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ALIMENTI E OGGETTISTICA
DAL MONDO
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bacche di goji
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PAGINE
ROMA
2014 ANNO DEL CAVALLO VERDE O
DI LEGNO 31 gennaio 2014 – 18 febbraio 2015
MILANO
Shirataki
n.102
gennaio
marzo 2014
2014 Anno
del Cavallo
Cinque mesi con
il Maestro Mishina
seguici su
facebook! Culture neolitiche
giapponesi
I dogū preistorici
Dieci anni per
lucidare una spada
www.zenworld.it
A proposito
di haiku
Il giardino
Kōraku-en
Il Bo e il Jo
Museo d’arte orientale
di venezia
Conferenze - eventi
visite guidate anche per
non vedenti e ipovedenti
Tanizaki
La madre
del comandante
Shigemoto
www.polomuseale.venezia.beniculturali.it
Info: Museo d’Arte Orientale a Ca’ Pesaro
Santa Croce 2076 Venezia – tel. 041 5241173
Zen
Gioia e piacere (2)
Fabio Smolari www.serpentebianco.org www.daoyin.it
Il 31 gennaio 2014 inizierà l’anno jiawu 甲午 ovvero del
“cavallo verde” o di legno che finirà il 18 febbraio 2015.
L’elemento legno, signore dell’anno, suggerisce una strategia di difesa. Conflitti inattesi potrebbero scatenarsi per
le forti energie di fuoco e legno non mitigate dall’elemento terra. Secondo le previsioni – per nulla attendibili – dell’Eremita dalla Barba Argentina della Grotta del Fior di Loto sotto lo
Stagno proteso al Cielo del Picco Meridionale del Sacro Monte
Huashan, sarà bene non esagerare con le spese e i vizi, ma essere oculati e munirsi di una buona dose di spirito positivo, che
per fortuna è dote del cavallo. La prima parte dell’anno
vedrà favorita la carriera, ma la seconda potrebbe portare
un deterioramento delle condizioni professionali con l’insorgere di motivi di conflitto tra amici e colleghi. Preparatevi a delle sorprese ed evitate di correre a briglia sciolta dietro le richieste altrui. Nell’abbigliamento i colori più favorevoli saranno
porpora, blu e grigio e, se il vostro look lo consente, potete indossare pendenti o accessori in legno. I numeri fortunati del cavallo sono 7, 3 e 2.
Il cavallo nella tradizione cinese - Il cavallo è per i cinesi, come per la maggior parte
dei popoli, un animale molto positivo. Tra i dodici segni zodiacali occupa la settima posizione, rappresentata dall’ora tra le 11 e le 13, cioè il mezzogiorno. Si identifica con il sole e con la
piena estate, il suo elemento caratteristico è il fuoco, la direzione il sud. Ma dao cheng gong - “giunge il cavallo e porta successo” - recita un motto cinese, perché in battaglia l’uso dei cavalli era determinante e lo dimostrarono inequivocabilmente i nomadi
cavalieri delle steppe, che proprio a cavallo conquistarono la Cina. Il cavallo porta dunque vittoria immediata, “subito” in cinese si
dice, non a caso, mashang che significa “a cavallo”. L’imperatore Han Wudi (156-87 a.C.) inviò diverse spedizioni militari contro il lontanissimo regno greco-battriano di Dayuan, per assicurarsi una fornitura costante di “cavalli celesti” del Ferghana (oggi
Uzbekistan-Tajikistan), i bellissimi cavalli bianchi che “sudavano sangue” e ai quali non poteva rinunciare. I cavalli ad inchiostro
di Xu Peihong (1895-1954) - uno dei più celebri pittori cinesi dell’epoca moderna - sono tutt’oggi un’immagine e un simbolo
della Cina e della sua arte pittorica.
Il cavallo tra i segni zodiacali - I nati nel segno del cavallo (1930, 1942, 1954, 1966, 1978, 1990, 2002) sono autonomi, gioiosi, espansivi, perspicaci e alle volte arroganti. Hanno mente acuta, sono eleganti e pieni di fascino, dotati di una lingua
argentina e con una profonda interiorità. S’innamorano facilmente, ma rompono anche facilmente. Sono impazienti e hanno un
temperamento esplosivo, ma di rado portano rancore. Sono generosi, estroversi, vivaci e amano il divertimento. Portano verve in
ogni festa alla quale partecipano e cercano subito il prossimo evento. Hanno in genere un ampio circolo di conoscenze ed amicizie
e fanno nuovi amici ogni giorno, ma su di loro non contano mai troppo. Non sono attaccati alle abitudini, amano le attività intellettuali e sportive, come rivela il loro abile colloquiare e la loro bella postura. Reagiscono rapidamente e sanno prendere decisioni
immediate. Riescono ad assorbire facilmente nuove abilità e a portare avanti diversi compiti contemporaneamente; tuttavia, causa
la loro impazienza, spesso non portano a termine le cose nel timore di perdere una miglior occasione, lasciandosi dietro numero(continua alla pagina seguente)
CINQUE MESI CON IL MAESTRO MISHINA
Appunti di un apprendista forbitore*
Marco Quadri
prima parte
quadri.rainbow.marco@gmail.com
Il maestro Mishina Kenji
Come spesso accade, le avventure più belle nascono
per caso. Ero da qualche mese abbonato alla rivista Token Bijutsu, edita dalla Società per la conservazione della spada giapponese e nel No. 30 dell’autunno 1986 lessi che un famoso forbitore, Mishina
Kenji, era stato invitato in Inghilterra per il restauro
delle lame del British Museum, della Collezione Reale, e della Collezione della Torre di Londra. Gli scrissi immediatamente e ricevetti risposta in breve tempo.
Il maestro era disposto a conoscermi e di parlare con
me della forbitura. Iniziò così per me un pellegrinaggio di due viaggi l’anno a Londra, con la richiesta di
poter diventare suo studente, durato 5 anni.
Nella primavera del 1992 il Maestro mi scrisse che
sarebbe ritornato in Giappone e che se ero ancora dell’idea, avrebbe acconsentito a diventare il mio
istruttore. Ero al settimo cielo, mi preparai per la partenza e dopo le feste di Natale del 1992, partii per
Tokyo. Ero alloggiato a Mitaka-shi alla prima periferia della capitale in un appartamento di due piani di
un piccolo condominio. Al piano alto c’era il laboratorio con un piccolo tempio Shinto in miniatura e due
postazioni di lavoro, una di fronte all’altra. Per una
settimana non feci assolutamente nulla, il Maestro veniva al lavoro ma io non potevo toccare
niente poi, finalmente, un giorno mi fece alzare di buon’ora e partimmo in auto verso la costa
Sud-Ovest del Paese. Ci fermammo dopo alcune ore in un piccolo paese davanti ad una casetta
in stile giapponese. Era l’abitazione di Nagayama Kokan, maestro politore e Tesoro Nazionale
Vivente, il maestro di Mishina San. Ci fu servito il tè dalla moglie di questo celebre personaggio
e mentre i due maestri parlavano, io rimasi ad ascoltarli in ginocchio per circa due ore, capendo
ben poco dei loro discorsi. La visita terminò ed al ritorno seppi dal Maestro che il signor Nagayama lo aveva autorizzato ad insegnarmi. Così funziona la Scuola Honami, non si è liberi di insegnare se non
c’è il benestare del proprio maestro.
Finalmente iniziai il mio apprendistato,
otto ore al giorno per sei giorni e spesso anche la domenica mattina. Alla
mattina, quando si entra in laboratorio
ci si inchina davanti al tempietto Shinto e si battono due volte le mani per
scacciare gli spiriti maligni, poi si inizia. Il debutto fu abbastanza traumatico; per una settimana dovetti strofinare
una sull’altra due pietre di uchigomori in acqua, mano destra e mano siniMarco Quadri nel suo laboratorio di forbitura
stra. Dopo il settimo giorno terminai questa
mia prima prova con i dieci polpastrelli sanguinanti. Il Maestro mi disse che ai suoi tempi, con il
maestro Nagayama, lui era stato costretto a farlo per tre settimane. E’, tuttavia, una prova, un
test non una tortura fine a se stessa. Per diventare togishi occorrono tenacia, modestia ed una
Mishina Kenji è nato nella provincia di Fukushima il 2 luglio 1951, si laurea presso l’università di Kanagawa nel 1974 e nello stesso
anno entra nell’Istituto Nagayama “Japanese
Art Sword Polishing” diretto dal tesoro nazionale Nagayama Kokan di cui diventa l’allievo
prediletto. Durante la sua permanenza vince
5 volte il primo premio di politura e molte
volte il secondo ed il terzo nei concorsi NBHK
(The Nippon Bijutsu Token Hozon Kyokai).
Nel 1978 l’UNESCO gli affida l’incarico di
occuparsi della collezione di spade giapponesi
nel museo Ca’ Pesaro di Venezia e ne forbisce
tre. Nel 1984 è chiamato a Los Angeles, alla
Japan Expo per una sua esibizione. Nel 2003,
dopo aver vinto il primo premio assoluto di
politura per la settima volta, viene nominato
Mukansha o grande Maestro. Nel 2009 viene
designato membro fiduciario della fondazione
NBSK, un’associazione ufficialmente riconosciuta e sovvenzionata dal Ministero della
Cultura che comprende i migliori rappresentanti dell’arte della spada giapponese ed ha per
presidente Tokugawa Yasuhisa, discendente
diretto dello Shogun Ieyasu.
UN ESEMPIO DI ARTE
FITTILE NELLE CULTURE
NEOLITICHE GIAPPONESI
I dogū preistorici Simonetta Ceglia
prima parte
La comparsa di figure in argilla, simili a bambole risale
al periodo Jōmon (14.000-300 a.C.)1, in piena preistoria. Il periodo Jōmon corrisponde in termini storici più
generali alle culture del Mesolitico e del Neolitico Accanto alla produzione vasaia, si affianca nel Jōmon, la
produzione di figurine fittili: sono i dogū (土愚) statuette in argilla che rappresentano animali o figure antropomorfe dai tratti marcati, prevalentemente femminili.
I dogū erano forse usati in funzione sciamanica e sono in qualche modo relazionabili al primitivo senso religioso giapponese. La produzione dei dogū mostra un’ampia
varietà di forme: testa a forma di cuore, testa
triangolare, occhi rotondi e cerchiati come se si
indossassero degli occhiali, abiti decorati con
la tecnica del disegno ‘a cordicella’ (jōmon significa proprio ‘motivo/disegno a corda’). Sono
stati recensiti circa 1.400 siti del periodo Jōmon
in cui sono stati rinvenuti dogū e l’ubicazione
il primo sito in italiano
di tali reperti coinvolge tutto il Giappone daldedicato alle arti performative asiatiche
lo Hokkaidō al Kyūshū, con la sola eccezione di
Okinawa e registrando una maggiore presenza di siti nelle aree del Giappone orientale rispetto a quelle occidentali dove gli scavi sono più rari. Ad oggi sono conservati
circa 12.000 dogū (frammenti inclusi) e da questo dato si può stimare che la produzione di tali manufatti in epoca Jōmon dovesse essere almeno di 300.000 esemplari in
tutto il paese, secondo un’indagine condotta dal Museo Nazionale di studi etnografici e storici (Kokuritsu rekishi minzoku hakubutsukan)
(Chiba-ken Sakura-shi). Il dogū
più antico ad oggi portato alla
luce proviene dalla prefettura di
Mie, località Kayumi Ijiri e risale alla sottofase del Jōmon incipiente. Si tratta di un manufatto fittile (lungo 6,8 cm e con
uno spessore di 2,6 cm) privo
di arti superiori e inferiori; sono Foto 1
conservati solo la testa (priva di caratterizzazioni specifiche, niente naso, bocca o occhi) e il busto e sul busto sono sommariamente indicati i caratteri del seno femminile. La rappresentazione del corpo umano è piuttosto abbozzata, ma va ricordato che
le figurine antropomorfe nel periodo Jōmon incipiente, sebbene presenti, sono ancora
abbastanza rare (Foto 1). Sono stati recensiti circa 1.400 siti del periodo Jōmon in cui
sono stati rinvenuti dogū e la ubicazione di tali siti coinvolge tutto il Giappone dallo
www.asiateatro.it
(continua alla pagina seguente)
IL GIARDINO KōRAKU-EN Quando l’incontro
fra natura e uomo diviene opera d’arte Alessandra Bonecchi
Le morbide colline di Okayama vestono i colori
dell’autunno. Piove. Il vento pungente scivola sul
(continua alla pagina seguente)
tatami, attraversa i corridoi silenziosi che portano alle vasche rocciose celate da spesse nubi
di vapore danzante, penetra attraverso gli abiRossella Marangoni www.rossellamarangoni.it ti fino a ieri troppo pesanti. Lo sguardo segue le
Proponiamo eventi ed attività ricreative e
formative per il privato e per l’azienda, stuSi fa presto a dire haiku. Questo genere poetichiome mosse dal vento, fino alle prime casette,
diate con la cura meticolosa che è peculiare dell’arte giapponese, per godere non
co, antico e proprio della cultura giapponese,
si perde tra le vie e i canali sul percorso dell’ausolo i contenuti, ma l’atmosfera, la suggeOpera della calligrafa Katia Bagnoli,
non accenna a perdere il suo grande potere di
tobus, che infine si ferma lungo un ampio viastione, le emozioni che nutrono lo spirito. Presidente dell’Associazione culturale suggestione nel mondo e anche in Italia, dove
le che conduce fino alla stazione e che prende il
www.oltrelospazio.it
shodo.it la sua vitalità è testimoniata dal moltiplicarsi di
nome del personaggio della leggenda del “raraccolte poetiche di autori italiani, dalla creagazzo pesca”, Momotarō. Qui sorge uno dei tre più celebri ed apprezzati giardini del Giappozione di associazioni ad esso dedicate, di inne, il Kōraku-en. Tipico esempio dello stile kaiyū di epoca Edo, è un giardino che si gode pascontri e di corsi. E, dunque, non paia strano
seggiando, una combinazione di scorci naturali che si rivelano al visitatore di passo in passo:
che ne ricordi qui, seppur brevemenlaghetti con isole, ruscelli,
te, storia e caratteristiche. Se parliamo
colline, vialetti e ponticelli,
di haiku, parliamo di una “piacevolezpiccole case da tè nascoste
za divertente”, un componimento potra alberi secolari, ciascuetico molto breve, in 17 haku (termine
na con il proprio giardino di
che indica l’unità fonica di durata e che
spirito wabi. Elementi che si
per comodità potremmo sostituire con
trasformano secondo l’angolo di visuale, disegnando ad
ogni passo paesaggi sempre
nuovi, ma anche secondo la
stagione, la luce, le condizioni atmosferiche. Come è
tipico del giardino giapponese il paesaggio che circonda il giardino ne fa esteticamente parte, estendendo o
Giardino Kōraku-en, il palazzo Enyo-tei ove il daimyō risiedeva quando era in visita al parco.
“sillaba”) suddivisi in 3 versi rispetperfino annullando i confitivamente di 5, 7 e 5 sillabe, le quali costituivano, nel loro insieme, la prima parte (o
ni del parco. L’avvio della realizzazione del progetto risale al 1687, quando il daimyō di Okahokku) di un componimento poetico classico, il waka, che era lungo invece 31 sillabe
yama, Ikeda Tsunamasa, ne ordinò la costruzione a Tsuda Nagatada. Quando i lavori furono
suddivise in 2 emistichi: il primo di 17 sillabe (3 versi rispettivamente di 5, 7 e 5 sillacompletati, intorno al 1700, il giardino era utilizzato per intrattenere ospiti importanti, ma era
be) e il secondo di 14 sillabe (2 versi di 7 sillabe ciascuno). Nel tardo periodo Heian,
aperto anche alla popolazione in circostanze particolari, finché nel 1884 la proprietà fu trasfepresso la corte imperiale, si diede vita alla prassi di raduni poetici che consistevano
rita alla prefettura di Okayama ed il giardino fu definitivamente aperto al pubblico. Per quanto il
nella composizione di waka a catena, gli uni di seguito agli altri. Due o più poeti comsito abbia subito numerose trasformazioni nel corso della storia e gravi danni dovuti alle inonponevano alternativamente un emistichio di 3 versi (di 5, 7, 5 sillabe rispettivamente)
dazioni del 1934 ed ai bombardamenti del 1945, il giardino è sempre stato fedelmente restaue un emistichio di 2 versi (di 7 sillabe ciascuno) fino a costituire delle serie lunghe 36
(continua alla pagina seguente)
o 100 versi chiamate haikai no renga (o poesie a catena). Questo genere, nel successivo
Claudio Regoli
periodo Muromachi, soppiantò il waka tradizionale in
Il bastone lungo, tipico dei pastori e dei pellegrini (inglese, quarterstaff; italiano, bor31 sillabe e trovò appassionati cultori anche fra i condone; francese, baton court; portoghese, pau),
tadini, soprattutto per merito di Iio Sōgi (1421-1502),
KATORI SHINTO RYU
è un utensile diffuso in tutto il mondo anticonsiderato il massimo maestro nel genere della poesia
Scuola di Kobudo (armi classiche) diretta dal maestro Claudio
co,
per
la
sua
duttilità
e
per
la
facilità
con
cui
Regoli, ed autorizzata dal Soke (il Caposcuola, unica e somma
a catena, il quale, nelle sue continue peregrinazioni, lo
autorità per quanto riguarda la Scuola). Questa, che è la più
si può trasformare in un attrezzo di difesa.
fece conoscere nelle varie province del Giappone. Nelantica tradizione ancora oggi esistente, tiene corsi di:
la prima metà del XVI secolo, accanto al renga vero e Anche se alcuni sistemi sono andati perduKen
Jutsu (spada)
Yari (lancia)
ti,
come
il
quarterstaff
inglese,
maneggiato
da
proprio, si andò imponendo un altro genere di renBo (bastone lungo)
Nito (due spade)
Robin Hood e da Little John, esistono tutt’ora
ga di natura diversa, che venne chiamato haikai no
Naginata (falcione)
Kodachi (spada corta)
dei metodi che ancora lo studiano, anche se
renga (renga umoristico, faceto) o, più brevemente,
Iai (tecniche di estrazione)
spesso solo per affinare la destrezza, si penhaikai (lett. “umorismo, arguzia, facezia”). A poco a
si al bastone siciliano o al portoghese jugo de
poco il primo emistichio di 3 versi (5, 7, 5) dello haipau. Arma fakai no renga si staccò da tutto il resto, dando origine così a un componimento poetico brevissimo,
Quaderni asiatici vorita dai moRivista trimestrale di cultura e studi sull’Asia
naci Buddhisti,
Sedi: via Aosta 2 (per informazioni tel 335 6558263)
di sole 17 sillabe. Questo segmento è chiamato
EDITA DAL
via Compagnoni 5 (per informazioni tel 02 730027)
con la pretehaiku dalla fine del XIX secolo ma nel periodo Edo
di cultura italia - asia
stuosa
giusti(1603-1868) veniva chiamato hokku (o “strofa ini- Centro
Ritratto di Bashō contenuto in una “Raccolta di
“Guglielmo Scalise” Tel. 025461236 - 02733431
ficazione che le sue ferite evitavano lo spargimento di
ritratti di poeti di haiku” opera di Kinkoku Yokoi ziale”) e, dopo Bashō, anche haikai. All’inizio conwww.italia-asia.it
- info@italia-asia.it
(1820 circa) e conservata alla British Library
sangue, venne presto utilizzato dai samurai e, specialsiderato come puro svago, il genere iniziò a esdi Londra.
mente, dalle sentinelle alle porte delle case di città. La maggiore lunghezza del bastone
sere considerato fra i componimenti poetici seri solo
verso l’inizio del XVII secolo, quando gli haijin (poeti di haikai) stabilirono un uso libero (che viene chiamato “rokushaku bo” ossia bastone da 1 metro e 80, ma che anticamente era legato alla statura del proprietario) lo rendeva un’arma temibile contro una
delle parole e delle espressioni generalmente bandite dai waka classici. Uno dei primi
spada, senza contare che tre o quattro guerrieri armati di bastone potevano circondapoeti che resero popolare il genere fu Matsunaga Teitoku (1571-1653), che non esitò
re ed immobilizzare anche lo spadaccino più abile. Ma i tempi cambiano ed evolvono.
a utilizzare nelle sue composizioni numerosi haigon (parole definite come “non clasSecondo la storia, alcuni aspetti della quale sono oggi messi in dubbio, un samurai di
(continua alla pagina seguente)
nome Hirano Gombe, che aveva ottenuto il Menkyo Kaiden delle scuole Katori Shinto
e Kajima-shin ryu, specializzato nelle tecniche di bastone lungo, aveva preso il nome
di Muso Gonnosuke Katsukichi e girava il Giappone in un Musa Shugyo. Per i testi
Tanizaki Jun’ichiro Traduzione di Andrea Maurizi
di storia (Kaijo Monogatari, Honcho Bugei Shoden e Niten Ki) nell’era Keicho (1596Tanizaki, che in molte del- Prefazione di Giorgio Amitrano
1614) avrebbe incontrato Miyamoto Musashi ad Akashi o a Edo e l’avrebbe sfida2013
Giulio
Einaudi
Editore,
le sue opere ha magnificato il
to. Secondo l’improbabile resoconto dello
Torino
masochismo, come narratore
scontro, Musashi avrebbe bloccato il bastoè dominante: soggioga il lettore con autorità imperiosa e pretende
ne di Muso con la famosa Juji-dome, la paremissione assoluta. Leggendo La madre del Comandante ShigeA N T I Q U ARI AT O G I A PP O N ESE
rata a croce con due spade, intimandogli di
LUCA PIATTI
moto è necessario piegarsi ai suoi ordini, farsi strada in una forearrendersi. Scoraggiato, Muso si ritirò per
sta di citazioni piuttosto intricata, rileggere qualche passaggio per
SPADE GIAPPONESI
un certo periodo a Chikuzen, in un temnon smarrirsi e ritornare sui propri passi se si è imboccato un senpio sul monte Homan (presso Fukuoka). Lì
tiero sbagliato. A volte si ha la sensazione di camminare bendati,
sognò di incontrare nuovamente Musashi,
senza nessuna indicazione su come orientarsi. Ma chi avrà comwww.kottoya.eu
il quale gli tagliava un pezzo del suo bo e,
piuto questo rito di sottomissione sino in fondo, senza tirarsi indieluca@kottoya.eu
Dieci anni per
lucidare una spada A PROPOSITO DI HAIKU
十年磨一剣
IL BO ED IL JO Il bastone lungo e medio
LA MADRE DEL COMANDANTE SHIGEMOTO
(continua alla pagina seguente)
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un esempio di arte fittile nelle culture neolitiche giapponesi
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Hokkaidō al Kyūshū, con la sola eccezione di Okinawa. Ad oggi sono conservati circa 12.000 dogū (frammenti inclusi) e da questo dato si può stimare che la
produzione di tali manufatti in epoca Jōmon dovesse essere almeno di 300.000
esemplari in tutto il paese, secondo un’indagine condotta dal Museo Nazionale di studi etnografici e storici (Kokuritsu rekishi minzoku hakubutsukan) (Chiba-ken Sakura-shi). A partire dal Jōmon arcaico, queste figurine fittili si diffondono nelle aree orientali del Kantō e del Kinki, la rappresentazione del corpo è
sempre estremamente sommaria, con esemplari di dogū a croce, ovvero con le
braccia spalancate (Foto 2). L’esemplare qui riportato (十字形板状土偶 – dogū
cruciforme a tavoletta) si data al 2.500 a.C. (medio Jōmon) e proviene dalla
prefettura di Aomori, località Sannai Maruyama. Per la tipologia di decorazioni sulla superficie, lo si classifica come appartenente alla cultura del vasellame
entō (円筒土器文化, ‘cultura del vasellame cilindrico o a secchio’), un tipo di
GIOIA E PIACERE (2)
vasellame con decorazioni a corda, alte pareti a secchio e un’ampia apertura,
Osserviamo i bambini quando giocano: la
diffuso a partire dal primo Jōmon lungo tutto il medio Jōmon, dal Tōhoku allo
loro espressione non è di piacere ma di gioia. Quando un bambino gioca, non ricerHokkaidō e nelle regioni più meridionali. Il ‘sito guida’ della cultura del vasellaca il piacere, ma per giocare, è totalmente
me entō è proprio Sannai Maruyama, dove è stato rinvenuto questo dogū la cui
immerso nell’azione del gioco del momenparticolarità è anche la forma piatta, a tavoletta. Questa tipologia piatta e bidito, ecco perché è gioioso e prova piacemensionale, già presente sin dal Jōmon incipiente, si diffonde nelle aree setre. L’adulto quando gioca cerca il piacere
tentrionali del Giappone solo a partire dal medio periodo Jōmon. La diffusionel gioco, ed è separato dal gioco. Quando
andiamo in bicicletta o ascoltiamo musine dei dogū conosce un forte incremento proprio nel medio periodo Jōmon in
ca, dobbiamo essere ciò che stiamo facendo
particolare nella regione del Chūbu dove sono stati rinvenuti esemsenza cercare il piacere, che verrà poi sponplari fittili finemente lavorati come la cosiddetta Venere della
taneamente. Per essere totalmente ciò che
prefettura di Nagano; si assiste ad una battuta di arresto verfacciamo non dobbiamo pretendere nulla da
so la fine del medio periodo Jōmon ad eccezione dell’area del
ciò che stiamo facendo, ma agire solamente con tutto noi stessi. Questo non signifiTōhoku dove la produzione continua per lo più con
ca che non dobbiamo avere obiettivi o fare
esemplari piatti, a tavoletta. Con il tardo Jōmon la
progetti, significa invece che non dobbiamo
produzione di queste figure fittili ha una decisa riavere in mente l’obiettivo mentre lo persepresa nelle aree orientali del paese e nel Kyūshū,
guiamo, altrimenti la realtà del momento ci
Kumamoto in particolare. Infine, con l’avvicinarsi del
sfugge e ci separiamo dall’attimo. Questo
stato mentale non è così difficile da realizzaperiodo Yayoi (300 a.C. - 300 d.C. - si entra nell’età del
re come sembra spiegato a parole e in maFerro), tale arte decade progressivamente. Da una prospettiniera intellettuale, bastano strumenti come
va più generale, manufatti fittili come i dogū sono presenti in
l’attenzione e la consapevolezza in tutto ciò
molte culture neolitiche, agli albori delle prime società rurali e
che facciamo; lo Zazen ci può aiutare in
in questi contesti le raffigurazioni di donne dai seni e dalle naquesto processo di totale identificazione con
la vita che viviamo.
tiche
enfatizzate
sono
ricorrenti
e
vanno
interpretate
come
ogFoto 2
Il Maestro Tetsugen Serra prosegue la sua
getti-talismano usati in un contesto religioso per propiziare alla cotrattazione su…
munità raccolti abbondanti e fertilità sia del suolo sia della persona, invocando
l’aiuto della dea Madre Terra. A livello mondiale tali manifestazioni sono asVIVERE ZEN
sociate a culture che hanno conosciuto la rivoluzione neolitica dell’agricoltura
del Maestro Tetsugen Serra
Xenia Edizioni - Milano
e non sono presenti, invece, in culture di cacciatori e raccoglitori, come quella
Jōmon. In Giappone l’agricoltura viene introdotta con il periodo Yayoi (successivo al Jōmon) e da quel momento la produzione dei dogū decade. Per questa ragione molti studiosi nipponici tendono a
non interpretare quest’arte fittile come testimonianza certa di uno sviluppo agricolo, quanto piuttosto come oggetti-talismano ricorrenti in ambito sacrale e sciamanico per liberarsi di determinati mali o richiedere fertilità in modo rituale. Per
quanto attiene la resa plastica sempre più realistica della fisiola madre del comandante shigemoto seguito
nomia umana, tutto questo si realizza già con i dogū del periotro, sarà premiato. All’improvviso, nel folto della foresta gli si do Jōmon medio, compiutamente muniti di naso, occhi e bocspalancheranno paesaggi di bellezza mai visti prima, radu- ca, ma è solo a partire dal tardo Jōmon e dal Jōmon finale che
re incantate e abissi spettacolari. E’ la vertigine della grande si raggiunge un’ampia variabilità stilistica, tanto da poter stilare
letteratura.
una vera e propria casistica:
Dalla prefazione di Giorgio Amitrano
- dogū il cui volto è a forma di cuore (ハート形土偶) – Kantō,
tardo Jōmon.
Ambientato in epoca Heian come la Storia di Genji, questo
- dogū dal volto triangolare (山形土偶) – Kantō, tardo Jōmon.
romanzo di Tanizaki sembra quasi nascere da una costola
- dogū barbagianni (みみずく土偶) – Kantō, tardo Jōmon.
del capolavoro di Murasaki. Ma al contempo è un romanzo - dogū seduti – Tōhoku, tardo Jōmon.
totalmente moderno, con tutte le ossessioni erotiche di Tani- - dogū che sembrano indossare degli occhialini per la proteziozaki e con un sottile gioco tra finzione e realtà, tra narrativa ne dal riverbero del sole (遮光器
di invenzione e filologia che tocca il cuore di ogni riflessio土偶) – Tōhoku, Jōmon finale.
ne sull’arte e sulla letteratura. Il romanzo, per gran parte, si
(continua)
snoda sulla ricerca di una madre “rubata”. Il padre di Shige- 1Il periodo Jōmon copre un arco temporale molto
moto aveva ceduto la moglie a un potente per opportunità ampio e come avviene per le altre culture mesoe neolitiche, si è soliti dividere tale periopolitica. Dunque, la nostalgia della madre come tonalità pre- litiche
do in sei sotto-periodizzazioni: Jōmon incipienvalente del romanzo. Che forse è, più in generale, una note (14.000 / 10.500 – 7.500 a.C., 草創期),
stalgia della donna, un impossibile ideale di fusione tra ma- Jōmon arcaico (7.500 – 4.000 a.C., 早期),
schile e femminile, desiderio e frustrazione ossessivi riprodotti primo Jōmon (4.000 -3.000 a.C., 前期), medio Jōmon (3.000 – 2.000 a.C., 中期), tardo
coralmente da tutti i personaggi del romanzo.
Jōmon (2.000 – 1.000 a.C., 後期) e Jōmon
zen
www.kathay.it
il giardino kōraku-en
seguito
rato, grazie alle numerose registrazioni ed ai dipinti che ne
ritraevano il disegno con meticolosa precisione. In origine
fu denominato Kōen (Giardino posteriore), poiché sorgeva
dietro il castello di Okayama, ma fu rinominato con il nome
attuale nel 1871, a riconoscimento dello spirito che ne aveva
guidato la realizzazione: senyūkōraku, datti da fare prima
degli altri e godi i frutti quando hai visto gli altri goderne.
Varcando l’ingresso al giardino attirano l’attenzione dei
Pini dai rami contorti, protesi verso le acque di un ruscello che si snoda nel giardino per circa 630 metri. Si passa
di fronte alle grandi voliere di gru, che la mattina presto abitano il parco in libertà e tra alberi secolari si percorre un sentiero che sbocca a
godere il paesaggio che si apre sul laghetto più
ampio. Da un lato gli edifici principali, il palazzo Enyo-tei ove il daimyō risiedeva quando era in visita
al parco e il palazzo Kakumei-kan, dove erano accolti gli
ospiti di riguardo in visita al daimyō; dall’altro lato l’occhio spazia sulle acque del laghetto Sawa-no-ike, scivola tre le isole coperte da alberi modellati con cura, scorge
infine la collina Yuishinzan e sullo sfondo la sagoma elegante del castello. Per risalire la collina si attraversa il ruscello
sulle pietre segnapasso che sporgono sulla superficie dell’acqua e proseguono poi sulle pendici della collina, guidando il
visitatore fino alla cima, ammirando nuvole tondeggianti di
cespugli di Azalea. Dall’alto si osserva una particolarità di
questo giardino: la vasta e aperta area centrale, oggi coperta
in gran parte da prato, in origine era dedicata a coltivazioni di verdure e riso, di cui rimangono alcuni campi, a ricordo
di quanto il daimyō fondatore amasse la vita rurale e il suo
giardino come luogo di relax. Oltre i campi di riso si osservano file ordinate di Camellia chinensis, una piccola coltivazione di té di un’antica varietà dal gusto leggermente amaro.
Scendendo dalla collina ci si accorge che al versante morbido ed elegante cosparso da cespugli ben potati di Azalea si
contrappone un versante dal carattere più forte, con composizioni di rocce di una certa imponenza. Le pietre segnapasso
accompagnano il visitatore verso un ponticello zigzagante,
dove i secchi cespugli di Iris Kakitsubata, fanno immaginare
lo spettacolo della fioritura sull’acqua. Da lontano si ammira
il padiglione Ryuten, una costruzione dal disegno architettonico particolare, in origine usato come punto di riposo per il
daimyō a passeggio, ora graziosamente occupato da un’elegante coppia di sposi in kimono, nel loro tour con i fotografi nei punti magici dello splendido parco. Lasciandosi alle
spalle il padiglione Ryuten e proseguendo verso est, si passa
accanto al bosco di Aceri, poi di Ciliegi e infine di Albicocchi, in un tripudio di sfumature dal rosa, all’arancione, fino
al porpora, ancora più intenso per la giornata uggiosa di fine
autunno. Mentre lo sguardo si sofferma sul tronco rugoso e
contorto dei vecchi Prunus, ecco comparire tra le fronde antiche una piccola casa del te, la Chaso-do, con il suo piccolo
roji, il giardino di spirito wabi, che nella sua curata semplicità, aveva il compito di predisporre il visitatore al godimento
estetico della cerimonia del tè. Passando sotto i pergolati di
Glicine, ci si addentra nella foresta di conifere, Aceri e Ciliegi
per sfuggire alla pioggia. È ora di andare. Una pausa in un
negozietto per bere qualcosa di caldo regala un’ultima piacevole sorpresa. Nanba Yukio, fotografo paesaggista, presenta il suo libro fotografico sul celebre giardino. Ogni foto
è un’opera d’arte di luce e colore, che svela la bellezza del
giardino nelle quattro stagioni. Così, mentre l’aereo mi riporta verso casa, sfoglio il libro e i vecchi Prunus ormai spogli
si coprono di fiori, sento il profumo di miele dei petali che cadono delicati sull’erba verde e rorida; i cespugli di Azalee sono nuvole di fiori variopinti, sui quali l’occhio si sposta estasiato; nei
laghetti macchie di Iris, fiori di loto, carpe variopinte che cercano la sorgente dell’acqua; poi di nuovo
l’autunno che infuoca gli alberi, le prime nebbie, la
neve. Che opera d’arte è la natura, abile e sensibile
l’uomo che accosta i suoi elementi per fare un giardino, che ogni giorno della sua esistenza nei secoli
possa offrire di sé un’espressione diversa.
2014 anno del cavallo verde o di legno
seguito
si progetti incompiuti. Alle volte sono assenti e sbadati. La contraddizione nel loro temperamento va attribuita al loro umore instabile. Sono impetuosi e testardi e non riconoscono le proprie
debolezze, ma apprezzano la sincerità e la franchezza. Hanno forti opinioni personali e difficilmente sottostanno a quelle altrui. Nel lavoro esigono che gli altri seguano i loro ritmi e se non
ottengono i risultati sperati, se ne lamentano grandemente. Possono essere ricchi, ma non sono
attratti dal denaro. Quando ne hanno, lo spendono per se stessi e per gli altri, quando non ne
hanno, riescono a farlo. Per l’indole curiosa e l’abilità nell’assimilare facilmente, sono adatti ad
ogni tipo di carriera ed occupazione. Possono divenire eccellenti attori, ma non sono buoni insegnanti. Cavalli famosi: Aretha Franklin, Cindy
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Vanna Marchi.
a proposito di haiku
seguito
seguito
finale (1.000 – 300 a.C., 晩期).
cinque mesi con il maestro mishina seguito
grande volontà. Nell’arco della giornata di lavoro si parla il meno possibile, si ascolta
musica giapponese e, guardando il Maestro, si cerca di imparare. Se si fa qualcosa di
sbagliato lui se ne accorge immediatamente e ti corregge. Guarite le mie ferite ebbi una
katana nelle mani ed iniziai il lavoro di politura con la prima pietra, la kongo.
FEBBRAIO - Una sera di febbraio fui invitato alla festa per il 60° compleanno del maestro Yoshihara Yoshindo, celebre e prolifico forgiatore ed autore del libro “The Craft
of the Japanese Sword”. Insieme al Maestro arrivai alla residenza del nostro ospite, una
magnifica villa con annessi i locali per la forgiatura. I numerosi invitati appartenevano
al Gotha della spada: forgiatori, forbitori, saya maker (costruttori di foderi, in legno naturale e laccati), habaki maker (chi fabbrica la fascetta in rame o altri metalli da inserire
nel forte della lama) e così via. I miei eroi dei libri, che avevo letto e studiato in patria.
Il cibo era squisito, sashimi, sushi e crostacei erano all’altezza della serata di gala ed il sake
scorreva a fiumi. Ad un certo momento fui invitato a salire al piano superiore dove, in una sala,
faceva mostra di sé un morione spagnolo in acciaio, con una fenditura da taglio che arrivava
quasi a metà altezza dell’elmo, la famosa prova di taglio di acciaio su acciaio, la dimostrazione dell’efficacia della spada giapponese. La katana era opera del maestro Yoshihara ed ara stata
forbita dal Sig. Sasaki Takushi, collega ed amico del mio Maestro.
Rimasi naturalmente impressionato per la profondità del taglio ed ancor di più dal fatto che la
lama non aveva subito danni, non una tacca sul filo era visibile, a conferma che nessuna lama
al mondo avrebbe potuto uguagliare il tagliente di una katana.
MARZO - Dedicai il mese di Marzo alla visita della città iniziando con il Museo Nazionale. Le
decine e decine di sale contengono i tesori d’arte di Giappone, Cina e Korea. L’Honkon, al centro ed edificio principale racchiude l’arte giapponese, sculture dei periodi Nara, Heian e Kamakura, maschere e costumi del teatro No, porcellane, tutta la pittura dall’VIII secolo al IXX e naturalmente spade, armature e fornimenti. Nella sala delle armi erano esposte sei lame:
- tachi, senza firma sul codolo ma attribuita a Masamune, Scuola Soshu - tachi, firma Masaie,
(Mihara), provincia Bingo, Scuola Yamato. - tachi, firma Shikkake Norinaga, Scuola Yamato.
- tachi, firma Yoshifusa, Fukuoka Ichimonji, Scuola Bizen - tachi, firma Nagamitsu, Osafune,
Scuola Bizen - tachi, firma Chogi, o-suriage, Scuola So-den Bizen. A rischio di scandalizzare
il lettore, dirò che la lama che mi ha meno impressionato è stata la Masamune, mentre le ultime
tre le ho trovate del tutto straordinarie. La maggior parte delle lame di Masamune, universalmente famoso come il migliore forgiatore di tutti i tempi, non ha la firma dell’autore ma solo autorevoli attribuzioni. Alla magnifica esposizione “Giappone, Terra d’Incanti” tenuta a Firenze nel
2012 era esposto un tachi, tesoro nazionale, con attribuzione in oro al celebre Masamune. A chi
ha avuto l’occasione di intervenire alla mostra, chiederei che cosa ne pensa dal confronto con il
“tanto” (pugnale con lama non superiore ai 30 cm.) di Sadamune della vetrina accanto.
E’ vero che ci si aspetta sempre troppo dalla creazione di un genio, ma è altrettanto vero che
non sempre esiste una produzione che si mantenga costantemente ai massimi livelli di qualità e
pure che basti il nome per farci ricusare ogni tipo di confronto. L’ultima lama, Chogi, è un capolavoro. La tradizione Bizen e la Soshu sono fuse insieme in modo superlativo. Osafune Nagayoshi (Chogi) in questo esemplare, si è dimostrato artista ai massimi livelli e degno allievo del maestro Masamune. Uscii dalla sala dopo circa quattro ore di silenziosa contemplazione, e ritornai verso
Mitaka con gli occhi ancora pieni delle immagini di quei tesori.
(continua)
siche”). Ma il suo approccio era ancora considerato troppo formale e troppo intellettualistico. Altri poeti, fra cui il celebre scrittore Ihara Saikaku (1642-1693), diedero vita
a una nuova scuola di haikai, la Danrin-fū. Leggenda vuole che lo stesso Saikaku abbia composto per divertimento 23500 versi di haikai in 24 ore, a Ōsaka, nel 1675, un’esagerazione che conferma però il successo di questo genere poetico. Ma nell’affollato
panorama poetico dell’epoca emerge, isolata nella sua grandezza, la figu*Forbitore: (inglese Polisher; giapponese Togishi) è colui che restaura le lame in modo integrale e le ripresenta,
alla fine del lavoro, nelle condizioni, per quanto possibile, in cui erano appena forgiate. L’opera del forbitore non
ra di Matsuo Munefusa Bashō (1644-1694), il più grande poeta giapponepuò prescindere da una profonda conoscenza degli stili, delle Scuole, degli acciai impiegati e dell’epoca di fabse dell’età moderna e grande riformatore della poesia giapponese, capace
bricazione. Considerando che le pietre impiegate nel restauro tolgono materiale, su quelle dei periodi più antichi
di trasformare il primo emistichio (hokku) di una serie di versi concatenati
o di importanza storico-artistica, si dovrà operare con particolare attenzione per eliminare abrasioni, tacche
sul filo, ossidazioni e talvolta ricostruire punte spezzate, mantenendo le rigorose geometrie delle lame stesse.
(renga), composti in successione da più autori, in un nuovo tipo di composizione poetica con una sua autonomia e dignità, lo haikai appunto. La poil bo ed il jo seguito
esia di Bashō è frutto dell’impressione di un istante e la realtà quotidiana
con il bastone così
delle piccole cose vi compare sintetica e rarefatta. Bashō tiene in alta conscorciato, riusciva a
siderazione lo scrivere sotto l’emozione di un’esperienza diretta e immevincerlo. Provò a tagliadiata: “Bisogna dar parola alla luce nella quale si intravede qualcosa prima
re il proprio bastone ed
che scompaia dalla mente.” Dopo la morte del maestro, i cosiddetti Bashō
elaborò l’Hiden gyo-i: le
Jittetsu o “i dieci grandi discepoli di Bashō” contribuirono a elevare la comprime cinque tecniche
“Change”
di
Paola
Billi
posizione di haikai a livello d’arte. Ed è proprio allora che molti artisti inicui poi se ne sarebPaola Bilii e Nicola Piccioli
ziarono a illustrare questi componimenti poetici con immagini chiamate
artisti docenti di calligrafia orientale.
bero aggiunte alHanno due scuole di calligrafia,
haiga. Questo stile pittorico, nato intorno al XVII secolo, è caratterizzato
tre. Sempre in sogno, un fanciullino fatato (l’equivalente di un angelo) gli
una a Firenze (FeiMo). l’altra a Milano,
Presso la Fondazione PIME.
dall’essenzialità e da un’apparente semplicità, come, in poesia, lo haiku.
diede la rivelazione divina (Tenshin Shoden) con la frase “maruki wo motwww.feimo.org
A eccellere in questo stile fu Yosa Buson (1716-1784), grande maestro di
feimo@femaleproject.com
te, suigetsu wo shire” ossia “con un bastone giusto conoscerai suigetsu” (in
tel. 334 7028525
haiku e pittore, che illustrò alcuni capolavori
questo contesto suigetsu significa avere conoscenza di se stesso, del proInternational Okinawan Goju-Ryu
di Bashō, fra cui il celeberrimo Oku no hosoprio centro e della distanza di combattimento). Alcuni testi più tardi parKarate-Do- Federation Italia
michi. Nel corso del tempo comparvero numerosi movilano di un secondo incontro con Musashi; mentre la tradizione di Niten Ichi ryu parla
menti di riforma del genere haikai allo scopo di ritornare
La I.O.G.K.F. Italia condotta da Sensei
di pareggio, quella di Shindo Muso ryu parla di netta vittoria di Muso Gonnosuke con
P.Taigō Spongia rappresenta nel nostro
alla purezza dello stile di Bashō. Verso la fine del perioPaese la Scuola del Maestro Morio
la sua nuova arma. Fatto sta che Musashi, che aveva in quel tempo ricevuto l’offerta
Higaonna (10°dan) consacrata a preservare e diffondere
do Edo (1603-1868) la produzione del genere haikai era
nella sua forma originale l’Arte del Goju-Ryu Karate-Dō
di occuparsi dell’istruzione marziale del clan Kuroda, a Chikuzen, raccomandò invece
come intangibile tesoro culturale, efficace Arte Marziale
ormai in preda all’accademismo, con una produzione
e pratica di formazione ed equilibrio psicofisico.
Muso Gonnosuke, che probabilmente era originario di quella provincia. Muso accetSede Centrale - Roma - Tel. 0661550149
trita, stereotipata. Con il periodo Meiji (1868-1912) il
tò il posto e vi rimase fino alla morte. Tenshin Shoden Shindo Muso ryu divenne quinsegreteria@iogkf.it
Altre info e gli indirizzi delle Scuole: www.iogkf.it
mondo poetico venne investito dall’ondata di moderniz- di una delle Dangyo (Arti maschili) del clan Kuroda, ove era presente in cinque varianzazione, che coinvolse ogni ambito della vita, della soti (Shindo o Shinto a seconda della corrente poteva significare “via degli Dei”, “Vera
cietà e della cultura giapponese nel suo complesso. È a
via” o “Nuovo giusto”). Ai numerosi kata della scuola si aggiunsero il maneggio del
jutte di Ikkaku ryu e l’arte di legare di Ittatsu ryu. Ai primi dell’ottocento vennero agMasaoka Shiki (1867-1902), poeta dal talento straordigiunti dei kata di spada chiamati Katori Shinto, che però non sembrano avere nessunario, che si deve il rinnovamento poetico. Shiki è colui con il quale ha inizio la storia
na relazione con la scuola dello stesso nome; mentre, tutto sommato, nelle tecniche di
dello haiku vero e proprio. Nel 1892 Shiki stabilì una nuova scuola di “haikai moderni”
jo si possono notare delle attinenze con le tecniche di bo del Katori Shinto ryu. Con la
secondo la quale i sentimenti suggeriti dovevano essere fondati nell’esperienza quosparizione del feudalesimo e di conseguenza dei clan, la scuola Shindo Muso diventidiana. È solo con Shiki che lo haikai si rese completamente e definitivamente autota aperta a tutti e Shiraishi Hanjiro (1842-1927) insegna uno stile sincretico delle varie
nomo. Fu questo componimento poetico che Shiki, quasi a segnare una rottura con il
correnti, assieme al Kusari gama di Isshin ryu; i suoi allievi migliori sono Shimizu Tapassato, volle chiamare haiku. Il termine haiku ha in sé una connotazione che lo renkaji, Takayama Kiroku e Otofuji Ichizo. Di questi allievi, Shimizu Takaji, che aveva avude diverso dallo hokku del renga e ciò avvenne grazie all’innovazione apportata al conto il Meikyo Kaiden nel 1920, spinto da Nakayama Hakudo, anch’egli praticante della
tenuto dei 3 versi di 5, 7 e 5 sillabe. Shiki, infatti, sotto l’influenza della pittura en plein
scuola, dopo aver dato dimostrazioni con gli altri due al Butokukai di Kyoto e a Tokyo,
air, che all’epoca andava diffondendosi anche in Giappone, sostenne la necessità di
si trasferisce in quest’ultima città. Grazie anche all’appoggio di Jigoro Kano, che lo aveuna poesia che rappresentasse gli oggetti come venivano percepiti dai sensi del poeva invitato ad aprire dei corsi, Shimizu comincia ad insegnare, sia al Kodokan che agli
ta e non la riproduzione del suo stato d’animo, una poesia che quindi fosse copia della
scout ed alla polizia di Tokyo, che nel 1933 include il jo nel proprio equipaggiamento.
realtà (shasei), come il disegno dal vero, lo “schizzo”, della tecnica pittorica europea. Con la
Con queste connessioni, molti dei più grandi istruttori di Kendo studiarono anche il jo
sua coraggiosa critica “dei padri”, con il suo modo stesso di far poesia, con il carisma della
e ne continuarono la pratica quando, dopo la guerra, il kendo era stato bandito assiesua personalità, Shiki riuscì a resuscitare l’agonizzante genere poetico dello haiku e lo rese
me alle altre arti marziali. Dopo la guerra, Shimizu ed Otofuji nel 1964, aderendo alla
di nuovo capace di attrarre una nuova generazione di poeti di talento. Gli allievi di Shiki e
richiesta della ZNKR presentarono il SEITEI JODO KATA: un gruppo di dodici kata, prealtri poeti, che facevano riferimento ai movimenti letteso dai tre primi livelli dello stile (più due kata elaborati da Shimizu per la Polizia), che
rari (romanticismo, naturalismo, simbolismo) introdotassieme ai Kihon rappresentano il bagaglio tecnico del Jodo. Dopo la morte di Shimizu
ti contemporaneamente in Giappone con l’apertura dei
nel 1978, avvenuta senza la designazione di un successore (il che ha fatto pensare ad
porti dalla seconda metà del XIX secolo, tentarono nuoalcuni che la sua trasmissione come Gran Maestro fosse contestabile), c’è stato un
ve vie alla composizione haiku, ognuno con l’approccio
certo periodo di confusione, con l’esacerbarsi di una artificiale distinzione tra “stile del
che gli era proprio e con più o meno successo, e pubKyushu” e “stile di Tokyo ”. Oggi Otofuji, ottantaseienne, viene considerato da tutti il
blicarono le loro opere dapprima sulla rivista Hototogisu
capo dello stile. In cosa consiste dunque la pratica del Jodo: la via del bastone medio?
e successivamente sulla rivista Nihon. Nel XX secolo la
Lo studio tradizionale consiste nella ripetizione di kata in cui si apprende a difendersi
moda degli haiku oltrepassò le frontiere del Giappone
da un attaccante armato di spada, utilizzando appunto il jo, che ha un allungo mage numerosi poeti stranieri tentarono la composiziogiore di circa 20 centimetri, e che difficilmente può venir tagliato (mentre può colpire
ne di haiku, principalmente in inglese, in francese e in
una lama in modo tale da piegarla o danneggiarla). Le situazioni prese in esame sono
spagnolo, arrivando anche a influenzare in parte lo
le più svariate, sia contro spada lunga che contro spada corta o contro due spade, e chi
sviluppo della poesia europea e americana. Da Juan
maneggia il jo utilizza al massimo ma (intervallo di spazio ma anche di tempo) yomi e yoshi
Ramon Jimenez a Paul Claudel, da Octavio Paz a Ezra (il ritmo con cui si svolge l’azione). Il Jo, oltre che
Pound, da Paul Eluard a Jack Kerouac, a Richard Wright, lo haiku divenne, nel corso del nello stile Shindo Muso, che è il più diffuso, viene
XX secolo, per molti poeti mezzo per sperimentare nuove vie di composizione e per
studiato anche in molti altri stili, come il Suio ryu,
descrivere la modernità, per raccontare le proprie inquietudini o, semplicemente, ludiil Katayama Hoki ryu, lo Yagyu Shinkage ryu ed il
co passatempo.
Tendo ryu (per gli ultimi due rappresenta il manico
di una naginata spezzata).
La Bibliografia di questo articolo è pubblicata nella versione on line di Pagine Zen n. 102
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