Contigo n. 9 Ottobre 2014

CONTIGO
Nº 9. Ottobre 2014
OPINIONE IN EVIDENZA
José Ignacio Quemada, Psichiatra, responsabile della Rete Menni del Danno Cerebrale
“Sapere cosa sappiamo”
José Ignacio Quemada affronta la comprensione della risposta “non so” che, alcuni pazienti
con problemi di memoria presentano. In questo articolo spiega come determinate persone, con problemi cognitivi e comportamentali a seguito di un danno cerebrale, abbiano
grandi difficoltà nel discernere ciò che sanno da ciò che non sanno.
giata per provare a capire perché
sorgano determinati comportamenti. All'interno del gruppo di
terapia, chiamiamo questo esercizio, che inizia con la descrizione,
ma
ambisce
alla
comprensione, “microanalisi del
comportamento”; è importante
per il singolo paziente che abbiamo di fronte, ma lo è anche
per far luce su aspetti del comportamento del cervello in stato
di normalità.
Dr. José Ignacio Quemada
Le persone che come noi seguono pazienti con problemi
cognitivi e comportamentali a
seguito di un danno cerebrale,
sono in una posizione privile-
Uno dei modelli che ho visto ripetersi nel corso della mia vita
professionale è quello del paziente con problemi di memoria
la cui risposta a domande sulle
proprie esperienze recenti, il suo
stato di salute e anche il suo
stato d'animo è, quasi invariabilmente, “non lo so”. Senza dub-
bio, quando abbandoniamo le
domande che lo obbligano a ricordare, ossia a recuperare attivamente l'informazione dal suo
magazzino della memoria, e ricorriamo alle tecniche di intervista
che implicano il riconoscimento o
la scelta tra opzioni date dall'intervistatore, la capacità di rispondere correttamente è alta.
Quattro stati mentali
Quando, nella vita quotidiana,
chiedono a chiunque di noi qualcosa che possiamo sapere o ricordare, le opzioni dello stato
mentale sono almeno quattro: so
che non lo so, so di saperlo e
posso dare l'informazione, so
di saperlo ma non posso accedere a quel dato (“ce l'ho sulla
punta della lingua”), non so se lo
so.
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CONTIGO
La mia ipotesi è che per le persone senza lesione
cerebrale quest'ultimo stato mentale (non so se lo
so) è il meno frequente, in quanto in condizioni di
normalità psichica distinguiamo bene ciò che sappiamo da ciò che non sappiamo, sebbene non sia
sempre facile accedere in modo immediato all'informazione.
Ne caso di un paziente con problemi di memoria
che risponde sempre “non lo so” ma è in grado di
riconoscere la risposta corretta tra varie opzioni,
la prima spiegazione che scarto per questo comportamento è che non voglia collaborare o stia
mentendo. Penso che sia più sensato credere al
paziente che, in realtà, ha molte difficoltà nel sapere ciò che sa e ciò che non sa. Quando risponde
“Non lo so” è assolutamente sincero sebbene
forse non sia del tutto preciso nella risposta. Probabilmente sarebbe davvero preciso se rispondesse “non so cosa so”.
Le “etichette”
Riflettiamo brevemente su come immagazziniamo
i ricordi e come abbiamo coscienza dell'esistenza
degli stessi nella nostra mente. È come se ogni
unità della memoria, del vissuto, oltre ad essere archiviata nel nostro cervello abbia anche
un modo di rendersi visibile alla coscienza, in
modo che anche se non si accede al contenuto
concreto, possiamo sapere che quel contenuto è
nella nostra biblioteca personale.
Questo concetto di unità di memoria, associato a
varie etichette con informazioni aggiuntive
(tempo, emozione vissuta, presenza nella coscienza, immagini chiave) non è che un'immagine
didattica che può essere perfezionata.
Altri tipi di etichette di nozioni di carattere occasionale sono “collocazione temporale” (è accaduto
alcune ore fa, l'altro ieri...) e “le variabili contestuali” (faceva molto freddo, era notte...). È molto
frequente vedere alterazioni nella “collocazione
temporale” dei ricordi in pazienti con danno cerebrale. Nel paziente che insiste nel rispondere
“non lo so” la coscienza del possedere nozioni
è molto alterata, a causa dell'assenza di etichette
che permettono di dire alla coscienza: lo so sebbene adesso non me lo ricordi, non lo so, o sì lo
so e si tratta di questo.
Insieme di sistemi
I modelli della memoria accettano che non
siamo di fronte ad un sistema unitario bensì si
tratta di un insieme di sistemi che interagiscono tra loro. La maggior parte della ricerca, in
questo campo, si è occupata dei processi della
memoria in relazione al tempo trascorso dall'esposizione allo stimolo, differenziando
così la memoria sensoriale, dalla memoria
di lavoro (a breve termine) e dalla memoria
a lungo termine.
La variabile “conoscenza di ciò che sappiamo e
di ciò che non sappiamo, delle scorte disponibili nel magazzino della memoria e delle carenze” non è però presente. Senza dubbio,
tanto i dati della vita quotidiana (fenomeno
della “punta della lingua”), quanto di dati derivati dall'osservazione dei pazienti con danno
cerebrale mostrano che questa è una funzione
importante del nostro sistema della memoria;
una funzione che dobbiamo considerare e
comprendere per trattare i pazienti e per comprendere il funzionamento della nostra mente.
Sebbene abbiamo descritto il processo di “conoscenza di ciò che so” come un processo cognitivo, per alcuni tipi di riconoscimento (una
persona cara o un luogo molto familiare) la
convalida dello stimolo come conosciuto si
ottiene vivendo un'emozione. Le sue alterazioni danno luogo a quadri molto curiosi come
il “déjà vu” (famigliarità anomala di fronte a
una situazione nuova) o la “sindrome di Capgras” (negazione dell'identità delle persone
care e convinzione che un impostore le abbia
sostituite).
Questa riflessione mi porta a ricordare ancora
le caratteristiche cliniche dei due pazienti paradigmatici, che sono all'origine di questo articolo: esiste una qualche connessione tra la
presenza simultanea di un problema di memoria e apatia da un lato, e l'insorgere di
comportamenti “non so” dall'altro? È la
mancanza di emozioni, tra queste la familiarità, ciò che rende difficile l'etichettare
l'informazione interna come conosciuta o
sconosciuta?
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ISTITUZIONALE
Laici Ospedalieri in Portogallo
Primo Incontro di tutti i Laici Ospedalieri della Provincia
Il capitolo generale del 1994 lanciò la prima sfida alla Congregazione, ma si è dovuto aspettare lo
stimolo del secondo capitolo, nel
2000, per iniziare il cammino che
oggi percorriamo con determinazione.
Nel 2002, alcuni collaboratori e
alcune suore furono invitati a “intraprendere questo cammino con
speranza, dedizione e ferma volontà”. Si svolse un primo incontro con rappresentanti di ogni
centro per stendere un programma di sensibilizzazione, divulgazione e formazione. L'idea
di formare un gruppo di “Laici Associati” lentamente venne messa
da parte per dare spazio a un
percorso lento, ma sicuro, di crescita nella fede e nell'esperienza
della spiritualità ospedaliera.
Obiettivi
Nel gennaio 2003, vi erano già
gruppi costituiti in vari centri. L'obiettivo di tutti era lo stesso: conoscere meglio e vivere meglio lo
stile ospedaliero, illuminati dalla
fede in Cristo Gesù.
Era chiaro che si trattava di un
processo continuo che non finisce mai e che per alcuni poteva
essere proprio all'inizio. Progressivamente i gruppi hanno assunto
l'impegno di crescere nella fede e
nell'ospitalità, come propria e
specifica vocazione.
Struttura
Attualmente esistono uno o due
gruppi di LO in ogni centro della
provincia; alcuni abbastanza maturi, altri si stanno rafforzando.
Ogni gruppo ha un animatore, alcuni una suora e un laico e hanno
un percorso autonomo quotidiano; intanto, c'è un orientamento comune a livello di
argomenti di studio e riflessione.
Il coordinamento provinciale fornisce una programmazione tematica per quattro anni, con
continuità e progressività, una
guida i cui testi sono preparati da
“Progressivamente i
gruppi hanno
assunto l'impegno
di crescere nella
fede e
nell'ospitalità,
come propria e
specifica vocazione”
gruppi di LO e suore e serve
come base per gli incontri mensili
dei gruppi. I gruppi più consolidati organizzano azioni di solidarietà e aiuto a persone in
difficoltà (economica o di altro
genere), promuovo attività pastorali nel centro e fuori da esso,
fanno divulgazione nella parrocchia, sostengono bambini a distanza, collaborano a feste,
organizzano celebrazioni in particolari periodi liturgici, svolgono
ritiri spirituali, festeggiano il
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CONTIGO
Laici Ospedalieri
giorno dell'anniversario, ecc.
Ogni anno si svolge un incontro
degli animatori dei gruppi per
fare il punto della situazione,
educare e progettare il futuro. Le
valutazioni sono positive; l'impegno con la missione ha ottenuto uno stile nuovo, più
carismatico, più ospedaliero; si
nota una maggior integrazione
nella chiesa locale, che si sta creando a poco a poco.
I Progetti funzionali dei Centri
danno spazio ai LO con il loro
obiettivo annuale e le azioni relative; tutta la comunicazione che
ricevono dalla Provincia avviene
tramite il dirigente o la superiora
della comunità, come mezzo di
congiungere l'istituzione con la
dimensione evangelizzatrice.
I LO hanno già visibilità nei Centri, e manifestano soddisfazione
e gioia di appartenere al gruppo.
Non si percepisce alcun sentimento di preferenza da parte dei
LO, né di esclusione da parte di
chi non appartiene al gruppo.
I gruppi sono formati soprattutto
da collaboratori e volontari, ma
in alcuni centri ci sono anche i familiari degli stessi e alcuni utenti.
L'orientamento provinciale è che
in tutti i gruppi ci sia una suora,
anche se non è lei l'animatrice del
gruppo. I LO valorizzano molto la
presenza della suora come riferimento carismatico e anello di
congiunzione per tutti. I gruppi
sono aperti e si sottolinea il cambio di vita a livello individuale e
relazionale, tanto in famiglia e a
lavoro, quanto nella società e
all'interno della chiesa.
“Accettiamo di
procedere
lentamente
offrendo
gratuitamente il
dono di Dio a chi
lo desidera e può
riceverlo”
Il fatto che gli incontri del gruppo
avvengano sempre al di fuori
delle ore di lavoro, non sempre
permette di partecipare a tutti
quelli che vorrebbero.
gria stampata su tutti i volti. Nei
giudizi sono stati sottolineate in
particolare queste idee:
- La gioia di appartenere a questa
famiglia.
- La bellezza dell'ospitalità vissuta
come carisma.
- L'impegno di crescere nella fede
e di rafforzare l'impegno ospedaliero.
- La condivisione di esperienze tra
LO e gruppi che porta a nuove iniziative.
- Il desiderio di ripetere questa
esperienza... per tutti.
Primo incontro
Nei giorni 16 e 17 giugno 2014,
ha avuto luogo il Primo Incontro
di tutti i Laici Ospedalieri della
Provincia. . L'Incontro si è svolto
nelle due Case fondate da San
Benedetto Menni in Portogallo a
Idanha (HSC) e Telhal (OH).
). Il tema centrale è stato: “Benedetto Menni e il percorso dell'Ospitalità in Portogallo”. Lo scopo è
stato visitare tutti i luoghi in cui è
passato Padre Menni, celebrare la
fede e la vita che ci ha trasmesso,
pregare dove lui ha pregato, sentire ciò che ha sofferto e sognare
ciò che ha sognato. Luoghi e
spazi conosciuti hanno ricevuto
un altro significato con questa celebrazione festosa.
Due workshop hanno trattato in
contemporanea i temi: “Benedetto Menni: modello di spiritualità apostolica” e “Benedetto
Menni: dalla follia per Dio alla follia per la persona umana”.
Pensando al futuro
Il percorso LO, con l'obiettivo autentico proposto dalla Congregazione di promuovere la crescita
nella fede e agire per l'ospitalità
vissuta come vocazione laica, non
incontra un clima sociale favorevole. Tutti sentiamo di remare
contro corrente. Abbiamo ideali,
non siamo illusi; da parte della
comunità religiosa, accettiamo di
procedere lentamente offrendo
gratuitamente il dono di Dio a chi
lo desidera e può riceverlo.
Laurinda Faria
Suora Ospedaliera
Al termine era significativa l'alle-
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CONTIGO
Felicia Immaculata Gbortsu
“Spero che il paese si liberi dall Ebola e che
possiamo tornare di nuovo ad aiutare la
gente il prima possibile”
nostro staff è composto da 20
persone e un volontario.
Felicia Immaculata Gbortsu
Felicia Immaculata Gbortsu, Superiora della clinica “Benedict
Menni Centre” di Monrovia (Liberia) racconta, in prima persona, la situazione che vive il
paese africano colpito dal virus
dell’ebola.
Da quanto tempo si trova in
Liberia? Come è gestito il lavoro nella clinica delle Suore
Ospedaliere a Monrovia?
Sono stata in Liberia solo 1 anno
e 5 mesi. La mia esperienza è
stata abbastanza positiva, le persone sono socievoli e calorose,
mi sentivo a casa. Ma allo stesso
tempo il paese è poverissimo, ho
avuto molte richieste di denaro
che non ho potuto soddisfare.
Per quanto riguarda il numero di
pazienti, l'affluenza è piuttosto
bassa, tra 1 e 30, ma prima che
lasciassimo Monrovia nell'agosto 2014 il numero era calato
a 1-7. Ci occupiamo di pazienti
esterni, emergenze e parti. Il
Quale è l'attuale situazione
della clinica?
La situazione è cambiata, adesso
la clinica è chiusa per qualche
tempo, lo staff ha espresso i
propri timori ed ha chiesto di
chiuderla almeno per un po'. La
maggior parte delle donne incinte che frequentano sempre la
nostra clinica per le medicine si
lamentavano, poiche’ non sapevano dover poter andare perche’
ospedali e cliniche sono chiusi.
Il Governo generale ha inviato
un carico di materiale sanitario per evitare il propagarsi
della malattia nella clinica e
nei dintorni. L'intera Istituzione sta collaborando con la
clinica tramite donazioni.Chi
ne ha beneficiato?
Abbiamo lasciato la Liberia
prima che arrivasse il container,
ma Suor Begona (superiora provinciale) ha predisposto che l'Arcidiocesi di Monrovia potesse
riceverlo ed utilizzarlo per le loro
cliniche dato che erano materiali
necessari.
Con la solidarietà, inviando materiali, abbigliamento protettivo,
cibo per chi è in contatto con le
persone infette. Alcune volte gli
aiuti inviati ai paesi bisognosi
non giungono alle persone. È
triste a dirsi, ma in queste situazioni i primi beneficiari sono i
governi.
In che situazione si trova il
Paese?
Per quello che ho sentito dai notiziari e dalle persone che vivono
là la situazione è lontana dall'essere sotto controllo. Mettere in
pratica le misure date dalle autorità è difficile per molte ragioni:
cultura, credenze, ecc.
Quando pensa di tornare a
Monrovia e riprendere il lavoro
nella clinica?
Dipenderà dalle raccomandazioni
dell'OMS e di altri che sono ora
in loco e lavorano per ridurre il
pericolo. I notiziari della BBC
hanno riportato che ci vorranno
all'incirca sei mesi per somministrare ai pazienti i farmaci contro
il virus Ebola che sono diventati
una priorità a causa dell'epidemia
in corso.
La storia ospedaliera è piena di
gesti profetici a favore delle
persone più bisognose. In che
modo la sua vocazione la aiuta
in queste situazioni di pericolo
e nell'impegno quotidiano?
Il rapporto con Dio e la preghiera
vita ed accettazione della volontà
di Dio specialmente in queste situazioni. La mia fede in Dio inoltre mia aiuta ad accettare la
situazione.
Un desiderio per il futuro...
Che il paese si liberi dal virus
Ebola e che possiamo tornare ad
aiutare di nuovo la gente.
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CONTIGO
Medaglia
d'Oro al
Merito Civile
della Città di
Barcellona
Associazione Vivere nella Speranza
Concerto dei bambini di Dapaong , Togo
Sabato 9 agosto 2014, il decanato di Cambrai ha ospitato
suor Marie Stella Kouak e il coro formato da 12 dei suoi
pupilli.
Questo viaggio dal Togo verso la Francia è stato promosso dall'associazione “Vivere nella Speranza”. Quest'associazione, creata da suor Marie Stella, si prende
carico dei piccoli orfani per ridare loro fiducia e speranza.
I bambini hanno trascorso cinque giorni nella capitale.
Successivamente, il coro è arrivato a Nord-Pas-de-Calais
di Saint-Amand-les-Eaux, ospite delle Suore Ospedaliere.
I bambini hanno conosciuto i loro padrini e le loro madrine. Per alcuni di loro, era la prima volta.
A seguire, il coro è partito per accompagnare il pellegrinaggio diocesano da Cambrai a Lourdes. I bambini conoscono molto bene la storia di Lourdes, pregano la
Madonna ogni notte recitando il rosario.
Provincia di Barcellona
Concerto dei bambini
di Dapaong
La Congregazione delle Suore Ospitaliere del Sacro Cuore di Gesù è
stata insignita della Medaglia
d'Oro al Merito Civile, che conferisce l'Ayuntamiento de Barcelona
(Municipio di Barcellona).
Il plenum del Consiglio municipale
dello scorso 25 luglio è convenuto
nel conferire questo premio all'istituzione per il suo contributo, nel
corso di tutta la sua storia, a migliorare la qualità della vita e la salute dei cittadini, tramite i propri
centri di assistenza sanitaria e sociosanitaria.
Prossimamente avrà luogo la cerimonia di consegna del premio nel
“Saló de Cent del Consistorio catalán”
Questi bambini, di età compresa tra 11 e 18 anni, cantano
l'amore e la speranza, nonostante la loro situazione sia
difficile, apportando una sferzata di ottimismo e gioia.
Grazie a questo viaggio, soprattutto mediante questi
concerti, i giovani togolesi si sono sentiti sostenuti. Con
il canto si sentono valorizzati e, attraverso di esso, liberano le loro parole, parole di bambini che potrebbero
sentirsi sfortunati, ma che tentano di lottare contro l'avversità. Si rendono conto di avere qualcosa da donare al
mondo...
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CONTIGO
Vice provincia del Brasile
Visita all'Associazione e Fratellanza
San Francesco d'Assisi
Lo scorso 11 settembre Suor
Marilene Saveli insieme a consorelle del governo vice provinciale
e ai due Direttori Gerenti di San
Paolo hanno conosciuto il lavoro
che sta svolgendo Frate Francesco, fondatore dell'Associazione
e
Fratellanza
San
Francesco di Assisi nella Provvidenza di Dio, situata nell'area
della città di San Paolo nel municipio di Jaci, a circa 500 km
dalla capitale paulista.
Il motivo della visita è stato lo
scambio di esperienze, dato che
entrambe le istituzioni concentrano le proprie attività nell'assistenza ai più bisognosi
nell'ambito della malattia men-
tale, e per il fatto che l'Associazione San Francisco abbia un'ampia gamma di servizi riservati alle
persone con problemi relativi
all'uso di sostanze psicoattive in
collaborazione con il Governo
dello Stato di San Paolo, che è favorevole al trattamento in regime
di ricovero per certi casi specifici.
É stato un momento importantissimo in cui abbiamo avuto l'opportunità di condividere le
esperienze di gestione positiva
con base nelle 45 unità sanitarie
gestite dall'associazione in Brasile, che vanno dai complessi ospedalieri alle unità meno
complesse, oltre a conoscere un
po' come funziona la collabora-
zione con il Governo dello Stato
di San Paolo, organo che riteniamo un potenziale partner per
i centri delle Suore ospitaliere
nella città di San Paolo.
Spagna
La Luce dell'Ospitalità
Questa attività vuole esprimere l'illuminazione che
ha avuto San Benedetto Menni per rilanciare nuovamente l´Ospitalità in Spagna
La Luce dell'Ospitlità si inserisce tra le attività sviluppate
dalle tre province spagnole, in modo congiunto e in collaborazione con gli Ospitalieri di San Giovanni di Dio, per celebrare il centenario della morte di San Benedetto Menni.
L'iniziativa consiste nella celebrazione della Veglia di Preghiera Ospedaliera che, in modalità itinerante, percorre tutti
i centri fondati in Spagna da San Benedetto Menni.
Questa attività vuole esprimere l'illuminazione che ha
avuto San Benedetto Menni per rilanciare nuovamente
l´Ospitalità in Spagna, dopo che l'ordine ospedaliero era
quasi scomparso e fondare la Congregazione delle Suore
Ospedaliere.
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CONTIGO
Villa San Benedetto Menni
Riconoscimenti internazionali
La struttura sita ad Albese con Cassano (CO) ha
conseguito il certificato per la sicurezza degli ambienti di lavoro secondo lo standard internazionale
OHSAS 18001:2007, che va ad aggiungersi alle certificazioni ISO e a quella relativa alla Responsabilità
Sociale (SA 8000:2008). L'Ufficio Qualità, in collaborazione con il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, ha affrontato una verifica
ispettiva inedita in relazione alla norma dell'Occupational Health and Safety Assesment Series
(OHSAS) che è stata superata per la prima volta
con successo.
Altro riconoscimento, invece, è quello rilasciato da
Joint Commission International (JCI), che ha dichiarato Villa San Benedetto Menni struttura di eccellenza per la terza volta. La valutazione dei servizi
offerti è avvenuta secondo il Manuale previsto da
JCI, che contiene più di 365 standard. L'esito con-
clusivo è stato più che soddisfacente soprattutto
visto che JCI, negli ultimi 2 anni, ha alzato notevolmente il livello richiesto per l’accreditamento e ha
introdotto nuovi elementi di verifica.
Villa San Benedetto Menni è tra le 22 strutture italiane ad aver ottenuto tale riconoscimento ed è
stata la prima in Italia fra le realtà di lungodegenza.
È quindi un successo essere tra le organizzazione
che hanno ottenuto il Gold Seal of Approval
(segno di accreditamento a JCI), il certificato elaborato da JCI che dichiara che Villa San Benedetto
è una struttura nella quale vengono erogate eccellenti prestazioni di cura e di assistenza che garantiscono la sicurezza del paziente; che
l’organizzazione ha sviluppato un sistema capace
di tenere sotto controllo le proprie prestazioni e
proiettato costantemente al miglioramento continuo.
Ospedale Aita Menni
Nuovo gruppo sportivo
Acquisito.
Bocce, nuoto e ciclismo adattato sono le attività
sportive svolte, in gruppo e regolarmente. Le persone che fanno parte di ADAM inoltre hanno la
possibilità di unirsi e partecipare a diverse competizioni ufficiali.
I pazienti con danno cerebrale (causato da traumi
cranico encefalici, tumori o altre cause) devono
superare molti ostacoli per compiere l'esercizio. I
deficit derivati da questa lesione possono riguardare gli ambiti: cognitivo, emotivo, comportamentale, sensoriale e fisico.
Gruppo sportivo ADAM
L'Ospedale Aita Menni ha creato un gruppo sportivo (ADAM) per potenziare la pratica regolare di
un sport, con l'obiettivo primario di contribuire alla
riabilitazione di persone con Danno Cerebrale
L'esercizio fisico è un potente alleato terapeutico,
sebbene sottoutilizzato, per le persone con danno
cerebrale acquisito e invalidità in generale. Inoltre,
la pratica sportiva costituisce uno stimolante
punto di incontro per le persone malate, i familiari
e i professionisti.
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CONTIGO
Ospitalità senza frontiere...
Comunità San Benedetto Menni CHU HAI
La Comunità San Benedetto Menni di CHU HAI, Vietnam, fondata nel 1987 è stata la prima fondazione delle Suore Ospedaliere nel continente asiatico. Fu avviata da un gruppo di tre
suore, tra queste Anna Maria Duong Thi Xuan Thanh, che attualmente è la Superiora – Delegata della Delegazione del
Vietnam.
L'attività assistenziale del centro, è basata sull'attenzione verso
i bimbi con disabilità fisica o intellettiva severa. Nella maggior
parte dei casi sono bambini senza mezzi abbandonati dalle
proprie famiglie.
Il raggio geografico di azione comprende la zona Sud del
paese, dove si trovano i centri delle Suore Ospedaliere. Tutti
hanno un indice di occupazione del 100%, hanno un totale di
56 letti per adulti con disabilità mentale e 43 letti per i bambini.
Il centro e la comunità di CHU HAI si finanziano grazie ai proventi degli asili degli altri centri della Congregazione nel paese
e tramite il gruppo di bambini che vivono nel pensionato di
Chu Hai per frequentare la scuola statale, poiché nei loro paesi
natale non possono essere scolarizzati. Inoltre, possono contare sull'appoggio di benefattori.
Al giorno d'oggi la Delegazione del Vietnam è costituita da 63
suore: 3 postulanti, 6 novizie, 14 con i voti temporali e 40 coi
voti perpetui. Contano sull'aiuto di alcune persone malate di
mente che hanno accolto nella casa e di conoscenti dei dintorni per realizzare alcune precise attività.
Comunità San Benedetto Menni di CHU HAI
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Ottobre
Giorni 24 settembre - 15 ottobre: Viaggio di suor Anabela Carneiro, Superiora
generale, insieme a suor Rosalía Goñi, Segretaria generale, nella Provincia della
Francia per continuare la Visita Canonica alle comunità in attesa.
Giorni 6-7: I Incontro dei gruppi di auto-rappresentazione delle Suore Ospedaliere
nella Provincia del Portogallo.
Giorno 10: Giornata Mondiale della Salute Mentale: “Convegno ritorno al futuro:
la persona al centro della psichiatria organizzato dalla provincia italiana in collaborazione con i fatebenefratelli”
Giorno 16: XXV Giornata Pastorale della Provincia di Madrid.
Giorni 19-25: Incontro annuale delle suore e dei collaboratori della Vice provincia
dell'Argentina.
Giorni 20-22 e 27-29: Incontro di spiritualità Menniana per suore e collaboratori
della Provincia del Portogallo.
Novembre
Giorni 2-7: Incontro delle tre strutture dell'America Latina, in Argentina, organizzato dalla Comisión Hospitalarias América Latina (CHAL – Commissione Ospitaliera
America Latina).
Giorni 3-6: Pellegrinaggio a Dinan di suore e collaboratori della Provincia del Portogallo.
Giorno 19: Incontro nazionale delle suore, della Provincia del Portogallo, per riflettere sulla vita e le opere di San Benedetto Menni.
Giorno 23: 50 anniversario della fondazione della residenza “La Martinière” a Saint
Martin de Seignanx nella Provincia della Francia.
Dicembre
Date da ricordare
Giorni 8-15: I Incontro Ospitaliere d'Africa, alla presenza di suor Anabela Carneiro,
Superiora generale, suor María Asunción Riopedre, Vicaria generale, suor Andrea
Calvo, Consigliera generale e le Superiore provinciali di Madrid, Portogallo, Inghilterra e Francia.
comunicacion@hospitalarias.org
www.hospitalarias.org