni grazie alle quali gli investitori godono dell’incentivo si prolunghino
da 20 a 24 anni, a parità di beneficio complessivo. Lo “spalmamento” dell’incentivo riguarda i produttori con oltre 200 kilowatt di potenza installata, che sono 9-10 mila per un totale di
potenza installata di 10 mila megawatt (l’equivalente di una decina di grandi centrali termoelettriche). Gli incentivi che incassano sono circa 2,5 miliardi all’anno, e saranno di fatto tagliati di
500 milioni all’anno, circa il 20 per cento. Ce n’è quanto basta per
far saltare i piani di investimento, e quindi per preoccupare le
grandi banche, esposte per circa 40 miliardi di euro.
Il modello di business del fotovoltaico è semplice: visto l’ampio
incentivo concesso per vent’anni, ci sono ampi margini per affittare un terreno agricolo e coprirlo di pannelli solari, facendosi
prestare i soldi dalle banche anche a tassi elevati. Le banche si
sono buttate a pesce su un business redditizio e privo di rischi.
Adesso la doccia fredda, e le associazioni di categoria (Anie e
Assorinnovabili) - insieme alle banche - sono pronte a ricorrere
alla Corte costituzionale contro la retroattività di un decreto che
modifica d’imperio contratti ventennali.
Si parla di 10 mila posti di lavoro in pericolo (esagerazione) e di
investitori stranieri scandalizzati (verosimile) e in fuga da un
Paese dove si cambiano le regole a partita iniziata. La partita per
adesso si sposta in Parlamento.
A Taranto respira solo il commisario
PER EDO RONCHI L’EMERGENZA AMBIENTALE È FINITA: “L’ARIA È BUONA”. MA I CITTADINI NON LA PENSANO COSÌ
di Francesco Casula
Taranto
a qualità dell'aria a Taranto è buona, in parL
ticolare per le polveri sottili i dati sono tra i
migliori delle città italiane” e “il benzo(a)pirene si
questo risanamento continui serve “un commissario ambientale con poteri di intervento” e il reperimento di 1,8 miliardi di cui 550 milioni per il
2014 e altri 250 fino a giugno 2015. Soldi che potrebbero arrivare dal denaro sequestrato ai Riva
dalla Procura di Milano.
è ridotto di dieci volte”. Non ha dubbi il subcommissario dell’Ilva, Edo Ronchi: a Taranto l’emer- MA NEL QUARTIERE a pochi metri dall’Ilva gli
genza ambientale appartiene al passato. Sulla abitanti la pensano diversamente. Sabrina, 31 anscorta dei dati rilevati da Arpa Puglia, Ronchi ha ni: “Ma forse la qualità dell’aria è cambiata solo
spiegato che l’aria “nel quartiere
sulla carta perché per noi qua è
Tamburi è ampiamente a norsempre la stessa storia. Vivere a
Tamburi è come lavorare dentro
ma per tutti i parametri”. Nella
I CONTROLLI
conferenza stampa per i primi
l’Ilva: ogni giorno di vento sia12 mesi dalla nomina del commo invasi dai cattivi odori, i fuI dati sull’inquinamento mi rossi dello slopping li vediamissario Enrico Bondi, oggi sostituto da Pietro Gnudi, l’ex mimo costantemente e, soprattutmigliorano, ma
nistro ha rivendicato i risultati
to, sui nostri balconi e nelle nogli abitanti del quartiere stre case la polvere dei parchi
della gestione commissariale.
“L’Ilva – ha spiegato Ronchi – è
minerali continua ad arrivare.
Tamburi lamentano:
oggi un’azienda in via di risanaDove sta il miglioramento?
mento ambientale, con interL’unica cosa che è cambiata è che
“Sui davanzali ci sono
venti tutti definiti, progettati e
da quando hanno installato i
sempre polveri”
in parte realizzati”, ma perché
cannoni che bagnano le monta-
gne di minerale ora ci tocca sopportare anche il
loro rumore”. In via Machiavelli, proprio sotto le
collinette artificiali che avrebbero dovuto proteggere gli abitanti dei Tamburi dalle emissioni della
fabbrica, la signora Vincenza è al balcone: “Guarda qua – dice mostrando il palmo della mano dopo
averlo strisciato sul davanzale – questa polvere nera è il miglioramento?”. “Secondo i dati Arpa –
racconta Gianfranco, 66enne – alcuni valori nella
cokeria dell’Ilva sono minori di quelli nelle strade
dei Tamburi: è il quartiere a inquinare la fabbrica?”. Allontanandosi dallo stabilimento di qualche chilometro, la musica non cambia. Franca, 50
anni, guarda l’orologio: “Solo qualche ora fa c’è
stata un puzza tremenda. È vero che nei mesi scorsi le cose erano migliorate, ma ora siamo tornati
come prima: non passa giorno senza che raccolga
polvere dai balconi e dal pavimento dell’appartamento”. Daniele, 38 anni, aggiunge dettagli:
“Prendo la macchina tutti i giorni e la vedo la polvere sul parabrezza”. Il pensiero diffuso è che i miglioramenti nei dati siano dovuti soltanto al fatto
che ora la fabbrica lavora a ritmi ridotti, ma i danni
causati sono troppo profondi perché si percepi-
Il quartiere Tamburi a Taranto Ansa
scano miglioramenti. E le bonifiche, tra queste
strade, non si sono ancora viste. “I bambini – spiega Ida mentre porta il figlio all’oratorio – non possono giocare nelle aiuole perché sono inquinate”.
SE NELL’ILVA, quindi, i cantieri per il risanamento
sono avviati, nel quartiere più vicino alla fabbrica i
risultati non sono percepiti. Tutto fermo. Come il
processo nei confronti dei 49 imputati. Il gup Vilma Gilli, infatti, ha sospeso il procedimento e inviato gli atti alla Cassazione per valutare l’istanza
di trasferimento del giudizio in un altro tribunale
perché a Taranto, la pressione dell’opinione pubblica, potrebbe condizionare l’esito del processo.
Centinaia, intanto, le richieste di costituzione di
parte civile annunciate ieri. Il Comune di Taranto
dopo la decisione della Cassazione chiederà un
maxi risarcimento da 10 miliardi di euro.
12
SCONFITTA & POVERTÀ
VENERDÌ 20 GIUGNO 2014
Pianeta terra
il Fatto Quotidiano
UCRAINA FIRMERÀ ACCORDO CON UE
Il nuovo presidente ucraino Poroshenko ha intenzione di firmare l’accordo doganale e commerciale con la Ue, motivo scatenante della rivolta contro il predecessore filo-russo nel novembre del
2013, entro il 27 di questo mese; prima, il 23, proporrà il piano per la pacificazione dell’est. LaPresse
IRAQ BATTAGLIA PER IL PETROLIO ASPETTANDO I RAID
”Le truppe americane non torneranno a combattere in Iraq. Non abbiamo la capacità di risolvere la situazione con migliaia di truppe:
non c'è una soluzione militare per l’Iraq”, ha detto Obama, mentre si
preparano i raid aerei e il prezzo del petrolio schizza in alto. LaPresse
LA TEMPESTA PERFETTA
CANCELLA L’ERA D’ORO DI SPAGNA
IN POCHE ORE SI SONO CONDENSATE L’ABDICAZIONE DI JUAN CARLOS,
L’ELIMINAZIONE DAI MONDIALI E I NUOVI CATASTROFICI DATI ECONOMICI
di Alessio Schiesari
I
l re e la regina hanno lasciato il trono la stessa
notte. Lui è Juan Carlos
di Borbone, fino a martedì sera accostato a un numero
cardinale (primero) per indicare
che la sua natura di sovrano. Lei
è la roja, la nazionale più vincente della storia del calcio spagnolo, nonché campione del
mondo uscente (e uscita), almeno fino a domenica 13 luglio. Bisogna avere una fede
cieca nelle coincidenze per non
trovare una miriade di analogie
nella fine dei due regni.
Quello di Juan Carlos è durato
39 anni: erede designato dal
Caudillo Francisco Francoper
mantenere la continuità con la
Spagna fascista, è l’uomo che
ha tenuto per mano il Paese durante l’accidentata transizione
alla democrazia. Per questo il
premier Mariano Rajoy, nel discorso che ha accompagnato la
firma del decreto di abdicazione, gli ha reso omaggio parlando del “impagabile debito di
gratitudine che lascia a tutti
noi”. Gli spagnoli le prime rate
però le hanno già pagate.
IL NUOVO RE Felipe VI si è pre-
sentato citando Cervantes:
“Nessun uomo vale più di un altro, se non fa più di un altro”.
Aforisma illuminante ma che fa
a pugni con le indiscrezioni sulla casa reale. Secondo una moltitudine di inchieste giornalisti-
che (Forbes, Eurobusiness, New
York Times) la fortuna personale
della corona, che quando tornò
in Spagna nel 1973 era sostanzialmente nullatenente, ammonta a 1,8 miliardi di euro.
Somma impossibile da accumulare con la sola indennità
concessa dal governo (poco
meno di 8 milioni di euro l’anno). Numeri incredibili quanto
frodi allo Stato, scandali rosa e
cacce al rinoceronte è incappata
in uno scandalo dietro l’altro.
Per questo alla cerimonia di ieri
non era presente Cristina, la sorella minore del nuovo re con
un marito nei guai per frode ai
danni dello Stato. Ma la sfida
più importante che lo attende
un’altra: tenere in piedi un regno in cui le spinte centrifughe,
in Catalogna e Paesi Baschi, sono sempre più travolgenti. Per
questo durante il discorso alle
Camere ha insistito su una Spagna “plurale in cui c’è spazio per
tutti”, che vorrebbe essere diversa da quella “unita, grande e
libera” di disegnata da Franco. I
governatori delle Regioni secessioniste non hanno abboccato, e il loro applauso è durato
solo qualche secondo.
UNA SPAGNA DIVISA come la
GIÙ DAL TRONO
il titolo
dei catalani di “El Periódico”
quelli delle amanti di Juan Carlos che, secondo le malelingue,
sarebbero circa 1.500, suggellate da un paio di figli illegittimi
che da anni, invano, cercano un
riconoscimento. Per questo il re
si può permettere di perdere la
corona, non l’immunità penale
riservata normalmente al solo
capo dello Stato. Felipe VI ha il
compito di rilanciare l’immagine di una casa regnante che tra
ABDICANO “El Mundo Deportivo” vede analogie col re
difesa della nazionale. I due
centrali, Sergio Ramos e Piqué,
rappresentano perfettamente,
anche a livello fisiognomico, la
distanza tra Catalogna e Castiglia. Qualche anno fa il primo si
era lamentato perché il centrale
del Barça parlava catalano dentro lo spogliatoio della nazionale. Da allora si guardano in cagnesco, come catalani e castigliani nel resto del Paese. La
percentuale di secessionisti a
Barcellona e dintorni continua
a crescere (55%) e l’ostinato ri-
PAESE DIVISO
Nel 2007, prima
della bolla immobiliare,
Madrid era in corsa per
superare il Pil di Roma
Ora soffiano sempre
più i venti autonomisti
Il canto della miliardaria
LA MOGLIE DEL FINANZIERE ITALO-SVIZZERO BERTARELLI SI COMPRA UNA CARRIERA DA SOLISTA POP
di Carlo Antonio Biscotto
e ho deciso che ero una pop star”.
Prima di sposare Bertarelli aveva fatto qualche tenirsty Bertarelli, fisico da modella,
tativo di sfondare nel mondo della musica e aveva
42 anni, moglie di Ernesto Bercomposto Black Coffee, che non aveva avuto molta
tarelli, ex industriale farmaceutico e
fortuna, ma che aveva cantato al suo matrimonio a
skipper, nato in Italia, ma cittadino
Ginevra con indosso un abito di Valentino e disvizzero, quando nelle interviste si acnanzi a 250 invitati. Il marito l’ha conosciuto in
cenna alla sua ricchezza, mostra palese UN ESEMPIO? Sotto il video nel quale Sardegna a 26 anni. Ernesto Bertarelli aveva appena
disagio: strizza gli occhi, serra le ma- Kirsty duetta con Ronan Keating qual- ereditato la casa farmaceutica Serono di cui negli
scelle e cambia discorso. Comunque è cuno ha postato: “Al marito questa esi- anni successivi avrebbe raddoppiato il fatturato
la donna più ricca della Gran Bretagna, bizione deve essere costata una fortu- grazie alle biotecnologie. Poi nel 2007 la famiglia
molto più – tanto per dire – della regina na!”. La risposta di Kirsty a queste ma- decise di vendere e di investire il ricavato (qualcosa
Elisabetta e di J.K. Rowling. La sua, am- lignità? “La gente è vittima dei pregiu- come 13 miliardi di euro) nel settore immobiliare,
mette candidamente, è una vita “stupe- dizi. In realtà la musica è sempre stata in quello farmaceutico, nella sponsorizzazione delfacente”. A sfogliare Instagram la si può una parte importante della mia vita. la barca Alinghi portandola a conquistare due volte
vedere in una carrellata di luoghi eso- Non è che una mattina mi sono svegliata la Coppa America e in iniziative filantropiche. “Ertici, a bordo del suo mega-yacht
nesto era un uomo ambito da
da 130 milioni, regalo del mamolte donne, ma lui ha scelto
rito per il 40° compleanno, imme e da allora siamo inseparaMALELINGUE
pegnata a giocare a golf alle Habili”, dice Kirsty. “È un uomo
waii o a sciare sulle Alpi. Epche riesce in tutto ciò in cui si
All’annuncio del suo
pure a questa donna che tutti
cimenta”. Lei, invece, a causa dei
invidiano mancava qualcosa
figli non ha potuto curare il suo
album le critiche
per rendere la sua esistenza
talento artistico, condannata a
si sono scatenate
“perfetta”. La prova che oltre al
occuparsi di pappette e pannodenaro ha anche il talento. Ed
lini. Ma com’è l’album? La voce
sul web: talento
ecco spuntare non più la signonon è male. Non peggio di quelra Bertarelli, ma semplicemenla di Madonna, ma a giudizio dei
e denaro vanno
te la cantautrice Kirsty che si
critici, non pare il caso di scosempre più d’accordo
Kirsty Bertarelli LaPresse modare la parola “talento”.
appresta a lanciare il suo primo
K
album di canzoni pop, dall’invitante titiolo di Indigo Shores. “Kirty è oggetto di
gelosia e invidia”, commenta un’amica
che preferisce mantenere l’anonimato.
Ne fanno fede alcuni acidi commenti su
YouTube.
Il numero 1 della Spagna sconfitta; sotto, Felipe e Juan Carlos LaPresse/Ansa
fiuto del governo di concedere
un referendum, benché comprensibile, non fa che peggiorare le cose.
Il quarantennio d’oro è finito
sotto le macerie del settore immobiliare crollato nel 2007. Il
numero di disoccupati (oltre 6
milioni) non è mai stato così alto; il Pil pro capite, che prima
della crisi era al 105% della media Ue, è ripiombato al 95 (ricordate le frecciate di Zapatero
sul sorpasso spagnolo all’Italia?
Ora la Spagna è tornata dietro);
il saldo migratorio è negativo:
sono più gli spagnoli che lasciano casa degli stranieri che arri-
vano. A tenere incollato l’orgoglio del Paese negli ultimi anni
era rimasto solo lo sport: i Nadal, gli Alonso, i Marquez, i Gasol e, ovviamente, le Furie rosse.
Per sei anni hanno vinto tutto
quello che c’era da vincere. Ora
invece se ne vanno dopo essere
stati umiliati dai nemici di sempre della corona, gli olandesi, e
da un’ex colonia. Per ricostruire
l’unità del Paese ci vuole un miracolo, come quello dell’Atletico del Cholo Simeone, squadra
di cui Felipe VI è tifoso e presidente onorario. Ma l’epoca
dei miracoli, a queste latitudini,
sembra finita da un pezzo.
Due milioni di
super-ricchi in più
14
MLN
GLI ULTRA-
SONO 14 i milioni di ricchi
quantificati dal nuovo studio del World Wealth Report, realizzato dalla Royal
Bank of Canada (Rbc) insieme alla società di consulenza Capgemini. 14 milioni
di persone non toccate dalla crisi ma che sono riuscite
a cavalcarla, grazi soprattutto al boom delle Borse. Ma cosa si intende per “ricchi”?
Chi sono questi 14 milioni di persone sparse per il globo?
Per entrare in questa opulenta casta basta avere 1 milione
di dollari o più da investire (escludendo dal calcolo residenza principale, collezioni e beni di consumo durevoli).
Nel 2014 se ne sono aggiunti quasi 2 milioni. Gran cifra. E
i poveri? L'aumento della povertà è il comune denominatore che unisce tutti i paesi del mondo. In Italia 4
milioni di persone sopravvivono solo grazie alle associazioni caritatevoli e di ricchi ce ne sono circa 200 mila.
200 mila persone che potrebbero investire tranquillamente ma che preferiscono tenere i soldi nel portafoglio.
Non è la ricchezza improduttiva il vero problema ma,
come sappiamo, quella non dichiarata, quelle centinaia di
persone (518 nel 2011) che hanno dichiarato al fisco un
guadagno di 20 mila euro l'anno ma che erano in possesso di aerei privati e altri beni di extra-lusso. Con questo meccanismo i ricchi saranno sempre più ricchi, i poveri sempre più, e sempre più poveri.
MILIONARI
il Fatto Quotidiano
SCONFITTA & POVERTÀ VENERDÌ 20 GIUGNO 2014
GRAN BRETAGNA UNO SU 3 È INDIGENTE
Secondo un rapporto dell’Università di Bristol, un
cittadino su 3 è povero, mezzo milione di bambini
non vengono nutriti a sufficienza, 18 milioni di persone non hanno alloggio adeguato. Situazione fortemente peggiorata negli ultimi 30 anni: la percentuale di poveri era del 14% nel 1983. LaPresse
MONDO ISLANDA PAESE PIÙ PACIFICO
L’Islanda è il paese più pacifico al mondo. In fondo alla classifica la Siria. L’Italia è 34esima; per
la prima volta gli Usa sono sotto la centesima
posizione. È la fotografia dell’Institute for Economics and Peace che redige il Global Peace Index in
162 Nazioni e basato su 22 indicatori, LaPresse
13
Troika e vite in baratto
Atene torna al Medioevo
SECONDO I SINDACATI ELLENICI, DOPO ANNI DI CURA FINANZIARIA,
PARTE DELLE PAGHE DEI LAVORATORI AVVENGONO IN NATURA E SERVIZI
di Roberta Zunini
M
Senza lavoro ad Atene LaPresse
SCONTRO TRA EX IMPERI
Vienna, gli Asburgo
e il revanscismo
ottomano di Erdogan
IL PREMIER TURCO FOMENTA GLI IMMIGRATI
IN AUSTRIA. BATTIBECCO CON IL MINISTRO KURZ
di Giulia Merlo
turchi assediano Vienna una seconda volta, dopo il Sultano
I
Solimano nel 1527. La visita di ieri nella capitale del premier
turco Recep Tayyp Erdogan ha smosso il tipico contegno au-
stro-ungarico. “Avverto il primo ministro Erdogan in modo
esplicito: non deve introdurre divisioni nella società austriaca”, era arrivato a dichiarare la settimana scorsa il ministro
degli Esteri Sebastian Kurz, intervistato dal quotidiano Oesterreich . Non certo un benvenuto caloroso, a cui un gruppo di
hacker turchi filogovernativi ha risposto attaccando il sito del
ministero, riempiendolo di fotografie del premier turco.
Una visita, quella di Erdogan, che si è svolta al
di fuori del protocollo ufficiale, come un privato cittadino in terra straniera. Il premier turco, infatti, ha organizzato una sorta di tour per
celebrare il decimo anniversario del suoi partito, l’Unione dei Turchi Democratici, con
l’obiettivo di intercettare i migranti turchi potenziali votanti alle elezioni di Agosto sparsi per l’Europa.
IN UNA PIAZZA INFUOCATA, divisa tra gli applausi della nu-
merossissima minoranza turca e le contestazioni dei 6mila manifestanti austriaci, Erdogan non ha risparmiato nulla del suo
migliore repertorio. “Vi porto i saluti di 77 milioni di turchi,
come popolo siamo sempre fieri di voi” ha annunciato e ha
proseguito - incurante degli avvertimenti di Kurz - “Studiate,
imparate il tedesco, ma non assimilate la cultura”. Poi ha parlato di Europa, ricordando che “la Turchia è sempre stata
proiettata verso l’ovest”, ma soprattutto contestando il confini:
“L’Europa non finisce dove il Danubio sfocia nel Mar Nero, ma
inizia alle sorgenti del Tigri e dell’Eufrate”. Un copione già sentito, quello del premier turco, che ha tenuto un discorso molto
simile anche a Colonia, in Germania, poche settimane fa. Se
l’Austria conta circa 250mila turchi, in Germania la minoranza
è la più numerosa del Paese, con oltre 5 milioni di immigrati.
E il comizio di ieri non ha certo disteso i rapporti tra il sultano
Erdogan e il governo di Vienna, che ha letto la visita come una
mossa politica per accaparrarsi voti in Turchia, giocata però
creando scompiglio sul tranquillo suolo austriaco.
olti
lavoratori
greci vanno a
dormire in hotel,
pur non avendo
un becco di un quattrino. Ma
questo “vezzo” non è la conseguenza di un atteggiamento
pregresso, nel senso di pre-crisi, da spacconi. La linea della
metropolitana che porta dal
Pireo al centro di Atene è sempre affollata di lavoratori che
fanno i pendolari dai villaggi e
dalla periferia più povera della
metropoli alla fermata di
Omonia per cercare lavoro o
svolgere quel che ne è loro rimasto: 3 o 4 ore in fasce diversi, a seconda delle esigenze
del datore di lavoro. Che ormai si comporta, con la cronicizzazione della crisi economica, più come un feudatario
che come un imprenditore
conscio dell'importanza del
capitale umano, oltre che degli
introiti.
E COSÌ OLIMPIA da Perama
(ex area ricca di cantieri navali
e oggi una delle realtà più depresse dell'Attica) che usa la
metropolitana per andare a lavorare in un istituto semi privato per ciechi, non solo non
riceve lo stipendio da 3 mesi,
ma ha dovuto accettare anche
di venire pagata, in futuro, con
coupon per l'acquisto di cibo a
un supermercato lontano 15
chilometri da casa. “In com-
SPIAGGIA PRIVATA
per la villa greca dei reali d’Olanda LaPresse
3RIMESI
TARDO
STIPENDI
penso mi hanno già dato dei
coupon per andare a dormire
in albergo. Non ho ancora ben
capito quando scadono, ma è
meglio che mi informi visto
che se continuano a non pagarmi fra un po’ io e la mia famiglia ne avremo bisogno: non
abbiamo i soldi per continuare
a pagare il mutuo della casa”.
Olimpia non è che una delle
migliaia di persone che non solo non ricevono lo stipendio da
mesi, ma che non riceveranno
nemmeno la 13a e la 14a. In
compenso possono tirare il fiato con il baratto. “Ma che tirare
il fiato, qui ormai con la scusa
della crisi ‘sti stronzi di imprenditori ci prendono anche
per il sedere e ci danno la biada
come se fossimo dei muli, anzi
degli asini che non capiscono
come tanti di loro con la crisi ci
marciano”, ride amaro Christos. “Questa Europa della
Merkel, con la complicità dei
nostri imprenditori, molti dei
quali sempre più ricchi - l'austerità ce la dobbiamo sciroppare solo noi poveri tapini - ci
sta privando della quota minima di dignità. ora non solo non
abbiamo più diritto a uno stipendio garantito, pur lavorando, ma se ce l'avremo sarà in
parte a base di prodotti, magari
scaduti” dice, con la voce rotta
dalla rabbia, Maria che, come
Christos, lavora per un'impresa di pulizie. Lui ha 52 anni, lei
44.
L'inchiesta condotta dall'Istituto del lavoro della Confederazione dei sindacati (Gsee), i
cui risultati sono stati appena
diffusi alla stampa, ha aperto
un ulteriore squarcio sul dietro
le quinte della politica economica targata troika. Definendola “scioccante” ma non così
“inattesa”, la Gsee, ha concluso
sostenendo che l'investigazione descrive un quadro ancora
più drammatico di quello dell'
scorso anno, zenit della crisi,
nonostante gli indicatori economici che da qualche mese
invece segnalano una lieve diminuzione dell'altissimo tasso
di disoccupazione e una, sebbene lievissima, ritrovata fiducia degli investitori stranieri
nel mercato greco, provata dal
successo della prima asta di
buoni del tesoro di qualche
mese fa.
GLI ABITANTI DELL'ISOLA di
Kranidi, nel Peloponneso,
hanno notato in questi giorni
la rapida costruzione di una
banchina privata sulla costa di
fronte alla villa dei reali d'Olanda. Tutto questo nonostante la legge proibisca l'uso privato delle coste. Proto Thema,
un giornale locale, ha scritto
che a garantire la violazione
della legge sono stati 3 ministri
del governo conservatore di
Nea Demokratia approvando la
richiesta olandese presentata
pochi mesi fa, in cui si citava l'
“interesse pubblico”. Tanto interesse pubblico che non è stato utilizzato nemmeno un muratore greco. Solo olandesi.
Tango bond: ri-crac argentino
13 ANNI DOPO È DI NUOVO DEFAULT. INCUBO-FOTOCOPIA PER I CREDITORI (50 MILA ITALIANI)
di Camilla Conti
e finirà male per l’Argentina si tratteS
rebbe del terzo default della storia. E per
i risparmiatori italiani che hanno ancora in
tasca i tango bond sarebbe un nuovo incubo. Oggi come ieri: il 23 dicembre 2001 l’allora presidente peronista Adolfo Rodriguez
Saá annunciò che l’Argentina non avrebbe
ripagato il proprio debito sovrano. Il collasso costò all'Italia 14 miliardi di dollari.
Quasi 13 anni dopo, il Paese
guidato da Cristina Kirchner minaccia il default sul
suo debito definendo “impossibile” il pagamento della
scadenza del 30 giugno a
causa della decisione di un
tribunale Usa che ha messo
sotto ulteriore pressione l'economia. Buenos Aires è
bloccata da 12 anni in una
battaglia legale con i creditori che si sono rifiutati di
partecipare alle due ristrutturazioni del debito seguite
al crac. L’impasse ha impedito al paese di accedere ai
mercati internazionali per
reperire capitali a fronte di un'economia
stagnante, di un'inflazione in crescita e di
un impoverimento delle riserve della banca
centrale. Lunedì la Corte Suprema americana ha respinto l'appello dell'Argentina
contro i fondi hedge che si erano rifiutati di
partecipare alle ristrutturazioni del 2005 e
del 2010. È rimasta così valida la decisione
del giudice Thomas Griesa di New York che
ha ordinato al paese di
pagare i fondi di investimento, i cosiddetti
holdouts. Mercoledì la
Corte d'appello ha
dunque rimosso la sospensiva a meno che
non fossero stati pagati
1,33 miliardi di dollari
agli holdouts.
Ma ciò “rende impossibile il pagamento a
New York del debito ristrutturato e mostra la
totale mancanza di volontà di negoziare sulla
base di condizioni diverse da quelle indicate
dal giudice Griesa”, ha
detto il ministero dell'economia argentino. Il
14 mld $
IL ‘BUCO’
DEL 2001
governo della Casa Rosada ha inoltre smentito l’ipotesi di una missione negli Usa per
negoziare con gli hedge fund. Il capo di Gabinetto Jorge Capitanich ha confermato che
Buenos Aires “mantiene la volontà di pagare” ma come “Paese sovrano”, non per
obbligo di un tribunale straniero.
“Non immaginiamo pericoli nell'immediato né per l'Italia né per l'Argentina”, ha assicurato ieri il sottosegretario agli Esteri
Mario Giro, ricordando che il 95% dei possessori di tango bond aveva accettato l'accordo con l'Argentina che ha partecipato al
Club di Parigi formato dalle nazioni creditrici (fra cui l'Italia) e ha “ripreso i suoi contatti con il Fondo monetario internazionale. “Non credo che siano pericoli”. Sarà. Di
certo, delle 450 mila famiglie italiane coinvolte nel crac del 2001, si stima che siano più
di 50mila quelle che detengono ancora obbligazioni di Buenos Aires. Molti tra coloro
che avevano accettato le condizioni capestro che prevedevano un taglio del valore
dell’investimento dal 60 al 70% se ne sono
disfatti per godere almeno delle minusvalenze. Il problema è che chi partecipò a una
delle due ristrutturazioni del debito del
2005 e 2010 ricevette nuove emissioni di titoli di Stato argentini. Quindi chi li ha mantenuti rischia di tornare a ballare il tango.
14
VENERDÌ20GIUGNO 2014
I MONDIALI
DEL FATTO
SPORT.SPETTACOLI.IDEE
Costa Rica, la Svizzera
pacifica del Centroamerica
STASERA GLI AZZURRI IN CAMPO CONTRO UNA DELLE RIVELAZIONI DEL PRIMO TURNO DEL MONDIALE, LA NAZIONALE
DI UN PAESE CHE DAL 1949 HA SAPUTO FARE A MENO DI UN ESERCITO. E DOVE NON MANCANO GLI INTRECCI CON L’ITALIA
È
di Maurizio Chierici
il paese più pacifico del mondo: da 64 anni considera le forze armate soldi buttati via. Meglio
spenderli per scuole, ospedali e riforme che garantiscano una vita quasi normale ai senza niente.
La Caserma Bellavista, cuore strategico dell’esercito, diventa il museo dell’università. Con 11 mila
guardie civili che sorvegliano frontiere, traffico e
danno la caccia ai ladri, il Costa Rica (4 milioni e
mezzo di persone) scopre una serenità sconosciuta ai paesini attorno: Nicaragua, Guatemala, Salvador, Honduras, tormentati da guerriglie, dittature e massacri.
La proposta di rimpastare la Costituzione viene nel
’48 a José Figuereido, famiglia del latifondo, studia
a Boston e torna a casa con idee che danno aria alle
oligarchie. Dopo una innocua guerra civile seguita
al colpo di Stato mal riuscito, il Figuereido estraneo
ai sussulti diventa presidente provvisorio. Deve solo preparare nuove elezioni. La “provvisorietà” di
un vecchio papa o di un capo di Stato a volte si
trasforma in sinonimo di rivoluzione sociale. In un
anno e mezzo Figuereido cambia la nazione delle
banane nella Svizzera dei Caraibi. Se l’altra Svizzera
ha scarsa considerazione dell’utilità dei militari e
Berna alza monumenti ai generali che non fanno le
guerre, Figuereido propone un referendum votatissimo: mai più cannoni e divise armate. Trionfano i Sì e la storia cambia. Oscar Arias, presidente
dopo Figuereido, vince il Nobel per aver mediato la
pace, terribili Anni 80, nella striscia d’America che
unisce due continenti. E a San Josè, capitale, l’Onu
apre la sua università della fratellanza. Utopia che
ancora funziona. “Non sono solo fiori...”, racconta
Figuereido (“Per favore mi chiami don Pepe come
COPPA
CABANA
di Oliviero
Beha
Spagnoli: abdicate
abdicate,
qualcosa resterà
fanno tutti”). Svizzera vuol dire paradiso di banche
non sempre innocenti. Tentazioni che trasformano i ministri nei signori del dollaro nero. A volte
escono in manette dal governo. Ma la politica della
riconciliazione non agita solo colombe. Il paese del
caffè diventa il paese dei pensionati: scendono dal
nord per godersi la vecchiaia nelle campagne un
po’ noiose di un posto senza drammi. E poi tasse al
lumicino e la considerazione di ospiti
con tanti privilegi.
CHI COMANDA
Qualche tempo fa,
anche i piloti Alitalia
Il potere, qui, si è spesso
sceglievano per ultimo volo il riposo in
intrecciato al Belpaese:
Costa Rica. Dove gli
molto influente è stata
affari vanno bene:
Pil un po’ afflosciato
Donatella Pasquali
dalla crisi anche se
nel settembre 2013 la
Zingone, la potentissima
crescita volava sopra
moglie di Lamberto Dini
il 15%, giorni ancora
felici. Nel secolo appena passato fra gli
SENZA DIitaliani superstar, Donatella Pasquali Zingone,
VISA Dal 1949
presidente del potentissimo Gruppo Z. Reduce dal
la Costa Rica non
fallimento di Zingonia (città satellite attorno a Berha un esercito.
gamo) aveva messo radici in Costa Rica allarganSotto, un tifoso
dosi verso Messico e Panama. Proprietaria anche
di Panorama, settimanale distribuito da Miami al della Nazionale in
Brasile LaPresse
Venezuela.
LA BELLA CASA della giovane vedova era una spe-
cie di museo precolombiano. Teche di cristallo coprivano le stanze; reperti preziosi che la legge proibiva ai privati, ma esistono privati e privati e le
cravatte importanti del paese frequentavano la famiglia. Quando le conferenze dell’Onu obbligavano Andreotti a New York, si concedeva al ritorno un relax in Costa Rica: accoglienza affettuosa in casa Zingone. Lo accompagnava Lamberto
Dini, visite galeotte finite in matrimonio. Passaggi
che davano ali all’intraprendenza imprenditoriale
degli italiani di qui. Quando San Josè si dichiara
capitale di un paese del terzo mondo, l’Italia la sostiene con investimenti importanti. Donatella
IGNORO da quanto tempo Juan Carlos di
Borbone volesse abdicare, avendone peraltro
combinate più di un suo omonimo proverbiale, Carlo (Magno) in Francia. Di sicuro il
tramonto della Spagna pluricampione è avvenuto in una sorta di moviola. Prima la brillantezza opacizzata delle “Furie rosse”
nell’ultima stagione, poi i colpi persi per strada dal Barcellona che accusa tutte le stanchezze del mondo più Messi, infine l’occaso
di uno dei suoi giocatori
più rappresentativi, quel
Xavi destinato a un Emirato, l’altra sera tristemente in panchina a vedere la débâcle definitiva
contro i dinamicissimi
nanetti del Cile, il contrario dei colleghi da giardino. Declino mascherato dal calcio madrileno di
club in cima all’Europa
Zingone apre un supermercato 2000. Chi può
inaugurarlo se non Andreotti? Finanziamenti che
incoraggiano anche l’industria di Fabrizio Ciano,
nipote di Mussolini, tenerezze per i socialdemocratici di Pietro Longo. Se ne è andato 6 anni fa
dopo aver raccolto in un libro le memorie di famiglia: “Quando il nonno fece fucilare papà”. La
chiacchierata col Figuereido ormai a riposo era finita con l’ultima curiosità: come mai sul cancello
due targhe fanno sapere che l’ex presidente è agente generale di Coca Cola e Mercedes? Il vecchio
sorride: “Lo ero anche quando governavo. Se un
uomo politico non lavora le tentazioni diventano
tante”.
che aveva messo tutto nel calderone in positivo,
a partire dalla punta Diego Costa oriundo brasiliano e quindi “traditore” negli stadi competenti.
In realtà il tiki taka famoso catalan-patriottico
stava già sfumando da un pezzo, tra l’usura del
modo e del modulo e quella dei suoi interpreti.
Va da sé che essendo le squadre come le persone, se smarrisci un’identità devi almeno cercarne un’altra possibile per non rimanere con il
buco in mezzo, alias Don Falcuccio (è quello che
da decenni sta accadendo, udite udite, non
all’Italia di Prandelli, bensì a quella di Napolitano…)
E INVECE la Spagna non sa più chi è calcisticamente e ha mostrato questa crisi identitaria prima contro un pari grado nobiliare quale
l’Olanda vice campione del mondo che poi, ma
tu guarda, ha faticato con gli australiani in gita
ma dediti allo sport fino in fondo, e dopo contro
un concentrato di stamina qual è l’identità del
Cile compattato dai suoi due/tre campioni.
Questo tramonto o capolinea di un lussureggiante ciclo di gioco e risultati da un lato segna
l’impossibilità di continuare troppo a lungo con
un atteggiamento tattico che rischia il subbuteo
e può provocare noia e dipendenza come un
farmaco, dall’altro ci permette di misurare l’eccellenza di questi anni, un lustro memorabile in
cui la Spagna non ha mai rubato nulla, né nel
Mondiale sudafricano né nei due Europei prima
e dopo di esso. Si dice: troppa riconoscenza di
Del Bosque, fisiognomicamente un Delneri più
gordito ed entrambi con la maschera del padre
di Woody Allen in Prendi i soldi e scappa, per
coloro che l’hanno fatto grande. È certamente
vero, ma in ballo non c’era solo un ricambio più
o meno generazionale, ma una personalità da
ridiscutere. Escono così clamorosamente proprio per non averlo fatto, rassegnandosi a un
grande passato davanti a loro (almeno hanno
risparmiato una figuraccia a Borja Valero…).
w www.olivierobeha.it
il Fatto Quotidiano
di Malcom Pagani
APPESI A UN FILO
Seconda caduta,
inglesi quasi fuori
di Tommaso
Rodano
riva poco dopo, appunto al minuto 40. Cavani disegna un cross col contagiri per Suauarez affonda l’Inghilterra e riporta rez, che stacca di testa e prende in controin pista l’Uruguay. L’attaccante più tempo il portiere inglese. Parabola morbida e
amato e odiato del Regno Unito è il intelligente: 1 a 0.
sicario perfetto dei Tre Leoni. È stato Nel secondo tempo l’Inghilterra attacca a teil capocannoniere incontrastato del campio- sta bassa, anche se Cavani avrebbe un’ocnato di sua Maestà (31 reti; il più vicino, casione clamorosa per raddoppiare, ma alSturridge, si è fermato a 21). Ma a Liverpool, larga troppo l’interno destro.
dove ha sfiorato il titolo, hanno conosciuto Il pareggio dell’Inghilterra è il riscatto di Waanche il peggio del pistolero: simulazioni, ris- yne Rooney. Non segnava in nazionale da 759
se, addirittura un morso e soprattutto l’in- minuti. Grande azione di Sturridge e Johnson
sulto razzista al francese Evra, che gli costò a destra, palla in mezzo e tocco sotto misura
otto giornate di squalifica. Un caratterino dell’attaccante del Manchester United. L’In“scostante”, per usare un eughilterra ci crede, ruggisce,
femismo. Ma anche, e sopratprova a spingere. Ma torna in
scena Luis Suarez: Cavani antutto, un concentrato di clasVINCE L’URUGUAY
se pura.
ticipa Gerrard di testa e gli
apre un corridoio decisivo,
Uruguay contro Inghilterra,
Due splendide reti
dunque, è Rooney e Sturridge
Suarez entra in area, sembra
contro Cavani e Suarez. Chi
inciampare, ritrova l’equilidel centravanti
perde praticamente torna a
brio e scocca una saetta imdel Liverpool Suarez
prendibile per Hart. Finisce
casa. Al primo giro gli inglesi
sono stati sconfitti da Marqui.
stendono i britannici
L’Inghilterra a meno di michisio e Balotelli, e ci può staracoli è fuori e si aggrappa ai
re. L’Uruguay invece viene
Inutile il gol di Rooney
risultati dell’Italia contro Codalla batosta clamorosa conVince ancora la Colombia sta Rica e Uruguay. La celeste,
tro la Costa Rica, in una parcon il suo fuoriclasse ritrotita dal significato cristallino:
vato, torna a fare paura: gli
la celeste senza Luis vale poazzurri sono avvisati.
co. E allora in attacco il pistolero si riprende la numero
NELLA PARTITA delle 18, Co9, nonostante le precarie conlombia e Costa d’Avorio
dizioni fisiche. Per diventare
aprono la seconda giornata
decisivo gli servono 40 midel Gruppo C. È la sfida tra
nuti. Prima dell’inizio del
Cuadrado e Gervinho, probaSuarez-show, alla mezz’ora,
bilmente le due ali migliori
Rooney colpisce una traverdella Serie A. Vince il primo,
sa. Legno clamoroso, di testa,
va a segno il secondo. Finisce
praticamente dalla linea di
2 a 1 per i colombiani, grazie
porta. È la prima emozione
alle reti di James Rodriguez
vera di una partita bloccata,
(secondo centro in due parcon gli inglesi che provano a
tite) e di Quintero (meteora
fare il gioco e i sudamericani
del Pescara nell’anno dell’ulche si affidano alle ripartenLuis Suarez LaPresse tima retrocessione).
ze. La seconda emozione ar-
S
DELUSIONI
PALLE
MONDIALI
di Paolo Ziliani
Obama ha deciso:
Van Persie
sarà un drone
DOPO aver visto Motta rispondere ai giornalisti brasiliani in
italiano, tweet della moglie di Cassano: “La prossima volta ci
prova anche Antonio”
n
DOPO la deludente prova contro l’Australia, Sneijder nel ritiro
olandese è stato soprannominato “Ignoto 1”
n
ALLA NOTIZIA che la pornostar cilena Marlen Doll per festeggiare il 2-0 alla Spagna farà sesso ininterrottamente per 16
ore, Icardi e Wanda Nara hanno twittato: “Embè?”
n
n OBAMA annuncia raid sull’Iraq con uso di droni. Oggi prima
simulazione con Van Persie al posto del drone
IL CILENO Osses, che stasera dirige Italia-Costa Rica, è l’unico arbitro presente sotto pseudonimo: il vero nome va letto
all’incontrario
n
BRASILIANI sempre più depressi: dopo lo 0-0 col Messico,
hanno dovuto rinunciare anche ai caroselli di auto per festeggiare la promozione in A di Jonathas e Jefferson del Latina
n
DOPO aver letto che la Boldrini, assai antipatica alla gente, ha
deciso di affidarsi a Gad Lerner, clamorosa decisione di Blatter.
“Mi affido alla Boldrini”
@ZZiliani
n
15
TELE
ARISTOTELES
Oggi la seconda partita
ALLE 18 A RECIFE
La Nazionale di Prandelli cerca la vittoria
che la porterebbe a un passo dagli ottavi
di finale. In porta (forse) torna Buffon Ansa
VENERDÌ 20 GIUGNO 2014
Mazzocchi, comico
da mesta tragedia
CON MINI kilt scozzese e timbro vocale alterato, Marco Mazzocchi vuole proprio l’ultima pinta della notte: “Eugenio!!!!”. Il direttore
della sede Rai brasiliana, Eugenio De Paoli,
impegnato a congedare l’ospite della serata:
“Ringraziamo Paolo Bonolis” lo ignora. Non
sa che Mazzocchi non demorde, che
dell’Osteria della Tv di Stato è cliente fisso da
25 anni e che intorno a una carriera esotica
ballata tra l’Isola dei famosi e le Olimpiadi, zitto e senza medaglie non l’ha mai fatto stare
nessuno. Accalappia infatti il collega Volpi
dietro il bancone del bar. E lo costringe alla
resa: “Jacopo, non fare andare via Paolo senza una toccatina”. Italia-Costa Rica è alle
porte e Marcolino non vuole lasciare nulla di
intentato. Vorrebbe che Bonolis si facesse tastare “il popò” come all’epoca in cui porgere
le terga ai concorrenti del suo show era pratica quotidiana, ma il tempo comico non è
fortunato e di fronte al finto
e ingeneroso imbarazzo dei
colleghi: “Ma che cose volgari dici?”, “Paolo scusalo”,
Marco si serve da solo. Inizia a gesticolare. Si piega.
Pronuncia frasi sconnesse
all’indirizzo di Bonolis: “Eh,
cioè, Paolo, dai, una toccatina che porta bene”. Subisce indòmito le gaie contumelie della truppa: “Mazzocchi, sei un pervertito” e
poi, vistosi perduto, si sacrifica schiaffeggiandosi il culo in diretta. Lo fa più volte.
Di profilo e di tre quarti. E in coda al fetish
pallonaro, arriva il meritato premio. La pietà
di Bonolis. Da straordinario professionista,
Paolino si presta alla gag. La grana è in linea
con il copione: “Guarda, io non mi posso alzare, non so cosa mi hanno attaccato, credo
un catetere”. E poi, piegandosi obliquo verso
il sorridente De Paoli che in romanesco rifiuta l’incombenza: “C’ho una reputazione che me
sò costruito, non lo posso fare neanche per la
Nazionale” Bonolis ha ancora la forza di offrirsi unendo l’alto e il basso: “Più di rimanere
prono non posso”. Il collegamento sfuma ed
è a quel punto che Mazzocchi può riposare
ripensando al talento smarrito e all’antica
definizione di Aldo Grasso sul Corriere: “Giornalista con attitudine involontaria al comico”.
Quando lo seguono, si capisce.
Camerun, dai fasti di Italia 90 alle botte
tra compagni: il declino dei Leoni d’Africa
Italia 90 il mondo aveva
A
seguito le imprese del
Camerun, la Nazionale di
N’Kono, Kunde e Milla, strabuzzando gli occhi. Nella
partita inaugurale, giocata al
San Siro, i Leoni d’Africa
avevano mandato a gambe
all’aria nientemeno che i
campioni dell’Argentina di
Maradona, in 9 contro 11,
grazie al gol di Omam-Biyik.
Chiuso il girone al primo posto davanti a Romania, Argentina e Urss (mica bruscolini), i Leoni si erano sbarazzati della Colombia negli ottavi (2-1); dopodiché, nei
quarti contro l’Inghilterra,
erano andati a un passo dalla
leggenda rimontando da 0-1
a 2-1 (Kunde ed Ekekè su
doppio assist di Milla), raggiunti solo nel finale da un
rigore di Lineker che mandava tutti ai supplementari.
Altro rigore di Lineker (per
fallo di N’Kono: 3-2), Inghilterra in semifinale e Camerun a casa, ma tra gli applausi
del pianeta intero. E tutti a
dire: chissà dove arriveran-
di secolo e i Leoni d’Africa
hanno malamente sbracato e
si stanno specializzando in
esibizioni da leoni da circo.
Come in questo mundial, già
finito dopo due partite (e due
sconfitte: 0 gol fatti, 5 subiti) e
cominciato male prim’ancora di partire: con l’imbarco
rimandato causa braccio di
ferro con la Federazione a
proposito di vecchi premi
(mai corrisposti) e nuovi premi (già sfumati). L’altra notte, sotto di 4 gol e in 10 per la
folle espulsione di Song, contro la Croazia c’è stata la ciliegina della rissa in campo
tra compagni, Assou-Ekotto
e Moukandjo, con testata del
primo al secondo e provvidenziale intervento di Webo
a evitare il peggio. L’arbitro
Proenca, solitamente inflessibile, non ha voluto infierire:
un cadeau, visto che le espulsioni per risse tra compagni
sono previste eccome. Chie-
La rissa tra A.Ekotto e Moukandjo
LA PARABOLA
24 anni fa misero sotto
Maradona e sfiorarono
la semifinale, quella vista
in Brasile è una pallida
copia dell’ex regina
del Continente nero
no, i Leoni d’Africa, se solo
riusciranno a fare l’ultimo
salto di qualità. La Coppa del
Mondo sembrava sul punto
di finire, per la prima volta
nella storia, in Africa.
INVECE è passato un quarto
dere a Vitukynas e Padaigis,
del Dainava, espulsi dopo
una scazzottata nella serie A
lituana; o a Martinez e Lanzafame della Honved (campionato ungherese), che si
erano messi a litigare per un
rigore da tirare contro il Pecsi.
“Nessuno la passerà liscia –
ha tuonato il ct Finke, inutilmente tedesco, perché non
è questa l’immagine del Camerun che vogliamo trasmettere”. Nella speranza che
il passo d’addio col Brasile
non si risolva in una gara di
tiro al piccione, le foto che i
Leoni stanno cominciando a
sistemare in valigia non hanno nulla di paragonabile a
quelle scattate a Italia 90. La
più luccicante: la suite da
3.000 euro a notte in cui Sua
Maesta Eto’o ha dormito (o
forse nemmeno: col Messico
dormiva in campo). Ma un
tempo le foto dei Leoni
d’Africa finivano su France
Football; oggi finiscono su
AD.
P.Z.
16
SECONDO TEMPO
VENERDÌ 20 GIUGNO 2014
il Fatto Quotidiano
MASTERIZZATI
LA FIABA
Lana, più della voce
vale il sex appeal
IL NUOVO ALBUM DELL’ICONA INDIE-DARK
UNA STORYTELLER DEI NOSTRI TEMPI
di Guido Biondi
È
tornata la musa di
David Lynch, la
cantantessa più stilosa del pop moderno – amata e spesso indicata
anche come una indie-star –,
con un album chiamato Ultraviolence. Lana Del Rey (vero nome Elizabeth Woolridge
Grant, nata a New York) sembra abbandonare la strada delle
hit malinconiche di Born To Die
e si affida, col produttore Dan
Auerbach (Black Keys), a una
serie di ballad lisergiche, una
colonna sonora immaginaria
di Kubrick e Malick. Dopo l’apparizione al programma televisivo David Letterman Show la
cantante era stata aspramente
criticata per aver palesemente
steccato durante l’esibizione
dal vivo. Chi ha assistito ai recenti concerti italiani ha capito
che la voce è certamente riconoscibile e fascinosa ma non
eccelsa ma nessuno discute il
personaggio: dal vivo si può solo ammirare il suo sex appeal e
le trame fiabesche ammalianti e
oniriche; più del timbro è questa la sua vera cifra stilistica.
UN MONDO a parte dunque,
una regina dei figli dei fiori un
po’ sfuocata e fuori tempo con il
glamour imperante: non ha bisogno degli eccessi trash di Lady Gaga perché è lei l’eccesso.
Non ha necessità del battaglione di ballerini di Madonna perché lei è statica; non ha nemmeno il fisico di Rihanna, a lei
bastano i capelli da medusa di
Emma Peel del telefilm The
Avengers, eroina dei sixty. Soprattutto ama un mondo fatato
con tanti piccoli innesti di
drammaticità e iperboli, quasi
una Tarantino della musica
PER VOCE E CHITARRA
Canzoni
a passo lento
moderna e seguace dal percorso
artistico di Kate Bush, tra arte,
mimica, teatro, sperimentazione. Tra canzoni di prostitute,
tossicodipendenti, amori malati Lana affronta nei dettagli le
sue tematiche dark in linea con
la società opulenta e piena di eccessi come una vera storyteller.
“Cruel World” è una ballata post-punk, voce distorta più estrema dei Crystal Castles, chitarre
oscure con echi di Editors.
“The Other Woman” sembra
un poetico omaggio alle cantanti jazz tradizionali: in tutto
l’album echeggia il fantasma
dell’ultima fatica di Goldfrapp.
Si trasforma in crooner in “Shades Of Cool”, classica ispirazione anni sessanta tra canzonette
pop e mood hippie: la sorpresa è
nel refrain, con un vocalizzo degno di Roisin Murphy, sensualissimo. “West coast” parte con
un dub frizzante e prosegue con
di Pasquale Rinaldis
Lana Del Rey (vero nome Elizabeth Woolridge Grant), 27 anni LaPresse
un arrangiamento minimal e
notturno: un tappeto sonoro
dilatato e strutturato con sottile
lentezza.
Spiace dirlo ma “Pretty When
You Cry” dev’essere nata dopo
aver partecipato a un concerto
di Bat For Lashes, la sua corrispondente dark-queen oltreoceano: lo stile è il medesimo anche se la classe di Natasha Khan
è nettamente superiore. “Money Power Glory” è il brano più
legato alla magia dell’album
Born To Die e non sorprenderebbe se diventasse uno dei pros-
DALLA SPAGNA
Jarabedepalo
per l’estate
simi singoli: c’è la freschezza di
“Videomagic” e il canto della sirena tipico di “Blue Jeans” e un
finale epico da grande ballad
rock’n’roll.
I SINGOLI sono il grande miste-
ro di questo disco: apparentemente non ci sono ma potrebbe
semplicemente essere il nuovo
mood della cantante americana
ovvero lasciare a un dj produttore il compito di reinventare le
tracce, esattamente quello che
ha fatto Cedric Gervais con
“Summertime Sadness”.
IL CANTAUTORE
Italo-british
di qualità
LUCI DELLA CITTÀ DISTANTE©
HOME PASTORALS ©
CI SONO dischi che quando premi il tasto
“play” mettono in “pause” tutto il resto. Dischi
fatti di niente, ma con la forza e l’intensità delle
cose che sfuggono all’inutile, patetica frenesia della contemporaneità,
nascondendosi dietro la corteccia della poesia. Quelli che fa Davide
Tosches sono dischi così. Luci della città distante è il quarto album del
cantautore piemontese, personaggio selvatico per scelta e per vocazione. Più ancora che nei precedenti (ed eccellenti) lavori, Tosches si
cala nel profondo della sua voluta, convinta inattualità. Canzoni che
parlano di ghiri, aironi e calabroni, di campanili e di nebbia, del suono
dell’inverno e dei primi giorni d’estate. Co-prodotto da GianCarlo Onorato e con la partecipazione in un paio di brani dell’australiano Hugo
Race, il disco vive in austero equilibrio tra la voce ombrosa, la chitarra e
gli inserimenti, radi ma sempre azzeccati, di fiati, percussioni e archi. Il
passo è lento, come quando si va nei boschi o in montagna, e per trarre
la massima soddisfazione dall’ascolto bisogna adeguarsi. Si scoprirà di
respirare meglio, alla fine.
Carlo Bordone
ESSERE italiani e cantare in
inglese è sempre un rischio.
Le imitazioni di generi musicali estranei al nostro
dna e la pronuncia all’Alberto Sordi spesso denunciano un provincialismo superiore alla buona volontà. Non è il caso di Moro, al secolo Massimiliano
Morini, e dei suoi Silent Revolution. All’ascolto dei
12 diamanti grezzi di Home Pastorals (terzo disco
del musicista, autore della sigla del programma tv
“Orto e mezzo”) viene da pensare a quei cantautori
eccentrici con la foto di Syd Barrett sul comodino e
i dischi di Nick Drake e Donovan nel cuore. Canzoni
che non hanno nulla da invidiare a quelle di un Robyn Hitchcock o di un Andy Partridge: melodie
squisite, testi intelligenti e dizione british perfetta.
Consigliatissimo a chi ama il folk-pop d’autore.
C. Bor.
Davide Tosches
ControRecords
LA BAND
The Bugz, Pisa
blues explosion
CONFUSION ©
The Bugs
Arrea Pirata
SE PENSATE che la Jon Spencer Blues Explosion sia una realtà esclusivamente americana,
con i The Bugz sarete presto smentiti. Provengono da Pisa e hanno nel loro dna la stessa attitudine al terrorismo
sonoro tipica del trio newyorkese. Il suono del quartetto (due chitarre,
voce, basso e batteria) è crudo, scarno, brutale, privo di artifici e abbellimenti melodici. Una musica selvaggia, psicotica, che stravolge la
tradizione blues del Delta, facendo a brandelli il rock’n’roll e mescolando senza soluzione di continuità soul, funk, garage, punk, rockabilly,
noise e stoner. “Confusion” è il terzo album, registrato in presa diretta
per catturare la stessa energia e forza d’impatto dei concerti. Un disco
che è pura dinamite: tredici brani incalzanti (da menzionare “I Said
Yeah” e “Shake It” con l’immancabile theremin) nei quali Elvis si incontra con Cramps, Stooges e Rolling Stones. Un rock votato alla fisicità, al rumore e al divertimento più sfrenato.
Gabriele Barone
Mario
Riso,
il rock
è ancora
d’impegno
Moro & The Silent
Revolution
Gamma Pop
SOMOS ©
Jarabedepalo
Carosello record
DA CHE PUNTO ascolti il
disco, todo Depende. “Somos”, il nuovo album di Jarabe de Palo (degli Jarabedepalo, per l’esattezza), conviene sentirlo dalla fine. Sono concentrate in chiusura le tracce migliori della nuova avventura dell’artista spagnolo. E dire che
all’inizio ha piazzato le sue collaborazioni italiane con i vip nostrani (alcune di lunga data,
come quella con Cherubini). Jovanotti ha infatti
arrangiato gli adattamenti di “Siamo” (che altro
non è che la versione italiana della title track) e
“Oggi sono io” (nella quale canta anche Kekko
dei Modà, con il quale aveva già duettato in
passato). Uno sforzo che, tutto sommato, forse
non era necessario. È un disco che si presta
perfettamente all’uso estivo. Lo spirito rock si fa
un viaggetto nelle influenze degli anni Ottanta e
il funk (ri)salta fuori all’occorrenza. In questo
senso “Illusinaciones”, risulta la migliore. “Somos” è un perfetto singolo da spiaggia (si accettano scommesse), “Buenas noticias” prepara tutti al pogo.
Diletta Parlangeli
LA VITA mi ha insegnato che è
vero l’aforisma che dice ‘fa più
rumore un albero che cade che
una foresta che cresce’. Ritengo
che questo sia un insegnamento
grandissimo. Da piccolo mi sono
innamorato della musica e come
ogni bambino ho sognato. Oggi,
facendo un bilancio, posso dire
che la mia vita è più bella di
quella che ho sognato. Ma chi ha
avuto tanto in qualche modo deve restituirlo…”. Mario Riso, con
25 anni di carriera alle spalle, è
oggi uno dei migliori batteristi
rock in Italia. Vanta una grossa
esposizione mediatica – grazie
alle trasmissioni condotte su
Rock Tv di cui è fondatore – che
sfrutta, in silenzio, ma nel trambusto generale, facendone uno
degli artisti più impegnati nel
mondo della charity. Nel 2006
ha fondato i Rezophonic, un
progetto musicale/sociale che si
basa sulla realizzazione di dischi
in cui i brani scritti da Riso vengono interpretati dai più famosi
artisti italiani e i cui ricavati sono
devoluti all’African Medical and
Research Foundation (AMREF)
per un progetto idrico nella regione del Kajiado tra Kenya e
Tanzania, e che ha ottenuto il
patrocinio della Fondazione
Pubblicità e Progresso. “Ho fondato i Rezophonic – racconta Riso – per offrire da bere a chi ha
veramente sete, grazie alla musica e all’arte. Finora con i primi
due dischi e gli innumerevoli
concerti sono stati realizzati in
Africa 158 pozzi d’acqua,15 cisterne e 3 scuole”. Un risultato
notevole che si prova a replicare
con R3zophonic , uscito da pochi
giorni, che tra rock e rap, pone
particolare attenzione agli sprechi. L’album, anticipato da Dalla
a me. Io sicuramente non la spreco, contiene 12 brani tra cui una
cover dei Litfiba Woda Woda rivisitata in chiave reggae e un
pezzo dei Motorhead con Alex
Britti alla chitarra distorta.
IL DUO
Piano Jazz,
motore elettronico
MEHLIANA: TAMING
THE DRAGON ©
Brad Mehldau – Mark Guiliana
Nonesuch/Warner
CHI L’AVREBBE mai detto che il più influente giovane pianista jazz americano –
musicista dal fortissimo imprinting eurocentrico e debitore in particolar modo di certo romanticismo tedesco – si sarebbe tuffato in un disco a doppia firma in cui la parte
del leone la fanno tastiere elettroniche,
campionamenti, loop e mille altre diavolerie
tecnologiche. Lui, Brad Mehldau, ormai acclamato alfiere del pianoforte, indefesso
amante dei tasti d’avorio; leader di un trio
che al proprio esordio si è potuto permettere
di intitolare ben cinque dischi come “The Art
Of The Trio” senza far arricciare troppi nasi.
E invece è andata proprio così: dopo le mol-
teplici incursioni nel pop (Nick Drake e Radiohead quasi sempre presenti in scaletta),
le pregevoli prove in solo piano, quelle più
ardite in chiave orchestrale e le ormai variegate collaborazioni fuori corso, ecco arrivare il duo con il percussionista Mark Guiliana in cui appunto il pianista di Jacksonville
si immerge a capofitto in un mondo sonoro
più tipico del nightclubbing che delle rinomate sale da concerto finora frequentate in
tutto il mondo. Taming the Dragon è ben più
di un esperimento – sebbene non sia dato
sapere che sviluppo avrà la collaborazione
tra i due; è un disco in cui il mélange di tastiere (su tutte il Fender Rhodes), campionamenti, dance-beat, differenti stili e provenienze musicali danno vita a composizioni e improvvisazioni in cui suono e melodie
hanno pari diritto di cittadinanza.
Andrea Di Gennaro
SECONDO TEMPO
il Fatto Quotidiano
VENERDÌ 20 GIUGNO 2014
17
FLIPBACK La nuova collana Mondadori,
libri cartacei a imitazione del Kindle
CANALE 5
IL PEGGIO DELLA DIRETTA
Yara, c’è il sospettato:
la fiction può partire
di Patrizia Simonetti
individuazione del colpevole
era l’ultimo fondamentale
L’
tassello”. Quasi più intemperante
di Alfano che lunedì ha postato su
Facebook e Twitter “individuato
l’efferato assassino di Yara”, meritandosi la bacchettata del procuratore capo di Bergamo Dettori per
un riserbo violato che ha “rischiato
di compromettere tutto”, l’ennesima richiesta di dimissioni da Grillo
nonché critiche e sberleffi per aver
dimenticato che “ovviamente la
presunzione di innocenza vale per
tutti”, come ha poi cinguettato il
giorno dopo a metterci una pezza.
Anche Pietro Valsecchi ha tralasciato quell’aggettivo principe del
diritto penale secondo il quale nessuno è colpevole fino alla condanna definitiva, ma almeno lui non è
il ministro dell’Interno.
SE PERÒ per la messa in onda de Il
delitto di Via Poma aspettò almeno il
processo d’appello a Raniero Busco, poi assolto come nei seguenti
ricorsi, stavolta il patron di Taodue
annuncia a soli tre giorni dal fermo
di Massimo Giuseppe Bossetti il via
libera ai lavori, dal prossimo inverno, della miniserie in due puntate
che stava preparando da tempo
sull’omicidio della tredicenne di
Brembate. Così come fu per Il caso
Soffiantini o la Uno Bianca, non poteva lasciarsi sfuggire “una vicenda
che ha appassionato l’opinione
pubblica – dice – e che rappresenta
una grande affermazione delle capacità investigative delle nostre forze dell’ordine”. Al centro quindi le
lunghe indagini sul caso e in evidenza l’uso delle più moderne tecnologie che hanno portato all’individuazione del muratore 44enne di
Clusone, che ieri all’udienza per la
convalida del fermo si è proclamato
innocente, ripetendo che era in casa quel tardo pomeriggio del 26 novembre 2010 in cui Yara è scomparsa e che non riesce a darsi una
ragione del perché sui vestiti della
ragazza sia stato trovato il suo Dna.
L’iter della sua individuazione è
stato inoltre complicato e ha svelato pure una storia di segreti familiari e una condizione di figlio
illegittimo, materiale inaspettato e
non male per una fiction. Il protagonista sarà dunque un capitano
dei carabinieri impegnato nelle indagini, di certo “un attore di grande
prestigio” assicura il produttore
che non ha ancora definito il cast
ma ha affidato la regia al fedele Alexis Sweet, già dietro la macchina da
presa di Ris, Il capo dei capi, Il clan dei
camorristi. La fiction andrà in onda
nel 2015 su Canale 5 e sarà “l’evento
televisivo dell'anno”, parola di Pietro.
Un libro sottilissimo, quasi
come il doppio senso
di Elisabetta
Ambrosi
o schermo nero si apre, tagliato
all’improvviso da una zip.
L
Dall’altra parte, a osservare ciò che il
lacero velo di Maya ha rivelato (un
pene nudo, che gli spettatori non vedono, visto che la zip apparteneva
probabilmente a degli strani pantaloni?) ci sono tre ragazze, una bionda,
una castana, una bruna, su sfondo di
musica discotecara. Si apre una dissertazione filosofica sull’oggetto vivente che sta loro di fronte. La bionda
dice subito sicura: “Datemi retta, le
dimensioni contano”. La castana, non
convinta, ribatte: “Ma dai, non contano, lo sanno tutte”. C'è un attimo di
suspense quando la terza si china, avvicinandosi pericolosamente allo
schermo, cioè al palpitante oggetto in
discussione. Per fortuna è solo miope
e il prodotto in questione deve essere
così piccolo che bisogna avvicinarsi
meglio. Infatti decreta: “A me comunque sembra piccolo”. La disquisizione sarebbe in stallo se non intervenisse una quarta ragazza, che
con spirito empirista dice alla bionda:
“Ma tu l'hai provato?”. “Ma certo”,
risposta, “è più comodo di uno normale, costa meno ed entra pure in
borsetta”. A questo punto lo spettatore, specie se maschio, prova una
specie di brivido. Ok per il meno costoso, in fondo ci sono anche i gigolò,
ma se è un pene come fa a entrare in
borsetta? Per fortuna il panico da evirazione è presto dissolto, perché la
bionda allunga la mano e tira fuori
una versione mini del romanzo tascabile di Margareth Mazzantini
Splendore. E infatti lo spot, scritto da
Fausto Brizzi, diretto da Angelo Licata e firmato da per Mondadori, è il
nuovo carosello che va in onda sulle
reti Mediaset per pubblicizzare la
nuova collana Mondadori Flipback.
Un formato che imita il kindle restando cartaceo, da leggere in verticale facendo scorrere le pagina dall’alto in basso.
L’IDEA era coraggiosa. Solo pubblici-
tari kamikaze potevano decidere di girare una versione mini di un certo
prodotto puntando sullo slogan “le dimensioni non contano”. Tuttavia, vi-
Gli ascolti
di mercoledì
SPAGNA-CILE
Spettatori 8,5 mln Share 31,5%
FURORE
Spettatori 4 mln Share 14,8%
sto che il prodotto in questione era un
libro e l’immaginazione nel sesso vale
– si dice – più della meccanica, ci poteva anche stare. Insomma: che importa se è più piccolo, l’importante è
che vi faccia sognare. Ma allora perché
non giocare con la metafora fino in
fondo, invece di rovesciare di nuovo
lo slogan alla fine dello spot, con la
bionda protagonista che, tirando fuori
il libro – ormai identico a un assorbente – sentenzia: “Perché le dimensioni contano”? E perché fare due versioni dello spot – in una le quattro
attrici guardano in una borsetta dove
presumibilmente c’è un vibratore – lasciando però grottescamente identico
sia il dialogo (tranne un aggettivo: “è
più comodo di uno grande” nel caso
del pene diventa misericordiosamente
“È più comodo di uno normale”) sia
l’ambientazione (ma chi si strappa i
pantaloni tipo maniaco nel lounge
bar?). Ma soprattutto: se alla fine l’oggetto da pubblicizzare è un libro che si
impugna con una sola mano e si scorre, il doppio senso sessuale non trasforma il tutto in una becera metafora? Più che Flipback, Handjob?
LA CARICA DEI 101
Spettatori 1,6 mln Share 6,2%
CHI L'HA VISTO?
Spettatori 3,2 mln Share 12,3%
18
SECONDO TEMPO
VENERDÌ 20 GIUGNO 2014
il Fatto Quotidiano
GIUSTAMENTE
CHIESA FUTURA
Malato di lavoro
Il Papa dà forfait
di Marco Politi
deve concentrarsi. C’è la riforma dello Ior, che da “banca” deve essere riorganizzato profondamente e finalizzato ad aiutare
gli enti religiosi caritativi nel
servizio di amministrazione del
patrimonio e di trasferimento
del denaro per sostenere le iniziative di assistenza all’estero.
A
lla fine papa Francesco si è dovuto arrendere.
Niente
processione del Corpus Domini a piedi, alla testa
della folla dei fedeli. A malincuore il pontefice è stato costretto a servirsi di una macchina per raggiungere la basilica di
Santa Maria Maggiore dopo
avere celebrato messa sul sagrato di San Giovanni. C’è da distinguere tra il cibo spirituale
vero – ha detto durante l’omelia
– e il “pane falso che corrompe
perché frutto dell’egoismo,
dell’autosufficienza e del peccato”. “Il Papa ha ritenuto opportuno rinunciare al lungo itinerario a piedi fra le due basiliche
– ha spiegato il portavoce vaticano padre Federico Lombardi
– anche in vista del viaggio a
Cassano, in Calabria, fra soli
due giorni”.
Del viaggio in Calabria si sapeva
già prima, l’improvviso forfait
si spiega con una forte spossatezza del pontefice, che proprio
non ce l’ha fatta. Francesco ha
notoriamente una difficoltà di
deambulazione, aggravata da
frequenti attacchi di sciatica. In
più il pontefice è soggetto a
bronchiti e l’uso prolungato di
medicine lo affatica.
MA IL VERO “male” di cui soffre
Bergoglio è il suo rifiuto di concedersi riposo e l’ostinata volontà di lavorare a oltranza. Bergoglio è quello che in America si
dice un tipo “workaholic”, un
personaggio lavoro-dipendente
che non riesce a staccare per ricaricare il fisico. A Buenos Aires
ricordano ancora un piccolo
“consiglio di guerra” dei vicari
della diocesi, che al termine di
un anno di lavoro intenso si misero a insistere con l’ormai ultrasettantenne cardinale Bergoglio perché si prendesse un periodo di vacanza nella residenza
estiva degli arcivescovi. Bergoglio li lasciò parlare per più di
mezz’ora e poi proruppe: “E
adesso andate un po’ tutti al diavolo”. In termini di slang ancora
più coloriti (assicura chi lo conosce in Argentina).
Ma la sua ostinazione – sostengono gli amici che ha in Curia,
preoccupati del rischio di un suo
logoramento fisico – non gli fa
bene. I suoi predecessori avevano ognuno a suo modo una loro
ricetta per ritornare in forze o almeno per mantenerle. Papa
Ratzinger, con teutonica precisione, faceva ogni giorno una
passeggiata di almeno tre quarti
d’ora nei giardini vaticani: piovesse o splendesse il sole, Benedetto XVI in compagnia del fido
segretario Gaenswein non rinunciava a fare la sua passeggiata. Wojtyla, poi, era celebre per
le sue fughe dal Vaticano per rifugiarsi in Abruzzo o nella zona
di Piglio (nel Lazio). Magari per
sciate clandestine in compagnia
del presidente della Repubblica
Sandro Pertini. D’estate, poi,
aveva il suo appuntamento fisso
con le camminate in Val d’Aosta
o nel Cadore.
Bergoglio zero di zero. L’unico
alleggerimento è stato quello di
C’È LA RIFORMA della Curia,
Papa Francesco Ansa
UOMO DI TEMPRA
Bergoglio ha rinunciato
a percorrere a piedi
la processione del Corpus
Domini. Gli consigliano
di fermarsi, lui sospende
solo le udienze generali
decidere di cancellare le udienze
generali a luglio e di sospendere
nei due mesi di luglio e agosto le
messe mattutine nella residenza
di Santa Marta. Troppo poco.
Anche perché l’apparente snellimento degli impegni pubblici
si trasforma (così avvenne l’anno scorso) in un impegno aumentato dedicato allo studio dei
dossier più scottanti. A parte il
viaggio di sabato a Cassano Jonico e quello in Corea a metà
agosto, ha sul tavolo tre grossi
“fascicoli” sui quali Francesco
che pare ancora in alto mare.
Perché non si tratta solo di accorpare eventualmente una serie di organismi, ma di mutare
possibilmente il suo orientamento di fondo da “comando
generale” della Chiesa cattolica
(come è adesso) a strumento di
servizio sia del pontefice sia degli episcopati mondiali. Obiettivo più facile a dirsi che da realizzare.
Infine c’è l’appuntamento decisivo del Sinodo di ottobre: il parlamentino internazionale di vescovi chiamato a esaminare e discutere tutto l’insieme delle
questioni familiari e interpersonali. Dalla comunione ai divorziati risposati ai legami omosessuali, dalle coppie di fatto ai contraccettivi, dall’aborto allo scioglimento dei matrimoni. Un
evento che suscita enormi
aspettative nella massa dei fedeli, che sta già dividendo profondamente la gerarchia ecclesiastica riguardo alle soluzioni pastorali da dare e che richiederà
da papa Francesco una fatica
non lieve nella guida dell’assemblea.
Perciò è imperativo che ascolti
davvero i consigli di medici e
amici, che lo spingono a riposarsi.
Napolitano non faccia
come Richelieu
di Bruno
Tinti
n C’È UN EPISODIO de I tre
moschettieri (Alexandre Dumas, La Pleiade, Gallimard,
1962) che dovrebbe piacere
molto a Napolitano. Il cardinale Richelieu incarica Lady de Winter di uccidere il
duca di Buckingham che sta
preparando la guerra contro
la Francia. Milady si preoccupa di quello che le può
succedere se scoperta: a
cose fatte teme di essere dimenticata dai potenti che
l’hanno utilizzata. Così Richelieu le consegna seduta
stante un salvacondotto:
“Per ordine mio e per il bene
dello Stato il latore della
presente ha fatto quello che
ha fatto”. Tranquillizzata,
Milady seduce un fanatico
bigotto – Felton – e lo incarica di uccidere Buckingham, cosa che in effetti avverrà.
Chissà se il presidente della
Repubblica ha mai letto I tre
moschettieri. Certo è che
mercoledì ha puntualmente
calcato le orme di questo
suo ideale predecessore;
una stampa e una figura,
come direbbe Camilleri.
Al Csm si discute della Procura della Repubblica di Milano: il Procuratore Bruti ha
fatto bene a tenersi nel cassetto per qualche mese il fascicolo
ESA-Gamberale
senza procedere alle dovute
iscrizioni e senza assegnarlo all’Aggiunto Robledo, capo del gruppo dei reati contro la Pubblica amministrazione? Ha fatto bene a ordinare a Robledo di non procedere all’iscrizione nel registro degli indagati Podestà, che aveva fatto raccogliere firme false per la lista
Pdl alle Regionali del 2010?
Ha fatto bene ad ammonire
Robledo ricordandogli di
non aver utilizzato i suoi poteri di correntocrate di Md
per impedire la sua nomina
ad Aggiunto? E Robledo ha
fatto bene a non accettare
gli ordini del suo capo, a denunciarlo e a rivelare tutto
questo verminaio? Chi deve
essere trasferito d’ufficio?
L’uno, l’altro, tutti e due? Ci
sono illeciti disciplinari? Se
sì, chi li ha commessi?
IL VICEPRESIDENTE del
Csm Vietti (il presidente è,
lo dice la Costituzione, il
presidente della Repubblica) interviene nel dibattito:
“Sappiate che Napolitano
mi ha inviato una lettera in
n
LETTERA AL CSM
Il capo dello Stato
è intervenuto nel caso
Bruti-Robledo con
un messaggio riservato
Ma perché non andare
a parlare al Plenum?
Giorgio Napolitano LaPresse
cui ricorda che nel 2006 c’è
stata una riforma dell’Ordinamento giudiziario a seguito della quale le prerogative e i poteri del Procuratore capo sono stati ampliati. Ora egli è gerarchicamente sovraordinato ad
Aggiunti e Sostituti. Non vi
dico di più perché la lettera
è riservata”. Sconcerto tra i
componenti del Csm: “Noi
conosciamo benissimo l’ordinamento giudiziario, la riforma del 2006 e quali sono
i poteri dei Procuratori. Napolitano sa che noi li conosciamo. Dunque che significa questa lettera? Se il
presidente vuole esprimere
il suo pensiero sulla pratica
in questione, dove appunto
si discute se Bruti ha fatto
un uso corretto dei suoi poteri, perché non viene qui e
non ce lo illustra? O, quantomeno, perché lei – vicepresidente Vietti – non ci
legge per intero la lettera,
consentendoci di conoscere le preziose opinioni
dell’illustre presidente?”.
“Riservata è e riservata resta”.
Come spesso dice e scrive
Bruti, intelligenti pauca; che
vuol dire che le persone intelligenti capiscono al volo.
E, in effetti, tutti capiscono
tutto. Napolitano al Csm
non ci va perché altrimenti
dovrebbe motivare il suo
appoggio a Bruti; e – considerata l’opinabilità (per
non dire altro) di certi suoi
comportamenti – la cosa
potrebbe essere imbarazzante. Però i consiglieri sappiano che lui è dalla parte di
Bruti; e si regolino di conseguenza. “Per ordine mio e
per il bene dello Stato”, appunto.
L’EVENTO
Un piede nella fossa, l’altro nel futuro:
essere i Rolling Stones e incendiare Roma
di Nanni
Delbecchi
uando Elvis Presley
Q
morì a 42 anni, nel
1977, sembrava che quella
fosse la massima aspettativa
di vita per una rockstar, e
qualcuno pensò che anche
per il rock stesse suonando
l’ultima ora. Oggi possiamo
dire si trattava di un’impressione sbagliata. Trentasette
anni dopo, Roma si prepara
a ricevere l’unico concerto
italiano dei Rolling Stones,
previsti per domenica al
Circo Massimo migliaia di
pellegrini, tutti provenienti
idealmente da Woodstock.
Dopo tanti papi santi e dopo
PATTO COL DIAVOLO
Ci sono divi che
non si rassegnano all’età
e diventano ridicoli. Non
loro: a tre mesi dal suicidio
della compagna, Jagger
ha una fidanzata 27enne
Suor Cristina che intona il
Pater Noster, quasi un processo di beatificazione laica.
Altri meditano sul da farsi:
unirsi alla folla o accontentarsi di tanti bei ricordi?
Svenarsi da un bagarino o
mettere da parte i soldi per
comprare un cimelio da Soteby’s?
COMUNQUE la si giri, siamo
di fronte alla conferma che il
rock è una prova della relatività del tempo, nonostante uno stile di vita non
proprio salutista. È sopravvissuto, ed è rimasto il modello di riferimento di tutta
la musica giovanile. Ha un
piede nella fossa, l’altro nel
futuro, e tutti e due nel business. Detto questo, la vecchiaia non è uguale per tutti,
tanto meno l’eterna giovinezza. Ci sono rockstar che
il tempo non ha appannato,
come è stato per Lou Reed, e
come è tuttora per Bruce
Springsteen, Paul McCartney o per il nostro Adriano
Celentano, perché hanno saputo invecchiare restando
fedeli a loro stessi, e la stessa
saggezza hanno trasmesso
anche ai loro fan. Ce ne sono
altre, come Bob Dylan, che
esibendosi tendono a diventare l’eco sbiadita della loro
grandezza, e farebbero meglio ad aspettare a casa la
chiamata dall’Accademia di
Stoccolma che a girare il
mondo per trovarsi di fronte
a platee ogni volta più rade.
Poi ci sono ci quei dinosauri
del pop, più che del rock, che
tendono alla rievocazione
storica, i cui concerti assomigliano alla partita del cuore disputata dalle vecchie
glorie: dagli Eagles, agli Aerosmith ai Black Sabbath, fino ai Nomadi e ai Pooh.
Poi ci sono i Rolling Stones,
che invece sembrano fare sul
serio, quasi la metafora di
una generazione che non
vuol saperne di mollare né
microfono né palco; non in
nome della gerontocrazia,
ma perché si sente ancora in
splendida forma. Roba che
Faust può andare in pensione.
Nel documentario Shine a light Martin Scorsese ha perorato la loro causa nel mo-
do migliore: senza parole,
solo musica e immagini. Nel
concerto tenuto a New York
otto anni fa vediamo Mick
Jagger che si dimena tarantolato e lascivo come un ragazzino, la stessa chioma e lo
stessa ghigna nonostante le
rughe da capo Sioux, e così
pure Keith Richards, Ron
Wood e Charles Watts, diabolici e fiammeggianti con le
loro zazzere, le loro bandane, i loro bicipiti e le loro
linguacce forever.
JAGGER, POI, non perde oc-
casione di alimentare la propria leggenda di Dorian
Gray impunito anche nella
vita privata: a settant’anni
suonati e a tre mesi dal suicidio della compagna Wren
Scott si è appena fatto fotografare con la nuova fiamma, una ballerina ventisettenne.
E dunque che fare? Andarci
o non andarci, al Circo Massimo? Se c’è da correre un
rischio, l’occasione è questa;
ma sempre con qualche cautela. Alle prime file, meglio
preferire le ultime, dove ru-
Mick Jagger LaPresse
ghe e tinture per capelli si
vedono meno. E questo specialmente se si è dei fan della
prima ora, più vicini ai settanta che ai sessanta. Se nella
foga del sabba rock anche il
canuto rockettaro si alza e
prova a dimenarsi come
Mick, sappia che il giorno
dopo la visita dall’ortopedico è pressoché certa; e se
sempre Jagger, intonando
Satisfation, strizza l’occhio
all’attempata groupie urlandole “Piccola, dopo ti aspetto nel mio camerino”, conviene dirgli di sì senza prenderlo alla lettera. A un certo
punto della vita, ci si può accontentare di credere alle
promesse senza andarle a
verificare. Ecco, sotto questo
aspetto i Rolling Stones svolgono una funzione meritoria, quasi umanitaria, e il posto giusto per applaudirli è
proprio la città eterna, dove
non c’è alcuna differenza tra
un rudere e un monumento.
SECONDO TEMPO
il Fatto Quotidiano
VENERDÌ 20 GIUGNO 2014
19
A DOMANDA RISPONDO
Furio Colombo
Berlusconi condannato,
ma ancora con la scorta
Mi capita di passare davanti alla villa S. Martino
di Arcore, residenza di
Berlusconi, e mi stupisco
di vedere che, anche ora
che B. è diventato ex di tutte le cariche e per di più sia
un condannato definitivo,
ci siano ancora i carabinieri a presidiare l'ingresso
della villa. Se aveva senso il
presidio dei carabinieri
quando B. era senatore e
incensurato, che senso ha
ora che è un normale cittadino (perdipiù condannato)? Invece che mandarlo in cella, gli mettiamo ancora la scorta pagata dalle
casse pubbliche. Forse sarebbe più appropriato
metterci la Polizia Penitenziaria.
sfuggita, ma colpisce che
dalle parti nostre, dove nel
bene e nel male la “piacentinità” è sempre un “marchio” capace di suscitare
interesse, nel caso della
nobile figura del maresciallo Novembre, sia stata
lasciata
decadere
nell’oblio. Il professor
Giacomo Vaciago, già sindaco di Piacenza, ha di recente concluso un suo editoriale sul quotidiano Libertà, dedicato alla decadenza di Piacenza, con
l’affermazione che “non ti
regala niente nessuno”.
Giorgio Ambrosoli che
non c’è più, e Silvio Novembre che è ancora fra
stato deciso un anno fa,
quando il Presidente del
Consiglio era Enrico Letta
e il segretario del Partito
democratico Guglielmo
Epifani.
Carlo Calenda, viceministro dello Sviluppo economico
Non bisogna
avere paura
del buio
CARO COLOMBO, ho sentito che il tagliatore ufficiale di spesa Cottarelli ha
suggerito un “Grande taglio” alla illuminazione pubblica delle città italiane,
meno punti di luce e con lampadine più
basse. A me sembra una proposta tragica.
DIRITTO DI REPLICA/2
Con riferimento all’articolo pubblicato su Il Fatto
Quotidiano del 18 giugno
2014 dal titolo “Mose –
Anas, l’incesto da 26 milioni di euro” a firma di Daniele Martini, le preciso
quanto segue. Nel titolo
dell’articolo, come anche
in quello pubblicato lo
scorso 13 giugno, si affer-
Dante
HO SEMPRE SOSTENUTO, in questa
pagina, che non può esserci alcun tipo di
responsabile di tagli e di spese che non sia
anche autore e responsabile di una politica. Ci vuole un disegno per spendere, e
sappiamo tutti che spesso è mancato, in
favore di improvvisazione e di disonestà.
Ma ci vuole un disegno anche per risparmiare o tagliare, altrimenti si rischia di
considerare spreco l'accesso dei disabili
sui bus e sui treni. Quanto alla luce, l’uomo della “spending review” può non saperlo, ma il leader politico, specialmente
se motivato dal successo, certo sa che
l’Italia è un Paese turistico e che il turismo ha tre pilastri: certe cose uniche da
offrire, la facilità di abitazione e movimento, e un’accoglienza invitante. E deve
tenere conto che, pur nella sua straordinaria qualità e quantità di offerta, l’Italia è in concorrenza con molti altri luoghi
del mondo che, almeno in uno dei tre pilastri, cercano di offrire di meglio e di più.
Per l’Italia, però, stiamo parlando di
scommessa totale perché una volta esportata la Fiat, il turismo è l’unica grande
la vignetta
Osvaldo Sangalli
L’eroe dimenticato
a fianco di Ambrosoli
Il sottotitolo del libro “Un
eroe borghese” di Corrado
Stajano, è: “Il caso dell’avvocato Giorgio Ambrosoli
assassinato dalla mafia politica”. Una copia ricordo
di averla acquistata e letta
alla sua prima uscita. Il
film di Michele Placido
tratto dal libro è del 1995
ed è passato molte volte
anche in tv. A Mantova
nell’ambito di Festivaletteratura, ho assistito alla
presentazione del libro
“Qualunque cosa succeda
- Storia di un uomo libero”. Questo promemoria
mi serve a sottolineare
quanto mi abbia appassionato (e sempre più intristito, alla verifica degli esiti
che ne sono seguiti) la storia di quell’eroe borghese
assassinato quando presto
saranno passati 35 anni:
l’11 luglio 1979. In questi 7
lustri però non ho mai
avuto l’occasione di fissare
la mia attenzione su un
particolare che riguarda il
maresciallo della Guardia
di Finanza Silvio Novembre, che accompagnò l’avvocato Ambrosoli sino al
suo assassinio, dal1974.
Silvio Novembre è nato ad
Alseno, provincia di Piacenza, il 12 luglio 1934,
prossimo quindi a compiere 80 anni. Forse in tutti
questi anni la cosa mi è
noi, sono la dimostrazione
che non sempre è vero
quanto affermato da Vaciago, anche quando non
ce lo meritiamo, c’è chi ci
ha regalato addirittura la
propria vita.
Vittorio Melandri
DIRITTO DI REPLICA/1
In merito all’articolo comparso ieri sul suo quotidiano “I milioni di Matteo alla
Firenze di Pitti”, tengo a
precisare che lo stanziamento di due milioni di euro per rafforzare e rilanciare la manifestazione Pitti
Immagine Uomo, la cui
leadership tra i maggiori
eventi della moda internazionale era seriamente minacciata da altre kermesse
come quella di Londra, è
ma del tutto falsamente che
l’importo dei collaudi relativi al Mose assegnati ai
vertici Anas ammonterebbe a 26 milioni di euro. La
gravità dell’errore commesso è tanto maggiore in
quanto ne è evidente la
strumentalità , volta a creare nel lettore l’effetto sensazionalistico dello scandalo.
Infatti poi, nel corpo di entrambi gli articoli, viene invece precisato che tale importo corrisponde al “totale del costo per i collaudi
delle opere del Mose (che) è
di 26 milioni di Euro complessivi, distribuiti a 272
soggetti”, omettendo però
di precisare che la maggior
parte di essi non sono dipendenti Anas. In secondo
luogo, l’utilizzo del termi-
ne “incesto” nel titolo
dell’articolo, legato al sottotitolo “Favori: Ciucci assume nella società pubblica
il funzionario che da Venezia affidava collaudi milionari ai dirigenti”, è volto dichiaratamente a dimostrare una correlazione “illegittima” tra gli affidamenti
di alcuni collaudi al Dott.
Pietro Ciucci, presidente
dell’Anas, e ad alti dirigenti
della Società e la successiva
individuazione dell’architetto D’Alessio come componente dell’Unità Riserve
di Anas. Tale correlazione
non ha alcun fondamento
in quanto molti degli incarichi di collaudo sono stati
conferiti al Dott. Ciucci sia
prima della nomina a Presidente dell’Anas sia prima
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Luca D’Aprile, Peter Gomez,
Marco Tarò, Marco Travaglio, Lorenzo Fazio
industria del Paese. E allora andiamo al
punto. “Non bisogna avere paura del
buio” ammonisce Cottarelli. Invitando a
drastici tagli. Si possono offrire delle città
buie? Roma, Firenze, Venezia, Napoli?
(ma la lista è infinita). Il buio, a meno
che non serva per vedere meglio le stelle
(che sono disponibili dovunque) non è
invitante, non è incoraggiante, non è accogliente, non è protettivo. Non c’è bisogno di pensare che Parigi ha campato e
campa da tre secoli sul lancio della “Ville
Lumière”: Non c’è bisogno di ricordare
che “le mille luci di New York” non sono
una trovata letteraria, ma un fatto vero
che il mondo conosce e che fa desiderare a
tutti di andare, prima o poi, a New York.
C’è anche il problema della sicurezza e
quello del senso di libertà e agio che la
buona illuminazione comporta. Possibile che lo “spending review man” non si sia
ricordato dell’odioso omicidio della signora Reggiani, avvenuto a una fermata
di subway di Roma quasi priva di luce?
Ha ragione il lettore, la proposta è tragica. E conferma che nessuno può parlare
di tagli se non ha una visione dello stato
delle cose e un disegno del che fare. Purtroppo viviamo in un periodo che predilige gli inesperti, gli estranei, gli incompetenti.
Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano
00193 Roma, via Valadier n. 42
lettere@ilfattoquotidiano.it
della nomina dell’architetto D’Alessio a Magistrato
delle Acque di Venezia,
nell’arco di un periodo di
tempo di circa 10 anni. Tali
incarichi, che sono stati attribuiti ufficialmente, in
conformità alle procedure
di legge, riguardano una
pluralità di progetti, per
ciascuno dei quali è stata
correttamente svolta l’attività prevista, che in molti
casi è ancora in corso.
Quanto all’asserita mancanza di competenze per
verificare l’adeguatezza del
Mose, giova ricordare che è
la normativa vigente a disciplinare la composizione
delle commissioni di collaudo di opere pubbliche,
prevedendo espressamente che i componenti possa-
no essere scelti anche tra “i
laureati in scienze economiche e giuridiche od equipollenti”. Peraltro il curriculum del Dott. Ciucci attesta in modo evidente le
sue competenze in materia
amministrativa e contabile, anche in riferimento al
settore delle grandi infrastrutture. Per quanto riguarda la nomina dell’architetto D’Alessio nell’ambito dell’organismo collegiale dell’Unità Riserve di
Anas, non corrisponde al
vero l’affermazione secondo la quale lo stesso sarebbe
stato assunto all’interno
della Società. Egli è stato invece selezionato da un’apposita Commissione esaminatrice per un limitato e
temporaneo incarico di
collaborazione della durata di un anno, con una retribuzione lorda pari a
70.000 euro, del tutto proporzionata alla complessità e alla molteplicità delle
questioni affrontate. Ciò al
fine di garantire, nel pieno
rispetto della normativa vigente, oltre alla necessaria e
specifica competenza tecnica delle risorse individuate, anche l’opportuna
terzietà dei componenti
dell’Unità nei confronti sia
della stazione appaltante
che delle imprese che formulano le riserve. Per
completezza di informazioni, va evidenziato che
grazie al prezioso e delicato
contributo dell’Unità Riserve, nel 2013 è stato possibile di ridurre in media
del 80 per cento le richieste
iniziali delle imprese a tale
titolo, con un forte risparmio per il bilancio di
Anas.
Giuseppe Scanni
Confermo ciò che ho scritto
e riassumo, Al presidente
Anas, Pietro Ciucci, al suo
predecessore e ai capi
dell’azienda delle strade sono stati affidati collaudi per
il Mose per importi da 250
mila euro a oltre un milione
ciascuno. Gli incarichi sono
stati attribuiti dai magistrati delle Acque di Venezia, Patrizio Cuccioletta,
arrestato di recente, e Ciriaco d’Alessio, arrestato durante la prima Tangentopoli per una storia di mazzette e non condannato grazie a una prescrizione. Andato in pensione un anno
fa, quest’ultimo è stato
prontamente ingaggiato
dall’Anas e gli è stato affidato il delicatissimo incarico
di trattare i contenziosi milionari con le grandi aziende di costruzioni. La lunga
lettera dell’Anas divaga, fa
processi alle intenzioni e soprattutto assicura che la
legge è rispettata. Può darsi,
io non ho scritto il contrario. Di certo non sempre ciò
che avviene nel rispetto della legge è opportuno e bello a
vedersi. E questo è il caso.
dan.mar.
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