Human Factor: ninna-nanna per Renzi

Anno III - Numero 277 - Venerdì 28 novembre 2014
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
M5S
L’intercettazione
Sanità
Grillo è pronto
ad epurarsi da sé
Caso Di Stefano:
brogli a primarie Pd?
Vaccino-killer
messo al bando
Calvo a pag. 2
Sarra a pag. 6
Brogino a pag. 7
DECINE DI MILIONI DI ITALIANI SEMPRE PIÙ ATTRATTI DALL’ASTENSIONISMO. A DESTRA BISOGNA MUOVERSI PER DAVVERO. FIDANDOSI
di Francesco Storace
n effetti la domanda del vecchio Lenin non stonerebbe
affatto: “Che fare?”. La tragedia è che se la deve porre
chi sta a destra e a destra ci
vorrebbe morire senza dover cambiare orizzonte politico. Ma non
ci si capisce più nulla. Ormai non
passa giorno che non debba chiedermi come diamine rispondere
a chi vuole sapere che cosa mi
frulla per la testa.
Non è vuota, la capa; è confusa,
come succede a decine e decine
di milioni di italiani, molti dei
quali di centrodestra, che non ne
possono più del gran teatro politichese.
Adesso c’è la sfilata salviniana,
inseguita persino da chi pretendeva di insegnarci che la destra
è stile e non moda. Dicono, senza
pensare che magari qualche valore di riferimento dovrebbe contare un pochino, che in fondo il
leader leghista ha successo nei
sondaggi e anche alle Regionali
in Emilia ha avuto un discreto
consenso. Ma se il nostro destino
deve dipendere da chi ha più
successo dovremmo stare con
Renzi, che ne ha di più ed è accusato dai suoi oppositori interni di
essere la copia di Berlusconi con
la metà degli anni.
Se la nostra scelta dovesse invece
dipendere da chi è più affine con
i nostri valori, non c’è dubbio che
dovremmo stare con Giorgia Meloni. Ma con lei, con tutta la buona
volontà, il rapporto è davvero
complesso. Non so chi la frena,
ma credo che ormai abbia capito
la nostra sincerità, la voglia di ricostruire insieme la destra italiana,
senza inseguire leghismi nascosti
nell’armadio. Eppure, non si riesce
ancora a far maturare qualcosa
I
di positivo. Con lei intendo parlare
volentieri, auspicando reciprocità.
Ci dobbiamo credere, ma tutti.
Se il nostro futuro dovesse invece
dipendere da chi ha più forza nel
centrodestra, per ora è ancora
Berlusconi, ma è tallonato da Salvini proprio perché da tempo non
ne imbrocca una. Anche se Fitto
ieri, nel suo discorso di Roma, ci
ha ridato un po’ di speranza in
una manifestazione affollatissima
in cui finalmente non siamo stati
triturati nel profondo genitale
dalla parola alleanze ma finalmente sono stati discussi contenuti programmatici. (Invece di
cercare centravanti altrui, Berlusconi si liberi di tante pippe e
dia fiducia al campione che ha
in casa e che non è più solo un
leader pugliese).
Se il nostro domani dovesse dipendere da chi urla di più nei
comizi dovremmo stare proprio
con Salvini, ma alla dura condizione di non andare ai suoi congressi nei quali l’Italia si ferma
alla Toscana.
Se la nostra politica dovesse dipendere dalle chiappe da tutelare,
dovremmo sperare in Ncd, fino a
che Alfano sarà sopportato da
Renzi.
Se invece tutto dipendesse proprio e solo dalla confusione mentale che c’è in giro, la scelta più
logica sarebbe quella di stare con
Grillo.
Non è possibile tutto questo e
non intendo accettarlo.
La realtà è che dobbiamo metterci
in testa che nulla, in politica, viene
giù dall’albero, ma si deve andare
a prendere voto dopo voto, come
ci ha ricordato proprio Fitto ieri.
Tutto dipende dal popolo che non
vota più, si è stufato delle prese
in giro. Ma così l’Italia muore.
Se qualcuno ha bisogno di una
n sinistro campanello d’allarme suona
per i lavoratori di storici colossi italiani
come Fs ed Enel. Perché se è vero che
le quote maggioritarie dell’azienda elettrica e
di quella ferroviaria resteranno nelle mani
dello Stato anche dopo l’ennesima ventata
di “privatizzazioni”, "ci potrebbero essere
conseguenze sull'assetto occupazionale nella
prospettiva di aumentare la loro valorizzazione".
Parole e musica, assai sinistre, di Pier
Carlo Padoan, ministro dell’Economia, che
oggi ha sostenuto un question time al Senato sulla questione. Secondo Padoan
l’obiettivo resta quello di raccogliere dalle
privatizzazioni lo 0,7% del Pil l’anno, dal
2015 al 2017. Il Tesoro vuole cedere fino
al 6% di Enel, di cui oggi detiene il 31,24%
del capitale. Confermata anche la quotazione
di Ferrovie dello Stato, "di cui si prevede
inizialmente l'attivazione del processo reV.B.
lativo a Grandi Stazioni".
U
Troppi dubbi nel centrodestra. Il nostro futuro non è Salvini. Affollata
manifestazione di Raffaele Fitto a Roma per parlare di contenuti
mano, faccia un fischio. Sennò fottetevi e giorno dopo giorno racconteremo le vostre prodezze sul
nostro giornale.
Dice il mio portiere: alla gente
dei valori non frega più nulla, non
si mangiano. Ma è come dire:
entro in Chiesa solo se è affollata.
Di relativismo si muore, perché
non c’è pane e non c’è cultura,
tradizione, morale. Ma davvero
vogliamo diventare robot?
VENDOLA VUOL TOGLIERE IL SONNO AL PREMIER CINGUETTANDO CON CIVATI E LA BINDI
PRIVATIZZAZIONI IN VISTA
Fs ed Enel,
Padoan annuncia
licenziamenti
CHE FARE?
Human Factor: ninna-nanna per Renzi
di Robert Vignola
he succede a sinistra? In un
versante così sclerotizzato della politica italiana, è inevitabile
guardare ai segretari dei due maggiori partiti (di cui si abbia notizia).
Da una parte c’è Matteo Renzi, che
ieri ha aperto la giornata (e le
danze sui social network, con raffiche di commenti) assicurando per
l’Italia “onore e disciplina”.
Peccato che non abbia il mento
prominente, ma una buona manciata di nei e soprattutto lo sguardo
da mister Bean, ci si poteva quasi
credere. Ma la fisiognomica a volte
non mente. Dall’altra, sponda Sel,
c’è Nichi Vendola. Un personaggio
costantemente in cerca d’autore,
che da giovane rampollo della Fgci
i suoi treni li ha persi da tempo,
cerca ora di affidarsi al malessere
mai sopito nella pancia del Pd per
cercare di catturarne l’audience.
C
Federare tutte le forze della sinistra
per battere Matteo Renzi è la sua
chiamata alle armi, affidata, secondo
la nouvelle vague un po’ anglofila,
un po’ real-Tv, ad una convention
dal titolo “Human Factor”, in pro-
gramma a fine gennaio (con calma,
non c’è fretta).
La federazione che Vendola intravede tra i fumosi ghirigori della
sua dialettica “non è creare una ridotta (certo non in Valtellina, ndr),
un fortino di duri e puri che maledica il governo Renzi", ma costruire
un'alternativa in grado di sconfiggere il premier e il suo governo
perché se “la sinistra si è addormentata socialdemocratica e si è
svegliata alfaniana, dobbiamo chiederci perché”.
Il perché lo chiederà a Rosi Bindi,
a Pippo Civati, a Gianni Cuperlo e
agli altri che sotto Renzi si sentono
orfani. Però qualche lezioni Vendola
deve averla imparata, giacché alla
discussione si potrà partecipare
utilizzando Twitter, quindi con 140
caratteri. Si risparmierà insomma
inchiostro, anche se virtuale.
Sarebbe il caso di consigliare qualcosa di simile anche per gli interventi: perché se questa idea deve
togliere il sonno al premier, c’è il
rischio che per lui si trasformi in
una ninna-nanna.
2
Venerdì 28 novembre 2014
Attualità
DAI COSIDDETTI “DISSIDENTI” UN MESSAGGIO FORTE E CHIARO VERSO I VERTICI. CON LE PRIMARIE COME OBIETTIVO
Fitto:“Rifondare Forza Italia è possibile”
L’ex governatore della Puglia torna a chiedere rinnovamento nel partito ma assicura: nessuna scissione
e dialogo aperto con Berlusconi. Storace: altro che centravanti esterni, ecco un campione da valorizzare
di Robert Vignola
a platea è zeppa di quelli che vengono definiti “dissidenti” di Forza
Italia (Daniele Capezzone, Maurizio
Bianconi, Giuseppe Galati, Saverio
Romano, Cosimo Latronico, Francesco Paolo Sisto, Cinzia Bonfrisco), ma anche
di ex An (Storace, Urso, Alemanno). Eppure,
la parola che colpisce, detta da Raffaele Fitto,
è “rifondazione”. Sicuramente la storica scissione dei puri e duri tra i vecchi compagni
del Pci ai tempi del Pds non c’entra nulla,
perché l’ex governatore della Puglia non ha
la minima intenzione di percorrere strade
“secessioniste” ed anzi manda a dire a chiare
lettere agli osservatori politici che il dialogo
con Silvio Berlusconi resta sempre aperto.
Già in apertura Fitto avverte che il Cav lo ha
sentito poco prima e che il confronto avverrà
regolarmente la prossima settimana. Del resto,
la manifestazione “Per l’alternativa”, andata
in scena al Tempio di Adriano di Roma, non è
“contro qualcuno ma per qualcosa”. Ed evidentemente qualcuno si legge Berlusconi e
qualcosa si legge Forza Italia. Un partito da
L
rifondare “partendo dai contenuti. Dobbiamo
avere la capacità di dare risposte concrete ai
cittadini, metterci ad ascoltarli. Non aver paura
di declinare la parola futuro”. Il tema inevitabilmente affrontato è quello del rinnovamento
di una classe dirigente,
fin forse nella leadership eventualmente da
presentare agli elettori.
Qui la ricetta di Fitto è
chiara: “Una selezione
dal basso sulla base del
confronto sul territorio,
servono competenze.
Dobbiamo ascoltare
quello che non va. Questa è la via fondamentale prima di parlare di
ruoli, di centrocampista
e di centrocampo. Noi
dobbiamo mettere in
campo una squadra che
possa essere riconosciuta e riconquistare i
nostri elettori”.
Il paragone calcistico è
tutto dedicato a quella battuta di Berlusconi,
quando ha definito Salvini un ottimo centravanti.
“Io ero un buon centrocampista e so quanto
sono importanti gli schemi e la squadra. Anche
il segretario della Lega Nord è d’accordo con
le primarie”. Non che Fitto dia per scontata
una sua discesa in campo ad un eventuale
appuntamento del genere: “È presto, come
dico sempre io non voglio un ruolo per me,
ma lavoro per cose che servono a tutti”.
Senz’altro però la disamina è dura verso alcuni
settori del suo partito. “Bisogna mettere da
parte le improvvisazioni. Dobbiamo dare rappresentanza agli interessi legittimi di quei
milioni di elettori che non vanno più a votare
ma che in passato hanno votato per noi. È
questa la sfida che abbiamo di fronte. Noi vogliamo mettere in campo un progetto serio e
credibile che parta dai contenuti. È un tema
ineludibile frutto del risultato elettorale e non
solo. Abbiamo bisogno di aprire un confronto
che possa rilanciare in modo forte il nostro
partito - sottolinea -, con un azzeramento dell'attuale organizzazione”.
Positivo il commento di Francesco Storace,
leader de La Destra: “Invece di cercare centravanti altrui, Berlusconi si liberi di tante
pippe e dia fiducia a un campione che ha in
casa di nome Raffaele Fitto”. Un messaggio
chiaro, per un presidente calcistico che ha
fatto la storia della sua squadra…
I DEPUTATI ARTINI E PINNA ACCUSATI DI NON AVER RESTITUITO PARTE DELLO STIPENDIO
PUNTO E A CAPO
Grillo ne espelle altri due e pensa alla resa
L’azzurro sbiadito e il postleghismo
Il comico viola le regole interne, li fucila via web e medita l’addio
nnesima infornata di espulsi
e “traditori”. Fuori altri 2!
Ancora aria di resa dei conti
nel M5s, Grillo caccia Artini e
Pinna. La motivazione dichiarata è
la mancata restituzione di parte
dello stipendio. Chiacchiere. Perché
dietro ci sono le critiche al partito
mosse dai deputati messi sotto
accusa sul blog con le solite votazioni online che per molti esponenti
della base sarebbero “pilotate”. E
a pagare questa volta sono altri
eccellenti. Prima le interviste critiche
sulla gestione del gruppo e sui
pessimi risultati alle elezioni regionali, poi l’epurazione. Decisa
dal comico genovese e dal suo
alter ego Casaleggio, che hanno
violato le regole interne, visto che
la mozione non è passata dalla
sfiducia dei Meeutp o dal voto del-
E
l’assemblea dei parlamentari. Alla
faccia della democrazia.
C’è clima di tempesta all’interno
del movimento. Con i “radiati” che
respingono le accuse al mittente e
ribattono: “E’ tutto rendicontato
sui nostri siti e le pagine personali”,
commenta Artini. E la Pinna attacca:
“Abbiamo sempre rispettato le regole, i soldi li ho restituiti come
previsto. Sono i capi che le hanno
violate”.
Ma ormai del movimento 5 stelle
è rimasta solo la polvere. Adesso
è tutti contro tutti. Fico si scaglia
contro Pizzarotti (“E’ del Pd”) che
guida la fronda dei dissidenti. E le
indiscrezioni raccontano di un Grillo
avvilito, vicino alla resa. Il comandante dei 5 stelle sarebbe pronto
ad abbandonare la nave, come il
più perdente dei capitani che nei
momenti di difficoltà preferisce
gettare la spugna anziché salvare
la scialuppa dalla deriva. Come se
non bastasse le adesioni all’evento
“Il Movimento incontra il Movimento” (organizzato proprio da
Mr Pizza e previsto per il 7 dicembre) crescono e ben 160 amministratori di tutt’Italia oltre a molti
parlamentari grillini hanno già annunciato la loro presenza, nonostante il “niet” del Guru. Va da sé
che i suoi ordini ormai vengono
ripetutamente disattesi.
D’altronde anche in politica chi
rompe paga. E i cocci sono i suoi.
L’effetto “vaffa” è finito. Beppe
Mao, il comico che voleva rovesciare il Palazzo, è finito per entrarci
ed esserne uno dei protagonisti.
In negativo. E ora non gli resta
M.C.
altro che la fuga.
a tornata regionale in Emilia e Calabria ha significato
il ritorno dei partiti 'pesanti', quelli tanto per intenderci
che una struttura sul territorio
l’hanno mantenuta o ricreata,
come la lega o i Pd ex Pds. Addirittura in Calabria, l'Ncd e l’Udc
hanno raddoppiato i consensi
rispetto alle Europee. Che poi
questo non coincida con una
partecipazione popolare è un
fatto che riguarda quell'elettorato
arrabbiato o moderato che senza
un leader populista in lizza, vuoi
che si chiami Grillo o Berlusconi,
a votare non ci va.
Quello che va a votare, soprattutto
al Nord, l’ha intercettato la Lega
di Salvini. Con parole d'ordine
sulla sicurezza, sull'immigrazione
clandestina, sul no all'euro, sul sì
alla Russia di Putin, il Carroccio
L
ha raddoppiato i consensi rispetto
alle Europee e, quello che conta
di più, surclassando Forza Italia.
Senza Berlusconi in campo, gli
azzurri non riescono a brillare. Il
partito, infatti, non promuove forme di democrazia interne, le sole
che possono assicurare una tenuta
sul territorio.
La selezione della classe dirigente
è affidata a forme di nomination
calate dall'alto che senza il capo
in campo, sono brutte copie per
berluschini in carriera, ma senza
nessun appeal.
Potrà non piacere quello stile Salvini, tra la periferia e la festa di
piazza, ma almeno rappresenta
esattamente un tipo di elettorato
popolare che non accetta nessuna
deriva liberista e libertaria. L'Italia
profonda sa bene, infatti, che le
disgrazie dell'euro vengono da
una classe dominante che si trincera da tempo per le proprie malefatte dietro l'aggettivo 'liberale'.
Esattamente quel tipo di sistema
che è basato sull'esclusione di
chi non ha potere e dei più deboli.
Lo sciacquarsi la bocca, un giorno
sì e l'altro pure della parola mercato, la stessa che usa Renzie, da
parte dei dirigenti di Forza italia,
ha di fatto allontanato una grossa
fetta di popolo da quel partito.
L'Italia moderata non è infatti né
liberista, né libertaria E ha una
tradizione cattolica e 'peronista'.
Salvini l'ha capito e si è ficcato
nella voragine di sentimenti, valori,
simboli non più rappresentati dal
nuovo forzismo, abiurando furbamente al secessionismo protoleghista. Piaccia o no, il Matteo
vs Matteo diventa sempre più la
Biagio Cacciola
sfida vera.
LA “CUPOLA” PATTEGGIA: NIENTE CARCERE PER CHI SI SPARTIVA GLI APPALTI. RISCHIA GROSSO SOLO ROGNONI
Expo, tanto rumore per nulla
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Pena massima a 3 anni e 4 mesi per il compagno G Primo Greganti, che tornerà ad essere
un uomo libero potendo accedere alle misure alternative. La solita giustizia all’italiana
Francesco Storace
Direttore responsabile
atteggiamenti e niente carcere
per la cupola che si spartiva gli
appalti Expo 2015. Pene lievi e
caso chiuso. Almeno per 6 dei 7 imputati,
bollati dalla magistratura come “corrotti
e corruttori sempre a caccia di protezioni
e nomine a poltrone ambite.” Che portano a casa pene che superano a malapena i 3 anni. Uno scandalo. Che permetterà a chi non è ancora del tutto libero, perché agli arresti domiciliari, di
accedere in via direttissima alle misure
alternative: affidamento ai servizi sociali,
semilibertà. E perché no, libertà anticipata. Tutte strade di comodo dette anche
premiali perché, appunto, offrono una
P
sorta di ricompensa non solo in termini
di pena per chi decide di percorrerle.
E allora Primo Greganti, già cassiere di
Pci e Pds, che ha patteggiato 3 anni e
offerto – udite udite – 10 mila euro di
risarcimento, tra poche ore sarà un
uomo libero. Così come l’ex Dc Gianstefano Frigerio (ai domiciliari dal 22
settembre), che ha chiuso la “partita”
prendendosi 4 mesi in più del compagno
G senza tirar fuori un solo euro dalle
tasche. Trattamento simile per l’allora
senatore del Pdl Luigi Grillo (2 anni e 8
mesi più 50 mila euro di multa), il manager Angelo Paris (2 anni e 6 mesi
più 100 mila euro). E ancora: il politico
ligure Sergio Cattozzo (3 anni e 2 mesi)
e l’imprenditore veneto Enrico Maltauro,
l’unico ad aver regalato una vera e propria collaborazione e che infatti è tornato
in libertà il 30 settembre scorso, patteggiando una pena a 2 anni e 10 mesi.
Affronterà il processo, rischiando di pagare per tutti, solo l’ex dirigente di Ilspa
Antonio Rognoni. Per lui il dibattimento
si aprirà il prossimo 2 dicembre davanti
al tribunale di Milano.
L’inchiesta era stata bollata fin da subito
come la nuova Tangentopoli. Per via
delle analogie con quella che aveva
abbattuto il potere politico nei primi
anni ’90. La nomina di Cantone all’Anti-
Amministratore
Roberto Buonasorte
corruzione, gli allarmi di Renzi, le promesse di volere cambiare tutto e tutti. I
titoloni sui giornali, pagine e pagine di
inchiostro sprecato. Tutte balle. E la consapevolezza che non cambierà mai
niente. Tanto rumore per nulla.
La solita giustizia all’italiana. Che assolve
gli assassini per mancanza di prove,
prescrive chi ha provocato una strage
di 3.000 persone perché sbaglia il capo
di imputazione e condanna chi esprime
un’opinione. Facendo marcire in galera
presunti innocenti vittime di una schifezza
chiamata carcerazione preventiva. Il catalogo è questo.
Marcello Calvo
Direttore Generale
Niccolò Accame
Capo Redattore
Igor Traboni
Progetto grafico
Raffaele Di Cintio
Società editrice
Amici del Giornale d’Italia
Sito web
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Per la pubblicità
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-----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma
n° 286 del 19-10-2012
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Venerdì 28 novembre 2014
Attualità
IL PRESIDENTE DELLA BCE PARLA AL PARLAMENTO FINLANDESE: “PRONTI A NUOVE MISURE, MA SERVE LO SFORZO DI TUTTI”
Draghi smorza l’entusiasmo:“rischi sulla crescita Ue”
Oggi i nuovi dati sull’inflazione. Atteso per il 4 dicembre il via ai quantitative easing
di Giuseppe Giuffrida
opo l’entusiasmo generato
dalle parole del presidente
della Commissione europea,
Jean-Claude Juncker, durante
la presentazione al Parlamento europeo del piano di investimenti
da 315 miliardi, a raffreddare il clima ci
pensa il numero uno della Banca centrale
europea, Mario Draghi, che intervenendo al Parlamento finlandese ha ricordato come le prospettive di crescita
dell’Eurozona “sono circondate da diversi rischi al ribasso”, e “anche le
previsioni più recenti di istituzioni pubbliche e private sono state riviste al ribasso”. Pur mantenendo le aspettative
“di una moderata ripresa nei prossimi
anni”, spiega ancora Draghi, è probabile
D
che questa venga “frenata dall’alta disoccupazione, dalla considerevole capacità non utilizzata e dai necessari
aggiustamenti di bilancio”.
Parole amare, le sue, che in effetti trovano
immediatamente riscontro nei numeri
rilevati dalla stessa Bce riguardo i prestiti
al settore privato, segnati ancora una
volta da un andamento negativo (-1,1%
a ottobre, con un leggero miglioramento
dal precedente -1,2%). Oggi sono attese,
inoltre, le nuove previsioni sull’inflazione
e, nel migliore dei casi, si prevede un
aumento dei prezzi vicino allo 0,3%, il livello più basso dal 2009. Vista la situazione, è quasi scontato che la prossima
riunione del board della Bce, fissata per
il prossimo 4 dicembre, darà il via al già
annunciato quantitative easing, ossia l’acquisto di titoli di Stato sul mercato.
Una operazione che ha però trovato la
contrarietà di Jens Weidmann, numero
uno della Buba, secondo cui ci sarebbero
ostacoli legali. Dal canto suo, Draghi può
contare sull’ok del vice presidente della
Banca centrale europea, il portoghese
Victor Constancio, convinto che Francoforte “si aspetta di espandere il proprio
attivo di circa 1.000 miliardi di euro, ai
3.000 miliardi d’inizio 2012, attraverso le
misure attuali: prestiti ‘Tltro’ e gli acquisti
di obbligazioni garantite e prestiti cartolarizzati. Se non succederà –ha precisato ancora Constancio- dovremo valutare
di comprare altri titoli, inclusi i bond governativi nel mercato secondario, il maggiore e più liquido disponibile”. Anche
per l’ex presidente della Bce, Jean Claude
Trichet, “non ci sono impedimenti” per
l’acquisto di titoli di Stato, e la Banca europea “lo può fare se necessario per
generare stabilità dei prezzi. Quando
ero presidente –ha ricordato Trichet- abbiamo acquistato titoli di Stato (nel 2010
titoli spagnoli e greci, e nel 2011 titoli
italiani), nel rispetto del trattato e secondo
il mandato ricevuto e lo abbiamo dovuto
fare perché c’era bisogno di stare attenti
a questi acquisti”.
Proprio in tema di sforzi necessari ad
aiutare la ripresa, Draghi ha lanciato una
sferzata ai falchi del Parlamento finlandese, ricordando che la Bce non può
farsi carico da sola della crescita, ma
che al contrario, “tutti gli attori politici sia a livello nazionale che europeo - devono fare la loro parte” per la riduzione
del debito, l’aumento della crescita potenziale e la solidità dell’euro.
MALE I SETTORI DELLE COSTRUZIONI E DEI SERVIZI
A picco la fiducia
delle imprese
rriva una nuova doccia
gelata dall’Istat, che rivela come continui a
peggiorare il clima di fiducia
delle imprese italiane, scendendo a quota 87,7 da 89,1
del mese scorso. Nello specifico, precisano gli analisti,
migliora leggermente la fiducia delle imprese nel settore manifatturiero, che passa
da 96,1 a 96,3, mentre peggiora nel settore delle costruzioni e dei servizi di mercato.
Rimangono stabili, inoltre, i
giudizi sugli ordini (a -25),
mentre migliorano lievemente
le attese di produzione (da 2
a 3); il saldo relativo ai giudizi
sulle scorte di magazzino
passa invece da 3 a 2.
Analizzando i raggruppamenti
principali di industrie, si registra un miglioramento per
i beni di consumo (da 95,9 a
96,9) e per i beni strumentali
(da 96,0 a 96,6), mentre l’indice resta stabile per i beni
intermedi (a 97,5).
A
Come detto, subisce una flessione il clima di fiducia delle
imprese di costruzione, che
scende a quota 74,0 da 77,3
di ottobre. Peggiorano anche
le attese sull’occupazione (da
-21 a -28 il saldo), mentre
migliorano, sia pur di poco,
i giudizi sugli ordini o i piani
di costruzione (da -50 a -49).
Male anche i dati relativi al
settore dei servizi, con l’indice destagionalizzato che
scende a 88,7 da 89,2 del
mese scorso. Peggiorano i
giudizi e le attese sugli ordini
(da -16 a -19 e da 1 a -8, i rispettivi saldi) e migliorano,
invece, le attese sull’andamento dell’economia italiana
(da -28 a -17).
Buone notizie anche dal fronte
del commercio al dettaglio,
la cui fiducia sale a 97,6 da
94,2 (in ottobre). I miglioramenti riguardano sia la grande distribuzione (da 91,8 a
95,0) che quella tradizionale
G.G.
(da 97,0 a 101,2).
NEL TERZO TRIMESTRE GIÙ DELL’1,5%. DAL 2008 PERSI 33 PUNTI COMPLESSIVI. REGGONO LE ESPORTAZIONI CON CINA E USA
Federmeccanica, produzione ancora in calo
rutte notizie dalla produzione metalmeccanica italiana, che nel terzo
trimestre dell’anno è scesa di un
ulteriore 1,5% dopo il calo del 2% registrato nel trimestre precedente. A rivelarlo
è un’indagine condotta da Federmeccanica, che evidenzia inoltre come, rispetto
al terzo trimestre del 2013, si registra
un calo dell’1,9%, in controtendenza rispetto alla media europea, che nell’ultimo
anno ha incassato una crescita dell’1,2%.
Unico dato positivo riguarda le esporta-
B
zioni, in particolare verso Cina e Usa,
con un +0,8 per cento.
Dal canto suo, il presidente di Federmeccanica non si aspetta grandi cambiamenti per il quarto trimestre, e
guarda già al 2015 speranzoso che
qualcosa cambi. Numeri alla mano,
dall’inizio della crisi l’intero settore
della metalmeccanica ha pagato un
prezzo altissimo. In sette anni si è arrivati ad un calo della produzione di
33 punti e ad un ridimensionamento
del 25% della capacità produttiva istallata. Un trend negativo che coinvolge
anche le dinamiche occupazionali: soltanto nei primi 8 mesi dell’anno si è
perso l’1,1% dei posti di lavoro nelle
imprese con 500 addetti, mentre le
ore di cassa integrazione autorizzate
sono state pari a 327 milioni, cioè
+1% rispetto ai livelli già record dell’anno
precedente.
Numeri, quelli pubblicati da Federmeccanica, che non reggono il confronto
con gli altri Paesi europei. Se, infatti, rispetto al 2008 la produzione europea è
scesa del 12%, in Germania dello 0,7%
e in Inghilterra dell’1,6%, il Belpaese
ha subìto un crollo del 32%. Peggio di
noi soltanto la Spagna, che ha incassato
una flessione negativa del 36%. Guardando, invece, alle esportazioni, se crescono quelle con Cina (+12%) e Usa
(+14%), registrano una frenata quelle
con la Russia (-11%), fortemente condizionate dalla crisi ucraina.
Alla luce di una situazione tutt’altro che
rassicurante, presidente di Federmeccanica, Fabio Storchi, auspica un
rilancio della domanda interna tramite
maggiori investimenti, un mercato del
lavoro efficiente e inclusivo in un sistema
che stimoli la partecipazione nonché la
produttività, e una politica industriale
che favorisca l’innovazione e mette le
imprese nelle condizioni di affrontare
la quarta rivoluzione industriale ormai
G.G.
prossima.
IN CINQUE ANNI OLTRE 83MILA NATI IN MENO. IN FRENATA ANCHE I FIGLI DEGLI STRANIERI. PESA LA DIFFICILE SITUAZIONE ECONOMICA
La crisi lascia le culle sempre più vuote
A
lla lunga lista di conseguenze prodotte dalla crisi economica si aggiunge anche la diminuzione delle
nascite, che nel 2013 sono state 514.308,
circa 20mila in meno rispetto all’anno precedente. A renderlo noto è l’Istituto di Statistica, che sottolinea come il fenomeno interessa ormai tutte le aree del Paese, incluse
quelle regioni del Nord e del Centro in cui
fino a qualche tempo fa si registravano numeri positivi.
Rapportando le nascite alla popolazione
femminile in età feconda, gli analisti sono
riusciti ad ottenere un indicatore sintetico,
rilevando dunque che nel 2013, le residenti
in Italia hanno avuto in media 1,39 figli per
donna. In particolare, per le donne italiane
l’indicatore si posiziona su 1,29 figli, mentre
per le straniere l’asticella sale a 2,1 figli.
Oltre ad un evidente freno posto dall’incertezza economica, a frenare il tasso di
natalità è anche l’ulteriore accentuazione
dello spostamento della fecondità verso età
più mature, e un crollo della nuzialità. Relativamente al primo caso, l’Istat osserva come
è sempre più elevato il numero di fecondità
nelle donne over 30. Un dato, questo, ancora
più accentuato se si considerano le sole
cittadine italiane: l’età media delle donne
alla nascita dei figli è infatti di 32,1 anni rispetto ai 28,5 delle cittadine straniere. Nello
specifico, i livelli più elevati si riscontrano
nelle regioni del Nord e del Centro, con il
primato delle donne residenti nelle Province
Autonome di Bolzano e Trento (1,6 figli per
donna), e in Lombardia (1,48). In fondo alla
classifica ci sono, invece, la Sardegna, la
Basilicata e il Molise, con appena un figlio
per donna.
Riguardo la flessione negativa nei matrimoni,
gli analisti evidenziano che nell’ultimo quinquennio si sono registrate circa 53 mila
nozze in meno. Scendono, di conseguenza,
i nati all’interno del matrimonio, che per la
prima volta sono sotto quota 400 mila: nel
2013 sono appena 380.863, quasi 83 mila in
meno in 5 anni. I nati da genitori non coniugati si mantengono intorno a 133 mila nel
2013; tuttavia, a causa della forte diminuzione
dei nati da coppie coniugate il loro peso
relativo è salito ancora e raggiunge il 25,9%.
Al Centro-nord, in particolare, la quota di
nati da genitori non coniugati arriva al 30%.
In conclusione, l’Istat sottolinea come il
boom di nascite registratosi tra il 1995 e il
2008 è riconducibile ai seguenti motivi: il
recupero delle nascite precedentemente
rinviate da parte delle donne di cittadinanza italiana, l’aumento della presenza
straniera e di conseguenza l’incremento
di nati stranieri o con almeno un genitore
straniero, e l’affermarsi di nuovi modelli
familiari: coppie miste, coppie non coniu-
gate. Di lì in avanti, a farla da padrona è
stata la congiuntura economica sfavorevole,
che ancora oggi influisce in maniera netta
sui processi di formazione delle unioni, e
G.G.
quindi delle natalità.
Venerdì 28 novembre 2014
4
Storia
IL GIORNALE D'ITALIA E MUSSOLINI / 4 - SIAMO A AQUILA (OGGI L'AQUILA), È IL 19 MAGGIO 1929: L'INTERVISTA ALL'ONOREVOLE ADELCHI SERENA
Abruzzo: la bonifica integrale e il sostegno al turismo
Il frumento, la coltivazione della bietola da zucchero e lo zafferano sono alcuni tra i prodotti regionali più importanti
di Emma Moriconi
rima di andare avanti con il nostro
viaggio tra storia e giornalismo,
attraverso le pagine del Giornale
d'Italia del 1929, occorre ricordare
il sistema cronologico dell'Era Fascista. Questo calendario fascista, che indicava l'anno con l'aggiunta delle lettere E. F.
(Era Fascista appunto), iniziava nel giorno
della Marcia su Roma, dunque il 28 ottobre
1922. Una Circolare del Capo del Governo
del 25 dicembre 1926 fu la base per l'entrata
in vigore del nuovo calendario a partire dal
29 ottobre 1927. Così da quel giorno, accanto
all'anno "classico", venne aggiunto, in caratteri romani, il numero corrispondente
dell'Era Fascista, con l'abbreviazione E. F..
Così l'Anno I E. F. era cominciato il 28 ottobre
1922 ed era terminato il 27 ottobre 1923.
L'Anno II E. F. era iniziato il 28 ottobre 1923 ed
era terminato il 27 ottobre 1924. E così via.
Quando esce il volume oggetto della nostra
analisi di questi giorni, insomma, siamo alla
fine del 1929, VIII E. F., mentre l'articolo che
vi proponiamo oggi, datato 18 maggio 1929,
risale all'Anno VII E. F.. A questo proposito,
in questa sede sarà sufficiente ricordare
come dopo il 25 luglio del 1943 l'uso del
calendario fascista venne ripreso nella Repubblica Sociale.
Torniamo ora al tema odierno e parliamo
dell'Abruzzo. L'intervista che andiamo a raccontarvi oggi è quella che Il Giornale d'Italia
fa all'on. Adelchi Serena, descritto come
"uomo di pensiero e d'azione, fascista di ottima tempra e di perfetto stile, può essere
certo che il Regime lo annovera nelle schiere
dei suoi fedelissimi".
P
Anche di Adelchi Serena, come di molti altri
personaggi di cui difficilmente si trova traccia
nei libri di storia, molti non sapranno granché.
Un breve profilo sarà utile, dunque, per inquadrare la vicenda di cui si tratta. Nato a
L'Aquila (all'epoca si chiamava Aquila) nel
1895, era partito volontario nella Grande
Guerra ed era stato decorato al Valor militare.
Si era iscritto al PNF nel 1921 ed era stato il
primo segretario federale della sua città,
poi podestà. Era stato poi eletto deputato
ed è in questa veste che rilascia l'intervista
al Giornale d'Italia. Negli anni successivi
sarà membro del Direttorio del Partito e poi
del Gran Consiglio, Console Generale della
MVSN, membro della Corporazione delle
Costruzioni Edili, vicesegretario del Partito
e reggente del PNF quando Starace è impegnato in Etiopia. Nel 1939-40 sarà Ministro
dei Lavori Pubblici e poi segretario del PNF.
Non aderirà alla Rsi e si darà alla clandestinità. Processato in contumacia, sarà assolto
nel 1947 e da allora condurrà vita privata
fino alla morte, sopraggiunta nel 1970.
L'argomento dell'intervista è l'Abruzzo. Scrive
il giornalista: "Non più esclusivamente consacrato ai fasti giornalistici e letterari del
folklore, l'Abruzzo figura oggi in modo notevole nel quadro della rinascita nazionale,
con le sue intatte energie spirituali e con la
molteplicità delle sue risorse economiche".
Il primo argomento che viene trattato con
l'onorevole è l'apporto economico della regione, che - dice Serena - "è oggi dato dall'agricoltura, dalla pastorizia, dal patrimonio
boschivo e dalle industrie attinenti all'agricoltura". L'onorevole racconta poi delle "colonie e poderi ben organizzati" a Chieti e
Pescara, e parla di "bonifica integrale":
"Oltre 30.000 ettari di terreno - dice - attendono nelle diverse provincie di Abruzzo di
essere bonificati. Sono in via di attuazione
molti progetti d'irrigazione utilizzando con
opportune canalizzazioni i numerosi corsi
d'acqua. Nella mia qualità di Podestà di
Aquila - prosegue - ho costituito testé il Consorzio di bonifica integrale della bassa valle
aquilana dell'Aterno, per l'irrigazione di
circa 1300 ettari di terreno, con un complesso
di oltre 200 piccoli proprietari. Altri Consorzi
- dice ancora - sono in via di formazione, e il
sano risveglio agricolo suscitato dal Regime
troverà certo l'Abruzzo all'avanguardia del
miglioramento della proprietà coltivabile".
L'articolo continua con una domanda del
cronista: "Quali sono in Abruzzo le più considerevoli colture?" chiede. Serena parla di
circa 2 milioni di quintali di frumento, di
550mila quintali di granoturco, di oltre un
milione e mezzo di quintali di patate, di cui
"la provincia di Aquila destina all'esportazione all'estero circa 500mila quintali, per
un valore di oltre 25 milioni di lire". E continua: "La pià importante coltivazione industriale della regione è quella della bietola
da zucchero [...] tra le piante arboree hanno
particolare rilievo la vite e l'olivo. La produzione dell'uva supera i due milioni di quintali,
quella delle olive raggiunge la media di
500mila quintali". Poi ci sono i bozzoli e lo
zafferano, "di qualità pregevolissima e certamente superiore a quello spagnuolo".
Altri temi trattati in questa intervista sono
il patrimonio zootecnico e boschivo, che
Serena stima come "considerevole, data la
caratteristica del territorio della regione,
per tre quinti montuosa" precisando che
"l'economia silvo-pastorale è quella che interessa la maggioranza della popolazione".
Dopo un breve passaggio sulle industrie,
"non molto sviluppate", si passa al turismo,
ai "panorami" e alle "bellezze artistiche"
del territorio abruzzese. Serena riferisce,
in merito, della realizzazione di un Ente
economico per l'incremento turistico abruzzese, anche al fine di coordinare e promuovere le attività alberghiere.
E con questo sin troppo breve resoconto
dell'intervista del 18 maggio 1929 si chiude
la puntata odierna. Ma dell'Abruzzo torneremo a parlare nella prossima puntata.
(…continua…)
emoriconi@ilgiornaleditalia.org
5
Venerdì 28 novembre 2014
Esteri
GIÀ PREMIER AD INTERIM DA FEBBRAIO SCORSO, HA OTTENUTO L'APPOGGIO DI CINQUE FORZE IN PARLAMENTO
Ucraina,Yatsenyuk confermato primo ministro
Tanto rumore per nulla dopo le elezioni a Kiev. Tensioni con la Russia a fior di pelle
fino al Baltico. E intanto il presidente Poroshenko scherza sulla terza guerra mondiale
di Giuseppe Giuffrida
a coalizione formata dai
cinque partiti del blocco
antirusso e riunito sotto
l’insegna di “European
Ucraina”, ha nominato ieri
Arseniy Yatsenyuk quale primo ministro, confermandolo dunque dopo
la nomina ad interim del 26 febbraio
scorso. La stessa coalizione ha anche
raggiunto l’accordo per nominare
come presidente dell’Assemblea
Volodymyr Groysman, stretto alleato
del presidente della Repubblica
Petro Poroshenko.
La conferma di Yatsenyuk a capo
del governo era pressoché scontata.
Del resto, oltre alla fondamentale vicinanza al presidente Poroshenko,
il premier vanta una brillante carriera
nelle istituzioni ucraine, che lo ha
visto ministro dell’Economia e degli
Esteri prima, e presidente dell’Assemblea parlamentare poi. Adesso
dovrà guidare la complicata transizione verso gli accordi di pace con
la Russia, a cominciare proprio dalla
soluzione dei problemi nelle zone
dell’Est del Paese. Già nei prossimi
giorni si recherà a Minsk per concordare insieme al cancelliere tedesco Angela Merkel, al presidente
della Commissione Ue Juncker e all’Alto Rappresentante della politica
estera Ue, Federica Mogherini, i
nuovi accordi di pace col capo del
Cremlino Vladimir Putin.
Tuttavia, i rapporti con la Russia restano tesissimi. Proprio a Putin il
neo premier Yatsenyuk ha rivolto le
prime dichiarazioni subito dopo la
L
nomina, dichiarando che l’invasione
militare della Russia “non è che un
attentato alla nostra integrità territoriale e alla nostra indipendenza,
un tentativo di destrutturare l’Ucraina.
Il 2015 sarà ancora più difficile del
2014”. A tal proposito, il portavoce
del Cremlino Peskov, e la responsabile del dipartimento informativo
della presidenza ucraina, Irina Frits,
nel rendere nota una telefonata tra il
presidente della Russia Vladimir
Putin e quello dell’Ucraina Petro Poroshenko in cui si sarebbe parlato
della crisi nel sud-est ucraino, hanno
anche smentito la notizia pubblicata
da alcuni media secondo cui l’inquilino del Cremlino avrebbe minacciato un’aggressione militare in
caso di adesione alla Nato e all’Ue
e di mancato riconoscimento delle
repubbliche separatiste.
Al di là dei comunicati ufficiali, il
futuro dei rapporti tra Ucraina e Russia resta incerto. In tal senso, le battute che il vice-presidente del Parlamento europeo Saryusz-Wolski e
il presidente Poroshenko si sono
scambiati su twitter la dicono lunga.
Ieri mattina il primo aveva lanciato
un monito chiarissimo: “La pressione
della Russia sull’Ucraina –ha twittato- sta crescendo molto, un’altra
guerra è imminente”. Una eventualità
che non sembra però spaventare il
capo di Stato ucraino, che sempre
sul social ha risposto: “Una terza
guerra mondiale non ci spaventa...
per la verità, nessuno la sta per iniziare”.
Preoccupazioni sono state manifestate anche dal comandante militare
della Nato, Philip Breedlove, che, secondo quanto riporta Al-Jazeera, si
è dichiarato “molto preoccupato”
del fatto che il rafforzamento militare
della Russia nella regione di Crimea
potrebbe essere utilizzato come
piattaforma di lancio per attacchi su
tutta la regione del Mar nero. Non è
escluso, dunque, che la Nato possa
schierare carri armati in Europa
orientale, lanciando così un chiaro
messaggio al Cremlino.
Già martedì scorso il ministro della
Difesa russo aveva dichiarato di aver
dispiegato 14 jet militari in Crimea
come parte di una flotta di 30 che
stazioneranno perennemente nella
penisola, mentre il suo vice Anatoly
Antonov, intervenendo in un summit
con altri colleghi asiatici nello Sri
Lanka, ha ribadito come “gli Stati
Uniti stanno spingendo l’Ucraina
nell’abisso di una guerra civile che
ha già portato via migliaia di vite”,
sottolineando inoltre che “le forze
militari americane e della Nato si
stanno avvicinando alla soglia della
Russia e gli Usa hanno intensificato
la loro attività nelle ex repubbliche
sovietiche”.
ANCHE LA POSSIBILITÀ DI CITARE IN GIUDIZIO GLI STATI NEL PATTO TRANSATLANTICO IN VIA DI REDAZIONE
Ttip, ennesimo attentato alle sovranità nazionali
di Giuliano Castellino
opo tanto silenzio, si cominciano a sentire le prime
tesi "pro Ttip". C’è chi ne
auspica la nascita per meglio
contrastare la crescente supremazia economica della Cina e
in generale dell'Asia orientale.
O chi considera il Trattato l'unico
strumento di contrasto della rinascita russa e specialmente
della integrazione tra Russia e
Cina. In realtà l'ultima versione
del "Transatlantic trade and investment partnership", si pone
come obiettivo, nemmeno troppo
nascosto, di fungere da veicolo,
a profitto delle grandi imprese
europee e specialmente americane, per indebolire definitivamente le strutture dello stato
sociale e della regolazione dei
mercati da parte delle nazioni.
E' un progetto che parte, per
iniziativa del Commissario de
Gucht e della rappresentanza a
Bruxelles degli Usa, nel 2011.
Ma da subito, nella presente
temperie di contrasti tra Europa
e Stati Uniti e in particolare tra
Stati Uniti e Germania, con il
piede sbagliato, in una atmosfera
di segretezza e non trasparenza,
come più volte denunciato dalle
D
colonne del nostro giornale, anche in questo caso tra i primi
ed i pochissimi a "tanare" i piani
di Washington.
Primo risultato di questa falsa
partenza è di suscitare contro il
progetto l'ostilità di una parte
libera e pensante dell’opinione
pubblica europea, preoccupata
del crescente deficit di partecipazione popolare che sta avvolgendo l'Europa e della possibilità
che il nuovo partenariato serva
specialmente a indebolire gli apparati apprestati per assicurare
il massimo rispetto dell'ambiente
e la massima limitazione delle
trasformazioni genetiche dei prodotti naturali.
La prospettata unione euroamericana, infatti, farebbe aumentare
assai poco sia il commercio
totale che specialmente il Pil
delle parti contraenti, e quel poco
solo nel lungo periodo. Questo
a detta persino degli studi di
parte condotti per promuovere
l'iniziativa. Il progetto, nato male,
non riesce a fare molta strada
prima di suscitare una rivolta,
non generalizzata, ma sotto forma
di ostilità da parte di gruppi di
attivisti nel campo della protezione sociale e biologica, delle
norme di protezione del lavoro
e dell'ambiente.
Ed ancora non sono usciti i veri
dati sul campo energetico e sugli
strumenti di controllo. Quest'ultimi fanno paura. Altro che Orwell
1984 o V per vendetta. Si arriva
a denunciare la presenza di microtelecamere e microfoni in
ogni plasma tv o smart phone,
pronti a controllare, vedere ed
ascoltare ogni persona o casa
in caso di necessità.
Per ora fanno clamore rivelazioni
come quella, specialmente efficace
sulla opinione pubblica tedesca,
dell’ammissibilità in Germania,
se il partenariato sarà realizzato,
di prodotti americani come i polli
disinfettati con il cloro, pratica
comune dei produttori statunitensi
per impedire l'infestazione delle
carcasse mentre viaggiano dagli
allevamenti d'oltreoceano al consumatore europeo. E ancora rimaniamo sul campo Ogm ed
agroalimentare.
Quel che è letale per il partenariato, il cui negoziato dovrebbe,
secondo quanto deciso dal Congresso Usa, concludersi a fine
2015, è la inclusione proditoria
nel negoziato e quindi nel Trattato,
di una sezione dedicata a una
rivoluzione nelle procedure usate
per risolvere i contenziosi tra
privati e Stati. In tale sezione,
Individual State Dispute Settlement, si ammette la possibilità
che gli Stati possano essere
chiamati in giudizio, davanti a
corti arbitrali di tre membri, appositamente formate da specialisti del diritto commerciale internazionale, da individui e società
che si ritengono danneggiati da
divieti imposti a loro comportamenti da parte degli stati stessi,
nella ipotesi che tali comporta-
menti statali abbiano causato
loro danni anche solo di riduzione
dei profitti attesi dalle attività interrotte o ridotte. Si tratta, come
si capisce bene, di una innovazione giuridica che serve a limitare drasticamente la sovranità
degli stati, favorendo ad esempio
grandi società multinazionali,
che non esiterebbero a chiamare
in giudizio, davanti alle già dette
corti arbitrali, gli stati invadendo
la sovranità giuridica che essi
hanno sui propri territori.
Proprio l'aggiunta della sezione
sugli investimenti e sulle dispute
ad essi relative è bastata a far
nascere le prime opposizioni e
condanne all'intero progetto, anche da parte di coloro che erano
favorevoli ad esso.
Ma è ben poco per dire che le
"voci contro" il Trattato possano
ad oggi fermare il processo, soprattutto se gli europei continuano a "fare la guerra" a Mosca.
Dietro il Ttip non c'è solo la
"gola profonda" della finanza internazionale, ma il sogno anglo-americano massonico di edificare i veri "Usa, united states
atlantic", con Londra e Wall
Street capitali e Roma definitivamente messa all'angolo e l'Europa incatenata per sempre.
6
Venerdì 28 novembre 2014
Da Roma e dal Lazio
PARTITI
L’INCHIESTA SUI PALAZZI D’ORO
I democratici sfiduciano
il segretario Melilli
Caso Di Stefano, il Pd tergiversa
Storace: “La fate finita?”
T
econdo indiscrezioni
spunterebbe un’intercettazione nella quale
l’attuale deputato Marco Di Stefano avrebbe minacciato di raccontare tutto.
Non solo: avrebbe detto di
aver condizionato anche le
primarie. E il Pd lo scarica.
Prima tutti amici, pardon compagni, ora sembra non conoscerlo più nessuno. Intanto
secondo indiscrezioni, spunterebbe un’intercettazione
nella quale Di Stefano avrebbe minacciato di raccontare
tutto. Non solo, l’attuale deputato del Pd avrebbe detto
di aver condizionato anche
le primarie.
Ieri, però, sulla vicenda legata
ai “Palazzi d’oro” è intervenuto, dopo settimane di silenzio, il segretario romano
democratico Lionello Cosentino, invocando al premier e
segretario di partito Matteo
Renzi alcuni cambiamenti per
la selezione della classe dirigente.
In primis, secondo Lionello,
“occorre un processo di trasparenza su come il Pd sceglie i suoi parlamentari”. Ma
in politica si sa, sono i numeri
che contano. E il deputato
democratico, accusato di aver
intascato una mazzetta da 1,8
milioni di euro quando era
S
assessore al Patrimonio con
Piero Marrazzo, è sempre stato uno di quelli che alle elezioni o alle primarie ha trascinato migliaia di persone
a votare.
Lionello dai microfoni di Radio Popolare Roma ha colto
l’occasione per prendere le
distanze dal caso: “La magistratura sta lavorando sul caso
e io all’epoca non ero segretario del Pd di Roma, non
sono dunque un testimone
diretto”. E se la presunzione
d’innocenza vale per tutti,
ha aggiunto Lionello, “dico
che se quanto rivela la stam-
pa fosse vero anche soltanto in
parte, si apre uno
squarcio grave e
bisognerà metterci le mani con
durezza”.
Parole che hanno
fatto scattare sulla
sedia il leader e
capogruppo alla
Pisana de La Destra, Francesco
Storace. L’unico,
ad oggi, da destra
a sinistra, a chiedere verità sulla
questione legata
agli affitti d’oro
della Lazio Service, controllata
della Regione Lazio. Storace,
oltre ad aver presentato due
interrogazioni al presidente
Zingaretti, ha ricordato che
Di Stefano è entrato in Parlamento grazie alle dimissioni
di Marta Leonori, traghettata
nella giunta Marino.
“Cosentino si preoccupa di
come viene selezionata la
classe dirigente del suo partito. Veramente - ha punto
Storace - in Parlamento ce
l’avete mandato voi, dopo
l’esclusione dalle primarie
“riprese”, e con le dimissioni
della deputata Leonori, mandata in Campidoglio a fare
l’assessore”. E ha rincarato
la dose: “Forse la domanda,
più che sulla selezione, andrebbe fatta su chi siano i ricattabili nel Pd”. E ancora:
“Piuttosto, Cosentino risponda per trasparenza a un’altra
domanda: ma con Renzi, ne
avete parlato di questo scandalo, in cui si indaga addirittura per omicidio, manco fossimo in Sudamerica? Il premier tace”.
Poi Storace ha tirato fuori dal
cilindro le presunte persone
informate sui fatti: “E tace
pure il successo di Di Stefano
quando si affittavano i palazzi
d’oro, il senatore Scalia, altro
renziano. Sta zitto l’allora direttore generale Tonino D’Annibale, il difensore dei lavoratori di Genzano”.
Il consigliere de La Destra
ha affondato il colpo, ricordando la risposta della giunta
Zingaretti alla sua seconda
interrogazione.
“Parla, e a sproposito, la giunta Zingaretti che afferma che
l’operazione immobiliare a
suon di mazzette a Lazio Service ha seguito procedure
regolari, come ha incredibilmente risposto l’assessore
Refrigeri alla mia interrogazione. La fate finita?”, ha chiesto ancora Storace.
Giuaeppe Sarra
erremoto politico
nel Pd del Lazio.
Durante l’assemblea regionale del partito, Marco Guglielmo
(civatiano) ha presentato la tanto annunciata
mozione di sfiducia
nei confronti del segretario Fabio Melilli.
Ben 114 firme, la maggioranza
è a quota 109. Melilli ha le
ore contante. Il tutto davanti
gli occhi del vicesegretario
del Pd Lorenzo Guerini. Assente giustificato per motivi
istituzionali il governatore Nicola Zingaretti, sostenitore
dell’ex presidente della Provincia di Rieti.
Il documento sarà messo in
votazione nella prossima riunione, che verrà convocata ha spiegato la presidente Lorenza Bonaccorsi - tra oggi e
domani.
“Vista la situazione del partito
nel Lazio - si legge nel documento presentato - caratterizzata da subito da problemi
politici resi evidenti in occasione della prima elezione
della presidenza dell’assemblea o della presentazione
delle liste per l’elezione dell’assemblea della città metropolitana, con il conseguente
azzeramento di una segreteria
nominata solo pochi mesi prima; consapevoli della chiara
necessità di un nuovo contesto
politico per un urgente rilan-
cio dell’azione del Pd Lazio
sottoscrivono la presente mozione di sfiducia nei confronti
dell’attuale segretario, Fabio
Melilli”.
Ma non è tutto. Le problematiche sono molte: dalla zuffa
di Goffredo Bettini e lo stesso
Melilli durante i festeggiamenti per le europee al sondaggio anti-Marino su iniziativa dell’ex capogruppo in
Campidoglio Francesco D’Ausilio, dal caso delle multe del
primo cittadino agli scontri
di Tor Sapienza ed Infernetto,
dall’inchiesta dei “Palazzi
d’oro” che coinvolge l’ex assessore di Marrazzo Marco
Di Stefano fino al rimpasto
chiesto dai dem al sindaco
di Roma.
Intanto i dem capitolini hanno
deciso di puntare su Fabrizio
Panecaldo, che oltre all’incarico di coordinatore di maggioranza ricoprirà anche
quello di capogruppo. Lo attende un arduo compito.
Smorzare le polemiche che
hanno colpito fin qui Ignazio
Marino.
MALTEMPO
Ennesima bomba d’acqua,
litorale in ginocchio
na bomba d’acqua si è abbattuta sul litorale Nord romano.
Un temporale violentissimo,
che ha creato non pochi problemi
alla collettività con pesanti allagamenti e disagi. Basti pensare che in
un’ora, sono caduti 50 mm di pioggia. Tantissime sono state le chiamate
ai vigili del fuoco, supportati dal
prezioso sostegno del nucleo sommozzatori e dei volontari della protezione civile, intervenuti per liberare
strade, case e negozi invasi dall’acqua. Tanto da spingere una cinquantina di persone a rifugiarsi sui terrazzi
U
e sui tetti delle abitazioni.
La situazione è precipitata intorno
alle 13. L’esondazione di un fiume
nei pressi dello svincolo autostradale
di Santa Severa, invece, ha interrotto
il transito in entrambe le direzioni
lungo la via Aurelia.
Disagi anche ai pendolari: gli allagamenti fra Santa Marinella e Santa
Severa hanno costretto le ferrovie
dello Stato a sospendere la circolazione ferroviaria sulla linea RomaCivitavecchia, attivando un servizio
con autobus sostitutivi. Il primo cittadino di Santa Marinella, inoltre, ha
disposto per oggi la chiusura delle
scuole e degli impianti sportivi cittadini.
La situazione più critica ha riguardato
il cavalcavia di Fiumaretta, località
di Civitavecchia, dove una persona
è rimasta bloccata con la propria
autovettura a causa dell’acqua alta.
Per liberarla si è reso necessario
l’intervento di una squadra del 115,
che in seguito ha chiuso la strada al
traffico. Al mercato, sempre a Civitavecchia, il violento acquazzone ha
fatto cedere in alcuni punti il controsoffitto della struttura. Fortunata-
mente non si contano danni a persone. I pompieri erano già dovuti
intervenire in via Buonarrotti per un
allagamento.
BLITZ DELLE FIAMME GIALLE
Case popolari, nove denunciati per estorsione
finanzieri del comando provinciale di
Roma hanno sequestrato 13 appartamenti,
per un valore oltre 3,5 milioni di euro, e
le quote societarie di due cooperative edilizie per un valore di oltre 2,3 milioni di
euro.
Nove gli indagati, che dovranno rispondere
di tentata concussione ed estorsione aggravata. Secondo l’accusa avrebbero imposto ai soci assegnatari di immobili agevolati dei canoni maggiorati.
Per gli inquirenti gli amministratori delle
cooperative, titolari di un programma co-
I
struttivo di edilizia convenzionata/agevolata
localizzato a Roma, nella zona di Tor Vergata,
dopo avere stipulato la convenzione con il
Comune di Roma, ottenuto i finanziamenti
pubblici ed incassato le quote di prenotazione dai soci, avrebbero minacciato questi
ultimi: la stipula del contratto sarebbe avvenuta solo laddove, per ogni metro quadro,
fosse stato pagato il prezzo di 1.059 euro.
Una somma immotivatamente maggiorata
rispetto a quella massima di cessione approvato dal Comune di Roma, pari a 966
euro al mq.
A questo punto, mentre 63 soci hanno subito
il maggior prezzo, altri 13 si sono rifiutati
ed hanno denunciato il fatto alla procura di
Roma.
Per questo sarebbero stati esclusi dalla
compagine sociale, costringendoli ad un
lungo contenzioso civilistico che è giunto
fino alla notifica di sfratto, bloccata dagli
interventi delle fiamme gialle. Già nel novembre 2012 i finanzieri avevano sequestrato
326 immobili ceduti in locazione permanente
a soggetti rientranti in particolari categorie
protette indagando su dei casi di frode.
7
Venerdì 28 novembre 2014
Dall’Italia
IL MEDICO EMERGENCY SI TROVA RICOVERATO ALLO SPALLANZANI DI ROMA
Ebola: curato con il plasma di convalescenti
Il trattamento è arrivato dalla Spagna. I medici: “Dopo un peggioramento in serata,
ora l’uomo sta meglio”. Intanto arrivano risultati positivi per una cura sperimentale
di Barbara Fruch
on è curato con un solo antivirale e
neppure con un cocktail di farmaci.
A guarire il medico di Emergency
contagiato dall’ebola in Sierra Leone
dovrebbe essere il plasma di convalescenza. A renderlo noto sono proprio i
medici dell'Istituto nazionale per le malattie
infettive Spallanzani di Roma, dove l’uomo si
trova ricoverato.
“Il paziente viene curato anche con il plasma
di convalescenza, ovvero, plasma di persone
che hanno avuto l'ebola e l'hanno superata”
hanno spiegato i camici bianchi aggiungendo
che comunicheranno “i farmaci usati alla fine
del trattamento”. Il plasma utilizzato per il
trattamento, che è stato somministrato da mercoledì pomeriggio, è arrivato dalla Spagna
(ma non è quello dell'infermiera spagnola,
hanno tenuto a precisare i medici) “grazie a
una catena di supporto e di solidarietà istituzionale (ministero della Salute italiano e spagnolo, Aifa, Hospital Universitario La Paz),
scientifica (coordinamento internazionale per
la gestione dell'ebola dell'Organizzazione
Mondiale della Sanità), delle società farmaceutiche e delle società di trasporto".
N
Mercoledì in serata, hanno spiegato i sanitari,
il paziente “ha presentato un rialzo febbrile
ed un peggioramento delle condizioni cliniche
e dei parametri ematologici. Nel corso della
notte c'è stato tuttavia un progressivo miglioramento con riduzione marcata della
temperatura”. Dopo il peggioramento vi è
stata una “riduzione dei globuli bianchi e
delle piastrine”. I parametri della funzionalità
epatica e renale, invece, hanno precisato,
“sono normali”. “Al momento la pressione è
normale, il paziente è vigile e collaborante –
viene spiegato – è in grado di deambulare
autonomamente nella stanza ed interagisce
positivamente con il personale sanitario. Non
presenta nuovi sintomi caratteristici della
malattia, in particolare non ha manifestazioni
emorragiche”.
Intanto ieri alcuni ricercatori statunitensi (in
base ai risultati arrivati da una sperimentazione
su venti volontari) hanno annunciato che un
vaccino per il virus Ebola ha superato i primi
test e appare sicuro e in grado di sviluppare
segni di protezione immunitaria. Lo studio è
stato pubblicato sul New England Journal of
Medicine. Le persone coinvolte nei test hanno
sviluppato anticorpi contro il virus entro quattro
settimane dalla somministrazione del vaccino.
Metà dei volontari ha ricevuto una dose maggiore e ha prodotto più anticorpi. Secondo i
ricercatori, non ci sono stati importanti effetti
collaterali. Solo due volontari hanno avuto
febbre, in un caso sopra i 39 gradi, ma è
scomparsa nel giro di un giorno.
Tuttavia non è ancora chiaro se e quando il
vaccino sarà disponibile. Gli scienziati sono
impegnati in una lotta contro il tempo per
prevenire e trattare il virus, che ha ucciso più
di 5600 persone, quasi tutte, in Africa Occidentale.
TRE CASI DI MORTE SOSPETTA E SCATTA L’EMERGENZA SU TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE
Prendono il vaccino e finiscono all’obitorio
L’agenzia del farmaco ritira cautelativamente dal mercato il farmaco Fluad di Novartis
Sotto accusa due lotti. Due vittime in Sicilia, una in Molise. Un altro è in gravi condizioni
coppia una nuova tempesta sui
vaccini. Non quello esavalente,
per bambini, che secondo una
recente sentenza del tribunale di Milano avrebbe causato l’autismo (e
sarà il Ministero della Salute a pagare
la famiglia vittima del caso), ma quelli
anti-influenzali. Che non avrebbero,
nella fattispecie, causato danni alla salute ma addirittura ucciso tre pazienti.
Così, da ieri, i riflettori sono puntati
sul Fluad, prodotto da Novartis. L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ne ha
bloccato l’utilizzo ieri, seminando il
panico lungo tutto lo Stivale. I decessi
sarebbero tuttavia (per ora) circoscritti
a due lotti del farmaco. Campioni
S
sono già stati prelevati e fatti oggetto
di analisi, il cui esito sarà reso noto in
tempi brevi.
I «tre eventi ad esito fatale - specifica
l'Aifa - hanno avuto esordio entro le
48 ore dalla somministrazione delle
dosi dei due lotti».
«In attesa di disporre degli elementi
necessari, tra i quali l'esito degli accertamenti sui campioni già prelevati
- spiega ancora l'Aifa in una nota per valutare un eventuale nesso di
causalità con la somministrazione delle
dosi dei due lotti del vaccino, l'Agenzia
Italiana del Farmaco ha disposto, a
titolo esclusivamente cautelativo, il divieto di utilizzo di tali lotti».
Di qui l’invito dell’agenzia, perentorio: i pazienti che
abbiano in casa
confezioni del vaccino Fluad a verificare sulla confezione il numero di lotto
e, se corrispondente a uno di quelli
per i quali è stato
disposto il divieto
di utilizzo, a contattare il proprio medico per la valutazione di un'alternativa
vaccinale.
Le morti sospette riguardano tre an-
ziani. Si tratta di un uomo di 68 anni in
Sicilia, di una donna di 87 anni sempre
in Sicilia, e di una donna di 79 anni in
Molise. Ci sarebbe poi, secondo quanto si è appreso, il caso di un novantaduenne ricoverato in gravi condizioni,
di nuovo in Molise. Le vaccinazioni
sarebbero avvenute da quasi un paio
di settimane.
Salute Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche
Mario Negri di Milano, non vuole gettare benzina sul fuoco. «La decisione
dell'Aifa - aggiunge il farmacologo è cautelativa. Il fatto che si siano verificate delle morti è certamente preoccupante, però bisogna capire chi
fossero queste persone, quale età
avessero, da quali tipi di patologie
fossero affette. Non è detto che ci sia
un nesso di causa-effetto fra la somministrazione del vaccino e il decesso.
Potrebbe essere solo una casualità».
Certamente però, ed è lo stesso Garattini ad ammetterlo, è corretto «bloccare in via cautelativa i due lotti, e
consiglio a chi ha fatto il vaccino da
poco di mettersi in contatto con il proValter Brogino
prio medico».
PISTOIA - LA PRIMA UDIENZA DAVANTI AL COLLEGIO DEL TRIBUNALE DI PISA
Usura bancaria: due dirigenti a processo
Vittima un’impresa edile che aveva aperto una linea di credito nella filiale di Ponsacco
Ai manager vengono ora contestati gli interessi su uno scoperto di conto corrente
ue dirigenti bancari finiscono
sotto processo per usura in
concorso ai danni di un’impresa edile.
Succede a è Pistoia, dove i due
manager finiti nei guai, all’epoca
dei fatti contestati in Tribunale, a
Pisa, lavoravano nella filiale di
Ponsacco di Unicredit.
Si tratta di Andrea Merola, 57 anni,
originario di Livorno e di Alessandro Cataldo, 49 anni, di Casoria.
A riportare la notizia è Il Tirreno
che spiega come Merola era il di-
D
rettore della filiale bancaria, mentre Cataldo ricopriva la carica di
responsabile manovre massive relative alle condizioni applicate alla
clientela da parte della banca.
La Costruzioni Edili Dell’Arte Srl
aveva aperto una linea di credito
proprio nella filiale di Ponsacco.
Per l’accusa i due manager “nel
conteggiare gli interessi dovuti
per situazioni di scoperto di conto
corrente a partire dal secondo trimestre 2008 e fino al secondo trimestre 2011 praticavano alla so-
cietà interessi usurari”.
Le relazioni tecniche commissionate dalla Procura avevano spinto
il pubblico ministero, nel suo dispositivo di chiusura delle indagini,
a chiedere l’archiviazione del procedimento. Il gip, tuttavia nel maggio scorso, ha ravvisato alcuni elementi per i quali ha ritenuto necessaria la celebrazione del processo.
Lunedì scorso si è svolta la prima
udienza davanti al collegio (presidente Murano, a latere Fabbri-
catore, Bencivinni) per la costituzione delle parti e la formalizzazione della lista testi. Il dibattimento
proseguirà il prossimo anno.
Un tema, quello dell’usura bancaria, tutt’altro che nuovo. Sempre
lunedì scorso infatti un imprenditore lucano, Michele Satriani, aveva
protestato a Potenza davanti alla
sede del Palazzo di Giustizia iniziando uno sciopero della fame.
Un’iniziativa presa proprio per
manifestare non solo “contro i
tassi usurai decisi dalle banche”
ma anche “sul fenomeno dell'usura
e sulla disattenzione nell'applicazione della legge di riferimento
in materia di usura bancaria da
parte dell'ordinamento giudiziario
sia locale che nei vari Tribunali
d'Italia”.
Carlotta Bravo
8
Venerdì 28 novembre 2014
Dall’Italia
IL GIALLO DI GARLASCO
LODI - CAMION IN FIAMME E CHIODI IN CORSIA
I legali dei Poggi:
“Vogliamo la verità”
Assalto al portavalori:
far west sull’autostrada
ogliono la verità. È
quanto richiesto ieri nella nuova udienza a Milano per il processo d'appello
“bis” nei confronti di Alberto
Stasi dagli avvocati della famiglia di Chiara Poggi, uccisa
il 13 agosto 2007.
I legali Gian Luigi Tizzoni e
Francesco Campagna si associano alla richiesta dell'accusa di condannare Stasi a
30 anni di carcere e aggiungono, nella loro ricostruzione,
tutti gli indizi che a loro avviso
portano a concludere per la
colpevolezza dell'ex studente
bocconiano, chiedendogli
inoltre un risarcimento. Per i
legali questi indizi sono almeno 11, “gravi, precisi e
concordanti”, e portano tutti
alla medesima conclusione:
è stato Alberto a uccidere
Chiara.
In aula, il processo con rito
abbreviato si svolge a porte
chiuse, i legali hanno fatto
ascoltare la telefonata al 118
con cui Alberto dà l'allarme.
Un elemento su cui l'imputato
mente: quella telefonata non
fu fatta davanti alla villetta di
via Pascoli ma davanti alla
caserma. Non solo. Contro
l'imputato c'è l'impossibilità,
calpestando il pavimento di
casa Poggi, di non sporcarsi
le scarpe; c'è il presunto cambio di pedali tra la bici nera
e la bici bordeaux di Alberto;
V
Il furgone conteneva cinque milioni di euro in contanti
Nel commando almeno quindici persone, che sono fuggite
c'è l'assenza di tracce di estranei in casa Poggi; c'è la traccia
sul dispenser del sapone del
sangue di Chiara misto alle
impronte di Alberto; ci sono
le ‘bugie’ di Alberto sul numero di bici in possesso della
sua famiglia e sulla descrizione del volto “pallido” della
vittima coperto invece di sangue. Ma ci sono anche altri
due elementi, trascurati nei
primi due gradi di giudizio: i
graffi che dei carabinieri
avrebbero visto sull'avambraccio di Alberto e il numero
delle scarpe di Alberto compatibile con quelle indossate
dall'assassino. “Chiediamo
giustizia per Chiara, quella
che pretendiamo da anni” ha
detto l’avvocato Gian Luigi
Tizzoni, che ha precisato di
non avere quantificato la somma chiesta come risarcimento, rimettendosi a una valutazione della Corte d’Assise
d’Appello. La parola ora passerà alla difesa. La sentenza
è prevista il 16 dicembre.
n colpo in grande stile, commesso con
chiodi sull’asfalto,
armi e con mezzi incendiati e messi di traverso.
Paura all’alba di ieri in autostrada tra Lodi e Piacenza,
quando un commando ha
tentato di assaltare un furgone
portavalori della “Battistolli”.
Il tentativo è comunque fallito
grazie alla prontezza dell’autista che è riuscito ad evitare
il blocco e, secondo alcune
testimonianze, anche gli spari
dei banditi, per proseguire
la sua corsa verso Milano. I
rapinatori sono fuggiti e risultano ricercati.
Gli uomini della Battistolli
non hanno comunque sparato e non si sono registrati
feriti. Disagi si sono registrati
sull’autostrada, che è rimasta
bloccata per ore.
Non è ancora chiara la dinamica dell’assalto. Secondo
quanto reso noto il blitz è
scattato alle 6,45 al chilometro
34 della carreggiata sud, all'altezza di Pieve Fassiraga in
provincia di Lodi.
Sarebbero almeno quindici i
componenti della banda che
U
ha prima sparso mazzi di
chiodi e subito dopo dato
fuoco a due mezzi pesanti,
mettendoli di traverso sulla
strada per bloccare il passaggio del portavalori. Un altro camion è stato bruciato
anche sulla carreggiata opposta, a circa 5 chilometri di
distanza.
Chiodi e mezzi incendiati,
però, hanno fermato solo i
due furgoni della scorta mentre quello che custodiva i
valori è riuscito a sfuggire e
ad arrivare in una delle basi
del gruppo Battistolli.
Sul furgone, come spiegato
dalla polizia di Lodi, c'erano
oltre cinque milioni di euro.
Non è ancora chiaro se i banditi abbiano tentato un altro
assalto prima che il portavalori imboccasse l’autostrada, mentre sarebbe ormai
certo che sono stati esplosi
dei colpi di arma da fuoco,
con armi da guerra.
Tre rapinatori sono stati visti
fuggire a bordo di un’auto
nera, ma i componenti del
commando sembrano essere
molti di più e sarebbero fuggiti a bordo di cinque mezzi.
Sul posto dell’assalto, invece,
sono stati portati per bloccare i portavalori, nove mezzi
rubati, tra furgoni e auto.
La Squadra Mobile di Lodi
sta effettuando tutte le indagini necessarie, compresi i
rilievi tecnici sulle telecamere puntate sull’autostrada
mentre la scientifica è al lavoro per i rilievi di rito.
La polizia ha ravvisato diverse
coincidenze con un assalto
analogo avvenuto tempo addietro lungo l’autostrada A9
(l’8 aprile 2013): per esempio
i mezzi dati alle fiamme per
bloccare i portavalori e il
varco aperto lungo l’auto-
strada per uscire senza doverne percorrere un tratto.
L’auto nera e altre probabilmente usate dal commando,
sembra siano state abbandonate a Graffignana, sempre nel lodigiano e alcune
persone, probabilmente
sempre della banda di rapinatori, hanno fermato e rapinato una donna per poi
sparire.
Notevoli i disagi al traffico
per la rapina: l’autostrada è
rimasta chiusa in entrambi i
sensi di marcia. soltanto dopo
diverse ore l'autostrada è
stata ripulita dai chiodi.
Carlotta Bravo
9
Venerdì 28 novembre 2014
Dall’Italia
PALERMO - COMMOZIONE, DOLORE E URLA ALL’ULTIMO ADDIO ALLA PICCOLA GIORGIA
Tensione ai funerali: picchiato fotografo
Assente la madre, dimessa ma piantonata in ospedale. Presente il padre che ha dovuto dare il nome alla neonata
di Barbara Fruch
ensione ieri mattina ai funerali
della piccola gettata tra i rifiuti
dalla madre subito dopo il parto.
La cerimonia si è svolta nella chiesa
del cimitero dei Rotoli a Palermo.
La madre non c'era perché appena dimessa
dal reparto di ginecologia, ma piantonata
in ospedale. Presente, invece il padre, che
non ha staccato un attimo lo sguardo dalla
piccola bara bianca. È stato proprio lui,
che per legge ha dovuto registrarne nascita
e morte all'anagrafe, a scegliere il nome
Giorgia per la piccola.
Commozione e dolore (Foto studiocamera),
ma anche momenti di tensione tra i fotografi
presenti ed i familiari, che, evidentemente,
non volevano che quel momento venisse
“spettacolarizzato”.
Il fotoreporter Franco Lannino è stato picchiato e portato fuori dalla chiesa da alcuni
parenti, danneggiate anche alcune altre telecamere di operatori tv.
A celebrare la messa padre Pietro Furnari
che non ha mai citato la madre, Valentina
Pilato, accusata di infanticidio. “Nessuno
può giudicare quanto accaduto. Solo il Signore può farlo. Ci si deve chiedere, però,
perché tutto questo sia accaduto e di chi è
la responsabilità – ha detto il sacerdote –
Giorgia adesso fa parte degli eletti. Lei ora
è con il Signore e lui le darà tutto quello
che forse noi non avremmo saputo darle e
che neanche la vita le avrebbe dato. Questo
deve essere di conforto: sapere che oggi
T
lei è ben custodita dal Signore e in questa
custodia non la confonderà con nessuno.
La piccola Giorgia guardandoci dal cielo
sorriderà con quel sorriso di Dio che il
mondo non le ha dato”.
Presente al funerale anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando: “Quello di oggi è
NAPOLI
Camorra: preso
l’ultimo dei Gionta
Valentino jr., nipote del capo storico
della cosca, era nascosto in una botola
stato assicurato alla
giustizia anche l’ultimo
esponente del clan:
Valentino Gionta, nipote del
capo storico dell’omonima
cosca camorristica di Torre
Annunziata (Napoli), è stato
arrestato all’alba dai carabinieri del nucleo investigativo.
Difficile per gli agenti capire
dove l’uomo si era nascosto:
il covo era infatti una botola
ricavata nelle pareti di un
appartamento del rione Provolera, di proprietà di uno
zio al momento in carcere
per scontare la penna dell’ergastolo. Per entrare e
uscire dal nascondiglio era
stato escogitato un congegno elettronico per l’apertura e a chiusura.
Dopo il blitz, circondato
dalle forze dell’ordine,
Gionta si è arreso senza
opporre resistenza. E lui
sarebbe l’attuale boss di
Napoli: secondo i carabinieri aveva raccolto “l’eredità” dopo l’arresto del padre.
Durante le perquisizioni è
stata trovata una copia
dell’ordinanza di custodia
È
cautelare in carcere dello
scorso 5 giugno alla quale
si era sottratto: Gionta era
infatti latitante dal giugno
scorso, quando era sfuggito
alla cattura per associazione
a delinquere di tipo mafioso, estorsione, armi ed altro.
Valentino si chiama come
il nonno, anche’egli in carcere dal 1985 in carcere,
dove si trova in regime di
41 bis. A lui spettava negli
anni ’80 l’intero controllo
del traffico di eroina nella
zona di Torre Annunziata
grazie all’egemonia nel
mercato ittico e alcune presunte relazioni con Cosa
Nostra.
Solo lo scorso agosto un altro arresto nella famiglia
Gionta: il figlio di Valentino
senior, Aldo era stato arrestato nel porto siciliano di
Pozzallo mentre stava per
salpare alla volta di Malta.
Fu lui nel 2008, a scrivere
dal carcere milanese di
Opera al figlio per impartirgli lezioni su come gestire
l’intero clan: “Impara a sparare con il kalashnikovscrisse- poi ti dirò io cosa
F.Ce
fare”.
un giorno di dolore per tutta la città. Rimarranno nella memoria di tutti noi lo sgomento e a rabbia per un gesto atroce che è
stato compiuto, insieme all’impegno a rafforzare lo sforzo di tutte le istituzioni affinché
simili tragedie non abbiano a ripetersi”.
Stravolti i genitori della madre, che durante
la funzione hanno accusato
un malore: la loro figlia ora
è accusata di un crimine
tremendo. L’ospedale come detto – ha dimesso la
donna, ma i carabinieri sono
in attesa di capire dove il
magistrato dispone di trasferirla.
Proseguono intanto le indagini, per accertare se la donna sia stata aiutata nel dare
alla luce la bimba ed a disfarsi del fagottino. I risultati
dell’autopsia hanno stabilito
che la bimba era sana e non
soffriva di alcuna patologia.
Valentina era fuggita dal
Friuli per partorire di nascosto: la tragedia familiare
all'interno di una giovane
coppia, 34 anni lui, militare
dell'esercito, 30 lei con già
3 figli piccoli, due bambine
e un maschio, di 2, 6 e 8
anni. Tutti originari di Palermo, trasferitisi a Gemona
del Friuli (Udine) da febbraio.
Un gesto paradossale quello della 30enne
considerando l’attuale legislazione italiana
che consente alla madre, in anonimato, di
non riconoscere il bambino e di lasciarlo
nell’ospedale dove è nato (DPR 396/2000,
art. 30) affinché sia assicurata l’assistenza
e anche la sua tutela giuridica.
COSENZA - MAXIOPERAZIONE DEL DDA DI CATANZARO
Estorsioni e droga: blitz
contro il clan degli “Zingari”
In progetto anche un attentato nei confronti del pm Pierpaolo Bruni
l progetto sarebbe stato
quello di un attentato
nei confronti del pm della Dda di Catanzaro Pierpaolo Bruni. A questa conclusione sono arrivati gli inquirenti che hanno coordinato
l’esecuzione di 20 ordinanze
di arresto nei confronti di presunti appartenenti al clan degli Zingari;.
Le accuse per gli arrestati
sono di associazione a delinquere di stampo mafioso,
estorsione e traffico di droga.
La Procura crede che la cosca
avesse pensato di attentare
alla vita del magistrato così
come aveva denunciato un
detenuto alla polizia penitenziaria che ha raccontato come
il piano criminoso fosse stato
ordito dalle cosche del Crotonese, del Cosentino e del
Lametino a seguito delle numerose inchieste coordinate
sul territorio dallo stesso Bruni.
Un’associazione a delinquere,
di stampo mafioso, dunque,
quella degli Zingari, che operava tra Cosenza ed il Tirreno
cosentino e che, sempre secondo le indagini, avrebbe
I
imposto il proprio controllo
sulla zona perpetrando estorsioni e utilizzando armi per
acquisire la gestione e il controllo di attività economiche,
appalti pubblici.
Accertate almeno una ventina
di estorsioni ad imprenditori
e commercianti di Cosenza
e Paola che venivano minacciati e fatti oggetto di incendi,
danneggiamenti e anche percosse. Quattro persone sono
sfuggite all'arresto nel corso
dell’operazione.
C’è stata una “fuga di notizie
- tranquillizza però il procuratore aggiunto Giovanni
Bombardieri - può essere ricondotta al fatto che erano
noti i collaboratori che stavano facendo dichiarazioni",
Bombardieri ha anche negato
che la presunta talpa possa
essere tra le forze dell'ordine.
"L'operazione registra l'evoluzione delle cosche cosentine e dopo l'operazione ‘Tela
del ragno’ e altre, i clan Ci-
cero, Lanzino e Perna sono
stati sostituiti, a Cosenza, dal
clan Rango e dagli Zingari,
visto che Maurizio Rango ha
sposato una nipote di Giovanni Abbruzzese, realizzando una unione personale e
attirando a sé anche gli uomini del clan Bruni”: ha spiegato Vincenzo Antonio Lombardo, procuratore capo della
Dda- Non si pensi che sconfiggere un clan voglia dire
sconfiggere tutta la 'ndrangheta".
10
Venerdì 28 novembre 2014
Cultura
MOMENTO PARTICOLARMENTE FORTUNATO PER LA REINASSANCE DELLA CULTURA NAZIONALE SULLE SPONDE DEL MARE VENETO
L’Adriatico riunificato dall’arte
Un trio di allestimenti fa il giro delle nazioni: dalla Croazia al Montenegro, pubblico
incantato dalla storia di Trieste, dalle vele di Kounellis e dalle opere del Guercino
di Bruno Rossi
Adriatico parlava italiano, un tempo. Soprattutto
veneto. Ma anche slavo,
albanese, greco. Oggi
le cose non sono cambiate, ma a rendere l’idea di quanto
Venezia sia ancora un faro, anche
per l’Adriatico del futuro, ci sta pensando una mostra che sta facendo il
giro di questo mare sul quale oggi si
affacciano sette nazioni e intorno al
quale orbitano tante altre. Tutto merito
di una serie di iniziative in occasione
della XIV settimana della lingua italiana nel mondo organizzata in Montenegro, che si è tuttavia diffusa nei
Balcani come una benvenuta epidemia di cultura e dialogo artistico.
A partire dalla e preziosa rassegna
"Trieste dalla Serenissima all'Impero",
che ripercorre, attraverso le splendide vedute e stampe della collezione di Stelio e Tity Davia, l’evoluzione urbanistico-architettonica e
storico-sociale della nostra città dal
1612 all'800: ad ospitarla è Perasto,
oggi in Montenegro, storica roccaforte veneziana in fondo alle Bocche
di Cattaro, dove ancor oggi si può
sentir parlare la gente del posto in
dialetto veneto. La collezione, composta da più di cento pezzi e antichi
album, sarà trasferita dal 2 dicembre
L’
all’Archivio di Stato di Fiume grazie
al Consolato generale d’Italia a Fiume
e con il patrocinio di Expo 2015; ma
s'intitolerà "Dalla Serenissima al futuro", quest’ultimo rappresentato da
una decina di scatti in bianco e nero
di Marino Sterle, che raccontano,
tra forti contrappunti di luce e ombra,
la Trieste contemporanea.
Non solo però: a Fiume convergerà
anche la scenografica installazione
di Jannis Kounellis intitolata artista
greco ma italiano d’adozione, che a
Zagabria ha presentato nei giorni
APRE OGGI LA RASSEGNA FOTOGRAFICA DI FABIO SCHIFINO
A LADISPOLI ESPOSIZIONE SUI GENERIS DI ARTISTI LOCALI
Presepe, fascino intramontabile:
e c’è anche quello “marinaro”
di Barbara Fruch
l Presepe nei vari stili:
da quello classico napoletano, a quello in
ceramica fino a quello
perfettamente inserito
nel gioco della natura
su radici.
Sono alcune delle composizioni presepistiche
in mostra nella sala espositiva di
via Ancona, a Ladispoli, cittadina
del litorale a nord di Roma fino al
6 gennaio 2015.
Tutte le opere presenti sono realizzate secondo tradizioni artistiche
e culturali del luogo con l’utilizzo
dei materiali più vari: da materie
preziose e tradizionali, fino a materiali di recupero.
Il presepe infatti non raffigura
soltanto la natività di Gesù con la
Madonna, San Giuseppe, il bue e
l’asinello, ma sta a rappresentare
una struttura paesaggistica architettonica di rilevanza internazionale. Troviamo così composizioni di varie etnie, raffiguranti
sculture, monumenti, e paesaggi
antichi, con personaggi che si
muovono. Articolati da piccoli ingegni elettronici, con luci, ruscelli
e spettacolari “invenzioni” per
renderli viventi.
Non mancano poi, opere che hanno saputo sapientemente abbinare
le bellezze locali al contesto della
mostra: ne è un esempio la riproduzione in miniatura di torre
I
scorsi “To remind. Untitled (Sails)”
(“Per ricordare. Senza titolo (Vele)”).
Un’opera che raffigura nove vele
della Serenissima, dalle dimensioni
ragguardevoli, che spiccano da alcuni
giorni alla Casa Lauba . L’installazione,
curata da Ludovico Pratesi, è stata
dapprima allestita a Cattaro (in Montenegro) nella Chiesa di San Paolo:
composta da nove vele veneziane
del '600, raccolte nello spirito del
riuso proprio dell'arte povera, espresso dal maestro italo-greco (la più
grande è alta 5.80 metri, mentre la
larghezza dell’installazione supera i
20), ora si è trasferita sulla Sava nella
capitale croata in una mostra organizzata dal locale Istituto Italiano di
Cultura; dai primi di dicembre sarà
anch’essa trasferita a Fiume.
A chiudere il cerchio c’è "Guercino.
La luce del Barocco", prestigiosa
rassegna dedicata fino al 31 gennaio
al grande artista italiano al Museo
dell’Arte e dell’Artigianato (Muo) di
Zagabria. Il successo che il pubblico
sta riservando all’esposizione è stato
registrato dalla stampa croata, anche
non specializzata. La mostra è stata
definita un evento di dimensione
storica per la cultura croata: testimonia, attraverso trentacinque fra
dipinti e affreschi, la bellezza del
più prestigioso esponente della scuola pittorica bolognese, raffinato riformatore che, dal Barocco, seppe
aprire significativamente al classicismo: così importante da essere
visitato nella sua patria di Cento
(Ferrara) da personaggi del calibro
di Velasquez e a Bologna dalla regina
Cristina di Svezia.
Evo Visio, una mostra contro
l’abbandono del Centro Italia
di Robert Vignola
È
Flavia, monumento di Ladispoli
di epoca romana, al cui interno
ha preso vita il presepe.
Delle vere e proprie opere d’arte
create con professionalità e fantasia dai diversi artisti che hanno
preso parte all’iniziativa, sponsorizzata dal delegato all’arte del
comune Filippo Conte. Si tratta
di Enrica Rolandini, Rita Consolini,
Teresa Marrone, Antonella Laurini,
Gemma Modugno, Katia Casoli,
Gino Lupattelli, Paolo Frulio, Toni
Sechi, Roberto Mariani, Anna
Sbardella, Stefania Naritelli, Samanta Moretti, Graziella Sanna,
Paola Alessandrini, Patrizia Ferreri,
Alex Aves e Germano Carmina.
Non solo presepi, comunque,
nella sala espositiva si possono
ammirare inoltre pitture e ceramiche, tra cui oggettistiche locali,
create da Gemma Modugno e
Rita Consolini, artiste conosciute
nella cittadina per le loro doti artistiche.
Un angolo insomma dove poter
ammirare l’artigianato vero a costo
zero: l’ingresso è infatti libero.
il giorno dell’inaugurazione
oggi per Evo Visio. Si tratta di
un fotoracconto in bianco e nero
dei paesaggi e del patrimonio storico
del Centro Italia, che il reporter Fabio
Schifino ha realizzato negli anni e che
sarà in esposizione a Roma, presso la
Galleria Area Contesa, fino al prossimo
3 dicembre.
"Antiche pietre, sentieri dal corso quasi
dimenticato, paesaggi di luna e montagne, strade liquide che inventano
disegni quieti di vapore. L'immagine
catturata da Fabio Schifino aiuta chi
guarda a rallentare per un attimo il
ritmo frenetico del quotidiano, illuminando con fascino l'importanza del ricordare, del custodire con cura l'unicità
di siti che appaiono incantati", si legge
nella presentazione della mostra.
Ma qual è il contenuto? Con il suo
nuovo lavoro, Fabio Schifino presenta
trenta scatti in bianco e nero, rigorosamente analogici, tasselli che vanno
a formare un poetico mosaico, reportage di scorci di natura e paesi del
centro Italia, testimonianza della bellezza di un prezioso patrimonio storico
e paesaggistico spesso trascurato o
vandalicamente distrutto per assecondare le necessità di “sviluppo” del
mondo postmoderno.
Un lavoro finalmente focalizzato verso
la propria terra quello di Fabio Schifino,
fotografo romano nato nel 1968: dopo
aver iniziato la sua carriera fotografica
nei primi anni 90, specializzandosi
nell’interazione con popoli d’oriente,
si è in seguito si è spinto ancora più
in là, dedicandosi all’esplorazione dei
paesaggi di Africa e Oceania, e la
parte indonesiana di Komodo. In Evo
Visio, invece, torna in Italia e cattura
l’anima di paesaggi nostrani,“fissando
in ogni scatto – si legge ancora nella
presentazione della mostra – luoghi
dove il tempo appare sospeso, piccole
roccaforti di una fragile memoria, depositari ultimi di culti e tradizioni, superstiti preziosi in un mondo globalizzato”.
Lui stesso indica il filo conduttore dell’appuntamento con poche pennellate
verbali. “Intrappolare un momento del
tempo che fugge, e racchiuderlo in
un piccolo fotogramma, è per me un
raro dono, che mi permette di proteggere la memoria per le generazioni
che verranno. La fotografia è per me
la macchina del tempo, che mi dà la
grande opportunità di fermarlo, osservarlo, amarlo, e… lasciarlo ancora
correre”.
Appuntamento quindi all’inaugurazione, che si terrà oggi a Roma nella
galleria Area Contesa di via Margutta
90 (via del Babuino 51), alle ore 18.
L’allestimento è a cura di Teresa Di
Gregorio e gli orari di apertura sono,
tutti i giorni, dalle 10.30 alle 13.30 e
dalle 14.30 alle 19.30.
11
Venerdì 28 novembre 2014
Poltronissima
LA STORIA DI UN AMORE INASPETTATO TRA UN UOMO E SUO FIGLIO
“Mio Papà”, dramma familiare attuale e contemporaneo
Nel cast Giorgio Pasotti, Donatella Finocchiaro e il piccolo Niccolò Calvagna
di Luciana Caprara
l film affronta una tematicadifficile, ovvero quella di un
padre non naturale non riconosciuto dalla legislazione
italiana.
Un perfetto sconosciuto sul piano
giuridico capace, tuttavia, di costruire
un rapporto profondo con il figlio
della compagna, letteralmente ‘dimenticato’ dal padre originario.
La pecca di “Mio Papà” sta proprio
in quest’ultima figura, astratta ed affidata ad un attore non professionista
che non parla e non appare mai, se
non di spalle.
Al di là del colpo di scena, in parte
annunciato nella trama ufficiale, il
film va nella direzione che lo spettatore auspica, con una morale didascalica e buonista più idonea forse
alla fiction televisiva.
Presentato fuori concorso al Festival
del Cinema di Roma nella sezione
“Alice della città”, la pellicola però
è stata accolta positivamente dalla
critica come un film commovente,
con una sceneggiatura ben fatta e
gli attori bravissimi.
Insomma, tra alti e bassi, la pellicola
di Base mostra una certa dose di
coerenza, a cui si accompagna un
sostanziale equilibrio nelle varie fasi
della narrazione e un buon grado
di credibilità nella messa in scena.
Pasotti interpreta Lorenzo, un trentacinquenne allergico ai legami che
lavora come subacqueo su una piattaforma poco distante dalla costa
adriatica. Sulla terraferma conosce
però Claudia (la Finocchiaro), con
cui avvia una relazione passionale.
La ragazza ha un figlio (Calvagna),
con cui Lorenzo creerà col tempo
una forte complicità specie a seguito,
di poi un fatto tragico che contribuirà,
a rinforzare i legami.
I
Il tema principale dell’opera è quindi
questo particolare rapporto che si
viene a creare, come sempre più
spesso avviene nella società moderna, tra un adulto e un bambino
che non sono vincolati da un legame
di sangue, ma, di fatto, è come se lo
fossero, come se fossero realmente
padre e figlio, se non altro in virtù
dell’affetto reciproco che si dimostrano.
Così come è inedito lo sguardo posato sulle figure dei patrigni, sempre
più numerosi in un’epoca di mamme
separate, divorziate e auto-fecondate
che decidono di dare in delega, ai
loro partner, la paternità dei propri
bambini.
Mio Papà ha la particolarità di trattare
un argomento poco esplorato dal
cinema italiano contemporaneo, se
non di sfuggita, ovvero la mancanza
di diritti dei “genitori” non biologici
delle così dette “famiglie allargate”.
I buoni propositi ci sono dunque
tutti, peccato che non siano bastati.
Si, perché sembrano essere penalizzanti i continui abbassamenti di
tono della sceneggiatura, che hanno
reso la recitazione degli attori chiave
poco credibile e forzata, e la loro
evoluzione troppo frettolosa.
Inoltre, lasciano a desiderare anche
la fotografia e gli effetti visivi in
quanto rasentano la finzione.
Insomma, Mio Papà sarebbe più
adatto come prodotto televisivo che
cinematografico.
Prodotto da Movie And e Rai Cinema,
con la collaborazione del Ministero
dei Beni Culturali,“Mio papà” vede la
partecipazione di Giorgio Pasotti e
Donatella Finocchiaro, Niccolò Calvagna, Fabio Troiano e Ninetto Davoli.
Pasotti interpreta Lorenzo, un trentacinquenne allergico ai legami che
lavora come subacqueo su una piattaforma poco distante dalla costa
adriatica. Sulla terraferma conosce
però Claudia (la Finocchiaro), con
cui avvia una relazione passionale.
La ragazza ha un figlio (Calvagna),
con cui Lorenzo creerà col tempo
una forte complicità.
La pellicola uscirà nelle sale il prossimo 27 novembre.
ARRIVA NEI CINEMA LA NUOVA COMMEDIA DEL TRIO DI BORIS
“Ogni maledetto Natale”: no al cinepanettone
Se trascorrere le feste con le rispettive famiglie si rivelerà un'insospettabile catastrofe
l film è una surreale commedia
comico-satirica sul Natale, un
ritratto “di famiglie” in crisi e
una riflessione distruttiva del
Natale.
Così, la grande ed attesa festività
che dovrebbe essere un momento di armonia, pace e coesione famigliare, viene raccontato
attraverso tutti i disagi di una
festività che stressa, affatica ed
intristisce l'uomo costrettoda
sempre a viverla come un impazzimento di luci, caos, esasperazioni, feste e sacrifici. Ma
la vera domanda che pone il film
già dalla trama è: può l'amore
resistere al Natale? Perché l'incubo del Natale è la prova da
superare per i due protagonisti.
I due giovani sono Massimo e
Giulia, rispettivamente Alessandro
Cattelan e Alessandra Mastronardi e sono psicologicamente
massacrati delle rispettive famiglie, i cui membri sono interpretati magistralmente da Francesco Pannofino e Laura Morante, da Corrado Guzzanti, Va-
I
lerio Mastandrea, Marco Giallini,
Caterina Guzzanti, Andrea Sartoretti, Stefano Fresi e Franco
Ravera. Un cast formidabile, per
una commedia folle, plurale, che
mette in scena la pazzia di questa
festa paradossale ed estrema,
che quando si avvicina, ci dà
voglia di cambiare paese.
La decisione di trascorrere le
feste con le rispettive famiglie
si rivelerà un'insospettabile catastrofe dai risvolti tragicomici.
"Ogni maledetto Natale è una
commedia sentimentale e satirica, un film scritto e diretto con
la libertà che abbiamo sempre
avuto con il tentativo di af-
frontare un tema più grande,
più largo. E ribaltarlo completamente", spiega il trio di registi
e sceneggiatori Ciarrapico, Torre,
Vendruscolo. "Il Natale, che
dovrebbe essere un momento
di armonia, pace e coesione
famigliare, è qui raccontato
come un incubo antropologico,
all’origine di tutti i disagi di
quel periodo, una festività che
stressa e affatica le persone
sin dalla notte dei tempi. A Natale le giornate sono più corte,
più buie, più fredde. E l’uomo
da sempre reagisce alla paura
di questa oscurità con un impazzimento di luci, caos,
esasperazioni, feste e sacrifici.
Anche oggi il Natale è questo,
una follia collettiva in cui le
famiglie hanno i superpoteri e
vogliono essere gratificate e
glorificate, rovesciandoti addosso tutte le aspettative che
in realtà non sono le tue".
Insomma, quella di Giacomo
Ciarrapico, Mattia Torre e Luca
Vendruscoloè una semplice variazione sull’ormai collaudato filone
di successo “famiglia di lui vs
famiglia di lei”, che sembra ormai
spopolare dall’uscita della commedia americana sul modello:
Ti presento i miei di JayRoach.
Come sfondo alle vicende, il trio
di registi sfrutta e sovverte l’armonioso clima natalizio, che qui
assume toni da incubo e di caos
tragicomico.
È un Natale visto come una follia
collettiva, che trasforma la
famiglia in un confuso stormo
di soggetti squilibrati tratravestimenti, di gag esasperate e surreali, che spesso però arrancano
nello sviluppo organico di una
trama coerente e si riducono ad
una semplice serie di episodi
divertenti ma incongruenti.
“ Il nostro non è un anticinepanettone, non è un antiniente - sottolineaMastandrea è semplicemente una commedia
che parla di Natale in una maniera
diversa”.
Il film èil tentativo di raccontare,
attraverso un tormento dei nostri
tempi, in un altro modo questo
strano Paese e le sue contraddizioni, che specialmente durante
le feste, tra famiglia, istituzioni
e consumismo escono in modo
molto chiaro.
Il film è in uscita nelle sale italiane
dal 27 novembre.
Luciana Caprara
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Venerdì 28 novembre 2014
Società
CALCIOSCOMMESSE, L’INCONTRO BARI-LECCE FU COMPRATO. AD OGNI SOSTENITORE 400 EURO DI INDENNIZZO
Derby della vergogna, sentenza storica: tifosi risarciti
Frode sportiva, solo 1 anno e 6 mesi di reclusione per l’ex presidente dei salentini Semeraro
di Federico Colosimo
alcioscommesse, il
derby della vergogna tra Bari e Lecce del 2011 fu truccato. Lo sapevano
tutti, ma adesso a metterlo
nero su bianco è la giustizia
italiana. Le condanne erano
nell’aria ma le pene per l’incredibile combine rappresentano un precedente storico per l’apparato. Una decisione che apre scenari non
di poco conto per i tifosi,
traditi dai loro beniamini. Ben
260 di loro si sono costituiti
parte civile nel processo e
adesso avranno diritto a un
risarcimento di 400 euro ciascuno. Per la prima volta
nella storia un tribunale, quello di Bari, ha riconosciuto
un danno in favore dei supporters.
Pagano e neanche poi tanto
a caro prezzo Pierandrea Semeraro, ex presidente dei
salentini e l’imprenditore leccese Carlo Quarta: 1 anno e
C
mezzo (pena sospesa) per
il reato di frode sportiva. Se
l’è cavata con appena 9 mesi
il terzo imputato, Marcello
Di Lorenzo, amico dell’ex
calciatore biancorosso Andrea Masiello, che ha patteggiato la pena nell’ambito
dello stesso procedimento
insieme agli “scommettitori”
Gianni Carella e Fabio Giacobbe. Non basta. Dovranno
pagare una multa di 10.000
euro e le spese processuali.
Inoltre hanno ricevuto un Daspo giudiziario di 180 giorni.
La storia è vecchia. E risale
al 15 maggio 2011. Il Bari,
già matematicamente retrocesso in Serie B, ospita i cugini del Lecce allo stadio
San Nicola per un match che,
purtroppo, entrerà prepotentemente nella storia dei
2 club (e del calcio italiano
in generale) come la gara
della vergogna. Masiello, per
la cronaca, si rese protagonista di un gesto deplorevole,
mettendo a segno appositamente un’autorete per per-
mettere il buon esito della
combine. Con gli ospiti che
si aggiudicarono l’incontro
per 0-2, guadagnando una
salvezza che, da lì a poco,
gli verrà revocata, spingendo
il team in Lega Pro.
Si chiude così la prima parte
di un processo incredibile
caratterizzato da una storia
sportiva raccapricciante. Perché vendersi un derby va al
di là della schifezza. Di fronte
a un autogol volontario, dettato dal vile denaro, nell’unica
partita che devi giocare fino
alla morte per statuto e dignità, significa essere oltre
il male. E’ un gesto imperdonabile, che lascia basiti.
Ma che adesso ha trovato
parziale giustizia in un aula
di tribunale con i tifosi che,
per una volta, possono esultare e uscire da un palazzo
di giustizia da vincitori. Segnando un gol importante,
anche per il futuro di uno
sport malato. Tradire la passione degli ultras non è reato:
ma delitto.
ATTESISSIMO RITORNO PER UN’ICONA DELLA TELEVISIONE ITALIANA
Simona Ventura, debutto
in libertà su Agon Channel
Per lei una nuova esperienza con un format albanese
Il bello di essere una freelance della televisione è che
posso scegliere i progetti
che mi piacciono di più”: c’è anche Simona Ventura tra le new
entry di Agon Channel, la nuova
televisione che prende il via
lunedì 1 dicembre, la versione
“
italiana del canale albanese.
L’idea del nuovo contenitore è
di Francesco Becchetti, imprenditore romano che lavora nel
settore dell’energia rinnovabile,
oltre che patron del Leyton Orient,
la squadra londinese di terza serie. Un anno e mezzo fa , Bec-
chetti ha lanciato il canale in lingua albanese che riproponeva
format che ricordano quelli Rai
e Mediaset (da Striscia a Che
tempo che fa). E adesso, complici
appunto i bassi costi di produzione, lancia pure il canale in
italiano. Quaranta milioni di euro
di investimento per la tv che
trasmette dai modernissimi studi
tra i capannoni della periferia di
Tirana.
Si tratterebbe di una televisione
semi-generalista, con un palinsesto ancora da definire:
quello che è certo il cast di
tutto rispetto nel quale compare
anche la Ventura in qualità di
madrina ufficiale.
“Stiamo parlando di tanti progetti,
ma io preferisco concentrarmi
su una cosa per volta- ha detto
Simona-. mi piace molto l’entusiasmo e il rispetto per il professionista che Francesco (Becchetti,
ndr) mi sta dimostrando”.
Quello della Ventura è appunto
l’ultimo dei tanti nomi della squadra di Agon Channel, di cui fanno
parte Sabrina Ferilli, Pupo, Maddalena Corvaglia, Antonio Caprarica, Giancarlo Padovan e Luisella Costamagna. Questi sono
i nomi di punta di alcuni programmi di Agon Channel, che
propone format di intrattenimento, sport e di informazione.
Così, Sabrina Ferilli sarà la padrona di casa del talk show Contratto; Pupo guiderà uno dei tre
game show, Una canzone per
100.000; Maddalena Corvaglia
conduce My Bodyguard, il talent
per guardie del corpo.
PREOCCUPAZIONE PER LA STAR DEL CINEMA
Angelina pelle e ossa,
è aria di crisi con Brad
Per lei in uscita il nuovo film “Unbroken”
empre più bella ma sempre più magra:
desta preoccupazione tra i fan la condizione fisica di Angelina Jolie.
A testimoniarlo i paparazzi alla premier londinese del film Unbroken, suo secondo film
da regista. Stranamente da sola, perché suo
marito Brad Pitt coi sei figli sono rimasti a
casa, lasciandola completamente sola sul
red carpet.
Per cercare di mascherare l’eccessiva ma-
S
grezza Angelina si è presentata con un abito
molto coprente, arricchito di mantellina coordinata. E come tonalità ha scelto il bianco.
Non è la prima volta che la bella Angelina
preoccupa i fan, mostrandosi sempre più
esile (mentre Brad è in sopravappeso), ma
questa volta supera se stessa in magrezza.
Secondo il magazine Touch, il matrimonio
sarebbe al the end dopo dieci anni di amore
e un matrimonio appena celebrato.
Come documentano, infatti, gli scatti indiscreti di Touch, tra i due c’è stato un furioso
litigio sulla terrazza di un albergo, con Brad
che gesticola, Angelina mentre fuma una
sigaretta con aria tesa e nervosa. La diva
appare triste e sconsolata. Sulla copertina,
poi il titolo che è tutto un allarme: Brad and
Angelina. The End. Angelina, intanto, rilascia
interviste come niente fosse. Anzi, in un’intervista a Today, programma in onda sulla
NBC, ha dichiarato che vuole imparare a
cucinare per Brad ed essere una moglie
migliore.
Unbroken è il secondo film di Angelina e
racconta la vera storia di Louis Zamperini,
atleta olimpico, durante la Seconda guerra
mondiale. Ma non sarà questa la vera prova
di Angelina, ma By the Sea, il primo film in
cui i due attori recitano insieme dai tempi
di Mr. e Mrs. Smith, sul cui set, nel 2005, si
sono innamorati.
Sul piano dell’informazione, Luisella Costamagna sta preparando
un programma di approfondimento dal titolo (non confermato)
Lei non sa chi sono io, mentre
Antonio Caprarica è il direttore
della redazione composta da 12
giovani giornalisti.
Tra lo sport e l’intrattenimento
si pone Leyton Orient, un docutalent sulla squadra di calcio inglese (di proprietà di Becchetti):
il programma è condotto da
Giancarlo Padovan e verrà commentato da Nicola Berti, Fulvio
Collovati e Fabio Galante nella
veste di opinionisti (ovviamente,
esperti in materia).