01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:24 Pagina 1 VITAOSPEDALIERA Rivista mensile dei Fatebenefratelli della Provincia Romana NOVEMBRE 2014 POSTE ITALIANE S.p.A. - SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, Comma 2 - DCB ROMA ANNO LXIX - N° 11 Sono Sono 350 350 anni anni che che conseguimmo conseguimmo la la salma salma del del nostro nostro Fondatore Fondatore 01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:24 Pagina 2 01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:24 Pagina 3 EDITORIALE S O M M A R I O RUBRICHE 4 Papa Francesco è comunista? 5 Introduzione Homo viator 6 Educare all’etica delle virtù 7 Land Grabbing 8 Aumento dei disturbi del sonno nei bambini 9 La malattia di Dupuytren 10 Occorrevano robuste braccia per immobilizzare un paziente che subiva “ l’atroce coltello” XLVIII – “I gas esilaranti” (sec. XIX) e la chirurgia; “partorirai con dolore” (Gen 3, 16). 11 Schegge Giandidiane N. 46 B Buccheri La Ferla 1964 - 2014 Cinquant’anni di storia 15 Verso la beatificazione di fra Fortunato Thanhäuser 16 Missione: speranza dell’uomo! Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura (Mc 16,15). 17 Le stenosi uretrali 18 St. John of God Fundraising Alliance Incontro a Sant Boi de Llobregat (Barcellona) DALLE NOSTRE CASE 19 20-21 22 Istituto San Giovanni di Dio - Genzano Esperienza da volontari Ospedale Sacro Cuore di Gesù Benevento Festa dei santi Angeli Custodi a Benevento Ospedale Buccheri La Ferla - Palermo Progressi nella diagnosi e nella valutazione del rischio allergico La gestione del paziente con dolore cronico 23 Newsletter - Filippine VITA OSPEDALIERA Rivista mensile dei Fatebenefratelli della Provincia Romana ANNO LXIX Sped.abb.postale Gr. III-70%- Reg.Trib. Roma: n. 537/2000 del 13/12/2000 Via Cassia 600 - 00189 Roma Tel. 0633553570 - 0633554417 Fax 0633269794 - 0633253502 e-mail: stizza.marina@fbfrm.it dicamillo.katia@fbfrm.it Direttore responsabile: fra Angelico Bellino o.h. Redazione: Franco Piredda Collaboratori: fra Elia Tripaldi, sac. o.h., fra Giuseppe Magliozzi o.h., fra Massimo Scribano o.h., Mariangela Roccu, Raffaele Sinno, Pier Angelo Iacobelli, Alfredo Salzano, Cettina Sorrenti, Simone Bocchetta, Fabio Liguori, Raffaele Villanacci, Bruno Villari, Antonio Piscopo, Franco Luigi Spampinato Archivio fotografico: Fabio Fatello Orsini Segreteria di redazione: Marina Stizza, Katia Di Camillo Amministrazione: Cinzia Santinelli Grafica e impaginazione: Duemme grafica srl Stampa: Fotolito Moggio Strada Galli s.n.c. - 00010 Villa Adriana - Tivoli (RM) Abbonamenti: Ordinario 15,00 Euro Sostenitore 26,00 Euro IBAN: IT 58 S 01005 03340 000000072909 Finito di stampare: novembre 2014 In copertina: La salma di san Giovanni di Dio, che conseguimmo il 28 novembre 1664, è venerata in un'urna preziosa nella nostra Basilica di Granada PER SEMPRE TRA I SUOI AMMALATI ella prima biografia di san Giovanni di Dio, scritta da Francesco de Castro, leggiamo che una delle benefattrici, donna Anna de Osorio, moglie del Consigliere Comunale García de Pisa, saputo che era assai malato e “vedendo la sua sofferenza e il poco sollievo che ivi riceveva, e così assediato dai poveri da non dargli tregua, poiché egli mai si negava loro, lo pregò con molta insistenza di acconsentire che lo portassero a casa sua per curarlo, dove gli avrebbero preparato un letto e assicurato ciò che era necessario, poiché lì giaceva su delle tavole, avendo come capezzale la sporta. Benché egli si rifiutasse, supplicando di non portarlo via dai suoi poveri, poiché voleva morire ed essere sepolto in mezzo a loro, tuttavia alla fine donna Osorio lo vinse, dicendogli che, avendo egli predicato a tutti l’ubbidienza, ubbidisse ora a quanto con molta ragionevolezza gli veniva chiesto per amor di Dio. Presero perciò una seggiola per portarlo via. A ppena vi si sistemò, avendo i poveri saputo che lo volevano portar via, tutti quelli che potevano alzarsi, gli si fecero intorno con sì alti gridi e gemiti, che qualunque cuore, per quanto duro, si sarebbe sciolto in lacrime. Lui, sentendoli piangere e vedendoli afflitti, alzò sospirando gli occhi al cielo e disse loro: «Lo sa Iddio, fratelli miei, che vorrei morire in mezzo a voi. Ma poiché piace a Dio che io muoia senza vedervi, sia fatta la sua volontà». Poi, dando a ciascuno singolarmente la sua benedizione, disse: «Restate in pace, figli miei, e, se non ci vedremo più, pregate nostro Signore per me». A tali parole, ripresero a dar gridi e a far lamenti che scossero talmente a fondo il cuore di Giovanni (e bastava poco perché li amava) da farlo svenire sulla seggiola. Tornato in sé, per non prolungargli di più la pena, lo condussero a casa di questa signora. E dato che aveva cominciato a ubbidire e s’era proposto di continuare così, nonostante fino allora, anche se malato, non si fosse mai cambiato l’abito, benché ruvido e povero, ora per dar esempio di ubbidienza li lasciò fare tutto ciò che disponevano, sicché gli misero una camicia e lo posero in un letto, assistendolo con molta carità e impegno, garantendogli medici, medicine e quant’altro necessario”. N Dopo pochi giorni il Santo “sentendosi prossimo a morire, si alzò dal letto e si mise in ginocchio sul pavimento, abbracciando un crocifisso, stette un po’ in silenzio e poi disse: «Gesù, Gesù, nelle tue mani m’affido». E, detto ciò con voce forte e ben chiara, rese l’anima al suo Creatore”. E anche da morto egli continuò a obbedire, giacché donna Osorio non consegnò la salma ai frati, ma la fece tumulare nella cappella della propria famiglia, sita nella Chiesa della Vittoria, tenuta dai Minimi. Egli morì l’8 marzo 1550 e quando fu innalzato agli onori degli altari, nel calendario liturgico universale fu scelta tale data, giorno del suo ingresso in Paradiso, per ricordarne la memoria. Al fine di adeguatamente celebrare tale ricorrenza, i Fatebenefratelli chiesero di trasferire nella Chiesa del loro Ospedale di Granada la salma del proprio Fondatore, ma i Minimi vi si opposero e solo il 28 novembre 1664 (giusto 350 anni fa!) infine v’acconsentirono, sicché il Santo, che desiderava morire tra i suoi malati, poté infine avere tra loro la sua tomba. Questo suo grande affetto per loro gli meritò nel 1886 d’esser scelto, insieme a san Camillo, come Patrono Universale dei Malati. Lo specifico calendario liturgico dei Fatebenefratelli, oltre a indicare l’8 marzo come Solennità del nostro Fondatore, indica il 28 novembre come Memoria della Traslazione della sua salma nel nostro Ospedale, in cui gli fu dedicata nel 1757 una splendida Chiesa, elevata a Basilica nel 1916: nel suo presbiterio c’è in alto un’ampia nicchia, con al centro l’urna col corpo del Santo (vedi foto in copertina) e poco distante dall'urna c’è un reliquiario (vedi foto qui in alto) con la sporta che gli serviva anche da cuscino. Merita infine notare che nel Rito Ambrosiano la Memoria liturgica del nostro Santo si celebra non l’8 marzo, ma il 28 novembre. 01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:24 Pagina 4 CHIESA PAPA FRANCESCO È COMUNISTA? Raffaele Villanacci n un mondo povero di idee, in un momento storico ove le organizzazioni politiche e sindacali sono in crisi profonda, in un epoca ove fa, molto spesso, notizia, la “bufala” (termine giornalistico utilizzato per definire una notizia falsa o costruita ad hoc) è presente sui giornali scandalistici e qualche volta anche su network di consolidata affidabilità. Non pensavo o, meglio, non pensavamo che per incrementare la tiratura di quotidiani si ci inventava anche questa affermazione scandalistica: PAPA FRANCESCO È COMUNISTA. Cerchiamo di essere seri e analizziamo le notizie cominciando da ciò che dice e fa il Papa. La parola d’ordine scelta da Papa Francesco nel suo pontificato è: camminare insieme. Il Papa chiama tutti a raccolta e chiede di essere partecipi del cambiamento. In ciò c’è l’essenza del “camminare insieme” e per farlo il Papa vuole ascoltare la voce di tutti i cittadini del mondo. Pertanto nel “cammino comune” tutti devono avere l’opportunità di dire la propria opinione e, quindi, dare voce a coloro che in genere non vengono ascoltati. È mai possibile che i beni primari dei cittadini del mondo, non solo dei cattolici ma anche dei professanti le altre religioni, devono essere sempre e solo discussi, scelti e proposti dai “soliti noti”: i potenti della terra, gli economisti globali, le potenze economiche, le grandi multinazionali, ecc? Papa Francesco è stato ed è chiaro nei suoi enunciati e quando parla lo capiscono tutti al punto tale che ognuno di noi si riconosce in quello che dice. Infatti ha affermato, prima che nascesse questa polemica stupida, che: “Terra, tetto e lavoro. È strano, ma se parlo di questo per alcuni il Papa è comunista. Non si comprende che l’amore per i poveri è al centro del Vangelo. Terra, casa e lavoro, quello per cui voi lottate, sono diritti sacri. Esigere ciò non è affatto strano, è la dottrina sociale della Chiesa”. Questa è la sua dottrina che è la dottrina della Chiesa di Roma e del Vangelo a difesa degli ultimi e I 4 dei più poveri contro ogni forma di sfruttamento. E per fare questo il Papa incontra tutti e parla con tutti ricevendo, nell’Aula vecchia del Sinodo, i movimenti popolari, compresi quelli del Social Forum giunti a Roma per un convegno su “Tierra, techo y trabajo”, terra tetto e lavoro. Movimenti che, come ricorda Gian Guido Vecchi sul Corriere della Sera, “Bergoglio conosce bene”, al punto che “il suo discorso in spagnolo pare la traccia di un’enciclica sociale”. Per farsene un’idea, basta sottolineare alcune frasi del discorso: “Siete venuti a porre alla presenza di Dio, della Chiesa, dei popoli, una realtà molte volte passata sotto silenzio: i poveri non solo subiscono l’ingiustizia, ma lottano anche contro di essa”. E non è il caso se ha affermato, in linea con il suo modo di assolvere al mandato del suo Pontificato, che: “il sistema economico tutto incentrato sul denaro è la causa anche delle sciagure naturali che affliggono l’umanità . Il sistema economico sfrutta la natura per sostenere il ritmo frenetico di consumo e da qui derivano effetti distruttivi come il cambiamento climatico e la deforestazione”. Non c’è nessuna ideologia in questo modo di pensare e predicare. Pensare e predicare “il giusto” è di appannaggio di qualche coloritura politica e/o di qualche appartenenza partitica? Se così fosse vuol dire che an- che Gesù Cristo, figlio del Dio nostro Signore fatto uomo e morto per noi sulla croce, è stato comunista, il primo della storia. Siamo seri. La semplificazione e la catalogazione del pensiero umano serve solo alla massificazione dei cervelli e guai a provare a emergere da tale piattismo nel quale ci vogliono relegare. Ti ingabbiano in una catalogazione. Diventi bianco o nero, comunista o fascista, pacifista o insurrezionalista. Se poi è il Papa a provarci, apriti cielo: polemiche a valanga. E infatti le polemiche sul “Papa comunista” risalgono già a un anno fa, quando il Papa promulgò la corposa esortazione Evangelii Gaudium, definita dallo stesso Pontefice “testo programmatico”. Le bordate più rumorose giunsero dagli Stati Uniti. Ma la risposta del Papa è stata immediata e “tagliente” come nel suo stile: pacato e pieno di contenuti. Infatti Papa Francesco nell’intervista concessa alla Stampa il 15 dicembre 2013: “Il marxismo è un’ideologia sbagliata, ma ho conosciuto diversi marxisti che erano brave persone, e quindi quell’aggettivo non mi offende”. Lasciamo lavorare in santa pace Papa Francesco. Abbiamo finalmente un personaggio di spessore planetario che dice pane al pane e vino al vino e vogliamo ingabbiarlo in sterili stereotipi come “comunista” o “marxista?” Sicuramente le polemiche non si assopiranno. Chissà come sarà in seguito etichettato nella prossima sicura polemica che arriverà quando il Papa Francesco dirà di nuovo “il giusto?” Non c’è che dire: alla stupidità umana non c’è mai fine e la mamma dei cretini, purtroppo, è sempre incinta. 01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:24 Pagina 5 CHIESA E SALUTE INTRODUZIONE Homo viator Fra Elia Tripaldi ’uomo, per necessità, è nomade, pellegrino; egli è vagabondo, nel senso che per poter vivere ha bisogno di muoversi, di spostarsi, di emigrare, di conoscere, di essere accolto, ospitato da altri simili e, a sua volta, di accogliere, perché dietro il concetto di ospitalità si nasconde anche una reciprocità che diventa una regola d’oro: “Fare agli altri ciò che piacerebbe fosse fatto a te”. L’ospitalità deriva da una cultura nomade che stabiliva il principio di mutua assistenza, utile per chi era in difficoltà, lontano dalla propria abitazione. Essa era utile alla creazione di alleanze tra famiglia e famiglia, tra clan, tra tribù, ecc., come oggi succede, in alcuni Paesi, nei matrimoni delle dinastie regnanti. Essa rappresenta un’opportunità per un incontro tra persone che prima non si conoscevano, si sospettavano a vicenda, forse erano nemiche, e ora sono amiche e fratelli. L’homo viator è anche un viandante bramoso di conoscere, di avere nuove esperienze, in cerca di evasione (soprattutto i giovani), che vuole aprirsi al futuro, ma anche a un impellente bisogno di lavoro, di sopravvivere allontanandosi dalla guerra e dalla miseria, per essere protetto e avere la possibilità di realizzarsi in Paesi più liberi. “Dell’ospitalità non si può che parlare lasciandola parlare, cercando che al primo posto ci sia lei e non in quanto presumiamo di poter dire di lei. L’ospitalità è questione di cammini. E di questi cammini noi tutti siamo viandanti”3. Oggi ci sono delle scuole, dei corsi che insegnano come diventare famiglia ospitante, come organizzarsi per le ferie, chi contattare per ricevere ospitalità per un periodo di riposo, di ferie: i Bed and Breakfast si moltiplicano sempre di più. Si è sempre più in movimento per motivi di lavoro, di turismo. Si va sviluppando il turismo di massa per scoprire nuovi mondi, nuovi popoli e culture; aumenta l’opportunità per i giovani che desiderano incontrarsi a motivo di eventi sportivi, ecclesiali, “giornate”, convegni, ecc.: è una realtà vissuta in cui l’hospes diventa sempre meno hostes e viceversa. Il termine ospitalità (lat. hospitium o hospitalis) deriva da hospes, cioè ospite” ma anche “oste”, cioè sia chi è accolto che chi accoglie. “Dietro questa duplice connotazione sta il concetto greco di xenos, uno straniero che viene accettato o che accoglie. L’ospitalità implica la reciprocità ed è caratteristica di condiscendenza sincera tra estranei. Henri Nouwen scrive che l’ospitalità è “la creazione di uno spazio dove lo straniero può entrare e diventare un amico anziché un nemico”4. Tutte le popolazioni dell’Antico Oriente ritenevano l’ospitalità un dovere sacro perché i lunghi viaggi, i pericoli che in essi s’incontravano e l’assenza di strutture idonee ad accogliere i viandanti e offrire loro ospitalità era una condizione per poter sopravvivere. Una volta che l’ospite avesse varcato la soglia, vi era un “rituale” comprendente la lavanda dei piedi e il posto d’onore sotto la tenda dove veniva preparato il cibo con la possibilità di alloggiare e riposare prima ancora di chiedere informazioni sullo sconosciuto ospi- L La civiltà di un popolo si misura in base all’apertura, alla tolleranza, all’accoglienza, all’ospitalità che possiede nei riguardi del diverso, dello straniero perché rende l’uomo più umano. Significativo è quanto ha scritto Jean Daniélou: “La civiltà ha fatto un passo decisivo, forse il passo decisivo, il giorno in cui lo straniero, da nemico (hostis) è divenuto ospite (hospes) […]. Il giorno in cui nello straniero si riconoscerà un ospite, allora qualcosa sta mutando nel mondo”5. te. Spesso l’ospite è Dio stesso, che si presenta sotto sembianze umane o angeliche, che fa visita ai suoi devoti e ricompensa la loro ospitalità. Nei poemi omerici e nella poesia latina si trovano molti e vari episodi e modelli di praticare l’ospitalità. Alla coppia dei due devoti vecchietti, Filemone e Bauci descritte da Ovidio nelle Metamorfosi e che inconsapevolmente ospitano gli dèi, contrasta la figura di Didone che accoglie Enea e si innamora del suo ospite, suicidandosi per la sua improvvisa partenza. Al patriarca Abramo che riceve gli inviati di Dio, Dio stesso, senza saperlo, ricevendo così la ricompensa, si contrappongono i cittadini di Sodoma che maltrattano gli ospiti e per questo sono castigati da Dio a causa della loro pervicacia nel male. L’ospitalità è parte della cultura giudeocristiana e questa realtà è evidente nella Bibbia: Dio si fa amico, ospite del popolo d’Israele, “arameo errante” (Dt 26,5), in terra straniera. Nel Nuovo Testamento anche Gesù, è considerato sia ospite accolto, sia ospite che accoglie peccatori, samaritani e gentili. E così faranno anche le prime comunità cristiane. _________________ 3 PULICA D., Ospitare Dio, Il Melangolo, Genova 2009 p. 11 4 H. NOUWEN, Hospitality, in Monastic Studies, 10[1974], p. 8, cit. in GODFREY K.,O.F.M. Conv., Ospitalità, in Nuovo Dizionario di Spiritualità, Ed. Vaticana, Città del Vaticano 2003 pp.505-506. 5 DANIELOU J., Il libro dell’ospitalità, Raffaello Cortina, Milano 1991, p. 11 5 01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:24 Pagina 6 BIOETICA EDUCARE ALL’ETICA DELLE VIRTÙ Raffaele Sinno noto che viviamo in un tempo in cui le contraddizioni delle società complesse pongono seri interrogativi sia personali, sia sociali: da un lato, infatti, vi è una ricerca sistematica nel dare significato a tutte le cose secondo un ordine e un fine, mentre spesso si rimane prigionieri dell’imprevedibilità e della fragilità, con relazioni interpersonali frammentate, in un’ottica di sfiducia e pessimismo. È Ogni scelta umana non si fonda su di una serena valutazione e il giudizio morale, cardine su cui poggia ogni esperienza umana, si lascia trascinare da due modelli entrambi erronei: quello teleologico e deontologico. Per il primo, ogni nostra azione deve essere valutata esclusivamente nel calcolo delle conseguenze, dove piacere, felicità a ogni costo, potere, autorealizzazione, e perfezione, sono obiettivi già prefissati e da realizzare.1 Questo tipo di modello è sostanzialmente assimilabile all’utilitarismo sia dell’atto che si compie (act utilitarism), sia della regola (rule utilitarism) 2. Il modello deontologico si basa invece sulle scelte di tipo formali, con atti che sono giusti o ingiusti indipendentemente dalle conseguenze. La nostra vita pratica dimostra che entrambe le teorie non sono valide per un corretto giudizio umano, perché il fine non sempre giustifica i mezzi. Per evitare le derive illiberali dell’utilitarismo, è necessario rivalutare la categoria delle virtù, considerate nel loro significato di reciproca responsabilità dell’azione umana, poiché è una favola sostituire la ragione con la nostra volontà di potenza.3 La crisi che stiamo attraversando dipende dall’aver sovvertito la logica di una vita razionale con una perenne rincorsa al dover ottimizzare a tutti costi le nostre capacità nel sistema dell’efficienza ed efficacia, privando di responsabilità il contesto umano. Le domande del è vero?, è buono?, è lecito?, sono state messe in secon- 6 do piano rispetto alle seguenti: a che serve?, è efficace?, quanto costa? 4. L’etica delle virtù è, di fatto, regolata da un principio comune, ossia essere predisposti a scegliere sul come essere, in modo da non accettare modelli già preformati. Educare, ed educarsi, alle virtù significa saper ascoltare il valore del nostro essere in una relazione responsabile con gli altri, in modo da agire correttamente sapendo discernere per il bene integrale della persona. È evidente che stiamo osservando alla trasformazione dell’etica classica dell’obbligo, a quella contemporanea dell’attrazione, non emozionale ma sostanziale.5 Educare, ed educarsi, alle virtù , richiede l’armonia e la reciproca fecondazione tra la sfera razionale e il mondo affettivo, tra intelligenza e sensibilità, tra mente, cuore, e spirito, affinché la persona possa essere orientata verso il senso globale di se stessa e della realtà.6 Educare, ed educarsi, alle virtù , coinvolge il passaggio da un uomo sconosciuto, a uno libero, in modo da rendere possibile, e non negare, l’equivalenza nella crescita dell’altro.7 In ragione di ciò, per esercitare una vita virtuosa è fondamentale ricercare in ogni comportamento e azione il bene di riferimento, che è sempre quello della persona che vale non solo per le scelte che opera, ma in ragione del contesto di fini, mezzi e valori. L’uomo, agente morale, è espressione di un’intonazione veritiera della persona, giacché con la natura razionale e sostanziale egli partecipa alla verità eterna che è Dio.8 In definitiva ogni giorno il nostro agire dovrà essere un discernimento che accetti prudenzialmente una ricerca intelligente di comportamenti appropriati, un adeguamento alla condivisione generosa di ogni persona che è degna della nostra dedizione. Non per il suo aspetto fisico, per le sue capacità, per il suo linguaggio, per la sua mentalità, o per le soddisfazioni che può offrire, ma perché rimane un’opera di Dio, una sua creatura.9 _________________ 1 A. De RE., L’etica tra felicità e dovere. L’attuale dibattito sulla filosofia pratica, Dehoniane, Bologna 1986, p. 47 2 T.L. Beauchamp, J.P. Childress., Principles of Biomedical Ethics, Oxford University Press , Oxford 1979, p. 20 3 Cfr A. Mac Intrye, Dopo la virtù. Saggio di teoria morale. tr.it., Feltrinelli, Milano 1988, p. 140 4 F. Bellino, Pensare la vita, Bioetica e nuove prospettive euristiche, Cacucci, Bari 2013, p. 33 5 S. Pinckares., Le fonti della morale cristiana. Metodo, contenuto, storia, tr.it., M.C. Casezza, Ares. Milano 1992, p 420 6 Documento CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, n.13, cit. in G. Savignone, Educare oggi alle virtù, Elledici, Torino 2011, p. 111 7 R. Sinno, La sofferenza e la famiglia: sfide etiche, Congresso AIPAS, Assisi, otto ottobre 2014 8 S. Tommaso D’Aquino., Summa Teologica, I-II q.94 9 P. Francesco, Evangelii Gaudium, n.274 01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:24 Pagina 7 SOLIDARIETÀ TRA I POPOLI LAND GRABBING gname), minerali (idrocarburi, metalli e terre rare) e terreni edificabili. A tutte queste richieste le terre emerse (150 milioni di kmq), sembrano forzatamente tenute a dare risposta, soprattutto nel Terzo Mondo. Simone Bocchetta a locuzione inglese land grabbing (letteralmente «accaparramento della terra») identifica una controversa questione economica e geopolitica venuta alla ribalta nel primo decennio del XXI secolo, riguardante gli effetti di pratiche di acquisizione su larga scala di terreni agricoli in paesi in via di sviluppo, mediante affitto o acquisto di grandi estensioni agrarie da parte di compagnie transnazionali, governi stranieri e singoli soggetti privati. Il fenomeno ha assunto una particolare connotazione a partire dagli anni 2007-2008, quando l’accaparramento di terre è stato stimolato e guidato dalle conseguenza della crisi dei prezzi agricoli di quegli anni e dalla conseguente volontà, da parte di alcuni paesi, di assicurarsi le proprie riserve alimentari, al fine di tutelare sovranità e sicurezza in campo alimentare (proprie, non certo altrui). L Il fenomeno del land grabbing viene ogni tanto indicato come foriero tanto di buone opportunità (poche) quanto di rischi (molti): da un lato, le acquisizioni possono garantire un’iniezione di risorse, in realtà economiche in cui queste ultime sono necessarie; d’altro canto, esiste il rischio concreto (o la quasi certezza) che le popolazioni locali tramite contratti capestro perdano potere di controllo e di accesso sulle terre cedute e sulle risorse naturali collegate alla terra e ai suoli, come, a esempio, l’acqua. Il fenomeno dell’accaparramento dei suoli fertili nei paesi del cosiddetto Terzo Mondo – salito del 1000% dal 2008 a oggi – rappresenta un concentrato dei mali che minacciano il nostro pianeta (cfr. Fulco Pratesi, Divoratori di terra, 8 luglio 2014, http://pratesinational-geographic.blogautore.espresso.repubblica.it). produttori di petrolio che temono l’esaurimento dei loro pozzi. Nei continenti oggi preda del land grabbing, gli aumenti demografici sono impressionanti: nel 1980 in Africa vivevano 469 milioni di persone, oggi hanno superato il miliardo e saranno 2.2 mld nel 2050; i 2.632 milioni che vivevano in Asia nel 1980 sono divenuti 4.25 e per il 2050 la previsione è di 5.2; in America Latina da 361 milioni si è passati a 580 che saliranno a 780. Questo naturalmente aumenta la richiesta di suoli, di acqua e di energia per sopperire alle esigenze non solo alimentari di tale espansione demografica. La seconda causa, ancor più devastante, è l’incremento, anch’esso incontenibile, dei consumi e delle aspettative dei paesi già sviluppati e di quelli che si stanno sviluppando (sempre intendendo “sviluppo” = “consumo”), come Cina, Corea e India, in termini di alimenti, materie prime organiche (dal cotone ai biocarburanti al le- Oggi ciascuno dei 7,2 miliardi di persone (che arriveranno a 9.6 tra poco più di 35 anni) ha a disposizione (contando anche i luoghi invivibili) poco più di 2 ettari. Se si considerano però solo le terre arabili, i metri quadrati a disposizione scendono a 2000 metri quadri. Con queste premesse, è facile capire come l’arraffamento di terreni a spese delle agricolture locali presenti prospettive agghiaccianti. La misura dell’insostenibilità del processo è data all’estromissione forzata dai loro territori delle comunità native che vanno ad accrescere immense bidonville, dalle coltivazioni di soia destinate agli allevamenti di bestiame e di canna da zucchero e palme da olio per i biocarburanti dei nostri veicoli in crescita dirompente. Come dice il WWF, se tutti gli abitanti del Pianeta volessero stili di vita simili a quelli dei Paesi sviluppati (tendenza che nessuno può pensare di contrastare) occorrerebbero 2,5 pianeti in più. Uno di essi è la crescita della popolazione umana, che non conosce limiti soprattutto nei paesi poveri, prime vittime (complici i Governi locali) delle incette da parte di quelli in rapido sviluppo e dei 7 01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:24 Pagina 8 SANITÀ AUMENTO DEI DISTURBI DEL SONNO NEI BAMBINI Mariangela Roccu ormire fa parte della crescita normale e anche periodi di difficoltà del sonno possono rientrare nella normale maturazione. Divenire via via più consapevoli di se stessi o della relazione esistente fra i genitori, può, però, provocare stati di ansietà passeggeri che rendono difficile il sonno del bambino. Ma un sonno agitato può anche essere semplicemente un segno di eccitazione per le conquiste del giorno appena trascorso. D I neonati dormono molto, ma ben presto riescono a stare svegli per periodi più lunghi che non saranno solo impegnati ad alimentarsi, ma anche a essere accarezzati dalla mamma, a guardarsi, sorridersi, a “parlare” con lei. Gli stati di ansia del 2° anno di vita, che provocano in molti bambini incubi e paure, sono segnali del processo di maturazione mentale e della immaginazione creativa del bambino. Intorno al 3° anno di età i bambini chiamano spesso i genitori dopo essere stati messi a letto o esprimono la paura del buio: è una fase normale nello sviluppo infantile e può essere legata alla consapevolezza della progressiva autonomia rispetto ai genitori. L’ingresso nella scuola materna, l’affidarsi a figure adulte diverse avvengono, infatti, in questo periodo; andare a letto e addormentarsi può rappresentare un altro distacco dai genitori. Ma i genitori sono i guardiani del sonno dei loro figli e devono, quindi, aiutare i bambini a superare questi momenti, così come li aiutano e li accompagnano nel crescere in vista di una futura indipendenza. “Nei primi tre anni di vita, il 20-30% dei bambini presenta dei disturbi del sonno: percentuale che scende al 15% dopo i tre anni. I più a rischio sembrano essere i primogeniti o figli unici, quelli allattati al seno e quelli che dormono nel lettone. Raramente le cause sono organiche, per la maggior parte l’insonnia dipende da fattori psico-fisiologici, principalmente legati all’or- 8 ganizzazione della giornata, alla molteplicità di stimoli che si trovano intorno e alle abitudini date dai genitori. Esistono anche le questioni organiche, le più frequenti sono: reflusso, disturbi dell’orecchio, asma, dermatite atopica” (Proserpio, 2014). In un recente intervento, il Direttore del centro del sonno dell’Ospedale sant’Andrea di Roma, Maria Pia Villa sottolinea: “Il sonno dei bambini è sempre più difficoltoso, breve e difficile. Dovrebbero dormire almeno 8 ore per notte, ma spesso ne dormono meno, 6-7 ore, perché vanno a letto sempre più tardi. Situazione che si complica con l’adolescenza, quando con discoteche e uso dei computer, si finisce per andare a letto molto tardi, alterando i cicli di sonno-veglia, con ripercussioni comportamentali che possono tramutarsi in disturbi psichiatrici. Ci sono poi quelli che chiamiamo gufi e allodole ovvero, chi si addormenta o si alza tardi e chi si sveglia presto. É bene rispettare questi loro ritmi nel limite del possibile”. I bambini “super-gufi”, i figli della generazione sveglia di notte e assonnata di giorno, non ricevono un’educazione al sonno adeguata; andare a letto tardi danneggia il loro equilibrio psicofisico, con conseguenze anche gravi. Infatti, secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Sleep dalla Columbia University Medical Center, questo problema non deve essere sottovalutato, poiché il rischio di soffrire di disturbi depressivi è del 24% e la probabilità di covare pensieri suicidi, del 20%. Criticità che possono essere superate, seguendo determinati accorgimenti che i genitori devono conoscere e utilizzare, come a esempio: accompagnare l’evoluzione del sonno del bambino contenendone i lati emotivamente più forti; cercando di essere elastici, ma al tempo stesso mantenere posizioni ferme. Ulteriori recenti studi hanno evidenziato come la mancanza di una precisa routine serale influisca negativamente sullo sviluppo cere- brale e sulle prestazioni dei bambini. Questi disturbi di solito non scompaiono con il risolversi o la riduzione della causa e possono richiedere misure specifiche. È importante che vi sia un ritmo sonno-veglia regolare, stabilito con il bambino, che preveda l’inclusione di regole e rituali. Fornire un confine e dare una regolarità alle abitudini rispetto al sonno aiutano il bambino a sentirsi contenuto e dà continuità alle sue esperienze, tanto nella giornata quanto durante la notte. Qualora una difficoltà nella sfera dell’addormentamento dovesse assumere dimensioni incontrollabili, potrà essere utile consultare uno psicologo dell’età evolutiva. L’igiene del sonno è un fattore essenziale del benessere, specie infantile. Il cervello dei bambini ha bisogno di molto riposo. Il buon sonno è una condizione che si apprende nei primi mesi di vita e conoscere come si sviluppa la sua organizzazione in ogni bambino facilita il genitore a comprendere e adattarsi ai suoi ritmi, per capire se e quando vanno modificati e come e quando rispettarli. Qualche pillola di saggezza, in altre parole un prezioso consiglio: “Perché i bambini abbiano un buon sonno, è bene che i genitori li facciano mangiare a un orario prefissato, non gli diano troppi liquidi e gli facciano il bagno prima di cena, evitando alimenti piccanti e bevande eccitanti” (Villa, 2013). 01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:25 Pagina 9 LA MALATTIA DI DUPUYTREN Antonio Piscopo a malattia di Dupuytren è una patologia benigna che colpisce la mano prevalentemente nella quinta – sesta decade di vita con frequenza nettamente maggiore nel sesso maschile, si stima un rapporto dieci a uno maschi/femmine. L È caratterizzata dall’ispessimento e dalla retrazione fibrotica dell’aponeurosi palmare, una robusta fascia sottocutanea. Tra le patologie a carico della mano è probabilmente la più frequente, seconda solo alle sindromi canalicolari come quelle a carico del nervo mediano e ulnare. Colpisce frequentemente il lato ulnare della mano e in oltre il 50% dei casi è bilaterale. Le dita che maggiormente vengono interessate dalla malattia sono, in ordine di frequenza, l’anulare, il mignolo e il medio, rara la localizzazione all’indice e al pollice. Fattori genetici, metabolici, meccanici e farmacologici sono chiamati in causa nell’etiologia di tale malattia. Il consumo eccessivo di alcolici viene prepotentemente chiamato in causa nella genesi della malattia, così come sembra certa l’associazione tra la malattia di Dupuytren e il diabete mellito. L’uso di farmaci antiepilettici può predisporre all’insorgenza dello stato morboso in questione. Il decorso clinico della malattia è di tipo cronico progressivo: inizialmente si assiste alla comparsa di uno o più ispessimenti nodulari al palmo della mano. i “tralci fibrosi” o corde che, inglobano le guaine tendinee, parte delle piccole fasce muscolari e le pulegge, e determinano la flessione delle dita che si accompagna a una difficoltosa e spesso dolorosa flesso estensione. I segni clinici sopracitati sono patognomonici della malattia e nessun esame strumentale necessita di essere eseguito. Tubjana, eminente chirurgo francese della mano, classifica la gravità della malattia in cinque stadi: - stadio zero: presenza di noduli palmari alla mano senza interessamento delle dita; - stadio uno: flessione digitale delle dita interessate compresa tra 0° e 45° (fig 1); - stadio due: flessione digitale compresa tra 45° e 90°; - stadio tre: flessione digitale tra 90° e 135°; - stadio quattro: flessione digitale oltre i 135°. Nel corso degli anni molte sono state le scelte terapeutiche, ma sostanzialmente, all’astensionismo iniziale e alla trazione sulle dita, sono seguite tecniche mininvasive percutanee con ago, iniezione di enzimi proteolitici, ampia esposizione chirurgica del sito interessato. stra attenzione verso una scelta quanto più radicale possibile. Il nostro accesso chirurgico (sec. Skoog o Iselin, fig. 2) è in relazione ai raggi interessati. In entrambi i casi, l’intervento consiste nella asportazione della aponeurosi palmare interessata preservando le strutture neurovascolari, tendinee e muscolari. È necessario in alcuni casi eseguire tempi chirurgici aggiuntivi che consistono in plastiche cutenee di allungamento per permettere la copertura del palmo. In alternativa facciamo ricorso a quella tecnica definita “open palm“ in cui la copertura cutanea è parziale e la guarigione delle zone scoperte avviene per seconda intenzione. Applichiamo sempre un drenaggio laminare e solo in casi selezionati stadio 3 e 4, applichiamo un tutore alle dita interessate dalla patologia, per mantenere la posizione ottenuta in sala operatoria. In settima giornata, ma solo in questi casi selezionati, rimuoviamo lo splint e consigliamo al paziente una rieducazione di tutte le dita, prediligendo da subito gli esercizi per la chela e quelli per la propriocettività. Negli altri casi la rieducazione della mano è per lo più immediata. I tempi di guarigione restano comunque lunghi (circa due mesi). Nella nostra Divisione, in accordo con la gran parte degli autori, e in relazione allo stadio della malattia, dirigiamo la no- In conclusione, pur essendo aperti a qualsiasi tecnica, che pratichiamo in relazione allo stadio della malattia, la scelta chirurgica resta per noi fondamentale e sottolineamo che questa chirurgia, oltre a non essere scevra da rischi, e anche se ben condotta, può andare incontro a recidive. Fig 1: aspetto pre operatorio stadio 2 Fig. 2: accesso di Skoog Questi ispessimenti duri e nodulari, compaiono lungo il quarto e quinto raggio, essi sono palpabili, poco visibili, spesso non dolorosi. Raramente la palpazione di un nodulo evoca modesto dolore, se è presente è perché lo stesso ha inglobato o dislocato un nervo interdigitale vicino. Successivamente ai noduli compaiono 9 01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:25 Pagina 10 IL CAMMINO DELLA MEDICINA OCCORREVANO ROBUSTE BRACCIA PER IMMOBILIZZARE UN PAZIENTE CHE SUBIVA “L’ATROCE COLTELLO” XLVIII – “I gas esilaranti” (sec. XIX) e la chirurgia; “partorirai con dolore” (Gen 3, 16). Fabio Liguori a sempre l’uomo ha cercato di liberarsi dal dolore; e se è naturale il tentativo di dare una spiegazione al dolore, l’utilità medica di allarme per l’organismo, o la dimensione religiosa di espiazione e purificazione possono essere d’aiuto a comprenderlo. È tuttavia sufficiente brevemente riflettere sulla condizione umana per trarre la conclusione che il dolore è parte di essa, evenienza ineludibile da cui non si può che cercare di fuggire. D Branca antica, ma subalterna della “più nobile” medicina, la chirurgia tra Medioevo e tardo Rinascimento era decaduta al punto da essere relegata fra le arti “manuali” dei cerusici (barbieri). Principale ostacolo all’azione del chirurgo era infatti il dolore: chiunque si accingesse a subire un’operazione somigliava più a un condannato a morte prima dell’esecuzione poiché, da un lato occorrevano robuste braccia per immobilizzare un “paziente che subiva l’atroce coltello”, e dall’altro l’intervento doveva essere il più rapido possibile, risultando in ciò stesso spesso incompleto, scarsamente efficace e causa di frequenti complicazioni (emorragie, sepLa cacciata si, shock postdal paradiso (Masaccio, 1424-25) operatorio). 10 Non l’alcool, né l’oppio (o la mandragora) s’erano dimostrati in grado di diminuire la sensibilità al dolore. La scoperta del cloroformio (Liebig, 1831) e del protossido d’azoto, uno dei cosiddetti gas esilaranti (per gli effetti euforizzanti), attenuando il dolore e rilassando i muscoli consentiranno alla chirurgia, in concomitanza con i progressi dell’anatomia, di aprirsi a nuove frontiere. In contrapposizione, per secoli nelle civiltà occidentali tradizione e “sacre scritture” avevano perpetuato una concezione quasi punitiva di una fondamentale vicenda umana: il biblico “partorirai con dolore”(Gen 3, 16). Conseguenza di questa distorsione socio-culturale, il parto era divenuto paradigma di evento doloroso assoluto, vissuto reale che duramente cimentava le partorienti, sebbene per donne di diversi gruppi etno-culturali sparsi nel mondo travaglio e parto fossero pressoché indolori. Accade così che, quando l’ostetrico inglese Simpson comunica (1847) all’Associazione dei Chirurghi di Edimburgo i risultati positivi dell’uso del cloroformio nel travaglio di parto, il clero scozzese insorga richiamandosi a quanto dettava la Genesi. Citando la stessa, Simpson potrà controbattere che, prima di togliere la costola ad Adamo, Iddio lo fece sprofondare in un sonno profondo (in pratica, anestetizzandolo)! Già sintetizzato dall’alchimista e medico svizzero Paracelso nel lontano 1540, l’etere era stato utilizzato per la prima volta con successo in anestesie generali nel Massachuttes (1842). A partire dal 1900 sostituirà completamente lo sgradevole e pericoloso cloroformio, responsabile di Prime sterilizzatrici a secco (1891) fatali aritmie cardiache. E gli anestetici inalanti domineranno la scena operatoria fino a metà del secolo, quando subentrerà l’anestesia (dal greco, insensibilità) endovenosa. Nel frattempo, effetto delle guerre e rivoluzioni che insanguineranno i continenti nel XX secolo, le tecniche chirurgiche compiono enormi progressi: gli ospedali da campo risultano, infatti, insostituibili “palestre” di preziose esperienze operatorie (urgenze, emorragie, politraumatismi, amputazioni)! L’introduzione nel 1885 dell’asepsi (E. Von Bergmann) risulterà infine determinante per la prevenzione delle infezioni post-operatorie. Si era già assistito all’uso del cloro e alla bollitura (1878); ma è grazie al ricorso della sterilizzazione a secco (1891) e al primo uso di guanti, tintura di iodio e anestesia locale (1894), se la chirurgia finalmente compirà l’agognato salto di qualità. Frattanto, rivoluzione scientifica e illuminismo avevano posto le basi del progresso civile, sociale ed economico dello straordinario XX secolo. “Occorrevano robuste braccia...” 01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:25 Pagina 11 Schegge Giandidiane N. 46 B Buccheri La Ferla “ Il programma è stato articolato. Alle 9,00 ha aperto l’ufficio postale per l’annullo speciale. L’immagine del timbro ha riprodotto una statua lignea di san Giovanni di Dio custodita nella Chiesa di santa Margherita a Polizzi Generosa. A tutti è stato donato un libro scritto dal prof. Salvino Leone: “I Fatebenefratelli a Palermo. Un’antica presenza a 50 anni dal ritorno”. Il timbro postale Subito dopo, davanti a un pubblico numeroso, ha aperto i lavori l’attuale superiore, fra Luigi Gagliardotto, organizzatore dell’evento. “Non nascondo l’emozione per questo avvenimento di 50 anni di storia, - comincia il Superiore scritta nel nome della carità verso i fratelli ammalati. Un grazie a Dio che dopo un secolo d’assenza ha permesso il ritorno dei religiosi in Sicilia, chiamati dalla cara signora Anna Buccheri La Ferla. In questo mezzo secolo l’Opera è stata oggetto di profonde trasformazioni. Nasce come sanatorio e con gli anni viene trasformato in Ospedale diventando un punto di Sala polifunzionale durante l’incontro riferimento per l’intera Sicilia. Tutta la Famiglia ospe- docce e i viveri di prima necessità a daliera offre la propria umanità e diverse famiglie disagiate della città. professionalità nel realizzare il cari- Ora siamo impegnati nella realizzasma dell’Ospitalità trasmessoci da zione di un centro di accoglienza san Giovanni di Dio. notturno che possa ospitare chi non ha un tetto sotto cui ripararsi dal In questo Ospedale ha lasciato la freddo ma anche dal caldo”. vita terrena il Beato don Pino Puglisi. Nel nostro pronto soccorso gli Dopo il saluto ha avuto luogo la sono state prestate le cure nel giorno preghiera presieduta da S. Em. del vile attentato. In questi cinquan- Rev.ma Card. Paolo Romeo, il t’anni per l’Ordine religioso le prove, quale ha ricordato che in questo le difficoltà e a volte anche la paura Ospedale cattolico l’assistenza ai di non farcela, non sono mai manca- malati è impregnata del carisma te e non mancheranno. dell’ospitalità proprio del santo fondatore, san Giovanni di Dio. Ma, come Giovanni di Dio, andremo sempre avanti con testardaggine, audacia e impegno. Non saranno i problemi finanziari a fermarci. Infine desidero sottolineare quanto da qualche anno si realizza all’interno dell’Ospedale. Abbiamo aperto un centro di accoglienza diurno che ospita i fratelli bisognosi Il cardinale Paolo Romeo e fra Luigi durante la preghiera offrendo un servizio 241 A cinquant’anni dal ritorno dei Fatebenefratelli in Sicilia” è stato il titolo della manifestazione che il 17 ottobre si è svolta in Ospedale per festeggiare il 50° anniversario del ritorno dei Religiosi nell’Isola. Cettina Sorrenti: Schegge Giandidiane N. 46 b – Buccheri La Ferla. 1964 - 2014. Cinquant’anni di storia 1964 - 2014 Cinquant’anni di storia 01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:25 Pagina 12 Florida e attiva la presenza dei Fatebenefratelli in Sicilia Il padre generale, fra Jesús Etayo, per la prima volta nel capoluogo siciliano, ha tracciato la storia dell’Ordine sia a Palermo che nell’intera Isola. “La presenza dei nostri confratelli in Sicilia - ha raccontato - è sempre stata florida e attiva. Ben nove generali dell’Ordine sono stati siciliani. Molti di loro si sono distinti nelle epidemie di peste che hanno colpito l’Isola. 242 Cettina Sorrenti: Schegge Giandidiane N. 46 b – Buccheri La Ferla. 1964 - 2014. Cinquant’anni di storia Ancora oggi i Fatebenefratelli, impegnati in tutto il mondo nell’assistenza pagano con la propria vita. Abbiamo perso diversi confratelli nelle zone colpite dall’Ebola. La ricorrenza che oggi celebriamo deve essere un ringraziamento al Signore. Desidero ringraziare tutta la Famiglia ospedaliera di Palermo e le suore che vi fanno parte. lata. Questo a Palermo non è mani venuto meno. L’Ospedale negli anni è sempre stato ampliato per offrire un’assistenza sempre più completa e all’avanguardia”. Apprezzamento e gratitudine per i 50 anni di attività “Esprimo apprezzamento e gratitudine per i 50 anni di attività a Palermo dei Fatebenefratelli nell’Ospedale Buccheri La Ferla, a servizio della umanizzazione della sanità oltre il fiume Oreto, che per tanti anni è stata la parte completamente abbandonata della città e nella più vasta area metropolitana. Un pensiero lo rivolgo ai malati e alle loro famiglie che sono assistiti in questo Ospedale. L’Ordine di san Giovanni di Dio ha la Sua vocazione nell’assistenza. La nostra finalità è quella di assistere la persona amma- In questo Ospedale non viene erogata solo sanità nel senso stretto della parola, ma è il luogo in cui la professionalità si fa Chiesa”. Con queste parole ha aperto il suo intervento, il sindaco di Palermo, il prof. Leoluca Orlando presente anche ai festeggiamenti dei 25 anni di attività dell’Ospedale. Con la sua presenza ha voluto testimoniare il rapporto tra la città e i Fatebenefratelli, una presenza profondamente radicata nel tessuto storico e culturale dell’intera Sicilia. Fra Jesús Etayo, superiore generale dei Fatebenefratelli Prof. Leoluca Orlando, sindaco di Palermo Anche l’assessore alla salute, dott.ssa Lucia Borsellino, ha sottolineato come “il Buccheri La Ferla sia un esempio di umanizzazione dell’assistenza. È l’unico Ospedale classificato dell’Isola. Evidenziando l’esempio che esprime questa struttura non si può non ricordare come l’Ospedale sia molto attento al percorso nascita. Ha ottenuto il riconoscimento nel progetto Onda di due bollini rosa. È una struttura che nel tempo si è sempre ampliata”. Testimonianza molto personale e sentita è stata quella del Presidente della sezione penale e misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, dott.ssa Silvana Saguto. “Per ricevere le cure mi pregio di rivolgermi personalmente e insieme alla mia famiglia a questo Ospedale. Qui c’è qualcosa in più. Il centro di questo Ospedale è il malato. Ha la capacità di accogliere anche la famiglia del paziente. L’assistenza è eccellente”. Infine, il rettore dell’Università di Palermo, prof. Roberto Lagalla ha sottolineato come “in questo Dott.ssa Lucia Borsellino, assessore alla salute Regione Sicilia 01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:25 Pagina 13 Dott.ssa Silvana Saguto, pres. sezione penale e prevenz. Tribunale di Palermo Cardinale Paolo Romeo di Palermo Prof. Roberto Lagalla, rettore dell’Università Ospedale il rapporto tra medico e paziente è un rapporto vocazionale. Vi è un diverso approccio all’ammalato. Negli altri ospedali si crea un rapporto operatore – malattia che non crea umanizzazione. Ottimo il lavoro svolto, soprattutto in una zona molto particolare in cui si trova il Buccheri La Ferla, il territorio di Brancaccio. Nel tempo le collaborazioni tra l’Ospedale e l’Università si sono intensificate, per esempio in radiologia. Ciò ha dato luogo a ottimi risultati”. Dopo i saluti, si è tenuta una relazione a cura di Salvino Leone che ha ripercorso la storia dei Fatebenefratelli sia in Sicilia che a Palermo. ristica e sono stato trasferito a Palermo. Era la stessa giornata in cui in questo Ospedale veniva sancito il passaggio da “Casa di cura” a “Ospedale classificato”. Da allora ha cominciato a subire trasformazioni importanti. Prof. Salvino Leone, docente facoltà teologica di Sicilia Fra Gerardo D’Auria, superiore provinciale Cettina Sorrenti: Schegge Giandidiane N. 46 b – Buccheri La Ferla. 1964 - 2014. Cinquant’anni di storia Il Provinciale, fra Gerardo D’Auria, nel concludere i lavori ha raccontato: “il 23 ottobre del 1991 ho finito la laurea in infermie- Oltre alle discipline di base, sono state attivate specialità di rilievo: l’ostetricia, la neonatologia con l’UTIN, la cardiologia con l’UTIC. Da subito è stato avviato un proces- 243 L’Ospedale di oggi, partendo dall’ottobre del 1991 01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:25 Pagina 14 nella serata del 17 ottobre, la sezione locale dell’AFMAL dell’Ospedale ha organizzato una cena di beneficenza. La finalità dell’evento è stata la raccolta fondi per la costruzione del Centro di Accoglienza notturno “Beato Padre Olallo” da realizzare nella città di Palermo. Magnifico lo scenario in cui si è tenuta l’animata e divertente festa. Fra Pietro Cicinelli durante la serata allo Splendid Hotel La Torre Il golfo di Mondello ha fatto da sfondo allo “Splendid Hotel La 244 Cettina Sorrenti: Schegge Giandidiane N. 46 b – Buccheri La Ferla. 1964 - 2014. Cinquant’anni di storia so di umanizzazione. Sono stati attivati i servizi di psicologia, assistenza sociale e il servizio di umanistica medica. Ricordo che il pronto soccorso era veramente piccolo. Oggi è un punto di riferimento per l’intera Sicilia. Nel tempo, per rispondere ai bisogni regionali, sono state attivate quasi tutte le discipline mediche: neurologia, oncologia, chirurgia plastica, urologia, oculistica e ancora i servizi di genetica, neuroradiologia, la istopatologia e nell’ultimo anno un servizio di riabilitazione polivalente per il trattamento di alta specializzazione per le patologie spinali e le cerebrolesioni. L’Ospedale per la conduzione di programmi sanitari e formativi ha tessuto importanti collaborazioni con la Regione Sicilia e ha ottenuto vari riconoscimenti. La posizione del nostro Ospedale, in un’area a elevata densità di popolazione e di bisogno sanitario, è divenuta garanzia per il territorio e la popolazione. I dati di oggi ne confermano la grande attività: 65.000 prestazioni di pronto soccorso, oltre 25.000 ricoveri, oltre 23.000 parti e 1.300 assistiti in rianimazione. Di tutte queste trasformazioni l’anima pulsante è Da dx: card. Paolo Romeo, fra Luigi, fra Gerardo, fra Jesús Etayo stato fra Pietro Cicinelli che per tanti anni è stato il superiore provinciale. Potremmo dare molto di più alla popolazione di Palermo, purtroppo i tetti di spesa imposti dalle Regione ci bloccano, ma andiamo avanti con tenacia. In questo chiediamo la collaborazione di tutti, anche del Comune nella figura del sindaco, prof. Leoluca Orlando, qui presente”. Una festa nel nome della solidarietà Per concludere i festeggiamenti del 50° anniversario del ritorno dei Fatebenefratelli in Sicilia, Torre”, location della serata. All’incirca quattrocentocinquanta i partecipanti. Un comico palermitano, Ernesto Maria Ponte, prendendo spunto dalla vita coniugale di ogni giorno ha aperto la serata. Si è proseguito con i saluti da parte di fra Luigi, il presidente nazionale Afmal, fra Pietro Cicinelli, il superiore generale fra Jesús Etayo e il superiore provinciale, fra Gerardo D’Auria. Dopo la cena, tutti in pista a ballare accompagnati da tre collaboratori dell’Ospedale che hanno suonato e cantato. 01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:25 Pagina 15 “I L M E L O G R A N O ” VERSO LA BEATIFICAZIONE DI FRA FORTUNATO THANHÄUSER Fra Giuseppe Magliozzi o.h. Kattappana, nello Stato indiano del Kerala, il locale presule, monsignor Matteo Arackal, con il consenso della Conferenza Episcopale Siro-Malabarica, ha stabilito di dare inizio ufficiale al Processo di Beatificazione di fra Fortunato Thanhäuser (che fu pioniere e fondatore dell’attuale fiorente Provincia Indiana dei Fatebenefratelli) presiedendo nella locale Parrocchia di San Giorgio alle dieci di mattina del 22 novembre, una solenne Messa Pontificale d’apertura e guidando al suo termine una Processione fino alla Tomba di questo Servo di Dio. A Negli oltre quattro secoli di presenza dei Fatebenefratelli in Asia, numerosi sono stati i Martiri, ma per nessuno di loro è stato avviato il Processo di Beatificazione. Molti anche i confratelli morti in concetto di santità, ma finora era stato aperto il Processo solamente per fra Guglielmo Gagnon, anche lui pioniere e fondatore in Vietnam e che sembra ormai prossimo a essere proclamato Beato, cosa che tutti ci auguriamo possa avvenire in tempi non troppo lontani anche per fra Fortunato Thanhäuser, della cui Causa, promossa congiuntamente dai Fatebenefratelli e dalle Suore della Carità di San Giovanni di Dio, da lui fondate, è stato nominato Postulatore Generale fra Elia Tripaldi. Fra Fortunato (al battesimo, Bernardo) nacque a Berlino il 27 febbraio 1918, ma crebbe in Slesia. Maggiore di tre fratelli, visse a Volpersdorf (oggi detta Wolibórz), finché nel 1935 entrò dai Fatebenefratelli a Breslavia (ora chiamata Wroclaw) e fu ammesso in Noviziato il 20 settembre di tale anno. Emise la Professione Semplice il 21 novembre 1936, ma solo dopo dieci anni poté emettere quella Solenne, a causa dell’ostracismo delle autorità naziste e poi dello scoppio della guerra mondiale. Nell’Ospedale di Breslavia si qualificò dapprima come infermiere e poi come as- sistente tecnico medico, prodigandovisi fino al 1950, quando tutti i confratelli tedeschi vennero espulsi e dettero origine in Germania alla Provincia Renana (oggi confluita nella Provincia Bavarese), della quale fu Provinciale dal 1959 al 1968. Fu a lui che nel 1964 un vescovo indiano in visita a Francoforte chiese di aprire un Ospedale in India e prese poi a indirizzare vocazioni in Germania. Si trattava di un presule di Rito Siro-Malabarico ed era arcivescovo di Changanacherry, che è una città dello Stato Federale del Kerala; fra Fortunato nel 1967 vi fece un viaggio di ricognizione e decise di fondar l’Ospedale a Kattappana, una zona in via di sviluppo, ma allora afflitta da spaventosa povertà. Per inciso, dal 1977 questa zona, per via di uno smembramento dell’arcidiocesi, n’è divenuta diocesi suffraganea. Scegliendo d’esser lui stesso il pioniere della nuova fondazione, fra Fortunato lasciò la Germania il 15 novembre 1969, accompagnato da fra Prakash, una delle nuove vocazioni indiane: non solo gli riuscì d’inaugurare nel 1971 un Ospedale, che è il presidio sanitario più importante della regione e affiancato da una Scuola Infermieri di livello accademico, ma in più ha saputo emancipare la gente con una serie d’iniziative sociali, non solamente distribuendo gratis indumenti, alimenti e medicine, ma aiutandola a costruirsi casette in muratura e pozzi, ad allevare capre, a ottenere microcrediti e borse di studio e aprendo Residenze per anziani ed emarginati, che visitava giornalmente, perfino negli ultimi anni, quando ormai vecchio e malfermo poteva muoversi solo con un bastone e poi in carrozzella. Fu per tali sue molteplici iniziative che si meritò l’appellativo di “Padre dei poveri”. La Missione Indiana andò accrescendosi con nuove fondazioni a Poonamallee nel 1981, a Deshgaon nel 1985, a Velloor nel 1992, a Trichy nel 2005, il che permise l’elevazione a Delegazione Provinciale nel L’avvincente biografia di fra Fortunato 1981, con fra Fortunato come suo primo Superiore Maggiore; e poi a Delegazione Generale nel 1997, e a Provincia nel 2005. Inoltre fra Fortunato fondò l’8 settembre 1977 la Congregazione delle Suore della Carità di San Giovanni di Dio, che ottenne nel 1994 il riconoscimento diocesano: esse vivono il carisma e la spiritualità di San Giovanni di Dio assistendo poveri, malati e bisognosi; sono già un centinaio, con Comunità non solo in India, ma anche in Austria, Germania e Italia. Fra Fortunato morì in concetto di santità a Kattappana il 21 novembre 2005, ossia proprio nel 69° Anniversario dei suoi Voti e alla veneranda età di 87 anni. Basandosi su alcuni suoi appunti biografici, ne uscì in tedesco un’avvincente biografia nel 2007, poi tradotta in italiano da Nikolaus Mutschlechner, revisionata da Silvia Farina e pubblicata nel 2012 dalla Curia Generalizia dei Fatebenefratelli con prefazione di fra Elia Tripaldi e un titolo che in tedesco suonava “Ricordi di una vita riuscita”, ma che in italiano si è preferito cambiare in “Fra Fortunato dei Fatebenefratelli, Avventuriero sorridente di Dio”, per rendere omaggio allo spirito d’avventura e alla sorridente serenità con cui seppe sempre affrontare le difficoltà della Seconda Guerra Mondiale e poi della Missione in India. 15 01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:25 Pagina 16 A N I M A Z I O N E G I O VA N I L E MISSIONE: SPERANZA DELL’UOMO! Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura (Mc 16,15). Fra Massimo Scribano, o.h. l mese di ottobre, come consuetudine la Chiesa lo dedica alle missioni. Sparsi nel mondo ci sono tantissime persone Laiche, Consacrate e Sacerdoti che operano in terra missionaria dove svolgono il loro apostolato in maniera del tutto gratuita e con cuore integro e pieno di amore da donare. I L’amore che ci è stato riversato non è di nostra proprietà, poiché è un dono e tale deve restare; non posso trattare il dono come una cosa di cui si priva dell’originalità per cui è nata. Dio Padre è il Sommo Amore per sua natura, tanto da donare il suo unico Figlio Gesù morendo in croce e addossandosi tutti i nostri peccati sul legno della croce. La croce, simbolo dei cristiani assume in questa prospettiva un significato diverso che di terrore e di morte. Come avete sicuramente appreso dai telegiornali, il virus Ebola ha colpito molte regioni missionarie, tra cui 4 confratelli, una consorella e numerosi collaboratori che prestavano servizio in quelle zone. Questi Religiosi non hanno abbandonato la loro missione e si sono sacrificati fino alla donazione totale di sé per Amore; in verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto (Gv 12,24). Donare se stessi o donare del tempo per gli altri che sono nel bisogno, è un dovere prima di cittadini e poi di figli di Dio, perché tutti alla fine dobbiamo fare i conti con le nostre miserie o le difficoltà che la vita ci può offrire. Apriamo le nostre menti e i nostri cuori a una visione missionaria. Dove io non penso a me stesso, non sono egoista, ma altruista nel vero 16 senso della parola. Scrive san Paolo: «Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati» (Ef 2,4-5). Sapete cosa significa essere salvati in Cristo? Quando io sono in pericolo, mi aspetto sempre che qualcuno mi venga a salvare. Lo ha fatto Cristo per noi. Perché? Perché ci ama di un amore infinito, eterno, per sempre. Avete mai sperimentato un amore eterno? Disinteressato, senza interessi? Dio è questo Padre che ci ama a tal punto di donare il suo figlio Gesù. Quanta gente è disposta a fare questo? Molti nel mondo hanno scelto una vita semplice e disinteressata, trovando un tesoro solo in chi dona senza aspettarsi nulla in cambio. Per avere un cuore libero e aperto bisogna essere distaccati da ogni forma di schiavitù che ci tiene legati per sempre, anche se noi non ce ne accorgiamo. Con un cuore libero possiamo veramente ospitare tutte le persone del mondo incondizionatamente. Leggendo il Vangelo della Messa del 20 ottobre 2014, mi sono soffermato su quello che Gesù ha detto: «Tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da quello che possiede (Lc 12,15). Noi siamo un po’ come quell’uomo che vuole accumulare e ci si accorge che il cuore è imprigionato e incatenato. Non siamo liberi se pensiamo e agiamo in questo modo. La libertà è essere vuoti per riempirci di una sola cosa: l’amore per Dio. Il mio augurio per voi è di trovare la vostra dimensione nel mondo e nella società, pronti ad essere liberi, con un cuore vuoto da riempire solo con l’amore per Dio e per il prossimo. Nell’anno 2015 ci saranno iniziative a livello provinciale per quanto riguarda la Pastorale giovanile, seguiteci sulla pagina Facebook Centro Pastorale Giovanile Fatebenefratelli. Inoltre per informazioni sul discernimento individuale scrivete una mail all’indirizzo vocazioni@fbfgz.it o telefonate allo 06.93738200, la Comunità di A ccoglienza è a disposizione per qualsiasi incontro. Buon cammino a tutti! 01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:25 Pagina 17 PA G I N E D I M E D I C I N A LE STENOSI URETRALI Franco Luigi Spampinato ’uretra è un condotto ove transita l’urina dalla vescica all’esterno. Nel maschio è più lunga e attraversa la prostata, ove sono presenti i dotti eiaculatori che permettono il passaggio anche del liquido seminale nel suo lume. Le stenosi uretrali sono restringimenti del calibro del canale, che, se raggiungono un certo grado, diventano patologici. Tali lesioni sono di natura congenita o acquisita. Quelle congenite sono spesso accompagnate da altre malformazioni e si osservano in età pediatrica. Le acquisite, più frequenti e molto importanti dal punto di vista pratico, sono osservabili a partire dall’età adolescenziale. Il maschio ne è più affetto. Le stenosi uretrali acquisite sono causate da processi infiammatori e traumatici. Le Uretriti, soprattutto quella di origine Gonococcica, sono una causa molto frequente di stenosi. I processi infettivo-infiammatori legati ai cateteri uretrovescicali a permanenza hanno molta importanza nel determinismo di tale patologia. I cateteri di grande diametro e in generale tutti gli strumenti di ampio calibro che transitano nell’uretra possono causare ischemia della mucosa uretrale e suo traumatismo. Inoltre le fratture delle ossa pelviche possono, in alcuni casi, provocare gravi rotture dell’uretra con ampia dislocazione dei due monconi. Le stenosi uretrali sono restringimenti cicatriziali composti da denso tessuto collageno. La fibrosi generalmente si estende al circostante corpo spongioso, creando un blocco cicatriziale esteso anche al di fuori del canale uretrale. I restringimenti ostacolano il normale transito dell’urina nel canale, diminuendo conseguentemente il flusso, causando una dilatazione dell’uretra prossimale alla stenosi e dei dotti prostatici. La vescica, a sua volta, per l’aumentato lavoro espulsivo, presenta un ispessimento ipertrofico della parete muscolare detrusoriale con successiva fase di scompenso e aumento del residuo postminzionale. Tale situazione si ripercuoterà poi sulle vie escretrici, con loro dilatazione, fino ad arrivare, nei casi più gravi, a ureteroidronefrosi con insufficienza renale. Inoltre la sta- L si di urina può causare gravi infezioni spesso con quadri urosettici, ascessi, fistole. Nella comune pratica clinica, la manovra che più frequentemente potrebbe esporre al rischio di stenosi uretrale è il cateterismo uretrovescicale difficoltoso o traumatico. È necessario tenere sempre presente che non è il catetere che attraversa l’uretra, ma è l’uretra che si lascia attraversare dal catetere. Per la prevenzione, peraltro non sempre possibile, la scelta del tipo di catetere adatto al paziente e alla sua situazione clinica, è un atto decisionale di grande importanza. Tuttavia, nella comune esperienza clinica, non è raro osservare che stenosi uretrali sono insorte in pazienti in cui le manovre endouretrali sono state eseguite in maniera corretta, mentre in pazienti in cui per urgenza o necessità contingenti si sono eseguite manovre endouretrali traumatiche, non si sono osservate stenosi. Sono stati ipotizzati vari fattori causali delle stenosi. Si è constatato che le stenosi uretrali tendono a insorgere con maggiore frequenza nei pazienti cardiopatici e vasculopatici, probabilmente per una minore funzionalità della vascolarizzazione pelvi uretrale, con conseguente maggiore sensibilità della parete uretrale, non adeguatamente irrorata, a insulti traumatici, anche di modesta entità, che nel soggetto normale non provocherebbero sequele patologiche. Un altro fattore tuttavia da tenere presente è una maggiore suscettibilità costituzionale alla formazione di processi sclerocicatriziali esuberanti. Spesso in tale tipologia di pazienti è possibile osservare cicatrici di aspetto ipertrofico o cheloideo. Il trattamento d’urgenza della ritenzione urinaria causata da stenosi uretrale può essere molto difficoltoso. Quando non è possibile fare altrimenti, si tenta di porre un catetere molto sottile o adeguate sonde attraverso l’uretra fino in vescica. Se le manovre per via transutrale non riescono, è necessario posizionare per via percutanea un catetere sovrapubico in vescica. Il trattamento migliore in urgenza consiste in una indagine endoscopica del canale uretrale e sotto visione introdurre attraverso la steno- Dolore riferito si sottili sonde per poi posizionare su di esse un catetere vescicale. Per le terapie di elezione, quando non è possibile fare altrimenti, date la tipologia della stenosi e la situazione clinica del paziente, si eseguono dilatazioni uretrali periodiche con apposite sonde. La terapia chirurgica delle stenosi uretrali può essere endoscopica, di facile esecuzione ma limitata a stenosi corte al primo trattamento, o chirurgica plastica, molto più complessa, con ricostruzione del canale uretrale con lembi cutanei e mucosi. È bene precisare tuttavia, che le stenosi uretrali trattate, a prescindere dalla tecnica, hanno un alto tasso di recidive. Le stenosi uretrali, pur non avendo il grande impatto delle patologie oncologiche urologiche, se non tenute nelle dovute considerazioni, possono essere causa di situazioni cliniche anche gravi. Cisti alla RMN 17 01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:25 Pagina 18 AFMAL ST. JOHN OF GOD FUNDRAISING ALLIANCE Incontro a Sant Boi de Llobregat (Barcellona) Monica Angeletti ercoledì 22 ottobre presso la sede della Curia Provinciale di Aragona - san Raffaele, Spagna - si sono riuniti i membri della St. John of God Fundraising Alliance. Erano presenti per l’UMICOI: fra Moisés Martín Boscá, fra Pascal Ahodegnon, fra Giampietro Luzzato, per la St. John of God Development Company (Irlanda) il sig. John Mitchell, per la Juan Ciudad ONGD (Spagna) fra José María Viadero, per l’AFMAL (Italia) fra Gerardo D’Auria, il sig. Antonio Barnaba e le sig.re Ornella Fosco e Monica Angeletti, e per la Fundaçao São João de Deus (Portogallo) il sig. Rui Amaral. M Il saluto di benvenuto è stato dato da fra José Luís Fonseca, superiore provinciale, il quale conferma l’importanza dell’Alleanza come strumento per meglio avvalorare il nostro carisma per portare avanti le opere assistenziali dell’Ordine e fare ogni volta del bene al prossimo. Il direttore dell’UMICOI fra Moisés Martín Boscá, dopo il video di apertura all’incontro “Manos Abiertas” passa la parola a fra Eduardo Ribes e al sig. Oril Bota, responsabili della Obra Social della Provincia Aragonese, i quali presentano le attività svolte sia in accordo con i progetti della Juan Ciudad e sia tutte le iniziative promosse come raccolta fondi. Successivamente a turno tutti i rappresentanti delle varie ONG e fondazioni espongono ciascuna i propri progetti portati avanti nel 2014 sia in collaborazione che in maniera autonomamente, secondo le diverse realtà di ciascuna. Fra Moisés chiede aggiornamenti ai presenti in merito al documento sul Gemellaggio, che dopo la lettura viene approvato all’unanimità per poi presentarlo al Definitorio Generale. Inoltre si prende in esame anche la preparazione I Partecipanti 18 delle Giornate sull’Elemosina per il 2015 dal 14 al 16 aprile presso la Casa di Esercizi Spirituali Nostra Signora Madre della Misericordia di Roma. Vengono inoltre definiti i moderatori per le diverse sessioni. Il comitato organizzativo si incontrerà successivamente per definire tutti gli altri aspetti. Ultimo punto affrontato è stato quello sull’Ebola che ha colpito i centri dell’Ordine della Monrovia e Lunsar causando la morte di 4 Confratelli, 1 Suora, 13 Collaboratori, portando purtroppo alla chiusura dei due ospedali, in alcune zone uniche realtà sanitarie. Si sta lavorando in stretta collaborazione con le diverse ONG dell’Alleanza, in particolar modo con Juan Ciudad ONGD delegata al coordinamento, che ha inviato in loco un rappresentante che dalla fine di agosto cerca di monitorare gli aiuti umanitari che giungono in loco e ci informa giornalmente sulle esigenze sanitarie, in comune accordo con le Autorità locali. Al termine dell’incontro fra Moisés ringrazia tutti i partecipanti formulando un arrivederci alla prossima riunione programmata per aprile 2015. 01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:25 Pagina 19 I S T I T U T O S A N G I O VA N N I D I D I O - G E N Z A N O ESPERIENZA DA VOLONTARI “La croce di Cristo, abbracciata con amore, mai porta alla tristezza, ma alla gioia”. Papa Francesco, 24 marzo 2013 Fra Lorenzo Gamos - Michela Albanesi - Gianluigi Paterna al 21 al 27 ottobre 2014 siamo partiti per la prima volta con l’associazione UNITALSI (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali) per unirci al pellegrinaggio di Lourdes come volontari. Ci siamo aggiunti al gruppo con tanta voglia di dare una mano ai più bisognosi e di essere per loro una risorsa in più, ma senza avere una concreta idea di quello che avremmo vissuto. D Già nel tragitto di andata si è respirata un’aria familiare e di solidarietà nella quale si sono istantaneamente instaurate le prime conoscenze, che si sono arricchite e approfondite lungo tutta l’esperienza. Da subito ci si è messi a disposizione dei disabili cercando di farli sentire a proprio agio durante il lungo viaggio, aiutandoli negli spostamenti e nell’igiene. I giorni sono trascorsi partecipando, come una grande famiglia, alle Messe, alla Via Crucis, alla fiaccolata, al Rosario presso la Grotta, alla visita ai luoghi di Bernadetta, alla processione eucaristica, al concerto serale, e facendo il bagno presso le piscine accanto alla Grotta. Assieme a noi c’erano, sempre come prima esperienza, anche dieci ragazzi delle comunità terapeutiche del CEIS (Centro Italiano di Solidarietà di don Picchi) che si sono Via Crucis nell’Esplanade messi a disposizione dell’UNITALSI per assistere i disabili e per svolgere tutte le attività di supporto al pellegrinaggio. Ogni giorno lo abbiamo vissuto intensamente, provando emozioni sempre diverse e via via più intense. I disabili, messi sempre al centro di tutto, sono stati per tutti noi volontari fonte di ispirazione e di energia: la loro serenità, la loro positività, i loro sorrisi e i loro occhi pieni di speranza nell’affrontare la malattia invalidante sono stati infatti il motore trainante del pellegrinaggio, tanto che non ci siamo mai sentiti stanchi proprio perché loro ci trasmettevano tutta la forza di cui avevamo bisogno per affrontare le giornate intense e le lunghe notti di guardia. Non è mai mancato il tempo per pregare, per riflettere sulle nostre vite e per ascoltare lo sfogo dei familiari dei disabili che, dopo essersi alleggeriti verbalmente della loro sofferenza per il familiare, avevano nuove energie da impiegare nell’assistenza al loro caro. Prima che i pellegrini e i disabili si coricassero, si era soliti chiudere le giornate condividendo assieme un momento di spensieratezza intonando e suonando canzoni popolari, sembrava quasi che ci stringessimo in un grande abbraccio per darci la buona notte. Nell’ultimo giorno di pellegrinaggio, i ragazzi del CEIS, visibilmente emozionati, hanno raccontato di aver provato inaspettatamente emozioni profonde, hanno riscoperto l’importanza del mettersi in gioco e dell’essere accettati da tutti nonostante il loro passato turbolento, hanno inoltre posto l’attenzione su come si siano sentiti completi come uomini nel dare aiuto e nel ricevere affetto dal prossimo e che una semplice carezza di un disabile gli bastava per essere riscaldati nell’animo. Durante il viaggio di ritorno, proprio quando sembrava che la stanchezza stesse prendendo il sopravvento, le nostre voci si sono elevate in canti religiosi, che ci hanno rigenerato, donandoci nuova forza per suggellare l’esperienza trascorsa insieme. Esemplare è l’amore e la passione che le dame e i barellieri (così sono chiamati le donne e gli uomini volontari) hanno messo e continuano a mettere a servizio dei disabili, la loro umanità e solidarietà verso il prossimo è stata toccante e commovente. In particolare ci ha colpito il coraggio di una coppia, sposata da appena 6 giorni, che aveva deciso di trascorre la loro luna di miele mettendosi a servizio dell’UNITALSI, e di un’altra coppia che rinnova la loro disponibilità ormai da 50 anni sempre con l’entusiasmo e la passione del primo viaggio. Non da ultimo l’esempio delle dame e dei barellieri alla prima esperienza che non si sono mai tirati indietro, ma che anzi cercavano di fare sempre di più. Questo è il nostro racconto interiore, espressione di umanità, solidarietà, emozione, empatia, famiglia, gioia, ricchezza spirituale, altruismo, amore per il prossimo. Serata nel reparto 19 01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:26 Pagina 20 OSPEDALE SACRO CUORE DI GESÙ - BENEVENTO FESTA DEI SANTI ANGELI CUSTODI A BENEVENTO Il Sannita ottobre, festa dei santi Angeli Custodi, 40 anni di presenza a Benevento delle Suore Terziarie Francescane Regolari, benedizione dell’Emodinamica rinnovata e onomastico del superiore fra Angelico. In tale ricorrenza una solenne 2 vina provvidenza, che ha allineato eventi particolarmente significativi per la storia dei Fatebenefratelli: 400 anni di presenza dell’Ordine di san Giovanni di Dio a Benevento, i 40 anni di servizio delle Suore Terziarie Regolari Francescane e l’ono- Concelebrazione Eucaristica mastico del superiore dell’Ospedale fra Angelico. Tale evento è ancora più significativo ove si ricorda quanto ebbe a dire fra Angelico Bellino nel febbraio del 2014 nel presentare alla stampa e alla cittadinanza gli eventi che culmineranno il 28 novembre 2014 con la partecipazione del Superiore Generale dell’Ordine di san Giovanni di Dio. Affermava fra Angelico che nel legame con la città di Benevento c’è un filo conduttore di quattro secoli di vita: “Quattrocento anni, dal 1614 al 2014, in cui i Fatebenefratelli, nelle difficoltà , nelle tragedie e nella gioia sono stati sempre voce attenta ai bisogni del popolo. Questa storia, prima che sui libri, è scritta nel cuore della gente”. Prima della fine della Santa Messa ha preso la parola il superiore provinciale dei Fatebenefratelli, fra Gerardo D’Auria, che ha ricordato i tre eventi festeggiati spaziando, nel suo saluto, anche su altre tematiche di enorme impatto mediatico come la vita data dai religiosi dei Fatebenefratelli nell’assistenza ai malati di “EBOLA” in Africa nel segno del percorso segnato da san Giovanni di Dio nell’assistere la sofferenza in tutte le sue forme, senza distinzione di sesso, nazionalità e religione. Successivamente fra Angelico e fra Gerardo hanno donato una riproduzione di un vaso di ceramica dei maestri ceramisti concelebrazione presieduta dall’arcivescovo metropolita di Benevento, S.E. Rev.ma mons. Andrea Mugione, con una quindicina di sacerdoti tra cui, il vicario generale e parroco don Pompilio Cristino. Presenti il superiore provinciale della Provincia Romana dei Fatebenefratelli, fra Gerardo D’Auria, il prefetto di Benevento dott/ssa Paola Galeone, il dr. Pietro Iadanza, assessore ai LL.PP. del comune di Benevento, in rappresentanza del Sindaco, il questore di Benevento, dr. Antonio Borrelli, altre autorità civili e militari e tanta gente e pazienti. La cerimonia si è svolta nell’incantevole scenario dell’Auditorium attiguo all’Ospedale Fatebenefratelli ed è stata allietata dai canti del coro ospedaliero. Nel corso dell’omelia l’Arcivescovo ha ricordato l’intreccio delle ricorrenze, segno della di- 20 Consegna dell’Albarone alla Madre Generale e alla Superiora 01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:26 Pagina 21 un notevole risparmio di radiazioni e mezzo di contrasto per il paziente e gli operatori. Le immagini prodotte da tale apparecchiatura saranno messe in rete nel PACS cardiologico con le immagini tridimensionali prodotte dal nuovo ecocardiografo 3D in dotazione alla UO di cardiologia dell’Ospedale Fatebenefratelli di Benevento. Da pochi giorni – ha concluso il prof. Bruno Villari - abbiamo superato le 20.000 procedure in 15 anni di attività, solo per emodinamica (oltre a 3000-3500 con elettrofisiologia ed elettrostimolazione). La mattinata si è conclusa con un rinfresco offerto a tutti i convenuti ove i presenti hanno potuto interloquire con l’arcivescovo Mugione, fra Angelico, il provinciale fra Gerardo e tutte le autorità civili e Benedizione e taglio del nastro dell’Emodinamica rinnovata di San Lorenzello (BN) alla Madre Generale delle Suore Terziarie Regolari Francescane, suor Margherita Zedda, e alla superiora della Comunità dell’Ospedale Fatebenefratelli di Benevento, suor Lilly. Al termine della cerimonia religiosa è stata inaugurata e benedetta la rinnovata sala di Emodinamica e di Cardiologia Interventistica dotata di un angiografo di ultima generazione con stativo e arco a C sospeso a soffitto, costruito in lega leggera. È l’unico arco – ha dichiarato il primario dell’U.O. di cardiologia interventistica il prof. Bruno Villari - con movimento laterale motorizzato per agevolare le procedure con accesso radiale (95% dell’attività del nostro laboratorio di emodinamica) le cui caratteristiche di acquisizione consentono Nuova Sala dell’Emodinamica militari che sono stati ben lieti di relazionarsi con i tanti operatori sanitari, cittadini e pazienti presenti. Taglio della torta al buffet da parte dell’Arcivescovo, del Prefetto e del Superiore Nel pomeriggio il messaggio di amore e di pace è stato rivolto ai reparti di degenza, fine ultimo del pensiero della missione dei Fatebenefratelli al servizio dei più deboli e della sofferenza nel quale si rispecchia il nostro Signore Dio. Auguri fra Angelico a lei ed a tutti gli operatori sanitari e alle due comunità religiose dei Fatebenefratelli e delle suore Terziarie Regolari Francescane. Che il Signore Dio nostro illumini il cammino e dia forza e supporto alle future meritevoli opere di bene. 21 01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:26 Pagina 22 O S P E D A L E B U C C H E R I L A F E R L A - PA L E R M O PROGRESSI NELLA DIAGNOSI E NELLA VALUTAZIONE DEL RISCHIO ALLERGICO Cettina Sorrenti l 26 e 27 settembre, clinici e laboratoristi si sono incontrati per partecipare a un convegno dal titolo: “Progressi nella diagnosi e nella valutazione del rischio allergico”. Sono state discusse le nuove frontiere diagnostiche e terapeutiche in ambito allergologico. L’incontro si è tenuto presso l’Hotel Ibis di Palermo. È stato organizzato dalla nostra unità operativa complessa di patologia clinica, diretta dalla dott.ssa Stella La Chiusa. I Le malattie allergiche sono patologie determinate da alterazioni del sistema immunitario, che spesso richiedono una diagnosi raffinata resa possibile dall’avvento della diagnostica molecolare. Notevole è la difficoltà del medico di tenersi aggiornato sugli aspetti innovativi che quest’ambito della medicina riserva. Lo scopo dell’incontro è stato quello di fornire le conoscenze allo stato attuale su alcuni degli aspetti più innovativi dell’allergologia. Infatti, negli ultimi anni, in campo allergologico abbiamo assistito alla rivoluzione molecolare. È stato evidenziato come utilizzando alcuni parametri nel dosaggio delle molecole è possibile valutare il rischio allergico del paziente. “Durante il convegno – ha spiegato il dott. Ignazio Brusca, responsabile dell’ambulatorio di allergologia dell’Ospedale Buccheri La Ferla e il responsabile scientifico dell’evento – sono stati pubblicati i dati di uno studio che hanno visto a confronto pazienti di Palermo e di Pordenone. Gli studi per Palermo sono stati eseguiti dal nostro ospedale su 70 pazienti, monitorati nell’arco di 1 anno. Gli studi hanno evidenziato che c’è differenza tra i pazienti residenti al Sud e quelli al Nord. Per gli abitanti del Nord c’è spesso una cosensibilizzazione verso molecole che han- LA GESTIONE DEL PAZIENTE CON DOLORE CRONICO l dolore cronico e il dolore oncologico rappresentano un problema di salute pubblica a livello mondiale sia per l’invecchiamento della popolazione che comporta una maggior frequenza di patologie osteoarticolari, arteriopatie e neuropatie, sia per l’aumento della patologia oncologica. I L’inadeguato controllo del dolore, oltre a determinare una inaccettabile sofferenza per il paziente, comporta il prolungamento della degenza, l’aumento delle complicanze e della mortalità e l’aggravio dei costi sociali. Nel marzo 2010, in Italia è stata approvata, la cosiddetta legge ‘sul dolore’, se- 22 condo la quale il medico (sia di medicina generale, sia specialista territoriale che ospedaliero) deve indicare, all’interno della cartella clinica dei singoli pazienti, il grado di dolore, che viene ‘misurato’ in base a una serie di parametri. Questa tematica rappresenta un elemento significativo all’interno del processo di cambiamento e miglioramento della qualità dell’assistenza e la garanzia di accesso alla terapia del dolore. L’assessorato alla salute della regione Sicilia, ha instituito un gruppo di lavoro, coordinato da un dirigente medico del nostro Ospedale, dott. Fabio Cartabellotta per elaborare strumenti di conoscenza e ha predisposto l’audit di monitoraggio. no un effetto protettivo sugli stessi pazienti. Gli abitanti del Sud non avendo questi fattori di co-sensibilizzazione sono meno protetti e più esposti a allergie severe. A ttraverso questo studio abbiamo trovato dei valori soglia per alcune molecole di origine alimentare che definiscono sia il rischio per il paziente di avere una reazione, sia soprattutto quello di avere una reazione severa”. Lo studio, è stato presentato e premiato come migliore ricerca sull’allergia alimentare al convengo internazionale di allergologia “European Academy Of Allergology And Clinical Immunology – 2014” che si è svolto in Danimarca. Alla fine del convegno si è tenuto un vivace dibattito che ha affrontato gli aspetti socio – comunicativi legati alla malattia. Oltre agli esperti presenti, sono intervenuti giornalisti e rappresentanti dell’associazione dei malati allergici (Federasma). È stata l’occasione in cui ognuno ha riconosciuto i propri errori e lo spunto per prenderne consapevolezza. Per tutti è stata la situazione propizia per cercare di superare i propri limiti al fine di migliorare la qualità di vita dei soggetti allergici. Sono state adottate nuove metodiche di formazione, ovvero la formazione sul campo. Il progetto presentato nell’aula polifunzionale il 29 settembre intende aumentare il grado di conoscenza del personale sanitario sulle linee guida relativamente al dolore. La metodologia di formazione sul campo utilizzerà principalmente una formazione train to trainer. Sono stati individuati 30 formatori medici e infermieri che a loro volta diventeranno, a cascata, formatori di circa 500 sanitari di tutta la struttura ospedaliera. La formazione dei 30 trainer sarà portata avanti dai responsabili scientifici del progetto, dirigenti medici dell’Ospedale, il dott. Fabio Cartabellotta e la dott.ssa Monica Sapio. L’Ospedale Buccheri La Ferla è il capofila regionale del progetto di formazione che sarà trasferito a tutte le strutture sanitarie siciliane. 01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:26 Pagina 23 MISSIONI FILIPPINE NEWSLETTER RAPPORTI INTERPERSONALI Due esperti australiani, fra Timoteo Graham e la collaboratrice Rosanna Harris, hanno tenuto ad Amadeo dal 6 al 7 ottobre un incontro di lavoro con alcuni confratelli e collaboratori per definire i criteri con cui proteggere la dignità umana degli assistiti, specie dei disabili, e per elaborare un Codice Etico della Delegazione Filippina (poi notificato a fine mese al personale) che assicuri una corretta impostazione dei rapporti interpersonali con i pazienti, da vivere con la consapevolezza d’essere gli strumenti della misericordia di Cristo per i malati, la cui dignità umana va rispettata e difesa ad ogni costo. IL LEGAME CON MANILA In diretta televisiva il 19 ottobre abbiamo vissuto con emozione nelle Filippine la Beatificazione del Papa Paolo VI, di cui è rimasto indelebile il ricordo della sua visita a Manila nel novembre 1970. Un ricordo che non è banalmente legato all’attentato che vi subì da parte di uno squilibrato, anche se a tale episodio faceva riferimento la reliquia esposta alla venerazione nella Piazza San Pietro durante la cerimonia della Beatificazione, ossia la maglietta del Papa rimasta macchiata di sangue durante l’attentato nell’aeroporto. vece una stanza della Nunziatura, ma decidendo a sorpresa di visitare la Montagna Fumante, una baraccopoli dove la gente viveva di ciò che recuperava tra l’immondizia che v’era convogliata per esservi incenerita. Per la rabbia, Marcos demolì le baracche e sfrattò quei miseri, ma i filippini, prendendo coraggio dal Papa, riuscirono poi, con una rivoluzione pacifica, a sfrattare quel dittatore senza cuore. GIORNATA DELL’ONU Le Filippine hanno il vanto d’essere tra le iniziali 51 nazioni che nel 1945 dettero vita all’ONU e pertanto amano dar risalto, specialmente nelle Scuole, alla celebrazione della Giornata delle Nazioni Unite, che ricorre il 24 ottobre. Nelle nostre due Scuole per Disabili, che abbiamo a Manila e ad Amadeo, le famiglie sono invitate a vestire i loro ragazzi con un abito che faccia riferimento a una particolare nazione e poi vengono fatti sfilare uno ad uno, mentre i loro insegnanti danno sommaria descrizione di tale nazione. Al termine della sfilata sono premiati gli abiti più originali e tutto poi si conclude con un allegro rinfresco, preparato dalle famiglie. Ad Amadeo lo stesso giorno hanno anche festeggiato il sesto anniversario della Scuola. La maglietta dell’attentato in Manila l’altare della Chiesa, si sono riunite le due Comunità della Delegazione per partecipare alla solenne Eucaristia, che mons. Teodoro J. Buhain, ausiliare emerito di Manila e affiliato al nostro Ordine, ha presieduto alle dieci del mattino, concelebrando con lui il benefattore padre Atilano Corcuera dei Verbiti. Erano presenti vari altri benefattori del nostro Orfanatrofio per Disabili, di cui ricorreva il 18° della fondazione, e per l’occasione è stato benedetto un annesso, ossia un ampio gazebo, costruito con offerte raccolte dal padre cappuccino Paolo Koenig tra gli emigranti filippini in Arabia Saudita. TRA LE TRIBÙ KALINGA Ciò che colpì i filippini fu quel suo tenersi distante dal dittatore Marcos, non solo rifiutando di fermarsi nel sontuoso palazzo costruito per lui e preferendo in- Ad Amadeo il 25 ottobre per la festa dei nostri 95 Beati Martiri, trucidati in Spagna durante la Guerra Civile e di dieci dei quali abbiamo reliquie sotto Mons. Prudenzio P. Andaya, presule a Tabuk, nell’estremo nord di Luzon, ha invitato noi e le Suore di Menni a tenere il 25 ottobre nel suo Episcopio un campo vocazionale per illustrare il nostro carisma ospedaliero ai giovani delle tribù Kalinga: ne son venuti ben 42 e, nonostante l'ancestrale ritrosia, si sono mostrati molto aperti e interessati. Fra Ramiele A. Guinandam, fra Giovanni di Dio C. Acosta e tre Suore di Menni hanno animato l'incontro e seguiranno chi ha mostrato segni di vocazione. La giornata dell’ONU a Manila La giornata dell’ONU ad Amadeo La benedizione del Gazebo ad Amadeo TUTTI AD AMADEO 23 01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:26 Pagina 24 I FATEBENEFRATELLI ITALIANI NEL MONDO I Fatebenefratelli d'ogni lingua sono oggi presenti in 52 nazioni con circa 290 opere. I Religiosi italiani realizzano il loro apostolato nei seguenti centri: CURIA GENERALIZIA www.ohsjd.org • ROMA Centro Internazionale Fatebenefratelli Curia Generale Via della Nocetta 263 - Cap 00164 Tel 06.6604981 - Fax 06.6637102 E-mail: segretario@ohsjd.org Ospedale San Giovanni Calibita Isola Tiberina 39 - Cap 00186 Tel 06.68371 - Fax 06.6834001 E-mail: frfabell@tin.it Sede della Scuola Infermieri Professionali “Fatebenefratelli” Fondazione Internazionale Fatebenefratelli Via della Luce 15 - Cap 00153 Tel 06.5818895 - Fax 06.5818308 E-mail: fbfisola@tin.it Ufficio Stampa Fatebenefratelli Lungotevere de' Cenci, 5 - 00186 Roma Tel.: 06.6837301 - Fax: 06.68370924 E-mail: ufficiostampafbf@gmail.com • CITTÀ DEL VATICANO Farmacia Vaticana Cap 00120 Tel 06.69883422 Fax 06.69885361 • PALERMO Ospedale Buccheri-La Ferla Via M. Marine 197 - Cap 90123 Tel 091.479111 - Fax 091.477625 www.ospedalebuccherilaferla.it • MONGUZZO (CO) Centro Studi Fatebenefratelli Cap 22046 Tel 031.650118 - Fax 031.617948 E-mail: monguzzo@fatebenefratelli.it • ALGHERO (SS) Soggiorno San Raffaele Via Asfodelo 55/b - Cap 07041 • ROMANO D’EZZELINO (VI) Casa di Riposo San Pio X Via Cà Cornaro 5 - Cap 36060 Tel 042.433705 - Fax 042.4512153 E-mail: s.piodecimo@fatebenefratelli.it MISSIONI • FILIPPINE San Juan de Dios Charity Polyclinic 1126 R. Hidalgo Street - Quiapo 1001 Manila Tel 0063.2.7362935 - Fax 0063.2.7339918 E-mail: ohmanila@yahoo.com http://ohpinoy.wix.com/phils Sede dello Scolasticato e Postulantato della Delegazione Provinciale Filippina San Ricardo Pampuri Center 26 Bo. Salaban Amadeo 4119 Cavite Tel 0063.46.4835191 - Fax 0063.46.4131737 E-mail: fpj026@yahoo.com http://bahaysanrafael.weebly.com Sede del Noviziato della Delegazione PROVINCIA ROMANA PROVINCIA LOMBARDO-VENETA www.provinciaromanafbf.it www.fatebenefratelli.it • ROMA Curia Provinciale Via Cassia 600 - Cap 00189 Tel 06.33553570 - Fax 06.33269794 E-mail: curia@fbfrm.it Centro Studi e Scuola Infermieri Professionali “San Giovanni di Dio” Via Cassia 600 - Cap 00189 Tel 06.33553535 - Fax 06.33553536 E-mail: centrostudi@fbfrm.it Sede dello Scolasticato della Provincia Centro Direzionale Via Cassia 600 - Cap 00189 Tel 06.3355906 - Fax 06.33253520 Ospedale San Pietro Via Cassia 600 - Cap 00189 Tel 06.33581 - Fax 06.33251424 www.ospedalesanpietro.it • GENZANO DI ROMA Istituto San Giovanni di Dio Via Fatebenefratelli 3 - Cap 00045 Tel 06.937381 - Fax 06.9390052 www.istitutosangiovannididio.it E-mail: vocazioni@fbfgz.it Sede del Noviziato Interprovinciale • BRESCIA Centro San Giovanni di Dio Via Pilastroni 4 - Cap 25125 Tel 030.35011 - Fax 030.348255 centro.sangiovanni.di.dio@fatebenefratelli.it Sede del Centro Pastorale Provinciale Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico San Giovanni di Dio Via Pilastroni 4 - Cap 25125 Tel 030.3533511 - Fax 030.3533513 E-mail: irccs@fatebenefratelli.it Asilo Notturno San Riccardo Pampuri Fatebenefratelli onlus Via Corsica 341 - Cap 25123 Tel 030.3501436 - Fax 030.3530386 E-mail: asilonotturnopampuri@libero.it • CERNUSCO SUL NAVIGLIO (MI) Curia Provinciale Via Cavour 2 - Cap 20063 Tel 02.92761 - Fax 02.9241285 Sede del Centro Studi e Formazione Sede Legale Milano: Via San Vittore 12 - Cap 20123 e-mail: prcu.lom@fatebenefratelli.org Centro Sant’Ambrogio Via Cavour 22 - Cap 20063 Tel 02.924161 - Fax 02.92416332 E-mail:a s.ambrogio@fatebenefratelli.it • SAN COLOMBANO AL LAMBRO (MI) Centro Sacro Cuore di Gesù Viale San Giovanni di Dio 54 - Cap 20078 Tel 037.12071 - Fax 037.1897384 E-mail: scolombano@fatebenefratelli.it • SAN MAURIZIO CANAVESE (TO) Beata Vergine della Consolata Via Fatebenetratelli 70 - Cap 10077 Tel 011.9263811 - Fax 011.9278175 E-mail: sanmaurizio@fatebenefratelli.it Comunità di accoglienza vocazionale • SOLBIATE (CO) Residenza Sanitaria Assistenziale San Carlo Borromeo Via Como 2 - Cap 22070 Tel 031.802211 - Fax 031.800434 E-mail: s.carlo@fatebenefratelli.it Sede dello Scolasticato • TRIVOLZIO (PV) Residenza Sanitaria Assistenziale San Riccardo Pampuri Via Sesia 23 - Cap 27020 Tel 038.293671 - Fax 038.2920088 E-mail: s.r.pampuri@fatebenefratelli.it • VARAZZE (SV) Casa Religiosa di Ospitalità Beata Vergine della Guardia Largo Fatebenefratelli - Cap 17019 Tel 019.93511 - Fax 019.98735 E-mail: bvg@fatebenefratelli.it • VENEZIA Ospedale San Raffaele Arcangelo Madonna dellʼOrto 3458 - Cap 30121 Tel 041.783111 - Fax 041.718063 E-mail: s.raffaele@fatebenefratelli.it Sede del Postulantato e dello Scolasticato della Provincia • CROAZIA Bolnica Sv. Rafael Milosrdna Braca Sv. Ivana od Boga Sumetlica 87 - 35404 Cernik E-mail: frakristijan@fatebenefratelli.it MISSIONI • NAPOLI Ospedale Madonna del Buon Consiglio Via A. Manzoni 220 - Cap 80123 Tel 081.5981111 - Fax 081.5757643 www.ospedalebuonconsiglio.it • ERBA (CO) Ospedale Sacra Famiglia Via Fatebenefratelli 20 - Cap 22036 Tel 031.638111 - Fax 031.640316 E-mail: sfamiglia@fatebenefratelli.it • ISRAELE - Holy Family Hospital P.O. Box 8 - 16100 Nazareth Tel 00972.4.6508900 - Fax 00972.4.6576101 • BENEVENTO Ospedale Sacro Cuore di Gesù Viale Principe di Napoli 14/a - Cap 82100 Tel 0824.771111 - Fax 0824.47935 www.ospedalesacrocuore.it • GORIZIA Casa di Riposo Villa San Giusto Corso Italia 244 - Cap 34170 Tel 0481.596911 - Fax 0481.596988 E-mail: s.giusto@fatebenefratelli.it • TOGO - Hôpital Saint Jean de Dieu Afagnan - B.P. 1170 - Lomé Altri Fatebenefratelli italiani sono presenti in: • BENIN - Hôpital Saint Jean de Dieu Tanguiéta - B.P. 7
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