Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Numero 177 02 Dicembre 2014 85 Pagine Prove Kymco K-XCT 300i ABS Sportivo a tutto tondo Periodico elettronico di informazione motociclistica Special BMW R nineT special project | 2a Parte Alessandra e Frank progettano la special Scarica l’APP del Magazine MotoGP DopoGP con Nico e Zam. Puntata speciale con Silvano Galbusera sulla stagione 2014 | PROVA MAXI ENDURO | TRIUMPH TIGER 800 XC da Pag. 2 a Pag. 13 All’Interno NEWS: Beta Xtrainer 300 | M. Clarke La tecnica delle novità viste a EICMA | N. Cereghini Doriano Romboni, un anno fa MOTOGP: Le pagelle piloti della stagione 2014 | Melandri “Mi sento impacciato”| SBK: Il responso dei test SBK di Jerez Triumph Tiger 800 XC PREGI Motore lineare e potente DIFETTI Comandi a pedale un po’ poveri Prezzo da 11.390 € PROVA MAXI ENDURO LA TIGRE GRAFFIA ANCORA La nuova maxi enduro inglese ha un motore tre cilindri evoluto nell’elettronica e una maggiore autonomia. Abbiamo portato fuoristrada il modello XC: ottimo motore e sospensioni efficaci. Scendono i consumi. Qualche finitura è migliorabile di Andrea Perfetti Foto Alessio Barbanti e Matteo Cavadini 2 3 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito L a nuova Triumph Tiger 800 compie quattro anni e viene rivista in profondità per confermarsi tra le best seller nel segmento delle maxi enduro sotto il litro di cilindrata. Resta infatti un modello fondamentale per la Casa inglese, che ha venduto ben 35.000 Tiger e si avvia ora a un significativo restyling. E’ sempre proposta in due versioni, ma nel 2015 cambiano i nomi e la maxi enduro spinta dal brillante tre cilindri compie un importante step. La versione stradale, senza becco e con la ruota anteriore da 19 pollici, si chiama XR. La sigla XC significa cross country e identifica, come nel passato, la versione con cerchi a raggi (davanti da 21”), becco anteriore e una sana attitudine a smaialare - senze esagerazioni - su terra e fango. Ed è proprio da lei che abbiamo Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine cominciato il nostro test in Spagna. Per la Tiger 800 XC, come pure per la Tiger 800XR, cambia poco l’estetica, ma c’è tanta sostanza in più. Le nuove sovrastrutture e i fianchetti del serbatoio sono studiati per migliorare il raffreddamento dinamico del motore (a tal fine è stato rivisto anche il radiatore, più grande). La Casa inglese ha posto molta attenzione nell’ergonomia, troviamo infatti la sella e il manubrio regolabili al pari delle leve di freno e frizione. Come vedremo in seguito, l’endurona di Hinckley svolta pagina nella dotazione elettronica e in quella di serie. E’ già ricca nelle versioni base, diventa eccellente nelle nuove x (XCx e XRx), che portano al debutto tra l’altro il cruise control in questo segmento. Qui trovate i prezzi di tutti gli allestimenti e le dotazioni di serie. L’elettronica fa un balzo in avanti Media 4 Prove La Triumph Tiger 800 XC è offerta in due allestimenti (XC base e XCx, più raffinato nella dotazione) e propone una gestione elettronica con comando dell’acceleratore ride-by-wire che ha permesso di adottare anche il controllo di trazione (disinseribile), le mappature, il cruise control. C’è di serie l’ABS, disinseribile per la guida sugli sterrati. La versione XCx offre funzioni più sofisticate, come l’ABS con modalità offroad e con il Traction Control che nella versione x offre le due modalità road e offroad. Le mappe dell’acceleratore sono quattro sia sulla versione base che sulla XCx: Rain, Road, Sport e Off Road, ma sulla versione più XCx è possibile selezionare veri e propri riding mode – ovvero combinazioni di mappature e impostazioni di ABS e TC richiamabili rapidamente con un tasto sul manubrio. Abbiamo così le impostazioni Road (ABS, Controllo di trazione e mappatura su setting Road), Off Road (idem ma in modalità Off Road) e Rider, ovvero con impostazioni preselezionate dal proprietario. La versione XCx offre anche il cruise control e un computer di bordo più completo. Elettronica disinseribile per l’offroad e sospensioni WP L’apprezzato tre cilindri inglese con 95 cavalli di potenza massima a 9.250 giri e 79 Nm a 7.850 giri è stato affinato in diversi aspetti per ridurre la rumorosità meccanica e migliorare il cambio (sempre a sei marce) grazie a dettagli ereditati dalla sportivissima Daytona 675. Il consumo dichiarato scende del 17%. Grazie al serbatoio da 19 litri l’autonomia teorica della Tiger può raggiungere i 438 km (il consumo dichiarato nel ciclo GTR2 europeo è pari a 4,3 l/100 km). Passiamo ora alle differenze tra la XR stradale (con cerchi a razze e ruota anteriore da 19) e la XC che stiamo provando. Differenze che sono concentrate nelle ruote e nelle sospensioni. Il telaio a traliccio in tubi di acciaio non cambia, ma le sospensioni sono di marca differente. Sulla XR troviamo le Showa, mentre sulla XC debuttano 5 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine modifiche fatte alla Tigerina e ci vogliono mettere alla prova. Ovviamente ci tocca accontentarli, ma non siamo troppo preoccupati: a dispetto del peso e delle dimensioni, sappiamo di cosa è capace la tre cilindri inglese lontano dall’asfalto. Anche la prima versione (provata nel novembre del 2010) ci era piaciuta per il comportamento del motore e per la prevedibilità della ciclistica. Vediamo allora come cambia la nuova XCx che stiamo provando. A livello di ergonomia, la moto conferma quanto già visto: è comoda anche sulle lunghe distanze e la guida in piedi è sempre agevole. La protezione dall’aria è invece limitata per i piloti sopra il metro e ottanta, quando si superano i 130 km/h. Finiture ok, ma in zona pedane si può fare di più Le finiture generali dei comandi e la qualità dei materiali sono complessivamente molto buone; come sul modello precedente le WP (azienda che ha un know how elevatissimo nell’ambito offroad). La forcella rovesciata WP da 43 mm è completamente regolabile (220 mm di escursione) e ha l’anodizzazione nera degli steli; il monoammortizzatore è regolabile nel precarico e nell’estensione idraulica, è anche dotato di un’apposita protezione da fango e polvere (215 mm di escursione). La sella può essere regolata a 840 o 860 mm (ma c’è anche ribassata a soli 820 mm). Nasconde tra l’altro un comodo vano da 2,75 litri. Le differenze con la Tiger 800 XR sono macroscopiche nei cerchi a raggi, più adatti all’impiego in fuoristrada, con misure di 2,5x21” all’anteriore e 4,25x17” al posteriore. Il peso in ordine di marcia è di 218 kg (col pieno), valore che sale a 221 per la versione XCx. La XCx, oltre a quanto sopra indicato, offre in più rispetto alla versione XC le barre paramotore, gli indicatori di direzione a disinserimento automatico, il 6 Prove resta sotto tono il livello dei pedali del freno e del cambio, e anche le pedane del passeggero sono un po’ troppo grossolane. La strumentazione della XCx è molto completa e facilmente consultabile. E’ invece un po’ macchinoso modificare le mappe del motore. Comodissimo invece il riding mode Rider personalizzabile dal pilota: si è rivelato perfetto in fuoristrada, dove abbiamo escluso l’ABS e il controllo di trazione in modo molto semplice, salvando poi questa configurazione. Tre cilindri con un range di utilizzo unico Motore con ride by wire e sospensioni WP. Sono loro i protagonisti della Tiger 800 2015. Il primo evidenzia immediatamente una regolazione dell’acceleratore elettronico semplicemente perfetta; c’è un’ottima corrispondenza tra paracoppa in alluminio,il cavalletto centrale, i paramani e la presa ausiliaria aggiuntiva (la XC standard ne offre una in zona blocchetto) da 12 V. La Tiger XC 800 sarà disponibile nelle colorazioni Phantom Black e Crystal White, a cui la XCx aggiunge la Caspian Blue. Le versioni Tiger 800 XR e XC saranno disponibili da aprile 2015. Le nuove Tiger 800, nelle versioni XRx e XCx saranno disponibili in concessionaria da febbraio 2015. La Triumph Tiger 800 XC costa 11.390 euro f.c, mentre la Tiger 800 XCx ha un prezzo di 12.490 euro f.c. La nostra prova su strada e fuori Quel gran manico dell’ingegnere e collaudatore Triumph David Lopez mischia le carte in tavola e fa iniziare il nostro test su un bel single track che sbuca in una cava di terra battuta e polverosa. I ragazzi inglesi credono nella bontà delle 7 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito manopola ed erogazione di potenza. Il triple appare ancora più dosabile e morbido in prima apertura, non esiste alcun effetto chiudi-apri. In più la risposta è lineare anche a 1.500 giri in sesta e il range di utilizzo resta da riferimento tra le maxi enduro (anche di cilindrata maggiore). Fluido fino a 5.000 giri, da qui parte con una bella progressione che diventa rabbiosa passati gli 8.000 giri. Il bello della Tiger è che consente di andare a spasso col passeggero con un filo di gas, ma all’occorrenza tira fuori gli artigli e si trasforma in una Speed Triple a manubrio alto. Il cambio e la frizione sono esenti da critiche. Il primo ha una spaziatura corretta, che permette al motore di girare a soli 6.000 giri a 130 km/h. Verificheremo presto il consumo reale della Tiger, che nel corso del test si è accontentata di soli 5,9 l/100km. E’ un ottimo valore, perché ottenuto 8 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Prove in un giro con tanto offroad da prima e seconda marcia. Il comportamento delle sospensioni WP è efficace in fuoristrada, dove la forcella in particolare evidenzia una grande scorrevolezza. Su strada i trasferimenti di carico sono più marcati; nella guida sportiva abbiamo chiuso la compressione (4 click dal tutto chiuso), ottenendo così un comportamento più omogeneo tra avantreno e retrotreno. La frenata è molto modulabile e con la giusta potenza. Ottimo l’ABS, che si fa sentire solo quando serve veramente. Parliamo ora della tenuta di strada. La Tiger 800 XCx non ci ha delusi e ha confermato i pregi che l’hanno fatta apprezzare in questi anni. La ruota anteriore da 21” (con pneumatici Bridgestone Battle Wing) rende appena più lenti i cambi di direzione, complice il baricentro alto dovuto al motore a tre cilindri. Il piacere di guida sui percorsi tutte curve resta 9 10 11 ABBIGLIAMENTO però di quelli giusti. La Tigrotta inglese piega infatti di brutto (i piolini delle pedane hanno le ore contate) e ha un rigore assoluto nel mantenere la traiettoria. Per assurdo la ruota da 21 pollici ha il pregio di rendere la guida appena più lenta su asfalto, ma molto più rotonda e precisa. Il 12 valvole fa il resto, regalando un’accelerazione brillante e un allungo da fuori di testa. Con la mappa Sport la risposta è ancora più pronta, a scapito della linearità offerta dalla mappa Road. La Tiger 800 XC si conferma una moto polivalente, a suo agio anche nel fuoristrada più facile. Qui è uno spasso guidarla col gas in mano e risulta un gioco farla derapare sulle ali dei suoi 95 cavalli. Le sospensioni WP e la gestione ride by wire non hanno certamente stravolto la Tiger che conoscevamo, ma hanno migliorato una moto che ancora oggi è una proposta decisamente interessante nel panorama delle enduro stradali, anche di cilindrata ben superiore. 12 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica SCHEDA TECNICA Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Casco X-lite X551 Occhiali Raleri Giacca Spidi Workers Pantaloni Spidi Six Days Guanti Spidi Automatiko Paraschiena Spidi Stivali TCX Boots Triumph Tiger 800 XC 11.390 euro Tempi: 4 Cilindri: 3 Cilindrata: 800 cc Disposizione cilindri: in linea, trasversale Raffreddamento: a liquido Avviamento: E Potenza: 95 cv (70 kW) / 9250 giri Coppia: 8.05 kgm (79 Nm) / 7850 giri Marce: 6, cambio meccanico Consumo: 4,3 Km/l Freni: DD/D Misure freni: 308/255 mm Misure cerchi (ant./post.): 21’’ / 17’’ Normativa antinquinamento: Euro 3 Lunghezza: 2215 mm Larghezza: 829 mm Altezza sella: 1350 mm Capacità serbatoio: 19 l Segmento: Enduro Stradale 13 Kymco K-XCT 300i ABS PREGI Consumi e Frenata DIFETTI Prezzo 4.850 € Ergonomia pilota migliorabile PROVA SCOOTER SPORTIVO A TUTTO TONDO Sportivo a ruote basse dal motore godibilissimo, brillante e moderato consumatore, il più recente dei “300” di Casa Kymco è disponibile anche con l’Abs, al prezzo di 4.850 euro. E a 3.900 euro c’è anche il 125. Un po’ rigide le sospensioni in città di Maurizio Tanca Foto Thomas Bressani 14 15 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica migliorata anche la sicurezza attiva con l’arrivo dell’ABS, le cui prestazioni, come vedremo, sono decisamente soddisfacenti. Quanto al motore - il medesimo del Downtown - nel corso del tempo è stato piacevolmente addolcito nella primissima parte di erogazione, acquisendo tuttavia una progressione e prestazioni ancor più gratificanti, abbinate a consumi tutt’altro che criticabili. Pur mantenendo uno spunto più che soddisfacente. Lo stile Il centro stile di Kymco – che collabora da tempo con alcuni studi di design italiani - ha studiato per il nuovo leader della gamma “300” una linea molto filante, compatta e pure originale, evidentemente improntata sulla massima resa aerodinamica: basta osservare le forme della carenatura anteriore, dove musetto e fianchi (che inglobano gli indicatori direzionali) non fanno corpo unico, ma appaiono separati. Un’arguta L o scorso anno, in occasione del lancio internazionale dei nuovi Xciting 400 e K-XCT 300 dal piglio sportiveggiante, entrambi i veicoli in prova erano privi dell’Abs, che tuttavia sarebbe arrivato all’inizio di quest’anno. Come infatti è avvenuto. Un must importante, il sistema di antibloccaggio, che ha comportato aumenti di prezzo decisamente abbordabili che, nota curiosa, hanno seguito pari pari le cilindrate dei due modelli: ovvero 400 euro per l’Xciting, e 300 per il K-XCT, il protagonista di questa prova, la cui quotazione è dunque lievitata a quota 4.850 euro. La versione senza ABS del K-XCT può però usufruire dell’operazione “Rottama & Rinnova”, grazie alla quale, rottamando un vecchio scooter, è possibile acquistarlo al prezzo di 4.100 euro. Per tutto il mese di ottobre 2014, inoltre, è in essere anche la campagna di finanziamento 16 “Tutto a zero pensieri”. Per ulteriori informazioni generali sul veicolo, vi consigliamo la consultazione del seguente link. Prove soluzione abbastanza affine a quella introdotta da tempo sulla Yamaha R6, e che dovrebbe essere finalizzata a frangere i flussi d’aria per ridurne l’impatto frontale, ed evitare turbolenze che potrebbero influire sulla stabilità del lo scooter alle alte velocità. Da notare anche che sui fianchi del tunnel sono state ricavate due feritoie che deviano all’esterno il calore che arriva dal radiatore (sistemato dietro la ruota anteriore). Quanto al riparo dall’aria, ad esaltare ulteriormente il più volte citato concetto di sportività non poteva certo mancare un bel plexiglas scuro a mezza altezza, anch’esso studiato in modo da garantire a chi guida un impatto perlomeno soddisfacente, come suggeriscono i due “cornetti funzionali” sul bordo superiore. I fianchi della carenatura sono abbastanza estesi nella parte bassa, ed accentuatamente sagomati internamente, ma non sufficientemente larghi per poter appoggiare i piedi negli incavi. Le pedane per il passeggero, invece, Media K-XCT 300i ABS: com’è fatto L’ultimo arrivato dei numerosi Kymco con motore da 300 cc (nominali o virtuali che siano) è conseguente alla crescente domanda, da parte degli utenti, di scooter di stampo sportiveggiante, sia stilisticamente che dinamicamente. Senza tuttavia perdere le irrinunciabili caratteristiche polivalenti tipiche dei commuter cittadini, adatti però anche a percorrenze di una certa portata. Il K-XCT doveva dunque apparire più sportivo e dinamico dell’apprezzato Downtown, ritenuto turistico nonostante il caratterino abbastanza pepato del suo motore. Sicchè il telaio è stato rinforzato e compattato in termini di interasse, per guadagnare agilità e precisione di guida. E, anche se con qualche mese di ritardo, è 17 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito sono estraibili. Notevole anche l’impianto illuminante, completamente nuovo e molto ben inglobato nel musetto: i due fari indipendenti puntano su potenti lampade alogene H7 per anabbagliante e abbagliante, con brillanti “tubi di luce” a LED ricavati sui bordi esterni, con funzione di luci diurne/di posizione. Non meno sfavillante il codino posteriore a punta, sormontato dagli eleganti maniglioni per il passeggero e con una mitragliata di LED rossi al centro. I comandi Sul manubrio, dotato di sempre ben accette leve regolabili, specchietti sufficientemente efficaci e contrappesi alle estremità, figurano blocchetti elettrici di stampo tradizionale. Il sinistro naturalmente include il deviatore abbagliante/ anabbagliante, il pulsante di lampeggio anteriore, il deviatore per le “frecce” ed il pulsante del 18 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica clacson. Il destro invece è saggiamente dotato dei deviatori per lo spegnimento rapido del motore in casi di emergenza e, anteriormente, per l’inserimento simultaneo delle quattro “frecce”, o “hazard” che di si voglia. Oltre al pulsante di avviamento (effettuabile solamente tirando la leva del freno posteriore), inoltre, troviamo ancora il deviatore a slitta per accendere le luci e commutarle da posizione ad anabbagliante: una scelta dovuta senz’altro al fatto che l’obbligo delle luci accese non è obbligatorio ovunque nel mondo; ma che, perlomeno qui in Italia, crea sistematicamente numerosi “fuorilegge involontari” vittime della loro distrazione, piuttosto che automobilisti parzialmente convertiti alla causa motociclistica che spessissimo ignorano, totalmente o quasi (tipo usando solo le luci di posizione, quasi sempre praticamente invisibili) le regole del codice stradale relative all’argomento. Ricordiamo ancora una volta, dunque, che fin da 2002 il nostro Codice Della Strada obbliga motociclisti e scooteristi a tenere le luci anabbaglianti sempre accese, per ovvi motivi di sicurezza passiva. Il cruscotto Disposta a foggia di boomerang, la strumentazione completamente digitale ospita, al centro, il contagiri a barre e cifre con fondo scala a 10.000, affiancato dal tachimetro a segmenti sormontato dai vari contachilometri, uno totale e tre parziali: trip A e B, e Service, quest’ultimo indicante il chilometraggio percorso dopo l’ultimo azzeramento del contachilometri di servizio (dopo l’ultimo tagliando effettuato, per esempio). A fianco spiccano l’indicatore di livello della benzina, l’orologio ed il termometro del liquido di raffreddamento. Tutte le funzioni variabili - compresa la possibilità di scegliere tra km e miglia - Prove vengono gestite da due pulsantini di gomma sistemati all’estrema sinistra, sopra i quali troviamo quattro spie: controllo funzionalità dell’iniezione, “oil service” (indica i cambio d’olio secondo i tagliandi programmati), abbagliante e indicatore direzionale. All’estremità opposta invece le spie sono cinque: indicatore direzionale destro, pressione olio, riserva carburante, carica della batteria ed eventuale malfunzionamento dell’Abs: nel qual caso, l’impianto frenante naturalmente rimarrebbe perfettamente funzionante. I particolari pratici Passiamo al retro scudo, che sulla destra alloggia il blocchetto di avviamento, tradizionalmente dotato di serratura con sportellino a scatto attivabile schiacciando un pulsantino giallo, e sbloccabile con l’apposito attrezzino inglobato 19 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito nel corpo della chiave: quest’ultima ha la testa snodabile, per evitare malaugurate rotture (anche della rotula….) nel caso capitasse di urtarla col ginocchio destro. Oltre alla serratura del tappo del serbatoio, occultato da uno sportellino a scatto al centro del tunnel, la chiave di avviamento sblocca anche quella della sella, sia col motore acceso (premendola e ruotandola in senso antiorario), sia spento, con o senza il manubrio bloccato. Al centro del retro scudo è sistemato il classico gancio estraibile per appendervi borse o qualunque altra cosa che non pesi più di 3 kg. A sinistra invece è stato ricavato un utile cassettino abbastanza profondo, con portata di 1,5 kg e sigillato da un inconsueto e spesso coperchio basculante a scatto: in fondo al vano c’è la presa di corrente a 12 Volt (con tappo in gomma in caso di inutilizzo) consigliata dal costruttore solamente per ricaricare il cellulare. Sempre a 20 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica sinistra, nell’incavo del retro scudo, compare un coperchietto avvitato, tolto il quale è possibile accedere al contenitore del liquido refrigerante. Notevole la struttura della sella, che una volta sollevata viene sostenuta da una coppia di pistoncini cortissimi appaiati infulcrati nella cerniera anteriore, in modo da non disturbare quando si sistemano oggetti nel vano sottostante, piuttosto che nel vuotarlo. Da notare, inoltre, che la sella è bloccata posteriormente da due serrature simultanee, il che chiaramente la rende più stabile e più al sicuro da tentativi di effrazione. Lo spazio sottosella può tranquillamente ospitare un casco integrale e altri piccoli oggetti, per un massimo di 10 kg; all’estremità anteriore sono piazzati due ganci per appendere i caschi, il coperchio che cela la batteria (fissato da una vite) e un lungo tappo in gomma che nasconde i numeri del telaio; posteriormente invece brilla e una luce di cortesia a LED. Ci sono anche alcuni attrezzi, ma senza un apposito contenitore fisso per contenerli. Il motore Svelato nel 2009 e inaugurato sul Downtown 300i con la sigla SK60, nel corso degli anni il monocilindrico G5 è stato costantemente ottimizzato nella fluidità di erogazione e di trasmissione, arrivando oggi all’attuale livello, decisamente apprezzabile. Stiamo chiaramente parlando di un motore nel realizzare il quale progettisti della Casa di Taiwan si dedicarono alacremente alla riduzione degli attriti tra i componenti interni in movimento, in particolare a livello di distribuzione (gli usuali bilancieri a strisciamento vennero sostituiti da elementi che lavoravano sulle camme con interposizione di cuscinetti a sfere ad alta velocità, con un guadagno tra il 20 ed il 30% Prove a seconda della cilindrata: 125 e 300) e di pistone, ove il rivestimento al nitruro di cromo applicato ai segmenti fruttò un ulteriore guadagno del 12% in termini di scorrevolezza. Il che, come previsto, si tradusse in una notevole riduzione dei consumi (e, di conseguenza, delle emissioni nocive): la Casa taiwanese dichiara infatti percorrenze di oltre 30 km/litro. Siglato SK60B, il G5 che equipaggia il K-XCT (sigla articolata che sta per Kompact Xciting) ha un rapporto alesaggio/ corsa di 72,7x72 mm, che porta ad una cubatura di 299 cc, testata a 4 valvole ad alto rendimento volumetrico, raffreddamento a liquido e alimentazione a iniezione elettronica a ciclo chiuso con sonda Lambda. La potenza dichiarata è di 27,8 cv (20,4 kW) a 7.750 giri, con un picco massimo di coppia di 2,84 kgm (28,97 Nm) a 6.500 giri. Valori peraltro non perfettamente coincidenti con quelli del Downtown, la cui scheda tecnica 21 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica consumo medio nei due sensi, alla velocità costante di 130 km/h effettivi, è risultato di 21 km/l. Il K-XCT300, infine, pesa 187 kg col serbatoio da 11 litri pieno; quindi 179 kg a serbatoio vuoto (176,4 dichiarati dal costruttore, contro i 179 del Downtown). In sella Sono due le cose che colpiscono immediatamente una volta partiti col K-XCT, dopo il fatto di poter poggiare facilmente i piedi a terra: la prima riguarda il generosissimo angolo di sterzata, che consente inversioni di marcia in spazi davvero ridotti e, naturalmente, facilita alla grande lo sgusciare nel traffico; la seconda invece è la grande sensibilità dello sterzo che sulle prime, sicuramente per via dell’agile profilo delle Maxxis iPro, potrà far sentire i meno esperti poco padroni del mezzo, anche per via del manubrio dichiara due cavalli in più (29,8/21,9 kW) a parità di giri, con 2,95 kgm (30,1 Nm) a quota 6.250. Da notare che questo motore G5 equipaggia anche la versione 2015 del “ruote alte” GTi. una coppia di dischi da 260 (a margherita) e 240 mm di diametro, rispettivamente davanti e dietro. E, naturalmente, assistiti dall’efficace ABS a due canali realizzato da Bosch. La ciclistica Prestazioni e peso Si basa su un robusto telaio tradizionale in tubi tondi di acciaio, costituito da due culle sovrapposte. Rispetto all’omologo “scheletro” del Downtown, qui l’interasse è di sensibilmente più corto: 1.450 mm contro 1.553, proprio per acquisire una maggior maneggevolezza. Anche il K-XCT vanta inoltre una nuova forcella con steli da 37 mm di diametro, sempre a perno trainato e con escursione di 110 mm. La coppia di ammortizzatori posteriori, regolabili su 5 scatti di precarico, hanno invece un’escursione di 93 mm anziché 100. Identico l’impianto frenante, composto da 22 Prove abbastanza compatto. Una volta abituatisi all’agilità di questo scooter, tuttavial, la sensazione sparirà per lasciar spazio al piacere di guidarlo così disarmante facilità, con un più che onesto aiuto da parte delle gomme. Va però sottolineato che viaggiare in coppia sul K-XCT richiede un po’ di sacrificio da parte di chi guida, specie se di statura dalla media in su: il passeggero siede piuttosto comodo, ovviamente rialzato rispetto al pilota, che però è impossibilitato ad arretrare fino al rialzo della sella che dovrebbe fungere da supposto lombare. Il che fa sì che guidando ci si trovi spesso con i gomiti poggiati sulle cosce di chi siede dietro, e con le ginocchia a filo di retroscudo, se non pressate contro di esso: anzi, col ginocchio destro spostato lateralmente per non interferire con la chiave di avviamento, come già accennato. Prima o poi, comunque, anche senza “zavorra” a bordo ci si ritrova sistematicamente Quanto alle prestazioni effettive rilevate strumentalmente, calcolando la media dei passaggi nei due sensi la punta massima velocistica raggiunta dal K-XCT è stata di 141 km/h (circa 155 indicati) a 9.600 giri circa. A 130 km/h effettivi il tachimetro ne indica invece 143, a 90 effettivi ne corrispondono 99, e a 50 invece 55. Alla voce consumi, la percorrenza media della prova è stata di circa 23 km/l. Esaminando i differenti contesti, il consumo medio cittadino rilevato è stato di 20 km/l, saliti a 30 sul nostro percorso extraurbano tipo. In autostrada, invece, il 23 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito a guidare tutto in avanti e con le braccia un po’ contratte, perché la sella, pur discretamente spaziosa e non scivolosa, è più cedevole verso la punta: un problema abbastanza noioso e, oltretutto, piuttosto comune, specie in ambito scooteristico. Possibile che non si riesca a fare di meglio? Apprezzato corresponsabile della piacevolezza di guida del K-XCT è ovviamente il motore, dal carattere davvero gradevole. Il monocilindrico Kymco ha uno spunto pronto e piacevolmente brillante, senza ritardi o fastidiosi on-off, cui segue un’erogazione corposa che porta in breve tempo a velocità di assoluto rispetto per uno scooter di questa categoria. A 100 e 130 orari indicati si viaggia letteralmente sul velluto, mentre non mancano alcune vibrazioni sulla pedana, in accelerazione e decelerazione. Il K-XCT300i gode di una buona ciclistica, che sul 24 Periodico elettronico di informazione motociclistica liscio consente di guidarlo anche da sportivotto, divertendosi sul misto e filando a tutto gas sui bei curvoni autostradali senza batter ciglio, con o senza passeggero a bordo. Complici le sospensioni, come già detto piuttosto toniche, e, a nostro avviso, l’aerodinamica ben riuscita, in condizioni ottimali. Chiaro che capitando nella scia di qualche mezzo pesante in autostrada un pegno bisognerà pur pagarlo…Purtroppo non abbiamo provato il K-XCTcol parabrezza opzionale, né ovviamente col bauletto montato: quindi non sappiamo dirvi se, e in che modo, la dinamica ne venga influenzata. Uno scooter divertente insomma, questo Kymco che invita a piegare su rotonde e tornanti, e che vive il caos la città con notevole disinvoltura. Chiaramente le sospensioni sul brutto faranno saltellare un po’, specie gli ammortizzatori, abbastanza “secchi” nella prima fase di Scarica l’APP del Magazine Prove escursione. Ma francamente abbiamo provato di peggio: sul pavè regolare di problemi grossi non ne saltano fuori, anche non muovendosi a passo d’uomo; quello in pessimo stato invece basta affrontarlo con moderazione, e le sospensioni faranno il loro “gommosetto” lavoro senza tamponare noiosamente a fondo corsa. Ottimo l’impianto frenante, specie davanti: è potente e molto ben gestibile, e per sentir intervenire l’ABS bisogna proprio cercare la frenatona da panico; come sempre, invece, l’ABS posteriore entra in azione prima, in particolare – superfluo sottolinearlo - a maggior ragione senza passeggero a bordo. Anche per il disco posteriore, comunque, la gestione della leva è decisamente lodevole: particolare, a mio modo di vedere, che aiuta parecchio la gestione del mezzo non solo su curve e tornanti stretti, e comunque in ogni situazione 25 Prove Kymco K-Xct 300i ABS 4.850 euro Tempi: 4 Cilindri: 1 Cilindrata: 298.9 cc Disposizione cilindri: Orizzontale Raffreddamento: a liquido Avviamento: E Potenza: 27.8 cv (20.4 kW) / 7750 giri Coppia: 28.97 Nm / 6500 giri Marce: AV Freni: D-D Misure freni: 260-240 mm Misure cerchi (ant./post.): 14’’ / 13’’ Normativa antinquinamento: Euro 3 Peso: 176.4 kg Lunghezza: 2120 mm Larghezza: 785 mm Capacità serbatoio: 11 l Segmento: Scooter Ruote alte ABBIGLIAMENTO d’uso, in particolare su asfalto sporco o bagnato. Chiudiamo tornando a sottolineare che anche con il K-XCT, una volta montati parabrezza alto e bauletto, le nostre brave gitarelle di qualche centinaio di chilometri, tragitti autostradali inclusi, sono certamente fattibili: con 11 litri di carburante (la riserva non è nota, ma ipotizziamola di un paio di litri), viaggiando senza grande fretta i 200 km sono a portata di mano. E in 200 km si può anche aver voglia di sgranchirsi un po’ le gambe. Magari il pilota, se di taglia importante, più che il passeggero. 26 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica SCHEDA TECNICA Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Casco Caberg Riviera V2 Giubbino Ixon Dune Up Guanti Ixon RS Scud HP Scarpe Stylmartin Sunset 27 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine BMW R NINET SPECIAL PROJECT SECONDA PARTE Alessandra e Frank, eccoli di nuovo insieme in sella alle loro BMW di oggi e di ieri. E di nuovo in officina dove si confrontano e gettano le basi di un progetto unico A lessandra e Frank, insieme in sella alle loro BMW di oggi e di ieri. E di nuovo in officina dove si confrontano, discutono e parlano del progetto di customizzazione della R nineT di Alessandra. La moto diventerà espressione del suo carattere. Un mezzo speciale, un pezzo unico che richiama la personalità complessa della scrittrice, biologa e fotografa italiana (qui la sua intervista). Frank 28 Augello di Moto Sumisura deve aiutarla. Per riuscirci deve conoscere Alessandra, capire come vive, cosa ama, quali sono le sue aspirazioni. E’ così che nascono i primi bozzetti in officina. La BMW R nineT perderà i pochi pezzi in plastica, avrà una livrea speciale. Ma Alessandra - in partenza per la sua adorata Africa - rivedrà la roadster fatta e finita al suo rientro. E noi con lei. Seguiteci! 29 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica PRESTAZIONI E SICUREZZA CON LA TECNOLOGIA DEL FUTURO LA TAVOLA ROTONDA DI MOTO.IT di Maurizio Gissi | C’è chi rimpiange la moto semplice, ma i tempi sono cambiati e la tecnologia elettronica è ormai irrinunciabile se si vogliono gestire le enormi prestazioni raggiunte, se si vuole migliore la sicurezza e se bisogna tutelate l’ambiente. Ne parliamo con i responsabili di Bosch, Magneti Marelli, Gruppo Piaggio e Peugeot L e prestazioni delle attuali MotoGP non sarebbero possibili senza l’elettronica di controllo, Querlla che permette di gestire la potenza in curva, di migliorare la stabilità in frenata e di contenere i consumi di carburante a livelli sconosciuti alla produzione di serie. Senza poi considerare l’importanza di 30 sistemi come l’ABS, il controllo di stabilità e quello di trazione che sono utili ai fini della sicurezza, oltre che del piacere di guida, sulle moto che guidiamo tutti i giorni. La tecnologia elettronica ha compiuto passi importanti negli ultimi anni sul fronte del sfruttamento delle prestazioni, come sulla riduzione delle emissioni inquinanti, ma Scarica l’APP del Magazine anche se pensiamo all’ABS sportivo di alcune moto di serie – alla sua efficienza e sicurezza – capiamo che non si più farne a meno. L’ultima tavola rotonda di Moto.it, svolta anch’essa durante il salone di Milano, chiude il ciclo che ha trattato il tema del ritorno delle super sportive, quello della sicurezza del casco, della riscoperta della moto classica e dell’evoluzione di enduro stradali e crossover. Nico Cereghini, con la collaborazione di Maurizio Gissi, ha intervistato Maurizio Fiorentini (Program Manager R&D - Magneti Marelli Powertrain), Stefano Chenesi ( a medio termine, dai veicoli elettrici alle competizioni.tecnologiciAcquisition Manager Bosch Two Wheeler Safety), Enrico Pellegrino (Amministratore Delegato Peugeot Scooter Italia) e Luca Sacchi (Responsabile Innovazione Strategica Marketing di prodotto 2 Ruote, Gruppo Piaggio). I temi hanno spaziato dalla fotografia della situazione attuale ai possibili sviluppi. Maurizio Fiorentini ha ricordato che il controllo elettronica della coppia erogata è importante per ragioni legate alla prestazioni e alla sicurezza, ma anche per ragioni ambientali. Che sulle piccole cilindrate sta arrivando l’iniezione e questo aiuterà a sviluppare il resto: c’è da aspettarci molte novità per il futuro. La stessa esperienza del Kers in Formula 1 avrà una ricaduta sulla produzione di serie. Stefano Chenisi ha spiegato come è stata sfruttata la tecnologia dell’auto trasferendola alle due ruote. Nelle quali cambia la dinamica, per cui il sistema ESP automobilistico si è evoluto nell’MSC motociclistico. Lo studio del limite dell’aderenza in curva fa sì che sia più semplice guidare, per tutti. La mobilità urbana, ha aggiunto Enrico Pellegrino, passerà necessariamente attraverso una nuova tecnologia più pulita. Negli anni 90 Peugeot è stata la prima con lo scooter elettrico, poi evoluto e ancora in gamma. Il mercato non è operò ancora pronto soprattutto per problemi infrastrutturali: mancano le colonnine di ricarica e questo non tranquillizza. Uno stadio successivo è stata la bici a pedalata assistita: l’autonomia sale a oltre 100 km e la batteria si ricarica Dibattito facilmente asportandola. In Italia si vendono ormai più bici elettriche che cinquantini classici. Luca Sacchi ha ricordato come Aprilia si è sempre distinta nella gestione elettronica, dal ride by wire in poi. Piaggio lavora sull’elettrico da molto tempo, ha in gamma il primo e unico ibrido (MP3) in normale vendita, ora ha presentato la bici elettrica interamente progettata in casa. Piaggio ha iniziato dalla bici perché è più facilmente comprensibile dal pubblico, ma è solo il primo passo verso una nuova forma di mobilità: perché occorre rendere più accessibili le due ruote in città. Aprilia ha anche proposto una app che permette di regolare in maniera attiva le sospensioni e la gestione motore della RSV4, e di svolgere altre funzioni di rilevamento e confronto dei tempi e delle prestazioni sul giro di pista. Non ci ferma a questi aspetti naturalmente. Buona visione. 31 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Attualità EURO 3 E EURO 4 aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb LE NUOVE OMOLOGAZIONI ANTI bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb INQUINAMENTO DI CICLOMOTORI E MOTO bbbbbbbbbbbbbbb di Maurizio Gissi | Sono entrate in vigore le nuove norme di omologazione Euro 3 per i ciclomotori, mentre per le moto si avvicina la scadenza per la Euro 4. Poi ci sarà un taglio sostanzioso d elle emissioni a partire dal 2020 con la successiva Euro 5 l primo passo è stato compiuto a luglio di quest’anno, quando è entrata in vigore la normativa Euro 3 per l’omologazione dei nuovi 50 cc. A partire da quel momento non è stato infatti più possibile omologare secondo gli standard della Euro 2, diversamente dalla vendita, che è rimasta libera, e naturalmente dall’uso dei ciclomotori che è ammesso tutt’ora anche in caso di omologazione precedente. A partire da luglio del 2015 tutti i ciclomotori costruiti dovranno però rispettare i limiti imposti dalla Euro 3 in termini di emissioni inquinanti allo scarico. Un secondo inasprimento ci sarà poi nel 2017, quanto per i cinquantini entrerà in vigore l’omologazione Euro 4. Nella nuova procedura omologativa è stato fra l’altro introdotto anche un test di misurazione dei gas a motore freddo, oltre a quello classico con motore portato in temperatura di esercizio. Sulla carta di circolazione dei ciclomotori Euro 2, la norma è in vigore da giugno del 2002, si trova quindi la dicitura “rispetta la direttiva 97/24 cap. 5 fase II” Per quanto riguarda le moto e gli scooter, quindi con cilindrata superiore a 50 cc, va ricordato che fra poco più di un anno, a partire dal primo gennaio 2016, tutti i nuovi veicoli dovranno rispettare la 32 normativa Euro 4. In anticipo rispetto ai ciclomotori come del resto è già accaduto in passato per gli altri step di inasprimento; a partire dallo scorso mese di settembre è comunque già possibile per i costruttori omologare i nuovi modelli di moto e scooter secondo lo standard Euro 4. Le moto Euro 3, regolarmente in vendita, rispettano il protocollo in vigore dal 2006 e riportano sulla carta di circolazione la dicitura “Rispetta Direttiva 2003/77/CE Rif. 2002/51/CE Fase B”. Oppure la dicitura alternativa “2006/120/CE”. Ricordiamo che la sanzione per chi circola con veicoli non a norma con la classe di emissioni allo scarico, in casi di partcolari vincoli alla circolazione, va generalmente da 75 a 450 euro. L’allineamento per tutte le due ruote, ciclomotori e moto, è atteso per il 2020, quando la nuova normativa Euro 5 prevederà un ulteriore dimezzamento dei limiti massimi ammessi. Questo significa che i costruttori si troveranno ad affrontare ulteriori problemi di complessità costruttiva, di layout degli impianti di scarico e di aspirazione, sia per osservare i parametri limiti e sia per non ridurre le prestazioni. Il passaggio all’iniezione elettronica sarà insomma obbligatorio anche per i motori di minima cilindrata. 33 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb BETA XTRAINER 300 UNA ENDURO FACILE E A DUE TEMPI di Andrea Perfetti | Una enduro facile, ma a due tempi. Ecco servita la nuova Xtrainer 300, perfetta per chi si avvicina al mondo del fuoristrada senza spendere una follia. Marco Basile (direttore vendite Beta) ne parla a Moto.it e ci svela il suo prezzo M arco Basile (direttore vendite della Beta) presenta ai nostri lettori la nuova Xtrainer 300, un’enduro perfetta per chi si avvicina al mondo del fuoristrada e non vuole spendere una follia. L’equipaggiamento è di tutto rispetto e conta su sospensioni di qualità; il telaio è in tubi di acciaio ad alta resistenza e il motore è il conosciuto 2 tempi fiorentino di 300 cc dotato di valvola sullo scarico per ottimizzare la coppia ai bassi regimi. 34 Sulla Xtrainer ritroviamo - finalmente - anche il miscelatore automatico della miscela che renderà la vita molto più facile a chi fa giri in fuoristrada medio-lunghi. Non ci sarà più bisogno di portarsi dietro la scomoda boccetta con l’olio per la miscela. Si preannuncia interessante anche il prezzo, compreso tra i 6.300 e i 6.500 euro. Arriverà nei concessionari nel 2015 e, cosa ancor più interessante, Beta organizzerà dei demo ride per i potenziali clienti. 35 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica C’ era una volta il Pallequadre Nato nel 1986 da un’idea del compianto Carlo Talamo, il Pallequadre era il grande raduno invernale che segnava la chiusura della stagione degli eventi organizzati dai vari Chapter italiani, dei raduni, delle uscite estive. La formula originale prevedeva lunghi e freddi roadbook per raggiungere la città di destinazione, sconosciuta fino all’arrivo: un raduno riservato a pochi coraggiosi (da qui il nome Pallequadre) pronti a sfidare il freddo, centinaia di chilometri e spesso anche la neve. Negli anni a seguire, dopo il 1995, l’evento prende il nome di H.O.G. Inverno e tocca l’Isola d’Elba, Rimini, Marina di Massa, Civitanova Marche, Roma, Milano e Bologna; ma la vera meta è sempre la stessa: riunirsi per condividere la grande passione per le due ruote e festeggiare come - ammettiamolo - solo gli Harleysti sanno fare! Winter National Rally 2014, Firenze HARLEY-DAVIDSON WINTER NATIONAL RALLY 2014 OLTRE 2000 PRESENZE A FIRENZE di Cristina Bacchetti | Sabato 22 novembre oltre 2000 bikers hanno raggiunto Firenze, da tutta Italia, per festeggiare insieme la chiusura della stagione motociclistica e la grande passione per il Marchio americano. C’eravamo anche noi! Nico Cereghini ne parla con i rappresentanti di Bosch, Magneti Marelli, Peugeot e Gruppo Piaggio 36 Quest’anno è Firenze la città prescelta per la grande chiusura della stagione: H.O.G. Inverno 2014 ha radunato nella città toscana più di 2.000 motociclisti, provenienti da 52 Chapter da ogni angolo dello stivale. C’eravamo anche noi di Moto.it, per raccontarvi questi tre giorni di moto, freddo (ma non troppo!), musica e soprattutto... festa, organizzati alla perfezione dal Chianti Chapter e dal Firenze Chapter, coadiuvati dal Perugia Chapter, Ravenna Chapter e Versilia Chapter. Tutti i concessionari d’Italia hanno aspettato la chiusura del venerdì sera per mettersi in moto e raggiungere una delle tappe di avvicinamento dov’erano previste serate, feste e accoglienza in hotel, per poi raggiungere Firenze il mattino seguente. Noi ammettiamo di essercela presa un tantino più comoda: partenza poco prima di pranzo venerdì, autostrada il minimo indispensabile, Passo della Cisa (qui freddo e nebbia fittissima hanno deicsamente dato un senso al nostro H.O.G. Inverno) e poi giù verso Lucca, dove siamo Eventi arrivati fradici, causa sfortunatissimi ultimi chilometri sotto alla pioggia. Tempo di appoggiare strategicamente tutto l’abbigliamento tecnico ad asciugare sul termosifone della camera, una doccia bollente e via tra le mura della bellissima Lucca, al party organizzato da Harley-Davidson Versilia. L’indomani mattina, con di nuovo un’antipatica pioggerellina a farci compagnia (fortunatamente per poco), ci mettiamo in marcia verso Firenze unendoci al gruppo dei Versilia Chapter. Giungere nel Capolugo toscano e trovarlo invaso dal rombo dei bicilindrici americani è indubbiamente un’emozione. Pima che in hotel facciamo un salto alla Fortezza da Basso, location della festa: è colorata di nero-arancio e vede entrare e uscire dalle sue mura centinaia di moto già dal pomeriggio, nonostante il clou dell’evento sia la serata. Serata per la quale anche noi andiamo a metterci in ghingheri... Un paio d’ore e siamo di nuovo alla Fortezza. L’atmosfera non è quella del classico motoraduno: l’H.O.G. Inverno sembra più una grande (ok, molto grande) festa di famiglia; vengono proiettati i video delle varie partenze dalle concessionarie, persino un videomessaggio girato da Bill Davidson in persona per gli Hoggers italiani. C’è musica, birra, e una grande attesa per la cena! All’interno della Fortezza sono state allestite decine di tavolate per ospitare i 1950 coperti, divisi per provenienza. Puntualissimi alle 20.30 come da programma tutti i 52 Chapter fanno il loro ingresso in sala, sfilando uno per uno, per prendere posto al proprio tavolo. Ottima cena tipica toscana, dj set, musica dal vivo: la pista da ballo tra i tavoli non si è svuotata fino alle 5 del mattino, momento in cui anche i pochi temerari rimasti si sono dati la buonanotte e l’appuntamento all’indomani per le ripartenze verso casa. Domenica è anche per noi il giorno del rientro. Da Firenze ci dirigiamo verso Pistoia dove imbocchiamo la Porrettana, che con le sue bellissime curve ci porta fino a Bologna. Poi fino a Milano, col sole che va giù, col freddo, ma con una bella esperienza e tanti chilometri alle spalle. H.O.G. Inverno, arrivederci all’anno prossimo! 37 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine pubblico; le modifiche ammesse sono ben poche. I pistoni devono essere quelli di serie, così come gli spinotti e i segmenti, e non possono venire modificati. Idem per quanto riguarda le valvole, l’airbox e la trasmissione primaria. Le bielle possono essere sostituite con altre che però devono essere realizzate con lo stesso tipo di materiale e non possono avere un peso minore, rispetto a quelle di serie. Gli alberi a camme invece sono liberi. Queste nuove norme, varate per differenziare maggiormente le superbike dalle MotoGP (e forse anche per contenere i costi), hanno portato alcuni costruttori a realizzare moto di serie ancora più spinte, con versioni destinate ad essere utilizzate prevalentemente, se non proprio esclusivamente, in pista. L’importante è che ne venga realizzato un numero di esemplari sufficiente per ottenere l’omologazione. Le case non dovrebbero avere problemi in questo senso, dato che le richieste della FMI non sono particolarmente severe in proposito (ciò appare Media Forti alesaggi abbinati a corse modeste (in foto il BMW S1000RR) consentono di raggiungere regimi di rotazione molto alti e di ottenere una ottima respirazione, grazie alle valvole di grande diametro che è possibile installare Tecnica criticabile in quanto richiedendo numeri più elevati si sarebbero di fatto eliminate le “serie speciali” e le vere e proprie “race replica” pronte per la pista). Dunque, non essendo più possibile preparare a morte i motori, vengono costruiti modelli già molto spinti, con tanto di bielle in titanio e via dicendo. Si tratta di moto di grande pregio, perfette tecnicamente e affidabilissime anche nell’impiego più gravoso, ma viene spontaneo chiedersi quale potrà essere la vita utile dei componenti più sollecitati e quali saranno le esigenze dei motori in fatto di manutenzione (l’esperienza del cross insegna), almeno per le realizzazioni più spinte. Proprio per evitare problemi in questo senso le case non si sono potute spingere oltre un certo livello di “spremitura” dei loro motori. E quindi, una volta effettuata la preparazione, rimanendo nei limiti consentiti dal regolamento, la potenza della quale potranno disporre le nuove superbike dovrebbe essere di circa una ventina di cavalli inferiore rispetto ai valori del 2014. Gli schemi tecnici adottati per i modelli di serie più spinti sono analoghi a quelli utilizzati per le MotoGP (in foto il V4 della Honda RC213V) SUPERSPORTIVE LA TECNICA DELLE NOVITÀ VISTE A EICMA di Massimo Clarke | Da parte del mercato motociclistico sembrano esserci segni di ripresa in alcuni importanti Paesi. E sono così apparse nuove supersportive. Ecco alcune considerazioni tecniche per fare il punto sulle novità 2015 nate anche in ottica superbike D i modelli inediti da tempo ne arrivavano col contagocce. Al recente Salone della moto di Milano però si sono viste diverse novità interessanti. In questa sede parliamo delle moto di prestazioni più elevate, nei confronti delle 38 quali si intravvede un certo ritorno di interesse da parte delle case. Sicuramente una certa “spinta” è arrivata dalla prossima entrata in vigore del nuovo regolamento delle Superbike, nettamente più restrittivo. Le moto infatti saranno molto più vicine a quelle effettivamente vendute al 39 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Tecnica Il V4 della Aprilia RSV4 1000 I quadricilindrici di 1000 cm3 delle odierne supersportive (qui il motore della Yamaha R1M) sono autentici capolavori di meccanica in grado di erogare potenze di circa 200 cavalli a regimi di rotazione dell’ordine di 13500 giri/min Idee comuni Dal punto di vista tecnico, c’è una uniformità assoluta. Anche se diversi modelli sono nuovi, gli schemi costruttivi e le soluzioni impiegate sono fondamentalmente uguali per tutti. Si hanno differenze, peraltro assai contenute, a livello di misure caratteristiche (e quindi anche di dimensioni delle valvole), di rapporto di compressione, di angolo tra le valvole, eccetera. Per quanto riguarda l’architettura, i quadricilindrici sono tutti in linea, eccezion fatta per l’Aprilia, che è a V, con un angolo di 65° tra le due bancate. In una classe a sé stante rientra il Ducati, sia per il fatto di essere un bicilindrico a V di 90° che per avere una distribuzione desmodromica. Pure la KTM nella categoria delle supersportive ha un motore a due cilindri, ma con V di 75°. Vista questa grande standardizzazione, sembra opportuno fare un accenno almeno a un paio di parametri motoristici significativi, anche per poter valutare l’evoluzione che hanno subito negli anni recenti e i valori ai quali sono arrivati. La potenza dei 1000 40 a quattro cilindri di serie più performanti viene oggi indicata generalmente in circa 200 cavalli. I bicilindrici hanno una cilindrata superiore, e pertanto occorre fare riferimento alla loro potenza specifica, per poter fare un confronto; il Ducati 1199 Panigale R, studiato proprio per le gare superbike, dispone di 205 cavalli, corrispondenti a 171 CV/litro. A titolo di riferimento, i motori delle auto di serie (aspirati a ciclo Otto) si attestano mediamente sui 65-75 CV/litro; quelli delle monoposto di Formula Uno del 2006 (ultimo anno senza limitazione del regime di rotazione) raggiungevano i 300 CV/litro e talvolta li superavano leggermente. Le attuali MotoGP pare abbiano una potenza dell’ordine di 260 cavalli e le migliori superbike del 2014 sono arrivate a circa 230. All’inizio degli anni Ottanta i motori di 900-1100 cm3 a quattro cilindri erogavano 95-105 CV/litro; alla fine del decennio i 1000 disponevano di 125-130 cavalli. Una bella differenza rispetto alle potenze degli odierni quadricilindrici di eguale cilindrata… 41 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine media del pistone, o almeno senza che essa possa raggiungere valori troppo alti, si diminuisce la corsa, aumentando contemporaneamente l’alesaggio (cosa vantaggiosa ai fini delle prestazioni anche in quanto consente di installare valvole più grandi). Questa strada come ovvio è percorribile solo entro certi limiti. Con i cilindri in linea infatti l’alesaggio non può crescere oltre un certo valore per non causare un eccessivo aumento dell’ingombro trasversale. E comunque, oggi i regolamenti pongono ben precisi limiti in questo senso, anche per mettere sullo stesso piano i motori indipendentemente dalla loro architettura costruttiva. All’inizio degli anni Ottanta il rapporto tra la corsa e l’alesaggio nelle grosse Tecnica quadricilindriche era indicativamente compreso tra 0,76 e 0,93; alla fine del decennio però era già arrivato a 0,70-0,78. Nelle attuali 1000 supersportive va da 0,62 a 0,77. Può essere interessante segnalare che i motori di Formula Uno aspirati di qualche anno fa erano scesi a 0,410,44; l’alesaggio era mostruoso (per montare valvole enormi!) se considerato in relazione alla corsa. Quest’ultima era ridottissima, il che consentiva di raggiungere e superare regimi anche superiori a 19.000 giri/min senza che la velocità media del pistone arrivasse a valori eccessivi. Per quanto riguarda le accelerazioni alle quali i pistoni erano sottoposti, però, la storia era ben diversa… Yamaha YZF-R1M BMW S1000RR E’ una questione di respirazione La velocità media del pistone, che viene calcolata al regime di potenza massima, è spesso citata come parametro motoristico di notevole importanza; in effetti, oltre ad essere facile da calcolare, è senz’altro un utile riferimento in molti casi. Una prima constatazione è che essa appare più elevata nei motori particolarmente spinti. Per ottenere una maggiore potenza, ferma restando la cilindrata, si lavora principalmente per migliorare la respirazione del motore, per ridurre le perdite per attrito e per aumentare la velocità di rotazione. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, è evidente che, se la corsa non varia, come conseguenza si ha un incremento della velocità media del pistone. Nei quadricilindrici di 42 1000 cm3 di serie oggi vengono raggiunti valori dell’ordine di 21,5-23,8 metri al secondo, che fino a non molti anni fa erano toccati solo dai motori automobilistici da competizione. Nelle superbike più recenti si è arrivati a 25-26 m/s, ovvero a valori analoghi a quelli dei motori delle auto di Formula Uno pre-2007 e delle MotoGP (nelle vetture di serie con motore a benzina aspirato si va in genere da 16 a 21 m/s). Il limite, oramai pressoché raggiunto dai motori da competizione, non è tanto di natura meccanica, quanto di ordine fluidodinamico: al di sopra di una certa velocità media del pistone il motore entra infatti in una grave “crisi respiratoria”. Ferma restando la cilindrata, per poter raggiungere regimi di rotazione più elevati senza fare aumentare la velocità 43 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica SPONSOR PER VIAGGI IN MOTO ECCO COME TROVARLI di Pietro Ambrosioni | State progettando un viaggio intorno al mondo ma non trovate gli sponsor? Ecco le sei regole che possono aiutarvi nell’impresa O ltre al mio lavoro come fotografo e giornalista spesso faccio da consulente marketing per diverse aziende del settore moto. La mia conoscenza del mercato USA, maturata in oltre 10 anni di presenza sul territorio fa si che in molti si rivolgano a me per un supporto “in loco”. Gli Stati Uniti sono la patria indiscussa del social marketing e molte aziende mi cercano per creare contenuti da postare sulle loro pagine Facebook, Instagram e Twitter. Come spesso succede, inizio con qualche foto e brevi messaggi, per poi trovarmi dopo qualche settimana a diventare administrator di diversi account. Tutta questa tirata non serve per farmi self-promotion ma per dare una mano a chiunque desideri “essere aiutato” dalle varie aziende del settore. Il mio ruolo di admin mi pone nella posizione di ricevere dozzine di messaggi con richieste di supporto da parte di piloti ed appassionati, tra cui negli ultimi due anni sono emersi soprattutto i grandi viaggiatori. Le richieste arrivano soprattutto da due tipologie: quelli che desiderano fare la “Alaska-Terra del Fuoco” e quelli che invece puntano a intraprendere il giro del mondo. In entrambi i casi gli USA diventano per loro una nazione strategica, vista la loro estensione e visto anche il potenziale che hanno nell’attirare l’attenzione dei vari followers. Se dunque in questo momento state pensando ad intraprendere uno di questi due viaggi e magari siete in procinto di contattare qualche azienda per chiedere una sponsorizzazione, concedetemi di darvi qualche consiglio affinché la vostra richiesta venga considerata, spiccando tra il mare 44 di email che ogni giorno le suddette aziende ricevono a riguardo. Innanzi tutto siate originali: così come in Europa ormai tutti ne hanno le scatole piene di chi va a Capo Nord, qui negli USA certe “avventure” hanno perso molto del loro fascino originale. Se vi presentate con un breve messaggio chiedendo supporto per fare il Coast to Coast o la Route 66 su una Harley a noleggio o sulla vostra BMW GS spedita da Milano sappiate che l’unica cosa che otterrete saranno solo sbadigli. O al massimo un po’ di sconto per acquistare il materiale che vi serve (il che è già qualcosa…). Siate originali: il Coast to Coast fatelo su una Vespa o su una Triumph d’epoca, ad esempio, la Route 66 magari che so, su un sidecar. La seconda cosa è la presentazione: mettetevi nei panni di chi deve valutare se investire o meno tempo e denaro in voi. Preparate un file in PDF (più leggero da spedire via email, senza intasare le caselle di chi lo riceve) corredato da tutte le informazioni necessarie: chi siete, da dove venite, cosa fate nella vita e quali sono le motivazioni che vi hanno spinto a fare il vostro viaggio. Allegate una foto vostra e della moto e se potete trovate anche un “angolo” diverso, una motivazione più profonda ed interessante rispetto alla semplice voglia di smotazzare per i cinque continenti o celebrare il vostro 30º anniversario di matrimonio. Fate le vostre ricerche e scovate qualche NGO o qualche associazione che possa dare un significato più concreto alla vostra esperienza, ad esempio. Terzo: siate precisi nelle vostre richieste, offrite diverse opportunità al vostro eventuale sponsor. Se cercate denaro specificate quanto e come lo Scarica l’APP del Magazine usereste, se cercate prodotti siate certi di elencare esattamente quali prodotti volete. fatelo bene, visitate i siti delle aziende e compilate una lista precisa con codici dei prodotti, nomi, eventuali taglie e colori. Quarto: preparate una pagina web o un blog dove parlerete del vostro viaggio e siate certi di garantire una copertura se non quotidiana almeno settimanale della vostra avventura. Supportate il tutto con una pagina Facebook e magari un account Instagram dove postare foto e curiosità. Ricordatevi però che una semplice pagina Facebook non basta: per loro stessa natura i social media sono effimeri, nel senso che il vostro contenuto sarà in poche ore sepolto da una massa di altri post, diventando virtualmente invisibile. Il sito o il blog sono invece strumenti più concreti, dove la vita dei vostri contenuti si estende sensibilmente. Non solo le aziende amano poter linkare e pubblicare e a loro volta i vostri post, ma quelli come me a fine anno devono rendere conto di come soldi e risorse destinati al marketing siano stati spesi. Diventa cruciale poter ricostruire il tutto e la cosa è fattibile solo rivisitando siti e blog dedicati. Con Facebook o qualsiasi altro social media è invece praticamente impossibile. Quinto: foto e video! Se non siete dei fotografi o cameraman provetti, cercate On the road almeno di migliorare le vostre capacità parlando con chi ne sa di più o guardandovi dei tutorial online (Youtube). Siate certi di procurarvi il materiale necessario a garantire immagini di alta qualità. Procuratevi una reflex o una mirrorless affidabile, con buone capacità video ed un’ottica grandangolare (sarà quella che userete di più) e procuratevi anche una compatta impermeabile: vi salverà in diverse occasioni, credetemi. Sesto ed ultimo punto, il più importante di tutti: prima di chiedere dovete sapere cosa potete offrire. Le aziende decidono chi sponsorizzare in base alla diffusione che il materiale potrà avere, o al tipo di ritorno che ne potranno ricavare. Prendete accordi con potenziali riviste o siti web che possano pubblicare i vostri contenuti e menzionate i nomi delle testate nella vostra richiesta. Offrite i diritti di utilizzo di foto e video agli sponsor e soprattutto siate ben chiari su come intendete promuovere i loro marchi e prodotti. Non perdetevi in voli pindarici e non fissatevi obiettivi irrealizzabili: siate semplici e chiari, e soprattutto non promettete nulla che per qualsiasi motivo potreste non essere in grado di mantenere. Ricordatevi che la concorrenza la fuori è agguerrita e… buona fortuna! 45 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine La lettura I RACCONTI DI MOTO.IT “UNA PASSIONE IRRINUNCIABILE” di Antonio Privitera | Io e Ornella non si va affatto d’accordo. Un mese fa abbiamo litigato durante la cena del mio compleanno alla fine della quale il suo gesto più maturo è stato quello di uscire dal ristorante, levare il cavalletto alla moto e lasciarla cadere a terra sghignazzando che voleva rovinarmi la vita a partire dalla carenatura sinistra I o e Ornella non si va affatto d’accordo. Un mese fa abbiamo litigato durante la cena del mio compleanno alla fine della quale il suo gesto più maturo è stato quello di uscire dal ristorante (prenotato da lei perché una tecnologa alimentare le sa tutte: i luoghi più puliti, il cibo più sano e via eccependo), levare il cavalletto alla motocicletta e lasciarla cadere a terra sghignazzando che voleva rovinarmi la vita a partire dalla carenatura sinistra. Dopo aver soppresso l’istinto di strangolarla con il cavo della frizione, l’ho incalzata con una filippica sulla sua infondata e morbosa gelosia da cui l’assunto che non era mica una colpa se per vivere faccio il musicista e torno ogni sera a casa tardi. Il musicista, si sa, è piacione: gigioneggia col pubblico e sorride a tutti, il fatto che le ragazze ogni tanto gli facciano gli occhi dolci è un corollario digerito da Ornella come la benzina a colazione, alimento che avrebbe potuto aggiungere qualcosa al bagaglio di conoscenze di un’affermata ricercatrice sulle relazioni tra cibo e mente come lei si vanta tanto di essere. Ricapitolando: scenata indegna al ristorante, prematura fine del tête-à-tête e della mediocre cena vegana - abortita prima del secondo a base di tofu -, moto a pezzi e un altro compleanno da dimenticare: il 41esimo, nella fattispecie concreta. Non restava che dirigermi verso casa, con l’umore a brandelli come la carenatura della mia vecchia moto insistendo in quell’andatura 46 incerta tra il riflessivo e il distratto che non è difficile trovare tra i duemila e i tremila giri del motore in quinta marcia. Andai a letto colmo di astio verso il mondo e colsi l’occasione per iniziare a leggere “Racconti a Motore”, un libro a tema motociclistico ricevuto in regalo a Natale ma le vicende narrate erano così inverosimili da procurarmi un mal di mare talmente nauseante da costringermi più volte ad andare in bagno in preda a conati di vomito. Il malessere si diffondeva e montava a mano a mano che proseguivo la lettura che comunque non riuscivo a fermare, tenuto sveglio da storie, per quanto assurde, avvincenti. C’erano parole che più di altre mi provocavano nausea come per esempio la parola “gomma”, oppure “giro”; leggere l’anacronistico lemma “tamburo” mi causava violenti spasmi: la causa poteva benissimo trovarla tra il nervosismo connesso al danno alla motocicletta, la rabbia di non avere approfittato dell’occasione per mollare una sacrosanta sberla ad Ornella e chiederle di restituirmi le chiavi di casa mia, il successivo onesto pentimento per un pensiero così violento ed ingiusto oppure la disperazione per essere stato così stupido da avere pensato che tra noi due avrebbe potuto funzionare. Stupido, come sbattere in continuazione contro il limitatore in seconda piuttosto che innestare la terza e andare più forte, più lontano. E restano sempre altre tre marce. Il mal di pancia si unì ad uno stordimento insolente, ci vedevo pure doppio: risolsi di chiudere il libro e cercare di dormire nonostante dolorosi spasmi e il costante sospetto di essere vittima di un rito voodoo. Provai quindi a spegnere la luce rovistando alla cieca sul comodino alle mie spalle ma fu solo dopo aver fatto cadere il pacco di preservativi e mandato in frantumi il vetro della foto di Ornella che strappai il cavo dell’abatjour e mi tolsi definitivamente il pensiero. L’insonnia è una bestia brutta e vile. Un vero incubo. Cercai svago alla tv: barcollai dal letto al divano e tentai di instupidirmi. Nei primi cinque minuti mi appassionai ad una trasmissione di cucina dove una signora traumatizzava un arrosto fino a renderlo una prova di reato, poi mi imbattei in un soft porn di serie b che tutto sommato aveva ancora un suo perché, erano le quattro ed ero sicuro che un paio d’ore di televisione spazzatura avrebbero potuto conciliarmi il sonno: alla prima pausa pubblicitaria ero ancora sveglio e cambiai canale. Trovai la replica notturna di un programma della sera prima dove si cercavano persone scomparse, condotto da un incrocio tra tua sorella maggiore e la zia istruita di Roma dall’aria schietta: “…c’è bisogno del vostro aiuto per trovare Gilda Palladino di 36 anni, i suoi parenti a Zafferana Etnea la cercano da sabato sera...” Era una trasmissione molto famosa che io avevo sempre ingiustamente snobbato: in Italia c’è un sacco di gente che scompare ma ci sta pure un fottio di persone che non sa farsi i fatti propri. Esclusi coloro spariti per criminale mano altrui, quella trasmissione era il censimento di una legione di coraggiosi uomini e donne che avevano deciso di strafottersene di tutto e di rifarsi una vita, non importava se uno o due gradini più in basso. E già questo me li faceva simpatici, gente che probabilmente aveva solo cambiato liquame nel quale annaspare considerando un tangibile miglioramento passare dalla cacca fino alle orecchie all’acqua alla gola: come dar loro torto se invece di cercare di sistemare le cose avevano urlato un orgoglioso “vaffanculo” e se n’erano andate? Inutile ostinarsi a cercare di sistemare le 47 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito cose quando con un comodo vaffanculo si risolve tutto. Il malessere stava lentamente scemando, quando udii chiaramente: “… e adesso vorrei parlarvi di Alessio Austero: la sua fidanzata Ornella ci ha appena chiamato: Alessio, lo vedete nella foto, dopo essere andato a cena fuori venerdì non ha fatto ritorno a casa con la sua motocicletta e da quel momento nessuno ha più notizie di lui, la fidanzata Ornella è molto preoccupata. I Carabinieri sono stati avvisati, il suo cellulare squilla a vuoto ma lui rimane irrintracciabile. Aspettiamo le vostre segnalazioni o, se lui è in ascolto, un suo messaggio per fare capire a tutti che sta bene...” Quello in foto ero io, Alessio Austero. Ornella doveva essere ammattita. Delle due l’una: o era un disperato tentativo di riconciliazione dopo il disastro che aveva combinato proprio poche ore prima, o la mia ex fidanzata era pronta per il Trattamento Sanitario Obbligatorio. Ma a rifletterci un attimo, la cosa era assolutamente inverosimile perché nessuno era venuto a cercarmi, né avevo ricevuto nelle ultime ore una telefonata per avvertirmi che ero scomparso a mia saputa ed in contumacia, né Ornella aveva citato tra i suoi piani di demolizione della mia vita pure la strategia di farmi credere scomparso dal consesso civile. Erano le cinque passate, accesi il telefono e per prima cosa chiamai Ornella. Niente, squillava a vuoto; quindi chiamai il mio amico Gianfranco 48 Periodico elettronico di informazione motociclistica preparandomi la scusa di voler essere il primo a fargli gli auguri di buon compleanno. Niente, spento. Provai con mia mamma, mio padre, mio fratello, quello del piano di sotto, il portinaio, gli ospedali riuniti, il circolo degli artisti di Genova, il panificio, l’assistenza del mio gestore telefonico e fu solo dopo avere fatto il compromettente gesto di chiamare la mia trombamica Belinda e non avere comunque parlato con nessuno che desistetti e mi rassegnai all’idea di essere scomparso sul serio. Mi accasciai sul divano e pensai che perlomeno assieme a me era sparita pure la nausea. Albeggiava e io non esistevo per nessuno: mi vestii rapidamente, scesi in garage e inforcai la moto per andare personalmente a chiedere spiegazioni ad Ornella che abitava a una decina di chilometri. Me la presi comoda e ci fu tutto il tempo per accorgermi che in questa nuova mattina d’autunno circolava solo gente ammattita: almeno un paio di volte qualche automobilista aveva fatto la barba alla mia moto e poi aveva proseguito oltre con lo sguardo da zombie. Trovai Ornella affacciata al balcone intenta a fumare. Parcheggiata la moto sul marciapiede mi attaccai al suo citofono ma non mi rispose e la cosa mi fece arrabbiare moltissimo; iniziai ad urlare insulti sperando che almeno un minimo di decoro nei confronti del vicinato la costringesse a farmi salire per evitare piazzate in strada alle sei del mattino, ma tutto quello che Scarica l’APP del Magazine accadde fu l’arrivo di un’automobile condotta da uno sconosciuto signore sulla sessantina, piuttosto elegante. Senza nemmeno guardarmi citofonò ad Ornella che rispose “scendo subito”, io ne approfittai per ficcarmi nel sedile posteriore della sua automobile. Quando Ornella e il suo amico entrarono in automobile fecero finta di ignorarmi nonostante fossi seduto alle loro spalle: allora volevano proprio farmi incazzare. Con inusitata violenza verbale chiesi conto e soddisfazione ad Ornella di tutto quello che era successo da quando ci eravamo visti al ristorante vegano prenotato da lei fino al presente momento, passando per tutti i suoi discorsi sulle moto, sulle donne, poi sulla sua attività di ricerca per una casa farmaceutica e quindi sulla inutilità di proseguire con me sul suo percorso di crescita, con la scusa che comunque io ero un motociclista puttaniere, ma principalmente un motociclista. Poi la carenatura rotta, le sue risate, la promessa di rovinarmi la vita, il mio ritorno a casa, il libro, il malessere, la mia scomparsa. Nel frattempo lei singhiozzava e il suo amico era impassibile. Terminai con un sonoro “vaffanculo” e cazzo, se mi sentii meglio. Molto meglio. Lui la guardava piangere: «la capisco dottoressa…». Lei rispose «…no, guardi ingegnere… è solo tensione…». Ma come, io sbraito da due minuti e voi due manco una reazione umana? Lui disse: «allora, funziona?» Lei rispose: «credo di sì. L’ho portato a cena e ho aggiunto il preparato nel suo piatto. Poi gli ho parlato di motociclette, l’ho costretto ad arrabbiarsi ed è tornato a casa». Lui le chiese: «come fa ad essere sicura che abbia funzionato?». Lei: «guardi qui, le ho fatte mezzora fa». Tirò fuori il cellulare e gli fece vedere delle foto: era la mia camera da letto con i vetri della cornice della foto di Ornella sul pavimento, i preservativi caduti, l’abatjour per terra e il suo cavo staccato malamente dalla presa; attaccata al cavo La lettura una mano e un braccio di un corpo giallognolo. Il corpo era mio ed era immobile nel letto, con un colorito esangue. Ci fu una pausa lunga due singhiozzi. Io ero tranquillo, ridicolmente incredulo. Lui si schiarì la voce: «Come si sente? Dopo anni di tentativi lei è ha scoperto il meccanismo chimico che procura violente e mortali reazioni psicotiche correlando sostanze chimiche come le benzodiazepine a pensieri passionali specifici, in questo caso, mi sembra, le motociclette...». Ornella lo interruppe: «lo so. Più Alessio leggeva quel libro di motociclette, più le reazioni del preparato saranno state violente; più si appassionava, più si intossicava. Saranno iniziate le allucinazioni, poi le convulsioni, poi sarà sopraggiunto l’arresto cardiaco. Ma si può ricreare per tutte le passioni: immagini come sarebbe facile decimare la popolazione di uno stato europeo attraverso la passione per il calcio, per esempio». Lui disse: «Chissà se i terroristi hanno passioni; boh, sa che le dico dottoressa? Avere passioni è sempre pericoloso e potenzialmente mortale, anche senza benzodiazepine; ma è impossibile vivere una vita senza passioni. Se la sua scoperta venisse rivelata all’opinione pubblica, cosa succederebbe? Quanta gente smetterebbe di vivere le proprie passioni per non correre il rischio di morirne? Ad ogni modo questa è l’ultima volta che ci incontriamo; come lei ben sa, da adesso in poi il progetto passa ai servizi segreti: la nostra casa farmaceutica si tira fuori. Tra poche ore la verranno a prendere, lei cambierà identità e si trasferirà in un’altra città probabilmente fuori dall’Italia; le auguro di avere fatto le scelte giuste, nella sua vita». Ornella scrollò le spalle: «La vita è solo un effetto collaterale dell’esistenza». Scese dall’auto, l’ingegnere andò via, io restai immobile sul marciapiede con la moto che aveva bisogno di una riparazione alla carenatura e di girare le ruote; anche se ero scomparso avevo ancora il diritto di esistere, e una passione. 49 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito NICO CEREGHINI DORIANO ROMBONI, UN ANNO FA E’ già passato un anno dalla tragica scomparsa di Doriano al Sic Supermoto Day 2013. Una nemesi: travolto da un altro concorrente senza colpe, come Marco nel 2011 a Sepang. Chi resta piange ancora Media C iao a tutti! E’ già passato un anno dalla tragica scomparsa di Doriano Romboni; un anno che è passato in fretta, ma che per i familiari di “Rambo”, e per tutti quelli che gli volevano bene, è stato lungo e penoso. Quel 30 novembre era sabato, al circuito Sagittario di Latina si celebrava il Sic Supermoto Day ed erano tanti i piloti che avevano voluto partecipare alle gare. L’obiettivo era il solito, raccogliere un po’ di denaro per 50 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica la fondazione Simoncelli, e Doriano era arrivato dalla Liguria pieno di entusiasmo. Da quando aveva cominciato a lavorare per la Federazione, e seguiva i giovani velocisti con la riservatezza e la competenza che conoscevamo, era rientrato nel giro del motociclismo nazionale e non perdeva un’occasione per rivedere i vecchi amici. A una settimana dal suo quarantacinquesimo compleanno pareva tornato un ragazzino. La dinamica dell’incidente è stata davvero terribile: Doriano ha perso il controllo della sua moto ed è finito nel posto sbagliato, travolto da un incolpevole collega. Una tragica fatalità ma anche una nemesi: perché in modo analogo anche Marco Simoncelli, a fine ottobre del 2011 a Sepang, aveva chiuso purtroppo la sua giovane vita. E a molti è apparso inaccettabile: ma come, andiamo a correre per il Sic, andiamo a Latina perché la sua morte così ingiusta possa almeno dare maggior senso alla vita di tanti altri, e ci tocca accettare un’altra vittima nella stessa assurda maniera? Si è cercata chiarezza, la Procura ha aperto un’inchiesta poi archiviata, al Sagittario si è continuato a correre e si torna ancora il primo fine settimana di dicembre per l’edizione 2014 del Sic Supermoto Day. C’erano dubbi sull’opportunità di farlo, poi l’organizzatore ha ricevuto l’incoraggiamento di molti a cominciare da Paolo Simoncelli. Le parole servono a poco. Ai genitori di Doriano, Angelo e Franca, alla moglie Sara e alle due piccole Carolina e Margherita che ancora vanno alla scuola materna, ad Arianna e Valentina, la prima figlia oggi diciassettenne, lui è stato strappato dalla sorte e non tornerà più. Io frequento ancora Roberto Camolei che era stato il manager inseparabile fin dagli anni Ottanta e poi Toni Merendino, che ha fatto correre Romboni nei momenti più belli della carriera. Anche per loro, spezzini riservati e un po’ ruvidi, la scomparsa di Doriano ha rappresentato un durissimo colpo; quando parliamo di lui ricordiamo le sue gare più entusiasmanti, le vittorie e i podi in 125 e in 250, ma è dura. Le immagini più nitide per me sono quelle di Doriano al mare. Il golfo della Spezia è uno dei più belli del mondo, e lui lo amava. Un giorno raggiungemmo con la barca la diga foranea dove si coltivano i muscoli, le cozze insomma, e Doriano lì era di casa perché quello della coltivazione marina era un lavoro di famiglia; si era tuffato in acqua, nuotava come un pesce, era riemerso con un bel bottino. Poi si andò in qualche Editoriale spiaggetta sassosa e deserta con la pentola, due limoni e una bottiglia di vino bianco. Pilota, sì, ma soprattutto un ragazzo dolce e mai fortunato che ora ci manca tantissimo. A un anno dalla sua tragica scomparsa vogliamo ricordarlo insieme a voi lettori. E con lui ricordare anche Marco Simoncelli che se n’è andato tre anni fa. PILOTA, SÌ, MA SOPRATTUTTO UN RAGAZZO DOLCE E MAI FORTUNATO CHE ORA CI MANCA TANTISSIMO 51 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP ROSSANO BRAZZI LICENZIATO DAL TEAM SKY VR46 “NON ME LO ASPETTAVO” di Nico Cereghini | Le strade si dividono e lo storico tecnico ex-Aprilia è fuori dalla squadra di Valentino Rossi in Moto3. Quest’estate anche Vitto Guareschi era stato sostituito R Rossano Brazzi è stato messo fuori dal team VR 46. La notizia ha fatto scalpore per tante ragioni: perché Brazzi è un tecnico “storico” e rispettato da tutti, perché è legato da tanti anni a Valentino Rossi, perché con Romano Fenati e la KTM aveva chiuso una buona prima stagione in Moto3. Abbiamo raggiunto Rossano al telefono. «Hanno fatto le loro scelte –ci dichiara- ed è successo venerdì scorso, 21 novembre. Ci sono rimasto male: non era nell’aria» Difficile capire, in effetti. «C’è stato l’arrivo del nuovo team manager, Pablo Nieto. Abbiamo fatto due incontri che, anche se non condividevo pienamente le sue idee, non sono stati scontri. Successivamente ho visto Uccio, e infine Albi mi 52 ha comunicato la loro decisione». E adesso? «Quello che mi dispiace di più è di saperlo a fine stagione, quando i giochi ormai sono fatti. L’avessi saputo due mesi fa, c’era il tempo di trovare un altro team…» Questione di carattere? «Io sono considerato burbero, forse non ho il miglior carattere del mondo, ma se sono rimasto vent’anni in Aprilia qualcosa vorrà dire. Non credo che mi abbiano dovuto sopportare. Sono ancora quello del ‘98 e ‘99 con Valentino in duemmezzo» E con Rossi non hai parlato? «No, lui ha altre cose da seguire, io ho a che fare con gli altri. E credevo di aver portato a casa un buon lavoro: quest’anno abbiamo vinto con Romano Fenati quattro gare ed era soltanto la prima stagione; quella su cui puntavo era la prossima. Non conosco l’inglese: ho sentito dire anche questa. E ammetto, è una mia pecca, ma non ci sono mai stati problemi: con la KTM il rapporto è ottimo, abbiamo fatto i test delle moto 2015, ci siamo sempre capiti benissimo attraverso un loro tecnico che conosce tutte le lingue…» Peccato, un divorzio che non fa bene a nessuno. «Ho sessantaquattro anni – conclude Rossano- ma ho la fortuna di star bene. E non credo di essermi rincoglionito» 53 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP APRILIA CRESCE NEI TEST DI JEREZ MELANDRI: “MI SENTO IMPACCIATO” Alvaro Bautista e Marco Melandri sono tornati in sella alle Aprilia MotoGP sulla pista di Jerez per una tre giorni di test dai risultati incoraggianti L e indicazioni che sono emerse dalle prove sulla pista andalusa lasciano soddisfazione e sensazioni positive in tutto il team Aprilia Gresini in vista della pausa invernale. I test riprenderanno dal 4 febbraio 2015, con la prima sessione ufficiale in Malesia, sulla pista di Sepang. Sono stati 131 i giri totalizzati nella ‘tre giorni’ da Alvaro Bautista, con un miglior crono di 1’40”6, mentre Melandri ha inanellato 123 giri, il migliore dei quali in 1’41”5. A Jerez i piloti Aprilia hanno potuto prendere confidenza per la prima volta col nuovo propulsore V4 caratterizzato dalla distribuzione a valvole pneumatiche. Il motore, che garantirà livelli più elevati di potenza rispetto alla prima versione con valvole tradizionali, ha esordito nella giornata di mercoledì, visto che il martedì ci si era concentrati sul lavoro di messa a punto di elettronica e set-up con la vecchia versione di distribuzione. Anche questa volta il meteo ha purtroppo condizionato lo svolgimento del programma di prove, specialmente nell’ultima giornata di giovedì, con continui scrosci e pista costantemente bagnata. Tre giorni di gran lavoro per piloti e team hanno segnato la seconda uscita in pista del progetto MotoGP di Aprilia e Gresini Racing. Dopo i test di Valencia di due settimane fa, Alvaro Bautista e Marco Melandri sono tornati in sella alle Aprilia MotoGP nel quadro della preparazione alla stagione 2015. MARCO MELANDRI «Sono stati tre giorni interessanti ma molto impegnativi allo stesso tempo. Giro dopo giro 54 capisco sempre più quali siano le aree dove devo migliorare e le necessità per sentirmi a mio agio. Mi sento ancora piuttosto impacciato, abbiamo bisogno di chilometri per trovare il giusto feeling. Il motore nuovo ha avuto qualche problema di gioventù, una cosa normale in questa fase, ma abbiamo già visto quali siano i lati positivi e dove invece dovremo concentrarci di più. Abbiamo davanti un lungo periodo nel quale lavorare allo sviluppo per arrivare pronti ai test di Sepang. Tutti i ragazzi stanno lavorando sodo e c’è un grande entusiasmo di squadra. E’ un clima che mi fa ben sperare». ALVARO BAUTISTA «Possiamo essere soddisfatti di com’è andata, anche se il maltempo ha rallentato il nostro lavoro. Durante la prima giornata ho continuato ad utilizzare la moto nella stessa configurazione dei recenti test di Valencia. Ci siamo concentrati sulla ciclistica, trovando alcune soluzioni che mi sono piaciute e ci hanno consentito di conoscere la moto. Nella seconda giornata ho potuto utilizzare il nuovo motore a valvole pneumatiche: la potenza è tanta ma c’è molto lavoro da fare sul fronte dell’erogazione. Abbiamo percorso pochi giri sul bagnato, che ci sono comunque serviti per valutare le caratteristiche del nuovo motore in queste condizioni. Adesso inizia la pausa invernale, staccherò un po’ per riprendermi da questa lunga stagione, dopodiché tornerò ad allenarmi per farmi trovare pronto ai test di febbraio. Nel frattempo farò visita all’Aprilia per vedere da vicino il lavoro che i tecnici stanno facendo». 55 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb DOPOGP CON NICO E ZAM PUNTATA SPECIALE CON SILVANO GALBUSERA A campionato finito abbiamo dedicato una puntata al Capo Tecnico di Rossi. L’uomo che ha reso possibile la stagione di Valentino. Spazio anche alla tecnica con l’analisi di Honda, Ducati e Suzuki 2015 N ella puntata di oggi (clicca qui per vedere quelle degli altri GP), non si parla come al solito di un Gran Premio, ma dalla sede Yamaha Motor Racing di Gerno di Lesmo, analizziamo insieme a Silvano Galbusera la straordinaria stagione di Rossi. Con il Capo Tecnico di Valentino abbiamo discusso del metodo di lavoro all’interno del box e di come si affronta la preparazione della moto in ogni GP. Molti gli aneddoti e i retroscena sul campione di Tavullia. Ci ha poi spiegato quali sono i progetti Yamaha 2015 e quali solo gli 56 obiettivi e le aspettative di team e pilota per la prossima stagione. «Quest’anno siamo arrivati secondi - scherza (ma non troppo) -, il prossimo anno si può fare meglio». Tanti gli spunti da approfondire e tante le questioni tecniche su cui fare chiarezza con l’ingegnere Giulio Bernardelle. Si è parlato delle configurazioni dei motori MotoGP, come Honda, Yamaha e Suzuki si approccino alle scelte progettuali e come le filosofie costruttive si ripercuotano sui risultati in pista. Guarda tutte le puntate precedenti di DopoGP 57 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito DIAMO I VOTI AI PILOTI MOTOGP NEL CAMPIONATO 2014 di Giovanni Zamagni | Nove e mezzo al campione del mondo, 9 a Rossi, straordinario; 5,5 a Lorenzo, sgonfiato; 5 a Pedrosa; 8 a Dovizioso, mai così in forma; 7 a Iannone, gli manca solo la costanza P agelle di fine anno. Una stagione dominata da Marc Marquez e dal risultato finale (quasi) scontato, ma tutt’altro che banale, con tante gare belle e spettacolari (finalmente), tanti spunti interessanti, tante sorprese. Come la ritrovata competitività di Valentino Rossi, inimmaginabile, per molti, alla vigilia. O come la crescita della Ducati e di Andrea Dovizioso, pilota ormai a livello dei “fantastici 4”. O come i progressi di Andrea Iannone, velocissimo ed entusiasmante. O come le prestazioni di Aleix Espargaro in qualifica. Non sono mancate, naturalmente, risultati al di sotto 58 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica delle aspettative, come quelli ottenuti da Jorge Lorenzo, Dani Pedrosa, Stefan Bradl, Alvaro Bautista. Come sempre, però, un grazie a tutti questi campioni fenomenali: i piloti della MotoGP (e di tutte le altre categorie) fanno comunque qualcosa di speciale. Via con le pagelle, rispettando la classifica del campionato. 9,5 MARC MARQUEZ Nel bilancio di fine anno, Marc si è dato 9 in pagella: «troppe cadute nelle ultime gare» ha giustificato il suo voto. E’ vero, ma secondo me, Marquez è scivolato solo quando se lo poteva permettere, quando non aveva niente da “perdere” e il GP di Motegi lo conferma: lì Marquez doveva arrivare secondo e secondo è arrivato. Ecco perché le tante scivolate (11) non incidono più di tanto sul giudizio complessivo: io quest’anno ho visto fare a Marc cose pazzesche, a mio modo di vedere addirittura superiori a quelle già stupefacenti del 2013. Se si ha la possibilità di vederlo da bordo pista, si capisce perché solo lui vinca con la Honda. Nella mia “carriera” mi ritenevo già fortunato ad aver avuto la possibilità di raccontare le gesta di un fenomeno come Rossi, invece in pochi anni ho visto anche uno come Casey Stoner e adesso Marc Marquez. Senza dimenticarsi, naturalmente, di Jorge Lorenzo. Fenomeno. 9 VALENTINO ROSSI Una stagione eccezionale, la migliore degli ultimi cinque anni, a livello di quando conquistava gare e titoli a ripetizione. «Ma quando vinci è un’altra cosa, anche se nel 2014 ho fatto bene, non si può paragonare alle stagioni d’oro» è l’analisi del campione della Yamaha. Per una volta, MotoGP però, non sono d’accordo con Valentino: al di là del risultato, quello di quest’anno è stato uno dei migliori Rossi di sempre. Due vittorie, 13 podi, una pole position, un solo errore in gara (ad Aragon) confermano che, dopo Marquez, è stato lui il migliore. «Ma Marc c’è e ha vinto 11 GP più di me» sottolinea Valentino, esaltando un aspetto non così comune: lui non si accontenta mai, anche quando avrebbe il diritto di farlo. Straordinario. 5,5 JORGE LORENZO La sua stagione è cambiata subito in Qatar: se non fosse caduto al primo giro, mentre era al comando, il 2014 dello spagnolo sarebbe stato ben differente. Ma a Losail, purtroppo, Jorge è scivolato e da lì in poi la sua stagione – la peggiore dal 2008, da quando corre in MotoGP - si è trasformata in una lunghissima rincorsa, sempre però in affanno, mai veramente convincente, anche se nelle ultime 10 gare è stato il pilota che ha conquistato più punti. E’ stato un po’ l’anno delle occasioni perse, con tanti episodi sfavorevoli e, a volte, difficilmente spiegabili come la partenza 59 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito anticipata di Austin, le difficoltà di Assen, la scelta della gomma di San Marino, i problemi di Phillip Island, il calo fisico di Sepang, i timori di Valencia. Rimane comunque un pilota di altissimo livello, che ha forse pagato caro gli enormi sforzi del 2013. Sgonfiato. 5 DANI PEDROSA Il GP vinto a Brno gli ha permesso di entrare nella storia del campionato come il primo capace di battere Marc Marquez. E’ l’unica nota positiva di una stagione scialba, a tratti mediocre, sempre al di sotto delle aspettative, con una involuzione rispetto al passato. Fino al 2013, Pedrosa partiva a fionda nei primi giri, quest’anno, a parte un paio di eccezioni, non è mai stato efficace al via. «Colpa della nuova gestione elettronica della Honda» si giustifica Dani, ma la sua tesi è poco convincente. Come poco convinto è sempre sembrato nei sorpassi, nella sfida ravvicinata. Seconda guida. 60 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica 8 ANDREA DOVIZIOSO Dopo i primi GP, temevo che il Dovi potesse sbottare, che venisse annichilito dall’ambiente Ducati come era successo a tanti in passato. Invece, grazie alla grande sintonia con l’ingegnere Gigi Dall’Igna, Andrea ha ritrovato entusiasmo, ha cominciato a credere nel progetto e da lì in poi la sua stagione ha avuto una svolta positiva, superiore a ogni aspettativa. Una pole position, altre quattro prime file, un terzo e un secondo posto in gara, una possibile vittoria sfumata per una caduta sono risultati per certi versi eccezionali. Un altro dato serve per chiarire ancora meglio come quest’anno Dovizioso abbia veramente fatto la differenza: in 14 GP su 18 è stato il miglior pilota Ducati al traguardo. Secondo me, in questo momento, Dovizioso fa parte dei “fantastici 4”: è più forte di Pedrosa. Motivato. 6 POL ESPARGARO Personalmente mi aspettavo di più dal MotoGP campione del mondo della Moto2: nel complesso non ha fatto male, ma a parte un paio di occasioni, come in Francia o in Malesia (a Sepang ha corso con un piede rotto), è sempre finito lontanissimo dalla vetta. Può fare meglio. Sufficiente. una stagione piatta, con il primato di scivolate per la categoria (16) e pochi risultati importanti. E’ migliorato rispetto al 2013, ma è ancora troppo lontano da quelli davanti. Sempre all’inseguimento. 6 4 ALEIX ESPARGARO Ha perso la sfida con il fratello, anche se gli è stato davanti a lungo. E’ troppo altalenante e, soprattutto, c’è troppa discrepanza tra le prestazioni in prova – dove è sempre velocissimo, quasi fenomenale – e quelle in gara, quando non avvicina minimamente i tempi del venerdì e del sabato. Colpa sua, colpa della moto? Difficile da dire, ma la sua Yamaha, anche se in versione “Open”, non sembrava così male. Incostante. 5 BRADLEY SMITH Una gran gara in Qatar, conclusa purtroppo anticipatamente con una caduta, un bel podio, anche se fortunato, in Australia sono gli acuti di STEFAN BRADL Anche lui aveva iniziato fortissimo in Qatar, con sei giri al comando che facevano sperare in una stagione da protagonista, così come il discreto quarto posto nel GP successivo, ad Austin; poi, però, il tedesco del team di Lucio Cecchinello si è perso, incapace di sfruttare la moto competitiva a sua disposizione. La sensazione è che farà fatica a emergere anche in futuro, anche se Cecchinello dice che deve solo superare le “paure” in gara, quando si mette «in modalità safety». Intristito. 7 ANDREA IANNONE Il suo modo di pilotare e di affrontare le 61 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito corse è entusiasmante, piace agli appassionati e anche nell’ultima gara di Valencia si è visto come il sorpasso più difficile che Marquez abbia dovuto effettuare sia stato proprio quello su Iannone. Velocità e talento non gli mancano, la sua crescita nel 2014 è stata netta ed evidente: gli manca ancora un po’ di costanza, ma su questo si può lavorare. Elettrizzante. 4 ALVARO BAUTISTA Un ottimo avvio in Qatar prima della caduta nelle fasi finali, un buon podio in Francia: tutto il resto è da dimenticare. Colpa delle Showa che non fanno entrare in temperatura le Bridgestone: questa, perlomeno, è la difesa di Alvaro. Non c’è purtroppo la controprova per sapere se è effettivamente così, invece la stagione di Bautista è stata certamente negativa. Da dimenticare. 5 62 SCOTT REDDING Certamente le prestazioni della Honda Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica “Open” sono state al di sotto delle aspettative, ma anche il pilota britannico non ha brillato. Opaco. 6 CAL CRUTCHLOW I suoi risultati sono stati decisamente scarsi, soprattutto considerando come era stato accolto da qualcuno in Ducati e se confrontati con quelli del compagno di squadra, ma ritengo che Cal meriti la sufficienza per la tenacia e i miglioramenti mostrati nel finale di stagione. Con un contratto Honda già in tasca per la prossima stagione, avrebbe anche potuto “dargliela su”, invece a tenuto botta fino a Valencia. Combattivo. 5 HIROSHI AOYAMA Nel 2015 sarà il nuovo tester della HRC: una scelta corretta, perché Aoyama è uno costante e relativamente veloce, al di là dei (non) risultati del 2014. Collaudatore. MotoGP 6,5 YONNY HERNANDEZ La sua è stata una stagione discreta, considerando anche il livello della Ducati a sua disposizione. In crescita. 5 NICKY HAYDEN Una stagione pesantemente condizionata dai problemi al polso destro, operato a luglio. Infortunato. 6 DANILO PETRUCCI Merita la sufficienza per la tenacia e la dedizione mostrata durante la stagione. La sua, purtroppo, era la peggior squadra della MotoGP (non dal punto di vista umano, perché dentro al box c’erano tecnici validi, ma sotto quello gestionale e delle risorse, con tutte le, ovvie, conseguenze del caso): è già stato bravo a non avvilirsi. E nei test con la Ducati Pramac ha dimostrato di essere uno veloce. A denti stretti. 63 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica IL RESPONSO DEI TEST SBK DI JEREZ di Carlo Baldi | Nonostante anche l’ultima giornata sia stata rovinata dalla pioggia vediamo quali indicazioni sono emerse dai test di Jerez. Le dichiarazioni dei protagonisti. I test invernali riprenderanno il 19 Gennaio ad Aragon L a pioggia non ha dato tregua ai team del mondiale Superbike che si erano dati appuntamento a Jerez per svolgere alcune sessioni di test. Anche ieri, nell’ ultimo giorno di prove, la pioggia non ha risparmiato la pista andalusa nella giornata che ha concluso i test invernali 2014. La pausa invernale terminerà a metà gennaio, quando prima al Motorland Aragon ed in seguito a Portimao 64 e poi ancora a Jerez, potremo rivedere all’opera quasi tutte le squadre che daranno vita al prossimo campionato. Nonostante la pioggia ed una pista quasi sempre umida se non bagnata, le prove di Jerez hanno fornito qualche utile indicazione. I team si sono presentati con le moto in versione 2015 e anche se i tempi sul giro vanno sempre presi con le molle, possiamo affermare che, come era prevedibile, le nuove regole Scarica l’APP del Magazine sembra abbiano livellato i valori in campo. Kawasaki e (soprattutto) Aprilia non sono più un gradino sopra gli altri come nelle ultime stagioni. Questo non significa che le due case giapponese ed italiana siano rimaste a guardare e non si stiano preparando per essere ancora protagoniste, ma hanno senza dubbio perso il vantaggio accumulato in anni di lavoro, esperienze ed investimenti. E’ ancora presto per esserne certi, ma il campionato 2015 sembra possa avere parecchi protagonisti, così come saranno molte le moto competitive. La pioggia di Jerez ha senza dubbio bagnato le polveri della Panigale e solo a gennaio potremo vedere se effettivamente la Ducati sia la casa maggiormente avvantaggiata dal poter utilizzare moto più vicine alla serie. “Nonostante il meteo avverso sono stati tre giorni positivi – ha dichiarato Davide Giugliano - ed abbiamo comunque svolto molto lavoro. Sono contento del materiale a disposizione e penso che abbiamo una buona base per il campionato”. Anche Superbike la Suzuki ha mostrato segni di miglioramento tanto che Alex Lowes, nell’unica mezza giornata di pista asciutta, ha fatto segnare il miglior crono dei test (1’40”730). “E’ stata una buona settimana – ha confermato il giovane pilota inglese – Peccato non aver potuto provare tutto il materiale a nostra disposizione. Sono comunque contento di quanto abbiamo fatto a Jerez”. Era molto atteso il debutto di Randy De Puniet sulla GSX-R1000 ed il francese ha dichiarato : “E’ stato un test molto soddisfacente. Era ovviamente tutto nuovo per me, ma mi sono adattato rapidamente alla moto ed al team. Sono contento perché siamo stati veloci sia sull’asciutto che sul bagnato. Devo modificare il mio stile di guida, ma sono davvero fiducioso”. Un inizio cauto per l’esperto pilota transalpino, che non impiegherà molto ad esprimersi ai livelli dei top rider della Superbike. Tutto nuovo per De Puniet così come per il team Pata Honda Ten Kate, ad iniziare dai due piloti che hanno iniziato a prendere 65 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Superbike aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb confidenza con la CBR1000RR. Questo il commento del campione del mondo Sylvain Guintoli: “E ‘stato un primo contatto molto positivo con la mia nuova squadra e con la Fireblade. E ‘chiaramente una moto diversa da quella che ho usato negli ultimi due anni ed ho provato molte cose diverse proprio per comprendere come si comporta la moto nelle varie situazioni. Ora sappiamo su cosa lavorare nei prossimi test”. Entusiasta il giovane Michael van der Mark: “Ho davvero apprezzato molto questo primo test. Ho iniziato a guidare la mia CBR senza elettronica per conoscerla meglio e comprenderne tutto il potenziale. Da mercoledì ho usato un poco di elettronica ed abbiamo iniziato ad apportare alcune modifiche per valutare i diversi comportamenti della moto. Sono stato molto contento dei miei tempi sul giro, ottenuti per lo più con gomme usurate, ma mi aspetta ancora una grande mole di lavoro”. Il team Red Devils che ha portato in pista le nuove 66 Aprilia RSV4 RR ha messo in mostra un Haslam galvanizzato dal cambio di marca ed al di la del tempo realizzato (il terzo della classifica generale) l’inglese ha mostrato di aver trovato subito un buon feeling con la moto di Noale e questo sarà senza dubbio un ottimo punto di partenza per la squadra di Andrea Petricca, rinforzata dall’innesto di alcuni tecnici Aprilia. Troppo poco il tempo a disposizione di Michel Fabrizio, che da oltre sei mesi non saliva su una Superbike. In Kawasaki occhi puntati su Jonathan Rea ed il fatto che l’inglese abbia girato sempre sugli stessi livelli del suo compagno di squadra ci fa capire quale campionato potrà disputare Johnny alla guida della moto di Akashi. Vincoli contrattuali gli hanno impedito di rilasciare dichiarazioni, mentre ecco quelle di Sykes: “Abbiamo lavorato su una lunga lista di cose che dovevamo provare. Nonostante il meteo avverso abbiamo percorso alcuni giri veloci e capito cosa abbiamo bisogno di migliorare. In condizioni di asciutto, non siamo riusciti a mostrare tutto il nostro potenziale, ma sul bagnato la moto ha funzionato molto bene e questo è molto positivo, soprattutto considerando che in passato avevamo avuto dei problemi sotto la pioggia”. Al di la delle prestazioni della Ninja in versione 2015, restiamo in attesa di capire come potranno convivere i due piloti inglesi, visti anche i precedenti nel team Kawasaki ufficiale. Poche indicazioni dal team MV di Camier e dal BMW Motorrad Italia SBK di Barrier. Nei due giorni a loro disposizione la pioggia ha impedito di svolgere il programma stabilito. Si rifaranno nei test di Gennaio ad Aragon Portimao e Jerez, prima che moto e piloti partano alla volta di Phillip Island, per disputare i test ufficiali e le prime due gare di una stagione che si preannuncia avvincente e spettacolare. 67 TRANSBORGARO LE FOTO PIÙ BELLE Tanta passione, moto del passato e i grandi nomi intramontabili del Motocross, un mix che anche quest’anno ha decretato il successo della Transborgaro, la gara “vintage” più attesa dell’anno che si è corsa Borgaro Torinese. Ecco gli scatti più belli di Massimo Zanzani 68 69 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 70 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Motocross 71 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Motocross Media 72 73 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 74 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Motocross 75 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica comunque in mezzo a un inferno di pietre e fango che non lasciano scampo: il minimo errore fa finire moto e piloti lunghi distesi. Cent’anni di gare Nata nell’ormai lontano 1915 – l’anno prossimo compirà cent’anni – la Novemberkåsan è stata fin dall’inizio una gara massacrante, con distanze che nei primi anni 30 raggiungevano i 6/700 chilometri, speciali articolate su fondi estremamente variegati, tanto diurne che in notturna, e disputata ogni anno in un posto diverso. Unico denominatore: lunghezza, tanto freddo e buio per buona parte della gara. Condizioni che non scoraggiano il pubblico presente in massa (quasi 20.000 gli spettatori nella foresta lo scorso anno) che assiste alla gara scaldandosi con falò, consumando quintali di carne e birra e godendosi l’evento in una sorta di Elefantentreffen a contorno di una gara di Enduro. Insomma, una Enduro estrema ante litteram, che ha trovato NOVEMBERKÅSAN L’ULTRAMARATONA DELL’ENDURO di Edoardo Licciardello | Alla scoperta di una classica gara svedese per assistere all’avventura del team ufficiale Husqvarna Bel-Ray con Ljunggren e Renet S ono le 22.30 di sabato 22 novembre 2014. Sotto la tenda Husqvarna, Pela Renet ha un sorriso amaro: dopo due delle tre, infinite, frazioni della Novemberkåsan è stato costretto al ritiro dal riacutizzarsi della tendinite mentre era al terzo posto di una delle gare più dure ed impegnative del mondo, staccato di una manciata di minuti dal favorito – Joakim Ljunggren, già cinque volte vincitore di questa misconosciuta ma 76 Enduro perfetta collocazione nella definizione odierna (nonostante distanze quasi dimezzate) pur non essendo considerata fra le classiche alla stregua del nostrano Hell’s Gate, Erzberg o Gilles Lalay Classic. Al di fuori della Svezia, infatti, quasi nessuno conosce la Novemberkåsan, il cui ordine di partenza contiene solamente nomi scandinavi. Ma all’interno dei confini nazionali è una gara da leggenda: la televisione nazionale segue in diretta integrale l’intera manifestazione, e i vari motoclub fanno a gara per aggiudicarsi l’edizione dell’anno successivo. Qui una vittoria vale quanto un Mondiale, e un trofeo che passa di mano anno dopo anno. Unica eccezione per le leggende: chi riesce a vincere tre edizioni riceve il trofeo per sempre. E’ incredibile che una gara del genere, tanto particolare e ricca di tradizione, sia praticamente sconosciuta al di fuori della Svezia, soprattutto in un momento storico in cui gli sponsor più quotati sono alla costante ricerca di eventi più genuini ed emozionanti rispetto al Media meravigliosa classica dell’Enduro. Flashback. Facciamo un passo indietro tornando alle nove di questa mattina quando a Vimmerby, nel sud della Svezia, il paddock inizia ad animarsi del rumore dei motori. Sta per partire la Novemberkåsan, moto e piloti si preparano ad affrontare 360 chilometri divisi in tre frazioni da sei speciali l’una. Quest’anno non ci sono neve e ghiaccio, tanto che la direzione gara non ha autorizzato l’uso di pneumatici chiodati, ma la corsa si snoda 77 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Enduro aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb mondo ormai troppo asettico dei campionati tradizionali. Certo, l’organizzazione della Novemberkåsan è piuttosto gelosa della sua particolarità, ma ci sembra un evento troppo bello perché continui a restare confinato in una nicchia tanto ristretta. Il favorito della gara è Joakim Ljunggren, cinque volte trionfatore e pilota del team ufficiale Husqvarna Bel-Ray; quest’anno siamo qui per seguire l’avventura della sua squadra, che al suo fianco schiera il fresco campione del mondo “Pela” Renet. Fresco di titolo mondiale, Renet ha tutti i motivi per pensare di poter compiere un’impresa: essere il primo pilota non scandinavo a portare a termine la Novemberkåsan. Possibilmente nelle prime posizioni. Outsider di lusso Il palmarès di Renet è di quelli con cui non si scherza: iridato nella MX3 nel 2009, tre volte 78 campione nazionale E2, due volte Mondiale nella stessa categoria. L’ultima volta nell’appena conclusa stagione 2014, in cui si è scambiato di posto con il nostro Alex Salvini. L’anno scorso era stato il bolognese a relegare al secondo posto l’asso francese, quest’anno Renet gli ha reso il favore. Francese di Cherbourg, classe 1984, “Pela” Renet (all’anagrafe Pierre Alexander) è sulla cresta dell’onda. Dopo l’esordio nel cross, che lo vede conquistare il titolo mondiale MX3 a 25 anni, passa all’Enduro con KTM l’anno successivo, nel 2010. Parte forte, perché diventa campione francese all’esordio, e non si ferma più. Passato a Husaberg vince il Mondiale nel 2012, nel 2013 termina secondo e torna sul gradino più alto del podio l’anno successivo, con il team ufficiale Husqvarna Bel-Ray. Alle nove e trenta, quando la gara prende il via, il sole è già sorto anche a queste latitudini, ma non resta alto per molto: la prima frazione di gara è l’unica che si corre con la luce. Il paddock offre una vista atipica. C’è più gente in abiti da sci che non con abbigliamento tecnico motociclistico, e la popolazione è incredibilmente variegata. Qui, come nei boschi su cui si snoda il percorso, il pubblico è fatto di appassionati di ogni genere: in mezzo a chi viene a seguire la gara spostandosi da una speciale all’altra in sella alla moto o alla mountain bike ci sono tantissime famiglie con bambini di ogni età, a dimostrazione di quanto una disciplina come l’enduro sia lontanissima dallo stereotipo antisociale ed antiecologista che tanti benpensanti puntano ad appiopparle. Diversa cultura, diversa civiltà. Le speciali si snodano veloci alla luce del giorno: dalla pista da cross della PS1 si passa ai veloci pratoni della 2 fino ad arrivare nella terribile fangaia della PS4, che costituirà il punto più difficile della gara, quello che separa i veterani dai debuttanti. Al termine del primo giro la classifica è incoraggiante: Renet insegue Ljunggren, staccato di poco meno di un minuto. I piloti rientrano al paddock per sistemare la moto assieme ai meccanici prima di lasciarla al parco chiuso. Basta un po’ di pulizia generale per togliere i quintali di fango accumulatisi ovunque e qualche accorgimento per prepararsi agli stage in notturna: si prepara il casco con i faretti supplementari, e sulla moto si monta il kickstarter. Se anche la batteria dovesse mollare, una bella scalciata e si riparte. Parafango anteriore, paramani e mascherina vengono sostituiti con elementi neri, per evitare che “sparino” la luce dei fari in faccia al pilota. Spettacolo notturno Una pausa permette ai piloti di rinfrancarsi: la partenza della seconda frazione è alle 17, quando 79 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito il sole è già tramontato da qualche ora. Se con la luce l’arrivo dei piloti in Speciale è preannunciato dai motori che arrivano a tuono di notte il tifo del pubblico, fra urla e trombe da stadio, fa sì che sia la luce dei fari l’unico segnale dell’approssimarsi dei concorrenti. La PS4 è ridotta ad un lago di fango, tanto che i commissari fermano i piloti per indicargli il passaggio e cercare di non farli piantare: c’è un ponticello di fortuna che sembra ricavato da un pallet, e mettersi di traverso lì sopra significa rischiare di volare nel fiumiciattolo sottostante o anche solo bloccare il passaggio per i piloti che seguono. Un pilota particolarmente determinato se ne frega del ponticello e guada direttamente il fiumiciattolo, diventando istantaneamente l’idolo del pubblico. Ma piantarsi è normale: dopo il ponticello, al passaggio del quinto concorrente c’è già una fossa in cui sparirebbe qualunque animale di taglia inferiore 80 Periodico elettronico di informazione motociclistica al bovino adulto. Poco male, visto che in un attimo arriva la compagnia della spinta che cava d’impaccio anche i meno capaci. Per il pubblico ricoprirsi di fango fa parte del divertimento, chi crea più schizzi viene applaudito ed incoraggiato. L’entusiasmo e qualche bicchiere di troppo rendono tutto una grande festa. I guai, per i piloti di fondo classifica, iniziano al terzo giro – il pubblico inizia a sfollare verso l’una, quando il freddo si fa pungente e i primi sono ormai vicini al traguardo finale, e gli ultimi non trovano più luce né aiuto. Abbiamo visto un marshall rientrare stravolto in albergo verso le sei del mattino dopo aver aiutato una manciata di piloti completamente piantati nel fango della quarta speciale. Però comincia a fare freddo, tanto che i piloti ogni due speciali passano per il paddock a cambiarsi i vestiti fradici e gelati. Renet è terzo, a pochi minuti di distacco, nonostante sia partito Scarica l’APP del Magazine per la prima PS in ritardo e senza faretti supplementari per un problema elettrico. Una vittoria alla terza speciale con un buon margine lo rimette in gioco. Tutto sembra andare bene quando, al termine della seconda frazione, entra al paddock e si ritira. La tendinite spuntata nel corso della stagione, riacutizzatasi per la fatica, il freddo e l’umido, gli impediscono di continuare. Peccato: fosse finita così ci sarebbero state tre Husqvarna sul podio. «Era troppo doloroso, non ce la facevo più e ho preferito fermarmi» commenta il Campione del Mondo con il tono di chi sta lasciando un conto aperto. «Le speciali qui alla Novemberkåsan sono lunghissime, e fisicamente è davvero impegnativa: pietre e fango dappertutto, non si ha un attimo di tregua» E guidare di notte? «Sinceramente credevo peggio. Pensavo che i tempi sarebbero saliti tanto rispetto alla frazione diurna, mentre guardando i tempi non c’è una Enduro grossa differenza, però sicuramente serve una concentrazione incredibile» Renet è seccato ma non ha perso il buon umore, tanto da riuscire a scherzare sul fatto che… è ancora un ragazzo. La tradizione locale vuole che per essere uomini si debba finire una Novemberkåsan, ma ci sembra una valutazione troppo dura: su una media di 160 partenti normalmente meno di 50 riescono a finirla – dal passaggio del primo sul traguardo della terza frazione restano due ore per concludere, dopodiché la classifica si congela. Nelle edizioni particolarmente dure si sono visti ordini d’arrivo con soli cinque piloti all’interno del tempo limite. E il fatto che un Campione del Mondo arrivi al ritiro perché impegnato a tal punto da far riemergere problemi fisici la dice lunga su quanto sia dura questa classica svedese. 81 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Enduro aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Il trionfo del campione Alla fine, come da copione, Ljunggren trionfa. E appena arriva sul palco inizia a piovere, come se gli organizzatori avessero preso accordi precedenti anche con il meteo. La Novemberkåsan non è mai facile, ma questa del 2014 è stata considerata un’edizione non particolarmente impegnativa proprio per le condizioni meteo stranamente favorevoli – pensate che la temperatura non è praticamente mai scesa sotto lo zero – e Joakim ha dominato la gara con relativa facilità. Tanto da arrivare a deconcentrarsi («Stavo già pensando ai festeggiamenti, mi sono distratto e sono scivolato come un principiante») nell’ultima speciale ed incappare in una caduta senza 82 conseguenze. Il suo vantaggio era tale che la vittoria – la sua sesta – non è mai stata realmente oggetto di incertezza fin dall’inizio della terza frazione. Al secondo posto ha chiuso (sempre su Husqvarna) Carl Johan Bjekert, eroe locale che ribadisce quanto contino esperienza e conoscenza del tracciato. Su cui, vale la pena sottolinearlo, la gente del posto è abituata a girare in notturna, perché anche qui nel sud del paese le ore di luce per gran parte dell’anno si contano sulle dita di una mano sola. In una gara tanto particolare e tanto lunga gestire correttamente le energie e sapere cosa vi aspetta costituisce un vantaggio non trascurabile. Ma non è che l’esperienza faccia tutto, sia chiaro: il manico è indispensabile, se è vero che dopo oltre nove ore di gara il terzo posto si è deciso per soli quindici secondi. Sul palco Ljunggren ha la faccia tirata ma non stravolta: mentre stappa lo champagne Joakim ha la faccia di chi pregusta l’accoglienza del secondo trofeo permanente nella propria bacheca personale. Renet è già partito per prendere l’aereo che lo porterà a Jerez per il Gran Galà della Federazione riservato ai Campioni del Mondo 2014. L’appuntamento, Pela l’ha già detto, è per l’anno prossimo (a proposito: si correrà a Uddevalla, dove si trova la pista che ha ospitato più volte il Gran Premio di Svezia del Mondiale Cross, in caso voleste organizzare un viaggio). Gli avversari sono avvisati. 83 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine EDITORE: CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano P. Iva 11921100159 RESPONSABILE EDITORIALE Ippolito Fassati CAPO REDATTORE Andrea Perfetti REDAZIONE Maurizio Gissi Maurizio Tanca Cristina Bacchetti Marco Berti Francesco Paolillo Aimone dal Pozzo Edoardo Licciardello GRAFICA Thomas Bressani COLLABORATORI Nico Cereghini Massimo Clarke Giovanni Zamagni Carlo Baldi Massimo Zanzani Enrico De Vita Ottorino Piccinato Antonio Privitera Antonio Gola Alfonso Rago COPYRIGHT Tutto il materiale contenuto in Moto. it Magazine è oggetto di diritti esclusivi di CRM S.r.l. con sede in Milano, Via Melzo 9. Ne è vietata quindi ogni riproduzione, anche parziale, senza l’autorizzazione scritta di CRM S.r.l. MOTO.IT Via Melzo 9- 20129 Milano Reg. trib. Mi Num. 680 del 26/11/2003 Capitale Sociale Euro 10.000 i.v. Email: staffmoto@moto.it 84 85
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