9 771660 968900 GAA 6600 LOCARNO –– N. 42 42 Copia in omaggio (in edicola Fr. 2.– / € 1,35) In edicola Fr. 2.– / € 1,35 Anno XVI • Numero 42 La gara Il campionato Il torneo Una Formula 1 in piena crisi allo sprint per il titolo In Challenge riecco un derby impegnativo e molto atteso Al Masters con la mente già alla finale di Davis A PAGINA 14 A PAGINA 15 A PAGINA 15 Reuters Ti-Press Domenica 9 novembre 2014 L’alimentazione Mangiare sano sette giorni spendendo pochi franchi Settimanale di attualità, politica, sport e cultura L’analisi/1 Un ritorno impossibile al passato POMPEO MACALUSO * www.caffe.ch caffe@caffe.ch GUENZI e ROCCHI BALBI ALLE PAGINE 18 e 19 TORREFAZIONE DI CAFFÈ TEL 091 791 22 26 FAX 091 791 01 90 www.caffe-carlito.com carlito@swissonline.ch Tutti in centro Se Plr e Ppd superassero gli antichi steccati ALLE PAGINE 34 e 35 MAZZETTA, RAVANI e SCHIRA D i fronte ai processi inediti che da oltre un decennio stanno modificando in profondità la consistenza socioculturale del cantone, leader politici, giornalisti, semplici cittadini, si interrogano sul destino riservato alla nostra comunità. Involuzione, decadenza, addirittura barbarie, sono giudizi tanto diffusi, quanto dissimili riguardo a contenuti, cause, attori. Anche in questo caso il rischio è quello di considerare la nostra piccola realtà separata e diversa da quella che ci circonda. segue a pagina 37 L’analisi/2 Quelle chiusure neopopuliste SERGIO ROSSI * L Massimiliano Robbiani si veste da guardia di confine. È il nulla che si dichiara. L’analisi/3 Scenari di (fanta)politica per un cantone ingessato anche dai giochi di partito La tragedia A Curio i funerali della mamma e della sua bimba Il Muro caduto base d’Europa Il caffè si rinnova dal 23 novembre 115.- CHANTAL TAUXE Q uesta domenica si commemorano i 25 anni dalla caduta del Muro di Berlino. Appena una generazione più tardi, non è assodato che comprendiamo ancora tutte le implicazioni di un evento che nessuno aveva visto arrivare: l’implosione del colosso sovietico. La storia non si è conclusa, malgrado quanto allora il filosofo Francis Fukuyama credette opportuno decretare. Il senso della storia potrebbe invece essere radicalmente messo in discussione dall’ambizione “putiniana” del voler lavare l’umiliazione subita dall’impero russo, ma già conosciamo alcune delle possibili conseguenze. segue a pagina 9 In evidenza Invece di 159.- Ti-Press Il pizzino a mentalità e l’atteggiamento improntati alla chiusura a riccio di una parte notevole della popolazione ticinese nei confronti dei lavoratori italiani non sono un fenomeno recente, perché esistevano già nella seconda metà dei “Trenta gloriosi” anni successivi alla Seconda guerra mondiale. In quel periodo come attualmente e nell’arco del decennio 1980-90, si può osservare una tensione schizofrenica tra, da un lato, l’ostracismo manifestato da diverse fasce della popolazione residente in Ticino e da vari esponenti politici locali che la rappresenta riguardo i migranti dall’Italia e i lavoratori transfrontalieri. segue a pagina 33 Il lungo addio a Monica e Alice un sogno spazzato via dal fango ALLE PAGINE 2 e 3, MERCALLI, PIANCA, SCHIRA e SPIGNESI www.bricofaidate.ch A PAGINA 27 MANNO BARBENGO BARBENGO BIASCA CADENAZZO LUGANO-PREGASSONA LOSONE MENDRISIO MENDRISIO-EX FERRAZZINI IL CAFFÈ 9 novembre 2014 2 PRIMO PIANO 3 La tragedia nel Malcantone “La geografia dei pericoli è aggiornata quotidianamente” L’analisi Ti-Press Lo smottamento mortale in Malcantone riapre il dibattito su cura del territorio e gestione di eventi climatici sempre più estremi MASSIMO SCHIRA D a un lato, il monitoraggio e la gestione del territorio. Dall’altro, eventi meteorologici sempre più estremi e più frequenti, capaci di causare drammi come quello di questa settimana nel Malcantone che è costato la vita a Monica Moriggia e a sua figlia, la piccola Alice. Nel mezzo, il lavoro di chi è chiamato a tutelare la sicurezza delle zone abitate e delle principali infrastrutture da inondazioni, frane, valanghe e da tanti altri pericoli naturali. Un compito non semplice, a cui la Confederazione ha risposto con il lavoro congiunto dell’Ufficio federale dell’ambiente (Ufam) e dell’Ufficio federale per la protezione della popolazione che - in stretta collaborazione con i Cantoni - ha promosso la “carta dei pericoli”, primo vero strumento di analisi del territorio e base d’intervento per una miglior tutela dai ri- schi naturali. “Il primo gennaio 2014 la cartografia dei pericoli in Svizzera ha raggiunto una copertura del 93% del territorio - spiega al Caffè Roberto Loat, supplente capo alla Sezione gestione dei rischi dell’Ufam -. Il che significa che gran parte del lavoro è stato fatto. Ma la cartografia dei pericoli non è che Inondazioni, frane, valanghe… Dalla capitale gli imput che i Cantoni devono saper cogliere una base su cui lavorare per evitare i rischi”. Una sorta di fotografia, insomma, di quanto c’è da fare per migliorare la situazione e garantire la maggior protezione possibile alla popolazione. “Avere a disposizione questa mappa è una base fondamentale per poter agire contro i pericoli naturali - aggiunge Loat -. A partire da questo strumento si possono mettere in atto diverse misure. Pianificatorie, tecniche, ma anche perfezionare i sistemi d’allarme e le procedure d’intervento. Agendo quindi a livello preventivo e preparandosi a dovere in caso di necessità”. Anche se lo strumento della carta dei pericoli è piuttosto recente - l’inizio della raccolta delle informazioni risale infatti al 2000, tre anni dopo la pubblicazione delle direttive da parte di Berna - l’evoluzione climatica degli ultimi anni porta già a riflettere sulla necessità di adattare il “piano dei rischi”, ad esempio, alle bizze meteorologiche. Ma non solo, come conferma l’esperto dell’Ufam. “La cartografia dei pericoli non è certo un esercizio che si fa una volta e che rimane invariato nel tempo, anzi - spiega Loat -. Ad ogni nuovo evento o con lo sviluppo di nuove conoscenze, questo lavoro va adattato e corretto in base alle esigenze. È una sorta di continuo work in progress. E in futuro sarà lo stesso, con l’inserimento nella carta di nuove zone”. Una situazione che, chiaramente, potrebbe avere un influsso diretto anche sulla pianificazione del territorio, settore su cui la cartografia dei rischi incide in modo diretto. “L’obiettivo primario della Confederazione è chiaramente che non si costruisca più in zone potenzialmente pericolose - conferma Roberto Loat -. Oppure, se proprio non è possibile rinunciare alla costruzione, farlo in modo estremamente coscienzioso. Analizzando con precisione il tipo di pericoli e le possibili soluzioni per la protezione degli edifici o delle infrastrutture. La protezione dell’oggetto deve quindi soddisfare criteri molto severi”. Sapere cosa fare, quindi, e soprattutto dove farlo. È con questo obiettivo che prosegue il lavoro della Confederazione e dei Cantoni con un monitoraggio del territorio praticamente quotidiano. “Va detto che la situazione ticinese è piuttosto progredita, visto Il funerale tà e la frequenza. Il lavoro continua e infatti non è stato ancora raggiunto un vero obiettivo. La base operativa rappresentata dalla carta, però, è buona”. Anche secondo Berna, comunque, porsi come traguardo il rischio “zero” rimane utopico. “Dobbiamo fare tutto il possibile per evitare i rischi - conferma Loat -, ma la fatalità non è mai controllabile e LUCA MERCALLI, climatologo e metereologo V Dalla vita alla morte Ti-Press Il dramma di Bombinasco iviamo circondati da allarmi. Ieri erano figli illegittimi di paure profonde e onnipresenti, come l’epidemia, la fame, la guerra. La scarsa conoscenza scientifica, la difficoltà di circolazione di mezzi e informazioni, lasciavano sempre aperta la possibilità della catastrofe, cui si conviveva ricorrendo alla religione o alla superstizione. Oggi - nei Paesi occidentali - viviamo indubbiamente in un mondo più sicuro e prevedibile, grazie all’apporto della scienza e della tecnologia, delle comunicazioni rapide e dei mezzi di soccorso. Gli allarmi attuali hanno quasi sempre una base razionale e ci forniscono un preavviso accettabile per prendere provvedimenti. Tuttavia ci sentiamo forse più in ansia e più turbati dall’insicurezza rispetto al passato. Forse perché la nostra psiche ha una capacità limitata di essere sottoposta allo stress di scenari futuri sfavorevoli. Abbiamo un cervello che può occuparsi soltanto di una ridotta quantità di stimoli negativi, in genere quelli a brevissimo termine o a grande vicinanza, mentre tende a rimuovere problemi più lontani nel tempo e nello spazio. Il prezzo della crescente complessità del mondo, della immediata disponibilità di un’enorme mole di informazioni e della possibilità della scienza di fare previsioni - che ricordiamo, non sono mai perfette, ma probabili, produce una sorta di overdose da allarmi, che si può tradurre in paralisi delle decisioni, o in sottovalutazione degli eventi. Alla fine si tende a far di tutte le erbe un fascio, cavandosela con qualche luogo comune a buon mercato: “Tanto sbagliano sempre”, “Qualcuno risolverà i problemi”, “Secondo me sono tutte balle”, “Ci saranno degli interessi dietro”. Alcuni allarmi, che hanno pure il loro fondamento, vengono talora enfatizzati dai media e assumono proporzioni maggiori della loro reale incidenza, come gli atti di terrorismo o il rischio di essere assaliti da un lupo o un orso, la cui probabilità di accadimento per ciascuno di noi è irrisoria. Viceversa altri allarmi molto più reali e razionali vengono ignorati o depotenziati, come il rischio per la salute derivante da inquinamento, o i cambiamenti climatici. Ma veniamo agli allarmi meteorologici, così frequenti negli ultimi anni, ma anche in questi giorni di intense piogge. È un fenomeno emergente, frutto del recente miglioramento delle previsioni meteo a medio termine e delle possibilità di comunicazione via internet e telefoni portatili. Fino a una ventina d’anni fa un’alluvione si subiva come una sor- Sino a 20 anni fa un’alluvione era una brutta sorpresa. Ora non più grazie alle previsioni del tempo Ti-Press C L’esperto: “La mappa è soltanto uno strumento di analisi, poi ci sono molte opere da realizzare” il 100% di sicurezza resta impossibile da raggiungere. Accettare i rischi residui, però, fa parte della vita”. Se il ruolo della Confederazione nel dare le indicazioni di massima in questo delicato settore è fondamentale, non di meno lo è quello dei Cantoni. Che, anche grazie ad una conoscenza più precisa del territorio, hanno l’importante compito di proseguire nell’opera di monitoraggio cartografico dei rischi e di decidere gli interventi per garantire una maggiore protezione. “La Confederazione è presente anche a livello finanziario,visto che contribuisce nella misura del 50% alla copertura dei costi per l’elaborazione delle mappe dei pericoli - conclude Loat-. Anche quando vengono messe in cantiere opere di protezione, come ad esempio i ripari valangari, Berna non si tira indietro, assicurando una partecipazione tra il 35 e il 45% alle spemschira@caffe.ch se”. Q@MassimoSchira MONICA E ALICE Franco Portinari ha immaginato così il momento della tragedia di mamma Monica e della piccola Alice “Quella casa era diventata un bel sogno realizzato” hi incrocia lo sguardo ha gli occhi lucidi, chi guarda verso la piccola bara bianca ricoperta di fiori non può non ricordare il volto allegro di Alice, la sua solarità. “Eri una piccola donnina educata”, la descrive un’amica di famiglia leggendo un messaggio alla fine della messa che ieri pomeriggio, sabato, nella chiesa parrocchiale di Curio ha salutato mamma Monica e il “suo piccolo tesoro”. Ed è stato un saluto toccante quello delle centinaia di persone che hanno occupato persino l’intero piazzale della chiesa pur di esserci, per offrire un abbraccio, un bacio o anche solo una presenza ai familiari di Monica Moriggia e della sua Alice. Persone forti ma che davanti a una tragedia devastante come questa hanno affidato poche parole a un messaggio che è stato letto dal parroco. Parole anche queste schiette, come si usa tra i boschi da queste parti. Papà e mamma hanno parlato di percorso “tortuoso” della loro figlia, alla quale non è mai mancato tuttavia il coraggio e la voglia di fare. Un percorso “tortuoso” ma che si era lasciata alle spalle, dopo aver imboccato una strada di stabilità e di equilibrio. Hanno ricordato la soddisfazione per essere riusciti a sistemare quella casetta, che a loro era sembrata la più bella del mondo. Dove finalmente si poteva vivere una vita serena, il sogno di un futuro fatto di sorrisi e che invece le “avversità della natura” hanno spezzato. Per sempre. Eppure la speranza, una piccola speranza deve continuare a vivere, ha detto il vescovo monsignor Valerio Lazzeri che ha celebrato la messa. “Cielo e terra ha detto davanti alle bare, una accanto all’altra - non bastano per contenere un dolore così grande. Ma la speranza non deve andare persa, e neppure una colata di fango potrà cancellare il grande amore di Monica e Alice”. Una mamma e una figlia che monsignor Lazzeri, dopo aver fatto riferimento al Vangelo di Giovanni, ha definito “perle” di Dio. Poi, il silenzio della riflessione con tutta la chiesa e la piazza che recitano ad alta voce il Padre nostro. Tra tanti singhiozzi di pianto e di dolore. m.sp. che il Cantone è stato tra i primi a dimostrarsi attento a questa problemi, ancor prima che Berna decidesse di varare una legge specifica - precisa Loat -. Concretamente, la carta dei pericoli naturali viene poi sviluppata attraverso l’osservazione degli eventi. Partendo dal loro tipo, valutandone l’intensi- Ti-Press Allarmi,monitoraggio,pianificazione... ecco come Berna studia e cerca di prevenire le catastrofi naturali Prevenzione vuol dire allerta meteo Le reazioni Tra gli abitanti di Bombinasco all’indomani della perdita di Monica e della piccola Alice “Paura? Certo un po’ ma non esiste una reale minaccia” U n po’ di paura la proviamo, ma credo sia più dettata da quanto accaduto qui da noi piuttosto che da minacce reali”. Roberto guarda la moglie Daniela per capire se anche lei la pensa nello stesso modo. La giovane coppia si è trasferita ad Astano da poco tempo ed è venuta quaggiù a vedere la casa crollata a Bombinasco. Perché tutti, da queste parti, ogni giorno passano davanti al rustico con l’affresco della Madonna, che sta pochi metri più in basso, sul ciglio della strada, dove ora si trova un grumo di cemento, fango e pezzi di tetto. Nel nucleo della piccola frazione di Curio, fra stradine strette e portici che si succedono uno dietro l’altro, la gente è ancora scossa, non ha una grande voglia di parlare. “Paura? No, non ne abbiamo anche se nessuno avrebbe mai immaginato una disgrazia come questa”, dice un ragazzo in tuta da ginnastica mentre sistema alcuni avvisi alla popolazione nella piccola bacheca del paese. “Certo - continua - tutti siamo rimasti sorpresi e sconvolti per quanto accaduto”. Tutti, certo. Al “Buteghin”, una piccola stanza che guarda il ruscello, c’è un silenzio profondo. “Qui ci conosciamo tutti, Bombinasco conta solo 48 abitanti. Anzi, ora 46”, dice Daniele Meni ricacciando dentro le lacrime. Lui la tragedia l’ha vissuta praticamente in diretta. Da quando alle sette di di sera un ca- meriere che lavora al Giardino, il suo ristorante che si trova a duecento metri dal luogo della tragedia, gli ha raccontato che in mezzo alla strada c’era un grande masso. “Ho capito che era accaduto qualcosa di grave. Quando io sono passato alle 5 - racconta - le luci della casa di Monica erano ancora accese”. Le ha viste anche Giuseppe, artigiano di Banco, mentre rientrava nella sua abitazione. “Un po’ di paura - avverte - la provo, ma soprattutto per i miei figli. Anche se “Un qualche timore ora lo avverto, anche se abito in una zona... non a rischio” poi io abito in una zona teoricamente non a rischio”. Non era a rischio neanche la casa di Monica, che dopo la frana tanti hanno provato a chiamare al cellulare. Silenzio. “Una fatalità, una fatalità”, riesce appena a ripetere uno svizzero tedesco che qui, a poche centinaia di metri dal nucleo del villaggio, ha una casa di vacanza. Oltre la strada, dall’altra parte del ruscello, lo stesso giorno della tragedia, racconta l’autista di un camion che sta scaricando terra, “c’è stato un altro smottamento”. Molti anni fa, ricorda ancora Daniele Meni, che è stato lo chef che ha fatto l'esame di cuoca a Monica, “dietro il paese le piogge estive avevano fatto accumulare dei detriti, si era formata come uno sbarramento che l’acqua aveva sfondato, facendo arrivare un fiume di fango sino alla strada”. Poi il Patriziato aveva creato una protezione. E si pensava che il pericolo fosse scongiurato. “Nessuno credeva potesse succedere - dice un artigiano mentre sistema il suo garage nel nucleo - una disgrazia così. Io lì davanti ci passo quattro volte al giorno”. Come tutti, qui. Ma da quella sera invece tutto è cambiato. “Questa tragedia - osserva Meni - ci ha unito ancora di più come comunità. Quando sentivamo al telegiornale di fatti simili in Liguria, ad esempio, o nella Svizzera tedesca ci sembravano lontani, lontanissimi. Ora invece dovremo imparare a vivere con la paura anche se sentiamo che è un fatto irrazionale, perché i geologi dicono che quanto è avvenuto è eccezionale. Invece è accaduto qui, da noi. Un cliente mi ha detto che quest non è solo il lutto di Bombinasco ma di tutto il Ticino”. m.sp. L’opinione L’analisi dell’urbanista Kopreinig Guzzi che invita a ripensare gli attuali criteri di costruzione I fatti L’ALLARME Sono passate da poco le 18 di mercoledì quando a Bombinasco, dopo una pioggia insistente, scatta l’allarme per una frana. LA PAURA Dopo le 21 si intuisce che si è consumata una tragedia. Un fronte di 150 metri di bosco ha travolto un rustico. 1 “Oggi c’è troppo cemento, lo spazio va utilizzato 2 diversamente dal passato” LO SCAVO Dentro il rustico ci sono una madre, 31 anni, e la sua figlioletta di tre anni. I cani fiutano la posizione dove si trovano i corpi. 3D IL RITROVAMENTO Dopo una notte di scavi, a cui partecipano 100 uomini, solo attorno alle 4.30 vengono trovati i corpi delle due vittime. 4 LE CAUSE Secondo i soccorritori, la frana di un migliaio di metri cubi di terreno ha praticamente schiacciato il rustico. 5 obbiamo cambiare il modo di utilizzare il territorio? Un interrogativo spontaneo davanti al ripetersi di eventi meteorologici estremi. Una risposta arriva dall’urbanista Cristina Kopreinig Guzzi: “Direi di sì. Occorre cambiare strategie, più che a livello pianificatorio dove da molti anni si segnala la necessità di un mutamento della rotta nell’utilizzo delle aree edificabili, occorrerebbe pensare al come si costruisce”. Ma l’esperta, prima di fornire alcuni suggerimenti concreti, fa una premessa: “È ovvio che in Ticino si è cementificato troppo. A causa della co- pertura di una superficie di terreno tanto estesa, sicuramente c’è stato un influsso notevolissimo sull’andamento dei corsi d’acqua. Perché la massa che corre su una superficie dura e impermeabile risulta sicuramente più violenta che non su un prato”. Per ripristinare, in parte, il fenomeno naturale dell’assorbimento, l’urbanista suggerisce una diversa tipologia di coperture degli edifici: “Quando si costruiscono dei tetti piani potremmo essere molto più attenti ricorrendo a dei sistemi di copertura terrazzata a verde che hanno un’enorme capacità di assorbire l’acqua piovana, evitando così che essa finisca direttamente negli scarichi”. Costruire meglio, “dunque ricorrere alle tecniche costruttive esistenti più adatte”, ma non solo. Per Cristina Kopreinig Guzzi è necessario anche “ridurre l’incidenza al suolo delle costruzioni. Vuol dire, edificare meno e in maniera più compatta. Di conseguenza si preserverebbero più aree verdi”. Quindi costruire in altezza, “ma anche chiedersi sempre quanto occorre costruire”. L’obiezione più scontata sarebbe che è la pressione demografica a imporre il quanto, ma così non è: “Bisognerebbe domandarsi se la quantità di metri quadrati pro capite è proprio necessario che sia così alta come si vede in alcune costruzioni. Ce ne sono di decisamente sproporzionate”. Non solo, una migliore gestione del territorio deve tener conto del costruito: “Non c’è solo la questione della conservazione del patrimonio architettonico di pregio. L’altro aspetto - aggiunge - è la manutenzione e il recupero di ciò che si è costruito negli anni sessanta e settanta. Invece di costruire da un’altra parte ci sono validi esempi di recupero di edifici con l’inserimento di duplex o appartamenti più gradevoli. In questo modo non si va a incidere sul terreno verde”. Poi il discorso potrebbe venire esteso alla natura: “Andrebbe ribadito - sottolinea l’esperta - il ruolo degli alberi, che visivamente possono arricchire e abbellire il paesaggio, ma hanno anche una funzione per il regime delle acque. I boschi sono importanti e andrebbero mantenuti in buono stato”. Ma qui è sotto gli occhi di tutti che così non è. Soprattutto nei boschi di latifoglie, gli alberi caduti sono la regola. C’è molto da lavorare. s.pi. presa. Semplicemente arrivava. Le previsioni potevano tutt’al più annunciare un periodo di piogge abbondanti, ma senza dettagli quantitativi. Oggi si può prevedere con circa 3-5 giorni di anticipo l’arrivo di precipitazioni intense su una certa area, e quindi è possibile diramare allarmi con diversi livelli di rischio (Meteosvizzera ne utilizza quattro). Purtroppo la meteorologia non è ancora in grado di prevedere con esattezza il luogo, l’ora e le caratteristiche di un evento estremo che può generare una calamità. Ed è qui il punto. L’allarme va utilizzato non come una certezza, ma come un annuncio di attenzione. Significa prendere atto che esistono le condizioni per un’emergenza, ma non vi è certezza che questa si sviluppi, oppure essa può interessare soltanto una piccola area di territorio e passare inosservata ai più. Capita così che la reazione a un falso allarme generi prima fastidio e poi il noto effetto “al lupo, al lupo”. Ciò avviene per la scarsa dimestichezza della popolazione con il concetto di probabilità. Se utilizzassimo queste informazioni in modo positivo - ovviamente non credendo a tutto ma selezionando l’autorevolezza della fonte - avremmo semplicemente una possibilità in più per evitare problemi, senza farci prendere dal panico ma tenendo ben ritte le antenne nella fase di allertamento per cogliere ogni segnale di crisi precoce. Ci sono semplici comportamenti da mettere in atto prima dell’evento meteo: vanno dalla scelta del nostro itinerario fino alla rinuncia a muoversi, da quella di un abbigliamento opportuno - talora un paio di stivali fanno miracoli rispetto alle scarpe con i tacchi -, allo spostamento di oggetti preziosi dai piani terra ai piani superiori e alla preparazione della casa per una possibile evacuazione. E se poi non succede nulla, meglio! Avremo fatto un’esercitazione di protezione civile, come sono abituati a fare i giapponesi fin dalla scuola materna per imparare a comportarsi in caso di terremoto. Purtroppo siamo troppo presi da una quotidianità completamente artificializzata e priva di contatto con il mondo fisico terrestre. Respingiamo con malumore ogni annuncio che turba la nostra agenda, salvo pretendere che nel momento in cui si sviluppa una crisi il governo sia subito pronto a occuparsi del nostro singolo caso. Ma può essere tardi e le conseguenze diventano allora irreparabili, basta un minuto per perdere la vita o farsi molto male, perciò conviene investire in una serena preparazione e accettare i limiti della previsione sapendo che l’annuncio di pericolo è già una straordinaria possibilità di cui possiamo disporre rispetto al passato, evitandoci l’effetto sorpresa. Certo, bisogna vigilare sulla qualità dell’informazione, districarsi tra sensazionalismi e chiasso improduttivo. Ma in definitiva, ciò che per molti è superficialmente etichettato come catastrofismo, per altri ritenuto uno scarico di responsabilità, io semplicemente lo chiamo prevenzione, parola positiva e propositiva che ci può salvare la vita. IL CAFFÈ 9 novembre 2014 4 Attualità rosa & cactus OFFERTI DA Piazza Muraccio, Locarno Tel. 091 751 72 31 Fax 091 751 15 73 una rosa a... un cactus a... Paolo Basso Norman Gobbi Per la prima volta nella sua storia, la compagnia aerea di bandiera francese si affida ad un sommelier straniero per la scelta dei vini a bordo dei suoi aerei. Un ulteriore riconoscimento per lo specialista ticinese. La perizia giuridica per i bambini ecuadoriani scolarizzati a Contone suona come una clamorosa sconfitta per il ministro leghista, contrario all’idea di accettare i ragazzini tra i banchi. Il dramma. Da Wilderswil a Genestrerio.Omicidi seguiti da suicidi. Casi atroci che si ripetono sempre uguali. Innescati da disagi psichici,ma pure da motivi passionali La morte all’ombra del“femminicidio” Dietro la tragedia di Stabio ancora una donna in fuga da minacce e paura MAURO SPIGNESI D a Wilderswil a Stabio, da nord a sud. Una scia di sangue, come quella scoperta giovedì mattina davanti al cimitero di Genestrerio, attraversa paesi e città. Omicidi seguiti da suicidi, drammi familiari scatenati da follia, gelosie, violenze. O da separazioni, come quella annunciata dalla donna Tamil con una lettera scritta dal suo avvocato all’ormai ex marito che l’ha uccisa con tre coltellate, per poi caricarla in macchina, arrivare in una piazzuola a Stabio e farsi divorare dalle fiamme. Una morte all’ombra del “femminicidio”: la vittima, che aveva 50 anni, era in fuga dalla paura, e si era rifugiata in una “casa protetta”. Per vederla il marito dal quale scappava, un uomo di 60 anni, l’ha attesa davanti alla fabbrica dove lavorava. L’aveva fatto altre volte, tanto che lei si era rivolta a un avvocato e aveva ottenuto che l’uomo le stesse a “distanza di sicurezza”. Ma lui, forse proprio perché pochi giorni fa aveva ricevuto una lettera di convocazione in Pretura, è tornato alla carica, forse ha perso la testa, l’ha colpita con un coltello. Poi, secondo una prima ricostruzione di questa tragedia, ha caricato il corpo della vittima in auto. Come capolinea di due vite spezzate ha scelto una piazzuola sulla cantonale che porta alla dogana di Gaggiolo, in territorio di Stabio. Qui un operaio ha visto il fumo e le fiamme avvolgere l’auto con le due persone a bordo. Nessuno, dai diversi distributori di benzina ai lati della cantonale, o dal bar non lontano, ha notato la macchina arrivare. “A parte due ragazzi e l’operaio che ha tentato di bloccare le fiamme con un estintore”, raccontano in un garage non distante. Soltanto dopo ore di indagini e notizie raccolte dalla polizia tra Genestrerio e Stabio, tra la piazzuola e il sangue davanti al cimitero, il collage della tragedia, di un delitto seguito da un suicidio, è stato ricomposto. “Dietro fatti come questo c’è sempre un disagio profondo, una seria difficoltà nell’ affrontare gli imprevisti della vita. Una difficoltà che scatena violenza e morte e che noi specialisti chiamiamo femminicidio”, spiega il criminologo e psichiatra Francesco Bruno, che ha studiato a lungo il fenomeno molto frequente in Italia (128 casi registrati soltanto l’anno scorso). Lo stesso oscuro sfondo di amore e passione, di laceranti separazioni su cui si innescato il dramma di Wilderswil, vicino ad Interlaken, Una lettera del legale per chiedere la separazione forse alla base del delitto scatenato da ira e gelosia costato la vita a tre persone, con la tragica spirale di un duplice omicidio e di un suicidio. Tornando al Ticino, la donna giovedì stava andando a lavorare in una azienda di orologeria dove era stata assunta da qualche anno. Lui, che ha un figlio adulto, era in pensione di un po’ di tempo. Schivi, chiusi e discreti, entrambi facevano parte della comunità Ta- mil che a Stabio, come ricorda un assistente sociale, “conta diversi nuclei familiari. È tutta gente tranquilla, mai un problema, ma preferiscono frequentarsi tra di loro”. Ed è quello che è accaduto, a quanto sembra, fra il sessantenne e la donna. Lei era anche impegnata nel volontariato. Ultimamente però si sarebbe aperta e avrebbe confessato ad alcuni compagni di lavoro di aver paura. Da qualche settimana viveva in una casa protetta per donne a rischio. Una misura presa in casi molto gravi. Inutile, tuttavia, chiedere una conferma alla responsabile della struttura dove si dice che la donna fosse ospite: “Non rilasciamo mai dettagli su fatti di cronaca. Rimandiamo al comunicato della polizia”. Ma se questo particolare fosse vero, se la donna fuggiva dalla paura o da violenze, come avrebbero intuito i colleghi dalle sue poche parole, la vicenda avrebbe l’angoscioso contorno dell’ennesimo “femminicidio”. mspignesi@caffe.ch Q@maurospignesi Ti-Press Keystone WILDERSWIL LUNEDÌ 3 NOVEMBRE Un portoghese e e uccide la ex mogli . il nuovo compagno Un dramma dettato dalla gelosia STABIO GIOVEDÌ 6 NOVEMB RE Un 60enne violento lit , dopo un igio ha ucciso la su compagna. a suicidio co Poi il l fuoco La trattativa Sarà perfezionato a giugno prossimo il passaggio di proprietà del complesso Moncucco - San Rocco alle due fondazioni Fai e Praxedis legali, organizzativi e fiscali per portare a termine la procedura di acquisto. Salvo improbabili colpi di scena, il futuro della Clinica Luganese sembra, quindi, deciso. L’interesse della Con- gregazione religiosa è, infatti, quello di realizzare con la vendita un capitale che le permetta di ripianare i deficit accumulati nella gestione dell’Ospedale Valduce di Como, e la somma offerta dalle fondazioni di Respini è quanto mai allettante per poter far fronte a questa necessità. Ma soprattutto è di quasi tre volte superiore al prezzo che era stato stimato dalla perizia commissionata all’inizio dell’anno dal cda della Clinica alla Pricewaterhouse. Una stima che da molti era ritenuta molto al di sotto del valore reale della struttura. Inoltre, la cessione alle due fondazioni salvaguarderebbe la continuità di quella filosofia operativa che anche a Lugano ha contraddistinto l’attività sanitaria della Congregazione. Secondo quanto già antici- IL POLO SANITARIO Moncucco e San Rocco formano uno dei più forti poli della sanità privata Ti-Press IL PRESIDENTE Renzo Respini, 70 anni, presidente del cda della Clinica Luganese Ti-Press Un’offerta che non si può rifiutare. Sarebbe di oltre 150 milioni di franchi la proposta di acquisto della Clinica Luganese da parte delle due fondazioni, Fai e Praxedis, che fanno capo a Renzo Respini, attuale presidente del consiglio di amministrazione del polo sanitario privato Moncucco-San Rocco. Se la trattativa andrà in porto, il passaggio di proprietà della Clinica, dalla Congregazione delle Suore infermiere dell’Addolorata alle due fondazioni, sarà operativo dal prossimo giugno. Sette mesi ancora, ma nel frattempo il negoziato andrà avanti esclusivamente con FaiPraxedis che dovranno, intanto, soddisfare tutta una serie di adempimenti amministrativi, Respini offre oltre 150 milioni per tenersi la Clinica Luganese pato dal Caffè, l’operazione di acquisto sarebbe articolata in due parti: la Fai acquisterebbe la parte immobiliare del complesso, mentre la Praxedis si farebbe carico di quella sanitaria. Ma il vero forziere a cui attingere per l’acquisto sembra essere quello dalla Fai (Fondation assistance international) da tempo impegnata nella promozione e nel finanziamento di progetti di aiuto per i Paesi in via di sviluppo. Insomma, l’offerta di Respini, che si è ritrovato nella duplice veste di presidente del cda della Clinica Luganese e referente delle due fondazioni che vogliono comprarla, ha spiazzato tutti gli altri concorrenti all’acquisto. Dalla Genolier, il potente gruppo sanitario privato svizzero che in Ticino gestisce l’Ars Medica e la Clinica Sant’Anna, al grande Centro Clinico italiano Humanitas. Erano sei, sette i gruppi ben quotati nella trattativa avviata dalla Congregazione per la cessione della Clinica. In queste settimane si era fatto avanti anche l’Ordine dei medici Ticinesi, che però non ha mai inoltrato un’offerta concreta. Nemmeno l’Ente opedaliero cantonale (Eoc), dopo un primo abboccamento, ha messo sul tavolo una proposta reale di acquisto. Forse proprio l’Eoc poteva essere il concorrente più temibile per le fondazioni di Respini, sia dal profilo delle garanzie economiche che da quello della filosofia operativa non profit che sta tanto a cuore alla Congregazione. È probabile che quello dell’Ente fosse solo un interesse di facciata a beneficio della pubblica opinione. All’Eoc quello che preme veramente è che la Clinica mantenga i servizi sino adesso garantiti, in particolare quelli della San Rocco per la riabilitazione e le convalescenze. l.d.a. BMW SwissAdvantage www.bmw.ch/ swissadvantage Qui L’AveTe nero Su BiAnCo. LA BMW Serie 3 Touring eSSenTiAL ediTion. unA SeLezione di eLeMenTi AggiunTivi SenzA SuPPLeMenTi di Prezzo. orA dA CHF 40600.–. BMW 318d Touring Essential Edition, 4 cil., 105 kW (143 CV). Azione valida in caso di presa in consegna da parte del cliente entro il 31.12.2014. Consumo ciclo misto: 4,5m 4,7 l/100 km, equivalente benzina: 5,0m 5,3 l/100 km, emissioni combinate di CO2: 119m123 g/km (media di tutti i veicoli nuovi immatricolati in Svizzera: 148 g/km), categoria di efcienza energetica: da A a B. Il modello rafgurato è dotato di equipaggiamenti speciali. Piacere di guidare 6 ATTUALITÀ Dopo l’inchiesta nel Comasco, nuovi interrogativi sugli affari della ‘ndrangheta a Lugano MAURO SPIGNESI Il “mister X” Dalle indagini che hanno portato a Como all’arresto di 13 persone emerge un incontro con un “armaiolo” che non è mai stato identificato I progetti L’indagine Così boss e gregari ottenevano in Ticino pistole,soldi e conti l’acquisto delle armi, comprate, scrivono i magistrati antimafia, “senza problemi”. Un episodio che conferma ancora una volta quanto il Ticino sia punto di riferimento proprio per l’approvvigionamento di fucili e pistole. Ma anche un terreno fertile per ottenere soldi e fare affari. Sempre dall’inchiesta che ha portato agli arresti nel Comasco emerge un giro di finanziamenti, di passaggi di soldi tra Londra e Chias- pochi chilometri dal Ticino, cioè ad Arosio e Mariano Comense, quando si sentono minacciati si rivolgono prima ai capi locali. Cercano alleanze, protezione. Ma il boss dal quale possono ottenere aiuto è finito nel frattempo agli arresti. E allora ecco la decisione, su consiglio di un altro boss, di rivolgersi all’armaiolo ticinese che i magistrati non hanno identificato. Un viaggio a Lugano e so e il progetto di acquistare un negozio di “compro oro”. Protagonisti imprenditori edili e un consulente finanziario con una società a Lugano, alcune volte citato come “direttore di banca”, il cui nome compare in più pagine dell’ordinanza d’arresto. I boss cercano soldi per finanziare diversi lavori, compreso un cantiere a Rho, mettendo a garanzia box per auto. Si recano in una finanziaria, poi in una banca di 1 2 3 GLI ARRESTI La mattina del 27 ottobre i carabinieri del Ros eseguono 13 arresti nel Comasco. In carcere imprenditori, un politico e esponenti della cosca Galati. LE ACCUSE Le accuse vanno dall’associazione di tipo mafioso alla detenzione di armi fino all'intestazione fittizia di beni. E poi la ristrutturazione di un palazzo a Rho e appalti all’Expo. IL CONSULENTE Nelle carte compare più volte Lugano, come centro per l’acquisto di armi e per trovare finanziamenti. A muovere i fili, per l’accusa, un consulente finanziario. 7 LA SANITÀ FRANCESE La Francia, il cui sistema sanitario è considerato uno dei migliori, stando alle classifiche dell’Oms, attira sempre più pazienti dalla Svizzera veniente attraversare la frontiera. “Salvo casi eccezionali direi che, in effetti, può risultare economicamente conveniente recarsi in uno studio medico di un Paese confinante, almeno per le cure ambulatoriali”. A Parigi, ad esempio, il consulto presso un medico generalista può costare poco sopra i 20 euro, mentre a Ginevra arriva a toccare i 160 franchi. E poco importa se, come si difendono i professionisti svizzeri, da noi le visite sono più accurate. E, magari, diversamente da quelli transalpini, gli studi dei medici svizzeri sono meglio attrezzati. Mauro Poggia ammette che andare a farsi curare da un medico francese può costituire un’alternativa: “Dobbiamo prendere atto - aggiunge - che il fenomeno esiste ed è tutt’altro che marginale. Inoltre, dobbiamo ammettere che è la conseguenza dell’onere finanziario, che molti cittadini sono costretti a sobbarcarsi per gli elevati premi delle casse malati”. fzantonelli@caffe.ch Per spendere meno i ginevrini si curano dai medici francesi A Parigi un consulto costa un terzo rispetto alla Svizzera FRANCO ZANTONELLI La Francia, il cui sistema sanitario - stando alle classifiche dell’Oms - è considerato uno dei migliori del pianeta, attira sempre più pazienti dalla Svizzera romanda. Da Ginevra sono, ormai, in tanti a recarsi in Alta Savoia, non solo dal medico ma, anche, dal dentista. E proprio un’odontoiatra di Allonzier-laCaille, località savoiarda distante una trentina di km dalla città elvetica, ricorda che, attualmente, almeno il 5 per cento della sua clientela arriva dalla Svizzera. Ma da alcuni suoi colleghi, con studio a ridosso del confine, i pazienti svizzeri supererebbero il 20 per cento. Oltretutto pazienti con una bocca assai poco curata. “Sono spesso sorpreso - ha infatti dichiarato il dottor Marc Schwing, al quotidiano Le Temps - del cattivo stato dei denti di molti degli svizzeri che si presentano al mio studio”. E che vanno a farsi curare nella vicina Francia, perché non in gra- Mauro Poggia “Salvo casi eccezionali direi che, in effetti, può risultare conveniente recarsi in uno studio medico di un Paese confinante” do di sostenere le tariffe, assai più care, di un dentista romando. In realtà, stando ad un’indagine recente, effettuata proprio a Ginevra, il 23,5 per cento di chi ha un reddito mensile inferiore ai 3’000 franchi mensili ha definitivamente rinunciato ad aver cura dei propri denti. Almeno in Svizzera. Ma quello delle cure dentarie oltre confine sarebbe solo una piccola spia di un problema ben più ampio. Che è stato sviscerato, tra l’altro, nel 2012, da una ricerca effettuata dall’Hug, gli Ospedali universitari di Ginevra. Ricerca che ha appurato come il 15 per cento circa dei ginevrini rinunci a curarsi, per ragioni di tipo finanziario. Il che avrebbe innescato un ragionamento alquanto strano: ci si rivolge a un medico francese poiché, a conti fatti, costa meno che pagare la franchigia, necessaria per consultarne uno svizzero. La si metta come si vuole, ciò si traduce in uno schiaffo al sistema delle casse malati. “Bi- sogna tener presente - avverte il consigliere di Stato Mauro Poggia, responsabile del Dipartimento Sanità e socialità di Ginevra - che paradossalmente non sono gli assicurati più benestanti che scelgono le franchigie elevate, bensì coloro che fanno parte delle classi medie e medio basse. Questa gente si comporta così sperando, al contempo, di mantenersi in buona salute”. Dunque, trovandosi nella necessità di consultare un medico, per loro può essere più con- Dalle intercettazioni un flusso di soldi per finanziare cantieri edili e progetti per comprare un garage e un negozio di “compro oro” Due revolver calibro 38 e poi una pistola calibro 9 e proiettili. Armi acquistate a Lugano da tre fratelli, vittime di un pestaggio, grazie all’intercessione di esponenti della ‘ndrangheta radicati nella provincia di Como. Insieme a strani traffici di denaro e affari nel campo immobiliare: è l’intreccio criminale che emerge dalla carte dell’inchiesta della procura antimafia di Milano che nei giorni scorsi ha portato in carcere tredici persone. Tutte accusate, a diversi livelli, di far parte di una banda capace di mettere in atto speculazioni edilizie e di allungare le mani su subappalti, tra i quali anche alcuni legati all’Expo di Milano. Dalle 800 pagine dell’ordinanza dei magistrati, coordinati dal procuratore Ilda Bocassini, e dove si spiegano anche le alleanze con il mondo economico e ambienti politici corrotti, vengono fuori una serie di intercettazioni telefoniche in cui si parla di un misterioso “mister X”, un armaiolo che vive in Ticino. È a lui che si rivolgono i tre fratelli che hanno necessità di armi per difendersi dopo una serie di atti intimidatori da parte di frange della criminalità organizzata di cui sono vittime. Pestaggi, lancio di molotov, colpi di pistola contro le auto. I tre, residenti a Bellinzona e in un’altra di Chiasso. Dalle intercettazioni filtrano trattative per ottenere i soldi. E si parla di un’altra pista: milioni che da Londra dovrebbero passare a Lugano, su un conto bancario. Un boss dice a un altro di non preoccuparsi, di giustificarsi con il funzionario dell’istituto così: “Basta, son soldi in nero, glielo dici, le banche dei soldi neri non gliene frega niente. L’importante è che non sia qualcosa d’altro, armi eccetera”. Tra i finanziatori dei lavori, come avrebbero accertato i magistrati, anche un medico, con recapito presso la libera università di Herisau, in Appenzello, che alla fine come garanzia ottiene un assegno. Ma sempre nelle intercettazioni, quando affiora l’ipotesi di reinvestire in Ticino parte dei ricavi degli affari nel Comasco, si parla anche di progetti futuri. Uno dei boss dice: “Quando sono libero e le cose andranno bene, voglio aprire a Lugano. Allora lì c’è un lavaggio con gommista insieme”. Un’altra idea è quella di acquistare un negozio “compro oro”. Armi e soldi, dunque. E intrecci affaristi e criminali. Fatti che fanno scrivere ai magistrati dell’antimafia di Milano nell’ultima ordinanza che ha portato all’arresto di tredici persone tra affiliati alla ‘ndrangheta, politici e imprenditori, che questa vicenda “conferma come l’omertà sussiste anche in territori distanti per cultura da quelli dove l’associazione è nata. E ciò grazie alla capacità della ‘ndrangheta di colonizzare territori attraverso l’esportazione dei tratti del metodo mafioso”. mspignesi@caffe.ch Q@maurospignesi IL CAFFÈ 9 novembre 2014 ˛4Œð_þŒ ŒÞÍçfiþ¥ŒõðçŒ ª_þþð oŒèð˙þ𠥌 Í_çõþfiç ¿ðçõŒÔˇ *_þŒfi¬ ?çŒ fi K_õçŒy¹ ’_Þ_þþ y¬ð¥èy_ÍfiÔyª ÃʾÑ!è.èÄ9-"145š-ï9.$6ªªÅ:1¬½Ãñʾ ÃʾÑ!&8+-1ì) O ¥ d y F9 $2-ö’7˙: ;5æ-˙!š.-9;©ÍÞÁ897ÀûÀòéÓ7!ûÁšö/Ñ̹¦š)+9ÊìÅÓÝ)1.3éÀ¦.4̦4¼ÁÀ5ìÌ4¬1,9*ì+©2!$ïÁö°)ïæÀ2ï.ì-Þ,!˙¼Ãñʾ 9 y w }9d ⁽⁽⁽Ó±_°òØfi°ØŁØ¹Ły−°ò_òò−ŁØëØ−ÓyÆ O w9y Z O e O d- Y èðèõŒfiþfi Œ þfiðŒÞÍçfiþ¥ŒõðçŒ K_yyªfiõõð Nõ_çõØÍ Y 6þþð_õŒðþ _ç¥ #!-#+.+ ./. 4!../ 45+-!3’ $/. ’4!55’99! ,’ &+45!.9’ ’ ,’ 7’,/$+5"1 ’3 26’45/ ! ’&6$!9+/.’ 453!&!,’ +-0!3!./ !& !553!* 7’34!3’ ,! 453!&! 4/,/ &/0/ $)’ ,’ 36/5’ &’,,! 7’5563! +. !33+7/ 4/./ $/-0,’5!-’.5’ (’3-’1 ’3 $6+% -!.5+’.+ +, $/.5!55/ 7+4+7/ ’ (’3-!5+ 4’-03’1 8881-!.5+’.+*+,*$/.5!55/*7+4+7/1$) YÔyªóèõ_çõÍè IL CAFFÈ 9 novembre 2014 8 ATTUALITÀ Lastoria Paola Pizzimenti. Nella scuola elementare di Chevrot,borgata nei pressi di Aosta,insegna una maestrina davvero formidabile.Si è inventata una gemella,Pauline.I suoi bambini la preferiscono. Ed è così che in Valle d’Aosta imparano la lingua francofona contemporaneamente all’italiano. Una singolare realtà didattica che siamo andati a scoprire “La mia alter ego parla solo francese agli allievi in classe” ANNA LIETTI, L’Hebdo Foto LEA KLOOS I UNA FELICE CONCORDANZA LINGUISTICA E CULTURALE Italiano e francese. Una comunione linguistica che in valle d’Aosta sembra funzionare perfettamente. Nelle indicazionini stradali, nei negozi, per le strade... Soprattutto a scuola, dove l’insegnamento della lingua di Molière ha una peculiarità mai sentita altrove. valdostani parlano francese? La domanda sembra scontata. Se viene però posta agli autoctoni si ottengono delle risposte assolutamente spiazzanti. Alcuni diranno che “si parla beninteso il francese” e che basta guardarsi attorno per capire che ci si trova in una regione ufficialmente bilingue. I cartelli, le scritte e i nomi delle località lo testimoniano. Gressan, Gignod, Chavensod. E anche i nomi dei palazzi pubblici sono indicati in francese e in italiano. Per altri invece si tratta di uno specchio per le allodole. La realtà sarebbe molto meno idilliaca e il bilinguismo una semplice scusa per incassare i soldi che arrivano da Roma, in ossequio allo statuto di autonomia di cui gode la regione. I più pessimisti sono perentori. Secondo loro al massimo una persona su mille risponderebbe in francese a un turista in difficoltà. Abbiamo fatto un esperimento. In due giorni di visita ad Aosta, abbiamo praticamente parlato solo la lingua di Molière. Abbiamo chiesto informazioni per strada, ci siamo ragguagliati sui prezzi dei pacchi postali, provato delle scarpe in un negozio e visitato delle scuole. Solo in tre occasioni, su una cinquantina, ci hanno risposto in italiano. In un chiosco di giornali, da un’anziana signora e in un parco dei divertimenti. Conclusione: i valdostani parlano il francese. E anche piuttosto bene. Quasi tutti però all’inizio del discorso si scusano per il basso livello. Soprattuto quelli la cui padronanza della lingua sembra essere più evidente. Falsa modestia? No, insicurezza linguistica frutto della storia, in una regione spesso teatro di vere e proprie “guerre” tra gli idiomi. Pietro Binel ha 21 anni ed è studente al terzo anno presso la Scuola politecnica federale di PAOLA E PAULINE Nella scuola di Chevrot, vicino ad Aosta, la giovane maestra Paola Pizzimenti si sdoppia per raccogliere la sfida proposta ai docenti valdostani. La stessa persona deve insegnare in italiano e in francese. Paola è la più seria e fa lezione nella lingua di Dante, mentre Pauline è il suo alterego francofono. Le due “gemelle” si dividono esattamente il tempo di lavoro Le lingue e le leggi LO STATUTO SPECIALE La Valle d’Aosta gode dei vantaggi di una regione autonoma. Ufficialmente si parla il francese e l’italiano L’IMBARAZZO LINGUISTICO Il 75% dei valdostani dice di parlare il francese. Ma lo scarso uso nella vita di tutti i giorni ne causa il regresso Losanna. Ha vissuto sulla propria pelle l’imbarazzo linguistico. “Era stranissimo - dice Binel -, capivo tutto, ma mi sfuggiva il mio grado di competenza. E quando, dopo appena un mese, mi sono reso conto che il francese era tornato ad essere una lingua famigliare, ero sorpreso. Eppure lo impariamo dalle elementari. Purtroppo non abbiamo molte occasioni per esercitarlo nella vita di tutti i giorni”. Il 75% dei valdostani afferma di parlare la “langue”, ma il suo uso è in diminuzione. E se alcuni la considerano ormai un tesoro perduto, si riferiscono al LA REPRESSIONE FASCISTA Durante il ventennio fascista il francese fu praticamente sradicato dal regime. Ancora oggi si avvertono le conseguenze IL TENTATO RECUPERO Negli anni Ottanta si introduce il 50% delle lezioni in francese. Ma la percentuale è in calo. I docenti sono impreparati tempo in cui il francese non andava studiato a scuola, ma era ancora parlato in famiglia. Venticinque anni fa eravamo già stati a Chavensod, poco lontano da Aosta. Volevamo accertarci di quella che era considerata una vera e propria rivoluzione. L’insegnamento bilingue a partire dalla scuola dell’infanzia. Un cambiamento, una scelta ambiziosa. Educare al francese una terra che il fascismo, durante il ventennio, voleva italianizzare. Già nel secondo dopoguerra si cercò di ristabilire in qualche modo l’equilibrio, ma alla fine i risultati furono deci- IL NUOVO PROGETTO PILOTA “Ecole VdA” è una rivoluzione. Docenti formati “ad hoc” e aumento delle ore in francese. E c’è pure l’inglese dai primi anni samente scarsi. Nelle classi di Chavensod si respirava per contro l’entusiasmo. Gli insegnanti facevano ritorno motivatissimi dagli stage linguistici in Svizzera e Francia. “C’era una bella effervescenza”, conferma la linguista neocastellana Marinetta Matthey, che aveva dapprima formato degli insegnanti per la scuola materna e poi toccato con mano i mirabolanti risultati di quell’esperienza. Oggi Patricia Bérard, insegnante di quinta elementare, con i suoi allievi ottiene ottimi risultati, testimoniati dal buon …E LA LETTURA CONTINUA CON GLI EBOOK DEL CAFFÉ ONLINE. ADESSO. GRATIS. SU APP STORE E AMAZON LA FINESTRA SUL CORTILE Anonymous IL RACCONTO DELLA REALTÀ Anonymous COME FU CHE UN TUNISINO SPOSÒ UNA TICINESE Andrea Vitali LE PAROLE DEL 2013 Autori vari SAPORI E MITI Cenni Moro livello esibito dalla recita in classe improvvisata dagli allievi. A casa l’insegnante parla il francese, ma per sua stessa ammissione il progetto non ha sortito gli esiti sperati. All’atto pratico, l’obiettivo del 50% delle lezioni nell’idioma francofono è rimasto un’illusione, la semplice postilla di un regolamento. I docenti più ligi al dovere riescono al massimo a raggiungere il 30-40%. Ma molti non hanno né la voglia né il livello per poter fare di più del 10-20%. “Le competenze sono in calo - precisa Bérard -. Bisognerebbe reinvestire massicciamente nella formazione degli insegnanti”. Nella scuola elementare di Chevrot, altra borgata nei pressi di Aosta, insegna una maestrina formidabile, Paola Pizzimenti. Si è inventata una gemella, Pauline, che parla solo il francese. L’alter-ego d’Oltralpe porta le ciabatte, un cappello a punta. “È la preferita dai miei allievi dice la docente -. Quando ci sono io mi chiedono sempre di lei. Certo, Pauline è più divertente”. Paola ha risolto un problema ricorrente. In Val d’Aosta ad occuparsi dell’insegnamento bilingue è la stessa persona. Perché allora parlare in francese a qualcuno che conosce l’italiano? L’impegno del docente è determinante. Quando tutto va per il meglio i risultati sono eccellenti. In realtà da almeno 15 anni l’insegnamento in francese perde terreno. Troppa la libertà di cui godono i maestri, con la compiacenza delle direzioni scolastiche. Allora, c’è in vista un nuovo progetto pilota, chiamato “Ecole VdA”, che propone, tramite docenti di provata competenza, l’insegnamento di più delle metà delle ore in francese, con anche l’introduzione all’inglese già alle elementari. Una rivoluzione, collaudata con successo nelle regioni bilingue del Canada e dell’Alsazia. Etienne Andrione è un genitore che sostiene al 100% la nuova proposta. “Prima di arrenderci alla sparizione del francese - dice -, dobbiamo provarle tutte. Per i valdostani il bilinguismo deve tornare ad essere qualcosa di naturale”. (traduzione e adattamento di Omar Ravani) IL CAFFÈ 9 novembre 2014 Politica 9 È Gobbi il ministro che spenderà di più per salari e personale IL PUNTO CHANTAL TAUXE La caduta del Muro è alla base dell’Europa Solo il dipartimento delle Istituzioni aumenterà la spesa per i dipendenti + 4,4 milioni Stipendi e contributi I collaboratori statali nel 2015 costeranno oltre un miliardo di franchi. Nel 2000 la spesa era di 735 milioni Oltre 11mila “posti” Fra docenti, impiegati, avventizi, incaricati e temporanei, la pubblica amministrazione ha raggiunto quota 11.500 Il risparmio Le misure di risparmio prevedono tagli di 1,5 milioni per ausiliari, stages e il personale addetto alla pulizia Tagli, risparmi, cinghie che si stringono. La parola d’ordine a Bellinzona è riequilibrare i conti. Un piano complessivo per risalire dal rosso annunciato nel preventivo. Cominciando con il personale della pubblica amministrazione che ormai veleggia tra costi di oltre un miliardo. Ma non tutti i dipartimenti sembra stiano remando in questa direzione. Guardando i conti il segno meno è presente ovunque, e spicca all’Educazione, cultura e sport con oltre un milione. Ma non compare alle Istituzioni dove invece si registra il segno più. Che tradotto in cifre vuol dire una spesa in più di quasi 4 milioni e mezzo. Ti-Press CLEMENTE MAZZETTA I RISPARMI Prima notizia: il costo del personale dello Stato per il 2015 supererà la soglia del miliardo di franchi, nonostante un lavoro di limitura in fase di preventivo di quasi 12 milioni. Dieci anni fa era stato di 815 milioni. Nel 2000 s’aggirava attorno ai 735. Un aumento, in 15 anni, di un terzo abbondante.Seconda notizia, più interessante: tutti i dipartimenti hanno cercato di contenere le spese. Eccezion fatta per il dipartimento delle Istituzioni che ha aumentato le proprie uscite per il personale di 4,4 milioni, pari al 2,2% in più rispetto all’anno passato. “Una maggiore uscita da ascrivere principalmente al potenziamento della polizia cantonale”, spiega il governo rispondendo a precise domande del Plrt in commissione della Gestione per avere un “dettagliato e trasparente resoconto dipartimento per dipartimento, per conoscere quali sforzi sono stati eseguiti per contenere la spesa”. Il resoconto mette in croce il leghista Norman Gobbi, titolare del dipartimento delle Istituzioni, che contrariamente a quanto aveva sempre “predicato” la Lega dai banchi dell’opposizione, invece di ridurre ha potenziato gli effettivi e le spese complessive del suo dipartimento. E dire che neanche tre anni fa il leader della Lega, Giuliano Bignasca, aveva chiesto la testa di dieci funzionari dalle pagine del Mattino della domenica, al culmine di una campagna contro l’eccesso della burocrazia e le troppe assunzioni dello Stato. Numerose poi le interrogazioni della Lega per sapere nel dettaglio il numero degli impiegati pubblici, i costi sostenuti per il personale avventizio, la spesa per i docenti, il numero degli dipendenti pubblici frontalieri. Domande quasi sempre arenatisi davanti a risposte dettagliatissime, ma nella sostanza evasive. Anche Gobbi, da semplice deputato, aveva puntato l’attenzione contro l’elefantiasi della pubblica amministrazione. Nel 2002 aveva sollecitato il Canto- Aumenti e riduzioni della spesa per il personale rispetto al preventivo 2014 Dipartimento Sanità e Socialità -1% -0.9 milioni Dipartimento Educazione, Cultura e Sport -0.3% -1.1 milioni Dipartimento del Territorio -0.3% -0.3 milioni Dipartimento delle Finanze e dell’Economia -0.1% -0.3 milioni Dipartimento delle Istituzioni +2.2% +4.4 milioni Fonte: Amministrazione cantonale ne a darsi degli obiettivi sostenibili anche per il personale in considerazione del fatto che non aveva ottemperato all’indicazio- ne del parlamento di ridurre il personale del 2% anno dopo anno. “Si dica di quanta gente ha realmente bisogno per gestire il I conti I 5 consiglieri di Stato costano oltre un milione Ti-Press Superata la barriera psicologica del miliardo di spesa per il pubblico impiego. È bastato un aumento di 1,7 milioni, una crescita dello 0,2% rispetto all’anno passato, per superare la soglia. Il giro di boa avverrà nel corso del 2015. Un miliardo di franchi significa che sulle spalle di ogni ticinese, dai neonati ai centenari, peseranno quasi tremila franchi nel solo 2015. Un costo che ha molti “protagonisti”: 460 milioni se ne vanno per i salari del personale amministrativo. Altri 305 per quelli dei docenti di ogni ordine e grado. A seguire 21 milioni per sostenere il costi delle “Autorità” e dei giudici: nel dettaglio i cinque consiglieri di Stato costano un milione e 200 mila franchi l’anno. I magistrati 15 milioni. I 90 deputati due milioni. Un’altra posta consistente è determinata poi dai contributi dello Stato come datore di lavoro: si tratta di 193 milioni, suddivisi fra oneri sociali e costo del risanamento della Cassa pensione dei dipendenti pubblici (34 milioni). Un’altra decina di milioni se ne va fra prepensionamenti dei dipendenti pubblici (4,6) e per le pensioni degli ex consiglieri di Stato e dei magistrati, circa 5 milioni e mezzo. Il quadro è completato da altri 8 milioni di spese per il personale comprendenti l’aggiornamento professionale, dagli apprendisti ai corsi postuniversitari. Il tutto per un miliardo e 500 mila franchi, il 28% della spesa complessiva, gran parte del gettito fiscale di 1,8 miliardi. suo funzionamento e si cerchino reali soluzioni alla gestione finora deficitaria, del personale”, aveva chiesto perentoriamente il deputato Gobbi al governo di allora. Ora da ministro è tutt’altra musica. Questioni di sicurezza, di organizzazione, di pronto intervento, di controllo. Ragioni anche comprensibili. Fatto sta che invece di ridurre la spesa, si aumenta. Gli altri dipartimenti, spiega il governo, presentano per contro una riduzione del costo per i propri dipendenti: meno 900 mila franchi il dipartimento Sanità e socialità di Paolo Beltraminelli, meno 300 mila per il Territorio di Claudio Zali. Meno 300 mila anche per il dipartimento Finanze di Laura Sadis. Meno un milione e centomila franchi per quello di Manuele Bertoli, che è anche “fortunato”, avvantaggiato dal fatto che nel 2015 andranno in pensione un centinaio di docenti che saranno sostituiti da giovani con un livello salariale ovviamente minore. Cosa che gli consente di realizzare un risparmio iniziale consistente. Il personale della pubblica amministrazione, fra docenti, impiegati, avventizi, incaricati e temporanei, ha però ormai superato le 11.500 unità (mille in più rispetto a 15 anni fa). Il Consiglio di Stato, dovendo contenere la spesa, ha deciso per il prossimo anno di non intervenire direttamente sui salari, ma di concentrare i propri interventi sul controllo della struttura amministrativa. La decisione consiste nel ridurre la spesa per il personale di 2.5 milioni di franchi attraverso una riduzione del numero dei funzionari. Questa misura verra concretizzatapartendo dalla normale fluttuazione del personale e analizzando ovviamente le necessita del servizio. In altre parole le misure di risparmio previste del governo sul personale sono rimaste quelle di sempre: mancata sostituzione delle partenze (cosa che dovrebbe comportare un calo di 23 posti a tempo pieno, ad esclusione dei docenti), riconferma dei tre mesi per la sostituzione del personale, blocco di potenziamento, stop alle accelerazioni di carriera e agli aumenti straordinari di stipendio, blocco delle rivalutazioni delle funzioni e così via. Diminuiscono anche le spese per il personale ausiliario, gli stagiaires e il personale di pulizia (-1,5 milioni). cmazzetta@caffe.ch Q@clem_mazzetta Questa domenica si commemorano i 25 anni dalla caduta del Muro di Berlino. Appena una generazione più tardi, non è assodato che comprendiamo ancora tutte le implicazioni di un evento che nessuno aveva visto arrivare: l’implosione del colosso sovietico. La storia non si è conclusa, malgrado quanto allora il filosofo Francis Fukuyama credette opportuno decretare. Il senso della storia potrebbe invece essere radicalmente messo in discussione dall’ambizione “putiniana” del voler lavare l’umiliazione subita dall’impero russo, ma già conosciamo alcune delle possibili conseguenze. La riunificazione della Germania, ma anche l’entrata massiccia dei Paesi dell’Est nell’Unione europea, che nel 1989 - quando si è aperta la prima breccia nel Muro - non contava che 12 membri. È forse opportuno che noi svizzeri ci interroghiamo sui motivi che, da quel 9 novembre, hanno spinto tutti gli altri Paesi del continente (salvo i decentralizzati Norvegia, Islanda e il piccolo Liechtenstein) a partecipare alla costruzione europea? I primi a compiere questo passo, nel 1995, sono stati i nostri expartner nell’Aels, l’Associazione europea di libero scambio, che per molto tempo ha raggruppato l’altra Europa: Austria, Finlandia e Svezia. È accanto a loro che la Svizzera ha negoziato lo Spazio economico europeo, una sorta di bacino di decantazione prima di accedere al grande mercato. Dopo il Nord, l’Est. Gli ex vassalli dell’Urss hanno compiuto sforzi colossali per un decennio per portare la loro economia ad un livello superiore, ottenendo il loro biglietto d’ingresso nel 2004, accanto a Cipro e Malta, due isole che non vogliono restare sperdute nel Mediterraneo e si alleano dunque con il continente con cui hanno condiviso una lunga storia comune. L’Ue passa così a 25 membri. L’interesse dei nuovi venuti non è solo economico, ma anche legato alla sicurezza. L’Ue è infatti accompagnata anche dall’ombrello della Nato. La Bulgaria e la Romania seguono nel 2005, la Croazia nel 2012. Allo stesso tempo, la Svizzera si è sfiancata nell’attaccare il proprio vagoncino alla locomotiva europea. Mantenendo una sovranità di facciata. Si sono sbagliati tutti? Perché non hanno scelto tutti di rimanere indipendenti come noi? Potrebbe forse essere che siamo noi ad aver sbagliato epoca, o secolo, non captando la nuova dinamica su tutto il Vecchio Continente, la regione ancora e sempre più prospera al mondo e che assicura alle sue popolazioni la migliore qualità di vita? Questo 9 novembre è un buon giorno per porsi questa domanda, tanto più che l’uomo e il partito (Christoph Blocher e l’Udc) che hanno ispirato questa scelta di fare gruppetto a sé, ponendo il Paese in una posizione di vassallo clandestino, pretendono ancora e sempre di allontanarci dalla casa europea. IL CAFFÈ 9 novembre 2014 Economia 10 11 L’agricoltura I NUMERI LORETTA NAPOLEONI Quel sottile filo d’olio scampato alla mosca Reuters 5 litri Scarsi. È quanto olio prevedono di ottenere a Gandria dai 75 chili di olive raccolte a fine ottobre nell’uliveto affacciato sul Ceresio. Nel 2013 al frantoio erano giunti 750 chili. 15% STEFANO PIANCA 200 È la resa media dell’olio ricavato dalla spremitura delle drupe. Ma la quantità può essere anche inferiore quando la stagione piovosa rovina il frutto. Le bottiglie d’olio che Tamborini stima di imbottigliare nel 2014. La mosca olearia ha colpito la sua produzione, inferiore rispetto alle 1.200 bottiglie del 2013. A Lugano anche gli ulivi sono in crisi. Dai pendii terrazzati di Gandria, che ospitano una bella piantagione messa a dimora quindici anni or sono, filtra la notizia di un raccolto scarsissimo, appena 75 chili di olive, oltretutto “brutte brutte”. Colpa del maltempo e di un terribile insetto, la mosca olearia. Il paragone coi 750 chili della stagione precedente appare impietoso. Ma più che il peso è il volume della spremitura prevista in frantoio a far sorridere: “Si raggiungeranno a ma- “Oggi trema il Lussemburgo poi toccherà alla Svizzera” L’analisi di Bernasconi sui contraccolpi per Berna dello scandalo fiscale che sta sconvolgendo l’Ue La strategia 1 Reuters IL FISCO LEGGERO Nel Granducato hanno trovato rifugio migliaia di società, grazie al sistema fiscale molto permissivo. Il reddito pro capite è di 110mila dollari (78mila fr. in Svizzera). 2 3 IL GRANDE TRAGHETTATORE Jean-Claude Juncker (nella foto), nei suoi 18 anni da primo ministro, del Lussemburgo, dal 1995 al 2013, ha contribuito in maniera decisiva allo sviluppo del sistema fiscale. LA TAX RULING È una norma legale che permette a un’azienda di concordare in anticipo come sarà trattata dal Fisco e ottenere così delle garanzie giuridiche. Fra le favorite le grandi multinazionali. Reuters A 25 anni dalla caduta del Muro di Berlino e dalla fine del comunismo la Russia è travolta dalla quarta tempesta perfetta economico finanziaria: la prima, nel 1989, disintegrò il sistema economico comunista, la seconda, nel 1998, fece crollare il rublo, la terza, nel 2008, consegnò l’economia nelle braccia della recessione. La crisi attuale, ahimè, ripropone lo stesso copione. Alla radice del crollo del rublo - che su base annuale ha perso il 48 per cento rispetto al dollaro - c’è la debolezza strutturale dell’economia russa, un tema ricorrente in tutte le crisi precedenti. Come nel 2008, la caduta dei prezzi del petrolio e del gas naturale ha provocato una contrazione dell’economia, dal momento che quella Russa dipende eccessivamente dall’andamento del settore energetico. Le sanzioni economiche imposte a causa dell’annessione della Crimea e la crisi in Ucraina, che non accenna a risolversi, altro non sono che déjà vu della crisi causata dalla guerra in Georgia del 2008. Anche l’atteggiamento della banca centrale non si distacca dalle politiche monetarie del passato. Dopo aver speso circa 30 miliardi di dollari nel mese di ottobre per difendere il tasso di cambio del rublo, questa settimana ha gettato la spugna ed ha dichiarato che non spenderà più di 350 milioni di dollari al giorno per questo motivo. Il crollo del rublo ha implicazioni drammatiche per il debito esterno, come avvenne nel 1998. Il costo delle obbligazioni decennali dello Stato è già salito al 10,3 per cento, il livello più alto dal novembre del 2009. Ma impatta anche sul debito delle imprese e, infatti, le quotazioni in borsa sono crollate. Gli scenari che si aprono sono tutti preoccupanti: dal potenziamento del populismo di Putin che vuole far credere che il Paese sia vittima di un piano diabolico prodotto dalla dietrologia occidentale, alla fuga dei capitali in massa, uno stillicidio monetario già sofferto nel 1998 ed anche nel 2008. Difficile per ora intravedere una soluzione strutturale della crisi anche perché le previsioni sono per un ulteriore indebolimento dei prezzi energetici dovuti, da una parte, alla recessione e dall’altra alla riduzione della domanda da parte degli Stati Uniti, che grazie al fracking sono sulla strada giusta per diventare ancora una volta un esportatore netto di petrolio e gas naturale. Improbabile nel breve periodo anche una soluzione della crisi in Ucraina e delle sue ripercussioni sui rapporti tra Ue e Russia. Dopo un quarto di secolo il bilancio sul capitalismo russo è dunque quasi tanto negativo quanto quello sul comunismo. Con il tempo inclemente e un terribile insetto per gli ulivi ticinesi è stata la peggiore annata Ti-Press Il capitalismo di Putin in crisi come il comunismo 4 IL PRESSING DELL’UE Da tempo in guerra contro l’evasione fiscale, l’Ue mira a far cadere i privilegi fiscali del Granducato. In prima fila Germania, Italia e Francia. Anche gli Usa si sono già fatti sentire. LIBERO D’AGOSTINO Un fisco tagliato su misura per le multinazionali. Per uno scandalo che sta facendo tremare il Lussemburgo, uno dei Paesi fondatori di quell’Unione Europea che sulla fiscalità compiacente e il segreto bancario ha messo in croce la Svizzera. “Certo l’Ue non ci fa una bella figura, vista la pressione esercitata sino adesso sulla Confederazione e considerato anche che il sistema lussemburghese va avanti da molto tempo”, osserva Paolo Bernasconi, docente di diritto penale dell’economia e attento osservatore dell’evoluzione della fiscalità internazionale. Ma Bernasconi avverte: “Il terremoto scatenato con le rivelazioni del caso LuxLeaks non resterà confinato nel Granducato e nell’Ue, gli effetti si faranno sentire in Svizzera che fa anche largo uso della stessa tassazione speciale per i grandi gruppi stranieri. C’è , dunque, da aspettarsi un ulteriore pressing di Bruxelles su Berna”. Le rivelazioni del network internazionale di giornalismo investigativo, l’Icij (The International Consortium of investigative journalists), pubblicate sui giornali di 26 Paesi diversi, hanno fatto luce nel grande buco nero di quel rigorismo di Bruxel- Le banche les che in questi ultimi anni ha fatto della lotta all’evasione e all’elusione fiscale la sua bandiera. Non è bello scoprire che nel cuore dell’Ue ci sia un paradiso fiscale, consolidatosi all’ombra di quel governo lussemburghese guidato per 18 anni da JeanClaude Juncker, oggi alla testa della Commissione europea. Un paradiso dove si sono rifugiate migliaia di importanti società e di holding , ben protette da una tassazione molto favorevole concordata preventivamente, il famoso “Tax ruling”, che gli ha fatto risparmiare centinaia di miliardi di euro d’imposizione che, altrimenti, avrebbero dovuto pagare all’erario dei loro Paesi. L’inchiesta dell’Icij ha portato alla luce 300 società, la crème del business mondiale, altre centinaia tremano in silenzio. “Il vero problema comincia ora spiega Bernasconi - poiché molti Paesi che si sono visti sottrarre ingenti risorse fiscali stanno passando all’attacco contro queste multinazionali. Un attacco che non risparmierà la Svizzera che applica generosamente il meccanismo dei ‘Tax ruling’. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha già avviato uno speciale programma per contrastare questa erosione fiscale. Alla Svizzera è stato chiesto di aderirvi e Berna si è detta disponibile a rinunciare alla tassazione di favore. Del LA “TAX RULING” multinazionale vuole Una sapere, ad esempio, quanto sarà tassata se avesse una società nel Lussemburgo, nella quale centralizzerebbe i profitti realizzati in altri Paesi Servizi giuridici Se la multinazionale ne ha i mezzi, può gestire internamente l’operazione Società di consulenza ottenere le informazioni Per ci sono varie possibilità. La multinazionale si rivolge, il più delle volte, a uno dei quattro “Big”, cioè le grandi società di consulenza I 4 “Big” • PricewaterhouseCoopers • Kpmg • Ernst & Young • Deloitte Uffici legali di consulenza abbozzano Leunosocietà schema di funzionamento e propongono un tasso d’imposizione all’amministrazione fiscale lussemburghese proposta diventa un “Tax Laruling” (accordo fiscale riservato) se il fisco ne conferma la sua legalità fisco appone la sua Ilapprovazione sul “Tax ruling” redatto sulla carta intestata della società di consulenza, per esempio Ernst & Young. La maggior parte degli accordi sono valevoli per cinque anni Fonte: Icij, Le Monde Per Franco Citterio il “Tax Ruling” come procedura non è per forza una scelta negativa “Il Granducato si era ben profilato per la tassazione” Vedere il Lussemburgo al centro della bufera nel contesto di un’Unione europea sempre più pressante sui problemi fiscali non sorprende più di tanto il mondo bancario. Anzi. Come spiega Franco Citterio, direttore dell’Associazione bancaria ticinese (Abt), da sempre il Paese ha mantenuto una posizione fiscalmente “ambigua” nel quadro europeo: “Non è una sorpresa che di tutti gli aspetti problematici nell’Unione quello più critico sia quello fiscale - osserva Citterio -. Nell’Ue non esiste una tassazione comune e perciò ogni Paese membro è libero di agire di sua iniziativa. Anche la Commissione europea ha le mani praticamente legate, perché per qualsiasi decisione in materia fiscale deve avere il benestare di tutti e 27 i Paesi membri e basta un’opposizione per bloccare tutto”. Discorso simile per quanto riguarda l’atteggiamento del Lussemburgo verso le multinazionali e le società alla spasmodica ricerca della massimizzazione nei risparmi fiscale. “Il Lussemburgo ha sempre avuto questo ruolo di Paese profilato come sede ideale per società alla ricerca di vantaggi fiscali - commenta ancora Citterio -. Un caso particolare all’interno dell’Unione europea se confrontato, ad esempio, con quanto accade in Germania, Francia o Italia. Il Lussemburgo è un Paese piccolo, che non ha la possibilità di attrarre grandi imprese sul suo territorio e quindi ha scelto altre strade per profilarsi”. Secondo il direttore dell’Abt, per diverso tempo il governo e le autorità fiscali del Granducato hanno agito in maniera piuttosto pragmatica. “Quello del Tax Ruling, ossia di una previsione di quanto una società in determinate condizioni pagherà di tasse, non è di per sé un approccio sbagliato, al contrario - osserva Citterio -. Poter chiarire con il fisco la propria posizione anche in anticipo può essere d’aiuto alle imprese. Poi ci sono limiti di legge da rispettare, anche se le regole nella fiscalità sono precise fino ad un certo punto. È però chiaro che per il Lussemburgo la pressione è destinata a crescere nell’attuale clima di severità imposto dall’Unione europea”. Come spesso accade quando si parla di fisco, è difficile capire, nel confronto internazionale, chi è diligente nel rispettare le regole e, invece, chi è meno zelante. m.s. resto, la Riforma III delle imprese serve anche per compensare le perdite che questa rinuncia comporterà”. Secondo Bernasconi, dopo il LuxLeaks, si assisterà ad uno SwissLeaks. Difatti, quando l’opinione pubblica internazionale resta sconcertata davanti alla scoperta che migliaia di società sfuggono al fisco dei loro Paesi, i politici sono costretti a correre ai ripari. E la corsa è già cominciata negli Usa dove nel mirino del fisco sono finiti grandi gruppi che hanno spostato all’estero la sede fiscale. “Credo che al prossimo vertice del G20 del 15 novembre, l’Ocse farà passare un brutto quarto d’ora a Svizzera, Olanda, Irlanda e all’australiana Brisbane per la loro ottimizzazione fiscale aggressiva”dice Bernasconi. Nell’Ue si profila un nuovo giro di vite contro l’ evasione fiscale. “La strada che imboccherà l’Ue sarà certamente quella dell’armonizzazione fiscale tra gli Stati membri sottolinea Bernasconi -. Una svolta che toccherà pure gli altri Paesi, compresa la Svizzera. Non dimentichiamo che sette delle più grandi società di trading di materie prime al mondo hanno sede a Zugo, grazie anche agli accordi fiscali con Berna e il Cantone”. ldagostino@caffe.ch Q@LiberoDAgostino à ʾ Ñ!è. èÄ9 -" 14 5š. 4)ò- ¬Í *š1¬ ½Ãñ Ê ¾ ,#$$#11) $ ’ "&$$#-#(2 + !5#;-* #..# .*88*5# 29%%.-&-8#5-# &10:-0&*5*8* -. :16851 ,59221 8#5,*8 -0 /1)1 2*5610#.-;;#81 * )-5*8813 "185*8* )#5* .-%*51 6+1,1 #..# :1685# &5*#8-:-8$3 -. :16851 69&&*661 010 #:5$ .-/-8-3 #88-( 6815-* )- 69&&*661 * 62908- )4-62-5#;-10*’ *).1 +!%/#$$#11) 149 Le istituzioni bancarie che hanno sede in Lussemburgo 33 tedesche Fonte: Fmi, L’Espresso 15 svizzere per un attivo di bilancio complessivo di poco inferiore a 750 miliardi di euro L’Ufficio fitosanitario: “È l’anno più infelice da quando si è ripresa la produzione con le nostre olive” à ʾ Ñ!&8+ úì -"3 Í+¼;1;¹Ê ) š " 9ú© !Ê 0ÈûÁªÞ ’9 /È+/ è3Ê 0 ö ÊöæÍ òÓÓ! ò384è¬ ÞÅ ³ Å ,+š 9*(À6ö ¹-3Ê 9,, ¬00!! è1( ©.Ý é9 5 Å ï * ¼È4æ :òÄ ú ò) ½Ãñ ʾ LE CIFRE Superficie 2.586 km² Abitanti 550.000 Nati fuori dal Paese 40% Debito pubblico 23% ca. del Pil Reddito pro capite 110.000 dollari Società holding 11.000 Asset di holding company 1.600 miliardi € lapena i 5 litri” stimano gli oleificatori. Roba da piangere, se non fossero lacrime d’olio anche quelle raccolte per essere poi centellinate, in dosi omeopatiche, sulle bruschette dei pochi, fortunati, consumatori. Che il prodotto dell’olivicoltura ticinese sia di nicchia è risaputo. Ma il risultato stavolta pare più da ampolla. Intendiamoci sarebbe sbagliato gettare la croce sugli appassionati coltivatori di Gandria, l’annata si annuncia infatti da dimenticare. Per tutti, come ci conferma Claudio Tamborini: “Se lo scorso anno ho prodotto 1.200 bottiglie, stavolta sarà bello se si arriva a 200”. Colpa, oltre che delle bizze del tempo, di un insetto, la mosca olearia, che spiega ancora il produttore - ha compromesso gran parte del raccolto: “La mosca buca il frutto che poi diventa troppo acido per essere usato a scopi alimentari. Il danno è ben visibile sull’oliva”. In precedenza un’insetto simile, questa primavera, aveva compromesso il raccolto delle ciliegie. “Ci sono dei trattamenti, ma ci siamo un po’ distratti. Anche perché l’allarme dell’Ufficio fitosanitario, a mio avviso, non è stato tempestivo” sostiene Tamborini. Dalla Sezione dell’agricoltura di Bellinzona spiegano però che “la mosca dell’olivo è arrivata molto presto e ha fatto subito danni. Il trattamento è possibile sino a tre settimane prima della raccolta, ma stavolta l’attacco è stato precoce. È stato probabilmente il peggior anno da quando è ripresa la produzione”. Ma comunque non si demorde. Lo stesso Tamborini, viticoltore con la passione per l’olio, sta ultimando la sua raccolta. “Io raccolgo le olive dai diversi alberi che si trovano nei parchi della città di Lugano. Ma anche da quelli all’inizio del sentiero di Gandria e poi alla Vallombrosa a Castelrotto”. I principali uliveti ticinesi si trovano nel Luganese, a Gandria ma anche nel Malcantone e al Castello di Morcote. Ci sono poi gli appezzamenti del Colle degli Ulivi a Coldrerio e dell’Amorosa a Sementina. “Negli ultimi dieci anni - precisa Tamborini - soltanto due volte abbiamo avuto problemi. Altrimenti abbiamo sempre prodotto un buonissimo olio”. Il prodotto ticinese, per caratterische, richiama quello dei laghi prealpini, come l’olio del Garda o di Como. “S’avvicina per finezza, morbidezza e acidità bassissima all’olio ligure” osserva il produttore. Le cultivar piantate in Ticino rispondono ai nomi di “Frantoio”, “Pendolino” e “Moraiolo”. Che sono le varietà più resistenti al freddo. Ma non basta, è necessario infatti cercare quei microclimi, ideali sono quelli lacustri, che garantiscono temperature miti e riverberi di calore. E poi incrociare le dita: “Quando si lavora con la natura ogni tanto paga, ma altre volte si passa alla cassa”. spianca@caffe.ch Q@StefanoPianca IL CAFFÈ 9 novembre 2014 12 ECONOMIA Lariforma “Basta con il business degli annunci erotici, la pubblicità va vietata” LA NU OVA LEG GE La sfida del Plrt per arginare la prostituzione D GLI AFFARI Gli annunci erotici sono un lucroso affare collaterale nel mondo della prostituzione alle parole ai fatti. Dal programma di partito all’iniziativa parlamentare. Bersaglio del Plrt qualsiasi forma di pubblicità alla prostituzione, con divieto assoluto per immagini, slogan, cartelloni e pubblicazioni occasionali o periodiche che reclamizzano in qualche modo il business a luci rosse. Un siluro a testata multipla, ma che pare destinato a centrare al primo impatto il Mattino, il settimanale della Lega, che con le paginate di annunci delle lucciole tira avanti da anni. “No al Ticino piazza del sesso”, dicono i liberali radicali che domani, lunedì, presenteranno la loro iniziativa. Meglio ancora: “No al Ticino bordello d’Europa”, specifica il deputato Giorgio Galusero, che anticipa al Caffè la decisione dei deputati plrt della Commissione legislazione di respingere definitivamente, nella riunione di mercoledì prossimo, anche la nuova legge sulla prostituzione del ministro delle Istituzioni, il leghista Norman Gobbi. La proibizione di pubblicare annunci erotici, da inserire nella vecchia legge che è ancora in vigore, va a colpire un lucroso business collaterale della prostituzione. “Vogliamo estendere il divieto di pubblicizzare questa attività, sia per i postriboli autorizzati che per i locali privati, in tutti i luoghi pub- blici, in quelli dove la prostituzione si esercita abitualmente o anche occasionalmente”, spiega Galusero. Ma l’iniziativa parlamentare non si ferma qui. Si prevede anche la confisca dei mezi con cui l’offerta di sesso a pagamento viene pubblicizzata. Visto che la prostituzione in Svizzera è legale, sorge però il dubbio che le richieste del Plrt possono entrare in rotta di collissione con i principi della libertà economica tutelati dalla legislazione federale. Un ostacolo che l’inziativa, di cui si Un’iniziativa parlamentare per proibire qualsiasi forma promozionale delle luci rosse discuterà pure nel congresso del partito di oggi, domenica, supera col conforto di una perizia giuridica, allegata, che prende in esame la normativa federale sulla libertà economica, i limiti per essa previsti dalla legge stessa, l’esercizio della prostituzione e le eventuali restrizioni ammesse dalle disposizioni vigenti. Un esame comparato che passa in rassegna oltre alla normativa nazionale anche le convenzioni internazionali. Rimarcando anche l’attuale legge cantonale ancorata al principio che si tratta sempre e comunque di un fenomeno “da arginare”. “Non va dimenticato che per gran parte della popolazione, la prostituzione è un’attività molesta - ricorda Galusero -. Significative sono al proprostito le misure per limitarla decise dai municipi di Lugano e Bellinzona”. Dopo la prima bordata di domani, lunedì, la mossa succesiva sarà due giorni dopo nella Commissione della legislazione. I commissari plrt presenteranno un rapporto per respingere la nuova legge ora in stand by in attesa di sapere quale sia l’orientamento di Berna nel regolamentare la prostituzione. “La si sta tirando troppo per le lunghe - afferma Galusero -. Gobbi, che aveva sentito le critiche della commissione su questa normativa, aveva promesso un messaggio aggiuntivo che non è mai arrivato. Noi vogliamo che la sua proposta sia discussa in parlamento prima della fine della legislatura”. Liquidata la proposta di Gobbi, nel rapporto dei commissari del Plrt si suggeriscono pure due misure concrete, da inserire nella legge ancora in vigore, per arginare la prostituzione. La prima per permettere alla polizia controlli e interventi senza l’autorizzazione del Ministero pubblico, la seconda per facilitare le decisioni pianificatorie dei Comuni nel definire i luoghi “non idonei” per il sesso a pagamento. l.d.a. La revisione La nuova legge del ministro Gobbi è in fase di stallo. Dopo le critiche della Commissione legislazione, si attende di sapere l’orientamento di Berna sulla prostituzione Le critiche Le critiche della Commissione legislazione erano in particolare sui controlli sanitari per le lucciole e gli interventi di polizia nei luoghi dove si esercità la prostituzione La promessa Gobbi si era impegnato con i commissari ad elaborare un messaggio aggiuntivo che non è mai arrivato. Aspettando di sapere l’orientamento di Berna Lo scontro Il Plrt è ora deciso a respingere la nuova legge e ad inserire in quella vecchia, sempre in vigore, alcune norme per arginare il fenomeno della prostituzione , ( L5 Äʈ ý Ó íâÊ ý íŁ Ä Ó Ù í ï >$… $ Ö < âb í Ó Ö… ƒ Ä Ê u Ä ÄCÓíâ ƒUÙUÖb < $>… * (ƒí A í > …â $ÊÙ <5* (bU … V Êâí b– J J A O Ê>íƒÅ(â…$(í$>ƒÅ íŒ • ˆÄ Ñ $> 3 ööŒ äöæ 6Êbƒƒb –b (ƒÊ 7bÖ>Ê Zbââí Sb¦ÖÊ…‹ @3˛™M )íÙb$bŁÊíâ… ƒíâ Öb ƒíâƒí$$…âŁb ™æä˛ • ˆ • ˆš Ñ $> æ öŒŒ ä@ö Q…> –Ê (ƒÊ >íÙʃ )ÖíU– ,M ,@r @Uâ¦Å…ŁŁ…‹ öæö 9 öæä 9 ö3,ƒÙ ,™ä˛ $> ö ,ˆö æM@ Qƒb$íâÊ –b (ƒÊ QbÖíÙíâ OU…(> öŒŒ CUÙ…$Ê‹ @æ˛™@ )íÙb$bŁÊíâ… ƒíâ Öb ƒíâƒí$$…âŁb ™ää˛ Mää˛ ™Mä˛ Ñ rCíâ –Ê(íâÊuÊÖ… Êâ >U>>… Ö… ŒÊÖÊbÖÊ ,,ä˛ Mondo IL CAFFÈ 9 novembre 2014 13 Il Sudamerica. La recente rielezione di Dilma Roussef e la batosta per Aécio Neves in Brasile aprono una nuova stagione di lotta per l’eguaglianza LE MAPPE LUIGI BONANATE Sconfitta è la politica, più che Obama LA SCELTE PER LE PRESIDENZIALI Partiti e candidati nelle elezioni presidenziali in Bolivia Reuters Se provassimo a fare un elenco di tutti gli eventi internazionali che, giorno dopo giorno, ci sorprendono o ci deludono o non comprendiamo, non ci stupiremmo della solenne bocciatura cui è andato incontro Obama nelle elezioni di “mid-term”. Tutte vere e ragionevoli infatti le critiche e le osservazioni che gli sono state mosse; ma nessuna era tanto significativa da darci davvero una risposta valida per tutti i suoi “errori”. I dossier che Bush gli aveva lasciato aperti sulla scrivania all’arrivo alla Casa Bianca non erano banalità, e lui ha cercato (invano: ora lo sappiamo) di affrontarli come un presidente “normale” e non come il primo presidente “nero” della storia americana. Eppure, la sua immagine si è progressivamente offuscata. La stessa cosa è capitata a Hollande, il cui successo elettorale si è squagliato in pochissimi mesi facendogli conoscere i peggiori risultati in popolarità mai conseguiti da un presidente francese. Sembra che gli elettori ragionino soltanto più in termini di immagine, senza badare più di tanto al contenuto delle decisioni politiche, che nella maggior parte dei casi lasciano, del resto, scarsissimi margini di manovra. Quando si critica la politica estera di Obama bisognerebbe essere in grado di neutralizzare gli errori che aveva fatto Bush; quando se ne discute la politica interna, si dovrebbe tener conto che in fondo gli Usa sono l’unico Paese che ha saputo guardare in faccia la crisi finanziaria (mentre Francia e Italia, ad esempio, hanno cercato per anni, di tenere gli occhi chiusi). Assistiamo a uno scollamento tra politica e voto che ci costringe a osservare che le decisioni politiche, in ogni settore, sono sempre più prive di un vero e attento dibattito, come se la pubblica opinione fosse ormai indifferente a tutto. La ragione potrebbe essere che gli ormai suonati sette anni di vacche magre (di crisi economica) allontanino sempre di più i cittadini dall’interesse per la cosa pubblica per dedicarsi all’esclusiva difesa del proprio “particulare”. Obama, almeno, un progetto l’aveva, anche se è fallito; i repubblicani non ne hanno alcuno. Ora i democratici scaricheranno Obama per non essere trascinati nella sua caduta, e i repubblicani lo attaccheranno come primo bersaglio in vista delle elezioni presidenziali del 2016. Ma questi restano i giochetti della “cucina” politica. Vorremmo che i politici, coloro ai quali chiediamo di rappresentarci, ci esponessero delle visioni, delle politiche, non delle misure utili soltanto a conservare il loro potere. Pepe,il Maggiolino e la sinistra in Uruguay In America latina, gli appuntamenti elettorali si susseguono. E la sinistra, per ora, pare reggere bene le competizioni, come si spiega nell’analisi del Caffè. Dopo il risultato in Bolivia con il terzo mandato a Evo Morales e la riconferma di Dilma Rousseff in Brasile, ora è volta dell’Uruguay. A fine mese sarà ballottaggio per scegliere il successore di Pepe Mujica, il presidente già diventato un mito perseguendo povertà e umiltà, e che non può ricandarsi per un secondo mandato. Ma che nono- stante non sia più direttamente impegnato nella campagna elettorale continua a far parlare si se: per il suo Maggiolino Volkswagen del LA 1987 che al SETTIM massimo vale ANA tremila dollari, uno sceicco arabo ha offerto un milione. E Mujica avrebbe accettato per poi investire i soldi nella costruizione di case da dare ai poveri. Ma non solo, sempre per la stessa auto, L’analisi l’ambasciatore messicano in Uruguay ha proposto un baratto: 10 veicoli 4x4 nuovi. Chissà se questi annunci potranno aiutare Tabaré Vazquez, candidato del Frente Amplio, la coalizione progressista che sembra in vantaggio. Il primo turno lo ha premiato, e con lui la sinistra oterrebbe il terzo successo. Ma Vazquez deve fare i conti, al ballottaggio del 30 novembre, con lo sfidante di centrodestra, Luis Lacalle Pou. Il leader del Partido Nacional ha dalla sua l’età, 41 anni, e lo slogan che continua a ribat- all’aeroporto dell’Avana papa Woytjla. Raul Castro, abilmente, intanto che aspetta, ha evitato di forzare la situazione, liberalizzando il regime in silenzio. Ma ora sono proprio i medici cubani che accorrono più volentieri e in maggior numero rispetto a quelli americani ed europei nell’Africa occidentale per collaborare nella lotta al virus Ebola. Potremmo considerare questo come un segnale dell’avvenuto ingresso dell’America latina nei salotti buoni della società occidentale portandovi tutto il peso di un mondo nuovo, giovane ed economicamente intraprendente? Il Brasile è oggi tra le prime potenze economiche del pianeta e può chiedere (anche se finora invano) un seggio da membro permanente nel Consiglio di sicurezza dell’Onu. I “parenti poveri” non sono più tali, insomma, ed è ora che ce ne rendiamo conto. Persino la letteratura latino-americana, nelle sue due grandi lingue, spagnolo e portoghese, schiera classici che vanno da Neruda a Borges, da Garcia Marquez a Pessoa. Ma oggi, in questo cammino di avvicinamento ai modelli politico-sociali occidentali l’America latina ne sta assorbendo anche i meccanismi di funzionamento. Sarà un Cile Cuba Venezuela bene o sarà un male? Se potessimo conPopolazione Popolazione Popolazione siderare la politica latino-americana co17,62 milioni 11,27 milioni 30,41 milioni me un solo grande sistema politico, l’immagine che lo descriverebbe è quella del pendolo, delle oscillazioni tra destra e siPil Pil Pil nistra, tra espansione e contrazione, tra 277,2 68,3 438,3 mld di dollari mld di dollari mld di dollari apertura e chiusura in se stesso, come se a quella parte del mondo mancasse una Fonte: Banca Mondiale raggiunta maturità e non riuscisse ancopo o non si cercavano neppure o, quando si trova- ra di emanciparsi dal retaggio prevalentemente vano, erano appannaggio delle multinazionali di europeo-latino (Spagna, Portogallo, Italia) per senorigine statunitense. E così in America latina si so- tirsi padrona del suo destino. Oggi abbiamo sotto no imboccate svariate e prevalentemente errate gli occhi il caso del Brasile, in cui la rielezione di vie nuove, come il peronismo, che inventò niente Dijlma Roussef è presentata, paradossalmente, meno che quel populismo che ancora oggi va va- come una sconfitta invece che la vittoria che pur è gando in Europa, in versioni sia di destra sia di si- stata. La ragione è semplice: il Brasile che aveva nistra: Peron ed Evita in Argentina, Chavez in Ve- inanellato annate di grandi aumenti del Pil si trova nezuela, Evo Morales in Bolivia. Storie diversissi- ora, come succede negli Usa e in Europa, a rallenme sotto ogni punto di vista, ma pur sempre ten- tare. Ed oggi è quasi fermo: colpa della Roussef, tativi di realizzare fini analoghi con regimi politici colpa della crisi economica mondiale? La finanza diversissimi. aveva scommesso sul liberismo di Aecio Neves, il Abbiamo visto le peggiori dittature, come competitore della Roussef, come se bastasse camquella di Pinochet in Cile, ma anche la rinascita e biar scarpe per ricominciare a correre. Ma il penlo sviluppo grandioso (fino a poco tempo fa) del dolo oggi sembra muoversi verso una blanda siniBrasile, il regime libertario di Mujica in Uruguay, stra e fa ipotizzare che una nuova stagione si apra la finanza sull’orlo dell’abisso della Kirchner in Ar- per tutta l’America latina, quella della lotta alla gentina. Ormai quasi un mito, infine, è Fidel, tra- povertà e dell’eguaglianza. Non dimentichiamo sformatosi da pericolosissima e temutissima che quello latino è parte di un Continente che ha “quinta colonna” del comunismo mondiale in un sperimentato meno guerre di tutti nella sua storia. simpatico e tremolante vecchietto che accoglie Facciamone un modello per il mondo. l.b. Il grande pendolo dell’America latina tra poveri e ricchi, crescita e recessione A CONFRONTO Argentina Bolivia Brasile Popolazione 41,45 milioni Popolazione 10,67 milioni Popolazione 200,4 milioni Pil 611,8 Pil 30,6 Pil 2’245,7 mld di dollari mld di dollari mld di dollari V ista dall’Europa, l’America latina è una straordinaria raccolta di paradossi e contraddizioni. Il suo XX secolo, vissuto quasi del tutto in pace, vi ha visto succedere di tutto: Stati grandissimi e micro-Stati hanno conosciuto ricchezza e povertà, unificazioni e secessioni, rivoluzioni (mancate) e dittature (brutali), sviluppo e sottosviluppo. Cultura e ignoranza. Dalla musica al gioco del calcio, l’America latina è sempre stata insieme il luogo del divertimento e della tristezza, della fantasia e del degrado, della bellezza e della povertà. Fin dal 1823, quando il presidente statunitense James Monroe disse al mondo: nessun tocchi l’America (latina), gli Stati Uniti incominciarono a pensare al loro Sud come a una riserva di caccia e, in certi momenti, addirittura come al cortile di casa. Ma come sempre, poi, anche quella parte del mondo, per tanti versi periferica, si è liberata del suo passato esotico e povero e ha incominciato a svilupparsi utilizzando quelle risorse che un tem- tere: “Cambiamento”. È la stessa parola d’ordine di partito d’opposizione e studenti anche in un altro Paese del Continente americano, il Messico, dove sono state ritrovate ossa e ceneri dei 43 studenti “scomparsi” da fine settembre. Sono stati portati in una discarica e lì bruciati. Una strage compiuta da narcos e poliziotti su istigazione del sindaco di Iguala, José Luis Abarca. Come hanno confessato tre dei sicari arrestati, sollevando oltre all’orrore altre proteste di piazza. LE CIFRE IL CAFFÈ 9 novembre 2014 14 Sport 89% 5.106 1.008 75 I chilometri di gara completati I giri di pista completati I punti ancora da spartire per la classifica piloti Parte della stagione completata su 5.717 mancanti su 1.134 mancanti IN TELE VISIONE domenica 9 novembre 10.20 / 13.50 LA2 Motomondiale: GP Valencia sabato 15 novembre 9.55 / 12.55 LA2 Sci: Slalom femminile domenica 9 novembre 16.50 LA2 F1: Gp del Brasile sabato 15 novembre 15.00 LA2 Tennis:WTF 2014. semifinali sabato 15 novembre da martedì a venerdì 20.20 LA2 21.05 LA2 Tennis:World Tour Finals 2014 Calcio: Svizzera-Lituania 15 Fonte: Fia Il tennis Al Masters col pensiero alla Davis Federer e Wawrinka a Londra cercano la forma verso Lilla L’automobilismo. Con i Gp a Sao Paulo e Abu Dhabi si assegna il titolo mondiale, tra tante ombre scure sul futuro del Circus LA COPPIA Wawrinka va alla ricerca della forma d’inizio stagione, Federer vuole confermare il suo ottimo finale d’anno Formula1 in panne MASSIMO MORO Al Masters col pensiero rivolto alla finale di Coppa Davis contro la Francia che si svolgerà a partire dal 21 novembre a Lilla. A Londra Roger Federer e Stan Wawrinka cercano di affinare al meglio la forma per arrivare all’importante appuntamento sulla terra battuta francese. “Per me è molto importante cominciare il torneo al meglio - ha sottolineato il basilese -, soprattutto dal punto di vista mentale e nel limite del possibile continuare ad allenarmi come nelle passate settimane. Dopo l’eliminazione ai quarti di finale a Parigi Bercy, mi sono preso tre giorni di riposo e poi ho deciso di prendermi un ulteriore giorno, visto che mi sentivo ancora molto stanco. Ripresomi dall’affaticamento, ho cominciato ad allenarmi al Queen’s Club, visto che il secondo campo a Londra non era ancora pronto. Un allenamento di due ore di doppio con l’intento di prepararmi al meglio in vista del possibile impiego anche nel doppio di Coppa Davis. Adesso comunque la concentrazione è centrata sul Masters. La finale di Davis diventerà l’obiettivo centrale alla fine del torneo londinese”. Il primo rossocrociato a scendere in campo, oggi, domenica, è proprio Federer che è inserito nel gruppo B nella capitale francese ne sono certamente la dimostrazione. Per il vodese il Masters potrebbe ricoprire un ruolo veramente importante per ritrovare la fiducia nel proprio gioco, che sembra aver perso e che sicuramente passa anche dal migliorare da punto di vista mentale. “Per me il primo match con Berdych sarà di enorme importanza - ha dichiarato il vodese -, soprattutto visto che solo a Parigi sono riuscito a passare il primo turno. Una vittoria mi farebbe guadagnare molta fiducia, anche in vista della finale di Coppa Davis, visto che sarò io il primo a scendere in campo contro la Francia”. Il gruppo A, dove è inserito Wawrinka con Djokovic, Thomas Berdych e Marin Cilic prenderà il via domani, lunedì, con il vodese che aprirà le danze (alle 15) contro il ceco, mentre in serata ci sarà l’esordio del detentore del titolo, Djokovic contro il vincitore degli Us Open, Cilic. con Andy Murray, Kei Nishikori e Milos Raonic. Alle 15 si sfidano Murray e Nishikori, mentre alle 21 il basilese incrocia la racchetta con Raonic. Per il renano l’incontro con il canadese si presenta indubbiamente come una rivincita per la sconfitta rimediata a Parigi, la prima dopo otto incontri. L’obiettivo di conquistare nuovamente il numero uno della classifica Atp è ormai appeso ad un sottilissimo filo per Federer, visto che con la conferma del titolo di Novak Djokovic al Masters 1000 di Parigi Bercy, al serbo ora bastano solamente due successi nel round robin per chiudere la stagione in testa alla graduatoria. Se per Federer questo finale di stagione è da considerare molto positivo, Wawrinka si trova in un momento di difficoltà e le prove offerte a Shanghai, Basilea e parzialmente Reuters GRAN PREMIO DEL BRASILE Ad Interlagos vola la Mercedes Reuters Ad Interlagos s’infiamma la lotta tra Nico Rosberg e Lewis Hamilton. A spuntarla è stato il tedesco che nelle qualifiche è riuscito ieri, sabato, ad avere la meglio sul compagno di scuderia per 33 millesimi. Una pole che non mette certamente al sicuro Rosberg che, anche nella gara di Austin, si è visto infilare da Hamilton dopo pochi metri dalla partenza. Per il tedesco si apre comunque la possibilità di cercare di ridurre il gap di 24 lunghezze che lo separa in classifica dall’inglese, soprattutto in vista del Gran Premio di Abu Dhabi che conterà il doppio dei punti. Un vero dominio del motore Mercedes, visto che occupano le prime cinque posizione sullo schieramento di partenza. La seconda fila è tuta targata Williams con Felipe Massa che ha avuto la meglio sul finlandese Valtteri Bottas. La Sauber potrebbe riuscire ad ottenere i primi punti, visto che Esteban Gutierrez ha occupato l’undicesimo posto. Aspre polemiche sulla ripartizione degli utili tra le scuderie, minacce di boicottaggio dei Gran Premi a causa della suddivisione dei proventi dai diritti televisivi, aumento del numero di piloti “paganti”, piccoli team come Caterham o Marussia (fallita venerdì) che hanno già alzato bandiera bianca. Altri, come Sauber e Lotus, che potrebbero anche farlo molto presto. Tira un gelido vento di crisi sul Circus della Formula 1, che dopo aver scelto la strada dell’innovazione ibrida sembra aver imboccato anche una sorta di viale del tramonto. Almeno per quanto riguarda i fasti del recente passato. Per capire dove sta andando la classe regina dell’automobilismo, il Caffè ha chiesto aiuto a Philipp Peter, ex pilota professionista di alto livello e attento osservatore del mondo della Formula 1. E il panorama che emerge non è certo troppo edificante. “Anche se con un po’ di ritardo rispetto ad altri ambiti economici, anche in Formula 1 la crisi ha iniziato a fars sentire - spiega Peter -. E lo si vede da diversi aspetti. Gli sponsor sono sempre più volatili e anche i prezzi degli spazi pubblicitari sulle monoposto sono molto calati. Si tratta sempre di cifre poco accessibili, ma la tendenza è chiara”. A far suonare un primo campanello d’allarme tra gli osservatori era stata la scelta dell’introduzione di un tetto al budget, una specie di contraddizione in termini in un contesto di altissimo livello - tecnologico e non solo - come quello del Circus. “Il budget cap è stato un primo segnale, anche se stiamo parlando di investimenti dell’ordine di centinaia di milioni conferma Philipp Peter -. La vera domanda da porsi è fino a che punto la Formula 1 resta interessante. È chiaro che per case automobilistiche come Mercedes o Ferrari, oppure per un colosso come la Red Bull la visibilità resta ottimale. Ma per gli altri…”. Concretamente, si rischia di veder completamente sparire dai circuiti della classe regina tutti quegli attori che non sono legati a doppio filo ad un’azienda - automobilistica o commerciale - di livello internazionale, per non dire mondiale. Cancellando anche l’ultimo retaggio dell’automobilismo per certi versi romantico e artigianale (con tutti i dovuti distinguo imposti negli anni da investimenti milionari ed evoluzione tecnologica) che scuderie come l’elvetica Sauber hanno a lungo tentato di portare avanti. “Infatti ad interessarsi più o meno seriamente alla Formula 1 oggi sono case Reuters LE QUA LIFI CHE un peccato vedere scuderie come la Sauber fare tanta fatica”. Fatica, oltre che sportiva, ormai anche solo a sopravvivere. E per “tirare a campare” a molti team secondari non resta che puntare tutto (o quasi) sui piloti che il volante in Formula 1 se lo possono comprare. Sempre restando alla Sauber, il team di Hinwil ha, ad esempio, liquidato senza tanti complimenti Adrian Sutil nonostante avesse un contratto ancora valido, e tolto la monoposto anche ad Esteban Gutierrez. Al loro posto i giovani Marcus Ericsson e Feli- come Honda, che entrerà nel Mondiale il prossimo anno con McLaren e Audi, che sta riflettendo sul suo futuro - aggiunge Peter -. Per gli altri, come anche Force India che pure ha un patron con solide basi, la situazione è destinata a peggiorare. È Polemiche sugli utili, team in guerra, fallimenti, minacce… la stagione iridata si chiude tra i dubbi Sugli spalti MASSIMO SCHIRA L’ORA DELLA VERITÀ PER VLADO A ppena tre partite disputate e già è l’ora della verità per la nazionale di Vladimir Petkovic. Nella sfida di sabato prossimo a San Gallo contro la Lituania non c’è margine di errore, non ci sono scuse: la vittoria è l’unico risultato utile e, per dirla tutta, anche l’unico accettabile. A complicare le cose, mancheranno anche alcuni giocatori, tra cui probabilmente Ricardo Rodriguez, attualmente di gran lunga il miglior elvetico in circolazione. Chi pensa, poi, che i lituani sono squadra abbordabile si sbaglia di grosso. Intendiamoci, una Svizzera ai suoi massimi livelli ha tutte le carte in mano per battere la rappresentativa baltica, ma le prime uscite nel girone di qualifica agli Europei 2016 in Francia hanno mostrato più pecche che pregi in casa rossocrociata. E proprio per questo gli occhi sono puntati tutti o quasi sull’operato del selezionatore, chiamato ad invertire la rotta che - finora - ha portato solo alla conquista dei tre punti “obbligatori” contro San Marino. A dire la verità le prestazioni contro Inghilterra e Slovenia non sono state negative su tutta la linea, semmai con troppi fronzoli e poca concretezza. Ecco, contro la Lituania è quanto mai il caso di badare al sodo, per ritornare in gioco in un gruppo che, detto senza falsa modestia, la Svizzera sarebbe chiamata a vincere (gli inglesi sono tutto, fuorché irresistibili). E che, invece, finora l’ha vista nello scomodo ruolo di comparsa. Fortunatamente c’è margine di manovra, ma da San Gallo devono arrivare le prime risposte convincenti (e vincenti). Reuters LE QUA LIFI CHE pe Nasr, che portano in dote 20 milioni di liquidità il primo e un grosso sponsor come Banco do Brasil il secondo. Senza dimenticare il gran numero di piloti russi che si affacciano alle porte della classe regina o casi piuttosto clamorosi come l’ingaggio del diciassettenne Max Verstappen dalla Toro Rosso. “Situazioni come queste hanno come conseguenza di mettere un po’ in dubbio l’esito sportivo delle competizioni - afferma ancora Philipp Peter -. Nel senso che sempre più sedili sono occupati da piloti certamente dotati, ma che, magari, tolgono il volante ad altri, decisamente più talentuosi di loro. I super talenti come Senna, Schumacher o gli attuali Hamilton e Vettel sono rari, mentre gli altri sono tutti molto vicini a livello di prestazioni. Anche per una maggior “semplicità” nell’uso delle monoposto, che sono cresciute molto tecnologicamente rispetto al passato”. Guidare una vettura di Formula 1 non è certamente facile, ma l’evoluzione dell’elettronica, basti pensare a quanto diverso è oggi il cambio rispetto al passato, ha trasformato profondamente anche il lavoro del pilota. “Un tempo finivi i gran premi quanto meno con le fiacche alle mani per lo sforzo - conferma in conclusione Philipp Peter -. Oggi, invece, si prediligono profili più multitasking nella scelta dei piloti. Cioè prima di tutto in grado di gestire la vettura. Il piede pesante, le motivazioni e la preparazione atletica vengono in secondo piano”. mschira@caffe.ch Q@MassimoSchira GRAN PREMIO DI VALENCIA Rossi torna in pole Lotta nella Moto3 Valentino Rossi ritrova, dopo quattro anni, la pole position nell’ultimo appuntamento stagionale della MotoGp. Ad aiutare nelle qualifiche il pesarese ci ha pensato, ieri, sabato, anche il campione del Mondo, Marc Marquez che nell’ultimo giro veloce è incappato in una scivolata. “È bello, è stata una sorpresa - ha detto Rossi - pensavo di poter andare bene ma non al punto da fare la pole, ammetto che se avessi avuto 100 euro da buttare non li avrei scommessi su di me”. Il quinto posto ottenuto da Marquez non gli preclude comunque l’obiettivo di superare il record di Mike Doohan delle 13 vittorie stagionali. Con i titoli assegnati in MotoGp e Moto2, l’attenzione a Valencia è tutta sulla Moto3. Con Nicolò Antonelli a scattare dalla pole, ci saranno i due pretendenti del casco iridato, Jack Miller e Alex Marquez. Al fratellino di Marc basta marcare l’australiano, visto che può vantare 11 punti di vantaggio in classifica. Nella Moto2 c’è da annotare l’undicesima partenza al palo stagionale per Esteve Rabat, Buona quarta posizione per Thomas Lüthi, mentre Dominique Aegerter ha chiuso all’undicesimo posto. m.m. La pallacanestro Xherdan Shaqiri trova il gol in un Bayern inarrestabile Terza vittoria in campionato Un nuovo record nazionale per il Riva basket femminile nell’inseguimento su pista Anche se in campo solo nell’ultimo quarto d’ora, Xherdan Shaqiri è stato protagonista con il quarto gol nel poker (4-0) di un Bayern Monaco inarrestabile contro l’Eintracht Francoforte e sempre leader incontrastato della Bundesliga a +7 in attesa dell’impegno del Wolfsburg, secondo in compagnia del Borussia Mönchengladbach. Resta solitario in testa anche il Chelsea in Premier League dopo il successo in trasferta contro il Liverpool per 2-1. Impegnate sul terreno del Pully, le ragazze del Riva basket sono riuscite a conquistare il terzo successo del nuovo campionato. Le giocatrici guidate da Aldo Corno hanno approfittato al meglio dei 34 punti messi a segno da Jori Davis per imporsi con il punteggio di 74-58, maturato soprattutto nel terzo quarto. Nel campionato maschile, invece, impegni domenicali per Lugano Tigers e Massagno, rispettivamente contro Monthey e Olympic Friborgo. Il calcio Reuters In Challenge League spicca Lugano-Chiasso L’hockey Il ciclismo Prosegue in modo molto positivo l’evoluzione del giovane quartetto svizzero nell’inseguimento su pista. Il team rossocrociato formato da Frank Pasche, Théry Schir, Silvan Dilier e Stefan Küng, impegnato nella prova di Coppa del Mondo a Guadalajara, in Messico, ha polverizzato il primato nazionale della specialità, fermando il cronometro in 3’58”269, ossia quasi 3 secondi in meno del precedente limite, staccando il biglietto per le semifinali (contro la forte Australia). I rossocrociati battono il Canada 2-1 nel finale Un derby senza pensieri Primo sorriso per Hanlon ma con tante aspettative e per la giovane Svizzera Lugano e Chiasso si affrontano oggi, domenica, a Cornaredo con il cuore leggero. Perché da una parte i bianconeri sono in una fase estremamente positiva, mentre dall’altra i rossoblù sono sì reduci da una sconfitta contro la capolista Wohlen, ma possono contare su un buon cuscinetto di 6 punti nei confronti del fanalino di coda Bienne, che ha battuto ieri a fatica il modesto LeMont. Un derby insomma, che finalmente le due squadre possono giocare con in vista un obbiettivo ben tangibile. Gli uomini di Bordoli possono avvicinare ulteriormente la vetta, visto che il Wohlen, malgrado sia sempre in testa, sembra essere in perdita di velocità. Importante inoltre è tenere il passo del Winterthur, andato ad imporsi sul campo di un Wil sempre più in caduta libera, e questo nonostante l’arrivo sulla panchina dell’ex tecnico del Bellinzona Gabriele. I giocatori di Zambrotta vogliono andare a punti per togliersi forse definitivamente d’impaccio e agganciare una zona di classifica più consona alle sue potenzialità. Per entrambi si tratterà della rivincita della partita del 17 agosto scorso, quando il Chiasso s’impose al Comunale per 1-0 grazie ad un rigore trasformato da Regazzoni. La sfida odierna si gioca senza due pedine importantissime nei rispettivi schieramenti. Il Lugano deve in effetti fare ameno di Urbano, che dovrebbe essere sostituito da Basic. Il Chiasso deve invece rinunciare all’estremo difensore Davide Guatelli, che nell’ultima partita casalinga è stato espulso per un fallo da ultimo uomo. A difendere la porta dei momò, qundi, il giovane Pajtim Badalli. o.r. Ti-Press MASSIMO SCHIRA Il calcio L’ANDATA La prima sfida cantonale è andata al Chiasso per 1-0 La giovane svizzera scelta da Glen Hanlon per il suo esordio sulla panchina rossocrociata alla Deutschland Cup si toglie la prima soddisfazione. In una partita dal finale rocambolesco, infatti, gli elvetici battono il Canada per 2-1. In un primo tempo piuttosto piacevole e giocato su discreti ritmi, a rendersi pericolosi per primi sono stati proprio i rossocrociati, che hanno impegnato Mason in più di un’occasione. Fino al gol del vantaggio, realizzato con un bel tiro dalla media distanza da Samuel Walser poco dopo la metà del terzo d’apertura. Da quel momento fino al ventesimo, invece, la pressione è stata tutta o quasi canadese, anche complici due penalità sul conto degli uomini di Hanlon, che hanno un po’ sofferto la pressione degli avversari, permettendo però sempre ad un attentissimo e preciso Sandro Zurkirchen di sbrogliare la matassa. Terzo centrale per certi versi a ruoli invertiti, nel senso che il Canada parte meglio e si procura altre due chance con l’uomo in più. Ma non le sfrutta. Permettendo così alla Svizzera di tornare a pungere, con un gioco di transizione a tratti piuttosto convincente e rapido. Anche se qualche spazio di troppo in difesa porta i canadesi ad impegnare Zurkirchen. Proprio nel miglior momento degli elvetici, ecco il pareggio nordamericano, con Hamill abile a sfruttare un colossale regalo a firma Tim Ramholt. Terzo periodo decisamente più pasticciato su entrambi i fronti con i rossocrociati che, però, “ai punti” si fanno preferire, malgrado le occasioni non sfruttate con l’uomo in più sul ghiaccio, con Chris Mason comunque chiamato agli straordinari in almeno due circostanze. Serve allora un episodio e siccome il Canada vuol vincere entro il sessantesimo, Jeff Tomlinson decide di giocarsi il tutto per tutto a 6 contro 5. Operazione che, infatti, porta al gol del 2-1 della Svizzera, a firma Dino Wieser a gabbia sguarnita a meno di un minuto dal termine. C’è però tempo per qualche altro brivido, con i canadesi a 6 contro 4 nel finale per una penalità sul conto degli elvetici. Ma la gara si chiude con il successo della Svizzera. Il fine settimana della Deutschland Cup per gli elvetici si conclude nel primo pomeriggio di quest’oggi, domenica, affrontando la Slovacchia, battuta per 2-1 ieri dalla Germania. Sul fronte della Under 20, impegnata in un torneo a Füsssen, si segnala infine un “ko” 3-2 contro la Slovacchia. m.s. NOVITÀ: PREZZO MINIMO, EQUIPAGGIAMENTO MASSIMO. NISSAN MICRA VISIA INCL. PACCHETTO COMFORT FR. 13 390.– • Climatizzatore • Sistema audio radio/CD • Dispositivo vivavoce Bluetooth® • Comandi al volante • Leasing al 3.9%, Fr. 129.–/mese1 LE PICCOLE E AGILI DI NISSAN. NISSAN MICRA VISIA da Fr. 11 790.– Leasing al 3.9% incl.2 NISSAN NOTE VISIA da Fr. 16 840.– Leasing al 3.9% incl.3 NISSAN MICRA, consumo ciclo misto: 4.3–5.4 l/100 km; emissioni di CO2: 99–125 g/km; cat. effi cienza energetica: A–D. NISSAN NOTE, consumo ciclo misto: 3.6–5.1 l/100 km; emissioni di CO2: 92–119 g/km; cat. effi cienza energetica: A–C. Ø di tutte le auto nuove: 144 g/km. 1NISSAN MICRA VISIA, 1.2 l 80 CV (59 kW), prezzo netto Fr. 13 390.–, incl. pacchetto Comfort Fr. 1600.–, acconto Fr. 3348.–, 48 rate leasing mensili di Fr. 129.–, tasso d’interesse annuo eff. 3.97%. Modello riprodotto: NISSAN MICRA TEKNA, 1.2 l DIG-S, 98 CV (72 kW), prezzo di listino Fr. 19 315.–. 2NISSAN MICRA VISIA, 1.2 l 80 CV (59 kW), prezzo netto Fr. 11 790.–, acconto Fr. 2906.–, 48 rate leasing mensili di Fr. 115.–, tasso d’interesse annuo eff. 3.97%. Modello riprodotto: NISSAN MICRA TEKNA, 1.2 l DIG-S, 98 CV (72 kW), prezzo di listino Fr. 19 315.–. 3NISSAN NOTE VISIA, 1.2 l DIG-S, 80 CV (59 kW), prezzo netto Fr. 16 840.–, acconto Fr. 4253.–, 48 rate leasing mensili di Fr. 155.–, tasso d’interesse annuo eff. 3.97%. Modello riprodotto: NISSAN NOTE TEKNA, 1.2 l DIG-S, 98 CV (72 kW), prezzo di listino Fr. 25 180.–. Condizioni leasing di RCI Finance SA, 8902 Urdorf: chilometraggio/anno: 10 000 km. Assicurazione debito residuo inclusa. L’assicurazione casco totale obbligatoria per contratti di leasing non è compresa. La concessione del credito è vietata se causa un indebitamento eccessivo del consumatore. Valevole per clienti privati fi no al 31.12.2014 o fi no a revoca. Il trend La società Sesso e amore La pazienza come risorsa, conta la qualità non la quantità Stili di vita rivoluzionati dall’esercito dei single “Ho in testa lei, sogno spesso di abbracciarla, sono lesbica?” A PAGINA 23 A PAGINA 31 ROSSI A PAGINA 22 traparentesi ilcaffè 9 novembre 2014 PASSIONI | BENESSERE | SPORT Animali La collaborazione con quattrozampe diventa pet therapy BOLTRI A PAGINA 22 Consumare cibi equilibrati non costa per forza un capitale.Lo assicura uno studio.Ma l’abc per una corretta alimentazione si impara da piccoli.O con l’aiuto delle App PATRIZIA GUENZI Mangiare sano con pochi franchi PER COMINCIARE entonove franchi a settimana. È il costo per assicurare a due persone sette giorni di alimentazione sana. Emerge da uno studio che ha messo a confronto venti persone di diversi nuclei familiari. Per una coppia i costi di un carrello sano ammontano a 109 franchi a settimana, contro i 95 franchi del carrello malsano. segue a pagina 18 NOSTRO SERVIZIO PATRIZIA GUENZI DIPENDE DA NOI L a responsabilità di uno stupro non può essere delle donne. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, ha lanciato una campagna con l'obiettivo di sensibilizzare l'opinione pubblica sulla prevenzione contro lo stupro. Con l'hashtag #ItsOnUs e un video che in poche ore è diventato virale, raccogliendo migliaia di condivisioni, ha invitato gli uomini a diventare protagonisti della campagna antistupro che mira a responsabilizzarli per arginare il problema delle violenze sessuali. It’s on us (dipende da noi) è un invito a non voltarsi dall’altra parte. In sostanza, il messaggio è: “se un uomo si approfitta di una donna che ha bevuto troppo, è responsabilità della donna di fermarlo e sua la colpa se non ci riesce? No, dipende da noi”. L'obiettivo è quello di sensibilizzare l'opinione pubblica sulla possibilità di intervenire e di non girare la faccia da un’altra parte quando si ha la sensazione, anche minima, che qualcosa simile a una violenza stia accadendo. Una campagna che ha scomodato personaggi di peso, infatti, ha i volti di celebrità del calibro di Kerry Washington (Scandal) e Jon Hamm (Mad Men), oltre a famosi atleti sportivi. Perché se le donne vengono stuprate, non è per colpa di come si vestono o come si comportano. Ma degli uomini che ne abusano. Ecco perché bisogna educarli. C La comedy noir del Caffè Malafinanza, malapolitica e torbide passioni in un racconto di ventitré puntate di Anonymous Con una graphic novel di Marco Scuto A PAGINA 48 I bambini delle elementari sono i protagonisti di un originale laboratorio, in scena fino a febbraio nell’ex asilo di Castagnola a Lugano, che li vede nel ruolo di “ricercatori” sul tema gusto e olfatto. Saranno loro, affiancati dagli esperti de l’Ideatorio dell’Usi, almeno per una volta a decidere cosa mettere in tavola, cosa infilare nel carrello della spesa scegliendo tra gli scaffali. segue a pagina 19 FATTORI D’INFLUENZA SU ALIMENTAZIONE E COSTI IL CAFFÈ 9 novembre 2014 Fattori d’influenza... ...sui costi dell’alimentazione ...sui costi di un’alimentazione equilibrata Indice valori nutrizionali Consumo al ristorante Consumo al ristorante Bambini Reddito nucleo familiare Reddito nucleo familiare Indice alimentazione sana Negozi specializzati ...su un’alimentazione equilibrata Negozi commercio equo/prodotti naturali 18 promuovono... La salute. Consumare menu equilibrati non costa per forza un capitale. Lo assicura uno studio di Berna. Anche perchè a nutrirsi si impara da piccoli. E ora gli aiuti arrivano anche dal web Mangiar sano sette giorni spendendo pochi franchi ilcaffètraparentesi 19 Da sapere Alcuni negozi Dimensioni nucleo familiare ostacolano... Discount Conoscenze nutrizionali Dimensioni nucleo familiare Indice piatti pronti Conoscenze culinarie Indice benessere degli animali Problemi di tempo Reddito nucleo familiare Spese per alimentari nessun effetto per... (selezione) Indice prezzi Indice salute Indice importanza Indice sano=caro Indice prezzi Indice salute Indice bio Indice importanza Indice prodotti stagionali Indice prodotti stagionali Indice sano=caro Indice prodotti svizzeri 1 2 3 4 5 CONSUMIAMO TROPPO SALE In Svizzera il consumo di sale è stimato a 9 g per persona, nettamente superiore ai 5 g giornalieri consigliati dall’Oms. DISINFORMAZIONE ALIMENTARE Il 30% della popolazione non fa caso all'aspetto alimentare, soprattutto i maschi, i giovani e le persone con un basso livello di istruzione. ALIMENTAZIONE E MALATTIE I disturbi legati al peso sono responsabili di circa 30 malattie: ipertensione, diabete tipo 2, colesterolo, osteoporosi, ictus... TROPPE CALORIE NEL PIATTO Oggi vengono consumate tante calorie quante quelle di 30 anni or sono mentre l'attività fisica non ha cessato di diminuire. I TICINESI E LA CINTURA Si allarga sempre più la cintura dei ticinesi: il 40% degli adulti ha un peso corporeo superiore; un bimbo su cinque è oversize. Fonte: Berner Fachhochschule Hochschule fu¨r Agrar-, Forst- und Lebensmittelwissenschaften HAFL Food Science & Management Il progetto Questi gnocchi azzurri non sono invitanti, ma è sapore di scienza I bambini tra fornelli e laboratorio chimico PATRIZIA GUENZI C entonove franchi a settimana. È il costo per assicurare a due persone sette giorni di alimentazione sana ed equilibrata. Emerge da uno studio commissionato dall’Ufficio federale della sicurezza alimentare alla Facoltà di scienze agrarie, forestali e alimentari della Scuola universitaria professionale di Berna, che ha messo a confronto venti persone di diversi nuclei familiari. Sulla base delle informazioni raccolte sono stati elaborati menù settimanali, alcuni più equilibrati e altri meno, poi controllati e adattati con l’aiuto della piramide alimentare svizzera. Risultato? Per una coppia i costi di un carrello sano ammontano a circa 109 franchi a settimana, contro i 95 franchi del carrello malsano. Il carrello sano ed equilibrato con prodotti freschi è quindi poco più caro di quello malsano. Una spesa decisamente inferiore anche rispetto ai calcoli dell’Ufficio federale di statistica che per una coppia sotto i 65 anni con un reddito lordo inferiore a 7600 franchi calcola un costo settimanale di 153 franchi per l’acquisto di generi alimentari. Insomma, un’ulteriore conferma di quanto sia falso sostenere che per cucinare menu rispettosi della salute si debba per forza spendere molto. Gli chef “Una dieta semplice e sana non è mai costosa osserva Vanja Ender, dietista con uno studio di rieducazione alimentare a Lugano -. Se poi si diminuisce il consumo di carne meglio ancora, sia per il borsello che per la salute. Ottimi sostituti sono i legumi, spesso dimenticati”. Meno carne è un trend sottoscritto anche da numerosi chef pluristellati. Pure di casa nostra (vedi sotto). Mentre la svolta di Alain Ducasse la dice lunga. Il re della cucina francese ora propone “Diminuire il consumo di carne fa bene sia al borsello che alla nostra salute. Ottimi sostituti, i legumi” pietanze a base di cereali, pesci, soia, verdure per quanto possibile bio, meglio se coltivate a Versailles, al posto delle tradizionali ricette della “cuisine française”. Certo, il prezzo resta inavvicinabile. Ma questo è solo un dettaglio... Fatto è che alla carne sempre più persone dicono no. Benché in Svizzera i vegetariani siano soltanto il 2% della popolazione, crescono coloro che si definiscono flexitariani, un buon 40%: in determinati giorni si astengono di proposito dal consumare brasato, arrosto e cotoletta. Chiamati anche I cuochi interpellati dal Caffè spiegano come sono cambiate le esigenze di chi frequenta i ristoranti “I clienti pretendono qualità e trasparenza per tutti i nostri piatti” Q I fornitori Sono fortunato, posso andare di persona dai miei fornitori, scelgo e valuto freschezza e rintracciabilità “demitarian”, dimezzano la quantità di carne consumata al fine di evitare gravi danni all’ambiente. Un motivo che, infatti, spinge molte persone a togliere sempre più spesso la fettina dal piatto, contribuendo a un taglio netto delle emissioni di Co2 legate alla produzione di carne e agli allevamenti intensivi. Di alimentazione non si parla mai abbastanza. Stando all’Ufficio federale della sicurezza alimentare le conoscenze nutrizionali della popolazione sono spesso incomplete. Ecco perché per molti è impossibile seguire con costanza un’alimentazione sana e a basso costo. Una soluzione potrebbe essere imparare sin da piccoli a conoscere i diversi alimenti, distinguendone i pro e i contro. Benvengano iniziative come quelle dell’Università della Svizzera italiana (vedi a fianco), che spiega ai bambini la complessità e il fascino del senso del gusto. E per gli adulti che stanno cercando di avvicinarsi a piatti più sani, faticando a distinguere tra prodotti a chilometro zero, biologici o ecosostenibili, in aiuto c’è un’applicazione per la ricerca di prodotti locali inventata da due giovani ticinesi, Cibyò. Un’ottima iniziativa, che s’è aggiudicata il podio della selezione ticinese dello Startups.ch Award 2014. pguenzi@caffe.ch Q@PatriziaGuenzi ualità e provenienza dei prodotti sono fondamentali per la nostra clientela. Ma è ovvio che a volte diventa difficile mettere in tavola alimenti al cento per cento a chilometro zero. Comunque, nel limite del possibile il nostro criterio è questo. Ma siamo onesti: se dovessimo rispettarlo a tutti i costi dovremmo mettere in padella i piccioni di Piazza Riforma”. Lorenzo Albrici, chef della Locanda Orico di Bellinzona, stempera un poco quella che definisce “un po’ una moda e, anche, un business”. E aggiunge: “Alcune persone sono ossessionate dal mangiare a chilometro zero, ma ripeto, in determinati periodi dell’anno diventa impossibile. Per fortuna ho i miei fornitori locali di fiducia e sono sicuro di quello che metto nel piatto”. Atteggiamento condiviso da altri cuochi di locali di qualità sparsi per il cantone. Come Silvio Galizzi, chef del Canvetto di Castelrotto, che concorda con il collega: “Non sempre possiamo mettere in pratica la teoria del chilometro zero, altrimenti la scelta di pietanze sarebbe troppo scarsa - osserva -. Tuttavia, nel limite del possibile comperiamo locale. Io in questo senso sono privilegiato. Vado di persona a scegliere i prodotti, ne valuto freschezza e qualità. E con i miei fornitori negli anni si è creato un ottimo rapporto”. Insomma, oggi chi va al ristorante non si limita più a sedersi al tavolo, scegliere il menu e mangiare. Chiede la provenienza di carne, pesce, salumi, verdure..., si accerta della qualità. “Questo va bene, è positivo, a noi fa piacere svelare il dietro le quinte della nostra carta, sebbene la provenienza dei prodotti figuri sempre in modo chiaro”, nota José De La Iglesia, chef alla Fattoria Moncucchetto di Besso. Proporre menu e spiegarne i dettagli serve anche a far avvicinare i clienti ad un’alimentazione sana ed equilibrata. “Piatti alternati- vi, non sempre solo carne e pesce nota Galizzi -. Così spesso ci vengono chieste informazioni su dove comperare il tal o tal’altro prodotto”. Non solo. Una maggior “confidenza” tra ristoratore e clienti serve anche a far chiarezza sul perché alcuni menu sono molto costosi. “Ben vengano domande di questo tipo, chi non è del mestiere è giusto che si ponga determinate domande - riprende Albrici -; il prezzo è determinato dal tipo di prodotto, ma non sempre è evidente. Ecco perché sul menu scriviamo anche la provenienza del sale, ad esempio, che non è un sale comune, suscitando sovente la curiosità dei clienti. Così il pesce. È chiaro che se si tratta di pesce selvatico il prezzo lievita rispetto a quello di allevamento. E tutto questo dobbiamo essere in grado di spiegarlo. L’importante è essere sempre trasparenti”. p.g. F ornelli, grembiuli, utensili da cucina. La location sembra quella della serie tv “Master chef junior”, dedicata ai piccoli aspiranti cuoco, ma osservando bene sul bancone spuntano provette, alambicchi e strani attrezzi che con il piatto in tavola c’entrano poco. Ma il sapore titilla comunque le papille gustative, perchè è “sapore di scienza”. I bambini delle elementari sono i protagonisti di un originale laboratorio, in scena fino a febbraio Giovanni Pellegri: “I nostri ‘ricercatori’ sono allievi delle scuole elementari” nell’ex asilo di Castagnola a Lugano, che li vede nel ruolo di “ricercatori” sul tema gusto e olfatto. Saranno loro, affiancati dagli esperti de l’Ideatorio dell’Usi, almeno per una volta a decidere cosa mettere in tavola, cosa infilare nel carrello della spesa scegliendo tra gli scaffali imbanditi di alimenti di vario genere e sul bancone di frutta e verdura. Il tutto ricostruito su misura per loro. “No, non è un set televisivo, ma un vero e proprio laboratorio di chimica disposto su tre piani - spiega il neurobiologo Giovanni Pellegri, responsabile dell’Ideatorio del- l’ateneo luganese -. Il nostro scopo è promuovere la cultura scientifica, e ‘sapore di scienza’ fa da apripista ad un progetto tutto dedicato al cibo che svilupperemo nei prossimi anni. E i bambini sono i nostri ‘ricercatori’ ideali, con una curiosità ed un interesse che onestamente non avevamo previsto, visto che abbiamo già quasi esaurito tutti gli appuntamenti scolastici da qui al prossimo febbraio”. Effettivamente, per i cuochi in miniatura, l’interesse non è solo legato alla moda della gastronomia, all’enorme successo che, negli ultimi, hanno avuto tutte le iniziative mediatiche legate alla cucina. Al punto che, nei “mestieri” che vorrebbero fare da grande, da un po’ di tempo i bimbi rispondono: lo chef. Per la prima volta, con i laboratori dell’Ideatorio, infatti avranno la possibilità di indossare sia i panni del “casalingo” che fa la spesa - scegliendo gli alimenti secondo i loro desideri -, sia quelli dello scienziato, con tanto di camice bianco e alambicchi vari per osservare molto più da vicino i cibi e scoprire il ruolo dei sensi. “Naturalmente il tutto si svolge con test e giochi per smontare e comprendere tutti i meccanismi visivi, tattili, olfattivi, termici e pure uditivi che pilotano il nostro gusto - spiega Pellegri, ricordando che nel programma c’è anche un laboratorio di profumeria, con tanto di “profumiere”, per spiegare come molto del nostro appetito dipenda dal naso -. Il cibo è materia, gusto e odore e il coinvolgimento dei sensi ci porta anche a dei pregiudizi istintivi. Vallo a spiegare ad un ragazzino che un piatto di gnocchi color blu ha esattamente lo stesso sapore della ricetta tradizionale; lo rifiuterà. Così come, al tatto, un biscotto ‘molle’ verrà scartato a favore di quello croccante anche se, una volta in bocca, il gusto assicuriamo sia lo stesso”. Insomma, un esperimento nell’esperimento, Un percorso per capire tutti i meccanismi visivi, tattili, olfattivi e pure uditivi visto che il laboratorio permetterà ai bambini di capire la complessità e il fascino del senso del gusto, ma nello stesso tempo svelerà come sarebbe imbandita la nostra tavola se il carrello della spesa fosse riempito da loro. Degli autentici scaffali di supermercato, infatti, sono stati ricostruiti su misura per loro. Ed è proprio partendo dalla scelta dei cibi che ogni bambino metterebbe nel proprio piatto (dipendesse da loro) che si capisce quali sono le sostanze che nutrono il nostro corpo. A patto che non scelgano solo snack, merendine e patatine... e.r.b. La novità Dalla lattuga al violino di capra, dal vino al büscion, un clic su Cibyò per menu anche ecosostenibili D alla lattuga al violino di capra, dalle patate al büscion. E poi vino, frutta, uova. Insomma, l’intera gamma per una sana alimentazione a portata di clic. L’idea è di due giovani ticinesi, Alberto Tacconi e Federico Juan Rossi, che hanno creato un sito per agevolare l’acquisto di prodotti locali, Cibyò, vincendo pure, col loro progetto, la selezione ticinese dello Startups.ch Award 2014. Si tratta di un’unica piattaforma che raggruppa i prodotti regionali ed ecosostenibili, dall’accesso immediato e semplice. Presto disponibile anche sottoforma di applicazione. “A tutt’oggi offriamo settecento prodotti di duecento aziende - spiega Rossi -. Aziende che fanno vendita diretta. Abbiamo già previsto degli aggiornamenti del programma che consentiranno anche di trovare i rivenditori di questi prodotti, la cui origine, sottolineo, è completamente rintracciabile. Gusti e intolleranze in un’App per comperare vicino a casa Basta inserire nell’applicazione a quanti chilometri di distanza massima si vuole acquistare il tal prodotto e apparirà la schermata giusta”. Insomma, chi vuole mangiare ticinese al cento per cento lo può fare. E senza spostarsi da casa, percorrere chilometri prima di trovare l’azienda agricola o il negozio più adatto. Con Cibyò, che raggruppa tutte le regioni del cantone, si possono trovare tutti i prodotti desiderati il più vicino possibile e ricevere informazioni dettagliate sul venditore, con tanto si sito e numero telefonico. Ma il progetto di Rossi e Tacconi prevede ulteriori interessanti miglioramenti. “Inseriremo anche l’elenco di ristoranti che propon- gono questi prodotti. Sempre con il principio della geolocalizzazione, l’app rileverà la posizione di chi sta cercando e troverà le aziende, i rivenditori diretti e i ristoranti”. Ma non è ancora tutto. “L’altra novità che ci diversifica è la possibilità di personalizzare l’applicazione, nel senso che inserendo i dati si potranno selezionare esigenze e preferenze alimentari. Ad esempio intolleranze o allergie, cibi che non superino un certo numero di calorie, alimenti vegetariani o vegani. Informazioni che si potranno poi impostare, affinché la ricerca successiva vada per esclusione”. Insomma, un settore, quello dei prodotti locali, meglio ancora se bio, col vento in poppa. Il fatturato totale conseguito con prodotti ottenuti e trasformati in regime biologico, infatti, in Svizzera nel 2013 ha raggiunto 2.053 miliardi di franchi, con una crescita alla fine dell’anno di 223 milioni di franchi (+ 12.1%). p.g. «Mi sono iscritto a Mondovino per le incredibili enoazioni e i consigli degli esperti.» Jo¹þÎ˘Û£ Wæoˆ£ ã¹˘ ˘ ãWæÛW‚‚˘ x£ˇ oˇŽe (¹¹þ þ£Î £æ¹WþþWÑÑ˘¹æWÛ˘ð I£‚˘ÑÛÎWÛ£ã˘ ÑŽe˘Û¹› HáWˇ˘ Ó¬ı¬ ˘ ç¬ÓÜÏ˘ £ı¬çWıÜW‚‚˘ ¾Ï£fl£Ï˘Ü˘À ;£ Wı˘ £ÓoˇáÓ˘ç£v ˘ Ó£Ł˘ıWÏ˘ o¬ı ˘ Ó£‚Ï£Ü˘ x£˘ Ó¬ŁŁ£ˇ˘£Ï ¬ ˘ ıáŁ£Ï¬Ó˘ £ç£ıܢÀ ?¾¾áÏ£ ˘ eá¬ı˘ W ÓoWx£ıîW Ï£‚¬ˇWÏ£v ˘ o¬ıÓ˘‚ˇ˘ ¾£ÏÓ¬ıWˇ˘îîWܢ £ ˘ Óá‚‚£Ï˘Ł£ıܢ x£˘ ı¬ÓÜÏ˘ £Ó¾£ÏܢÀ Jo¬¾Ï˘Ü£ ÜáÜܢ ˘ çWıÜW‚‚˘ x£ˇ oˇáe (¬¬¾ ¾£Ï £ı¬W¾¾WÓÓ˘¬ıWܢv ˘ÓoÏ˘ç£ıx¬ç˘ ‚ÏWÜá˘ÜWŁ£ıÜ£ Óá çççðŁ¹æx¹ã˘æ¹ðoˆÕãWæÛW‚‚˘ IL CAFFÈ 9 novembre 2014 IL PALAZZO “SERIALE” I principali personaggi della serie televisiva di successo in onda su Sky, “House of Cards”; qui sotto, il protagonista, Kevin Spacey ilcaffètraparentesi 21 L’altra politica piace di più in tv e al cinema Il fenomeno. Il successo di pubblico degli “intrighi di potere”. Dagli Usa all’Europa ALESSANDRA COMAZZI P iù si constata che i talk show sono troppi e non fanno ascolti, più ne mettono, le televisioni. Ed essendo epoca di globalizzazione, non c’è differenza tra Paesi, trattasi di fenomeno trasversale all’Europa e agli Stati Uniti: in fondo costano meno di altri programmi, gli ospiti non si fanno pagare in quanto ben lieti di andare a dire la loro, e le reti devono riempire infinite ore di programmazione. E così, i talk show stanno diventando come i reality: non sono la tazza di tè degli spettatori, che infatti li rifuggono, sono lunghi, noiosi, non c’è conduttore che tenga. Così come le pagine dei giornali di carta e dei tg: facile osservare quanto spazio sia dedicato alla decrittazione di una politica sempre più stravagante, e meno aderente alla vita vera delle persone. Come sempre, quando c’è uno spazio, qualcuno lo occupa; quando c’è un bisogno, in questo caso capire che cosa succede, qualcuno lo soddisfa. Magari in modo paradossale. Perché non è che possiamo prendere per buoni tutti gli intrighi di potere che ci vengono raccontati. Ma, nella crisi della politica raccontata da carta stampata, tg e talk show, grazie alla fiction, in tv e al cinema, qualche idea ce la facciamo. Prendiamo “House of Cards”, con Kevin Spacey, in onda su Sky Atlantic. È un adattamento della serie omonima realizzata dalla Bbc, tratta dal romanzo di Michael Dobbs, che si svolge in Inghilterra. La versione americana trasferisce tutto negli Stati Uniti, e la corsa è alla presidenza Usa. Spacey è il cattivissimo Frank Underwood, che pur di assurgere al massimo scranno della politica mondiale, è disposto a farne di tutti i colori, a uccidere e a far uccidere, a comprare e vendere voti, a ri- Sulla Rsi cattare e aprire ogni armadio per trovarvi i peggiori scheletri. Scheletri che hanno la forma di dossier con i quali tiene in scacco i concorrenti. Intendiamoci, non accadrà proprio così, ma se incrociamo questa serie con un’altra assai seguita, sempre nel pacchetto Sky, “I Borgia”, sulla terribile famigliona italiana del XV e XVI secolo, papi, furfanti e avvelenatori, si vede Negli Usa E il Ticino si fuse con Milano Una vicepresidente incapace vero,falso oppure verosimile per una docu-fiction al vetriolo N TRA REALTÀ E FANTASIA Il sindaco Borradori in una scena della docufiction della Rsi; accanto, Selina Meyer, ovvero Julia Louis Dreyfus el 1938 Orson Welles spaventò tutti con “La guerra dei mondi”, facendo credere, in perfetto stile giornalistico, che gli extraterrestri fossero sbarcati in America. Sulla scia, nel gennaio di quest’anno la Rsi ha ottenuto un fantastico 30 per cento abbondante di share, la percentuale di ascolto, con una puntata di “Storie”, produttore Luca Jaeggli, regista Fulvio Bernasconi. Titolo “Operazione Lombardia”. Lo spunto era un fatto reale: la dichiarazione, marzo 2012, di Ueli Maurer, ministro della Difesa. Disse che, per come la vedeva lui, la fusione tra Lombardia e Svizzera si poteva fare. La docu-fiction rivisitata immagina che di lì vengano convocati vertici con Berlusconi, Tremonti, Prodi, ma Goldman Sachs manda a monte la trattativa, e ci scappa pure il morto. Insomma, niente di così lontano da “House of Cards”. Immagini d’archivio si alternano con altre realizzate apposta, mentre alcuni personaggi interpretano loro stessi, per rendere ancora più reale la trama documentaria. Ecco l’ex ministro della Confederazione Moritz Leuenberger, ecco il sindaco di Lugano, Marco Borradori, ecco il giornalista Gad Lerner. Ancora vero, falso, verosimile: mirabile sintesi. P oi c’è l’ironia. Meglio, il sarcasmo. È fantastico. Non bastava che gli americani, piuttosto che eleggere presidente una donna, avessero, come dicono le barzellette, scelto un nero. Se devono prendere in giro l’incompetenza tipica dell’epoca nostra, lo fanno, per l’appunto, con una donna. E con una serie divertente e al vetriolo, realizzata molto bene: “Veep - Vicepresidente incompetente”, Sky Atlantic, autore Armando Iannucci, padre napoletano, madre di Glasgow, protagonista Julia Louis-Dreyfus, vincitrice dell’Emmy, gli Oscar della tv, come miglior attrice comica, nel ruolo di Selina Meyer. Lo stile è da docu-fiction, gli episodi durano mezzora, non danno la possibilità di annoiarsi, e obbligano gli sceneggiatori alla sintesi. Questa vicepresidente è furba, politica di lungo corso: impiega il tempo suo e dello staff non a fare la cosa giusta, almeno provarci, ma a lavorare sull’apparenza, sulla percezione. Il confine tra vero, falso e verosimile è sempre più labile, forse incomprensibile; il modo in cui vengono rappresentati i capi del mondo e in generale quelli che contano, è desolante, una banda di asini approssimativi, se va bene intelligenti ma cattivi, come Kevin Spacey in “House of Cards”. come il perverso gioco del potere attraversi secoli ed epoche. Nulla di nuovo sotto il sole. E in “Scandal”? Tra tutti, presidente bianco, amante nera, moglie bianca con vecchio amante, il più pulito ha la rogna: ma se devono mettere un vicepresidente assassino, ancorché del marito fedifrago e gay, chi mettono? Una signora. Com’erano diversi i tempi in cui Geena Davis era “Una donna alla Casa Bianca”, onesta e consapevole. Significativa la tendenza: aveva cominciato l’antesignana Meryl Streep, ora sono sempre più numerosi gli attori che dal cinema passano volentieri ai telefilm. Che sono pur sempre un buon lavoro in tempo di crisi. Ma soprattutto, l’industria americana dell’“entertainment” ci ha investito moltissimo, in uomini e mezzi, e i risultati, economici e sociali, non mancano. Grazie, pure, alla capacità di usare le serie che arrivano dal web, già forti del loro successo virale; e a quella di intercettare i problemi veri del Paese, a volte di anticiparli: grazie a brillantissimi dialoghi in grado di far passare, attraverso il mezzo potente della fiction, idee importanti. Lo spettatore guarda una fiction con uno stato d’animo molto più disarmato e meno vigile rispetto a quando segue un programma di informazione. E il “messaggio” passa in fretta. Questo è un dato di fatto biologico, che in sé non è buono né cattivo: dobbiamo soltanto saperlo e tenerne conto. *** )"+!%# ’ $"’&!&. &(&/& &( !, "/ C?MH6 :R /AA> &? *>22C?C EHC;6MM/4 EHC5O26 6 /HH65/ >AM6HA> 2CA OA E/MH>@CA>C OA>2C 5> 2/E/2>M0 2H6/M>P6 6 EHC;6MMO/?>F .>6A> / 2CACI26H6 ?6 ACIMH6 EHCECIM6 OA>2<6 65 6I2?OI>P6F ,> /IE6MM>/@CF #I2?OI>P>IM/ E6H >? ,>2>AC &’ *&!!)’) +FF$F’F = .& #++) 9J4 KBRR ’-$()4 !% ,#’F G:D BD BKK R7 7R = G:D BD BKK D9 NR = 6=@/>?3 >A8C1>?E>22C?CF2< = QQQF>?E>22C?CF2< IL CAFFÈ 9 novembre 2014 22 LE RUBRICHE ilcaffètraparentesi Animali. BenEssere. La presenza di muffe nelle abitazioni aggrava la situazione di chi già soffre di asma respiratoria Se l’animale collabora con l’uomo è pet therapy Troppa umidità in casa fa male alle vie aeree CRISTINA GAVIRAGHI S iamo alle porte della stagione fredda e ai già deleteri effetti del traffico sulla qualità dell’atmosfera si aggiungeranno presto quelli degli impianti di riscaldamento. Ma se la condizione dell’aria esterna non sembra essere rassicurante, anche quella che respiriamo nelle nostre case potrebbe non essere delle migliori. Ci sarebbe, infatti, il rischio che gli ambienti domestici, accumulando troppa umidità, diventino il covo di muffe, potenzialmente dannose per le vie respiratorie, specialmente di chi già soffre di asma. L’allarme viene lanciato da ricercatori dell’Università di Exeter sulle pagine del Journal of Allergy and Clinical Immunology. Gli esperti hanno analizzato i dati di17 studi sull’argomento condotti in vari Paesi di America, Europa e Asia. “Ci sono sempre più prove a supporto dell’ipotesi che lega molte patologie respiratorie e allergiche alla cattiva qualità dell’aria domestica - afferma Richard Sharpe, ricercatore presso l’ateneo britannico e responsabile dello studio -. In particolare, gli effetti negativi sulla salute delle vie aeree sarebbero causati dalla presenza di muffe che si annidano nelle case, specialmente se umide e male areate. Mediamente, negli ambienti chiusi si svilupperebbero circa dieci tipi di questi organismi fungini, alcuni dei quali sarebbero implicati nelle patologie respiratorie. “Le muffe appartenenti ai generi Asperigillus, Penicillium e Cladosporium - continua Sharpe -, sembrano peggiorare i sintomi di chi già soffre di asma in una misura che arriva fino al 48%”. Non solo, respirare un’aria malsana in casa potrebbe anche aumentare la probabilità di ammalarsi d’asma e di sviluppare allergie respiratorie. Tale ipotesi troverebbe supporto anche in un altro studio, pubblicato sugli Annals of Asthma, Allergy & Immunology, in cui si afferma che neonati esposti alla presenza di muffe avrebbero una probabilità doppia, rispetto ai bambini che hanno avuto un minor contatto con questi funghi, di sviluppare la patologia asmatica all’età di sette anni. La tanto rassicurante “casa dolce casa” sembra, dunque, assumere un aspetto più inquietante. Anche perché la cattiva qualità di aria e ambiente domestico non riguarderebbe solo dimore vecchie e fatiscenti, ma anche moderne abitazioni e case ristrutturate con i sistemi più innovativi. Il principale responsabile della for- mazione di muffe è l’umidità che crea il substrato adatto perché questi funghi possano crescere e riprodursi spesso negli angoli più nascosti delle mura domestiche. In un’ottica di maggiore efficienza energetica, le case - sia moderne sia ristrutturate - sono sempre più sigillate impedendo l’adeguato ricambio d’aria che faciliterebbe l’eliminazione dell’umidità. A peggiorare il tutto, alcuni comportamenti scorretti, come... fare asciugare la biancheria al chiuso o fare la doccia tenendo sempre la finestra serrata. Ciò contribuisce all’accumulo di vapore acqueo nell’aria domestica. Gli esperti consigliano a costruttori, inquilini e operatori e sanitari più collaborazione nel decidere quali accorgimenti adottare per rendere le mura di casa più accoglienti e sicure anche per i nostri polmoni. La lettera E gregio dottore, mi scuso con lei per la banalità della mia domanda, ma da ormai qualche anno si sente parlare sempre più di frequente della pet therapy, cioè una terapia basata sull’utilizzo di animali. Lei personalmente cosa ne pensa? È davvero così importante come supporto ad altre terapie, oppure è il solito “tanto rumore per nulla”, nel senso che in questi anni, con una cadenza costante si sente parlare di panacee contro le più svariate malattie che poi, in realtà, si risolvono in una bolla di sapone? Sesso e amore. La risposta di Stefano Boltri “Ho in testa lei, sono lesbica?” Ha colmato una lacuna L La lettera V entidue anni, molto confusa e una bimba. Con lei sono stata mandata in comunità per un anno. Lì ho nutrito affetto per un’educatrice più grande di me. Proprio io che con le donne tengo molta distanza. L’ho sempre stimata e dopo un mese che la “frequentavo” ho avuto come un’ossessione per lei. Non vedevo l’ora che iniziasse il turno e cercavo di stare il più possibile con lei e ritardare il momento che partisse. Cercavo di farle capire il contrario di quello che in realtà provavo. Non ho mai fatto pensieri e sogni erotici e l’unico desiderio era di abbracciarla forte. Quando sono uscita dalla comunità fingevo di essere felice, ma in realtà ero triste e disperata all’idea di non vederla più. Dopo sei mesi la penso ancora. Internet mi aumenta la confusione perché parla di mancanza di affetto da parte di una figura femminile. Verso i genitori adottivi nutro grande freddezza e mi sento in colpa per non provare affetto. Quando li abbraccio provo disagio. Tornando all’educatrice mi chiedo se sono omosessuale. Faccio sesso con uomini e l’unico rapporto omosessuale è stato a sedici anni, un bacio a stampo sulla bocca della mia amica (mi ha baciata perché era ubriaca). Da piccola ho avuto rapporti con uomini di mia madre. Non ci capisco niente e avere in testa questa educatrice mi fa impazzire. Mi dia una spiegazione. La risposta di Linda Rossi L ei ha fatto un cosiddetto transfert su questa donna che potrebbe rappresentare un riferimento femminile al quale poggiava la sua perso- nalità in evoluzione. È sicuramente positivo. Il fenomeno che ha vissuto, e che ancora vive, non è un’ossessione ma l’espressione del suo bisogno di essere in relazione con una La moda. LINDA D’ADDIO T donna presente e strutturante, un po’ come una madre con il suo bambino. Forse proprio quello che le è mancato, ma che può rivivere e far evolvere. Forse è la prima volta che si confronta a una situazione dove viene presa sanamente a carico in un contesto strutturante del quale sembra, alla luce della sua storia, avere grande necessità. In questa si constata Tessuti e trame glam, informali,sexy e chic weed, spinato, principe di galles, pied de poule, scozzese, quadrettato. Tessuti senza tempo che hanno sempre rappresentato uno dei cardini del genere maschile ora diventano iperfemminili, declinati su abiti, gonne, tailleur, capispalla, persino sugli accessori, occhiali compresi. Spezzati con l’unito, oppure combinati fra loro per un insolito effetto mix&match sono diventati da diverse stagioni anche un classico del vestire femminile ed interpretano diversi stili, dal più rigoroso e minimale genere “maschile” ai look più sexy e glam. Rivisitati e trattati con leggerezza si rinnovano grazie a nuove proporzioni e drappeggi assolutamente femminili che da tessuti rozzi li trasformano in materiali e completi bon ton. Esprimono alla perfezione la rinnovata eleganza che strizza l’occhio agli anni Cinquanta della maison Dior su cappotti doubleface, stretti in vita, con gonna a ruota, o sugli aderenti corpetti in raso di seta pied de poule degli abiti da sera. Tessuti finestrati per le tute lunghe di Chanel, per i completi in jersey aderenti, per i tailleur giacca lunga e skinny pants e per i cappotti. Tweed per i cappotti lunghi, per i pantaloni morbidi e per i completi con gonna longuette di Céline. Lo scozzese veste i panni di minidress, abiti-camicia, bomberini e minigonne sulla passerella di Tommy Hilfiger. Spinati, quadrettati, tweed e pied de poule, ci sono tutti i tessuti della tradizione maschile nella collezione Max Mara, cappotti, giacche, completi, gonne e gilet. Gli intramontabili tessuti della tradizione sartoriale inglese sono rivisitati nel guardaroba invernale di Luisa Spagnoli, declinati su tailleur, completi maschili, petite robe e cappotti che non dimenticano la loro buona dose di femminilità e carattere. Questi tessuti e queste trame rimangono comunque una costante anche delle collezioni uomo della stagione fredda. Nella nuove mises di Daniele Alessandrini, curate nei minimi dettagli e dal taglio assolutamente sartoriale, da lui stesso definite “New Chic”, coesistono, in perfetto equilibrio, eleganza classica ed un tocco glamour e trendy. I preziosi tessuti stampati o a jacquard, a righe, fiori, pois, sono abbinati a lavorazioni più classiche come il galles, il pied de poule e il check e li ritroviamo nei cappotti, nelle giacche, nei pantaloi, nei capi in pelle e persino negli accessori, borse e scarpe. Scarpe con punta stondata e con applicazioni di pellami stampati, realizzate con suole in cuoio o in gomma. Meravigliosa anche la pantofola che ripropone le stampe della collezione, ma vero must è la ciabatta da camera che diviene una vera e propria scarpa da indossare sia di giorno che di sera. Nella collezione Roccobarocco Uomo ritroviamo le trame principe di Galles e pied de poule nelle giacche lavorate a taglio vivo. Il lusso e la sobrietà della collezione si sposano con abbinamenti assolutamente liberi da qualsiasi schema: in questa direzione va la giacca da smoking proposta con il pantalone in tweed dal fit informale. che non sono stati rispettati i limiti generazionali necessari alla crescita perlomeno da parte di quegli adulti, uomini di sua madre con i quali ha avuto dei rapporti, che l’hanno circondata. Mi chiedo inoltre, e la invito a fare altrettanto, se a quel tempo poteva pensare di parlarne a sua madre, aspettandosi la dovuta protezione. C’è poi il fatto che lei, nel rapporto con gli altri, pur sapendo riconoscere i suoi sentimenti e le sue emozioni, sembra mostrare l’inverso di quanto prova. Si chieda il motivo. Alla sua domanda se lei è omosessuale, direi di no, perché fa sesso con uomini, sempre che ne sia sessualmente attratta. Direi piuttosto che l’attrazione nei confronti dell’educatrice sia dovuta a una lacuna che lei cerca di colmare proprio ora che è diventata madre, ora che deve costituire un riferimento e un contenitore sicuro per sua figlia. Come se la sua capacità relazionale deve riprendere il filo dai primi momenti della vita. Le suggerirei di intraprendere un percorso psicologico, meglio con una donna, alfine di cogliere quel risveglio che ha rappresentato l’educatrice e che, per motivi estranei alla sua volontà, ha dovuto interrompere. a pet therapy è un mondo meraviglioso dove gli animali rappresentano un elemento cardine per l’aiuto ed il sostegno in molti tipi di patologie. Gli esperti ritengono che il nome adatto a definire questo universo sia “interventi assisiti con gli animali”. Il fine ultimo di questa collaborazione uomoanimale è quello di migliorare la qualità della vita ed il benessere di persone malate, diversamente abili ed anziani. Un altro aspetto che sta prendendo sempre più piede sono le attività rivolte anche ai bambini delle scuole. Si tratta ovviamente non di una terapia, ma di un intervento di carattere ludico che può senza dubbio migliorare il rapporto animale bambino ed eliminare dubbi e paure. In questo caso si tratta di qualcosa di veramente semplice, in quanto non sono necessarie strutture ed attrezzature particolari; basta un giardino, una scuola. Per altri tipi di interventi, e soprattutto quando vengono utilizzati animali tipo cavalli, è palese che il tutto deve essere effettuato in centri più attrezzati tipo le fattorie didattiche o centri specializzati per minori e disabili con specifiche problematiche. In questi “laboratori”, vengono insegnati sia le caratteristiche dell’animale, sia spiegati il corretto avvicinamento allo stesso ed il comportamento di quella determinata specie. Proprio attraverso la conoscenza e l’avvicinamento all’animale bambini e ragazzi imparano a comprendere e accogliere il “diverso”. La vera terapia con animali, è in realtà una co-terapia che si affianca a quelle tradizionali il cui fine è senza dubbio quello di puntare ad una migliore qualità della vita del paziente, ma anche alleviare eventuali dolori o patologie fisiche e psicologiche. Voglio qui ricordare che il padre di questo metodo rivoluzionario fu uno psichiatra infantile, il dottor Levinson che già nel 1961 scoprì gli enormi benefici della presenza di un cane o un gatto durante le sedute trapeutiche con un bambino autistico. Scrivi a LINDA ROSSI psicoterapeuta e sessuologa Scrivi a STEFANO BOLTRI veterinario del Caffè Posta: Linda Rossi – Il Caffè Via Luini 19 - 6600 Locarno Anche su www.caffe.ch clicca “Qua la zampa” E-mail: linda.rossi@bluewin.ch E-mail: stefano.boltri.doc@alice.it IL CAFFÈ 9 novembre 2014 ilcaffètraparentesi 23 Il trend. La nuova sfida è rallentare,privilegiare la qualità sulla quantità.“Tutto sta nel non esagerare, essere centrati e concentrati su quel che si fa” LE REG OLE D’ORO Diamo un calcio al multi-tasking, è meglio riscoprire la pazienza L a pazienza è la più eroica delle virtù giusto perché non ha nessuna apparenza d’eroico”. Così scriveva Leopardi nello Zibaldone. E oggi più che mai, potremmo aggiungere. In una società sempre più frenetica, perennemente in corsa e trafelata, chi rallenta, aspetta, pazienta, in realtà vien guardato storto. Ma come? Ti permetti di prender fiato, di ascoltare, osservare, elaborare… sarai mica matto? Questo, di solito, si pensa di chi decide di darsi un ritmo più lento e dare un calcio al multi-tasking. Mentre la maggior parte sostiene che siamo tutti saliti su un treno in corsa, dal quale non possiamo più scendere, complice pure una società iperconnessa. “Bè, essere impegnati su più fronti non è di per sè negativo, in fondo è una caratteristica delle persone più creative - osserva Ivan Battista, psicoterapeuta, docente esperto alla Scuola medica ospedaliera di Roma -. Tutto sta nel non esagerare, nel riuscire comunque ad essere centrati e concentrati in quel particolare momento”. Ma chi ha detto che dobbiamo per forza velocizzare tutto, azzannando tempo, affetti e valori?! E non, invece, recuperare il senso della concentrazione. Lo consiglia pure un nuovo libro, una sorta di manuale per vivere più felici: “A passo leggero - Esercizi di introspezione e circospezione”, di Cristina Gabetti (vedi sotto). Insomma, torniamo a privilegiare la qualità sulla quantità. A fare una cosa per volta. Addirittura nella patria del multi-tasking, gli Stati Uniti, ci si sta riappropriando del valore del single-tasking, fare, appunto, una cosa alla volta. Concentrandosi su quella data cosa, in quel preciso momento. “Mindfulness” (piena presenza), così viene definito questo modo di affrontare la vita. Un po’ ciò che si insegna negli ospedali universitari ginevrini da una decina di anni, con un programma di meditazione cosciente per alleviare i pazienti depressi. Tant’è che quest’anno, la disciplina ha ricevuto una consacrazione accademica: la facoltà di medicina e l’Alta Scuola di salute di Ginevra hanno inaugurato una formazione continua inedita, aperta ad ogni ti- po di professionisti confrontati con le problematiche della salute, medici, infermieri, ostetriche, psicoterapeuti, ducatori. Consigliano tutta una serie di “esercizi”, come imparare un’attenzione particolare sul presente, sulle proprie sensazioni, emozioni, pensieri, ma senza dare giudizi. Una pratica fattibile in ogni luogo e in qualsiasi momento. A partire dal 13 novembre, all’Alta scuola di salute di Ginevra verranno organizzati dei cicli di corsi completi e su misura per futuri genitori, sotto la supervisione di un’insegnante ostetrica. L’obiettivo è prepararsi, attraverso esercizi specifici, a vivere pienamente e coscientemente un’esperienza di trasformazione come è quella della nascita e della genitorialità, lavorando su sensazioni ed emozioni. Contro il mito del multitasking anche Dave Crenshaw, consulente aziendale e conferenziere statunitense; nel suo libro “Una cosa per volta. Quando fare tutto è come fare niente” (Sperling & Kupfer), insegna a dare una tregua ai nostri neuroni per guadagnare in produttività e qualità della vita. E se avesse ragione? p.g. 1 INUTILE ARRABBIARSI Perdere le staffe rovina la giornata, immediatamente subentra uno stato d’animo cupo e negativo e difficilmente si riesce a riacquistare la tranquillità. Ne vale la pena? 2 DORMIRE E MUOVERSI Dormire a sufficienza è fondamentale per riuscire a far fronte, con calma alle situazioni. Ma anche fare un po’ di sport aiuta a scaricare il nervosismo. 3 CON UN PO’ DI LOGICA... La logica può rappresentare un valido alleato per far sì che la pazienza diventi una nostra qualità personale. Impariamo a guardare alla logica della causa ed effetto. Il libro Cristina Gabetti, in dieci “passeggiate” invita ad affrontare la vita con un altro passo “Ma ora vi insegno io a godere del presente” L’ A PASSO LEGGERO di Cristina Gabetti (Bompiani) obiettivo è quello di arrivare a incontrare noi stessi, i nostri cari, ma anche pensatori e uomini speciali che hanno riscoperto l’arte semplicissima di vivere in armonia con se stessi”. Così scrive Cristina Gabetti, autrice del nuovissimo libro “A passo leggero” - Esercizi di introspezione e circospezione”, in cui elenca una serie di attività che, a passo leggero appunto, ci porteranno dentro un’avventura emotiva a più dimensioni e prospettive. “Credo che il motore della trasformazione verso una società più armonica e costruttiva sia l’empatia - spiega Gabetti al Caffè ; il mio vuole essere un invito a guardarci attorno e dentro e non farci passare tutto davanti senza alcuna emozione. Insomma, a non essere costantemente proiettati nel futuro, ma avere la consapevo- lezza, godendone, del presente”. Il libro della Gabetti propone dieci passeggiate, divise in altrettanti tipi di passo, dal brioso al laterale, dall’interiore al quantico. “C’è pure il passo empatico - riprende la scrittrice - e l’ho sviluppato attraverso una lunga intervista con Giacomo Rizzolatti, scopritore del neurone specchio, detto pure neurone dell’empatia, che ci invita a guardare il prossimo con una sensibilità nuova. E ci fa vedere come noi siamo molto più connessi di quello che pensiamo, per cui è una sorta di dimostrazione scientifica che se noi davvero ci sintonizziamo in primis con noi stessi possiamo diventare una forza insieme agli altri, invece che essere continuamente in difesa o reattivi”. !" %&# 4 CONTARE FINO A 10 Prima di perdere la pazienza è sempre meglio contare sino a 10. Quasi sempre poi ci si pente di azioni e parole. E allora tanto vale non perder einutile energia. NQ@QH @ODQSTQ@ ldqbnkdcÛ fhnudcÛ.udmdqcÛ r‘a‘sn cnldmhb‘ 08-2/ , 11-2/ 06-// , 11-2/ 03-// , 11-2/ 03-// , 1/-// Ti-Press IL CAFFÈ 9 novembre 2014 25 Le auto. La Range Rover Sport sorprende per la sua agilità. Nonostante sia un Suv dalle grandi dimensioni Le strette strade dellaVal Bavona al volante di un gigante disinvolto EUGENIO SAPIA La scheda Range Rover Sport 3.0 SDV6 HSE Dynamic Motore 6 cilindri diesel Cilindrata (ccm) 2’993 Cambio autom. a 8 rapporti CV 292 Coppia max. (Nm) 600 0-100 km/h (s) 7,2 (casa) Velocità massima (km/h) 171 (casa) Consumi (l/100 km) 12 (test) Prezzo (auto test) 138’000.– È stata un’esperienza di guida particolarmente coinvolgente quella passata al volante della nuova Range Rover Sport, con motore 3 litri diesel che sviluppa poco meno di 300 cavalli. Quel che ha sicuramente sorpreso è la sua agilità. Malgrado le sue dimensioni (è lunga 4,85 metri) e il suo peso, che supera le due tonnellate, questo lussuoso Suv è stato sviluppato proprio con l’obiettivo di rendere la guida più dinamica e sostenibile rispetto alla versione precedente, mantenendo però lo stile, condiviso stavolta con il modello Evoque, e il comfort. Gli ingegneri di Land Rover hanno dunque optato per una notevole riduzione del peso (fino a 420 kg), grazie all’utilizzo di una scocca in alluminio che consente appunto alla vettura di essere più maneggevole, meno inquinante (le emissioni di CO2 si attestano a 199 g/km), e più parsimoniosa in confronto al passato. Per questa prova su strada scegliamo un percorso di circa 80 chilometri, che da Lugano ci conduce a San Carlo, in Valle Bavona, alla scoperta delle bellezze naturali di questa valle e lungo una strada montana che si presta molto bene per mettere alla prova la vettura. Iniziamo a scoprire l’interno di questo nuovo modello, caratterizzato da un perfetto mix di stile, lusso e sportività. Interno che è stato anche ottimizzato per creare maggior spazio e per rendere ancora più accogliente e confortevole l’abitacolo, grazie all’utilizzo di materiali soft-touch e all’illuminazione d’atmosfera configurabile in diverse modalità. La posizione di guida elevata su sedili sportivi simili a quelli della Evoque, unita a tutta una serie di tecnologie, danno un senso di sicurezza e di controllo davvero notevoli durante la guida. Avviato il motore mediante il tasto start-stop, bastano pochissimi secondi per connettere via bluetooth il proprio cellulare al computer di bordo; il che consente, fra l’altro, di ricevere tramite un’applicazione informazioni sullo stato del veicolo, oppure di “installare” addirittura una rete Wi-Fi a banda larga in modo che i passeggeri possano navigare su internet. Basta poco anche per prendere confidenza con le imponenti dimensioni della vettura e per abituarsi alle La“baby”Jeep Renegade danza su ogni percorso Il mini Suv fissa dei nuovi standard per il suo settore COMPATTO E ROBUSTO STEFANO WINGEYER Lungo 4,24 m il nuovo compatto e robusto SUV, erede della Willys, si arrampica ovunque. Grazie al manettino sotto il crucotto permette di inserire automaticamente i l sistema di trazione ideale, ridotte comprese. a nuovissima Jeep Renegade amplia la gamma di prodotti del marchio Jeep, che con questo modello, fa il suo ingresso nel settore in crescita dei Suv di dimensioni ridotte, con un modello dalla spiccata personalità. I tecnici hanno ricevuto l’incarico di progettare un mezzo nuovo di zecca che riflettesse l’inconfondibile design americano di Jeep. La Renegade infatti è la prima del suo marchio e della sua catego- L ria ad essere presentata in 100 mercati di tutto il mondo. Il risultato del lavoro dei designer di Jeep è una vettura con un aspetto fresco e completamente nuovo. Lo stile tradizionale Jeep è comunque riconoscibile grazie ai fari anteriori rotondi, alla mascherina del radiatore con sette fessure di ventilazione e ai passaruota trapezoidali. Unici in un Suv di dimensioni ridotte sono inoltre i sistemi tetto My Sky, che trasmettono grande luminosità nell’abitacolo. Una per- fetta sensazione Open Air. Tra le novità il cambio automatico a nove livelli, che s’impone come punto di riferimento nelle prestazioni su strada e fuori strada. In Svizzera la nuova Jeep Renegade è disponibile Fuoristrada, a due o a quattro ruote motrici, nasce nella fabbbrica di Melfi, del nuovo gruppo Fca manovre di posteggio. Iniziamo dunque a percorrere l’autostrada in direzione del Sopraceneri, accorgendoci fin da subito dell’impressionante spinta che questo motore con 600 Nm di coppia sa garantire. Ma è soprattutto percorrendo la strada cantonale della Vallemaggia e della Valle Bavona che possiamo apprezzare appieno le caratteristiche dinamiche della nuova Range Rover Sport, alla quale un appassionato di motori non può restare indifferente. Davanti a noi scorre un incantevole scenario, fra le montagne e la dozzina di villaggi rurali che fanno di questa valle una meta ideale per gli amanti della natura e delle escursioni, fra cui ricordiamo quella che da San Carlo conduce a Robiei, ai piedi del ghiacciaio del Basodino. in tutte le varianti. Sport, Longitude, Limited e Trailhawk, a partire da 28’150 franchi. La versione di base sarà ottenibile a giugno 2015 a partire da 24’950 franchi. Si può scegliere tra un totale di 12 combinazioni, nonché tra motori a benzina e diesel. Anche in quanto a comfort e tecnologia, la Jeep Renegade è un punto di riferimento. Vi rientrano il sistema UConnect con schermo tattile da 5 pollici, in tutte le varianti, o 6,5 pollici, Bluetooth con riconoscimento vivavoce e un display a colori Multiview da 7 pollici della strumentazione combinata, il più variato e grande della sua categoria. All’abitacolo della Jeep Renegade è stato conferito un nuovo linguaggio formale che i designer hanno battezzato TekTonic, che combina forme morbide - che invitano al contatto - e superfici con dettagli robusti e funzionali. Quest’ultime - per esempio la copertura del cruscotto - , si alternano a elementi pratici come la solida maniglia del lato passeggero, irrinunciabileper i percorsi fuori strada. Un sistema intelligente di stivaggio - tra l’altro con lo schienale reclinabile del sedile del passeggero e un fondo intermedio estraibile e regolabile in altezza per il bagagliaio -assicura un comodo spazio anche per l’attrezzatura sportiva o per il tempo libero più ingombrante. E infine..., la sicurezza e le “strutture” di protezione hanno avuto la massima priorità nello sviluppo della nuovo modello. La vettura possiede fino a 70 funzioni di sicurezza integrate, opzionali o di serie, compresi 6 airbag, controllo elettronico di stabilità , roll bar elettronico, videocamera retrovisiva, sistema anticollisione , avviso di uscita di corsia e regolazione automatica della velocità. LA PEUGEOT Disponibile come berlina o wagon, la nuova 308 GT, sarà in vendita con il 1.6 litri Thp quattro cilindri da 205 Cv e un 2.0 litri BlueHDi diesel da 180 Cv. LA RENAULT La grande Espace (lunghezza 4,85 m, e passo 2,88 m) si ripresenta con spazio fino a 7 persone e diverse accorgimenti tecnici, quattro ruotre sterzanti comprese. LA NISSAN Un progetto creativo da parte di giovani nati dopo il 1990. La IDx Freeflow, veste in stile vintage il futuro di Nissan ma non rinuncia alla raffinata tecnologia. IL CAFFÈ 9 novembre 2014 27 Tablet e smartphone 1 2 3 4 5 DA AGGIORNARE Aggiorna l'app del Caffè, ora con una nuova veste grafica dal design moderno e in alta definizione SU APP STORE Su iPad e iPhone, tocca l’icona “App Store” (nella schermata principale) e poi il pulsante “Aggiornamenti” in basso a destra LA VERIFICA Verifica nell’elenco che ci sia l’app “il Caffè”, premi il pulsante “Aggiorna” e poi “Apri” LA RICERCA Se non l’hai ancora installata, cerca “il Caffè” in App Store SU ANDROID Sui dispositivi Android, tocca l’icona “Google Play Store” e seleziona il pulsante “Le mie app” e poi il pulsante “Aggiorna” di fianco all’icona del Caffè 6 SU GOOGLE PLAY Se non l’hai ancora installata, cerca “il Caffè” in Google Play Store AÈ] ] (42 IL PRIMO FASCICOLO Un fascicolo più robusto per affiancare all’attualità, approfondimenti e inchieste, capaci di dare valore e significato anche ai piccoli fatti IL SECONDO FASCICOLO Un ritmo di lettura differente, in grado di mantenere il giornale fresco per settimane e settimane, pur prendendo le mosse dall’attualità LO SPORT MAGAZINE Un vero magazine sportivo per raccogliere il meglio della settimana e presentare il calendario degli eventi. E con gli ultimi risultati. Solo su tablet, smartphone e sul sito caffe.ch La novità. SUI TABLET L‘applicazione è stata aggiornata. Il giornale può essere sfogliato in alta definizione e nella sua “pagina edicola” si possono trovare anche gli speciali, oltre allo SportMagazine Il Caffè si rinnova per rinforzare la propria identità SUGLI SMARTPHONE Il giornale settimanale in tasca. Con l’ultima edizione aggiornata già alla mezzanotte del sabato. Il nuovo sfogliatore del Caffè offre una qualità di lettura in alta definizione Sedici anni e 62 mila copie,il nostro settimanale rilancia su carta,sugli smartphone e sui tablet N ovembre 1998. Novembre 2014. Il Caffè è un giornale ancora giovane e proprio per questo, nel pieno della sua vitalità, si rinnova ancora una volta. E ancora una volta per rinforzare la propria identità. Sia sulla carta, sono ormai 62 mila le copie stampate settimanalmente, sia per le versioni da sfogliare sui tablet e sugli smartphone. Per facilitarne e migliorarne la lettura, il giornale cambierà, da domenica 23 novembre, fascicolazione. Una distribuzione più razionale delle sezioni, ma soprattutto un giornale ancora più votato agli approfondimenti e alle inchieste. La ragione prima che spinse e determinò nel 1998 la nascita del Caffè e il suo successo. Un giornale, allora come oggi, aperto ai cambiamenti, al progresso, alla crescita... Ed è proprio per rinforzare questo tratto distintivo che, da domenica 23 novembre, sarà strutturato su due fascicoli più scorrevoli e robusti: nella prima parte ciò che è più strettamente legato all’attualità, sia locale che nazionale ed estera. Mentre il secondo dorso, pur prendendo le mosse dai fatti e dal dibattito settimanale, offrirà chiavi e ritmi di lettura diversi, ma soprattutto un ap- Ÿøø®flÒاϧ proccio differente alla realtà. Le applicazioni che permettono di sfogliare il giornale su tablet e smartphone sono state rinnovate, entrando nel mondo dell'alta definizione, nei giorni scorsi. Già possono essere utilizzate. Ed è anche grazie a questo rinnovamento, che risponde pure a nuove esigenze commerciali, che dal 23 novembre arricchiremo le pagine sportive con un vero e proprio Magazine da sfogliare già dalla mezzanotte del sabato su tablet e smartphone, oltre che sul sito del Caffè. Insomma, uno SportMagazine concepito solo per l'on line e con quei risultati sportivi che il giornale cartaceo, per ragioni di tempi tipografici, potrebbe non essere in grado di pubblicare. Novembre 1998. Novembre 2014. Un rinnovamento per rinforzare un’identità. < UA<UA W(Öì ÃʾÑ!è.èÄ9è"1òÄ5-"’š-)4ÑúÍÞ¬½Ãñʾ ÃʾÑ!&7-Ýï"- 2"Á2Þ2©Í31/éèÝÝ°’°©:³Þû;(æÅÅ7æ¦!-Þû!+úÍö©:é$"šÀ+:.2³/é,˙À;ÈÞ.557©ÊÝÝ©û$2¦ ©˙Þ+512ÊÍ3ÁÀÓÊ$³+0úû0"ìúï°.òÃñʾ T@;T@(JKÅ(3áV(Žÿ ;'\Û˛¬` T½Œö½ (\Õ 1˛¬\¬t˛\Œ K'Õö˛t'Û Â’>:˝¬½ò KÄz T½Œö½ V(Žÿ *ã Kà\ÕàáKཀྵ© :˛¬'à˛t þ㎠(Táþÿÿ ØUÅ HÕ'ùù½ ~˛ Œ˛Ûà˛¬½ (31 ‰Ÿ Ž”ÿņ ł'¬½ j½¬îÛ Û©'t˛\Œ' (31 þµÿÿņ ‡ ©Õ'ùù½ ~˛ \tËî˛Ûའ(31 ‰” Ÿ”ÿņŠJ\à\ ł'¬Û˛Œ' (31 赵ņ{ ł\õ˛t\¬½¬' ˛¬˛ù˛\Œ' ~˛ Œ'\Û˛¬` (31 þ” ÿµfiņ{ ~îÕ\à\ ‰fi ł'Û˛{ þÿ ÿÿÿ Øłá\¬¬½Å M\ÛÛ½ ~Ô˛¬à'Õ'ÛÛ' ¬½ł˛¬\Œ' ã{µ À{ à\ÛÛ½ ~Ô˛¬à'Õ'ÛÛ' '‚‚'àà˛ö½ ã{µfi ÀÅ T\Œ½Õ' Õ'Û˛~î½ t½¬‚½Õł'ł'¬à' \ŒŒ' ~˛Õ'àà˛ö' ~˛ T½Œö½ (\Õ 1˛¬\¬t˛\Œ K'Õö˛t'Û Â’>:˝¬½ò KÄÅ ÛÛ˛tîÕ\ù˛½¬' t\Ût½ à½à\Œ' ½jjŒ˛`\à½Õ˛\ ¬½¬ ˛¬tŒîÛ\Å ;\ t½¬t'ÛÛ˛½¬' ~'Œ tÕ'~˛à½ › ö˛'à\à\ Û' t\îÛ\ î¬ 'tt'ÛÛ˛ö½ ˛¬~'j˛à\˝ ł'¬à½ ~'Œ t½¬Ûîł\à½Õ' Â\ÕàÅ ã ;(K4ÄÅ @‚‚'Õà\ ö\Œ˛~\ „¬½ \ ¬î½ö\ ~˛Û©½Û˛ù˛½¬'Å (½¬Ûîł½ ˛¬ t˛tŒ½ ł˛ÛའÂÛ't½¬~½ Œ\ ¬½Õł\ þµµµáþÿÿáO+Äz ”{ã Œáþÿÿ ØłÅ +ł˛ÛÛ˛½¬˛ ~˛ (@èz þãµ `áØł Âþ‰fi `áØłz Œ\ ł'~˛\ ~'ŒŒ' \îà½ł½j˛Œ' ¬î½ö' ö'¬~îà'ÄÅ (\à'`½Õ˛\ ~Ô'‚„t˛'¬ù\ '¬'Õ`'à˛t\z (Å T½Œö½ Kò˛ÛÛ HÕ'ł˛îłŠ Û'Õö˛ù˛½ ~˛ ł\¬îà'¬ù˛½¬' `Õ\àî˛à½ „¬½ \ þÿ \¬¬˛áþ”ÿ ÿÿÿ t˚˛Œ½ł'àÕ˛{ `\Õ\¬ù˛\ ~˛ ‚\jjÕ˛t\ „¬½ \ ” \¬¬˛áþ”ÿ ÿÿÿ t˚˛Œ½ł'àÕ˛ ' Õ˛©\Õ\ù˛½¬˛ Œ'`\à' \ŒŒÔîÛîÕ\ „¬½ \ ã \¬¬˛áþ”ÿ ÿÿÿ t˚˛Œ½ł'àÕ˛ Âö\Œ' ˛Œ Œ˛ł˛à' Õ\``˛î¬à½ ©Õ˛ł\ÄÅ T\Œ˛~\ ©Õ'ÛÛ½ ˛ t½¬t'ÛÛ˛½¬\Õ˛ \~'Õ'¬à˛Å 4Œ ł½~'ŒŒ½ Õ\©©Õ'Û'¬à\འt½¬à˛'¬' ½©à˛½¬\Œ ~˛'àÕ½ Û½öÕ\©©Õ'ùù½Å Pagina a cura di AutoPostale Svizzera SA LEGUIDE GLIITINERARI Informazioni e prenotazioni: AutoPostale Svizzera SA Regione Ticino - Viaggi e Vacanze - 6501 Bellinzona Tel. +41 (0)58 448 53 53 - fax +41 (0)58 667 69 24 vacanze@autopostale.ch - www.autopostale.ch Il viaggio Con AutoPostale alla mostra sul Giappone, ai mercatini di Natale e nei caffè più rinomati Tre città speciali, eleganti, uniche e mitteleuropee Se le prodezze di Tom Cruise in versione “Ultimo Samurai” vi hanno fatto sognare, la mostra di Treviso sugli antichi guerrieri del Sol Levante sarà un tuffo alla scoperta del Giappone più autentico. E se siete affascinati dalle tipiche atmosfere del Natale inserite in un contesto di eleganza mitteleuropea e di solare luminosità mediterranea, ecco che Trieste e Lubiana diventeranno le mete ideali nel periodo dell’Avvento. In sintesi sono questi gli ingredienti principali del viaggio organizzato da AutoPostale il 6, 7 e 8 dicembre. Innanzitutto c’è da vedere quel pezzo d’Italia così originale e così genuino che risponde al nome di Marca Trevigiana. Questa espressione è sorta nel dodicesimo secolo per indicare il territorio che si estendeva attorno alla città. Ora è diventato sinonimo di una delle province più caratteristiche dell’intera penisola, tra vigneti, centri storici accoglienti e tante iniziative culturali. Benvenuti, allora, a Treviso, città da scoprire nei suoi angoli più belli come piazza dei Signori con il suo Palazzo del Trecento e l’elegante loggia dei Cavalieri.I due fiumi, Sile e Cagnan, s'insinuano tra le vie e donano un fascino unico al centro storico racchiuso dalle antichissime mura. Monumento notevole è il Duomo con i suoi affreschi d’inestimabile valore. In questo raffinato contesto sorge Ca’ dei Carraresi che ospita prestigiose mostre e, in questo periodo, offre ai visitatori la rassegna intitolata “Giappone, dai Samurai a Mazinga”. Stupende le armature e gli oggetti che si possono trovare in questa interessante esposizione dal profondo contenuto storico e culturale. Non mancheranno i riferimenti ai film del regista Akira Kurosawa e ai cartoni animati con i famosi robot quali Goldrake, Mazinga e Gundam, le cui corazze d’acciaio sono direttamente ispirate alle tradizionali armature dei samurai. Antico e moderno, insomma, si fondono, generando un effetto di curiosità e di stupore. Si prosegue, poi, per Trieste, città che raggiunse il suo massimo splendore sotto l'impero di Maria Teresa d'Austria. A quell'epoca risalgono i famosi caffé storici in cui s’incontravano gli intellettuali di tutta Europa. Ciò che attrae, allora, è il suo respiro internazionale, in particolare il Colle di San Giusto, sulla cui sommità sorge l’omonimo castello, simbolo della città. E’ qui che si concentrano alcune delle più rinomate bellezze triestine, perpetuando il fascino di un luogo di frontiera, da sempre crocevia di etnie e di culture in un presente che non dimentica le sue radici, soprattutto in attesa del Natale, quando la regione rifulge di luci e di appuntamenti con la tradizione come il mercatino di San Nicolò, che propone oggettistica, dolciumi e hobbistica in generale. Da Trieste il passo è breve verso la Slovenia che racchiude alcune perle turistiche d’inestimabile valore, una di queste è senza dub- bio Lubiana, capitale dalla storia millenaria che ora racchiude i capolavori dell’architetto Plecnik. La visita guidata della città permette di vedere da vicino alcuni dei suoi capolavori e di assaporare un atmosfera incantevole e particolare, tanto più nel periodo di Natale con il ricco mercatino che si snoda lungo il fiume Ljubljanica, nel cuore del centro storico dove si può trovare ogni genere di regalo mentre il profumo dei cibi tipici stuzzica l’appetito e invita all’assaggio. Ma Trieste ribadisce il suo richiamo per una cena libera in un ambiente caratteristico dove assaporare la cucina locale. Poi resta il tempo solo per conoscere da vicino i locali più rinomati della città e fermarsi, possibilmente, al Caffè degli Specchi la cui fondazione risale al 1839. Una passeggiata finale nel centro storico per gli ultimi acquisti è il miglior saluto a una città che rimane nel cuore. Nel pomeriggio è prevista la partenza per il ritorno in Ticino. Il programma Treviso, Trieste e Lubiana 6-8 dicembre 2014 CHF 598.- per persona in camera doppia Partenza 07.00 Ascona Manor, 07.05 Ascona autosilo, 07.10 Locarno Ffs, 07.40 Giubiasco Fust, 08.10 Lugano Ffs (lato buffet), 08.30 Balerna centro Breggia `ıD£¬)l 0*#,$#.. -/ )%(& .#,,#()2 *,)*,&) +/’&. .#"#-!21 .‘•3Q '.PQFF7⁄ ÃʾÑ!è.èÄ9-"145š-5ò.é2öû4¬½Ãñʾ ÃʾÑ!&8+é1ï"- "¦!¹ì/Þª4Í˙ÝÝÝÝ-Ó"Óú’Í0ÑÓ76Ê"©Íòï°6òÑúš¦öé-éÑ$ݹ!:ì)èè¹ï!7)/Þ*°À7È;ö&Í1ª8)0&Ä"¬2³˙!.š2;Á/:öÞ.©Þ(òû˙8/2Ãñʾ ‘ $% " #$!! aa 37‘‘©hhn™ h.n⁄ •h ¯n‘fl™ 3qÈøˆ•qq¥F +ˆ• ÝÄŁ⁽qˆ•F q•ÝFbÄŁ¥F q•ÝF¥¥qbF•ÝF5 ŁÈÈqÈÝF•ÝF 8q 8qÈ+FÈŁ5 ÝF¥F+ŁflFÄŁ 8q ÄFÝĈflŁÄ+qŁ F Ł¥¥FÄÝŁ +ˆ¥¥qÈqˆ•F [Ĉ•ÝŁ¥F™ nøF¥ fˆ¢¢Ł aa4 ÿq•+qÝÄq+F •F¥ Ȉ•8Łbbqˆ 8Fq ¥FÝ݈Äq 8q •fln ,Q‘3 ‘‘⁄3 GFÄflŁ•qŁ ëªà F ëªa™ fˆ¢¢Ł aë •F¥ øŁ++nFÝ݈ ÿŁ•ÝŁbbqˆ +ˆ• øÄFflqˆ øFÄflíÝŁ F øÄFflqˆ F¥F4 8Ł .PF ë멪^™Q™ 7ÈFfløqˆ øÄF⁽⁽ˆ4 fˆ¢¢Ł ª™Š 7.nfl7.É +ˆ• 'ÝŁÄÝÚ'݈ø5 ª^…M +flà5 M^ ¢˘ ߪª^ .¯¹5 ^ øˆÄÝF5 øÄF⁽⁽ˆ 8q ŁÈF .PF ëa©a™Q5 ÿŁ•ÝŁbbqˆ +¥qF•ÝF ßøÄFflqˆ øFÄflíÝŁ5 øÄFflqˆ F¥F¹ .PF ë©ë^™Q5 •íˆÿˆ øÄF⁽⁽ˆ ÿF•8qÝŁ .PF ë멪^™Q™ .lé —\â ‘Õ~›3 )`·Êë›` y Ò3\ £Õ—‥‥ ~›3 )Æܬ 6×DYYo)oD·Æ D·DÁ‘DÜo)Æ 7¬ Q¥¥™4 fˆ¢¢Ł ª™a 7.nfl7.É .ˆÈflˆ +ˆ• 'ÝŁÄÝÚ'݈ø aa5 ªà…M +flà5 ªà ¢˘ ߪa .¯¹5 ^ øˆÄÝF5 øÄF⁽⁽ˆ 8q ŁÈF q•+¥™ 'žqÈÈ }Ł+¢ .PF àŠ©ë™Q5 ÿŁ•ÝŁbbqˆ +¥qF•ÝF ßøÄFflqˆ øFÄflíÝŁ5 øÄFflqˆ F¥F5 'žqÈÈ }Ł+¢¹ .PF a©^Š™Q5 •íˆÿˆ øÄF⁽⁽ˆ ÿF•8qÝŁ .PF ઩Ša™Q™ .lé —_” ‘Õ~›3 )`·Êë›` y Ò3_ £Õ—‥‥ ~›3 )Æܬ 6×DYYo)oD·Æ D·DÁ‘DÜo)Æ 7¬ { 8q .në 8q ÝíÝÝF ¥F Łí݈ •íˆÿF ÿF•8íÝF q• .P U ªaM bÚ¢fl™ 3íF ÿˆ¥ÝF ÿq•+qÝÄq+F 8F¥¥Ł +ŁÝFbˆÄqŁ jn[[ĈŁ8 F '•¯ [q•ˆ Ł E ë^©™Qk ß•F¥ Ȉ•8Łbbqˆ jaa 8F¥¥©Ł••ˆk ÝÄŁ q ¥FÝ݈Äq ÝF8FÈ+nq 8q •fln ,Q‘3 ‘‘⁄3 GFÄflŁ•qŁ F8™ ^Úëªà F ŠÚëªa¹™ IL CAFFÈ 9 novembre 2014 29 La tendenza. Oltre che “griffato”l’arredamento per i piccoli deve essere pratico, sicuro e giocoso Il design a misura di bimbo LINDA D’ADDIO I l design? Non è solo “roba” da grandi. Pezzi famosi, belli e griffati, firmati da artisti celebri. Belli, ma anche funzionali alle esigenze di crescita e psicologiche dei piccoli di casa, sicuri, utili, comodi e giocosi. Sono queste le prerogative da cui non deve prescindere un pezzo di arredo per la loro cameretta, anche se disegnato da una firma famosa nel campo del design. Un pezzo che ha fatto la storia, che bisogna assolutamente “avere”, un cult da conservare anche quando i piccoli sono cresciuti. I genitori sanno perfettamente che lo spazio a loro dedicato, seppur bello da vedere, deve essere pratico, comodo, sicuro e perché no? Anche divertente! Per questo motivo le firme e le marche note nel settore dell’arredo hanno da sempre cercato di cimentarsi nello studio, nella progettazione e nella realizzazione di mobili e complementi in grado di soddisfare tutte queste esigenze. Come sottolinea l’architetto d’interni Stefania Cavalleri, membro Asai (Associazione svizzera degli architetti d’interni), “quando si progetta uno spazio per bambini bisogna valutare attentamente arredi che non creino pericoli (spigoli e altezze) e scegliere soluzioni di facile utilizzo e fruizione che facciano sentire i piccoli a loro agio e liberi di giocare e divertirsi”. Altro fattore importante, continua l’esperta, “è giocare con i colori e puntare su complementi ‘alla loro portata’ per farli sentire autonomi in ogni azione: Scrivania, lampade, sedie, contenitori, devono essere pratici per consentire anche ai più piccoli di utilizzarli in modo indipendente, senza l’aiuto dei genitori. Nella scelta e nel posizionamento degli arredi, suggerisce Cavalleri, bisognerebbe orientarsi su soluzioni che sfruttino al meglio gli spazi fisici e la luce naturale: “Il punto focale diventa la scrivania - spiega l’esperta -, che dovrebbe essere posizionata vicino ad una finestra o ad una fonte di luce naturale, proprio in considerazione del fatto che i piccoli trascorrono la maggior parte del loro tempo in camera”. Anche in questo settore del design ci sono stati e ci sono artisti celebri che hanno “firmato” pezzi famosi e aziende che hanno creato linee specifiche per i piccoli. Una delle prime è stata sicuramente Kartell che negli anni Sessanta ha iniziato a produrre “Sistema Scuola”: seggioline, tavoli con piani lavagna, cubi contenitori su ruote. Fra i pezzi storici la prima seggiolina in plastica a incastro, stampata ad iniezione, disegnata da Marco Zanuso e Richard Sapper nel 1964, Qualche idea 1 LA CARTA DA PARATI Le ha disegnate Ingela P. Arrheniu, famosa illustratrice svedese, già nota nel campo del kids design e dintorni. In queste grafiche si ritrova tutto il suo stile. Linee pulite e colori polverosi. 2 Da non dimenticare, poi, fra gli imbottiti la poltrona “Soft Little Easy” di Moroso, che ricorda gli arredi dei cartoni animati, e quella di Gaetano Pesce in resina “Baby Crosby Chair” della collezione “Open Sky”, a colori e forme irregolari. Infine, il marchio francese Vibel, famoso per i suoi sistemi di mobili componibili evolutivi, che crescono con i bambini e con le loro esigenze pratiche e psicologiche e usano materiali atossici e colori idonei all’equilibrio del bimbo. ldaddio@caffe.ch !$ #%" $!%#$"!& ’ UNA FAMIGLIA LUNATICA Arredi che esprimono sentimenti. La famiglia Lunatiques, creata dal giovane duo Heju, ne ha tanti: il tenero, il pigro, l’arrabbiato, il dubbioso. Ognuno un carattere, una forma con tanto di espressioni. 4 IL TEMPO DELLE PERE La curiosa casetta, la Pebble House, proposta dal giovane marchio Rock & Pebble, è in legno ecologico e personaggi minimal con un elegante packaging. 5 “Bisogna valutare attentamente soluzioni che non creino pericoli, prive di spigoli e altezze” DALLA TRAPUNT AL DOUDOU Fabelab è un brand nordico con collezioni sempre improntate all’idea degli origami, applicate a tessuti e trapunte, perfette da usare sia come copertine che come doudou. 3 esposta al Moma di New York. All’avanguardia in questo settore è il design nordico che ha sempre prodotto pezzi utili creati apposta per i piccoli e per le loro esigenze di crescita. Sono del noto marchio norvegese Stokke il seggiolone di faggio “Tripp Trapp” e il leggio “Desk plus”, pezzi di design in grado di trasformarsi nel tempo ed adattarsi alla crescita del bambino, salvaguardando i problemi di postura. Così come la carta da parati di Ingela P. Arrheniu, famosa illustratrice svedese. MOBILI INTELLIGENTI &’)$’" ! ., 21+,44 " +%9./669 *6B/>8*B5E9 .=*??5,D>*F598/ (*8*)/6- ;>/759 7/8?56/ CG:2D979 9 .988* .*5 C@ *885- ?969 7*6*BB5*- 1>*8,4535* #>< C=2GG<0- *8B98/ )5,589- F98* :< (#’(%$%0% 3)-*&&%.0! 0 E0:7C0 , 2,@ =,@C0 /07 4<?HHH .870:C7 C7.7:0A7 .60 A7 ,23/,:; , D:; /07 80,/0@ /088?,AA7.D@,G7;:0 9,8,CC7, 7: *E7GG0@,> FFF>5@;D=09DCD08>.6 ; H1HH 1H1 <H< # E;AC@7 ,AA7.D@,C;@7 909-@7 /08 La Subtile ha dato vita ad elementi che coniugano praticità e bellezza, con forme pulite, linee dal design minimal e colori pastello. Come Pupitre, una seduta che si trasforma in pochi secondi. * &*#’&+" " $ ’$+" !#)"++%"&+" #$ ()"%#’ I costi Marchi convenienti per camerette Il low cost formato mini per tutte le esigenze I marchi low cost, linee a prezzi contenuti, esistono pure nel settore del design “mini”: mini nel formato e mini anche nel prezzo. Fra gli esempi meglio riusciti c’è il colosso svedese Ikea, leader nel settore dell’arredo economico, che offre moltissime soluzioni per creare un mondo a misura di bambino. Per sfruttare al meglio lo spazio ci sono le soluzioni a ponte che consentono di combinare in un unico ambiente tante attività, oltre al relax e al riposo: il gioco,lo studio… Il sistema componibile Stuva, ad esempio, permette di personalizzare la camera in base allo spazio disponibile e alle esigenze specifiche. Gli arredi sono colorati e vivaci, i complementi in legno chiaro. Per i più piccoli, Ikea propone le linee Sundvik e Hensvik con mobili ideali per neonati utilizzabili anche quando crescono. Ricordano i cartoni animati le forme dei mobili della linea Mammut. Colore e forme arrotondate, infine, per la linea Trogen, dal sapore vagamente retrò. Moltissime anche le soluzioni pratiche, colorate e di immediato e facile utilizzo, per riporre i giochi, da cubi contenitori con ruote a cassetti colorati nonché giochi per bambini e stickers per personalizzare i loro spazi arredati. A chi preferisce il made in Italy, il marchio Colombini offre la cameretta a ponte Golf, con struttura a porta lineare e letto multifunzionale, e Multi Love con armadio scorrevole. Sono invece della catena Mondo Convenienza la soluzione Alfa, divano ponte che si trasforma in letto e un’altra postazione notte scorrevole, e il modello Bit, per femminucce, che sfrutta al meglio l’angolo della stanza grazie ad una profonda cabina armadio. Fra i pezzi storici del design low cost, assolutamente da citare, è la prima sedia in plastica prodotta industrialmente, disegnata nel 1950 da Charles&Ray Eames, sviluppata in collaborazione con Zenith Plastics per il concorso Low-Cost Furniture Design. IL CAFFÈ 9 novembre 2014 ilcaffètraparentesi 31 La società. Vivono da soli. Sono sempre di più.Coccolati dal mercato ma non dalla politica Single Una rivoluzione destinata a cambiare gli stili di vita EZIO ROCCHI BALBI I l futuro del mondo occidentale è in mano ai single. Saranno loro ad influenzare fortemente, se non a determinare, non solo gli sviluppi demografici, ma anche decisioni politiche e sociali. Rivoluzionando anche, con le loro scelte, tendenze e acquisti, le logiche di mercato. Il fenomeno, esploso in questi primi anni del terzo millennio, non è limitato al Paese che è solito anticipare i nuovi stili di vita planetari, anche se negli Stati Uniti proprio quest’anno il numero degli “unmarried” ha superato, per la prima volta, quelli che vivono in coppia. E in Svizzera, ad esempio in città come Ginevra, la percentuale dei single ha già raggiunto il 48% dei nuclei familiari. “Il Ticino è tra i cantoni con la percentuale più alta, visto che quasi il 40% delle econonomie domestiche è composto da una persona sola, contro la media nazionale di 35.5% - nota il sociologo Pau Origoni, direttore dell’ Ustat, l’Ufficio statistico del cantone -. Effettivamente è una tendenza in atto da tempo, ma che nei primi anni del nuovo millennio ha avuto una forte accelerazione. Difficile valutarne le cause, anche se penso prevalga la scelta, l’evoluzione dei costumi”. A contribuire, pure l’aumento del capitale formativo delle donne. “Certo, più libere, indipendenti, con giuste aspirazioni professionali - sottolinea Origoni -. Un segnale che convalida questa ipotesi è dato anche dalle statistiche: le donne che si risposano dopo un divorzio, ad esempio, sono nettamente meno degli uomini”. Gli scenari che ripropone la nuova configurazione familiare - già definita generazione “millennium” - stanno confermando quanto previsto dal sociologo della New York University Eric Klinenberg nel suo libro “Going Solo: The Extraordinary Rise and Surprising Appeal of Leaving Alone”. Subito ribattezzato la Bibbia dello scapolo connesso e felice, già nel 2012, la straordinaria ascesa e il sorprendente fascino del vivere da soli aveva disegnato un inedito identikit dei single. Single, è bene ricordarlo, che ora rappresentano un terzo dei cittadini dell’intero continente. La “foto” dello scapolo o della nubile per scelta ritrae un individuo bene in salute, che dorme meglio, ironico, elegante quanto basta, che segue la politica con tutti gli strumenti transmediali e che - crisi a parte - ha meno problemi a trovare e cambiare lavoro. Dal un profilo economico, poi (indipendentemente dal fatto che, soprattutto in Svizzera, sia un bersaglio privililegiato del fisco), pur avendo meno reddito familiare ha però spese fisse minori, contrae me- no debiti e ipoteche, acquista meno case e alimenta il mercato degli affitti. Non solo, manifestando una maggiore disponibilità per spese non essenziali, è anche protagonista nel sostenere i consumi. Non a caso, e non da oggi, marchi e aziende, af- I SINGLE IN SVIZZERA Fonte: Ustad SVIZZERA SVIZZERA 1.289.012 Media dei single in Svizzera GINEVRA 48% SVIZZERA delle economie domestiche composte da una sola persona Famiglie composte da un genitore con figli 40% 198.000 35,5% Le famiglie composte da una persona sola TICINO 59.570 Il record di single in Svizzera Le tasse C Giovanni Merlini Madri sole con figli minori di 25 anni Vani i tentativi per ridurre le aliquote onfezioni alimentari su misura per i single. Persino villaggi vacanze e crociere hanno fiutato l’affare e offrono proposte mirate. Per il fisco svizzero, invece, non essere sposati è un “lusso”, e come tale va tassato. Con aliquote che, secondo molti politici, non è inopportuno definire discriminanti, ma che nessuna iniziativa politica ha saputo, o potuto disinnescare. In Ticino è da anni che, in successione, la “tassa sul vivere soli” viene messa in discussione. A partire dall’allora deputata socialista Iris Canonica, al consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri, fino all’ex presidente plrt Giovanni Merlini, oggi deputato a Berna, un po’ tutti gli schieramenti hanno cercato di fare breccia nel balzello per i single. E ancor più difficile sarà colpire il bersaglio ora che i single, e l’ammontare dei loro tributi, ha raggiunto i livelli massimi. “È vero, non è cambiato nulla e continuo a considerarla una discriminazione - commenta Merlini, constatando come il dato demografico non abbia fatto alcuna presa sul legislatore -. È rimasta la vecchia filosofia del legislatore fiscale d’una volta, quella che in fondo considerava chi vive solo un’eccezione. Una visione ideologica, se vogliamo, 1 IL SORPASSO Quest’anno, per la prima volta, i single negli Stati Uniti hanno superato gli sposati con il 50,2% della popolazione, pari a 124,6 milioni di persone Padri con figli minori di 15 anni Il mito del benestante che vive da scapolo resiste solo per il fisco “È una discriminazione, e dopo tanti anni è rimasta immutata la vecchia filosofia del legislatore fiscale” 133.100 21.800 Le famiglie composte da una persona sola I record SVIZZERA SVIZZERA TICINO fiancati da strateghi del marketing, sempre più spesso tarano le loro campagne non più solo sul cliente formato famiglia, ma proprio sui single. Ma anche gli analisti politici cercano di inquadrare il fenomeno, soprattutto negli Usa dove nel 2016 il successore del presidente Obama sarà determinato dagli “unmarried”, che rappresentano il 47% dell’elettorato. “Attenzione, non tutti i single, nel senso di non sposati, lo sono veramente - avverte Origoni -. La convivenza, prima mal tollerata, ora è socialmente accettata e sempre più diffusa. Poi questa è probabilmente la prima generazione di figli di divorziati e, paradossalmente, sono più esigenti nella scelta tra vivere soli e il fatidico sì”. erocchi@caffe.ch Q@EzioRocchiBalbi tipica di chi legifera con l’intenzione di interpretare il pensiero dominante. Ma che forse non s’è accorto che i tempi, gli stili di vita, il concetto stesso di famiglia sono cambiati. E se prima, a livello fiscale, c’era l’intenzione di aiutare le famiglie, oggi ciò appare sempre più come un elemento discriminatorio”. Eppure il fenomeno è ben visibile. Basta ricordare, infatti, che le economie domestiche composte da una sola persona in Ticino, secondo i rilevamenti Ustat, sono quasi 60mila. E non tutte sono formate da scapoli impenitenti o nubili ancora in attesa del principe azzurro. “Continua a resistere il mito che identifica il sin- gle nel benestante, magari il professionista affermato che ha scelto di vivere solo - aggiunge Merlini -. Ci si dimentica che ci sono vedovi e divorziati, e anche se in Svizzera la crisi non ha colpito come in altri Paesi non è che la disoccupazione giovanile non esista. Temo che il problema sia stato trascurato a favore di altre priorità, non ultima la situazione finanziaria del Cantone”. Va da sè, infatti, che se si riducessero le imposte ai single, il loro numero è ormai tale che l’ammanco nelle casse cantonali sarebbe rilevante. Altrettanto vero, però, che buona parte dei single non sempre riesce a compensare con meno spese fisse il minor reddito famigliare. “Già cinque anni fa uno studio dell’ex capufficio dell’assicurazione malattia, Bruno Cereghetti, evidenziava un dato importante ricorda Merlini -. Il profilo degli assicurati morosi con le casse malati, con sospensione del riconoscimento delle prestazioni, li indicava tra i 40 ed i 43 anni, perlopiù senza seri problemi di salute, in condizione economica debole e prevalentemente single. Erano il 60%”. 2 3 4 I MAI SPOSATI I single americani che non si sono mai sposati rappresentano il 30,4%; più dei divorziati, separati e vedovi che rappresentano complessivamente il 19,8% LE CAPITALI In Europa le città che vedono il maggior numero di single sono Berlino, con una percentuale del 55% della popolazione e Milano con circa il 40% LE MAMME Il record delle mamme single in Europa spetta alle irlandesi: il 34% nelle nascite registrate nel 2012 vedeva infatti madri single con un’età media di 28,8 anni Ù I P I D O M A I L VOG LDI! O S O N E M PER N I N O C E L A R O E N E I G I ’ L R E P I L O * . C I E T T R N A E I N T A L M MO R E P O S S IBA R I D % 2 1 MEDIA IL <wm>10CAsNsjY0MDQx0TUšMzUzMgMA6iCpšQ8AAAA=</wm> <wm>10CFXKMQ6DMBBE0ROtNTPe9QIuIzpEEaV3g6hz_ypAl©JX_š1bj4Kn17p_1ncn6G61RVPrk1TgšSnPIr©mpAssrMiKifrzBmTMwLiNESYN0popBxEBoJbvcf4AygKIL3YAAAA=</wm> *La Migros ribassa in modo permanente i prezzi di diversi prodotti per l’igiene orale. Per es. collutorio Meridol, 400 ml, ora a fr. 7.80 invece di fr. 8.90 (–12,4%). Offerte valide dal 3.11.2014. La storia Il libro L’incontro L’ infanzia dei figli negati alle famiglie degli immigrati Le milizie del terrore che minacciano il mondo Fabiola Gianotti: “Ho sempre e solo inseguito i miei sogni” ALLE PAGINE 40 e 41 A PAGINA 45 ANFOSSI A PAGINA 46 travirgolette Oltre il cibo Una settimana una parola. Se a prevalere saranno autarchia e chiusure neopopuliste, la società e l’economia ticinesi si scaveranno la fossa da sole ilcaffè 9 novembre 2014 Protezionismo SOCIETÀ | TENDENZE | PROTAGONISTI Le promesse salutiste dei cibi“detox” MORO A PAGINA 36 SERGIO ROSSI Professore ordinario di macroeconomia ed economia monetaria nell’Università di Friburgo L a mentalità e l’atteggiamento improntati alla chiusura a riccio di una parte notevole della popolazione ticinese nei confronti dei lavoratori italiani non sono un fenomeno recente, perché esistevano già nella seconda metà dei “Trenta gloriosi” anni successivi alla Seconda guerra mondiale. In quel periodo come attualmente e nell’arco del decennio 1980-90, si può osservare una tensione schizofrenica tra, da un lato, l’ostracismo manifestato da diverse fasce della popolazione residente in Ticino e da vari esponenti politici locali che la rappresenta riguardo i migranti dall’Italia e i lavoratori transfrontalieri e, dall’altro lato, il crescente interesse espresso da numerose imprese dell’economia cantonale (attive nei rami dell’edilizia, della ristorazione e del commercio al dettaglio, ma più recentemente anche in molte attività di maggior valore aggiunto come nell’insegnamento e nella ricerca scientifica, nell’industria sanitaria e in quella finanziaria) orientato all’assunzione di questi lavoratori. I motivi che spingono le aziende ticinesi a occupare delle persone provenienti dall’Italia non sono legati solo alla possibilità di versare loro degli stipendi notevolmente inferiori a quelli richiesti dai residenti. I profili e le competenze professionali di cui necessitano le imprese del cantone non permettono di occupare una parte rilevante dei residenti disoccupati né numerosi giovani al termine del loro percorso di studio in Ticino. Per questi motivi, i lavoratori (transfrontalieri) italiani non fanno concorrenza ai residenti ma ne sono un utile complemento. È innegabile, tuttavia, che nel corso degli ultimi dodici anni (ossia dopo la graduale entrata in vigore dell’Accordo bilaterale sulla libera circolazione delle persone tra la Svizzera e l’Unione europea) la complementarietà tra i lavoratori residenti e quelli provenienti dall’Italia è stata affiancata sempre più spesso e volentieri in un numero crescente di attività dalla sostituzione dei primi con i secondi. Le cause di questa sostituzione sono diverse e soltanto in parte quantificabili, ma sono tutte riconducibili a delle variabili finanziarie, vale a dire che riguardano il rapporto tra i costi e i ricavi legati al personale occupato dalle imprese in Ticino. La profonda crisi in cui si trova oggi l’economia italiana per svariate ragioni ha indotto migliaia di persone (occupate o disoccupate) a cercare e in parte a trovare lavoro nella vicina Svizzera. Molte aziende italiane hanno dislocato almeno parzialmente le loro attività nel cantone, allo scopo di beneficiare dei vantaggi di posizione che la localizzazione ticinese offre loro rispetto all’Italia. L’economia cantonale ha dunque importato sia lavoratori sia attività imprenditoriali dall’Italia, registrando un aumento notevole del numero di frontalieri e di nuove imprese nel proprio territorio. Se la popolazione e i politici ticinesi sono portati a rivendicare delle misure efficaci di protezione dei lavoratori residenti - esigendo giustamente che il settore privato dell’economia cantonale non sfrutti la situazione attraverso il “dumping” fiscale e salariale, a discapito della coesione sociale e della stabilità economica del cantone - questi portatori di interesse nel territorio devono anche considerare i vantaggi dell’integrazione transfrontaliera sul piano culturale e su quello socio-economico per l’insieme degli attori su entrambi i lati della frontiera italo-svizzera. Non è solo una questione di minimi salariali, contratti collettivi (o normali) di lavoro, controlli più numerosi e sanzioni dissuasi- Il dibattito L’impossibile ritorno a un ordine antico POMPEO MACALUSO A PAGINA 37 ve per le aziende che infrangono le leggi vigenti in Svizzera. Si tratta pure di cogliere le opportunità di crescita (sociale e culturale e non solo economica) nello spazio italiano a cavallo della frontiera. Da una parte, la tecnica e la precisione hanno permesso a molte aziende svizzere di essere concorrenziali nell’economia globalizzata, grazie anche alla semplicità burocratica e alla qualità della formazione scolastica e professionale. Dall’altra, la creatività e l’inventiva delle imprese italiane hanno dimostrato in passato in numerosi ambiti sul piano mondiale, unitamente al patrimonio culturale in senso lato che caratterizza e permette di valorizzare l’italicità nel mondo intero, che questo Paese dispone di enormi capacità per lo sviluppo economico. Se, dunque, su ciascun lato della frontiera italosvizzera, e in particolare in Ticino, la popolazione e la classe politica nel suo insieme capiranno che il benessere socio-economico non dipende solo dai profitti guadagnati sfruttando le rendite di posizione, ma soprattutto dall’emulazione delle migliori pratiche osservate a livello “glocale”, lo spazio insubrico potrà essere sviluppato a beneficio di tutti i portatori di interesse. Un primo banco di prova è offerto da Expo 2015: le imprese private e il settore pubblico su entrambi i lati della frontiera italo-svizzera hanno l’occasione di presentare dei progetti comuni per quanto riguarda l’alimentazione sostenibile, le energie rinnovabili e la protezione dell’ambiente. La collaborazione transfrontaliera per realizzare dei progetti e integrare le capacità disponibili nello spazio insubrico è il modo migliore per conoscersi e per fare cadere le barriere mentali che impediscono al Ticino di emanciparsi sul piano socio-economico. Se a prevalere, invece, saranno l’autarchia e il protezionismo neopopulista, la società e l’economia ticinesi si scaveranno la fossa da sole. DOMENICA LIBERO D’AGOSTINO UN TURISMO DA POLTRONA C’ è innanzitutto, presidente in testa, il Consiglio di amministrazione composto da 18 membri: nove rappresentanti dell’area di competenza Locarnese e Valli, tre per l’area della Vallemaggia, altrettanti per Tenero e Valle Verzasca e altri tre ancora per l’area del Gambarogno. C’è poi la Direzione composta da quattro direttori di area, a cui si affiancano anche un direttore marketing e un direttore finanziario. Non è la filiale regionale di qualche grande multinazionale, ma solo e semplicemente l’organigramma della nuova Organizzazione turistica Lago Maggiore e Valli, frutto della riforma della legge sul turismo che entrerà in vigore il prossimo 1. gennaio. Scopo della riforma era la razionalizzazione dell’assetto turistico ticinese in cui si accavallavano le competenze tra dieci Enti locali, più quello cantonale. Sfoltiti gli enti locali, si sono però salvate tutte le poltrone. Tra tante competenze resta da vedere a chi toccherà salvare pure il turismo nel Locarnese. IL CAFFÈ 9 novembre 2014 34 ilcaffètravirgolette 35 Il sogno di un grande Centro capace di governare il cantone “Partito liberale radicale popolare democratico”,ecco il futuro se la politica superasse i vecchi steccati CLEMENTE MAZZETTA D ivisi dalla storia, uniti sui temi più importanti del cantone: stessa visione economica, stesso approccio sul fisco, stesse richieste di revisione dei compiti dello Stato e di contenimento della spesa pubblica. E ora che sembrano aver appianato anche le vecchie ruggini sull’istruzione, Ppd e Plrt somigliano sempre più a partiti gemelli. L’esasperazione statalista dei liberali radicali, riuniti oggi, domenica, a Lugano per il congresso del rilancio, così come l’enfatizzazione del fattore C (cattolico) del Ppd, paiono definitivamente archiviati. Insomma, le premesse ci sarebbero per una forte coalizione di centro, quella grande alleanza del “Partito” liberale radicale popolare democratico”, capace di affrontare i problemi veri di un Paese incagliato nelle secche di un populismo che ha fatto dei frontalieri il male asso- La coalizione centrista è un tema ricorrente. Ecco le ragioni del dibattito luto del Ticino. “In effetti con il nuovo presidente Rocco Cattaneo, che rappresenta l’area liberale del partito, è più facile dialogare e trovare consenso su molti temi delle politica cantonale – dice il presidente ppd Giovanni Jelmini -. Però noto che con la parte radicale del Plrt con- “Viviamo una crisi che ci impone di immaginare qualcosa d’altro rispetto all’attuale stato di fatto” tinuano a restare profonde divisioni, soprattutto sul ruolo dello Stato. Ad esempio, sulla clinica Moncucco ho registrato atteggiamenti ostili verso la sanità privata, anche se circoscritta a determinati settori di quel partito”. Un’area anziana, più ostinata rispetto a quella dei giovani che frenerebbe quel dialogo che nella vita parlamentare è già avvenu- to e che potrebbe, dare vita a un “blocco” centrista capace di governare il cantone. L’idea di un un “grande centro” fra i partiti borghesi, fra Plrt e Ppd, è tema ricorrente a livello nazionale. Recentemente i giovani dei due partiti (con quelli dell’Udc) hanno auspicato un solido blocco dei partiti borghesi in contrapposizione alla sinistra. Cosa che, però, non sta avvenendo. Ma nessuno contesta il fatto che le differenze fra le due forze di centro, Plrt e Ppd, un tempo antagoniste, si sono affievolite. Lo ha ricordato pochi mesi fa anche il deputato ppd Armando Boneff: “Cosa aspettano i gruppi politici di centro a superare i personalismi e costituire un fronte coeso sulla comune visione liberale dell’economia e nel rispetto delle rispettive identità purgate dagli antichi rancori che non hanno più ragion d’essere”. Cosa aspettano, visto che i voti continuano a calare? Se nel 2007 i due partiti potevano disporre di tre ministri e 48 de- putati facendo maggioranza in governo e in parlamento, dopo la débâcle del 2011 si sono dovuti accontentare di un ministro a testa e di 41 deputati. Una crisi iniziata negli anni ‘90 con l’avvento della Lega, che ha eroso un patrimonio enorme. Nel 1995 avevano la maggioranza in governo (4 ministri su 5) e due terzi dei deputati. Contro questo calo di consensi i due partiti hanno risposto individualmente, mettendo in campo, per la prossima tornata elettorale, il Ppd una lista decisamente robusta e il Plrt una lista di completo rinnovamento. “La difficoltà dei partiti storici è evidente - dice Jelmini - si tratta di una crisi che ci impone di immaginare qualcosa d’altro rispetto all’attuale stato di fatto. Una di queste potrebbe essere un partito forte di centro, soprattutto se si passasse ad un sistema maggioritario. Oggi invece il parlamento è molto eterogeneo”. Le differenze storiche per Christian Vitta, capogruppo plrt, non sono da sottovalutare. Esistono e agiscono sotto traccia. “Però di fronte a situazioni difficili è necessario che i due partiti di centro si parlino - dice Vitta -, che cerchino sui temi concreti delle possibili intese per facilitare la creazione di maggioranze per le quali ora sono necessari tre partiti”. Per Vitta è l’ogget- “Dinanzi a situazioni difficili è necessario che i due ‘grandi blocchi’ dialoghino” tiva situazione di debolezza parlamentare del centro a rendere di fatto impossibile un “patto di Paese” a due: “Un discorso di questo tipo avrebbe potuto avere più senso in passato quando bastavano due partiti per fare maggioranza - precisa Vitta -. Oggi invece ce ne vogliono almeno tre: in questo nuovo scenario il dialogo deve essere allargato sempre di più, per costruire delle maggioranze efficaci”. Sempre che non si cambi sistema elettorale. Per lo storico Andrea Ghiringhelli, che con i suoi interventi sulla Regione ha animato il dibattito nel Plrt e sulla deriva populista, il vero problema è la necessità di passare al sistema maggioritario: “Il consociativismo genera deresponsabilizzazione. Molto meglio una destra e una sinistra ben delineate con un loro programma di governo su cui si pronunciano gli elettori”. Un sistema che farebbe pure da migliore argine al populismo che, nota Ghiringhelli, rappresenta pure una domanda politica dei cittadini non soddisfatta dai partiti: “Un sistema maggioritario con due schieramenti avrebbe anche come effetto una maggiore attenzione dei partiti nel recepire talune istanze del Paese e nel rielaborare le giuste soluzioni senza lasciarle in mano alle forze cmazzetta@caffe.ch populiste”. Q@clem_mazzetta “Molto meglio una sinistra e una destra ben delineate nei loro programmi” IL “NUOVO” PARTITO Nel fotomontaggio del Caffè alcuni esponenti del Plrt e del Ppd, affiancati nel manifesto di un’ ideale alleanza del “Partito liberale radicale popolare democratico” Fonte: Ustat Fonte: Ustat I RISULTATI DEL PPD ALLE ELEZIONI DEL CONSIGLIO DI STATO Fonte: Ustat L L’elettorato “Per ora possono contare su un elettorato molto ben ramificato. Continueranno a governare saldamente” e forze di centro in Svizzera dovranno trovare il sistema di unire le forze, sostiene Daniel Bochsler, politologo del Centro per la democrazia di Aarau. “A lungo termine è la sola soluzione che vedo - spiega -. Il rilancio di del Plr, Ppd e perché no, anche del Pbd, non potrà prescindere dalla creazione di una forza comune dei partiti moderati. Plr e il Ppd dovranno rinunciare a qualche seggio per garantire la sopravvivenza di un polo moderato”. Per molti analisti il Plr è in una situa- zione delicata. È una formazione di centro per cui ogni movimento rischia di “invadere” i territori d’altri. E allora cerca nella mobilitazione del suo elettorato la soluzione ad alcuni problemi. Evitando nel contempo di perdere d’occhio quel mondo economico per il quale rappresenta il principale referente politico. “Il Plr deve comunque riposizionanrsi - nota Bochsler, politologo - e lo deve fare anche rispetto agli ambienti economici. L’elettorato storico liberale è molto legato a questo mondo, ambienti a 2011 Fonte: Ustat Il politologo/1 Daniel Bochsler, del Centro per la democrazia di Aarau, ipotizza un polo a tre col Pbd “Con le aziende il rapporto è saldo ma la minaccia d’erosione è netta” 2007 2003 1999 1995 1991 1987 1983 1979 1975 In percentuale 1967 40 35 30 25 20 15 10 50- 2011 2007 2003 1999 1995 1991 1987 1983 1979 1975 1971 1967 In percentuale 1971 I RISULTATI DEL PLRT ALLE ELEZIONI DEL CONSIGLIO DI STATO 45 40 35 30 25 20 15 10 50- 2011 2007 2003 1999 1995 1991 1987 1983 1979 1975 1971 1967 1963 1959 1955 1951 1947 50 45 40 35 30 25 20 15 10 50- 2011 2007 2003 1999 1995 1991 1987 I SEGGI DEL PPD IN GRAN CONSIGLIO 1983 1979 1975 1971 1967 1963 1959 1955 1947 50 45 40 35 30 25 20 15 10 50- 1951 I SEGGI DEL PLRT IN GRAN CONSIGLIO cui anche l’Udc guarda con particolare attenzione”. Alcuni imprenditori si sono avvicinati all’area democentrista accostandola, per così dire, all’immagine del leader storico di quello che fu il partito agrario, l’imprenditore Christoph Blocher. Ma ciò non significa comunque che il Plr abbia perso completamente di vista il mondo imprenditoriale, per il quale resta il principale punto di riferimento politico... “Nonostante rappresenti solamente il 15% della forza elettorale spiega il politologo -, il Plr può continuare a contare su una forte presenza negli ambienti imprenditoriali, soprattutto nei suoi ‘posti chiave’. Quindi... no, non vedo e nemmeno intravvedo nel partito alcun concreto rischio, tantomeno intenzione, di lasciare cadere una fetta così importante del suo bacino elettorale”. Un ottimo presupposto, quindi, perchè i liberali radicali continuino a governare con lo stesso peso e la stessa forza politica di sempre, sottolinea il politologo. “Hanno la fortuna - aggiunge Bochsler - di poter contare su un elettorato molto ramificato. Possiamo trovare politici liberali radicali praticamente in ogni consesso elvetico, sia a livello cantonale che comunale”. E lo stesso vale per i posti dirigenziali. Sebbene inisidiati dai rappresentanti di alcune forze emergenti, il Plr è ben radicato. “E questo gli permetterà di mantenere quantomeno nel medio termine le attuali posizioni - prevede il politologo -. Certamente però una riflessione più profonda andrà fatta. Il suo elettorato, questo è indubbio, si sta gradualmente sgretolando”. Le tendenze, le “mode politiche”, in Europa come in Svizzera, parlano un linguaggio sempre più lontano da quello dei partiti tradizionali. L’elet- “In prospettiva non si potrà prescindere dalla creazione di una forza comune delle formazioni moderate” torato giovane si rivolge altrove, verso movimenti che danno l’impresione di un maggiore pragmatismo, che sanno limitare la paludata grammatica politica. “Anche se in realtà questi nuovi soggetti politici - afferma Bochsler - non dicono nulla di nuovo. Semplicemente sanno vestire il loro prodotto con abiti più seducenti. In Svizzera il caso più evidente è quello dei Verdi liberali. Stanno appropriandosi di temi tradizionalmente cari alla sinistra”. o.r. Il politologo/2 Le strategie del Pdc nazionale tra incognite e accordi analizzati da Andrea Pilotti “Tra i democristiani l’ala economica ha il sopravvento su socialità e fede” A nche in casa democristiana, soprattutto a partire dagli anni Ottanta, il cambiamento nella politica nazionale si è fatto sentire. E parecchio. Al punto che le componenti sociali e cristiane del partito, seppur con sfumature diverse a causa della frammentazione dettata dal federalismo, sono diventate piuttosto marginali. Facendo, in un certo senso, pendere il Ppd nazionale piuttosto verso destra. “Il peso maggiore è certamente assunto dall’ala economica del partito - osserva il po- litologo Andrea Pilotti, ricercatore all’Università di Losanna -, mentre quella sociale ha sicuramente perso di influenza. Rimane viva, certo, ma le tensioni degli anni Novanta hanno decisamente lasciato il segno”. Tensioni che hanno, ad esempio, portato ad una “micro scissione” interna al partito, con la nascita del Partito Cristiano Sociale, forza capace anche di conquistare qualche seggio a livello federale, con la personalità di Hugo Fasel in primo piano anche quale presidente del sindacato d’ispirazione cristiana, storicamente legato alle sorti del Pdc. “La frizione interna c’è stata, è indubbio - conferma Pilotti -. Così come è chiaro che in alcune realtà cantonali la presenza della componente sociale è più importante rispetto a quanto succede in altre regioni del Paese o sul piano nazionale. Si assiste un po’ ovunque ad una lotta per le posizioni all’interno del partito, con la componente sociale che riesce a volte a farsi sentire, pur rimanendo minoritaria”. Il discorso è simile per quanto riguarda la “C” di “Cristiano” presente nella sigla del partito a livello nazionale. Se per alcuni questa componente conta ormai poco, è pur vero che in cantoni come Friborgo o Ticino vi è ancora un legame piuttosto stretto tra politica e religione. “Al contrario, in un cantone a forte tradizione democristiana come Ginevra, gli aspetti religiosi non fanno ormai più parte del dibattito portato avanti dal Pdc - sottolinea Pilotti -. E anche sotto la cupola di Palazzo federale la situazione frammentata si rispecchia abbastanza fedelmente”. Ad avere il sopravvento, insomma, è una certa frammentazione. Che può anche essere considerata come uno dei problemi che hanno portato il centro all’ormai assodata perdita di velocità nei confronti delle “ali estreme” dell’emiciclo. “Anche un partito come il Pdc deve fare i conti con la struttura federalista del Paese - aggiunge il ricercatore -, nel senso che le microrealtà e un elettorato molto differenziato vanno presi in seria considerazione se vogliono essere riconquistati”. D’altra parte, in alcune realtà cantonali la strada in un certo senso obbligata in casa Pdc è stata quella della ricerca di alleanze trasversali. “Vaud è l’esempio più chiaro: la sezione cantonale ha puntato sulle persone per ottenere voti trasversali” Vuoi con il Plr, vuoi addirittura con l’Udc. “Vaud è l’esempio più chiaro in questo senso - conferma Pilotti -. Per avere un minimo peso, il Pdc ha puntato sulle persone, riuscendo a strappare alcune alleanze che hanno portato all’elezione di Jacques Neirynck al Nazionale. A livello federale, come per il Plr, l’ago della bilancia sul piano delle alleanze sembra essere il Partito borghese democratico, ma le incognite non mancano neppure tra i ranghi democristiani”. m.s. Le divisioni Le frizioni degli anni Novanta hanno lasciato il segno, anche con la nascita del ‘gruppo’ cristiano sociale IL CAFFÈ 9 novembre 2014 ilcaffètravirgolette 36 Oltre il cibo. Aloe.Spremute di melograno. Bacche di goji. Il gusto verde nel piatto Le new entry LA CURCUMA L’ingrediente attivo presente nella spezia dal classico colore giallo è molto utilizzata nella medicina ayurvedica per il trattamento di disturbi epatici e digestivi. ELISABETTA MORO L e zuppe fanno crescere. Le carote addolciscono il carattere. Le arance sono oro al mattino, argento a pranzo e piombo la sera. Saggezza antica o credenze popolari senza fondamento? Verità scientifiche o leggende metropolitane? A questo quesito cerca di rispondere la mostra “Detox. Credenze sull’alimentazione umana”. Un excursus dall’antichità a oggi per scoprire l’evoluzione delle idee, dei pregiudizi e delle conoscenze su quel che fa bene e male al nostro corpo. Dove si scopre, per esempio, che nelle riviste femminili degli anni Cinquanta si sconsigliava vivamente di bere più di 800 grammi d’acqua al giorno per evitare di gonfiare i tessuti. Mentre oggi viaggiamo Cibi “detox” Le promesse e i pregiudizi che danno un altro sapore tutte con la bottiglina in borsa come se vivessimo nel deserto del Gobi. L’esposizione, curata da Andres Furger, è visitabile fino al 30 aprile all’Alimentarium di Vevey. Il bel museo dell’alimentazione della Fondazione Nestlé. Un luogo di cultura e ricerca, che ha come logo una forchetta pantagruelica piantata nel lago di Ginevra come un vessillo. Un ancoraggio sicuro. E proprio di sicurezza in fondo si tratta. Perché il bisogno di alimenti sani e disintossicanti risulta essere una costante nella storia dell’umanità. Quasi che la pulizia del corpo fosse il contraltare terreno di quella dell’anima. Una cura cui sottoporsi periodicamente, come accade con i digiuni religiosi. Ma ogni epoca elegge i suoi cibi salva vita. Innalzandoli sull’altare del sacrificio e della salvezza. Salvo poi destituirli e sostituirli con le new entry della moda di turno. Così un tempo ci si affidava al latte, che con il suo candore prometteva di sbiancare il nostro organismo dall’interno. Oggi invece gli alimenti detox si presentano sotto forma di centrifugati di frutta, verdura e bacche che promettono di liberarci da tossine, pesticidi, metalli pesanti e additivi. E così cresce il consumo di aloe e tè verde, papaia e curcuma, alghe e succo di cavolo, spremute di melograno e bacche di goji. Una lotta impari, della serie Davide contro Golia. Soprattutto se verrà ratificato il nuovo Ttip, il Trattato transatlantico sugli investimenti tra Europa e Usa che, dalle notizie trapelate fino ad ora, abbassa gli standard di qualità degli alimenti che ci ritroveremo a tavola. Il paradosso è che se non è certo che i cibi detox facciano quel che promettono, è invece sicuro che i cibi industriali ci intossicano più di quanto non crediamo. Perché quando il cibo diventa una merce come tutte le altre, allora le ragioni dei suoi produttori facilmente diventano solo questioni di cassa. Meditate, gente, meditate! I SEMI DI LINO Costituiscono una potente fonte di fibre che si legano alle tossine, aiutandone l’eliminazione dal tratto gastrointestinale. Sono anche una grande fonte di salute in quanto promotori degli oli omega3. I GERMOGLI Quelli di broccolo possono fornire maggiori benefici rispetto ai broccoli normali: contengono sulforafano 20 volte di più. Per un’insalata originale e detox. LE ALGHE Le alghe marine, nella loro diversità, offrono una vastissima gamma di minerali. Le più note e utilizzate sono: wakame, nori, ararne, kombu, fucus e mekabu. ‘@6 Ôrr£Ô †6 r@’@ r@llr@Z ‘@6 Ôrr£Ô †6 r@’@ ¾’Ô6£ÔZ pÔl ‘†Ôr£@ ’˘ +vv 6@6 Ü †6i˘rr¾†l˘ˇ@6Ô 1˘’˘££˘ SÔl ¾’Ô6£Z *Ô6r SÔl SÔlr@6ÔZ 1¨+vv Ü ’ ˜@r£l@ S@l£˘’Ô ’@ü6 ¾’Ô6£ ¾Ô ˜ ¾@6rÔ6£Ô Ç ÇrS@llÔ rÔ1SlÔ Ô @˜†6‘†Ô Ç †6˘ S˘6@l˘1¾˘ Ç £†££Ô ’Ô ˜@r£lÔ Sl˘£¾ÔZ ˘lÔ +˘’¾@’ ’ fiŁJôÄ Ç @ Ô ’ SlÔ1 Z¾rrZ¾ ~ü@ ¯¯¯ r¾ÔÇÔ£Ô ’˘ 6@r£l˘ ¾@6r†’Ô6ˇ˘Ä 6 †6˘ ÇÔ’’Ô JfiŁ ˘üÔ6ˇÔÀ ¾˘1˘6Ç@ ’@ ŁÙšš fizz fizz @ r† ¯¯¯Z¾rrZ¾Z vÔ1SlÔ SÔlr@6˘’ÔZ ’’#!(& )#%$" IL CAFFÈ 9 novembre 2014 ilcaffètravirgolette 37 2/Il dibattito. Lo storico Pompeo Macaluso interviene nella discussione sul particolare momento di chiusura sociale che molte regioni del mondo,come pure il Ticino,stanno vivendo L’impossibile ritorno a un ordine antico Così la demagogia di alcune forze politiche ha aperto la strada al populismo P rima riflessione: “Senza moralismi né invettive antileghiste, servirebbe un programma di rimodernizzazione”. Seconda riflessione: “Se a prevalere saranno l’autarchia e il protezionismo neopopulista, la società e l’economia ticinesi si scaveranno la fossa da sole”. Ecco due considerazioni che fanno il paio con le analisi che in questi ultimi anni di foghe leghiste hanno cercato di capire come e perché in Ticino abbiano preso piede demagogia e pupulismo politico. Il Caffè ha dedicato a fine ottobre il servizio di copertina alle contraddizioni di una destra “neocoservatrice”, che ha determinato in Ticino l’ingessamento politico e sociale di questi ultimi anni. In questa edizione diamo spazio a due analisi sul fenomeno, qui sotto a quella dello storico Pompeo Macaluso (è lui a sostenere nella citazione iniziale la necessità di un programma di rimodernizzazione), e nella copertina di questo fascicolo alle riflessione dell’economista Sergio Rossi (al cui pensiero è da attribuire la preoccupante riflessione sul “protezionismo neopopu- lista”). Chiusi in economia come in politica. In Ticino la classe dirigente sembra imbrigliata, schiava di un “processo di demodernizzazione”. Due analisi che il Caffè approfondirà nelle prossime edizioni nella prospettiva anche dei rapporti tra Svizzera e Ue. 2. continua Il servizio L’analisi La Lega ha perso ogni misura Un Paese logorato dai“neocon” Sull’edizione di domenica 26 ottobre, il Caffè ha dato ampio spazio alle analisi sulle contraddizioni politiche della Lega. Posteggi, rifiuti, appalti, ecuadoregni, radar, stranieri, prostituzione...Così la Lega ha perso ogni misura politica. Lanciando il dibattito, domenica 26 ottobre, sull’influenza che la strategia delle forze neoconservatrici ha avuto sull’ingessamento delle politiche innovatrici del cantone, il Caffè ha pubblicato un’analisi sul populismo oggi dominante. La parola Il manifesto Il protezionismo La Svizzera e l’Europa Protezionismo neopopulista, è così che l’economista Sergio Rossi definisce, nel servizio a pagina 33, il dibattito politico degli ultimi anni sulle emergenze economiche del cantone Sulla prossima edizione il Caffè pubblicherà il Manifesto-appello che un gruppo di personalità svizzere da qualche settimana ha proposto sul tema Svizzer-Europa A cavallo della demodernizzazione POMPEO MACALUSO Storico D i fronte ai processi inediti che da oltre un decennio stanno modificando in profondità la consistenza socioculturale del cantone, leader politici, giornalisti, semplici cittadini, si interrogano sul destino riservato alla nostra comunità. Involuzione, decadenza, addirittura barbarie, sono giudizi tanto diffusi, quanto dissimili riguardo a contenuti, cause, attori. Anche in questo caso il rischio è quello di considerare la nostra piccola realtà separata e diversa da quella che ci circonda, mentre, al contrario, pur con modalità proprie, si tratta di fenomeni che ormai investono tutta intera l’Europa e non solo. Per leggerli e quindi decidere se contrastarli o assecondarli, uno strumento ci vie- Ora il rischio è quello di considerare la nostra piccola realtà separata e diversa Le promesse Il clima di smarrimento ha generato utopie, retrospettive di forze che non possono mantenere le promesse ne da uno dei più influenti sociologi del nostro tempo, il francese Alain Touraine, artefice del concetto di demodernizzazione. Ricordo velocemente che la modernizzazione è venuta costruendosi su tre cardini: la razionalità strumentale nella produzione (la Rivoluzione industriale), il potere politico laico e centralizzato dello Stato-Nazione (la Rivoluzione francese) e l’individualismo morale (la Riforma e l’Illuminismo). Attorno a questi cardini ha preso forma un nuovo modello d’integrazione sociale, fondato sull’esercizio dei differenti ruoli del cittadino: elettore, lavoratore, imprenditore, padre, soldato. In sintesi le società più equilibrate sono state quelle in cui lo Stato-Nazione è riuscito a contemperare efficienza produttiva ed individualismo morale. La Confederazione elvetica è stata tra chi ha saputo farlo meglio. Oggi tutto ciò non esiste più. Lo StatoNazione è in fase di esaurimento storico, l’economia è globalizzata e selvaggia come mai prima, il cittadino si compiace di poter finalmente agire come gli pare, in un’atmosfera di individualismo spacciato per tolleranza e pluralismo. In sintesi: deistituzionalizzazione e desocializzazione fondano la demodernizzazione. Il clima di smarrimento ed ammutolimento collettivo (alcuni sociologi scrivono di “dumbest generation”) che l’hanno accompagnata, ha generato utopie retrospettive e reso plausibile il ritorno ad un ordine antico, capace di arrestare la frammentazione dell’esperienza di ciascuno. Ma è un ritorno impossibile ed il vagheggiarlo da parte di forze politiche che non possono mantenere quanto promesso, ha aperto la strada alla demagogia, che è la cifra vera di ogni populismo. In Ticino a cavalcare con risolutezza la demodernizzazione è stata la Lega dei Ticinesi, che pertanto, al di là di aspetti assolutamente disdicevoli, non può essere considerata una realtà effimera. A suo modo è, invece, in sintonia con la “grande storia”. Suscitando la mobilitazione popolare attorno al mito di una comunità di Arciticinesi, chiusa ed estranea ad un’Europa decadente ed aggressiva; al mito dell’autarchia economica, come unica risposta alla globalizzazione; al mito delle origini, quale fondamento dei valori tradizionali della “nostra gente”, ha reso credibile il sogno del Ticino come isolotto identitario. Una sorta di Shangri-La prealpino: un mondo incantato, dove sogno e realtà si confondono. Grazie a questo cocktail di revival nostalgico e di lunapark memoriale, i leghisti sono riusciti a trasformare la loro propaganda in fenomeno di costume, mentalità (da bunker), folclore, che ormai vanno mutando in una vera e propria ideologia strutturata e di lunga durata. Resistentissime cockroach ideas (le idee scarafaggio di Krugman), dure a morire. Come scavalcare questa prosopopea etnocentrista, uscire dalla demodernizzazione e sperimentare nuove forme di modernità, armonizzando liberalismo e comunità, mercato ed identità personale e collettiva? Proprio qui sta il problema. In un’epoca in cui hanno sempre meno effetto gli appelli all’accoglienza degli esclusi in società che, essendo esse stesse in stallo, fanno ricadere su determinati gruppi il peso dei propri affanni, è ancora pensabile sottrarsi all’alternativa rovinosa: stare insieme cancellando le diversità, oppure stare separati in un ambiente che si esprimerebbe solo attraverso il mercato e la prepotenza? Non disposti come siamo ad accettare un completo sbriciolamento della nostra specificità in un multiculturalismo assoluto, che soffocherebbe la comunicazione dentro e tra le comunità, l’unica strada sembrerebbe quella di trovare il modo per convivere insieme, uguali ma diversi, valorizzando le analogie fra differenti esperienze culturali. Facile a dire, difficile a fare. Comporre unità e diversità, elaborare progetti di vita Audacia, curiosità, assunzione di altri punti di vista sono le qualità necessarie a ciascuno collettivi, spiegare l’interesse comune ad un imbarco di tutti (in Ticino: indigeni, stranieri residenti, frontalieri), comporta infatti una ricerca difficile, che obbliga a rimettere in gioco un sacco di idee, di strumenti di riflessione ed analisi. Audacia, curiosità, assunzione di altri punti di vista, sarebbero le qualità necessarie a ciascuno di noi e soprattutto alle forze politiche, che intendono per davvero rinnovare la nostra democrazia ed evitare la deriva populista. A tale scopo, senza moralismi né invettive antileghiste, servirebbe un programma di rimodernizzazione che, a differenza di quello fallito esattamente 50 anni fa (la programmazione economica suggerita dal radicale Libero Olgiati), sappia offrire al Paese la chance di un nuovo inizio. Allora ci provarono liberali e socialisti, che purtroppo oggi non sembrano aver colto la dimensione straordinaria delle sfide che ci attendono. Nessuno si scorge all’orizzonte. La prospettiva Senza moralismi né invettive antileghiste, servirebbe un programma di rimodernizzazione I L O C I T ! A R Z N A E I N 0 E V 5 N O C A T T U T A Volere? Volare! Con Volpon de Risparmis decollano i ribassi. Ora, per esempio, l’olio di arachidi Coop da 1 litro costa solo fr. 5.40 invece di fr. 5.95, i peperoncini rossi mini Coop, confezione da 280 g, solo fr. 3.90 invece di fr. 4.80 e il Café Viennois Nescafé, 8 bustine da 144 g, solo fr. 4.55 invece di fr. 5.40. GIORNALISMO È ancora fresca di stampa l'ultima fatica editoriale di Enrico Morresi “Giornalismo nella Svizzera Italiana 1950-2000”. Il primo volume della storia dei media ticinese è pubblicato da Armando Dadò Editore IO CONFESSO Emozioni ed eros in presa diretta nell’esordio di racconti e poesie tutto al femminile di Alessandra Felli, edito da Akkuaria, ma leggibile anche nell’inedita proposta online di Bookstreams per i lettori in streaming IL CAFFÈ 9 novembre 2014 39 BIGLIETTO, SIGNORINA Puntuale come un treno, arriva la nuova commedia di Andrea Vitali, edita da Garzanti. Anche questa volta il romanzo è ambientato nella natìa Bellano, sul lago di Como. Nel 1949. E tutto ha inizio proprio in una stazione ferroviaria... I GIORNI DELL’ETERNITÀ Best seller garantito il terzo e ultimo capitolo della saga storica “Century” di Ken Follett ambientata lungo il Ventesimo secolo, pubblicata sempre nella versione italiana da Mondadori IL DIO DEL DESERTO Alla verde età di 81 anni, Wilbur Smith è un signor scrittore da 123 milioni di copie vendute in tutto il mondo. Edito da Longanesi il nuovo episodio della serie egizia, iniziata nel lontano 1993 con il best seller “Il dio del fiume” L'ERBA DELLE NOTTI In attesa di pubblicare, nel 2015, l’ultima opera di Patrick Modiano, “Pour que tu ne te perdes pas dans le quartier”, Einaudi propone Il penultimo romanzo del premio Nobel per la letteratura 2014 I Libri. Le vendite natalizie e le“esche” gettate dalle case editrici I n controtendenza rispetto agli altri Paesi europei il Natale degli svizzeri sarà un Natale all’insegna del consumo, e le case editrici confidano che almeno una parte di quei 289 franchi che gli elevetici spenderanno pro-capite finisca in libreria. Un’ipotesi non peregrina, visto che l’inchiesta appena pubblicata da Ernst & Youg, azienda leader nella consulenza e revisione contabile, assicura che almeno tre consumatori su cinque dedicheranno più di duecento franchi ai regali da far trovare sotto l’albero. Lo stesso studio rileva come i negozi specializzati (e le librerie sono certamente tra questi) siano privilegiati. Nello stesso tempo, però, abbina i siti online allo stesso indirizzo privilegiato. Quindi, anche se sempre di libri si tratta, potrebbe approfittarne a mani basse il gigante dell’edi- toria virtuale Amazon che, proprio in questi giorni, ha lanciato una proposta annichilente per il mercato: “kindleunlimited”. L’offerta, che tra l’altro prevede un periodo di trenta giorni gratuito, non può che far solleticare il senso di cupidigia di qualsiasi lettore degno di questo nome. Con meno di 12 franchi al mese, infatti, e a patto di avere un ereader digitale, l’abbonamento “unlimited” dà accesso illimita- to a oltre 15mila titoli in italiano e oltre 700mila in altre lingue da tutti i dispositivi di lettura elettronica. Naturalmente l’allettante sirena non avrà nessun ascolto per gli appassionati tradizionali, quelli che non vogliono assolutamente perdere il contatto tattile con il libro nella sua veste più classica, catacea. A mettere in imbarazzo questi ultimi, però, ci pensano i cataloghi delle novità letterarie, vere “esche” già sugli scaffali. E se a questa scelta venissero anche solo dedicati i sette franchi in più rispetto al Natale scorso, che - sempre secondo Ernst & Young - tutti gli svizzeri spenderanno, per gli editori sarebbe già grasso che cola. Tra l’altro, in questo periodo pre-natalizio, sembra che tutti gli autori di bestseller si siano messi d’accordo per provocare l’imbarazzo della scelta. Su tutti il veterano Wilbur Smith, Ken Follet, il neo premio Nobel Patrick Modiano e la regina delle vendite Joanne Rowling, anche se la “mamma” di Harry Potter per il suo “Il baco di seta” adotta per il suo terzo giallo lo pseudonimo Robert Galbraith. Ma anche gli autori italiani non scherzano, dall’ennesi- mo (e sempre annunciato come “ultimo”) romanzo di Andrea Camilleri, all’ultima fatica di Alessando Baricco “Smith & Wesson”, fino allo scrittore testimonial del lago di Como, Andrea Vitali, che con il suo “Biglietto, signorina” riparte dalla stazione ferroviaria di Varenna, a pochi chilometri da Bellano. E l’interesse non è solo per la narrativa, visto che l’instant-book realizzato dall’economista Loretta Napoleoni, “Isis. Lo Stato del terrore” (vedi a pagina 45), è già stato venduto in 18 Paesi. E un piccolo fenomeno editoriale lo sta registrando “Archi-Doodle” che traccia le nuove frontiere dei “non libri”. Almeno in senso tradizionale. Strutturato come un elegante album da disegno, l’activity-book affianca pagine di famose soluzioni architettoniche a pagine intonse invitando il lettore a disegnare il proprio progetto personale. Infine i libri per ragazzi, gli unici (con quelli di cucina) a non conoscere crisi. E qui nei bestseller rientra anche il ticinese Gionata Bernasconi, star della collana Ragazzi edita da Einaudi, con il suo ultimo lavoro “Chi ha rapito la baronessa Augusta?”. e.r.b. Dal 23 novembre… I fatti non sono più un rompicapo IL CAFFÈ 9 novembre 2014 ilcaffètravirgolette 41 40 La storia. L’emarginazione Handicappati, zingari e orfani rapiti e rinchiusi dallo Stato Bambini di operai “stagionali” clandestini. Piccoli strappati alle madri sole. Rom“internati”. Pagine di un passato doloroso I fantasmi delle“misure coercitive” E La protesta Keystone Piazza piena a Bellinzona contro Gobbi P iazza gremita stavolta non è una frase fatta. Diverse centinaia di persone, c’è chi stima quattrocento, hanno partecipato ieri pomeriggio, sabato, a Bellinzona alla manifestazione a “favore del diritto all’istruzione e contraria a una politica migratoria col paraocchi”. A promuoverla è stata la Gioventù socialista che ha voluto così esprimere solidarietà ai due bambini equadoregni, protagonisti senza colpe di “una partenza forzata, in compagnia della loro famiglia, che ha tutto il sapore di un’espulsione”. E non di una partenza volontaria, come sostenuto dal direttore del Dipartimento delle Istituzioni Norman Gobbi, che però verrebbe smentito da un verbale dell’Ufficio della migrazione. Ma al ministro, se ieri fosse stato a Bellinzona, sarebbero comunque fischiate le orecchie per le accuse lanciate da chi, a partire dalle 14, ha preso la parola in piazza. Ad ascoltare la decina di oratori, nello slargo davanti al Palazzo delle Orsoline, si è raccolta una folta folla, di persone di tutte le età, dai più giovani, accompagnati dai loro genitori, agli adulti, fino agli anziani. “Anche solo come cittadina mi vergogno di far parte di un Paese ricco che è così ferocemente disumano. Questa però è la responsabilità dei nostri governanti e non del popolo - ha detto Maria Invernizzi del Movimento dei Senza Voce. Un intervento, il suo, molto duro, ma figlio di un’esperienza diretta: “Ormai la presenza degli ecuadoriani in Ticino è ventennale. Ma in realtà, di concreto verso di loro, per riuscire a trovare una soluzione, non si è fatto mai niente. Non se ne esce facendo gli struzzi. Anche alla luce della situazione in Spagna, la medesima cosa si ripresenterà in futuro. Bisogna trovare una soluzione: ossia regolarizzare la situazione delle famiglie che sono qua. Permettere loro di trovare un lavoro e di mandare i figli a scuola. Per non aver più tra quindici anni i figli di questa gente a suonare coi nipotini davanti ai negozi”. s.pi. Quando i figli sono negati alle famiglie degli immigrati B MAURO SPIGNESI ambini negati, bambini fantasma, bambini proibiti. E infanzie trascorse in silenzio, in solitudine, con la paura unica compagna di giornate interminabili. La recente vicenda dei bimbi ecuadoregni che tanto ha fatto discutere in Ticino, ha riportato alla memoria un’altra terribile e lunga storia. Dalla fine della seconda guerra mondiale sino al 2002, almeno 15 mila bimbi sono cresciuti rinchiusi nelle case svizzere, da clandestini, nascosti alle autorità comunali e alla polizia degli stranieri. Erano i figli dei titolari dei permessi per i lavoratori stagionali che duravano nove mesi. E non prevedevano proroghe, diritti, né la possibilità del ricongiungimento familiare. “Allora funzionava come un timer, quando scadeva il tuo tempo tornavi a casa, senza discussioni. Ma la solitudine, la lontananza da casa degli emigrati, li spingevano a portare qui moglie e figli. E cominciavano i problemi”, racconta Luciano Alban, per una vita dirigente delle Acli, l’Associazione cristiana dei lavoratori, a Zurigo, che ha seguito decine e decine di casi. “Noi eravamo spesso gli unici interlocutori. Molti non conoscevano la lingue, le regole- ricorda-. Inizialmente gli stagionali avevano prestazioni ridotte all’osso, non potevano cambiare datore di lavoro e neppure domicilio per l’intera stagione. Solo dopo un certo numero di contratti consecutivi, e senza interruzioni, si poteva inoltrare la domanda per ottenere la dimora. E far finalmente arrivare in Svizzera la famiglia”. Era una festa, attesa. In quasi 60 anni si calcola siano stati rilasciati circa sei milioni di permessi per stagionali. E dietro buona parte di questi documenti, dietro la cortina di burocrazia e norme rigide, si annidano storie di sofferenza ed emarginazione. Di piccoli di quattro, cinque anni, “parcheggiati” in istituti, in collegi o in asili anche questi spesso clandestini gestiti dalla Chiesa cattolica. “Noi avevamo la missione cattolica italiana dove avevamo organizzato una sorta di scuola parallela - racconta Antonio Cartolano, presidente delle Acli in Ticino e negli anni Ottanta attivo ad Argovia - per i bimbi degli stagionali. Ne ricordo tanti. Avevo seguito da vicino la vicenda di un operaio in Svizzera ormai da 13 anni che non riusciva a liberarsi dallo statuto di stagionale, quasi una condanna. Non riusciva a dare continuità ai rapporti di lavoro, si interrompevano prima della scadenza. E ogni volta il conto ripartiva dall’inizio. Aveva una figlia di 8 anni e più cresceva, più lui era preoccupato”. Storie come quelle raccontate da Cartolano emergono ancora oggi, affiorano con libri e film, vicende di bambini, come è accaduto recentemente con i piccoli ecua- La testimonianza La denuncia “Vivevo in prigione, non potevo neppure avvicinarmi alla finestra di casa per paura delle spie” doregni in Ticino, che hanno dilaniato la politica, radicalizzato posizioni di principio lasciando poco spazio all’umanità, ai valori e ai sentimenti. “La rigidità della legge ha costretto molti emigrati a lasciare la Svizzera. Tanto che gli stagionali dalla fine degli anni Ottanta in poi erano sempre meno. Noi, piano piano, scalino dopo scalino, siamo però riusciti a strappare qualche diritto - aggiunge Alban - anche grazie alla collaborazione e al dialogo continuo proprio con un consigliere federale ticinese, Flavio Cotti, che ci ha sostenuto”. “La mia infanzia chiusa in una piccola stanza senza mamma e papà” “P er tre anni ho vissuto in una piccola prigione, sola, chiusa in una stanza. In silenzio, con il terrore di sentire bussare alla porta, di vedere arrivare la polizia”. Quella paura che strozza il respiro ha accompagnato la vita di Catia Porri, una delle tante “bambine fantasma” degli anni Sessanta. “Ancora oggi - racconta - quando sento qualcuno a Berna che ripropone di introdurre lo statuto di stagionale mi viene la pelle d’oca”. Catia Porri ha lavorato alla tv svizzerotedesca ed è impegnata nel sociale nella sua città, Opfikon. “Sono arrivata a nove anni. Papà veniva da Firenze, faceva il saldatore, dunque aveva un lavoro allora particolarmente richiesto. Altri, i muratori o gli agricoltori, erano più sfortunati, perché passavano da un datore di lavoro all’altro. Io potevo restare con i miei genitori per sei mesi, grazie a un visto turistico. Quando scadevano mi mettevano un timbro sul passaporto e dovevo passare la frontiera. Ma rientravo subito da clandestina”. I suoi genitori lavoravano entrambi e lei, Catia, restava chiusa nella sua stanza. Spesso a letto, in silenzio. “Era come se andassi in letargo. Era vietato, vietatissimo - ricorda - anche affacciarsi alla finestra, perché bastava la spiata di un vicino che intravvedeva un’ombra nella tua casa, una segnalazione anonima, e arrivava la polizia”. Papà e mamma a causa di questa situazione erano costantemente sotto pressione. “Ero una clandestina, un fantasma. E come ta- STORIE DI IMMIGRAZIONE Una famiglia seduta sulle valigie in attesa di una decisione per l’entrata alla frontiera. Un’immagine degli anni Cinquanta che rappresenta tante altre storie di immigrati Solo alla fine degli anni Novanta sono arrivate le bozze degli accordi bilaterali, i protocolli per l’infanzia, le carte internazionali. “Sono stati tempi difficili per le famiglie degli stagionali - aggiunge Cartolano -. Restare tanti mesi lontano da casa, senza la possibilità di avere i propri cari accanto era un’ingiustizia. Era negare ai genitori di essere genitori, ai lavoratori di essere lavoratori con diritti e doveri. Tanti imprenditori non facevano mai finire i nove mesi ai loro dipendenti. Gli operai dovevano tornare a casa attendere tre mesi e poi rientrare in Svizzera. Ripartire dall’inizio. Venivano da noi a chiedere il calcolo per poter avere il permesso B e re- golarizzare finalmente i propri figli, le mogli”. I controlli erano molto rigidi. “C’erano gli uffici di polizia degli stranieri - ricorda Alban, impiegato per molti anni nell’industria a Zurigo- e quando scoprivano un bimbo clandestino erano guai. Venivano tutti espulsi dal Paese. Ma non tutti erano così. In qualche occasione diversi agenti hanno capito il dramma di tanti padri e hanno trovato il cavillo per farli stare qui”. Lo hanno fatto in silenzio. Senza clamori. Ma la gente si ricorda di loro. Come ricorda ancora di quel clima terribile sino al 2002. mspignesi@caffe.ch Q@maurospignesi La storia di Catia Porri,64 anni,arrivata a Zurigo quando ne aveva 9,con il papà che faceva il saldatore.Oggi lavora ed è impegnata nel sociale. “Ma non dimentico quell’incubo” le non potevo andare a scuola. Né uscire a giocare, a vedere la luce del sole. Solo nei sei mesi di visto turistico potevo ricominciare ad esistere”. Entrate e uscite a casa Porri erano regolate da parole d’ordine, ogni movimento era prestabilito, nessun errore, neppure piccolo era concesso in quegli anni. “Noi - riprende Catia - poi avevamo un problema in più: vivevamo in un quartiere di Zurigo dove tutti, o quasi, erano svizzeri. C’erano tante brave persone, ma non potevi correre nessun rischio. Gli altri bambini che vivevano in quartieri dove la maggioranza erano stranieri, o anche nelle baracche degli stagionali, perché in quegli anni c’era anche questa vergogna, godevano di maggior protezione. Lì c’era una complicità collaudata, una solidarietà tra famiglie. Si guardavano alle spalle, si proteggevano l’uno con l’altro. Ma noi no, noi eravamo soli”. Di quegli anni le torna in mente anche un altro particolare: “Era difficile, davvero complicato trovare una casa. Nessuno affittava agli stagionali perché i proprietari non avevano certezze, potevano vederli andare via da un momento all’altro, perché venivano licenziati o addirittura espulsi”. Oggi Catia Porri ha 64 anni: “Eppure - dice ridendo - non me li sento addosso, sto anche per andare in pensione, così potrò impegnarmi ancora di più nel sociale. Ma se mi volto indietro, provo a spolverare i ricordi, ritorno a quando finalmente mio padreriuscì ad avere il permesso di dimora, e io che allora avevo 12 anni venni finalmente iscritta a scuola, in prima media. E fu un altro shock, perché non conoscevo il tedesco, non c’erano dei corsi come adesso. Venivo giudicata, esaminata, e dovevo correre. Dovevo impegnarmi il doppio per stare al passo con i programmi. Ho avuto tante difficoltà”. Ma chi ha sofferto ha sempre una marcia in più. Oggi rivede quegli anni: “E penso ai due bambini ecuadoregni in Ticino, alle polemiche. E mi sembra che tutto questo tempo non sia mai passato”. rano bimbi di strada, figli di povera gente, di mamme sole. O di stranieri, “sbandati”, alcolizzati. O, ancora, erano considerati “ritardati”, handicappati. Dal 1850 al 1980 migliaia di bambini di famiglie disagiate sono stati portati via ai genitori in Svizzera attraverso le cosiddette misure coercitive a scopo assistenziale. Ritenuti potenzialmente pericolosi, inclini alla delinquenza, e affidati a famiglie, spesso contadine, per farli lavorare a scopo di prevenzione, o internati in orfanatrofi. Decisioni prese rapidamente, accartocciando e buttando nel cestino norme e garanzie sull’infanzia, su segnalazioni di sindaci, preti, notai e avvocati. Una pagina di storia a lungo rimossa nel silenzio e riemersa attraverso film, libri e una mostra itinerante (si può vedere all’indirizzo web www.enfances-volees.ch) che ha toccato diverse città della Confederazione facendo esplodere un doloroso passato. Una pagina riletta anche grazie alle testimonianze dei protagonisti – circa ventimila quelli sopravvissuti - e degli studiosi che hanno potuto ricostruire, con i pochi documenti ancora a disposizione, decine e decine di casi finiti negli archivi della memoria. Dimenticati. Persone Lasciate sole a tormentarsi con le loro domande: perché? Dal giugno dell’anno scorso questa oscura storia viene approfondita, su sollecitazione della consigliera federale Simonetta Sommaruga, da una commissione mista di vittime e politici ed è stata anche creato a Berna un ufficio sui torti inflitti che potrà esaminare eventuali domande di risar- La svolta La denuncia cimento allo Stato. Per ora ne “Due minorenni sono arrivate oltre 500. Nei Berna ha istituito algerini catapultati cantoni, poi, dovrebbero es- una commissione sere istituiti consultori e asda una città sistenza agli ormai ex bam- per le vittime. Già all’altra non sono bini. in 500 hanno Uno di loro, che ha parteciriusciti ad andare pato a questa riaffernazione chiesto della memoria collettiva è risarcimenti. a scuola Sergio Devecchi, nato a Lu- Una mostra se non dopo gano, e strappato ai genitori una lunga quando era bambino, cre- per far conoscere sciuto in orfanatrofi ticinesi e il dramma battaglia” dei Grigioni. Devecchi ha avuto la forza di andare avanti, ha studiato, si è laureato, è diventato educatore, direttore di un istituto a Zurigo, ed è presidente della Società svizzera di pedagogia sociale. Oggi racconta la sua esperienza proprio per non dimenticare. Ma non c’è solo questo capitolo. C’è anche quello degli zingari. In 50 anni 590 bimbi figli di nomadi, dei tre grandi gruppi come Rom, Sinti e Jenisch, finirono in istituti chiusi. Storie che oggi sembrano appartenere a un’epoca lontana, a quando il diritto della persona veniva dopo quello della protezione della società. Ma che adesso riguardano soprattutto gli stranieri. Un caso emblematico è quello che vede protagonista in Ticino una famiglia di profughi algerini. Papà, mamma, e quattro figli, di 11, 13, 17 e 21 anni. La loro è una vicenda paradossale, di quelle che restano impigliate nella rete delle leggi. I genitori dei ragazzi non hanno ottenuto il diritto d’asilo e dunque non potrebbero restare in Svizzera, ma l’Algeria si rifiuta di riprenderli. “La famiglia – spiega Maria Innocenzi responsabile del Movimento dei senza voce che ha seguito la vicenda offrendo assistenza – ogni volta che si stava predisponendo l’iscrizione scolastica veniva spostata da un hotel all’altro e dunque i bambini non riuscivano a cominciare la scuola. Un diritto sacrosanto stabilito dalle convenzioni internazionali e dai protocolli per la difesa dell’infanzia”. Mentre la famiglia era in attesa della decisione sulla domada di asilo, i piccoli hanno frequentato le lezioni, sino a tre anni fa, a Locarno. Gli insegnanti dicevano che erano “intelligenti e avevano tanta voglia di fare”, racconta ancora Innocenzi. Poi è arrivato il verdetto: niente asilo. È stata bocciata anche la quarta richiesta. Per la famiglia algerina sono svanite le speranze. Parte del gruppo familiare è stata trasferita a Cadro. Il padre invece è finito per un breve periodo in carcere per soggiorno illegale. E poi è stato alloggiato a Bellinzona. “Ora finalmente – racconta ancora Maria Innocenzi – siano riusciti a farli iscrivere e frequentano un istituto nelle Tre valli. Ma è stata dura, faticosissima. Eppure quello all’istruzione dovrebbe essere un diritto superiore, per tutti, dunque non derogabile”. LEGGI COSÌ IL FUTURO BELLINZONA 15. – 16.11. LOCARNO 18. – 19.11. Con le sale da gioco completamente rinnovate, il moderno ristorante Elementi e un raffinato champagne bar, siamo pronti ad accogliervi nel nostro nuovo mondo! su tutti i tablet LUGANO 20. – 23.11. 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Cinema Iride a Lugano me 12 novembre DIBATTITO Cure intensive pediatriche e neonatali in Ticino: per un cantone ospedaliero a misura di bambino Dibattito aperto al pubblico. Dalle 19h00 alle 20h30 Alla fine della conferenza verrà offerto un rinfresco Per motivi organizzativi si prega di annunciarsi allo 091 911 08 10. Spazio aperto, Via Gerretta 9, Bellinzona sa 15 novembre ATELIER Circo!...nello stile di Cézanne Giochi con le forme Al Museo in erba, Piazza Giuseppe Buffi 8, Bellinzona Prenotazioni Tel. +41 918355254 www.ticinoperbambini.ch INTERSTELLAR Matthew McConaughey e Jessica Chastain nel film di Chris Nolan IL CAFFÈ 9 novembre 2014 ilcaffètravirgolette 43 Schermi. L’ultimo film di Nolan è spaziale, ma non decolla. Neanche con una star come McConaughey Libri. Alla Beat generation piace il pasto nudo MARCO BAZZI “L Un attore da solo non ce la fa Le inadeguatezze di storie,cast e regie d’autore MARIAROSA MANCUSO “G li attori sono bestiame”, sosteneva Alfred Hitchcock. Per questo Carole Lombard un giorno si presentò sul set con un cartello appeso al collo e una scritta a pennarello: “cattle”. Il regista sognava una macchina che, a partire dalla sceneggiatura, buttasse fuori il film senza i capricci causati dal materiale umano. Litigò con Paul Newman, che applicava il metodo Stanislawskij (e durante una cena a casa del regista aveva preteso una birra invece del Bourgogne servito a tavola, e non bastasse la beveva senza usare il bicchiere). Introspezione e tormento, invece del “facciamo finta che...”. Torna in mente Hitchcock quando vediamo Robert Downey jr e Robert Duvall che in “The Judge” di David Dobkin fanno fatica a entrare in sintonia. Sembra che recitino in due film diversi. Il primo ha l’arroganza di “Iron Man” (”Difendo solo i colpevoli perché gli innocenti non possono permettersi le mie parcelle”). Il secondo ha la fissità di una maschera: le rughe e gli zigomi lavorano al posto suo. Torna in mente Hitchcock anche quando vediamo Matthew McConaughey in “Interstellar”, l’ultimo film di Christopher Nolan appena uscito nelle sale. Dov’è finito il magnifico attore di “Dallas Buyers Club” (diretto da Jean-Marc Vallée) o di “The Wolf of Wall Street” (diretto da Martin Scorsese)? A cui dobbiamo aggiungere il fantastico ruolo nella serie “True Detective”, scritta da Nick Pizzolatto e diretta da Cary Fukunaga, dove cita il filosofo nichilista Cioran come se fosse un compagno di scuola, oltre che di sventure su questa terra. Il contadino che torna a fare l’astronauta perché sulla Terra non c’è più cibo, quindi bisogna emigrare su lontani pianeti, sconta le rigidezze di una sceneggiatura che mira altissimo - si parla di fisica quantistica come di teoria della relatività - e inciampa nelle banalità della fantascienza filosofica. Francamente, preferiamo i marziani, i tripedi o i formiconi, che a differenza dei viaggi nel tempo non deludono mai. Un attore da solo non può farcela, a risollevare un film. Vale lo stesso per Jessica Chastain. Era un incanto in “Tree of Life” di Terrence Malick (la storia familiare era molto meglio dei deliri cosmici) e in “Zero Dark Thirty” di Katryn Bigelow. In “Interstellar” recita sopra le righe. Anche a lei toccano troppe spiegazioni sui “wormhole”, che i vecchi romanzi della collana Urania traducevano con “curvatura dello spazio-tempo”. I fan di Christopher Nolan lanceranno la scomunica, ma l’unico che davvero colpisce è Matt Damon, in scena quasi sempre con il casco da astronauta. PASTO NUDO William Burroughs (Adelphi) a droga riproduce la formula di base del Virus del ‘male’: l’Algebra del bisogno. La faccia del ‘male’ è sempre il bisogno assoluto. Il drogato è qualcuno che ha un bisogno assoluto di droga”. Firmato William Seward Burroughs. È un passo della prefazione a “Pasto nudo”, uno dei romanzi più belli e significativi della Beat Generation. Il titolo lo prese da una poesia di Allen Ginsberg. “La cosa che odiava di più era la burocrazia di Washington – scrisse Kerouac di Burroughs -; subito dopo venivano i progressisti; poi i poliziotti. Passava il tempo a parlare e a insegnare agli altri”. Il filo conduttore del romanzo, che si può considerare di letteratura d’avanguardia, è il controllo che lo Stato esercita sulle menti degli individui. E sullo sfondo c’è la droga. “Quando dico che non ricordo di aver scritto ‘Pasto nudo’ naturalmente esagero e non bisogna dimenticare che la memoria è formata da varie aree - scrive Burroughs nel capitoletto “Riflessioni su una deposizione -. Quando dico ‘oggi il virus della droga rappresenta il problema sanitario numero uno nel mondo’ non mi riferisco soltanto ai concreti effetti negativi degli oppiacei sulla salute dell’individuo (che, nei casi di dosaggio controllato, possono essere minimi), ma anche all’isteria che l’uso della droga spesso suscita tra coloro che i mass media e i funzionari della narcotici predispongono a reazioni isteriche”. Questa riflessione quasi “pasoliniana” dimostra come Burroughs sia stato un intellettuale ‘futurista’, che ha saputo prevedere gli effetti di massificazione e pensiero unico. “La democrazia è cancerogena e gli uffici sono il suo cancro - scrive -. Un ufficio mette radici dappertutto nello Stato, diventa maligno come la narcotici e poi cresce, non smette mai di crescere, riproducendosi sempre più, finché non soffoca l’organismo ospitante”. renault.ch LA VOSTRA AUTO È DELL’EPOCA IN CUI L’ECOLOGIA ERA UN CONCETTO SCONOSCIUTO? <wm>10CAsNsjY0MDQx0TU2MzM2MQYA5h7n6w8AAAA=</wm> <wm>10CFXKKw6AMBRE0RW9Zt63hUpSRxAEX0PQ7F9RcIhJbjJnXasnfFvadrS9MtiMNEJNaxFJsFxDNIXIOJVlgJndMYDrzxOQfQL6a4hByn2EFTLpjJBcAuk-rwfqty_JdwAAAA==</wm> ALLORA OGGI RENAULT VE LA PAGA COME MINIMO FR. 2 500.–*. Scegliete Renault per viaggiare pulito: sostituite la vostra auto di almeno 8 anni con un veicolo nuovo del campione europeo di CO2. A beneficiarne non sarete solo voi, ma anche l’ambiente. Maggiori info su www.renault.ch * Il premio permuta CO 2 di fr. 2 500.– (in aggiunta al valore di ripresa) è valido per la ripresa di ogni veicolo particolare di più di 8 anni all’acquisto di un nuovo modello Renault. 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Pagina a cura di GastroSuisse e GastroTicino LARISTORAZIONE L’ALBERGHERIA Ticino a Tavola Il primo evento organizzato a Locarno Settimana dopo settimana l’analisi di tutti i temi, gli studi, gli argomenti, i problemi e le norme dell’offerta di ristoranti e alberghi. Una pagina indispensabile per gli operatori del settore & GastroNews Qr-Code Cresce l’associazione culturale cuochi Nuova guida con 170 ristoranti Sono già una settantina i membri dell’Associazione culturale cuochi Ticino fondata dallo chef Alessandro Cassaro. L’associazione non ha fini di lucro e tra gli obiettivi ha quello di valorizzare la professione e fornire consulenza ai propri aderenti. Il primo evento di rilievo è stato organizzato il 19 ottobre, con la prima edizione della “Festa del cuoco” dedicata a San Francesco Caracciolo. Dopo la messa nella chiesa di San Vittore e Andrea Apostolo a Muralto la quarantina di ospiti si è spostata al ristorante “Portico” in Piazza Grande a Locarno, dove si è svolta la parte ufficiale con il discorso del presidente Cassaro (nella foto) e la cena. Per ottenere maggiori informazioni e aderire all’associazione è sufficiente inviare un messaggio di posta elettronica all’indirizzo acct.ticino@associazionecuochiticino.com o telefonare al numero 078 819 81 75.L’associazione si presenta anche sul sito associazionecuochiticino.com. È in distribuzione la guida 2015 di “Ticino a Tavola”, volumetto in 4 lingue che presenta i 170 ristoranti del progetto coordinato dal Centro di Competenza Agroalimentare che promuove la l’utilizzo dei prodotti ticinesi nella ristorazione. In 150 pagine la guida - stampata in 20mila copie e curata dal giornalista Alessandro Pesce, con il concetto grafico della KeyDesign Sa di Cadenazzo - propone una sintetica presentazione delle filiere agroalimentari, alcune ricette tipiche e gli indirizzi dei partner. Per dare possibilità ai ristoranti e partner che volessero ancora aderire a Ticino a Tavola o fare inserzioni pubblicitarie, e non sono riusciti ad annunciarsi in tempo, la seconda edizione della guida sarà stampata a fine anno. Info: ticinoatavola@gmail.com. Da GastroTicino e GastroSuisse un secco “no” a un’iniziativa devastante per ristoratori e albergatori Ecopop Sapori e vini di Sardegna al “Giardinetto” di Biasca dannosa e inefficace GastroSuisse e GastroTicino respingono con fermezza l’iniziativa popolare lanciata dall’associazione Ecopop “Stop alla sovrappopolazione - sì alla conservazione delle basi naturali della vita”, sulla quale saremo chiamati a esprimerci il 30 novembre. L’iniziativa propone di limitare in modo rigido l’immigrazione in Svizzera (saldo migratorio fissato allo 0,2% per anno nella Costituzione federale) e di investire almeno il 10% dell’aiuto allo sviluppo per la promozione della pianificazione familiare. Limitare l’immigrazione con una quota rigida e inflessibile, sostiene GastroSuisse, aggrava la carenza di manodopera e danneggia l’economia svizzera. Pari a circa il 44% delle circa 77.000 persone che lavorano in questo settore, la quota di lavoratori stranieri impiegati in alberghi e ristoranti è tradizionalmente elevata. Limitare l’immigrazione allo 0,2% annuo, che attualmente rappresenta circa 16.000 persone l’anno, avrebbe conseguenze particolarmente dure per hotel e ristoranti. La scarsità di COSÌ NON VA Limitare l’immigrazione con una quota rigida aggrava la carenza di manodopera manodopera in questo settore è già evidente ed Ecopop non farebbe che peggiorare la situazione. Al di là della mancanza di manodopera, il significativo calo della crescita della popolazione, porterebbe a un’ulteriore riduzione dei consumi. Inoltre, il segnale negativo diffuso dall’iniziativa all’estero, potrebbe causare danni enormi all’attrattività della Svizzera come piazza economica e destinazione turistica, con gravi ripercussioni per alberghi e ristoranti. GastroSuisse riconosce le sfide di una popolazione in crescita e maggiore utilizzo di risorse che ciò comporta. Tuttavia, limitare l’immigrazione con il “principio della falciatrice” non è una soluzione e danneggia l’economia. GastroSuisse invita, quindi, a rifiutare chiaramente l’iniziativa. Anche Massimo Suter, presidente di GastroTicino, fa proprie le argomentazioni del Comitato contro Ecopop. “Sono cinque gli aggettivi che descrivono gli effetti devastanti di que- sta iniziativa: estrema, discriminatoria, superflua, inefficace e dannosa. Mi spiego. L’iniziativa è estrema perché fissa una volta per tutte nella Costituzione un’immigrazione rigida e una soglia arbitraria senza considerare le esigenze dell’economia. È discriminatoria perché secondo i promotori sono gli stranieri a essere indicati come la fonte di tutti i problemi del nostro Paese. Ed è anche del tutto superflua, perché il 9 febbraio la maggioranza del popolo svizzero ha deciso di ripristinare i contingenti per controllare l’immigrazione”. Vi sono poi altre ragioni che portano Suter e il Comitato a valutare Ecopop come inefficace e dannosa. “Certo. Ritenete giusto che la Svizzera sia obbligata a spendere 200 milioni di franchi per la pianificazione familiare nei paesi poveri a scapito di altri progetti più utili in termini di aiuto allo sviluppo? Va sottolineato in modo chiaro che si tratta di una misura inefficace e di uno spreco di denaro dei contribuenti”. a.p. Salute economica svizzera L’iniziativa Ecopop costituisce un vero e proprio “cocktail tossico” Gli effetti collaterali sarebbero devastanti Veniamo poi agli effetti collaterali dell’iniziativa Ecopop, che sarebbero devastanti e peggiorerebbero in modo considerevole la situazione della Svizzera. “L’iniziativa accelererà l’invecchiamento della popolazione, provocherà problemi di finanziamento delle assicurazioni sociali, complicherà ulteriormente le relazioni tra la Svizzera e l’Unione Europea, provocherà un rallentamento economico e un aumento delle pressioni su numerosi settori”. Per questo motivo GastroTicino invita tutti a votare un chiaro “no”. Per dare risalto alle notizie dei soci e a quelle che possono incuriosire clienti e lettori, ecco un nuovo sistema di comunicazione. Scaricando con un qualsiasi smartphone un’applicazione per la lettura dei Qr-code e facendo la scansione del Qrcode che vedete in questo articolo, sarete indirizzati sul sito di GastroTicino. Troverete il simbolo del Qr-code e potrete cliccare sulla notizia per leggere questa settimana: > Presentazione del programma GastroTime > Bronzo al pasticcere-confettiere Sergio De Cesare > Il nuovo libro “Il cameriere perfetto” > Grand Prix Du Vin Suisse 2014: i vincitori > Gault & Millau: onori per Gaby Gianini e il Ristorante Forni di Airolo > Piccoli chef di Intragna al Grotto Brunoni da Regis > La vendita del Merlot Vallombrosa per il finanziamento degli acquedotti Ricordiamo che, oltre al nostro settore, una vasta alleanza dice chiaramente “no” a un’iniziativa dannosa per la Svizzera. Il Consiglio federale, il Consiglio agli Stati (con 39 no e un sì), il Consiglio nazionale (con 190 no, 3 sì e 5 astenuti), i rappresentanti dei partiti politici in Parlamento (Ps, Verdi, Verdi Liberali, Pbd, Ppd, Plr, e Udc), gli ambienti economici cantonali e nazionali (economiesuisse, l’Unione svizzera delle arti e mestieri), i sindacati (l’Unione Sindacale Svizzera, Travail.Suisse, la Società degli impiegati Svizze- ri), le organizzazioni caritatevoli (Alliance Sud, Helvetas, Caritas, Pane per tutti, ecc.) e le associazioni ambientaliste (Wwf Svizzera, Pro Natura, Greenpeace, Ate1) raccomandano di votare “no”. No perché l’iniziativa Ecopop costituisce un vero e proprio “cocktail tossico”. Le misure proposte dagli iniziativisti sono al contempo inefficaci e contro-produttive per preservare le risorse naturali in modo permanente. Ecopop sarebbe un duro colpo per la salute economica della Svizzera. GT24102014 Affittasi da subito, causa cessazione attività, Ristorante a Contone con inventario da concordare e con ampio parcheggio. Solo seri interessati scrivere a cifra. GT05112014 Vendesi Ristorante Pizzeria nel luganese, caratteristico, in ottime condizioni, con intentario. Parcheggio privato. Solo seri interessati scrivere a cifra. Ristorazione, produzione e distribuzione assieme per valorizzare i prodotti tipici. Scoprite gli oltre 150 ristoranti, le ricette, i prodotti e tante curiosità su www.ticinoatavola.ch. Iscrizioni per tutti i partner interessati sempre aperte. Eventuali interessati potranno contattarci al seguente indirizzo: GASTROTICINO - Via Gemmo 11 - 6900 Lugano Tel. 091 961 83 11 - Fax 091 961 83 25 - www.gastroticino.ch OFFERTE SCRITTE CON INDICAZIONE DELLA CIFRA. NON SONO DATE INFORMAZIONI TELEFONICHE Saranno i sapori e i profumi della Sardegna i protagonisti della rassegna enogastronomica in programma dal 12 al 30 novembre all’Albergo Ristorante “Al Giardinetto” di Biasca. A ingolosire gli ospiti sarà lo chef Sergio Deidda del Ristorante “Le Terrazze” di Arbatax, con i vini delle Tenute Soletta di Codrongianos (Sassari). La rassegna enogastronomica sarda permette di scoprire molte specialità tipiche dell’isola. Qualche esempio? Dapprima “Is Antipastusu” con piatti come “presuttu, sartissu, marandula, olia cun allu e casu d’erbei” (prosciutto crudo, salsiccia, guanciale, olive agliate e pecorino al cucchiaio con pane carasau), ma anche bottarga su letto di sedano o le sardine marinate in aceto di vino rosso e pomodori. E poi “Is Primusu” con i famosi “Malloredus a sa campidanesa”, i gnocchetti sardi con salsa di pomodoro, salsiccia al finocchietto e zafferano, e gli altrettanto famosi “Culurgionis a s’ogliastrina”, i ravioli di patate, pecorino e menta al pomodoro. Il viaggio gastronomico prosegue con “Is Segundusu”: spezzatino d’agnello con carciofi, capperi, cipolle e pomodori secchi, patate rosolate, filetti d’anguilla ai pomodori freschi, patate rosolate e fagiolini, o trancio di spigola con Vernaccia, patate e olive verdi. Infine ”Is Durcisi”, i dolci, con Seadas al miele o i ravioli di ricotta fritti. E per i più curiosi un abbinamento da non perdere: la pizza “Bottarga” con la birra sarda. Info e prenotazioni al numero 091 862 17 71. All’Osteria Enoteca Ferriroli iniziata la stagione dei “cicitt” Pieno lavoro per Patricia e Antonio Ferriroli alle prese con una specialità davvero squisita: i cicitt delle Valli Locarnesi. Nella tipica osteria di Contra, i “Cicitt dal Tranquill da Gordola” si potranno gustare, in particolare, giovedì 13 e venerdì 14 novembre, accompagnati dalla cicoria, e per chi ama i piatti tradizionali, la “cavra büida” è uno spettacolo. I cicitt - presidio slow Food - sono salsicce lunghe e sottili, che si preparano in autunno con la carne, il grasso e il cuore della capra insaccati negli intestini dell’animale. Sono di colore marrone scuro e si mangiano arrostiti sul fuoco. Hanno un profumo penetrante di capra, di spezie e di fumo. Buon appetito. presenta: SCEF 045 MARKETING: CONOSCERE IL TERRITORIO PER AVERE SUCCESSO VIAGGIO ALLA SCOPERTA DEL MARKETING TERRITORIALE Obiettivi acquisire strumenti e metodologie per operare e crescere in una logica di marketing, saper individuare la propria clientela e il proprio bacino territoriale, saper pianificare come raggiungerla in modo efficace, essere in grado di realizzare il proprio piano di marketing. Programma la comunicazione, l'ascolto e gli strumenti per l'ascolto del territorio; significato di cosa vuol dire fare marketing; realizzare il proprio piano di marketing; come fare l'analisi del mercato locale, come definire il proprio business (visione ristretta e visione allargata); scoprire i propri punti di forza e di debolezza; come definire gli obiettivi e la strategia; come fare il piano di dettaglio delle attività; come e quando controllare le attività per misurare successi e aree di miglioramento. Insegnante Ettore Lazzarini, consulente e formatore SMSchool Data e orario 10 novembre 2014, 08.30-12.00 e 13.30-17.30 Costo Chf 180.00 soci / Chf 230.00 non soci IL CAFFÈ 9 novembre 2014 ilcaffètravirgolette 45 Il libro. Un’organizzazione armata sta ridisegnando la mappa del Medio Oriente tracciata da francesi e inglesi. È la prima volta che accade dalla fine della Grande guerra. Un saggio di Loretta Napoleoni mette a fuoco origini e sviluppi del Califfato. La forza e i pericoli del nuovo Stato integralista LA MORTE Un ‘immagine del video sull’esecuzione del giornalista James Foley Isis Chi sono e cosa vogliono le milizie islamiche terrore del mondo “Isis, lo Stato del terrore”, è il titolo del libro, in uscita per Feltrinelli, dell’economista ed esperta di terrorismo internazionale Loretta Napoleoni, che sul Caffè cura da anni la rubrica settimanale, “Numeri”. Sulle origini dell’Isis anticipiamo uno stralcio della prima parte del volume. LORETTA NAPOLEONI P L’AVANZATA Le bandiere nere dello Stato Islamico sventolano sui territori conquistati er la prima volta dalla fine della Prima guerra mondiale un’organizzazione armata sta ridisegnando la mappa del Medio Oriente tracciata da francesi e inglesi. Combattendo una guerra di conquista, lo Stato Islamico (Is), già noto come Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (al Sham), ossia Isil o Isis, sta cancellando i confini fissati nell’Accordo Sykes-Picot formulato nel 1916. Oggi la bandiera nera e dorata dell’Isis sventola su un territorio, più vasto del Regno Unito o del Texas, che va dalla sponda mediterranea della Siria fino al cuore dell’Iraq: l’area tribale sunnita. Dalla fine di giugno 2014 questa regione è nota come “il Califfato”,una denominazione che aveva cessato di esistere nel 1924, in seguito alla dissoluzione dell’Impero Ottomano per mano di Ataturk. Nello Stato Islamico, come precedentemente in al Qaeda, molti osservatori occidentali vedono un’organizzazione anacronistica che vorrebbe riportare indietro le lancette dell’orologio. In effetti, rifugiati siriani e iracheni hanno descritto la sua forma di governo come indistinguibile da quella del regime talebano. Ovunque campeggiano manifesti che vietano di fumare e di usare la macchina fotografica; le donne non possono viaggiare se non accompagnate da un parente maschio, devono andare in giro completamente coperte e in pubblico non possono indossare i pantaloni. Al tempo stesso, lo Stato Islamico sembrerebbe impegnato in una sorta di pulizia religiosa attuata mediante una forma molto aggressiva di proselitismo. I residenti nel territorio che scelgono di non fuggire devono aderire, pena la morte, al suo radicale credo salafita. Fin dalla sua comparsa sulla scena globale, il leader e califfo dello Stato Islamico Abu Bakr al Baghdadi è stato paragonato al Mullah Omar di al Qaeda. Paradossalmente, questi raffronti hanno portato l’Occidente, e il resto del mondo, a sottovalutare sia al Baghdadi sia l’organizzazione da lui guidata. Nonostante il carattere draconiano dello Stato Islamico, ritenerlo un’entità “arretrata” sarebbe un errore. Mentre il mondo dei talebani era limitato alle scuole coraniche e a un sapere basato sulle parole del Profeta, l’incubatrice dello Stato Islamico sono state la globalizzazione e la tecnologia moderna. Quel che distingue l’organizzazione da ogni altro gruppo armato che l’ha preceduta – compresi quelli attivi durante la Guerra fredda – e quel che ne spiega l’enorme successo sono la sua modernità e il suo pragmatismo. La leadership sembra comprendere con una lucidità inedita i limiti che un mondo globalizzato e multipolare impone alle potenze contemporanee. Per esempio, lo Stato Islamico ha intuito che un intervento straniero congiunto, simile a quello attuato in Libia o in Iraq, non sarebbe mai stato possibile in Siria. Sulla base di questa analisi, la leadership ha sfruttato a proprio vantaggio, per di più passando quasi inosservata, il conflitto siriano – versione contemporanea della guerra per procura, dove sono schierati numerosi sponsor e gruppi armati. Mirando a un cambiamento di regime in Siria, paesi come il Kuwait, il Qatar e l’Arabia Saudita hanno attivamente foraggiato una pletora di organizzazioni armate, delle quali l’Isis è soltanto una. Tuttavia, anziché combattere la guerra per procura degli sponsor, lo Stato Islamico ha usato il loro denaro per impiantare i propri capisaldi territoriali in regioni economicamente strategiche, come le ricche aree petrolifere della Siria orientale. Nessuna precedente organizzazione armata mediorientale era stata in grado di promuoversi quale nuovo potere politico della regione e, per di più, con il denaro dei ricchi sponsor del Golfo. In netto contrasto con la retorica talebana, e nonostante il modo barbaro in cui tratta il nemico, lo Stato Islamico sta diffondendo un potente, e in parte positivo, messaggio politico nel mondo musulmano: quello del ritorno del Califfato, l’età dell’oro dell’Islam. Questo messaggio arriva in un momento di grande destabilizzazione in Medio Oriente, con la Si- ria e l’Iraq in fiamme, la Libia sull’orlo di un nuovo conflitto tribale, l’Egitto irrequieto e dominato dall’esercito, e Israele ancora una volta ai ferri corti con i palestinesi di Gaza. Pertanto, il risorto Califfato con il suo nuovo califfo al Baghdadi appare agli occhi di molti sunniti non come l’ennesimo gruppo armato, ma come una nuova promettente entità politica che sorge dalle ceneri di decenni di guerra e distruzione. Il fatto che questa fenice islamista si sia materializzata il primo giorno del Ramadan, il mese consacrato al digiuno e alla preghiera, del 2014 viene visto come il potente presagio della minaccia che lo Stato Islamico rappresenta per la legittimità di tutti i cinquantasette paesi di fede islamica. Come ha dichiarato il suo portavoce, Abu Mohamed al Adnani, “la legalità di tutti gli emirati, i gruppi, gli stati e le organizzazioni [musulmane] viene azzerata dall’autorità del califfo e dall’arrivo delle sue truppe nei loro territori”. È una sfida lanciata da uno stato contemporaneo che dispone di un esercito moderno e che riconduce la propria legittimità alla prima manifestazione territoriale dell’Islam nell’Arabia del Settimo e Ottavo secolo. Questa concretissima minaccia viene avvertita particolarmente dalle nazioni confinanti con la Siria e con l’Iraq. Nel luglio 2014 la bandiera dello Stato Islamico ha fatto la sua comparsa nei villaggi giordani, e nel mese di agosto migliaia di militanti dell’Isis hanno sconfinato in Libano dalla Siria, occupando la cittadina di Arsal. Dopo il lancio di questa offensiva, persino i vecchi sponsor hanno iniziato a temere la potenza militare del Califfato; all’inizio di luglio l’Arabia Saudita ha schierato trentamila militari sul suo confine con l’Iraq dopo che l’esercito iracheno si era ritirato dall’area. Sotto la patina della religione e dietro le tattiche terroristiche, esiste una macchina militare pienamente impegnata nella costruzione di un nuovo stato e, cosa ancora più sorprendente, nella ricerca del consenso popolare una volta assicuratasi la conquista territoriale. Gli abitanti delle zone controllate dal Califfato, in- fatti, sostengono che l’arrivo delle milizie dello Stato Islamico ha coinciso con un miglioramento della gestione quotidiana dei loro villaggi. I combattenti dell’Isis hanno sistemato le strade, organizzato le mense per chi aveva perso la casa, garantito l’accesso all’elettricità per tutta la giornata. Così facendo, lo Stato Islamico mostra di capire che nel Ventunesimo secolo non si possono edificare nuove nazioni solo con il terrore e la violenza. Per riuscire nell’obiettivo è necessario il consenso popolare. Se a livello territoriale il progetto di massima è quello di rifondare l’antico Califfato di Baghdad – entità distrutta dai mongoli nel 1261, che si estendeva dalla capitale irachena fino all’attuale Israele –, a livello politico l’obiettivo dello Stato Islamico consiste nel crearne la versione moderna, aggiornata al Ventunesimo secolo. Nel suo primo discorso in veste di nuovo califfo, al Baghdadi si è impegnato a restituire ai musulmani “la dignità, la potenza, i diritti e l’autorità del comando” che possedevano nel glorioso passato, al contempo ha rivolto un appello a medici, tecnici, giudici ed esperti di giurisprudenza islamica affinché si unissero a lui. Mentre parlava, una squadra di traduttori in tutto il mondo era al lavoro per diffondere il testo del discorso, quasi in tempo reale, sui siti jihadisti in Internet e attraverso Facebook e Twitter, in numerose lingue, tra cui inglese, francese e tedesco. Secondo molti sostenitori, il principale obiettivo dello Stato Islamico è rappresentare per i musulmani sunniti ciò che Israele è per gli ebrei: uno stato nella loro antica terra, rioccupata in tempi moderni; un potente stato confessionale che li protegga ovunque essi si trovino. Per quanto scioccante e rivoltante possa apparire un simile raffronto, è questo il potente messaggio che l’Isis trasmette ai giovani musulmani che vivono nel vuoto politico creato da fattori allarmanti quali la corruzione dilagante, la disuguaglianza e l’ingiustizia presenti nei moderni stati musulmani; la spietata dittatura di Assad; il rifiuto del governo di al Maliki di integrare i sunniti nel tessuto della vita politica e la loro persecuzione da parte del governo di Baghdad; l’assenza di adeguate infrastrutture socioeconomiche, distrutte durante la guerra, e l’elevato tasso di disoccupazione. È un messaggio potente e al tempo stesso seducente anche per chi vive all’estero, i giovani musulmani europei e americani, che lottano per integrarsi in una società occidentale che offre sempre meno opportunità alle giovani generazioni. Nessun’altra organizzazione armata ha mai mostrato altrettanta comprensione e intuizione politica nei confronti della politica interna del Medio Oriente e della frustrazione degli emigrati musulmani in tutto il mondo. Nell’ambizioso sforzo teso alla creazione di uno stato, nessun’altra organizzazione armata si è adattata con altrettanto successo a fattori contingenti quali l’offerta di infrastrutture socioeconomiche di base e di partnership imprenditoriale con le autorità locali nel territorio da essa controllata. In effetti, la leadership dell’Isis ha studiato le tattiche e la struttura di altri gruppi armati, e le ha applicate in un nuovo contesto. Non diversamente dalle organizzazioni armate europee degli anni sessanta e settanta, come le Brigate Rosse in Italia e l’Ira nell’Irlanda del Nord, lo Stato Islamico è cosciente dell’efficacia della “propaganda della paura”, e si è dimostrato particolarmente abile nell’utilizzare i social media per diffondere tra il pubblico locale e globale videoriprese e immagini altamente professionali delle sue barbare azioni. Che la diffusione della paura attraverso la moderna tecnologia sia un’arma di conquista molto più potente dei sermoni religiosi è un fatto che al Qaeda non è riuscita a capire (...). IL CAFFÈ 9 novembre 2014 46 ilcaffètravirgolette Chi è La 52enne fisica italiana è appena stata nominata a capo del Cern di Ginevra. È la prima donna, nei sessant’anni di storia del laboratorio. E dirige dodicimila scienziati Reuters L’incontro. “Ho solo inseguito i miei sogni” FRANCESCO ANFOSSI L Reuters a chiamano “la signora delle particelle”. Ha scoperto il bosone di Higgs, “il più grande esperimento del mondo”, come lo ha definito il più prestigioso periodico di fisica New Scientist. La carriera della 52enne Fabiola Gianotti è trascorsa quasi interamente sotto il segno della “nuova fisica”. Quasi, come vedremo, perché ha avuto il tempo anche di coltivare altri interessi. Nel 2012 la prestigiosa rivista americana Time l’aveva inclusa, al quinto posto, nei personaggi dell’anno. La settimana scorsa la consacrazione: la scienziata è stata chiamata a dirigere il Cern di Ginevra, che fa capo a 12mila scienziati, prima donna nei sessant’anni di storia del laboratorio, che contiene tra l’altro il Large Hadron Collider, il più grande acceleratore di particelle del mondo. Non è stata certo una passeggiata per questa scienziata che predilige nel vestire lo stile casual, dal fisico snello, due occhi scuri e profondi abituati a scrutare gli abissi della materia, conquistare la cima del più grande laboratorio di fisica del pianeta battendo gli altri due fisici in corsa per la direzione: il britannico Terry Wyatt, dell’università di Manchester, e l’olandese Frank Linde, direttore dell’Istituto nazionale di fisica subatomica (il Nikhef) di Amsterdam. E soprattutto, inutile sottolinearlo, è un altro piccolo passo nella storia dell’emancipazione femminile. In un ambiente, quello degli scienziati, che non è certo mai stato molto tenero nei confronti delle donne. Le sue prime dichiarazioni sono un misto di orgoglio per il posto in cui lavora ma anche di consapevolezza della responsabilità che ne deriva, un po’ di circostanza: “È un grande onore per me essere stata scelta come il prossimo direttore generale del Cern dopo 15 predeces- sori illustri. Il Cern, dove ho lavorato per circa vent’anni, è un centro di ispirazione per i fisici di tutto il mondo”. Ma la dottoressa Gianotti ci tiene a sottolineare che il laboratorio lo si potrebbe definire le Nazioni Unite della fisica (e infatti ha sede a Ginevra): “Un esempio concreto di cooperazione scientifica a livello mondiale e la pace, che fa gli scienziati migliori e persone migliori. Tutti gli Stati dovrebbero fare ricerca. Una nazione che non ha un programma di ricerca forte in casa dovrà alla fine comprare conoscenza e tecnologia dagli altri”. Ma andiamo con ordine, senza troppe “accelerazioni”. Fabiola è romana, oriunda di padre piemontese (geologo) e madre siciliana (professoressa di lettere). Ha cominciato a capire qual era la sua strada dopo aver letto, quando faceva il liceo classico, la biografia di Madame Curie e alcuni scritti di Albert Einstein riguardanti l’effetto fotoelettrico. L’attribuzione del Nobel della fisica all’italiano Carlo Rubbia ha contribuito a intensificare questo interesse e a farle sognare questo tipo di vita. Dopo il diploma di maturità, visto il grande talento, genitori e professori l’hanno incoraggiata a frequentare l’Università di Milano, facoltà di Fisica, uno degli atenei più difficili e prestigiosi d’Italia, insieme alla Normale di Pisa. Sempre più a suo agio tra neutroni e neutrini, si è laureata in fisica nucleare e ha preso il dottorato di ricerca in fisica sperimentale sub nucleare. Poi, dopo uno stage all’istituto nazionale di Fisica Nucleare di Roma, Fabiola è stata assunta al Cern di Ginevra, e dal 1994 lavora al Physics department. “Per andare avanti, da giovani, bisogna essere un po’ ingenui e un po’ incoscienti - ricorda -. Anche io ero così. Quando mi sono buttata a studiare la fisica sono partita dietro le mie idee e i miei sogni, senza farmi troppe domande”. Affetta semplicità, la dottoressa Gianotti. Ma stiamo parlando di una donna intellettualmen- Fabiola Gianotti te straordinaria, degna erede della grande tradizione della fisica italiana, quella di Enrico Fermi, Antonino Zichichi ed Enrico Rubbia, tanto per fare tre nomi di indiscusso livello internazionale. Fabiola è single ma non è una sacerdotessa votata allo studio delle particelle. Infatti non c’è solo la fisica nella sua vita. Ci sono altre passioni e altri interessi. Gli amici, il teatro, la buona cucina. Fabiola ha trovato anche il tempo di diplomarsi in pianoforte al Conservatorio di Milano (forse il più severo d’Italia). Strumento che suona il più possibile dopo le 12 ore di lavoro giornaliere passando dalle meccaniche delle particelle che interagiscono con il bosone di Higgs alle meccaniche celesti di Bach, Mozart e Schubert. “La musica per me è un grande sfogo e un grande rifugio. Uno scienziato deve avere questi jardin secret da coltivare, non può focalizzarsi solo sulla ricerca”. A Ginevra la dottoressa Gianotti si è occupata della ricerca, dello sviluppo e della costruzione di rivelatori, ovvero di quegli strumenti che servono a identificare e tracciare le particelle, così come dello sviluppo di software e di analisi di dati. Ha lavorato ad esperimenti che ai non addetti ai lavori suonano come oscure sigle, ma che per gli scienziati sono entrati nel mito: UA2, Aleph e Atlas. Di quest’ultimo è stata coordinatrice internazionale, dal 2009 al 2013. Proprio alla guida dell’esperimento Atlas, che coordinava 3mila scienziati di tutto il mondo, il 4 luglio 2012 Fabiola Gianotti ha annunciato la scoperta del bosone di Higgs, che in fisica è un po’ come il Sacro Graal, qualcosa che sfiora la leggenda, atteso da decenni dal mondo scientifico. Lo ha fatto accanto a Peter Higgs, il papà della teoria che ha prefigurato l’esistenza della particella grazie alla quale esiste la massa. Tra le altre cose, ha il dono di esporre con semplicità le teorie più complesse dell’universo. Lo sa fare anche per spiegare l’importanza degli acceleratori di particelle: “Questi esperimenti ci permetteranno di affrontare domande di fondamentale importanza che ci accompagnano da decenni. Per esempio, di cosa è fatta la materia oscura dell’universo, di cui è composto il 20 per cento. Inoltre, ci spiegherà l’origine delle masse delle particelle elementari”. Peter Higgs ipotizzò il bosone per spiegare il meccanismo per il quale le particelle elementari hanno masse diverse. A poco a poco la ricerca del Cern, particella dopo particella, si sta avvicinando a spiegare che cosa è successo pochi istanti dopo il Big Bang, quando è nato l’universo. Ecco perché si parla di “particella di Dio”. La fisica, dice, “mi ha dato molto. Quello che ho ricevuto dallo studio della fisica e delle particelle subnucleari, dal mondo dell’infinitamente piccolo, va ben al di là di ciò che mi aspettavo quando ho intrapreso questa strada”. E a proposito di Dio la scienziata non vede contraddizioni tra scienza e fede: “Appartengono a due sfere diverse. La scienza non può spiegare l’origine del mondo. Sarebbe troppo ambiziosa e arrogante. Tutto quello che possiamo fare noi ricercatori è accumulare conoscenza. Newton, diceva che quello che conosciamo è una goccia, quello che non conosciamo un oceano, al mistero della creazione non arriveremo mai”. La teoria del Bosone fu una scoperta da Nobel (ne furono insigniti lo stesso Higgs e il collega François Englert). Allora il Cern, il laboratorio che indaga sulla creazione nel cuore della Svizzera, per la prima volta, meritò una menzione speciale. Fabiola è Grande Ufficiale al merito della Repubblica italiana, l’onorificenza concessa dal Capo dello Stato. E non è detto che un giorno non salga al Quirinale, prima donna a diventare Capo dello Stato. In Italia qualcuno già lo sogna. IL CAFFÈ 9 novembre 2014 LE OPINIONI In queste ultime settimane il Ticino biotecnologico è salito alla ribalta per le scoperte dell’Istituto di ricerca in biotecnologia (Irb) inerenti la creazione di anticorpi che, iniettati nel corpo umano, potrebbero combattere l’ebola, la terribile malattia arrivata tristemente agli onori della cronaca. Presto, però, potremmo sentir parlare del nostro cantone per un’altra importante ricerca nel settore biomedico, quella che sta sviluppando la Telormedix di Bioggio nell’ambito della cura di un tumore molto diffuso: quello alla vescica. Si tratta di un farmaco che, attraverso la stimolazione del sistema immunitario innato, uno dei meccanismi di difesa più antichi dal punto di vita evolutivo presente nel corpo umano, è in grado di combattere le infezioni e i tumori. Per il momento le ricerche ilcaffètravirgolette 47 FUORI DAL CORO L’antitumore per la vescica potrebbe nascere in Ticino si stanno concentrando in particolare sulla cura del tumore alla vescica, ma in futuro potrebbero ampliarsi ad altre forme di cancro come quello al seno, alla pelle o ad altri ancora. L’efficacia di questi medicamenti è già stata testata con successo su animali. Attualmente, per quanto attiene ai malati di tumore alla vescica, la medicina è sperimentata su pazienti negli Stati Uniti con ottimi risultati. Nei prossimi tre anni queste sperimentazioni proseguiranno sia in Europa, sia ancora negli Stati Uniti e se i IL DIARIO risultati saranno soddisfacenti il farmaco verrà finalmente commercializzato. “Ma per raggiungere questo obiettivo - spiega Johanna Holldack, amministratore delegato di Telormedix - sono necessari grossi finanziamenti”. L’azienda con sede a Bioggio è stata fondata sette anni fa da Lorenzo Leoni, attuale direttore della Fondazione Agire, l’Agenzia per l’innovazione del Canton Ticino. Quando il suo fondatore ha lasciato la società per occuparsi del promovimento di imprese hightec ticinesi, gli investitori americani dell’azienda hanno affidato la direzione a Johanna Holldack, una specialista del settore. Come mai, le chiediamo, Telormedix si trova in Ticino? “Perché il suo fondatore - risponde la signora Holldack- era ticinese”. Questo significa che lei preferirebbe trovarsi altrove? “Beh, diciamo che per uno straniero non è sempre facile vivere in un cantone dove la politica svolge un ruolo eccessivo”. E per la sua società quali sono i pro e i contro dell’ubicazione in TiciFOGLI IN LIBERTÀ COLPI DI TESTA GIUSEPPE ZOIS GIÒ REZZONICO LIDO CONTEMORI Si vendica il Corano bruciando la ragione RENATO MARTINONI Le virtù della Svizzera, i vizi degli svizzerotti C’è chi dice che la Svizzera è un Paese tanto esemplare da poter essere indicato come modello in tutto il mondo. E c’è chi al contrario lo considera un covo di briganti, il rifugio legalizzato di ogni forma di criminalità economico-finanziaria. C’è chi la porta come esempio del pacifico convivere e della tolleranza. E c’è chi risponde che gli svizzeri vanno d’accordo soltanto perché non si capiscono. Perché insomma parlano lingue diverse e perché ognuno pensa ai casi propri. C’è poi chi nega, sarà geloso?, che la Svizzera esista. E chi, ammettendo che c’è (lo ha fatto tempo fa un leader africano, passato nel frattempo al mondo dei più), ha proposto di annientarla assegnando ogni sua parte linguistica agli Stati vicini. Che forse ne avrebbero tratto qualche beneficio (in termini bancari, almeno). Difficile poi dire se esiste lo svizzerotipo. Forse sì. Forse no. Forse ni. C’è però lo svizzerotto: ed è quasi un gioco riconoscerlo, goffo com’è, in mezzo alla folla. Assomiglia più ai tedeschi che agli italiani e ai francesi. Ha l’aria un po’ ingenua e crede che gli altri siano tutti come lui (in realtà spesso gli altri, costretti dalle contingenze, sono assai più furbi di lui e sanno anche sgomitare molto meglio di lui che neanche se ne accorge. La necessità, è noto, aguzza l’ingegno). È modesto, lo svizzerotto, e ha un fare discreto: anche se ha i suoi bei pìlleri in banca. Cioè non si dà arie e vive spesso al di sotto delle proprie possibilità. Una certa ristrettezza di orizzonti (qualcuno però preferisce parlare di egoismo) gli impedisce di guardare lontano, oltre le proprie montagne. Ma gli permette anche di badare al proprio orto, perché non muoia di sete o non venga invaso dalle erbacce. Ama anzi l’ordine, la pulizia e il rispetto delle regole, lo svizzerotto: perciò c’è chi lo deride dipingendolo come un poliziotto perennemente in servizio o come un soldato che vive in caserma senza mai fare le guerre. È poco flessibile, a volte. Anzi, è saldo e imperturbabile come una roccia. Per questo è poco propenso ai cambiamenti repentini e radicali: e forse il suo colore, preferito, più che il bianco e il rosso, è il grigio. A volte si fa ammaliare da qualche tribuno che lo incanta con le parolone, le feste al grotto, le pacche sulle spalle e che promette mari e monti. E lui ci casca, il bonaccione! Ma non si è mai scelto come capi, bontà sua, né duci né Führer né pifferai. E forse, chissà?, neanche questo è frutto del caso. Caro Diario, sulla bilancia degli argomenti a favore della tolleranza, un solo sfregio fatto alla dignità dell’uomo pesa più di una montagna di teologia. Quanto avvenuto nel Pakistan è una valanga che travolge anche i migliori propositi di mitezza. Una giovane coppia, lui Shahzad Masih di 35 anni, lei Shama Bibi, di 30, padre e madre di tre figli e un quarto in arrivo, sono stati trucidati. Forse erano già morti per i pestaggi subiti in due giorni o forse sono stati gettati ancora vivi nella fornace dove si cuoce l’argilla. Requiem anche alla pietà. COLPA SCATENANTE: quella di aver bruciato alcune pagine del Corano. Era successo ciò che avviene in molte case dopo un lutto, quando ci si libera di oggetti e cose del caro estinto. Morto il padre, Shahzad ha acceso un fuoco nel cortile e vi ha messo su l’inservibile. Quel falò ha incendiato una follia collettiva. Un vicino ha visto e ha dato inizio al tam tam. Contro marito e moglie si è scatenata una moltitudine di 400 musulmani inferociti. La polizia ci ha messo due giorni prima di intervenire e “arrestare“ 44 indiziati. Finirà in una bolla di sapone per mancanza di colpevoli certi. Si può morire così atrocemente per sospetta blasfemia? Bisognerebbe spegnere, piuttosto, certe derive teocratiche. SIAMO NEL PAKISTAN dove la cristiana Asia Bibi per lo stesso “reato“ è condannata a morte e spera in un atto di clemenza. Dove Sawan Masih da aprile è nel braccio della morte per aver profanato l’islam. Dove l’unico ministro cristiano, Shahbaz Bhatti, fu assassinato nel 2011 da un commando di fondamentalisti perché voleva modificare la legge sulla blasfemia, costata la vita a centinaia di fedeli di altre religioni. Nel suo nobile testamento, Bhatti si imponeva di credere che la solidarietà più volte espressa dai cristiani verso i musulmani potesse costruire ponti d’amore. “Se tali sforzi continueranno, riusciremo a vincere i cuori e le menti degli estremisti“. Sappiamo com’è andata. È VERO che Dio è sempre più grande delle nostre rappresentazioni, anche nella più crudele, efferata disumanità: ma un’esperienza religiosa vera, quale che sia, deve tendere alla scoperta in ogni uomo dell’immagine di Dio stesso, che è di tutti e al di sopra di tutto. Ed è infinitamente più grave bruciare Dio (senza l’uomo, Dio va a pezzi) che qualche pagina di Corano o di Vangelo. DOMENICA IN MOSTRA I mille colori di un artista che sapeva amare la vita CLAUDIO GUARDA Chagall è pittore amatissimo. Perché è un sognatore a occhi aperti, un perenne innamorato della vita che ha dato alla sua pittura un’impronta carica di poesia e colore. Ma non era un ingenuo, un naive, e neppure solo un sognatore. Aveva avuto, infatti, una formazione artistica, maturata tra S.Pietroburgo e Parigi, a contatto con le più importanti avanguardie storiche del momento: dal futurismo al cubismo, dal fauvismo all’orfismo, dall’espressionismo al suprematismo russo. Rispetto all’importante rassegna che il Kunsthmuseum di Zurigo gli ha dedicato nel 2013 - tutta incentrata ilcaffè Settimanale di attualità, politica, sport e cultura Direttore responsabile Vicedirettore Caporedattore Caposervizio grafico sugli anni in cui ha maturato quel suo linguaggio, specie a Parigi nel contatto con le varie avanguardie storiche concluso poi dal forzato rientro in patria a causa della guerra (grossomodo dal 1910 al ’22) - questa milanese a Palazzo Reale privilegia quanto viene dopo nella sua lunga produzione pittorica, risultando in questo senso complementare alla prima. In effetti passa a volo d’uccello sui suoi primi anni parigini, per diffondersi con quasi 200 opere su ciò che li precede ma soprattutto li segue: a partire dal 1908, data in cui Chagall realizzò il suo primo quadro fino alle ultime, monumentali opere. Articolata in sezioni, la mostra Lillo Alaimo Libero D’Agostino Stefano Pianca Ricky Petrozzi no? “Per un’azienda come la nostra è fondamentale reperire i capitali per finanziare la ricerca. Al sud delle Alpi non è facile trovare investitori. Ne avevamo uno ticinese, che ora si è ritirato nonostante i successi ottenuti dai nostri prodotti. Attualmente siamo finanziati dalla Svizzera tedesca e dall’America. Un’altra difficoltà del Ticino è la mancanza di un aeroporto internazionale”. E i vantaggi quali sono? “Un’amministrazione snella, buone condizioni fiscali e la vicinanza con l’Italia, dove si può reperire manodopera qualificata per il nostro settore, perché i ticinesi specialisti nel nostro ramo sono piuttosto rari”. Quest’ultima riflessione della signora Holldack dovrebbe far riflettere coloro che vorrebbero chiudere le nostre frontiere ai lavoratori italiani! si sviluppa come percorso cronologico che si dilata a partire dal suo rientro in Francia (1923 - 1941), attraversa poi gli anni dolorosi d’America - dove ripara per sfuggire agli orrori dell’antisemitismo, ma dove vivrà la tragedia della morte dell’amatissima moglie Bella -, e conclude con il definitivo rientro in Francia (1948) e la scelta di stabilirsi in Costa Azzurra, dove anche il suo linguaggio sembra farsi più disteso e fiorito, rasserenato dai colori e dall’atmosfera del Midi. Si tratta soprattutto di dipinti, di disegni ed incisioni o di guaches, come la stupenda serie di carte dipinte per illustrare le oltre cento favole di La Società editrice 2R Media Presidente consiglio d’amministrazione Marco Blaser Direttore editoriale Giò Rezzonico DIREZIONE, REDAZIONE E IMPAGINAZIONE Centro Editoriale Rezzonico Editore Via B. Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 40 - Fax 091 756 24 39 caffe@caffe.ch - impaginazione@caffe.ch PUBBLICITÀ Via Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 12 Fax 091 756 24 19 pubblicita@rezzonico.ch MARC CHAGALL. UNA RETROSPETTIVA 1908-1985 Palazzo Reale, Milano Fino al 1. febbraio 2015 Fontaine del 1926. Non poco spazio è dato anche ad un interesse collaterale che ha sempre animato l’arte di Chagall: il suo amore per il teatro. Inventa e dipinge scenografie, costumi e sipari o provvede a decorare soffitti e pareti: dal Teatro ebraico di Mosca all’American Ballet Theatre, dal soffitto dell’Opéra Garnier di Parigi al Metropolitan di New York. Nel complesso l’esposizione milanese mette l’osservatore a confronto non solo con le diverse tecniche praticate dall’artista, ma anche con la varietà di temi e di accenti che caratterizzano tutta la sua produzione: dai colori accesi e dalle invenzioni visionarie RESPONSABILE MARKETING Maurizio Jolli Tel. 091 756 24 00 – Fax 091 756 24 97 DISTRIBUZIONE Maribel Arranz marranz@rezzonico.ch Tel. 091 756 24 08 Fax 091 756 24 97 e sognanti. Chagall non ha mai perso quel filo rosso che lo teneva saldamente unito sia alla cultura della sua terra, sia alle sue radici ebraiche; le due grandi sorgenti che, fecondate dai linguaggi della modernità, diedero vita alla sua originalissima lingua pittorica. E che seppe mantenersi fedele a se stessa e ai suoi “motivi”, pur nel variare delle stagioni e degli eventi, talora anche tragicamente cupi: tradusse l’incanto e lo stupore di fronte alla natura, cantò la dolcezza dell’amore o del sogno d’amore, ma seppe dar voce anche al dolore del distacco, alla perdita della luce, al buio dilagante su un’Europa scossa da catastrofi indicibili. STAMPA Ringier Print - Adligenswil AG - Druckzentrum Adligenswil 6043 Adligenswil - Tel. 041 375 11 11 - Fax 041 375 16 55 Tiratura (dati Remp ‘12) 56’545 Lettori (dati Mach ‘13-’14) 87’000 Abbonamento annuo Fr. 59.– (prezzo promozionale) 9 novembre 2014 ilcaffè La finestra sul cortile Gli eBook del Caffè Il Paese tra cronaca e fantasia 341/bis Racconto di ANONYMOUS, illustrazioni di Marco Scuto L’odore di falso in bilancio VENTESIMA PUNTATA La comedy noir del Caffè Una serie di colpi di scena settimana dopo settimana La storia “341bis” è un romanzo breve cui non è facile attribuire un genere. Fosse un film potrebbe essere definito una “comedy noir”. Elementi di giallo che si stemperano nella commedia, o meglio ancora, una commedia che assume involontariamente i contorni del giallo. Una serie di fortuite circostanze, che Il riassunto compongono un puzzle dai contorni inimmaginabili. Riassunto delle puntate Franco Remondini, 55enne manager bancario luganese, conduce una doppia esistenza. Convocato dai Carabinieri di Intra per un verbale sulla strada del Verbano, che percorre spesso all’insaputa della moglie Iris, Remondini si ritrova faccia a faccia con Agnese, la madre dei suoi figli. Figli che ha dichiarato di non avere. E scoppia un putiferio. Viene a galla un’ inquietante verità. caffe.ch/comedy Tutte le puntate oline I L’e-book Tutte le puntate di “341bis”, corredate dalle illustazioni di Marco Scuto, possono essere lette online sul sito caffè.ch nelle pagine web dedicate alla serie. Come tutti i racconti pubblicati dal Caffè, anche “341bis” alla fine della serie diventerà un e-book gratuito (il primo pubblicato in Ticino con testo scritto e graphic novel d’autore). l maresciallo Carletti chiuse la cartellina verde con il verbale di accertamento a Ghiffa, in cui al Remondini veniva contestato quel maledetto articolo 341bis, e si mise all’ascolto della “signora Sanfilippo Agnese”. Aveva iniziato a chiamarla così, prima il cognome poi il nome, dopo averne fatto accertare da Lo Russo le generalità e soprattutto dopo aver scoperto (da un bigliettino passatogli dal brigadiere che aveva dato un’occhiata su Google) che i Sanfilippo erano una potenza economico-finanziaria. Gente pericolosa, pensò! Agnese, guidata da una cieca rabbia, si mise a raccontare di lui e di quell’altro cretino La Sanfilippo Agnese - come a chi gli son state diagnosticate poche settimane di vita e ritiene di non aver nulla da perdere guidata più da una rabbia cieca che da una reale voglia di vendetta per il torto subìto, si mise a raccontare di Remondini e di quell’altro cretino, diceva proprio così, del cognato, il marito di sua sorella Melina. Società fasulle in Svizzera. Fatture per servizi mai effettuati all’impresa di Milano, così da favorire l’uscita di denaro verso la Svizzera. Tangenti a mezzo mondo politico lombardo. Intrighi con la finanza che con- ta, soprattutto quella legata al Vaticano, per far ritornare in Italia milioni e milioni di euro evitando Guardia di Finanza, Agenzia delle entrate e scudi fiscali... Carletti-Maigret e Lo Russo-Lucas avevano veramente e per puro caso messo le mani in un vespaio. C’era odore di falso in bilancio, frode ed evasione fiscale, corruzione, riciclaggio... Tanto per citare i principali reati. “Signora Sanfilippo Agnese a questo punto io ho l’obbligo di avvisare i miei superiori... Non ha senso continuare con questo verbale. E non so nemmeno se posso lasciarvi tornare a casa, qui, a Intra dottor Remondini”. “Ma guardi maresciallo che io sono un cittadino svizzero e...”. “Sarà pure!”, lo stoppó Carletti con l’aria dell’investigatore navigato. Altro che quel parigino di Maigret! Gli mancava solo la pipa. “Sarà pure! Ma ora lei si trova in Italia... per sua sfortuna, dottor Remondini. E per nostra fortuna lo scorso maggio è stato fermato a Ghiffa per un semplice accertamento stradale. E sicuramente se fosse stato meno arrogante, non le avremmo contestato il 341bis”. Ma che cavolo sarà mai ’sto 341bis, pensò il Remondini?! Quale articolo del codice avrò mai infranto, per farmi convocare addirittura da un maresciallo dei carabinieri? E cosa vuol dire, mi chiedo co-sa vu-ol di-re, si domandava, ...se fossi stato meno arrogante? Che ho detto, che ho fatto? Mi hanno fermato e mi sono fermato. Mi han chiesto i documenti e glieli ho dati, gli ho detto che... “Allora, Remondini! Mi sta ascoltando oppure pensa ad altro?”, chiese il maresciallo alzando la voce e aggiungendo che il colonnello Mazza del Comando regionale nel frattempo era stato avvisato dal brigadiere Lo Russo. Ora stavano aspettando Gerry e Maria eran così stanchi che s’erano messi tranquillamente a sedere una decisione da parte del magistrato di turno. Ormai s’eran fatte le diciotto e qualche minuto. Il lago era una tavola appena ondulata, il sole non era ancora tramontato alle spalle di Intra. Gerry e Maria eran così stanchi di rincorrersi attorno al tavolino delle riviste, che s’erano messi tranquillamente a sedere. Anzi, sonnecchiavano. Dalla finestra sul lago, guardando verso Sud, si vedevano chiaramente alcune nuvole. Erano gonfie di pioggia. Stava per scoppiare un temporale. 20 - continua
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