In edicola Fr. 2.– / € 1,35 CON UN ORO STATUNITENSE SI È APERTO IL MEDAGLIERE A PAGINA 15 Domenica 9 febbraio 2014 www.caffe.ch caffe@caffe.ch Q @caffe_domenica il-Caffè Attualità, politica, sport e cultura I MILIONARI DELLE PISTE DI GHIACCIO ALLE OLIMPIADI Reuters MORO A PAGINA 14 Anno XVI • Numero 5 IGIOCHI Reuters GLI ELVETICI CALANO GLI ASSI E INSEGUONO I PRIMI TRIONFI LEVITTORIE Reuters 771660 968900 LEGARE 9 GAA 6600 LOCARNO –– N. 5 05 Copia in omaggio (in edicola Fr. 2.– / € 1,35) SCHIRA A PAGINA 27 La società Le casalinghe? Professioniste da 9mila franchi di salario al mese CENNI A PAGINA 23 TORREFAZIONE DI CAFFÈ TEL 091 791 22 26 FAX 091 791 01 90 www.caffe-carlito.com carlito@swissonline.ch L’analisi È il momento di pensare alla Città Ticino Si razionalizzano strutture, servizi e specialisti Così pubblico e privato si divideranno i parti LUIGI PEDRAZZINI * S crivo del futuro del Ticino prendendo lo spunto da tre processi in corso: la crisi finanziaria della città di Lugano, la realizzazione di collegamenti ferroviari più veloci fra le città del Sopraceneri e gli agglomerati del Sottoceneri, e l’importante insediamento di nuove aziende nella parte meridionale del cantone. Ilpizzino *** Le difficoltà finanziarie che sta attraversando la città di Lugano devono preoccupare tutto il cantone. Negli ultimi due decenni Lugano è stata di fatto la locomotiva del Ticino e non soltanto per quanto ha versato per assicurare il funzionamento della perequazione intercomunale. Numerosi progetti ed eventi realizzati in tempi recenti, che hanno reso tutto il cantone meglio visibile sul piano nazionale e internazionale, sono stati possibili grazie al dinamismo di Lugano. Un rallentamento della “locomotiva” rischia perciò di avere conseguenze negative per tutto il Ticino e non soltanto per l'agglomerato direttamente interessato; si può quindi soltanto sperare che abbia successo la manovra finanziaria di risanamento avviata con coraggio dal Municipio della città. Penso, però, anche che questo momento di difficoltà di Lugano debba suggerire al resto del cantone una reazione che vada oltre la semplice preoccupazione o la speranza di un rapido miglioramento della situazione. Anche perché le cose potrebbero cambiare durevolmente per Lugano e di conseguenza per il resto del nostro Paese. Un solo esempio: il riposizionamento in atto della piazza finanziaria non ha carattere congiunturale, quindi è difficilmente immaginabile che i gettiti d'imposta generati dalla terza piazza finanziaria svizzera tornino ai livelli dei passato, perMedaglia d’oro mettendo a Lugano di svolgere, nello slalom oltre ai compiti suoi, anche, dispeciale... rettamente o indirettamente, Sergio Savoia quelli degli altri. *** Quando si parla del futuro della mobilità “pubblica”, il pensiero corre immediatamente ad Alptransit. Eppure c’è un altro importante progetto ferroviario che interessa il cantone: fra pochi anni le Ffs metteranno in funzione i nuovi collegamenti fra le città del Sopraceneri e quelle del Sottoceneri. Le tratte Locarno – Lugano e Bellinzona – Lugano saranno percorribili in meno di 20 minuti. Le conseguenze sul piano interno cantonale potrebbero essere importanti, le opportunità da cogliere lo saranno sicuramente! segue a pagina 11 GUENZI ALLE PAGINE 2 e 3 Ilretroscena I progetti segreti dell’ergastolano evaso a Gallarate Loscandalo Schneider Ammann L’intervista La politica affoga nell’affarismo ZANTONELLI A PAGINA 35 Dopo il sanguinoso assalto piano di fuga verso la Svizzera L’analisi Il silenzio non ha giovato al ministro Franco Ambrosetti “Abbiamo perso la cultura liberale” TAUXE A PAGINA 11 SPIGNESI A PAGINA 6 A PAGINA 11 IL CAFFÈ 9 febbraio 2014 3 L’intervista LA NATALITÀ Il ministro Beltraminelli auspica un cambio di passo e spiega che... “Più sicurezza e concentrazione, meno spreco di denaro e risorse” I parti in futuro Come e dove si nascerà, per ospedali e cliniche sarà una vera rivoluzione “R isparmiare mantenendo la sicurezza. Concentrare per garantire migliori cure con meno spreco di denaro e di risorse. Ma, soprattutto, approfittare della presenza degli istituti privati del Luganese e del Locarnese, le due regioni con un più alto potenziale di offerta di cure mediche, unendo forze e competenze”. Eccola, in estrema sintesi, la ricetta per la sanità futura di Paolo Beltraminelli, direttore del Dipartimento della socialità e sanità, a pochi giorni dalla presentazione della Pianificazione ospedaliera 2015, in cui si parlerà anche del progetto di collaborazione tra Eoc e cliniche. “Una collaborazione obbligata per garantire sempre la miglior prestazione evitando i doppioni”. Come dice il direttore dell’Eoc, forse è la volta buona, per il Locarnese, per mettere fine all’annosa litigiosità tra La Carità e la Santa Chiara? “La regione di Locarno ha enormi potenzialità, ma è sempre stata divisa. Un po’ come tutto il Ticino, d’altronde. Spero che in futuro pubblico e privato capiscano l’importanza di allearsi e collaborare”. Tuttavia, se la Sant’Anna di Lugano è una punta d’eccellenza per mamma e bambino, la clinica Santa Chiara non sembra poter vantare la stessa fama. “La Santa Chiara dovrà rivedere la sua missione, alzare il livello di qualità per rispettare le condizioni qualitative già in vi- La collaborazione Positivo è collaborare, anche distribuendosi le responsabilità Si razionalizzano strutture, servizi e specialisti così pubblico e privato gestiranno la natalità Ti-Press Ti-Press la MATERNITA in cifre NASCITE IN SVIZZERA 78.286 80.290 80.808 MEDIA figli per donna NASCITE IN TICINO 82.164 2.951 1.54 1.52 2.904 2.953 1.53 MEDIA figli per donna I COSTI 2.839 1.38 1.43 1.38 Parto naturale (senza epidurale) degenza 2-6 notti (costo in franchi) compreso neonato sano Comune Semi privata Privata Eoc, Ente ospedaliero cantonale 7’500 9’500 9’800 Clinica Sant’Anna 6’850 –* –* 5’860 Clinica Santa Chiara 2009 2010 2011 2012 2010 2011 2012 1992 2002 2010 2012 2010 Fonte: Ufsp PATRIZIA GUENZI U n’unione di... pancia. Un’alleanza tra sanità pubblica e privata per ostetricia, neonatologia e ginecologia. Per ospedali e cliniche è una vera e propria rivoluzione: in futuro gestiranno assieme la natalità nel cantone (circa 3mila parti l’anno). Grazie alla Pellanda: “L’ultima parola spetterà alla politica. Forse è la volta buona che la Santa Chiara e La Carità smettono di litigare” LE STRUTTURE Dall’alto, a Locarno, l’ospedale La Carità e la clinica Santa Chiara; a Lugano, l’ospedale Civico e la clinica Sant’Anna collaborazione tra l’Ente ospedaliero cantonale (Eoc) e le cliniche Santa Chiara di Locarno e Sant’Anna di Lugano, si razionalizzano stutture, servizi e specialisti. Del progetto di coordinamento su dove e come si nascerà in Ticino, se ne parlerà settimana prossima: il Dipartimento della sanità e socialità (Dss) presenterà ufficialmente il risultato della Commissione della pianificazione sanitaria. Ma solo verso aprile-maggio se ne discuterà in parlamento. Qualità delle cure e sostenibilità economica sono i punti cardine per mantenere una natalità di buon livello, come ribadisce nell’intervista al Caffè il ministro della sanità, Paolo Beltraminelli. Un concetto che sta particolarmente a cuore all’Associazione Nascere bene, attenta ai recenti sviluppi pianificatori (vedi a lato). Perché tra pubblico e privato qualche differenza c’è. Ad esempio, l’elevato, e stando alle 2011 2012 6’660 7’195 Ostetricia, neonatologia e ginecologia sono solo un primo step per altri generi di collaborazione I timori S 10’300 13’300 9’400 8’040 –* 9’220 2010 2011 ostetricia del cantone, quattro pubblici e due privati, che non hanno una sufficiente casistica per garantire qualità ed economicità. La Sant’Anna, con i suoi 900 parti annuali è quella che ha la dimensione più importante e merita quindi di essere valorizzata. Anche nella natalità l’unione fa la forza”. Ostetricia, neonatologia e ginecologia sono solo un primo step di una futura collabo- razione tra Eoc e istituti privati. Con il tempo si potrebbero sviluppare ulteriori collaborazioni. Sull’importanza di non disperdere energie e preziose risorse concorda Thomas Gyr, primario di ginecologia al Civico di Lugano: “È un progetto che appoggio pienamente - afferma -. Concentrare le casistiche è fondamentale, indipendentemente se vadano nel pubblico o nel privato. È solo L’associazione Nascere bene s’interroga sul futuro della maternità Geiler Caroli -. Ci preme però che in qualsiasi caso siano rispettate le raccomandazioni dell’Oms (vecchie, ma basate su evidenze scientifiche sempre valide) e che siano comunque garantiti almeno gli standard di qualità attualmente applicati nelle maternità dell’Eoc”. Tra questi, la garanzia dell'immediato e ininterrotto contatto pelle a pelle con la madre per almeno una o due ore dopo il parto (anche se cesareo), compresa una prima poppata per il benessere del bebè e della partoriente. “Procedura molto importante per lo sviluppo del sistema immunitario del piccolo - spiega Geiler -. Per raggiungere questi obiettivi servono una formazione continua del personale curante, statistiche complete e trasparenti e un controllo regolare delle pratiche applicate”. Determinante anche il coinvolgimento dei genitori sin da subito. Un iter che soprattutto madre e figlio devono compiere assieme, vivendo a stretto contatto. “Chiediamo la garanzia per tutte le mamme di poter usufruire gratuitamente del rooming-in, il neonato in camera 24 ore su 24”, riprende Geiler Caroli. Evidentemente, quindi, le camere dovranno essere sufficientemente spaziose anche per accogliere due pazienti, senza costi aggiuntivi. L’associazione Nascere bene insiste pure sulla garanzia di una presa a carico completa della coppia madre-bambino da parte delle levatrici fuori dalla sala parto, per favorire l’attaccamento e l’allattamento. “Negli ospedali pubblici la stragrande maggioranza delle donne torna a casa allattando - precisa Geiler -. Auspichiamo inoltre pure il ripristino della figura della levatrice aggiunta per le mamme e le levatrici che lo desiderano”. Clinica Santa Chiara 2012 13’700 –* 9’950 8.8 8.8 Fonte: Acsi-Borsa della spesa - dati 3/2012 “Dev’essere garantita l’attuale qualità di cura” i chiama “Ospedale amico dei bambini”. È una certificazione, rilasciata a quei nosocomi che dimostrano di assegnare maggiore spazio alla relazione madre-bambino, sin dai primissimi minuti della nascita. Ad esempio, promuovendo immediatamente l’allattamento al seno. Come fanno i reparti di maternità dell’Ente ospedaliero, i soli in possesso di questa certificazione rilasciata dall’Unicef. Sul progetto di collaborazione con le cliniche è intervenuta l’associazione Nascere bene (www.nascerebene.ch) che ha scritto una lettera al Dipartimento della sanità e socialità, alla direzione dell’Eoc e all’Associazione cliniche private. “Non spetta a noi valutare se in Ticino sia più opportuno concentrare prevalentemente nelle cliniche private o negli ospedali pubblici la gestione dell’ostetricia - osserva la presidente, Delta Parto cesareo degenza 2-9 notti (costo in franchi) compreso neonato sano Comune Semi privata Privata *dati non pervenuti Fonte: Ufsp direttive dell’Oms non sempre giustificato, numero di parti cesarei nelle cliniche, un terzo in più rispetto all’ospedale. A inquadrare l’intesa tra Eoc e cliniche è lo stesso direttore dell’Eoc, Giorgio Pellanda: “Abbiamo messo nero su bianco un intento che dovrà essere avallato dalla pianificazione ospedaliera. È chiaro che occorre concentrare l’attività degli attuali sei centri di PARTI NELLE STRUTTURE PUBBLICHE E PRIVATE, Ticino NATI VIVI OGNI MILLE ABITANTI, Ticino Parto in struttura ospedaliera con degenza coperta dalla cassa malati uno spreco di forze, e di soldi, mantenere doppioni, come ad esempio quelli per garantire una guardia medica 24 ore su 24”. Tutti d’accordo sul potenziamento della Sant’Anna di Lugano gruppo Genolier, 17 ginecologi accreditati - che vanta una tradizione consolidata, specializzata nelle cure legate alla salute femminile, la cui fama ha da tempo varcato i confini nazionali. Più sorpresa pare suscitare la scelta di una collaborazione dell’Eoc con la Santa Chiara di Locarno che, qualche tempo fa, sembrava dovesse essere assorbita da La Carità, intenzionata a farne una sorta di dépendance per post acuti o un centro di riabilitazione. “Spetterà alla politica decidere sul futuro della Santa Chiara taglia corto Pellanda -. A me è sembrato di intravvedere una spinta politica per trasferire l’ostetricia nel privato piuttosto che nel pubblico. Per ora le due strutture sembrano intenzionate, finalmente, a fare qualcosa per il Locarnese, smetterla di litigare e unire forze e risorse”. E Pellanda si lascia andare a una considerazione: “Si tratta di un progetto complesso, che nella visione futura intravvede una sola struttura sanitaria per il Locarnese. È comunque ancora presto per dire quando e dove sorgerà. Ma se Consiglio di Stato e Gran Consiglio vedranno la possibilità di ottenere benefici, sia in termini di qualità che di sicurezza per i pazienti, oltre che di sostenibilità economica, noi andremo avanti col nostro progetto”. pguenzi@caffe.ch Q@PatriziaGuenzi gore negli ospedali”. E tutto ciò, secondo lei, non porta ad uno spreco di risorse? “Il fatto che vogliano collaborare, distribuendosi anche le responsabilità è più che positivo. Gli ospedali oggi non sono più istituti stazionari, sono sempre più degli ambulatori. Le faccio due conti”. Dica... “L’Ente ospedaliero è un’azienda da 600 milioni di franchi, di cui 200 milioni sono ambulatoriali. Quest’ultima offerta continuerà ad aumentare. Fa parte dell’evoluzione della medicina, cure anche specialistiche ma con sempre meno degenze, grazie alla tecnologia”. Ecco, ma proprio per questo fatto non era il caso di concentrare in una sola struttura, indipendentemente se pubblica o privata? “Indubbiamente il Locarnese avrebbe bisogno di un solo nosocomio. Questa collaborazione potrebbe portare proprio a ciò”. Un solo istituto in cui si coordinano pubblico e privato quindi? “Ha un po’ del miracoloso, ma potrebbe davvero nascere un’offerta di qualità, con specializzazioni interessanti anche per il Locarnese. D’altro canto con la nuova legge si finanzia allo stesso modo pubblico e privato”. Come spiega l’alto numero di cesarei nelle cliniche private? “Difficile dire se perché sono più richiesti e più concessi o si fanno e basta. È vero che sono in aumento un po’ ovunque, forse anche perché sono cambiate le esigenze delle donne”. 8.4 Clinica Sant’Anna Eoc, Ente ospedaliero cantonale 2009 2010 2011 2009 2010 2011 2009 2010 2011 Parti ospedalieri totale 293 312 325 862 884 885 1.871 1.885 1.852 Parti ospedalieri di cui cesarei 104 116 145 334 348 366 –* 529 528 Parti vaginali totale 189 196 180 528 536 519 –* 1.356 1.324 Parti vaginali di cui con episiotomia 95 97 84 63 152 145 –* 479 411 *dati non pervenuti Fonte: Ufsp/Eoc Fonte: Ufsp La tendenza Le levatrici: “Fondamentale il nostro ruolo per contrastare un preoccupante trend chirurgico” Che business quei parti cesarei! Forte aumento fuori dall’Eoc dei neonati figli del bisturi P Il dolore artorire con un taglio cesareo costa il 36 per cento in più rispetto a un parto naturale. Un vero business, verrebbe da dire! Soprattutto nelle cliniche private, dove si registra un terzo in più di neonati figli del bisturi. Nel 2011 in Ticino il tasso medio di cesarei nelle maternità dell’Ente ospedaliero è stato del 29%; nelle cliniche private attorno al 42%. Con un aggravio di spesa sulle casse pubbliche. Se in Svizzera nel 1998 il tasso di cesarei era del 22,7%, nel 2010 è lievitato a 32,6%. La Federazione svizzera delle levatrici, già nel 2009 aveva calcolato che una riduzione al 15% dei tagli cesarei sul totale dei parti, permetterebbe al sistema sanitario di risparmiare ogni anno 36 milioni di franchi. È soprattutto il dolore di un parto naturale a preoccupare le donne. “In questo senso un cesareo è più rassicurante - nota Maria Cale- Il dolore preoccupa tutte le mamme, libere però di richiedere l’epidurale basso, della sezione Ticino levatrici indipendenti -. Da qui l’importanza del nostro ruolo per tranquillizzare e sostenere la madre, spiegandole che un parto fisiologico è molto più sano”. Certo, al giorno d’oggi il cesareo è diventato un intervento rapido e sicuro, provvidenziale per le gravidanze a rischio e in caso di complicazioni. Considerando anche che l’età media delle partorienti aumenta sempre più. Quasi una mamma su tre nel 2010 aveva più di 34 anni, nel 1970 si era appena all’11,3%. L’età media delle partorienti è passata da 27,7 anni agli inizi degli anni Settanta, a 31,2 anni nel 2010. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, il parto medicalizzato è necessario solo nel 10-15% dei casi. Frenare l’aumento dei cesarei e degli interventi medici non necessari nei parti a basso rischio, non significa lasciar soffrire la donna, bensì̀ rispettare le condizioni necessarie per un parto naturale con dolore sopportabile. Già da diversi anni negli ospedali svizzeri e ticinesi è anche possibile, su esplicita richiesta, vivere un parto più conforme alla fisiologia, grazie alla competenza delle levatrici. A questo scopo ci sono stanze che offrono una maggiore intimità per il travaglio, vasche per il rilassamento, sedie Maya e sale parto meno fredde e luminose di una sala operatoria. “Inoltre - riprende Calebasso -, la madre deve sapere che in qualsiasi momento può richiedere la peridurale, una tecnica per il controllo del dolo- re”. In Svizzera la media dei cesarei è del 33%. Dai dati del 2011 emerge che il cantone più “virtuoso” è il Giura, 16,72%; all’opposto il canton Zugo, 41,16%; in Ticino è del 34,86%. Ma anche nel caso di un parto naturale ci può scappare il bisturi. È l’episiotomia, ossia una piccola incisione del perineo per allargare il canale e agevolare il passaggio del neonato. Un intervento minimo, ma fatturato a parte da ospedali e cliniche. “Fortunatamente non si pratica più in modo sistematico - spiega Francesca Coppa Dot- L’intimità ti, responsabile della sezione Ticino levatrici indipendenti -. Negli anni ‘80 per le primipare era quasi una pratica ricorrente. Oggi si tende a lasciare che la membrana si laceri da sè, in modo meno invasivo. I risultati delle ultime ricerche indicano infatti che contenerne il ricorso presenta dei benefici”. Da anni negli ospedali esistono stanze più intime, vasche per il rilassamento e sedie Maya 4 IL CAFFÈ 9 febbraio 2014 La principessa dal giudice “Mi fidavo di mio marito”. L’infanta Cristina, 48 anni, figlia del re di Spagna, si è così difesa ieri mattina, sabato, davanti al tribunale di Palma di Maiorca nell’ambito dell’inchiesta per frode fiscale in cui è coinvolta con il marito Inaki Urdangarin. mondo La rivolta in Ucraina L’EUROPA è solo un sintomo Le tesioni ad Est della paura dei Paesi dell’Est di ricadere sotto il vecchio dominio L’UCRAINA nel gennaio 2014 Cernihiv Luc’k Lviv Rivne Žytomyr Ternopil’ Ivano-Frankivs’k Užhorod Sumy Kiev Cerkasy Poltava Charkiv Luhans’k Chmel’nyc’kyj Kirovohrad Dnipropetrovs’k Vinnycja Donetsk Cernivci Seggi occupati o assediati Manifestazioni Zaporižžja Mykolaïv Odessa Elezioni del 2010 Regioni vinte dal partito europeista Regioni vinte da Viktor Janukovic Cherson Simferopol’ Reuters LA RIVOLTA A KIEV Da due mesi i manifestanti chiedono le dimissioni del presidente filosovietico Viktor Yanukovich, contrario alle aperture nei confronti della Ue Il sogno di Putin si infrange sulle barricate Tra Russia e Occidente emerge un’Europa orientale che vuole sfuggire all’abbraccio dell’ex Urss Non dobbiamo dimenticare che l’Europa orientale così com’è oggi non è altro che il prodotto di una serie di crolli: dell’impero ottomano e di quello zarista, a seguito della prima guerra mondiale, e di quello sovietico, che datiamo simbolicamente al 9 novembre 1989. Ma ancora prima, dobbiamo capire quale sia la consistenza territoriale di ciò che chiamiamo Europa orientale, sottintendosempre un giudizio per qualche motivo riduttivo o pessimistico, anche perché 50 anni di comunismo imposto, e non scelto, non se ne vanno senza lasciare delle cicatrici. Dunque, l’Europa orientale (da cui tendiamo inconsapevolmente ad escludere la Russia, che per metà ne fa pur parte) consiste in una striscia che, da nord a sud (e non da est a ovest come parrebbe spontaneo fare), separa quella che definiamo Europa occidentale e Russia, ed è composta dalle tre Repubbliche Baltiche, dalla Bielorussia, dall’Ucraina e dalla Georgia, lungo una linea che va dal Mar Baltico al Mar Nero. Nell’immaginario collettivo l’Europa orientale appare così un cuscinetto stretto tra Occidente e Russia, cioé due colossi, accanto ai quali si sono rifugiati molti degli Stati che sono risultati dallo sfascio dell’impero sovietico e hanno ormai concluso il loro iter di ammissione nell’Unione europea. Ma sarebbe un grave errore credere che tutti quei Paesi, cancellato il comunismo, si siano allineati agli stessi standard e alle stesse procedure del mondo occidentale e capitalistico, che - quando in quegli Stati la vita era grama e priva di libertà - vivevano invece in condizioni tanto migliori e più confortevoli. In tutti gli Stati che facevano parte del Patto di Varsavia (l’alleanza militare che doveva difenderli, con le bombe atomiche russe, dall’imperialismo yankee) è successo un fenomeno a ben pensarci non strano o insensato, ma a cui Voglia di Ue ne che è tipica degli Stati sconfitti dalla storia, se non da un esercito nemico, cercò a lungo - con alcuni ci riuscì ma con altri no - di conservare rapporti privilegiati e in sostanza di superiorità con gli exalleati-sudditi. Diverse repubbliche ex-socialiste si sono adattate a questo assetto e hanno approfittato dell’aiuto rus- Le Repubbliche Baltiche fanno da “cuscinetto” stretto tra due colossi politici e militari non si era pensato nel momento dell’avvio della transizione dal socialismo alla democrazia. Per un verso, infatti, in Occidente si immaginò che l’Europa orientale fosse diventata uno sconfinato territorio di conquista, su cui scaricare non poche delle tensioni economiche europee (come i crescenti costi del lavoro) e a cui vendere ogni sorta di prodotto, facendone il retrobottega del consumismo occidentale. Ma dall’altra parte l’Unione Sovietica, del tutto impreparata al crollo e quindi incapace di avviarsi alla ricostruzio- L’intervista so (burocrazia, infrastrutture, finanza, capacità estrattive, eccetera), quasi scomparendo dalla scena se non per qualche episodio anomalo (Kazakistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Tajikistan e Kirgyzistan). Ma la Russia avrebbe voluto stringere rapporti più solidi con i Paesi dotati di tradizioni culturali, sociali e imprenditoriali ben più avanzati, perché contava, IL DOCENTE Vittorio Emanuele Parsi, direttore dell’Alta scuola di economia e relazioni internazionali dell’Università Cattolica di Milano “Il presidente non può più tornare indietro” L’ossessione per il passato nell’analisi dell’esperto di relazioni internazionali “Oggi il problema di Putin è che non può tornare indietro”, spiega Vittorio Emanuele Parsi, direttore dell’Alta scuola di economia e relazioni internazionali dell’Università Cattolica di Milano, ed ex docente all’Usi di Lugano. La Russia si trova oggi sospesa tra la voglia di ricostruire una grande potenza e i richiami al mondo occidentale. Dove porterà questa alternativa? “Non è un segreto che Putin, ossessionato dal passato imperiale, miri a ricostruire la centralità politica della Russia controllando le altre ex repubbliche sovietiche. È questa la posta in gioco non solo in Ucraina, ma anche nel Caucaso e nella Georgia, Paesi con i cui i rapporti in passato sono stati di stampo imperiale, quasi paracoloniale”. L’eco indipendentista può fermare il cammino di Putin? con il loro ricompattamento, di contrapporre all’Occidente - per meglio dire agli Stati Uniti - una nuova grande potenza. Destinata a riprendere il braccio di ferro politico-diplomatico dell’età del bipolarismo, ricostruendosi così quel ruolo di supremazia continentale da cui aveva goduto per tre quarti di secolo. La speranza è che ci si risvegli dall’ illusione di poter ricostruire una grande potenza che, di fatto, Mosca ormai non potrebbe essere Reuters LUIGI BONANATE “Diciamo subito che la Russia dopo la fine della Guerra fredda ha tenuto in mano una carta mi- cidiale per la sua centralità, ha mantenuto la possibilità di concedere il passaporto alle mino- ranze russofone. Ciò porta Mosca a sentirsi autorizzata a intervenire ogni volta che sorge un problema di discriminazione verso queste popolazioni”. Sino a che punto Putin potrà tirare la corda? “La sua strategia non prevede alternative. Va sempre perseguita, altrimenti tutta l’operazione putiniana che si richiama al vecchio passato imperiale, rischia di saltare. L’ossessione ucraina va letta in questo quadro”. Putin gioca anche una partita economica importante. “La sua nuova centralità geopolitica è fondata sulla rete di produzione e distribuzione del gas. Il rischio è che lo sfruttamento sempre maggiore del petrolio di scisto da parte di Usa e Canada faccia crollare il mercato del gas e dunque possa complicare seriamente il disegno russo”. Quindi ora lo sguardo deve concentrarsi sulla ex-Unione Sovietica. A richiamarla con il suo vecchio nome, forse aiuta meglio a ripensare cosa ha rappresentato nel XX secolo questo grandissimo Paese decaduto (sebbene ancora oggi, dopo le mutilazioni territoriali, il più esteso della terra). Non solo il grandioso ancorché fallito sogno del socialismo, ma anche la seconda più grande potenza armata non soltanto del mondo ma della storia che, quasi di punto in bianco, si è risvegliata trovandosi abbattuta, sconfitta, disfatta e svillaneggiata. Basterebbe ricordare i tempi della presidenza Eltsin (dopo Gorbaciov e prima di Putin) per rendersene conto. Da allora la Russia si è risollevata non grazie a sue segrete e riposte qualità morali (perché anzi è finita in gran parte nelle mani delle mafie), ma alla fortunata casualità rappresentata dalle immense ricchezze del suo sottosuolo. Grazie ad esse ha cercato, e in parte è riuscita, di intrecciare rapporti commerciali vantaggiosissimi, tenendo pur sempre la mano sui rubinetti del gas e del petrolio. Proprio sotto il ricatto dell’aumento dei prezzi o della chiusura delle forniture si è ritrovata l’Ucraina nel momento in cui ha cercato di rivolgersi verso il più libero e promettente mondo occidentale. Non solo ora dobbiamo sperare che l’Ucraina venga lasciata libera di scegliersi il suo destino, ma anche che Putin si svegli dai suoi sogni imperiali di ricostruzione di quella grande potenza, che non soltanto la Russia non può più essere, ma di cui nessuno al mondo sente la necessità. I detersivi per i piatti Handy, chi li produce? <wm>10CAsNsjY0MDQx0TUšMTc0MgQAJzhLkg8AAAA=</wm> <wm>10CFXKKw7DQAwFwBN59Z4_8W4Mq7CooApfUhXn_ihtWMGwšfeKhttjex7bqwi6i3lSWVš1wbOonkš9oAj9hpVdyTCPvy9AxgDm7whUEJMpHGIše4zFsrfz_bkArzDc93YAAAA=</wm> –––––––––––––––––––––––––––––––––––– Ciò che ci sta più a cuore lo facciamo noi stessi: proprio per questo il detergente per piatti Handy viene prodotto dai collaboratori delle aziende Migros in Svizzera. –––––––––––––––––––––––––––––––––––– Maggiori informazioni su: www.noifirmiamo-noigarantiamo.ch 6 ROSA E CACTUS attualità OFFERTI DA Piazza Muraccio, Locarno Tel. 091 751 72 31 Fax 091 751 15 73 una rosa a... un cactus a... Nicolas Gilliet Fiorenzo Dadò Il direttore artistico di JazzAscona è rientrato dalla Louisiana con molti contratti firmati da importanti musicisti e, soprattutto, una partnership ufficiale con la città di New Orleans, che torna così ad essere partner dell’evento musicale Al capogruppo ppd forse sfugge il ruolo dell’informazione in un sistema democratico. Non gli piace la critica di cronisti e commentatori a partiti e politici, ma è anche questa la funzione dei giornalisti. “È la stampa bellezza!” Dopo il cruento blitz una via di fuga che porta in Svizzera DOMENICO CUTRÌ Trentanove anni e una condanna all’ergastolo, ora latitante; Nella foto a in basso a sinistra, il luogo del coflitto a fuoco a Gallarate In un’ intercettazione nel carcere di Saluzzo i piani dell’ergastolano evaso a Gallarate MAURO SPIGNESI Il piano di fuga prevedeva una tappa in Svizzera. Un rifugio sicuro, magari a casa di parenti o amici, in attesa che si calmassero le acque per riprendere la strada verso la destinazione finale: un Paese dell’Est europeo. Domenico Cutrì, 39 anni e una condanna all’ergastolo, ora latitante, ne aveva parlato con il fratello Nino quando era ancora rinchiuso nel carcere di Saluzzo, in provincia di Cuneo, in attesa di giudizio. Una confidenza intercettata dagli agenti di custodia che sorvegliano attraverso un sistema di telecamere a circuito chiuso i colloqui con i detenuti e che, una volta girata al magistrato, aveva fatto scattare un regime di sorveglianza speciale. E un cambio di cella in una nuova prigione, a Cuneo, prima d’essere trasferito, qualche giorno fa a Busto Arsizio per un processo. Nino Cutrì è morto nel conflitto a fuoco, nel blitz a Gallarate contro un furgone della Polizia penitenziaria che ha portato alla liberazione del fratello Domenico. E ora se si pone ufficialmente la domanda alla Procura di Busto Arsizio se effettivamente Domenico Cutrì voleva scappare in Svizzera si riceve una risposta di circostanza: “Non confermiamo, né smentiamo. Le indagini sono in corso”. Eppure gli investigatori che stanno seguendo tutte le piste per riacciuffare il latitante, sono ancora convinti che non sia andato troppo lontano. E che l’ipotesi svizzera, come ha ricordato un servizio del quotidiano La Stampa, non debba essere affatto abbandonata. Anzi. C’è stato un altro particolare che spinge verso questa ipotesi: anche i tre complici di Cutrì arrestati, 72 ore dopo l’agguato, a Cellio, provincia di Ver- L’agguato Domenico Cutrì, in cella per un omicidio, dopo uno scontro a fuoco è riuscito a scappare. È latitante Gli arresti Tre componenti della banda bloccati in un paese dell’Alta Valsesia erano pronti a entrare Svizzera celli, con una valigia piena di cibo, volevano passare dal lago d’Orta e poi entrare in Ticino. Anche loro probabilmente come l’amico che, secondo l’accusa, hanno fatto evadere volevano andare in direzione nord. Probabilmente verso la Svizzera tedesca, dove come affiorato in diverse inchieste internazionali I precedenti La criminalità sulla ‘ndràngheta, le cosche hanno diversi punti d’appoggio e Cutrì, originario di Melicuccà, mille abitanti in provincia di Reggio Calabria, potrebbe sfrut- tare qualche conoscenza. Una protezione non necessariamente legata alla ‘ndràngheta , visto che gli inquirenti smentiscono con decisione un legame organico tra Decine di pregiudicati o latitanti inseguiti da mandati d’arresto fermati nella Confederazione Ci sono il mafioso e il trafficante internazionale di droga. Ci sono il rapinatore e il boss dell’anonima sequestri sarda. Negli ultimi quindici anni nella Confederazione sono riusciti a trovare rifugio decine di pericolosi latitanti. Spesso finiti nella rete della polizia. L’ultimo è Dino Grusovin, accusato di un triplice omicidio: a metà dicembre è stato scoperto dagli agenti della polcantonale in un hotel di Chiasso, dove soggiornava indisturbato da tempo. A luglio, invece, nelle maglie della polizia cantonale di Zurigo era caduto Gervasio Romano: era inseguito da un mandato d’arresto europeo. Doveva scontare 6 anni e s’era rifugiato da amici a Frauenfeld. Storie di ricercati nascosti in hotel o a casa d’amici A settembre di due anni fa, invece, i carabinieri di Varese avevano bloccato sul nascere la fuga in Svizzera di Filadelfio Vasi, un capo ultras finito nel carcere di Pavia per una tentata rapina. Secondo l’accusa Vasi sarebbe dovuto evadere e poi passare il confine. Sette persone che lo avrebbero dovuto aiutare sono state denunciate. Doveva invece rispondere di rapina e lesioni un giovane marocchino di 26 anni bloccato nella primavera scorsa proprio dopo aver passato la dogana in un valico dei Grigioni. Era ricercato dopo un colpo in Abruzzo. Sempre nei Grigioni tempo fa era finita la latitanza di Fortunato Maesano, in fuga dalla Calabria accusato di far parte di una pericolosa cosca della ‘ndrangheta. Avevano fatto invece marcia indietro, dopo aver visto una pattuglia delle guardie di confine, i due pregiudicati milanesi accusati di aver ucciso un uomo a colpi di crick per una una partita di cocaina non pagata. I due stavano fuggendo in Svizzera, ma poi avevano cambiato idea ed erano tornati a Milano. Anni fa, infine, era riuscito a sfuggire all’arresto un pericoloso latitante dell’anonima sequestri sarda che, come è risultato dall’inchiesta, aveva alloggiato per un lungo periodo in un hotel sul lungolago di Lugano. i fratelli Cutrì e la grande organizzazione criminale. E d’altronde la ‘ndràngheta non c’entra con la condanna all’ergastolo che era stata inflitta a Domenico Cutrì. Una condanna per l’omicidio di Luckasz Kobrzeniecki, un giovane polacco di 22 anni crivellato a colpi di pistola il 15 giugno del 2006 a Trecate, in provincia di Novara, un’accusa che Cutrì, difeso dalla famosa penalista italiana Giulia Bongiorno, cercò di smontare con un alibi che però si dissolse durante l’udienza davanti al tribunale di Torino. No, la ‘ndràngheta non c’entrava nulla con la morte di Kobrzeniecki, che sarebbe stato punito per aver usato pesanti appellativi verso l’allora compagna di Cutrì. Un movente passionale, dunque. Un’accusa che l’evaso ha comunque sempre respinto, sostenuto da tutta la sua famiglia, arrivata al nord, in Piemonte e poi a Inveruno, un paesone di novemila abitanti nella periferia ovest di Milano. Il carcere a vita per lui e un’ossessione che non ha dato pace al fratello Antonino: liberare Domenico, farlo fuggire. Gli investigatori piemontesi che nel frattempo hanno arrestato anche Daniele, il fratello minore di Domenico, e la cognata, danno per assodato che la fuga dopo il conflitto a fuoco a Gallarate sia stata organizzata in famiglia. Con l’arresto dei presunti complici della sanguinosa evasione, polizia e carabinieri stanno facendo terra bruciata attorno all’ergastolano in fuga. Ma lui sembra scomparso nel nulla. Può darsi che sia ancora nascosto in Italia, ma se è già riuscito a passare la frontiera, sono convinti alla procura di Busto, sarà molto più difficile riacciuffarlo. mspignesi@caffe.ch Q@maurospignesi Più furti nelle case con le bande specializzate Gruppi potenzialmente pericolosi per il Ticino individuati in Italia Oltre la frontiera ci sono bande organizzate, con professionisti del crimine specializzati nei furti. Solo l’anno scorso la polizia italiana in Lombardia, la regione più presa di mira per i colpi nelle abitazioni, ha arrestato o denunciato a piede libero 700 persone. In Piemonte, altra regione di confine, sono invece state fermate e in gran parte incarcerate 308 persone. Cifre presentate nel bilancio di un programma “Home 2013”, messo in piedi dal Servizio centrale di polizia (Sco) per avere una radiografia esatta delle bande, potenzialmente pericolose anche per il Ticino, e predisporre efficaci operazioni capaci di contrastare un fenomeno sempre più concentrato nel nord Italia. Una tendenza, quest’ultima, messa in evidenza anche da un’altra recente ricerca, realizzata da Transcrime, un gruppo di studio specializzato in fenomeni criminali composto da esperti dell’Università Cattolica di Milano e di quella di Trieste. In Italia l’anno scorso per furti e rapine nelle abi- tazioni sono state arrestate 2563 persone e sequestrate 128 armi. Ma in particolare si è avuta la conferma che ad agire sul territorio non sono combriccole improvvisate di balordi, ma autentici specialisti del crimine. Un dato che, secondo la ricerca di Transcrime, permette di fare una prima considerazione: “Ad agire - spiega a Il Caffè il sociologo Marco Dugato dell’Università Cattolica - sono gruppi o singoli altamente specializzati, questo porta anche ad escludere la crisi economica come uno dei fattori collegabili a questo incremento. E d’altronde il trend di crescita dei furti nelle abitazioni è costante dal 2007”. Quello che è cambiato negli anni è l’articolazione dei gruppi criminali: sono sempre più transazionali, ben strutturati, composti da personaggi di nazionalità diversa. C’è dunque una matrice straniera, peraltro messa in evidenza più volte anche dalla Polizia cantonale a proposito dei furti registrati in Ticino, ricordando che le bande in trasferta sono di origine balcanica o fanno ba- LE BANDE Ecco dove sono presenti i principali gruppi criminali stranieri e numero di arresti su base regionale Romeni Albanesi Georgiani 167 699 308 90 168 Fonte: Polizia di Stato italiana se nei campi nomadi dell’hinterland milanese. “Sono tutti professionisti. Difatti - precisa Marco Dugato che ha partecipato alla ricerca di Transcrime - per far saltare una sofistica serratura e una porta blindata, disinnescare un impianto d’allarme, ci vuole una certa freddezza e una certa preparazione. Non è come mettersi per disperazione a bordo di un motorino per scippare qualcuno”. Detto questo va aggiunto che ci sono due tipologie di furti. “La prima - spiega Dugato - dettata dall’opportunità che scatta quando si vede, ad esempio, una finestra aperta. E come bottino ci si accontenta di quello che si trova. La seconda invece necessita di una pianificazione, di informazioni, di ore d’osservazione su orari e abitudini dei padroni di casa. Ma qui si punta a una refurtiva di qualità. Che poi le bande siano più portate a colpire in Lombardia e in Ticino si spiega col fatto che questi territorio sono più ricchi di altri. E quindi più a rischio”. m. sp. 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Il più delle volte tutto passa sotto I furti I quadri del ‘600 erano nascosti dentro il caveau silenzio. Tanto che l’ultima grande operazione di cui si è sentito parlare risale a tre anni fa, quando in una cassetta di sicurezza di una banca luganese vennero trovate tre tele del Seicento, due di Gaspare Vanvitelli e una di Gaspar Dughet. Senza dimenticare quanto accaduto a Locarno negli anni Settanta, quando in un hotel vennero recuperati due tele di Piero della Francesca e una di Raffaello. O quando, a Monza, venne trovata un’opera di Giovanni Battista Discepoli, detto “lo zoppo di Lugano”, pronta a essere spedita in Svizzera. m.sp. Quel Van Gogh con la pipa forse è il falso di un francese Dubbi sulla famosa tela del pittore olandese esposta a Zurigo FRANCO ZANTONELLI LA VENDITA L’uomo con la pipa, autoritratto di Vincent Van Gogh, è stato venduto per tremila franchi francesi nel lontano 1902 U n falso Van Gogh sarebbe esposto, al Kunsthaus di Zurigo, in occasione della mostra “Da Matisse al Cavaliere blu, l’espressionismo in Germania e in Francia”, aperta dal 7 febbraio all’11 maggio. Accanto ad opere di Matisse, Cezanne e Gauguin c’è, infatti, un celebre autoritratto del grande maestro olandese che, stando a quanto sostiene la Weltwoche, potrebbe non essere autentico. Si tratta del celebre dipinto “L’uomo con la pipa”, che mostra Van Gogh con l’orecchio destro bendato, mentre fuma la pipa. Sotto la benda una ferita che l’artista si auto inferse, mozzandosi l’orecchio, al termine di una violenta lite con l’amico Paul Gauguin. Il quadro è di proprietà di Philip Niarchos, figlio del celebre armatore greco, Stavros Niarchos, il quale l’ha lasciato in esposizione al Kunsthaus. Ma su quali basi la Weltwoche è convinta della non autenticità dell’autoritratto? Il settimanale ritiene che l’autore sia, in realtà, un certo Emile Schuffenecker, un pittore francese, anche lui grande amico di Gauguin, sul quale gravava già il sospetto di aver dipinto altri due falsi Van Gogh. “L’uomo con la pipa” lo avrebbe ricavato, nel 1893, da una foto in bianco e nero dell’originale e, quindi, venduto per tre mila franchi francesi, nel 1902, ad un mercante di vini, Gustave Fayet. Dal quale L’ACQUISTO Ad acquistare l’opera è stato un mercante di vini francese, Gustave Fayet che poi l’ha rivenduta ad un ricco americano LA PERIZIA Dagli Usa la tela è arrivata all’armatore greco Niarchos e sarebbe stata periziata dalla stessa Fondazione Van Gogh IL SOSPETTO Un esperto di Van Gogh sostiene che in realtà l’opera sia di un altro pittore e sarebbe stata dipinta nel 1893 La vicenda lo acquistò, successivamente, il magnate di Chicago, Albert Lasker. Da Chicago, infine, il dipinto ritornò in Europa, grazie all’armatore Niarchos. La direzione del Kunsthaus non è, però, per nulla d’accordo con la ricostruzione della Weltwoche. E, al sospetto di avere in casa un falso, replica in modo deci- L’esperto so. “Siamo convinti si tratti di un originale e la nostra convinzione è supportata dalla perizia di un esperto di Van Gogh, Walther Feilchenfeldt”, ha dichiarato il portavoce del museo zurighese, Björn Quellenberg. Fatto sta che, già nel ’97, un altro esperto di Van Gogh, Benoît Landais, se ne uscì con un “quel Van Gogh è un falso”, di fronte allo stesso dipinto, esposto a Firenze. Landais, tuttavia, non lo attribuì a quell’Emile Schuffenecker, tirato in ballo dalla Weltwoche, bensì al medico omeopata francese e pittore dilettante, Paul Gachet, che ospitò Van Gogh, nei suoi ultimi giorni di vita. L’artista olandese morì Il parere di Gimmi Stefanini, perito del Ministero pubblico “Stabilire l’origine è un rompicapo” “N on so se quello al Kunsthaus di Zurigo sia un falso o meno. So invece che in molti musei tante opere non sono autentiche”. Gimmi Stefanini, storico gallerista di Brera, a Milano, e perito per la magistratura italiana e la Procura ticinese, è sarcastico: “Il mondo dell’arte è un mondo strano, dove girano molti interessi. Ogni tanto sorgono dubbi sull’autenticità di un’opera che è stata esposta in mezzo mondo, ammirata da milioni di persone. Ogni tanto affiora uno scandalo. Non c’è da meravigliarsi, anche perché non è facile verificare sempre al cento per cento l’origine di una tela o di una scultura, specialmente di artisti importanti che hanno avuto una produzione vasta. È un rompi- capo. Bisogna vedere caso per caso”. Già, e nel caso dell’uomo con la pipa di Vincent Van Gogh c’è una accesa disputa tra critici. “Il problema - sottolinea Stefanini, terza generazione di galleristi - è che non può esistere un perito universale, un tecnico che conosce tutto. Ogni periodo, meglio ancora ogni artista, ha un ristretto numero di esperti che conoscono la sua vita, sanno tutto delle diverse opere che ha realizzato”. Hanno dunque gli strumenti critici per poter dire se ci si trova davanti a un’opera vera o falsa. “Io, ad esempio, tempo fa sono stato chiamato dal Ministero pubblico ticinese per una perizia su due autori, Remo Brindisi e Roberto Crippa. Li conosco bene perché curo anche il loro archivio generale”. Nel caso del Van Gogh ci sono diverse complicazioni. Non è in ballo l’accertamento del periodo in cui è stata realizzata la tela, ma il sospetto è che l’opera sia stata fatta in realtà da un pittore francese amico di Paul Gauguin. Di quest’ultimo, peraltro, collezionava opere Theo Van Gogh, che vendeva pure le tele del fratello Vincent. Un intreccio dunque che si perde nel tempo. Che si fa in questi casi? “Bisogna andare alla fonte, alla Fondazione Van Gogh. Verificare eventuali documenti - spiega Gimmi Stefanini -, sentire chi ha fatto i cataloghi dell’artista e mettere insieme le proprie conoscenze. Ma non è un lavoro che si fa in poco tempo ed è pure molto complicato”. m.sp. nella notte tra il 28 ed il 29 luglio del 1890, dopo essersi sparato. “È probabile che l’opera sia stata iniziata da Van Gogh e completata da Gachet, un bravo imitatore”, relativizzò la tesi del falso, in occasione della mostra di Firenze, un esperto italiano di Van Gogh, Antonio de Robertis. Insomma, “L’uomo con la pipa” si porta dietro un alone di mistero, assolutamente in sintonia con i fantasmi che tormentarono la breve vita di Vincent Van Gogh. D’altronde questa non è la prima volta che l’opera di un grande artista si trova confrontata con il sospetto di falsificazioni. “Ci sono anche altre storie e leggende simili, ad esempio su Modigliani”, spiega Rudy Chiappini, curatore di mostre internazionali. “Nel caso di Modigliani- aggiunge - c’è chi sostiene che alcune delle sue opere siano state terminate da un altro pittore, che faceva parte della scuderia dello stesso mercante d’arte”. Quanto al Van Gogh? “Io sono tranquillo, esattamente come i curatori del Kunsthaus. Comunque, va detto che se si trattasse di un falso, sarebbe già stato smascherato”. Inoltre, afferma Rudy Chiappini, “direi che si devono relativizzare certe affermazioni di quegli esperti e critici in cerca del loro quarto d’ora di celebrità. Al riguardo, tornando a Modigliani, basta ricordare la figuraccia che fecero coloro che spergiurarono sull’autenticità delle teste, fatte ritrovare nel porto di Livorno, da un gruppo di burloni”. fzantonelli@caffe.ch Emil Frey AG Lamone www.bmw.ch Piacere di guidare Super Offerte BMW Km 0 e Direzionali Modello 118 D 120 D 125 D 320 D 320 I 328 I Touring Immatr. 09.2013 08.2013 07.2013 01.2014 01.2014 09.2013 Prezzo Listino CHF 49’230.– CHF 51’610.– CHF 53’271.– CHF 66’310.– CHF 59’470.– CHF 74’980.– Prezzo per voi CHF 37’900.– CHF 42’900.– CHF 44’800.– CHF 44’900.– CHF 44’900.– CHF 54’600.– Il vostro vantaggio CHF 11’330.– CHF 8’710.– CHF 8’471.– CHF 21’410.– CHF 14’570.– CHF 20’380.– Modello 328 I 520 D 525 D Touring 528 I M5 M6 Cabrio Immatr. 01.2014 06.2013 01.2014 10.2012 12.2011 01.2013 Prezzo Listino CHF 70’420.– CHF 79’858.– CHF 92’061.– CHF 89’107.– CHF 171’000.– CHF 227’522.– Prezzo per voi CHF 52’900.– CHF 54’900.– CHF 75’800.– CHF 57’900.– CHF 95’900.– CHF 144’900.– Il vostro vantaggio CHF 17’520.– CHF 24’958.– CHF 16’261.– CHF 31’207.– CHF 75’100.– CHF 82’622.– Emil Frey SA, Lamone www.emil-frey.ch/lamone, 091 961 63 63 Leasing anniversario: L’azione leasing 1,924% è valida fino al 31.12.2014 per veicoli stock contrassegnati e fino ad esaurimento delle scorte. 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Ma Davide Giannoni, 15 anni, di Arosio, è costretto a fare i conti con una difficoltà in più rispetto ai suoi coetanei. È nato senza la mano destra “Affronterò la vita a muso duro e... con sole cinque dita” DAVIDE GIANNONI Frequenta la 4a media a Gravesano, ha 15 anni, e tanti sogni nel cassetto Ti-Press Q Ti-Press Guantoni, bastone, disco e maglia Per giocare a hockey il papà di Davide ha costruito un guantone leggermente modificato per compensare l’assenza delle dita; oggi il figlio esibisce orgoglioso la maglia del suo idolo Ville Peltonen, hockeista finlandese PATRIZIA GUENZI uesta è la storia di un ragazzino che ce l’ha fatta. E che, di questo passo, andrà pure lontano. Forte, volitivo, allegro, non s'è mai pianto addosso, malgrado abbia sempre dovuto fare i conti con un’enorme difficoltà in più rispetto ai suoi coetanei. Davide Giannoni, 15 anni, di Arosio, è nato senza una mano, la destra. Eppure, tanto per dire della sua determinazione, da oltre dieci anni gioca a hockey, attualmente come difensore nella squadra Novizi A del Chiasso, e nel cassetto ha un sogno grande: “Diventare uno chef stellato. E ci riuscirò anche con sole cinque dita”, afferma sicuro, guardando fiero mamma e papà. E loro due, Moria e Roberto, se lo mangiano con gli occhi, orgogliosi di quel figlio che mai e poi mai, appena nato, avrebbero potuto immaginare così in gamba. Davide è una forza della natura. Un ragazzino da sempre abituato ad affrontare la vita a muso duro. È lui che ha dato coraggio ai genitori, i primi anni seriamente preoccupati per il suo futuro. Invece, David non si mai sentito sconfitto dalla vita per non avere una mano. È cresciuto senza mai lamentarsi, atteggiarsi a vittima o chiedersi “perché proprio a me?!”. Si è accettato sin da subito, ha imparato presto ad arrangiarsi e a conviverci senza alcuna difficoltà. Basta vederlo in pista con la maglia numero 18, quella del suo idolo Ville Peltonen, hockeista finlandese che ha militato anche nelle file del Lugano, o in cucina mentre prepara il sugo al pomodoro, per rendersene conto. Spigliato e tenace riesce a far tutto, senza alcun aiuto. Il risotto con la salsiccia è il suo piatto forte. Ma anche le lasagne, gli gnocchi e le tagliatelle fresche, assicura, gli vengono molto bene. Indipendente e deciso, non ha mai voluto saperne di mettere una protesi. Quando, parecchi La vicenda La nascita L’infanzia Le passioni Il futuro I sogni L’ANSIA LA SORPRESA HOCKEY E CUCINA APPRENDISTA UNO CHEF STELLATO Davide nasce senza la mano destra. I genitori, Moira e Roberto, sono molto preoccupati e in ansia per il futuro del figlio Si dimostra immediatamente un ragazzino in gamba, intelligente e volitivo non si piange mai addosso e reagisce Da quando aveva 5 anni Davide gioca a hockey; ma coltiva anche un’altra passione: la cucina; risotto e salsiccia il suo forte Ha già fatto due stage come cuoco. L’anno prossimo spera di fare l’apprendista in un bell’albergo della regione Il suo sogno è lavorare su una nave da crociera o andare a New York in un ristorante famoso e diventare uno chef stellato anni fa, in una delle ultime visite all’ospedale di Ginevra il medico gli parlò di questa possibilità Davide uscì di corsa dallo studio. E non ci fece più ritorno. “Non mi servirebbe a niente una protesi, sto bene così”, reagisce. E sta davvero bene Davide. Conduce una vita normalissima. Frequenta la quarta media a Gravesano, ha già fatto due stage in un ristorante e l’anno prossimo spera tanto di trovare un posto come apprendista cuoco in un albergo della regione. “Quando avrò il diploma mi piacerebbe partire e fare il cuoco su una nave da crociera, oppure trasferirmi a New York e lavorare in un grande albergo - dice-. In questo modo farò una bella e preziosa esperienza, potrò tornare in Ticino e, perché no, magari anche aprire un ristorante tutto mio”. “Quando avrò il diploma di cuoco vorrei partire su una nave da crociera o anche trasferirmi a New York” La passione per l’hockey a Davide è venuta da piccolo. Aveva solo 5 anni e frequentava l’asilo quando ha visto un volantino che pubblicizzava la possibilità di iscriversi in una squadra di hockey. A casa ne ha parlato ai genitori. Inutile dire che dal primo allenamento in poi non è più uscito di pista. Oggi l’hockey lo impegna con tre allenamenti serali a settimana più le relative partite. S’infila il guantone, leggermente modificato, sopra a una sorta di cilindro duro, e scende in pista, pronto a battersi per la propria squadra. Sempre a disposizione, come quando il Gruppo eventi dell’hockey club Lugano, di cui fa parte il padre, organizza manifestazioni e lui cucina per tutti. Anche a stare ai fornelli ha iniziato da piccolo. Sempre dietro alle gonne della mamma a chiederle se poteva aiutarla. Poi, crescendo, cuci- …E LA LETTURA CONTINUA CON GLI EBOOK DEL CAFFÉ ONLINE. ADESSO. GRATIS. SU APP STORE E AMAZON IL RACCONTO DELLA REALTÀ Anonymous COME FU CHE UN TUNISINO SPOSÒ UNA TICINESE Andrea Vitali SAPORI E MITI Carolina Cenni LE PAROLE DEL 2013 Autori vari APPUNTI DI VIAGGIO Giò Rezzonico nando al posto suo. “Ricordo che durante le vacanze estive appena sveglio le chiedevo: mamma, cosa prepariamo oggi per pranzo? Non vedevo l’ora di mettermi a cucinare”. Insomma, sempre a far qualcosa, non certo a poltrire davanti alla tv o a smanettare sulla tastiera di un computer, come invece fanno tanti ragazzi della sua età. “Lo schermo mi dà il mal di testa - osserva serio -. Qualche video games con papà ci scappa, ma non è neanche divertente perché vinco sempre io. E poi stare in casa non mi piace, appena posso esco con gli amici, ci troviamo giù vicino all’asilo, lì c’è un grande spiazzo”. Così, di tempo gliene resta ben poco. Rari i momenti che riesce a trascorrere con la sorellina, Alessia, 11 anni, che adora quel fratello intraprendente e sempre di buon umore. Per lei Davide è un vero campione. E si preoccupa perché tra un po’ dovrà dividerselo con qualche ragazzina, una di quelle che già gli ronzano intorno. Ma Davide nicchia, non ammette nulla, sebbene sappia di essere un bel ragazzo. E allora si lascia scappare: “Se avessi anche gli stessi occhi azzurri di papà vedresti che figo”. La mamma lo guarda con affetto e gli accarezza la testa. Mai avrebbe pensato che il figlio superasse così bene quella difficoltà che alla nascita sembrava insuperabile. Mai avrebbe immaginato di vederlo, un giorno, sfrecciare sui pattini dietro a un disco con un bastone in mano, destreggiarsi con la macchina per fare la pasta fresca, maneggiare un computer o fare mille altre cose per cui, solitamente, servono dieci dita. Come impacchettare tutto, in vista dell’imminente trasloco nella nuova casa. File di scatoloni già pronti nel corridoio, impilati uno sull’altro che Davide ha in gran parte riempito da sè. Manca solo la cucina, piatti, pentole, bicchieri… “No, quella alla fine precisa -, altrimenti come faccio a fare pratica? Mi devo allenare tutti i giorni, sono obbligato ad avere una marcia in più per dimostrare al mio futuro datore di lavoro che anche senza una mano sarò comunque un bravo apprendista cuoco”. pguenzi@caffe.ch Q@PatriziaGuenzi IL CAFFÈ 9 febbraio 2014 11 politica Le campagne sui frontalieri Un partito in difficoltà Nel mondo del lavoro vengono fuori campagne demenziali come quella sui frontalieri paragonati ai topi; per i padroncini bisogna agire subito Il Plrt dopo Pelli non è riuscito a tirar fuori una generazione di nuovi leader; Rocco Cattaneo è un imprenditore, cerca di velocizzare la politica Le alleanze del governo Il governo non può allearsi con i sindacati come è accaduto nella Commissione tripartita, il suo ruolo da sempre è di stare sopra le parti L’intervista Re né Bo ssi © ilca ffè “Il cantone ha perso la cultura liberale” Il presidente della Camera di commercio, Ambrosetti, attacca lo “Stato invasivo” MAURO SPIGNESI Dal suo “buen retiro” in un’isoletta greca osserva il Ticino con quel sufficiente distacco che gli permette di cogliere particolari che chi sta qui, immerso nella quotidianità, non sempre nota. Franco Ambrosetti, presidente della Camera di commercio, soffre nel vedere un cantone “dove le riforme non partono mai, dove si affronta il dumping salariale e il nodo dei padroncini con liste nere e bianche, dove lo Stato vuol mettere il naso ovunque”. Come spiega tutto questo? “Io penso che questo nostro Paese ha smarrito quella cultura autenticamente liberale che lo ha portato al successo”. Una cultura che ha anche radici italiane? “Abbiano avuto la fortuna di ospitare i padri del liberalismo e dell’illuminismo, da Carlo Cattaneo ai fratelli Ciani, e siamo diventati un laboratorio politico e sociale avanzato. È vero poi che la cultura liberale ripropone sempre il dualismo tra Rousseau e Voltaire, con il quale mi trovo più in sintonia, che produce conflitti, ma questi conflitti hanno tramortito i valori originali”. Chi doveva tenere il testimone, attualizzarli e reinterpretarli? “Per logica il Plrt. Ma i consensi sono crollati. Dopo Fulvio Pelli negli ultimi 30 anni non è cresciuta una generazione capace di proporre nuovi leader”. Oggi alla guida del Plrt c’è Rocco Cattaneo. Un imprenditore, uno come lei. Nota segnali di vivacità? “Cattaneo ha i piedi per terra, è concreto e cerca di velocizzare i tempi della politica. Ma le incrostazioni sono troppe e non vanno via in fretta”. La politica ha preso una deriva Iosecondome I miei pregi... I miei difetti... Sono un musicista e dunque ho molta fantasia Spesso sopporto male le critiche, è un mio limite Sono leale, rispetto le regole e gioco sempre pulito Odio il cretinismo descritto da Fruttero e Lucentini Non sono ipocrita, quello che penso lo dico e basta Ogni tanto non ascolto, se l’interlocutore mi annoia L’analisi segue dalla prima pagina LUIGI PEDRAZZINI * P schizofrenica votata al litigio perpetuo? “Spesso sì. Prendiamo la riforma fiscale: ogni volta il percorso si inceppa. Questo perché stiamo assimilando il peggio della politica italiana, con un conflitto permanente e poca concretezza”. Un conflitto che si ripropone nel mondo del lavoro. “Qui vengono fuori campagne demenziali come quelle contro i frontalieri paragonati ai topi e si cerca di combattere l’oggettiva invasione dei padroncini chiudendo le porte. Ma la concorrenza è concorrenza e va accettata”. E quindi cosa bisogna fare? er chi verrà in Ticino con il treno, dal sud o dal nord, poco importerà se la stazione d’arrivo sarà Bellinzona, Lugano, Locarno, Mendrisio o Chiasso, perché in pochi minuti potrà comunque raggiungere la destinazione voluta (così come noi oggi consideriamo “città di Zurigo” tutta l’area servita rapidamente dai tram, anche se per raggiungere la meta effettiva sono necessari ancora 20 – 25 minuti dalla stazione centrale). Discorso analogo vale ovviamente per gli spostamenti all’interno del cantone della popolazione residente. *** Del terzo processo hanno riferito proprio in questi giorni i mezzi di comunicazione. In base a uno studio del servizio di informazioni economiche Orell Füssli, realizzato per conto della SonntagsZeitung, negli ultimi cinque anni imprenditori italiani hanno creato 4528 nuove aziende in Ticino, soprattutto però nella zona di confine. Bella notizia, senz’altro, anche se il dato deve essere approfondito per capire il genere di attività e la reale importanza in termini occupazionali. È comunque un dato di fatto che i nuovi insediamenti di attività economiche privilegiano quasi sempre il Sottoceneri e che a lungo termine, visto il limitato territorio a disposizione, si crea un rischio congestionamento. *** “Io capisco la protesta degli artigiani. Non mi piace che chi viene dall’Italia paghi meno tasse e ricorra al lavoro nero, perché allora si bara e chi paga è sempre l’operaio. Se i padroncini italiani, che hanno un costo del lavoro maggiore del nostro, dovessero pagare tutto sino in fondo, quest’invasione non ci sarebbe. E noi saremmo ancora concorrenziali”. L’assenza della vecchia impronta liberale ha provocato anche altre anomalie? “Sì. Penso ai cartelli, alleanze sottobanco che drogano il mercato. Di questo dobbiamo essere coscienti tutti, perché i cartelli incidono sulla nostra vita quotidiana. Lo devono capire anche i sindacati: quando la sana concorrenza va a gambe all’aria i prezzi restano alti e il lavoratore ha un potere d’acquisto minore”. Il lavoratore ha un potere d’acquisto rosicato anche dalle troppe imposte? “È sbagliato infilare troppo la mano nel portafoglio del cittadino. Questo vale per tutti, anche per il Ticino che nonostante un debito pubblico di due miliardi di franchi sta meno male di altri. Eppure si è inventato questo fre- È venuto il tempo di pensare alla “Citta Ticino” Quali considerazioni mi suggerisce il collegamento fra i tre processi qui sinteticamente descritti ? In primo luogo, secondo me, è necessario capire che il “sistema Ticino” deve cercare un assetto più equilibrato fra le regioni e le città che compongono il cantone. È quanto emerso anche da un recente e interessante pomeriggio di studio organizzato dall’Osservatorio politico della Svizzera italiana e da Coscienza Svizzera a Bellinzona. I previsti miglioramenti sul fronte della mobilità sono una premessa importante per andare in questa direzione e dovrebbero spingere i centri urbani a cooperare, non più a competere, per la realizzazione di servizi e strutture di interesse cantonale. Le distanze oggettive fra città e città saranno infatti tali, almeno per quanto concerne la rete ferroviaria, da giustificare la visione di una “città Ticino” che rafforzi il sistema attuale, costruito attorno ai poli sottocenerini e in modo particolare a Lugano. La cooperazione dovrebbe spingersi ad analiz- no alla spesa che è un’autorizzazione ad aumentare le imposte”. Uno Stato invasivo che mina le basi del successo svizzero? “L’attenzione ai conti pubblici e uno Stato leggero hanno alimentato il nostro successo. Non vorrei che continuando su una strada diversa si perdessero i vantaggi ottenuti”. Per esempio? “Per esempio i contratti sottoscritti dalle parti sociali, con le 40 ore di lavoro a settimana, con l’assenza di tensioni e scioperi. Questo ha fatto la Svizzera ricca. Oggi la crisi del partenariato sociale porta lo Stato a intervenire, invece di restare al di sopra delle parti, come è accaduto in Ticino, e ciò non va bene”. Soluzioni? “I contratti vanno firmati tra le parti sociali senza che il Consiglio di Stato scenda in campo alleandosi magari con i sindacati. Come è accaduto nella Commissione tripartita bocciando un nostro candidato per una carica. Certo, poi ci sono distorsioni, come il dumping, di cui anche certi imprenditori hanno la responsabilità”. mspignesi@caffe.ch Q@maurospignesi zare in che modo ripartire meglio sul territorio non soltanto le infrastrutture e i servizi, ma anche gli insediamenti economici: la concentrazione in atto di nuove aziende nel Sottoceneri, in prossimità della frontiera, potrebbe anche portare tra qualche anno a una sorta di implosione territoriale. Il problema è che le cose da sole non si aggiustano, la sorte e la fortuna vanno aiutate. La “città Ticino”, ammesso che sia una visione sostenibile e condivisibile, va costruita creando innanzitutto dei poli forti nel Sopraceneri. Bellinzona e Locarno sono città di fatto che non esistono però sul piano politico e istituzionale e non possono pertanto recitare il ruolo che loro si addice in un contesto di sviluppo cantonale multipolare. Per fare concreti passi avanti è perciò necessario, e anche urgente, che il Cantone sostenga con ogni mezzo possibile il processo aggregativo in atto a Bellinzona e rilanci senza remore quello prematuramente spentosi nel Locarnese; parimenti l’autorità cantonale dovrà recuperare una maggiore capacità di incidere nelle grandi decisioni di pianificazione territoriale, a tutela di uno sviluppo equilibrato e sostenibile e promuovere una cooperazione fra gli agglomerati finalmente capace di fare gli interessi dell’insieme del Ticino e non di sue singole componenti. *Ex direttore Dipartimento Istituzioni, Presidente Rsi IL PUNTO CHANTAL TAUXE Il silenzio non ha certo giovato al ministro Curioso affare quello che tocca Johann Schneider-Ammann. Prima di tutto bisogna porsi la questione della tempistica: perché i documenti fiscali sono arrivati adesso alla trasmissione Rundschau? Perché non al momento in cui è stato candidato al Consiglio federale nel 2010? Perché non al momento della sua rielezione nel 2011? Il fatto che le rivelazioni emergano a qualche giorno soltanto dallo scrutinio sulla libera circolazione non è certamente innocente. Seconda considerazione: a Berna, malgrado tutti gli scandali dell’ultimo decennio, malgrado molti rapporti delle commissioni della gestione, malgrado innumerevoli “debriefing” di crisi, si preferisce sempre la procedura, il formalismo giuridico alla politica. La pressione che perdura sul liberale-radicale da dieci giorni, così come il modo con cui la affronta, fanno decisamente ripensare alle ultime settimane di governo di Samuel Schmid. Nel 2008, il bernese visse un’estate calamitosa quando fu rivelato che il capo dell’esercito fresco di nomina, Roland Nef, aveva molestato una donna. Invece di comunicare, come gli consigliavano il suo staff e i suoi colleghi, Samuel Schmid si lasciò sballottare dalle rivelazioni della stampa, fino al momento in cui virgolette Nef decise di La bella politica dimissionare. e l’affarismo Nel XXI seA PAGINA 35 colo, quando si scatena una crisi, bisogna comunicare, mostrarsi all’attacco, mettere i fatti in tavola, eventualmente recitare un mea culpa. Insomma, bisogna affrontare con coraggio e misura i venti contrari. Il mutismo è la peggiore delle scelte. Tardando a comunicare, Schneider-Ammann ha dato l’impressione di essere colpevole - quando all’apparenza ha fatto soltanto cose legali - e, peggio, ha offerto lo spettacolo di un consigliere federale che non dirige, ma subisce gli eventi. Un disastro politico devastante in termini d’immagine per lui e per il suo partito. Sullo sfondo, l’affare dell’Offshore Bundesrat sottolinea un’esigenza nuova delle nostre democrazie: il patriottismo fiscale. Un buon cittadino paga le imposte nel luogo in cui produce la propria ricchezza. L’ottimizzazione fiscale e il suo stuolo di opache costruzioni societarie scioccano ormai profondamente la popoplazione, esattamente come i salari stratosferici di qualche alto dirigente. Bisognerà abituarsi. E quelli che pensano ad una carriera politica faranno bene ad attrezzarsi. Schneider-Ammann dovrà rassegnare le dimissioni? Tutto dipenderà dal modo in cui ha informato i colleghi del governo. Se mente loro guardandoli negli occhi, come il ministro francese Jérôme Cahuzac davanti all’Assemblea nazionale, o se “economizza la verità”, come tentò di fare il consigliere di Stato ginevrino Marc Muller, perderà la loro fiducia e si ritroverà spalle al muro, costretto a partire. Elisabeth Kopp è stata destituita per molto meno. IL CAFFÈ 9 febbraio 2014 13 economia DOVE VANNO LE AZIENDE LE HOLDING OLANDESI I Paesi dove nel 2012 è stato collocato il maggior numero di grandi gruppi (in quote percentuali sul totale di quelli che si sono trasferiti) Dati di bilancio ‘13 (De Agostini e Barilla ‘12) Regno Unito Sede centrale Germania 43% Fatturato 14% Utile netto Irlanda Fatturato Spagna Utile netto 10% 5% Svizzera 5% Olanda 9% Fatturato Fonte: Uk Trade & Investment, “A guide to Uk taxation” Utile netto L’Olanda e la Gran Bretagna sono più competitive di Zurigo Aliquote, tutele, aperture..., perchè la Fiat ha scelto Amsterdam e Londra NOSTRO SERVIZIO A Saint Moritz c’è ancora chi ricorda l’Avvocato atterrare con l’elicottero, sci ai piedi, direttamente sulle piste. La Svizzera era nel cuore di Giovanni Agnelli. Alle pareti del suo chalet, si dice, vi fossero quattro Klimt di valore inestimabile, perché di questo Paese si fidava ciecamente. Altri tempi. La Fiat dello ‘svizzero’ Sergio Marchionne (ha la doppia nazionalità e risiede a Zugo), una volta acquisita la Chrysler di Detroit è diventata americana, ma ha scelto di avere una doppia residenza europea: sede legale in Olanda e residenza fiscale nel Regno Unito, una vera global company che ha snobbato la Svizzera. La scelta, dunque, non è ricaduta sulla Confederazione. Ci sono molteplici ragioni che incoraggiano questa doppia decisione, sempre più in voga tra le corporation. Da una parte, la tutela di marchi e brevetti dove può risultare più agevole; dall’altra, leggi societarie più flessibili e pressione fiscale moderata. Contano, poi, l’efficienza e il prestigio delle piazze finanziarie, il loro dinamismo e i benefici fiscali sui rendimenti di borsa. Se l’Olanda è preferita per la sua economia e situazione politica stabile, alta qualità dei servizi commerciali, protezione dei brevetti, apertura agli investimenti stranieri e – non ultima Il fenomeno 28.5 mld € 3.3 mld € Sede centrale 14% Francia LORETTA NAPOLEONI tra le ragioni – l’euro come moneta, la Gran Bretagna è diventata invece più competitiva sotto il profilo fiscale: l’aliquota sulle società è progressivamente passata dal 28% del 2010, al 21% nel 2014, e scenderà al 20% nel 2015, al di sotto della media europea. Più competitiva anche rispetto alla Svizzera, che attualmente oscilla in una forbice compresa tra il 16 e il 25%. “La scelta del Regno Unito è probabilmente il segnale che il L’intervista “Le norme fiscali in Inghilterra sono particolarmente attrattive per le società operanti negli Usa” baricentro economico del gruppo Fiat si è ormai spostato fuori dall’Italia e particolare attenzione viene riservata ai rapporti con il Nord America. Le norme fiscali del Regno Unito sono in- fatti particolarmente attraenti per le società operanti negli Stati Uniti”, spiega Giampaolo Arachi, docente di diritto dell’impresa all’Università Bocconi di Milano e collaboratore del sito economico lavoce.info. “I fattori in gioco sono molteplici e soffermarsi solo sulla fiscalità può rischiare di essere molto fuorviante. Nello stesso tempo, precisa l’esperto - la scelta di un Paese deve tenere conto delle implicazioni fiscali che ne con- Il fiscalista Giancarlo Cervino spiega le strategie inglesi “Sconfitta? No, la City resta imbattibile” IL FISCALISTA Giancarlo Cervino, fiscalista e docente “Se la Fiat emigra, sposta la sede legale in Olanda e va a pagare le tasse nella City di Londra, non è una sconfitta per la Svizzera. Ma la dimostrazione, l’ennesima, che ormai l’Inghilterra è diventata imbattibile”, spiega Giancarlo Cervino, fiscalista e direttore del Centre for international fiscal studies di Lugano. Storicamente la Svizzera ha attratto grosse multinazionali. Cos’è accaduto? “L’attrattività si misura attraverso diversi parametri. Londra, oltre ad avere imposte basse, ha un costo del lavoro minore al nostro e ha location che costano molto ma molto meno rispetto a quelle svizzere. Fattori che uniti evidentemente hanno dettato la scelta della Fiat”. La Confederazione mantiene stabilità, ottima qualità della vita, tassazione bassa. Ma nel caso Fiat si è visto che questi fattori non sono bastati. Bisogna preoccuparsi per il futuro? “Il discorso è diverso: tutti hanno perso competitività rispetto a Londra. Per trovare vantaggi simili bisogna rivolgersi a Dubai, Hong Kong e Singapore”. Possibili contromisure? “Bisogna fare in fretta. Da anni si parla di abolizione della preventiva, della revisione d’imposta di bollo. Non si è fatto nulla. Quando Londra aumentò le aliquote le grosse aziende scapparono a Ginevra. Ma gli inglesi capirono l’errore e in sei mesi rimediarono, senza che Berna attuasse contromisure”. Sono imbattibili? “Per ora sì. La City di Londra ha un altro passo di marcia”. m.sp. Fatturato Utile netto Fatturato Utile netto Fatturato Utile netto 83.2 mld € 1.9 mld € Quartiere generale europeo 170.9 mld € 37.1 mld € 3.9 mld € 60 mln € Finanziarie di partecipazione 5.1 mld € 146 mln € 167.9 mld € 10 mld € Fonte: La Repubblica seguono. Gli elementi che rendono attrattivo un Paese per una holding dal punto di vista fiscale sono: l’assenza di ritenute sui dividendi pagati ai propri azionisti, una buona rete di trattati internazionali per evitare le ritenute sui redditi (dividendi, interessi, royalties) percepiti dalle società controllate, regole generose sulla deducibilità degli interessi passivi e sulla tassazione dei redditi di controllate, la capacità dell’autorità fiscale di ridurre l’incertezza sul trattamento fiscale di operazioni complesse attraverso accordi con il contribuente”. Evidentemente il Regno Unito è prevalso per molti di questi aspetti, sebbene trovi in Europa numerosi agguerriti concorrenti come Irlanda, Lussemburgo, Svizzera e la stessa Olanda. Anche a livello di fiscalità internazionale, Londra garantisce un’ampia rete di trattati contro le doppie imposizioni e nessuna ritenuta alla fonte sui dividendi distribuiti: le società inglesi funzionano bene quindi anche per gli investimenti negli Stati Uniti. Inoltre, il governo inglese ha anticipato che non intende aderire al programma di tassazione consolidata su base europea proposto a livello Ue. L’Olanda, dal canto suo, applica un’aliquota sulle imprese che varia dal 20 al 25%, ma i profitti dello sfruttamento dei brevetti sono tassati in modo fisso con aliquota del 10%. g.c. L’autodenuncia fa gola ai commercialisti Si chiama “voluntary discosure”, e basta pronunciarla per far tornare il sorriso sulla piazza finanziaria di Milano. Perché dietro l’ennesimo tentativo di fra rientrare i capitali italiani detenuti all’estero, attraverso la nuova normativa che prevede un’autodenuncia, c’è anche un grande business, un’occasione ghiotta per commercialisti, avvocati e consulenti finanziari. Professionisti che dovranno seguire passo passo i clienti che vogliono mettersi in regola con il fisco. Pagando una parcella, naturalmente, che varia spesso in base al capitale da riportare “in chiaro”. Ma se con gli scudi fiscali precedenti sono stati spostati “asset” milionari, stavolta l’impressione è che a muoversi verso l’Italia dalla banche svizzere, ticinesi in particolare, potrebbero essere cifre molto più modeste. “Anche per questo dico che non sarà una grande affare per i professionisti milanesi, che stanno attraversando un momento difficile con importanti cali di fatturato”, smorza gli entusiasmi Giangaetano Bellavia, commercialista lombardo, esperto in riciclaggio e che ha seguito l’intero iter della nuova normativa. “Molti Ti-Press Il rientro di capitali atteso in Italia per rilanciare gli studi in crisi studi, in attesa del flusso di soldi da rimpatriare, si stanno organizzando con equipe miste, professonisti che analizzeranno i diversi aspetti delle operazioni. Perché stavolta - precisa Bellavia - lo Stato non fa regali a nessuno, come invece era accaduto con gli scudi fiscali. Ora si usa un po’ lo stile americano: paghi quello che devi pagare, tra imposte evase, interessi e penali, e ti metti in regola”. Questo in teoria, perché poi in pratica, andando a leggere tra le pieghe delle norme, sorgono alcuni dubbi. “Intanto - riprende Bellavia che è anche membro dell’Ordine dei commercialisti della Lombardia - non c’è più l’anonimato. E poi bisogna dimostrare l’origine dei capitali. Chi ha ereditato soldi sottratti al fisco, un tesoretto magari depositato a Lugano e dintorni negli anni Sessanta e Settanta come forma di risparmio esentasse, può farlo agilmente. Chi ha soldi in nero provenienti da attività illegali invece difficilmente li riporterà in Italia, rischia inchieste penali”. Ecco perché Bellavia stavolta pensa che il rimpatrio di capitali avverrà soprattutto con cifre che vanno dai 200 ai 400 mila euro. “Ci sarà una grande frammentazione - conclude - perché inoltre si pagheranno tasse e penali sugli ultimi 5 o 10 anni, secondo gli anni di prescrizione previsti. Il lavoro di avvocati e commercialisti, infine, sarà difficile. Chi viene a conoscenza di operazioni sospette è obbligato a comunicarle alle autorità. E questo, naturalmente, vale anche per banche e fiduciarie”. m.sp. Tassare i capitalisti per frenare le disparità Il problema della sperequazione dei redditi nel sistema capitalistico è “genetico” oppure è un fenomeno politico? Queste le domande al centro del dibattito sul divaricarsi della forbice del reddito. In un nuovo libro pubblicato in Francia qualche mese fa, “Le capital au XXle siècle”, Thomas Piketty, professore alla Scuola di economia di Parigi, spiega che storicamente il sistema capitalista alimenta le diseguaglianze tra reddito di capitale e reddito da lavoro. In fondo è quello che diceva Carlo Marx, ma a differenza degli economisti classici quelli moderni hanno a disposizione serie storiche con le quali provare le loro tesi. Iniziando dall’anno 1000, Piketty mostra come il reddito da capitale superi quasi sempre il tasso di crescita. Unica eccezione il periodo che va dal 1913 agli anni Settanta. Sei decadi durante le quali in Occidente si è verificato il contrario. Sono questi gli unici anni in cui la sperequazione dei redditi scende. I motivi vanno attribuiti a circostanze economiche e politiche eccezionali, dalla Grande depressione a ben due guerre mondiali, dal processo di decolonizzazione fino al peso politico dei sindacati. Per evitare la sperequazione dei redditi Piketty propone una tassa progressiva sul reddito da capitale, una sorta di patrimoniale, altrimenti le diseguaglianze diventeranno talmente ampie da minare le fondamenta dello Stato democratico. I sostenitori dell’effetto a cascata della ricchezza, pilastro della bassa tassazione per i ricchi, sostengono esattamente il contrario e lo fanno usando l’economia londinese. Uno studio appena pubblicato stima a 4 miliardi la spesa annuale dei super ricchi nella capitale britannica. Questa è concentrata in stipendi per il personale, arredamento, spese mediche, assicurazione e prestazioni professionali. La scelta di Londra quale residenza chic dei super ricchi è anche strumentale alla rinascita di alcune zone della citta, l’ultima la centrale energetica di Battersea acquistata con capitali provenienti dalla Malesia. Il problema di fondo in una metropoli come Londra, letteralmente presa d’assalto dai super ricchi e dai super poveri, i milioni di disoccupati europei, è però un altro, ormai solo i primi possono permettersi di vivere in città. Questa discriminazione non solo cambia la composizione sociale dei quartieri, ma fomenta il risentimento di chi ci lavora senza poterci vivere, proprio come ha predetto il professor Piketty. Pari del Chiasso a Bienne IN soltanto in zona Cesarini TELE VISIONE Alla Gurzelen il Chiasso è riuscito a A Parigi Belinda Bencic tiene la Svizzera in corsa Nel Gruppo Mondiale 2 di Fed Cup Belinda Bencic tiene la Svizzera in corsa. A Parigi la sedicenne elvetica ha superato Alize Cornet per 7-5, 6-4. Netta sconfitta per Stefanie Vögele battuta dalla Razzano per 6-2, 6-1. strappare in zona Cesarini un prezioso punto. Seppur in vantaggio numerico gli uomini di Zambrotta sono andati sotto per 2-0. Poi Regazzoni e Magnetti hanno completato la rimonta. Ti-Press losport domenica 9 febbraio 7.45 -> 21.00 LA2 Olimpiadi invernali mercoledì 12 febbraio 7.45 -> 21.55 LA2 Olimpiadi invernali Ricardo Rodriguez segna Phinney vince a Dubai il suo 4° gol stagionale con Cancellara quinto Jari Matti Latvala funambolo sulle nevi della Svezia lunedì 10 febbraio 7.45 -> 21.00 LA2 Olimpiadi invernali venerdì 14 febbraio 7.45 -> 21.00 LA2 Olimpiadi invernali martedì 11 febbraio 7.45 -> 21.00 LA2 Olimpiadi invernali sabato 15 febbraio 7.45 -> 21.00 LA2 Olimpiadi invernali Impegnato con la maglia del suo Wolfsburg contro il Mainz, Ricardo Rodriguez conferma il suo ottimo momento di forma. Il difensore elvetico ha infatti segnato il suo quarto gol stagionale nella Bundesliga tedesca. Il finlandese della VW Polo, Jari Matti Latvala si è imposto nel rally si Svezia, seconda tappa del campionato del Mondo 2014 e corsa sulle strade innevate. Latvala ha preceduto il compagno Andreas Mikkelsen e Mads Ostberg (Citroën Ds3). Il torneo Domenica 9 febbraio 2014 www.caffe.ch caffe@caffe.ch Q @caffe_domenica il-Caffè Lo statunitense Taylor Phinney ha vinto il Giro di Dubai al termine dell’ultima tappa, che ha visto il terzo successo consecutivo del tedesco Marcel Kittel allo sprint. Fabian Cancellara ha chiuso al quinto posto all’esordio. DARIO COLOGNA IN GARA E SUBITO COMPETITIVO Dopo aver recuperato dall’infortunio alla caviglia, l’atleta della Val Mustair ha sorpreso tutti a Dobbiaco con un ottimo secondo posto Sono i Giochi dei milionari su… ghiaccio A PAGINA 27 15 Con tanta grinta le rossocrociate non sigurano contro il Canada Un’onorevole sconfitta all’esordio per la nazionale femminile NOSTRO SERVIZIO La Svizzera gioca i primi assi Tra discesa maschile, skiathlon e salto elvetici a caccia di un grande risultato Reuters DEFAGO DIFENDE IL SUO TITOLO Il vallesano Didier Defago arriva alla prova di discesa olimpica (dove difende il titolo) dopo aver vinto il difficile Super G di Kitzbühel e con una buona forma I protagonisti & i favoriti duri - ha dichiarato Gisin -. Trovare la qualificazione in un team così forte è certamente brutale, ma porta le atlete al limite. Ringrazio le mie compagne di squadra che ni hanno sostenuto. Adesso può partire per me l’avventura olimpica”. Dopo l’emozione della libera maschile, la giornata prosegue invece con gli occhi puntati sullo sci di fondo, con Dario Cologna che prende parte allo Skiathlon (2 x 15 chilometri), la sua gara preferita. Anche nel fondo ci sono stati ieri i turni di qualifica- Domi Gisin conquista l’ultimo posto a disposizione nel quartetto che correrà la libera femminile zione in vista della gara sprint a skating prevista martedì. Ad accompagnare Cologna e Roman Shaad, saranno Jovian Hediger e Jöri Kindschi, che hanno avuto la meglio su Martin Jäger ed Eligius Tambornino. MASSIMO SCHIRA MILLER Bode ha dominato le prove della discesa libera e prenota l’oro LEGKOV Il fondista padrone di casa sembra in grande forma e vuole l’oro SVINDAL A contendere a Miller l’oro, pare esserci il forte norvegese, che è stato brillante NORTHUG Quando sente profumo d’oro, il norvegese sa fare il fenomeno in ogni gara JANKA È stato molto costante in prova e spesso il migliore degli sciatori elvetici SCHLIERENZAUER Il saltatore austriaco vuole a tutti i costi vincere un titolo olimpico, ma... RIPENSARE LO SPIRITO SPORTIVO V edere Paesi dalle grandi contraddizioni interne come Russia e Brasile spendere miliardi per organizzare grandi eventi sportivi dovrebbe essere l’occasione per rilanciare un dibattito di fondo sullo sport. Nel senso che le grandi federazioni internazionali - Cio e Fifa su tutte - dovrebbero interrogarsi maggiormente sullo spirito che sta dietro a questi eventi. Negare, tanto per fare un esempio, i Mondiali di calcio all’Inghilterra per poi vederli approdare in Paesi come il Qatar (che problemi economici di certo non ne ha), significa non considerare lo sport, preferendo altri tipi di ragionamento. Quanto si sta poi vedendo a Sochi coinvolge anche i Giochi invernali. Perché scegliere un luogo in cui c’è da costruire tutto da zero quando altre candidature poggiavano su solide basi esistenti e una storia pluriennale? Certo, aprire gli orizzonti è positivo, ma non ad ogni costo. Perché altrimenti lo spirito sportivo da motivo di aggregazione e festa, si trasforma facilmente (e pericolosamente) in questione politica. E di politica, lo sport, fa molto volentieri a meno… Una domenica che, però, non finisce con Cologna, visto che in programma vi è la gara femminile di biathlon con in pista le sorelle Selina ed Elisa Gasparin nella 7,5 chilometri sprint, con la più esperta delle grigionesi che ha ambizioni da medaglia, dal momento che in questa stagione si è imposta in due gare di Coppa del Mondo. Ma non è finita, dal momento che a completare la giornata per quanto riguarda i colori rossocrociati, c’è da segnalare che il programma presenta anche la finale del trampolino normale con l’Harry Potter elvetico, Simon Ammann, che va alla caccia del quinto alloro olimpico. Un compito che si prospetta certamente non facile per il sangallese, che, in questo ultimo periodo, non si è certamente distinto con prove esaltanti. Si spera che l’aria olimpica di Sochi possa far volare lontanissimo l’atleta di Grabs. Se per le gare elencate sopra si spera di conquistare le prime medaglie rossocrociate in questa edizione delle Olimpiadi, potrebbe esserci una bella sorpresa nella nuova gara di snowbord in chiave Slopestyle femminile, con Isabel Derungs ed Elena Könz che saranno di scena in finale. Un fine settimana che lancia le gare previste in settimana, dove i colori rossocrociati avranno diverse carte da calare col sci, snowbord e skicross. mmoro@caffe.ch tura olimpica per le rossocrociate, cioè quella che metterà in palio l’accesso alle semifinali e, quindi, una possibile nuova lotta per una medaglia di grande prestigio. m.s. Gliuomini Sean Simpson affila le armi verso la Lettonia SCHELLING GRANDE PROTAGONISTA Il portiere della nazionale di hockey femminile, Florence Schelling, ha sfoderato una grande prestazione contro le “marziane” canadesi, uscendo battuta a sole cinque riprese Mentre i giocatori della Nhl stanno iniziando a confluire alla spicciolata verso Sochi - con Damien Brunner ancora impegnato nella notte tra venerdì e ieri, sabato, nella vittoria dei suoi Devils su Edmonton per 21 - la Svizzera prosegue il suo avvicinamento alla gara d’esordio contro la Lettonia. Prima di arrivare a mercoledì, però, per Sean Simpson il lavoro non manca di certo. Ad iniziare dall’amichevole di quest’oggi, domenica, contro la Russia padrona di casa. Partita in cui il coach inizierà a provare almeno in parte le linee e gli schemi da applicare nella prima, importantissima, sfida olimpica. I rossocrociati scenderanno sul ghiaccio contro i lettoni alle 18. Dopo il primo impegno, la nazionale vicecampione del Mondo avrà a che fare con due autentiche corazzate dell’hockey, visto che venerdì 14 - alle 13.30 - andrà in scena la rivincita della finale del torneo iridato contro la Svezia. A concludere il turno preliminare del torneo maschile, il giorno successivo, ecco la Repubblica Ceca del veterano Jaromir Jagr. Ingaggio d’inizio fissato alle 18. Con la speranza di vivere poi le emozioni del secondo turno. Bjoerndalen sempre più nella storia La regina dello sci nordico domina la 2 x 7,5 chilometri NOSTRO SERVIZIO Non ha certo giocato d’attesa “sua maestà” Marit Bjoergen nello sci nordico coniugato al femminile. Sull’esigente percorso olimpico la super campionessa norvegese ha conquistato da dominatrice il titolo olimpico nello skiathlon (2 x 7,5 km), battendo allo sprint l’ottima svedese Charlotte Kalla, che ha tentato un generoso attacco sul finale, ma non ha potuto negare alla nordica il quarto oro a cinque cerchi di una straordinaria carrieReuters ra. Accontentandosi comunque di una bella medaglia d’argento. Sul podio con Bjoergen e Kalla, un’altra norvegese, la giovane Heidi Weng, che ha costretto allo scomodo quarto posto una delle Quarto titolo per Bjoergen Settimo oro per il norvegese, Kotsenburg primo a festeggiare, bene Scanzio che “inila” Kalla e Weng Ole Einar Bjoerndalen entra sempre più di diritto nella storia dello sport. Il biathleta norvegese a 40 anni ha vinto ieri, sabato, la 10km sprint a Sochi e si è messo al collo la settima (!) medaglia d’oro olimpica della sua incredibile carriera. In una gara decisa sul filo dei secondi, Bjoerndalen ha avuto la meglio sull’austriaco Landertinger e sul ceco Soukup, che è riuscito a spingere giù dal podio alcuni degli atleti più attesi, su tutti il russo Shipulin, il canadese Le Guellec e il francese Martin Fourcade. Male gli svizzeri, con Serafin Wiestner (40°) e Benjamin Weger (63°) lontanissimi dai migliori. Con una buona prova nella seconda qualifica, la leventinese Deborah Scanzio ha centrato l’obiettivo della finale nel freestyle gobbe. Dove ha poi strappato con i denti l’accesso alla manche riservata alle migliori 12, chiudendo la prova con un undicesimo posto da considerare certamente soddisfacente per la sciatrice che corre per l’Italia. Il primo campione olimpico della XXII edizione dei Giochi invernali è invece stato Sage Kotsenburg. Lo statunitense si è im- DEBBY SCANZIO IN FINALE La freestyler ticinese che gareggia però per l’Italia ha centrato la finale nelle gobbe, chiudendo poi all’undicesimo posto dopo la qualifica alla Top 12. In basso, Sage Kotsenburg, oro nello slopestyle Reuters La Svizzera gioca i suoi primi assi alle Olimpiadi di Sochi. Ad aprire le danze di oggi, domenica, è la discesa maschile con Didier Défago, Patrick Küng, Carlo Janka e Beat Feuz. Un quartetto che va alla ricerca di una sorpresa e del modo di sgambettare il favoritissimo duo composto dallo statunitense Bode Milller e del norvegese Aksel Lund Svindal, dominatori anche dell’ultimo allenamento. “Su questa pista mi trovo veramente bene - ha commentato Janka - l’unico problema è legato a quello che ci danno da mangiare al villaggio olimpico dove il cibo non è certamente accettabile”. A farne le spese è stato il migliore degli elvetici Patrick Küng che ha dovuto, a causa di forti dolori allo stomaco, rinunciare all’ultima prova di allenamento. “Il cibo di cattiva qualità mi è rimasto sullo stomaco - ha detto Küng - e per questo ho deciso di risparmiare il massimo delle energie in vista della gara”. Per completare il discorso legato allo sci alpino c’è da segnalare la composizione del quartetto rossocrociato femminile che prenderà parte alla libera di mercoledì. L’ultima scelta è caduta su Dominique Gisin che, grazie al quarto posto ottenuto nell’ultimo allenamento, sarà in pista assieme a Lara Gut, Marianne Abderhalden e Fabienne Suter. “Sono stati due giorni pazzi e Reuters MASSIMO MORO l’esordio olimpico, perché a livello di intensità l’entrata in materia è certamente riuscita. E perché la partita contro il Canada ha dato buone indicazioni nell’ottica della “vera” partita di questa avven- Reuters Lo scorso anno, ai Mondiali femminili di hockey su ghiaccio, la Svizzera contro le “marziane” canadesi incassarono 13 gol. Però, alla fine, conquistarono la medaglia di bronzo. Impegnate ieri, sabato, contro le pluri titolate nordamericane, le rossocrociate hanno messo sul ghiaccio una prestazione tutta grinta. Partita persa, certo, ma il 5-0 conclusivo è maturato con una nazionale elvetica che si è dimostrata a tratti anche in grado di dar fastidio a livello offensivo alle quotate avversarie. Colpendo anche un palo e sfiorando la rete della bandiera a diverse riprese. Un esordio olimpico incoraggiante, insomma, per la formazione che vede in pista anche le ticinesi Nicole Bullo e Romy Eggimann, oltre alla grigionese Evelina Raselli. Anche perché la formula del torneo garantisce già sin d’ora l’accesso ai quarti di finale, indipendentemente dai risultati nel girone in cui le rossocrociate incontreranno un’altra nazionale fortissima e candidata alla finale, gli Stati Uniti, per poi giocarsi il piazzamento verso il turno successivo contro la Finlandia. E incrociare poi i bastoni - verosimilmente contro una tra Russia e Svezia. Ma questa è musica del futuro. Intanto la gara disputata nel pomeriggio di ieri è stata caratterizzata dal rapido vantaggio della nazionale della foglia d’acero, che ha poi controllato la partita, senza però riuscire a superare con l’attesa regolarità una Florence Schelling in versione lusso. Il portiere elvetico ha infatti sfoderato una prestazione maiuscola, mentre qualche errore di troppo è stato commesso dal comparto difensivo. Errori subito pagati a caro prezzo contro una squadra professionista e di grandissima esperienza. Coach René Kammerer può certamente essere soddisfatto del- posto nella prova di snowboard specialità slopestyle e quindi non ha fatto rimpiangere l’assenza del suo connazionale Shaun White, che ha rinunciato per concentrarsi sulla sfida con l’elvetico Iouri Podlachikov nell’halfpipe. Kostenburg ha terminato la sua spettacolare prova davanti al norvegese Saale Sandbech e al canadese Mark McMorris. Il 20enne americano ha piazzato la manche vincente nel primo run di finale, dove ha ottenuto i 93,50 punti totali che gli sono valsi il titolo. “È incredibile - ha dichiarato Kostenburg e non trovo neanche le parole. Non mi rendo ben conto di quello che mi sta capitando. È la cosa più pazzesca che mi sia mai capitata!” Cambiando disciplina, sui 5.000 metri del pattinaggio di velocità è festa “orange”, con l’Olanda che infila la tripletta e conferma Sven Kramer sul tetto del Mondo con il record olimpico. m.s. atlete più attese, Therese Johaug. La prova è stata caratterizzata dalla velocità. Quella imposta dalla Norvegia - che ha subito portato all’attacco il terzetto Bjoergen-Weng-Johaug -, ma anche quella del tracciato e della neve. Un aspetto che potrebbe rivelarsi molto importante anche per le prossime gare. A titolo di esempio, Bjoergen in discesa ha superato i 70 km orari di velocità massima. In una prova che non ha visto al via nessuna atleta rossocrociata, controprestazione (in verità un po’ attesa per problemi fisici) per la polacca Justyna Kowalczyk, che non è riuscita a tenere il ritmo delle migliori. m.s. £ R’N ÿÀ¯Ô PõõŒ Œ ¥ŒçŒõõŒ çŒèfiç_õŒÔ Sempre con voi: UBS Mobile Banking. ÔoèÔyðÞóÞðoŒ¬fi Non ci fermeremo IL CAFFÈ 9 febbraio 2014 LASOCIETÀ LATENDENZA ILSESSO DALL’AEREO ALLA BICI DOVE NASCONO LE NOSTRE IDEE VIA DALL’UFFICIO ALLE 18 IN PUNTO PARTNER E FIGLI CI ASPETTANO MA PERCHÉ A MOLTI UOMINI INTERESSANO TANTO I TRANS? A PAGINA 21 GUENZI A PAGINA 25 ROSSI A PAGINA 28 tra parentesi PAUSA CAFFÈ COSTUME | SAPORI | MOTORI | SPORT| SALUTE | TENDENZE Stamina un business terapeutico È rimbalzata anche in Ticino la famosa cura del “professor” Vannoni. Ha sede a Lugano la società che detiene i diritti del suo “metodo” che promette guarigioni miracolose. Mentre le cellule placentari... I ROBERTA VILLA l cosiddetto “caso Stamina” ha travolto l’Italia ma non ha risparmiato la Svizzera. Ha sede a Lugano infatti la società che detiene i diritti esclusivi del cosiddetto “metodo” di Davide Vannoni, che secondo i suoi sostenitori sarebbe in grado di curare una lunga lista di malattie diversissime tra di loro. segue a pagina 18 U PATRIZIA GUENZI PERCOMINCIARE PATRIZIA GUENZI PIANO UE CONTRO L’OMOFOBIA L’ Europa fa un passo verso l’anti-omofobia. Il parlamento di Strasburgo ha messo a punto una tabella di marcia per l’abolizione di tutte le discriminazioni sessuali. Merito dell’eurodeputata austriaca del Verdi, Ulrike Lunacek, che ha curato il rapporto passato a larga maggioranza. L’omofobia non deve più essere tollerata in Europa, ha detto Lunacek mettendosi dalla parte di chi, lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersex per troppo tempo hanno vissuto nella paura. In un sondaggio dell’Agenzia Ue dei diritti fondamentali, quasi il 50% di loro dice di aver subito molestie o offese. Gli eurodeputati hanno indicato obiettivi da raggiungere, nel diritto di famiglia, nell’istruzione, nella sanità. Viene chiesto alla Commissione europea di collaborare con l’Organizzazione mondiale della sanità per cancellare i disturbi dell’identità di genere dall’elenco delle malattie mentali. Era ora! Intanto, un plauso va anche all’Associazione svizzera per i servizi allo sport che ha lanciato una campagna di sensibilizzazione contro queste intollerabili discriminazioni. LA FINESTRA SUL CORTILE Storie di quotidianità familiare L’HANS ERA UN FIDUCIARIO A PAGINA 44 n’assicurazione biologica per la vita eterna, grazie alle preziose cellule staminali presenti nel cordone ombelicale. Sempre più mamme decidono di depositarlo in una banca. Da tempo medici e ricercatori riconoscono nelle cellule staminali del sangue una valita terapia per la cura delle malattie del midollo osseo. Permette di offrire una speranza di sopravvivenza a circa il 30-50% dei pazienti trattati. segue a pagina 19 IL CAFFÈ 9 febbraio 2014 19 tra parentesi L’iniziativa LA SALUTE Quella del “professor”Vannoni è solo una delle molte cure miracolose. Mentre le cellule della placenta... Sempre di più le puerpere che donano il cordone del bebè Il business Stamina... panacea ROBERTA VILLA Un’assicurazione biologica con l’ombelico nel caveau universale I l cosiddetto “caso Stamina” to anni prima da una delle prime mento ci sia stato. In ogni caso, ha travolto l’Italia ma non collaboratrici di Vannoni, e otte- non è su fotografie o filmati, ha risparmiato la Svizzera. nute con un diverso sistema. Una come quelli trasmessi in televiHa sede a Lugano infatti la frode scientifica, l’ha definita la sione a testimonianza dell’efficacia della cura, che si può basare società che detiene i diritti prestigiosa testata. esclusivi del cosiddetto “metodo” Eppure il professore - lo chiamia- l’approvazione di una terapia: ci di Davide Vannoni, che secondo i mo ancora così, sebbene anche vogliono esami clinici e dati strusuoi sostenitori sarebbe in grado l’Università di Udine gli abbia re- mentali raccolti con sistematicità di curare una lunga lista di malat- vocato l’incarico - afferma di aver e rigore. Criteri che secondo le tie diversissime tra di loro, dalle verificato in prima persona l’effi- autorità sanitarie italiane e gli esperti chiamati a esprimersi sulpiù rare forme ereditarie neuromuscolari alle paralisi cerebrali Il caso ha travolto la pratica sarebbero del tutto disattesi. da danni alla nascita, dalle con- l’Italia, ma non Ed è questo che proprio non si seguenze dell’ictus al morbo di ha risparmiato capisce, volendo dare credito alla Parkinson. Ed è in Ticino che Stamina Foundation: se i risultati avrebbero potuto riversarsi una la Svizzera, perchè clinici ci sono, e sono così rileparte delle migliaia di pazienti a Lugano... vanti, perché non documentarli (ce ne sarebbero già 25mila in lista d’attesa) che avevano deciso cacia del trattamento, a cui si è in modo sistematico e trasparendi tentare il tutto per tutto affi- sottoposto nel 2007 a Kharkov, in te? Se il metodo funziona, e davdandosi alle promesse del lau- Ucraina, per cercare di porre ri- vero è in grado di produrre neureato in lettere esperto di comu- medio a una paralisi facciale pro- roni dalle staminali mesenchinicazione persuasiva che - è bene vocata da un virus. A vederlo mali presenti nel midollo osseo, ricordarlo - non solo non è medi- oggi, si fa fatica a comprendere le perché non pubblicarne i dettagli co né ricercatore, ma non è nem- ragioni di tanto entusiasmo, per- su una grande rivista internaziomeno psicologo, come sottolinea ché i segni della malattia sono nale, guadagnando fama (forse fermamente il Consiglio Nazio- ancora molto evidenti, ma non anche il premio Nobel) senza che nale dell’Ordine. Questo almeno sono disponibili foto precedenti ormai nessuno possa più sottrarse fossero stati ripresi i contatti alla cura, per poter negare che ef- ne al gruppo di Vannoni la paterche nei mesi scorsi, secondo il fettivamente qualche migliora- nità? settimanale italiano L’Espresso, sarebbero LE FASI SU QUALI PATOLOGIE OPERA IL METODO già stati intrattenuti COS’È IL METODO STAMINA con il Cardiocentro di metodo stamina è rivolto principalmente Estrazione di Reiniezione nei Malattie cardiache Lugano, prestigioso Ilalle malattie neurodegenerative cellule staminali pazienti stessi Malattie autoimmuni istituto conosciuto anmesenchimali delle cellule che che fuori dai confini Malattia di Parkinson (cellule destinate si sarebbero elvetici. Sebbene dopo alla generazione convertite Lesioni spinali di ossa, pelle in neuroni le verifiche di rito, il Lupus eritematoso sistemico e cartilagine) dal Cardiocentro abbia già midollo osseo GvHD spiegato di non aver dei pazienti Danni renali mai dato la propria diIctus cerebrale sponibilità. Men che Incubazione meno potrebbe darla delle cellule Malattia di Alzheimer per 2 ore in una ora, dopo il polverone Sclerosi multipla soluzione di che s’è sollevato in ItaDiabete Mellito di tipo I acido retinoico lia su un “metodo” che Osteogenesi imperfetta e difetti osseo-cartilaginei gli scienziati si rifiuta- Si baserebbe sulla conversione di cellule Degenerazione dei nuclei della base no addirittura di chia- staminali mesenchimali in neuroni mare tale. Tuttavia, è bene ricordarlo, al di là del “metodo” Stamina, le cellule staminali possiedoI precedenti Numerosi i trattamenti germogliati sulla scia di una medicina che talvolta illude più di quel che può mantenere no un potenziale di cura su cui i ricercatori stanno lavorando da LA SOMATOSTATINA tempo. Basti citare quelle conteLuigi Di Bella inizia le sue nute nel cordone ombelicale ricerche sul cancro nel (vedi pagina a lato). Tornando a 1963. Nel 1977 introduce Vannoni, addirittura, sui campiol’uso della somatostatina ni raccolti agli ospedali civili di Brescia, non sarebbero nemmeno state trovate le cosiddette “cellule staminali mesenchimali” che, prelevate dalle ossa del pano essere considerate più innocue. Cauella delle staminali è solo una ziente o di un donatore, dovrebratteristica fondamentale delle cellule delle tante cure miracolose gerbero essere trattate in modo da staminali è la capacità di annidarsi mogliate sulla scia di una meditrasformarsi in cellule nervose. I nell’organismo per costituire una risercina che, forse, talvolta promette più di dettagli di questo “metodo” sono va di nuovi tessuti al momento del bisoquel che può mantenere. Basta ricordaa tutt’oggi poco chiari, perché gno, replicandosi in maniera quasi illire il siero di Bonifacio e la cura Di Bella considerati segreto industriale mitata e assumendo caratteristiche celcontro il cancro, o, ancora controverso, dalla multinazionale che prevede lulari diverse a seconda delle necessità. il metodo Zamboni per il trattamento di sfruttarli economicamente. Chi può dire che queste cellule, introchirurgico della sclerosi multipla: tutte Per provare comunque a verifidotte nel circolo sanguigno e nel fluido vicende che hanno in comune le modacarne il fondamento, i massimi cerebrospinale, facciano esattamente lità di diffusione, in cui il tam tam delle esperti di staminali del mondo quello che è stato loro ordinato? Come persone (e la testimonianza dei vip) non hanno dunque potuto fare escludere che invece non creino danni sull’efficacia di un trattamento un po’ al altro che affidarsi alle scarse indi fuori dei circuiti ufficiale precede la poi reinfuse a lui o ad altri assomigliano La questione è delicatissima, perché maggiori di quelli che vanno a riparare? formazioni contenute in una dodi più a un farmaco o a un trapianto? E non riguarda solo le malattie più o La risposta delle famiglie dei piccoli validazione scientifica. manda di brevetto depositata Nel caso Stamina però gli interessi in devono quindi sottostare al laborioso meno rare trattate dalla Stamina Foun- senza speranza di guarigione è facilqualche tempo fa e rifiutata per la gioco sembrano anche maggiori. La vi- iter necessario per l’approvazione dei dation, ma interessa lo sviluppo di un mente comprensibile: si tenta il tutto sua sommarietà e mancanza di cenda infatti mette radici nella paludosa medicinali, oppure possono essere spe- settore che potrebbe allargarsi alla cura per tutto. Ma sono valide anche le ragioinnovazione. questione della regolamentazione delle rimentate senza passare attraverso anni di molte malattie più comuni, come i tu- ni dei genitori che hanno deciso di non Una domanda di brevetto che, trattare i loro figli come cavie, in una terapie cellulari in genere, e nella loro e anni di prove preliminari, come è con- mori. inoltre, come ha rivelato la rivista spinosa definizione: le cellule prelevate sentito fare quando si sostituisce un or- E che le cellule non siano farmaci è evi- sperimentazione che sperimentazione, Nature, allegava immagini tratte dente a tutti. Ma non per questo posso- almeno per ora, non è. r.v. a un paziente, trattate in vario modo e gano danneggiato? da un lavoro scientifico pubblica- LA FONDAZIONE I RISULTATI La Stamina Foundation è una onlus costituita nel 2009 da Davide Vannoni Zero è il numero dei pazienti guariti da malattie neurodegenerative grazie alle infusioni di Stamina Vannoni non è un medico: è laureato in lettere e insegna psicologia generale presso l’Università di Udine Q Da Di Bella a Bonifacio, quei metodi sperimentali e controversi Vannoni non ha mai pubblicato ricerche scientifiche sul proprio “metodo” e sugli effetti sui pazienti Il costo di un singolo trattamento con il metodo Stamina è del tutto a carico del paziente 20-30mila UN TRATTAMENTO È il costo, in euro, di un singolo trattamento di cellule del “prof” Vannoni 120 La testimonianza “Il mio dilemma di mamma tra generosità e confusione” T LE PATOLOGIE Il numero di patologie gravi che Vannoni promette di guarire con il suo metodo 2008 LA CROCE ROSSA Nasce, a Lugano, il servizio di raccolta dei cordoni ombelicali per il Ticino 186 I DEPOSITI I cordoni depositati, a fine 2011, nella banca pubblica di Basilea LA DECISIONE Non è facile per una madre decidere se donare il cordone o tenerlo a disposizione del figlio ante le cose che ignora una donna alla sua prima gravidanza. Ad esempio, la questione della donazione o conservazione del cordone ombelicale del bebè. In passato ne hai sicuramente sentito parlare, ma in realtà non ti sei mai presa la briga di approfondire l’argomento. Poi quando il ginecologo te lo chiede, da buona futura mamma decidi che è ora di capirci qualcosa. Ci pensi, chiedi consiglio a medici, marito, genitori, suocera, amiche, colleghe di pancia... meglio donarlo o conservarlo in una “banca” privata? Alla fine ti ritrovi con un sacco di opinioni, ma la confusione è sempre tanta. Non ne sei ancora sicura, ma probabilmente lo donerai. Un bel gesto, tutto sommato. Anche se in fondo al cuore temi ti si possa giudicare una cattiva madre perché non vuoi custodire gelosamente qualcosa che un domani potrebbe servire a tuo figlio. Una sorta di assicurazione per il suo futuro. E allora riparti con le domande, leggi, approfondisci, fai ricerche. Alla fine decidi: donazione sia. Oggi, far credere che le staminali del cordone siano o possano diventare una panacea per tutti i mali ti sembra più che altro una strategia di marketing. E ti auguri che in futuro altre mamme siano meno confuse di te. c.c. PATRIZIA GUENZI Come fare U L’iter è molto semplice. Basta prendere contatto col proprio ginecologo e compilare un formulario. Il prelievo è indolore e del tutto privo di rischi n’assicurazione biologica per garantirsi la vita grazie alle preziose cellule staminali presenti nel cordone ombelicale. Sempre più mamme decidono di depositarlo in una banca. O privata, esclusivamente per il proprio pargolo, o pubblica, a disposizione di chiunque. Da tempo medici e ricercatori riconoscono nelle cellule staminali del sangue una valida terapia per la cura delle malattie del midollo osseo. Permette di offrire una speranza di sopravvivenza a circa il 30-50% dei pazienti. E quando non c’è un donatore tra i familiari, e nemmeno tra quelli volontari, le cellule staminali ottenibili dal sangue del cordone ombelicale (sangue placentare) si rivelano una fonte facile e nel contempo preziosissima. Sono cellule molto duttili, estremamente manipolabili e quindi potenzialmente in grado di “riparare” organi e tessuti danneggiati. Tant’è che in futuro la speranza è quella di arrivare a curare gravi patologie cardiache, muscolari e degli occhi, ictus, diabete, Alzheimer e Parkinson. Le mamme più generose decidono di donare il proprio cordone a una delle due banche pubbliche degli ospedali universitari di Basilea e di Ginevra. Quelle che lo vogliono esclusivamente a disposizione del proprio figlio, prendono contatto con una banca privata - in Ticino, ProCrea Stem Cells o Swiss Stem Cell Bank, ambedue a Lugano - e con una spesa di circa 3mila franchi si assicurano il servizio di crioconservazione per uso autologo, cioè a vantaggio solo loro. La maggior parte delle mamme opta per la donazione. Dall’autunno 2008, il Servizio trasfusionale della Croce Rossa della Svizzera italiana con sede a Lugano (Crs Si) si occupa della raccolta. E viaggia in quarta: “Nel 2013 abbiamo avuto 505 mamme che si sono annunciate, 82 in più del 2012 - spiega soddisfatto Paolo Tiraboschi, coordinatore di Ticinocord -. Le raccolte effettive sono state 201. Di queste 25 sono risultate idonee per il deposito e sono ora a disposizione per il trapianto di cellule staminali ematopoietiche. Nel 2012 i cordoni depositati erano 18. Dunque anche in questo caso un positivo aumento”. Un atout fondamentale per il Ticino è l’avere un programma di raccolta capillare in tutti i reparti di ginecologia di ospedali e cliniche. Ogni giorno, quattro-cinque future mamme si dicono disponibili a donare il proprio cordone. Durante il parto, dopo la na- Tra pubblico e privato In Svizzera sono due le banche pubbliche a disposizione. Mentre a Lugano esistono altri due centri privati: ProCrea e Swiss Stem Cell scita del bambino, il sangue viene raccolto in una sacca apposita mediante un prelievo da uno dei vasi sanguigni del cordone. Purtroppo non tutte le sacche potranno essere congelate. “I criteri di accettazione sono molto severi, in particolare riguardo al contenuto minimo in cellule - precisa Tiraboschi -. Questo significa che per ogni cordone raccolto eseguiamo un conteggio. Se il numero di cellule risulta sufficiente procediamo con l’invio a Basilea, altrimenti, col consenso dei genitori, lo cediamo alla ricerca o lo eliminiamo”. Incentivare la raccolta è un atto di altruismo, insistono i medici. Significa mettere a disposizione a un ipotetico paziente preziose cellule staminali. Inoltre, donare il cordone ombelicale non comporta né costi né rischi. Un gesto semplice, che potrebbe anche contribuire a salvare una vita. pguenzi@caffe.ch Q@PatriziaGuenzi La novità Le rivelazioni e i retroscena raccolti in un e-book in rete R LE REAZIONI Lo stop al metodo stamina ha suscitato la reazione di diversi genitori italiani con figli malati ispetto a pochi mesi fa, sembra che il caso Stamina ormai non abbia più segreti e che tutto sia già venuto a galla: emergono i retroscena societari e finanziari della Stamina Foundation; le testimonianze dei pazienti che dichiarano di essere stati sfruttati, anche economicamente, da Davide Vannoni; i dietrofront dei medici che inizialmente sembravano aver avvallato i successi ottenuti con il metodo applicato prima a Torino, poi nella repubblica di San Marino, a Trieste e infine a Brescia. Ma ci sono ancora molti aspetti da chiarire: come è stato possibile, per esempio, che terapie di cui non è mai stata dimostrata l’efficacia, ma nemmeno la sicurezza, siano state somministrate in strutture pubbliche? È corretto o no il termine di “cure compassionevoli” usato per giustificare questa pratica? Con quali motivazioni i giudici continuano ad emettere sentenze contrarie alle decisioni prese dalle autorità sanitarie? Ci sono state complicità da parte di chi sperava di usare Vannoni come apripista per facilitare l’adozione di una legislazione più permissiva nei confronti delle terapie cellulari? E poi, esiste o no la speranza che le cellule staminali mesenchimali possano essere davvero usate per diverse malattie? A queste e ad altre domande cercheremo di rispondere Antonino Michienzi ed io, giornalisti impegnati da anni nei temi della medicina e della salute, che i lettori del Caffè conoscono da tempo. Lo faremo attraverso un e-book promosso dal sito www.scienzainrete.it, che sarà distribuito gratuitamente sulle principali piattaforme, a disposizione di tutti. Per produrlo siamo ricorsi al metodo innovativo del crowdfunding, attraverso donazioni effettuate sul sito http://www.kapipal.com/chiarezzasustamina. Bastano pochi franchi r.v. per contribuire a fare #chiarezzasustamina. 20 Total look tra parentesi Camicia taglio over e gonna portafoglio stampata per Donna Karan. Uomo Light Effetto strappato e volutamente stinto per il cinque tasche di Dsquared2 con risvolto da portare con i boots. Il jeans nella tonalità più chiara è un must di stagione. Stile rock e ricami deluxe per il modello boyfriend di Louis Vuitton. l’abito Skinny e hot È l’alternativa proposta da Moschino per il cinquetasche: versione cortissima o superaderente. È denim, indaco, light ed eco il jeans che contagia le passerelle primaverili LINDA D’ADDIO D animalia el tessuto che andrà di moda che dire? È il denim, la tela usata già nel XV secolo nel porto antico di Genova per confezionare i sacchi per le vele delle navi e per coprire le merci. Il colore, l’indaco, si riferisce a quel particolare blu a cui indissolubilmente la storia di questo tessuto senza tempo è legata. Nulla da aggiungere se non che, anche per la stagione alle porte, la primavera-estate, il denim si riconferma protagonista delle passerelle per uno stile che va oltre le mode e che da tempo non si limita al genere casual. Ed è proprio in questa direzione che va la scelta degli stilisti che hanno pensato ad un genere versatile ed inedito, che reinterpreta e rinnova la classica tela indaco e il mito del cinque tasche, trasformando la tuta da lavoro in tessuto chic declinato su tuniche plissè, gonnelline, bluse ricamate, giacche e cappottini. Nota fan della tela indaco è la stilista Stella McCartney che lancia una nuova linea denim di dieci modelli coniugati in venti tonalità: skinny jeans, boyfriend e svasati, a vita Scrivete Inviate le vostre domande al veterinario del Caffè stefano.boltri.doc@alice.it Potete scrivergli anche entrando nella pagina web del sito www.caffe.ch cliccando sulla rubrica “Qua la zampa” La domanda E gregio dottore, vorrei affrontare un argomento che a mio avviso è sempre più di attualità, ma soprattutto si manifesta nei più svariati ed impensabili aspetti. Mi riferisco all’abbandono di cani e gatti, pratica che mette le radici nei periodi delle feste natalizie e raccoglie i suoi frutti nel periodo estivo. Proprio in questo periodo ancora invernale vorrei un suo parere sulla questione, ma anche qualche consiglio per quanti hanno animali domestici. Forse così si potrebbero anche evitare quelle poco civili situazioni che ogni anno accadono e che leggiamo e vediamo su giornali, tv e media vari. Grazie mille. bassa e alta, ma anche shorts. Una linea in tela jeans, ipertecnologica, cento per cento organica e made in Italy. Pur indossandola tutto il giorno non fa una piega e modella la figura. Ma oltre alla stilista molti altri hanno interpretato ed inserito il denim nelle loro collezioni. È indossata sotto la giacca blu e con la camicia bianca la salopette Dkny. È in tela indaco il tailleur giacca e gonna mini di Jen Richiama il colore delle coperture delle vele il cinturino Toy Watch Kao. Délavé chiarissimi i jeans con risvolto alla caviglia di Louis Vuitton arricchiti da ricami deluxe e abbinati al chiodo in pelle nera. È total denim il look Donna Karan: sopra camicia over e sotto gonna portafoglio in denim stampa cravatteria. È bicolor il denim délavé dello spolverino over senza maniche di Barbara Bui, indossato sugli hot pants. Effetto volutamente macchiato per il cinque tasche di Anthony Maccarello e per la gonna lunga anni ‘70 di Junya Watanabe. Light denim per il completo top e il bermuda con pinces di Ermanno Scervino. Lo storico brand del denim Rifle presenta il nuovo jeans slim-fit in versione maschile nei colori light indaco e baby blue con usure accentuate che regalano un leggero effetto marmo. Il modello è stato prodotto usando metodi eco-friendly che utilizzano laser ed ozono per un risparmio significativo di acqua e prodotti chimici nell’intero ciclo di lavorazione. Non solo capi di vestiario, anche gli accessori si tingono di indaco, soprattutto nelle occasioni non troppo formali. Richiama la trama e il colore delle coperture delle vele il cinturino del segnatempo Toy Watch. L’iconica 2jours bag di Fendi sceglie per la primavera il denim deluxe e i manici in cuoio. Per Dsquared2 la minishopping è black denim. La tote bag di Michael Kors, con manici e dettagli in pelle pervinca e catene, lucchetti e borchie dorati, diventa grintosa in tela di genova. Nasce dalla collaborazione del brand italiano Meltin’Pot con lo storico marchio delle “borse dei postini newyorkesi”, Manhattan Portage, una collezione di accessori in indigo denim che include borse, zaini, borse messenger e case per iPad e tablet. Consapevolezza e responsabilità combattono l’abbandono di Fido La risposta di Stefano Boltri I l cane, vive ormai da migliaia di anni con l’uomo e con infinita pazienza ha imparato ad ascoltare, capire, ed aiutare nei più svariati modi il suo amico a due zampe che, spero sempre più raramente, lo ringrazia legandolo al guard-rail di un’autostrada. L’emozione del momento dell’arrivo in casa di una palla di pelo simpatica, presto si trasforma in un fastidio per chi non ha previsto di trovarsi di fronte ad un essere vivente che ha specifiche esigenze. Vuoi per leggerezza, vuoi per calcoli sbagliati, vuoi per ignoranza, tale sodalizio dura molto poco e qui spesso e volentieri si compie quello che ormai è un vero e proprio crimine, per fortuna punito dalla legge: l’abbandono di animale. Legge a parte, per il cane l’abbandono è uno shock che può avere effetti gravissimi sulla sua psiche. Lo sanno molto bene tutti coloro che in un modo o nell’altro collaborano con le strutture di ricovero delle bestiole abbandonate. A volte diventano irrecuperabili dal punto di vista comportamentale. Vorrei qui toccare un problema, a mio avviso in cresci- ta, soprattutto in certe nazioni: i cani randagi che vivono in branco. In sostanza, si formano società canine che vivono in genere ai margini del mondo antropizzato e costituiscono, col passare del tempo, un vero e proprio pericolo per l’incolumità delle persone. Se non ricordo male, solo quest’anno, si sono presentati più casi di aggressione da parte di branchi di cani randagi a persone. Da non trascurare il fatto che questi animali sono più soggetti a contrarre malattie anche pericolose. Che dire quindi, per rispondere al gentile lettore? I consigli sono sempre quelli, ovvero quando si acquista o si adotta un animale, un gatto, un cane, un furetto, un coniglio o anche una tartaruga, ci si dovrebbe sedere qualche minuto al tavolo e chiedersi, noi adulti, quanto tempo possiamo realmente dedicare al nuovo amico, quanto siamo in grado di responsabilizzare i figli affinché si prendano realmente cura di lui e, soprattutto, far capire loro che non si tratta di un gioco da poter accendere o spegnere a piacimento. #&)* ’ 41 (+/* 5610 $+)/& !%&’*("-+$$&* &’’&(&--* *##"+- ,. -.-- ’ $(( $ ’",&) # ! ,% ,! 2 *). 21&.=.21. &’//$ *$6$1=.$ +%-./20’96$**.2 .//.0.9$92,5 "OT5DO@FD5 35BB- =-N-DY@- 3@ V -DD@ F995NT- @D -==@WDT- -BB- =-N-DY@- 3@ 9-//N@0- OT-D3-N3 3@ U -DD@2 O5DY- B@C@T@ 3@ 0?@BFC5TN-==@F H5N ; -DD@2 H5N TWTT5 B5 $FD3- FN3@D-T5 - H-NT@N5 3-B G4 =5DD-@F VZG< 5 @CC-TN@0FB-T5 5DTNF @B UG C-NYF VZG<L &0FH5NTWN- $FD3- OO@OT-D05 6 @D0BWO-L #-DDF 9535 B5 0FD3@Y@FD@ =5D5N-B@ N@HFNT-T5 D5B B@/N5TTF 3@ =-N-DY@-L )W5OT- F995NT- 6 N@O5NX-T- -@ 0B@5DT@ HN@X-T@L "’$7.1* <$/.&2 (12 $/ :3 0$6=2 ;>3)5 7’04.2 &. %$/%2/2 4’6 /$ !$== 35; +#,2 ; HFNT52 QQ A,REZ +2 GGE7 0CU1 HN5YYF 3@ B@OT@DF $# G< EZZL8L +-BFN5 3@ N@O0-TTF1 $# QV;7L8L (5N WD- HN@C- N-T- 9-0FBT-T@X- H-N@ -B V;K 35B HN5YYF 3@ B@OT@DF2 GZ ZZZ AC -BBM-DDF 5 <7 C5DO@B@T.1 B5-O@D= $# GU<L8RC5O5L FOTF TFT-B5 -DDWF1 $# UVQL8 I-CCFNT-C5DTF 5 -OO@0WN-Y@FD5 35BBMF==5TTF 35B B5-O@D= 5O0BWO@J2 0FD WD T-OOF 3M@DT5N5OO5 H-N@ -B U2EK IT-OOF 5995TT@XF U2EPKJL FDOWCF C@OTF I7ZRGVQ7R ""J1 ;2UBRGZZ ACL "C@OO@FD@ C@OT5 3@ ’V1 GVU =RAC IC53@- 3@ TWTT@ @ DWFX@ CF35BB@1 G<7 =RACJL -T5=FN@- 3@ 59:0@5DY- 5D5N=5T@0-1 ! 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Il ri e bu i di n schio one attenon guar è però tam dare strad ente la a SAMA NTHA BOUR GOIN Nel ca bosco , riescomminando no a v , e nir m Mi c ille idee. mi così, sapita semp r i verde vede che e mi isp il ira ELLO ENZO LUCIB sarda, Salgo in man bel un o nd ce mi ac o. ns pe e ro siga a la clasE lì s’illumin dina che pa sica lam mi regala nuovi spunti ALBRICI LORENZO devo o d Quan riamente pensare seova ricetta ad una nu menù mi o ad un tutto prendo mi il tempo e o concentr idee I O PELL MATTE il cane e Luoghi, attività e manie che stimolano la creatività, dall’auto alla doccia, ecco ciò che ci fa dire Eureka! salinga. “Quando siamo impegnati a fare qualcosa che non richiede la nostra attenzione, la mente entra nella ‘modalità automatica’. In questo modo, permettiamo al cuore di aprirsi all’intuizione”, spiega Katya Giannini, mental subconscious trainer -. È come se ci prendessimo La testimonianza SAN Alla DRA S s A vad era qua IN oa n R i l ripe lassa etto. do n e pe so alla ndomi cap r analo giornat it g a buo a di av ia mi ne i ere dee a gian , m he Viagn aereoi, o anc o in i gh and oni lun min . Azi o cam tagna iutan mon e mi a sare ch a pen N te è L’importanquesta re la a incan tà. Per creativi a devo arl concretizzessere quindi ato concentr dio nel mio stu O Posso trovar mi ovunqu Nel momen e. to inizio a pensin cui al problemaare mi viene pu l’idea miglio re re GAI o DE n auto i I V DA do i vol e l l’ i m m a g i n a r i o collettivo i grandi progetti nascono da colpi di genio, frutto di un’intelligenza fuori dalla norma che inciampa in un’idea destinata a rivoluzionare il mondo. Il famoso aneddoto di Newton e della mela, per intenderci. Lo scienziato seduto sotto un melo scoprì la forza di gravità grazie a un frutto che gli cadde sul capo. Forse da qui è nato il concetto, un po’ romantico, di una creatività frutto di una folgorazione, di un guizzo di puro genio. Invece, le cose starebbero in tutt’altro modo. Sarebbero abitudine e routine a favorire la creatività, almeno tra i comuni mortali come confermato da Rocco Cattaneo, presidente del Plrt, che ha recentemente confessato di imbastire le sue pensate migliori pedalando e di convincersi della bontà dell’idea solo se supera il tempo della doccia. Attività e luoghi che uno non s’immagina certo come palestre di trovate geniali. D’altro canto, anche i film di Woody Allen, mica uno qualunque, sono nati tutti sotto uno scroscio d’acqua. Non quello di un improvviso acquazzone estivo, bensì di una bollente doccia ca- APPA MARCO Z IOR MILAN Prendo fare una vado a sseggiata. a lunga pesto modo In qu ono anche mi vengee, quelle le id liori mig NOSTRO SERVIZIO parentesi la libertà di ‘sentire’ con una parte più profonda di noi”. E c’è chi lo fa camminando con il cane, come Matteo Pelli, direttore di Radio 3iii, o chiudendosi in mansarda a fumare un sigaro, come il Enzo Lucibello, direttore di Mediamarkt. Uno stato d’animo che ci permette di per- cepire meglio ciò che ci circonda e di lasciare campo libero alla sinapsi perfetta. Gesti, abitudini, riti… Niente a che vedere, quindi, con l’idea del genio folle e sregolato. Ecco perché ha stupito i suoi fan Chris Martin, leader dei Coldplay, raccontando che il successo del suo grup- po è frutto di una tabella oraria ferrea, chiuso con i compagni in uno studio a scrivere testi e a comporre accordi. Un po’ come fa il musicista Marco Zappa, che per concretizzare i suoi progetti deve chiudersi nel suo studio e concentrarsi. Faceva così anche lo scrittore tedesco Thomas La proficua insonnia di Marie Jeanne Bosia, imprenditrice di lungo corso “Se la notte “L non dormo prendo carta e penna e...” a notte mi vengono le idee migliori. Mi capita di svegliarmi e allora penso. La mattina dopo cerco di concretizzarle e metterle in pratica”. Insonnia proficua per Marie Jeanne Bosia, imprenditrice di lungo corso, mamma di 4 figlie e nonna di 7 nipoti, da sempre molto attiva e super occupata. Aperta alle sfide, conosciuta e apprezzata per il suo impegno su più fronti a sostegno di attività imprenditoriali avviate e sviluppate dalle donne. “Quando lavoravo a livello internazionale - aggiunge -, avevo l’abitudine, la sera prima di andare a dormire, di mettere un foglio e una penna sul comodino. Così, la notte, mi svegliavo e prendevo nota. Forse dovrei farlo ancora…”. Si sa, la forza di un imprenditore sono proprio le idee, il desiderio di non arrendersi e di andare avanti con progetti e programmi innovativi. “Nella mia testa frullano mille idee, non mi stanco mai di pensare, ipotizzare, immaginare e prevedere - dice ancora Bosia -. È la mia forza”. Una forza tale che non l’abbandona mai. Non solo da sveglia, ma anche durante il sonno le capita di fare qualche sogno che si rivela prezioso per i suoi progetti. “L’altra notte - racconta - ho sognato che stavo sciando sulla neve soffice ed era bellissimo. Poi ad un certo punto perdo un bastone. Ecco, penso che a volte anche i sogni ci diano una mano a risolvere le questioni della quotidianità. Hanno un significato, poi sta a noi trovarlo”. Non ci svela se l’ha trovato o meno. Ma tant’è. Insomma, quando si dice: chi dorme non piglia pesci. Ecco come mettere a frutto anche le ore di veglia notturne. p.g. Mann: dalle nove a mezzogiorno la sua stanza era un bunker inviolabile. Guai se i bambini facevano rumore. Solo in questo modo riusciva a dar corpo ai suoi appunti. Mentre Carl Jung, psichiatra, psicoanalista e antropologo svizzero, trovava ispirazione in una torre di pietra a Bollingen, nei pressi del Lago di Zurigo. Niente luce né telefono, nessuna distrazione. L’idea dell’artista che crea solo in mezzo a caos e al disordine è smentita anche nel libro “Daily Rituals”. L’autore, Mason Currey, spiega che se c’è un tratto che accomuna i grandi talenti del nostro e degli ultimi secoli, questo è proprio la ripetitività dei gesti quotidiani. Sveglia all’alba, parca colazione, ore e ore di studio e pochissima vita sociale. Steve Jobs, docet. I progetti migliori nascono dalla regolatezza, dal rispetto degli orari e dei programmi di lavoro. Abitudine e creatività, quindi, sono compatibilissime. “Guardiamo la genialità come se appartenesse solo agli altri e non a noi – nota Giannini -. Ma usciti dal luogo comune, scopriamo che l’essere acuti e ingegnosi appartiene a chi vive una vita lineare, quasi abitudinaria”. Certo, il successo sta poi nella capacità di saper comunicare qualcosa di speciale. Inutile pensare per ideare futilità. Tuttavia, consoliamoci. Se è sufficiente infilarsi sotto la doccia, uscire col cane, guidare o fumare il sigaro… le potenzialità le abbiamo tutti. Basterebbe diventare un po’ più meticolosi e abitudinari. c.c. 22 Gordevio - Zurigo 200 km Zurigo tra parentesi leauto Gordevio SULLE STRADE DEI QUATTRO CANTONI Comodità che da gastroturista non ti aspetti Stravaganti, sportivi e... in famiglia, con un crossover dalla Vallemaggia a Zurigo A nche se per questa prova su strada ci è capitata fra le mani una vettura di chiara vocazione sportiva, la Nissan Juke “Nismo” (acronimo di “Nissan Motorsport”), abbiamo comunque scelto un suo uso più famigliare, per un viaggio di circa 200 chilometri che dalla bassa Vallemaggia (Gordevio) ci ha portati a Zurigo, dove abbiamo trascorso un fine settimana alla scoperta della città sulla Limmat. Malgrado la Juke non si rivolga particolarmente a coloro che prediligono il carattere familiare di una vettura, prima della partenza ci rendiamo conto che il bagagliaio riesce ad accogliere comodamente tutto quanto due adulti e due bambini devono portare con sé per due giorni oltre San Gottardo. Anche l’abitacolo appare subito molto accogliente, a partire dai sedili ben profilati e in alcantara che danno un’inconsueta sensazione di comodità. Partiamo alla volta del nord delle Alpi, lungo un percorso che ci permette di valutare il comportamento della vettura in autostrada, su strade cantonali e in pieno centro cittadino. Avviato il rombante propulsore da 200 cavalli mediante il tasto start-stop e percorsi i primi chilometri, apprezziamo sin da subito la stabilità della vettura (garantita dalle 4 trazioni), la sua buona spinta in accelerazione e È l’unica auto che monta di serie il “controllo adattivo” degli ammortizzatori posteriori L’INNOVAZIONE È la prima auto di serie al mondo dotata di controllo adattivo degli ammortizzatori posteriori a tre livelli distinti diamo l’autostrada A4 verso Zugo ed è l’ora di una prima tappa: scegliamo Kilchberg, un piccolo villaggio sul lago di Zurigo (di fronte alla celebre “Goldküste”), dove - per dare sfogo alla nostra passione gastronomica – pranziamo al ristorante “Dal Buongustaio”, conosciuto per le sue specialità a base di tartufo. Proseguiamo poi in direzione di Zurigo e raggiungiamo il centro. Dopo un po’ di shopping sulla Bahnhofstrasse e la visita al simbolo di questa città, ossia la chiesa di Fraumünster, decidiamo una puntatina allo zoo, divenuto ormai un’istituzione culturale particolarmente adatta alle famiglie. Conclusa la giornata, si pernotta da amici e il giorno successivo si riparte verso il Ticino. Altri 200 chilometri per mettere alla prova questo crossover urbano, di cui abbiamo già apprezzato anche la possibilità di scegliere fra tre modalità di guida: Eco (mirata alla riduzione dei consumi), “Normal” e “Sport”. Una vettura parecchio versatile, insomma, nata per la città (dove è risultata maneggevole nelle manovre di posteggio), con una marcata vocazione sportiva, ma che si adatta bene anche all’uso in famiglia per brevi viaggi e con consumi tutto sommato contenuti. e.s. la sua tenuta di strada, anche grazie alla rigidità delle sospensioni. Pur essendo la Juke Nismo un’auto che ti invoglia a premere sull’acceleratore e ad affrontare curve, anche la guida in autostrada si rivela rilassante e piacevole. Raggiungiamo Altdorf, lasciamo la A2 e imbocchiamo l’Axenstrasse, strada panoramica sul lago dei Quattro Cantoni per “gustare” le eccellenti prestazioni di telaio e motore, supportate da un’ottima aerodinamica. Ripren- La scheda Nissan Juke Nismo Motore 4 cilindri benzina Cilindrata (ccm) 1’618 Cambio sequenziale a 7 rapporti CV 200 Coppia max.(Nm) 250 da 2'400-4’800 gir./min. 0-100 km/h (s) 8,2 Velocità massima (km/h) 200 Consumi (l/100 km) 7,8 (test) Prezzo (vettura test) 37’800 franchi IN BREVE A TUTTO SPAZIO Con i sedili posteriori sollevati, vanta un volume di carico pari a 624 litri, che permette di contenere tre grandi valigie; con i sedili posteriori abbassati, offre 1668 litri di spazio La Ford Per festeggiare i 50 anni della leggendaria Mustang, Ford ripropone un nuovo modello a misura dei mercati europei. Sarà disponibile sia coupè, sia cabriolet, con un motore Ecoboost di 2,3 litri da 309 Cv o V8 5 litri da 426 Cv, a scelta con cambio manuale a 6 rapporti o automatico con tasti di comando anche al volante. La Volkswagen Per ora la Vw Beetle Dune è un’attrattiva concept car. Pronta ad ampliare la gamma Beetle con autotelaio rialzato, grandi cerchi da 19 pollici, propulsore sovralimentato da 210 Cv, estetica offroad e differenziale elettronico a bloccaggio trasversale Xds. La Civic Tourer di casa Honda è un vero campione dello spazio LA SICUREZZA Honda ha pure introdotto una nuova gamma di sistemi di sicurezza attiva basati su sensori che utilizzano anche il radar STEFANO PESCIA C on la Tourer, Honda ripropone un modello Civic che certamente saprà soddisfare i reali bisogni di chi ricerca una vantaggiosa abitabilità. Con una lunghezza di 4,53 m e un passo di 2,59 m, è anzitutto una delle più compatte station wagon del segmento C. Originale è anche il suo design esterno, sportivo e unico, definito da una linea marcata che scorre senza interruzioni dal montante A anteriore al montante D posteriore, creando l’impressione di una linea slanciata del tetto. Quando a fine mese la vedrete sulle strade in quattro allestimenti da 27’500 franchi, avrete il piacere di scoprire tutti i pregi nascosti della vettura, in particolare la generosa capacità di carico del bagagliaio. È un vero campione dello spazio, leader nella sua categoria! Con i sedili posteriori sollevati, vanta un volume di carico pari a 624 litri, che permette di contenere tre grandi valigie. In alternativa, con i sedili posteriori abbassati, offre 1668 litri di spazio fino al livello del tetto. Gli esclusivi Sedili Magici di Honda garantiscono ulteriore praticità e spazio. Quelli posteriori si possono abbattere con un solo semplice movimento. Il pianale del bagagliaio è stato rialzato per creare una superficie completamente piatta quando i sedili vengono abbassati. Inoltre, le sedute possono essere sollevate verso l’alto per il trasporto di oggetti di dimensioni verticali. La tendina copribagagli è un dispositivo ad avvolgimento automatico one-touch che copre il vano di carico del baule e può essere rimossa ed alloggiata sotto il pianale. Nel bagagliaio è disponibile un ulteriore spazio sotto il pianale da 75 a 117 litri. Permette di alloggiare due valigie con la copertura alzata. Con la co- pertura chiusa e regolata nella posizione più bassa, può contenere oggetti alti fino a 1 metro. Per favorire la comodità la sponda di carico è stata abbassata per adattarsi al livello del pianale (ad un’altezza di 56,5 cm), rendendo molto più semplice il carico e lo scarico. Anche nell’offerta delle tecnologie la Civic Tourer si distingue. È la prima auto di serie al mondo dotata di controllo adattivo degli ammortizzatori posteriori. Il sistema dispone di tre impostazioni, comfort, normale e dinamica, tutte sviluppate per migliorare la stabilità ed il comfort in diverse condizioni di carico e di guida. Costruito in Europa, per l’Europa il modello si propone in due motorizzazioni. Il nuovo diesel 1.6 i-Dtec da 120 cavalli, il più leggero nella sua categoria, offre 300 Nm di coppia ed emissioni a partire da soli 99 g/km. Pure disponibile un 1.8 iVtec benzina da 142 Cv, con cambio manuale o automatico. Honda ha pure introdotto una nuova gamma di sistemi di sicurezza attiva basati su sensori che utilizzano una combinazione di telecamere, radar laser a corto raggio e tecnologie radar. Tra questi anche il sistema attivo di frenata in città e la segnalazione del rischio di impatto frontale. IL CAFFÈ 9 febbraio 2014 23 tra parentesi LE DONNE COPPIE CHE CONDIVIDONO LA RESPONSABILITÀ DELLE FACCENDE Babysitter, insegnanti, psicologhe, cuoche, autiste... Il lavoro di una madre non ha prezzo? Non proprio secondo l’età del’uomo 42,2% 50% 40% 33,6% 3,4% Fonte: Rifos; Ufficio federale di statistica 19% 37% Coppie con figlio minore: 0-6 anni Coppie con figlio minore: 7-14 anni Altre coppie Francofone 16,1% 3,8% 76,9% 2% 14,2% 6,9% 40% 60% 80% 20% 10% 0% 69,4% i nn i nn i nn i nn i nn i nn a a a a a a 5 4 4 4 4 9 <2 25-3 40-5 55-6 65-7 >7 100% Le casalinghe? Professioniste da novemila franchi al mese! anc hi/ ora La vo r 8.9 o i pe sa 9 f re nt ran i ch Au i/ or a tis 12 ore ta .2 9 fra nc hi/ or 5 fr 8 7,8 a 4,3 Ps 7,3iocologa re 3 anchi/ ora o di un manager di medio livello: 9mila franchi al mese. Mica spiccioli. Sfacchinando una media di 94 ore alla settimana - sempre secondo lo studio di Salary -, le “non lavoratrici” multitasking raggiungerebbero un reddito annuo di 108mila franchi. Una cifra destinata a lievitare in città come Zuri- sia, se non ci fossero loro molte famiglie sarebbero nei guai. Come si sa bene in Ticino che, assieme all’Alto Vallese e la Svizzera centrale, è la regione con la maggior quota di madri che non esercitago, Ginevra, Parigi o New York, home-mum”, come le chiamano no un’attività professionale. Nella dove uno psicologo o una gover- gli americani, le mamme-casalin- Svizzera italiana la percentuale di In Ticino la nante viaggiano su ben altre tarif- ghe, considerate ingiustamente casalinghe è la più alta (37%) di percentuale di fe. Ferie? Queste sconosciute! non produttive dal punto di vista tutto il Paese, nella Svizzera tede“non lavoratrici” Giorni liberi? E chi li ha mai visti?!, economico, il sondaggio di Sala- sca è del 25% e la più bassa è nella risalgono sicuramente al periodo ry.com regala una bella gratifica- Svizzera romanda (20%). Secon(37%) è la più alta di tutta la Svizzera precedente al primo figlio. E di bo- zione. Oddio, a parole, visto che in do l’Ufficio di statistica tre quarti soldoni nessuno penserà mai di delle donne elvetiche che vivono nus neanche l’ombra. Insomma per tutte le “stay-at- pagarle per davvero. Comunque in coppia con figli di età inferiore a 15 anni, hanno sulle loro spalle tutta la responsabilità per le faccende di casa. QUANTO VALE UNA MAMMA A TEMPO PIENO Gli esperti di Salary.com hanno Fonte: Salary.com 94 ore intervistato oltre sei mila donne, settimanali indagando sul tempo che dedicaSTIPENDIO ORARIO di lavoro compresi gli extra se le no ai dieci fondamentali lavori 102’579.casalinghe mamme avessero un domestici ogni settimana. Si scolo stipendio reddito per tutte le loro attività pre che una casalinga avrebbe cuannuo cinato per quattordici ore settima8548.nali a 12 franchi l’ora. Si sarebbe lo stipendio trasformata in autista, per figli mensile grandi e piccoli, per otto ore alla settimana a 12 franchi l’ora. Avrebbe impartito ripetizioni per tredici ore la settimana, alla stessa cifra. Per tamponare le varie crisi famier liari si sarebbe trasformata in psit pu cologa almeno sette ore alla settim o mana, a 34 franchi l’ora, e in mac al nager a 49 franchi l’ora. i l Ecco dati e tariffe che fanno lieviig a r if o tare a 9mila franchi il mensile di e / i r ta re nch una casalinga. Guadagnati centeu Ai 9 o fra sa simo su centesimo! a , 9 c 8 4.2 ccenni@caffe.ch a 1 ell Q@simplypeperosa ed 8.99 fr M amme. Non saremmo qui senza di loro. Ovvio. Mamme, ma anche cuoche, autiste, insegnanti, psicologhe, contabili, manager, addette alle pulizie, operaie, lavandaie e babysitter. Sono almeno dieci i lavori diversi che è chiamata a fare una donnacasalinga. Eppure, ufficialmente, il suo è un non-lavoro. Stipendio? Zero franchi. Retribuzione teorica ai prezzi di mercato? Quasi 9mila bigliettoni da mille franchi al mese. No, non stiamo dando i numeri. È il risultato di un preciso algoritmo, calcolato dal sito americano Salary.com che monetizza l’impegno delle casalinghe. Tutt’altro che disperate. Semmai, disperati si ritroverebbero mariti e pargoli privati della loro più preziosa risorsa. E allora, quanto vale il lavoro quotidiano di un qualsiasi “angelo del focolare”? Molto. Per calcolarlo, basta moltiplicare le ore trascorse tra una lavatrice, una rimestata al ragù e una corsa per portare i figli in palestra o a danza, con le tariffe medie delle diverse categorie professionali. Si dice sempre che il lavoro di una mamma non ha prezzo. Mica vero! Forse è giunto il momento di darglielo questo prezzo. Monetizzare le ore settimanali passate a sistemare casa, fare la spesa e occuparsi di figli, partner e genitori anziani. Tenetevi forte: la somma finale è pari a quella di un quadro di un’azienda 20% 2% Donna Uomo Entrambi Altri Lava CAROLINA CENNI 0% 78,1% Manager Germanofone 3,5% 3,3% 3,3 ore Italofone 18% 2,5% 76,2% 6,2 orenderia 20% 2,2% 49.29 franchi ora / 25% 31,3% 4,8% 61,7% Coppie senza altri membri 17,5% 23,7% SUDDIVISIONE DEI LAVORI DOMESTICI NELLE COPPIE QUANTE SONO in percentuale 30% 26% LE CASALINGHE IN SVIZZERA 21,2% Totale on ora sti ore chi/ e G n fra .53 8 2 8 10, iti mp o c i on to c e ra Aiu or chi/o an r f 81 11, 13,3 a Cuoc ra ore hi/o franc 5 2 , 12 14 mestiche Pulizie do ore hi/ora 9,12 franc 14,4 La testimonianza L’esperienza di una mamma che ha provato a restare attiva fuori casa anche dopo la nascita di un figlio e... C “Cercavo di conciliare casa e lavoro, ma con la mente ero sempre altrove” he bello crescere i figli, fare gli amministratori delegati dell’ “impresa famiglia” e sentirsi anche libere. Andrea ci ha provato, ha scelto la “casalinghitudine” e racconta la sua esperienza al Caffè: “Dopo la nascita della prima figlia, ho ripreso a lavorare come infermiera quando lei aveva circa quattro mesi - spiega -. Stava all’asilo nido e io lavoravo all’80 per cento. Ma era una soluzione che non mi piaceva e che accettavo malvolentieri. Poi ci siamo appoggiati ai nonni e mi sono organizzata per fare i turni di notte, in modo da essere libera di pomeriggio quando la bimba tornava a casa”. Ma le cose non funzionano ancora e quando è arrivato il secondo figlio, Andrea decide: o di qua o di là. Lascia il lavoro e si dedica totalmente a casa e famiglia: “Ci ho provato, ma riuscire a conciliare un lavoro a tempo pieno con la crescita e l’educazione dei figli è molto difficile e pesante - nota -. Non riuscivo mai a concentrarmi al cento per cento, né a casa né al lavoro. Con la mente ero sempre nel posto sbagliato, così ho deciso di occuparmi solo dei bambini”. Allevare dei figli è la più necessaria e nobile delle professioni, eppure quasi mai viene considerata un vero lavoro. Da sempre. Se negli anni ‘50 era un destino, oggi invece è una scelta (sebbene- non tutte se la possano permettere). Soprattutto in alcuni Paesi. Negli Usa, ad esempio, la chiamano “new domesticity”, un nuovo modo di essere casalinga. Proprio in America è stato pubblicato un libro, “Homeward Bound”, della scrittrice e giornalista Emily Matchar che ha intervistato centinaia di donne e scoperto che tra le 30-40enni, con un buon livello di istruzione e di reddito, c’è voglia di lasciare il lavoro, per occuparsi della vita familiare e crescere i figli. Che sia un fattore generazionale? Sono forse le figlie di super donne multitasking? Non necessariamente. Restare a casa per alcune donne è una necessità, certi lavori sono inconciliabili con la vita familiare, oppure l’impiego “giusto” non lo si è trovato ancora o lo si è perso. Tuttavia, quando si tratta di reinsersi nel mondo del lavoro la cosa non è così drammatica come si tende a pensare: “Sono passati dieci anni da quando avevo lasciato il mio lavoro di infermiera a quando l’ho ripreso - dice Andrea -. Ora i ragazzi sono cresciuti ed io mi sono ritrovata improvvisamente con molto tempo a disposizione. Troppo. Era l’ora di ri-iniziare, ho pensato. Magari ero un po’ arrugginita, certo, ma non ho fatto fatica a trovare un impiego e sono felicissima di averci provato di nuovo”. IL CAFFÈ 9 febbraio 2014 25 tra parentesi LA TENDENZA Le imprese virtuose s’impegnano a favorire giornate meno “pesanti” 88% dei padri e il 17% delle madri con uno o più figli sotto i 25 anni lavorano a tempo pieno. Il 61% delle madri svolge un’attività professionale a tempo parziale, rispetto al 7,8% dei padri Mai più riunioni dopo le 18 di sera Teniamo famiglia 50% più della metà delle donne che lavorano lo fanno a tempo parziale, rispetto solamente a un uomo su sette. Dal 1991, c’è un incremento del tempo parziale, sia tra gli uomini che tra le donne Come conciliare lavoro e vita privata PATRIZIA GUENZI “C iao, sono ancora in ufficio, farò tardi, dà un bacio ai bimbi”. Qualche anno fa era l’abituale telefonata del partner che annunciava un impegno extra in ufficio. Più uomini che donne, è vero, ma anche queste ultime, sempre più presenti in ruoli dirigenziali, spesso e volentieri restano inchiodate in azienda, costrette a presenziare a riunioni che si prolungano ben oltre l’orario canonico di lavoro. Tuttavia, qualcosa sta cambiando. Lo “straordinario” serale è oggi meno frequente. Banche, grandi aziende e imprese di vari Paesi, sulla scia di quelli scandinavi, sembrano voler andare incontro alla principale esigenza dei dipendenti: la famiglia. Cercano in tutti i modi di render loro la vita più semplice, ad esempio evitando le riunioni dopo le 18. “Banche, Ferrovie e grandi aziende svizzere da tempo hanno la tendenza a far sì che i collaboratori diminuiscano il loro impegno lavorativo - conferma Domenico Basile, esperto di risorse umane -. Il Crédit Suisse, ad esempio, ha bloccato l’accesso agli strumenti informatici durante il fine settimana ai propri dipendenti”. Lavoro e famiglia. Come trovare un equilibrio tra impegni professionali ed esigenze “domestiche”? Passi in questa direzione, rispetto al passato, già se ne sono fatti molti. L’ultimo, è di sedici imprese francesi, colossi come Carrefour, Coca-Cola France, Michelin, Axa, sottoscrivendo la “Carta per l’equilibrio dei tempi della vita”, vietando gli incontri di lavoro dopo le 18. L’idea è del ministero per i Diritti delle Donne e dell’Osservatorio per la genitorialità nelle imprese, ne fanno parte oltre 500 aziende francesi. Troppi i dirigenti e i manager stanchi di quelle lunghissime discussioni che proseguono anche dopo l’ora di cena, mentre a casa c’è tutto un mondo che li aspetta. “Riunioni, briefing, incontri… nel limite del possibile di mattina, solo raramente di pomeriggio, ma mai e poi mai di sera”, dice Marco Nicoletti, responsabile del personale di Manor Lugano -. La testimonianza Anche perché a quell’ora non si è più lucidi, si è stanchi e non avrebbe senso”. Insomma, le cose stanno pian piano cambiando. “Il periodo in cui un manager si sentiva costretto a lavorare dalle stelle alle stelle, Il Crédit Suisse ha bloccato l’accesso agli strumenti informatici nel fine settimana anche per paura di vedersi soffiare il posto, è ormai alle nostre spalle ”, aggiunge Basile. E poi, insomma, la famiglia è uno dei principali pilastri su cui poggia la società. Come non privilegiarla in tutti i modi? Ecco perché il 2014 è stato dedicato dall’Unione Europea l’anno per la conciliazione lavoro/famiglia. Un’opportunità per proporre modelli virtuosi, anche per favorire ulteriormente l’entrata nel mondo del lavoro delle donne, ancora troppo spesso costrette a scegliere tra professione e figli. Ma, si spera, anche per arrivare ad armonizzare l’impegno familiare tra le due figure genitoriali. Senza focalizzarsi troppo sulla figura femminile, bensì sforzandosi di declinare a livello di coppia la questione famiglia/lavoro. Perché la famiglia è un bene comune, il cui punto di forza principale è la reciprocità delle relazioni. Non solo riunioni serali da bandire, ma anche email e messaggi professionali nel fine settimana. Mentre per le va- canze si cerca di privilegiare chi ha ancora figli in età scolastica. Come avviene a Migros Ticino dove, spiegano, si adotta una politica della famiglia molto strutturata, che parte dalla pianificazione dei turni e delle ferie. “L’assenteismo per malattie psichiche e fisiche ha fatto perdere molti soldi alle aziende - nota Basile -. Alcune di loro si sono pure dotate di un responsabile della salute”. Ma soprattutto, a molti capi azienda non sarà sfuggito che proprio un istituto di ricerca svizzero ha calcolato che per ogni 120 franchi spesi in misure di conciliazione tra casa e lavoro, il ritorno economico per l’azienda è pari all’8% dell’investimento. pguenzi@caffe.ch Q@PatriziaGuenzi roblemi di straordinari, riunioni extra dopo le 18 o impegni fuori orario, lui li ha risolti in un battibaleno. Neanche a parlarne di trascurare la famiglia per la professione. Da sempre lavora all’80’%. “Mi sono reso conto che è un modo per andare incontro alle esigenze di mia moglie e veder crescere e seguire, giorno dopo giorno, le mie bambine; ecco come ho dato un taglio alla questione straordinari”, dice soddisfatto Davide Dosi che, in fondo, non nasconde di aver fatto questa scelta anche, se non soprattutto, per il piacere di dedicarsi appieno alla famiglia e contribuire all’educazione delle piccole. Due figlie di 2 e di 6 anni, impiegato alla Fonoteca nazionale svizzera di Lugano, Dosi ha continuato a lavorare a tempo parziale anche dopo la nascita delle bimbe. “Proprio per godermele, seguirle, occuparmi in tutto e per tutto di loro, insomma. Ma, pure, per permettere a mia moglie Arianna di restare inserita a metà tempo nel mondo del lavoro”. Così, Dosi, gestisce e condivide assieme alla moglie l’intero impegno casalingo, dal bucato alla cucina, dalle visite mediche ai compiti scolastici. “Bè, il pediatra ha visto sicuramente più me di mia moglie - ride -. Anche perché spesso le bimbe si ammalano nel fine settimana e il lunedì io sono libero”. Le figlie, ovviamente, danno per scontato che il papà sia così spesso a loro disposizione. “Per loro è normale vedermi lavare i panni o fare l’aspirapolvere, non hanno ancora notato che non tutti i papà lo fanno, anche perché non tutti possono permettersi di lavorare a tempo parziale”. Tuttavia, una parte del “pacchetto casalingo” Dosi la evita. “Una cosa che proprio non faccio è pulire i vetri, mia moglie è molto più brava di me”. 4 portate - chf 99.- Servizio clienti: 091 220.00.00 ticino.com 100% ticinese FiberSpeed p.p. beva ande escluse Un menu dedicato all’amore, caratterizzato dai ricercati aromi della passione e dalle poetiche essenze. “ SCOPRI I P ACCHETTI PACCHETTI DELL ’AMORE DELL’AMORE Dolc Dolcee rrelax elax + cena cena massaggio al cioc cioccolato colato ed entr entrata ata alla SP SPA A ccon on ccena ena - CHF 199 199..- p.p. 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Lo scarto è più netto negli anni che precedono l’età legale di pensionamento Davide Dosi, un impiego all’80%, ha dato la priorità alle esigenze delle due figlie e della moglie “Così ho risolto gli straordinari professionali” P SWISS D DIAMOND IA M O ND N H HOTEL O TEL 75% mese Più canone di rete fissa ticino.com VoIP, CHF 25.-/mese mese mese mese mese Pagina a cura di AutoPostale Svizzera SA LEGUIDE &GLIITINERARI RomaPrimavera ‘Città Eterna’ nella Il programma Roma Data: 19 – 23 marzo 2014 Prezzo: CHF 1’298.- per persona in camera doppia Partenza: 06.00 Biasca Ffs, 06.00 Locarno Ffs, 06.30 Bellinzona Ffs, 07.00 Lugano Ffs (lato buffet), 07.20 Mendrisio Ffs, 07.30 Chiasso Ffs Informazioni e prenotazioni: Colline ricoperte di vegetazione mediterranea, ville, giardini, mare blu e panorami mozzafiato: questo è il Golfo del Tigullio su cui si affaccia Santa Margherita Ligure, un punto di riferimento per chi vuole scoprire questo lembo di terra così carico di fascino e di signorilità. Da Santa Margherita, infatti, è prevista la gita in battello (facoltativa) via Portofino per San Fruttuoso in un contesto ambientale unico con scogliere bianche e vegetazione rigogliosa. Nell’antico borgo dei pescatori ammirare l’abbazia dell’anno mille, oggi di proprietà del Fai, raggiungibile solo via mare (o a piedi), incastonata in una profonda insenatura tra Camogli e Portofino. La cena (libera) è in un tipico locale di Santa Margherita Ligure. Da qui ci si sposta a Genova per la visita guidata alla mostra di Edvard Munch che si tiene a Palazzo Ducale. Dell’artista norvegese sono esposte ottanta opere divise in otto sezioni, tra cui due serigrafie dell’Urlo, il suo dipinto più famoso. A Genova, infine, si può vedere la famosa strada dei Rolli, affiancata da dimore principesche come Palazzo Tursi (visita facoltativa) che custodisce il violino di Nicolò Paganini. Tutto il centro storico racchiude perle rare. Nel tardo pomeriggio è previsto il ritorno in in Ticino AutoPostale Svizzera Sa Regione Ticino - Viaggi e Vacanze - 6501 Bellinzona Tel. +41 (0)58 448 53 53 - fax +41 (0)58 667 69 24 vacanze@autopostale.ch - www.autopostale.ch Nella capitale italiana tra immensi tesori antichi e piazze indimenticabili Esiste una città dove c’è la più alta concentrazione al mondo di beni storici e architettonici: benvenuti a Roma, stupendo mix di opere, monumenti e capolavori, oltre che cuore della cristianità cattolica. Un viaggio nella città eterna all’approssimarsi della primavera è quanto di meglio possa esserci per scoprirla nelle sue caratteristiche peculiari. Il viaggio parte dal Ticino il 19 marzo Festa di San Giuseppe e termina il 23, con prima tappa nella zona di Bologna per una degustazione di vini e prodotti tipici. Poi è la volta di Roma, con visita di- visa in tre parti: cattolica, barocca e antica. Nel primo gruppo ecco San Pietro con i suoi musei. La basilica è il fulcro della cristianità, mastodontica nelle dimensioni e ricca di capolavori come la Pietà di Michelangelo. Splendida la piazza con il colonnato del Bernini, mentre negli immensi Musei Vaticani si può ammirare l’ineguagliabile Cappella Sistina di Michelangelo. Dopo il pomeriggio libero, cena tipica a Trastevere con musica dal vivo. Mattinata a disposizione e proseguimento con la Roma barocca che offre alcune perle ai turisti come: piazza di Spagna con la famosa scalinata in cima alla quale c’è la chiesa di Trinità dei Monti. La Fontana di Trevi è un altro luogo indimenticabile e fa tornare alla memoria la scena del film la Dolce Vita con Anita Ekberg e Marcello Mastroianni. Poi ci sono il Pantheon e piazza Navona, quest’ultima utilizzata nell’antichità per le gare di atletica, considerata la sua forma particolare, ora luogo ideale per pittori e artisti di strada. Infine gli edifici della Roma politica con Montecitorio, Palazzo Madama e il Campidoglio. Dal Golfo del Tigullio a Genova per un viaggio nei luoghi del cuore Terza e ultima tappa per la Roma Antica con visita di piazza Venezia, Fori Romani e Colosseo, ritenuto - non a torto - il monumento più famoso al mondo. Duemila anni d’età e un grande fascino per quello che é il simbolo della città eterna. Vicino al Colosseo si aprono i Fori Imperiali con testimonianze storiche uniche al mondo nell’area che si estende tra il Campidoglio e il Quirinale. Il pomeriggio è libero per visite individuali. Ma il tempo è ormai terminato e nella mattinata del quinto giorno è previsto il viaggio di ritorno in Ticino. Il programma Il fascino della Liguria e la mostra di Edvard Munch Data: 29 - 30 marzo 2014 Prezzo: CHF 360.- per persona in camera doppia Partenza: 06.40 Balerna centro Breggia, 07.00 Lugano Ffs (lato buffet), 07.30 Giubiasco Fust, 07.50 Locarno Ffs, 07.55 Ascona Manor, 08.00 Ascona autosilo !< 7=$ )2 )2=* ,% $3 =2>8$=427: &0 4?<5=:30 4?IC5225 :=:J:0C5 D5<AC5 3?= G=0 2G?=0 =?F:J:0B # %"$! 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EGE QGEG 2YDYC/1ACA 2GE COG;6PV/ PYGV6 2GDIC6V6 AEZ6PE/CAM IL CAFFÈ 9 febbraio 2014 27 tra parentesi Ru ss ia 15 Gi m oc ili at on or i d id id i N ol hl lar i 63 .4 LO SPORT La classifica dei contratti vede dominare il Canada, ma le scelte dei russi… Sve zia m 24 Gio ilioni d cat ori i dolla di N ri hl 94 8 . 0 98 Stati u egia Norv llari i di do milion di Nhl atore 1 Gioc 119.8nmiti d’America ilioni d 25 Gio i catori ri lla o id id l n a h i lio on mi di N tt re e L ato c o Gi 1 1.2 d di Nhl ollari Canada 150.9 milioni di dollari 25 Giocatori di Nhl dia Finlan ri di dolla milioni di Nhl catori 16 Gio 62 6.8 ca Ce ri a c olla d bli i b i d hl pu ion Re mil ri di N o cat Gio 17 9.7 59.2 i ar ll do di l a er lioni i Nh i zz llari di do i m id Sv .9 tor 292Gioca a achi Slov Olimpiadi 14 alle ilioni 43G.9iocmatori di Nhl I milionari del ghiaccio Slo ve nia 1 G mil ioc ioni ato di re d dol i N lari Au hl st ri 3 G m a io il ca io to ni ri di di d Nh olla l ri Le nazionali di hockey ai Giochi di Sochi infarcite di stelle Nhl da stipendi... stellari MASSIMO SCHIRA S e è vero che nello sport non sono solo i soldi a fare la felicità, cioè a garantire le vittorie sul campo, è però innegabile che i giocatori di valore assoluto hanno un costo molto elevato. E di fronte ad un torneo di hockey d’impressionante livello come quello che delle Olimpiadi di Sochi, analizzare il “peso” economico delle varie nazionali attraverso i contratti dei “big” è certamente un esercizio interessante. Soprattutto perché i contratti in Nhl sono pubblici, il che permette di stilare una classifica “finanziaria” della competizione a cinque cerchi. Che vede chiaramente il Canada in “pole position”, ma che in realtà nasconde qualche trucco. Come quello di una Russia costruita solo in parte su giocatori attivi nel massimo campionato professionistico nordamericano. Il raffronto più interessante che emerge dalla somma del “monte stipendi” dei giocatori inseriti nelle rose olimpiche è certamente quello tra Canada, Stati Uniti e Svezia, formazioni che a Sochi schierano praticamente solo elementi della Nhl, con l’unica eccezione dello svedese Jonathan Eriksson. Il vantaggio della nazionale della foglia d’acero è netto: 150,9 milioni di dollari in totale contro i 119,8 degli Usa e i 98,2 della squadra delle tre corone. Osservando che i giocatori nel “roster” sono 25 per squadra, appare evidente come il peso di contratti come quello di Sidney Crosby siano determinanti. Il fenomenale attaccante di Pittsburgh ha di recente firmato un contratto di 12 anni con la sua franchigia, per una cifra totale di 104 milioni di dollari, mentre attualmente il suo salario annuo si attesta sui 12 milioni. A titolo di paragone, lo svedese Henrik Zetterberg (a Zugo durante il Lockout), per 12 anni di milioni a Detroit ne incassa 73, con un “annuale” per il 2013/2014 a 7 milioni. In linea teorica, a poter “tenere il passo” – anche a livello di portafoglio – dei canadesi, ci sarebbero i russi, che schierano elementi come lo “Zar” Alex Ovechkin, che a Washington ha un contratto di 13 anni per un totale di 124 milioni e oggi guadagna tra i 9 L’esperto “Squadre costruite in modo puntiglioso con giocatori di esperienza e di talento” D a quando Gary Bettman e René Fasel si sono stretti la mano, il torneo olimpico di hockey su ghiaccio è diventato un autentico evento per lo sport internazionale. L’accordo tra il commissario del campionato professionistico nordamericano e il presidente della Federazione internazionale permette infatti di vedere in pista anche tutti i giocatori della National Hockey League, che – come nei principali tornei nazionali – “ferma le macchine” in onore dell’appuntamento con i cinque cerchi. E quella di Sochi non può che essere un’edizione extra lusso per il disco su ghiaccio, vista l’autentica parata di stelle che si darà battaglia sulle piste olimpiche. Ne è convinto anche Marco Baron, ex giocatore che la Nhl l’ha vissuta da protagonista e oggi attento osservatore e commentatore delle vicende hockeystiche. “Sono due gli aspetti principali che vedo in questo torneo – spiega Baron -. Il primo è il fatto che la Russia, giocando in casa, farà di tutto per vincere. Il secondo è legato a squadre come Canada, Svezia o Stati Uniti, che hanno scelto tutte praticamente solo giocatori di Nhl. In passato avrebbe potuto nascere un problema legato al cambiamento di dimensione delle piste rispetto all’America, ma oggi questo non vale più, perché l’esperienza internazionale è ormai consolidata”. A fare un po’ eccezione nelle convocazioni è però stata proprio la Russia, che accanto alle superstar Ovechkin e Malkin ha inserito parecchi elementi che disputano il campionato di Kontinental Hockey League. E in questo c’è chi ha visto anche una scelta “politica” nel tentare di affermarsi con in pista diversi giocatori non attivi in Nhl. “Non credo molto a questa tesi – precisa Baron -, perché tutto sommato tra i convocati ci sono giocatori come Kovalchuk, Morozov o Radulov, che giocano sì in Khl, ma hanno alle spalle una carriera e una solida esperienza in Nhl. È chiaro che la Russia vuole vincere in casa e infatti i suoi giocatori sono tutti di enorme talento”. A cercare di rompere le uova nel paniere ai padroni di casa, soprattutto il Canada, campione in carica e formazione dal “Roster” impressionante alla sola lettura. “Secondo me la squadra canadese è stata costruita in modo molto più puntiglioso rispetto al passato – osserva ancora Baron -. Vedo infatti molti elementi ‘two ways’, giocatori dal grande pattinaggio, visione di gioco e pericolosità in attacco. Oltre a grande esperienza internazionale, proprio per limitare al minimo l’impatto del cambiamento di pista. In generale, vale un po’ per tutte le squadre, serviranno alcuni allenamenti a ranghi completi per trovare la giusta chimica”. Grande attesa è poi anche legata alle prestazioni della nazionale svizzera, che dopo il favoloso argento mondiale di Stoccolma è chiamata alla difficile sfida della conferma. “La Svizzera è una squadra molto cresciuta sotto il profilo del gioco, ma soprattutto mentale – sottolinea l’esperto -. Il risultato dei Mondiali è frutto anche di questa crescita psicologica. Perché la Svizzera è una squadra che ora crede nei propri mezzi e pensa prima a se stessa che agli avversari. Al proprio modo di giocare, allo sfruttare al meglio le proprie qualità. Come si è visto in Svezia”. Affrontare proprio la nazionale delle tre corone, la Cechia e la Lettonia non rappresenta però certo un percorso semplice, soprattutto per il gran numero di stelle Nhl che compongono le rivali olimpiche dei rossocrociati di Sean Simpson. “Confermarsi sarà complicato – conferma Baron -, ma non dimentichiamo che già ai Mondiali la Svizzera ha affrontato e battuto ottime squadre. Guadagnandosi il rispetto di tutti. Quel che è certo è che gli elvetici non saranno sottovalutati”. (attuali) e i 10 milioni (prossimo anno). E accanto ha anche un’altra star assoluta della Nhl, Evgeni Malkin, che ha un contratto di 8 anni con Pittsburgh da 9,5 milioni a stagione. Ma la presenza di “soli” 15 “Nhlers” in squadra vede i padroni di casa un po’ in ritardo in classifica. Verosimilmente lo saranno molto meno sul ghiaccio di Sochi. Con i suoi nove convocati provenienti dal nordamerica, la Svizzera porta alle Olimpiadi un “bottino” da 22,9 milioni di dollari annui in contratti Nhl. Un risultato certamente lusinghiero, che si basa sostanzialmente su tre giocatori: Mark Streit, Jonas Hiller e l’Mvp dell’ultimo Mon- Anche la Svizzera sta crescendo nel valore economico della sua “rosa” ormai a sette zeri diale, Roman Josi. Streit lo scorso anno ha cambiato casacca, passando da New York, sponda Islanders, a Philadelphia. Dove ha staccato un accordo quadriennale per un totale di 21 milioni (attualmente guadagna 5 milioni netti, l’anno prossimo saranno 6,25). Hiller è invece all’ultimo anno ad Anaheim e viste le sue brillanti prestazioni per il portiere si può facilmente prevedere un rinnovo dorato dopo aver comunque già intascato 18 milioni nei quattro anni passati in California. Contratto a lungo termine, infine, per Roman Josi, che si è accordato con Nashville per sette anni e 28 milioni totali; attualmente all’anno incassa 2,5 milioni, che diventeranno 5,25 nella stagione 2018/2019. Dire ora chi vincerà l’oro olimpico corrisponde a lanciarsi in una scommessa. Però qualcosa i soldi, a volte, lasciano intuire mschira@caffe.ch Q@MassimoSchira IL CAFFÈ 9 febbraio 2014 28 tra parentesi LE CIFRE 52 milioni le persone che in Europa soffrono di diabete 346 Fonduta di cioccolato, fragole e erbe cinesi abbassano la glicemia milioni le persone che nel mondo soffrono di diabete 10-14 % il diabete in alcuni Stati arriva a tassi del 10-14% della popolazione ANTONINO MICHIENZI P roteggersi dal diabete mangiando una fonduta di cioccolato con fragole e bevendo magari anche un bicchiere di vino? È possibile. Tutti questi cibi contengono infatti flavonoidi, sostanze antiossidanti che potrebbero contribuire a tenere a bada i livelli di zuccheri nel sangue. Ad affermarlo è uno studio condotto da ricercatori della University of East Anglia e del King’s College London che ha periodicamente intervistato e sottoposto a esami medici un gruppo di quasi duemila donne. Al campione sono state chieste informazioni sulla dieta (con particolare riferimento all’apporto di flavonoidi) e sugli stili di vita e sono stati misurati indicatori tipici del diabete, come la glicemia a digiuno. Il gruppo di ricercatori ha osservato che quanto maggiore era la quantità di antociani (una classe di pigmenti appartenente alla famiglia dei flavonoidi) presente nella dieta, tanto più basso era il rischio di sviluppare la malattia. “Ci siamo concentrati sui flavonoidi che si trovano in erbe e vegetali come prezzemolo, timo e sedano e sugli antociani che si trovano nei frutti di bosco, nell’uva rossa, nel vino e in altri vegetali di colore rosso o blu. Gli studi di laboratorio hanno mostrato che questi alimenti possono modulare la regolazione di glucosio nel sangue che influenza la possibilità di incorrere nel diabete di tipo 2”, ha commentato la principale autrice della ricerca, Aedin Cassidy. Gli esperti però vanno cauti: non c’è nessuna prova che i flavonoidi prevengano il diabete. Tutto ciò che lo studio dice è che le persone che consumano alimenti ricchi di queste sostanze tendono ad ammalarsi meno. E, dal momento che i flavonoidi sono contenuti soprattutto in frutta e verdura, i Non c’è nessuna prova che i flavonoidi controllino il glucosio, ma chi li consuma si ammala meno vantaggi osservati potrebbero essere il risultato della dieta nel suo complesso. Quasi contemporaneamente alla pubblicazione dello studio inglese, il Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism rendeva nota una ricerca che ha cercato di comprendere se anche la medicina cinese possa essere un valido aiuto nella prevenzione del diabete, e in particolare nella progressione della malattia da quello che è definito prediabete al diabete conclamato. Ricercatori cinesi hanno così condotto una sperimentazione clinica a tutti gli effetti, così La risposta di Linda Rossi Questo nostro a more Deboli nella loro identità maschile s’illudono così facendo di rinforzarla L a sua curiosità è legittima per qualcuno che di questo mondo conosce poco o niente. Mi complimento con lei che, malgrado le venga da definirlo una “sconceria contro natura”, manifesta volontà di sapere e di capire. È il primo passo per superare diffidenza e rigetto nei confronti di questo particolare diverso. È il primo passo anche per superare un’ennesima forma di razzismo, sentimento impregnato di luoghi comuni e pregiudizi che non mancano a chi preferisce rifarsi a certe credenze piuttosto che verificarne la veridicità. Rispondo quindi al suo desiderio di sapere. A partire da uno studio condotto dalla psicologa e sessuologa Denise Medico di Losanna, si è calcolato che la percentuale di professionisti transessuali rispetto a coloro che praticano la prostituzione a Lugano è del trenta percento (stessa percentuale a Losanna). Generalmente questi professionisti del sesso lavorano in appartamenti distribuiti in città e sembra che di clienti ne abbiano. In quanto a questi ultimi potrei citare una caratteristica che ho potuto evidenziare in coloro che cercano e/o frequentano un trans. Dalle loro testimonianze ho S ono un non più giovane signore. Ma poco importa la mia età; quello che mi chiedo riguarda la frequente presenza di annunci particolari che compaiono su un giornale locale. Tali annunci sono di trans che, con parole allettanti, offrono le loro prestazioni lasciando un numero di telefono dove poterli raggiungere alfine di accordarsi. Mi sono posto le doman- Scrivi a LINDA ROSSI de, che porgo a Lei: quanti so- psicoterapeuta e sessuologa no rispetto ai professionisti del Posta: Linda Rossi – Il Caffè sesso? Ci sono clienti che riVia Luini 19 - 6600 Locarno spondono a queste offerte? Chi sono questi ultimi e che E-mail: cosa li spinge a cercare l’inlinda.rossi@bluewin.ch contro con un trans? Ho provato a lavorare di immaginazione, ma la mia fantasia ha dei limiti, quindi non ho saputo rappresentarmi nulla di verosimile. Pur ammettendo che non conosco questo mondo, a me pare una cosa contro natura, una “sconceria”, mi viene da dire. Vorrei che lei mi aiutasse a capire quello che succede in questo nostro Paese dove molti dei valori se ne stanno andando a catafascio. ti enti amen tam nta unt pun ppu app gli ap degl nda de gend ’ age L’a L L’ lia! iglia famig la fa ta la ttta tutt er tu er pe p ATEL A TE LIER IER SPE S PET TTAC TACO OLO LO L’amica del vento. Ore 15.00 e ore 17.00 Ticino L’amicizia di una ragazza con il vento. Una leggenda delle Ande del Ecuador. Spettacolo di figura e musiche dal vivo per un pubblico dai 5 anni. Teatro Oratorio Don Bosco a Minusio (via Motta – 50m sotto la chiesa) Prevendita : Farmacia Verbano, Minusio Biglietti alla cassa il pomeriggio dello spettacolo (tel. 091 743 21 39) Domenica al Museo in famiglia Atelier: “Natucollage” Ore 14.30 – 16.00 Un divertente collage fra natura e tecnologia (Chiara Forster) Museo in erba. Piazza Giuseppe Buffi A Bellinzona.. EVE N EVE NTO TO Mini:Move Ore 14:30 - 17:00 Movimento e divertimento per i più piccoli.Palestre aperte la domenica pomeriggio per i bambini tra i 2 e i 5 anni e i loro genitori per offrire uno spazio di movimento e di incontro nei mesi freddi dell’anno. lu 10 febbraio S PET SPE TTAC TACO OLO LO Vestiario non sorvegliato Ore 20.30 Uno spettacolo divertentissimo, senza parole e per tutti, in cui a parlare sono gli oggetti d’uso comune che l’esilarante e superpremiato Peter Shub manipola e trasforma, destinandoli a usi ed effetti sorprendentissimi.Un’irripetibile serata di comicità e poesia con una delle leggende mondiali della risata Al teatro Cittadella a Lugano ve 14 febbraio SPE S PET TTAC TACO OLO LO PSS PSS - Baccalà Clown Ore 20.30 Poetico, surreale, intimo e molto divertente, lo spettacolo ha per protagonisti due clown. Al teatro Cittadella a Lugano . li coli aco ttaco ett et spett gli sp per gli tti pe tt lietti li biglie inccii i big Vin V h c ch . i i.ch n i b bin m a am b er operb inop cin .tiicin .tic w.t w.t ww ww u ww su s ,B e l li n z ona Mi chiedo perché molti uomini rispondono alle offerte dei trans notato in particolare un punto in comune e cioè una senso di fragilità riguardo al loro sentimento identitario. Generalmente si tratta di uomini eterosessuali, ma che per svariati motivi si sentono deboli nella loro identità maschile. Entrando in contatto con un transessuale, che ha mantenuto i suoi organi genitali maschili, ma che ha acquisito un’apparenza marcatamente femminile, hanno l’illusione di appropriarsi di un po’ di maschile grazie a scambi sessuali, e nel contempo rispettano il loro orientamento eterosessuale. Nel trans insomma ritrovano quello che credono sia la soluzione al loro problema sessuale (rafforzamento della loro identità di maschi). Malgrado possano constatare, in seguito all’incontro, quanto questa ricerca sia illusoria, molti di loro perseverano in tale vana e costosa pratica, un po’ come chi ricorre alle droghe per trovare soluzione a un disagio. Altri riescono a prendere coscienza che in effetti il loro vissuto non cambia e cercano quindi un aiuto per uscire dalla “dipendenza”. Sembrerebbe quindi essere il modello maschile a vacillare quale valore della nostra cultura. gn La lettera do 9 febbraio come avviene per i farmaci della medicina convenzionale. Hanno somministrato a 210 persone con livelli di glicemia a digiuno alterati (ma non ancora diabetici) una miscela di erbe medicinali cinesi nota come Tianqi e ad altrettante persone nelle stesse condizioni un placebo (cioè una pillola inerte). Dopo un anno di sperimentazione, si è osservato che quanti avevano assunto il Tianqi avevano un rischio ridotto del 30 per cento di essere ammalati. Un risultato simile a quello che si otterrebbe con farmaci tradizionali. I ricercatori precisano inoltre che non sono stati registrati effetti collaterali. “I pazienti spesso non riescono ad adottare i necessari cambiamenti negli stili di vita per controllare il livello di glucosio nel sangue e i farmaci attualmente in uso hanno limiti e possono produrre effetti collaterali - ha precisato uno degli autori dello studio Chun-Su Yuan dell’University of Chicago -. Le erbe della medicina traditionale cinese potrebbero offrire una nuova opzione per controllare la glicemia, da sole o con altri trattamenti”. Tuttavia, c’è chi invita alla cautela e ricorda che proprio quei cambiamenti negli stili di vita (corretta alimentazione, attività fisica costante, astensione dal fumo) sono le armi più efficaci per tenere lontano il diabete. si BenEssere Certi peccati di gola aiutano a tenere a bada il diabete. Ma, soprattutto, contano uno stile di vita sano e movimento Stellin e aD IL CAFFÈ 9 febbraio 2014 29 tra parentesi IL TEMPO LIBERO A Losanna e Lucerna tutti in pista. Ma senza più frastuono. A zero decibel Nellecuffie C hiudete gli occhi e immaginatevi una sala piena di gente che si muove a ritmo di musica, canticchia un motivetto, beve un cocktail, ride, scherza, si diverte. Una discoteca? Sì, ma a zero decibel. Completamente silenziosa. Una movida gentile si potrebbe dire. È la nuova moda in fatto di vita notturna che sta conquistando il mondo, Svizzera compresa, e ha già stravolto il modo di ascoltare musica, ballare e divertirsi in gruppo. “Silent disco”, si chiama, una discoteca senza rumore. Si balla con le cuffie. Nato nei locali olandesi ed esportato in club e festival rock di mezza Europa, come il Glastonbury Festival inglese, il Silent Party è un concerto... silenzioso, una discoteca non fracassona. È approdato anche in Svizzera, con eventi da tutto esaurito in diversi cantoni. Spopola soprattutto a Losanna e a Lucerna il “Desperados Silent Party”. E da vedere è curioso: centinaia di persone, al buio e con le luci stroboscopiche, che ballano, sudano e seguono i vir- “Silent disco”, la movida che si fa gentile HOUSE Genere che rientra nella electronic dance music, nato nelle discoteche di Chicago nelle prima metà degli anni ‘80. tuosismi del deejay con le cuffie sulle orecchie. Ovviamente, quelle fm stereo digitali wireless, fornite all'ingresso. Ogni cuffia ha un volume individuale e bassi regolabili, riceve il segnale audio ad ampio raggio e può sintonizzarsi su diversi canali di frequenza, con un’autonomia di circa dodici ore. Una rotellina per regolare il volume TECHNO Nasce a Detroit negli anni ‘80. I fondatori della musica techno sono Derrick May, Juan Atkins, Kevin Saunderson. DANCE POP Un sottogenere della musica dance influenzata dalla musica pop. Nasce dal disco di vinile e dalla post-disco. Spiagge, piazze e tetti dei palazzi: si fa ovunque il party senza impatto acustico e un bottone per ogni canale che corrisponde a un colore differente, blu, verde e rosso, così da far “vedere” cosa si sta ascol- R&B Il rhythm and blues è la musica popolare degli afroamericani. Genere influenzato da jazz, boogie, blues e gospel. tando. Hanno una copertura di oltre 200 metri dalla consolle e grazie alla presenza di più dj si può scegliere a proprio piacimento la musica preferita. In sostanza, nella stessa sala ci sarà chi balla musica elettronica, chi saltella con il meglio del revival anni '70 e chi si scatena sui classici rock, mentre quel gruppetto più in là ancheggia HIP HOP Musica urbana che ha dato vita ad un fenomeno sociale e commerciale, rivoluzionando la danza e l’abbigliamento. su ritmi reggae. Ma togliendo le cuffie, però, torna il silenzio e si assiste ad una scena un po’ surreale. Ognuno balla la musica che preferisce (e già questa è una gran bella novità rispetto al consueto concetto di discoteca) e soprattutto chiunque può decidere di parlare con gli amici o approfondire la conoscenza con la ragazza, o il ragazzo, ap- pena “agganciati” nel locale, senza correre il rischio di perdere la voce urlando per farsi sentire nel frastuono. Nessun costo aggiuntivo, ovviamente. Il noleggio delle cuffie costerebbe all’incirca una decina di franchi, ma nella maggior parte dei casi vengono abilmente fornite dagli sponsor di turno della serata. Ospite di discoteche e festival in giro per il mondo, questo evento dance silenzioso è sempre in tour. Si balla ovunque, non solo in club e locali: dalle spiagge di Bali alle gallerie d'arte newyorkesi. Ci sono stati pure eventi nei parchi cittadini, sui tetti dei palazzi, nelle piazze, in spiaggia e persino nei casali abbandonati di campagna, dato che si tratta di una manifestazione con impatto acustico zero che permette di portare la musica in luoghi della città dai quali viene normalmente esclusa. Molti scommettono sarà solo una moda passeggera. Ma a giudicare dal successo, potremmo essere al debutto della discoteca del futuro, una movida gentile e senza musica spacca timpani. c.c OPWJU˘; MB DPMMF[JPOF TV[VLJ TXJGU 3125 EJ TFSHJP DFMMBOP– WBOUBHHJ QFS J DMJFOUJ EJ Gs/ 6 :51/6+ TDFHMJFUF JM DPMPSF EFMMB WPTUSB TXJGU USB HMJ 9 DPMPSJ EJ UFOEFO[B TFSHJP DFMMBOP DPO P TFO[B FMFNFOUJ EFDPSBUJWJ- TV SJDIJFTUB DPO JM UFUUP CJBODP- EB Gs/ 29 ::1/þ Tvocvstu Zfmmpx Nfubmmjd UXP.UPOF Dptnjd Cmbdl Qfbsm Nfubmmjd UXP.UPOF Cpptu Cmvf Qfbsm Nfubmmjd UXP.UPOF Cjtpo Cspxo Qfbsm Nfubmmjd UXP.UPOF M−ftdmvtjwp qbddifuup Tfshjp Dfmmbop; fouvtjbtnfs° bodif wpj Phoj npefmmp tqfdjbmf Tfshjp Dfmmbop dpnqsfoef jm qbddifuup dpnqmfup Tfshjp Dfmmbop; vob cpstb jo qfmmf ej ufoefo{b ›Xfflfoefs`- vo tfu mjgftuzmf dpo qpsubdijbwj- dvtupejb qfs jQipof f vo ftdmvtjwp tfu ej tdsjuuvsb- pmusf dif ubqqfujoj ej qsfhjp- jnqfsejcjmj fmfnfouj efdpsbujwj f 6 booj ej hbsbo{jb ej npcjmju° f qsfnjvn Tv{vlj/ Tfshjp Dfmmbop gb ufoefo{b þ jo ftdmvtjwb qfs mb Twj{{fsb Bsujhjbobup ej tujmf f nbufsjbmj qsfhjbuj dpousbeejtujohvpop m−ftdmvtjwb f mjnjubub Tv{vlj Dpmmfdujpo cz Tfshjp Dfmmbop/ J npefmmj tqfdjbmj Tfshjp Dfmmbop tqjddbop bmusftÄ qfs mb Tqbslmjoh Cmvf Nfubmmjd UXP.UPOF Csjhiu Sfe Dppm Xijuf Qfbsm Dptnjd Cmbdl Qfbsm Nfubmmjd qfmmf dvdjub b nbop- j sjwftujnfouj ej tfejmj tqpsujwp.fmfhbouj f qfs bmusj ovnfsptj efuubhmj ej eftjho- dif gboop cbuufsf gpsuf jm dvpsf b phoj dpoevdfouf buufoup bmmp tujmf/ Tdfhmjfuf bodif wpj mb dpnqbuub O/ 2 þ f rvjoej vo eftjho ftdmvtjwp f jnqfsejcjmj wboubhhj qfs j dmjfouj/ Jm wptusp dpodfttjpobsjp Tv{vlj tbs° mjfup ej tpuupqpswj vo−pggfsub Tv{vlj.Iju.Mfbtjoh tuvejbub bqqptjubnfouf qfs wpj/ Uvuuj j qsf{{j joejdbuj tpop dpotjhmjbuj f opo wjodpmbouj- JWB jodm/ Tfsjf mjnjubub/ Tpmp gjop b ftbvsjnfoup tdpsuf/ + Gpup qsjodjqbmf; Ofx Txjgu 2/3 Tfshjp Dfmmbop- 6 qpsuf- Gs/ 29 ::1/þ- dpotvnp opsnbmj{{bup jo djdmp njtup; 5/: m 0 211 ln- dbufhpsjb ej fggjdjfo{b fofshfujdb; D- fnjttjpoj DPÜ; 224 h 0 ln< wbmpsf nfejp ej uvuuj j ovpwj nbsdij f npefmmj jo Twj{{fsb; 259 h 0 ln/ xxx/tv{vlj/di (⁄ˇ˘æ£ 2Žd£Îu ‚˘¬çVı£ n¬ıÜVx˘ıV d˘¬ x˘ Q˘ˇx£‚‚× F£Î ˘ þιÑÑ˘Ł˘ Ÿî Vææ˘ð *V ¬ˇÜÏ£ Žï Vıı˘ <VÜáÏV¾ˇVı § Ó˘ı¬ı˘Ł¬ x˘ ‚áÓܬ VáÜ£ıܢn¬ £ ıVÜáÏVˇ£u ¾£Ïnˆ⁄ ¬‚ı˘ ¾Ï¬x¬Üܬ <VÜáÏV¾ˇVı § áı nV¾¬ˇVç¬Ï¬ x˘ ;VxÏ£ <VÜáÏV× 3ı ÄáVıܬ ¾˘¬ı˘£Ï˘ x£ˇ d˘¬ Ó˘VŁ¬ ¬Ï‚¬‚ˇ˘¬Ó˘ x˘ n¬ıܢıáVÏ£ Vx ¬flflÏ˘Ïç˘ Vınˆ£ ˘ı fláÜáϬ ˘ˇ ¾˘å VŁ¾˘¬ VÓÓ¬ÏܢŁ£ıܬ x˘ ¾Ï¬x¬Üܢ d˘¬ˇ¬‚˘n˘ x˘ ÜáÜÜV ˇV Iç˘îî£ÏV× + Ó˘VŁ¬ ¾Ï¬ıܢ Vx VflflϬıÜVÏ£ ˘ ¾Ï¬Ó¯ Ó˘Ł˘ Žï Vıı˘u ˇVç¬ÏVıx¬ fl˘Vın¬ V fl˘Vın¬ n¬ı ˇV ıá¬çV ‚£ı£ÏVı£ x˘ V‚Ï˘n¬ˇÜ¬Ï˘ d˘¬× F£Ï VŁ¬Ï£ x£ˇˇV ıVÜáÏV× çççðæVÛŽÎVþˇVæðnˆ IL CAFFÈ 9 febbraio 2014 ILREPORTAGE LOSCANDALO L’INCONTRO LA FRANCIA NASCOSTA DEI PRECARI E PENSIONATI CASO AMMANN, LA POLITICA CHE AFFOGA NELL’AFFARISMO ALLEVI: “IO MI SENTO SEMPRE SOTTO ESAME” ALLE PAGINE 32 e 33 A PAGINA 35 ROCCHI A PAGINA 42 tra virgolette RIFLESSIONI D’AUTORE CULTURA | POLITICA | STILI | SPORT | INCONTRI Un’altra crisi scuote l’economia e la finanza mondiale. I delicati equilibri dei nuovi mercati al centro di tensioni inusuali e catastrofiche Emergenti UNA SETTIMANA UNA PAROLA LORETTA NAPOLEONI economista Reuters C i risiamo, l’economia e la finanza mondiale sono scosse da una nuova crisi, quella dei mercati emergenti. Come il clima, gli equilibri economici del villaggio globale sono vittima di perturbazioni inusuali e catastrofiche, tutte imputabili alla pessima gestione dell’economia mondiale da parte della leadership politica. L’esempio del surriscaldamento della terra - un fenomeno reale, eppure da molti negato, arginabile ancora per poco e solo con una nuova disciplina energetica globale - ben illustra la natura delle crisi ricorrenti, di cui quella attuale è solo l’ultima manifestazione, ed i pericoli del contagio. In altre parole come con il clima, l’instabilità economica fa parte di un copione inalterabile che tutti siamo costretti a recitare finché non cambiano il drammaturgo. L’instabilità congiunturale fa parte di un copione inalterabile che tutti siamo costretti a recitare La crisi attuale assomiglia molto a quella del 1997-98 che colpì i mercati asiatici. Allora come oggi il fuggi fuggi generale degli investitori provocò il crollo delle economie di queste nazioni. I primi sintomi di questo uragano si fecero sentire sui tassi di cambio delle monete asiatiche che schizzarono letteralmente verso l’alto. Così il grafico dei tassi di cambio delle monete dei mercati emergenti durante gli ultimi 12 mesi assomiglia ad una pista di sci, lo stesso vale per quello degli indici di borsa dalla fine di dicembre all’inizio di febbraio. Diverso invece è il peso che i mercati emergenti rivestono nell’economia mondiale rispetto alla fine degli anni Novanta. Da allora il contributo dei primi all’economia mondiale si è raddoppiato (40 per cento), è quindi possibile prevedere che l’impatto della crisi sarà doppiamente sentito. Molti sono convinti che ciò non basti a produrre un vero contagio, come avvenne alla fine degli anni Novanta, quando Europa e Stati Uniti uscirono pressoché incolumi dal crollo dei mercati asiatici. Tuttavia è bene ricordare che questo successo fu dovuto soprattutto alla politica di Greenspan, che tagliò i tassi d’interesse per dar respiro agli investitori invischiati nella speculazione asiatica. Oggi tutto ciò non è possibile, i tassi sono già a zero, anzi a far precipitare la crisi è proprio la nuova politica restrittiva della Fed. A gettare nel panico, perché di questo si tratta, gli investitori è stata la riduzione della quantità di moneta cartacea creata mensilmente per far fronte alle esigenze del tesoro americano. Da 85 siamo scesi a 65 miliardi di dollari al mese, poca cosa ma abbastanza per creare un vero e proprio esodo monetario, si parla infatti di 20, 25 miliardi di dollari in uscita ogni settimana dai mercati reputati più a rischio, Argentina, Indonesia, Turchia, Sud Africa, Russia, Brasile. Panico alimentato anche dalle previsioni negative sull’economia cinese, dove ci si aspetta una riduzione della domanda esterna, e quindi meno importazioni dai Paesi emergenti. Come nel 1997-98, ci troviamo di fronte ad una profezia che si auto-avvera. Qualsiasi economia crollerebbe di fronte ad un tale drenaggio di liquidità in così poco tempo. Ma non basta l’ingresso massiccio di denaro alla ricerca di alti rendimenti nei mercati emergenti, quello che è avvenuto dal 2009 in poi, da quando gli Stati Uniti, il Regno Unito e l’Unione Europea hanno iniziato a stampare carta moneta, indebolisce le economie che ne sono oggetto e le rende dipendenti da politiche monetarie straniere. Questo spiega perché l’aumento dei tassi d’interesse in paesi come il Brasile, la Turchia o il Sud Africa non ha frenato la fuga di capitali stranieri né ha fermato la discesa dei tassi di cambio. Se è vero che le economie prese d’assalto dal capitale straniero dipendono dalle politiche economiche e monetarie della Riserva Federale, allora è anche vero che le manovre interne possono fare ben poco per arginare, ad esempio, fenomeni come l’inflazione prodotta dalle importazioni. La Russia importa due quinti del proprio fabbisogno, man mano che il rublo perde valore nei confronti del dollaro, aumentano i prezzi dei beni stranieri acquistati in dollari, alla fine di gennaio il tasso d’inflazione ufficiale era al 6,5 per cento, ma nei negozi si parla del doppio. La difesa della moneta è l’unica strategia ma non tutti se la possono permettere. A differenza della Russia la Turchia ha un limitato margine di manovra, rispetto al Pil Mosca possiede un surplus commerciale di circa il 5,5 per cento e riserve che coprono il 14,7 per cento del capitale necessario per servire il debito, Ankara invece ha un deficit che si aggira intorno al 9 per cento e le riserve sono lo 0,3 per cento dell’approvvigionamento necessario per servire il debito. Ma torniamo al contagio. La crisi dei mercati asiatici fu Oggi i capitali si stanno riversando in Europa, specialmente nella periferia di Eurolandia strumentale alla creazione della bolla delle dot.com, in fuga ed alla ricerca di alti profitti i capitali approdarono a Wall Street e finanziarono le prime società online. Oggi i capitali si stanno riversando in Europa, specialmente nella periferia di Eurolandia, nel mercato azionario ed obbligazionario, tanto che il 2013 ha visto l’afflusso maggiore di capitali da parte di investitori americani verso l’Europa dal 1999, dalla vigilia dell’entrata in vigore dell’euro. Ne beneficiano economie come quella spagnola ed in parte anche italiana che vanno a sostituire nei portafogli i mercati emergenti. Non bisogna però mai dimenticare l’antico detto: chi di spada ferisce di spada perisce, le economie deboli della periferia potrebbero subire un destino analogo di quelle asiatiche degli anni ‘90 ed emergenti di oggi, anche se si tratta di Paesi occidentali ed industrializzati, la loro potrebbe diventare una condizione di dipendenza. DOMENICA LIBERO D’AGOSTINO NON È MORTA LA SOLIDARIETÀ IN SVIZZERA U n centinaio di famiglie elvetiche ha accolto l’appello lanciato dall’Osar, l’Organizzazione svizzera di aiuto ai rifugiati, per accogliere nelle loro case i profughi siriani. Nei giorni scorsi i primi gruppi di profughi hanno trovato ospitalità nei cantoni di Basilea e Argovia. Il progetto dell’Osar, che verrà esteso ai cantoni di Berna, Lucerna e Zurigo, non sarà limitato solo ai siriani, anche se per ora sono i profughi di questo Paese ad avere la precedenza. Tra gli obiettivi dell’iniziativa c’è anche quello di incoraggiare i cittadini nel favorire l’integrazione dei rifugiati. Un bell’esempio di solidarietà in tempi di allarmante chiusura verso i richiedenti d’asilo. Una proposta similie a quella dell’Osar, era stata avanzata in Ticino da alcuni deputati controcorrente della Lega. Ma purtroppo è stata liquidata tra frizzi e lazzi. LA DISOCCUPAZIONE IL CAFFÈ 9 febbraio 2014 Spagna Germania Italia SENZA RETE (Percentuale di adulti disoccupati che vivono in famiglie povere che non ricevono sostegno dagli ammortizzatori sociali) Francia 25 20 Gemania 15 Spagna Eu (27) 10 Francia 5 0 33 Italia Spagna 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014 Italia tra Germania virgolette Francia 0% 10% 20% 30% 40% 50% Fonte: Istat, Eurostat 3/ Storie d’Europa 2014 Lavoronero “Mai un vero contratto regolare... non ho diritto alla disoccupazione” Pensionati indigenti e precari per sempre, la Francia invisibile Dall’Alsazia a Bordeaux passando da Parigi le voci di un disagio con milioni di nuovi poveri E marginazione, precariato, malessere economico e sociale. Mai come in questi ultimi tempi buona parte dell’Europa scopre di avere un incerto futuro. O almeno di aver irrimediabilmente perso quel benessere e quei diritti fondamentali che si credevano conquistati per sempre. Una sensazione di impotenza e disagio che le corrispondenze del Caffè hanno raccolto e raccontato, con testimonianze dirette, dall’Italia e persino dalla ricca Germania, seppure considerata la “locomotiva del continente”. Lo stesso disagio e sofferenza, le stesse paure che Luisa Pace racconta dalla Francia. Storie drammatiche, C on la crisi economica si riscopre che il lavoro in nero può diventare un ammortizzatore sociale o almeno così dicono le statistiche: dal 15% di cinque anni fa, i lavoratori in nero sarebbero ormai un terzo dei francesi. Le spese di questo lavoro, un salvagente sul momento ma fattore di precarietà col tempo, le fanno soprattutto i lavoratori domestici o quelli del settore delle costruzioni. Dal baby-sitting alle pulizie, all’aiuto agli anziani per arrotondare uno stipendio o un sussidio familiare. Anche per guadagnarsi un po’ di vita dal testimonianze personali, come quelle che settimana prossima racconteremo anche dalla Spagna. Tutte con lo stesso smarrimento: la scoperta di ritrovarsi, da un giorno all’altro, dalla parte di chi non ce la fa più. I perdenti. Chi sbanda dopo aver perso il lavoro e cerca invano un altro impiego. Chi scopre come la capacità dello Stato di aiutare si sia erosa al punto da assicurare ben poco. Chi ha capito, tutto d’un tratto, che quella solidarietà sociale fino ad ieri certezza è ormai solo un ricordo. E soprattutto i giovani impoveriti dal furto peggiore che poteva loro capitare: alle nuove generazioni si è rubato il futuro. e.r.b. (3/continua) Julie, 21 anni: “Ho fatto qualche lavoretto come baby-sitter, poi da inserviente in un hotel, e mai in regola, quindi...” L’ANALISI DI CHIARA SARACENO Gli Stati ormai si adeguano al dualismo occupazionale “D CHIARA SARACENO Sociologa con una lunga esperienza di studio e lavoro in Francia e Germania a tempo in Europa il mercato del lavoro è caratterizzato da un dualismo, una divisione tra chi ha un contratto regolare e chi ha, invece, quello che si chiama contratto atipico”. Chiara Saraceno, sociologa con una lunga esperienza di studio e lavoro in Francia e Germania, sottolinea come “ormai economia degli Stati e la politica sociale si stiano rimodellando seguendo questa dualità, che non è più solo una tendenza, ma una realtà ben sedimentata. In Olanda, ad esempio, in alcuni settori come quello della sanità, e in particolare delle cure rivolte agli anziani, alle lavoratrici occupate per poche ore lo Stato consente di non pagare le tasse né di versare i contributi, ma garantisce comunque loro una pensione sociale”. Una formula che viene declinata in vari modi, secondo le strutture sociali, economiche e politiche dei diversi Paesi europei. “In Inghilterra, invece, esiste il working tax credit, una sorta di sussidio - spiega Saraceno - destinato a chi ha un reddito basso. In Francia c’è il reddito da solidarietà attiva (revenu de solidarité active), con una ampia articolazione che calcola se il beneficiario ha figli, è sposato, oppure ha altre entrate. Questo per dire che a fronte di una crescente difficoltà di accesso al mercato del lavoro si stanno cercando sistemi duttili che possano tuttavia garantire risorse sufficienti per vivere con prestazioni sociali minime”. Mettere insieme tutti questi elementi, però, non è facile. Soprattutto in un periodo come questo. “La Germania - nota la sociologa - in questi anni ha introdotto la formula dei minijobs che poggiano però su una struttura economica solida, visto che l’economia tedesca è quella che va meglio. In Italia invece il dualismo sta diventando un fatto strutturale. La precarizzazione del lavoro è una realtà, accompagnata da un ricorso sempre più frequente ai contratti di solidarietà, nati per evitare tagli e licenziamenti che oggi però vanno a colpire anche chi credeva d’essere garantito a vita grazie ad un contratto di lavoro a tempo indeterminato”. Quello che emerge è che dopo la crisi finanziaria si sta assistendo a un rimescolamento delle carte nel mondo del lavoro. “La mia impressione è che un po’ in modo strisciante, un po’ attraverso nuovi quadri normativi, si stia arrivando a quello che accadeva negli Usa già negli anni ‘80: nello stesso ufficio lavorano un impiegato con contratto atipico e un altro con contratto regolare”. m.sp. storie raccolte da LUISA PACE Corbis Anzianidimenticati Nuovipoveri Senzadimora “La vista non va, le ossa nemmeno... Non fa niente, è troppo caro curarsi!” G “Perso il posto da top manager ho dovuto elemosinare il cibo” S Josette, 89 anni: “Il mio Paese? Troppa violenza, troppi estremismi. Tutti si lamentano, ma mi sembra che nessuno faccia qualcosa” Louis, 58 anni: “Avevo una moglie e due figli, un mutuo e dei progetti Tutto finito. Ora voglio partire” ià nel 2010 gli osservatori francesi lanciavano l’allarme sul numero crescente di pensionati poveri. Un bel contrasto con le pubblicità delle compagnie di viaggio che miravano ai senior come le coppie ancora in grado di permettersi degli extra. In tre anni la situazione è peggiorata. Prime vittime le donne. Spesso si ritrovano da sole con piccole pensioni perché hanno interrotto il lavoro per occuparsi dei figli e, rimaste vedove, hanno solo una misera pen- sione di reversibilità. Ufficialmente sarebbero sei milioni i pensionati in stato di povertà, ma è difficile avere dati precisi. Quando va bene vivono con una pensione di circa 778 euro al mese. La maggior parte finisce i propri giorni in casa, in solitudine. Fieri o rassegnati, in silenzio vanno avanti come possono. Mantengono la dignità, hanno un tetto modesto sulla testa, ma non arrivano a fine mese e non è raro vederli gironzolare tra banchetti e pattumiere alla fine dei mercati. C’è chi non ha nessuno a cui parlare, c’è chi non vuole dirlo alla famiglia, ai figli. Josette è fortunata, lo dice lei, è un’arzilla signo- ra di 89 anni, alsaziana ma abita a Parigi da una vita. Dovrebbe cambiare gli occhiali. “Troppo cari però”. Anche lei, come molti francesi, rinuncia a curarsi per ragioni economiche nonostante l’assistenza mutualistica in Francia sia tra le migliori in Europa. Evidentemente non basta. Ha anche problemi alle ossa, “ma non fa nulla”, sbotta rassegnata. Passa una vicina e ci dice: “Oggi ha cambiato la corda delle tende salendo da sola sulla scala, quando non potrò più farlo sarà la fine”, Josette la sgrida ridendo. Fisico minuto ma di carattere, racconta di aver lavorato sino a 79 anni, quando è morto suo marito. Le vengono le lacrime che caccia subito indietro: “Sono trascorsi dieci anni ma non mi abituo”. Era puericultrice, il marito, militare, andò in pensione con pochi soldi e la malaria. Ride quando le dico che sono italiana, perché il solo “peccatuccio” che si permette è un pezzo di pizza dal panettiere ogni due settimane. Non le piace la Francia di oggi: “Troppa violenza, troppi estremismi. Tutti si lamentano e nessuno fa niente, neppure quelli che criticano gli altri per il loro menefreghismo. Sono i primi a girare lo sguardo da un’altra parte senza neppure salutarti quando ti incontrano. Abbiamo vissuto la guerra, mio marito ha perso la salute per la patria. Ma la gente oggi non è più solidale. Quando non sarò più in questo mondo,da lassù manderò finalmente tutti a quel paese”. i sentivano al sicuro, un lavoro, una casa, taluni una famiglia. Una separazione, una malattia, un licenziamento e la loro vita è cambiata. Vittime della crisi economica che improvvisamente scaraventa migliaia di persone ogni settimana nella precarietà. Si calcola che almeno due milioni di lavoratori poveri vivano con meno di 850 euro al mese e otto milioni di persone vivano sotto la soglia di povertà. Hanno in comune: la paura del domani. Sono i poveri nell’ombra. Bus- sare alla porta di un’assistente sociale è doloroso, non lo fanno subito, non sanno neppure a cosa hanno diritto. Cercano di cavarsela da soli fino a quando non si arrendono alla realtà: gestire una esistenza quotidiana difficile e cercare il modo di risalire la china sono due imprese poco compatibili. Trovare un alloggio “sociale”, dimostrando di guadagnare tre volte il costo dell’affitto, è partita persa tanto lunghi sono i tempi d’attesa. Più di 100mila persone sono costrette oggi a vivere in un campeggio. Louis P. ha 57 anni, alle spalle una carriera da top-manager. A quarant’anni, la prima fusione aziendale e perde il lavoro, lo ritrova dopo un nulla. Il problema è che quando si entra nel giro del lavoro nero si riescono a risolvere alcuni problemi urgenti, ma difficilmente si riesce a rientrare nelle liste di collocamento che richiedono i giustificativi degli ultimi stipendi. Se si perde il lavoro in nero si perde e basta senza alcun diritto. È il costo del lavoro che è in discussione. Anche per i privati che vogliono assumere una colf dichiarandola, per beneficiare poi di una detrazione fiscale, ma che devono comunque cominciare anticipando gli oneri. Né risultano accordi per venirsi incontro reciprocamente. Non è una gioia lavorare in nero e chi lo fa non deve essere additato come evasore fiscale. Le vittime del lavoro nero aumentano. Si moltiplicano infatti i casi di giovani che sono inizialmente assunti in nero con la promessa di un contratto a tempo indeterminato. Una promessa spesso non mantenuta. Julie, 21 anni, abita a Bordeaux, ha interrotto gli studi prima della maturità dopo la separazione dei suoi che è coincisa con la disoccupazione di sua madre. Julie ha fatto qualche lavoretto come baby-sitter, ha dato qualche lezione ma non riusciva a conciliare studi e lavoretti. Poi ha trovato un impiego:“Un albergo della zona dove lavorava una conoscente di mia madre mi ha proposto un posto d’inserviente inizialmente part-time, ma con la promessa di assumermi con un contratto a tempo pieno dopo un periodo di prova in nero. Ho accettato con entusiasmo”. Passano altri sei mesi ma è sempre pagata in nero con la scusa della crisi: “Poi hanno cominciato a ritardare i pagamenti e ne avevo bisogno. Già guadagnavo poco part-time e poi anticipavo le spese di trasporto. Per tre mesi ancora ho continuato sperando di ricevere il dovuto. Niente. Sono rimasta a casa ma non ho avuto diritto a nulla. Non ero registrata da nessuna parte non potevo pretendere…”. Julie non ha potuto fare ricorso per avere un sussidio, da un anno cerca inutilmente lavoro come migliaia di altri ventenni della regione. E non ha nemmeno diritto al sussidio di disoccupazione poiché non risulta che abbia mai lavorato. anno e mezzo ma è vittima di una seconda fusione. Aveva una moglie e due figli, un mutuo e dei progetti. Invece ha dovuto chiudere l’appartamento ormai “troppo grande”, la separazione è seguita di lì a poco. “Per otto anni ho fatto diversi lavoretti - ricorda-, pur restando iscritto nelle agenzie di cacciatori di teste. Ho preso il brevetto d’autista ed ho fatto da chauffeur a gente che fino a poco prima frequentavo. Quel poco che guadagnavo bastava appena a pagare il mutuo, poi non ce l’ho fatta più e il mio unico bene mi è stato pignorato”. Lo stipendio di un lavoratore povero basta per l’affitto, per le bollette. Resta fuori il cibo. Anche Louis si è deciso a varcare la porta dei “Restos du Coeur” l’associazione per la distribuzione di pasti ai poveri. Quando nel 1985 il celebre umorista Coluche creò i “Restos du Coeur”, non poteva immaginare l’aumento esponenziale dei bisognosi. La campagna d’inverno 2013-2014 è iniziata con il triste record di più di un milione di iscritti. Nel frattempo Louis ha finalmente trovato un lavoro simile a quello di prima. “È stato veramente difficile e vivo ancora con la paura del futuro, di un nuovo licenziamento. Guadagno molto meno di quando ero giovane. Cercare lavoro con un curriculum con ben due lauree mi ha insegnato a barare al ribasso, se no pensavano che sarei stato troppo caro”. Louis sta risalendo la china ma ha un pensiero fisso: “Lasciare la Francia”. “Dall’Ungheria a Montparnasse per vivere solo sotto una tenda” U n tempo c’erano i clochard. C’erano ancora vent’anni fa. Ricordavano i vagabondi dei tempi bohème di Montmartre e del “Vieux Paris”. Oggi ci sono gli Sdf, i “Senza domicilio fisso”, e non sono la stessa cosa. Una popolazione d’irregolari, di cui un quinto sono bambini. I dati ufficiali dicono che dal 2001 i senza tetto in Francia sono aumentati del 50%, passando da 86.000 a Laszlo, ungherese: “Non ci riconoscono niente, perché non abbiamo un indirizzo da dare... ma la polizia ci lascia stare” 145.000. Ma la realtà è probabilmente peggiore. Non c’è bisogno di censimenti per vedere, nella sola Parigi, quanto il fenomeno sia aumentato. Si incontrano ad ogni angolo di strada, si vedono materassi piegati, si vedono le tende. Ci sarà dentro qualcuno? Ci sarà ancora domani o saranno stati spostati su ordine della prefettura? Le azioni di forza sembrano diminuite, ma come dimenticare il 15 dicembre 2007 quando l’associazione “Les enfants de Don Quichotte” ed alcuni Sdf avevano piantato le tende lungo la Senna ed erano stati violentemente respinti dalla polizia? Da allora le tende ad igloo fornite dalle asso- ciazioni caritatevoli sono usate da molti, ma c’è chi vive ancora sopra i cartoni con un sacco a pelo. C’è chi ha perso ogni speranza, chi soffre di malattie mentali, chi si è perso nei fondi di troppe bottiglie. Gli Sdf si sono divisi in comunità urbane di diverso tipo, ognuna con i propri codici. Prima vivevano da soli ora hanno la tendenza a raggrupparsi. Forse per insicurezza e solitudine. Dieci anni fa Christian ha preso posto con il suo materasso vicino a Montparnasse. Poi ha aggiunto una tenda. Il caso ha voluto che il Comune costruisse proprio lì a fianco un gabinetto pubblico. Due anni fa è apparsa una seconda tenda. Ora sono tre. Christian è gentile ma burbero, non vuole raccontare la sua storia. Laszlo, un ungherese, parla un po’. Forse perché siamo piaciuti al suo cane, forse perché parla italiano. “Dall’Ungheria sono arrivato in Italia, a Roma, e poi in Toscana- dice-. Ho lavorato nelle costruzioni, poi sono andato a nord e ora qui a Parigi. Voglio solo lavorare, anche i miei amici. Cerchiamo sempre, abbiamo i documenti”. Un suo compagno li fa vedere. È vero. “Non abbiamo diritto a niente perché non abbiamo un indirizzo da dare, ma la polizia ci lascia stare”. Quel piccolo accampamento che può sembrare inquietante ai passanti che accelerano il passo, guardando dall’altra parte, per loro è il solo posto accogliente. 34 LE Dado vegetale RICE Lavare 1 zucchina, 1 carota, 200 g di zucca, 1 cipolla, 200 g di sedano, 5 pomodorini, 1 spicchio d’aglio, del prezzemolo e del basilico. Asciugare e tagliare a pezzetti. Pesare TTE tra virgolette per regolarsi con il sale da aggiungere (dovrà essere 1/3 del peso delle verdure). Mettere 2 cucchiai di olio nella pentola, aggiungere le verdure, coprire e cuocere 10 minuti. Aggiungere il sale, mescolare, e cuocere le verdure coperte per 1 ora. Frullare. Cuocere per 20 minuti. Versare in una teglia ricoperta di carta alluminio e dare una forma rettangolare. Tagliare a cubetti e una volta raffreddato, mettere in freezer a rassodare. Staccare i dadi vegetali delicatamente e riporli in un contenitore di plastica da conservare in freezer. Quell’alchimista tra le pentole chiamato “saucier” L e basi in cucina sono come le regole della sintassi in una lingua. Strutture fondamentali senza le quali si può bofonchiare, parlottare, balbettare. Ma ci si ferma sempre al di sotto del messaggio. E tocca all’interlocutore mettere insieme il discorso, immaginare i pezzi che mancano e ricostruire il senso delle frasi. Lo stesso accade quando prepariamo una salsa per l’arrosto di carne senza sapere l’abc dei fondi. Oppure quando facciamo un risotto e al posto di un buon brodo ricco e intenso aggiungiamo un misurino di estratti di carne e dell’acqua bollente. Eppure la storia ce lo insegna, quando il dado è tratto diventa difficile tornare sui propri passi. E allora hai voglia di aggiungere burro e parmigiano per aggraziare il tutto. Le cose si complicano ulteriormente se si vuole fare un ristretto pensando che sia solo una questione di evaporazione. Sarebbe come credere che per poetare basti togliere qualche parola alla prosa. Invece no, per un ristretto di vino rosso bisogna maneggiare con sapienza burro, farina, brodo, cipolla, timo, sale e alloro. Facendoli entrare in un unico racconto gastronomico. Francesi e cinesi lo sanno molto meglio dei popoli mediterranei che sono storicamente refrattari a intingoli e salsine. Fatta eccezione per la salsa di pomodoro che eccita irresistibilmente le papille made in Sud. Ma si tratta di un partito preso ingiustificato. Perché quella del saucier è una vera è propria alchimia. Il grande chef Auguste Escoffier riusciva a inventare le salse a tavolino, armonizzando gusti primari e secondari, periodi principali e subordinate, come un Balzac della cucina. La sua démi-glace au boeuf è da manuale. In Le Guide culinaire. Aide mémoire de cuisine pratique, pubblicato nel 1903, il maestro della cucina classica francese, racconta tutti i suoi segreti. In ogni caso la regola aurea per una démi-glace degna di questo nome è che prima si prepara un sontuoso brodo di carne e ossa. Poi una salsa bruna, o spagnola. Infine si uniscono le due preparazioni in proporzioni rigorosamente uguali. E a fiamma lenta si riduce il tutto alla metà. Perché gli ingredienti, proprio come le parole, vanno soppesati, misurati, calibrati. Insomma articolati, e non semplicemente associati. È così che la gastronomia diventa arte. di CAROLINA Ingredienti per 4 persone - 700 g di carne (di cui una coscia di gallina e il resto di manzo) - 3 carote medie - 2 coste di sedano - 1 patata - 2 cipolle piccole - qualche crosta di parmigiano - 2,5 l d’acqua - sale - pepe Brodo di carne ELISABETTA MORO LA RI ETTA oltreilcibo Nelle salse la grammatica della cucina. Gli ingredienti, come le parole, vanno soppesati, misurati e ben calibrati Adagiare la carne sul fondo della pentola, salare e pepare, aggiungere le croste di parmigiano e ricoprire con l'acqua. Chiudere la pentola a pressione e cuocere per 20 minuti da quando inizia a fischiare, abbassando la fiamma al minimo. Far sfiatare la pentola e quando tutto il vapore sarà uscito aprire e aggiungere le carote, il sedano, le cipolle e la patata. Richiudere, portare di nuovo a pressione e cuocere per altri 20 minuti dal fischio, sempre abbassando al minimo la fiamma. Far di nuovo uscire il vapore, aprire la pentola, togliere le verdure e assaggiare il brodo. Se manca del sale aggiungere e continuare la cottura finché il brodo sarà ben saporito. Quando il brodo sarà pronto, spegnere e far raffreddare. Quando sarà completamente freddo, metterlo in una casseruola capiente e riporre in frigo: questo farà si che il grasso del brodo si solidifichi sulla superficie. Con una schiumarola togliere delicatamente lo strato di grasso. Filtrare il brodo con un colino ricoperto di carta scottex. $% +’&’ <HH=3 ’ ()" $ " ( ,.761; 1.7 H:=HC .7 CB=HC=CH<4 <::=3 C::=3 !;9 /D;9; #.7.FG *B 8696 E56A2 8>7 *3,D@* / *G-2.-=2D"!$"D%+)D,:9#:D$)+ / #>F>0-<3B- 51J <37-@:H3; 0>= 4;-C8 &"! / +083B<> F-FF:;3 +G@3B ’(&"! 61JA/ )B>03CC>B3 ? $%I !G-; >B3 ’’ "1/5,4:-6 1+,0 8>7 3D-D*3 # " ’%$* +6/,+946- 5-6 72+695.43- 8>7 *3D;,3 # " #$(!&(&%$# +6/,+946- 5-6 2+,,./3+ 2/,64 )’ 8>7 **@:5? ! 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Somalia max 0-9 “C 8 8 8 min 40-49 90-100 Fonte: Transparency International La “bella politica” si mischia e affoga nell’affarismo Keystone Il caso Schneider-Ammann incrina ancora una volta la credibilità del Consiglio federale e delle istituzioni omunque vada Johann Schneider-Ammann è da considerarsi un’anatra zoppa”. Secondo Pierre Rusconi, deputato al Nazionale per l’Udc, le recenti vicende del ministro dell’Economia - che in passato a capo del gruppo Amman avrebbe “parcheggiato” denaro in paradisi fiscali per pagare meno imposte evidenziano un problema etico. “Troppo facile predicare bene dopo aver razzolato male - dice Rusconi -. Un politico non può comportarsi come un qualsiasi uomo d’affari. Non può fare il “furbetto” e l’uomo di Stato. È il prezzo che da noi si chiede alla politica. Se poi dovesse aver commesso delle infrazioni, allora le dimissioni sarebbero doverose e immediate”. Sarcastico il deputato Lorenzo Quadri, Lega: “È un classico esempio di buon governo Plr a livello federale: il susseguirsi di indiscrezioni sulle sue vicende imprenditoriali lo pongono in una situazione estremamente delicata. Credo che dovrebbe cominciare a pensare ad un ritiro”. Marina Carobbio, consigliere nazionale ps, sottolinea l’aspetto della credibilità politica: “Si pone certamente, oltre al problema eticomorale, un problema di credibilità. È assolutamente inammissibile che la sua impresa tramite società bucalettere, per quanto Ti-Press Hanno detto PIERRE RUSCONI LORENZO QUADRI MARINA CAROBBIO FABIO ABATE MARCO ROMANO Troppo facile predicare bene dopo aver razzolato male. Un politico non può comportarsi come un qualsiasi uomo d’affari Siamo di fronte ad un classico esempio di buon governo a livello federale del Plr. Dovrebbe iniziare a pensare al suo ritiro C’è un problema di credibilità per il consigliere federale. Etico e morale. Dovrebbe rispondere di quanto successo e fugare ogni dubbio Se le autorità fiscali non hanno sollevato obiezioni e aperto procedure, non vedo dove stiano queste irregolarità. Quanto all’opportunità... Mi pare stia predominando una cultura del sospetto a prescindere. Se risultasse colpevole allora le dimissioni sarebbero inevitabili FRANCO ZANTONELLI L e acrobazie finanziarie offshore del ministro dell’Economia rischiano di mettere fine, anzitempo, alla sua carriera politica. Forse Johann Schneider-Ammann non sarà costretto a dimettersi come fu il caso, una trentina d’anni fa, per Elisabeth Kopp, però l’ipotesi che il Partito liberale radicale non lo ripresenti, per un nuovo mandato, nel 2015, non appare infondata. Intanto, mentre i suoi lo difendono, una consigliera nazionale socialista bernese, Margret Kiener Nellen, ha chiesto che lasci la carica anzitempo. “La sua credibilità - ha tuonato la parlamentare - è a pezzi e, di conseguenza, non può rimanere in Consiglio federale”. “E dire - ha rincaratoMargret Kiener Nellenche quando venne eletto in Consiglio federale votai per lui”. Per il momento, pur se autorevole, è una voce fuori dal coro la sua. “Meglio attendere che l’inchiesta faccia il suo corso”, l’opinione di un altro socialista del canton Berna, il combattivo sindacalista, Corrado Pardini. Secondo il fisco bernese ilministro non ha violato le leggi, ma da sinistra si chiede un’inchiesta indipendente. Il caso Amman ripropone ancora una volta il pericolo della vischiosa commistione tra affari e politica. O, peggio, della corruzione come è successo proprio nel Dipartimento del ministro plr con lo scandalo della Segreteria di Stato dell’economia per i mandati di favore, e a prezzi gonfiati, ad una azienda di sistemi informatici. Un rischio quello della corruzione che i politici federali e l’amminiKIENER NELLEN E PARDINI Qui sopra, il consigliere nazionale socialista bernese, Margret Kiener Nellen e il sindacalista Corrado Pardini strazione centrale sembrano aver sottovalutato in questi anni, sebbene la percezione del fenomeno (vedi infografia) in Svizzera sia molto elevata. Intanto, i liberali-radicali fanno quadrato attorno al loro ministro . “Il gruppo Ammann ha dichiarato il vice-presidente del partito, Christian Lüscher - si è sempre comportato in modo trasparente, con le autorità fiscali. I soldi riportati in Svizzera, nel 2007 e nel 2009, sono stati reinvestiti nell’azienda, a vantaggio del suo sviluppo e delle 1300 persone che vi lavorano”. Comunque sia, va detto che, in questa particolare fase politica, mentre i partiti trattengono il respiro, in attesa dell’esito del voto sull’iniziativa popola- IPRECEDENTI Da Paul Chaudet a Marina Masoni i ministri inciampati su soldi e fisco I l caso Schneider Ammann non è uniconella politica federale. Nella storia più o meno recente può contare su due illustri precedenti. Pur trattandosi di tre storie differenti, tutte hanno un minimo comune denominatore: affari poco chari, legalità e opportunità politica. Il primo caso, che risale al 1966, riguarda l’allora consigliere federale radicale Paul Chaudet ed è passato alla storia nazionale come “L’affare dei Mirages”, gli aerei da guerra che si rivelarono essere più cari di quanto previsto. I sospetti di possibili tangenti? Chissa? Fatto sta che, basandosi sulle conclusioni della commissione parlamentare d’inchiesta presieduta da Kurt Furgler (poi nel Governo federale dal 1972 al 1986), i radicali rinunciarono a presentare il ministro come vicepresidente del Consiglio federale. Perciò Chaudet decide di andarsene alla fine di quell’anno. Nel 1989 è il turno di Elisabeth Kopp. La prima a donna a sedere nella stanza dei bottoni a Berna, commette un’imprudenza che le costerà cara. Venuta a conoscenza dell’apertura di un’inchiesta sulla Shakarchi Trading per riciclaggio di denaro sporco, avverte telefonicamente il marito, che era alla testa di questa società. Malgrado venga eletta alla vicepresidenza, all’ inizio del 1989 sotto la pressione mediatica decide di lasciare il suo posto, sospettata di violazione del segreto d’ufficio. Accusa che cadrà l’anno successivo, dopo la decisione del Tribunale federale. Anche in Ticino qualche ministro è inciampato in guai legati al denaro o al fisco. Nel 1960 il consigliere di Stato Tito Tettamantilascia il governo dopo le contestazioni per aver ridotto da 100’000 a 90’000 franchi una multa per evasione fiscale comminata ad un suo conoscente. Stessa sorte tocca nel 1977ad un altro ministro, Fabio Vassalli. Il Credito Svizzero perde 250 milioni di franchi per operazioni non autorizzate effettuate nella filiale di Chiasso, ma riconducibili ad una finanziaria del Liechtenstein, la Texo, con la quale Vassalli negava ogni contatto. Dei documenti provarono invece il contrario, e malgrado i contatti fossero marginali, Vassalli fu costretto a dimettersi. È, invece, di qualche anno fa il caso dell’ex ministro plrt Marina Masoni, travolta dalle polemiche fiscali sulla fondazione di famiglia con sede a Svitto. Nel 2007 perde le elezioni e al suo posto arriva Laura Sadis. o.r. re anti-stranieri, almeno quelli che auspicano la vittoria del no evitano di affondare i colpi contro uno dei ministri che l’hanno maggiormente osteggiata. “Certo è - ha detto non a caso Kiener Nellen - che se avessimo già votato ci sarebbe stato meno ritegno”. Quello che ci si può chiedere, tuttavia, è se lo stesso Consiglio federale che ha intrapreso la difficile via della trasparenza fiscale, nei confronti dei partner internazionali della Svizzera, possa permettere che un suo ministero, oltretutto alla testa di un dipartimento chiave come quello dell’economia, sia appesantito dai sospetti che gravano, attualmente, su Johann Schneider-Ammann. “Se l’inchiesta confermerà che il ministro dell’Economia ha compiuto delle operazioni fiscali moralmente riprovevoli, la credibilità dell’intero governo sarà sicuramente indebolita nei numerosi negoziati internazionali sulla fiscalità”- afferma l’economista Sergio Rossi, docente all’Università di Friburgo-. Questo nonostante che le diverse trattative siano condotte dal ministro delle Finanze, Eveline Widmer-Schlumpf”. Rossi che ha avuto occasione di incontrare Schneider-Ammann ha una opinione su questa vicenda: “Non mi ha affatto sorpreso, perché ho l’impressione che egli abbia più la forma mentis dell’imprenditore che quella dello statista, come erano invece i suoi colleghi di partito Delamuraz e Couchepin”. Al di là di quanto successo in quelle società di Jersey e Lussemburgo, a mettere in seria difficoltà il ministro dell’economia contribuisce pure il sospetto, tutto da verificare, di violazione dell’embargo statunitense verso l’Iran, da parte del gruppo Schneider-Ammann. Con Washington, infatti, e le banche elvetiche lo hanno scoperto a proprie spese, c’è poco da scherzare. SERGIO ROSSI Qui sopra l’economista Sergio Rossi docente all’Università di Friburgo sia una pratica diffusa e tollerata, abbia sottratto ingenti mezzi finanziari all’ente pubblico. Ciò mostra ancora una volta come la prassi diffusa di creare società offshore per non pagare imposte sia inaccettabile”. Marco Romano, deputato ppd, consiglia invece prudenza. “Mi pare stia predominando una cultura del sospetto a prescindere - dice al Caffè -, se risultasse colpevole allora certo sono inevitabili le dimissioni. Ma al momento aspettiamo l’esito delle indagini e non seguiamo le indiscrezioni giornalistiche che denotano anche un certo atteggiamento autolesionistico”. Il Plr, intanto, condanna la strumentalizzazione politica del caso. Per il senatore Fabio Abate allo stato attuale dei fatti conosciuti, non si può parlare di elusione fiscale: “Ricordo che in Svizzera ognuno è libero di aprire un conto bancario dove meglio crede, a condizione che si dichiari fino all’ultimo centesimo quanto depositato - dice -. È il fisco che deve accertare eventuali irregolarità. Se le autorità fiscali non hanno sollevato obiezioni e aperto procedure, non vedo dove stiano queste irregolarità”. Posizione in linea con quella del Plr, secondo cui non si pone una questione politica, perché quando era un imprenditore l’attuale ministro ha agito correttamente e in conformità della legge. “Dal profilo dell’opportunità si può disquisire per anni - conclude Abate -, ma ricordo che ogni svizzero nella sua dichiarazione fiscale usa tutti gli strumenti a disposizione, ovvero le deduzioni, per ottenere un imponibile più basso possibile”. c.m. Team Ticino… si riparte per nuove sfide Interviste raccolte da Ugo Morselli Poche le vacanze anche per le varie squadre del Team Ticino. A metà gennaio tutte hanno ripreso con gli allenamenti per prepararsi al meglio in vista del girone di ritorno. Abbiamo avvicinato i vari tecnici, per tastare il polso delle varie “selezioni”, con uno sguardo sul recente passato e naturalmente in ottica futura, chiedendo anche un loro piccolo pensiero sulla vicenda legata all’AC Bellinzona. Le 5 domande poste ai tecnici: Un tuo giudizio sull’andamento del girone d’andata Punti positivi e negativi Come pensi di impostare la preparazione per il girone di ritorno? Obiettivi per questa seconda fase del campionato AC Bellinzona…un tuo pensiero? Team Ticino U16 Un tuo giudizio sull’andamento del girone d’andata Siamo molto soddisfatti della crescita dei ragazzi che quest’anno hanno fatto il salto di qualità, provenendo dalle diverse u15 regionali ( Lugano, Mendrisiotto e Sopraceneri). Su 60 ragazzi, ne abbiamo scelti 24, creando la squadra. Inizialmente si tratta di un duro lavoro di amalgama, di creare il giusto spirito, di capire i vari meccanismi, ma il gruppo, alla fine ha dato molte soddisfazioni. Punti positivi e negativi Partendo dai punti negativi, in certe partite non siamo stati sempre bravi a mettere in pratica quanto fatto in allenamento. L’aspetto positivo l’enorme impegno profuso da tutti. A parte il Basilea e il GC, che sono nettamente le più forti, ce la siamo giocate con tutte, possiamo sicuramente progredire, ma la strada scelta è quella giusta. Come pensi di impostare la preparazione per il girone di ritorno? Siamo ripartiti il 13 gennaio e affronteremo 6 settimane di duri allenamenti. Quest’anno abbiamo deciso di non fare il consueto ritiro. Lo stesso aveva sempre luogo nella settimana di carnevale, ma quest’anno cade inizio marzo ed è troppo tardi. A Pasqua andremo a fare uno stage a Manchester, giocando con la U16 dell’United e visitando il loro centro di formazione. Nello specifico, si va ad aumentare i carichi di lavoro. Obiettivi per questa seconda fase del campionato In Coppa Svizzera siamo ancora in corsa, in semifinale incontreremo il Basilea, sarà durissima, ma in una partita unica potremo anche trovare la sorpresa. Personalmente il mio obiettivo, farli nuovamente crescere. AC Bellinzona…un tuo pensiero? Sono dispiaciuto, penso sia il pensiero di tutti noi. Giocare contro il Bellinzona era sempre uno stimolo incredibile. Un vero peccato, una sensazione di vuoto…. Alessandro Minelli Allenatore Team Ticino U17 Alessandro Mangiaratti Allenatore Un tuo giudizio sull’andamento del girone d’andata Generalmente un campionato discreto, abbiamo raccolto meno di quello auspicato, dovuti ad alcuni dettagli non rispettati. Però non siamo inferiori a nessuno, ma a questo livello gli errori si pagano a caro prezzo, potevamo fare qualche punticino in più. Punti positivi e negativi Sicuramente il “gruppo” è quello che ha dato maggiore soddisfazioni, la gran voglia di lavorare. Da migliorare i cali di tensione, maggior concentrazione e qualche disattenzione di troppo. Come pensi di impostare la preparazione per il girone di ritorno? Abbiamo iniziato con gli allenamenti a metà gennaio, con una preparazione molto lunga di circa 8 settimane. Potremo lavorare senza pressione, con una o due partite amichevoli per settimana, curando molto i dettagli. Obiettivi per questa seconda fase del campionato Dobbiamo migliorare, soprattutto individualmente, conto di conquistare qual- che vittoria, anche di prestigio. Ma siamo in fase di formazione, non solo la classifica che conta, ma portare il maggior numero di giocatori nella U18. AC Bellinzona…un tuo pensiero? Fa molto male vedere la fine che ha fatto la mia ex squadra. Sono sincero, in tempi non sospetti avevo dei brutti presentimenti….. Team Ticino U18 Un tuo giudizio sull’andamento del girone d’andata Il girone di andata è stato positivo per la squadra U18. I risultati collettivi, ma soprattutto quelli individuali sono buoni e il lavoro svolto dai ragazzi e dallo staff è enorme. Grazie a tutta questa energia penso che in futuro, qualche giocatore potrà continuare la sua formazione e raggiungere obiettivi importanti. Punti positivi e negativi Un aspetto positivo è la qualità del gioco espresso dalla squadra. I giocatore cercano continuamente di applicare alla lettera in campo, quanto viene proposto fai tecnici con molta voglia di progredire. Singolarmente, i giocatori stanno cre- scendo anche dal punto di vista mentale, aspetto fondamentale in questo momento della loro carriera. Una carriera non si improvvisa, È mancata però una vittoria contro una delle squadre più forti (Basilea, GC, Young Boys), partite sempre molto tirate, ma alla fine con esito negativo per noi. Come pensi di impostare la preparazione per il girone di ritorno? La preparazione per il girone di ritorno è sempre basata sulla progressione dei singoli giocatori. In questo periodo, il lavoro fisico, di forza in particolare, viene curato minuziosamente. Si tratta di una fase di sviluppo importante e la pausa permette di concentrarsi su questo aspetto, senza aver le partite di campionato a fine settimana. Un obiettivo è anche di valutare i ragazzi per poter decidere a fine campionato chi potrà continuare il proprio percorso nel calcio d'élite giovanile. La piramide si stringe ogni anno e solo i più pronti e motivati potranno continuare Obiettivi per questa seconda fase del campionato A livello collettivo, si cercherà nel girone di ritorno a ribadire risultati ottenuti nell'andata. Sarebbe bello riuscire di raccogliere qualche punto contro le migliori squadre della Svizzera. Individualmente, si cercherà di portare un buon numero di giocatori pronti per passare nella U21. Naturalmente il Torneo di Pasqua a Bellinzona è un avvenimento speciale e atteso. AC Bellinzona…un tuo pensiero? Sono arrivato in Ticino, a Bellinzona, dove ho vissuto delle belle esperienze, conoscendo molte persone. Spiace constatare come una società può passare velocemente da un estremo all'altro. I tifosi, la popolazione di Bellinzona, ma anche del Ticino, meriterebbe di poter assistere alle partite di Super League in uno stadio moderno. La passione che esiste per il calcio in questo Cantone, non è paragonabile con quella del resto della Svizzera, spero quindi che un giorno (non troppo distante) ci sia questa possibilità. Vincent Cavin Resp. Tecnico Team Ticino U21 Carlo “Cao” Ortelli Allenatore Sponsor principale Altri Sponsor Un tuo giudizio sull’andamento del girone d’andata È stato un girone d’andata positivo per quanto concerne quello dimostrato in campo. Siamo stati in grado di mettere in difficoltà qualsiasi avversario incontrato. L’unico rammarico è quello che non siamo riusciti a dare continuità alle nostre prestazioni. Ma la vita della Under 21, è diversa. Siamo sempre confrontati con molti cambiamenti, tante volte 5 o 6 avvicendamenti, da una partita all’altra. Punti positivi e negativi I 19 punti raccolti sono un discreto “raccolto”, peccato l’obiettivo era quello di arrivare ai 20 punti. Possiamo lavorare con un gruppo motivato, che ci segue sempre con molta attenzione. Dobbiamo migliorare nelle cose semplici e mirare sempre al massimo Come pensi di impostare la prepara- zione per il girone di ritorno? Dopo un mese di pausa, al 14 gennaio siamo tornati sul campo. Rimaniamo per tutta la durata della preparazione a Tenero. Dall’altro canto le strutture sono ottime e i due lunghi mesi di approccio al campionato dovranno essere ottimali. Obiettivi per questa seconda fase del campionato Dobbiamo tenere un profilo basso, per noi la salvezza è di primaria importanza, Partner quindi iniziare con il piede giusto e mettersi al riparo da qualsiasi evenienza. Mi ripeto, viviamo in un contesto particolare, dettato anche da cosa ci arriva dalle squadre di CL. AC Bellinzona…un tuo pensiero? Il fallimento del Bellinzona non ha toccato la nostra squadra. Abbiamo preso atto di quanto successo. Una grossa delusione per tutto il movimento calcistico ticinese e svizzero . Sponsor tecnici IL CAFFÈ 9 febbraio 2014 37 tra C inquanta sfumature di bianco. Tante ne ha provate, lavorando con il direttore della fotografia Emmanuel Lubetzki, la costumista di “Gravity” Jany Temine. Una era troppo grigia, un’altra troppo beige, il bianco giusto per le riprese nello spazio profondo era inadatto alle riprese dentro la navicella (o quel che ne rimane dopo l’incidente con la tempesta di detriti). Sembra facile disegnare una tuta spaziale, perché va schizzata e fabbricata, non si può risolvere la faccenda andando alla Nasa e prendendone qualcuna in prestito. Le vere divise degli astronauti, spiega Jany Temine, addosso agli attori fanno l’effetto “Teletubbies”, i pupazzetti colorati e grassocci che saltellano nella più famosa serie della Bbc destinata ai bambini. Il 3D complicava ancor di più la faccenda, e c’era il problema della biancheria. Non si poteva certo far uscire Sandra Bullock dallo scafandro con il necessario pannolone. Quindi il completino gareggia in spartana eleganza con quello sfoggiato da Sigourney Weaver alla fine del primo “Alien”. L’attrice, alla prima prova costumi, aveva avvertito: “Farò molta palestra, il mio corpo diventerà muscoloso”. Promessa mantenuta, fa notare Jany Temi- schermi MARIAROSA MANCUSO Tute Adidas, pellicce, scafandri spaziali... il costume fa Oscar ne (che vanta 40 anni di esperienza, ha disegnato le divise scolastiche di Harry Potter e le palandrane dei maghi, e ha lavorato su “Skyfall”): in effetti l’ingegnera ha un fisico da urlo. Risultato: 10 nomination all’Oscar, 90 candidature ai più vari premi che si assegnano nel vasto mondo dei cinema, e nessuna per i costumi. I giurati dell’Oscar preferiscono i film d’epoca. La statuetta andrà al miglior broccato, al miglior taffetà, alle migliori paillettes o al miglior costume da bagno all’uncinetto (ne sfoggia uno stupendo Amy Adams in “American Hustle” di David O’ Russell). Magari al trionfo di camicie bianche e di abiti da lavoro nei campi di cotone disegnati dall’ottantenne costumista Patricia Norris per “12 anni” schiavo di Steve McQueen. I film contemporanei, peggio GRAVITY Eleganza spartana per Sandra Bullock nel film di Alfonso Cuarón libri virgolette MARCO BAZZI che mai i film di fantascienza, hanno scarse possibilità di farsi notare. A meno che non siano firmati da Wes Anderson, che nei “Magnifici Tenenbaum” identifica i personaggi con il loro armadio: tuta Adidas rossa per Ben Stiller, pelliccia di visone per Gwyneth Paltrow. Il volpacchiotto gentiluomo “Mr Fox”, I film contemporanei e quelli di fantascienza, non sono notati dalle giurie GLI ITALIANI NON SONO PIGRI Barbara Serra nella pellicola di animazione, aveva un completo gemello del velluto rigato beige che il regista ha addosso in tutte le fotografie. Il prossimo film, “The Grand Budapest Hotel” (apre la Berlinale il 6 febbraio) è ambientato in un lussuoso albergo di inizio novecento. Già le divise dei fattorini, viste nel trailer, sono un incanto. L’altra informazione vista da Al Jazeera B arbara Serra è dal 2006 una delle conduttrici del telegiornale di Al Jazeera English. Nata a Milano da genitori italiani, ha studiato a Londra, dove vive, e ha iniziato la carriera giornalistica alla Bbc. Poi ha fatto una scelta “radicale”: quella di passare a un network che molti occidentali guardano con sospetto, al Jazeera, appunto. Ospite nei giorni scorsi di una conferenza a Lugano, Serra ha pubblicato recentemente un libro, Gli italiani non sono pigri (Garzanti), nel quale oltre a episodi della sua vita da “italiana all’estero” racconta anche la sua scelta professionale. “Sicuramente, gran parte degli italiani non ha visto i famigerati filmati di Bin Laden su Al Jazeera, ma sulla Rai o su Mediaset - scrive -. Se si accusa Al Jazeera di aver fatto da portavoce ai terroristi, l’accusa si dovrebbe estendere a tutti i canali che hanno rimandato in onda quei filmati”. Barbara Serra difende l’indipendenza e la qualità del giornalismo di Al Jazeera e lo fa partendo dalla sua esperienza. “Essendo l’unico grande canale all-news fuori dall’Occidente (Doha invece che Londra, New York o Atlanta) cerchiamo di vedere il mondo non solo con occhi occidentali”. E a chi sostiene che Al Jazeera sia il megafono dello stato del Qatar, che la finanzia, replica: “Se mai lo diventassimo, perderemmo il rispetto dei nostri telespettatori fino a diventare irrilevanti”. Quando ha deciso di lavorare per Al Jazeera, la giornalista qualche problema se l’è posto. “Avevo fatto estese ricerche, sfatando certi miti (per esempio, che Al Jazeera avesse mostrato video di esecuzioni di gruppi terroristici, cosa mai successa), ma sapevo che nell’istante in cui il mio volto fosse apparso su Al Jazeera, tutte quelle associazioni avrebbero incluso anche me. Per sempre”. Serra trova “enormemente fuorviante l’uso generalizzato di termini come mondo arabo e mondo occidentale”. Ci sono trecento milioni di persone nei Paesi arabi, spiega, che forse hanno in comune solo la lingua, parlata comunque in vari dialetti e accenti di ogni regione. “Credere che le popolazioni arabe la pensino tutte alla stessa maniera è tanto assurdo quanto credere che gli italiani siano tutti uguali”. Bellinzona centro Afittasi ufici e appartamenti di prestigio lacalla.ch Consulca: 091 821 12 62 Stazione FFS Nuovo svincolo autostradale Palazzo del Governo Tribunale federale Nuova fermata ferroviaria Locarno-Muralto, affittasi da subito o data da convenire, spazioso ( -/ ,/ +#, ( +*(# +*-’.’*)F appart. 2½ loc. al 5° piano con stupenda vista lago, doppi serv., balcone coperto, piscina-fitness, locale dep., garage int. a Fr. 1’350.- + spese. Tel. 079 250 66 63 %G3J@H6 9J@5>9JJ9 795DG3J@M9 )LG4KG=G@C= !>3AA9C=9 79A M3ADG9 7@ $GF E;OOF:F Vendesi a Brione s/ Minusio, zona molto tranquilla e soleggiata. Pochi metri dalla fermata dell’autobus. Accesso diretto. PICCOLO RUSTICO CON PERMESSO DI COSTRUZIONE Superficie abitabile attuale ca. 30 m2 + grande spazio esterno, cantina per vino e bosco privato. Attacchi elettricità e acqua presenti. Prezzo CHF 130'000.Interessati rivolgersi a: 091 756 24 08 MAROCCO 1’595.- dal 24 aprile al 1 maggio per persona in camera doppia A meno di 5 ore di volo dall’Europa centrale si entra in un altro mondo - il Magreb el Aqsa (estremo occidente) che é il nome arabo per il Marocco. Il Marocco è una meta turistica affascinante, una terra di straordinaria diversità paesaggistica e culturale sulla soglia tra oriente e occidente. Ci sono deserti infiniti e montagne di oltre 4000 metri di altezza, insediamenti berberi medievali e suq traboccanti di vita, monumenti imponenti e artigianato tradizionale. Come imperiali o regali vengono definite queste quattro città: Fes, Marrakech, Meknes e Rabat. Ognuna di esse era un tempo capitale di una delle grandi dinastie del paese. l loro rispettivi governatori costruirono le capitali in modo molto sontuoso e maestoso ed è per questo motivo che sono ancora oggi tra le più importanti attrazioni turistiche del Marocco. -#,’# -+#!’(# 1,2 -.’ <N< )0, /,%,’)% !&((#)%# +,.’,# " $,F <; EOOF:F %I-QND J4KN- >C/DAA-N- -A N4JJ4CDG %4 4N>/<4NN4 24/DJ-N>S4 KDCD >C/DAA-N4 -AA- /-JJDTT4J>-G DK? A- CQDS- +(, )*$ 2> /-K- )Q.-JQ /DCHQ>KN- A- FDA4 FDK>N>DC C4> /QDJ> 24:A> -FF-KK>DC-N> 2> -QNDBD.>A>KBDG HQ-NNJD D />CHQ4 FDJN4G OUU /-S-AA> N4CQN> KDNND /DCNJDAAD 2-AA- NJ-T>DC4 >CN4:J-A4 F4JB-C4CN4 K>BB4NJ>/-G QC FJ4TTD /<4 HQ-K> C4KKQCD J>4K/4 - .-NN4J4G ’J- /DC 4N>/<4NN4 24/DJ-N>S4 :J-NQ>N4 /<4 J4C2DCD -C/DJ- F>R 2>C-B>/- A- F>R 2>C-B>/- 2> NQNN4 A4 )Q.-JQG &D24AAD J-67:QJ-ND0 +(, )*$ PG8* +! )FDJN1 /-B.>D B-CQ-A41 9 FDJN41 /-N4:DJ>- 2> 467/>4CT- 4C4J:4= N>/- #1 4B>KK>DC> 2> ’P P9O :L@B1 /DCKQBD C4A />/AD B>KND 2> EU18 A LEUU @B1 "JG 98 EUUG5G $@CD 37 9H3KG@? B9CJD 79AA9 H5DGJ9F SAN PIETROBURGO ’’’#%& $&#!" ’( &( ’N7PP0E* ’. 3G43 ’*20;O79. K09C QHL G11 1< QQC !=;,0FF7=;*E7 ’M+*EM- LQQ ,7E,*C OOOC:M9K790*F0C,6C %E0PP= ;0KK= ,=;F7597*K= ;=; N7;,=9*;K0. 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Palazzi barocchi, ampi viali, belle piazze e stupendi parchi rendono San Pietroburgo una perla mondiale di architettura. Si lasci ispirare dal centro storico della città e dal palazzo d'inverno; passeggi nella famosissima Prospettiva Nevsky e ammiri l’unica cattedrale di Sant'lsacco. La ricchezza di tesori artistici e culturali di San Pietroburgo è particolarmente evidente nell’Ermitage, uno dei musei più importanti del mondo. Se vuole camminare sui sentieri della storia può visitare la Fortezza di San Pietro e Paolo. Una gita a Pushkin la porterà al magnifico palazzo di Caterina. Queste e molte altre attrazioni promettono un viaggio pieno di meraviglie, un viaggio che la awicinerà all’arte russa come alla cultura, alla storia e al modo di vivere di questa straordinaria e versatile città. Monuments Men Ispirato alla storia vera della più grande caccia al tesoro di tutti i tempi, Monuments Men segue la vicenda, durante la Seconda Guerra mondiale, di un singolare plotone istituito dal Presidente Roosevelt con il compito di recarsi in Germania e recuperare i capolavori artistici trafugati dai nazisti per poterli restituire ai proprietari. La missione appare impossibile: le opere d’arte si trovano dietro le linee nemiche e, con la caduta del Reich, l’esercito tedesco ha ricevuto l’ordine di distruggere tutto. Come può il plotone, composto da sette uomini più avvezzi a maneggiare opere di Michelangelo che non M-1, sperare di riuscire nell’impresa? Ma quando i “Monuments Men” si trovano coinvolti in una gara contro il tempo per evitare la distruzione di 1000 anni di cultura, tutti mettono in gioco la loro vita per proteggere e difendere i grandi tesori dell’umanità. Regia di George Clooney Cast: George Clooney, Matt Damon, Cate Blanchett © 2014 Twentieth Century Fox Film Corporation. All Rights Reserved Al cinema dal 13 febbraio LEGGI COSÌ IL FUTURO su tutti gli smartphone e i tablet www.monumentsmen.it CHIASSO - CATHERINE Elegante fotomodella inglese Servizio personale intimo Sensualità & discrezione 079 134 40 81, app. privato dal 6 al 10 luglio 30 da anni solo grandi successi Per informazioni e prenotazioni contattare: ASCOLTACI IN STREAMING O SCARICA LE NOSTRE APP. radiostudiostar.com Mondial Tours Piazza Pedrazzini 7a, 6600 Locarno Tel. 091 752 35 20; Fax 091 752 35 18 e-mail: info@mondial-tours.ch Le presenti offerte vengono formulate a nome e per conto di Mondial Tours MT SA, Locarno 39 lenuoveguerre IL CAFFÈ 9 febbraio 2014 La tecnologia Il gioco e la realtà tra virgolette RIOT SCONTRI DI PIAZZA CALL OF DUTY GHOSTS Uscirà entro il 2014 il simulatore di scontri di piazza ispirato ai moti della Primavera araba Nel videogame bellico più venduto al mondo l’attacco agli Usa arriva dai Paesi ricchi di materie prime DEMOCRACY 3 PRIMO MINISTRO Dall’immigrazione agli scontri di piazza fino al precariato, così l’intrattenimento elettronico mescola games digitali e vecchie ideologie Il giocatore, nei panni del premier di un Paese occidentale, deve prendere decisioni su tutto con lo scopo di accontentare gli elettori (ed essere rieletto) PAPERS PLEASE I DOCUMENTI Nei panni di una severissima guardia di confine si affronta in prima persona, a colpi di visti, la complessa questione delle politiche di immigrazione BATTLEFIELD 4 CINA DA PAURA Il genere è quello dello “sparatutto”, ma è la Cina il nuovo nemico nei panni di un generale con un’unica missione: fare scoppiare un conflitto mondiale EZIO ROCCHI BALBI L e nuove guerre, i conflitti interrazziali, il problema dei clandestini immigrati, ma anche la precarietà, la crisi economica e i disordini di piazza. Emergenze che il potere politico si ritrova quotidianamente davanti. E non è facile, anche per un buon statista, venirne a capo. Tutto è più semplice, però, se le stesse questioni si affrontano con il “joypad” in mano. Sì, perchè anche l’arte del governo ha finito per incontrarsi con l’intrattenimento elettronico. Ora la politica si impara anche videogiocando. Mai come oggi, infatti, la produzione (e l’uso) di videogames, anziché ricorrere a fantasiosi canovacci, riproduce la realtà quotidiana. Ed è difficile valutare anche, e fino a che punto, il tutto avvenga all’insegna del politically correct. Ad esempio “Paper please”, il documento per favore, permette di vivere in prima persona la complessa questione delle politiche sull’immigrazione. Anche se il tutto avviene, a colpi di visti, dati biometrici e controllo dell’identita, sul confine di uno Stato un filino totalitario. Forse più esplicito “Riot”, che sembra copiato pari pari da uno dei tanti disordini di piazza in una qualunque metropoli, riprodotto tale e quale come si potrebbe vedere in un tg. Solo che, naturalmente, è interattivo, con la variante che il giocatore può scegliere se stare tra le fila dei dimostranti o tra quelle delle forze dell’ordine in tenuta antisommossa. Basta smanettare online per scoprire che, nello stesso filone e pure gratuitamente, sono scaricabili e videogiocabili i più svariati temi di stretta attualità: dalle condizioni di lavoro in un fast- La politica si impara videogiocando cinese di videogames che sta elaborando, dopo “Segreti della Maggia” un nuovo gioco tratto dal libro di Sebastiano Brocchi -. E non dimentichiamoci i droni, i piccoli velivoli telecomandati, che già danno ad alcuni eserciti la possibilità di intervenire militarmente in qualsiasi angolo del pianeta seduti davanti a una console. Anzi, non è da escludere che a finanziare certi videogames siano gli stessi Stati, i Servizi segreti, interessati poi a sviluppare, con opportune modifiche, strumenti utilizzabili in qualsiasi contesto sociale”. E così “Unmanned” fa scorrere più di un GUERRA D’EROI Le edizioni Corno pubblicano con successo, nel 1965, la serie “Guerra d’eroi” che uscirà per quasi 800 numeri fino al 1984 Stefano Macchi: “Non dimentichiamo i droni e i simulatori di volo, già usati da molti eserciti per intervenire militarmente in ogni Paese” food alla libera diffusione delle armi, dalla libertà sessuale fino allo scandalo della pedofilia nella Santa Sede. Alcuni di essi hanno evidenti presupposti politicosociali, con tanto di guadagno economico. “Cart Life”, ad esempio, simula l’apertura di una piccola attività in piena crisi finanziaria globale. Si può tentare di arrivare alla fine del mese nei panni di una ragazza madre che apre un chiosco, o di un ucraino che deve sbarcare il lunario con un’edicola, o un tipo qualunque che deve sopravvivere vendendo bagel, donuts e ciambelle. Tutto molto realistico, visto che lo stesso programmatore del gioco, Richard Hofmeir, ha vissuto finora da precario facendo mille lavoretti. Insomma, anche i politici si possono allenare per rispondere ai bisogni dei cittadini, dalle difficoltà economiche alla sicurezza, da quelle sanitarie a quelle fiscali. “Ma non c’è da stupirsi, visto che da tempo anche in certi giochi più ‘sparatutto’, quelli bellici come ‘Call Of Duty’ o ‘Battlefield’, i conflitti sono abbinati a politiche economiche ed estere iperrealistiche, dal reperimento di materie prime al posizionamento strategico-territoriale tout court – commenta Stefano Maccarinelli, l’unico ideatore ti- brivido lungo la schiena. Joypad alla mano il giocatore, nel suo anonimo bunker, ha una sola missione: pilotare droni e uccidere persone, individui ben identificati, a migliaia di chilometri di distanza. Certi giochi, poi, sembrano dei veri “simulatori di governo”. Come classificare, infatti, il britannico “Democracy 3” che ti mette nei panni di un premier di un Paese occidentale, invitando a fare tutte le scelte (e sopportandone le conseguenze) al solo fine di essere rieletto? erocchi@caffe.ch Q@EzioRocchiBabil ILDISEGNO La “propaganda bellica a strisce” spiegata da Carboni di Manorfumetto “La guerra era già in formato fumetto” M ezzo secolo fa, quando nemmeno gli scrittori di fantascienza avevano previsto i videogames, la “politica estera” aveva già un valido alleato che mixava abilmente immaginazione e azione: i fumetti. Fumetti di guerra che fino ai primi anni Settanta hanno goduto di un grande successo , da Guerra d’eroi a Super eroica fino a Commandos. Conflitti su carta estinti da tempo. “E già allora, non esplicitamente, erano uno stumento popolare di propaganda politica - ricorda Antonio Carboni, ideatore e patron di Manorfumetto, il massimo esperto di “bande dessinée” del cantone -. Non a caso la migliore produzione era inglese, e s’avvaleva dei più bravi disegnatori sul mercato; non ha caso anche dei grandi come Hugo Pratt ne hanno disegnate alcune di quelle storie che, tra l’altro, erano anche sceneggiate e scritte egregiamente in non pochi casi”. Ma al di là del divertimento e le emozioni che trasmettevano ai lettori quelle vicende belliche che hanno affascinato un’intera generazione nascondevano (si fa per dire) un messaggio ideologico. “Era evidente, soprattutto in quegli anni di guerra fredda, chi erano i vincenti e chi i perdenti, da una parte i buoni e dall’ altra i cattivi - spiega Carboni con un sorriso disincantato -. E i buoni, gli eroi, i valorosi capaci di gesta tanto gloriose quanto nobili erano sempre loro, gli anglo-americani, i marines, i piloti della Raf, i marinai e le truppe del Commonwealth. I cattivi, vili e scorretti, naturalmente i tedeschi e i ‘musi gialli’ giapponesi. Ma solo perché ancora non c’erano i cinesi, se no mettevano subito anche loro tra i cattivi”. Non a caso, infatti, l’attualissimo videogame Battlefield 4, uno “sparatutto” di guerra, fa della Cina il nuovo spauracchio che fa tremare l’America. “Beh, possiamo considerarla ancora propaganda no? - conclude divertito Carboni -. Non così diversa, mezzi digitali a parte, da quel fumetto dell’era fascista, Luciano Serra pilota, affidato a un’ altra star del disegno come Walter Molino, che è diventato pure un film di successo”. SUPER EROICA Avventure belliche di cielo, di terra e di mare con i soldati alleati nella parte fissa dei “buoni” pubblicate dalla casa editrice Editoriale Dardo fra gli anni '60 e gli anni '90 Pagina a cura di GastroSuisse e GastroTicino LARISTORAZIONE & L’ALBERGHERIA Consegnati i diplomi di esercente “Le nozioni e le sensibilità che avete ricevuto e approfondito in questi mesi di preparazione e di formazione vi permetteranno di impostare al meglio la vostra attività, di essere competitivi sia nell’offerta sia nella qualità in un mondo del lavoro sempre più sotto pressione, agguerrito, con- correnziale”. È un passo del discorso tenuto dall’ing. Paolo Colombo, capo Divisione formazione professionale, durante la cerimonia di consegna dei diplomi e attestati, svoltasi alla Scuola Esercenti di GastroTicino. Presenti anche Ermanno De Marchi (presidente Commissione d’esame), Gabriele Beltrami (segretario cantonale GastroTicino), Matteo Righetti e Antonio Petrucci (Swica Ticino). Miglior media: Raffaella Biondelli con il 5.7. Resoconto completo in GastroNews (a fianco). & GastroNews “Juri e Sapuri”, Sicilia a tavola QR-Code Rassegna al Ristorante Botero di Lugano Dopo l’esame cerimonia alla Scuola di GastroTicino Settimana dopo settimana l’analisi di tutti i temi, gli studi, gli argomenti, i problemi e le norme dell’offerta di ristoranti e alberghi. Una pagina indispensabile per gli operatori del settore Nell’accogliente Ristorante Botero a Lugano, Salvatore Scarpa propone sino al 30 marzo la rassegna “Tutto il calore della Sicilia”, con lo chef di casa Maurizio Bregonzi e l’ospite Vito Ribecca del Ristorante “La Lampara” di Sciacca. Tra le specialità l’insalata tiepida di frutti di mare con salsa fredda agli agrumi, la caponata tradizionale, arancini al nero di seppia con salsa di acciuga uvetta e pinoli, pasta con le sarde e mollica tostata, timballo di pasta alla “gattopardo”, zuppetta di pesce con crostini, coniglio alla siciliana con mandorle e miele di zagara, e molti altri ancora. Ottimi i famosi dessert e i vini Mandrarossa, azienda con la quale sarà organizzato un evento unico in Ticino, tutto al femminile. Idoneità Per dare risalto alle notizie dei soci e a quelle che possono incuriosire clienti e lettori, ecco un nuovo sistema di comunicazione. Scaricando con un qualsiasi smartphone un’applicazione per la lettura dei QR-code e facendo la scansione del QR-code che vedete in questo articolo, sarete indirizzati sul sito di GastroTicino. Troverete il simbolo del QR-code e potrete cliccare sulla notizia per leggere questa settimana: > Resoconto completo e foto della consegna dei diplomi di esercente > Informazioni complete sul convegno IVA > La squadra svizzera di pasticceria alla Coppa del Mondo > GLEMotion con i quadri di Serena Maisto e il contest dei risotti > Novità in cucina e rassegna emiliana ai Grappoli di Sessa Scade il termine di legge Ancora un richiamo di GastroTicino per rendere attenti i soci a osservare l’importante scadenza del Il pregiato tartufo nero di Norcia 31 marzo 2014 protagonista alla Locanda Locarnese Attenzione mancano ormai poche settimane alla fatidica data del 31 marzo 2014. Data entro la quale ogni esercizio pubblico dovrà essere in possesso dell’attestato di idoneità rilasciato dal Municipio. Ecco perché GastroTicino torna sull’argomento ancora una volta, invitando i soci a fare le opportune verifiche. Sin dal 2011 GastroTicino si è infatti adoperata per spiegare lo scopo e la portata della data di riferimento del 31 marzo 2014, rendendo attenti tutti gli esercenti in particolare sull’articolo 53 Lear. La nuova Lear (Legge sugli esercizi alberghieri e la ristorazione) è stata spiegata nel dettaglio a tutti i soci alle assemblee cantonali e sezionali, in apposite conferenze pubbliche per i soci sia nel Sopra che nel Sottoceneri, nei corsi organizzati all’uopo, sul nostro organo ufficiale, nelle news-letter e sul sito di GastroTicino. L’articolo 53 ear sancirà definitivamente la fine della vecchia Lep del 1992. La vecchia Lep prevedeva e regolamentava la gerenza, la patente e (in misura minore) il gestore. Questa tricotomia ha portato confusione e oneri amministrativi. Inoltre, la vecchia Lep - come pure cessi dalla legge. In altre parole: la patente decade per legge il 31 marzo 2014 e dal 1° aprile 2014 occorre che il gerente sia in possesso di un’autorizzazione la quale viene rilasciata con la presentazione dei documenti previsti dalla legge, fra cui è annoverato l’attestato di idoneità. Dal 1° aprile 2014 ogni esercizio pubblico aperto senza la necessaria autorizzazione dell’Ufficio del commercio e dei passaporti violerà la legge e potrà essere chiuso seduta stante per ordine delle autorità. GastroTicino è certa che la maggior parte degli esercenti ha nel proprio legittimo interesse già provveduto, d’intesa eventualmente con i proprietari dello stabile, a chiedere e ottenere il certificato di idoneità. Tuttavia, queste brevi riflessioni, in particolare per quei casi che hanno ancora dei dettagli da chiarire, è stato senza dubbio utile. Ad ogni buon conto l’invito, per chi non possiede ancora l’attestazione di idoneità da presentare all’autorità cantonale insieme agli altri documenti richiesti, è quello di iniziare ad affrettarsi. Torneremo ancora sull’argomento. m.g. le precedenti leggi del 1931 e del 1967 - permetteva ai vecchi immobili di mantenere la struttura dello stabile in caso di regolare continuazione dell’attività. Questa sorta di diritto transitorio ha permesso il mantenimento della presenza di stabili fuori norma sotto il profilo della sicurezza e delle leggi nel frattempo entrate in vigore, in particolare quelle legate alla polizia del fuoco e alle norme sulla sicurezza elettrica e sul lavoro. La nuova Lear ha come unico referente il gerente, il quale ha assunto il ruolo centrale che gli si addice. La figura del gestore, per l’Ufficio del commercio e dei passaporti, in pratica non esiste più, come pure il titolare dei diritti reali sul locale (di regola il proprietario). Come è sempre stato spiegato, è il gerente colui che deve presentare i documenti per potere ottenere l’autorizzazione (articolo 8 Lear). Tra i documenti da presentare all’ufficio cantonale vi è l’attestato di idoneità rilasciato dal Municipio (articolo 7 Lear). L’attestato conferma la regolarità dei requisiti strutturali e igienici, attenendosi alla procedura edilizia (articolo 7 cpv. 3 Lear). Per il settore è in arrivo un cambiamento notevole con la nuova legge Questo attestato di idoneità deve essere presentato entro il prossimo 31 marzo 2014 (articolo 53 Lear), perché entro tale data verrà a cadere la patente che era prevista nella Lep L’esercente, con il proprietario, ha quindi avuto tre anni per ottenere l’attestato di idoneità, rispettivamente per regolarizzare eventuali situazioni strutturali o igieniche contrarie alla legislazione odierna. Per questo GastroTicino ha sempre invitato a non sottovalutare i tempi con- Il tartufo nero pregiato di Norcia sarà il protagonista della serata che lo chf Persyo Cadlolo propone alla Locanda Locarnese di Locarno mercoledì 19 febbraio. In collaborazione con Biagetti Tartufi, si potrà degustare un menu (92 chf) composto dal tartare di manzo “Black Angus” al tartufo nero, la crema di patate novelle al tartufo nero, i tortelli freschi al tartufo nero con crema di lenticchie di Castelluccio, la lombatina di vitello glassata al forno al tartufo nero e la dolce sorpresa tartufata. Informazioni e prenotazioni al numero 091 756 8 756. Rassegna gastronomica toscana all’Hotel Ristorante Unione Enzo Parri, cuoco del rinomato ristorante “Da Enzo” a Siena, è ospite sino al 15 febbraio dello chef Marco Berini per la quinta “Rassegna gastronomica toscana”. Al Ristorante Unione di Bellinzona si potranno gustare specialità quali gli involtini di Chianina con crostini, i carciofi saltati su crema all’uovo e uovo all’occhio di bue, ribollita, pici con ragu di cinchiale a coltello leggermente piccanti, zuppa di mare alla moda maremmana, la costata Chianina alla fiorentina, il Caciucco di anatra alla senese, i Ricciarelli caldi con crema all’amaretto, il budino di riso alla vaniglia con cioccolato fondente. Il tutto abbinato a una bella scelta di vini toscani. Informazioni e prenotazioni al numero 091 825 55 77. presenta: SCEF 045 Il 25 febbraio organizzato dall’Istituto di formazione delle professioni fiduciarie in collaborazione con GastroTicino Iva, convegno per l’albergheria e la ristorazione VILLA NEGRONI A VEZIA Saranno approfondite le novità introdotte con la nuova normativa federale Foto Garbani - Caseificio Agroval Airolo L’entrata in vigore della nuova legge sull’Iva ha comportato una serie di cambiamenti relativi a tutti gli aspetti salienti di questa imposta: dalle principali caratteristiche alle regole che riguardano l’assoggettamento, l’oggetto dell’imposta, i calcoli, le aliquote, le deduzioni e le problematiche di natura procedurale. Tali modifiche impattano in modo determinante sulla normativa specifica dei singoli settori, relativamente ai quali l’Amministrazione federale delle contribuzioni pubblica opuscoli speciali che integrano e completano la disciplina più oreaggio m a Undi form re in otlotranti 50 ris generale. In questa prospettiva, l’Istituto di Formazione delle Professioni Fiduciarie organizza una serie di seminari per i diversi settori: formazione, cultura, ricerca & sviluppo; immobiliare; alberghiero e turistico; finanziario e assicurativo; sanitario e sociale. In particolare, questo convegno, organizzato in collaborazione con GastroTicino, è dedicato all’analisi dell’opuscolo Info Iva 8, appositamente dedicato al settore alberghiero e alla ristorazione. Relatori del convegno “Iva di settore: albergheria e ristorazione” saranno Claudio Fonti, esperto fiscale dell’Amministrazione federale delle contribuzioni, e Stefano Scheller, dottore in economia e legislazione, esperto fiscale dipl. fed., Studio Legale Tributario Jäggi & Scheller SA, Lugano. Il convegno avrà luogo martedì 25 febbraio, dalle 10.30 alle 12.30, a Villa Negroni, Vezia. Quota d’iscrizione: membri Ftaf, Abt, GastroTicino Chf150.-; altri Chf 190.-. Termine iscrizioni: 21 febbraio. Informazioni: Maddalena Biondi, Centro di Studi Bancari, tel. 091 961 65 10. GT14012014 Cercasi ristoratore con patente e/o affittasi ristorante con alloggio in zona locarnese. Seri interessati scrivere a: CP 1143, 6616 Losone Eventuali interessati potranno contattarci al seguente indirizzo: GASTROTICINO - Via Gemmo 11 - 6900 Lugano - Tel. 091 961 83 11 - Fax 091 961 83 25 - www.gastroticino.ch OFFERTE SCRITTE CON INDICAZIONE DELLA CIFRA. NON SONO DATE INFORMAZIONI TELEFONICHE REALIZZAZIONE DI UN PEZZO ARTISTICO (CORSO AVANZATO – NUOVO) Obiettivi progettazione e realizzazione di un piccolo pezzo artistico in cioccolato, composto da una base, una parte centrale e la realizzazione di un fiore. Insegnante Giuseppe Piffaretti, formatore e ambasciatore Ambassador Club Carma (www.carma.ch) Data e orario 17 febbraio 2014, 8.30-17.00 Costo Chf 130.00 soci / Chf 180.00 non soci E-COMMERCE: ACCOMPAGNARE LO SVILUPPO (NUOVO) Obiettivi essere consapevoli di come le trasformazioni abbiano cambiato le abitudini, essere a conoscenza dei modelli tecnologici esistenti, capire come l’ecommerce rappresenti un’opportunità di sviluppo aziendale, acquisire alcune strategie da adottare per poter realizzare un vero progetto e-commerce. Il modo di offrire i propri servizi o prodotti sta modificandosi, non solo per le trasformazioni tecnologiche ma anche i mutamenti sociali dei nostri consumatori pertanto il corso vi renderà consapevoli di: 1. quali sono questi mutamenti sociali e tecnologici 2. quali modelli tecnologici esistenti sono maggiormente vicini al vostro tipo di esigenza 3. comprendere come poter sfruttare l'opportunità di fare commercio elettronico e sviluppare la vostra attività 4. quali sono gli ostacoli strutturali da superare per poter essere efficaci e vincenti 5. quali strategie costruire per poter intraprendere una attività di e-commerce 6. come programmare le attività fondamentali di ecommerce per poter spendere meno e ottenere di più. Insegnante Antonio Zanzottera, AZ-Consulenza (www.az-consulenze.com) Durata e date 27 febbraio 2014, 17.00-21.00 Costo Chf 120.00 soci / Chf 170.00 non soci IL CAFFÈ 9 febbraio 2014 La lingua Come comunicare Do you speak EZIO ROCCHI BALBI “D o you speak romancio?!”. Oppure: “Habla romancio?!”. Abituiamoci all’idea perché pare che, ogni mese, due lingue muoiono. E il linguista britannico David Crystal annuncia una profezia sconvolgente: tempo due secoli sul pianeta si parleranno soltanto tre lingue: cinese, inglese e spagnolo.Se non ci si adegua a questi idiomi, quindi, nel 2214 saremo rimasti letteralmente senza... parole. E il romancio è già considerato dagli esperti sulla via dell’estinzione, dagli stessi studiosi che prevedono entro la fine di questo secolo la dipartita di metà delle lingue attualmente parlate, qualcosa vicino alle 7.000 lingue diverse, anche se la velocità con cui scompaiono sembra aver assunto ritmi esponenziali. La morìa più accentuata s’è registrata in India dove, negli ultimi cinquant’anni, sono mancati all’appello ben 220 diversi idiomi. Ma anche la “lingua di Gesù”, l’aramaico, non è messa poi così bene. La versione originale sembra sia ormai parlata in un solo villaggio, oggi del tutto isolato dalla guerra civile in Siria. Neanche i bookmaker più coraggiosi accetterebbero puntate sulla sua sopravvivenza. Non a caso l’aramaico, come lo stesso romancio, viene monitorato da uno speciale programma di “protezione” sotto l’egida dell’Unesco. Sebbene nello stesso sistema di sorveglianza speciale sia finito sotto osservazione pure il “gardiol”, una variante del piemontese parlata da 300 persone nientepopodimeno che in Calabria! Eh sì, anche perché se le lingue sono in sofferenza per i dia- Curiosità1 L’ATLANTE DELL’UNESCO Romancio? Impariamo cinese, inglese, spagnolo o tra due secoli saremo senza parole letti si può parlare di “strage”: solo in Italia si stima che siano scomparsi, dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi, non meno di duecento dialetti, e altrettante identità locali. E a proposito della lingua italiana, poi, le avvisaglie negative non mancano. Nel corso della recente “Giornata del dialetto” e al Festival delle Scienze dedicato ai “Linguaggi” è emerso che entro il 2050 degli attuali 270mila lemmi sui vocabolari italiani ne rimarranno più o meno la metà. Tutti gli altri saranno sepolti dalle diciture “aul” o “des”, aulico o desueto. Un fenomeno comunque ineluttabile, visto che nell’ultimo mezzo millennio le lingue scomparse dalla Terra equivalgono quelle rimaste. “Questo è vero, come è vero, però, che queste profezie cata- Curiosità2 DAL WEST ALLA SIBERIA Curiosità3 LE RARE NEW ENTRY strofiche lasciano il tempo che trovano - avverte Franco Lurà, direttore del Centro di dialettologia e di etnografia -. E lo stesso discorso vale per i dialetti, anzi devo ricordare che il nostro Centro è stato fondato, con tanto di atto parlamentare, nel lontano 1907 proprio dopo un grido d’allarme che sanciva l’estinzione del nostro dialetto da lì a pochi anni. È passato più di un secolo, eppure noto dei segnali di una certa vitalità, certo non delle esequie. Proprio in questi giorni abbiamo pubblicato in due volumi il Repertorio italiano-dialetti, con ben 20.400 termini italiani e i loro equivalenti dialettali, il che dimostra come anche la lingua italiana sarebbe stata ‘povera’, ferma ai lemmi fiorentini senza l’arricchimento delle forme dialettali”. Sul fatto, invece, che cinese, spagnolo e inglese saranno le lingue più parlate del pianeta Lurà non ha dubbi, anche perchè già ora gli idiomi sono i più diffusi in assoluto e in continua espansione. “È chiaro che in questo mondo sempre più globalizzato alla lunga le lingue in grado di imporre un’egemonia avranno il sopravvento - aggiunge il direttore del Centro di dialettologia e di etnografia -. La globalizzazione, però, sta producendo un altro fenomeno da non sottovalutare: il plurilinguismo. Soprattutto tra le giovani generazioni, e nei Paesi dove il livello di formazione scolastica è in pieno sviluppo, gli studenti parlano un’altra lingua internazionale oltre a quella madre. Senza dimenticare la diffusione inedita, anche delle forme dialettali, che si sta registrando con la rete e i social network”. erocchi@caffe.ch Q@EzioRocchiBalbi Curiosità4 GUINNESS DEI PRIMATI Le 199 lingue Dai Nasi forati Un fiocco rosa Tra le più difficili parlate soltanto ai versi in Lakota per gli aborigeni da apprendere da dieci persone di Balla coi lupi dell’Australia c’è l’“Euskara” C he il problema delle lingue a rischio di estinzione non sia affatto sottovalutato, è dimostrato dal fatto che l’Unesco ha dedicato un sito, “Endangered languages”, al tema con tanto di atlante aggiornato. Leggendo l’atlante on line - all’indirizzo www.unesco.org/culture/en/endangeredlanguages - si scopre che solo nel corso delle ultime tre generazioni (circa 75 anni) sono 200 le lingue che si sono estinte; 538 sono in una situazione definita “critica”; 502 “seriamente in pericolo”; 632 semplicemente in “pericolo” e 607 “vulnerabili”. Un totale di idiomi in odore di sparizione, quindi, che supera abbondantemente le duemila lingue. E per alcune di esse il fenomeno è decisamente irreversibile. Sempre il database dell’Unesco, infatti, certifica che 199 delle lingue ancora in uso sono parlate al momento da meno di dieci persone. C erte lingue, o almeno certe sonorità, le abbiamo orecchiate solo nei film western più politically correct. E proprio come le popolazioni originarie degli States sono a rischio estinzione. Sono rimasti soltanto una ventina di individui, ad esempio, tra Idaho e Oregon, in grado di parlare il “Nez Perce”, la lingua degli indiani Nasi Forati. Peggio ancora per il “Mescalero-Chiricahua Apache” che forse ricordiamo solo citato in vecchi album a fumetti e che risulta avere tre soli parlanti nell’Oklahoma. Anche l’idioma reso celebre dal film “Balla coi lupi” - prodotto, diretto e interpretato da Kevin Costner - e parlato realmente, con sottotitoli, nella pellicola non se la passa poi così bene: sono in 25 mila a parlare il “Lakota” nel South Dakota. Ma anche dall’altra parte dell’emisfero non scherzano: il “Chulym medio”, scoperto solo cinque anni fa, è parlato da non più di 35 persone nella Russia siberiana. N el Cristianesimo la “glossolalia” (parlare in altre lingue) è considerato un dono di Dio per mezzo dello Spirito Santo, e non c’è quindi da stupirsi se quando si scopre una lingua sconosciuta - si grida al “miracolo”. Eppure, per quanto venga considerato un evento eccezionale in questa moria di idiomi, capita ancora di individuare lingue fino a ieri sconosciute. E che un “fiocco rosa” spunti per una lingua neonata. L’ultima nel luglio scorso in Australia, tra i 700 abitanti del villaggio di Lajamani: il “Warlpiri rampaku”, un mix di aborigeno, inglese e creolo. La cosa ancor più curiosa è che l’idioma - ribattezzato “Warlpiri veloce” - non risulta essere tradizionale, anzi, pare che sia stato creato dall’ultima generazione dei bambini del villaggio. Infatti è parlato solo ed esclusivamente da chi ha meno di 35 anni. S econdo gli specialisti di linguistica l’“Euskara” (il basco) può essere considerata una delle lingue più difficili da imparare, perché non ha collegamenti con altri gruppi di lingue. Così come il “Chippewa” (un dialetto degli indiani Ojibwe, con tribù in Canada e negli Stati Uniti), l’“Haida” (una lingua indiana tribale), il “Tabasaran” (linguaggio nativo di un gruppo etnico in Daghestan), e per finire l’“eskimo”, l’idioma degli eschimesi. Per complessità di scrittura il primato va al giapponese che prevede addirittura tre metodi: sillabari, alfabetici, logogrammi. Il record della parola italiana più lunga spetta invece a “psiconeuroendocrinoimmunologia”, ben trenta lettere, ma che sono solo un terzo del termine svedese da record mondiale (che riproduciamo sotto, con tanto di traduzione, per assoluta mancanza di spazio in questo testo) . Laparolapiùlungadelmondo spårvagnsaktiebolagsskensmutsskjutarefackföreningspersonalbeklädnadsmagasinförrådsförvaltarens Traduzione dallo svedese: direttore del magazzino approvvigionamento uniformi per il personale dei pulitori dei binari della compagnia tramviaria IL CAFFÈ 9 febbraio 2014 42 tra liincontriladomenica virgolette Giovanni Allevi L’uomo della musica “Mi sento sempre sotto esame” D EZIO ROCCHI BALBI ischi d’oro e di platino, centinaia di migliaia di copie vendute, tournée internazionali negli auditorium più prestigiosi del mondo. Eppure, il 44enne compositore, direttore d’orchestra e pianista Giovanni Allevi ogni volta che si ritrova davanti una platea piena di pubblico lo vive come “un dono inaspettato”. E sarà così anche il prossimo 19 marzo, quando il suo “Piano solo tour 2014” farà tappa al Palazzo dei congressi di Lugano. Una piazza, tra l’altro, che gli ha sempre riservato - come gli succede ovunque l’immancabile sold out. “Forse è perché il successo è arrivato tardi, quando forse non me l’aspettavo più - ammette Allevi che non nasconde la sua timidezza -. Ma ogni volta che mi trovo davanti una sala piena di pubblico mi sento sempre sotto esame. Anzi, sarà assurdo, ma nonostanti i dischi venduti, i concerti in tutto il mondo, soltanto quando un gruppo di studenti mi ha contestato al Conservatorio mi sono detto ‘ecco è fatta’. Mi sono sentito un po’ come Oscar Wilde: se mi contestano sono davvero diventato qualcuno”. Un’idea bizzarra per uno che è considerato tra i maggiori compositori di una nuova musica classica contemporanea, che in mondovisione ha suonato in Piazza S.Pietro per papa Francesco, e che ogni notte chiude le trasmissioni radiofoniche della Rai con l’“Inno di Mameli” da lui diretto. Per uno che, come Allevi, oltre a due diplomi al Conservatorio col massimo dei voti in Composizione e Pianoforte, si è laureato anche con lode in Filosofia. Uno che, in ogni caso, non avrebbe fatto altro nella vita se non dedicarsi alla musica. “Questo è vero, ma sono sempre stato sorridente e fiducioso, mai, mai avrei fatto altro, mi sentivo un artista, pensavo solo alle mie partiture - dice il Maestro ripercorendo gli inizi della sua carriera, quando giovanissimo pubblicò il suo primo disco -. Quando Lorenzo Cherubini, alias Jovanotti, decise di pubblicare con entusiasmo il mio ‘13 dita’ nel 1997, in realtà le vendite andarono malissimo. Ma peggio ancora andò poco dopo, quando insegnavo musica in due scuole di Ascoli Piceno, dove sono nato, e nel giro di un paio di mesi persi entrambi i lavori”. Ci voleva altro, comunque, per far desistere il giovane talento che, col suo linguaggio musicale anticonformista e rivoluzionario, s’era già inimicato mezzo mondo accademico. “Mi sono ritrovato a ventotto anni a ripartire da zero, ad inseguire il mio sogno a Milano - racconta rivelando retroscena inaspettati -. Ho trovato subito lavoro, e non ho problemi ad ammettere che facevo il cameriere per una società di catering; di giorno servivo a tavola e di notte scrivevo le mie partiture. Non chiedevo altro, mi bastava avere i soldi per pagare l’affitto del mio monolocale e comporre. Anzi, siccome mi capitava di suonare in alcune occasioni, per un pubblico esiguo, mi è capitato anche di servire col vassoio il giorno dopo persone che la sera prima assistevano alla mia esibizione. E ne sono orgoglioso”. Un’altra cosa curiosa di Allevi è che nonostante il successo commerciale dei suoi lavori (“Alien” ha appena ottenuto il disco di platino), i pienoni dei suoi tour (come “Sunrise” che l’ha visto nel triplice ruolo di compositore, musicista e direttore d’orchestra) e persino i suoi libri (come il best seller “La musica in testa” per Rizzoli) sia ancora considerato un “enfant prodige”. “In effetti a 44 anni sembra molto strano anche a me - osserva esplodendo in una risata -, come mi sembra strano che parte della critica mi consideri un artista emergente. Ma anche questo lo trovo bello e positivo, perché scrivere la musica è vivere continuamente il nuovo, senza soluzione di continuità, ricominciare sempre da capo. Ed effettivamente corrisponde al mio stato d’animo, al mio sentirmi mai arrivato... Psicologicamente po- IL CAMERIERE Di giorno servivo in tavola, per una società di catering, e di notte scrivevo le mie partiture. Mi è capitato anche di servire col vassoio persone che la sera prima erano tra il pubblico esiguo delle mie performances L’EMERGENTE Sembra strano anche a me, a 44 anni, che parte della critica mi consideri ancora un artista emergente... Ma è bello, visto che sono il primo a non considerarmi mai arrivato trebbe essere estenuante, ma io sono abituato a questa sorta di eterna primavera”. Un’eterna primavera che gli ha fatto superare anche le difficoltà degli esordi sulla scena artistica, quando il suo successo improvviso spiazzò critici, maestri orchestrali e persino il pubblico. Quando la musica composta e proposta di Allevi calamitò l’attenzione dei più giovani, soprattutto di quanti non avevano mai osato accostarsi al genere classico, e contemporaneamente fece storcere il naso ai “puristi”, anche a maestri come Uto Ughi che sprezzantemente si rifiutarono di considerare Allevi un collega. “Non voglio dire che mi si è perdonato tutto tranne il successo, che è una frase celebre di qualcun altro, ma a distanza di anni sono cambiate tante cose, la diffidenza nei miei confronti si è dissipata - spiega lui che, anche di fronte alle critiche più feroci, ha sempre difeso con un sorriso la sua ‘musica nuova’ -. Del resto, anche se io sono cresciuto e vissuto in conservatorio, un po’ di pregiudizio accademico mi ha sempre seguito. Anzi, potrei dire che ci sono abituato da quando, all’esame di ammissione di Composizione ho portato una mia versione della ‘Fuga’ di Bach in stile contrappuntistico. Un commissario sbottò: o l’ha copiata o questo è Brahms redivivo...”. Pregiudizi e dubbi che Allevi ha fugato facilmente continuando a scrivere, comporre, osando mescolare le forme della musica classica in modo irriverente, da ‘No Concept’ a ‘Evolution’. “Volevo relazionarmi, trovando l’essenza di tutto nelle note e non ho mai preteso di ottenere il consenso unanime. Sono profondamente democratico e rispetto l’opinione di tutti, poi fa piacere vedere superate certe preclusioni. Dopo la pubblicazione del mio concerto per violino e orchestra, ad esempio, il mondo accademico mi ha guardato come se fosse la prima volta che mi vedeva: ‘però, ‘sto Allevi, in fondo non è malaccio’. .. Lo notavo in questi ultimi anni, quando mi trovavo a dirigere orchestre, a collaborare con importanti musicisti, e mi ha fatto piacere vedere il loro apprezzamento. Ma al di là di tanti giudizi turbolenti il mio amore per la musica s’è fatto ancor più grande”. Aperto su tutti gli argomenti, Allevi si chiude a riccio solo sulla sua privacy, la sua vita sentimentale. Soltanto grazie a ‘Christmas for you’, l’ultimo album, si scopre che ha due figli, uno di tre anni e uno di poco più di uno: “Sì, l’album contiene un brano dedicato a lui, che ho scritto ispirandomi alla sua prima ninnananna di Natale che gli ho inventato e canticchiato. Ai miei figli, però, non capiterà quello che è successo a me, che da piccolo suonavo il pianoforte di casa di nascosto, perché i miei mi avevano severamente proibito di toccarlo... Beh, pensandoci forse è per quello che ancora oggi mi istiga così tanto, sento ancora il piacere di fare qualcosa di proibito”. erocchi@caffe.ch Q@EzioRocchiBalbi IL CAFFÈ 9 febbraio 2014 leopinioni Mi guarda con dolcezza ed anche con un po’ di timore. È mingherlina e molto timida. Forse si chiede che senso abbia raccontare la storia della sua vita a un giornalista. Cerco di tranquillizzarla spiegandole il mio intento, che è di sensibilizzare i nostri lettori ai drammi che si celano dietro alle richieste di aiuto di coloro che sono costretti a scappare dal proprio Paese, allontanandosi dagli affetti e dalle proprie abitudini. Di coloro che chiedono ospitalità alla Svizzera per poter esercitare i sacrosanti diritti di un essere umano. Hamo, così chiamerò la ragazza che mi sta di fronte e che non vuole rivelare la sua vera identità per ragioni di sicurezza, chiede solo di poter praticare apertamente la sua religione: il buddismo. Un credo pacifico che nella storia, a differenza di altre fedi (compresa la nostra), non ha mai portato ad atti di violenza. Viveva in Tibet fino a due anni FUORI DAL CORO GIÒ REZZONICO fa, quando suo marito è stato sorpreso a distribuire dischetti di computer che riproducevano i discorsi del Dalai Lama. “Sa, per noi il Dalai Lama è l’incarnazione del Budda - mi confessa con una punta di ingenuità –, una sorta di dio in terra!”. Il giorno dopo la polizia si è presentata a casa per arrestarlo, ma lui, avvisato da amici, era già scappato. “Essere arrestati dalla polizia cinese in Tibet significa scomparire dalla circolazione – racconta terrorizzata Hamo –. Quando i parenti cercano i loro cari in una prigione, i responsabili dell’istituto rispondono che sono stati trasferiti. E di loro si perdono così le tracce”. Hamo e suo marito si erano dati appuntamento ad un posto di frontiera. “Ho camminato per dieci giorni solo durante la notte - racconta con gli oc- virgolette chi lucidi -. Infine mi sono ricongiunta con mio marito e siamo riusciti a valicare la frontiera assieme, nascosti in un’automobile, e ad arrivare in Nepal, dove abbiamo soggiornato per due mesi. Ma non eravamo al sicuro, perché la polizia nepalese collabora con quella cinese. Pagando un’ingente somma di denaro siamo infine riusciti a prendere un volo per l’Europa”. E come mai siete arrivati in Svizzera? “Perché sapevamo che era un Paese ospitale”. E arrivando in Ticino ne avete avuto la conferma? “Si. La gente è molto gentile. Ammiria- mo enormemente la libertà che regna nel vostro Paese. Per integrarci meglio mio marito ed io stiamo imparando l’italiano. Lui lavora e per un certo periodo anch’io avevo un’occupazione, ma per chi è in possesso di un permesso N non è facile ottenere un posto di lavoro fisso. Ogni mese riceviamo il necessario per vivere, ma la nostra religione ci impone di restituire questi soldi”. Come vede il futuro? “Il nostro futuro è nelle mani della Svizzera. Aspetto un bambino e spero di potergli offrire una vita tranquilla in questo Paese che ci ha tanto aiutati. Per noi è impossibile tornare in Tibet. Mio marito verrebbe immediatamente arrestato”. C’è da augurarsi che le speranze di questa giovane famiglia tibetana non si infrangano contro la realpolitik della Svizzera, divisa tra la salvaguardia degli interessi economici con la Cina e la sua vocazione umanitaria. FOGLI IN LIBERTÀ COLPI DI TESTA GIUSEPPE ZOIS LIDO CONTEMORI E se fosse successo con una vostra figlia? RENATO MARTINONI La pagina bianca del poeta Leo Messi Caro Diario, dopo l’imbarazzante caso-Polanski, che a Zurigo, invece di un premio alla carriera, ebbe le manette con polverone globale (26 settembre 2009), il mondo del cinema è di nuovo scosso da un altro scandalo. Dylan Farrow, figlia adottiva di Mia Farrow, con una lunga lettera su un blog del “New York Times“, scaglia macigni contro papà Woody, in arte Allen. Ci risiamo: abusi ripetuti e molestie sessuali. Il regista, per alcuni geniale e per altri umorista nevrotico, smentisce sdegnato, “è una vergogna“. Dylan dice di aver subito le attenzioni pedofile a 7 anni; oggi ne ha 28. Per girare definitivamente pagina rispetto ad un passato che sembra non passare mai, la ragazza ha cambiato anche nome: è diventata Malone. A 21 ANNI dalla violenza subita, la vittima s’è decisa vuotare il sacco, documentando e fornendo dettagli scabrosi. Sul mostro sacro dello schermo conclude: “Non mi è mai piaciuto, mi ha sempre fatto cose sgradevoli“. Troppe cicatrici ancora bruciano. La Cappuccetta Rossa, diventata donna, alza il velo perché finiscano il silenzio, la protezione, l’omertà che avvolgono molti cosiddetti geni con licenza di ogni capriccio, nell’impunità che la fama pare assicurare. UN RAMMARICO che perseguita Dylan, come per altro la mamma adottiva Mia, sta nel facile perdonismo che scatta quasi meccanico per alcuni. Sconti ingiustificabili, denunciano insieme. In questo clima ammorbato nuove prede cadranno nella rete. “Il fatto che l’abbia sempre fatta franca (il soggetto è Woody) mi ha perseguitata, anche per il senso di colpa di avergli lasciato avvicinare altre bambine“. Meglio tardi che mai, deve aver concluso Dylan-Malone. Che pone all’opinione pubblica un’angosciante domanda: “Che diresti se al mio posto ci fossero stati i tuoi figli?“. Chiamati in causa, attrici e attori come Emma Stone, Scarlett Johansson, Diane Keaton, Alex Baldwin scantonano dietro le quinte. Rispondere equivale a schierarsi, con gli innocentisti o i colpevolisti, e pochi vogliono passare per bacchettoni provinciali. Una trasgressione, però, va sempre chiamata con il suo nome, senza scuse o attenuanti in nome della settima arte o decima musa. RESTANDO nel paradiso-inferno della celluloide, a New York, il talentuoso attore Seymour Hoffman, già premio Oscar per “Truman Capote - A sangue freddo“, se n’è andato a 46 anni, falciato da un’overdose di eroina, nella solitudine opprimente della sua casa. Sembra una maledizione. Aveva tutto. Anche a lui, purtroppo, è mancato il senso della misura. Sono in molti a pensare che la scrittura sia un semplice atto meccanico. Si prende in mano la penna, o si accende il computer, e si butta giù quello che viene. Magari affidandosi all’“ispirazione”. E invece no. Perché scrivere è come giocare al pallone. Si comincia con un sacco di stracci. Poi, così fanno i bambini, tutti corrono dietro alla palla come le vespe si precipitano sulle mele marce. Non è facile capire che il campo è grande, il portiere è il portiere, il difensore il difensore, e l’attaccante l’attaccante. E soprattutto che il compito di ognuno è quello di vegliare sulla propria area di gioco. Lo si impara dapprima nel campetto dell’oratorio e poi, assai meglio, in una squadra con un allenatore. Insomma: più si va avanti e più si intendono tante cose. Che ci sono delle regole da rispettare (tant’è vero che l’arbitro ha in bocca un fischietto e in tasca un cartellino giallo e uno rosso). Che ci sono delle tecniche che si imparano dopo tanto esercizio e tanta fatica. Che il gioco non è fatto di improvvisazione, ma di tattiche e di schemi che sul campo si vedono magari solo in qualche occasione, e che durante l’allenamento vengono testati e ripetuti molte volte. Si prova e si riprova, si sbaglia e si risbaglia, e piano piano si impara. Ci si illude di avere capito e poi si scopre che c’è ancora tanto da provare, da imparare, da capire. E quando si è provato, si è imparato e si è capito, non si è ancora giunti sulla vetta ma bisogna continuare perché si intravvedono cime ancora più elevate e difficili da raggiungere. È il turno dei trucchi, della fantasia di gioco, delle finezze. Si è partiti in mille, tutti affannati a rincorrere un oggetto rotondo, e ora si è in pochi. E la strada da fare resta lunga, la pazienza e l’impegno sempre maggiori, lo sconforto pronto a visitarti ogni giorno, il successo riservato a un pugno di fortunati. Dietro ogni passaggio, ogni sguardo, ogni mossa, ogni suggerimento di gioco, ogni invenzione del fantasista, dietro la giocata più semplice di un campione c’è un mondo invisibile e che pure esiste. Solo chi ha l’occhio esperto lo capisce. Per diventare Lionel Messi ci vuole insomma olio di gomito, equilibrio, modestia, estro, finezza, costanza, misura, intelligenza, voglia di lavorare, e tanto tanto altro. Perché non si è mai arrivati. Scrivere è lo stesso. Dietro ogni parola c’è un mondo complesso e invisibile. C’è tanto esercizio, tanta riflessione, ci sono infiniti ripensamenti, innumerevoli parole cancellate, tante pagine finite nel cestino. Con una bella differenza, però. Perché, chi è bravo non avrà mai, come Messi, milioni di lettori pronti ad applaudirlo, e neanche un sacco di soldi in banca. Ma con una consolazione: a quarant’anni lo scrittore non finisce in bacheca. Può sempre cercare, anzi, di migliorare. Anche quando i capelli, se ancora li ha, sono oramai diventati tutti bianchi. Più ‘vespasian map’ che ‘road map’ quando domina l’impeto prostatico DOMENICA PER PENSARE FRANCO LAZZAROTTO L’argomento scelto oggi per farvi un attimino “pensare” anche di domenica non è sicuramente uno di quelli che possono cambiarti la vita, ma inumidirtela sicuramente sì! Colto quindi da improvviso impeto prostatico, permettetemi di proporre, di getto fin che posso, alcune riflessioni legate alla decisione di un esecutivo di chiudere gran parte delle ritirate cittadine. Che i bilanci di parecchi e popolosi Comuni nostri non diano gran bei segnali di prosperità è fuor di dubbio e quindi, trovandosi un po’ tutti - per restare in tema - in mutande, la normale erogazione ilcaffè tra Una giovane profuga tibetana che chiede aiuto alla Svizzera IL DIARIO Settimanale di attualità, politica, sport e cultura 43 viene meno e la parola d’ordine è “risparmiare”. Questo impone di fare delle mirate e cogitate scelte poiché non tutto è ovviamente tagliabile e quindi priorità urgono. E i citati verbi “mirare” “cogitare” e “urgere” non sono certo scelti a caso. E per non lasciar statico il prostatico problema, ecco che un politico di lungo corso della capitale – con seriosa aria per nulla da Rabadan – proponeva alcune sere fa, durante uno di quegli aperitivi da cervello già disinserito, la posa in strategici punti della città di distributori di “Adult-Pampers”. Essendo tuttavia (e Direttore responsabile Lillo Alaimo Vicedirettore Libero D’Agostino Caposervizio grafico Ricky Petrozzi purtroppo a questo punto) il suo degrado alcolico di tasso non punibile, unica speranza è che la polizia proceda almeno al ritiro della patente di… politico. Ma, come s’usa nelle sitcom, non finisce qui ! Vi è infatti chi, in profumo, anzi, odore di master si è perfino addentrato in una profonda analisi sociologica e ha scoperto che gli over 60 lasciano normalmente (uela, siamo “normali” !) il “personal water” casalingo nelle fasce orarie 10-12 e 16-20. Ergo si è pensato (attenti al verbo!) che solo in detta fascia oraria le strutture liberatorie dovrebbero rimanere aperte dando così per scon- Società editrice 2R Media Presidente consiglio d’amministrazione Marco Blaser Direttore editoriale Giò Rezzonico DIREZIONE, REDAZIONE E IMPAGINAZIONE Centro Editoriale Rezzonico Editore Via B. Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 40 - Fax 091 756 24 39 caffe@caffe.ch - impaginazione@caffe.ch PUBBLICITÀ Via Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 12 Fax 091 756 24 19 pubblicita@rezzonico.ch tato che gli under 60 potrebbero – poiché fisicamente ancor prestanti – trovarsi percorsi e soluzioni alternativi definiti in politichese di “tipo R”: “Rangévas !”. E l’ultima perla arriva da un convallerano che in partitico gremio (non dirò quale per non far perder radicali voti allo stesso) suggeriva di inserire nella legge sugli esercizi pubblici – dove solo chi beve ha giusto diritto a idrica espulsione – che, previa presentazione della carta di identità e/o (classico linguaggio di chi se la tira) puntuale certificato medico, agli over 60 va data possibilità d’uso gratuito degli igienici servizi. RESPONSABILE MARKETING Maurizio Jolli Tel. 091 756 24 00 – Fax 091 756 24 97 DISTRIBUZIONE Maribel Arranz marranz@rezzonico.ch Tel. 091 756 24 08 Fax 091 756 24 97 Stupendo, soprattutto per la signora che – dopo aver fatto credere urbi et orbi di aver 58 anni e colta da improvviso e intrattenibile vescical bisogno – deve mostrare all’oste, che sicuramente non lo dirà a nessuno…., le sue 66 primavere! Non so come risolveranno l’ an(n)oso problema. Spero unicamente e vescicamente che ancor prima della “road map” si emani in ogni nostra borgata una sicuramente più utile, funzionale e funzionante “vespasian map” visto che pur tentando di “Extasia”re, un intero Cantone – anche la grande Lugano ormai più non tira! STAMPA Ringier Print - Adligenswil AG - Druckzentrum Adligenswil 6043 Adligenswil - Tel. 041 375 11 11 - Fax 041 375 16 55 Tiratura (dati Remp ‘12) 56’545 Lettori (dati Mach ‘12-’13) 106’000 Abbonamento annuo Fr. 59.– (prezzo promozionale) Eve fa la massaggiatrice a domicilio. Ha una figlia in partenza per il college, con relative malinconie (si chiama sindrome da nido vuoto, di peggio ci sono solo i rampolli che mai se ne vanno di casa). A una festa conosce Albert, e si trovano d’accordo su una cosa: dopo aver dato un’occhiata in giro, lei non trova nessuno degli invitati maschi attraenti, e lo stesso vale per lui, con le invitate femmine. Siccome siamo in un film, finiranno per piacersi. Albert non ha il fisico del principe azzurro, è grasso e calvo. Eve molla i pregiudizi, supera la scelta sbagliata del primo ristorante (musica a palla, l’occasione per qualche battuta sull’età che rende un po’ sordi). Sorvola sulla conversazione che subito tira in ballo gli ex consorti, l’invito al brunch casalingo. “Ho sbagliato gior- Difetti e abitudini intollerabili quando la passione s’affievolisce CITOFONARE MANCUSO MARIAROSA MANCUSO no? Perché sei in pigiama?”. “No, è che la domenica mi piace stare comodo” (lo spettatore, e soprattutto la spettatrice, avevano già notato le birkenstock ai piedi). Ma gli ostacoli si superano, quando due si piacciono a letto e fuori dalle lenzuola ridono. Tra le clienti di Eve c’è Marianne, poetessa con splendida casa architettonicamente corretta. Divorziata, anche lei con una figlia, durante il massaggio ama sparlare dell’ex coniuge. Un tipo insopportabile, che non l’ha mai capita, che scansa le cipolle dal guacamole rovinando tutta la salsa e che in camera da letto non tiene comodini, quindi poggia tutto per terra. Un mostro di egoismo e di grassezza, capace di cucinare solo spaghetti con melanzane e mozzarella. Chiacchiera oggi e chiacchiera domani, confidenza dopo confidenza, Eve comincia a capire che il suo simpatico fidanzato e l’intollerabile coniuge sono la stessa persona. Sul colpo di scena si regge l’ultimo film di Nicole Holofcener, “Enough Said”. Albert è James Gandolfini, alias Tony Soprano, mafioso con crisi d’ansia (irresistibile, anche se lo guardiamo con un po’ di tristezza: è morto a Roma l’estate scorsa). “Non dico altro” potrebbe essere il titolo italiano, detto con il tono di chi aspetta solo un cenno di incoraggiamento per proseguire con altri pettegolezzi. “È come leggere i commenti sugli alberghi di Trip Advisor”, fa notare Eve, un po’ attratta e un po’ timorosa. La cena successiva alla rivelazione finisce in un disastro: “Ho l’impressione di aver passato una serata con la mia ex moglie” sbotta Albert, contrariato per le allusioni al suo peso e alla sua incapacità di bisbigliare. Perfidamente, Nicole Holofcener mette in scena il meccanismo che tutti conosciamo, anche se rifiutiamo di ammetterlo. Le abitudini e i comportamenti e i difettucci che pongono fine a un amore li notiamo già al primo appuntamento. Solo che allora li trovavamo teneri e buffi, mentre con il passare del tempo e l’affievolirsi della passione risultano intollerabili. Domenica 9 febbraio 2014 caffe@caffe.ch Il Paese nel racconto popolare www.caffe.ch La finestra sul cortile 22 / Storie di quotidianità familiare Il romanzo della realtà Gli eBook del Caffè ANONYMOUS Ragazza madre svizzero tedesca. Precisa e rispettosa di ogni norma. Trentacinquenne, impiegata in un’agenzia immobiliare. Suo figlio Gabriel ha 11anni. Pensionato, vedovo e piacione. Ama le enciclopedie. Sua figlia, Giulia, divorziata, ha un bimbo di 6 anni, Nathan. Non ama gli stranieri. I fatti e le persone narrati in queste storie sono di pura invenzione. Anche le cose pensate o sottintese non hanno alcun legame con la realtà. Ma così non sempre è per i luoghi, le circostanze e gli episodi da cui prendono le mosse i racconti. Hans era solo un fiduciario P Quarantacinquenne, divorziata da un medico. Impiegata in un grande magazzino. Bella, elegante e... con molti amanti. Maestro elementare. Sua moglie, in casa tutto il giorno, è una patita di music pop. S’è ingrassata a dismisura. Il figlio Nick ha 6 anni. Arrivano dalla Croazia. Fanno tutti e due gli assistenti di cura. Lei è disoccupata, oltre che molto sexi. ONLINE La raccolta dei racconti caffe.ch/citofoni ronto Roberto, son mì». «Mì chi, chi l’è che te se?». «Ma mì, no?». «Ah, ti se ti, il Lü...». «Sta cito, son mì e basta. Num sèmm a l’ümid». Il Vosti, il Lüis Vosti, si era messo in testa, chissà perchè!, che parlando in dialetto non fosse intercettabile. Col lombardo non era intercettabile in Svizzera e con il ticinese non lo sarebbe stato in Italia. Così, anche perché il Roberto Bardelli l’era un bauscia, aveva deciso di comunicare telefonicamente in dialetto milanese dato che l’inchiesta penale era stata aperta in Ticino. E si era pure preoccupato di concordare, di persona naturalmente, alcune frasi in codice. Num sèmm a l’ümid. Risposta: L’è ümid perché piöv. In questo modo era convinto di andare sul sicuro. Inoltre - dopo quel bordello sulle intercettazioni degli americani in Francia e addirittura della Merkel - aveva letto che il direttore dell’Istituto elvetico di studi strategici aveva proposto di parlare lo schweizerdeutsch dell’alto vallese per evitare lo spionaggio degli americani. E in quanto alle frasi in codice..., beh, le aveva prese da un libro che lui leggeva e rileggeva perché gli ricordava la sua vita, la Casa di ringhiera, in cui anche lì, guarda te il caso!, due tizi comunicavano in dialetto per evitare la polizia. Il Lüis - arzillo e saggio pensionato della piccola casa di righiera dove abita al centro di Dagenazzo - s’era fatto convincere dalla sua vicina, la Elena Togni, a mettere in piedi una vera e propria azione di spionaggio. Inizialmente era scettico, troppo pericoloso!, ma il suo debole per quella splendida single quarantacinquenne (in verità divorziata da sempre) gli aveva alla fine fatto di dire di sì. La Elena era una furia. Nell’inchiesta penale per alcuni fondi neri italiani arrivati nella banca diretta dal suo amante - lei era entrata per sbaglio ed era uscita in un lampo. Fatto è, però, che aveva scoperto che quel bellimbusto del Franco Pifferini, l’amante felicemente sposato, aveva anche un’avventura con una tale che sulla sua rubrica telefonica aveva registrato come “Hans Peter Keller, fiduciario, Zurigo”. La Elena lo aveva scoperto leggendo un sms giunto da quel mittente: “in ritardo x neve a Altdorf.... ho messo x te le mutandine di pizzo.” Evidentemente... il mittente non era il “fiduciario Hans Peter Keller”, ma qualche sgualdrinella! La Elena, non sapeva come, ma voleva vendicarsi. O meglio: voleva sapere tutto, proprio tutto della vita del Franco. Poi avrebbe visto che fare. La loro relazione, dopo quella scoperta, zoppicava. Il Franco aveva giurato fedeltà eterna all’Elena e addirittura le aveva fatto capire che avrebbe potuto divorziare dalla moglie (ma non è che questo alla Togni importasse. A lei interessava farsi mantenere e bene. Le bastava). Un giorno il Franco le confidò che l’indomani sera sarebbe dovuto andare a Milano per un importante incontro. Forse risolutivo per la sua linea difensiva. «Perdonami Elena, ci vedremo un altro giorno». Quale migliore occasione di questa, si disse la Elena. «Senta... Ecco il piano. Il Franco domani sera andrà a Milano per un incontro importante, così mi ha detto. Vorrei sapere con chi, cosa farà... Bisognerebbe seguirlo e fotografarlo». «Ma Elena, a Milano..., io...». «Mi ascolti signor Luigi. Non è finita. Mentre lui sarà in Italia, io entrerò nell’appartamento... segreto, che lui ha qualche chilometro da qui.» «Una garçonnière!?, ma la chiave?». «Ne ho una, è il nostro appartamento... credevo fosse solo il nostro! Comunque, serve a un’altra persona. Lei mi aveva detto una volta di un amico milanese...». «Il Roberto, abita a Carugate, ma non è molto sveglio...». «Non potrebbe chiedergli se dalla dogana a Milano può pedinare il Franco, così io vado nell’appartamento e lei mi fa da palo». *** «Ah, ti se tì, il Lü...». «Sta cito pisquano, son mi e basta. Num sèmm a l’ümid». «Ricevuto». «Ricevuto cosa?! Ma ti se propri un deficient... ’Scolta: Num sèmm a l’ümid». «Ù capì. L’è ümid perché piöv». «Alura fà ballá l’öcc». «Se ghem de fa’?». «Pisquano, ma te capì mia? Fà ballá l’öcc!». «Ah, ù capì! Stò schisc». Traduzione: la Elena è entrata nell’appartamento, ha preso quel che doveva, se tu hai terminato il pedinamento dalla dogana a Milano, raggiungici a casa mia dove arriveremo tra mezz’ora. E così fu. La Togni, imbottita di rabbia e gelosia, era entrata nella garçonnière, al buio aveva aperto i cassetti dove sapeva che il Franco teneva carte, lettere, strani fogli fatti di grafici... Prese tutto alla rinfusa e mise in una busta di plastica. Sì, quella del supermercato, così uscendo non avrebbe dato nell’occhio (si fa per dire, dato che saranno state le undici di sera!). E ora con Lüis, che aveva fatto da palo, stava tornando a casa. Due ore dopo arrivò anche il Roberto Bardelli. La Elena e il Lüis lo avevano atteso cenando. Con un occhio alla “refurtiva” ancora nel sacchetto del supermercato. Poggiato lì, sul divano damascato verde del Lüis. «Alura, se ghem de fa ’dess?», chiese il Roberto. «Parla pure in italiano, pisquano, non siamo al telefono. Inizia a raccontarci cosa hai visto». «Mah, ecco, non so se è meglio che la signorina qui senta o non senta». «Ma ti sè scemo?!» Intanto la Elena aveva preso dal divano damascato verde la busta di plastica e aveva riversato il contenuto sul tavolo dove erano il Lüis e il Roberto Bardelli. «Dica signor Bardelli. Non si preoccupi sono pronta a tutto. Da quel disgraziato mi aspetto di tutto ormai...». Mentre rassicurava il Roberto, la Elena, allargando con le mani sul piano del tavolo il contenuto della busta, vide tra le carte una fotografia. Non una, quattro. Una striscia di quattro piccole foto, quelle fatte negli autoscatti delle stazioni ferroviarie. C’era lui, il Franco cioè, guancia a guancia, ma in una foto anche..., anche labbra labbra con un altro lui. «Ecco, ecco cosa non volevo dire davanti alla signorina Elena». «Cosa, ma parla», disse seccato il Lüis al Roberto. «Dalla dogana l’ho seguito in autostrada sino a Milano, viale Certosa, corso Sempione, sin giù, poi...». «Ma sbrìghet». «Insomma, è andato in via Melchiorre Gioia e lì un.... travestito... e... si sono appartati», disse imbarazzato. La Elena, rossa, tremante e con un orecchio al Roberto, stava leggendo sul retro della striscia di carta lucida dov’erano stampate le quattro fotografie. “Ich liebe dich, deine Hans Peter”. Evidentemente... l’Hans Peter Keller delle “mutandine di pizzo”, ricordate l’sms?, era veramente un fiduciario!
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