CONTIGO Nº 9. Ottobre 2014 OPINIONE IN EVIDENZA José Ignacio Quemada, Psichiatra, responsabile della Rete Menni del Danno Cerebrale “Sapere cosa sappiamo” José Ignacio Quemada affronta la comprensione della risposta “non so” che, alcuni pazienti con problemi di memoria presentano. In questo articolo spiega come determinate persone, con problemi cognitivi e comportamentali a seguito di un danno cerebrale, abbiano grandi difficoltà nel discernere ciò che sanno da ciò che non sanno. giata per provare a capire perché sorgano determinati comportamenti. All'interno del gruppo di terapia, chiamiamo questo esercizio, che inizia con la descrizione, ma ambisce alla comprensione, “microanalisi del comportamento”; è importante per il singolo paziente che abbiamo di fronte, ma lo è anche per far luce su aspetti del comportamento del cervello in stato di normalità. Dr. José Ignacio Quemada Le persone che come noi seguono pazienti con problemi cognitivi e comportamentali a seguito di un danno cerebrale, sono in una posizione privile- Uno dei modelli che ho visto ripetersi nel corso della mia vita professionale è quello del paziente con problemi di memoria la cui risposta a domande sulle proprie esperienze recenti, il suo stato di salute e anche il suo stato d'animo è, quasi invariabilmente, “non lo so”. Senza dub- bio, quando abbandoniamo le domande che lo obbligano a ricordare, ossia a recuperare attivamente l'informazione dal suo magazzino della memoria, e ricorriamo alle tecniche di intervista che implicano il riconoscimento o la scelta tra opzioni date dall'intervistatore, la capacità di rispondere correttamente è alta. Quattro stati mentali Quando, nella vita quotidiana, chiedono a chiunque di noi qualcosa che possiamo sapere o ricordare, le opzioni dello stato mentale sono almeno quattro: so che non lo so, so di saperlo e posso dare l'informazione, so di saperlo ma non posso accedere a quel dato (“ce l'ho sulla punta della lingua”), non so se lo so. 1 CONTIGO La mia ipotesi è che per le persone senza lesione cerebrale quest'ultimo stato mentale (non so se lo so) è il meno frequente, in quanto in condizioni di normalità psichica distinguiamo bene ciò che sappiamo da ciò che non sappiamo, sebbene non sia sempre facile accedere in modo immediato all'informazione. Ne caso di un paziente con problemi di memoria che risponde sempre “non lo so” ma è in grado di riconoscere la risposta corretta tra varie opzioni, la prima spiegazione che scarto per questo comportamento è che non voglia collaborare o stia mentendo. Penso che sia più sensato credere al paziente che, in realtà, ha molte difficoltà nel sapere ciò che sa e ciò che non sa. Quando risponde “Non lo so” è assolutamente sincero sebbene forse non sia del tutto preciso nella risposta. Probabilmente sarebbe davvero preciso se rispondesse “non so cosa so”. Le “etichette” Riflettiamo brevemente su come immagazziniamo i ricordi e come abbiamo coscienza dell'esistenza degli stessi nella nostra mente. È come se ogni unità della memoria, del vissuto, oltre ad essere archiviata nel nostro cervello abbia anche un modo di rendersi visibile alla coscienza, in modo che anche se non si accede al contenuto concreto, possiamo sapere che quel contenuto è nella nostra biblioteca personale. Questo concetto di unità di memoria, associato a varie etichette con informazioni aggiuntive (tempo, emozione vissuta, presenza nella coscienza, immagini chiave) non è che un'immagine didattica che può essere perfezionata. Altri tipi di etichette di nozioni di carattere occasionale sono “collocazione temporale” (è accaduto alcune ore fa, l'altro ieri...) e “le variabili contestuali” (faceva molto freddo, era notte...). È molto frequente vedere alterazioni nella “collocazione temporale” dei ricordi in pazienti con danno cerebrale. Nel paziente che insiste nel rispondere “non lo so” la coscienza del possedere nozioni è molto alterata, a causa dell'assenza di etichette che permettono di dire alla coscienza: lo so sebbene adesso non me lo ricordi, non lo so, o sì lo so e si tratta di questo. Insieme di sistemi I modelli della memoria accettano che non siamo di fronte ad un sistema unitario bensì si tratta di un insieme di sistemi che interagiscono tra loro. La maggior parte della ricerca, in questo campo, si è occupata dei processi della memoria in relazione al tempo trascorso dall'esposizione allo stimolo, differenziando così la memoria sensoriale, dalla memoria di lavoro (a breve termine) e dalla memoria a lungo termine. La variabile “conoscenza di ciò che sappiamo e di ciò che non sappiamo, delle scorte disponibili nel magazzino della memoria e delle carenze” non è però presente. Senza dubbio, tanto i dati della vita quotidiana (fenomeno della “punta della lingua”), quanto di dati derivati dall'osservazione dei pazienti con danno cerebrale mostrano che questa è una funzione importante del nostro sistema della memoria; una funzione che dobbiamo considerare e comprendere per trattare i pazienti e per comprendere il funzionamento della nostra mente. Sebbene abbiamo descritto il processo di “conoscenza di ciò che so” come un processo cognitivo, per alcuni tipi di riconoscimento (una persona cara o un luogo molto familiare) la convalida dello stimolo come conosciuto si ottiene vivendo un'emozione. Le sue alterazioni danno luogo a quadri molto curiosi come il “déjà vu” (famigliarità anomala di fronte a una situazione nuova) o la “sindrome di Capgras” (negazione dell'identità delle persone care e convinzione che un impostore le abbia sostituite). Questa riflessione mi porta a ricordare ancora le caratteristiche cliniche dei due pazienti paradigmatici, che sono all'origine di questo articolo: esiste una qualche connessione tra la presenza simultanea di un problema di memoria e apatia da un lato, e l'insorgere di comportamenti “non so” dall'altro? È la mancanza di emozioni, tra queste la familiarità, ciò che rende difficile l'etichettare l'informazione interna come conosciuta o sconosciuta? 2 CONTIGO ISTITUZIONALE Laici Ospedalieri in Portogallo Primo Incontro di tutti i Laici Ospedalieri della Provincia Il capitolo generale del 1994 lanciò la prima sfida alla Congregazione, ma si è dovuto aspettare lo stimolo del secondo capitolo, nel 2000, per iniziare il cammino che oggi percorriamo con determinazione. Nel 2002, alcuni collaboratori e alcune suore furono invitati a “intraprendere questo cammino con speranza, dedizione e ferma volontà”. Si svolse un primo incontro con rappresentanti di ogni centro per stendere un programma di sensibilizzazione, divulgazione e formazione. L'idea di formare un gruppo di “Laici Associati” lentamente venne messa da parte per dare spazio a un percorso lento, ma sicuro, di crescita nella fede e nell'esperienza della spiritualità ospedaliera. Obiettivi Nel gennaio 2003, vi erano già gruppi costituiti in vari centri. L'obiettivo di tutti era lo stesso: conoscere meglio e vivere meglio lo stile ospedaliero, illuminati dalla fede in Cristo Gesù. Era chiaro che si trattava di un processo continuo che non finisce mai e che per alcuni poteva essere proprio all'inizio. Progressivamente i gruppi hanno assunto l'impegno di crescere nella fede e nell'ospitalità, come propria e specifica vocazione. Struttura Attualmente esistono uno o due gruppi di LO in ogni centro della provincia; alcuni abbastanza maturi, altri si stanno rafforzando. Ogni gruppo ha un animatore, alcuni una suora e un laico e hanno un percorso autonomo quotidiano; intanto, c'è un orientamento comune a livello di argomenti di studio e riflessione. Il coordinamento provinciale fornisce una programmazione tematica per quattro anni, con continuità e progressività, una guida i cui testi sono preparati da “Progressivamente i gruppi hanno assunto l'impegno di crescere nella fede e nell'ospitalità, come propria e specifica vocazione” gruppi di LO e suore e serve come base per gli incontri mensili dei gruppi. I gruppi più consolidati organizzano azioni di solidarietà e aiuto a persone in difficoltà (economica o di altro genere), promuovo attività pastorali nel centro e fuori da esso, fanno divulgazione nella parrocchia, sostengono bambini a distanza, collaborano a feste, organizzano celebrazioni in particolari periodi liturgici, svolgono ritiri spirituali, festeggiano il 3 CONTIGO Laici Ospedalieri giorno dell'anniversario, ecc. Ogni anno si svolge un incontro degli animatori dei gruppi per fare il punto della situazione, educare e progettare il futuro. Le valutazioni sono positive; l'impegno con la missione ha ottenuto uno stile nuovo, più carismatico, più ospedaliero; si nota una maggior integrazione nella chiesa locale, che si sta creando a poco a poco. I Progetti funzionali dei Centri danno spazio ai LO con il loro obiettivo annuale e le azioni relative; tutta la comunicazione che ricevono dalla Provincia avviene tramite il dirigente o la superiora della comunità, come mezzo di congiungere l'istituzione con la dimensione evangelizzatrice. I LO hanno già visibilità nei Centri, e manifestano soddisfazione e gioia di appartenere al gruppo. Non si percepisce alcun sentimento di preferenza da parte dei LO, né di esclusione da parte di chi non appartiene al gruppo. I gruppi sono formati soprattutto da collaboratori e volontari, ma in alcuni centri ci sono anche i familiari degli stessi e alcuni utenti. L'orientamento provinciale è che in tutti i gruppi ci sia una suora, anche se non è lei l'animatrice del gruppo. I LO valorizzano molto la presenza della suora come riferimento carismatico e anello di congiunzione per tutti. I gruppi sono aperti e si sottolinea il cambio di vita a livello individuale e relazionale, tanto in famiglia e a lavoro, quanto nella società e all'interno della chiesa. “Accettiamo di procedere lentamente offrendo gratuitamente il dono di Dio a chi lo desidera e può riceverlo” Il fatto che gli incontri del gruppo avvengano sempre al di fuori delle ore di lavoro, non sempre permette di partecipare a tutti quelli che vorrebbero. gria stampata su tutti i volti. Nei giudizi sono stati sottolineate in particolare queste idee: - La gioia di appartenere a questa famiglia. - La bellezza dell'ospitalità vissuta come carisma. - L'impegno di crescere nella fede e di rafforzare l'impegno ospedaliero. - La condivisione di esperienze tra LO e gruppi che porta a nuove iniziative. - Il desiderio di ripetere questa esperienza... per tutti. Primo incontro Nei giorni 16 e 17 giugno 2014, ha avuto luogo il Primo Incontro di tutti i Laici Ospedalieri della Provincia. . L'Incontro si è svolto nelle due Case fondate da San Benedetto Menni in Portogallo a Idanha (HSC) e Telhal (OH). ). Il tema centrale è stato: “Benedetto Menni e il percorso dell'Ospitalità in Portogallo”. Lo scopo è stato visitare tutti i luoghi in cui è passato Padre Menni, celebrare la fede e la vita che ci ha trasmesso, pregare dove lui ha pregato, sentire ciò che ha sofferto e sognare ciò che ha sognato. Luoghi e spazi conosciuti hanno ricevuto un altro significato con questa celebrazione festosa. Due workshop hanno trattato in contemporanea i temi: “Benedetto Menni: modello di spiritualità apostolica” e “Benedetto Menni: dalla follia per Dio alla follia per la persona umana”. Pensando al futuro Il percorso LO, con l'obiettivo autentico proposto dalla Congregazione di promuovere la crescita nella fede e agire per l'ospitalità vissuta come vocazione laica, non incontra un clima sociale favorevole. Tutti sentiamo di remare contro corrente. Abbiamo ideali, non siamo illusi; da parte della comunità religiosa, accettiamo di procedere lentamente offrendo gratuitamente il dono di Dio a chi lo desidera e può riceverlo. Laurinda Faria Suora Ospedaliera Al termine era significativa l'alle- 4 CONTIGO Felicia Immaculata Gbortsu “Spero che il paese si liberi dall Ebola e che possiamo tornare di nuovo ad aiutare la gente il prima possibile” nostro staff è composto da 20 persone e un volontario. Felicia Immaculata Gbortsu Felicia Immaculata Gbortsu, Superiora della clinica “Benedict Menni Centre” di Monrovia (Liberia) racconta, in prima persona, la situazione che vive il paese africano colpito dal virus dell’ebola. Da quanto tempo si trova in Liberia? Come è gestito il lavoro nella clinica delle Suore Ospedaliere a Monrovia? Sono stata in Liberia solo 1 anno e 5 mesi. La mia esperienza è stata abbastanza positiva, le persone sono socievoli e calorose, mi sentivo a casa. Ma allo stesso tempo il paese è poverissimo, ho avuto molte richieste di denaro che non ho potuto soddisfare. Per quanto riguarda il numero di pazienti, l'affluenza è piuttosto bassa, tra 1 e 30, ma prima che lasciassimo Monrovia nell'agosto 2014 il numero era calato a 1-7. Ci occupiamo di pazienti esterni, emergenze e parti. Il Quale è l'attuale situazione della clinica? La situazione è cambiata, adesso la clinica è chiusa per qualche tempo, lo staff ha espresso i propri timori ed ha chiesto di chiuderla almeno per un po'. La maggior parte delle donne incinte che frequentano sempre la nostra clinica per le medicine si lamentavano, poiche’ non sapevano dover poter andare perche’ ospedali e cliniche sono chiusi. Il Governo generale ha inviato un carico di materiale sanitario per evitare il propagarsi della malattia nella clinica e nei dintorni. L'intera Istituzione sta collaborando con la clinica tramite donazioni.Chi ne ha beneficiato? Abbiamo lasciato la Liberia prima che arrivasse il container, ma Suor Begona (superiora provinciale) ha predisposto che l'Arcidiocesi di Monrovia potesse riceverlo ed utilizzarlo per le loro cliniche dato che erano materiali necessari. Con la solidarietà, inviando materiali, abbigliamento protettivo, cibo per chi è in contatto con le persone infette. Alcune volte gli aiuti inviati ai paesi bisognosi non giungono alle persone. È triste a dirsi, ma in queste situazioni i primi beneficiari sono i governi. In che situazione si trova il Paese? Per quello che ho sentito dai notiziari e dalle persone che vivono là la situazione è lontana dall'essere sotto controllo. Mettere in pratica le misure date dalle autorità è difficile per molte ragioni: cultura, credenze, ecc. Quando pensa di tornare a Monrovia e riprendere il lavoro nella clinica? Dipenderà dalle raccomandazioni dell'OMS e di altri che sono ora in loco e lavorano per ridurre il pericolo. I notiziari della BBC hanno riportato che ci vorranno all'incirca sei mesi per somministrare ai pazienti i farmaci contro il virus Ebola che sono diventati una priorità a causa dell'epidemia in corso. La storia ospedaliera è piena di gesti profetici a favore delle persone più bisognose. In che modo la sua vocazione la aiuta in queste situazioni di pericolo e nell'impegno quotidiano? Il rapporto con Dio e la preghiera vita ed accettazione della volontà di Dio specialmente in queste situazioni. La mia fede in Dio inoltre mia aiuta ad accettare la situazione. Un desiderio per il futuro... Che il paese si liberi dal virus Ebola e che possiamo tornare ad aiutare di nuovo la gente. 5 CONTIGO Medaglia d'Oro al Merito Civile della Città di Barcellona Associazione Vivere nella Speranza Concerto dei bambini di Dapaong , Togo Sabato 9 agosto 2014, il decanato di Cambrai ha ospitato suor Marie Stella Kouak e il coro formato da 12 dei suoi pupilli. Questo viaggio dal Togo verso la Francia è stato promosso dall'associazione “Vivere nella Speranza”. Quest'associazione, creata da suor Marie Stella, si prende carico dei piccoli orfani per ridare loro fiducia e speranza. I bambini hanno trascorso cinque giorni nella capitale. Successivamente, il coro è arrivato a Nord-Pas-de-Calais di Saint-Amand-les-Eaux, ospite delle Suore Ospedaliere. I bambini hanno conosciuto i loro padrini e le loro madrine. Per alcuni di loro, era la prima volta. A seguire, il coro è partito per accompagnare il pellegrinaggio diocesano da Cambrai a Lourdes. I bambini conoscono molto bene la storia di Lourdes, pregano la Madonna ogni notte recitando il rosario. Provincia di Barcellona Concerto dei bambini di Dapaong La Congregazione delle Suore Ospitaliere del Sacro Cuore di Gesù è stata insignita della Medaglia d'Oro al Merito Civile, che conferisce l'Ayuntamiento de Barcelona (Municipio di Barcellona). Il plenum del Consiglio municipale dello scorso 25 luglio è convenuto nel conferire questo premio all'istituzione per il suo contributo, nel corso di tutta la sua storia, a migliorare la qualità della vita e la salute dei cittadini, tramite i propri centri di assistenza sanitaria e sociosanitaria. Prossimamente avrà luogo la cerimonia di consegna del premio nel “Saló de Cent del Consistorio catalán” Questi bambini, di età compresa tra 11 e 18 anni, cantano l'amore e la speranza, nonostante la loro situazione sia difficile, apportando una sferzata di ottimismo e gioia. Grazie a questo viaggio, soprattutto mediante questi concerti, i giovani togolesi si sono sentiti sostenuti. Con il canto si sentono valorizzati e, attraverso di esso, liberano le loro parole, parole di bambini che potrebbero sentirsi sfortunati, ma che tentano di lottare contro l'avversità. Si rendono conto di avere qualcosa da donare al mondo... 6 CONTIGO Vice provincia del Brasile Visita all'Associazione e Fratellanza San Francesco d'Assisi Lo scorso 11 settembre Suor Marilene Saveli insieme a consorelle del governo vice provinciale e ai due Direttori Gerenti di San Paolo hanno conosciuto il lavoro che sta svolgendo Frate Francesco, fondatore dell'Associazione e Fratellanza San Francesco di Assisi nella Provvidenza di Dio, situata nell'area della città di San Paolo nel municipio di Jaci, a circa 500 km dalla capitale paulista. Il motivo della visita è stato lo scambio di esperienze, dato che entrambe le istituzioni concentrano le proprie attività nell'assistenza ai più bisognosi nell'ambito della malattia men- tale, e per il fatto che l'Associazione San Francisco abbia un'ampia gamma di servizi riservati alle persone con problemi relativi all'uso di sostanze psicoattive in collaborazione con il Governo dello Stato di San Paolo, che è favorevole al trattamento in regime di ricovero per certi casi specifici. É stato un momento importantissimo in cui abbiamo avuto l'opportunità di condividere le esperienze di gestione positiva con base nelle 45 unità sanitarie gestite dall'associazione in Brasile, che vanno dai complessi ospedalieri alle unità meno complesse, oltre a conoscere un po' come funziona la collabora- zione con il Governo dello Stato di San Paolo, organo che riteniamo un potenziale partner per i centri delle Suore ospitaliere nella città di San Paolo. Spagna La Luce dell'Ospitalità Questa attività vuole esprimere l'illuminazione che ha avuto San Benedetto Menni per rilanciare nuovamente l´Ospitalità in Spagna La Luce dell'Ospitlità si inserisce tra le attività sviluppate dalle tre province spagnole, in modo congiunto e in collaborazione con gli Ospitalieri di San Giovanni di Dio, per celebrare il centenario della morte di San Benedetto Menni. L'iniziativa consiste nella celebrazione della Veglia di Preghiera Ospedaliera che, in modalità itinerante, percorre tutti i centri fondati in Spagna da San Benedetto Menni. Questa attività vuole esprimere l'illuminazione che ha avuto San Benedetto Menni per rilanciare nuovamente l´Ospitalità in Spagna, dopo che l'ordine ospedaliero era quasi scomparso e fondare la Congregazione delle Suore Ospedaliere. 7 CONTIGO Villa San Benedetto Menni Riconoscimenti internazionali La struttura sita ad Albese con Cassano (CO) ha conseguito il certificato per la sicurezza degli ambienti di lavoro secondo lo standard internazionale OHSAS 18001:2007, che va ad aggiungersi alle certificazioni ISO e a quella relativa alla Responsabilità Sociale (SA 8000:2008). L'Ufficio Qualità, in collaborazione con il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, ha affrontato una verifica ispettiva inedita in relazione alla norma dell'Occupational Health and Safety Assesment Series (OHSAS) che è stata superata per la prima volta con successo. Altro riconoscimento, invece, è quello rilasciato da Joint Commission International (JCI), che ha dichiarato Villa San Benedetto Menni struttura di eccellenza per la terza volta. La valutazione dei servizi offerti è avvenuta secondo il Manuale previsto da JCI, che contiene più di 365 standard. L'esito con- clusivo è stato più che soddisfacente soprattutto visto che JCI, negli ultimi 2 anni, ha alzato notevolmente il livello richiesto per l’accreditamento e ha introdotto nuovi elementi di verifica. Villa San Benedetto Menni è tra le 22 strutture italiane ad aver ottenuto tale riconoscimento ed è stata la prima in Italia fra le realtà di lungodegenza. È quindi un successo essere tra le organizzazione che hanno ottenuto il Gold Seal of Approval (segno di accreditamento a JCI), il certificato elaborato da JCI che dichiara che Villa San Benedetto è una struttura nella quale vengono erogate eccellenti prestazioni di cura e di assistenza che garantiscono la sicurezza del paziente; che l’organizzazione ha sviluppato un sistema capace di tenere sotto controllo le proprie prestazioni e proiettato costantemente al miglioramento continuo. Ospedale Aita Menni Nuovo gruppo sportivo Acquisito. Bocce, nuoto e ciclismo adattato sono le attività sportive svolte, in gruppo e regolarmente. Le persone che fanno parte di ADAM inoltre hanno la possibilità di unirsi e partecipare a diverse competizioni ufficiali. I pazienti con danno cerebrale (causato da traumi cranico encefalici, tumori o altre cause) devono superare molti ostacoli per compiere l'esercizio. I deficit derivati da questa lesione possono riguardare gli ambiti: cognitivo, emotivo, comportamentale, sensoriale e fisico. Gruppo sportivo ADAM L'Ospedale Aita Menni ha creato un gruppo sportivo (ADAM) per potenziare la pratica regolare di un sport, con l'obiettivo primario di contribuire alla riabilitazione di persone con Danno Cerebrale L'esercizio fisico è un potente alleato terapeutico, sebbene sottoutilizzato, per le persone con danno cerebrale acquisito e invalidità in generale. Inoltre, la pratica sportiva costituisce uno stimolante punto di incontro per le persone malate, i familiari e i professionisti. 8 CONTIGO Ospitalità senza frontiere... Comunità San Benedetto Menni CHU HAI La Comunità San Benedetto Menni di CHU HAI, Vietnam, fondata nel 1987 è stata la prima fondazione delle Suore Ospedaliere nel continente asiatico. Fu avviata da un gruppo di tre suore, tra queste Anna Maria Duong Thi Xuan Thanh, che attualmente è la Superiora – Delegata della Delegazione del Vietnam. L'attività assistenziale del centro, è basata sull'attenzione verso i bimbi con disabilità fisica o intellettiva severa. Nella maggior parte dei casi sono bambini senza mezzi abbandonati dalle proprie famiglie. Il raggio geografico di azione comprende la zona Sud del paese, dove si trovano i centri delle Suore Ospedaliere. Tutti hanno un indice di occupazione del 100%, hanno un totale di 56 letti per adulti con disabilità mentale e 43 letti per i bambini. Il centro e la comunità di CHU HAI si finanziano grazie ai proventi degli asili degli altri centri della Congregazione nel paese e tramite il gruppo di bambini che vivono nel pensionato di Chu Hai per frequentare la scuola statale, poiché nei loro paesi natale non possono essere scolarizzati. Inoltre, possono contare sull'appoggio di benefattori. Al giorno d'oggi la Delegazione del Vietnam è costituita da 63 suore: 3 postulanti, 6 novizie, 14 con i voti temporali e 40 coi voti perpetui. Contano sull'aiuto di alcune persone malate di mente che hanno accolto nella casa e di conoscenti dei dintorni per realizzare alcune precise attività. Comunità San Benedetto Menni di CHU HAI 9 Ottobre Giorni 24 settembre - 15 ottobre: Viaggio di suor Anabela Carneiro, Superiora generale, insieme a suor Rosalía Goñi, Segretaria generale, nella Provincia della Francia per continuare la Visita Canonica alle comunità in attesa. Giorni 6-7: I Incontro dei gruppi di auto-rappresentazione delle Suore Ospedaliere nella Provincia del Portogallo. Giorno 10: Giornata Mondiale della Salute Mentale: “Convegno ritorno al futuro: la persona al centro della psichiatria organizzato dalla provincia italiana in collaborazione con i fatebenefratelli” Giorno 16: XXV Giornata Pastorale della Provincia di Madrid. Giorni 19-25: Incontro annuale delle suore e dei collaboratori della Vice provincia dell'Argentina. Giorni 20-22 e 27-29: Incontro di spiritualità Menniana per suore e collaboratori della Provincia del Portogallo. Novembre Giorni 2-7: Incontro delle tre strutture dell'America Latina, in Argentina, organizzato dalla Comisión Hospitalarias América Latina (CHAL – Commissione Ospitaliera America Latina). Giorni 3-6: Pellegrinaggio a Dinan di suore e collaboratori della Provincia del Portogallo. Giorno 19: Incontro nazionale delle suore, della Provincia del Portogallo, per riflettere sulla vita e le opere di San Benedetto Menni. Giorno 23: 50 anniversario della fondazione della residenza “La Martinière” a Saint Martin de Seignanx nella Provincia della Francia. Dicembre Date da ricordare Giorni 8-15: I Incontro Ospitaliere d'Africa, alla presenza di suor Anabela Carneiro, Superiora generale, suor María Asunción Riopedre, Vicaria generale, suor Andrea Calvo, Consigliera generale e le Superiore provinciali di Madrid, Portogallo, Inghilterra e Francia. comunicacion@hospitalarias.org www.hospitalarias.org
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