Vai alla newsletter.

Centro studi
Innovazione e Sostenibilità
Osservatorio Innovazione e Sostenibilità
Innovazione e Sostenibilità Newsletter n. 35/2014
a cura di Alessandra Graziani1 e Giuliana Giovannelli2, Centro Studi Fillea Cgil
I commenti della settimana
Legislazione - E’ stato approvato il 18 settembre scorso all'unanimità dalle Commissioni Ambiente, Territorio e Lavori
Pubblici e Attività Produttive della Camera dei Deputati, il documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sulla Green
Economy.
Il percorso di riconversione in chiave green del sistema produttivo italiano deve passare, e sta passando, non solo
attraverso il fattore “capitale”, espresso dall’impegno delle imprese nell’investire in tecnologie green per ridurre
l’impatto ambientale delle produzioni e trasferire un di più di competitività ai beni e servizi prodotti, ma anche
attraverso quello del “lavoro”, per mezzo della ricerca di figure professionali le cui competenze, se ben formate, sono
in grado di imprimere all’impresa un salto di qualità verso la frontiera della green economy”.
Edilizia scolastica - Nel dodicesimo Rapporto sulla sicurezza, qualità e accessibilità a scuola di Cittadinanzattiva,
presentato nei giorni scorsi, viene documentata la situazione tragica delle scuole italiane: 4 edifici su 10 hanno una
scarsa manutenzione e più di 7 su dieci presentano lesioni strutturali e in un caso su tre gli interventi non vengono
effettuati mentre tanti sono gli istituti in zona a rischio sismico e idrologico.
Risparmio energetico - Il WWF ha presentato un appello al Governo, sottoscritto da 69 deputati di tutti i gruppi
parlamentari, con il quale rilancia le richieste perché entro il 2030 la Unione Europea punti a una riduzione delle
emissioni di CO2 del 55% rispetto al 1990, una quota del 45% di energie rinnovabili sui consumi finali di energia e un
risparmio energetico del 40% rispetto al 2005.
Rinnovabili - Secondo un nuovo report redatto da Navigant Research il mercato degli Zero Energy Buildings (ZEB) è
destinato a crescere molto nei prossimi anni, passando da un valore attuale di 629 mln di dollari all'anno a più di 1,4
trilioni di dollari nel 2035. E’ necessario un intervento a livello politico. In questo senso, un buon esempio lo danno sia
le politiche Ue sul rendimento energetico nelle costruzioni sia l'evoluzione del Titolo 24 del codice edilizio californiano
che impone pratiche ZEB per i nuovi spazi commerciali, per le nuove costruzioni residenziali e per importanti interventi
di retrofit.
Innovazione materiali e componentii - Secondo i ricercatori della University of California-Berkeley è possibile che
un nuovo materiale high-tech possa aiutare gli edifici a trasformarsi in net zero, pur mantenendo il comfort dei
moderni di sistemi ad alto consumo energetico. Si tratta di una nuova membrana - da avvolgere attorno all'edificio composta da valvole in micro-scala e lenti che si aprono o chiudono tramite dei sensori a seconda delle condizioni
atmosferiche esterne (luce, calore e umidità). In questo modo, la facciata è in grado di mantenere all'interno la giusta
luce e temperatura.
Le notizie della settimana
News nazionali:
Rinnovabili:
Materiali e tecnologie
innovative:
Rapporti e studi:
Aziende:
Eventi:
1
2
Appello WWF al Governo per le energie rinnovabili e l'efficienza energetica;
Libretto di impianto, online le FAQ aggiornate del Ministero
Una "pelle" per climatizzare naturalmente
Sistemi di riscaldamento efficienti, cresce il mercato delle caldaie a condensazione;
Green Economy, le indicazioni dell'indagine conoscitiva conclusa alla Camera;
Il 40% degli edifici scolastici non sono in sicurezza;
Navigant Research: Edifici Zero Energy, un mercato da 1400 mld nel 2035
Una nuova cartella cromatica: Mapei costruisce l'innovazione
A Milano la sfida del cubo di ghiaccio CasaClima
politiche abitative@filleacgil.it
abitaresostenibile@filleacgil.it
Centro studi
Innovazione e Sostenibilità
News nazionali:
Rinnovabili: Appello WWF al Governo per le energie rinnovabili e l'efficienza energetica
24/09/2014. Il WWF ha presentato un appello al Governo, sottoscritto da 69 deputati di tutti i gruppi parlamentari,
chiedendo che in Europa si passi dal fiscal compact al wellbeing compact: dall’attenzione prioritaria alla finanza a
quella per il benessere.
"Il WWF – commenta Mariagrazia Midulla, responsabile Clima e Energia del WWF Italia - rilancia le richieste perché
entro il 2030 la Unione Europea punti a una riduzione delle emissioni di CO2 del 55% rispetto al 1990, una quota del
45% di energie rinnovabili sui consumi finali di energia e un risparmio energetico del 40% rispetto al 2005”,
Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia, aggiunge: “E’ necessario, ad avviso del WWF, passare dal
fiscal compact al wellbeing compact: riconoscere nei processi nazionali di programmazione economica il valore del
capitale naturale, senza il quale non vi è benessere e sviluppo per alcuna società umana e andare oltre il PIL come
indicatore per dare conto della ricchezza e del benessere di un paese, di una comunità. L’ecologia è parte integrante
dell’economia: sono 5 milioni i posti di lavoro che potrebbero essere creati in Europa conseguendo gli obiettivi
dell’Unione Europea al 2020 su clima e energia (fonte: Commissione Europea, 2012) e sono già oggi 14,6 milioni i
posti di lavoro assicurati dalla biodiversità e dai servizi ecosistemici (Commissione Europea, 2011)”.
In particolare l’Appello al Governo italiano promosso dal WWF dal titolo “Dal fiscal compact al wellbeing compact –
puntare sulla conversione ecologica dell’Europa” chiede:
1. l’inserimento nella Strategia Europa 2020 di obiettivi ambientali espliciti per l’efficienza energetica, le energie
rinnovabili, le emissioni di gas serra, la tutela delle acque, la biodiversità e le infrastrutture verdi;
2. un’azione coordinata da parte della Unione Europea per ottenere uno sforzo globale effettivo per rimanere ben al
di sotto dell’aumento di 2°C del riscaldamento globale (in vista della COP 20 sul Clima di Lima, Perù, del dicembre
2014 e dell’auspicato accordo globale a Parigi nel 2015);
3. l’incremento dei fondi a tutela della biodiversità a cominciare da quelli destinati alla Rete Natura 2000 europea (in
vista della COP 12 sula Biodiversità di PyongChang, Corea del Sud, di ottobre 2014.
Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera sottolinea:
“L’Europa deve essere protagonista nella sfida del clima e orientarsi sempre più verso un’economia green, innovativa e
sostenibile. Il semestre italiano di presidenza di turno del Consiglio dell’Unione è una straordinaria occasione per
spingere in questa direzione. L’Italia infatti ha le carte in regola per esercitare questo ‘ruolo guida’ viste le sue tante
imprese che hanno investito sulla green economy: nel nostro Paese, come evidenziato dal rapporto GreenItaly di
Symbola e Unioncamere, già oggi esiste un’Italia green e innovativa che è fatta dal 22% delle imprese, grazie alla
quale sono stati prodotti nel 2012 oltre 100 miliardi di valore aggiunto. È molto importante quindi che il semestre
italiano porti al raggiungimento degli obiettivi della Strategia Europa 2020 e all’individuazione di target ambiziosi al
2030. Per tutti questi motivi ho sottoscritto con convinzione l’appello del WWF al Governo per una politica che dia
priorità, anche a livello europeo, all’ambiente e alla conversione verso un’economia a basso tenore di carbonio”.
Fonte. sito internet infobuild energia
Rinnovabili: Libretto di impianto, online le FAQ aggiornate del Ministero
22/09/2014. Sul sito web del ministero dello Sviluppo economico sono state pubblicate le domande frequenti
sull'efficienza energetica degli impianti di climatizzazione invernale ed estiva, aggiornate alla data del 19 settembre
2014. A seguito della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 55 del 7 marzo 2014 del decreto 10 febbraio 2014,
riportante in allegato i modelli del “Libretto di impianto” e dei “Rapporti di controllo di efficienza energetica”, sono stati
resi disponibili gli strumenti che consentono la completa attuazione, da parte del cittadino, di quanto prescrive il
decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2013, n. 74 recante la definizione dei criteri generali in materia di
esercizio, conduzione, controllo, manutenzione e ispezione degli impianti termici per la climatizzazione invernale ed
estiva degli edifici e per la preparazione dell’acqua per usi igienici e sanitari.
Al fine di fornire le risposte ai quesiti pervenuti da amministrazioni locali, imprese, installatori, manutentori e privati
cittadini, si riportano le risposte alle domande più frequenti.
IMPIANTO TERMICO
1. Gli ultimi cambiamenti nelle definizioni di “impianto termico” e “unità immobiliare” apportate dalla legge n. 90/2013
hanno generato alcuni dubbi e incertezze. Cosa si intende per “impianto termico”?
Il decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192 e ss.mm.ii. (di seguito d.lgs. 192/2005) regolamenta la progettazione e la
realizzazione dei nuovi edifici e degli impianti in essi installati, dei nuovi impianti installati in edifici esistenti nonché le
opere di ristrutturazione degli edifici e degli impianti esistenti. Regolamenta infine l’esercizio, il controllo, la
manutenzione e le ispezioni degli impianti termici e la certificazione energetica degli edifici.
A tali fini assume particolare importanza la definizione di “impianto termico” che è connessa a tutta la materia
regolamentata dal D.lgs. 192/05. L’ultima definizione di impianto termico, introdotta dalla legge n. 90/2013 che ha
modificato il D.lgs 192/05 (art. 2, comma 1, l-tricies), recita:
l-tricies "impianto termico": impianto tecnologico destinato ai servizi di climatizzazione invernale o estiva degli
ambienti, con o senza produzione di acqua calda sanitaria, indipendentemente dal vettore energetico utilizzato,
comprendente eventuali sistemi di produzione, distribuzione e utilizzazione del calore nonché gli organi di
regolarizzazione e controllo. Sono compresi negli impianti termici gli impianti individuali di riscaldamento. Non sono
considerati impianti termici apparecchi quali: stufe, caminetti, apparecchi di riscaldamento localizzato ad energia
Centro studi
Innovazione e Sostenibilità
radiante; tali apparecchi, se fissi, sono tuttavia assimilati agli impianti termici quando la somma delle potenze nominali
del focolare degli apparecchi al servizio della singola unità immobiliare e' maggiore o uguale a 5 kW. Non sono
considerati impianti termici i sistemi dedicati esclusivamente alla produzione di acqua calda sanitaria al servizio di
singole unità immobiliari ad uso residenziale ed assimilate.”
Tenuto conto delle finalità del D.lgs 192/05, si ritiene che l’impianto termico debba essere costituito da apparecchi,
dispositivi e sottosistemi installati in modo fisso caratterizzanti il sistema edificio/impianto, senza limiti di potenza. La
definizione di impianto termico comprende anche l'insieme di più apparecchi a fiamma indipendenti tra loro, installati
in modo fisso, al servizio della stessa unità immobiliare, qualora la somma delle loro potenze al focolare non sia
inferiore a 5 kW.
Non sono impianti termici i sistemi dedicati esclusivamente alla produzione di acqua calda sanitaria al servizio di
singole unità immobiliari ad uso residenziale ed assimilate. Tra le singole unità immobiliari ad uso residenziale ed
assimilate sono da intendersi comprese anche:
- gli edifici residenziali monofamiliari.
- le singole unità immobiliari utilizzate come sedi di attività professionali (ad esempio studio medico o legale) o
commerciale (ad esempio agenzia di assicurazioni) o associativa (ad esempio sindacato, patronato) che prevedono un
uso di acqua calda sanitaria comparabile a quello tipico di una destinazione puramente residenziale.
Sono assimilati agli impianti termici quegli impianti ad uso promiscuo nei quali la potenza utile dedicata alla
climatizzazione degli ambienti sia superiore a quella dedicata alle esigenze tecnologiche e/o a fini produttivi,
comprendenti anche la climatizzazione dei locali destinati ad ospitare apparecchi o sostanze che necessitano di
temperature controllate.
CONTROLLO E MANUTENZIONE AI FINI DELLA SICUREZZA
2. Chi stabilisce quali sono gli interventi di controllo e manutenzione da effettuare sugli impianti termici e la relativa
frequenza?
Il responsabile dell’impianto termico o per esso un terzo che ne assume la responsabilità, ai sensi dell’art. 7 del D.lgs
92/05 e s.m.i. e dell’art. 7 del D.P.R. 74/2013, provvede affinché siano eseguite le operazioni di controllo e di
manutenzione secondo le prescrizioni della normativa vigente. L'Allegato A al D.lgs. 92/05 definisce il responsabile
dell'impianto termico come "l'occupante, a qualsiasi titolo, in caso di singole unità immobiliari residenziali; il
proprietario, in caso di singole unità immobiliari residenziali non locate; l'amministratore, in caso di edifici dotati di
impianti termici centralizzati amministrati in condominio; il proprietario o l'amministratore delegato in caso di edifici di
proprietà di soggetti diversi dalle persone fisiche".
La predisposizione di istruzioni relative al controllo periodico degli impianti ai fini della sicurezza, con l'indicazione sia
dei singoli controlli da effettuare che della loro frequenza, è compito dell'installatore, per i nuovi impianti, e del
manutentore, per gli impianti esistenti, i quali devono tenere conto delle istruzioni fornite dai fabbricanti dei singoli
apparecchi e componenti, ove disponibili. La vigente legislazione non contiene prescrizioni o indicazioni su modalità e
frequenza dei controlli e degli eventuali interventi manutentivi sugli impianti di climatizzazione estiva e/o invernale né
sui singoli apparecchi e componenti che li costituiscono.
I modelli di rapporto di controllo di efficienza energetica, pur prevedendo alcuni controlli di sicurezza sull'impianto e sui
relativi sottosistemi di generazione di calore o di freddo, non sono rapporti di controllo o manutenzione ai fini della
sicurezza e pertanto non sono esaustivi in tal senso.
Gli interventi di controllo e manutenzione devono essere eseguiti a regola d’arte, da operatori abilitati a dette
operazioni, nel rispetto della normativa vigente. L’operatore, al termine delle medesime operazioni, ha inoltre l’obbligo
di effettuare un controllo di efficienza energetica i cui esiti vanno riportati sulle schede 11 e 12 del libretto di impianto
e sul pertinente rapporto di controllo di efficienza energetica allegato al D.M. 10 febbraio 2014 da rilasciare al
responsabile dell’impianto che ne sottoscrive copia per ricevuta e presa visione.
Sui modelli di rapporto di controllo di efficienza energetica devono essere annotate, nel campo osservazioni, le
manutenzioni effettuate, e nei campi raccomandazioni e prescrizioni quelle da effettuare per consentire l'utilizzo sicuro
dell'impianto. Sullo stesso modello il manutentore riporterà la data prevista per il successivo intervento.
LIBRETTO DI IMPIANTO
3. Quando si compila il libretto di impianto, quale modello bisogna usare e chi compila questo documento?
Ai sensi del D.P.R. 74/2013, art. 7, c. 5 - gli impianti termici per la climatizzazione o produzione di acqua calda
sanitaria devono essere muniti di un “Libretto di impianto per la climatizzazione”. Il modello da usare è quello previsto
dal D.M. 10/02/2014 (G.U. n. 55 del 07/03/2014) che sostituisce i preesistenti modelli di “libretto di impianto” e
“libretto di centrale” e comprende anche gli impianti di condizionamento, finora esenti da tale adempimento. Esso è
stato concepito in modo modulare per tenere conto delle diverse possibilità di composizione dell’impianto termico.
L’installatore, cui compete la prima compilazione del libretto per i nuovi impianti, o il responsabile dell’impianto, per gli
impianti esistenti, provvede a compilare soltanto le schede pertinenti al caso e nel numero necessario a descrivere tutti
i componenti dell’impianto termico.
Per gli impianti esistenti la compilazione del nuovo libretto, a cura del responsabile dell’impianto, va fatta in occasione
e con la gradualità dei controlli periodici di efficienza energetica previsti dal D.P.R. n. 74/2013 o di interventi su
chiamata di manutentori o installatori.
Con decreto del Ministro dello Sviluppo economico 20 giugno 2014, pubblicato in Gazzetta Ufficiale 153 del 4 luglio
2014, è stata introdotta una proroga agli adempimenti di cui agli articoli 1 e 2 del DM 10 febbraio 2014. La proroga
comporta di fatto che, a partire dal 15 ottobre 2014, a seguito di nuove installazioni di impianti termici o in occasione
di controlli periodici di efficienza energetica previsti dal D.P.R. n. 74/2013 o degli interventi su chiamata di manutentori
o installatori, sarà obbligatorio l’uso dei nuovi modelli di libretto introdotti con DM 10 febbraio 2014.
Per ogni sistema edificio/impianto, di norma, va compilato un solo libretto di impianto in modo da stabilire un legame
univoco tra edificio e codice di impianto che sarà attribuito dal catasto regionale degli impianti termici. Solo nel caso di
Centro studi
Innovazione e Sostenibilità
impianti centralizzati nei quali l’impianto di climatizzazione invernale è distinto (impianti che in comune hanno soltanto
il sistema di rilevazione delle temperature nei locali riscaldati e raffreddati) dall’impianto di climatizzazione estiva è
possibile compilare due diversi libretti di impianto.
Nel caso in cui uno dei servizi sia centralizzato (riscaldamento o raffrescamento) e all’altro, si provveda in modo
autonomo, vanno anche compilati i libretti degli impianti autonomi.
TRATTAMENTO DELL’ACQUA DI RAFFREDDAMENTO DELL’IMPIANTO DI CLIMATIZZAZIONE ESTIVA
4. Nel nuovo modello del libretto di impianto nel riquadro 2.5, cosa si intende per “senza recupero termico”, “ a
recupero termico parziale” e “ a recupero termico totale”?
In relazione al punto 2.5 del nuovo libretto di impianto si precisa che:
- il termine "senza recupero termico" individua i circuiti con acqua a perdere;
- il termine "a recupero termico parziale" individua i circuiti in cui l'acqua viene parzialmente riciclata (es. torri
evaporative);
- il termine "a recupero termico totale " individua circuiti chiusi.
CONTROLLI DI EFFICIENZA ENERGETICA
5. Quando e su quali impianti si eseguono i controlli di efficienza energetica?
I controlli di efficienza energetica, si eseguono, ai sensi dell’art.8, comma 1 del D.P.R. 74/2013 “in occasione degli
interventi di controllo ed eventuale manutenzione di cui all’articolo 7 su impianti termici di climatizzazione invernale di
potenza termica utile nominale maggiore di 10 kW e sugli impianti di climatizzazione estiva di potenza termica utile
nominale maggiore di 12 kW, si effettua un controllo di efficienza energetica riguardante:
a) il sottosistema di generazione come definito nell’Allegato A del decreto legislativo;
b) la verifica della presenza e della funzionalità dei sistemi di regolazione della temperatura centrale e locale nei locali
climatizzati;
c) la verifica della presenza e della funzionalità dei sistemi di trattamento dell’acqua, dove previsti.”
L’art. 8, comma 3 del D.P.R. 74/2013, prevede che i controlli di efficienza energetica devono essere inoltre realizzati:
a) all’atto della prima messa in esercizio dell’impianto, a cura dell’installatore;
b) nel caso di sostituzione degli apparecchi del sottosistema di generazione, come per esempio il generatore di calore;
c) nel caso di interventi che non rientrino tra quelli periodici, ma tali da poter modificare l’efficienza energetica.”
Per quanto riguarda le macchine frigorifere e/o pompe di calore, in accordo con la tabella dell’allegato A del D.P.R.
74/2013, si procede al controllo di efficienza energetica solo quando la potenza utile, in una delle modalità di utilizzo
(climatizzazione invernale/estiva), è maggiore o uguale a 12 kW.
Per quanto riguarda i limiti degli intervalli di potenza di cui alla nota “1” dell’allegato A del D.P.R. 74/2013 che recita “I
limiti degli intervalli sono riferiti alla potenza utile nominale complessiva dei generatori o delle macchine frigorifere che
servono lo stesso impianto”, si precisa che per “stesso impianto” si intende che la somma delle potenze va effettuata
solo quando le macchine siano al servizio dello stesso sottosistema di distribuzione. Per i singoli apparecchi con
potenza inferiore ai valori limite riportati sul suddetto allegato A non si compilano, pertanto, i rapporti di controllo di
efficienza energetica.
Circa i limiti delle potenze, (maggiore o uguale o semplicemente maggiore e segni adottati) citati nel comma 1 dell’art.
8 e nell’allegato A del D.P.R. 74/2013, vanno interpretati nel senso di “maggiore o uguale” in accordo con l’art. 9 del
D.P.R. 74/2013 che stabilisce i limiti di potenza per gli accertamenti e le ispezioni. Non si possono, infatti, fare gli
accertamenti e/o le ispezioni se non sono previsti i controlli di efficienza energetica.
L'articolo 2, comma 2, del DM 10 febbraio 2014, prevede che “gli impianti termici alimentati esclusivamente con fonti
rinnovabili” siano esclusi dai controlli di efficienza energetica di cui all'articolo 2, comma 1.
Ai fini della applicazione del DM 10 febbraio 2014, la definizione di "impianti termici alimentati esclusivamente con
fonti rinnovabili" resta valida anche in presenza di eventuali consumi elettrici degli ausiliari.
PERIODICITÀ DELL'INVIO DEL RAPPORTO DI CONTROLLO DI EFFICIENZA ENERGETICA
6. Quando deve essere trasmesso il rapporto di controllo di efficienza energetica all’autorità competente?
I commi 1 e 2 dell’art. 8 del D.P.R 74/2013 prevedono l'obbligo di compilazione del rapporto di controllo di efficienza
energetica in occasione dell'esecuzione dei controlli ed eventuale manutenzione secondo le indicazioni fornite
dall'installatore o dal manutentore ai sensi dell’art. 7 dello stesso decreto.
Il comma 5 dell’art.8 del D.P.R. 74/2013, circa la cadenza di trasmissione del rapporto di controllo di efficienza
energetica alla Regione o Provincia autonoma o alle autorità da queste all’uopo designate, rimanda all’allegato A dello
stesso decreto. Le suddette cadenze devono, comunque, essere rispettate.
Fonte: sito internet casa e clima
Materiali e tecnologie innovative: Una "pelle" per climatizzare naturalmente
18/09/2014. Può un nuovo materiale high-tech aiutare gli edifici a trasformarsi in net zero, pur mantenendo il comfort
dei moderni di sistemi ad alto consumo energetico? Secondo i ricercatori della University of California-Berkeley è
possibile utilizzando una nuova membrana - da avvolgere attorno all'edificio - composta da valvole in micro-scala e
lenti che si aprono o chiudono tramite dei sensori a seconda delle condizioni atmosferiche esterne (luce, calore e
umidità). In questo modo, la facciata è in grado di mantenere all'interno la giusta luce e temperatura.
La membrana - spiega l'architetto Maria-Paz Gutierrez, membro del team di ricerca - è nata dall'idea di realizzare una
pelle molto simile a quella umana, ovvero in grado di aprire e chiudere i pori per regolare in questo caso luce, umidità
e temperatura.
I ricercatori ora stanno lavorando per rendere il materiale ultra-low-cost per i paesi in via di sviluppo, in cui consumo
di energia è salito rapidamente alle stelle. Anche se il consumo di energia pro-capite è più elevato in paesi come Stati
Centro studi
Innovazione e Sostenibilità
Uniti e Canada, la quantità totale di energia utilizzata nei paesi in via di sviluppo è già due volte superiore ed entro il
2050 sarà probabilmente almeno cinque volte maggiore rispetto ai paesi sviluppati.
Fonte: sito internet casa e clima
Rapporti e studi: Sistemi di riscaldamento efficienti, cresce il mercato delle caldaie a condensazione
23/09/2014. Presente e futuro del mercato della climatizzazione al Congresso Domotecnica. Per i sistemi di
riscaldamento ad efficienza dal 2015 obbligo di etichettatura
Nell’ambito del 16esimo Congresso Nazionale Domotecnica, che si è tenuto qualche giorno fa a Torino, si è svolto il
convegno “Tendenza di mercato e nuova etichetta energetica” durante il quale sono stati presentati i risultati
dell’indagine Ref-e sul mercato della climatizzazione (raffrescamento e riscaldamento) e le implicazioni del
recepimento della direttiva sull’etichettatura in vigore dal 2015.
Dall’indagine emerge che negli ultimi 20 anni in Italia, con la crescita delle famiglie del 28%, sono naturalmente
aumentati significativamente anche i consumi di energia per il residenziale, in prevalenza ad uso termico. Si tratta
dunque di un mercato con alte potenzialità per la diffusione di tecnologie efficienti.
Dal 2009 i consumi del residenziale hanno superato quelli dell’industria e nel 2012, con oltre 30mila ktep, sono secondi
solo a quelli dei trasporti. Nel 2012 le pompe di calore hanno rappresentato oltre un terzo degli apparecchi installati,
seguite dalle caldaie tradizionali (26,4%), dalle tecnologie a biomassa (18,9%) e dalle caldaie a condensazione
(10,4%), il solare termico si assesta su 3,4% delle installazioni globali.
“Dati che fanno capire come il residenziale sia sempre più terreno fertile per le tecnologie efficienti e che vengono
ulteriormente confermati dalla crescita nella consistenza del numero di impianti installati nelle case degli italiani”
commenta Tommaso Franci di Ref-e.
Se le caldaie a condensazione segnano un saldo fortemente positivo, con una crescita di circa 200mila unità, il parco
delle caldaie tradizionali installate registra un calo di circa 150mila unità. Per i prossimi due anni, sette installatori
interpellati su dieci stimano un calo per le caldaie a gas tradizionali, e sempre sette su dieci vedono una crescita per
quelle a condensazione. Crescono anche le pompe di calore e le tecnologie a biomassa: ben l’80% degli installatori
afferma che il mercato delle pompe di calore crescerà nel 2014 e 2015, mentre il 75% prospetta lo stesso destino per
la biomassa. Tra i fattori che spingono la diffusione di queste tecnologie ci sono il basso costo di funzionamento, il
supporto fiscale dato dal sistema di incentivi e i benefici per l’ambiente.
Un trend che si conferma anche nelle rilevazioni su base 2013 condotte da Ref-e. Rispetto alle valutazioni raccolte nel
2012, i primi dati indicano l’aumento significativo del peso degli aspetti connessi all’incentivazione per la diffusione di
tutte le tecnologie, grazie all’innalzamento della detrazione dal 36% al 50%. Nel 2013, inoltre, le aspettative a medio
termine degli installatori si rafforzano per quanto riguarda pompe di calore, biomasse e solare termico, anche se oggi
la crisi e la riduzione della spesa delle famiglie sembrano penalizzare il mercato.
Valentina D’Acunti di Anima, nel suo intervento ha confermato che grazie alle tecnologie ad alta efficienza ed energie
rinnovabili, che sono destinate a prendere il soppravvento sulle tecnologie tradizionali, si potranno raggiungere gli
obbiettivi del 20-20-20 fissati dall’Unione Europea in materia di riduzione di emissioni di CO2 di risparmio. E in questa
direzione si inserisce la normativa europea che, da fine settembre 2015, rende obbligatoria l’etichettatura energetica
per i sistemi di riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria, che impone la dichiarazione dei consumi della
singola tecnologia e dell’intero impianto. In questo modo, le imprese che investono in innovazione per la produzione di
macchinari efficienti saranno tutelate e avranno una certificazione che le porti a distinguersi sul mercato, mentre i
clienti avranno la possibilità di scegliere con maggior consapevolezza prodotti realmente efficienti.
Fonte: sito internet infobuild energia
Rapporti e studi: Green Economy, le indicazioni dell'indagine conoscitiva conclusa alla Camera
22/09/2014. “Il percorso di riconversione in chiave green del sistema produttivo italiano deve passare, e sta passando,
non solo attraverso il fattore “capitale”, espresso dall’impegno delle imprese nell’investire in tecnologie green per
ridurre l’impatto ambientale delle produzioni e trasferire un di più di competitività ai beni e servizi prodotti, ma anche
attraverso quello del “lavoro”, per mezzo della ricerca di figure professionali le cui competenze, se ben formate, sono
in grado di imprimere all’impresa un salto di qualità verso la frontiera della green economy”.
È quanto si legge nella proposta di documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sulla green economy, approvato il
18 settembre scorso all'unanimità dalle Commissioni Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici e Attività Produttive della
Camera dei Deputati.
RIORIENTARE RISORSE, INVESTIMENTI, COMPORTAMENTI. “La green economy fa già parte del presente della nostra
economia. E può diventarne il futuro”, sottolinea il documento. “Affinché ciò avvenga e si imbocchi definitivamente la
strada della green economy, in Italia bisogna immaginare e tradurre concretamente un vasto programma di riforme
strutturali in grado di riorientare risorse, investimenti, comportamenti.
Se questo è vero allora green economy significa investimenti ingenti su scuola, formazione e ricerca; significa ridare
impulso ad una politica che sia in grado di programmare e orientare nel medio-lungo periodo; significa cura scrupolosa
del territorio nelle sue diverse declinazioni: città, ambiente, cultura, agricoltura, paesaggio, infrastrutture”.
DAL POSSESSO DEI BENI ALL’ACCESSO A SERVIZI. Green economy, sottolinea il documento conclusivo, “significa
massimizzare l’efficienza in tutte le sue declinazioni: nella trasformazione delle materie prime, nell’uso di energia,
nell’uso del suolo, efficienza nell’impiego di prodotti e servizi.
Centro studi
Innovazione e Sostenibilità
In particolare Green economy sposta l’attenzione dal possesso dei beni all’accesso a servizi. Questo significa ripensare
la produzione di massa dei beni di consumo da un lato, e dall’altro, invertire l’attuale tendenza alla sempre più rapida
obsolescenza dei prodotti di consumo sostituendo parte della produzione di beni, con la produzione di servizi di
manutenzione e riparazione, nonché con forme di accesso a beni condivisi”.
LE PRIORITÀ. In tal senso “è possibile individuare alcune priorità e urgenze intorno a cui rafforzare, in questi mesi e
nei prossimi anni, un impegno istituzionale capace di aiutare il Paese a superare alcuni suoi limiti e ritardi e imboccare
la strada della crescita”:
- Attuare una riforma fiscale ecologica che sposti il carico fiscale, senza aumentarlo, a favore dello sviluppo degli
investimenti e dell’occupazione green.
- Incentivare la penetrazione di strumenti credibili ed oggettivi di quantificazione degli impatti ambientali associati alle
attività umane, con lo scopo di misurarne la sostenibilità.
- Attivare programmi per un migliore utilizzo delle risorse europee e per sviluppare strumenti finanziari innovativi per
le attività della green economy.
- Attivare programmi di informazione in merito ai finanziamenti esistenti anche in termini qualitativi e quantitativi.
- Attivare programmi di semplificazione e di trasparenza in merito all’accesso al credito sia nell’ambito degli
investimenti pubblici che privati.
- Attivare investimenti che si ripagano con la riduzione dei costi economici, oltre che ambientali, per le infrastrutture
verdi, la difesa del suolo e le acque.
- Innovare le procedure previste per i bandi pubblici e le gare d’appalto mettendo al centro la qualità dei materiali
usati, la qualità del prodotto finale, la qualità e la sicurezza del lavoro.
- Un programma nazionale per l’efficienza e il risparmio energetico eliminando le barriere allo sviluppo dell’efficienza
energetica; barriere culturali, barriere economiche, barriere normative.
- Attuare misure per sviluppare le attività di riciclo dei rifiuti.
- Promuovere il rilancio degli investimenti per lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili.
- Effettuare programmi di rigenerazione urbana, di recupero di edifici esistenti, nonché di eventuale sostituzione di
edifici, di bonifica, limitando il consumo di suolo non utilizzato.
- Rendere stabili le misure di incentivazione su ristrutturazioni edilizie, risparmio ed efficienza energetica nelle
abitazioni e negli immobili.
- Investire nella mobilità sostenibile urbana.
- Valorizzare le potenzialità di crescita della nostra agricoltura di qualità.
- Promuovere la valutazione degli effetti occupazionali dei diversi interventi “green”.
- Attivare un piano nazionale per l’occupazione giovanile per una green economy.
Fonte: sito internet casa e clima
Rapporti e studi: Il 40% degli edifici scolastici non sono in sicurezza
19/09/2014. La situazione delle scuole italiane è tragica: ben 4 edifici su 10 hanno una scarsa manutenzione e più di 7
su dieci presenta lesioni strutturali e in un caso su tre gli interventi non vengono effettuati mentre tanti sono gli istituti
in zona a rischio sismico e idrologico.
È quanto è emerso dal dodicesimo Rapporto sulla sicurezza, qualità e accessibilità a scuola di Cittadinanzattiva.
“Pur apprezzando il notevole sforzo dell’attuale governo di mettere in campo risorse economiche per le scuole – spiega
la coordinatrice nazionale dell’associazione, Adriana Bizzarri – riteniamo però, che affidarsi esclusivamente a quanto
segnalato dai sindaci, significa non aver agito secondo criteri oggettivi e misurabili di urgenza e gravità”. “Nel
frattempo – continua Bizzarri – oltre sperare che non accadano altre tragedie, occorre trovare altre fonti di
finanziamento, eliminare situazioni di spreco, valorizzare e regolamentare il sostegno di soggetti privati e far venire
alla luce l’Anagrafe della edilizia scolastica che attendiamo da 18 anni. Entro breve tempo il ministero dell’Istruzione
sarà obbligato a rendere noto i dati in proprio possesso così come gli hanno forniti le regioni”. Sono 213 gli edifici
scolastici monitorati in 14 Regioni, oltre 70mila gli studenti iscritti e oltre 7mila i docenti. CONTESTO AMBIENTALE – Il
65% delle scuole è in zona a rischio sismico; il 24% in zona a rischio idrogeologico, il 14% in zona a elevato
inquinamento acustico e il 2% presenta amianto e radon. STATO DEGLI EDIFICI – Il 41% degli istituti monitorati ha
uno stato di manutenzione mediocre o pessimo, quasi tre scuole su quattro presentano lesioni strutturali per lo più
sulla facciata esterna. Segni di fatiscenza sono presenti: nei laboratori, aule e bagni, palestre, segreterie e mense. Di
fronte alla richiesta di piccoli lavori di manutenzione spesso non si è intervenuti o lo si è fatto in netto ritardo.
SICUREZZA INTERNA – Nello scorso anno sono stati 766 gli incidenti accorsi a studenti e personale scolastico. Per la
messa a norma, mancano scale di sicurezza nel 22% degli istituti; le porte con apertura antipanico sono assenti in
quasi tutte le aule, bagni e laboratori. Gli impianti elettrici e anti-incendio sono completati o in stato avanzato di
adeguamento in oltre il 60% delle scuole. Il 77% delle scuole ha un sistema di vigilanza interna, svolto
prevalentemente da un collaboratore scolastico. Ancora alta l’abitudine di lasciare i cancelli aperti durante l’orario di
lezione. CERTIFICAZIONI E SEGNALETICA – Una scuola su tre possiede il certificato di agibilità statica, poco più del
35% il quello igienico-sanitario e il 23% quello di prevenzione incendi. Quasi tutte hanno nominato il rappresentante
dei lavoratori per la sicurezza, il 67% il medico competente. Il piano di evacuazione è presente in tutte le scuole,
mentre il documento di valutazione dei rischi è stato redatto nel 92%. BARRIERE ARCHITETTONICHE E ACCESSIBILITÀ
– Una scuola su quattro è priva di posti per disabili nel cortile o nel parcheggio interno e quasi una su due non ne ha
nemmeno nei pressi dell’edificio. Il 46% degli edifici su più piani dispone di un ascensore, ma questo nel 20% dei casi
non funziona e nel 6% non è abbastanza largo da consentire l’ingresso di una carrozzina. Barriere architettoniche sono
presenti nel 29% delle aule, nel 21% degli ingressi, nell’11% delle mense e dei cortili. Quasi in un’aula su due non ci
Centro studi
Innovazione e Sostenibilità
sono banchi adatti a uno studente in carrozzina. BULLISMO, VANDALISMO E CRIMINALITÀ. Una scuola su tre ha subìto
nell’ultimo anno atti di vandalismo, una su dieci è stata al centro di episodi di bullismo, il 6% anche episodi di
criminalità all’interno e il 12% nei pressi dell’edificio. SCUOLE GREEN – Cresce negli anni il numero di scuole che
utilizza fonti di illuminazione a basso consumo o pannelli solari o con altre fonti d’energia rinnovabile. Oltre la metà fa
la raccolta differenziata. SCUOLE APERTE – Nell’87% delle scuole monitorate è possibile utilizzare i locali anche al di
fuori dell’attività.
Fonte ANSA
Rapporti e studi: Navigant Research: Edifici Zero Energy, un mercato da 1400 mld nel 2035
10/09/2014. L'esigenza di ridurre i consumi energetici e l'impatto ambientale degli edifici sta portando governi,
aziende e proprietari di tutto il mondo ad investire sempre più in soluzioni ZEB (Zero Energy Building). Secondo un
nuovo report redatto da Navigant Research il mercato degli ZEBs è destinato a crescere molto nei prossimi anni,
passando da un valore attuale di 629 mln di dollari all'anno a più di 1,4 trilioni di dollari nel 2035.
Necessario un intervento a livello politico. L'esempio lo dà la Direttiva Ue e il Titolo 24 della California
Il mercato globale degli edifici a zero energia ha un potenziale di crescita enorme, ma le principali sfide da affrontare
sono due: quella di arrivare ad una definizione condivisa di cos'è veramente un ZEB e una maggiore consapevolezza
sul fatto che molte soluzioni sono ormai accessibili- dichiara Noah Goldstein, responsabile dello studio di Navigant. Il
driver più forte di questo mercato rimane la politica, ovvero forme di incentivazione e di regolamentazione. In questo
senso, un buon esempio lo danno sia le politiche Ue sul rendimento energetico nelle costruzioni sia l'evoluzione del
Titolo 24 del codice edilizio californiano che impone pratiche ZEB per i nuovi spazi commerciali, le nuove costruzioni
residenziali e importanti interventi di retrofit.
Le tecnologie per l'involucro edilizio stanno contribuendo a un abbassamento dei costi complessivi dell'edificio Zero
Energy
La tecnologia e le attrezzature associate all'involucro edilizio, secondo Navigant, si stanno sviluppando rapidamente,
riducendo i costi associati agli Zebs. Nuovi sviluppi nelle tecnologie per le facciate così come per finestre ed infissi,
dovrebbero contribuire, nei prossimi anni, a un ulteriore abbassamento dei costi complessivi di realizzazione.
Fonte: sito internet casa e clima
Aziende: Una nuova cartella cromatica: Mapei costruisce l'innovazione
22-09-2014" «Grout Selection» è la nuova cartella cromatica diriempitivi per fughe messa a punto da Mapei. Una
selezione di 14 colori, di cui 7 nuovi e 7 scelti tra quelli già in gamma, per caratterizzare la texture di una parete
o di un p avimento in ceramica,cotto, materiale lapideo o mosaico. È la novità più importante lanciata dall'azienda
italiana leader mondiale nei prodotti per l'edilizia, adesivi e sigillanti. Mapei produce da oltre 30 anni prodotti certificati
ed eco-sostenibili. Sistemi e soluzioni innovativi, per ogni esigenza di cantiere. Per Mapei la sostenibilità è un impegno.
«Una questione di stile e non di moda», dicono dall'azienda, che investe da oltre un trentennio in ricerca ecosostenibile, impiegando circa 60 milioni di euro all'anno per lo sviluppo di soluzioni innovative che rispettano
l'ambiente e salvaguardano la salute dell'applicatore e dell'utilizzatore.
I,prodotti, frutto dei 18 1aboratori Ricerca e Sviluppo sparsi nel mondo, sono formulati con materie prime innovative,
riciclate e ultraleggere, a bassissimo contenuto di sostanze organiche volatili (Voc) e sviluppate per ridurre il consumo
energetico. Molti prodotti hanno il marchio Emicode ECI (a bassissima emissione di Voc) ed Emicode EC I Plus (a
bassissima emissione di composti organici volatili-Plus), entrambi rilasciati dall'istituto tedesco Gev
(GemeinschaftEmissionskontrollierte Verlegewerkstoffe, Klebstoffe und Bauprodukte e.V.), di cui Mapei è membro.
Altri prodotti sono certificati D er Blaue Engel, marchio tedesco che garantisce aiposatori e agli utilizzatori finali una
buona qualità dell' aria. Le soluzioni Mapei possono inoltre contribuire all'assegnazione di punti validi per il
conseguimento di certificazioni perprogetti ecosostenibili come: Leed, «The Leadership in Energy and Environmental
Design»,sviluppato dallo U.S. GreenBuilding Council (per il Nord America e parte dell'Europa);
Green Star, in accordo con il Green Building Council Australia; Green Mark, promosso dalla Building and Construction
Authority di Singapore, per Singapore e Breeam «Bre Environmental Assessment Method» per il Regno Unito e la
Scandinavia. L'adesione a programmi e organizzazioni internazionali è garanzia di reale qualità e soddisfa ogni
esigenza del mondo dell'edilizia: dal piccolo intervento fino al grande cantiere. Sono molti e in ogni parte del mondo,
infatti,i progetti realizzati che confermano come la qualità Mapei è preferita nei diversi settori costruttivi.
Merito anche della continua innovazione di prodotti e sistemi.
Come detto, lanovità più rilevante è la «Grout selection»,l'evoluzione del colore. L'alto valore estetico di queste
soluzioni le rende particolarmente adatte alla stuccatura di piastrelle «effetto legno», nuovo trend in tema di
rivestimenti ceramici. I riempitivi colorati per fughe Map ei hanno un bassissimo contenuto di sostanze organiche
volatili (VOC) e sono certificati secondo i più severi standard internazionali. Grazie alle innovative tecnologie BioBlock e
DropEffect, frutto della ricerca Mapei, impediscono la formazione di muffe e riducono l'assorbimento di acqua
superficiale.
Grout Selection è un'evoluzione della già ampia gamma di Fughe colorate Mapei. Grout Selection è disponibile come
fugatura nelle versioni Ultracolor Plus e Kerapoxy Design e come sigillante nella versione Mapesil AC».
Fonte: Alessio Giannullo, il Giornale
Centro studi
Innovazione e Sostenibilità
Eventi: A Milano la sfida del cubo di ghiaccio CasaClima
19/09/2014. La centralissima Piazza Castello di Milano ospita, dal 24 settembre per 2 settimane, la sfida del “Cubo di
ghiaccio” Casaclima.
Due blocchi di ghiaccio da circa un metro cubo ciascuno saranno posizionati nelle vicinanze dell’ExpoGate: il primo
esposto all’aria aperta, l’altro custodito all’interno di un prototipo che simula le prestazioni di un edificio in classe
CasaClima Gold. La sfida milanese si distingue anche per la valenza architettonica dell’installazione che ospita il cubo
di ghiaccio che si caratterizza per design d’avanguardia, efficienza energetica ed eco-sostenibilità. Legno, sughero e
vetro sono i protagonisti della struttura, realizzata con la collaborazione di aziende altamente specializzate coinvolte
nel progetto dalla capofila Tecnosugheri (partner CasaClima).
Tra esse BLM Domus, divisione del Gruppo Bevilacqua, ha firmato la creazione dell’involucro in legno: “Prendere parte
a questa sfida ci permetterà di dimostrare tutti i vantaggi di una casa in legno” - spiega Marco Bevilacqua, direttore
tecnico di BLM Domus. “Duttile, leggero, dotato di proprietà antisismiche ed ecologico, il legno rappresenta una
straordinaria opportunità di abitare in modo confortevole e naturale, il tutto in case sicure ed energeticamente
efficienti che rispondono efficacemente alle sempre più diffuse richieste di sostenibilità, riduzione dell’impatto
ambientale e risparmio energetico con cui l’edilizia deve confrontarsi”.
L’8 ottobre, dopo quattordici giorni di esposizione agli agenti atmosferici, i due blocchi di ghiaccio verranno confrontati
per valutarne la quantità in volume.
Fonte: sito internet infobuild energia