Gazzettino 22-02-2014

> S E T T I M A N A L E IDG
di Giarre
ANNO XXXIV • N. 5 • GIARRE, SABATO 22 FEBBRAIO 2014 • € 1,00 • A DIFFUSIONE REGIONALE • SPED. IN A.P.
ART. 2 COMMA 20/B LEGGE 662/96 FIL. DI CATANIA • PUBBL. INF. 45% • www.gazzettinodigiarre.it
> Arriva la “Zona Franca Urbana”
> Tra correnti e “pendolini”...
Giarre: illustrati gli obiettivi del nuovo
strumento di sviluppo che dovrebbe
promuovere coesione e solidarietà sociale
> a pag. 2
Riposto: il completamento della Giunta
Caragliano non impedisce alla nostra
“FantaRiposto” di navigare a vista
> a pag. 6
In tanti hanno “saltato”...
Giarre: Teresa Sodano racconta la “sua” decennale sindacatura e svela molti retroscena
delle questioni che stanno agitando l’attuale vita politica ed amministrativa della cittadina
C
i fu chi pensò che fosse
scomparsa, chi ipotizzò
un trasferimento fuori
regione. Si arrivò ad
ipotizzare una sua
“scomparsa” strategica,
per evitare le inevitabili domande legate alla sua decennale gestione del
Comune di Giarre. Invece, Teresa Sodano, già Primo cittadino di Giarre,
nelle contraddizioni della sua gestione
e nella differenza dei giudizi che hanno accompagnato la sua permanenza
in Comune, non è scomparsa. Sulle pagine del Gazzettino torna a parlare, a
raccontare la “sua” Giarre, partendo
dagli argomenti caldi che tutti i cittadini si sono trovati, e si trovano ancora
adesso, ad affrontare. Partendo dalla
“questione rifiuti”.
- Dopo una lunga crisi nei rapporti fra Comune e Ato, con l’emergenza rifiuti calò il sipario sui suoi
due mandati. Lei pensa che fu solo
frutto di problemi logistici, cattiva
organizzazione o ci fu una regia?
«Sono stata Sindaco 10 anni e, fino a quando non ci fu la gestione Rubbino, Giarre non aveva avuto problemi. Il servizio è stato molto buono con
la ditta che avevamo ereditato dalla
precedente gestione. La situazione è
precipitata col passaggio all’Ato e la
gestione Rubbino, abbiamo avuto un
peggioramento nella gestione del servizio, aumenti ingiustificati a fronte di
un servizio carente. Questo non lo tolleravo giacché ci tenevo tantissimo a
che i cittadini avessero un servizio accettabile. Ciò ha fatto sì che io sferrassi una vera e propria offensiva contro
l’Ato e potremmo ricordare tutti gli articoli su La Sicilia, interventi e atti che
arrivarono fino ad una mia denuncia
alla Procura della Repubblica, che io
feci in tempi non sospetti, prima che
venisse avviata la differenziata, che fu
poi il bubbone che covava sotto e che
poi esplose con l’emergenza. Il 12 giugno del 2012 presentai un esposto, dove chiedevo di fare chiarezza su questa
gestione. Ciò mi ha attirato delle antipatie, delle inimicizie, a qualcuno non
è andato bene questo atteggiamento e, quindi, poi, la
guerra si è inasprita. La
chiusura del mio mandato
con tutta quella spazzatura,
in quel particolare clima, è
stata pensata da qualcuno
che voleva farmi pagare il
mio atteggiamento».
- Come mai afferma che
fu l’avvio della raccolta differenziata a scatenare poi
l’emergenza?
«La differenziata fu avviata nel luglio 2012, nella
stagione estiva, senza preparazione e con gli stessi uomini e gli stessi mezzi della raccolta già avviata negli altri
Comuni dell’Ato. A quel punto si aggiunsero tre Comuni
delle dimensioni di Giarre, Riposto e
Mascali - questo lo denunciai in lungo
articolo su La Sicilia - e fu un disastro.
Io ero contraria e questo fu evidente
quando ci fu l’incontro con le associazioni, che rimasero sorprese del mio
atteggiamento ostile verso l’Ato, mentre invece pensavano che io andassi a
braccetto con loro. Poi, qualcuno si
scusò anche attraverso una lettera,
scrivendo che non immaginavano che
io fossi così determinata. Questa mia
posizione non deve essere andata bene. Quindi, fu architettato questo mio
fine mandato in un clima di emergenza
rifiuti».
- Il Sindaco Bonaccorsi ha chiamato “Salva Giarre” il Piano di Riequilibrio del Comune, era così grave
lo stato dei conti del comune, che la
sua amministrazione aveva lasciato,
da richiedere la “salvezza”?
«Questo mi ha fatto molto sorridere, quanto ho sentito il nome “Salva
Giarre” ho pensato al Ministro dell’Economia e al decreto “Salva Roma”.
Noi, con molta umiltà, lo abbiamo
chiamato “Piano di Riequilibrio”, come in tutti gli altri Comuni. Ho lasciato il Comune con 60 unità di personale
in meno, con un notevole risparmio
dell’Ente, ed ho tagliato le spese per
affitti col trasferimento di molti uffici
in via Federico II di Svevia. Ora, il
Sindaco non si trova più le spese di gestione del tribunale e lì, anziché trasferire l’ufficio del lavoro che si trova in
locali in affitto, realizzando un risparmio, trasferisce l’ufficio tecnico che si
trova in locali di proprietà dell’Ente.
Noi, avevamo chiuso il 2011, finalmente, con un avanzo di amministrazione, cosa che non era mai capitata
nei 10 anni dei miei 2 mandati».
- Quale era la situazione finanziaria dell’Ente quando lei ne assunse la guida?
«Nel 2003, ho ereditato un disavanzo d 6 milioni (Bonaccorsi ne eredita uno di circa 4 milioni) di euro che,
secondo il Tuel dovevano essere ripianati nei tre esercizi successivi. Poi,
non essendoci riusciti lo abbiamo riportato nei seguenti tre esercizi. Successivamente, ci fu un disavanzo di un
milione dovuto all’Ato. Ho vissuto per
dieci anni con un disavanzo che ha
sempre limitato l’attività dell’Amministrazione, abbiamo coperto debiti fuori bilancio per 8 milioni e, complessivamente, debiti per 20 milioni. Oltre al
disavanzo di 6 milioni di euro, c’erano
debiti per 13 milioni, per servizi resi
che si dovevano pagare. I creditori
partivano dalla villa Margherita e ar-
rivavano dietro la mia
porta. In quegli anni abbiamo fatto una grande
opera di risanamento e il
dott. Bonaccorsi, sicuramente, ne è a conoscenza
perche fu presidente del
Collegio dei revisori e,
addirittura, nel 2006, per
il disavanzo ereditato dalla gestione 2002, voleva a
tutti i costi che l’Ente dichiarasse il dissesto. Abbiamo risanato, abbiamo
completato delle opere ottenendo molti finanziamenti esterni, abbiamo
speso 200mila euro per il
Tribunale, perché pensavo fosse l’unico mo di assicurare la giustizia,
quando ancora non si parlava di chiusura dei piccoli tribunali».
- A cosa è dovuto lo squilibro e la
conseguente necessita di adottare un
piano di riequilibrio?
«Lo squilibrio è stato dovuto ai
minori trasferimenti, in particolare
2milioni e 900 mila euro in meno dalla
Regione, di cui avemmo notizia solo a
fine settembre, ragione per cui il dirigente dell’area mi comunicò che, continuando di quel passo, avremmo sforato il patto di stabilità e avremmo
avuto un bilancio squilibrato. A questo
proposito, trovo sorprendente che, per
il disavanzo di Catania, in una suo nota, indichi le cause nei minori trasferimenti nazionali e regionali. Mentre,
per Giarre, nella relazione introduttiva, parli solo di responsabilità della
precedente Amministrazione. Quattro
milioni e 800 mila euro di disavanzo
dovevano essere ripiananti con un manovra di riequilibrio in 5 o 10 anni.
Noi, avevamo presentato un piano
quinquennale, piano che aveva ottenuto il via libera del Direttore Generale
del Mec, presso i cui uffici si era recato l’assessore al Bilancio, che in una
Gustavo La Piazza
>CONTINUA A PAG. 2
Frangar, non flectar!
“F
rangar, non flectar”, “Mi spezzerò, ma non mi
piegherò”. Proprio così, giovane ductor Matteo
Renzi: questo il motto che dovrà caratterizzare la
tua azione politica tesa a far cambiare verso all’Italia, giacché lor signori, con qualsivoglia nome o distintivo che portano appeso al petto, tenteranno di fermare il tuo cammino, di
sbarrarti la strada, pur di non perdere i loro tanti, numerosi
privilegi. Una classe politica, quella che da decenni ormai
calca la scena, e non solo nazionale, che, malgrado i tanti,
numerosi scandali, venuti a galla nel tempo e in ogni parte
d’Italia, non vuole proprio convincersi a mutare atteggiamento. Ergo, vai avanti, sine timore, mettendo in atto un’azione che dia finalmente spazio ai bisogni della gente comune. Perché il Paese Italia possa ritornare a vivere serenamente!
Sì, vai avanti, giovane ductor Matteo Renzi, sine haesitatione. Sì, come facevano coloro che un tempo marciavano
contro i nemici. Sì, senza mai perdere però il controllo e senza mai farsi prendere dal taedium. O, peggio ancora, dalla
pietas nei confronti di quanti magari si inginocchieranno per
impietosirti. Un comportamento, questo, che non si addice a
chi deve raggiungere gli obiettivi a lungo meditati. Sì, pur
non perdendo di mira le mete che vanno rispettate per giungere all’approdo. Sì, modulando opportunamente i tempi.
Sì, con il tuo cronoprogramma che vede in prima fila le tre
riforme: quella del lavoro, quella della burocrazia e quella
del fisco. Sì, da qui, il tuo procedere, dando priorità alla legge elettorale. E poi, le altre azioni di governo, da portare
avanti sine haesitatione. Diligenter!
Ma, andando ancora più a fondo, giovane ductor Matteo
Renzi, stai attento a non cadere nella rete di chi o di quanti
tenteranno, più di prima, quello che ebbe a subire Giulio Cesare alle Idi di Marzo, ovvero il 15 di marzo, giorno in cui fu
assassinato, del 44 a.C. Sì, proprio il giorno in cui il Senato
gli avrebbe dovuto rinnovare la dittatura, questa volta a vita.
Idi di Marzo che, nel tuo caso, giovane ductor, vengono qui
ricordate con un puro e semplice significato simbolico. Fuor
di dubbio alcuno. Ma, attento a te lo stesso, dal momento che
questa tua prima indicazione, da parte del Presidente della
Repubblica, a capo del governo del Paese Italia, rappresenta, e non solo per te, un passo importante e significativo: dipende, infatti, da questo passo, la successiva azione di governo. Ergo: maxima diligentia!
Sì, perché dovranno essere principalmente la diligenza,
l’attenzione, l’esattezza, la scrupolosità, la coscienza, l’oculatezza – termini tutti questi che nella lingua latina si indicano generalmente con il termine diligentia – a caratterizzare
tutte le tue azioni, sin dai primi passi: dal programma da portare avanti alle persone che questo progetto dovranno portare a termine. Sì, in perfetta comunione con tutti coloro che
avranno responsabilità procedurali. In primis. E poi, giovane
ductor Matteo Renzi, un consiglio: «Lo Spirito – scrive San
Paolo nella prima lettera ai Corinzi (2,6-10) – conosce le
profondità di Dio e ce le rivela, consentendoci di contemplare qualche barlume della sua Sapienza e di lasciarci guidare
dai suoi criteri». Sì, perché tu possa guardare, in primis, ai
bisogni della gente comune!
E infine, ricordati: “Primum vivere, deinde philosophari”!
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giarre
N. 5 • Sabato 22 Febbraio 2014
di Giarre
Arriva la “Zona Franca Urbana”
Un incontro pubblico ha illustrato gli obiettivi del nuovo strumento di sviluppo:
“Detrazioni fiscali anche per le imprese di nuova costituzione e l’imprenditoria femminile”
L
e Zone Franche Urbane sono state
al centro dell’incontro organizzato
dal Comune di Giarre con la collaborazione dell’ordine dei Dottori
Commercialisti e degli esperti contabili di Catania e tenutosi, lo scorso 17 febbraio 2014, presso il Teatro Rex di Giarre. Presenti in sala numerosi dottori commercialisti e rappresentanti delle imprese commerciali di
Giarre. All’incontro sono intervenuti il Presidente dell’ordine organizzatore, Sebastiano Truglio,
il Sindaco di Giarre, Roberto Bonaccorsi, il consigliere dell’ordine Sebastiano Impallomeni, che
ha anche moderato gli interventi dei commercialisti Fabrizio Leotta e Cateno Maccarrone; presente anche Santo Sciuto, il direttore Territoriale
del Credito Siciliano che ha firmato un protocollo
di intesa con i comuni della provincia di Catania
(Aci Catena, Acireale, Catania e Giarre) interessati dal provvedimento legislativo.
Nel corso dell’incontro sono stato spiegate
cosa sono le Zone Franche Urbane (Z.F.U.) nonché tutte le procedure da attivare per aderire al
bando: la Z.F.U. è intesa come una pozione del
territorio urbano caratterizzato da un significativo disagio sociale, economico ed occupazionale
nella quale vengono previsti delle particolari
esenzioni fiscali, con obiettivi legati, prevalentemente, alla coesione e promozione sociale. Quindi, anche la creazione di opportunità di sviluppo
ed occupazione. La Zona Franca Urbana di Giarre è definita da un’apposita cartografia e riguarda
tutta l’area est del territorio; sono inglobate anche
una buona parte del centro storico, la zona di Via-
le Libertà e tutta la cosiddetta “zona Pep”.
I soggetti beneficiari sono aziende di micro e
piccola dimensione, già costituite alla data di presentazione dell’istanza, regolarmente iscritte al
Registro delle Imprese e che hanno un ufficio o
un locale destinato all’attività, anche amministra-
tiva, all’interno della Z.F.U. I fondi assegnati a
Giarre ammontano a € 6.211.567,45 di cui il 30%
è riservato alle imprese di nuova e recente costituzione (15%) e alle imprese femminili (15%).
Le istanze potranno essere presentate on line,
presso l’apposita sezione del sito internet predisposto dal Ministero dello Sviluppo Economico,
nel periodo compreso tra il 5 marzo ed il 23 maggio di quest’anno; non sarà assegnata alcuna
priorità in funzione dell’ordine di arrivo delle domande.
Le agevolazioni riguardano l’esenzione dalle
imposte sul reddito (Irpef, Irap, Ires), dai tributi
sugli immobili dove viene esercitato l’attività
(Imu) e l’esonero dal versamento dei contributi
sulle retribuzione da lavoro dipendente. Tale incentivazioni saranno disponibili per un periodo
che varia da uno a dieci anni e, comunque, fino ad
esaurimento dei fondi. Per l’esiguo ammontare
delle risorse ed il numero dei soggetti beneficiari
coinvolti, si presume un esaurimento delle risorse
assegnate nel giro di pochi anni.
Il Comune di Giarre, ha reso disponibili, già
da diversi mesi, i provvedimenti legislativi e la
cartografia
sul
sito
istituzionale
www.comune.giarre.it (il link della ZFU si trova
sul lato destro in basso nella homepage). Anche
l’associazione dei commercianti Confcommercio
di Giarre sarà a disposizione per fornire un supporto informativo alle aziende che lo richiederanno. Apposite FAQ sono altresì disponibili sul sito
del sopraccitato ministero.
Armando Castorina
Articolo 1… adesso è nato!
Alfredo D’Urso espone nella sala “Messina” gli intenti della sua associazione,
protesa a garantire il rispetto della legalità, della democrazia e del lavoro
I
n un’era in cui la politica sembra
aver abdicato al ruolo di garante
dell’esecutività della costituzione, alcune frange della collettività
iniziano ad avvertire l’esigenza di
riscoprire il valore delle municipalità, intese come punto di partenza
necessario a restituire slancio ed efficienza al tessuto sociale nazionale.
Il denominatore comune dei movimenti e delle associazioni che sorgono in tutta Italia è la linea di pensiero in base alla quale la Nazione
sia una macchina, la cui efficienza
non possa prescindere dal funzionamento dei più piccoli ingranaggi.
Se ogni singolo ente improntasse la propria condotta amministrativa ad una gestione delle risorse funzionale alle istanze della popolazione, l’onere di contribuire alle finanze locali e statali riacquisterebbe il
nobile fine per il quale è stato concepito. L’ottemperanza ai doveri fiscali tornerebbe, quindi, ad essere
interpretata dal cittadino come uno
strumento proficuo ai fini della garanzia di un’erogazione di servizi da
parte degli organismi governativi
che assurga a congruo corrispettivo
e, quindi, a premio da elargire all’onestà del popolo. Tuttavia, l’armonizzazione del rapporto di reciprocità tra il mondo delle istituzioni e i
fruitori delle sue emanazioni, non
può conoscere un consolidamento
se l’universo dell’occupazione professionale non riacquista quella centralità che la carta costituzionale gli
ha sempre assegnato.
È sulla scorta di questo dato che
Giarre conosce, non solo la nascita
di un gruppo consiliare la cui denominazione, ovvero articolo 4, rimanda alla sacralità del diritto al lavoro in Italia, ma anche l’istituzione
di un’associazione politico-culturale chiamata articolo 1. In un’Italia
lontana dall’essere, nei fatti, una
Repubblica democratica fondata sul
lavoro o una Nazione il cui popolo
sia dotato di sovranità, la rivendicazione dei diritti racchiusi nei principi fondamentali della costituzione
diventa così il perno attorno a cui
ruota l’articolazione degli intendimenti dell’organizzazione apartitica
predetta.
In particolare, l’associazione
guidata da Alfredo D’Urso, memore
anche di quella legge 270/2005 che
ha sottratto sovranità al popolo, decide di ispirarsi a quel primo articolo della costituzione che dovrebbe
rappresentare l’inalterabile pilastro
del nostro sistema normativo. Nel
corso della conferenza, organizzata
presso la sala “Messina”, il presidente dell’associazione mette a fuoco i punti cardine cui si ispirerà l’operato dell’ente in questione. La legalità, la democrazia e il lavoro rappresentano, pertanto, i valori cui
l’associazione puntualmente si richiamerà. Per la precisione, la legalità, essendo la prima questione da
affrontare sul territorio nazionale,
rappresenterà il primo aspetto destinato ad essere accuratamente attenzionato. Non a caso, l’associazione
“Articolo 1” ha già chiesto di costituirsi parte civile in occasione dell’inchiesta “Nuova Jonia”, che ha rivelato infiltrazioni mafiose nella gestione del servizio di raccolta dei rifiuti.
Inoltre, secondo quanto asserito
da D’Urso, l’associazione si soffermerà sul tema dei rapporti dei cittadini con la pubblica amministrazione. La diretta in streaming delle sedute consiliari costituisce, infatti,
soltanto un primo passo verso le auspicate forme di democrazia partecipata, che dovrebbero includere
anche la trasparenza degli atti amministrativi, tanto caldeggiata dal
presidente D’Urso. Il presidente
dell’associazione, poi, specifica la
necessità di contrastare l’ambulantato abusivo e selvaggio, procedendo con la regolamentazione delle
aree e degli spazi destinati al commercio. Egli, inoltre, ribadisce l’essenzialità della riattivazione della
differenziata in quanto strumento
fondamentale ai fini del risparmio
sui costi dei tributi. D’Urso rimarca
anche la volontà dell’associazione
di non mettersi in contrapposizione
agli altri movimenti apartitici ma di
cooperare in sinergia con essi, al fine di svolgere un ruolo di organismo di controllo che monitori l’operato dell’amministrazione.
Durante l’esposizione delle argomentazioni, impreziosite dagli interventi di “Officine siciliane” e
della dott.ssa Garraffo, è stata speci-
ficato l’intento di “Articolo 1” di
collaborare anche con enti che non
disdegnino l’opportunità di condividere con le scuole progetti atti a valorizzare gli alunni. Spicca, in particolare, un progetto imperniato sull’intento di lanciare agli alunni delle
scuole un messaggio ben preciso:
ovvero, che la conoscenza non passa dal libro ma dall’esperienza. In
particolare, nel corso delle considerazioni snocciolate, la presidente
dell’associazione “Orti di pace”, ha
esplicitato che la coltivazione delle
piante può rappresentare per lo studente un’occasione, non solo per incrementare la propria autostima, ma
anche per crescere. In particolare,
fare scuola all’aperto, conferendo
alla terra un valore fondamentale
nell’educazione degli studenti, rappresenta l’elemento fondante dell’associazione “Orti di piace”, impegnata anche a garantire, durante
le attività, un proficuo rapporto di
sinergia tra vecchie e nuove generazioni.
Infine, D’Urso, oltre ad evidenziare quanto possa essere efficace
un’associazione libera dai vincoli
dei partiti, ricorda l’impegno dell’organizzazione per quanto attiene
ad un’attività di monitoraggio da
dedicare al bilancio comunale, aggiungendo anche che l’approccio
con gli altri movimenti della città
sarà pragmatico e fuori dal formale.
vano deliberare, perché eravamo a
fine 2012 e sapevano che nel 2013
ci sarebbero state le elezioni. Io ero
a fine mandato e finiva anche la
lealtà all’Amministrazione. Pensarono di fare una cosa gradita ai
propri elettori, senza curarsi di causare il dissesto, ma la gente, quando
vota, non guarda a quello che di
buono si è fatto, guarda al piccolo
favore fatto dall’infermiere, alle
prestazioni. Non potendo aumentare l’Imu abbiamo cercato di contenere lo squilibrio con l’aumento
delle tariffe del servizio idrico, ma
quella fu una esigenza per tamponare la mancanza d fondi per il
mancato aumento dell’Imu. Si parla
di vessazioni, di aumento di tariffe,
senza dire che il Comune di Giarre
fu tra i pochi a fare pagare l’Imu
con le aliquote base. Ora, però, gli
stessi consiglieri, che non votarono
l’aumento Imu durante la mia sindacatura, l’hanno votato».
Teresa Sodano si ferma qui, ma
nella prossima parte racconterà la
sua verità su altre delicate questioni
come l’allargamento di piazza duomo, le consulenze ed i contratti di
telefonia, lo staff Sindaco, i finanziamenti e le opere pubbliche cantierate e cantierabili, nonché una
“posizione processuale”. (fine prima parte)
Gustavo La Piazza
Umberto Trovato
da pag. 1 - In tanti hanno “saltato”...
nota chiese di rimodularlo secondo
lo schema allegato al dispositivo
della legge e apportare solo alcune
modifiche. Adesso apprendo che il
nuovo Sindaco ha stravolto, per sua
ammissione, il piano».
- Come mai poche o nessuna
voce si sono levate a difesa del piano di riequilibro della sua Amministrazione, specie da parte di chi
aveva contribuito a scriverlo come l’assessore al Bilancio?
«L’assessore Gangemi credo
sia col cappello in mano a chiedere
qualcosa a questa Amministrazione.
Per questo motivo, credo non abbia
speso una parola in difesa del piano
che pure aveva collaborato a scrivere. In linea con il comportamento
di molti della mia Giunta, che la
mattina venivano a deliberare e la
sera erano sul palco col candidato
Bonaccorsi, a dire peste e corna
dell’amministrazione».
- Tra la vicenda del mancato
aumento dell’Imu e il raddoppio
delle tariffe del servizi idrico che
legame c’è?
«L’aumento dell’Imu doveva
coprire le minori entrate per trasferimenti, era per sopperire a queste
mancanze che il Governo aveva dato ai Comuni una certa autonomia.
Era l’assessore che seguiva i rapporti col Consiglio comunale per
l’aumento dell’Imu entro il 31 ottobre. Solo che i consiglieri non vole-
Una promozione
di qualità
Giarre presente con la Pro loco
alla prestigiosa vetrina
internazionale della Bit di Milano
D
efinita come vetrina prestigiosa e, allo stesso tempo, occasione di incontro tra realtà italiane ed internazionali, la
Borsa Internazionale del Turismo di Milano, si è presentata, ancora una volta, come evento di rilievo per puntare al rilancio
territoriale e turistico del nostro territorio giarrese. Riconoscendo
queste potenzialità, per la decima volta la Pro Loco di Giarre, rappresentata dal suo presidente, Salvo Zappalà, ha partecipato alla
34ª edizione della prestigiosa manifestazione, cogliendo l’occasione per far conoscere le nostre bellezze ed allargare i confini turistico-culturali del territorio giarrese. Una scelta che si è rivelata vincente, considerato che la BIT di Milano, infatti, è la più grande
esposizione al mondo dell’offerta turistica italiana e tra le primissime fiere di riferimento per l’industria turistica mondiale, con una
rassegna completa della migliore offerta internazionale. Anche
quest’anno, dal 13 al 15 febbraio scorso, la Bit ha accolto nei suoi
circa 20 padiglioni oltre 6.000 espositori, di cui 2.000 internazionali, ed oltre 150.000 operatori del settore turistico provenienti da
130 paesi, rivelandosi, ancora una volta, punto di riferimento internazionale.
La presenza della Pro Loco di Giarre, è stata garantita dalla
gentile concessione della Regione Siciliana di uno spazio nel proprio stand. La Pro Loco ha presentato, grazie ad un depliant illustrativo stampato in 10mila copie, il Teatro-Museo dell’Opera dei
Pupi che ospita nei propri locali, nonché una ricca cartina illustrativa della cittadina, contenente informazioni storiche e monumentali, esaltando Giarre come “Città dei Musei” visto che ne ospita
ben cinque.
Il presidente Salvo Zappalà ha anche colto l’occasione per
muoversi in vista dello sviluppo del territorio e per presentare la
manifestazione “La notte si veste in Luce – TuttoinunaNotteGiarrese” che si svolgerà tra domenica 1 e lunedì 2 giugno 2014 e anche la ormai consueta “Giornata del Folk e del Carretto Siciliano”,
definiti “patrimonio artistico e culturale della nostra Sicilia”. L’appuntamento, giunto alla 6ª edizione, il 23 agosto 2014, farà da cornice all’assegnazione dei premi “Carretto d’argento” e “Folk d’argento”. Il presidente Zappalà, a consuntivo di questa importante
esperienza, ha ringraziato l’assessore regionale al Turismo, Michela Stancheris, che dopo aver conosciuto e approfondito gli
aspetti della Pro Loco giarrese, ha assunto l’impegno affinché le
manifestazioni presentate alla Bit, possano avere il patrocinio dell’assessorato che rappresenta.
Mario Di Nuzzo
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caleidoscopio
di Giarre
N. 5 • Sabato 22 Febbraio 2014
3
Il coraggio dell’opportunismo H
H umanacconsilia
umana
Viaggio storico fra gli imprenditori tessili di seta in Sicilia,
tra innovazioni tecnologiche ed azioni di spionaggio industriale ante-litteram
S
ono il fiore all’occhiello
del Liceo Artistico “Renato Guttuso” in Giarre i
telai di tessitura “modello Jacquard”; possono
realizzare qualsiasi tipo
di tessuto, lavorandovi anche fino a
200 fili contemporaneamente. L’istituto è condotto, sotto la direzione didattica del professore Alfredo Pappalardo, per la direzione amministrativa
dal ragioniere Giuseppe Vitanza,
mentre l’insegnamento in aula e nel
laboratorio, in sala macchine, per le
varie modalità di tessitura, è condotto
dalle professoresse Marinella Leotta
e Maria Raneri, assistite dalla signora
Giuseppa Vitanza, come tutore.
Sono proprio i famosi telai di Joseph-Marie Jacquard, acquisiti alla
scuola all’inizio degli anni ’70, per il
costo di 30 milioni cadauno. Detti telai Jacquard sono unici esemplari nella provincia di Catania; sono importanti sul piano culturale e per i risvolti
di storia pregressa che si portano dietro. Potrebbero ancora essere finalizzati per gite didattico-istruttive per gli
studenti di altre scuole dell’hinterland
e delle province siciliane. Altri esemplari di telai Jacquard sono presenti
nei laboratori di tessitura dei seguenti
istituti d’arte: “Basile” di Messina;
“Rosario Assunto” di San Cataldo”
(Enna); “S. Fiume” di Comiso (Ragusa).
Spy-story! Questo è il pregresso
storico di detto tipo di telaio per la
città di Catania. Giovanni Nicolosi
Puppù, tessitore altamente specializzato nelle fabbriche del Geraci esi-
stenti in questa città, vuole
apprendere una migliore
operatività (modalità di
produzione nella tessitura
della seta), al fine di migliorare la qualità e la
quantità dei tessuti serici.
Pertanto, nel 1817, si reca
a Milano, a Marsiglia, a
Parigi, a Lione; in quest’ultima città è alla scuola
dello Zaccaria, emergente
tessitore ed imprenditore
in questo settore. La fase
successiva è quella che
dalla Francia porta a casa:
trafuga un modello di
macchina, il “il telaio Jacquard”. È la
spy-story dell’imprenditoria manifatturiera catanese a fronte di detto telaio di cui è vietata la commercializzazione e l’esportazione all’estero.
Il Nicolosi Puppù, in questa operazione, è aiutato dal catanese Benedetto Barbagallo (chimico esperto,
tintore di sete, inventore ed altro), il
quale era andato in Francia per conto
del Comune di Paternò (provincia di
Catania), per acquistare una macchina per maciullare il lino, ed è presente
a Lione. È una operazione di contrabbando. In breve, il telaio è smontata,
le sue parti-componenti sono smontate, separate, divise in varie casse, con
sovrapposte bottiglie di vino, o oggetti di poco valore, spedite a Catania.
Qui il telaio automatico è riassemblato ed è dato per la riproduzione di altri
esemplari ai congegnatori meccanici,
più precisamente al laboratorio tecnico di produzione di telai per la tessi-
tura diretto dagli imprenditori Matteo
Abramo e Giovanni Rizzarelli. Poiché questo modo di lavorare (alla Jacquard), di produrre i variegati tessuti
di seta, è sconosciuto a Catania fino al
1821, vediamo il pregresso storico (lo
ricorda il Tornabene).
La tessitura della seta è praticata
in Italia, in Olanda, in Inghilterra, in
Francia, qui massimamente a Lione,
dove è fatto venire il telaio automatico di Giuseppe il calabrese da Catanzaro, chiamatovi appositamente, nella seconda metà del ‘400, dal re Luigi
XI. A quel tempo è rilevante a livello
europeo la tecnologia e la produzione
dei tessuti di seta a Catanzaro; essa è
installata nella parte alta della città,
nelle vicinanze del castello. Successivamente, alla fine del ‘700, in Francia, a Lione si rende necessario ammodernare, aggiornare la produzione
serica, ed è proprio il citato Jacquard
(Joseph-Marie Jacquard) che inizia a
studiare (1801), a sperimentare delle innovazioni tecniche. Egli
opera una serie di passaggi e di combinazioni
per realizzare il suo telaio, che risulta dalla
fusione di 4 distinti di
essi: 1) un suo precedente telaio per la produzione delle reti per la
pesca; 2) il telaio di J.
de Vaucanson (ideato
nel 1745); 3) i telai di
B. Bouchon (1728) e di
M.Falcon (1728); 4) il
telaio automatico di
Giuseppe il calabrese da Catanzaro.
L’idea di Jacquard si concretizza,
è portata a completamento nel 1804;
egli ha come fine l’obiettivo di migliorare la produzione e la qualità della seta in modo tale da potere rispondere con immediatezza alle richieste
del mercato di consumo dei tessuti di
seta. Il “cuore” del meccanismo (neoautomatismo), un particolare congegno meccanico (di ferro), è installato
sulla parte superiore dei precedenti
telai, che così risulta alto circa tre metri. Il suo neo-telaio, detto Jacquard, è
brevettato e, nel 1806, è dichiarato
bene di pubblica utilità e ne viene vietata l’esportazione. Ma questa empasse non scoraggia i catanesi. Napoleone Bonaparte ne ordina la produzione
di 14.000 esemplari e li distribuisce
per il paese ai richiedenti. È una novità tecnologica di grande valenza.
(fine prima parte).
Tonio Troina
Sotto il segno delle donne
P
Giarre: la cerimonia di premiazione del “Marranzano d’Argento” 2014
ospitata nel Salone degli specchi del Palazzo di Città
er la serata di venerdì
14 febbraio, Giarre si è
fregiata di essere la sede della consegna del “Marranzano d’Argento” 2014
presso il “Salone degli Specchi” del Palazzo di Città.
Quest’anno il prestigioso riconoscimento è stato assegnato all’artista circense Liliana Bizzarro. Giarre è stata
scelta, dopo Caltanissetta,
per la sua valenza storicoculturale e grazie alla favorevole coincidenza che ha visto la stessa artista Bizzarro ivi presente a seguito del “Circo Bizzarro” gestito da
suo fratello Alvaro.
Il “Marranzano d’Argento” è un
riconoscimento fondato nel 1974 dal
direttore di Lunarionuovo Prof. Mario Grasso, conferito di anno in anno
a personalità siciliane dell’Arte, della
Letteratura, dello Spettacolo e della
Ricerca Scientifica, e ricevuto negli
anni dalle più eminenti personalità
della cultura siciliana come Leonardo
Sciascia nel 1974, Bartolo Cattafi e
Giuseppe Fava nel 1975, Gesualdo
Bufalino nel 1985, Salvatore Scali
nel 2010, e altri come Vanni Ronsisvalle, Salvatore Fiume, Stefano
D’Arrigo, Rosa Quasimodo. La scelta di quest’anno è ricaduta su una figura particolarissima, appunto Liliana Bizzarro, già Miss Italia a Tunisi
nel 1966, attrice in film accanto a famosi attori internazionali, nonché artista
circense di chiara fama.
La serata è stata presentata dal cantautore
Francesco Foti e la consegna del riconoscimento
(che è un gioiello in argento coniato su modello realizzato dallo scultore Giuseppe Mazzullo) è avvenuta da parte dal Prof. Mario
Grasso a seguito della lettura della motivazione da parte della
Sig.ra Nives Levan, editrice di “Prova d’Autore” di Catania. A seguire,
sono stati letti alcuni estratti dell’intervista che la Bizzarro ha rilasciato a
Flora Somma (intervista pubblicata
nel volume “Donne IN Sicilia”,
2014, ed. Prova d’Autore) e in seguito la stessa, sollecitata dalle domande
che le ha sottoposto la dott.ssa Stefania Calabrò, ha sottolineato la sua
emozione e il suo orgoglio per il riconoscimento ricevuto.
La serata ha visto, inoltre, la consegna del Trofeo “Donne Operatrici
di Cultura” conferito alla docente regalbutese Prof.ssa Tina Di Gregorio,
per mano del vicesindaco Arch. Salvo Patanè e la premiata (anch’essa
sollecitata dalla Calabrò) ha sottolineato come le donne abbiano un ruolo importante in questa società nella
quale, invece, spesso saltano alla ribalta delle cronache solo per le violenze subite, ricordando come la prima educazione debba avvenire nelle
scuole.
Una serata ricca, che ha visto la
partecipazione di un pubblico attento
ed emozionato, che ha portato a Giarre l’occasione di vivere un momento
prestigioso con l’augurio che l’esperienza un domani si possa ripetere.
Roberta Musumeci
Amicizia… a quattro zampe
Al PalaGiarre un meeting di oltre 350 esemplari per la I Expò cinofila amatoriale di meticci e cani di razza
U
n grande successo
ma, allo stesso tempo, un momento di
condivisione e sensibilizzazione verso la realtà dei nostri cari amici a quattro zampe. E la “I Expò cinofila amatoriale città di Giarre”, riservata ai cani di tutte le razze e
meticci con microchip, organizzata dalla società cooperativa sociale “Insieme per… l’
albero di Andrea” , in collaborazione con The black Demons - Dog Show Amatoriale Sicilia,
con il patrocinio del Comune di Giarre, assessorato alle Politiche animaliste, Igiene e Sanità, retto da Piera Bonaccorsi, ha richiamato a raccolta, al
PalaGiarre, oltre 350 esemplari provenienti da ogni parte dell’ Isola. Come hanno avuto modo di sottolineare
più volte gli organizzatori, “si è trattato di un’esposizione cinofila per famiglie”. Un evento che ha ospitato,
all’interno della struttura giarrese ca-
ni con e senza documenti, anche meticci, purché dotati di circuito integrato di riconoscimento ed iscritti all’anagrafe canina.
“Si è trattato – ha commentato
l’assessore Bonaccorsi – di un incontro tra appassionati cinofili e specialisti del settore, qualificati giudici,
esperti allevatori e club di razza, che
hanno regalato alla città momenti
straordinari, caratterizzati da singolari performance di cani di ogni raz-
za per la gioia di intere famiglie che hanno trascorso
una speciale giornata all’
interno del PalaGiarre”.
Uguale soddisfazione è
stata espressa dagli organizzatori Francesco Catania e Nanny Peluso (“il numero degli iscritti ha superato le nostre previsioni ed
aspettative. È stato un vero
boom di presenze”) e dal
presidente della cooperativa sociale “Insieme per…
l’albero di Andrea”, Gianni Panebianco (“abbiamo raccolto adesioni
da ogni parte dell’isola, a dimostrazione che tantissime persone amano
gli animali e sanno rispettarli”).
I cani presentati alla giuria (composta da Nino Pepi, Maurizio Fragomeni e Maurizio Stuppia, esperti educatori cinofili e veterinari), cui è spettata la valutazione morfologica e caratteriale dei cani, sono entrati nei vari ring, per essere sottoposti, divisi
per razza, al giudizio degli esperti,
che, coadiuvati dagli assistenti, li
hanno giudicati per la loro classe di
appartenenza, ovvero giovani, adulti ,
baby, campioni, divisi per genere
(maschi o femmine). Dopo la prima
accurata selezione i cani scelti hanno
gareggiato per il best in show finale
per categoria.
Il momento più emozionante della kermesse, a detta di tutti, è stata la
sfilata dei bambini disabili, in cura
presso la cooperativa sociale “Insieme per… l’ albero di Andrea”, che
sono stati accompagnati dai cani protagonisti della pet therapy. Il tandem
bambino diversamente abile e amico
a quattro zampe ha strappato ai presenti applausi scroscianti, accompagnati da evidente commozione. Ospiti d’onore della kermesse sono stati i
“campioni”, ovvero cani di ogni razza pluri-titolati a livello nazionale ed
internazionale.
Salvatore Rubbino
onsilia
di Urty Tagay
Nemo propheta in patria
Nessuno è profeta nella sua patria
Q
uesta sentenza è tuttora molto diffusa e usata per
significare che ognuno trova difficoltà nell’affermarsi proprio nel luogo d’origine, là dove il
successo dovrebbe essere invece assicurato; ovvero che
chiunque sia divenuto una personalità talora è sottovalutato proprio da chi lo conosce sin dalla nascita. Essa riprende, in forma compendiosa, un’espressione detta da
Cristo a proposito della diffidenza nei suoi confronti
manifestata dagli abitanti di Nazaret, così come ci informano i quattro Evangelisti: Matteo (13,57): «Un profeta
non è disprezzato se non nella sua patria e nella sua casa»; Marco (6,4): «Un profeta non è disprezzato se non
nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua»; Luca
(4,24): «Nessun profeta è ben accetto nella sua patria»;
Giovanni (4,44): «Un profeta non riceve onore nella
sua patria».
L’espressione è poi ripresa in ambito patristico da
San Girolamo (Lettera XIV, 7), il quale, dialogando con
Eliodoro lontano, ufficiale dell’esercito, lo invita ad abbandonare il paese per dedicarsi alla vita ascetica. Gli ricorda che Gesù non operò neppure un miracolo nella
sua patria. E perché questo? Perché «nessun profeta è
onorato nella sua patria». Concettualmente, va inoltre
richiamato Plinio il Vecchio (Como 23 – Stabiae
24.8.79) della “Naturalis historia” (XXXV, 36,88), per
il quale l’artista Apelle si mostrò generoso con il rivale
Protogene, perché «sordebat suis, ut plerumque domestica» (“era disprezzato dai suoi concittadini, come accade per lo più nelle cose di casa”). Per non dire che,
nelle varie lingue moderne e nei dialetti, la sentenza è
registrata come proverbiale. Nella lingua francese: «Nul
n’est prophète en son pays» (“Nessuno è profeta nella
sua patria”). Nella lingua spagnola: «Nadie es profeta
en su patria» (“Nessuno è profeta nella sua patria”). In
dialetto veneto: «Il Santo in sua città / Rade volte è
onorà». E con lo stesso, identico significato si utilizza
l’espressione: «Nessuno è eroe per il suo cameriere».
Non è mai troppo corto
Gravina: arriva la V edizione
del festival dei corti underground
che, per molti nuovi talenti, diventa
trampolino di lancio per il futuro
L’
Amministrazione comunale gravinese, retta dal sindaco
Domenico Rapisarda,
e l’Associazione Culturale “Gravina Arte”
hanno organizzato,
per la quinta volta,
l’evento “Non è mai
troppo corto” - Festival dei corti underground. Il tema della
rassegna è “l’underground” inteso nell’accezione più ampia.
«Si tratta di un appuntamento di successo ormai consolidato – precisa il Primo cittadino gravinese –, che arricchisce
il programma culturale proposto dall’Amministrazione comunale. La manifestazione è un punto di riferimento nell’ambito degli eventi che promuoviamo a Gravina, pensando soprattutto ai nuovi talenti che possono così avere un’occasione per farsi conoscere. Un ringraziamento va a tutti gli amici
di “Gravina Arte” che ogni anno moltiplicano i loro sforzi».
Il concorso è aperto a cortometraggi nazionali ed internazionali, inediti oppure editi ma saranno ammessi alla selezione anche cortometraggi già selezionati in altri festival. Si richiede che il lavoro da sottoporre alla valutazione dei selezionatori del Festival soddisfi il requisito dell’“underground”, per cui non verranno prese in considerazione opere
banali o che abbiano, in linea generale, il sapore dello scontato o del già visto. Sono ammessi alla selezione cortometraggi
di qualsiasi genere (fiction, documentari, animazione, ecc.)
purché di durata non superiore ai 20 minuti. La direzione artistica si riserva, a proprio insindacabile giudizio, di inserire
nella selezione finale anche opere di durata superiore, nel caso siano giudicate particolarmente meritevoli. Le opere scelte
saranno proiettate nei giorni in cui si svolgerà la manifestazione e un’apposita giuria tecnica, presieduta da una personalità del mondo del cinema, assegnerà i riconoscimenti. La
partecipazione al festival è gratuita.
Michele Milazzo
I
l mio respiro leggero
Mi sono immerso
nei miei pensieri più profondi,
il mio respiro leggero,
mi ha accompagnato verso la luce.
Vorrei provare a volare,
per poter vedere da vicino
anche la tua luce.
Vito Cutuli
4
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N. 5 • Sabato 22 Febbraio 2014
catania e provincia
E si completi l’opera
Acireale: dopo il complesso progetto di recupero di piazza Dante,
la zona necessita ancora di alcuni ulteriori interventi di riqualificazione
I
l corposo progetto relativo ai
lavori di riqualificazione e di
recupero della Piazza Dante
con annessa Stele “Sacro
Cuore” nel popoloso omonimo quartiere, come noto, è
stato già realizzato con fondi regionali relativi ai Contratti di Quartiere,
per un importo totale di € 6.950.00.
La progettazione e la direzione lavori
è stata affidata ad un Raggruppamento temporaneo di professionisti, tra
cui l’acese dott. ing.re Antonino
Grasso. I lavori nell’insieme prevedevano anche interventi su via Jacopone da Todi, Martoglio, Ariosto, sugli esterni di edifici popolari, sul
campetto di calcio della parrocchia
San Francesco d’Assisi, ed altro ancora, lavori che hanno avuto inizio
nel dicembre 2010. Riferiamo, inoltre, che nel progetto la riqualificazione relativa alla piazza Dante prevedeva interventi solamente sulla grande area centrale della piazza stessa e
non anche sulla pavimentazione dei
relativi marciapiedi.
A distanza di qualche anno dalla
completa riqualificazione della Piazza Dante (foto 1), constatato quanto
realizzato, si fa presente che sarebbe
una buona idea quella di proporre
una “riqualificazione integrale” del-
la detta piazza per il bene di tutti gli
acesi (mamme a spasso con il passeggino, ragazzini, anziani, automobilisti, turisti), con la realizzazione di
altri interventi. Sostituzione di tutte
le griglie in ghisa “concave” poste
sulle caditoie stradali per la raccolta
delle acque piovane con griglie piane
in modo da eliminare l’attuale restringimento delle carreggiate, restringimento che in certi tratti raggiunge il metro e venti, perchè nelle
varie ore della giornata il traffico automobilistico è pesante e bisogna poter procedere su due corsie, e non su
una, evitando incolonnamenti inutili
e
fastidiosi.
Realizzazione
di una segnaletica verticale e
orizzontale per
raggiungere
con più facilità
le varie destinazioni da raggiungere (autostrada, via Giuseppe
Parini, piazza Duomo, piazza S. Domenico, corso Italia). Verifica, infine, dello stato di conservazione dei
marciapiedi esistenti nel perimetro
interno della piazza, e seria riflessione sulla opportunità di conservare la
presenza degli alberi sui detti marciapiedi dato che vanificano la utilità degli stessi marciapiedi (foto
2).
Il marciapiedi, infatti, ha sì una
larghezza di metri uno e centimetri
cinquanta, ma la presenza dei tronchi degli alberi (cm quaranta alla
base), alberi posti ad un intercalare
continuo di mt 6,80, rendono di fatto inutilizzabile l’area dei marciapiedi! Realizzazione di stalli per il
carico e scarico delle merci sia nella piazza che nelle vie adiacenti.
Così facendo, potremmo
anche dire che
la cara e vecchia
piazza
Dante rivivrà la
sua
seconda
giovinezza dato
che alcune associazioni di volontariato pro
quartiere, a proprie spese, si
spendono per la normale manutenzione del verde(siepi), la pulizia dell’area centrale, per l’animazione in
piazza con canti, balli, giuochi ed altro!
Camillo De Martino
In cucina con Dadra
Involtini
al finocchietto
selvatico
D
edicati a tutti quelli che, come me, metterebbero il finocchietto selvatico pure
nel latte, la mattina. Involtini ricchi
di gusto e profumi… con un ingredienti che ha “una marcia in più”…
le foglie, o barbe, del finocchietto
selvatico, raccolte fresche, passate
in acqua bollente per pochi minuti e
poi usate come ripieno. Oltre ad
avere un sapore fresco ed estremamente gradevole, il finocchietto selvatico o “Foeniculum vulgare Miller” ha proprietà medicamentose: è
tonificante, digestivo e carminativo. Con la carne, soprattutto di
maiale, col pesce, con la pasta… insomma, nella mia cucina, il finocchietto selvatico rules!!!
Ingredienti per 2 persone:
350 gr circa di lonza di maiale in fettine
8 cucchiai di pangrattato possibilmente casalingo
2 cucchiai di parmigiano grattugiato
6 pomodorini “ciliegino”
Barbe o foglie di finocchietto selvatico (tutte quelle che vi garbano)
Sale q.b.
Olio extra vergine d’oliva q.b.
Pepe nero appena macinato ad libitum
Prima cosa, nettate e lavate la
verdura, sgrondatela bene e gettatela in abbondante acqua bollente salata. Fatela cuocere il tempo necessario a renderla tenera, quindi scolatela e lasciatela in uno scolapasta
ad intiepidire e dopo, in 2-3 riprese,
passatela su un tagliere e, con una
“mezzaluna” tritatela senza troppe
accortezze. Lavate ed asciugate i
pomodorini e riduceteli in tocchetti.
Mettete il trito verde e profumatissimo in una ciotola insieme con il
pangrattato (meno 2 cucchiai che ri-
serverete per
la
panatura
esterna),
il
parmigiano
grattugiato ed i
pomodorini.
Mescolate ed
amalgamante
bene, regolate
attaccare il pangrattato su tutto l’edi sale, se volete pepe nero, e fate sterno dell’involtino. Potete bloccariposare di modo che il succo di ve- re l’involtino con uno stuzzicadenti
getazione dei pomodorini intrida (ma intero, non mettetene mai solo
bene la mollica, rendendo il compo- metà o non è facilmente individuasto umido ed ancora più gustoso.
bile) o con dello spago. Poi, dopo
Adagiate ora le fettine di lonza che saranno tutti pronti, passateli in
su un tagliere e appiattitele (se ve ne una teglia e via in forno ben caldo
fosse bisogno) con un batticarne. per circa 30 minuti.
Mettetele in un piatto e fatele mariPotete decorare ogni involtino
nare, per una decina di minuti, con con un ciuffetto di finocchietto o la2 bei giri di ottimo olio extravergi- sciare ai vostri commensali la sorne di oliva (sempre e solo quello). presa, al taglio dell’involtino stesTrascorso questo tempo, mettete in so, di scoprirne il prezioso ripieno.
un piatto piano il pangrattato rima- Serviteli caldi, accompagnati da pasto ed adagiatevi sopra una fettina tate al forno o insalata verde.
di carne alla volta; ponete al centro
della fettina un cucchiaio circa di
ripieno al finocchietto ed arrotoIl mio blog:
late ben fitto. Fate in modo da far
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Tremestieri Etneo (CT)
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di Giarre
“Dov’è Pinocchio?”
Una storia di teatro che diventa
scuola di vita nel libro di Laura
Lubatti, responsabile della comunità
“Giovanni XXIII” di Linera
“D
ov’è Pinocchio?” di Laura Lubatti (Ed. Sempre Comunicazione, Rimini, 2011) è un libro speciale, al di
fuori dei canoni comuni perché testimonia come ciò
che sembrerebbe impossibile, può, invece, realizzarsi se si hanno
capacità di ascolto e convinzioni educative forti, che si traducono
in impegno e costanza, pur in presenza di difficoltà rilevanti. Parliamo della testimonianza di Laura Lubatti, di origine torinese,
che si è trasferita vent’anni fa grazie all’invito di don Oreste Benzi, assieme al marito Marco Lovato, a Linera nel Comune di Santa Venerina per occuparsi della Comunità “Giovanni XXIII”, che
ospita soggetti con problemi di handicap, persone che vivono sulla propria pelle abbandoni, rifiuti, ferite difficilmente sanabili.
La Lubatti, avvalendosi della
sua esperienza di operatrice di teatro sociale, ha individuato proprio
nel teatro la modalità per riuscire a
far esprimere anche i soggetti più
svantaggiati, perché “far teatro è
un’arte, dove ciascuno ha la possibilità di tirare fuori l’attore che
c’è in tutti … far teatro per esprimere stati d’animo o aspetti del
proprio vissuto, trovando nella
rappresentazione scenica uno
strumento di comunicazione”.
La Lubatti, sostenuta anche da
una solida fede nella Provvidenza,
dopo il terremoto del 29 ottobre
2002, che colpì proprio Linera e
lasciò gli ospiti della comunità in uno stato di ansia e di inquietudine, avviò l’esperimento teatrale, coinvolgendo direttamente
tutti i ragazzi e i giovani presenti, facendo leva sulla favola di Pinocchio, reinterpretandola con l’apporto di ciascuno e costruendo
un testo e una rappresentazione davvero originale con un continuo “lavoro” durato circa quattro anni. Sembrava impossibile,
ma, pur attraversando momenti difficili, l’operazione è riuscita e
la “compagnia teatrale” si è esibita con grande riscontro del pubblico, ma soprattutto con una carica di autostima degli “attori”,
”stanchi ma felici” perché hanno vissuto momenti di gioia e di
condivisione; la rappresentazione è stata riproposta persino a Rimini e nell’istituto penale minorile di Acireale e in molti altri posti con unanimi consensi.
Giovanni Paolo Ramonda, attuale responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, nella sua prefazione annota
fra l’altro che “la condivisione di vita fa riconoscere le capacità e
le abilità che altrimenti verrebbero nascoste e, soprattutto, fa vedere il positivo creativo che c’è in ognuno. La tenacia, l’impegno
e il sacrificio portano frutti e diventano educazione in atto”. Anche Maria Francesca Pricoco, presidente del Tribunale per i minorenni di Catania, dichiara che, per chi, come lei, “guarda i
bambini e le piccole persone attraverso le carte di una procedura
giudiziaria, è difficile cogliere ciò che nella quotidianità non
sfugge, invece, a coloro che curano la relazione e coltivano gli
affetti …”.
La Lubatti non si stanca di ripetere in tutte le occasioni che
l’essenza dell’operazione non sta nel far teatro, ma “attraverso il
teatro, raccontare, ascoltare, crescere … Metter insieme vite e
storie diverse”.
Giovanni Vecchio
Azienda Agricola “La Contea”
Via Novaluce, 69
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attualità
di Giarre
N. 5 • Sabato 22 Febbrai o 2014
5
Amy Lyon: l’omaggio di re Ferdinando Aspanu, luogotenente di Giuliano
Nelson non mostrò alcuna umanità ed Emily non si comportò
diversamente. Anzi, si racconta che le criminali esecuzioni
le procurassero brividi di piacere
A
lla fine del luglio 1799, Ferdinando aveva
riconquistato
tutto il regno,
essendosi arrese anche Capua e Gaeta, le ultime roccaforti rivoluzionarie.
Era tempo di festeggiamenti, sia
in città che sul mare. Mentre il
musicista Giovanni Paisiello,
compromesso con i giacobini,
cercava di farsi perdonare dirigendo un Te Deum di ringraziamento nella chiesa di San Lorenzo Maggiore, a bordo delle
navi la celebrazione della vittoria si trasformava in un ennesimo omaggio a Nelson, coincidendo con il primo anniversario
dell’impresa di Abukir. L’avevano organizzato, senza trascurare i particolari, il re e la rappresentante della regina, più
euforica che mai.
All’una del primo agosto ventuno
colpi di cannone, sparati in sincronia
dalle navi borboniche, fecero sobbalzare i napoletani, mentre Ferdinando,
gli Hamilton e pochi altri commensali
alzavano i calici inneggiando all’ammiraglio nella sala da pranzo del Foudroyant. Subito dopo, cominciò una
specie di festa paesana che si sarebbe
conclusa a notte fonda, tra suoni e
canti celebrativi. L’effetto scenografico era garantito da un grosso battello
addobbato da galea romana, con centinaia di lampade multicolori che pendevano dai remi e dalle fiancate. Era
una galea tutta per Nelson. Il suo nome figurava a caratteri cubitali su una
colonna rostrata, accanto all’alberatura, ed un suo ritratto ondeggiava a
poppa, sostenuto da due figure angeliche.
Di più non si sarebbe potuto fare
per appagare la vanità dell’ammiraglio, che riceveva anche il plauso di
Maria Carolina, unitasi al coro con
una lettera indirizzata all’amica. Dall’esilio siciliano la regina scriveva
che, se avesse partecipato al pranzo in
onore del «nostro eroe», avrebbe gridato il suo entusiasmo con tale forza
che la voce «si sarebbe sentita anche
tra il frastuono delle cannonate». Numerosi furono le ricompense e gli
onori concessi agli inglesi, ed anche
al “vecchio rimbambito”, quando il
Foudroyant, qualche giorno dopo,
tornò a Palermo.
In particolar modo, Nelson fu ricompensato col ducato e il feudo di
Bronte (Horatio Nelson non visitò
mai la Ducea di Maniace - Bronte e
non ne prese effettivo possesso. Lo
avrebbero fatto i suoi eredi. Nel 1860
all’epoca dei “Moti di Bronte” il feudo era in mano di Charlotte Mary Nelson - Bridport, nipote dell’ammiraglio. Tra il 1964 ed il 1966, gli appezzamenti terrieri della Ducea, sfuggiti
all’esproprio al tempo di Garibaldi,
furono venduti ai contadini, con le
agevolazioni previsti dalla legge, da
lord Rowland Arthur Herbert NelsonHood. Solo nel 1981, lord Alexander
Nelson-Hood cedette il castello al Comune di Bronte), ai piedi dell’Etna,
trasmissibile agli eredi, con un assegno annuale di tremila sterline e con
la spada donata a Filippo V, nonno di
Ferdinando, quando lo avevano incoronato re di Spagna.
I festeggiamenti durarono a lungo
e si conclusero con un grande raduno
intorno ad un “Tempio della fama”,
allestito in campagna, in cui troneggiavano tre statue di cera a grandezza
naturale che rappresentavano Nelson
e gli Hamilton. In molti notarono che
l’ammiraglio, tutt’altro che incline alla commozione, aveva gli occhi lucidi
quando il principino Leopoldo, in divisa da guardiamarina, cinse la sua
fronte con una corona d’alloro ringraziandolo per la riconquista del regno.
Fu quello il momento centrale della
festa, che andò avanti per ore, tra acclamazioni, canti corali e fuochi d’artificio, destinati a simboleggiare le
esplosioni che avevano devastato le
navi francesi durante la battaglia del
Nilo.
Emily era al colmo della felicità.
Tutto sembrava assecondare i suoi sogni di protagonismo e di gloria, mentre crescevano di pari passo sia l’invidia delle donne che avevano tentato,
invano, di subentrare al suo posto nelle simpatie della regina, sia l’ammirazione degli uomini, sedotti da una bellezza prorompente e anche da un dinamismo senza freni. Costretta per un
mese e mezzo alla monotonia del
Foudroyant, ora si rituffava nei piaceri mondani con una nuova carica di
vitalità, tra balli, ricevimenti e giochi
d’azzardo. Sir William e Nelson erano sempre accanto a lei.
A Palermo, dunque, i divertimenti
non mancavano, mentre la restaurazione era un fatto compiuto e la giunta
di Stato, a Napoli, regolava i conti con
i giacobini, affidandoli al boia in piazza Mercato o condannandoli all’esilio
ed a pene detentive, spesso all’ergastolo, dopo aver confiscato i loro beni. Si viveva in allegria negli ambienti
della buona società, anche in quelli
che inizialmente erano stati sensibili
ai concetti di libertà, fraternità e uguaglianza, e addirittura euforici apparivano coloro i quali non si erano mai
adattati all’esilio siciliano. Sembrava
che la prospettiva di tornare presto
nella capitale dove sventolava nuovamente la bandiera borbonica avesse
moltiplicato le loro energie. Però per
questi ultimi c’era una delusione dietro l’angolo: re Ferdinando, malgrado
le insistenze di Maria Carolina, di
Nelson e degli Hamilton, non era affatto disposto a lasciare Palermo.
Qui, era stato accolto come un
trionfatore, dopo il periodo trascorso
a bordo del Foudroyant per assistere
al tracollo della repubblica sostenuta
dai francesi, e qui si sentiva più al sicuro che altrove. Riteneva che non
fosse ancora ora di rientrare a
Napoli, dove la tensione era
ancora alta e le grane gli
avrebbero complicato l’esistenza. E non cambiò parere
neppure quando, alla fine di
settembre, le sue truppe, appoggiate da una squadra britannica, riuscirono a liberare
gli Stati pontifici da francesi e
giacobini entrando trionfalmente a Roma.
Per Emma la decisione
del re fu una doccia fredda.
Palermo, pur generosa nei
suoi confronti, non poteva offrirle un palcoscenico adeguato alle sue ambizioni. Lontana
da Napoli era costretta ancora
una volta a ridimensionare i
suoi sogni di gloria. Ma le occasioni per recitare un ruolo
da protagonista, anche in
campi diversi da quello mondano, non mancavano. Così, mentre il
secolo dei lumi si avviava alla conclusione, Emily si occupò di Malta. Amministrata per secoli dai cavalieri dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme come feudo dei sovrani delle
Due Sicilie, l’isola era da oltre un anno nelle mani dei francesi, che l’avevano occupata durante la spedizione
napoleonica in Egitto.
Quando Ferdinando decise di far
valere i suoi diritti, galvanizzato dalla
riconquista del regno, l’ambasciatrice
si dedicò con entusiasmo alla nuova
impresa. Oltre a mantenere i contatti
con il capitano Ball, comandante della
squadra navale anglo-napoletana impegnata nell’operazione col sostegno
russo, riceveva le delegazioni maltesi
che giungevano in Sicilia e coordinava la raccolta di fondi e viveri per la
popolazione maltese, provata da un
lungo assedio mentre i francesi, non
più in grado di controllare tutto il territorio, continuavano a difendere strenuamente le loro fortificazioni (la
Gran Bretagna e il Regno di Sicilia
mandarono munizioni e aiuti ai ribelli, assieme alla Royal Navy che istituì
l’embargo dell’isola, facendo sì che
nel 1800 i francesi si arrendessero.
Malta divenne così un possedimento
inglese, nonostante le rimostranze dei
Borbone che erano re di Sicilia e re di
Napoli e che rivendicarono l’antica e
legittima sovranità sull’isola. Nel
1814, l’isola venne assegnata dal
Congresso di Vienna all’Impero Britannico e utilizzata come base di
scambio e come quartier generale per
la flotta inglese, soprattutto per via
della sua posizione geografica a metà
strada tra Gibilterra e l’Istmo di Suez
sulla rotta per le Indie Orientali).
Un’attività così intensa meritava
una ricompensa, come scrisse Nelson
allo zar, Paolo I, che era anche gran
maestro dell’Ordine di Malta. E la ricompensa arrivò ben presto, con un
plico per Emily, che conteneva la lettera di nomina a Dama di devozione
dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme e la relativa decorazione (il
21 dicembre 1799 Emma ricevette la
prestigiosissima onorificenza, decorazione assai raramente concessa ad
una donna, soprattutto se non di nascita nobile). Anche a Pietroburgo si
parlava di lady Hamilton.
(17. – “Amy Lyon: una lady alla
Corte di Napoli” 2013-2014)
Roberta Mangano
Salvatore Musumeci
«La donna? Solo il diavolo sa cos’è» (Fedor Dostoevskij)
G
Aveva detto: “Se vado all’Ucciardone
mi ammazzano”. E così accadde!
aspare Pisciotta, detto
Aspanu Chiaravalle,
era stato accusato di
aver ucciso e venduto ai carabinieri Salvatore Giuliano.
Morì all’Ucciardone la mattina del 9 febbraio di sessant’anni fa, dopo aver ingerito
stricnina contenuta molto
probabilmente nel farmaco
Vidalin. Quel giorno Aspanu
avrebbe dovuto rivelare i nomi dei mandanti della strage
di Portella della Ginestra e
fornire particolari inediti che
li avrebbero incastrati. Era in
carcere dal 5 dicembre 1950,
imputato per l’omicidio di
Giuliano e per l’eccidio del
1° maggio 1947.
Il 15 maggio 1957, durante il processo di
Viterbo, fece quattro nomi: l’onorevole della De
Bernardo Mattarella, i deputati monarchici Giovanni Francesco Alliata e Giacomo Geloso
Cusumano e l’onorevole dell’Uomo qualunque
Tommaso Leone Marchesano. Li accusava di
aver avuto rapporti con Giuliano e di aver
promesso l’impunità alla banda se avesse ostacolato l’ascesa dei comunisti in Sicilia. Raccontò
che i banditi erano stati protetti dai carabinieri,
ma che, dopo l’inchiesta de L’Europeo sulla
morte di Giuliano, erano stati abbandonati. Parlò
di collusione tra forze dell’ordine, banditismo e
mafia.
Nel maggio del 1952 il processo si concluse
con la condanna di Pisciotta e di altri 11 imputati.
Le rivelazioni di Pisciotta non portarono a nessuno sviluppo giudiziario. Dopo la sua morte
furono assassinati o si suicidarono (leggasi
furono suicidati), tutti i depositari dei segreti di
Portella. Il primo e veritiero memoriale di Giuliano che avrebbe potuto far luce sui fatti non è
mai stato trovato, ovvero è stato fatto sparire.
Per Salvatore Giuliano, Gaspare Pisciotta era
il fedelissimo, l’amico del cuore, colui sul quale
contare in piena fiducia. Nato anche lui a Montelepre (Palermo) il 5 marzo 1924 da una famiglia
di modestissime condizioni, Aspanu aveva fatto
parte nella Seconda guerra mondiale di un reggimento di bersaglieri. Catturato nel 1943 in
Croazia e internato in un campo di concentramento, tornò in Sicilia un anno dopo, malato di
tubercolosi. Strinse subito i suoi legami con
Turiddu, arruolandosi nell’Evis (Brigata Palermo), divenendone il luogotenente e partecipando
alle azioni di guarriglia contro militari e forze
dell’ordine dello Stato. Per l’Isola il momento era
legato ad idee innovative, così come propugnava
il separatismo, a cui i due non rimasero insensibili.
L’amnistia per i reati politici, entrata in vigore il 22 giugno 1946, stranamente, non venne estesa agli evisti della Brigata Palermo. Pisciotta e
compagni, che erano rientrati a Montelepre, dopo
qualche giorno, furono costretti a riguadagnare la
montagna.
A Portella, il 1° maggio 1947, c’èra anche lui,
ma non con Giuliano. Dal National Archives Oss
- Usa: Confidential Report 1° May 1947, apprendiamo che si occupò di prelevare (per ordine di
chi?), nella notte tra il 30 aprile ed il 1° maggio,
dall’aeroporto Boccadifalco di Palermo, un commando di tiratori scelti della X Mas, richiesto dai
Servizi Segreti Americani. Vi facevano parte:
Francesco Labiase e Vincenzo Di Donato di Cava
dei Tirreni, Francesco Minuti di Sicaminò (Me),
Cosimo Vozza, Pietro Capozza, Cataldo Sorrentino e Santo Balestra di Taranto, Carlo De Santis di
Cagliari, Gaetano Daiconte ed Edoardo Affollati
di Vicenza, Giuseppe Ferma di Ragusa. Con loro
vi era anche Lucky Luciano. Giunti al lago di Piana degli Albanesi, Pisciotta nacose il camion in
una galleria e condusse il commando sul Cozzo
Dxuhait, un’altura a mezza costa del monte
Kumeta. Finita la sparatoria, Aspanu riaccompagnò gli uomini all’aeroporto palermitano, quindi,
per crearsi un alibi, si recò a Monreale presso lo
studio del dott. Grado per sottoporsi ad una radiografia al torace.
Tre anni dopo, quando Turiddu era ormai un
uomo abbandonato e disperato, accettò di tradirlo
con i carabinieri. Si accordò con il colonnello
Ugo Luca, esperto di antiguerriglia, spedito a
Palermo alla guida del Cfrb (Corpo forze repressione banditismo). I contatti fra i due li tenne,
sulle prime, un emissario di Luca: il maresciallo
Giovanni Lo Bianco, che nel gennaio 1950, prima di parlare con Pisciotta, aveva tentato di mettersi d’accordo con Cosa Nostra. S’èra incontrato
col mafioso Giovanni “Nitto”
Minasola (del clan dei Miceli
di Monreale) alle pendici del
monte Pellegrino che sovrasta
Palermo, e gli aveva chiesto la
testa di Giuliano.
Aspanu incontrò Lo Bianco a metà giugno. Anche a lui
il maresciallo chiese la testa di
Giuliano. Aspanu rispose che
andava bene, ma in cambio
voleva un attestato di benemerenza firmato da Scelba per
aver liberato la Sicilia da
“questo pazzo sanguinario”.
Lo Bianco rilanciò con la
promessa dell’espatrio e della
taglia da 50 milioni di lire che
gravava sulla testa di Turiddu.
Pisciotta chiese di parlare direttamente con Luca.
Il colonnello e il bandito, s’incontrarono in
una casa alla periferia di Monreale, mentre lo
Bianco e Minasola, il carabiniere e il mafioso,
vigilavano armati sulla porta. In mezz’ora l’accordo era fatto. Luca e Pisciotta si rividero cica
dieci giorni dopo. Il primo consegnò al secondo il
sospirato attestato, un foglio scritto a macchina
con intestazione e timbri ufficiali: «Il nominato
Gaspare Pisciotta … si sta attivamente adoperando – come da formale assicurazione fornitami nel mio ufficio in data 24 giugno c. dal
colonnello Luca –, per restituire a Montelepre e
alle zone vicine la tranquillità e la concordia, cooperando per il ripristino della legge. Assicuro e
garantisco fin d’ora che la sua preziosa opera
sarà tenuta nella massima considerazione anche
per l’avvenire e verrà da me segnalata alla competente Autorità Giudiziaria perché – anche sulla
base delle giustificazioni e dei chiarimenti che
egli fornirà –, voglia riesaminare quanto gli è
stato addebitato, vagliando attentamente e minuziosamente tutte le circostanze dei suddetti
episodi, al fine che nulla sia trascurato per porre
in chiara luce ogni elemento a lui favorevole. Il
colonnello Luca, unico mio fiduciario, raccoglierà intanto ogni dato utile al riesame della
sua posizione …». Firmato: «Il Ministro, Mario
Scelba».
Da quel momento, Pisciotta s’impegnò ad
eliminare Giuliano. Luca ordinò ai comandi territoriali dell’Arma di allentare la morsa su Aspanu,
perché potesse circolare indisturbato, senza
sospettare di essere caduto nella rete ancor prima
di Giuliano.
La sera del 4 luglio 1950, verso mezzanotte,
una Fiat 1100 nera guidata dal capitano Antonio
Perenze si fermò davanti al monumento ai Caduti
in piazza Matteotti, a Castelvetrano, per far scendere Pisciotta che si dirige, per via Fra’ Serafino
Mannone, verso l’abitazione di Gregorio Di
Maria, detto “l’vvocaticchio”: l’uomo che negli
ultimi mesi ospitava, spesso, Giuliano. Verso le
tre si odirono degli spari… il capitano Perenze
con i suoi uomini, assieme a Pisciotta,
prepararono la messinscena della morte di Turiddu nel cortile Di Maria.
Nella fretta, però, i carabinieri non s’accorsero di aver sistemato il corpo a valle del rivolo di sangue che gli cola dalle ferite. Un errore fatale, quello del sangue che andava all’insù, che
avrebbe insospettito subito il giornalista Tommaso Besozzi, portandolo a smascherare i falsi rapporti dell’Arma: Giuliano era stato trasportato lì
già morto.
Il salvacondotto con la firma falsa di Scelba
protesse Pisciotta per qualche settimana. Poi,
dopo lo scoop de L’Europeo, l’uomo che aveva
tradito Turiddu si ritrovò di nuovo costretto alla
clandestinità. Perenze lo ospitò per un po’ in casa
sua, lo faceva scortare per lo shopping, gli pagò
addirittura un esame dal radiologo.
Intanto Pisciotta chiedeva un passaporto e i
50 milioni della taglia: voleva espatriare, ma
l’Arma essendo nell’occhio del ciclone, non riusciva a soddisfarlo. Nel frattempo, mentre i carabinieri tentavano altre strade per farlo sparire,
possibilmente in tempo per evitare di essere presente al processo per i fatti di Portella (iniziato il
12 giugno 1950), la polizia si mise di traverso. E
il 5 dicembre 1950 arrestò Pisciotta, che da
qualche giorno viveva asserragliato in un vano ricavato dentro il soffitto di casa sua.
«A mmmia!», esclamò Aspanu mentre lo portavano all’Ucciardone. Capì troppo tardi: aveva
tradito ed era stato, a sua volta, tradito!
(1. – “Aspanu, luogotenente di Giuliano”
2014)
Salvatore Musumeci
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> S E T T I M A N A L E IDG
N. 5 • Sabato 22 Febbraio 2014
catania e provincia
Quando si negano i diritti
Mascali: area a verde di piazza Dante nel degrado tra rifiuti ed attrezzi ludici
distrutti dai vandali. E stessa situazione per la villetta alle spalle del Municipio
L
a constatazione è davvero
amara: “L’area a verde di
piazza Dante
versa in gravi
condizioni di degrado”. Eppure, per la presenza dello
storico plesso elementare,
dovrebbe essere una delle
zone maggiormente tutelate
del territorio comunale. tutela che dovrebbe cominciare
dalla manutenzione, non solo del verde, ma anche delle
attrezzature ludiche delle
quali si ha solo un vago ricordo. Ed ancora una volta, il movimento civico “La Nostra Mascali” torna a segnalare i gravi disservizi che ricadono sulla collettività.
“Nella centralissima piazza Dante
– osserva il coordinatore del movimento civico, Giovanni Pellizzeri – si
notano solo segnali di incuria e devastazione. Vedere per credere. Le panchine che adornano la piazza, e con
esse tutti gli altri elementi di arredo,
sono state pesantemente vandalizzate.
Dell’area ludica a servizio dei bambini che frequentano la vicina scuola
elementare è rimasto ben
poco. Le altalene sono
state asportate da ignoti,
mentre gli altri attrezzi
ludici versano in condizioni di degrado”.
E le segnalazioni non
si fermano qui. I residenti e le mamme che frequentano
quotidianamente la piazza fanno
notate che le panchine in
legno sono state danneggiate ed alcune rappresentano un pericolo per
la sicurezza dei più piccoli, visto che sono ancora presenti grosse viti che fuoriescono
dalle lamiere. La piazzetta è stata vandalizzata a più riprese: alcuni proiettori illuminanti sono stati colpiti e resi
inutilizzabili, mentre i rifiuti adornano
tristemente tutti gli spazi all’aperto e
le aiuole. E la situazione ha davvero
tutti gli elementi per essere definita
“paradossale”: una vera indecenza nel
centro storico del paese a pochi metri
dalla scuola che sensibilizza i bambini
all’azione civica. Un’opera di sensibilizzazione che gli stessi bambini vedono svanire appena escono fuori dalla
struttura scolastica e sono costretti ad
accontentarsi di un panorama sconcertante dove, su tutto, primeggia l’incuria e il degrado. E manca persino la
manutenzione ordinaria.
E se in piazza Dante le attrezzature ludiche sono state vandalizzate,
analogo copione si trova persino per la
villetta adiacente il centralissimo Municipio di piazza Duomo. Anche in
questo spazio si trovano attrezzature
antiquate ed altalene mancanti. Il tutto
a danno dei bambini penalizzati da
una città priva di servizi. A cominciare da quelli primari.
Amalia C.R. Musumeci
Tra correnti e “pendolini”…
Riposto: con la nomina del vice sindaco e del quarto assessore
la Giunta Caragliano raggiunge la sua piena funzionalità.
Ma c’è una “FantaRiposto” che non si arrende alla banalità del normale…
D
opo una lunga attesa, il tanto
travagliato parto è arrivato! La
Giunta Caragliano si completa
nella sua composizione, con il duplice
“arrivo” del quarto assessore e della
tanto sospirata, attesa, immaginata e,
in fin dei conti, prevista, nomina del
vice sindaco. La data da segnare sul
calendario è quella del 19-2-2014, che
ha visto l’arrivo ai piani di governo
del prof. Salvo Russo, in passato, già
candidato Sindaco, candidato consigliere comunale, vicino all’area dell’ex candidato Sindaco Angelo Di
Mauro, pur con posizioni fortemente
critiche. Prima della precedente tornata elettorale si era avvicinato all’attuale sindaco Caragliano e, adesso, ha
trovato l’opportunità di spendersi in
prima persona per Riposto. Ma, come
già detto, si è trattato di parto gemellare. Infatti, travagliata come mai, è arrivata l’ufficializzazione di una notizia
già circolata da tempo nei corridoi del
Palazzo di città: la nomina dell’assessore Pappalardo Fiumara alla carica di
vice Sindaco. Ma, nella “FantaRiposto” da vivere che stiamo raccontando, non tutto è come appare.
Infatti, cogliendo il venticello,
piuttosto impetuoso a dire la verità,
delle “novità” attese, in molti hanno
interpretato, questa “promozione” alla
vice sindaca tura come una sorta di
“risarcimento” per il “ridimensionamento” (d’accordo, chiamiamola
“riorganizzazione”) delle deleghe a
seguito dell’ingresso in Giunta del
consigliere Daidone. Saranno punti di
vista ma, nella nostra “FantaRiposto”
anche queste visioni hanno il loro peso. E, rimanendo in tema di composizione della Giunta, che fine hanno fatto le ipotesi che vedevano in pole position per una carica assessoriale il
consigliere Francesco Grasso? Solo
voci per confondere le acque oppure,
come hanno ipotizzato i “conoscitori”
della fantapolitica della “FantaRiposto” che stiamo raccontando, all’offer-
ta di ingresso in Giunta non ha fatto
seguito una convinzione tale da portare il consigliere Grasso a rinunciare al
posto in seno al Civico consesso? Mistero!
Il Civico consesso, comunque, resta protagonista, più che per la produttività (sempre nella “FantaRiposto”
che stiamo seguendo…), per la “fluidità” delle collocazioni. Più che di
“cangurotti”, però, si potrebbe parlare
di “pendolini”. Infatti, non si sa per
quale misterioso gioco di correnti
(“aeree”) più o meno attesa, in Consiglio comunale arriva… Articolo 4. E
mica si tratta di un venticello leggero.
Stando alle voci (certo, in questa nostra “FantaRiposto” si vive di voci
che, però, più o meno puntualmente,
vengono confermate…) si tratterebbe
di una “perturbazione” ad ampio raggio, con più ramificazioni. La “ramificazione” più consistente sembrerebbe
quella che porterebbe “Pensiero e Libertà” (Virgitto, Daidone, Maccarrone, Scalia) all’approdo nel sicuro
“ostello” di Articolo 4, in quota Nicotra/Amendolia. Approdo minoritario,
per consistenza numerica, ma sempre
sotto il “marchio” Articolo 4, per il
sindaco Caragliano, per il suo vice
Pappalardo fiumare e per il cons. Alfio Caltabiano, che andrebbero sotto
l’ala protettrice della “quota Leanza”.
Ancora più minoritario, sempre per
consistenza numerica, l’approdo del
consigliere Cerra, che andrebbe ad
“ormeggiarsi” nella zona riservata alla
“quota Sammartino”. Insomma, la
“FantaRiposto” del fututo (consiliare)
immediato sarebbe sotto l’insegna di
“Articolo 4”. Correnti e “pendolini”
oscillanti che, in una cittadina marinara qual è “FantaRiposto”, non dovrebbero davvero sorprendere se, come già
accaduto, finissero per tramutarsi in
realtà anche nella Riposto dei nostri
giorni quotidiani.
Corrado Petralia
Un patrimonio di eccellenze
Randazzo: presentato il progetto “Le vie del gusto” che punta a coinvolgere
i Comuni etnei serviti dalla ferrovia Circumetnea, fino a Riposto
M
artedì 18 febbraio 2014,
presso l’Aula consiliare
“Falcone e Borsellino” del
Palazzo municipale di Randazzo, si è
svolto un tavolo tecnico-istituzionale
nel corso del quale è stato presentato
ai soggetti pubblici coinvolti il progetto “Le vie del gusto. Expo Milano
2015”. Ad illustrare l’iniziativa Ornella Laneri, Presidente Confindustria Sicilia Alberghi e Turismo. Ospiti del
sindaco di Randazzo, Michele Mangione, saranno i colleghi Primi cittadini ed i rappresentanti istituzionali di
Castiglione di Sicilia, Bronte, Giarre,
Linguaglossa, Maletto, Piedimonte
Etneo e Riposto. Alla riunione sono
state invitate anche le altre istituzioni
coinvolte nell’iniziativa, dai vertici
del Parco dell’Etna, dei Nebrodi e del
parco fluviale dell’Alcantara, al presidente del Gal “Terre dell’Etna e dell’Alcantara”, al Direttore generale
della Ferrovia Circumetnea, al presidente del Distretto Turistico Taormi-
na-Etna e ai responsabili di Sviluppo
Taormina-Etna e della Società Consortile Taormina-Etna.
Il progetto “Le vie del gusto” è
stato elaborato da Confindustria Sicilia Alberghi e Turismo e dall’Ebit Si-
cilia, presieduta da Giada Lupo, in vista di “Expo Milano 2015”, la grande
Esposizione Universale che si terrà
dall’1 maggio al 31 ottobre 2015 all’insegna della nutrizione per l’uomo,
nel rispetto della Terra sulla quale vi-
ve e dalla quale attinge le sue risorse
vitali ma esauribili. L’idea progettuale
complessiva è stata già presentata, in
anteprima, a Catania, il 24 gennaio
scorso, alla presenza del sindaco Enzo
Bianco e del presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, Giovanni Puglisi.
“Le vie del gusto. Expo 2015” vedrà coinvolti enti pubblici e privati ma
soprattutto i Comuni pedemontani etnei serviti dalla ferrovia Circumetnea.
Attraverso la valorizzazione della storica tratta ferroviaria Randazzo-Riposto, costruita alla fine dell’Ottocento,
immersa in un paesaggio naturalistico
esclusivo, il cui soggetto dominante è
l’Etna, i turisti potranno entrare in
contatto con il patrimonio naturale e
culturale, nonché con le appetibili tradizioni eno-gastronomiche tipiche dei
luoghi, ma anche con le eccellenze
agroalimentari.
Gaetano Scarpignato
di Giarre
Aiutiamo chi
ha bisogno
Linguaglossa: entro febbraio
le domande per i buoni
socio-sanitari
I
l Comune di Linguaglossa, riconoscendo e sostenendo
le funzioni svolte dalla famiglia nei confronti di affini
conviventi, bisognosi di continua assistenza, e incentivando l’impegno e il lavoro di assistenza e cura, in alternativa al ricovero o peggio dell’abbandono, concede alcuni buoni socio-sanitari. Potranno beneficiare della concessioni di tali buoni le famiglie residenti nei territori del Distretto socio-sanitario n° 17, nel cui nucleo convivono anziani non autosufficienti o soggetti con gravi disabilità, ai
quali garantiscono prestazioni di assistenza ed aiuto personale.
L’istanza di concessioni dei buoni socio-sanitari va
inoltrata all’Ente entro le 12,30 del prossimo 28 febbraio.
Gli interessati, per avere informazioni a riguardo, potranno rivolgersi al settore Affari generali e Sviluppo economico, Ufficio di Solidarietà e Coesione sociale del Comune di Linguaglossa.
Sonia Santamaria
“Scrivi una
lettera a Dio”
Iniziativa di Ucsi
e Associazione “Vivere
con lentezza” di Catania
S
crivere una lettera a Dio, per confrontarsi con l’Ente
supremo, per tirare fuori amarezze, desideri, rimpianti; per dire grazie di esistere, per chiedere la forza di continuare a vivere in questi tempi difficili. Più che
una preghiera, un confronto franco e aperto. È questo il
senso dell’iniziativa che - in tempi di iper-comunicazione
- vuole recuperare il dialogo più intimo e forse più difficile di ognuno di noi, quello con il trascendente.
Molte citazioni, alcune provocazioni, tanto interesse
per l’iniziativa «Scrivi una lettera a Dio» che è stata presentata alcune settimane fa nella biblioteca-centro culturale «Livatino» dai suoi ideatori, l’Ucsi (Unione cattolica
stampa italiana) e l’associazione «Vivere con lentezza».
Una proposta, questa della «Lettera a Dio» che all’inizio
sconcerta, poi «seduce». Di questo hanno discusso, interagendo spesso con quanti affollavano il salone Giuseppe
Vecchio, Lina Tringali, don Paolo Buttiglieri, Algido
Russo, Marisa Santangelo e Rossella Jannello.
Scrivere - è stato sottolineato - è avviare un dialogo,
ma anche assumersi una responsabilità, e, in questo caso,
riconoscere anche l’esistenza di un Dio troppo spesso dimenticato. Come farlo? In che modo rivolgersi a Dio? È
blasfemo chiamare Dio alle sue «responsabilità» di fronte
ai mali del mondo? Sono stati citati alcuni scritti, dalle
“Confessioni di Sant’Agostino” al “Cantico delle creature”, fino alla «preghiera laica» del “Pater noster” di Jacques Prevert. Insomma, quello che nella lettera vi sarà
scritto dipenderà dalla sensibilità, dal vissuto, dal modo di
essere di ciascuno di noi.
Gli scritti (fino a 2500 battute) possono essere inviati
per mail all’indirizzo biblioteca.livatino@comune.catania.it (specificando nell’oggetto: «Lettera a Dio») entro il
20 marzo 2014. Nel mese di aprile ci sarà una ulteriore
manifestazione pubblica di chiusura dell’iniziativa. Le
lettere saranno lette dagli organizzatori e inserite successivamente in una raccolta.
Mario Vitale
San Gregorio: due risorse
per emergenze sanitarie
L
unedì 24 febbraio prossimo, alle ore 19.00, nell’Auditorium “C. A. Dalla Chiesa” di San Gregorio,
l’Amministrazione comunale e la presidenza consiliare, dopo la Santa Messa delle ore 18,00 in Parrocchia,
consegnerà alla Misericordia due defibrillatori. La cerimonia si inserisce nell’ambito della ricorrenza del 16° anniversario della costituzione della Misericordia sangregorese.
“Lo scopo di questa donazione – ha spiegato il Primo
cittadino, Carmelo Corsaro – è quello di rendere più efficiente e tempestivo l’operato, già eccellente, della Misericordia di San Gregorio. Cresce la consapevolezza della
prevenzione ma anche quella di dare più strumenti efficaci a coloro che operano sul campo del primo soccorso”.
> S E T T I M A N A L E IDG
alcantara
di Giarre
N. 5 • Sabato 22 Febbraio 2014
Carnevale Francavillese “privatizzato”
A causa dei problemi burocratico-finanziari del Comune, la caratteristica
kermesse verrà quest’anno organizzata da un comitato di cittadini, capitanato
da Carmelo Spitaleri, attraverso le libere offerte della popolazione locale
A
Francavilla di
Sicilia
Re
Burlone non
demorde, infischiandosene dei “patti
di stabilità”, della “spending
review” e dei bilanci “bocciati”, che quest’anno impediscono all’Amministrazione Comunale della cittadina dell’Alcantara di poter curare la caratteristica kermesse carnascialesca locale. La manifestazione,
dunque, avrà ugualmente luogo, ma grazie allo spassionato
impegno di un comitato civico
(nella foto alcuni dei componenti), che raccogliendo le libere offerte dei cittadini conta
di poter in qualche modo “salvare” una gloriosa tradizione
che, eccezion fatta per l’anno
della prima Guerra del Golfo
(era il 1991), non ha mai subito
interruzioni. A prendere la “coraggiosa” iniziativa è stato
Carmelo Spitaleri, giovane
operatore turistico nonché vicepresidente del Consiglio nel vicino
Comune di Castiglione di Sicilia
(«ma – ci tiene a sottolineare – francavillese “doc”»), il quale nelle precedenti edizioni del Carnevale Francavillese è sempre stato artefice e
protagonista di apprezzati carri allegorici e gruppi in maschera.
«Il sottoscritto e tanti altri miei
compaesani – dichiara Spitaleri – non
potevamo accettare l’idea di dover
rinunciare al nostro amato Carnevale, unico nel suo genere per la sua
spiccata connotazione popolare e
farsesca e, come tale, conosciuto ed
apprezzato anche a livello ultralocale. Un’edizione che salta, tra l’altro,
può diventare una “pericolosa” consuetudine anche per le annate successive, e Francavilla non può permettersi di perdere pure questa sua
importante tradizione. Quello di quest’anno, dunque, sarà un Carnevale
Francavillese “privato”, nel senso
che siamo dei singoli cittadini ad or-
ganizzarlo e non, come avveniva ormai da decenni, l’Amministrazione
Comunale, stavolta impossibilitata a
farlo per i noti problemi burocraticofinanziari. Inizialmente l’impresa ci
sembrava alquanto ardua, ma in queste prime giornate di pubblica raccolta abbiamo riscontrato nei francavillesi una gran “voglia” di Carnevale: addirittura, quando noi del Comitato giriamo per strada, tanti cittadini sono loro stessi ad avvicinarci
per consegnarci i loro contributi in
denaro. Ed alcuni anziani ci dicono
anche che è questo lo “spirito giusto” del Carnevale di Francavilla, in
quanto all’origine tale manifestazione veniva, come quest’anno, organizzata da commissioni private e con
l’esclusivo contributo finanziario
della popolazione locale, senza per
nulla scomodare le casse comunali.
Quest’anno, insomma, il Carnevale
Francavillese sarà veramente dei…
francavillesi!
«Per intanto - anticipa il presi-
dente del Comitato - siamo già in
grado di assicurare l’allestimento di
due serate di veglione e del pomeriggio dedicato ai bambini, per il quale
desidero ringraziare i bar che generosamente lo sponsorizzano, ossia
“Vincenzino”, il “Quadrifoglio Blu”
ed il “Taboo”. Ed a proposito di ringraziamenti, uno va anche a Carmelino Puglisi, navigato organizzatore
francavillese di eventi, per la preziosa consulenza tecnica che ci sta dando. Tra le iniziative collaterali avremo anche la “Lotteria di Peppa ‘a
Pocca”, con in palio, manco a dirlo,
un… gustoso maialino. L’obiettivo
che ci prefiggiamo è, comunque,
quello delle quattro serate (da sabato
1 a martedì 4 marzo). Purtroppo non
potremo garantire i premi in denaro
per i carri ed i gruppi partecipanti alle sfilate, che saranno comunque gratificati dall’ambito “Trofeo Vainasu” e da altri riconoscimenti “morali” ancora, tra cui il premio che ogni
anno gentilmente assegna la locale
sezione dell’associazione
femminile “Fidapa”».
Del comitato civico,
goliardicamente denominato “I Frati di Cannaluvari” (ossia “I Fratelli di Carnevale”), Carmelo Spitaleri è il presidente; al suo
fianco si ritrova il vice
Carmelo Magaraci, il cassiere Ciccino Sciacca, Tindaro Scirto, Gaetano Castrianni, Franco Puglisi e
Salvo Giusa, tutti benemeriti cittadini francavillesi
che da sempre si prodigano
per animare la spassosa
manifestazione cimentandosi in esilaranti farse o allestendo pittoreschi carri e
gruppi in maschera. Vi sono, poi, diversi giovani
collaboratori esterni (alcuni dei quali già da un paio
di settimane indossano
maschere e si abbandonano a “frizzi e lazzi”, introducendo in paese il clima carnascialesco), ovvero Andrea Rapisardi,
Adriano Silvestro, Claudio Puglisi,
Giuseppe Silvestro, Antonio Bruno,
Enrico Munforte, Ciccio Mamazza,
Maurizio Ottaviani ed i fratelli Salvatore ed Andrea Cavallaro.
Infine, la “semiseria”, ma significativa, considerazione di Ciccino
Sciacca, tesoriere del Comitato nonché “storico” animatore, con i suoi
comici travestimenti, del Carnevale
Francavillese. «E’ inutile nascondere
– sottolinea Sciacca – che Francavilla di Sicilia è, allo stato attuale, un
paese profondamente spaccato politicamente. Ebbene: il nostro Carnevale 2014, almeno per un paio di
giorni, vuole riunificarlo sotto le insegne dei simboli, tanto cari al nostro
Re Burlone, dell’Asso di Bastone,
della Salsiccia e del Baccalà, che sono sì “coloratissimi”, ma senza alcun… colore politico».
Rodolfo Amodeo
Al “capezzale” del Consiglio Comunale
I
Francavilla di Sicilia: gli esponenti dell’opposizione Spatola, Raspa e Grifò
hanno presentato agli organi competenti una richiesta di convocazione
del civico consesso, sostenendo che ci sono ancora i tempi
per approvare il Bilancio 2013 ed evitare lo scioglimento
l Consiglio Comunale di Francavilla di Sicilia sarebbe ancora in
tempo per “salvarsi”. Lo farebbe
sperare una richiesta di convocazione
dell’organo consiliare inviata qualche giorno fa dagli esponenti “oltranzisti” del gruppo d’opposizione “Democrazia è Libertà” Paolo Spatola,
Nino Raspa e Filippo Grifò (da sinistra nella foto). Questi ultimi, in pratica, hanno fatto notare alle autorità
ed agli organi competenti (in particolare al presidente del civico consesso
francavillese Alessandro Vaccaro ed
all’assessorato regionale delle Autonomie Locali) cui hanno indirizzato
la loro istanza, che c’è ancora tempo
fino all’1 marzo affinché il Consiglio
Comunale della cittadina dell’Alcantara possa approvare il Bilancio 2013
ed i collegati documenti contabili,
evitando così di incorrere nella drastica sanzione dello scioglimento
(che farebbe decadere l’intero organo
consiliare, mentre il sindaco Lino
Monea e la sua Giunta – alla faccia
della… democrazia! - rimarrebbero
da soli “al comando” di Francavilla
per altri tre anni e mezzo).
«Questo perché – spiegano i tre
consiglieri nella relazione annessa alla loro richiesta – lo stesso commissario regionale, nella delibera di convocazione della seduta consiliare del
30 gennaio scorso, scriveva che tale
Bilancio ed i relativi atti propedeutici
“dovranno essere approvati nel termine massimo di trenta giorni dalla
data della disposta adunanza, ossia
entro il giorno 1 marzo 2014”.
«Peraltro – proseguono Spatola,
Raspa e Grifò – l’insediamento del
commissario ad acta è avvenuto a totale insaputa della maggioranza dei
consiglieri comunali. Il sindaco, infatti, si è ben guardato dal comunicarlo; e seppur non avendone l’obbligo normativo, sicuramente ne aveva quello morale, visto che si trattava
di un commissario inviato per sostituire il nostro organo consiliare. Avvisati sono stati, invece, solamente il
presidente del Consiglio ed i consiglieri che ancora appoggiano l’Amministrazione Comunale, per un totale, minoritario, di 7 consiglieri su 15.
Va da sé, inoltre, che il commissario
ha convocato la seduta del 30 gen-
naio per come sopra esposto (ossia
concedendo un termine di trenta
giorni) visto che il Consiglio Comunale non aveva ancora approvato i
documenti propedeutici e connessi al
Bilancio. Sta di fatto che, in Consiglio comunale, il presidente Vaccaro,
indossando vesti che chiaramente
non gli competevano, si è spinto a dichiarare “di non ritenere che il commissario dovesse interloquire con i
consiglieri”; ed il consigliere Bardaro, a ruota, si prodigava nel sottolineare la non necessità di un rinvio,
stante che lo stesso commissario,
dall’esame delle precedenti deliberazioni, non aveva rilevato motivazioni
di carattere tecnico-contabile che ne
giustificassero la mancata approvazione. Ma quali rilievi tecnico-contabili potevano essere rinvenuti dal
commissario non essendoci stata al-
cuna discussione al riguardo?! L’unico modo per sottoporre all’attenzione del funzionario regionale eventuali rilievi era, chiaramente, la possibilità di un colloquio con lui, che
però ci è stato “democraticamente”
negato».
Nella loro relazione allegata alla
richiesta di convocazione del Consiglio, i tre esponenti di “Democrazia è
Libertà” accennano, poi, alle presunte irregolarità tecnico-contabili della
delibera consiliare approvata nella
tormentata seduta del 30 gennaio, essenzialmente dovute alle previsioni
in merito alla riscossione della Tares
e ad un controverso debito del Comune di Francavilla nei confronti della
Società “Ato - Me4”.
«Stando così le cose – concludono Spatola, Raspa e Grifò - esistono
validi motivi per richiedere la convocazione del Consiglio Comunale, al
fine di poter votare la revoca della
palesemente viziata delibera n. 4 del
30/01/2014 e la eventuale riproposizione della stessa, debitamente riveduta e corretta».
Se tali argomentazioni dovessero
essere accolte da chi di competenza, a
Francavilla di Sicilia i tre consiglieri
comunali che le hanno formulate meriterebbero di essere considerati dei
“salvatori della Patria” o, quantomeno, della locale democrazia.
R.A.
7
Ultimo applauso
per Luigi Laudani
È deceduto lo storico ex
proprietario e gestore
del glorioso Cineteatro
di Francavilla di Sicilia
A
morevolmente assistito dai suoi familiari, dopo una
lunga malattia è venuto a mancare la settimana
scorsa, all’età di 77 anni, il signor Luigi Laudani, che
per Francavilla di Sicilia ha rappresentato un autentico “mito” avendo gestito per diversi decenni lo “storico” Cineteatro di Piazza Pirandello, oggi di proprietà del Comune che
l’ha intitolato al tenore Arturo Ferrara.
Si deve alla professionalità ed all’operosità del Laudani, proveniente dal Comune etneo di Mascali e già gestore
di diverse sale cinematografiche siciliane, se tra gli Anni
Settanta ed Ottanta la cittadina dell’Alcantara è assurta ad
autentica “capitale” del cinema e dello spettacolo in genere: erano i tempi della spassosa “commedia all’italiana”,
degli “spaghetti western”, dell’esilarante saga di Fantozzi,
degli immortali lungometraggi a cartoni animati di Walt Disney e di film campioni d’incassi come “King Kong”, “Superman”, “La febbre del sabato sera” ed “E.T.”, quando
tantissime persone dei vari Comuni del comprensorio (ed
anche oltre) si recavano nella struttura francavillese da lui
sapientemente gestita per godere, specie nei pomeriggi e
nelle serate domenicali, di un paio d’ore all’insegna del divertimento, dell’arte e della cultura.
Luigi Laudani ha, inoltre, avuto il merito di trasformare
quel vecchio cinema francavillese, prima denominato “Le
Palmare” (la cui costruzione, negli anni del Dopoguerra, si
deve agli originari proprietari, ossia l’avv. Sgroj ed il prof.
Camardi), in un impianto artistico-culturale all’avanguardia, ampliandolo e dotandolo di ben settecento posti a sedere e di una tribuna: ancora oggi, se si esclude qualche
sala del “PalaCongressi” di Taormina, trattasi del più capiente ed elegante cineteatro esistente tra le province di
Messina e Catania.
I funerali di questo benemerito ed illuminato imprenditore sono stati celebrati sabato scorso nella Chiesa dell’Annunziata di Francavilla; la salma è stata poi tumulata
nel cimitero di Mascali, suo paese d’origine.
Anche la nostra Redazione formula sentite condoglianze alla vedova, ai figli ed ai familiari tutti del compianto signor Laudani.
R.A.
Riceviamo e pubblichiamo
La politica ritorni a far politica
A
l di là delle nostalgie e di comportamenti non sempre
ineccepibili, i politici della cosiddetta “Prima Repubblica” erano, obiettivamente, personaggi di alto valore e dal prestigio internazionale. Vedi Craxi, fatto morire in
esilio per una serie di vicende che hanno travolto un po’
tutti (ma alla fine è stato lui, che aveva dato lustro all’Italia,
a pagare per tutti). Ma vedi anche Spadolini, Berlinguer,
Pertini e molti altri ancora: tutta gente proveniente da una
solida formazione politica. Ora, con la Seconda Repubblica, si è passati a politici prevalentemente di primo pelo,
con scarsi rapporti col mondo economico e con la politica
europea e mondiale, complice la vigente legge elettorale,
che ci ricorda un passato ventennio, con nani, ballerine,
amiche degli amici, parenti e quant’altro immessi (non si
sa per quali meriti...) nelle “stanze dei bottoni”.
Che la politica, invece, ritorni a far politica! E che faccia
politica chi ne è realmente portato, chi sta nel sociale e chi
vuole disinteressatamente gestire la cosa pubblica. Questo risultato è possibile innanzitutto non elargendo più stipendi agli assessori dei Comuni (a meno che non si tratti di
grossi centri) bensì gettoni di presenza per le sedute di
Giunta, come del resto si faceva nei primi decenni della
nostra Repubblica, quando si ricoprivano certe cariche per
onore: solo così parenti ed amici non scalpiteranno più per
portare in auge il proprio pupillo con il miraggio di prebende e con il rischio di affidare la cosa pubblica a persone
inadeguate.
E che dire di quella trovata dei presidenti e consiglieri
di quartiere delle aree metropolitane, stipendiati, che nessuno conosce e che stanno nascosti dietro l’ombra di un
protettore?! Cosa ci stanno a fare, allora, funzionari e capisettore?! Questi soldi così mal spesi non si potrebbero, invece, destinare a cose più utili e produttive?!
Adesso si parla delle “nuove province” e, per quanto ci
riguarda, di quella che dovrebbe abbracciare i Comuni
compresi tra Taormina e Bronte. Ma chi è che decide sulle
nostre teste?! Non vorremmo che sulle ceneri delle vecchie province nascessero delle male piante, con un rappresentante per ogni Comune nominato dal Consiglio Comunale anziché con un’elezione democratica e tenendo
conto del numero di abitanti delle varie municipalità. Bisognerebbe, invece, costituire dei consorzi di pochi Comuni
(al massimo sette) dove i sindaci (a fronte del solo gettone
di presenza in quanto stipendiati dai rispettivi Comuni) costituiscono il Comitato del consorzio stesso, con impiegati
distaccati dai Comuni o della disciolta Provincia in degli uffici che siano quanto più vicini al territorio ed ai cittadini.
I punti appena trattati sono solo una goccia nel mare
delle disfunzioni della società italiana e siciliana in particolare; disfunzioni che costringono i giovani ad emigrare nella speranza di trovare lavoro e le imprese a non poter più
produrre. E, nel frattempo, i nostri amministratori, a cominciare da quelli regionali, continuano con le loro lotte di potere fini a se stesse.
Antonino Damico
già consigliere comunale
di Castiglione di Sicilia (CT)
8
> S E T T I M A N A L E IDG
attualità
N. 5 • Sabato 22 Febbraio 2014
Casinò a Taormina, effimera realtà
Il voto favorevole dell’Ars al disegno di legge è solo il primo passo in un lungo iter
che vede, adesso, coinvolto in prima persona il Governo nazionale
I
l sindaco di Taormina Eligio
Giardina, dopo il sì dell’Ars
al disegno di legge – voto per
l’apertura di due casinò in Sicilia (uno a Palermo e uno a
Taormina), ha espresso la sua
soddisfazione dichiarando: “L’approvazione del disegno di legge-voto all’Ars sul casinò ci lascia soddisfatti e
gratifica la nostra città, che è la capitale siciliana del turismo e ha tutto il
diritto di riavere il suo casinò. Da
troppo tempo aspettavamo questo
giusto riconoscimento, ora un torto
storico può finalmente essere sanato”.
Ma il Sindaco e la città di Taormina hanno ben poco da festeggiare.
Il disegno di legge, ad una prima lettura, risulta, infatti, essere più che un
organica composizione di norme e disposizioni, una sintetica e striminzita
presa d’atto. Certo, è indubbio che
anche questo passaggio fosse necessario al fine di aprire realmente una
casa da gioco a Taormina, ma i tempi
sono ancora lunghi e l’iter legislativo,
non privo di insidie. Primo ostacolo sarà il passaggio al Governo nazionale che dovrà legiferare,
poiché la Regione non ha
potestà legislativa primaria in questa materia. Se,
e quando, passerà si dovrà, poi, con una legge
regionale, individuare:
- il procedimento per
l’apertura delle case da
gioco, autorizzate ai sensi
del comma 1, sentiti i comuni di Taormina e Palermo per l’individuazione della sede delle case
da gioco nel territorio comunale;
- le modalità di gestione delle case da gioco, oggetto di concessioni
amministrativa ed affidata a società
per azioni individuate secondo procedure di evidenza pubblica;
- la durata delle concessioni amministrative;
- l’indicazione dei tipi di giochi
autorizzati;
- i giorni di chiusura e gli orari di
apertura al pubblico dei locali adibiti
al gioco.
A queste norme si dovranno aggiungere altre restrizioni e limitazioni, prendendo ad esempio le altre
realtà presenti sul territorio italiano.
Riassumendo, un iter lungo e tortuoso che, solo grazie ad una decisa collaborazione tra Regione e Governo
nazionale, può vedere la luce, non
certo una norma per il rilancio del turismo in Sicilia come in molti vogliono presentarla.
Alexandra Ieni
Si vuol davvero cambiare?
Taormina: il Consiglio comunale vota all’unanimità l’adesione alla strategia
“Rifiuti Zero”. Ma arrivano dubbi sulle modalità di attuazione
ed il Comune di Giardini chiede rassicurazioni sulla partecipazione all’Aro
L
a proposta di adesione alla strategia
“Rifiuti
Zero”,
presentata dal Comitato
cittadino “Rifiuti Zero” di
Taormina è passata con
voto unanime al vaglio
del Consiglio comunale.
L’entusiasmo
iniziale
sembra, però, essersi affievolito di fronte ad uno
scoglio che potrebbe far
naufragare l’adesione. La
strategia “Rifiuti Zero”,
ideata dal professore Paul
Connett, docente della St.
Lawrence University, si
propone di riprogettare la
vita ciclica delle risorse
in modo tale da riutilizzare tutti i prodotti, facendo tendere la
quantità di rifiuti da conferire in discarica allo zero. In poche parole:
“tanto riciclaggio e riutilizzo”. Oltre
a questa regola di base, il programma
impone delle linee guida ben precise
che, se non seguite, comportano un
allontanamento dall’obiettivo, tra
queste la raccolta porta a porta, il
compostaggio e la tariffazione puntuale.
Il Comune di Taormina, di fronte
a queste regole, propone una soluzione che sta sollevando parecchie perplessità. È, soprattutto, il Movimento
5 Stelle, che è tra i creatori del Comitato cittadino “Rifiuti Zero”, a sollevare dubbi riguardo la volontà dell’Amministrazione di affidare la rac-
colta e gestione dei rifiuti all’Asm
(Azienda Servizi Municipalizzati), in
liquidazione, ormai, da diversi anni,
con debiti a bilancio importanti e con
uno statuto che potrebbe non contenere i requisiti adatti per svolgere
questo tipo di attività.
Si incomincia sicuramente con il
piede sbagliato e la preoccupazione
diffusa è che quest’operazione risulti
di facciata e non risolva i
problemi della raccolta dei
rifiuti in un Comune che,
ogni anno, “brucia” quasi 4
milioni di euro per lo smaltimento dei rifiuti e conferisce in discarica tonnellate
di rifiuti.
A completare l’opera
arrivano anche le preoccupazioni del Sindaco di
Giardini Naxos che, rivendicando l’adesione della
scorsa estate del Comune
all’Aro, chiede al sindaco
Giardina: “Fate l’Aro con
noi o avete altre strade?”.
Il protocollo d’intesa, siglato dai Comuni di Giardini Naxos, Letojanni, Castelmola, Gaggi, Mongiuffi Melia,
Gallodoro e Taormina, prevede la
realizzazione di una società preposta
al servizio di spazzamento, raccolta e
trasporto dei rifiuti. Il Comune di
Taormina può, legittimamente, scegliere di uscire ma, dati i tempi stretti
dovrebbe decidere cosa fare.
A.I.
Il pilastro della rinascita?
Giardini Naxos: affidato al “Centro
di aggregazione locale” l’input
per la riqualificazione urbana
del quartiere Chianchitta
I
l progetto di riqualificazione urbana e creazione di un centro di
aggregazione
globale
nel
quartiere Chianchitta – Giardini Naxos parte con finanziamento da
1.157.000,00
euro,
di
cui
1.047.000,00 euro a carico della Regione (POR FESR 2007-2013 dell’assessorato alla Famiglia e politiche
sociali) e 115.700,00 euro a carico
del bilancio comunale. Inserito nel
piano triennale delle opere del comune di Giardini Naxos, questo progetto prevede la riqualificazione di un
edificio “storico” sede, nel passato,
della caserma della Polizia Stradale
di Giardini. È storico anche il progetto del quale si parla almeno da un decennio e che, oggi, sembra non avere
una collocazione specifica nel piano
di riassetto urbano del territorio comunale.
Agli occhi di molti cittadini sembra, infatti, più un capriccio che un
serio progetto di riqualificazione.
Due i punti più discussi: il primo
riguarda la posizione dell’edificio,
ubicato in un tratto stradale che presenta spesso ingorghi e non presenta
aree di parcheggio; il secondo l’oscura finalità che, in modo tentacolare e
poco chiaro, adibisce i locali ora a
strutture museali, ora ad uffici, ora ad
alloggi. Anche il “titolo” del progetto
non dirada i dubbi, un centro di aggregazione globale è una dicitura talmente volatile da non avere dei connotati specifici e non fornisce nessun
indirizzo di settore.
L’unico punto a favore è la riqualificazione urbana che oggi è
quanto mai indispensabile, vista la
degradazione delle periferie, ma il
pericolo che questo restauro si
trasformi in un cantiere “inutile”, che
restituirà alla popolazione un edificio
sì restaurato ma senza nessuna possibilità di utilizzo, è sempre dietro l’an-
golo.
Nel frattempo, sono già stati liquidati i primi compensi: 36.770,46
euro allo studio tecnico di geologia
Ingeo Iesse per la redazione della relazione geologica; la stessa identica
cifra di 36.770,46 euro all’ing. Maria
Grazia Crinò dello studio tecnico di
geologia Ingeo Iesse, sempre per la
redazione della relazione geologica;
9.338,49 euro alla Structural Lab per
gli accertamenti in sito e prove di laboratorio; altri 5.176,23 euro, sempre
allo studio tecnico di geologia Ingeo
Iesse, per la redazione della relazione
geologica.
Ci affidiamo all’euforia del sindaco Lo Turco che dichiara: “La cittadinanza, ed in particolare il rione
di Chianchitta, trarranno un grande
beneficio sociale da questa opera,
che va ad aggiungersi al Centro
Natatorio, non molto distante. L’ex
caserma della Polizia Stradale avrà
una nuova vita e sarà un Centro di
aggregazione per giovani ed anziani
con varie finalità”.
A.I.
di Giarre
I mille colori
del vulcano
Mascalucia: le opere pittoriche
di Carlo Rigano nel calendario
dedicato all’Etna “Patrimonio
dell’Umanità – Unesco”
C
arlo Rigano, pittore figurativo, ha realizzato un calendario intitolato “Etna patrimonio dell’umanità Unesco”. L’artista, nelle otto pagine del calendario, con
colori vivaci del suo stile, ha inserito riproduzioni di sue opere realizzate sull’Etna ed il suo hinterland, con la cima maestosa imbiancata di neve o con la colata lavica che scende giù
per il pendio. Ma anche con fichidindia, pianta molto presente negli appezzamenti di terreno, ma anche in mezzo alle
sciare laviche (qualcuno asserisce che il frutto di queste
piante che crescono spontanee sia il migliore per gusto e sostanze organolettiche, specie nel periodo del mese di agosto).
Nelle immagini sono inseriti diversi portali realizzati con
pietra lavica scalpellinata, antiche icone votive, vecchie masserie ed anche una fornace in disuso.
Carlo Rigano è nato a Catania nel 1938, da anni risiede a
Mascalucia, paese dell’hinterland etneo. Pittore figurativo
moderno, dipinge sin dalla giovane età, ha frequentato i corsi
della Scuola Libera del nudo dell’accademia di Belle Arti di
Catania. Da anni, si occupa della valorizzazione del patrimonio artistico, culturale e sociale, in particolare della civiltà
contadina siciliana, specie quella etnea. Ha fatto parte di delegazioni culturali con editori, studiosi e letterati in Italia e in
Europa. Ha partecipato, come presidente di sezione dell’Archeoclub, a commissioni di studio in diversi siti archeologici
della Sicilia. Dirige, da molti anni, l’associazione culturale
“Sicilia ‘71”, collabora con Associazioni all’allestimento di
mostre d’arte tra le quali: “Casali Arte” a Mascalucia, “Piazza delle Belle” a Catania e, sempre a Catania, organizza da
tanti anni la rassegna d’arte all’aperto “Maggio Artistico Catanese”. È stato presente con le sue opere a: Castello Ursino
di Catania; Comune di Zafferana Etnea; Galleria “Il Pennello” di Palermo; Comune di Randazzo; Fiera di Viterbo; Expo
Arte di Bari; Museo Etnografico di Licodia Eubea; Fiera di
Messina; Jolly Hotel di Agrigento; Jolly Hotel di Catania;
Comune di Erice; Paladiana di Milazzo; Casa Sicilia di Caracas; Museo di Adrano; Palazzo delle Esposizioni di Roma;
Palazzo Corvaja di Taormina; Sede Unione Scrittori di Mosca; Hotel Forum di Cracovia; Hotel Hilton di Roma; Biblioteca Casanatense di Roma; Castello Arabo-Normanno di Butera. Ha realizzato murales a Gela, Augusta, Catania, Brolo,
Ustica, Club Med Kamarina, Autodromo di Pergusa, Fiera
del Sud di Siracusa. Ha partecipato alle trasmissioni televisive Linea Blu su RAI 1 e Geo & Geo su Rai 3.
Michele Milazzo
Un bilione… di no!
A San Valentino, in tutto
il mondo, flash-mob per le
donne e contro le violenze
N
el giorno di San Valentino, decine di studenti delle
scuole superiori di Giarre si sono ritrovati nello
spiazzo antistante il PalaGiarre di via Almiramte, per
il flash mob internazionale “One Billion rising for Justice”,
contro la violenza sulle donne.
La festa degli innamorati è diventata la festa del rispetto
della persona. Un concetto che il San Valentino giarrese ha
inteso ribadire a gran voce. Attraverso scatti fotografici ed a
passo di danza. Con gli studenti c’erano anche il sindaco Roberto Bonaccorsi, l’assessore Piera Bonaccorsi, il consigliere
comunale Tania Spitaleri ed il Segretario comunale Rossana
Manno.