Anno III - Numero 277 - Venerdì 28 novembre 2014 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 M5S L’intercettazione Sanità Grillo è pronto ad epurarsi da sé Caso Di Stefano: brogli a primarie Pd? Vaccino-killer messo al bando Calvo a pag. 2 Sarra a pag. 6 Brogino a pag. 7 DECINE DI MILIONI DI ITALIANI SEMPRE PIÙ ATTRATTI DALL’ASTENSIONISMO. A DESTRA BISOGNA MUOVERSI PER DAVVERO. FIDANDOSI di Francesco Storace n effetti la domanda del vecchio Lenin non stonerebbe affatto: “Che fare?”. La tragedia è che se la deve porre chi sta a destra e a destra ci vorrebbe morire senza dover cambiare orizzonte politico. Ma non ci si capisce più nulla. Ormai non passa giorno che non debba chiedermi come diamine rispondere a chi vuole sapere che cosa mi frulla per la testa. Non è vuota, la capa; è confusa, come succede a decine e decine di milioni di italiani, molti dei quali di centrodestra, che non ne possono più del gran teatro politichese. Adesso c’è la sfilata salviniana, inseguita persino da chi pretendeva di insegnarci che la destra è stile e non moda. Dicono, senza pensare che magari qualche valore di riferimento dovrebbe contare un pochino, che in fondo il leader leghista ha successo nei sondaggi e anche alle Regionali in Emilia ha avuto un discreto consenso. Ma se il nostro destino deve dipendere da chi ha più successo dovremmo stare con Renzi, che ne ha di più ed è accusato dai suoi oppositori interni di essere la copia di Berlusconi con la metà degli anni. Se la nostra scelta dovesse invece dipendere da chi è più affine con i nostri valori, non c’è dubbio che dovremmo stare con Giorgia Meloni. Ma con lei, con tutta la buona volontà, il rapporto è davvero complesso. Non so chi la frena, ma credo che ormai abbia capito la nostra sincerità, la voglia di ricostruire insieme la destra italiana, senza inseguire leghismi nascosti nell’armadio. Eppure, non si riesce ancora a far maturare qualcosa I di positivo. Con lei intendo parlare volentieri, auspicando reciprocità. Ci dobbiamo credere, ma tutti. Se il nostro futuro dovesse invece dipendere da chi ha più forza nel centrodestra, per ora è ancora Berlusconi, ma è tallonato da Salvini proprio perché da tempo non ne imbrocca una. Anche se Fitto ieri, nel suo discorso di Roma, ci ha ridato un po’ di speranza in una manifestazione affollatissima in cui finalmente non siamo stati triturati nel profondo genitale dalla parola alleanze ma finalmente sono stati discussi contenuti programmatici. (Invece di cercare centravanti altrui, Berlusconi si liberi di tante pippe e dia fiducia al campione che ha in casa e che non è più solo un leader pugliese). Se il nostro domani dovesse dipendere da chi urla di più nei comizi dovremmo stare proprio con Salvini, ma alla dura condizione di non andare ai suoi congressi nei quali l’Italia si ferma alla Toscana. Se la nostra politica dovesse dipendere dalle chiappe da tutelare, dovremmo sperare in Ncd, fino a che Alfano sarà sopportato da Renzi. Se invece tutto dipendesse proprio e solo dalla confusione mentale che c’è in giro, la scelta più logica sarebbe quella di stare con Grillo. Non è possibile tutto questo e non intendo accettarlo. La realtà è che dobbiamo metterci in testa che nulla, in politica, viene giù dall’albero, ma si deve andare a prendere voto dopo voto, come ci ha ricordato proprio Fitto ieri. Tutto dipende dal popolo che non vota più, si è stufato delle prese in giro. Ma così l’Italia muore. Se qualcuno ha bisogno di una n sinistro campanello d’allarme suona per i lavoratori di storici colossi italiani come Fs ed Enel. Perché se è vero che le quote maggioritarie dell’azienda elettrica e di quella ferroviaria resteranno nelle mani dello Stato anche dopo l’ennesima ventata di “privatizzazioni”, "ci potrebbero essere conseguenze sull'assetto occupazionale nella prospettiva di aumentare la loro valorizzazione". Parole e musica, assai sinistre, di Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia, che oggi ha sostenuto un question time al Senato sulla questione. Secondo Padoan l’obiettivo resta quello di raccogliere dalle privatizzazioni lo 0,7% del Pil l’anno, dal 2015 al 2017. Il Tesoro vuole cedere fino al 6% di Enel, di cui oggi detiene il 31,24% del capitale. Confermata anche la quotazione di Ferrovie dello Stato, "di cui si prevede inizialmente l'attivazione del processo reV.B. lativo a Grandi Stazioni". U Troppi dubbi nel centrodestra. Il nostro futuro non è Salvini. Affollata manifestazione di Raffaele Fitto a Roma per parlare di contenuti mano, faccia un fischio. Sennò fottetevi e giorno dopo giorno racconteremo le vostre prodezze sul nostro giornale. Dice il mio portiere: alla gente dei valori non frega più nulla, non si mangiano. Ma è come dire: entro in Chiesa solo se è affollata. Di relativismo si muore, perché non c’è pane e non c’è cultura, tradizione, morale. Ma davvero vogliamo diventare robot? VENDOLA VUOL TOGLIERE IL SONNO AL PREMIER CINGUETTANDO CON CIVATI E LA BINDI PRIVATIZZAZIONI IN VISTA Fs ed Enel, Padoan annuncia licenziamenti CHE FARE? Human Factor: ninna-nanna per Renzi di Robert Vignola he succede a sinistra? In un versante così sclerotizzato della politica italiana, è inevitabile guardare ai segretari dei due maggiori partiti (di cui si abbia notizia). Da una parte c’è Matteo Renzi, che ieri ha aperto la giornata (e le danze sui social network, con raffiche di commenti) assicurando per l’Italia “onore e disciplina”. Peccato che non abbia il mento prominente, ma una buona manciata di nei e soprattutto lo sguardo da mister Bean, ci si poteva quasi credere. Ma la fisiognomica a volte non mente. Dall’altra, sponda Sel, c’è Nichi Vendola. Un personaggio costantemente in cerca d’autore, che da giovane rampollo della Fgci i suoi treni li ha persi da tempo, cerca ora di affidarsi al malessere mai sopito nella pancia del Pd per cercare di catturarne l’audience. C Federare tutte le forze della sinistra per battere Matteo Renzi è la sua chiamata alle armi, affidata, secondo la nouvelle vague un po’ anglofila, un po’ real-Tv, ad una convention dal titolo “Human Factor”, in pro- gramma a fine gennaio (con calma, non c’è fretta). La federazione che Vendola intravede tra i fumosi ghirigori della sua dialettica “non è creare una ridotta (certo non in Valtellina, ndr), un fortino di duri e puri che maledica il governo Renzi", ma costruire un'alternativa in grado di sconfiggere il premier e il suo governo perché se “la sinistra si è addormentata socialdemocratica e si è svegliata alfaniana, dobbiamo chiederci perché”. Il perché lo chiederà a Rosi Bindi, a Pippo Civati, a Gianni Cuperlo e agli altri che sotto Renzi si sentono orfani. Però qualche lezioni Vendola deve averla imparata, giacché alla discussione si potrà partecipare utilizzando Twitter, quindi con 140 caratteri. Si risparmierà insomma inchiostro, anche se virtuale. Sarebbe il caso di consigliare qualcosa di simile anche per gli interventi: perché se questa idea deve togliere il sonno al premier, c’è il rischio che per lui si trasformi in una ninna-nanna. 2 Venerdì 28 novembre 2014 Attualità DAI COSIDDETTI “DISSIDENTI” UN MESSAGGIO FORTE E CHIARO VERSO I VERTICI. CON LE PRIMARIE COME OBIETTIVO Fitto:“Rifondare Forza Italia è possibile” L’ex governatore della Puglia torna a chiedere rinnovamento nel partito ma assicura: nessuna scissione e dialogo aperto con Berlusconi. Storace: altro che centravanti esterni, ecco un campione da valorizzare di Robert Vignola a platea è zeppa di quelli che vengono definiti “dissidenti” di Forza Italia (Daniele Capezzone, Maurizio Bianconi, Giuseppe Galati, Saverio Romano, Cosimo Latronico, Francesco Paolo Sisto, Cinzia Bonfrisco), ma anche di ex An (Storace, Urso, Alemanno). Eppure, la parola che colpisce, detta da Raffaele Fitto, è “rifondazione”. Sicuramente la storica scissione dei puri e duri tra i vecchi compagni del Pci ai tempi del Pds non c’entra nulla, perché l’ex governatore della Puglia non ha la minima intenzione di percorrere strade “secessioniste” ed anzi manda a dire a chiare lettere agli osservatori politici che il dialogo con Silvio Berlusconi resta sempre aperto. Già in apertura Fitto avverte che il Cav lo ha sentito poco prima e che il confronto avverrà regolarmente la prossima settimana. Del resto, la manifestazione “Per l’alternativa”, andata in scena al Tempio di Adriano di Roma, non è “contro qualcuno ma per qualcosa”. Ed evidentemente qualcuno si legge Berlusconi e qualcosa si legge Forza Italia. Un partito da L rifondare “partendo dai contenuti. Dobbiamo avere la capacità di dare risposte concrete ai cittadini, metterci ad ascoltarli. Non aver paura di declinare la parola futuro”. Il tema inevitabilmente affrontato è quello del rinnovamento di una classe dirigente, fin forse nella leadership eventualmente da presentare agli elettori. Qui la ricetta di Fitto è chiara: “Una selezione dal basso sulla base del confronto sul territorio, servono competenze. Dobbiamo ascoltare quello che non va. Questa è la via fondamentale prima di parlare di ruoli, di centrocampista e di centrocampo. Noi dobbiamo mettere in campo una squadra che possa essere riconosciuta e riconquistare i nostri elettori”. Il paragone calcistico è tutto dedicato a quella battuta di Berlusconi, quando ha definito Salvini un ottimo centravanti. “Io ero un buon centrocampista e so quanto sono importanti gli schemi e la squadra. Anche il segretario della Lega Nord è d’accordo con le primarie”. Non che Fitto dia per scontata una sua discesa in campo ad un eventuale appuntamento del genere: “È presto, come dico sempre io non voglio un ruolo per me, ma lavoro per cose che servono a tutti”. Senz’altro però la disamina è dura verso alcuni settori del suo partito. “Bisogna mettere da parte le improvvisazioni. Dobbiamo dare rappresentanza agli interessi legittimi di quei milioni di elettori che non vanno più a votare ma che in passato hanno votato per noi. È questa la sfida che abbiamo di fronte. Noi vogliamo mettere in campo un progetto serio e credibile che parta dai contenuti. È un tema ineludibile frutto del risultato elettorale e non solo. Abbiamo bisogno di aprire un confronto che possa rilanciare in modo forte il nostro partito - sottolinea -, con un azzeramento dell'attuale organizzazione”. Positivo il commento di Francesco Storace, leader de La Destra: “Invece di cercare centravanti altrui, Berlusconi si liberi di tante pippe e dia fiducia a un campione che ha in casa di nome Raffaele Fitto”. Un messaggio chiaro, per un presidente calcistico che ha fatto la storia della sua squadra… I DEPUTATI ARTINI E PINNA ACCUSATI DI NON AVER RESTITUITO PARTE DELLO STIPENDIO PUNTO E A CAPO Grillo ne espelle altri due e pensa alla resa L’azzurro sbiadito e il postleghismo Il comico viola le regole interne, li fucila via web e medita l’addio nnesima infornata di espulsi e “traditori”. Fuori altri 2! Ancora aria di resa dei conti nel M5s, Grillo caccia Artini e Pinna. La motivazione dichiarata è la mancata restituzione di parte dello stipendio. Chiacchiere. Perché dietro ci sono le critiche al partito mosse dai deputati messi sotto accusa sul blog con le solite votazioni online che per molti esponenti della base sarebbero “pilotate”. E a pagare questa volta sono altri eccellenti. Prima le interviste critiche sulla gestione del gruppo e sui pessimi risultati alle elezioni regionali, poi l’epurazione. Decisa dal comico genovese e dal suo alter ego Casaleggio, che hanno violato le regole interne, visto che la mozione non è passata dalla sfiducia dei Meeutp o dal voto del- E l’assemblea dei parlamentari. Alla faccia della democrazia. C’è clima di tempesta all’interno del movimento. Con i “radiati” che respingono le accuse al mittente e ribattono: “E’ tutto rendicontato sui nostri siti e le pagine personali”, commenta Artini. E la Pinna attacca: “Abbiamo sempre rispettato le regole, i soldi li ho restituiti come previsto. Sono i capi che le hanno violate”. Ma ormai del movimento 5 stelle è rimasta solo la polvere. Adesso è tutti contro tutti. Fico si scaglia contro Pizzarotti (“E’ del Pd”) che guida la fronda dei dissidenti. E le indiscrezioni raccontano di un Grillo avvilito, vicino alla resa. Il comandante dei 5 stelle sarebbe pronto ad abbandonare la nave, come il più perdente dei capitani che nei momenti di difficoltà preferisce gettare la spugna anziché salvare la scialuppa dalla deriva. Come se non bastasse le adesioni all’evento “Il Movimento incontra il Movimento” (organizzato proprio da Mr Pizza e previsto per il 7 dicembre) crescono e ben 160 amministratori di tutt’Italia oltre a molti parlamentari grillini hanno già annunciato la loro presenza, nonostante il “niet” del Guru. Va da sé che i suoi ordini ormai vengono ripetutamente disattesi. D’altronde anche in politica chi rompe paga. E i cocci sono i suoi. L’effetto “vaffa” è finito. Beppe Mao, il comico che voleva rovesciare il Palazzo, è finito per entrarci ed esserne uno dei protagonisti. In negativo. E ora non gli resta M.C. altro che la fuga. a tornata regionale in Emilia e Calabria ha significato il ritorno dei partiti 'pesanti', quelli tanto per intenderci che una struttura sul territorio l’hanno mantenuta o ricreata, come la lega o i Pd ex Pds. Addirittura in Calabria, l'Ncd e l’Udc hanno raddoppiato i consensi rispetto alle Europee. Che poi questo non coincida con una partecipazione popolare è un fatto che riguarda quell'elettorato arrabbiato o moderato che senza un leader populista in lizza, vuoi che si chiami Grillo o Berlusconi, a votare non ci va. Quello che va a votare, soprattutto al Nord, l’ha intercettato la Lega di Salvini. Con parole d'ordine sulla sicurezza, sull'immigrazione clandestina, sul no all'euro, sul sì alla Russia di Putin, il Carroccio L ha raddoppiato i consensi rispetto alle Europee e, quello che conta di più, surclassando Forza Italia. Senza Berlusconi in campo, gli azzurri non riescono a brillare. Il partito, infatti, non promuove forme di democrazia interne, le sole che possono assicurare una tenuta sul territorio. La selezione della classe dirigente è affidata a forme di nomination calate dall'alto che senza il capo in campo, sono brutte copie per berluschini in carriera, ma senza nessun appeal. Potrà non piacere quello stile Salvini, tra la periferia e la festa di piazza, ma almeno rappresenta esattamente un tipo di elettorato popolare che non accetta nessuna deriva liberista e libertaria. L'Italia profonda sa bene, infatti, che le disgrazie dell'euro vengono da una classe dominante che si trincera da tempo per le proprie malefatte dietro l'aggettivo 'liberale'. Esattamente quel tipo di sistema che è basato sull'esclusione di chi non ha potere e dei più deboli. Lo sciacquarsi la bocca, un giorno sì e l'altro pure della parola mercato, la stessa che usa Renzie, da parte dei dirigenti di Forza italia, ha di fatto allontanato una grossa fetta di popolo da quel partito. L'Italia moderata non è infatti né liberista, né libertaria E ha una tradizione cattolica e 'peronista'. Salvini l'ha capito e si è ficcato nella voragine di sentimenti, valori, simboli non più rappresentati dal nuovo forzismo, abiurando furbamente al secessionismo protoleghista. Piaccia o no, il Matteo vs Matteo diventa sempre più la Biagio Cacciola sfida vera. LA “CUPOLA” PATTEGGIA: NIENTE CARCERE PER CHI SI SPARTIVA GLI APPALTI. RISCHIA GROSSO SOLO ROGNONI Expo, tanto rumore per nulla Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: redazione@ilgiornaleditalia.org Pena massima a 3 anni e 4 mesi per il compagno G Primo Greganti, che tornerà ad essere un uomo libero potendo accedere alle misure alternative. La solita giustizia all’italiana Francesco Storace Direttore responsabile atteggiamenti e niente carcere per la cupola che si spartiva gli appalti Expo 2015. Pene lievi e caso chiuso. Almeno per 6 dei 7 imputati, bollati dalla magistratura come “corrotti e corruttori sempre a caccia di protezioni e nomine a poltrone ambite.” Che portano a casa pene che superano a malapena i 3 anni. Uno scandalo. Che permetterà a chi non è ancora del tutto libero, perché agli arresti domiciliari, di accedere in via direttissima alle misure alternative: affidamento ai servizi sociali, semilibertà. E perché no, libertà anticipata. Tutte strade di comodo dette anche premiali perché, appunto, offrono una P sorta di ricompensa non solo in termini di pena per chi decide di percorrerle. E allora Primo Greganti, già cassiere di Pci e Pds, che ha patteggiato 3 anni e offerto – udite udite – 10 mila euro di risarcimento, tra poche ore sarà un uomo libero. Così come l’ex Dc Gianstefano Frigerio (ai domiciliari dal 22 settembre), che ha chiuso la “partita” prendendosi 4 mesi in più del compagno G senza tirar fuori un solo euro dalle tasche. Trattamento simile per l’allora senatore del Pdl Luigi Grillo (2 anni e 8 mesi più 50 mila euro di multa), il manager Angelo Paris (2 anni e 6 mesi più 100 mila euro). E ancora: il politico ligure Sergio Cattozzo (3 anni e 2 mesi) e l’imprenditore veneto Enrico Maltauro, l’unico ad aver regalato una vera e propria collaborazione e che infatti è tornato in libertà il 30 settembre scorso, patteggiando una pena a 2 anni e 10 mesi. Affronterà il processo, rischiando di pagare per tutti, solo l’ex dirigente di Ilspa Antonio Rognoni. Per lui il dibattimento si aprirà il prossimo 2 dicembre davanti al tribunale di Milano. L’inchiesta era stata bollata fin da subito come la nuova Tangentopoli. Per via delle analogie con quella che aveva abbattuto il potere politico nei primi anni ’90. La nomina di Cantone all’Anti- Amministratore Roberto Buonasorte corruzione, gli allarmi di Renzi, le promesse di volere cambiare tutto e tutti. I titoloni sui giornali, pagine e pagine di inchiostro sprecato. Tutte balle. E la consapevolezza che non cambierà mai niente. Tanto rumore per nulla. La solita giustizia all’italiana. Che assolve gli assassini per mancanza di prove, prescrive chi ha provocato una strage di 3.000 persone perché sbaglia il capo di imputazione e condanna chi esprime un’opinione. Facendo marcire in galera presunti innocenti vittime di una schifezza chiamata carcerazione preventiva. Il catalogo è questo. Marcello Calvo Direttore Generale Niccolò Accame Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: daniele.belli@hotmail.it -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Venerdì 28 novembre 2014 Attualità IL PRESIDENTE DELLA BCE PARLA AL PARLAMENTO FINLANDESE: “PRONTI A NUOVE MISURE, MA SERVE LO SFORZO DI TUTTI” Draghi smorza l’entusiasmo:“rischi sulla crescita Ue” Oggi i nuovi dati sull’inflazione. Atteso per il 4 dicembre il via ai quantitative easing di Giuseppe Giuffrida opo l’entusiasmo generato dalle parole del presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, durante la presentazione al Parlamento europeo del piano di investimenti da 315 miliardi, a raffreddare il clima ci pensa il numero uno della Banca centrale europea, Mario Draghi, che intervenendo al Parlamento finlandese ha ricordato come le prospettive di crescita dell’Eurozona “sono circondate da diversi rischi al ribasso”, e “anche le previsioni più recenti di istituzioni pubbliche e private sono state riviste al ribasso”. Pur mantenendo le aspettative “di una moderata ripresa nei prossimi anni”, spiega ancora Draghi, è probabile D che questa venga “frenata dall’alta disoccupazione, dalla considerevole capacità non utilizzata e dai necessari aggiustamenti di bilancio”. Parole amare, le sue, che in effetti trovano immediatamente riscontro nei numeri rilevati dalla stessa Bce riguardo i prestiti al settore privato, segnati ancora una volta da un andamento negativo (-1,1% a ottobre, con un leggero miglioramento dal precedente -1,2%). Oggi sono attese, inoltre, le nuove previsioni sull’inflazione e, nel migliore dei casi, si prevede un aumento dei prezzi vicino allo 0,3%, il livello più basso dal 2009. Vista la situazione, è quasi scontato che la prossima riunione del board della Bce, fissata per il prossimo 4 dicembre, darà il via al già annunciato quantitative easing, ossia l’acquisto di titoli di Stato sul mercato. Una operazione che ha però trovato la contrarietà di Jens Weidmann, numero uno della Buba, secondo cui ci sarebbero ostacoli legali. Dal canto suo, Draghi può contare sull’ok del vice presidente della Banca centrale europea, il portoghese Victor Constancio, convinto che Francoforte “si aspetta di espandere il proprio attivo di circa 1.000 miliardi di euro, ai 3.000 miliardi d’inizio 2012, attraverso le misure attuali: prestiti ‘Tltro’ e gli acquisti di obbligazioni garantite e prestiti cartolarizzati. Se non succederà –ha precisato ancora Constancio- dovremo valutare di comprare altri titoli, inclusi i bond governativi nel mercato secondario, il maggiore e più liquido disponibile”. Anche per l’ex presidente della Bce, Jean Claude Trichet, “non ci sono impedimenti” per l’acquisto di titoli di Stato, e la Banca europea “lo può fare se necessario per generare stabilità dei prezzi. Quando ero presidente –ha ricordato Trichet- abbiamo acquistato titoli di Stato (nel 2010 titoli spagnoli e greci, e nel 2011 titoli italiani), nel rispetto del trattato e secondo il mandato ricevuto e lo abbiamo dovuto fare perché c’era bisogno di stare attenti a questi acquisti”. Proprio in tema di sforzi necessari ad aiutare la ripresa, Draghi ha lanciato una sferzata ai falchi del Parlamento finlandese, ricordando che la Bce non può farsi carico da sola della crescita, ma che al contrario, “tutti gli attori politici sia a livello nazionale che europeo - devono fare la loro parte” per la riduzione del debito, l’aumento della crescita potenziale e la solidità dell’euro. MALE I SETTORI DELLE COSTRUZIONI E DEI SERVIZI A picco la fiducia delle imprese rriva una nuova doccia gelata dall’Istat, che rivela come continui a peggiorare il clima di fiducia delle imprese italiane, scendendo a quota 87,7 da 89,1 del mese scorso. Nello specifico, precisano gli analisti, migliora leggermente la fiducia delle imprese nel settore manifatturiero, che passa da 96,1 a 96,3, mentre peggiora nel settore delle costruzioni e dei servizi di mercato. Rimangono stabili, inoltre, i giudizi sugli ordini (a -25), mentre migliorano lievemente le attese di produzione (da 2 a 3); il saldo relativo ai giudizi sulle scorte di magazzino passa invece da 3 a 2. Analizzando i raggruppamenti principali di industrie, si registra un miglioramento per i beni di consumo (da 95,9 a 96,9) e per i beni strumentali (da 96,0 a 96,6), mentre l’indice resta stabile per i beni intermedi (a 97,5). A Come detto, subisce una flessione il clima di fiducia delle imprese di costruzione, che scende a quota 74,0 da 77,3 di ottobre. Peggiorano anche le attese sull’occupazione (da -21 a -28 il saldo), mentre migliorano, sia pur di poco, i giudizi sugli ordini o i piani di costruzione (da -50 a -49). Male anche i dati relativi al settore dei servizi, con l’indice destagionalizzato che scende a 88,7 da 89,2 del mese scorso. Peggiorano i giudizi e le attese sugli ordini (da -16 a -19 e da 1 a -8, i rispettivi saldi) e migliorano, invece, le attese sull’andamento dell’economia italiana (da -28 a -17). Buone notizie anche dal fronte del commercio al dettaglio, la cui fiducia sale a 97,6 da 94,2 (in ottobre). I miglioramenti riguardano sia la grande distribuzione (da 91,8 a 95,0) che quella tradizionale G.G. (da 97,0 a 101,2). NEL TERZO TRIMESTRE GIÙ DELL’1,5%. DAL 2008 PERSI 33 PUNTI COMPLESSIVI. REGGONO LE ESPORTAZIONI CON CINA E USA Federmeccanica, produzione ancora in calo rutte notizie dalla produzione metalmeccanica italiana, che nel terzo trimestre dell’anno è scesa di un ulteriore 1,5% dopo il calo del 2% registrato nel trimestre precedente. A rivelarlo è un’indagine condotta da Federmeccanica, che evidenzia inoltre come, rispetto al terzo trimestre del 2013, si registra un calo dell’1,9%, in controtendenza rispetto alla media europea, che nell’ultimo anno ha incassato una crescita dell’1,2%. Unico dato positivo riguarda le esporta- B zioni, in particolare verso Cina e Usa, con un +0,8 per cento. Dal canto suo, il presidente di Federmeccanica non si aspetta grandi cambiamenti per il quarto trimestre, e guarda già al 2015 speranzoso che qualcosa cambi. Numeri alla mano, dall’inizio della crisi l’intero settore della metalmeccanica ha pagato un prezzo altissimo. In sette anni si è arrivati ad un calo della produzione di 33 punti e ad un ridimensionamento del 25% della capacità produttiva istallata. Un trend negativo che coinvolge anche le dinamiche occupazionali: soltanto nei primi 8 mesi dell’anno si è perso l’1,1% dei posti di lavoro nelle imprese con 500 addetti, mentre le ore di cassa integrazione autorizzate sono state pari a 327 milioni, cioè +1% rispetto ai livelli già record dell’anno precedente. Numeri, quelli pubblicati da Federmeccanica, che non reggono il confronto con gli altri Paesi europei. Se, infatti, rispetto al 2008 la produzione europea è scesa del 12%, in Germania dello 0,7% e in Inghilterra dell’1,6%, il Belpaese ha subìto un crollo del 32%. Peggio di noi soltanto la Spagna, che ha incassato una flessione negativa del 36%. Guardando, invece, alle esportazioni, se crescono quelle con Cina (+12%) e Usa (+14%), registrano una frenata quelle con la Russia (-11%), fortemente condizionate dalla crisi ucraina. Alla luce di una situazione tutt’altro che rassicurante, presidente di Federmeccanica, Fabio Storchi, auspica un rilancio della domanda interna tramite maggiori investimenti, un mercato del lavoro efficiente e inclusivo in un sistema che stimoli la partecipazione nonché la produttività, e una politica industriale che favorisca l’innovazione e mette le imprese nelle condizioni di affrontare la quarta rivoluzione industriale ormai G.G. prossima. IN CINQUE ANNI OLTRE 83MILA NATI IN MENO. IN FRENATA ANCHE I FIGLI DEGLI STRANIERI. PESA LA DIFFICILE SITUAZIONE ECONOMICA La crisi lascia le culle sempre più vuote A lla lunga lista di conseguenze prodotte dalla crisi economica si aggiunge anche la diminuzione delle nascite, che nel 2013 sono state 514.308, circa 20mila in meno rispetto all’anno precedente. A renderlo noto è l’Istituto di Statistica, che sottolinea come il fenomeno interessa ormai tutte le aree del Paese, incluse quelle regioni del Nord e del Centro in cui fino a qualche tempo fa si registravano numeri positivi. Rapportando le nascite alla popolazione femminile in età feconda, gli analisti sono riusciti ad ottenere un indicatore sintetico, rilevando dunque che nel 2013, le residenti in Italia hanno avuto in media 1,39 figli per donna. In particolare, per le donne italiane l’indicatore si posiziona su 1,29 figli, mentre per le straniere l’asticella sale a 2,1 figli. Oltre ad un evidente freno posto dall’incertezza economica, a frenare il tasso di natalità è anche l’ulteriore accentuazione dello spostamento della fecondità verso età più mature, e un crollo della nuzialità. Relativamente al primo caso, l’Istat osserva come è sempre più elevato il numero di fecondità nelle donne over 30. Un dato, questo, ancora più accentuato se si considerano le sole cittadine italiane: l’età media delle donne alla nascita dei figli è infatti di 32,1 anni rispetto ai 28,5 delle cittadine straniere. Nello specifico, i livelli più elevati si riscontrano nelle regioni del Nord e del Centro, con il primato delle donne residenti nelle Province Autonome di Bolzano e Trento (1,6 figli per donna), e in Lombardia (1,48). In fondo alla classifica ci sono, invece, la Sardegna, la Basilicata e il Molise, con appena un figlio per donna. Riguardo la flessione negativa nei matrimoni, gli analisti evidenziano che nell’ultimo quinquennio si sono registrate circa 53 mila nozze in meno. Scendono, di conseguenza, i nati all’interno del matrimonio, che per la prima volta sono sotto quota 400 mila: nel 2013 sono appena 380.863, quasi 83 mila in meno in 5 anni. I nati da genitori non coniugati si mantengono intorno a 133 mila nel 2013; tuttavia, a causa della forte diminuzione dei nati da coppie coniugate il loro peso relativo è salito ancora e raggiunge il 25,9%. Al Centro-nord, in particolare, la quota di nati da genitori non coniugati arriva al 30%. In conclusione, l’Istat sottolinea come il boom di nascite registratosi tra il 1995 e il 2008 è riconducibile ai seguenti motivi: il recupero delle nascite precedentemente rinviate da parte delle donne di cittadinanza italiana, l’aumento della presenza straniera e di conseguenza l’incremento di nati stranieri o con almeno un genitore straniero, e l’affermarsi di nuovi modelli familiari: coppie miste, coppie non coniu- gate. Di lì in avanti, a farla da padrona è stata la congiuntura economica sfavorevole, che ancora oggi influisce in maniera netta sui processi di formazione delle unioni, e G.G. quindi delle natalità. Venerdì 28 novembre 2014 4 Storia IL GIORNALE D'ITALIA E MUSSOLINI / 4 - SIAMO A AQUILA (OGGI L'AQUILA), È IL 19 MAGGIO 1929: L'INTERVISTA ALL'ONOREVOLE ADELCHI SERENA Abruzzo: la bonifica integrale e il sostegno al turismo Il frumento, la coltivazione della bietola da zucchero e lo zafferano sono alcuni tra i prodotti regionali più importanti di Emma Moriconi rima di andare avanti con il nostro viaggio tra storia e giornalismo, attraverso le pagine del Giornale d'Italia del 1929, occorre ricordare il sistema cronologico dell'Era Fascista. Questo calendario fascista, che indicava l'anno con l'aggiunta delle lettere E. F. (Era Fascista appunto), iniziava nel giorno della Marcia su Roma, dunque il 28 ottobre 1922. Una Circolare del Capo del Governo del 25 dicembre 1926 fu la base per l'entrata in vigore del nuovo calendario a partire dal 29 ottobre 1927. Così da quel giorno, accanto all'anno "classico", venne aggiunto, in caratteri romani, il numero corrispondente dell'Era Fascista, con l'abbreviazione E. F.. Così l'Anno I E. F. era cominciato il 28 ottobre 1922 ed era terminato il 27 ottobre 1923. L'Anno II E. F. era iniziato il 28 ottobre 1923 ed era terminato il 27 ottobre 1924. E così via. Quando esce il volume oggetto della nostra analisi di questi giorni, insomma, siamo alla fine del 1929, VIII E. F., mentre l'articolo che vi proponiamo oggi, datato 18 maggio 1929, risale all'Anno VII E. F.. A questo proposito, in questa sede sarà sufficiente ricordare come dopo il 25 luglio del 1943 l'uso del calendario fascista venne ripreso nella Repubblica Sociale. Torniamo ora al tema odierno e parliamo dell'Abruzzo. L'intervista che andiamo a raccontarvi oggi è quella che Il Giornale d'Italia fa all'on. Adelchi Serena, descritto come "uomo di pensiero e d'azione, fascista di ottima tempra e di perfetto stile, può essere certo che il Regime lo annovera nelle schiere dei suoi fedelissimi". P Anche di Adelchi Serena, come di molti altri personaggi di cui difficilmente si trova traccia nei libri di storia, molti non sapranno granché. Un breve profilo sarà utile, dunque, per inquadrare la vicenda di cui si tratta. Nato a L'Aquila (all'epoca si chiamava Aquila) nel 1895, era partito volontario nella Grande Guerra ed era stato decorato al Valor militare. Si era iscritto al PNF nel 1921 ed era stato il primo segretario federale della sua città, poi podestà. Era stato poi eletto deputato ed è in questa veste che rilascia l'intervista al Giornale d'Italia. Negli anni successivi sarà membro del Direttorio del Partito e poi del Gran Consiglio, Console Generale della MVSN, membro della Corporazione delle Costruzioni Edili, vicesegretario del Partito e reggente del PNF quando Starace è impegnato in Etiopia. Nel 1939-40 sarà Ministro dei Lavori Pubblici e poi segretario del PNF. Non aderirà alla Rsi e si darà alla clandestinità. Processato in contumacia, sarà assolto nel 1947 e da allora condurrà vita privata fino alla morte, sopraggiunta nel 1970. L'argomento dell'intervista è l'Abruzzo. Scrive il giornalista: "Non più esclusivamente consacrato ai fasti giornalistici e letterari del folklore, l'Abruzzo figura oggi in modo notevole nel quadro della rinascita nazionale, con le sue intatte energie spirituali e con la molteplicità delle sue risorse economiche". Il primo argomento che viene trattato con l'onorevole è l'apporto economico della regione, che - dice Serena - "è oggi dato dall'agricoltura, dalla pastorizia, dal patrimonio boschivo e dalle industrie attinenti all'agricoltura". L'onorevole racconta poi delle "colonie e poderi ben organizzati" a Chieti e Pescara, e parla di "bonifica integrale": "Oltre 30.000 ettari di terreno - dice - attendono nelle diverse provincie di Abruzzo di essere bonificati. Sono in via di attuazione molti progetti d'irrigazione utilizzando con opportune canalizzazioni i numerosi corsi d'acqua. Nella mia qualità di Podestà di Aquila - prosegue - ho costituito testé il Consorzio di bonifica integrale della bassa valle aquilana dell'Aterno, per l'irrigazione di circa 1300 ettari di terreno, con un complesso di oltre 200 piccoli proprietari. Altri Consorzi - dice ancora - sono in via di formazione, e il sano risveglio agricolo suscitato dal Regime troverà certo l'Abruzzo all'avanguardia del miglioramento della proprietà coltivabile". L'articolo continua con una domanda del cronista: "Quali sono in Abruzzo le più considerevoli colture?" chiede. Serena parla di circa 2 milioni di quintali di frumento, di 550mila quintali di granoturco, di oltre un milione e mezzo di quintali di patate, di cui "la provincia di Aquila destina all'esportazione all'estero circa 500mila quintali, per un valore di oltre 25 milioni di lire". E continua: "La pià importante coltivazione industriale della regione è quella della bietola da zucchero [...] tra le piante arboree hanno particolare rilievo la vite e l'olivo. La produzione dell'uva supera i due milioni di quintali, quella delle olive raggiunge la media di 500mila quintali". Poi ci sono i bozzoli e lo zafferano, "di qualità pregevolissima e certamente superiore a quello spagnuolo". Altri temi trattati in questa intervista sono il patrimonio zootecnico e boschivo, che Serena stima come "considerevole, data la caratteristica del territorio della regione, per tre quinti montuosa" precisando che "l'economia silvo-pastorale è quella che interessa la maggioranza della popolazione". Dopo un breve passaggio sulle industrie, "non molto sviluppate", si passa al turismo, ai "panorami" e alle "bellezze artistiche" del territorio abruzzese. Serena riferisce, in merito, della realizzazione di un Ente economico per l'incremento turistico abruzzese, anche al fine di coordinare e promuovere le attività alberghiere. E con questo sin troppo breve resoconto dell'intervista del 18 maggio 1929 si chiude la puntata odierna. Ma dell'Abruzzo torneremo a parlare nella prossima puntata. (…continua…) emoriconi@ilgiornaleditalia.org 5 Venerdì 28 novembre 2014 Esteri GIÀ PREMIER AD INTERIM DA FEBBRAIO SCORSO, HA OTTENUTO L'APPOGGIO DI CINQUE FORZE IN PARLAMENTO Ucraina,Yatsenyuk confermato primo ministro Tanto rumore per nulla dopo le elezioni a Kiev. Tensioni con la Russia a fior di pelle fino al Baltico. E intanto il presidente Poroshenko scherza sulla terza guerra mondiale di Giuseppe Giuffrida a coalizione formata dai cinque partiti del blocco antirusso e riunito sotto l’insegna di “European Ucraina”, ha nominato ieri Arseniy Yatsenyuk quale primo ministro, confermandolo dunque dopo la nomina ad interim del 26 febbraio scorso. La stessa coalizione ha anche raggiunto l’accordo per nominare come presidente dell’Assemblea Volodymyr Groysman, stretto alleato del presidente della Repubblica Petro Poroshenko. La conferma di Yatsenyuk a capo del governo era pressoché scontata. Del resto, oltre alla fondamentale vicinanza al presidente Poroshenko, il premier vanta una brillante carriera nelle istituzioni ucraine, che lo ha visto ministro dell’Economia e degli Esteri prima, e presidente dell’Assemblea parlamentare poi. Adesso dovrà guidare la complicata transizione verso gli accordi di pace con la Russia, a cominciare proprio dalla soluzione dei problemi nelle zone dell’Est del Paese. Già nei prossimi giorni si recherà a Minsk per concordare insieme al cancelliere tedesco Angela Merkel, al presidente della Commissione Ue Juncker e all’Alto Rappresentante della politica estera Ue, Federica Mogherini, i nuovi accordi di pace col capo del Cremlino Vladimir Putin. Tuttavia, i rapporti con la Russia restano tesissimi. Proprio a Putin il neo premier Yatsenyuk ha rivolto le prime dichiarazioni subito dopo la L nomina, dichiarando che l’invasione militare della Russia “non è che un attentato alla nostra integrità territoriale e alla nostra indipendenza, un tentativo di destrutturare l’Ucraina. Il 2015 sarà ancora più difficile del 2014”. A tal proposito, il portavoce del Cremlino Peskov, e la responsabile del dipartimento informativo della presidenza ucraina, Irina Frits, nel rendere nota una telefonata tra il presidente della Russia Vladimir Putin e quello dell’Ucraina Petro Poroshenko in cui si sarebbe parlato della crisi nel sud-est ucraino, hanno anche smentito la notizia pubblicata da alcuni media secondo cui l’inquilino del Cremlino avrebbe minacciato un’aggressione militare in caso di adesione alla Nato e all’Ue e di mancato riconoscimento delle repubbliche separatiste. Al di là dei comunicati ufficiali, il futuro dei rapporti tra Ucraina e Russia resta incerto. In tal senso, le battute che il vice-presidente del Parlamento europeo Saryusz-Wolski e il presidente Poroshenko si sono scambiati su twitter la dicono lunga. Ieri mattina il primo aveva lanciato un monito chiarissimo: “La pressione della Russia sull’Ucraina –ha twittato- sta crescendo molto, un’altra guerra è imminente”. Una eventualità che non sembra però spaventare il capo di Stato ucraino, che sempre sul social ha risposto: “Una terza guerra mondiale non ci spaventa... per la verità, nessuno la sta per iniziare”. Preoccupazioni sono state manifestate anche dal comandante militare della Nato, Philip Breedlove, che, secondo quanto riporta Al-Jazeera, si è dichiarato “molto preoccupato” del fatto che il rafforzamento militare della Russia nella regione di Crimea potrebbe essere utilizzato come piattaforma di lancio per attacchi su tutta la regione del Mar nero. Non è escluso, dunque, che la Nato possa schierare carri armati in Europa orientale, lanciando così un chiaro messaggio al Cremlino. Già martedì scorso il ministro della Difesa russo aveva dichiarato di aver dispiegato 14 jet militari in Crimea come parte di una flotta di 30 che stazioneranno perennemente nella penisola, mentre il suo vice Anatoly Antonov, intervenendo in un summit con altri colleghi asiatici nello Sri Lanka, ha ribadito come “gli Stati Uniti stanno spingendo l’Ucraina nell’abisso di una guerra civile che ha già portato via migliaia di vite”, sottolineando inoltre che “le forze militari americane e della Nato si stanno avvicinando alla soglia della Russia e gli Usa hanno intensificato la loro attività nelle ex repubbliche sovietiche”. ANCHE LA POSSIBILITÀ DI CITARE IN GIUDIZIO GLI STATI NEL PATTO TRANSATLANTICO IN VIA DI REDAZIONE Ttip, ennesimo attentato alle sovranità nazionali di Giuliano Castellino opo tanto silenzio, si cominciano a sentire le prime tesi "pro Ttip". C’è chi ne auspica la nascita per meglio contrastare la crescente supremazia economica della Cina e in generale dell'Asia orientale. O chi considera il Trattato l'unico strumento di contrasto della rinascita russa e specialmente della integrazione tra Russia e Cina. In realtà l'ultima versione del "Transatlantic trade and investment partnership", si pone come obiettivo, nemmeno troppo nascosto, di fungere da veicolo, a profitto delle grandi imprese europee e specialmente americane, per indebolire definitivamente le strutture dello stato sociale e della regolazione dei mercati da parte delle nazioni. E' un progetto che parte, per iniziativa del Commissario de Gucht e della rappresentanza a Bruxelles degli Usa, nel 2011. Ma da subito, nella presente temperie di contrasti tra Europa e Stati Uniti e in particolare tra Stati Uniti e Germania, con il piede sbagliato, in una atmosfera di segretezza e non trasparenza, come più volte denunciato dalle D colonne del nostro giornale, anche in questo caso tra i primi ed i pochissimi a "tanare" i piani di Washington. Primo risultato di questa falsa partenza è di suscitare contro il progetto l'ostilità di una parte libera e pensante dell’opinione pubblica europea, preoccupata del crescente deficit di partecipazione popolare che sta avvolgendo l'Europa e della possibilità che il nuovo partenariato serva specialmente a indebolire gli apparati apprestati per assicurare il massimo rispetto dell'ambiente e la massima limitazione delle trasformazioni genetiche dei prodotti naturali. La prospettata unione euroamericana, infatti, farebbe aumentare assai poco sia il commercio totale che specialmente il Pil delle parti contraenti, e quel poco solo nel lungo periodo. Questo a detta persino degli studi di parte condotti per promuovere l'iniziativa. Il progetto, nato male, non riesce a fare molta strada prima di suscitare una rivolta, non generalizzata, ma sotto forma di ostilità da parte di gruppi di attivisti nel campo della protezione sociale e biologica, delle norme di protezione del lavoro e dell'ambiente. Ed ancora non sono usciti i veri dati sul campo energetico e sugli strumenti di controllo. Quest'ultimi fanno paura. Altro che Orwell 1984 o V per vendetta. Si arriva a denunciare la presenza di microtelecamere e microfoni in ogni plasma tv o smart phone, pronti a controllare, vedere ed ascoltare ogni persona o casa in caso di necessità. Per ora fanno clamore rivelazioni come quella, specialmente efficace sulla opinione pubblica tedesca, dell’ammissibilità in Germania, se il partenariato sarà realizzato, di prodotti americani come i polli disinfettati con il cloro, pratica comune dei produttori statunitensi per impedire l'infestazione delle carcasse mentre viaggiano dagli allevamenti d'oltreoceano al consumatore europeo. E ancora rimaniamo sul campo Ogm ed agroalimentare. Quel che è letale per il partenariato, il cui negoziato dovrebbe, secondo quanto deciso dal Congresso Usa, concludersi a fine 2015, è la inclusione proditoria nel negoziato e quindi nel Trattato, di una sezione dedicata a una rivoluzione nelle procedure usate per risolvere i contenziosi tra privati e Stati. In tale sezione, Individual State Dispute Settlement, si ammette la possibilità che gli Stati possano essere chiamati in giudizio, davanti a corti arbitrali di tre membri, appositamente formate da specialisti del diritto commerciale internazionale, da individui e società che si ritengono danneggiati da divieti imposti a loro comportamenti da parte degli stati stessi, nella ipotesi che tali comporta- menti statali abbiano causato loro danni anche solo di riduzione dei profitti attesi dalle attività interrotte o ridotte. Si tratta, come si capisce bene, di una innovazione giuridica che serve a limitare drasticamente la sovranità degli stati, favorendo ad esempio grandi società multinazionali, che non esiterebbero a chiamare in giudizio, davanti alle già dette corti arbitrali, gli stati invadendo la sovranità giuridica che essi hanno sui propri territori. Proprio l'aggiunta della sezione sugli investimenti e sulle dispute ad essi relative è bastata a far nascere le prime opposizioni e condanne all'intero progetto, anche da parte di coloro che erano favorevoli ad esso. Ma è ben poco per dire che le "voci contro" il Trattato possano ad oggi fermare il processo, soprattutto se gli europei continuano a "fare la guerra" a Mosca. Dietro il Ttip non c'è solo la "gola profonda" della finanza internazionale, ma il sogno anglo-americano massonico di edificare i veri "Usa, united states atlantic", con Londra e Wall Street capitali e Roma definitivamente messa all'angolo e l'Europa incatenata per sempre. 6 Venerdì 28 novembre 2014 Da Roma e dal Lazio PARTITI L’INCHIESTA SUI PALAZZI D’ORO I democratici sfiduciano il segretario Melilli Caso Di Stefano, il Pd tergiversa Storace: “La fate finita?” T econdo indiscrezioni spunterebbe un’intercettazione nella quale l’attuale deputato Marco Di Stefano avrebbe minacciato di raccontare tutto. Non solo: avrebbe detto di aver condizionato anche le primarie. E il Pd lo scarica. Prima tutti amici, pardon compagni, ora sembra non conoscerlo più nessuno. Intanto secondo indiscrezioni, spunterebbe un’intercettazione nella quale Di Stefano avrebbe minacciato di raccontare tutto. Non solo, l’attuale deputato del Pd avrebbe detto di aver condizionato anche le primarie. Ieri, però, sulla vicenda legata ai “Palazzi d’oro” è intervenuto, dopo settimane di silenzio, il segretario romano democratico Lionello Cosentino, invocando al premier e segretario di partito Matteo Renzi alcuni cambiamenti per la selezione della classe dirigente. In primis, secondo Lionello, “occorre un processo di trasparenza su come il Pd sceglie i suoi parlamentari”. Ma in politica si sa, sono i numeri che contano. E il deputato democratico, accusato di aver intascato una mazzetta da 1,8 milioni di euro quando era S assessore al Patrimonio con Piero Marrazzo, è sempre stato uno di quelli che alle elezioni o alle primarie ha trascinato migliaia di persone a votare. Lionello dai microfoni di Radio Popolare Roma ha colto l’occasione per prendere le distanze dal caso: “La magistratura sta lavorando sul caso e io all’epoca non ero segretario del Pd di Roma, non sono dunque un testimone diretto”. E se la presunzione d’innocenza vale per tutti, ha aggiunto Lionello, “dico che se quanto rivela la stam- pa fosse vero anche soltanto in parte, si apre uno squarcio grave e bisognerà metterci le mani con durezza”. Parole che hanno fatto scattare sulla sedia il leader e capogruppo alla Pisana de La Destra, Francesco Storace. L’unico, ad oggi, da destra a sinistra, a chiedere verità sulla questione legata agli affitti d’oro della Lazio Service, controllata della Regione Lazio. Storace, oltre ad aver presentato due interrogazioni al presidente Zingaretti, ha ricordato che Di Stefano è entrato in Parlamento grazie alle dimissioni di Marta Leonori, traghettata nella giunta Marino. “Cosentino si preoccupa di come viene selezionata la classe dirigente del suo partito. Veramente - ha punto Storace - in Parlamento ce l’avete mandato voi, dopo l’esclusione dalle primarie “riprese”, e con le dimissioni della deputata Leonori, mandata in Campidoglio a fare l’assessore”. E ha rincarato la dose: “Forse la domanda, più che sulla selezione, andrebbe fatta su chi siano i ricattabili nel Pd”. E ancora: “Piuttosto, Cosentino risponda per trasparenza a un’altra domanda: ma con Renzi, ne avete parlato di questo scandalo, in cui si indaga addirittura per omicidio, manco fossimo in Sudamerica? Il premier tace”. Poi Storace ha tirato fuori dal cilindro le presunte persone informate sui fatti: “E tace pure il successo di Di Stefano quando si affittavano i palazzi d’oro, il senatore Scalia, altro renziano. Sta zitto l’allora direttore generale Tonino D’Annibale, il difensore dei lavoratori di Genzano”. Il consigliere de La Destra ha affondato il colpo, ricordando la risposta della giunta Zingaretti alla sua seconda interrogazione. “Parla, e a sproposito, la giunta Zingaretti che afferma che l’operazione immobiliare a suon di mazzette a Lazio Service ha seguito procedure regolari, come ha incredibilmente risposto l’assessore Refrigeri alla mia interrogazione. La fate finita?”, ha chiesto ancora Storace. Giuaeppe Sarra erremoto politico nel Pd del Lazio. Durante l’assemblea regionale del partito, Marco Guglielmo (civatiano) ha presentato la tanto annunciata mozione di sfiducia nei confronti del segretario Fabio Melilli. Ben 114 firme, la maggioranza è a quota 109. Melilli ha le ore contante. Il tutto davanti gli occhi del vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini. Assente giustificato per motivi istituzionali il governatore Nicola Zingaretti, sostenitore dell’ex presidente della Provincia di Rieti. Il documento sarà messo in votazione nella prossima riunione, che verrà convocata ha spiegato la presidente Lorenza Bonaccorsi - tra oggi e domani. “Vista la situazione del partito nel Lazio - si legge nel documento presentato - caratterizzata da subito da problemi politici resi evidenti in occasione della prima elezione della presidenza dell’assemblea o della presentazione delle liste per l’elezione dell’assemblea della città metropolitana, con il conseguente azzeramento di una segreteria nominata solo pochi mesi prima; consapevoli della chiara necessità di un nuovo contesto politico per un urgente rilan- cio dell’azione del Pd Lazio sottoscrivono la presente mozione di sfiducia nei confronti dell’attuale segretario, Fabio Melilli”. Ma non è tutto. Le problematiche sono molte: dalla zuffa di Goffredo Bettini e lo stesso Melilli durante i festeggiamenti per le europee al sondaggio anti-Marino su iniziativa dell’ex capogruppo in Campidoglio Francesco D’Ausilio, dal caso delle multe del primo cittadino agli scontri di Tor Sapienza ed Infernetto, dall’inchiesta dei “Palazzi d’oro” che coinvolge l’ex assessore di Marrazzo Marco Di Stefano fino al rimpasto chiesto dai dem al sindaco di Roma. Intanto i dem capitolini hanno deciso di puntare su Fabrizio Panecaldo, che oltre all’incarico di coordinatore di maggioranza ricoprirà anche quello di capogruppo. Lo attende un arduo compito. Smorzare le polemiche che hanno colpito fin qui Ignazio Marino. MALTEMPO Ennesima bomba d’acqua, litorale in ginocchio na bomba d’acqua si è abbattuta sul litorale Nord romano. Un temporale violentissimo, che ha creato non pochi problemi alla collettività con pesanti allagamenti e disagi. Basti pensare che in un’ora, sono caduti 50 mm di pioggia. Tantissime sono state le chiamate ai vigili del fuoco, supportati dal prezioso sostegno del nucleo sommozzatori e dei volontari della protezione civile, intervenuti per liberare strade, case e negozi invasi dall’acqua. Tanto da spingere una cinquantina di persone a rifugiarsi sui terrazzi U e sui tetti delle abitazioni. La situazione è precipitata intorno alle 13. L’esondazione di un fiume nei pressi dello svincolo autostradale di Santa Severa, invece, ha interrotto il transito in entrambe le direzioni lungo la via Aurelia. Disagi anche ai pendolari: gli allagamenti fra Santa Marinella e Santa Severa hanno costretto le ferrovie dello Stato a sospendere la circolazione ferroviaria sulla linea RomaCivitavecchia, attivando un servizio con autobus sostitutivi. Il primo cittadino di Santa Marinella, inoltre, ha disposto per oggi la chiusura delle scuole e degli impianti sportivi cittadini. La situazione più critica ha riguardato il cavalcavia di Fiumaretta, località di Civitavecchia, dove una persona è rimasta bloccata con la propria autovettura a causa dell’acqua alta. Per liberarla si è reso necessario l’intervento di una squadra del 115, che in seguito ha chiuso la strada al traffico. Al mercato, sempre a Civitavecchia, il violento acquazzone ha fatto cedere in alcuni punti il controsoffitto della struttura. Fortunata- mente non si contano danni a persone. I pompieri erano già dovuti intervenire in via Buonarrotti per un allagamento. BLITZ DELLE FIAMME GIALLE Case popolari, nove denunciati per estorsione finanzieri del comando provinciale di Roma hanno sequestrato 13 appartamenti, per un valore oltre 3,5 milioni di euro, e le quote societarie di due cooperative edilizie per un valore di oltre 2,3 milioni di euro. Nove gli indagati, che dovranno rispondere di tentata concussione ed estorsione aggravata. Secondo l’accusa avrebbero imposto ai soci assegnatari di immobili agevolati dei canoni maggiorati. Per gli inquirenti gli amministratori delle cooperative, titolari di un programma co- I struttivo di edilizia convenzionata/agevolata localizzato a Roma, nella zona di Tor Vergata, dopo avere stipulato la convenzione con il Comune di Roma, ottenuto i finanziamenti pubblici ed incassato le quote di prenotazione dai soci, avrebbero minacciato questi ultimi: la stipula del contratto sarebbe avvenuta solo laddove, per ogni metro quadro, fosse stato pagato il prezzo di 1.059 euro. Una somma immotivatamente maggiorata rispetto a quella massima di cessione approvato dal Comune di Roma, pari a 966 euro al mq. A questo punto, mentre 63 soci hanno subito il maggior prezzo, altri 13 si sono rifiutati ed hanno denunciato il fatto alla procura di Roma. Per questo sarebbero stati esclusi dalla compagine sociale, costringendoli ad un lungo contenzioso civilistico che è giunto fino alla notifica di sfratto, bloccata dagli interventi delle fiamme gialle. Già nel novembre 2012 i finanzieri avevano sequestrato 326 immobili ceduti in locazione permanente a soggetti rientranti in particolari categorie protette indagando su dei casi di frode. 7 Venerdì 28 novembre 2014 Dall’Italia IL MEDICO EMERGENCY SI TROVA RICOVERATO ALLO SPALLANZANI DI ROMA Ebola: curato con il plasma di convalescenti Il trattamento è arrivato dalla Spagna. I medici: “Dopo un peggioramento in serata, ora l’uomo sta meglio”. Intanto arrivano risultati positivi per una cura sperimentale di Barbara Fruch on è curato con un solo antivirale e neppure con un cocktail di farmaci. A guarire il medico di Emergency contagiato dall’ebola in Sierra Leone dovrebbe essere il plasma di convalescenza. A renderlo noto sono proprio i medici dell'Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma, dove l’uomo si trova ricoverato. “Il paziente viene curato anche con il plasma di convalescenza, ovvero, plasma di persone che hanno avuto l'ebola e l'hanno superata” hanno spiegato i camici bianchi aggiungendo che comunicheranno “i farmaci usati alla fine del trattamento”. Il plasma utilizzato per il trattamento, che è stato somministrato da mercoledì pomeriggio, è arrivato dalla Spagna (ma non è quello dell'infermiera spagnola, hanno tenuto a precisare i medici) “grazie a una catena di supporto e di solidarietà istituzionale (ministero della Salute italiano e spagnolo, Aifa, Hospital Universitario La Paz), scientifica (coordinamento internazionale per la gestione dell'ebola dell'Organizzazione Mondiale della Sanità), delle società farmaceutiche e delle società di trasporto". N Mercoledì in serata, hanno spiegato i sanitari, il paziente “ha presentato un rialzo febbrile ed un peggioramento delle condizioni cliniche e dei parametri ematologici. Nel corso della notte c'è stato tuttavia un progressivo miglioramento con riduzione marcata della temperatura”. Dopo il peggioramento vi è stata una “riduzione dei globuli bianchi e delle piastrine”. I parametri della funzionalità epatica e renale, invece, hanno precisato, “sono normali”. “Al momento la pressione è normale, il paziente è vigile e collaborante – viene spiegato – è in grado di deambulare autonomamente nella stanza ed interagisce positivamente con il personale sanitario. Non presenta nuovi sintomi caratteristici della malattia, in particolare non ha manifestazioni emorragiche”. Intanto ieri alcuni ricercatori statunitensi (in base ai risultati arrivati da una sperimentazione su venti volontari) hanno annunciato che un vaccino per il virus Ebola ha superato i primi test e appare sicuro e in grado di sviluppare segni di protezione immunitaria. Lo studio è stato pubblicato sul New England Journal of Medicine. Le persone coinvolte nei test hanno sviluppato anticorpi contro il virus entro quattro settimane dalla somministrazione del vaccino. Metà dei volontari ha ricevuto una dose maggiore e ha prodotto più anticorpi. Secondo i ricercatori, non ci sono stati importanti effetti collaterali. Solo due volontari hanno avuto febbre, in un caso sopra i 39 gradi, ma è scomparsa nel giro di un giorno. Tuttavia non è ancora chiaro se e quando il vaccino sarà disponibile. Gli scienziati sono impegnati in una lotta contro il tempo per prevenire e trattare il virus, che ha ucciso più di 5600 persone, quasi tutte, in Africa Occidentale. TRE CASI DI MORTE SOSPETTA E SCATTA L’EMERGENZA SU TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE Prendono il vaccino e finiscono all’obitorio L’agenzia del farmaco ritira cautelativamente dal mercato il farmaco Fluad di Novartis Sotto accusa due lotti. Due vittime in Sicilia, una in Molise. Un altro è in gravi condizioni coppia una nuova tempesta sui vaccini. Non quello esavalente, per bambini, che secondo una recente sentenza del tribunale di Milano avrebbe causato l’autismo (e sarà il Ministero della Salute a pagare la famiglia vittima del caso), ma quelli anti-influenzali. Che non avrebbero, nella fattispecie, causato danni alla salute ma addirittura ucciso tre pazienti. Così, da ieri, i riflettori sono puntati sul Fluad, prodotto da Novartis. L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ne ha bloccato l’utilizzo ieri, seminando il panico lungo tutto lo Stivale. I decessi sarebbero tuttavia (per ora) circoscritti a due lotti del farmaco. Campioni S sono già stati prelevati e fatti oggetto di analisi, il cui esito sarà reso noto in tempi brevi. I «tre eventi ad esito fatale - specifica l'Aifa - hanno avuto esordio entro le 48 ore dalla somministrazione delle dosi dei due lotti». «In attesa di disporre degli elementi necessari, tra i quali l'esito degli accertamenti sui campioni già prelevati - spiega ancora l'Aifa in una nota per valutare un eventuale nesso di causalità con la somministrazione delle dosi dei due lotti del vaccino, l'Agenzia Italiana del Farmaco ha disposto, a titolo esclusivamente cautelativo, il divieto di utilizzo di tali lotti». Di qui l’invito dell’agenzia, perentorio: i pazienti che abbiano in casa confezioni del vaccino Fluad a verificare sulla confezione il numero di lotto e, se corrispondente a uno di quelli per i quali è stato disposto il divieto di utilizzo, a contattare il proprio medico per la valutazione di un'alternativa vaccinale. Le morti sospette riguardano tre an- ziani. Si tratta di un uomo di 68 anni in Sicilia, di una donna di 87 anni sempre in Sicilia, e di una donna di 79 anni in Molise. Ci sarebbe poi, secondo quanto si è appreso, il caso di un novantaduenne ricoverato in gravi condizioni, di nuovo in Molise. Le vaccinazioni sarebbero avvenute da quasi un paio di settimane. Salute Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, non vuole gettare benzina sul fuoco. «La decisione dell'Aifa - aggiunge il farmacologo è cautelativa. Il fatto che si siano verificate delle morti è certamente preoccupante, però bisogna capire chi fossero queste persone, quale età avessero, da quali tipi di patologie fossero affette. Non è detto che ci sia un nesso di causa-effetto fra la somministrazione del vaccino e il decesso. Potrebbe essere solo una casualità». Certamente però, ed è lo stesso Garattini ad ammetterlo, è corretto «bloccare in via cautelativa i due lotti, e consiglio a chi ha fatto il vaccino da poco di mettersi in contatto con il proValter Brogino prio medico». PISTOIA - LA PRIMA UDIENZA DAVANTI AL COLLEGIO DEL TRIBUNALE DI PISA Usura bancaria: due dirigenti a processo Vittima un’impresa edile che aveva aperto una linea di credito nella filiale di Ponsacco Ai manager vengono ora contestati gli interessi su uno scoperto di conto corrente ue dirigenti bancari finiscono sotto processo per usura in concorso ai danni di un’impresa edile. Succede a è Pistoia, dove i due manager finiti nei guai, all’epoca dei fatti contestati in Tribunale, a Pisa, lavoravano nella filiale di Ponsacco di Unicredit. Si tratta di Andrea Merola, 57 anni, originario di Livorno e di Alessandro Cataldo, 49 anni, di Casoria. A riportare la notizia è Il Tirreno che spiega come Merola era il di- D rettore della filiale bancaria, mentre Cataldo ricopriva la carica di responsabile manovre massive relative alle condizioni applicate alla clientela da parte della banca. La Costruzioni Edili Dell’Arte Srl aveva aperto una linea di credito proprio nella filiale di Ponsacco. Per l’accusa i due manager “nel conteggiare gli interessi dovuti per situazioni di scoperto di conto corrente a partire dal secondo trimestre 2008 e fino al secondo trimestre 2011 praticavano alla so- cietà interessi usurari”. Le relazioni tecniche commissionate dalla Procura avevano spinto il pubblico ministero, nel suo dispositivo di chiusura delle indagini, a chiedere l’archiviazione del procedimento. Il gip, tuttavia nel maggio scorso, ha ravvisato alcuni elementi per i quali ha ritenuto necessaria la celebrazione del processo. Lunedì scorso si è svolta la prima udienza davanti al collegio (presidente Murano, a latere Fabbri- catore, Bencivinni) per la costituzione delle parti e la formalizzazione della lista testi. Il dibattimento proseguirà il prossimo anno. Un tema, quello dell’usura bancaria, tutt’altro che nuovo. Sempre lunedì scorso infatti un imprenditore lucano, Michele Satriani, aveva protestato a Potenza davanti alla sede del Palazzo di Giustizia iniziando uno sciopero della fame. Un’iniziativa presa proprio per manifestare non solo “contro i tassi usurai decisi dalle banche” ma anche “sul fenomeno dell'usura e sulla disattenzione nell'applicazione della legge di riferimento in materia di usura bancaria da parte dell'ordinamento giudiziario sia locale che nei vari Tribunali d'Italia”. Carlotta Bravo 8 Venerdì 28 novembre 2014 Dall’Italia IL GIALLO DI GARLASCO LODI - CAMION IN FIAMME E CHIODI IN CORSIA I legali dei Poggi: “Vogliamo la verità” Assalto al portavalori: far west sull’autostrada ogliono la verità. È quanto richiesto ieri nella nuova udienza a Milano per il processo d'appello “bis” nei confronti di Alberto Stasi dagli avvocati della famiglia di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007. I legali Gian Luigi Tizzoni e Francesco Campagna si associano alla richiesta dell'accusa di condannare Stasi a 30 anni di carcere e aggiungono, nella loro ricostruzione, tutti gli indizi che a loro avviso portano a concludere per la colpevolezza dell'ex studente bocconiano, chiedendogli inoltre un risarcimento. Per i legali questi indizi sono almeno 11, “gravi, precisi e concordanti”, e portano tutti alla medesima conclusione: è stato Alberto a uccidere Chiara. In aula, il processo con rito abbreviato si svolge a porte chiuse, i legali hanno fatto ascoltare la telefonata al 118 con cui Alberto dà l'allarme. Un elemento su cui l'imputato mente: quella telefonata non fu fatta davanti alla villetta di via Pascoli ma davanti alla caserma. Non solo. Contro l'imputato c'è l'impossibilità, calpestando il pavimento di casa Poggi, di non sporcarsi le scarpe; c'è il presunto cambio di pedali tra la bici nera e la bici bordeaux di Alberto; V Il furgone conteneva cinque milioni di euro in contanti Nel commando almeno quindici persone, che sono fuggite c'è l'assenza di tracce di estranei in casa Poggi; c'è la traccia sul dispenser del sapone del sangue di Chiara misto alle impronte di Alberto; ci sono le ‘bugie’ di Alberto sul numero di bici in possesso della sua famiglia e sulla descrizione del volto “pallido” della vittima coperto invece di sangue. Ma ci sono anche altri due elementi, trascurati nei primi due gradi di giudizio: i graffi che dei carabinieri avrebbero visto sull'avambraccio di Alberto e il numero delle scarpe di Alberto compatibile con quelle indossate dall'assassino. “Chiediamo giustizia per Chiara, quella che pretendiamo da anni” ha detto l’avvocato Gian Luigi Tizzoni, che ha precisato di non avere quantificato la somma chiesta come risarcimento, rimettendosi a una valutazione della Corte d’Assise d’Appello. La parola ora passerà alla difesa. La sentenza è prevista il 16 dicembre. n colpo in grande stile, commesso con chiodi sull’asfalto, armi e con mezzi incendiati e messi di traverso. Paura all’alba di ieri in autostrada tra Lodi e Piacenza, quando un commando ha tentato di assaltare un furgone portavalori della “Battistolli”. Il tentativo è comunque fallito grazie alla prontezza dell’autista che è riuscito ad evitare il blocco e, secondo alcune testimonianze, anche gli spari dei banditi, per proseguire la sua corsa verso Milano. I rapinatori sono fuggiti e risultano ricercati. Gli uomini della Battistolli non hanno comunque sparato e non si sono registrati feriti. Disagi si sono registrati sull’autostrada, che è rimasta bloccata per ore. Non è ancora chiara la dinamica dell’assalto. Secondo quanto reso noto il blitz è scattato alle 6,45 al chilometro 34 della carreggiata sud, all'altezza di Pieve Fassiraga in provincia di Lodi. Sarebbero almeno quindici i componenti della banda che U ha prima sparso mazzi di chiodi e subito dopo dato fuoco a due mezzi pesanti, mettendoli di traverso sulla strada per bloccare il passaggio del portavalori. Un altro camion è stato bruciato anche sulla carreggiata opposta, a circa 5 chilometri di distanza. Chiodi e mezzi incendiati, però, hanno fermato solo i due furgoni della scorta mentre quello che custodiva i valori è riuscito a sfuggire e ad arrivare in una delle basi del gruppo Battistolli. Sul furgone, come spiegato dalla polizia di Lodi, c'erano oltre cinque milioni di euro. Non è ancora chiaro se i banditi abbiano tentato un altro assalto prima che il portavalori imboccasse l’autostrada, mentre sarebbe ormai certo che sono stati esplosi dei colpi di arma da fuoco, con armi da guerra. Tre rapinatori sono stati visti fuggire a bordo di un’auto nera, ma i componenti del commando sembrano essere molti di più e sarebbero fuggiti a bordo di cinque mezzi. Sul posto dell’assalto, invece, sono stati portati per bloccare i portavalori, nove mezzi rubati, tra furgoni e auto. La Squadra Mobile di Lodi sta effettuando tutte le indagini necessarie, compresi i rilievi tecnici sulle telecamere puntate sull’autostrada mentre la scientifica è al lavoro per i rilievi di rito. La polizia ha ravvisato diverse coincidenze con un assalto analogo avvenuto tempo addietro lungo l’autostrada A9 (l’8 aprile 2013): per esempio i mezzi dati alle fiamme per bloccare i portavalori e il varco aperto lungo l’auto- strada per uscire senza doverne percorrere un tratto. L’auto nera e altre probabilmente usate dal commando, sembra siano state abbandonate a Graffignana, sempre nel lodigiano e alcune persone, probabilmente sempre della banda di rapinatori, hanno fermato e rapinato una donna per poi sparire. Notevoli i disagi al traffico per la rapina: l’autostrada è rimasta chiusa in entrambi i sensi di marcia. soltanto dopo diverse ore l'autostrada è stata ripulita dai chiodi. Carlotta Bravo 9 Venerdì 28 novembre 2014 Dall’Italia PALERMO - COMMOZIONE, DOLORE E URLA ALL’ULTIMO ADDIO ALLA PICCOLA GIORGIA Tensione ai funerali: picchiato fotografo Assente la madre, dimessa ma piantonata in ospedale. Presente il padre che ha dovuto dare il nome alla neonata di Barbara Fruch ensione ieri mattina ai funerali della piccola gettata tra i rifiuti dalla madre subito dopo il parto. La cerimonia si è svolta nella chiesa del cimitero dei Rotoli a Palermo. La madre non c'era perché appena dimessa dal reparto di ginecologia, ma piantonata in ospedale. Presente, invece il padre, che non ha staccato un attimo lo sguardo dalla piccola bara bianca. È stato proprio lui, che per legge ha dovuto registrarne nascita e morte all'anagrafe, a scegliere il nome Giorgia per la piccola. Commozione e dolore (Foto studiocamera), ma anche momenti di tensione tra i fotografi presenti ed i familiari, che, evidentemente, non volevano che quel momento venisse “spettacolarizzato”. Il fotoreporter Franco Lannino è stato picchiato e portato fuori dalla chiesa da alcuni parenti, danneggiate anche alcune altre telecamere di operatori tv. A celebrare la messa padre Pietro Furnari che non ha mai citato la madre, Valentina Pilato, accusata di infanticidio. “Nessuno può giudicare quanto accaduto. Solo il Signore può farlo. Ci si deve chiedere, però, perché tutto questo sia accaduto e di chi è la responsabilità – ha detto il sacerdote – Giorgia adesso fa parte degli eletti. Lei ora è con il Signore e lui le darà tutto quello che forse noi non avremmo saputo darle e che neanche la vita le avrebbe dato. Questo deve essere di conforto: sapere che oggi T lei è ben custodita dal Signore e in questa custodia non la confonderà con nessuno. La piccola Giorgia guardandoci dal cielo sorriderà con quel sorriso di Dio che il mondo non le ha dato”. Presente al funerale anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando: “Quello di oggi è NAPOLI Camorra: preso l’ultimo dei Gionta Valentino jr., nipote del capo storico della cosca, era nascosto in una botola stato assicurato alla giustizia anche l’ultimo esponente del clan: Valentino Gionta, nipote del capo storico dell’omonima cosca camorristica di Torre Annunziata (Napoli), è stato arrestato all’alba dai carabinieri del nucleo investigativo. Difficile per gli agenti capire dove l’uomo si era nascosto: il covo era infatti una botola ricavata nelle pareti di un appartamento del rione Provolera, di proprietà di uno zio al momento in carcere per scontare la penna dell’ergastolo. Per entrare e uscire dal nascondiglio era stato escogitato un congegno elettronico per l’apertura e a chiusura. Dopo il blitz, circondato dalle forze dell’ordine, Gionta si è arreso senza opporre resistenza. E lui sarebbe l’attuale boss di Napoli: secondo i carabinieri aveva raccolto “l’eredità” dopo l’arresto del padre. Durante le perquisizioni è stata trovata una copia dell’ordinanza di custodia È cautelare in carcere dello scorso 5 giugno alla quale si era sottratto: Gionta era infatti latitante dal giugno scorso, quando era sfuggito alla cattura per associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, armi ed altro. Valentino si chiama come il nonno, anche’egli in carcere dal 1985 in carcere, dove si trova in regime di 41 bis. A lui spettava negli anni ’80 l’intero controllo del traffico di eroina nella zona di Torre Annunziata grazie all’egemonia nel mercato ittico e alcune presunte relazioni con Cosa Nostra. Solo lo scorso agosto un altro arresto nella famiglia Gionta: il figlio di Valentino senior, Aldo era stato arrestato nel porto siciliano di Pozzallo mentre stava per salpare alla volta di Malta. Fu lui nel 2008, a scrivere dal carcere milanese di Opera al figlio per impartirgli lezioni su come gestire l’intero clan: “Impara a sparare con il kalashnikovscrisse- poi ti dirò io cosa F.Ce fare”. un giorno di dolore per tutta la città. Rimarranno nella memoria di tutti noi lo sgomento e a rabbia per un gesto atroce che è stato compiuto, insieme all’impegno a rafforzare lo sforzo di tutte le istituzioni affinché simili tragedie non abbiano a ripetersi”. Stravolti i genitori della madre, che durante la funzione hanno accusato un malore: la loro figlia ora è accusata di un crimine tremendo. L’ospedale come detto – ha dimesso la donna, ma i carabinieri sono in attesa di capire dove il magistrato dispone di trasferirla. Proseguono intanto le indagini, per accertare se la donna sia stata aiutata nel dare alla luce la bimba ed a disfarsi del fagottino. I risultati dell’autopsia hanno stabilito che la bimba era sana e non soffriva di alcuna patologia. Valentina era fuggita dal Friuli per partorire di nascosto: la tragedia familiare all'interno di una giovane coppia, 34 anni lui, militare dell'esercito, 30 lei con già 3 figli piccoli, due bambine e un maschio, di 2, 6 e 8 anni. Tutti originari di Palermo, trasferitisi a Gemona del Friuli (Udine) da febbraio. Un gesto paradossale quello della 30enne considerando l’attuale legislazione italiana che consente alla madre, in anonimato, di non riconoscere il bambino e di lasciarlo nell’ospedale dove è nato (DPR 396/2000, art. 30) affinché sia assicurata l’assistenza e anche la sua tutela giuridica. COSENZA - MAXIOPERAZIONE DEL DDA DI CATANZARO Estorsioni e droga: blitz contro il clan degli “Zingari” In progetto anche un attentato nei confronti del pm Pierpaolo Bruni l progetto sarebbe stato quello di un attentato nei confronti del pm della Dda di Catanzaro Pierpaolo Bruni. A questa conclusione sono arrivati gli inquirenti che hanno coordinato l’esecuzione di 20 ordinanze di arresto nei confronti di presunti appartenenti al clan degli Zingari;. Le accuse per gli arrestati sono di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e traffico di droga. La Procura crede che la cosca avesse pensato di attentare alla vita del magistrato così come aveva denunciato un detenuto alla polizia penitenziaria che ha raccontato come il piano criminoso fosse stato ordito dalle cosche del Crotonese, del Cosentino e del Lametino a seguito delle numerose inchieste coordinate sul territorio dallo stesso Bruni. Un’associazione a delinquere, di stampo mafioso, dunque, quella degli Zingari, che operava tra Cosenza ed il Tirreno cosentino e che, sempre secondo le indagini, avrebbe I imposto il proprio controllo sulla zona perpetrando estorsioni e utilizzando armi per acquisire la gestione e il controllo di attività economiche, appalti pubblici. Accertate almeno una ventina di estorsioni ad imprenditori e commercianti di Cosenza e Paola che venivano minacciati e fatti oggetto di incendi, danneggiamenti e anche percosse. Quattro persone sono sfuggite all'arresto nel corso dell’operazione. C’è stata una “fuga di notizie - tranquillizza però il procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri - può essere ricondotta al fatto che erano noti i collaboratori che stavano facendo dichiarazioni", Bombardieri ha anche negato che la presunta talpa possa essere tra le forze dell'ordine. "L'operazione registra l'evoluzione delle cosche cosentine e dopo l'operazione ‘Tela del ragno’ e altre, i clan Ci- cero, Lanzino e Perna sono stati sostituiti, a Cosenza, dal clan Rango e dagli Zingari, visto che Maurizio Rango ha sposato una nipote di Giovanni Abbruzzese, realizzando una unione personale e attirando a sé anche gli uomini del clan Bruni”: ha spiegato Vincenzo Antonio Lombardo, procuratore capo della Dda- Non si pensi che sconfiggere un clan voglia dire sconfiggere tutta la 'ndrangheta". 10 Venerdì 28 novembre 2014 Cultura MOMENTO PARTICOLARMENTE FORTUNATO PER LA REINASSANCE DELLA CULTURA NAZIONALE SULLE SPONDE DEL MARE VENETO L’Adriatico riunificato dall’arte Un trio di allestimenti fa il giro delle nazioni: dalla Croazia al Montenegro, pubblico incantato dalla storia di Trieste, dalle vele di Kounellis e dalle opere del Guercino di Bruno Rossi Adriatico parlava italiano, un tempo. Soprattutto veneto. Ma anche slavo, albanese, greco. Oggi le cose non sono cambiate, ma a rendere l’idea di quanto Venezia sia ancora un faro, anche per l’Adriatico del futuro, ci sta pensando una mostra che sta facendo il giro di questo mare sul quale oggi si affacciano sette nazioni e intorno al quale orbitano tante altre. Tutto merito di una serie di iniziative in occasione della XIV settimana della lingua italiana nel mondo organizzata in Montenegro, che si è tuttavia diffusa nei Balcani come una benvenuta epidemia di cultura e dialogo artistico. A partire dalla e preziosa rassegna "Trieste dalla Serenissima all'Impero", che ripercorre, attraverso le splendide vedute e stampe della collezione di Stelio e Tity Davia, l’evoluzione urbanistico-architettonica e storico-sociale della nostra città dal 1612 all'800: ad ospitarla è Perasto, oggi in Montenegro, storica roccaforte veneziana in fondo alle Bocche di Cattaro, dove ancor oggi si può sentir parlare la gente del posto in dialetto veneto. La collezione, composta da più di cento pezzi e antichi album, sarà trasferita dal 2 dicembre L’ all’Archivio di Stato di Fiume grazie al Consolato generale d’Italia a Fiume e con il patrocinio di Expo 2015; ma s'intitolerà "Dalla Serenissima al futuro", quest’ultimo rappresentato da una decina di scatti in bianco e nero di Marino Sterle, che raccontano, tra forti contrappunti di luce e ombra, la Trieste contemporanea. Non solo però: a Fiume convergerà anche la scenografica installazione di Jannis Kounellis intitolata artista greco ma italiano d’adozione, che a Zagabria ha presentato nei giorni APRE OGGI LA RASSEGNA FOTOGRAFICA DI FABIO SCHIFINO A LADISPOLI ESPOSIZIONE SUI GENERIS DI ARTISTI LOCALI Presepe, fascino intramontabile: e c’è anche quello “marinaro” di Barbara Fruch l Presepe nei vari stili: da quello classico napoletano, a quello in ceramica fino a quello perfettamente inserito nel gioco della natura su radici. Sono alcune delle composizioni presepistiche in mostra nella sala espositiva di via Ancona, a Ladispoli, cittadina del litorale a nord di Roma fino al 6 gennaio 2015. Tutte le opere presenti sono realizzate secondo tradizioni artistiche e culturali del luogo con l’utilizzo dei materiali più vari: da materie preziose e tradizionali, fino a materiali di recupero. Il presepe infatti non raffigura soltanto la natività di Gesù con la Madonna, San Giuseppe, il bue e l’asinello, ma sta a rappresentare una struttura paesaggistica architettonica di rilevanza internazionale. Troviamo così composizioni di varie etnie, raffiguranti sculture, monumenti, e paesaggi antichi, con personaggi che si muovono. Articolati da piccoli ingegni elettronici, con luci, ruscelli e spettacolari “invenzioni” per renderli viventi. Non mancano poi, opere che hanno saputo sapientemente abbinare le bellezze locali al contesto della mostra: ne è un esempio la riproduzione in miniatura di torre I scorsi “To remind. Untitled (Sails)” (“Per ricordare. Senza titolo (Vele)”). Un’opera che raffigura nove vele della Serenissima, dalle dimensioni ragguardevoli, che spiccano da alcuni giorni alla Casa Lauba . L’installazione, curata da Ludovico Pratesi, è stata dapprima allestita a Cattaro (in Montenegro) nella Chiesa di San Paolo: composta da nove vele veneziane del '600, raccolte nello spirito del riuso proprio dell'arte povera, espresso dal maestro italo-greco (la più grande è alta 5.80 metri, mentre la larghezza dell’installazione supera i 20), ora si è trasferita sulla Sava nella capitale croata in una mostra organizzata dal locale Istituto Italiano di Cultura; dai primi di dicembre sarà anch’essa trasferita a Fiume. A chiudere il cerchio c’è "Guercino. La luce del Barocco", prestigiosa rassegna dedicata fino al 31 gennaio al grande artista italiano al Museo dell’Arte e dell’Artigianato (Muo) di Zagabria. Il successo che il pubblico sta riservando all’esposizione è stato registrato dalla stampa croata, anche non specializzata. La mostra è stata definita un evento di dimensione storica per la cultura croata: testimonia, attraverso trentacinque fra dipinti e affreschi, la bellezza del più prestigioso esponente della scuola pittorica bolognese, raffinato riformatore che, dal Barocco, seppe aprire significativamente al classicismo: così importante da essere visitato nella sua patria di Cento (Ferrara) da personaggi del calibro di Velasquez e a Bologna dalla regina Cristina di Svezia. Evo Visio, una mostra contro l’abbandono del Centro Italia di Robert Vignola È Flavia, monumento di Ladispoli di epoca romana, al cui interno ha preso vita il presepe. Delle vere e proprie opere d’arte create con professionalità e fantasia dai diversi artisti che hanno preso parte all’iniziativa, sponsorizzata dal delegato all’arte del comune Filippo Conte. Si tratta di Enrica Rolandini, Rita Consolini, Teresa Marrone, Antonella Laurini, Gemma Modugno, Katia Casoli, Gino Lupattelli, Paolo Frulio, Toni Sechi, Roberto Mariani, Anna Sbardella, Stefania Naritelli, Samanta Moretti, Graziella Sanna, Paola Alessandrini, Patrizia Ferreri, Alex Aves e Germano Carmina. Non solo presepi, comunque, nella sala espositiva si possono ammirare inoltre pitture e ceramiche, tra cui oggettistiche locali, create da Gemma Modugno e Rita Consolini, artiste conosciute nella cittadina per le loro doti artistiche. Un angolo insomma dove poter ammirare l’artigianato vero a costo zero: l’ingresso è infatti libero. il giorno dell’inaugurazione oggi per Evo Visio. Si tratta di un fotoracconto in bianco e nero dei paesaggi e del patrimonio storico del Centro Italia, che il reporter Fabio Schifino ha realizzato negli anni e che sarà in esposizione a Roma, presso la Galleria Area Contesa, fino al prossimo 3 dicembre. "Antiche pietre, sentieri dal corso quasi dimenticato, paesaggi di luna e montagne, strade liquide che inventano disegni quieti di vapore. L'immagine catturata da Fabio Schifino aiuta chi guarda a rallentare per un attimo il ritmo frenetico del quotidiano, illuminando con fascino l'importanza del ricordare, del custodire con cura l'unicità di siti che appaiono incantati", si legge nella presentazione della mostra. Ma qual è il contenuto? Con il suo nuovo lavoro, Fabio Schifino presenta trenta scatti in bianco e nero, rigorosamente analogici, tasselli che vanno a formare un poetico mosaico, reportage di scorci di natura e paesi del centro Italia, testimonianza della bellezza di un prezioso patrimonio storico e paesaggistico spesso trascurato o vandalicamente distrutto per assecondare le necessità di “sviluppo” del mondo postmoderno. Un lavoro finalmente focalizzato verso la propria terra quello di Fabio Schifino, fotografo romano nato nel 1968: dopo aver iniziato la sua carriera fotografica nei primi anni 90, specializzandosi nell’interazione con popoli d’oriente, si è in seguito si è spinto ancora più in là, dedicandosi all’esplorazione dei paesaggi di Africa e Oceania, e la parte indonesiana di Komodo. In Evo Visio, invece, torna in Italia e cattura l’anima di paesaggi nostrani,“fissando in ogni scatto – si legge ancora nella presentazione della mostra – luoghi dove il tempo appare sospeso, piccole roccaforti di una fragile memoria, depositari ultimi di culti e tradizioni, superstiti preziosi in un mondo globalizzato”. Lui stesso indica il filo conduttore dell’appuntamento con poche pennellate verbali. “Intrappolare un momento del tempo che fugge, e racchiuderlo in un piccolo fotogramma, è per me un raro dono, che mi permette di proteggere la memoria per le generazioni che verranno. La fotografia è per me la macchina del tempo, che mi dà la grande opportunità di fermarlo, osservarlo, amarlo, e… lasciarlo ancora correre”. Appuntamento quindi all’inaugurazione, che si terrà oggi a Roma nella galleria Area Contesa di via Margutta 90 (via del Babuino 51), alle ore 18. L’allestimento è a cura di Teresa Di Gregorio e gli orari di apertura sono, tutti i giorni, dalle 10.30 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 19.30. 11 Venerdì 28 novembre 2014 Poltronissima LA STORIA DI UN AMORE INASPETTATO TRA UN UOMO E SUO FIGLIO “Mio Papà”, dramma familiare attuale e contemporaneo Nel cast Giorgio Pasotti, Donatella Finocchiaro e il piccolo Niccolò Calvagna di Luciana Caprara l film affronta una tematicadifficile, ovvero quella di un padre non naturale non riconosciuto dalla legislazione italiana. Un perfetto sconosciuto sul piano giuridico capace, tuttavia, di costruire un rapporto profondo con il figlio della compagna, letteralmente ‘dimenticato’ dal padre originario. La pecca di “Mio Papà” sta proprio in quest’ultima figura, astratta ed affidata ad un attore non professionista che non parla e non appare mai, se non di spalle. Al di là del colpo di scena, in parte annunciato nella trama ufficiale, il film va nella direzione che lo spettatore auspica, con una morale didascalica e buonista più idonea forse alla fiction televisiva. Presentato fuori concorso al Festival del Cinema di Roma nella sezione “Alice della città”, la pellicola però è stata accolta positivamente dalla critica come un film commovente, con una sceneggiatura ben fatta e gli attori bravissimi. Insomma, tra alti e bassi, la pellicola di Base mostra una certa dose di coerenza, a cui si accompagna un sostanziale equilibrio nelle varie fasi della narrazione e un buon grado di credibilità nella messa in scena. Pasotti interpreta Lorenzo, un trentacinquenne allergico ai legami che lavora come subacqueo su una piattaforma poco distante dalla costa adriatica. Sulla terraferma conosce però Claudia (la Finocchiaro), con cui avvia una relazione passionale. La ragazza ha un figlio (Calvagna), con cui Lorenzo creerà col tempo una forte complicità specie a seguito, di poi un fatto tragico che contribuirà, a rinforzare i legami. I Il tema principale dell’opera è quindi questo particolare rapporto che si viene a creare, come sempre più spesso avviene nella società moderna, tra un adulto e un bambino che non sono vincolati da un legame di sangue, ma, di fatto, è come se lo fossero, come se fossero realmente padre e figlio, se non altro in virtù dell’affetto reciproco che si dimostrano. Così come è inedito lo sguardo posato sulle figure dei patrigni, sempre più numerosi in un’epoca di mamme separate, divorziate e auto-fecondate che decidono di dare in delega, ai loro partner, la paternità dei propri bambini. Mio Papà ha la particolarità di trattare un argomento poco esplorato dal cinema italiano contemporaneo, se non di sfuggita, ovvero la mancanza di diritti dei “genitori” non biologici delle così dette “famiglie allargate”. I buoni propositi ci sono dunque tutti, peccato che non siano bastati. Si, perché sembrano essere penalizzanti i continui abbassamenti di tono della sceneggiatura, che hanno reso la recitazione degli attori chiave poco credibile e forzata, e la loro evoluzione troppo frettolosa. Inoltre, lasciano a desiderare anche la fotografia e gli effetti visivi in quanto rasentano la finzione. Insomma, Mio Papà sarebbe più adatto come prodotto televisivo che cinematografico. Prodotto da Movie And e Rai Cinema, con la collaborazione del Ministero dei Beni Culturali,“Mio papà” vede la partecipazione di Giorgio Pasotti e Donatella Finocchiaro, Niccolò Calvagna, Fabio Troiano e Ninetto Davoli. Pasotti interpreta Lorenzo, un trentacinquenne allergico ai legami che lavora come subacqueo su una piattaforma poco distante dalla costa adriatica. Sulla terraferma conosce però Claudia (la Finocchiaro), con cui avvia una relazione passionale. La ragazza ha un figlio (Calvagna), con cui Lorenzo creerà col tempo una forte complicità. La pellicola uscirà nelle sale il prossimo 27 novembre. ARRIVA NEI CINEMA LA NUOVA COMMEDIA DEL TRIO DI BORIS “Ogni maledetto Natale”: no al cinepanettone Se trascorrere le feste con le rispettive famiglie si rivelerà un'insospettabile catastrofe l film è una surreale commedia comico-satirica sul Natale, un ritratto “di famiglie” in crisi e una riflessione distruttiva del Natale. Così, la grande ed attesa festività che dovrebbe essere un momento di armonia, pace e coesione famigliare, viene raccontato attraverso tutti i disagi di una festività che stressa, affatica ed intristisce l'uomo costrettoda sempre a viverla come un impazzimento di luci, caos, esasperazioni, feste e sacrifici. Ma la vera domanda che pone il film già dalla trama è: può l'amore resistere al Natale? Perché l'incubo del Natale è la prova da superare per i due protagonisti. I due giovani sono Massimo e Giulia, rispettivamente Alessandro Cattelan e Alessandra Mastronardi e sono psicologicamente massacrati delle rispettive famiglie, i cui membri sono interpretati magistralmente da Francesco Pannofino e Laura Morante, da Corrado Guzzanti, Va- I lerio Mastandrea, Marco Giallini, Caterina Guzzanti, Andrea Sartoretti, Stefano Fresi e Franco Ravera. Un cast formidabile, per una commedia folle, plurale, che mette in scena la pazzia di questa festa paradossale ed estrema, che quando si avvicina, ci dà voglia di cambiare paese. La decisione di trascorrere le feste con le rispettive famiglie si rivelerà un'insospettabile catastrofe dai risvolti tragicomici. "Ogni maledetto Natale è una commedia sentimentale e satirica, un film scritto e diretto con la libertà che abbiamo sempre avuto con il tentativo di af- frontare un tema più grande, più largo. E ribaltarlo completamente", spiega il trio di registi e sceneggiatori Ciarrapico, Torre, Vendruscolo. "Il Natale, che dovrebbe essere un momento di armonia, pace e coesione famigliare, è qui raccontato come un incubo antropologico, all’origine di tutti i disagi di quel periodo, una festività che stressa e affatica le persone sin dalla notte dei tempi. A Natale le giornate sono più corte, più buie, più fredde. E l’uomo da sempre reagisce alla paura di questa oscurità con un impazzimento di luci, caos, esasperazioni, feste e sacrifici. Anche oggi il Natale è questo, una follia collettiva in cui le famiglie hanno i superpoteri e vogliono essere gratificate e glorificate, rovesciandoti addosso tutte le aspettative che in realtà non sono le tue". Insomma, quella di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscoloè una semplice variazione sull’ormai collaudato filone di successo “famiglia di lui vs famiglia di lei”, che sembra ormai spopolare dall’uscita della commedia americana sul modello: Ti presento i miei di JayRoach. Come sfondo alle vicende, il trio di registi sfrutta e sovverte l’armonioso clima natalizio, che qui assume toni da incubo e di caos tragicomico. È un Natale visto come una follia collettiva, che trasforma la famiglia in un confuso stormo di soggetti squilibrati tratravestimenti, di gag esasperate e surreali, che spesso però arrancano nello sviluppo organico di una trama coerente e si riducono ad una semplice serie di episodi divertenti ma incongruenti. “ Il nostro non è un anticinepanettone, non è un antiniente - sottolineaMastandrea è semplicemente una commedia che parla di Natale in una maniera diversa”. Il film èil tentativo di raccontare, attraverso un tormento dei nostri tempi, in un altro modo questo strano Paese e le sue contraddizioni, che specialmente durante le feste, tra famiglia, istituzioni e consumismo escono in modo molto chiaro. Il film è in uscita nelle sale italiane dal 27 novembre. Luciana Caprara 12 Venerdì 28 novembre 2014 Società CALCIOSCOMMESSE, L’INCONTRO BARI-LECCE FU COMPRATO. AD OGNI SOSTENITORE 400 EURO DI INDENNIZZO Derby della vergogna, sentenza storica: tifosi risarciti Frode sportiva, solo 1 anno e 6 mesi di reclusione per l’ex presidente dei salentini Semeraro di Federico Colosimo alcioscommesse, il derby della vergogna tra Bari e Lecce del 2011 fu truccato. Lo sapevano tutti, ma adesso a metterlo nero su bianco è la giustizia italiana. Le condanne erano nell’aria ma le pene per l’incredibile combine rappresentano un precedente storico per l’apparato. Una decisione che apre scenari non di poco conto per i tifosi, traditi dai loro beniamini. Ben 260 di loro si sono costituiti parte civile nel processo e adesso avranno diritto a un risarcimento di 400 euro ciascuno. Per la prima volta nella storia un tribunale, quello di Bari, ha riconosciuto un danno in favore dei supporters. Pagano e neanche poi tanto a caro prezzo Pierandrea Semeraro, ex presidente dei salentini e l’imprenditore leccese Carlo Quarta: 1 anno e C mezzo (pena sospesa) per il reato di frode sportiva. Se l’è cavata con appena 9 mesi il terzo imputato, Marcello Di Lorenzo, amico dell’ex calciatore biancorosso Andrea Masiello, che ha patteggiato la pena nell’ambito dello stesso procedimento insieme agli “scommettitori” Gianni Carella e Fabio Giacobbe. Non basta. Dovranno pagare una multa di 10.000 euro e le spese processuali. Inoltre hanno ricevuto un Daspo giudiziario di 180 giorni. La storia è vecchia. E risale al 15 maggio 2011. Il Bari, già matematicamente retrocesso in Serie B, ospita i cugini del Lecce allo stadio San Nicola per un match che, purtroppo, entrerà prepotentemente nella storia dei 2 club (e del calcio italiano in generale) come la gara della vergogna. Masiello, per la cronaca, si rese protagonista di un gesto deplorevole, mettendo a segno appositamente un’autorete per per- mettere il buon esito della combine. Con gli ospiti che si aggiudicarono l’incontro per 0-2, guadagnando una salvezza che, da lì a poco, gli verrà revocata, spingendo il team in Lega Pro. Si chiude così la prima parte di un processo incredibile caratterizzato da una storia sportiva raccapricciante. Perché vendersi un derby va al di là della schifezza. Di fronte a un autogol volontario, dettato dal vile denaro, nell’unica partita che devi giocare fino alla morte per statuto e dignità, significa essere oltre il male. E’ un gesto imperdonabile, che lascia basiti. Ma che adesso ha trovato parziale giustizia in un aula di tribunale con i tifosi che, per una volta, possono esultare e uscire da un palazzo di giustizia da vincitori. Segnando un gol importante, anche per il futuro di uno sport malato. Tradire la passione degli ultras non è reato: ma delitto. ATTESISSIMO RITORNO PER UN’ICONA DELLA TELEVISIONE ITALIANA Simona Ventura, debutto in libertà su Agon Channel Per lei una nuova esperienza con un format albanese Il bello di essere una freelance della televisione è che posso scegliere i progetti che mi piacciono di più”: c’è anche Simona Ventura tra le new entry di Agon Channel, la nuova televisione che prende il via lunedì 1 dicembre, la versione “ italiana del canale albanese. L’idea del nuovo contenitore è di Francesco Becchetti, imprenditore romano che lavora nel settore dell’energia rinnovabile, oltre che patron del Leyton Orient, la squadra londinese di terza serie. Un anno e mezzo fa , Bec- chetti ha lanciato il canale in lingua albanese che riproponeva format che ricordano quelli Rai e Mediaset (da Striscia a Che tempo che fa). E adesso, complici appunto i bassi costi di produzione, lancia pure il canale in italiano. Quaranta milioni di euro di investimento per la tv che trasmette dai modernissimi studi tra i capannoni della periferia di Tirana. Si tratterebbe di una televisione semi-generalista, con un palinsesto ancora da definire: quello che è certo il cast di tutto rispetto nel quale compare anche la Ventura in qualità di madrina ufficiale. “Stiamo parlando di tanti progetti, ma io preferisco concentrarmi su una cosa per volta- ha detto Simona-. mi piace molto l’entusiasmo e il rispetto per il professionista che Francesco (Becchetti, ndr) mi sta dimostrando”. Quello della Ventura è appunto l’ultimo dei tanti nomi della squadra di Agon Channel, di cui fanno parte Sabrina Ferilli, Pupo, Maddalena Corvaglia, Antonio Caprarica, Giancarlo Padovan e Luisella Costamagna. Questi sono i nomi di punta di alcuni programmi di Agon Channel, che propone format di intrattenimento, sport e di informazione. Così, Sabrina Ferilli sarà la padrona di casa del talk show Contratto; Pupo guiderà uno dei tre game show, Una canzone per 100.000; Maddalena Corvaglia conduce My Bodyguard, il talent per guardie del corpo. PREOCCUPAZIONE PER LA STAR DEL CINEMA Angelina pelle e ossa, è aria di crisi con Brad Per lei in uscita il nuovo film “Unbroken” empre più bella ma sempre più magra: desta preoccupazione tra i fan la condizione fisica di Angelina Jolie. A testimoniarlo i paparazzi alla premier londinese del film Unbroken, suo secondo film da regista. Stranamente da sola, perché suo marito Brad Pitt coi sei figli sono rimasti a casa, lasciandola completamente sola sul red carpet. Per cercare di mascherare l’eccessiva ma- S grezza Angelina si è presentata con un abito molto coprente, arricchito di mantellina coordinata. E come tonalità ha scelto il bianco. Non è la prima volta che la bella Angelina preoccupa i fan, mostrandosi sempre più esile (mentre Brad è in sopravappeso), ma questa volta supera se stessa in magrezza. Secondo il magazine Touch, il matrimonio sarebbe al the end dopo dieci anni di amore e un matrimonio appena celebrato. Come documentano, infatti, gli scatti indiscreti di Touch, tra i due c’è stato un furioso litigio sulla terrazza di un albergo, con Brad che gesticola, Angelina mentre fuma una sigaretta con aria tesa e nervosa. La diva appare triste e sconsolata. Sulla copertina, poi il titolo che è tutto un allarme: Brad and Angelina. The End. Angelina, intanto, rilascia interviste come niente fosse. Anzi, in un’intervista a Today, programma in onda sulla NBC, ha dichiarato che vuole imparare a cucinare per Brad ed essere una moglie migliore. Unbroken è il secondo film di Angelina e racconta la vera storia di Louis Zamperini, atleta olimpico, durante la Seconda guerra mondiale. Ma non sarà questa la vera prova di Angelina, ma By the Sea, il primo film in cui i due attori recitano insieme dai tempi di Mr. e Mrs. Smith, sul cui set, nel 2005, si sono innamorati. Sul piano dell’informazione, Luisella Costamagna sta preparando un programma di approfondimento dal titolo (non confermato) Lei non sa chi sono io, mentre Antonio Caprarica è il direttore della redazione composta da 12 giovani giornalisti. Tra lo sport e l’intrattenimento si pone Leyton Orient, un docutalent sulla squadra di calcio inglese (di proprietà di Becchetti): il programma è condotto da Giancarlo Padovan e verrà commentato da Nicola Berti, Fulvio Collovati e Fabio Galante nella veste di opinionisti (ovviamente, esperti in materia).
© Copyright 2024 Paperzz