Albania Domani: vi raccontiamo la nostra esperienza

Albania Domani:
vi raccontiamo la nostra esperienza
Una raccolta di articoli sul progetto Albania Domani
A cura di
CeSPI-Centro Studi di Politica Internazionale
Settembre 2014
Piazza Margana, 39 – 00186 Roma – Tel: +39 066990630 – Fax: +39 066784104 - mail:.cespi@cespi.it – web: www.cespi.it
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Indice
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Executive Summary
p. 3
Premessa
p. 5
Dalla salvia al miele: valorizzare i prodotti locali per sostenere i piccoli produttori e
l’associazionismo in Albania. Il lavoro di Oxfam nel progetto Albania Domani – a cura
di Lorenzo Coslovi
p. 7
Next stop Albania: il rilancio del turismo nel paese delle aquile. Il contributo di Albania
Domani per rilanciare il turismo in Albania – a cura di Lorenzo Coslovi
p. 9
Il trasferimento di tecnologie e competenze al sistema pubblico e privato albanese
attraverso azioni transnazionali. Alcune attività del Celim per Albania Domani - a cura
di Sebastiano Ceschi
p. 11
Tra Stato e Mercato: costruire impresa sociale in Albania attraverso gemellaggi
territoriali transnazionali. Le attività del consorzio Gino Matterelli per Albania Domani
– a cura di Sebastiano Ceschi
p. 16
Migrazione albanese e servizi alla persona: l’analisi di un gruppo di esperti. I risultati di
una ricerca condotta dal CeSPI – a cura di Flavia Piperno
p. 20
La piattaforma Albania Domani e i suoi 350 membri – a cura di Flavia Piperno
p. 25
Gli incontri della piattaforma Albania Domani: la forza di conoscersi e fare rete – a cura
di Flavia Piperno
p. 33
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Executive Summary
Nell’aprile 2011 è stato avviato il progetto triennale ‘Albania Domani’, grazie al finanziamento
della Fondazione Cariplo. Si è trattato di un ampio programma di co-sviluppo tra Italia e Albania,
che ha instaurato aree di collaborazione transnazionale in molteplici settori (dal campo delle energie
rinnovabili a quello del turismo, dal rafforzamento della cooperazione sociale in Albania allo
sviluppo agroalimentare) ed ha coinvolto un vasto partenariato (oltre 13 enti coordinati dall’Ong
Celim).
A conclusione di questa esperienza, una raccolta di articoli rende conto di alcuni dei risultati
ottenuti. Come chiarito nella premessa, gli articoli qui proposti non hanno la pretesa di descrivere in
modo completo i risultati del progetto, ma segnalano, piuttosto, alcuni aspetti ed alcune
considerazioni critiche sulle attività svolte, riferendosi non unicamente agli addetti ai lavori, ma
anche ad un pubblico più ampio.
Il primo articolo, ‘Dalla salvia al miele: valorizzare i prodotti locali per sostenere i piccoli
produttori e l’associazionismo in Albania’ rende conto dell’esperienza di Oxfam Italia nel Nord
dell’Albania: grazie alla costruzione di capannoni-essiccatoi per la salvia, alla cui costruzione
hanno partecipato attivamente le cooperative beneficiarie del progetto, è stato drasticamente ridotto
il rischio di perdita del raccolto ed è stata restituita forza contrattuale ai piccoli produttori.
Nell’articolo Next stop Albania, vengono analizzate le attività di Albania Domani nel settore
turistico. Grazie alla collaborazione tra enti molto diversi (Arci Milano, ISCOS, Psicologi del
Mondo, le associazioni albanesi Albania e Futuro e New Albanian Generation Era, l’Università
Ca’ Foscari di Venezia (CISBI), il Politecnico di Milano e il Ministero della Cultura albanese) sono
state portate avanti numerose attività volte a: promuovere il turismo in Albania presso il pubblico
italiano, creare nuovi itinerari eco-museali, mettere in sicurezza l’importante sito archeologico di
Delvina, rafforzare le capacità di informazione e auto-promozione turistica di alcuni enti locali
favorendo al contempo l’inclusione lavorativa di categorie vulnerabili.
I due articoli che raccontano le esperienze del Celim e del Consorzio Gino Mattarelli (‘Il
trasferimento di tecnologie e competenze al sistema pubblico e privato albanese attraverso
azioni transnazionali’ e ‘Tra Stato e Mercato, costruire impresa sociale in Albania attraverso
gemellaggi territoriali transnazionali’) si soffermano su uno degli aspetti centrali del programma
Albania Domani: il rafforzamento del tessuto imprenditoriale.
Il progetto del Celim ha scommesso sulla possibilità di trasferire conoscenze e attrezzature di alta
tecnologia dal territorio italiano a quello albanese, in particolare nel settore delle energie
rinnovabili, della meccatronica e dell’ingegneria elettromedicale. In particolare sono state portate
avanti attività di sensibilizzazione e formazione rivolte a studenti e tecnici, in Albania e in Italia (in
quest’ultimo caso l’obiettivo era quello di rafforzare i progetti di ritorno dei migranti Albanesi
interessati a tentare uno star up di impresa nel paese di origine). Contestualmente sono stati creati
due database italo-albanesi per mettere in rete professori universitari, ricercatori, consulenti e
tecnici. Il Celim ha anche aperto due sportelli di Technology Transfer attivi nel fornire
informazioni, documentazione e formazione sulle tecnologie in oggetto, che dovranno, inoltre,
operare come veri propri corridoi virtuali e operativi nella messa in contatto tra aziende, istituzioni e
territori delle due sponde.
Il progetto del Consorzio Gino Mattarelli ha invece puntato a promuovere l’impresa nel settore,
ritenuto strategico, in Albania, dell’economia sociale. In primo luogo, la strategia promossa ha
puntato a rafforzare l’impianto legale, attraverso un’azione di pressione per l’approvazione di una
nuova legge in materia (portata avanti assieme al Forum delle imprese sociali). In secondo luogo,
attraverso un’attività di scouting, formazione e gemellaggi transnazionali tra cooperative sociali, il
Consorzio ha promosso il rafforzamento delle imprese sociali in loco e la loro capacità di
collaborazione con l’Italia.
Le potenzialità dell’economia sociale sono valutate anche nell’articolo ‘Migrazione albanese e
servizi alla persona: l’analisi di un gruppo di esperti. I risultati di una ricerca condotta dal
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CeSPI’. La ricerca analizza i nuovi trend migratori dal e verso il Paese delle Aquile e si sofferma
sui nuovi bisogni di servizi alla persona che si sviluppano sia nel contesto di origine che di arrivo.
L’identificazione di possibili piste d’azione a cavallo tra Italia e Albania conclude l’analisi.
Infine, gli ultimi due articoli riguardanti la Piattaforma Albania Domani, si concentrano su un
secondo aspetto cruciale del progetto Albania Domani, che, come abbiamo visto, costituisce un
minimo comun denominatore di molte delle iniziative svolte: la mobilitazione della diaspora
albanese nelle iniziative di sviluppo nel contesto di origine. Grazie alla costituzione di un social
network, immaginato sul modello linkedlin, è stata creata una rete tra professionisti interessati a
sviluppare progetti di cooperazione in Albania. Ad oggi, la piattaforma ha oltre 350 membri e
mostra, sempre di più, le proprie potenzialità come strumento di raccordo tra associazioni albanesi
operanti in diverse regioni Italiane e, per loro tramite, di dialogo tra istituzioni (in Italia e in
Albania) e cittadini albanesi residenti in Italia interessati a tornare nel contesto di origine.
All’iniziale obiettivo di co-sviluppo, per cui la piattaforma era nata, si affianca, dunque, quello di
promozione dei processi di integrazione e convivenza.
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Premessa
Albania domani è un progetto triennale di co-sviluppo tra Italia e Albania co-finanziato dalla
Fondazione Cariplo, a partire dall’aprile 2011. Il progetto è stato portato avanti da 13 enti diversi,
tra Ong, università, centri di ricerca ed enti locali, coordinati da Celim. A conclusione di un
triennio ricco di attività, che ha portato a nuove esperienze pilota così come al consolidamento di
iniziative precedenti, alcuni dei partner del progetto, intervistati da ricercatori del CeSPI (Centro
Studi di Politica Internazionale), raccontano il lavoro realizzato sul campo, mettendone in luce i
punti di forza e di debolezza.
Gli articoli qui proposti non hanno la pretesa di descrivere in modo completo i risultati del progetto,
ma segnalano, piuttosto, alcuni aspetti ed alcune considerazioni critiche sulle attività svolte, rivolte
non unicamente agli addetti ai lavori, ma anche ad un pubblico più ampio di persone interessate
all’Albania e alla sua cultura, così come alle potenzialità della cooperazione allo sviluppo Italiana
nel paese delle Aquile. La selezione delle attività che qui vengono raccontate è dunque certamente
parziale ma, almeno nell’intenzione degli autori, punta ad evidenziare alcune strategie innovative e
ricche di potenzialità per il futuro che, auspicabilmente, potranno fornire piste di intervento per i
prossimi progetti.
Riteniamo, in altre parole, doveroso esporre i risultati di progetti di solidarietà e sviluppo al giudizio
e al confronto con una cittadinanza attiva, composta da italiani e stranieri, interessata a comprendere
l’impatto dei finanziamenti sullo sviluppo effettivo dei paesi beneficiari e le modalità di
coinvolgimento delle comunità straniere presenti sul nostro territorio. Ugualmente importante è
creare un filo diretto tra nuovi programmi di cooperazione con l’Albania e iniziative già concluse,
in modo da poter capitalizzare l’esperienza acquisita.
Tutto ciò è ancora più necessario in un progetto come Albania Domani che segue un approccio
multisettoriale ed è portato avanti da una molteplicità di attori: aumenta il bacino delle esperienze
svolte, ma anche il rischio di dispersione delle conoscenze nate dal progetto e di frammentazione
delle lezioni apprese.
Il progetto Albania Domani ha avuto l’obiettivo generale di favorire lo sviluppo socio-economico
locale su un’area estesa dal Nord al Sud dell’Albania, puntando sulle caratteristiche e le
potenzialità locali e promuovendo il rafforzamento e il raccordo tra istituzioni pubbliche locali,
associazionismo locale, imprenditoria privata e attori della diaspora albanese in Italia.
All’interno dell’obiettivo generale sono stati perseguiti due obiettivi specifici.
Il primo obiettivo specifico è stato quello di sostenere e integrare le politiche sociali e del lavoro
degli enti pubblici locali albanesi, attraverso la formazione professionale e il rafforzamento del
tessuto imprenditoriale nei settori di erogazione dei servizi sociali, tecnologie avanzate,
agricoltura e turismo nei Distretti di Scutari, Lezhe, Tirana e Berat. Va, ad esempio, in questa
direzione la strategia CGM a supporto dell’imprenditoria sociale in Albania e le attività di
formazione, appoggio allo start up di impresa e allestimento di sportelli per il trasferimento
tecnologico messe in campo dal Celim. Queste e altre esperienze sono raccontate in maggior
dettaglio negli articoli che seguono.
Il secondo obiettivo specifico del progetto è stato quello di mobilitare la diaspora albanese in
Italia presente in diverse Regioni italiane per la partecipazione allo sviluppo socio-economico del
paese di origine. Sebbene non sempre il protagonismo della diaspora sia stato giudicato sufficiente
dai suoi stessi esponenti, gli articoli mostrano come quasi tutti gli assi del progetto, dallo sviluppo
del turismo alla promozione dell’imprenditoria, abbiano puntato sul coinvolgimento delle
associazioni o dei singoli professionisti della diaspora. La piattaforma Albania Domani, ad oggi
gestita da un gruppo di associazioni albanesi e raccontata in uno degli articoli che seguono,
potrebbe, nel futuro, consolidarsi come strumento di raccordo non solo tra Italia e Albania ma
anche tra istituzioni pubbliche e del privato sociale (sia italiane che albanesi) e comunità
migrante, organizzata e non. Potremmo così applaudire alla possibilità di cogliere, finalmente, un
frutto maturo delle politiche di co-sviluppo sostenute dall’Italia e dare risonanza, proprio grazie alla
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voce delle associazioni albanesi, ai risultati del progetto Albania Domani che si dimostrino più
sostenibili.
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Dalla salvia al miele: valorizzare i prodotti locali per sostenere i piccoli
produttori e l’associazionismo in Albania. Il lavoro di Oxfam nel
progetto Albania Domani.
L. Coslovi
Panacea di tutti i mali per i Galli, elisir di lunga vita in Cina, pianta sacra nell’antica Roma, la
Salvia officilinalis e l’olio essenziale da essa distillato, conserva un’ampia diffusione e un largo uso
in erboristeria per le sue molteplici proprietà rilassanti, antibatteriche, antinfiammatorie,
espettoranti, depurative e deodoranti. Coltivata e diffusa ormai in tutte le aree temperate del mondo,
la salvia cresce spontanea e coriacea nei terreni aridi e sassosi dell’Albania settentrionale dove
insieme ad altre erbe aromatiche rappresenta la più importante risorsa economica per circa 80.000
coltivatori e una delle principali voci (il 25%) - anche in virtù dei rigidi vincoli che limitano
l’esportazione dei prodotti di origine animale verso l’Europa - di tutte le esportazioni
dell’agroalimentare del paese. Ogni anno circa 2.500 tonnellate di salvia, per un valore di 20 milioni
di euro, escono dall’Albania, dirette principalmente verso la Germania e ancor più gli Stati Uniti,
dove il 50% della Salvia importata è di origine albanese.
Nonostante la sua importanza per lo sviluppo
economico e rurale, il settore delle erbe aromatiche presenta
delle fragilità dovute alla mancanza di una strategia di
sviluppo nazionale e a ciclici periodi di siccità che lo
espongono a importanti rischi in termini di capacità
produttiva e sostenibilità futura. L’esposizione al rischio
aumenta in contesti dove l’ampia diffusione spontanea della
salvia e la forte domanda di mercato hanno prodotto negli
anni modalità di raccolta poco consapevoli e sostenibili.
E’ questo il caso del distretto di Malësi e Madhe,
nell’estremo nord dell’Albania, dove solo recentemente la coltivazione della Salvia ha sostituto la
raccolta spontanea. Qui, in una vallata di ciottoli scavata dalle acque fluviali, circa 500 ettari di
terreno sassoso altrimenti sterile e improduttivo sono ora dedicati alla coltivazione, alla raccolta,
all’essiccazione e alla produzione della salvia. Poco esigente, la salvia chiede solo di essere liberata
da altre piante infestanti, estirpate dalla abili mani delle donne del posto, per poi crescere rigogliosa
e assicurare due raccolti all’anno, a giugno e ottobre, per tutti i sette anni di ciclo produttivo. Una
volta tagliata, la salvia viene distesa su ampi teli dove in pochi giorni, aiutata dal sole cocente di
giugno, viene essiccata e venduta per circa 1,30 euro al chilo. A ottobre però, quando il sole cede il
passo alla pioggia, il raccolto patisce gli umori del clima, e i sistemi di essiccazione tradizionali non
sono sufficienti a garantire l’integrità e la conservazione delle piante. Accade così che negli anni
peggiori umidità e muffe arrivino a compromettere fino a 60% del raccolto.
Proprio per questo Oxfam, partner del Progetto Albania Domani, sostenuto dalla Fondazione
Cariplo, dopo aver vagliato un’ampia gamma di produzioni locali – dal miele alle castagne, dai
fagioli ai capretti - ha scelto di concentrare le proprie risorse e le proprie professionalità nella
valorizzazione della produzione della salvia intervenendo nella delicata fase di essiccazione che
segue la raccolta di ottobre, quando la pianta, dopo il taglio di giugno, da il meglio di se in termini
di quantità e qualità.
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Come evitare di perdere il raccolto e al contempo restituire forza contrattuale ai piccoli produttori,
altrimenti costretti dall’urgenza a vendere ai prezzi imposti dai principali grossisti e distributori
della zona? La soluzione, economica e intelligente, ha preso la forma di due grandi capannoniessiccatoi di 300 m2, aperti sul lato corto per permettere la ventilazione, in cui trovano collocazione
dei grandi carrelli a sei piani provvisti di ruote, forniti dalla cooperazione olandese, sui cui scaffali
vengono impilate e essiccate le piante di salvia. Edificati nelle due località di Rec e Dedaj, ciascun
capannone permette l’essiccazione di circa 18 tonnellate di salvia ogni 15 giorni, tanto che fra
ottobre e gennaio scorsi in uno dei due capannoni (quello costruito a Rec) hanno girato 75
tonnellate di salvia.
Alla costruzione dei capannoni, costati 40.000 euro ciascuno, hanno partecipato attivamente due
cooperative, beneficiarie del progetto - la prima di Rec, composta da 85 membri che oltre alle erbe
curano il settore delle castagne, e l’altra a Deday composta da 35 donne - che a proprie spese hanno
livellato il suolo, gettato le fondamenta, costruito i pavimenti e innalzato la base stradale per
pareggiarla con gli ingressi dei capannoni. Grazie al prezioso contributo delle due cooperative è
stato possibile superare gli iniziali limiti di budget (35.000 euro totali). Partner e beneficiarie, le
cooperative hanno calcolato di rientrare in massimo 1 anno dai costi sostenuti e, nel frattempo,
grazie alla possibilità di stoccare la merce, possono intervenire più decisamente nella contrattazione
del prezzo di vendita e nella scelta dei grossisti a cui rivolgersi. Accade così che in occasione
dell’ultimo raccolto, le cooperative hanno ampliato il raggio della propria azione oltre i confini di
Malësi e Madhe spingendo il proprio prodotto fino a Berat, nel sud del paese.
OXFAM è intervenuta anche su un secondo prodotto tradizionale, il miele. La scelta di concentrare
l’intervento sulla produzione del miele, la cui esportazione verso l’Europa è in parte ostacolata da
normative poco favorevoli, dipende dalle potenzialità economiche e sociali liberate in loco dalla
produzione e la commercializzazione di questo prodotto. L’apicoltura è infatti possibile anche in
aree di dimensioni ridotte, piccoli orti e giardini attigui alle case, spazi in cui il sistema sociale
tradizionale e patriarcale delle montagne albanesi continua ancora troppo spesso a confinare le
donne. Formare e fornire le donne degli strumenti necessari per la produzione artigianali di miele
(un kit comprensivo di maschere ed arnie grandi e piccole, oltre ovviamente alle api e a uno
smielatore a centrifuga manuale acquistato di recente) premetterà alle donne di dotarsi di un reddito
aggiuntivo e autonomo, utile non solo all’economia domestica e al sostentamento della famiglia ma
anche alla incremento dell’autonomia economica rispetto alle figure maschili di riferimento. Oltre a
rappresentare una opportunità economica, il progetto si è tradotto in una occasione di
socializzazione e confronto per le donne coinvolte, che negli incontri formativi (due a settimana per
la durata di un anno) hanno trovato una importante occasione per riunirsi al riparo dalla presenza e
dal controllo degli uomini. Anche per questo il percorso di formazione, condotto dal presidente
dell’associazione apicoltori di Scutari, inizialmente diretto alle sole beneficiarie del kit di
formazione (10 donne), si è aperto nel corso dei mesi alla partecipazione di donne che pur non
avendo ricevuto in dotazione il kit hanno chiesto di aderire e partecipare agli incontri, durante i
quali è stato possibile anche introdurre il tema dell’autosufficienza alimentare. Il sostegno dato da
OXFAM all’organizzazione di fiere e mercati locali per la commercializzazione al dettaglio di
prodotti tipici, il moltiplicarsi di interventi diretti a sostenere e valorizzare i prodotti agro-alimentari
nella zona e gli investimenti nel settore, offrono ottimistiche prospettive affinché una volta
terminata
la fase di formazione il miele possa essere commercializzato e venduto.
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Next stop Albania: il rilancio del turismo nel paese delle aquile.
Il contributo di Albania Domani per rilanciare il turismo in Albania.
L. Coslovi
L’Albania costruita sulle macerie politiche del regime comunista e su quelle economiche, lascito
delle piramidi finanziarie, è un paese segnato da profondi ritardi sul piano economico, politico e
sociale. I timidi segnali di crescita economica registrati nel corso della seconda metà degli anni
2000 e il miglioramento di alcuni indicatori socio-economici (l’accesso alla salute, all’acqua
potabile, il tasso di scolarizzazione), non sono stati sufficienti a sanare le profonde disuguaglianze
sociali, culturali ed economiche che attanagliano il paese, esacerbate dall’attuale crisi economica
che ha fatto schizzare in alto gli indici di disoccupazione e, attraverso il ritorno di molti migranti (in
particolare dalla vicina Grecia), ha minato anche una delle risorse più importanti del paese, le
rimesse. Al complesso e per certi verso grigio panorama socio-politico ed economico, fa da
contraltare la solarità delle bellezze naturali e artistiche del paese. Eletta top destination dalla
prestigiosa Lonely Planet nel 2011, l’Albania vanta un importante patrimonio archeologico, lunghe
spiagge attrezzate e selvagge, una ricca tradizione culinaria che, unite alla convenienza economica,
rendono il paese una meta interessante e fanno del turismo uno dei settori più promettenti per lo
sviluppo economico del paese.
La valorizzazione di questa straordinaria risorsa rimane però ancora sulla carta. Veri programmi di
sviluppo e lancio del turismo richiederebbero sforzi e risorse programmatiche ed economiche che il
Governo albanese sembra faticare a raccogliere e indirizzare all’interno di politiche chiare e
sostenibili dal punto di vista ambientale, economico e sociale. E se nel frattempo il turismo
aumenta, la speculazione edilizia sospinta da un certo capitalismo predatorio e dal protagonismo
immobiliare della criminalità organizzata, il brulicare di attività commerciali a bordo mare, le
distese di ombrelloni e stabilimenti abusivi erodono e deturpano chilometri di spiagge fino a ieri
vergini, mentre la difficoltà nei collegamenti, la mancanza di risorse, di volontà politica e di
capacità amministrativa, condannano all’incuria e all’abbandono pezzi di storia e di memoria
disseminati nell’intero territorio.
In questa cornice, gli spazi per un’azione decisa della cooperazione si moltiplicano e divengono
prioritari. Non a caso alcuni dei progetti realizzati nel quadro del Programma Albania Domani
convergono proprio verso la promozione di un turismo responsabile, informato e sostenibile. E’ il
caso nello specifico, dell’insieme di interventi realizzati da Arci Milano in partenariato con ISCOS,
Psicologi del Mondo e le associazioni Albania e Futuro e New Albanian Generation Era, con la
collaborazione dell’Università Ca’ Foscari di Venezia (CISBI), il Politecnico di Milano e il
Ministero della Cultura albanese, oltre ad alcune azioni di raccordo e formazione per i membri
iscritti alla piattaforma Albania Domani specifiche sul tema realizzate in Italia e curate in
particolare da Oxfam Italia e CeSPI.
Lanciato nel 2010 e ormai avviato alla conclusione, l’intervento a sostegno del settore turistico
promosso da Arci intendeva agire su alcuni assi paralleli e sinergici tesi a pubblicizzare e
promuovere il turismo in Albania presso il pubblico italiano, creare nuovi itinerari eco-museali,
mettere in sicurezza l’importante sito archeologico di Delvina, rafforzare le capacità di
informazione e auto-promozione turistica di alcuni enti locali favorendo al contempo l’inclusione
lavorativa di categorie vulnerabili.
Un progetto ambizioso, non solo per la complessità delle azioni e per la vicinanza dell’Albania a
mete (come la Grecia) di più forte tradizione turistica, ma perché chiamato a incrinare la
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tradizionale diffidenza con cui – a dispetto degli oltre ventimila compatrioti istallati nel paese delle
aquile per motivi di lavoro o studio - molti italiani guardano ancora all’Albania. Eppure, l’Albania
sta già sperimentando una crescita del turismo: lo dicono i dati ufficiali, in realtà ancora grezzi nella
loro costruzione, e lo conferma l’osservazione empirica di chi in Albania viaggia da tempi non
sospetti. L’aumento del turismo appare visibile sopratutto in realtà come Berat, che per la sua
bellezza ha visto aumentare il flusso di turisti e moltiplicarsi le strutture ricettive con la nascita di
bed&breakfast e piccoli hotel a conduzione familiare.
Per promuovere l’immagine dell’Albania, sono state coinvolte appunto due associazioni di cittadini
albanesi in Italia, Albania e Futuro e New Albanian Generation Era, operazione che appare
interessante in quanto istituzionalizza, all’interno del progetto, un mandato che spesso
implicitamente e a tratti inavvertitamente investe le diaspore dei paesi in via di sviluppo, quello di
promuovere il proprio paese in termini di opportunità di internazionalizzazione, di scambi culturali,
di turismo. In particolare, le due associazioni, attive da anni nella promozione dell’arte e della
cultura albanese, nell’assistenza agli studenti albanesi e in azioni finalizzate al sostegno delle
pratiche transnazionali dei migranti albanesi sono state coinvolte nella realizzazione di seminari,
incontri, mostre fotografiche e, soprattutto, nella costituzione di un vero e proprio ufficio turistico
d’Albania a Milano presso una sede ARCI1. L’ufficio, gestito dall’associazione New Albanian
Generation Era, e più precisamente da una sua costola, New AGE Tourism, formata da
professionisti del turismo, ha registrato circa 400 contatti dal momento della sua creazione,
proponendo soluzioni di viaggio, fornendo indirizzi e informazioni utili. Per quanto sperimentale,
l’azione offre spunti di interesse non tanto in termini di quantità – è difficile ipotizzare che simili
interventi spostino la bilancia del turismo – quanto per le sue modalità: la realizzazione di
un’associazione di professionisti del settore e la creazione di nuove occasioni e opportunità
lavorative, modalità che potrebbe precludere ad azioni simili
in altri ambiti con il coinvolgimento e la partecipazione di
altre figure professionali (in campo sanitario, sociale,
culturale).
La promozione del turismo solidale a fini di sviluppo locale ha
trovato eco nell’interessante collaborazione intervenuta fra
un’iniziativa editoriale, la Guida turistica “Tirana e
Albania”(casa ed. Morellini), curata da Benko Gjata e
Francesco Vietti, e il progetto Albania Domani. I due autori il primo membro e attivista del Centro di Cultura Albanese, il
secondo un antropologo esperto conoscitore dell’Albania coinvolti da Oxfam nella formazione agli iscritti alla
piattaforma in ambito turistico -, hanno poi concordato con i
referenti di Albania Domani di poter dedicare alcuni
approfondimenti informativi all’interno della propria guida
alle iniziative turistiche promosse dai partner del progetto
Albania Domani ed anche da altri membri della Piattaforma.
L’opportunità, socializzata e diffusa attraverso la piattaforma Albania Domani2 facilita e moltiplica
lo scambio fra realtà diverse attive nel settore e, garantendo visibilità alle iniziative censite, ha reso
la guida più ricca e completa in termini di informazioni e di offerta.
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Per maggiori informazioni si veda:http://www.visitalbania.it
www.albaniadomani.net Vedi in particolare: Settore Turismo in Albania
http://www.albaniadomani.net/groups/profile/7474/turismo-in-albania-turizm-n-shqipri
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All’interno di questo percorso, sull’altra sponda dell’adriatico sono stati realizzati alcuni info-points
presso gli uffici comunali di Berat e Scutari, pensati non solo come terminale del turismo promosso
dalle associazioni studentesche ma anche come luogo di formazione e inclusione lavorativa di
categorie vulnerabili (disabili mentali). La realizzazione degli info-points, che ha incontrato alcuni
problemi a Berat per la pre-esistenza di un servizio simile gestito direttamente dal comune,
completava quindi le attività promosse dai giovani albanesi professionisti del turismo basati in
Italia, intersecandosi al contempo in maniera sinergica con alcune attività promosse dagli altri
partner. Un cenno in tal senso va riservato al progetto realizzato da Psicologi del Mondo, teso a
sostenere un percorso di attività riabilitative e inserimento lavorativo di pazienti di alcuni centri di
salute mentale comunitaria a Scutari e Berat. Attraverso il coinvolgimento di operatori sanitari,
medici di base, e il partner locale FIDA, il progetto promosso da Psicologi del mondo ha permesso
di formalizzare percorsi di inclusione lavorativa per i pazienti dei centri di salute mentale
selezionati, realizzare un centro diurno a Berat e, soprattutto, rafforzare la conoscenza teorica e
operativa del modello italiano di assistenza territoriale pubblica che già ora ispira l’azione pubblica
albanese.
Infine, grazie alla collaborazione con il Politecnico di Milano e il Ministero della Cultura albanese,
il progetto ha sostenuto la messa in sicurezza di importanti evidenze archeologiche – un’antica
moschea - nel sito di Delvina. A fronte di un budget limitato e di una certa difficoltà di
coordinamento con il Ministero a causa dell’elevato turn over dei funzionari preposti, l’intervento,
realizzate sotto la supervisione di tecnici italiani e del Ministero della Cultura albanese e il
contribuito di maestranze albanesi, è avanzato come previsto e dopo aver garantito l’agibilità del
sito si concentra ora nei lavori di restauro delle pareti interne della moschea. Nelle sale del comune
di Delvina, è stato inoltre allestito un punto di informazione che, oltre a fornire indicazioni per
visitare i siti archeologici, agisce da vetrina e punto vendita di prodotti tipici provenienti dalla filiera
agro-alimentare sostenuta nell’ambito del programma Albania Domani (grappa, vino , olio, miele,
artigianato merletti e ricami).
La valorizzazione e il sostegno delle pratiche transnazionali implementate dalle competenze
albanesi in Italia, la collaborazione sinergica fra partner e azioni diverse, la realizzazione di percorsi
di inclusione per le categorie svantaggiate sono punti di forza di un progetto. Nell’opinione di chi
scrive, inoltre, il progetto costituisce un buon esempio di intervento complesso, coerente e
realisticamente trasferibile in altri territori e luoghi di origine di importanti comunità straniere
residenti in Italia (Marocco, Tunisia, Romania, per citarne alcune).
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Il trasferimento di tecnologie e competenze al sistema pubblico e
privato albanese attraverso azioni transnazionali. Alcune attività del
Celim per Albania Domani.
S. Ceschi
Il Celim e Albania Domani
Il progetto Albania Domani, le cui attività soni iniziate nel 2011 e si sono estese nell’arco di 36
mesi, è stato realizzato da un consorzio guidato dalla Ong Celim di Milano, in partenariato con un
composito insieme di organizzazioni pubbliche e private: ACLI Lombardia, ARCI di Milano,
CeSPI, CGM, Comune di Forlì, IPSIA, ISCOS Lombardia, LVIA, OXFAM Italia, Psicologi per il
Mondo, Politecnico di Milano e Università Ca’Foscari di Venezia. Si tratta di un programma
articolato in quattro principali linee di azione, all’interno delle quali trovano collocazione un gran
numero di attività più specifiche e differenziate gestite dai diversi partner: 1) Sostegno e
potenziamento dell'Ufficio Regionale di Formazione e Lavoro ed iniziative di formazione e di
sviluppo d’impresa nell'area dei servizi sociali e delle tecnologie avanzate; 2) Sostegno al Qarkut
(Distretto) di Scutari ed alle Direzioni Regionali dell’Agricoltura, dell’Alimentazione e della
Protezione del Consumatore (DBMRUMK) per lo sviluppo di servizi alle imprese agricole; 3)
Cultura, turismo, reinserimento categorie svantaggiate; 4) Componente transnazionale di
mobilitazione della diaspora albanese per lo sviluppo socio-economico delle Municipalità di
Scutari, Lezhë, Tirana, Berat.
L’obiettivo comune del progetto è favorire lo sviluppo socio-economico di un’area a forte
disoccupazione, economicamente depressa e debole da un punto di vista istituzionale: i Distretti di
Scutari e Lezhe al Nord, di Tirana e di Berat nel Centro Sud. Da queste stesse aree si sono
sviluppati forti flussi migratori verso l’estero, con conseguenti problematiche di carenza di
manodopera ed in particolare di personale formato e qualificato. Albania Domani punta alla
promozione del settore economico privato in Albania - in particolare sul versante dell’impresa
sociale, dei servizi sociali, culturali e turistici, dei servizi alle imprese agricole e delle tecnologie
avanzate - come strategia per rinforzare il tessuto produttivo e sociale di questi distretti, anche
grazie alla promozione delle relazioni tra migranti albanesi in Italia ed i loro territori di
provenienza.
Nell’ambito di questo ambizioso programma triennale di sviluppo economico-sociale a carattere
multi-settoriale, multi-dimensionale e partecipativo, l’Ong capofila di Albania Domani, il Celim, ha
operato all’interno della linea 1, promovendo azioni di “Trasferimento di competenze tecniche e
sviluppo di imprese di assistenza tecnica nell’area delle tecnologie avanzate”.
Tecnologie avanzate in Albania
L’orizzonte più specifico dell’azione di Celim all’interno di Albania Domani è quello di
scommettere sulla possibilità di trasferire conoscenze e attrezzature di alta tecnologia dal territorio
italiano a quello albanese, in particolare nel settore delle energie rinnovabili, della meccatronica e
dell’ingegneria elettromedicale. Si tratta naturalmente di due contesti nazionali che si situano su
diverse velocità di sviluppo tecnologico e con un tessuto produttivo e sociale piuttosto differente.
Da una parte l’Italia, che ha sviluppato una ottima conoscenza e operatività in tema di energie
rinnovabili (nonostante il quadro di riferimento politico-legislativo degli ultimi anni non abbia
sempre spinto adeguatamente sulla promozione del settore), e possiede una forte expertise anche nel
campo dell’ingegneria clinica e della meccatronica. Per inciso, la meccatronica è una branca della
cosiddetta “ingegneria dell’automazione” che si applica ai processi di automatizzazione dei sistemi
12
di produzione attraverso l’incrocio di diverse discipline, come la meccanica, l’informatica e
l’elettronica. Dall’altra l’Albania, paese che sconta ancora un ritardo nei settori produttivi più
tecnologici, che non ha ancora sviluppato adeguatamente un piano nazionale per le energie
rinnovabili e non ha expertise specifiche in tema di ingegneria dell’automazione. La scelta di
intervento operata da Celim risponde a due logiche: da una parte la strategia di trasferimento di
competenze e tecnologie si iscrive in un contesto in cui sono stati realizzati ingenti investimenti
pubblici e privati in macchinari, ma mancano know how, capacità e progettualità per utilizzarne al
meglio il potenziale; dall’altra, in particolare gli interventi sul solare termico ed il fotovoltaico, sono
orientati all’agricoltura ed al settore edile, indirizzandosi perciò verso un settore strategico per
migliorare le condizioni di vita e le capacità produttive delle società locali dove si realizzano gli
interventi.
E’ cosi che le attività di formazione professionale, di sostegno alle imprese e di trasferimento di
tecnologia in questi settori costituiscono il cuore delle attività di Celim, il cui programma di lavoro,
molto ambizioso e complesso, ha puntato sull’innalzamento della qualità tecnica e tecnologica sia
degli operatori e delle istituzioni pubbliche, che del personale tecnico del settore privato e di
impresa. Nell’ambito delle tre linee di azione del Progetto di Celim – a) la formazione nell’area
dell’elettronica elettro-medicale, della automazione dei sistemi produttivi e delle energie
rinnovabili; b) la creazione di imprese; c) la creazione di strumenti di Technology Transfer - sono
state portate avanti diverse azioni che hanno coinvolto istituti ed università albanesi e italiane,
organizzazione europee del settore, tecnici basati in Albania e migranti della diaspora in Italia.
La formazione professionale
A livello di formazione professionale, anche attraverso una relazione diretta con i Ministeri del
Lavoro e dell’Istruzione e la firma di accordi che dovrebbero garantire la durevolezza di tali
collaborazioni, si è cercato di potenziare le conoscenze e le capacità dei territori coinvolti
nell’ambito dell’efficienza energetica degli edifici e delle energie rinnovabili (solare termico e
fotovoltaico), della ingegneria clinica e della meccatronica. A tale scopo sono stati attivati corsi a
docenti, incontri, seminari e collaborazioni internazionali, istituite nuove attività curricolari e
convenzioni, prodotti materiali cartacei come manuali e poster. L’obiettivo è quello di sostenere la
costituzione di capacità e tecnologie in grado di rendere autonomi gli albanesi dei distretti
interessati dall’intervento nella manutenzione e nel funzionamento dei macchinari e degli impianti
tecnologici.
Sul versante della meccatronica, alla firma della Convenzione per la collaborazione didattica tra
Celim, Università di Trieste e Università Politecnico di Tirana, è seguito l’avvio delle attività di
formazione dei docenti albanesi (anche tramite stage tenutisi a Trieste e con il successivo
coinvolgimento del Politecnico di Torino), per arrivare alla istituzione di due Master, uno in
Ingegneria elettromedicale, in collaborazione tra Università di Trieste e Politecnico di Tirana, ed un
altro in Meccatronica, avviato grazie al partenariato tra il Politecnico di Tirana e quello di Torino.
Rispetto alle energie rinnovabili, si sono realizzate diverse azioni, che hanno coinvolto alcuni
istituti tecnici (Tirana, Scutari e Kukës) e alcuni Centri di Formazione Professionale (Korça, Valona
e Scutari), con l’obiettivo di sostenere la formazione di tecnici manutentori e progettisti in un
settore considerato ad alta potenzialità. Una prima azione ha riguardato la definizione di curricola
formativi nazionali con diploma specialistico; una seconda, l’installazione di laboratori su
fotovoltaico e solare termico negli 8 istituti professionali VTC e NVET (Vocational Training
Center e National Vocational Education Center); infine, la distribuzione sia agli Istituti Tecnici sia
ai Centri di Formazione Professionale di due manuali, uno indirizzato a formatori e l’altro destinato
ai laboratori come manuale d’uso per installatori.
13
In queste diverse strutture, oltre ad aver installato spazi di lavoro e distribuito attrezzature, si sono
create le premesse per altre adesioni e richieste tramite il Ministero dell’Istruzione e l’Agenzia per
la Formazione e l’Educazione Professionale albanese.
Infine, è stata attivata una collaborazione sia con UNDP Albania all’interno del programma Solar
Water Heating System, sia con le associazioni European Solar Thermal Industry Federation
(ESTIF) ed la European Photovoltaic Industry Association (EPIA), che gestiscono e organizzano la
campagna European Solar Days, realizzata in diversi paesi UE e non-UE nel maggio del 2013, in
cui, grazie a Celim, saranno coinvolti anche gli istituti ed i centri del progetto.
Creazione di impresa in Albania e creazione di strumenti di Technology Transfer
Anche le attività relative alla stimolazione alla creazione di imprese e al trasferimento di strumenti
tecnologici si è fondamentalmente concentrata sul settore delle energie rinnovabili e dell’elettronica
applicata ai sistemi produttivi e elettromedicali. Si è trattato, essenzialmente, di attività di
sensibilizzazione e formazione rivolte a studenti e, soprattutto, a tecnici candidati imprenditori in
Albania (circa 80), ma anche all’interno della diaspora in Italia (40). La formazione all’avvio
d’impresa, si è infatti indirizzata a un pubblico più ampio rispetto a quello inizialmente previsto,
composto solo da tecnici. Ciò trova la sua giustificazione nella scelta di non escludere ampi
segmenti della diaspora albanese in Italia dall’interessante prospettiva di rientro in patria, anche a
fronte delle nuove opportunità presenti nel Paese. Questa convinzione ha ispirato, ad esempio, il
corso realizzato a Milano da Celim e Ingegneria Senza Frontiere diretto a una trentina di immigrati
albanesi (per lo più studenti universitari) e mirante a stimolare l’interesse per il settore e la
propensione al ritorno in Albania per l’avvio di un’impresa. Il corso ha esplorato la via per la
fondazione di un’impresa sana in Albania, dalla legislazione ai canali di finanziamento sicuri,
passando per la strutturazione, il marketing ed i settori di maggiore rilevanza. Diversi altri corsi
sono stati organizzati in Albania presso gli istituti ed i centri già coinvolti nella formazione dei
formatori e dei docenti coinvolgendo studenti, scuole, imprese e tecnici. Questo filone di attività
consentirà anche l’avviamento di una rete di rapporti di gemellaggio tra imprese nascenti in Albania
e imprese italiane attive in settori tecnologicamente avanzati che potrà ulteriormente diffondere
conoscenze e opportunità.
Rispetto al trasferimento tecnologico e del know how, si sono realizzati due database italo-albanesi
di professori universitari, ricercatori, consulenti e tecnici, strutturati secondo la definizione delle
tecnologie prioritarie per il paese: il primo riguarda i settori legati ad agricoltura e ambiente
(agricoltura, risorse boschive e risorse marine), e viene ospitato dalla Facoltà di Agraria di Tirana; il
secondo è invece legato ad alcuni rami dell’industria (energia, edilizia, rifiuti) ed è stato dato in
gestione al Politecnico di Tirana. Questi database raccolgono almeno un migliaio di contatti sia di
albanesi in Albania, di italiani e di albanesi della diaspora.
Uno sportello di Technology Transfer è stato collocato presso l’Università di Agraria di Tirana ed
è stato allestito l’Ufficio Energie Rinnovabili presso il Centro di Trasferimento Tecnologico in
Agricoltura di Scutari (CTTA), mentre presso il Politecnico di Tirana è stato aperto uno sportello
per il trasferimento di tecnologia nei campi dell’edilizia, dell’efficienza energetica e dei rifiuti
urbani. Questi sportelli, già attivi nel fornire informazioni, documentazione e formazione sulle
tecnologie in oggetto, dovranno operare come veri propri corridoi virtuali e operativi nella messa in
contatto tra aziende, istituzioni e territori delle due sponde.
Infine, si è proceduto con l’analisi di fattibilità per la creazione del Parco Tecnologico sulle Energie
Rinnovabili, diffuso sul territorio rurale del Nord Albania, denominato Green Energy Park, che
verrò gestito dal CTTA, agenzia decentralizzata del Ministero dell’Agricoltura Albanese, che avrà
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compiti di diffusione di sistemi energetici indipendenti e rinnovabili da applicare in contesti rurali,
sia a favore di filiere produttive sia a favore di abitazioni isolate.
Diaspora e trasferimento di persone, progetti e tecnologie
Se tutte queste diverse attività sono animate dalla convinzione delle opportunità di sviluppo ed
occupazione presenti nei settori e nelle evoluzioni tecniche e produttive assicurate dalle conoscenze
e le tecnologie trasferite e trasferibili nell’immediato futuro, la strategia di intervento di questo
progetto si vuole proporre anche come una prospettiva, il più possibile realistica e promettente, per
un rientro in patria da parte dei migranti qualificati albanesi, sia a livello di impiego dipendente che
come creazione di impresa. Questa convinzione ha ispirato ad esempio il corso realizzato a Milano
da Celim e Ingegneria Senza Frontiere, mirante a informare più specificamente sull’elettronica
applicata all’automazione dei sistemi produttivi ed elettromedicali e sulle tecnologie relative alle
energie rinnovabili (pannelli solari, pannelli fotovoltaici, minieolico) ed a stimolare presso i
migranti l’interesse per il settore e la propensione al ritorno in Albania per l’avvio di un’impresa.
E’ forse questa la seconda grande scommessa di questa strategia, che caratterizza questa attività di
Celim ma anche più in generale il Programma Albania Domani: fare sempre più della diaspora una
risorsa per il paese, convogliare le sue energie e risorse verso i contesti di provenienza, recuperare
qualificazioni, competenze e progettualità e canalizzarle verso settori e territori strategici per i futuri
processi di sviluppo dell’Albania.
Quali saranno le risposte dei migranti albanesi all’estero sarà solo il tempo a dircelo. Se al momento
risulta difficile per un migrante stabilitosi nel nostro Paese, arrivato in tenera età o anche nato in
Italia, rinunciare alla vita in Italia, per quanto segnata da una certa instabilità, in favore di
un’Albania più o meno sconosciuta e sulla base unicamente di un breve corso professionalizzante,
non si può escludere che, invece, quella componente meno giovane ma dinamica e imprenditoriale
della diaspora sviluppi, anche grazie alle relazioni e le istituzioni coinvolte nel Progetto realizzato
da Celim, una sufficiente fiducia in un progetto di ritorno valorizzante per se e per la comunità
circostante. Questo potrebbe avrebbe un effetto trainante anche sugli altri. Tuttavia, è chiaro come
spetti all’Albania ed alle sue istituzioni di punta, in primis quelle coinvolte nel Progetto, portare
avanti i processi avviati, fare tesoro di tutto il patrimonio di contatti, relazioni, conoscenze tecniche
e strumenti di formazione e di lavoro messi in campo da Albania Domani, rendendolo non solo un
vettore per lo sviluppo albanese ma anche un corridoio, possibilmente sicuro e gratificante, per
riassorbire
positivamente
il
contributo
dei
propri
cittadini
all’estero.
15
Tra Stato e Mercato: costruire impresa sociale in Albania attraverso
gemellaggi territoriali transnazionali. Le attività del consorzio Gino
Matterelli per Albania Domani.
S. Ceschi
Che cosa è esattamente un’impresa sociale e come funziona? Quale è il suo ruolo nella nostra
società e per i cittadini? Può essere esportata in altri contesti politici sociali e culturali e quale può
essere il suo impatto nella riduzione della povertà e nella generazione di reddito e lavoro in paesi a
medio e basso reddito?
Il programma triennale Albania Domani (2011-2014), finanziato dalla Fondazione Cariplo e
finalizzato al “rilancio dei settori chiave di sviluppo economico e sociale albanesi”, affronta
concretamente queste grandi questioni e si colloca in un’ottica di costruzione e consolidamento del
settore dell’impresa e dei servizi sociali in Albania, specificamente all’interno del territorio che si
estende da Scutari e Lezhe al nord, fino a Tirana e Berat al centro sud. In particolare, il progetto
portato avanti al suo interno dal consorzio CGM, la più importante rete italiana di cooperative
sociali attiva dal 1987, assume pienamente la sfida di favorire la crescita della cultura
amministrativa e organizzativa e delle capacità di azione e di relazione delle (ancora poche) imprese
sociali albanesi.
Ma quali sono le caratteristiche principali delle imprese sociali e le connesse potenzialità di queste
organizzazioni all’interno del contesto albanese, su cui si fonda l’azione qui raccontata?
Perseguire obiettivi sociali attraverso attività economiche
L’impresa sociale è una forma organizzativa e imprenditoriale che cerca di coniugare azione
economica ed istanze sociali, associando e costruendo attività generatrici di reddito orientate al
benessere collettivo. L’impresa sociale si diffonde a partire dagli anni ’80 del secolo scorso in
Europa occidentale come espressione di bisogni sociali diffusi e come risposta della società civile
alla crisi dei sistemi di welfare. Si tratta di organizzazioni private con diverso statuto (associazioni,
cooperative sociali, compagnie private, organizzazioni di volontariato, enti caritatevoli o mutue),
orientate a rispondere ai nuovi bisogni della comunità e dei cittadini attraverso forme di mutuo
aiuto, servizi alla persona, interventi in favore dell’inclusione di fasce deboli e vulnerabili e di
supporto allo sviluppo locale di aree svantaggiate. L’impresa sociale ha generalmente una
operatività in settori considerati di utilità sociale, quali istruzione e formazione, tutela dell’ambiente
e del patrimonio culturale, turismo sociale e servizi culturali, assistenza sociale e sanitaria (quelle
che in Italia si definiscono comunemente cooperative di tipo “A”), oppure svolge attività di altro
tipo (agricole, industriali, commerciali e di servizi) finalizzate all’inserimento lavorativo di persone
svantaggiate (cooperative di tipo “B”). Inoltre, proprio perché nate come risposta dei cittadini alle
esigenze non soddisfatte dalle azioni statali e dai meccanismi di mercato, tali imprese hanno come
obiettivi di fornire beni e servizi funzionali al benessere della comunità e allo sviluppo socioeconomico del territorio, e non contemplano attività profit. Sono gestite e possedute in maniera
autonoma da cittadini, non possono distribuire gli utili e sono strutturate in modo da escludere il
profitto come ragione principale.
Fare impresa sociale in Albania
Rispetto al tema delle imprese sociali, l’Italia vanta una storia importante ed una vitalità
significativa del settore non profit e dell’economia della cooperazione, che può essere utilmente
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condiviso con paesi con cui esiste una spiccata prossimità geografica ed una forte interazione
produttiva, commerciale e migratoria, quali l’Albania.
Nonostante da più parti venga sottolineata la crescita dell’Albania ed il suo importante percorso di
transizione economica e di ri-costruzione istituzionale e politica, nel passaggio a sistemi politici
democratici e all’economia di mercato i sistemi sociali e di welfare ne sono usciti penalizzati e non
hanno goduto della giusta attenzione da parte della politiche governative centrali e locali. Ciò si è
rapidamente tradotto nell’aumento del numero delle persone in condizioni di fragilità o svantaggio,
nell’incremento della disoccupazione, del disagio e della violenza sociale, della criminalità e delle
tossicodipendenze. Conseguenza rilevante di questa situazione maturata durante lo scorso ventennio
è stata l’emigrazione di massa verso gli altri paesi europei (in modo particolare l’Italia) di una
componente importante della popolazione sia da un punto di vista quantitativo (circa un quarto della
popolazione albanese è attualmente residente in un altro Stato), sia da quello qualitativo (migranti
qualificati, con conseguenti problemi di brain drain).
L’accesso da parte dell’Albania agli aiuti dell’Unione Europea ha aperto nuove possibilità per il
paese di cooperare con attori pubblici e privati europei per lo sviluppo di nuove attività. Presso le
istituzioni e la società albanese si riscontra un certo interesse per il social business in Europa, una
volontà di valorizzazione del proprio territorio sociale, paesaggistico e produttivo e, si spera, con
l’avvento del nuovo governo, di una forte volontà politica di arrivare alla definizione e alla
promulgazione di una nuova Legge sull’impresa sociale.
Inoltre, l’esistenza di una strategia nazionale che intraprende un percorso di riforma che prevede,
oltre alla decentralizzazione, anche la collaborazione tra pubblico e privato nella gestione del
welfare nazionale (Legge 9355 del 10.03.2005), sembra aprire nuovi spazi per l’erogazione di
servizi da parte del mondo dell’impresa sociale.
Prospettive e modalità dell’intervento
Tra i principali effetti dell’impresa sociale sul territorio di riferimento si segnalano l’incremento del
capitale sociale (relazioni, informazioni etc.) della comunità locale, la sua partecipazione reale ed
orientata alle attività in loco, la riduzione del lavoro nero e della disoccupazione, la coesione sociale
e lo sviluppo territoriale.
Il potenziale di impatto dell’impresa sociale in Albania è perciò molto interessante, ed il progetto di
“sviluppo del sistema di impresa di erogazione dei servizi sociali in Albania” promosso da CGM
rappresenta e rappresenterà, anche una volta terminate le attività progettuali di Albania Domani, un
valido banco di prova.
La prospettiva ed il respiro delle azioni intraprese, infatti, guardano avanti ed intendono creare
forme di cooperazione e di interscambio strutturate tra Italia ed Albania che possano dare slancio
allo sviluppo del settore dell’impresa sociale albanese grazie a forme di stretta collaborazione (i
“gemellaggi”) con imprese sociali italiane già ben radicate sul proprio territorio di riferimento.
L’obiettivo è stato quello di fornire informazioni a figure chiave del settore ed accompagnamento
ad alcune imprese sociali sviluppando gemellaggi con realtà omologhe presenti in Italia e stimolare
la costituzione di networks tra le stesse imprese in Albania. La scommessa è quella di aiutare un
paese tuttora povero e in transizione a creare sviluppo socio-economico attraverso modelli elaborati
da società di più lunga storia capitalista e cooperativista, come l’Italia, che dovrebbero innestarsi su
una situazione caratterizzata da un ancora fragile e tradizionale tessuto di società civile, da un
settore privato debole e da riforme politiche e istituzionali lente e non ancora efficaci.
Nella fase iniziale, avviata nel secondo anno delle attività di Albania Domani, si sono impostati e
poi realizzati 3 corsi di formazione svolti localmente nelle aree interessate dal Progetto specificate
più sopra. Una prima parte dei corsi, condotta dai formatori di CGM, è stata dedicata alla
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presentazione e discussione delle caratteristiche generali dell’impresa sociale ed al suo valore
aggiunto rispetto ad altri tipi di impresa; la seconda ha avuto invece un carattere più tecnico e
calibrato sul contesto albanese, affrontando i diversi aspetti (legislativi, amministrativi e gestionali)
inerenti alla creazione e conduzione di un’impresa sociale. Attraverso formazione in loco e forme di
tutoraggio on line, sono stati oggetto di formazione 30 “agenti di sviluppo di impresa sociale”: si
tratta di operatori, leader di imprese, promotori e personale tecnico delle amministrazioni e delle
imprese che saranno future risorse, a diversi livelli, nella valorizzazione e nella promozione del
settore in Albania. Attraverso questo gruppo si è già dato impulso alla costituzione di una rete di
imprese che si sta consolidando nel Forum per le imprese sociali, realtà che ha cominciato ad
attivarsi durante il progetto, fornendo un utile apporto nella mappatura e nella selezione delle
imprese e dei relativi territori coinvolti nei gemellaggi (per maggiori informazioni si veda il post di
Flavia Piperno pubblicato sulla Piattaforma Albania Domani dal titolo ‘La cooperazione sociale in
Albania: sviluppi recenti, esperienze e mappatura degli attori più dinamici’, alla pagina
http://www.albaniadomani.net/file/view/14528/la-cooperazione-sociale-in-albania-sviluppi-recentiesperienze-e-mappatura-degli-attori-più-dinamici
Gemellaggi
La fase successiva, consacrata all’accompagnamento imprenditoriale, si è sin da subito indirizzata
verso l’identificazione di alcune realtà dei territori albanesi coinvolti che risultassero
sufficientemente solide e progettualmente attive per intraprendere un rapporto di stretta
collaborazione ed un legame di solidariètà e cooperazione con imprese sociali italiane e con i loro
rispettivi territori. I gemellaggi sono forme di relazione simmetrica e multiattoriale, che innescano
processi di medio-lunga durata e istituiscono corridoi di scambio e progettualità multidimensionali.
L’idea che sta dietro al progetto è infatti quella non solo di costruire forme di sostegno e di
partenariato tra imprese sociali italiane ed albanesi, ma di coinvolgere progressivamente le loro reti
di relazioni locali finendo per innescare partenariati estesi e diversificati tra i rispettivi territori.
Il Progetto ha favorito perciò l’emersione di tre gemellaggi che coinvolgono tre imprese albanesi, I
care di Scutari, Tjetër Vizion di Elbasan e Komuniteti Emanuel di Shqiperi e tre realtà italiane, il
Consorzio Solidarietà Sociale di Forlì-Cesena, il Consorzio Solco Imola e il Consorzio Emmanuel
di Lecce. Le organizzazioni albanesi sono realtà già attive e strutturate che presentavano requisiti
sufficienti di solidità, mentre le organizzazioni italiane sono il prodotto di un’autoselezione delle
realtà di impresa sociale afferenti alla rete CGM che risultavano già presenti nel Paese e/o
particolarmente interessate a stringervi relazioni.
Partendo da idee concrete portate avanti dalle imprese albanesi si è proceduto, da una parte, a
consolidare l’azione di formazione e accompagnamento specificamente adattato al tipo di settore ed
attività da intraprendere, dall’altra, a sviluppare contatti diretti, sia in Italia che in Albania, con le
realtà italiane gemellate in modo di promuovere sinergie, collaborazioni e passaggi di idee
imprenditoriali.
E’ ciò che è successo all’impresa di Scutari, che già gestisce un Ristorante Sociale chiamato
“Vivaldi” e che, grazie al gemellaggio con il Consorzio Solidarietà Sociale di Forlì-Cesena, si
occuperà della produzione della tipica piadina romagnola.
Tjetër Vizion, con il Solco di Imola, svilupperà azioni che hanno una dimensione legata al tema
agricoltura ed energia. L’idea è di sviluppare quelle competenze necessarie ad avviare una impresa
che faccia da consulenza allo sviluppo di attività agricole e che permetta l’attivazione di un
consorzio fra produttori, innestando anche percorsi di innovazione nelle fonti energetiche utilizzate
spaziando dal fotovoltaico all’uso della biomassa.
18
Infine, il gemellaggio che vede insieme la Komuniteti Emmanuel con la “casa madre” italiana
Consorzio Emmanuel, punta sullo sviluppo di collaborazioni commerciali ed industriali di lunga
prospettiva e sta esplorando diverse strade e possibilità di sviluppo, sia presentando progetti di
formazione-lavoro a varie istituzioni (come quello che si vorrebbe realizzare con minori in
alternativa al carcere), sia svolgendo ricerche di mercato e contatti per l’intrapresa di attività
produttive interessanti e sostenibili (come un progetto per la produzione di cosmetici insieme
all’Università di Tirana, l’avvio di una piantagione di stenia o di un allevamento di lumache, oppure
attività informatiche per la telemedicina).
Anche se la prima fase di formazione sembra aver assicurato una importante disseminazione nella
società e nelle istituzioni locali albanesi di competenze e operatività nel campo dell’impresa sociale,
è forse sul terreno dei gemellaggi che si misurerà maggiormente la sostenibilità dell’intervento di
CGM. Non solo nei termini della tenuta nel tempo e nell’espansione di questi corridoi
transnazionali di cooperazione sociale nei loro territori, ma anche rispetto agli effetti moltiplicatori
di tali gemellaggi pilota, che dovrebbero innescare una dinamica futura di intensificazione dello
scambio tra Italia e Albania.
19
Migrazione albanese e servizi alla persona: l’analisi di un gruppo di
esperti. I risultati di una ricerca condotta dal CeSPI
Flavia Piperno
Nel novembre 2011 la Commissione Europea ha lanciato L'approccio globale in materia di
migrazione e mobilita (COM(2011) 743 definitivo) che promuove ed estende l’Agenda del 2005
su migrazione e sviluppo. Per la prima volta, al di là del programma tradizionale (centrato su
rimesse, promozione della diaspora, sostegno alla migrazione circolare, contrasto alla fuga dei
cervelli), l’UE dichiara di impegnarsi ad istituire un quadro più ampio in grado di accompagnare e
proteggere i migranti lungo tutto il percorso migratorio, tenendo anche conto delle conseguenze
sociali della migrazione.
A partire da tale raccomandazione, il CeSPI ha promosso uno studio (Migrazione e servizi alle
persone: opzioni strategiche per una politica di co-sviluppo sociale in Albania’) con l’obiettivo di
mettere a fuoco alcuni aspetti significativi dell’impatto sociale delle migrazioni tra Albania e Italia
e trarne indicazioni per la cooperazione tra i due paesi.
Lo studio, basato su una consultazione tra esperti (albanesi, italiani e di altre nazionalità) evidenzia
come le politiche volte a rispondere ai bisogni sociali connessi alla migrazione e a favorire la
convivenza e l’inclusione socio-economica dei migranti possano essere portate avanti in una
prospettiva di mutuo vantaggio per il paese di provenienza e arrivo. Non solo. Si sottolinea come
politiche tese a favorire i processi di integrazione in Italia, possano essere rese più efficienti grazie
alla collaborazione con i paesi di origine.
E’ un’indicazione significativa in quanto ribalta la tradizionale visione delle politiche di
integrazione come ambito di competenza prevalentemente locale e nazionale. Inoltre, il mutuo
vantaggio delle politiche di cooperazione allo sviluppo non viene più identificato con la mediazione
tra interessi divergenti (sviluppo in cambio di una più marcata collaborazione al contrasto delle
migrazioni irregolari o al rimpatrio dei connazionali rimpatriati) ma piuttosto in una prospettiva
cosmopolita, di doppia vincita o doppia perdita. Si enfatizza, infatti, come alcune politiche dirette
alla gestione transnazionale del fenomeno migratorio possano avere effetti benefici contestualmente
sui territori di origine e di arrivo.
Nuove tendenze migratorie tra Albania e Italia
Come è intuibile, i bisogni sociali connessi alla migrazione nel prossimo futuro saranno fortemente
influenzati dall’evoluzione delle dinamiche migratorie che coinvolgono l’Albania (sia in entrata che
in uscita). Politiche tese a rispondere a gestire l’impatto sociale delle migrazioni dovranno
considerare tali dinamiche. Gli esperti consultati dal CeSPI evidenziano, in particolare, tre
principali tendenze connesse alla migrazione albanese:
 Un aumento del numero dei ritorni. Ciò è in gran parte dovuto alla crisi economica, che
colpisce in modo acuto i due principali paesi di destinazione degli albanesi (l’Italia e ancora di
più la Grecia) e alla politica di liberalizzazione dei visti per soggiorni brevi3 che rende più
sostenibile una mobilità tra i confini. Chi torna non sarà più, nella maggior parte dei casi, colui
che ha un decreto di espulsione, e neanche il migrante ‘di successo’ intenzionato ad investire nel
paese di origine, ma colui che non ha trovato una posizione adatta nel mercato del lavoro estero
3
L’accordo per la liberalizzazione dei visti per soggiorni brevi è stato firmato il 18 settembre 2007 ed è entrato in
vigore il 1 gennaio 2008. Si inserisce nell’ambito della Strategia di Stabilità e Associazione e consegue alla firma
dell’Accordo di riammissione delle persone residenti all’estero senza autorizzazione, firmata da Albania e Commissione
Europea nell’aprile 2005 (ed entrato in vigore nel maggio 2006).
20


e fa un tentativo in Albania, lasciandosi comunque aperta la possibilità di tornare nel paese di
immigrazione. Sempre più, tra coloro che tornano, vi saranno migranti qualificati e crescerà
anche il numero di migranti che tornano in età avanzata.
Un’emigrazione maggiormente selettiva e consapevole. Il grande esodo dall’Albania è ormai
alle spalle (più del 30% della popolazione albanese è già fuori dal paese) e si assiste a una
progressiva riduzione delle partenze per l’estero. Le migrazioni tendono non solo a diminuire,
ma anche ad essere meglio pianificate. Un’emigrazione sempre più programmata sarà il risultato
di un aumento dei ricongiungimenti familiari (già in crescita dal 2006), ma anche della crisi
economica, che rende necessario confrontarsi con mercati del lavoro sempre più chiusi ed
esigenti. Sempre di più l’emigrazione dall’Albania è e sarà composta da studenti, lavoratori
specializzati, migranti per ricongiungimento, lavoratori che si spostano nell’ambito di accordi
per l’inserimento lavorativo, etc. Insomma si parte di meno e in modo più programmato.
Un processo di crescente stabilizzazione all’estero. Infine, la maturità delle catene migratorie
albanesi, i processi di regolarizzazione adottati in Grecia (1998, 2001) ed in Italia (1995, 1998,
2002), la tendenza assimilativa all’estero (soprattutto in Italia), hanno imposto un processo di
progressiva stabilizzazione per chi è riuscito ad ottenere un inserimento adeguato nel mercato
del lavoro del paese di accoglienza (fenomeno più forte nella catena migratoria con l’Italia che
con la Grecia). Tale processo continuerà a rafforzarsi nel futuro per via della tendenza a
ricongiungere stabilmente il nucleo familiare all’estero.
Nuovi bisogni di servizi alla persona a cavallo tra Italia e Albania
Queste tendenze migratorie incidono sui bisogni di servizi alla persona, che molto spesso si
riverberano tanto sul territorio italiano che albanese. Gli esperti coinvolti nella ricerca hanno, in
particolare, individuato 5 sfere nell’ambito delle quali nel prossimo futuro crescerà il bisogno di
servizi alla persona e, soprattutto, l’esigenza di un migliore coordinamento a livello internazionale.
1. Formazione professionale, mediazione transnazionale al lavoro e sistemi di
Informazione/orientamento ai servizi e al mercato del lavoro. Si tratta di bisogni che
crescono come conseguenza di una migrazione più controllata e programmata. Sotto il profilo
delle policy, gli esperti sottolineano la necessità di un più stretto coordinamento tra servizi
autorizzati che, ai due poli del processo migratorio, si occupano di formazione
linguistica/professionale e mediazione al lavoro. Il Memorandum d’intesa firmato dai Ministeri
del Lavoro italiano e albanese nel dicembre 2008 è un esempio di policy che, almeno
parzialmente, va in questa direzione mettendo in relazione le imprese e le agenzie di mediazione
al lavoro italiane con i Servizi per l’impiego e gli sportelli immigrazione albanesi4. Tuttavia,
4
Sul lato della domanda, le imprese italiane e gli enti autorizzati che intendono selezionare e impiegare cittadini
albanesi, possono contattare l’Ufficio Locale di Coordinamento: le informazioni sono girate ai Servizi per l’impiego
albanesi e da essi diffuse alla cittadinanza. Sul lato dell’offerta i cittadini albanesi, rivolgendosi agli Sportelli
Immigrazione (gestiti dai servizi per l’impiego albanesi) possono essere inseriti in specifiche liste di disponibilità che
sono inviate all’Ufficio Locale di Coordinamento e, da esso, alla rappresentanza dipolatica, agli Enti autorizzati e alle
imprese. Contestualmente vengono promossi programmi di cooperazione formativa. Sul lato della domanda, le imprese
italiane e gli enti autorizzati che intendono selezionare e impiegare cittadini albanesi, possono contattare l’Ufficio
Locale di Coordinamento: le informazioni sono girate ai Servizi per l’impiego albanesi e da essi diffuse alla
cittadinanza. Sul lato dell’offerta i cittadini albanesi, rivolgendosi agli Sportelli Immigrazione (gestiti dai servizi per
l’impiego albanesi) possono essere inseriti in specifiche liste di disponibilità che sono inviate all’Ufficio Locale di
Coordinamento e, da esso, alla rappresentanza dipolatica, agli Enti autorizzati e alle imprese. Contestualmente vengono
promossi
programmi
di
cooperazione
formativa.
Maggiori
informazioni
alla
pagina:
http://www.integrazionemigranti.gov.it/Progetti-iniziative/Pagine/Accordi-Bilaterali-in-materia-di-migrazione-elavoro.aspx)
21
secondo gli esperti, appare necessario rafforzare la prospettiva bifocale, utilizzando la stessa
rete di servizi per favorire il re-inserimento (orientamento, mediazione al lavoro, formazione) di
coloro che, in numero progressivamente maggiore, intendono tentare il ritorno. Gli sportelli
immigrazione, ad esempio, avrebbero la mission di favorire l’integrazione socio-economica non
solo di coloro che lasciano l’Albania, ma anche dei migranti di ritorno. Tale mission è stata del
resto rafforzata dalla Strategia sulla Reintegrazione dei cittadini albanesi di Ritorno5. Tali
strutture, se poste in raccordo con sportelli di orientamento e mediazione al lavoro in Italia,
potrebbero, dunque, rafforzare la propria efficacia. Una visione di questo tipo richiede tuttavia
di superare l’antica divisione (che si riflette anche a livello ministeriale) tra politiche di
integrazione e inserimento lavorativo e politiche di ritorno.
2. Preparazione e mediazione all’inserimento scolastico dei minori (anche prima della
partenza). La questione dell’inserimento scolastico dei minori che si ricongiungono ai propri
genitori o emigrano con essi, spesso in uno stato di stress emotivo, scarsa conoscenza linguistica
e non necessariamente all’inizio dell’anno scolastico, è un problema noto nei contesti di
accoglienza, ma fino ad oggi era molto meno conosciuto in Albania. Il ritorno volontario di
interi nuclei familiari nel contesto di origine, a causa della crisi economica e delle ridotte
opportunità di impiego all’estero, rendono, invece, tale questione attuale anche nel Paese delle
Aquile. Ne è dimostrazione il fatto che la Strategia Nazionale per la Reintegrazione dei cittadini
albanesi firmata dal governo albanese nel 2010 (2010-2015), al fine di favorire il reinserimento
scolastico dei minori che ritornano, fa esplicito riferimento all’obbligo per le Direzioni
Regionali dell’Educazione e per gli Uffici scolastici, in Albania, di registrare i bambini tornati
dall’estero e di organizzare corsi di lingua albanese, programmi di sostegno psico-sociale, corsi
di aggiornamento per il personale che offre assistenza psicologica nelle scuole e nei dipartimenti
e Uffici regionali per l’Educazione.
Secondo alcuni esperti, tali politiche dovrebbero essere rafforzate promuovendo il
coordinamento tra le Direzioni Regionali dell’Educazione e le tante associazioni della diaspora
che nei contesti di destinazione offrono, spesso gratuitamente, corsi di lingua albanese ai minori
della propria comunità. Si ricorda, inoltre, che annualmente si svolgono, grazie al sostegno delle
istituzioni albanesi, incontri degli insegnanti di lingua albanese appartenenti alla comunità
emigrata all’estero. Questi incontri potrebbero divenire anche l’occasione per un confronto e
uno scambio di buone pratiche tra insegnati e referenti scolastici ai due poli del processo
migratorio.
Più in generale, secondo gli esperti, cresce il bisogno di servizi che agevolino, in entrambe le
direzioni dei flussi migratori ed anche prima della partenza o del ritorno: la registrazione nel
sistema scolastico locale; l’orientamento alla scelta e alle modalità di accesso all’istituto
scolastico nel paese di approdo; la preparazione linguistica (minori albanesi cresciuti all’estero
spesso non parlano la lingua madre); il riconoscimento dei titoli (diplomi o certificati) già
ottenuti e degli anni scolastici già svolti; l’accoglienza da parte di staff preparato. In mancanza
di tali politiche tenderanno ad aumentare fenomeni di abbandono e dispersione scolastica,
fortemente temuti a livello europeo.
3. Sostegno psico-sociale (anche a cavallo tra paese di origine e paese di arrivo). Il bisogno di
sostegno psico-sociale e counselling viene menzionato da quasi la totalità degli esperti, e
associato alla crescente tendenza alla stabilizzazione all’estero e al ricongiungimento familiare.
5
Republic of Albania, Strategy on reintegration of returned Albanian citizens 2010-2015, june 2010
22
In particolare, gli esperti sottolineano un bisogno di supporto alla famiglia transnazionale
(sostegno alla gestione delle relazioni a distanza, nelle fasi del ricongiungimento o del
reinserimento familiare successivo al ritorno) e di affiancamento individuale nell’elaborazione
del progetto migratorio e dello shock culturale connesso alla partenza o al ritorno. Si tratta di un
ambito di policy su cui hanno già cominciato a cimentarsi alcune organizzazione non
governative italiane ponendo in raccordo sportelli di sostegno alla famiglia ai due poli del
processo migratorio. In Albania, la Strategia Nazionale per la reintegrazione dei cittadini
albanesi ha dedicato una specifica attenzione a questo tema impostando un Servizio Sanitario
Psico-Sociale e Mentale presso i Dipartimenti della Salute Pubblica. L’obiettivo è quello di
erogare informazioni sui servizi sanitari e offrire un servizio di sostegno psico-sociale, qualora
questo si riveli necessario.
4. Esigibilità/portabilità dei diritti e cumulo dei contributi. È questo un ulteriore tema
evidenziato dagli esperti e che dovrebbe essere affiancato con un orientamento al sistema
previdenziale del paese di immigrazione e alla possibilità di verifica degli estratti contributivi ai
due poli del processo migratorio. E’ un bisogno che si associa al crescente numero di ritorni,
anche da aprte di migranti in età avanzata.
5. Assistenza delle persone anziane: sia quelle lasciate indietro (i così detti orphan
pensioners), sia quelle che tornano a seguito della conclusione del progetto migratorio. Gli
esperti ritengono che il numero di anziani left behind aumenterà a causa del crescente processo
di ricongiungimento familiare e di stabilizzazione all’estero. Tale problema risulta acuito dalla
trasformazione socio-demografica in corso in Albania, come nel resto d’Europa. Il processo di
invecchiamento della popolazione e la diminuzione del tasso di fertilità si associano ad un
maggiore tasso di occupazione femminile, portando a una ridotta disponibilità di cura informale
all’ interno del nucleo familiare.
Contestualmente, una questione rilevata da alcuni esperti riguarda il ritorno di lavoratori
migranti anziani. L’Albania ha una popolazione residente all’estero pari al 50% della
popolazione attualmente residente in patria. Molti dei cittadini partiti nel periodo
dell’emigrazione di massa durante gli anni ’90, potrebbero essere in procinto di ritornare. Questa
fascia di popolazione può ritrovarsi con reti familiari affievolite nel paese di origine e pochi
contributi accumulati.
A queste dinamiche si associa, come abbiamo visto, la tendenza all’emigrazione e al ritorno di
cittadini albanesi sempre più qualificati e, dunque, esigenti in termini di servizi alla persona.
A fronte di questo scenario, gli esperti individuano un bisogno crescente, in termini quantitativi e
qualitativi, di servizi per gli anziani (cura a domicilio, specialmente nelle aree rurali; centri
diurni e di ricovero, specialmente nelle aree urbane; visite programmate e a domicilio di
specialisti). A tale bisogno si accompagna la necessità di personale specializzato (geriatri negli
ospedali; nuove figure di operatori sociali e assistenti familiari). Cresce inoltre l’esigenza di
pensioni/assicurazioni integrative per i migranti di ritorno, con pochi contributi accumulati e
problemi di cronicità crescenti.
In questa prospettiva, le competenze nel settore della cura accumulate dalle donne migranti
potrebbero essere valorizzate. Anche le rimesse (decrescenti ma fortemente investite in welfare
familiare) potrebbero sostenere il miglioramento degli standard di cura a livello locale. E’ però
necessario promuovere strategie che le canalizzino verso servizi in grado di operare in modo
trasparente, secondo standard qualitativi elevati ed economie di scala. A questo fine, viene anche
23
rilevata l’opportunità di istituire forme di comunicazione transnazionale per la promozione
dell’accesso ai servizi.
Alcune riflessioni conclusive
A fronte di nuovi bisogni di servizi alle persone che coinvolgono contemporaneamente
paesi di origine e di arrivo, gli esperti mostrano l’utilità di una prospettiva transnazionale.
Occorre superare la dicotomia tra politiche di ritorno nel paese di origine e politiche di
inclusione nel contesto di arrivo e cominciare a guardare a questi aspetti come due facce di
una stessa medaglia, da gestire mediante reti tra servizi. Si ritiene che la cooperazione
transnazionale tra istituzioni e servizi ai due poli del processo possa orientarsi a conseguire
un reciproco vantaggio, superando la logica della beneficienza così come quella della
collaborazione strumentale (più sviluppo in cambio di meno migrazione; più sviluppo in
cambio di maggiore malleabilità da parte dei paesi terzi).
Si aprono inoltre nuovi spazi di azione per l’economia sociale. Si tratta di un settore
considerato strategico anche perché, a differenza dell’offerta pubblica, gestisce servizi
innovativi e de-istituzionalizzati. Come si è già accennato, questo genere di servizi è
maggiormente rispondente alle esigenze di chi è stato coinvolto dal processo migratorio:
specialmente se coloro che tornano hanno un elevato livello culturale e hanno migliorato il
proprio back ground formativo all’estero, innalzando di conseguenza il proprio livello di
aspettative
rispetto
al
sistema
della
cura
in
loco.
24
La piattaforma Albania Domani e i suoi 350 membri
F. Piperno
Un piccolo tesoro a portata di mano
Analizzando i profili iscritti alla piattaforma Albania Domani (www.albaniadomani.net) si ha la
netta impressione che all’interno di questo portale ci sia un piccolo tesoro fatto di studenti,
professionisti, imprenditori, membri di associazioni: tutti soggetti interessati a sviluppare reti e
attività di collaborazione tra Albania e Italia.
A meno di due anni dal suo lancio, la Piattaforma Albania Domani ha infatti 350 membri iscritti:
par la maggior parte albanesi residenti in Italia, ma non mancano gli italiani e i professionisti che
risiedono in Albania. La Piattaforma contiene inoltre un database, visibile a tutti coloro che si
iscrivono, con i nominativi e i contatti di oltre 40 associazioni albanesi attive su tutto il territorio
italiano.
Nell’ambito delle politiche di co-sviluppo portate avanti in Italia, si tratta di un caso unico: sia per
la ricchezza dei profili inseriti (sia in termini qualitativi che quantitativi) che per la trasparenza dei
dati presenti (visibili a tutti coloro che si registrano gratuitamente). Si tratta inoltre di un sistema in
grado di autoalimentarsi, in quanto chiunque può inserire e aggiornare direttamente il proprio
profilo.
La Piattaforma come Network della conoscenza e strumento di co-sviluppo
La Piattaforma Albania Domani, in quanto luogo virtuale di confronto e network tra professionisti
impegnati nel co-sviluppo in Italia e in Albania, può essere definita un ‘network della conoscenza’.
Come ha messo in rilievo lo studioso francese Meyer6 la politica dei network della conoscenza è
stata perseguita a partire dagli anni ‘90 e di essa hanno potuto beneficiare anche Stati con un minore
livello di sviluppo. Questa strategia si basa sulla costituzione di network di migranti qualificati, non
necessariamente propensi al ritorno (anche se ad oggi la crisi economica aumenta i tentativi in
questo senso), e interessati a promuovere azioni di sviluppo nel contesto di origine o programmi a
cavallo tra le due sponde (anche per crearsi una eventuale base per il ritorno nel caso di persistente
disoccupazione nel contesto di arrivo). Relazioni tra intellettuali espatriati e la loro madrepatria
sono sempre esistiti nel passato. Ciò che oggi è cambiato è che questi legami sporadici, eccezionali
e limitati possono diventare, grazie allo sviluppo delle nuove tecnologie, sistematici, densi e
multipli.
Uno dei vantaggi dell’opzione dei network della conoscenza è che non vi è il bisogno di
investimenti infrastrutturali massicci, visto che vengono capitalizzate risorse già esistenti. Si tratta,
dunque, di un processo fattibile per ciascun paese che voglia fare uno sforzo sociale, politico,
organizzativo e tecnico, per mobilitare la propria diaspora. Un altro vantaggio, viene ricondotto alla
possibilità, per il paese di origine, di accedere non solo al sapere dei singoli esperti, ma anche ai
network sociali e professionali in cui essi sono inseriti all’estero (Meyer, 2010, p. 102).
6
Meyer, J-B. (2010), Human Resource Flows from and between Developing Countries: Implications for Social and
Public Policies, in Hujo, K. e Piper, N. (a cura di), South-South Migration: Implications for Social Policy and
Development, Palgrave, Basingstoke.
25
Questo tipo di politiche sono andate diffondendosi nel corso del 2000. Attraverso una sintesi delle
principali fonti esistenti, Leclerc e Meyer (2007) hanno identificato 98 network attivi su 38 paesi (i
dati si riferiscono al 2005 e a soli tre continenti: Africa, Asia e America Latina)7.
Secondo i due studiosi le politiche dirette a creare network della conoscenza si sono rilevate, nel
tempo, assai più sostenibili ed efficaci nel contrastare l’impatto del drenaggio di cervelli rispetto
alle altre principali strategie in tal senso quali: la tassazione (dunque misure finanziarie
compensative); la regolazione dei flussi attraverso norme internazionali; e la ‘conservazione’
(ovvero la limitazione dei flussi attraverso il controllo dell’emigrazione da parte dei paesi di
origine).
La piattaforma Albania Domani: obiettivi e servizi
Come si legge nella home page, la piattaforma Albania Domani – Professionisti per il cosviluppo è
un network che mette in contatto professionisti, studenti, esponenti
dell’associazionismo e altri attori strategici che operano in Italia e nel paese di origine e vogliono
mettere in rete le loro competenze. La Piattaforma Albania Domani è anche uno strumento di
raccordo tra le associazioni della diaspora in Italia. Chi si iscrive alla piattaforma può:
 Cercare i profili che gli interessano inserendo un nome o una parola chiave nell’apposito
motore di ricerca.
 Inserire e aggiornare il proprio profilo o quello della propria impresa o associazione.
 Caricare informazioni e documenti, che risultano visibili a tutti i membri attraverso l’home
page: le informazioni inserite arrivano bisettimanalmente sulla mail dei membri della iscritti
grazie ad un sistema di Alert automatico.
 Collegarsi a gruppi di lavoro tematici, prendere visione del database con i contatti delle
associazioni albanesi operanti in Italia, collegarsi al sito di ‘Manda i soldi a casa’ per trovare le
migliori condizioni per l’invio delle rimesse tra Italia e Albania.
Nel corso del tempo la gestione della Piattaforma Albania Domani è stata progressivamente affidata
ad un gruppo di associazioni della diaspora albanese che ne curano la manutenzione informatica,
l’aggiornamento dei contenuti, la promozione attraverso eventi e seminari e il rafforzamento
mediante attività di progettazione in Italia e in Albania. Si tratta di associazioni presenti in diverse
realtà regionali italiane e fortemente radicate sul territorio. E’ doveroso, in particolare, ricordare
l’impegno di Dora e Pajtimit, Philoxenja, Rinia, ASAL Student, Juvenilja e ASAT.
La fotografia dei membri della Piattaforma Albania Domani: i professionisti.
Chi si iscrive alla piattaforma Albania Domani può registrarsi come professionista, associazione,
impresa o istituzione. La sezione dei professionisti è senz’altro quella dove si trova il maggior
numero di profili. I membri iscritti come professionisti sono, infatti, 230: di essi 150 hanno inserito
i dati sul loro curriculum, mentre altri 80 si sono limitati ad effettuare la semplice registrazione.
Tenendo in considerazione i 150 profili che sono stati completati, notiamo che si tratta
principalmente di cittadini albanesi che risiedono in Italia; non mancano però studenti e
professionisti albanesi residenti in Albania e interessati a creare collaborazioni tra l’Italia e il Paese
delle Aquile. Vi è infine un certo numero di professionisti italiani attivi sul fronte della
collaborazione tra i due paesi.
7
Leclerc E. e Meyer J-B (2007), Knowledge Diasporas and Development: a Shrinking Space for Skepticism, Asian
Population Studies, 3 (3).
26
Tab. 1 – Nazione di origine e residenza dei professionisti iscritti alla Piattaforma Albania
Domani
120
100
100
80
60
30
40
14
20
0
Albanesi residenti in Italia
Albanesi residenti in Albania
5
Italiani residenti in Italia
Non risponde
La maggior parte dei professionisti albanesi residenti in Italia proviene da Tirana, Scutari, Fier e
Valona e risiede in Emilia Romagna, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Lazio.
Tab 2 – Regione di origine dei professionisti iscritti alla Piattaforma Albania Domani
45
40
35
30
25
20
15
10
5
0
40
26
13
13
10
10
6
Tirana
Scutari
Fier
Durazzo
Valona
Korcia
6
Berat
4
Elbasan
2
Lejha
Argirocastro
5
Non
Risponde
Tab 3 - Regione di residenza dei professionisti iscritti alla Piattaforma Albania Domani
25
20
20
18
16
13
15
9
10
6
5
4
4
4
2
1
1
1
Puglia
Trentino
Abruzzo
0
Emilia Lombardia
Romagna
FVG
Lazio
Veneto
Toscana
Liguria
Piemonte
Marche
Basilicata
27
Chi si iscrive alla Piattaforma Albania Domani come Professionista può scegliere se definirsi
‘lavoratore’ o ‘studente’ e può definire il proprio settore di intervento scegliendo una o più opzioni
di un menù a tendina che individua 5 possibili campi d'azione: settore socio-sanitario ed altri
servizi; turismo; energie rinnovabili ed elettronica; produzione, commercio e vendita di prodotti
agro-alimentari; altro.
La maggior parte dei membri iscritti alla Piattaforma Albania Domani lavora: su 150 professionisti
che indicano il loro inquadramento professionale: 118 sono lavoratori o lavoratori e studenti al
tempo stesso e 34 sono studenti universitari. Dei 118 lavoratori, la maggior parte è impegnata nel
settore socio-sanitario; segue il settore turistico, quello delle energie rinnovabili e dell'elettronica e
infine quello della produzione, commercio o vendita di prodotti agro-alimentari. Come si vede dal
grafico, molti sono anche i lavoratori che non si inquadrano in nessuno di questi settori e
preferiscono segnalare il settore 'altro'.
Tab 4 – Percentuale di lavoratori e studenti tra i professionisti iscritti alla Piattaforma
Albania Domani (tot. Rispondenti 152)
Studenti
Universitari (22%)
Lavoratori Lavoratori e
studenti (78%)
Tab 5- Settori di Intervento dei professionisti iscritti alla Piattaforma Albania Domani (tot.
118)
Produzione commercio vendita
Prodotti agroalimentari (6%)
Altro (23%)
Socio-sanitario e
altri servizi (41%)
Energie rinnovabili elettronica
(9%)
Turismo (21%)
28
Tra i lavoratori addetti al settore socio-sanitario vi sono: mediatori culturali; assistenti sociali,
educatori ed operatori di servizi socio-sanitari presso cooperative sociali ONG; responsabili di
progetti di cooperazione allo sviluppo diretti a categorie svantaggiate; sindacalisti; farmacisti;
medici; psichiatri e psicologi.
Tra i lavoratori addetti al settore turistico, molti sono i promotori turistici che operano mediante
uffici turistici basati in Italia o in Albania, attraverso siti on-line o, ancora, mediante agenzie o
cooperative sociali che promuovono il concetto di turismo responsabile. Altri promuovono viaggi in
Albania tramite associazioni della diaspora.
Tra le organizzazioni operanti nel campo della promozione turistica rappresentate nella Piattaforma
è possibile menzionare: l’Associazione Vatra con sede a Torino; CSR Tours con sede a Tirana, nata
per iniziativa di un gruppo di ragazzi albanesi emigrati in Emilia Romagna; New Age Era Tourism,
sorta dalla volontà di alcuni ragazzi operanti nella associazione di studenti albanesi di Milano New
Age Era; l’Ufficio Turistico di Albania a Milano, il tour operator italiano di turismo responsabile
Viaggi Solidali. Da menzionare anche i siti ATHS e Albaniaviaggi.com. Vi è Assoalbania: una rete
promossa da imprenditori albanesi con sede a Firenze che tra le proprie attività realizza anche
viaggi in Albania. Interessantissima l’esperienza di Impronta Onlus e della Onlus albanese, che da
essa è nata, Tartan onlus: quest’ultima realtà con i proventi del turismo finanza iniziative sociali
dirette in particolare a giovani in Albania. Vi è, inoltre, chi, come Dora e Pajtimit, ha promosso il
turismo locale a Scutari attraverso programmi culturali diretti agli stessi abitanti di Scutari.
Alcuni professionisti promuovono il turismo albanese anche al di fuori dei canali del turismo
sociale o responsabile, ad esempio attraverso il grande motore di ricerca google awords.
Vi sono infine alcune realtà italiane, attive anche nel progetto Albania Domani, che, tra le proprie
attività, portano avanti progetti di turismo in Albania: si pensi all’Arci, al Politecnico di Milano,
all’Università ‘Ca Foscari di Venezia.
Al di fuori del settore della promozione turistica, è utile menzionare la società BraDypUS, nata nel
2008 per fornire consulenza e servizi ad alto contenuto tecnologico dedicati ai Beni Culturali, e che
opera per conto di committenti pubblici e privati, Enti di Ricerca e Fondazioni nazionali ed estere.
Tra i professionisti impegnati nel settore turistico figurano anche: una guida turistica, persone
impegnate presso strutture ricettive, responsabili o operatori di progetti di cooperazione allo
sviluppo in campo turistico, un formatore con specializzazione sul turismo nei Balcani.
Nel campo delle energie rinnovabili e dell’elettronica vi sono: alcuni ingegneri edili, architetti,
tecnici informatici, euro progettisti. Vi è un addetto a macchinari di produzione con una
specializzazione in impiantistica ed elettronica di fabbrica e il titolare di un’impresa che si occupa
di sviluppo integrato di impianti e soluzioni per la produzione di energia elettrica e termica da fonti
rinnovabili.
Nel campo della produzione, commercio e vendita di prodotti agro-alimentari vi è chi opera presso
una Camera di commercio, un produttore olivicolo, alcuni banconisti o addetti al marketing presso
bar, gelaterie o ristoranti.
Molte e diverse sono, infine, le attività di chi opera nel settore genericamente segnalato come
‘altro’: giornalisti, web designer, tecnici informatici, avvocati e consulenti legali, progettisti,
ricercatori, un traduttore, il titolare di un’azienda operante nel settore della depurazione delle acque,
il collaboratore di uno studio di grafica.
Tra coloro che hanno completato il proprio profilo (150 professionisti in tutto), 65 membri della
Piattaforma Albania Domani sono membri di associazioni (prevalentemente associazioni della
diaspora).
29
Tab. 6 - Professionisti aderenti a un’associazione (tot. 150 rispondenti)
Professionisti/studenti iscritti
ad associazioni (43%)
Professionisti/Studenti non
iscritti ad associazioni (57%)
Tra le associazioni presenti sulla Piattaforma, possiamo menzionare: ASAT – Associazione studenti
albanesi di Trieste; Dora e Pajtimit di Milano; Philoxenja, operante a Roma; l’associazione
Skanderbed di Cernusco sul Naviglio; Rinia di Padova; il Paese di Fronte, operante ad Ancona;
ASAL Student, operante in Puglia (e recentemente ha anche stabilito una sede a Tirana); Juvenilja,
associazione di giovani operante a Forlì; il FORUM FARE che racchiude tutte le principali
associazioni dell’Emilia Romagna; ASUF-Associazione Studenti albanesi di Firenze; Vatra di
Torino; l’associazione culturale italo-albanese Occhio Blu Anna Cenerini Bova; l’Associazione
Integriamoci insieme di Cervia; USAB Associazione Studenti albanesi di Bologna; l’Associazione
albanese Sopoti di Prato; l’associazione italiana arcobaleno; l’associazione culturale Eurosapiens.
Molte di queste associazioni hanno un ruolo capillare sui territori di riferimento e hanno svolto un
ruolo fondamentale nel veicolare l’informazione relativa all’esistenza della piattaforma Albania
Domani, svolgendo al tempo stesso un ruolo di ‘assistenza tecnica’ relativamente all’iscrizione dei
propri membri.
Imprese, istituzioni e associazioni della Piattaforma Albania Domani
Tra i membri di Albania Domani vi sono 19 imprese, 9 istituzioni, 53 associazioni.
Per quanto riguarda le imprese ve ne è una sola che opera nel settore agroalimentare. Si tratta di
un’attività gestita da migranti di ritorno nel settore dei pubblici esercizi (pasta fresca e piadineria).
Tale struttura organizza anche corsi di cucina romagnola.
Due imprese lavorano nel settore delle energie rinnovabili (installazione di supporti per pannelli
solari e servizi per l’ingegneria).
Sono 6 le imprese che si occupano di turismo: 3 agenzie/associazioni che si occupano di viaggi
solidali in Albania; 2 strutture recettive; un’associazione che si è occupata di alcune pubblicazioni
sul turismo in Albania.
Tre imprese si occupano di servizi sociali, sanitari e di altri servizi: una offre servizi di consulenza e
assistenza per gli stranieri in Italia e ha ricevuto il premio all’imprenditoria migrante Money Gram
nel 2012; vi è una cooperativa sociale che, in Albania, punta all’inserimento lavorativo di categorie
svantaggiate; vi è un’impresa di depurazione delle acque.
Imprese registrate sotto il settore ‘altro’ operano in campi diversi che spaziano dell’edilizia
all’artigianato, dai servizi per l’internazionalizzazione delle imprese ai sistemi di certificazione.
Per quanto riguarda le 9 Istituzioni, i soggetti che si sono registrati sono molto diversi tra loro. Vi è,
ad esempio, l’OIM-Organizzazione Internazionale delle Migrazioni, che ha recentemente
pubblicizzato attraverso la Piattaforma il programma Midweb che consentiva l’erogazione di borse
30
di lavoro a migranti qualificati dell’area balcanica intenzionati a svolgere brevi stages nel paese di
origine. Altri soggetti registrati in questa sezione sono, ad esempio: il Politecnico di Torino;
l’Università Ca Foscari di Venezia; un giornale albanese con ampia diffusione in Italia.
Moltissime sono infine le associazioni. Molte sono quelle stesse a cui appartengono i professionisti
che hanno inserito il proprio cv nella Piattaforma (vedi sopra). Ve ne sono però molte altre, operanti
in molte delle regioni italiane e attive sia nei processi di promozione della convivenza e dei processi
di integrazione, che in progetti di co-sviluppo. Si pensi ad esempio a: Albania e Futuro di Milano;
Ars Juvenis di Parma; Acas Skanderbeg di Spoleto, in Umbria; Illyricum di Milano. Diverse sono
anche le associazioni multiculturali come l’associazione infermieristica transculturale. Vi sono poi
diverse ONG e centri di ricerca Italiani, partner del progetto Albania Domani, come CeSPI, Oxfam
Italia, Ipsia e Celim. Tra le associazioni albanesi operanti in Albania ricordiamo, l’Indipendent
Forum for the Albanian Woman.
Moltissime di queste realtà hanno inserito i propri contatti nella piattaforma oltre a una breve
descrizione delle proprie attività.
Considerazioni conclusive
Nel corso del nostro lavoro collettivo, sono state proprio le associazioni albanesi coinvolte nel
progetto a mettere in luce alcuni rischi e debolezze dell’iniziativa, così come i suoi punti di forza.
Tra i punti di debolezza e rischio evidenziati si sottolinea il pericolo di uno scarso incentivo ad
iscriversi alla piattaforma da parte dei professionisti, anche a causa di una insufficiente chiarezza
degli obiettivi concreti e dei vantaggi che la piattaforma comporta. Viene inoltre sottolineato il
rischio che i profili non siano di alta qualità e la reticenza a mettere in rete i propri contatti. Nel
corso del nostro lavoro si è inoltre presentato un problema spesso presente in molti progetti di cosviluppo: le associazioni albanesi, soprattutto in un primo momento, si sono sentite poco coinvolte
o scavalcate nel momento in cui si definivano obiettivi e format della piattaforma.
L’obiettivo di un passaggio di consegne della piattaforma da una gestione condivisa con le ONG
italiane ad una gestione esclusivamente guidata dalle associazioni albanesi viene naturalmente vista
con favore, ma al tempo stesso costituisce un rischio e un peso per associazioni che sono spesso
piccole, oberate di lavoro e hanno scarse risorse da dedicare alla progettazione e al fund raising.
Una debolezza persistente è, inoltre, tuttora, costituita dal web design della piattaforma che non
consente di vedere in un colpo d’occhio tutte le informazioni principali sui profili e di collegare in
modo facile e intuitivo i profili tra loro. Le associazioni che attualmente compongono il Comitato di
gestione della piattaforma (alcune delle quali hanno al proprio interno tecnici informatici) sono
pronte a lavorare su queste debolezze per rendere la Piattaforma ancora più efficace nel prossimo
futuro, anche se questo significherà probabilmente reperire altre risorse economiche necessarie per
utilizzare un software più adatto a questo tipo di usi.
D’altro canto, già oggi, la piattaforma costituisce uno dei pochi esperimenti in Italia di un sito, autosostenibile, dove sono caricati numerosissimi profili di soggetti impegnati o interessati ad attività di
co-sviluppo tra Italia e Albania, ognuno dei quali può facilmente essere contattato attraverso la
piattaforma stessa. Ciò senz’altro può facilitare la creazione di network tra i principali soggetti
(ONG/Istituzioni/Associazioni della diaspora) che, operano su simili filoni di intervento, nonché il
passaggio di informazioni in occasione di convegni seminari o giornate formative.
La Piattaforma è inoltre un luogo virtuale di incontro e scambio tra associazioni della diaspora che
non sempre sono informate sulla reciproca azione e hanno il tempo di navigare sistematicamente sui
rispettivi siti. Questa opportunità sarà presto rafforzata grazie alla possibilità di un aggiornamento
automatico della homepage della piattaforma con le notizie caricate sul sito delle associazioni che
desiderano usufruire di questo servizio. Tra i risultati ottenuti grazie alla Piattaforma Albania
31
Domani – e all’attivismo del suo Comitato di gestione – è necessario ricordare che molte delle
associazioni iscritte alla piattaforma hanno già cominciato a interloquire, anche attraverso momenti
di incontro reali, e sono nate alcune prime collaborazioni. Non mancano, infine, membri
(generalmente giovani professionisti) che proprio grazie alle informazioni caricate sulla homepage
della Piattaforma hanno avuto l’opportunità reale di conoscere e partecipare a corsi di formazione,
stage all’estero, eventi seminariali o di ottenere piccole borse di studio.
32
Gli incontri della piattaforma Albania Domani: la forza di conoscersi
e fare rete.
F. Piperno
Quando, da neo-laureata, ho fatto il mio primo viaggio in Albania, ricordo che i colleghi italiani
e albanesi mi mettevano costantemente in guardia dall’utilizzo della parola ‘cooperazione’ e di
tutti i suoi derivati (cooperazione sociale, associazionismo, reti, etc.). In Albania, mi
avvisavano, gli anni del comunismo hanno lasciato un retaggio culturale profondo e diffuso
fatto di individualismo e sospetto reciproco.
Proprio perché conosco la fondatezza di questo avvertimento, sono portata a dare particolare
valore alla prima decisione presa dal neo-comitato di gestione della Piattaforma Albania
Domani (ad oggi composta dalle associazioni Dora e Pajtimit di Milano, Philoxenia di Roma,
Riniia di Padova, Juvenilia di Forlì): promuovere una roadmap di incontri per rafforzare il
raccordo con associazioni albanesi e Enti locali che, in Italia e Albania, lavorano sul tema
del nesso tra migrazione e sviluppo.
Il 4 febbraio 2014, sotto il coordinamento di Besmir Rrjolli – responsabile dell’Associazione
Dora e Pajtimit e portavoce del Comitato di gestione della Piattaforma Albania Domani, si è
tenuto il primo incontro a Lecce. Altri incontri saranno organizzati in Calabria e a, Milano,
Roma, Lucca, Padova, Tirana e Elbasan.
L’obiettivo degli incontri è triplice: estendere il Comitato di gestione della piattaforma ad altre
associazioni interessate; conoscere e condividere buone pratiche portate avanti dalle
associazioni albanesi sul territorio italiano e albanese; condividere opportunità di progettazione.
Il punto centrale e trasversale ai diversi incontri, e che è emerso con forza nell’incontro di
Lecce, è il desiderio delle associazioni di avere un ruolo più consapevole e attivo nei
progetti di cooperazione. Ciò è possibile anche grazie a un sistema di comunicazione, come
la piattaforma Albania Domani, potenzialmente in grado di superare la frammentazione
delle iniziative e promuovere modelli di intervento condivisi e una mappa intelligente delle
competenze delle diaspora. La piattaforma è un meccanismo potenzialmente auto-sostenibile
in quanto generato dagli stessi utenti, che rende possibile esporre e aggiornare dinamicamente il
proprio profilo e quello della propria associazione, caricare informazioni su progetti e
metodologie utilizzati. Una regia intelligente dietro a questo sistema può trasformare il
portale da uno spazio di esposizione e vetrina delle proprie attività (la Piattaforma è già
questo) in un luogo che tragga vantaggio dal raccordo tra competenze e stili di intervento
diversi. E’ questo il salto di qualità che il Comitato di Gestione intende fare ed è per
questo che parliamo di ‘sistema di comunicazione’ e non di singoli progetti.
Come mette in rilievo Shqiponja Dosti, progettista del Comitato di Gestione della Piattaforma e
responsabile dell’associazione Philoxenia a Roma, è proprio questa visione che deve essere
sfruttata nel lavoro di progettazione. La prossima programmazione europea (FESR 20142020) offrirà ampio spazio alla collaborazione tra Italia e Albania e le associazioni devono
trovarsi pronte. Solo un raccordo che nasca dalla consapevolezza delle competenze già
maturate dalla diaspora albanese in Italia e della loro distribuzione geografica può aumentare il
potere negoziale delle associazioni.
L’idea di un valore aggiunto che nasce dal raccordo tra associazioni che si occupano di
migrazione, giovani e sviluppo è centrale nella vision dell’ASAL Student, associazione di
promozione sociale (http://www.asalecce.com) che ha ospitato l’incontro di Lecce e
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proposto la propria adesione al Comitato di gestione (prontamente accolta dalle altre
associazioni).
ASAL Student è nata nel 2010 come associazione di promozione sociale, ma fin dal principio ha
portato avanti numerose attività non direttamente legate all’università, come il progetto di
Orientamento al lavoro autonomo finanziato dal Fondo per le politiche giovanili e come partner
per il progetto “BIMBI – FEMIJE” in favore dei minori delle periferie delle città albanesi.
Confidando nell’importanza del network con organizzazioni e realtà associative, in Italia e nel
mondo, ASAL ha costituito numerosi partenariati e protocolli di intesa con soggetti molto
diversi tra loro: ad esempio il giornale AlbaniaNews, l’Università del Salento, UNAR,
l’Associazione Lavoratori Stranieri e numerose associazioni che si occupano di immigrazione e
giovani in Albania, Grecia, Belgio e Italia.
Nell’ambito del progetto Europeo ‘Goal’ sostenuto dall’Agenzia Europea EACEA (Education,
Audiovisual and Culture Executive Agency), ASAL è entrata in contatto, e in molti casi ha
stipulato protocolli di intesa che, a livello europeo, si occupano di immigrazione. Tale
collaborazione ha permesso la formulazione di raccomandazioni di policy sul tema
dell’integrazione degli stranieri dirette alla Commissione Europea.
Da pochi mesi, ASAL ha aperto anche una sede a Tirana, dove ha già promosso una
campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne.
Secondo Ergys Gezka, presidente dell’associazione, il vero nodo cruciale che il terzo settore
deve affrontare in Albania è combattere contro una cultura dell’impotenza e della
solitudine che porta ad una crescente sfiducia nei confronti del terzo settore, delle
istituzioni locali e centrali e in qualche occasione anche dell’Europa. Non si crede più nella
potenzialità della formazione come strumento per raggiungere un’occupazione dignitosa. Non si
ha fiducia nel proprio futuro e si perde stima in sé stessi. La crisi economica ha in parte
determinato tutto questo, ma ad oggi, secondo Ergys, non c’è più tale rapporto di
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consequenzialità diretto: anzi la crisi economica rischia di nutrirsi di una dilagante cultura di
impotenza e rassegnazione.
ASAL nel futuro vorrebbe influire su questo scenario promuovendo la riscoperta dei
mestieri tradizionali (la Puglia da questo punto di vista offre numerosi buoni esempi) e
un’opera si sensibilizzazione che torni a dare fiducia nella possibilità di trovare e/o creare
nuove opportunità di impiego.
La piattaforma Albania Domani è uno strumento, anche per lavorare sul contesto albanese e
Ergys ne parla con riconoscenza. E’ grazie alle notizie diffuse attraverso la piattaforma
direttamente sulla mail dei membri che diversi ragazzi di ASAL hanno potuto partecipare
gratuitamente a un corso sull’imprenditoria sociale tra Italia e Albania che si è tenuto a
Milano. E’ sempre grazie alle informazioni veicolate dalla Piattaforma che Ergys ha
potuto ottenere una borsa di studio per partecipare gratuitamente a un corso tenuto dalle
Nazioni Unite a Torino sul tema della migrazione per lavoro.
Un auspicio di Ergys per il futuro: che la piattaforma diventi un luogo di incontro non più
ristretto solo ad italiani e albanesi, ma in grado di includere giovani di altre nazionalità
interessati a lavorare sulla promozione dei processi migratori.
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