2014_12_05-rassegna

Dipartimento Comunicazione & Immagine
Responsabile - Lodovico Antonini
RASSEGNA STAMPA
Anno XV - 05/12/2014
A cura di Bruno Pastorelli
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Sommario
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MF-MILANO FINANZA venerdì 5 dicembre 2014
Quello che 346 mila bancari si aspettano dall'Abi sul contratto
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IL SOLE 24 ORE venerdì 5 dicembre 2014
Per Creval è accordo su uscite e assunzioni - A fronte di 244 pensionamenti entro il 2019 previsti 90 arrivi
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IL SOLE 24 ORE venerdì 5 dicembre 2014
Lo sciopero dei bancari il 30 gennaio
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IL SOLE 24 ORE venerdì 5 dicembre 2014
Poste-Cdp, convenzione rinnovata per 5 anni
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IL SOLE 24 ORE venerdì 5 dicembre 2014
Il tesoro inatteso dello Stato Pontificio
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IL SOLE 24 ORE venerdì 5 dicembre 2014
Il consiglio Generali torna a quota undici: entra Flavio Cattaneo
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IL SOLE 24 ORE venerdì 5 dicembre 2014
Fineco da record, raccolta netta a 3,37 miliardi
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MF-MILANO FINANZA venerdì 5 dicembre 2014
Nuova convenzione Poste-Cdp fino al 2018
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MF-MILANO FINANZA venerdì 5 dicembre 2014
Bnl, ponte tra startup e clienti private
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MF-MILANO FINANZA venerdì 5 dicembre 2014
Federazione Autonoma Bancari Italiani via Tevere, 46 00198 Roma - Dipartimento Comunicazione & Immagine
Riservato alle strutture
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Anno XV - 05/12/2014
A cura di Bruno Pastorelli – b.pastorelli@fabi.it
Ubs lancia l'aumento in Italia - Operazione da 25 mln in due tranche da concludere entro la fine dell'anno
grazie al sostegno della capogruppo
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MF-MILANO FINANZA venerdì 5 dicembre 2014
Carife verso il riassetto. E intanto discute con Cento
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MF-MILANO FINANZA venerdì 5 dicembre 2014
Mps, aria di ricambio al vertice della Sansedoni
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MF-MILANO FINANZA venerdì 5 dicembre 2014
Assicurazioni, si rifanno i conti - Per Kepler Cheuvreaux la più colpita dal taglio della cedola potrebbe essere
UnipolSai. Salva quella delle Generali
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MF-MILANO FINANZA venerdì 5 dicembre 2014
Fineco raccoglie 305 mln
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MF-MILANO FINANZA venerdì 5 dicembre 2014
Banche italiane pronte a ristrutturare la catena del valore del credito
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MF-MILANO FINANZA venerdì 5 dicembre 2014
I tre fardelli che frenano il mondo del lavoro
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ITALIA OGGI venerdì 5 dicembre 2014
La svizzera Ubs Italia diventa più forte
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ITALIA OGGI venerdì 5 dicembre 2014
Il rimpatrio dei capitali al via - Possibile regolarizzare i patrimoni detenuti all'estero
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ITALIA OGGI venerdì 5 dicembre 2014
Autoriciclaggio sanzionato a sé - La spia? È l'interruzione della tracciabilità dei beni
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ITALIA OGGI venerdì 5 dicembre 2014
Cattolica, un successo l'aumento
.c.
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Articoli
MF-MILANO FINANZA venerdì 5 dicembre 2014
Quello che 346 mila bancari si aspettano dall'Abi sul contratto
di Lando Sileoni*
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Anno XV - 05/12/2014
A cura di Bruno Pastorelli – b.pastorelli@fabi.it
Il rinnovo del contratto nazionale dei 309 mila bancari, ma che coinvolge indirettamente anche altri 37 mila
dipendenti delle bcc, va oltre i rituali che contraddistinguono i rinnovi dei contratti nazionali. La posta in
gioco non è quella rivendicata da Abi, tutta genericamente indirizzata a una riduzione dei costi, ma assume
connotati di rilevanza politica. Il modello di relazioni sindacali negli ultimi 15 anni è stato innovativo e gli
accordi sottoscritti con Abi hanno rappresentato un modello di riferimento anche per altri comparti.
Abbiamo fatto scuola. Negli anni 70, 80 e 90, il clima sindacale nelle aziende era pessimo e per rinnovare i
contratti nazionali fummo costretti a scioperi ben oltre le 100 ore di lavoro. Dal 2000 a oggi la categoria, in
una politica di concertazione con le aziende, non ha mai scioperato, escludendo l'astensione del 31 ottobre
2013. Voglio ricordare che l'Abi esiste come istituzione anche perché esiste il contratto dei bancari e le
minacce, neanche tanto velate, di qualche banchiere che «rivendica una categoria senza un proprio
contratto» rappresentano un autogoal politico clamoroso.
Creando nel 1999 il Fondo di solidarietà o Fondo esuberi e poi di seguito, negli anni successivi, il Fondo
emergenziale e il Fondo per l'occupazione, la categoria ha trovato le risorse per dare risposte concrete alle
crisi aziendali, ai lavoratori licenziati dalle banche straniere e non pensionabili, oltre ai circa 9.300 giovani
che dal 2012 hanno trovato un sicuro posto di lavoro nei nostri istituti. Il Fondo di solidarietà ha anticipato le
previsioni della riforma Fornero, la quale ha reso obbligatorio il modello del nostro Fondo per i settori privi
di cassa integrazione. Il Fondo per l'occupazione ha precorso la politica di incentivi di assunzione di giovani a
tempo indeterminato del governo Renzi, attraverso lo sgravio dei contributi alle aziende per tre anni. Il
Fondo di solidarietà ci ha permesso di prepensionare volontariamente, attraverso anche un incentivo
economico, 48 mila lavoratori e consentirà ad altri 20 mila l'accesso alla pensione volontaria fino a tutto il
2020, per effetto dei recenti accordi conseguiti dai sindacati all'interno dei principali 14 gruppi bancari
italiani. Come dire: non solo il sindacato ha evitato licenziamenti collettivi, ma l'intera categoria ha risposto
nei momenti più difficili con senso di responsabilità. Nei piani industriali, a fronte di prepensionamenti
volontari, il sindacato ha sempre ottenuto, da una parte, la stabilizzazione dei giovani precari e, dall'altra, un
numero consistente di nuove assunzioni. La posizione di Abi, che dal mio punto di vista non ritengo
politicamente corretta, va nella direzione di creare un blocco strutturale di alcune voci legate al Tfr e degli
scatti d'anzianità. La richiesta viene giustificata dalle banche con motivazioni piuttosto generiche,
definendola necessaria non solo per ridurre i costi, ma per fermare l'insostenibile dinamica di crescita del
costo del lavoro. Almeno così rivendicano i banchieri. Una pregiudiziale, quella di Abi, che va nella direzione
opposta di una normale trattativa sindacale, dove le pregiudiziali non dovrebbero avere cittadinanza alcuna.
Noi vogliamo recuperare l'inflazione, potenziare l'area contrattuale, che rappresenta l'unico strumento che il
sindacato ha sia per difendere i posti di lavoro, sia per garantire quei lavoratori eventualmente interessati
dall'esternalizzazioni. Insomma, vogliamo difendere quell'area contrattuale che Abi vuole smantellare con la
pretesa di avere mano libera, nel caso in cui, tra qualche mese, dovessero ripartire le aggregazioni.
Stando così le cose, l'Abi vuole, da una parte, interrompere la crescita del costo del lavoro e, dall'altra, gestire
i prossimi anni di probabili fusioni senza il vincolo contrattuale di accordi sindacali. Insomma: non solo non
riconosce l'inflazione, ma vuole destrutturare il contratto nazionale per avere facile accesso ai licenziamenti
collettivi. Ci troviamo di fronte, quindi, non solo a un assalto alla diligenza, cioè il nostro contratto di lavoro,
ma a un pericolosissimo avvelenamento dei pozzi (aziende e gruppi bancari), che produrrebbe dei danni
incalcolabili, in quanto ci troveremmo di fronte a impiegati di serie A e di serie B.
Non credo all'ipotesi che la categoria possa rimanere senza un contratto. Non credo che trasferire alcuni
argomenti e alcune competenze del contratto nazionale alla contrattazione di secondo livello, senza una
regolamentazione delle stesse prevista all'interno del contratto nazionale, possa risolvere problemi
strutturali. Credo, invece, che una liberalizzazione selvaggia creerebbe una competizione sfrenata tra le
aziende che limiterebbe i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori bancari. Fino ad oggi l'Abi si è sempre
smarcata dalla richiesta d'impegni contrattuali e politici, che il sindacato ha più volte sollecitato sul tema del
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Anno XV - 05/12/2014
A cura di Bruno Pastorelli – b.pastorelli@fabi.it
raggiunto il numero complessivo delle uscite il gruppo inserirà altre 30 persone. Per la banca l’accordo è
coerente con gli obiettivi definiti con l’aggiornamento del Piano strategico 2014-2016 di efficientamento della
struttura e consentirà un risparmio a regime di circa 18 milioni di euro lordi annui, gia a partire dal 2015. Gli
oneri una tantum relativi agli esodi, da contabilizzarsi interamente nel quarto trimestre dell’esercizio in
corso, sono stimati in circa 50 milioni di euro lordi, per accantonamenti e incentivazioni all'esodo. ©
RIPRODUZIONE RISERVATA Cristina Casadei
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IL SOLE 24 ORE venerdì 5 dicembre 2014
Lo sciopero dei bancari il 30 gennaio
Il 30 gennaio disagi allo sportello. Alle assemblee dei lavoratori che inizieranno da metà dicembre i sindacati
dei 309mila bancari della galassia Abi proporranno il 30 gennaio come data dello sciopero (nella foto una
recente manifestazione) per il negoziato del rinnovo del contratto collettivo di lavoro. Dopo gli incontri di
questi giorni i sindacati (Fabi, Fiba, Fisac, Uilca, Dircredito, Ugl credito, Sinfub) hanno deciso anche il blocco
delle relazioni nei gruppi a partire dal 29 dicembre. I tempi per il rinnovo del contratto, proprio alla luce di
queste decisioni che dovranno essere validate dalle assemblee dei lavoratori, si allungano ulteriormente.
(C.Cas.)
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IL SOLE 24 ORE venerdì 5 dicembre 2014
Poste-Cdp, convenzione rinnovata per 5 anni
ROMA - Poste Italiane e Cdp hanno finalmente firmato il rinnovo della convenzione per la gestione del
risparmio postale sulla quale hanno lavorato per mesi. Per la società guidata da Francesco Caio si tratta di un
passo avanti importante verso il processo di privatizzazione, visto che le nuove regole di remunerazione del
risparmio incidono sul conto economico e dunque sul valore della società. La durata della convenzione - il cui
valore è confermato in circa 1,6 miliardi l'anno - è stata prolungata da 3 a 5 anni; essa prevede «nuovi
investimenti in tecnologia, comunicazione, promozione e formazione, al fine di innovare e ampliare i servizi
associati ai Buoni e Libretti Postali ed aumentare l'attenzione verso i risparmiatori, nonché la costituzione di
comitati a partecipazione congiunta anche al fine di identificare nuove opportunità commerciali». Una delle
questioni chiave, che ha dilatato i tempi di chiusura dell'accordo, era la definizione dei volumi di raccolta
postale che Poste si impegna a garantire a Cdp in caso di mercati sfavorevoli e la relativa remunerazione.
L.Ser. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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IL SOLE 24 ORE venerdì 5 dicembre 2014
Il tesoro inatteso dello Stato Pontificio
Il super-ministro delle Finanze del Vaticano scopre un "tesoro" che non conosceva. Ieri il cardinale George
Pell, da febbraio prefetto della nuova Segreteria dell'Economia - dicastero creato ex novo da papa Francesco ha rivelato che andando a spulciare i conti dei dicasteri dello Stato Pontificio sono stato scoperti "centinaia di
milioni" di euro, di fatto nascosti ("tucked away") e mai evidenziati nei bilanci della Città del Vaticano. In
un'intervista al Catholic Herald Magazine, il cardinale australiano, "uomo forte" delle finanze vaticane che ha
in mano i gangli del processo di riforma, ha detto che si tratta di una buona notizia per le casse papali ma ha
anche aggiunto tra le righe che è anche il frutto di una prassi consolidata che ha permesso a vari dicasteri
della Santa Sede di gestire in grande autonomia i propri conti. Ora tutto deve essere ricondotto sotto il
controllo della Segreteria, che d'intesa con il Consiglio dell'economia presieduto dal cardinale Marx - che si è
riunito martedì - deve fissare il budget per tutta la Curia. (Ca.Mar.)
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Anno XV - 05/12/2014
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MF-MILANO FINANZA venerdì 5 dicembre 2014
Bnl, ponte tra startup e clienti private
Bnl fa da ponte tra gli investitori e le startup. Per la prima volta l'istituto guidato da Fabio Gallia e controllato
dalla francese Bnp Paribas ha messo in contatto 100 suoi clienti dai grandi portafogli, appartenenti cioè al
segmento private, con le start-up ad alto potenziale di crescita che fanno capo all'incubatore di impresa Luiss
Enlabs fondato da Luigi Capello. Obiettivo: agevolare gli investimenti in un momento in cui le idee di
business supportate da giovani imprenditori non mancano. Bnp Paribas nel suo global entrepreneurialism
report stima, infatti, che l'Italia ha la popolazione di imprenditori più giovane di tutta Europa (gli startupper
avviano il primo business in media a 29 anni, secondo lo studio), mentre gli imprenditori del Belgio, sempre
secondo il report, sono i più attivi sul fronte del numero di business attuati. «Crediamo che l'innovazione sia
uno dei maggiori fattori di crescita e sviluppo del nostro settore imprenditoriale», ha commentato Marco
Tarantola, vicedirettore generale e responsabile della divisione retail e private di Bnl. «Per questo abbiamo
creato e promosso l'evento romano Meet the Start Up». L'iniziativa è stata ben accolta da Capello. «Le nostre
startup in portafoglio avranno l'occasione di far conoscere direttamente i propri progetti di business a una
platea qualificata e interessata a investire».
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MF-MILANO FINANZA venerdì 5 dicembre 2014
Ubs lancia l'aumento in Italia - Operazione da 25 mln in due tranche da concludere entro la
fine dell'anno grazie al sostegno della capogruppo
di Luca Gualtieri
L'attività di Ubs sul mercato finanziario italiano è particolarmente intensa in questi mesi. Non foss'altro per
il ruolo giocato dalla banca svizzera nella vicenda Montepaschi . Dopo aver guidato il consorzio di garanzia
per il primo aumento di capitale da 5 miliardi lanciato nell'estate scorsa, Ubs è stata infatti advisor per la
redazione del capital plan presentato alla Bce.
Nel frattempo la filiale italiana guidata da Fabio Innocenzi si è messa al lavoro per irrobustire il patrimonio
con un'operazione che dovrebbe chiudersi entro la fine dell'anno. Nel dettaglio Ubs Italia ha lanciato un
aumento di capitale da 25 milioni articolato in due tranche. La prima (da 15 milioni) è stata integralmente
sottoscritta e versata subito dopo il via libera dell'assemblea straordinaria, portando così il capitale sociale da
80 a 95 milioni. La seconda tranche invece (da 10 milioni) dovrebbe essere eseguita entro il 31 dicembre, a
condizione che venga pagato al socio unico Ubs Ag il dividendo da riserva straordinaria fino a 10 milioni. Dal
verbale di assemblea consultato da MF-Milano Finanza emerge inoltre che la capogruppo avrebbe già versato
l'importo per la prima tranche dell'operazione.
Intanto Ubs Italia ha chiuso il 2013 con un risultato positivo di 21,7 milioni rispetto all'utile di 18,9 milioni
del 2012. Il miglioramento, spiega la relazione di bilancio, è dovuto principalmente alla «strategia perseguita
dalla banca negli ultimi anni, che si è focalizzata sull'offerta di prodotti e servizi di alto valore aggiunto per il
cliente e sul monitoraggio e il contenimento dei costi», spiega la relazione di bilancio. Il margine di
intermediazione è cresciuto del 13%, beneficiando di un miglioramento delle commissioni nette e del
margine di interesse, parzialmente compensati dalla riduzione del risultato derivante dall'attività di
negoziazione. In particolare, per quanto concerne la voce commissioni, si è avuto un significativo
incremento, grazie soprattutto all'aumento dei patrimoni in gestione, all'attività di collocamento dei fondi e
dei prodotti strutturati, all'aumento delle commissioni di corporate finance. Si segnala poi un ulteriore
incremento delle commissioni di consulenza in materia di investimenti, parzialmente compensati da una
flessione delle commissioni di negoziazione e raccolta ordini. La componente degli interessi ha fatto
registrare tutto l'anno una progressiva crescita, dovuta al continuo incremento dei volumi e della redditività
dei finanziamenti concessi alla clientela. Infine il risultato netto derivante dall'attività di negoziazione ha
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Anno XV - 05/12/2014
A cura di Bruno Pastorelli – b.pastorelli@fabi.it
fatto registrare una riduzione del 28%, quale effetto combinato del calo della componente titoli a fronte di
un'attività in cambi praticamente stabile. (riproduzione riservata)
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MF-MILANO FINANZA venerdì 5 dicembre 2014
Carife verso il riassetto. E intanto discute con Cento
di Claudia Cervini
Aria di riassetto nella Cassa di risparmio di Ferrara (Carife), la piccola realtà emiliana di un centinaio di
sportelli tra le province di Ferrara, Bologna e Modena, in amministrazione straordinaria da maggio. Se
martedì 2 dicembre è stato sottoscritto un accordo tra le organizzazioni sindacali e il commissario
straordinario Antonio Blandini circa la proroga del contratto integrativo ai dipendenti fino a fine maggio
2015 (data ultima prevista per il commissariamento), è stata anche paventata ai sindacati una
riorganizzazione sia delle strutture che pertengono all'ex consorzio di servizi Carife Sei sia di quelle centrali
della spa. Questa riorganizzazione partirà, però, soltanto dopo il rientro giuridico dei dipendenti del
consorzio in Carife spa come previsto da un secondo accordo siglato coi sindacati. Il tempo stringe insomma
per la messa in carreggiata della cassa emiliana. Soprattutto dopo che pare sfumato l'interesse della Banca
popolare di Vicenza (Bpvi) che, mesi fa, aveva presentato una manifestazione di interesse per comprare
l'istituto. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza la causa della fine dei colloqui risiede, soprattutto, nel
perimetro dell'acquisizione. Un asset del gruppo bancario ferrarese in particolare avrebbe fatto fare un passo
indietro alla Vicenza. Si tratta della società Commercio e Finanza Leasing Factoring basata a Napoli, con in
pancia portafoglio di crediti (prestiti personali e alle pmi) di dubbia qualità. Archiviati i colloqui con Vicenza,
la Cassa di Ferrara si sarebbe avvicinata alla Cassa di risparmio di Cento. Sarebbe infatti riemerso un
progetto di vecchia data che prevede un polo romagnolo che comprenderebbe anche Rimini. La cassa
riminese però non sembra troppo convinta dell'operazione e la stessa Cento pare in dubbio a causa,
soprattutto, della finanziaria napoletana. (riproduzione riservata)
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MF-MILANO FINANZA venerdì 5 dicembre 2014
Mps, aria di ricambio al vertice della Sansedoni
di Luca Gualtieri
Il dossier non sarà forse prioritario in questo periodo di serrata trattativa con la Bce, ma certamente
Sansedoni resta una partita delicata per il Monte dei Paschi e soprattutto per la Fondazione Mps . Il braccio
immobiliare dell'ente presieduto da Marcello Clarich è infatti alle prese con una delicata rinegoziazione del
debito e dovrà presto aggiornare il piano industriale per tenere conto del mutato approccio dei soci.
Quest'ultimo aspetto potrebbe essere discusso dal consiglio di amministrazione che si riunirà martedì
prossimo. Oltre agli aggiornamenti sulle strategie, i vertici della società potrebbero anche discutere di una
possibile revisione dell'organigramma alla luce del mutato scenario. Per il momento l'ipotesi non è
confermata e non si fanno nomi e cognomi, ma certamente Sansedoni non è nuova agli improvvisi giri di
poltrone. All'inizio dell'anno Vittorio Maria Cerra aveva lasciato la carica di direttore generale, ruolo nel
quale era stato sostituito da Massimo Cecchi che occupa attualmente quella poltrona. Va da sé comunque che
un nuovo piano industriale potrebbe richiedere nuove professionalità e renderne ridondanti altre. Nel
frattempo per martedì 16 è previsto un nuovo incontro con il ceto bancario per far entrare nel vivo la
trattativa. (riproduzione riservata)
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Anno XV - 05/12/2014
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MF-MILANO FINANZA venerdì 5 dicembre 2014
Assicurazioni, si rifanno i conti - Per Kepler Cheuvreaux la più colpita dal taglio della cedola
potrebbe essere UnipolSai. Salva quella delle Generali
di Francesca Gerosa
Assicurazioni sotto i riflettori del mercato dopo il monito dell'Istituto di controllo assicurativo (Ivass) che ha
chiesto alle compagnie italiane prudenza sui prossimi dividendi da pagare agli azionisti e sui bonus
riconosciuti ai manager, come anticipato ieri da MF-MilanoFinanza. «La lettera dell'Ivass ha confermato la
nostra impressione che, anche se i risultati degli stress test sulle compagnie italiane erano nel complesso in
linea con la media europea, le stesse dovrebbero mantenere un forte focus sulla solidità della loro posizione
patrimoniale», hanno dichiarato ieri da Banca Imi. «Tuttavia non riteniamo che le nostre stime sulle cedole
delle compagnie siano a rischio, in quanto sono sostanzialmente in linea con la politica dei dividendi delle
aziende che, a nostro avviso, sono coerenti con la necessità di un rafforzamento patrimoniale».
L'Ivass ha messo in guardia il settore dalle incertezze che riguardano i nuovi requisiti patrimoniali europei di
Solvency 2 che entreranno in vigore il 1° gennaio 2016. «Anche se crediamo che Solvency 2 sia impostata per
essere molto benigna, evidenziamo che c'è ancora una questione aperta per quanto riguarda la potenziale
richiesta di capitale sui debiti sovrani europei», osservano gli analisti di Kepler Cheuvreux. Anche se è
improbabile, a detta degli esperti di questa banca d'affari, ciò potrebbe colpire soprattutto le compagnie
assicurative italiane e spagnole, che sono naturalmente sovrappesate sulle obbligazioni nazionali e che
potrebbero essere penalizzate da questa regola. Sotto i riflettori ci sarebbe in particolare UnipolSai . «Tra le
compagnie italiane sotto la nostra copertura ci aspettiamo i seguenti payout ratio: Generali 45%, UnipolSai
74%, Unipol Gruppo Finanziario 46% e Cattolica Assicurazioni 53%. Queste percentuali riguardano
principalmente le dichiarazioni espresse dalle stesse aziende o assumendo livelli sostanzialmente in linea con
l'anno passato», precisano a Kepler Cheuvreux. «Se la notizia fosse confermata, potrebbe essere un problema
in particolare per UnipolSai e di conseguenza per Unipol Gruppo Finanziario che paga i dividendi usando
prevalentemente il denaro che arriva da UnipolSai ». In ogni caso gli esperti della banca d'affari non vedono
molto valore tra le compagnie italiane. A parte Cattolica Assicurazioni , non coperta con un rating, gli analisti
hanno un atteggiamento prudente sulle compagnie italiane: danno un consiglio reduce sia UnipolSai sia
Unipol Gruppo Finanziario, la meno apprezzata nel settore. La compagnia italiana più apprezzata è invece
Generali , che ha ricevuto un rating hold. «Se la notizia fosse confermata, la compagnia triestina non
dovrebbe avere alcun problema a pagare i dividendi, dato il payout più basso all'interno del campione». Le
azioni del comparto preferite da Kepler Cheuvreux sono Aegon (buy e target price a 7,60 euro), Allianz (buy
e target price a 151 euro), Swiss Re (buy e target price a 95 franchi svizzeri), Zurich Insurance (buy e target
price a 320 franchi svizzeri)». (riproduzione riservata)
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MF-MILANO FINANZA venerdì 5 dicembre 2014
Fineco raccoglie 305 mln
di Anna Messia
FinecoBank ha chiuso il mese di novembre con una raccolta netta di 305 milioni, il 73% in più rispetto allo
stesso periodo dello scorso anno. Il risultato di raccolta raggiunto dall'inizio dell'anno è di 3,37 miliardi,
importo che rappresenta un incremento del 55% rispetto agli undici mesi del 2013. Questi numeri «mostrano
la grande domanda dei risparmiatori per i servizi di advisory evoluti offerti da Fineco », dice Alessandro Foti.
Secondo l'amministratore delegato e direttore generale di Fineco , il trend di crescita della raccolta del settore
del risparmio gestito è soltanto all'inizio. «Nonostante la debolezza economica gli italiani hanno imparato a
ridurre i consumi superflui e stanno continuando ad aumentare il proprio risparmio, che complessivamente
ha raggiunto i 4 mila miliardi, due volte il debito pubblico italiano», dice. Per quanto riguarda invece il tipo
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Anno XV - 05/12/2014
A cura di Bruno Pastorelli – b.pastorelli@fabi.it
di investimenti, «in questi anni i risparmiatori hanno dovuto fare un corso di finanza accelerato perché, dopo
la crisi sui titoli di Stato del 2011, si sono resi conto che non esistono più investimenti risk free e i tassi
d'interesse prossimi allo zero li obbligano oggi a riscoprire prodotti come i fondi comuni, che solo lo
strumento finanziario più adatto al retail perché trasparente, diversificato e liquido». Il settore del risparmio
gestito, che finora in Italia era rimasto indietro rispetto ad altri mercati europei, sembra così destinato a una
crescita duratura, che dovrebbe quindi continuare anche per il prossimo anno, dopo il boom del risparmio
gestito di quest'anno, con una raccolta che ha rotto il muro dei 100 miliardi di euro. «Con i tassi d'interesse
più alti gli italiani potevano sottoscrivere facilmente prodotti semplici e con buoni rendimenti, come i titoli di
Stato o i conti deposito», aggiunge Foti. Ma ora che i rendimenti di questi prodotti non danno più grandi
soddisfazioni, i risparmiatori hanno bisogno della consulenza avanzata dei promotori finanziari per
avvicinarsi a strumenti più articolati, come appunto i fondi comuni. «Per questo motivo sono convinto che il
trend di crescita del risparmio gestito sia solo all'inizio», aggiunge l'amministratore delegato, «e, salvo
correzioni e forti scossoni dei mercati, durerà stabilmente e a lungo».
Analisi e scenari che portano Foti a vedere rosa per il futuro di Finecobank , che ha chiuso i nove mesi
dell'anno con un utile netto di 109 milioni di euro, che, rettificato per i costi non ricorrenti dell'ipo e per il
fondo interbancario di tutela dei depositi, sale a 114 milioni (+43% rispetto a settembre 2013). «Da qui a fine
anno sono fiducioso che i trend di raccolta di Fineco continueranno a essere brillanti», conclude
l'amministratore delegato. Per quanto riguarda i risultati, si dice fiducioso nel fatto che «la banca continuerà
a registrare anche per la fine dell'anno risultati solidi e poco volatili». (riproduzione riservata)
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MF-MILANO FINANZA venerdì 5 dicembre 2014
Banche italiane pronte a ristrutturare la catena del valore del credito
di Fabrizio Sarrocco
I risultati dell'Asset quality review comunicati dalla Bce il 26 ottobre rappresentano l'inizio di un processo di
profondo cambiamento per il sistema bancario del Paese. La progressiva armonizzazione delle regole a livello
di sistema bancario europeo, che presenta diversi ambiti di specificità nazionali con contesti normativi ed
economici in alcuni casi divergenti, richiederà senz'altro l'istituzione di prassi comuni che dovranno essere
recepite dalle banche coinvolte nel meccanismo di supervisione unica. Nell'attuale scenario di cambiamento
strutturale Accenture ha condotto una ricerca sul 70% delle banche italiane coinvolte nell'Asset quality
review e nei relativi stress test, alla quale si evidenziano alcuni chiari obiettivi strategici che si possono
considerare sistemici. La vera scommessa delle banche italiane si chiama ristrutturazione della catena del
valore del credito.
Gli operatori vedono, nei prossimi anni, come una chiara priorità la completa reingegnerizzazione delle fasi
di affidamento e monitoraggio del credito. Dalla survey è emerso che la maggior parte delle banche, per
adeguarsi alla progressiva centralità rivestita dalla gestione del rischio, indirizzerà le proprie strategie di
politica creditizia verso settori più attrattivi ridefinendo il pricing dei prodotti collocati e attraendo così la
clientela di più elevato standing. Tali manovre saranno rafforzate da una più stringente definizione di regole
e vincoli in sede di concessione che premieranno le controparti più meritevoli. La ricerca della qualità
genererà, a livello di sistema, da un lato l'inasprimento della competizione per acquisire (o mantenere) in
portafoglio la clientela di maggior valore, dall'altro obbligherà gli operatori a concentrarsi anche sulle fasce
intermedie dove la corretta valutazione del merito creditizio non potrà che passare da un sostanziale
affinamento sia della strumentazione di analisi che delle competenze messe in campo.
Un altro elemento considerato chiave dai partecipanti al sondaggio sarà la capacità di anticipare o gestire
tempestivamente il deterioramento del merito creditizio delle controparti affidate. Il percorso di revisione dei
processi di monitoraggio e dei meccanismi di early warning potrebbe essere accelerato anche
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Anno XV - 05/12/2014
A cura di Bruno Pastorelli – b.pastorelli@fabi.it
dall'introduzione di catalizzatori comuni a livello sistemico che potrebbero rappresentare un primo passo
verso l'armonizzazione dei processi creditizi a livello europeo.
Sul fronte del recupero, per quanto il mercato italiano sia caratterizzato da un livello di prudenza superiore
alla media (iper-collateralizzazione), la gestione basata sulla mera escussione delle garanzie dovrà essere
sempre più affiancata anche da meccanismi e strumenti virtuosi di collection associati a dotazioni
strumentali in grado di costruire cash flow attesi affidabili. Tale approccio potrebbe consentire alla banca di
valutare in modo prospettico la redditività futura dei propri clienti affidati dotandosi di efficaci strumenti di
monitoraggio delle performance.
Una maggiore disciplina sulla cosiddetta data governance costituirà la base di partenza per attivare
cambiamenti di tale portata. Il passaggio a schemi segnaletici e di reporting regolamentare standardizzati su
base europea, la rinnovata esigenza di gestione di grandi quantità di dati, il processo di digitalizzazione delle
informazioni e dei relativi controlli, rappresentano le ulteriori pressioni al cambiamento che il settore dovrà
fronteggiare. Quanto costerà tutto questo in termini di investimenti in information technology e attività
progettuali? Sulla base delle risposte ottenute la stima si attesta tra 180 e 200 milioni nel prossimo anno e
mezzo. Non si tratta di meri costi di compliance ma di investimenti che sapranno ripagare gli operatori più
virtuosi. (riproduzione riservata) * managing director, responsabile finance and risk Accenture
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MF-MILANO FINANZA venerdì 5 dicembre 2014
I tre fardelli che frenano il mondo del lavoro
di Angelo Pasquarella*
Siamo entrati nella società della conoscenza, ma ci stiamo portando dietro regole funzionali alla società
industriale. Per quanto riguarda il mondo del lavoro in particolare dobbiamo sbarazzarci di tre fardelli: il
reintegro, la logica delle mansioni e gli automatismi salariali. Questi tre istituti rispondono a criteri che, nella
gran parte dei casi, appaiono oggi anacronistica. È anche da premettere che la classica contrapposizione tra
dipendenti e datori di lavoro si sta anch'essa trasformando.
Da una parte l'azienda appare oggi, in una situazione fortemente competitiva, come un bene comune che, per
sopravvivere, ha bisogno di uno sforzo e di una visione comune (coinvolgimento dei lavoratori). Dall'altra
parte occorre considerare il ruolo sempre più importante degli operatori della conoscenza (i knowledge
worker), inquadrati nei modi più svariati, la cui natura, nei processi produttivi, è più assimilabile al capitale
che al lavoro. Il valore aggiunto delle moderne merci è dato in parte minoritaria dalla combinazione
capitale/lavoro e in misura maggioritaria dall'apporto di coloro che sono in grado di rendere le merci
attrattive sul mercato attraverso l'aggiunta di tecnologia, arte/estetica, servizi e capacità mercantile. In buona
sostanza sono i knowledge worker che consentono quel processo innovativo senza il quale non si ha la
possibilità di coniugare un alto livello di produzione manifatturiera con un elevato tenore di vita. È questo
capitale umano che esprime la capacità progettuale e di innovazione necessaria ad ancorare ancora le attività
più tipicamente industriali all'occidente. Lo spartiacque che si è formato tra il mondo che ha caratterizzato
buona parte del secolo scorso e il mondo postindustriale è costituito proprio da questa nuova combinazione
tra capitale, lavoro e operatori della conoscenza.
Ma torniamo ai tre fardelli e al perché dobbiamo liberarcene. Gran parte del lavoro è oggi svolto in gruppo. Si
presuppone cioè che esista una piena e completa sintonia tra più operatori per ottenere un risultato utile: è la
squadra che vince. Ecco perché non ha nessun senso il reintegro, anche quando non vi sia alcuna apparente
giusta causa. Quando il lavoro non consiste nello svolgere con diligenza un'attività specifica eseguendo
individualmente precise operazioni, ma nel collaborare con un team all'interno di una logica aziendale, un
qualsiasi motivo di incompatibilità, a differenza dei lavori parcellizzati, può rendere inefficace l'azione di
tutti.
Federazione Autonoma Bancari Italiani via Tevere, 46 00198 Roma - Dipartimento Comunicazione & Immagine
Riservato alle strutture
Dipartimento Comunicazione & Immagine
Responsabile - Lodovico Antonini
RASSEGNA STAMPA
Anno XV - 05/12/2014
A cura di Bruno Pastorelli – b.pastorelli@fabi.it
Il secondo fardello è rappresentato dal mansionario. Questo ha un significato all'interno di processi
produttivi stabili e rigidi, che non sono soggetti a continui cambiamenti come quelli che oggi sono richiesti
dalle esigenze di mercato. Le mansioni non rimangono più uguali per anni, ma la tecnologia tende a metterle
in discussione. Non è quindi più funzionale operare attraverso mansionari per gestire un modello
organizzativo soggetto a variazioni frequenti.
Il terzo punto riguarda gli automatismi salariali legati ad anzianità e automatismi di carriera. Questo istituto
risponde alla volontà di premiare la fedeltà del lavoratore in un contesto che vede staticità delle mansioni per
lunghi periodi. In un contesto dinamico conviene impiegare le risorse legate agli automatismi come incentivi
alla trasformazione e alla crescita professionale degli operatori.
Dobbiamo però domandarci se così facendo noi stiamo mettendo in discussione i diritti dei lavoratori. Il
cambiamento del contesto comporta anche un cambiamento dei diritti. I nuovi diritti dei lavoratori, più che
nella stabilità (il diritto non può garantire le condizioni economiche affinché vi sia occupazione),
consisteranno nella garanzia che dovremo dare di crescita professionale affinché siano sempre adeguati alle
situazioni in cambiamento. Il diritto che va garantito non sarà l'occupazione, ma l'occupabilità che deriva da
due aspetti:
a) la garanzia a una formazione continua professionale e personale (durante tutta la vita lavorativa) basata su
una politica industriale lungimirante;
b) la copertura economica che garantisca un reddito nei momenti di crisi di un settore in attesa di un
reinserimento in un nuovo settore o in nuove qualifiche. (riproduzione riservata) * Amministratore delegato
Projectland
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ITALIA OGGI venerdì 5 dicembre 2014
La svizzera Ubs Italia diventa più forte
di Andrea Giacobino
Ubs Italia sta per diventare più forte. La banca italiana controllata dall'omonimo colosso svizzero e guidata
da Fabio Innocenzi è infatti in procinto di chiudere entro fine anno la ricapitalizzazione di 25 milioni di euro
lanciata a metà di quest'anno da un'apposita assembla.
La ricapitalizzazione, che segue quella di 20 milioni chiusa nel 2013, è stata concepita in due tempo: 15
milioni che sono stati versato da Ubs Ag a giugno e i restanti 10 milioni che arriveranno entro il prossimo 31
dicembre. «Tale operazione – ha spiegato Innocenzi nel verbale dell'assemblea straordinaria che ha deciso la
ricapitalizzazione – è funzionale al programma di rafforzamento patrimoniale e allo sviluppo delle proprie
strategie commerciali nel prossimo triennio. L'obiettivo è quello di dotare la società delle risorse finanziarie
necessarie per sviluppare l'attività di finanziamento alla clientela, unitamente al mantenimento di un
adeguato livello di patrimonio». Post aumento il capitale di Ubs Italia sarà di 105 milioni. La banca ha
archiviato un ottimo 2013 segnando un utile di 21,7 milioni rispetto ai 18,9 milioni dell'esercizio precedente e
il profitto è stato interamente accantonato a riserva. Il margine d'intermediazione è cresciuto anno su anno
da 109 a 124 milioni. Forte l'apporto al conto economico pari a 29 milioni di commissioni sulle gestioni
patrimoniali, mentre la raccolta complessiva si è attestata a 24,8 miliardi.
Passera gira a figli e moglie l'enciclopedia
Corrado Passera e la moglie affiancano i figli che l'ex ministro del governo Monti ha avuto dalla prima
consorte, nella sfida imprenditoriale della enciclopedia multimediale. Nei giorni scorsi, infatti, a Milano nello
studio del notaio Ubaldo La Porta si è tenuta un'assemblea straordinaria di Em Publishers che, guidata da
Stefano Guadagni, sta sviluppando progetti di editoria multimediale. La maggioranza della società era stata
donata tre anni fa da Passera ai figli Luigi e Sofia e alla nuova moglie Giovanna Salza.
Federazione Autonoma Bancari Italiani via Tevere, 46 00198 Roma - Dipartimento Comunicazione & Immagine
Riservato alle strutture
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Responsabile - Lodovico Antonini
RASSEGNA STAMPA
Anno XV - 05/12/2014
A cura di Bruno Pastorelli – b.pastorelli@fabi.it
Come conseguenza della totale sottoscrizione dell'aumento non si è reso necessario l'intervento del consorzio
di garanzia composto da Banca Imi in qualità di global coordinator e joint bookrunner, Mediobanca in
qualità di co-global coordinator e joint bookrunner; Banca Aletti, Bnp Paribas, Nomura international, Société
générale, Unicredit bank, Milan branch, Crédit agricole corporate & Investment banking in qualità di joint
bookrunner; Banca Akros (gruppo Popolare di Milano), Ubi banca e Intermonte sim in qualità di co-lead
manager. © Riproduzione riservata
(Christian Kuntner)
“La montagna è come un amore: se sei respinto, è meglio tornare in basso e non insistere.”
.c.
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