Caratteristiche, distribuzione e usi del sancayo

Quad. Bot. Ambientale Appl., 14 (2003): 173-176.
Caratteristiche, distribuzione e usi del sancayo (Corryocactus brevistylus) nella
regione di Arequipa (Perù meridionale)*
FÁTIMA CÁCERES HUAMANI1 & IGNAZIO POMA2.
1
2
Area de Botánica. Escuela de Biología. Universidad Nacional de San Agustín, Apartado 32. Arequipa. Goyeneche 2016.
Miraflores. Perù. facahu60@hotmail.com
Dipartimento di Agronomia, Coltivazioni erbacee e Pedologia dell’ Università degli Studi di Palermo, viale delle Scienze
13 – 90128 Palermo. Italia. pomaign@unipa.it
ABSTRACT. – Characteristics, distribution and uses of the sancayo (Corryocactus brevistylus) in the Arequipa region (S
Perù) – A study on the sanchay, Corryocactus brevistylus, has been carried out in order to evaluate its traditional uses in
comparison with a possible agro-industrial exploitation in its natural range and other regions. This endangered endemic to
the region of Arequipa, occurring wild on the western arid slopes between 2.000 and 3.500 m a.s.l., is presently harversted
and used for its fruits and the wood for fire. Here its taxonomical characteristics are described; besides its distribution and
ecology as well as reproduction and spreading are analysed in order to evaluate the possibility to improve and exploit its
use in the alimentary, pharmaceutical, agronomic and forestry fields.
Key words: Corryocactus brevistylus, properties, uses, exploitation, conservation.
PREMESSA
Il Perù, nella sua marcata diversità ambientale, possiede
una grande varietà di essenze vegetali eduli o utili per varie
altre ragioni, che rappresentano risorse naturali, il più delle
volte, conosciute e utilizzate solo nelle zone rurali dei centri abitati nelle vicinanze delle quali crescono. E’ questo il
caso tipico del sancayo, Corryocactus brevistylus
(Schumann ex Vaupel) Britton & Rose), cactacea endemica
delle colline vicine alla città di Arequipa (Perù meridionale), dove vive in luoghi xerofitici tra i 2.000 e i 3.500 m
s.l.m., nella località di Chiguata della provincia di Arequipa
e nella località di Paquina della provincia di Sànchez Cerro,
in Moquegua (Fig. 1). Nella regione la pianta, della quale
non esistono impianti coltivati, è tradizionalmente utilizzata per i frutti e per il legno. Questi usi hanno assunto importanza progressivamente maggiore, tanto da incidere sulla
consistenza della popolazione che oggi è considerata come
esposta a rischio (ZAMBRANO & AL. 1999 ) o quanto meno
danneggiata. Tuttavia, non si dispone di valutazioni realistiche di tale rischio, né d’altra parte, ad eccezione di una
esperienza effettuata sulla qualità del frutto (CÀCERES & al.,
2000), il sancayo non è stato mai oggetto di studi di carattere bioagronomici o finalizzati alla conservazione.
Nel presente lavoro vengono presi in considerazione gli
aspetti connessi alla propagazione e coltivazione del sancayo al fine di valutare: a) le conoscenze del comportamento
* Lavoro
della specie in coltivazione; b) eventuali tecniche sulla reale
possibilità di un suo inserimento fra le risorse vegetali di
interesse economico anche in territori esterni all’areale; c)
di incrementare la popolazione naturale con ricadute positive rispetto alla conservazione della specie e al contenimento dei processi erosivi che interessano il territorio.
DESCRIZIONE
Corryocactus brevistylus è una pianta perenne cespitosa,
succulenta, con branche erette o ascendenti di 2 - 5 m di
altezza (Foto 1). Fusti cilindrici, di colore verde pruinoso,
senza foglie; gli articoli, più larghi alla base rispetto all’estremità apicale, possono raggiungere i 15 cm di diametro,
con 6-8 costole piuttosto rilevanti; le areole sono, brunastre,
fornite di 15 spine in parte di 1 cm, in parte di 3 cm e in
parte ancora di 15-24 cm.
I fiori (Foto 2), solitari, sessili, actinomorfi, imbutiformi,
presentano una lunghezza di 10-14 cm e una larghezza di 6
cm. La corolla è gialla con numerosi petali biseriati con disposizione elicoide. Il calice imbutiforme, di 6-8 cm, è dotato di numerose brattee pelose, lunghe fino a un centimetro.
L’ ovario, infero, pluricarpellare, contiene numerosi ovuli
arrotondati; lo stilo è semplice, lungo circa 10 cm con tre
stimmi terminali, polverulenti. Androceo con numerosi
stami con filamenti sottili. Il frutto (Foto 3 e 4) è una bacca
svolto nell’ambito della convenzione di cooperazione fra l’Università degli Studi di Palermo (Italia) e la Universidad Nacional
S. Agustin de Arequipa (Perù), responsabile scientifico Prof. I. Poma.
Foto 1 - Corryocactus brevistylus in habitat.
Fig. 1 - Zona di distribuzione di Corryocactus brevistylus, nel Perù
meridionale.
Foto 2 - Articolo di Corryocactus brevistylus in fiore.
174
di colore verde giallognolo a maturità, rotonda e succulenta,
mediamente di 10 - 12 cm di diametro, dotato di numerose
spine e setole che cadono facilmente alla maturazione del
frutto. I semi sono numerosi, di color brunastro, di 1 mm di
diametro e di forma oblanceolata.
Sono state distinte due sottospecie:
subsp. brevistylus, robusta, densamente cespitosa, alta
fino a 3 m con 6-7 costole molto pronunziate e fiori di 10
cm di diametro.
Subsp. puquiensis (Rauh & Backbg.) Ostolaza: Meno
cespitosa ma alta fino a 5 m; fusti con 8 costole, fiori fino a
6 cm di diametro.
Foto 3 - Articolo di Corryocactus brevistylus con un frutto
immaturo ancora pieno di spine.
DISTRIBUZIONE ED ECOLOGIA
La specie è endemica dei versanti occidentali del sud del
Perù fra Arequipa, Moquegua, Tacna, ecc. (Fig.1).
Attualmente è diffusa ad altitudini comprese fra i 2000 e i
3600 m s.l.m. (ARGON, 1980; GRAKO & ZARUCCHI, 1993;
LINARES, 1998). Secondo OSTOLAZA (1980) ad Ayacucho,
nella parte settentrionale dell’areale, si trova la subsp.
puquiensis a quote altitudinali superiori ai 3000 m; la subsp.
brevistylus si trova soprattutto nella parte meridionale solitamente a quote inferiori. Entrambe le sottospecie formano
dense ed estese colonie sui pendii più o meno ripidi esercitando un’efficace contenimento del suolo che solitamente è
ricco di scheletro e povero di nutrienti, dove si insediano
comunità xerofitiche prevalentemente erbacee, dominate
dalle famiglie delle Asteraceae, Fabaceae, Malvaceae,
Poaceae, Liliaceae, Plantaginaceae, Verbenaceae, ecc. Le
migliori espressioni di queste comunità si manifestano nella
stagione delle piogge, che ricade nel periodo estivo.
UTILIZZAZIONE
I frutti del Carryocactus, noti come “sancayo” e “cure “
nel territorio di Arequipa, e “suje” in quello di Moquegua,
maturano tra marzo e maggio e nella comunità di Chiguata,
nel Dipartimento di Arequipa, la raccolta avviene due volte
all’anno. Il prodotto, molto popolare, si consuma principalmente nel periodo pasquale durante il quale si ritrova
abbondante nei mercati locali. La produttività della pianta è
molto condizionata dall’effetto annata, specialmente dalle
piogge estive (che è il periodo più piovoso) che si registrano nei mesi precedenti la maturazione.
Tradizionalmente le bacche vengono destinate sia al con-
sumo fresco come frutta che sotto forma di succo (Foto 4).
Molto apprezzate e diffuse sono anche le conserve (Foto 5).
Nella medicina popolare il succo di sancayo viene impiegato ad alta concentrazione come lassativo; inoltre ha proprietà tensioregolatrici ed è ritenuto efficace per prevenire la
gastrite e le malattie del fegato. Secondo informazioni fornite dalle popolazioni indigene la buccia del frutto viene utilizzata per lavaggi del cuoio capelluto in quanto fortifica le
radici del capello stimolandone la crescita.
Le piante vengono impiegate per la costituzione di barriere viventi, come sostegno dei ripiani dei terrazzamenti e,
nelle pendici, per limitare l’effetto erosivo delle piogge e dei
venti.
Nonostante la validità e la grande varietà di impieghi che
investono tradizionalmente la gestione del suolo nonché gli
aspetti etnofarmacologici e nutrizionali, la pianta non è mai
stata seriamente presa in considerazione per una razionale
valorizzazione delle sue potenzialità. Queste si evincono
chiaramente dal confronto fra la composizione del succo del
sancayo con quello dei frutti d alcuni agrumi (tab. 1); infatti, relativamente al contenuto in acido ascorbico, possiamo
osservare che il sancayo contiene una quantità maggiore o
uguale a quella che contengono i succhi di limone, mandarino e lima. Inoltre, l’alto contenuto di acido citrico del
succo di sancayo fa sì che sia considerato come un importante fonte naturale di detta sostanza, per cui ha un alto
potenziale per essere utilizzato come materia nella produzione di marmellate, gelatine e bevande zuccherine in combinazione con altri frutti proprio delle alte zone andine
come: tuna (fico d’india), manzana (mela), membrillo (cotogno), tumbo (frutto della passiflora) e tanti altri.
Relativamente a una strategia di valorizzazione e diffusione razionale del sancayo, questa può scaturire dagli usi
tradizionali sopra citati.
Tab. 1- Composizione del succo del sancayo e diversi agrumi (CÁCERES &AL 2000).
Componenti
Sancayo
Limone
Arancia amara
Acqua %
96.7
88.3
88.6
Ceneri %
0.27
2.4
0.5
Proteine %
0.15
0.5
0.6
pH
3.8
Fibra %
0.04
0.5
Acido citrico %
2.33
Acido ascorbico [Mg/100 g]
37.5
14.2
67.2
Foto 4 - Frutto maturo e succo di sancayo.
Arancia dolce
87.3
0.4
1.2
0.9
48.9
Mandarino
90.0
0.3
0.6
0.5
37.5
Lima
92.8
0.3
0.6
0.7
36.0
Foto 5 - Uso tradizionale della conserva di sancayo.
175
In particolare, di fronte alla possibilità dell’uso massiccio
dei frutti inserito nel settore agro-industriale, e di fronte alla
totale assenza di una qualunque forma di coltivazione, è
auspicabile l’avvio di forme anche iniziali di sperimentazioni agricole volte ad incrementare una produzione quantiqualitativa idonea a soddisfare le esigenze interne di consumo e di conquistare settori di mercato esterno sensibili al
consumo di prodotti biologici ad elevato valore nutritivo.
In campo farmaceutico, la tradizione popolare stimola
l’avvio di sperimentazioni farmacologiche mirate.
Per quanto attiene all’impiego razionale della pianta nel
territorio, i settori implicabili riguardano la costituzione di
campi sperimentali rivolti inizialmente allo studio della biodiversità delle popolazioni spontanee e alla selezione di
linee genetiche suscettibili di inserimento fra le colture produttive e di miglioramento genetico con metodi esclusivamente tradizionale. Altra significativa potenzialità riguarda
l’incremento delle popolazioni naturali finalizzato a limitare i rischi di erosione genetica e nel contempo ad accrescere l’azione di contenimento del suolo.
COLTIVAZIONE E PROPAGAZIONE
In natura il sancayo si diffonde principalmente per dispersione dei semi con la marcescenza dei frutti maturi sparsi intorno alle piante adulte o ad opera degli uccelli. Meno
significativa, sebbene presente, è la propagazione vegetativa. Quest’ultima, tuttavia, assume importanza in coltivazione sia per la velocità di crescita del materiale riprodotto sia
per la uniformità genetica richiesta dagli impianti. Per quanto concerne le esigenze colturali si può considerare che queste siano molto modeste, trattandosi di essenza adattata a
substrati poveri e incoerenti. Tuttavia, come s’è già evidenziato, non si dispone di significative esperienze in merito. In
particolare si dovrebbero mettere a punto i sistemi e le tecniche più convenienti di propagazione vegetativa o riproduttiva, sesti e modalità di impianto, cure colturali, identificazione e controllo delle avversità nonché esigenze nutrizionali e tecniche di fertilizzazione. Nelle popolazioni naturali, si dovrebbe mirare a incrementare la consistenza e la
densità che attualmente non supera il numero di 35 individui ha-1 (MARIÑO HERRERA & AL. 1998), limitando la raccolta dei frutti nei siti più danneggiati e attraverso la disseminazione artificiale opportunamente programmata. Piccoli
impianti sperimentali potrebbero rappresentare, per altro,
occasione di lavoro. Prove di adattabilità della specie
potrebbero essere effettuate anche esternamente all’areale
della specie, per esempio in Sicilia, con scopi sia divulgativi che sperimentali.
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Il sancayo, come già accennato è una risorsa naturale
endemica dei versanti occidentali del sud del Perù, importante dal punto di vista alimentare ed industriale. I frutti,
oltre ad essere utilizzati dalla industria di trasformazione si
mangiano allo stato fresco e maturo e pur essendo acidi sono
molto gradevoli. Prove di laboratorio effettuate da CÁCERES
& AL. (2000), presso la Universidad Nacional “San Agustin”
di Arequipa, hanno messo in evidenza che dal frutto di sancayo, solo o in combinazione con quello di altre specie si
possono ottenere succhi, marmellate e gelatine di eccellenti
176
caratteristiche organolettiche. Pertanto questa specie rappresenta una potenziale risorsa agroindustriale; la coltivazione
può inserirsi fra le iniziative volte a promuovere la gestione
economica delle risorse naturali con conseguente sensibile
giovamento per le popolazioni di questa regione.
BIBLIOGRAFIA
ARAGÓN G., 1980 – Cactáceas de Arequipa.Tesis de bachiller en Ciencias Biologicas U.N.S.A. de Arequipa.
Ed. Los Pinos Lima, Perù.
BRAKO L., ZARUCCHI J., 1993 – Catálogo de las
Angiospermas y Gimnospermas del Perù. Missouri
Bot. Gard.
CÁCERES F., García A., Ponce E., Andrader R., 2000 – «El
Sancayo», Corryocactus brevistylus (Schumann ex
Vaupel ) Britton e Rose.Quepo 14: 37 -42.
MARIÑO HERRERA L., ZAMBRANO N., MOGROVEJO E.,
MONGROVEJO Y, VILLANUEVA R., 1998 – Cactáceas
del cañón de Cotahuasi. Quepo 12: 88-94.
MAUSETH D.J., KIESLING R., OSTOLAZA C., 2002 – A Cactus
Odyssey. Timber Press, Portland, Oregon.
OSTOLAZA C., 1980 – Las cactáceas y el medio ambiente.
Bol. Lima 9: 77 -80.
ZAMBRANO N., MARIÑO L., ZUÑIGA J., MARTINEZ L.,
CÁCERES F., RANILLA C., LINARES F., 1999, Algunas
cactáceas de Arequipa. Quepo 13: 86 -92.
RIASSUNTO – Gli autori riferiscono di uno studio tendente ad approfondire le conoscenze sulla potenzialità
agroindustriale del Corryocactus brevistylus
(Schumann ex Vaupel) Britton & Rose, cactacea
endemica del Sud del Perù frequente nei pendii collinari xerofitici fra i 2.000 e i 3.500 m s.l.m.
Inoltre, dopo una breve ma articolata descrizione
dei caratteri botanici, distributivi ed ecologici oltre
che dei sistemi di propagazione, sottolineano l’importanza di questa specie come risorsa naturale
endemica peruviana, auspicando una maggiore utilizzazione ed attenzione, data la sua valenza dal
punto di vista:
- alimentare ed agroindustriale: per le elevate qualità organolettiche dei frutti, utilizzati sia per il
consumo fresco e sia per ottenere succhi, marmellate e gelatine di eccellenti caratteristiche
organolettiche;
- farmaceutico: per le proprietà lassative, tensioregolatrici e di prevenzione della gastrite e delle
malattie del fegato legate alla composizione del
frutto;
- agronomico – forestale: per il buon sviluppo dell’apparato radicale e della parte aerea, la pianta
può essere impiegata per contenere e/o prevenire
l’azione erosiva delle piogge e dei venti.