A FERRO E FUOCO - Virtualnewspaper

Anno III - Numero 266 - Sabato 15 novembre 2014
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Attualità
La nostra storia
Cronaca
Le spine del Papa:
Ior, soldi e finanze
Canti dal Ventennio:
il viaggio continua
Sempre più fitto
il giallo-Ceste
Traboni a pag. 4
VENERDÌ PROSSIMO LA SENTENZA
AL PROCESSO PER NAPOLITANO
Sul vilipendio
Parlamento bloccato
Moriconi-Di Giorgi a pag. 6
Capasso a pag. 8
MANIFESTAZIONI E SCONTRI IN TUTTA ITALIA PER LO SCIOPERO SOCIALE. POLIZIOTTI FERITI A PADOVA
A FERRO E FUOCO
Per il Pd sembra che non si debba toccare
nulla. E che solo uno debba pagare
di Francesco Storace
utto tace.
Venerdì prossimo ci
sarà l’udienza finale
del processo per vilipendio
con tanto di sentenza. Testa
o croce, condanna o assoluzione, galera o libertà,
regime o diritto di critica.
Il Parlamento è immobile.
La paralisi è provocata
dall’atteggiamento del Pd
che blocca qualsiasi discussione attorno al reato
sanzionato dal codice penale da uno a cinque anni
di reclusione.
A loro sembra normale che
tutto questo possa accadere; per far votare un cambiamento da parte della
commissione giustizia del
Senato, bisogna attendere
il parere della commissione
affari costituzionali. La presiede Anna Finocchiaro.
Stiamo a posto.
Vorrà dire che arriveremo
in udienza esclusivamente
con le armi a disposizione
dei nostri avvocati, che faranno il loro dovere a mia
difesa in un processo dove
sono giudicato per aver
fatto pace con Napolitano...
Già, anche questo è abbastanza ridicolo; così come
io debba essere l’unico,
mentre tutti stanno facendo
a gara ad insultare il capo
dello Stato, a dover andare
sotto giudizio. Pazienza.
T
Intanto, vedremo come si
pronuncerà in proposito il
Tribunale Dreyfus di Arturo
Diaconale, che nella giornata di lunedì, con inizio
alle 15,30, dedicherà la sua
ultima udienza al mio caso,
o meglio alla permanenza
dell’articolo 278 del codice
penale, quello che punisce
il vilipendio al Colle.
Ci vedremo a piazza di Pietra, nella sala del Tempio
di Adriano, e ancora una
volta ci si occuperà anche
del caso dei due marò. Sarà
l’Alta Corte presieduta dal
professor Tedeschini a pronunciarsi; poi, seguirà
l’udienza dedicata alla gogna mediatica e al rapporto
tra media e giustizia.
A far da testimoni saranno
giornalisti come Piero Sansonetti del “Garantista”,
Marco Chiocci del “Tempo”, Massimo Bordin di Radio radicale, Davide Giacalone per “Libero”, Marco
Lillo per “Il Fatto”, a cui si
aggiungeranno il senatore
Buemi, Luca Telese e il magistrato Stefano Amore.
Al termine dell’udienza
sarà proiettato il documentario su Enzo Tortora, realizzato da Ambrogio Crespi.
Una giornata da vivere; per
ritrovare la forza di combattere per i diritti delle
persone vittime della malagiustizia.
anifestazioni e incidenti hanno
caratterizzato la giornata di
ieri nelle principali città italiane, trasformando la Penisola
in un teatro di insofferenza sociale ormai
dilagante, culminata con lanci di uova
ma soprattutto scontri durissimi con la
Polizia a Milano, Padova, Pisa, Genova,
Bergamo, Palermo e Torino. Disagi e
paura anche a Roma, dove un gruppo
di trenta lavoratori, con il sostegno dell’Usb, è salito in cima al Colosseo esibendo uno striscione contro la privatizzazione del trasporto pubblico. Come
conseguenza dello sciopero, all’aero-
M
porto internazionale di Fiumicino sono
stati cancellati 22 voli tra arrivi e partenze.
A Milano si è tenuta la manifestazione
più ampia, organizzata da Fiom-Cgil,
per protestare contro il Jobs act e la
Legge di Stabilità approvata poche settimane fa dal governo Renzi. Insieme ai
metalmeccanici, a sfilare per le vie del
centro c’erano il segretario generale
della Cgil, Susanna Camusso, e quello
della Fiom, Maurizio Landini, entrambi
determinati ad andare avanti per la
strada dello sciopero generale.
Problemi anche a Padova, dove circa
IL PATRON DI “REPUBBLICA” IPOTIZZA UN FUTURO NERO PER LA TV GENERALISTA. LA REPLICA È TAGLIENTE
500 manifestanti si sono fronteggiati con
la polizia dopo aver tentato di raggiungere la sede del Pd, nella centrale piazza
Mazzini. A restare feriti sono stati quattro
agenti e il capo della squadra mobile
della città veneta, che ha raccontato di
essere stato colpito anche con un calcio
allo zigomo mentre era caduto a terra.
Clima analogo a Pisa, con scontri davanti
la sede della Provincia mentre un gruppo
appartenente ai centri sociali tentava di
entrare nel palazzo. All’aeroporto, invece,
una cinquantina di persone ha manifestato contro la società di gestione dello
scalo.
(Servizio a pag. 3)
MARINO CONTESTATO DURANTE LA VISITA A TOR SAPIENZA
La vendetta di Marina B:“De Benedetti è un fallito”
di Marcello Calvo
er festeggiare i suoi
80 anni il Corriere
della Sera concede
a Carlo De Benedetti la
possibilità di sentenziare
a destra e a manca. Una
pagina intera, neanche
fosse un divo di Hollywood. E il solito sproloquio
su Berlusconi, con tanto
di pronostici: “Penso venderà tutto a uno
straniero, in Italia non c’è nessuno disposto
a comprare le sue aziende”. Ma al contrario
c’è chi, grazie a quei 500 milioni ricevuti
dal lodo Mondadori, è riuscito a salvare le
sue. Un’intervista (firmata Aldo Cazzullo)
che manda su tutte le furie Marina Berlusconi, presidente di Fininvest. Che risponde
colpo su colpo e rinfaccia a De Benedetti
P
quel tesoretto consegnato
da un giudice. Rimproverandogli una “presunzione e sfrontatezza che
non finiscono mai di stupire”.
La primogenita del Cav
ribatte punto per punto,
spiegando che tra le tante
cose che l’editore di Repubblica dice, ce n’è una
su cui non si può non essere d’accordo: “Sì, lui è davvero un uomo
fortunato (così si definisce nell’intervista
al Corsera, ndr). Perché senza quei soldi
che una sentenza assurda ci ha costretto a
versargli, senza quella fortuna piovuta dal
cielo su un gruppo con una situazione
debitoria fortemente complessa, oggi per
lui ci sarebbe ben poco da festeggiare”.
L’imprenditrice sotterra l’ascia da guerra
e lo manda al tappeto. Infierendo su tutti i
flop fatti registrare dall’ex presidente di
Olivetti. “Nel leggere l’intervista – attacca
– fa impressione l’elenco di fallimenti e
clamorosi errori che De Benedetti cerca
con evidente imbarazzo di giustificare.
Nonostante tutto ciò, si permette di pontificare perfino sui business nel quale ha
sempre cercato di entrare accumulando
un insuccesso dietro l’altro, quello della
televisione generalista”. Spargendo una
ferita mai rimarginata, rincarando la dose
con pungente ironia: “Le sue fosche profezie
ci confortano. Le sentenze funeree dell’Ingegnere suonano come l’ennesima conferma di quanto siano fondate le nostre
certezze”.
Gioco, set, partita. Con astuzia incredibile
e rabbia giustificata, la Berlusconi raccoglie
il lob e mette a segno la schiacciata
decisiva. Il match è senza storia.
“Buffone, vattene”
Sarra a pag 7
2
Sabato 15 novembre 2014
Attualità
GIUSTIZIA, GLI EFFETTI DELLA RIFORMA MADIA: A CASA OLTRE 400 MAGISTRATI ECCELLENTI ENTRO IL 2015
Toghe pensionate, big al tramonto
Rottamato l’intero vertice della Cassazione. Ai saluti pure il giudice Esposito, giustiziere del Cav
di Bernald Shehaj
gistrati con incarichi effettivi obbligati a dover togliere la toga per
aver compiuto 70 anni. Ai saluti l’avvocato generale della Corte d’Appello Antonio Marini, che fu pm del
caso Moro.
A Milano abbandoneranno in 14 e
fra loro oltre alla presidente del Tribunale Livia Pomodoro c’è anche il
procuratore capo Bruti Liberati, al
centro delle polemiche per la contesa con l’aggiunto Robledo, che si
deciderà davanti al Csm.
Al tramonto pure il pg di Salerno
Lucio Di Pietro, definito il “Maradona
del diritto”, protagonista in negativo
dell’arresto, nel 1983, di Enzo Tortora.
E ancora: altri 25 procuratori della
Repubblica, a cominciare da Genova
con Michele Di Lecce, per poi arrivare a Como, Civitavecchia, Cagliari,
Catanzaro, Savona, La Spezia, Benevento, Bergamo, Viterbo, Modena,
Lodi.
A gestire il risiko dei magistrati sarà
il Csm, spaccato. Da una parte i
laici, dall’altra i togati. Gli intoccabili
vanno in pensione ma continueranno
a conservare poteri e privilegi.
Super toghe esodate, al tramonto. E
la categoria è in profondo allarme.
L’aria è cambiata.
ottamati. Una bella fetta
della super Casta dei magistrati (400) andrà in pensione anticipata da qui al
31 dicembre 2015, altri
900 nel triennio successivo. Un avvicendamento storico, che apre la
corsa agli oltre 1300 incarichi “direttivi o semi-direttivi”, dalla Suprema Corte alla più piccola delle procure. A fare i calcoli della rivoluzione
delle toghe, “L’Espresso”.
Una vera e propria rivoluzione all’interno degli uffici giudiziari italiani,
provocata da un decreto del contestatissimo ministro della Pubblica
amministrazione Madia, che mieterà
“vittime” eccellenti, da nord a sud.
A casa l’intero vertice della Cassazione, dal primo presidente Santacroce a tutti gli altri numeri 1 al
gran completo. A cominciare da
Esposito, il giudice chiacchierone
che nel 2013 ha condannato in via
definitiva Berlusconi nel processo
sui diritti tv Mediaset. Una sentenza
che ha segnato la cacciata dal parlamento del Cav.
A Roma fra il Palazzaccio e gli uffici
di piazzale Clodio sono in 53 i ma-
R
RIUSCITA INIZIATIVA DELL’ISTITUTO DI STUDI GIURIDICI “ARTURO CARLO JEMOLO” CON RELATORI D’ECCEZIONE
Roma al bivio, tra Capitale e Città Metropolitana
rande successo di pubblico, attento e partecipe, alla tavola rotonda
sul tema “Roma tra Capitale
e Città Metropolitana”, tenutasi presso l’Istituto regionale
di Studi giuridici “Arturo Carlo Jemolo” e organizzata dalla
stessa prestigiosa istituzione,
in collaborazione con le università La Sapienza e Tor Vergata e la rivista federalismi.it.
L’occasione è stata offerta
della presentazione dei volumi “L’ordinamento di Roma
Capitale” di Alessandro Sterpa (ora anche commissario
G
straordinario dello Jemolo) e
“Alla ricerca della Capitale:
il caso Roma” di Salvatore
Bellomia.
Una mattinata davvero intensa,
con molte personalità presenti, sia del mondo giuridico,
politico, della pubblica amministrazione e degli Enti locali, presenti nella sala durante il dibattito. Una tavola
rotonda che ha visto protagonisti relatori del calibro di
Francesco Storace, Marco
Causi, Francesco Saverio Marini, Beniamino Caravita di
Toritto, Pietro Barrera e ov-
viamente gli autori dei volumi,
mentre il presidente del consiglio regionale Daniele Leodori è stato impossibilitato a
partecipare per sopravvenuti
e inderogabili impegni istituzionali.
I lavori sono iniziati con la
doppia introduzione curata
da Alessandro Sterpa e Salvatore Bellomia, autori dei
due volumi, i quali hanno presentato le loro opere lanciando spunti significativi al dibattito che ne è seguito immediatamente, moderato dal
giornalista de Il Tempo, Da-
Da sinistra, Causi, Storace e Sterpa durante un momento dei lavori
niele Di Mario. Nel suo apprezzato intervento, Francesco Storace ha ricordato tra
l’altro le tappe di una battaglia
che l’hanno visto sempre protagonista sul tema di “Roma
Regione”, ad iniziare dalla
proposta, presentata nel 1997
con Selva, di una legge costituzionale di modifica dell’art. 114 della Costituzione
e di istituzione del distretto
federale di Roma. Tema che
ha trovato riscontro anche nel
programma elettorale di Storace per le Regionali del
2013, con le proposte di dare
strumenti idonei alla governance di Roma e la devoluzione dei poteri dalla Regione
alla Capitale.
PRESUNTA MAZZETTA DA UN MILIONE DI EURO
Corruzione: a giudizio l’ex ministro Corrado Clini
iudizio immediato per l’ex ministro Corrado Clini, responsabile del dicastero dell’Ambiente nel governo di Mario Monti.
Lo ha deciso la Procura di Roma
che accusa Clini di corruzione per
un finanziamento da 54 milioni di
euro, stabilito dal dicastero per il
progetto New Eden che riguardava
la riqualificazione di una zona dell’Iraq. Il processo è stato fissato per
il 12 marzo del prossimo anno davanti
la II sezione penale. L’ex ministro
era stato arrestato lo scorso 26 maggio su ordine dell’autorità giudiziaria
di Ferrara. Ai domiciliari era finito
anche l’imprenditore Augusto Calore
Pretner di Ferrara, ora anche lui rinviato a giudizio.
La Procura della Repubblica contesta
a Clini di aver ricevuto una mazzetta,
G
del valore di oltre un milione di euro,
mentre a Pretner si contesta una
somma di denaro di 2 milioni e
30mila euro, il tutto derivante dalla
percentuale lucrata su un finanziamento erogato dal ministero dell’Ambiente ad una società irachena
per un progetto di bonifica ambientale. Il processo, richiesto dal pubblico ministero Alberto Galanti, è
stato disposto dal gup Massimo Battistini.
Secondo quanto stabilito dagli inquirenti, l’erogazione delle somme
sarebbe avvenuta tra l’ottobre del
2010 e il giugno del 2011 quando
Clini era direttore generale del ministero dell’Ambiente del quale poi
divenne ministro. Dopo la caduta
del governo Monti, Clini, 67 anni, di
Latina, preferì non ricandidarsi.
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Sabato 15 novembre 2014
Attualità
OLTRE VENTI CORTEI DA MILANO A PALERMO PER CONTESTARE LE POLITICHE DI RENZI. CGIL E FIOM UNITI: “LA PARTITA NON È CHIUSA”
Sciopero sociale, scontri in tutta Italia
A Padova feriti il capo della squadra mobile e tre agenti. Lanci di uova contro sedi del Pd e banche
di Giuseppe Giuffrida
anifestazioni, scontri e
disagi hanno caratterizzato la giornata di
ieri nelle principali città italiane, trasformando la Penisola in un teatro di insofferenza sociale ormai dilagante, culminata con lanci di uova e scontri
durissimi con la Polizia a Milano,
Padova, Pisa, Genova, Bergamo, Palermo e Torino. Disagi e paura anche
a Roma, dove un gruppo di trenta
lavoratori, con il sostegno dell’Usb,
è salito in cima al Colosseo esibendo
uno striscione contro la privatizzazione del trasporto pubblico. Come
conseguenza dello sciopero, all’aeroporto internazionale di Fiumicino
sono stati cancellati 22 voli tra arrivi
e partenze, in particolare nella fascia
oraria compresa tra le 10 e le 17.
Nel capoluogo lombardo si è tenuta
la manifestazione più ampia, organizzata da Fiom-Cgil, per protestare
contro il Jobs act e la Legge di stabilità approvata poche settimane fa
dal governo Renzi. Insieme ai metalmeccanici, a sfilare per le vie del
centro c’erano il segretario generale
M
della Cgil, Susanna Camusso, e quello della Fiom
Maurizio Landini, entrambi
determinati ad andare
avanti per la strada dello
sciopero generale. “La
partita non è chiusa –ha
dichiarato la Camusso dal
palco allestito in piazza
Duomo-, non è un voto di
fiducia che cambierà il
nostro orientamento, la nostra iniziativa. Se continuano a cambiare il Paese
senza il mondo del lavoro - ha aggiunto - il mondo del lavoro starà
sempre nelle piazze a chiedere il
cambiamento”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Maurizio Landini,
secondo il quale “chi è in piazza
non parla solo al sindacato, ma al
Paese, al governo perché devono
capire che per risolvere i problemi
bisogna farlo con chi lavora. Abbiamo
offerto il dialogo a Renzi –ha proseguito il leader della Fiom-, ma lui lo
rifiuta. Lui ha scelto un’altra strada,
noi gli diciamo che c’è bisogno di
unire il Paese, non di dividerlo”.
Durante i loro interventi, entrambi i
sindacalisti hanno bocciato la me-
diazione raggiunta all’interno del
Partito democratico proprio sul tema
della riforma del lavoro. “Non ci
pare che quella mediazione sia una
risposta per mantenere la difesa dei
diritti che noi facciamo”, ha dichiarato
stizzita la Camusso, mentre per Landini “la possibile mediazione che il
Pd ha trovato è una presa in giro dei
lavoratori perché serve solo a quei
parlamentari di conservare il proprio
posto. Non serve ai lavoratori e alla
difesa dei loro diritti”. A pochi passi
da piazza Duomo, vicino l’Arcivescovado e in piazza Santo Stefano,
studenti e antagonisti si sono scontrati
con le forze dell’ordine nel tentativo
LA COMPAGNIA NIPPONICA È L’UNICA IN CORSA. OPERAZIONE DA 1,4 MILIARDI DI EURO
di forzare il cordone di
contenimento. Tre agenti
della guardia di Finanza
sono rimasti feriti e trasferiti
all’ospedale di Niguarda.
Infortuni si sono registrati
anche a Padova, dove circa
500 manifestanti si sono
fronteggiati con la polizia
dopo aver tentato di raggiungere la sede del Pd,
nella centrale piazza Mazzini. A restare feriti sono
stati quattro agenti e il capo
della squadra mobile della città veneta, che ha raccontato di essere
stato colpito anche con un calcio
allo zigomo mentre era caduto a
terra. Clima analogo a Pisa, con
scontri davanti la sede della Provincia
mentre un gruppo appartenente ai
centri sociali tentava di entrare nel
palazzo. All’aeroporto, invece, una
cinquantina di persone hanno manifestato contro la società di gestione
dello scalo.
Disagi anche a Genova, dove i lavoratori dell’azienda trasporti hanno
tolto il blocco dal casello dell’autostrada occupando simbolicamente
gli uffici della presidenza nella sede
dell’Amt in via Moltaldo. Alcuni manifestanti della Fiom hanno lanciato
uova contro la sezione del Pd di
Sampierdarena, in via Montano, prima di trovarsi in piazza Caricamento
per i comizi conclusivi. Lanci di uova
e fumogeni anche a Bergamo, contro
la sede della Cgil e di Banca Intesa
Sanpaolo. Come accaduto a Milano,
anche in questo caso si sono registrati
scontri con le forze di polizia, oggetto
di insulti e spintoni da parte dei giovani in corteo. A Torino, il corteo di
studenti e sindacati di base ha sfilato
fino in piazza Castello lanciando anche uova contro la sede del Miur, in
corso Vittorio Emanuele. Il sequestro
repentino da parte della Digos di
mazze, bastoni, petardi e secchi di
letame ha evitato ulteriori disordini.
Mobilitazione contro le politiche sociali del governo anche a Bari, dove
circa mille persone –secondo le indicazioni degli organizzatori- hanno
sfilato per le vie del centro fino alla
sede della presidenza della Regione
Puglia. Erano in migliaia anche a
Palermo, dove il corteo studentesco
partito da piazza Politeama ha dato
vita a numerosi blocchi stradali con
conseguente paralisi del traffico.
NUOVA RILEVAZIONE DELL’ISTAT: -0,4% RISPETTO AL 2013. SIAMO “AI LIVELLI DEL 2000”
Finmeccanica, Hitachi pronta Crisi, la ripresa è un miraggio:
ad acquistare AnsaldoBreda Pil in calo nel terzo trimestre
itachi è pronta a mettere le mani su AnsaldoBreda di Finmeccanica. Secondo
quanto reso noto dal quotidiano finanziario Nikkei, infatti, la conglomerata nipponica
punta a consolidare la propria posizione nel
settore dei treni e della segnaletica ferroviaria
sborsando la bellezza di “200 miliardi di yen”,
pari a circa 1,4 miliardi di euro. La stretta di
mano finale potrebbe verificarsi già entro la
fine della settimana.
Un importante passo avanti di Hitachi, fresca
tra l’altro della presentazione del nuovo modello
Class 800 Train destinato al Regno Unito, è
stato fatto con il ritiro dell’altro competitor in
gara costituito dal raggruppamento China CnrInsigma. Con l’uscita di scena del rivale cinese,
dunque, la multinazionale di Tokyo dovrà “definire
H
lo schema generale dell’offerta da sottoporre
poi a Finmeccanica”. Il termine unico per la presentazione dell’offerta vincolante dovrebbe scadere
il prossimo 17 novembre, mentre la decisione
finale dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno.
Proprio la questione AnsaldoBreda sarebbe stata
oggetto di confronto tra il presidente del Consiglio
Renzi e il premier nipponico Shinzo Abe durante
l’incontro bilaterale avvenuto lo scorso ottobre
a Milano, a margine del vertice Asia-Europa. Già
in quell’occasione ci sarebbero state rassicurazioni
in merito alle intenzioni di Hitachi di rilevare la
società di Pistoia. Dal canto loro, gli analisti finanziari giudicano negativa la notizia, perché ridurrebbe la forza contrattuale del Gruppo italiano,
che si ritroverebbe infatti a dover accettare conG.G.
dizioni di vendita peggiori del previsto.
uovo mese, nuova sberla per l’economia
italiana. Per l’Istituto nazionale di statistica,
infatti, nel terzo trimestre 2014 il Prodotto
interno lordo del nostro Paese è diminuito dello
0,1% rispetto al trimestre precedente e dello
0,4% rispetto allo stesso trimestre del 2013. Si
tratta della terza doccia gelata consecutiva, considerando che, quest’anno, l’economia era rimasta
ferma sullo zero nel primo trimestre ed era
arretrata dello 0,2% nel secondo. Per risalire all’ultimo segno più bisogna tornare al secondo
trimestre del 2011. Di fatto, evidenzia l’Istat,
siamo “ai livelli del 2000”.
Nel dettaglio, il calo congiunturale registrato dal
Pil nel terzo trimestre è la sintesi di una diminuzione
del valore aggiunto in agricoltura e industria e di
un aumento nei servizi. Dal lato della domanda:
N
contributo negativo della componente nazionale
(al lordo delle scorte) parzialmente compensato
da quello positivo della componente estera netta.
Il terzo trimestre del 2014 ha avuto quattro giornate
lavorative in più del trimestre precedente e lo
stesso numero rispetto al terzo trimestre del 2013.
Risultati nettamente differenti per Stati Uniti e
Gran Bretagna, dove nello stesso periodo il Pil
è aumentato in termini congiunturali rispettivamente dell’1,2% e dello 0,7%. Risalgono la
china, sia pur moderatamente, anche Francia e
Germania. Da oltralpe si registra una crescita
congiunturale dello 0,3%, sopra le attese che
parlavano di un aumento limitato allo 0,1%; la
Germania, invece, con un segno positivo dello
0,1% ha scongiurato la recessione dopo lo
G.G.
0,1% del secondo trimestre.
LA RIFORMA DOVREBBE ARRIVARE ENTRO DICEMBRE. PREVISTO UN ABBASSAMENTO DELL’IMPOSTA. MA PAGHERÀ ANCHE CHI NON HA LA TV
Cambia il canone Rai: sarà in bolletta con la luce
S
embra essere ai nastri di
partenza, l’annunciata riforma del canone Rai. Secondo
quanto rivelato da Il Messaggero,
infatti, il presidente del Consiglio
Matteo Renzi ha dato il suo ok al
sottosegretario alle Comunicazioni
Antonello Giacomelli per inserire
il canone della tv pubblica nella
bolletta della luce. L’obiettivo, così
facendo, è quello di garantire all’azienda di viale Mazzini un gettito
pari a 1,8 miliardi di euro l’anno.
Una cifra più o meno uguale a
quanto incassa oggi la Rai. Allargando la platea, però, si chiederà
ai contribuenti un Canone inferiore
rispetto agli attuali 113,50 euro.
Resteranno le fasce di esenzione
e i bonus per i meno abbienti,
anche se ad oggi a farne richiesta
è stato solo il 30% delle famiglie
disagiate. Per tutti gli altri, invece,
il conto oscillerà tra i 35 e gli 80
euro, in base agli indicatori Isee.
In sostanza, volendo calcolare una
media, la tassa sulla tv costerà
circa 60 euro. A coloro i quali vorranno risparmiarsi il Canone, verrà
chiesto di dimostrare di non possedere alcun apparecchio capace
di trasmettere i programmi del
servizio pubblico, quindi tablet,
iPad, smartphone e pc. Nell’Italia
di oggi, difficile –se non impossibile- trovarne qualcuno. A tal riguardo, già nei mesi scorsi la Rai
aveva tentato di battere cassa anche con i possessori dei computer
utilizzati come televisori (digital
signage). Tuttavia, il tentativo aveva
generato l’indignazione generale
e l’operazione era pressoché fallita. Adesso si vedrà.
Intanto, il sottosegretario Giacomelli ha trasmesso la sua proposta
al ministero dell’Economia per la
relazione tecnica. Dopodiché la
palla passerà a Palazzo Chigi per
decidere lo strumento legislativo
con cui rendere esecutivo il provvedimento: potrebbe trattarsi di
un emendamento alla legge di
Stabilità, oppure un decreto ad
hoc. Certamente, dal canto suo la
Rai chiede di accelerare i tempi.
Le casse di viale Mazzini piangono
e l’evasione del Canone è arrivata
a toccare quota 450 milioni di euro.
In tal senso, Giacomelli spera di
portare a casa la Riforma entro la
fine dell’anno, anche se bisognerà
superare lo scoglio dell’Authority
per l’Energia, cui incombono nu-
merose perplessità legate alla privacy e che ha già definito “un uso
improprio” quello del Canone in
G.G.
bolletta.
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Sabato 15 novembre 2014
Attualità
BERGOGLIO PARLA AI COMMERCIALISTI, MA TRA LE RIGHE SI LEGGONO ANCORA LE VICENDE DELLO IOR…
Il Papa:“La finanza è un servizio”
di Igor Traboni
anta attenzione, sulla loro professione di commercialisti, probabilmente non se l’aspettavano
neppure i diretti interessati. Eppure Papa Bergoglio è andato
giù duro ieri nello sferzare proprio i commercialisti, riuniti per un’udienza speciale
nell’aula Paolo VI. Anche se l’intervento
del pontefice è sembrato anche un parlare
a suocera perché nuora intenda, e quindi
anche ad uso e consumo ‘interno’, per
quelle finanze vaticane che continuano a
destare mille preoccupazioni in Papa Francesco. Le vicende dello Ior, d’altro canto,
non sono ancora concluse, mentre di recente lo stesso Bergoglio ha di nuovo
messo mano ai vertici dell’Apsa, l’Amministrazione del patrimonio della sede apostolica, pure toccato da vicende giudiziarie,
culminate con l’arresto di un monsignore,
poi sollevato da ogni incarico.
"La legalità e la giustizia per fermare la
logica selvaggia del profitto": questo ha
chiesto Papa Bergoglio ai commercialisti,
tornando quindi ad ammonire contro il rischio rappresentato dal porre "il dio denaro"
al centro della propria vita, come aveva
già fatto in alcune precedenti occasioni.
Bergoglio ha invitato quanti operano "a
vario titolo nell'economia e nella finanza
a fare scelte che favoriscano il benessere
T
sociale ed economico dell'intera umanità.
In questo contesto – ha detto ancora il
pontefice argentino rivolgendosi ai commercialisti arrivati da ogni parte d’Italia è più forte la tentazione di difendere il
proprio interesse senza preoccuparsi del
bene comune, senza badare troppo alla
giustizia e alla legalità. Perciò è richiesto
a tutti, specialmente a quanti esercitano
una professione che ha a che fare con il
buon funzionamento della vita economica
di un Paese, di giocare un ruolo positivo,
costruttivo, nel quotidiano svolgimento del
proprio lavoro, sapendo che dietro ogni
carta c'è una storia, ci sono dei volti".
"L'economia e la finanza - ha tenuto a
sottolineare ancora Bergoglio - possono
essere un servizio agli altri se si pone
sempre al centro l'uomo con la sua dignità" ma "quando il denaro diventa il
fine allora prevalgono l'ottica utilitaristica
e le logiche selvagge del profitto che
non rispetta le persone".
Nel corso della stessa udienza, Bergoglio
è tornato anche della questione lavoro che
si impone "in maniera pressante", definendo
altresì una "realtà drammatica" quella dei
precari e di chi ha perso il lavoro.
Poco prima, durante la consueta omelia
della Messa mattutina in Santa Marta, Papa
Francesco ha invece avuto un simpatico
botta e risposta con alcuni ragazzi di una
parrocchia romana che partecipavano
alla celebrazione. "Perché siete venuti a
messa?" ha chiesto il Pontefice ai ragazzi
che, forse in soggezione, hanno esitato
non poco prima di rispondere. Dopo aver
preso un po' di coraggio, qualcuno di loro
ha detto: "Per vederti". "Anche a me piace
vedere voi", ha subito replicato Francesco.
Ne è nato quindi un dialogo spontaneo
con i ragazzi e il Papa ha sottolineato l'importanza dell'esempio come unico strumento possibile per trasmettere la fede
ai nativi digitali, i giovani di oggi.
DA LUNEDÌ I LAVORI DI RIPRISTINO
Lourdes si attrezza
contro le inondazioni
l vescovo di Lourdes,
Monsignor Nicolas
Brouwet, ha illustrato
la versione finale dei lavori del progetto "Grotta,
cuore di Lourdes". «Gli
architetti – ha spiegato
Mons. Brouwet - hanno
lavorato al fine di dare una
maggiore coerenza al cammino
spirituale proposto ai pellegrini:
nell’anno della Missione, saremo pronti ad accogliere i visitatori in un luogo che vuole
rispondere sempre più alle diverse necessità dei gruppi devozionali che vengono a trovarci».
I lavori cominceranno lunedì
prossimo, 17 novembre, con
l’inizio della costruzione del
nuovo ponte della Grotta, che
sarà realizzato tra le piscine e
l’attuale sito dei ceri, che a sua
volta sarà spostato sulla riva
destra del Gave. Questo nuovo
I
ponte sarà mobile, in modo da
evitare nuovi danni, in caso di
eventuali inondazioni. Successivamente, si provvederà alla
piantumazione di alberi tra le
arcate dell’Esplanade e la Grotta,
in quello che è definito "Piazzale
dell’ombra".
Durante i lavori, le celebrazioni
previste alla Grotta di Massabielle fino al 29 dicembre non
subiranno limitazioni. Dopo questa data, i lavori procederanno
in modo più intenso, per ultimare gli stessi in tempo utile
per l’avvio della stagione dei
pellegrinaggi 2015, prevista per
il 29 marzo.
PUNTO E A CAPO
Dopo quello di Berlino
altri muri da abbattere
di Biagio Cacciola
he cosa avevano sperato
centinaia di milioni di persone con e dopo l'abbattimento del muro di Berlino?
Che finalmente, crollato l'impero
della menzogna, chiamato comunismo scientifico, si sarebbe
avviata un'era di libertà, sicurezza
internazionale, prosperità economica, pace. Ebbene, tutto
questo non è avvenuto. Il comunismo era caduto, almeno
nella sua versione più pericolosa,
ma l'altra faccia della medaglia,
il supercapitalismo, non intendeva affatto smobilitare. Innanzitutto militarmente.
Infatti, tutto l'apparato messo
su all'epoca della guerra fredda
per giustificare la propria, e politicamente ormai sorpassata
esperienza, ha praticamente 'inventato' altre guerre. E dire che
l'ex impero sovietico era caduto
praticamente senza sparare un
colpo, come aveva profetizzato
san Giovanni Paolo secondo.
Che era stato, con la sua elezione, il vero detonatore e artefice
del crollo del sistema sovietico
già alla fine degli anni ’70, con
C
le sterminate masse di lavoratori
polacchi che accorrevano alle
Messe del papa polacco a Nova
Uta o a Danzica.
Dunque, non la guerra aveva
determinato quel crollo, ma una
vera e propria rivoluzione non
violenta che aveva ottenuto la
rovina delle mura di Gerico. Invece la risposta dell'altra faccia
della medaglia quale è stata?
Una volontà delirante e diabolica
di potenza che, senza il deterrente del pericolo comunista,
si è scatenata nel mondo per
aumentare i profitti a dismisura,
affamare intere parti del mondo,
per poi cercare di riportare a
una condizione di miseria il ceto
medio dell'Occidente.
Una vera e propria lotta di classe
al contrario. Per un capitale finanziario dominante e senza
più nessun avversario. Ecco
perché, da allora, soprattutto il
pensiero sociale cristiano ha
individuato nell'idra supercapitalista l'altro potere apocalittico
che si sta abbattendo sull'umanità. La sua sconfitta è il vero
dovere sociale di ogni popolo
del mondo. L'altro muro da abbattere.
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5
Sabato 15 novembre 2014
Esteri
INTANTO È TORNATO A CASA IL TECNICO ITALIANO RAPITO A LUGLIO DA UN GRUPPO DI MILIZIANI ISLAMICI
La Libia piomba nel caos assoluto
La nostra delegazione diplomatica resta a Tripoli, anche se blindata e sotto assedio
di Cristina Di Giorgi
apimenti, decapitazioni e autobombe che esplodono davanti alle ambasciate. La situazione il Libia è
decisamente pericolosa e non sembra ci sia alcuna speranza che
possa volgere al meglio, per lo meno in tempi
brevi. A testimoniarlo, per quanto riguarda i
nostri connazionali, i vetri rotti e le crepe sul
muro dell'edificio che ospita la nostra delegazione diplomatica a Tripoli.
E pensare che una volta la Libia era una meta
ambita per chi voleva metter su un'attività
imprenditoriale. C'era anche, nella capitale,
un centro culturale italiano ed un liceo. I nostri
connazionali che vivevano nel Paese erano
circa quaranta mila. Oggi invece, nei “tempi
cupi del dopo-rivoluzione, ne sono rimasti
appena un centinaio, ed una settantina di
aziende. Le ultime famiglie – scrive Francesco
Battistini sul Corriere della Sera – sono sfollate
ad agosto con un ponte aereo, mentre l'aeroporto veniva bombardato dalle milizie. Gli
ultimi a resistere sono qualche ingegnere
edile e i tecnici dell'Eni, che fronteggiano gli
attacchi ai pozzi e fanno ancora lavorare
tremila libici”.
Gli stranieri, italiani in particolare, sono insomma attualmente sotto assedio. E a rimanere
in Libia rischiano grosso: lo sa bene Marco
Vallisa, il piacentino rapito quattro mesi fa e
recentemente liberato. Lo sanno bene anche
coloro che hanno deciso di rimanere, nonostante tutto e vivono praticamente asserragliati
in casa, aggrappati ad una speranza di lavoro
che il nostro Paese non offre. “In questo ultimo
R
anno abbiamo imparato tutti a vivere guardandoci le spalle” racconta a Battistini un tecnico rimasto a Tripoli che ha chiesto al giornalista di non citare il suo nome. “Ci siamo
dati regole di buonsenso: mai al ristorante,
uscire con una macchina anonima ad ore imprevedibili – aggiunge – e quando si è in
pubblico parlare sempre in inglese. Poi non
è detto che queste cose servano: le facevano
anche i sequestrati”.
Lo faceva molto probabilmente anche Vallisa,
che proprio ieri è arrivato in Italia ed ha
potuto finalmente riabbracciare la sua famiglia
dopo la brutta esperienza vissuta. “Sto ab-
bastanza bene – ha detto il tecnico della Piacentini Costruzioni ai giornalisti che lo aspettavano al suo rientro – ma sono molto provato”.
Apparso dimagrito e con la barba lunga,
l'uomo ha ringraziato l'unità di crisi della Farnesina per il lavoro svolto. Anche il neo
ministro degli esteri Gentiloni ha espresso
soddisfazione per la felice conclusione della
vicenda, sottolineando che il nostro Paese ha
agito nel pieno rispetto del diritto internazionale. Una risposta questa a chi gli chiedeva
maggiori dettagli sul riscatto di un milione di
euro che secondo fonti libiche è stato pagato
in cambio della liberazione del nostro connazionale. Sull'argomento non ci sono notizie
ufficiali, ma il sospetto che la somma sia stata
versata ai rapitori c'è, anche se la Farnesina
nega. Ora Vallisa è finalmente a casa e la
Libia, con le sue autobombe e le milizie jihadiste, diventerà presto un brutto ricordo.
Ma cosa accadrà a chi rimane? In un Paese
in cui ordine e sicurezza sembrano oggi più
che mai una chimera, anche se gli attacchi
militari e terroristici sono prevalentemente
diretti contro gli Stati anti islamici (Egitto ed
Emirati Arabi in primis), quel che succede è
comunque anche un problema dell'Italia, che
ha deciso di mantenere la propria rappresentanza diplomatica a Tripoli. Blindata ma
presente. Una scelta forse in parte condizionata
dal fatto che nonostante tutto, ci sono ancora
parecchi italiani che pensano di andare a lavorare in Libia. “Dall'Italia – riferisce un ingegnere al Corriere della sera – mi scrive gente
che vuole venire in quest’inferno. Pensano
che una guerra civile sia sempre meglio della
nostra crisi”.
L’ANALISI – DOPO LA BATOSTA ELETTORALE E LE MIRE ESPANSIONISTICHE SULLA SIRIA
Obama ripensa la politica estera Usa
di Giuliano Castellino
opo la sberla elettorale, Obama si è
reso conto del fallimento totale della sua politica estera. Ora gli Stati
Uniti sono costretti di nuovo a rivedere la propria
posizione sulla lotta ai miliziani jihadisti dello Stato
Islamico. O meglio, spinti
dalle forze repubblicane,
si trovano costretti a calare
la maschera.
Il presidente americano
ha chiesto al team della sicurezza nazionale
di rivedere la politica Usa verso la Siria,
dopo aver realizzato che l'Isis potrebbe
non essere sconfitto senza una transizione
politica nel Paese e la destituzione del
presidente Bashar al-Assad. Dopo aver
trattato per mesi con il Presidente siriano,
ecco che Damasco torna sotto il mirino di
Washington. Insomma, come avevamo largamente anticipato l'Isis, in Siria, era solo
una scusa per mettere un piede su Damasco. La Casa Bianca ha organizzato
quattro incontri con il team per la sicurezza
nazionale, uno dei quali presieduto da
Obama e gli altri dal segretario di Stato.
Questi incontri, nelle parole dei funzionari,
"sono stati guidati in larga misura su come
la strategia sulla Siria si inserisce in quella
contro l'Isis".
"Il problema del lungo regime in Siria è
ora aggravato dalla realtà che per sconfiggere davvero l'Isis, abbiamo bisogno
non solo di una sconfitta in Iraq, ma di una
D
sconfitta in Siria", ha aggiunto.
Ad ottobre, gli Usa avevano sottolineato
che la "strategia in Iraq" per contrastare i
jihadisti era una priorità e le operazioni in
Siria servivano per agevolare questa condizione in Iraq. Washington aveva detto di
voler addestrare e armare i ribelli siriani
moderati per combattere l'Isis e solo dopo
il regime di Assad. In realtà rafforzava i jihadisti ed Al Qeida, cioè il Califfo.
Ed ora Obama deve tornare a farsi sentire
e a tuonare nel mondo. È la sua unica
chance per riprendere le redini del paese,
ormai in mano ai repubblicani.
L'attenzione del presidente americano
verso la politica estera sarà sempre più
accentuata nei prossimi mesi e nei prossimi
due anni, dopo che nelle elezioni di metà
mandato ha perso il controllo sia di Camera
e Senato e quindi ha le armi spuntate in
politica interna.
Ma dalla Casa Bianca, Obama può ancora
influire sulla politica estera e i rapporti in-
ternazionali, strumenti
per fare pressione sulla
maggioranza dei repubblicani nel Congresso, come dimostra
l'importante accordo
raggiunto ieri con la
Cina sull'ambiente e le
emissioni di gas serra.
Un accordo che non
piace affatto al Gop:
ogni speranza di un’intesa bipartisan tra democratici e repubblicani sulla questione è
saltata ieri.
Sia il leader della Camera, John Boehner,
e il futuro leader del Senato, Mitch McConnell, hanno criticato l'annuncio. Per McConnell il fatto che la Cina non abbia preso
impegni precisi rappresenta un grande
problema, visto che secondo il Gop gli
standard imposti agli stati americani dall'amministrazione Obama stanno creando
scompiglio e mettendo un freno alla crescita. A rincarare la dose ci ha pensato
Boehner: "La decisione di Obama è l'ultimo
esempio della crociata del presidente
contro energia affidabile e basso costo
che sta già facendo diminuire i posti di lavoro e colpendo la classe media".
Prepariamoci ad un peggioramento della
crisi in Ucraina, a forti tensioni con Assad
e a nuovi fronti.
Lo sceriffo mondiale, insomma, ha messo
mano alla fondina. E poco importa, a
quanto pare, se nel mondo c'è la più
grande crisi economica della storia del
mondo moderno.
NUOVA ZELANDA: STORICA SENTENZA
I Maori? Furono
ingannati dagli inglesi
n trattato molto antico,
sottoscritto a Waitangi
nel febbraio del 1840, è
tornato recentemente alla ribalta
delle cronache. Il documento,
firmato dal rappresentante della
corona britannica e da quaranta
capi Maori, era stato redatto
dagli inglesi con lo scopo di
ottenere il controllo dell'area:
con la loro approvazione infatti,
i Maori cedevano tutti i loro
poteri sull'Isola del Nord (l'Isola
del Sud era già colonia britannica). Pochi mesi dopo l'intera
Nuova Zelanda venne dichiarata
possedimento inglese.
Con una decisione di fondamentale importanza per la comunità maori, secondo quanto
riferito dalle agenzie un tribunale
speciale ha stabilito che dietro
U
al trattato di Waitangi c'è stato
un inganno: la Gran Bretagna
non avrebbe infatti adeguatamente spiegato che le sue intenzioni erano quelle di acquisire
la sovranità: i maori credevano
infatti che l'accordo implicasse
solo una condivisione del potere. Così non è stato. E se a
questo si aggiungono le continue violazioni del trattato stesso,
che nel corso degli anni furono
così numerose che i Maori persero gradualmente quasi tutte
le loro proprietà e moltissimi
dei loro diritti, ben si comprende
l'importanza di una decisione
che, sebbene tardiva, riconosce
comunque almeno formalmente
una tradizione locale che, nonostante tutto, è ancora viva e
CdG
radicata.
Sabato 15 novembre 2014
6
Storia
CANTI DAL VENTENNIO
“Gloriosa Patria bella, tu sei la viva stella che luce al mondo ridonerà”
di Cristina Di Giorgi
e Emma Moriconi
Italia ha ottenuto il suo “posto
al sole”: con la vittoria in Africa
il nostro Paese ha finalmente
abbandonato quel ruolo di secondo piano in cui molte potenze straniere
sembrava volessero che restasse ed è
diventata una grande potenza. Ci crede
il Duce e, insieme a lui, ci crede anche il
popolo tutto. Con queste parole lo stesso
Mussolini, nel suo libro “Parlo con
Bruno” (1941) descrive entusiasticamente
gli anni della conquista dell'Impero:
“L'Italia ha vissuto, dal 2 ottobre 1935
al 9 maggio del 1936, uno dei periodi
più drammatici, più intensi, più luminosi
della sua storia. Quegli otto mesi cantano
in molte anime ancora come un'epopea
vissuta. Tutto è stato fermo, deciso,
virile, popolare e tutto, visto a distanza,
sembra romantico tanta fu la bellezza, la poesia, lo
splendore rivelatisi nell'animo degli Italiani. Mai
una guerra fu più sentita di quella. Mai entusiasmo
fu più sincero. Mai unità di spiriti più profonda.
Una guerra a distanza, un nemico numeroso e
crudele, un mondo inesplorato, la Società delle
Nazioni ostile, le sanzioni. Quindi le battaglie
decisive e la fantastica marcia su Addis Abeba.
Adunate improvvise di popolo come non si ebbero
nella storia e poi la notte trionfale del 9 maggio, la
più grande vibrazione dell'anima collettiva del
popolo italiano". Una marcia lunga e faticosa
dunque. Ma quando finalmente arriva la vittoria, è
l'apoteosi, per l'Italia tutta e per il suo Duce,
esaltato e osannato anche da numerosi brani del
canzoniere fascista dedicato all'Africa che, quanto
agli argomenti principali, riguardano “innanzitutto
il Duce fondatore dell'Impero. Ci sono poi l'imposizione della civiltà italiana – scrive Emanuele Mastrangelo – e il ritorno dei combattenti, onorati e
L’
rispettati”.
Combattenti e lavoratori, organizzati in armi e specialità che hanno dato grande prova della tempra
italica. Come, tra gli altri, aviatori e carristi, che nei
loro canti (“Canzone azzurra” per i primi e “Inno
dei carristi” per i secondi) hanno celebrato il loro
contributo alla riuscita dell'impresa africana, fatto
di audacia, spavalderia, sprezzo del pericolo e
competenze tecniche.
“E con i fanti han combattuto pure gli studenti,
son caduti eroicamente e son contenti” recita il
verso di un'altra celebre canzone volta ad esprimere
tutto l'entusiasmo per il successo italico: è “Goliardi
in Africa”, un brano dedicato ai moltissimi volontari
universitari partiti per l'Etiopia e tornati vincitori.
Tutti coloro che hanno combattuto, supportati con
entusiasmo e condivisione dello spirito di sacrificio
da chi è rimasto in Patria, hanno dimostrato che
l'Italietta di giolittiana memoria non c'è più e al
suo posto è sorta una grande potenza: questo
spirito è ben espresso da un brano a
firma Cherubini – Redi dal titolo “E'
finito il bel tempo che fu”. Un inno che
annuncia al mondo l'avvento di tale cambiamento: “E' finito il bel tempo che fu –
recita il testo - quando ognun le dicea 'ti
punisco' e l'Italia col capo all'ingiù rispondea in ginocchio 'Obbedisco'. Ora
è in piedi che marcia laggiù, ride in
faccia ai padroni del mondo”. E' la marcia
trionfale che ci si augurava in “Italia
bella”, un brano precedente all'impresa
che mirava a risvegliare l'orgoglio nazionale su cui “splende limpida una stella
che buon fine vuole augurar. Nel nome
tuo imperiale – si legge nel testo – porteremo di Roma le virtù anche in Africa
Orientale”.
Alla vittoria colta dalle armate italiane
sono dedicate diverse canzoni. Tra esse
“L'Italia ha vinto”, in cui si inneggia
alla pace conquistata e ai festeggiamenti
che la celebrano: “baci e fior ai vincitor, ai fanti vittoriosi d'Oltremar. L'Italia ha vinto, ogni balcone
esponga una bandiera, l'Italia ha vinto, suonate le
campane è primavera”. C'è poi la celebre e amata
“Canzone della Vittoria”, del duo Forina – Pellegrino,
che paragona la fermezza fatale di Mussolini che
portò alla conquista dell'Impero a quella che
permise all'Italia di vincere a Vittorio Veneto: “Partì
cantando il fante legionario, la fede in cuore e il
riso sulla bocca, come nel tempo in cui si vinse al
Piave. Egli esclamò: rivendico l'Impero che di
Roma un tempo già fu”.
Da citare inoltre un brano in cui si descrive il
modo in cui la felice conclusione dell'impresa
ridona ai soldati e alle loro donne la meritata
serenità: in “Vieni a Macallè” di Frati – Sciorilli,
un soldato scrive alla sua amata e la invita a raggiungerlo per costruire insieme un futuro in una
terra fertile e piena di fiori. Tra le più riuscite
canzoni sull'impresa africana c'è infine “Ritorna il
Legionario” (un brano del novembre 1935 a firma
della coppia Ciavarro – Pellegrino), che con le sue
strofe allegre e cadenzate affronta mirabilmente i
temi classici della mamma, del valore militare e
dell'impeto dato alla Patria, “viva stella che luce al
mondo ridonerà”.
RITORNA IL LEGIONARIO
Mamma, ritorno ancor nella casetta
sulla montagna che mi fu natale,
son pien di gloria, amata mia vecchietta,
ho combattuto in Africa Orientale;
Asciuga il dolce pianto,
ripeti al mondo intero
che il figlio tuo sincero
ha vinto e canta ancor:
Italia, va' con la tua giovinezza!
Per la maggior grandezza
il Duce sempre a vegliar sarà.
Veglierà il Re,
gloriosa Patria bella,
or sei la viva stella
che luce al mondo ridonerà
Caro «balilla», t'ho portato un fiore
che io raccolsi in mezzo alla battaglia,
il suo profumo aspira con amore
se crepitasse a nuovo la mitraglia;
Bagnato è tutto intorno
nel sangue d'un guerriero
che per crear l'Impero
si spegneva al sol...
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Sabato 15 novembre 2014
Da Roma e dal Lazio
INTANTO I RIFUGIATI SONO TORNATI NEL CENTRO DI ACCOGLIENZA
Marino a Tor Sapienza, i residenti:
“Buffone, hai rovinato questa città”
Anche il centrocampista della Roma e della Nazionale, Daniele De Rossi, lo critica
arino - duramente
contestato dai media per la sua assenza nei giorni di
guerriglia - si è svegliato. Il
sindaco di Roma è uscito allo
scoperto. In un primo momento, in una conferenza
stampa in Campidoglio, aveva
annunciato che nei prossimi
giorni si sarebbe recato - finalmente - a Tor Sapienza.
Salvo poi tornare sui suoi,
presentandosi nel quartiere.
“Sono qui per parlare con i
cittadini, non con la stampa”,
ha risposto ai cronisti presenti
sul posto.
Dopo un’ora di confronto con
alcuni residenti, il chirurgo
genovese ha visitato il centro
di accoglienza, teatro della
rivolta dei giorni scorsi, accompagnato da cori e insulti
dei cittadini presenti che hanno faticato a contenere la propria rabbia.
“Buffone, hai rovinato questa
città”, ha urlato qualcuno. E
ancora: “Vergogna, vergogna”. Quando il sindaco di
M
Roma ha lasciato Tor Sapienza, un gruppo di residenti lo
ha salutato così:“Scappa via,
vigliacco”. E Marino dopo
un’ora ha risposto alle accuse:
“Ci metto la faccia”.
Prima di andare via il primo
cittadino si è soffermato con
i cronisti.“I residenti ci hanno
segnalato dei punti importantissimi per la riqualificazione del quartiere e per
dare dignità a questi cittadini”. Stizzito da chi lo accusava
di aver dimenticato le periferie romane, ha detto: “Domenica abbiamo inaugurato
la metro C attesa dagli anni
’90. Dove è stato fatto questo
investimento? Al centro della
città? No, è stato fatto nelle
periferie”.
Sulle possibili soluzioni per
smorzare le tensioni, ha detto:
“Abbiamo stabilito delle priorità e domani (oggi, ndr) riceverò una rappresentanza
di residenti in Campidoglio
per stilare insieme un progetto di riqualificazione”.
Critico nei confronti del pri-
mo cittadino anche il centrocampista della Roma e
della Nazionale, Daniele De
Rossi: “Spero che la classe
politica italiana vada sul territorio e prenda di petto la
situazione e riesca a trovare
una soluzione che possa ras-
serenare gli animi. Sono scene che appartenevano, fino
a qualche tempo fa, ad altre
zone del mondo”, ha pizzicato
il calciatore. A chi gli chiedeva un commento sull’atteggiamento di Marino, De
Rossi ha prontamente risposto: “Me lo tengo per me,
che è meglio”.
E’ durato poche ore, invece,
il trasferimento del gruppo
di rifugiati dal centro di accoglienza di Tor Sapienza.
Ieri mattina, infatti, 15 minorenni sono tornati nella struttura. Hanno anche scritto una
lettera:“Abbiamo conosciuto
la guerra, la prigione, il conflitto in Libia, i talebani in Afghanistan e in Pakistan. Non
siamo venuti in Italia per creare problemi, né tantomeno
per scontrarci con gli italiani.
A questi ultimi siamo veramente grati”.
Oggi, invece, i comitati di
quartiere sfileranno in un
corteo, che partirà dall’Esquilino e arriverà a piazza Venezia, per rivendicare
l’orgoglio di essere Capitale
d’Italia. Lo slogan è chiaro:
“Ora basta”.
Giuseppe Sarra
DAL CAMPIDOGLIO
Pd, è guerra tra compagni
egna il caos nel Partito democratico capitolino.
Dopo il sondaggio anti-Marino, su iniziativa
dell’ex capogruppo Francesco D’Ausilio, che
nei giorni successivi ha rassegnato le dimissioni, la
guida del gruppo consiliare è stata affidata alla giovanissima Giulia Tempesta. Ieri, però, è arrivata l’ennesima sfiducia: “Nel rispetto di quanto già assunto
nelle precedenti riunioni - si legge in una nota diffusa
dai dem capitolini - il gruppo del Pd prende atto della
conclusione del mandato di capogruppo temporaneamente affidato a Giulio Tempesta”. Quest’ultima,
R
però, non l’ha presa bene, tanto che sul suo profilo
Twitter ha lanciato l’hashtag #andiamoavanti.
E così il Pd, lacerato dalle correnti interne, dimostra
ancora una volta la sua fragilità. Giovedì in Consiglio
comunale è circolata l’ipotesi di una possibile sfiducia
nei confronti del coordinatore di maggioranza Fabrizio
Panecaldo, che aveva chiesto al sindaco Marino di
riferire in aula il caso multe-gate.
La tensione è alta, non solo per il malessere diffuso
in città come testimoniato nel sondaggio di Swg. E’
stato lo stesso Panecaldo a lanciare un sasso nello
stagno: “Non abbiamo bisogno di assessori che
stanno a fare lo stage in giunta”, ha lamentato.
Il vicesegretario del Pd Lionello Cosentino, intervenendo
alla direzione del partito romano, non ha usato mezzi
termini: “Personalmente se fossi stato nel gruppo io
avrei respinto le dimissioni di D’Ausilio”.
Dopo di lui, l’ex capogruppo ha detto: "La guida della
città si dimostra troppo fragile.
È un problema politico, serve un forte elettroshock.
Marino è in piena confusione". Il consigliere Michela
Di Biase, invece, non ha dubbi: “Meglio il voto che
piegarsi a Marino”.
In molti si chiedono: quando finirà il fuoco amico all’interno del Pd romano? Chissà. Roma ha comunque
G.S
bisogno di essere governata. E bene.
FRANCESCO STORACE RICHIAMA NUOVAMENTE IL PRESIDENTE DELLA REGIONE LAZIO
VILLA LAZZARONI
“Zingaretti chiarisca anomalie
Raid al centro anziani,
23 furti in un anno
sugli immobili di via del Serafico”
Il capogruppo de La Destra ha presentato un’altra interrogazione sul caso Di Stefano
o scandalo della megatangente
imputata al deputato Pd Di Stefano è sempre più intricato ed
emergono nuovi ed inquietanti dettagli sulle operazioni condotte. Per
questo motivo il vicepresidente del
Consiglio regionale e capogruppo
de La Destra, Francesco Storace, ha
presentato una interrogazione al presidente della Giunta, Nicola Zingaretti,
per sapere se ha verificato le incredibili anomalie contrattuali relative a
entrambi gli immobili di via del Serafico - il primo acquistato successivamente all’aggiudicazione dell’offerta, il secondo acquistato appena
una settimana dopo aver “saputo”
che serviva a Lazio Service - e che
non sia evidente la necessità di re-
L
scindere i contratti di affitto con immediatezza, interrompendo il pagamento degli ingenti canone di locazione, individuando con rapidità e
trasparenza soluzioni logistiche alternative e comunque senza creare
nocumento ai lavoratori.
Nell’interrogazione, inoltre, viene chiesto al presidente Zingaretti se ha intenzione di risolvere il rapporto di
lavoro con quanti hanno danneggiato
l’immagine e le finanze della società
regionale.
“Considerato poi – conclude Storace
nell’interrogazione – che circa un
anno dopo la stipula del primo contratto di affitto a via del Serafico, esattamente il 9 dicembre 2009, si riunì
il cda di Lazio Service, presieduto
dall’avv. Scicchitano, nell’ambito del
quale si esaminò una lettera a firma
di Claudia Ariano direttore alla logistica tesa ad individuare un secondo
immobile per destinarvi altri dipendenti e sei giorni dopo Coedimo srl,
altra società riconducibile ai Pulcini,
acquista l’immobile, che sarà pagato
da Lazio Service con l’affitto, si chiede
di conoscere la data di convocazione
del consiglio di amministrazione della
società Lazio Service spa svolto il 9
dicembre 2009 e copia della lettera
inviata il 7 dicembre dello stesso
anno dalla dirigente Claudia Ariano
al presidente Scicchitano sulle necessità immobiliari della società. Entrambi gli atti con relativi numeri di
protocollo”.
o presentato varie denunce alle forze dell’ordine,
ma è stato inutile: i furti
continuano senza sosta”. E’ questo
lo sfogo della responsabile del centro
anziani di Villa Lazzaroni Marisa Graziani al Messaggero, che lamenta i
ben 23 furti in poco più di un anno.
Il centro, fondato nel 1985, ospita più
di 1.100 anziani. L’attività è fortemente
compromessa dai tantissimi furti notturni che ormai avvengono con regolare frequenza.
“E’ chiaro che la colpa non è di
polizia e carabinieri, che ogni volta
intervengono e hanno anche sventato
qualche tentativo di saccheggio, ma
comunque io qui non so più cosa
devo fare”, ha aggiunto.
La responsabile si è rivolta anche
alle istituzioni: “Ho inviato una email alla settima circoscrizione per
“H
chiedere aiuto”.
La Graziani conta i danni: “Le porte
ormai sono state divelte, così come
le grate. Tra l’altro - denuncia ancora
- non riusciamo neanche a portare
via le porte rotte e le altre suppellettili
danneggiate, come ad esempio una
vecchia cassaforte, perché sono troppo pesanti”.
8
Sabato 15 novembre 2014
Dall’Italia
DALLE INDAGINI EMERGE UNA FITTA RETE DI AMICIZIE MASCHILI CHE LA VITTIMA AVREBBE COLTIVATO NEGLI ULTIMI DUE ANNI DI VITA
Omicidio Elena Ceste: qualcuno
aveva violato il suo profilo Facebook
L’unico indagato per ora rimane il marito, Michele Buoninconti, ma si seguono piste su altri sei uomini
di Chantal Capasso
opo il ritrovamento del
corpo senza vita di Elena
Ceste, ed aver iscritto
nel fascicolo degli indagati, il marito Michele
Buoninconti, gli inquirenti non si
fermano ed inseguono diverse piste, tutte utili per svelare il nome
del responsabile di quella misteriosa morte.
Nel dettaglio delle attività investigative, si è proceduto all'esame
dei tabulati telefonici per risalire
alle “amicizie maschili” che la donna avrebbe coltivato negli ultimi
due anni. La procura di Asti ha accertato la presenza di sei uomini
che sono entrati in contatto con la
povera donna. In particolar modo
due nuovi personaggi sono emersi
nelle ultime ventiquattr'ore: si tratta
di un amico del padre, un uomo
ultra sessantenne e di un torinese,
di 44 anni.
Chi sono dunque questi sei uomini
sui quali sta indagando la Procura
di Asti. Si tratta di Paolo L., compagno di infanzia di Elena Ceste,
con la quale aveva riallacciato da
D
poco i rapporti su Facebook; di
Gian Domenico, anch'egli amico
di infanzia e compagno di scuola
della donna, «Solo un’amicizia ha detto Lanzilli - dai contorni ben
definiti»; c'è poi un altro uomo, un
probabile collega di Michele, con
il quale Elena Ceste sembra avesse
instaurato rapporto molto stretto
fatto da numerose telefonate, al
punto di aver attivato sulla propria
scheda del cellulare il piano tariffario 'Youandme'. Il quarto uomo
è Antonio, il quarantreenne artigiano di Settimo Torinese con il
quale sembra esserci stata una
breve relazione l'anno scorso; il
quinto uomo è, come anticipato,
un ultra sessantenne, amico di famiglia. Per finire c'è Damiano, genitore di un compagno di scuola
del figlio di Elena Ceste: anche
con quest'ultimo, la donna avrebbe
scambiato diverse telefonate proprio poco prima della tragica fine
della sua vita. Inoltre le ultime notizie sull'omicidio di Elena Ceste
hanno rivelato che Damiano S. dovrebbe aver lasciato il paese di
Costigliole, dopo i pettegolezzi in
merito ad una presunta crisi matrimoniale.
Nel corso delle indagini sferragliate degli inquirenti, sarebbe
emerso un altro particolare che
potrebbe rivelarsi molto importante nel dare un nome all'assassino
di Elena Ceste. Sembra infatti che
qualcuno si fosse impadronito della
password del suo profilo Facebook
e che la donna se ne fosse accorta
dal fatto che qualcuno si era permesso di scrivere al suo posto
delle risposte sul social network
fra le quali anche degli auguri di
compleanno.
BLITZ DELLA GDF: BLOCCATI TRAFFICI DELLE BIONDE PROVENIENTI DALL’ESTERO
RINVIATO TUTTO ALLA PROSSIMA SETTIMANA
Sigarette di contrabbando,
sequestri a Napoli e Genova
Tk-Ast: l’accordo al Mise non c’è
Continua il confronto tra le parti
Le merci illecite, provenienti dalla Polonia e dalla Francia,
entravano in Italia a bordo di autoarticolati
equestri al nord
e al sud delle
Fiamme Gialle
impegnate a bloccare il contrabbando
delle sigarette.
A Pozzuoli (Napoli)
ne hanno sequestrato più di 3,3 tonnellate di bionde provenienti dall’estero,
precisamente, secondo i controlli eseguiti, provenivano
dalla Polonia e in parte erano già state stoccate in
un deposito abbandonato nella zona industriale di Pozzuoli.
Mentre altri 800 chili circa di
sigarette erano su un autoarticolato fermato dai finanzieri
davanti al deposito, le altre
2,5 tonnellate erano nel magazzino.
Oltre al sequestro di sigarette, la guardia di finanza
ha arrestato quattro persone,
due di nazionalità italiana e
due di nazionalità polacca,
questi ultimi, gli autisti del
mezzo pesante. Tutti pregiudicati per reati specifici gli
arrestati si trovano adesso
S
nel carcere di Poggioreale
(NA) a disposizione dell'autorità giudiziaria.
Ad eseguire l'operazione, i
finanzieri del Gruppo di Aversa (CE) che ritengono così
di aver smantellato un importante canale di approvvigionamento di sigarette di contrabbando che riforniva le
province della Campania. Il
tir utilizzato per il trasporto
illecito percorreva tratti stradali
fuori mano per arrivare al deposito commerciale abbandonato, da qui i sospetti dei
baschi verdi.
Secondo quanto dedotto dagli
investigatori i proventi
illeciti derivanti dalla
vendita delle sigarette
sarebbero stati più di
mezzo milione di euro.
A Genova, un’altra operazione della Guardia
di Finanza in collaborazione con l’Agenzia
delle Dogane, ha controllato un’auto in arrivo
in porto con una nave
passeggeri proveniente da Tunisi, scoprendo
più di 100 chilogrammi
di sigarette, anche queste,
straniere di contrabbando e
10.000 euro in contanti. Agli
arresti il conducente, un uomo
residente in Francia, è stato
arrestato.
Nel porto di Genova, la Guardia di Finanza, in collaborazione con i funzionari delle
Dogane, ha sequestrato complessivamente nell’anno 2014,
oltre 1,6 tonnellate di sigarette
di contrabbando, ha arrestato
cinque persone e denunciate
95. In tutto per un’evasione
tributaria superiore a 216.000
euro.
Chantal Capasso
ualcosa si muove sul
fronte delle trattative che
riguardano l’azienda Ast:
un buco nell’acqua l’incontro
di ieri al Mise, tutto rinviato
alla prossima settimana.
Secondo il governo il meeting
si è chiuso “con il consenso
a proseguire il confronto nella
prossima riunione convocata
per martedì. Sulla base del
confronto odierno e dei colloqui che proseguiranno nelle
prossime ore il governo auspica che il tavolo di martedì
possa rappresentare un significativo passo in avanti per
il futuro industriale dell’impianto”.
Il ministro Federica Guidi
avrebbe confidato che secondo lei Ast non avrebbe intenzione di rinnovare gli appalti.
Per la presidente della Regione, Catiuscia Marini e il sindaco di Terni, Leopoldo Di
Girolamo, è “importante che
il governo abbia assunto la
questione centrale posta dalle
organizzazioni sindacali, e
condivisa dalle istituzioni locali,
del mantenimento in attività
dei due forni, dei relativi volumi produttivi mantenendone
la loro continuità per tutti e
quattro gli anni di durata del
piano industriale ed integrità
del sito”.
“Riavviato il negoziato” Per
Marini e Di Girolamo “altret-
Q
tanto importante è il fatto che
si sia riavviato il negoziato tra
le parti, entrando nel merito
dei contenuti del piano illustrato lo scorso martedì dall’azienda. Per le istituzioni
locali è fondamentale raccogliere la sfida di mantenere
in attività i due forni e quindi
di favorire la relativa organizzazione e del lavoro volta ad
assicurare almeno un milione
di tonnellate fuso all’anno”.
L’incontro, dicono i sindacati,
“ha affrontato i nodi sulla parte
industriale del piano ed ha
prodotto chiarimenti su alcuni
punti che dovranno essere ulteriormente approfonditi e
confermati martedì 18 novembre. Dal confronto è emersa
una posizione convergente
del governo e delle organizzazioni sindacali sul manteni-
mento dell’attuale assetto produttivo dei due forni. Per questa ragione il governo ha chiesto all’Ast di togliere la pregiudiziale dei 24 mesi.
Per Confindustria l’aria è cambiata: per la prima volta l’associazione datoriale ha parlato
di “danni incalcolabili non
solo per l’acciaieria, ma per
tutto l’indotto e per la città;
delle gravissime conseguenze
che il protrarsi di posizioni
radicali stanno per comportare; di ditte che potrebbero
non pagare gli stipendi; di
automezzi e attrezzature ‘sequestrati’ all’interno dell’acciaieria con l’impossibilità di
essere utilizzati altrove; di
passi in avanti positivi da parte
dell’Ast; di atteggiamento di
non dialogo nelle relazioni industriali”.
9
Sabato 15 novembre 2014
Dall’Italia
MAXI-OPERAZIONE DELLA POLIZIA A PALERMO
Mafia: erano i nuovi boss, arrestati in 18
"Zefiro" è stata condotta con gli agenti di Milano, Napoli e Trapani
l mandamento di Brancaccio
è stato colpito al cuore. Arrestati diciotto boss che gestivano la zona nell’ambito di
una maxi operazione della
Polizia di Stato. Si tratta degli eredi
dei fratelli Graviano, i capimafia delle
stragi del 1992-1993, che ordinarono
l'assassinio di don Pino Puglisi. Un’indagine durata diversi mesi, durante i
quali la squadra mobile li ha intercettati mentre imponevano il pizzo e
trafficavano in droga, mantenendo
un vasto giro di spaccio che si estendeva da Napoli a Milano. I soggetti
raggiunti dall'ordinanza di custodia
cautelare firmata dal gip Lorenzo
Matassa: Cristian Balistreri, Giuseppe
e Natale Bruno, Patrizio Catanzaro,
Maurizio Costa, Santo Cozzuto, Claudio Crocillà, Giuseppe Cusimano,
Vincenzo Di Piazza, Giuseppe Furitano, Mario Iannitello, Pietro La Vardera, Vincenzo Montescuro, Filiberto
Palermo, Francesco Paolo Valdese,
Massimiliano Voi, Antonio ed Egidio
Zucchini.
Se si pensava che a Palermo l’usura
non esistesse più si sbagliava di gros-
I
so: al contrario, il sistema è così ben
consolidato nel territorio che non c’è
più bisogno nemmeno di intermediari, almeno secondo le parole riprese in un’intercettazione dagli agen-
ti: “Al tuo buon cuore, attenzione.
Non stiamo chiedendo niente.... A
Pasqua e Natale, quello che volete
fare". E il commerciante paga.
Il nuovo capomafia di Palermo si
chiama Natale Bruno: c’è anche lui
tra gli arrestati di ieri mattina all'alba
assieme ad altri 17 fra boss e gregari.
Si vantava di essere stato "allevato
alla scuola di Michele Graviano, il
papà di Giuseppe e Filippo". Natale
Bruno è un loro fedelissimo: pretendeva il pagamento del pizzo anche
dalle piccole botteghe del quartiere,
e gestiva un consistente traffico di
droga. Questo hanno svelato le indagini della sezione Criminalità organizzata della squadra mobile di
Palermo, coordinate dal procuratore
aggiunto Vittorio Teresi e dai sostituti
Francesca Mazzocco, Caterina Malagoli ed Ennio Petrigni.
"Io vengo da una scuola troppo vecchia", ribadiva il capomafia di Brancaccio. Oggi, il nuovo boss della zona
orientale della città aveva fissato il
suo ufficio in un magazzino del quartiere, in via Gaetano Di Pasquale 8: è
lì che riceveva i suoi “clienti”, assolutamente non sospettando che in
realtà quel covo fosse intriso di telecamere e microspie dappertutto.
Natale Bruno gestiva il suo traffico
da vero manager: per lui una grande
opera di pubbliche relazioni in quanto
cercava di intrattenere quanti più accordi con i trafficanti di droga sparsi
per l'Italia, da Trapani a Napoli, a Milano.
IMPONENTE TRUFFA AI DANNI DELL’INPS
Crotone: scoperti falsi braccianti agricoli
Un vuoto nelle casse dello Stato per 620 mila euro
olo la punta dell’iceberg
quella scoperta a Crotone:
l’operazione portata a termine dalle forze dell’ordine riguardava una impresa agricola
della zona ed una società che
avrebbe incassato 201 mila euro
di aiuti all’agricoltura, ovviamente
non dovuti.
Questo quanto scoperto con gli
accertamenti e i dovuti controlli
da parte dei funzionari dell’INPS
di Crotone, parallelamente a loro
colleghi di Cosenza dove la stessa
impresa aveva indicato, nelle denunce aziendali, la disponibilità
di terreni. Le Fiamme Gialle pitagoriche hanno dunque focalizzato
S
la propria attenzione inizialmente
proprio sull’esame dei contratti
di fitto dei fondi che, grazie agli
elementi acquisiti dalle dichiarazioni
dei proprietari, sarebbero risultati
per la maggior parte falsi. Nello
specifico, molti proprietari hanno
disconosciuto le firme apposte
sui documenti, dichiarando peraltro
di condurre in proprio i terreni.
Il risultato delle indagini ha portato
al disconoscimento di rapporti di
lavoro relativi ai terreni ricadenti
nella provincia di Crotone, per un
totale di circa 12 mila giornate lavorative nel periodo dal 2006 al
2011 mentre, per i fondi ubicati
in provincia di Cosenza, il fabbi-
sogno di manodopera da impiegare nelle coltivazioni è stato rideterminato da 7 mila a 350 giornate. Complessivamente, i 100
lavoratori avrebbero beneficiato
indebitamente, pertanto, di prestazioni previdenziali (indennità
di malattia, maternità e disoccupazione) per oltre 620 mila euro.
Il giro non si esauriva tra Crotone
e Cosenza: falsi contratti d’affitto
di terreni allocati riguardavano
anche il reggino e le province di
Brindisi e Lecce.
I falsi braccianti, insieme al titolare
della impresa, sono stati denunciati, in concorso, per i reati di
falso ideologico e truffa aggravata.
L’imprenditore è stato anche deferito all’Autorità Giudiziaria per
truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e
verrà segnalato anche alla Procura
Regionale della Corte dei Conti
F.Ce.
per danno erariale.
BLITZ DELLA GUARDIA DI FINANZA
Biella: cieca da 17 anni, non per l’aperitivo
La donna di 55 anni è stata colta in flagranza di reato
ome se nulla fosse: andava
tranquillamente a passeggio
per la città, a prendere l’aperitivo con le amiche e a fare la
spesa al supermercato. Non ci sarebbe nulla di strano se non si
trattasse di una donne che dichiarava da 17 anni cecità completa
riscuotendo una cospicua indennità di accompagnamento.
E’ però stata smascherata dai militari del Nucleo Mobile della Compagnia di Biella, che hanno documentato, con riprese video, scene
di vita quotidiana della 55enne
che ha tolto ogni dubbio: L.T.S,
queste le iniziali della falsa invalida
residente nel materano, ma da
molti anni domiciliata nel capo-
C
luogo laniero, ci vede.
Il lavoro svolto dai militari è stato
accurato con la raccolta, giorno
dopo giorno, di prove inequivocabili nei confronti della donna.
La 55enne, stando a quanto accertato dagli uomini della Guardia
di Finanza, pur non assistita da
nessuno e priva dell’ausilio di occhiali da vista o di attrezzi idonei
per non vedenti, è stata osservata
e filmata mentre si recava in esercizi commerciali, a fare varie passeggiate e altre commissioni. La
donna riusciva ad attraversare
tranquillamente la strada da sola,
evitando persone, scalini ed ogni
sorta di barriera in modo assolutamente disinvolto. “Al Finanziere
che la stava pedinando - spiegano
dalla caserma di via Addis Abeba
- ha addirittura fatto osservare
sul display di una ricevitoria cittadina i numeri estratti della lotteria
“10eLotto” per controllare se la
schedina appena giocata avesse
avuto un esito vincente”.
Al momento della convocazione
in caserma ecco che magicamente
la disabilità si manifesta nuovamente: si è presentata “sotto braccio” ad un congiunto, con passo
incerto e manifestando incapacità
nello svolgere le azioni più elementari. Il bluff è stato presto smascherato.
Nelle fasi preliminari è stata inoltrata comunicazione di notizia di
reato alla Procura della Repubblica
di Biella che, per competenza, ha
provveduto a trasmettere il fascicolo
delle indagini alla Procura della
Repubblica di Matera, la quale ha
rinviato a giudizio la finta cieca.
La 55enne dovrà, infatti, rispondere
del reato di truffa aggravata ai
danni dell’INPS per aver percepito
indebitamente, dal 1997 ad oggi,
l’esorbitante cifra di circa 150.000
euro.
10
Sabato 15 novembre 2014
Dall’Italia
LA CORTE D’ASSISE APRE LE PORTE AL DELITTO DELLA TREDICENNE DI AVETRANA, IN ATTESA DI CONFERMA O RIBALTAMENTO DEL GIUDIZIO
Omicidio di Sarah Scazzi, via al processo d’Appello
Alla sbarra famiglia Misseri, Sabrina e Cosima condannate al carcere a vita in primo grado
ffollato il banco degli imputati, in
tutto otto, dinanzi alla Corte di assise di appello di Taranto, presieduta
dal giudice Rosa Patrizia Sinisi. È
iniziato il processo di secondo grado per l'omicidio di Sarah Scazzi, la 15enne
di Avetrana (Taranto) strangolata e gettata in
un pozzo il 26 agosto 2010. In aula sono presenti gli imputati: Sabrina, Cosima e Michele
Misseri, nonché Concetta Serrano, madre di
Sarah e sorella di Cosima.
La Corte di assise di Taranto il 20 aprile 2013,
ha condannava in primo grado: all'ergastolo
per omicidio volontario, sequestro di persona
e concorso in soppressione di cadavere Sabrina
Misseri e la madre Cosima Serrano, cugina e
zia di Sarah; per soppressione di cadavere ad
otto anni Michele Misseri, padre di Sabrina e
marito di Cosima, e a sei anni Carmine Misseri
e Cosimo Cosma, fratello e nipote di Michele
(Cosma che nel frattempo è morto il 7 aprile
scorso); a due anni di reclusione Vito Russo jr,
ex legale di Sabrina; infine a pene comprese
tra un anno e quattro mesi e un anno di reclusione tre favoreggiatori, Giuseppe Nigro, Antonio Colazzo e Cosima Prudenzano.
Secondo l’accusa, corroborata dalla sentenza
della corte d’Assise, la colpa di Sarah era
quella di attirare, suo malgrado, le attenzioni
di Ivano Russo, il ragazzo del quale la cugina
era innamorata. Ma, ciò che maggiormente
avrebbe fatto scatenare l’ira della cugina, è
stato l’aver fatto circolare nella cerchia degli
amici, la notizia dell’umiliante rifiuto con il
quale il giovane aveva respinto Sabrina. Quel
dissidio sarebbe esploso il 26 agosto di
quattro anni fa. Sarah, raggiungeva la villetta
degli zii per andare poi al mare con la
cugina Sabrina, ma venne qui venne aggredita
e tentò, senza riuscirci, di fuggire. Mamma e
A
figlia, infatti, la raggiunsero in strada e la riportarono nella villetta di famiglia, in via Deledda. Dove la vittima venne strangolata. Poi
mamma e figlia avrebbero affidato a Michele
Misseri, l'uomo di casa il compito di far sparire
il cadavere. Lui eseguì l'ordine, e gettò il
corpo della nipote in un pozzo di campagna.
Tale complicità che è costata la condanna a
otto anni di carcere, per soppressione di cadavere. Questo quanto emrge dalla ricostruzione nel primo grado di giudizio. Alla quale
si contrappone, la versione definitiva della
tragedia dello stesso Michele Misseri.
Dopo aver accusato la figlia, l’ uomo racconterà
per mesi di essere lui il responsabile unico
della morte di Sarah. E le sue donne, dal carcere, insistono a proclamarsi innocenti. Una
verità in netta antitesi a quella processuale,
che ora la difesa di Sabrina e Cosima punta a
dimostrare in Corte di Assise d'Appello.
Sulla base della sentenza di primo grado
sono stati aperti, inoltre dalla Procura di
Taranto, procedimenti per falsa testimonianza
nei confronti di Ivano Russo, il giovane del
FALSO ALLARME A FIRENZE
quale si sarebbe invaghita Sarah scatenando,
secondo l'accusa, la gelosia di Sabrina, e ancora Alessio Pisello, Anna Scredo, Giuseppe
Olivieri, Anna Lucia Pichierri e Giuseppe
Serrano. E' aperto un altro procedimento nei
confronti di Michele Misseri per il reato di
autocalunnia, mentre è indagato per false informazioni al pm il fioraio Giovanni Buccolieri,
che riferì di aver visto Sabrina e Cosima sequestrare in strada Sarah ma poi ritrattò adducendo che si trattava di un sogno.
Chantal Capasso
SENTENZA DEFINITIVA A MILANO
Ebola, il test è negativo
per l’antropologo senese
Vallanzasca, dieci mesi
per due paia di mutande
also allarme quello di ieri
mattina a Firenze. E' negativo il test per l'Ebola
sull'antropologo senese, impegnato nella ong “Medici
senza frontiere” ricoverato in
isolamento all'ospedale di Careggi. Una mattinata di forte
ansia e poi un sospiro di sollievo verso le 14 dal laboratorio
dell'ospedale Spallanzani di
Roma: tutto negativo.
L'uomo era stato ricoverato
giovedi sera con febbre e altri
sintomi influenzali dopo essere
rientrato da Monrovia in To-
L'episodio risale al giugno scorso
dopo il furto in un supermercato
F
scana, passando da Bruxelles,
il 9 novembre. Una volta accusati i primi sintomi il medico
ha fatto scattare la procedura
di emergenza, facendosi portare nel reparto di malattie
infettive del policlinico fiorentino. Subito per lui l’isolamento e i dovuti prelievi
del sangue.
Le condizioni dell’uomo non
hanno mai destato grande preoccupazione nel personale
medico poichè Ebola all'inizio
può dare solo sintomi influenzali. Inoltre l'antropologo è
S
rientrato da un periodo di tempo
inferiore a quello di incubazione, 21 giorni, e in casi come
il suo le procedure prevedono
il ricovero e gli esami. Rispetto
al caso di ieri sono state adottate tutte le misure di emer-
genza richieste dal caso: la
Asl ha subito iniziato a ricostruire gli ultimi contatti del
medico, nel caso in cui fosse
stato necessario prendere misure di isolamento per le persone a rischio.
PESCARA
Ingerisce droga: grave
un bimbo di due anni
È
in gravi condizioni un bambino
di un anno e otto mesi ricoverato nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Pescara dopo
aver ingerito della droga, presumibilmente cocaina e cannabis.
Il piccolo, figlio di due tossicodipendenti, è stato accompagnato in ospedale solo dalla madre, dato che il
padre si trova in carcere. La vicenda
è accaduta nel quartiere Rancitelli.
i torna a parlare di
nuovo di lui: Renato
Vallanzasca, ex
esponente della malavita
milanese, è stato condannato a dieci mesi dal
tribunale con l'accusa di
tentata rapina impropria
per aver rubato due paia
di mutande e altri oggetti
di scarso valore in un supermercato lo scorso giugno.
Questa nuova condanna pesa
come un macigno sui benefici
di cui potrebbe godere durante
l’ergastolo che sta scontando:
l'accusa aveva chiesto per lui
otto mesi e 600 euro di multa.
All’inizio fu indicato come furto
aggravato dal danneggiamento
della merce, costato al 64enne
la revoca della semilibertà. Vallanzasca era stato sorpreso in
flagranza di reato da un vigilante,
proprio mentre infilava dei boxer
in uno zainetto. Giunto alla cassa, l'addetto alla sicurezza gli
avevano fatto notare il fatto sentendosi rispondere "E allora?".
E’ servito l’arrivo dei carabinieri
, chiamati dal personale del negozio, per far sì che Vallanzasca
mostrasse la refurtiva che oltre
alle mutande, consisteva anche
In base a quanto riferito dalla donna,
che si era recata in carcere per visitare il marito, un rom di 22 anni, sembra che il bimbo abbia raccolto le
sostanze stupefacenti per strada per
poi ingerirle.
Gli uomini della squadra Mobile della
Questura, diretti da Pierfrancesco
Muriana, stanno effettuando accertamenti e perquisizioni. Il pm che
coordina le indagini è Barbara Del
Bono. Nella mattinata di giovedì, mamma e figlio - lei di 20 anni - erano
stati in carcere, a Pescara, per una
visita al marito, un ragazzo rom di 22
anni. Secondo quanto raccontato dalla
giovane agli investigatori, con il figlio
avrebbe raggiunto il quartiere pescarese di Rancitelli, per incontrare
alcuni conoscenti e proprio in strada,
il bimbo avrebbe trovato a terra un
involucro e ne avrebbe ingerito il
contenuto. Sarebbe stata la donna ad
accorgersi di quanto accaduto e ad
accompagnare il piccolo in ospedale.
Gli accertamenti della polizia mirano
ad accertare, tra l’altro, se la droga
sia stata realmente trovata in strada.
Ch.C.
in cesoie e concime.
Il fatto è poi stato riqualificato
come rapina impropria per il
rifiuto di mostrare al vigilante il
contenuto dello zaino, prima
dell'arrivo dei militari. Durante
le deposizioni in aula Vallanzasca
aveva più volte dimostrato segni
di nervosismo per la testimonianza resa dal direttore del supermercato.
Una volta interrogato aveva dichiarato di indossare "solo mutande Versace e non roba da 3
euro". E ha poi aggiunto: "Io
non sono uno che crede ai complotti, ma certo quello che mi è
accaduto è strano". Secondo
l’ergastolano infatti tutta la faccenda sarebbe stata macchinata
ad hoc per poterlo incastrarla:
diretto per lui il riferimento alle
rivelazioni fatte rispetto alla morte di Marco Pantani.
11
Sabato 15 novembre 2014
Cultura
MOLTI APPASSIONATI E CURIOSI IN QUESTI GIORNI HANNO POPOLATO LE COSTE DEL GARDA PER VEDERE IL REPERTO SUL FONDALE
“Il Duce degli Abissi”, 45 metri sotto il mare
Imbullonato sulla roccia, il volto di Benito Mussolini attrae i sub, tra storia e ideologia
di Emma Moriconi
lì da tanto tempo, sul fondale del
lungolago a nord della chiesa di Torri
del Benaco. E come a Predappio,
dove il Duce è nato e dove riposa,
anche lì, sotto le acque del Lago di Garda,
c'è un pellegrinaggio subacqueo: molti scelgono di immergersi per visitare infatti il
busto di Benito Mussolini, quarantacinque
metri sotto il pelo dell'acqua. Lì vicino c'è
un presepe subacqueo, con statuette che
vengono ripulite con periodicità costante.
E l'istruttore di sub Michele Fedrigoli, della
scuola Techdiver Verona di Sant'Ambrogio,
ha raccontato a larena.it che ormai da giorni
si reca sul posto "in spedizione", su richiesta.
"Da quando c'è la stele di Mussolini - ha
detto infatti al sito veronese - "i cronisti mi
chiedono sempre più spesso di essere accompagnati in escursione. Abbiamo allievi
che provengono da tutto il Nord Italia. Saputo
del busto, ora i sub vogliono continuamente
andare laggiù. In fondo è una nuova attrazione sommersa per gli sportivi".
Insomma quando si parla di Mussolini l'attenzione diventa, ancora oggi, altissima. Un
uomo che ancora appassiona e che ancora
divide. Dopo settant'anni dalla sua morte.
Perché, a quanto pare, non si riesce a collocare
nulla sul piano storico ma, ancora, si resta
sul piano ideologico. Quasi un secolo dopo.
E dunque se c'è chi va in pellegrinaggio a
salutare il Duce degli Abissi, c'è anche chi
non gradisce la collocazione in quel luogo
del busto. Praticamente, secondo qualcuno,
Mussolini "dà fastidio" anche sott'acqua. "Indipendentemente dalla questione politica ha detto l'istruttore Fedrigoli a L'Arena vanno apprezzati lo spirito goliardico e il la-
È
voro fatto: posizionare un oggetto di quelle
dimensioni a 45 metri di profondità ha richiesto uno sforzo e perizia subacquea notevoli". E sempre il sito riferisce di un'allieva
di Fedrigoli che dice di avere ora "un motivo
in più per imparare a usare la muta stagna"
perché "a quella profondità non ci si può andare senza, e io il Duce subacqueo non me
lo voglio perdere di certo". E così i tratti del
volto di Benito, resi blu dall'habitat lacustre,
tornano in scena e il web si popola di foto.
"Insomma: il 'Benito subacqueo' tira. Eccome.
- chiosa Gerardo Musuraca sul sito - Il difficile
è ora fare pagare il biglietto ai sub".
La storia del busto del Duce degli Abissi è,
neanche a dirlo, un po' complicata: qualche
mese fa infatti qualcuno aveva pensato bene
di coprirlo ed incatenarlo. Idea malsana,
visto che subito dopo qualcun altro scese
giù a liberarlo e diede notizia dell'azione
con un comunicato stampa di questo tenore:
"Un reparto di arditi subacquei della X Mas,
grazie all'impareggiabile perizia nell'utilizzo
di strumenti dell'italico ingegno, ha liberato
il Duce dalle catene. Seppur ferito al volto
da mano vigliacca, una volta liberato dai
ferrei vincoli, il Duce ha rifiutato di essere
portato in superficie. Egli incurante di futuri
pericoli e dei rischi incombenti ha voluto
rimanere al proprio posto a testimonianza
TOSCANA
di quella che è stata e sarà la più audace, la
più originale e la più mediterranea delle
idee".
Qualche tempo fa, nelle stesse acque, venne
rinvenuta la statua di un balilla: anche per
questo reperto le vicende furono varie. Sistemato sul fondale, venne poi sottratto più
volte e più volte ripristinato, fino alla sua
distruzione e sostituzione con un "Nanilla",
cioè un balilla nano, forse per fare compagnia
ai nani di Biancaneve, anch'essi ospiti dell'affollato fondale. Ma i danneggiamenti su
quel fondale, a quanto pare, non riguardano
solo i reperti di mussoliniana memoria:
anche la Fiamma dei Carabinieri e il Presepe
sono stati "sinistrati" nel corso del tempo.
Il pellegrinaggio di Torri del Benaco, insomma, dimostra ancora una volta - come
se già non bastasse quello imponente che
si svolge a Predappio dove ogni anno approdano migliaia di persone - che in Italia
Benito Mussolini attrae e non poco. Per
quanto possa ancora - ed è davvero un fenomeno unico - dividere profondamente
gli italiani, una grande parte di essi è profondamente legata a questo personaggio
che ha fatto la storia del Novecento. Tutto
ciò che ruota intorno a lui produce interesse
e suscita attenzione. E così da quando venne
posizionato sul fondale del Lago, ancorato
alla roccia con dei bulloni, quel busto raffigurante il volto di Benito Mussolini continua
ad attrarre e a garantire un turismo lacustre
a Torri del Benaco non indifferente. Armati
di telecamere e macchinette fotografiche
subacquee, gli appassionati e i curiosi vogliono vederlo dal vero, fotografarlo, immortalarlo. E così il Garda torna protagonista
di un'epoca: dalla parte opposta del Lago,
infatti, settant'anni fa si era insediata la Repubblica di Salò.
NAPOLI
A Montevarchi torna
Frangi, gioco di sguardi,
il Museo Paleontologico
come in una lotteria
Sono oltre duemila i reperti, tra fossili vegetali
e animali, raccolti nella struttura trecentesca
iapre il prossimo 6 dicembre, dopo oltre sei
mesi di chiusura, il Museo
Paleontologico di Montevarchi
: il lungo periodo di stasi, causato dalla necessità di dotare
la struttura di un allestimento
moderno e maggiormente fruibile, ha consentito un bel restauro, voluto fortemente dalla
Regione Toscana e dal Comune di Montevarchi, proprietario
di gran parte della struttura
trecentesca dell'ex convento
di San Lodovico. Il Museo raccoglie fossili estratti dal territorio del Valdarno dove, tra il
Pliocene superiore e il Pleistocene inferiore, quindi tra
5,332 e 2,588 milioni di anni
fa, la giungla equatoriale si trasformò gradualmente in una
tundra sotto la quale i resti
degli animali si fossilizzarono
in maniera perfetta. Uno spettacolo unico per gli appassionati in un sito le cui scoperte
datano già in epoca medicea
ma che ancora forniscono ma-
L’esposizione dell’artista al Museo Archeologico Nazionale
R
teriale di studio. Il Museo Paleontologico appartiene all'Accademia Valdarnese del Poggio e nasce intorno al 1809
con una raccolta donata dal
Monaco di Vallombrosa Luigi
Molinari. I reperti, all'epoca
conservati nel convento dei
Minori Francescani di Figline
Valdarno, vennero poi studiati
da Georges Cuvier, fondatore
della paleontologia moderna.
Nel 1818 la raccolta fu trasferita
nella location odierna insieme
alla sede dell'Accademia e al
fondo librario nel frattempo
costituitosi. Oggi il museo raccoglie circa 2600 reperti tra
cui fossili vegetali come le noci
di Juglans tephrodes e le foglie
di Platanus aceroides, fossili
animali come un gigantesco
scheletro di elefante quasi
completo con difese lunghe
bel 320 cm: si tratta di un
esemplare di Mammuthus meridionalis, noto come "Gastone
l'elefantone". E poi il cranio
della "Tigre dai denti a sciabola,
i crani di Hystrix etrusca, il
cranio del Canis etruscu e tantissimi altri interessantissimi
reperti, ricostruzioni paleo ambientali, video, ricostruzioni.
Infine, il laboratorio di restauro
interno consente attività didattiche per bambini e corsi di
em
formazione per adulti.
stata inaugurata ieri la nuova mostra di Giovanni Frangi presso la Sala della Meridiana, al primo piano del
Museo Archeologico Nazionale
di Napoli, che nel passato ha
ospitato il famoso ciclo degli
arazzi D'Avalos, realizzati probabilmente tra il 1528 e il 1531
da Bernard Van Orley e donati
nel 1862 allo Stato italiano da
Alfonso d'Avalos, ora esposti al
Museo di Capodimonte.
Si chiama "Lotteria Farnese",
questa fatica artistica di Frangi,
e anche la sua produzione ricorda molto appunto gli arazzi.
Venti grandi teleri di diversi
È
colori, tre metri per sei, disegnati su stoffa e appesi a strutture di ferro autoportanti, esposti
in maniera disarticolata in modo
da non privilegiare alcun punto
di osservazione rispetto agli
altri, in un gioco di immagini e
di sguardi con moltissime possibili inquadrature: come in una
lotteria, appunto. Un lavoro già
esposto in via sperimentale al
Maxxi di Roma in occasione
della mostra personale "Mollate
le vele" del maggio scorso. In
quell'occasione Massimo Recalcati aveva scritto: "La natura
fatta a pezzi, sdoppiata, sbriciolata come piccoli scogli ca-
tramosi sparsi sul pavimento?
Strappata come le vele appese?
Ridotta alla linea del disegno
che segue i contorni del paesaggio? È quello di Frangi un
gesto nichilistico? No, certamente. Non è questo che si
tratta. Qui ritroviamo la linea
poetica più decisiva della sua
opera che è quella di un corpo
a corpo con la natura e con
l'infinito che in essa abita misteriosamente". L'occasione dell'esposizione fornisce anche lo
spunto per la pubblicazione di
un volume con le immagini
dell'installazione di Michele Bonuomo e Aurelio Picca. em
12
Sabato 15 novembre 2014
Società
DOPO LO SCAMBIO DI BATTUTE POCO CARINO CON AL BANO, CON CUI CONDURRÀ UN PROGRAMMA SU RAI 1
La Perego a Miami, fuga dai litigi in tv
na piccola premessa è d’obbligo: Paola Perego
condurrà su Raiuno “Così lontani
così vicini” con Al Bano, riconfermato al timone della
trasmissione dopo la prima
edizione al fianco di Cristina
Parodi. Un programma che
la giornalista ha lasciato per
“La vita in diretta”, talk show
ereditato da Paola, passata
al comando di “Domenica
in” con Pino Insegno.
Scambio di conduzione che
il cantante di Cellino San
Marco non ha evitato di commentare ospite a La vita in
diretta proprio dalla Parodi
che Carrisi ha rimproverato
scherzosamente, ma con insistenza, per averlo abbandonato. Dunque un lungo
sciorinare di lusinghe e
complimenti per la vecchia
collega che non sono state
prese in modo positivo dal
compagno della Perego, il
super manager dei divi Lucio Presta.
Ma, mentre la Perego, da
gran signora, ha tenuto la
bocca cucita, il marito non
si è trattenuto e si è scatenato
sui social in difesa della moglie: “Ci sono villani contadini
che, pur avendo successo nella vita, restano villani contadini. I contadini veri
non mancano mai di rispetto!”, ha scritto
Presta su Twitter, senza fare il nome di
Al Bano, ma riuscendo a essere ugualmente molto esplicito.
Nonostante l’anonimato del messaggio
la frecciatina è arrivata a destinazione,
U
tanto che Albano ha risposto per le
rime: «Meraviglia delle meraviglie!
Com’è possibile che un grande agente
faccia lavorare sua moglie, nota professionista, con un contadino villano?”.
Questa la situazione di forte tensione
per Paola che ha deciso così di staccare
la spina e andare lontano in compagnia
del marito furibondo: i due
si sono infatti imbarcati su
un volo per Miami allontanandosi da un clima di litigi
e polemiche che non accenna a rasserenarsi.
“Spesso gli uomini esagerano”, commenta una dipendente Rai, che vuole mantenere l’anonimato per non essere coinvolta nei battibecchi
tra Carrisi e Presta. E aggiunge: “Possibile che un
manager esperto come Lucio non sia riuscito a tenere
la bocca chiusa? Se non
avesse caricato come un bufalo infuriato, nessuno avrebbe fatto caso alle parole di
Al Bano, che erano solo semplici testimonianze dell’amicizia nata con Cristina Parodi.
Invece adesso noi dobbiamo
stare attenti a ogni gesto, a
ogni singola frase perché
l’atmosfera è carica di elettricità e basterebbe pochissimo ad accendere la miccia
di una bomba”.
La speranza è che la vacanza americana abbia rigenerato la coppia PeregoPresta e che i due tornino
in Italia con la voglia di rassenerarsi.
Nella scorsa stagione televisiva, La vita in diretta della
Perego (che conduceva in tandem con
Franco Di Mare) è stata regolarmente
battuta da Pomeriggio cinque di Barbara
d’Urso. E ora l’“incubo” d’Urso si è puntualmente ripresentato a tormentarla.
La Domenica live di Canale 5, infatti, ha
dati d’ascolto superiori alla sua Domenica in, che stenta a decollare.
CLAMOROSO, TORNA IL TECNICO DEI RECORD
Inter, via Mazzarri:
ecco Mancini
di Federico Colosimo
lamorosa e doverosa svolta all’Inter. Fuori Mazzarri, dentro Mancini.
Vince Moratti, perde il
presuntuoso tecnico
toscano. L’esonero lo
comunica Thohir, ma
prevale la linea dell’ex
presidente, che detiene
il 30% delle quote del
club e decide giustamente di non passare
sopra all’incommentabile e ingiustificabile frase di
Mazzarri, che si è permesso di
pugnalarlo in diretta tv.
Sconfessato dai tifosi, incompreso dai giocatori intrappolati
nei suoi dogmi, prigioniero di
se stesso, delle sue scuse, incapace di trovare una via d’uscita, il trainer livornese viene esonerato. Meglio tardi che mai.
Indifendibile, dunque, anche per
il tycoon indonesiano che pure
l’aveva sempre difeso a spada
tratta. Ecco il cambio: con il numero 10 entra il Mancio. Il mister
dei 7 trofei conquistati alla guida
dei nerazzurri, l’uomo che ha
spianato la strada al triplete di
Mourinho. Il trainer che dopo
secoli è stato capace di riportare
il bel gioco a San Siro. La per-
C
sona giusta al momento giusto.
Che ha firmato un contratto di 2
anni e mezzo ed è chiamato a
salvare una squadra che, se non
eccelsa, rimane comunque buona, in grado di lottare per il traguardo minimo che le compete,
la qualificazione in Champions.
Una scelta importante, che peserà e molto sulle casse del
club. Ma sacrosanta. Toccherà
all’unico tecnico nella storia dei
nerazzurri ad aver vinto 3 scudetti consecutivi ribaltare la situazione. Una missione non impossibile, che comincerà già
domenica prossima con il derby
della Madonnina. Per un allenatore carismatico, vincente. E
soprattutto, d’esperienza internazionale.
OGGI A ROMA LA PRESENTAZIONE DEL NUOVO, PROVOCATORIO E IRONICO ROMANZO DI MASSIMO ROSCIA
Hanno ucciso il congiuntivo,
ma chi è stato non si sa (o forse sì?)
V
iene presentato oggi
a Roma (Fandango
Incontro, via dei Prefetti, ore 11) “La strage dei
congiuntivi”, il nuovo libro
di Massimo Roscia, edito da
Exorma nella sua collana di
narrativa (pp. 324, euro
15,50). Si tratta di un romanzo originalissimo, un
noir rutilante e ironico, divertente e paradossale, un
intreccio di livelli narrativi
diversi, un testo diverte e
paradossale, denso di rimandi e suggestioni di borgesiana memoria.
Scritto con intento provocatorio e volutamente irritante,
con grande gusto per l’iperbole, il romanzo di Massimo
Roscia è il pretesto per una
riflessione arguta sullo stato
di salute della lingua e della
cultura in Italia. Le vittime
della “strage dei congiuntivi”,
infatti, sono emblemi di un
diffuso e pericoloso decadimento culturale. Basta ascoltare, ad esempio, alcuni conduttori televisivi e soprattutto
alcuni tra gli amministratori
della cosa pubblica. Non a
caso nel libro è proprio un
assessore alla cultura il primo
a essere eliminato. In modo
sarcastico e sferzante Roscia
mette a nudo le competenze
linguistiche degli italiani.
Ma la questione, purtroppo,
va ben al di là del congiuntivo. Ed è molto, ma molto più
inquietante: un italiano su
due non legge affatto; una
famiglia su dieci non possiede nemmeno un libro in
casa; il numero dei lettori in
Italia è attualmente il più basso dal 2005 e sono diminuiti
persino i lettori forti, quelli –
pochissimi – che leggono almeno 12 libri l’anno (elaborazione su dati Istat e Nielsen). 250.000 lemmi (tanti
sono quelli registrati nel
«Grande dizionario italiano
dell’uso» diretto da Tullio De
Mauro); un lessico comune
costituito da circa 47.000 vocaboli; 6.500 parole del vocabolario di base e solo 2.000
quelle del nostro lessico fondamentale, ovvero quelle
(cosa, roba, dare, dire, fare,
mangiare...) che utilizziamo
nel 90% dei nostri discorsi.
SINOSSI
Chi ha ucciso l’assessore
alla cultura? Ma, soprattutto,
chi salverà la grammatica?
Cinque bizzarri personaggi,
abilmente descritti, si uniscono per mettere in atto
un grande disegno criminoso a difesa estrema di una
lingua quotidianamente vilipesa, deturpata e ferita a
morte. I congiuntivi vengono
invertiti con i condizionali,
i verbi intransitivi goffamente resi transitivi, i gerundi
sfregiati, i sinonimi ignorati,
i troncamenti confusi con le
elisioni, i vocabolari abbandonati nelle cantine ammuffite. Reggenze errate, fastidiose sovrapproduzioni di
avverbi, insopportabili diminutivi iperbolici. Espressioni trite e banali, frasi mangiucchiate, difettose, frammentate, incoerenti, prive
di punteggiatura…
I più si mostrano indifferenti al progressivo diffondersi della non-lingua; altri
si indignano, limitandosi a
contrarre le labbra in segno di disgusto; altri an-
cora – Dionisio e i suoi sodali, un analista sensoriale,
un bibliotecario, un dattiloscopista della polizia e
un professore di letteratura
sospeso dall’insegnamento
a tempo indeterminato –
decidono di reagire, combattere, attuare il loro salvifico piano, costi quel che
costi. Dionisio è una sorta
di simulacro, mentore, guida, un pupazzo che ognuno
dei personaggi si crea per
fare ciò che vuole e per
giustificare la propria impresa.
L’AUTORE
Massimo Roscia è nato a
Roma nel 1970 (qualcuno
sostiene nel 1870 e vive in
terra di Ciociaria. Scrittore,
critico enogastronomico, docente, condirettore editoriale del periodico “Il Turismo
Culturale”. Autore di romanzi, saggi, ricerche, guide e
vincitore di diversi premi
letterari, ha esordito nel
2006 con “Uno strano morso
ovvero sulla fagoterapia e
altre ossessioni per il cibo”.
L’originale noir sul rapporto
cibo-nevrosi ha ottenuto in
pochi mesi un grande successo di pubblico e di critica. Da qualche anno insegna
comunicazione, tecniche di
scrittura emozionale, editing,
letteratura gastronomica e
marketing territoriale. Nei
minuti liberi continua a scarabocchiare e a chiedersi
cosa fare da grande.