in breve www.diocesianagnialatri.it Appuntamenti settimanali Pagina a cura dell'Ufficio Comunicazioni Sociali ANAGNI ALATRI Via dei Villini 03014 Fiuggi (FR) Tel.: 0775/514214 Fax: e-mail: GIOVEDÌ 10 DALLE 18 ALLE 19 Fiuggi parrocchia santa Teresa: Caritas incontro dei volontari dei centri di ascolto. SABATO 12 DALLE 16.30 ALLE 22 Carpineto Romano: XXIX Giornata mondiale della gioventù: “Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli”. DOMENICA 13 ORE 11.30 Cattedrale: Pontificale del Vescovo. laziosetteanagni@gmail.com Domenica, 6 aprile 2014 Si è concluso il corso organizzato dall’Ufficio diocesano per insegnare agli alunni con bisogni educativi speciali Per una scuola senza barriere DI ENRICHETTA MASTROMARINO N Bisogni Educativi Speciali «Certamen Leonianum» Al via la terza edizione l Liceo Classico e Scientifico “Leoniano” ha indetto, per i giorni 9–10 Aprile, la III edizione del Certamen Leonianum, una competizione di traduzione dal latino riservata agli studenti delle ultime e penultime classi dei Licei Classici, Scientifici, Linguistici e Socio– Psico–Pedagogici. Il Certamen Leonianum ha lo scopo di promuovere e valorizzare lo studio della lingua latina come mezzo per veicolare i valori sempre attuali della classicità. Siamo dentro un cambiamento epocale dove il passato, sia quello eterno e intramontabile delle strutture antropologiche arcaiche, sia quello più recente delle eredità storiche, è sottoposto a mutamenti profondi di cui non si riesce ancora ad intravedere l’esito. Perché studiare la lingua latina, partecipare ad una competizione in lingua latina? Oggi, forse più di ieri, i nostri studenti hanno bisogno di ritrovare le radici per essere liberi di volare e allora si al latino lingua viva per ricercare e ritrovare nell’identità culturale antica, ma non obsoleta, il passaggio alla post modernità, per affrontare, nella piena consapevolezza della propria identità culturale, le sfide della globalizzazione. Il Certamen Leonianum, intitolato alla memoria del Vescovo Emerito della Diocesi di Anagni–Alatri Sua ecc. mons. Luigi Belloli, fondatore dell’istituto, vuole essere l’occasione per ricordare questa illustre personalità che ha saputo individuare nell’educazione la più grande sfida a cui sono chiamate la chiesa, la scuola e la società tutta. Albert Camus ha scritto che si può vivere senza felicità ma non senza speranza. E che succede quando non ci sono più speranze? Sempre Camus ha detto “bisogna inventarle”. Credo che esista un legame molto stretto tra educazione, futuro e speranza. Non c’è educazione senza cambiamento e non c’è cambiamento educativo senza un valore e un traguardo futuri in cui ognuno sarà migliore di quello che era. In educazione, come diceva G. Gentile, è sempre questione di avvenire. Valore e futuro, valore del futuro nell’identità del passato. Il Certamen si svolgerà ad Anagni presso i locali della scuola, sita in piazza Dante; la commissione giudicatrice sarà presieduta dal prof. Paolo Marpicati, docente di lingua e letteratura latina e da docenti di Latino e Greco. Fondazione Bonifacio VIII I ell’attuale fase di riforma del sistema scolastico italiano, le indicazioni nazionali spostano l’attenzione degli operatori della scuola dalla didattica all’apprendimento, al centro è posta la persona dell’alunno con la sua esperienza e obiettivo primario dell’intera e complessa rete organizzativa delle singole istituzioni scolastiche è favorire la personalizzazione dell’apprendimento, valorizzando le conoscenze e le abilità del singolo studente per poi promuoverne le competenze. In tale prospettiva, la recente normativa sollecita lo sforzo congiunto della scuola e della famiglia per una maggiore attenzione agli alunni con Bisogni Educativi Speciali, al fine di promuove il diritto all’apprendimento di tutti gli studenti, includendo quelli in situazione di difficoltà. La nuova Direttiva del 27 dicembre 2012 e la successiva Circolare n. 8, prot. 561, del 6 marzo 2013, estendono il campo di intervento e di responsabilità di tutta la comunità scolastica all’intera area dei Bisogni Educativi Speciali, comprendente: “svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici, difficoltà derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse”. Definire, cercare e riconoscere i Bisogni Educativi Speciali non significa “fabbricare” alunni diversi per poi emarginarli o discriminarli in qualche modo, ma significa rendersi bene conto delle varie difficoltà, grandi e piccole, per sapervi rispondere in modo adeguato. Gli alunni con Bisogni Spostare l’attenzione di chi lavora nell’istruzione dalla didattica all’apprendimento, mettendo al centro la figura dell’alunno con la sua esperienza Educativi Speciali hanno infatti necessità di interventi tagliati accuratamente su misura della loro situazione di difficoltà e dei fattori che la originano e/o mantengono. Questi interventi possono essere ovviamente i più vari nelle modalità, nelle professionalità coinvolte, nella durata, nel grado di “mimetizzazione” all’interno delle normali attività scolastiche. Sarà il Consiglio di Classe ad acquisire informazioni, ad esempio dai Servizi Sociali, o a formarsi proprie convinzioni sulla necessità didattica della concessione di talune misure compensative e dispensative, deliberando l’attivazione di un Piano Didattico Personalizzato (Pdp) che abbia lo scopo di definire, monitorare e documentare – secondo un’elaborazione collegiale, corresponsabile e partecipata – le strategie di intervento più idonee. Questo è il quadro normativo, ma qual è la realtà che si vive nelle singole istituzioni scolastiche? Al momento attuale prevale uno stato di attesa: attesa per la chiarificazione di diversi passaggi della normativa e attesa per la verifica dell’effettiva praticabilità di una personalizzazione dei percorsi scolastici in un contesto lavorativo in cui i docenti sono già investiti di Giovani in festa per la Gmg diocesana eati i poveri in spirito» questo il tema della Giornata mondiale della gioventù che si svolgerà quest’anno a livello diocesano. Per tutti i giovani della diocesi di Anagni-Alatri l’appuntamento è sabato 12 aprile a Carpineto Romano dalle ore 16.30. All’arrivo, presso il convento di Sant’Agostino, dopo il saluto del parroco don Fabio Massimo Tagliaferri ci si sposterà presso la sala cinema della parrocchia dove ciascun gruppo di giovani si presenterà. Finite le dovute presentazioni una testimonianza fatta dalla comunità Nuovi Orizzonti preparerà alla visione di una parte del musical Forza venite gente. Dopo la cena, in parte offerta e in parte frutto del mettere in comune di ciascun gruppo, ci si sposterà, con una fiaccolata, al monastero delle carmelitane dove il vescovo Lorenzo Loppa guiderà il momento di preghiera che concluderà la giornata. Sicuramente la Giornata della gioventù diocesana è un momento di condivisione importante per i giovani che, riunendosi intorno al messaggio del Papa, danno voce ai loro anni e rendendo così un testimonianza bella del loro appartenere a Cristo e alla Chiesa. A favorire questa esplosione di gioia l’esplosiva freschezza di san Francesco di Assisi, la condivisione con le sorelle del Carmelo e le parole del vescovo che, facendo da corona alla giornata, la riempiranno della bella presenza del Signore. Mario Bianchi «B Due parrocchie, un unico gruppo giovani Il racconto di un cammino di crescita uando ci si trova nel bisogno si aguzza l’ingegno; ed è proprio dall’aver dato risposta a un bisogno che quest’anno è nata tra la parrocchia dei Santi Filippo e Giacomo e di Santa Maria Annunziata di Anagni, l’esigenza di avere un unico gruppo giovani. Animatori che operano in entrambe le comunità, ragazzi che per Q diverse vie già si frequentano, hanno fatto si che nascesse il gruppo interparrocchiale. Un cammino, quello svolto fino ad ora, che ha portato i ragazzi a confrontarsi con i propri limiti. Di certo un limite è qualcosa che blocca e che lascerebbe impietrita anche la più intraprendete tra le persone ma, durante gli incontri, si è lentamente messo “limite” a quei limiti che ciascuno porta dentro di se. Partendo dal presupposto che i limiti vanno riconosciuti, chiamati per nome e posti dinanzi a noi e non sulle nostre spalle, si è arrivato a dire che essi, pur essendo una parte, non sempre piacevole da sopportare e da digerire, non sono un ostacolo ma bensì l’occasione che ci viene data per fare il nostro salto di qualità verso la piena consapevolezza di noi stessi. Sono il trampolino di lancio per essere veri e autentici e soprattutto liberi. In fondo, prendendo spunto dai lavoro di gruppo, una persona non vedente affronta il suo limite, lo accoglie e sviluppa, educandosi a farlo, gli altri sensi rendendoli più acuti; la vita in un monastero limita materialmente la vita di chi lo abita ma in esso il monaco, accogliendo il suo stato, travalica il materiale e si proietta alla contemplazione di Dio. Non si può negare che il riconosce, l’accogliere e l’accettare il proprio limite per dei giovani non sia cosa facile ma, proporre un cambio di direzione e di prospettiva, è un passo che bisogna chiedere e suggerire con forza. Un’attenzione grande è data anche al limite nei confronti della sfera spirituale. Travalicare le convenzioni sulla fede, le idee createsi dal sentito dire e superare il limite della preghiera facendola passare da un puro atto meccanico el monastero delle Benedettine dell’Adorazione Perpetua del Santissimo Sacramento di Alatri “hic amor – hic vita” (Questo amore – questa vita) è scritto a caratteri d’oro sull’altare dell’adorazione, davanti al quale per il peculiare carisma della loro vocazione “fatte voce di ogni creatura” passano le ore più belle della vita, alternandosi giorno e notte nella lode, nel ringraziamento, nella espiazione, nell’intercessione, rispondendo con assidua presenza alla divina “presenza” del Cristo, fatto Eucaristia. In un mondo distratto, malato di efficientismo e di utilitarismo, una comunità di claustrali , che passa la sua vita nella “laus perennis”, nell’adorazione, che cerca di trarre la linfa vitale per la propria crescita spirituale dall’annientamento di Cristo, che fa del chiostro un’oasi di deserto e di solitudine pur nella propria e serena disponibilità ai fratelli potrebbe sembrare una vita inutile per chi è abituato a valutare le cose in proporzione di conquiste immediate, di un benessere che crea, di una falsa libertà, ignorando che è con la forza segreta della preghiera, accompagnata dal sacrificio e dall’amore che salva il mondo, ieri come oggi e sempre. “Ora et labora” e “Adoro e mi sottometto” è il messaggio ereditato dai santi fondatori san Benedetto da Norcia e madre Mectilde de Bar. Il carisma è innestato sulla santa regola benedettina. Madre Mectilde così si esprime: «Se mi fosse permesso di descrivere nei particolari lo spirito e le disposizioni che deve avere una Benedettina, vedreste che, praticando fedelmente la santa regola, ella sarebbe del tutto simile a un’ostia e entrerebbe in rapporti meravigliosi con Gesù nella SS. ma Eucaristia» e ancora: «il rapporto e la connessione che esiste tra la Regola del grande Patriarca e l’Istituto dell’Adorazione perpetua, richiedeva che questa Santa Regola ne fosse la base e il fondamento…». Giovanni Paolo II nella storica visita che fece alla città di Alatri e al Monastero nel 1984 rivolgeva queste parole: «Sento una profonda commozione per questa visita che ci riporta a tempi così lontani: così lontani ma così vicini. Quando penso che qui, come in ogni cappella, noi ci troviamo dinanzi al SS. Sacramento che è lo stesso cibo divino di cui si sono nutriti i cristiani dei tempi passati, allora vediamo la Chiesa nelle sue dimensioni storiche ed insieme mistiche. È un mistero che lo stesso Corpo durante tanti secoli, durante tante generazioni, abbia nutrito e nutra tante persone, tanti fedeli, tanti testimoni e tanti martiri. Anzi, lo stesso Corpo, perché la Chiesa è il Corpo di Cristo. Ecco, in questo Corpo mistico di Cristo, voi, carissime sorelle, avete una parte speciale, privilegiata». Madre Mectilde nei suoi scritti così si esprime: «Ho un gran desiderio di parlarvi di Gesù, di farvi conoscere Gesù, non viviamo che per Lui, non respiriamo che Lui, non pensiamo che a Lui, non desideriamo che Lui». Madre Maria Scolastica Zucchini N numerosi incarichi extradidattici. Di fatto, la prassi, anche in questo ambito, non è univoca e la reale attenzione agli alunni in situazioni di difficoltà è affidata al singolo docente, alla sua professionalità e umanità, alla sua disponibilità a identificarsi con la persona disabile. I docenti di Religione cattolica della diocesi di Anagni–Alatri hanno partecipato ad un itinerario di formazione, conclusosi il 21 marzo 2014 e proposto dalla direttrice dell’Ufficio scuola, la professoressa Maria Pia Ippoliti, sui contenuti e le metodologie per lo specifico insegnamento disciplinare agli alunni con Bes. Il corso, dal titolo «Una scuola per tutti. Insegnare Rc agli alunni con Bes», è stato articolato in relazioni frontali e lavori di gruppo, favorendo un confronto sulle esperienze in atto nelle singole istituzioni scolastiche. Le relazioni sono state affidate alla prof.ssa Cristina Carnevale e alla prof.ssa Francesca Noto la cui competenza ha reso il corso significativo per una riqualificazione degli insegnanti di Rc, impegnati ormai da numerosi anni in un progetto di formazione sistematica e puntuale. In particolare, la prof.ssa Cristina Carnevale ha guidato gli insegnanti nell’apprendimento di una metodologia didattica sul documento biblico, fornendo interessanti indicazioni per una reale inclusione degli alunni nello studio di un contenuto del Cristianesimo imprescindibile e, al tempo stesso, complesso. Organizzato in seguito alle indicazioni di un équipe di docenti impegnati nella collaborazione con l’Ufficio Scuola, l’itinerario ha offerto nuove prospettive per una reale inclusione della persona disabile nella scuola. Perché l’inclusione non resti una pura dichiarazione di intenti e la comunità scolastica diventi davvero tale, è fondamentale intraprendere un cammino educativo, a partire da un cambiamento delle dinamiche relazionali all’interno del gruppo classe e tra tutte le componenti dell’Istituzione scolastica, i cui edifici rispettano le attuali norme per abbattere le barriere architettoniche, ma ci sono spesso barriere interiori nei riguardi delle persone che non rientrano nella categoria dei normodotati. Chiamato a offrire il proprio contributo nell’ambito della formazione degli alunni attraverso il proprio specifico disciplinare, per il docente di Rc l’attenzione e la cura degli alunni con Bes diventa parte integrante dell’ordinaria azione docente, non più circoscritta a qualche gesto o momento disponibile. Inoltre, arricchiti dalla forza evangelizzatrice che è propria dei più fragili, la comunità scolastica vivrebbe con più slancio la spinta di rinnovamento che il mondo oggi chiede. Un cammino per superare il «limite» Nel silenzio davanti all’Eucaristia lutto. La comunità di Piglio ha ricordato padre Arcangelo omunichiamo la notizia del decesso del padre Arcangelo Masocco O.F.M. Conv., nato a Giuliano di Roma (FR) nel 1940. I funerali si sono svolti il 26 Marzo nella chiesa di Santa Maria Maggiore di Giuliano di Roma. Dal 2011 padre Arcangelo era stato trasferito nella comunità di San Lorenzo a Piglio in condizioni precarie di salute, ma sempre disponibile per le Confessioni. Nell’anno 1957–1958 padre Arcangelo compie l’anno di noviziato, avendo come Maestro, il Servo di Dio Padre Quirico Pignalberi. Nel 1966 viene ordinato Sacerdote nella Basilica SS. Apostoli insieme al P. Raffaele Di Crescenzo, a P. Angelo Di Giorgio e al P. Francesco Trani. Una Santa Messa è stata officiata il 31 Marzo 2014 alle ore 17,30 nella chiesa di San Lorenzo a Piglio da padre Angelo Di Giorgio alla presenza dei parenti e nipoti di padre Arcangelo e della Fraternità Francescana “Beato Andrea Conti” di Piglio. Nell’omelia padre Angelo ha affidato al Signore l’anima di questo suo confratello definito in una relazione del padre Quirico Pignalberi: «di buona indole; di carattere franco; socievole e gioviale con i compagni e di vocazione certa». C ad un bisogno di vita è la sfida che si porta avanti. Certamente l’abbattere i limiti è il passo essenziale per un’accettazione piena di se stessi, dell’altro e di quel Dio che, nella creazione, ha riversato in noi la sua perfezione da far risplendere nonostante tutto. Sonia Evangelisti 4
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