ALBERTO CESTE – GIACOMO CUNIBERTI DANIELA DATTOLA – GERMANO GOLA LE NOVITÀ IN MATERIA DI COMMERCIO: ASPETTI PROGRAMMATICI, AUTORIZZATORI E SANZIONATORI Focus sulla Regione Piemonte Aggiornato con le ultimissime normative, con i pareri e con le sentenze maggiormente significative, in materia di: commercio fisso commercio ambulante somministrazione di alimenti e bevande liberalizzazione delle attività commerciali Cod. 0332TO - Grafiche E. GASPARI © TUTTI I DIRITTI RISERVATI RIPRODUZIONE VIETATA PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA A norma delle leggi sul diritto di autore e del codice civile, è vietata la riproduzione di questo volume o di parte di esso con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni od altro, senza l’autorizzazione scritta dell’editore. ISBN 978 - 88 - 97407 - 43 - 0 Grafiche E. GASPARI - Cadriano di Granarolo E. (Bologna) - Via M. Minghetti, 18 Tel. 051-763201 – Fax 051-6065611 - www.gaspari.it – e-mail: mail@gaspari.it A tutti i dipendenti degli Enti Locali PREFAZIONE La presente trattazione, proposta con accorgimenti particolarmente pratici, è stata redatta da personale operante a favore di settori complementari della Pubblica Amministrazione con specializzazioni tecnico-giuridiche tali da poter affrontare in modo completo ed esaustivo le numerose novità introdotte nel settore “commercio” e da poter fornire un valido supporto all’attività degli Operatori di Polizia Locale ed ai Colleghi degli Uffici Commercio/S.U.AP.. Il volume esamina, nel primo capitolo, i principi del diritto europeo e costituzionale applicabili alle attività commerciali. Dopo un breve richiamo al diritto dei Trattati U.E., viene illustrata la Direttiva n. 2006/123/CE (c.d. “Direttiva Servizi” o Direttiva “Bolkestein”): in particolare, vengono esaminate le norme in materia di semplificazione amministrativa, di regimi autorizzativi e di requisiti relativi alla libertà di stabilimento e di libera circolazione dei servizi. Seguono le disposizioni della Costituzione italiana sulla libertà d’iniziativa economica, con un approfondimento dedicato al riparto delle competenze legislative tra Stato e Regioni in materia di tutela della concorrenza e attività commerciali. Un’ampia sezione è dedicata ai decreti legge di liberalizzazione delle attività economiche, che, specialmente dal 2011, hanno contraddistinto le politiche di governo per fronteggiare la crisi economica. In conclusione di capitolo, si è ritenuto utile fare cenno agli istituti della S.C.I.A. e del S.U.A.P., in quanto elementi fondanti dei regimi amministrativi regolatori delle attività di commercio e somministrazione di alimenti e bevande, con i quali tutti i lettori devono sapersi destreggiare. La disamina di questo complesso di norme è stata svolta con l’ausilio di schemi e tabelle, allo scopo di dare evidenza alle nozioni ed ai temi di maggiore importanza per le funzioni di gestione amministrativa che competono agli operatori dei Comuni. 7 Prefazione Il secondo capitolo illustra la disciplina del commercio al dettaglio in sede fissa, in particolare le nozioni fondamentali recate dal Decreto “Bersani” del 1998 e dalla normativa regionale piemontese. Senza pretesa di esaminare compiutamente l’intero sistema normativo in essere, ci si è soffermati sulle più recenti novità, statali e regionali, apportate alla materia dal D.Lgs. n. 147/2012, correttivo della cd. “Riforma Bolkestein”, e dalla Deliberazione del Consiglio Regionale piemontese n. 191/2012, che ha adeguato la disciplina della programmazione dell’insediamento del commercio ai principi di liberalizzazione delle attività, anche sotto il profilo urbanistico. Sono state quindi trattate, in quanto oggetto di novelle legislative anche recenti, le vendite con denominazione “outlet”, le vicende autorizzatorie concernenti la vendita di stampa quotidiana e periodica, la vendita di cose antiche o usate, la vendita di farmaci e la disciplina degli orari delle attività commerciali, operando costanti riferimenti alla giurisprudenza ed alla prassi ministeriale e regionale, intervenute sul punto. Nel terzo capitolo è stata affrontata la materia della somministrazione di alimenti e bevande, comparando la nuova disciplina regionale rispetto a quella preesistente dettata dalla L. n. 287/1991, ed evidenziando le imponenti trasformazioni del settore, nonché la “ventata” di liberalizzazioni e semplificazioni dalle quali questo è stato interessato. Si è voluto inoltre sottolineare come l’applicazione di tali sostanziali novità non abbia, però, in nessun modo modificato l’applicazione di alcune disposizioni, precetti e regimi giuridici autorizzatori dettati dal T.U.L.P.S., e come quest’ultima normativa sia ancora attuale nella regolamentazione del settore. Nel quarto capitolo si è provveduto alla disamina del commercio ambulante, approfondendone, non solo la disciplina attuale, ma cercando anche di fornire alcune importanti indicazioni per gli operatori al fine di affrontare e di gestire al meglio, l’evidente periodo d’incertezza della normativa del settore, caratterizzata da numerose disposizioni “trasversali” che determineranno per i prossimi anni la necessità di attuare nuove selezioni per l’attribuzione delle concessioni mercatali, in piena applicazione della Direttiva Bolkestein. Il quinto capitolo fornisce un breve riepilogo della struttura organica e normativa in materia di forme speciali di vendita. Nel sesto capitolo si sono esaminate le disposizioni normative dettate per la vendita di prodotti agricoli, evidenziando, anche per questo settore, fortemente controverso e caratterizzato da una recente modernizzazione dello stesso ambi8 Prefazione to agricolo, quali siano state le principali novità che spesso hanno determinato per gli operatori rilevanti problematiche interpretative, procedurali e sanzionatorie. Infine, nel settimo ed ultimo capitolo, in un ideale processo logico di trattazione compiuta della materia commercio, ma soprattutto per un raccordo tra i due Settori comunali prevalentemente incaricati del controllo e dell’accertamento delle infrazioni rilevabili in materia di commercio: il Settore Polizia Locale ed il Settore Commercio-S.U.A.P., si sono affrontati gli illeciti, penali ed amministrativi, che, in base all’esperienza professionale degli Autori, maggiormente ricorrono ed impegnano il personale degli Uffici, nella quotidiana attività di prevenzione e di sanzionamento. È doveroso, da ultimo, segnalare che, importanti ed utili approfondimenti rispetto a tutte le tematiche esaminate nel volume, possono essere reperiti sul sito internet istituzionale dei Settori Programmazione del Settore Terziario Commerciale e Polizia Locale e Politiche per la Sicurezza, della Regione Piemonte, ai seguenti indirizzi: www.regione.piemonte.it/commercio/; www.regione.piemonte.it/polizialocale/ e www.regione.piemonte.it/sicurezza/ Giugno 2014 Gli Autori 9 POSTFAZIONE La materia del commercio, negli ultimi anni, ha subìto rapide evoluzioni e modernizzazioni, così imponenti da creare numerose difficoltà interpretative ed applicative agli operatori del settore, viste anche le continue trasformazioni e modificazioni della vasta disciplina oggi esistente nel nostro ordinamento giuridico in tale ambito nevralgico della vita economica e sociale. Quest’opera è stata redatta con l’ausilio delle capacità tecnico-giuridiche complementari degli Autori, al fine di fornire un supporto pratico a tutti i Colleghi, i quali quotidianamente affrontano le molteplici difficoltà di un settore che, nonostante un periodo di forte crisi, risulta, tuttavia, fiorente d’iniziative, di nuove attività e d’inventiva. La peculiarità di questa trattazione risiede nella contestualizzazione rispetto ad una realtà e ad un’area geografica-produttiva molto importante a livello italiano e da sempre particolarmente attenta al commercio, qual è la Regione Piemonte. Tutte le tematiche sono state affrontate con l’interesse e con la passione di chi quotidianamente è impegnato a risolvere le problematiche locali del settore, onde fornire il servizio migliore possibile per le esigenze del cittadino-cliente, ed è pienamente consapevole, non solo a livello teorico, ma anche operativo, di quali possano essere le criticità nell’applicazione di disposizioni, statali e regionali, spesso in antitesi tra di loro. L’eventuale revisione del Titolo V della Costituzione, in discussione proprio in questi giorni al Parlamento, potrà essere di supporto per l’attività degli addetti ai lavori, attenuando le diatribe tra Stato e Regioni in materia di attribuzione delle competenze. Purtuttavia, i principi, in più di una occasione richiamati in quest’opera, quali la liberalizzazione, la semplificazione, e la tutela del consumatore e della concorrenza, dovranno diventare parte integrante del bagaglio tecnico e della professionalità di tutti gli operatori, al fine di assimilare la ratio autentica di quest’epocale trasformazione del settore commercio: citando Sir Winston Churchill, “non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare”. 11 AUTORI ALBERTO CESTE - Abilitato all’esercizio della professione forense - Vice Procuratore Onorario presso la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino - Funzionario in Posizione Organizzativa del Settore Polizia Locale e Politiche per la Sicurezza della Regione Piemonte. Docente in corsi di aggiornamento e di specializzazione per Operatori di Polizia Locale e dipendenti degli Enti Locali. Autore di pubblicazioni in materie giuridiche. GIACOMO CUNIBERTI - Comandante del Corpo di Polizia Locale e Responsabile dell’Ufficio Commercio presso il Comune di Busca - Iscritto all’Elenco Docenti della Regione Piemonte in materia di edilizia e commercio e relatore in numerosi corsi di aggiornamento rivolti principalmente a dipendenti degli Enti Locali. DANIELA DATTOLA - Abilitata all’esercizio della professione forense Formatrice Giuridica e Consulente per il Personale della Polizia Locale. Docente in corsi di aggiornamento e di specializzazione in diritto di polizia giudiziaria e degli stranieri. Autrice di pubblicazioni in materie giuridiche. GERMANO GOLA – Funzionario in Posizione Organizzativa - Responsabile dello Sportello Unico per le Attività Produttive e dei Servizi alle Imprese del Comune di Mondovì. Indice Prefazione������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 7 Postfazione������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 11 Autori������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 12 Capitolo I LE ATTIVITÀ COMMERCIALI NEL DIRITTO EUROPEO E COSTITUZIONALE. LIBERALIZZAZIONI E SEMPLICAZIONE AMMINISTRATIVA 1. Il diritto dell’Unione Europea e le attività commerciali ������������������������������������������ 21 2. Il Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea �������������������������������������������������� 22 3. La Direttiva n. 2006/123/CE cd. “Direttiva Servizi” o “Direttiva Bolkestein” e la sua attuazione nell’ordinamento italiano �������������������������������������� 24 4. Le principali disposizioni costituzionali in materia di commercio. La libertà d’iniziativa economica���������������������������������������������������������������������������������������������� 48 5. L’art. 117 Cost. ed il riparto delle competenze legislative��������������������������������������� 49 6. Tutela della concorrenza e giurisprudenza costituzionale: cenni������������������������� 52 7. La competenza esclusiva delle Regioni in materia di commercio����������������������� 55 8. Liberalizzazioni e semplificazioni: principi e giurisprudenza�������������������������������� 55 9. Il D.L. n. 223/2006 c.d. “Bersani”����������������������������������������������������������������������������������������� 56 10.Il D.L. n. 138/2011�������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 60 11.Il D.L. n. 201/2011 c.d. “Salva Italia”���������������������������������������������������������������������������������� 64 12.Il D.L. n. 1/2012 c.d. “Cresci Italia”������������������������������������������������������������������������������������� 68 13.Il D.L. n. 5/2012 c.d. “Semplifica Italia”��������������������������������������������������������������������������� 72 13 Indice 14.La Segnalazione Certificata d’Inizio Attività (S.C.I.A.): cenni���������������������������� 77 15.La natura giuridica della S.C.I.A.�������������������������������������������������������������������������������������������� 79 16.Il campo di applicazione della S.C.I.A.�������������������������������������������������������������������������������� 80 17.Il procedimento di controllo da parte dell’Amministrazione�������������������������������� 82 18.Lo Sportello Unico per le Attività Produttive: cenni�������������������������������������������������� 85 Capitolo II IL COMMERCIO IN SEDE FISSA 1. Definizioni ed esclusioni���������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 93 2. Le ultime novità in materia di commercio dopo il D.Lgs. 6.08.2012, n. 147������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 100 3. Gli esercizi di vicinato������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 100 4. I requisiti morali������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 102 5. I requisiti professionali����������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 107 6. Nuove disposizioni in materia di vendita di prodotti del settore alimentare���������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 109 7. Il commercio all’ingrosso������������������������������������������������������������������������������������������������������������ 111 8. Gli esercizi con attività congiunte di commercio al dettaglio ed all’ingrosso������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 112 9. Gli indirizzi generali ed i criteri di programmazione urbanistica per l’insediamento del commercio al dettaglio in sede fissa secondo la D.C.R. Piemonte n. 191-43016 del 20.11.2012������������������������������������������������������� 113 10.La nuova programmazione commerciale comunale������������������������������������������������� 118 11.La disciplina autorizzatoria dei centri commerciali, delle grandi strutture di vendita, delle medie strutture di vendita e degli esercizi di vicinato��������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 120 12.La nuova normativa per le vendite con denominazione outlet�������������������������� 125 13.Autorizzazione dei punti vendita, esclusivi e non, di stampa quotidiana e periodica��������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 127 14.La vendita di cose antiche o usate����������������������������������������������������������������������������������������� 132 15.La vendita di farmaci��������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 135 14 Indice 16.Gli orari delle attività commerciali�������������������������������������������������������������������������������������� 140 17.Sistema sanzionatorio�������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 144 Capitolo III LA SOMMINISTRAZIONE DI ALIMENTI E BEVANDE 1.Nozione�������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 147 2. La l.r. Piemonte 29.12.2006, n. 38������������������������������������������������������������������������������������� 148 3. I requisiti morali������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 150 4. I requisiti professionali e l’obbligo di aggiornamento��������������������������������������������� 154 5. Tipologia degli esercizi di somministrazione abbinata alle caratteristiche igienico sanitarie dei locali��������������������������������������������������������������������������������������������������������� 156 6. La D.G.R. Piemonte 8.02.2010, n. 85-13268������������������������������������������������������������ 158 7. La sorvegliabilità dei locali: D.M. 17.12.1992, n. 564������������������������������������������ 163 8. Principali vicende giuridiche per l’esercizio dell’attività di somministrazione di alimenti e bevande�������������������������������������������������������������������������� 164 9. Il subingresso��������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 167 10.La reintestazione dell’autorizzazione����������������������������������������������������������������������������������� 168 11.Modifiche che non comportino l’aumento della superficie di somministrazione����������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 168 12.La sospensione dell’attività e la revoca dell’autorizzazione����������������������������������� 168 13.Gli orari di apertura����������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 169 14.Obblighi ed adempimenti di legge degli esercenti���������������������������������������������������� 170 15.L’esercizio di attività accessorie nei locali di somministrazione di alimenti e bevande e disciplina correlata delle disposizioni dettate dal T.U.L.P.S.��� 174 16.Autorizzazioni stagionali������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 176 17.Autorizzazioni temporanee di somministrazione di alimenti e bevande in occasione di fiere, feste od altre riunioni straordinarie di persone������������ 176 18.I circoli privati������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������ 177 19.Sistema sanzionatorio�������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 181 15 Indice Capitolo IV IL COMMERCIO SU AREE PUBBLICHE 1. Disciplina regionale del commercio su aree pubbliche������������������������������������������ 185 2. Il regime autorizzatorio���������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 187 3. Il commercio su posteggi dati in concessione��������������������������������������������������������������� 191 4. Intesa Conferenza Unificata Stato Regioni del 5.07.2012 sui criteri per l’assegnazione dei posteggi in attuazione dell’art. 70, co. 5, D.Lgs. 26.03.2010, n. 59 e Direttiva n. 2006/123/CE���������������������������������������������������������� 194 5. I requisiti morali e professionali��������������������������������������������������������������������������������������������� 200 6. Le novità per il commercio in forma itinerante���������������������������������������������������������� 203 7. Vicende giuridiche dell’attività di commercio ambulante. Il subingresso ������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 204 8. La sospensione e la revoca���������������������������������������������������������������������������������������������������������� 205 9. Disposizioni regionali in materia di manifestazioni fieristiche�������������������������� 205 10.Mercati a cadenza ultramensile (c.d. “mercatini dell’usato”)������������������������������ 207 11.Sistema sanzionatorio�������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 208 Capitolo V LE FORME SPECIALI DI VENDITA 1. La vendita in spaccio interno��������������������������������������������������������������������������������������������������� 211 2. Il commercio di prodotti per mezzo di apparecchi automatici������������������������� 211 3. La vendita per corrispondenza, televisione o altri sistemi di comunicazione����������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 212 4. La vendita effettuata presso il domicilio dei consumatori������������������������������������ 213 5. Il commercio elettronico������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 213 16 Indice Capitolo VI LA VENDITA DI PRODOTTI AGRICOLI 1. Norme attuative per l’esercizio dell’attività di vendita di prodotti agricoli in sede fissa o in forma itinerante da parte degli imprenditori agricoli����������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 215 2. Profili autorizzatori������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 216 3. Sistema sanzionatorio�������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 218 Capitolo VII GLI ILLECITI MAGGIORMENTE RICORRENTI CONNESSI CON L’ATTIVITÁ COMMERCIALE 1. Il reato di adulterazione o contraffazione di sostanze alimentari, di cui all’art. 440 C.P.���������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 221 2. Il reato di adulterazione o contraffazione di altre cose in danno della pubblica salute, di cui all’art. 441 C.P.������������������������������������������������������������������������������ 225 3. Il reato di adulterazione o contraffazione di sostanze alimentari, di cui all’art. 442 C.P.���������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 226 4. Il reato di commercio o somministrazione di medicinali guasti, di cui all’art. 443 C.P.���������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 227 5. Il reato di commercio di sostanze alimentari nocive, di cui all’art. 444 C.P. ��������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 230 6. Il reato di somministrazione di medicinali in modo pericoloso per la salute pubblica, di cui all’art. 445 C.P.������������������������������������������������������������������������������ 233 7. Il reato di contraffazione, alterazione o uso di marchi o segni distintivi ovvero di brevetti, modelli e disegni, di cui all’art. 473 C.P. ���������������������������� 235 8. Il reato di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi, di cui all’art. 474 C.P.������������������������������������������������������������������������������������������������������� 238 9. Il reato di frode nell’esercizio del commercio, di cui all’art. 515 C.P.���������� 242 10.Il reato di vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine, di cui all’art. 516 C.P.������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 248 11.Il reato di vendita di prodotti industriali con segni mendaci, di cui all’art. 517 C.P.���������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� 252 17 Indice 12.Il reato di somministrazione di bevande alcooliche a minori o a infermi di mente, di cui all’art. 689 C.P.�������������������������������������������������������������������������������������������� 256 13.Il reato di somministrazione di bevande alcooliche a persona in stato di manifesta ubriachezza, di cui all’art. 691 C.P. ������������������������������������������������������ 259 14.L’illecito di mancata esposizione od esposizione in modo non visibile della tabella dei giochi proibiti, di cui agli artt. 110 T.U.L.P.S. e 195 Reg. Esec. T.U.L.P.S.����������������������������������������������������������������������������������������������������������� 260 15.Le residue fattispecie penali in materia di disciplina igienica degli alimenti, di cui agli artt. 5 e 6, L. 30.04.1962, n. 283������������������������������������������� 275 Capitolo VIII PRINCIPALI FONTI NORMATIVE Fonti normative comunitarie – Direttiva 12 dicembre 2006, n. 2006/123/CE, del Parlamento Europeo e del Consiglio (articoli estratti: da 1 a 16)�������������������������������������������������������������������� 285 Fonti normative nazionali – Codice Penale (articoli estratti: 440, 441, 442, 443, 444, 445, 473, 474, 515, 516, 517, 689 e 691)��������������������������������������������������������������������������������������������� 292 – Legge 30 aprile 1962, n. 283 (articoli estratti: 5 e 6)���������������������������������������������� 294 – D.Lgs. 31 marzo 1998, n. 114����������������������������������������������������������������������������������������������� 295 – D.Lgs. 18 maggio 2001, n. 228 (articoli estratti: da 1 a 4)��������������������������������� 308 Fonti normative Regione Piemonte – l.r. 12 novembre 1999, n. 28��������������������������������������������������������������������������������������������������� 310 – l.r. 29 dicembre 2006, n. 38����������������������������������������������������������������������������������������������������� 324 18 Indice FONTI NORMATIVE SU CD – ROM Fonti normative nazionali –T.U.L.P.S. – R.D. 27 luglio 1934, n. 1265 – Reg. Esec. T.U.L.P.S. – Legge 2 aprile 1968, n. 475 – D.P.R. 21 agosto 1971, n. 1275 – Legge 8 novembre 1991, n. 362 – D.Lgs. 24 aprile 2001, n. 170 – D.Lgs. 24 aprile 2006, n. 219 – D.L. 4 luglio 2006, n. 223, convertito con modificazioni in L. 4 agosto 2006, n. 248 – D.Lgs. 26 marzo 2010, n. 59 – D.P.R. 7 settembre 2010, n. 160 – D.Lgs. 6 settembre 2011, n. 159 – D.L. 6 dicembre 2011, n. 201, convertito con modificazioni in L. 22 dicembre 2011, n. 214 – D.L. 24 gennaio 2012, n. 1, convertito con modificazioni in L. 24 marzo 2012, n. 27 Fonti normative Regione Piemonte – l.r. 14 maggio 1991, n. 21 – D.G.R. 1 marzo 2000, n. 43-29533 – D.C.R. 1 marzo 2000, n. 626-3799 – D.G.R. 2 aprile 2001, n. 32-2642 – D.G.R. 17 dicembre 2001, n. 86-4861 – D.G.R. 28 aprile 2003, n. 101-9183 – D.G.R. 8 febbraio 2010, n. 85-13268 19 Indice – D.C.R. 20 novembre 2012, n. 191– 43016 - Allegato B – D.G.R. 17 marzo 2014, n. 24-7250 Prassi nazionale – Circolare Ministero della Salute 3 ottobre 2006, n. 3 – Circolare MISE 6 maggio 2010, n. 3635/C – Risoluzione MISE 6 ottobre 2010, n. 135873 – Risoluzione MISE 23 febbraio 2011, n. 33162 – Circolare MISE 15 aprile 2011, n. 3642/C – Risoluzione MISE 2 agosto 2012, n. 172360 – Circolare MISE 12 settembre 2012, n. 3656/C – Risoluzione MISE 20 febbraio 2013, n. 29804 Prassi Regione Piemonte – Circolare Regione Piemonte-Settore Programmazione del Settore Terziario Commerciale, prot. n. 4865/DB1701, del 7 giugno 2010 – Circolare Presidente della Giunta Regionale 7 marzo 2012, n. 2/CPN – Nota Regione Piemonte-Settore Programmazione del Settore Terziario Commerciale, prot. n. 15125, del 17 ottobre 2012 – Nota Regione Piemonte-Settore Programmazione del Settore Terziario Commerciale, prot. n. 0007390/DB1607, del 6 giugno 2013 – Nota Regione Piemonte-Settore Programmazione del Settore Terziario Commerciale, prot. n. 0009943/DB1607, del 12 agosto 2013 – Nota Regione Piemonte-Settore Programmazione del Settore Terziario Commerciale, prot. n. 13917/DB1607, del 26 novembre 2013 20 Capitolo II - Il commercio in sede fissa Di rilievo anche il co. 5, art. 14 – ter, in trattazione, in base a cui «nei casi di vendita in esercizi commerciali con denominazione outlet, è vietata la vendita di merci diverse da quelle indicate al co. 1». Se la ratio della norma può rinvenirsi nella tutela del consumatore, perseguita attraverso un divieto di vendita promiscua nello stesso negozio di merci “outlet” e di merci “non outlet”, una certa difficoltà potrà derivare dall’applicazione pratica di tale regola, attesa l’esistenza sul territorio regionale di numerosi esercizi commerciali, soprattutto di abbigliamento e calzature, articolati, nei medesimi locali, in reparti ordinari ed in reparti outlet. In ultimo, il co. 6, art. 14 – ter, assoggetta le vendite outlet alle norme inerenti la disciplina dei prezzi e le vendite straordinarie e promozionali (di cui agli artt. 13, 14, 14 – bis, l.r. n. 28/1999), con l’intento, si ritiene, di garantire la trasparenza dei prezzi outlet rispetto ai prodotti ordinari, nonché di assicurare il rispetto da parte di tali tipologie di negozi delle norme generali sulle vendite straordinarie “tradizionali” (liquidazione, saldi e promozionali). La novella normativa di fine 2012 ha previsto delle pesanti sanzioni amministrative in caso di inosservanza delle disposizioni ora esaminate; nella specie, i due nuovi co. 2 - bis e 2 - ter aggiunti all’art. 15 l.r. n. 28/1999, prevedono: - la sanzione amministrativa pecuniaria da Euro 6.000,00 ad Euro 30.000,00 in caso di utilizzo della denominazione di outlet al di fuori dei casi previsti all’art. 14 - ter, co. 1; in caso di reiterazione, l’attività di vendita è sospesa per un periodo non superiore a trenta giorni; - la sanzione amministrativa pecuniaria da Euro 4.000,00 ad Euro 30.000,00 in caso di violazione del divieto di cui all’art. 14 - ter, co. 5 e 6; in caso di reiterazione, l’attività di vendita è sospesa per un periodo non superiore a trenta giorni. 13.Autorizzazione dei punti vendita, esclusivi e non, di stampa quotidiana e periodica L’attività di vendita di stampa quotidiana e periodica è regolata, nella Regione Piemonte, dai seguenti atti normativi: - D.Lgs. 24.04.2001, n. 170, recante «Riordino del sistema di diffusione della stampa quotidiana e periodica, a norma dell’art. 3, L. 13.04.1999, n. 108»; - Allegato A alla D.G.R. del Piemonte n. 101–9183 del 28.04.2003, recante «Disciplina del sistema di rivendita della stampa quotidiana e periodica. Applicazione del D.Lgs. 24.04.2001, n. 170, in fase transitoria all’emana- 127 Capitolo II - Il commercio in sede fissa zione della nuova normativa regionale ai sensi del Titolo V della Costituzione» e s.m.i.. Il D.Lgs. n. 170/2001, anche in relazione agli esiti della cd. “sperimentazione” introdotta dalla L. 13.04.1999, n. 108 (che consentiva di sperimentare, senza autorizzazione, nuove forme di vendita di giornali quotidiani e periodici in predeterminati esercizi commerciali sulla base di specifici criteri e modalità, per un periodo di diciotto mesi) - individua all’art. 1 una duplice tipologia di esercizi: - i punti vendita esclusivi, vale a dire quelli che, previsti nel piano comunale di localizzazione, sono tenuti alla vendita generale di quotidiani e periodici; - i punti vendita non esclusivi, i quali, in aggiunta ad altre merci, sono autorizzati alla vendita di quotidiani ovvero periodici. Secondo la D.G.R. n. 101/2003 e s.m.i., nei punti vendita esclusivi l’attività di rivendita di quotidiani e periodici deve avere e mantenere in ogni caso carattere di prevalenza rispetto alla restante attività commerciale; nei punti vendita non esclusivi, invece, l’attività di rivendita non può essere o diventare prevalente, giacché gli stessi: - hanno una funzione di completamento della rete di rivendita; - possono essere attivati solamente in presenza di altra specifica attività espressamente prevista; - sono legittimati alla vendita di soli quotidiani, di soli periodici o di entrambe le tipologie di prodotti editoriali. L’art. 2, co. 3, D.Lgs. n. 170/2001, elenca, con valenza tassativa, le seguenti fattispecie di attività commerciali che possono ottenere l’autorizzazione all’esercizio di un punto vendita non esclusivo: a)le rivendite di generi di monopolio; b)le rivendite di carburanti e di oli minerali; c)i bar, inclusi gli esercizi posti nelle aree di servizio delle autostrade e nell’interno di stazioni ferroviarie, aeroportuali e marittime, ed esclusi altri punti di ristoro, ristoranti, rosticcerie e trattorie; d)le medie e grandi strutture di vendita (inclusi i centri commerciali), con un limite minimo di superficie di vendita pari a metri quadrati 700; e)gli esercizi adibiti prevalentemente alla vendita di libri e prodotti equiparati, con un limite minimo di superficie di metri quadrati 120; f )gli esercizi a prevalente specializzazione di vendita, con esclusivo riferimento alla vendita delle riviste di identica specializzazione. Entrando nel merito degli aspetti concernenti il rilascio del titolo autorizzatorio, assumono rilevanza le seguenti disposizioni dell’art. 2, D.Lgs. n. 170/2001: 128 Capitolo II - Il commercio in sede fissa - l’attività di vendita è soggetta al rilascio di autorizzazione da parte dei comuni, anche a carattere stagionale; - per i punti di vendita esclusivi l’autorizzazione è rilasciata nel rispetto dei piani comunali di localizzazione; - il rilascio dell’autorizzazione, anche a carattere stagionale, per i punti di vendita esclusivi e per quelli non esclusivi deve avvenire in ragione della densità della popolazione, delle caratteristiche urbanistiche e sociali delle zone, dell’entità delle vendite di quotidiani e periodici negli ultimi due anni, delle condizioni di accesso, nonché dell’esistenza di altri punti vendita non esclusivi. L’art. 6 del decreto in esame dispone che i Comuni sono tenuti ad adottare i piani di localizzazione dei punti di vendita esclusivi, sulla base degli indirizzi emanati dalle Regioni, operando una specifica valutazione della densità di popolazione, del numero di famiglie, delle caratteristiche urbanistiche e sociali di ogni zona o quartiere, dell’entità delle vendite, rispettivamente, di quotidiani e periodici, negli ultimi due anni, delle condizioni di accesso, con particolare riferimento alle zone insulari, rurali o montane, nonché dell’esistenza di altri punti di vendita non esclusivi. In proposito, il Ministero delle Attività Produttive (Circolare 28.12.2001, n. 3538/C), all’indomani dell’entrata in vigore del decreto, aveva ritenuto non consentito «per effetto del combinato disposto dei co. 2, secondo periodo, e 6, dell’art. 2, D.Lgs. n. 170/ 2001» il rilascio dell’autorizzazione per un punto esclusivo di vendita in assenza del piano di localizzazione, indicazione confermata poi dalla citata deliberazione regionale, adottata nelle more del riordino dell’intera materia ad opera del legislatore regionale, ad oggi non ancora avvenuto. Il sistema autorizzatorio prefigurato dai provvedimenti normativi in esame è riconducibile ad un pieno contingentamento dei titoli abilitativi, sussistendo in capo ai Comuni il potere di introdurre, in sede di predisposizione dei piani di localizzazione, sia un parametro numerico che distanze minime tra gli esercizi; infatti, l’allegato alla D.G.R. n. 101/2003 stabilisce che i Comuni: - determinano la soglia di presenza ed efficienza media rispetto alla quale individuare i possibili sviluppi della rete in termini di numeri di punti di rivendita per singola zona; - possono stabilire distanze minime tra punti di vendita esclusivi e non, i quali non siano separati da barriere naturali o artificiali, prendendo in considerazione i punti di rivendita ubicati sia nel territorio comunale che, se del caso, in quello di comuni limitrofi. Siffatto assetto normativo ha comportato delle censure di legittimità da parte della giurisprudenza amministrativa, dapprima in relazione alla supposta insussistenza di un obbligo per i Comuni di esaminare le istanze di autorizzazione in 129 Capitolo II - Il commercio in sede fissa difetto di atti di programmazione (Cons. Stato, sez V, 29.04.2003, n. 2189), poi, in seguito all’introduzione delle regole di tutela della concorrenza degli esercizi commerciali ad opera dell’art. 3, D.L. n. 223/2006, con riguardo alle distanze minime tra gli esercizi di vendita (Cons. Stato, sez. V, 9.12.2008, n. 6060). In tempi recenti più recenti, è emerso il contrasto delle limitazioni in esame con i principi di libertà di stabilimento e di prestazione dei servizi enunciati dalla Direttiva n. 2006/123/CE, cd. “Bolkestein” (cfr., in particolare, l’art. 14 della direttiva servizi, illustrato nel cap. I), con quelli analoghi recati dall’art. 11, co. 1, D.Lgs. n. 59/2010 attuativo della direttiva, nonché, in misura ancor più clamorosa, con le liberalizzazioni disposte dall’art. 31, D.L. n. 201/2011 e dall’art. 1, D.L. n. 1/2012. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, in una specifica indagine conoscitiva (Indagine conoscitiva n. IC35 riguardante il settore dell’editoria quotidiana, periodica e multimediale, conclusa con provvedimento n. 20341 del 23.09.2009 – punto 169), aveva già segnalato la presenza nel D.Lgs. n. 170/2011 di requisiti vietati dalla Direttiva Bolkestein. Dall’anno 2012 diverse pronunce giurisdizionali - ancorché inizialmente discordanti (se infatti il T.A.R. Lazio Latina, sez. I, nella sentenza 26.01.2012, n. 181 rileva la non riconducibilità dell’attività di vendita di stampa quotidiana e periodica alle previsioni dell’art. 3, D.L. n. 223/2006, il T.A.R. Veneto, sez. III, 7.02.2012, n. 184, statuisce, in senso opposto, che tale disposizione del Decreto Bersani si applica a tutte le attività commerciali e dunque anche alle attività di rivendita di giornali e riviste), convergono infine nel sancire l’illegittimità di distanze minime tra gli esercizi contemplate dalle norme regionali (Cons. Stato, sez. V, 9.04.2013, n. 1945), la riconducibilità della vendita di giornali e riviste alle «attività comuni aperte alla libera concorrenza previste dal D.Lgs. n. 114/1998» (Cons. Stato, sez. V, 2.09.2013, n. 4337), nonché, in ultimo, il pieno assoggettamento del settore al principio generale di libertà di apertura di nuovi esercizi commerciali sul territorio senza contingenti, limiti territoriali o altri vincoli di qualsiasi altra natura, esclusi quelli connessi alla “tutela della salute, dei lavoratori, dell’ambiente, ivi incluso l’ambiente urbano e dei beni culturali” (T.A.R. Lombardia Milano, sez. I, 29.01.2014, n. 326). Contestualmente, si accusa il mutato orientamento del Ministero dello Sviluppo Economico (Risoluzione n. 172360 del 2.08.2012), che giunge ad ammettere «la non applicabilità al settore della distribuzione dei quotidiani e dei periodici di limiti o restrizioni quali il rispetto delle distanze minime obbligatorie tra attività commerciali appartenenti alla medesima tipologia di esercizio; il rispetto di limiti riferiti a quote di mercato predefinite o calcolate sul volume delle vendite nonché i contingenti numerici». In esito a quest’ultimo parere, il Settore Programmazione del Settore Terziario Commerciale della Regione Piemonte, con nota prot., n. 13917/DB1607, del 130 Capitolo II - Il commercio in sede fissa 26.11.2013, ha ritenuto non più applicabili, in attesa di un intervento di revisione esplicita, le indicazioni di cui alla D.G.R. n. 101-9183 del 28.04.2003 nei punti in cui le stesse sono riferite ai limiti di natura quantitativa, stabilendo che i Comuni procedano: -all’adeguamento della programmazione di comparto, disapplicando le disposizioni dell’art. 6, D.Lgs. n. 170/2001; -all’adozione di forme di pianificazione di natura qualitativa, eliminando in concreto le disposizioni che stabiliscano, a livello locale, distanze o limiti numerici per densità abitativa; - alla concessione di suolo pubblico ai privati per la vendita di giornali e riviste esclusivamente previa indizione di procedure ad evidenza pubblica, in ossequio ai principi recati dalla Direttiva Servizi. Con la medesima nota la Regione Piemonte ha precisato che, in attesa di un intervento del legislatore statale, «è da ritenere che sia giuridicamente preferibile mantenere l’autorizzazione quale regime di accesso all’attività». La sostanziale liberalizzazione del comparto è stata ancora recentemente rimarcata dalla giurisprudenza amministrativa (T.A.R. Lombardia Milano, sez. I, 29.01.2014, n. 326); pur alla luce di quanto evidenziato dalla citata nota esplicativa regionale, la dottrina prevalente ritiene legittima l’applicazione dell’istituto della S.C.I.A. per l’avvio dell’attività in parola. Per quanto non disciplinato dal D.Lgs. n. 170/2001, trova applicazione la normativa del D.Lgs. n. 114/1998 (art. 9, co. 1, D.Lgs. n. 170/2001); sul punto il Ministero delle Attività Produttive, con la già citata circolare, ha specificato che le disposizioni applicabili sono quelle concernenti: - i requisiti morali per l’esercizio dell’attività (ora recati dall’art. 71, co. 1, D. Lgs. n. 59/2010); - la possibilità per i titolari di rivendite di giornali e periodici di vendere i prodotti appartenenti al settore merceologico non alimentare fatto salvo il rispetto dei requisiti igienico-sanitari; - l’applicabilità dell’istituto della comunicazione al comune competente per territorio (art. 26, co. 5, D.Lgs. n. 114/1998) in caso di cessazione dell’attività e di trasferimento della gestione o della proprietà per atto tra vivi o per causa di morte. Sulla materia è intervenuto il D.L. n. 1/2012 (decreto “Cresci Italia”, conv. in L. n. 27/2012), il quale, all’art. 39 dedicato alla liberalizzazione del sistema di vendita della stampa quotidiana e periodica, ha disposto, aggiungendo alcune lettere all’art. 5, co. 1, D.Lgs. n. 170/2001, che «gli edicolanti possono vendere presso la propria sede qualunque altro prodotto secondo la vigente normativa». 131 Capitolo II - Il commercio in sede fissa Il Legislatore regionale piemontese ha apportato, con la l.r. n. 13/2011, ulteriori novità, aggiungendo all’art. 5, l.r. n. 28/1999, il co. 6 - bis, secondo il quale l’autorizzazione per la rivendita della stampa quotidiana e periodica rilasciata ai sensi degli artt. 1 e 2, D.Lgs. n. 170/2001, consente l’esercizio della vendita di pastigliaggi vari confezionati senza il possesso dei requisiti professionali previsti dalla legge per la vendita di prodotti alimentari. La Direzione regionale Attività Produttive, con nota prot., n. 0007390/ DB1607, del 6.06.2013, ha esteso la disposizione menzionata (in analogia a quanto già sostenuto nel 2010 per i tabaccai titolari di tabella speciale) anche alle bevande pre-confezionate e pre-imbottigliate, che quindi possono essere oggetto di vendita anche senza il possesso di specifico requisito professionale; riguardo al regime giuridico per l’esercizio dell’attività di vendita di pastigliaggi da parte degli edicolanti, la Regione Piemonte ha chiarito che il titolo autorizzatorio per la rivendita della stampa quotidiana e periodica, rilasciato ai sensi del D.Lgs. n. 170/2001, già comprende “ope legis” la possibilità di esercizio della stessa, non occorrendo apposita S.C.I.A., che rappresenterebbe un aggravio procedimentale non previsto espressamente dalla norma di legge. 14.La vendita di cose antiche o usate Il commercio di cose antiche e usate soggiace ad un duplice regime normativo. Da un lato, la vendita di tali beni deve osservare le regole esaminate in precedenza per l’apertura di esercizi di commercio al dettaglio in sede fissa, ai sensi del D.Lgs. n. 114/1998 e della normativa regionale di settore. Dall’altro lato, occorre tenere conto delle norme speciali recate dal Testo Unico delle Leggi di pubblica sicurezza (T.U.L.P.S., approvato con R.D. 18.06.1931, n. 773) e dal relativo regolamento per l’esecuzione (Reg. Esec. T.U.L.P.S., approvato con R.D. 6.05.1940 n. 635). Secondo l’art. 126 T.U.L.P.S., il commercio di cose antiche o usate non può essere esercitato «senza averne fatta dichiarazione preventiva all’autorità locale di pubblica sicurezza». La competenza a ricevere questa dichiarazione è stata attribuita al Comune dall’art. 19, D.P.R. n. 616/1977. L’art. 242, Reg. Esec. T.U.L.P.S., stabilisce che: - la dichiarazione di cui all’art. 126 T.U.L.P.S. deve contenere l’indicazione della sede dell’esercizio e della specie del commercio, precisando se si tratti di commercio di oggetti aventi valore storico od artistico oppure di commercio di oggetti usati di nessun pregio; - in caso di trasferimento o di trapasso dell’azienda, la dichiarazione deve essere rinnovata; 132 Capitolo III - La somministrazione di alimenti e bevande «dell'esercizio» sono soppresse le seguenti «ubicato nei comuni inclusi negli elenchi regionali delle località turistiche o città d'arte». 2. Secondo la disciplina dell'U.E. e nazionale in materia di concorrenza, libertà di stabilimento e libera prestazione di servizi, costituisce principio generale dell'ordinamento nazionale la libertà di apertura di nuovi esercizi commerciali sul territorio senza contingenti, limiti territoriali o altri vincoli di qualsiasi altra natura, esclusi quelli connessi alla tutela della salute, dei lavoratori, dell'ambiente, ivi incluso l'ambiente urbano, e dei beni culturali. Le Regioni e gli Enti Locali adeguano i propri ordinamenti alle prescrizioni del presente comma entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto. L'orario di apertura e di chiusura al pubblico degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande sono rimessi alla libera determinazione dell'esercente nel rispetto dei limiti stabiliti per legge. Il Sindaco può limitare le aperture notturne o stabilire orari di chiusura correlati alla tipologia ed alle modalità di esercizio dei pubblici esercizi per specifiche esigenze di tutela della salute umana, nonché dell'ambiente urbano e del patrimonio culturale, previa segnalazione degli organi o degli enti preposti alla tutela dei suddetti interessi. Il titolare dell'esercizio deve provvedere a pubblicizzare l'orario di apertura dell'esercizio mediante l'apposizione di appositi cartelli, ben visibili sia all'interno che all'esterno dell'esercizio. Ultimissime sentenze intervenute in materia: T.A.R. Veneto, Sezione III, 19.01.2012, n. 33; T.A.R. Lombardia Milano, Sezione I, 20.01.2012, n. 114; T.A.R. Toscana 23.01.2012, n. 69; Sentenza Corte Costituzionale n. 299, depositata il 19.12.2012; (Ricorsi del Piemonte, Veneto, Sicilia, Lazio, Lombardia, Sardegna, Toscana e Friuli Venezia Giulia). Questioni di legittimità costituzionale dell’art. 31, co. 1 e co. 2, L. n. 214 del 22.12.2011 - Rigetto dei vari ricorsi 14.Obblighi ed adempimenti di legge degli esercenti a) Orari di divieto di somministrazione di bevande alcoliche Art. 6, co. 2 e co. 3, D.L. 3.08. 2007, n. 117 “Disposizioni urgenti modificative del codice della strada per incrementare i livelli di sicurezza nella circolazione” 170 Capitolo III - La somministrazione di alimenti e bevande Per i titolari di licenza, ex art. 86, co. 1 e co. 2, T.U.L.P.S., la vendita/somministrazione di bevande alcoliche e superalcoliche deve essere interrotta dalle ore 3 alle ore 6. b) Divieto di vendita e somministrazione a minori di bevande alcoliche Art. 7, co. 3 bis, D.L. 13.09.2012 n. 158 dopo l’art 14 - bis, L. 30.03.2001, n. 125 “Legge quadro in materia di alcol e di problemi alcolcorrelati” è inserito l’art. 14 - ter Chiunque vende bevande alcoliche ha l’obbligo di chiedere all’acquirente, all’atto dell’acquisto, l’esibizione di un documento d’identità, eccettuati i casi in cui la maggiore età dell’acquirente sia manifesta. “Salvo che il fatto con costituisca reato, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da 250,00 Euro a 1.000,00 Euro a chiunque vende bevande alcoliche ai minori di anni diciotto. Se il fatto è commesso più di una volta si applica la sanzione amministrativa pecuniari da 500,00 a 2.000,00 Euro con la sospensione dell’attività per tre mesi”. Alcune problematiche sono sorte relativamente all’applicazione della norma sopra indicata relativamente al fatto che già l’art. 689 C.P., riguardante la somministrazione di bevande alcoliche a minori di anni 16 o ad infermi di mente, facesse riferimento alla sola somministrazione e non anche alla vendita di alcolici. A tal proposito, con: - Circolare del Ministero dell’Interno del 30.01.13; - Risoluzioni Ministero dello Sviluppo Economico: n. 4563 dell’11.01.2013; e n. 18512 del 4.02.2013, è stato chiarito che il Legislatore con il termine “vende” abbia senza alcun dubbio inteso riferirsi al “fornire” bevande alcoliche a minore di anni 18, senza distinguere tra vendita, somministrazione o consumazione. Riassumendo: SOMMINISTRAZIONE A MINORI DI ETÀ INFERIORE AI 16 ANNI ART. 689 C.P. SANZIONE PENALE 171 Capitolo III - La somministrazione di alimenti e bevande SOMMINISTRAZIONE E VENDITA A MINORI DI ETÀ COMPRESA TRA 16 E 18 ANNI VENDITA AI MINORI DI 16 ANNI ART. 14-TER L. 30.03.2001, N. 125 SANZIONE AMMINISTRATIVA La Corte Costituzionale, con sentenza n. 259 del 2010, ha poi ribadito che per le accertate violazioni alla legge in materia di alcol e di problemi alcol correlati: - l’autorità competente a ricevere il Rapporto è il Prefetto; - gli introiti vanno allo Stato (Modello F 23). c) Obbligo dei prezzi I prodotti esposti per la vendita per asporto, ovunque collocati, devono recare in modo chiaro, ben leggibile e visibile, mediante cartello o altro mezzo idoneo allo scopo, il prezzo di vendita. Quando siano esposti più esemplari di un medesimo articolo normalmente venduto ad unità, identici o dello stesso valore, è sufficiente l'apposizione su di essi di un unico cartellino contenente l'indicazione del prezzo. Per i prodotti destinati alla somministrazione, l'obbligo di esposizione dei prezzi è assolto: a)per quanto concerne le bevande: con l'esposizione di apposita tabella all'interno dell'esercizio; b)per quanto concerne gli alimenti: con l'esposizione obbligatoria durante l'orario di apertura dell'esercizio della tabella dei prezzi, sia all'interno che all'esterno dell'esercizio e, comunque, in luogo leggibile all'esterno; c)qualora sia effettuato il servizio al tavolo, il listino dei prezzi sia posto a disposizione dei clienti prima dell'ordinazione. d) Precetti previsti dal Regolamento per l’Esecuzione del T.U.L.P.S. per gli esercenti l’attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande Come già più volte ribadito in questa trattazione, gli esercenti le attività di somministrazione di alimenti e bevande devono continuare a rispettare e ad applicare alcune disposizioni dettate dal T.U.L.P.S. e dal relativo regolamento per l’esecuzione, così come di seguito elencati: 172 Capitolo III - La somministrazione di alimenti e bevande esposizione al pubblico dell’autorizzazione e della tariffa dei prezzi praticati (art. 180, co. 1); esposizione dell’elenco delle bevande alcoliche (art. 180, co. 2) – ipotesi non più sanzionabile a seguito di abrogazione, ex art. 89 T.U.L.P.S.; esposizione della riproduzione a stampa, visti gli artt. 101 T.U.L.P.S. e 176, 181, 186 Reg. Esec. (art. 180, co. 2); divieto di somministrare bevande alcoliche come prezzo di scommessa o di gioco (art. 181); obbligo di tenere accesa una luce alla porta principale dell’esercizio, dall’imbrunire alla chiusura (art. 185); divieto di somministrare alimenti o bevande durante l’orario di chiusura dell’esercizio ed obbligo di procedere allo sgombero dei locali (art. 186); divieto di rifiutare le prestazioni a chiunque le domandi e ne corrisponda il corrispettivo (art. 187); divieto di impiegare ragazzi di età minore ad anni 18 per la somministrazione al minuto di bevande alcoliche (art. 188); Si possono, inoltre, aggiungere le seguenti prescrizioni ed i sotto notati divieti: obbligo di licenza per l’effettuazione di feste, spettacoli o simili (artt. 68 e 69 T.U.L.P.S., in combinato con l’art. 80, T.U.L.P.S.); divieto di adibire il locale ad ufficio di collocamento o a pagamento dei salari (art. 101 T.U.L.P.S.); obbligo di esposizione tabella giochi proibiti (art. 110 T.U.L.P.S.); divieto di fabbricazione o commercio abusivo di liquori (art. 686 C.P.); divieto di acquisto o consumo di bevande alcoliche fuori dal tempo in cui ne è permessa la vendita (art. 687 C.P.). e) Divieto di vendita ambulante di alcolici Ai sensi dell’art. 87 T.U.L.P.S., è vietata la vendita in forma ambulante di bevande alcoliche. Al riguardo, la norma del T.U.L.P.S. deve essere coordinata con l’art. 176, co. 1, Reg. Esec. e con il D.Lgs. 31.03.1998, n. 114. Dal combinato disposto dei precetti sopra richiamati, emerge che è vietata la vendita su aree pubbliche di bevande alcoliche: a)in recipienti non sigillati; b)con contenuto alcolico inferiore ad 21% del volume, in recipienti sigillati contenenti meno di 0,33 litri; 173 Capitolo III - La somministrazione di alimenti e bevande c)con contenuto alcolico superiore al 21% del volume, in recipienti sigillati contenenti meno di 0,20 litri. f ) Obbligo delle tabelle alcolimetriche introdotte dall’art. 6, co. 2 – quater, D.L. n. 117/2007 e s.m.i. ed adempimenti I titolari ed i gestori dei locali di cui all’art. 86 T.U.L.P.S, che proseguano la propria attività oltre le ore 24, devono avere, presso almeno un'uscita del locale, un apparecchio di rilevazione del tasso alcolemico di tipo precursore chimico od elettronico, a disposizione dei clienti che desiderino verificare il proprio stato di idoneità alla guida dopo l'assunzione di alcool. Devono altresì esporre all'entrata, all'interno e all'uscita dei locali, apposite tabelle che riproducano: a)la descrizione dei sintomi correlati ai diversi livelli di concentrazione alcolemica nell'aria alveolare espirata; b)le quantità, espresse in centimetri cubici, delle bevande alcoliche più comuni che determinano il superamento del tasso alcolemico per la guida in stato di ebbrezza, pari a 0,5 grammi per litro, da determinare anche sulla base del peso corporeo. 15. L’esercizio di attività accessorie nei locali di somministrazione di alimenti e bevande e disciplina correlata delle disposizioni dettate dal T.U.L.P.S. Le autorizzazioni/S.C.I.A. per l'esercizio della somministrazione al pubblico di alimenti e bevande abilitano all'installazione ed all'uso di apparecchi radiotelevisivi, di dispositivi ed impianti per la diffusione sonora delle immagini, nonché all'effettuazione di trattenimenti di cui all'art. 15, co. 1, l.r. n. 38/2006. Le attività accessorie di cui al precedente punto sono ammesse, a condizione che: - l'ingresso al locale sia libero e gratuito; - l'attività di trattenimento sia complementare a quella prevalente di somministrazione; - nel locale non vi siano spazi espressamente destinati all'attività di spettacolo o ballo, quali pista da ballo, sedie disposte a platea, eccetera; - il prezzo delle consumazioni non sia maggiorato rispetto ai prezzi normalmente praticati; - venga rispettata la normativa vigente in materia di sicurezza, prevenzione incendi ed inquinamento acustico. 174 Capitolo VII - Gli illeciti maggiormente ricorrenti connessi con l’attività commerciale essere in possesso della prescritta abilitazione professionale, commercia farmaci e sostanze dopanti, esercita abusivamente, attraverso la medesima condotta, la professione di farmacista, e, qualora le sostanze medicinali vengano commerciate in specie, qualità o quantità non corrispondenti alle ordinazioni mediche, pone in essere il medesimo comportamento sanzionato dal citato art. 445 C.P. (Cass. Pen, Sez .Un., 29.11.2005, n. 3087). 7.Il reato di contraffazione, alterazione o uso di marchi o segni distintivi ovvero di brevetti, modelli e disegni, di cui all’art. 473 C.P. Art. 473 C.P. Chiunque, potendo conoscere dell’esistenza del titolo di proprietà industriale, contraffà o altera marchi o segni distintivi, nazionali o esteri, di prodotti industriali, ovvero chiunque, senza essere concorso nella contraffazione o alterazione, fa uso di tali marchi o segni contraffatti o alterati, è punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni e con la multa da Euro 2.500,00 a Euro 25.000,00. Soggiace alla pena della reclusione da 1 a 4 anni e della multa da Euro 3.500,00 a Euro 35.000,00 chiunque contraffà o altera brevetti, disegni o modelli industriali, nazionali o esteri, ovvero, senza essere concorso nella contraffazione o alterazione, fa uso di tali brevetti, disegni o modelli contraffatti o alterati. I delitti previsti dai commi primo e secondo sono punibili a condizione che siano state osservate le norme delle leggi interne, dei regolamenti comunitari e delle convenzioni internazionali sulla tutela della proprietà intellettuale o industriale. NOTE PROCEDURALI Arresto: non consentito (co. 1, salva l’ipotesi di cui all’art. 474 – ter C.P.); facoltativo (co. 2). Fermo di indiziato di delitto: non consentito. Misure cautelari personali: non consentite (co. 1, salva l’ipotesi di cui all’art. 474 – ter C.P.); consentite (co. 2). Autorità Giudiziaria Competente: Tribunale Monocratico. Procedibilità: d’ufficio. NOTE OPERATIVE La prima condotta prevista e punita dalla norma in esame è quella della contraffazione. 235 Capitolo VII - Gli illeciti maggiormente ricorrenti connessi con l’attività commerciale La contraffazione si concretizza materialmente nell’attribuzione al marchio od al segno distintivo di caratteristiche del tutto simili a quelle dell’originale, tanto da poter confondere il consumatore/acquirente rispetto al segno distintivo originale/autentico. Come costantemente ribadito dalla giurisprudenza, infatti, non è sufficiente una mera modificazione morfologica del marchio od una sua mera imitazione, ma, ai sensi e per gli effetti della norma incriminatrice in esame, occorre una vera e propria riproduzione, in tutti gli elementi essenziali, dei segni del bene protetto (cfr., da ultimo, Cass. Pen., sez. V, 14.02.2008, n. 11240). In tema di introduzione nel territorio dello Stato e di commercio di prodotti con segni falsi, alla luce delle modifiche apportate agli artt. 473 e 474 C.P. ad opera della L. n. 99/2009, non è sufficiente per la configurabilità del reato che prima della sua consumazione sia stata depositata la domanda tesa ad ottenere il titolo di privativa, ma è invece necessario che questo sia stato effettivamente conseguito (Cass. Pen., sez. V, 4.06.2013, n. 41891). Altro requisito indispensabile per la sussistenza della fattispecie è quello c.d. della “confondibilità dei due marchi”, non risultando affatto indispensabile che la contraffazione risulti a seguito di un esame tecnico (cfr., tra le tante, Cass. Civ., sez. I, 22.12.2004, n. 23787 e Trib. Trani, 26.01.2005, secondo cui non sussiste il delitto di contraffazione di marchio, quando questo, che contraddistingue una serie televisiva, viene apposto su capi di abbigliamento che recano, comunque, un diverso marchio della ditta produttrice). In definitiva, per la configurabilità dell’ipotesi in esame, è sufficiente che vi sia stata una concreta creazione o riproduzione integrale, in tutta la sua configurazione emblematica e denominativa, del marchio contraffatto, ovvero che lo stesso si leghi al prodotto a cui è collegato. NOTA BENE Secondo la Cass. Pen., sez. V, 15.07.1997, n. 3674, dà luogo alla consumazione della fattispecie di cui all’art. 473 C.P., anche il solo possesso di materiale idoneo o strumentale al reato (quali, ad esempio, etichette, targhe, confezioni, effigi), così come la creazione dello strumento per la fabbricazione del marchio contraffatto (quale, a titolo di mero esempio, la detenzione di punzoni): la contraffazione di marchio, cioè, sussiste, anche nella mera ipotesi in cui il soggetto commercializzi le effigi di marchi contraffatti, ed indipendentemente dal fatto che le stesse siano impresse sul prodotto industriale che sono destinate a contrassegnare. L’altra condotta punita dall’art. 473, co. 1, C.P., è quella dell’alterazione ovvero della modificazione parziale di un marchio o di un segno distintivo, attraverso l’aggiunta o l’eliminazione di elementi marginali e non sostanziali. 236 Capitolo VII - Gli illeciti maggiormente ricorrenti connessi con l’attività commerciale Quest’ipotesi delittuosa è forse più intuitiva per i più, poiché esige unicamente un intervento diretto su di un marchio o su di un segno genuino, a prescindere dalla sua materiale disponibilità, anche sulla base di una mera rielaborazione grafica ed espressiva, tale per cui il marchio alterato si presenta nella sua unitarietà come controfigura di quello genuino (cfr., per tutti, Cass. Pen., sez. V, 9.03.2005, n. 38068). Se, quindi, sia l’attività di contraffazione sia quella di alterazione rappresentano sempre un pericolo in termini di confondibilità tra segno genuino e segno falsificato, la contraffazione consiste e si traduce in una riproduzione del marchio genuino che si avvicina molto all’originale, mentre l’alterazione (essendo una riproduzione parziale) tende invece a discostarsene. Ultima ipotesi, residuale, del reato in oggetto, è quella dell’uso illecito del marchio o del segno distintivo contraffatto od alterato, da parte di un terzo estraneo a tali fatti. Tale fattispecie, per lo più, si applica, laddove il marchio sia scisso dal prodotto che sponsorizza. Quanto poi all’elemento soggettivo richiesto per tutte le ipotesi esaminate, si rammenta che è sufficiente la coscienza e la volontà della contraffazione o dell’alterazione (dolo generico). Con riferimento al significato dell’inciso “potendo conoscere del titolo di proprietà industriale”, si enuncia il dubbio interpretativo relativo al fatto se tale possibilità di conoscenza sia ravvisabile nella condotta di colui il quale contraffà od altera un marchio od un segno distintivo di prodotto industriale, avendo elementi per conoscere (così come dovrà poi essere la Pubblica Accusa a dover provare) che i medesimi hanno un legittimo proprietario, oppure, piuttosto, più prosaicamente, nel comportamento di chi registrerà un marchio o lo userà, potendo conoscere dell’esistenza della pregressa registrazione del medesimo? Se risultasse vincente l’ultima tesi, poiché l’art. 22, D.Lgs. 10.02.2005, n. 30 (c.d. “Codice della Proprietà Industriale”) assimila il marchio e la ditta al nome di dominio, è immediatamente intuibile che, tenuto conto dell’attuale, notevole, diffusione del c.d. “domain name” e della Rete Internet, sarà quasi impossibile riuscire a fornire la prova contraria dell’impossibilità di conoscenza dell’esistenza di un pregresso marchio d’impresa, sia esso già registrato ovvero ancora in attesa di registrazione, ma con deposito già avvenuto della relativa domanda. Ulteriore elemento da non sottovalutare da parte degli operatori del diritto è costituito dall’equiparazione dei marchi esteri a quelli italiani prevista dal co. 3 dell’art. 473 C.P. e, in particolare, la conseguenza logico-giuridica che ne deriva inequivocabilmente, per cui, in caso di marchio estero, la condotta assume rilevanza penale in Italia, a patto che il marchio in questione sia stato regolarmente registrato, abbia ricevuto il brevetto, sia coperto dal diritto di privativa e, dunque, sia valido ed efficace nel territorio nazionale, con accertamento, in concreto, di tali elementi, che viene demandato al Giudicante. 237 Capitolo VII - Gli illeciti maggiormente ricorrenti connessi con l’attività commerciale Altra questione spesso dibattuta è, infine, quella afferente alla c.d. “volgarizzazione” o “generalizzazione” del marchio, ovvero allorché la denominazione di un prodotto contenuta in un marchio perde il potere di individuazione del prodotto stesso, a causa di un uso generalizzato di tale nome, anche per indicare prodotti similari. In tali ipotesi, il significato ampio che viene acquisito dal marchio nel linguaggio comune determina l’annullamento del marchio stesso per decadenza (che deve però essere stabilita dal Giudicante), poiché non più riferibile ad un prodotto specifico. NOTA BENE Il delitto di cui all’art. 473 C.P. non può concorrere con quello di cui all’art. 648 C.P., tenuto conto della valenza onnicomprensiva del primo reato che assorbe tutte le altre condotte ad esso successive. In tema di ricettazione, peraltro, l’affermazione di responsabilità per l’acquisto o per la ricezione di beni con marchi contraffatti od alterati non richiede che sia provata l’avvenuta registrazione dei marchi, condizione essenziale, invece, per affermare l’esistenza del delitto presupposto, se si tratta di marchi di largo uso e di incontestata utilizzazione da parte delle case produttrici (cfr., per tutti, Corte App. Roma, 7.03.2003). 8.Il reato di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi, di cui all’art. 474 C.P. Art. 474 C.P. Fuori dei casi di concorso nei reati previsti dall’articolo 473, chiunque introduce nel territorio dello Stato, al fine di trarne profitto, prodotti industriali con marchi o altri segni distintivi, nazionali o esteri, contraffatti o alterati è punito con la reclusione da 1 a 4 anni e con la multa da Euro 3.500,00 a Euro 35.000,00. Fuori dei casi di concorso nella contraffazione, alterazione, introduzione nel territorio dello Stato, chiunque detiene per la vendita, pone in vendita o mette altrimenti in circolazione, al fine di trarne profitto, i prodotti di cui al primo comma è punito con la reclusione fino a 2 anni e con la multa fino a Euro 20.000,00. I delitti previsti dai commi primo e secondo sono punibili a condizione che siano state osservate le norme delle leggi interne, dei regolamenti comunitari e delle convenzioni internazionali sulla tutela della proprietà intellettuale o industriale. 238
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