·Berna ·Burgdorf-Utzenstorf, Langenthal ·Olten-Schönenwerd ·Solothurn ·Konolfingen ·Oberland Bernese Vacanze da cristiani Consigli utili AZB 3007 Bern Mensile delle Missioni di Missione Cattolica Italiana · Bovetstrasse 1 · 3007 Bern Anno XX · n. 7/8 · Luglio-Agosto 2014 Sommario 4 10 11 24 26 Francesco in Terra Santa Scuola: l'Italia tra gli ultimi in Europa Dalle Missioni 11-14Berna 15-17Burgdorf-Utzenstorf Langenthal 18-19Olten-Schönenwerd 20-21Solothurn 22 Konolfingen 23 Oberland Bernese Dieci consigli utili per una vacanza da ... Fermiamo le barbarie in Sudan Foto copertina: archivio Mensile delle Missioni di: Berna, Burgdorf-Utzenstorf, Langenthal, Konolfingen, Olten-Schönenwerd, Solothurn, Oberland Bernese Direttore responsabile: Luciano Piccoli Capo Redattrice: Ilia Bestetti-Izar Amministrazione e Redazione Missione Cattolica Italiana: 3007 Berna, Bovetstrasse 1, tel. 031 371 02 43, fax 031 372 16 56 redazione.insieme@bluewin.ch luciano.piccoli@bluemail.ch I. Bestetti-Izar, P. Cervini, L. Deponti, A. Janik G. Longu, A.M. Migliore, O. Mbog, L. Piccoli, G. Tassello, G. Vecchio, B. Zen, R. Zilio Grafica: RR-Grafik Studio Molkereistrasse 2 · 3052 Zollikofen tel. 031 914 04 65 ronca.roberto@bluewin.ch Redazioni locali ·Berna: Bovetstrasse 1, 3007 Bern, tel. 031 371 02 43, fax 031 372 16 56 ·Burgdorf-Utzenstorf, Langenthal Pestalozzistrasse 48, 3400 Burgdorf, tel. 034 422 54 20, fax 034 423 43 10 ·Konolfingen: vedi MCI di Berna ·Olten-Schönenwerd: Hausmattrain, 4 - 4603 Olten (SO) (Postfach 730) tel. 062 212 19 17, fax 062 212 13 22 ·Solothurn: Rossmarktplatz 5, 4500 Solothurn, tel. 032 622 15 17, fax 032 623 81 89, CCP 45-1529-0 ·Oberland Bernese: Kapellenweg 7, 3600 Thun, tel. 033 225 03 58 Periodico iscritto alla FUSIE e alla F.S.S. 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Sarebbe però un silenzio colpevole, un tradimento nei confronti degli abitanti di quel lontano villaggio di Katra, una mancata risposta alla loro ferma volontà di rompere, di farla finita proprio attirando l’attenzione dei media. Vogliono giustizia e, poveri e reietti, ma coraggiosi, hanno compreso che, per ottenerla, devono far vedere al mondo ciò che può accadere a due ragazzine in una società in cui ancora sopravvivono codici arretrati, maschilisti, violenti, lontani dal più elementare rispetto della dignità umana. Si sono raccolti intorno all’albero di mango, in protesta silenziosa e decisa e hanno impedito il trasporto dei cadaveri in ospedale. “Non ci muoveremo di qui fino a quando i responsabili non saranno stati arrestati”. Le immagini parlano chiaro, mostrano la verità nuda e cruda, in questo caso agghiacciante, e le due vittime sono state lasciate appese all’albero perché le televisioni e i fotografi potessero riprenderle. Hanno detto basta al silenzio e all’indifferenza. In un Paese di 1,2 miliardi di abitanti, che sta sforzandosi di diventare un grande Paese, lo stupro di massa è una piaga. I dati ufficiali parlano di una violenza ogni ventidue minuti; a Nuova Delhi la media è di sei al giorno, ma molte aggressioni non sono denunciate per vergogna o paura di ritorsioni. La violenza carnale è ovviamente criminalizzata dal codice penale indiano e le pene, data la situazione, sono state inasprite. È però noto che nei villaggi la violenza contro le donne è un fenomeno antico e drammatico, parte di una dimensione castale dura a morire. I dalit, i fuori casta, sono trattati da “Untermenschen” e non sono ancora riusciti ad ottenere il riconoscimento, se non dell’uguaglianza, della pari dignità umana. Tutto ciò, nonostante una religione ispirata dalla non violenza, il messaggio del Mahatma Gandhi e le promesse della democrazia. Nei villaggi le donne “fuori casta” sono spesso considerate a “disposizione” dei maschi appartenenti alle numerose caste indiane, sia che si tratti di nobili bramini o di lavoratori manuali shudra. La violenza è spesso considerata una sanzione tribale e un mezzo per intimorire e tenere a bada. Si sa anche che nei villaggi la polizia è portata a ignorare i delitti compiuti contro gli intoccabili nell’indifferenza generale. Se qualcosa si è mosso contro la violenza è infatti in seguito a quella subita da una studentessa, non da una donna “fuori casta”. Si legge che nel branco che ha usato violenza e ucciso le due adolescenti ci fossero anche due poliziotti. Alcuni agenti sono sotto inchiesta per non essersi mossi in seguito alla denuncia di scomparsa sporta dai parenti delle vittime. Il neoeletto primo ministro indiano, Narendra Modi, ama twittare e sembra lo faccia spesso, ma per ora ha taciuto sull’orrendo crimine. Speriamo non tardi una sua presa diposizione pubblica ed energica. Speriamo assicuri la giustizia e l’applicazione delle pene previste, giustamente severe. Il mondo guarda a lui; accettare la sfida che gli si pone sarebbe un bel modo democratico di iniziare il suo governo: l’India è il Paese di tutti gli indiani, al di là delle differenze di genere, di religione, di casta. La legge e la giustizia sono uguali per tutti. E la violenza sulle donne, un fenomeno non solo indiano, deve essere punita e stroncata ovunque. Luglio-Agosto 2014 3
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