Corso di Farmacognosia • • • • Docente: Dott. Claudio Ferrante Tel: 0871-3554753 E-mail: cferrante@unich.it • Ricevimento studenti: dal lunedì al venerdì (8:30-13:00) presso l’istituto di Farmacologia, Corpo A 4° piano della Facoltà di Farmacia. Corso di Farmacognosia • Il corso di Farmacognosia intende far acquisire allo studente le basi per la comprensione dei processi coinvolti nelle fasi di assorbimento, distribuzione, metabolismo ed escrezione dei farmaci, nonché di come tali processi possono interferire con l’azione degli xenobiotici e l’esito del trattamento. Il corso inoltre si propone di descrivere e caratterizzare le principali droghe vegetali ed il loro impiego terapeutico. • Verifica dell’apprendimento: prova orale. • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • FARMACOLOGIA GENERALE Branche della Farmacologia. Definizione e classificazione dei farmaci: medicamento, veleno (o tossico), farmaci orfani, farmaci causali od eziologici, patogenetici, sintomatici, sostitutivi. Provenienza e natura dei farmaci: naturali (droghe), di sintesi e di semisintesi. Tossicità selettiva. Fattori e condizioni determinanti l'effetto di un farmaco: relativi al farmaco, alla forma farmaceutica, all'organismo. Sedi di azione dei farmaci: locale, regionale, sistemica. Principi di farmacodinamica: natura dei recettori; farmaci agonisti, antagonisti, agonisti parziali e agonisti inversi; indice terapeutico. Farmacocinetica: assorbimento, distribuzione, metabolismo e eliminazione dei farmaci. Assorbimento dei farmaci: passaggio trans membrane, ionizzazione dei farmaci, equazione di Henderson-Hasselbach; barriera emato-encefalica; vie di somministrazione dei farmaci; fattori che possono modificare l'assorbimento: relativi al farmaco, alla forma farmaceutica, all'organismo; assorbimento ritardato. Distribuzione dei farmaci nell'organismo: legame farmaco-proteico nel plasma e nei tessuti; passaggio nei tessuti. Metabolismo: trasformazione dei farmaci nell'organismo: reazioni di fase I e fase II; fattori che influenzano il metabolismo dei farmaci: induzione ed inibizione enzimatica; interazioni metaboliche tra farmaci; polimorfismo genetico; condizioni morbose; età; sesso. Vie di eliminazione dei farmaci: importanza di eventuali loro alterazioni patologiche; passaggio transplacentare e nel latte Materno, azioni farmacologiche a livello delle vie di eliminazione. Parametri farmacocinetici: individuazione del dosaggio ottimale; biodisponibilità; volume di distribuzione; modello a singolo o a più compartimenti; clearance (renale, polmonare, totale); eliminazione di primo ordine o di ordine zero; rapporto di estrazione; effetto di primo passaggio (first pass); accumulo; stato stazionario o di regime (steady state); emivita; dose di mantenimento; dose di carico; monitoraggio terapeutico dei farmaci; posologia in età pediatrica e senile. Effetti farmacologici: fondamentale, collaterale, secondario, avverso. Reazioni avverse ai farmaci: tipo A e tipo B, farmaco idiosincrasia, farmaco allergia, abitudine o tolleranza, tachifilassi. fototossicità. Associazioni di farmaci: indifferenza, interferenza (incompatibilità, antidotismo, antagonismo, sinergismo). Sviluppo di un nuovo farmaco: Indagini tossicologiche sull'animale (tossicità acuta, subacuta, cronica, mutagena); sperimentazione clinica (fasi I, II, III, IV). Terapie alternative: omeopatia. • • • • • • • • • • • • • • • • DROGHE VEGETALI Variabilità nel contenuto di principi attivi: fattori endogeni ed espgeni. Produzione e conservazione delle droghe: essiccamento, stabilizzazione, sterilizzazione. Analisi e controllo di qualità. Droghe contenenti carboidrati: monosaccaridi: glucosio, fruttosio; alcoli esavalenti: sorbitolo e manna; acido ascorbico; disaccaridi: saccarosio, lattosio; polisaccaridi: amido, cellulosa, destrani, inulina, pectine, gomma acacia o arabica, gomma guar, psillium, acido alginico, agar-agar, carragenina, altea, malva, lino,tiglio, cassia fistula, tamarindo. Droghe contenenti acidi grassi: acidi grassi saturi, insaturi, essenziali, acidi grassi n-3 (omega-3) ed n-6 (omega-6), gliceridi, oli alimentari, olio di ricino, cere. Droghe contenenti saponine: salsapariglia, ginseng, poligala, ippocastano, quillaia, liquirizia. Droghe a principi attivi steroidici: droghe digitaliche: digitalis purpurea, d. lanata, strophantus, scilla. Droghe contenenti essenze e resine: arancio amaro, assenzio, seme santo, camomilla, valeriana, menta, melissa, arnica, trementina, canfora, mirra, incenso, anice e finocchio, calamo aromatico, cannella, chiodi di garofano, timo, canape indiana. Droghe a principi attivi fenolici e polifenolici: droghe antrachinoniche: aloe, cascara sagrada, frangola, rabarbaro, senna. Droghe contenenti flavonoidi: ginkgo, iperico, mirtillo, salice. Droghe contenenti alcaloidi: diterpenici: aconito; tropanici: atropa belladonna, hyoscyamus niger, datura stramonium, coca: imidazolici: pilocarpus jaborandi; isochinolinici: oppio, idraste, boldo, ipecacuana, curari; indolici: rauwolfia, yohimbe, fava del calabar (Physostigma venenosum), noce vomica (Strychnos nux vomica), segale cornuta; chinolinici: china; piridinici e piperidinici: noce di betel, tabacco, cicuta, lobelia, melogranato, pepe nero. capsico; purinici: cacao, caffè, cola, the, mate, guaranà. Droghe contenenti feniletilamine: efedra. Veleni del fuso mitotico: colchico, vinca rosea, podofillo, tasso. Droghe contenenti principi allucinogeni: peyote, psilocybe. amanita muscaria. • Il presente materiale didattico deve considerarsi esclusivamente un sussidio per la preparazione dell’esame di Farmacognosia. • Esso non può in alcun modo sostituire la frequenza dello studente alle lezioni, secondo il calendario stabilito, nonché lo studio approfondito degli argomenti trattati sui libri di testo consigliati dal docente e scelti dallo studente. Testi consigliati • Rossi, Cuomo, Riccardi, Farmacologia, Minerva medica • Katzung, Farmacologia generale e clinica, Piccin. • Fassina, Ragazzi, Lezioni di farmacognosia - Droghe vegetali, CEDAM • Per un maggiore approfondimento: • Bruni, Farmacognosia generale e applicata - I farmaci naturali, Piccin. • Trease & Evans, Farmacognosia, Piccin Prova d’esame • Scritto: domande, quiz, esercizi • Orale: previo superamento della prova scritta Esperienze di laboratorio • Somministrazioni di farmaci negli animali da esperomento. • Riconoscimento delle droghe vegetali Definizione di farmaco • Farmaco: sostanza in grado di modificare le funzioni biologiche dell’organismo mediante interazione con particolari proteine recettoriali, essenziali alla regolazione dei meccanismi biologici. • OMS: Sostanza o prodotto usato per modificare ed esplorare sistemi fisiologici o patologici con beneficio di chi lo riceve. Farmaco • Effetto utile per riportare alla norma una funzione biologica alterata nel corso di una patologia; inutile e potenzialmente dannoso in un soggetto sano, per gli squilibri che esso può indurre. Salute • Secondo l’OMS: "stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia" Farmaco/Medicamento Principio attivo + Eccipienti Farmaco/Medicamento • Principio attivo: componente principale di un farmaco; è la sostanza responsabile del suo effetto terapeutico. • Eccipienti: sostanze che vengono aggiunte alla formulazione del prodotto ed hanno la funzione di facilitare l’assunzione del principio attivo da parte del paziente. Farmaco • In base al tipo di azione farmacologica indotta i farmaci si classificano in: • Sintomatici: agiscono sui sintomi della malattia (Antipiretici, antinfiammatori, analgesici). • Causali o eziologici: agiscono sulla causa della malattia (antibiotici). • Patogenetici: agiscono sui meccanismi della malattia (antipertensivi, antiaritmici). • Sostitutivi: ripristinano funzioni dell’organismo alterate dalla malattia (insulina). Sedi di azione dei farmaci • Locale: quando si manifesta unicamente sulla zona di applicazione del farmaco (anestetici locali, preparati dermatologici (antinfiammatori, antimicotici, antibiotici)). • Regionale: quando si manifesta su una intera regione, in connessione nervosa o vascolare con la zona di applicazione del farmaco (antisettici vie urinarie; anestesia epidurale) • Generale/Sistemica: quella che si manifesta su tutto o gran parte dell’organismo in seguito al passaggio del farmaco nel circolo sistemico (antimuscarinici). Veleni • Veleni: farmaci che non presentano effetti benefici sull’organismo ma solo effetti dannosi. Tossici anche a bassissimo dosaggio (mg o µg) • Veleni inorganici: metalli pesanti: piombo o arsenico. • Tossine: veleni di origine biologica, sintetizzati da piante o animali Farmaco • Se il farmaco a determinate dosi induce variazioni funzionali benefiche (curative, profilattiche o diagnostiche) nell’organismo, esso viene definito medicamento. • A concentrazioni elevate tuttavia il farmaco può portare a variazioni funzionali inutili o dannose nell’organismo divenendo pertanto un veleno. • Paracelso (1493-1541) diceva che “la dose fa il veleno” sottolineando quindi l’importanza della posologia di un farmaco nella cura delle malattie. Regime posologico • Un regime posologico è un piano per la somministrazione di un farmaco in un determinato periodo di tempo. • Il regime posologico deve essere basato sulla conoscenza sia della concentrazione minima efficace che della concentrazione tossica minima del farmaco, nonché della sua clearance (Cl), del suo volume di distribuzione (Vd) e della sua emivita (parametri farmacocinetici). Regime posologico • Età • Sesso • Patologie • Polimorfismi • Trattamenti farmacologici • Fattori ambientali • Fattori culturali Tossicità selettiva • Lo scopo della farmacologia clinica è applicare al paziente le conoscenze relative al meccanismo d’azione di un farmaco e alla sua tossicità in modo da ottenere gli effetti terapeutici senza comparsa di effetti tossici. • Nell’ambito della chemioterapia antibiotica viene applicato il principio di tossicità selettiva, che sfrutta le differenze biochimiche e fisiologiche esistenti tra le cellule del parassita (microrganismo) e dell’ospite (uomo). L’antibiotico ha come bersaglio (recettore) un particolare enzima indispensabile per la sopravvivenza del parassita ma non presente nell’ospite. Tossicità selettiva • Sulfonamidici: diidopteroato sintetasi (sporozoi: Toxoplasma, Plasmodium, Eimeria). • Metronidazolo:Piruvato-ferrodoxina ossidoriduttasi (protozoi anaerobi: Trichomonas, Entamoeba) Meccanismo d'azione dei sulfamidici e degli antifolici PABA + pteridina sulfamidici diidropteroato-sintetasi Nei batteri acido diidropteroico acido diidrofolico diidrofolato-reduttasi acido tetraidrofolico purine pirimidine (A e G) (T/U e C) antifolici Nei batteri e nell’uomo Blocco sequenziale • Effetti di due o più farmaci che interferiscono con tappe sequenziali in una via metabolica. • Il blocco sequenziale può essere ottenuto con l’associazione di un sulfonamidico (inibitore della diidropteroato sintetasi) con un antifolico (inibitore della diidrofolato reduttasi). Natura fisica dei farmaci • I farmaci comunemente impiegati in terapia includono: • • • • Ioni inorganici (Sali di Litio) Molecole organiche non peptidiche (Maggior parte farmaci) Proteine, peptidi e peptidomimetici (Ormoni Terapia Sostitutiva) Acidi nucleici (analoghi di Acidi Nucleici come antivirali e antitumorali) • Lipidi (Prostaglandine: come abortivi) • Zuccheri (Gomme: come lassativi) • Peso molecolare (PM) variabile: da 7 g/mol per il Litio a 50000 g/mol per le proteine. Il PM per la maggior parte dei farmaci è compreso tra 100-1000 g/mol Farmaci • In base all’origine si hanno farmaci: • Naturali: di derivazione minerale, animale o vegetale (droghe). • Semisintetici: modificazioni molecolari di farmaci naturali (penicilline semisintetiche: aumento dello spettro d’azione e della resistenza alle beta-lattamasi). • Totalmente sintetici: possono includere anche molecole inizialmente identificate in natura (paclitaxel). Droga • Si definisce droga quel materiale vegetale o animale conservato allo stato secco ed impiegato per uso terapeutico. Droga vegetale • Pianta o una parte di essa impiegata a scopo terapeutico. FARMACOLOGIA • • • • • • • Farmacologia: è la scienza del farmaco, dei suoi effetti sull’organismo. Farmacognosia: si occupa dello studio delle droghe come farmaci. Farmacodinamica: studio del meccanismo d’azione dei farmaci. Farmacocinetica: studio del movimento (cinetica) del farmaco nell’organismo. Farmacoterapia: studio dei farmaci da un punto di vista clinico (utilizzo terapeutico specifico). Farmacogenetica: studio della variabilità individuale (genetica) nella risposta al trattamento farmacologico. Studio delle reazioni idiosincrasiche ai farmaci. Farmacogenomica: di recente acquisizione: uso di informazioni genetiche per guidare la scelta della terapia farmacologica su basi individuali. La conoscenza delle caratteristiche genetiche di un individuo (GENOMA) potrebbe far predire delle differenze fra individui nella risposta ai farmaci. Nell’ambito di tale disciplina rientra lo studio dei polimorfismi a carico degli enzimi del metabolismo dei farmaci e dei recettori. TOSSICOLOGIA • studio degli effetti nocivi di farmaci e xenobiotici sull’organismo. • Tossicocinetica:studia il movimento (cinetica) di sostanze tossiche o di dosi tossiche di farmaco nell’organismo. • Tossicodinamica: studia il meccanismo d’azione e quindi gli effetti dannosi di sostanze tossiche o di dosi tossiche di farmaco nell’organismo. FARMACOEPIDEMIOLOGIA • Studio della distribuzione delle prescrizioni di farmaci in ambito territoriale e ospedaliero. • Studio della variabilità degli effetti dei farmaci fra i diversi individui della stessa popolazione o fra popolazione diverse. • Ha inoltre lo scopo di valutare l’efficacia del trattamento nelle reali condizioni di impiego clinico al fine di migliorare le prescrizioni. FARMACOECONOMIA • Ha lo scopo di quantificare in termini economici i costi e i benefici dei farmaci comunemente impiegati in terapia. Prende spunto dalla preoccupazione di molti governi di fornire una salute pubblica mediante idonei approcci terapeutici e ottimizzazione delle risorse dei contribuenti. Cenni Storici • Epoca pre-cristiana: approccio empirico basato sull’osservazione del tutto casuale dell’effetto di droghe vegetali, animali o minerali sull’organismo legato spesso all’uso delle droghe nelle cerimonie religiose (papiro di Ebers 1550 a. C.). • I secolo d.C.: (Dioscoride) De Materia Medica contiene la descrizione di numerose droghe, della loro composizione e degli effetti sia terapeutici che dannosi legati al loro impiego. • XIX secolo: esordio razionale della farmacologia grazie all’isolamento dei principi attivi contenuti nelle droghe vegetali ed alla scoperta dei primi farmaci di sintesi. Rapporti con altre discipline • Discipline mediche: anatomia, patologia e clinica medica. • Botanica • Biologia, microbiologia, biologia molecolare. • Chimica: biochimica, farmaceutica. chimica organica e PRINCIPI ATTIVI del FARMACO principio attivo come componente principale di un farmaco, sostanza che è la principale responsabile del suo effetto terapeutico. Al principio attivo vengono aggiunte una serie di eccipienti, ottenendo una determinata formulazione che ne permette la somministrazione ai pazienti nel modo più sicuro e idoneo (per esempio compresse, pastiglie, sciroppo, granuli, supposte, pomate, liquido per iniezioni ecc.) FARMACODINAMICA • Definizione: studio del meccanismo d’azione dei farmaci, ovvero degli effetti biochimici e fisiologici dei farmaci. • Azione farmacologica = modificazione di un processo biologico; il farmaco non evoca nuovi processi o funzioni biologiche ma può solo modificare quelli esistenti nell’organismo giungendo a stretto contatto con le macromolecole biologiche (bersaglio d’azione: proteine endogene), di cui modificano il funzionamento (Corpora non agunt nisi fixata; Paul Erlich 1854-1915). Classificazione Farmaci • Tipo azione: causali, patogenetici, sintomatici, sostitutivi. • Sede azione: locali, regionali e sistemici. • Natura: ioni, molecole organiche, macromolecole (peptidi, lipidi, carboidrati). • Modalità di azione: “specifici” e aspecfici. Modalità d’azione dei farmaci • Azione aspecifica: farmaci che agiscono solamente in virtù delle loro proprietà chimicofisiche (antiacidi, lassativi e diuretici osmotici); agiscono ad elevate concentrazioni. • Azione specifica: la maggior parte dei farmaci interagisce con specifiche macromolecole, definite recettori, che nella maggior parte dei casi sono proteine specifiche. Natura dei recettori • Enzimi: catalizzano le reazioni chimiche del metabolismo. • Proteine di trasporto: facilitano il passaggio di nutrienti (glucosio, aminoacidi), di trasmettitori (dopamina, noradrenalina, serotonina) e anche di farmaci attraverso la membrana cellulare. • Canali ionici: consentono il passaggio di acqua e soluti (Na, Cl, K, Ca). • Recettori di membrana: proteine in grado di riconoscere in maniera specifica un ligando endogeno/farmaco e di trasmettere un segnale alla cellula. • Recettori intracellulari: la loro attivazione modula l’espressione genica a livello nucleare. 1) Recettori intracellulari (farmaci: ormoni steroidei, nitrossido). 2) Enzimi transmembrana (Dominio Intracellulare: tirosina o serina chinasi) (farmaci: insulina). 3) Recettori transmembrana (rec. Citochine) che legano la janus chinasi (JAK) che a loro volta fosforilano le proteine STAT. I dimeri di STAT fosforilati regolano la trascrizione genica (farmaci: citochine). 4) Canali ionici (Farmaci: benzodiazepine, nicotina, digitale). 5) Recettori accoppiati a proteine G (Farmaci: simpaticomimetici). 2. Enzimi transmembrana: (Dominio Intracellulare: tirosina o serina chinasi) (farmaci: insulina). Insulina: il legame con il dominio extracellulare determina l’attivazione del recettore che dimerizza e fosforila specifici substrati proteici intracellulari che a loro volta causano la traslocazione dei trasportatori di glucosio verso la membrana cellulare con conseguente aumento della captazione del glucosio da parte della cellula (effetto ipoglicemizzante). Molecole di Insulina Effetto ipoglicemizzante I dimeri di STAT regolano la trascrizione genica 1) 2) 3) 4) 5) 6) Legame farmaco recettore. Attivazione proteina G. La proteina G attiva a sua volta l’enzima effettore (E) (ciclasi o fosforilasi). L’enzima effettore produce un secondo messaggero che diffonde nel citoplasma. Il secondo messaggero attiva una proteina chinasi. La chinasi attiva mediante FOSFORILAZIONE la proteina responsabile della risposta cellulare. Legame farmaco-recettore • Legami reversibili (bassa energia: legame ionico, legame idrogeno, legami idrofobici, forze di van der Waals). Possono essere scissi dall’energia presente nel sistema biologico: sono i più diffusi. • Legami irreversibili (alta energia: legame covalente: agenti alchilanti, α-bloccanti a lunga durata d’azione). • Complementarietà geometrica: condizione necessaria per la formazione del legame farmaco-recettore (modello chiave-serratura). • La maggior parte dei farmaci interagisce con i recettori, interferendo con i sistemi di comunicazione cellulare. • Farmaci agonisti: mimano l’azione del ligando endogeno, innescando una serie di reazioni cellulari a cascata che producono la risposta farmacologica. • Farmaci antagonisti: si legano al recettore e possono impedire il legame del ligando endogeno oppure compromettere il sistema di comunicazione cellulare mediato dal recettore. Interazione farmaco-recettore • Teoria occupazionale (Clark, ’30): in un sistema biologico si ha una certa risposta solo quando il recettore è occupato dal farmaco AGONISTA. Inoltre la risposta di un dato sistema biologico (cellule, tessuti, organi) ad un farmaco AGONISTA è direttamente proporzionale al numero di recettori occupati; pertanto l’effetto farmacologico (E) è massimo (Emax) quando tutti i recettori sono occupati. Farmaci agonisti • • • • Farmaco agonista: F Recettore non legato al farmaco : R Complesso farmaco-recettore: FR Recettori totali presenti nel tessuto: Rt [Rt] = [R]+[FR] [R] = [Rt]-[FR] (1) Farmaci agonisti [F]+[R] k1 [FR] k2 K1[F][R]=K2[FR] [F][R]=K2/K1[FR] K2/K1=Kf (Kf:costante di dissociazione del complesso farmaco-recettore) Kf=[F][R]/[FR] [R]=[Rt]-[FR] (1) Farmaci agonisti • • • • • • • Kf=([F][Rt]-[F][FR])/[FR] Kf=([F][Rt]/[FR])-[F] Kf+[F]=[F][Rt]/[FR] Il reciproco della precedente equazione è: 1/(Kf+[F])=[FR]/([F][Rt]) Moltiplicando i 2 membri dell’equazione per [F] si ha: [F]/(Kf+[F])=[FR]/[Rt] • L’effetto farmacologico (E) è massimo (Emax) quando tutti i recettori del sistema sono occupati: • E/Emax=[FR]/[Rt] • E/Emax=[F]/(Kf+[F]) (equazione di Clark) E/Emax=[F]/(Kf+[F]) (equazione di Clark) Significato della Kf • Kf: concentrazione di farmaco che lega il 50% di recettori presenti nel sistema. La Kf può essere definita anche come la concentrazione di farmaco che produce il 50% dell’effetto massimo ottenibile con il farmaco in quel dato sistema biologico. • Kf= EC50 o ED50. • 1/Kf : rappresenta l’affinità del farmaco per il suo recettore; tanto più basso è il valore di Kf, tanto maggiore è l’affinità del farmaco, cioè la capacità del farmaco stesso di legarsi al proprio recettore. Curva dose-effetto di tipo graduale: relativa a farmaci in grado di evocare risposte graduali, cioè che aumentano in maniera graduale all’aumentare della concentrazione (o della dose) di farmaco nel sistema biologico. La curva graduale fornisce informazioni relative all’efficacia e alla potenza del farmaco. Curve sigmoidi • Sono simmetriche rispetto al valore di EC50 (ED50). • Permettono il confronto fra una serie di composti (farmaci). • Farmaci che hanno lo stesso meccanismo presentano curve concentrazione effetto parallele. • Permettono di confrontare la potenza relativa dei farmaci in base alla posizione del valore di EC50 lungo l’asse delle ascisse. Tanto minore è il valore di EC50, tanto maggiore è la potenza del farmaco. I farmaci A, B e C presentano lo stesso meccanismo di azione, la stessa Emax (la stessa efficacia massima) ma diversa affinità e quindi diversa potenza. Più la curva sigmoide è spostata verso sinistra lungo le ascisse, ovvero minore è EC50, maggiore risulterà l’affinità (1/Kf) del farmaco per il recettore, maggiore sarà la potenza del farmaco, ovvero minore dose di farmaco necessaria per evocare la Emax. Il farmaco C presenta un diverso meccanismo d’azione rispetto ad A e B ed una diversa efficacia. Limite dell’equazione di Clark • E/Emax=[F]/(Kf+[F]) (equazione di Clark) • Limite di non poter spiegare perché numerosi farmaci, pur legandosi al recettore, non fossero in grado di evocare Emax o addirittura nessuna attività biologica. Attività intrinseca • E/Emax=[F]/(Kf+[F]) (equazione di Clark) • Limite di non poter spiegare perché numerosi farmaci, pur legandosi al recettore, non fossero in grado di evocare Emax o addirittura nessuna attività biologica. • E/Emax=α[F]/(Kf+[F]) (equazione di Ariens: anni ‘60) • α: fattore di proporzionalità denominato attività intrinseca che definisce la capacità del farmaco di indurre l’effetto farmacologico. • α=1: farmaci agonisti • α=0: farmaci antagonisti • 0<α<1: farmaci agonisti parziali Effetto Farmacologico • Potenza (Kf) • Attività intrinseca (α) Condizioni necessarie per avere un effetto farmacologico Farmaci Antagonisti • Farmaci antagonisti: si legano al recettore con elevata affinità e possono impedire il legame del ligando endogeno oppure compromettere il sistema di comunicazione cellulare mediato dal recettore. • Irreversibili (legame covalente) • Reversibili (legami deboli): Competitivi (interazione ortosterica): antagonismo sormontabile. Il farmaco instaura un legame con lo stesso sito cui si lega l’agonista e ne impedisce l’effetto. Aumentando la concentrazione di agonista è possibile spiazzare l’antagonista competitivo, legato in modo reversibile al recettore. Non competitivi (interazione allosterica): interazione con un sito recettoriale diverso da quello dell’agonista: l’antagonista induce una modificazione conformazionale del recettore riducendo la capacità dell’agonista di innescare la cascata di reazioni della risposta biologica: antagonismo non sormontabile. In questo caso pur aumentando la concentrazione di agonista non è possibile spiazzare l’antagonista dal suo sito di legame. • Poiché i farmaci antagonisti sono privi di attività intrinseca, α=0 (E/Emax=0), il loro effetto può essere visualizzato solo in presenza di un farmaco agonista. > Kf =α = Kf <α EC50 Non Competitivo Antagonismo • Recettoriale competitivo). (competitivo e non • Fisiologico (adrenalina Vs istamina). • Chimico (interazione antidotismo). tra farmaci- Antagonisti fisiologici • Un anatgonista fisiologico è un farmaco che si lega ad altri recettori, producendo un effetto opposto a quello del farmaco che sta antagonizzando. • Es. adrenalina (broncodilatatore) Vs istamina (broncocostrittore) Antagonisti chimici • Un antagonista chimico è un farmaco che interagisce direttamente con il farmaco che viene antagonizzato (azione non mediata da recettori), determinandone la rimozione o impedendo ad esso di raggiungere l’organo bersaglio. • Es. chelanti dei metalli pesanti • Es. pralidossima che neutralizza gli organofosforici. Agonisti parziali • Farmaci che sono in grado di evocare una certa risposta biologica in un tessuto, senza essere in grado di esercitare una Emax (0<α<1). • Gli agonisti parziali possono dare una risposta, seppur non massimale, in assenza dell’agonista pieno, oppure antagonizzare l’effetto dell’agonista pieno. Agonisti inversi • Agonisti inversi: farmaci in grado di legarsi ad un recettore e di indurre effetti opposti a quelli dell’agonista (Beta-carboline come agonisti inversi del recettore delle benzodiazepine); presentano una attività specifica α=-1. • Benzodiazepine: ansiolitici. • Beta-carboline: inducono l’ansia. EC50 Nei grafici viene riportato l’effetto farmacologico di un agonista inverso e di un agonista diretto sul medesimo effetto biologico, mediato dal medesimo recettore. In Fig.B si nota che l’agonista determina una stimolazione dosedipendente della funzione biologica. Di converso in Fig.A la medesima funzione biologica viene inibita dall’agonista inverso che, contemporaneamente determina un effetto biologico diametralmente opposto al precedente. Log[agonista] NOTA: le due curve sigmoidi sono speculari. E/Emax Fig.A α= -1 E/Emax Fig.B α= 1 Agonisti inversi • Farmaci antagonisti (α=0): sono in grado di bloccare sia gli effetti degli agonisti diretti che degli agonisti inversi. • Es. Flumazenil (antagonista del recettore delle benzodiazepine) blocca sia gli effetti delle benzodiazepine che delle Beta-carboline. Recettori • Esistono in due forme principali: • Forma attiva: Ra • Forma inattiva: Ri Recettori • Agonisti pieni: elevata affinità per Ra, stabilizzano il complesso Ra-D. • Agonisti parziali: affinità intermedia per Ra, minore stabilizzazione per Ra-D; percentuale significativa di Ri-D; minore attività intrinseca. • Antagonisti: uguale affinità per Ra e Ri; nessun effetto farmacologico. • Agonisti inversi: elevata affinità per Ri, stabilizzano Ri-D; effetti opposti a quelli prodotti dagli agonisti pieni. Interazione farmaco-recettore • Teoria occupazionale (Clark, ’30): in un sistema biologico si ha una certa risposta solo quando il recettore è occupato dal farmaco AGONISTA. Inoltre la risposta di un dato sistema biologico (cellule, tessuti, organi) ad un farmaco AGONISTA è direttamente proporzionale al numero di recettori occupati; pertanto l’effetto farmacologico (E) è massimo (Emax) quando tutti i recettori sono occupati. Recettori di riserva o soprannumerari • E’ stato dimostrato (Stephenson: anni ‘60) che è necessaria solamente l’occupazione di una frazione dei recettori disponibili in un tessuto (30%) per evocare una Emax. • L’esistenza di recettori di riserva determina la sensibilità di un tessuto al farmaco. Maggiore è infatti il numero dei recettori di riserva maggiore è la capacità del tessuto di rispondere a basse concentrazioni di farmaco. Quindi maggiore sarà l’affinità al recettore e la potenza farmacologica. • Inoltre la riserva dei recettori rappresenta un meccanismo di protezione dell’organo che può rispondere pienamente al farmaco anche se alcuni dei recettori vengono inattivati. Farmaci agonisti • • • • Farmaco agonista: F Recettore non legato al farmaco : R Complesso farmaco-recettore: FR Recettori totali presenti nel tessuto: Rt [Rt] = [R]+[FR] Recettori di riserva: esprimono la potenza del farmaco Complessi FR che inducono Emax [R] = [Rt]-[FR] y1 y2 x Modulatore allosterico • Farmaco che si lega al sito allosterico di regolazione del recettore. Modula l’affinità del ligando endogeno per il sito ortosterico. • Es. Benzodiazepine si legano al sito allosterico di regolazione del recettore del GABA (canali del Cloro) ed aumentano l’affinità del GABA per il suo recettore. Curva dose-effetto di tipo graduale: relativa a farmaci in grado di evocare risposte graduali, cioè che aumentano in maniera graduale all’aumentare della concentrazione (o della dose) di farmaco nel sistema biologico. La curva graduale fornisce informazioni relative all’efficacia e alla potenza del farmaco. Relazione dose/risposta graduale • Variabilità in vivo: • Fattori genetici • Fattori ambientali Curve dose-effetto quantale • Nella pratica clinica la relazione dose-risposta viene rappresentata mediante la curva dose-effetto quantale. • La curva si costruisce graficando il LogDose con la percentuale degli individui che risponde al farmaco con un effetto farmacologico (terapeutico) di specificata entità (effetto quantale). • L’effetto quantale può essere ad esempio il sollievo dalla cefalea (farmaci antiemicranici), la prevenzione delle convulsioni (antiepilettici) o di aritmie (antiaritmici). Percentuale degli individui che risponde al trattamento farmacologico Log(Dose) ED50: la dose di farmaco in grado di determinare l’effetto desiderato nel 50% della popolazione. Importanza delle curve dose risposta-quantale • Paragonare la potenza (ED50) di più farmaci. • Valutare la selettività di un farmaco per due o più diversi effetti quantali indotti dal farmaco e caratterizzati da valori diversi di ED50 (effetto antitussivo e sedativo degli oppiacei). • Fornire informazioni riguardanti la sicurezza del farmaco mediante la valutazione dell’indice terapeutico. • Consente di valutare la variabilità potenziale nella risposta tra un individuo e l’altro nella risposta al farmaco. • Curve quantali: possono fornire anche utili informazioni riguardanti la sicurezza di un farmaco. Log(Dose) Indice terapeutico: I.T.=DL50/ED50 Indice terapeutico • Parametro che mette in relazione la dose terapeutica con quella tossica. • Viene definito durante gli studi preclinici (animali da esperimento). • Utile per definire l’efficacia potenziale di un farmaco nell’uomo. Indice terapeutico • I.T.= DL50/ED50 • L’indice terapeutico rappresenta una stima della sicurezza di un farmaco, dal momento che un farmaco estremamente sicuro avrà una DL50 elevata ed una ED50 bassa. • Nell’uomo la variabilità nella ED e nella TD è talmente elevata da rendere tale parametro inutile da un punto di vista clinico. • Può solamente fornire una misura del margine di errore ammissibile durante la somministrazione (barbiturici vs benzodiazepine). • Variazioni di pendenza delle curve dose-risposta rendono tale parametro poco utile per valutare la sicurezza del farmaco. Limite dell’indice terapeutico ED90=DL55 I due farmaci pur presentando un identico valore di indice terapeutico presentano una diversa sicurezza. Il farmaco A è molto più sicuro del farmaco B. Fattore di sicurezza • Valutare la sicurezza di un farmaco mediante l’indice terapeutico ha dei limiti notevoli poiché non tiene conto delle pendenze delle curve relative all’effetto tossico e terapeutico. Pertanto si preferisce esprimere la sicurezza di un farmaco con un altro indice, il fattore di sicurezza, dato dal rapporto tra la la dose letale nel’1% della popolazione (LD1) e la dose efficace nel 99% della popolazione (ED99). Fattore di sicurezza:LD1/ED99>1 Finestra terapeutica • Indice di sicurezza utile da un punto di vista clinico. • E’ un intervallo di sicurezza compreso tra la Concentrazione terapeutica minima e la Concentrazione tossica minima del farmaco. • Tale intervallo di sicurezza è applicabile solamente in caso di riproducibilità tra pazienti diversi (bassa variabilità). • In caso contrario i farmaci vanno somministrati con posologie specifiche per ciascun paziente. Farmacocinetica • Branca della farmacologia che studia il movimento del farmaco nell’organismo. • Fasi della farmacocinetica: Assorbimento, distribuizone, metabolismo ed eliminazione (ADME). • Consente di ottimizzare il dosaggio del farmaco in modo tale da avere nel paziente una [Farmaco] all’interno della finestra terapeutica; ha il compito inoltre di scegliere la via e la frequenza di somministrazione del farmaco più idonee a tale scopo. FARMACOCINETICA MOVIMENTO DEL 1. Assorbimento FARMACO Passaggio del farmaco dalla NELL’ORGANISMO sede di applicazione al sangue attraverso le membrane biologiche PRINCIPIO ATTIVO a livello del sito di assorbimento. Prevede la dissoluzione della Forma Farmaceutica. 1 ASSORBIMENTO (entrata) Principio attivo nel plasma 2. Distribuzione Distribuzione del farmaco dal sangue ai diversi compartimenti dell’organismo 2 DISTRIBUZIONE Principio attivo nei tessuti (compreso il tessuto bersaglio) 3 METABOLISMO Metaboliti nei tessuti 4 ESCREZIONE Principio attivo e/o metaboliti nelle urine, feci, bile 3. Metabolismo o Biotrasformazione Modificazioni chimiche che il farmaco subisce nell’organismo, principalmente ad opera del fegato 4. Escrezione Escrezione del farmaco dall’organismo • Azione farmacologica: implica generalmente il trasferimento del farmaco dal sito di assorbimento nel torrente circolatorio e dal torrente circolatorio all’organo bersaglio. • Ognuna delle fasi della farmacocinetica (ADME) implica il superamento di membrane biologiche da parte del farmaco. • Fanno eccezione i farmaci che agiscono localmente (cute, mucose, tratto gastrointestinale). Sedi di azione dei farmaci • Locale: quando si manifesta unicamente sulla zona di applicazione del farmaco (anestetici locali). • Regionale: quando si manifesta su una intera regione, in connessione nervosa o vascolare con la zona di applicazione del farmaco (antisettici vie urinarie; anestesia epidurale) • Generale/Sistemica: quella che si manifesta su tutto o gran parte dell’organismo in seguito al passaggio del farmaco nel circolo sistemico (antimuscarinici). Azione locale • Cute: anestetici locali • Mucosa del tubo gastroenterico: antiacidi ADME • Implicano il passaggio membrane cellulari. del farmaco attraverso le • Membrane: composizione della membrana e dell’epitelio. • Farmaco: dimensioni ripartizione. molecolari, coefficiente di ADME • Assorbimento Comparsa e intensità effetto farmacologico • Distribuzione • Metabolismo • Eliminazione Durata dell’effetto farmacologico Assorbimento • Passaggio del farmaco dalla sede di applicazione al torrente circolatorio, previo attraversamento delle membrane cellulari. Le membrane biologiche • Funzione meccanica: delimitano e proteggono le cellule ed i compartimenti intracellulari. • Funzione di riconoscimento: espongono delle strutture (antigeni) che consentono all’organismo di riconoscere la cellula. I farmaci possono modificare tali strutture scatenando la risposta immunitaria. • Regolazione attività enzimatica: l’80% degli enzimi di una cellula è associata alle membrane. • Regolazione della permeabilità ai soluti. • Ricezione delle informazioni: i recettori presenti trasmettono alla cellula i segnali provenienti da altri distretti dell’organismo. Le membrane biologiche • Spessore 4-10 nm. • Mosaico Fluido: doppio strato di fosfolipidi in cui sono presenti diverse sostanze: lipidi, proteine, colesterolo, zuccheri. • Lipidi e proteine: possono diffondere all’interno del doppio strato grazie alla fluidità della membrana, fondamentale per il corretto funzionamento della membrana e per la sopravvivenza della cellula (reazioni enzimatiche, processi di trasporto, trasmissione di informazioni alla cellula). • Colesterolo: influenza la fluidità della membrana. • Zattere lipidiche (Lipid rafts): porzioni della membrana ricche di colesterolo e sfingolipidi consentono la trasmissione di segnali dall’esterno della cellula al citoplasma ed eventualmente al nucleo. • Porzione glucidica: responsabile delle proprietà antigeniche della membrana cellulare. Proteine periferiche Proteina integrale • Proteine periferiche: fungono solo da recettori. • Proteine integrali: presentano domini idrofili da ambo i lato della membrana: fungono da trasportatori. • Proteine canale:delimitano canali idrofili attraverso cui fluiscono acqua, ioni e molecole di piccole dimensioni come l’urea e l’alcool etilico. • Proteine di trasporto: trasferiscono molecole idrofile attraverso la matrice fosfolipidica. Il processo implica una variazione della conformazione spaziale della proteina tale che il sito di legame con la sostanza da trasportare (es. glucosio) si trovi alternativamente dislocato all’esterno o all’interno della membrana. • Proteine enzimatiche: la loro funzione catalitica dipende dalla fluidità della membrana stessa. Membrana Esterno Interno Farmaco • Idrosolubile: solubile in acqua. • Liposolubile=idrofobo: (grassi). solubile nei lipidi • Farmaco: deve possedere delle caratteristiche chimico-fisiche intermedie che gli permettono di essere sufficientemente solubile sia in acqua (liquidi intra e extracellulari, plasma) che nei lipidi. Barriere lipidiche Endotelio vasale Membrana cellulare Il passaggio dei farmaci attraverso le membrane biologiche • Membrana cellulare: si comporta come una barriera lipidica. I farmaci liposolubili la attraversano in modo proporzionale alla propria affinità per i lipidi mentre i farmaci idrosolubili verranno respinti a meno che non abbiano ridotte dimensioni molecolari tale da permetterne il passaggio sfruttando le zone idrofile della membrana oppure sfruttando dei meccanismi di trasporto. Il passaggio dei farmaci attraverso le membrane biologiche • Farmaci: possono attraversare le membrane biologiche mediante: • Diffusione passiva • Meccanismi di trasporto: diffusione facilitata, trasporto attivo, endocitosi e esocitosi. Diffusione SEMPLICE • Il farmaco attraversa la membrana cellulare senza consumo di ATP e secondo il gradiente di concentrazione. • 1) Passaggio paracellulare: negli spazi morti tra una cellula e l’altra. • 2) Passaggio transcellulare: proteine canale (famiglia delle acquaporine) oppure passaggio attraverso il doppio strato fosfolipidico. Diffusione SEMPLICE -PASSAGGIO PARACELLULARE • Passaggio paracellulare: avviene attraverso gli spazi tra cellule adiacenti (gaps). Dipende dalla grandezza delle gaps e del farmaco. • Passaggio paracellulare: avviene attraverso gli spazi tra le cellule endoteliali dei capillari, dei terminali linfatici, dei capillari renali (capillari fenestrati, impermeabili solo alle proteine), dei capillari dei sinusoidi epatici (privi di lamina basale) permeabili anche alle proteine. • Epitelio intestinale: strato di cellule strettamente addossate le une alle altre. Passaggio paracellulare dei farmaci sfavorito. • Cellule endoteliali dell’epitelio cerebrale: presentano tra loro delle giunzioni serrate tali da impedire il trasferimento di qualsiasi sostanza mediante il passaggio paracellulare (Barriera ematoencefalica). Diffusione SEMPLICE -PASSAGGIO TRANSCELLULARE • Passaggi trans-cellulari: sono quelli che avvengono attraverso le membrane cellulari che costituiscono un endotelio o un epitelio e che coinvolgono i farmaci più liposolubili (diffusione semplice o passiva). • Molecole dotate di un diametro inferiore a 0,5-1 nm e con PM inferiore a 150 dalton (urea, anidride carbonica, etanolo) possono attraversare il doppio strato fosfolipidico attraverso dei canali acquosi costituiti da proteine di membrana appartenenti alla famiglia delle acquaporine, proteine transmembrana che favoriscono il passaggio osmotico di acqua. Diffusione semplice • La maggior parte dei farmaci attraversa la membrana cellulare mediante un processo di diffusione semplice che è direttamente proporzionale al gradiente di concentrazione tra i due compartimenti delimitati dalla membrana. • Farmaci altamente idrofili (curari): formano forti legami a idrogeno con la fase acquosa e restano intrappolati in tale fase (nel torrente circolatorio). Rapida eliminazione. • Farmaci altamente lipofili: restano invece intrappolati nella matrice fosfolipidica della membrana. Lenta eliminazione. Equazione di Henderson-Hasselbach • • • • • • • • • • • Nella maggior parte dei casi i farmaci sono elettroliti deboli: acidi deboli o basi deboli, presenti in soluzione sia nella forma dissociata che indissociata al pH dei liquidi biologici. La quota indissociata è in genere liposolubile ed in grado di attraversare i lipidi di membrana per diffusione semplice; la diffusione del farmaco dipende in particolare dal grado di ionizzazione del farmaco ad un determinato pH espresso dal suo pKa (costante per ogni farmaco). Acidi deboli: quando sono protonati sono liposolubili. [HA] [H+]+[A- ] Ka=[H+][A-]/[HA] logKa= log[H+] + log[A-] – log[HA] - log[H+]= - logKa + log[A-] – log[HA] • Essendo: - log[H+]=pH e – logKa= pKa • Si ha che: pH=pKa + (log([A-]-log[HA]) (eq. Henderson-Hasselbach) pKa= valore di pH al quale il farmaco è dissociato per il 50%. Basi deboli: quando sono protonate sono idrosolubili. [BH+] [B] + [H+] Ka= [B][H+]/[BH+] pH=pKa + (log[B] - log[BH+]) Farmaci acidi VS Farmaci basici • Acidi deboli: assorbiti a livello dello stomaco (pH acido). • • Basi deboli: assorbiti a livello intestinale, dove il pH basico ne impedisce la dissociazione favorendone quindi l’assobimento. Diffusione SEMPLICE Solo la forma indissociata (priva di cariche, non ionizzata) del farmaco è liposolubile e soltanto questa può attraversare le membrane biologiche per diffusione passiva Acido debole: barbiturico Lume gastrico Plasma Lume intestinale H+ HA A- A- Diffusione della forma non ionizzata (protonata) di un acido debole attraverso le membrane lipidiche H+ BH+ Plasma H+ HA Base debole: amfetamina BH+ B H+ B Diffusione della forma non ionizzata (non protonata) di una base debole attraverso le membrane lipidiche Acido debole: barbiturico H+ Lume gastrico pH=1,5 99% HA A- H+ Plasma pH=7,4 A- HA 1% H+ SNC pH=7,4 HA A- Azione farmacologica sui recettori di membrana. FARMACOCINETICA MOVIMENTO DEL 1. Assorbimento FARMACO Passaggio del farmaco dalla NELL’ORGANISMO sede di applicazione al sangue attraverso le membrane biologiche PRINCIPIO ATTIVO a livello del sito di assorbimento. Prevede la dissoluzione della Forma Farmaceutica. 1 ASSORBIMENTO (entrata) Principio attivo nel plasma 2. Distribuzione Distribuzione del farmaco dal sangue ai diversi compartimenti dell’organismo 2 DISTRIBUZIONE Principio attivo nei tessuti (compreso il tessuto bersaglio) 3 METABOLISMO Metaboliti nei tessuti 4 ESCREZIONE Principio attivo e/o metaboliti nelle urine, feci, bile 3. Metabolismo o Biotrasformazione Modificazioni chimiche che il farmaco subisce nell’organismo, principalmente ad opera del fegato 4. Escrezione Escrezione del farmaco dall’organismo Farmaco nel sito di assorbimento assorbimento Diffusione passiva Diffusione mediata da trasportatori Endocitosi Farmaco nel compartimento plasmatico distribuzione Farmaco nel tessuto bersaglio Diffusione passiva Diffusione mediata da trasportatori Endocitosi Azione farmacologica: Recettori di membrana Recettori citoplasmatici (diffusione semplice, mediata da trasportatori, endocitosi) Legge di Fick • La diffusione semplice tra due compartimenti separati segue la Legge di Fick: F=(Ce-Ci)xAxP/S Legge di Fick • F: flusso di molecole per unità di tempo; • C: concentrazione di farmaco; • A: area della membrana attraverso cui avviene la diffusione; • S: spessore della membrana; • P: coefficiente di permeabilità; F=(Ce-Ci)xAxP/S • Pertanto i farmaci vengono ben assorbiti a livello della mucosa intestinale, dove è presente una superficie estesa, sottile e ben irrorata, mentre vengono difficilmente assorbiti attraverso la cute a causa dello spessore dell’epitelio cheratinizzato e del derma sottostante. Il passaggio dei farmaci mediato da meccanismi di trasporto • Trasporto o diffusione facilitata • Trasporto attivo Trasporto o diffusione facilitata • Richiede l’intervento di un trasportatore. • Non richiede il consumo di ATP. • Avviene secondo compartimenti. • E’ indispensabile al trasporto di composti endogeni quali glucosio (nei globuli rossi), colina (nelle terminazioni nervose). • Utile in caso di farmaci idrofili non ionizzati. • Può consentire il trasporto di farmaco anche dall’interno all’esterno della membrana (processo di eliminazione dei farmaci). • Inibizione competitiva ad opera di sostanze strutturalmente correlate. il gradiente di concentrazione tra i due Trasporto attivo • Richiede consumo di ATP. • Opera contro gradiente di concentrazione. • Si attua, ad esempio, a livello del tubulo renale, della parete intestinale, della placenta, della barriera ematoencefalica, del fegato. • Permette il trasporto di farmaci ionizzati. • Inibizione competitiva ad opera di sostanze strutturalmente correlate. • OATs, OCTs, CNTs, PEPTs, MDR, ABC transporters (glicoproteina P): trasportatori coinvolti nell’eliminazione dei farmaci per via biliare, intestinale, cerebrale e renale. • Levodopa (farmaco antiparkinson): viene assorbito nel SNC tramite trasporto attivo (aminoacid transporters). • Penicillina, probenecid e farmaci antitumorali vengono eliminati mediante trasporto attivo. • Meccanismi di difesa dell’organismo : allontanano farmaci e tossine dai “santuari farmacologici” (SNC, testicoli, feto). Glicoproteina-P (MDR-1) • Appartenente alla famiglia degli ABC transporters. • Trasferisce molecole neutre, acidi e basi deboli. • Localizzato sulla membrana apicale degli epiteli: trasferimento del farmaco dal lato basolaterale a quello apicale degli epiteli. • Eliminazione attiva dei farmaci attraverso le barriere ematoencefalica e placentare; eliminazione biliare dei farmaci. Endocitosi e Esocitosi • • Farmaci idrofili e/o di grandi dimensioni possono essere inglobati nella membrana all’interno di vescicole (formate da una piccola parte di membrana cellulare) che consentono il trasferimento del substrato all’interno (endocitosi) o all’esterno (esocitosi) della membrana stessa. Richiede il consumo di ATP. • Avviene in seguito all’attivazione di un recettore. • Le sostanze che usufruiscono di tale trasporto vengono internalizzate solo dopo legame con uno specifico recettore (endocitosi mediata dal recettore). Il ferro e la vitamina B12, legati ognuno a specifiche proteine, possono passare con questo sistema di trasporto dal lume intestinale al torrente circolatorio. • ESOCITOSI: processo inverso, rimozione dalle cellule di farmaci inglobati all’interno di vescicole. Caratteristiche dei farmaci Passaggio attraverso le membrane Ioni, piccole molecole idrofile Diffusione semplice attraverso i pori Elettroliti deboli (maggior parte dei farmaci) Diffusione semplice Farmaci idrosolubili non ionizzati Diffusione facilitata Farmaci ionizzati al pH dei liquidi corporei (acidi e basi organiche, peptidi, nucleosidi) Trasporto attivo Proteine e farmaci idrosolubili ad elevato PM Endocitosi o Esocitosi Fattori che influenzano l’assorbimento (1) • Forma farmaceutica: un farmaco preparato in soluzione acquosa viene assorbito più rapidamente di un farmaco somministrato in soluzione oleosa o sotto forma solida. • Concentrazione di farmaco: la maggior parte dei farmaci viene assorbita con un meccanismo passivo (diffusione semplice) che è favorito dal gradiente di concentrazione (Legge di FICK). • Velocità di flusso del torrente circolatorio: un aumento di flusso attraverso un tessuto favorisce l’assorbimento (un leggero massaggio nella sede di iniezione del farmaco per via im o sc favorisce l’assorbimento). Il rallentamento del flusso ematico, prodotto da vasocostrizione o shock rallenta l’assorbimento. Fattori che influenzano l’assorbimento (2) • Area della superficie assorbente: i farmaci vengono assorbiti tanto più rapidamente quanto più ampia è l’area della superficie assorbente, come a livello intestinale (200300 mq) o polmonare (100 mq). • Permeabilità della superficie assorbente: il passaggio di farmaco attraverso l’epitelio intestinale (monostratificato) è più rapido che a livello cutaneo (pluristratificato+strato corneo esterno). • Condizioni fisiopatologiche: alterata funzionalità del sito di assorbimento (ad es. dell’apparato gastrointestinale). Vie di somministrazione • Vie somministrazione: possono influenzare il processo di assorbimento dei farmaci. • La scelta di un’opportuna via di somministrazione può essere influenzata da problemi concernenti l’assorbimento dei farmaci, nonché da altre caratteristiche riguardanti la farmacocinetica dei farmaci (es. metabolismo). • Vie di somministrazioni: enterali, parenterali, locali. Vie di somministrazioni • Vie enterali o naturali: orale, buccale o sublinguale, rettale. • Vie parenterali o artificiali: endovenosa, intramuscolare, sottocutanea, inalatoria, intrarteriosa, intratecale, intraperitoneale, intrarticolare e intradermica. • Vie locali o topiche: cutanea, transdermica, nasale. Via orale (1) • Vantaggi: sicura, conveniente, buona cooperazione (compliance) da parte del paziente. • Svantaggi: emesi (per possibile irritazione della mucosa gastrica), distruzione enzimatica o chimica del farmaco; la somministrazione contemporanea di cibo può limitare l’assorbimento dei farmaci sia per formazione di complessi non assorbibili sia per rallentamento del tempo di svuotamento gastrico che impedisce l’arrivo dei farmaci nel duodeno dove ha luogo l’assorbimento della maggior parte dei farmaci. Non adatta per situazioni di emergenza. Via orale (2) • L’assorbimento nel tratto gastrointestinale avviene nella maggior parte dei casi per diffusione semplice. • Stomaco: pH a digiuno compreso tra 1.2 e 1.8, pertanto acidi deboli come i salicilati e i barbiturici, presenti in forma indissociata, vengono assorbiti nello stomaco. Intestino(1): pH basico 7,5-8,0 favorisce l’assorbimento di farmaci basici, come l’amfetamina, presente in questo distretto in forma indissociata e quindi liposolubile. Intestino(2): la maggior parte dei farmaci viene in ogni caso assorbita a livello intestinale, nell’intestino tenue, data l’elevata area della superficie assorbente (200-300 mq), la ricca vascolarizzazione e il ridotto spessore della parete (epitelio monostratificato). • • • Farmaci aventi una struttura chimica correlata a quella di steroidi, aminoacidi o del glucosio vengono assorbiti per trasporto attivo. Intestino • Intestino tenue: duodeno, digiuno, ileo. • Intestino crasso: cieco, colon, retto. Intestino tenue • Duodeno: in esso sbucano il coledoco (bile secreta dal fegato) e i dotti pancreatici (enzimi prodotti dal pancreas esocrino: enzimi proteolitici, glicolitici, lipolitici). • Digiuno e ileo: la mucosa è disposta in pieghe (che ne aumentano la superficie di assorbimento). Queste sono a loro volta coperte da villi intestinali della lunghezza di circa 1 mm, che servono anch'essi ad aumentare la superficie della mucosa. Sui villi sono presenti microvilli, che hanno la medesima funzione. Ciascun villo è dotato di capillari dove vengono assorbiti i prodotti della digestione dei carboidrati e delle proteine ed un vaso centrale (vaso chilifero) dove vengono assorbiti i grassi. Vena cava sup 3 5 Dotto toracico Vena cava inf Vena sovra epatica CANALE TORACICO 4 3 Vena porta 2 Vena mesenterica inferiore Vena iliaca comune Vena mesenterica superiore Vena iliaca interna 1 2 Vena emorroidaria SUPERIORE Gangli inguinali Vena emorroidaria MEDIA Vena emorroidaria INFERIORE 1 RETTO Via orale (3) • Il farmaco assorbito nel tratto gastrointestinale raggiunge il fegato tramite la vena porta e qui può subire un processo di metabolizzazione che il più delle volte inattiva il farmaco. • Dal fegato il farmaco (o i suoi metaboliti) può passare nel circolo sistemico per essere distribuito o può tornare nel duodeno (tramite le vie biliari) per poi essere nuovamente riassorbito. Si realizza pertanto il circolo entero-epatico (circolo vizioso) che prolunga la permanenza del farmaco nell’organismo e quindi la sua durata d’azione (digitossina, tetracicline). • Nel circolo entero epatico operano diversi sistemi di trasporto: • OATs-OCTs: estrazione epatica dei farmaci. Glicoproteina-P: farmaci e loro metaboliti vengono quindi espulsi attivamente dal fegato nella bile grazie a tali proteine. Glicoproteina-P: presente a livello dei canalicoli biliari degli epatociti e nei villi intestinali. Fasi eliminazione epatica • 1) estrazione: OATs-OCTs (membrana basolaterale) • 2) Metabolismo: enzimi epatici • 3)eliminazione: ABC proteins (membrana apicale) Circolo entero-epatico • Quando aumenta in modo significativo l’assorbimento e la permanenza del farmaco (emivita) nell’organismo? • 1) Basso metabolismo epatico (bassa attività enzimatica o clearance intrinseca) • 2) elevata liposolubilità del farmaco Bile • La bile è una sostanza secreta dal fegato contenente pigmenti e sali biliari, i quali hanno la funzione di agevolare l’azione digestiva degli enzimi del succo pancreatico e di facilitare l’assorbimento intestinale dei grassi. Vena emorroidaria superiore Via orale (4) • Il metabolismo dei farmaci è un meccanismo endogeno che trasforma i farmaci e gli xenobiotici in composti più polari e più pronti all’eliminazione. • Prima di raggiungere il circolo sistemico, un farmaco assunto per os deve essere assorbito a livello intestinale, entrare nel sistema portale e superare il fegato dove viene in parte metabolizzato, in parte espulso nella bile ed in parte raggiunge la circolazione sistemica (vena cava inferiore). • La quota di farmaco estratta e metabolizzata dal fegato condiziona sicuramente la biodisponibilità del farmaco stesso; tale quota può essere inoltre così consistente da ridurre la biodisponibilità del farmaco in modo altamente significativo. Si parla in tal caso di significativo effetto di primo passaggio o di significativa eliminazione presistemica attraverso il fegato. • Lidocaina, morfina, nitroglicerina: risultano praticamente inattivi dopo somministrazione per os a causa dell’effetto di primo passaggio. Via sublinguale o buccale (1) • Mucosa orale: alto grado di vascolarizzazione. • Farmaci applicati sotto la lingua o tra la gengiva e la guancia possono raggiungere rapidamente, nel giro di pochi minuti, concentrazioni plasmatiche efficaci. Il farmaco applicato sotto la lingua entra nel circolo sistemico, senza passare quindi per il fegato, poiché si immette nella vena cava superiore Via sublinguale o buccale (2) • Vantaggi: • somministrazione di farmaci inattivati dal fegato (nitroglicerina) o dal tratto gastrointestinale; • somministrazione di farmaci in situazioni di emergenza: nitroglicerina in caso di dolore anginoso; • non si corre il rischio di inattivazione del farmaco ad opera delle secrezioni o degli enzimi gastrointestinali e non si ha la formazione di complessi con il cibo che potrebbe ritardare l’assorbimento. Via sublinguale o buccale (3) • Svantaggi: • sostanze sgradevoli e irritanti non possono essere somministrate per tale via; • la ridotta superficie di assorbimento limita l’uso di tale via a pochi farmaci dotati di elevato coefficiente di permeabilità (P). Farmaco e metaboliti nel circolo sistemico Farmaco assunto per via orale Farmaco assorbito nell’intestino Primo passaggio epatico del farmaco Riduzione della biodisponibilità del farmaco Farmaco assunto per via sublinguale Farmaco assorbito nel circolo sistemico (> biodisponibilità) Farmaco e metaboliti escreti nella bile: eliminazione e riassorbimento intestinale Via rettale • Utile nei neonati, onde evitare perdite di farmaco con il rigurgito, o quando l’ingestione orale è preclusa da vomito o quando il paziente è in stato di incoscienza. • L’assorbimento per via rettale è comunque irregolare e incompleto e può causare irritazione della mucosa. • Offre il vantaggio che la maggior parte del farmaco assorbito non passa attraverso il fegato prima di entrare nella circolazione sistemica. Solo la vena emorroidaria superiore si immette nel circolo portale mentre la vena emorroidaria media e la inferiore si immettono nella vena cava inferiore evitando il fegato. SOMMISTRAZIONE RETTALE Vena cava sup retto vena emorroidaria superiore mesenterica inferiore porta fegato cuore- 5 Dotto toracico retto vena emorroidario MEDIA INFERIORE iliaca cava inferiore cuore- 3 Vena cava inf retto vie LINFATICHE dotto toracico cava superiore cuore- Vena sovra epatica CANALE TORACICO 4 3 Vena porta 2 Vena mesenterica inferiore Vena iliaca comune Vena mesenterica superiore Vena iliaca interna 1 2 Vena emorroidaria SUPERIORE Gangli inguinali Vena emorroidaria MEDIA Vena emorroidaria INFERIORE 1 RETTO Emorraidaria inferiore e media: confluiscono nella vena iliaca e quindi nella vena cava inferiore (circolazione sistemica). Emorroidaria superiore: si immette direttamente nella vena mesenterica inferiore e quindi nella vena porta (effetto di primo passaggio epatico). Vie parenterali Derma: s. intradermica Tessuto sottocutaneo: s. sottocutanea Vena: s. endovenosa Muscolo: s. intramuscolare Via endovenosa (1) • La somministrazione ev deve essere effettuata lentamente (durata iniezione circa 2 minuti). • Se la somministrazione di farmaco viene effettuata lentamente essa può essere sospesa nel caso dovessero comparire effetti tossici. Via endovenosa (2) -Vantaggi• Il processo di assorbimento è abolito. • Si raggiunge istantaneamente la concentrazione ematica. • Si possono iniettare anche farmaci irritanti o soluzioni ipertoniche. • Si possono iniettare farmaci con alto PM, che non riuscirebbero a penetrare nel circolo sistemico dopo somministrazione orale (emoderivati), oppure farmaci con scarsa biodisponibilità orale (morfina) Via endovenosa (3) -Svantaggi• Il farmaco iniettato non può essere rimosso. • Non si presta a trattamenti prolungati nel tempo. • Deve essere praticata solo da personale medico qualificato. • Rischio di complicanze infettive. Via intradermica • In seguito all’iniezione si ha il processo di assorbimento (rapido per l’alta vascolarizzazione del derma). • Consiste nell’iniettare un farmaco o un diagnostico subito sotto l’epidermide, facendo penetrare l’ago con una angolazione di 10-15°. • E’ una via utilizzata soprattutto per scopi diagnostici (es. Tubercolina) o per la somministrazione di anestetici locali. Via sottocutanea (1) • In seguito all’iniezione si ha il processo di assorbimento • Farmaci idrosolubili vengono assorbiti in circolo per penetrazione tra gli spazi larghi presenti tra le cellule endoteliali. • Proteine e farmaci ad alto peso molecolare possono penetrare nel circolo sistemico o per endocitosi o tramite il circolo linfatico (rallentamento del processo di assorbimento). Via sottocutanea (2) • Adatta per farmaci non irritanti. • Il farmaco viene iniettato (in un volume max di 2 mL) nel tessuto connettivale sottocutaneo dell’avambraccio o dell’addome. • Lento processo di assorbimento per ridotto flusso ematico. • Adatta per l’impianto sottocutaneo di forme farmaceutiche solide a lento rilascio (ormoni steroidei), caratterizzate da un lungo processo di assorbimento (settimane). Via intramuscolare (1) • In seguito all’iniezione si ha il processo di assorbimento • Farmaci idrosolubili vengono assorbiti in circolo per penetrazione tra gli spazi larghi presenti tra le cellule endoteliali. • Proteine e farmaci ad alto peso molecolare possono penetrare nel circolo sistemico o per endocitosi o tramite il circolo linfatico (rallentamento del processo di assorbimento). • Siti di iniezione: deltoide, glutei, vasto laterale, retto femorale. Via intramuscolare (2) • Somministrazione di volumi superiori a 5 mL. • I farmaci somministrati in soluzione acquosa vengono assorbiti velocemente (10-30 minuti). • I farmaci in soluzione oleosa vengono assorbiti più lentamente. Via intrarteriosa • Serve per la somministrazione di farmaci il cui effetto deve essere localizzato in un particolare organo o tessuto, a causa dell’elevata tossicità del farmaco (agenti antineoplastici). • La somministrazione di farmaco per tale via limita la sua distribuzione ai tessuti, ad eccezione del tessuto bersaglio. Via intratecale • Viene impiegata per farmaci idrosolubili che non superano la barriera ematoencefalica. • Anestesia spinale. • Il farmaco viene iniettato nel canale spinale per anestetizzare i nervi che si diramano alle gambe e al basso ventre (il paziente rimane vigile). • L’ago viene introdotto tra la quarta e la quinta vertebra lombare. • Sede di azione locale Via intraperitoneale • Peritoneo: membrana che avvolge gli organi addominali agevolando i loro movimenti senza che si verifichi alcuna frizione tra l’uno e l’altro. • Impiegata soprattutto negli animali da esperimento (topi, ratti) perché offre un’ampia superficie di assorbimento. • Il farmaco iniettato prima di entrare nel circolo sistemico passa attraverso il fegato ed è soggetto all’effetto di primo passaggio epatico. Via polmonare o inalatoria (1) • Alveolo: espansione terminale del bronco che consente gli scambi gassosi tra l’aria e il sangue. • Rapido assorbimento dei farmaci a livello alveolare, data l’elevata superficie di assorbimento (100mq) e la ricca vascolarizzazione. • Farmaci gassosi e volatili vengono inalati e assorbiti rapidamente attraverso l’epitelio polmonare e la mucosa del tratto respiratorio. • Possono essere somministrati anche farmaci non gassosi e volatili sotto forma di aerosol. Via polmonare o inalatoria (2) -Svantaggi• Scarsa possibilità di regolare la dose di farmaco assunto. • Molti farmaci gassosi e volatili risultano irritanti a livello dell’epitelio polmonare. Applicazioni topiche: via mucosale • E’ possibile somministrare farmaci direttamente sulle mucose della congiuntiva, nasofaringe, orofaringe, vagina, uretra, colon, vescica per ottenere effetti locali. • Assorbimento rapido per assenza dello strato corneo e per ridotta stratificazione epiteliale. Possibilità di effetti sistemici. • La via nasale è frequentemente usata per farmaci decongestionanti (vasocostrittori); tuttavia un’applicazione frequente può danneggiare e ulcerare la mucosa (es. i cocainomani). • Per via nasale, sotto forma di spray possono essere somministrati anche ormoni peptidici come la calcitonina, poiché l’assorbimento attraverso la mucosa nasale è estremamente rapido. Applicazioni topiche: via transdermica • La via transdermica si basa sull’applicazione di farmaci sull’epidermide per ottenere effetti sistemici (es. cerotti di nitroglicerina, scopolamina, estrogeni). • L’assorbimento è solitamente molto lento ma ha il vantaggio di prevenire l’effetto di primo passaggio. Principali vie somministrazione • Via orale: farmaci stabili a pH gastrico e con ridotto effetto primo passaggio epatico. • Via sublinguale: farmaci instabili a pH gastrico e con elevato coefficiente permeabilità (autosomministrazione). • Via intradermica: diagnostico, anestetici locali, bassi volumi iniezione. • Via sottocutanea: piccoli volumi, lento assorbimento, forme farmaceutiche a rilascio modificato. • Via im: maggiori volumi, più veloce assorbimento, farmaci instabili tratto gastrointestinale. • Via ev: situazioni emergenza, farmaci irritanti, alto PM, emoderivati, instabili nel tratto gastrointestinale. Distribuzione dei farmaci (1) • Passaggio del farmaco dal sangue ai tessuti mediante il superamento delle membrane biologiche. • La distribuzione di un farmaco è un processo di ripartizione del farmaco in tre fasi liquide: sangue, liquidi extracellulari e intracellulari, separati l’uno dall’altro dalle membrane biologiche (barriere lipidiche). Sito di assorbimento Endotelio vasale Membrana cellulare Distribuzione dei farmaci (2) • Passaggio del farmaco dal sangue ai tessuti mediante il superamento delle membrane biologiche. • I fase: il farmaco raggiunge gli organi maggiormente irrorati: cervello, cuore, fegato, reni. • II fase: graduale passaggio del farmaco dagli organi più vascolarizzati verso i muscoli, i visceri, la cute, il tessuto adiposo. • N.B: • II fase: più lenta della prima ma, inizialmente, più veloce del processo di eliminazione del farmaco dall’organismo. Distribuzione dei farmaci (3) • I fattori che condizionano la distribuzione di un farmaco sono: • Struttura e proprietà delle membrane cellulari. • Proprietà chimico-fisiche del farmaco. • Legame con le proteine plasmatiche e dei tessuti. Legame Farmaco-Proteico (1) • I farmaci in seguito al processo di distribuzione possono formare legami chimici con: • Proteine dei tessuti: • recettori, albumina, α1-glicoproteina acida. • Proteine ematiche: • Il plasma contiene più di 60 proteine, ma di queste alcune in particolare sono coinvolte nel legame con i farmaci: albumina, α1glicoproteina acida, lipoproteine. Farmaco presente nel sangue in forma libera F. idrosolubile eliminato velocemente Farmaco presente nel sangue legato alle proteine plasmatiche F. liposolubile eliminato lentamente Farmaco presente nel sangue Legame Farmaco-Proteico (2) • Albumina: proteina il cui ruolo fisiologico consiste nel regolare la pressione osmotica dei vasi. Ha una elevata affinità di legame per i farmaci acidi. • Sito I (sito del warfarin): poco selettivo, lega farmaci a struttura differente (fenilbutazone, sulfamidici, antiepilettici). • Sito II (sito delle benzodiazepine): più selettivo (penicilline semisintetiche, probenecid, acidi grassi a media catena). Legame Farmaco-Proteico (3) • α1-glicoproteina acida: proteina del sangue che presenta un elevato contenuto in carboidrati. I suoi livelli aumentano in caso di infiammazione e di infezioni. Svolge un ruolo protettivo di cellule e tessuti legando e trasportando nel torrente circolatorio materiale tossico e infettivo. • Lega farmaci basici. Legame Farmaco-Proteico (4) • Lipoproteine: strutture lipo-proteiche che assicurano il trasporto di lipidi (colesterolo e trigliceridi) nel torrente circolatorio. • Farmaci neutri o basici si legano comunemente alle lipoproteine. • Il trasporto di farmaci da parte delle lipoproteine può verificarsi per: • 1) legame del farmaco ad un sito specifico di riconoscimento (antidepressivi triciclici, chinidina); • 2) solubilizzazione del farmaco nella matrice lipidica della lipoproteina (ciclosporina, tetracicline, pindololo, propanololo, digitossina). Legame Farmaco-Proteico (5) • Interazioni deboli dissociazione. F-P: equilibrio associazione- • Solo il farmaco libero è in grado di uscire dal torrente circolatorio e di distribuirsi ai tessuti. • Solo il farmaco libero può essere eliminato per via renale (eliminazione + veloce). • Il farmaco legato alle proteine plasmatiche viene eliminato per via epatica (eliminazione + lenta). Spiazzamento Due farmaci possono competere per lo stesso sito di legame (fenomeno dello spiazzamento): conseguenze cliniche se il farmaco ha un basso I.T e se contemporaneamente viene inibito anche il metabolismo e l’eliminazione(warfarin: crisi emorragiche in seguito alla cosomministrazione di fenilbutazone). Aumenta distribuzione di B Aumentano metabolismo ed eliminazione di B Nessuna variazione clinica Farmaco A spiazza B dai siti di legame delle proteine plasmatiche Aumenta distribuzione di B Diminuiscono metabolismo ed eliminazione di B Tossicità da accumulo LEGAME FARMACO-PROTEICO=LEGAME FARMACO-RECETTORE PROTEINE PLASMATICHE=RECETTORI SILENTI LEGAMI REVERSIBILI Albumina e α1-glicoproteina acida sono presenti anche nei fluidi extracellulari e nei tessuti dove legano il farmaco. Legame Farmaco-Proteico (6) • Le proteine plasmatiche fungono da sede di accumulo del farmaco (il farmaco è imprigionato nel torrente circolatorio). • Il legame farmaco-proteico rallenta la distribuzione ai tessuti e l’escrezione del farmaco dall’organismo: solo il farmaco libero può essere distribuito ed eliminato. Fattori che influenzano la distribuzione dei farmaci (1) • Età • Sesso: nella donna l’albumina può presentare una ridotta affinità per alcuni farmaci (diazepam, nitrazepam). • Gravidanza: riduzione della capacità dell’albumina di legare farmaci (salicilati, diazepam, acido valproico). • Razza: cinesi e iraniani presentano • Stile di vita: il fumo incrementa la frazione di farmaco legata per aumento dei livelli di α1-glicoproteina acida. • Patologie: obesità, stati infiammatori o infettivi possono aumentare i livelli di α1-glicoproteina acida una ridotta concentrazione di α1-glicoproteina acida rispetto ai caucasici. Fattori che influenzano la distribuzione dei farmaci (2) -Età• Neonato: ridotta concentrazione di albumina e α1-glicoproteina acida; persistenza dell’albumina fetale che presenta una ridotta affinità per i farmaci. • Anziano: diminuiscono i livelli di albumina, ma non di α1-glicoproteina acida Siti di accumulo dei farmaci (1) • In seguito al processo di distribuzione, il farmaco può accumularsi in diversi compartimenti dell’organismo legandosi a specifiche proteine dei tessuti o ad altri costituenti dei tessuti stessi (es. calcio nelle ossa). • Conseguenze: • Effetto terapeutico. • Effetto tossico: in caso di sovradosaggio o di disfunzioni degli organi deputati al metabolismo e alla eliminazione del farmaco. Siti di accumulo dei farmaci (2) -torrente circolatorio• Proteine plasmatiche: un farmaco legato alle proteine plasmatiche pùò essere considerato un farmaco accumulato; si riduce pertanto la concentrazione di farmaco libero di distribuirsi ai tessuti e quindi al sito d’azione. Siti di accumulo dei farmaci (3) -tessuti• Tessuto adiposo: farmaci liposolubili come i tiobarbiturici possono accumularsi nel tessuto adiposo. • Tessuto osseo: le tetracicline (antibiotici) formano complessi con il calcio e vengono incorporate nei tessuti in via di sviluppo: irregolarità nella crescita di ossa e denti. Siti di accumulo dei farmaci (4) -SNC• Farmaci idrofili e/o ionizzati: difficilmente giungono dal torrente circolatorio (vasi cerebrali) al tessuto cerebrale, a meno che non usufruiscano di sistemi di trasporto specifici (OATs; OCTs; peptide/aminoacid transporters). • Farmaci lipofili: giungono nel SNC per diffusione passiva dove possono accumularsi. • Ormoni peptidici: diffondono nel SNC meccanismi di endocitosi mediata da recettore. tramite Barriera emato-encefalica (1) • Capillari cerebrali: presentano giunzioni serrate tra le cellule endoteliali. Inoltre le cellule endoteliali dei capillari sono in stretta connessione con le cellule gliali (astrociti) che rafforzano la funzione di questa barriera definita ematoencefalica perché interposta tra sangue e neuroni. • Barriera emato-encefalica: ha le caratteristiche di una membrana lipidica, permeabile solo a molecole lipofile ma non a quelle idrofile. PERMEABILITA’ CAPILLARI E NATURA CHIMICA DEL FARMACO STRUTTURA DELLE CELLULE ENDOTELIALI DEL FEGATO STRUTTURA DEL CAPILLARE CEREBRALE Processi di prolungamento degli astrociti FARMACO Cellule endoteliali dell’encefalo Membrana basale Ampie fenestrature permettono ai farmaci di scambiare liberamente tra sangue e l’interstizio nel fegato Giunzioni serrate Le giunzioni serrate tra due cellule adiacenti impediscono a molte sostanze di penetrare liberamente nell’encefalo Trasporto mediato da carrier Farmaco Idrosolubile FARMACO liposolubile Diffusione semplice Barriera emato-encefalica (2) • • • • La penetrazione di un farmaco nel SNC dipende da: 1) caratteristiche chimico-fisiche del farmaco 2) legame farmaco-proteico 3) età del paziente: la BEE non è infatti completamente sviluppata alla nascita, per cui il rischio di effetti tossici sul SNC è elevato, in caso di somministrazione di farmaci • 4) stati infiammatori: in caso di meningite le membrane diventano più permeabili ai farmaci (es. penicilline). • 5) presenza di trasportatori (OATs) capaci di trasferire farmaci idrofili attraverso la BEE (ed in entrambe le direzioni) operando anche contro il gradiente di concentrazione. • MDR1 (glicoproteina-P): responsabile dell’allontanamento dei farmaci dal SNC. Barriera placentare (1) • Protegge il feto in via di sviluppo da farmaci o xenobiotici assunti dalla madre. • La barriera placentare è tuttavia più permeabile di quella cerebrale: la placenta è infatti una struttura di forma circolare che permette il passaggio di sostanze tra sangue materno e fetale, consentendo la nutrizione e la respirazione del feto. Barriera placentare (2) • L’unità funzionale della barriera placentare è costituita dai villi fetali che consentono scambi di sostanze tra la circolazione fetale e quella materna. • I capillari della circolazione fetale si spingono all’interno dei villi, mentre la circolazione materna si immette nello spazio intervillare. • La circolazione fetale è separata da quella materna da: • Endotelio dei capillari villari; • Sinciziotrofoblasto: membrana che delimita i villi e presenta molecole di trasporto, come la glicoproteina-P, che limitano l’accesso di farmaci e xenobiotici alla circolazione fetale; • Spazio intervillare. • Endotelio dei capillari materni. Placenta Spazio intervillare Villi fetali Sangue materno Sangue fetale Capillari materni (sezione) Barriera placentare (3) • Placenta: funge da filtro molecolare che consente il passaggio di sostanze nutritizie (mediante diffusione semplice, diffusione facilitata e trasporto attivo) al feto e limita il passaggio di farmaci e xenobiotici grazie alla presenza nella parte apicale dei villi di sistemi di trasporto attivo (glicoproteina P). • Più permeabile della BEE, nonostante la presenza di sistemi di trasporto attivo. • Virtualmente il feto è esposto a tutti i farmaci assunti dalla madre. Ridistribuzione (1) • Quando farmaci molto lipofili, attivi a livello cardiaco o cerebrale vengono somministrati velocemente per via ev o inalatoria si ha una rapida distribuzione ai tessuti più vascolarizzati ed in seguito l’accumulo in altri tessuti (tessuto adiposo o muscolare) da dove i farmaci possono tornare in circolo per essere di nuovo ridistribuiti ai tessuti dell’organismo. • Si verificano pertanto durante la prima distribuzione una rapida comparsa dell’effetto farmacologico di breve durata e una rapida scomparsa dell’effetto farmacologico dovuti all’accumulo in tessuti differenti dal tessuto bersaglio. • In seguito, per saturazione dei siti di accumulo si avrà una ridistribuzione del farmaco con ricomparsa dell’effetto farmacologico e solo in ultimo si avrà la definitiva scomparsa dell’effetto del farmaco per metabolismo e/o escrezione. Ridistribuzione (1) Farmaci molto lipofili ed attivi a livello di cuore o SNC (organi molto irrorati) somministrati per via ev o inalatoria presentano effetto farmacologico rapido e di breve durata per accumulo nei tessuti adiposo e muscolare. Per saturazione di tali siti o per riduzione della concentrazione plasmatica di farmaco a causa del processo di eliminazione, si ha il processo di ridistribuzione con possibilità di un nuovo effetto farmacologico a livello degli organi più irrorati. Assorbimento Fase I distribuzione + Rapido Effetto farmacologico Termina l’effetto Ricompare l’effetto Fase II distribuzione Accumulo Farmaco Eliminazione Ridistribuzione (2) • L’effetto anestetico dei Tiobarbiturici si risolve per accumulo nel tessuto adiposo. • In seguito vengono ridistribuiti al SNC dove possono indurre di nuovo l’effetto farmacologico se il dosaggio non tiene conto della ridistribuzione. FARMACOCINETICA MOVIMENTO DEL 1. Assorbimento FARMACO Passaggio del farmaco dalla NELL’ORGANISMO sede di applicazione al sangue attraverso le membrane biologiche PRINCIPIO ATTIVO a livello del sito di assorbimento. Prevede la dissoluzione della Forma Farmaceutica. 1 ASSORBIMENTO (entrata) Principio attivo nel plasma 2. Distribuzione Distribuzione del farmaco dal sangue ai diversi compartimenti dell’organismo 2 DISTRIBUZIONE Principio attivo nei tessuti (compreso il tessuto bersaglio) 3 METABOLISMO Metaboliti nei tessuti 4 ESCREZIONE Principio attivo e/o metaboliti nelle urine, feci, bile 3. Metabolismo o Biotrasformazione Modificazioni chimiche che il farmaco subisce nell’organismo, principalmente ad opera del fegato 4. Escrezione Escrezione del farmaco dall’organismo ADME • Assorbimento Comparsa e intensità effetto farmacologico • Distribuzione • Metabolismo • Eliminazione Durata dell’effetto farmacologico Enzimi • Sono proteine che hanno la funzione di catalizzare le reazioni chimiche, ovvero di aumentarne la velocità. • Generalmente, ma non sempre, un enzima è formato da due porzioni: • Apoenzima: porzione proteica, che delimita il sito attivo dove avviene la reazione chimica. • Cofattore: ioni metallici o molecole organiche (coenzima) che fungono da trasportatori di gruppi funzionali. • Gruppo prostetico: coenzima legato covalentemente alla proteina enzimatica. Apoenzima Farmaco Cofattore Gruppo funzionale Sito attivo enzimatico Metabolismo • Farmaci e xenobiotici possono subire in vivo delle biotrasformazioni (metabolismo) ad opera di sistemi enzimatici localizzati in diversi tessuti che li rendono più polari e idrosolubili e quindi più facilmente eliminabili con le urine e con le feci. Farmaco Enzimi Metabolita (>Polarità) Eliminazione del metabolita (urine, feci, bile, sudore, saliva) Metabolismo • Le conseguenze del metabolismo di un farmaco possono essere: • Inattivazione del farmaco: metabolita privo di attività farmacologica. • Formazione di un metabolita che presenta un’attività farmacologica analoga a quella del farmaco (diazepam). • Bioattivazione dei profarmaci. Profarmaci • Si definisce profarmaco un composto che non è dotato di per sé di attività terapeutica intrinseca, ma che necessita di una biotrasformazione (in vivo) in uno o più metaboliti dotati dell’attività terapeutica. • Es. Levodopa (farmaco antiparkinson) trasformata in vivo in dopamina. La contemporanea somministrazione di un inibitore enzimatico determina un aumento significativo nei livelli plasmatici di levodopa, che rende possibile una forte riduzione della posologia (circa il 75%), rispetto alla somministrazione singola. Sedi delle biotrasformazioni (1) • Fegato: sede principale del metabolismo dei farmaci. • Intestino cervello. tenue, rene, cute, polmone e • Enzimi plasmatici, secrezioni digestive, microflora intestinale (es. digitale). Sedi delle biotrasformazioni (2) -fegato• Organo più voluminoso del corpo (1270-1550 grammi), situato nella parte superiore del cavo addominale, sotto il diaframma. • Può essere diviso in due lobi (destro e sinistro) e presenta nella parte inferiore due formazioni: l’ilo attraverso cui passano l’arteria epatica, la vena porta e i dotti biliari; la colecisti (accumula la bile). • Vena porta: veicola al fegato il sangue venoso ricco di sostanze nutritive provenienti dallo stomaco, dalla milza e dall’intestino. Dopo aver fornito tali sostanze agli epatociti, il sangue raggiunge le vene centrali, le quali confluiscono nelle vene sovraepatiche e poi nella vena cava inferiore e quindi nel cuore. Funzioni del fegato • • • • • • • • Secrezione di bile Deposito del glicogeno Digestione delle proteine Biosintesi delle proteine ematiche (albumina e globuline) Elaborazione dei grassi Deposito Vit B12 e di ferro Produzione di calore Metabolismo dei farmaci e degli xenobiotici Sedi delle biotrasformazioni (3) -effetto di primo passaggio• Biotrasformazione metabolica di farmaci somministrati per via orale. • E’ dovuto principalmente agli enzimi epatici; in taluni casi possono concorrere al metabolismo dei farmaci anche gli enzimi della parete gastrointestinale e della flora microbica intestinale. Farmaco e metaboliti nel circolo sistemico Farmaco assunto per via orale Farmaco assorbito nell’intestino Primo passaggio epatico del farmaco Riduzione della biodisponibilità del farmaco Farmaco e metaboliti escreti nella bile: eliminazione e riassorbimento intestinale Localizzazione delle reazioni di biotrasformazione • Le reazioni di biotrasformazione sono catalizzate da proteine (enzimi) che sono sovente associate alle membrane lipidiche del reticolo endoplasmatico di tipo liscio REL (sintesi di lipidi, metabolismo xenobiotici, tra cui l’etanolo), una struttura subcellulare particolarmente espressa a livello degli epatociti; è possibile isolare tali membrane che in vitro si richiudono su se stesse formando delle vescicole definite microsomi che presentano sostanzialmente inalterati gli enzimi metabolizzanti del REL. • Altri enzimi coinvolti nella biotrasformazione di farmaci e xenobiotici sono inoltre presenti nel citosol (mitocondri, lisosomi, perossisomi, membrana nucleare). Reazioni di biotrasformazione • Vengono convenzionalmente divise in reazioni di Fase I e di Fase II dal momento che le prime precedono frequentemente ma non necessariamente le seconde. • Reazioni di fase I: (ossidazione, riduzione e idrolisi) introducono nella molecola di farmaco dei gruppi funzionali che aumentano la polarità e l’idrosolubilità del farmaco. • Reazioni di fase II: (coniugazioni con acido glucuronico, acido solforico, aminoacidi e glutatione) generalmente portano alla formazione di prodotti più polari e inattivi. Le reazioni di coniugazione accrescono sia la polarità che il PM dei farmaci rendendoli più suscettibili all’escrezione mediante sistemi di trasporto attivo (glicoproteina-P, OATs, OCTs) sia a livello biliare che renale. Reazioni Fase I -Ossidazioni• Microsomiali • Non microsomiali Ossidazioni microsomiali (1) • Citocromi: enzimi contenenti ferro a livello del cofattore; catalizzano reazioni di trasferimento elettronico (ossidazione). • La maggior parte delle reazioni di fase I coinvolgono enzimi appartenenti alla famiglia del citocromo P450, che presentano un cofattore (eme: lega in modo reversibile l’ossigeno) il quale forma un complesso con il CO che presenta un massimo di assorbimento a 450 nm. • Le reazioni catalizzate dagli enzimi P450 sono ossidazioni, reazioni che comportano l’inserimento di un atomo di O nella molecola di substrato (farmaco). Tali reazioni sono NADPHdipendenti. • NADPH: (nicotinaminde dinucleotide fosfato ridotto) cofattore di una reduttasi presente a livello microsomiale che trasferisce elettroni al gruppo eme dei citocromi. Gruppo eme Ossidazioni microsomiali (2) • La classificazione degli enzimi P450 prevede la ripartizione in famiglie e sottofamiglie in base all’omologia nella sequenza aminoacidica. Ossidazioni microsomiali (3) -Classificazione dei citocromi• Acronimo CYP (cytochrome P450). • Un numero arabo indicante la famiglia di appartenenza. • Una lettera maiuscola indicante la sottofamiglia di appartenenza. • Un numero arabo indicante il singolo enzima. Ossidazioni microsomiali (3) -Classificazione dei citocromi• Esistono 57 enzimi P450 distribuiti in 18 famiglie e 42 sottofamiglie; la maggior parte sono microsomiali. • Gli enzimi P450 coinvolti nel metabolismo dei farmaci sono localizzati prevalentemente a livello epatico (REL) ed appartengono alle prime 3 famiglie. • CYP3A4: metabolizza oltre il 50% farmaci impiegati in terapia. • CYP2D6: metabolizza circa il 25% farmaci impiegati in terapia. • Proteine CYP2C: metabolizzano circa il 20% farmaci impiegati in terapia. Reazioni di ossidazione catalizzate dai citocromi P450 • • • • • Ossidrilazione di C alifatico e aromatico. Epossidazione del doppio legame. Dealchilazione ossidativa di eteroatomi. Ossidazione di eteroatomi. Deaminazione, desolforazione, dealogenazione ossidativa. • Deidrogenazione. Ossidazioni microsomiali (4) -Monossigenasi flaviniche• Monossigenasi flaviniche (FMO): enzimi microsomiali FAD-dipendenti presenti in vari tessuti (fegato, polmone e rene) che catalizzano l’ossidazione di eteroatomi quali N e S. Le ossidazioni catalizzate da tali enzimi richiedono la contemporanea presenza di NADPH, per il trasferimento elettronico, e di ossigeno molecolare. Ossidazioni non microsomiali (1) • Alcool deidrogenasi: enzima citosolico in grado di catalizzare l’ossidazione di alcoli alifatici e aromatici. E’ presente principalmente a livello epatico, ma anche nel polmone e nella mucosa gastrica. • Aldeide deidrogenasi: enzimi citosolici e mitocondriali presenti in diversi tessuti, principalmente il fegato, in grado di ossidare le aldeidi nei corrispondenti acidi organici. • Utilizzano il NAD+ come cofattore. Ossidazioni non microsomiali (2) • Monoamino ossidasi (MAO): enzimi mitocondriali, espressi in diversi tessuti, in grado di catalizzare la deaminazione ossidativa di monoamine endogene (dopamina, noradrenalina, adrenalina, serotonina) trasformandole nelle corrispondenti aldeidi. Richiedono la presenza di ossigeno molecolare. • Xantina deidrogenasi/xantina ossidasi: rappresentano due forme in equilibrio tra loro dello stesso enzima citosolico responsabile del catabolismo delle purine (adenina e guanina) e di diversi farmaci antitumorali contenenti un nucleo purinico. La deidrogenasi rappresenta la forma predominante dell’enzima in condizioni fisiologiche e impiega il NAD+ come cofattore. L’ossidasi impiega come cofattore l’ossigeno molecolare. • Aldeide ossidasi: enzima citosolico presente a livello epatico e polmonare che ossida le aldeidi ad acidi e che utilizza direttamente l’ossigeno molecolare. Monoamino ossidasi Xantina ossidasi Alcool deidrogenasi Aldeide ossidasi/aldeide deidrogenasi Farmaci inibitori • Recettori: antagonisiti competitivi e non competitivi (azione di blocco di breve/media durata azione), irreversibili (azione di blocco di lunga durata: turnover recettoriale). • Enzimi: inibitori competitvi e non competitivi (azione di blocco di breve/media durata), irreversibili (azione di blocco di lunga durata: turnover enzima). Reazioni di riduzione • Farmaci contenenti doppi legami, gruppi carbonilici, ponti disolfuro, N-ossido, S-ossido, azo e nitro possono essere ridotti ad opera di enzimi localizzati sia a livello citosolico che microsomiale. • Carbonil reduttasi: enzima citosolico in grado di ridurre aldeidi e chetoni nei corrispondenti alcoli. • Glutatione reduttasi: fisiologicamente mantiene il GSH allo stato ridotto. Interviene nella riduzione dei ponti disolfuro. Il GSH è un sistema antiossidante endogeno in grado di contrastare l’azione dei radicali liberi. Anticoagulanti orali: inibitori competitivi della riduzione della vitamina K. Forma attiva del farmaco: inibitore dell’aldeide deidrogenasi Reazioni di idrolisi • Carbossiesterasi: enzimi ubiquitari (sangue, microsomi epatici, rene ed altri tessuti) che catalizzano l’idrolisi di esteri e di amidi. Alla classe delle carbossiesterasi appartiene la colinesterasi, che idrolizza gli esteri della colina. L’idrolisi di farmaci catalizzata da esterasi porta generalmente alla formazione di enzimi inattivi o meno attivi del farmaco di origine. Reazioni di fase II • Portano alla formazione di prodotti polari privi di attività farmacologica e di tossicità. • Sono catalizzati da enzimi (transferasi) che possono essere localizzati sia nei microsomi che nel citoplasma. • Glucuronoconiugazione, sulfoconiugazione, coniugazone con aminoacidi, coniugazione con glutatione, acetilazione, metilazione. Glucuronoconiugazione • Il farmaco viene coniugato con acido glucuronico ad opera della UDP-glucuroniltransferasi, un enzima che presenta come cofattore UDP-glucuronato. L’enzima è localizzato nel REL di diversi tessuti, sebbene sia maggiormente espresso nel fegato. • UDP: uridina difosfato. • UDP-glucuronato: forma attivata dell’acido glucuronico. • UDP + glucuronato UDP-Glu • UDP-glucuronato + Farmaco UDP + Farmaco-Glu • Tra i substrati dell’enzima vi sono alcoli, fenoli, acidi carbossilici. Glucuronoconiugazione • Nonostante i glucuronidi siano generalmente privi di attività biologica; alcuni tuttavia sono dotati di attività farmacologica: • Morfina-3-glucuronide: morfina. antagonista della • Morfina-6-glucuronide: agonista per i recettori della morfina con attività analgesica superiore alla morfina. 1 o più reazioni di Fase1 Farmaco 1 o più reazioni di Fase2 Coniugazione con aminoacidi • Farmaci e metaboliti di fase I che presentano gruppi carbossilici liberi possono essere coniugati con aminoacidi: glicina, glutammina e taurina. Nel caso di farmaci molto polari (Es. paracetamolo) è possibile che si verifichino direttamente le reazioni metaboliche di Fase 2. 1 o più reazioni di Fase1 Farmaco 1 o più reazioni di Fase2 Fase 2 Fase 1 Sulfoconiugazione • La coniugazione dei farmaci con acido solforico avviene ad opera delle sulfotransferasi, enzimi citosolici che richiedono come cofattore 3’-fosfoadenosina-5’-fosfosolfato (PAPS). • L’attività di questo enzima è elevata a livello di fegato, intestino, rene, polmone e cervello. Metabolismo • Attività enzimatica è influenzata da: • Fattori esogeni: farmaci, alimenti, inquinanti. • Fattori endogeni: polimorfismi (mutazioni) Acetilazione • L’N-acetilazione è una via metabolica importante per farmaci che possiedono gruppi aminici aromatici primari e gruppi idrazinici. • La reazione è catalizzata dall’enzima citosolico (e principalmente espresso nel fegato) N-acetiltransferasi che ha come cofattore l’acetilCoA. • Esistono due forme dell’enzima NAT1 e NAT2, codificate da geni diversi: esistono inoltre diverse forme alleliche di NAT2 (polimorfismo genetico) a ridotta attività catalitica responsabili del fenotipo acetilatore lento (aumento della biodisponibilità dei farmaci con effetti tossici sull’organismo). Coniugazione con glutatione • Il glutatione (GSH) è un tripeptide dotato di proprietà antiossidanti presente in diversi tessuti, soprattutto nel fegato. • Catalizzata dalla glutatione-S-transferasi presente soprattutto a livello citoplasmatico. Catalizza il trasferimento di GSH a farmaci che presentano un centro elettrofilo (sostanze molto reattive). • E’ importante per l’eliminazione di numerose sostanze tossiche (epatotossiche) e potenzialmente cancerogene. Tra le sostanze eliminate tramite coniugazione con glutatione vi sono i metalli pesanti. I farmaci coniugati con glutatione sono privi di attività farmacologica e vengono eliminati con la bile o con le urine solo dopo ulteriore trasformazione in derivati dell’acido mercapturico. Metilazione • Farmaci contenenti eteroatomi ricchi di elettroni (O,N,S) possono subire reazione di metilazione ad opera di diversi enzimi (metiltransferasi) che hanno come cofattore la S-adenosilmetionina (SAM). • Catecol-O-metiltransferasi (COMT): enzimi deputati al metabolismo delle catecolamine. • COMT: fegato, reni, SNC. Fattori che influenzano il metabolismo dei farmaci • • • • • • Fattori genetici: influenzano i livelli di alcuni enzimi metabolizzanti. 50% degli statunitensi sono acetilatori lenti (polimorfismo genetico). Deficit nel metabolismo dell’isoniazide e di farmaci aminici. Carne alla brace: il suo consumo può condurre alla stimolazione del metabolismo dei farmaci. Dieta: es. succo di pompelmo è un inibitore enzimatico del CYP3A. Fattori ambientali: fumo di sigaretta e alcuni pesticidi stimolano il metabolismo di alcuni farmaci. Farmaci che possono incrementare o inibire l’attività enzimatica Età: anziani riduzione del metabolismo per alterazioni della funzionalità epatica; nel neonato c’è invece l’immaturità dei sistemi enzimatici di glucuronoconiugazione. Sesso: le donne metabolizzano più lentamente sostanze come l’etanolo e farmaci quali propanololo, benzodiazepine, estrogeni e salicilati. Estrogeni deprimono enzimi microsomiali, androgeni stimolano enzimi microsomiali. Inibizione enzimatica • L’esposizione dell’organismo ad alcune sostanze (tra cui farmaci) può inibire gli enzimi biotrasformanti, determinando pertanto un aumento dei livelli plasmatici dei farmaci ed una conseguente riduzione dei livelli plasmatici dei rispettivi metaboliti. • Le conseguenze dell’inibizione enzimatica possono essere: • Ridotta produzione di metaboliti. • Aumento dell’effetto farmacologico del farmaco con possibile tossicità da sovradosaggio. • Inibizione della bioattivazione dei profarmaci. Induzione enzimatica • L’esposizione dell’organismo a molti farmaci può determinare un aumento dei livelli degli enzimi metabolizzanti (induzione enzimatica) che determina un aumento della velocità di biotrasformazione dei farmaci stessi, tra cui può esserci anche l’agente (farmaco) induttore (autoinduttore). • L’induzione degli enzimi metabolizzanti può determinare: • Perdita dell’attività farmacologica. • Aumento della tossicità (metaboliti tossici) • Bioattivazione del farmaco (profarmaci). Autoinduttori • Es. Barbiturici • Inducono il proprio metabolismo. • Meccanismo di tolleranza farmacologica Fattori genetici: deficit enzimatici Escrezione • Vie di eliminazione: • Principali: renale (farmaco immodificato) ed epatica (metaboliti). Molto spesso la velocità di eliminazione renale è maggiore di quella epatica. • Secondarie: polmonare, cutanea, salivare, lacrimale, latte materno, capelli. • N.B.: la suddivisione delle vie di escrezione in principali e secondarie è tuttavia relativa: nel caso di farmaci gassosi o volatili (anestetici generali, essenze terpeniche e fenoliche) la via polmonare risulta più importante delle altre vie. Vie secondarie (1) • Escrezione cutanea: alcuni farmaci vengono eliminati con il sudore: il farmaco diffonde quindi dal plasma al secreto ghiandolare. Il volume del secreto ghiandolare è esiguo e può essere incrementato con l’uso di diaforetici in caso di insufficienza renale. • Escrezione polmonare: farmaci gassosi o volatili, principi attivi fenolici e terpenici ed alcool etilico vengono eliminati per via polmonare mediante diffusione attraverso l’epitelio alveolare. Vie secondarie (2) • Escrezione salivare e lacrimale: sono vie trascurabili. Il farmaco presente nel liquido lacrimale può essere riassorbito mentre quello presente nella saliva può essere ingerito e seguire il destino cinetico dei farmaci somministrati per os. • Escrezione con il latte: farmaci a carattere basico possono diffondere nel latte materno (pH 7.1). Non elettroliti come l’etanolo non sono influenzati dal gradiente di pH tra latte e sangue e possono diffondere liberamente dal sangue al latte materno fino all’esaurimento del gradiente di concentrazione. • N.B. farmaci somministrati ai bovini possono trasferirsi all’uomo tramite il consumo di latte e prodotti caseari. Vie secondarie (3) • Escrezione nei capelli: scarsa dal punto di vista quantitativo; l’irreversibilità di tale processo (distribuzione-eliminazione) può tuttavia consentire la rilevazione, anche a distanza di tempo, di eventuali veleni (es. metalli pesanti) o sostanze d’abuso a carattere lipofilo (cocaina, amfetamina, oppiacei, cannabinoli) assunte dall’individuo. Vie principali • Escrezione gastrointestinale ed epatica: eliminazione di farmaci non diffusibili e/o dotati di elevato peso molecolare (grazie alle reazioni di coniugazione). Rimuove il farmaco sia dal sangue arterioso (eliminazione sistemica) che da quello venoso (eliminazione presistemica: effetto di primo passaggio). Rimuove sia la frazione legata alle proteine plasmatiche che il farmaco libero. • Escrezione renale: eliminazione di farmaci a basso peso molecolare. Rimuove il farmaco dal sangue arterioso. Rimuove solo la frazione di farmaco non legata alle proteine plasmatiche. Escrezione gastrointestinale ed epatica • Molti farmaci possono essere escreti con le feci. Questi farmaci provengono o dalla mucosa gastrica e/o intestinale (via secondaria) oppure dalle vie biliari (via principale). • L’eliminazione dei farmaci per tale via può avvenire per: • 1) processi di diffusione (lume intestinale: glicosidi antrachoninici); • 2) meccanismi di trasporto specifici (glicoproteina-P) (soprattutto a livello del fegato): trasferiscono attivamente farmaci e metaboliti (soprattutto sotto forma di glucuronoconiugati) dagli epatociti ai canalicoli biliari. • 3)La bile veicola il farmaco nella cistifellea. In maniera intermittente la cistifellea riversa il farmaco nell’intestino dove in parte viene eliminato e in parte può essere riassorbito (ricircolo entero-epatico). La flora batterica può inoltre idrolizzare i metaboliti di FASE2 del farmaco rigenerando il farmaco originario o un metabolita di FASE1 che può essere riassorbito nel circolo sistemico. Ruolo dei trasportatori • Presenti sulle membrane dei canalicoli biliari e sulla membrana basolaterale e apicale degli epatociti. • Implicati nel trasferimento dei farmaci dal fegato ai dotti biliari o alla circolazione sistemica. Trasportatori implicati nel processo di estrazione: membrana basolaterale. OATs: trasportatore di anioni organici OCTs: trasportatore di cationi organici PEPTs: trasportatore di peptidi CNTs: trasportatore di nucleosidi Trasportatori implicati nel processo di estrusione: membrana apicale. ABC transporters Principali sistemi di trasporto • Sistemi di trasporto attivo: (Famiglia degli ABC: ATP binding cassete transporters). • Estrusione epatica dei farmaci (nella bile o nuovamente nel circolo ematico) • MRPs(multidrug resistance-associated proteins): trasportano anioni organici. • BSEP (bile salt export pump): trasportano i Sali biliari. • MDRs(multi drug resistance proteins: glicoproteina-p): veicolano cationi organici e composti neutri. Polimorfismo genetico • Variazione della sequenza allelica in un determinato locus di un gene, presente nella popolazione in una percentuale sufficientemente significativa (>1-2%), da renderne improbabile un origine casuale. • Può essere dovuto a: • Polimorfismo di un singolo nucleotide (SNP): alterazione di una base o di una coppia di basi. • Delezione o amplificazione dei geni Geni • Regioni regolatorie: (promoter, enhancer, stop codon, et al.) regolano la trascrizione della proteina in un determinato tessuto. • Regioni codificanti: amminoacidiche. trascritte nelle sequenze • Trascritto primario: esoni+introni: processo di splicing ad opera della RNA polimerasi: formazione di RNAm costituito da soli esoni. Polimorfismi: classificazione • Linked (o indicative): localizzati a monte della sequenza del gene, non alterano la funzionalità della proteina. • Causative non coding: all’interno della sequenze regolatorie del gene; variazioni nell’espressione della proteina (concentrazione e stabilità). • Causative coding: alterazioni nella sequenza amminoacidica e nelle funzioni della proteina. Sistemi di trasporto • Malattie, esposizione a sostanze tossiche o farmaci in grado di modificare l’espressione genica dei trasportatori, nonché il fenomeno del polimorfismo genetico, possono alterare i processi farmacocinetici, tra cui l’eliminazione dei farmaci dall’organismo. • Tumori: aumenta l’amplificazione del gene che codifica la glicoproteina-P: resistenza ai chemioterapici. • Antifungini azolici: oltre a inibire CYP3A4, inibiscono la glicoproteina-P: aumento della [Farmaco]plasma: rischio di tossicità. • Polimorfismi: identificati 15 polimorfismi per il gene che codifica la glicoproteina-P: SNP causative non coding dell’esone 26 provoca riduzione nell’espressione genica della proteina con riduzione dell’eliminazione di farmaci (es. digossina). Escrezione gastrointestinale ed epatica • Fegato: rimuove il farmaco sia dal sangue arterioso che da quello venoso (vena porta: eliminazione presistemica). • Capillari sinusoidali: i larghi pori consentano al farmaco (legato e non legato alle proteine) di penetrare nello spazio di Disse (spazio interposto tra il letto capillare e l’epatocita): captazione del farmaco per diffusione semplice o meccanismi di trasporto. Farmaci eliminati con la bile • Farmaci ad elevato PM. • Metaboliti di fase 2. • Metalli: dopo coniugazione con glutatione. • Ormoni peptidici: esocitosi mediata dal recettore. RENI Parte posteriore dell’addome (10 cm di lunghezza, 150 gr di peso). Aorta Vena cava Presentano nella parte superiore una ghiandola a secrezione endocrina chiamata surrene. Il margine mediale contiene un’incisura detta ilo attraverso cui passano nervi, vasi e l’uretere. Eliminazione di sostanze estranee/farmaci nonché prodotti del metabolismo. Regolazione degli equilibri idrosalini e acido-base del sangue. Sintesi di eritropoietina (favorisce la produzione di globuli rossi) e di renina (regola i livelli di sodio e la pressione sanguigna) Ilo Sezionando longitudinalmente un rene è possibile identificare: Zona esterna: capsula. Zona interna: midollare, costituita da un milione di complesse strutture denominate nefroni, che filtrano il sangue e che pertanto rappresentano l’unità funzionale del rene stesso. Il prodotto finale della filtrazione confluisce nella pelvi renale e poi, attraverso un piccolo tubicino chiamato uretere, nella vescica, dove si accumula prima di essere escreto attraverso l'uretra. In ogni nefrone possiamo riconoscere un polo vascolare, nel quale scorre il sangue da filtrare, ed una porzione tubulare in cui si raccoglie il filtrato. La parte vascolare è formata dalla arteriola afferente, che si dirama, come un gomitolo, in una fitta rete di capillari chiamata glomerulo; in questa sede avviene la cosiddetta filtrazione glomerulare, che dà origine al filtrato o preurina. Dopo essere passato dall'arteriola afferente al glomerulo, il sangue confluisce in un altro vaso, chiamato arteriola efferente. Il sangue filtrato è raccolto in una struttura chiamata capsula di Bowman, da cui originario una serie contigua di tubuli, chiamati, nell'ordine, tubulo contorto prossimale, ansa di Henle e tubulo contorto distale, per una lunghezza complessiva di 5 centimetri. Più tubuli distali provenienti da diversi nefroni confluiscono nel tubulo collettore, alla cui estremità viene raccolta l'urina. Escrezione renale • Rene: in un minuto passano nel rene circa 650 mL di plasma. La maggior parte viene riassorbita lungo il tubulo renale. • L’eliminazione di farmaci per via renale dipende da tre meccanismi: • Filtrazione glomerulare • Riassorbimento tubulare • Secrezione attiva tubulare Tubulo contorto prossimale • Meccanismo di trasporto specifici: NaHCO3, NaCl, Glucosio, Amminoacidi, soluti organici. • Diffusione : ioni K+ (via paracellulare); acqua (osmolarità). • Inibitori dell’anidrasi carbonica: inibiscono il riassorbimento di NaHCO3. • Diuretici osmotici: inibiscono il riassorbimento di acqua. Ansa di Henle • Meccanismo di trasporto specifici: NaCl (cotrasporto Na+/K+/2Cl-). • Diffusione : ioni Mg2+ e paracellulare); acqua (osmolarità). Ca2+ (via • Diuretici dell’ansa: inibiscono il riassorbimento di NaCl. Tubulo contorto distale • Meccanismo di trasporto specifici: NaCl, Ca2+(ormone paratiroideo, PTH). • Tiazidi: inibiscono il meccanismo di trasporto di NaCl Tubulo collettore • Meccanismi di trasporto specifici: riassorbimento di Na+; secrezione di K+; sotto controllo ormonale (aldosterone). • Antagonisti dell’aldosterone. • Diffusione: riassorbimento di acqua (ADH). Antagonisti ADH. 1 FILTRAZIONE GLOMERULARE Il farmaco libero, non legato alle proteine plasmatiche, passa (per diffusione) attraverso i pori capillari, nello spazio di Bowman, come parte del filtrato glomerulare. Tubulo prossimale Ansa di Henle Tubulo distale Dotto collettore 2 SECREZIONE NEL TUBULO PROSSIMALE Il farmaco che non era passato nel filtrato glomerulare lascia il glomerulo attraverso l’ arteriola efferente, che circonda il lume del nefrone. Dall’arteriola efferente il farmaco può diffondere nel tubulo contorto prossimale per secrezione attiva. 3 RIASSORBIMENTO: AVVIENE TUBULO RENALE LUNGO TUTTO IL Filtrazione glomerulare • Glomerulo: ammasso di capillari avvolto da una membrana (capsula di Bowman) in cui l’elevata pressione sanguigna facilita il processo di filtrazione del plasma. • Dipende da: • Permeabilità dei capillari: fenestrati. • Peso molecolare del farmaco: • Farmaci con PM<2000 dalton passano attraverso le fenestrazioni dei capillari; farmaci con PM= 20000 dalton presentano una minore velocità di filtrazione; farmaci legati alle proteine plasmatiche non passano nella preurina. • Velocità di filtrazione: dipende dalla concentrazione plasmatica e dal flusso ematico ed è inversamente proporzionale al PM. Filtrazione glomerulare • Creatinina ed inulina non sono legate alle proteine plasmatiche e non sono né secrete né riassorbite. Vengono eliminate per filtrazione glomerulare. • In particolare la creatinina rappresenta un indice della funzionalità renale. Riassorbimento tubulare • E’ generalmente correlato a processi di diffusione passiva che dipendono dal pKa del farmaco e dal pH urinario, più acido di quello plasmatico. • Glucosio e amminoacidi essenziali vengono riassorbiti per trasporto attivo. Diabete mellito: urine dolci per saturazione dei sistemi di trasporto del glucosio. • E’ possibile modulare l’escrezione di farmaco modificando il pH urinario farmacologicamente: • Urine acide: favoriscono eliminazione di farmaci basici (amfetamine). • Urine basiche: favoriscono eliminazione di farmaci acidi (barbiturici). Secrezione Tubulare • E’ il meccanismo attraverso cui alcune sostanze endogene e alcuni farmaci vengono escreti attivamente nel tubulo prossimale. • E’ questo il caso di farmaci ad elevato PM e/o molto polari e di metaboliti di FASE2 che non possono diffondere liberamente attraverso gli endoteli capillari. • Il trasporto attivo renale può funzionare anche in senso inverso, permettendo il riassorbimento del farmaco dalla preurina al plasma; questo fenomeno di riassorbimento è comune per sostanze endogene quali ad esempio il glucosio e aminoacidi essenziali che di norma non compaiono nelle urine. • N.B. farmaci diversi possono competere per lo stesso trasportatore: es. il probenecid (un farmaco antigottoso) può diminuire l’eliminazione renale della penicillina G. • Trasporto degli anioni • OATs: trasportatori degli anioni • Oatps: trasportatore per gli anioni organici polipeptidici • MRPs: multidrug resistance associated proteins. • Farmaci eliminati: metaboliti di fase 2, antibiotici Beta-lattamici, antitumorali, diuretici, FANS, anti-HIV, ACE-inibitori. • Meccanismo: 2 fasi: • Captazione del farmaco (anione) attraverso la membrana basolaterale, mediato da OATs, con dispendio di ATP. • Secrezione del farmaco nel lato apicale mediante scambio con altri anioni e/o diffusione facilitata, trasporto attivo Na+ dipendente. Trasporto dei cationi • OCTs: trasportatori di cationi organici. • MDRs: multidrug resistance proteins: glicoproteina-P. • Farmaci eliminati: monoamine endogene (dopamina, noradrenalina, serotonina, istamina), glicosidi digitalici, cimetidina (anti-H2), procainamide, chinidina, metaboliti di fase 2. • Meccanismo: 2 fasi: • Captazione del farmaco dal lato basolaterale per diffusione facilitata per mezzo degli OCTs. • Secrezione attiva (dispendio di ATP) attraverso la membrana apicale ad opera di MDRs: glicoproteina-P Altri sistemi di trasporto • Pepts: sistema di trasporto dei peptidi: consente la secrezione attiva di farmaci a struttura similpeptidica: antibiotici Beta-lattamici, ACEinibitori. • CNTs: sistema di trasporto dei nucleotidi: consentono la secrezione di farmaci a struttura nucleosidica: antitumorali e antivirali. Fattori che influenzano l’eliminazione renale di un farmaco • Relativi al farmaco: assenza di legame farmaco-proteico e presenza di sistemi di trasporto attivo a livello tubulare favoriscono l’eliminazione renale di un farmaco. • Età: alla nascita il rene è ancora immaturo mentre nell’anziano la funzione renale subisce un declino fisiologico (condizioni che richiedono una diminuzione nel dosaggio). • Malattie renali: l’insufficienza renale può rendere consigliabile l’impiego di farmaci eliminati ad esempio per via epatica. Aggiustamento delle dosi in caso di disfunzione renale • Indipendentemente dal meccanismo, l’eliminazione renale dei farmaci si riduce proporzionalmente a quella della creatinina (riduzione della dose). • Tale fenomeno è noto come “ipotesi del tubulo intatto”. Il rene si comporta come se il numero totale dei tubuli si riducesse, ma i rimanenti funzionassero normalmente. • La riduzione della dose si rende necessaria soprattutto quando più del 50% del farmaco viene eliminato per via renale e quando l’efficienza dell’eliminazione renale scende al di sotto del 50%. Farmacocinetica • Branca della farmacologia che studia il movimento del farmaco nell’organismo. • Consente di ottimizzare il dosaggio (o posologia) del farmaco in modo tale da avere nel paziente una [Farmaco] all’interno della finestra terapeutica. Finestra terapeutica • La finestra terapeutica è un intervallo di sicurezza del farmaco compreso tra la dose minima efficace (CME), al di sotto della quale non si ha l’effetto terapeutico, e la concentrazione tossica minima (CTM), al di sopra della quale cominciano ad insorgere i fenomeni di tossicità correlati al farmaco. Regime posologico • Un regime posologico è un piano per la somministrazione di un farmaco in un determinato periodo di tempo. • Il regime posologico deve essere basato sulla conoscenza sia della concentrazione minima efficace che della concentrazione tossica minima del farmaco. Analisi farmacocinetica • Il dosaggio di un farmaco (che determina il raggiungimento della concentrazione terapeutica) può essere ottimizzato mediante la conoscenza di due parametri farmacocinetici fondamentali: • Volume di distribuzione (Vd). • Clearance (Cl). Volume apparente di distribuzione (Vd) • E’ una costante farmacocinetica che pone in correlazione la quantità di farmaco presente nell’organismo con la sua concentrazione plasmatica. • Vd= X(mg)/C(mg/L) • Vd: viene espresso in L. • X= dose di farmaco. • C= concentrazione plasmatica di farmaco. Volume apparente di distribuzione (Vd) • Vd: rappresenta concettualmente il volume di acqua corporea che sarebbe necessario per mantenere in soluzione tutto il farmaco che si trova nell’organismo, ad una concentrazione pari a quella plasmatica. • Vd: è un parametro che non ha un significato fisico reale, ma che ci aiuta a capire come un determinato farmaco sia ripartito tra il plasma e i tessuti. Volume apparente di distribuzione (Vd) • Vd: più è basso il suo valore, minore è la capacità del farmaco di attraversare l’endotelio capillare e di distribuirsi ai tessuti a causa di: • elevata idrofilia del farmaco; • elevato peso molecolare (eparina); • elevato legame farmaco-proteine plasmatiche (warfarin). • NOTA: Un farmaco completamente trattenuto nel compartimento plasmatico avrà pertanto un volume di distribuzione uguale a quello plasmatico (4% del volume totale). Distribuzione dei fluidi nell’organismo espresso come volume effettivo e percentuale del peso corporeo Extracellulari Plasma Interstiziali 3 litri (4%) 10-13 litri (10-13%) 13-16 litri (18-22%) 38-44 litri (53-62%) Intracellulari 25-28 litri (35-40%) Organismo A) Plasma Organismo B) A) Farmaco che presenta un basso Vd. B) Farmaco che presenta un elevato Vd. Plasma Volume apparente di distribuzione (Vd) • Dipende da: • Legame del farmaco alle proteine plasmatiche: sfavorisce la distribuzione (basso Vd). • Legame del farmaco alle proteine dei tessuti: favorisce la distribuzione del farmaco (alto Vd). Clearance sistemica (Cl) • La clearance sistemica (Cl) di un farmaco è una costante farmacocinetica che definisce la capacità dell’organismo di eliminare il farmaco (vie di eliminazione primarie + secondarie). • Cl: viene definita come il volume di plasma che viene depurato dal farmaco nell’unità di tempo. • Cl= Ve (mg/ora) / C (mg/L) • La Cl può essere espressa sia come come L/ora (oppure come mL/min). • La clearance è uguale alla somma delle clearances specifiche dei singoli organi coinvolti nel processo di eliminazione del farmaco. • Cl= Clrenale + Clepatica + Claltre vie • Per “altre vie” si intendono vie di eliminazione secondarie (es. polmonare). Clearance organo • Cl organo: viene definita come il volume di plasma che viene depurato dal farmaco durante il passaggio attraverso l’organo nell’unità di tempo. Processo di estrazione • Durante il passaggio attraverso un organo si realizza il processo di estrazione, particolarmente importante a livello renale ed epatico, che comporta l’eliminazione del farmaco, o di una parte di esso, presente nel circolo sistemico. Rapporto di estrazione (E) • E= rapporto di estrazione: frazione di farmaco che viene rimossa dal sangue che attraversa un determinato organo. • Indicando con Ca la concentrazione di farmaco nel plasma arterioso che arriva ad irrorare l’organo e Cv la concentrazione di farmaco nel plasma venoso che fuoriesce dall’organo si ha che: E= (Ca-Cv)/Ca (valori compresi tra 0 e 1) • Indicando con Q il flusso plasmatico attraverso l’organo nell’unità di tempo (L/ora) si ha che la Cl organo è pari a: • Clorgano= QE Rapporto di estrazione (E) Ca Cv Arteria Vena Cl= E=(Ca-Cv)/Ca Clorgano= QE Nota: Clorgano è difficilmente determinabile tramite una misura diretta. Clearance renale • E’ risultante dei tre processi di eliminazione renale. • Filtrazione • Secrezione • Riassorbimento Clearance renale • Nel caso dell’eliminazione renale il valore della Cl è facilmente ottenibile in quanto è possibile calcolare sia il valore di U che quello di C, tramite semplici analisi cliniche. • • • • Cl= QE=UxV/C (mL/min) U= concentrazione urinaria del farmaco V= volume di urina secreta in un minuto C= concentrazione plasmatica del farmaco Clearance renale • Nel rene la capacità di estrazione e quindi il valore di E dipendono da: • Legame F-P che ostacola la filtrazione; • pH dell’urina che influenza il riassorbimento passivo del farmaco; • Efficienza dei sistemi di secrezione attiva del farmaco nel tubulo. In ogni nefrone possiamo riconoscere un polo vascolare, nel quale scorre il sangue da filtrare, ed una porzione tubulare in cui si raccoglie il filtrato. La parte vascolare è formata dalla arteriola afferente, che si dirama, come un gomitolo, in una fitta rete di capillari chiamata glomerulo; in questa sede avviene la cosiddetta filtrazione glomerulare, che dà origine al filtrato o preurina. Dopo essere passato dall'arteriola afferente al glomerulo, il sangue confluisce in un altro vaso, chiamato arteriola efferente. Il sangue filtrato è raccolto in una struttura chiamata capsula di Bowman, da cui originario una serie contigua di tubuli, chiamati, nell'ordine, tubulo contorto prossimale, ansa di Henle e tubulo contorto distale, per una lunghezza complessiva di 5 centimetri. Più tubuli distali provenienti da diversi nefroni confluiscono nel tubulo collettore, alla cui estremità viene raccolta l'urina. Clearance renale • I valori di clearance renale oscillano tra 0-650 mL/min. • Cl=0 ml/min: significa che il farmaco non viene eliminato (filtrato) perché tenacemente legato alle proteine plasmatiche (warfarin) oppure viene completamente riassorbito a livello tubulare (glucosio). • Cl=650 mL/min: significa che tutto il plasma che passa attraverso i capillari, sia glomerulari che tubulari, viene depurato dal farmaco. Clearance renale • Cl=130 mL/min: il farmaco potrebbe essere escreto per sola filtrazione glomerulare (creatinina). • Cl< 130 mL/min: indicano un parziale riassorbimento tubulare associato alla filtrazione. • Cl> 130 mL/min: indicano l’esistenza di una parziale secrezione tubulare associata alla filtrazione glomerulare. Clearance epatica • La clearance epatica (Cle) è il risultato dell’eliminazione del farmaco dovuto sia al metabolismo epatico sia alla secrezione attiva nella bile. La Cle dipende dal flusso ematico epatico e dal rapporto di estrazione epatica. • Rapporto di estrazione epatica (Ee): frazione di farmaco che viene rimossa in modo irreversibile durante un passaggio del farmaco attraverso il fegato. • Non è facilmente misurabile negli esseri umani dal momento che non è possibile misurare direttamente le concentrazioni Ca e Cv. • Inoltre il circolo entero-epatico in parte contrasta l’eliminazione epatica dei farmaci liposolubili. Clearance epatica • Indirettamente è possibile calcolare la clearance epatica come differenza tra Cl sistemica e quella renale, ovviamente solo nel caso in cui l’eliminazione del farmaco da parte degli altri organi sia trascurabile. Cl epatica= Cl sistemica-Cl renale Metodo per stabilire l’importanza relativa dei due meccanismi di eliminazione Clearance epatica • In generale, è solo il farmaco libero (non legato) che è disponibile a diffondere dal sangue all’epatocita dove viene metabolizzato e quindi eliminato. • Cle= Q*E • Cle= Q*fu*Clint/(Q + fu*Clint) • Fu= frazione di farmaco non legato • Clint= clearance intrinseca o attività enzimatica Clearance epatica • Se l’attività enzimatica è molto bassa si ha che: • Cle= fu*Clint • La Cle dipende dalla frazione di farmaco libero. In questo caso si parla di farmaci limitati dalla capacità, a bassa clearance e a basso rapporto di estrazione (warfarin, diazepam, teofillina). Clearance epatica • Se l’attività enzimatica è molto alta si ha che: • Cle= Q • La Cle dipende flusso ematico epatico. L’eliminazione non dipende dal legame con le proteine plasmatiche, pertanto anche la frazione legata verrà estratta. In questo caso si parla di farmaci limitati dal flusso, ad elevata clearance e estrazione epatiche (morfina, nitroglicerina). Farmaci eliminati per via epatica • Cle= Q*fu*Clint/(Q + fu*Clint) • Induttori/inibitori enzimatici: alterano la biodisponibilità dei farmaci perché alterano Clint • Riduzione flusso (Q): alterazione della biodisponibilità, causata ad esempio da malattie croniche. Eliminazione di primo ordine • Per la maggior parte dei farmaci la Cl è costante entro l’intervallo di concentrazione terapeutico e la velocità di eliminazione (Ve) del farmaco è direttamente proporzionale alla concentrazione di farmaco: Ve (mg/ora)= Cl (L/ora) x C (mg/L) La velocità di eliminazione rappresenta la pendenza (coefficiente angolare) della curva Cp in funzione del tempo. Eliminazione di ordine zero • Nel caso in cui le concentrazioni di farmaco siano talmente elevate da saturare i siti di legame delle macromolecole implicate nei processi di eliminazione (enzimi biotrasformanti, proteine trasportatrici del fegato e del rene) la velocità di eliminazione diventa costante ed indipendente dalla concentrazione (cinetica di ordine zero). •Ve=Costante La velocità di eliminazione rappresenta la pendenza (coefficiente angolare) della curva Cp in funzione del tempo. La velocità di eliminazione rappresenta la pendenza (coefficiente angolare) della curva Cp in funzione del tempo. Modelli compartimentali • Da un punto di vista farmacologico si definisce “compartimento” un insieme di organi o tessuti nei quali il farmaco diffonde e dai quali viene in seguito eliminato. • Mod. Monocompartimentale. • Mod. Bicompartimentale. Modello Monocompartimentale • Il farmaco si distribuisce ai tessuti istantaneamente; è possibile considerare l’organismo come un unico compartimento farmacologico dal quale il farmaco verrà eliminato con un processo cinetico del primo ordine definito da Ve. Ve (mg/ora)= Cl (L/ora) x C (mg/L) Modello Monocompartimentale 1 Ve • Ve: velocità di eliminazione del 1° ordine dal compartimento. La velocità di eliminazione rappresenta la pendenza (coefficiente angolare) della curva Cp in funzione del tempo. Modello Bicompartimentale • Per la maggior parte dei farmaci il modello monocompartimentale non è in grado di spiegare la cinetica del farmaco nell’organismo. • In questo caso il modello che meglio si adatta all’interpretazione della cinetica del farmaco è quello bicompartimentale dove si identifica un compartimento centrale (1), nel quale il farmaco raggiunge l’equilibrio in tempi brevi (organi più irrorati), ed un compartimento periferico (2) formato dai tessuti che offrono una maggiore resistenza alla penetrazione del farmaco e nei quali la distribuzione sarà più lenta (siti di accumulo). Modello Bicompartimentale Assorbimento V1-2 2 1 Ve V2-1 • • • • • V1-2 e V2-1 definiscono i processi di scambio tra il compartimento centrale (1) e quello periferico (2). V2-1: velocità di distribuzione V1-2: velocità di ridistribuzione Ve: rappresenta la velocità di eliminazione dal compartimento centrale. Nel modello bicompartimentale, una volta raggiunto l’equilibrio tra i due compartimenti, l’eliminazione del farmaco dal compartimento centrale procede con un processo del primo ordine definito da Ve. Biodisponibilità • Biodisponibilità: frazione di farmaco che raggiunge immodificato il circolo sistemico. • La biodisponibilità di un farmaco è massima (100%) dopo somministrazione ev. • I farmaci somministrati per altre vie (es.orale) presentano una minore biodisponibilità rispetto alla somministrazione ev per : Assorbimento incompleto Metabolismo (Effetto) di primo passaggio epatico Effetto di primo passaggio • Dopo somministrazione orale molti farmaci sono assorbiti dall’intestino tenue e veicolati tramite la vena porta al fegato dove subiscono l’effetto di primo passaggio che può avvenire principalmente ad opera di enzimi epatici. • Gli effetti di primo passaggio possono limitare a tal punto la biodisponibilità di un farmaco (farmaci ad elevata estrazione: limitati dal flusso Q) da rendere necessaria la scelta di altre vie di somministrazione per raggiungere livelli ematici terapeuticamente validi (Finestra terapeutica). Biodisponibilità • Biodisponibilità: viene calcolata come area sotto la curva (Area under the curve) o AUC relativa alle variazioni della concentrazione plasmatica in funzione del tempo. Farmaco somministrato ev AUC Biodisponibilità assoluta (F) • Per valutare il possibile impiego di una determinata via di somministrazione è necessario valutare la biodisponibilità assoluta (F), che viene calcolata confrontando i valori di AUC relativi alla somministrazione del farmaco ev e alla somministrazione del farmaco per la via considerata (es via orale). • In particolare la F si calcola mediante il seguente rapporto: • F= AUC(altre vie)/AUCev • F 0: il farmaco viene assorbito in maniera trascurabile o subisce un effetto di primo passaggio epatico. • F 1: dimostra che la via orale è adeguata per la somministrazione del farmaco in terapia. Biodisponibilità relativa (BR) • Serve a stabilire l’adeguatezza della forma farmaceutica di un farmaco (es. Farmaci Bioequivalenti/ex-generici) da somministrare per una particolare via. • La BR è basata sul confronto tra il nuovo preparato (y) ed un preparato standard (st) (ovvero un prodotto già in commercio di provato valore terapeutico) da somministrare per la stessa via. • BR= AUCy/AUCst Emivita • L’emivita plasmatica di un farmaco (T1/2), è il tempo necessario perché la concentrazione plasmatica di un farmaco si riduca del 50% durante l’eliminazione. • Serve per stabilire l’intervallo di tempo tra le dosi. • L’emivita viene espressa in ore. • T1/2: una costante farmacocinetica secondaria che dipende dal Vd (L) e dalla Cl (L/ora). • T1/2= (0,693 x Vd)/Cl Stato stazionario (steady state) • Condizione di equilibrio in cui, a seguito di una infusione continua o di somministrazioni ripetute, la concentrazione terapeutica del farmaco si mantiene costante (Css) all’interno della finestra terapeutica. • Css: concentrazione plasmatica di farmaco allo stato stazionario. Vi>Ve Vi=Ve Somministriamo per infusione ev lenta, e a velocità costante (Vi), un farmaco nell’organismo. Inizialmente il farmaco tende ad accumularsi perché Vi> Ve. NOTA: allo stato stazionario (steady state), la quantità di farmaco somministrato è pari a quella eliminata (Vi=Ve). La pratica clinica insegna che ci vogliono circa 8 emivite di farmaco per raggiungere il 100% della Css. Finestra terapeutica della teofillina CME= 8 mg/mL; CTM= 16 mg/mL (paziente anni 13) Emivita= 8 ore. Css Finestra terapeutica della teofillina Emivita= 8 ore. Css Somministrazione orale ogni 24 ore Somministrazione orale ogni 8 ore Infusione continua Stato stazionario • Indicando con Css la concentrazione plasmatica allo stato stazionario, essa può essere calcolata come: • • • • • • Css= Vi (mg/ora)/Cl (L/ora) Inoltre si ha che: Ve= Cl x Cp Allo stato stazionario: Cp=Css Vi=Ve= Cl x Css La velocità di eliminazione rappresenta la pendenza (coefficiente angolare) della curva Cp in funzione del tempo. Dose di carico • Quando il tempo per raggiungere lo stato stazionario è notevole, può essere utile somministrare una dose di carico (Dc) in modo da ottenere rapidamente la Css. • La Dc può essere calcolata in base alla seguente equazione: Dc= Css x Vd Vd= Dose/Cp Dose di mantenimento • Nella maggior parte delle situazioni cliniche i farmaci vengono somministrati in modo da mantenere uno stato stazionario nell’organismo, il che si ottiene somministrando ogni volta un quantitativo di farmaco (dose di mantenimento) pari al farmaco eliminato dal momento dell’ultima somministrazione. • In caso ad esempio di somministrazioni ripetute nel tempo, la dose di mantenimento (Dm) viene calcolata come: Dm (mg)= Vi (mg/ora) x intervallo tra le dosi (ore) Es. somministrazione di teofillina Vi = 28 mg/ora Dm= 28 mg/ora x 24ore= 672 mg (ogni 24 ore) Dm= 28 mg/ora x 8ore= 224 mg (ogni 8 ore) Finestra terapeutica della teofillina Emivita= 8 ore. Css Somministrazione orale ogni 24 ore Somministrazione orale ogni 8 ore Infusione continua Riassumendo: Importanza dei parametri farmacocinetici nella posologia del farmaco • Cl: per determinare la velocità di infusione del farmaco (mg/ora) per raggiungere lo steady state. Per calcolare la dose di mantenimento. • Vd: parametro farmacocinetico che ci permette di calcolare la DC. • Emivita: è importante per determinare la frequenza e l’entità delle dosi di mantenimento. Monitoraggio terapeutico dei farmaci • E’ l’individualizzazione del dosaggio mediante il mantenimento di concentrazioni plasmatiche del farmaco all’interno della finestra terapeutica. • Alla base del monitoraggio vi è la misurazione delle concentrazioni del farmaco nel plasma ad intervalli regolari di tempo. • Il monitoraggio è utile in caso di: • Farmaci con un basso indice aminoglucosidici). terapeutico (anitibiotici • Farmaci usati a scopo preventivo (antivonvulsivanti, antiaritmici, antiasmatici, antidepressivi, antipsicotici). Alterazioni farmacocinetiche associate all’età (1) • Età geriatrica: • Assorbimento: può essere limitato in caso di patologie a carico del tratto gastrointestinale. • Distribuzione: si riducono i livelli di albumina, aumentano quelli di glicoproteina acida. • Metabolismo: può essere alterato da disfunzioni epatiche e da una fisiologica diminuzione dell’attività degli enzimi di fase I microsomiali, con aumento dell’emivita di alcuni farmaci. • Eliminazione: Il deterioramento progressivo della funzione renale porta inevitabilmente alla diminuzione dell’escrezione dei farmaci con conseguente diminuzione della Cl ed aumento dell’emivita del farmaco. Il dosaggio deve tener conto della riduzione della Cl. Alterazioni farmacocinetiche associate all’età (2) • Età pediatrica: • Assorbimento: è sostanzialmente inalterato. • Distribuzione: può essere differente per una dimininuzione nella concentrazione dell’albumina sierica e per una diminuzione della sua affinità di legame verso molti farmaci. • Metabolismo: ridotto a causa dell’immaturità dei sistemi enzimatici di glucuronoconiugazione. • Escrezione: diminuisce a causa di una ridotta filtrazione glomerulare (matura entro i primi 12 mesi) e secrezione tubulare (matura entro i 12 anni) nel rene con conseguente diminuzione della Cl ed aumento dell’emivita del farmaco. Posologia in età pediatrica • Dose pediatrica: • Fornita dal produttore nel foglietto illustrativo (esperienza clinica). • Ricavata empiricamente mediante un approccio basato sull’età, sul peso o sulla superficie corporea. Correlazione con funzionalità renale, epatica e gittata cardiaca. Posologia in età pediatrica Peso (Kg) Età Superficie mq % dose adulto 3 Neonato 0.2 12 6 3 mesi 0.3 18 10 1 anno 0.45 28 20 5,5 anni 0.8 48 30 9 anni 1 60 40 12 anni 1.3 78 50 14 anni 1.5 90 60 Adulto 1.7 102 70 adulto 1.7612 103 Posologia in età pediatrica • Età: • Dose=Dose adulti x Età/(Età+12) • Peso: • Dose=Dose adulti x (peso)/70 kg • Superficie corporea: • Dose= (Superficie corp bambino(m2)xDose adulto)/1.8 m2 Sviluppo di un nuovo farmaco • Inizialmente dal mondo vegetale: riconoscimento empirico dell’efficacia di una preparazione vegetale o animale (droga) nei confronti di una patologia ed “eventualmente” (a partire dalla seconda metà del XIX secolo) identificazione del principio attivo in essa presente mediante test chimici. • Attualmente lo sviluppo della maggior parte dei nuovi farmaci avviene su base razionale attraverso procedimenti di screening (ad ampio raggio) atti ad identificare l’attività biologica di un “lead compound” o composto guida, in un ampio e molto eterogeneo gruppo di molecole. Sviluppo di un nuovo farmaco • 1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) La maggior parte dei farmaci viene identificata attraverso screening su base razionale mediante uno o più dei seguenti approcci: Identificazione del bersaglio terapeutico (patologia) e molecolare (recettore) del nuovo farmaco. Progettazione razionale del farmaco in base al suo meccanismo d’azione e alla struttura del recettore (complementarietà). Modificazioni della struttura chimica di un farmaco preesistente. Screening di attività biologiche di numerosi principi attivi naturali e di molecole di sintesi. Impiego delle biotecnologie per la sintesi di farmaci di natura peptidica. Associazione di farmaci di nota attività farmacologica per nuovi protocolli terapeutici. Riconsiderazione di un farmaco noto per un nuovo impiego terapeutico. Sviluppo di un nuovo farmaco • I nuovi farmaci sono generalmente sviluppati da grandi aziende farmaceutiche che sono le uniche in grado di sostenere gli ingenti costi (centinaia di milioni di dollari per un nuovo farmaco) della ricerca che a sua volta è regolata da leggi nazionali ed internazionali. • Dal momento che le molecole in studio devono essere sicure ed efficaci, i regolamenti attuali richiedono evidenze di sicurezza relativa e di probabile attività terapeutica (entrambe derivanti da una sperimentazione preclinica sul modello animale) prima di permettere la sperimentazione sull’uomo. Sperimentazione preclinica • Meccanismo azione: cellule, tessuti, organi • Profilo farmacologico Animali da esperimento • Profilo tossicologico N° composti testati Meccanismo Profilo farmacologico e tossicologico nell’animale Profilo farmacologico e tossicologico nell’uomo Effetti tossici con bassa incidenza nella popolazione Meccanismo azione • Consiste nel valutare gli effetti di modulazione indotti dal lead compound e dai suoi congeneri su cellule tessuti e organi. Inoltre, vengono studiate le interazioni recettoriali e le relazioni dose-risposta (potenza, efficacia, attività intrinseca). Sperimentazione preclinica • Profilo farmacologico: il profilo farmacologico consiste nella descrizione di tutti gli effetti farmacologici riscontrati nell’animale da esperimento (effetti sulla pressione arteriosa, sull’attività gastrointestinale, sulla respirazione, sulla funzione renale, sulla funzione endocrina, sul sistema nervoso centrale). Sperimentazione preclinica • Profilo Tossicologico: • Studi di tossicità acuta: consistono in somministrazioni singole del nuovo farmaco sino alla dose letale in almeno due specie (un roditore ed un non roditore) ed attraverso due distinte vie di somministrazione. Permettono di valutare la DL50 del farmaco • Studi di tossicità subacuta e cronica: prevedono dosi in due specie animali per un tempo fino a 3-6 mesi. Si valutano la tossicità a carico di organi e apparati, nonché parametri clinici, ematologici ed istologici. • Studi di tossicità sulla sfera riproduttiva: coinvolge lo studio degli effetti del farmaco sulla fertilità, nonché dei suoi effetti teratogeni e mutageni. Sperimentazione preclinica • Teratogenesi: malformazioni in gravidanza a carico degli organi. Farmaci teratogeni sono ad esempio il talidomide, l’etanolo, i glucocorticoidi, gli androgeni, il warfarin, l’acido valproico. • Mutagenesi: Per studiare la mutagenesi si utilizza un test in vitro, il test di Ames, che consiste nel somministrare il farmaco ad un ceppo di batteri (Salmonelle) la cui crescita dipende dalla presenza di specifici nutrienti presenti nel terreno (istidina). La perdita di tale dipendenza dopo l’esposizione al farmaco è indice della presenza di mutazioni che rendono il batterio in grado di biosintetizzare l’istidina. In vivo la mutagenesi viene studiata mediante il test di letalità dominante che consiste nell’esposizione al farmaco di animali maschi adulti prima dell’accoppiamento e nella valutazione di eventuali anomalie nelle nidiate. • Cancerogenesi: consiste nell’induzione di caratteristiche maligne nelle cellule. Dal momento che lo studio della cancerogenicità risulta difficoltoso e dispendioso e dal momento che esiste una certa correlazione tra la mutagenicità riscontrata nelle cellule con il test Ames e l’insorgenza di tumori negli animali da esperimento, il test di Ames può ritenersi una valida valutazione preliminare sulla cancerogenicità dei farmaci. Sperimentazione clinica • Superata con successo la fase preclinica, è possibile quindi studiare gli effetti del nuovo farmaco sull’uomo, che devono confermare la sicurezza e l’efficacia del composto osservate nella fase preclinica. • Gli studi sull’uomo richiedono l’approvazione di un protocollo che viene sottoposto all’organo governativo di competenza al quale devono essere forniti tutti i dati preclinici raccolti nonché una dettagliata proposta degli studi clinici da intraprendere. • Il periodo principale di sperimentazione clinica consta di 3 fasi, superate le quali è possibile richiedere al Ministero della Salute l’autorizzazione all’immissione in commercio del farmaco (AIC). • Dopo l’immissione in commercio del farmaco fa seguito una quarta fase della sperimentazione, detta di farmacovigilanza. Fasi della sperimentazione • Fase I: consiste in un’accurata valutazione della relazione dose-risposta in un piccolo numero di volontari sani (20-30), partendo da dosi non in grado di produrre effetti rilevabili (<CME) fino a dosaggi in grado di indurre una risposta farmacologica significativa o minimi effetti tossici (>CTM). Fasi della sperimentazione • Fase II: comporta la valutazione del farmaco in un piccolo numero di pazienti (100-200).Un placebo od un farmaco di controllo (controllo positivo) già in uso vengono inclusi in un protocollo a singolo o doppio cieco come termini di paragone. Lo studio viene condotto in condizioni altamente controllate in ambito ospedaliero e lo scopo sarà quello di valutare la tollerabilità del farmaco da parte dei pazienti. • Placebo: deriva dal latino e significa “piacerò”. Si intende una fomulazione inerte, priva di ogni effetto farmacologico, ma in tutto simile al medicamento, che venga deliberatamente impiegato per valutare le componenti psicologiche insite nella sperimentazione (es. aspettative del paziente). • Singolo cieco: il paziente non è a conoscenza del trattamento farmacologico. • Doppio cieco: né il paziente, né lo sperimentatore sono a conoscenza del tipo di trattamento. Soltanto un responsabile della ricerca è a conoscenza del trattamento e stabilisce la sequenza della somministrazione in esame utilizzando una scelta casuale denominata procedura di randomizzazione. Il doppio cieco elimina le componenti psicologiche associate sia al paziente che allo sperimentatore che può a sua volta avere una aspettativa (BIAS) di vedere una certa risposta farmacologica, tale da indurlo a valutazioni erronee dei dati clinici. • Randomizzazione: procedura mediante la quale i pazienti coinvolti in una sperimentazione vengono ripartiti in maniera casuale all’interno dei gruppi farmacologici oggetto dello studio (Placebo, Farmaco di riferimento, Farmaco oggetto della sperimentazione). • Randomizzazione stratificata: durante gli studi di piccole dimensioni è possibile inizialmente suddividere i pazienti in diverse categorie sulla base per esempio dell’età e del sesso e quindi assegnarli casualmente ai diversi gruppi farmacologici al fine di evitare erronee valutazioni a causa dello sbilanciamento tra i gruppi. Fasi della sperimentazione • Fase III: consiste in uno studio più ampio che coinvolge 1000-5000 pazienti condotto in molti centri clinici (studio multicentrico). Nella fase III vengono somministrati il nuovo farmaco, un farmaco di riferimento ed un placebo secondo uno schema a doppio cieco. Scopo della fase III è quello di acquisire ulteriori dati di efficacia e sicurezza del farmaco su un campione più ampio di pazienti, fornendo ulteriori dati sulla relazione doseeffetto del farmaco utili a definire lo schema posologico da impiegare nella pratica clinica corrente. Fasi della sperimentazione • Fase IV: rappresenta la sorveglianza postcommercializzazione (post-marketing) del farmaco, nella quale si spera di individuare in modo sufficientemente precoce gli effetti tossici che si verificano con una frequenza così bassa da non poter essere facilmente identificati durante le fasi di sperimentazione che comunque avvengono su un numero di persone molto ridotto, rispetto al numero dei potenziali pazienti che acquisteranno il farmaco dopo l’immissione in commercio. Le reazioni tossiche riscontrate in fase IV possono essere anche di gravità tale da indurre il ritiro del farmaco dal commercio (es. rofecoxib). METANALISI • Tecnica statistica che serve per valutare complessivamente i dati emersi da una serie di studi clinici randomizzati su un nuovo farmaco in modo da avere livelli più elevati di significatività. Risulta essenziale per trarre conclusioni sull’efficacia o meno di un farmaco soprattutto nel caso in cui si dispongano di dati clinici discordanti. Farmaci orfani • Un farmaco orfano è un farmaco impiegato per il trattamento di malattie rare, che hanno una bassa incidenza nella popolazione (<200000 individui negli USA). • Negli USA è ora in vigore una legge che garantisce incentivi finanziari allo scopo di incoraggiare lo sviluppo dei farmaci per le patologie rare. Effetto farmacologico • Effetto Fondamentale: effetto terapeutico desiderato del farmaco. • Effetto Collaterale: effetto farmacologico di minore entità e durata che insorge a dosi terapeutiche. • Reazione avversa: risposta indesiderata nociva ed involontaria al farmaco che può avvenire in seguito a somministrazione del farmaco a dosi terapeutiche. Reazioni avverse • Tipo A: correlate al farmaco • Tipo B: correlate all’individuo Reazioni avverse di tipo A • Correlate all’azione farmacologica e alla dose del farmaco (sovradosaggio): • Effetto tossico: correlato alla dose • Un effetto collaterale noto (per esempio, sonnolenza da antistaminici, stipsi da morfina). • Interazioni tra farmaci: farmacocinetiche e farmacodinamiche. Reazioni avverse di tipo B • Correlate alla predisposizione genetica dell’individuo: • Farmacoidiosincrasia. • Farmacoallergia. Reazioni caratteristiche e dose-dipendenti Reazioni stereotipate e non dose-dipendenti Reazioni avverse di tipo B Farmacoidiosincrasia • Farmacoidiosincrasia: reazione avversa su base genetica che si configura come una risposta insolita e tossica in seguito alla somministrazione di un farmaco. Gli effetti tossici possono essere dovuti ad alterazioni farmacocinetiche e farmacodinamiche, possono verificarsi alla prima somministrazione del farmaco e risultano essere dose-dipendenti. • Un tipico esempio di farmacoidiosincrasia è l’anemia emolitica (favismo) che si manifesta in alcuni individui carenti di un enzima, la glucosio-6fosfato deidrogenasi (G-6-PDH), indispensabile per mantenere l’integrità dei globuli rossi. L’anemia si scatena dopo assunzione di fave o di farmaci con caratteristiche ossidanti (formazione di radicali liberi) (antimalarici, FANS, sulfamidici). Il favismo è una patologia frequente nei paesi mediterranei trasmessa con il cromosoma X. • Reazioni avverse di tipo B Farmacoallergia • Le allergie ai farmaci sono reazioni avverse ai farmaci che presentano una sintomatologia clinica stereotipata. • Coinvolgono le cellule del sistema immunitario. • Le reazioni allergiche possono presentare dei quadri clinici di gravità variabile: • Orticaria. • Asma. • Shock anafilattico. Meccanismi immunitari • Il sistema immunitario ha la funzione di difendere l’organismo da agenti estranei, definiti “antigeni”, quali microrganismi patogeni, cellule tumorali, proteine anomale. • Le difese del sistema immunitario contro l’antigene includono: • Meccanismi umorali: dovuti a sostanze solubili. • Meccanismi cellulari: dovuti a cellule specifiche. Cellule del sistema immunitario • Linfociti B: produttori di anticorpi (fattori di difesa umorali). Coinvolti nella difesa contro i batteri e nelle reazioni di ipersensibilità immediata. Hanno origine nel midollo osseo. • Linfociti T: regolano l’attività delle altre cellule immunitarie. Coinvolti soprattutto nella difesa contro virus, miceti, cellule tumorali e rigetto dei trapinanti. Hanno origine nel timo. • Cellule natural killer, monociti, macrofagi, granulociti polimorfonucleati: presentano proprietà fagocitaria e caratteristiche immunitarie aspecifiche, dal momento che non sono in grado di riconoscere il singolo antigene ma possono reagire contro qualsiasi antigene. Responsabili della risposta immunitaria innata all’infezione. Hanno origine nel midollo osseo. Tappe della reazione immunitaria • Prima esposizione (fase di sensibilizzazione): il farmaco induce la proliferazione dei linfociti T e B e la produzione di anticorpi. • Seconda allergica. esposizione: si ha la reazione • Anticorpo: proteina prodotta dai linfociti in grado di riconoscere (legare) e neutralizzare un antigene specifico. Gli anticorpi sono noti anche come immunoglobuline (Ig). • Antigene: sostanza estranea all’organismo in grado di stimolare le cellule immunitarie (immunogenicità) e di legarsi a specifici anticorpi (specificità). Elevato peso molecolare. • Aptene: porzione di antigene responsabile del riconoscimento immunitario (specificità). • Sistema complemento: è un insieme di proteine plasmatiche solubili che mediano una risposta infiammatoria e portano alla distruzione di batteri e cellule estranee. Viene attivato in seguito al rilascio di anticorpi dai linfociti B. • Farmaci: in genere sono molecole piccole che non hanno i requisiti di immunogenicità ma possono comportarsi da apteni; in alcuni casi il legame del farmaco (aptene) ad una proteina plasmatica o tissutale (vettore) porta alla formazione di un antigene completo. • Antigene completo: (immunogenicità + specifità) elevato PM (>5000 g/mole), elevata complessità strutturale. Le reazioni allergiche • Tipo I • Tipo II • Tipo III • Tipo IV Ipersensibilità immediata: entro pochi minuti dopo l’esposizione al farmaco. Ipersensibilità ritardata: latenza di almeno 24 ore. Le reazioni allergiche • Tipo I (o anafilattica): un antigene (farmaco) evoca la produzione di anticorpi citofilici di tipo IgE che si legano alla superficie dei mastociti tissutali e dei granulociti basofili plasmatici. Il legame tra l’antigene e l’anticorpo di superficie determina il rilascio (reazione di degranulazione) di numerosi mediatori dell’infiammazione (istamina, serotonina, prostaglandine) da parte di queste cellule. Vasodilatazione, aumento della permeabilità capillare, edema, contrazione della muscolatura liscia, ipersecrezione ghiandolare. • Rinite allergica • Asma bronchiale • Orticaria • Shock anafilattico • Terapia: cortisonici per via parenterale; adrenalina in caso di shock; antiistaminici a livello preventivo. Le reazioni allergiche • Tipo II (o citotossica): formazione di un legame tra un anticorpo (IgG o IgM) e un farmaco che si è legato stabilmente sulle membrane di cellule o tessuti. Il legame farmaco-anticorpo determina la lisi cellulare per intervento del sistema del complemento. • Esempi: tiroidite autoimmune, agranulocitosi (distruzione di granulociti polimorfonucleati) porpora trombocitopenica (distruzione delle piastrine), anemia emolitica (distruzione dei globuli rossi). Le reazioni allergiche • Tipo III (o da immunocomplessi): I complessi farmacoanticorpo precipitano a livello della parete vasale. Il complemento viene attivato e si innesca un processo infiammatorio che danneggia tessuti come cute (eruzioni cutanee), articolazioni (artriti), reni (glomerulonefriti), vasi e cuore, sistema nervoso (encefaliti). • Malattia da siero: reazione eritematosa dovuta alla somministrazione di proteine presenti nel siero di animali: vaccino contro la difterite. • Edema angioneurotico: eruzioni edematose localizzate alle estremità, al viso, sulle labbra e sulle palpebre: ACE-inibitori. IMMUNOCOMPLESSO Ab-Farmaco C GRN GRN GRN GRN FLOGOSI E DANNO TISSUTALE GRN ENDOTELIO423VASALE A. TURSI Le reazioni allergiche • Tipo IV (o cellulo-mediata): il contatto tra il farmaco ed i linfociti T determina una risposta infiammatoria caratterizzata dal rilascio di citochine (proteine regolatrici della risposta immunitaria) che a loro volta richiamano cellule immunitarie aspecifiche (macrofagi). I macrofagi liberano mediatori dell’infiammazione e inducono danni a carico di cute, reni, sistema nervoso, vasi. • Sindrome di Steven-Johnson: grave forma di eritema caratterizzata da lesioni della cute (chiazze rosse), e di alcune mucose (bocca, congiuntiva ed uretra): antibiotici, antinfiammatori, antiepilettici. REAZIONE TIPO I Penicilline, cefalosporine, ormoni peptidici (insulina, ACTH), anestetici locali, curarizzanti. REAZIONE TIPO II Penicilline (anemia emolitica), FANS (agranulocitosi), diuretici , sulfamidici (porpora trombocitopenica), REAZIONE TIPO III Penicilline, FANS, sulfamidici, barbiturici. REAZIONE TIPO IV Sulfamidici, penicilline, cefalosporine. Fotosensibilità farmacoindotta • Fototossicità • Fotoallergia Fotoallergia • L’assorbimento dei fotoni da parte del farmaco presente nella cute induce la formazione di un fotoprodotto che si lega a macromolecole tissutali per formare un antigene in grado di scatenare una reazione immune. Fototossicità • Il farmaco presente nella cute viene attivato dai raggi ultravioletti e trasformato in una sostanza tossica per le cellule della cute. Farmaci fotosensibilizzanti Categoria Antidiabetici Principio Attivo glibenclamide, gliclazide, gliquidone, glisolamide Antireumetici Antibiotici auranofin dossiciclina, tetraciclina Antidepressivi imipranina, amitriptilina Antifungini Antistaminici griseofulvina prometazina, clorfeniramina, terfenadina Antimalarici Antineoplastici clorochina dacarbazina, metotressato Chinoloni Ciprofloxacina, enoxacina, norfloxacina, ofloxacina Contraccettivi orali estrogeni e progestinici Diuretici furosemide Tolleranza o farmacoabitudine • Riduzione della risposta farmacologica somministrazione cronica di un farmaco. in seguito a • La tolleranza ad un farmaco implica un aumento progressivo della dose terapeutica per ottenere di nuovo una Emax allo stato stazionario. Tolleranza o farmacoabitudine • La tolleranza viene distinta in: • Tolleranza farmacocinetica: diminuisce la biodisponibilità per induzione del metabolismo e/o eliminazione del farmaco. • Tolleranza farmacodinamica: riduzione dell’attività farmacologica (Emax) dovuta a fenomeni di “desensibilizzazione” dei recettori. Desensibilizzazione recettoriale • Può essere dovuta a: • Riduzione del numero di recettori (down-regulation) nel sito bersaglio (es.perdita di efficacia di broncodilatatori per riduzione del numero di recettori β2-adrenergici). • Riduzione dell’affinità di legame del recettore per il farmaco. • Alterazione dei processi intracellulari di trasduzione del segnale: disaccoppiamento dei recettori dai sistemi di trasduzione del segnale dovuto a prolungata attivazione del recettore (oppioidi). Tolleranza ai chemioterapici • Farmacocinetica: ridotto accumulo del farmaco per alterazioni nel metabolismo e nell’escrezione (induzione di MRP e glicoproteina-P). • Farmacodinamica: produzione da parte del tumore di recettori per il farmaco a ridotta affinità. Induzione di vie metaboliche alternative che bypassano il blocco metabolico indotto dal farmaco. Tachifilassi • E’ un fenomeno di tolleranza ad insorgenza rapida (pochi minuti/qualche ora) dovuta ad una rapida desensibilizzazione dei recettori che diventano incapaci di trasmettere il segnale. Dipendenza • Nel caso di farmaci attivi a livello del SNC in senso depressivo ed in grado di indurre una tolleranza farmacologica (alcool etilico, barbiturici, analgesici oppiacei) si può verificare nel soggetto che assume cronicamente tali sostanze una vera e propria dipendenza fisica. • Se l’assunzione del farmaco viene improvvisamente interrotta, il soggetto può incorrere in una crisi di astinenza, caratterizzata da sintomi clinici opposti agli effetti prodotti dal farmaco (es. ipereccitabilità da brusca sospensione di oppiacei) Effetto Farmacologico: Fattori correlati all’organismo che alterano la farmacocinetica e la farmacodinamica dei farmaci • Età: differenze nel metabolismo, eliminazione e distribuzione • Sesso: • Peso corporeo: alterazioni nella distribuzione del farmaco: tessuto adiposo sequestra i estrogeni microsomiali. deprimono enzimi microsomiali, androgeni stimolano enzimi farmaci liposolubili. • Polimorfismo genetico: mutazioni geniche associate ad alterazioni farmacocinetiche e farmacodinamiche che possono indurre iporeattività o iperreattività ai farmaci(succinilcolina: farmaco miorilassante). • Razza: a causa di polimorfismi molto frequenti in talune popolazioni si possono riscontrare risposte anomale a taluni farmaci. • Patologie: malattie renali ed epatiche favoriscono reazioni tossiche da accumulo; sindromi da malassorbimento diminuiscono la biodisponibilità orale. Effetto Farmacologico: Fattori correlati al farmaco • Principio attivo: caratteristiche chimico-fisiche del principio attivo quali idrosolubilità e liposolubilità che influenzano sia la fase farmacocinetica che quella farmacodinamica. • Forma farmaceutica: influenza il rilascio (es. forme farmaceutiche a rilascio modificato) e la stabilità del principio attivo (es. liofilizzazione del principio attivo ne limita la degradazione). Influenza anche la sede di somministrazione del farmaco. • Interazione con altri farmaci. Associazione di farmaci • Indifferenza: farmaci cosomministrati non interagiscono tra loro né a livello farmacocinetico, né a livello farmacodinamico. • Interazione tra farmaci: gli effetti di un farmaco sono modificati dalla contemporanea somministrazione di altri farmaci. Le interazioni possono essere di tipo farmacodinamico o farmacocinetico. Interazioni farmacocinetiche • Un farmaco A altera la concentrazione di un farmaco B modificandone i processi di assorbimento, distribuzione, metabolismo o escrezione. Interazioni farmacocinetiche -assorbimento• L’assorbimento gastrointestinale di un farmaco può essere alterato da farmaci che alterano: • pH gastrointestinale. • Meccanismi di trasporto: competizione per il medesimo carrier. • Flora batterica: la somministrazione di antibiotici può aumentare la biodisponibilità di farmaci come la digossina o la levodopa che vengono in parte inattivati dalla flora intestinale. • Irritazione del tratto gastrointestinale: antineoplastici. • Assorbimento parenterale: uso di vasocostrittori limitano l’assorbimento sistemico. Interazioni farmacocinetiche -distribuzione• I meccanismi con cui le interazioni tra farmaci modificano la distribuzione comprendono: • Spiazzamento dai siti di legame con le proteine plasmatiche. • Spiazzamento dai siti di legame con le proteine tissutali. • Alterazione delle proteine di trasporto a livello dell’organo bersaglio. Interazioni farmacocinetiche -metabolismo• • • • Induzione enzimatica: Diminuzione della biodisponibilità del farmaco. Formazione di metaboliti (attivi, inattivi, tossici). Bioattivazione dei profarmaci. • Inibizione enzimatica: • Aumenta la biodisponibilità del farmaco. • Diminuisce la bioattivazione dei profarmaci. Interazioni farmacocinetiche -escrezione• Filtrazione glomerulare: spiazzamento dalle proteine plasmatiche. • Secrezione attiva tubulare: competizione per i meccanismi di trasporto: probenecid inibisce la secrezione delle penicilline. Spiazzamento dalle proteine plasmatiche • Variazioni di pH urinario: alterano lo stato di ionizzazione dei farmaci ed il riassorbimento tubulare. Interazioni farmacodinamiche • Le interazioni farmacodinamiche possono essere di tipo: • Diretto: i due farmaci agiscono come agonisti o antagonisti su uno stesso recettore. • Indiretto: l’azione dei due farmaci si esplica su recettori differenti e con attività opposta o simile ma non direttamente correlata. • • • • Effetto additivo: è un’interazione farmacodinamica per cui l’associazione di due farmaci aventi lo stesso meccanismo (es. aspirina e fenacetina) porta ad una risposta farmacologica pari alla somma algebrica delle singole risposte. Effetto di sommazione: è un’interazione farmacodinamica per cui l’associazione di due farmaci che non presentano lo stesso meccanismo porta ad una risposta farmacologica pari alla somma algebrica delle singole risposte (es. aspirina e codeina per l’analgesia). Sinergismo: si ha quando due farmaci che presentano un effetto farmacologico identico, ma attraverso meccanismi differenti, interagiscono in modo tale che ognuno potenzia l’azione dell’altro attraverso interazioni che possono essere di tipo farmacodinamico o farmacocinetico. Il risultato è un effetto farmacologico complessivo superiore alla somma algebrica dei singoli effetti (amminoglicosidi e penicilline). Potenziamento: si ha nel momento in cui la somministrazione di due farmaci che presentano effetti farmacologici completamente differenti porta al potenziamento di uno dei due per alterazioni dei processi farmacodinamici o farmacocinetici associati (penicilline e inibitori delle Beta-lattamasi). • Antagonismo farmacologico: il farmaco antagonista interferisce con il legame dell’agonista al sito recettoriale (morfina-naloxone). • Antagonismo fisiologico o funzionale: si ha quando due farmaci che agiscono su recettori differenti producono effetti farmacologici opposti (istamina/vasodilatatore, adrenalina/vasocostrittore). • Antagonismo chimico: i due farmaci portano alla formazione di un complesso inattivo (tetracicline + antiacidi). L’antagonismo chimico è alla base dell’antidotismo. • Antidoto: sostanza che riduce la tossicità o l’assorbimento di un veleno attraverso modifiche nelle caratteristiche chimiche del veleno. (Agenti chelanti + metalli pesanti: eliminazione del veleno). Interazione farmaci-alimenti • Interazioni farmacocinetiche: • Alterazioni dell’assorbimento: latticini+tetracicline. • Induzione enzimatica: carne alla brace. • Inibizione enzimatica: succo di pompelmo. Interazioni farmaci-alimenti • Interazioni farmacodinamiche: • Alimenti ricchi di VitK: riducono l’effetto anticoagulante del warfarin. • Bevande alcoliche: potenziano l’effetto sedativo di barbiturici e oppiacei. Interazioni farmaci e prodotti vegetali • Interazioni farmacocinetiche: • Iperico: induttore enzimatico. • Echinacee: inibitori enzimatici. • Interazioni farmacodinamiche: • Valeriana officinalis: barbiturici. potenzia l’effetto sedativo-ipnotico dei
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