Programma - Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI

TO R I NO | AUDITORIUM RAI | CONCERTI
3°
giovedì 30 ottobre 2014
ore 21.00
venerdì 31 ottobre 2014
ore 20.30
Jakub Hrůša | Direttore
Viktoria Mullova | Violino
Smetana
Šostakovič
Dvořák
3°
giovedì 30 ottobre 2014
ore 21.00
venerdì 31 ottobre 2014
ore 20.30
Jakub Hrůša | Direttore
Viktoria Mullova | Violino
Bedřich Smetana (1824 - 1884)
Hakon Jarl, poema sinfonico op. 16 (1861)
Andante energico, non troppo lento – Allegro molto –
Maestoso grandioso – Andante religioso
Durata: 17’ ca.
Prima esecuzione Rai a Torino
Dmitrij Šostakovič (1906 -1975)
Concerto n. 1 in la minore op. 77
per violino e orchestra (1947/48)
Notturno. Moderato
Scherzo. Allegro – Poco più mosso
Passacaglia. Andante – Cadenza
Burlesca. Allegro con brio
Durata: 36’ ca.
Ultima esecuzione Rai a Torino: 24 febbraio 2012, Sergej Kachatryan.
Antonín Dvořák (1841 - 1904)
Sinfonia n. 6 in re maggiore op. 60 (1880)
Allegro non tanto
Adagio
Scherzo (Furiant). Presto – Trio. Poco meno mosso
Finale. Allegro con spirito – Presto
Durata: 40’ ca.
Ultima esecuzione Rai a Torino: 20 marzo 2009, Jeffrey Tate.
Redazione a cura di Irene Sala
Il concerto di giovedì 30 ottobre è trasmesso in
collegamento diretto su Radio3 per il programma “Radio3
Suite” e in streaming audio-video su www.osn.rai.it.
La ripresa televisiva è effettuata dal Centro di Produzione
Rai di Torino e sarà trasmessa da Rai5.
Bedřich Smetana
Hakon Jarl, poema sinfonico op. 16
Hakon Jarl op.16 chiude la parentesi svedese del compositore boemo Bedřich
Smetana, trasferitosi da Praga a Göteborg dopo aver accettato nel 1856 il
posto di direttore d’orchestra della Società Filarmonica, incarico portato avanti
con successo sino al 1861, anno in cui fece ritorno nella città cèca. L’Impero
austriaco aveva da poco concesso la costituzione al popolo boemo e il gesto
simboleggiava un primo barlume di libertà, verso un’identità nazionale.
Il periodo precedente era stato un po’ “pallido” dal punto di vista creativo:
Smetana dava molte lezioni e l’insegnamento in qualche modo offuscava la
sua vena compositiva, relegandola all’ambito per lo più didattico. Il nuovo
incarico svedese gli diede grande slancio, a cui si aggiunse l’importante
incontro con Liszt a Weimar, dove partecipò attivamente alle manifestazioni
commemorative di Goethe e di Schiller ed ebbe l’occasione di ascoltare anche la
prima esecuzione del preludio dal Tristano e Isotta di Wagner.
Scritto tra il gennaio 1860 e il marzo 1861, Hakon Jarl è il terzo e più lungo
poema sinfonico nato in Svezia dopo Richard III (1858) e Wallenstein’s Camp
(1859). La storia, ambientata nel X secolo, racconta della lotta al trono di
Norvegia tra l’eroe vichingo Hakon Jarl, pagano, e il principe ereditario Olaf
Tryggvason, cristiano. Jarl, disposto a sacrificare agli dèi l’unico figlio rimasto
pur di regnare, viene abbandonato dai suoi guerrieri. Muore per mano del suo
stesso servo e viene sepolto dalla vecchia amante Thora.
Il soggetto è tratto dall’omonimo dramma storico in cinque atti del poeta
danese Adam Oehlenschläger, scritto nel 1804 e rappresentato in Danimarca,
Germania e Svezia. Pare che Smetana avesse assistito più volte alla messa in
scena del dramma e in particolare a una nuova produzione, proprio nel 1859
a Göteborg, rimanendone particolamente colpito. Il compositore scrisse infatti
nel 1883 al direttore d’orchestra Adolf Čech: «Il mio poema sinfonico Hakon Jarl
è il terzo di una serie, ed è stata l’impressionante figura di questo eroe epico che
mi ha costretto a darne un’interpretazione musicale».
Il lavoro non venne eseguito per la prima volta in Svezia bensì a Praga, il 24
febbraio del 1864.
Smetana cercò di narrare le vicende scandinave concentrandosi sulla poetica
che il protagonista Hakon Jarl gli aveva suscitato, senza utilizzare il folklore
musicale svedese. Per dirla con Richard Taruskin, “i temi poetici e musicali
non presentano particolare colore scandinavo e si possono considerare
universalmente eroici e religiosi nella loro natura”.
La sonorità poderosa con cui comincia il brano inquadra subito il disegno
musicale che Smetana volle tracciare dell’eroe nordico: è una figura vigorosa e
possente, che però finirà in rovina passando da padrone a vittima. L’impostazione
del poema sinfonico in un solo movimento s’insinua nel solco della tradizione
lisztiana, ma Smetana non mancò di far sentire la sua personalità stilistica.
Dopo il suo ritorno stabile a Praga, dal 1861, Smetana si interessò sempre di
più alla riscoperta di una storia nazionale della musica cèca. E con la nascita
dei grandi capolavori patriottici (da I Brandeburghesi in Boemia sino a La sposa
venduta e La mia patria) è ricordato ancora oggi come figura emblematica della
creazione di una musica moderna che rispecchi l’identità nazionale boema.
Irene Sala
Dmitrij Šostakovič
Concerto n. 1 in la minore op. 77 per violino e orchestra
Un concerto al confine di un’epoca
La fama dei due Concerti per violino e orchestra di Šostakovič è senza dubbio
legata al nome di David Ojstrach. Fu difatti il violinista ucraino a eseguire per
la prima volta entrambi i lavori. Con il Primo Concerto le cose furono complicate
dalle censure del regime sovietico; non che la partitura contenesse qualcosa di
particolarmente sovversivo nei confronti del Partito Comunista; semplicemente
Šostakovič, a partire dalla Nona Sinfonia, non sembrava più rispondere ai
requisiti dettati dalla Lega dei Compositori Sovietici: musica ottimistica,
in grado di inculcare nel popolo il culto del potere dominante. La pagina fu
completata nel 1948, ma dovette attendere il 1955, o meglio la morte di Stalin,
per trovare il modo di farsi conoscere dal pubblico. La prima esecuzione avvenne
difatti il 19 ottobre di quell’anno a Leningrado con David Ojstrach al violino,
appunto, e Evgenij Mravinskij sul podio. Dunque, il dittatore non ebbe modo
di ascoltare il Concerto op. 77, ma c’è da giurare che non avrebbe apprezzato il
lavoro di Šostakovič: non solo perché la scrittura indugia spesso e volentieri sui
lati oscuri dell’emotività, tutto il contrario di quanto richiesto dal regime, ma
anche perché sono molti i punti di contatto con la Decima Sinfonia, la pagina che
mette in musica un vero e proprio conflitto tra Šostakovič e Stalin. Lo strumento
utilizzato è sempre lo stesso: la costante presenza della figurazione re-mibdo-si, alter ego melodico, secondo la notazione tedesca, della sigla D. SCH;
proprio come se Šostakovič, insistendo sulle proprie iniziali, volesse rivendicare
la paternità assoluta di una produzione finalmente libera da ingerenze esterne.
Il colore tetro dell’ispirazione che sta alla base del Concerto op. 77 è evidente fin
dal Notturno iniziale: un adagio sinfonico che lavora sull’affinità di intenti tra
violino e orchestra. Il disperato deserto su cui si apre l’opera sembra il ritratto
di un’epoca: il risveglio di chi si rialza a fatica da una tetra notte di incubi
angoscianti. Il violino cerca di scrollarsi di dosso il torpore iniziale; ma tutto
resta congelato in una serie di figurazioni che tornano sempre all’immobilità di
partenza. Un passo dei legni, in forma di corale, ricorda la citazione bachiana
utilizzata da Berg per il suo Concerto per violino; ed è forse la prova più
appariscente di una serie di influenze che sicuramente hanno lasciato il segno
nell’ispirazione di Šostakovič. Come in una sinfonia, il Concerto prosegue con
uno Scherzo che sfoggia una delle specialità di casa Šostakovič: quel ghigno
sarcastico e diabolico che si legge anche nei racconti di Gogol’. La pagina
richiede l’intervento di un grande virtuoso; ma anche l’orchestra, con i suoi
giochi a incastri tra legni e archi, è messa a dura prova da una strumentazione
geniale che si fa ora tagliente come una risata malvagia, ora goffa come una
marcia di paese.
La Passacaglia seguente richiama tutti all’ordine con una serie di anatemi
scagliati dagli ottoni: Šostakovič torna a insistere sulla drammatica disperazione
del primo movimento; ma ora la glaciale cantilena di chi non ha la forza di
raccontare il proprio dolore si trasforma in una confessione intima e struggente.
La partitura, a dispetto della sua fisionomia esplicitamente sinfonica, non
sorvola su una delle convenzioni del concerto solistico: la cadenza. Ma quella
che nella tradizione era un’interpolazione virtuosistica posizionata a due passi
dalla chiusura di movimento, ora diventa una divagazione solipsistica collocata
al confine tra la Passacaglia e la Burlesque finale. Il ponte, la cui durata è pari a
quella di un intero movimento, serve per condurre l’ascoltatore gradualmente
da una sezione meditativa a un epilogo che mescola le accelerazioni spericolate
dello Scherzo al tema della Passacaglia: quasi come se umorismo spietato e
confessione sincera dovessero trovare un grottesco punto di incontro nell’ultima
pagina del Concerto op. 77.
Andrea Malvano
(dagli archivi Rai)
Antonín Dvořák
Sinfonia n. 6 in re maggiore op. 60
Una sinfonia ‘discriminata’
La stesura della Sesta sinfonia avvenne piuttosto rapidamente, tra il 27 agosto
e il 15 ottobre del 1880. Il primo ad ascoltarla al pianoforte fu Hans Richter, in
autunno. La sua reazione entusiastica preannunciava un’imminente esecuzione
viennese nel mese di dicembre. Ma a pochi giorni dal concerto Richter scrisse
a Dvořák di essere costretto a spostare la data: nessun dettaglio in particolare,
solo un differimento fino a marzo del 1881 a causa dell’eccessivo sovraccarico
dell’Orchestra Filarmonica di Vienna. Peccato che in primavera le cose non
fossero cambiate affatto e che Richter continuasse ad accampare scuse per non
eseguire il lavoro. Dvořák ebbe l’impressione che ci fosse qualche motivazione
scomoda; e ben presto riuscì a scoprire che l’ostruzione veniva da alcuni membri
dell’orchestra, i quali ritenevano inopportuno eseguire un nuovo compositore
ceco per due stagioni consecutive (nel marzo del 1880 Richter aveva fatto
eseguire la Terza rapsodia slava). L’unica scelta, di fronte a una simile
discriminazione, era quella di tornare a bussare alla porta degli organizzatori
praghesi. Dvořák non ci pensò due volte; e il 25 marzo del 1881 la sua Sesta
sinfonia era sui leggii dell’Orchestra Filarmonica di Praga, sotto la direzione
di Adolf Čech. Richter dovette accontentarsi di dirigere il lavoro a Londra, nel
maggio del 1882.
Per Dvořák erano gli anni della consacrazione internazionale. Nel 1878 la
pubblicazione delle Danze slave gli aveva spalancato le porte della cultura
musicale europea. L’esplorazione del repertorio popolare ceco stava dando i
suoi frutti. Era inevitabile che una sinfonia nata in quegli anni risentisse delle
ricerche intraprese alle radici di quella cultura: il tono dei motivi principali
esprime un colore locale piuttosto intenso; inoltre l’andamento ritmico dello
Scherzo riprende la pulsazione di una danza boema in 3/4 di nome Furiant.
Nel primo movimento una serie di gruppi tematici si affastellano nel disegno
compositivo, lasciando spazio sia al lirismo di corni e violoncelli, sia al ritmo
danzante dei violini. In alcuni momenti Dvořák pennella già quei paesaggi
vasti e maestosi, che appaiono con violenza abbagliante negli ultimi lavori
orchestrali. L’Adagio possiede tutta la poesia dei notturni romantici; nasce
con la leggerezza di un rondò sussurrato, per poi trasformarsi in un accorato
appello di violini e violoncelli. Ma è lo Scherzo la pagina più accattivante di
tutta la sinfonia; non a caso alla prima esecuzione venne bissato su richiesta
del pubblico. Il suo furore ritmico contagioso, denso di dissonanze rubate alla
musica popolare, è accentuato dalla presenza di un episodio centrale dal sapore
pastorale, dominato dai timbri pastello dei legni. Chiude la composizione un
Allegro con spirito che fa pensare al finale ‘passeggiato’ della Seconda sinfonia
di Brahms, con cui la partitura di Dvořák condivide la tonalità d’impianto (re
maggiore). La fioritura di idee, come nel primo movimento, mette a dura prova
la memoria dell’ascoltatore; ma il vero protagonista è un tema giubilante da
eseguire fortissimo e marcato, che non si fa pregare di prendere posto al centro
della scena.
La numerazione delle sinfonie di Dvořák
Il 1874 fu un anno decisivo per la carriera artistica di Dvořák. A trentatre
anni suonati riceveva, direttamente dalle mani di Eduard Hanslick e
Johannes Brahms, una borsa di studio bandita dal governo austriaco.
Quell’evento coincise con una straordinaria maturazione artistica: nel
periodo del massimo interesse nei confronti delle tradizioni musicali
locali, l’origine ceca non poteva che mettere Dvořák in una condizione
privilegiata; occorreva solo mediare le influenze di origine folklorica
con una tenace padronanza del linguaggio tramandato dal classicismo.
In quel momento il compositore boemo ebbe l’impressione che le opere
scritte fino ad allora non rispondessero alle caratteristiche dei suoi nuovi
orientamenti estetici; decise così di far sparire tutti quei lavori, che non
avrebbe voluto vedere pubblicati nel catalogo delle sue composizioni. Nel
dimenticatoio finirono anche quattro sinfonie, che rimasero sconosciute
fino all’inizio del Novecento. Inoltre Dvořák numerò personalmente tutte
le sue opere sinfoniche; ma non tenne conto della prima, inviata (senza
prima averne fatto una copia) a un concorso, e ricomparsa solo postuma.
Come se non bastasse a complicare le cose ci pensò anche l’editore Simrock,
quando pubblicò i lavori fino ad allora noti con una numerazione diversa
da quella prevista dall’autore. Era il colpo di grazia che fino al 1961, anno
dell’edizione completa secondo un criterio cronologico, non avrebbe reso
possibile assegnare un numero preciso a nessuna delle sinfonie di Dvořák.
Andrea Malvano
(dagli archivi Rai)
Jakub Hrůša
Nato in Repubblica Ceca, è stato nominato da Gramophone come uno dei dieci direttori
d’orchestra emergenti nel panorama musicale attuale. Jakub Hrůša è il direttore
musicale e principale della Filarmonica di Praga, della Glyndebourne Opera e direttore
principale ospite della Metropolitan Symphony Orchestra di Tokyo fino alla stagione
2017/2018. Ha studiato direzione orchestrale presso l’Academy of Performing Arts
di Praga con insegnanti quali Jiří Bělohlávek. Attualmente è presidente del Circolo
Internazionale Martinů. Viene regolarmente invitato presso la Filarmonica Ceca, la
Gewandhaus di Lipsia, l’Orchestre Philharmonique de Radio France, l’Orchestra della
Radio Finlandese, la SWR di Stoccarda, la WDR di Colonia. Ha debuttato in America
nel 2009 e ha collaborato con le orchestre di Cleveland, Washington, Dallas, Houston,
Atlanta, Seattle e la National Arts Centre Orchestra di Ottawa. Nello stesso anno ha
debuttato in Australia e ha collaborato con la West Australian Symphony Orchestra e le
orchestre di Melbourne e di Sydney. Nel 2010 è stato il direttore d’orchestra più giovane
dal 1949 a dirigere il concerto di apertura dello Spring Festival di Praga. Viene invitato
in Asia, dove è stato in tournée nel 2012 con la Filarmonica di Praga e dove collabora
con la Metropolitan Symphony Orchestra di Tokyo, anche come direttore ospite della
Filarmonica di Hong Kong, di Seoul, di Osaka e della Nuova Filarmonica Giapponese.
Nella stagione 2013/14 ha debuttato con l’Orchestra della Radio Svedese, la Rundfunk
Sinfonie Orchester di Berlino, l’Orchestra di Cincinnati, la Gulbenkian Orchestra e la
Filarmonica di Lussemburgo. Ha inoltre diretto la Filarmonica di Praga e l’Orchestra della
BBC in tournée e a Londra. La stagione 2014/15 lo vede impegnato nel progetto The
Mighty Five con la Philharmonia Orchestra e nei debutti con l’Orchestra di Philadelphia,
i Wiener Symphoniker, i Bamberger Symphoniker, la DSO di Berlino e all’Opéra de Paris.
In campo operistico ha debuttato al Festival di Glyndebourne e in tournée nel 2008 con
Carmen, Don Giovanni nel 2010 e The Turn of the Screw e La Bohème nel 2011. Ha diretto
le produzioni di Boris Godunov per la Royal Opera Danese e The Cunning Little Vixen e
Rusalka per il Teatro Nazionale di Praga.
Ha pubblicato sei registrazioni per Supraphon, insieme a un’edizione live di successo di
Má Vlast di Smetana nel 2010, e i Concerti per violino e orchestra di Čajkovskij e di Bruch
con la Filarmonica Ceca e Nicola Benedetti per Universal.
È ospite per la prima volta dell’OSN Rai.
Viktoria Mullova
Ha studiato alla Scuola Centrale di Musica e poi al Conservatorio di Mosca. Il suo talento
si è imposto all’attenzione internazionale dopo la vittoria, nel 1980, del 1° Premio al
Concorso Sibelius di Helsinki e della Medaglia d’oro al Concorso Čajkovskij nel 1982.
Oggi è conosciuta in tutto il mondo per la straordinaria versatilità ed integrità musicale,
avendo esplorato praticamente tutto il repertorio per violino, dal barocco alla musica
contemporanea, dalla “world fusion” alla musica sperimentale.
L’interesse per la prassi esecutiva originale l’ha portata a collaborare con l’Orchestra
of the Age of Enlightenment, il Giardino Armonico, il Venice Baroque e l’Orchestre
Revolutionnaire et Romantique e a suonare regolarmente con Ottavio Dantone.
L’avventura nella musica contemporanea è iniziata nel 2000 con l’album “Through
the Looking Glass”, nel quale suona brani di world, jazz e pop music arrangiati per lei
da Matthew Barley. Attualmente è impegnata nella realizzazione del progetto “The
Peasant Girl” con l’Ensemble di Matthew Barley. Il suo recente progetto “Stradivarius
in Rio”, molto apprezzato, è ispirato dalla sua passione per le canzoni brasiliane, in
particolare per compositori come Antonio Carlos Jobin, Caetano Veloso e Claudio Nucci.
Lavora anche sulle commissioni di brani a giovani compositori come Fraser Trainer,
Tomas Larcher e Dai Fujikura.
È protagonista nelle più prestigiose sale europee, dalla Southbank di Londra alla
Konzerthaus di Vienna, dall’Auditorium del Louvre di Parigi al Musikfest Bremen,
dall’&lsquo all’Orchestra Sinfonica di Barcellona, sino al Festival di Helsinki.
Nella stagione 2014/15 è artista in residenza a Lille. Suonerà con l’orchestra Hallé, con
la Philharmonia Orchestra, con la Chamber Orchestra of Europe, l’Orchestre National
de France e in tournée con l’Orchestra of the Age of Enlightement a New York e in
Inghilterra. Sarà anche in tournée con Katia Labèque (con cui ha inciso il disco “Recital”)
in tutta Europa e in Sud America.
L’incisione dei concerti di Vivaldi con il Giardino Armonico, diretto da Giovanni Antonini,
ha vinto il Diapason d’Or 2005. Altre sue incisioni comprendono le Sonate di Bach con
Ottavio Dantone e le Sonate e Partite di Bach per violino solo, Beethoven con Kristian
Bezuidenhout, l’Ottetto di Schubert con il Mullova Ensemble. L’ultima incisione, con
Ottavio Dantone e l’Accademia Bizantina, è dedicata ai concerti per violino di Bach.
Suona lo Stradivari “Julius Falk” del 1723 e un Guadagnini.
PARTECIPANO AL CONCERTO
VIOLINI PRIMI
*Alessandro Milani (di spalla), °Giuseppe Lercara, °Marco Lamberti, Antonio Bassi,
Lorenzo Brufatto, Irene Cardo, Claudio Cavalli, Aldo Cicchini, Patricia Greer, Martina Mazzon,
Sara Pastine, Fulvia Petruzzelli, Francesco Punturo, Matteo Ruffo, Lynn Westerberg.
TROMBONE BASSO
Gianfranco Marchesi
VIOLINI SECONDI
*Paolo Giolo, Enrichetta Martellono, Valentina Busso, Michal Duris, Carmine Evangelista,
Jeffrey Fabisiak, Rodolfo Girelli, Alessandro Mancuso, Antonello Molteni, Vincenzo Prota,
Francesco Sanna, Elisa Schack, Isabella Tarchetti, Carola Zosi.
TIMPANI
*Maurizio Bianchini
VIOLE
*Luca Ranieri, Matilde Scarponi, Geri Brown, Giorgia Cervini, Massimo De Franceschi,
Rossana Dindo, Federico Maria Fabbris, Riccardo Freguglia, Alberto Giolo, Dezi Herber,
Agostino Mattioni, Davide Ortalli.
VIOLONCELLI
*Pierpaolo Toso, Ermanno Franco, Giuseppe Ghisalberti, Giacomo Berutti, Stefano Blanc,
Pietro Di Somma, Michelangiolo Mafucci, Carlo Pezzati, Stefano Pezzi, Fabio Storino.
tuba
Daryl Smith
percussioni
Carmelo Gullotto, Alberto Occhiena, Biagio Carlomagno.
arpa
*Margherita Bassani
celeste
Maria Antonietta Maldera
CONTRABBASSI
*Cesare Maghenzani, Gabriele Carpani, Silvio Albesiano, Luigi Defonte, Antonello Labanca,
Maurizio Pasculli, Francesco Platoni, Virgilio Sarro.
FLAUTI
*Dante Milozzi, *Giampaolo Pretto, Fiorella Andriani, Luigi Arciuli.
ottavino
Fiorella Andriani
OBOI
*Carlo Romano, Sandro Mastrangeli, Teresa Vicentini.
corno inglese
Teresa Vicentini
clarinetti
*Cesare Coggi, Graziano Mancini, Salvatore Passalacqua.
clarinetto basso
Salvatore Passalacqua
FAGOTTI
*Andrea Corsi, Cristian Crevena, Bruno Giudice.
CONTROFAGOTTO
Bruno Giudice
CORNI
*Corrado Saglietti, Valerio Maini, Bruno Tornato, Marco Tosello.
TROMBE
*Roberto Rossi, Daniele Greco D’Alceo.
*prime parti ° concertini
TROMBONI
*Joseph Burnam, Devid Ceste.
Alessandro Milani suona un violino “Francesco Gobetti” del 1711, generosamente messo
a disposizione dalla Fondazione Pro Canale di Milano.
Ascoltare, conoscere, incontrare, ricevere inviti per concerti fuori
abbonamento, scoprire pezzi d’archivio, seguire le tournée dell’Orchestra,
avere sconti e facilitazioni. In una parola, diventare AMICI.
Sono molti i vantaggi offerti dall’associazione Amici dell’Orchestra
Sinfonica Nazionale della Rai: scegliete la quota associativa che preferite
e iscrivetevi subito!
Tutte le informazioni e gli appuntamenti sono disponibili sul sito
www.amiciosnrai.it o scrivendo a informazioni@amiciosnrai.it.
La Segreteria degli AMICI dell’OSN Rai è attiva mezz’ora prima di ogni
concerto presso la Biglietteria dell’Auditorium Rai, oppure il martedì e il
giovedì dalle 10 alle 12, telefonando al 335 6944539.
Concerto
straordinario
fuori
Abbonamento
martedì 4 novembre 2014
ore 21.00
Recital pianistico
© Harald Hoffmann / Sony Classical
Lang Lang | Pianoforte
CONVENZIONE OSN RAI - VITTORIO PARK
Tutti gli Abbonati, i possessori di Carnet e gli acquirenti dei singoli Concerti
per la Stagione Sinfonica OSN Rai 2014/15 che utilizzeranno il VITTORIO
PARK DI PIAZZA VITTORIO VENETO nelle serate previste dal cartellone,
vidimando il biglietto di sosta nell’apposita macchinetta installata nel
foyer dell’Auditorium Toscanini, avranno diritto allo sconto del 25% sulla
tariffa oraria ordinaria.
PER INFORMAZIONI RIVOLGERSI AL PERSONALE DI SALA O IN BIGLIETTERIA.
Le varie convenzioni sono consultabili sul sito www.osn.rai.it alla
sezione "riduzioni".
Johann Sebastian Bach
Concerto Italiano in fa maggiore BWV 971
Pëtr Il’ič Čajkovskij
Le stagioni, 12 pezzi caratteristici
su epigrafi liriche
Fryderyk Chopin
Scherzo n. 1 in si minore op. 20
Scherzo n. 2 in si bemolle minore / re bemolle
maggiore op. 31
Scherzo n. 3 in do diesis minore op. 39
Scherzo n. 4 in mi maggiore op. 54
4°
giovedì 6 novembre 2014
ore 21.00
venerdì 7 novembre 2014
ore 20.30
Corrado Rovaris | Direttore
Silvia Chiesa | Violoncello
Ottorino Respighi
La boutique fantasque, suite dal balletto
su musiche di Gioachino Rossini
Ildebrando Pizzetti
Concerto per violoncello e orchestra
Edvard Grieg
Peer Gynt. Suite n. 1 op. 46 dalle musiche
di scena per il dramma di Ibsen
Carl Nielsen
Sinfonia n. 4 op. 29 L’inestinguibile
CARNET
da un minimo di 6 concerti scelti fra i due turni e in tutti i settori
Adulti: 24,00 euro a concerto Giovani: 5,00 euro a concerto
SINGOLO CONCERTO
Poltrona numerata: da 30,00 a 15,00 euro (ridotto giovani)
INGRESSO
Posto non assegnato: da 20,00 a 9,00 euro (ridotto giovani)
BIGLIETTERIA
Tel. 011/8104653 - 8104961 - Fax 011/8170861
biglietteria.osn@rai.it - www.osn.rai.it