Gazzettino 12-02-2011:Gazzettino-nuovo 1 10/02/11 20:03 Pagina 1 > S E T T I M A N A L E IDG di Giarre ANNO XXXI • N. 3 • GIARRE, SABATO 12 FEBBRAIO 2011 • € 1,00 • A DIFFUSIONE REGIONALE • SPED. IN A.P. ART. 2 COMMA 20/B LEGGE 662/96 FIL. DI CATANIA • PUBBL. INF. 45% • www.gazzettinodigiarre.it > Negli indecisi il futuro del paese > E.T. in “volo” sull’Alcantara? L’attuale fase di incertezza politica e la intricata situazione del Pd nelle riflessioni del consigliere provinciale Salvo Patanè > a pag. 2 Testimonianze attendibili di avvistamenti Ufo nei cieli di Calatabiano, Gaggi e Giardini Naxos la mattina del 23 gennaio scorso > a pag. 7 Gli unici invitati? Vandali e topi... Tensostruttura Giarre: due Natali e tante promesse. Una nuova candidata alle incompiute? A quanto pare sembra proprio di sì... P ensate veramente che Giarre avesse smesso con le opere incompiute? Se, da un lato, il parcheggio multipiano di Piazza Jolanda, a ridosso del torrente Macchia, è oramai avviato, da tempo ha iniziato a far capolino la ormai nota “tensostruttura”. La tensostruttura che, a Giarre, pochi hanno capito cosa sia, ma già molti ne parlano. Tecnicamente, viene definito come un impianto articolato in tre corpi adiacenti ma indipendenti; il principale, con lo spazio per le attività sportive e le tribune pubblico, ed i due accessori, con spogliatoi e servizi per il pubblico. Il corpo principale ha una copertura in tensostruttura con membrana tessile e strutture portanti in acciaio su strutture basamentali in cemento armato; i corpi accessori sono, anche essi, realizzati con strutture tradizionali in cemento armato. Insomma, non è altro che un palasport dalla forma innovativa in una zona neo residenziale. La struttura, che può ospitare ben 1500 spettatori, ha un parco auto esterno di 200 posti antistante, ed è totalmente innovativa sul territorio. È costata € 1.617.196,64, su un progetto del 2002, poi successivamente ade- guato nell’ottobre 2005 e, nel febbraio 2007, ulteriormente modificato e rifinito. I lavori sono stati affidati alla Moncada Costruzioni S.r.l di Agrigento. La famiglia Moncada è tra i pionieri delle energie rinnovabili in Sicilia. Parchi eolici, pannelli solari e green power sono i loro cavalli di battaglia negli ultimi anni in Sicilia. La Moncada Energy è tra i promotori industriali ed i pionieri di una Sicilia fotovoltaica, facendo di questa azienda degli eroi dell’industria, anche se risulta tra gli azionisti di Edpower che, con la centrale termoelettrica ad olio combustibile di San Filippo del Mela, sta creando non pochi problemi agli abitanti della zona di Milazzo. Torniamo a Moncada Costruzioni che ha consegnato i lavori, egregiamente, verso la fine di novembre 2009 alla comunità giarrese. Alla consegna della struttura prendono parte il vice sindaco Leo Cantarella, gli assessori Pippo Donzello, Piero Mangano, Fabio Cavallaro e Giovanni Spada. E poi la dirigenza dell’area III Lavori pubblici, Pina Leonardi e l’arch. Giuseppe Bartolomei direttore dei lavori. La rappresentanza legale della Moncada consegna la struttura alla cittadinanza simbolicamente il 20 novembre del 2009. “Il vice sindaco e assessore allo Sport, Leo Cantarella ha manifestato l’intenzione di promuovere, già in occasione delle prossime festività natalizie, l’impianto di via Almirante, organizzando delle manifestazioni (feste anziani e altre attività di aggregazione sociale), mentre la Pro loco (era presente alla consegna il presidente Salvo Zappalà) ha anticipato che intende organizzare, d’intesa con il Comune, manifestazioni natalizie e una serata speciale in occasione del Capodanno. Relativamente al futuro del nuovo impianto, l’assessore ai Lavori pubblici, Pippo Donzello ha precisato che “a breve verrà indetto un bando pubblico per affidare la gestione della struttura alle eventuali associazioni interessate. Per quanto riguarda quelle sportive oc- correrà fare delle valutazioni precise in relazione al fatto che l’impianto non è dotato di un tappeto in tartan o pvc e potrebbe non risultare compatibile con le regole imposte dalle varie federazioni. L’Amministrazione si riserva peraltro di investire le somme residue del progetto sulla sicurezza. La Tensostruttura di via Almirante, per intanto, rimarrà a disposizione dell’Amministrazione per organizzare grandi eventi sportivi culturali e altro. Relativamente alle infrastrutture mancanti, “l’Amministrazione – ha precisato Donzello – intende individuare gli strumenti per attingere nuovi fondi per finanziare la rimanente parte del progetto originario che prevedeva la climatizzazione, l’aggiunta di altri teloni tensostatici e la realizzazione dell’alloggio per il custode”. Sul fronte sicurezza, l’asses- sore Donzello ha anticipato che, “d’intesa con il sindaco Teresa Sodano, ha già attivato un impianto di video sorveglianza dinamica con telecamere mimetizzate collocate all’intero e all’esterno della struttura sportiva. Riguardo la vigilanza esterna, una richiesta di controllo periodico dell’impianto sarà avanzata da parte dell’Amministrazione anche ai Carabinieri della locale Compagnia” (Fonte, Ufficio stampa del Comune di Giarre, il 20/11/2009). Il Natale del 2009 è oramai solo un ricordo passato. Nessuna festa è mai stata fatta, Concetto Barone >CONTINUA A PAG. 2 Colpi di genio… e follia diffusa L’ennesimo sopralluogo alla tensostruttura di via Almirante porta due assessori a constatare i danni provocati dai vandali e la necessità di un servizio di vigilanza. Ma davvero? Arriva dal sopralluogo congiunto, effettuato della IV Commissione consiliare e dai rappresentanti delle Associazioni sportive del territorio, l’ultima, illuminante constatazione per la tensostruttura di via Almirante. Struttura che, come ormai sanno pure i fili d’erba che puntano ad assediarla e conquistarla, è in completa balia dei vandali. A tal proposito, l’assessore ai Lavori pubblici, avv. Orazio Scuderi, ha dichiarato: “La situazione rimane immutata ai giorni scorsi. I danni vandalici permangono e le associazioni hanno fatto sapere che, nelle condizioni attuali in cui versa l’impianto, non intendono gestirlo. A mio parere, prima di procedere ad una soluzione, prima fra tutte un bando e di ripristinare i danni, si rende necessario realizzare un alloggio per il custode, magari individuando quei soggetti interessati dall’emergenza abitativa, cosi da garantire una vigilanza costante della struttura sportiva”. Davvero? Veramente le associazioni hanno dichiarato che non intendono gestire una struttura in stato di abbandono e incompleta? Cavolo, non ci aspettavamo davvero queste dichiarazioni… E poi, scusate, la custodia, quindi, dovrebbe essere solo un mezzo per assegnare un alloggio a chi ne è privo? Ed i requisiti per la vigilanza? Chiunque può effettuare tale servizio? Davvero una bella idea, non c’è che dire… Brillante, veramente brillante… Ma non è da meno l’assessore allo Sport, Giuseppe Cavallaro: “Non ho registrato novità sostanziali in questo ennesimo sopralluogo. Si rimane in attesa di trovare le risorse per accatastare l’impianto di via Almirante e poi l’Amministrazione deciderà se procedere con un bando, prima o dopo il ripristino dei danni e il definitivo completamento della tensostruttura”. Prima o dopo? Ma scusate, chi si prende in gestione una struttura dove le incursioni dei vandali arrivano con svizzera precisione? Fatecelo sapere e, se necessario, potremmo aggiornare l’elenco dei pazzi in circolazione o, in caso di sanità mentale, quello degli aspiranti martiri… Corrado Petralia Gazzettino 12-02-2011:Gazzettino-nuovo 1 10/02/11 20:03 Pagina 2 2 > S E T T I M A N A L E IDG N. 3 • sabato 12 febbra io 2011 giarre di Giarre Negli indecisi il futuro del Paese Nell’analisi del consigliere provinciale del PD, Salvo Patanè, l’attuale fase politica nazionale, regionale e locale. Con uno sguardo rivolto a scenari futuri C onfusione, incertezza, smarrimento, nebulosità. Sono questi i termini che, in misura più o meno maggiore, stanno caratterizzando l’attuale fase politica, sul piano nazionale così come su quello regionale. Per provare a fare un punto della situazione, con particolare attenzione al principale partito di opposizione, il Pd, e alle incertezze in cui si dibatte, ci siamo affidati ad una “chiacchierata” con il consigliere provinciale del Pd, Salvo Patané. – Parliamo di confusione, per inquadrare l’attuale fase politica a tutti i livelli… «È sorprendente che in una democrazia cosiddetta bipolare, chi sta all’opposizione non riesca a lucrare consensi dall’innegabile sfacelo della maggioranza. Sorprendente ma non incomprensibile. La fotografia plastica delle intenzioni di voto, con le “forbici” di rito, ci consegna un sistema trasformato in tripolare con, al primo posto gli indecisi». – Che sarebbero… «Si tratta di quattro italiani su dieci, ovvero circa quattro volte tanto la potenziale forza elettorale di Fli e più di quanto il PD portò casa alle politiche del 2008. I sondaggisti avvertono che da questi italiani potranno arrivare risultati inattesi e ci mettono in guardia sulla dimensione del dato, mai così pesante e determinante come adesso». – Tuttavia, il PD è ancora lontano dall’essere visto come punto di riferimento per questi “indecisi”… «Alla domanda perché il PD non sia percepito come la naturale alternativa all’attuale maggioranza, i sondaggisti rispondono, più o meno unanimemente, guardando alle troppe voci, tutte diverse, che indicano prospettive anche divergenti tra loro. Un Paese stremato, tornato alle rapine da poche decine di euro, con un pessimismo cosmico, è lo sfondo nel quale i rappresentanti istituzionali teatreggiano seppur sorvegliati da un Quiri- nale d’ineccepibile valore e di altissimo gradimento nel Paese. Il sistema ha bisogno di un’alternativa a Berlusconi, ma non la vede. Gli elettori parrebbero, addirittura, disposti a ridargli la fiducia, nonostante tutto, mentre di Bersani e del PD, sembrano interessarsi poco e, comunque, non oltre quel benevolo 25 per cento che alcuni ci attribuiscono». – Servirebbe, dunque, una decisa inversione di rotta… «La strada che il PD deve imboccare, non ammette indecisioni. Se si trattasse di una fondazione, di un’associazione accademica o del dopolavoro ferroviario, i Democratici potrebbero temporeggiare alla ricerca di una difficile unità. Credo poco, anzi per niente, al fatto che questo Paese possa salvarsi senza una politica riformista ed equilibrata, guidata dal rigore morale ed istituzionale; credo anche che nel nostro partito ci siano energie e uomini giusti per fare tutto ciò. È però vero che non si governa senza voti e che dall’opposizione nessun paese può essere cambiato. In questo quaranta per cento d’indecisi, c’è il futuro dell’Italia; paradossalmente, saranno i timorosi e gli afoni a guidare le sorti prossime venture. Sono tutti elettori che aspettano il dopo Berlusconi e la fine della politica dei muscoli». – Che PD immagina? «Solo un partito moderato e riformista, che parli ai precari come al popolo delle partite IVA, ai metalmeccanici come alla massaia di Voghera, (partito interclassista, si diceva un tempo), può essere considerato attrattore, in questo momento storico di enorme difficoltà. I personalismi di Vendola, così come di Di Pietro, appassionano taluni dentro il recinto del centro-sinistra ma spostano solo voti da un contenitore all’altro e non danno valore aggiunto. In realtà, spaventano e disorientano la gran parte degli elettori a cui, con il discorso del Lingotto, abbiamo promesso il cambiamento. Dato per acclarato che Berlusconi è tutto il contrario di ciò che è un vero moderato, è lì che dobbiamo accreditarci, nella middle class italiana che aspetta qualcosa e qualcuno. Potrebbe aspettare un nuovo partito democratico; senza recinti e forse anche senza tessere. Una cosa nuova». – Eppure, questo PD, a livello regionale, predica bene ma razzola… «In Sicilia, l’appoggio a Lombardo è quanto di può ambiguo ci possa essere, dietro il comodo paravento della cosiddetta Giunta di tecnici. A mio avviso, ci sono solo due possibilità. O si entra nel governo, coi migliori uomini disponibili, contrattando punto per punto, all’interno della Giunta, quanto rientra nel programma proposto agli elettori. Naturalmente, dopo 6 mesi si deve procedere ad una verifica su cosa è stato fatto e su cosa si debba ancora fare. La seconda possibilità è quella di uscire fuori, smetterla con questo appoggio sottobanco e tornare a fare opposizione effettiva, reale, faccia a faccia». – Quello che vuole la base del PD… «Il referendum indetto a Caltagirone è stata una provocazione politica. Eppure, a livello provinciale, i consiglieri PD, avendo conosciuto be- ne Lombardo ai tempi in cui era presidente della Provincia, sono in disaccordo con i vertici del partito in merito all’appoggio al Governo regionale. Un partito fatto di tessere, che non ascolta la base, non va da nessuna parte. Tra Catania e provincia il partito ha subito una invasione da parte di alcune organizzazioni sindacali che ne stanno condizionando le scelte. Invece, deve tornare ad essere il partito degli elettori e degli eletti» – A livello locale, Giarre per intenderci, cosa vede per il futuro? «Per Giarre è necessario un più ampio orizzonte di riferimento che vada oltre gli stessi partiti. Attualmente, chi governa lo sta facendo basandosi su un concetto ragionieristico e amministrando l’ordinario. Invece, dobbiamo tornare alle visioni utopistiche, riscoprendo le vocazioni del territorio (città dei servizi, dell’artigianato), lavorando con un gruppo coeso che sappia parlare lo stesso linguaggio. Attenzione, parliamo di un territorio che è stato puntualmente e giornalmente derubato. L’Ospedale è l’esempio più lampante. Mentre l’assemblea dei Sindaci è stata pressocchè irrilevante nell’azione di difesa del nostro Ospedale, un ruolo propositivo è stato svolto dalla Rete delle Associazioni, ossia dai cittadini. Purtroppo, la politica attuale ha scarsa qualità e non rappresenta molti blocchi sociali, intellettuali, professionisti, borghesia». – E il futuro? «Guardo con estrema attenzione a cosa accade nel Terzo Polo, ma sempre subordinando il tutto al bipolarismo, dal quale non si può prescindere. Sono convinto che si deve ricostruire il tessuto sociale che era alla base dei grandi partiti, non ultimo la Dc. Questo è un obiettivo a cui sto lavorando con un gruppo di persone rappresentanti della cultura e delle professioni che vogliono spendersi per la propria città e per il proprio territorio». Corrado Petralia Un lento cammino di lotte Interesse ed attenzione per la conferenza della prof.ssa Anna Castiglione Garozzo foto Di Guardo G razie alla volontà della Società Giarrese di Storia Patria e Cultura, diretta dal preside Girolamo Barletta, della Fidapa sez. Giarre–Riposto, guidata dalla sua presidente prof.ssa Carmela Raciti Catalano, e del Comune di Giarre, assessorato alla Cultura, coordinato dal dott. Leonardo Cantarella, è stato organizzato un interessante incontro culturale, relatrice la prof.ssa Anna Castiglione Garozzo. Una sua brillante relazione ha rievocato la vita e l’evoluzione della donna, quasi parallela, alla storia che è avanzata in quest’ultimi centocinquantanni dalla data dell’Unità d’Italia, ripercorrendo quasi due secoli di vita, dai primi vagiti della donna del Risorgimento alla battagliera donna contemporanea. Negli ultimi secoli, la gran parte delle donne erano analfabeta, ignoranti, non avevano una cultura adeguata, non potevano esprimere le loro idee, dovevano lavorare dentro le mura domestiche o in campagna e la loro vita era strettamente legata a quella dell’uomo, il quale aveva una posizione predominante all’interno della famiglia e della società, e decideva le scelte più importanti e l’educazione da impartire ai propri figli. La dotta relazione ci ha offerto un affresco di donne che, con le loro vicende e la loro tenacia, hanno segnato il volto della storia italiana. La presenza femminile nel mondo del lavoro nel nostro paese iniziò a manifestarsi nel 1940 e ad accentuarsi per tutta la durata della Seconda Guerra Mondiale, quando i giovani e i meno giovani furono chiamati alle armi ed i loro posti di lavoro furono così ricoperti dalle donne di casa, e specie da mamme, sorelle e mogli che si ritrovarono, all’improvviso, nella necessità di provvedere al sostentamento di famiglie con prole numerosa e private dal capofamiglia. Nel 1946, quando ormai l’Italia era uscita dalla seconda guerra mondiale e dalla lotta di liberazione nazionale, dove il contributo femminile era stato importantissimo, si riconobbe finalmente alle donne il diritto di voto. E soltanto negli ultimi cinquantanni la questione femminile esplose a livello di massa, rafforzata dalle vicende belliche. La fitta storia del rapporto tra donne, famiglia e mondo lavorativo si infittì notevolmente. La donna, soprattutto del Sud, ignorante e sottomessa, per secoli, ha lavorato accanto all’uomo in ugual misura in casa e fuori casa, subendo continue ingiustizie e soprusi, senza vedersi mai riconosciuto nessun tipo Un affetto lungo 60 anni Festeggiare il proprio compleanno assieme alle persone care. Ricordare il traguardo dei 60 anni, con accanto la moglie, i figli, i nipoti, la nuora, i generi e gli affezionati cugini, riuniti in un noto locale. Un momento di gioia condivisa che Salvatore Giuffrida ha vissuto per il suo il 60° compleanno. Un’occasione di festa che ha riservato al festeggiato una ulteriore emozione: con una proiezione, i figli hanno voluto mostrare a tutti le sue qualità e dimostrargli l’affetto che lui ha avuto, in questi anni, per i suoi cari, ringraziandolo e riconoscendolo” come il miglior papà che esista sulla faccia della terra”. Un compleanno davvero indimenticabile. di gratificazione. Dal XIX secolo in poi, qualcosa comincia a cambiare con l’avvento delle leggi a favore del “gentil sesso”; la scolarizzazione, l’istruzione superiore e il lavoro hanno introdotto nuovi concetti di parità nell’ambito della famiglia, hanno fatto maturare grandi cambiamenti e messo a frutto quella percentuale di diritti che con grande difficoltà hanno raggiunto. Negli anni Cinquanta, la questione femminile esplode a livello di massa in tutto il mondo occidentale. Con il moltiplicarsi dei movimenti femminili, il concetto di parità ha fatto maturare grandi cambiamenti sul piano delle leggi, del costume, della cultura, in epoca contemporanea le donne hanno ritrovato la loro identità. Le donne sono presenti nel mondo dell’impresa, nelle università, nella magistratura e nella Pubblica Amministrazione, nel Governo e nel Parlamento, svolgendo lavori che fino a qualche tempo fa erano prettamente maschili. L’evoluzione culturale dell’emisfero femminile ha apportato un radicale cambiamento nel rispetto dei diritti della donna, la legislazione sul lavoro ha sancito le pari opportunità, ha investito con dignità le intricate problematiche dei posti di lavoro ed è diventata oggi una autentica realtà. La condizione della donna nel terzo millennio non ha più barriere di sorta. Anzi, in molti settori eccelle e per tutte le donne il miglioramento della propria vita, in questo ultimo secolo, è stato reale e tangibile anche se, spesso, qualche velo sottile appanna l’ascesa ai vertici di una carriera brillantemente condotta. Anna Fichera Continua da pag. 1 nessuna attività ricreativa o sportiva è mai stata indetta nella struttura. Passato il capodanno, da li a qualche mese a Giarre c’è stato il rimpasto dell’Amministrazione e il Sindaco Mpa, Teresa Sodano, ha revocato le deleghe assessoriali, trattenendole per un mese sino a nuova concessione delle medesime. I mesi di politica dura a Giarre hanno predisposto nuovi cambiamenti, molti dei presenti alla consegna della struttura non sono più in Giunta. “La tensostruttura polivalente di via Almirante sarà presto affidata ai privati attraverso un bando pubblico”. Lo annuncia il sindaco Teresa Sodano alla vigilia dell’ultimazione dei lavori relativi alla collocazione del pavimento in pvc per lo svolgimento delle attività sportive. “La consegna di questo importante impianto sportivo – sottolinea la Sodano - è certamente una priorità per questa amministrazione comunale evitando che questa importante opera possa diventare un’altra incompiuta” (Comunicato stampa Comune di Giarre del 07/05/2010). Questo accadeva nel maggio del 2010 ed era da poco stato effettuato il collaudo statico della struttura, si attendeva l’agibilità amministrativa della medesima struttura. Inoltre, gli ultimi ritocchi e il completamento della “pavimentazione”, ovvero il tappeto in pvc per il campo di volley e basket, rigorosamente in linea con le nuove normative del Coni (spesa fortunatamente ricavata dal finanziamento iniziale). Solo un mese dopo la struttura veniva devastata dai vandali (fonte ufficiale), anche se pare che la struttura fosse stata già presa d’assalto dai vandali prima dei collaudi statici. Gli atti vandalici ed i furti, ad opera di ignoti, avevano depredato materiale elettrico, quadri elettrici e accessori dei servizi igienici. Proprio sulla scorta di questo ultimo grave episodio, si decise di assumere provvedimenti urgenti per scongiurare altri simili avvenimenti, che oltretutto hanno permesso il danneggiamento di alcune finestre e porte della medesima struttura. Il Sindaco promette che la vigilanza sarà presto attiva e per scongiurare intrusioni si proverà a recuperare un container di proprietà del Comune e lo si posizionerà dentro la struttura con un custode. Non si avranno nè i soldi nè la volontà di ritornare su questo passo e rimarrà una struttura senza custode e vigilanza. I numerosi comunicati stampa, le numerose interviste rilasciate ai giornali hanno sempre lasciato nell’ombra la questione vigilanza. In verità, la vigilanza della struttura dall’inizio dei lavori alla consegna dei medesimi (novembre 2009) era stata affidata dalla ditta appaltatrice alla società Metronotte S.r.l., a tutela del cantiere e dei materiali e mezzi in esso contenuto. Alla consegna della struttura l’Amministrazione comunale non ha rinnovato l’appalto alla Metronotte s.r.l, lasciando la struttura ad oggi senza alcuna sorveglianza e nelle mani dei vandali. Una bella presa di posizione da parte dell’Amministrazione che a parole, anzi a comunicati stampa, ha più volte ribadito la necessità di attivare una vigilanza della struttura ma, in realtà, tra i comunicati e il fare c’è di mezzo la politica. Ad oggi, la struttura ha subito ingenti danni e ingenti furti, il più recente è stato appena valutato il mese scorso da una delegazione comunale in sopralluogo. I danni, attualmente stimati, sono di 30mila euro, e mancano 14mila euro per la catastazione della medesima (manca il collaudo amministrativo, non ancora ultimato). Dal Comune di Giarre fanno sapere che, in base al patto di stabilità, le casse del Comune, già in rosso, per quest’anno non possono rendere fruibile la struttura e, quindi, procedere al bando di assegnazione di gestione rivolto ai privati. Ricapitolando: sono passati due Natali e della struttura di via Almirante rimangono i danni, ai quali se ne aggiungono di altri. Il collaudo amministrativo non è ancora ultimato e dell’assegnazione manco a parlarne. Intanto, non si è riusciti nemmeno a chiarire la questione sorveglianza: in un primo momento vociferata dall’amministrazione come un “guasto” all’impianto di sorveglianza, ma facilmente si deduce che, dalla fine del 2009, non esiste nessun sistema di sorveglianza. Anche questo Natale, ci dispiace doverlo ribadire, nessuna festa, nessun evento e nessuna serata per gli anziani è stata ospitata in via Almirante. > S E T T I M A N A L E IDG di Giarre Direttore responsabile: Salvatore Agati Condirettore: Corrado Petralia Già Direttore: Angelo Patanè Editore: Società Cooperativa di Lavori e Servizi Sant’Isidoro a r.l. Sede: Via Callipoli n. 18 - 95014 Giarre (CT) Tel. 095/9895138 - Fax 095/9895036 Reg. al Tribunale di Catania N. 557 del 1980 Nuova edizione 16-12-1994 Registro Naz. della Stampa N. 6419 del 1996 e-mail: gazzettinodigiarre@fastwebnet.it Stampa: Eurografica s.r.l. S.S. 114 Orientale Sicula - RIPOSTO (CT) Tel. 095 931661 - Fax 095 7799108 Abbonam. Soci: € 5,20 Ordinario: € 48,00 Sostenitore: € 258,00 C/C Postale N. 18201954 L’importo dell’abbonamento è detraibile dal reddito Pubblicità: Manchettes di testata € 130,00 cad., pubblicità modulo (44x36 mm.) € 41,40; commerciale, culle, nozze, ecc. € 2,00 mm.; sentenze e legali € 2,50; redazionali € 1,50 mm.; necrologi € 0,25 a parola nome in neretto e titoli € 1,50 a parola, croce € 8,00; pubblicità a colori + 3 5 % ; p o s i z i o n e d i r i g o r e +10%; pubblicità politico € 2,50 mm. I.V.A. 20% esclusa. Il giornale si riserva in ogni caso il diritto di rifiutare qualsiasi inserzione. Dei testi, dei disegni e delle foto riprodotti in questo numero del giornale è vietata la riproduzione. I manoscritti pervenuti in redazione, anche se non pubblicati, non vengono restituiti. Le opinioni degli Autori degli articoli non impegnano necessariamente la responsabilità del «Gazzettino» e sono liberamente espresse e offerte. Ai privati una prima inserzione viene concessa gratuitamente per un massimo di 30 parole. ASSOCIAtO A UnIOnE StAMPA PErIODICA ItALIAnA Gazzettino 12-02-2011:Gazzettino-nuovo 1 10/02/11 20:03 Pagina 3 > S E T T I M A N A L E IDG attualità di Giarre N. 3 • sa bato 1 2 f ebbr aio 2011 L’ultimo re, il vero “galantuomo” M olte cose sono state dette in merito alla situazione meridionale preunitaria, alcune vere, altre false, o alterate in modo tale da giustificare o attenuare il significato di una autentica ed immotivata aggressione. Sembra opportuno, pertanto, dare uno sguardo alle condizioni del Regno duosiciliano al momento dell’invasione garibaldina, preparata, voluta, appoggiata e finanziata dai piemontesi e favorita da un’Inghilterra desiderosa di eliminare un pericoloso concorrente nell’area del Mediterraneo che, con l’apertura del canale di Suez, avrebbe acquisito un’enorme importanza strategica. Infatti, per la sua ricchezza, per la sua cultura e per le sue condizioni sociali, il Regno delle Due Sicilie era considerato tra i primi Stati dell’Europa e, comunque, non poteva ritenersi arretrato nei confronti dell’area lombardo-piemontese, costituita da Stati troppo piccoli, privi di mercati di dimensioni apprezzabili e, principalmente, privi di una flotta. Tale giudizio risulta evidente da un esame comparativo della situazione bancaria, commerciale ed economica delle due aree. Il sistema bancario, in Piemonte consisteva in alcune Casse di risparmio e le istituzioni più attive erano i Monti di Pietà. Nel 1849, fu costituita la banca di Torino che, fusa con quella di Genova, diede origine alla Banca Nazionale degli Stati Sardi, istituto di credito privato nel quale aveva interessi lo stesso Cavour. In Lombardia non c’era alcuna banca d’emissione e le attività commerciali riuscivano ad andare avanti solo perché operava la Banca Austriaca. Il Piemonte emetteva carta moneta con un rapporto di tre ad uno tra la lira di carta e quella d’oro, mentre nel meridione il Banco di Sicilia e il Banco di Napoli emettevano monete d’oro e d’argento e, per velocizzare la circolazione monetaria, utilizzavano fedi di credito e polizze notate, che corrispondevano ad altrettanta quantità d’oro depositato nel Banco. Nel regno sardo, inoltre, non esistevano vere industrie e le prime locomotive piemontesi furono commissionate alle officine napoletane di Pietrarsa. Un incontrovertibile dato statistico dimostra la differenza abissale esistente tra le due economie: la quantità di denaro circolante nel Regno delle Due Sicilie assommava a circa 443 milioni di lire dell’epoca a fronte dei 20 milioni circolanti in Piemonte. Sarebbe antistorico negare che alla conquista del Regno borbonico concorse anche una grande spinta della borghesia, rivolta alla realizzazione degli ideali affermati con la rivoluzione francese e alla unificazione della penisola in un unico stato, ma sarebbe altrettanto falso negare che l’azione garibaldina fu organizzata per soddisfare le mire espansionistiche del Piemonte ed il desiderio di impadronirsi delle risorse, dei capitali e dell’apparato industriale del mezzogiorno. L’invasione, pertanto, venne minuziosamente organizzata. Furono corrotti gli alti quadri dell’esercito e dell’amministrazione borbonica, composti essenzialmente dalla nobiltà e, contro il parere dello stesso Vittorio Emanuele II, fu “ingaggiato” Garibaldi del quale il sovrano piemontese fornisce un quadro affatto lusinghiero in una lettera inviata al fido Cavour: «(…) Come avrete visto, ho liquidato rapidamente la sgradevolissima faccenda Garibaldi, sebbene siatene certo questo personaggio non è affatto docile né così onesto come lo si dipinge (…). Il suo talento militare è molto modesto (…), e il male immenso che è stato commesso qui, ad esempio l’infame furto di tutto il danaro dell’erario, è da attribuirsi interamente a lui che ha piombato questo infelice paese in una situazione spaventosa». Come conseguenza della capillare corruzione operata da tempo, l’11 maggio 1860 i capi della marina borbonica “videro” in ritardo lo sbarco di Marsala che fu, tra l’altro, protetto dalla flotta inglese. Con i famosi “mille”, sbarcarono in Sicilia anche francesi, svizzeri, inglesi e soprattutto ungheresi, tanto che con questi fu costituita una speciale legione utilizzata per le repressioni più feroci. I sistemi adoperati furono indegni e vale per tutti il ricordo della storica battaglia di Calatafimi dove il generale Landi, corrotto con un falso assegno di 14.000 ducati, ordinò alle preponderanti forze a sua disposizione di ritirarsi. Addirittura il Landi tenne, qualche giorno dopo, chiusi nelle fortezze di Palermo i 16.000 soldati della guarnigione consentendo che si saccheggiasse il Banco di Sicilia, dal quale furono sottratti cinque milioni di ducati, una cifra enorme che, praticamente, finì nelle casse piemontesi. Tradì anche il generale Ferdinando Lanza e la rabbia dei suoi militari che volevano battersi, la interpretò un soldato dell’8° di linea, quando, al passaggio a cavallo dello stesso generale, uscì dalle file e gli disse «Eccellé, o’ vvì quante simme. E ce n’avimma î accussì?». Ed il Lanza gli rispose: «Va via, ubriacone!». Episodi analoghi accompagnarono la marcia vittoriosa del nizzardo che mai trovò una vera resistenza da parte di un esercito privo di capi. A nulla valsero i momenti di valore di soldati senza guida che, sdegnati, in molti casi finirono col ribellarsi ai loro superiori come a Miletto, in Calabria, dove il generale Fileno Briganti, che il giorno prima, senza nemmeno combattere, aveva dato ordine alle sue truppe di ritirarsi, fu fucilato dai suoi stessi militari (chissà, se le truppe borboniche si fossero liberate immediatamente degli ufficiali traditori, forse oggi staremmo a raccontare un’altra storia). Garibaldi entrò in Napoli il 7 settembre e i suoi uomini fornirono uno spettacolo deplorevole saccheggiando, derubando e saccheggiando case e monasteri. Il giorno 11, con un decreto, abolì l’ordine dei Gesuiti e ne fece confiscare tutti i beni mentre provvide a far incarcerare tutti i notabili rimasti fedeli a Francesco II. Il Palazzo Reale fu spogliato e gli arredi e gli oggetti più preziosi furono trasferiti a Torino nella Reggia dei Savoia e Garibaldi, servendosi ancora di un decreto, confiscò il capitale personale e tutti i beni privati del Re delle Due Sicilie. Il 21 ottobre 1860, a Palermo e a Napoli, si celebrò il plebiscito che doveva dare all’annessione, av- venuta con la forza, il viatico del favore popolare. Nelle due capitali le urne furono poste su di un palco, alla vista di tutti: una per il SI ed una per il NO. Si votava con voto palese davanti ad una schiera di garibaldini, guardie nazionali e soldati piemontesi e il giorno prima erano stati affissi sui muri dei cartelli sui quali venivano dichiarati “Nemici della Patria” coloro che si astenevano o votavano per il NO. Poiché gli aventi diritto non erano registrati, furono ammessi al voto, pure gli stessi garibaldini che votavano più volte per il SI, spostandosi in tutti i comizi elettorali senza che nessuno avesse nulla da obiettare. Allo stesso modo si procedette in tutto il Regno duo siciliano. Anche se in ritardo, i fedelissimi dell’esercito borbonico reagirono e, con la vittoria conseguita sul Volturno, rimisero in discussione le sorti del conflitto, ma a questo punto i piemontesi, visto il pericolo e rotti gli indugi, attaccarono alle spalle spegnendo sul nascere le tenue speranze dei duosiciliani. I resti dell’esercito borbonico si ritirarono nella fortezza di Gaeta, dove il giovane Re Francesco II e la Regina Maria Sofia, di soli 19 anni, resistettero circa 6 mesi. Con la capitolazione di Gaeta (13 febbraio 1861) e la resa delle fortezze di Messina (13 marzo 1861) e di Civitella del Tronto (20 marzo 1861), il Regno delle Due Sicilie cessò di esistere. Dinnanzi all’inaudita barbarie piemontese, rimane fulgido il gesto d’amore per i popoli duosiciliani sottoscritto nel suo ultimo messaggio da Francesco di Borbone poco prima di lasciare il palazzo reale di Napoli il 6 settembre 1860: «Fra i doveri prescritti ai re, quelli dei giorni di sventura sono i più grandiosi e solenni, ed io intendo di compierli con rassegnazione scevra di debolezza, con animo sereno e fiducioso, quale si addice al discendente di tanti monarchi. A tale uopo rivolgo ancora una volta la mia voce al popolo (…), da cui debbo ora allontanarmi con dolore. Una guerra ingiusta e contro la ragione delle genti ha invaso i miei stati, nonostante ch’io fossi in pace con tutte le potenze europee. I mutati ordini governativi, la mia adesione ai grandi principi nazionali e italiani non valsero ad allontanarla, che anzi la necessità di difendere l’integrità dello Stato trascinò seco avvenimenti che ho sempre deplorati. Onde io protesto solennemente contro queste inqualificabili ostilità, sulle quali pronunzierà il suo severo giudizio l’età presente e futura. (…) Discendente di una dinastia che per ben 126 anni regnò nei territori delle Due Sicilie, (…), i miei affetti sono qui. Io sono uno di voi, né potrei senza grave rammarico dirigere parole di addio ai miei amatissimi popoli, ai miei compatrioti. Qualunque sarà il mio destino, prospero o avverso, serberò sempre per essi forti e amorevoli rimembranze. Raccomando loro la concordia, la pace, la santità dei doveri cittadini. Che uno smodato zelo per la mia corona non diventi fase di turbolenze. (…), quel che imploro da ora è di rivedere i miei popoli concordi, forti e felici». Di carattere mite e bonario, educato secondo rigidi precetti morali e religiosi, Francesco II, nato a Napoli il 16 gennaio 1836, morì ad Arco di Trento il 27 dicembre del 1894, a soli 58 anni. Nel suo testamento aveva scritto: «Ringrazio tutti coloro che mi hanno fatto del bene, perdono a coloro che mi hanno fatto del male e domando scusa a coloro ai quali ho in qualche modo nuociuto». Le sue spoglie – dal 18 maggio 1984, assieme a quelle della moglie Maria Sofia (sorella dell’imperatrice Sissi) e della figlia Maria Cristina –, riposano nella Basilica di Santa Chiara a Napoli. Regnò dal 22 maggio 1859 al 13 febbraio 1861. Fu l’ultimo re… il vero “re galantuomo”! (44. – “Sicilia preunitaria - Controlettura del Risorgimento” 2010/2011) Il terremoto del 9-11 gennaio 1693 I l 20 e il 27 gennaio, nella “Sala Romeo”, del “Palazzo della Cultura”, a Giarre, il prof. Antonino Alibrandi ha tenuto due interessanti conferenze sul “Terremoto del 9-11 gennaio 1693: Apocalisse in Sicilia” (organizzate dall’Unitre di Giarre, presieduta, dalla dott.ssa Rosaria Mondello). Fu, quello, il terremoto più distruttivo che la Sicilia ricordi: 98000 morti; da Capo Passero al territorio dell’Etna, più del 60 per cento degli edifici distrutti. Le città più gravemente colpite: Noto e Catania. Catania ebbe 18000 vittime fra i 19000 abitanti di allora; e la città fu interamente distrutta (la scossa più forte, quella delle 14 dell’11 gennaio, avvenne mentre clero e popolo si trovavano in preghiera nelle chiese, e mentre, nel Duomo, mons. Giuseppe Cilestri esponeva, alla venerazione dei fedeli lì accorsi, la reliquia della mammella di Sant’Agata). Tantissime e particolareggiate le descrizioni e le analisi operate dal relatore. Fra le tante, ci è necessario, qui, ricordarne due. La prima riguarda Mascali (il prof. Alibrandi fu il primo, un ventennio addietro, a dare documentazione di questo evento, riportando quanto Paolo Boccone aveva scritto nel suo “Museo di Fisica ed Esperienze”, pubblicato, in Venezia, da Pietro Zuccato, nel 1697; evento che i Mascalesi si tramandavano per tre secoli oralmente, ma senza aver mai avuto contezza documentaria): “Aveva 998 abitanti (secondo un altro computo: 1300), aveva 300 case; di esse, 35 rimasero senza danno, 140 danneggiate e le rimanenti 125 interamente distrutte. Morirono in pochi perché la maggior parte si trovavano fuor di città, a condurre in processione le reliquie di San Leonardo, loro patrono” (nel ricordo tramandato oralmente, i Mascalesi si sarebbero trovati un po’ a monte dell’odierna Carrabba). La seconda riguarda il futuro. Infatti, quel terremoto, come altri nel passato, fu unito a maremoto, che devastò, come uno “tsunami”, le coste della Sicilia Orientale; il maremoto, nel nostro territorio, sulla coste delle odierne Fiumefreddo, Mascali e Riposto, non incontrò, allora, che poche e sparse abita- Storia della Contea di Mascali L’excursus storico al centro di una conferenza del prof. Antonino Alibrandi davanti ai soci del Rotary Giarre-Riposto Venerdì 4 febbraio, presso un noto ristorante di riposto, il prof. Antonino Alibrandi ha svolto una complessa e articolata conferenza sulla “Storia della Contea di Mascali”, davanti ai soci del rotary Club di Giarre-riposto (presieduto dal dott. Giuseppe Di Mauro). L’excursus storico è iniziato dall’epoca bizantina (il prof. Alibrandi è stato il primo a dare definitiva risposta sul significato del toponimo “Mascali”, dal greco di Bisanzio “Maschàlis”, cioè “boscoso, ramoso”, come boscoso era, allora, l’intero versante orientale dell’Etna), per poi procedere in epoca normanna (dopo la sconfitta degli Arabi, istaurato il sistema feudale in Sicilia, da parte dei normanni, Mascali divenne “baronia”, sotto il vescovo-barone di Catania). Quindi, il relatore ha ripercorso le varie vicende con cui, durante il Medioevo e poi con Carlo V, la “baronia” viene elevata a “contea” (1540, 1543), per esplicita richiesta del vescovo di Catania, mons. niccolò Maria Caracciolo (che, nel 1558, istaurò i suoi “patti feudali” con i “sudditi” mascalesi, recandosi in quel borgo e istituendoli attraverso i “Capitoli et Ordinationi”). Quindi, il prof. Alibrandi ha prodotto un excursus sul ‘500 (soprattutto, sulla “pirateria turca” contro il litorale della baronia-contea e sul sorgere di Giarre, negli ultimi decenni, spiegando perché questo borgo è sorto dov’è; e poi spiegando del perché della comparsa del toponimo “riposto” a fine secolo), sul ‘600 (sviluppo di Giarre e di riposto; terremoto del 9 e 11 gennaio del 1693, che è stato argomento, anche, di recenti conferenze del prof. Alibrandi), sul ‘700 (definitiva affermazione di Giarre e di riposto; la “questione delle scuole di grammatica e di retorica”, ed altri argomenti ancora”, sull’‘800 (scontro fra Mascali e Giarre; fine della Contea, 1815 – 1818; nascita dei Comuni di Mascali e di Giarre; storia di quel che rimase della Contea fino alla rivoluzione Siciliana del 1848-49 e fino all’Unità d’Italia - sul contributo della Sicilia all’Unità d’Italia, si ricordi, anche di una conferenza del prof. Alibrandi, presso l’Istituto Alberghiero di Giarre, in data 29 novembre 2010). Oltre quelle su citate, altre le tematiche affrontate, dal relatore, sempre nell’ambito dell’argomento della conferenza, e tutte apprezzate e seguite, con estrema attenzione, da parte del competente e colto “pubblico” dei soci del rotary. Enrica Assunta Sorbello Gravina: un secolo per Giuseppina Favara Giuseppe e Salvo Musumeci «Sono rari gli uomini che si comportano con saggezza nei momenti bui della storia» (Samus) Significativa conferenze del prof. Antonino Alibrandi nell’ambito dell’attività dell’Unitre di Giarre 3 Ha spento le cento candeline Giuseppina Favara, nata a Carlentini il 4 febbraio 1911, e residente da qualche anno a Gravina. Festeggiata dai suoi familiari, per i suoi splendidi cento anni, la signora Giuseppina ha quattro figli e otto nipoti. Per l’occasione, il Sindaco di Gravina, Domenico rapisarda, ed il presidente del Consiglio comunale Claudio nicolosi, sono andati a trovare la centenaria per congratularsi di persona, alla quale hanno donato un piatto con l’effige dello stemma comunale da parte dell’Amministrazione e un omaggio floreale. Michele Milazzo La luna ti guarda zioni e chiese (la prima, della Sacra Lettera, a Riposto). Oggi, se un maremoto di quelle proporzioni riaccadesse, incontrerebbe abitati cospicui e potrebbe produrre danni e morti incalcolabili, e Fondachello, Riposto e Torre Archirafi potrebbero scomparire o essere danneggiate in buona parte. Alessandra Floridia Con te non mi posso sentire mai triste, in questa notte piena di profumo, la luna ti guarda… per lei sei come una stella. Ti vedo volare come una farfalla, i tuoi respiri mi spingono dolcemente ad amarti di più. Quando il nostro spazio, sarà coperto dal silenzio, e da una nuova luce… io sarò sempre con te. Vito Cutuli Gazzettino 12-02-2011:Gazzettino-nuovo 1 10/02/11 20:03 Pagina 4 4 > S E T T I M A N A L E IDG N . 3 • s aba to 12 f ebbr aio 2 01 1 catania e provincia “La primavera di Catania” Arriva in libreria il nuovo saggio di Carlo Lo Re. La presentazione il 18 febbraio con Enzo Bianco e Nello Musumeci, i due protagonisti di una stagione politica e sociale unica E ra l’inverno della società, della coscienza, dell’impegno civile, della politica. Catania viveva una stagione oscura, segnata da fatti tragici ed una decadenza senza limiti. Cento morti ammazzati l’anno, decine di arresti eccellenti, i colossi dell’edilizia in frantumi, l’incubo della disoccupazione per migliaia di operai, il centro storico catanese invivibile la sera, strade provinciali impercorribili, scuole senza luce e senza arredi, il megacentro Le Ciminiere chiuso e vandalizzato, gli enti locali paralizzati da una partitocrazia agonizzante. Questo era il capoluogo etneo, col suo entroterra, agli inizi degli anni Novanta. È bastato un decennio per capovolgere questa immagine di devastante degrado e trasformarla in modello vincente nell’immaginario collettivo. Una inversione di rotta che ebbe i suoi nocchieri in due uomini. In due amministratori. Enzo Bianco e Nello Musumeci. Due uomini così diversi e così simili, in competizione tra di loro, alla guida del Comune e della Provincia. Per dare vita a quella che venne definita “Primavera di Catania”. C’è tutto questo nel libro intitolato, appunto, “La primavera di Catania”, scritto da Carlo Lo Re e pubblicato da Bonanno Editore, che sarà presentato venerdì 18 febbraio, alle 17, presso il Coro di Notte (ex Monastero dei Benedettini, Piano 1) della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania. Saranno presenti Enzo Bianco e Nello Musumeci (insieme a Pietrangelo Buttafuoco, Enrico Iachello e Nino Milazzo), che parleranno della loro Il Gazzettino a tavola Oggi, una ricetta dal gusto delicatissimo e di facilissima realizzazione. Per ottenerla utilizzeremo due eccellenze della culinaria siciliana: il pomodorino ciliegino e la ricotta di pecora. Utilizzeremo, inoltre, della pasta fresca ripiena ottenendo così un tripudio di sapori che solo i migliori chef riescono a darci. Carlo Lo re (Catania, 1968), giornalista e saggista, è esperto di politica estera e terrorismo internazionale. rientrato da qualche anno in Sicilia, dopo un quasi ventennale “tour” d’Italia e d’Europa, vive nel capoluogo etneo, dove si occupa di economia e comunicazione. Ha pubblicato La destra eversiva (Solfanelli, Chieti, 1994), La strategia della tensione in Italia e in Europa (Edizioni Associate, roma, 1998), La questione nord-irlandese (Pellicani, roma, 2000), L’Intelligence americana (insieme ad Alberto Castelvecchi e Francesco Zardo, Cooper & Castelvecchi, roma, 2002), Dies Iraq (Cooper & Castelvecchi, roma, 2003), Il Governo del mondo (Cooper & Castelvecchi, roma, 2003) e John Kerry (Castelvecchi, roma, 2004). Il suo sito è www.carlolore.it. esperienza amministrativa alla guida, rispettivamente, del Comune e della Provincia del capoluogo etneo. «L’idea del presente saggio, scritto sul filo della memoria, anche e soprattutto altrui, ma che non ha la pretesa di rappresentare un’analisi socio-politica degli anni trattati, mi è banalmente venuta – ha sottolineato l’autore nell’introduzione – constatando, insieme ad alcuni amici e colleghi giornalisti, lo stato di Catania negli ultimi cinque anni almeno. E così, è emerso il desiderio di ragionare su Panzotti di ricotta e spinaci in vellutata di ciliegino e ricotta Ingredienti per 4 persone: 600 gr di panzotti di pasta fresca, 400 gr di ricotta di pecora freschissima, due cipollette scalogno, 250 gr di pomodorino ciliegino, un peperoncino piccante, mezzo bicchiere di vino bianco, olio extra d’oliva, sale q.b.. Preparazione: in una padella facciamo dorare la cipolletta tagliata sottilissima ed aggiungiamo, quindi, il pomodorino ta- di una stagione assai positiva, vissuta dalla città e dalla sua Provincia, negli anni Novanta: la cosiddetta “Primavera catanese”, come l’hanno battezzata i giornalisti. Il periodo di emersione dagli anni bui degli attentati mafiosi e di rinascita della società etnea e del suo tradizionale spirito d’impresa. Sostanzialmente, il periodo che va dal 1993 al 2003: un decennio in cui Catania ha mutato volto, mostrando a tutti che cambiare è sempre possibile; una decina d’anni in cui due uomini, Enzo Bianco e Nello Musumeci, pur con le loro differenti storie politiche, hanno dato fondo a tutte le loro energie per trasformare quella realtà». Amalia C.R. Musumeci gliato altrettanto finemente. Facciamo cuocere qualche minuto e poi sfumiamo con il mezzo bicchiere di vino bianco. A questo punto uniamo la ricotta, il peperoncino, poco sale e lasciamo amalgamare qualche minuto in padella. Dopo di che, con l’aiuto di una frusta o di un frullatore ad immersione, riduciamo il nostro composto in una delicatissima vellutata. Cuociamo, quindi, i panzotti in una capiente pentola di acqua salata e, ancora al dente, saltiamoli in padella con la nostra vellutata di pomodorini di Giarre Agatina, sono 103! Il sorriso aperto e cordiale e la stretta di mano sicura sono lì, a dimostrarne in pieno la vitalità. Eppure la signora Agatina Cavallaro ha appena festeggiato il traguardo dei 103 anni (oltre che il suo onomastico…), in salute e circondata dall’affetto dei suoi cari. «È stato un lungo percorso fatto – ci dice – ma sto bene, grazie all’affetto di mia figlia e di mio genero Felica». A salutare questo traguardo ci sono la figlia Carmela, i due nipoti Mario e Maria Grazia, i 3 pronipoti Gianluca, Lucia e Desy, che hanno rallegrato il giorno del suo compleanno. Giornata che ha visto anche la presenza del sindaco di riposto, Carmelo Spitaleri, e dell’avv. Carmelo D’Urso, come segno di affetto da parte della cittadinanza. «Ricordo ancora la telefonata che mi fece il sindaco D’Urso per i miei 100 anni, ma sono contenta che oggi è qui con il sindaco Spitaleri». - Sig.ra Cavallaro, qual è il “segreto” per arrivare a questa sua bella età? Commossa ma sempre lucidissima la sig.ra Agatina Cavallaro ricorda: «Resto sempre una persona di poche parole e di buoni esempi. Abito qui da 13 anni, dopo la morte di mio marito e, ad essere sincera non credevo di arrivare a questa età. La mancanza di mio marito è stata colmata da mia figlia». - Una lunga vita la sua… «Beh, dopo la scuola mio padre, che era falegname al Comune, chiese alla direttrice didattica un consiglio cosa farci fare. Eravamo io e mia sorella. La Direttrice, finita la VI classe, gli consigliò di farci rimanere in casa, senza imparare un mestiere, “perché se no potevamo andare via, in Continente”. Mio padre, invece, ci lasciò libere di imparare un mestiere, facendo scegliere a noi. Io scelsi la professione del ricamo e cucito. E così è stato. Dopo il matrimonio con mio marito, proveniente dalla famiglia Carbonaro, una buona famiglia, ho continuato a ricamare aiutando mia figlia» - E adesso, come trascorre le sue giornate? «Adesso, dopo 100 anni di lavoro continuo a pregare con la coroncina del Rosario in mano. E non penso davvero agli anni che ho». Mille auguri per ancora tantissimi giorni di festa sig.ra Agatina, rimanga sempre così. Corrado Petralia e ricotta. Li serviremo ai nostri ospiti accompagnandoli con uno Charin delle Cantine Antichi Vinai. Buon appetito! Franco Pulvirenti Gazzettino 12-02-2011:Gazzettino-nuovo 1 10/02/11 20:03 Pagina 5 > S E T T I M A N A L E IDG catania e provincia di Giarre N. 3 • sabato 12 febbraio 2011 Una rinascita di fede Grazie all’opera di Natale Longo torna all’antico splendore la statua di Santa Macrina, conservata nella Basilica dei SS. Apostoli Pietro e Paolo di Acireale L a statua di Santa Macrina, pregevole opera d’arte realizzata in cartapesta di autore ignoto e conservata presso la Basilica dei SS. Apostoli Pietro e Paolo di Acireale, è stata di recente restaurata da Natale Longo, già direttore dell’archivio storico comunale ed oggi valente realizzatore di manufatti di arte sacra in cartapesta (tra gli ultimi, ricordiamo il nuovo crocifisso per la cappella del Cristo della Buona Nuova, sita lungo il sentiero delle “chiazzette”, e la cornice dorata a raggiera per il tabernacolo della chiesa del Sacro Cuore di Gesù di Acireale). Il dott. Longo, negli ultimi anni, ha portato avanti, con successo, una campagna culturale finalizzata alla riscoperta ed alla valorizzazione della cartapesta sacra ad Acireale, città in cui, nel passato, l’utilizzo di questa tecnica non era limitato al solo periodo del Carnevale, ma si sviluppava anche nel campo dell’arte sacra (opera maestra è la venerata statua del Cristo alla Colonna, che si conserva sempre all’interno della Basilica dei SS. Pietro e Paolo). «In occasione del restauro – ci ha detto Natale Longo – ho ripreso l’immagine originaria, seicentesca, rispettando i canoni e le tecniche dell’epoca attraverso l’utilizzo degli stessi materiali: una carta particolare, prodotta a Sorrento (non quella dei giornali!), la colla di farina ed i colori ad olio. È stata pure rifatta la base in legno, mentre il pastorale e il libro che la Santa regge con le mani sono stati ricoperti con lamina d’argento. La struttura interna è in iuta, trattata con prodotti anti-tarme (quindi, non è riempita di paglia, come si faceva in tempi più recenti). Si è cercato, insomma, di usare prodotti e tecniche tradizionali, quegli stessi che sono ancora oggi in uso a Lec- ce, in Puglia». La statua è stata ufficialmente riconsegnata a don Guglielmo Giombanco, amministratore della Basilica, nel corso di una solenne funzione religiosa. Il ridestato interesse per la storia e il culto della Santa è sorto negli ultimi mesi, a seguito della pubblicazione, sulla stampa locale, di alcuni articoli, in cui veniva segnalata la presenza in un deposito della Basilica di questo pregevole manufatto, ormai quasi abbandonato. Riposto, alla fine dell’Ottocento in una nicchia della sagrestia, celato dietro un quadro, il simulacro di Santa Macrina venne casualmente ritrovato quasi ottanta anni fa, nell’aprile 1931, nel corso di alcuni lavori. I fedeli considerarono miracoloso detto ritrovamento, motivo per cui, da allora e per oltre un decennio, la devozione si ridestò, salvo poi successivamente perdersi, tanto che la statua venne di nuovo messa da parte e conservata presso un locale attiguo alla sagrestia, da dove, grazie alla lungimiranza di don Guglielmo Giombanco, all’interessamento di Giuseppe Grasso e all’impegno di Natale Longo, è stata tirata fuori, per essere riportata agli splendori di un tempo. Oggi, può essere ammirata da turisti e visitatori della Basilica nella sua attuale collocazione, presso la cappella del Divino Amore, che ne valorizza e mette in risalto il riuscito intervento di restauro. I dio tecnico e la preparazione musicale, il giovane riusciva a trovare anche il tempo per l’addestramento e l’allenamento fisico: praticava nobili sport quali la scherma (sciabola e spada) e finanche l’equitazione. Grazie ai sacrifici dei genitori che, sino a tarda età avrebbe definito “impareggiabili”, nel 1926 si trasferì a Palermo per studiare al Regio Conservatorio “Vincenzo Bellini”. Nel capoluogo siciliano ebbe l’occasione di studiare violoncello e perfezionarne la tecnica, di esercitarsi al pianoforte, al violino, dedicarsi all’apprendimento dell’organo, seguire un corso di canto gregoriano ed uno di canto principale con la celebre cantante Ester Mazzoleni. Inoltre, frequentò con profitto i corsi di armonia, composizione, ma anche quelli di fuga, contrappunto ed orchestrazione sotto la guida paterna del Maestro Antonio Savasta. Nel 1933, ottenne con il massimo dei voti il Diploma di Licenza Superiore in Composizione. Tornato ad Acireale, il Maestro Celso tentò più volte di far parte del Liceo Musicale di Catania come docente, ma i suoi sforzi furono vani, così, senza tralasciare mai la composizione, si concentrò sull’insegna- mento privato del canto. In un primo tempo aveva affiancato la sorella cantante, ma, nel momento in cui Sarina venne chiamata ad insegnare alla Scuola di Canto del Teatro Bellini di Catania, egli la sostituì completamente. Era pronto ad accogliere allievi appartenenti ai più svariati ceti sociali, purché dotati di buone capacità naturali e di forza di volontà: professionisti, dilettanti nel canto, aristocratici e persino giovani popolani, ai quali impartiva lezioni gratuite in modo del tutto disinteressato. Ogni giorno e soprattutto il venerdì pomeriggio, in casa sua, agli alunni si univano anche gli amici per vivere ore spensierate, lontani dalla quotidianità esistenziale. Non vi era artista di passaggio in Sicilia, pianista, direttore d’orchestra o cantante, scritturato presso il vicino Teatro Bellini di Acireale, che non visitasse il rinomato salotto dei Celso. L’abitazione di via Galatea veniva anche chiamata “casa del glicine” per via del rampicante che, partendo da una piccola aiuola della strada, saliva su fino a ricoprire completamente il gazebo posto sulla terrazza della costruzione. Alla fine degli anni Quaranta, il Acireale: nel suo primo romanzo, Carmelo Pinna racconta la repentina maturità di un gruppo di ragazzi davanti ai fatti inaspettati della vita Maestro si dedicò alla composizione della sua prima ed unica opera lirica, su libretto dell’amico-poeta Professor Tommaso Papandrea, intitolata “Abù – Hassan o Il dormiglione risvegliato”, tratta da una novella dalle Mille e una notte, completata nel 1950. L’opera, nonostante gli unanimi consensi di critica, non è stata mai rappresentata. Fino all’ultimo istante l’anziano Maestro visse col desiderio di una realizzazione scenica. Nel 1962, la famiglia Celso decise di trasferirsi nella vicina Catania, in via Vittorio Veneto. Il 13 giugno 1993, durante i festeggiamenti del suo novantesimo compleanno, venne ufficializzato il conferimento al Maestro acese della nomina di socio a vita dell’Accademia degli Zelanti e Dafnici della Città di Acireale. Nel luglio 1997 gli fu conferito anche il prestigioso ed antico premio “Aci e Galatea” nello splendido scenario del parco delle Terme acesi. In occasione del suo Centesimo Genetliaco, il 13 giugno 2003, gli ex allievi e gli amici organizzarono un memorabile festeggiamento pubblico presso il Teatro Bellini di Catania, con la partecipazione di numerose autorità militari, politiche e religiose. All’inizio del 2006, il Maestro Celso, uomo che aveva sempre goduto di ottima salute, subì un peggioramento delle sue condizioni fisiche. Questo stato di malessere durò per qualche mese, sino a quando non lo colse la morte il 21 febbraio 2006, alla soglia dei 103 anni. Il Maestro Francesco Celso lascia un immenso patrimonio musicale, un numero altissimo di composizioni ancor oggi manoscritte e non catalogate, che spero vivamente le Istituzioni non lascino disperdere in una sorda indifferenza. Eppure, maggiore è la sua eredità spirituale, quel messaggio di profonda autenticità, che rimane custodito nel cuore di chi lo ha conosciuto. M° Rosanna Furnari Camillo De Martino Ricordando… un grande uomo l 21 febbraio prossimo ricorrerà il quinto anniversario della morte del Maestro Francesco Celso. Il suo ricordo suscita in chi scrive, ultima tra i suoi allievi, il forte desiderio di rendere il giusto omaggio ad un grande musicista, compositore e didatta della vocalità. Il Maestro Francesco Antonio Celso nacque ad Acireale il 13 giugno 1903, nella salita di via Vittorio Emanuele II. La madre, Sebastiana Palella, era una seria giovane acese. Il padre, Gabriele, ferrotipista e pittore di origini agrigentine, fu il primo illustre fotografo acese, conosciuto in tutta la provincia di Catania. Francesco fu l’ultimo dei quattro figli; lo precedevano tre virtuose bambine: Francesca, Maria e Rosaria (che sarebbero in seguito divenute una eccellente pianista, un architetto ed una apprezzata cantante lirica). Francesco iniziò a suonare il violino, quando aveva soli sette anni, sotto la guida del violinista Salvatore Neglia, poco dopo passò allo studio del violoncello con il Signor Salvatore La Rosa. Parallelamente agli studi musicali, Gabriele Celso aveva avviato l’ultimo nato agli studi scientifici. Nei pressi della Piazza Duomo di Acireale, Francesco frequentò l’Istituto Tecnico Superiore, con indirizzo fisico-matematico, ottenendo risultati lusinghieri. In seguito, egli superò il Biennio propedeutico alla facoltà di Ingegneria di Catania ed anche quello di Medicina, ma la musica lo avrebbe attirato presto altrove. Pur essendo già molto impegnato con lo stu- Localizzando Checco... il futuro Una moderna e coinvolgente esplorazione dell’animo umano giovanile, a cura di un giovane! È quanto ci propone il romanzo “L’istante dopo mi innamorai di te”, Zampognaro&Pupi editori riuniti, presentato all’Istituto d’Istruzione superiore “Filippo Brunelleschi” di Acireale dalla prof.ssa Carmela Baglione, fiorentina di nascita, naturalizzata acese. L’autore, alla sua prima esperienza letteraria, è il venticinquenne acese Carmelo Pinna, Diploma all’Istituto tecnico Commerciale, già con un lavoro, laureando nella Facoltà di Lettere e Filosofia in Scienze della Comunicazione. Una storia che ha inizio e viene vissuta a roma da cinque giovani, Checco, Giobbo, Pippo, Mario e Carla, poi in parte nella Sicilia occidentale, che avrà fine nella stessa città di roma, narrata dall’autore in punta di penna con stile, con un linguaggio sciolto e veloce, per dare sfogo alla sua fantasia nella spasmodica ricerca del senso della vita, della propria identità, della propria collocazione materiale e morale (Carmela Baglione). Francesco, Checco per gli amici, è un ragazzo intelligente e riflessivo con nella mente e nel cuore tanti progetti, patemi d’animo, amori e rosee speranze per il suo futuro. Vive a roma, scrivendo e disegnando fumetti, lontano dalla sua famiglia di separati (un tenue filo rosso lo tiene in contatto con la nonna materna), in un appartamento di alcuni vani che condivide con dei cari amici (la sua nuova e vera famiglia): Mario, Pippo, Giobbo e Carla. Appartamento modesto, le cui pareti sono testimoni di una miriade di eventi drammatici e felici, divertenti e tristi. Un giorno d’estate, la comitiva decide di abbandonare le afose giornate romane per trascorrere in Sicilia una spensierata vacanza al mare, al sole e all’aria aperta, alla scoperta dei luoghi dell’entroterra occidentale, dei tesori dell’archeologia presenti sul suo territorio. In questa pezzo di terra siciliana, scelta per un sereno relax, però, le temperature massime delle varie giornate superano i limiti di ogni previsione per cui in una tarda serata, al rientro nel centro vacanze prescelto, la comitiva si ritrova al centro di vari incendi e di un caos indescrivibile, perdendo l’orientamento e, quindi, la via del ritorno. Checco rimane isolato, spossato. È anche ferito. riuscito a ritornare al centro vacanze, apprende che i suoi amici lo hanno preceduto di molte ore, facendo un rapido ritorno a roma. Stando così le cose, anche Checco decide velocemente il suo rientro nella capitale dove spera di ritrovare la sua “casa e la sua classica atmosfera di sempre”. non tutto, però. Con Pippo, Mario e Giobbo è come prima, ma c’è qualcosa che Checco non riesce in prima battuta ad interpretare, a mettere bene a fuoco. E poi è cambiato radicalmente il rapporto con Carla la ragazza che, prima della vacanza in Sicilia, non aveva mai considerata e valutata a fondo. Adesso, innamoratosi di lei diventa la sua forza, il suo sostegno e nuova prospettiva di vita. E così, nell’appartamento romano ritorna la spensieratezza, la felicità con una grande voglia di realizzazione di progetti e, in Checco in particolare, anche l’esigenza di andare alla scoperta dei valori della vita, per uscire da un vuoto esistenziale, la necessità di dare senso e valore alla figura e presenza della nonna, ed altro ancora. A questo punto, il giovane autore di “L’istante dopo mi innamorai di te” preferisce dare un finale non scontato, come nel genere dei romanzi di formazione: Checco, un giorno, trova una lettera sul frigo della cucina della comunità, il cui contenuto gli gela le vene. Pian piano, però, tutto assumerà la giusta prospettiva perché Checco ritroverà se stesso fino in fondo, localizzando la terribile verità, “localizzando Checco “. Guido Leonardi Nel quinto anniversario della morte la memoria rende onore al Maestro Francesco Celso 5 Belpasso: manutenzione al teatro comunale Dopo decenni di attesa finanziati i necessari lavori per l’importante struttura pubblica L’ Amministrazione comunale di Belpasso, guidata dal sindaco Alfio Papale, come già in passato ribadito, ha stanziato 210mila euro per la manutenzione straordinaria del teatro comunale “Nino Martoglio”. L’intervento di ristrutturazione si articola sia sul fronte interno (impegno di spesa 180mila euro) che esterno (30mila euro). All’interno, nello specifico, è previsto il rifacimento della pavimentazione della sala, la tinteggiatura del soffitto e delle parti metalliche, il rimpiazzo di piastrelle/sanitari dei servizi igienici, il trattamento ignifugo del palcoscenico, la sostituzione di poltrone, corpi illuminanti e quinte. Per i lavori esterni è stata, invece, individuata la sostituzione pensiline lato est e ovest, l’impermeabilizzazione del tetto. “Da decenni – ha specificato Carlo Caputo, assessore all’Edilizia ricreativa – non si attuavano opere di manutenzione straordinaria. Quest’ultimo intervento è una testimonianza diretta dell’impegno dell’Amministrazione, a tutela di un bene che rappresenta il patrimonio della città”. Michele Milazzo Gazzettino 12-02-2011:Gazzettino-nuovo 1 10/02/11 20:03 Pagina 6 6 > S E T T I M A N A L E IDG N . 3 • s aba to 12 febbraio 2 011 catania e provincia Nuovo slancio per ripartire Mascali: con il rimpasto e la susseguente surroga in Consiglio comunale l’Amministrazione Monforte ricomincia ad operare con rinnovate forze foto Di Guardo S i è chiuso la settimana scorsa, con la surroga di due consiglieri comunali, il cerchio che si era aperto lo scorso mese di giugno con lo scioglimento della Giunta municipale, da parte del Sindaco di Mascali, Filippo Monforte, a soli due anni dal suo insediamento. Dopo una parziale ricostruzione della Giunta, con la riconferma degli assessori Agostino Mondello, Agatino Fresta e Alfredo Musumeci, si è protratto per tutta l’estate scorsa un periodo di stallo, durante il quale il sindaco Monforte ha proceduto ad un giro di consultazioni. «Sciogliere la Giunta comunale è stata una decisione dettata dalla necessità di procedere ad una verifica politica, per prendere visione della volontà di quanti ancora condividono e vogliono portare avanti il mio programma politico amministrativo», aveva dichiarato il Primo cittadino mascalese. Ulteriori incontri e riunioni con diverse compagini politiche hanno permesso di giungere, Il 25 gennaio scorso, alla nomina degli ultimi tre assessori. Infatti, con determina sindacale, il sindaco Monforte ha nominato assessore il consigliere comunale geom. Giuseppe Barbarino (1° da sin.), il consigliere comunale sig. Cateno Saturnino e l’avvocato Lucia D’Aquino (ultima da sin.), completando così la Giunta municipale. Il neo assessore Giuseppe Barbarino ha 59 anni ed è responsabile di zona del Patronato Acai di Mascali. Eletto nelle file dell’Mpa, ultimamente, in Consiglio comunale si era dichiarato indipendente. Già assessore a Sport e Turismo e Urbanistica nel luglio del 1988 fino al marzo 1991, da allora ha continuato a ricoprire cariche di consigliere comunale fino alla sua odierna nomina. L’assessore Barbarino ha dichiarato: «Ho sentito la necessità di dare un contributo personale, affinché la macchina amministrativa potesse camminare con la giusta velocità e dare le giuste risposte che i cittadini si aspettano da chi è demandato ad amministrare». Il neo assessore Cateno Saturnino è stato consigliere comunale dal 1994 ad oggi, ricoprendo la carica di presidente del Consiglio comunale dal novembre 1998 al giugno 2003. Una lunga esperienza, quasi ventennale, che giovanissimo lo ha visto impegnato. Eletto nelle ultime amministrative con una Lista civica, ultimamente in Consiglio comunale si era dichiarato indipendente. L’assessore Saturnino, che ha 41 anni ed è infermiere professionale, ha dichiarato: «Alla richiesta del sindaco Monforte di ricoprire la carica di assessore, per una collaborazione diretta nel portare avanti il programma amministrativo, ho sentito il dovere di accettare con grande senso di responsabilità nei confronti della collettività». Per l’assessore Lucia D’Aquino, trentasettenne laureata in Giurisprudenza, abilitata alla professione forense, esercita a Mascali, ed è alla prima esperienza nel campo della politica: «Ho avuto modo, recentemente, di seguire in maniera più attiva la realtà politica locale attraverso il “Club della Libertà”, presieduto dal consigliere comunale Salvatore Gullotta. Mi auguro che questa esperienza, in base agli strumenti che mi verranno forniti, mi possa portare ad esercitare una politica del fare e realizzare qualcosa di concreto per la collettività». «Con il completamento della Giunta – ha dichiarato Monforte – auspico di raggiungere tutti quegli obiettivi prefissati, per continuare a dare le giuste risposte ai cittadini che hanno creduto nel mio programma di governo e che attendono che possa essere portato a compimento». All’assessore Giuseppe Barbarino sono state attribuite le deleghe a Solidarietà sociale, Igiene e Sanità, Informatizzazione; all’assessore Cateno Saturnino, quelle a Turismo e Spettacolo, Verde pubblico, Demanio, Politiche giovanili, Pubblica istruzione, Biblioteca, Trasporto alunni; mentre all’assessore Lucia D’Aquino sono state assegnate quelle ad Affari generali, Contenzioso, Sport, Attività culturali, Pari opportunità, Patrimonio. Al vice sindaco e assessore Agostino Mondello era andata la delega ai Lavori pubblici, Manutenzioni ed Illuminazione, l’assessore Alfredo Musumeci tiene la delega all’Industria, Artigianato e Commercio, Viabilità, Suap, Annona, Protezione civile, Autoparco, Nettezza urbana, Servizio cimiteriale, Ecologia, Ambiente e Energia, Agricoltura e Foreste, mentre all’assessore Agatino Fresta vanno Bilancio e Finanza, Tributi, Servizi demografici. Al sindaco Monforte restano attribuite le competenze dirette nelle rimanenti materie, oltre in quelle di cui è titolare quale Ufficiale di Governo. Il sindaco Monforte ha presentato i nuovi assessori al Consiglio comunale durante la seduta consiliare dello scorso 3 febbraio, dicendosi soddisfatto della nuova squadra di governo ed ha proceduto alla surroga degli ex consiglieri Giuseppe Barbarino e Cateno Saturnino con i nuovi consiglieri, Gaetano Messina (2° da sin.) e Sergio Cucinotta (3° da sin.), che, durante la stessa seduta consiliare, hanno prestato giuramento, alla presenza del segretario generale Francesco Giovanni Scattareggia. Il consigliere comunale Gaetano Messina, (65 voti) primo dei non eletti dopo Saturnino alle amministrative del 2008 con la lista civica “Mascali per la libertà”, dichiaratosi indipendente è entrato a far parte della maggioranza consiliare, ha 71 anni ed è di Mascali, ha lavorato nel comparto agricolo come esportatore di agrumi, oggi in pensione, si è sempre occupato di politica nelle vesti di consigliere e come capogruppo dell’allora di Forza Italia, dal 1999 al 2003. «Sono contento di tornare nuovamente a rappresentare la cittadinanza – ha dichiarato Messina –, e mi impegno con orgoglio ad essere portavoce delle problematiche esposte da tutti i cittadini». Il consigliere comunale Sergio Cucinotta (103 voti), primo dei non eletti dopo Barbarino, alle amministrative del 2008 era nella lista Mpa “Movimento per l’Autonomia”. Dichiaratosi indipendente, è entrato a far parte della maggioranza consiliare, ha 34 anni, è di Mascali, commerciante, ha già ricoperto la carica di consigliere nelle penultime amministrative dal 2003 al 2008. «In questi due anni e mezzo ho avuto modo di seguire ugualmente le problematiche della mia città – ha detto Cucinotta –, restando sempre in contatto con gli esponenti politici. In questa occasione insieme all’assessore Barbarino lavoreremo per dare un maggiore contributo alle risposte che attendono i cittadini». Il presidente del Consiglio comunale, Biagio Susinni, ha dichiarato: «È giunto il momento che la macchina amministrativa, forte di questi nuovi impulsi, dia un’accelerata. Dal Consiglio comunale giungerà la piena collaborazione perché ognuno di noi deve essere consapevole che i cittadini attendono delle risposte per la risoluzione dei tanti problemi che li affliggono». Il consigliere comunale Silvio Carota ha detto: «Con questa nuova Giunta ci sono le premesse per lavorare bene». «Questa amministrazione ha avuto il limite della mancanza di programmazione. Ora, con la ricostruzione di questa Giunta, ci sarà la possibilità di operare bene nell’interesse della collettività», ha aggiunto il consigliere Nino Marino. «Con l’apporto dei nuovi assessori spero ci sia la volontà di operare bene, appoggeremo tutte le proposte che daranno beneficio alla comunità, saremo critici laddove bisogna esserlo», ha concluso il consigliere Luciano Frisina. Il sindaco Monforte ha chiuso la seduta facendo gli auguri ai neo assessori Angela Di Francisca di Giarre Acireale: valori del passato Il teatro parrocchiale alla ribalta delle luci del nuovo anno, questo 2011, per produrre momenti di sereno svago, di riflessione sulla società di ieri o di oggi, per acculturare nelle nostre tradizioni siciliane, se il testo è in dialetto, ed infine per produrre “solidarietà umana”. nei locali della Parrocchia S. Paolo Apostolo di Acireale, pertanto, è stata rappresentata “‘A fuitina fantasma”, la commedia di costume satirico-brillante del giornalista Giuseppe Vecchio, nell’occasione rivisitata e ridotta in tre atti da Mario Pappalardo, attore e giocoliere che ha curato anche la regia. Commedia nata nella vulcanica mente dell’autore dopo la lettura di una modesta targa professionale, posta sul portoncino di una abitazione in pieno centro storico di Acireale, con su riportata questa non comune professione: “sensale di matrimoni”. Una storia in parte vera in parte inventata, presa dalla vita quotidiana che si svolgeva nei vari quartieri dei nostri paesi etnei fino alla metà degli anni ’50 del secolo scorso. Vita con al centro la “fuitina”, quale escamotage di qualche coppia di giovani per l’ostacolo dei parenti o semplicemente perché costretti dagli eventi ad affrettare il matrimonio. «Un buon testo in vernacolo – ha fatto presente il parroco, mons. Sebastiano raciti –, una buona regia, tanti bravi interpreti, ci hanno fatto rivivere, con il sorriso sulle labbra, tracce di usi e costumi del secolo scorso e, ad osservarli da spettatori, aiuterà i più giovani a conoscere esperienze che hanno segnato la vita di tante famiglie e, a chi ha qualche anno in più, a riandare con simpatica nostalgia ad un passato che non ritorna». Ma già all’apertura del sipario, nel primo atto, l’attento regista Pappalardo mette lo spettatore in grado di capire e sorridere, inserendo la figura del cantastorie Ciccio, interpretato dal medico-artista Franco Pulvirenti, con il compito di introdurre la rappresentazione e il messaggio che la commedia avrebbe dato. E il messaggio è questo: la realtà delle cose passa attraverso le impressioni e le dicerie delle persone. Ed oggi, come ieri, non è cambiato nulla. Divertimento e opere di carità, accennavamo all’inizio. Il ricavato delle libere offerte è stato devoluto per le opere di carità della parrocchia S. Paolo Apostolo e per quelle da realizzare nei villaggi di Bula e………, nella Guinèa Bissau. Infatti, Mario Pappalardo con la sua associazione “Mago Merlino” si reca, da qualche anno, in questa terra d’Africa, per due settimane di volontariato. Pappalardo porta contributi in denaro per le adozioni a distanza e intrattiene i bambini, ricoverati nell’ospedale pediatrico e quelli che frequentano la scuola privata, circa 400 tra bambini e ragazzi, con piacevoli momenti di animazione e giocoleria. Servizi (ospedale pediatrico e scuole) entrambi gestiti dalla Missione Cattolica delle Suore del Divino Spirito Santo, dove operano suore italiane e della Guinèa Bissau. Camillo De Martino Niente diamante… resta solo il ritiro D opo l’allarme lanciato dal presidente della Franchigia Siciliana, Antonio Consiglio, anche Michele Consiglio, presidente della FIBS Catania, ha voluto sollecitare interventi urgenti e la necessità di trovare una soluzione imminente per evitare l’esclusione del Catania Warriors dalla IBL 2011. Sul fronte softball, la buona notizia arriva grazie all’intervento dell’assessore comunale Rita Cinquegrana e del Direttore generale allo Sport, Angelo Greco, per cui il Catania Softball ha già potuto disporre del IV Novembre per gli allenamenti a partire dal mese di dicembre: “La questione campo per il softball è stata risolta – dice Antonio Consiglio, presidente della Franchigia Siciliana –. Sul IV Novembre abbiamo avuto un’apertura da parte dell’Amministrazione comunale che speriamo sia l’inizio di un lungo percorso per reciproche soddisfazioni da parte di tutta la nostra organizzazione. Vogliamo però pianificare in maniera più seria, più concreta tutte le varie attività fino ad arrivare alla stipula di una convenzione, fermo restando che si dovranno riscontrare da parte nostra i presupposti coerenti per la realtà che rappresentiamo. Precisiamo, infatti, che lo stadio IV Novembre ha le misure regolamentari per il softball, va sicuramente bene per tutte le attività giovanili di base, mentre per il baseball va bene fino a certi livelli intermedi, quindi non oltre la serie C. Noi pensiamo certamente di concentrare la nostra attenzione sui giovani. Pertanto, ci auguriamo che sempre il IV Novembre possa essere oggetto anche di miglioramento e ampliamento, perché ci sono le possibilità e le potenzialità che vanno preventivamente studiate. Ribadiamo che vogliamo farne la casa per le nostre attività giovanili”. I problemi restano sempre legati ad un impianto inesistente per la Franchigia Siciliana. Alla Provincia di Catania, è in giacenza l’unico progetto esecutivo per un impianto di baseball regolamentare secondo le regole IBAF. Numerosi gli appelli nei confronti di tutti i sostenitori, affinché possano supportare economicamente il Catania Warriors ai massimi livelli, perché è sempre più difficile competere con i colossi del nord se non si hanno sponsor che danno sicurezza. Sulla stessa linea il Presidente FIBS Catania, Michele Consiglio, che traccia anche il bilancio dell’anno ormai trascorso: “Il 2010 è stato ricco di avvenimenti e anche di sorprese, soprattutto nel settore giovanile. I risultati ci hanno permesso di emergere anche a livello nazionale. Il settimo posto dei Catania Warriors, alla prima stagione in IBL, è un risultato unico per le difficoltà avute nel corso del campionato, l’affermazione dei Paternò Dodgers che sono riusciti a conquistare lo scudetto nella categoria Ragazzi è da considerarsi storica. Il bilancio, seppur sia stato un anno difficilissimo, è quindi positivo perché, mentre tutti davano per spacciata la Franchigia Siciliana, il Catania Warriors è riuscito a dimostrare che anche in Sicilia si riesce a giocare a baseball ad un discreto livello. Per le realtà più piccole avere una squadra nella massima serie può rappresentare una grande opportunità, un’occasione insomma per tutte le società locali anche quelle non apparte- nenti alla stessa provincia. Rimane però un gravissimo problema da risolvere. Bisogna rivedere l’impiantistica. Riuscire a contare su impianti degni di tale nome resta il problema maggiore per il nostro sport. Senza avere impianti otteniamo risultati. I nostri dirigenti sono stimati anche in ambito nazionale, ciò vuol dire che lavoriamo bene. Ribadisco che bisogna però risolvere il problema campo. La nostra squadra di IBL, infatti, è l’unica che disputa un campionato di massima serie e non dispone di un impianto regolamentare. Abbiamo bisogno di uno stadio nostro dove poter giocare ed anche ospitare manifestazioni non solo nazionali, ma anche internazionali, campionati europei, campionati del mondo che debbano poter essere organizzati in un palcoscenico come quello catanese. Oggi, tutte le società che operano nel settore dello sport professionistico hanno una loro casa. Pensare ad una IBL senza Catania Warriors sarebbe una sconfitta per tutto il nostro baseball. Il problema dell’impiantistica, comunque, è comune a tutta la Provincia. A Randazzo, ad esempio, esiste un impianto che andrebbe sistemato per essere più accogliente. Il Verga di Paternò, che ha fatto da sfondo alle ultime imprese dei ragazzi dei Dodgers contro Nettuno e Viterbo nella conquista dello scudetto, dovrebbe essere più curato e magari dotato di una piccola tribunetta. C’è quindi bisogno di un aiuto”. Ma gli aiuti non sono arrivati in tempo utile per permettere alla Franchigia Siciliana di prendere nuovamente parte al campionato di IBL1 del 2011. Nonostante le numerose richieste di supporto, dell’urgen- Gli appelli non hanno portato a niente, il Catania Warriors non giocherà il prossimo campionato di IBL: questa la decisione dell’ultima assemblea dei soci za di trovare una soluzione per non vanificare gli sforzi e i successi di questi ultimi anni, a margine dell’ultima assemblea dei soci tenutasi in questi ultimi giorni, la società A.S.D. Catania Warriors – Franchigia Siciliana, ha annunciato la decisione di dover rinunciare al prossimo campionato di IBL, dovuta alla palese indisponibilità di un impianto da gioco a norma secondo il protocollo IBL e nel mancato accoglimento della richiesta di deroga per poter giocare al “Warriors Field”, diamante di casa: “L’Assemblea esprime rammarico per tale decisione e si propone di percorrere, sin da subito, tutte le strade possibili, integra- tive ed alternative affinché si possano creare nuovamente i presupposti per un pronto rientro nella IBL, scenario che, per tradizione, cultura, aria geografica e valori tecnici, crediamo e riteniamo ci appartenga. I prossimi mesi saranno, dunque, di intenso e duro lavoro nel tentativo, articolato e complesso, ma al tempo stesso sfidante, di riposizionare in breve tempo e con i più adeguati presupposti, nonché con il coinvolgimento di tutte le risorse disponibili, la nostra realtà ai massimi livelli del baseball italiano”. Disfatta annunciata. Salvatore Rubbino Gazzettino 12-02-2011:Gazzettino-nuovo 1 10/02/11 20:03 Pagina 7 > S E T T I M A N A L E IDG alcantara di Giarre N. 3 • sa bato 1 2 f ebbra io 2011 7 Avvistamenti Ufo su Gaggi e Calatabiano Si apprende che, in una mattina dello scorso gennaio, diverse persone hanno avvistato due dischi luminosi bianco-azzurrognoli (uno fermo e l’altro in movimento) nei cieli sovrastanti i Comuni alla foce del fiume Alcantara. La circostanziata testimonianza di Salvatore Sabato, “storico” esponente della Protezione Civile a Francavilla di Sicilia Ricostruzione al computer dell’avvistamento Ufo del 23 gennaio scorso: un disco volante staziona sul Castello di Calatabiano, mentre l’altro si dirige verso Giardini Naxos S i torna a parlare di presunti avvistamenti extraterrestri nella Valle dell’Alcantara. Come ci confermano Sebastiano Pernice, rappresentante per la Sicilia del “Centro Italiano Studi Ufologici” (C.I.S.U.), e Salvatore Giusa, presidente del “Centro Ufologico Siciliano” (C.U.S.), le organizzazioni da loro guidate hanno ricevuto nei giorni scorsi la dettagliata segnalazione di un “fenomeno aereo insolito” rilevato ad occhio nudo nei cieli sovrastanti i centri abitati dei Comuni di Gaggi e Calatabiano, ricadenti rispettivamente nella provincia di Messina ed in quella di Catania, ma contigui territorialmente (le due province, com’è risaputo, vengono separate dal letto del fiume Alcantara). Intorno alle ore 11,10 del 23 gennaio scorso, in pratica, più persone che si trovavano da quelle parti hanno visto due “dischi volanti” (di cui uno fermo ed un altro in movimento) sopra la collina che sovrasta il centro abitato di Calatabiano e sulla quale svetta il noto castello medievale recentemente ristrutturato ed assurto a meta turistica. A prendersi la briga di comunicare ai sopracitati organismi di studio e ricerca la “strana” visione è stato Salvatore Sabato, un irreprensibile e credibilissimo consulente finanziario di Francavilla di Sicilia, dove lo stesso è da anni impegnato nel settore della Protezione Civile (di cui è responsabile comunale oltre ad essere presidente della locale associazione di volontariato “Guardia Nazionale”). Ed è proprio il signor Sabato a raccontarci in maniera cir- costanziata ciò di cui è stato testimone (e non da solo) in quella mattina dell’appena trascorso gennaio. «Io e mia moglie - spiega l’avvistatore - da Francavilla ci stavamo recando in automobile nel vicino Comune di Gaggi. Arrivati alle porte del paese (all’imbocco, per intenderci, della bretella con cui ci si immette nella strada a senso unico denominata Via Berlinguer) abbiamo notato in cielo due corpi luminosi di forma discoidale e di colore bianco tendente al celeste: uno stazionava immobile sull’antistante collina del Castello di Calatabiano, mentre l’altro si muoveva in direzione di Giardini Naxos. Abbiamo assistito a questa scena per circa un minuto (ma non sappiamo se fosse iniziata da prima), dopodiché i due misteriosi oggetti si sono improvvisamente dileguati: uno dietro la collina di Calatabiano e l’altro verso il mare. Il tutto è stato più attentamente osservato da mia moglie in quanto io ero alla guida del veicolo e non potevo distrarmi più di tanto; ho, comunque, visto qualche altro automobilista fermarsi appositamente per “gustare” ciò che stava avvenendo in quell’angolo di cielo, ad una distanza stimata, in linea d’aria, di circa cinque chilometri, che ci faceva apparire quei due dischi appena un po’ più piccoli della luna piena. Per quanto mi riguarda - sottolinea Salvatore Sabato – non ho competenze specifiche in materia di ufologia, ed è stata questa la prima volta che ho visto in cielo velivoli insoliti; ho, quindi, pensato di rivolgermi subito ad un amico giornalista, il quale in passato si era più volte occupato di tali fenomeni, per essere da lui messo in contatto Francavilla di Sicilia e la sua banda musicale “doc” In occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, giunge un riconoscimento comunale, che precede quello nazionale, per la “gloriosa” formazione “V. Bellini”, da sempre onore e vanto della cittadina dell’Alcantara con gli esperti che annotano e studiano tutti gli avvistamenti che si verificano sul territorio siciliano; sta a loro, dunque, pronunciarsi sull’effettiva natura di quanto a me e ad altri è capitato di vedere in quella soleggiata mattina dello scorso gennaio». Pertanto, così come un po’ in tutto il mondo, da qualche anno a questa parte anche in questo lembo di Sicilia Orientale la casistica dei presunti avvistamenti Ufo sta registrando una notevole impennata. Ricordiamo, ad esempio, quando nell’estate del 2008 in tanti videro sfrecciare su Taormina delle sfere luminose in gruppo (le cosiddette “flottiglie”) e quando, nell’autunno del 2009, diversi cittadini di Francavilla di Sicilia, tutti di assoluta attendibilità (insegnanti, pubblici impiegati, operatori economici, ecc.), avvistarono nei cieli luci in movimento e dall’inusitata intensità nonché oggetti strani, simili ad astronavi, nelle campagne. Ed a questi fenomeni constatati da più osservatori contemporaneamente, vanno aggiunti i tanti che restano “nascosti” in quanto i singoli avvistatori, essendo privi di altri testimoni, temono di passare per “matti visionari” (costoro si limitano a raccontare quanto da loro visto ai parenti ed agli amici più intimi, col patto, però, che non dicano niente a nessuno e di non ufficializzare la cosa onde evitare di “essere presi in giro”). Una cosa, comunque, appare evidente: nell’incommensurabile Universo, noi terrestri non possiamo avere la certezza (o la presunzione...) di essere i soli a detenere il dono della vita. Rodolfo Amodeo Artisti uniti nel “Gruppo Centaurea” Sette noti pittori e scultori di Taormina e della vicina Giardini Naxos hanno dato vita ad un sodalizio che si prefigge di risvegliare l’interesse della gente e delle istituzioni locali per le discipline creative Da sinistra: Foti, Moschella, Murganti, Martorana, Grasso, Mendolia e Calabrò al meeting di presentazione alla “Taverna Naxos” I n occasione delle solenni celebrazioni per il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, il glorioso corpo bandistico “Vincenzo Bellini” di Francavilla di Sicilia è stato riconosciuto “di interesse comunale”, presupposto necessario per il successivo ed ancor più importante e prestigioso riconoscimento “di interesse nazionale”, che nelle prossime settimane verrà attribuito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Nei giorni scorsi, infatti, il Consiglio Comunale ha ottemperato alla richiesta inviata dal Ministero dei Beni Culturali a tutte le municipalità italiane affinché, con apposita deliberazione consiliare, venisse data la giusta valorizzazione ai numerosissimi gruppi di musica popolare ed amatoriale operanti in tutta la penisola e che da sempre, e senza scopo di lucro, svolgono una meritoria attività educativa in favore dei giovani oltre a custodire e perpetuare tradizioni che hanno conferito all’Italia una ben precisa identità nazionale. Dal punto di vista pratico, il nuovo “status” acquisito dalla banda “Bellini” consentirà a quest’ultima di accedere a maggiori contributi finanziari comunali e di potersi esibire a Roma nell’ambito delle imminenti manifestazioni sull’Unità d’Italia. Per il complesso bandistico francavillese tale riconoscimento è più che meritato essendo esso storicamente gloria e vanto della cittadina dell’Alcantara i cui abitanti, specie nei decenni passati, hanno sempre provato una particolare attrazione per l’arte delle sette note; e proprio la banda locale consentiva loro di praticare tale passione, che per alcuni è anche sfociata in opportunità di lavoro: prendendo le mosse da quell’umile “palestra”, infatti, diversi “musicanti” francavillesi hanno poi intrapreso gli studi musicali presso i Conservatori e sono approdati all’insegnamento nelle scuole, mentre altri sono stati ingaggiati nelle prestigiose formazioni bandistiche delle varie Forze Armate (Banda dell’Esercito, Banda della Marina Militare, ecc.) oppure in importanti orchestre. Nella recente seduta consiliare dedicata al conferimento del riconoscimento ministeriale, sarebbe dovuto essere il compianto ex sindaco Salvatore Puglisi ad illustrare la storia della banda musicale di Francavilla di Sicilia, da lui sempre tenuta in altissima considerazione (stava anche per dare alle stampe un’apposita monografia); ma proprio la notte precedente è venuto a mancare. La relazione che aveva quasi ultimato è stata, quindi, letta in aula dal consigliere comunale che gli è subentrato, ossia Nino Raspa. Si è, così, appreso che il complesso bandistico locale è ufficialmente nato nel 1859 (quasi in coincidenza con l’Unità d’Italia) e che l’“ensemble” da cui si è originato era una filarmonica costituita circa vent’anni prima (tra il 1840 ed il 1841) dal poliedrico ed intraprendente avvocato Luigi Licari. Il vicesindaco Armando Belfiore si è, quindi, soffermato sulla ricostituzione della “Bellini”, voluta proprio dal sindaco Puglisi nei primi Anni Ottanta (la foto qui pubblicata è relativa alla formazione bandistica di quel periodo) dopo un lungo periodo di stasi. In oltre un secolo di attività, la banda di Francavilla di Sicilia ha tenuto alto il nome della cittadina dell’Alcantara nei tantissimi Comuni siciliani che hanno ospitato le sue esibizioni. Ma attualmente, purtroppo, nel suo organico figurano pochissimi elementi locali: da quando il maestro francavillese Paolo Carbone si è trasferito a Roma, la scuola musicale di Via Liguria ha chiuso i battenti e nessun giovane del paese ha più la possibilità di formarsi, mentre la “vecchia guardia” (vuoi per ragioni di età, vuoi per impegni di lavoro) è andata via via scomparendo; gli attuali dirigenti, pertanto, sono costretti ad ingaggiare musicanti provenienti da altri Comuni. Creativi ed amanti del bello di taormina e Giardini naxos e, più in generale, del comprensorio jonico, hanno da oggi un nuovo punto di riferimento: l’associazione culturale “Gruppo Arte Centaurea”, costituitasi nei giorni scorsi e tenuta ufficialmente a battesimo in un simpatico incontro conviviale presso il rinomato ritrovo giardinese “La taverna naxos” di Angelo Savoca. A guidare il neocostituito sodalizio non poteva che essere uno degli artisti taorminesi più apprezzati e poliedrici, ovvero roberto Mendolia (in arte “rogika”), capace di cimentarsi con successo in vari settori espressivi quali la pittura, la scultura, la fotografia e la scenografia teatrale. Ad affiancare il presidente Mendolia nel Consiglio Direttivo sono gli altri soci fondatori, anch’essi artisti figurativi delle due cittadine turistiche, ma quotati a livello nazionale, come il fotografo e pittore Umberto Martorana (in arte Ghumbert di Cattolica, vicepresidente), il ceramista e pittore Luigi Grasso (segretario), la pittrice Antonella Moschella (tesoriera) ed il pittore iperrealista Francesco Calabrò (addetto alle pubbliche relazioni). tra i dirigenti-fondatori figurano pure due “mostri sacri” dell’arte a Giardini naxos, ossia il pittore acquerellista Pippo Foti e lo scultore e pittore Giovanni Murganti. L’affiatato gruppo può contare persino su un’originale “mascotte”: la cagnetta Luna, simpaticissimo esemplare di Jack russel terrier. L’associazione ha voluto chiamarsi con l’antico nome del fiordaliso, particolarmente diffuso nel taorminese, con riferimento alla bellezza di tale pianta, che pare abbia pure proprietà curative e che, in ogni caso, rimanda anche alla denominazione mitologica della capitale siciliana del turismo (“Città del Centauro”). «E’ nostro intento – spiega il presidente roberto Mendolia facendosi portavoce degli altri soci – risvegliare nelle nostre zone l’interesse per l’arte cui, a dire il vero, viene dedicata scarsa attenzione, fondamentalmente per mancanza di sensibilità. Oltre all’organizzazione di eventi, ci prefiggiamo pure di incontrare i ragazzi delle scuole, allestire corsi e realizzare scambi culturali e gemellaggi con gruppi di altre regioni italiane onde evidenziare che Taormina e Giardini Naxos non sono solamente “sole e mare”, ma luoghi la cui identità passa anche attraverso l’arte, compresa quella di noi contemporanei». I sette fondatori del “Gruppo Arte Centaurea” si frequentano da tempo e, nei mesi scorsi, hanno anche esposto insieme in occasione di diverse collettive svoltesi a taormina ed in altre località siciliane; adesso, però, hanno deciso di consorziarsi in un soggetto unico per dare più forza ad un impegno che va oltre la semplice dimensione estetica. Giuseppe Musumeci R.A. Gazzettino 12-02-2011:Gazzettino-nuovo 1 10/02/11 20:04 Pagina 8 8 > S E T T I M A N A L E IDG attualità N. 3 • sa bato 1 2 f ebbra io 2011 di Giarre Sotto mira l’agricoltura siciliana! Vergognoso appello su Rai 1: “Non comprate il ciliegino di Pachino” I l pomeriggio dello scorso 3 febbraio, dalla prima rete della televisione pubblica (Rai1), tramite la rubrica “Bontà loro”, condotta dal presentatore televisivo Maurizio Costanzo, si è assistito all’ennesimo, gravissimo attacco all’agricoltura siciliana, l’industria più importante per la nostra economia: sotto mira il “ciliegino di Pachino”! Commentando un filmato di un’intervista rilasciata dal procuratore nazionale antimafia Grasso, dove asseriva che indagini hanno scoperto gli “strani movimenti” del pomodoro di Pachino che, dal luogo di produzione viene trasportato sino a Fondi (basso Lazio), per essere confezionato e ritrasportato nuovamente a Pachino e da qui distribuito in tutta Italia, il conduttore della rubrica ed un ospite in studio sono arrivati alla conclusione che il pomodoro di Pachino è un prodotto agro-alimentare controllato dalla mafia e, quindi, hanno consigliato di non comprare pomodoro di Pachino!! Secondo il teorema imbastito dal conduttore della rubrica (che ha parlato di “Emergenza pomodoro di Pachino”) e dall’ospite in studio, poiché le organizzazioni criminali costringerebbero il contadino a pro- durre il pomodoro di Pachino e a venderlo a tali organizzazioni a 20 centesimi di euro il chilo, e poiché le summenzionate organizzazioni malavitose, a causa dei trasferimenti del prodotto da Pachino a Fondi e da Fondi a Pachino, fanno lievitare il prezzo per il consumatore finale fino a euro 2,00/2,50 il chilo, si consiglia di non comprare pomodoro di Pachino! Il buon senso e una seria informazione, condotta senza malafede, avrebbe voluto che si chiedesse al Procuratore Grasso se di queste indagini, condotte tra Pachino e Fondi, ne fosse a conoscenza anche la ma- gistratura e quali iniziative la Procura antimafia avesse già intrapreso per sconfiggere l’organizzazione malavitosa e bloccare tali illecite attività (qualora si fosse ravvisato illecità)... ma, trattandosi di prodotti siciliani, la Rai, tramite il conduttore Maurizio Costanzo, ha ritenuto opportuno consigliare agli italiani di non comprare il pomodoro di Pachino! «Chiediamo alla presidenza della Regione Siciliana ed ai deputati dell’Ars – ha dichiarato il presidente nazionale del Mis, Salvatore Musumeci –, di attivarsi per verificare se sussistono gli estremi per una denuncia-querela nei confronti della Rai e del conduttore della rubrica, nonché dell’ospite presente in studio. Chiediamo ai deputati siciliani al Parlamento italiano di attivarsi con delle interpellanze parlamentari atte a sviscerare e verificare la veridicità delle affermazioni del Procuratore Grasso che sembrerebbero prive di fondamento, considerato che tale prodotto siciliano (e, in generale, tutti i pomidoro) è di facile deperibilità e non consente tempi di lavorazione di filiera troppo lunghi. Chiediamo alla Rai di rendere pubbliche scuse per l’incitamento a non comprare il prodotto siciliano». L’opera di denigrazione dei siciliani continua e continua il sistematico ed incessante tentativo di distruzione dell’economia siciliana. stare al governo, dunque abbasso il PdL ed evviva il PD. In città non si può rinunciare alle poltrone e dunque viva il PdL e abbasso l’accordo col PD. Questa è la coerenza del Movimento guidato dal Presidente Lombardo? L’Mpa in Consiglio fa parte della maggioranza che sostiene il Sindaco a tutti gli effetti? E qual è la linea (confusa, a questo punto) del PdL? Continui strali contro l’Mpa alla Regione, la cacciata degli assessori dalla Provincia, per poi consentire che uno di essi venga addirittura “riciclato” al Comune, ritrovandosi tutti insieme appassionatamente al governo della città?». «Il Sindaco Stancanelli, indicando due assessori PdL e due Mpa, trasforma la Giunta tecnica in una classica Giunta politica di centrodestra, in linea con le precedenti esperienze, che sono state devastanti per Catania, e si assicura la maggioranza in Consiglio. L’ingresso dell’Mpa in Giunta dissolve il Terzo Polo ancor prima che sia nato. Le dichiarazioni di alcuni giorni fa del senatore Lumia e del deputato Berretta, che sollecitavano le stesse alleanze determinate all’Ars per le amministrative siciliane e per il Governo nazionale, sembrano, oggi, ancora di più segnali da un altro pianeta», il commento del coordinatore provinciale di Sinistra Ecologia Libertà, Giolì Vindigni. Si dice che Sanremo è Sanremo. Sicuramente, quello che andrà in scena tra pochi giorni al celeberrimo teatro Ariston è l’appuntamento musicale più importante e atteso d’Italia, ma per poter ascoltare della buona musica non sarà necessario attraversare lo stivale e arrivare fino alla famosa Città dei Fiori. Presto, al Metropolitan di Catania e al Palatupparello di Acireale Ligabue, i negramaro ed Elisa si alterneranno in tre concerti che promettono, sin da ora, forti emozioni e numerose sorprese. Il primo concerto in ordine di data - 25 febbraio -, è proprio quello di Ligabue. A più di 7 mesi dalla serata magica di Messina, il cantautore emiliano ritorna in Sicilia con un tour molto particolare. Il titolo stesso dello spettacolo - “Ligabue, quasi acustico-tour teatri 2011”lascia intendere che non sarà il solito concerto per accontentare i fan, bensì un live, all’interno del quale verranno eseguiti i brani più famosi, alcuni con un nuovo arrangiamento e altri in versione acustica. Dalla storica “Certe notti” all’ascoltatissima “Ci sei sempre stata”, Ligabue proverà a trasportare ancora una volta il proprio pubblico da palco a realtà. non correrà il rischio di annoiarsi nemmeno chi assisterà al concerto dei negramaro, che si esibiranno il 15 marzo ad Acireale. La rock band italiana promette uno spettacolo capace di stupire anche i fan più sfegatati: il gruppo ha, infatti, annunciato un profondo rinnovamento, frutto dei due anni e mezzo trascorsi fuori dalle scene musicali. La scaletta del live, preparato con grande impegno in una masseria del Salento, comprenderà i successi principali, numerose cover e le canzoni tratte dal nuovo album. La voce inconfondibile del front-man Giuliano Sangiorgi e uno stile accattivante, uniti a sonorità che variano da quelle più morbide delle ballate a quelle più dure delle canzoni vicine al genere rock, sapranno soddisfare sia i gusti dei più giovani che quello degli ascoltatori legati alla vecchia tradizione della canzone italiana. La vera sorpresa è rappresentata, invece, dal concerto di Elisa: la lunga attesa per la sua esibizione dal vivo verrà ripagata da un doppio show che avrà luogo in due date diverse, il 12 e il 13 maggio. La scelta di Elisa di dividere in due parti il proprio concerto nasce dalla necessità di distinguere “acqua” e “fuoco”, le due componenti primarie della natura che contraddistinguono gran parte del suo repertorio musicale. Attimi di profonda interiorità, misti a momenti di eccezionale energia, saranno, ancora una volta, gli elementi principali per dare vita ad uno spettacolo di grande effetto. Questi tre concerti rappresentano, quindi, un’occasione irripetibile per tutti coloro che intendono conoscere da vicino la vera identità e la vena creativa più pura di questi artisti, sicuramente tra i più importanti dell’intero panorama musicale italiano. A chi, invece, preferisce ascoltare musica comodamente sulla poltrona di casa, consigliamo l’ascolto dei loro nuovi rispettivi album “Arrivederci mostro”, “Casa 69” e “Ivy”. Altrimenti, non resta che accendere la tv e guardare il solito festival... Flora Bonaccorso Antonio Percolla Santo Trovato Lombardo, o dell’ubiquità «I ncredibile che Giovanni Burtone si ostini a non voler accettare l’idea che l’Mpa di Lombardo ha votato la sfiducia a Berlusconi lo scorso 14 dicembre», ha dichiarato il segretario regionale del Partito Democratico, Giuseppe Lupo, stante la determinazione degli onorevoli Giovanni Burtone e Giovanni Barbagallo e del senatore Enzo Bianco a celebrare il referendum contro il “Lombardo quater”. Ha ragione il segretario Lupo: Raffaele Lombardo, il 14 dicembre, ha votato la sfiducia a Berlusconi. Dopo il 14 dicembre è entrato nel Terzo Polo. Intanto che lavora gomito a gomito con Fini, Casini e Rutelli, intanto che all’ARS si fa sostenere dal Partito Democratico, dal primo febbraio Lombardo ha piazzato due dei “suoi uomini” nella giunta di Raffaele Stancanelli, sindaco di Catania e senatore del Popolo della Libertà. Il sindaco Stancanelli ha perfezionato la Giunta “tecnica”, nominando quattro nuovi assessori. Per il PdL entrano nell’Amministrazione comunale l’avvocato Ottavio Vaccaro (36 anni, legale, già consigliere e assessore provinciale) e il professore Vittorio Virgilio (55 anni, medico chirurgo, già manager dell’azienda ospedaliera Policlinico); il professore Sebastiano Arcidiacono (46 anni, insegnante, già assessore comunale e dirigente Acli) e Massi- A Roma sta con il Terzo Polo; all’Ars si allea con il PD; a Catania entra nella Giunta del Sindaco del PdL mo Pesce (46 anni, bancario, già consigliere e assessore provinciale) sono stati nominati, invece, come espressione del Movimento per le Autonomie. «Avevo già preannunciato lo scorso mese di maggio, quando furono nominati i cosiddetti “tecnici”, che avrei integrato la compagine con rappresentanti delle forze politiche di maggioranza quando le condizioni politiche lo avrebbero consentito», ha spiegato il sindaco Stancanelli presentando i nuo- vi assessori a Palazzo degli Elefanti. L’ingresso in Giunta di due assessori dell’Mpa garantisce la maggioranza in Consiglio comunale a Stancanelli, sottolineano Rosario D’Agata, capogruppo del gruppo consiliare del PD, e il coordinatore provinciale di SEL, Giolì Vindigni. «Una palese dimostrazione di come gli accordi a livello regionale siano soltanto accordi di convenienza – ha dichiarato D’Agata –. Alla Regione c’è bisogno del PD per re- “L’Isola Felice” Alla ricerca delle proprie radici… per conoscere e riconoscersi S i dice che la passione per la “Storia” arrivi dopo i quarant’anni, quando in età matura si avverte il desiderio di ricercare le proprie radici – personali e collettive –, quasi per incardinarsi nel tracciato del fluire temporale. Eppure, nell’era della velocità comunicativa e della globalizzazione, che tende sempre più a cancellare “storie” e “tradizioni”, fa piacere “fermarsi” a leggere “L’Isola Felice. Storia e devozione a Dagala del Re” dato, recentemente, alle stampe dal giovanissimo universitario santavenerinese, anzi dagalese – per essere più precisi –, Domenico Strano. L’Autore, appena ventitreenne, ha precocemente sviluppato le qualità e le competenze di studioso-ricercatore di fonti documentali – tipiche dei cosiddetti “topi d’archivio”, ovvero degli storici di alto rango –, desideroso di conoscere per trasmettere. “Tradere”, ossia, “Dare, comunicare, consegnare agli altri” è l’obiettivo principe, magistralmente raggiunto da Strano, profondamente convinto che le “Tradizioni” orali o scritte siano saperi necessari da tramandare, poiché “Le tradizioni di un popolo sono come una corda che lega il passato al presente”. Nel volume si racconta, con dovizia di particolari, la nascita del borgo e della sua Chiesa Arcipretale, nonché il radicarsi nei luoghi di una profonda devozione alla Vergine Immacolata, che trova la sua apoteosi l’8 dicembre di ogni anno, proprio perché “Dagala è la parrocchia e la parrocchia è Dagala”. Di particolare pregio, a nostro avviso, è l’opera di cesello che l’Autore pone in essere inserendo, con padronanza e puntualità, la storia “minore” del borgo in quella “maggiore” della Sicilia, dando, così, al lettore un esaustivo quadro d’insieme storico-geografico sulle origini e la storia di Dagala del Re, dall’epoca bizantina ai giorni nostri. Dagala, dunque, continuum storico con il cenobio di Santo Stefano, basiliano Il nostro festival è qui! prima e benedettino dopo. Dagala o dagalotto – o dagalone, aggiungiamo noi –, tratto di terra fertile tra le colate laviche del 1285, borgo ridente della Vetustissima Contea di Mascali, quest’ultima donata da Ruggero II, nell’anno 1124, a Maurizio, vescovo di Catania. Dagala Regis, toponimo settecentesco, per ricordare la presenza dei re e dei principi aragonesi che vi si recavano per praticare la caccia al daino e al cinghiale, sostando in religioso raccoglimento dinnanzi alle edicole mariane – in contrada Palazzello e nell’attuale via Federico II –, di pregevole fattura, realizzate nel XV secolo, in marmo di Carrara e attribuibili alla scuola del Gagini. Dagala del Re, prima fiaccola accesa, nei territori di confine tra il Bosco di Aci e la Contea di Mascali – dal 1936 Comune di Santa Venerina –, in onore della Vergine Immacolata ed ivi solennizzata a partire dall’anno 1632. Dagala “L’Isola Felice”, infine, atto d’amore per la propria terra, di filiale affetto per la “Limpia Maria”, ma, soprattutto, prezioso lavoro per la riscoperta delle nostre tradizioni e della nostra storia… Un’opera per conoscere e riconoscersi! Salvatore Musumeci Università di Camerino
© Copyright 2024 Paperzz