Anno III - Numero 266 - Sabato 15 novembre 2014 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Attualità La nostra storia Cronaca Le spine del Papa: Ior, soldi e finanze Canti dal Ventennio: il viaggio continua Sempre più fitto il giallo-Ceste Traboni a pag. 4 VENERDÌ PROSSIMO LA SENTENZA AL PROCESSO PER NAPOLITANO Sul vilipendio Parlamento bloccato Moriconi-Di Giorgi a pag. 6 Capasso a pag. 8 MANIFESTAZIONI E SCONTRI IN TUTTA ITALIA PER LO SCIOPERO SOCIALE. POLIZIOTTI FERITI A PADOVA A FERRO E FUOCO Per il Pd sembra che non si debba toccare nulla. E che solo uno debba pagare di Francesco Storace utto tace. Venerdì prossimo ci sarà l’udienza finale del processo per vilipendio con tanto di sentenza. Testa o croce, condanna o assoluzione, galera o libertà, regime o diritto di critica. Il Parlamento è immobile. La paralisi è provocata dall’atteggiamento del Pd che blocca qualsiasi discussione attorno al reato sanzionato dal codice penale da uno a cinque anni di reclusione. A loro sembra normale che tutto questo possa accadere; per far votare un cambiamento da parte della commissione giustizia del Senato, bisogna attendere il parere della commissione affari costituzionali. La presiede Anna Finocchiaro. Stiamo a posto. Vorrà dire che arriveremo in udienza esclusivamente con le armi a disposizione dei nostri avvocati, che faranno il loro dovere a mia difesa in un processo dove sono giudicato per aver fatto pace con Napolitano... Già, anche questo è abbastanza ridicolo; così come io debba essere l’unico, mentre tutti stanno facendo a gara ad insultare il capo dello Stato, a dover andare sotto giudizio. Pazienza. T Intanto, vedremo come si pronuncerà in proposito il Tribunale Dreyfus di Arturo Diaconale, che nella giornata di lunedì, con inizio alle 15,30, dedicherà la sua ultima udienza al mio caso, o meglio alla permanenza dell’articolo 278 del codice penale, quello che punisce il vilipendio al Colle. Ci vedremo a piazza di Pietra, nella sala del Tempio di Adriano, e ancora una volta ci si occuperà anche del caso dei due marò. Sarà l’Alta Corte presieduta dal professor Tedeschini a pronunciarsi; poi, seguirà l’udienza dedicata alla gogna mediatica e al rapporto tra media e giustizia. A far da testimoni saranno giornalisti come Piero Sansonetti del “Garantista”, Marco Chiocci del “Tempo”, Massimo Bordin di Radio radicale, Davide Giacalone per “Libero”, Marco Lillo per “Il Fatto”, a cui si aggiungeranno il senatore Buemi, Luca Telese e il magistrato Stefano Amore. Al termine dell’udienza sarà proiettato il documentario su Enzo Tortora, realizzato da Ambrogio Crespi. Una giornata da vivere; per ritrovare la forza di combattere per i diritti delle persone vittime della malagiustizia. anifestazioni e incidenti hanno caratterizzato la giornata di ieri nelle principali città italiane, trasformando la Penisola in un teatro di insofferenza sociale ormai dilagante, culminata con lanci di uova ma soprattutto scontri durissimi con la Polizia a Milano, Padova, Pisa, Genova, Bergamo, Palermo e Torino. Disagi e paura anche a Roma, dove un gruppo di trenta lavoratori, con il sostegno dell’Usb, è salito in cima al Colosseo esibendo uno striscione contro la privatizzazione del trasporto pubblico. Come conseguenza dello sciopero, all’aero- M porto internazionale di Fiumicino sono stati cancellati 22 voli tra arrivi e partenze. A Milano si è tenuta la manifestazione più ampia, organizzata da Fiom-Cgil, per protestare contro il Jobs act e la Legge di Stabilità approvata poche settimane fa dal governo Renzi. Insieme ai metalmeccanici, a sfilare per le vie del centro c’erano il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, e quello della Fiom, Maurizio Landini, entrambi determinati ad andare avanti per la strada dello sciopero generale. Problemi anche a Padova, dove circa IL PATRON DI “REPUBBLICA” IPOTIZZA UN FUTURO NERO PER LA TV GENERALISTA. LA REPLICA È TAGLIENTE 500 manifestanti si sono fronteggiati con la polizia dopo aver tentato di raggiungere la sede del Pd, nella centrale piazza Mazzini. A restare feriti sono stati quattro agenti e il capo della squadra mobile della città veneta, che ha raccontato di essere stato colpito anche con un calcio allo zigomo mentre era caduto a terra. Clima analogo a Pisa, con scontri davanti la sede della Provincia mentre un gruppo appartenente ai centri sociali tentava di entrare nel palazzo. All’aeroporto, invece, una cinquantina di persone ha manifestato contro la società di gestione dello scalo. (Servizio a pag. 3) MARINO CONTESTATO DURANTE LA VISITA A TOR SAPIENZA La vendetta di Marina B:“De Benedetti è un fallito” di Marcello Calvo er festeggiare i suoi 80 anni il Corriere della Sera concede a Carlo De Benedetti la possibilità di sentenziare a destra e a manca. Una pagina intera, neanche fosse un divo di Hollywood. E il solito sproloquio su Berlusconi, con tanto di pronostici: “Penso venderà tutto a uno straniero, in Italia non c’è nessuno disposto a comprare le sue aziende”. Ma al contrario c’è chi, grazie a quei 500 milioni ricevuti dal lodo Mondadori, è riuscito a salvare le sue. Un’intervista (firmata Aldo Cazzullo) che manda su tutte le furie Marina Berlusconi, presidente di Fininvest. Che risponde colpo su colpo e rinfaccia a De Benedetti P quel tesoretto consegnato da un giudice. Rimproverandogli una “presunzione e sfrontatezza che non finiscono mai di stupire”. La primogenita del Cav ribatte punto per punto, spiegando che tra le tante cose che l’editore di Repubblica dice, ce n’è una su cui non si può non essere d’accordo: “Sì, lui è davvero un uomo fortunato (così si definisce nell’intervista al Corsera, ndr). Perché senza quei soldi che una sentenza assurda ci ha costretto a versargli, senza quella fortuna piovuta dal cielo su un gruppo con una situazione debitoria fortemente complessa, oggi per lui ci sarebbe ben poco da festeggiare”. L’imprenditrice sotterra l’ascia da guerra e lo manda al tappeto. Infierendo su tutti i flop fatti registrare dall’ex presidente di Olivetti. “Nel leggere l’intervista – attacca – fa impressione l’elenco di fallimenti e clamorosi errori che De Benedetti cerca con evidente imbarazzo di giustificare. Nonostante tutto ciò, si permette di pontificare perfino sui business nel quale ha sempre cercato di entrare accumulando un insuccesso dietro l’altro, quello della televisione generalista”. Spargendo una ferita mai rimarginata, rincarando la dose con pungente ironia: “Le sue fosche profezie ci confortano. Le sentenze funeree dell’Ingegnere suonano come l’ennesima conferma di quanto siano fondate le nostre certezze”. Gioco, set, partita. Con astuzia incredibile e rabbia giustificata, la Berlusconi raccoglie il lob e mette a segno la schiacciata decisiva. Il match è senza storia. “Buffone, vattene” Sarra a pag 7 2 Sabato 15 novembre 2014 Attualità GIUSTIZIA, GLI EFFETTI DELLA RIFORMA MADIA: A CASA OLTRE 400 MAGISTRATI ECCELLENTI ENTRO IL 2015 Toghe pensionate, big al tramonto Rottamato l’intero vertice della Cassazione. Ai saluti pure il giudice Esposito, giustiziere del Cav di Bernald Shehaj gistrati con incarichi effettivi obbligati a dover togliere la toga per aver compiuto 70 anni. Ai saluti l’avvocato generale della Corte d’Appello Antonio Marini, che fu pm del caso Moro. A Milano abbandoneranno in 14 e fra loro oltre alla presidente del Tribunale Livia Pomodoro c’è anche il procuratore capo Bruti Liberati, al centro delle polemiche per la contesa con l’aggiunto Robledo, che si deciderà davanti al Csm. Al tramonto pure il pg di Salerno Lucio Di Pietro, definito il “Maradona del diritto”, protagonista in negativo dell’arresto, nel 1983, di Enzo Tortora. E ancora: altri 25 procuratori della Repubblica, a cominciare da Genova con Michele Di Lecce, per poi arrivare a Como, Civitavecchia, Cagliari, Catanzaro, Savona, La Spezia, Benevento, Bergamo, Viterbo, Modena, Lodi. A gestire il risiko dei magistrati sarà il Csm, spaccato. Da una parte i laici, dall’altra i togati. Gli intoccabili vanno in pensione ma continueranno a conservare poteri e privilegi. Super toghe esodate, al tramonto. E la categoria è in profondo allarme. L’aria è cambiata. ottamati. Una bella fetta della super Casta dei magistrati (400) andrà in pensione anticipata da qui al 31 dicembre 2015, altri 900 nel triennio successivo. Un avvicendamento storico, che apre la corsa agli oltre 1300 incarichi “direttivi o semi-direttivi”, dalla Suprema Corte alla più piccola delle procure. A fare i calcoli della rivoluzione delle toghe, “L’Espresso”. Una vera e propria rivoluzione all’interno degli uffici giudiziari italiani, provocata da un decreto del contestatissimo ministro della Pubblica amministrazione Madia, che mieterà “vittime” eccellenti, da nord a sud. A casa l’intero vertice della Cassazione, dal primo presidente Santacroce a tutti gli altri numeri 1 al gran completo. A cominciare da Esposito, il giudice chiacchierone che nel 2013 ha condannato in via definitiva Berlusconi nel processo sui diritti tv Mediaset. Una sentenza che ha segnato la cacciata dal parlamento del Cav. A Roma fra il Palazzaccio e gli uffici di piazzale Clodio sono in 53 i ma- R RIUSCITA INIZIATIVA DELL’ISTITUTO DI STUDI GIURIDICI “ARTURO CARLO JEMOLO” CON RELATORI D’ECCEZIONE Roma al bivio, tra Capitale e Città Metropolitana rande successo di pubblico, attento e partecipe, alla tavola rotonda sul tema “Roma tra Capitale e Città Metropolitana”, tenutasi presso l’Istituto regionale di Studi giuridici “Arturo Carlo Jemolo” e organizzata dalla stessa prestigiosa istituzione, in collaborazione con le università La Sapienza e Tor Vergata e la rivista federalismi.it. L’occasione è stata offerta della presentazione dei volumi “L’ordinamento di Roma Capitale” di Alessandro Sterpa (ora anche commissario G straordinario dello Jemolo) e “Alla ricerca della Capitale: il caso Roma” di Salvatore Bellomia. Una mattinata davvero intensa, con molte personalità presenti, sia del mondo giuridico, politico, della pubblica amministrazione e degli Enti locali, presenti nella sala durante il dibattito. Una tavola rotonda che ha visto protagonisti relatori del calibro di Francesco Storace, Marco Causi, Francesco Saverio Marini, Beniamino Caravita di Toritto, Pietro Barrera e ov- viamente gli autori dei volumi, mentre il presidente del consiglio regionale Daniele Leodori è stato impossibilitato a partecipare per sopravvenuti e inderogabili impegni istituzionali. I lavori sono iniziati con la doppia introduzione curata da Alessandro Sterpa e Salvatore Bellomia, autori dei due volumi, i quali hanno presentato le loro opere lanciando spunti significativi al dibattito che ne è seguito immediatamente, moderato dal giornalista de Il Tempo, Da- Da sinistra, Causi, Storace e Sterpa durante un momento dei lavori niele Di Mario. Nel suo apprezzato intervento, Francesco Storace ha ricordato tra l’altro le tappe di una battaglia che l’hanno visto sempre protagonista sul tema di “Roma Regione”, ad iniziare dalla proposta, presentata nel 1997 con Selva, di una legge costituzionale di modifica dell’art. 114 della Costituzione e di istituzione del distretto federale di Roma. Tema che ha trovato riscontro anche nel programma elettorale di Storace per le Regionali del 2013, con le proposte di dare strumenti idonei alla governance di Roma e la devoluzione dei poteri dalla Regione alla Capitale. PRESUNTA MAZZETTA DA UN MILIONE DI EURO Corruzione: a giudizio l’ex ministro Corrado Clini iudizio immediato per l’ex ministro Corrado Clini, responsabile del dicastero dell’Ambiente nel governo di Mario Monti. Lo ha deciso la Procura di Roma che accusa Clini di corruzione per un finanziamento da 54 milioni di euro, stabilito dal dicastero per il progetto New Eden che riguardava la riqualificazione di una zona dell’Iraq. Il processo è stato fissato per il 12 marzo del prossimo anno davanti la II sezione penale. L’ex ministro era stato arrestato lo scorso 26 maggio su ordine dell’autorità giudiziaria di Ferrara. Ai domiciliari era finito anche l’imprenditore Augusto Calore Pretner di Ferrara, ora anche lui rinviato a giudizio. La Procura della Repubblica contesta a Clini di aver ricevuto una mazzetta, G del valore di oltre un milione di euro, mentre a Pretner si contesta una somma di denaro di 2 milioni e 30mila euro, il tutto derivante dalla percentuale lucrata su un finanziamento erogato dal ministero dell’Ambiente ad una società irachena per un progetto di bonifica ambientale. Il processo, richiesto dal pubblico ministero Alberto Galanti, è stato disposto dal gup Massimo Battistini. Secondo quanto stabilito dagli inquirenti, l’erogazione delle somme sarebbe avvenuta tra l’ottobre del 2010 e il giugno del 2011 quando Clini era direttore generale del ministero dell’Ambiente del quale poi divenne ministro. Dopo la caduta del governo Monti, Clini, 67 anni, di Latina, preferì non ricandidarsi. Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: redazione@ilgiornaleditalia.org Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: daniele.belli@hotmail.it -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Sabato 15 novembre 2014 Attualità OLTRE VENTI CORTEI DA MILANO A PALERMO PER CONTESTARE LE POLITICHE DI RENZI. CGIL E FIOM UNITI: “LA PARTITA NON È CHIUSA” Sciopero sociale, scontri in tutta Italia A Padova feriti il capo della squadra mobile e tre agenti. Lanci di uova contro sedi del Pd e banche di Giuseppe Giuffrida anifestazioni, scontri e disagi hanno caratterizzato la giornata di ieri nelle principali città italiane, trasformando la Penisola in un teatro di insofferenza sociale ormai dilagante, culminata con lanci di uova e scontri durissimi con la Polizia a Milano, Padova, Pisa, Genova, Bergamo, Palermo e Torino. Disagi e paura anche a Roma, dove un gruppo di trenta lavoratori, con il sostegno dell’Usb, è salito in cima al Colosseo esibendo uno striscione contro la privatizzazione del trasporto pubblico. Come conseguenza dello sciopero, all’aeroporto internazionale di Fiumicino sono stati cancellati 22 voli tra arrivi e partenze, in particolare nella fascia oraria compresa tra le 10 e le 17. Nel capoluogo lombardo si è tenuta la manifestazione più ampia, organizzata da Fiom-Cgil, per protestare contro il Jobs act e la Legge di stabilità approvata poche settimane fa dal governo Renzi. Insieme ai metalmeccanici, a sfilare per le vie del centro c’erano il segretario generale M della Cgil, Susanna Camusso, e quello della Fiom Maurizio Landini, entrambi determinati ad andare avanti per la strada dello sciopero generale. “La partita non è chiusa –ha dichiarato la Camusso dal palco allestito in piazza Duomo-, non è un voto di fiducia che cambierà il nostro orientamento, la nostra iniziativa. Se continuano a cambiare il Paese senza il mondo del lavoro - ha aggiunto - il mondo del lavoro starà sempre nelle piazze a chiedere il cambiamento”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Maurizio Landini, secondo il quale “chi è in piazza non parla solo al sindacato, ma al Paese, al governo perché devono capire che per risolvere i problemi bisogna farlo con chi lavora. Abbiamo offerto il dialogo a Renzi –ha proseguito il leader della Fiom-, ma lui lo rifiuta. Lui ha scelto un’altra strada, noi gli diciamo che c’è bisogno di unire il Paese, non di dividerlo”. Durante i loro interventi, entrambi i sindacalisti hanno bocciato la me- diazione raggiunta all’interno del Partito democratico proprio sul tema della riforma del lavoro. “Non ci pare che quella mediazione sia una risposta per mantenere la difesa dei diritti che noi facciamo”, ha dichiarato stizzita la Camusso, mentre per Landini “la possibile mediazione che il Pd ha trovato è una presa in giro dei lavoratori perché serve solo a quei parlamentari di conservare il proprio posto. Non serve ai lavoratori e alla difesa dei loro diritti”. A pochi passi da piazza Duomo, vicino l’Arcivescovado e in piazza Santo Stefano, studenti e antagonisti si sono scontrati con le forze dell’ordine nel tentativo LA COMPAGNIA NIPPONICA È L’UNICA IN CORSA. OPERAZIONE DA 1,4 MILIARDI DI EURO di forzare il cordone di contenimento. Tre agenti della guardia di Finanza sono rimasti feriti e trasferiti all’ospedale di Niguarda. Infortuni si sono registrati anche a Padova, dove circa 500 manifestanti si sono fronteggiati con la polizia dopo aver tentato di raggiungere la sede del Pd, nella centrale piazza Mazzini. A restare feriti sono stati quattro agenti e il capo della squadra mobile della città veneta, che ha raccontato di essere stato colpito anche con un calcio allo zigomo mentre era caduto a terra. Clima analogo a Pisa, con scontri davanti la sede della Provincia mentre un gruppo appartenente ai centri sociali tentava di entrare nel palazzo. All’aeroporto, invece, una cinquantina di persone hanno manifestato contro la società di gestione dello scalo. Disagi anche a Genova, dove i lavoratori dell’azienda trasporti hanno tolto il blocco dal casello dell’autostrada occupando simbolicamente gli uffici della presidenza nella sede dell’Amt in via Moltaldo. Alcuni manifestanti della Fiom hanno lanciato uova contro la sezione del Pd di Sampierdarena, in via Montano, prima di trovarsi in piazza Caricamento per i comizi conclusivi. Lanci di uova e fumogeni anche a Bergamo, contro la sede della Cgil e di Banca Intesa Sanpaolo. Come accaduto a Milano, anche in questo caso si sono registrati scontri con le forze di polizia, oggetto di insulti e spintoni da parte dei giovani in corteo. A Torino, il corteo di studenti e sindacati di base ha sfilato fino in piazza Castello lanciando anche uova contro la sede del Miur, in corso Vittorio Emanuele. Il sequestro repentino da parte della Digos di mazze, bastoni, petardi e secchi di letame ha evitato ulteriori disordini. Mobilitazione contro le politiche sociali del governo anche a Bari, dove circa mille persone –secondo le indicazioni degli organizzatori- hanno sfilato per le vie del centro fino alla sede della presidenza della Regione Puglia. Erano in migliaia anche a Palermo, dove il corteo studentesco partito da piazza Politeama ha dato vita a numerosi blocchi stradali con conseguente paralisi del traffico. NUOVA RILEVAZIONE DELL’ISTAT: -0,4% RISPETTO AL 2013. SIAMO “AI LIVELLI DEL 2000” Finmeccanica, Hitachi pronta Crisi, la ripresa è un miraggio: ad acquistare AnsaldoBreda Pil in calo nel terzo trimestre itachi è pronta a mettere le mani su AnsaldoBreda di Finmeccanica. Secondo quanto reso noto dal quotidiano finanziario Nikkei, infatti, la conglomerata nipponica punta a consolidare la propria posizione nel settore dei treni e della segnaletica ferroviaria sborsando la bellezza di “200 miliardi di yen”, pari a circa 1,4 miliardi di euro. La stretta di mano finale potrebbe verificarsi già entro la fine della settimana. Un importante passo avanti di Hitachi, fresca tra l’altro della presentazione del nuovo modello Class 800 Train destinato al Regno Unito, è stato fatto con il ritiro dell’altro competitor in gara costituito dal raggruppamento China CnrInsigma. Con l’uscita di scena del rivale cinese, dunque, la multinazionale di Tokyo dovrà “definire H lo schema generale dell’offerta da sottoporre poi a Finmeccanica”. Il termine unico per la presentazione dell’offerta vincolante dovrebbe scadere il prossimo 17 novembre, mentre la decisione finale dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno. Proprio la questione AnsaldoBreda sarebbe stata oggetto di confronto tra il presidente del Consiglio Renzi e il premier nipponico Shinzo Abe durante l’incontro bilaterale avvenuto lo scorso ottobre a Milano, a margine del vertice Asia-Europa. Già in quell’occasione ci sarebbero state rassicurazioni in merito alle intenzioni di Hitachi di rilevare la società di Pistoia. Dal canto loro, gli analisti finanziari giudicano negativa la notizia, perché ridurrebbe la forza contrattuale del Gruppo italiano, che si ritroverebbe infatti a dover accettare conG.G. dizioni di vendita peggiori del previsto. uovo mese, nuova sberla per l’economia italiana. Per l’Istituto nazionale di statistica, infatti, nel terzo trimestre 2014 il Prodotto interno lordo del nostro Paese è diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e dello 0,4% rispetto allo stesso trimestre del 2013. Si tratta della terza doccia gelata consecutiva, considerando che, quest’anno, l’economia era rimasta ferma sullo zero nel primo trimestre ed era arretrata dello 0,2% nel secondo. Per risalire all’ultimo segno più bisogna tornare al secondo trimestre del 2011. Di fatto, evidenzia l’Istat, siamo “ai livelli del 2000”. Nel dettaglio, il calo congiunturale registrato dal Pil nel terzo trimestre è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto in agricoltura e industria e di un aumento nei servizi. Dal lato della domanda: N contributo negativo della componente nazionale (al lordo delle scorte) parzialmente compensato da quello positivo della componente estera netta. Il terzo trimestre del 2014 ha avuto quattro giornate lavorative in più del trimestre precedente e lo stesso numero rispetto al terzo trimestre del 2013. Risultati nettamente differenti per Stati Uniti e Gran Bretagna, dove nello stesso periodo il Pil è aumentato in termini congiunturali rispettivamente dell’1,2% e dello 0,7%. Risalgono la china, sia pur moderatamente, anche Francia e Germania. Da oltralpe si registra una crescita congiunturale dello 0,3%, sopra le attese che parlavano di un aumento limitato allo 0,1%; la Germania, invece, con un segno positivo dello 0,1% ha scongiurato la recessione dopo lo G.G. 0,1% del secondo trimestre. LA RIFORMA DOVREBBE ARRIVARE ENTRO DICEMBRE. PREVISTO UN ABBASSAMENTO DELL’IMPOSTA. MA PAGHERÀ ANCHE CHI NON HA LA TV Cambia il canone Rai: sarà in bolletta con la luce S embra essere ai nastri di partenza, l’annunciata riforma del canone Rai. Secondo quanto rivelato da Il Messaggero, infatti, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha dato il suo ok al sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli per inserire il canone della tv pubblica nella bolletta della luce. L’obiettivo, così facendo, è quello di garantire all’azienda di viale Mazzini un gettito pari a 1,8 miliardi di euro l’anno. Una cifra più o meno uguale a quanto incassa oggi la Rai. Allargando la platea, però, si chiederà ai contribuenti un Canone inferiore rispetto agli attuali 113,50 euro. Resteranno le fasce di esenzione e i bonus per i meno abbienti, anche se ad oggi a farne richiesta è stato solo il 30% delle famiglie disagiate. Per tutti gli altri, invece, il conto oscillerà tra i 35 e gli 80 euro, in base agli indicatori Isee. In sostanza, volendo calcolare una media, la tassa sulla tv costerà circa 60 euro. A coloro i quali vorranno risparmiarsi il Canone, verrà chiesto di dimostrare di non possedere alcun apparecchio capace di trasmettere i programmi del servizio pubblico, quindi tablet, iPad, smartphone e pc. Nell’Italia di oggi, difficile –se non impossibile- trovarne qualcuno. A tal riguardo, già nei mesi scorsi la Rai aveva tentato di battere cassa anche con i possessori dei computer utilizzati come televisori (digital signage). Tuttavia, il tentativo aveva generato l’indignazione generale e l’operazione era pressoché fallita. Adesso si vedrà. Intanto, il sottosegretario Giacomelli ha trasmesso la sua proposta al ministero dell’Economia per la relazione tecnica. Dopodiché la palla passerà a Palazzo Chigi per decidere lo strumento legislativo con cui rendere esecutivo il provvedimento: potrebbe trattarsi di un emendamento alla legge di Stabilità, oppure un decreto ad hoc. Certamente, dal canto suo la Rai chiede di accelerare i tempi. Le casse di viale Mazzini piangono e l’evasione del Canone è arrivata a toccare quota 450 milioni di euro. In tal senso, Giacomelli spera di portare a casa la Riforma entro la fine dell’anno, anche se bisognerà superare lo scoglio dell’Authority per l’Energia, cui incombono nu- merose perplessità legate alla privacy e che ha già definito “un uso improprio” quello del Canone in G.G. bolletta. 4 Sabato 15 novembre 2014 Attualità BERGOGLIO PARLA AI COMMERCIALISTI, MA TRA LE RIGHE SI LEGGONO ANCORA LE VICENDE DELLO IOR… Il Papa:“La finanza è un servizio” di Igor Traboni anta attenzione, sulla loro professione di commercialisti, probabilmente non se l’aspettavano neppure i diretti interessati. Eppure Papa Bergoglio è andato giù duro ieri nello sferzare proprio i commercialisti, riuniti per un’udienza speciale nell’aula Paolo VI. Anche se l’intervento del pontefice è sembrato anche un parlare a suocera perché nuora intenda, e quindi anche ad uso e consumo ‘interno’, per quelle finanze vaticane che continuano a destare mille preoccupazioni in Papa Francesco. Le vicende dello Ior, d’altro canto, non sono ancora concluse, mentre di recente lo stesso Bergoglio ha di nuovo messo mano ai vertici dell’Apsa, l’Amministrazione del patrimonio della sede apostolica, pure toccato da vicende giudiziarie, culminate con l’arresto di un monsignore, poi sollevato da ogni incarico. "La legalità e la giustizia per fermare la logica selvaggia del profitto": questo ha chiesto Papa Bergoglio ai commercialisti, tornando quindi ad ammonire contro il rischio rappresentato dal porre "il dio denaro" al centro della propria vita, come aveva già fatto in alcune precedenti occasioni. Bergoglio ha invitato quanti operano "a vario titolo nell'economia e nella finanza a fare scelte che favoriscano il benessere T sociale ed economico dell'intera umanità. In questo contesto – ha detto ancora il pontefice argentino rivolgendosi ai commercialisti arrivati da ogni parte d’Italia è più forte la tentazione di difendere il proprio interesse senza preoccuparsi del bene comune, senza badare troppo alla giustizia e alla legalità. Perciò è richiesto a tutti, specialmente a quanti esercitano una professione che ha a che fare con il buon funzionamento della vita economica di un Paese, di giocare un ruolo positivo, costruttivo, nel quotidiano svolgimento del proprio lavoro, sapendo che dietro ogni carta c'è una storia, ci sono dei volti". "L'economia e la finanza - ha tenuto a sottolineare ancora Bergoglio - possono essere un servizio agli altri se si pone sempre al centro l'uomo con la sua dignità" ma "quando il denaro diventa il fine allora prevalgono l'ottica utilitaristica e le logiche selvagge del profitto che non rispetta le persone". Nel corso della stessa udienza, Bergoglio è tornato anche della questione lavoro che si impone "in maniera pressante", definendo altresì una "realtà drammatica" quella dei precari e di chi ha perso il lavoro. Poco prima, durante la consueta omelia della Messa mattutina in Santa Marta, Papa Francesco ha invece avuto un simpatico botta e risposta con alcuni ragazzi di una parrocchia romana che partecipavano alla celebrazione. "Perché siete venuti a messa?" ha chiesto il Pontefice ai ragazzi che, forse in soggezione, hanno esitato non poco prima di rispondere. Dopo aver preso un po' di coraggio, qualcuno di loro ha detto: "Per vederti". "Anche a me piace vedere voi", ha subito replicato Francesco. Ne è nato quindi un dialogo spontaneo con i ragazzi e il Papa ha sottolineato l'importanza dell'esempio come unico strumento possibile per trasmettere la fede ai nativi digitali, i giovani di oggi. DA LUNEDÌ I LAVORI DI RIPRISTINO Lourdes si attrezza contro le inondazioni l vescovo di Lourdes, Monsignor Nicolas Brouwet, ha illustrato la versione finale dei lavori del progetto "Grotta, cuore di Lourdes". «Gli architetti – ha spiegato Mons. Brouwet - hanno lavorato al fine di dare una maggiore coerenza al cammino spirituale proposto ai pellegrini: nell’anno della Missione, saremo pronti ad accogliere i visitatori in un luogo che vuole rispondere sempre più alle diverse necessità dei gruppi devozionali che vengono a trovarci». I lavori cominceranno lunedì prossimo, 17 novembre, con l’inizio della costruzione del nuovo ponte della Grotta, che sarà realizzato tra le piscine e l’attuale sito dei ceri, che a sua volta sarà spostato sulla riva destra del Gave. Questo nuovo I ponte sarà mobile, in modo da evitare nuovi danni, in caso di eventuali inondazioni. Successivamente, si provvederà alla piantumazione di alberi tra le arcate dell’Esplanade e la Grotta, in quello che è definito "Piazzale dell’ombra". Durante i lavori, le celebrazioni previste alla Grotta di Massabielle fino al 29 dicembre non subiranno limitazioni. Dopo questa data, i lavori procederanno in modo più intenso, per ultimare gli stessi in tempo utile per l’avvio della stagione dei pellegrinaggi 2015, prevista per il 29 marzo. PUNTO E A CAPO Dopo quello di Berlino altri muri da abbattere di Biagio Cacciola he cosa avevano sperato centinaia di milioni di persone con e dopo l'abbattimento del muro di Berlino? Che finalmente, crollato l'impero della menzogna, chiamato comunismo scientifico, si sarebbe avviata un'era di libertà, sicurezza internazionale, prosperità economica, pace. Ebbene, tutto questo non è avvenuto. Il comunismo era caduto, almeno nella sua versione più pericolosa, ma l'altra faccia della medaglia, il supercapitalismo, non intendeva affatto smobilitare. Innanzitutto militarmente. Infatti, tutto l'apparato messo su all'epoca della guerra fredda per giustificare la propria, e politicamente ormai sorpassata esperienza, ha praticamente 'inventato' altre guerre. E dire che l'ex impero sovietico era caduto praticamente senza sparare un colpo, come aveva profetizzato san Giovanni Paolo secondo. Che era stato, con la sua elezione, il vero detonatore e artefice del crollo del sistema sovietico già alla fine degli anni ’70, con C le sterminate masse di lavoratori polacchi che accorrevano alle Messe del papa polacco a Nova Uta o a Danzica. Dunque, non la guerra aveva determinato quel crollo, ma una vera e propria rivoluzione non violenta che aveva ottenuto la rovina delle mura di Gerico. Invece la risposta dell'altra faccia della medaglia quale è stata? Una volontà delirante e diabolica di potenza che, senza il deterrente del pericolo comunista, si è scatenata nel mondo per aumentare i profitti a dismisura, affamare intere parti del mondo, per poi cercare di riportare a una condizione di miseria il ceto medio dell'Occidente. Una vera e propria lotta di classe al contrario. Per un capitale finanziario dominante e senza più nessun avversario. Ecco perché, da allora, soprattutto il pensiero sociale cristiano ha individuato nell'idra supercapitalista l'altro potere apocalittico che si sta abbattendo sull'umanità. La sua sconfitta è il vero dovere sociale di ogni popolo del mondo. L'altro muro da abbattere. Eurosky Tower . Entrare in casa e uscire dal solito. Il relax ha una nuova casa. Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità ed eleganza. 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I nostri connazionali che vivevano nel Paese erano circa quaranta mila. Oggi invece, nei “tempi cupi del dopo-rivoluzione, ne sono rimasti appena un centinaio, ed una settantina di aziende. Le ultime famiglie – scrive Francesco Battistini sul Corriere della Sera – sono sfollate ad agosto con un ponte aereo, mentre l'aeroporto veniva bombardato dalle milizie. Gli ultimi a resistere sono qualche ingegnere edile e i tecnici dell'Eni, che fronteggiano gli attacchi ai pozzi e fanno ancora lavorare tremila libici”. Gli stranieri, italiani in particolare, sono insomma attualmente sotto assedio. E a rimanere in Libia rischiano grosso: lo sa bene Marco Vallisa, il piacentino rapito quattro mesi fa e recentemente liberato. Lo sanno bene anche coloro che hanno deciso di rimanere, nonostante tutto e vivono praticamente asserragliati in casa, aggrappati ad una speranza di lavoro che il nostro Paese non offre. “In questo ultimo R anno abbiamo imparato tutti a vivere guardandoci le spalle” racconta a Battistini un tecnico rimasto a Tripoli che ha chiesto al giornalista di non citare il suo nome. “Ci siamo dati regole di buonsenso: mai al ristorante, uscire con una macchina anonima ad ore imprevedibili – aggiunge – e quando si è in pubblico parlare sempre in inglese. Poi non è detto che queste cose servano: le facevano anche i sequestrati”. Lo faceva molto probabilmente anche Vallisa, che proprio ieri è arrivato in Italia ed ha potuto finalmente riabbracciare la sua famiglia dopo la brutta esperienza vissuta. “Sto ab- bastanza bene – ha detto il tecnico della Piacentini Costruzioni ai giornalisti che lo aspettavano al suo rientro – ma sono molto provato”. Apparso dimagrito e con la barba lunga, l'uomo ha ringraziato l'unità di crisi della Farnesina per il lavoro svolto. Anche il neo ministro degli esteri Gentiloni ha espresso soddisfazione per la felice conclusione della vicenda, sottolineando che il nostro Paese ha agito nel pieno rispetto del diritto internazionale. Una risposta questa a chi gli chiedeva maggiori dettagli sul riscatto di un milione di euro che secondo fonti libiche è stato pagato in cambio della liberazione del nostro connazionale. Sull'argomento non ci sono notizie ufficiali, ma il sospetto che la somma sia stata versata ai rapitori c'è, anche se la Farnesina nega. Ora Vallisa è finalmente a casa e la Libia, con le sue autobombe e le milizie jihadiste, diventerà presto un brutto ricordo. Ma cosa accadrà a chi rimane? In un Paese in cui ordine e sicurezza sembrano oggi più che mai una chimera, anche se gli attacchi militari e terroristici sono prevalentemente diretti contro gli Stati anti islamici (Egitto ed Emirati Arabi in primis), quel che succede è comunque anche un problema dell'Italia, che ha deciso di mantenere la propria rappresentanza diplomatica a Tripoli. Blindata ma presente. Una scelta forse in parte condizionata dal fatto che nonostante tutto, ci sono ancora parecchi italiani che pensano di andare a lavorare in Libia. “Dall'Italia – riferisce un ingegnere al Corriere della sera – mi scrive gente che vuole venire in quest’inferno. Pensano che una guerra civile sia sempre meglio della nostra crisi”. L’ANALISI – DOPO LA BATOSTA ELETTORALE E LE MIRE ESPANSIONISTICHE SULLA SIRIA Obama ripensa la politica estera Usa di Giuliano Castellino opo la sberla elettorale, Obama si è reso conto del fallimento totale della sua politica estera. Ora gli Stati Uniti sono costretti di nuovo a rivedere la propria posizione sulla lotta ai miliziani jihadisti dello Stato Islamico. O meglio, spinti dalle forze repubblicane, si trovano costretti a calare la maschera. Il presidente americano ha chiesto al team della sicurezza nazionale di rivedere la politica Usa verso la Siria, dopo aver realizzato che l'Isis potrebbe non essere sconfitto senza una transizione politica nel Paese e la destituzione del presidente Bashar al-Assad. Dopo aver trattato per mesi con il Presidente siriano, ecco che Damasco torna sotto il mirino di Washington. Insomma, come avevamo largamente anticipato l'Isis, in Siria, era solo una scusa per mettere un piede su Damasco. La Casa Bianca ha organizzato quattro incontri con il team per la sicurezza nazionale, uno dei quali presieduto da Obama e gli altri dal segretario di Stato. Questi incontri, nelle parole dei funzionari, "sono stati guidati in larga misura su come la strategia sulla Siria si inserisce in quella contro l'Isis". "Il problema del lungo regime in Siria è ora aggravato dalla realtà che per sconfiggere davvero l'Isis, abbiamo bisogno non solo di una sconfitta in Iraq, ma di una D sconfitta in Siria", ha aggiunto. Ad ottobre, gli Usa avevano sottolineato che la "strategia in Iraq" per contrastare i jihadisti era una priorità e le operazioni in Siria servivano per agevolare questa condizione in Iraq. Washington aveva detto di voler addestrare e armare i ribelli siriani moderati per combattere l'Isis e solo dopo il regime di Assad. In realtà rafforzava i jihadisti ed Al Qeida, cioè il Califfo. Ed ora Obama deve tornare a farsi sentire e a tuonare nel mondo. È la sua unica chance per riprendere le redini del paese, ormai in mano ai repubblicani. L'attenzione del presidente americano verso la politica estera sarà sempre più accentuata nei prossimi mesi e nei prossimi due anni, dopo che nelle elezioni di metà mandato ha perso il controllo sia di Camera e Senato e quindi ha le armi spuntate in politica interna. Ma dalla Casa Bianca, Obama può ancora influire sulla politica estera e i rapporti in- ternazionali, strumenti per fare pressione sulla maggioranza dei repubblicani nel Congresso, come dimostra l'importante accordo raggiunto ieri con la Cina sull'ambiente e le emissioni di gas serra. Un accordo che non piace affatto al Gop: ogni speranza di un’intesa bipartisan tra democratici e repubblicani sulla questione è saltata ieri. Sia il leader della Camera, John Boehner, e il futuro leader del Senato, Mitch McConnell, hanno criticato l'annuncio. Per McConnell il fatto che la Cina non abbia preso impegni precisi rappresenta un grande problema, visto che secondo il Gop gli standard imposti agli stati americani dall'amministrazione Obama stanno creando scompiglio e mettendo un freno alla crescita. A rincarare la dose ci ha pensato Boehner: "La decisione di Obama è l'ultimo esempio della crociata del presidente contro energia affidabile e basso costo che sta già facendo diminuire i posti di lavoro e colpendo la classe media". Prepariamoci ad un peggioramento della crisi in Ucraina, a forti tensioni con Assad e a nuovi fronti. Lo sceriffo mondiale, insomma, ha messo mano alla fondina. E poco importa, a quanto pare, se nel mondo c'è la più grande crisi economica della storia del mondo moderno. NUOVA ZELANDA: STORICA SENTENZA I Maori? Furono ingannati dagli inglesi n trattato molto antico, sottoscritto a Waitangi nel febbraio del 1840, è tornato recentemente alla ribalta delle cronache. Il documento, firmato dal rappresentante della corona britannica e da quaranta capi Maori, era stato redatto dagli inglesi con lo scopo di ottenere il controllo dell'area: con la loro approvazione infatti, i Maori cedevano tutti i loro poteri sull'Isola del Nord (l'Isola del Sud era già colonia britannica). Pochi mesi dopo l'intera Nuova Zelanda venne dichiarata possedimento inglese. Con una decisione di fondamentale importanza per la comunità maori, secondo quanto riferito dalle agenzie un tribunale speciale ha stabilito che dietro U al trattato di Waitangi c'è stato un inganno: la Gran Bretagna non avrebbe infatti adeguatamente spiegato che le sue intenzioni erano quelle di acquisire la sovranità: i maori credevano infatti che l'accordo implicasse solo una condivisione del potere. Così non è stato. E se a questo si aggiungono le continue violazioni del trattato stesso, che nel corso degli anni furono così numerose che i Maori persero gradualmente quasi tutte le loro proprietà e moltissimi dei loro diritti, ben si comprende l'importanza di una decisione che, sebbene tardiva, riconosce comunque almeno formalmente una tradizione locale che, nonostante tutto, è ancora viva e CdG radicata. Sabato 15 novembre 2014 6 Storia CANTI DAL VENTENNIO “Gloriosa Patria bella, tu sei la viva stella che luce al mondo ridonerà” di Cristina Di Giorgi e Emma Moriconi Italia ha ottenuto il suo “posto al sole”: con la vittoria in Africa il nostro Paese ha finalmente abbandonato quel ruolo di secondo piano in cui molte potenze straniere sembrava volessero che restasse ed è diventata una grande potenza. Ci crede il Duce e, insieme a lui, ci crede anche il popolo tutto. Con queste parole lo stesso Mussolini, nel suo libro “Parlo con Bruno” (1941) descrive entusiasticamente gli anni della conquista dell'Impero: “L'Italia ha vissuto, dal 2 ottobre 1935 al 9 maggio del 1936, uno dei periodi più drammatici, più intensi, più luminosi della sua storia. Quegli otto mesi cantano in molte anime ancora come un'epopea vissuta. Tutto è stato fermo, deciso, virile, popolare e tutto, visto a distanza, sembra romantico tanta fu la bellezza, la poesia, lo splendore rivelatisi nell'animo degli Italiani. Mai una guerra fu più sentita di quella. Mai entusiasmo fu più sincero. Mai unità di spiriti più profonda. Una guerra a distanza, un nemico numeroso e crudele, un mondo inesplorato, la Società delle Nazioni ostile, le sanzioni. Quindi le battaglie decisive e la fantastica marcia su Addis Abeba. Adunate improvvise di popolo come non si ebbero nella storia e poi la notte trionfale del 9 maggio, la più grande vibrazione dell'anima collettiva del popolo italiano". Una marcia lunga e faticosa dunque. Ma quando finalmente arriva la vittoria, è l'apoteosi, per l'Italia tutta e per il suo Duce, esaltato e osannato anche da numerosi brani del canzoniere fascista dedicato all'Africa che, quanto agli argomenti principali, riguardano “innanzitutto il Duce fondatore dell'Impero. Ci sono poi l'imposizione della civiltà italiana – scrive Emanuele Mastrangelo – e il ritorno dei combattenti, onorati e L’ rispettati”. Combattenti e lavoratori, organizzati in armi e specialità che hanno dato grande prova della tempra italica. Come, tra gli altri, aviatori e carristi, che nei loro canti (“Canzone azzurra” per i primi e “Inno dei carristi” per i secondi) hanno celebrato il loro contributo alla riuscita dell'impresa africana, fatto di audacia, spavalderia, sprezzo del pericolo e competenze tecniche. “E con i fanti han combattuto pure gli studenti, son caduti eroicamente e son contenti” recita il verso di un'altra celebre canzone volta ad esprimere tutto l'entusiasmo per il successo italico: è “Goliardi in Africa”, un brano dedicato ai moltissimi volontari universitari partiti per l'Etiopia e tornati vincitori. Tutti coloro che hanno combattuto, supportati con entusiasmo e condivisione dello spirito di sacrificio da chi è rimasto in Patria, hanno dimostrato che l'Italietta di giolittiana memoria non c'è più e al suo posto è sorta una grande potenza: questo spirito è ben espresso da un brano a firma Cherubini – Redi dal titolo “E' finito il bel tempo che fu”. Un inno che annuncia al mondo l'avvento di tale cambiamento: “E' finito il bel tempo che fu – recita il testo - quando ognun le dicea 'ti punisco' e l'Italia col capo all'ingiù rispondea in ginocchio 'Obbedisco'. Ora è in piedi che marcia laggiù, ride in faccia ai padroni del mondo”. E' la marcia trionfale che ci si augurava in “Italia bella”, un brano precedente all'impresa che mirava a risvegliare l'orgoglio nazionale su cui “splende limpida una stella che buon fine vuole augurar. Nel nome tuo imperiale – si legge nel testo – porteremo di Roma le virtù anche in Africa Orientale”. Alla vittoria colta dalle armate italiane sono dedicate diverse canzoni. Tra esse “L'Italia ha vinto”, in cui si inneggia alla pace conquistata e ai festeggiamenti che la celebrano: “baci e fior ai vincitor, ai fanti vittoriosi d'Oltremar. L'Italia ha vinto, ogni balcone esponga una bandiera, l'Italia ha vinto, suonate le campane è primavera”. C'è poi la celebre e amata “Canzone della Vittoria”, del duo Forina – Pellegrino, che paragona la fermezza fatale di Mussolini che portò alla conquista dell'Impero a quella che permise all'Italia di vincere a Vittorio Veneto: “Partì cantando il fante legionario, la fede in cuore e il riso sulla bocca, come nel tempo in cui si vinse al Piave. Egli esclamò: rivendico l'Impero che di Roma un tempo già fu”. Da citare inoltre un brano in cui si descrive il modo in cui la felice conclusione dell'impresa ridona ai soldati e alle loro donne la meritata serenità: in “Vieni a Macallè” di Frati – Sciorilli, un soldato scrive alla sua amata e la invita a raggiungerlo per costruire insieme un futuro in una terra fertile e piena di fiori. Tra le più riuscite canzoni sull'impresa africana c'è infine “Ritorna il Legionario” (un brano del novembre 1935 a firma della coppia Ciavarro – Pellegrino), che con le sue strofe allegre e cadenzate affronta mirabilmente i temi classici della mamma, del valore militare e dell'impeto dato alla Patria, “viva stella che luce al mondo ridonerà”. RITORNA IL LEGIONARIO Mamma, ritorno ancor nella casetta sulla montagna che mi fu natale, son pien di gloria, amata mia vecchietta, ho combattuto in Africa Orientale; Asciuga il dolce pianto, ripeti al mondo intero che il figlio tuo sincero ha vinto e canta ancor: Italia, va' con la tua giovinezza! Per la maggior grandezza il Duce sempre a vegliar sarà. Veglierà il Re, gloriosa Patria bella, or sei la viva stella che luce al mondo ridonerà Caro «balilla», t'ho portato un fiore che io raccolsi in mezzo alla battaglia, il suo profumo aspira con amore se crepitasse a nuovo la mitraglia; Bagnato è tutto intorno nel sangue d'un guerriero che per crear l'Impero si spegneva al sol... 7 Sabato 15 novembre 2014 Da Roma e dal Lazio INTANTO I RIFUGIATI SONO TORNATI NEL CENTRO DI ACCOGLIENZA Marino a Tor Sapienza, i residenti: “Buffone, hai rovinato questa città” Anche il centrocampista della Roma e della Nazionale, Daniele De Rossi, lo critica arino - duramente contestato dai media per la sua assenza nei giorni di guerriglia - si è svegliato. Il sindaco di Roma è uscito allo scoperto. In un primo momento, in una conferenza stampa in Campidoglio, aveva annunciato che nei prossimi giorni si sarebbe recato - finalmente - a Tor Sapienza. Salvo poi tornare sui suoi, presentandosi nel quartiere. “Sono qui per parlare con i cittadini, non con la stampa”, ha risposto ai cronisti presenti sul posto. Dopo un’ora di confronto con alcuni residenti, il chirurgo genovese ha visitato il centro di accoglienza, teatro della rivolta dei giorni scorsi, accompagnato da cori e insulti dei cittadini presenti che hanno faticato a contenere la propria rabbia. “Buffone, hai rovinato questa città”, ha urlato qualcuno. E ancora: “Vergogna, vergogna”. Quando il sindaco di M Roma ha lasciato Tor Sapienza, un gruppo di residenti lo ha salutato così:“Scappa via, vigliacco”. E Marino dopo un’ora ha risposto alle accuse: “Ci metto la faccia”. Prima di andare via il primo cittadino si è soffermato con i cronisti.“I residenti ci hanno segnalato dei punti importantissimi per la riqualificazione del quartiere e per dare dignità a questi cittadini”. Stizzito da chi lo accusava di aver dimenticato le periferie romane, ha detto: “Domenica abbiamo inaugurato la metro C attesa dagli anni ’90. Dove è stato fatto questo investimento? Al centro della città? No, è stato fatto nelle periferie”. Sulle possibili soluzioni per smorzare le tensioni, ha detto: “Abbiamo stabilito delle priorità e domani (oggi, ndr) riceverò una rappresentanza di residenti in Campidoglio per stilare insieme un progetto di riqualificazione”. Critico nei confronti del pri- mo cittadino anche il centrocampista della Roma e della Nazionale, Daniele De Rossi: “Spero che la classe politica italiana vada sul territorio e prenda di petto la situazione e riesca a trovare una soluzione che possa ras- serenare gli animi. Sono scene che appartenevano, fino a qualche tempo fa, ad altre zone del mondo”, ha pizzicato il calciatore. A chi gli chiedeva un commento sull’atteggiamento di Marino, De Rossi ha prontamente risposto: “Me lo tengo per me, che è meglio”. E’ durato poche ore, invece, il trasferimento del gruppo di rifugiati dal centro di accoglienza di Tor Sapienza. Ieri mattina, infatti, 15 minorenni sono tornati nella struttura. Hanno anche scritto una lettera:“Abbiamo conosciuto la guerra, la prigione, il conflitto in Libia, i talebani in Afghanistan e in Pakistan. Non siamo venuti in Italia per creare problemi, né tantomeno per scontrarci con gli italiani. A questi ultimi siamo veramente grati”. Oggi, invece, i comitati di quartiere sfileranno in un corteo, che partirà dall’Esquilino e arriverà a piazza Venezia, per rivendicare l’orgoglio di essere Capitale d’Italia. Lo slogan è chiaro: “Ora basta”. Giuseppe Sarra DAL CAMPIDOGLIO Pd, è guerra tra compagni egna il caos nel Partito democratico capitolino. Dopo il sondaggio anti-Marino, su iniziativa dell’ex capogruppo Francesco D’Ausilio, che nei giorni successivi ha rassegnato le dimissioni, la guida del gruppo consiliare è stata affidata alla giovanissima Giulia Tempesta. Ieri, però, è arrivata l’ennesima sfiducia: “Nel rispetto di quanto già assunto nelle precedenti riunioni - si legge in una nota diffusa dai dem capitolini - il gruppo del Pd prende atto della conclusione del mandato di capogruppo temporaneamente affidato a Giulio Tempesta”. Quest’ultima, R però, non l’ha presa bene, tanto che sul suo profilo Twitter ha lanciato l’hashtag #andiamoavanti. E così il Pd, lacerato dalle correnti interne, dimostra ancora una volta la sua fragilità. Giovedì in Consiglio comunale è circolata l’ipotesi di una possibile sfiducia nei confronti del coordinatore di maggioranza Fabrizio Panecaldo, che aveva chiesto al sindaco Marino di riferire in aula il caso multe-gate. La tensione è alta, non solo per il malessere diffuso in città come testimoniato nel sondaggio di Swg. E’ stato lo stesso Panecaldo a lanciare un sasso nello stagno: “Non abbiamo bisogno di assessori che stanno a fare lo stage in giunta”, ha lamentato. Il vicesegretario del Pd Lionello Cosentino, intervenendo alla direzione del partito romano, non ha usato mezzi termini: “Personalmente se fossi stato nel gruppo io avrei respinto le dimissioni di D’Ausilio”. Dopo di lui, l’ex capogruppo ha detto: "La guida della città si dimostra troppo fragile. È un problema politico, serve un forte elettroshock. Marino è in piena confusione". Il consigliere Michela Di Biase, invece, non ha dubbi: “Meglio il voto che piegarsi a Marino”. In molti si chiedono: quando finirà il fuoco amico all’interno del Pd romano? Chissà. Roma ha comunque G.S bisogno di essere governata. E bene. FRANCESCO STORACE RICHIAMA NUOVAMENTE IL PRESIDENTE DELLA REGIONE LAZIO VILLA LAZZARONI “Zingaretti chiarisca anomalie Raid al centro anziani, 23 furti in un anno sugli immobili di via del Serafico” Il capogruppo de La Destra ha presentato un’altra interrogazione sul caso Di Stefano o scandalo della megatangente imputata al deputato Pd Di Stefano è sempre più intricato ed emergono nuovi ed inquietanti dettagli sulle operazioni condotte. Per questo motivo il vicepresidente del Consiglio regionale e capogruppo de La Destra, Francesco Storace, ha presentato una interrogazione al presidente della Giunta, Nicola Zingaretti, per sapere se ha verificato le incredibili anomalie contrattuali relative a entrambi gli immobili di via del Serafico - il primo acquistato successivamente all’aggiudicazione dell’offerta, il secondo acquistato appena una settimana dopo aver “saputo” che serviva a Lazio Service - e che non sia evidente la necessità di re- L scindere i contratti di affitto con immediatezza, interrompendo il pagamento degli ingenti canone di locazione, individuando con rapidità e trasparenza soluzioni logistiche alternative e comunque senza creare nocumento ai lavoratori. Nell’interrogazione, inoltre, viene chiesto al presidente Zingaretti se ha intenzione di risolvere il rapporto di lavoro con quanti hanno danneggiato l’immagine e le finanze della società regionale. “Considerato poi – conclude Storace nell’interrogazione – che circa un anno dopo la stipula del primo contratto di affitto a via del Serafico, esattamente il 9 dicembre 2009, si riunì il cda di Lazio Service, presieduto dall’avv. Scicchitano, nell’ambito del quale si esaminò una lettera a firma di Claudia Ariano direttore alla logistica tesa ad individuare un secondo immobile per destinarvi altri dipendenti e sei giorni dopo Coedimo srl, altra società riconducibile ai Pulcini, acquista l’immobile, che sarà pagato da Lazio Service con l’affitto, si chiede di conoscere la data di convocazione del consiglio di amministrazione della società Lazio Service spa svolto il 9 dicembre 2009 e copia della lettera inviata il 7 dicembre dello stesso anno dalla dirigente Claudia Ariano al presidente Scicchitano sulle necessità immobiliari della società. Entrambi gli atti con relativi numeri di protocollo”. o presentato varie denunce alle forze dell’ordine, ma è stato inutile: i furti continuano senza sosta”. E’ questo lo sfogo della responsabile del centro anziani di Villa Lazzaroni Marisa Graziani al Messaggero, che lamenta i ben 23 furti in poco più di un anno. Il centro, fondato nel 1985, ospita più di 1.100 anziani. L’attività è fortemente compromessa dai tantissimi furti notturni che ormai avvengono con regolare frequenza. “E’ chiaro che la colpa non è di polizia e carabinieri, che ogni volta intervengono e hanno anche sventato qualche tentativo di saccheggio, ma comunque io qui non so più cosa devo fare”, ha aggiunto. La responsabile si è rivolta anche alle istituzioni: “Ho inviato una email alla settima circoscrizione per “H chiedere aiuto”. La Graziani conta i danni: “Le porte ormai sono state divelte, così come le grate. Tra l’altro - denuncia ancora - non riusciamo neanche a portare via le porte rotte e le altre suppellettili danneggiate, come ad esempio una vecchia cassaforte, perché sono troppo pesanti”. 8 Sabato 15 novembre 2014 Dall’Italia DALLE INDAGINI EMERGE UNA FITTA RETE DI AMICIZIE MASCHILI CHE LA VITTIMA AVREBBE COLTIVATO NEGLI ULTIMI DUE ANNI DI VITA Omicidio Elena Ceste: qualcuno aveva violato il suo profilo Facebook L’unico indagato per ora rimane il marito, Michele Buoninconti, ma si seguono piste su altri sei uomini di Chantal Capasso opo il ritrovamento del corpo senza vita di Elena Ceste, ed aver iscritto nel fascicolo degli indagati, il marito Michele Buoninconti, gli inquirenti non si fermano ed inseguono diverse piste, tutte utili per svelare il nome del responsabile di quella misteriosa morte. Nel dettaglio delle attività investigative, si è proceduto all'esame dei tabulati telefonici per risalire alle “amicizie maschili” che la donna avrebbe coltivato negli ultimi due anni. La procura di Asti ha accertato la presenza di sei uomini che sono entrati in contatto con la povera donna. In particolar modo due nuovi personaggi sono emersi nelle ultime ventiquattr'ore: si tratta di un amico del padre, un uomo ultra sessantenne e di un torinese, di 44 anni. Chi sono dunque questi sei uomini sui quali sta indagando la Procura di Asti. Si tratta di Paolo L., compagno di infanzia di Elena Ceste, con la quale aveva riallacciato da D poco i rapporti su Facebook; di Gian Domenico, anch'egli amico di infanzia e compagno di scuola della donna, «Solo un’amicizia ha detto Lanzilli - dai contorni ben definiti»; c'è poi un altro uomo, un probabile collega di Michele, con il quale Elena Ceste sembra avesse instaurato rapporto molto stretto fatto da numerose telefonate, al punto di aver attivato sulla propria scheda del cellulare il piano tariffario 'Youandme'. Il quarto uomo è Antonio, il quarantreenne artigiano di Settimo Torinese con il quale sembra esserci stata una breve relazione l'anno scorso; il quinto uomo è, come anticipato, un ultra sessantenne, amico di famiglia. Per finire c'è Damiano, genitore di un compagno di scuola del figlio di Elena Ceste: anche con quest'ultimo, la donna avrebbe scambiato diverse telefonate proprio poco prima della tragica fine della sua vita. Inoltre le ultime notizie sull'omicidio di Elena Ceste hanno rivelato che Damiano S. dovrebbe aver lasciato il paese di Costigliole, dopo i pettegolezzi in merito ad una presunta crisi matrimoniale. Nel corso delle indagini sferragliate degli inquirenti, sarebbe emerso un altro particolare che potrebbe rivelarsi molto importante nel dare un nome all'assassino di Elena Ceste. Sembra infatti che qualcuno si fosse impadronito della password del suo profilo Facebook e che la donna se ne fosse accorta dal fatto che qualcuno si era permesso di scrivere al suo posto delle risposte sul social network fra le quali anche degli auguri di compleanno. BLITZ DELLA GDF: BLOCCATI TRAFFICI DELLE BIONDE PROVENIENTI DALL’ESTERO RINVIATO TUTTO ALLA PROSSIMA SETTIMANA Sigarette di contrabbando, sequestri a Napoli e Genova Tk-Ast: l’accordo al Mise non c’è Continua il confronto tra le parti Le merci illecite, provenienti dalla Polonia e dalla Francia, entravano in Italia a bordo di autoarticolati equestri al nord e al sud delle Fiamme Gialle impegnate a bloccare il contrabbando delle sigarette. A Pozzuoli (Napoli) ne hanno sequestrato più di 3,3 tonnellate di bionde provenienti dall’estero, precisamente, secondo i controlli eseguiti, provenivano dalla Polonia e in parte erano già state stoccate in un deposito abbandonato nella zona industriale di Pozzuoli. Mentre altri 800 chili circa di sigarette erano su un autoarticolato fermato dai finanzieri davanti al deposito, le altre 2,5 tonnellate erano nel magazzino. Oltre al sequestro di sigarette, la guardia di finanza ha arrestato quattro persone, due di nazionalità italiana e due di nazionalità polacca, questi ultimi, gli autisti del mezzo pesante. Tutti pregiudicati per reati specifici gli arrestati si trovano adesso S nel carcere di Poggioreale (NA) a disposizione dell'autorità giudiziaria. Ad eseguire l'operazione, i finanzieri del Gruppo di Aversa (CE) che ritengono così di aver smantellato un importante canale di approvvigionamento di sigarette di contrabbando che riforniva le province della Campania. Il tir utilizzato per il trasporto illecito percorreva tratti stradali fuori mano per arrivare al deposito commerciale abbandonato, da qui i sospetti dei baschi verdi. Secondo quanto dedotto dagli investigatori i proventi illeciti derivanti dalla vendita delle sigarette sarebbero stati più di mezzo milione di euro. A Genova, un’altra operazione della Guardia di Finanza in collaborazione con l’Agenzia delle Dogane, ha controllato un’auto in arrivo in porto con una nave passeggeri proveniente da Tunisi, scoprendo più di 100 chilogrammi di sigarette, anche queste, straniere di contrabbando e 10.000 euro in contanti. Agli arresti il conducente, un uomo residente in Francia, è stato arrestato. Nel porto di Genova, la Guardia di Finanza, in collaborazione con i funzionari delle Dogane, ha sequestrato complessivamente nell’anno 2014, oltre 1,6 tonnellate di sigarette di contrabbando, ha arrestato cinque persone e denunciate 95. In tutto per un’evasione tributaria superiore a 216.000 euro. Chantal Capasso ualcosa si muove sul fronte delle trattative che riguardano l’azienda Ast: un buco nell’acqua l’incontro di ieri al Mise, tutto rinviato alla prossima settimana. Secondo il governo il meeting si è chiuso “con il consenso a proseguire il confronto nella prossima riunione convocata per martedì. Sulla base del confronto odierno e dei colloqui che proseguiranno nelle prossime ore il governo auspica che il tavolo di martedì possa rappresentare un significativo passo in avanti per il futuro industriale dell’impianto”. Il ministro Federica Guidi avrebbe confidato che secondo lei Ast non avrebbe intenzione di rinnovare gli appalti. Per la presidente della Regione, Catiuscia Marini e il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, è “importante che il governo abbia assunto la questione centrale posta dalle organizzazioni sindacali, e condivisa dalle istituzioni locali, del mantenimento in attività dei due forni, dei relativi volumi produttivi mantenendone la loro continuità per tutti e quattro gli anni di durata del piano industriale ed integrità del sito”. “Riavviato il negoziato” Per Marini e Di Girolamo “altret- Q tanto importante è il fatto che si sia riavviato il negoziato tra le parti, entrando nel merito dei contenuti del piano illustrato lo scorso martedì dall’azienda. Per le istituzioni locali è fondamentale raccogliere la sfida di mantenere in attività i due forni e quindi di favorire la relativa organizzazione e del lavoro volta ad assicurare almeno un milione di tonnellate fuso all’anno”. L’incontro, dicono i sindacati, “ha affrontato i nodi sulla parte industriale del piano ed ha prodotto chiarimenti su alcuni punti che dovranno essere ulteriormente approfonditi e confermati martedì 18 novembre. Dal confronto è emersa una posizione convergente del governo e delle organizzazioni sindacali sul manteni- mento dell’attuale assetto produttivo dei due forni. Per questa ragione il governo ha chiesto all’Ast di togliere la pregiudiziale dei 24 mesi. Per Confindustria l’aria è cambiata: per la prima volta l’associazione datoriale ha parlato di “danni incalcolabili non solo per l’acciaieria, ma per tutto l’indotto e per la città; delle gravissime conseguenze che il protrarsi di posizioni radicali stanno per comportare; di ditte che potrebbero non pagare gli stipendi; di automezzi e attrezzature ‘sequestrati’ all’interno dell’acciaieria con l’impossibilità di essere utilizzati altrove; di passi in avanti positivi da parte dell’Ast; di atteggiamento di non dialogo nelle relazioni industriali”. 9 Sabato 15 novembre 2014 Dall’Italia MAXI-OPERAZIONE DELLA POLIZIA A PALERMO Mafia: erano i nuovi boss, arrestati in 18 "Zefiro" è stata condotta con gli agenti di Milano, Napoli e Trapani l mandamento di Brancaccio è stato colpito al cuore. Arrestati diciotto boss che gestivano la zona nell’ambito di una maxi operazione della Polizia di Stato. Si tratta degli eredi dei fratelli Graviano, i capimafia delle stragi del 1992-1993, che ordinarono l'assassinio di don Pino Puglisi. Un’indagine durata diversi mesi, durante i quali la squadra mobile li ha intercettati mentre imponevano il pizzo e trafficavano in droga, mantenendo un vasto giro di spaccio che si estendeva da Napoli a Milano. I soggetti raggiunti dall'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Lorenzo Matassa: Cristian Balistreri, Giuseppe e Natale Bruno, Patrizio Catanzaro, Maurizio Costa, Santo Cozzuto, Claudio Crocillà, Giuseppe Cusimano, Vincenzo Di Piazza, Giuseppe Furitano, Mario Iannitello, Pietro La Vardera, Vincenzo Montescuro, Filiberto Palermo, Francesco Paolo Valdese, Massimiliano Voi, Antonio ed Egidio Zucchini. Se si pensava che a Palermo l’usura non esistesse più si sbagliava di gros- I so: al contrario, il sistema è così ben consolidato nel territorio che non c’è più bisogno nemmeno di intermediari, almeno secondo le parole riprese in un’intercettazione dagli agen- ti: “Al tuo buon cuore, attenzione. Non stiamo chiedendo niente.... A Pasqua e Natale, quello che volete fare". E il commerciante paga. Il nuovo capomafia di Palermo si chiama Natale Bruno: c’è anche lui tra gli arrestati di ieri mattina all'alba assieme ad altri 17 fra boss e gregari. Si vantava di essere stato "allevato alla scuola di Michele Graviano, il papà di Giuseppe e Filippo". Natale Bruno è un loro fedelissimo: pretendeva il pagamento del pizzo anche dalle piccole botteghe del quartiere, e gestiva un consistente traffico di droga. Questo hanno svelato le indagini della sezione Criminalità organizzata della squadra mobile di Palermo, coordinate dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi e dai sostituti Francesca Mazzocco, Caterina Malagoli ed Ennio Petrigni. "Io vengo da una scuola troppo vecchia", ribadiva il capomafia di Brancaccio. Oggi, il nuovo boss della zona orientale della città aveva fissato il suo ufficio in un magazzino del quartiere, in via Gaetano Di Pasquale 8: è lì che riceveva i suoi “clienti”, assolutamente non sospettando che in realtà quel covo fosse intriso di telecamere e microspie dappertutto. Natale Bruno gestiva il suo traffico da vero manager: per lui una grande opera di pubbliche relazioni in quanto cercava di intrattenere quanti più accordi con i trafficanti di droga sparsi per l'Italia, da Trapani a Napoli, a Milano. IMPONENTE TRUFFA AI DANNI DELL’INPS Crotone: scoperti falsi braccianti agricoli Un vuoto nelle casse dello Stato per 620 mila euro olo la punta dell’iceberg quella scoperta a Crotone: l’operazione portata a termine dalle forze dell’ordine riguardava una impresa agricola della zona ed una società che avrebbe incassato 201 mila euro di aiuti all’agricoltura, ovviamente non dovuti. Questo quanto scoperto con gli accertamenti e i dovuti controlli da parte dei funzionari dell’INPS di Crotone, parallelamente a loro colleghi di Cosenza dove la stessa impresa aveva indicato, nelle denunce aziendali, la disponibilità di terreni. Le Fiamme Gialle pitagoriche hanno dunque focalizzato S la propria attenzione inizialmente proprio sull’esame dei contratti di fitto dei fondi che, grazie agli elementi acquisiti dalle dichiarazioni dei proprietari, sarebbero risultati per la maggior parte falsi. Nello specifico, molti proprietari hanno disconosciuto le firme apposte sui documenti, dichiarando peraltro di condurre in proprio i terreni. Il risultato delle indagini ha portato al disconoscimento di rapporti di lavoro relativi ai terreni ricadenti nella provincia di Crotone, per un totale di circa 12 mila giornate lavorative nel periodo dal 2006 al 2011 mentre, per i fondi ubicati in provincia di Cosenza, il fabbi- sogno di manodopera da impiegare nelle coltivazioni è stato rideterminato da 7 mila a 350 giornate. Complessivamente, i 100 lavoratori avrebbero beneficiato indebitamente, pertanto, di prestazioni previdenziali (indennità di malattia, maternità e disoccupazione) per oltre 620 mila euro. Il giro non si esauriva tra Crotone e Cosenza: falsi contratti d’affitto di terreni allocati riguardavano anche il reggino e le province di Brindisi e Lecce. I falsi braccianti, insieme al titolare della impresa, sono stati denunciati, in concorso, per i reati di falso ideologico e truffa aggravata. L’imprenditore è stato anche deferito all’Autorità Giudiziaria per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e verrà segnalato anche alla Procura Regionale della Corte dei Conti F.Ce. per danno erariale. BLITZ DELLA GUARDIA DI FINANZA Biella: cieca da 17 anni, non per l’aperitivo La donna di 55 anni è stata colta in flagranza di reato ome se nulla fosse: andava tranquillamente a passeggio per la città, a prendere l’aperitivo con le amiche e a fare la spesa al supermercato. Non ci sarebbe nulla di strano se non si trattasse di una donne che dichiarava da 17 anni cecità completa riscuotendo una cospicua indennità di accompagnamento. E’ però stata smascherata dai militari del Nucleo Mobile della Compagnia di Biella, che hanno documentato, con riprese video, scene di vita quotidiana della 55enne che ha tolto ogni dubbio: L.T.S, queste le iniziali della falsa invalida residente nel materano, ma da molti anni domiciliata nel capo- C luogo laniero, ci vede. Il lavoro svolto dai militari è stato accurato con la raccolta, giorno dopo giorno, di prove inequivocabili nei confronti della donna. La 55enne, stando a quanto accertato dagli uomini della Guardia di Finanza, pur non assistita da nessuno e priva dell’ausilio di occhiali da vista o di attrezzi idonei per non vedenti, è stata osservata e filmata mentre si recava in esercizi commerciali, a fare varie passeggiate e altre commissioni. La donna riusciva ad attraversare tranquillamente la strada da sola, evitando persone, scalini ed ogni sorta di barriera in modo assolutamente disinvolto. “Al Finanziere che la stava pedinando - spiegano dalla caserma di via Addis Abeba - ha addirittura fatto osservare sul display di una ricevitoria cittadina i numeri estratti della lotteria “10eLotto” per controllare se la schedina appena giocata avesse avuto un esito vincente”. Al momento della convocazione in caserma ecco che magicamente la disabilità si manifesta nuovamente: si è presentata “sotto braccio” ad un congiunto, con passo incerto e manifestando incapacità nello svolgere le azioni più elementari. Il bluff è stato presto smascherato. Nelle fasi preliminari è stata inoltrata comunicazione di notizia di reato alla Procura della Repubblica di Biella che, per competenza, ha provveduto a trasmettere il fascicolo delle indagini alla Procura della Repubblica di Matera, la quale ha rinviato a giudizio la finta cieca. La 55enne dovrà, infatti, rispondere del reato di truffa aggravata ai danni dell’INPS per aver percepito indebitamente, dal 1997 ad oggi, l’esorbitante cifra di circa 150.000 euro. 10 Sabato 15 novembre 2014 Dall’Italia LA CORTE D’ASSISE APRE LE PORTE AL DELITTO DELLA TREDICENNE DI AVETRANA, IN ATTESA DI CONFERMA O RIBALTAMENTO DEL GIUDIZIO Omicidio di Sarah Scazzi, via al processo d’Appello Alla sbarra famiglia Misseri, Sabrina e Cosima condannate al carcere a vita in primo grado ffollato il banco degli imputati, in tutto otto, dinanzi alla Corte di assise di appello di Taranto, presieduta dal giudice Rosa Patrizia Sinisi. È iniziato il processo di secondo grado per l'omicidio di Sarah Scazzi, la 15enne di Avetrana (Taranto) strangolata e gettata in un pozzo il 26 agosto 2010. In aula sono presenti gli imputati: Sabrina, Cosima e Michele Misseri, nonché Concetta Serrano, madre di Sarah e sorella di Cosima. La Corte di assise di Taranto il 20 aprile 2013, ha condannava in primo grado: all'ergastolo per omicidio volontario, sequestro di persona e concorso in soppressione di cadavere Sabrina Misseri e la madre Cosima Serrano, cugina e zia di Sarah; per soppressione di cadavere ad otto anni Michele Misseri, padre di Sabrina e marito di Cosima, e a sei anni Carmine Misseri e Cosimo Cosma, fratello e nipote di Michele (Cosma che nel frattempo è morto il 7 aprile scorso); a due anni di reclusione Vito Russo jr, ex legale di Sabrina; infine a pene comprese tra un anno e quattro mesi e un anno di reclusione tre favoreggiatori, Giuseppe Nigro, Antonio Colazzo e Cosima Prudenzano. Secondo l’accusa, corroborata dalla sentenza della corte d’Assise, la colpa di Sarah era quella di attirare, suo malgrado, le attenzioni di Ivano Russo, il ragazzo del quale la cugina era innamorata. Ma, ciò che maggiormente avrebbe fatto scatenare l’ira della cugina, è stato l’aver fatto circolare nella cerchia degli amici, la notizia dell’umiliante rifiuto con il quale il giovane aveva respinto Sabrina. Quel dissidio sarebbe esploso il 26 agosto di quattro anni fa. Sarah, raggiungeva la villetta degli zii per andare poi al mare con la cugina Sabrina, ma venne qui venne aggredita e tentò, senza riuscirci, di fuggire. Mamma e A figlia, infatti, la raggiunsero in strada e la riportarono nella villetta di famiglia, in via Deledda. Dove la vittima venne strangolata. Poi mamma e figlia avrebbero affidato a Michele Misseri, l'uomo di casa il compito di far sparire il cadavere. Lui eseguì l'ordine, e gettò il corpo della nipote in un pozzo di campagna. Tale complicità che è costata la condanna a otto anni di carcere, per soppressione di cadavere. Questo quanto emrge dalla ricostruzione nel primo grado di giudizio. Alla quale si contrappone, la versione definitiva della tragedia dello stesso Michele Misseri. Dopo aver accusato la figlia, l’ uomo racconterà per mesi di essere lui il responsabile unico della morte di Sarah. E le sue donne, dal carcere, insistono a proclamarsi innocenti. Una verità in netta antitesi a quella processuale, che ora la difesa di Sabrina e Cosima punta a dimostrare in Corte di Assise d'Appello. Sulla base della sentenza di primo grado sono stati aperti, inoltre dalla Procura di Taranto, procedimenti per falsa testimonianza nei confronti di Ivano Russo, il giovane del FALSO ALLARME A FIRENZE quale si sarebbe invaghita Sarah scatenando, secondo l'accusa, la gelosia di Sabrina, e ancora Alessio Pisello, Anna Scredo, Giuseppe Olivieri, Anna Lucia Pichierri e Giuseppe Serrano. E' aperto un altro procedimento nei confronti di Michele Misseri per il reato di autocalunnia, mentre è indagato per false informazioni al pm il fioraio Giovanni Buccolieri, che riferì di aver visto Sabrina e Cosima sequestrare in strada Sarah ma poi ritrattò adducendo che si trattava di un sogno. Chantal Capasso SENTENZA DEFINITIVA A MILANO Ebola, il test è negativo per l’antropologo senese Vallanzasca, dieci mesi per due paia di mutande also allarme quello di ieri mattina a Firenze. E' negativo il test per l'Ebola sull'antropologo senese, impegnato nella ong “Medici senza frontiere” ricoverato in isolamento all'ospedale di Careggi. Una mattinata di forte ansia e poi un sospiro di sollievo verso le 14 dal laboratorio dell'ospedale Spallanzani di Roma: tutto negativo. L'uomo era stato ricoverato giovedi sera con febbre e altri sintomi influenzali dopo essere rientrato da Monrovia in To- L'episodio risale al giugno scorso dopo il furto in un supermercato F scana, passando da Bruxelles, il 9 novembre. Una volta accusati i primi sintomi il medico ha fatto scattare la procedura di emergenza, facendosi portare nel reparto di malattie infettive del policlinico fiorentino. Subito per lui l’isolamento e i dovuti prelievi del sangue. Le condizioni dell’uomo non hanno mai destato grande preoccupazione nel personale medico poichè Ebola all'inizio può dare solo sintomi influenzali. Inoltre l'antropologo è S rientrato da un periodo di tempo inferiore a quello di incubazione, 21 giorni, e in casi come il suo le procedure prevedono il ricovero e gli esami. Rispetto al caso di ieri sono state adottate tutte le misure di emer- genza richieste dal caso: la Asl ha subito iniziato a ricostruire gli ultimi contatti del medico, nel caso in cui fosse stato necessario prendere misure di isolamento per le persone a rischio. PESCARA Ingerisce droga: grave un bimbo di due anni È in gravi condizioni un bambino di un anno e otto mesi ricoverato nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Pescara dopo aver ingerito della droga, presumibilmente cocaina e cannabis. Il piccolo, figlio di due tossicodipendenti, è stato accompagnato in ospedale solo dalla madre, dato che il padre si trova in carcere. La vicenda è accaduta nel quartiere Rancitelli. i torna a parlare di nuovo di lui: Renato Vallanzasca, ex esponente della malavita milanese, è stato condannato a dieci mesi dal tribunale con l'accusa di tentata rapina impropria per aver rubato due paia di mutande e altri oggetti di scarso valore in un supermercato lo scorso giugno. Questa nuova condanna pesa come un macigno sui benefici di cui potrebbe godere durante l’ergastolo che sta scontando: l'accusa aveva chiesto per lui otto mesi e 600 euro di multa. All’inizio fu indicato come furto aggravato dal danneggiamento della merce, costato al 64enne la revoca della semilibertà. Vallanzasca era stato sorpreso in flagranza di reato da un vigilante, proprio mentre infilava dei boxer in uno zainetto. Giunto alla cassa, l'addetto alla sicurezza gli avevano fatto notare il fatto sentendosi rispondere "E allora?". E’ servito l’arrivo dei carabinieri , chiamati dal personale del negozio, per far sì che Vallanzasca mostrasse la refurtiva che oltre alle mutande, consisteva anche In base a quanto riferito dalla donna, che si era recata in carcere per visitare il marito, un rom di 22 anni, sembra che il bimbo abbia raccolto le sostanze stupefacenti per strada per poi ingerirle. Gli uomini della squadra Mobile della Questura, diretti da Pierfrancesco Muriana, stanno effettuando accertamenti e perquisizioni. Il pm che coordina le indagini è Barbara Del Bono. Nella mattinata di giovedì, mamma e figlio - lei di 20 anni - erano stati in carcere, a Pescara, per una visita al marito, un ragazzo rom di 22 anni. Secondo quanto raccontato dalla giovane agli investigatori, con il figlio avrebbe raggiunto il quartiere pescarese di Rancitelli, per incontrare alcuni conoscenti e proprio in strada, il bimbo avrebbe trovato a terra un involucro e ne avrebbe ingerito il contenuto. Sarebbe stata la donna ad accorgersi di quanto accaduto e ad accompagnare il piccolo in ospedale. Gli accertamenti della polizia mirano ad accertare, tra l’altro, se la droga sia stata realmente trovata in strada. Ch.C. in cesoie e concime. Il fatto è poi stato riqualificato come rapina impropria per il rifiuto di mostrare al vigilante il contenuto dello zaino, prima dell'arrivo dei militari. Durante le deposizioni in aula Vallanzasca aveva più volte dimostrato segni di nervosismo per la testimonianza resa dal direttore del supermercato. Una volta interrogato aveva dichiarato di indossare "solo mutande Versace e non roba da 3 euro". E ha poi aggiunto: "Io non sono uno che crede ai complotti, ma certo quello che mi è accaduto è strano". Secondo l’ergastolano infatti tutta la faccenda sarebbe stata macchinata ad hoc per poterlo incastrarla: diretto per lui il riferimento alle rivelazioni fatte rispetto alla morte di Marco Pantani. 11 Sabato 15 novembre 2014 Cultura MOLTI APPASSIONATI E CURIOSI IN QUESTI GIORNI HANNO POPOLATO LE COSTE DEL GARDA PER VEDERE IL REPERTO SUL FONDALE “Il Duce degli Abissi”, 45 metri sotto il mare Imbullonato sulla roccia, il volto di Benito Mussolini attrae i sub, tra storia e ideologia di Emma Moriconi lì da tanto tempo, sul fondale del lungolago a nord della chiesa di Torri del Benaco. E come a Predappio, dove il Duce è nato e dove riposa, anche lì, sotto le acque del Lago di Garda, c'è un pellegrinaggio subacqueo: molti scelgono di immergersi per visitare infatti il busto di Benito Mussolini, quarantacinque metri sotto il pelo dell'acqua. Lì vicino c'è un presepe subacqueo, con statuette che vengono ripulite con periodicità costante. E l'istruttore di sub Michele Fedrigoli, della scuola Techdiver Verona di Sant'Ambrogio, ha raccontato a larena.it che ormai da giorni si reca sul posto "in spedizione", su richiesta. "Da quando c'è la stele di Mussolini - ha detto infatti al sito veronese - "i cronisti mi chiedono sempre più spesso di essere accompagnati in escursione. Abbiamo allievi che provengono da tutto il Nord Italia. Saputo del busto, ora i sub vogliono continuamente andare laggiù. In fondo è una nuova attrazione sommersa per gli sportivi". Insomma quando si parla di Mussolini l'attenzione diventa, ancora oggi, altissima. Un uomo che ancora appassiona e che ancora divide. Dopo settant'anni dalla sua morte. Perché, a quanto pare, non si riesce a collocare nulla sul piano storico ma, ancora, si resta sul piano ideologico. Quasi un secolo dopo. E dunque se c'è chi va in pellegrinaggio a salutare il Duce degli Abissi, c'è anche chi non gradisce la collocazione in quel luogo del busto. Praticamente, secondo qualcuno, Mussolini "dà fastidio" anche sott'acqua. "Indipendentemente dalla questione politica ha detto l'istruttore Fedrigoli a L'Arena vanno apprezzati lo spirito goliardico e il la- È voro fatto: posizionare un oggetto di quelle dimensioni a 45 metri di profondità ha richiesto uno sforzo e perizia subacquea notevoli". E sempre il sito riferisce di un'allieva di Fedrigoli che dice di avere ora "un motivo in più per imparare a usare la muta stagna" perché "a quella profondità non ci si può andare senza, e io il Duce subacqueo non me lo voglio perdere di certo". E così i tratti del volto di Benito, resi blu dall'habitat lacustre, tornano in scena e il web si popola di foto. "Insomma: il 'Benito subacqueo' tira. Eccome. - chiosa Gerardo Musuraca sul sito - Il difficile è ora fare pagare il biglietto ai sub". La storia del busto del Duce degli Abissi è, neanche a dirlo, un po' complicata: qualche mese fa infatti qualcuno aveva pensato bene di coprirlo ed incatenarlo. Idea malsana, visto che subito dopo qualcun altro scese giù a liberarlo e diede notizia dell'azione con un comunicato stampa di questo tenore: "Un reparto di arditi subacquei della X Mas, grazie all'impareggiabile perizia nell'utilizzo di strumenti dell'italico ingegno, ha liberato il Duce dalle catene. Seppur ferito al volto da mano vigliacca, una volta liberato dai ferrei vincoli, il Duce ha rifiutato di essere portato in superficie. Egli incurante di futuri pericoli e dei rischi incombenti ha voluto rimanere al proprio posto a testimonianza TOSCANA di quella che è stata e sarà la più audace, la più originale e la più mediterranea delle idee". Qualche tempo fa, nelle stesse acque, venne rinvenuta la statua di un balilla: anche per questo reperto le vicende furono varie. Sistemato sul fondale, venne poi sottratto più volte e più volte ripristinato, fino alla sua distruzione e sostituzione con un "Nanilla", cioè un balilla nano, forse per fare compagnia ai nani di Biancaneve, anch'essi ospiti dell'affollato fondale. Ma i danneggiamenti su quel fondale, a quanto pare, non riguardano solo i reperti di mussoliniana memoria: anche la Fiamma dei Carabinieri e il Presepe sono stati "sinistrati" nel corso del tempo. Il pellegrinaggio di Torri del Benaco, insomma, dimostra ancora una volta - come se già non bastasse quello imponente che si svolge a Predappio dove ogni anno approdano migliaia di persone - che in Italia Benito Mussolini attrae e non poco. Per quanto possa ancora - ed è davvero un fenomeno unico - dividere profondamente gli italiani, una grande parte di essi è profondamente legata a questo personaggio che ha fatto la storia del Novecento. Tutto ciò che ruota intorno a lui produce interesse e suscita attenzione. E così da quando venne posizionato sul fondale del Lago, ancorato alla roccia con dei bulloni, quel busto raffigurante il volto di Benito Mussolini continua ad attrarre e a garantire un turismo lacustre a Torri del Benaco non indifferente. Armati di telecamere e macchinette fotografiche subacquee, gli appassionati e i curiosi vogliono vederlo dal vero, fotografarlo, immortalarlo. E così il Garda torna protagonista di un'epoca: dalla parte opposta del Lago, infatti, settant'anni fa si era insediata la Repubblica di Salò. NAPOLI A Montevarchi torna Frangi, gioco di sguardi, il Museo Paleontologico come in una lotteria Sono oltre duemila i reperti, tra fossili vegetali e animali, raccolti nella struttura trecentesca iapre il prossimo 6 dicembre, dopo oltre sei mesi di chiusura, il Museo Paleontologico di Montevarchi : il lungo periodo di stasi, causato dalla necessità di dotare la struttura di un allestimento moderno e maggiormente fruibile, ha consentito un bel restauro, voluto fortemente dalla Regione Toscana e dal Comune di Montevarchi, proprietario di gran parte della struttura trecentesca dell'ex convento di San Lodovico. Il Museo raccoglie fossili estratti dal territorio del Valdarno dove, tra il Pliocene superiore e il Pleistocene inferiore, quindi tra 5,332 e 2,588 milioni di anni fa, la giungla equatoriale si trasformò gradualmente in una tundra sotto la quale i resti degli animali si fossilizzarono in maniera perfetta. Uno spettacolo unico per gli appassionati in un sito le cui scoperte datano già in epoca medicea ma che ancora forniscono ma- L’esposizione dell’artista al Museo Archeologico Nazionale R teriale di studio. Il Museo Paleontologico appartiene all'Accademia Valdarnese del Poggio e nasce intorno al 1809 con una raccolta donata dal Monaco di Vallombrosa Luigi Molinari. I reperti, all'epoca conservati nel convento dei Minori Francescani di Figline Valdarno, vennero poi studiati da Georges Cuvier, fondatore della paleontologia moderna. Nel 1818 la raccolta fu trasferita nella location odierna insieme alla sede dell'Accademia e al fondo librario nel frattempo costituitosi. Oggi il museo raccoglie circa 2600 reperti tra cui fossili vegetali come le noci di Juglans tephrodes e le foglie di Platanus aceroides, fossili animali come un gigantesco scheletro di elefante quasi completo con difese lunghe bel 320 cm: si tratta di un esemplare di Mammuthus meridionalis, noto come "Gastone l'elefantone". E poi il cranio della "Tigre dai denti a sciabola, i crani di Hystrix etrusca, il cranio del Canis etruscu e tantissimi altri interessantissimi reperti, ricostruzioni paleo ambientali, video, ricostruzioni. Infine, il laboratorio di restauro interno consente attività didattiche per bambini e corsi di em formazione per adulti. stata inaugurata ieri la nuova mostra di Giovanni Frangi presso la Sala della Meridiana, al primo piano del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che nel passato ha ospitato il famoso ciclo degli arazzi D'Avalos, realizzati probabilmente tra il 1528 e il 1531 da Bernard Van Orley e donati nel 1862 allo Stato italiano da Alfonso d'Avalos, ora esposti al Museo di Capodimonte. Si chiama "Lotteria Farnese", questa fatica artistica di Frangi, e anche la sua produzione ricorda molto appunto gli arazzi. Venti grandi teleri di diversi È colori, tre metri per sei, disegnati su stoffa e appesi a strutture di ferro autoportanti, esposti in maniera disarticolata in modo da non privilegiare alcun punto di osservazione rispetto agli altri, in un gioco di immagini e di sguardi con moltissime possibili inquadrature: come in una lotteria, appunto. Un lavoro già esposto in via sperimentale al Maxxi di Roma in occasione della mostra personale "Mollate le vele" del maggio scorso. In quell'occasione Massimo Recalcati aveva scritto: "La natura fatta a pezzi, sdoppiata, sbriciolata come piccoli scogli ca- tramosi sparsi sul pavimento? Strappata come le vele appese? Ridotta alla linea del disegno che segue i contorni del paesaggio? È quello di Frangi un gesto nichilistico? No, certamente. Non è questo che si tratta. Qui ritroviamo la linea poetica più decisiva della sua opera che è quella di un corpo a corpo con la natura e con l'infinito che in essa abita misteriosamente". L'occasione dell'esposizione fornisce anche lo spunto per la pubblicazione di un volume con le immagini dell'installazione di Michele Bonuomo e Aurelio Picca. em 12 Sabato 15 novembre 2014 Società DOPO LO SCAMBIO DI BATTUTE POCO CARINO CON AL BANO, CON CUI CONDURRÀ UN PROGRAMMA SU RAI 1 La Perego a Miami, fuga dai litigi in tv na piccola premessa è d’obbligo: Paola Perego condurrà su Raiuno “Così lontani così vicini” con Al Bano, riconfermato al timone della trasmissione dopo la prima edizione al fianco di Cristina Parodi. Un programma che la giornalista ha lasciato per “La vita in diretta”, talk show ereditato da Paola, passata al comando di “Domenica in” con Pino Insegno. Scambio di conduzione che il cantante di Cellino San Marco non ha evitato di commentare ospite a La vita in diretta proprio dalla Parodi che Carrisi ha rimproverato scherzosamente, ma con insistenza, per averlo abbandonato. Dunque un lungo sciorinare di lusinghe e complimenti per la vecchia collega che non sono state prese in modo positivo dal compagno della Perego, il super manager dei divi Lucio Presta. Ma, mentre la Perego, da gran signora, ha tenuto la bocca cucita, il marito non si è trattenuto e si è scatenato sui social in difesa della moglie: “Ci sono villani contadini che, pur avendo successo nella vita, restano villani contadini. I contadini veri non mancano mai di rispetto!”, ha scritto Presta su Twitter, senza fare il nome di Al Bano, ma riuscendo a essere ugualmente molto esplicito. Nonostante l’anonimato del messaggio la frecciatina è arrivata a destinazione, U tanto che Albano ha risposto per le rime: «Meraviglia delle meraviglie! Com’è possibile che un grande agente faccia lavorare sua moglie, nota professionista, con un contadino villano?”. Questa la situazione di forte tensione per Paola che ha deciso così di staccare la spina e andare lontano in compagnia del marito furibondo: i due si sono infatti imbarcati su un volo per Miami allontanandosi da un clima di litigi e polemiche che non accenna a rasserenarsi. “Spesso gli uomini esagerano”, commenta una dipendente Rai, che vuole mantenere l’anonimato per non essere coinvolta nei battibecchi tra Carrisi e Presta. E aggiunge: “Possibile che un manager esperto come Lucio non sia riuscito a tenere la bocca chiusa? Se non avesse caricato come un bufalo infuriato, nessuno avrebbe fatto caso alle parole di Al Bano, che erano solo semplici testimonianze dell’amicizia nata con Cristina Parodi. Invece adesso noi dobbiamo stare attenti a ogni gesto, a ogni singola frase perché l’atmosfera è carica di elettricità e basterebbe pochissimo ad accendere la miccia di una bomba”. La speranza è che la vacanza americana abbia rigenerato la coppia PeregoPresta e che i due tornino in Italia con la voglia di rassenerarsi. Nella scorsa stagione televisiva, La vita in diretta della Perego (che conduceva in tandem con Franco Di Mare) è stata regolarmente battuta da Pomeriggio cinque di Barbara d’Urso. E ora l’“incubo” d’Urso si è puntualmente ripresentato a tormentarla. La Domenica live di Canale 5, infatti, ha dati d’ascolto superiori alla sua Domenica in, che stenta a decollare. CLAMOROSO, TORNA IL TECNICO DEI RECORD Inter, via Mazzarri: ecco Mancini di Federico Colosimo lamorosa e doverosa svolta all’Inter. Fuori Mazzarri, dentro Mancini. Vince Moratti, perde il presuntuoso tecnico toscano. L’esonero lo comunica Thohir, ma prevale la linea dell’ex presidente, che detiene il 30% delle quote del club e decide giustamente di non passare sopra all’incommentabile e ingiustificabile frase di Mazzarri, che si è permesso di pugnalarlo in diretta tv. Sconfessato dai tifosi, incompreso dai giocatori intrappolati nei suoi dogmi, prigioniero di se stesso, delle sue scuse, incapace di trovare una via d’uscita, il trainer livornese viene esonerato. Meglio tardi che mai. Indifendibile, dunque, anche per il tycoon indonesiano che pure l’aveva sempre difeso a spada tratta. Ecco il cambio: con il numero 10 entra il Mancio. Il mister dei 7 trofei conquistati alla guida dei nerazzurri, l’uomo che ha spianato la strada al triplete di Mourinho. Il trainer che dopo secoli è stato capace di riportare il bel gioco a San Siro. La per- C sona giusta al momento giusto. Che ha firmato un contratto di 2 anni e mezzo ed è chiamato a salvare una squadra che, se non eccelsa, rimane comunque buona, in grado di lottare per il traguardo minimo che le compete, la qualificazione in Champions. Una scelta importante, che peserà e molto sulle casse del club. Ma sacrosanta. Toccherà all’unico tecnico nella storia dei nerazzurri ad aver vinto 3 scudetti consecutivi ribaltare la situazione. Una missione non impossibile, che comincerà già domenica prossima con il derby della Madonnina. Per un allenatore carismatico, vincente. E soprattutto, d’esperienza internazionale. OGGI A ROMA LA PRESENTAZIONE DEL NUOVO, PROVOCATORIO E IRONICO ROMANZO DI MASSIMO ROSCIA Hanno ucciso il congiuntivo, ma chi è stato non si sa (o forse sì?) V iene presentato oggi a Roma (Fandango Incontro, via dei Prefetti, ore 11) “La strage dei congiuntivi”, il nuovo libro di Massimo Roscia, edito da Exorma nella sua collana di narrativa (pp. 324, euro 15,50). Si tratta di un romanzo originalissimo, un noir rutilante e ironico, divertente e paradossale, un intreccio di livelli narrativi diversi, un testo diverte e paradossale, denso di rimandi e suggestioni di borgesiana memoria. Scritto con intento provocatorio e volutamente irritante, con grande gusto per l’iperbole, il romanzo di Massimo Roscia è il pretesto per una riflessione arguta sullo stato di salute della lingua e della cultura in Italia. Le vittime della “strage dei congiuntivi”, infatti, sono emblemi di un diffuso e pericoloso decadimento culturale. Basta ascoltare, ad esempio, alcuni conduttori televisivi e soprattutto alcuni tra gli amministratori della cosa pubblica. Non a caso nel libro è proprio un assessore alla cultura il primo a essere eliminato. In modo sarcastico e sferzante Roscia mette a nudo le competenze linguistiche degli italiani. Ma la questione, purtroppo, va ben al di là del congiuntivo. Ed è molto, ma molto più inquietante: un italiano su due non legge affatto; una famiglia su dieci non possiede nemmeno un libro in casa; il numero dei lettori in Italia è attualmente il più basso dal 2005 e sono diminuiti persino i lettori forti, quelli – pochissimi – che leggono almeno 12 libri l’anno (elaborazione su dati Istat e Nielsen). 250.000 lemmi (tanti sono quelli registrati nel «Grande dizionario italiano dell’uso» diretto da Tullio De Mauro); un lessico comune costituito da circa 47.000 vocaboli; 6.500 parole del vocabolario di base e solo 2.000 quelle del nostro lessico fondamentale, ovvero quelle (cosa, roba, dare, dire, fare, mangiare...) che utilizziamo nel 90% dei nostri discorsi. SINOSSI Chi ha ucciso l’assessore alla cultura? Ma, soprattutto, chi salverà la grammatica? Cinque bizzarri personaggi, abilmente descritti, si uniscono per mettere in atto un grande disegno criminoso a difesa estrema di una lingua quotidianamente vilipesa, deturpata e ferita a morte. I congiuntivi vengono invertiti con i condizionali, i verbi intransitivi goffamente resi transitivi, i gerundi sfregiati, i sinonimi ignorati, i troncamenti confusi con le elisioni, i vocabolari abbandonati nelle cantine ammuffite. Reggenze errate, fastidiose sovrapproduzioni di avverbi, insopportabili diminutivi iperbolici. Espressioni trite e banali, frasi mangiucchiate, difettose, frammentate, incoerenti, prive di punteggiatura… I più si mostrano indifferenti al progressivo diffondersi della non-lingua; altri si indignano, limitandosi a contrarre le labbra in segno di disgusto; altri an- cora – Dionisio e i suoi sodali, un analista sensoriale, un bibliotecario, un dattiloscopista della polizia e un professore di letteratura sospeso dall’insegnamento a tempo indeterminato – decidono di reagire, combattere, attuare il loro salvifico piano, costi quel che costi. Dionisio è una sorta di simulacro, mentore, guida, un pupazzo che ognuno dei personaggi si crea per fare ciò che vuole e per giustificare la propria impresa. L’AUTORE Massimo Roscia è nato a Roma nel 1970 (qualcuno sostiene nel 1870 e vive in terra di Ciociaria. Scrittore, critico enogastronomico, docente, condirettore editoriale del periodico “Il Turismo Culturale”. Autore di romanzi, saggi, ricerche, guide e vincitore di diversi premi letterari, ha esordito nel 2006 con “Uno strano morso ovvero sulla fagoterapia e altre ossessioni per il cibo”. L’originale noir sul rapporto cibo-nevrosi ha ottenuto in pochi mesi un grande successo di pubblico e di critica. Da qualche anno insegna comunicazione, tecniche di scrittura emozionale, editing, letteratura gastronomica e marketing territoriale. Nei minuti liberi continua a scarabocchiare e a chiedersi cosa fare da grande.
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