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Losport
In edicola Fr. 2.– / € 1,35
LASFIDA
SI È APERTA
PER GLI ELVETICI
LA CACCIA
ALLA DAVIS
LEPARTITE
VINCE SOLO
L’AMBRÌ PIOTTA
LUGANO “KO”
CON IL DAVOS
ILTORNEO
A PAGINA 14
A PAGINA 15
A PAGINA 15
Domenica
2 febbraio 2014
La società
SUPER LEAGUE
E CHALLENGE
GIÀ IN CAMPO
IN CAMPIONATO
Il fascino
e la sensualità
tra i “cerchi”
olimpici
www.caffe.ch
caffe@caffe.ch
Q @caffe_domenica
il-Caffè
ALLE PAGINE 18 e 19
Settimanale di attualità, politica, sport e cultura
Il commento
I
l ministro leghista Claudio
Zali ha un suo “concetto
strategico”, lo ha annunciato
a mezzo stampa: “Non possiamo vietare ai frontalieri di varcare il confine la mattina, ma
possiamo rendere loro difficile
posteggiare l’automobile”. Il direttore del Territorio ha assicurato che si sta studiando una
strategia “per colpire in modo
mirato il traffico frontaliere”.
Come se i lavoratori d’oltre confine venissero in Ticino per diporto, e non per sgobbare in fabbriche, ospedali, case per anziani, hotel, ristoranti e cantieri in
cui spesso ci lasciano pure la
pelle.
Dopo averne sentite di cotte e di
crude su come arginare i frontalieri, verrebbe da dire che siamo
alle comiche, se non fosse per il
clima ostile che si è ormai creato in Ticino contro di loro. Dalla
Lega ai Verdi, passando per
l’Udc, per arrivare a Plrt e
Ppd, i partiti fanno a gara nel
proporre nuove e più incisive misure. Liste nere per chi
assume i lavoratori d’oltre
confine, liste bianche per
chi non li assume, marchi
aziendali per contraddistinguere onorevolmente
chi impiega solo manodopera residente, aumento delle
imposte, disdetta degli accordi con l’Italia e nuove minacce di blocco dei ristorni. I politici
sono ormai convinti che sparare
sui lavoratori d’oltre confine faccia cassetta elettorale e tutti
vogliono “marcare presenza”,
come si dice in politichese, per
guadagnarsi qualche titolo sui
media.
segue a pagina 5
D’AGOSTINO, GUENZI, MAZZETTA e RAVANI
ALLE PAGINE 2 , 3, 4 e 5
Ilreportage Il volto nascosto di una società che stenta a crescere
L’analisi
Lastoria
L’assurdo minuetto
tra Roma e Berna
Lacronaca
“Coltivo la vite
con tecniche
di 200 anni fa”
PAOLO BERNASCONI *
T
utti delusi dai passati scudi
fiscali italiani: Tremonti, perchè non era arrivato il fiume
di milioni, ma anche le banche ticinesi, perchè parecchi se ne erano
andati. E il prossimo? Gli interessi
divergono: il governo italiano
aspetta miliardi di imposte arretrate e di multe da coloro che si autodenunciano; le banche, e il parabancario svizzero, sperano che i
capitali italiani, seppure dopo la
cura dimagrante, rimangano in
Svizzera.
segue a pagina 13
Corbis
Ilpizzino
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Una Svizzera legata
all’Europa.
Che con un voto ora
rischia il suo futuro
mentre il Paese si spacca
in due. Ecco perchè
LIBERO D’AGOSTINO
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TORREFAZIONE
DI CAFFÈ
Sospesi
LA PERICOLOSA
SCHIZOFRENIA
CHE CONTAGIA
TUTTI I PARTITI
Vedo nero e
penso al verde.
Vedo verde e
penso al nero
Anno XVI • Numero 4
Dalla Germania agli Stati Uniti
storie di vita tra crisi e ripresa
BALDINI e VASTANO ALLE PAGINE 7, 32 e 33
Ti-Press
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04
Copia in omaggio (in edicola Fr. 2.– / € 1,35)
QUAGLIA A PAGINA 10
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“Vendo il corpo
in una lotteria...
che c’è di male!”
SPIGNESI A PAGINA 11
IL CAFFÈ
2 febbraio 2014
3
I racconti
IL VOTO
“Abbiamo sofferto, ma oggi
è anche casa nostra, perciò...”
Svizzera e stranieri
Il miracolo svizzero
appeso al filo UE
e all’immigrazione
Il “viaggio della speranza” di Anna, Flamur e Dalila
MIGRANTI
Immigrati
italiani agli inizi
degli anni '60,
quando la
politica
migratoria
svizzera era
finalizzata a
soddisfare le
esigenze
dell'economia
in forte
espansione
Allarme delle imprese sull’iniziativa udc,
si mette in pericolo la ricchezza nazionale
mmigrati, frontalieri e profughi, tutti nello
stesso calderone. La politica del mercato del
lavoro e quella dell’asilo a cuocere assieme
sulla graticola dell’iniziativa udc per fermare
“l’immigrazione di massa”. Stop agli stranieri
che rubano i posti di lavoro, approfittano delle assicurazioni sociali , surriscaldano la domanda di alloggi e, soprattutto,
basta con la libera cir2002
colazione degli acEntrata in vigore
cordi bilaterali con
dell’accordo
1999
sulla libera
l’Unione Europea. A PERCENTUALE DI STRANIERI RESIDENTI IN SVIZZERA DAL 1900
Fine del
circolazione
pochi giorni dal voto
Popolazione residente
conflitto nella
delle persone
popolare, il sì all’inie non residente
ex-Jugoslavia
ziativa democentrista 2.000.000
22.8%
avanza nei sondaggi.
1970
1991
Asia
Nonostante che a far
Iniziativa
Inizio del
America
19.3%
Schwarzenbach
conflitto
nella
carburare il miracolo
Africa
(contro
la
ex-Jugoslavia
economico svizzero 1.500.000
Turchia
sovrappopolazione
sia stata anche la distraniera)
sponibilità di mano16.4%
Ex-Iugoslavia
dopera straniera, si
16%
Spagna
vuole tornare al vec- 1.000.000
14%
1914
1945
chio sistema dei conInizio della
Fine della
Portogallo
tingenti. Nonostante
Prima Guerra
Seconda
Austria
un impiego su tre nel
Mondiale
Guerra
14%
Mondiale 10%
Paese dipenda dagli
Italia
scambi con l’Ue e 500.000 11%
9%
Francia
l’export elvetico gua6%
5%
dagni un franco su tre
in Europa, si vuole
Germania
provocare un duro 0
strappo con Bruxel1900 1910 1920 1930 1940 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010
les. Una Svizzera
sempre più appesa
Fonte: Ofs
all’Ue, sempre più dipendente dall’immibraccia, non è ancora riuscito a metabolizzare del
grazione, ma che pare oggi, soprattutto in Ticino,
tutto la presenza straniera. Con i ricorrenti rigurgiti
pronta a recidere quei fili a cui in questi ultimi dieci
di un nazionalismo isolazionista, soprattutto ora
anni sono stati saldamente legati benessere e cresciche il risentimento antieuropeo, comune ad altri
ta economica.
Stati, si rimescola con l’orgoglio ferito della nazione
“Il rischio concreto è che le imprese non trovino la
per le pressioni internazionali che hanno smantelmanodopera di cui hanno bisogno- avverte Stefano
lato il segreto bancario. Si alimentano, così, nuove e
Modenini, direttore dell’Aiti, l’Associazione delle intrasversali tentazioni di chiusura, che rischiano di
dustrie ticinesi -. Soprattutto nel nostro cantone si
trasformare la Confederazione da Paese delle opsta illudendo la gente che con il ritorno ai continportunità in Paese del rifiuto.
genti si frenerà il frontalierato. Ma sino a quando
“Tornare ai contingenti per la manodopera estera
non ci sarà una ripresa economica in patria, i lavonon mi spaventa più di quel tanto, una volta lavoraratori italiani verranno da noi”.
vamo con quote prestabilite. Credo che ora sia giuLe associazioni imsto fissare dei limiti per i lavoratori stranieri”, dice
prenditoriali nazionali
Fernando Brunner, presidente della sezione ticinesono decise nel contrase di Hotelleriesuisse. Semmai, a spaventare Brunstare l’iniziativa Udc e
ner è la burocratizzazione del sistema dei continsalvare gli accordi con
genti, come temono del resto le associazioni iml’Ue che altrimenti anprenditoriali. “Certo, si può lavorare anche con i
drebbero rinegoziati.
contingenti - afferma Modenini -, ma si burocratiz“E sarebbe dura- spieza, con costi non indifferenti, il mercato del lavoro.
ga Modenini-. Per l’EuSarà lo Stato che decide le quote, come e a chi attriropa la libera circolabuirle, senza più la garanzia di avere subito la mazione è un principio irnodopera necessaria alle imprese”. Per il direttore
rinunciabile. Difficildell’Aiti è un sistema incompatibile con l’economia
mente ci farebbe delle
odierna che deve adattarsi rapidamente ai repentini
concessioni e Berna
cambiamenti del mercato, rendendo, perciò, imsarà costretta a trattare
possibile la pianificazione sul lungo termine della
da una posizione di debolezza”. Per l’economia sviz- I PARERI
manodopera da impiegare.
zera la posta in gioco è alta. Sul mercato Ue, 510 mi- Fernando
“In caso di successo dell’iniziativa udc, spero che si
lioni di consumatori, l’export elvetico incassa ogni Brunner,
facciano le cose in modo tale da non danneggiare
giorno 325 milioni di franchi. Da quando sono en- presidente di
trati in vigore i Bilaterali, nel 2002, in Svizzera sono Hotelleriesuisse l’economia”, si augura comunque Brunner. Ma è il rischio sottolineato dagli ambienti economici con la
stati creati 565 mila nuovi posti lavoro (circa 43mila Ticino e
perdita dei vantaggi derivati dai Bilaterali. “Basta
in Ticino), mentre il Pil procapite è aumentato da al- l’economista
solo pensare all’eliminazione degli ostacoli tecnici
lora di 4500 euro, contro i 3000 euro del decennio Stefano
per il nostro export - ricorda Modenini -, che ha fatto
precedente. Da quella data sono pure cresciuti i sa- Modenini,
risparmiare alle aziende svizzere la bella cifra di
lari in media dell’1,5%, rispetto allo 0,6% medio re- direttore
mezzo miliardo di franchi all’anno”.
gistrato dal ‘92 al 2002.
dell’Aiti
Ma ora ecco l’ennesimo tentativo di scardinare l’inldagostino@caffe.ch
tesa con Bruxelles e di sbarrare agli stranieri l’accesQ@LiberoDAgostino
Keystone elaborazione cer
I
so alla Svizzera col regime dei contingenti. La sesta
iniziativa da quando nel 1970 James Schwarzenbach, leader del movimento Azione Nazionale, lanciò quella contro “l’inforestierimento”, tutte bocciate dal voto popolare, mentre sono già in lista di attesa l’iniziativa Ecopop per lo “stop alla sovrappopolazione e il referendum sulla Croazia. Segnali
inequivocabili di un Paese che pur con l’apertura
alla libera circolazione di capitali, merci, cervelli e
SALDO MIGRATORIO PER REGIONE
DIPENDENZA DALLA MANO D’OPERA STRANIERA
Saldo migratorio internazionale in rapporto alla popolazione residente permanente secondo la regione linguistica
Percentuale dell’impiego di stranieri dell’Ue(27)/Aels per settore, 2002-2003 e secondo trimestre 2012
1.2% 1992-2001
1.0% -
1.0%
1982-1991
0.9%
2002-2012
0.8% -
0.7%
0.7%
0.6% 0.5%
0.4%
0.4% -
0.3%
0.3%
0.2%
0.2% 0% -
Svizzera tedesca
Svizzera romanda
Ticino
Settore alberghiero
Costruzioni
Industria manifatturiera
Immobiliari, attività amministrative
0%
9%
2002-2003
2012
7%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
35% 40%
Fonte: Ofs/Espa, Staf, Spao (Espop, Statpop)
Le analisi di un economista e di un politologo
“Il Paese sta rischiando
un ritorno al passato
che peggiorerà l’economia”
A
25%
24%
24%
23%
22%
21%
19%
19%
18%
15%
Informazione e comunicazione
Attività specializzate, scientifiche e tecniche
Commercio, riparazioni
Totale
Arti, tempo libero
Attività finanziarie e assicurative
Trasporti e logistica
Salute e attività sociali
Insegnamento
Agricoltura e selvicoltura
Amministrazione pubblica
Fonte: Ofs (Espop, Statpop)
Le previsioni
34%
29%
29%
volte, ritornano. E un “sì” all’iniziativa
udc contro l’immigrazione di massa
sarebbe un ritorno: al sistema dei
contingenti. “Un ritorno alla situazione degli anni Ottanta e Novanta, che è stata negativa per il Paese”, spiega Marco Salvi economista di Avenir Suisse.
Il mondo economico vede l’iniziativa come
il fumo negli occhi perché, sostanzialmente,
è vissuta come una limitazione della libertà
d’impresa, come una forma di dirigismo. “Si
ritornerebbe – continua Salvi – a una situazione in cui l’immigrazione è regolata dalla
politica. In passato, l’afflusso di manodopera avveniva in settori che non necessariamente erano quelli in cui c’era più domanda. Per la burocrazia non è immediato capire il reale fabbisogno delle aziende”.
Secondo Salvi questo vale anche per le regioni del Paese. Infatti, quando era la politica a dettare l’entità dei flussi migratori, non
era raro che l’afflusso avvenisse spesso in
zone che non “tiravano” dal punto di vista
economico. “Con la conseguenza – sottolinea l’economista – che gli immigrati, poi,
cercavano di spostarsi in altri cantoni, verso
i centri urbani”.
Il ritorno al vecchio sistema è respinto anche perché, nel frattempo, la situazione è
mutata. Il nuovo immigrato non ha più la valigia di cartone ma, spesso, laurea e dottorato. Si tratta di medici, ingegneri, tecnici, professori. Certo, ancora oggi i settori che hanno fatto la storia dell’immigrazione registrano una fortissima presenza di personale
straniero. Caso emblematico è l’edilizia,
dove i due terzi del personale ha il passaporto di un altro colore. Discorso analogo per la
sanità o la ristorazione. “Negli ultimi dieci
anni – commenta Salvi – il profilo è mutato. I
nuovi arrivati sono meglio qualificati, arrivano persino a guadagnare più della media
L’ECONOMIA
Per il mondo
economico un
ritorno ai
contingenti è
anacronistico
Ti-Press
LIBERO D’AGOSTINO
Dall’Italia al Portogallo, passando per il Kosovo, tre significative storie di migranti
nazionale”. Insomma, davanti a questa “immigrazione da alti salari”, un ritorno ai contingenti non può che apparire anacronistico, soprattutto in un contesto segnato dalla
globalizzazione, cioè dal flusso planetario di
persone, merci, capitali e servizi.
Un altro dei fronti aperti dall’iniziativa udc,
è quello del pacchetto dei trattati bilaterali
con l’Ue, perché i contingenti non sono
compatibili con la libera circolazione delle
persone. Bruxelles ha fatto sapere più volte
che non accetterà mai di separare la libera
circolazione dalle altre libertà fondamentali, cioè la circolazione di merci, servizi e capitali, e dunque di ritenere questo principio
non negoziabile. Tutto o niente, insomma.
“Credo che nel caso di una vittoria del sì, ci
sia da aspettarsi un peggioramento del clima generale – spiega il politologo Dieter
Freiburghaus, professore emerito all’università di Losanna ed esperto di rapporti
con l’Ue-. Che non è da sottovalutare, perché l’attuale, enorme scambio giornaliero
con l’Ue ha come condizione proprio un
buon clima generale. E poi, non si possono
escludere delle ritorsioni da parte di Bruxelles. L’arsenale è ampio. Ad esempio, l’Ue
potrebbe introdurre dei contingenti a sua
volta”. Misure che renderebbero più difficile la vita ai 438mila svizzeri che vivono in
uno dei paesi Ue.
Più difficile, secondo Freiburghaus, che
l’Ue decida di ricorrere, come ultima ratio,
alla disdetta dei bilaterali. Inoltre, secondo
il politologo, va considerato che l’iniziativa
vuole sì l’introduzione dei contingenti, ma
non fa riferimento a delle cifre: “In caso di
vittoria dei sì – conclude – il Consiglio federale e il parlamento potrebbero sempre decidere di fissare dei contingenti, diciamo,
generosi”.
r.c.
Rdb
PATRIZIA GUENZI
agli italiani ai tedeschi e ai
portoghesi, passando per
i kosovari. Ciclamente in
Svizzera ritorna il problema degli
stranieri. Da quasi mezzo secolo
tra un’iniziativa e l’altra, la storia
si ripete: fermare l’immigrazione.
Era l’inizio degli anni ‘70, quando
Schwarzenbach lanciò la sua iniziativa contro “l’inforestierimento”, con una dura campagna antistranieri. Che ancora oggi fa venire i brividi a chi l’ha vissuta sulla propria pelle. Come Anna C.,
per lei Schwarzenbach è rimasto
“l’uomo nero” della Svizzera. Allora aveva solo 6 anni, frequentava la prima elementare a Zurigo,
ma se la ricorda bene la paura dei
suoi genitori, immigrati italiani.
La sua paura, invece, Anna ce
l’ha ancora dentro, quasi mezzo
secolo dopo e nonostante oggi
sia cittadina svizzera.
“Non la capivo bene quella parola, inforestierimento, capivo solo
che gli svizzeri volevano mandarci via - racconta -. La sera con
mamma, papa e mia sorella guardavamo la tv e pensavamo che
dovevamo lasciare tutto e tornare
in Italia”. Per la sua infanzia sarebbe stato un altro brutto scossone. I suoi primi anni in Svizzera li aveva vissuti da clandestina.
Allora per gli italiani non era facile il ricongiungimento familiare,
né trovare casa in Svizzera per
tutta la famiglia, allora non si affittava volentieri agli immigrati.
Sua sorella era rimasta in Italia
dai nonni, Anna era stata affidata
a delle suore di Zurigo che si
prendevano cura anche di altre
bimbe come lei. La famiglia si ricompone quando i suoi genitori,
grazie ad un buon impiego, riescono a trovare un appartamento
in città. Ma nel 1970 arriva l’iniziativa di James Schwarzenbach
per rimandare in patria centinaia
di migliaia di immigrati. “Io non
volevo tornare in Italia - ricorda
Anna -. Non parlavo nemmeno
l’italiano, ma lo switzerdeutsch.
Avevo un’amichetta, Claudia. Ricordo che avevo già pensato di
fuggire, di prendere il mio pigiama e il mio flauto e di andarmene
a casa sua. L’avevo pure detto ai
miei”. Di quei giorni prima del
voto Anna ricorda la preoccupazione degli immigrati: “Venivano
a casa nostra degli amici di papà
per guardare cosa diceva il tele-
D
giornale, vivevano tutti nel terrore di dover partire. Si chiedevano,
parlando a bassa a voce per non
farsi sentire da noi bambini, cosa
avrebbero potuto fare in Italia,
quale lavoro. E io tremavo, perché volevo restare a Zurigo”.
Anna, non è partita. È rimasta a
Zurigo, ha studiato, si è diplomata e oggi ha un’attività commerciale bene avviata. “Fa male pensare che a distanza di 44 anni
questa storia si ripeta - dice-, che
altra gente debba soffrire e aver
paura di non poter lavorare o vivere in Svizzera”. Meno traumatico, ma comunque
alternato a periodi piuttosto difficili, è invece stato l’arrivo in Ticino di Flamur A., 34 anni, kosovaro, oggi tecnico in radiologia medica, sposato, tre figlie. “Era il
1992, avevo 12 anni - racconta -.
Con la guerra in Bosnia e in Kosovo il regime
serbo
aveva
chiuso tutte le
scuole di lingua albanese,
così mia madre
decise di portarci a Lugano,
dove mio padre abitava e
lavorava dal
1978”. Flamur
frequenta le
scuole a Viganello. “Con i
compagni non
ho avuto grossi
problemi di in- Keystone
tegrazione. Paradossalmente,
qualche difficoltà c’è stata con alcuni ragazzini di origine straniera, ma da molti anni in Ticino, soprattutto italiani e spagnoli; mi
prendevano in giro e io ci stavo
male”. Con la guerra dei Balcani,
nel 1998, le cose precipitano. Il
clima diventa ostile e i cittadini
provenienti dall’Est si sentono
“guardati a vista”. Anche Flamur.
“Ricordo molto bene quel periodo e tutte le difficoltà che ne sono
seguite, anche per chi, come me,
viveva qui ormai da parecchi
anni. Il Ticino era confrontato
con una vera ondata di profughi, i
controlli di polizia erano serratissimi. In pochi mesi sono stato fermato almeno una decina di volte.
Avere un cognome jugoslavo significava essere un potenziale
delinquente”. E ancora oggi, dopo
LA CAMPAGNA
Manifesti
favorevoli
e contrari
all’iniziativa
del 1970
promossa
da James
Schwarzenbach
tanti anni, gli capita di essere
guardato con sospetto. “Per il
mio lavoro mi sposto anche nelle
valli. E lì percepisco una sorta di
fastidio quando sentono il mio
cognome”. Flamur ci sta male e
pensa alle sue bimbe, nate qui
eppure… straniere: “Trovo assurdo che non abbiano automaticamente diritto alla cittadinanza”. Intanto, Flamur ha appena
inoltrato la domanda di naturalizzazione. “Questo è il mio Paese, la mia vita è qui - spiega -. Sarò
sempre grato alla Svizzera per
avermi dato un’opportunità,
come l’ha data a molte altre persone”. E sull’imminente votazione commenta: “Ho assimilato
molto della cultura elvetica, ma
essendo anch’io straniero non
sono certo contro gli stranieri.
Tuttavia, penso che un limite
vada stabilito”.
Un limite all’immigrazione lo
auspica anche
Dalila G., 45
anni, portoghese, arrivata a Davos nel 2007,
cinque
anni
dopo l’apertura
degli accordi bilaterali del 2002
tra Svizzera e
Unione europea,
che hanno anche permesso di
creare
quasi
600mila nuovi
impieghi. “Negli
ultimi anni c’è stata un’invasione
- dice -. Trovo giusto mettere un
freno. La ricca Svizzera attrae, ma
troppa gente viene qui solo con
l’intento di approfittarsene, di vivere a carico dello Stato, e questo
non è giusto. Noi siamo arrivati
dal Portogallo, ma abbiamo faticato e contributo al benessere di
questo Paese, che oggi è diventato il nostro”. Dalila non nasconde
la propria gratitudine per un Paese che le ha dato la possibilità di
trovare subito un lavoro. Nel 2009
Dalila si è trasferita in Ticino, a
Locarno, dove vive la sorella: “Sarei bugiarda se dicessi che ho
avuto prolemi di integrazione.
Lavoro in un albergo, ho colleghi
e amici che mi rispettano e con
cui ho legato molto bene”.
pguenzi@caffe.ch
@QPatriziaGuenzi
IL CAFFÈ
2 febbraio 2014
5
L’INDUSTRIA OROLOGIERA NELLA VALLÉE DE JOUX
Les Charbonnières
IL VOTO
Le Pont
Le Séchey
Svizzera e stranieri
Le Lieu
L’Abbaye
Le Solliat
Les Bioux
Le Sentier
Lavoro e stranieri
tormentano
la “Nuova Destra”
L’Orient
Le Brassus
Il reportage
E nella “Vallée de Joux”
si convive felicemente
con i frontalieri francesi
L’iniziativa udc dà la scossa al neoconservatorismo
La polemica
“C
apisco la logica di
Sergio Savoia e del
comitato, ma semplicemente non la condivido.
Bisogna perseguire gli obiettivi
con strumenti coerenti. Il mezzo deve essere conseguente
con il fine”. Danilo Baratti, storico, luganese, 59 anni, da una
quindicina d’anni nei Verdi,
voterà no all’iniziativa dell’Udc contro l’immigrazione
“per non sdoganare la destra
populista”.
E non sarà il solo. La decisione
dei Verdi di sostenere “turandosi il naso” l’iniziativa contro
l’immigrazione di massa, ha
scatenato una forte discussione nel movimento ambientalista ticinese. La deputata Greta
Gysin su fecebook ha sottolineato il suo dissenso: “Voterò
no… perché se introduciamo
nuovamente dei contingenti illudiamo i cittadini di avere la
Settemila posti di lavoro e 4.200 impiegati confinanti
OMAR RAVANI
U
La propaganda
Ritornano i manifesti
di “Bala i ratt”
con la versione 2014
R
ieccoli i “Bala i ratt”, con i nuovi poster dell’Udc sui frontalieri. I topastri che rossicchiavano il formaggio si sono ingentiliti nei tratti, ma
sono anche aumentati, hanno raggiunto quota 60 mila, avverte la
nuova campagna democentrista che sarà presentata ufficialmente oggi,
domenica. Con una festa del partito che vedrà pure il gemellaggio della sezione ticinese con quella di Ginevra, rappresentata dalla consigliera nazionale Céline Amaudruz.
“Ginevra e il Ticino hanno lo stesso problema del frontalierato- spiega il
consigliere nazionale Pierre Rusconi-, quindi questo gemellaggio contrassegna pure un comune impegno politico”. Sui lavoratori d’oltreconfine
l’udc ticinese con i nuovi manifesti ci tiene a rivendicare che per prima nel
Da Gysin a Baratti, da Delcò a Beretta Piccoli, il popolo degli ambientalisti si è diviso dopo il sì alla campagna democentrista
soluzione facile a portata di
mano, ma sul fronte dell'immigrazione e del frontalierato
non cambieremo nulla rispetto alla situazione odierna”.
Pure la collega Michela Delcò
Petralli non fa mistero sul suo
voto: “Capisco quelli che voteranno sì, non li ritengo affatto
xenofobi e razzisti, solamente
vogliono mandare un segnale
a Berna, chiedono protezione per le proprie regioni, vogliono un lavoro
dignitoso - spiega al Caffè - . Io
ho votato no
perché
sono
contro i contingenti per le domande d’asilo e
a favore dei ricongiungimenti
familiari”. Una questione,
che deve diventare attrattiva per la
popolazione e le imprese - precisa
Duruz -. Occorrerà favorire lo sviluppo delle attività economiche,
stimolare la vitalità del territorio
rinforzando la collaborazione transfrontaliera, e rasserenare i rapporti
con la controparte francese. Qualche anno fa i sindacati delle regioni
vicine al confine ci accusarono di
Tutte le “sfumature”
di Verde alternativo
tinteggiate da Savoia
I “ DISSIDENTI”
Greta Gysin, Danilo Baratta, Michela
Delcò e Gerry Beretta Piccoli
quella dei ricongiungimenti
familiari che ha portato anche
un terzo deputato verde, Gerry
Beretta-Piccoli, a distanziarsi e
a definirsi “separato in casa”.
“Pur non negando che i trattati
bilaterali e la libera circolazione delle persone abbiano causato una serie di contraccolpi
sul mercato del lavoro, dissento radicalmente da una decisione che legittima quell’iniziativa antistranieri. Cosa che
provocato un certo dissenso
all’interno del popolo dei Verdi”, dice al Caffé Beretta-Picco-
2011 ha lanciato l’allarme. Guadagnandosi persino l’accusa di razzismo
da alcuni partiti, ricorda il presidente Gabriele Pinoja: “Quella prima campagna noi l’abbiamo accompagnata con incisivi atti parlamentari largamente condivisi dalle altre forze politiche. Come la proposta del moltiplicatore al 100% per l’imposta alla fonte dei frontalieri, che porterà 20 milioni
nelle casse dei Comuni, l’abolizione della notifica on line o l’assunzione
prioritaria per i residenti nell’amministrazione statale e parapubblica”.
Oggi, ribadisce il capogruppo Marco Chiesa, tutti si sono accorti dell’effetto
sostitutivo dei frontalieri e del loro massiccio impiego nel terziario: “Perciò,
proponiamo anche un marchio etico per le aziende che hanno una particolare attenzione verso i lavoratori svizzeri e per tutti i residenti”.
l.d.a.
Il commento
La pericolosa schizofrenia
che sta contagiando i partiti
li. Dissenso reso pubblico da
Baratti, che controcorrente dichiara di identificarsi maggiormente con i Verdi svizzeri,
piuttosto che con quelli ticinesi. Pur condividendo l’analisi
sui guasti provocati dai bilaterali sull’occupazione locale e
sulle regioni periferiche, Baratti ritiene sbagliato spostare
l’accento esclusivamente sugli
aspetti negativi regionali della
libera circolazione delle persone: “Così si finisce soltanto
per sdoganare il discorso populista e xenofobo che vi è alle
spalle”. Anche secondo Baratti
la libera circolazione ha causato una serie di effetti negativi,
“Ma se la preoccupazione è
reale, così come è reale l’analisi, mi pare invece sbagliato agganciare questa situazione
particolare all’iniziativa nel
suo insieme, senza tener conto
che questa parla anche di al-
tro. Mi pare sbagliato puntare
esclusivamente sulla ridiscussione dei bilaterali senza considerare l’impianto complessivo xenofobo dell’iniziativa e
dei disegni dell’Udc”. E rispetto
a Savoia che voterà sì tappandosi il naso, dice: “Io non me
lo tappo. Ci sono delle questioni di principio, di carattere etico, che mi portano a votare
contro. Il fatto che ci possano
essere delle ripercussioni positive sulla politica dell’immigrazione non mi sembrano di
per sé ragioni sufficienti per
cambiare idea”.
Un dissenso reale, anche profondo che attraversa il movimento ambientalista, ma che
non sembra preoccupare la
deputata Delcò Petralli: “Non
siamo un partito monolitico,
da noi si discute, poi si decide
a maggioranza”.
c.m.
LIBERO D’AGOSTINO
segue dalla prima
I
n preda ad una schizofrenia collettiva, si alimenta un pericoloso risentimento contro la
manodopera italiana e chi la impiega. Ormai,
come è capitato col Fox Town, si sta arrivando al
punto di voler imporre agli imprenditori chi assumere, senza rendersi conto che si va pesantemente condizionando il mercato del lavoro. Persino il presidente del Plrt, Rocco Cattaneo, un liberale, si è sperticato in elogi per la black list suggerita dal sindacato Unia, e il suo partito ha
subito riciclato vecchie proposte del Ppd e della
Lega, guadagnandosi gli sberleffi del Mattino.
Che la crescente presenza dei frontalieri abbia
generato delle distorsioni e degli abusi sul mercato del lavoro è un fatto. Ma per combattere questi
fenomeni basterebbero le leggi e i servizi di controllo che già ci sono. Tutto il resto è solo propaganda. Pericolosa propaganda elettorale.
ldagostino@caffe.ch
Q@LiberoDAgostino
na valle di appena settemila
abitanti, tre Comuni ad un
passo dal confine francese,
4.500 frontalieri e nessuno risentimento contro i lavoratori stranieri.
Anzi, nella Vallée de Joux, nell’ovest
del canton Vaud, i frontalieri francesi sono considerati una ricchezza. Una situazione ottimale che il
direttore della locale Associazione
per lo sviluppo economico Eric Duruz spiega così al Caffè: “I lavoratori
d’oltrefrontiera per noi sono una risorsa. Senza di loro le industrie che
si sono insediate nella Vallée de
Joux andrebbero altrove”.
I timori di Duruz sono giustificati:
nella regione si sono insediati prestigiosi marchi dell’orologeria di
lusso come Audemars Piguet,Patek
Philippe e Blancpain per citare solo
quelli più conosciuti. Se venisse accettata l’iniziativa udc contro l’immigrazione di massa, la discosta
Vallée de Joux riceverebbe un colpo mortale, che porterebbe indietro di 40 anni le lancette del tempo.
“Negli anni ‘70 il nostro sistema
produttivo subì un vero e proprio
terremoto - ricorda Duruz -. La crisi
orologiera ci fece perdere circa un
quarto della popolazione, con un
minimo allarmante toccato nel primo decennio del 2000. L’economia,
però, aveva già cominciato a riprendersi grazie alle misure di diversificazione adottate e allo sviluppo
molto forte della stessa industria.
Ma per coprire il grande fabbisogno
di manodopera abbiamo attinto in
buona parte ai frontalieri, anche
perché la maggioranza dei vodesi è
attirata professionalmente da Losanna”.
Per il direttore nella Vallée de Joux il
dumping non esiste. “Abbiamo più
posti da lavoro da offrire che abitanti - ricorda Duruz -. Grazie a
queste premesse, residenti e frontalieri guadagnano le stesse cifre. Rispetto alla zona di Ginevra, ad
esempio, non abbiamo quasi nessun cittadino svizzero che va a stabilirsi in Francia. E i costi degli appartamenti e della vita nella nostra
valle sono molto più bassi rispetto
ai grandi centri”.
In questa situazione idilliaca non
manca, però, qualche piccola crepa. “Alcuni hanno criticato, anche
giustamente, un aumento del traffico - ammette Duruz -. Nelle ore di
punta è difficile muoversi, anche
perché la rete stradale non può essere adattata, visto che siamo una
zona soggetta a vincoli di protezione federale. Stiamo cercando delle
soluzioni con i trasporti pubblici,
ma la collaborazione con le autorità
francesi è difficile. D’altronde non
stanno passando un bel momento,
la crisi ha colpito duro ed è chiaro
che loro hanno altre priorità che
non di occuparsi dei problemi di
seimila frontalieri”. Il quadro generale resta, comunque, invidiabile, il
che permette di pensare a progetti
ambiziosi. “Gli obiettivi strategici
sono legati all’economia regionale,
rubare la loro manodopera. Oggi
convengono sul fatto che i frontalieri finiscono per essere una ricchezza anche per loro: oltre a spendere ed investire i loro salari in
Francia, ne esportano anche il
know-how. È una situazione ‘winwin’, dove tutti sono vincenti”.
oravani@caffe.ch
Q@OmarRavani
Keystone
T
utti assieme appassionatamente sui temi
che una volta erano territorio incontrastato della destra. Il fil rouge che attraversa
oggi i partiti non pare poter prescindere da
stranieri e frontalieri. La politica batte là...
dove i bilaterali dolgono. Si restringono così gli spazi
politici della Lega. Di quella barricadera che si vede
sottratto il monopolio antistraniero, come anche di
quella governativa contestata dalla base per il sostegno ai preventivi, ai tagli dei sussidi cassa malati. E da Lugano,
col municipio a maggioranza leghista che vuole aumentare il
moltiplicatore, si sollevano ulteriori malumori. Ma è sugli stranieri che si sta combattendo la
vera battaglia. Con l’iniziativa
udc che ha dato la scossa a tutti
gli altri partiti, provocando un rimescolamento generale di posizioni.
A cominciare dall’iniziativa del
Plrt per disdire l’accordo fiscale
sui frontalieri, condivisa da tutti
i partiti, dall’Udc al Ps, che ne
hanno chiesto al governo federale la revisione perché “obsoleto e
dannoso”. Un sostegno che ha
quasi surclassato i leghisti, tant’è
che al deputato nazionale Lorenzo Quadri, che il tema l’aveva
sollevato nel 2007, non è rimasto
che commentare: “Adesso l’ex
partitone si accorge che quell’accordo è un furto? Ma come, non dovevano essere tutte balle della Lega populista e razzista?”.
Nella rincorsa al populismo anti stranieri si distinguono però i Verdi di Sergio Savoia, che anche su
questo terreno stanno cercando di occupare lo spazio della Lega, cavalcando i temi sociali e la difesa del
lavoro per i residenti.
Ma pure il movimento ambientalista, già prima del
sostegno dell’iniziativa dell’Udc contro l’immigrazione di massa, risente di qualche mal di pancia. Basta ricordare la sponsorizzazione di Marco Borradori
nella corsa a sindaco di Lugano. E ora la scelta di
campo contro l’immigrazione che ha fatto emergere
un forte dissenso interno (vedi articolo in basso).
Significativa la lettera aperta dell’imprenditore “green” Claudio Zanini, l’uomo che ha il compito di rifare
il programma dei Verdi, contrario al sostegno di una
legge sull’immigrazione “che ricorda molto Schwarzenbach”. Ma Savoia non sembra aver paura di farsi
chiamare populista. “Se populista è chi ascolta la
voce del popolo invece che quella dell’economia,
delle élite con il culo al caldo, dei think tank e degli
esperti, dei club e dei circoli, degli intellettuali prezzolati – ha scritto sul suo blog -,
bene, allora chiamatemi pure
populista”. Un frasario che solitamente si legge sul Mattino. E
qualche giorno fa ha rilanciato
dalle colonne del Corriere del Ticino, con un duro j’accuse contro
il Ps. La strategia di Savoia è chiarissima: colpire a destra e a sinistra e sfondare alle elezioni. Saltando sui temi che un tempo era
propri della Lega e spiazzando
socialisti e sindacati con la proposta dei salari minimi differenziati e con la difesa del lavoro.
Intanto, l’Udc con i nuovi manifesti “Bala i ratt” rivendica la primogenitura dell’allarme contro i
bilaterali che avrebbero aperto le
frontiere all’invasione dei lavoratori stranieri. Anche loro si
sentono compressi dalla corsa
degli altri partiti sui problemi
che erano “la ragione sociale”
democentrista . Pure l’ Udc gioca, però, a spiazzare gli avversari, appoggiando, ad
esempio, il refendum del Ps contro i tagli ai sussidi
delle casse malati. Terreno su cui prima si muoveva
agevolmente la Lega di Giuliano Bignasca. In questo
riposizionamento ancora molto fluido, il Ppd tiene,
invece, un basso profilo. Ma non va dimenticato che
il canovaccio dell’iniziativa plrt sul trattato fiscale dei
frontalieri, ricalca una vecchia proposta del deputato
Meinrado Robbiani, poi ripresa dal suo collega Fabio
Regazzi.
cmazzetta@caffe.ch
Q@clem_mazzetta
Keystone elaborazione cer
CLEMENTE MAZZETTA
Le opinioni
Il sindaco di Le Lieu spiega perché la manodopera estera è indispensabile
“La frontiera è solo artificiale
quella gente è uguale a noi”
N
ella valle del miracolo economico la
frontiera non divide. Tutt’altro. “Il
confine è solo una linea tracciata artificialmente - dice Jean-Pierre Rochat, sindaco di Le Lieu, Vallée de Joux, criticando l’iniziativa udc contro l’immigrazione di massa-.
Per noi i frontalieri sono dei fratelli che offrono le stesse prestazioni dei nostri connazionali e allo stesso prezzo. Più che pericolosa,
direi che è un’iniziativa inutile. In ogni caso
non potremmo sostituire la manodopera che
già lavora da noi a Le Lieu; si tratterebbe però
daco -. È un semplice problema burocratico:
stavolta il consigliere di Stato Pascal Broulis
ha perso la pazienza e ha richiamato all’ordine il nostro vicino. Niente di grave, tant’è che
poco tempo dopo i soldi sono arrivati”.
Neppure l’imprenditore ticinese Silvio Tarchini, che nel canton Vaud, a Villeneuve, ha
gestito un centro commerciale fino al 2007,
ha mai riscontrato problemi con la manodopera straniera: “Non c’è mai stato un solo momento di tensione - assicura -. Il lavoro era offerto a condizioni uguali per residenti e fron-
Silvio Tarchini: “La soluzione
è un contratto collettivo che
elimini disparità ed equivoci”
di rivedere tutti i permessi di questi impiegati.
Un lavoro immane e fastidioso. Sono dipendenti fondamentali e il loro know-how è troppo prezioso per andare disperso”.
Nella Vallée de Joux neanche il traffico è fonte di allarme “A reclamare è una minima parte
della popolazione - precisa il sindaco . Le
strade sono effettivamente un po’sovraccariche, ma al massimo tre-quattro ore al giorno,
inoltre i principali datori da lavoro si stanno
dando da fare organizzando trasporti collettivi verso la frontiera”.
Altri problemi sono sorti con lo Francia, che
non voleva riversare i ristorni al Cantone.
“Già qualche anno fa, con la presidenza Sarkozy, i soldi ci arrivarono con un po’ di ritardo, nessuno però disse nulla - prosegue il sin-
talieri tramite un contratto collettivo che eliminava ogni discussione”. Una soluzione che,
secondo Tarchini, andrebbe applicata anche
su più larga scala. “Al Fox Town di Mendrisio è
già così, gli italiani non guadagnano meno
degli svizzeri - dice -. Se una misura del genere fosse adottata nei diversi rami del mondo
del lavoro, tutti i problemi sarebbero risolti.
Penso sia pacifico che tutti preferiscano assumere degli svizzeri rispetto ai frontalieri.
Quando però la manodopera non è sufficiente, ci si deve per forza di cose rivolgere al mercato italiano. È a questo punto che l’applicazione di un contratto collettivo di lavoro chiuderebbe ogni discussione. Anche per coloro
che vogliono fare i furbi creando disuguaglianze”.
o.r.
LORETTA
NAPOLEONI
L’economia
globale
che salva
l’industria
Le vicende di due imprese, la
svedese Electrolux e l’italiana
- anche se ormai solo di nome
- Fiat, ben riassumono il tetro
paesaggio della produzione
industriale italiana. Prima di
commentare i destini stranamente incrociati di queste due
società, però, è bene riportare
l’ultima analisi dell’Ocse secondo cui, nonostante la caduta della produzione industriale, il costo del lavoro in
Italia è salito. Dal 2000 è aumentato del 36,2 % contro
l’11,4 della Germania ed il
25,2 della Spagna. I motivi
sono tutti imputabili alle
tasse.
Sullo sfondo di questo surreale scenario si svolge lo scontro
tra gli operai ed i sindacati ed
il management dell’Electrolux. Il problema è il costo di
produzione della fabbrica del
Friuli, troppo elevato rispetto
ai concorrenti turchi ed asiatici, che ormai hanno invaso il
mercato mondale. Per questi
motivi l’Electrolux negli ultimi
anni si è vista costretta a chiudere dozzine di fabbriche,
provocando proteste anche in
Germania ed in Francia.
Negli ultimi dieci anni il settore degli elettrodomestici, un
tempo all’avanguardia in Italia, si è dimezzato. La domanda interna è crollata,
i profitti sono scesi
e la produzione si
è spostata nell’Europa dell’Est. Per
mantenere in vita
la fabbrica, il
management
dell’Electrolux propone
tagli a salari
e benefici
che, secondo i sindacati, corrispondono ad una riduzione
monetaria mensile del 40 %.
Troppo per sopravvivere, visto
che gli operai italiani al netto
delle imposte percepiscono
gli stipendi più poveri d’Europa.
Anche la Fiat, che Marchionne ha ribattezzato Fca, FiatChrysler Automobile, sostiene
di essere stata costretta a lasciare l’Italia per questi motivi. La nuova società, col nuovo
marchio, avrà sede in Olanda
e pagherà le tasse in Gran Bretagna, le fabbriche più efficienti si trovano negli Stati
Uniti ed appartengono alla
vecchia Chrysler. È grazie ai
profitti di questa, infatti, che il
gruppo rimane a galla; altrimenti le perdite nette nel 2013
sarebbero state del 15 % più
alte, pari a più di 900 milioni
di euro, 1,1miliardi di franchi.
Marchionne non ha ancora
cambiato lo storico motto che
tanto piaceva all’avvocato
Giovanni Agnelli: “Ciò che è
bene per la Fiat è anche bene
per l’Italia”, ma per coerenza lo
dovrà fare al più presto.
La questione Fiat si è risolta
grazie al grande salto della
globalizzazione: né il governo,
né i sindacati, né il management sono stati in grado di abbattere quel cuneo fiscale che
in Italia gonfia il costo del lavoro e allo stesso tempo sgonfia quello dei salari. È probabile che Electrolux segua l’esempio della Fiat e lasci il Paese.
Un’impresa che, a differenza
dell’ex marchio torinese, non
comporterà la riformulazione
del proprio motto.
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T\Œ˛~\ ©Õ'ÛÛ½ ˛ t½¬t'ÛÛ˛½¬\Õ˛ \~'Õ'¬à˛Å
IL CAFFÈ
2 febbraio 2014
Mastrapasqua si dimette
Addio Maximilian Schell
Dopo un lungo braccio di ferro col
governo italiano ieri, sabato, il
presidente dell’Inps Antonio
Mastrapasqua ha dato le dimissioni. A
capo dell’Istituto nazionale previdenza
sociale, aveva accumulato altri 24
incarichi ed era indagato per truffa
È morto ieri, sabato, in una clinica di
Innsbruck l’attore austro-elvetico
Maximilian Schell dopo un’improvvisa
quanto breve malattiva. L’82enne
artista s’era aggiudicato nel 1962 il
premio Oscar per il suo ruolo in
"Vincitori e vinti" di Stanley Kramer
7
mondo
LE
MAPPE
L’AMERICA
L’economia riparte
LUIGI
BONANATE
A Kiev
si ritrovi
la saggezza
perduta
E Staff
LOB
JOHN TLUMACKI/G
ROGER AHLFELD, 52 ANNI
Roger è un esempio che la ripresa
economica americana esiste,
ma è anche il simbolo
dei problemi che hanno di fronte
i disoccupati “di lungo corso”
La “middle class” torna a galla
con la fragile ripresa americana
ALESSANDRA BALDINI
da Washington
Roger, Rob, Maurita... storie di vita tra la recessione e il sogno di Obama
Per Roger Ahlfeld il dramma di due anni da disoccupato è finito improvvisamente con una telefonata.
EVOLUZIONE del minimo salariale orario degli Usa
Dall’altro capo del filo un dirigente del Tedeschi Food
Store di Rockland, una cittadina del MassaValore nominale reale
Valore attualizzato al 2013
chusetts, che gli chiedeva di fare il vice-pre10.10
sidente per le risorse umane. Finta flemma $10
dollari
anglosassone, Ahfeld ha chiesto di poter $9
studiare il contratto. Ha riattaccato e si è $8
messo a fare salti di gioia nello studio. “L’ho $7
detto alla famiglia, ho chiamato i genitori. $6
Mia mamma si è messa a piangere”, raccon- $5
ta il 45enne manager di Framingham. Ro- $4
ger è un esempio vivente che la ripresa economica americana esiste, ma è anche il $3
simbolo dei problemi che hanno di fronte i $2
disoccupati “di lungo corso” come lui: molti $1
relativamente anziani, pieni di esperienza,
1950
1960
1970
1980
1990
2000
2010 2014
1940
sovra-qualificati e con una solida etica del
Fonte: U.S. Department Of Labor - Bureau of Labor Statistics
lavoro. Tutti messi davanti ad un crudele
paradosso alla “Comma 22”, il famoso romanzo: più
restano a casa e più è difficile riavere il posto.
La storia di Roger è emblematica. Licenziato quando
la società dove lavorava, una catena di ristoranti di
Roxbury, è andata a gambe all’aria nel 2011, ha visto
le settimane di disoccupazione diventare mesi e poi
anni. Sua moglie si è ridotta a fare la cameriera per
contribuire a pagare le bollette. Per vestire e dar da
mangiare ai due figli gli Alhfeld hanno attinto abbondantemente ai risparmi. Roger otteneva colloqui di
lavoro, arrivava tra i due o tre finalisti, ma il posto alla
fine veniva dato ad un altro, “e allora cominci a chiederti se c’è qualcosa in te che non va”. La pressione
psicologica era diventata insopportabile. Alla fine,
grazie a LinkdIn, il miracolo: due giorni di interviste,
poi il silenzio, infine la chiamata. Oggi Alhfeld porta a
casa ogni mese quanto guadagnava prima di perdere
il posto. Nella sua nuova posizione sovrintende a circa 2.200 persone. È lui, adesso, quello che decide se
Tel. 076 226 24 78 - www.autovonk.ch
licenziare e chi assumere.
AUTO VONK QUARTINO
L’architetto “lungodegente”
La sua è una storia di successo, la middle class che
torna a galla. L’America sta meglio, la locomotiva si è
rimessa in marcia, ma la ripresa è fragile e anche chi
sta riemergendo dal fondo dell’abisso ha difficoltà a
tornare a nuotare. Prendete Rob Smith, architetto di
Boston colpito e affondato due anni fa quando è
scoppiata la bolla del mercato immobiliare: dopo 23
mesi di disoccupazione Rob ha ricevuto finalmente
un’offerta di lavoro e una recente domenica si è messo su Facebook: “Ansioso ed eccitato di tornare domani a tempo pieno. Yikes!”. Eccitato? Comprensibile.
Ma ansioso? L’architetto di Boston, come molti nelle
sue condizioni, vede la ripresa con un senso di ansia,
tristezza, paura: tristezza di lasciare la routine e alcuni progetti messi in piedi nei due anni da disoccupato, timori che le sue arti non siano più all’altezza di
una professione che durante la sua assenza è cambiata. “È una sensazione comune - spiega la psicologa
Debra Brown -. Dal punto di vista emotivo sei rimasto nella corsia lenta troppo a lungo, quando improvvisamente ti si chiede di correre a mille all’ora, la sfida di metterti al passo il prima possibile ti fa paura”.
Rob era diventato nel corso dei mesi uno di quei disoccupati “lungodegenti” che, a un certo punto,
smettono di cercare lavoro. Sono loro i protagonisti di
un punto forte del discorso sullo stato dell’Unione di
Obama, che recentemente hanno spinto al ribasso il
tasso di disoccupazione ufficiale, perchè il governo
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Audi A4 Avant 2.0 TDI Quattro S-Line , full opt., nero -25%
46’950
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Audi TT Cabrio 1.8 TFSI, full opt., xenon, bianco
-25%
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-25%
15’950
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89’950
Mercedes GLK 220 CDI Aut. 4Matic, bianco
-20%
52’950
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29’950
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29’950
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45’950
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95’950
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24’950
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24’950
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27’950
VW Golf VII 2.0 GTD DSG, navi, xenon, tetto, nero
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43’950
VW Golf VII 2.0 GTI DSG Performance, full opt., nero -23%
43’950
VW Golf VII 2.0 TDI 4 Motion High, full opt., bianco -25%
33’950
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Anno
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30’950
Porsche 911 Turbo S 918 Edition, nero
2013 12’000 199’950
conta solo quanti cercano attivamente un posto nell’arco delle precedenti quattro settimane. E gli scoraggiati come Rob? Finiscono dimenticati in una sorta di illusione statistica, lasciando immaginare che le
cose siano più rosee di quanto non sono veramente.
Intanto, 48 milioni di americani ricevono sussidi per
la spesa - un massimo storico - e il tasso di povertà è
fermo a oltre il 15 percento da tre anni consecutivi.
L’operaia della Ford
Per questi americani, la ripresa è ancora molto lontana. A Detroit Maurita Mussawwir durante la recessione non ha perso il posto alla Ford. Ma quando chiedi
a questa operaia di colore, a 36 anni mamma di quattro figli e una delle sopravvissute alla crisi dell’industria dell’auto, cosa significhi per lei la ripresa, tutto
quel che ti risponde è che lei e la sua famiglia sono
ancora costretti a tagliare le spese.
“Resisto ma di poco”, dice Maurita che ha adottato
tutti gli schemi storici di risparmio delle famiglie
americane passate attraverso la Grande Depressione
degli anni Trenta. Quando fa la spesa sfrutta tutti i
coupon sconto. Ha smesso di uscire a cena o andare
al cinema. Sta attenta al costo delle medicine. L’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato quando lo Stato del Michigan ha annunciato che le donne
dovranno pagare una assicurazione suppletiva per
vedersi rimborsato eventuali interruzioni di gravidanza. “Così dovrò comprare ancora altri benefits per
me e per ciascuna delle mie figlie femmine - spiega -.
Vivere sulla East Coast comincia a sembrarmi molto
attraente”. La sua storia è quella di tante altre famiglie
e fa da contraltare ai segnali positivi annunciati dalla
Casa Bianca e strombazzati dagli economisti. Le sue
vicissitudini per mettere a tavola ogni sera i quattro
figli sono rivelatori di una ripresa in cui i ricchi e le
megabanche diventano sempre più ricchi, ma aumentano anche i livelli di diseguaglianza. Dal punto
di vista di Maurita, così come per tanti della middle
class “blue collar”, gli operai, i cordoni della borsa restano stretti. Se sei fortunato abbastanza da ricevere
un aumento o un bonus, non è più così generoso
come in passato. Eppure Maurita non si può lamentare. A Detroit c’è tanta gente che aveva buoni posti di
lavoro e che da mesi, anni, è sulla strada.
L’economia viaggia, ma...
È un tema di cui si discute in questi giorni quello della diseguaglianza. Cinque anni dopo l’insediamento
di Obama in mezzo alla crisi più grave dopo la Grande Depressione l’economia viaggia su basi più solide,
ma la ripresa per molti è ancora lenta, la ferita di allora era così vasta che le cicatrici oggi sono ancora profonde.
Con un ritmo di 16 mila miliardi all’anno gli Stati Uniti producono oggi più che mai, i prezzi delle case hanno cominciato a risalire, le imprese sono tornate ad
assumere e Wall Street viaggia a livelli record storici.
Le famiglie che guadagnano circa 400 mila dollari
all’anno - l’1% più ricco del Paese - si sono accaparrate il 95% dei guadagni nel periodo tra 2009 e 2012, secondo gli economisti Thomas Piketty and Emmanuel
Saez. Ed è così che i profitti delle corporation crescono più velocemente dell’occupazione. Quanto a Wall
Street, dei suoi profitti hanno beneficiato solo metà
degli americani. E di questa metà in numero sproporzionatamente maggiore bianchi ricchi e istruiti: una
tendenza che contribuisce ad allargare ulteriormente
il gap.
Lungo tutto il ventesimo
secolo abbiamo percepito
i movimenti di piazza come una terribile sfida alla
democrazia, addirittura
come la prova dei pericoli
che essa stava correndo.
L’idea che persone raccolte in una piazza si trasformassero in una massa bruta, facile preda di qualsiasi
agitatore, e potessero essere scatenate contro il potere costituito ci ossessionava. Si è trattato, per motivi
diversi, di un timore provato sia dai governi conservatori sia da quelli progressisti.
L’esempio di quest’ultimo
caso è rappresentato dall’opposizione ad Allende
in Cile. Gli esempi del primo tipo, a loro volta, si
sprecano: le adunate oceaniche di Mussolini, le camicie brune raccolte ad
ascoltare i discorsi di Hitler... Le manifestazioni di
piazza (questa era la formula spregiativa usata) finivano anche sovente nel
sangue: si pensi all’ottobre dell’insurrezione ungherese del
‘56, popolare
e spontanea, sedata
con i
carri armati. La politica poi, specie dopo la fine del bipolarismo,
sembrò essere rientrata
nei ranghi, o meglio, nei
palazzi del potere, senza
più bisogno di appelli alle
folle, disamorate della politica. Ma con le “primavere arabe”, le piazze sono
tornate al centro della lotta
politica: a Tunisi, al Cairo,
a Istanbul, e ora a Kiev. In
tutti questi casi l’intervento della piazza è stato visto
(almeno da noi, in Occidente) in modo positivo,
nella misura in cui si sperava sarebbe servito a far
cacciare il dittatore (da
Ben Ali a Mubarak, a Erdogan, a Yanukovich). E anche se la piazza porta con
sé estremismi e violenze, a
Kiev il pur delicato equilibrio che si sta istituendo
tra forze opposte sembra
indicare il modello di una
nuova via d’uscita. Una via
in base alla quale il potere
costituito riconosce le
buone ragioni della piazza
e accetta di uniformarvisi,
in cambio dello sgombero
della piazza stessa.
Non è impossibile un
mondo in cui nessuno cerchi di abusare della sua
posizione di forza. Ma bisogna imparare ad ascoltare le ragioni dell’altro,
anche senza approvarle, e
ad accettare dei compromessi: sempre meglio che
abbandonarsi agli impulsi
incontrollabili (e irrefrenabili) della piazza o agli
abusi di un potere diventato impopolare. Naturalmente questa considerazione vale per tutti, Putin
compreso, e anche per
l’Unione europea, che deve mostrarsi amichevole
senza cercare di sfruttare
la situazione.
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IL CAFFÈ
2 febbraio 2014
10
attualità
L’affascinante avventura di un
commerciante di Interlaken stregato
da un fazzoletto di collina, tra il Lago
d’Orta e la Valsesia. Qui ha rilanciato
la “maggiorina”, un sistema
per legare i tralci sfidando le leggi
della statica, “brevettato”
dall’architetto della Mole. E ora
produce l’antico “Vino dei papi”
‘
La
storia
“Coltivo il vigneto
usando una tecnica
inventata nell’800”
Q
Lavoro unico al mondo
per i terreni scoscesi
Due particolari delle vigne a
Boca, nel cuore del Nebbiolo,
con le viti intrecciate e sostenute
da un palo, un sistema antico
ma che era in disuso e che è
stato rilanciato con successo
da Christoph Kunzli
GIANFRANCO QUAGLIA
uesta è la storia-simbiosi di un viticoltore dell’Oberland bernese del
Terzo Millennio e un architetto italiano dell’ 800. L’uno si chiama Christoph Kunzli, l’altro è Alessandro
Antonelli: oggi sarebbe un archistar,
nel XIX secolo fu colui che progettò
la Mole Antonelliana di Torino. Che
cosa hanno in comune due persone
così diverse e lontane nel tempo tra
loro? La viticoltura. Quell’Antonelli,
tanto bravo quanto eclettico e strano, nato sulle colline del Novarese,
oltre a ideare il monumento piramidale simbolo della città sabauda e la
cupola di Novara, diede anche un
notevole contributo alla coltivazione della vite, con un sistema unico
al mondo, detto “Maggiorina”.
Kunzli è un importatore di vini di
Interlaken, ai piedi della Jungfrau.
Dei vini europei conosce molte cose
e del made in Italy è un estimatore.
Ma sino agli Anni Novanta non si
era mai occupato di Alessandro Antonelli, benché il Piemonte lo avesse
attraversato più volte alla ricerca di
buoni vini da commercializzare nella Confederazione.
Accade che un giorno di 15 anni fa il
suo amico enologo Alexander Trolf
lo invita a scavalcare le Alpi per
scendere nuovamente in Piemonte,
ma questa volta la meta non è la collina di Langa, dove si produce quel
nettare chiamato Barolo. Trolf lo
spinge a scoprire un fazzoletto di
collina, destinato all’oblio, tra il
CHRISTOPH KUNZLI
Il viticoltore dell’Oberland
bernese mostra la
“campanatura” dei pali
La vicenda
L’intuizione
L’intreccio
I pali
La raccolta
Il prodotto
15 ANNI FA
OLTRE UN SECOLO
LA CAMPANATURA
UVA SELEZIONATA
NETTARE DEI PAPI
Christoph Kunzli
arriva a Boca con
l’amico enologo
Alexander Trolf e
scopre le viti a
“maggiorina”
È stata messa a
punto nell’800 da
Alessandro
Antonelli, che
progettò la Mole
Antonelliana
Tre viti intrecciate
evolvono verso i
punti cardinali
sostenuti da un palo
obliquo che regge la
trazione dei tralci
La vendemmia è
rapida con grappoli
selezionati. Dura 4
giorni, appena l’uva
è all’apice della sua
maturazione
Il vino Boca viene
chiamato anche
vino dei Papi,
perché un tempo
veniva servito sulle
tavole del Vaticano
Lago d’Orta e la Valsesia, in provincia di Novara. Terra di Nebbioli
dell’alto Piemonte, meno conosciuti
e blasonati dei sacri “cru” coltivati
nel sud della regione subalpina.
“Trovai un paesaggio bellissimo e
selvaggio, quasi tutto bosco e in
mezzo pochi squarci di vite ormai
abbandonati -ricorda Kunzli-. C’era
solo un anziano viticoltore del luogo, Antonio Cerri, ottantenne, che
resisteva e produceva ancora quel
vino Boca chiamato anche vino dei
Papi, perché un tempo veniva servito sulle tavole del Vaticano. Capimmo subito che dopo di lui non ci sarebbe stata storia né futuro”.
Ma soprattutto Kunzli intuisce di
trovarsi di fronte a un patrimonio
senza eguali, in parte trascurato dagli italiani che hanno lasciato quelle
terre per correre in città. Siamo nel
cuore dei vigneti di Nebbiolo più
elevati del Piemonte, accarezzati
dall’aria che scende dal Monte Rosa.
Lo svizzero s’innamora del luogo e
Cerri gli racconta di una tecnica di
coltivazione ormai obsoleta, desti-
nata all’estinzione se non sarà raccolta da qualcuno che la tramandi.
È un sistema inventato dall’architetto Antonelli, nato su queste colline,
riguarda calcoli matematici, proiezioni, stabilità. Passerà alla storia
come “Maggiorina”, da Maggiora,
paese di nascita della famiglia Anto-
Un enologo svizzero
tedesco 15 anni fa lo
invitò nel Novarese e
scoprì una terra
destinata all’oblio
nelli e dove c’è la tomba dell’architetto.
La tecnica è antica: tre viti intrecciate evolvono verso i quattro punti
cardinali e formano una specie di
coppa visiva. Il fatto è che quando
sono carichi di grappoli i tralci non
sempre reggono il peso e sotto la
spinta del vento (siamo tra i 420 e i
520 metri) possono crollare. Antonelli trovò la soluzione pratica, sfi-
dando il sarcasmo dei viticoltori
della zona: studiò e misurò l’inclinazione del terreno, inventò la
“campanatura” dei pali di sostegno
con una inclinazione obliqua, in
modo da compensare la forza trainante dei tralci. Così fu ottenuta una
situazione di equilibrio e da quel
momento (metà Ottocento) la tecnica della “Maggiorina” fu sposata
anche dagli scettici.
A distanza di un secolo e mezzo la
storia si ripete: i viticoltori, che dapprima hanno guardato lo “svizzero”
arricciando il naso, alla fine si sono
convinti, anzi ne sono stati conquistati. Kunzli non ha stravolto tradizione e passato, ma ne ha fatto punti
di forza, tenendo viva l’antica eredità di impianto, che probabilmente
aveva preceduto addirittura i romani. Sulla paternità della “Maggiorina” infatti gli studiosi di enologia si
dividono, ma un fatto è certo: il sistema rimane l’unico modo sicuro
di coltivare su quei pendii scoscesi e
l’architetto Antonelli, abituato a
convivere con le leggi di staticità
nella costruzione dei monumenti,
trasferì il suo sapere nei vigneti. E
Kunzli si è ispirato alla sua tecnica,
l’ha adottata salvando le viti ancora
in buono stato e restaurando quelle
che sembravano condannate a
morte.
Oggi conduce un’azienda di nicchia, molto apprezzata. Quasi cinquantamila bottiglie l’anno, esportazioni in tutto il mondo (dal Giappone agli Usa oltre a una presenza
in molti Paesi europei). Prodotti: il
Boc Doc (85% di Nebbiolo e il 15%
Vespolina), il rosso Piane (uva Croatina), il Mimmo (misto di Boca e
Croatina), Maggiorina (Croatina,
Nebbiolo e altre dieci varietà). Vendemmia rapida, non solo per ridurre i costi, ma per cogliere l’attimo,
come dice Kunzli: “Tre-quattro
giorni al massimo, quando la curva
della maturazione raggiunge l’apice. Per ottenere un prodotto di alta
qualità si deve stare entro quei margini. La selezione avviene già nel vigneto: in cantina arrivano solo i
grappoli migliori già sfrondati di
ogni acino imperfetto”.
Insomma, quell’uomo venuto dal
Nord ha portato un vento nuovo che
ora è contagioso. Ci sono voluti il
suo coraggio e la passione per contagiare anche altri pochi coltivatori
della zona a riprendere in meno vigne abbandonate e rilanciarle.
Come le sorelle Conti, un altro bel
caso di imprenditoria familiare, che
lavorano a pochi chilometri di distanza.
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un cactus a...
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Matteo Cocchi
Il granconsigliere ppd ha
domandato al governo se con
i radar il Cantone non stia
attuando una “strategia per fare
cassetta”, puntando su maggiori
ricavi grazie alle multe per le
infrazioni stradali.
È stato uno schiaffo per la Polizia
cantonale l’iniziativa del Municipio
di Coldrerio di istituire ronde
notturne impiegando servizi privati
di sicurezza, per combattere i
numerosi furti avvenuti in questi
giorni nella regione.
11
attualità
“Mettiamo il nostro corpo
in palio per una lotteria,
non c’è nulla di immorale”
Alexia e Mirella, prostitute, difendono la sexy “riffa”
La reazione
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Ti-Press
Chi fa il mestiere
che facciamo noi,
è consapevole di
certe iniziative.
I politici? Protestano
ma poi vengono qui
MAURO SPIGNESI
A
lexia ha 26 anni, occhi scuri e trucco leggero. Viene da Chisinau, capitale della
Moldavia, e dice subito di non capire questo gran
clamore: “In fondo è un gioco.
Un gioco e basta”. La sex lotteria
con cui se vinci, invece che un
cesto regalo, guadagni una prestazione sessuale gratis, per la
prima volta è stata fatta qui,
all’Oceano, il noto locale a luci
rosse di Pazzallo. Questo prima
ancora di servire sui corpi delle
ragazze drink e stuzzichini, attrazione del pendolarismo hardcore di una discoteca del Mendrisiotto. Ma alcuni giorni fa la
piccante riffa si è replicata con
successo in un altro locale ticinese, sollevando nuove polemiche e l’ironia del noto sito italiano ‘Dagospia’ che l’ha ironicamente ribattezzata: “La trombolata”.
“Ma la lotteria non è l’unica iniziativa. Noi ragazze ogni tanto
organizziamo pure feste a tema,
alcune volte mascherate”, aggiunge Alexia seduta a un tavolino, mentre le sue amiche, in
gran parte dell’Est, intrattengono i clienti già dalle due del pomeriggio. “Diciamo che è un diversivo, un modo per rompere
la routine”, interviene Mirella,
alta e biondissima, anche lei
moldava, 28 anni e un italiano
spedito. Un gioco, dunque. Parlando con queste ragazze non si
avverte alcuna remora. “Corpi
in vendita? Regole etiche? No riprende Mirella - noi facciamo
questo lavoro qui in Svizzera
perché stiamo bene, non andiamo per strada. Lavoriamo in un
locale pulito, protetto, abbiamo
un permesso regolare, paghiamo le tasse, e abbiamo anche la
libertà di dire no se il vincitore
di una lotteria non ci piace. Si
offre una prestazione gratis, non
una ragazza”.
Alexia e Mirella, che quando ve-
stono jeans e maglione non diresti mai che fanno le prostitute,
non usano giri di parole. “Chi
sceglie di fare questo mestiere lo
sa, mette in conto anche feste di
questo genere. Altrimenti non lo
farebbe. Le lotterie attraggono
clienti e noi, ed è ciò che ci interessa, guadagniamo. Diciamo
così: lo facciamo per marketing.
E chi viene qui è soddisfatto, gioca e ride, gioca e si distrae, gioca
e sta bene. Nulla di più”. E di gente ne arriva. Tanta. Arrivano gli
habituée, arrivano i curiosi e
pure ragazzi giovani. La roulette
L’intervista
Duro avvertimento del ministro Norman Gobbi
del sesso gira, sino all’urlo del
cliente che ha conquistato il bonus. Ma la pallina si può fermare
anche nella casella dello sdegno,
nelle proteste che giungono sino
in Gran Consiglio contro le lotterie “che mettono in palio gli esseri umani”, come sottolinea un’
interrogazione al governo dei
socialisti.
Alessia e Mirella non replicano.
“Ognuno - dicono - la pensa a
modo suo. Ed è giusto così. Non
è forse questo il caso, ma prima
di parlare i politici dovrebbero
fare un esame di coscienza. Per-
“Questi sono giochi da condannare”
“Q
ualsiasi lotteria che metta in palio
il corpo di una persona, non solo è
da condannare da un punto di vista etico, ma vien punita anche dal codice penale”. Non scherza il ministro delle Istituzioni
Norman Gobbi sulla riffa a luci rosse, che ha
suscitato clamore in Ticino e non solo.
“Le verifiche di polizia hanno però accertato
che non erano in palio delle prostitute, ma dei
premi consegnati da una pornostar. Ma al di là
di questo, non si può accettare che vengano
messe in palio prestazioni sessuali, sono iniziative certamente da condannare”.
Non è la prima volta che vengono proposte
sexy-lotterie, siete già intervenuti in passato?
“Non è la prima volta, è vero. Siamo già intervenuti qualche anno fa, su segnalazioni poi
mai confermate dai fatti, e anche in considerazioni di un atto parlamentare della deputata
socialista Pelin Kandemir”.
Lotterie del genere, non sono lesive della
dignità della persona e perseguibili per legge?
“Sicuramente, tanto che chi ha promosso
questa lotteria, è stato avvertito che se fossero
messe in palio prestazioni sessuali, rischia di
incorrere nelle sanzioni del codice penale
svizzero per infrazione dell’articolo 195, in
quanto la ragazza non opererebbe liberamente, ma sotto costrizione”.
A che punto è la legge sulla prostituzione?
ché tanti poi ce li troviamo in
camera. Veniamo in Ticino da
tre anni e abbiamo avuto anche
politici tra i nostri clienti, e pure
gente famosa. Tutti sempre
molto gentili”.
Ma può essere una giustificazione tutto questo? Come si può
IL MINSTRO
Norman
Gobbi,
titolare del
dipartimento
delle
Istituzioni
“È ferma in commissione. Saremo sentiti settimana prossima per chiarire alcuni punti
controversi, quale, ad esempio, le modalità
con cui la polizia può intervenire direttamente per effettuare controlli nei postriboli, cosa
che permetterebbe di essere più efficaci e tener meglio sotto controllo un settore assai
sensibile”.
Quando pensa che arriverà al voto in parlamento?
“Spero di farla approvare entro l’estate. Siamo
consapevoli che non è chiudendo i postriboli
che il problema si risolve, verrebbe invece ‘disperso’ nei vari appartamenti, diventando
così più difficile da monitorare”.
c.m.
sentire una donna quando capisce d’essere finita sulla giostra
del sesso, oggetto di una “tombola” in versione piccante? Le
ragazze si fanno serie. Alessia
scandisce le parole: “Bisogna
partire da un concetto: noi lo
facciamo per soldi. E basta. Lo
facciamo perché abbiamo deciso di aprire una parentesi, guadagniamo e poi ripartiamo.
Sono rientrata in Ticino dopo
un lungo periodo passato in
Moldavia. Ho messo soldi da
parte. Quando smetterò di fare
questo lavoro ricomincerò la
mia vita”.
Aggiunge Mirella: “Siamo un
po’ come i calciatori dobbiamo
sfruttare gli anni di bellezza che
ci restano, guadagnare in fretta.
Poi ci ritiriamo. Anche per questo servono le lotterie. Perché lo
facciamo? Per sistemarci, per
aiutare a casa. Vedere i nostri
genitori, ignari ma sereni, ci
aiuta. Tra noi c’è chi compra
due, tre appartamenti. Chi investe in una boutique. Ognuna ha
avuto un motivo diverso per cominciare”. Per capire questa
scelta - bisognerebbe vedere
dove hanno vissuto tante ragazze, dice Alexia: “Bisogna trovarsi in certe situazioni, vedere la
miseria che hanno vissuto tante
di noi. Allora anche questa lotteria ti sembra davvero un gioco. Nulla di più”.
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IL CAFFÈ
2 febbraio 2014
12
attualità
La polizia comunale zurighese
LA NOVITÀ ha deciso di acquistare due “velivoli”
Traffico e prevenzione telecomandati. Ma i socialisti...
MINIATURE D’AEREO
IN VOLO ESPLORATIVO
Un drone sui cieli
del Ticino, qui
i piccoli velivoli
telecomandati sono
usati anche per
controllare le frontiere
“Attenti a quei droni
potrebbero violare
la nostra privacy!”
FRANCO ZANTONELLI
V
olano silenziosi, grazie
al loro propulsore elettrico, sono diventati famosi per l’impiego nei
teatri bellici ma, oggi
godono di un crescente successo,
anche in campo civile. Oltre ad essere, ormai, il nuovo giochino ipertecnologico di molti aeromodellisti, anche alcuni corpi di polizia,
come quelli di Zurigo e San Gallo,
pensano di farne uso. Sono i droni,
gli aerei senza pilota che, nella
guerra contro il terrorismo, hanno
interpretato la nuova strategia militare statunitense, trasformandosi
in una sorta di incubo, per quei jihadisti e combattenti di Al Qaida
che la Cia ha deciso di eliminare.
Missione compiuta, finora, almeno dal punto di vista di Washington, sia pure tra le critiche delle
organizzazioni di difesa dei diritti
umani, visto che più di un quinto
delle 3061 vittime dei droni erano
civili innocenti. Ma non sono solo
strumenti di morte questi apparecchi pilotati a distanza con un telecomando. “Purtroppo però constata un imprenditore ticinese
che ne ha fatto il perno di una brillante start up - i droni sono vittime
di una fama negativa, che trascina
con sé chi li utilizza”.
E forse non è un caso se, a Zurigo,
la decisione della polizia comunale di acquistare due di questi apparecchi, muniti di una telecamera
ad alta definizione, sta suscitando
delle perplessità. “Li impiegheremo per riprendere le immagini di
incidenti ed incendi, così da avere
un quadro in tempo reale della situazione”, ha spiegato il portavoce
della polizia, Marco Cortesi, senza
tuttavia convincere alcuni esponenti della sinistra. Ad esempio i
giovani socialisti intravvedono,
I modelli
MADE IN SUISSE
Una azienda di
Losanna, SenseFly,
costruisce droni
utilizzati anche dalle
organizzazioni non
governative (Ong).
Sono stati impiegati
pure ad Haiti dopo il
terremoto
nonostante le rassicurazioni del
Municipio, il rischio di una violazione della privacy dei cittadini.
Scettici, anche, gli esponenti della
lista alternativa di cui fa parte il
sindaco Richard Wolff.
Intanto, anche la polizia di San
Gallo ed i servizi anti-incendio di
Ginevra stanno pensando di dotarsi di un drone. Senza dimenticare che, di recente, in Ticino, un
I SOFTWARE
I modelli di SenseFly,
Ebee e Swinglet,
riescono a coprire
vaste zone in un solo
volo. Vengono
programmati e
governati attraverso
software piuttosto
elaborati
drone delle Guardie di confine è
stato impiegato nelle ricerche di
un’escursionista scomparso. Per
non parlare dell’intenzione di
Amazon, il gigante della vendita
online, di servirsene per la consegna di pacchi. Un progetto che, tra
l’altro, sta accarezzando anche la
Deutsche Post. Insomma non solo
l’ennesimo gadget alla moda,
come tiene a puntualizzare Nicola
L’USO
La società losannese
Pix4D elabora
software in 4D per i
droni, soprattutto per
quelli usati per
scandagliare il
territorio. O per
fotografare dall’alto.
ma serve un permesso
Del Biaggio, della Federazione
gruppi aeromodellisti della Svizzera Italiana. “Sicuramente - dice consente di poter volare con telecamere o fotocamere molto leggere e con una qualità d’immagine
ad alta definizione. Ciò fa sì che il
drone, dal momento che può fare
volo stazionario, abbia diverse applicazioni: dalla semplice richiesta
di fotografare qualche cosa dall’al-
to, senza avere dei costi spropositati come un elicottero, fino alla
possibilità, per il potenziale acquirente di un appartamento, di apprezzare la vista che avrà, quando
ancora la casa non è stata costruita”.
A chi sostiene che questi aggeggi
siano pericolosi, in quanto possono sfuggire al controllo di chi li manovra, Del Biaggio replica che far
volare un aeromodello richiede
una certa manualità e disciplina:
“Per questo ci sono dei club che
insegnano le basi del volo e a rispettare le regole”. A proposito di
regole, considerato che i droni si
stanno diffondendo sempre più, la
legge pone dei precisi paletti: “Una
certificazione dell’Ufac, l’Ufficio
Federale dell’Aviazione civile, per i
modelli che superano i 30 kg di
peso e che vengono considerati
alla stregua di veri e propri aerei”.
fzantonelli@caffe.ch
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La polemica
La città non si
può più mungere
e sul deficit
il Cantone
ha grosse colpe
La mossa di Morisoli
Il Ps contro lo Scudo
Contrario e scettico sull’efficacia del
“freno al deficit”, recentemente
approvato dal parlamento, il deputato
di Area liberale Sergio Morisoli
propone ora di istituire un referendum
obbligatorio su ogni nuova spesa. E
presenta un’ iniziativa parlamentare.
L’assemblea del Ps di Lugano, ieri
sabato, ha approvato una risoluzione
che contesta la decisione del Servizio
d’assistenza e cura a domicilio del
Luganese (Scudo) di disdire il contratto
collettivo di lavoro. Sono interessate
oltre 220 persone.
13
politica
IL
PUNTO
IL DEBITO PUBBLICO dei Comuni, in franchi
Numero abitanti
CATHERINE
BELLINI
Debito
Ticino
341.652
1, 641 miliardi
Lugano
67.201
561 milioni*
René Bossi © ilcaffè
IL CAFFÈ
2 febbraio 2014
* Lugano ha quasi un miliardo di esposizione con le banche
Bellinzona
18.305
83 milioni
Chiasso
8.022
11 milioni (dati 2011)
Locarno
16.027
41 milioni
Mendrisio
15.356
61 milioni
IL DEBITO in altri Comuni svizzeri
L’intervista
Bienne
50.013
109 milioni
Lucerna
79.478
46.6 milioni
San Gallo
78.413
145 milioni
Thun
43.783
95 milioni
Winterthur
107.799
28 milioni
“Tagliare con la scure le spese inutili”
Il municipale Quadri contesta la linea anti deficit di Lugano e chiede altre misure
MAURO SPIGNESI
“Certo, tra deficit e debito pubblico davvero siamo messi male. Però anche alzando il moltiplicatore al 200 cento per cento
non risolveremmo i problemi”. Lorenzo
Quadri, municipale leghista di Lugano,
sulle finanze cittadine continua ad andare controcorrente rispetto ai suoi compagni di esecutivo, e di partito, Marco Borradori e Michele Foletti, e chiede un drastico tagli delle spese inutili.
Thun, Bienne, San Gallo, centri paragobabili a Lugano per abitanti, hanno un
debito pubblico più basso. La città-locomotiva del Ticino rischia di diventare
un caso nazionale?
“Sentendo i numeri l’impressione è questa, che stiamo peggio di altre città svizzere. Non vorrei però che gli altri centri
simili al nostro abbiano fatto i conti utilizzando criteri differenti e risultino più
sani. Difficile fare un reale raffronto”.
Per il sindaco Borradori e il suo collega
Foletti la prima cosa da fare è l’aumento del moltiplicatore all’80 per cento.
Lei e una parte della Lega siete contrari. Si andrà allo scontro quando si voterà l’aumento?
“Nella Lega ci sono posizioni diverse. E la
discussione è appena cominciata, venerdì
abbiamo avuto un primo incontro”.
Se resterà la spaccatura, in futuro potrebbero esserci riflessi anche sulla vita
politica e amministrativa della città?
“Per ora nel dibattito quello che ci divide
sono gli strumenti da usare per rimettere
in carreggiata i conti. Non è un mistero
che ci sia chi,
con a capo Foletti e Borradori, vuole un
moltiplicatore
all’80 per cento
e chi, come me,
ritiene
che
massimo
si
possa arrivare
al 75-76 per
cento”.
Lei non si muove di un millimetro?
“No, perché con un carico eccessivo di
imposte non c’è più simmetria tra maggiori entrate e minori uscite. Però sia
chiaro: la discussione interna alla fine si
riduce a questi 4- 5 punti di moltiplicatore. Ma il discorso è anche un altro: è vero
che Lugano ha un grosso debito, ma ha
L’analisi
segue dalla prima pagina
PAOLO BERNASCONI *
S
peravano, perchè il decreto legge italiano in vigore dal 31 gennaio contiene una brutta sorpresa: uno sconto sulla pena per chi
abbandona la Svizzera, riportando il suo patrimonio presso le
banche italiane o di Paesi Ue. Una manifesta discriminazione. Giustificazione italiana: i Paesi Ue collaborano nello scambio di informazioni.
Giustificazione fasulla, visto che si parla di capitali che, grazie alla autodenuncia, saranno stati dichiarati, rendendo superflua la cooperazione svizzera per accertarli. Come superare lo stallo? Da parte
svizzera si ratifica la clausola per lo scambio di informazioni
allargato all’evasione fiscale semplice. Costo zero, anzi
passo obbligatorio, da quando, nel 2009, il Consiglio federale, per evitare la lista nera sventolata dall’Ocse, dichiarò che, senza condizioni, si sarebbe conformata alle regole minime Ocse sulla cooperazione internazionale in materia fiscale. Già
fatto con una quarantina di nazioni. L’Italia
chiese, ma la Svizzera chiese contropartite.
E partì il negoziato. Continuato come un minuetto: quattro passi avanti, una giravolta, due passi a destra... Così, da mesi.
Tutti sapevano, salvo i lettori dei giornali, che non si sarebbe firmato
proprio nulla giovedì scorso. Perchè dal tavolo la polpa è sparita, restano le lenticchie. Il sistema Rubik, in vigore per Austria e Gran Bretagna,
prevede di mantenere nascosti i nomi degli evasori fiscali italiani. Questi tempi sono tramontati. E a Bruxelles gli accordi fra un Paese Ue e
Svizzera ormai sono sgraditi. La Svizzera collettore delle imposte dovu-
anche un patrimonio immobiliare di svariate centinaia di milioni”.
Si può vendere parte del patrimonio?
“Prima di ritoccare il moltiplicatore bisogna tagliare con l’accetta le spese inutili.
Certo, poi si può anche vendere qualcosa”.
Cosa esattamente?
“Ad esempio la Villa Heleneum, dove c’è il
museo delle culture. Ma le vendite vanno
fatte per finanziare gli
investimenti non per
mettere cerotti nella
gestione
corrente,
altrimenti si
rischia di
perdere il
patrimonio in pochi anni”.
Lugano è la città traino del cantone, la
zavorra del debito frenerà pure la corsa
del Ticino?
“Sicuramente i riflessi ci saranno. Però bisogna dire che il Cantone ha grosse responsabilità su quanto accaduto a Lugano. La città paga complessivamente 40
milioni di franchi di contributi perequati-
L’assurdo minuetto
della fiscalità
tra Roma e Berna
te? E chi ci crede più, dopo che il modello bancario dal 2005 ha messo
a disposizione tutti i trucchi per eludere l’euroritenuta. Milioni nascosti
grazie a polizze assicurative, deplorate - tardivamente - dalla Finma;
migliaia di trust e di fondazioni di famiglia fasulli. E ora i trucchi vengono al pettine: Bruxelles, al locomotore di un accordo più stringente
sull’euroritenuta, ha aggiunto il vagone dello scambio automatico di informazioni fiscali. Alle stazioni svizzere, questo treno verrà fermato. Ma
non potrà essere fermato un vagone simile, ossia la Convenzione del
1988/2010 sulla cooperazione fiscale. Perchè stavolta la locomotiva si
chiama Ocse. E in quella lista nera la Svizzera non può cadere.
Ecco perché il Consiglio federale l’ha già dovuta firmare, con l’approvazione della Associazione svizzera dei banchieri, e perchè il Parlamento dovrà ratificarla, così come dovrà ratificare il diktat Ocse sulla
punibilità del riciclaggio del provento di frode fiscale (che farà bene
anche alle casse di Cantoni e Comuni). Come ha già ratificato il sistema delle “rogatorie di gruppo”, made in Usa, che permetterà al fisco
estero di pescare con la rete a strascico. Ecco perchè Roma ha varato
l’autodenuncia, pensata ed elaborata mesi prima che il Consiglio fe-
vi, tra perequazione propriamente detta,
28 milioni, e la perequazione socio sanitaria. Un peso insostenibile”.
E, dunque, che si può fare?
“Bisogna cambiare. È finito il tempo della
mucca da mungere. Peraltro Berna ha
detto che quella del Ticino è la peggiore la
perequazione vigente, ha criteri sballati.
Al ministro Gobbi non ha fatto certamente piacere, ma questo è stato detto”.
Dopo anni di accuse al Ps d’essere il
partito delle tasse, ora siete voi ad aumentarle?
“No, il Ps le tasse le vuole sempre alzare
noi solo in situazioni eccezionali come
questa. Aggiungo, poi, che sino ad aprile
2013 non eravamo noi il partito di maggioranza relativa”.
Le casse sono vuote, i progetti della
grande Lugano dove finiranno?
“Sicuramente bisognerà completare la
Casa anziani di Pregassona, poi chiudere
il cantiere del Lac anche se sarà un problema farlo funzionare. Infine, ma si va su
tempi lunghi, bisognerà puntare sul Polo
turistico alberghiero di Campo Marzio
che può generare interessanti indotti”.
mspignesi@caffe.ch
Q@maurospignesi
derale firmasse la Convenzione 1988/2010. Perchè la rete ha maglie
sempre più strette. E le banche lo sanno, e raccomandano di regolarizzarsi. Per non avere rischi penali, amministrativi, a casa propria e
all’estero, per i propri dirigenti e dipendenti, nè per il proprio patrimonio. Evitare perdite, come quelle colossali dovute al modello di aiuto
alla frode dei contribuenti Usa, in violazione degli impegni presi firmando ciascuna con il fisco Usa il contratto come Intermediario Qualificato (Qi). Il modello imprenditoriale fondato sull'aiuto alla frode non
paga: lo dimostra la irreparabile catastrofe con gli Usa. Lo dimostra lo
stallo negoziale con l’Italia. A meno che Roma rifletta sull’esperienza
Usa: il Programma Fatca presuppone un’organizzazione amministrativa tale da imporre persino al colosso Usa, una pausa di quasi un
anno.Quanti evasori pentiti si aspetta l’Italia? Mille, 10mila, 50mila?
Altrettanti dossier su dieci anni di attività. Quanto tempo per controllarli e calcolare imposte e sanzioni? Forse c’è ancora uno spazio di
cooperazione. La banca elvetica ha capacità di rendicontazione che
manca in Italia. Per soddisfare gli standard minimi dell’Ocse e uscire
dalla lista nera italiana. Volete risolvere anche la questione dei frontalieri? Servirà un altro anno? E intanto il treno della cooperazione secondo il modello Ocse si avvicina.
Un buon negoziato parte da una buona analisi della realtà. Priva di
ideologie ed evitando di mostrare i muscoli, specie chi ne ha meno. E
mantenendo il rispetto. Ogni “Fallitalia” sulla faccia dei negoziatori italiani allontana il traguardo. E altrettanto se ribattessero con “Fallugano”. Abbiamo destini intrecciati. Il modello “rifugio fiscale” ci ha arricchiti, il modello “regolarizzazione” ci impoverisce. È una delle ragioni
per cui il gettito delle banche nelle casse luganesi, dal 2005 ad oggi,
è passato da 52 a 13 milioni. Meglio accordarsi. E in fretta.
*Avvocato e docente di Diritto penale dell’economia
La Svizzera
diplomatica
ha un ruolo
importante
Attenti a dove mettete i piedi, potreste incespicare nel
presidente dell’Iran, Hassan
Rohani, incocciare nel presidente giapponese Shinzo
Abe o ancora ritrovarvi a
comprare cioccolato accanto al capo della diplomazia
americana, John Kerry. Da
qualche mese, la Svizzera figura tra le destinazioni predilette dei grandi del Mondo. Che sia per ragioni economiche o per tessere una
rete di incontri, come essenzialmente nel caso all’appuntamento annuale di
Davos. Oppure per trovare
soluzioni diplomatiche alle
grandi crisi del pianeta: per
esempio sulle questioni legate al nucleare iraniano o
per la guerra in Siria. A volte
ci si è presi gioco di quella
Ginevra che si credeva capitale del mondo, o di quella
Svizzera neutrale che si vantava dei suoi buoni uffici e
delle sue organizzazioni internazionali, mentre perdeva il suo appeal dopo la caduta del Muro. E tuttavia,
dallo scorso giugno
e dalla prima conferenza sulla Siria
a Ginevra, passando dalla seconda fase a
Montreux a fine
gennaio, e dal
riavvicinamento, ancora
a Ginevra, tra
Iran e Occidente, la
Svizzera diplomatica sta riguadagnando la sua nobiltà.
Didier Burkhalter, presidente della Confederazione e
ministro degli Affari esteri,
un uomo introverso, non
può impedirsi di gioire.
Tanto più che quest’anno
presiede l’Organizzazione
per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Ocse).
Come messo in rilievo dalla
Neue Zürcher Zeitung questa settimana, la Svizzera
approfitta non solo dei suoi
antichi atout, come la neutralità, il fatto di non avere
un passato coloniale e il
non fare parte di un “blocco” di Paesi, contrariamente
ai membri dell’Unione europea. Ma beneficia anche
di un nuovo inasprimento
delle relazioni tra la Russia e
l’Occidente. Pur mantenendo i propri meriti: ha osato
mostrarsi più “aggressiva”,
sempre pronta a segnalare
la messa a disposizione di
specialisti, tecnici o diplomatici.
Perché “la Svizzera non è un
piccolo Paese”. Ricordate chi
ripeteva questa frase come
un mantra? Sì, era Micheline Calmy-Rey, l’ex ministra
degli Affari esteri socialista.
Sì, proprio quella consigliera federale che spesso infastidiva, tanto amava mettersi in primo piano. Ma che
ha avuto il grande merito di
mettere il suo Paese e le sue
competenze al primo posto,
iniziando con lo spiegarle
agli svizzeri stessi. E che,
nella Berna federale, non ha
mai smesso di sottolineare
la necessità di sostenere la
Ginevra internazionale, dove spesso si giocano il ruolo
e la reputazione del nostro
Paese.
Brillante rientro nel fondo
per Dario Cologna
Per Patrizia Kummer
IN
dominio sullo snowboard TELE
VISIONE
Grazie al successo nel gigante di
Al rientro in Coppa del Mondo di sci
nordico dopo l’infortunio, Dario
Cologna ha superato in pieno il test
sulla 15 km classica di Toblach. Il
campione grigionese ha addirittura
chiuso brillante secondo dietro Legkov.
Sudelfeld, l’elvetica Patrizia Kummer si
è assicurata la prima posizione nella
classifica di specialità e nella generale
di parallelo di Coppa del Mondo di
snowboard. Già sua la coppa di slalom.
losport
domenica 2 febbraio
14.15 LA2
tennis: Serbia-Svizzera
È deceduto a 75 anni
l’allenatore Luis Aragonès
Eren Derdiyok in rete
con il Bayer Leverkusen
Neuchâtel è indigesta
per i Lugano Tigers
domenica 2 febbraio
10.25 / 13.25 LA2
sci: slalom gigante m.
venerdì 7 febbraio
16.50 LA2
Cerimonia apertura Olimpiadi
domenica 2 febbraio
11.30 LA2
sci nordico: sprint donne e uomini
sabato 8 febbraio
7.30-20.30 LA2
Olimpiadi invernali 2014
Pochi mesi dopo aver dato l’addio al
calcio, l’allenatore spagnolo Luis
Aragonès si è spento all’età di 75
anni. Aveva tra le altre cose guidato la
nazionale iberica alla vittoria ad Euro
2008 in Austria e Svizzera.
Impegnato con il Bayer Leverkusen
nella partita di Bundesliga tedesca
contro lo Stoccarda, l’elvetico Eren
Derdiyok ha realizzato il punto del 2-1
che ha permesso ai rossoneri di
mantenere il secondo posto.
Seconda sconfitta consecutiva sul campo
dell’Union Neuchâtel nel basket per i
Lugano Tigers, che hanno particolari
problemi nel digerire questo avversario. Il
78-67 finale riavvicina la squadra della
Riveraine ai bianconeri in classifica.
Reuters
Domenica
2 febbraio 2014
L’appuntamento
DA WAWRINKA
AL SUPER DOPPIO
Dapprima Stan
Wawrinka ha
regalato alla
Svizzera il punto
del 2-0 dopo il
trionfo in
Australia, poi il
doppio Lammer
Chiudinelli ha
chiuso i conti
Le Olimpiadi
con un fascino
tutto femminile
www.caffe.ch
caffe@caffe.ch
Q @caffe_domenica
il-Caffè
ALLE PAGINE 18 e 19
Il tennis
Per l’Ambrì Piotta e il Lugano
i playoff sono ormai alle porte
NOSTRO SERVIZIO
La Svizzera
a caccia
Poteva essere la serata dell’accesso ufficiale ai playoff per Ambrì
Piotta e Lugano. E, invece, manca
ancora qualcosina. Perché i leventinesi hanno vinto, ma solo ai
rigori, mentre i bianconeri hanno
perso in casa contro il Davos. Bisognerà insomma attendere
dopo la pausa olimpica.
Quando Nordlund infila il disco
dell’1-0, nel corso del primo tempo, sembra che il più sia fatto
contro un Rapperswil quasi impotente. E, invece, a resuscitare i
sangallesi ci pensa la “fantasia”
dell’Ambrì. Che concede sì il pareggio in 5 contro 3 - e ci può stare
-, ma in avvio di terzo centrale ne
combina una dopo l’altra. Ritrovandosi sotto 3-1 ancor prima di
metà partita. Quando a suonare
la carica deve intervenire la “solita” linea fosforo di Bianchi e
Grassi e la prima rete in stagione
(!) di un difensore svizzero, Grieder nello specifico. Il pareggio arriva invece sugli sviluppi di una
superiorità numerica del Rappi,
da dove si sganciano Duca e Noreau, con il canadese ad infilare
Aebischer. Tutto sistemato? Neanche per idea, perché l’Ambrì
rientra in pista nel peggiore dei
modi nel terzo tempo, concedendo troppo spazio agli ospiti, che
non esitano ad approfittarne con
Danielsson. Fortuna per i leventinesi che elementi come Grassi
non mollano un millimetro, ed è
proprio il giovane attaccante a riportare tutti in parità sul 4-4. Ai
rigori, Giroux, Duca e Zurkirchen
conquistano poi i due punti comunque importanti.
Alla Resega, la partita tra bianconeri e Davos un po’ delude. Almeno per quanto concerne il ritmo, perché le interruzioni di gioco rendono poco piacevole lo
svolgimento delle azioni. Poco
della
Davis
Reuters
Il doppio Chiudinelli-Lammer vince
e i rossocrociati s’involano ai quarti
male, comunque, per il Lugano,
almeno in avvio, visto che portatosi in vantaggio con Fazzini incappa poi in un “incidente” nel
terzo centrale, incassando il pareggio grigionese con Lindgren.
Ritrovato il bandolo della matassa, gli uomini di Fischer insaccano anche il 2-1, con il prezioso
Marco Maurer, ma è ancora una
leggerezza in impostazione a tenere in corsa il Davos, che ringra-
zia con Ambühl. E nel terzo conclusivo i grigionesi di Del Curto si
fanno preferire, infilando il 3-2
con Reto Von Arx e controllando
poi con agio nel finale l’assalto
bianconero.
m.s.
LaNhl
Roman Josi
batte Brunner
con un assist
ESULTANZA E SOFFERENZA
Troppa fatica e troppi errori per
l’Ambrì nella vittoria ai rigori contro
il modesto Rapperswil, ma due
punti molto importanti comunque
La nottata degli elvetici impegnati
nelle ultime partite di Nhl prima
delle Olimpiadi è stata caratterizzata dal “derby” tra i Nashville Predators di Roman Josi e i New Jersey
Devils di Damien Brunner. A vincere la sfida tra connazionali è stato il
difensore della franchigia del Tennessee, che ha fornito anche l’importante assist del provvisorio 2-2
a soli 11 secondi dalla fine dei
tempi regolamentari. Nel supplementare, poi, i Predators hanno insaccato il punto del successo con
Shea Weber, autore di una doppietta. Negli oltre 26 minuti di ghiaccio,
Josi ha chiuso con un bilancio personale di +1, mentre Brunner è
stato schierato per 12’27 e ha
concluso con un bilancio neutro.
Decisamente meno positiva la prestazione di Yannick Weber, schierato da Vancouver per pochi minuti
nella partita persa dai Canucks per
4-3. Sulle altre piste di Nhl, spicca
il successo per 4-1 dei New York
Rangers nella stracittadina della
Grande Mela contro gli Islanders,
vittoria che permette ai Rangers di
consolidare la propria posizione
nella Eastern Conference, dove domina sempre Pittsburgh. Ad Ovest,
invece, sempre prima Anaheim.
MASSIMO MORO
La Svizzera va a caccia della
Coppa Davis. Quest’anno potrebbe essere veramente l’anno
buono per riuscire a conquistare
la prestigiosa Insalatiera d’Argento, finora solamente sfiorata
con la finale persa contro gli Stati
Uniti nel lontano 1992. La decisione di Roger Federer di prendere parte al primo turno contro
la Serbia è senza dubbio di buon
auspicio. Tutto dipenderà se il
basilese confermerà la disponibilità a disputare i match per riuscire finalmente a conquistare
l’ultimo trofeo che ancora manca nella sua preziosa bacheca.
Un successo sudato quello ottenuto nel doppio da Marco Chiudinelli e Michael Lammer che
hanno avuto la meglio sul duo
composto da Nenad Zimonjc e
Filipp Krajnovic per 7-6 (7-3), 36, 7-6 (7-2), 6-2 in tre ore e quindici minuti di gioco, chiudendo
il primo turno per 3-0. “Siamo
riusciti a giocare un tennis molto
solido - ha dichiarato Chiudinelli - e questo grazie anche all’appoggio di Federer e Wawrinka.
Sapere che loro sono in squadra
con noi è davvero molto importante”. Una vittoria quella ottenuta ieri, sabato, dalla Svizzera
in doppio che chiude, con un
giorno d’anticipo, la sfida contro
la Serbia e permette così sia a Federer sia a Wawrinka di prendersi una giornata di relax per recuperare al meglio dagli sforzi profusi negli ultimi Open d’Australia.
Intanto il doppio che si è dispu-
ROGER
FEDERER
La decisione
del basilese di
partecipare al
primo turno di
Davis ha
spianato la
strada alla
Svizzera verso
l’acccesso ai
quarti di
Coppa Davis
Reuters
L’Associazione svizzera di calcio
ha sempre dato parecchia importanza alla formazione degli allenatori. E in questo senso si è inserita anche la figura di Patrick Foletti, uno dei primi allenatori dei
portieri a svolgere questo ruolo a
livello professionistico per la federazione. Per rendere l’idea, l’ottenimento del diploma Uefa-Pro quello di grado più alto - in Svizzera richiede il doppio dei giorni
di formazione rispetto ad altri
Paesi, come ad esempio l’Italia.
Proprio in questo senso, negli
scorsi giorni sono stato ospite della Juventus per una conferenza ed
un allenamento a tema con Mauro Sandreani e gli altri collaboratori dello staff di Antonio Conte e
del settore giovanile. E ho trovato
una situazione molto diversa dalla
nostra, perché il ruolo di coordinazione della formazione degli allenatori da parte
della federazione
è pressoché nullo
in Italia, con le
squadre che devono di fatto organizzarsi singolarmente per quanto
concerne l’aggiornamento dei loro allenatori. Mentre in Svizzera viene
fatto davvero molto anche al di là
della “semplice” scala dei patentini, perché tra una tappa e l’altra
della crescita di competenze viene
richiesto un periodo di pratica dove esercitare nelle giovanili o nelle
categorie minori. Oltre a dover seguire costanti corsi di aggiornamento organizzati per le varie categorie da G+S e Asf.
In questo progetto formativo e sistematico molto attento è inserito
anche l’allenamento dei portieri,
proprio attraverso la figura di Patrick Foletti, che l’ha introdotto in
modo strutturato. Tanto che oggi,
ad esempio, per poter allenare
portieri in Super League, bisogna
aver superato tre gradi di formazione specifici. Il compito dell’allenatore dei portieri potrebbe di
per sé sembrare individuale, ma la
ricerca dell’integrazione con il lavoro svolto dal resto della squadra
è sempre più fondamentale. Una
parte (lavoro specifico individuale) è certamente dedicata al miglioramento della tecnica di base
e agli esercizi che simulano situazioni di gioco. Ma è altrettanto
centrale riuscire a compiere lo
step del potersi allenare concretamente con i compagni e sviluppare la collaborazione con l’allenatore per inserirsi al meglio nella sua
filosofia di gioco. Anche perché le
statistiche mostrano che il 70% dei
palloni toccati dal portiere in partita sono giocati con i piedi, mentre con le mani solo il 30% e se
un giocatore di movimento percorre in media tra i 10 e i 12 chilometri, il portiere si assesta tra i
4 e i 6 chilometri. Proprio per la
sua crescente importanza tecnico-tattica nell’avvio dell’azione e
nella partita.
L’hockey
Biancoblù vincenti, bianconeri sconfitti ma vicini alla “Top-8”
PIERLUIGI
TAMI
L’allenatore
dei portieri
è sempre più
professionale
15
Ti-Press
FUORI
CAMPO
domenica 2 febbraio
9.10 / 12.30 LA2
sci: slalom f.
tato ieri, è cominciato al meglio
per la coppia elvetica che è riuscita a mantenere la battuta per
l’intero primo set, non riuscendo
però a carpire il servizio al duo
serbo. È così il tie-break a regalare
la prima frazione a Chiudinelli e
Lammer per 7-3.
Pronta è stata la riposta della coppia serba che, nel quarto gioco
del secondo set, è riuscita a strappare il servizio a Lammer. Un break che la Serbia riesce magistralmente ad amministrare per rimettere l’incontro in perfetta parità, facendo suo il set per 6-3.
Lasquadra
Lüthi
Il capitano di Davis
ha certamente
portato la giusta
armonia in seno al
team elvetico
Paganini
Il preparatore fisico
sia di Federer sia di
Wawrinka ha
cesellato al meglio la
condizione atletica
Stammbach
Il presidente di
Swiss Tennis è
stato l’artefice del
ritorno di Federer in
Coppa Davis
Edberg
Lo svedese ha di
certo incoraggiato
Federer ad
accettare la
convocazione
SUGLISPALTI
MASSIMO SCHIRA
DIECI MEDAGLIE, TANTE INCOGNITE
D
ieci medaglie. È questo l’obiettivo della nutrita delegazione rossocrociata ai Giochi olimpici di Sochi, che
prendono avvio nel corso del prossimo fine settimana.
Un traguardo raggiungibile, che consentirebbe a Swiss Olympic certamente di parlare di successo per la spedizione. Le
punte di diamante non mancano, in molte discipline. Dal bob
allo sci freestyle, dallo sci alpino a quello nordico e al salto.
Ma questa edizione dei Giochi invernali nasce anche sotto
moltissime incognite, non solo legate ai timori per la sicurezza di atleti, “suiveurs” e pubblico. Anche per l’ambiente di gara che gli sportivi andranno ad affrontare. Già nello sci si profilano grosse difficoltà di programma per una meteo che si annuncia ballerina per la vicinanza con il mare, oltre che di spazi per gli allenamenti, che un po’ tutte le delegazioni hanno
già definito insufficienti. Ma, come? Alle Olimpiadi invernali
più costose della storia mancano gli spazi? Così parrebbe. Ma
è il prezzo da pagare alla politica di allargamento degli orizzonti olimpici. Così come di quelli mondiali nel calcio… Mah!
Gi svizzeri non si sono fatti demoralizzare e, dopo aver sprecato diverse palle di break, hanno
continuato a premere sull’acceleratore, costringendo i serbi al
secondo tie-break di giornata.
Un gioco decisivo dominato da
parte del duo elvetico che, dopo
aver ottenuto due mini-break,
non ha vacillato chiudendo agevolmente il terzo set con un eloquente 7-2.
Un vantaggio che ha messo letteralmente le ali al duo rossocrociato che è riuscito ad imbrigliare il gioco serbo. Una pressione
che ha subito dato i frutti sperati
con la coppia elvetica che, dopo
poco meno di tre ore di gioco, ha
finalmente trovato il primo break di giornata, portandosi sul 21. Sulle ali dell’entusiasmo Chiudinelli e Lamer non si sono però
limitati a controllare il break ottenuto, ma sono riusciti nuovamente a strappare il servizio al
duo serbo, portandosi sul 4-1
per poi chiudere il match per 62. Nel prossimo turno la Svizzera
se la vedrà contro la vincente tra
Kazakistan e Belgio. In casa se
saranno i kazaki gli avversari, altrimenti in trasferta.
Intanto sono arrivati i primi verdetti definitivi. La sorpresa è arrivata dalla sfida che ha visto opposta la Germania alla Spagna. I
tedeschi hanno chiuso dopo tre
match per 3-0. Da sottolineare
anche il successo in tre partite
della Francia sul campo dell’Australia.
mmoro@caffe.ch
Il calcio
Lo sci
Super e Challenge tornano in campo Nebbia e pioggia bloccano
Cancellate le prove di St. Moritz e di Kranjska Gora
Il primo successo del 2014 è dello Zurigo, trascinato dal gol di Gavranovic le gare di Coppa del Mondo
NOSTRO SERVIZIO
Primo febbraio, tutti (o quasi) in
campo. Il calcio svizzero ha celebrato ieri, sabato, la sua prima
giornata del nuovo anno. Sia
in Super League, sia con un
incontro del torneo cadetto.
Nel massimo campionato,
l’inseguimento al Basilea è
partito per Aarau, San Gallo,
Zurigo e Sion. Con un pareggio al Brügglifeld per 1-1 e una
vittoria per i padroni di casa (gol
di Gavranovic) al Letzigrund.
A caratterizzare la domenica del
massimo campionato, per contro, le “cose serie”. Soprattutto
perché in campo vanno le prime
della classe, con Basilea, Lucerna, Young Boys e Gc racchiusi in
un fazzoletto di punti. Interessante in particolare la sfida tra
lucernesi e cavallette, mentre i
renani rendono visita al fanalino
di coda Losanna, mentre per le
due bernesi - Yb e Thun - è in
cartellone il derby.
Per quanto concerne invece la
Challenge League, la prima
squadra ticinese a debuttare in
questo 2014 dovrebbe essere
il Lugano di
Livio Bor-
doli. Condizionale d’obbligo,
perché dopo i rinvii degli impegni di Locarno (in casa con il
Wohlen) e Chiasso (al Comunale contro il Servette), l’incognita
meteorologica potrebbe pesare
UN AVVIO A SINGHIOZZO
Avvio di 2014 a singhiozzo per le ticinesi della
Challenge League, visto che Locarno e Chiasso
dovranno pazientare a causa del rinvio delle
partite con Wohlen e Servette
anche sul Rheinpark di Vaduz
per il posticipo in cartellone nella serata di domani, lunedì.
L’impressione emersa dalle gare
amichevoli disputate in questa
breve pausa invernale è comunque di maggiore solidità tecnico-tattica per le tre ticinesi. Soprattutto per Lugano e Chiasso,
che hanno operato in modo interessante sul mercato con colpi
come Mustafi (a sostituzione del
bomber Armando Sadiku, partito per Zurigo) per i bianconeri e
con il rientro in Ticino di Alberto
Regazzoni sul fronte rossoblù.
Interessante anche la mossa del
Locarno, che ha ingaggiato il
roccioso centrale difensivo islandese Thordur Hreidarsson e
registrato il rientro alle competizioni di Carlo Polli. Tutti elementi che dovrebbero aiutare le
tre ticinesi del torneo cadetto
per lo meno a tenersi lontane dai
guai di classifica.
Nell’unica gara di ieri, vittoria
(con doppietta di Rossini) dello
Sciaffusa, 3-2 al Bienne.
m.s.
Nebbia e pioggia bloccano le
gare di Coppa del Mondo. Il
grande protagonista di ieri, sabato, è stato il maltempo che non
ha permesso né agli uomini, né
alle donne di poter disputare le
gare in programma.
A St. Moritz,
per guanto riguarda il settore maschile,
si è cercato,
dopo diversi
spostamenti
di orario di
partenza, di
far disputare
la discesa libera. Tentativi
che sono rimasti vani, visto che
la nebbia, soprattutto nella parte
centrale del tracciato engadinese, l’ha fatta da padrona, costringendo gli organizzatori a cancellare la prova. Una decisione saggia, dal momento che fra poco
prenderà il via la kermesse dei
Giochi Olimpici. Quest’oggi, do-
menica, in programma c’è il gigante che, tempo permettendo,
dovrebbe poter essere disputato.
Stessa sorte anche nel settore
femminile con le sciatrici che
non hanno potuto disputare la
prova di gigante.
A
Kranjska
Gora è stata
la pioggia ad
essere protagonista rendendo la pista impraticabile. Un
vero peccato
per Lara Gut
e compagne,
Reuters
che intendevano affinare le armi in vista delle gare previste a Sochi.
Anche la prova prevista quest’oggi, domenica, tra i paletti
stretti è in serio pericolo, visto
che la pioggia è la peggior nemica per gli organizzatori che devono riuscire a preparare una pista praticabile.
m.m.
In palio 28 ’000 biglietti per la
giornata Famigros all’Europa-Park
del 29 marzo 2014.
Iscriviti ora e partecipa:
www.famigros.ch
<wm>10CAsNsjY0MDQx0TUšMTYšswAAvgYdAw8AAAA=</wm>
<wm>10CFXKIQ7DMAwF0BM5©t9š6qSGU1hVUIšHTMO7P1pWNvDYO46sBbfHOJ_jSoLuYm6štWyqBR5J9SjqCSp1hZššHjbE3xcgagfm7wgoykmVLm0šN4TX8nm9v71QQXd0AAAA</wm>
Il 29 marzo 2014 l’Europa-Park aprirà le sue porte in esclusiva per i membri Famigros.
Dettagli relativi a concorso, iscrizione e partecipazione su www.famigros.ch/concorso
* Inmassimo
vendita nelle
maggiori viaggio
iliali Migros.
Società Cooperativa
(al
10 biglietti;
di andata/ritorno,
pasti,Migros
ecc. aXXXX
spese proprie).
Il termine di partecipazione è il 19.2.2014.
IL CAFFÈ
2 febbraio 2014
LATECNOLOGIA
L’AMBIENTE
LASESSUALITÀ
TUTTI PAZZI
PER ROBI,
IL ROBOTTINO
CHE SI EMOZIONA
UN ANNO DI MAIL
INQUINA
COME 300 KM
IN AUTOMOBILE
GAY, GUARITO
DA UN’ANTIPATICA
MALATTIA, ORA
SONO BLOCCATO
A PAGINA 21
A PAGINA 23
ROSSI A PAGINA 28
tra
parentesi
PAUSA CAFFÈ
COSTUME | SAPORI | MOTORI | SPORT| SALUTE | TENDENZE
La seduzione
Olimpiadi
delle
L’ex “sesso
debole” lancia
la sfida
della popolarità
alle superstar
maschili.
E ai Giochi
di Sochi
promette
bellezza
e prestazioni
da record
A
MASSIMO SCHIRA
vrebbe dovuto essere lei la “regina” dei Giochi di Sochi e, invece, le Olimpiadi potrà solo seguirle in poltrona. Dolorante
per un ginocchio praticamente
distrutto dopo il tentativo di ritorno in pista “forzato”, in seguito al gravissimo incidente ai
Mondiali di sci dello scorso
anno a Schladming.
segue a pagina 18
C
NOSTRO SERVIZIO
PERCOMINCIARE
PATRIZIA GUENZI
PAROLA DI DESMOND TUTU
P
iù tutela per gli animali. L’ha chiesta Desmond Tutu e
l’ha ribadita nella sua introduzione alla Guida globale
sulla protezione degli animali, che raccoglie gli scritti di
oltre 150 esperti, in cui il premio Nobel per la pace scrive che
nessun essere umano dovrebbe essere vittima di pregiudizi e
violenze. L’arcivescovo sudafricano critica tutte le ingiustizie
nei confronti degli animali, quando sono vittime impotenti o
vulnerabili, senza nessuno che difenda i loro diritti. Ecco perché, dice Tutu, se l’uomo non si fa carico dei loro interessi, se
non parla per loro a voce alta, nessuno mai si opporrà a maltrattamenti e crudeltà.
Anche se la vita ci porta ad occuparci di tanto altro, non chiudiamo gli occhi sulla questione della giustizia nei confronti
degli animali. La società è cambiata e la ricerca scientifica ha
fatto passi da gigante, eppure con gli animali manteniamo un
approccio vecchio di secoli. Tutu sottolinea pure che il mondo
non è esclusivamente a nostra disposizione, milioni sono le
specie che abitano la Terra. Ricordiamocelo anche noi.
LA FINESTRA
SUL CORTILE
Storie
di quotidianità
familiare
L’ASPETTAVA IN BABY DOLL
A PAGINA 44
hi è la più bella del reame olimpico? Ormai neanche lo specchio
magico di Biancaneve potrebbe
dare una risposta unanime. Sì,
perché anche negli sport invernali il numero di potenziali bellezze
da copertina è cresciuto moltissimo negli ultimi anni. Complice
certamente anche una maggiore
consapevolezza del peso pubblicitario dell’immagine, le sportive
hanno iniziato a puntare in modo
deciso sulla loro femminilità.
segue a pagina 19
IL CAFFÈ
2 febbraio 2014
19
Lindsey
Vonn
La grande assente
delle Olimpiadi
invernali di Sochi
ha aperto la strada
alle atlete modelle
tra
parentesi
DONNE E AGONISMO
Dallo sci all’hockey, ecco come l’ex
“sesso debole” lancia la sfida della
popolarità alle superstar maschili
Copertine e medaglie,
assieme trionfano
bellezza e prestazioni
Tina
Maze
La sciatrice slovena
è certamente una
delle atlete con
maggiore sex
appeal al mondo
MASSIMO SCHIRA
6.000
GLI ATLETI
In totale saranno oltre
6mila gli atleti alle
Olimpiadi, tra cui 1.650
ai Giochi paralimpici
85
LE NAZIONI
Sempre numerosi i Paesi
rappresentati, che si
stabilizzano ad 85 per
l’edizione di Sochi 2014
89
GLI EVENTI
Il totale delle competizioni
si avvicina la soglia di 90,
con 12 che sono novità
assolute ai Giochi
25.000
I VOLONTARI
Impressionante lo
schieramento di volontari
per garantire l’operatività
della macchina olimpica
50miliardi
IL COSTO
Quelle di Sochi sono
Olimpiadi costosissime,
si parla di 50 miliardi di
dollari spesi dalla Russia
A
“N
egli ultimi
anni credo si
possa parlare
di svolta nella posizione
dello sport femminile,
andato in modo chiaro
verso una dimensione
dell’estetica e dello star
system”. Pippo Russo, sociologo dello sport e docente all’Università di
Firenze, riflette sul ruolo
della donna nello sport
professionistico.
Un
aspetto che torna alla ribalta nell’imminenza di
eventi di portata globale
come le Olimpiadi. “Assistiamo a un’autentica
produzione di primattrici globali - osserva Russo
-, nascono sì attraverso
lo sport, ma non sono
esclusivamente legate
all’ambito agonistico.
Sono figure esemplari
per l’estetica a tutto tondo, dei punti di riferimento”.
Come nasce questo
cambiamento di percezione
dell’atleta
donna?
“L’origine più
Julia
evidente è leMancuso
gata al marLa sciatrice americana
chio americanon manca mai
no Nike negli
di stuzzicare i fan
su social network
anni Novanta,
e riviste patinate
che ha puntato
molto sulle grandi
atlete statunitensi di
quel periodo”.
Le famose “testimonial”?
“Certo, ma non solo. Perché sono rapidamente
diventate simbolo di
progressismo attraverso
il marchio che rappresentavano”.
Ma non è la “consueta”
mercificazione del corpo femminile?
“Una domanda che si
sono fatte anche le femministe americane in
quel periodo particolare. Ed è chiaro che spesso non ci si discosta molmente simile per la sua collega Julia Mancuso, proprio in
to dai percorsi tradizioquesti giorni di vigilia olimpica in versione “pin up” sulle
nali che abbiamo vissuto
pagine di GQ. O per la bellezza tutta rossocrociata nel curin altri settori dell’ecolig, perché a far conoscere Carmen Schaefer sono state, olnomia”.
tre alle “stone” lanciate con precisione sui campi ghiacciaMarketing, quindi?
ti, anche le sue foto sexy apparse sui principali social net“Certamente c’è una forwork.
te componente di coA tale proposito, se uno dei neologismi dell’anno secondo
struzione commerciale
gli esperti è “selfie” - cioè autoscatto - ed è legato proprio
del personaggio. Tanto
alle reti sociali, lo sport e le atlete non sono certo rimaste
che, spesso e volentieri,
immuni. Basta frequentare le pagine Facebook, gli account
la prestazione sportiva a
Twitter, Instagram, Google+… delle varie Anna Fenninger,
sé stante non ha quasi
Tina Maze o Mikaela Shiffrin per scoprire come anche le
più importanza. Almeno
sportive della neve e del ghiaccio amino fare l’occhiolino a
nei casi più estremi”.
fan, follower, amici e seguaci.
È finito il tempo delle
A sfruttare il lato più sexy delle sportive c’è poi l’industria
atlete donne come una
legata al materiale tecnico delle varie specialità. Come per
sorta di “uomini in gonla campagna lanciata dall’azienda che produce gli scarponella”.
ni da sci della ticinese Lara Gut, che ha scelto proprio la
“Oggi sono molto femsciatrice di Comano come testimonial molto sensuale per
minili e puntano sulun oggetto, lo scarpone, che in realtà di sexy ha ben poco.
l’idea di seduzione, veiMa tant’è. Pubblicità, voglia di apparire, certo, ma pure la
colata attraverso la predimostrazione, per così dire, atletica che per fare sport ad
stazione sportiva. E lo
alto livello non è necessario che le donne si trasformino
fanno in modo consapeper forza in “uomini in gonnella”, come spesso è accaduto
vole, estremamente prein passato in discipline estive tipo l’atletica leggera negli
ciso e vincente”.
anni più bui dello sport macchiato dal doping. Ora contano bellezza e fascino.
Pubblicità, social network e trend della moda
sono sempre più decisivi per il look delle atlete
Anche se manca qualche grande “regina”
a Sochi vanno in scena i Giochi… in rosa
kos. Ma anche in Svizzera non
mancano gli esempi, su tutti
quello di Florence Schelling,
che - oltre ad essere la fidanzata
del difensore di Vancouver e
della nazionale Yannick Weber è anche la prima donna ad aver
giocato in Lega Nazionale B con
gli uomini, grazie ad una partita
con i Gck Lions. Mentre oggi è
portiere nel Bülach, in Prima
Lega, sempre al maschile.
E il discorso rimane molto simile anche per quanto riguarda le
specialità più “giovani”, come le
diverse proposte legate al mondo dello sci freestyle o dello
snowboard. Nelle quali il ruolo
femminile è riconosciuto almeno alla stregua di quello maschile pure nella Confederazione. Se non addirittura in maniera superiore, soprattutto considerando i successi recenti di
atlete come Fanny Smith e della
ticinese Katrin Müller in una disciplina decisamente “maschia” come lo skicross.
Una discesa sugli sci in
cui quattro atleti si sfidano “tutti contro tutti”. E
senza esclusione di
colpi.
D’altra parte non va
neppure dimenticato
di sottolineare la crescita tecnica delle
donne in discipline
certamente più femminili come il pattinaggio
artistico. Certo, un divario
nel numero di rotazioni su alcuni salti rispetto agli uomini rimane, ma dove le difficoltà negli esercizi sono decisamente al
rialzo anche per le pattinatrici
in gonnella. E il fascino sul pubblico, anche femminile, resta
indiscutibilmente maggiore per
grazia e stile rispetto a quello
esercitato dagli uomini. Se non
è proprio “parità” tra sessi, alle
Olimpiadi invernali poco ci
manca…
mschira@caffe.ch
Q@MassimoSchira
“Seduzione
vincente
che va oltre
lo sport”
La giovane
campionessa di sci
austriaca punta
molto anche
sul fascino
Olimpiadi
con
fascino
vrebbe dovuto essere
lei la “regina” dei
Giochi di Sochi e, invece, le Olimpiadi
potrà solo seguirle in
poltrona. Dolorante per un ginocchio praticamente distrutto
dopo il tentativo di ritorno in pista “forzato”, in seguito al gravissimo incidente ai Mondiali di
sci dello scorso anno a Schladming. La bella e fascinosa Lindsey Vonn è probabilmente
l’atleta che maggiormente ha
contribuito a dare visibilità e
“peso” agli sport invernali coniugati al femminile negli ultimi anni. Al punto da pensare di
chiedere il permesso di provare
a sfidare gli uomini in discesa libera. Permesso negato dalla Federazione di sci, ma idea che ha
molto contribuito a far aprire gli
occhi anche sulle prestazioni
atletiche delle donne. Molto
spesso (ingiustamente) sacrificate sull’altare degli estremi al
maschile. Soprattutto perché a
lanciarla non è stata solo una
donna, ma una delle atlete considerate più sexy nell’intero panorama sportivo mondiale.
Perché oggi le donne dei Giochi
invernali fanno esattamente
tutto quello che fanno i colleghi
uomini. Salto con gli sci compreso, tanto per citare una delle
discipline “parificate” più di recente dal Comitato Olimpico e
certamente tra le più difficili da
preparare a livello tecnico per il
rischio che si corre sui trampolini. Ma del programma fanno
parte anche specialità come
l’hockey su ghiaccio, che a livello mondiale vive essenzialmente della rivalità tra Canada e Stati Uniti, dove però giocatrici
come le canadesi Caroline
Ouellette, Jayna Hefford o Hayley Wickenheiser sono delle autentiche superstar in patria.
Quasi alla stregua dei celebratissimi colleghi uomini, come
Sidney Crosby o Steven Stam-
Il sociologo
Anna
Fenninger
Carmen
Schaefer
La giocatrice
svizzera di curling
ha fisico
e movenze
da modella
Immagini
STORICHE
La curiosità
Selina, Elisa e Aita Gasparin tutte selezionate per le gare in Russia
Tre sorelle
rossocrociate
nel biathlon
“di famiglia”
È
una squadra femminile di biathlon
formato famiglia quella che manda
a Sochi la nazionale rossocrociata.
In pista - nella difficile specialità che
abbina sci di fondo e tiro di precisione
con la carabina (sdraiati e in piedi) su
diverse distanze - ci saranno infatti tre
sorelle: Selina, Elisa e Aita Gasparin, 29,
22 e 19 anni. Una scelta certamente particolare quella dei selezionatori elvetici,
che si basa però su prestazioni piuttosto solide ottenute nel corso della stagione.
In particolare, l’esperta Selina ha regalato un paio di successi storici al biathlon elvetico, che mai aveva saputo issarsi ai vertici internazionali fino alla
vittoria dell’atleta rossocrociata sulle
nevi di Hochfilzen, nella specialità più
breve, la 7,5 km. La ventinovenne è poi
stata anche in grado di ripetersi, stavolta ad Annecy, sempre nella prova sprint.
Risultati che candidano l’atleta di Samedan addirittura ad un potenziale po-
KATARINA WITT
SU PLAYBOY
È un vero choc per il
mondo dello sport, nel
1988 la pattinatrice è
protagonista della
copertina della celebre
rivista erotica rivolta al
pubblico maschile
sto sul podio sulle nevi russe.
Discorso un tantino diverso per le due
sorelle minori, che sono peraltro alla
prima esperienza con la rassegna a cinque cerchi, mentre Selina ha già partecipato all’edizione di Vancouver, quattro
anni fa. Per Elisa ed Aita, insomma, si
tratta prima di tutto di accumulare
esperienza. E magari centrare un buon
risultato nella staffetta, dove le tre Gasparin saranno al via con la loro compagna di squadra Irene Cadurisch, con cui
hanno staccato il biglietto per le Olimpiadi con l’ottimo decimo posto ottenuto a Rupholding nella 4x6 km.
Una disciplina un po’ inattesa, quindi, si
affaccia con buone prospettive allo
sport a tinte rossocrociate, lanciata nelle scorse stagioni a livello maschile dai
buoni risultati ottenuti da Benjamin Weger e, ora, portata avanti anche da un
trio di sorelle che non mancherà di attirare l’attenzione tra il 7 e il 23 febbraio
sulle rive del Mar Nero.
LINDSEY VONN
“BASIC INSTINCT”
Sul magazin delle reti
Espn, la campionessa di
sci si presta ad
interpretare il ruolo di
seduttrice, quello di
Sharon Stone nel
famoso film del 1992
LE COPERTINE
DI SPORTS ILLUSTRATED
Altro caposaldo
dell’immagine tra sport e
femminilità, la nota rivista
americana dedica
spesso le copertine
ad atlete in versione
“femme fatale”
C
hi è la più bella del reame olimpico? Ormai neanche
lo specchio magico di Biancaneve potrebbe dare
una risposta unanime. Sì, perché anche negli sport
invernali il numero di potenziali bellezze da copertina è
cresciuto moltissimo negli ultimi anni. Complice certamente anche una maggiore consapevolezza del peso pubblicitario dell’immagine, le sportive hanno iniziato a puntare in modo deciso sulla loro femminilità. Al punto da ritrovare sempre più sovente le regine dei Giochi della neve
sulle pagine patinate di riviste e rotocalchi.
Gli esempi sono sempre più “trasversali” tra le discipline
dei Giochi invernali. La femminilità è esaltata dallo sci nordico a quello alpino fino al curling, passando anche per
sport dalla “fama” piuttosto mascolina come l’hockey su
ghiaccio o il salto con gli sci. Anche se poi ad aprire la strada a questa tendenza è stata la specialità olimpica più femminile di tutte, il pattinaggio artistico, con la super campionessa Katarina Witt che nel 1988 apparve sulla copertina della rivista erotica maschile, Playboy. Seguita qualche
anno dopo anche dalla campionessa di bob Susi Erdmann.
Ad ulteriore testimonianza di come il fenomeno sia decisamente diffuso, basta collegarsi ad un qualsiasi motore di
ricerca di fotografie e digitare, ad esempio, Lindsey Vonn
per scoprire che le fotografie più in evidenza non sono certo quelle della campionessa americana sugli sci. Bensì
quelle che la ritraggono nei panni di Sharon Stone versione “Basic Instinct” sulla copertina del noto magazine a
stelle e strisce dei canali televisivi Espn. Discorso esatta-
5 (1998, 2002
e 3 nel 2006)
ORI SVIZZERI
Nessuno, 2 argenti
(1948, 2006)
ORI SVIZZERI
Nessuno
LE MEDAGLIE
LE MEDAGLIE
LE MEDAGLIE
2 titoli in palio
4 titoli in palio
11 titoli in palio
3 titoli in palio
ORI SVIZZERI
Nessuno
LE MEDAGLIE
ORI SVIZZERI
9 (5 nel bob a 4,
4 nel bob a 2)
ORI SVIZZERI
ORI SVIZZERI
ORI SVIZZERI
1 (2006)
Nessuno
Nessuno
12, 14 e 15 febbraio
Partite Svizzera
LE MEDAGLIE
2 titoli in palio
LE MEDAGLIE
2 titoli in palio
ORI SVIZZERI
ORI SVIZZERI
Nessuno, bronzo
1928 e 1948
1 (1998 uomini)
Hockeysughiaccio
ORI SVIZZERI
1 (2010 nella 15km)
LE MEDAGLIE
8 titoli in palio
20-21 febbraio
Finali uomini
e donne
Curling
ORI SVIZZERI
12 titoli
in pa lio
9 febbraio
7,5 km sprint donne
Biathlon
ORI SVIZZERI
18 (dal 1948
al 2010)
LE MEDAGLIE
12 febbraio
Doppio 3 e 4 prova
Slittino
5 titoli in palio
14 e 15 febbraio
3 e 4 manche
Skeleton
LE MEDAGLIE
8 titoli in palio
17 febbraio
3 e 4 manche
bob a 2 uomini
Bob
LE MEDAGLIE
10 titoli in palio
15 febbraio finali
1000 e 1500 metri
Shorttrack
LE MEDAGLIE
18 febbraio
10mila metri
uomini
Pattinaggiodivelocità
LE MEDAGLIE
10 titoli in palio
4 (2 nel 2002, 2 nel
2010, 90 e 120 m)
20 febbraio
Libero donne
Pattinaggiodifigura
LE MEDAGLIE
4 titoli in palio
ORI SVIZZERI
3 (1994, 2006, 2010)
11 febbraio
Halfpipe uomini
Snowboard
ORI SVIZZERI
23 febbraio
50 km uomini
Scidifondo
LE MEDAGLIE
9 titoli in palio
9 febbraio, ore 8
Discesa libera
uomini
Scialpino
ORI SVIZZERI
1 (1988)
15 febbraio
Grande trampolino
uomini
Saltoconglisci
LE MEDAGLIE
3 titoli in palio
20-21 febbraio
Finali di Skicross
Freestyle
20 febbraio
Staffette
Combinatanordica
Le 15 discipline da non perdere
20
Bomber
tra
l’abito
parentesi
Insolito il tessuto,
voile, nuova
anche la
lunghezza
del modello
di Lacoste,
bianco.
Uomo
Si ferma a metà
polpaccio il
soprabito con
colletto rosa
stampato
di Miu Miu.
Il soprabitoin versione
maschile è un must
anche per lui,
la versione allungata
della giacc
secondo Canali.
Trench
Il modello richiama
il classico da trincea.
La lunghezza arriva appena
sotto il ginocchio.
Burberry
Prorsum.
I nuovi capospalla della primavera
hanno linee morbide e toni pastello
LINDA D’ADDIO
D
al cappotto al soprabito, dall’imbottito
in piuma allo spolverino e al trench,
dal parka ai giacchino di pelle fino al
bomber. I nuovi capospalla segnano il passaggio naturale dall’inverno alla primavera e
sono perfetti per coprirsi nelle prime giornate
in cui la temperatura diventa più mite. Li ritroviamo proprio tutti, sulle passerelle primavera-estate. Ecco i capi da indossare sopra le
giacche, le maglie e gli abiti. Al di là del modello, dal trench al più classico soprabito, le nuove linee sono quasi sempre morbide e si fermano sotto il ginocchio. Prediligono i colori
neutri, le tinte pastello e si concedono qualche variazione sul tema con gli stampati che
spaziano dai fiorati ai disegni geometrici passando per i rigati e i pied-de poule. Non mancano le versioni cangianti e i materiali supertecnologici come i nuovi bomberini realizzati
in neoprene, il materiale utilizzato per le tute
da sub.
Ed è proprio la linea morbida e rilassata il leit
motiv per i soprabiti di primavera dal taglio
sartoriale che sostituiranno il cappotto e il piumino appena la meteo lo consentirà. Saranno
animalia
Soprabito
loro a comparire per primi nelle tonalità neutre e polverose, nei micro disegni o nelle stampe tappezzeria tipiche degli anni Settanta. Stile
classico, linea morbida, colorato il soprabito di
Burberry Prorsum. Più sagomata e futurista la
versione zippata in neoprene di John Galliano.
Linea ampia e motivo a righe per Stella Jean,
motivo pied-de-poule per le interpretazioni di
Alexander Mc Queen e Cividini.
Altro capo da mettere sopra è il trench, vera e
Materiali supertecnologici
per moderni bomberini
realizzati in neoprene
propria icona che ha segnato la storia del cinema e dello stile. Ha esordito sui campi da
battaglia nelle due grandi guerre, ma ha soprattutto contribuito a creare dei miti del
grande schermo, da Greta Garbo a Marlene
Dietrich, da Humphrey Bogart a Audrey Hepburn. Linea morbida e colore base, beige, il
modello di Burberry Prorsum sotto il ginocchio. Doppio uso, trench e spolverino, e reversibilità per i nuovi modelli di Add. Linea morbida per le interpretazioni di Max Mara a metà
polpaccio.
Ha sfilato come protagonista delle passerelle il chiodo in pelle, all’insegna del rock style. Quasi sempre in pelle nera non mancano
le variazioni sul tema come le applicazioni di
fiori in pelle nera per il modello di Louis Vuitton. La stampa a rombi su pelle per la versione
di John Richmond. Gli inserti a rete e il collo a
listino per il modello bianco di Diesel Black
Gold. Charms e zip dorata per Moschino.
Nuova vita anche per il giacchino corto sportivo, il bomber, in versione college o biker. In
voile sabbia la versione di Salvatore Ferragamo. Stampa farfalla e manica corta per Angelo
Marani. Bianco con bordi neri per Victoria
Beckham. Silver la versione di Philipp Plein.
Lucida rosa e beige quella di Antonio Marras
con maniche ampissime. Puntano sulle stamèe i modelli di Fay, Emilio Pucci , Jonathan
Saunders. È in voile il modello di Lacoste. In
neoprene il modello zippato bicolor bianco e
nero di Custo Barcelona.
Anche per l’uomo è il soprabito a rinnovare il
guardaroba della nuova stagione. La versione
allungata della giacca scopre nuove proporzioni e nuovi colori. Presenti anche i classici
modelli da indossare sopra, dal trench all’impermeabile, dal giubbino al chiodo.
Scrivete
Inviate le vostre domande al veterinario
del Caffè
stefano.boltri.doc@alice.it
Potete scrivergli anche entrando nella
pagina web del sito www.caffe.ch
cliccando sulla rubrica “Qua la zampa”
Così si prevengono e si curano
le disfunzioni cognitive di Fufi
La domanda
La risposta di Stefano Boltri
E
E
gregio dottore, le scrivo
dopo avere letto uno dei
suoi precedenti articoli sulle
malattie della vecchiaia e sul benessere dei nostri animali. Vorrei,
se possibile, che lei approfondisse
di più un aspetto della senilità del
gatto. Mi spiego: in genere sento parlare delle malattie degenerative cerebrali del cane, molto poco si sente
parlare dello stesso problema nel
gatto. C’è ancora in voga il detto che
il gatto guarisce da solo oppure esistono studi a tal proposito? Essendo
proprietaria di un vecchio ed adorato gatto, le sarei grata se spendesse
quattro parole al riguardo. Quali
attenzioni e quali terapie adottare
per rallentare questa degenerazione.
La ringrazio.
bbene, meglio sfatare subito il mito: il gatto non ha
il famoso ritratto in soffita che invecchia al posto
suo! Anche per questo splendido felino gli anni passano ed a questo proposito la sua domanda capita a “fagiolo”. In questi giorni è stato pubblicato un articolo di
alcuni ricercatori dell’Università di Milano su quella
che viene classificata come “disfunzione cognitiva del
gatto anziano”.
Negli ultimi anni sono stati compiuti passi avanti per
comprendere tale patologia, simile al morbo di Alzheimer dell’uomo, che causa un
invecchiamento cerebrale. Una sindrome legata all’insorgenza di danni a
carico dei neuroni del sistema nervoso centrale; le cause possono essere di
natura circolatoria (diminuzione del
flusso sanguigno, microemorragie, infarti di piccoli vasi cerebrali). Anche disturbi cardiaci che compromettono la gittata cardiaca e
conseguenti stati di diminuita ossigenazione cerebrale
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(ipossia) sono chiamati in causa. Qualunque sia la causa, i
segni clinici che un proprietario deve riconoscere sono
rappresentati da disorientamento, alterazioni nelle interazioni con altri animali o persone, alterazioni del ciclo sonno-veglia, eliminazione inappropriata ed infine una alterazione dei livelli di attività. Il gatto riduce l’attività fisica, il
“grooming”, le manifestazioni d’affetto; può presentare aggressività e vocalizzazioni notturne, vaga senza motivo e
senza una meta precisa ed è incapace di rilassarsi, ansioso
e irrequieto.
Per una corretta diagnosi di disfunzione cognitiva è indispensabile escludere altre patologie, con un esame fisico
ed esami ematochimici di routine. Come tutte le patologie
degenerative anche la disfunzione cognitiva non può essere curata, ma sicuramente i sintomi possono essere ridotti
e rallentata la progressione della malattia. La terapia è su
tre fronti: dieta, con supplemento di antiossidanti; comportamentale, con arricchimento dell’ambiente e nuovi stimoli; farmacologica, con molecole che aumentano la perfusione tissutale e migliorano la microcircolazione.
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21
IL CAFFÈ
2 febbraio 2014
parentesi
tra
LA TECNOLOGIA
È alto 35 centimetri, pesa
quasi un chilo, comprende
250 comandi e fa compagnia
Tutti innamorati di Robi,
il nipotino di Mazinga
parla, balla e si emoziona
ROBI
Parla, balla
e canta.
È l’innovativo
robottino da
compagnia
della
De Agostini
Publishing
È la novità del momento, un piccolo robot che interagisce
ASIMO
Asimo è il robot
umanoide introdotto
dalla Honda nel 2000
con l’idea di interagire
con gli umani
ROBBIE
Il robot del film “Il
pianeta proibito” è il
primo attore a diventare
un’icona
cinematografica
WALL-E
Il robot del film della
Pixar prova emozioni
mentre ripulisce la Terra
dall’inquinamento. Poi
un giorno sbarca Eve...
GOLDRAKE
È il primo cartone con
un mega-robot arrivato
in Svizzera e in Italia.
Con un successo
immediato
P
ezzo su pezzo, settimana dopo settimana... Così, sino
a qualche anno fa,
ci si costruiva un
modellino del corpo umano, un walkie-talkie o
un veliero. Oggi, invece, una
vite e un circuito alla volta, a
cadenze regolari, si assembla
un piccolo robot da compagnia. Si chiama Robi, è alto circa 35 centimetri, pesa poco
meno di un chilo, comprende
oltre 250 comandi, si siede,
cammina, balla, accende la tv
come un telecomando, risponde ogni volta che
viene pronunciato il
suo nome e quando
qualcuno entra in
casa gli dà persino
il benvenuto. La
sua bocca si illumina di rosso
quandoparla ed
esprime le proprie
emozioni
cambiando il colore
degli occhi.
L’idea è della De
Agostini Publishing,
che lo vende a “puntate”,
proprio come le classiche
raccolte che si fanno in edicola. In Italia è da poco uscito il
primo fascicolo e l’ultimo pezzo di Robi è previsto per settembre 2015. Inizialmente è
stato lanciato solo sul mercato
giapponese, dove è già una
piccola star con oltre 100mila
esemplari venduti, ma sta per
sbarcare in Germania, Taiwan,
Regno Unito, Spagna, Francia
e Stati Uniti.
“Mi chiamo Robi sono fatto di
moltissimi pezzi so parlare e
posso fare un bel po’ di altre
cose”. Si presenta così il primo
robot da compagnia. Non è un
La sua bocca
si illumina di
rosso ed esprime
i sentimenti col
colore degli occhi
caso che il suo creatore sia Tomotaka Takahashi, il genio
della robotica giapponese inventore di Kirobo, primo an-
La novità
droide andato nello spazio a
far compagnia agli astronauti
nipponici sulla Stazione spaziale internazionale. Takahashi è il fondatore del Robo-Garage e si occupa di realizzazione, design e costruzione di androidi di fascia avanzata, che
gli hanno permesso di conseguire risultati riconosciuti in
tutto il mondo dalla comunità
internazionale di robotica.
Non per nulla il Time e Popular Science lo definiscono “innovatore dei nostri tempi”.
Robi è un “humanoid robot”,
cioè un robot dalle fattezze
umane, un bimbo cibernetico
Nonostante il
prezzo le vendite
sono decollate.
Fa perdere la testa
non solo ai piccoli
di circa cinque anni, simpatico, un po’ impertinente, da
proteggere e coccolare. Per il
momento è una via di mezzo
“Woolfy” e “Come se” insegnano
collaborazione, condivisione ed empatia
Giochi “buoni” e “serious”
la vittoria è della squadra
I
produttori di giocattoli ne sanno una più
del diavolo. Pur di scovare il gioco del momento sarebbero disposti a tutto. Ma
quando tirano fuori dal cilindro magico i cosiddetti “giochi buoni” e i “serious game” accontentano persino i genitori più restii. Non
si vincono premi, nessuno è secondo, la vittoria appartiene alla squadra.
Insomma, si stanno facendo strada passatempi cooperativi, che insegnano a condividere obiettivi e a collaborare per un successo
comune. Così, in “Woolfy”, il nuovo gioco
Djeco, il lupo è il nemico comune da battere: i
bambini devono costruire una casa di mattoni per mettere al sicuro i tre porcellini prima
che il lupo li acchiappi. Stesso spirito per
“Little cooperation”, sempre di Djeco, dove
sulla banchisa quattro pinguini cercano di
tornare nel loro igloo mentre il ponte di
ghiaccio sta crollando: i giocatori devono ingegnarsi per portarli a casa. Il corvo che minaccia la frutta appesa sugli alberi è invece il
nemico contro cui fare fronte comune nel
“Frutteto” di Haba: i giocatori lanciano il
dado e colgono il frutto indicato, ma se per
sfortuna esce l’immagine del corvo, si perde
il raccolto.
La collaborazione è l’anima anche dei “serious games”, i nuovi videogiochi intelligenti.
“Come se” (Ticonblu) simula la vita quotidiana di chi è affetto da dislessia: i bimbi imparano a mettersi nei panni dei compagni dislessici e la fine del gioco equivale all’acquisizione di un sentimento, come l’empatia.
fra un giocattolo e un robot
funzionale, ma anche certi
computer all’inizio avevano
un aspetto esclusivamente ludico, mentre oggi sono diventati quello che tutti conosciamo. Secondo il visionario ingegnere, l’interazione fra robot e
uomo sarà sempre più stretta.
Tant’è che in futuro ognuno di
noi potrà forse avere un robot
che gli semplifica la vita, un
po’ come quello che fanno già
oggi gli smartphone.
Secondo Takahashi stiamo assistendo a un momento epocale della rivoluzione informatica: dopo un ventennio di impegno sui mondi virtuali è tornata l’esigenza di cose
concrete. E lo testimonia il fatto che Robi, dopo aver spopolato in Giappone, sta preparandosi ad entrare, in grande
stile, un po’ in tutti i Paesi.
Costruirlo è semplice, basta
seguire le istruzioni all’interno
dei fascicoli o, ancora meglio, i
video presenti sulla pagina Facebook del bimbo cibernetico.
Robi può essere acquistato su
hellorobi.com/it o Amazon e
costa circa 1’200 euro, attorno
ai 1’500 franchi. Mica poco!
Anzi. Eppure, nonostante il
prezzo, le vendite sono decollate. Robi ha già fatto perdere
la testa a grandi e piccini. Ad
impazzire per il piccolo robot
soprattutto quegli adulti cresciuti a pane e Goldrake, Jeeg
Robot d’acciaio e Mazinga.
Perché alla fine, come recitava
una famosa sigla: “Lui respira
nell'aria cosmica è un miracolo di elettronica, ma un cuore
umano ha”.
c.c.
Amicidigitali
TAMAGOTCHI
Nel 1996 ci si
prendeva cura
di lui nutrendolo,
giocandoci,
controllandolo e
tenendolo pulito
NINTENDOGS
Videogioco per
Nintendo Ds che
simula cura e
addestramento
di un cucciolo
di cane virtuale
THE SIMS
Videogioco
di simulazione
dove ci si
occupa dei vari
personaggi
crescendoli
I LIVE
Videogioco
dedicato alla
nascita dei
bimbi. È il primo
simulatore per
mamme
POU
Una sorta di
Tamagotchi fatto
app per
smartphone.
Interagisce pure
con i suoi simili
IL CAFFÈ
2 febbraio 2014
22
Locarno - Brunnen 139 km
tra
parentesi
leauto
SULLE STRADE DEL GOTTARDO
Al volante di una sportiva classica
ripercorrendo la storia svizzera
Brunnen
Dal Verbano al Rütli con la rinnovata Golf Gti
M
Altdorf
Biasca
Locarno
ettendoci al volante della
storica Vw Golf Gti (giunta alla settima serie) abbiamo pensato: perché non fare
una prova su strada alla scoperta
della storia della Svizzera? Così abbiamo scelto un percorso che dalle
rive del Verbano, da Locarno, raggiunge la località più nota del Canton Svitto, situata sul lago dei quattro Cantoni, Brunnen, dove abbiamo visitato il
museo della nota azienda produttrice di coltellini svizzeri, la Victorinox, spostandoci poi con il battello fino al praticello del Rütli, che
nel 1291 vide il patto di alleanza
fra i primi confederati. Prima di
percorrere il tragitto di 136 chilometri ci siamo soffermati ad osservare meglio l’aspetto di questa settima serie.
Di fronte a questo ultimo modello, bastano pochi istanti per capire che, in oltre
trent’anni, di passi in avanti se ne sono
fatti parecchi, ma che nel contempo la
casa di Wolfsburg è stata abile a mantenere inalterato l’inconfondibile design, inanellando, di anno in anno, un
successo dopo l’altro a livello di vendite.
Ci accomodiamo al posto di guida, all’interno di un abitacolo curato in ogni dettaglio e dove spiccano i classici sedili sportivi,
con l’intramontabile rivestimento a quadretti in un ambiente spazioso a sufficienza
e decorato con una luce soffusa rossa. Acce-
so il motore e impugnato il volante multifunzionale, la voglia è quella di gustarsi le
emozioni di una guida sportiva che questo
modello “Performance” (la versione speciale con 10 cv in più rispetto a quella normale,
per un totale di ben 230 cv!) ci sa sicuramente dare.
Prendiamo dunque confidenza con la vet-
La scheda
Golf 7 GTI Performance
Motore
4 cilindri benzina
Cilindrata (ccm)
1’984
Cambio
DSG a 6 rapporti
CV
220
Coppia max.
350 da 2'500-4’400 gir./min.
0-100 km/h (s)
6,5 (casa)
Velocità massima (km/h)
248 (casa)
Consumi (l/100 km)
7,1 (test)
Prezzo (vettura test)
da 54'110 .–
tura, percorrendo il tratto di strada cantonale che ci conduce fino a Camorino, da
dove entriamo in autostrada in direzione
del San Gottardo, superato il quale ci rendiamo conto che il comportamento della
vettura risulta davvero impeccabile. Raggiungiamo Flüelen e seguiamo l’Axenstrasse, lungo la quale ci gustiamo un panorama
mozzafiato sul Lago dei quattro Cantoni.
Arrivati a Brunnen, posteggiamo nei pressi
della Bahnhoftrasse, a pochi passi dal museo della Victorinox. La visita vale davvero la pena: oltre all’esposizione
c’è la possibilità di vedere un
breve documentario che racconta la storia di questo marchio diffuso nel mondo intero e
addirittura di creare il proprio
coltellino personalizzato.
Da Brunnen con pochi minuti di
battello eccoci sul famoso praticelo di Rütli,percorrendo poi a piedi un
tratto della Via Svizzera, attorno al profondo Urnersee. Ritornati a Brunnen, ci rimettiamo al volante della Golf Gti per rientrare
in Ticino, constatando a fine giornata come,
al confronto delle prestazioni sportive di
tutto rispetto che questo motore sa offrire, i
consumi abbiano superato di poco i 7 litri
per 100 km.
Un ottimo risultato reso possibile grazie
all’eccellente cambio Dsg a doppia frizione,
alla riduzione del peso che è passato da
1.393 ai 1.351 kg del modello attuale e al miglioramento dell’aerodinamica.
e.s.
La Chevrolet
La Audi
Con la sigla Z06 Chevrolet propone dal
prossimo anno la Corvette più sportiva di
tutti i tempi. Il nuovo motore V8 di 6,2 litri
sviluppa ben 625 cavalli. Avrà una
straordinaria coppia di 861 Nm e si potrà
gestire con un cambio manuale a 7 marce
o con un nuovo automatico a 8 rapporti. La A8 L Security (5,27 m) si è
trasformata in vettura blindata.
Già ordinabile e con consegna ad
autunno 2014, disporrà a scelta
di un motore biturbo V8 4.0 Tfsi
da 435 cavalli o di un 12 cilindri Fsi
da 500 cavalli.
Il Suv Ford
“EcoSport”
si connette
con il mondo
Un’auto a misura di città
nata da una sintesi
di apprezzabili qualità
IL CARICO
La ruota di scorta
montata sul
portellone permette
all’EcoSport di
offrire una capacità
di carico nel
bagagliaio che
raggiunge i 375 litri
GLI SPAZI
All’interno sono
disponibili ben 20
vani porta oggetti
di diverse forme
e dimensioni,
come le tasche
nelle portiere
ed i vari cassetti
IL COMFORT
Il comfort
a bordo
si completa con
la possibilità di
regolare anche
l’inclinazione dei
sedili posteriori
del veicolo
STEFANO PESCIA
I
l mese di febbraio rappresenta per
Ford il debutto di un nuovo modello
che si inserisce in un segmento di
mercato che, secondo le proiezioni, entro
il 2018 crescerà del 90%. La nuova EcoSport arriva in Europa direttamente dai
mercati del Brasile, India, Thailandia e
Messico dove, da alcuni anni, la sua robustezza e l’attrattivo rapporto prezzo/prestazioni sono una reputazione che ha accompagnato il suo successo.
Il compatto Suv si affianca alla concorrenza proponendosi in Svizzera in
un’unica versione ben equipaggiata, va-
lorizzata qualitativamente da ben 300
modifiche. Il suo prezzo di vendita inizia
da 25’900 franchi, trazione 4x4 non disponibile. Tre sono gli efficienti ed economici motori (in media un consumo attorno ai 6 litri/100 km). A scelta sono proposti il tre cilindri EcoBoost 1.0 da 125 cavalli (il motore dell’Anno 2012 e 2013).
il benzina Duratec 1.5 da 112 cavalli (con
trasmissione manuale a 5 marce o cambio automatico a 6 marce + 2000 franchi)
e un diesel Tdci 1.5 cavalli a elevata efficienza da 90 cavalli. La ruota di scorta
montata sul portellone permette all’Eco-
Sport di offrire una capacità di carico nel
bagagliaio che raggiunge i 375 litri, superiore a molte vetture familiari compatte.
All’interno sono disponibili ben 20 vani
portaoggetti di diverse forme e dimensioni, come le tasche nelle porte, i cassetti, di
cui uno refrigerato, e i portabibite. Il comfort si completa con la possibilità di regolare l’inclinazione dei sedili posteriori e
di configurare completamente la posizione del volante e l’altezza del sedile del
guidatore. E visto che le persone guardano il proprio smartphone in media 150
volte al giorno, la nuova compatta Suv si
distingue anche per essere una delle prime Ford dotate della tecnologia AppLink. Si tratta di una funzione che permette di utilizzare a bordo dell’auto, tramite comandi vocali, avanzati telefoni
smartphone e lettori musicali collegati
tramite Bluetooth e Usb. Non mancano
le celebri applicazioni come TomTom e
Spotify per portare in auto la propria vita
digitale mantenendo sempre gli occhi
sulla strada e le mani sul volante.
Robusta, pratica e agile, l’EcoSport ha un
diametro di sterzata di 10,65 metri, per
garantire la massima agilità in città, e
un’altezza di guado di 55 cm che ne testimonia l’identità Suv. A bordo dell’EcoSport sono disponibili anche l’assistenza
alla partenza in salita (Hla) il cruise control, i fari e tergicristalli automatici e i sensori di parcheggio. L’EcoSport è pratico,
efficiente e offre tanto spazio per una lunghezza di soli 4,23 m. Il modello si affianca all’offerta Ford di Suv europei che
comprende già la nuova Kuga e che si
completerà con la Edge, un Suv di dimensioni e categoria superiori, già molto
popolare nel Nord America e in altri mercati globali.
IL CAFFÈ
2 febbraio 2014
23
Posta
elettronica
Una e-mail
4g
di CO2
tra
parentesi
(con un allegato = 50 g di CO2)
IL CLIMA
Dagli sms agli hamburger
l’insospettabile mappa
dei veleni dell’ambiente
IL LIBRO
La tua impronta
Appena edito da Terre il libro di Mike
Berners Lee (autore già di “The
Burning Question”), utile per
scoprire l’impatto ambientale
di ogni cosa
L’IMPRONTA DI ANIDRIDE CARBONICA (CO2)
Fonti: La Repubblica; Ufam
Cos’è
I NUMERI
La stima dell’impatto totale di
un’attività o di un oggetto sul
cambiamento climatico. Si esprime
in anidride carbonica equivalente
Producono la stessa quantità di inquinamento
IL CONFRONTO
GLI ESEMPI
Mele
importate
e refrigerate
150 g
12ore
1anno
di televisione
Ogni anno, un cittadino
britannico (medio) produce
330 kg di spazzatura e ne
ricicla “solo” 170.
In Svizzera 2000 kg di cui
il 51% vengono riciclati
di CO2
300km
di e-mail
in auto
Un cheeseburger produce la stessa
quantità di inquinamento di 30 km
in treno (pari a 2,5 kg di CO2)
Pane
una pagnotta
da 800 g
1 kg
Un anno di e-mail
o 300 km in auto
inquinano alla pari
di CO2
Sacchetti
di plastica
uno di dimensioni
standard
10 g
di CO2
Acqua
del rubinetto
mezzo litro
0,14 g
Ogni oggetto lascia un’impronta sul sistema natura
EZIO ROCCHI BALBI
S
e la profezia di Mike
Berners Lee è corretta,
continuando di questo passo, nel 2050 ci
occorreranno
due
mondi. Il motivo è presto detto:
spediamo troppe e-mail, con
troppi contatti in copia e troppi
allegati. Ma non sarà certo solo
colpa delle e-mail, perchè l’allarme dell’ambientalista britannico Berners Lee, esperto di
“foot-printing”, segnala che
ogni nostro gesto inquina.
Pensavamo fossero solo auto,
riscaldamento e industrie?
Macché. Da una pinta di birra
ad una pagnotta, da un cheeseburger alla tv accesa, fino agli
sms e alle e-mail, tutto ha un
peso ambientale. O, meglio, lascia un’impronta sul delicato
sistema della natura. Anche
una banana, come ha rilevato
“How Bad Are Bananas?”, il libro di Berners Lee ora disponibile anche in italiano col titolo
“La tua impronta”. E l’impronta
è quella dell’anidride carbonica (CO2) che inferiamo alla
Terra ogni volta che usiamo un oggetto o compiamo una certa
azione.
Con un calcolo difficile da sintetizzare, l’ambientalista ha misurato
scientificamente
le emissioni prodotte da un centinaio di oggetti, determinando che
ogni cosa ha un suo
“peso” e una parte di
responsabilità nell’inquinare il pianeta. Le email inviate e ricevute in un
anno, ad esempio, inquinano
come 300 chilometri percorsi
in auto, e per quanto “sobrio”
nei suoi consumi, ogni individuo produce almeno dieci
tonnellate di anidride carbonica l’anno. Un cheeseburger
(senza salsine aggiuntive) fa lo
stesso danno di 30 chilometri
in treno, come, seppur poco, la
lucetta rossa della tv in standby, per tacere dell’asciugamano di carta multiuso. Abbastanza a sorpresa si scopre poi
L’IMPRONTA NEL MONDO, misurata in tonnellate per anno per cittadino
28
di CO2
30
10
tonnellate l’anno
l’obiettivo
a cui puntare
3
tonnellate l’anno
La soglia minima per
i cittadini dei Paesi
industrializzati
15
7
3,3
0,1
malawiano
medio
cinese
media
mondiale
che lavare i piatti a mano nuoce all’ambiente più che azionare la lavastoviglie. È vero che
lavando le stoviglie a mano in
acqua fredda (anche se i piatti
non verranno mai ben puliti) le
L’intervista
britannico
americano
Lavare i piatti a
mano con acqua
calda emette dieci
volte CO2 rispetto
alla lavastoviglie
australiano
emissioni di CO2 sono quasi
nulle, ma se usiamo abbondante acqua calda la rigovernatura ci “costa” 8mila grammi
di CO2, contro i 770 della lavastoviglie a 55 gradi, e i 990 a 65
gradi. E secondo uno studio
dell’università di Bonn, la maggior parte delle famiglie non si
preoccupa affatto di dosare
l’acqua con parsimonia. Insomma, ogni cosa che faccia-
Tra realismo e ottimismo l’analisi di Marco Piffaretti, pioniere ticinese della mobilità sostenibile
“Serve un impegno vero più che il catastrofismo”
P
er nulla rassegnato, anzi decisamente ottimista sulle sorti della Terra, l’ambientalista Marco Piffaretti, pioniere della mobilità sostenibile in Ticino, anche se il libro di
Berners Lee preconizza l’esigenza di un mondo
di riserva tra quarant’anni, quando il nostro
sarà stremato dall’inquinamento. “Nessun catastrofismo, se ce ne sarà bisogno sarà per
l’aumento della popolazione globale, non per
l’impronta di CO2 legata alle nostre abitudini commenta il presidente di Infovel -. Cosa ne sa
la nostra atmosfera se, nonostante tutti i nostri
sforzi ecologici, siamo passati da sette a otto
miliardi?”.
Non la delude sapere che, nonostante anni e
anni di sensibilizzazione, il carico di CO2 continua ad aumentare ogni anno?
“Certo preferirei il bicchiere pieno, ma mi piace
più vederlo pieno a metà che non vuoto. Chiediamoci piuttosto che mondo ci saremmo ritrovati se anni fa non avessimo messo al bando gli
spray, il freon e il liquidi refrigeranti dei frigoriferi e le tante altre cose risultate poi inquinanti”.
L’impegno individuale si trasformerà in impegno collettivo?
“Capisco che può essere demoralizzante fare
tanti sforzi e non vederne subito i risultati, ma
questo è un processo a lungo termine; l’importante è convincere i ventenni di oggi ad imparare abitudini e comportamenti corretti, perché
i frutti si vedranno tra 30-40 anni”.
È convinto che assumere atteggiamenti ecocompatibili farà sempre più tendenza?
“Sì, ma deve essere tendenza vera, non una
moda. Ricordandoci che ad esagerare nei consumi siamo proprio noi occidentali: 7000 watt
continui procapite contro i 1000 di continenti
come l’Africa”.
Pensa che l’esempio dell’ecologista integrale,
monastico, non dia frutti?
“Finché non diventa una tendenza irreversibile
no. Faccio un esempio: il car pooling, la mobilità sostenibile è un fenomeno inarrestabile, destinato a crescere sempre più. Pensi alle case
domotiche, le energie rinnovabili; quando le
nuove tecnologie saranno abbinate all’ambiente il processo sarà automatico”.
mo inquina, ecco perché conviene procurarci presto un
mondo di riserva. Ogni oggetto, comportamento, gesto lascia un’impronta nociva di anidride carbonica; per quanto
elaborata, la formula di Berners Lee registra l’impatto ambientale da CO2 rilasciata nei
processi di produzione-distribuzione-uso-dismissione fino
al fine vita dell’oggetto stesso.
Nel caso dei comportamenti,
invece, basta pensare a un
viaggio in auto per calcolare l’
“impronta” del veicolo, moltiplicandola per i chilometri percorsi. Persino il libro dell’ambientalista inglese, segnala lo
stesso autore, inquina come
dodici ore di tv!
Indiscutibili le basi scientifiche
e, grazie agli esempi più disparati e divertenti, la “carbon footprint” insegna a calcolare
anche approssimativamente
quanta anidride carbonica
consumiamo e quanto ognuno
di noi contribuisce al riscaldamento globale. Ma da qui a
rendere più sostenibile il proprio stile di vita (vedi intervista
a lato) con il minimo sforzo e la
massima resa ce ne corre.
Anche perché molto probabilmente il nostro impegno individuale non sfocia mai in un
progetto collettivo. Inutile fare
la raccolta differenziata (e gli
svizzeri sono tra i maggiori
produttori di pattume continentali) se poi gran parte finisce in discarica. Illusorio ricorrere ai mezzi pubblici per andare al lavoro se impieghi il
doppio del tempo rispetto all’auto, e così via. Come è deludente scoprire, dopo almeno
un decennio di sensibilizzazione all’insegna dell’“environmentally correct”, di prodotti
bio e a chilometro zero, che i
dati segnalano una situazione
sempre più drammatica. L’anidride carbonica e il metano
nell’atmosfera aumentano. Secondo le rilevazioni decennali
dell’Envisat e del giapponese
Gosat, diffuse pochi mesi fa,
negli ultimi dieci anni la CO2 è
cresciuta di circa lo 0,5% l’anno.
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25
IL CAFFÈ
2 febbraio 2014
tra
parentesi
LA NOVITÀ
Un’innovativa
piattaforma,
made in Ticino,
in cui scegliere
operai esperti
Chiamo
l’artigiano
e gli do
un voto
L’idraulico è particolarmente bravo e onesto?
Lo giudico e lo valuto con una nota sulla Rete
T
utte le volte che abbiamo bisogno di un
idraulico, un imbianchino o un elettricista sono dolori. La
sola idea ci fa venire il mal di
pancia. Sarà puntuale, non verrà proprio, dovrà tornare perché non s’è portato dietro proprio quel pezzo lì, costerà
caro?, e così via. Per chi non ha
dimestichezza col fai da te, si
aprono a volte le porte di un
mondo totalmente sconosciuto. E poi, quale artigiano chiamare tra i tanti sull’elenco telefonico? Chi scegliere sperando
di risparmiare pure qualcosa,
senza ricorrere ai padroncini
che arrivano dall’Italia mettendo in agitazione l’intero cantone quasi fossero il male peggiore? Niente paura. Per fortuna
c’è adesso il neonato “MakeJobOk”, piattaforma, totalmente
“made in Ticino”, ideata per
pAdvisor dell’artigianato può
contribuire ad evitarci colossali
fregature, sperando sempre che
chi scrive una recensione lo
faccia con serietà e onestà. Vediamo come funziona? Basta
registrarsi sul sito. Per evitare
problemi, esistono tre livelli di
affidabilità. “Il primo prevede
che tutti i recensori si registrino
con i dati richiesti e solo dopo
conferma, tramite e-mail da
Vo dsfejup ej DIG 21p111/m b vo ubttp boovp fggfuujwp usb jm :/: & f jm 24/: & )gbtdjb ej ptdjmmb{jpof efj ubttj* sjncpstbcjmf
jo 23 sbuf nfotjmj dpnqpsub vo dptup dpnqmfttjwp dpnqsftp usb DIG 632/m f DIG 834/31/ Jm ubttp epjoufsfttf ejqfoef
ebmmb tpmwjcjmju° efm dmjfouf/ Bwwjtp tfdpoep mb mfhhf; mb dpodfttjpof ej dsfejuj ³ wjfubub tf dpoevdf b vo joefcjubnfoup
fddfttjwp )bsu/ 4 MDTJ*/ DSFEJU.opx ³ vo nbsdijp ej qspepuup ej CBOL.opx TB- Ipshfo/
CAROLINA CENNI
RONNY BIANCHI
Economista
e ideatore
del portale
MakeJobOk
giudicare le prestazioni degli
artigiani locali e rivolgersi così
solo a quelli in gamba e onesti
con i prezzi.
“Capita sovente di sentire amici, colleghi e conoscenti lamentarsi del lavoro dell’idraulico o
del falegname di turno – spiega
Ronny Bianchi, economista e
ideatore del portale -. Da qui è
nata l’idea di creare un sito per
recensire il lavoro degli artigiani, così da valorizzare quelli
seri e affidabili. Un modo per
chiamare quello giusto, basandosi sulle esperienze di chi ci è
passato prima di noi”.
Il sito, però, solleva pareri contrastanti. Se Gianni Albertoni,
presidente dell’Associazione
installatori elettricisti ticinesi
(Aiet) lo giudica positivamente: “Mi sembra una buona idea,
chi non è all’altezza deve temere questo genere di servizio”,
più scettico, invece, Francesco
Lurati, presidente della Federlegno Ticino (Asfms): “Iniziative del genere lasciano il tempo
che trovano. Se, ad esempio, ho
una piccola discussione con un
cliente, lui non sarà contento
del mio lavoro. E allora, come
potrà dare un giusto valore alla
mia prestazione?”.
Tuttavia, un fatto è certo: il Tri-
Qpttp sjovodjbsf bm dsfejup
jo vo tfdpoep ufnqp@
TÄ- eb opj ftjtuf mppq{jpof ej sjncpstp/
W Sfdfttp fousp 21 hjpsoj ebm wfstbnfoup
W Tfo{b tqftf tvqqmfnfoubsj
W 1911 51 51 53 pqqvsf dsfeju.opx/di
Vob tpmv{jpof tj uspwb tfnqsf
parte del nostro sito, potranno
inserire le loro opinioni con un
nickname – spiega Alessandro
Fioroni, studente 23enne della
Scuola superiore di informatica
di Bellinzona che ha sviluppato
l’idea del sito come tesi di diploma -. Per raggiungere il secondo livello, bisogna inserire
anche nome e cognome. Al terzo livello pure foto o altri documenti (ad esempio la fattura)
come prova relativa al lavoro
svolto”.
Le aziende citate da MakeJobOk, hanno ovviamente la possibilità di commentare i giudizi
che le riguardano. Questi sono
pubblici e visibili sul sito con
un punteggio. Non si può pagare per fare una più bella figura,
quindi tanto vale impegnarsi e
fornire una prestazione al top.
Anche se, assicurano le associazioni di settore, si fa già di
tutto per garantire uno standard elevato: “Dobbiamo avere
la maestria, tanto per cominciare, che è già una bella garan-
Gliindispensabili
TRAPANO ELETTRICO
Ne esistono di vari modelli,
anche a batteria, l’importante è
scegliere quello che più fa al
caso nostro. Inutile avere un
modello super sofisticato
se non lo sappiamo usare
CACCIAVITE E BRUGOLE
A croce, a taglio elettrico,
spanner, robertson o triwing?
Cacciaviti, brugole e viti non
devono mancare in casa.
Risolvono veri rompicapo
“Il cliente spesso
non si rende conto
del valore della
nostra prestazione
e ci giudica esosi”
zia - sottolinea Albertoni -. Non
è più possibile finire un apprendistato, comprare una scala, un martello e un cacciavite e
improvvisarsi artigiani”.
Artigiani che, da un po’, sono
alle prese con la concorrenza
d’oltre frontiera. “Coi padroncini che arrivano dall’Italia la situazione è delicata – dice Lurati
-. Al giorno d’oggi molti clienti
guardano più il costo che non la
qualità finale del lavoro. E volendo spendere poco si affidano ad artigiani italiani. Una volta non era così, adesso è la
prassi. Continuo a ripetere ai
miei associati di non guardare
alla concorrenza, ma di fare il
proprio lavoro al meglio”.
Ciò nonostante, le lamentele
non mancano. Quelle più comuni e ricorrenti riguardano
proprio i prezzi. “Il cliente
spesso non si rende conto del
tipo di lavoro che facciamo,
della sua qualità e spesso non
sa valutarne il costo reale – replica Albertoni -. Ma sono anche convinto che molte lamentele nascano proprio dal fatto
che spesso siamo costretti a inviare uno, due, anche tre solleciti per il saldo della fattura”.
ccenni@caffe.ch
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la gomma, la resina sintetica,
la plastica, il piombo e il rame.
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quadri ancora in cantina
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bordeaux. Ma c’è pure quella
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LEGUIDE
&GLIITINERARI
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Nelle agenzie Ffs
nuove offerte
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La nuova brochure, “Tuffarsi nel relax” disponibile nelle Agenzie di Viaggio Ffs del Ticino, è una raccolta di offerte di viaggi e vacanze per la prossima estate, elaborata in collaborazione con Hotelplan e Travelhouse. Sono
solo uno spunto delle numerose proposte che i consulenti di vendita delle
Ffs vi potranno proporre in occasione
di una vostra visita. Vale senz’altro la
pena ricordare che le proposte contenute nel volantino “Tuffarsi nel relax”
includono sconti e prestazioni aggiuntive gratuite per tutti coloro che
sceglieranno di prenotare in una delle
Agenzie di Viaggio del Ticino a Bellinzona, Locarno e Lugano. Richiedete il
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degli Stati Uniti
e uno nel nord
Europa. Due mete
che si prestano
sicuramente
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Il fly&drive negli Usa è un programma di 15 giorni da e per Las
Vegas e tocca la parte ovest degli
States. Il programma di viaggio,
studiato e preparato con cura, consente di toccare con mano una parte degli States che, nell’immaginario collettivo, è ricca di fascino e di
tradizioni ma anche particolarmente interessante per quanto riguarda
l’aspetto della natura e del paesaggio. Il tour inizia e termina a Las
Vegas, l’unica città al mondo che si
vede….dallo spazio, grazie alla
sua folgorante illuminazione. Non
mancate di prolungare il vostro
viaggio, fermandovi uno o due
giorni in questa città, vera e propria
cattedrale nel deserto, che è anche
una concentrazione di attrazioni,
aperte 24 ore su 24. Qui le luci non
si spengono mai e le tentazioni non
mancano! Lasciata Las Vegas il
fly&drive vi porterà subito in uno
degli ambienti naturali più ricchi di
fascino dell’ovest degli Usa, il
Grand Canyon, prima tappa del vo-
“Tuffatevi” negli...
States e in Irlanda
stro tour. Questa grande frattura
della superficie terrestre, scavata
dal fiume Colorado, è lunga ben
450 km e profonda oltre un chilometro e mezzo. Si narra che i primi
uomini che scoprirono questo spettacolo naturale furono molto probabilmente i cacciatori paleoindiani, circa diecimila anni fa. E che
dire della magnifica collezione di
dune di sabbia bianca del White
Sands National Monument, della
vecchia cittadina di Albuquerque o
della colorata Santa Fe con le sue
radici ispaniche? Il viaggio, che vi
porta alla scoperta dei luoghi dove
vissero i nativi americani è un vero
e proprio tuffo nel leggendario
West ed è proposto già a partire da
1190 franchi per persona. La quota
include, il tour come da programma dettagliato, 14 pernottamenti
nelle cat. di hotel prescelte e la vettura Alamo per 15 giorni da/per
Las Vegas in categoria economy
(maggiori informazioni nella pagina del volantino speciale).
A coloro che invece scelgono l’Irlanda come destinazione di viaggio
segnaliamo il fly&drive “Irish Dia-
ry”. Un tour in piena libertà dedicato a coloro che vogliono scoprire
quest’isola conosciuta per i suoi
ampi spazi aperti e per una civiltà,
quella celtica, nata ben prima
dell’avvento del cristianesimo e
per alcuni aspetti ancora misteriosa
di cui troverete tracce lungo le tappe del viaggio. Oltre alla straordinaria bellezza della natura, molteplici sono i motivi di interesse che
richiamano ogni anno milioni di
visitatori. La letteratura di grandi
autori come Oscar Wilde, Samuel
Beckett, George Bernard Shaw e
James Joyce; la poesia di autorevoli rappresentanti come William Butler Yeats e Samuel Heaney e la
musica, quella folk e quella dei
grandi complessi rock, come i mitici U2. Grande tre volte la Sicilia,
nella Repubblica d’Irlanda vivono
circa 4 milioni d’abitanti di cui 1,5
milioni nella vivace capitale Dublino, affacciata sulla costa orientale.
Il resto della popolazione è distribuita per lo più nelle grandi città
come, ad esempio, Cork a sud, che
avrete l’occasione di visitare durante il vostro tour. Il fly&drive è
proposto già a partire da 959 franchi e include il volo diretto da Zurigo a Shannon e ritorno, 7 pernottamenti in hotel della cat. prescelta
con prima colazione irlandese e il
noleggio di una vettura Ford Fiesta
o similare. Informazioni più dettagliate e altre proposte di viaggio
nella brochure speciale “Tuffarsi
nel relax”, disponibile in lingua italiana nelle vostre Agenzie di Viaggio Ffs del Ticino.
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IL CAFFÈ
2 febbraio 2014
27
tra
parentesi
LA TECNOLOGIA
Basta un semplice clic
sul nostro smartphone
per accedere ad ogni servizio
Il cantone in tasca...
e un’App gratuita
ti semplifica la vita
Da Lugano ad Ascona, dai trasporti allo shopping
con un cellulare puoi organizzare la tua giornata
I
l buongiorno si vede dal
mattino. E dunque, per cominciare bene la giornata,
meglio avere uno smartphone in tasca. Solo così,
ora, è molto più facile muoversi
in città, grazie appunto a tutta
una serie di applicazioni che
permettono di ottimizzare tempi, spazi e situazioni. Ad esempio, trovando con un clic la fermata del bus più vicina, prenotando il libro in biblioteca o passando dal supermercato con la
lista della spesa già aggiornata.
Insomma, si “viaggia” equipaggiati di applicazioni per avventurarsi nella giungla quotidiana
con meno ostacoli e più informazioni. In tempo reale. Ed è
proprio in quest’ottica che si inserisce la nuova app gratuita
“Lugano c’entro”, disponibile su
Apple Store e Google Play. Una
prima svizzera, in quattro lingue, una guida pratica allo shopping per attirare i consumatori,
appunto, in centro città.
“Lugano c’entro” raggruppa le
informazioni su ben 53 negozi
organizzati per genere, visualizza offerte e promozioni relative a
prodotti specifici e offre una cartina per raggiungere il punto
vendita. La sezione “info parcheggi”, invece, informa sulla disponibilità e l’ubicazione dei
principali posteggi cittadini,
mentre un’altra aggiorna sugli
eventi e le iniziative in programma in città.
Anche Ascona ha creato l’app
gratuita “Ascona”, che permette
sia al visitatore abituale che a
quello occasionale di accedere a
tutte le informazioni utili: ristoranti, hotel, trasporti, shopping e
meteo. “TISale”, invece, è un sistema di offerte e promozioni rivolto soprattutto ad una clientela giovane e permette di risparmiare grazie a ingressi scontati o
gratuiti e buoni sconto per numerose attività commerciali del
Ticino. Così, per rimanere costantemente aggiornati su tutte
le promozioni basta scaricare
l’app, gratuita.
Ma il mondo delle app ormai
non ha più confini. Addirittura,
ci sono scuole che le offrono ai
genitori per consultare in tempo
reale presenze e interrogazioni
dei figli. Quelle di alcune città,
invece, permettono di mettersi
in coda virtuale all’anagrafe
quando ancora si è nell'ascensore di casa, o segnalare un dissesto nell’asfalto della strada sotto
casa all’amministrazione comunale; tutto con un banale clic.
Comunque sia, le app quotidiane, quelle utili, per non dire indispensabili, nella vita di tutti i
giorni, iniziano dalla lista della
spesa: addio al fogliettino appeso in cucina a cui si aggiungono
parole e richiami, e poi, una volta arrivati al supermerecato, non
riuscire più a decifrarlo o accorgersi di averlo dimenticato a
casa. Affidiamoci invece alle app
che trasferiscono automaticamente la lista della spesa sul nostro cellulare.
E allora, gratis ed essenziali sono
“Shopping List” o “LiShop”: dalla A di aceto alla Z di zucchero. Si
segna quello che serve e la quantità, mantenendo pure in memoria l'ultima spesa fatta, nell’eventualità che si rischi di ricomprare l’ennesima confezione
dello stesso prodotto.
Regola numero uno per le app è
facilità e intuizione. Le più in
voga oggi riguardano mobilità
urbana e dintorni. “Arcobaleno”,
ad esempio, permette di trovare
orari e fermate, nel Ticino e nel
Moesano, di identificare i mezzi
publici in partenza semplicemente puntando lo smartphone,
visualizzare i piani delle zone,
calcolare le tariffe e simulare il
distributore di biglietti. Insomma, tante occasioni per semplificare la nostra quotidianità.
c.c.
Leapputili
Lugano c’entro
L’applicazione consente di
ricevere offerte personalizzate dai
negozi dell’area di Lugano
‰
?A>5?O5A? < JL,>5A AM(L
PM (R6
?64=6BM 36=?
?64=6BM PPBM- • ?64=6BM M-46
Arcobaleno
Permette di spostarsi con facilità
nelle aree urbane calcolando tariffe
e orari grazie ai piani delle zone
TIsale
È un sistema di sconti e offerte
che l’utente può utilizzare in diversi
punti vendita: locali e negozi
Ascona
Consente di scoprire gli hotel,
i ristoranti, i negozi, i locali
e gli artigiani del borgo di Ascona
LugaNow
LugaNow permette di rivivere la
Lugano d’epoca o sbirciare nel
futuro. In realtà aumentata
airCHeck
Informa sulla qualità dell’aria in
tutta la Svizzera e sugli effetti
per la nostra salute
Mobile Ffs
Regna incontrastata come app
più scaricata dagli svizzeri. Orari,
costi e informazioni di viaggio
= (6@-?
é
La curiosità
Quando l’arte
è alla portata
di un “touch”
C
i sono applicazioni in
grado di mescolare perfettamente approfondimento e intrattenimento. Come
“TomBraining La Galerie” e
“Swiss art to go”. Entrambe
made in Switzerland, si rivolgono a tutti gli appassionati di arte
che non disdegnano però anche
la tecnologia.
“Swiss art to go” è un’app realizzata dalla Società di storia dell’arte in Svizzera (Saas) e disponibile al costo, non proprio irrisorio, di dieci franchi. Trentacinquemila
edifici
e
monumenti svizzeri schedati e
a portata di mano, grazie ad
un’applicazione per smartphone. L’app, che sposa il moderno
concetto di realtà aumentata,
altro non è che l’informazione
giusta al momento giusto nel
posto giusto. Il turista, grazie
alla funzione radar, può identificare con un banalissimo clic
l’edificio che ha di fronte, individuarne nome ed epoca. Può
pure accedere alla scheda completa, da leggere o ascoltare,
con tutte le informazioni curate
da un gruppo di esperti. Ma non
è tutto. L’applicazione, in tre lingue, è anche dotata di una sezione sui percorsi consigliati di
“itinerari” e “ricerca” con monumenti e edifici divisi per epoca, stile, tipologia e altri elementi artistici come vetrate o
affreschi. Insomma, una guida
più che tascabile.
L’altra app “artistica”, sempre
made in Ch, è “TomBraining La
Galerie”, realizzata da Thomas
Steinmann, avvocato e docente
all’Ecole des hautes études
commerciales dell’Università
di Losanna. Costa sette franchi
ed è pensata per smartphone,
tablet e Mac. Si tratta di una
galleria virtuale in 3D, dove
l’utente può perdersi tra i dipinti di Goya, Dalì e Manet,
tanto per fare qualche esempio.
Passeggiare attraverso il museo
virtuale, che espone oltre 250
dipinti con tanto di audioguida
realizzata dalla storico dell’arte
Francoise Barbe Gall; contemporaneamente, può testare le
proprie capacità di memoria e
osservazione grazie ad una decina di giochi che permettono
di rispondere a domande inerenti la visita. Come dire, giocando s’impara.
c.c.
IL CAFFÈ
2 febbraio 2014
28
tra
parentesi
DUE SEMPLICI
ESERCIZI
DA SCRIVANIA
ADDOMINALI E GLUTEI
Stando seduti contraete
e rilassate i glutei in
modo continuato per
20-30 volte. Mettete le
mani sotto la scrivania
tenendo il gomito
piegato a novanta gradi
e spingete verso l’alto.
Mantenete la pressione
per 15 secondi e
ripetete 5 volte.
Stiracchiati e alzati
dalla scrivania spesso,
guadagnerai in salute
SCHIENA
Mettete le mani dietro la
nuca tenendo il busto
ben eretto. Aprite i
gomiti e avvicinate le
scapole il più possibile.
Restate così per 5
secondi, una breve
pausa e ripetete 4 volte.
CRISTINA GAVIRAGHI
D
opo l’ufficio una bella corsa, una tonificante nuotata o un bel po’ di sudore lasciato sul pavimento della palestra. Non si pensi così di aver fatto tutto il
possibile per migliorare salute e benessere, specialmente
dopo aver trascorso gran parte della giornata seduti alla
scrivania. Per ridurre il rischio di malattie croniche e influire positivamente sulla qualità della vita, non basterebbe infatti praticare regolarmente esercizio fisico, ma andrebbero ridotte anche le ore passate su sedie e divani.
Sara Rosenkranz, docente di nutrizione umana all’Università del Kansas, da anni si occupa degli effetti della sedentarietà sulla salute e nel suo ultimo lavoro, pubblicato sulla
rivista Bmc Public Health, afferma che, per ottenere i massimi benefici, l’attività fisica deve essere accompagnata da
una diminuzione delle ore trascorse da seduti. Per arrivare
a tale conclusione ha considerato i dati su salute e abitudini di oltre 190mila uomini e donne sopra i 45 anni.
“Molte persone fanno quotidianamente sport per 30 o 60
minuti - puntualizza Rosenkranz - ma se restano sedute in
ufficio quasi tutto il resto della giornata, questo può diminuire gli effetti benefici dell’esercizio fatto; anche solo alzarsi di tanto in tanto e muoversi un po’ può fare la differenza”. I dati raccolti mostrano la sinergia tra l’attività fisica
Questo
nostro
a more
La lettera
Guarito da una sgradevole malattia,
da gay sono bloccato nella mia intimità
S
ono un giovane ragazzo gay al quale poco più di un anno fa gli sono stati diagnosticati dei condilomi anali sia interni
che esterni. Dopo diversi mesi di terapia e di
vari interventi chirurgici, sembrerebbe che il
problema sia risolto. Il motivo per il quale le
scrivo è che da quando ho
contratto questa infezione non Scrivi a LINDA ROSSI
riesco più a lasciarmi andare e
psicoterapeuta e sessuologa
a fare sesso liberamente.
Posta: Linda Rossi – Il Caffè
Quando mi capita di conosceVia Luini 19 - 6600 Locarno
re nuove persone con le quali
potrei avere dei momenti di in- E-mail:
timità mi blocco e lascio perlinda.rossi@bluewin.ch
dere l’incontro. In aggiunta, mi
sento anche bloccato dal punto di vista del rapporto completo.
Vorrei tanto che la mia vita sessuale torni ad
essere quella di prima, ma sento come di essere stato “scottato” e non so come risolvere
questa inibizione. Grazie in anticipo per il suo
aiuto a capire quello che mi succede e i suoi
preziosi consigli.
FiberSpeed
e un minor tempo trascorso in posizione seduta nel raggiungere un buono stato di salute e una soddisfacente
qualità della vita. “Senza ridurre la sedentarietà, l’effetto
dell’esercizio potrebbe incidere anche un 20-30 per cento
in meno su questi parametri”, affermano gli esperti. Certamente, nel prevenire obesità, diabete, malattie cardiovascolari e altre patologie croniche, la parte del leone viene
fatta dall’attività fisica; è ormai riconosciuto che praticare
sport regolarmente faccia bene alla salute, ma l’abitudine,
Un aiuto dai “sit/stand desk”,
postazioni regolabili in altezza
per lavorare anche in piedi
per scelta o per obbligo, a stare tante ore seduti può essere
a lungo andare pericolosa. Una passata ricerca di Rosenkranz, pubblicata sull’International Journal of Behavioral
Nutrition and Physical Activity, mostrava, su circa 60mila
individui tra i 45 e i 65 anni, come dalle quattro ore in
avanti, passate con le gambe sotto la scrivania, aumentasse sempre più la probabilità di andare incontro a malattie
croniche come diabete, patologie cardiache e cancro. Altri
studi serviranno per capire meglio gli effetti della vita se-
dentaria sui parametri biologici che regolano lo stato di salute, ma un ruolo nella questione sarebbe svolto dall’influenza che lo stare seduti ha sulla lipoproteina lipasi
(Lpl), molecola coinvolta nella trasformazione dei grassi
in energia. Lunghi periodi adagiati sulla sedia causano una
minor contrazione muscolare e questo diminuirebbe sensibilmente l’attività della Lpl. “Stare seduti inibisce ciò che
stimola il metabolismo e questo non è un bene per la salute - spiega l’esperta - solo interrompendo, alzandosi e
muovendosi di tanto in tanto, si possono riattivare questi
processi”.
Un anno fa, un ricercatore inglese aveva mostrato che se
un impiegato stesse in piedi alla scrivania, piuttosto che
seduto, per tre ore al giorno brucerebbe 144 calorie, cosa
che, in un anno, equivarrebbe alla perdita di quasi quattro
chili di grasso. Secondo i ricercatori, oltre a sensibilizzare
soprattutto i giovani sull’importanza di alzarsi in piedi più
volte al giorno e fare anche piccoli movimenti, potrebbero
essere d’aiuto i cosiddetti “sit/stand desk”, le postazioni di
lavoro regolabili in altezza che permettono di lavorare e
stare al computer anche in posizione eretta. Sarebbero disponibili anche nella versione per bambini, perché non è
mai troppo presto per imparare le buone abitudini.
La risposta di Linda Rossi
Desensibilizzi la zona tabù e provi
a scindere l’incontro dall’intimità
C
l’incontro da quella dell’intimità sessuale condivisa. Perché se lei evita
ogni contatto rischia che questo problema gliene crei un altro, quello dell’isolamento sociale. Quindi, quando
si trova di fronte a una persona che la
interessa, deve darsi innanzitutto il
tempo di sentirsi in fiducia con essa.
Se la graduale conoscenza le fa capire
che vorrebbe andare oltre, a questo
punto gliene potrebbe parlare chiedendogli di dimostrare un’estrema delicatezza verso quella sua parte del
corpo.
Parallelamente sarebbe opportuno
che lei iniziasse ad accarezzarsi, constatando di volta in volta che non le accade niente di negativo. Così facendo
se ne approprierebbe nuovamente vivendola sempre meno come un’area
corporea a rischio di problemi, bensì
come una zona di piacere, piacere
sempre più libero di essere apprezzato
e vissuto intensamente.
Faccia un passo alla volta e progressivamente riacquisterà fiducia e tranquillità convincendosi che il male è
decisamente superato. A questo punto, e ricorrendo alle indispensabili
protezioni, sarà pronto a incontrare
intimamente un possibile partner senza inibizioni di sorta, cioè in tutta libertà.
erto che alla sua giovane età
quello che le è accaduto dal
punto di vista della salute deve
essere stata una grande prova di forza.
Meno male che le cure ricevute l’hanno portata alla piena guarigione! Non
c’è da stupirsi checiò le abbia lasciato
uno strascico che si tramuta in una forma di timore, per non dire avversione,
all’idea di essere toccato nella zona
anale. È come se quella superficie
corporea fosse oramai diventata una zona tabù, fragile, che
lei deve proteggere, poiché
a rischio. È un fenomeno normale quello che
le sta capitando.
Il grave inconveniente è che questo “blocco”, come lei spiega, appare fin dai primi momenti di un incontro, come se
già anticipasse che poi si arriverà nella
fascia “scottata”, impedendole quindi
di vivere un qualsiasi rapporto. Il percorso da fare per uscire da questa situazione senza sbocco è di desensibilizzare quella sua parte del corpo da
ciò che ha vissuto un anno fa, alfine di
poter riacquistare fiducia nella sua salute ritrovata e non temere che le possa riaccadere quello che le è successo
in passato. Inizio col suggerirle di staccare il momento della prima fase del-
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Stare per troppo tempo seduti, senza
mai muoversi, ci predispone a obesità,
diabete e malattie cardiovascolari
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<wm>10CFXKKw7DQBAE0RPNqns©OxsPjMwsgyh8SRTs©yM7ZgFV6G1bRcPdc93f66sIuovZUOs1VBs8i©rZ1Auk6QUWdoYls_95ATIewPwZAYUšGdfFYg7zcGg7Pt8T4K8CwnYAAAA=</wm>
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IL CAFFÈ
2 febbraio 2014
ILFENOMENO
LASOCIETÀ
L’INCONTRO
I GRANDI MARCHI
DELL’AUTO
RIDISEGNANO
I MERCATI FUTURI
QUEI CLICHÈ
ELVETICI
DI CARTA
E CELLULOIDE
PANARIELLO:
“IO VOGLIO
ANCHE ESISTERE
FUORI DALLA TV”
ROCCHI A PAGINA 35
A PAGINA 39
COMAZZI A PAGINA 42
tra
virgolette
RIFLESSIONI D’AUTORE
CULTURA | POLITICA | STILI | SPORT | INCONTRI
UNA SETTIMANA
UNA PAROLA
Aborto
Pochi sono
i temi sociali
che occupano
la nostra
civilizzazione
quanto
il problema
di regolare
la riproduzione
umana.
In Svizzera ora
se ne riparlerà
con un voto
popolare
SANDRO CATTACIN
sociologo
P
ochi sono i temi che occupano la nostra civilizzazione quanto la questione della regolazione della riproduzione umana. È la coscienza del fatto che la sopravvivenza della
specie umana dipenda dalla collaborazione
tra gli esseri che ha trasformato l’animale, e la sua spinta alla riproduzione dei suoi geni, in membro di una
collettività che riflette sulle strategie di riproduzione
migliori e più utili alla collettività. Questa coscienza sta
alla base della continua riflessione sul giusto equilibrio
tra libertà individuali e protezione della collettività che
ha occupato i più grandi pensatori dei nostri tempi:
Kant che teorizzava la capacità di ciascuno di noi di riflettere per il bene di tutti, Mill che ci ricordava che il liberalismo implica che le nostre libertà finiscono laddove cominciano quelle degli altri o ancora Rawls che,
C’è da sempre una certa tensione
nell’ambito della politica familiare tra
interesse generale e scelta individuale
per logica deduzione, ci spiega perché pensare al bene
delle persone più fragili è nell’interesse personale.
Da queste riflessioni sono nate politiche controverse
come quella del figlio unico in Cina (che oggi si sta modificando di fronte alla sfida demografica di una popolazione che invecchia) o quella della contraccezione al
fine di programmare una vita di famiglia autodeterminata. Entrambe queste politiche evidenziano la tensione che esiste nell’ambito della politica familiare tra interesse generale e scelta individuale.
LE DECISIONI IMPOSSIBILI
La stessa tensione si ritrova nella regolazione delle pratiche di interruzione della gravidanza. E, se vogliamo,
anche nell’iniziativa popolare “il finanziamento dell’aborto è una questione privata” in votazione il 9 di
febbraio. L’obiettivo è quello di trovare un equilibrio tra
l’interesse individuale e quello collettivo per non mettere a repentaglio il vivere insieme. E, tra rispetto della
vita concepita e della vita della donna, tra interesse generale e interesse individuale, le regolazioni tendono
oggi ad un compromesso, dopo decenni di legislazioni
più o meno ragionevoli ed esperienze eugeniche. Il nazionalsocialismo ha istituito probabilmente il più perverso tra i sistemi di regolazione, vietando, da un lato,
alle donne “ariane” di ricorrere all’aborto e autorizzandolo, o addirittura promuovendolo, per le “non ariane”
ebree ovviamente incluse. Dall’eugenismo nazionalsocialista, basato su un’idea primitiva di riproduzione di
una “specie umana” considerata superiore, alle riflessioni contemporanee su se, come e quando consigliare
l’aborto, la differenza è certamente importante anche
se, nel dettaglio, l’elemento eugenico - l’idea cioè che
certi esseri meritino di vivere e altri no - continua a circolare e ad essere presente tra tanti medici quando, per
esempio, un’amniocentesi porta all’identificazione di
un problema genetico nell’embrione ed a un consiglio
di routine di abortire.
Oltre a questa pressione di tipo eugenico, le regolazioni
in materia di aborto si inseriscono pure in una contesto
morale e soprattutto religioso. Anche in questo ambito
si incontrano posizioni estreme, come per esempio
quella dell’Irlanda cattolica ,che vieta tout court l’aborto e che ha portato alla ribalta il caso di una ragazza
quattordicenne, incinta dopo essere stata violentata,
alla quale è stato proibito di abortire (l’Irlanda permette però di praticare l’interruzione della gravidanza in
un altro Paese: l’ipocrisia non ha limiti).
L’eugenismo e la questione morale sono parte integrante del dibattito sull’aborto e sono presenti nelle legislazioni di tutti i Paesi, in certi casi in modo confuso e
interconnesso, a volte nella riflessione sulla sfera privata e altre volte imponendo barriere che fanno astrazione dal caso concreto. Qualunque sia la situazione, la
donna incinta è confrontata con questa tensione e si
trova di fronte ad una serie d’interrogativi, imposti dalla società, dagli amici, o semplicemente presenti nelle
proprie riflessioni. “Voglio o non voglio questo bambino?” è la prima di tutte le domande, che aumentano in DOMENICA
complessità quando si presentano anche problemi di
età, di rischi di malattie gravi, di sopravvivenza, di vio- LIBERO D’AGOSTINO
lenza vissuta, di difficoltà economiche, sociali o psichi- I COMODI ALIBI
che e anche di scelte di vita. E ciò ci fa capire immediatamente come la decisione di mettere al mondo un fi- DELLA POLITICA
glio non sia delle più facili da prendere. Qualunque sia- INCONSISTENTE
no le risposte individuali, la scelta sarà condivisa o
criticata, sostenuta o combattuta e, comunque, la sola
i voterà per il referenpersona che ne porterà le conseguenze, per tutta la
dum contro i tagli ai susvita, sarà la donna che l’ha fatta.
sidi per la sanità, per
quello contro il condono fiIL PRAGMATISMO
scale e si andrà pure a votare
Le decisioni impossibili hanno come corollario il fatto per il freno ai disavanzi nella
di portare con sé l’ingiustizia e di non potere essere re- spesa pubblica. È l’unico
concreto lascito di una legislatura per il resto inconcluOgni bambino ha un costo per la
dente, con un governo che
società, e ogni bambino che non nasce amministra ma non governa,
e un parlamento paralizzato
cela la sofferenza di una donna
da veti e tatticismi dei partiti.
In questo vuoto desolante,
golate in modo univoco, assumendo che mettere o no sono però tutti d’accordo su
al mondo un bambino sia solo una scelta personale. una cosa: fermare frontalieri
Ogni bambino ha un costo per la società, e ogni bam- e padroncini, che sono ormai
bino che non nasce cela la sofferenza di una donna. Le diventati un comodo alibi
democrazie pluraliste, dopo anni e anni di discussioni all’inconsistenza della politipubbliche, morali ed eugeniche, hanno scelto di pren- ca e un capro espiatorio per i
dere in considerazione la necessità di aiutare chi desi- problemi che non si riesce a
dera o meno fare nascere un essere umano. Attraverso risolvere. Ogni partito, per
contributi, sostegno psicologico, momenti di riflessio- non restare indietro, spara
ne obbligatori prima di un’interruzione di gravidanza una sua soluzione, alimensi allarga la sfera della responsabilità della scelta: non tando un clima sempre più
è solo la donna incinta responsabile della nascita o pesante contro i lavoratori
dell’eventuale aborto, ma anche la società con le sue italiani, ma avvelenando anistituzioni. Infrangere questa co-responsabilità nella che quel mercato del lavoro
scelta della donna, qualunque essa sia, privatizzando- che, dicono, bisogna salvare.
la o collettivizzandola, ci condurrebbe inevitabilmente verso un mondo incivile.
S
IL RAPPORTO DEFICIT-PIL
IL CAFFÈ
2 febbraio 2014
Spagna
Germania
Italia
Francia
SALARIO MINIMO MENSILE (dati in euro)
SALARIO MINIMO ORARIO
1.874
1.502
1.478
1.462
1.430
1.190
961
784
753
697
684
566
401
369
5
0
Gemania
9.43
-5
-10
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013
2/ Storie
d’Europa
2014
Fonte: Fondo monetario internazionale
Lussemburgo
Belgio
Olanda
Irlanda
Francia
G. Bretagna
Usa
Slovenia
Spagna
Malta
Grecia
Portogallo
Croazia
Polonia
Francia
3.91
Spagna
33
8.50
tra
virgolette
Italia
Non esiste un unico
salario minimo
stabilito per legge
Fonte: Wirtschaft und Sozialwissenschaftliches Institut (Wsi) - Eurostat
Giocodipendenza
“L’ossessione delle scommesse
mi ha trascinato nella rovina”
Schiavi e precari,
il volto nascosto
della Germania
Da Berlino alla Baviera, ecco qual è
il popolo tedesco che fatica a vivere
L
a nuova Europa si rispecchia anche nelle storie di vita dei più “deboli”, in quelle fasce d’emarginazione che emergono ormai anche
tra gli strati sociali della popolazione che si ritenevano al riparo della crisi economica. Persino in Paesi, come la Germania, considerata la “locomotiva economica”
dell’intero continente. Eppure, al pari di Roma, Parigi o Madrid, anche a Berlino, come
traspare da queste storie raccolte da Stefano
Vastano, c’è un’altra società dal futuro incerto. Storie di malessere economico che, nonostante la mimetizzazione dei “minisalari”,
dei mini jobs, nasconde l’esplosione del fenomeno dei giovani senza lavoro. Vicende
di squallore morale, di indifferenza sociale,
L’
altezza è quella, 187 centimetri. Ma
il peso-forma René Schnitzler l’ha
perso da un pezzo. “Oggi mi muovo sui 100 chili - dice lui imbarazzato - ma
con il sostegno della squadra tornerò al
peso ideale”. Non sembra, ma questo simpatico 28enne era una delle promesse
della Bundesliga, del campionato tedesco. Nel 2004, l’attaccante Schnitzler infilò
per il Borussia Mönchengladbach la bellezza di 11 goal. Persino 14 reti nella stagione 2006, prima di passare ad Amburgo
a giocare nel 2008 con ‘i diavoli rossi’ del
di insicurezza generazionale. Storie drammatiche che il Caffè racconterà, attraverso
testimonianze personali, pure da altri Paesi
di questa Unione Europea che pare ancora
incapace di tracciare una via comune verso
la crescita, mentre intere nazioni sono ricacciate indietro nel tempo. In un passato di
precarietà e povertà che hanno gia rimesso
in discussione livelli di benessere e diritti sociali che si ritenevano acquisiti per sempre.
Racconti in presa diretta da cui irrompe uno
spaccato sociale che meglio di tanti dati statistici e analisi economiche descrive il senso
di disagio e d’impotenza che oggi attanaglia
le popolazione. Pure nella ricca Germania.
e.r.b.
(2/continua)
René, 28enne: “La frenesia dell’azzardo
e le macchinette, il mio incubo.
Ormai erano una droga giornaliera”
L’ANALISI DI LUCIANO GALLINO
La locomotiva sta rischiando,
salari fermi a dieci anni fa
L
LUCIANO
GALLINO
Saggista
e sociologo
del lavoro
a curva della crisi scivola via arrancando dietro una ripresa lenta. E
l’Europa, ovunque, guarda i timidi segnali racchiusi negli indicatori economici scoprendo che il nodo del lavoro resta ancora tutto da
sciogliere. La disoccupazione, soprattutto giovanile, resta alta. E dove
davanti ai dati c’è un segno più si scopre che non è tutto oro quel che luccica. “Come in Germania, la locomotiva che spinge l’economia. Ma dietro i numeri positivi, c’è tanto precariato”, spiega il professor Luciano
Gallino, sociologo del lavoro che nei suoi ultimi saggi ha analizzato a
fondo la crisi europea. In Germania le imprese ricorrono in maniera
massiccia ai contratti da 450 euro, i mini jobs, cioè i mini-impieghi. Lavori con un limite di 15 ore settimanali pagate in media da 5 a 7 euro all’ora. In queste condizioni si trovano 7 milioni di tedeschi, circa 1 lavoratore su 4.
I minijobs nati come uno strumento per facilitare l’ingresso nel mondo
del lavoro, per molti economisti stanno finendo per rappresentare il
simbolo del precariato. “Il miracolo tedesco così rischia di essere monco
- aggiunge Gallino -. Ma c’è dell’altro. Le statistiche dell’export del Paese
dicono che per un decennio abbondante il rapporto tra lavoro e unità di
prodotto è aumentato del 2-3 per cento annuo, circa il 25 per cento su un
decennio, mentre le paghe sono rimaste perfettamente orizzontali. La
media dei lavoratori tedeschi, in nome di questa moderazione salariale
introdotta già dal governo guidato da Gerhard Schröder, ha dovuto accontentarsi di stipendi stagnanti”.
Secondo Gallino, i numeri hanno un significato preciso: i salari e il potere d’acquisto dei lavoratori in Germania, ma non solo, sono fermi da dieci anni. “Il dato è incontrovertibile, e il processo - sottolinea il sociologo ha portato un enorme vantaggio per le imprese che, da un lato hanno
potuto operare sui prezzi e diventare concorrenziali nelle esportazioni, e
dall’altra hanno tratto grandi profitti. La Germania ha retto sin qui grazie
all’eccedenza dell’export sull’import. Ma se non ci sarà una crescita, con
la ripresa della domanda interna, se la gente non avrà più soldi da spendere, se non può comprare, questo modello crollerà”.
La domanda che tutti si fanno è se il precariato aumenterà. “Il problema
è che sta vincendo un modello di liberismo sfrenato – avverte Gallino-.
Non solo in Germania. I precari ormai sono milioni. Ma il rischio del
modello tedesco sta nella sua durata. Perché i salari stagnanti producono anche tagli ai servizi pubblici e sociali, mentre lo stato di precarietà
dei giovani non li porta a investire sulla casa o su altri beni”.
m.sp.
storie raccolte da
STEFANO VASTANO
Corbis
Lavoratorischiavi
Prostituzionegiovanile
St.Pauli. Fu l’anno orribile per il calcio
‘made in Germany’. Quello in cui l’allora
23enne Schnitzler rivelò d’aver intascato
100mila euro dal racket del calcio-scommesse. Per manipolare gli incontri contro
l’Augsburg, il Rostock ed il Mainz. “Ero
malato, dipendente da ogni tipo di scommessa e videogioco”, confessa l’ex-professionista. Oggi giura d’essere guarito e,
dopo una lunga ‘sospensione’ di tre anni,
René può tornare ainfilarsi gli scarpini.
“Non do la colpa né al mondo del calcio
né al sistema delle scommesse - spiega la dipendenza dal gioco è stata una mia
tragedia personale da quando avevo 18
anni”. Da quell’età il calciatore non ha
smesso di giocare un giorno ai videopoker e slotmachine, bruciandosi lo stipendio, poi gli orologi, infine la Mercedes da
100mila euro per coprire i debiti”.
Il Dfb, l’Associazione nazionale calcio, ha
ora tassativamente vietato ai giocatori le
scommesse. Ma non sono solo i calciatori
a subire la patologia del gioco. Uno studio
dell’università di Lubecca precisa che in
Germania un tedesco su 10 investe al gioco dai 50 ai 100 euro al mese. Le slotmachine sparse nelle sale-gioco sono
265mila e, secondo i calcoli dell’istituto
Ifo di Monaco, fatturano sui 4,4 miliardi
l’anno. In tutto si stima che 530mila i tedeschi accusano forme di dipendenza: il 90
per cento uomini; l’85 per cento al di sotto
dei 30 anni (e molti gli stranieri). Dalle lotterie e sale gioco lo Stato tedesco incassa,
in media, 1,2 miliardi l’anno. Ma per René
Schnitzler scommesse e macchinette
“sono state un incubo - dice lui - la mia
droga giornaliera”.
Da un mese, nonostante l’età e problemi
di peso, Renè è tornato a indossare la maglia del suo primo club, il Rheydter, della
Lega regionale. “Ora voglio aiutare il mio
primo club e spero che la squadra aiuti
me”. Domenica 15 dicembre, per gli ultimi
minuti della partita, è ridisceso in campo.
Il trainer era soddisfatto: il Rheydter ha
vinto 3 a 2 contro lo Straelen, e 80 spettatori hanno applaudito il ritorno al calcio
di René Schnitzler.
Lavoroprecario
“A questa azienda ho dato 36 anni,
ora mi sostituiscono con un rumeno”
“A
“Ho iniziato a vendere il corpo “Disoccupazione e ‘mini job’
quando avevo soltanto 14 anni” sono un vero dramma sociale”
L’
D
Mario, 55enne: “È una porcheria come la
direzione tratta noi e la nuova manodopera.
Senza contratto, costretti a 16 ore di lavoro...”
Lisa, 20enne: “È stato il denaro
facile a farmi scivolare nel giro.
Vestiti nuovi, fine settimana...”
questa azienda ho dato tutto, per 36
anni di seguito”. dice Mario Gliese. È disperato l’ex-macellaio 55enne, ma anche pieno di rabbia contro la Vion, l’impresa per
cui ha sfacchinato tanti anni, “ma che ora ci sta
trattando da cani”, aggiunge.
Dal 1° febbraio, Mario ed altri 59 suoi colleghi
hanno perso il posto alla Vion, lavorazione carne,
presso Oldenburg, uno dei tanti mattatoi nel
nord della Germania che dà lavoro a 250 dipen-
denti. Sarà una ‘colonna’ di 60 operai, rumeni e
bulgari, a sostituire Gliese e compagni ai turni di
macellazione e preparazione dei pacchetti di carne. “Per carità, non ho nulla contro i lavoratori
dall’Est Europa - dice - ma è una porcheria come
la direzione tratta noi e la nuova manodopera”.
Da 10 anni, da quando nella Ue sono entrati i
nuovi Paesi dell’est, nell’indotto dell’industria
alimentare tedesca scoppia uno scandalo dopo
l’altro. E una rivoluzione nel settore delle carni,
che da solo dà lavoro a circa 150mila dipendenti.
Secondo i dati del ‘Ngg’, il sindacato del settore
alimentare, in Germania sono circa 50mila gli
operai nei mattatoi. Di questi la buona metà, al-
meno 25mila sono “i nuovi schiavi dell’Est come li chiama Gliese - bulgari, rumeni o lituani
trattati da schiavi, senza contratto e costretti a lavorare sino a 16 ore al giorno”. E a dividersi alloggi di fortuna (anche 6 operai in una stanza) con
retribuzioni da fame, dai 3 sino al massimo di 5
euro l’ora. Il lavoro nell’industria tedesca delle
carni non manca: solo un grossista come Tönnies
(il secondo nel settore in Germania) macella sino
a 30mila suini al giorno. Una piccola impresa
come la Vion viaggia al ritmo di 600 maiali ogni
ora e con un dumping micidiale sui salari.
“Queste piccole o medie imprese - conferma il
sindacalista Matthias Brümmer - guadagnano 1
euro e 3 centesimi dalla macellazione di un suino. Tolte le spese, al lavoratore non restano che
sui 5 euro l’ora“. E dire che la ‘Grosse Koalition’ al
governo di Berlino ha promesso, ma a partire dal
primo gennaio 2015, un salario minimo di 8,50
euro l’ora. Nel nord del Paese, dove si concentra
l’industria della carne, oggi la realtà è ben diversa. Fantomatiche ditte di subappalto procurano
alle aziende sempre nuove ‘colonne’ dall’Est,
“sfruttate senza pietà - conclude Mario Gliese da una vera e propria mafia della carne”. Un racket che riempie le celle frigorifere dei discounter
in Germania di carni sempre più a buon mercato.
A farne le spese sono gli operai tedeschi oggi licenziati. E un esercito di ‘schiavi’ dell’Est trattati
peggio di loro.
ha visto fare in un film, ma non si ricorda
più quale. Sicuro, in ogni caso, è che la
prima volta che lei si è prostituita aveva
14 anni. Una biondina carina, Lisa Müller, sveglia, cresciuta in una famiglia integra e in uno di
quei paesini bavaresi da cartolina. Perché l’ha
fatto? “Per una sfida o una conferma di me stessa, per sentirmi adulta”, dice Lisa che oggi ha 20
anni e da due è fuori dal tunnel della prostituzione. Le sue rivelazioni sui quattro anni di prosti-
tuzione minorile hanno scioccato la Germania.
“Prendimi, pagami e distruggimi”, il libro shock
in cui Lisa ha fatto senza peli sulla lingua i conti
con se stessa.
“In realtà, è stato il denaro facile a farmi scivolare nel giro - ammette ora lei - sì, i vestiti alla
moda, il nuovo cellullare e i week-end senza badare ai soldi”. Né sua madre né i professori a
scuola l’hanno mai stanata nei suoi anni da
baby-squillo. Complici le infinite possibilità della comunicazione digitale. “Il primo appuntamento con un cliente - ricorda lei - l’ho avuto
tramite sms sul telefonino. Poi la mia rete di
clienti si è ampliata e mantenuta in rete via mail”.
Neanche gli esperti del ministero della Famiglia
a Berlino sanno quantificare bene le dimensioni
del mercato del sesso nel Paese. “Hydra”, la prima associazione per i diritti delle prostitute, stima che ve ne siano almeno 400mila di ‘lavoratrici del sesso’ in Germania (circa il 5 per cento, uomini). Sicuro è che nella sola capitale, a Berlino,
di bordelli o bar ‘a luci rosse’, ve ne siano dai 400
ai 600. E in metropoli come Amburgo o Colonia
diversi Megashop che, a forza di offerte ‘flat-sex’,
attirano sino a 30mila clienti al mese. “Benvenuti nel quartiere a luce rosse d’Europa”, così il 4 dicembre scorso la ‘Süddeutsche Zeitung’ ribattezzava la Germania. Un Paese in cui, dal 2002,
l’esercizio della prostituzione è legale. Ma non
ovviamente il sesso con i minori, perseguibile e
punito per legge dal novembre 2008.
“Oggi non riesco più a sopportare quegli sguardi
di un uomo - confessa Lisa - sono stati i mesi di
incubi notturni, la paura degli altri, il ribrezzo di
me stessa che mi hanno spinto a smetterla e ricostruire una vita normale”.
Ora Lisa è ‘clean’, ha un ragazzo e un rapporto
sincero con la famiglia e le amiche. Ma girano
statistiche allarmanti secondo cui nella Germania del 2014, la prostituzione al di sotto dei 18
anni è una deriva che trascina via dai 10mila
sino ai 20mila minorenni. Cifre terribili in un
mercato enorme che, complice o no internet, di
sicuro non ha travolto la sola Lisa Müller.
ue buone notizie dalla Germania. La
prima è che il turismo a Berlino segna sempre nuovi record: 25 milioni
di pernottamenti nel 2012, oltre 26 milioni
l’anno scorso. L’altra è che, dal primo gennaio, il sussidio di disoccupazione da 382 è salito a 391 euro. Nove euro in più che però lasciano Florian Schicks indifferente, o quasi.
“Non auguro a nessuno di essere disoccu-
Floriana, 29enne: “Il problema non è la
paga al di sotto delle tariffe, ma che pur
lavorando non si arriva a fine mese”
pato in questo Paese - premette il 29enne
Florian - o di cercarsi come me job saltuari
nella gastronomia o nelle pulizie”. Sono le
due fette del mercato tedesco in preda al
dramma della precarietà e delle retribuzioni
da fame per i dipendenti. Grazie al boom del
turismo, nei bar e nei ristoranti delle metropoli tedesche il personale è cresciuto nel
2013 a circa 2 milioni.
Secondo uno studio della ‘Fondazione Hans
Böckler’, l’istituto dei sindacati, sono aumentati “al contempo e in modo vertiginoso
anche i lavori atipici nella gastronomia”. Dal
2007 ad oggi i cosiddetti ‘mini-job’ sono ar-
rivati al 22 per cento nei ristoranti e bar. Qui
878mila persone, cioè il 49 per cento del
personale (il 62 per cento del quale donne)
viene retribuito ben al di sotto delle tariffe
nazionali di 9 euro l’ora.
“Il problema vero non sono le paghe al di
sotto delle tariffe - spiega Florian -, ma che
pur lavorando non arrivi mai a fine mese”. È
l’altro triste record di Berlino, la capitale
dove la disoccupazione è ormai al 12 %. Anche il berlinese Florian sopravvive, come
l’esercito dei precari tedeschi, grazie al sussidio di disoccupazione.
Sempre, stando i calcoli della Fondazione
Böckler, solo nella gastronomia sono
160mila i lavoratori a dover aggiungere i
sussidi per sbarcare il lunario. Un drammatico destino che, oltre ai camerieri di ristoranti ed hotel, riguarda i lavoratori ‘atipici’
nell’industria alimentare, birrerie e persino
negli arsenali tedeschi al Nord. Certo, lo
scorso dicembre la disoccupazione in Germania era scesa al 6,7 per cento. Ma nel conto bisogna aggiungere più di 6 milioni di
persone attaccate alla flebo dei sussidi di disoccupazione e ad assegni sociali (oltre il 46
per cento da più di 4 anni). Sì, Berlino è una
città postmoderna e alla moda. “Peccato
che puoi inviare tutte le domande che vuoi dice Florian - ma di lavoro non se ne trova”.
34
LA
RICE
TTA
tra
virgolette
Il ragù
Marinare 500 g di polpa di cinghiale per 24 ore in 300
ml di vino rosso con 1 spicchio aglio, 150 g di cipolla
bianca, 150 g di sedano e qualche foglia di alloro,
rosmarino e salvia. Passate le 24 ore, mondare e tritare
la cipolla e l’aglio e farli rosolare in un capiente tegame
contenente 1/2 bicchiere di olio extravergine d’oliva.
Aggiungete il sedano e 150 g di carote tagliati a cubetti
piccoli. Salare e pepare. Dopo 10 minuti unire la polpa
di cinghiale tritata. Rosolare, salare unire un dado e il
vino rosso. Quando sarà sfumato, aggiungere 2 cucchiai
di concentrato di pomodoro e 1 lt di passata di
pomodoro e cuocere a fuoco dolce, girando di tanto in
tanto, fino a che il ragù non sarà ben denso. Ci vorranno
un paio d’ore. Quindici minuti prima del termine della
cottura aggiungete un bicchiere di latte, mescolare bene
e terminare la cottura.
Il mito e la tavola,
per il cinghiale
una storia saporosa
I
l cinghiale può essere molto pesante. Ne sa
qualcosa Adone. Il più bello fra gli dèi. Ucciso
da un feroce suino subornato da Apollo che
non poteva sopportare i suoi continui successi di
seduttore. Dal sangue sparso del bel giovane nascono gli anemoni. Un promemoria stagionale
del suo passaggio terreno. Per vendicarlo si alleano in una colossale battuta di caccia tutti gli eroi
mitici. Tra questi Teseo, Giasone, Nestore, Atalanta. E Meleagro che alla fine di un inseguimento da Blues Brothers gli fa la festa. Questo racconto emblematico sul rapporto tra il cacciatore e la
sua preda affascina l’Occidente per molti secoli
tanto che Rubens gli dedica il favoloso dipinto
del museo di Vienna dove la bestia irrompe fra i
cacciatori come una minacciosa manifestazione
della natura selvaggia. E proprio la sua forza
guerriera e la scarsa propensione a vivere in
branco ne fanno un single da combattimento.
Non a caso nel Medioevo veniva chiamato porcus singularis. Dal quale i Francesi hanno derivato la parola sanglier.
Anche nella cultura indiana il furore indomito
avvicina questo animale al divino, tanto da farne
il terzo avatar di Vishnu. Si chiama Varaha, ovvero cinghiale. Il suo grugnito è tanto potente da essere scambiato per un tuono. Ed è raffigurato con
un corpo umano di colore scuro e la testa di suino. Come dire la risposta induista al mitico Minotauro. Insomma un Minoporco.
Non a caso la caccia al cinghiale è rimasta per secoli un esercizio per uomini coraggiosi pronti a
misurarsi con un degno avversario. E proprio agli
uccisori spettava il fegato dell’animale che era
considerato la sede del coraggio.
Invece noi, che non apparteniamo alla stirpe dei
cacciatori e raccoglitori, bensì a quella dei consumatori, più prosaicamente seguiamo le sue piste a tavola, dove si accompagna alla polenta sotto forma di spezzatino. Oppure alla cacciatora
per chi lo preferisce rosso, con pomodorini, olive
e aglio. E in salmì, con sedano, carota e sfumato
con il vino, per quelli che invece sono entrati
nell’era del cinghiale in bianco.
di
CAROLINA
Ingredienti per 4 persone
- 1 kg di cinghiale
- 2 cipolle
- 2 coste di sedano
- 2 carote
- 1 rametto di rosmarino
- 1/2 litro di vino rosso
- 1 spicchio d’aglio
- 1/2 cipolla tritata fine
- 1 peperoncino
- 300 g di salsa di pomodoro
- 7 cucchiai di olio
extravergine d’oliva
- sale
- pepe
Alla cacciatora
ELISABETTA MORO
LA RI ETTA
oltreilcibo
Con la polenta, alla cacciatora, sotto
forma di spezzatino o in salmì. Un
piatto forte per i cacciatori del gusto
Tagliare le 2 cipolle, le coste di sedano e le
carote e rosolare in un tegame con 2 cucchiai
d’olio. Fare a pezzi il cinghiale precedentemente
pulito e metterlo in un recipiente con il vino
rosso, le verdure rosolate e il rametto di
rosmarino (la carne deve essere ricoperta, se
necessario aggiungere dell’altro vino). Marinare
per una notte intera. Scolare e asciugare. In una
padella antiaderente ben calda mettere i pezzi
di cinghiale per eliminare l’acqua. In un’altra
padella mettere 5 cucchiai d’olio, lo spicchio
d’aglio schiacciato, la cipolla tritata e il
peperoncino. Rosolare per alcuni minuti,
aggiungere la salsa di pomodoro, salare e
cuocere per circa 10 minuti. Aggiungere il
cinghiale, aggiustare di sale e cuocere per
almeno un’ora, se necessario bagnare con il
liquido della marinata. Il tempo di cottura può
variare secondo l’età dell’animale.
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IL CAFFÈ
2 febbraio 2014
35
EUROPA
RENAULT - NISSAN
7.8
Il fenomeno
Affari globali
DAIMLER
1.6 milioni
nel 2013
Germania
NISSAN
Giappone
BMW
1.9 milioni
nel 2013
Germania
tra
GRUPPO
VOLKSWAGEN
9.5 milioni nel 2013
3° costruttore mondiale
virgolette
12 marche tra cui
Volkswagen, Audi, Porsche,
Seal, Skoda...
Italia
LEGENDA
Germania
Vendite 2013 per costruttore,
in milioni di auto (sui primi undici
mesi dell’anno)
Russ
ia
Cina
Ricerca e sviluppo
Cina
Cina
FAW
0.37
Cina
Cina
I
UNIT
I
T
A
ST
Paese Luogo dell’impianto
HYUNDAI-KIA
6.78
Corea del Sud
ati
St
iti
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ail
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dia
an
HONDA
3.88
Giappone
MAZDA
1.14
Giappone
e
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nti
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Mo
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Ino
Fo
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SUZUKI
2.44
Giappone
TOYOTA
8.88
sugli undici mesi
1° costruttore mondiale
Giappone
MITSUBISHI
1.16
Giappone
AS
GENERAL MOTORS
9.7 milioni nel 2013
2° costruttore mondiale
T
Impresa comune
SAIC
0.2
Cina
FORD
5.32
EZIO ROCCHI BALBI
Produzione o acquisto
di materiale
DONGFENG
0.43
Cina
CINA
FIATCHRYSLER
4.14
FIAT
CHRYSLER Italia
Usa
RENAULT
Francia
PSA
2.41
Francia
La globalizzazione
viaggia su 4 ruote
Le alleanze dei grandi marchi automobilistici
ridisegnano i nuovi mercati internazionali
nel lessico corrente, perchè lo scopo era sempre lo
re case automobilistiche si contendono,
stesso: ridurre i costi. Anche per gli ammortamena colpi di immatricolazioni, lo scettro di
ti, perchè produrre cinque milioni di pezzi anzichè
maggior produttore del pianeta: Toyota,
uno consente di ammortizzare gli investimenti per
General Motors e Volkswagen con quasi
gli impianti in molto meno tempo, rifinanziando
dieci milioni di vetture all’anno a testa.
nuove tecnologie e processi produttivi. E sopratCifre da primato, ma che non bastano a certificare
tutto gli americani, i primi a delocalizzare le prouna supremazia della tecnologia giapponese,
duzioni automobilistiche, sono stati pionieri in
americana o tedesca, semmai quella della globaquesto campo”.
lizzazione. Sì, perché alla disperata ricerca di ottenere economie di scala, diminuendo i costi senza correnza resta feroce sul marchio, ma il consuma- vice americani Apple, chip giapponesi, manodo- Non a caso l’economista americano Robert Reich,
lesinare sugli investimenti per l’innovazione, le tore non ha la percezione che il concept dell’auto o pera cinese... Senza dimenticare che, come tutte le ministro del lavoro nell’amministrazione Clinton,
major dell’automobilismo hanno moltiplicato le le sue componenti sono frutto di cooperazione di grandi attività industriali, il settore della produzio- con le sue analisi anticipava già un quarto di secolo
forme di cooperazione. Senza escludere partner- aziende rivali. Del resto succede così anche per gli ne automobilistica seguiva le regole della globaliz- fa le prime forme di globalizzazione automobilistiship con gli stessi concorrenti diretti. Insomma, smartphone, componenti coreani Samsung su de- zazione prima ancora che questo termine entrasse ca. “Il cittadino americano che compra una Pontiac Le Mans si impegna indopo anni di crisi del settore, la
consapevolmente in una tranmondializzazione dell’econosazione internazionale - scrimia ha ripreso a viaggiare anveva nel
famoso saggio
che sulle quattro ruote.
ILMONDIALE
Nessuna scuderia può rivendicare origini made in patria. Men che meno la Sauber
“L’economia delle nazioni” -.
La tedesca Daimler condivide
Dei 10mila dollari pagati alla
con la rivale Bmw una società
General Motors, circa tremila
d’acquisto di componenti esvanno alla Corea del Sud,
senziali. Come Peugeot, Citro1’750 al Giappone per compoën e General Motors che comnenti avanzati (motori, alberi
partecipano allo sviluppo di
di trasmissione ed elettronialcuni modelli. E certe suddie c’è uno spicchio del mondo au- Indipendentemente dalla produzioca), 750 alla Germania per la
visioni produttive, così come
tomobilistico che, da solo, esalta ne, è lo stesso ex campione del monprogettazione, 400 a Taiwan,
per l’ acquisto in comune,
il concetto di globalizzazione è do Alain Prost a riconoscere che oggi
Singapore per l’acquisto di
sono oggi così intrecciate che
proprio la sua vetrina più prestigiosa la Formula 1 si sia globalizzata anpiccole componenti, 250 alla
stabilire la paternità di un’
e mediatica: la Formula 1. Un Circus che un po’ troppo rispetto a quello
Gran Bretagna per pubblicità e
auto diventa arduo. Giusto per
che vede sulla griglia di partenza an- che può essere il reale raggio d’ aziomarketing, e circa 50 all’Irlanfare un esempio, ancora Daimche la bandiera rossocrociata della ne degli stessi costruttori. “Ora il
da e alle Barbados per l’elaboler sta lavorando allo sviluppo
Sauber, anche se oggi di elvetico nella problema è che il Circus è diventato
razione dati”.
di un nuovo pianale con Infiniscuderia con officina e sviluppo tec- veramente molto globale, le gare in
Naturalmente
l’orgoglioso
ti, ossia il marchio di lusso del
nologico a Hinwil, nel canton Zurigo, Europa sono rimaste poche e per un
proprietario di una Pontiac
produttore automobilistico
c’è ben poco. Certo, la tredicesima costruttore inizia ad essere difficile
non era consapevole di aver
giapponese Nissan, che a sua
scuderia del mondiale è pur sempre allargare così tanto i suoi orizzontiacquistato tanto dall’estero,
volta è partner della francese
del vecchio proprietario e fondatore ha spiegato Prost in occasione della
anzi poteva vantarsi del paRenault per non pochi modelPeter Sauber (che l’ha riacquistata presentazione del nuovo regolamentriottico acquisto made in Usa.
li. Se in alcuni casi l’economia
dalla tedesca Bmw dopo avergliela to, tutto a favore della tecnologia
Oggi la ragnatela delle alleandi scala produttiva avviene su
ceduta dal 2006 al 2009), ma è risapu- motoristica-. Le nuove power unit e
ze tra marchi automobilistici si
sponde opposte dell’oceano,
to che sotto l’affusolata scocca pulsi tutto il sistema ibrido consentiranno
è ancor più ramificata (vedi inma non della Borsa (vedi il
un italianissimo motore Ferrari.
di fare dei passi avanti pure per i mofografia in alto) e comprende
caso dell’italiana Fiat acquiSe si procedesse ad una sorta di au- tori elettrici”. Confermando così
case di produzione rivali tra
rente dell’americana Chrysler,
topsia per tutte le scuderie di Formu- come la globalizzazione sia cosa acloro sul mercato. “La formula,
che ha dato vita alla Fca, sede
la 1, dagli pneumatici ai carburatori, quisita nel Circus, visto che queperò, non è detto che sia destilegale in Olanda e residenza fidall’elettronica all’ultimo supporto st’anno allo start ci sarà una dozzina
nata a ripetersi in eterno - agscale in Gran Bretagna), in altri
in carbonio, non ci sarebbe una vet- di scuderie, ma le pogiunge Rossi che prevede casi
è decisamente funzionale al
tura in grado di rivendicare - nem- wer unit saranno
di delocalizzazione rovesciati contenimento dei costi, non
meno invocando la maggioranza del- di tre costruttori,
. Ci si è resi conto che anche i
solo di produzione, ma anche
le sue componenti - un’origine autar- e forse quattro
costi di logistica e trasporto
in ricerca e sviluppo.
chica.
nel 2015.
hanno un peso rilevante. Non
Magari sotto la forma più antia caso il governo Obama ha
ca delle transazioni: il baratto.
SAUBER
stanziato finanziamenti per le
Capita così che Bmw, per non
La scuderia di
industrie che ricollocano attività produttive in pasvenarsi nello sviluppo dei motori ibridi, accetti
Hinwil è ritornata
tria. Senza dimenticare che gli Usa, a differenza
una “mano” dall’azienda leader del settore, Toyota,
“svizzera” nel
della Svizzera che vede solo interventi privati , comettendo sul piatto della bilancia i suoi motori tur2009 quando
bodiesel di ultima generazione.“In un’economia
Peter Sauber l’ha finanziano con denaro pubblico anche le spese di
ricerca e sviluppo utili all’economia del Paese”.
globalizzata è inevitabile ricorrere ad economia di
riacquistata dal
scala di questo livello - ricorda l’economista Sergio
marchio Bmw
erocchi@caffe.ch
Rossi, docente all’università di Friburgo -. La conQ@EzioRocchiBalbi
Anche il “Circus” della Formula 1 s’adegua
S
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IL CAFFÈ
2 febbraio 2014
37
tra
libri
virgolette
MARIAROSA MANCUSO
|^3O
schermi
D
ate un Oscar a Leonardo
DiCaprio, lo merita. È candidato come migliore attore per “The Wolf of Wall Street” di
Martin Scorsese. Proprio nell’anno dello svecchiamento generazionale, quando sono rimasti fuori
dalla cinquina Tom Hanks (prigioniero dei pirati somali in “Capitan
Philips”) e Robert Redford, navigatore solitario su una barca che si è
scontrata con un container (in
“Tutto è perduto”, che dovrebbe
uscire tra poco). Leo è alla quarta
candidatura, e finora mai una statuetta. Senza contare le volte che
manco l’hanno preso in considerazione.
Dev’essere la maledizione di “Titanic”: un ruolo magnifico e lo
straordinario successo del film diretto da James Cameron hanno
collocato DiCaprio nella categoria
“idolo delle ragazzine”. Punto e basta.
Bello da morire, elegantissimo
nello smoking a prestito, ciuffo assassino, pochi ne notarono la bravura. Noi eravamo in prima fila e
da allora non abbiamo perso neanche un suo film, recuperando
quelli girati prima del naufragio.
Come “Buon compleanno Mr
Grape”, con Johnny Depp e Juliette
Lewis: prima candidatura come
attore non protagonista, a neppure vent’anni. Speriamo non faccia
la fine di Peter O’ Toole: otto candidature come migliore attore protagonista – il primo per “Lawrence
d’Arabia” – e l’unico Oscar lo ebbe
alla carriera, fuori tempo massi-
La statuetta maledetta
non spetta mai a Leo
mo. Pure lui era troppo fascinoso
per essere preso sul serio.
“The Departed” di Martin Scorsese, “Django Unchained” di Quentin Tarantino, “Prova a prendermi”
di Steven Spielberg, “Romeo +
Giulietta” e “Il grande Gatsby” di
Baz Lurhman dovrebbero bastare
come credenziali. Il giovanotto è
cresciuto, rimane bellissimo, ma
senza l’aria efebica che evidentemente distraeva, ha perfino fatto la
sua parte con il trucco da vecchio –
nel film di Clint Eastwood sul capo
del Fbi J. Edgar Hoover, che conservava nei suoi schedari i segreti
dell’America tutta. In “The Wolf of
Wall Street” sfodera la bravura al
x O, | |
THE WOLF OF
WALL STREET
Leonardo
DiCaprio nei
panni di Jordan Belfort,
nel film diretto
da Martin
Scorsese che
lo vede anche
produttore col
regista italoamericano
servizio di un personaggio da
grande romanzo americano. Mai,
neppure per un momento, accende i riflettori sulla sua recitazione,
come fa per esempio Meryl Streep
nell’ultimo film, “I segreti di Osage
County”; sempre bravissima, per
carità, ma un tantino compiaciuta.
Fa l’ingenuo, quando il truffatore
Jordan Belfort sbarca a Wall Street
per imparare il mestiere di broker.
Fa il gradasso, quando gioca al gatto e al topo con l’agente federale.
Lavora con tutto il corpo, e con
un’energia stupefacente. Speriamo che i signori degli Oscar non si
facciano distrarre da storie più
strappalacrime.
MARCO BAZZI
IL CIGNO NERO
Nassim
Nicholas
Taleb
Eventi impossibili
spiegati a posteriori
“I
l Cigno nero”, di Nassim Nicholas Taleb (il Saggiatore), docente universitario di “scienze dell’incertezza” ed ex trader, è un saggio che parla
degli eventi di grande portata giudicati impossibili o
imprevedibili. Eventi che, una volta accaduti, vengono però razionalizzati e spiegati a posteriori.
Un “cigno nero” è senza dubbio la scoperta che Lugano da città ricca si è trasformata improvvisamente in
città povera, o almeno confrontata con gravi problemi
finanziari. Chi l’avrebbe mai detto? Eppure…
La metafora del cigno nero prende spunto da un motto di Giovenale (“rara avis…”), il quale sosteneva che
sarebbe stato più facile imbattersi in un corvo bianco
che in un cigno nero. Molti secoli dopo gli esploratori
europei scoprirono che nel continente australiano vivono dei cigni neri.
Il punto fondamentale per Taleb è il seguente: “L’illusione della comprensione, ossia il fatto che ognuno di
noi crede di sapere come stanno le cose in un mondo
che è molto più complicato (o casuale) di quello
che pensiamo”. E questa è “la patologia di chi pensa che il mondo in cui viviamo sia più comprensibile, più spiegabile e quindi più prevedibile di
quanto non sia effettivamente”.
Un cigno può essere nero da un punto vista e bianco da un altro. Taleb divide concettualmente il
mondo umano in “Mediocristan” ed “Estremistan”.
“È estremamente conveniente presumere che viviamo nel Mediocristan, perché si possono eliminare le
sorprese del Cigno nero. Per chi vive nel Mediocristan il problema del Cigno nero non esiste”.
Ma il nostro ambiente, scrive Taleb, non è quello dei
nostri antenati, dai quali abbiamo ereditato istinti utili per sopravvivere in quei tempi lontani. “È un po’ più
complesso di quanto noi (e le nostre istituzioni) crediamo. In che modo? Il mondo moderno, ossia
l’Estremistan, è dominato da eventi rari, anzi rarissimi. Un cigno nero può comparire dopo migliaia e migliaia di cigni bianchi, quindi dobbiamo sospendere il
giudizio per più tempo di quanto siamo inclini a fare”.
In conclusione, se è biologicamente impossibile incontrare un uomo alto centinaia di chilometri, afferma Taleb, “la portata degli eventi sociali non segue
tale restrizione”.
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IL CAFFÈ
2 febbraio 2014
39
VISTI DA FUORI
L’illustrazione
realizzata da
Jacopo Fo per il
Caffè riassume
la visione che
il mondo ha
della Svizzera
tra
virgolette
Il dibattito
Il Paese visto dagli altri
DAOLTREOCEANO
“Al contrario
degli Usa,
da voi... ordine
e permanenza”
ALESSANDRA BALDINI
da Washington
THE WOLF OF WALL STREET
Inevitabile trasferta svizzera per
il broker nel film di Scorsese.
Vedi recensione a pagina 36
IL TERZO UOMO
L’acida battuta di Orson Welles
è pronunciata nel film del 1949
“Il terzo uomo” di Carol Reed
D
Cliché Svizzera
Dagli orologi a cucù ai banchieri, da Welles a Scorsese
la pessima immagine della Confederazione nel cinema
I
l semiologo Roland Barthes ha
spiegato come miti e leggende corrano facilmente il rischio di scadere
nella mistificazione. I miti e le leggende elvetici si son trasformati ben presto
in cliché, luoghi comuni e stereotipi
che, una volta consolidati e acquisiti
sono difficilmente smantellabili. Gli
stessi che Jacopo Fo ha condensato
nell’illustrazione in questa pagina. La
Svizzera sembra quindi condannata a
sopportare, almeno in quella che è
considerata la “settima arte”, il cinema,
una rappresentazione di sè relegata
ROBERTO NEPOTI
B
enché “The Wolf of Wall Street” di Martin Scorsese sia in corsa per gli Oscar, gli
svizzeri non avranno da rallegrarsi dell’immagine che offre del Paese. Attraverso il personaggio di un banchiere
compiacente, Jean-Jaques Saurel (Jean Dujardin),
la Svizzera è una volta di più il “paradiso fiscale”
per eccellenza, il porto franco di enormi guadagni
realizzati illecitamente dal broker Leonardo DiCaprio. Sembra pendere ancora, sulla rappresentazione cinematografica del Paese, l’anatema lanciato da Orson Welles nel “Terzo uomo”, allorché pronunciava la frase: “In Italia, sotto i Borgia, hanno
avuto guerre, terrore, assassinii, massacri; e hanno
prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera, hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e
cos'hanno prodotto? Gli orologi a cucù”. L’ingiustizia verso un Paese capace di produrre amore e
pace è fuor di dubbio; eppure corrisponde a
un’immagine stereotipata che sembra perseguitarlo.
A lungo, nell’immaginario cinematografico mondiale, la Svizzera fu identificata con l’eroe dalle
frecce infallibili, protagonista, nel lontano 1911, di
un “Guglielmo Tell”; poi interpretato dal divo italiano Gino Cervi nell’“Arciere della foresta nera”
(1948) di Giorgio Pastina. In anni più recenti il cinema italiano non ha superato spesso il livello del-
allo scambio di traffici illeciti, di fortune colossali nascoste, di banchieri senza scrupoli votati ad una ferrea e tacita
complicità. In alternativa, se si vuole
rappresentarne il “lato buono”, ecco le
immarcescibili location montane in
stile Heidi. Capita così che anche
la Svizzera vista con occhio vacanziero, a St. Moritz
e nelle altre località sciistiche scelte come sfondo
dei vari “Vacanze di Natale”. Fa eccezione un film
come “Pane e cioccolata” (1973) di Franco Brusati,
commedia amara dove l’emigrante Nino Manfredi
arriva a tingersi di biondo i capelli nel patetico tentativo di essere accettato; salvo poi farsi riconoscere esultando alla visione, in tv, di un goal della nazionale di calcio italiana. La rivendicazione delle
proprie origini (“So’ italiano, embé? Nun ve sta
bene?”) diventa, allora, contrasto alla perdita
d’identità dell’emigrante.
Lo stesso cinema svizzero, del resto, non è stato
avaro di critiche verso il proprio Paese; come è di
ogni cinematografia che si rispetti quando affronta
JACOPO FO
Il 58enne figlio di
Dario Fo e Franca
Rame è uno dei più
dissacranti artisti
italiani
nell’ultimo film di Scorsese, The wolf
of Wall Street, il cliché elvetico con il
business più aggressivo sia plot narrativo. Un’immagine negativa che ha
esordito con un’infelice battuta di Orson Welles del 1949. Si è solo passati
dagli orologi a cucù al denaro sporco.
le magagne patrie. L’ottimo film di Markus Imhoof
“La barca è piena”, Orso d’oro a Berlino nel 1981,
racconta le sventure di alcuni ebrei che, nel 1942,
cercano asilo in Svizzera, non riuscendo a ottenere
lo statuto di rifugiati politici. E lo svizzero-turco “Il
viaggio della speranza”, diretto da Xavier Coller nel
1990, narra l’odissea di una famiglia turca costretta
a emigrare illegalmente in Svizzera. Il cinema elvetico ha avuto coraggio anche nel produrre un film
come “Grounding. Gli ultimi giorni di Swissair”
(2006), sul fallimento della compagnia di bandiera
che, nel 2001, assestò un duro colpo all’economia e
al morale della nazione infrangendo un mito caro
al Paese, e rappresentando sullo schermo i detentori del potere (l’amministratore delegato Mario
Corti e l’allora presidente di Ubs Marcel Ospel) e i
lavoratori vittime dell’infausto episodio. Sarebbe
ingiusto credere, però, che l’immagine della Svizzera si polarizzi soltanto tra pellicole vacanziere,
cupi drammi d’immigazione e malaffare finanziario. Grandi registi vi hanno ambientato i loro film,
fuori di ogni stereotipo o luogo comune.
E se Claude Chabrol è riuscito a rendere amaro anche il cioccolato (“Grazie per la cioccolata”, 2000),
spostando nei pressi di Losanna il soggetto di un
“suspenser” americano, Krzysztof Kieslowski ha
girato a Ginevra il suo “Film rosso” e Jean-Luc Godard, discendente di una dinastia di banchieri rossocrociati, ha scelto diverse parti del Paese per realizzarvi “Passion”, “Nouvelle Vague” e “Eloge de
l’amour”.
ILLIBRO
EZIO ROCCHI BALBI
I
libri che non lesinano su stereotipi, cliché e luoghi comuni della Svizzera e dei confederati abbondano sugli scaffali,
dall’ironico “Lo chalet e altri
miti” di Oliver Scharpf alla smaliziata rilettura del Paese di Robert Walser “Una specie di uomini molto istruiti” fino all’inno
della normalità suggerito dal “Se
Dio fosse svizzero” di Hugo Loetscher. Ma l’ultimo titolo uscito,
“Perché gli svizzeri sono più intelligenti” spiazza tutti, soprattutto perché nessuno si aspettava da Jacopo Fo, uno degli artisti
italiani più dissacranti e quanto
di più lontano dal politically correct istituzionale, un libro che
contiene un elogio sperticato del
modo di vedere il mondo degli
elvetici. “Non vedo cosa ci sia di
sorprendente, da sempre avrei
“Altro che un po’ stupidotti
per me siete i più intelligenti”
voluto essere svizzero, invece
sono italiano e vivo pure in Italia
- commenta divertito col Caffè
Jacopo Fo -. Parlo di quella che,
per secoli, è stata l’unica vera repubblica nel continente, del
Paese che ha mandato al diavolo
in quattro e quattro otto il feudalesimo, che ha sempre saputo offrire al suo popolo la soluzione
più intelligente per risolvere i
problemi”.
Il 58enne autore, figlio del Nobel
Dario Fo e Franca Rame, anche
se con leggerezza, in collaborazione con Rosaria Guerra ha vo-
luto rendere giustizia a una serie
di pregiudizi che lui stesso, da ragazzino, nutriva nei confronti dei
rossocrociati. “Sono cresciuto tra
Luino e Como, sempre a due
passi del confine, dove opinione
comune era che i vicini fossero
un po’ stupidotti, e forse anche
sul lato francese o tedesco la
pensano così - dice Fo -. Con l’età
e il buon senso ho realizzato che
IL LIBRO
Scritto da
negli ultimi settecento anni esseJacopo Fo
re svizzero è stata la cosa migliore che ti poteva capitare in Euroe Rosaria
pa. Che i tanto disprezzati svizzeGuerra,
Barbera editore ri, quelli che vengono sempre
additati da mezzo mondo come
diabolici e truffaldini banchieri,
sono stati il popolo più abile nel
conquistarsi il benessere che dà
la pace. Anzi, gli riconosco un
senso di solidarietà così pragmatico con lo Stato che anche i banchieri sanguisughe, pure le cose
negative vengono poi finalizzate
al benesse generale. Mi si dice:
gli svizzeri hanno fiducia nelle
loro istituzioni. E vi pare poco?
Non voglio dire che voi svizzeri
siete perfetti, ma se c’è una forma
di capitalismo intelligente è la
Svizzera”. A differenza di Dario
D’Alò, che vent’anni fa raffigurava senza pregiudizi “L’Elvezia
sotto il vestito”, Jacopo Fo sotto le
vesti di Mamma Helvetia ha scoperto “tanta buona roba”.
erocchi@caffe.ch
Q@EzioRocchiBalbi
allo scandalo delle banche,
passando per Roman Polanski,
il regista di Rosemary’s Baby a
cui le autorità svizzere hanno negato
l’estradizione, al “Täschligate” di Zurigo, quando la regina dei talk show di
oltreoceano Oprah Winfrey, uno dei
volti vip più popolari d’America, sarebe stata trattata... non proprio da signora da una commessa che non
avrebbe voluto mostrarle una borsa.
Vicende grandi e piccole hanno rischiato negli ultimi anni di scavare un
fossato tra svizzeri e americani.
E invece, a quanto pare, il rapporto elvetico-americano non è precipitato nel
triangolo delle Bermuda. L’immagine
buona e stabile della Svizzera in America si è perpetuata nell’anno che si è
appena concluso grazie anche a una
combinazione di buon governo, performance economica, cioccolata, orologi e gli spettacolari paesaggi delle sue
montagne.
Il giudizio del 2013 Nation Brands Index è confermato parlando con l’uomo
della strada. “Ordine e permanenza”,
spiega Nicholas Johnston, capo desk
dell’Agenzia Bloomberg, perchè gli
piace la Svizzera: “Dà il senso che le
cose sono andate così per molto tempo
e andranno sempre così, al contrario
degli Stati Uniti”. Mentre Cristina Bellantoni, giornalista politica della rete
pubblica Pbs, ne adora “l’aria cristallina e le montagne” che le ricordano i
film di James Bond. Per Tyson Slocum,
di Public Citizen’s Energy Program, “la
Svizzera è bella per la creatività e la diligenza di chi ci vive”.
Dan Mitchell è un libertario, senior fellow al Cato Institute. E come tale ha
della Svizzera una visione particolare.
Gli piace ad esempio che sia un Paese
dove “ogni adulto tiene un arma in
casa” e che il governo nazionale è responsabile soltanto di un terzo della
spesa pubblica.
“Siamo considerati tra le nazioni più
innovative e competitive del mondo
dal World Economic Forum”, commenta con un certo orgoglio l’ambasciatore
di Berna a Washington Manuel Sager
che in tale veste ha dovuto gestire il difficile contenzioso sul segreto bancario.
Sager cita l’Indice sulla Libertà Economica della Heritage Foundation (un
think tank conservatore) secondo cui il
Paese “con l’economia più liberista
d’Europa” è un luogo di grande attrazione per chi fa business. Intanto anche sul fronte delle banche sembra avviarsi il disgelo: un centinaio dei circa
300 istituti di credito con base in Svizzera ha accettato di consegnare volontariamente alla giustizia americana i
dati sui clienti Usa, in cambio dell’immunità dalle accuse di aver aiutato cittadini yankee a evadere le tasse. Il programma non è aperto ai 14 colossi del
credito già sotto inchiesta penale da
parte della magistratura Usa tra cui
Credit Suisse Group Ag (Csgn) and
Hsbc Holdings Plc. (Hsba).
Pagina a cura di
GastroSuisse
e GastroTicino
LARISTORAZIONE
& L’ALBERGHERIA
Nell’ambito dell’iniziativa “Un amore di formaggio”
GastroDiritto
Taglieri magici al Grotto del Giuvan Riduzione della locazione
Il progetto “Un amore di formaggio” voluto da Ticino a
Tavola per rilanciare i prodotti del nostro Cantone attraverso l’offerta ai clienti di un piatto, vassoio o carrello di formaggi, sta riscuotendo un buon successo. Iniziamo a pubblicare le foto che i ristoratori iscritti ci inviano (foto grandi su ticinoatavola.ch).
Ecco le offerte del Grotto del Giuvan a Salorino. “Tagliere misto di formaggi del Generoso”: formaggino
basso, alto fresco e alto di capra; formaggella dell’Alpe
Bonello, dell’Alpe Grassa, del Dosso dell’Ora; formaggino stagionato a latte crudo; Zincarlin da la Val da
Mücc. “Tagliere misto di formaggi ticinesi”: formaggella di Bosco Gurin e del Sole; formaggi degli Alpi
Giumello, Vaccarisc, Sfille, Fumegna e Camadra. Il tutto con miele di castagno ticinese, mostarde di frutta,
pere e noci, uva e pane alle banane e alle erbe aromatiche. Bravi!
La crisi di settore porta a verificare tutte le uscite. Fra queste
vi sono senza dubbio da annoverare quelle legate alla pigione dell’esercizio pubblico e di altre strutture connesse (parcheggi, ecc.). Capita dunque che ci si chieda come fare per
pretendere una riduzione della pigione.
Di certo la tesi che la pigione va ridotta se scendono i tassi
ipotecari è semplicistica: è solo un criterio e attuabile solo
laddove vi è effettivamente (per il proprietario) una differenza. Altri criteri devono essere considerati: la durata del
contratto (quando l’ultimo aumento?), il rispetto di promesse del proprietario (ha fatto le migliorie?), cambiamenti
esterni che hanno influito sul valore e, soprattutto, che cosa
si è firmato nel contratto medesimo! Chi desidera una riduzione deve prima chiederla (raccomandata!) al proprietario
dandone le ragioni. In caso di mancata risposta o di rifiuto si
potrà andare all’Ufficio di conciliazione e poi, se del caso,
in Pretura.
m.g.
Le muffe nobili
Gita didattica
di Gastro
LagoMaggiore
nelle cantine
storiche del Tokaj
rapiti dal fascino
antico di Budapest
ALESSANDRO PESCE
questo hotel, meta obbligata per
chi subisce il fascino dell’eccellenza. Sede di quello che era
considerato “il caffé più bello
del mondo”, è un capolavoro restituito al suo originale splendore, fatto di marmi, bronzi, broccati e affreschi d’epoca che si
uniscono al cristallo e all’acciaio tipici del moderno design.
Emozionante anche la visita alla
città vecchia (con l’Isola Margherita, i musei, le chiese, i bagni termali), al Bastione dei pescatori e al Palazzo del Parlamento, capolavoro dell’architettura neo-gotica, eretto per
celebrare l’indipendenza dall’Impero Austro-Ungarico tra il
1885 e il 1904 secondo i piani
dell’architetto ungherese Imre
Steindl.
Con ancora il palato esaltato dal
Tokaj e negli occhi le meraviglie
ungheresi, partenza per il Ticino
arricchiti da un’appagante esperienza. Obiettivi raggiunti, per
GastroLagoMaggiore che ha in
serbo altre gite culturali in luoghi ricchi di interesse per gli
operatori del settore. tra arte e cultura
Rinsaldare i legami tra i soci e
vivere un’esperienza piacevole
che permettesse di scoprire realtà culturali ed eno-gastronomiche, uniche e lontane. Questi gli
obiettivi della gita sociale organizzata nelle scorse settimane da
GastroLagoMaggiore a Budapest e nella regione del Tokaj. La
ventina di associati è atterrata a
Budapest la mattina e subito ha
iniziato il viaggio di un paio di
centinaia di chilometri verso
nord-est, verso la regione del Tokaj. Un’escursione che ha immerso il gruppo in una dimensione intima e rurale, complici
anche i paesaggi agresti su pianure e colline avvolte dalla nebbia e disegnate dai vigneti; dalle
uve raccolte tra settembre e gennaio, si ottiene un vino storico,
color oro, già apprezzato nelle
Corti del Seicento.
L’eccellenza dei vini Tokaj (dolci e secchi) si deve a un caleidoscopio di fattori: il microclima
connotato dall’influenza dei fiumi Bodrog e Tibisco, dai quali si
alzano le nebbie che favoriscono
lo sviluppo della muffa nobile
(Botrytis Cinerea), le caratteristiche vulcaniche del terreno
(ricco di potassio e argilloso), i
vitigni (Furmint, Hárslevelü,
Moscato Lunel e Orémus), il
trattamento e l’affinamento in
cantine secolari e un “sapere”
unico e antico (vedi taglio basso).
Un patrimonio enologico valorizzato da ristoranti e hotel. Ottimi i pranzi nei ristoranti “Gusteau” e “Sa’rga Borha’z - Csàrda
Mezözombor” e l’alloggio all’Andrássy Rezidencia di Tarcal,
hotel di lusso con cantine proprie, spa e vino terapia; al ristorante Eszencia piatti tradizionali
abbinati a una selezione degli oltre cento vini locali.
Lasciata questa splendida terra,
rientro a Budapest, scegliendo
come base il famoso Boscolo
Hotel, una delle perle architettoniche dell’antica capitale del regno magiaro, attraversata dal
Danubio. Lo spirito di una città
che è da sempre crocevia di civiltà e culture, la si ritrova in
Da Oremus a Szepsy viaggio tra fiumi, nebbie e acini appassiti che si trasformano in nettari pregiati
I vini dei “re” nelle cantine scavate nella roccia
La Cantina Oremus
in boccioni di vetro per diversi anni.
Davvero emozionante è poi la visita
Foto Garbani - Caseificio Agroval Airolo
Il Tokaj più famoso è l’Aszú, un vino
da dessert prodotto con acini scelti appassiti e attaccati dalla Botrytis Cinerea con un’aggiunta di una pasta d’uva
messa nel vino, la cui quantità si esprime in puttonyos (gerle da 25 chili che
equivalgono a circa 20 chili di pasta
d’uva appassita); al vino base ottenuto
dalle uve non attaccate dalla muffa, si
possono aggiungere da 3 a 6 gerle per
ogni 136 litri. Questo vino si affina almeno 2 anni in legno e 1 in bottiglia. Il
massimo si raggiunge con l’Aszú Essencia che supera i 7 puttonyos; prima
di essere commercializzato fermenta
oreaggio
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a
Undi form
re
in otlotranti
50 ris
alle cantine scavate nella roccia vulcanica, con le pareti coperte da uno strato di muffa generata da un fungo, il
Cladosporium Cellare, che vivendo in
perfetta simbiosi e nutrendosi dell’alcol evaporato dalle botti, conferisce al
Tokaj l’aroma caratteristico. Tra le cantine visitate spicca, a Mád,
quella di István Szepsy, uno dei più
noti viticoltori ungheresi al quale si
deve il rilancio del Tokaj dopo il periodo buio del comunismo, durante il
quale da vigneti della regione si producevano vini di livello inferiore. Altra visita emozionante è stata quella
alla Cantina Oremus a Tolcsva; cantina storica rinata nel 1993 dopo la parentesi comunista, grazie all’acquisto,
in comproprietà con lo Stato, della
spagnola Vega Sicilia. Le cantine, scavate nella roccia per 5 chilometri su 3
livelli tra il XII e il XVIII secolo, sono
le più basse del Tokaj e costituiscono
un vero e proprio patrimonio storico e
architettonico. La cantina ha preso il
nome che la gente del posto diede alla
vigna piantata dai monaci Paolini nel
XIII secolo; monaci che innalzavano
preghiere in coro per scandire il proprio lavoro tra i filari.
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Viticoltura ed enologia: 4 ticinesi
tra i neo-diplomati di Changins
Anche quattro ticinesi fra i ragazzi che hanno ricevuto di recente i diplomi dei vari cicli di studio
all’Eic Scuola di ingegneria di Changins/Vd, alla
presenza della nuova Rettrice della Hes-So, Luciana Vaccaro, e del Presidente del Consiglio di fondazione, Gianni Moresi. Tre di loro hanno ricevuto
il diploma della Scuola specializzata (Esp) in viticoltura ed in enologia: Bryan Chiappini di Brissago (formazione di base alla Ecole cantonale d’agriculture de Châteauneuf/Vs), Jonas Huber di Termine di Monteggio (formazione di base alla Ecole
d’agriculture de Marcelin/Vd) e Fabio Zanini di
Brissago (formazione di base all’Istituto agrario
cantonale di Mezzana/Ti). Il quarto, Marco Patriarca di Chiasso, ha conseguito l’Apf Attestato
Professionale Federale (brevetto) di “viticoltore”.
Da ricordare che dal 15 gennaio Changins ha cambiato la sua immagine grafica, riposizionando al
meglio i tre cicli di studio. D’ora innanzi sotto il
cappello di Changins ci sono la Sup Scuola universitaria professionale con il Bachelor of Science
Hes-So in enologia ed il Master of Science Hes-So
in Life Sciences, indirizzo viticoltura ed enologia,
la Scuola specializzata superiore di “Tecnico vitivinicolo Sss” e la Scuola del vino.
presenta:
SCEF 045
IGIENE E SICUREZZA ALIMENTARE
Obiettivi
capire e conoscere i requisiti minimi di legge riguardanti la sicurezza alimentare, le buone prassi
procedurali di lavoro e di igiene (BPF e BHI), il sistema HACCP e saper allestire il sistema di Autocontrollo nel proprio esercizio pubblico al fine di
garantire la qualità e la sicurezza degli alimenti
preparati, ridurre il rischio di possibili intossicazioni e rispettare le norme legali vigenti.
Insegnante
Fabio Domeniconi, insegnante Scuola Esercenti
Data e orario
10, 17 e 24 febbraio 2014, 8.30-16.45
Costo
CHF 370.00 soci / CHF 420.00 non soci (corso
completo)
CAKE DESIGN
(NUOVO)
Obiettivi
saper realizzare delle decorazioni in pasta di zucchero per una piccola torta, con un soggetto a
tema.
Insegnante
Giuseppe Piffaretti, formatore CI Centro Professionale Trevano (SPAI)
Data e orario
12 febbraio 2014, 13.30-18.00
Costo
CHF 100.00 soci / CHF 150.00 non soci
MINIPIZZE FANTASIA
(NUOVO)
Obiettivi
saper fare in modo autonomo un impasto della pizza, saper applicare le tecniche di spianatura, essere
in grado di procedere alla porzionatura, conoscere
i vari ingredienti e le quantità in base alle proprie
esigenze, saper farcire con prodotti di qualità, essere in grado di riprodurre forme diverse e semplici per l'allestimento di un buffet di aperitivi.
Insegnante
Giovanni Zinna, formatore e pizzaiolo diplomato
Data e orario
13 febbraio 2014, 13.30-17.30
Costo
CHF 80.00 soci / CHF 130.00 non soci
REALIZZAZIONE
DI UN PEZZO ARTISTICO
(CORSO AVANZATO – NUOVO)
Obiettivi
progettazione e realizzazione di un piccolo pezzo
artistico in cioccolato, composto da una base, una
parte centrale e la realizzazione di un fiore.
Insegnante
Giuseppe Piffaretti, formatore e ambasciatore
Ambassador Club Carma (www.carma.ch)
Data e orario
17 febbraio 2014, 8.30-17.00
Costo
CHF 130.00 soci / CHF 180.00 non soci
IL CAFFÈ
2 febbraio 2014
41
tra
liincontriladomenica
virgolette
Giorgio
Panariello
L’uomo
dello spettacolo
“Voglio esistere anche fuori dalla tv”
“P
ALESSANDRA COMAZZI
anariello non esiste” si intitolava
un suo spettacolo di molto successo. Giorgio Panariello, nato
nel 1960 a Firenze ma versiliese
di adozione, segno della Bilancia, inizia la sua carriera nelle tv private toscane a
fianco di Carlo Conti. Un altro suo grande amico
era ed è Leonardo Pieraccioni. Nel 1997 debutta
con Costanzo al Parioli nell’“one man show”
“Boati di silenzio”. Da allora, è tutto un alternarsi e
un dividersi fra teatro, cinema, tv. Compreso il Festival di Sanremo, come ospite e come conduttore. È simpatico, Panariello, persona perbene che si
sa allontanare dalle luci della tv al momento opportuno. Ama gli animali, ha anche scritto un libro sulla storia di un cane e del suo umano, “Non
ti lascerò mai solo”.
Racconta come nasce il titolo di quel suo fortunato spettacolo, ed è un aneddoto che lui ritiene assai significativo: “Camminavo per strada, incontro
una mamma con un bambino. E la mamma gli
dice: ‘lo vedi quel signore? È quello che ti fa tanto
ridere alla tele, è Panariello’. E lui: ‘ma Panariello
non esiste’. Ecco, quel bambino mi ha dato una
tale lezione, che non me la sono più dimenticata:
si esiste soltanto quando si è in tv, il quarto d’ora di
notorietà alla Andy Warhol, quello che non si
nega a nessuno. Ma io voglio esistere anche quando non ci vado. La televisione è pesante, gli ascolti, le critiche anche strumentali. Bisogna sapersene staccare. La frase del bambino è indicativa della non-esistenza al di là della tv. E, dunque, i confini tra la vita e la sua rappresentazione diventano
sempre più labili, e sublimati dal piccolo schermo. Non si esiste se non vi si appare, ancora e
sempre, e sempre di più. La confusione, poi, avviene soprattutto tra le personalità meno strutturate, che avrebbero invece bisogno di essere protette, tutelate”.
Confida che gli piacerebbe una
cosa: “Ribaltare il paradosso, far
capire qual è la fantasia, e qual è
la realtà. È come se diventassimo
un po’ filosofi, noi comici: ci stanno rubando il mestiere, lo vediamo distintamente dalla cronaca
quotidiana. Neanche Risi e Monicelli avrebbero potuto immaginare un film lontanamente simile
alla realtà che stiamo vivendo, a
questa tragica commedia all’italiana. Allora noi, proprio noi,
dobbiamo riportare in scena lo
stupore, la meraviglia, ‘è del poeta il fin la maraviglia’, diceva Marino. Aiutare la
fantasia a riprendere il suo posto nella vita. Dobbiamo riportare la magia. Non soltanto quella dell’illusionista, ma quella del teatro. Io ho un sogno,
fare un ‘Giorgio nel paese delle meraviglie’, collaborare con il Cirque du Soleil, magari per una
nuova produzione televisiva”.
Non è sempre stato sereno il rapporto di Panariello con la televisione. Confida e conferma: “Fare la
televisione per un comico diventa sempre più difficile. Faccio bene a staccare spesso dalla tv, aiuta
a rigenerarsi. Poi ci sono gli spot pubblicitari che
mi consentono di non perdere la visibilità presso
il grande pubblico. Mentre non ero in tv, ho fatto
molto teatro, anche Molière, ‘Il borghese gentiluomo’. Su qualunque rete io vada in onda, chiedo
delle garanzie. Perché le novità non le vogliono.
Magari ti dicono di sì, poi a quindici giorni dal debutto, si tirano indietro. No, prima di intraprendere questa operazione, ci si prepara bene, via”.
Il suo ultimo spettacolo si intitola “In mezz@voi”:
il caratteristico slogan del comico che entrava sul
palcoscenico gridando: ‘E in mezzo a voi: Lello
Splendor’ si abbina adesso alla chiocciola, segno
di internet. Di cui un artista non può certo fare a
meno. Rivela il suo rapporto col sito, con Facebook, con Twitter: “Magari non riesco a rispondere a
tutti, ma sì, seguo io. In un ‘contest’, cioè in una
specie di contesto indicato grazie alla rete, ho anche invitato i giovani che volevano cimentarsi in
una sceneggiatura, a proseguire l’incipit che ho
dato io. E questa idea iniziale riguarda una storia
di animali. Un tizio li maltratta e poi si risveglia
cane”.
Quella di Panariello per per gli animali è una pas-
LA TELEVISIONE
Non si esiste se non vi si
appare, ancora e sempre,
e sempre di più.
La televisione è pesante,
gli ascolti, le critiche
anche strumentali.
Bisogna sapersene staccare
LA TRAGICA COMMEDIA
Neanche Risi e Monicelli
avrebbero potuto immaginare
un film lontanamente simile
alla realtà che stiamo vivendo,
a questa tragica
commedia all’italiana
sione vera: ancora non riesce a non commuoversi
quando pensa a Zeus, uno dei suoi tre cagnoni,
che non c’è più. Racconta l’ultimo spettacolo: “I
vecchi personaggi, da Naomo a Lello Splendor,
vengono evocati da una sorta di ologramma finale. Soltanto alcuni sono invitati di nuovo alla festa,
Renato Zero, Merigo, Mario il Bagnino. Sono citazioni di una popolarità televisiva acquisita e non
rinnegata, ma superata”. A proposito di Zero, ricorda un episodio avvenuto quando era molto più
giovane, e già lo imitava: “Ero in Versilia, mi fermano i carabinieri e non mi volevano più lasciare
andare, volevano autografi, che cantassi una canzoncina, non sapevo più se confessare di essere
soltanto un imitatore, o di proseguire nella farsa.
Alla fine mi sono smascherato da solo”.
“In mezz@voi” è scritto insieme con Riccardo
Cassini, Mario Audino, Walter Santillo, Alessio Tagliento. Regista è il vecchio sodale Giampiero Solari, “ormai siamo come Dolce & Gabbana”, scherza. Lo definisce uno “spettacolo di riflessione comica, si ride e si riflette. Sulla mezza età, sull’era
della comunicazione in cui non si comunica più,
sulla violenza alle donne e sulle mode che arrivano dalla rete”. Si citano i grandi, Shakespeare,
Dante, ma anche Guido Gozzano. A me piacerebbe molto tornare a presentare un classico, dopo
‘Il borghese gentiluomo’ visto che l’operazione
era, forse sorprendentemente, riuscita. Ci stiamo
pensando, magari un altro Molière, magari ‘L’avaro’. Sono allestimenti costosi, non a caso nemmeno gli Stabili riescono più a mettere in scena i
classici”.
Intanto, tra i personaggi, Panariello illustra l’esodato che diventa barbone, ecco il Pulcino Pio e il
mister Grey delle “Sfumature di grigio”. Le cose
che dice in scena sembra proprio che le pensi. “Le
penso, sì - conferma - . Per questo amo il teatro
più della televisione. La ringrazio per la popolarità che mi ha dato, ma non mi ci
trovo tanto bene. La tv è fredda,
ansiogena, gli ascolti fan paura”.
Anche i teatri, però, li deve riempire: “Ma si riempiono. E il pubblico dal vivo mi avvolge e mi dà
calore”.
Il Festival di Sanremo è alle porte.
Anche Panariello condusse
un’edizione, nel 2006, che non
andò molto bene. Con lui c’erano
Ilary Blasi e Victoria Cabello. Chi
fa Sanremo è per mesi corteggiato, sostenuto, vezzeggiato: poi,
sul palco, alla minima incrinatura
spariscono tutti, come suole ricordare Piero Chiambretti. “A
Sanremo si chiede ogni cosa e il suo contrario.
Deve essere un programma normale; un evento;
una gara di canzoni; un monumento da rispettare
nella sua tradizione; una novità. Per arrivare a fare
una buona rassegna ci vuole la complicità di tutti.
Secondo me il mio non fu male: aveva, come dicevo allora, la forza della musica. Spero di rifarlo, mi
ha insegnato tantissimo. Però ho sbagliato perché
volevo fare il Festival di Sanremo e non il Festival
di Panariello. Oggi ci andrei con un altro spirito, so
cosa vogliono: cioè tutto fuorchè le canzoni”.
IL CAFFÈ
2 febbraio 2014
leopinioni
È giovane, 27 anni, ma si comporta come una persona ormai matura. Mi ringrazia per l’interesse alla sua iniziativa
ed è molto attento a spiegare in modo
chiaro la sua attività, rispondendo con
precisione alle mie domande. È giunto
dal Friuli alla facoltà di economia di Lugano quasi per caso, ma poi si è innamorato del Ticino e di una sua compagna di
studi. Il suo modello culturale sono gli
Stati Uniti, “dove si è considerati per
quello che si è – afferma Luca Boschin –
e non in base ai contatti e alle conoscenze familiari, come purtroppo avviene in
Italia”. Fondando LogoGrab, la sua giovane azienda, proprio per queste ragioni,
spiega, non ha preso in considerazione
la possibilità di aprirla in Italia.
LogoGrab è una start up, un’impresa innovativa che figura tra le più promettenti, assieme a tre altre ticinesi, in un elenco compilato dalla Confederazione. Le
FUORI
DAL
CORO
GIÒ
REZZONICO
altre tre – Newscom, Designergy e Swissleg – le ho già presentate in questa rubrica per illustrare un Ticino innovativo
che apprezzo molto.
Ma di che cosa si occupa LogoGrab? Di
marketing. Ha creato un’ “app”, cioè
un’applicazione che funziona su tutti i tipi di cellulare, che riconosce attraverso
la telecamera i loghi delle aziende. I
marchi importanti e meno possono così
promuovere i loro prodotti, tramite
sconti, concorsi od altro, chiedendo alla
clientela di leggere il loro logo scaricando sul telefonino l’applicazione di LogoGrab. Le ditte potranno così in seguito
verificare l’efficacia delle loro compagne
pubblicitarie, effettuate utilizzando i vari
tipi di media, tramite un programma for-
virgolette
nito a pagamento da LogoGrab. Agli
utenti l’app permette di essere informati
su sconti e concorsi promossi dalla varie
marche. E presto si potranno anche
commentare online le loro iniziative.
Luca Boschin sta affrontando questa affascinante avventura assieme a un altro
giovane veneto, Alessandro Prest, che si
occupa dello sviluppo tecnologico del
progetto dopo la sua esperienza di un
dottorato al Politecnico di Zurigo finanziato da una borsa di studio concessa da
Google. Finora 800 aziende nel mondo
hanno già attivato il loro logo su LogoGrab e alcune stanno utilizzando a titolo
sperimentale il programma di analisi dei
dati. I due giovani imprenditori hanno
trovato in Ticino un finanziatore della loro iniziativa. Il progetto è sostenuto anche dal Centro cantonale di promozione
delle start up e dalla Commissione federale Tecnologia e Innovazione (Cti), che
forniscono consulenze e procurano contatti. Pure la fondazione Agire, che finanzia giovani con progetti promettenti, ha
dimostrato interesse per l’ iniziativa.
Ai due giovani non sono dunque mancati i meritati sostegni previsti per chi dimostra il coraggio di creare un’ azienda
innovativa, ma Luca Boschin ricorda che
sarebbe interessante creare maggiori occasioni per mettere in rete all’interno del
cantone le aziende come la sua, che dal
Ticino desiderano rivolgersi al mercato
globale.
FOGLI
IN
LIBERTÀ
COLPI
DI
TESTA
GIUSEPPE
ZOIS
LIDO CONTEMORI
La montagna sa essere
una cattedra di umiltà
RENATO
MARTINONI
Architetti come poeti,
ma dal tratto indelebile
Caro Diario,
cerchiamo di tirar su lo sguardo dalla quotidianità, dalle solite storie di politica, da titoli che si rincorrono tra ieri e domani. “Chi va al mulino s’infarina“, dice il proverbio che, nella
versione aggiornata della consigliera di Stato Laura Sadis, si
traduce così: “In politica è inevitabile sporcarsi le mani“. Cioè:
uscire dal facile bozzolo delle parole e delle formulette, evitare ricerca di effetti speciali per vellicare la pancia dell’opinione pubblica, prendere decisioni. Anche quando sono dure, al
limite dell’impopolarità. Basta giochi col cerino.
PER ALZARE (o rialzare) la testa, ci può essere la montagna,
con la sua lezione per chi la sa e vuole seguire. A Vacallo, grazie al Comune, si è vissuta una densa serata... “a un passo dal
cielo“, per usare il titolo del libro scritto da due frequentatori
delle terre alte, come Gianfranco e Daniele Albisetti, padre e
figlio, di Meride. Le cime dettano il senso dell’impegno, il sacrificio, l’equilibrio, la libertà, la bellezza del salire, il silenzio,
la gioia del traguardo raggiunto.
A DARE UN VALORE aggiunto ai tesori dell’andar per vette, a
Vacallo, c’è stata la testimonianza di un arrampicatore come
Nicola Vonarburg, che sembra star bene solo appiccicato a
una parete, da conquistare a spanne. Il “ragno“ di Mendrisio,
che ha girato i continenti dall’Asia alle Americhe, dopo aver
guardato quasi tutta l’Europa dall’alto, volteggia come una libellula sulle rocce. La montagna, ha confidato, “è una cattedra di umiltà e dona appagamento anche nel momento della
rinuncia, quando il pericolo sopravanza la prudenza“. Lui ha
provato questa sensazione dopo aver dovuto mollare la Zahir, top via del Wenden, a un soffio dalla conquista. E pensare
che in arabo Zahir significa “chiodo fisso“.
UN COETANEO DI VONARBURG, Sylvain Tesson, 42 anni,
grande viaggiatore, spiega: “Nella vita bisogna avere tre cose:
il sole, una bella visuale e, nelle gambe, il ricordo lattico della
fatica”. Una volta su, si dedica alla pura felicità di esistere.
Quanto è vero che l’uomo libero possiede il tempo e l’uomo
che controlla lo spazio è solo potente! Dopo mesi da eremita
in Siberia, l’esploratore conclude che “nelle città i minuti, le
ore e gli anni sfuggono; nella capanna il tempo si acquieta, si
accuccia ai vostri piedi come un vecchio cane ubbidiente“.
A BERGAMO è morto Lucio Prenzan, pioniere dei trapianti di
cuore nei bambini. Era venuto a Chiasso a parlare della nuova speranza di vita, grazie anche alle sue mani. Pur al top della notorietà, era solo un grappolo di persone ad ascoltarlo.
Non volle venir meno all’impegno del rispetto verso loro, anche se poche. Ora è una lieve carezza nel sole.
Gli architetti? Sono come i poeti. Anche se i poeti scrivono e gli
architetti progettano. Gli uni e gli altri sono dei creatori. C’è, tuttavia, una grossa differenza. Un libro di poesie, quando è mediocre, può essere infilato sotto la gamba troppo corta di un tavolo.
Per impedire che traballi. Un progetto architettonico, quando è
realizzato, sta lì per decenni, magari per dei secoli, e non può più
essere toccato. Semmai serve soltanto a sostenere il peso di un
cielo sempre più grigio e triste. Se è bello, il paesaggio urbanizzato, ognuno potrà guardarlo con diletto. Se è brutto, tutti saranno
costretti ad abbassare lo sguardo. Per non buscarsi un pugno
nell’occhio. Anche se è impossibile ignorare le oscenità. Quando
poi le cose sgraziate si moltiplicano, ecco che il danno diventa irrimediabile.
Naturalmente non c’è poeta che sappia riconoscere che i propri
versi sono modesti. Solo i Crepuscolari, un secolo fa, si divertivano a ripetere che le loro poesie erano “piccole cose di pessimo
gusto” e i loro versi “scritti col lapis”, non con l’inchiostro indelebile. Non lo facevano, in realtà, perché pensassero davvero così:
volevano soltanto protestare contro la magniloquenza e la retorica tronfia di certi loro colleghi, magari anche bravi, ma tanto
tromboni. Non si conoscono invece architetti che abbiano fatto
la stessa cosa o che sappiano riconoscere la loro pochezza. Il fatto è che una poesia occupa una misera pagina; una casa, invece,
un bel terreno figlio della natura. Così, guardandoci in giro, vediamo, tra alcune cose belle, e a volte bellissime, costruzioni orribili, o tremendamente banali, stramberie che hanno a che fare
con la piattezza, più che con il genio, colori che stridono, forme
che chiamano vendetta. Ma il peggio è quando le brutture si
sommano alle brutture. Nasce allora una cacofonia dell’orrore
che diventa indigeribile.
Contro la bruttezza urbanistica non ci sono panacee. È pure vero
che ognuno ha i propri gusti. E c’è chi indossa cravatte che sembrano rubate ai clown (ma le cravatte, una volta tornati a casa, si
ripongono nell’armadio). Toccherebbe allora ai piani regolatori
mettere qualche pezza. Cercando perlomeno di armonizzare il
territorio, facendo in modo che la bruttezza e la bellezza convivano, ma dando alla visione d’assieme un quadro accettabile. E
invece guardare dall’alto certi paesaggi “antropizzati” è sconsolante. Conta il profitto e tutto il resto è acqua. Così ci sono luoghi
che riuniscono in poco spazio il peggio di quello che la fantasia
umana possa immaginare. Nessuno e nulla potrà più fare qualcosa, almeno nei prossimi secoli. E chi verrà dopo di noi sarà costretto a vivere in luoghi orribili, altro che le poesie!, come l’inferno. Nel nome delle parole, vuote. Della prosaicità, largamente
diffusa. E di una pianificazione che fa acqua da tutte le parti.
Una passeggiata indietro nel tempo
evitando la polverosa balestra di Tell
DOMENICA
IN
FAMIGLIA
MONICA
PIFFARETTI
Inverno, stagione dura per le famiglie.
Certo, se il sole splende o il termometro si mostra comunque clemente, ci si
può sempre sfogare sugli sci, sulle slitte, sui bob. Ma quando la temperatura
scende e i rampolli sono a rischio di
beccarsi tossi, raffreddori, bronchiti, a
volte qualche ideuzza intelligente per
trascorrere alcune ore divertenti e al
calduccio fa sempre comodo.
Ve ne suggeriamo una non troppo lontana da casa, nel canton Svitto. Sulla
piazza centrale, dentro il vecchio arsenale, trovate il Museo nazionale sviz-
ilcaffè
tra
Quel sano coraggio di lanciarsi
nel mondo dell’imprenditoria
IL
DIARIO
Settimanale di attualità, politica, sport e cultura
43
zero. Stop, non pensate a qualcosa di
troppo patriottico, polveroso dove si
rilucidano i miti e la balestra di Guglielmo Tell e suo figlio Gualtierino. E
nemmeno ad un museo in cui devi tenere tutti sotto controllo se non hai
un’assicurazione Rc più che blindata.
Per niente. Il museo di storia svizzera
è stato riveduto completamente e allestito in modo da rendere le visite molto gradevoli anche per gruppi di età
diversa. Per bambini, per ragazzi e anche per i genitori che li accompagnano. L’approccio, per niente convenzio-
Direttore responsabile Lillo Alaimo
Vicedirettore
Libero D’Agostino
Caposervizio grafico Ricky Petrozzi
nale, è molto interattivo e multimediale, con la storia del nostro Paese raccontata in diversi capitoli in due versioni: quella per adulti e quella semplificata, ma per niente banale, per
più piccoli. Dal Medioevo in su. A farlo è una persona, che si materializza
su due schermi di computer in scala
1 a 1, per poi piacevolmente trasportare i visitatori seduti su comodi sofà indietro nei secoli. Non annoiando con
date e nomi, ma affrescando le varie
epoche non solo con i noti momenti
più importanti della nostra storia, ma-
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gari già imparati a scuola, ma anche
spiegando il loro contesto più ampio:
sociale, economico, culturale, religioso, sul territorio elvetico e anche alzando lo sguardo su quello europeo.
Tutto è accompagnato da un percorso
su diversi piani attraverso bacheche
co oggetti antichi scelti con attenzione.
Il troppo (anche nei musei) stufa, i curatori di questa esposizione hanno invece avuto il dono della selezione e
della sintesi. Il tocco finale, poi, è decisamente figlio dei nostri tempi: dopo
RESPONSABILE MARKETING
Maurizio Jolli
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DISTRIBUZIONE
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aver tanto letto e ascoltato di battaglie,
cavalieri e roccaforti, i ragazzi possono portarsi a casa il ricordo del museo
di Svitto, cavalcando un “destriero” e
vestendosi da cavalieri e dame con diversi tipi di armature e abiti medioevali. Dopo un clic e un indirizzo email, le immagini dei novelli Winkelried anni Duemila sono spedite direttamente sul computer di casa dove le
troverete al vostro rientro. Fuori nevica, piove, tira vento ? Garantito, durante la passeggiata indietro nel tempo, non ve ne accorgerete.
STAMPA
Ringier Print - Adligenswil AG - Druckzentrum Adligenswil
6043 Adligenswil - Tel. 041 375 11 11 - Fax 041 375 16 55
Tiratura (dati Remp ‘12)
56’545
Lettori (dati Mach ‘12-’13)
106’000
Abbonamento annuo Fr. 59.– (prezzo promozionale)
Il padre attacca: stai sempre sdraiato
sul divano, la tua fidanzatina in visita guarda le serie in tv senza rivolgermi la parola, la tua camera fa
schifo, il bagno dopo che ci sei stato
tu sembra ci sia passato il tornado,
non vuoi mai venire a camminare
con me, e neppure a fare la vendemmia, quando ti ho portato nelle Langhe hai dormito tutta la domenica
mattina. Prima di sbuffare, e dire
“oddio, le solite cose che i padri ripetono ai figli da decenni”, sappiate
che un libro con queste lamentele
ha venduto in Italia trecentomila copie, e ha scalzato dal primo posto in
classifica perfino Fabio Volo, con
“La strada verso casa”. Prima di risbuffare, sappiate che lo firma Michele Serra - ex direttore di Cuore e
inventore della rubrica “Mai più
senza”, bella galleria di orrori da catalogo commerciale - e si intitola
La solita lagna generazionale
tra genitori e figli “sdraiati”
CITOFONARE
MANCUSO
MARIAROSA
MANCUSO
“Gli sdraiati”.
Il figlio ora contrattacca. Usa su twitter un account fasullo – ilfigliodimicheleserra, fotina di uno studente
con la testa appoggiata sul banco – e
ribatte punto per punto. Approfitta
delle volte che papà è ospite in televisione, per esempio alle “Invasioni
Barbariche” di Daria Bignardi, per
allungare frecciatine al genitore che
incassa ricchi diritti d’autore parlando del rampollo. Scrive “Papà sta
tornando, smetto di leggere Kant e
infilo le cuffiette, basta poco per farlo contento”. Si spinge fino a proporre all’editore Einaudi una controstoria, e qualcosa ci dice che potrebbe
avere già un contratto in tasca.
Chiunque egli sia: sicuramente una
persona informata dei fatti, che si
muove bene tra i radical chic. Potrebbe essere perfino un’astuta mossa pubblicitaria di Michele Serra
medesimo (in tal caso da noi promosso immediatamente a genio del
male, nonché del marketing).
Ma perché dovrei comprare e leggere “Gli sdraiati”, se sono esattamente
le cose che mi dice mio padre? Ma
perché dovrei comprare e leggere
“Gli sdraiati”, se sono esattamente le
cose che rimprovero a mio figlio?
Per fare gruppo, tanto per cominciare: non c’è niente che leghi come un
comune lamento. Meglio ancora se
si tratta di una lagna generazionale,
e se il guru di riferimento – in questo
caso Michele Serra – avanza l’idea
che si tratti di un mutamento antropologico. Non è che sono più giovani di noi, proprio appartengono a un
tipo umano diverso.
Suvvia, solo perché non vogliono
camminare in montagna e non riconoscono neanche quel minimo di
autorità che peraltro gli ex sessantottini esercitano con vergogna? Oltre all’account “ilfigliodimicheleserra” ne vorremmo tanto un altro, “ilpadredimicheleserra”. Per sapere come era da giovanotto lo scrittore e
fustigatore di costumi. In ogni caso,
se volete la ricetta di un bestseller,
forse c’è un pubblico anche per i litigi, i rimproveri, le ripicche tra madri
e figlie, mariti e mogli, fratelli e sorelle.
Domenica
2 febbraio 2014
caffe@caffe.ch
Il Paese nel racconto popolare
www.caffe.ch
Il romanzo della realtà
Gli eBook del Caffè
La finestra sul cortile
21 / Storie di quotidianità familiare
ANONYMOUS
Ragazza madre svizzero
tedesca. Precisa e
rispettosa di ogni norma.
Trentacinquenne, impiegata
in un’agenzia immobiliare.
Suo figlio Gabriel ha 11anni.
Pensionato, vedovo
e piacione. Ama le
enciclopedie. Sua figlia,
Giulia, divorziata, ha un
bimbo di 6 anni, Nathan.
Non ama gli stranieri.
I fatti
e le persone
narrati in
queste storie
sono di pura
invenzione.
Anche le
cose pensate
o sottintese
non hanno
alcun legame
con la realtà.
Ma così non
sempre è per
i luoghi, le
circostanze
e gli episodi
da cui
prendono
le mosse
i racconti.
L’aspettava in baby doll
E
Quarantacinquenne,
divorziata da un medico.
Impiegata in un grande
magazzino. Bella, elegante
e... con molti amanti.
Maestro elementare. Sua
moglie, in casa tutto il
giorno, è una patita di
music pop. S’è ingrassata
a dismisura.
Il figlio Nick ha 6 anni.
Arrivano dalla Croazia.
Fanno tutti e due gli
assistenti di cura. Lei è
disoccupata, oltre che
molto sexi.
ONLINE
La raccolta
dei racconti
caffe.ch/citofoni
ra una di quelle domeniche fredde, ma fredde in
cui al mattino c’è nebbia fitta. Ideale per il Franco. Partito verso le dieci da casa, dopo aver detto
alla moglie di dover andare in banca per una
brutta faccenda da mettere a posto, s’era invece
diretto verso la casa della sua amante. Non ci andava spesso, temeva d’essere riconosciuto da
qualcuno. Era il direttore di un grande istituto
bancario.
Quelle giornate di nebbia facevano il caso suo.
Nebbia sino a mezzogiorno, un pallido solicello
sino a metà pomeriggio e poi, quando si faceva
l’ora di tornare a casa, di nuovo nebbia. Ideale!
Arrivò nella corte della casa di ringhiera verso le
undici. Come sempre aveva lasciato l’auto in un
parcheggio discosto. Varcato il portone si accertò
che non ci fosse nessuno sui ballatoi.
La Elena, la sua splendida amante quarantacinquenne - ricordate?, ma sì, la Togni, la commessa
di un elegante reparto profumi di un grande magazzino - abitava su al primo piano, appartamento numero 3. Si erano sentiti al telefono qualche
minuto prima. «Sto arrivando».
Fece le scale quasi di corsa, qualche secondo ed
era nell’appartamento della Elena. L’aspettava in
vestaglia, più che vestaglia... era un baby-doll da
ballerina di night. Glielo aveva regalato lui.
«Amooore!».
«Ciao Elena, eccomi qua! Possiamo stare insieme
sino a questo pomeriggio...».
«Che bello amore!».
«Ho detto a mia moglie che sono in banca. E... in
effetti dovrei esserci, siamo in mezzo a una storiaccia che non ti dico... Ma ora fammi spogliare,
mi metto comodo...».
«Ma certo!».
«Faccio una telefonata in ufficio, così, se dovesse
chiamare mia moglie... mi faccio coprire. E poi
non è detto che non venga la polizia a romperci le
palle quest’oggi».
«Ma ancora con queste storie!? Ho letto che avete
cambiato tutto. Basta soldi sporchi, trasparenza,
Weissg... com’è che dicono i tedeschi? Strategia...
«Ma sì, strategia del denaro pulito. Solo una facciata, evidentemente!», disse il Franco distratto
mentre prendeva il cellulare dalla tasca interna
destra del blazer, che aveva appeso sulla spalliera
della sedia all’ingresso. Poggiò il cellulare sul tavolo della sala-cucina, fece tre giri all’insù alle
maniche della camicia e... guardò la Elena che se
ne stava provocatoriamente sul divano con le
gambe accavallate sopra un paio di “tacchi grattacielo”.
«Ah, mi stai provoc...?», non finì di dire che il telefono squillò. Non fece a tempo a prenderlo che
smise. Guardò sul display. Numero “sconosciuto”.
«Mah!, nessuno! E visto che non riprovano, evidentemente avranno sbagliato. Un bicchiere di
vino bianco, che ne dici?».
«Oddio Franco, ne ho solo una in cantina».
«Lascia, vado io. Faccio veloce, così non mi vedono».
Il tempo di aprire la porta e richiuderla alle sue
spalle e... Din! Sul cellulare del Franco era arrivato un sms. Troppo forte la tentazione per l’Elena.
Erano settimane, forse mesi che il Franco riceveva messaggi e telefonate che sembrava voler nascondere. Sul display, lei aveva controllato altre
volte, compariva un mittente a lei sconosciuto
ma, come dire?, credibile e innocuo. «Hans Peter
Keller, fiduciario”. Lavoro, evidentemente!
Non aveva mai letto quegli sms. Il Franco se ne
sarebbe accorto. Ma una volta era riuscita e vedere il numero da un sms già aperto. Lo aveva memorizzato e nei giorni successivi aveva provato
più volte a chiamare nascondendo il proprio nu-
Lesse sul display: “In ritardo x
neve a Altdorf... ho messo
x te le mutandine di pizzo”
mero. Nessuna risposta. Evidentemente... il proprietario di quel telefono non rispondeva a “numeri coperti”.
Si alzò dal divano velocemente, andò al tavolo e
sbirciò. Il cellulare era ancora illuminato. “Hans
Peter Keller, fiduciario”. Ancora lavoro... evidentemente. Sistemandosi il baby doll, tornò a sedersi di corsa proprio mentre il cellulare aveva ripreso a suonare. Tre squilli e basta. In quel mentre
rientrò il Franco che accelerò il passo, ma non
fece a tempo a rispondere.
“Sconosciuto”, ma mentre richiudeva il cellulare
s’accorse che precedentemente era arrivato un
sms. Touch, touch e lo aprì. Lesse e... porco cane,
e già!, si ricordò che aveva un appuntamento su
al Gottardo. In un albergo. Pazienza. Tanto anche
il “mittente” annunciava il suo ritardo.
«Dai Elena, ecco la bottiglia, prendo i bicchieri e iniziamo qualche ora da favol...». Fu proprio mentre stava immaginando di slacciare
quel baby doll all’Elena che suonò il campanello della porta. D’istinto lui guardò il cellulare, ma non stava suonando, poi guardò lei
che s’era alzata di scatto.
«O mio Dio, chi può essere? Va in bagno Franco»,
disse sottovoce.
Prese una vestaglia appesa all’ingresso e andò ad
aprire. Erano due...., sì, due signori anonimi.
«Buongiorno, polizia, siamo qui per il signor
Franco Pifferini».
La Elena arrossì, strinse e riannodò la cintura
della vestaglia.
«Ma... veramente, veramente...».
«Guardi signora, a noi non interessano i vostri affari... sentimentali. A noi interessa altro. Abbiamo visto entrare qui il signor Pifferini poco fa».
Il Franco uscì dal bagno. «Buongiorno, cosa è
successo?».
«Dovrebbe seguirci al posto di polizia. Anzi dovreste seguirci. Si tratta, come saprá, dell’inchiesta sulle società italiane fasulle, quelle che hanno
trovato appoggio nella sua banca per alcuni trasferimenti che stiamo verificando. In questo momento il procuratore è in banca per un sequestro
di documentazione».
Né il Franco né la Elena esitarono. Lei andò a vestirsi in tutta fretta, lui infilò la giacca e... solo si
raccomandarono discrezione scendendo dalla
scala sino alla corte.
Il procuratore era appena arrivato.
«Ecco, accomodatevi. Ci sono alcune cose che
vorrei chiedere ad entrambi».
«Dica, procuratore», fece il Franco ostentando sicurezza. La Elena era cerea.
«Dunque, a chi appartiene l’utenza 076 213...,
evidentemente lo saprà dato che ha tentato di
chiamare più volte», chiese abilmente alla “Togni
Elena” vedendola impaurita e insicura.
«076 213... ma sì, al fiduciario Hans Peter Keller».
«E tu che ne sai?», fece il Franco interdetto e seccato.
«Lo so..., lo so e basta. Hai ricevuto un sms anche
questa mattina. Che c’è di male? Un fiduciario,
no!?», chiese ingenuamente l’Elena.
«Ma no, no, ti sbagli...». Il Franco aveva poggiato
il cellulare sulla scrivania e ogni tanto ci giocherellava nervoso. La Elena, in preda al panico, lo
agguantò di scatto, aprì il display evitando come
un giocatore di rugby le “prese” del Franco.
«Come no, eccolo il messaggio...», e aprì il cellulare, guardò e s’imbabolò. Non proferì parola.
Lesse e rilesse mentalmente.
“in ritardo x neve a Altdorf... ho messo x te le mutandine di pizzo”.
Il mittente non era il fiduciario Keller. Evidentemente!