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Romano Del Gaudio
Settimanale di attualità, politica, cultura ed eventi ANNO VIX - N° 4 - 23 gennaio 2015 - € 0,50
Invito alla ragione
L’assunzione di responsabilità e il rispetto del patto elettorale
nell’intervento del consigliere comunale che analizza
questo non facile momento dell’Amministrazione di Martina Franca
Antonio Catucci,
uno dei titolari dell’omonima
masseria in contrada Capitolo
a Martina Franca.
- foto di donato ancona -
ANTONIO CATUCCI
TRA ORTO E FORNELLI
Cucina genuina a Km zero: dalla produzione propria direttamente in
tavola. È questo il nuovo trend, insieme alla riscoperta di sapori antichi rivisti
in chiave contemporanea e con un occhio di riguardo all’ecosostenibilità
Matteo Pizzigallo
Il detto, il non detto
e l’indicibile
A lezione di geopolitica con il professore martinese,
uno dei più quotati studiosi di diplomazia economica
e relazioni euro mediterranee
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Editoriale 3
controcorrente
MI ARRENDO, INCONDIZIONATAMENTE
di Vito Pietro Corrente
“Ahi serva Italia, di dolore ostello,/nave senza nocchiere in gran
tempesta,/non donna di province,
ma bordello!” (Dante – Purgatorio,
canto VI).
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luglio 1978 Sandro Pertini; 3 luglio 1985 Francesco Cossiga; 28 maggio
1992 Oscar Luigi Scalfaro; 18 maggio 1999 Carlo Azeglio Ciampi; 15 maggio 2006
Giorgio Napolitano. È del tutto evidente, al colto e all’inclita, quanto
rapida sia stata la parabola discendente della più alta carica dello Stato nei trentasette anni trascorsi dal
suo punto più alto, Sandro Pertini.
Uomini di parte, quasi mai super
Volto coperto da passamontagna, pistola in pugno, fa irruzione nel negozio
di telefonia a Manduria (in provincia di Taranto) e i poliziotti che passavano da lì proprio in quel momento lo agguantano alle spalle. Solo un attimo
dopo scoprono che non si tratta di un rapinatore ma di Umberto Sardella,
il comico barese di Mudù, intento a girare uno spot per un negozio di
telefonia. È finita con una stretta di mano e due risate, ma anche con una
denuncia per procurato allarme a carico dell’attore-regista.
partes, che non hanno mai rappresentato l’intera Nazione ma solo una
parte di essa, a mio avviso la peggiore, certamente quella minoritaria
nel sentire popolare. Oggi siamo
nuovamente alle prese con il tragicomico rituale che precede l’elezione del prossimo Capo dello Stato. In
perfetta coerenza etica ed intellettuale, i propositi di voltare pagina
per arrivare alla nomina di un uomo
non divisivo, di una personalità di
alto profilo civile ed istituzionale,
vera sintesi delle anime della Nazione, si sono materializzate nei nomi
dei candidati in pectore. Chi sono?
La rosa è degna del miglior “tragico
Fantozzi”. In ordine di preferenze:
Giuliano Amato, Romano Prodi,
Anna Finocchiaro, Pierferdinando
Casini, Walter Veltroni. Outsider
Pietro Grasso e Laura Boldrini. Un
magnifico, rutilante caravan serraglio di personaggi che, a vario titolo
e con minori o maggiori responsabilità, hanno contribuito all’eutanasia
di questo nostro misero Paese. Siccome noi Italiani siamo un popolo
dalla memoria corta, mi permetto di
riesumare brevi cenni biografici di
alcuni dei nostri “magnifici sette”.
Giuliano Amato, il Dottor Sottile,
politico di lungo corso, deputato
dall’83, amico e consigliere economico di Bettino Craxi nonché suo
ministro nei governi presieduti, non
si fa scrupolo di tradirlo quando nel
’92 scoppia la tempesta di Tangentopoli. Per questo tradimento verrà
ricompensato con la Presidenza del
Consiglio che si fa ricordare per la
finanziaria lacrime e sangue di 93
mila miliardi di lire e il prelievo forzoso del 6 per mille da tutti i conti
correnti dei cittadini. Il Professor
Romano Prodi, l’uomo del destino della sinistra riformista italiana,
uomo con tanti scheletri nell’armadio. Vicenda della vendita, o della
svendita, della SME; caso CirioBertolli-De Rica; Nomisma e le consulenze pubbliche; affaire Telekom
Serbia; dossier Mitrokhin; e chi più
ne ha più ne metta. Dimenticavo
che gli dobbiamo un ringraziamento
particolare per il disastro Euro nel
quale ci ha precipitati. Finocchiaro,
Casini e Veltroni, per la loro inconsistenza politica meriterebbero a
mala pena una breve nota a margine
nella storia patria recente, e invece
si trovano a correre per la prima
carica dello Stato. Di fronte a questa nuova nefandezza della nostra
politica, un vero e proprio scempio
del rispetto che si deve ai cittadini
di questa nazione, non so voi, ma io
mi arrendo definitivamente. E anche
incondizionatamente!
Extra Magazine Piazza Vittorio Veneto n. 2 - 74015 Martina Franca (TA)
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CRONACA
Sette brevi in sette righe
Incubo finito (?)
Statte Un 29enne di Taranto è stato arrestato poiché responsabile
di atti persecutori nei confronti di una donna di Statte. L’uomo in
passato ha addirittura investito volontariamente, con la propria
auto, la vittima, colpevole di rifiutare le sue avances, e rendendosi
così responsabile anche del più grave reato di tentato omicidio.
Lo stesso, inoltre, pubblicava su alcuni social network annunci a
sfondo sessuale e foto riferite alla donna, arrivando anche ad attivare e/o modificare le condizioni di forniture di utenze domestiche
intestate alla vittima, facendo credere di essere la parte interessata.
Rifiuti sommersi
Sannicandro Di Bari SUna notevole quantità di rifiuti,
pericolosi e non, è stata interrata in uno dei versanti del torrente
Picone, in località Parco delle Grotte, in area sottoposta a
vincolo paesaggistico. I tre proprietari del terreno sono stati
denunciati per discarica abusiva oltre che per violazione della
normativa a tutela del paesaggio. Dall’analisi dello stato dei
luoghi e delle ortofoto è emerso che, nel corso degli anni, è stata svolta una costante attività di riempimento di parte dell’alveo
del torrente, per nascondere i rifiuti e ottenere una maggiore
superficie coltivabile.
32 arresti contro la mafia
Foggia IUn’ordinanza di custodia cautelare è in corso
d’esecuzione nella provincia di Foggia e in varie località d’Italia nei confronti di 32 indagati per estorsioni e
tentato omicidio aggravati dal metodo mafioso. Il provvedimento, emesso su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Bari, viene eseguito dai Carabinieri
del Comando provinciale di Foggia. Gli indagati sono
anche accusati (a vario titolo) di associazione finalizzata
al traffico di droga, detenzione illegale d’armi, rapina,
ricettazione, danneggiamento ed altro.
Tarallini volanti
I pacchetti da 25 grammi del «Tarallificio dei Trulli»
sono arrivati in ogni angolo del mondo grazie a un
contratto stipulato tra la compagnia di bandiera italiana e l’azienda della famiglia Recchia di Alberobello.
Ma lo scorso 31 dicembre scade il contratto e per
l’azienda nostrana iniziano i problemi. Da novembre
l’Alitalia non paga le fatture già scadute. D’altronde,
pagando l’Alitalia a sessanta giorni, quelle scadute a
novembre sono le forniture di settembre e così via.
Ad oggi il Tarallificio vanta un credito di 116mila euro
di cui 76mila con fatture, appunto, già scadute.
.
Tre arresti per tentato omicidio
Bari Ordinanza di custodia cautelare a tre presunti
appartenenti al clan Campanale, ritenuti responsabili
del duplice tentato omicidio avvenuto la sera del 12
ottobre 2013 nel capoluogo pugliese ai danni di due
presunti esponenti del clan rivale Lorusso.
La misura è stata emessa nei confronti di Giacomo
Campanale, 44 anni, Felice Campanale, 28, e Alessio
Centanni, 23, ritenuti responsabili, a vario titolo, di
tentato omicidio aggravato, porto e detenzione illegale di armi da fuoco, ricettazione e violazione degli
obblighi della sorveglianza speciale.
Bersaglio mancato
Trani A 80 anni ha cercato di suicidarsi - questo
quanto ritiene la polizia – con una coltellata al
cuore ma ha mancato di poco il bersaglio. La lama
è rimasta conficcata nel petto, precisamente nella
parete del cuore nel ventricolo destro. Quando i
parenti se ne sono accorti, hanno chiamato i sanitari del 118 che, temendo di ledere il cuore estraendo
l’arma, lo hanno condotto prima all’ospedale di
Trani e poi in quello di Andria. Troppo pericoloso estrarre il coltello, tanto che è stato deciso di
trasferire l’ottantenne Policlinico di Bari, dove il
delicato intervento è stato concluso con successo.
Assalto al portavalori
Foggia Per una rapina ad un furgone portavalori l’autostrada A16 è stata chiusa al traffico in
entrambi i sensi di marcia tra Candela (Foggia) e
Lacedonia (Avellino). L’assalto è stato compiuto ai
danni di un portavalori della Securpol di Caivano
(Napoli), ma non è andato a buon fine perchè il
commando è fuggito senza portare via il bottino.
Un vigilante sarebbe rimasto leggermente ferito da
una scheggia di vetro. Prima di fuggire i rapinatori
hanno dato fuoco a tre mezzi: due si trovano alle
spalle del portavalori, l’altro davanti al mezzo.
Per la cronaca in diretta vai sul sito www.extramagazine.eu
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6 Attualità
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Due giornate,
due convegni
Taranto
come Torino
come Matera
L’Associazione
“Le Città che Vogliamo”
ha realizzato due
incontri per creare un
asse tra la Capitale della
Cultura 2019 e il nostro
territorio
MATERA
La rivincita passa
per la cultura
Da “vergogna nazionale”, come fu definita,
a laboratorio urbanistico e sociologico. Il riscatto di una città
che ora lavora per diventare capitale della cultura europea.
Con tutta una serie di benefici di cui godrà anche la Puglia
di Oscar Nardelli
D
al 1985 due città dell’Unione Europea vengono designate, per un anno, capitali
della cultura. Per il 2019
sono risultate vincitrici:
Matera per l’Italia e Plodiv per la Bulgaria.
La “città europea della cultura” venne
concepita per la prima volta il 13 giugno 1985, su iniziativa del Ministro
della Commissione Europea, Melina
Merkouri (artista, cantante e politica
greca, nata ad Atene il 18 ottobre 1920),
ed è stata concepita come mezzo per
avvicinare le varie culture europee e i
suoi cittadini. Negli anni l’iniziativa si
è sviluppata con sempre maggiore successo dimostrando di attrarre, nella città
prescelta, migliaia di visitatori da tutto
il mondo.
Per il 2019, in Italia, erano in lizza sei
città: Cagliari, Lecce, Perugia, Ravenna, Siena e, appunto, Matera.
La città di Matera ha presentato un dossier composto da 123 pagine, suddiviso
in 7 capitoli e comprensivo di 15 progetti “bandiera”, oltre ai sotto progetti
che prevedevano il coinvolgimento non
solo di Matera, ma di quasi tutto il territorio della Basilicata: dal Cilento all’alta
Murgia, nonché il Pollino, ed è riuscita
a spuntarla su tutte le altre concorrenti, risultando a Bruxelles la prescelta,
avendo ottenuto 7 voti sui 13 disponibili. Il 17 ottobre 2014, in una cerimonia
pubblica tenutasi a Roma, alla presenza
del Ministro per i Beni Culturali Franceschini, ne è stata data ufficialmente
notizia dal Presidente della Giuria Internazionale europea, Steve Green.
L’impulso che ha permesso di dare avvio all’intera operazione è stato l’accordo finanziario tra il Comune di Matera e
la Regione Basilicata, il cui contributo
dovrebbe aggirarsi, per il Comune di 5,2
milioni di euro e per la Regione di 25
milioni di euro, complessivamente quasi il 70% dell’intera operazione. Per la
parte residua il Governo Nazionale dovrebbe contribuire con una somma pari
a 11 milioni di Euro. Poi vanno aggiunti
altri Enti territoriali, come le Provincia
di Matera e di Potenza; il Comune di Potenza e la Camera di Commercio. Vanno altresì aggiunti gli sponsor Nazionali
come le Poste Italiane, ENI, FIAT, nonché aziende locali operanti sul territorio
della Basilicata e della Puglia.
Come slogan Matera ha scelto “Open
Future”, e la Fondazione Matera/Basilicata 2019, nata il 3 settembre 2014, presieduta dal Sindaco di Matera Salvatore
Adduce, presto passerà la mano ad un
nuovo comitato organizzatore, il quale
si metterà all’opera per rappresentare e
organizzare al meglio lo sviluppo operativo dell’intera manifestazione.
Le norme e la tempistica prevedono
che il 70%, del budget sia destinato
ai progetti e ai programmi culturali; il
18% per la promozione e il marketing
e il 12% per coprire le spese generali di
gestione e del personale. La spesa complessiva verrà comunque dilazionata
nell’arco di tempo di 9 anni, dal 2014
al 2022. (Per dare inizio al progetto nel
2014, Matera ha già speso il 4/% del
budget complessivo, pari a 1.517,816
euro). Naturalmente investimenti, spese
e cifre, non possono essere considerati
ufficiali, poiché potrebbero subire ritocchi, sia al rialzo che al ribasso.
Il calendario delle manifestazioni è
stato concepito in modo tale da poter
effettuare gli interventi preparatori dilazionandoli negli anni, per poi culminare
nel 2019, con la presentazione dell’intero evento culturale che, comunque, non
terminerà nel 2019, ma proseguirà per
altri 3 anni, sino al 2022.
Dei 15 progetti bandiera, due denominati Flagship (nave ammiraglia), prevedono:
1) I-Dea, progetto per la realizzazione
dell’istituto
demoetnoantropologico
(studio della demografia, etnografia, antropologia culturale), luogo in cui l’arte e la scienza si incontreranno, con la
condivisione degli archivi regionali, in
Italia e in Europa;
2) Open Design school, progetto che
prevede, a partire già dal 2015, la creazione di una scuola di design sul territorio Lucano, per permettere di sviluppare localmente gran parte delle strutture
e della tecnologia, per la realizzazione
dell’intero evento “Matera 2019”.
Intorno a queste due grandi iniziative,
gravitano altri importanti sotto progetti, che prevedono: laboratori di musica
folkloristica e classica; poesia, prosa,
danza, teatro, artigianato, agricoltura,
cucina e pane tipici del territorio, nonché lo studio e la diffusione delle peculiarità della Città e dell’intera Regione
Basilicata, con convegni, mostre,
Progetti importanti, già finanziati e in
corso d’opera, sono anche la realizzazione del campus universitario (stanziamento di 30 milioni di euro), la Bradanica - rimodernamento della ferrovia FAL
Bari-Matera (costo previsto 90.750.000
euro) e l’ampliamento della scuola di
restauro della Sovrintendenza (costo 5
milioni di euro).
Le Poste Italiane, per l’occasione emetteranno un annullo speciale per festeggiare Matera 2019: capitale europea
della Cultura. Il Comune di Tito, per festeggiare la nomina di Matera ha preceduto tutti realizzato per lo scorso Natale,
l’albero più grande della Basilicata.
di Fabiana Spada
E
dopo Matera capitale
della Cultura 2019, ecco
che per Taranto potrebbero aprirsi molte possibilità
dal punto di vista turistico e
naturalmente economico. A
sfruttare l’occasione e perché
no, una possibilità di futuro,
Gianni Liviano con l’Associazione “Le Città Che Vogliamo”
ha organizzato nella settimana
appena trascorsa due giornate a
Taranto e a Martina, con l’obbiettivo di costruire nuove visioni di comunità per i prossimi anni; tema centrale dei due
incontri è stato “come costruire
una nuova vision della città ?”.
Taranto in effetti potrebbe essere il Porto di Matera e perché
no, anche la sua stazione , ospitando i milioni di turisti che
verranno a far visita alla Città
dei Sassi nei prossimi anni; in
questa maniera la nostra città e
tutto il nostro territorio provinciale gioverebbe moltissimo,
ma è vero anche che bisogna
essere preparati. Ragion per
cui l’Associazione “Le Città
che Vogliamo” ha voluto creare un momento di confronto
per un unico progetto di sintesi, al fine di creare un asse tra
Taranto e Matera, attraverso un
ragionamento sulla comunità
del 2020. I due incontri svoltisi
a Taranto e a Martina, rispettivamente al Salone della Provincia e al Park Hotel San Michele, sono stati caratterizzati
da un unico obiettivo per costruire una visione di comunità
per i prossimi anni, per costruire una nuova asse dal punto di
vista economico e sociale legate alle opportunità che Matera
offre alle città del nostro territorio. I due convegni sono stati
scansionati da 13 interventi,
13 professionalità che si sono
alternati per fornire spiegazioni, istruzioni e consigli, il tutto
condito con la moderazione di
Gianni Liviano e con le ciliegine sulla torta rappresentate da
Paolo Verri (direttore di Matera
Capitale 2019 e degli eventi di
Expo 2015), il prof. Valentino
Castellani (già sindaco di Torino, città che ha fatto il salto
dall’industria dell’auto alla capitale dello sport 2015) e Michele Emiliano. Nel convegno
ha illustrato le linee di possibili
intersezioni tra i territori di Taranto e Matera, il prof. Francesco Semeraro a nome del
comitato “Taranto 2019”.
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Romano Del Gaudio
Invito alla ragione
L’assunzione di responsabilità e il rispetto del patto elettorale
nell’intervento del consigliere comunale che analizza questo
non facile momento dell’Amministrazione di Martina Franca
di Francesco Mastrovito
L
a guerra a colpi di comunicati
stampa, dichiarazioni a denti
stretti e rapporti personali che
iniziano a sfilacciarsi, stanno
provocando più di qualche malumore nella maggioranza che sostiene
l’Amministrazione guidata da Franco
Ancona. A rendere ancora più complicata la situazione, è l’avvicinarsi delle
elezioni regionali che porta i probabili
candidati a fare dell’Amministrazione
una vittima del “fuoco amico”. Anche le
voci che vorrebbero un cambio in seno
alla maggioranza (NCD/UDC al posto
di MeP) non contribuisco a rasserenare
il clima. In questo quadro, si inserisce il
consigliere comunale del Partito democratico Romano Del Gaudio che, facendo un’onesta analisi dei primi due anni
e mezzo di amministrazione, invita tutti
alla ragione e al rispetto dell’iniziale patto elettorale sottoposto agli elettori.
Romano Del Gaudio, questi sembrano essere giorni difficili per la
maggioranza che sostiene Franco
Ancona. Quanto è seria la situazione?
«All’infuori di alcune criticità legate alla
prossima campagna elettorale per le regionali, non credo ci siano problemi seri.
Non dimentichiamo che, direttamente
o indirettamente, abbiamo in seno alla
maggioranza ben quattro candidati (Donato Pentassuglia, Giuseppe Cervellera,
Francesco Laddomada e Antonio Martucci, ndr). Se gli animi ora si stanno accendendo, è solo per questo. Per il resto,
non ci sono consiglieri comunali motivati
da interessi o questioni personali da risolvere che possono ledere la maggioranza
o il percorso di maggioranza».
Quindi c’è il rischio che campagna
elettorale incida pesantemente
sul cammino dell’Amministrazione.
«La campagna elettorale deve rimane
fuori dall’Amministrazione. E’ normale
che il risultato elettorale dipenda anche
da quello che fa un’amministrazione;
se ci sono delle criticità, queste devono
essere giustamente sollevate, ma l’atteggiamento non può essere quello di
strumentalizzare quello che non va per
capitalizzare dei voti. Non è un atteggiamento leale.
Invito un po’ tutti a ragionare, a definire un percorso da fare insieme in un
atteggiamento collegiale. Dobbiamo
evidenziare quelle che sono le priorità e
andare avanti. Non possiamo permetterci di buttare per aria un progetto soltanto
perché qualcuno ha un mal di pancia,
qualcuno fa un passo indietro, qualcun
altro in avanti o c’è chi accelera o chi rallenta. Questo non possiamo permetterlo
a nessuno. Abbiamo sottoscritto un patto
e dobbiamo portarlo a termine».
Ecco, che cosa non va?
«Per esempio abbiamo sbagliato ad aumentare le tasse. E’ prioritario rivedere
il bilancio e limare alcune situazioni per
attutire e ridimensionare la tassazione; i
cittadini non ce la fanno più».
Quindi, l’aumento della pressione
fiscale non era dovuta esclusivamente alle decisioni del governo
centrale.
«Ci sono stati degli sprechi come, per
esempio, l’assegnazione di alcuni incarichi o delle manifestazioni inutili.
Molte cose sono state fatte in maniera
superficiale. Adesso un attento e oculato
atteggiamento nei confronti del bilancio
che andremo a redigere tra febbraio e
marzo, ci chiede di rivedere alcune cose.
Non possiamo vessare i cittadini perché
non abbiamo verificato nei dettagli voci
come i residui attivi, passivi o quant’altro. Noi dobbiamo veramente pulire questo bilancio e non possiamo più permetterci sprechi. Se dobbiamo evitare di fare
qualche manifestazione per fare altro, allora lo dobbiamo fare. Dobbiamo avere
il coraggio di farlo. Questo deve essere il
nostro atteggiamento».
Si parla ormai da tempo di qualche problema tra le forze che compongono la maggioranza, con la
possibilità che il gruppo NCD/UDC
sostituisca quello dei Moderati e
Popolari di Martucci e Caroli.
«Io non voglio che ci siano elementi di
rottura nella nostra maggioranza, dove
c’è solo bisogno di sintesi e di individuare quelle che sono le cose più importati
da portare a termine. L’impostazione di
questa amministrazione è rigida, seria
e convinta; è fatta di regole, di ripristino della macchina amministrativa, di
rilancio economico della nostra città. I
discorsi personalistici non possono compromettere questo cammino. Certo in
proiezione, cioè in un prossimo mandato,
ingloberei i centristi nell’UDC/NCD ma,
in questo momento, io non posso ledere
il patto iniziale che lega i partiti che compongono l’attuale maggioranza. Noi prima di tutto dobbiamo portare a termine il
nostro programma, poi saranno i cittadini
a giudicarci.
Oggi io non posso aprire a nessuno, se
non in una dialettica opposizione/maggioranza su quelle che sono questioni
importanti».
Quindi, ognuno al suo posto nel rispetto del proprio ruolo.
«Io voglio ascoltarla l’opposizione. Se
vogliono essere laboratorio politico, vogliono darci un contributo, che ben ven-
ga. Io apro nelle commissioni come in
tutte le situazioni possibili; del resto sono
sempre stato aperto al dialogo, io non ho
problemi al confronto. Però non posso
pensare che entrino in una nuova giunta,
anche perché non credo ci siano i presupposti per fare un discorso di questo tipo.
Se poi qualcuno che è già in campagna
elettorale, vuole strumentalizzare tutto
questo per accaparrarsi dei voti, lo faccia pure ma questo è un modo di fare
che trovo ingiusto e i martinesi devono
sapere che sono di fronte a una situazione
“parallela” che niente ha a che fare con il
nostro progetto di città.
A me piace, per esempio, quando il consigliere Marraffa in consiglio comunale
dice: “scusate, ma su scala provinciale
state ragionando come rilanciare il territorio?”. Io su questi temi voglio il confronto con l’opposizione, ma oggi non
posso aprire e mettere dentro figure che
sicuramente non hanno sottoscritto il nostro patto iniziale, non lo condividono nè
tanto meno ritengono Franco Ancona la
figura che li possa rappresentare».
A proposito di Franco Ancona:
cosa dovrebbe fare il sindaco in un
momento come questo?
«Invito il sindaco a relazionarsi con tutta
la sua maggioranza; l’invito a fare delle
riunioni di maggioranza al più presto per
limare alcune questioni e correggerne alcune altre. L’importante è trovare un punto d’incontro. Ripeto, tutelare il progetto
iniziale è una cosa importantissima.
Non avere la capacità, di dare le risposte
alla città e far capire che cosa volevamo
fare e andare a casa inutilmente perché ci
sono dei limiti caratteriali, limiti di altro
genere è una doppia sconfitta.
Lui in veste di sindaco, ha una doppia
responsabilità. Se ci sono delle criticità
le conosce ed è giusto che si correggano
senza arroganza e orgoglio.
Lo stesso Sindaco che è stato sempre
punto di riferimento e garanzia di tutti,
qualche “sgarbetto” ce l’ha fatto, perché
probabilmente riteneva che relazionarsi
su tutto con la maggioranza, significava
perdere anche del tempo. Obiettivamente
i partiti, come i laboratori politici, spesso
e volentieri non danno risposte immediate; invece, in politica, a volte servono
anche delle risposte immediate».
Come sono stati questi due anni e
mezzo di Amministrazione?
«Abbiamo fatto tanto, anche se molte
cose non si vedono. Dico anche questo:
la città ancora non vede nulla. La nostra
compagine politica si accende, guarda
caso, su situazioni come quella che stiamo vivendo, mentre è mogia, assente,
non fa iniziative quando deve testimoniare quello che si sta facendo in amministrazione».
E i prossimi anni?
«Ci sono altri due anni e mezzo per capitalizzare quello che abbiamo fatto e per
dare altre risposte alla città. Molte cose
sono state anche sbagliate, così com’è
naturale. Ma siamo lì per correggere
gli errori e per fare cose buone e per
bene.
Se poi qualcuno vuole fare altro, lo
dicesse e uscisse dalla maggioranza.
Ci sono altri che possono entrare in
consiglio e fare bene».
Un esempio delle cose da fare?
«Rilanciare economicamente la città;
investire su quello che è il ragionamento che si sta facendo con gli altri
comuni per dare, veramente, alla Valle d’Itria la capacità di essere un polo
turistico attrattivo. Interagire con la
Provincia e il comune di Taranto sul
decreto Renzi e reperire finanziamenti, perché l’indotto ILVA è tutta la provincia e non esclusivamente Taranto.
Questo è il nostro lavoro, questo deve
fare la nostra squadra. Non farsi caratterizzare dalle campagne elettorali
o da alcuni episodi».
Dopo le dimissioni di Pasculli
da capogruppo consiliare, il
suo nome era circolato come
quello del successore. Lunedì sera poi, nella riunione del
gruppo, lei è entrato papa e ne
è uscito cardinale.
«Una sintesi sul mio nome c’era stata
e io ero anche disponibile a ricoprire
quel ruolo. Ma la mia condizione era
che su quella maggioranza bisognava
magari limare un po’ i toni, verificare
le situazioni, trovare delle soluzioni
perché delle criticità ci sono. Obiettivamente non è andato tutto liscio
come l’olio: concorsi, dirigenti, incarichi, manifestazioni. Diciamo che
qualcosa non ha rispettato quello che
era il patto iniziale».
A questo punto che cosa succederà alle regionali?
«Io lavorerò, senza ombra di dubbio,
per Donato Pentassuglia che ha determinato questo progetto di centro
sinistra. E’ stato lui il grande fautore
e io lo tutelerò, anche perché gli interlocutori regionali e provinciali sono
fondamentali, importantissimi. Una
città deve avere dei riferimenti affinché ottenga dei finanziamenti, per la
tutela della viabilità, dell’ospedale.
Funziona così. Non è destra o sinistra,
ma è il tuo interlocutore che riesce a
determinare alcune situazioni.
A Martucci e agli altri candidati auguro di essere eletti, rimanendo nella convinzione che fare operazioni
“gamba tesa” su altre compagine
politiche non è una cosa giusta. Io
contrasto questo modo di agire e non
condivido il documento della segreteria del PD, il partito che nella coalizione deve avere il maggior senso di
responsabilità, perché è un elemento
in più di rottura».
Qual è la strada da percorrere?
«Io chiedo a tutti a fare un passo indietro, a vestirsi di responsabilità, a
ragionare, ad avere un vero senso di
responsabilità. Tutti, dai consiglieri
ai partiti, devono focalizzare l’importanza del momento e ricordare la
fortissima responsabilità che ci hanno
dato i cittadini a quali, noi, dobbiamo
delle risposte.
Non ci si può ubriacare di personalismo o per una campagna elettorale.
Non si può pensare di andare in giro e
di chiedere voti se non si sono date risposte sul quello che è il progetto della nostra città. Parlo di noi consiglieri
comunali che vogliamo fare, vogliamo contribuire e poi litighiamo come
i capponi di manzoniana memoria
andando in giro a chiedere i voti per
fare i consiglieri regionali.
Dobbiamo prima tutelare quello che è
stato il nostro patto, il nostro progetto; prima di ogni altra cosa. Chi non
fa questo dovrebbe uscire dalla maggioranza, dovrebbe non appartenere a
questa maggioranza».
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Uno su 10.000
Quei bambini dal viso di folletto
In seguito alla segnalazione di alcuni casi nel nostro territorio,
abbiamo approfondito le manifestazioni di una malattia rara, la Sindrome
di Williams, con l’indicazione dei contatti a cui far riferimento
di Mauro Guitto
Da tempo l’Associazione
Italiana Sindrome di Williams Onlus
(AISW) si occupa, tra le varie finalità,
di promuovere e divulgare le conoscenze sulla sindrome di Williams. Per
sostenerla potete trovare a questo link
i riferimenti: http://www.aisw.it/index.
php/it/sostieni-l-aisw.
Altro importante riferimento: Associazione Italiana Sindrome di Williams,
Resp. Regionale Sig.ra Rossella Stapane, tel. 0833861680.
C
i sono purtroppo persone
e malattie di cui non parla
quasi nessuno perché relativamente pochi sono gli
ammalati che ne soffrono,
motivo per il quale l’opinione pubblica
rivolge una maggiore attenzione alle patologie più diffuse.
E allora ne parliamo noi perché è giusto
che anche un solo malato affetto da malattie rare riceva la giusta attenzione e le
cure necessarie.
Parliamo della “Sindrome di Williams”
(SW), una malattia genetica rara, non
degenerativa, che si presenta una volta
ogni 10.000 nascite.
Consiste in un disordine neurocomportamentale congenito dovuto alla mancanza o alla mutazione del cromosoma
7 e interessa diverse aree dello sviluppo
tra cui quella cognitiva, del linguaggio e
psicomotoria.
Non è una malattia ereditaria, salvo casi
eccezionali, non è causata da fattori medici, ambientali o psicosociali.
Le principali caratteristiche della Sindrome di Williams: caratteristiche facciali,
anomalie cardiovascolari, ipercalcemia
neonatale, sviluppo psico-motorio e
cognitivo, accrescimento, anomalie
genitourinarie, anomalie oculari, odontoiatriche, otorinolaringoiatriche, del
tessuto connettivo e scheletriche, della
cute, apparato endocrino-metabolico.
Come tutte le malattie rare, anche questa malattia necessita di elementi fondamentali: diagnosi, gestione, ricerca,
formazione e informazione.
I malati vengono seguiti sulla base delle
linee guida ottenute nel tempo dall’insieme delle esperienze mediche, dei familiari dei pazienti e di quanti hanno potuto
rilevare informazioni sulla malattia.
Queste, suddivise in fasce di età, forniscono delle raccomandazioni su una serie di test e screening da fare.
Chi è affetto dalla Sindrome di Williams
ha bisogno di aiuto costante: economico,
fisico, psicologico, sanitario. Chi è meno
fortunato non può contare nemmeno sui
parenti più stretti ma ha comunque bisogno del costante e prezioso aiuto che
non sempre le strutture sanitarie riescono a fornire al meglio per tanti motivi
(organizzativi, economici, strutturali,
logistici). A loro volta i parenti, seppur
attrezzati di fede e tanto amore, hanno
il gravoso compito di dover accudire
quotidianamente la persona ammalata
tra mille difficoltà perché servono continuamente soldi, tempo e pazienza.
Alcuni giorni fa (12 dicembre 2014) su
RaiUno durante la 25esima maratona di
Telethon per sensibilizzare le persone ad
aiutare chi soffre di malattie genetiche
sostenendo economicamente la ricerca,
abbiamo assistito alla testimonianza di
Martina Giancola, una bambina di 8
anni affetta dalla Sindrome di Williams.
Tutti dunque possiamo sostenere la ricerca e aiutare sia gli ammalati sia coloro (familiari e volontari) che impiegano
e impegnano ore della loro vita per aiutare il prossimo con tantissimi sacrifici e
senza ritorni economici.
E tra
Ecco alcuni aspetti
clinici della SW:
Anomalie del tessuto connettivo
e scheletriche Le alterazioni delle fibre elastiche predispongono i
pazienti all’iperlassità articolare,
alle ernie (ombelicale ed inguinale), al reflusso gastro-esofageo,
alla diverticolosi del colon (che
può esitare nelle coliche e nella
stipsi) e della vescica.
Sono comuni le alterazioni nelle
curve fisiologiche del rachide,
in particolare scoliosi, cifosi e
iperlordosi. Inoltre, può essere
limitata la prono-supinazione
dell’avanbraccio, per la presenza
di una sinostosi radioulnare.
Non è raro l’alluce valgo. Nei
pazienti più anziani è presente
osteopenia/osteoporosi.
Anomalie della cuteLa cute è
soffice, con tendenza all’invecchiamento precoce. Le unghie
possono essere ipoplastiche. E’
presente un incanutimento precoce dei capelli (ingrigimento
precoce dei capelli).Difetto di
accrescimentoLa SW si caratterizza per uno scarso accrescimento intrauterino, un basso
peso neonatale, uno scarso accrescimento ponderale nei primi
mesi di vita, un miglioramento
della crescita staturale negli anni
successivi, ed un’accellerazione
intorno agli 8-9 anni, con tendenza alla pubertà precoce.Oltre
ad essere correlato al difetto
genetico, il ritardo d’accrescimento ha concause comuni nelle
difficoltà all’alimentazione, nelle
complicanze gastro-intestinali,
compresi i diverticoli, e nella
celiachia.Caratteristiche facciali
Le caratteristiche facciali della
SW consentono di inquadrare
correttamente, a livello clinico,
i pazienti. I dismorfismi facciali
comprendono l’appiattimento
della porzione media del viso,
con sopracciglia rade, la costrizione bitemporale, la radice del
naso infossata, l’epicanto, la
pienezza dei tessuti periorbitali,
l’iride dall’aspetto “a stella”, il
naso corto con narici anteverse,
l’ipoplasia della regione mascellare, il filtro lungo, la bocca
larga, le labbra carnose con
eversione del labbro inferiore, la
micrognazia.
E
tra
23 gennaio 2015 / n.4
1
Scuola
9
2
Hand-joy
Diamoci una mano
La mano artificiale ideata e realizzata
dall’alunno del “Majorana” Francesco Bruno
conquista un’importante azienda milanese
di Maria Lucchese
«
Hand-joy la mano artificiale
ideata e interamente realizzata
dall’alunno Francesco Bruno
della 4BT liceo, con la supervisione del prof. Marzano, docente di informatica, è approdata a
Milano presso un’azienda leader del
settore tecnologico per futuri sviluppi
sulla realizzazione e messa sul merca-
to del prodotto». Queste le parole di
esordio della dirigente dell’IISS “Majorana” che con grande entusiasmo
aggiunge: «I contatti con manager
e aziende nazionali e internazionali
alla fiera “Job&Orienta” di Verona
a novembre scorso, e i prestigiosi riconoscimenti ricevuti, stanno già dando i primi risultati. Ancora una volta,
Michele Lauria
Arrivederci Capitano!
È stato il Direttore Didattico del II Circolo di Martina,
dal 1978 al ‘97, affrontando il periodo più critico
di quella scuola dovuto al crollo di un soffitto.
Il suo ricordo nelle parole di un’insegnante
di Maria Carmela Basile*
U
no slogan alquanto insistente in prossimità del 27 gennaio, Giornata della memoria, è Per non
dimenticare.
E’ proprio questo monito
che mi spinge a ricordare
il Dott. Michele Lauria,
venuto a mancare a Taranto, martedì 13, Direttore
Didattico del II Circolo di
Martina, dal 1978 al ‘97,
affrontando il periodo più
critico del Circolo dovuto
al crollo di un soffitto, per
fortuna in piena estate,
che costrinse la popolazione scolastica
a peregrinare tra diversi plessi: Sant’Eligio, Ateneo Bruni, Marconi, Asilo Nido
Primavera.
La peregrinatio fu dura ma lui, il capitano, riuscì, non senza problemi e difficoltà, a mantenere viva la sua ciurma
(come egli stesso ebbe modo di
affermare).
Sento di doverlo ricordare
perchè proprio in un preciso periodo storico, il nostro,
in cui si parla tanto di buona
scuola e di scuola come luogo
da cui deve rinascere la nazione, l’assurdo è che un uomo
di scuola, che tanto ha dato in
passato alla scuola, se ne vada
in assoluto silenzio e che non
sia ricordato almeno da quelle
persone, quei professionisti che hanno
lavorato o lavorano, in quella scuola che
lui ha diretto.
Credo che sia un dovere, da parte di chi
In foto, 1) La mano artificiale Hand-joy. 2) Francesco Bruno in riunione
con uno dei dirigenti, Giorgio Bressan,il primo a fiutare la portata innovativa
del progetto presentato dal “Majorana” a Verona.
3) L’alunno della 4 BT liceo del “Majorana” presenta la sua idea al team
tecnico durante una riunione in azienda, nella sede di Milano.
con orgoglio e soddisfazione, il nostro
istituto raccoglie un’altra concreta attestazione di merito, grazie alla politica dell’”imparare facendo” che contraddistingue la didattica adottata dai
nostri docenti per alunni sempre più
attenti e interessati ai cambiamenti nel
mondo della tecnologia».
De Lorenzo S.p.A. Engineering Training Solutions: questa la società italiana, leader mondiale nella progettazione
e produzione di apparecchiature tecnologiche in vari ambiti tra cui: elettrotecnica, elettronica, automazione, telecomunicazioni, energia, che ha accolto
il progetto Hand-joy.
Giorgio Bressan, uno dei dirigenti che,
alla mostra Job&Orienta, aveva manifestato un palese interesse al progetto,
non è mancato all’appuntamento promesso a novembre.
«Ci ha presentato la storia e la mission
dell’azienda, - conclude Francesco
Bruno, ideatore della mano artificiale ha qualche anno in più e l’ha conosciuto di ricordarlo e di farlo conoscere alle
nuove generazioni, alunni e docenti, in
quanto anche lui ha fattivamente contribuito all’affermazione, sul territorio
martinese, di una giovane scuola, allora,
la Scuola Paolotti.
Come ha contribuito, in passato, il direttore Lauria all’affermazione di quella scuola? Stimolando attivamente e
costantemente il personale scolastico o
meglio, la comunità scolastica, come
egli preferiva dire, ad aggiornarsi costantemente per migliorare ,in un processo di
educazione permanente, la propria capacità di insegnamento. La sua attenzione
era rivolta non solo alle discipline predilette, la Lingua italiana e la Storia, ma
anche a tutte quelle educazioni che con
i diversi linguaggi potessero facilitare
l’apprendimento di tutti i ragazzi, anche i
più svantaggiati, profondamente convinto del valore della scuola pubblica.
Pertanto, negli anni ottanta, promosse,
coadiuvato anche dalla spinta innovativa
dei Nuovi Programmi dell’85, di cui fu
formatore, una serie di attività di aggiornamento su nuove tematiche: psicomotricità, comunicazione circolare, attività
teatrali, espressive, grafiche e manuali.
Per questo motivo aveva anche partecipato attivamente alla nascita e alla cura
di una rivista “Cultura ed Innovazione”,
insieme ad altri dirigenti ed ispettori di
quel tempo, in servizio al Provveditorato
3
illustrandoci tutti i settori in cui opera questa società internazionale. Il team tecnico
al quale ho presentato il progetto hand-joy,
ha subito mostrato entusiasmo per l’idea
con la garanzia di inserirlo nei loro progetti e, per me, un probabile contratto di
collaborazione».
di Taranto.
Era una persona, come già accennato, molto
attenta al pianeta handicap in quanto convinta che anche il diversabile, con gli opportuni interventi di tutte le Agenzie educative e con l’utilizzo dei linguaggi cosiddetti
“alternativi” potesse effettuare un minimo
percorso, perciò accanito sostenitore della
famosa Legge 517.
Altri aspetti importanti della sua personalità
professionale furono la spinta verso l’intercultura, quando il fenomeno era agli albori,
e la ricerca.
Era un uomo di scuola, alla ricerca non
solo di nuove soluzioni per essere al passo dei cambiamenti ma anche alla ricerca
del bello e dell’Assoluto. Lui che ,inizialmente, si definiva agnostico era sempre alla
ricerca dei perchè della vita, della storia
dell’umanità,del perchè gli altri avessero il
dono della fede.
Negli ultimi anni, andato in pensione, prima nella tanto amata campagna martinese
dove viveva con la sua signora e, dopo, nella sua Taranto, dove i figli avevano esatto
che tornasse, aveva continuato a ricercare,
stimolato anche dai problemi di salute, un
confronto dialettico e, sempre più positivo
tra fede e ragione, aiutato dalla lettura degli
scritti di Sant’Agostino e raggiungendo una
notevole serenità.
Arrivederci capitano e... grazie !
*Insegnante, Classe 4^ sez.A,
I.C.Giovanni XXIII
10
23 gennaio 2015 / n.4
Protagonisti
Matteo Pizzigallo,
Teo per gli amici di Martina Franca è Professore Ordinario di Relazioni Internazionali all’Università
di Napoli e all’Accademia dell’Aeronautica militare di Pozzuoli ed
è uno dei più quotati studiosi di
diplomazia economica e relazioni
euromediterranee. Autore di oltre
quaranta pubblicazioni scientifiche
alcune delle quali tradotte anche
in lingua inglese e in lingua araba.
Giornalista, iscritto all’Ordine
nazionale, collabora con diverse
Riviste e con le pagine culturali del
quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno. È opinionista di riferimento per la politica estera del giornale
Radio Rai e di Rai TG1mattina.
Matteo Pizzigallo
Il detto, il non
detto e l’indicibile
A lezione di geopolitica con il professore
martinese, uno dei più quotati
studiosi di diplomazia economica
e relazioni euro mediterranee
di Valeria Semeraro
I
nizia con l’intento di analizzare la situazione medio orientale
con la “freddezza e la distanza
di un anatomo patologo” ma,
alla fine dell’incontro, è un
fiume in piena, travolgente.
Il professor Matteo Pizzigallo, Teo
per gli amici di Martina Franca come
lui stesso ci tiene a sottolineare, ha
ammaliato una sala di duecento persone per due intere ore analizzando
la questione medio orientale, in modo
particolare con riferimento alla Siria
e all’Iraq, in una interessante iniziativa organizzata dal Rotary Club di
Martina Franca.
Utilizzando le categorie de “Il detto,
il non detto e l’indicibile” il professore, Ordinario di Relazioni Internazionali all’Università di Napoli e
all’Accademia dell’Aeronautica militare di Pozzuoli e uno dei più quotati
studiosi di diplomazia economica
e relazioni euro mediterranee, ha
trattato un tema complesso e delicato con la semplicità e la chiarezza del grande luminare. Un
contributo di sensibilità e di stimolo verso la pace attraverso una
comunicazione vera, diretta e volta a trasmettere l’autenticità delle
informazioni.
La “lectio magistralis”, svolta
con il tono non del docente ma di
chi vuol condividere, con passione ed entusiasmo, la conoscenza
della materia con “gli amici” della propria città, ha suscitato un
dibattito stimolante nella Martina
pensante, nella “città della pace
e della solidarietà”, come direbbe
il professor Antonio Scialpi.
A margine dell’incontro abbiamo
avuto il privilegio di porre qualche domanda al professor Pizzagallo.
Che cosa non si può ancora
sapere su ciò che sta accadendo in Medio Oriente?
«In realtà quel che non si può
ancora sapere è ben poco; invece quello che ancora non si può
dire con chiarezza per non urtare
la sensibilità dei potenti è che gli
Stati Uniti non hanno finora concepito una strategia politica credibile e condivisa per l’Oriente Mediterraneo. La strategia americana
appare dunque incerta e oscillante
fra varie opzioni: dai bombardamenti aerei all’intervento militare
sul campo, alle sanzioni economi-
E tra
che e altro ancora. L’aspetto più
grave è che questa incerta linea
politica viene di fatto imposta
agli Alleati europei generando
ulteriori difficoltà e incomprensioni».
C’è chi ritiene che i conflitti
in Medio Oriente siano religiosi e di civiltà e c’è chi è
convinto che la religione non
abbia nulla a che vedere con
questi fatti dovuti, invece,
a questioni geostrategiche,
economiche e sociali. Dove
sta la ragione, se sta da qualche parte, e chi è la vera vittima di questa situazione?
«Per quel che può valere la mia
opinione, mi sembra che, pur senza sottovalutare la componente
legata al fanatismo religioso, la
madre “matrigna” di tutte le questioni che destabilizzano il Medio
Oriente è la forte volontà dei vari
Attori statuali e non statuali presenti sul territorio, di metterne in
discussione e distruggere il vecchio assetto geopolitico definito tempo fa dalle grandi potenze
occidentali e di disegnare, invece, una nuova “carta” dell’intero
scacchiere dal Mediterraneo al
Golfo Persico che tenga conto dei
nuovi interessi e dei nuovi protagonisti. In mezzo a tutto ciò, come
sempre, le vittime designate sono
le inermi popolazioni civili».
I fatti del Medio Oriente influenzano il nostro mondo
orma da anni. Dall’11 settembre alla strage di Parigi... un
suo commento sui recenti
fatti che hanno colpito la capitale della Francia.
«I fatti di Parigi suscitano orrore e
dolore. Ogni volta che si tenta di
soffocare o peggio si soffoca con
la violenza la voce di un intellettuale, chiunque esso sia, qua-
In foto, Pizzigallo con i suoi
studenti e un momento dell’incontro che ha visto gli interventi
delle autorità rotariane (Paolo
Vinci, Guelfo Strippoli e Angelo Di Summa), dell’assessore
alle attività Culturali, Antonio
Scialpi, e la partecipazione del
Sindaco di Martina, Franco Ancona e delle autorità politiche e
militari della città.
E tra
11
23 gennaio 2015 / n.4
lunque cosa egli dica, si spegne
sempre un frammento di libertà.
Abbiamo dunque bisogno di vigilare sempre e produrre anticorpi
come ad esempio la straordinaria
marcia popolare di Parigi cui hanno idealmente partecipato tutti gli
intellettuali liberi del mondo e i
credenti ‘adulti’ di tutte le religioni del mondo».
Per quanto concerne la posizione europea manca una visione
strategica globale in campo di
politica estera. Eppure i Paesi
membri mediterranei – in particolare Italia (che lei ha definito “Il ponte sul Mediterraneo”)
Francia e Spagna, pur nelle difficoltà economiche e finanziarie
che stanno attraversando – dovrebbero essere in prima linea
nell’orientare e definire le linee
guida e i contenuti dell’azione e
della politica dell’Unione Europea. In questa nostra apatia di
pensiero quanto influisce l’instabilità americana.
«Come ho già detto, l’atteggiamento ondivago degli Stati Uniti
in Medio Oriente produce instabilità ed incertezze che si ripercuotono anche sull’atteggiamento
dei loro Alleati europei dai quali
gli Stati Uniti stessi pretendono
sempre un allineamento costante
senza deviazioni. Dai tempi della
sciagurata coalizione dei “volenterosi” a quelli più recenti delle
sanzioni economiche alla Russia.
Per quel che riguarda l’Italia mi
sembra importante aggiungere che
la nostra Diplomazia ed i nostri
Servizi di Intelligence, pure in un
quadro di sostanziale fedeltà ai
vincoli atlantici ed europei, cercano di ritagliarsi un autonomo spazio di manovra nel Mediterraneo
nel quadro dell’antica tradizione
politica italiana ispirata alla cooperazione e al dialogo».
Sui mercati asiatici il prezzo
del petrolio ha raggiunto un
nuovo minimo dal 2009, toccando quota 47,41 dollari per
il barile. Ciò dipende esclusivamente da un calo di domanda dovuto all’utilizzo di
altri combustibili o anche su
questo tema c’è qualcosa di
indicibile?
«Il possesso e il controllo del mercato energetico sono da sempre
il terreno privilegiato di scontro
della moderna conflittualità interimperialistica fra le grandi multinazionali che, inevitabilmente,
coinvolgono anche i rispettivi Governi di riferimento. Attualmente
è in atto una fase acuta di quella
conflittualità che nella fattispecie
attiene alle ripercussioni politico
internazionali innescate dal possibile utilizzo dello shale gas, che
potrebbe sconvolgere assetti consolidati. Per correttezza va subito
detto però che, prima di formulare
ipotesi e valutazioni che potrebbero rivelarsi avventate, occorre
attendere e monitorare la durata
del fenomeno e l’evoluzione del
mercato nei prossimi mesi».
Col senno di poi
Ma il terrorismo non si
combatte con le sfilate
Passerella dei Grandi sugli Champs Elysées dopo gli orrori di Parigi.
Ma non servono marce: urgono leggi e azioni governative
di Oscar Nardelli
D
omenica 11 gennaio
2015, a Parigi, sono
scesi in piazza più di
2 milioni di cittadini, e
con loro i “Grandi del
mondo”.
L’attentato alla sede del giornale satirico Charlie Hebdo, avvenuto alle
ore 11,30 del 7 gennaio, dove degli
uomini armati di Kalasnikov, sparando all’impazzata, ha provocato
l’uccisione di 12 persone e ferite
altre 11; e altre 8 sono state le vittime causate dai successivi interventi
terroristici: una poliziotta, 4 ostaggi, 2 attentatori e un loro complice,
ha lasciato tutti sbigottiti e col fiato
sospeso.
Abbiamo visto i politici, tutti schierati in prima fila, che manifestavano. Il quotidiano francese Le Monde ha stimato che in tutta la Francia,
quella domenica, abbiano sfilato,
per manifestare contro il terrorismo, più di 4 milioni di cittadini.
Il Ministro degli Interni francese,
Manuel Carlos Valls, ha dichiarato
che è stata la più grande manifestazione popolare mai tenutasi prima
in Francia.
Scrivendo quello che penso, probabilmente farò stecca nel coro,
e molti non saranno d’accordo su
quello che dico, ma mi chiedo, e
la mia è una semplice domanda:
c’è bisogno di scendere in piazza e
manifestare in assemblee oceaniche
per dimostrare che siamo tutti contro il terrorismo? contro la violenza
cieca e becera, contro il fanatismo
I grandi del mondo sfilano
a Parigi contro il terrorismo
dopo che due terroristi hanno
attaccato la sede del settimanale
satirico Charlie Hebdo uccidendo 12 persone, e quattro clienti
di un negozio di cibo kosher,
per la religione ebraica, e tre
estremisti islamici sono rimasti
uccisi in due distinti raid legati
al primo attacco.
contro il dilagante fenomeno che sta
opprimendo ormai tutto il pianeta.
Se non interverranno precise risoluzioni governative, né due né tre
e nemmeno cento milioni di manifestanti, potranno mai fermare il
terrorismo e il fanatismo violento.
Invece i Grandi del Mondo cosa
hanno fatto? Si sono indignati, questo sì. Poi? Poi si sono messi tutti in
posa, stretti stretti, per non sfuggire agli occhi attenti dei media e, in
prima fila, hanno sfilato insieme a
ranno a diramare solenni proclami
e a sfilare. Un po’ come fanno le
Autorità locali, nelle processioni
del Santo Patrono: salutando, sorridendo, stringendo distrattamente
mani tese e all’occorrenza anche
abbracciando perfetti sconosciuti.
Allora cosa è cambiato dall’11
settembre 2001 a oggi? Cosa si
è fatto da allora per contrastare e
sconfiggere il terrorismo, la violenza armata e l’infiltrazione di
nuclei sovversivi? Io dico poco, o
forse molto poco o addirittura, nulla. Salvo le eccellenti operazioni di
intelligence e di polizia dei singoli
Stati coinvolti, di vere azioni governative congiunte non ne ho notizia,
ma questa sarà, senz’altro, una mia
lacuna.
Siamo tutti inermi di fronte al terrorismo e questo, noi italiani, lo sappiamo già dal 12 dicembre 1969,
quando in piazza Fontana, a Milano, una bomba causò la morte di 17
persone. Ce lo hanno ribadito anche
Se non interverranno precise risoluzioni governative, né due né tre
e nemmeno cento milioni di manifestanti potranno mai fermare
il terrorismo e il fanatismo violento. Invece i Grandi del Mondo cosa
hanno fatto? Si sono indignati, questo sì. Poi? Poi si sono messi tutti in posa.
intollerante? Credo di no. Penso che
in un Continente democratico come
il nostro, non ce ne sia bisogno. Dovrebbe essere insito, esplicito, radicato e riconosciuto da tutti che il
terrorismo, il fanatismo e la violenza cieca, vanno contro ogni logica
democratica di libertà d’espressione
e di pensiero: i sacrosanti diritti dei
cittadini, che i francesi conoscono
bene: Liberté, Egalité, Fraternité.
Avrei trovato invece coerente, per
la gravità dei fatti, che a Parigi, e
magari in tutte le Capitali europee,
alle ore 11,30 di domenica 11 gennaio, si fosse osservato un minuto
di silenzio in ricordo e per rispetto
delle vittime. Avrei preferito che i
Governanti, presenti a Parigi quel
giorno, invece di sfilare, si fossero
riuniti per trovare delle risoluzioni
congiunte, adeguate e schiaccianti,
milioni di cittadini.
E dopo l’esposizione mediatica,
cosa è successo? E’ successo che
ognuno è tornato a casa propria. Parigi ha disposto maggiori controlli
negli aeroporti e nei luoghi “sensibili”, dislocando maggiori Forze
dell’Ordine. Il Belgio si è accorto
improvvisamente di avere in casa il
suo da fare per scovare e neutralizzare cellule impazzite. E in Italia?
In Italia si temono probabili attentati contro il Vaticano, e allora, anche
lì, è stata rinforzata la vigilanza; e
la Capitale ha chiesto alle autorità
preposte, ulteriori rinforzi.
I Governanti cosa hanno deciso?
Questo non è dato sapere, almeno
io non lo so. Forse, dopo il prossimo attentato, che coinvolgerà altre
città e vite innocenti, ricomince-
il 18 maggio 1974, in piazza della
Loggia a Brescia, quando un’ altra
bomba provocò la morte di 8 persone. Ci è stato confermato il 2 agosto
1980, con la strage di Bologna, che
causò 85 vittime. E poi ci sono state le brigate rosse e quelle nere. E
ci sono stati gli anni di piombo e le
bombe della mafia.
Ma quando credevamo finalmente
di esserne usciti, di esserci liberati
del fenomeno, ecco che è arrivato
l’11 settembre 2001, con il terrorismo internazionale e il suo fanatismo estremo, che ha provocato altre
3000 vittime.
Nonostante manifestazioni di piazza, cortei celebrazioni, fiaccolate,
siamo e restiamo sempre sotto scacco. E Parigi ne è l’orribile conferma.
12
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Salento/talento
E tra
In mostra
Singolarità (in) comune
Stanza, la creazione artistica tra unicità e condivisione.
Le Manifatture Knos ospitano in questi giorni
i lavori di tre artisti, eterogenei e complementari
di Francesca Garrisi
Q
ual è il luogo simbolo
dell’individualità, quello che, per eccellenza,
rimanda all’idea di intimità? Indubbiamente
la stanza. Può quindi sembrare paradossale che sia proprio questo il nome
scelto per un’esperienza artistica di
gruppo, d’altronde la creatività si
muove da sempre sul filo dell’assurdo,
del provocatorio. Così Stanza, in corso
presso le Manifatture Knos di Lecce,
pone l’accento sulla molteplicità
delle interpretazioni
del reale, riflettendo la
pluralità di visioni che
lo caratterizzano.
Animano/abitano
lo
spazio espositivo tre
artisti: Giulia Gazza,
Marco Vitale e Francesco Romanelli, che
hanno simbolicamente
occupato un’ala dell’edificio mettendo insieme i
propri lavori più recenti,
rivisitati alla luce del nuovo, peculiare, contesto. Si
possono definire minimali
le creazioni di Giulia Gazza, che si ispira al pensiero
del filosofo Levinas. Al centro di tutto, il rapporto tra
l’io e l’altro, che prende forma attraverso il punto, tratto
inconfondibile della sua poe-
tica. Così ad esempio, un suo allestimento precedente, Appunti, si caratterizzava per l’equidistanza dei punti e
la loro equivalenza dal punto di vista
percettivo. In Stanza invece, Giulia
Gazza dà vita a una sorta di ossessione controllata, attraverso una miriade
di piccoli punti che proliferano in uno
spazio ordinato, ricavato su brandelli
di plastica.
Marco Vitale parte invece dal
concetto di
calpestio, e confezione un’installazione composta da circa duemila istantanee di corpi femminili e maschili. La
pelle nuda è colpita da continui riverberi, che hanno un che di psichedelico. Questo lavoro è stato realizzato
fotografando amici e amiche intenti
nei gesti più diversi. Il campionario di
braccia e teste in movimento che ne
deriva è una sorta di catalogo di uma-
Due dei lavori presenti in
Stanza. A sinistra un’opera di
Francesco Romanelli e a destra
un’opera di Giulia Gazza. Per
ulteriori informazioni, è possibile visitare il sito delle Manifatture Knos (http://www.manifatureknos.org/)
voro è attraversato dal ritmo, da
giochi di forza che evocano rigore
geometrico ed esistenziale. Ingrediente primario la matematica, sia
in fase di progettazione che di realizzazione.
Stanza si propone quindi come
momento dedicato alla conoscenza, da praticare attraverso le modalità più diverse: ragione e istinto, cerebralità e affettività. Perché
sono questi i tratti comuni di arte
e vita, ciò che le rende, come due
sorelle, inconfondibilmente figlie
della stessa matrice, anche quando intraprendono percorsi assai
distanti.
Uno dei lavori di Giulia Gazza
esposti all’interno di Appunti.
nità anonime, ma in cui ci possiamo facilmente riconoscere.
L’artista intende così riflettere
sulla continua corsa all’apparire, all’esibizione, e sul culto
maniacale del fisico, che caratterizza il nostro tempo.
Francesco Romanelli, esponente della Poesia Visiva,
presenta invece il progetto
Poset, realizzato su grandi cartoni retinati. In ogni
reticolo è stato colorato
di bianco un numero ben
determinato di spazi, secondo una rigorosa progressione che produce
una scansione fisica e
temporale. Questo la-
Pagine Sparse, lavoro di
Francesco Romanelli incentrato
sulla ricerca semantica.
E tra
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13
23 gennaio 2015 / n.4
14
Antonianna Pastore
E tra
Compleanno a tre cifre
Attorniata da centinaia di nipoti
l’arzilla signora festeggia i cent’anni: auguri!
di Rosa Maria e Benvenuto Messia
E’
Nonna Antonianna, guarda
dal suo balcone l’ultima nevicata…
poca cosa per lei, che ricorda quelle
memorabili del 1929, 1938, 1949,
1956, 1963 e del 1987...
… con la torta dei 100 anni.
Da notare gli stessi capelli dei 20 anni…
… e qui con la figlia Rosaria,
il figlio Santino e la nuora Mimina…
interessante scoprire che a Martina sono
tante le persone che si accingono a spegnere 100 candeline, o che lo hanno fatto
da poco.
Il 28 dicembre, prima che la neve imbiancasse il nostro paese, Antonianna Pastore, classe 1914, circondata da figli, nipoti e persone care
ha festeggiato questo importante traguardo della
sua vita!
Decido di incontrarla dopo qualche giorno, l’appuntamento è alle 15.00 ed io, strano a
crederci, sono puntualissima, così mi apre Ida,
una delle sue nipoti, mentre la figlia Rosaria sta
terminando di sistemare la cucina e la nostra cara
centenaria è dinanzi allo specchio a sistemarsi i
capelli prima e il fazzoletto poi.
Mi
saluta
sorridendo
e
mi
chiede:“Benvenute nenge véne?”, la rassicuro dicendole che ci raggiungerà presto, reduce da un
provino per un film a Lecce, se ci fermiamo a riflettere, solo un attimo, ci rendiamo conto che l’età
anagrafica ormai, per molti, vuol dire ben poco.
Antonianna mi fa accomodare, poi si
siede accanto a me e risponde con precisione alle
mie domande, mi racconta che ancora piccolina,
ha perso la mamma, morta di spagnola e che il
fratellino aveva soli quindici mesi. Così il papà si
risposa e nascono nove figli, lei si ritrova ad essere la quarta di quattordici figli. Il dafare in casa
non manca, per questo a scuola non era possibile andare sempre, soprattutto per una donna, e tra
un’assenza e l’altra, arrivata alla terza elementare,
lascia gli studi; con un papà geloso e una famiglia
numerosa, gli anni sono trascorsi tranquillamente
sì, ma senza particolari avvenimenti da ricordare.
Fin quando un amico di famiglia le consegna un biglietto…ha così inizio la sua storia
d’amore con Francesco Agrusta, “ sarto molto
bravo, di quelli di una volta” . Dopo il matrimonio, lei lo ha sempre aiutato, anche dopo l’arrivo dei tre, amatissimi, figli: Rosaria, Santino
e Maria Idria, quest’ultima purtroppo nata con
un“problema al cuore”, che la porta ad essere
“molto fragile”; nonostante le numerose cure, a
soli 17 anni muore, lasciando nel cuore della sua
mamma un dolore, che ancora le si legge negli occhi, quando parla di lei.
Una vita vissuta per il marito e per i figli,
con la volontà di avere una famiglia unita e serena.
Tanto lavoro in casa e nella bottega sartoriale, uni-
… festeggiata da figli, nipoti, pronipoti e parenti…
co diversivo il ballo, “molto molto di rado, però”.
Nel 2001 Francesco muore e lei si ritrova senza l’amore della sua vita, ma circondata dai
figli e, visti i tanti fratelli e sorelle, dall’affetto di
166 nipoti, dei quali ricorda perfettamente i nomi,
il lavoro che svolgono, anche coniugi e figli.
Benvenuto nel frattempo è arrivato e gli scatti la
imbarazzano, un po’ per timidezza, un po’ perché
teme di non essere abbastanza in ordine: in questo
le donne non hanno età.
Mentre parla si alza per offrirci dei cioccolatini che ha sistemato, da sola, precedentemente su un vassoio e dice alla figlia di prepararci il
caffè, le dico che non ne bevo, allora mi propone
un limoncello, mi “incanto” ad ascoltarla e a vederla così attiva.
La figlia Rosaria, che vive con lei da
qualche anno, dopo essere rimasta vedova, mi racconta che negli anni scorsi Antonianna ha avuto
seri problemi di salute ed ha anche subito due interventi, ma è sempre riuscita a superare con forza
questi periodi di difficoltà, “Stóche bónarĕdde”,
rispondeva a chi le chiedeva: “Còme stĕ’?”
Al mattino si alza intorno alle 7.30, spolvera, sistema la camera, riordina la casa, decide
cosa mangiare e avvia la cucina, che resta sempre
il suo regno, infatti, immancabilmente dice a sua
figlia “Statte fette tŭ”. Mangia tutto, ogni tanto
anche la frittura, non beve caffè, ma qualche volta
un po’ di liquore.
Dopo pranzo un po’ di riposo: sulla poltrona in inverno, a letto d’estate.
Il pomeriggio, rammaricata, dice di non riuscire a fare molto, guarda la tv, si intrattiene con
chi la va a trovare e poi, dopo “Affari tuoi” va a
letto.
E’ trascorsa un’ora, o meglio, è volata,
devo correre a scuola, mi alzo e mentre mi stringe
la mano per salutarmi, noto i suoi capelli scuri, con
pochissimi fili bianchi: questo, la sua memoria, la
sua intelligenza, la sua capacità di essere autonoma, attenta a tutto e a tutti, fanno sì, che non dimostri affatto la sua età e fa sperare che…se l’età
della pensione si allontana sempre più, la vita si
adegua, si adatta, si allunga.
… è già pronta per festeggiare allegramente
il prossimo Carnevale: gente allegra,
campa 100 anni... e anche più!
… qui risponde brillantemente alle domande
dell’intervistatrice Rosa Maria e della nipote Ida…
E tra
23 gennaio 2015 / n.4
Extra experience
Racconto “bollente”
I russi, le orecchiette
e la Valle d’Itria
Difficile comunicare con i nuovi turisti, quelli provenienti
dall’est. E se è complicato spiegare dove ci si trova,
figuriamoci come avvisare della terrina che scotta
di Oscar Nardelli
D
ov’è la Valle D’Itria?
La Valle d’Itria è una
porzione di territorio
della Puglia centrale, a
cavallo tra le province
di Bari, Brindisi e Taranto e il suo
territorio si estende tra gli abitati di
Locorotondo, Cisternino e Martina
Franca. Ma non tutti lo sanno.
In una splendida domenica di sole,
abbiamo deciso di andare a pranzo a
Martina Franca, in una trattoria dove
eravamo già stati, e che meritava che
ci tornassimo.
Quando siamo arrivati i tavoli erano
già quasi tutti occupati, e quelli vuoti, prenotati. Ma essendo solo in due,
io e mia moglie, i camerieri fecero di
tutto per accontentarci: sistemarono
un tavolo a ridosso del terrazzo, da
cui si godeva una splendida vista.
Noi, ringraziammo e ci sedemmo.
Il nostro tavolo, apparecchiato da
un solerte e simpatico cameriere,
è stato subito invaso da piatti contenenti mille tipi di antipasti. Tra i
quali spiccavano delle ciotole fumanti, che probabilmente raggiungevano la temperatura di 1000 gradi
Fahrenheit; e contenenti involtini
di melanzane, di carne e mozzarel-
la fusa. Il cameriere ci raccomandò
di non toccarle con le dita, perché,
precisò, erano appena state tolte dal
forno a legna, dove venivano collocate per far fondere le mozzarelle e
il contenuto degli involtini di melanzane. Dopo gli antipasti sono arrivate le immancabili orecchiette al
sugo, con la sua bella polpetta sistemata al centro del piatto, come una
ciliegia sulla torta. Abbiamo atteso
un po’ prima di ordinare i secondi,
così mia moglie, approfittando della sospensione uscì sulla terrazza
per fumare una sigaretta; quando,
poco dopo, l’ho raggiunta, la trovai
in compagnia di altre persone. Una
coppia, probabilmente di nazionalità
Russa o comunque dell’est Europeo,
perché non riuscii a comprende una
sola parola di quello che si dicevano mentre si scambiavano il binocolo per guardare a turno il territorio
circostante. Dopo qualche minuto la
coppia venne raggiunta da un cameriere, che in perfetta tenuta: camicia
bianca, pantaloni e gilet neri, gli
informava, più a gesti che a parole,
che il loro tavolo era pronto e che
potevano accomodarsi.
L’uomo, un robusto signore sulla
cinquantina, con un abito grigio, una
cravatta impossibile e una grossa cintura ai pantaloni (che comunque non
riusciva a trattenere la prominenza
del ventre), approfittò della presenza del cameriere per chiedergli:
«Dove Valle D’Itria?». Il cameriere,
non sapendo come spiegarsi, spostando il tovagliolo dalla mano destra all’avambraccio sinistro, con un
gesto del braccio fece un ampio semicerchio che comprendeva Locorotondo, il lontano altipiano di Cisternino e la sottostante zona. «Questa
Valle D’Itria» rispose, abbassando il
braccio. «No, questa Martina Franca», ribatté il cliente. Allora il cameriere, avvicinandosi di più al muretto
di contenimento del terrazzo, ripeté
il gesto del semicerchio, ma questa
volta più lentamente e scandendo:
«Questa Valle D’Itria. Questa tutta
Valle D’Itria. Questa». E continuò
ad indicare con la mano l’ampio
territorio circostante. L’uomo, poco
convinto, tolse dalle mani della moglie il binocolo e portandoselo agli
occhi, fece anche lui dei semicerchi,
però con la testa; girandola prima da
sinistra verso destra e poi da destra
verso sinistra. Abbassato il binocolo,
15
sempre meno convinto, l’uomo si
rivolse ancora al cameriere ripetendogli, dopo aver cercato sul
suo cellulare il traduttore: «Dove
preciso Valle D’Itria?». Il cameriere, ormai stremato, non sapeva
più cosa rispondere; quando gli
venne in soccorso un suo collega, che chiamandolo gli chiese:
«Che caa……volo fai qui», correggendosi in tempo, vedendo
noi sul terrazzo, ma soprattutto le
signore. Il cameriere, allargando
le braccia e insaccando il collo
dentro le spalle, dette un’ultima
occhiata scoraggiata alla coppia e ripetendo: «Questa Valle
D’Itria», sparì dietro il collega
che lo stava cercando.
Forse per un senso latente d’ospitalità verso gli stranieri, forse
perché conosce bene le difficoltà che si incontrano all’estero
quando non si conosce la lingua
del luogo, mia moglie, inaspettatamente, si avventurò in una
incerta spiegazione, continuando
dove aveva lasciato il cameriere: «Questa è la Valle D’Itria».
A questo punto, per evitare di
essere coinvolto in quell’improbabile dialogo tra sordi, seguii i
due camerieri e ordinai arrosto
misto con contorno. Tornata anche mia moglie, le chiesi ironicamente: «Allora, dove si trova la
Valle D’Itria?». «Qui sotto», mi
rispose sorridendo, mentre sceglieva i pezzi di carne che voleva
mettersi nel piatto. Poco dopo rientrò anche la coppia e, prima di
sedersi al loro tavolo, si rivolse
a mia moglie con un riconoscente sorriso e un inchino esagerato, dicendo: «Da Da. Dziekuje»:
Il marito, dopo essersi seduto e
aver dato un’occhiata al suo cellulare, tradusse, in uno stentato
italiano: «Sì sì. Grazie signoro».
«Ma come sei riuscita a fargli capire dove si trova la Valle
D’Itria?», chiesi incuriosito a
mia moglie. E lei candidamente:
«Gli ho indicato i trulli». Elementare, pensai. Ma lasciai cadere l’argomento, per non darle
troppa soddisfazione.
Mentre stavamo finendo di prendere il caffé, alla coppia straniera, arrivarono le famigerate terrecotte infuocate e vedendo che il
cameriere lasciava gli antipasti,
senza avvertirli della pericolosità di quelle ciotole, lo invitai a
farlo. «E come glielo spiego?», si
limitò a rispondermi. Allora mia
moglie volle tornare ancora in
soccorso della coppia, spiegando,
questa volta solo a gesti, di non
toccare con le dita quelle roventi
scodelle. Ma non fece in tempo,
la signora aveva già lasciato le
sue impronte, comprensive della
pelle dei polpastrelli, sui bordi
dei contenitori ancora fumanti.
Noi chiedemmo il conto, pagammo e salutammo. Salutammo anche la coppia dell’Est, ma non
rispose. La signora era intenta,
con gli occhi che le lacrimavano,
a raffreddare le dita nel ghiaccio
e il marito, ritengo in russo, a sacramentare.
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16 Copertina
ANTONIO CATUCCI
TRA ORTO E FORNELLI
Cucina genuina a Km zero: dalla produzione propria
direttamente in tavola. È questo il nuovo trend, insieme
alla riscoperta di sapori antichi rivisti in chiave contemporanea
e con un occhio di riguardo all’ecosostenibilità
di Mauro Guitto - Foto di Donato Ancona
T
erzo classificato al Campionato Nazionale di Cucina Contadina, un concorso enogastronomico tenutosi recentemente
ad Arezzo nella 13esima edizione del Salone nazionale dell’agriturismo e dell’agricoltura multifunzionale Agri@Tour dedicato ai piatti della
tradizione italiana: un bel traguardo per
questo cuoco tutto “nostrano”.
Abbiamo raggiunto Chef Catucci per i
lettori di Extra.
Chef, è soddisfatto del risultato
ottenuto al Campionato di Cucina
Contadina?
«Sono molto soddisfatto non solo per
me ma anche per i risultati conseguiti
dalla Puglia».
Ci parli della sua cucina.
«La mia cucina la definisco a km zero,
dall’orto e dall’allevamento alla cucina, dal vitigno alla tavola».
Lei è proprietario della Masseria
Catucci di Martina Franca. Cosa
propone di solito ai suoi clienti?
«Una vasta scelta di prodotti elaborati al momento. Dalle fritture a base di
erbe spontanee come la borragine e le
cicorie selvatiche. La vera innovazione
sta nel riscoprire i vecchi piatti capendo come venivano realizzati e quali esigenze dovevano soddisfare in modo da
riprodurli fedelmente».
Il piatto più apprezzato ?
«Le fave e cicoria».
Quello che le piace di più cucinare?
«Mi diverte tanto cucinare le verdure
fritte con la pastella. Dai carfiofi ai cardi fritti, alla borragine fritta, l’instalata
di crespigno (detto sivone in Puglia)».
Il suo rapporto con la carne?
«Noi abbiamo un allevamento bovino e
degli animali da cortile come conigli e
galline. Bolliti e grigliate, entrecote di
bovino oltre a filetti e costate. La carne è assolutamente presente nei miei
menu».
Mangiare sano per lei cosa vuol
dire?
«Significa controllare la filiera: per i
vegetali dalla semina alla coltivazione
e per gli animali dalla nascita fino alla
macellazione. Così facendo, ciò che
fai dopo in cucina non potrà che essere genuino. Questo è quello che voglio
dimostrare con la mia attività: la possibilità di controllare gli alimenti dalla coltivazione e dall’allevamento alla
tavola».
La sua è una cucina a km zero.
L’orto è dunque importante nei
suoi piatti.
«Il mio orto e il mio allevamento rive-
E tra
stono la massima importanza».
Avendo praticamente tutto a
disposizione, quando va a fare
la spesa cosa acquista?
«Se per esempio capita che mi manca l’insalata sono costretto ad andare a comprarla. Gli investimenti
che ho fatto non sono ancora bastati
per fare tutto in casa mia. L’olio di
oliva e il vino che produco mi sono
sempre bastati ma se qualche volta
dovessero mancare sarei costretto a
comprarli pur non potendo fidarmi
pienamente della genuinità del prodotto acquistato».
Ritiene che con il suo modo di
fare cucina si possa cucinare
tutto nella sua azienda?
«Molti dicono che la pizza e il pesce non siano da agriturismo ma
se io produco olio di oliva e vino
bianco perché non posso comprare
pesce buono per servirlo a tavola?
Riguardo alla pizza, la preparo con
il 99% dei prodotti che produco io:
la farina, l’olio di oliva, la passata
di pomodoro fatta da noi con il pomodoro coltivato da noi».
Secondo lei è sufficiente per
fare una buona pizza pur non
avendo un pizzaiolo professionista?
«La professionalità è al primo posto
per realizzare una buona pizza. Se
in futuro avrò la possibilità assumerò un pizzaiolo professionista».
Si ispira a uno chef in particolare?
«Mi piace Gordon Ramsey ma
E tra
23 gennaio 2015 / n.4
17
All’Agri@Tour
ha trionfato la Puglia rurale con i
suoi prodotti tipici, per citarne alcuni
dall’olio extravergine d’oliva al pane
di Altamura, la cipolla di Acquaviva,
il vino bianco della Valle D’Itria, i
taralli di Bitonto e Palo del Colle, la
mandorla di Toritto e il cece nero di
Cassano delle Murge.
Ma è stato anche il trionfo delle aziende e degli chef che hanno conquistato
il primo posto con le “Orecchiette
alle cime di rapa” di Rosa Lella della
Masseria Ferri di Ostuni. Al secondo
posto l’azienda agricola siciliana “Le
Terre di Mezzo Madonie” di Castellana Sicula (PA). Sul terzo gradino del
podio è invece salito lo chef Antonio
Catucci della Masseria Catucci di
Martina Franca con il suo “Torrone
di miele, mandorle e purcidduzzi”.
La Puglia ha ottenuto una ulteriore
soddisfazione grazie all’agriturismo
Monte Paolo Dimora Charme di
Conversano (BA) che si è aggiudicato
il premio speciale
“Fra tradizione e innovazione” con
una “Impanata di fave e cicorie
con olive fritte accompagnata
da crostini fritti”.
Nella foto in alto, il piatto 3° posto
al Campionato Cucina Contadina
non mi ispiro a nessuno in particolar
modo».
Un programma di cucina che le
piace ?
«Li guardo raramente. Ho visto qualche volta e mi è piaciuto “Kitchen
Nightmares” di Gordon Ramsey negli
anni scorsi».
Prima di salutarla, vuole regalare una ricetta ai lettori di Extra
?
«Una spaghettata con cornaletti (peperoni verdi a forma di cornetto detti
anche “friggiteli”). Vanno fatti appassire in poco olio di oliva con dell’aglio
in camicia e pomodorini ciliegini ben
maturi. Cucinare per circa 10 minuti
con un po’ di basilico fino ad appassire
il peperone. Aggiustare di sale, saltare
in padella gli spaghetti appena cotti al
dente. Una spruzzata di cacio ricotta
e una foglia di basilico per decorare
il tutto. Questo piatto lo si potrà assaggiare in masseria quando avremo
a disposizione i cornaletti freschi nei
mesi di aprile/maggio».
Antonio Catucci, uno dei titolari dell’omonima
masseria in contrada Capitolo a Martina Franca.
Grazie Chef per la disponibilità.
«Grazie a voi e vi aspetto nella mia
masseria».
18 Tendenze
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1
Primavera in vista
Tutta in giallo zafferano
Dite pure addio ai colori fluo anni 80.
Per la prossima primavera-estate 2015 i colori
si trasformeranno in amabili e calde tonalità africane:
verde foresta, blu cielo e dune di color sabbia e ocra
di Serena Mellone
D
opo gli eccessi cromatici della scorsa
stagione, la primavera-estate
2015
promette di far riposare gli occhi e scaldare il cuore
con colori ispirati alla calda terra
del sud. Leggero e fresco l’abito
Gucci dalle stampe pluviali, super
accessoriato di giacca-gilet jungle
in ecopelle (1) e scarpe in stampa
pitonata con “stretta alle caviglie”
(di dubbio gusto!). Dallo stile più
urbano, sempre Gucci, il trench
scamosciato color ocra, con super
bottoni e foulard old school al collo, indossabile anche come abito
(2). Bello e sbarazzino quello lanciato da Burberry Prorsum (3) dalle stampe pareo, tondi bottoni in
osso e sandali comodi e coloratissimi, in alternativa se siete in movimento delle belle running New
Balance (4) o un paio di sandali
platform in canapa e pelle di Salvatore Ferragamo (5). Super svolazzante l’abito in tulle di Burberry
Prorsum (6), che ricorda i volatili
tropicali dalla lunghe piume e dai
colori brillante, sdrammatizzato da
un giubbino “vinilico”. Tra i miei
preferiti le collezioni di Dries Van
Noten che propone un look casual,
comodo e colorato da tribù metropolitana, ottimo per l’ufficio con
pantaloni morbidi e giacca maschile, da sfoggiare la sera anche
con super tacchi (7). Più delicato e
romantico lo stile della collezione
primavera-estate di Michel Kors
che spiazza tutti con tradizionale
tema floreale fatti da paillettes su
gonne di tulle da ballerina (8), ma
per le super safari non mancano i
tagli semplici e dritti con l’abbinamento camicia e gonna a tinta
unita color “nulla” e borda di pelle
con tracolla pitonata! (9).
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3
8
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5
Di amore, scarpe e altre (dis)avventure
Non
c’
è
trippa
per
gatte
Non si mangia, non si compra, non si cucca.
Tempi duri per noi ragazze a Pitti Uomo
6
F
di Marta Coccoluto
7
Alla ricerca del bello
Mattia passa il testimone
Aperti ancora i casting per diventare
il volo (e corpo) immagine della Janoct
D
omenica 25 gennaio presso
il Lounge Bar Otium di via
Roma a Pulsano la Janoct,
Agenzia di formazione e
lancio moda, cinema e immagine, unica agenzia al sud tra le più importanti d’Italia, sceglierà attraverso una
selezione davanti ad attenta giuria il prossimo Testimonial Nazionale Janoct 2015.
Mattia Lo Cascio, Testimonial Nazionale
2014, giovane pugliese ventunenne, bello
e impossibile ma non solo, già alle vette
del successo in Italia, passerà lo scettro
come da contratto ad aprile al nuovo testimonial. Per chi volesse provarci, i Casting Nazionali Janoct sono ancora aperti.
Per info e-mail castingnazionalijanoct@
gmail.com e www.janoct.it
In foto,
Mattia Lo Cascio,
testimonial nazionale
Janoct 2014
idanzati gelosi? Padri Mariano di Vaio, noto modello,
apprensivi? Mariti so- in maniche di camicia azzurra,
spettosi? Che lo siate, ciuffo abbondante effetto bagnato
o che in quanto fidan- e labbra carnose arriva nella nozate, figlie e moglie li stra direzione? Devo ammettere
subiate, ho la ricetta giusta per che sì, un momento di normalità
concedersi piacevoli giorni se- lo abbiamo vissuto, ma è bastato
parati che facciano stare dentro a che dietro passasse Gianni Fonuna botte di ferro gli uni e pro- tana, noto fashion trendsetter,
vare un casto orgasmo le altre: che sarà anche un po’ più in su
la quattro giorni di Pitti Uomo. con l’età e non svetterà sugli altri
Uomini, mandate lì le vostre (Gianni perdonami, ma il giornadonne, sicuri e senza la minima lismo impegnato esige sempre
preoccupazione: non se le filerà un tributo), ma è stato capace
nessuno. E quando dico nessuno, di far venire fuori incontrollati i
intendo nessuno. E non perché ci fino allora soffocati ‘gridolini’ e
sia una concorrenza spietata di di scatenare la voglia di fotogramodelle e hostess:
farcisi aggrappate, neanche fosse
è che lì, non c’è
proprio trippa per
gatte. E per di più
le gatte non sono
neanche affamate.
Sì, qualche fugace
sguardo di qualche
uomo l’ho incrociato, ma solo per
un breve istante.
Era uno sguardo
che implorava di
non fare la spia.
“Non mi guardare sai, delatrice!”
(se no anche con
questa giacchetta azzurro carta
zucchero, anche
col calzino di
lurex argento
e perfino con la
pochette sottobraccio non
Nella foto, io “avvinta come l’edera”
sarei più credibile). Se sei a Scott Schuman (“The Sartorialist”).
donna, a Pitti uomo ti notano di più se ti butti addosso un appunto di Vaio. Sarà a causa del
tappeto afgano da 15 kg fingendo rapimento estatico dato da chilodisinvoltura nell’incedere, così metri di vestiti, borse e scarpe?
che tutti si scervellino a pensare O forse gli alcolici offerti negli
quale stilista lo ha fatto e come stand (che mangiare fa troppo
mai non avevano colto il trend, provinciale) erano stati allungati
che se ti tiri giù da gara e giri col bromuro e, stante il copioso e
con lo sguardo ammiccante e protratto consumo, eravamo tutti
la bocca leggermente dischiusa preda di una sedazione di massa?
(che funziona sempre). Non ho Non so dirvi, ma non ci sono da
visto una coscia, una mezza tetta temere neanche gli eventi serali
in evidenza, neanche una piccola fuori fiera, troppo stanche per
residuale, fisiologica percentuale trascinarcisi. Evitato anche il pedi gattamortismo, né tantomeno ricolo che in quattro giorni il conammaraggi, abbordaggi e rimor- to corrente sia dilapidato: a Pitti
chi vari. E lo stesso vale per noi non si può acquistare nulla (solo
donne: Sergio Múñiz compare saccheggiare i cadeau). Certo che
all’improvviso da dietro l’ango- a pensarci bene – non si mangia,
lo? Ah, ma no, guarda che scar- la tentazione della carne è sconope… troppo a punta. Poi, il nero sciuta, lo shopping è vietato – il
di giorno? No, dai, così anonimo. prossimo anno invece che sulla
Roba che non abbiamo leccato lo moda mi butto sulla Kermesschermo del televisore quando se “Dilf tra i fornelli”, che in
era all’Isola dei Famosi solo per un modo o in un altro, a bocca
decenza ma a Pitti non lo vor- asciutta non resto di certo.
remmo nemmeno in saldo. E se
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E tra
E
tra
23 gennaio 2015 / n.4
Il cielo in una pagina 21
Figli delle stelle
Se Aldebaran gioca a nascondino
Tra le sorprese che ha in serbo l’anno appena iniziato c’è anche un cielo
spettacolare: comete visibili a occhio nudo, eclissi, una superluna e piogge
di stelle cadenti. Ecco tutti gli appuntamenti astronomici del 2015
di Titty Battista - foto di Benvenuto Messia
I
n
questo 2015, proclamato
dall’Unesco Anno Internazionale
della Luce e delle tecnologie basate sulla Luce, il cielo ci regalerà
numerosissimi spettacoli pieni di
luce. Tante sorprese, di cui alcune, grazie
alla scienza, possono essere rivelate fin
d’ora: quello che ammireremo da gennaio in poi è un cielo a dir poco spettacolare.
Ce lo rivela l’Ansa attraverso le rivelazioni dell’astrofisico Gianluca Masi,
curatore scientifico del Planetario della
Capitale.
Si è partiti con un grande spettacolo di
stelle cadenti Quadrantidi lo scorso 4
gennaio.
Quanti conoscono però il motivo per cui
le stelle cadono? Durante le sere estive
a chi non è mai capitato di alzare gli occhi verso il cielo alla ricerca di qualche
stella cadente? Ognuno, prima o poi, nel
vedere quelle lontane scie luminose, si
è ritrovato ad esprimere un desiderio,
legandolo ad un fenomeno celeste così
rapido e suggestivo. La fantasia popolare le ha definite “stelle che cadono” ma
le scie luminose che vediamo nel cielo
non possono essere stelle in caduta libera
perché le stelle sono, come il Sole, corpi
enormi e caldissimi, composti da idrogeno ed elio principalmente, che terminano
le loro lunghissime vite esplodendo o
spegnendosi in modo più o meno burrascoso. Osservando questo fenomeno ci
viene subito in mente una stella morente
e, forse proprio per questo, gli uomini
vorrebbero che portasse con sé, nel suo
ultimo viaggio, un desiderio da lasciare
chissà dove.
Le stelle cadenti si possono osservare durante tutto l’anno con una media di circa
una per ogni quarto d’ora, anche se nella
tradizione popolare è noto che se ne abbia la maggiore concentrazione nel mese
di agosto, tanto da attribuirle al pianto di
San Lorenzo, martirizzato il 10 agosto
del 258 d.C.. Infatti, anche quest’anno,
il picco delle Perseidi avverrà proprio
ad agosto, esattamente il 13, quando una
pioggia stupefacente di stelle potrà godere anche dell’ulteriore vantaggio di non
essere disturbata dalla luce della Luna.
Le meteore, questo il nome esatto delle
stelle cadenti, sono degli oggetti innocui
per la Terra perché, in ogni caso, non
riescono a raggiungere la superficie ter-
restre ma si disgregano già negli strati più
alti dell’atmosfera, a circa 100 chilometri
dal suolo.
Sempre a gennaio, ma il 24, si prevede
una tripla eclissi su Giove da parte delle
sue lune Io, Callisto ed Europa. Osservare
l’evento dall’Italia non sarà facile e per ammirare lo spettacolo sarà necessario avere a
disposizione un orizzonte libero.
Negli ultimi giorni di gennaio è previsto,
invece, l’arrivo di un gigantesco asteroide.
Esattamente alle 17,49 ora italiana del 26
gennaio l’asteroide 2004 BL86 (questo il
nome affibbiatogli dalla Nasa) passerà a 1.2
milioni di chilometri di distanza dal nostro
pianeta. Naturalmente è una distanza di tutta sicurezza per il nostro pianeta. E sicuro
sarà anche lo spettacolo perché l’oggetto
sarà brillante e visibile dall’Italia anche con
binocoli e piccoli telescopi. Vibrante l’attesa
per l’arrivo di questo asteroide, quindi, che
sarà il più grande ad avvicinarsi al nostro
pianeta fino al 2027 quando passerà, ancora più vicino alla terra, l’asteroide 1999
AN10.
Il 6 febbraio il pianeta Giove darà, invece,
spettacolo perchè sarà in opposizione al
Sole e quindi al meglio della sua visibilità.
Per il 20 marzo un’eclissi di Sole sarà totale nell’Artico e parziale al 60% dall’Italia,
mentre il 4 aprile la Luna sarà la protagonista del cielo con un’eclissi totale, purtroppo
invisibile dall’Europa.
Il 23 maggio sarà la volta di Saturno, in
opposizione al Sole, e il 5 giugno Venere
sarà al massimo della sua visibilità serale.
Sempre in giugno potrebbe essere visibile
ad occhio nudo anche la cometa C/2014 Q1
PanSTARRS.
Ancora due pianeti saranno i protagonisti
del cielo estivo: il primo luglio è prevista
una spettacolare congiunzione tra Venere e
Giove, che appariranno vicinissimi.
Anche il cielo d’autunno sarà da non perdere: il 28 settembre si prevede un’eclissi di
Luna totale che sarà perfettamente visibile
dal nostro Paese e coinciderà con la minima
distanza Luna-Terra. Quindi in concomitanza dell’eclissi si potrà osservare la cosiddetta Luna piena al perigeo (chiamata volgarmente “superluna”), evento astronomico
che si verifica quando una notte di Luna
piena coincide con il perigeo lunare, ossia
quando il nostro satellite si trova più vicino
alla Terra. Tradotto in quel che si vedrà nel
cielo, la Luna potrà apparire fino al 14% più
grande e fino al 30% più luminosa rispetto
a una normale notte di plenilunio, cosa che
aumenterà la spettacolarità e unicità di questa eclissi lunare.
Il 29 ottobre, inoltre, la Luna occulterà una
delle stelle più luminose, Aldebaran, che
sembrerà nascondersi dietro la Luna e poi
sbucare dall’altra parte. Qualche giorno più
tardi arriverà anche la terza cometa dell’anno, Catalina, che potrebbe essere anch’essa
visibile ad occhio nudo e si prevedono altri
sciami di meteore spettacolari.
In novembre le Alfa Monocerotidi e in dicembre le Geminidi saranno al massimo di
visibilità.
Il 23 dicembre, infine, Aldebaran giocherà
di nuovo a nascondino con la Luna.
E poi storici appuntamenti per due missioni spaziali con sonde automatizzate che
raggiungeranno due pianeti (o meglio planetoidi, date le loro piccole dimensioni)
svelandoci i loro misteri e fotografando per
la prima volta i loro volti da distanza ravvicinata.
Ci sarà molto da fare, cari amici, quindi armiamoci di un buon binocolo e buona fortuna.
22
23 gennaio 2015 / n.4
Incontri
Ogni donna un universo
Mia madre,
Alda Merini
Viaggio nelle sfumature del cuore e nelle parole della figlia
della grande poetessa. Intervista Ad Emanuela Carniti Merini:
«Una personalità fortissima e fragile»
di Cosima Borrelli
L
a poetessa dei navigli è stata
una voce poetica tra le maggiori del nostro secondo Novecento, nei suoi versi la poesia è vita e necessità, parola
attiva, energia primordiale e creativa, intensità feconda, lama affilata che penetra
nella carne e apre a un profondo sentire;
è anima messa a nudo, lontana dal frastuono vacuo del mondo... Per Alda Me-
rini la poesia è stata la salvezza dall’
esperienza devastante del manicomio,
perché essa è fedele compagna che educa il cuore, apre la mente, riempie i vuoti,
cura le ferite. L’unico compito che ha il
E tra
poeta è quello di prendere la vita è farne oro
colato.
Un profondo sentire femminile quello che
anima la Merini, nelle sue liriche potenti
c’è tutto l’ abbandono alla nuda verità della poesia, alla sua capacità di aprire squarci
nell’abisso del proprio sentire seminando
residui preziosi di passione.
Nei suoi versi un messaggio: attraversando il
dolore si può rinascere, più consapevoli, più
forti. È la spinta al risveglio interiore, perché
il dolore permette di “toccare” la verità della
vita, di assaporare l’esistenza fino in fondo e
di trasformare l’esperienza del manicomio
in esperienza d’amore.
Che cosa apre il terreno alla poesia? Spesso
il dolore, ma anche la gioia. Sono le emozioni il terreno fertile su cui nasce la poesia.
Mi piace ricordarla col titolo di una sua
opera: ‘”Più bella della poesia è stata la mia
vita”: un chiaro esempio di come la violenza
possa attraversare la vita di una persona eppure non spegnerne l’ardore. Per una donna
vissuta per alcuni periodi sotto l’ombra del
disagio, della malattia e di varie difficoltà,
questa sua affermazione non è altro che la
prova di una forza d’animo che percorre insieme vita e poesia.
Con Emanuela, una delle figlie di Alda, riviviamo il ricordo di una donna straordinaria
e di una grande intellettuale difficilmente
classificabile.
Alda Merini, l’ape furibonda, è stata senza ombra di dubbio una delle
maggiori poetesse del nostro tempo. Nonostante il vissuto travagliato
e burrascoso ha dimostrato che la
donna è un essere splendido che brama ogni giorno e può arrivare fino alla
cima dell’universo.
Alda ha cercato di trarre il bene anche
dalle sue esperienze negative, dalla
E tra
23 gennaio 2015 / n.4
sua fragilità d’animo, dalla sua battaglia interiore, diceva infatti: “Io la
vita l’ho goduta tutta, a dispetto di
quello che vanno dicendo sul manicomio. Io la vita l’ho goduta perché mi piace anche l’inferno della
vita e la vita è spesso un inferno….
per me la vita è stata bella perché
l’ho pagata cara”. La sua vita testimonia come la violenza possa
attraversare la vita di una persona,
eppure non spegnerne l’ardore.
Questo è l’insegnamento che ha
lasciato anche a voi figlie?
«Ovviamente rispondo a titolo personale
e non a nome di tutte le mie sorelle. Personalmente questo messaggio insito nelle
parole e anche nella vita di mia madre
ha avuto un’eco profonda nella mia vita
e ha lasciato dentro di me un grande insegnamento che mi ha anche aiutato nei
momenti difficili della vita in cui sembra
impossibile andare avanti e farcela. Certamente il suo senso dell’umorismo o il
trovare il lato ridicolo nelle situazioni più
scabrose si è ben amalgamato con il mio
carattere».
“Ho avuto quattro figlie allevate
poi da altre famiglie. Non so neppure come ho trovato il tempo per
farle. Si chiamano Emanuela, Barbara, Flavia e Simonetta. A loro
raccomando sempre di non dire
che sono figlie della poetessa Alda
Merini. Quella pazza. Rispondono
che io sono la loro mamma e basta,
che non si vergognano di me. Mi
commuovono”. Sono parole forti
ma estremamante materne. Emanuela, lei che ricordo ha di Alda
come madre, donna e poetessa? Si
possono scindere questi aspetti in
sua madre?
«Ogni donna è un universo e mia madre,
in particolar modo, credo abbia rappresentato l’archetipo femminile in ogni sua
sfaccettatura.
Dalla profetessa alla Grande madre;
dall’aspetto crudele del femminino alla
maternità più pura, dalla meretrice (come
lei stessa si è definita in una sua poesia)
alla mistica.
Scindere questi aspetti è oltremodo impossibile, essendo mia madre una donna
estremamente complessa e mutevole non
solo nei giorni ma nello stesso scorrere
dei minuti. Questo era un aspetto difficile
ma anche stimolante della sua personalità. Una personalità fortissima e fragile nel
contempo che non cessava mai di stupire!».
Oggi che lei e le sue sorelle Flavia,
Barbara e Simona siete diventate
donne e vi siete riconciliate con la
complessa figura materna, avete
comprenso che è stata la poesia a
salvare Alda, da bambine però avete sperimentato sulla vostra pelle
come la poesia sia stata poco cle-
23
mente con voi, sottraendovi le attenzioni e
l’amore di vostra una
madre. L’amore innato e primordiale per la
poesia la assorbivano
quasi completamente, tanto
da affermare: “Il vero poeta
non deve avere parenti”. Un
figlio però non può capire queste parole, chiede solo gesti,
presenza e amore incondizionato. Come avete vissuto questo suo mettere al primo posto
l’amore per la poesia?
«Ovviamente la poesia me l’ha sottratta. Sapevo, ho sempre saputo,
che veniva prima di tutto, prima di ogni
affetto, anche se ne era obbligatoriamente dipendente. Ho cercato di capire, di
comprendere, anche se, come figlia, è
stato molto difficile e tutto ciò ha creato
(a volte) distanze e incomprensioni. Solo
con l’avanzare dell’età prima, e con la sua
morte poi, sono riuscita ad accettare mia
madre nella sua interezza e complessità.
Da adulti si riesce, per fortuna, a vedere
i propri genitori come persone oltre che
come madre o padre».
Emanuela, qual è il suo ricordo più
vivo e forte di Alda come madre?
«Mia madre, pur con tutti i limiti dovuti
a questa “chiamata” alla poesia prima e
alle difficoltà emotive accadute dopo il
ricovero, è sempre stata, a suo modo, una
madre . I suoi sentimenti nei confronti di
noi figlie sono sempre stati amorevoli e
di grande attaccamento emotivo. Laddove l’emergere di un’emotività esagerata
la bloccava, cercava di ovviare con aiuti
concreti: unico modo che le permetteva di
non soccombere al marasma di emozioni
che in lei era molto dirompente.
Ho dei bei ricordi legati alla prima fanciullezza e, più tardi, quando, ritrovata
serenità e ripresa la scrittura a pieno ritmo, mamma era serena e spiritosa come
la ricordavo.
Era anche una madre severa e poco incline al compromesso.Ciò che diceva era
legge, e poco c’era da discutere quando
una decisione era stata da lei presa.
Ricordo le sue sonate al pianoforte, le sue
barzellette, ma anche i grandi pianti e le
disperazioni».
“Il Poeta deve parlare, deve prendere prendere questa materia incandescente che è la vita e farne
oro colato. Perché la Poesia educa
il cuore, la Poesia fa la vita, riempie certe brutte lacune, alle volte
anche la fame, la sete, il sonno.
Magari anche la ferita di un grande
amore, un amore che è finito, o un
amore che sta per nascere…”. Secondo lei è questo il fine ultimo e
vero della poesia?
«Credo di sì. Secondo me la poesia, come
quasi tutte le forme d’arte, nasce da un’urgenza. Un bisogno direi primario come la
fame o la sete. A questo punto l’artista
deve soccombere a questo “bisogno” e
dar forma a ciò che emerge dalle profondità della sua anima e lasciarsi trasportare
oltre se stesso e il proprio IO».
Il poeta è interprete della Bellezza viva e sublime che viene da un
regno migliore, quello dell’anima,
quindi non ha senso considerare
la produzione artistica in base alla
vita privata dell’artista, sarebbe
una grande cosa smettere di leggere dichiarazioni che la etichettano come la “pazza del Naviglio” e
riconoscerla semplicemente come
Grande Poetessa in grado di dare
voce al proprio abisso.La pensa
così?
«Credo e spero che mia madre non sia più
considerata come la “pazza del Naviglio”
e mi stupisco che ancora ci siano queste
dichiarazioni in merito.
Chi non conosce la sofferenza psichica
e si limita a etichettare una persona sofferente di travagli interiori chiamandoli
semplicemente “sintomi” senza mai domandarsi nulla rispetto alla sua vita, alle
vicissitudini personali, sociali e storiche,
non conosce nulla neppure di se stesso!
Non ho mai condiviso la classificazione
organicistica e psichiatrica della malattia. Discorso prettamente occidentale che
classifica e divide, parcellizzando la persona in singoli organi da curare e sintomi
da etichettare!
In ogni caso la mia opinione vale relativamente.
Bisognerebbe fare una valutazione partendo dall’amore che le persone dimostrano
verso la poetica di nostra madre, dall’ alto
riconoscimento che personalità di ogni
campo le hanno tributato, dalle raccolte
firme per portarla al riconoscimento del
Premio Nobel, dal tributo che il Comune
di Milano le ha fatto promuovendo per lei
i Funerali di Stato...».
24
23 gennaio 2015 / n.4
Nuvolette
COMIXFACTOR
Talenti del fumetto
da scovare
Il Labo di Taranto continua a investire sul talento
e a promuovere i giovani fumettisti emergenti. Sul finire del 2014,
il team di creativi tarantini ha lanciato un vero e proprio
Talent dedicato al fumetto e alle promesse della Nona Arte.
Candidature e selezioni entro il 31 gennaio
di Pierluigi Rota
L’
Associazione culturale
Labo di Taranto continua a investire sul talento e a promuovere i
giovani fumettisti emer-
genti.
Sul finire del 2014, il team di creativi tarantini ha lanciato ComiXFactor,
un vero e proprio Talent dedicato al
fumetto e alle promesse della Nona
Arte.
Il Contest, rivolto ad aspiranti fumettisti tra i 18 e i 40 anni, si svolgerà in
più fasi, nell’arco dei prossimi dieci
mesi.
La prima fase
(“scouting”), è
partita il 14 dicembre scorso,
in
occasione
della mostramercato Taranto Comix, Oltre
che direttamente, le selezioni
avverranno anche a distanza,
tramite l’invio
di materiale via
mail e con colloqui su Skype.
Tra tutti coloro
che proporran-
no i propri lavori, verranno selezionati gli aspiranti che accederanno al
Talent.
La fase di selezione si concluderà il 31
gennaio 2015.
Il 2 febbraio verranno comunicati i
nomi dei selezionati che accederanno
alla successiva fase.
Alla fase 1 (“scouting”), infatti, ne
seguirà una di formazione intensiva
della durata di tre giorni. Una full
immersion con lezioni frontali a cura
degli insegnanti specializzati di Labo,
i quali seguiranno i giovani fumettisti in qualità di
tutor per l’intera
durata del Talent.
La fase 2 proseguirà con un seminario al mese
per i successivi
tre mesi. I seminari saranno
curati da professionisti del
settore di fama
nazionale e internazionale.
Al termine della
fase 2 è previsto
un esame che
consentirà agli
aspiranti fumettisti di accedere alla fase
successiva. La valutazione sarà affidata
a una commissione esaminatrice esterna, una giuria tecnica composta da disegnatori e sceneggiatori di successo.
Nella fase 3 ci sarà un concorso. I “finalisti” proporranno un progetto originale che verrà valutato innanzitutto da
una giuria di qualità (formata da giornalisti, blogger ed editor) che assegnerà
un voto a ciascun lavoro, valutando il
materiale ricevuto. Le valutazioni della
giuria di qualità resteranno segrete sino
alla chiusura della votazione del pubblico, che avverrà online sulla pagina
Facebook “ComiXfactor”. Le votazioni
del pubblico verranno effettuate dall’1
al 30 settembre 2015. Il vincitore sarà
decretato dalla somma di voti del pubblico e della giuria di qualità.
Il progetto vincitore sarà pubblicato con
una tiratura di 500 copie (di cui 50 spetteranno all’autore) e verrà promosso da
Labo in eventi di settore e con un tour
di presentazioni.
Il regolamento completo è su http://labofumetto.blogspot.it.
Recentemente il talent è stato aperto
anche agli sceneggiatori: saranno consentite partecipazioni “in tandem”. Gli
sceneggiatori potranno partecipare solo
se in coppia con un disegnatore (che disegnerà il loro fumetto). Le modalità di
partecipazione restano le medesime.
C’è tempo fino a tutto gennaio per candidarvi. Se avete la possibilità di recarvi a Taranto, i responsabili del Labo vi
aspettano tutti i giovedì di gennaio presso la libreria Gilgamesh, in via Oberdan
45/A. Se invece non siete delle nostre
parti (il concorso è aperto agli aspiranti
fumettisti di tutta Italia), potete inviare una mail con le vostre generalità, un
portfolio allegato e un contatto Skype
per sostenere un colloquio a LABOfumetto@gmail.com.
Q
diVERSI
di Cataldo Basile
QUALCOSA DA DIRE
Nel silenzio di un giorno
passato a parlare e a discutere
si ricordano le parole,
le più antiche
che siano
e in noi nasce,
un senso del buono e del giusto
che finisce nel silenzio.
E tra
L’OROSCOPO
dal 23 al 30 gennaio 2014
ARIETE
21.03 - 20.04
La salute procede tra alti e bassi e
potrebbe richiedere dei controlli. A
tavola controllatevi.
TORO
21.04 - 20.05
Quella che per voi è stabilità per
chi vi sta vicino potrebbe essere
noioso monotonia quindi state
attenti a non trascurare le esigenze del partner.
GEMELLI
21.05 - 21.06
Avete bisogno di continui stimoli il che vi rende un po’ impaziente ora che vi state adagiando su situazioni comode.
CANCRO
22.06 - 22.07
Avete in mente una sorpresa
che riuscirà alla perfezione. Ma
a volte dovreste anche pensare
a quello di cui avete bisogno
voi.
LEONE
23.07 - 23.08
Ni la salute: siete un po’ stanchi e provati e questo vi rende
anche nervosi. Dormite di più e
lamentatevi meno con il partner. L’oroscopo vi invita quindi
a non essere troppo rigidi.
VERGINE
24.08 - 22.09
Siete dove volete essere con
chi volete essere il che vi rende beati. Difficile che qualcosa
possa turbare questo stato di
grazia quindi godetevi questa
settimana.
BILANCIA
23.09 - 22.10
L’oroscopo prevede viaggi,
soprattutto se avete persone
care che vivono lontano e che
desiderate rivedere. Al ritorno
però dovrete fare i conti con le
finanze e i progetti lavorativi
lasciati da parte.
SCORPIONE
23.10- 22.11
Vi basta poco per accontentarvi e in questa settimana siete
felici e di buon umore anche
se non ci sono stati eventi di
particolare importanza.
SAGITTARIO
23.11 - 21.12
L’oroscopo suggerisce prudenza negli investimenti ma anche
sulle prese di posizione drastiche. Prima di dire qualcosa di
potenzialmente definitivo pensateci bene.
CAPRICORNO
22.12-20.01
Come per vostra natura questa settimana sbatterete le
corna su una situazione che
da tempo avete cercato di non
vedere.
AQUARIO
21.01 - 19.02
In questa settimana saprete
perfettamente dire che profumo ha la felicità: è quello di
casa vostra, in cui finalmente
tutte le cose sembrano girare
nel verso giusto.
PESCI
20.02 - 20.03
In questa settimana saprete
perfettamente dire che profumo ha la felicità: è quello di
casa vostra, in cui finalmente
tutte le cose sembrano girare
nel verso giusto.
E tra
23 gennaio 2015 / n.4
NUOVI E VECCHI
CIRCUITI
A
CONFRONTO
Stanchi delle solite attività di palestra?
Fate fatica ad approcciarvi ai classici attrezzi?
A voi ci pensa il Circuit Training:
soddisfa in poco tempo ogni esigenza!
di Paolo Carrieri *
I
nomi delle ultime novità nel
mondo del fitness sono tanti, ma quasi tutti prevedono
l’allenamento a circuito:
Cross fit, Cross Gym, Pitbull
Training, Military Fitness, Military
Training, Boot Camp, Functional
Training, TRX, Sospension Training, Allenamento Funzionale,
Switching, Easy Line, Cross Fire,
...
Oramai sono tante le palestre che
per stare al passo con le innovazioni hanno inserito all’interno della
propria struttura queste novità, che
attirano e danno risultati.
Si tratta di discipline che in realtà
tanto nuove non sono ma che utilizzano nuove e svariate attrezzature prodotte proprio per queste
attività.
Il problema è che, per sviluppare al
meglio tali discipline, sono necessari ampi spazi e strutture apposite
e, in alcuni casi, impalcature e tralicci che possano sostenere il tutto
in assoluta sicurezza.
CARATTERISTICHE COMUNI
Gli allenamenti che per brevità definiremo funzionali a circuito sono
basati sullo studio e sulla pratica
della forza funzionale e di tutte le
sue varianti, siano esse legate alla
resistenza che alla potenza o forza
pura. Sono presenti inoltre aspetti
come la coordinazione, la velocità, il condizionamento aerobico,
la resistenza cardiovascolare, ecc..
Si tratta di allenamenti che sviluppano tutte le qualità fisiche e
consentono uno sviluppo globale e
armonico delle doti di forza, coordinazione, flessibilità, agilità, resistenza e reattività neuromuscolare.
La particolarità di queste tipologie
di workout è che puntano ad allenare tutte le qualità fisiche che
servono ad ogni movimento, nella
vita di tutti i giorni. Quindi le doti
di forza, resistenza, equilibrio, mobilità articolare, flessibilità e propriocettività , su tutti e tre i piani di
movimento del corpo nello spazio
hanno una valenza altamente utilitaristica. Una leggera differenza
la possiamo riscontrare nella proposta di allenamenti come Boot
Camp o Military Training, dove
l’idea é quella di proporre l’attività fisica tipica delle forze armate
risultando alla fine un allenamento vario e divertente. Si utilizza la
palestra ma anche spazi all’aperto,
sfruttando tutto ciò che in “open
air” si può trovare, cioè staccionate, scalinate, gradoni, salite ripide,
terreni sconnessi, alberi, attrezzi di
fortuna e quant’altro. In questi corsi si comunica che, a seconda delle
caratteristiche dei partecipanti, gli
obiettivi saranno il miglioramento
delle capacità coordinative o condizionali, la postura e la mobilità
articolare, ma soprattutto le capacità aerobiche e la tonificazione
muscolare. In ogni caso ciascun
allenamento è strutturato con esercizi “funzionali” nel rispetto delle
più innovative metodiche di allenamento.
SOMIGLIANZE CON IL CIRCUIT TRAINING
Il denominatore comune di questi
alternativi metodi è un allenamento a circuito strutturato su varie stazioni, con tempi di recupero molto
brevi. In realtà, quindi, si tratta
dell’intramontabile Circuit Training, l’allenamento a circuito che
consente di migliorare contemporaneamente la forza, la potenza,
la resistenza, la coordinazione, la
velocità ma anche la funzionalità
dell’apparato cardio-respiratorio.
Esistono numerose varianti del
metodo, a seconda delle capacità
che si desidera migliorare. Il Circuit Training è pertanto efficace
nella preparazione fisica di diversi
sport, come pure per il fitness e per
il dimagrimento, come appunto
le novità del momento. Il Circuit Training fu ideato nel 1956 da
Morgan e Adamson, due professori del Dipartimento di Educazione
Fisica dell’Università di Leeds, in
Inghilterra.
STRUTTURA DI UN ALLENAMENTO A CIRCUITO
Nell’allenamento a circuito si passa da una stazione all’altra e, in
ognuna, si eseguono determinati
esercizi per un tempo o per un numero di ripetizioni prefissato. Più
persone possono allenarsi insieme
nello stesso circuito, cambiando
25
Fitness&Benessere
contemporaneamente stazione. Il circuito termina quando sono stati eseguiti tutti gli esercizi nell’ordine stabilito.
Può essere percorso una sola volta o
può essere ripetuto più volte. Nel circuit training si scelgono esercizi con i
pesi liberi, con macchine a contrappesi,
con piccoli e grandi attrezzi e possono
essere inclusi anche diversi esercizi
ginnici quali balzi, salti, saltelli, trazioni, flessioni, piegamenti, esercizi di
corsa, scatti, allunghi, corsa sul posto a
ginocchia alte (skip alto) o corsa veloce sul posto (skip basso). Non manca
inoltre l’uso di macchine per l’allenamento cardiovascolare come cyclette,
vogatore, tapis roulant, step, ecc. Un
circuito dovrebbe essere composto da
almeno 8 esercizi/stazioni. Un Circuit
Training efficace deve essere strutturato per un tempo compreso fra 15 e 45
minuti. La durata è in base agli obiettivi prefissati e al livello di allenamento
delle persone. Il numero delle stazioni
potrebbe essere anche più alto, fino a
15 o addirittura 20. In ogni stazione si
esegue un numero di ripetizioni medio
alte (tra le 12 e le 20) oppure si sviluppa
il massimo numero di ripetizioni che si
riesce ad eseguire in un tempo prestabilito (ad esempio in 30 secondi). In ogni
caso in ciascun esercizio il carico dovrebbe essere tale da poter concludere
le ripetizioni avvertendo un’adeguata
fatica. E’ consigliabile inoltre aumentare il peso o il numero di ripetizioni
dopo qualche seduta, per far sì che lo
stimolo sia sempre efficace. Secondo
il metodo originale, invece, il numero
di ripetizioni dovrebbe essere calcolato sulla base del numero massimo che
l’atleta riesce ad eseguire in un precedente test, entro un limite di tempo.
Nella seduta di allenamento a circuito
si dovrebbe eseguire solo la metà delle
ripetizioni realizzate nel test, e l’obiettivo è eseguire il circuito in un tempo
sempre più breve. Morgan e Adamson
proponevano il Circuit Training senza
alcun recupero. Oggi si tende a far sì
che il recupero fra le stazioni sia breve
(15 secondi circa) se si vuole ottenere
uno stimolo allenante per la resistenza
cardiorespiratoria.
Tra un circuito e l’altro è possibile
inserire una pausa contenuta tra 1 e
3 minuti. Tale pausa ha l’obiettivo di
consentire un buon recupero ma senza
raffreddarsi.
CIRCUITO SUPER TECNOLOGICO
O MINIMALISTA?
Sono tante le analogie tra il Circuit
Training, inventato una sessantina di
anni fa da Morgan e Adamson e le attività che si stanno affermando in questo
momento. È giusto comunque riconoscere che le cose oggi sono un po’
diverse anche perché dalla ideazione
del Circuit Training, l’attività motoria è
molto cambiata, il fitness è incredibilmente cresciuto e molti studi e nuovi
attrezzi hanno migliorato ciò che già
esisteva da tempo.
Ma è anche possibile eseguire un programma d’allenamento che si avvicina
a queste novità utilizzando i presupposti del Circuit Training, rispolverando
le sempre pur valide tecniche di ginnastica educativa, ginnastica artistica,
atletica leggera e le utili ed efficaci
metodologie di allenamento. Per le attrezzature si possono sfruttare tutto ciò
che abbiamo a disposizione dagli step
alle fitball, dagli elastici ai manubri, dai
bilancieri ai push power o body bar,
dalle tavole propriocettive alla corda,
dalle palle di gomma piuma o plastica,
alla vecchia spalliera e infine il “miracoloso” corpo libero. Vi aspettiamo per
proporvi i nostri Circuit Training!!
* Dottore in Scienze Motorie, Specialista in Chinesiologia
Correttiva e Rieducativa, Educatore Fisico, ISEF, Preparatore Atletico e Sportivo, Personal Trainer, Direttore
Tecnico del MOVING CLUB.
PSYCHE
di Alessandro Montrone*
Favonio
Ho letto su internet che c’è una persona
che non riesce a staccarsi dal fon che
tiene sempre acceso anche per andare a
dormire. Anche a me piace tenere acceso
il fon dopo che mi lavo e certe volte me lo
sparo pure in faccia e rimango tranquilla
per qualche minuto. Quello che non capisco è però come si può diventare così attaccati al fon?
Anna
Con molta probabilità i testi in cui lei si è imbattuta afferiscono, direttamente o indirettamente,
ad un noto caso clinico, reso popolare negli Stati
Uniti da un documentario della serie «My strange
addiction» («La mia strana dipendenza», t.d.r.).
Si tratta, appunto, di una giovane donna che
ha sviluppato un legame molto particolare con
l’asciugacapelli: non se ne separa quasi mai
durante il giorno, anzi accompagna col gettito
d’aria calda molte delle sue attività domestiche;
e, per conciliare il sonno, se lo tiene accesso sul
letto per tutta la notte, noncurante del pericolo
di incendio nonché delle piccole scottature che
di tanto in tanto così facendo accidentalmente si
procura.
Benché in apparenza fanta-psichiatrico, questo
caso – che in assenza di prove contrarie potremmo pure considerare televisivo e finzionale – presenta di certo degli elementi di plausibilità, che lo
rendono, se non proprio reale, almeno realistico.
Questa semplice storia può, infatti, ben prestarsi come possibile modello del fenomeno “dipendenza”, qui enucleato in alcuni dei suoi aspetti
essenziali.
All’occhio clinico non sfugge, infatti, la particolare connotazione soggettiva attribuita all’asciugacapelli, che, in questo caso, sembra fungere, in
tutto e per tutto, da oggetto transizionale, nello
specifico da sostituto meccanico della funzione
contenitiva genitoriale, da ausilio esterno di cui
la donna in questione abitualmente si serve per
regolare i propri stati interni giovandosi dell’effetto fisiologico di questa caratteristica stimolazione multisensoriale: lo stimolo termico elicita
una prevedibile risposta edonica; quello acustico,
poiché trattasi di rumore bianco a bassa frequenza, isola (l’individuo) dall’ambiente mascherando il rumore di sottofondo, e induce (come ampiamente dimostrato in laboratorio) inibizione
comportamentale, rilassamento, sonnolenza.
Come può ben notare, la dipendenza scaturisce
(come in molti altri casi) dall’incontro fatale,
spesso meramente fortuito, con uno stimolo capace di suscitare delle reazioni fisiologiche particolarmente gradite, che l’individuo in questione
impara man mano ad utilizzare per sospendere la
propria vita emotiva, per rifugiarsi in un paradiso
artificiale, che, in ragione del nocumento arrecato, isola e logora; lasciando, nella migliore delle
ipotesi, che tutto scorra senza esser stato davvero
vissuto, come sospeso in un vento caldo.
*Psicologo e Psicoterapeuta
Scrivete a
Alessandro Montrone
e-mail: dottormontrone@libero.it
26
23 gennaio 2015 / n.4
E tra
nuoto
nelle piscine
Albatros
le qualificazioni
regionali 2015
L
As Martina
Che bel Martina,
complimenti Ciullo
Superate le critiche iniziali, il tecnico salentino si gode
ora la sua squadra, frutto di lavoro e perseveranza.
E attende i rinforzi promessi dalla società
di Mauro Mari - Foto di Lino Cassano
P
iace questo Martina.
Piace ai tifosi, perché
con cuore e ordine tattico non molla mai la
presa. Piace a Salvatore Ciullo, che ha plasmato questo
gruppo nel carattere e sul campo.
Piace alla Dea Bendata, che ne premia l’audacia con qualche legno
qua e là. E’ molto cambiato il Martina del tecnico salentino. Rispetto a
quello visto ad inizio stagione commette meno (molti meno..) pasticci
in fase difensiva; è messo meglio in
campo e sa far male in attacco con
ripartenze fulminee, ma mai sviluppate a caso. Va dato atto a Ciullo
dell’ottimo lavoro che sta portando avanti, specie dopo aver perso
Amodio e Carretta, per restare ai
titolari. Il valore aggiunto di questa
squadra sembra essere proprio il suo
tecnico, che ha saputo far fronte ad
una rosa ridotta all’osso e infarcita
di giovani, reinventando mille volte
la sua squadra. Ha saputo trasmetterle fiducia nei propri mezzi, umiltà e disciplina tattica, fino al punto
di giocare a viso aperto negli stadi
dei squadroni. Prendere ad esempio
l’evoluzione di Bleve, passando per
Memolla, fino ad arrivare alla rinascita di Carretta e Montalto. In molti in questo Martina sono riusciti a
superare le difficoltà iniziali e ad
arrivare ad esprimersi ottimamente.
Segno che la forza di questa squadra
è proprio il gruppo e la piena fiducia
che ripone nel suo allenatore.
Diamo a Ciullo i suoi meriti, perché
da più parti, chi scrive compreso,
non si sono mai lesinate critiche.
In un calcio in cui l’allenatore paga
immediatamente per tutti, in questo
caso la pazienza e la fiducia della
società stanno portando i loro frutti.
Alzi la mano chi avrebbe pensato ad
un Martina così avvincente, ad inizio stagione. Anche senza Montalto,
Tomi, Patti e Magrassi, per restare
ai titolari, a Salerno i blasonati padroni di casa hanno dovuto trattenere il respiro fino all’ultimo minuto,
prima di conquistare i tre punti. Non
si è vista la solita squadra materasso
che si chiude nella propria area per
90 minuti. Il Martina ha interpretato
una partita intelligente, concedendo
pochissimo agli avversari e tenendoli sempre all’erta, ripartendo in
velocità con scambi brevi alla ricerca dello spazio.
Da martedì Ciullo può contare anche su Rosario Bucolo, esperto centrocampista arrivato dal Messina.
In via di definizione l’ingaggio di
Vincenzo Pepe, giocatore esperto
che può dare un valore aggiunto
notevole alla causa biancoazzurra.
Il Martina spera di trattenere anche Montalto e Arcidiacono. Alla
chiusura del mercato manca poco.
Speriamo non finisca come a Salerno…
a FIN Puglia ha scelto gli
impianti
dell’Albatros
Sporting Club di Martina
Franca e Massafra, per ospitare le gare di qualificazione ai
prossimi Campionati Regionali
Caratteristiche di questi impianti sono lo spazioso e arioso
piano vasca, il pratico parcheggio, la tribuna, la professionalità nella gestione di eventi.
L’impianto di MASSAFRA
ospiterà domenica 18 Gennaio 2015 le gare di Nuoto per le
Fasi di Qualificazione Regionale della CategoriaASSOLUTI ( Ragazzi, Juniores, Cadetti) della Federazione Italiana
Nuoto. E ancora, l’1 Febbraio
2015 presso la struttura Albatros di MARTINA FRANCA,
altro vanto dell’impiantistica
del nuoto pugliese si svolgeranno le gare per le Qualificazioni Regionali della Categoria ESORDIENTI. Grandi e
prestigiosi eventi per il nuoto
Italiano in questa fase dell’Anno Sportivo 2014/2015.
Con queste qualificazioni comincia per gli atleti il periodo
più intenso, quello delle gare,
dopo mesi di preparazione
e duro allenamento. Tutto il
gruppo sportivo Albatros è ovviamente orgoglioso di ospitare questi eventi e partecipare
con la propria squadra a queste prestigiose manifestazioni
della FIN. Una scelta dal sapore di premio da parte della
Federazione per aver premiato
la serietà e la professionalità
della Società Sportiva Albatros
che da tanti anni, con costante
impegno e scrupolosa dedizione valorizza lo sport, in particolar modo il nuoto.
Un grande in bocca al lupo ai
numerosi partecipanti, in particolar modo ai padroni di casa, i
ragazzi della squadra Albatros,
da parte dei dirigenti dell’associazione: ” E’ un’immensa soddisfazione nonché emozione
nel vedere quelli che per noi,
fino a qualche anno fa, erano
sirenette e cavallucci marini, partecipare e nuotare con
grinta e passione nelle qualificazioni per le gare regionali.
La Direzione e tutto lo Staff di
istruttori e allenatori augurano
un anno pieno di gioie a tutti e
vi invitano a visitare le strutture Albatros per tutte le notizie riguardanti il meraviglioso
mondo del nuoto e darvi informazioni sui nuovi corsi di nuoto in partenza a Febbraio, per
grandi e piccini!”
M.M.
E tra
23 gennaio 2015 / n.4
Sport
Marcello Massafra
Amore al
primo colpo
Convocato per un raduno nazionale a livello
collegiale nel centro di preparazione olimpica, il
giovane atleta martinese vede i primi frutti per
anni di sacrificio e duro allenamento. Inseguendo
quel sogno chiamato Nazionale di taekwondo…
di Donatello Cito
Q
uando un conterraneo si
fa valere a grandi livelli,
contribuisce a rendere
onore alla nostra terra.
Se si tratta di un giovane
che con tanto impegno raggiunge la
convocazione in un contesto nazionale, la soddisfazione è ancora più grande. A portare in alto il nome di Martina
Franca –ma anche di tutta la provincia
jonica- ci ha pensato il giovane Marcello Massafra che ha conquistato una
prestigiosa convocazione per il prossimo raduno nazionale. Con Marcello
abbiamo scambiato qualche battuta
all’indomani della partenza, occasione ideale per farci raccontare di come
sia nato l’amore con il taekwondo. Un
amore nato al primo colpo.
L’approdo in un raduno nazionale, un primo passo verso sogno
che si realizza. Marcello, quali
sono le tue emozioni del momento?
«Provo semplicemente tanto orgoglio
per esser riuscito a raggiungere uno
degli obiettivi che mi ero prefissato».
Un risultato raggiunto dopo una
serie di successi centrati con
grande bravura. Quali sono le
vittorie che ti hanno permesso
di ricevere la chiamata per un
raduno nazionale?
«Per vestire i colori della nazionale ci
vorrà ancora del tempo, per ora sono
convocato per un raduno collegiale nel
centro di preparazione olimpica. La
mia convocazione è dovuta all’ottimo
piazzamento fatto lo scorso campionato italiano tenutosi a Pozzuoli: purtroppo il titolo italiano mi è sfuggito di
un solo punto».
Com’è scoccata la scintilla tra
te e il taekwondo? Chi ha contribuito al tuo avvicinamento a
questa disciplina?
«Ho scoperto quest’arte marziale per
puro caso, quando un conoscente mi
invitò a fare una prova, è stato senza
dubbio amore a prima vista».
Cosa ti ha spinto ha prediligere
un’arte marziale a discapito di
altre discipline più diffuse come
il calcio?
«Ho preferito fare uno sport del genere
perché dopo ben undici anni di pratica
ero letteralmente stufo e disgustato del
calcio, non dello sport in sé ma di tutto
l’universo che ci gira intorno; vedere
persone raggiungere la loro massima
bassezza sociale fomentati da ragazzi
che corrono dietro un pallone è sempre stato qualcosa di inconcepibile».
Quali sono i modelli a cui ti ispiri?
«Non ho un vero e proprio modello al
quale mi ispiro, questo sport è talmente diffuso e praticato che ogni atleta
27
d’alto livello può essere di ispirazione».
Quali sono le tue ambizioni
personali dopo aver tagliano il
traguardo nazionale?
«L’ambizione (utopica) più grande
che ho è quella di entrare a far parte
della rosa dei grandi che hanno scritto
la storia di questo sport».
Dove ti vedi tra 10 anni?
«Tra 10 anni non saprei, questo sport
mi ha cambiato la vita drasticamente e
in un tempo tanto breve che ora come
ora non saprei nemmeno dove potrei
trovarmi tra un mese».
A chi senti di dover rivolgere un
particolare ringraziamento?
«Ci sono davvero un infinità di persone che vorrei ringraziare, ma tra queste quelle a cui sono maggiormente
grato sono il mio maestro Domenico
l’Erario senza il quale oggi non sarei
qui, il ringraziamento che rivolgo a
lui supera di gran lunga la mia capacità di espressione, e non posso far
altro che essergli grato per tutti i consigli che mi ha dato e che ogni giorno
puntualmente mi dà per migliorarmi
come persona e come atleta. In egual
misura vorrei ringraziare Martino Demita, presidente dell’A.S.D Taekwondo Martina Franca, della cui società
sono stato eletto direttore tecnico, il
quale nell’apice del mio decadimento
morale ha fatto tutto ciò che era in suo
potere per risollevarmi. Infine, vorrei
ringraziare tutti i miei compagni di
squadra per aver creduto in me e per
avermi accettato nella grande famiglia
che è il taekwondo Taranto».
Infine, come vuoi salutare i nostri lettori di Extra Magazine?
«Saluto tutti i lettori dando loro il consiglio di provare quest’arte marziale
perché da molti è considerata una vera
e propria panacea, che si parli di mente
o di corpo».
28
23 gennaio 2015 / n.4
Sport
TARANTO
CON PIERFRANCESCO BATTISTINI
COMINCIA IL POST-FAVO
Il nuovo tecnico dei rossoblù esordirà domenica
nella sfida casalinga contro il Francavilla in Sinni.
L’obiettivo sarà rivitalizzare una squadra
scivolata a -14 dalla capolista Andria
I
di Gabriele Russano
l Taranto ha scelto il
nuovo allenatore. Si
tratta di Pierfrancesco
Battistini, chiamato in
settimana a sostituire
l’esonerato Massimiliano
Favo. Il tecnico campano
paga la sconfitta subita domenica sul pantano di Cava
dei Tirreni e un cammino
altalenante della squadra
precipitata a quattordici
punti di distacco dalla capolista Fidelis Andria. Battistini avrà il compito di
dare nuova verve Migno-
gna e compagni, centrando
l’obiettivo minimo, ossia il
piazzamento play-off. Il neo
allenatore ionico ha subito
trovato l’intesa con il diesse
Montervino e il presidente
Campitiello, scegliendo la
piazza rossoblù praticamente a scatola chiusa e senza
esitazioni.
Pierfrancesco
Battistini, romano di 44
anni, proviene dall’esonero
del febbraio scorso subito a
Reggio Emilia, con il non
esaltante cammino dei granata nel campionato di Lega
ITRIA SCACCHI
CERCA CASA
Anno nuovo sede nuova per la nostra Associazione.
Nel frattempo continua con grande partecipazione
il secondo Torneo Sociale con Metodo Keiser.
Interessante sfida nel panorama scacchistico
internazionale:Carlsen vs Caruana.
di Angelo Fornaio
C
osì
recitava
l’oggetto della mail inviata
dal Presidente
Valerio Sprecacenere ai membri del Consiglio Direttivo il 15 Gennaio. Questa frase riecheggia
il celeberrimo film “Totò
cerca casa”, ma ringraziando l’Assessore Antonio
Scialpi e il Vicesindaco del
Comune di Martina Franca, si riusciranno ad evitare le peripezie del grande
Antonio De Curtis.
Fortunatamente gli organi comunali hanno
preso a cuore le attività dell’Itria Scacchi,
vagliando in tempo
record la sistemazione
più idonea e ottimale
per la prosecuzione
dell’opera di attrazione al
“nobile gioco”.
E’ doveroso da parte nostra,
comunque, ringraziaretutti
i membridell’Associazione Arma Aeronautica per
la cortese ospitalità, che ci
ha permesso di nascere e
di crescere in questo nostro
primo anno di vita, sponsorizzando la nostra attività.
Intanto l’anno scacchistico
è partitomagnificamente.
In vista del Campionato
provinciale di Taranto, che
Pro. In precedenza, però, si
è distinto per il doppio salto di categoria portando alla
rinascita il Perugia, risalito
nel giro di due anni dalla
Serie D alla Prima Divisione di Lega Pro. Dal punto di
vista tattico il Taranto non
dovrebbe cambiare assetto, dal momento che, come
Favo, anche Battistini adopera come modulo il 4-23-1. Fattore che potrebbe
facilitare l’adattamento dei
calciatori ai dettami del nuovo tecnico.
ESORDIO
COL FRANCAVILLA
La prima sulla panchina ionica per il neo-tecnico sarà
proprio allo “Iacovone”:
domenica pomeriggio il Taranto ospiterà il Francavilla
in Sinni. Nonostante non stia
disputando un campionato
come quello dello scorso
anno, la compagine lucana
allenata da Ranko Lazic resta comunque una squadra
temibile e in grado di mettere in difficoltà qualunque
vedrà disparati scacchisti darsi
battaglia in un unico girone, dal
livello di principiante a quello
di maestro, tutti i Circoli che
aderiranno all’evento si stanno allenando. Itria Scacchi,
ad esempio, sta utilizzando il
Torneo Sociale per mettere alla
prova i suoi giocatori e misurarne il grado di preparazione.
Domani 24 gennaio, infatti, si
svolgerà l’ultimo dei sei turni
previsti dal Torneo Keiser, aperto a tutti gli interessati, poiché
il regolamento concede la possibilità di inserirsi in qualsiasi
momento. Da rilevare l’ottimo
impatto che ha avuto questa
competizione,testimoniatodai
circa venti partecipanti che ne
hanno apprezzato la formula.
La giornata di venerdì 16 Gennaio è stata molto emozionante
dal punto di vista internazionale, poichè al Tata Steel Masters
2015 è andata in scena la sfida
Caruana-Carlsen. Il vincitore
è stato il norvegese Campione
del Mondo, rimettendo in ordine la gerarchia, che vedeva
il nostro connazionale Fabiano
Caruana accostarsi lentamente
al punteggio del primo scacchista in rating. Coloro che hanno
potuto seguire in diretta questo
match entusiasmante, hanno
assistito ad un vero e proprio
scontro fra titani! Hanno pregustato quello che tra un anno
potrebbe essere il Match per il
Titolo Mondiale, con la stessa
formula vista nel 2014 per lo
scontro tra Anand e Carlsen.
Per scagionare Fabiano, possiamo affermare che Magnus
Carlsen sta attraversando un
periodo di forma davvero brillante, collezionando una serie
di vittorie consecutive. Caruana, però,si è fatto perdonare, vincendo e convincendo, nella partita contro Van
Wely, disputata domenica 18
Gennaio.
Vi riporteremo i risultati di
questo interessantissimo ed
avversario. Lo ha dimostrato, tenendo testa a tute le
squadre di vertice. Per l’occasione Battistini non potrà
contare su Giampaolo Ciarcià, che pure è ormai sulla
via del completo recupero
dopo il lungo infortunio che
lo costringe ai box da oltre
due mesi. Il centrocampista ha ripreso a lavorare sul
campo, girando a parte. Non
dovrebbe recuperare in tempo neppure Nicolas Ibojo, il
quale sta svolgendo dei cicli
fisioterapici per recuperare
dai problemi muscolari.
SETTORE GIOVANILE
Dopo il beffardo 1-1 subito
a tempo praticamente scaduto nella prima del 2015
contro il Roccella, il Taranto
di Michele Cazzarò vuol ritrovare la vittoria. Ci proveranno i rossoblù sul campo
dell’Hinterreggio. La gara
in terra di Calabria si disputerà domani pomeriggio alle
14:30 ed è valida per la terza
giornata di ritorno del campionato Juniores.
impegnativo torneo nel prossimo numero, sperando di
leggere il nome di Fabiano
sul podio.
E tra
E tra
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Problema numero 318
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22 gennaio 2015
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Risultato dell’Es.318
1. Dh8+ Rxh8 2. Tf8 #
In copertina
antonio catucci
foto di donato ancona
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