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ALIMENTI E OGGETTISTICA
DAL MONDO
Negozio: Via Rosmini 11, Milano
tel. 02-33105368
Haiku
alcune strategie
formali e retoriche
degli haijin
bacche di goji
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VENDITA ONLINE
PAGINE
ROMA
MILANO
Shirataki
Cinque mesi
con
il Maestro
Mishina
n.103
aprile
giugno 2014
Il kimono da
matrimonio
(婚礼衣装)
La carica delle
onomatopee
seguici su Il fudō suonatore
facebook!
Come ti cucino...
il manga!
La scuola della
carne
Yukio Mishima
Zen
Un Koan
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9 -10 -11 Maggio 2014
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le arti tradizionali nipponiche
e le nuove tendenze
del Giappone contemporaneo.
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Fumetto
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Matteo Rizzi e Francesco Nicodemo
Vorrei invitarvi a tentare un esperimento. Prendete
un manga, quello che preferite. Poco importa il genere, la storia o lo stile del suo disegno. Ora concedetevi il tempo necessario per sfogliarlo attentamente:
quante pagine completamente prive di onomatopee
siete riusciti a trovare? Al termine di questa ricerca
vi siete resi conto di
quanto le onoma(c) Asashi Sonorama / Kodama Tomonori
topee siano abbondantemente impiegate nei manga, della loro varietà e importanza grafico-rappresentativa e di
come sia raro trovare delle pagine in cui non ne sia presente nemmeno una?
Le onomatopee (オノマトペ “onomatope”) costituiscono un vario e colorato aspetto della lingua giapponese, la seconda al mondo che più ne conta dopo quella coreana. E’ difficile stimarne l’esatto numero: il dizionario che ho tra le mani ne riporta 45001, ma quelle normalmente utilizzate in un linguaggio che possiamo definire
“quotidiano” sono circa 400-7002. Sono frequentemente
usate nei più disparati contesti (molto più che nell’italiano) e possiamo suddividerle in alcune categorie secondo
la tipologia di suono che tentano di riprodurre o dell’immagine intendono comunicare:
giseigo 擬声語 tentano di riprodurre direttamente i suoni
vocali o i versi degli animali. E’ questa la categoria forse
più popolare, a cui immediatamente associamo la parola
‘onomatopea’, non tanto per l’importanza o la frequenza d’utilizzo delle parole che vi appartengono, ma per la
curiosità di confrontare comuni voci e versi (ad es. il miagolio di un gatto) e scoprire come vengano diversamente
interpretati e riproposti in giapponese. Cane: wanwan
24 Maggio – 2 Giugno 2014 ワンワン
gatto: nyā nyā ニャーニャー mucca: mōmō モーモー
FABBRICA DEL VAPORE
pecora: mēmē メーメー corvo: kā kā カーカー
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maiale: būbū ブーブー cavallo: hihin ヒヒン
www.milanomangafestival.it pollo: kokekokkō コケコッコー
(continua alla pagina seguente)
2014
Milano
Matsuri
III Edizione
LA CARICA DELLE
ONOMATOPEe
Mukudoku
Nessun merito
Festival di
gastronomia
e cultura
giapponese
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Maggio
FABBRICA DEL VAPORE
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Il Fudō suonatore
Un dipinto parodistico del Museo d’Arte Orientale
Elena Riu
Museo d’Arte Orientale di Venezia
Nella ricca collezione di kakejiku (dipinti su rotolo verticali)
conservati al Museo d’Arte Orientale di Venezia non mancano insoliti esempi di pittura parodistica di cui era costellato il vasto panorama artistico giapponese del periodo Edo che va complessivamente dal
1600 circa al 1868.
Quando infatti alla fine del 1887 il principe Enrico di Borbone Conte di Bardi, autore della collezione che poi diverrà Museo nazionale in Venezia,
giunge in terra d’Oriente, acquista una notevole quantità di oggetti, tra cui
naturalmente si contano numerosi rotoli dipinti giapponesi.
Sebbene come per le altre tipologie di oggetti acquistati non siano pochi i dipinti afferenti al mondo militare, assai caro al principe e vicino
alla sua educazione aristocratica, e sebbene vi siano pure
pregiati pezzi di carattere naturalistico, religioso e storicoletterario, nondimeno il buon
gusto della selezione operata
sul posto, così come la varietà
dei soggetti al momento della
Museo d’arte orientale
visita da parte del Bardi, dedi venezia
terminano nella neo-formata
Conferenze - eventi
collezione la presenza di molvisite guidate anche per
tissimi esemplari del cosiddetnon vedenti e ipovedenti
to mondo fluttuante. Tra questi
www.polomuseale.venezia.beniculturali.it
ve ne sono alcuni di carattere
Info: Museo d’Arte Orientale a Ca’ Pesaro
Santa Croce 2076 Venezia – tel. 041 5241173
ancora più dissacrante, sempre ascrivibili alle scuole tradizionali o tutt’al più a rari rappresentanti più eccentrici, che sulle conoscenze apprese dai propri maestri hanno saputo impastare creatività personale
(allora sicuramente meno condannata che in precedenti epoche), contaminazioni da altre scuole e nuove tecniche dallo stesso Occidente.
Tra gli oltre duecentocinquanta kakejiku conservati nel deposito dell’odierno Museo veneziano, è interessante a tal proposito un’opera di
scuola Kanō del primo quarto del XIX secolo, un Fudō Myōō che accorda
Fudō Myōō che accorda uno shamisen.
uno shamisen (inv. n° 4229/11878, inchiostro e colori su seta, supporto
Inchiostro e colori su seta, supporto in
in broccato di seta, avorio, dimensioni totali cm. 150 x 37). Fudō, conbroccato di seta, avorio, dimensioni totali
siderato in Giappone una manifestazione del Buddha Vairocana, è una
cm. 150 x 37. Kakejiku di scuola Kanō del
primo quarto del XIX secolo, conservato nel figura frequente, familiare: questo guerriero dalle fattezze continentadeposito dell’odierno Museo d’Arte Orientale li, infatti, fa spesso mostra di sé nei templi a respingere il male col suo
di Venezia. (inv. n° 4229/11878).
atteggiamento feroce. I suoi attributi con cui normalmente viene rappresentato – una spada nella mano destra, per allontanare il male e spezzare i dubbi della mente e un laccio nella
sinistra, per legare le anime malvagie – simboleggiano la sua forza e la sua infallibilità.
Ma l’irriverente e ironico spirito della cultura Edo non poteva certo perdere l’occasione per reinterpretare questo potente Re celeste, qui presentato secondo l’ormai consolidata iconografia che identifica
questa figura del pantheon buddhista con la pelle grigiastra, avvolto da rutilanti lingue di fuoco, con
appuntiti canini che trapassano le labbra appena schiuse e occhi inquietanti, seduto su una roccia,
mentre curiosamente accorda con la mano sinistra il proprio shamisen, in una posa più consona a un
attore di teatro Kabuki che a una sentinella divina. Per scelta del suo stesso disegnatore, il severo difensore
delle anime, pur mantenendo il suo tipico aspetto minaccioso, è intento in un’attività rilassante e inevitabilmente
Come ti cucino il…MANGA!
Sabrina Sala - Classe 1974. Collabora negli
anni con Yamato Video, Man-ga Tv e i maggiori studi di doppiaggio milanesi specializzati
in animazione giapponese. Partecipa alle più
importanti manifestazioni e fiere di settore
italiane in qualità di autrice e coordinatrice/
addetta alla realizzazione delle edizioni italiane
di alcuni dei più noti anime degli ultimi anni.
Illustratrice e fumettista, appassionata di anime e manga, attende con ansia e un pizzico
di nostalgia il ritorno alle grandi produzioni
anni ’70 e ’80.
Per saperne di più e seguirla nel suo lavoro:
https://www.facebook.com/sabrina.sala.773
Sabrina Sala
“SPA-GHET-TI!” gridava uno
strampalato ragazzino dal
green. “Polpette”, supplicava il
gatto Giuliano facendo gli occhi dolci a Marrabbio, mentre un
malinconico e cinico Joe sorbiva
al riparo dalla pioggia il suo profumato piatto di zuppa in uno dei
caratteristici “baracchini” a lato
strada, facendo un bilancio tra i
pugni presi e quelli dati… E come
dimenticare feste tradizionali traboccanti di dolcetti a base di riso o fagioli, polipetti con fascetta e personaggi prorompenti muniti di piatti improbabili e dalle sicure conseguenze mortali? Tutto questo vi dice
qualcosa? Se la risposta è sì, siete sicuramente lettori di manga, consumatori voraci di anime o perlomeno veri gourmet appassionati di cucina nipponica… E se appartenete all’ultima di queste categorie
e da questa descrizione avete davvero riconosciuto qualche piatto giapponese, allora siete molto più
ferrati di quanto non crediate. Ma perché questa bizzarra premessa, vi chiederete? Semplice! Tutto per
dire come anime, manga e cucina siano argomenti così strettamente legati da formare quasi un tutt’uno tra immagine e gusto! Era la fine degli anni settanta quando i primi cartoni animati giapponesi approdarono sulle italiche coste portandosi dietro tutta una tradizione gastronomica (e non solo) che
sarebbe stata scoperta, dai fan, solo molti anni più
tardi.…Ma come è stata vissuta questa duplice invasione dalla fantomatica “generazione Goldrake”?
La mia generazione… La generazione che può “vantarsi”, oggi, di aver vissuto tutto il percorso dell’aniZEN SUSHI
mazione giapponese e dei manga in Italia, dall’arRESTAURANT
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rivo sino ai giorni nostri, non senza un pizzico di
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nostalgia per i tempi passati e tanta curiosità nei
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confronti delle nuove generazioni?
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Come dicevamo
all’inizio di questo
articolo, spaghetti, polpette e dolcetti erano all’ordine “di puntata”
e mai ci saremmo
1
2
1) TORIKO. Esilarante manga d'azione e cibo! Per palati... fini
(c) Mitsutoshi Shimabukuro/Shueisha
2) ONE PIECE. Sanji il cuoco...ma non solo
(c) Eiichiro Oda/Shueisha
immaginati che quegli stessi piatti, un giorno, li
avremmo ribattezzati con nomi come RAMEN,
ONIGIRI, DANGO, TAMAGOYAKI… in pratica, IL LORO NOME, niente di più semplice, no?!
Parole che oggi appartengono al vocabolario di
ogni cittadino italiano (o quasi)… ma alle quali, noi, siamo arrivati faticosamente nel passaggio tra il 1980 e il 1990. Dieci anni di beata “ignoranza",
deliziosa ingenuità e freschezza. Dieci anni che hanno
(continua alla pagina seguente)
(continua alla pagina seguente)
Il kimono da matrimonio
(婚礼衣装) Mamiko Ikeda
Mukudoku
無功徳 Calligrafia
di Bruno Riva
In Giappone per il matrimonio si usano due tipi di kimono
per la sposa, uno è il furisode (振袖)1, l’altro è l’uchikake
(打掛). La caratteristica comune a entrambi sono le maniche lunghe. Quando la sposa indossa il furisode, il kimono
E’ un detto zen che esorta a non
viene indossato lasciando una maggiore lunghezza a terra;
cercare di guadagnare dei meriti
si crea così un cerchio tutt’intorno ai piedi di circa 30 centicompiendo atti pii, perché la finalimetri, comunque in proporzione con l’altezza della persona.
tà sarebbe principalmente egoistica
Avevamo spiegato nel precedente articolo che i kimono sono
e strumentale. È scritta nella forma
lunghi; rispetto alla persona vengono regolati ripiegandoli in
(di scrittura) dei funzionari 隷書
vita, coprendo poi con l’obi (帯) (foto 1). All’orlo del kimoRossella Marangoni www.rossellamarangoni.it
(in cinese: lishu / in giapp: reisho).
no viene applicato un bordo di cotone imbottito, per protegUn componimento poetico come lo haiku deve
gerlo dal contatto col suolo e per conferirgli rigidità, consenla sua efficacia a strategie di tipo formale e
tendo di mantenere una forma rotonda, come veniva indossato
retorico che permettono agli haijin, i poeti di
nell’antichità da principesse e nobildonne dell’epoca Heian.
haiku, di esprimersi al meglio all’interno della
Questo modo di indossare si chiama ohikizuri (お引きずり)
gabbia imposta dalla brevità. Fra le strategie di
che significa trascinare e si usa solo per il matrimonio. Uchikake è
tipo formale individuo qui le più rilevanti:
un altro tipo di kimono da matrimonio: prima si indossa il ki— La lunghezza stabilita dello haiku compormono detto kakeshita con l’obi in vita e sopra di esso l’uchikata 17 sillabe complessive secondo la scansione
ke, come una specie di soprabito, che copre tutto ma è più scolin 3 versi di 5, 7, 5 sillabe (in giapponese haku,
lato del kakeshita, è aperto sul davanti e legato in vita; le lunghe
ossia “tempo”, nel senso di “battere il temmaniche si infilano una dentro l’altra. Sulla schiena della sposa
po”). Questa regola può essere infranta facenL'abuso di alcool è pericoloso per la salute. Bevi responsabilmente.
vestita con kimono e uchikake appare un rigonfiamento, come
do appello a due espedienti altrettanto codifiuna piccola montagna creata dall’obi con il suo grande fiocco.
cati: il ji amari e il ji tarazu. Il ricorso al ji amari (lett. “avanzo
L’acconciatura alla maniera tradizionale giapponese è assai elaborata e si chiama bunkintakashimada (文金高
di segno”, in questo caso intenso come “sillaba”) permette di
島田), talvolta si utilizza una parrucca. I capelli sono coperti
aumentare di una sillaba il totale delle sillabe dello haiku: 18
con due tipi di copricapo entrambi bianchi e di antica origine.
invece che 17. Il ji tarazu (lett. “ mancanza di segno/sillaba”)
Uno è una specie di fascia rigida che lascia uscire la sommità
permette, al contrario, di abbreviare di una sillaba lo haiku:
dell’acconciatura con i suoi accessori, il tsuno-kakushi
16 invece che 17. Esistono poi eccezioni estreme fra cui indi(角隠し). Tsuno sinifica corno e kakushi sinifica nascondere,
cheremo questo haiku composto nel 1916 di Ōzaki Hōsai, di
si dice che le spose indossino tsunokakushi come scaramansole 9 sillabe: “Seki o shite mo nitori.” (Per quanto tossisca,
zia per non avere “le corna”, infedeltà coniugali, e anche per
sono tutto solo).
riparare dalla polvere o eventuale pioggia la sofisticata accon— Presenza di uno e un solo kigo 季語 (lett. “parola di stagione”), termine che fa riferimento a una
ciatura. L’altro è un cappuccio, wataboshi (綿帽子) (foto 2).
stagione particolare. Il kigo (chiamato anche kidai), con la sua natura associativa-suggestiva immediaWataboushi significa cappello e si ispira al bozzolo del baco
tamente comprensibile da un giapponese, fa sì che lo haikai sia una forma lirica nonostante la sua breda seta e quindi come protezione contro li freddo. Secondo me
vità. L’appartenenza di certi kigo a una determinata stagione è stabilita convenzionalmente. Esistono
è una questione di modestia, una virtù fondamentale nella culpertanto dizionari
tura giapponese; il celare le parti più preziose, il nodo dell’obi
classificatori di kigo
e l’acconciatura, che sono le cose più belle del vestiario, e sono
detti saijiki. Il Sashin
entrambe nascoste nelle spose giapponesi. Anche di uchikahaiku saijiki pubblike ci sono due tipi: uno è shiromuku (白無垢) tutto in biancato nel 1977 e cuco e la seta è lavorata in rilevo; l’altro è irouchikake (色打掛)
rato da Yamamoto
(foto 3) può essere con disegni a colori su fondo bianco o tutto
Foto 1 (Flavio Gallozzi)
Kenchiki e altri stucolorato; il rosso è, nella cultura orientale, il colore della buodiosi, ad esempio,
na fortuna. L’usanza di indossare il kimono bianco inizia
raccoglie circa 5000
Vi piacerebbe fare l’espenell’epoca Muromachi (室町時代1336~1573). Ai giorni
rienza di vestire con il tradikigo commentati e
nostri è ancora possibile trovare dei kimono da matrimonio
zionale kimono giapponese,
illustrati per mezantichi, posteriori all’epoca Edo (江戸時代1603~1867).
per occasioni speciali come
zo di 15 mila haiku.
feste, concerti e matrimoni?
In epoca Edo, solo ai nobili era consentito l’uso di abiti di
È in 5 volumi seBuson, illustrazione da Basho, Oku no osomichi
Potete scegliere qualcosa di
seta, alle masse era permesso solo in occasione di matrimocondo la scansione
molto particolare e raffinato
nio. Fino all’epoca Edo gli artigiani che realizzavano i kimoper voi dalla nostra colleziotradizionale che prevede un volume per stagione e uno per il nuovo anno. È importante notare che per
no di seta e che potevano fare kimono da matrimonio così
ne
di
kimono,
obi
(cinture)
e
lo stesso fenomeno i termini che lo definiranno sono diversi a seconda della stagione in cui si osseranche zori (calzature).
lussuoso erano solo a Kyoto (京都). Ciò nonostante tanta
va: la nebbia in autunno sarà kiri, termine che racchiude in sé una connotazione di malinconia, menVestizione completa a
gente ordinava kimono da matrimonio costoso agli artigiani
tre in primavera nebbia sarà kasumi in cui è presente una connotazione di vitalità, propria della natura
Foto
domicilio o presso il nostro
di Kyoto per un avvenimento così importante come il matriFlavio Gallozzi
atelier di Milano.
che si risveglia. Nel kigo, quindi, è presente la consapevolezza che il paesaggio muta con il variare delmonio. Ai nostri giorni sopravvivono diversi kimono anti和寂 Wajaku 着物kimono rental service
le stagioni e i fenomeni con esso. Non solo. Il kigo è legato indissolubilmente alla cultura che l’ha originato.
chi con disegni in oro molto scuri, questo perché i facoltosi
kimonowajaku.blogspot.it
L’Associazione Italiana Haiku ha quindi elaborato alcuni saijiki stagiosignori locali che volevano emulare gli sfarzi della corte, ma
(continua alla pagina seguente)
non avevano le stesse ricchezze, ordinavano tessiture di filo d’oro non puro, che col tempo si è deteriorato molto scurendosi, ma la tecnica di realizzazione è sempre meravigliosa. Da questo
piccolo dettaglio si può intuire se il kimono apparteneva a un nobile o
solo ad una famiglia ricca.
Dalla fine di epoca Edo all’epoca Meiji (明治時代1868~1912)
il primo sito in italiano
si è cominciato a importare dall’Europa la tintura chimica per i
Marco
Quadri
seconda
e
ultima
parte
dedicato alle arti performative asiatiche
tessuti, una grande innovazione, con nuovi colori più intensi e viquadri.rainbow.marco@gmail.com
APRILE - Una domenica mattina partii con il Maestro per Shinjuku dove, nelle sale di un grande albergo, si svol- vaci delle tinte naturali, e sono diventati di moda colori brillanti
come rosa e azzurro, impossibili da ottenere prima. La tecnica di
geva una mostra di spade moderne, la Shinsakuto, con varie esibizioni di artigiani del mondo della spada e potintura chimica si chiama akebonozome (曙染め) ed era mollitori. Passai un’oretta a conoscere e a riconoscere vari personaggi e ad ammirare l’abilità degli artigiani nel loro
to diffusa, grazie a questi nuovi materiali, si è giunti ad un nuolavoro quando venni chiamato da un giovane politore, perché il Maestro chiedeva di me. Presentandomi, mi disse
di cambiarmi perché dovevo polire una Wakizashi (lama dai 30 ai 60 cm di lunghezza). Rimasi basito, non me lo vo utilizzo delle tinture di tessuti. Questa tecnica in cui il tessuto
veniva tinto calcolando che la parte superiore del kimono risulti di
aspettavo, tuttavia indossai lo yukata (veste da casa o da lavoro), gentilmente prestatomi, e mi misi in posizione
un colore scuro e forte e la parte inferiore del kimono di un colocircondato da una marea di persone incuriosite. Ero, fra l’altro, l’unico occidentale presente nella sala. L’emozione disparve non appena impugnai la lama e successe un fatto che ancora oggi non so razionalmente spiegarmi: le re chiaro e brillante, mentre la linea di confine si lascia nel vago,
con una sfumatura tenue o colore del tessuto grezzo. I kimono di
mie mani si muovevano da sole, come guidate dal Maestro
quest’epoca hanno splendidi colori e anche i motivi diventavano più
e, quando un celebre politore mi chiese di mostrargli i solminuti e ripetitivi e con splendidi dettagli. Ai giorni nostri è diventato
chi sulla lama e mi disse “very good”, diventai rosso fuodifficile trovare kimono e tessuti dell’era Meiji, poiché tanti sono stati
co. Ovviamente il Maestro Mishina, sempre impassibile, fu
utilizzati per lavori di cucito, come piccoli accessori o vestiti per bamsoddisfatto dell’esito e del commento del suo collega. Ritorbole, grazie ai loro piccoli disegni e ai colori intensi.
nato in abiti occidentali mi si avvicinò il Tesoro Nazionale
In epoca Taishou (大正時代 1912~1926) diventa di moda
Foto 2 (Flavio Gallozzi)
Vivente, Sig. Sumitani Masamine, che mi invitò a pranzo.
“Nessun merito”
(nessun atto pio)
Haiku: alcune strategie formali
e retoriche degli haijin
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CINQUE MESI CON IL MAESTRO
MISHINA Appunti di un apprendista forbitore
Sake
(continua alla pagina seguente)
Parlammo a lungo delle Scuole Bizen del periodo Kamakura (1185-1333) cui lui si ispirava ed in particolare dei suoi
Yukio Mishima
Hamon (linea di tempra) detti Sumitani Choji. E’ sufficienTaeko, elegante e avvenente trentanovenne, conduce una Feltrinelli Editore
te guardare su internet il nome di questo Maestro per farsi
vita agiata e godereccia, destreggiandosi tra l’atelier di cui è proprietaria, le
un’idea della sua importanza nel mondo della spada moamiche con cui condivide racconti piccanti e
derna. Purtroppo non è più fra noi, ma fu
gli eventi mondani. Stereotipo della divorziauno dei pochi ad avere un proprio tatara ed
ta indipendente dell’alta società nipponica del
a forgiare con acciaio di sua produzione,
A N T I Q U ARI AT O G I A PP O N ESE
dopoguerra, dove il desiderio di occidentalizun grande! Fu l’apoteosi di una giornata
LUCA PIATTI
zazione si contrappone ad antiche tradizioni e
che mai dimenticherò.
SPADE GIAPPONESI
pregiudizi, Taeko non vuole rinunciare al proMAGGIO - Le giornate passavano veloci,
prio stile di vita né alla libertà. Poi, una sera,
io lavoravo soprattutto su lame moderne, le
incontra il giovane Senkichi in un gay bar e l’atShinsakuto, mentre il Maestro poliva tanto
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trazione è fatale. Una magia che scaturisce dalla
antichi e katana pregiate. I rapporti fra noi
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carne fresca e virile del ragazzo, dai suoi muscoli
erano precisi e ben definiti; nel laboratoVia Dell’Orso 12 - Milano +39 02 80582108
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tesi, dai lineamenti fieri del viso. La vita di Taeko (continua alla pagina seguente)
LA SCUOLA DELLA CARNE
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Il kimono da matrimonio
seguito
seguito
giongo 擬音語 descrivono tutti gli altri suoni / rumori di fenomeni reali, presenti in natura o provocati dall’uomo: Ad es. zā zā (rumore di uno scroscio di pioggia), byūbyū (fischio del vento che soffia impetuoso), dondon (rumore che si produce colpendo qualcosa pesantemente).
gitaigo 擬態語 descrivono azioni e condizioni di cose o persone associando le immagini ad un possibile suono
simbolico. Ad es. kirakira (il continuo e attraente luccicare di piccoli oggetti), yurayura (il leggero tremolio, la flebile ondulazione).
gijōgo 擬情語 descrivono sentimenti, emozioni o la variazione di uno stato psicologico, sempre associando le
immagini ad un plausibile suono. Ad es. iraira (uno stato di irritazione, spesso legato al fatto che un’azione tarda
a concludersi), harahara (uno stato di preoccupazione, ansia, inquietudine), wakuwaku (un positivo stato di eccitazione, il batticuore per qualcosa di piacevole che si prospetta).
Specialmente le onomatopee composte da sillabe alternate e ripetute (con uno schema ABAB) come quelle proposte negli esempi, possono darci l’impressione d’appartenere al registro del linguaggio infantile (yōjigo). Certamente rappresentano un ausilio per comunicare in modo intuitivo con i bambini più piccoli che ancora non
UN KOAN
comprendono il significato di tanti vocaboli: ad es. nella frase “wanwan ga iru yo!” (che in italiano suonerebbe
“Se lo ascolti con le orecchie non lo cogli,
come “c’è un baubau!”), l’abbaiare wanwan diviene sinonimo della parola inu (cane), oppure “giochiamo con le
solo quando lo udirai con gli occhi, lo coautomobiline?” potremmo esprimerlo con “buubuu de asobō?”, dove buubuu rappresenta il suono del clacson.
glierai.”
Tuttavia le onomatopee non rappresentano né un linguaggio infantile né tantomeno giochi di parole del linguggio gio……un invito a calarsi in ciò che si sta favanile. Hanno una lunga storia: la più antica che conosciamo, koworokoworo, risale al periodo Nara ed appare
cendo coinvolgendo tutti i sensi……
nel Kojiki (712), altre invece le troviamo nel Makura no Sōshi di Sei Shōnagon (fine del X sec.), nel romanzo epico
……se ascoltiamo solo ciò che la nostra
mente ci dice, ascoltiamo solo ciò che abHeike Monogatari (XIV sec.), ma anche nelle forme teatrali Kyōgen del periodo Muromachi3.
biamo in mente……
Esprimendo determinati suoni e stati in modo conciso e diretto, oggi trovano terreno fertile nella comunicazio……non dobbiamo mai arrestarci dall’inne televisiva, radiofonica, nei giornali e nelle riviste. Tra tante pubblicità di prodotti alimentari che passano sulle
dagare questa frase, non dobbiamo accontv giapponesi ci imbatteremo prima o poi in “morimori” o “tsurutsuru”, magari cantate sulle note di spiritosi jintentarci di una risposta……
gles. Rinunciare ad esse implicherebbe richiamare particolari condizioni ed immagini ricorrendo ad espressioni
……non v’è una risposta al Koan, v’è solo
prolisse e senza alcun impatto: quale copywriter sostituirebbe morimori con “mangiare voracemente” o tsurutsuil farlo proprio, perché lo si viva……
ru con “mangiare i lisci spaghetti di soba risucchiandoli producendo rumore”? O ancora, chi nello slogan di un
……abbandonare noi stessi, “essere il
buon succo di frutta rinuncerebbe ad un musicale gokugoku per dire “bere avidamente d’un fiato”?
Koan”……
Analogamente alle altezze musicali delle note, acute o gravi, il suono di ogni mora e ogni sillaba che compone
una onomatopea rimanda ad alcune sensazioni. Esiste dunque un rapporto suono-immagine-informazione.
Il Maestro Tetsugen Serra prosegue la sua
Alcuni esempi: i suoni seion (detti suoni puri o sordi) generalmente comunicano sensazioni di leggerezza, agitrattazione su…
lità, limpidezza, piccolezza; di contro i dakuon (con consonanti sonore, detti suoni impuri) di rotondità e grosVIVERE ZEN
sezza, spesso legati a rumori intensi o immagini negative. Tra le vocali (boin) che appartengono ai suoni puri, la
del Maestro Tetsugen Serra
«i» comunica un certo senso di rigidità e tensione, mentre la «o» richiama un suono sordo, profondo e cupo. La
Xenia Edizioni - Milano
sillaba «shi» è spesso legata alla sensazione di tranquillità e non a caso il “rumore del silenzio” viene espresso
con l’onomatopea shiiin. Il suono assimilato, o consonante germinata (la prima parte di una doppia consonante) caratterizzata dalla piccola tsu っ(sokuon) trasmette invece una sensazione di velocità e collegata a movimenti rapidi e improvvisi. E’ anche interessante notare come nel linguaggio parlato il tono vocale può assumere un ruolo importante per enfatizzare e caratterizzare l’onomatopea. Ovviamente
usare le onomatopee non significa accostare sillabe più o meno liberamente perché la loro morfologia e il loro utilizzo nel contesto grammaticale sono
codificati da precise regole che qui però non tratteremo.
Un po’ di licenza creativa la possiamo invece trovare nei manga dove l’Autore ha sicuramente maggiore libertà nel modificare onomatopee esistenti o
nell’inventare di nuove. Inoltre i manga hanno il pregio di una loro duplice leggibilità: oltre a leggerle foneticamente, grazie alla componente grafica otteniamo una grande varietà di altre informazioni quali intensità, timbro, ritmo, andamento e modulazione del
suono che l’Autore intende riprodurre. Le modalità con cui vengono disegnate si armonizzano con le scene
rappresentate animandole con minore o maggiore forza: in contesti statici e tranquilli solitamente di piccole dimensioni e con linee sottili, in scene dinamiche appaiono invece più grosse, dai contorni spessi, nei casi estremi posizionate in modo che fuoriescano dai komawaku, i bordi dei riquadri. In tal senso i manga hanno tutte le
caratteristiche per diventare un valido “gioco didattico”: anche quando non conosciamo il significato di una
onomatopea, potremmo in un primo momento supporlo, coadiuvati dalle immagini che ci consentono di coglierne varie sfumature e successivamente consultare un buon dizionario specifico (ebbene sì, ci sono vari dizionari interamene dedicati alle onomatopee)
per trovarne conferma e molti esempi d’utilizzo. Non possiamo in nessun
modo rinunciare alle onomatopee se veramente vogliamo parlare il
giapponese “perapera”
(in modo fluente).
cambiare in successione tre uchikake durante la stessa cerimonia, bianco, rosso e nero (o viola). I kimono erano disegnati con motivo quasi uguale ma dettagli leggermente
diversi nel disegno e nel colore. Per
questo adesso è possibile reperire,
talvolta, un completo di tre uchikake simili ma di colori differenti.
Per il simbolismo dei colori è comunemente associato al bianco, la
purezza, al rosso la passione e
al nero (o viola) la fedeltà. La
sposa indossava prima uchikake bianco e dopo irouchikake,
ancora ai nostri giorni, in Giappone, la tradizione si perpetua, ma
spesso dopo shiromuku si indossa
un abito all’occidentale durante il
ricevimento.
Consideriamo ora i disegni dei kimono da matrimonio.
Nei kimono antichi dell’epoca Edo i disegni dei tessuti
derivano spesso dal simbolismo religioso. Per esempio i
paesaggi leggendari come
hourai (蓬莱), è un termine
Foto 3 (Flavio Gallozzi)
che indica una terra mitica, derivato dalla mitologia cinese dove abitano eremiti
(仙人) e possiedono l’elisir di lunga vita. Altri disegni e motivi decorativi per i kimono venivano dal mondo reale, come
la gru che volteggia nel cielo, la tartaruga che nuota nel
mare e i pini, i bambù e i susini sono rigogliosi. Dopo l’epoca Edo le gente viaggiava tanto per sankinkoutai (参勤交
代)2 quindi diventano di moda i paesaggi come decorazione
dei kimono, famosi paesaggi di Kyoto, di Edo e gli
otto paesaggi di Oumi (近
江八景)3. Anche il motivo
che si chiama Genji-monyou (源氏文様) si usava
molto per i kimono da matrimonio. Questi designi sono ispirati a storie la scuola della carne seguito
tratte da libri famosi come il Genji-mono- cambia in un batter d’occhio: proprio lei che aveva sempre voluto solo avventure si ritrova irrimediabilmente in balìa di un giovane
gatari (源氏物語)4. Qualche volta sono
raffigurati dei paesaggi o oggetti, altre volte tanto bello quanto misterioso. Ne scaturisce un gioco perfido e osvengono raffigurate diverse scene o capitoli sessivo. Ma chi è davvero la vittima? Chi il carnefice?
da questi libri. La donna nell’epoca Edo inMishima mette in scena il mercato dei
dossava questi kimono per dimostrare il suo livello di cultura. Questi due mosentimenti. Può la passione essere una
tivi: le famose vedute del Giappone e Genji-monyou, erano molto apprezzati
merce tanto preziosa da annebbiare annon solo per kimono da matrimonio ma anche per i kimono normali.
che la più lucida delle menti? E quando
Per il kimono da matrimonio si usano ancora oggi degli accessori speciali, ma
ci innamoriamo, come facciamo a capisolo per la forma. Si porta hakoseko (箱せこ) infilato nello scollo sul petre di non essere soltanto caduti nell’into e kaiken (懐剣) infilato nell’obi. Hakoseko è come un piccolo astuccio che
gannevole trappola dei sensi? Non recontiene fazzoletti, uno specchietto, a cui è attaccato talvolta, con un cordista che frequentare quella “scuola della
no, un piccolissimo sacchettino contenete legni profumati (匂い袋), e un accarne” che è la vita.
cessorio ornamentale per capelli. Kaiken è una
scuola della carne, ropiccola spada che una volta portavano solo le
Quaderni asiatici La
manzo del 1963 finora inespose delle famiglie di samurai, per proteggerRivista trimestrale di cultura e studi sull’Asia
dito in Italia, è stato portato
EDITA DAL
si o suicidarsi in caso disperato. Adesso tutte
sul grande schermo da Benoît Jacquot nel 1998, con
le spose usano kaiken finto solo come simbolo. Centro di cultura italia - asia
“Guglielmo Scalise” Tel. 025461236 - 02733431
Isabelle Huppert nel ruolo della protagonista.
Da notare che anche l’accessorio per i capel-
Note:
“Nihongo Onomatope Jiten” M.Ono
(Shōgakukan, 2007)
2
Fonte: National Institute for Japanese Language and Linguistics
3
“Onomatopia – Giongo Taikoku Nippon kō” J.
Sakurai (Dentsū, 1986)
1
il fudŌ suonatore
seguito
Proponiamo eventi ed attività ricreative e
formative per il privato e per l’azienda, studiate con la cura meticolosa che è peculiare dell’arte giapponese, per godere non
solo i contenuti, ma l’atmosfera, la suggestione, le emozioni che nutrono lo spirito. www.oltrelospazio.it
associata ad altri ambiti: non è la solenne musica dei
templi a cui il Re
divino si dedica, bensì il suono stridulo e scandito dello strumento deputato agli intrattenimenti delle geisha, profane esperte nelle esibizioni artistiche e tra le più popolari protagoniste
della cultura cittadina del periodo Edo.
Non una spada per questo Fudō, bensì uno shamisen,
mentre il laccio divino si triplica in altrettante corde che
risuonano chissà quali motivi popolari! E sebbene l’identità del soggetto sia inconfutabile, come ulteriormente segnalato dai gioielli d’oro a caviglie, polsi, ginocchia
e gomiti, o dal fiore di loto sulla sommità del capo o dal
proverbiale incarnato scuro, di contro l’atteggiamento e la situazione sono
tutt’altro che mistici. E malgrado ciò, la stabile roccia su cui l’Inamovibile è
accoccolato, così come la tortuosa fiamma cremisi che si avvolge inquietanli era uno spillone, e quindi poteva essere usato www.italia-asia.it - info@italia-asia.it Taeko si sentiva svuotata dopo aver raccontato quelte alle sue spalle, dichiarano indiscutibilmente la natura di questo essere.
come kaiken. Un altro accessorio indispensabile
la breve storia. Si rilassò e, in quello stesso istante, ecco il deser- Anche la qualità dei materiali impiegati concorrono a indicare il pregio
quando si indossa il kimono è il ventagio, il sensu (扇子) che quando non si to palesarsi davanti ai suoi occhi.
dell’opera perfettamente conservata, con broccati raffinatissimi e sontuosi
tiene in mano si infila anch’esso nell’obi.
Il deserto...
che nei decori a draghi dorati e nubi stilizzate accentuano ancora una volOltre all’obi, la larga fascia in vita annodata sulla schiena con un grosso
Non rimandava idee di desolazione o vacuità. Era sempliceta il carattere contrastante tra un soggetto tanto autorevole e la sua bizzarra
fiocco, ci sono diversi altri accessori o fasce, obiage (帯あげ) che sta sotmente un deserto sconfinato di cui, a mano a mano che si avrappresentazione. Del resto, il periodo in cui il dipinto è stato realizzato amto l’obi, è di seta morbida crespata, obijime (帯締め) cordino che sta sopra vicinava, poteva assaporare la sabbia tra i denti e sulla lingua.
metteva e concedeva senza timori né imbarazzi siffatte scelte artistiche: non
all’obi (foto3), questi si usano sempre quando si indossa il kimono, esclusi[…]
a caso, questo rotolo è opera del Maestro Akinobu (1773 – 1826), caposcuola
vamente per il matrimonio si usa mettere un nastro di seta sottile, largo 5 o 6 Era il deserto, nient’altro. E per affrontarlo bisognava semplicedel ramo Saruyamachi della tradizionalissima Kanō e pittore ufficiale della corcentimetri sul bordo inferiore dell’obi, e si chiama kakaeobi (抱え帯) kakae mente inghiottirlo in fretta, senza esitazioni. Inghiottire il deserte shogunale. Ma non per questo le linee severe e imponenti della scuola venisignifica prendere. Nei tempi antichi kakeobi era usato per regolare la lunto. Cos’altro poteva fare? […]
vano sempre e incontrovertibilmente rispettate. Qui difatti si ha un’applicazione
ghezza del kimono o, in caso di necessità per trattenere le maniche, ma oggi
“Decisamente non è il tipo d’uomo che fa per me! Magari reoriginale dei canoni su un soggetto grave e maestoso, certo con l’impiego delsi mette solo per decorazione come anche hakoseko e kaiken. In epoca Edo
sterò a bocca asciutta, ma preferisco fare a meno dei ragazzotti le proporzioni e delle linee robuste che contraddistinguono lo stile della scuola,
anche gli ornamenti che usavano per il matrimonio i nobili, per i capelli, era- dell’Università K. E’ così che agisco io!” pensò lei, lasciandosi
ma pure con un sentimento umoristico che infonde quella vena briosa e naïf che
no molto lussuosi e raffinati, oggetti artigianali fatti dal carapace di tartaruga andare a un ulteriore gesto d’ira […] Era in uno stato pietoso.
tanto caratterizza lo spirito spensierato del Giappone della seconda metà del peo in lacca con incastonature in oro o madreperla. Siccome il governo proibiva Ricordando il brillante successo della sua collezione primaveririodo Edo. Ci si potrebbe dilungare molto più approfonditamente sull’iconoal popolo l’uso, oltre che della seta, anche di accessori lussuosi, ma non proi- le, il numero di ricche clienti in continuo aumento e i progetti di
grafia di questo Fudō Myōō, come pure sarebbe interessante analizzare altre
biva il lusso se erano oggetti di utilità, si realizzavano dei bastoncini con l’er- espansione dell’atelier, chi avrebbe mai potuto immaginarla in
opere della collezione veneziana che celano interpretazioni parodistiche e
tremità piatta e leggermente ricurva, come dei minuscoli cucchiaini lunghisquel momento, in un luogo simile, in attesa di un uomo? Tutracchiudono nei particolari descrittivi nuove forme espressive maturate dusimi, per la pulizia delle orecchie, e che si potevano usare anche come spilloni tavia se da un lato quei sentimenti ne sottolineavano lo smarrante questo lungo e vivace
fermacapelli, aggirando così il divieto governativo da parte dei ricchi mercan- rimento, dall’altro rafforzavano una sua convinzione positiva
momento di evoluzione delti. Dagli anni 1930 vennero di moda ornamenti per capelli per matrimonio
secondo la quale, proprio perché esistevano il lusso e l’ipocrisia, la cultura giapponese. Per
di metallo con perla, corallo o diamante. Pochi anni or sono era diventato di
un luogo “altro” le fosse quanto mai necessario. Per questo no le questa volta, ci limiteremo
moda abbinare il kimono a pizzi o organza, contaminazioni occidentali, ma
riuscì di alzarsi e andare via. Non sapeva perché, ma intravede- a godere di questo particoin questi ultimi anni è tornato di moda il classico kimono da cerimonia, un ri- va un punto di svolta della sua vita: se si fosse lasciata scappare
larissimo esempio di pittutorno alla tradizione.
quest’occasione, non se ne sarebbe più presentata un’altra.
ra di scuola tradizionale, dai
Note:
1
toni insolitamente originali
Furisode: kimono dalle maniche lunghe che la donna nubile indossa solo in occasioni formali.
2
Sankinkoutai: una legge dell’epoca Edo. I signori feudali daimyou (大名) di tutte le provincie, avevano l’obbligo di soggiornare presso la corte a Edo,
e scanzonati. L’opera, condove c`era il governo centrale, per la maggior parte dell’anno per non acquisire troppo potere e indipendenza. Per questo erano costretti ad spendere
servata in deposito, sarà
moltissimi soldi e le famiglia erano tenute come ostaggio.
3
visibile in uno dei prossiOumi hatsukei: si paragonavano otto luoghi famosi per il loro panorama nel paese Oumi in Giappone a otto panorami
nel paese Syousou in Cina. 比良の暮雪・石山の秋月・瀬田の夕照・三井の晩鐘・堅田の落雁・唐崎の夜
mi appuntamenti al Museo
雨・矢橋の帰帆・粟津の晴嵐
d’Arte Orientale di Vene4
Genji monogatari: racconto del periodo centrale dell’Epoca Heian era scritto da Murasaki Shikibu (紫式部). Si compone di
Origami
Creations
zia. Seguite le nostre attivi54 volumi e narra la vita e le avventure del principe Hikaru Genji (光源氏).
Milano
tà sul sito www.polomuseBibliografia:
1 - Catalogo dell’esposizione ”Il kimono brillante da matrimonio” del museo Nippon Silk
ale.venezia.beniculturali.it e
Elena Debiasio
Center a Gunma, del 2010. http://www.nippon-kinunosato.or.jp/
iscrivetevi alla nostra maiinfo@cartaconarte.it
2 - La rivista Wakon「和婚」 (matrimonio giapponese) primavera 2013.
ling list mandando un mestel. 380 4337516
come ti cucino... il manga! seguito
saggio a:
“pesantemente” (a detta di alcuni…) segnato una generazione… Noi, curiosi e ingenui, seduti e ammalia- sspsae-ve.orientale@beti davanti al televisore. Conquistati da storie e disegni mai visti prima. Emozioni talmente forti da indurci a niculturali.it: vi terremo
sognare carriere sportive e gesta improbabili, amori impossibili e viaggi fantastici, accompagnati in que- al corrente dei nostri proste nostre peregrinazioni mentali dalle note di sigle melodiose e indimenticabili e dalla voce della mamma grammi!
che ci diceva, perentoria “mangia”. Sì, perché per noi, il primo punto di incontro
cinque mesi con il maestro mishina seguito
tra anime, manga e cucina è stato appunto l'orario di cena o della merenda.…Ma
rio lui era il Maestro ed io l’allievo, ero lì per imparare e,
torniamo alla cucina vera e propria e al momento in cui “il dubbio” si insinuò,
come il garzone di bottega di un tempo, dovevo tenere un
subdolo e insistente, nelle nostre allora giovani menti… Al tempo della “seconda
“Change” di Paola Billi
basso profilo. Ricordo un giorno quando all’improvviondata”, una nuova e spietata invasione. Questa volta non più ad opera di serie
Paola Bilii e Nicola Piccioli
artisti docenti di calligrafia orientale.
so la radio, che trasmetteva musiche giapponesi antiche,
animate ma della carta stampata: i MANGA! E così, pagina dopo pagina, cadeHanno due scuole di calligrafia,
una a Firenze (FeiMo). l’altra a Milano,
cambiò sintonia stabilizzandosi su una stazione amerivano tutte le nostre certezze di fronte a nomi impronunciabili (a volte illeggibili),
Presso la Fondazione PIME.
cana che trasmetteva musica rock. Mi trovai, senza acwww.feimo.org
storie spesso stravolte e crisi d'identità! Improvvisamente, NOI, che fino a quel
feimo@femaleproject.com
corgermene, a fischiettare il motivo che stavo ascoltanmomento eravamo vissuti nella bambagia, tenuti all’oscuro di quanto si celava
tel. 334 7028525
do e il Maestro mi riprese con tono deciso e ad alta voce
oltre i nostri confini, protetti dal fascino dello “straniero” tramite perfette strategie
rimproverandomi per avere perso la concentrazione e che
di occultamento e complice un elenco di improbabili Tom, Mark, Sabrina, Tinetta, Renato e via discorrennon si polisce a ritmo di rock & roll. La mia “performando, eravamo pronti a dichiararci giapponesi fin nel midollo e a prendere d’assalto quelli che erano i primi,
ce” era durata meno di 10 secondi!
timidi ristoranti cinesi, convinti di trovare in quelli che per noi erano diventati veri e propri luoghi di culto,
La sera, alla fine della giornata lavorativa, avveniva la
il non plus ultra della cucina nipponica… “quella sconosciuta”. Ovviamente, a quei tempi, come potevamo
trasformazione da Maestro ad amico; si andava spesso
sapere che le due tradizioni gastronomiche erano così lontane tra loro? Ingozzandoci di involtini primavein un centro benessere dove, fra piscine d’acqua caldissira e gelato fritto, eravamo felici e lanciavamo il segnale della nostra emancipazione! Oggi, tra un piatto di
ma, fredda e sauna ci si rimetteva a nuovo. Altre volte si
SUSHI e una TEMPURA, consapevoli e smaliziati, capaci di cogliere al volo un taglio, una mistificazione o
andava dai fornitori per pietre ed altri utensili o si usciva
una censura, guardiamo dall’alto della nostra esperienza le nuove generazioni combattere una guerra che
non è più la nostra. Ci aggiriamo, ancora appassionati e divertiti, per le fiere di settore dove stand gastro- Dipinto di Iwasa Matabei sulle arti e mestieri del Giappone del periodo con amici del settore, Takayama Kazuyuki, maestro di shirasaya e koshirae (fodero completo di montatura) e Hiroshi
nomici simpatici e colorati spuntano come funghetti ingolosendo i visitatori con specialità “pret-a-porter” Muromachi (fine del 1500). Rappresenta un forgiatore che esamina
proprio lavoro dopo averlo terminato. Prima di passare la lama al
Miyajima, eccellente realizzatore di habaki e degno prosecue ragazzi in cosplay snocciolano con una naturalezza disarmante nomi che per noi erano al pari del tan- ilforbitore
lo spadaio rettifica i piani della spada con pietre grossolane.
tore della tradizione di famiglia.
to temuto “supercalifragistichespiralidoso”... Ma non finisce qui! Manga, anime e cucina, dicevamo… Ed
Un sabato pomeriggio andai col Maestro ad un’asta privata: una nobilissima famiglia di Daimyo aveva
ecco che a suggellare questa unione, produzioni moderne, la maggior parte ancora inedite in Italia, cavalcandeciso di vendere gran parte della collezione di armi ed armature per finanziare la campagna elettorale del
do la moda del momento che fa della cucina il “leit motiv” dei giorni nostri, sviscerano l’argomento culinario
suo rappresentante. Erano esposte non meno di tre armature complete, una in stile O-Yoroi, una in Doin maniera approfondita. TORIKO, RISTORANTE PARADISO e BARTENDER, tanto per citarne alcuni, basano
maru ed una in Gusaku. Fra katana, tachi e tanto, non meno di una trentina di pezzi, fra i quali ricordo
le loro storie su cibi, bevande e locali addetti alla ristorazione… Ma se non siete ancora convinti, ecco spuntaun tachi in montatura Ito-Maki (tipo di montatura con treccia in seta fino a 1/3 del fodero e con lacci di
re dagli scaffali colorati manuali di cucina illustrati e simpatici personaggi manga che ci guidano passo passo
sospensione in seta/pelle di daino in modo da portare la spada con il filo rivolto verso il basso) con una
nella realizzazione delle ricette più difficili!
lama firmata Ichimonji (siamo attorno al 1250) con un hamon in choji midare (a motivo di chiodi di gahaiku seguito
rofano) e un utsuri midare (area riflettente lungo la lama) tanto vivido che pareva brillare di luce propria.
Uno splendido esempio di forgiatura con quasi otto secoli di vita. Inutile dire che non un pezzo della colnali che si adattano alla percezione culturale delle stagioni in Italia, permettendo
lezione rimase invenduto.
così anche agli haijin italiani di utilizzare quell’imprescindibile utensile formale
Verso la fine del mese il Maestro arrivò un mattino con un "tanto" da forbire; ricordo che era in stile
che è il kigo.
Ko-Bizen e forgiato dal Tesoro Nazionale Vivente, Sumitani Masamine. Era un’opera speciale, il “Tan— Presenza di una tecnica apposita per concludere nettamente il significato Guardiano” da offrire alla Sig.na Masako fidanzata del Principe ereditario. In realtà i tanto forgiati
to con uno dei tre versi: è il kireji 切字(lett. “segno che taglia”), in generale
dal medesimo maestro erano tre, il migliore dei quali, a giudizio di un gruppo di esperti, a politura finita,
una particella grammaticale come YA やo KANAかな, KAMOかも, KERIけ
avrebbe costituito il regalo per la futura Principessa. Il presente venne consegnato in shirasaya e con l’haりcon cui si crea una cesura nei tre versi costitutivi dello haikai. Il kireji, per
baki in oro massiccio.
la forza espressiva che lo caratterizza, mette in rilievo la parola che lo preGIUGNO - Un sabato mattina presto, il Maestro ed io partimmo per Seki, città famosa fin dal periodo
cede e ha il compito di evocare nella mente dell’ascoltatore tutto un mondo
Muromachi per le lame di scuola Mino e tutt’ora sede di numerose forge, considerata la capitale giapdi immagini legate a quella parola. La sua funzione evocativa è quindi anaponese delle coltellerie. Il ryokan (albergo tradizionale giapponese) che avevamo riservato era alla perifeloga a quella del kigo. Secondo Irene Iarocci “si tratta di parole alla soglia tra il
ria della città, situato sulla cima di una collina, con il fiume Nagara Kawa che scorreva lento nella vallalivello semantico e quello puramente musicale-sonoro. Rappresentano una “pausa” o battuta d’arresto, di sospensione del
ta sottostante. La hall dell’albergo vantava ai lati della reception due armature complete in stile Gusoku e
significato. La loro funzione è quella di aprire, a metà o alla fine del verso, un intervallo (proprio della tradizione musicale
le vetrine ai lati della sala esponevano katana e coltelli di produzione locale. Impossibile iniziare meglio il
giapponese, il MA o “pausa”), ossia di creare una risonanza o un effetto simili all’eco. In uno spazio, interiore o esterno. E
in un tempo.” In italiano queste particelle non vengono tradotte e la pausa viene spesso visualizzata con un trat- nostro weekend. Giunti nella città andammo al Seki Sword Tradition Museum che racchiude il meglio dei
maestri di scuola Mino (una delle cinque scuole classiche di forgiatura), Kanemoto I generazione, Kanetino. Si veda, ad esempio, questo haiku di Kaya Shirao, tradotto dalla stessa Iarocci: “Uri no ka ni/ Kitsune no hamoto II, il celebre Magoroku, Kaneuji, Kaneyoshi, Kanekatsu, Kanefusa,
nahiru/ Tsukiyo kana.” (Al profumo del fior di melone/starnutisce la volpe./ Chiarore di una notte di luna –)
International Okinawan Goju-Ryu
— Un’ulteriore, importante caratteristica è data da una sorta di omissione di termini altrimenti necessari e ine- Daido ecc, in breve tutta la storia della spada della scuola dalla metà del
Karate-Do- Federation Italia
1300 al periodo Edo (1600-1867). In una sala, numerose vetrine espoludibili in un testo in prosa. Lo haiku, del resto, non sopporta le parole inutili. La brevità costringe lo haijin all’elLa I.O.G.K.F. Italia condotta da Sensei
nevano coltelli di moderna fabbricazione e tutti di straordinaria manifatlissi, a operare una specie di salto logico-grammaticale (chiamato shōryaku) all’interno del verso, salto che è
P.Taigō Spongia rappresenta nel nostro
Paese la Scuola del Maestro Morio
tura. E’ peculiare la tradizione dei forgiatori dell’area Mino di scegliere come
permesso dalla natura stessa della lingua giapponese, in cui le informazioni condivise dal parlante e dall’inHigaonna (10°dan) consacrata a preservare e diffondere
primo nome d’arte il kanji Kane; il motivo è che Kane significa associazione, nella sua forma originale l’Arte del Goju-Ryu Karate-Dō
terlocutore vengono tralasciate. Lo shōryaku si fonda quindi su una mutua intesa tra lettore e autore permessa
come intangibile tesoro culturale, efficace Arte Marziale
e pratica di formazione ed equilibrio psicofisico.
gruppo, per cui Kanemoto indica “gruppo antico”. Il pomeriggio lo dedicondivisione di uno stesso patrimonio culturale. In italiano
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Sede Centrale - Roma - Tel. 0661550149
cammo
alla
visita
della
città
fra
le
viuzze
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antico,
costellate
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queste omissioni vanno rese spesso con l’inserimento di parole
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assenti nell’originale, ma indispensabili per poter cogliere correttaLibri antichi - Antiquariato
spade e pugnali. Il giorno seguente, dopo un’abbondante prima colaziomente le sensazioni cui fa riferimento il poeta.
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ne, scendemmo a piedi fino all’argine del fiume dove un vecchio pescaGli haijin utilizzavano e utilizzano inoltre una serie di procediLuca Piatti - Milano, via dell’Orso, 12
tore lanciava inutilmente la propria lenza. Il Maestro si fermò per scammenti retorici. Qui di seguito ne ricordiamo alcuni:
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biare qualche parola con l’anziano e poi mi indicò la cima del crinale opposto al nostro ryokan. Netto,
— la metonimia, che permette di designare qualche cosa con
contro il cielo, risaltava un gruppo di tre cipressi e Mishina Sensei mi spiegò che una leggenda narra che un
il nome di un altro elemento dello stesso insieme in virtù di una
simile gruppo di alberi ispirò il grande Kanemoto a realizzare il famoso Sanbonsugi (tre cipressi), la linea di
relazione sufficientemente netta. Si fonda sulla prossimità di due oggetti o di due concetti. Ad esempio: Pioggia
tempra che ha fatto la storia di questa scuola.
di primavera –/Un ombrello e un mantello di paglia/Passano correndo.(Yosa Buson)
I collezionisti, i cultori gli appassionati in genere della spada giapponese non possono mancare all’ap— la comparazione. Ad esempio: Come cappelli allineati/catene di montagne./Vento d’autunno.(Masaoka Shiki)
puntamento con il Kantei (test per riconoscere l’autore di una lama) che si svolge periodicamente presso il
— la ripetizione e la variazione nella ripetizione. Ad esempio: Nudo/su un cavallo nudo,/sotto la pioggia a dirotto.(Issa)
Museo della Spada di Tokyo. Per la terza volta in cinque mesi tentai la prova, questa volta in via ufficiale,
Il raccoglitore di rape/mostra il cammino/con una rapa. (Issa)
vale a dire con le risposte scritte. Su un lungo tavolo erano esposte cinque lame, tutte con il codolo coper— la ripetizione in chiasmo (cioè ponendo in ordine inverso i segmenti di due gruppi di parole sintatticamente
to a celare la firma; gli intervenuti, disposti ordinatamente in fila, e con un tempo limitato a disposizione,
identiche), come nell’esempio seguente in cui si osserva anche il procedimento dell’epanadiplosi (ricorrenza all’inidovevano individuare: il periodo, la scuola, ed il nome del forgiatore. Se il tempo non risultava sufficiente,
zio e alla fine di un testo della stessa parola): Ancor oggi/come una larva vivo./E domani ancora. (Issa)
ci si rimetteva in coda. Ad ognuno venne consegnato un foglio su cui scrivere le proprie risposte che ven— l’ellissi e la paratassi per eliminare ogni sintagma superfluo e trattenere solo l’essenziale. Ad esempio: Negono consegnate alla giuria. Il punteggio massimo è di 20 punti e viene assegnato a chi dà la risposta esatta. In
vischio caduto./Insondabile, infinita/ Solitudine. (Jōsō) La messa in paratassi svolge il compito di cancellare quei
quel giorno di giugno realizzai 80 punti e ne fui ben felice. Notai anche che, oltre agli adulti, si erano presentati
segmenti del discorso (preposizioni, congiunzioni, copula, ecc.) che sono indispensabili in prosa ma che allungiovani adolescenti e che erano già molto preparati; ne fui sorpreso ma anche contento, perché fu per me la dimostragherebbero troppo il componimento poetico. La tecnica della messa in paratassi riduce all’essenziale il testo
zione che il culto della spada giapponese non solo aveva un presente, ma anche sicuramente un futuro.
allo stesso modo dell’elissi. L’esempio più classico del ricorso a questi artifici è proprio il celeberrimo: “Furu ike
ya/ kawazu tobikomu /mizu no oto” (Vecchio stagno/vi salta
PAGINE ZEN - Reg. Trib. di Milano n° 441 del 13/07/2001 - Stampa: Tipografia Ammiano, via Isonzo 40/8 - Quinto Stampi - Rozzano (MI) PAGINE ZEN è su www.zenworld.eu
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