n°2, febbraio 2014

MENSILE DELLA CIA DEL TRENTINO
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, DCB Trento
Confederazione italiana agricoltori
agricoltura
trentina
Verso la VI Assemblea CIA
A tutto campo con Dallapiccola
La tutela del prodotto agricolo
Anno XXXIII - Numero 2/2014
Lotte Contadine - Sped. in A.P. - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96
Filiale di Trento - Direttore Responsabile: Michele Zacchi
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Direttore
Massimo Tomasi
Direzione e Redazione
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30 ottobre 1970
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SOMMARIO
5 Flavio Pezzi ci parla dei progetti della Cia
8 L’assessore a tutto campo
11 Più soldi dalla PAC
12 Parliamo di cibo e alimentazione
15 Rapporto Agricoltura 2010 2012 (terza parte)
20 Notizie dal CAF
LA CAM
TESSERAMENTO
21 Notizie dal CAA
23 Corsi di formazione anno 2014
25 Convocazione assemblee parziali anno 2014
26 Agrigelateria La Ca’ sul Lago
I N I Z IPAATGNAA
CIA 2014
27 Assemblea elettiva Donne in Campo
Trentino e Agia del Trentino
28 Terre coltivate: Il meleto
30 Vendo&Compro
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Assemblea CIA
“ABBIAMO IDEE E PROPOSTE,
SIAMO INNOVATIVI, SAPPIAMO
COSTRUIRE IL CONFRONTO”
Flavio Pezzi, presidente della Cia del Trentino, ci parla dei progetti della Cia
in vista della VI Assemblea nazionale.
di Michele Zacchi
Flavio Pezzi,
Presidente della CIA del Trentino
I
n vista della VI assemblea di Cia
è opportuno fare il punto con il
presidente in carica Flavio Pezzi. Dietro questo incontro c’è il
costante e paziente lavoro di tutto il
gruppo dirigente, che in questi anni
ha saputo dare equilibrio all’organizzazione e allo stesso tempo ha garantito la crescita degli imprenditori
più giovani.
Prima della Cia c’era un’altra organizzazione, legata al mondo della sinistra, che aveva tentato di dare spazio
e voce a chi era fuori dal perimetro
della Dc; ma era mancata la visione
organizzativa ed era troppo marcato
il cordone ombelicale con i partiti di
riferimento (Pci e Psi).
“Con la nascita della Cia abbiamo
voltato davvero pagina. Non è stato
semplice, perché gli ostacoli erano
tanti, ma con costanza, con pazienza, con la coerenza del nostro lavoro abbiamo fatto crescere questa
piccola esperienza; siamo diventati
più grandi insieme ai nostri soci che
riconoscevano la bontà delle nostre
proposte politiche e sapevano di affidarsi ad una struttura che garantiva
servizi efficienti e competitivi.
Fin dai primi passi della Cia del Trentino abbiamo deciso che il presidente
dell’organizzazione doveva essere un
agricoltore (la Cia nazionale soltanto
ora fa questa scelta) e questa decisione ha garantito alla nostra organizzazione il costante contatto con il
mondo contadino.”
Oggi la Cia è una importante organizzazione imprenditoriale. E si
muove alla pari di altre per dare
un proprio contributo alle scelte
da compiere. Dove sta il segreto?
“In parte ho già risposto. Abbiamo
fornito servizi efficienti e competitivi, e siamo rimasti
coerenti rispetto
ad alcuni principi. Prima di
tutto il tema
dell’unità
del mondo
agricolo
e
poi la convinzione profonda e sincera
del valore insostituibile della
coopera zione.
Questi sono i mattoni sui i quali abbiamo
costruito una casa
che oggi da lavoro
a 39 persone (presto saranno di più),
che ha un giro d’affari che
5
ha superato abbondantemente i due
milioni di Euro e che ci permette, con
orgoglio, di avere una struttura con i
conti a posto.”
Facciamo un salto di venti anni e
arriviamo ai giorni nostri: che ruolo assegnare all’agricoltura del
Trentino?
“E’ un settore vitale per la nostra economia. La qualità dei nostri prodotti
trascinano anche il buon nome del
territorio che, a sua volta, va protetto
da ogni forma di assalto selvaggio.
Oggi dobbiamo preservare con cura
ed amore la nostra terra perché un
numero consistente di trentini trae
vantaggio economico da un’area salubre che può garantire prodotti apprezzati ovunque. Questa considerazione generale ha un effetto preciso
sulle priorità degli interventi.”
E allora cominciamo con..
“Io partirei da San Michele. Abbiamo la fortuna di avere in casa un
prestigioso istituto di ricerca: utilizziamolo nel modo migliore, per
esempio ritornando ad un rapporto stretto fra i ricercatori e il mondo
della produzione agricola. Non si
deve più ripetere un problema come
quello
Assemblea CIA
della ticchiolatura dello scorso anno.”
Parliamo di ricerca, si arriva al
biologico.
“Dobbiamo capire che il mondo dei
consumatori va in quella direzione. È
inutile cercare scappatoie, quello è
uno degli obiettivi. E ora che San Michele ci dice che ci sono già le varietà
resistenti dobbiamo capire come accelerare la fase di sperimentazione.
Sono gli agricoltori ad avere nelle
loro mani il destino agricolo di questa provincia, oggi in un mercato
dannatamente competitivo dobbiamo, insieme, riflettere e costruire la
migliore strategia per rimanere, in
vari ambiti, dei numero uno.”
Quando parliamo di futuro, il pensiero corre immediatamente alla
nuova PAC, della quale si sta molto parlando in queste settimane.
Qual è l’elemento sul quale è doveroso soffermarci?
“La PAC è uno strumento complesso, in questo momento è partito il
confronto sui modelli che l’Italia deciderà di scegliere per concretizzare
nel nostro paese le indicazioni eu-
ropee. Ma un punto va subito chiarito. C’è chi chiede che i contributi
europei siano assegnati soltanto a
coloro che hanno come unica fonte di reddito l’azienda agricola cioè
il “coltivatore attivo”. La Coldiretti si
fa paladina di questa scelta, ma il
risultato sarebbe negativo per l’agricoltura, l’ambiente, la cooperazione,
particolarmente nelle aree montane.
Una scelta di questo tipo comprometterebbe la sussistenza di molte
piccole aziende.”
Quale è stato, dal punto di vista
politico, l’evento più significativo
per il mondo agricolo in questi ultimi anni?
“Non ho dubbi: la nascita di Agrinsieme. Vedere che le grandi centrali cooperative (che hanno già dato
vita all’Alleanza delle Cooperative
Italiane) hanno iniziato un percorso
unitario anche nel comparto agricolo è davvero un elemento di svolta.
Si tratta del primo vero segnale che
dimostra che il nostro settore ha imboccato la strada giusta.
È davvero triste vedere che anche
in questa occasione la Coldiretti ha
preferito un percorso solitario; per
contro il presidente dell’Alleanza delle Cooperative ha scritto, su questo
giornale, che Agrinsieme cresce più
in fretta del previsto…”
E in Trentino a che punto siamo ?
“Agli inizi dell’anno scorso, noi abbiamo scritto una lettera alla Cooperazione trentina. Abbiamo detto di
essere immediatamente disponibili a
sederci intorno ad un tavolo per organizzare la nascita di Agrinsieme.
La risposta della Cooperazione è
stata molto cauta, ha continuamente
rinviato il problema ed ora, un anno
dopo, dobbiamo constatare che nonostante le nostre costanti insistenze
ad oggi nulla è successo..
Anche la Cooperazione si deve interrogare sulle scelte politiche di fondo
e sulla qualità dell’essere cooperatori. Gli unanimismi opachi possono
sembrare una soluzione, sono invece il modo migliore per rendere più
grave la situazione e fossilizzare le
posizioni politiche e culturali.
Noi rilanciamo la proposta di costruire,
anche a Trento, Agrinsime. Dopo tanto
tempo auspichiamo una risposta.”
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6
7
L’intervista
L’ASSESSORE
A TUTTO CAMPO
Michele Dallapiccola si confronta con noi
sui grandi temi del comparto agricolo.
di Michele Zacchi
I
l Trentino in questi ultimi
anni ha raggiunto livelli di
sviluppo notevoli, che però
hanno lasciato ai margini
qualche parte del territorio. Non
Le sembra che il tema della diffusione uniforme dello sviluppo
debba entrare nell’agenda politica dei prossimi anni e che, sotto
questo profilo, le attività agricole e zootecniche come certe
forme di turismo e di artigianato
possono rappresentare leve di
sviluppo importanti?
“In un territorio orograficamente difficile come il nostro e che non offre
ampie superfici coltivabili, il tema
dell’abbandono di aree che potrebbero essere altrimenti sfruttate dall’agricoltura assume grande importanza. Anche per l’agricoltura vale
l’imperativo ad impiegare al meglio
le risorse disponibili e dunque il recupero e la messa a coltura di aree
marginali e/o abbandonate, destinandole a quelle produzioni ed impieghi che più di altri sono in grado
di interpretarne la vocazionalità, è
un obiettivo non solo condiviso ma
che intendiamo perseguire. Credo
che ciò sia possibile attraverso tre
azioni: l’allentamento dei vincoli burocratici, la previsione di più incentivi ed una maggiore diversificazione
delle coltivazioni agro-zootecniche
per abbracciare fasce sempre più
ampie di territorio.”
Per queste aree marginali ma in
generale per tutta la provincia
vale il discorso che noi possiamo raccogliere la sfida della
competizione globale puntando
sulla qualità o, meglio, sull’ ec-
cellenza dei nostri prodotti e dei
nostri servizi. Come possiamo
strutturare in maniera ottimale
le strategie di marchio per valorizzare la qualità e organizzare i
connessi servizi di certificazione? Non bisogna andare ben oltre la nota farfalla?
“Per stare sul mercato, oggi, non
basta avere produzioni eccellenti,
occorre anche che l’intero sistema
agroalimentare sappia mettere a
fattor comune servizi, propensione
all’internazionalizzazione, e-commerce, senza dimenticare il mercato interno locale, sul quale molto si
può fare. In una fase difficile quale
quella che stiamo vivendo, la capacità di resistere, puntando da un lato
sulla collaborazione e sulle sinergie
tra i settori, dall’altro sulla valorizzazione delle produzioni tipiche anche
attraverso marchi di qualità attinenti
a specifiche aree del Trentino piuttosto che a tutto il territorio provinciale, vale quanto la conquista di
nuovi mercati. In questo senso vedo
l’opportunità di “andare oltre” la farfalla.”
La Provincia in questi anni ha
puntato molto, anche con investimenti notevoli, sulla formazione e sulla ricerca. All’Università
e alle Fondazioni Kessler e Mach
sono state erogate cifre significative del bilancio provinciale.
Senza mettere in discussione questo asse strategico, noi
come altri ci interroghiamo però
sull’impatto di questi investimenti sul territorio. Come agricoltori
siamo interessati in particolare alle attività della Fondazione
8
Michele Dallapiccola
Mach e cioè dell’Istituto Agrario
di S.Michele. Abbiamo assistito
in queste settimane ad una coincidenza che ha del paradossale.
Mentre venivano diffuse le valutazioni dell’apposita agenzia nazionale che collocava S.Michele
ai vertici della ricerca agronomica, abbiamo visto esplodere un
malcontento pesante nei confronti dell’istituto, i cui servizi di
consulenza tecnica si sono rivelati inadeguati di fronte al fenomeno della ticchiolatura che ha
causato danni gravi alla frutticoltura trentina. Cosa si può immaginare per rendere più proficuo
il rapporto tra centri di ricerca e
territorio? Il caso della ticchiolatura di quest’anno ed altri segnali che provengono dal mondo
agricolo, non suggeriscono che
è tempo di ripensare il modello
S. Michele, rivedendone anche
la legge istitutiva?
“Nei suoi 140 anni di vita San Michele ha compiuto un percorso virtuoso che lo ha portato ad essere
un centro di riferimento di assoluta
eccellenza in campo internazionale. Dobbiamo continuare su questa
strada, migliorando ciò che può
essere migliorato ma stando però
attenti a non gettare il bambino con
l’acqua sporca. Per la Fondazione
Mach, ma ciò vale anche per gli
altri nodi del sistema della ricerca
trentino, occorre avviare un processo di valutazione approfondita
delle ricadute pratiche sul territorio
delle acquisizioni scientifiche e dei
brevetti, nonché del rapporto tra
gli investimenti e il Prodotto interno
lordo.”
L’intervista
Agricoltura trentina e cooperazione sono legate da un vincolo
secolare, che ha consentito di
raggiungere traguardi importanti, essenziali per sorreggere
la salvaguardia e lo sviluppo del
settore agricolo. Le ultime vicende che riguardano il settore
cooperativo testimoniano però
gravissime criticità, che mettono
in discussione metodi e strutture
operative consolidate. Noi riteniamo che per allontanare lo spettro di altre crisi sia necessario
a) recuperare la centralità del socio, trascurata dentro la crescita
quantitativa di questi anni;
b) fare attenzione alla qualità del
management, non solo sotto il
profilo della competenza professionale, ma anche di quella relazionale;
c) rafforzare la progettualità della federazione e quindi le sue
capacità di indirizzo e controllo,
anche attraverso la crescita professionale degli operatori.
Qual è il suo pensiero a riguardo
di questi problemi?
“Penso che il Trentino debba correre
comunque a 2 velocità: mele, vino e
latte sono settori chiamati a misurarsi con i competitors internazionali,
ma per farlo hanno bisogno di un
management strutturato che, per
tradizione imprenditoriale trentina, è
stato ed è rappresentato dal comparto cooperativo. Le considerazioni
contenute della domanda sono condicio sine qua non a procedere su
questa strada, e se errori o incidenti
di percorso sono occorsi è perché
queste regole non sono state rispettate. La seconda gamba sulla quale
si regge il Trentino è invece quella
rappresentata dai prodotti di nicchia
e dalle tipicità, per gestire le quali
l’imprenditorialità, l’intelligenza e la
serietà dei produttori trentini stanno
già dando ampia dimostrazione di
saper raggiungere ottimi risultati. Su
questo doppio binario intende correre, al loro fianco, anche la Provincia
autonoma di Trento.”
IL 12 E 13 APRILE
LA FONDAZIONE MACH
FESTEGGIA 140 ANNI
Era il 12 gennaio 1874 quando la Dieta Tirolese di Innsbruck deliberò di attivare a
San Michele all’Adige una scuola agraria con annessa stazione sperimentale per
far rinascere l’agricoltura del Tirolo, affidandone la direzione qualche mese più
tardi a Edmund Mach brillante ricercatore che proveniva del centro sperimentale
di Klosterneuburg.
La ricorrenza del 140esimo sarà celebrata per tutto l’anno, in particolare,
sabato 12 aprile è prevista la cerimonia d’apertura e la conferenza “Da 140
anni nel futuro”, alla presenza di istituzioni e autorità. Alle 20, spettacolo
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La direzione e tutti i dipendenti
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Italiana Agricoltori del Trentino
sono vicini ai famigliari per la perdita
di SILVANO ZANDONAI,
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La direzione e tutti i dipendenti
e collaboratori della Confederazione
Italiana Agricoltori del Trentino
sono vicini ai famigliari per la perdita
di GILBERTO GADOTTI,
socio della nostra organizzazione.
9
La direzione, tutti i dipendenti
e collaboratori di CIA del Trentino
sono vicini ai famigliari,
nostri associati, per la perdita
di FRANCESCA PEDROTTI.
La direzione, tutti i dipendenti
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sono vicini ai famigliari,
nostri associati, per la perdita
di LINA FACCENDA VED. DALVIT.
La Sicra Trattori si rinnova! Per continuare a servire al
meglio gli agricoltori trentini, forti della loro storia ed esperienza nel settore, i titolari Renato e Andrea Tarter – padre e
figlio – hanno deciso di trasferire la loro sede nella zona industriale di Spini di Gardolo, in Via Linz 197. L’inaugurazione, svoltasi lo scorso 1 luglio, ha confermato l’immagine
positiva che la società ha costruito in più di 40 anni di esperienza e servizio verso i propri clienti.
I protagonisti di questa nuova sfida, coraggiosa in tempi
non certo favorevoli, sono le due generazioni Tarter, che mettono a disposizione dei propri clienti la loro competenza, serietà, professionalità e cortesia.
Sempre alla ricerca di nuovi partner, hanno confermato le
prestigiose rappresentanze dei marchi Same e Deutz-Fahr,
leader mondiale nella costruzione di trattrici agricole specialistiche o da campo aperto; Stoll, caricatori frontali; Kuhn,
costruttore di grande qualità di macchine per la fienagione e
lavorazione del terreno; Genesini, costruttore di atomizzatori
stimato e apprezzato da molti agricoltori; Lotti, macchine
per la lavorazione interfilare; Krpan, verricelli forestali e spaccalegna; Seppi e Zanon, trincia sarmenti; Macfruit, con i
carri raccolta; Bernardi, rimorchi e verricelli forestali; Argnani e Monti, caricatori frontali; Corma elevatori; Dado
Tank, con i suoi serbatoi per lo stoccaggio dei carburanti.
Sono solo alcuni dei partner che Sicra Trattori offre alla propria clientela, certi di dare prodotti di qualità e affidabilità. Recentemente si è aggiunta la rappresentanza Weidemann,
azienda tedesca conosciuta per la grande affidabilità che costruisce macchinari per la movimentazione di carichi, dentro
e fuori l’azienda, utilizzabili sia su piazzali che in stalle, per impieghi edili o di servizi comunali.
La Sicra Trattori garantisce una capillare assistenza tramite officine autorizzate che offrono un tempestivo intervento sul territorio provinciale, oltre alla propria
officina per l’approntamento delle macchine. Al fine
di riuscire a dare un’informazione commerciale su
tutta la regione, la Sicra Trattori si avvale di una
rete di propri agenti costantemente aggiornati,
garantendo così risposte certe alle nuove e
vecchie esigenze degli agricoltori.
L’informazione di Sicra Trattori viaggia anche sul suo sito
internet (www.sicratrattori.it), ed è presente anche su siti
di importanza internazionale quali www.agriaffaires.com
e www.farmerservice.net.
La nuova sede ha stimolato nuovi investimenti e, sempre
con il desiderio di fornire un miglior servizio, si è arricchita di
nuovi mezzi e nuove risorse che verranno adibite ad un servizio ricambi a domicilio, con l’impegno di evadere l’ordine
entro le 24 ore lavorative.
Sicra Trattori vuole essere sempre di più al fianco degli
agricoltori trentini e ha ancora voglia di arricchirsi di nuovo
personale commerciale qualificato. L’azienda nei prossimi
mesi sarà presente alla Lazzera di Lavis, alla fiera del 1° maggio a Cles, e all’Agriacma di Mezzocorona, a novembre. Domenica 16 marzo 2014 l’appuntamento è invece presso
la nuova sede, per presentare a clienti e visitatori le novità del 2014.
Dietro al successo di ogni azienda c’è un team affiatato.
È per questo che la proprietà di Sicra Trattori vuole ringraziare
i propri collaboratori e amici per l’impegno e la dedizione con
cui hanno lavorato al trasferimento nella nuova sede e all’evento inaugurale, che ha registrato un clamoroso successo
di pubblico.
Ma un ringraziamento speciale va a tutti i nostri
clienti, a tutti coloro che in questi anni hanno percorso
un tratto di strada insieme a noi. Con l’augurio che il
cammino che abbiamo davanti sia ancora lungo e ricco
di soddisfazioni.
L’intervista
PIÙ SOLDI DALLA PAC
Ma sulla questione degli agricoltori di montagna
non ci sono ancora decisioni precise.
Una breve chiacchierata con il sen. Franco Panizza,
membro della Commissione agricoltura.
di Michele Zacchi
S
ulle nostre pagine abbiamo dato grande spazio
alle novità previste dalla
nuova Pac. Oggi volgiamo lo sguardo al sud, verso Roma,
per capire cosa sta facendo il governo per il comparto agricolo. Abbiamo incontrato il senatore Franco
Panizza che è membro della Commissione agricoltura che ci ha sintetizzato l’esito (in qualche caso ancora parziale) dei lavori.
“Questo governo è perfettamente
consapevole del ruolo strategico dell’agricoltura italiana. È un settore che
è in crescita e l’Italia ha una forte tradizione di eccellenza nel settore agroalimentare. Ma non è solo per questo
che oggi c’è maggior attenzione ai
contadini: tutti ormai capiscono che
sono le sentinelle dell’ambiente e che
la loro presenza garantisce la tenuta
di un territorio già fin troppo sfregiato
da ogni forma di speculazione.
L’agricoltura italiana è un elemento
determinante del successo del made
in Italy, perché vendiamo ed esportiamo non solo prodotti ma anche l’immagine di un paese.”
Ora però la concorrenza con i
nuovi paese è durissima.
“È vero, ma la nostra eccellenza giustifica i costi maggiori del comparto
agricolo.”
Cosa sta bollendo nella pentola
parlamentare per questo settore?
“Sappiamo che la nuova Pac porterà
risorse aggiuntive ed un a boccata di
ossigeno necessario per tutto il comparto. Si procederà anche a revisioni
dell’esistente ma nella sostanza ci
sono più soldi per tutte le regioni.
Poi stiamo lavorando agli incentivi
per le nuove imprese agricole giovanili. Dobbiamo sfruttare questa
nuova passione per la campagna
e siamo consapevoli che i giovani
portano entusiasmo, capacità professionali e attenzione all’agricoltura
biologica che è destinata ad avere
un ruolo crescente. Le attività sono
costanti per dare risposte concrete
alle aziende che si incardineranno
nell’allegato alla legge di stabilità che
la ministra ci ha appena consegnato
in via informale. Ciò che non è compreso nella Pac o nella legge di stabilità verrà affrontato dai disegni di
legge già depositati in Parlamento.”
E che ne sarà dell’agricoltore di
montagna, quello che in moltissimi casi ricava dal campo un
reddito aggiuntivo?
“È vero che si parla dell’agricoltore attivo come unico destinatario delle risorse comunitarie, ma io ho sollevato la
questione del-
11
Franco Panizza,
Senatore membro
della Commissione agricoltura
l’agricoltore nelle aree montane sottolineando che proprio nei nostri territori
questa figura mista, questo contadino
un po speciale è indispensabile per
garantire redditi, qualità di prodotto e
difesa del territorio. In montagna, almeno in Trentino, è praticamente impossibile ampliare la dimensioni dei
fondi agricoli a causa di prezzi altissimi dei terreni e se poi aumentiamo le
tasse a chi svolge questo lavoro non
facciamo un favore a nessuno. Possiamo solo disincentivare la voglia di
lavoro agricolo.
Io ed altri avevamo già fatto presenti
queste osservazioni alla ministra, ci
aveva promesso attenzione (che non
abbiamo trovato nei testi che ci ha consegnato per l’approvazione) e proprio
in questi giorni metterò nero su bianco
le mie osservazioni alla ministra sul
tema dell’agricoltura di montagna.
Aggiungo, infine, che la tendenza legislativa è quella di favorire le esperienze agricole che puntano sulla
qualità e salubrità dei loro prodotti.”
Che tempi per tutto questo?
“La Pac sta procedendo abbastanza spedita e ritengo che, se non
ci sono intoppi “politici”, si possa
arrivare in fondo al percorso entro
l’estate. Ribadisco, in ogni caso,
che l’attenzione alla montagna è
marcata e che alle spalle abbiamo
l’ottimo lavoro dell’on. De Castro.”
Consumatori
PARLIAMO DI CIBO
E ALIMENTAZIONE
“I prodotti italiani vanno tutelati, sempre.” Ne discutiamo
con l’europarlamentare Paolo De Castro, presidente della
Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo
Dario Guidi,
direttore del mensile Consumatori
di Dario Guidi
M
i fa piacere condividere con voi alcune considerazioni sul mondo
dell’agricoltura italiana,
frutto di una intervista con Paolo De
Castro, presidente della commissione agricoltura del Parlamento europeo. Considerato che, come gli spot
Tv già da settimane ci stanno segnalando, l’Expo 2015 di Milano avrà proprio il cibo e l’alimentazione del pianeta come tema portante, è evidente
che, come l’Italia intenda collocarsi in
questo scenario mondiale, con che
strategie e con che obiettivi è questione più che mai rilevante, per una
economia che ha urgente bisogno di
rilanciarsi.
Il primo tema affrontato con De Castro è quello della preoccupazione
per tutelare l’italianità dei prodotti
che è molto
sentita dai consumatori. Ma in un
mondo sempre più globalizzato in
cui le paure sembrano spingere
qualcuno verso chiusure autarchiche, quale è la corretta impostazione rispetto a questo tema?
“La tutela dei prodotti agroalimentari
italiani di qualità è da garantire in ogni
forma e con ogni strumento possibile.
La preoccupazione dei consumatori
nasce da una consapevolezza ormai acquisita del valore dei prodotti
di eccellenza riconosciuto anche
all’estero e per questo emulato. Il famoso “italian sounding” (prodotti che
per nome e simboli grafici sulla confezione richiamano prodotti italiani) è
certamente il fenomeno più dibattuto
di questi tempi, fenomeno che all’interno dell’Unione europea è possibile
debellare grazie a disposizioni mirate, mentre fuori dai confini europei il
quadro è più complesso. Ciò non
vuol dire che dobbiamo subire questo genere di usurpazioni in maniera
passiva. Dobbiamo invece puntare
di più sull’organizzazione e sulla presenza in quei mercati internazionali
che chiedono a gran voce le eccellenze del made in Italy agroalimentare. Penso al Canada, con il quale l’Ue
ha stretto proprio di recente un accordo di libero scambio che permetterà
l’ingresso di numerosissimi prodotti a
indicazione geografica italiani e garantirà la loro tutela dalle contraffazioni. Un accordo di grande portata che
mi auguro possa fare da esempio ai
negoziati tra Unione europea e Stati
Uniti attualmente in corso”.
E veniamo a un secondo tema:
l’Italia non è autosufficiente sul piano delle produzioni
agroalimentari e la superficie
12
destinata all’agricoltura è calata
considerevolmente nel corso degli anni. Se e come si può invertire
questa tendenza?
“La non autosufficienza dell’Italia per
quanto riguarda le produzioni agroalimentari ha un’origine geografica, legata alla prevalenza di zone collinari
e montuose, caratteristica del nostro
paese, e un’origine socio-economica che, nel tempo, ha visto passare i
processi di urbanizzazione - e il relativo consumo di suolo - da necessità
a eccesso. La sottrazione di aree all’agricoltura è oggi un fenomeno da
limitare e regolare con attenzione,
garantendo il fondamentale ruolo di
questo settore nell’economia generale del nostro Paese. Se allarghiamo il ragionamento e usciamo dai
confini nazionali, la terra sta infatti
diventando una risorsa sempre più
scarsa, da tutelare sul fronte ambientale, agricolo e idrogeologico.
Oggi l’agricoltura e il cibo sono questioni strategiche sulle quali è necessario aprire un confronto di portata
internazionale. Mi auguro che il pre-
CONSUMATORI è la rivista rivolta ai soci Coop di 7 diverse cooperative (Coop Adriatica, Coop Estense,
Coop Consumatori Nordest, Coop
Reno, Coop Liguria, Coop Lombardia
e Nova Coop) presenti in 10 diverse
regioni italiane, dal Piemonte alla Puglia, passando per Liguria, Lombardia,
Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo e Basilicata).
Consumatori ha una tiratura media
superiore a 2 milioni e 200 mila copie
ed è disponibile anche on line sul sito
www.consumatori.e-coop
Consumatori
PSR
AGEVOLAZIONI FISCALI PER L’ACQUISTO DI FONDI RUSTICI
stigioso appuntamento di Expo 2015
possa essere il luogo deputato a
questa riflessione non ulteriormente
procrastinabile.”
La nostra agricoltura è caratterizzata da molte produzioni di
qualità (Dop e Igp) con una forte vocazione per l’export. Come
difendere questa qualità sia sul
piano delle politiche di sostegno
ma anche come controlli rispetto
a truffe e imitazioni?
Come anticipavo prima, da oltre
vent’anni l’Europa mette in campo
politiche rivolte alla tutela e alla valorizzazione dei prodotti agroalimentari di qualità. Oltre ai marchi Dop e
Igp, è stato approvato il nuovo regolamento sulle informazioni ai consumatori, estendendo l’obbligo di etichettatura di origine a tutti i prodotti
zootecnici freschi. Misure rivolte alla
tutela delle produzioni tipiche di qualità, distintive dei diversi territori, che
garantiscono protezione a produttori
e consumatori, oggi sempre più consapevoli e attenti ai valori materiali e
immateriali dei prodotti che portano
in tavola. Sul fronte dei controlli, all’interno dei paesi dell’Unione valgono regole ferree di tutela e salvaguardia che prevedono l’immediato ritiro
di prodotti contraffatti o usurpazioni
di marchi. Fuori dall’Unione bisogna
puntare sulla presenza sui mercati e
sulla promozione della qualità distintiva delle nostre eccellenze.
Dalle quote latte al tema della
produzione di zucchero l’Unione
europea è stata vista in molti casi
come chi ha posto limiti e vincoli
pesanti alla nostra agricoltura. È
stato davvero così?
Non dobbiamo dimenticare da dove
derivano le quote produttive di latte
e zucchero. Tali strumenti di contenimento della produzione nascono
con lo scopo di gestire l’offerta e
di regolare un mercato caratterizzato da surplus produttivi. Oggi, in
un’epoca di scarsità di risorse in cui
torna a riproporsi lo spettro della
food security, intesa come sicurezza
degli approvvigionamenti alimentari,
la politica agricola deve rispondere a
nuove esigenze e prefiggersi nuovi
obiettivi. In tale ambito, con la riforma che abbiamo approvato, la Pac
continuerà a sostenere in maniera
importante l’agricoltura di 28 paesi,
destinando al settore quasi il 40%
del budget pluriennale disponibile
dell’Unione. È chiaro che in un quadro così diversificato certe specifiche
misure possano trovare più o meno
favore, ma è necessario trovare nuove soluzioni e pianificare politiche
in grado di rendere più moderna la
stessa agricoltura e più competitive le sue imprese. In questo senso
il Parlamento europeo ha migliorato sensibilmente una proposta di riforma (della Commissione Ue, ndr)
molto lontana dalle reali esigenze
degli agricoltori europei”.
AGEVOLAZIONI FISCALI PER L’ACQUISTO DI FONDI RUSTICI
Bene per Coltivatori diretti e imprnditori agricoli professionali. Continua ad essere operante l’agevolazione fiscale conosciuta come Piccola proprietà contadina (Ppc). I coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali, iscritti nella
gestione previdenziale agricola, quando acquistano terreni o fondi agricoli potranno usufruire di agevolazioni fiscali che
prevedono il pagamento di un’imposta con aliquota 1% da applicare al valore del bene immobile acquistato, oltre a due
tasse fisse di 200 euro ciascuna (aumentate dai E168 precedenti). L’aliquota ordinaria sino al 31 dicembre 2013 era
fissata al 18%. La stessa legge ha previsto che i non coltivatori diretti o non imprenditori agricoli professionali assolvano
l’imposta nella misura del 12% in luogo del 18%. Male per piccoli imprenditori in terreni montani. Tuttavia è doveroso
ricordare che dal primo gennaio 2014 sono scomparse tutte le altre agevolazioni per l’acquisto di terreni agricoli e quindi
anche quelle previste dal DPR 601/73 che consentiva nella nostra provincia l’acquisto di terreni da parte di coltivatori
part-time con pagamento delle sole imposte ipotecarie e di registro in misura fissa (E168 cadauna). Il Senatore Franco
Panizza ci ha inoltrato nel mese di dicembre scorso una informativa in cui afferma di aver ricevuto garanzie in sede governativa circa il fatto che queste agevolazioni saranno ripristinate. A oggi la cosa non è avvenuta. Di seguito il testo del
comunicato pubblicato sul sito internet di Panizza. “Un ordine del giorno alla Legge di Stabilità presentato dal senatore
del PATT Franco Panizza e dal collega della SVP Hans Berger accolto dal Governo, con il quale l’esecutivo si impegna
politicamente a considerare la possibilità di mantenere le agevolazioni tributarie a favore dei contadini di montagna.
È accaduto ieri notte in Commissione Bilancio in Senato, durante l’esame degli emendamenti alla Legge di Stabilità.”
PSR: AL TRENTINO 301,5 MILIONI NEL PROSSIMO SETTENNIO
Il formale riconoscimento nella nuova PAC 2014-2020 da parte della Commissione e del Parlamento europei del valore e
delle peculiarità dell’agricoltura di montagna ha trovato conferma a Roma nell’approvazione da parte della Conferenza delle
Regioni del riparto dei Fondi europei per lo sviluppo rurale 2014-2020, un nuovo modello di suddivisione delle risorse che
premia il Trentino con 31,5 milioni di euro in più per il Piano di sviluppo rurale, al quale si aggiungono altri 3,5 milioni derivanti
dalla riduzione della compartecipazione provinciale dai 54,5 milioni del settennio precedente 2007-2013 ai 51 milioni che
Trento metterà a disposizione nel periodo della prossima programmazione 2014-2020 della PAC. Soddisfazione da parte del
presidente della Provincia Ugo Rossi e dell’assessore all’agricoltura Michele Dallapiccola. (Fonte: Ufficio Stampa PaT).
13
Codipra ag.
Cooperazione
Rapporto
RAPPORTO AGRICOLTURA
2010 2012
(TERZA PARTE)
Concludiamo, in questo numero del nostro giornale, la presentazione dei
passaggi più significative dell’ultimo Rapporto sull’Agricoltura trentina.
Ricordiamo ai nostri lettori che nel nostro sito (www.cia.tn.it) possono trovare
il Rapporto completo
Ovicaprini
L’allevamento ovicaprino in Trentino si è mantenuto e recentemente sviluppato
nelle zone dove sono presenti pascoli di montagna e non solo in adiacenza
delle aziende. Nel corso degli ultimi anni si è registrato un incremento degli
allevamenti di capre da latte, a fronte di una diminuzione degli allevamenti più
piccoli. Una parte di questi allevamenti conferisce il latte ai caseifici sociali,
mentre l’altra trasforma il latte direttamente in azienda.
Le aziende caprine in Trentino sono 284 con 5.526 capi allevati. Il trend di crescita del settore, che attualmente vede una produzione di circa 8.500 quintali
di latte (variazione del 46% rispetto al 2000), è stato favorito dall’assenza di
quote latte, forte vincolo per il settore bovino (Tabella 27). Permangono alcune
difficoltà legate alla vendita dei capretti, la cui valorizzazione economica è fortemente legata al periodo pasquale.
Gli allevamenti di pecore da latte sono circa 247, con una produzione di latte
costante di 300 quintali all’anno e 27.362 capi allevati; generalmente trasformano il prodotto in proprio e lo commercializzano direttamente.
Tabella 27 - Produzione di latte in quintali
Caprino
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
5.800
5.800
5.000
5.000
6.600
6.800
7.650
8.000
8.000
8.500
8.500
300
300
300
300
300
Ovino
Fonte: ISTAT
L’allevamento ovino si distingue in allevamento stanziale, che rappresenta il
maggior numero di aziende, e allevamento transumante che rispecchia una
realtà storica ampiamente fissata nella nostra tradizione. Proprio in quest’ultimo settore si è assistito, negli ultimi anni, ad un ricambio generazionale che,
per il solo 2011, ha visto la richiesta ad iniziare l’attività del pastore di ben tre
giovani attraverso il premio insediamento del PSR (Misura 112).
La Provincia Autonoma di Trento da quasi un decennio promuove azioni di
salvaguardia delle razze ovicaprine autoctone in via di estinzione come la Capra Bionda dell’Adamello (nel PSR dal 2003), la Pecora Tingola e la Capra
Mochena (nel PSR dal 2005). L’efficacia di tali azioni è evidente nell’incremento
del numero di capi allevati. Basti pensare che prima del 2005 venivano allevati
circa 70 capi di Capra Bionda dell’Adamello e Capra Pezzata Mochena e 80
capi per la Pecora Tingola , mentre nel 2012 troviamo la presenza di 160 capi
per la Capra Bionda dell’Adamello, 170 capi per la Capra Pezzata Mochena e
ben 530 capi per la Pecora Tingola.
15
Rapporto ag.
Orticoltura e Mais da granella
La coltivazione degli ortaggi è da sempre praticata in Trentino a livello familiare per l’autoconsumo, tuttavia in alcune aree ha raggiunto le dimensioni
di una vera attività economica, costituendo una fonte integrativa al reddito
aziendale diventando, in alcuni casi, l’attività agricola principale.
Le aree principalmente interessate sono la Val di Gresta, dove sono presenti
varie specie orticole coltivate prevalentemente con metodi di produzione biologica, e le Valli Giudicarie, dove si concentra la coltivazione della patata (130
ha) sia per il consumo fresco che da seme.
Per quanto riguarda quest’ultima, le produzioni medie variano tra i 320-330
q/ha nelle Giudicarie e i 150 q/ha nei territori montani della Valle di Gresta.
Tali valori portano ad avere per la pataticoltura una PLV media che si attesta
tra i 7 mila e i 9 mila `/ha 2.
La produzione è conferita per circa l’80% nelle strutture cooperative, mentre
la restante parte è commercializzata direttamente dai privati. Nel 2012 sono
stati conferiti al consorzio COPAG di Dasindo circa 27.500 quintali di patate
di cui 2.000 circa da seme (metodo di produzione integrata) ed al Consorzio
Ortofrutticolo Valle di Gresta di Ronzo Chienis circa 6.000 quintali (metodo di
produzione biologica). A seguito delle intense piogge che hanno seguito la
semina primaverile ed alla siccità estiva, le produzioni 2012 hanno avuto una
contrazione del 25% circa rispetto a quelle dell’anno precedente.
La coltivazione di ortaggi a foglia è concentrata nella Valle di Gresta, dove tra
privati e soci del Consorzio la produzione ammonta a 18-20.000 quintali, ottenuti per l’80% secondo il metodo biologico. Lungo l’asta dell’Adige assume
rilevanza soprattutto la coltivazione dell’asparago bianco (20 ha) che trova a
Zambana il cuore della produzione.
Per un dettaglio sulla produzione orticola in termini di superficie investita e
quantità prodotte, si rimanda alla Tabella 9 dell’Allegato statistico.
Per quanto riguarda il mais da polenta sono coltivate due varietà locali
di grande qualità: il “Nostrano di Storo” e lo “Spin di Caldonazzo” recentemente riscoperto in Valsugana. Assai diffuse fino agli anni ’50, le due
varietà sono attualmente coltivate su una superficie complessiva di quasi
300 ettari, concentrati per larga parte nella Valle del Chiese, dando buone
soddisfazioni ai produttori3. Parallelamente si coltivano circa 1.500 ettari
di mais da trinciato destinato all’allevamento del bestiame, principalmente
nella piana del Lomaso.
Al fine di incrementare la sostenibilità ambientale della coltivazione del mais
sarebbe necessario sviluppare un percorso di collaborazione e sinergia tra
le diverse aree per attuare i necessari processi di rotazione nella corretta
coltivazione tra le colture orticole, patata e mais.
La liquidazione media ai soci nelle ultime annate si attesta tra i 0,25-0,30 `/kg per le patate da
produzione integrata e circa 0,50 `/kg per le patate ottenute con il metodo biologico.
Il liquidato medio ai soci della Cooperativa Agri90 di Storo per il mais da granella è di 90 `/q.
2
3
16
Rapporto ag.
Olivo
L’arrivo dell’olivo nel bacino del lago di Garda avviene a seguito della colonizzazione romana nel periodo imperiale4. Nell’ambiente alto gardesano l’olivo
si è diffuso nella fascia pedemontana, in terreni poco fertili e siccitosi, in virtù
della sua adattabilità e capacità di economizzare acqua. La limitata resistenza al freddo invernale (-7 -8 °C), ha fatto si che la coltivazione si consolidasse
nell’area di mitigazione del lago di Garda, in posizioni di bassa collina.
La coltivazione è condotta con mezzi e metodi a ridotto impatto ambientale
che permettono di produrre olive sane e olio salubre in un ambiente naturale.
La gestione del suolo è fatta con sfalci dell’erba e lavorazioni meccaniche
del terreno, i fertilizzanti impiegati sono principalmente di origine organica,
la potatura è eseguita manualmente e tende alla massima insolazione della
chioma, all’equilibrio vegetativo e produttivo e alla semplificazione delle lavorazioni.
Da dodici anni è in atto un’azione collettiva di difesa dalla Bactrocera oleae
(mosca olearia) mediante la cattura di massa degli adulti di questo insetto,
molto dannoso per le olive (trappole attrattive ed esche proteiche). La difesa
da insetti e malattie è condotta utilizzando sali di rame, olio di paraffina e
Bacillus thuringensis.
La raccolta delle olive è l’operazione che richiede il maggiore impiego di manodopera ed è eseguita prevalentemente mediante brucatura direttamente
dalla pianta o facendo uso di agevolatori a pettine. La produzione media di
olive nell’ultimo quinquennio è di circa 15.000 quintali, dai quali sono ricavati
circa 2.500 quintali di olio extra vergine (Tabella 10 dell’Allegato statistico).
Circa il 70% dell’olio prodotto è autoconsumato in ambito familiare dagli olivicoltori. L’olivicoltura dell’Alto Garda e della Valle dei Laghi è riconosciuta in
ambito comunitario quale zona a Denominazione di Origine Protetta per la
produzione dell’olio extra vergine di oliva ‘’Garda Trentino’’.
I principali punti di forza della filiera sono rappresentati dalla presenza dell’importante area vocata limitrofa al lago di Garda, l’elevata qualità del prodotto, che si caratterizza per la differenziazione attraverso blend o produzioni
monovarietali, il forte legame con il territorio di origine e la conseguente tracciabilità del prodotto, nonché la diffusa presenza di prodotto certificato DOP
Garda Trentino e produzioni biologiche, nonchè la presenza di una cooperativa di raccolta e vendita del prodotto.
Fra i punti di debolezza, il principale è rappresentato dalla scarsa offerta del
prodotto in termini quantitativi e la frammentarietà delle aziende, di piccole e
piccolissime dimensioni, che creano difficoltà di coltivazione ed alti costi di
produzione.
Le opportunità che dovranno essere utilizzate per il rilancio del comparto
sono la base varietale, che può permettere un’ulteriore differenziazione del
prodotto, la maggior sensibilità del consumatore verso le produzioni di qualità e le sinergie positive che si possono instaurare con la gastronomia e il
turismo rurale.
Le minacce sono principalmente legate alla crescente competizione con altre
produzioni europee e la possibile standardizzazione del prodotto.Nel prossimo futuro sarà fondamentale promuovere l’espansione della produzione
attraverso nuovi e razionali impianti e valorizzare il ruolo multifunzionale di
tale produzione agroalimentare per i riflessi ambientali e paesaggistici che
produce.
4
Documenti scritti che testimoniano di una coltivazione ormai consolidata dell’olivo nella parte
settentrionale del Benaco risalgono al IX secolo e per la parte trentina all’inizio del XII secolo.
17
Rapporto ag.
Castagno
L’andamento delle superfici coltivate a castagno negli ultimi anni è rimasta
sostanzialmente costante sui 240 ettari mentre le produzioni, risentendo fortemente delle influenze climatico-ambientali, presentano notevoli oscillazioni,
con una produzione minima nel 2012 pari a 600 quintali (Tabella 10 dell’Allegato statistico). Nell’ultimo ventennio, grazie ad un incremento della domanda di castagne locali, favorita da iniziative promozionali attuate da alcune
Comunità (Drena, Roncegno, Castione, Centa San Nicolò), si è assistito ad
una confortante ripresa di interesse per il settore, con il recupero di superfici
castanicole abbandonate.
La coltura del “Marone Trentino” è praticata attivamente in Valsugana e Tesino, Valle dell’Adige e Val di Cembra, Vallagarina, Valli Giudicarie, Alto Garda
e Ledro. Gli operatori agricoli dichiaranti il possesso di superfici a castagneto
(specializzato o abbandonato) sono circa 170 per una superficie complessiva di 640 ettari, 240 dei quali a castagneto specializzato.
Il 90% del prodotto è commercializzato fresco, cui si affianca la trasformazione a carattere artigianale e su scala limitata (essiccazione, farina di castagne,
conserva, frutta glassata, sciroppata e sotto spirito).
Principale punto di forza per il settore è l’elevata presenza di associazionismo e cooperazione che consentono l’aggregazione dell’offerta e la gestione
unitaria delle iniziative di marketing e promozione. Inoltre, come per l’ulivo, la
coltura può essere agilmente inserita in attività di diversificazione delle attività
aziendali. I punti di criticità sono quelli comuni al settore agricolo montano
locale: le difficoltà di accesso e lavorabilità, legate alle pendenze accentuate, oltre a incidere sul costo di produzione, ostacolano l’introduzione della
meccanizzazione per le operazioni colturali, raccolta in primo luogo. Inoltre,
la produttività della coltura risente fortemente dell’andamento climatico, elemento che ostacola la definizione di precise strategie commerciali.
Le potenzialità di sviluppo sono notevoli, considerando la vastità di estensione passata della coltura nel nostro territorio. Su questo fronte, sarebbe fondamentale promuovere ulteriori progetti di recupero e mantenimento delle aree
castanicole. Altri aspetti fondamentali su cui bisognerà porre particolare attenzione nel futuro sono: supportare la diffusione del Torymus sinensis (utile
per il controllo biologico del Dryocosmus kuriphilus o Cinipede galligeno del
castagno), ampliare l’offerta formativa e informativa, favorire la realizzazione
di eventi, ampliare e sostenere le produzioni attraverso innesti, vivaismo e
potature.
Apicoltura
Il patrimonio apistico trentino è curato in gran parte da hobbisti e semiprofessionisti, in aziende di piccole dimensioni, non specializzate e diffuse sul
territorio. Nei primi anni ’90, il numero degli alveari in Trentino ammontava a
22.221. Nel periodo 1994-1998, a seguito della diffusione della Varroa destructur5, il patrimonio apistico si è ridotto notevolmente, passando a 15.795
alveari (-23,5%). A partire dal 2001, grazie anche all’applicazione del Reg.
(CE) n. 1234 del 2007, vi è stato un recupero del patrimonio ai livelli antevarroa, arrivando a contare 24.692 alveari censiti nel 2011 (+25%) (Tabella 11
dell’Allegato statistico).
La produzione media provinciale per alveare è di circa 10-15 Kg di miele e
la produzione lorda vendibile (PLV) è stimata tra 980.000 e 1.000.000 euro
(vendita prodotti strettamente apistici). L’origine botanica è la variabile che
5
Acaro parassita esterno, che attacca le api Apis mellifera e Apis cerana. Endemica in tutti gli
alveari ove è presente il parassita non consente alcuna cura risolutiva.
18
CIA
Rapporto
ag.
influenza maggiormente sia le caratteristiche organolettiche e sensoriali del
miele che il prezzo di vendita. Attualmente in Trentino si producono principalmente cinque tipi di miele: acacia, castagno, rododendro, melata e millefiori.
Tra i principali punti di forza del settore va sottolineato il forte legame con
il territorio e l’eterogeneità ambientale del Trentino che consente un’ampia
diversificazione del prodotto miele. Inoltre, l’attività apistica ben si presta ad
un’agricoltura multifunzionale (es. agricoltura sociale e attività ambientali ed
educative) e rappresenta una buona opportunità per le aree marginali, dove
può costituire un’integrazione di reddito grazie a prodotti di pregio ad alta
remunerazione.
La limitata dimensione aziendale e la presenza di numerosi hobbisti che ha
forti conseguenze sulle capacità organizzative del settore, sui costi di produzione e sulla possibilità di adeguamento delle strutture di trasformazione
sono tra i principali punti di debolezza. Infine, va segnalato che la mancanza
di continuità e scalarità nelle fioriture determinata dalle colture specializzate
su vaste aree del territorio trentino crea “vuoti di pascolo” per le api.
Nel corso degli anni, in favore del settore sono state attivate numerose
azioni previste dal Reg. (CE) n. 1234 del 2007 (OCM unica), fra le quali:
corsi di formazione ed aggiornamento, assistenza tecnica, azioni di comunicazione, mappatura delle aree nettarifere, spese per le analisi chimico-fisico, acquisto di attrezzature (Tabella 14 dell’Allegato statistico).
Per tentare di dare una risposta al complesso fenomeno delle morie di
api verificatesi nel periodo 2006-2007, dal 2009 il Ministero delle politiche
Agricole Alimentari e Forestali ha finanziato uno specifico progetto di ricerca. La messa a punto di una rete di monitoraggio in tutto il territorio nazionale ha permesso di raccogliere informazioni sulla stato di salute delle
famiglie di api e valutare l’esposizione delle api alle sostanze tossiche6
(cfr. progetto APE-NET ora progetto BEE-NET).
Anche sul territorio provinciale è presente un modulo della rete, costituito
da cinque apiari, composti da 10 arnie ciascuno. L’attività di controllo sanitario già dispiegata dall’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari è stata ulteriormente potenziata e integrata attraverso la predisposizione del “Piano
di controllo delle malattie che colpiscono le famiglie di api, in particolare
la peste americana, presenti sul territorio provinciale”. Tale iniziativa ha
richiesto un ulteriore stanziamento di Euro 63.800,00 (deliberazione della
GP n. 1396 del 28/06/2012).
Nel corso del 2012, la Giunta ha approvato anche il regolamento di esecuzione della LP n. 2 dell’11 marzo 2008 - Norme per la tutela e la promozione dell’apicoltura. Tra le novità più importanti si segnalano la sostanziale
modifica delle norme per la denuncia degli alveari e le norme per promuove l’allevamento dell’Apis mellifera carnica, adatta ai climi freddi, dell’Apis
mellifera ligustica più adatta a climi temperati.
Le azioni a favore dei singoli apicoltori attuate nell’ambito del programma
provinciale di attuazione del Reg. 1234/07 riguardano l’acquisto di attrezzature per l’esercizio del nomadismo, l’acquisto di arnie nonché l’acquisto di
macchine, attrezzature e materiali vari per l’esercizio del nomadismo.
Nel periodo 2008-2012 è stato finanziato l’acquisto di arnie da nomadismo
con un contributo del 60 % su una spesa massima ammissibile per singola
arnia di ` 90,00 IVA esclusa.
6
In applicazione alla Direttiva (CE) n. 21 del 12 marzo 2010.
19
CAF-Agriverde
NOTIZIE DAL CAF
a cura di Nadia Paronetto (responsabile CAF-CIA Agriverde)
IUC - IMPOSTA UNICA
COMUNALE
Dopo essere stata più volte modificata e aver cambiato nome svariate
volte, è stata definita l’imposta che
si pagherà sugli immobili nel 2014.
È la IUC, l’Imposta unica comunale, che è basata su due presupposti
impositivi:
1. possesso di immobili, collegato
alla relativa natura e valore;
2. erogazione e fruizione dei servizi
comunali.
La IUC è costituita da tre componenti:
1 IMU - dovuta dal possessore
degli immobili;
2 TARI - tassa sui rifiuti (sostituisce la Tares);
3 TASI - tributo per i servizi indivisibili, destinato a finanziare
la copertura dei costi relativi
ai servizi indivisibili del Comune;
Non sappiamo ancora però quanto pagheremo e quando: saranno
i Comuni a deliberare un apposito
regolamento per disciplinare l’applicazione
della IUC: riguardo alle
aliquote e ad eventuali
riduzioni ed esenzioni
di TARI e TASI, ed anche riguardo le date
per i versamenti.
L’IMU, che non si pagherà più per
l’abitazione principale (tranne che
per gli “immobili di lusso”), andrà
versata nelle solite date: entro il 16
giugno la prima rata, ed entro il 16
dicembre la seconda.
Purtroppo non è detto che le date di
versamento della TASI e della TARI
siano le stesse dell’Imu e nemmeno
le stesse tra loro: spetta al Comune
individuare il numero delle rate (almeno 2) e le relative scadenze.
Non saranno solo i proprietari degli
immobili a pagare la IUC, almeno per
due delle componenti dell’imposta:
• l’IMU è dovuta dal proprietario;
• la TARI è dovuta dal detentore
dell’immobile. Il presupposto è il
possesso di locali suscettibili di
produrre rifiuti urbani. La superficie assoggettabile all’imposta è
quella calpestabile;
• la TASI è dovuta in parte dal proprietario e in parte dal detentore
dell’immobile. Il presupposto è il
possesso/detenzione a qualsiasi titolo di fabbricati, compresa
l’abitazione principale, aree edificabili a qualunque uso adibiti. Nel caso in cui
l’unità immobiliare
sia occupata da un
soggetto diverso
dal proprietario,
entrambi sono tenuti al pagamento di una quota
dell’imposta. La
quota dell’occupante è stabilita
dal Comune fra il
10% ed il 30%
dell’ammontare
complessivo; il
residuo è dovuto
dal titolare del diritto reale. La base
imponibile della TASI
corrisponde a quella
prevista ai fini IMU.
L’aliquota di base del20
la TASI è pari all’1‰ e per il 2014
l’aliquota massima non può superare il 2,5‰. Il Comune potrà determinare l’aliquota, ma la somma tra
la stessa e l’aliquota IMU non deve
essere superiore all’aliquota IMU
massima statale al 31 dicembre
2013, il 10,6‰. Considerando che
l’aliquota base dell’IMU per l’abitazione principale era del 4‰, con
una detrazione fissa di E 200,00, se
un comune decidesse di applicare
l’aliquota del 2,5‰, la TASI potrebbe rivelarsi, in alcuni casi, più onerosa dell’IMU.
IMPORTANTE: SPESOMETRO
PER GLI AGRICOLTORI
ESONERATI
Ricordiamo agli agricoltori in regime di esonero, con un volume
d’affari sotto i 7.000 E, che è stato
introdotto anche per loro l’obbligo
dell’invio all’Agenzia delle Entrate
dell’elenco delle operazioni rilevanti ai fini Iva,l’elenco clienti/fornitori.
Lo spesometro è obbligatorio, per
cui invitiamo tutti gli agricoltori che
si trovano in questa categoria a a
ricercare tutte le fatture di acquisto
e le autofatture di vendita relative
al 2013 per portarle presso i nostri
uffici, assieme alla carta d’identità, entro la metà di febbraio.
Assistenza legale
Ricordiamo ai gentili lettori che la
Confederazione Italiana Agricoltori
mette gratuitamente a disposizione
dei propri associati (in regola con il
pagamento delle tessera associativa)
un consulente legale secondo i seguenti orari e previo appuntamento:
TRENTO - Via Maccani, 199
tutti i giovedì dalle 16.30 alle 18.00
Avv. Andrea Callegari
CLES - Via Dallafior, 40
il primo lunedì del mese dalle 14.00
alle 15.30 - Avv. Piergiorgio Sandri
il secondo giovedì del mese dalle 14.00
alle 15.30 - Avv. Lorenzo Widmann
CAA
NOTIZIE DAL CAA
a cura di Stefano Gasperi (Responsabile CAA-CIA)
PREMIO DI INSEDIAMENTO
GIOVANI E AGEVOLAZIONI
COLLEGATE. A RISCHIO
PER CHI COMPIE I 40 ANNI
NELL’ANNO IN CORSO
Il ritardo con cui verrà sicuramente
attivato il Piano di Sviluppo Rurale
programmazione 2014-2020 potrebbe avere dei risvolti pesanti per quei
giovani che intendono insediarsi professionalmente in agricoltura ma che
compiono i 40 anni nel corso del 2014.
L’ultimo bando sulla misura 112 (insediamento giovani) attivato nella
primavera 2013 prevedeva infatti, l’impossibilità di presentare domande di
accesso al premio dopo la chiusura
dello stesso bando, segnando in questo senso una discontinuità rispetto
agli anni precedenti in cui la presentazione della domanda era possibile
anche in assenza di un bando aperto. Pertanto non è più consentito, a
chi compirà i 40 anni di età nel 2014,
l’accesso al premio e la priorità nell’accesso agli interventi economici a
sostegno degli investimenti aziendali.
Le domande di premio insediamento
presentate da giovani sono quantificabili in una media di 100 per anno.
Non sono quantificabili invece i numeri di chi compirà i 40 anni nel 2014
(o nei mesi fino all’autunno giacchè è
possibile che un bando si riesca ad
aprire verso fine anno). Potremmo sti-
mare queste persone in 10 forse 15.
Ma saranno persone che perderanno
per sempre la possibiltà di acesso
al premio e, probabilmente, saranno
aziende che non potranno nascere e
persone che non potranno occuparsi
in agricoltura.
Per questo il CAA CIA ha inviato (lo
scorso 7 gennaio) una richiesta di informazioni e un’invito a i responsabili
del Servizio Agricoltura e dell’APPAG
affinchè si attivino in tempi brevi per
affrontare il problema.
ACCORDO RAGGIUNTO
PER RIPARTIRE I FONDI PSR
È stata perfezionata l’intesa per la ripartizione della dotazione nazionale
del Secondo pilastro della pac, a disposizione per il settennio 2014-2020,
il cui massimale sarà più ricco rispetto a quello della passata programmazione. Per la prima volta sono state
istituite misure che saranno attivate
a livello nazionale, come ad esempio la gestione del rischio, inoltre
è prevista una diversificazione dei
tassi comunitari di cofinanziamento
che premia le Regioni più virtuose.
Nel complesso i fondi europei che
saranno girati all’Italia aumenteranno
a 10,4 miliardi di euro, ai quali bisognerà aggiungere le quote di finanziamento statale e regionale, grazie
alle quali il budget complessivo rad-
doppierà. Soddisfatto il ministro De
Girolamo: «Si tratta di un risultato di
grande rilievo perché permetterà alle
Regioni di avviare al più presto la nuova programmazione e al Ministero di
concentrare l’attenzione su misure di
grande importanza strategica particolarmente attese dal mondo produttivo, come la gestione delle crisi».
CARBURANTE AGEVOLATO:
TAGLIATE DEL 15%
LE ASSEGNAZIONI 2014
Diventa veramente difficile fornire un’informazione corretta agli agricoltori e ai
cittadini in questi periodi di irresponsabilità politica nei riguardidegli impegni
assunti. Alla fine 2012 era stata imposta al settore primario una decurtazione delle assegnazioni di carburante
agricolo agevolato a valere per gli anni
successivi. Nell’ambito della legge di
stabilità per l’anno 2013 è stata infatti
emanata la disposizione, con l’intento
di aumentare il gettito fiscale, di ridurre
i parametri dell’ettaro coltura del 10%
per l’anno 2013 e del 5% per gli anni
dal 2014 in poi (comma 517: a decorrere dal 1º gennaio 2014, i consumi medi
standardizzati di gasolio da ammettere
all’impiego agevolato sono ridotti del 5
per cento. Limitatamente all’anno 2013
i consumi medi standardizzati di cui al
periodo precedente sono ridotti del 10
per cento.). Un anno dopo, applicato
il taglio previsto del 10% sulle assegnazioni 2013, si è pensato bene di
rimangarsi quanto definito per il 2014
e imporre una nuova stretta nelle concessioni che porterà l’assegnazioni ad
un taglio del 15% (tre volte quanto delibertao con legge solo un’anno prima).
REDDITO SOCIETÀ AGRICOLE
CONFERMATO SU BASE
CATASTALE
Confermato infine per le società agricole anche diverse dalle società semplici la possibilità di determinare il reddito su base catastale. Si rimedia così
alla scelta miope della precedente legge di stabilità che prevedeva che questa opzione cessasse col 2015, in altre
parole l’anno d’imposta 2014 sarebbe
dovuto essere l’ultimo anno il cui le
società agricole costituite sotto forma
di Snc, Sas, Srl o Cooperative determinavano il reddito su base catastale.
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TCS
CORSI DI FORMAZIONE
ANNO 2014
a cura di Francesca Eccher e Francesca Tonetti
Elenchiamo le iniziative formative che verranno attivate dal nostro ente nel 2014. È in corso la programmazione dei calendari e delle sedi delle singole iniziative. Per rimanere costantemente aggiornati sui corsi in
partenza è possibile consultare il sito www.cia.tn.it, alla Sezione Servizi alle imprese-FORMATIVI.
PIANO DI SVILUPPO RURALE 2007-2013
PROGETTO ANNUALE DI FORMAZIONE - 2014
• RECUPERO DEI MURI A SECCO: ANTICA TECNICA CHE HA PLASMATO
IL TERRITORIO
• AGRICOLTURA BIODINAMICA: FORMAZIONE DI BASE
• COLTIVAZIONE E PRIMA TRASFORMAZIONE DELLE PIANTE OFFICINALI
CORSI A CATALOGO
• RSPP DATORE DI LAVORO - Responsabile Servizio Sicurezza e Protezione dei Rischi - medio rischio
• AGGIORNAMENTO RSPP DATORE DI LAVORO - Responsabile Servizio Sicurezza e Protezione dei Rischi - medio rischio
• ADDETTI AL PRIMO SOCCORSO
• AGGIORNAMENTO PRIMO SOCCORSO
• ANTINCENDIO MEDIO RISCHIO
• AGGIORNAMENTO ANTINCENDIO MEDIO RISCHIO
• AGGIORNAMENTO HACCP
• altri corsi a partire da specifiche esigenze
!!!NOTIZIA APPENA PERVENUTA IN REDAZIONE!!!: la Fondazione Edmund Mach realizza corsi in materia di sicurezza con risorse pubbliche (PSR). Per informazioni: ref. Carla Samonati 0461/615479 - carla.samonati@fmach.it
PIANO DI SVILUPPO RURALE - ASSE 4 LEADER
INIZIATIVE COFINANZIATE DA FEASR
E DA FONDI STATALI E PROVINCIALI
I seguenti corsi vengono realizzati tutti in Val di Sole
• CORSO DI INTRODUZIONE ALL’AGRICOLTURA BIODINAMICA
• LA CREAZIONE DI UNA FILIERA DI CEREALI BIO IN VAL DI SOLE
• seminario ALLEVAMENTO DEL CONIGLIO CON METODO TRENTINO:
IL RECUPERO DI TRADIZIONI ANTICHE PER UNA PRODUZIONE LOCALE DI QUALITÀ
• PIANTE OFFICINALI SPONTANEE E COLTIVATE: PERCORSO DI AVVICINAMENTO
• ESPERIENZE DI VALORIZZAZIONE MULTIFUNZIONALE PER IL SETTORE DELLE MALGHE
• L’INFORMATICA PER GLI OPERATORI AGRICOLI. STRUMENTI PER CREARE UN GESTIONALE DATI: POTENZIALITÀ
DEL FOGLIO DI CALCOLO.
• L’INFORMATICA DI BASE PER GLI OPERATORI AGRICOLI
• ORTICOLTURA BIOLOGICA: IL CAMPO, IL MERCATO, LA TAVOLA
• L’ALLEVAMENTO DELLA PECORA IN AREA MONTANA
• seminario OPPORTUNITA’ PER LO SCAMBIO DI MANODOPERA E DI MACCHINARI IN AGRICOLTURA. UN NUOVO
MODO DI OPERARE, IN ESENZIONE FISCALE E NEL PIENO RISPETTO DELLA NORMATIVA
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con sede in via Maccani, 199 a Trento, tramite mail tcsformazione@cia.tn.it o tramite telefono 0461.1730452.
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TCS
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CONVOCAZIONE
ASSEMBLEE PARZIALI
ANNO 2014
A norma dell’art.18 dello Statuto Sociale, degli artt.1, 7, 8, 9, 10 del Regolamento Interno, i signori Soci sono convocati
alle Assemblee parziali del Consorzio Difesa Produttori Agricoli Co.Di.Pr.A. nelle località e nei giorni indicati nel sottostante calendario analitico, con il seguente
ORDINE DEL GIORNO
PARTE ORDINARIA
• Presentazione delle seguenti materie che saranno oggetto dell’Assemblea Generale:
• Relazione del Presidente;
• Attività economiche 2013;
• Programma attività 2014;
• Iniziative di difesa collettiva delle produzioni e delle strutture;
• Fondi di mutualità;
• Varie ed eventuali
• Elezione dei Delegati per lo svolgimento dell’Assemblea Generale.
PARTE STRAORDINARIA
• Modifica Statuto Sociale.
DATA
ORA
COMUNE
RECAPITO
28 gennaio 2014
17,00
COMANO TERME
presso CO.PA.G. - Dasindo - Comano Terme
28 gennaio 2014
17,00
RIVA DEL GARDA
presso AGRARIA RIVA - Via S. Nazzaro 4 - Riva del Garda
29 gennaio 2014
17,00
MEZZOCORONA
presso le Cantine Rotari - “Cittadella del Vino” - Via del
Teroldego - Mezzocorona
29 gennaio 2014
17,00
TRENTO
30 gennaio 2014
17,00
PREDAZZO
30 gennaio 2014
17,00
CALDONAZZO
31 gennaio 2014
17,00
ROVERETO
03 febbraio 2014
17,00
TAIO
presso la Circoscrizione n. 11 - “Sala Auditorium” Via Perini 2 - Trento
Presso Sala A.S.L. - Distretto Sanitario - Corso Degasperi
Predazzo
presso AGRARIA CALDONAZZO C.A. - Via Brenta, 38 Caldonazzo
presso S.A.V. - Loc. S. Ilario - Rovereto
presso CO.CE.A. - Magazzino di Taio - Via Roma - Taio
04 febbraio 2014
MALE’
presso il Municipio - Piazza Regina Elena - Male’
04 febbraio 2014
DENNO
presso la Cassa Rurale - Via Battisti, 11 - Denno
05 febbraio 2014
CLES
presso la Cassa Rurale di Tuenno - Via Marconi, 58 Centro Direzionale - Cles
PRECISIAMO CHE IN PRIMA CONVOCAZIONE LE ASSEMBLEE SONO CONVOCATE NELLA STESSA SEDE, LO
STESSO GIORNO PREVISTO PER LA SECONDA CONVOCAZIONE TUTTE ALLE ORE 05.00.
Il Presidente del Consiglio di Amministrazione Giorgio Gaiardelli
25
Agrigelateria
TRE ANNI DI SUCCESSI
PER GLI “APERITIVI FILOSOFICI”
PRESSO L’AGRIGELATERIA
LA CA’ SUL LAGO
di Luisa Dallafior, Assessore alla Cultura del Comune di Baselga di Pinè
T
ra le proposte estive dell’altopiano di Pinè, stanno
riscuotendo un particolare
successo gli aperitivi filosofici, organizzati presso l’Agrigelateria La Cà sul lago della Fam. Ioriatti
sul lungolago, in collaborazione con
la locale biblioteca comunale.
Nati quasi come una scommessa,
quella di coniugare il tempo libero
delle vacanze estive con la riflessione su tematiche filosofiche e sociali,
hanno subito incontrato il favore di un
pubblico attento e interessato, che ha
riscoperto l’attualità della filosofia e la
voglia di incontrarsi in un ambiente
ospitale ed accogliente.
Questi incontri sono stati proposti per
il terzo anno consecutivo, e con quest’anno è terminata la trilogia che ha
avuto come filo conduttore “La paura
e la meraviglia”, un percorso di letture
filosofiche che ha esplorato i modi in
cui questi due sentimenti hanno condizionato e formato le strutture stesse
della filosofia e della scienza occidentali, forgiando nel tempo la nostra visione del mondo e delle cose.
Un percorso entusiasmante, dalla
paura del mondo (originaria o indotta)
alla scoperta della meraviglia della
conoscenza e del pensiero filosofico,
che si è conclusa con una piacevole
dissertazione sul mito della caverna
di Platone, mito fondamentale per il
pensiero occidentale e ancora oggi
capace di far emergere nuove riflessioni e considerazioni .
Fra i tanti pregi che si possono riconoscere a questi appuntamenti c’è
infatti anche l’efficacia di una proposta che sa coniugare questioni filosofiche classiche, che a prima vista
potrebbero sembrare noiose, con un
ragionamento che sa tener conto del
presente e dell’attualità, proponendo
connessioni inedite che invitano a
pensare con la propria testa, a vedere
con i propri occhi, a considerare con
la propria sensibilità, superando i modelli di pensiero e di comportamento
imposti dalla società dei consumi.
La validità di questi incontri è data anche dal fatto che sono stati strutturati
per risultare interessanti sia ad un uditorio di appassionati e addetti ai lavori,
sia ad un pubblico di persone che si
accostano per la prima volta alla riflessione filosofica, sia agli studenti che
approfittano per ripassare qualche lezione. Tutti hanno trovato “pane per i
loro denti”, perché i due relatori e autori
del progetto, Alessandro Genovese e
Nicola Zuin, hanno saputo tenere insieme limpidezza del discorso e approfondimento tematico.
26
Di anno in anno il pubblico è diventato sempre più numeroso e più partecipativo, e molto spesso disponibile a
continuare il confronto e la discussione anche al termine della conferenza,
fermandosi ad assaggiare i prodotti
locali negli accoglienti spazi in riva
al lago dell’Agrigelateria “La cà sul
lago”, realizzando un vero e proprio
“aperitivo filosofico”.
Un’iniziativa quindi che ha riscosso
un notevole successo, un esempio
di come si può fare cultura in modo
piacevole e interessante, un modo
per contrastare i pericoli del “pensiero unico” e continuare a sperare nelle
risorse della mente umana anche in
quest’epoca di decadenza culturale.
Alla sua ottima realizzazione hanno
contribuito in tanti: il Servizio Biblioteche della Provincia, la biblioteca comunale di Baselga, l’Agrigelateria “La
cà sul lago” di Ioriatti Tarcisio, la pasticceria Serraia, i relatori Nicola Zuin
e Alessandro Genovese che hanno
saputo raccogliere la sfida di proporre e spiegare concetti complessi in
modo semplice ed accattivante, oltre
ad un pubblico sempre numeroso,
attento e compartecipe.
Ai termine degli incontri sono arrivate
da più parti richieste di poter continuare anche nei prossimi anni questa
iniziativa così ben avviata, proponendo nuovi argomenti e nuove riflessioni, nuovi temi su cui confrontarsi in un
clima piacevole e stimolante, accolti
e rifocillati con i prodotti locali da Roberta e Tarcisio Ioriatti nella loro Agrigelateria affacciata sulla splendida
cornice del lago di Serraia.
DIC + AGIA
ASSEMBLEA ELETTIVA
DONNE IN CAMPO TRENTINO
Trento, 16 gennaio 2014
Foto di gruppo
R
iconfermata la Giunta
uscente di Donne in
Campo Trentino.
L’associazione, componente della Confederazione Italiana
Agricoltori, verrà guidata anche per
i prossimi quattro anni dalla Presidente Mara Baldo e dalle due Vice
Presidenti Chiara March e Nadia
Mittestainer.
Un gruppo quello di Donne in Campo
che continua a crescere: agricoltrici,
imprenditrici agricole, donne che vivono in ambito rurale, ma anche soltanto
donne che “amano” l’agricoltura e tutto quanto ad essa è collegato. Donne
intraprendenti che scelgono di essere
attive, di essere in campo, far pesare le proprie idee, i propri progetti, le
proprie imprese; che scelgono di informarsi, formarsi, valorizzarsi e confrontarsi con le altre donne che lavorano e
che si organizzano nella società.
L’associazione ha fra i suoi obiettivi
quello di sostenere l’imprenditorialità
e il lavoro delle donne in agricoltura,
valorizzando produzioni di qualità e
tipicità, nel rispetto del territorio e degli
equilibri ambientali. Le attività si rivolgono a tutta la comunità, in particolare
alle giovani generazioni. Si propongono iniziative creative che puntano sul
“fare esperienza”, per entrare in contatto diretto con la natura, con quello che
ci circonda, con quello che siamo. Nei
mercati viene promossa la “filiera corta”: un’occasione per produttore e consumatore di incontrarsi, avere un rapporto diretto, favorendo una relazione
culturale tra città e campagna. Cultura
è conoscenza delle tradizioni, ma anche dell’origine dei cibi che mangiamo,
dei processi produttivi, del luogo d’origine, dei ritmi stagionali della natura.
Per info e adesioni: 0461.1730452 donneincampo@cia.tn.it
www.facebook.com/
donneincampotrentino
ASSEMBLEA ELETTIVA
AGIA DEL TRENTINO
Trento, 10 gennaio 2014
È
nata, presso la sede
della Cia del Trentino,
l’Associazione dei Giovani Imprenditori Agricoli (Agia).
Si tratta di una iniziativa di grande interesse, perché dimostra che il rinnovamento e il ricambio generazionale
all’interno del mondo agricolo comincia a dare dei risultati.
Agia del Trentino è infatti un ottimo segnale in quella direzione: è un gruppo
con un’età media di 25 anni, che rappresenta tutti i settori dell’attività agricola (dalla viticoltura all’allevamento)
e tutti i diversi approcci a questo lavo-
ro (si va dall’agricoltore biologico a chi
ha aperto una fattoria sociale).
Sono quindi giovani imprenditori, e il
gruppo comprende anche delle imprenditrici, che intendono portare nel
loro agire quotidiano entusiasmo, innovazione e professionalità.
L’assemblea ha eletto presidente
Andrea Recchia, un imprenditore
della Rotaliana/Val di Non. Si tratta
di una persona molto ben inserita nel
mondo agricolo ed in quello cooperativo ed è un amministratore della
Cantina Rotaliana di Mezzolombardo.
Per info e adesioni: 0461.1730452 agia@cia.tn.it
27
Andrea Recchia Presidente AGIA Trentino
e Flavio Pezzi Presidente CIA Trentino
Terre coltivate
IL MELETO
U
n paesaggio costruito:
così si presenta oggi la
Valle di Non, dove su
gran parte della superficie fino ai 1.000 metri di altitudine si
estendono i meleti.
Il meleto è una delle principali “unità
paesaggistiche” che affronta la mostra “Terre coltivate. Storia dei paesaggi agrari del Trentino”, realizzata a
Trento alle Gallerie di Pie-
dicastello dalla Fondazione Museo
storico del Trentino.
Alla fine dell’800 l’agricoltura nelle valli
del Trentino era praticata quasi esclusivamente per il fabbisogno familiare.
Cento anni dopo, negli anni 2000, la
produzione annuale di mele in Trentino è compresa tra i 4 e i 4,5 milioni di
quintali all’anno che vengono esportati sui maggiori mercati internazionali. In poco più di un secolo sono mutati il paesaggio, i mestieri, la comunità.
Il boom della mela si colloca fra gli
anni ’50 e gli anni ’70. Tra i territori
protagonisti si afferma decisamente la Valle di Non. I primi segnali si
registrano alla fine degli anni ’40,
quando la produzione delle mele in
Trentino inizia a eguagliare quelle
delle pere portandosi sui 300.000
quintali annui.
Oggi, sono oltre 9.500 sono gli
ettari del territorio provinciale coltivati a meleto (dati aggiornati al
2012). Di questi, 6.500 circa sono
in Valle di Non, 950 circa in Valle dell’Adige, 760 circa nell’Alta
Valsugana e Bersntol, 680 circa
nella Piana Rotaliana.
Ma un tempo non c’erano i meleti. Nella prima metà dell’800
28
non c’è quasi traccia di alberi di
melo in Valle di Non né nel resto
del Trentino. I pochi meli presenti
si trovano nei broili: giardini nelle
abitazioni signorili dove i benestanti si dedicavano per passione
o per diletto alla coltivazione delle
mele o di altri alberi da frutto. Poi,
nella seconda metà dell’800, alcuni contadini cominciano a piantare
alberi di melo in valle di Non a causa delle malattie e dei parassiti che
colpiscono la coltivazione delle vite e
la gelsicoltura. Gli ultimi decenni del
secolo rappresentano in tal senso
un punto di partenza. “La pomologia
ha un bell’avvenire in Valle di Non”, si
legge nel 1873 nella “Relazione sull’andamento dell’annata agricola per
il Trentino”. Per il solo distretto di Cles
la produzione di frutta nel 1882 è di
1.729 quintali. Tre anni dopo il numero
di quintali risulta più che raddoppiato:
quasi 5.000 nel 1885. Di questi, circa
3.000 sono di mele, 1.500 di pere, 80
di ciliegie, 50 di prugne, 40 di pesche,
40 di cotogni e 10 di albicocche.
Alcuni decenni più tardi, negli anni ’30
del ‘900 la produzione frutticola del
Trentino proviene per il 40% dalla Valle di Non e sempre dall’Anaunia giunge il 70% della massa esportata. Fino
alla metà del secolo scorso la pratica
colturale che ancora prevale è l’abbinamento prato-frutteto. Il terreno sottostante agli alberi da frutto è coltivato
a foraggio e le piante, ad alto fusto,
Terre coltivate
sono
molto distanti tra di loro.
Dopo la Seconda guerra mondiale la
frutticoltura si afferma definitivamente. Il boom della mela è da collocarsi
tra gli anni ’60 e ’70. Giova allo sviluppo del meleto una serie di fattori. Tra
questi la diffusione dei sistemi di irrigazione e la
meccaniz za zione.
L’irrigazione
rappresenta
un capitolo a parte,
fortemente
legato alla
costruzione degli
acquedotti. Il
primo, di
memo-
ria settecentesca, fu costruito nell’anno 1700 a Rumo sfruttando le acque
del torrente Lavazé. Altri 8 acquedotti,
tra cui quelli di Fondo e di Revò, vengono costruiti nello stesso secolo. In
seguito, tra gli anni ’50 dell’800 e gli
anni ’30 del ’900 si registra il periodo
di massima attività. Nel 1930 si stima
che in Valle di Non i 33 acquedotti in
funzione siano in grado di coprire una
superficie irrigata pari a 2.930 ettari.
Tra i principali si ricordano quelli di
Banco-Malgolo-Casez (1787), Revò
(1790), Tovel per i Comuni di ClesNanno-Tassullo-Tuenno (1854), Lover-Denno-Campo Denno (1855),
Terres-Flavon-Cunevo (1905), TaioDermulo (1922), Romallo-Cloz (1922).
La meccanizzazione giunge invece
nella seconda metà del ’900. Nel
1936 in Trentino operano all’incirca 15
trattrici e 26 motocarri per uso agricolo. Nel 1996 si contano
12.000 mezzi solo in Valle di Non.
Muta, infine, la “fisionomia del meleto”. Agli alberi di melo di un tempo
- i cosiddetti patriarchi, disposti nel
campo fino a 50-70 metri di distanza
con ampio areale, una folta chioma
e uno sviluppo in altezza che poteva
raggiungere i 4-6 metri - subentrano i
moderni impianti della frutticoltura intensiva, dove le piante sono messe a
dimora a distanza molto ravvicinata,
fino a 3,30 metri tra una fila e l’altra e
50-80 centimetri tra un fusto e l’altro.
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STORIA DEI PAESAGGI
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è visitabile dal 20 ottobre 2013
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