> S E T T I M A N A L E IDG di Giarre ANNO XXXIV • N. 5 • GIARRE, SABATO 22 FEBBRAIO 2014 • € 1,00 • A DIFFUSIONE REGIONALE • SPED. IN A.P. ART. 2 COMMA 20/B LEGGE 662/96 FIL. DI CATANIA • PUBBL. INF. 45% • www.gazzettinodigiarre.it > Arriva la “Zona Franca Urbana” > Tra correnti e “pendolini”... Giarre: illustrati gli obiettivi del nuovo strumento di sviluppo che dovrebbe promuovere coesione e solidarietà sociale > a pag. 2 Riposto: il completamento della Giunta Caragliano non impedisce alla nostra “FantaRiposto” di navigare a vista > a pag. 6 In tanti hanno “saltato”... Giarre: Teresa Sodano racconta la “sua” decennale sindacatura e svela molti retroscena delle questioni che stanno agitando l’attuale vita politica ed amministrativa della cittadina C i fu chi pensò che fosse scomparsa, chi ipotizzò un trasferimento fuori regione. Si arrivò ad ipotizzare una sua “scomparsa” strategica, per evitare le inevitabili domande legate alla sua decennale gestione del Comune di Giarre. Invece, Teresa Sodano, già Primo cittadino di Giarre, nelle contraddizioni della sua gestione e nella differenza dei giudizi che hanno accompagnato la sua permanenza in Comune, non è scomparsa. Sulle pagine del Gazzettino torna a parlare, a raccontare la “sua” Giarre, partendo dagli argomenti caldi che tutti i cittadini si sono trovati, e si trovano ancora adesso, ad affrontare. Partendo dalla “questione rifiuti”. - Dopo una lunga crisi nei rapporti fra Comune e Ato, con l’emergenza rifiuti calò il sipario sui suoi due mandati. Lei pensa che fu solo frutto di problemi logistici, cattiva organizzazione o ci fu una regia? «Sono stata Sindaco 10 anni e, fino a quando non ci fu la gestione Rubbino, Giarre non aveva avuto problemi. Il servizio è stato molto buono con la ditta che avevamo ereditato dalla precedente gestione. La situazione è precipitata col passaggio all’Ato e la gestione Rubbino, abbiamo avuto un peggioramento nella gestione del servizio, aumenti ingiustificati a fronte di un servizio carente. Questo non lo tolleravo giacché ci tenevo tantissimo a che i cittadini avessero un servizio accettabile. Ciò ha fatto sì che io sferrassi una vera e propria offensiva contro l’Ato e potremmo ricordare tutti gli articoli su La Sicilia, interventi e atti che arrivarono fino ad una mia denuncia alla Procura della Repubblica, che io feci in tempi non sospetti, prima che venisse avviata la differenziata, che fu poi il bubbone che covava sotto e che poi esplose con l’emergenza. Il 12 giugno del 2012 presentai un esposto, dove chiedevo di fare chiarezza su questa gestione. Ciò mi ha attirato delle antipatie, delle inimicizie, a qualcuno non è andato bene questo atteggiamento e, quindi, poi, la guerra si è inasprita. La chiusura del mio mandato con tutta quella spazzatura, in quel particolare clima, è stata pensata da qualcuno che voleva farmi pagare il mio atteggiamento». - Come mai afferma che fu l’avvio della raccolta differenziata a scatenare poi l’emergenza? «La differenziata fu avviata nel luglio 2012, nella stagione estiva, senza preparazione e con gli stessi uomini e gli stessi mezzi della raccolta già avviata negli altri Comuni dell’Ato. A quel punto si aggiunsero tre Comuni delle dimensioni di Giarre, Riposto e Mascali - questo lo denunciai in lungo articolo su La Sicilia - e fu un disastro. Io ero contraria e questo fu evidente quando ci fu l’incontro con le associazioni, che rimasero sorprese del mio atteggiamento ostile verso l’Ato, mentre invece pensavano che io andassi a braccetto con loro. Poi, qualcuno si scusò anche attraverso una lettera, scrivendo che non immaginavano che io fossi così determinata. Questa mia posizione non deve essere andata bene. Quindi, fu architettato questo mio fine mandato in un clima di emergenza rifiuti». - Il Sindaco Bonaccorsi ha chiamato “Salva Giarre” il Piano di Riequilibrio del Comune, era così grave lo stato dei conti del comune, che la sua amministrazione aveva lasciato, da richiedere la “salvezza”? «Questo mi ha fatto molto sorridere, quanto ho sentito il nome “Salva Giarre” ho pensato al Ministro dell’Economia e al decreto “Salva Roma”. Noi, con molta umiltà, lo abbiamo chiamato “Piano di Riequilibrio”, come in tutti gli altri Comuni. Ho lasciato il Comune con 60 unità di personale in meno, con un notevole risparmio dell’Ente, ed ho tagliato le spese per affitti col trasferimento di molti uffici in via Federico II di Svevia. Ora, il Sindaco non si trova più le spese di gestione del tribunale e lì, anziché trasferire l’ufficio del lavoro che si trova in locali in affitto, realizzando un risparmio, trasferisce l’ufficio tecnico che si trova in locali di proprietà dell’Ente. Noi, avevamo chiuso il 2011, finalmente, con un avanzo di amministrazione, cosa che non era mai capitata nei 10 anni dei miei 2 mandati». - Quale era la situazione finanziaria dell’Ente quando lei ne assunse la guida? «Nel 2003, ho ereditato un disavanzo d 6 milioni (Bonaccorsi ne eredita uno di circa 4 milioni) di euro che, secondo il Tuel dovevano essere ripianati nei tre esercizi successivi. Poi, non essendoci riusciti lo abbiamo riportato nei seguenti tre esercizi. Successivamente, ci fu un disavanzo di un milione dovuto all’Ato. Ho vissuto per dieci anni con un disavanzo che ha sempre limitato l’attività dell’Amministrazione, abbiamo coperto debiti fuori bilancio per 8 milioni e, complessivamente, debiti per 20 milioni. Oltre al disavanzo di 6 milioni di euro, c’erano debiti per 13 milioni, per servizi resi che si dovevano pagare. I creditori partivano dalla villa Margherita e ar- rivavano dietro la mia porta. In quegli anni abbiamo fatto una grande opera di risanamento e il dott. Bonaccorsi, sicuramente, ne è a conoscenza perche fu presidente del Collegio dei revisori e, addirittura, nel 2006, per il disavanzo ereditato dalla gestione 2002, voleva a tutti i costi che l’Ente dichiarasse il dissesto. Abbiamo risanato, abbiamo completato delle opere ottenendo molti finanziamenti esterni, abbiamo speso 200mila euro per il Tribunale, perché pensavo fosse l’unico mo di assicurare la giustizia, quando ancora non si parlava di chiusura dei piccoli tribunali». - A cosa è dovuto lo squilibro e la conseguente necessita di adottare un piano di riequilibrio? «Lo squilibrio è stato dovuto ai minori trasferimenti, in particolare 2milioni e 900 mila euro in meno dalla Regione, di cui avemmo notizia solo a fine settembre, ragione per cui il dirigente dell’area mi comunicò che, continuando di quel passo, avremmo sforato il patto di stabilità e avremmo avuto un bilancio squilibrato. A questo proposito, trovo sorprendente che, per il disavanzo di Catania, in una suo nota, indichi le cause nei minori trasferimenti nazionali e regionali. Mentre, per Giarre, nella relazione introduttiva, parli solo di responsabilità della precedente Amministrazione. Quattro milioni e 800 mila euro di disavanzo dovevano essere ripiananti con un manovra di riequilibrio in 5 o 10 anni. Noi, avevamo presentato un piano quinquennale, piano che aveva ottenuto il via libera del Direttore Generale del Mec, presso i cui uffici si era recato l’assessore al Bilancio, che in una Gustavo La Piazza >CONTINUA A PAG. 2 Frangar, non flectar! “F rangar, non flectar”, “Mi spezzerò, ma non mi piegherò”. Proprio così, giovane ductor Matteo Renzi: questo il motto che dovrà caratterizzare la tua azione politica tesa a far cambiare verso all’Italia, giacché lor signori, con qualsivoglia nome o distintivo che portano appeso al petto, tenteranno di fermare il tuo cammino, di sbarrarti la strada, pur di non perdere i loro tanti, numerosi privilegi. Una classe politica, quella che da decenni ormai calca la scena, e non solo nazionale, che, malgrado i tanti, numerosi scandali, venuti a galla nel tempo e in ogni parte d’Italia, non vuole proprio convincersi a mutare atteggiamento. Ergo, vai avanti, sine timore, mettendo in atto un’azione che dia finalmente spazio ai bisogni della gente comune. Perché il Paese Italia possa ritornare a vivere serenamente! Sì, vai avanti, giovane ductor Matteo Renzi, sine haesitatione. Sì, come facevano coloro che un tempo marciavano contro i nemici. Sì, senza mai perdere però il controllo e senza mai farsi prendere dal taedium. O, peggio ancora, dalla pietas nei confronti di quanti magari si inginocchieranno per impietosirti. Un comportamento, questo, che non si addice a chi deve raggiungere gli obiettivi a lungo meditati. Sì, pur non perdendo di mira le mete che vanno rispettate per giungere all’approdo. Sì, modulando opportunamente i tempi. Sì, con il tuo cronoprogramma che vede in prima fila le tre riforme: quella del lavoro, quella della burocrazia e quella del fisco. Sì, da qui, il tuo procedere, dando priorità alla legge elettorale. E poi, le altre azioni di governo, da portare avanti sine haesitatione. Diligenter! Ma, andando ancora più a fondo, giovane ductor Matteo Renzi, stai attento a non cadere nella rete di chi o di quanti tenteranno, più di prima, quello che ebbe a subire Giulio Cesare alle Idi di Marzo, ovvero il 15 di marzo, giorno in cui fu assassinato, del 44 a.C. Sì, proprio il giorno in cui il Senato gli avrebbe dovuto rinnovare la dittatura, questa volta a vita. Idi di Marzo che, nel tuo caso, giovane ductor, vengono qui ricordate con un puro e semplice significato simbolico. Fuor di dubbio alcuno. Ma, attento a te lo stesso, dal momento che questa tua prima indicazione, da parte del Presidente della Repubblica, a capo del governo del Paese Italia, rappresenta, e non solo per te, un passo importante e significativo: dipende, infatti, da questo passo, la successiva azione di governo. Ergo: maxima diligentia! Sì, perché dovranno essere principalmente la diligenza, l’attenzione, l’esattezza, la scrupolosità, la coscienza, l’oculatezza – termini tutti questi che nella lingua latina si indicano generalmente con il termine diligentia – a caratterizzare tutte le tue azioni, sin dai primi passi: dal programma da portare avanti alle persone che questo progetto dovranno portare a termine. Sì, in perfetta comunione con tutti coloro che avranno responsabilità procedurali. In primis. E poi, giovane ductor Matteo Renzi, un consiglio: «Lo Spirito – scrive San Paolo nella prima lettera ai Corinzi (2,6-10) – conosce le profondità di Dio e ce le rivela, consentendoci di contemplare qualche barlume della sua Sapienza e di lasciarci guidare dai suoi criteri». Sì, perché tu possa guardare, in primis, ai bisogni della gente comune! E infine, ricordati: “Primum vivere, deinde philosophari”! 2 > S E T T I M A N A L E IDG giarre N. 5 • Sabato 22 Febbraio 2014 di Giarre Arriva la “Zona Franca Urbana” Un incontro pubblico ha illustrato gli obiettivi del nuovo strumento di sviluppo: “Detrazioni fiscali anche per le imprese di nuova costituzione e l’imprenditoria femminile” L e Zone Franche Urbane sono state al centro dell’incontro organizzato dal Comune di Giarre con la collaborazione dell’ordine dei Dottori Commercialisti e degli esperti contabili di Catania e tenutosi, lo scorso 17 febbraio 2014, presso il Teatro Rex di Giarre. Presenti in sala numerosi dottori commercialisti e rappresentanti delle imprese commerciali di Giarre. All’incontro sono intervenuti il Presidente dell’ordine organizzatore, Sebastiano Truglio, il Sindaco di Giarre, Roberto Bonaccorsi, il consigliere dell’ordine Sebastiano Impallomeni, che ha anche moderato gli interventi dei commercialisti Fabrizio Leotta e Cateno Maccarrone; presente anche Santo Sciuto, il direttore Territoriale del Credito Siciliano che ha firmato un protocollo di intesa con i comuni della provincia di Catania (Aci Catena, Acireale, Catania e Giarre) interessati dal provvedimento legislativo. Nel corso dell’incontro sono stato spiegate cosa sono le Zone Franche Urbane (Z.F.U.) nonché tutte le procedure da attivare per aderire al bando: la Z.F.U. è intesa come una pozione del territorio urbano caratterizzato da un significativo disagio sociale, economico ed occupazionale nella quale vengono previsti delle particolari esenzioni fiscali, con obiettivi legati, prevalentemente, alla coesione e promozione sociale. Quindi, anche la creazione di opportunità di sviluppo ed occupazione. La Zona Franca Urbana di Giarre è definita da un’apposita cartografia e riguarda tutta l’area est del territorio; sono inglobate anche una buona parte del centro storico, la zona di Via- le Libertà e tutta la cosiddetta “zona Pep”. I soggetti beneficiari sono aziende di micro e piccola dimensione, già costituite alla data di presentazione dell’istanza, regolarmente iscritte al Registro delle Imprese e che hanno un ufficio o un locale destinato all’attività, anche amministra- tiva, all’interno della Z.F.U. I fondi assegnati a Giarre ammontano a € 6.211.567,45 di cui il 30% è riservato alle imprese di nuova e recente costituzione (15%) e alle imprese femminili (15%). Le istanze potranno essere presentate on line, presso l’apposita sezione del sito internet predisposto dal Ministero dello Sviluppo Economico, nel periodo compreso tra il 5 marzo ed il 23 maggio di quest’anno; non sarà assegnata alcuna priorità in funzione dell’ordine di arrivo delle domande. Le agevolazioni riguardano l’esenzione dalle imposte sul reddito (Irpef, Irap, Ires), dai tributi sugli immobili dove viene esercitato l’attività (Imu) e l’esonero dal versamento dei contributi sulle retribuzione da lavoro dipendente. Tale incentivazioni saranno disponibili per un periodo che varia da uno a dieci anni e, comunque, fino ad esaurimento dei fondi. Per l’esiguo ammontare delle risorse ed il numero dei soggetti beneficiari coinvolti, si presume un esaurimento delle risorse assegnate nel giro di pochi anni. Il Comune di Giarre, ha reso disponibili, già da diversi mesi, i provvedimenti legislativi e la cartografia sul sito istituzionale www.comune.giarre.it (il link della ZFU si trova sul lato destro in basso nella homepage). Anche l’associazione dei commercianti Confcommercio di Giarre sarà a disposizione per fornire un supporto informativo alle aziende che lo richiederanno. Apposite FAQ sono altresì disponibili sul sito del sopraccitato ministero. Armando Castorina Articolo 1… adesso è nato! Alfredo D’Urso espone nella sala “Messina” gli intenti della sua associazione, protesa a garantire il rispetto della legalità, della democrazia e del lavoro I n un’era in cui la politica sembra aver abdicato al ruolo di garante dell’esecutività della costituzione, alcune frange della collettività iniziano ad avvertire l’esigenza di riscoprire il valore delle municipalità, intese come punto di partenza necessario a restituire slancio ed efficienza al tessuto sociale nazionale. Il denominatore comune dei movimenti e delle associazioni che sorgono in tutta Italia è la linea di pensiero in base alla quale la Nazione sia una macchina, la cui efficienza non possa prescindere dal funzionamento dei più piccoli ingranaggi. Se ogni singolo ente improntasse la propria condotta amministrativa ad una gestione delle risorse funzionale alle istanze della popolazione, l’onere di contribuire alle finanze locali e statali riacquisterebbe il nobile fine per il quale è stato concepito. L’ottemperanza ai doveri fiscali tornerebbe, quindi, ad essere interpretata dal cittadino come uno strumento proficuo ai fini della garanzia di un’erogazione di servizi da parte degli organismi governativi che assurga a congruo corrispettivo e, quindi, a premio da elargire all’onestà del popolo. Tuttavia, l’armonizzazione del rapporto di reciprocità tra il mondo delle istituzioni e i fruitori delle sue emanazioni, non può conoscere un consolidamento se l’universo dell’occupazione professionale non riacquista quella centralità che la carta costituzionale gli ha sempre assegnato. È sulla scorta di questo dato che Giarre conosce, non solo la nascita di un gruppo consiliare la cui denominazione, ovvero articolo 4, rimanda alla sacralità del diritto al lavoro in Italia, ma anche l’istituzione di un’associazione politico-culturale chiamata articolo 1. In un’Italia lontana dall’essere, nei fatti, una Repubblica democratica fondata sul lavoro o una Nazione il cui popolo sia dotato di sovranità, la rivendicazione dei diritti racchiusi nei principi fondamentali della costituzione diventa così il perno attorno a cui ruota l’articolazione degli intendimenti dell’organizzazione apartitica predetta. In particolare, l’associazione guidata da Alfredo D’Urso, memore anche di quella legge 270/2005 che ha sottratto sovranità al popolo, decide di ispirarsi a quel primo articolo della costituzione che dovrebbe rappresentare l’inalterabile pilastro del nostro sistema normativo. Nel corso della conferenza, organizzata presso la sala “Messina”, il presidente dell’associazione mette a fuoco i punti cardine cui si ispirerà l’operato dell’ente in questione. La legalità, la democrazia e il lavoro rappresentano, pertanto, i valori cui l’associazione puntualmente si richiamerà. Per la precisione, la legalità, essendo la prima questione da affrontare sul territorio nazionale, rappresenterà il primo aspetto destinato ad essere accuratamente attenzionato. Non a caso, l’associazione “Articolo 1” ha già chiesto di costituirsi parte civile in occasione dell’inchiesta “Nuova Jonia”, che ha rivelato infiltrazioni mafiose nella gestione del servizio di raccolta dei rifiuti. Inoltre, secondo quanto asserito da D’Urso, l’associazione si soffermerà sul tema dei rapporti dei cittadini con la pubblica amministrazione. La diretta in streaming delle sedute consiliari costituisce, infatti, soltanto un primo passo verso le auspicate forme di democrazia partecipata, che dovrebbero includere anche la trasparenza degli atti amministrativi, tanto caldeggiata dal presidente D’Urso. Il presidente dell’associazione, poi, specifica la necessità di contrastare l’ambulantato abusivo e selvaggio, procedendo con la regolamentazione delle aree e degli spazi destinati al commercio. Egli, inoltre, ribadisce l’essenzialità della riattivazione della differenziata in quanto strumento fondamentale ai fini del risparmio sui costi dei tributi. D’Urso rimarca anche la volontà dell’associazione di non mettersi in contrapposizione agli altri movimenti apartitici ma di cooperare in sinergia con essi, al fine di svolgere un ruolo di organismo di controllo che monitori l’operato dell’amministrazione. Durante l’esposizione delle argomentazioni, impreziosite dagli interventi di “Officine siciliane” e della dott.ssa Garraffo, è stata speci- ficato l’intento di “Articolo 1” di collaborare anche con enti che non disdegnino l’opportunità di condividere con le scuole progetti atti a valorizzare gli alunni. Spicca, in particolare, un progetto imperniato sull’intento di lanciare agli alunni delle scuole un messaggio ben preciso: ovvero, che la conoscenza non passa dal libro ma dall’esperienza. In particolare, nel corso delle considerazioni snocciolate, la presidente dell’associazione “Orti di pace”, ha esplicitato che la coltivazione delle piante può rappresentare per lo studente un’occasione, non solo per incrementare la propria autostima, ma anche per crescere. In particolare, fare scuola all’aperto, conferendo alla terra un valore fondamentale nell’educazione degli studenti, rappresenta l’elemento fondante dell’associazione “Orti di piace”, impegnata anche a garantire, durante le attività, un proficuo rapporto di sinergia tra vecchie e nuove generazioni. Infine, D’Urso, oltre ad evidenziare quanto possa essere efficace un’associazione libera dai vincoli dei partiti, ricorda l’impegno dell’organizzazione per quanto attiene ad un’attività di monitoraggio da dedicare al bilancio comunale, aggiungendo anche che l’approccio con gli altri movimenti della città sarà pragmatico e fuori dal formale. vano deliberare, perché eravamo a fine 2012 e sapevano che nel 2013 ci sarebbero state le elezioni. Io ero a fine mandato e finiva anche la lealtà all’Amministrazione. Pensarono di fare una cosa gradita ai propri elettori, senza curarsi di causare il dissesto, ma la gente, quando vota, non guarda a quello che di buono si è fatto, guarda al piccolo favore fatto dall’infermiere, alle prestazioni. Non potendo aumentare l’Imu abbiamo cercato di contenere lo squilibrio con l’aumento delle tariffe del servizio idrico, ma quella fu una esigenza per tamponare la mancanza d fondi per il mancato aumento dell’Imu. Si parla di vessazioni, di aumento di tariffe, senza dire che il Comune di Giarre fu tra i pochi a fare pagare l’Imu con le aliquote base. Ora, però, gli stessi consiglieri, che non votarono l’aumento Imu durante la mia sindacatura, l’hanno votato». Teresa Sodano si ferma qui, ma nella prossima parte racconterà la sua verità su altre delicate questioni come l’allargamento di piazza duomo, le consulenze ed i contratti di telefonia, lo staff Sindaco, i finanziamenti e le opere pubbliche cantierate e cantierabili, nonché una “posizione processuale”. (fine prima parte) Gustavo La Piazza Umberto Trovato da pag. 1 - In tanti hanno “saltato”... nota chiese di rimodularlo secondo lo schema allegato al dispositivo della legge e apportare solo alcune modifiche. Adesso apprendo che il nuovo Sindaco ha stravolto, per sua ammissione, il piano». - Come mai poche o nessuna voce si sono levate a difesa del piano di riequilibro della sua Amministrazione, specie da parte di chi aveva contribuito a scriverlo come l’assessore al Bilancio? «L’assessore Gangemi credo sia col cappello in mano a chiedere qualcosa a questa Amministrazione. Per questo motivo, credo non abbia speso una parola in difesa del piano che pure aveva collaborato a scrivere. In linea con il comportamento di molti della mia Giunta, che la mattina venivano a deliberare e la sera erano sul palco col candidato Bonaccorsi, a dire peste e corna dell’amministrazione». - Tra la vicenda del mancato aumento dell’Imu e il raddoppio delle tariffe del servizi idrico che legame c’è? «L’aumento dell’Imu doveva coprire le minori entrate per trasferimenti, era per sopperire a queste mancanze che il Governo aveva dato ai Comuni una certa autonomia. Era l’assessore che seguiva i rapporti col Consiglio comunale per l’aumento dell’Imu entro il 31 ottobre. Solo che i consiglieri non vole- Una promozione di qualità Giarre presente con la Pro loco alla prestigiosa vetrina internazionale della Bit di Milano D efinita come vetrina prestigiosa e, allo stesso tempo, occasione di incontro tra realtà italiane ed internazionali, la Borsa Internazionale del Turismo di Milano, si è presentata, ancora una volta, come evento di rilievo per puntare al rilancio territoriale e turistico del nostro territorio giarrese. Riconoscendo queste potenzialità, per la decima volta la Pro Loco di Giarre, rappresentata dal suo presidente, Salvo Zappalà, ha partecipato alla 34ª edizione della prestigiosa manifestazione, cogliendo l’occasione per far conoscere le nostre bellezze ed allargare i confini turistico-culturali del territorio giarrese. Una scelta che si è rivelata vincente, considerato che la BIT di Milano, infatti, è la più grande esposizione al mondo dell’offerta turistica italiana e tra le primissime fiere di riferimento per l’industria turistica mondiale, con una rassegna completa della migliore offerta internazionale. Anche quest’anno, dal 13 al 15 febbraio scorso, la Bit ha accolto nei suoi circa 20 padiglioni oltre 6.000 espositori, di cui 2.000 internazionali, ed oltre 150.000 operatori del settore turistico provenienti da 130 paesi, rivelandosi, ancora una volta, punto di riferimento internazionale. La presenza della Pro Loco di Giarre, è stata garantita dalla gentile concessione della Regione Siciliana di uno spazio nel proprio stand. La Pro Loco ha presentato, grazie ad un depliant illustrativo stampato in 10mila copie, il Teatro-Museo dell’Opera dei Pupi che ospita nei propri locali, nonché una ricca cartina illustrativa della cittadina, contenente informazioni storiche e monumentali, esaltando Giarre come “Città dei Musei” visto che ne ospita ben cinque. Il presidente Salvo Zappalà ha anche colto l’occasione per muoversi in vista dello sviluppo del territorio e per presentare la manifestazione “La notte si veste in Luce – TuttoinunaNotteGiarrese” che si svolgerà tra domenica 1 e lunedì 2 giugno 2014 e anche la ormai consueta “Giornata del Folk e del Carretto Siciliano”, definiti “patrimonio artistico e culturale della nostra Sicilia”. L’appuntamento, giunto alla 6ª edizione, il 23 agosto 2014, farà da cornice all’assegnazione dei premi “Carretto d’argento” e “Folk d’argento”. Il presidente Zappalà, a consuntivo di questa importante esperienza, ha ringraziato l’assessore regionale al Turismo, Michela Stancheris, che dopo aver conosciuto e approfondito gli aspetti della Pro Loco giarrese, ha assunto l’impegno affinché le manifestazioni presentate alla Bit, possano avere il patrocinio dell’assessorato che rappresenta. Mario Di Nuzzo > S E T T I M A N A L E IDG di Giarre Direttore responsabile: Salvatore Agati Condirettore: Corrado Petralia Già Direttore: Angelo Patanè Editore: Società Cooperativa di Lavori e Servizi Sant’Isidoro a r.l. Sede: Via Callipoli n. 18 - 95014 Giarre (CT) Tel. 095/9895138 - Fax 095/9895036 Reg. al Tribunale di Catania N. 557 del 1980 Nuova edizione 16-12-1994 Registro Naz. della Stampa N. 6419 del 1996 e-mail: gazzettinodigiarre@gmail.com Stampa: Eurografica s.r.l. S.S. 114 Orientale Sicula - RIPOSTO (CT) Tel. 095 931661 - Fax 095 7799108 Abbonam. 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Ai privati una prima inserzione viene concessa gratuitamente per un massimo di 30 parole. > S E T T I M A N A L E IDG caleidoscopio di Giarre N. 5 • Sabato 22 Febbraio 2014 3 Il coraggio dell’opportunismo H H umanacconsilia umana Viaggio storico fra gli imprenditori tessili di seta in Sicilia, tra innovazioni tecnologiche ed azioni di spionaggio industriale ante-litteram S ono il fiore all’occhiello del Liceo Artistico “Renato Guttuso” in Giarre i telai di tessitura “modello Jacquard”; possono realizzare qualsiasi tipo di tessuto, lavorandovi anche fino a 200 fili contemporaneamente. L’istituto è condotto, sotto la direzione didattica del professore Alfredo Pappalardo, per la direzione amministrativa dal ragioniere Giuseppe Vitanza, mentre l’insegnamento in aula e nel laboratorio, in sala macchine, per le varie modalità di tessitura, è condotto dalle professoresse Marinella Leotta e Maria Raneri, assistite dalla signora Giuseppa Vitanza, come tutore. Sono proprio i famosi telai di Joseph-Marie Jacquard, acquisiti alla scuola all’inizio degli anni ’70, per il costo di 30 milioni cadauno. Detti telai Jacquard sono unici esemplari nella provincia di Catania; sono importanti sul piano culturale e per i risvolti di storia pregressa che si portano dietro. Potrebbero ancora essere finalizzati per gite didattico-istruttive per gli studenti di altre scuole dell’hinterland e delle province siciliane. Altri esemplari di telai Jacquard sono presenti nei laboratori di tessitura dei seguenti istituti d’arte: “Basile” di Messina; “Rosario Assunto” di San Cataldo” (Enna); “S. Fiume” di Comiso (Ragusa). Spy-story! Questo è il pregresso storico di detto tipo di telaio per la città di Catania. Giovanni Nicolosi Puppù, tessitore altamente specializzato nelle fabbriche del Geraci esi- stenti in questa città, vuole apprendere una migliore operatività (modalità di produzione nella tessitura della seta), al fine di migliorare la qualità e la quantità dei tessuti serici. Pertanto, nel 1817, si reca a Milano, a Marsiglia, a Parigi, a Lione; in quest’ultima città è alla scuola dello Zaccaria, emergente tessitore ed imprenditore in questo settore. La fase successiva è quella che dalla Francia porta a casa: trafuga un modello di macchina, il “il telaio Jacquard”. È la spy-story dell’imprenditoria manifatturiera catanese a fronte di detto telaio di cui è vietata la commercializzazione e l’esportazione all’estero. Il Nicolosi Puppù, in questa operazione, è aiutato dal catanese Benedetto Barbagallo (chimico esperto, tintore di sete, inventore ed altro), il quale era andato in Francia per conto del Comune di Paternò (provincia di Catania), per acquistare una macchina per maciullare il lino, ed è presente a Lione. È una operazione di contrabbando. In breve, il telaio è smontata, le sue parti-componenti sono smontate, separate, divise in varie casse, con sovrapposte bottiglie di vino, o oggetti di poco valore, spedite a Catania. Qui il telaio automatico è riassemblato ed è dato per la riproduzione di altri esemplari ai congegnatori meccanici, più precisamente al laboratorio tecnico di produzione di telai per la tessi- tura diretto dagli imprenditori Matteo Abramo e Giovanni Rizzarelli. Poiché questo modo di lavorare (alla Jacquard), di produrre i variegati tessuti di seta, è sconosciuto a Catania fino al 1821, vediamo il pregresso storico (lo ricorda il Tornabene). La tessitura della seta è praticata in Italia, in Olanda, in Inghilterra, in Francia, qui massimamente a Lione, dove è fatto venire il telaio automatico di Giuseppe il calabrese da Catanzaro, chiamatovi appositamente, nella seconda metà del ‘400, dal re Luigi XI. A quel tempo è rilevante a livello europeo la tecnologia e la produzione dei tessuti di seta a Catanzaro; essa è installata nella parte alta della città, nelle vicinanze del castello. Successivamente, alla fine del ‘700, in Francia, a Lione si rende necessario ammodernare, aggiornare la produzione serica, ed è proprio il citato Jacquard (Joseph-Marie Jacquard) che inizia a studiare (1801), a sperimentare delle innovazioni tecniche. Egli opera una serie di passaggi e di combinazioni per realizzare il suo telaio, che risulta dalla fusione di 4 distinti di essi: 1) un suo precedente telaio per la produzione delle reti per la pesca; 2) il telaio di J. de Vaucanson (ideato nel 1745); 3) i telai di B. Bouchon (1728) e di M.Falcon (1728); 4) il telaio automatico di Giuseppe il calabrese da Catanzaro. L’idea di Jacquard si concretizza, è portata a completamento nel 1804; egli ha come fine l’obiettivo di migliorare la produzione e la qualità della seta in modo tale da potere rispondere con immediatezza alle richieste del mercato di consumo dei tessuti di seta. Il “cuore” del meccanismo (neoautomatismo), un particolare congegno meccanico (di ferro), è installato sulla parte superiore dei precedenti telai, che così risulta alto circa tre metri. Il suo neo-telaio, detto Jacquard, è brevettato e, nel 1806, è dichiarato bene di pubblica utilità e ne viene vietata l’esportazione. Ma questa empasse non scoraggia i catanesi. Napoleone Bonaparte ne ordina la produzione di 14.000 esemplari e li distribuisce per il paese ai richiedenti. È una novità tecnologica di grande valenza. (fine prima parte). Tonio Troina Sotto il segno delle donne P Giarre: la cerimonia di premiazione del “Marranzano d’Argento” 2014 ospitata nel Salone degli specchi del Palazzo di Città er la serata di venerdì 14 febbraio, Giarre si è fregiata di essere la sede della consegna del “Marranzano d’Argento” 2014 presso il “Salone degli Specchi” del Palazzo di Città. Quest’anno il prestigioso riconoscimento è stato assegnato all’artista circense Liliana Bizzarro. Giarre è stata scelta, dopo Caltanissetta, per la sua valenza storicoculturale e grazie alla favorevole coincidenza che ha visto la stessa artista Bizzarro ivi presente a seguito del “Circo Bizzarro” gestito da suo fratello Alvaro. Il “Marranzano d’Argento” è un riconoscimento fondato nel 1974 dal direttore di Lunarionuovo Prof. Mario Grasso, conferito di anno in anno a personalità siciliane dell’Arte, della Letteratura, dello Spettacolo e della Ricerca Scientifica, e ricevuto negli anni dalle più eminenti personalità della cultura siciliana come Leonardo Sciascia nel 1974, Bartolo Cattafi e Giuseppe Fava nel 1975, Gesualdo Bufalino nel 1985, Salvatore Scali nel 2010, e altri come Vanni Ronsisvalle, Salvatore Fiume, Stefano D’Arrigo, Rosa Quasimodo. La scelta di quest’anno è ricaduta su una figura particolarissima, appunto Liliana Bizzarro, già Miss Italia a Tunisi nel 1966, attrice in film accanto a famosi attori internazionali, nonché artista circense di chiara fama. La serata è stata presentata dal cantautore Francesco Foti e la consegna del riconoscimento (che è un gioiello in argento coniato su modello realizzato dallo scultore Giuseppe Mazzullo) è avvenuta da parte dal Prof. Mario Grasso a seguito della lettura della motivazione da parte della Sig.ra Nives Levan, editrice di “Prova d’Autore” di Catania. A seguire, sono stati letti alcuni estratti dell’intervista che la Bizzarro ha rilasciato a Flora Somma (intervista pubblicata nel volume “Donne IN Sicilia”, 2014, ed. Prova d’Autore) e in seguito la stessa, sollecitata dalle domande che le ha sottoposto la dott.ssa Stefania Calabrò, ha sottolineato la sua emozione e il suo orgoglio per il riconoscimento ricevuto. La serata ha visto, inoltre, la consegna del Trofeo “Donne Operatrici di Cultura” conferito alla docente regalbutese Prof.ssa Tina Di Gregorio, per mano del vicesindaco Arch. Salvo Patanè e la premiata (anch’essa sollecitata dalla Calabrò) ha sottolineato come le donne abbiano un ruolo importante in questa società nella quale, invece, spesso saltano alla ribalta delle cronache solo per le violenze subite, ricordando come la prima educazione debba avvenire nelle scuole. Una serata ricca, che ha visto la partecipazione di un pubblico attento ed emozionato, che ha portato a Giarre l’occasione di vivere un momento prestigioso con l’augurio che l’esperienza un domani si possa ripetere. Roberta Musumeci Amicizia… a quattro zampe Al PalaGiarre un meeting di oltre 350 esemplari per la I Expò cinofila amatoriale di meticci e cani di razza U n grande successo ma, allo stesso tempo, un momento di condivisione e sensibilizzazione verso la realtà dei nostri cari amici a quattro zampe. E la “I Expò cinofila amatoriale città di Giarre”, riservata ai cani di tutte le razze e meticci con microchip, organizzata dalla società cooperativa sociale “Insieme per… l’ albero di Andrea” , in collaborazione con The black Demons - Dog Show Amatoriale Sicilia, con il patrocinio del Comune di Giarre, assessorato alle Politiche animaliste, Igiene e Sanità, retto da Piera Bonaccorsi, ha richiamato a raccolta, al PalaGiarre, oltre 350 esemplari provenienti da ogni parte dell’ Isola. Come hanno avuto modo di sottolineare più volte gli organizzatori, “si è trattato di un’esposizione cinofila per famiglie”. Un evento che ha ospitato, all’interno della struttura giarrese ca- ni con e senza documenti, anche meticci, purché dotati di circuito integrato di riconoscimento ed iscritti all’anagrafe canina. “Si è trattato – ha commentato l’assessore Bonaccorsi – di un incontro tra appassionati cinofili e specialisti del settore, qualificati giudici, esperti allevatori e club di razza, che hanno regalato alla città momenti straordinari, caratterizzati da singolari performance di cani di ogni raz- za per la gioia di intere famiglie che hanno trascorso una speciale giornata all’ interno del PalaGiarre”. Uguale soddisfazione è stata espressa dagli organizzatori Francesco Catania e Nanny Peluso (“il numero degli iscritti ha superato le nostre previsioni ed aspettative. È stato un vero boom di presenze”) e dal presidente della cooperativa sociale “Insieme per… l’albero di Andrea”, Gianni Panebianco (“abbiamo raccolto adesioni da ogni parte dell’isola, a dimostrazione che tantissime persone amano gli animali e sanno rispettarli”). I cani presentati alla giuria (composta da Nino Pepi, Maurizio Fragomeni e Maurizio Stuppia, esperti educatori cinofili e veterinari), cui è spettata la valutazione morfologica e caratteriale dei cani, sono entrati nei vari ring, per essere sottoposti, divisi per razza, al giudizio degli esperti, che, coadiuvati dagli assistenti, li hanno giudicati per la loro classe di appartenenza, ovvero giovani, adulti , baby, campioni, divisi per genere (maschi o femmine). Dopo la prima accurata selezione i cani scelti hanno gareggiato per il best in show finale per categoria. Il momento più emozionante della kermesse, a detta di tutti, è stata la sfilata dei bambini disabili, in cura presso la cooperativa sociale “Insieme per… l’ albero di Andrea”, che sono stati accompagnati dai cani protagonisti della pet therapy. Il tandem bambino diversamente abile e amico a quattro zampe ha strappato ai presenti applausi scroscianti, accompagnati da evidente commozione. Ospiti d’onore della kermesse sono stati i “campioni”, ovvero cani di ogni razza pluri-titolati a livello nazionale ed internazionale. Salvatore Rubbino onsilia di Urty Tagay Nemo propheta in patria Nessuno è profeta nella sua patria Q uesta sentenza è tuttora molto diffusa e usata per significare che ognuno trova difficoltà nell’affermarsi proprio nel luogo d’origine, là dove il successo dovrebbe essere invece assicurato; ovvero che chiunque sia divenuto una personalità talora è sottovalutato proprio da chi lo conosce sin dalla nascita. Essa riprende, in forma compendiosa, un’espressione detta da Cristo a proposito della diffidenza nei suoi confronti manifestata dagli abitanti di Nazaret, così come ci informano i quattro Evangelisti: Matteo (13,57): «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e nella sua casa»; Marco (6,4): «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua»; Luca (4,24): «Nessun profeta è ben accetto nella sua patria»; Giovanni (4,44): «Un profeta non riceve onore nella sua patria». L’espressione è poi ripresa in ambito patristico da San Girolamo (Lettera XIV, 7), il quale, dialogando con Eliodoro lontano, ufficiale dell’esercito, lo invita ad abbandonare il paese per dedicarsi alla vita ascetica. Gli ricorda che Gesù non operò neppure un miracolo nella sua patria. E perché questo? Perché «nessun profeta è onorato nella sua patria». Concettualmente, va inoltre richiamato Plinio il Vecchio (Como 23 – Stabiae 24.8.79) della “Naturalis historia” (XXXV, 36,88), per il quale l’artista Apelle si mostrò generoso con il rivale Protogene, perché «sordebat suis, ut plerumque domestica» (“era disprezzato dai suoi concittadini, come accade per lo più nelle cose di casa”). Per non dire che, nelle varie lingue moderne e nei dialetti, la sentenza è registrata come proverbiale. Nella lingua francese: «Nul n’est prophète en son pays» (“Nessuno è profeta nella sua patria”). Nella lingua spagnola: «Nadie es profeta en su patria» (“Nessuno è profeta nella sua patria”). In dialetto veneto: «Il Santo in sua città / Rade volte è onorà». E con lo stesso, identico significato si utilizza l’espressione: «Nessuno è eroe per il suo cameriere». Non è mai troppo corto Gravina: arriva la V edizione del festival dei corti underground che, per molti nuovi talenti, diventa trampolino di lancio per il futuro L’ Amministrazione comunale gravinese, retta dal sindaco Domenico Rapisarda, e l’Associazione Culturale “Gravina Arte” hanno organizzato, per la quinta volta, l’evento “Non è mai troppo corto” - Festival dei corti underground. Il tema della rassegna è “l’underground” inteso nell’accezione più ampia. «Si tratta di un appuntamento di successo ormai consolidato – precisa il Primo cittadino gravinese –, che arricchisce il programma culturale proposto dall’Amministrazione comunale. La manifestazione è un punto di riferimento nell’ambito degli eventi che promuoviamo a Gravina, pensando soprattutto ai nuovi talenti che possono così avere un’occasione per farsi conoscere. Un ringraziamento va a tutti gli amici di “Gravina Arte” che ogni anno moltiplicano i loro sforzi». Il concorso è aperto a cortometraggi nazionali ed internazionali, inediti oppure editi ma saranno ammessi alla selezione anche cortometraggi già selezionati in altri festival. Si richiede che il lavoro da sottoporre alla valutazione dei selezionatori del Festival soddisfi il requisito dell’“underground”, per cui non verranno prese in considerazione opere banali o che abbiano, in linea generale, il sapore dello scontato o del già visto. Sono ammessi alla selezione cortometraggi di qualsiasi genere (fiction, documentari, animazione, ecc.) purché di durata non superiore ai 20 minuti. La direzione artistica si riserva, a proprio insindacabile giudizio, di inserire nella selezione finale anche opere di durata superiore, nel caso siano giudicate particolarmente meritevoli. Le opere scelte saranno proiettate nei giorni in cui si svolgerà la manifestazione e un’apposita giuria tecnica, presieduta da una personalità del mondo del cinema, assegnerà i riconoscimenti. La partecipazione al festival è gratuita. Michele Milazzo I l mio respiro leggero Mi sono immerso nei miei pensieri più profondi, il mio respiro leggero, mi ha accompagnato verso la luce. Vorrei provare a volare, per poter vedere da vicino anche la tua luce. Vito Cutuli 4 > S E T T I M A N A L E IDG N. 5 • Sabato 22 Febbraio 2014 catania e provincia E si completi l’opera Acireale: dopo il complesso progetto di recupero di piazza Dante, la zona necessita ancora di alcuni ulteriori interventi di riqualificazione I l corposo progetto relativo ai lavori di riqualificazione e di recupero della Piazza Dante con annessa Stele “Sacro Cuore” nel popoloso omonimo quartiere, come noto, è stato già realizzato con fondi regionali relativi ai Contratti di Quartiere, per un importo totale di € 6.950.00. La progettazione e la direzione lavori è stata affidata ad un Raggruppamento temporaneo di professionisti, tra cui l’acese dott. ing.re Antonino Grasso. I lavori nell’insieme prevedevano anche interventi su via Jacopone da Todi, Martoglio, Ariosto, sugli esterni di edifici popolari, sul campetto di calcio della parrocchia San Francesco d’Assisi, ed altro ancora, lavori che hanno avuto inizio nel dicembre 2010. Riferiamo, inoltre, che nel progetto la riqualificazione relativa alla piazza Dante prevedeva interventi solamente sulla grande area centrale della piazza stessa e non anche sulla pavimentazione dei relativi marciapiedi. A distanza di qualche anno dalla completa riqualificazione della Piazza Dante (foto 1), constatato quanto realizzato, si fa presente che sarebbe una buona idea quella di proporre una “riqualificazione integrale” del- la detta piazza per il bene di tutti gli acesi (mamme a spasso con il passeggino, ragazzini, anziani, automobilisti, turisti), con la realizzazione di altri interventi. Sostituzione di tutte le griglie in ghisa “concave” poste sulle caditoie stradali per la raccolta delle acque piovane con griglie piane in modo da eliminare l’attuale restringimento delle carreggiate, restringimento che in certi tratti raggiunge il metro e venti, perchè nelle varie ore della giornata il traffico automobilistico è pesante e bisogna poter procedere su due corsie, e non su una, evitando incolonnamenti inutili e fastidiosi. Realizzazione di una segnaletica verticale e orizzontale per raggiungere con più facilità le varie destinazioni da raggiungere (autostrada, via Giuseppe Parini, piazza Duomo, piazza S. Domenico, corso Italia). Verifica, infine, dello stato di conservazione dei marciapiedi esistenti nel perimetro interno della piazza, e seria riflessione sulla opportunità di conservare la presenza degli alberi sui detti marciapiedi dato che vanificano la utilità degli stessi marciapiedi (foto 2). Il marciapiedi, infatti, ha sì una larghezza di metri uno e centimetri cinquanta, ma la presenza dei tronchi degli alberi (cm quaranta alla base), alberi posti ad un intercalare continuo di mt 6,80, rendono di fatto inutilizzabile l’area dei marciapiedi! Realizzazione di stalli per il carico e scarico delle merci sia nella piazza che nelle vie adiacenti. Così facendo, potremmo anche dire che la cara e vecchia piazza Dante rivivrà la sua seconda giovinezza dato che alcune associazioni di volontariato pro quartiere, a proprie spese, si spendono per la normale manutenzione del verde(siepi), la pulizia dell’area centrale, per l’animazione in piazza con canti, balli, giuochi ed altro! Camillo De Martino In cucina con Dadra Involtini al finocchietto selvatico D edicati a tutti quelli che, come me, metterebbero il finocchietto selvatico pure nel latte, la mattina. Involtini ricchi di gusto e profumi… con un ingredienti che ha “una marcia in più”… le foglie, o barbe, del finocchietto selvatico, raccolte fresche, passate in acqua bollente per pochi minuti e poi usate come ripieno. Oltre ad avere un sapore fresco ed estremamente gradevole, il finocchietto selvatico o “Foeniculum vulgare Miller” ha proprietà medicamentose: è tonificante, digestivo e carminativo. Con la carne, soprattutto di maiale, col pesce, con la pasta… insomma, nella mia cucina, il finocchietto selvatico rules!!! Ingredienti per 2 persone: 350 gr circa di lonza di maiale in fettine 8 cucchiai di pangrattato possibilmente casalingo 2 cucchiai di parmigiano grattugiato 6 pomodorini “ciliegino” Barbe o foglie di finocchietto selvatico (tutte quelle che vi garbano) Sale q.b. Olio extra vergine d’oliva q.b. Pepe nero appena macinato ad libitum Prima cosa, nettate e lavate la verdura, sgrondatela bene e gettatela in abbondante acqua bollente salata. Fatela cuocere il tempo necessario a renderla tenera, quindi scolatela e lasciatela in uno scolapasta ad intiepidire e dopo, in 2-3 riprese, passatela su un tagliere e, con una “mezzaluna” tritatela senza troppe accortezze. Lavate ed asciugate i pomodorini e riduceteli in tocchetti. Mettete il trito verde e profumatissimo in una ciotola insieme con il pangrattato (meno 2 cucchiai che ri- serverete per la panatura esterna), il parmigiano grattugiato ed i pomodorini. Mescolate ed amalgamante bene, regolate attaccare il pangrattato su tutto l’edi sale, se volete pepe nero, e fate sterno dell’involtino. Potete bloccariposare di modo che il succo di ve- re l’involtino con uno stuzzicadenti getazione dei pomodorini intrida (ma intero, non mettetene mai solo bene la mollica, rendendo il compo- metà o non è facilmente individuasto umido ed ancora più gustoso. bile) o con dello spago. Poi, dopo Adagiate ora le fettine di lonza che saranno tutti pronti, passateli in su un tagliere e appiattitele (se ve ne una teglia e via in forno ben caldo fosse bisogno) con un batticarne. per circa 30 minuti. Mettetele in un piatto e fatele mariPotete decorare ogni involtino nare, per una decina di minuti, con con un ciuffetto di finocchietto o la2 bei giri di ottimo olio extravergi- sciare ai vostri commensali la sorne di oliva (sempre e solo quello). presa, al taglio dell’involtino stesTrascorso questo tempo, mettete in so, di scoprirne il prezioso ripieno. un piatto piano il pangrattato rima- Serviteli caldi, accompagnati da pasto ed adagiatevi sopra una fettina tate al forno o insalata verde. di carne alla volta; ponete al centro della fettina un cucchiaio circa di ripieno al finocchietto ed arrotoIl mio blog: late ben fitto. Fate in modo da far http://lestortedidadra.blogspot.com/ Sicily & Co. Via Novaluce, 38 Tremestieri Etneo (CT) www.favolesiciliane.it di Giarre “Dov’è Pinocchio?” Una storia di teatro che diventa scuola di vita nel libro di Laura Lubatti, responsabile della comunità “Giovanni XXIII” di Linera “D ov’è Pinocchio?” di Laura Lubatti (Ed. Sempre Comunicazione, Rimini, 2011) è un libro speciale, al di fuori dei canoni comuni perché testimonia come ciò che sembrerebbe impossibile, può, invece, realizzarsi se si hanno capacità di ascolto e convinzioni educative forti, che si traducono in impegno e costanza, pur in presenza di difficoltà rilevanti. Parliamo della testimonianza di Laura Lubatti, di origine torinese, che si è trasferita vent’anni fa grazie all’invito di don Oreste Benzi, assieme al marito Marco Lovato, a Linera nel Comune di Santa Venerina per occuparsi della Comunità “Giovanni XXIII”, che ospita soggetti con problemi di handicap, persone che vivono sulla propria pelle abbandoni, rifiuti, ferite difficilmente sanabili. La Lubatti, avvalendosi della sua esperienza di operatrice di teatro sociale, ha individuato proprio nel teatro la modalità per riuscire a far esprimere anche i soggetti più svantaggiati, perché “far teatro è un’arte, dove ciascuno ha la possibilità di tirare fuori l’attore che c’è in tutti … far teatro per esprimere stati d’animo o aspetti del proprio vissuto, trovando nella rappresentazione scenica uno strumento di comunicazione”. La Lubatti, sostenuta anche da una solida fede nella Provvidenza, dopo il terremoto del 29 ottobre 2002, che colpì proprio Linera e lasciò gli ospiti della comunità in uno stato di ansia e di inquietudine, avviò l’esperimento teatrale, coinvolgendo direttamente tutti i ragazzi e i giovani presenti, facendo leva sulla favola di Pinocchio, reinterpretandola con l’apporto di ciascuno e costruendo un testo e una rappresentazione davvero originale con un continuo “lavoro” durato circa quattro anni. Sembrava impossibile, ma, pur attraversando momenti difficili, l’operazione è riuscita e la “compagnia teatrale” si è esibita con grande riscontro del pubblico, ma soprattutto con una carica di autostima degli “attori”, ”stanchi ma felici” perché hanno vissuto momenti di gioia e di condivisione; la rappresentazione è stata riproposta persino a Rimini e nell’istituto penale minorile di Acireale e in molti altri posti con unanimi consensi. Giovanni Paolo Ramonda, attuale responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, nella sua prefazione annota fra l’altro che “la condivisione di vita fa riconoscere le capacità e le abilità che altrimenti verrebbero nascoste e, soprattutto, fa vedere il positivo creativo che c’è in ognuno. La tenacia, l’impegno e il sacrificio portano frutti e diventano educazione in atto”. Anche Maria Francesca Pricoco, presidente del Tribunale per i minorenni di Catania, dichiara che, per chi, come lei, “guarda i bambini e le piccole persone attraverso le carte di una procedura giudiziaria, è difficile cogliere ciò che nella quotidianità non sfugge, invece, a coloro che curano la relazione e coltivano gli affetti …”. La Lubatti non si stanca di ripetere in tutte le occasioni che l’essenza dell’operazione non sta nel far teatro, ma “attraverso il teatro, raccontare, ascoltare, crescere … Metter insieme vite e storie diverse”. Giovanni Vecchio Azienda Agricola “La Contea” Via Novaluce, 69 Tremestieri Etneo (Ct) www.cantinelacontea.it > S E T T I M A N A L E IDG attualità di Giarre N. 5 • Sabato 22 Febbrai o 2014 5 Amy Lyon: l’omaggio di re Ferdinando Aspanu, luogotenente di Giuliano Nelson non mostrò alcuna umanità ed Emily non si comportò diversamente. Anzi, si racconta che le criminali esecuzioni le procurassero brividi di piacere A lla fine del luglio 1799, Ferdinando aveva riconquistato tutto il regno, essendosi arrese anche Capua e Gaeta, le ultime roccaforti rivoluzionarie. Era tempo di festeggiamenti, sia in città che sul mare. Mentre il musicista Giovanni Paisiello, compromesso con i giacobini, cercava di farsi perdonare dirigendo un Te Deum di ringraziamento nella chiesa di San Lorenzo Maggiore, a bordo delle navi la celebrazione della vittoria si trasformava in un ennesimo omaggio a Nelson, coincidendo con il primo anniversario dell’impresa di Abukir. L’avevano organizzato, senza trascurare i particolari, il re e la rappresentante della regina, più euforica che mai. All’una del primo agosto ventuno colpi di cannone, sparati in sincronia dalle navi borboniche, fecero sobbalzare i napoletani, mentre Ferdinando, gli Hamilton e pochi altri commensali alzavano i calici inneggiando all’ammiraglio nella sala da pranzo del Foudroyant. Subito dopo, cominciò una specie di festa paesana che si sarebbe conclusa a notte fonda, tra suoni e canti celebrativi. L’effetto scenografico era garantito da un grosso battello addobbato da galea romana, con centinaia di lampade multicolori che pendevano dai remi e dalle fiancate. Era una galea tutta per Nelson. Il suo nome figurava a caratteri cubitali su una colonna rostrata, accanto all’alberatura, ed un suo ritratto ondeggiava a poppa, sostenuto da due figure angeliche. Di più non si sarebbe potuto fare per appagare la vanità dell’ammiraglio, che riceveva anche il plauso di Maria Carolina, unitasi al coro con una lettera indirizzata all’amica. Dall’esilio siciliano la regina scriveva che, se avesse partecipato al pranzo in onore del «nostro eroe», avrebbe gridato il suo entusiasmo con tale forza che la voce «si sarebbe sentita anche tra il frastuono delle cannonate». Numerosi furono le ricompense e gli onori concessi agli inglesi, ed anche al “vecchio rimbambito”, quando il Foudroyant, qualche giorno dopo, tornò a Palermo. In particolar modo, Nelson fu ricompensato col ducato e il feudo di Bronte (Horatio Nelson non visitò mai la Ducea di Maniace - Bronte e non ne prese effettivo possesso. Lo avrebbero fatto i suoi eredi. Nel 1860 all’epoca dei “Moti di Bronte” il feudo era in mano di Charlotte Mary Nelson - Bridport, nipote dell’ammiraglio. Tra il 1964 ed il 1966, gli appezzamenti terrieri della Ducea, sfuggiti all’esproprio al tempo di Garibaldi, furono venduti ai contadini, con le agevolazioni previsti dalla legge, da lord Rowland Arthur Herbert NelsonHood. Solo nel 1981, lord Alexander Nelson-Hood cedette il castello al Comune di Bronte), ai piedi dell’Etna, trasmissibile agli eredi, con un assegno annuale di tremila sterline e con la spada donata a Filippo V, nonno di Ferdinando, quando lo avevano incoronato re di Spagna. I festeggiamenti durarono a lungo e si conclusero con un grande raduno intorno ad un “Tempio della fama”, allestito in campagna, in cui troneggiavano tre statue di cera a grandezza naturale che rappresentavano Nelson e gli Hamilton. In molti notarono che l’ammiraglio, tutt’altro che incline alla commozione, aveva gli occhi lucidi quando il principino Leopoldo, in divisa da guardiamarina, cinse la sua fronte con una corona d’alloro ringraziandolo per la riconquista del regno. Fu quello il momento centrale della festa, che andò avanti per ore, tra acclamazioni, canti corali e fuochi d’artificio, destinati a simboleggiare le esplosioni che avevano devastato le navi francesi durante la battaglia del Nilo. Emily era al colmo della felicità. Tutto sembrava assecondare i suoi sogni di protagonismo e di gloria, mentre crescevano di pari passo sia l’invidia delle donne che avevano tentato, invano, di subentrare al suo posto nelle simpatie della regina, sia l’ammirazione degli uomini, sedotti da una bellezza prorompente e anche da un dinamismo senza freni. Costretta per un mese e mezzo alla monotonia del Foudroyant, ora si rituffava nei piaceri mondani con una nuova carica di vitalità, tra balli, ricevimenti e giochi d’azzardo. Sir William e Nelson erano sempre accanto a lei. A Palermo, dunque, i divertimenti non mancavano, mentre la restaurazione era un fatto compiuto e la giunta di Stato, a Napoli, regolava i conti con i giacobini, affidandoli al boia in piazza Mercato o condannandoli all’esilio ed a pene detentive, spesso all’ergastolo, dopo aver confiscato i loro beni. Si viveva in allegria negli ambienti della buona società, anche in quelli che inizialmente erano stati sensibili ai concetti di libertà, fraternità e uguaglianza, e addirittura euforici apparivano coloro i quali non si erano mai adattati all’esilio siciliano. Sembrava che la prospettiva di tornare presto nella capitale dove sventolava nuovamente la bandiera borbonica avesse moltiplicato le loro energie. Però per questi ultimi c’era una delusione dietro l’angolo: re Ferdinando, malgrado le insistenze di Maria Carolina, di Nelson e degli Hamilton, non era affatto disposto a lasciare Palermo. Qui, era stato accolto come un trionfatore, dopo il periodo trascorso a bordo del Foudroyant per assistere al tracollo della repubblica sostenuta dai francesi, e qui si sentiva più al sicuro che altrove. Riteneva che non fosse ancora ora di rientrare a Napoli, dove la tensione era ancora alta e le grane gli avrebbero complicato l’esistenza. E non cambiò parere neppure quando, alla fine di settembre, le sue truppe, appoggiate da una squadra britannica, riuscirono a liberare gli Stati pontifici da francesi e giacobini entrando trionfalmente a Roma. Per Emma la decisione del re fu una doccia fredda. Palermo, pur generosa nei suoi confronti, non poteva offrirle un palcoscenico adeguato alle sue ambizioni. Lontana da Napoli era costretta ancora una volta a ridimensionare i suoi sogni di gloria. Ma le occasioni per recitare un ruolo da protagonista, anche in campi diversi da quello mondano, non mancavano. Così, mentre il secolo dei lumi si avviava alla conclusione, Emily si occupò di Malta. Amministrata per secoli dai cavalieri dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme come feudo dei sovrani delle Due Sicilie, l’isola era da oltre un anno nelle mani dei francesi, che l’avevano occupata durante la spedizione napoleonica in Egitto. Quando Ferdinando decise di far valere i suoi diritti, galvanizzato dalla riconquista del regno, l’ambasciatrice si dedicò con entusiasmo alla nuova impresa. Oltre a mantenere i contatti con il capitano Ball, comandante della squadra navale anglo-napoletana impegnata nell’operazione col sostegno russo, riceveva le delegazioni maltesi che giungevano in Sicilia e coordinava la raccolta di fondi e viveri per la popolazione maltese, provata da un lungo assedio mentre i francesi, non più in grado di controllare tutto il territorio, continuavano a difendere strenuamente le loro fortificazioni (la Gran Bretagna e il Regno di Sicilia mandarono munizioni e aiuti ai ribelli, assieme alla Royal Navy che istituì l’embargo dell’isola, facendo sì che nel 1800 i francesi si arrendessero. Malta divenne così un possedimento inglese, nonostante le rimostranze dei Borbone che erano re di Sicilia e re di Napoli e che rivendicarono l’antica e legittima sovranità sull’isola. Nel 1814, l’isola venne assegnata dal Congresso di Vienna all’Impero Britannico e utilizzata come base di scambio e come quartier generale per la flotta inglese, soprattutto per via della sua posizione geografica a metà strada tra Gibilterra e l’Istmo di Suez sulla rotta per le Indie Orientali). Un’attività così intensa meritava una ricompensa, come scrisse Nelson allo zar, Paolo I, che era anche gran maestro dell’Ordine di Malta. E la ricompensa arrivò ben presto, con un plico per Emily, che conteneva la lettera di nomina a Dama di devozione dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme e la relativa decorazione (il 21 dicembre 1799 Emma ricevette la prestigiosissima onorificenza, decorazione assai raramente concessa ad una donna, soprattutto se non di nascita nobile). Anche a Pietroburgo si parlava di lady Hamilton. (17. – “Amy Lyon: una lady alla Corte di Napoli” 2013-2014) Roberta Mangano Salvatore Musumeci «La donna? Solo il diavolo sa cos’è» (Fedor Dostoevskij) G Aveva detto: “Se vado all’Ucciardone mi ammazzano”. E così accadde! aspare Pisciotta, detto Aspanu Chiaravalle, era stato accusato di aver ucciso e venduto ai carabinieri Salvatore Giuliano. Morì all’Ucciardone la mattina del 9 febbraio di sessant’anni fa, dopo aver ingerito stricnina contenuta molto probabilmente nel farmaco Vidalin. Quel giorno Aspanu avrebbe dovuto rivelare i nomi dei mandanti della strage di Portella della Ginestra e fornire particolari inediti che li avrebbero incastrati. Era in carcere dal 5 dicembre 1950, imputato per l’omicidio di Giuliano e per l’eccidio del 1° maggio 1947. Il 15 maggio 1957, durante il processo di Viterbo, fece quattro nomi: l’onorevole della De Bernardo Mattarella, i deputati monarchici Giovanni Francesco Alliata e Giacomo Geloso Cusumano e l’onorevole dell’Uomo qualunque Tommaso Leone Marchesano. Li accusava di aver avuto rapporti con Giuliano e di aver promesso l’impunità alla banda se avesse ostacolato l’ascesa dei comunisti in Sicilia. Raccontò che i banditi erano stati protetti dai carabinieri, ma che, dopo l’inchiesta de L’Europeo sulla morte di Giuliano, erano stati abbandonati. Parlò di collusione tra forze dell’ordine, banditismo e mafia. Nel maggio del 1952 il processo si concluse con la condanna di Pisciotta e di altri 11 imputati. Le rivelazioni di Pisciotta non portarono a nessuno sviluppo giudiziario. Dopo la sua morte furono assassinati o si suicidarono (leggasi furono suicidati), tutti i depositari dei segreti di Portella. Il primo e veritiero memoriale di Giuliano che avrebbe potuto far luce sui fatti non è mai stato trovato, ovvero è stato fatto sparire. Per Salvatore Giuliano, Gaspare Pisciotta era il fedelissimo, l’amico del cuore, colui sul quale contare in piena fiducia. Nato anche lui a Montelepre (Palermo) il 5 marzo 1924 da una famiglia di modestissime condizioni, Aspanu aveva fatto parte nella Seconda guerra mondiale di un reggimento di bersaglieri. Catturato nel 1943 in Croazia e internato in un campo di concentramento, tornò in Sicilia un anno dopo, malato di tubercolosi. Strinse subito i suoi legami con Turiddu, arruolandosi nell’Evis (Brigata Palermo), divenendone il luogotenente e partecipando alle azioni di guarriglia contro militari e forze dell’ordine dello Stato. Per l’Isola il momento era legato ad idee innovative, così come propugnava il separatismo, a cui i due non rimasero insensibili. L’amnistia per i reati politici, entrata in vigore il 22 giugno 1946, stranamente, non venne estesa agli evisti della Brigata Palermo. Pisciotta e compagni, che erano rientrati a Montelepre, dopo qualche giorno, furono costretti a riguadagnare la montagna. A Portella, il 1° maggio 1947, c’èra anche lui, ma non con Giuliano. Dal National Archives Oss - Usa: Confidential Report 1° May 1947, apprendiamo che si occupò di prelevare (per ordine di chi?), nella notte tra il 30 aprile ed il 1° maggio, dall’aeroporto Boccadifalco di Palermo, un commando di tiratori scelti della X Mas, richiesto dai Servizi Segreti Americani. Vi facevano parte: Francesco Labiase e Vincenzo Di Donato di Cava dei Tirreni, Francesco Minuti di Sicaminò (Me), Cosimo Vozza, Pietro Capozza, Cataldo Sorrentino e Santo Balestra di Taranto, Carlo De Santis di Cagliari, Gaetano Daiconte ed Edoardo Affollati di Vicenza, Giuseppe Ferma di Ragusa. Con loro vi era anche Lucky Luciano. Giunti al lago di Piana degli Albanesi, Pisciotta nacose il camion in una galleria e condusse il commando sul Cozzo Dxuhait, un’altura a mezza costa del monte Kumeta. Finita la sparatoria, Aspanu riaccompagnò gli uomini all’aeroporto palermitano, quindi, per crearsi un alibi, si recò a Monreale presso lo studio del dott. Grado per sottoporsi ad una radiografia al torace. Tre anni dopo, quando Turiddu era ormai un uomo abbandonato e disperato, accettò di tradirlo con i carabinieri. Si accordò con il colonnello Ugo Luca, esperto di antiguerriglia, spedito a Palermo alla guida del Cfrb (Corpo forze repressione banditismo). I contatti fra i due li tenne, sulle prime, un emissario di Luca: il maresciallo Giovanni Lo Bianco, che nel gennaio 1950, prima di parlare con Pisciotta, aveva tentato di mettersi d’accordo con Cosa Nostra. S’èra incontrato col mafioso Giovanni “Nitto” Minasola (del clan dei Miceli di Monreale) alle pendici del monte Pellegrino che sovrasta Palermo, e gli aveva chiesto la testa di Giuliano. Aspanu incontrò Lo Bianco a metà giugno. Anche a lui il maresciallo chiese la testa di Giuliano. Aspanu rispose che andava bene, ma in cambio voleva un attestato di benemerenza firmato da Scelba per aver liberato la Sicilia da “questo pazzo sanguinario”. Lo Bianco rilanciò con la promessa dell’espatrio e della taglia da 50 milioni di lire che gravava sulla testa di Turiddu. Pisciotta chiese di parlare direttamente con Luca. Il colonnello e il bandito, s’incontrarono in una casa alla periferia di Monreale, mentre lo Bianco e Minasola, il carabiniere e il mafioso, vigilavano armati sulla porta. In mezz’ora l’accordo era fatto. Luca e Pisciotta si rividero cica dieci giorni dopo. Il primo consegnò al secondo il sospirato attestato, un foglio scritto a macchina con intestazione e timbri ufficiali: «Il nominato Gaspare Pisciotta … si sta attivamente adoperando – come da formale assicurazione fornitami nel mio ufficio in data 24 giugno c. dal colonnello Luca –, per restituire a Montelepre e alle zone vicine la tranquillità e la concordia, cooperando per il ripristino della legge. Assicuro e garantisco fin d’ora che la sua preziosa opera sarà tenuta nella massima considerazione anche per l’avvenire e verrà da me segnalata alla competente Autorità Giudiziaria perché – anche sulla base delle giustificazioni e dei chiarimenti che egli fornirà –, voglia riesaminare quanto gli è stato addebitato, vagliando attentamente e minuziosamente tutte le circostanze dei suddetti episodi, al fine che nulla sia trascurato per porre in chiara luce ogni elemento a lui favorevole. Il colonnello Luca, unico mio fiduciario, raccoglierà intanto ogni dato utile al riesame della sua posizione …». Firmato: «Il Ministro, Mario Scelba». Da quel momento, Pisciotta s’impegnò ad eliminare Giuliano. Luca ordinò ai comandi territoriali dell’Arma di allentare la morsa su Aspanu, perché potesse circolare indisturbato, senza sospettare di essere caduto nella rete ancor prima di Giuliano. La sera del 4 luglio 1950, verso mezzanotte, una Fiat 1100 nera guidata dal capitano Antonio Perenze si fermò davanti al monumento ai Caduti in piazza Matteotti, a Castelvetrano, per far scendere Pisciotta che si dirige, per via Fra’ Serafino Mannone, verso l’abitazione di Gregorio Di Maria, detto “l’vvocaticchio”: l’uomo che negli ultimi mesi ospitava, spesso, Giuliano. Verso le tre si odirono degli spari… il capitano Perenze con i suoi uomini, assieme a Pisciotta, prepararono la messinscena della morte di Turiddu nel cortile Di Maria. Nella fretta, però, i carabinieri non s’accorsero di aver sistemato il corpo a valle del rivolo di sangue che gli cola dalle ferite. Un errore fatale, quello del sangue che andava all’insù, che avrebbe insospettito subito il giornalista Tommaso Besozzi, portandolo a smascherare i falsi rapporti dell’Arma: Giuliano era stato trasportato lì già morto. Il salvacondotto con la firma falsa di Scelba protesse Pisciotta per qualche settimana. Poi, dopo lo scoop de L’Europeo, l’uomo che aveva tradito Turiddu si ritrovò di nuovo costretto alla clandestinità. Perenze lo ospitò per un po’ in casa sua, lo faceva scortare per lo shopping, gli pagò addirittura un esame dal radiologo. Intanto Pisciotta chiedeva un passaporto e i 50 milioni della taglia: voleva espatriare, ma l’Arma essendo nell’occhio del ciclone, non riusciva a soddisfarlo. Nel frattempo, mentre i carabinieri tentavano altre strade per farlo sparire, possibilmente in tempo per evitare di essere presente al processo per i fatti di Portella (iniziato il 12 giugno 1950), la polizia si mise di traverso. E il 5 dicembre 1950 arrestò Pisciotta, che da qualche giorno viveva asserragliato in un vano ricavato dentro il soffitto di casa sua. «A mmmia!», esclamò Aspanu mentre lo portavano all’Ucciardone. Capì troppo tardi: aveva tradito ed era stato, a sua volta, tradito! (1. – “Aspanu, luogotenente di Giuliano” 2014) Salvatore Musumeci Agricoltura - Giardinaggio - Brico - Enologia - Ricambi GIARRE (CT) - Via Continella, 2 (angolo via Ruggero I) Tel. e Fax: +39 095 8730434 - Cell.: 366 4173715 email: giusagarden@gmail.com 6 > S E T T I M A N A L E IDG N. 5 • Sabato 22 Febbraio 2014 catania e provincia Quando si negano i diritti Mascali: area a verde di piazza Dante nel degrado tra rifiuti ed attrezzi ludici distrutti dai vandali. E stessa situazione per la villetta alle spalle del Municipio L a constatazione è davvero amara: “L’area a verde di piazza Dante versa in gravi condizioni di degrado”. Eppure, per la presenza dello storico plesso elementare, dovrebbe essere una delle zone maggiormente tutelate del territorio comunale. tutela che dovrebbe cominciare dalla manutenzione, non solo del verde, ma anche delle attrezzature ludiche delle quali si ha solo un vago ricordo. Ed ancora una volta, il movimento civico “La Nostra Mascali” torna a segnalare i gravi disservizi che ricadono sulla collettività. “Nella centralissima piazza Dante – osserva il coordinatore del movimento civico, Giovanni Pellizzeri – si notano solo segnali di incuria e devastazione. Vedere per credere. Le panchine che adornano la piazza, e con esse tutti gli altri elementi di arredo, sono state pesantemente vandalizzate. Dell’area ludica a servizio dei bambini che frequentano la vicina scuola elementare è rimasto ben poco. Le altalene sono state asportate da ignoti, mentre gli altri attrezzi ludici versano in condizioni di degrado”. E le segnalazioni non si fermano qui. I residenti e le mamme che frequentano quotidianamente la piazza fanno notate che le panchine in legno sono state danneggiate ed alcune rappresentano un pericolo per la sicurezza dei più piccoli, visto che sono ancora presenti grosse viti che fuoriescono dalle lamiere. La piazzetta è stata vandalizzata a più riprese: alcuni proiettori illuminanti sono stati colpiti e resi inutilizzabili, mentre i rifiuti adornano tristemente tutti gli spazi all’aperto e le aiuole. E la situazione ha davvero tutti gli elementi per essere definita “paradossale”: una vera indecenza nel centro storico del paese a pochi metri dalla scuola che sensibilizza i bambini all’azione civica. Un’opera di sensibilizzazione che gli stessi bambini vedono svanire appena escono fuori dalla struttura scolastica e sono costretti ad accontentarsi di un panorama sconcertante dove, su tutto, primeggia l’incuria e il degrado. E manca persino la manutenzione ordinaria. E se in piazza Dante le attrezzature ludiche sono state vandalizzate, analogo copione si trova persino per la villetta adiacente il centralissimo Municipio di piazza Duomo. Anche in questo spazio si trovano attrezzature antiquate ed altalene mancanti. Il tutto a danno dei bambini penalizzati da una città priva di servizi. A cominciare da quelli primari. Amalia C.R. Musumeci Tra correnti e “pendolini”… Riposto: con la nomina del vice sindaco e del quarto assessore la Giunta Caragliano raggiunge la sua piena funzionalità. Ma c’è una “FantaRiposto” che non si arrende alla banalità del normale… D opo una lunga attesa, il tanto travagliato parto è arrivato! La Giunta Caragliano si completa nella sua composizione, con il duplice “arrivo” del quarto assessore e della tanto sospirata, attesa, immaginata e, in fin dei conti, prevista, nomina del vice sindaco. La data da segnare sul calendario è quella del 19-2-2014, che ha visto l’arrivo ai piani di governo del prof. Salvo Russo, in passato, già candidato Sindaco, candidato consigliere comunale, vicino all’area dell’ex candidato Sindaco Angelo Di Mauro, pur con posizioni fortemente critiche. Prima della precedente tornata elettorale si era avvicinato all’attuale sindaco Caragliano e, adesso, ha trovato l’opportunità di spendersi in prima persona per Riposto. Ma, come già detto, si è trattato di parto gemellare. Infatti, travagliata come mai, è arrivata l’ufficializzazione di una notizia già circolata da tempo nei corridoi del Palazzo di città: la nomina dell’assessore Pappalardo Fiumara alla carica di vice Sindaco. Ma, nella “FantaRiposto” da vivere che stiamo raccontando, non tutto è come appare. Infatti, cogliendo il venticello, piuttosto impetuoso a dire la verità, delle “novità” attese, in molti hanno interpretato, questa “promozione” alla vice sindaca tura come una sorta di “risarcimento” per il “ridimensionamento” (d’accordo, chiamiamola “riorganizzazione”) delle deleghe a seguito dell’ingresso in Giunta del consigliere Daidone. Saranno punti di vista ma, nella nostra “FantaRiposto” anche queste visioni hanno il loro peso. E, rimanendo in tema di composizione della Giunta, che fine hanno fatto le ipotesi che vedevano in pole position per una carica assessoriale il consigliere Francesco Grasso? Solo voci per confondere le acque oppure, come hanno ipotizzato i “conoscitori” della fantapolitica della “FantaRiposto” che stiamo raccontando, all’offer- ta di ingresso in Giunta non ha fatto seguito una convinzione tale da portare il consigliere Grasso a rinunciare al posto in seno al Civico consesso? Mistero! Il Civico consesso, comunque, resta protagonista, più che per la produttività (sempre nella “FantaRiposto” che stiamo seguendo…), per la “fluidità” delle collocazioni. Più che di “cangurotti”, però, si potrebbe parlare di “pendolini”. Infatti, non si sa per quale misterioso gioco di correnti (“aeree”) più o meno attesa, in Consiglio comunale arriva… Articolo 4. E mica si tratta di un venticello leggero. Stando alle voci (certo, in questa nostra “FantaRiposto” si vive di voci che, però, più o meno puntualmente, vengono confermate…) si tratterebbe di una “perturbazione” ad ampio raggio, con più ramificazioni. La “ramificazione” più consistente sembrerebbe quella che porterebbe “Pensiero e Libertà” (Virgitto, Daidone, Maccarrone, Scalia) all’approdo nel sicuro “ostello” di Articolo 4, in quota Nicotra/Amendolia. Approdo minoritario, per consistenza numerica, ma sempre sotto il “marchio” Articolo 4, per il sindaco Caragliano, per il suo vice Pappalardo fiumare e per il cons. Alfio Caltabiano, che andrebbero sotto l’ala protettrice della “quota Leanza”. Ancora più minoritario, sempre per consistenza numerica, l’approdo del consigliere Cerra, che andrebbe ad “ormeggiarsi” nella zona riservata alla “quota Sammartino”. Insomma, la “FantaRiposto” del fututo (consiliare) immediato sarebbe sotto l’insegna di “Articolo 4”. Correnti e “pendolini” oscillanti che, in una cittadina marinara qual è “FantaRiposto”, non dovrebbero davvero sorprendere se, come già accaduto, finissero per tramutarsi in realtà anche nella Riposto dei nostri giorni quotidiani. Corrado Petralia Un patrimonio di eccellenze Randazzo: presentato il progetto “Le vie del gusto” che punta a coinvolgere i Comuni etnei serviti dalla ferrovia Circumetnea, fino a Riposto M artedì 18 febbraio 2014, presso l’Aula consiliare “Falcone e Borsellino” del Palazzo municipale di Randazzo, si è svolto un tavolo tecnico-istituzionale nel corso del quale è stato presentato ai soggetti pubblici coinvolti il progetto “Le vie del gusto. Expo Milano 2015”. Ad illustrare l’iniziativa Ornella Laneri, Presidente Confindustria Sicilia Alberghi e Turismo. Ospiti del sindaco di Randazzo, Michele Mangione, saranno i colleghi Primi cittadini ed i rappresentanti istituzionali di Castiglione di Sicilia, Bronte, Giarre, Linguaglossa, Maletto, Piedimonte Etneo e Riposto. Alla riunione sono state invitate anche le altre istituzioni coinvolte nell’iniziativa, dai vertici del Parco dell’Etna, dei Nebrodi e del parco fluviale dell’Alcantara, al presidente del Gal “Terre dell’Etna e dell’Alcantara”, al Direttore generale della Ferrovia Circumetnea, al presidente del Distretto Turistico Taormi- na-Etna e ai responsabili di Sviluppo Taormina-Etna e della Società Consortile Taormina-Etna. Il progetto “Le vie del gusto” è stato elaborato da Confindustria Sicilia Alberghi e Turismo e dall’Ebit Si- cilia, presieduta da Giada Lupo, in vista di “Expo Milano 2015”, la grande Esposizione Universale che si terrà dall’1 maggio al 31 ottobre 2015 all’insegna della nutrizione per l’uomo, nel rispetto della Terra sulla quale vi- ve e dalla quale attinge le sue risorse vitali ma esauribili. L’idea progettuale complessiva è stata già presentata, in anteprima, a Catania, il 24 gennaio scorso, alla presenza del sindaco Enzo Bianco e del presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, Giovanni Puglisi. “Le vie del gusto. Expo 2015” vedrà coinvolti enti pubblici e privati ma soprattutto i Comuni pedemontani etnei serviti dalla ferrovia Circumetnea. Attraverso la valorizzazione della storica tratta ferroviaria Randazzo-Riposto, costruita alla fine dell’Ottocento, immersa in un paesaggio naturalistico esclusivo, il cui soggetto dominante è l’Etna, i turisti potranno entrare in contatto con il patrimonio naturale e culturale, nonché con le appetibili tradizioni eno-gastronomiche tipiche dei luoghi, ma anche con le eccellenze agroalimentari. Gaetano Scarpignato di Giarre Aiutiamo chi ha bisogno Linguaglossa: entro febbraio le domande per i buoni socio-sanitari I l Comune di Linguaglossa, riconoscendo e sostenendo le funzioni svolte dalla famiglia nei confronti di affini conviventi, bisognosi di continua assistenza, e incentivando l’impegno e il lavoro di assistenza e cura, in alternativa al ricovero o peggio dell’abbandono, concede alcuni buoni socio-sanitari. Potranno beneficiare della concessioni di tali buoni le famiglie residenti nei territori del Distretto socio-sanitario n° 17, nel cui nucleo convivono anziani non autosufficienti o soggetti con gravi disabilità, ai quali garantiscono prestazioni di assistenza ed aiuto personale. L’istanza di concessioni dei buoni socio-sanitari va inoltrata all’Ente entro le 12,30 del prossimo 28 febbraio. Gli interessati, per avere informazioni a riguardo, potranno rivolgersi al settore Affari generali e Sviluppo economico, Ufficio di Solidarietà e Coesione sociale del Comune di Linguaglossa. Sonia Santamaria “Scrivi una lettera a Dio” Iniziativa di Ucsi e Associazione “Vivere con lentezza” di Catania S crivere una lettera a Dio, per confrontarsi con l’Ente supremo, per tirare fuori amarezze, desideri, rimpianti; per dire grazie di esistere, per chiedere la forza di continuare a vivere in questi tempi difficili. Più che una preghiera, un confronto franco e aperto. È questo il senso dell’iniziativa che - in tempi di iper-comunicazione - vuole recuperare il dialogo più intimo e forse più difficile di ognuno di noi, quello con il trascendente. Molte citazioni, alcune provocazioni, tanto interesse per l’iniziativa «Scrivi una lettera a Dio» che è stata presentata alcune settimane fa nella biblioteca-centro culturale «Livatino» dai suoi ideatori, l’Ucsi (Unione cattolica stampa italiana) e l’associazione «Vivere con lentezza». Una proposta, questa della «Lettera a Dio» che all’inizio sconcerta, poi «seduce». Di questo hanno discusso, interagendo spesso con quanti affollavano il salone Giuseppe Vecchio, Lina Tringali, don Paolo Buttiglieri, Algido Russo, Marisa Santangelo e Rossella Jannello. Scrivere - è stato sottolineato - è avviare un dialogo, ma anche assumersi una responsabilità, e, in questo caso, riconoscere anche l’esistenza di un Dio troppo spesso dimenticato. Come farlo? In che modo rivolgersi a Dio? È blasfemo chiamare Dio alle sue «responsabilità» di fronte ai mali del mondo? Sono stati citati alcuni scritti, dalle “Confessioni di Sant’Agostino” al “Cantico delle creature”, fino alla «preghiera laica» del “Pater noster” di Jacques Prevert. Insomma, quello che nella lettera vi sarà scritto dipenderà dalla sensibilità, dal vissuto, dal modo di essere di ciascuno di noi. Gli scritti (fino a 2500 battute) possono essere inviati per mail all’indirizzo biblioteca.livatino@comune.catania.it (specificando nell’oggetto: «Lettera a Dio») entro il 20 marzo 2014. Nel mese di aprile ci sarà una ulteriore manifestazione pubblica di chiusura dell’iniziativa. Le lettere saranno lette dagli organizzatori e inserite successivamente in una raccolta. Mario Vitale San Gregorio: due risorse per emergenze sanitarie L unedì 24 febbraio prossimo, alle ore 19.00, nell’Auditorium “C. A. Dalla Chiesa” di San Gregorio, l’Amministrazione comunale e la presidenza consiliare, dopo la Santa Messa delle ore 18,00 in Parrocchia, consegnerà alla Misericordia due defibrillatori. La cerimonia si inserisce nell’ambito della ricorrenza del 16° anniversario della costituzione della Misericordia sangregorese. “Lo scopo di questa donazione – ha spiegato il Primo cittadino, Carmelo Corsaro – è quello di rendere più efficiente e tempestivo l’operato, già eccellente, della Misericordia di San Gregorio. Cresce la consapevolezza della prevenzione ma anche quella di dare più strumenti efficaci a coloro che operano sul campo del primo soccorso”. > S E T T I M A N A L E IDG alcantara di Giarre N. 5 • Sabato 22 Febbraio 2014 Carnevale Francavillese “privatizzato” A causa dei problemi burocratico-finanziari del Comune, la caratteristica kermesse verrà quest’anno organizzata da un comitato di cittadini, capitanato da Carmelo Spitaleri, attraverso le libere offerte della popolazione locale A Francavilla di Sicilia Re Burlone non demorde, infischiandosene dei “patti di stabilità”, della “spending review” e dei bilanci “bocciati”, che quest’anno impediscono all’Amministrazione Comunale della cittadina dell’Alcantara di poter curare la caratteristica kermesse carnascialesca locale. La manifestazione, dunque, avrà ugualmente luogo, ma grazie allo spassionato impegno di un comitato civico (nella foto alcuni dei componenti), che raccogliendo le libere offerte dei cittadini conta di poter in qualche modo “salvare” una gloriosa tradizione che, eccezion fatta per l’anno della prima Guerra del Golfo (era il 1991), non ha mai subito interruzioni. A prendere la “coraggiosa” iniziativa è stato Carmelo Spitaleri, giovane operatore turistico nonché vicepresidente del Consiglio nel vicino Comune di Castiglione di Sicilia («ma – ci tiene a sottolineare – francavillese “doc”»), il quale nelle precedenti edizioni del Carnevale Francavillese è sempre stato artefice e protagonista di apprezzati carri allegorici e gruppi in maschera. «Il sottoscritto e tanti altri miei compaesani – dichiara Spitaleri – non potevamo accettare l’idea di dover rinunciare al nostro amato Carnevale, unico nel suo genere per la sua spiccata connotazione popolare e farsesca e, come tale, conosciuto ed apprezzato anche a livello ultralocale. Un’edizione che salta, tra l’altro, può diventare una “pericolosa” consuetudine anche per le annate successive, e Francavilla non può permettersi di perdere pure questa sua importante tradizione. Quello di quest’anno, dunque, sarà un Carnevale Francavillese “privato”, nel senso che siamo dei singoli cittadini ad or- ganizzarlo e non, come avveniva ormai da decenni, l’Amministrazione Comunale, stavolta impossibilitata a farlo per i noti problemi burocraticofinanziari. Inizialmente l’impresa ci sembrava alquanto ardua, ma in queste prime giornate di pubblica raccolta abbiamo riscontrato nei francavillesi una gran “voglia” di Carnevale: addirittura, quando noi del Comitato giriamo per strada, tanti cittadini sono loro stessi ad avvicinarci per consegnarci i loro contributi in denaro. Ed alcuni anziani ci dicono anche che è questo lo “spirito giusto” del Carnevale di Francavilla, in quanto all’origine tale manifestazione veniva, come quest’anno, organizzata da commissioni private e con l’esclusivo contributo finanziario della popolazione locale, senza per nulla scomodare le casse comunali. Quest’anno, insomma, il Carnevale Francavillese sarà veramente dei… francavillesi! «Per intanto - anticipa il presi- dente del Comitato - siamo già in grado di assicurare l’allestimento di due serate di veglione e del pomeriggio dedicato ai bambini, per il quale desidero ringraziare i bar che generosamente lo sponsorizzano, ossia “Vincenzino”, il “Quadrifoglio Blu” ed il “Taboo”. Ed a proposito di ringraziamenti, uno va anche a Carmelino Puglisi, navigato organizzatore francavillese di eventi, per la preziosa consulenza tecnica che ci sta dando. Tra le iniziative collaterali avremo anche la “Lotteria di Peppa ‘a Pocca”, con in palio, manco a dirlo, un… gustoso maialino. L’obiettivo che ci prefiggiamo è, comunque, quello delle quattro serate (da sabato 1 a martedì 4 marzo). Purtroppo non potremo garantire i premi in denaro per i carri ed i gruppi partecipanti alle sfilate, che saranno comunque gratificati dall’ambito “Trofeo Vainasu” e da altri riconoscimenti “morali” ancora, tra cui il premio che ogni anno gentilmente assegna la locale sezione dell’associazione femminile “Fidapa”». Del comitato civico, goliardicamente denominato “I Frati di Cannaluvari” (ossia “I Fratelli di Carnevale”), Carmelo Spitaleri è il presidente; al suo fianco si ritrova il vice Carmelo Magaraci, il cassiere Ciccino Sciacca, Tindaro Scirto, Gaetano Castrianni, Franco Puglisi e Salvo Giusa, tutti benemeriti cittadini francavillesi che da sempre si prodigano per animare la spassosa manifestazione cimentandosi in esilaranti farse o allestendo pittoreschi carri e gruppi in maschera. Vi sono, poi, diversi giovani collaboratori esterni (alcuni dei quali già da un paio di settimane indossano maschere e si abbandonano a “frizzi e lazzi”, introducendo in paese il clima carnascialesco), ovvero Andrea Rapisardi, Adriano Silvestro, Claudio Puglisi, Giuseppe Silvestro, Antonio Bruno, Enrico Munforte, Ciccio Mamazza, Maurizio Ottaviani ed i fratelli Salvatore ed Andrea Cavallaro. Infine, la “semiseria”, ma significativa, considerazione di Ciccino Sciacca, tesoriere del Comitato nonché “storico” animatore, con i suoi comici travestimenti, del Carnevale Francavillese. «E’ inutile nascondere – sottolinea Sciacca – che Francavilla di Sicilia è, allo stato attuale, un paese profondamente spaccato politicamente. Ebbene: il nostro Carnevale 2014, almeno per un paio di giorni, vuole riunificarlo sotto le insegne dei simboli, tanto cari al nostro Re Burlone, dell’Asso di Bastone, della Salsiccia e del Baccalà, che sono sì “coloratissimi”, ma senza alcun… colore politico». Rodolfo Amodeo Al “capezzale” del Consiglio Comunale I Francavilla di Sicilia: gli esponenti dell’opposizione Spatola, Raspa e Grifò hanno presentato agli organi competenti una richiesta di convocazione del civico consesso, sostenendo che ci sono ancora i tempi per approvare il Bilancio 2013 ed evitare lo scioglimento l Consiglio Comunale di Francavilla di Sicilia sarebbe ancora in tempo per “salvarsi”. Lo farebbe sperare una richiesta di convocazione dell’organo consiliare inviata qualche giorno fa dagli esponenti “oltranzisti” del gruppo d’opposizione “Democrazia è Libertà” Paolo Spatola, Nino Raspa e Filippo Grifò (da sinistra nella foto). Questi ultimi, in pratica, hanno fatto notare alle autorità ed agli organi competenti (in particolare al presidente del civico consesso francavillese Alessandro Vaccaro ed all’assessorato regionale delle Autonomie Locali) cui hanno indirizzato la loro istanza, che c’è ancora tempo fino all’1 marzo affinché il Consiglio Comunale della cittadina dell’Alcantara possa approvare il Bilancio 2013 ed i collegati documenti contabili, evitando così di incorrere nella drastica sanzione dello scioglimento (che farebbe decadere l’intero organo consiliare, mentre il sindaco Lino Monea e la sua Giunta – alla faccia della… democrazia! - rimarrebbero da soli “al comando” di Francavilla per altri tre anni e mezzo). «Questo perché – spiegano i tre consiglieri nella relazione annessa alla loro richiesta – lo stesso commissario regionale, nella delibera di convocazione della seduta consiliare del 30 gennaio scorso, scriveva che tale Bilancio ed i relativi atti propedeutici “dovranno essere approvati nel termine massimo di trenta giorni dalla data della disposta adunanza, ossia entro il giorno 1 marzo 2014”. «Peraltro – proseguono Spatola, Raspa e Grifò – l’insediamento del commissario ad acta è avvenuto a totale insaputa della maggioranza dei consiglieri comunali. Il sindaco, infatti, si è ben guardato dal comunicarlo; e seppur non avendone l’obbligo normativo, sicuramente ne aveva quello morale, visto che si trattava di un commissario inviato per sostituire il nostro organo consiliare. Avvisati sono stati, invece, solamente il presidente del Consiglio ed i consiglieri che ancora appoggiano l’Amministrazione Comunale, per un totale, minoritario, di 7 consiglieri su 15. Va da sé, inoltre, che il commissario ha convocato la seduta del 30 gen- naio per come sopra esposto (ossia concedendo un termine di trenta giorni) visto che il Consiglio Comunale non aveva ancora approvato i documenti propedeutici e connessi al Bilancio. Sta di fatto che, in Consiglio comunale, il presidente Vaccaro, indossando vesti che chiaramente non gli competevano, si è spinto a dichiarare “di non ritenere che il commissario dovesse interloquire con i consiglieri”; ed il consigliere Bardaro, a ruota, si prodigava nel sottolineare la non necessità di un rinvio, stante che lo stesso commissario, dall’esame delle precedenti deliberazioni, non aveva rilevato motivazioni di carattere tecnico-contabile che ne giustificassero la mancata approvazione. Ma quali rilievi tecnico-contabili potevano essere rinvenuti dal commissario non essendoci stata al- cuna discussione al riguardo?! L’unico modo per sottoporre all’attenzione del funzionario regionale eventuali rilievi era, chiaramente, la possibilità di un colloquio con lui, che però ci è stato “democraticamente” negato». Nella loro relazione allegata alla richiesta di convocazione del Consiglio, i tre esponenti di “Democrazia è Libertà” accennano, poi, alle presunte irregolarità tecnico-contabili della delibera consiliare approvata nella tormentata seduta del 30 gennaio, essenzialmente dovute alle previsioni in merito alla riscossione della Tares e ad un controverso debito del Comune di Francavilla nei confronti della Società “Ato - Me4”. «Stando così le cose – concludono Spatola, Raspa e Grifò - esistono validi motivi per richiedere la convocazione del Consiglio Comunale, al fine di poter votare la revoca della palesemente viziata delibera n. 4 del 30/01/2014 e la eventuale riproposizione della stessa, debitamente riveduta e corretta». Se tali argomentazioni dovessero essere accolte da chi di competenza, a Francavilla di Sicilia i tre consiglieri comunali che le hanno formulate meriterebbero di essere considerati dei “salvatori della Patria” o, quantomeno, della locale democrazia. R.A. 7 Ultimo applauso per Luigi Laudani È deceduto lo storico ex proprietario e gestore del glorioso Cineteatro di Francavilla di Sicilia A morevolmente assistito dai suoi familiari, dopo una lunga malattia è venuto a mancare la settimana scorsa, all’età di 77 anni, il signor Luigi Laudani, che per Francavilla di Sicilia ha rappresentato un autentico “mito” avendo gestito per diversi decenni lo “storico” Cineteatro di Piazza Pirandello, oggi di proprietà del Comune che l’ha intitolato al tenore Arturo Ferrara. Si deve alla professionalità ed all’operosità del Laudani, proveniente dal Comune etneo di Mascali e già gestore di diverse sale cinematografiche siciliane, se tra gli Anni Settanta ed Ottanta la cittadina dell’Alcantara è assurta ad autentica “capitale” del cinema e dello spettacolo in genere: erano i tempi della spassosa “commedia all’italiana”, degli “spaghetti western”, dell’esilarante saga di Fantozzi, degli immortali lungometraggi a cartoni animati di Walt Disney e di film campioni d’incassi come “King Kong”, “Superman”, “La febbre del sabato sera” ed “E.T.”, quando tantissime persone dei vari Comuni del comprensorio (ed anche oltre) si recavano nella struttura francavillese da lui sapientemente gestita per godere, specie nei pomeriggi e nelle serate domenicali, di un paio d’ore all’insegna del divertimento, dell’arte e della cultura. Luigi Laudani ha, inoltre, avuto il merito di trasformare quel vecchio cinema francavillese, prima denominato “Le Palmare” (la cui costruzione, negli anni del Dopoguerra, si deve agli originari proprietari, ossia l’avv. Sgroj ed il prof. Camardi), in un impianto artistico-culturale all’avanguardia, ampliandolo e dotandolo di ben settecento posti a sedere e di una tribuna: ancora oggi, se si esclude qualche sala del “PalaCongressi” di Taormina, trattasi del più capiente ed elegante cineteatro esistente tra le province di Messina e Catania. I funerali di questo benemerito ed illuminato imprenditore sono stati celebrati sabato scorso nella Chiesa dell’Annunziata di Francavilla; la salma è stata poi tumulata nel cimitero di Mascali, suo paese d’origine. Anche la nostra Redazione formula sentite condoglianze alla vedova, ai figli ed ai familiari tutti del compianto signor Laudani. R.A. Riceviamo e pubblichiamo La politica ritorni a far politica A l di là delle nostalgie e di comportamenti non sempre ineccepibili, i politici della cosiddetta “Prima Repubblica” erano, obiettivamente, personaggi di alto valore e dal prestigio internazionale. Vedi Craxi, fatto morire in esilio per una serie di vicende che hanno travolto un po’ tutti (ma alla fine è stato lui, che aveva dato lustro all’Italia, a pagare per tutti). Ma vedi anche Spadolini, Berlinguer, Pertini e molti altri ancora: tutta gente proveniente da una solida formazione politica. Ora, con la Seconda Repubblica, si è passati a politici prevalentemente di primo pelo, con scarsi rapporti col mondo economico e con la politica europea e mondiale, complice la vigente legge elettorale, che ci ricorda un passato ventennio, con nani, ballerine, amiche degli amici, parenti e quant’altro immessi (non si sa per quali meriti...) nelle “stanze dei bottoni”. Che la politica, invece, ritorni a far politica! E che faccia politica chi ne è realmente portato, chi sta nel sociale e chi vuole disinteressatamente gestire la cosa pubblica. Questo risultato è possibile innanzitutto non elargendo più stipendi agli assessori dei Comuni (a meno che non si tratti di grossi centri) bensì gettoni di presenza per le sedute di Giunta, come del resto si faceva nei primi decenni della nostra Repubblica, quando si ricoprivano certe cariche per onore: solo così parenti ed amici non scalpiteranno più per portare in auge il proprio pupillo con il miraggio di prebende e con il rischio di affidare la cosa pubblica a persone inadeguate. E che dire di quella trovata dei presidenti e consiglieri di quartiere delle aree metropolitane, stipendiati, che nessuno conosce e che stanno nascosti dietro l’ombra di un protettore?! Cosa ci stanno a fare, allora, funzionari e capisettore?! Questi soldi così mal spesi non si potrebbero, invece, destinare a cose più utili e produttive?! Adesso si parla delle “nuove province” e, per quanto ci riguarda, di quella che dovrebbe abbracciare i Comuni compresi tra Taormina e Bronte. Ma chi è che decide sulle nostre teste?! Non vorremmo che sulle ceneri delle vecchie province nascessero delle male piante, con un rappresentante per ogni Comune nominato dal Consiglio Comunale anziché con un’elezione democratica e tenendo conto del numero di abitanti delle varie municipalità. Bisognerebbe, invece, costituire dei consorzi di pochi Comuni (al massimo sette) dove i sindaci (a fronte del solo gettone di presenza in quanto stipendiati dai rispettivi Comuni) costituiscono il Comitato del consorzio stesso, con impiegati distaccati dai Comuni o della disciolta Provincia in degli uffici che siano quanto più vicini al territorio ed ai cittadini. I punti appena trattati sono solo una goccia nel mare delle disfunzioni della società italiana e siciliana in particolare; disfunzioni che costringono i giovani ad emigrare nella speranza di trovare lavoro e le imprese a non poter più produrre. E, nel frattempo, i nostri amministratori, a cominciare da quelli regionali, continuano con le loro lotte di potere fini a se stesse. Antonino Damico già consigliere comunale di Castiglione di Sicilia (CT) 8 > S E T T I M A N A L E IDG attualità N. 5 • Sabato 22 Febbraio 2014 Casinò a Taormina, effimera realtà Il voto favorevole dell’Ars al disegno di legge è solo il primo passo in un lungo iter che vede, adesso, coinvolto in prima persona il Governo nazionale I l sindaco di Taormina Eligio Giardina, dopo il sì dell’Ars al disegno di legge – voto per l’apertura di due casinò in Sicilia (uno a Palermo e uno a Taormina), ha espresso la sua soddisfazione dichiarando: “L’approvazione del disegno di legge-voto all’Ars sul casinò ci lascia soddisfatti e gratifica la nostra città, che è la capitale siciliana del turismo e ha tutto il diritto di riavere il suo casinò. Da troppo tempo aspettavamo questo giusto riconoscimento, ora un torto storico può finalmente essere sanato”. Ma il Sindaco e la città di Taormina hanno ben poco da festeggiare. Il disegno di legge, ad una prima lettura, risulta, infatti, essere più che un organica composizione di norme e disposizioni, una sintetica e striminzita presa d’atto. Certo, è indubbio che anche questo passaggio fosse necessario al fine di aprire realmente una casa da gioco a Taormina, ma i tempi sono ancora lunghi e l’iter legislativo, non privo di insidie. Primo ostacolo sarà il passaggio al Governo nazionale che dovrà legiferare, poiché la Regione non ha potestà legislativa primaria in questa materia. Se, e quando, passerà si dovrà, poi, con una legge regionale, individuare: - il procedimento per l’apertura delle case da gioco, autorizzate ai sensi del comma 1, sentiti i comuni di Taormina e Palermo per l’individuazione della sede delle case da gioco nel territorio comunale; - le modalità di gestione delle case da gioco, oggetto di concessioni amministrativa ed affidata a società per azioni individuate secondo procedure di evidenza pubblica; - la durata delle concessioni amministrative; - l’indicazione dei tipi di giochi autorizzati; - i giorni di chiusura e gli orari di apertura al pubblico dei locali adibiti al gioco. A queste norme si dovranno aggiungere altre restrizioni e limitazioni, prendendo ad esempio le altre realtà presenti sul territorio italiano. Riassumendo, un iter lungo e tortuoso che, solo grazie ad una decisa collaborazione tra Regione e Governo nazionale, può vedere la luce, non certo una norma per il rilancio del turismo in Sicilia come in molti vogliono presentarla. Alexandra Ieni Si vuol davvero cambiare? Taormina: il Consiglio comunale vota all’unanimità l’adesione alla strategia “Rifiuti Zero”. Ma arrivano dubbi sulle modalità di attuazione ed il Comune di Giardini chiede rassicurazioni sulla partecipazione all’Aro L a proposta di adesione alla strategia “Rifiuti Zero”, presentata dal Comitato cittadino “Rifiuti Zero” di Taormina è passata con voto unanime al vaglio del Consiglio comunale. L’entusiasmo iniziale sembra, però, essersi affievolito di fronte ad uno scoglio che potrebbe far naufragare l’adesione. La strategia “Rifiuti Zero”, ideata dal professore Paul Connett, docente della St. Lawrence University, si propone di riprogettare la vita ciclica delle risorse in modo tale da riutilizzare tutti i prodotti, facendo tendere la quantità di rifiuti da conferire in discarica allo zero. In poche parole: “tanto riciclaggio e riutilizzo”. Oltre a questa regola di base, il programma impone delle linee guida ben precise che, se non seguite, comportano un allontanamento dall’obiettivo, tra queste la raccolta porta a porta, il compostaggio e la tariffazione puntuale. Il Comune di Taormina, di fronte a queste regole, propone una soluzione che sta sollevando parecchie perplessità. È, soprattutto, il Movimento 5 Stelle, che è tra i creatori del Comitato cittadino “Rifiuti Zero”, a sollevare dubbi riguardo la volontà dell’Amministrazione di affidare la rac- colta e gestione dei rifiuti all’Asm (Azienda Servizi Municipalizzati), in liquidazione, ormai, da diversi anni, con debiti a bilancio importanti e con uno statuto che potrebbe non contenere i requisiti adatti per svolgere questo tipo di attività. Si incomincia sicuramente con il piede sbagliato e la preoccupazione diffusa è che quest’operazione risulti di facciata e non risolva i problemi della raccolta dei rifiuti in un Comune che, ogni anno, “brucia” quasi 4 milioni di euro per lo smaltimento dei rifiuti e conferisce in discarica tonnellate di rifiuti. A completare l’opera arrivano anche le preoccupazioni del Sindaco di Giardini Naxos che, rivendicando l’adesione della scorsa estate del Comune all’Aro, chiede al sindaco Giardina: “Fate l’Aro con noi o avete altre strade?”. Il protocollo d’intesa, siglato dai Comuni di Giardini Naxos, Letojanni, Castelmola, Gaggi, Mongiuffi Melia, Gallodoro e Taormina, prevede la realizzazione di una società preposta al servizio di spazzamento, raccolta e trasporto dei rifiuti. Il Comune di Taormina può, legittimamente, scegliere di uscire ma, dati i tempi stretti dovrebbe decidere cosa fare. A.I. Il pilastro della rinascita? Giardini Naxos: affidato al “Centro di aggregazione locale” l’input per la riqualificazione urbana del quartiere Chianchitta I l progetto di riqualificazione urbana e creazione di un centro di aggregazione globale nel quartiere Chianchitta – Giardini Naxos parte con finanziamento da 1.157.000,00 euro, di cui 1.047.000,00 euro a carico della Regione (POR FESR 2007-2013 dell’assessorato alla Famiglia e politiche sociali) e 115.700,00 euro a carico del bilancio comunale. Inserito nel piano triennale delle opere del comune di Giardini Naxos, questo progetto prevede la riqualificazione di un edificio “storico” sede, nel passato, della caserma della Polizia Stradale di Giardini. È storico anche il progetto del quale si parla almeno da un decennio e che, oggi, sembra non avere una collocazione specifica nel piano di riassetto urbano del territorio comunale. Agli occhi di molti cittadini sembra, infatti, più un capriccio che un serio progetto di riqualificazione. Due i punti più discussi: il primo riguarda la posizione dell’edificio, ubicato in un tratto stradale che presenta spesso ingorghi e non presenta aree di parcheggio; il secondo l’oscura finalità che, in modo tentacolare e poco chiaro, adibisce i locali ora a strutture museali, ora ad uffici, ora ad alloggi. Anche il “titolo” del progetto non dirada i dubbi, un centro di aggregazione globale è una dicitura talmente volatile da non avere dei connotati specifici e non fornisce nessun indirizzo di settore. L’unico punto a favore è la riqualificazione urbana che oggi è quanto mai indispensabile, vista la degradazione delle periferie, ma il pericolo che questo restauro si trasformi in un cantiere “inutile”, che restituirà alla popolazione un edificio sì restaurato ma senza nessuna possibilità di utilizzo, è sempre dietro l’an- golo. Nel frattempo, sono già stati liquidati i primi compensi: 36.770,46 euro allo studio tecnico di geologia Ingeo Iesse per la redazione della relazione geologica; la stessa identica cifra di 36.770,46 euro all’ing. Maria Grazia Crinò dello studio tecnico di geologia Ingeo Iesse, sempre per la redazione della relazione geologica; 9.338,49 euro alla Structural Lab per gli accertamenti in sito e prove di laboratorio; altri 5.176,23 euro, sempre allo studio tecnico di geologia Ingeo Iesse, per la redazione della relazione geologica. Ci affidiamo all’euforia del sindaco Lo Turco che dichiara: “La cittadinanza, ed in particolare il rione di Chianchitta, trarranno un grande beneficio sociale da questa opera, che va ad aggiungersi al Centro Natatorio, non molto distante. L’ex caserma della Polizia Stradale avrà una nuova vita e sarà un Centro di aggregazione per giovani ed anziani con varie finalità”. A.I. di Giarre I mille colori del vulcano Mascalucia: le opere pittoriche di Carlo Rigano nel calendario dedicato all’Etna “Patrimonio dell’Umanità – Unesco” C arlo Rigano, pittore figurativo, ha realizzato un calendario intitolato “Etna patrimonio dell’umanità Unesco”. L’artista, nelle otto pagine del calendario, con colori vivaci del suo stile, ha inserito riproduzioni di sue opere realizzate sull’Etna ed il suo hinterland, con la cima maestosa imbiancata di neve o con la colata lavica che scende giù per il pendio. Ma anche con fichidindia, pianta molto presente negli appezzamenti di terreno, ma anche in mezzo alle sciare laviche (qualcuno asserisce che il frutto di queste piante che crescono spontanee sia il migliore per gusto e sostanze organolettiche, specie nel periodo del mese di agosto). Nelle immagini sono inseriti diversi portali realizzati con pietra lavica scalpellinata, antiche icone votive, vecchie masserie ed anche una fornace in disuso. Carlo Rigano è nato a Catania nel 1938, da anni risiede a Mascalucia, paese dell’hinterland etneo. Pittore figurativo moderno, dipinge sin dalla giovane età, ha frequentato i corsi della Scuola Libera del nudo dell’accademia di Belle Arti di Catania. Da anni, si occupa della valorizzazione del patrimonio artistico, culturale e sociale, in particolare della civiltà contadina siciliana, specie quella etnea. Ha fatto parte di delegazioni culturali con editori, studiosi e letterati in Italia e in Europa. Ha partecipato, come presidente di sezione dell’Archeoclub, a commissioni di studio in diversi siti archeologici della Sicilia. Dirige, da molti anni, l’associazione culturale “Sicilia ‘71”, collabora con Associazioni all’allestimento di mostre d’arte tra le quali: “Casali Arte” a Mascalucia, “Piazza delle Belle” a Catania e, sempre a Catania, organizza da tanti anni la rassegna d’arte all’aperto “Maggio Artistico Catanese”. È stato presente con le sue opere a: Castello Ursino di Catania; Comune di Zafferana Etnea; Galleria “Il Pennello” di Palermo; Comune di Randazzo; Fiera di Viterbo; Expo Arte di Bari; Museo Etnografico di Licodia Eubea; Fiera di Messina; Jolly Hotel di Agrigento; Jolly Hotel di Catania; Comune di Erice; Paladiana di Milazzo; Casa Sicilia di Caracas; Museo di Adrano; Palazzo delle Esposizioni di Roma; Palazzo Corvaja di Taormina; Sede Unione Scrittori di Mosca; Hotel Forum di Cracovia; Hotel Hilton di Roma; Biblioteca Casanatense di Roma; Castello Arabo-Normanno di Butera. Ha realizzato murales a Gela, Augusta, Catania, Brolo, Ustica, Club Med Kamarina, Autodromo di Pergusa, Fiera del Sud di Siracusa. Ha partecipato alle trasmissioni televisive Linea Blu su RAI 1 e Geo & Geo su Rai 3. Michele Milazzo Un bilione… di no! A San Valentino, in tutto il mondo, flash-mob per le donne e contro le violenze N el giorno di San Valentino, decine di studenti delle scuole superiori di Giarre si sono ritrovati nello spiazzo antistante il PalaGiarre di via Almiramte, per il flash mob internazionale “One Billion rising for Justice”, contro la violenza sulle donne. La festa degli innamorati è diventata la festa del rispetto della persona. Un concetto che il San Valentino giarrese ha inteso ribadire a gran voce. Attraverso scatti fotografici ed a passo di danza. Con gli studenti c’erano anche il sindaco Roberto Bonaccorsi, l’assessore Piera Bonaccorsi, il consigliere comunale Tania Spitaleri ed il Segretario comunale Rossana Manno.
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