Losport 9 771660 968900 GAA 6600 LOCARNO –– N. 17 17 Copia in omaggio (in edicola Fr. 2.– / € 1,35) In edicola Fr. 2.– / € 1,35 La corsa Le prove Il fenomeno A PAGINA 14 MORO A PAGINA 15 SCHIRA A PAGINA 41 Domenica 4 maggio 2014 Il turismo PER ALBASINI C’È IL “TRIS” AL ROMANDIA ANCHE A JEREZ NON C’È GARA CON MARQUEZ L’editoriale MINIMI E MASSIMI DELL’ECONOMIA LILLO ALAIMO GUENZI ALLE PAGINE 18 e 19 TORREFAZIONE DI CAFFÈ TEL 091 791 22 26 FAX 091 791 01 90 www.caffe-carlito.com carlito@swissonline.ch Prelievi cash limitati per i clienti stranieri e un clima allarmante, la Piazza luganese si sta preparando ad un nuovo e incerto futuro René Bossi © il caffè GIORGIO CARRION alle pagine 2 e 3 con le analisi di PAOLO BERNASCONI, SERGIO ROSSI e LUCA SONCINI La cronaca Cento franchi per chi fuma canapa, ma... ScandaloLumino’s Il reportage Il business degli asilanti fra Bignasca e Luigi Girardi “Siamo il paese più felice del cantone” Ti-Press Il pizzino Bignasca chi? I Love Boat E le crociere fanno boom La banca cambia pelle D elle due l’una. O, come si sostiene da tempo, i frontalieri sono la causa determinante in Ticino della spinta al ribasso dei salari, oppure il sistema produttivo di questa regione, essenzialmente la piccola e media impresa, ha una struttura non sufficientemente robusta. Incapace quindi di sostenere, per ogni categoria, livelli di stipendi che il sindacato definisce “dignitosi” e adeguati al costo della vita locale. Ma forse, com’è più probabile, la verità sta tra l’una e l’altra ipotesi. Fatto è che dopo aver combattuto e vinto la battaglia contro l’aumento dei frontalieri (causa, si è detto, di un dannoso dumping salariale che ha stravolto il mercato), fatto è, dicevamo, che ora il Ticino si sente dire dall’intera rete di imprese locali che mai e poi mai potrebbe reggere all’introduzione generalizzata di un minimo salariale di 4’000 franchi lordi (circa 3’600 se calcolati su tredici mensilità) sul quale si voterà fra qualche settimana. I nodi stanno arrivando al pettine. Il futuro accordo con l’Italia sui frontalieri, come sembra ormai certo, subirà sostanziali modifiche. La doppia imposizione fiscale verso cui si sta andando, renderà meno attrattivo per i “confinanti” il mercato ticinese. Ma non solo. È dell’altro giorno la richiesta a Berna del governo cantonale di “contingentare” anche i frontalieri. Dunque, s’avvicina il tempo in cui i residenti saranno chiamati a prendere i posti lasciati vuoti dagli stranieri. E fra questi anche impieghi i cui livelli di retribuzione, stando all’attuale dibattito, non sempre sono adeguati al costo della vita. La verità, dicevamo, probabilmente sta nel mezzo. Un salario minimo di 4’000 franchi spicca nel panorama europeo. Fra i Paesi europei il più alto è quello del Lussemburgo, circa 1’900 euro, poi, attorno ai 1’400/1’500 euro si trovano il Belgio, i Paesi Bassi, l’Irlanda, la Francia. La Svizzera, se la maggioranza dei votanti dovesse dire sì, si troverebbe con un minimo salariale in vetta alle classifiche mondiali: circa 3’200 euro. Un “minimo” forse insostenibile per alcune (molte, parecchie...?) realtà produttive locali. Negli ultimi mesi, dagli Stati Uniti alla Germania passando dal Regno Unito, si è espressa la volontà di introdurre un minimo salariale o, se già esiste, di aumentarlo. Da anni si discute sull’efficacia di una tale misura se introdotta in tutti i settori. Favorisce l’economia, dando più potere d’acquisto ai lavoratori, o penalizza l’occupazione? Da decenni gli studi abbondano e i risultati si contraddicono. Certamente, però, deve far riflettere quel rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), che un’ottantina d’anni fa si chiedeva: “Quale contributo economico o industriale fornisce al Paese un’industria che in modo permanente si trova nell’impossibilità di pagare stipendi adeguati?”. Già, ma forse il problema in Ticino oggi sta: 1) nel definire da quale livello un salario, alla luce delle qualifiche richieste, è “adeguato”; 2) nella mancanza - sebbene non generalizzata - di contratti collettivi e di controlli capaci di garantire i lavoratori; 3) nella difficoltà di creare posti di lavoro “adeguatamente” retribuiti. alaimo@caffe.ch Q@lilloalaimo ALLO STADIO ALTA VIGILANZA SUL RAZZISMO www.caffe.ch caffe@caffe.ch Settimanale di attualità, politica, sport e cultura Anno XVI • Numero 17 Mancano i moduli per le multe e lo spinello per ora è tollerato D’AGOSTINO A PAGINA 7 SPIGNESI A PAGINA 6 RAVANI A PAGINA 27 IL CAFFÈ 4 maggio 2014 3 L’avvocato L’inchiesta In Ticino $ $ $ $ 852 milioni 16’774 milioni 39’462 Occupati nel settore bancario Massa salariale cantonale Depositi a risparmio 53 300 miliardi ca. 160 miliardi Le banche attive nel cantone Capitali italiani in Ticino $ PAOLO BERNASCONI Avvocato, docente di diritto bancario I ca. Capitali stranieri in Ticino 10% Incidenza sul Pil cantonale del settore bancario Crediti ipotecari Fonte: Centro studi bancari, Banca d’Italia, Associazione svizzera banchieri Le banche cambiano, dopo l’incertezza sta arrivando il caos Cash limitato ai clienti stranieri e clima allarmante, la Piazza si prepara ad un futuro denso di incognite L’incessante pressione internazionale sulle norme per la trasparenza fiscale. Il braccio di ferro con gli Stati Uniti con le inchieste sulle mega evasioni che riservano nuove e amare sorprese. Le più stringenti normative interne sulle attività bancarie. Un’ondata di regolamentazioni che sta centrifugando la piazza finanziaria svizzera e ticinese. Mentre Berna preme per l’accesso delle banche elvetiche ai mercati internazionali, sul Ticino pesano gli interro- GIORGIO CARRION L’intervista macchine fotocopiatrici nuove. Dicono che servono a riprodurre la documentazione contabile dei clienti italiani, che dovrà essere inviata oltre confine alle autorità fiscali…”. C’è attesa per il nuovo decreto italiano sull’autodenuncia che la Commissione finanze della Camera sta elaborando: “Nonostante il poco clamore, stanno procedendo e si prevede la conclusione entro fine estate 2014 – informa Massimo Zamboni, partner dello studio legale Anaford, con uffici a Zurigo e Lugano -. Sicuramente posso confermare che la clientela è spesso disorientata. Questa materia è molto complessa e poi c’è un susseguirsi di notizie non sempre Le previsioni di René Chopard, direttore del Centro studi bancari “Nuova integrazione col nord Italia” “L a caduta della frontiera fiscale fra Ticino e Italia potrebbe generare una nuova integrazione fra attività bancaria svizzera e produzione di ricchezza nel Nord Italia”. René Chopard, direttore del Centro di studi bancari, vede le potenzialità di sviluppo dietro l’incertezza. “Se la totalità dei patrimoni di residenti italiani detenuti in Svizzera saranno sottoposti alla fiscalità italiana, la piazza bancaria ticinese dovrà riorientare la sua offerta. Buona parte della ricchezza economica (immobili, proprietà, opere d’arte ma soprattutto aziende) di clienti italiani con patrimoni in Svizzera è stata gestita da banche e consulenti italiani. Ai nostri istituti venivano destinate attività di gestione finanziaria. Con la conformità fiscale, la separazione, oserei dire artificiosa, fra i vari asset viene meno e la piazza bancaria ticinese avrà grandi opportunità”. Ma gli operatori bancari ticinesi sembrano in balia degli eventi e di scelte compiute altrove… “Da oltre venti anni sosteniamo che occorre uscire dalla monocultura del private ban- SERGIO ROSSI Docente di macroeconomia a Friburgo C LUCA SONCINI Direttore generale Pkb M l personale della Finma, l’autorità di vigilanza sulla piazza bancaria, dal 2009 al 2013 è cresciuto del 43% fino a 468 impieghi a tempo pieno. Per il Fondo monetario internazionale, però, serve un ulteriore aumento dal 10 al 20% per colmare le lacune nella comparazione con altri piazze finanziarie analoghe. E mentre le Camere federali continuano a essere scettiche verso l’aumento di risorse della Finma, continua la pressione internazionale sulla Svizzera. In particolare dall’Unione europea. Pochi giorni fa il Parlamento europeo ha approvato importanti norme, non solo per arginare i danni dovuti al collasso di banche, ma anche per proteggere gli investitori dopo i disastri legati al fallimento della Lehman Brothers, nonché del Gruppo Madoff. Norme analoghe verranno codificate anche nel diritto svizzero, per assicurare la certificazione da parte dell’Esma, l’autorità europea sui mercati finanziari. Dal punto di vista giuridico, questa seconda ondata regolatrice scaturisce dalla necessità di ripristinare la fiducia sul mercato nei confronti del sistema bancario. L’attività di prevenzione interna, che si estrinseca anzitutto nell’imponente espansione qualitativa e quantitativa degli uffici di compliance, contribuisce però, d’altra parte, ad aumentare pesantemente i costi e ridurre i margini di guadagno. La presa di coscienza di queste necessità si manifesta attraverso la costituzione anche in Svizzera di associazioni per la formazione permanente dei compliance officer, così da assicurare maggiore efficienza contro la criminalità dilagante nel settore economico. Sem- i sono due modi per trasformare la piazza finanziaria ticinese. Il primo consiste nell’adattarla passivamente ai cambiamenti epocali in atto sul piano globale, per quanto riguarda sia il segreto bancario sia la regolamentazione delle attività finanziarie. In questo modo, che attualmente rappresenta la strategia aziendale di numerosi istituti bancari, gli attori sulla piazza ticinese avanzano per inerzia, perdendo terreno nella competizione internazionale, inaspritasi a seguito della crisi “sistemica” scoppiata nel 2008. In questa strategia si integra anche la volontà espressa dagli addetti ai lavori di attirare nel Ticino delle attività di “trading” legate alle materie prime, come pure degli attori che operano direttamente o indirettamente nel campo degli “hedge funds”. In realtà, questa strategia è effimera e controproducente, perché aumenta i rischi sia finanziari sia reputazionali della piazza ticinese e ne ritarda il necessario cambiamento strutturale. Il secondo modo per riposizionare questa piazza, che esige una visione e delle competenze tuttora ampiamente frammentarie su di essa, consiste nel valorizzare il potenziale di cui dispone la regione insubrica per contribuire al suo sviluppo in maniera durevole e sostenibile. Sia le banche sia le società finanziarie nonbancarie devono orientare verso gli attori in questa regione i loro flussi finanziari. Ciò significa che gli operatori della piazza ticinese devono aprire delle linee di credito alle piccole e medie imprese nella regione, per svolgere delle attività di ricerca e sviluppo nel campo dell’innovazione tecnologica. Diversamente dagli anni eno volumi di business (con i crediti stabili e le masse della clientela in calo), meno margini (sia sugli interessi, indipendentemente dall’evoluzione dei tassi, che sulle commissioni), costi complessivi dell’industria in calo (ma senza impatti significativi sul “bottom line”), meno banche, meno società finanziarie, meno personale occupato nel settore. Questo è quanto mi aspetto continui a succedere nei prossimi anni sulla piazza. Certo, chi resta e “lotta” sarà più solido, più grande, consoliderà un “business model” sostenibile a medio e lungo termine, offrirà prodotti e servizi di qualità e porrà le basi per un successivo, nuovo, accettabile sviluppo nel “nuovo mondo” della finanza (mondiale e nazionale) che sta prendendo forma. È la differenza tra la realtà macro del nostro mondo (la finanza che si sta ristrutturando, ridimensionando, concentrando) e quella micro (singoli attori che scompaiono, si vendono, si contraggono, si liquidano, si uniscono, acquisiscono, si espandono),un mondo che, dopo la crisi della finanza scoppiata nel 2007 (che, non dimentichiamolo, fa da sfondo a quanto viviamo oggi a Zurigo, Ginevra o Lugano e che ha portato, per fare un esempio, a una riduzione in 5 anni di circa 25mila unità degli effettivi globali di Ubs e Cs, mentre il loro bilancio si è quasi dimezzato), si è poi confrontato, nel nostro Paese, con la fine di un modo di fare banca del quale si è decretato la morte (“the era of banking secrecy is over”, comunicato G20, Londra 2 aprile 2009). A livello macroeconomico non dubito che continueremo a rappresentare una quota importante del Pil (circa il 10% a livello Ticino) e del- pre dal punto di vista legale, il terzo fattore che influenza l’orientamento della piazza bancaria e finanziaria svizzera è stato innescato dalla cosiddetta guerra globale all’evasione fiscale scatenata dalle principali organizzazioni internazionali (G20, Ocse, Ue), dove fungono da locomotore gli Usa, con il programma Fatca e con il programma speciale per le banche svizzere tuttora in atto, assistiti però anche da altri Paesi che si mostrano particolarmente aggressivi, come la Francia, il Brasile e l’India. La gestione del volume ancora importante di patrimoni fiscalmente non conformi comporterà scosse di assestamento del mercato per i prossimi anni. Ma anche il passaggio definitivo alla conformità fiscale ha bisogno di un cambiamento di abitudini radicate, come pure una diversa impostazione strutturale. Basti pensare al programma annunciato dal ministro dell’economia inglese, Vince Cable. In Inghilterra saranno noti i nomi di chi esercita un influsso prevalente sia sull’azienda che sui suoi amministratori, e saranno pubblici anche i nomi degli amministratori di trust. Queste misure fiancheggiano il futuro scambio automatico d’informazioni. Inoltre, si rimette in discussione persino un altro baluardo storico: la facoltà per le autorità straniere di vigilanza sulle case madri, di esaminare i documenti della clientela privata anche presso le filiali e succursali all’estero. L’allarme è del segretariato dell’Associazione svizzera delle banche straniere. Si teme una nuova insidiosa crepa nella fortezza del segreto bancario. Novanta del secolo scorso, il Ticino dispone ora di diverse istituzioni di rango accademico le cui attività di ricerca applicata nel ramo industriale offrono delle potenzialità innovative in ambiti molto diversi tra loro ma con una caratteristica comune, ossia la necessità inderogabile di ottenere dei finanziamenti per il passaggio dalla progettazione alla commercializzazione di queste innovazioni. Per quanto riguarda in particolare le nuove imprese (“start-up”), la piazza finanziaria ticinese deve sostenere le iniziative promettenti concedendo dei crediti a dei tassi di interesse sostenibili da tali imprese, nonostante i loro primi anni di attività siano solitamente privi di profitti e relativamente rischiosi rispetto alle imprese di lungo corso. Il settore pubblico cantonale, da parte sua, deve incentivare questo riorientamento dei flussi della piazza finanziaria ticinese, permettendo per esempio ai suoi operatori di non pagare le imposte sui guadagni realizzati attraverso il credito concesso alle “start-up” insediate sul territorio cantonale. Questa defiscalizzazione può essere estesa all’insieme dei contribuenti ticinesi, incentivando così sia i titolari di grossi patrimoni privati sia gli investitori istituzionali come le casse-pensione a finanziare la crescita economica e lo sviluppo territoriale, anziché prelevare delle rendite nei mercati finanziari globalizzati perpetuando la strategia inerziale. Senza questa visione strategica e i relativi incentivi fiscali, la piazza finanziaria e l’insieme dell’economia ticinese proseguiranno il loro graduale declino, avviato già nel ventennio precedente lo scoppio della crisi nel 2008. l’occupazione (il 6-7%), ma al suo interno, continuerà la piccola rivoluzione iniziata qualche anno fa e ora in accelerazione. In Svizzera (dati Finma, fine 2013) in 4 anni sono uscite dal mercato 80 banche (a fine anno erano in tutto 321). In Ticino (dati ufficiali Abt di fine 2012 aggiornati ad oggi da chi scrive)le banche attive sono circa 50, 18 con sede a Lugano, 27 in meno rispetto a 5 anni fa (-35%). Tutti sanno, però, che, scorrendo la lista della cinquantina di istituti, se ne scoprono numerosi in difficoltà (in perdita o vicini al break even), alcuni stanno pensando se rinunciare alla licenza bancaria (rimanendo come società di gestione), altri sono in vendita. Tutti stanno rivedendo il business model, tutti sono estremamente attenti ai costi e all’efficienza dei processi (più che in passato), nessuno ignora che il Ticino bancario deve completare quel passaggio obbligato rappresentato della regolarizzazione di quei capitali riconducibili a soggetti residenti in Italia (e non ancora tax compliant) e che prima o poi avverrà (come sta avvenendo con diversi altri Paesi, europei e non). La Svizzera e il Ticino per il suo mercato di riferimento principale, hanno svolto un ruolo storico (accogliere e gestire bene averi alla ricerca di sicurezza e protezione). Oggi l’industria cerca la nuova “Mission” per i prossimi decenni. Le idee non mancano, gli attori dinamici e reattivi pure. Ne uscirà una realtà ridimensionata, ma più solida e caratterizzata da servizi di qualità, sostenibili e compliant nei mercati di riferimento. Il cambiamento (culturale, strategico, operativo) è in corso, è doloroso e deve essere gestito, indirizzato, pianificato. gativi per il nuovo decreto italiano sull’autodenuncia dei capitali all’estero. Da anni si parla di riorientare la piazza ticinese che è andata rattrappendosi, attanagliata nell’ accavvalarsi di norme che generano caotica insicurezza. E ormai da anni si parla pure della necessità svincolarla dalla monocoltura del private banking. Ma ecco quali potrebbero essere le strategie per reinventare un futuro per la piazza finanziaria del cantone. sparenti… lo scambio automatico di informazioni, così come richiesto dall’Ue nel quadro della direttiva sull’imposizione dei redditi da risparmio, è inaccettabile”. Dirigenti, consulenti, semplici impiegati s’interrogano: “Non so cosa ne sarà di me – si sfoga un dipendente di uno dei massimi istituti svizzeri -. Vedo arrivare E dopo l’incertezza, il caos. Clienti stranieri che si sentono negare la possibilità di prelevare contanti oltre un certo importo dai loro conti, altri che ricevono lettere dalla banca dai toni allarmanti sul rischio di scivolare nel reato di riciclaggio. E alla frontiera, ormai, non si contano gli italiani “foderati” di contanti o lingotti d’oro. “Il cliente, male informato della reale situazione da parte di chi, fino a poco prima, era il suo consulente, non capisce cosa gli stia succedendo – nota Daniela Baldoni, giurista ed economista di Lugano -. Non più cliente, ma ‘paziente’, in cerca di una soluzione che sia la meno amara possibile per i propri averi”. Nelle banche c’è ansia. Il negoziato Berna-Roma su fisco e trasparenza, frontalieri, trasporti, prosegue e si avvicinano le scadenze Ocse. “Non ha senso cercare di schivare l’inevitabile- dice Sindy Schmiegel Werner, portavoce dell’Associazione svizzera dei banchieri -. Non possiamo evitare la ristrutturazione del sistema finanziario e fiscale internazionale in corso. Vogliamo e siamo pronti ad introdurre lo scambio automatico d’informazioni”. Eppure, nel 2010 – appena tre anni fa - ecco cosa scriveva l’Associazione nel documento Strategia della piazza finanziaria 2015: “Ci opponiamo con fermezza all’idea di clienti bancari tra- Il banchiere Non possiamo Bisogna aprirsi Certamente che adeguarci alle aziende saremo più forti alle nuove regole della Lombardia ma più piccoli LE BANCHE IN NUMERI (cifre in franchi) 6.931 L’economista king. È venuto il momento di cambiare rapidamente, allargando i servizi a un vero wealth management e promuovendo l’eccellente capacità di consulenza in diversi campi e dimensioni: sostegno a operazioni commerciali internazionali, servizi di tesoreria, gestioni dei rischi di tasso e di cambio, successioni, fiscalità internazionale e molto altro”. “Si dovranno offrire pacchetti di consulenza, servizi integrati tra avvocati e fiduciari” Da dove si può cominciare concretamente? “Dal fare rete. Banche e professionisti ticinesi dovranno offrire pacchetti di consulenza e servizi integrati. Il cliente deve trovare assieme ai servizi per le sue necessità private tutto il know how per la propria azienda; per esempio per internazionalizzarsi. Penso in particolare alle migliaia di piccole e medie imprese del Nord Italia i cui proprietari sono già clienti della nostra piazza finanziaria o che possono diventarlo”. Ciò implica una notevole ristrutturazione organizzativa e di competenze. “Uno dei grossi problemi odierni, soprattutto per i piccoli istituti, è legato ai costi dovuti alle nuove norme nazionali e internazionali. A questo proposito, penso che la soluzione non sia quantitativa - aumento delle dimensioni delle banche per sopportare gli investimenti necessari - ma qualitativa”. Per esempio? “Una tecnologia più performante che, da una parte, permetta di applicare meglio le nuove regole, ma che dall’altra gestisca in modo ottimale le informazioni relative ai clienti. E poi una formazione che risponda alle esigenze delle nuove norme, ma che permetta pure di identificare nuove opportunità di business. Un’organizzazione che tenga conto del contesto legislativo e che al tempo stesso consenta di migliorare il contatto col cliente. Si tratta di sfruttare delle imposizioni esterne specifiche per uno sviluppo interno complessivo”. g.c. precise o aggiornate. Le banche svizzere hanno le competenze necessarie, ma c’è un problema di numeri, a fronte di una molteplicità di casi da affrontare tutti assieme in tempi molto ristretti”. Smarrimento, ma anche volontà di venirne fuori senza troppi danni e con nuovo slancio. “Ritengo che il settore bancario svizzero sia adeguatamente preparato per affrontare tutte queste sfide – afferma Erico Bertoli, executive director di Ernst & Young, sede di Lugano -. Sfide che non faranno altro che spingerlo ulteriormente verso il consolidamento a causa dei notevoli costi d’implementazione e mantenimento”. Il 22 maggio prossimo l’Associazione bancaria ticinese è convocata per la sua assemblea generale, molto attesa. Altre categorie sono in fibrillazione. I gestori patrimoniali indipendenti, per esempio. Sono 400, il 70% dei clienti proviene dall’Italia. Alessandro Ciocca, vicepresidente dell’Associazione svizzera dei gestori di patrimoni, non nasconde i timori per il futuro: “Le prime amnistie fiscali italiane sono state viste con arrogante scetticismo. Avremmo dovuto dare risposte concrete. Senza coordinate precise molti potrebbero delocalizzare anche in modo parziale, magari verso il Lussemburgo. Oppure scegliere la soluzione della fusione tra società, cosa che significherebbe riduzione del personale”. gcarrion@caffe.ch La metamorfosi 1 2 3 4 I DEPOSITI La Piazza finanziaria ticinese nel 2000 raccoglieva 12’783 milioni di franchi di depositi. Negli anni la raccolta è salita. Fissandosi a 16’774 milioni nel 2012 LA MASSA SALARIALE Quattordici anni fa la Piazza finanziaria garantiva una massa salariale di 760 milioni. Dopo il picco del 2008 con 985 milioni, si è scesi nel 2012 a 852 IL PERSONALE Le banche in Ticino hanno visto calare negli anni il numero di addetti. Dagli 8.230 del 2000 si è progressivamente scesi ai 6.931 del 2013. IL PIL CANTONALE La piazza finanziaria dal 2007 al 2011 ha visto ridurre il suo contributo al Pil cantonale del -36% in particolare per effetto della riduzione degli utili <wm>10CAsNsjY0MDQx0TUšNbQwNwMAIhSCZg8AAAA=</wm> <wm>10CFXKrQ6AMAxF4Sfqcnvp1kElmSMIgp8haN5f8eNIznHfskRO©J7burctFGomQ9bqJSqZYB5K80QLGIwPmLQYlIX15wXwPAL9NYK3rkWGUbRšOtN1nDfOgsFhcgAAAA==</wm> La fedeltà premia. n s co i t a Gr 0 18p0 i unt Gustati ora il caffè Delizio e raccogli punti capsula. Con il programma di bonus Delizio ogni volta che acquisti delle capsule con la tua carta Cumulus fai un passo in avanti verso il tuo nuovo prodotto Delizio. I punti che hai raccolto li puoi scambiare con macchine da caffè e con altri favolosi premi Delizio. Iscriviti subito al programma di bonus Delizio all’indirizzo www.delizio.ch/bonus. IL CAFFÈ 4 maggio 2014 mondo IL SORPASSO DELLA CINA Spari sui tifosi a Roma, 4 feriti Liberati gli osservatori Osce È cominciata nel sangue la finale di Coppa Italia a Roma tra Napoli e Fiorentina. Ieri, sabato, qualche ora prima del fischio d’inizio della partita, un gruppo di tifosi partenopei è stato aggredito. Esplosi anche dei colpi di pistola, a sparare sarebbe stato il custode di un vivaio vicino allo stadio. Quattro i feriti, di cui uno in gravi condizioni. Scontri anche con la polizia prima della partita. Dopo una settimana di sequestro sono stati rilasciati ieri, sabato, a Slaviansk in Ucraina tutti gli osservatori Osce tenuti in ostaggio dai filorussi. Nonostante la liberazione dei 12 osservatori internazionali non si placa la tensione nell’est del Paese.I morti nei conflitti a fuoco si contano ormai a decine, e il governo di Kiev ha confermato che le operazioni militari contro i separatisti filorussi continuano. SUGLI STATI UNITI Popolazione Reddito procapite Reddito procapite Ppp* Pil 2012 Pil procapite 2012 Crescita Pil 2000-2012 Agricoltura 2000-2012 1.351 5’720 9’040 +7.8% +7.3% +10.6% +4.4% miliardi 314 milioni dollari all’anno 52’340 dollari all’anno dollari all’anno 52’610 dollari all’anno +2.8% +2% +1.7% +1.5% LE MAPPE LUIGI BONANATE La Palestina ha offerto una prova di buona fede Manifatturiero 2000-2012 Servizi 2000-2012 Crescita consumi 2000-2012 Spesa pubblica Export Import +11.6% +11.2% +11.2% +8.2% +9.1% +13.9% +11.9% +0.2% +1.5% +2% +2% +1.5% +4.5% +2.7% Fonte: Banca mondiale *Ppp: a parità di potere d’acquisto Industria 2000-2012 Anche se primi i cinesi rimarranno molto più poveri degli americani Reuters LORETTA NAPOLEONI La complessa relazione che corre tra Stati Uniti e Cina, le due economie più grandi al mondo, continua ad affascinare e ad alimentare le polemiche tra economisti, politologi ed intellettuali. Questa settimana, poi, la previsione che entro la fine del 2014 l’economia cinese sarà più grande di quella Usa, formulata dall’International Comparison Programme - un organo di monitoraggio della Banca Mondiale per 199 nazioni ed otto aree economiche - ha riacceso il dibattito economico. All’inizio degli anni Novanta, il paradigma classico ruotava intorno ad una contrapposizione manichea, quasi da Guerra fredda: da una parte c’era un Paese democratico e ricco, gli Stati Uniti, e dall’altra un regime totalitario ed economicamente ingiusto, quello cinese. Negli Usa, la prolungata recessione innescata dalla bolla dei mutui subprime e dal fallimento della Lehman Brothers, ha rotto l’incantesimo del neo-liberismo mettendo a nudo realtà sconcertanti. Come l’aumento delle diseguaglianze e della sperequazione dei redditi nella nazione che ha regalato al mondo il “sogno americano”. Ormai tutti hanno intuito che il tradizionale sistema meritocratico, dove le opportunità erano alla portata di tutti, anche e soprattutto dei meno abbienti, il modello socio-economico che ha reso l’America la prima economia al mondo, non esiste più. Al suo posto è subentrato un sistema sempre più elitario, spesso controllato da caste finanziarie ed economiche. Allo stesso tempo la nascita del capi-comunismo cinese (un sistema capitalista privo di democrazia) ed il successo economico di questo nuovo modello nel processo di modernizzazione di una nazione profondamente arretrata e povera, come la Cina degli anni Settanta, hanno fatto nascere seri dubbi sulla validità ed unicità della formula 5 occidentale, meglio nota come il binomio democrazia-capitalismo, quale modello ideale di libero mercato. L’ascesa della Cina e la crisi della leadership economica mondiale americana, dunque, hanno spinto economisti, poli- ni quest’anno Pechino sottrarrà a Washington un primato che quest’ultimo ha strappato, nel lontano 1872, all’Inghilterra della rivoluzione industriale. In realtà, se mettiamo da parte l’ideologia politica e ragioniamo sui numeri, questo non è poi un evento così straordinario. La popolazione americana è appena un quarto di quella cinese, stimata a 1 miliardo e 300 milioni di persone. Era dunque inevitabile che, ad un certo punto, l’economia cinese diventasse più grande di quella americana. Tuttavia, i cinesi continueranno ad essere molto, ma molto più poveri degli americani, che al momento godono di un reddito pro capite tre volte più alto. Il sorpasso, va detto, non era previsto prima degli anni 2020, ma l’introduzione di nuovi pa- Non è un evento straordinario. La popolazione Usa è solo un quarto di quella della Cina tologi ed intellettuali a una rilettura dei rapporti tra queste due nazioni e del ruolo politico ed economico che esse hanno nel pianeta. Tra i temi più caldi c’è, naturalmente, il sorpasso economico, in termini assoluti, della Cina. Secondo le previsio- Reuters IL LAVORO Nonostante la crescita dell’occupazione, il reddito pro capite in Cina è di 5’720 dollari l’anno rametri che, secondo molti, permettono un calcolo più realista delle dimensioni delle economie analizzate, lo ha anticipato. In altre parole il Pil non è stato più calcolato in termini nominali (secondo le vecchie stime del Fmi nel 2012 l’economia americana era pari a 16.200 miliardi di dollari e quella cinese a 8.200 miliardi di dollari), ma sulla base del potere d’acquisto della moneta, quindi della quantità di beni che i salari possono acquistare. Secondo questo criterio, nel 2011 l’economia cinese era l’87 per cento di quella americana, e con una crescita economica- dal 2011 al 2014stimata al 24 per cento, contro quella americana più bassa del 7,6, la Cina dovrebbe completare il sorpasso entro l’anno. L’eccezionalità della previsione a corto raggio del sorpasso nasce, dunque, da una serie di preconcetti ideologici che noi occidentali ci portiamo dietro dalla nascita del capitalismo: un regime non democratico non può produrre un modello economico funzionante, di qualsiasi tipo esso sia, questo in sintesi il ragionamento. Il fatto poi che a contestare tale postulato non siano organi di Stato cinesi bensì istituzioni, come l’International Comparison Programme, la Banca Mondiale ed il Fondo Monetario, e cioè fonti occidentali autorevoli, utilizzate da sempre quale metro di comparazione delle economie mondiali, ha trasformato il probabile sorpasso in un evento epocale. Dal settembre 1993 (più di 20 anni, insomma), quando Yitzhak Rabin e Yasser Arafat firmarono il reciproco riconoscimento tra Israele e Autorità nazionale palestinese, quella dei giorni scorsi è la notizia migliore che si potesse ricevere. L’Anp e Hamas, organizzazione paramilitare, responsabile di un’infinità di azioni di guerra antiisraeliane e ora “sovrana” (si fa per dire) sulla Striscia di Gaza, si sono non solo riconciliate, annunciando prossime elezioni politiche unitarie, ma addirittura Mahmud Abu Mazen, presidente dell’Anp, ha formalmente espresso la condanna ufficiale da parte del popolo palestinese sull’Olocausto e per lo sterminio degli ebrei nella seconda guerra mondiale. Tutti sappiamo che per decenni il mondo arabo ha tenuto su questo tema una posizione disgustosa, anche se giustificata da ragioni politiche e non da pretese revisioni storiografiche. Il “negazionismo” di cui l’ex presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad fu paladino estremo e testardo, è dunque finalmente sconfitto. Ora la clausola più pesante e apparentemente inaccettabile che Israele ha opposto per decenni al miglioramento dei rapporti con i palestinesi (la fine del negazionismo) è venuta a cadere. E così come era logico che Israele rifiutasse in passato di trattare con chi non riconosceva la storia del suo popolo, così oggi appare assolutamente illogico che Tel Aviv rifiuti di accogliere il “ravvedimento” palestinese. Due motivi sorreggono (ma non giustificano) la posizione del governo di Benjamin Netanyahu. Il primo riguarda (e lo si vedeva già da mesi) la mano libera che vuol avere sui nuovi insediamenti: 6000 unità abitative annue contro meno di un quarto negli anni precedenti, che è come se Israele scavasse una buca sotto la Palestina per sottrarle terreno. Il secondo verte sull’inattendibilità di Hamas e quindi sulla falsità dell’accordo di quest’ultima con l’Anp. Ma Israele può voler verificare l’accordo nei fatti, non rifiutarne l’enunciazione pura e semplice. Sarà Abu Mazen a giudicare, non Israele, che n’ è l’avversario storico. Della buona fede, che oggi viene messa in dubbio, Abu Mazen ha offerto una prova di grande portata: è disposto ad aprire i suoi territori alle truppe Nato, dopo aver aderito a 13 testi giuridici del sistema-Onu e aver chiesto di poter aderire ad altri 60. Come si può chiedere di più all’Anp? Questo sembra davvero il momento in cui una straordinaria occasione storica si presenta. Dobbiamo fare di tutto, tutti, perché diventi realtà. //%)2’*)%$ -’ 10*(% !"*(’,% (+ -%,#’/*& + ,, *!63#77 % ÃʾÑ!è.èÄ9-"šÑÄ5-ï.°ª¦&*˙2°¬½Ãñʾ ÃʾÑ!&8++ï"- &27.͹˙éª1æ7:Å&&’¼3&8ÞûÝ$Å:58ò˙&ö¼ìûÈò-ͼ&/Ý)(58ÁÈ39,ò91Ñ$71)š ¦ªÊݹ¦¬¬4(ì9$)Ê,°ìì³úÄÁöÞ6ï,ÀÍ©+*Ãñʾ # &"%!$ ( #+#*"’-) +#(/! !#*#’ ()( $ .( +#*"’-)% &3*1#.)4*2!( *, 0$ - &&*/ IL CAFFÈ 4 maggio 2014 6 attualità Ti-Press La polemica A ottobre è scattata la revisione della legge federale sulla droga:100 franchi per chi viene sorpreso a fumare canapa. Ma in Ticino è tutto bloccato Lo spinello non “accende” le sanzioni Stop alla depenalizzazione, mancano i blocchetti delle multe Il bilancio 1 2 3 4 5 6 LE DENUNCE PENALI Erano circa 33 mila le denunce penali che venivano presentate Svizzera prima che entrasse in vigore la nuova norma sulla depenalizzazione I CONSUMATORI Nel 2013, secondo il rapporto annuale della Polizia cantonale, sono state presentate in Ticino 1.034 denunce per consumo di prodotti della canapa I MINORENNI Soltanto l'anno scorso in Ticino 152 minorenni sono stati denunciati e poi condannati per reati legati alla legge sugli stupefacenti. Per spaccio le segnalazioni erano 43 CIFRA D’AFFARI Secondo diverse ricerche la cifra d’affari che ruota attorno al mercato illegale dei prodotti della canapa in Svizzerà è attorno al miliardo di franchi I SEQUESTRI L’anno scorso dalla polizia sono stati sequestrari 174 chili di marijuana (48,5 nel 2012), circa 6.000 piante di canapa (8.000), 3.5 chili di hashish (3 chili) LE PRIME MULTE A Zurigo dal primo ottobre quando è scattata la nuova legge, ad aprile sono state emesse 570 multe disciplinari. A Basilea 33 e a Berna 62 L a legge è già in vigore dal primo ottobre scorso. Ma in Ticino non viene applicata. Motivo? Semplice: non sono stati fatti i corsi di formazione per gli agenti, che devono conoscere nel dettaglio i comportamenti da tenere e la normativa. E poi, incredibile ma vero, non sono stati ancora stampati i blocchetti per le ricevute delle multe. Risultato: impossibile incassare le multe disciplinari da 100 franchi che vanno affibbiate a chi viene sorpreso a fumare uno spinello, come stabilisce la procedura di depenalizzazione approvata a Berna. Secondo indiscrezioni la procedura dovrebbe essere applicata entro l’estate. Ma una data certa non c’è, e dunque si va avanti di rinvio in rinvio. In altri cantoni, invece, le contravvenzioni già fioccano. Oltre cinquecento sono state registrate a Zurigo, una sessantina a Berna e una trentina a Basilea, soltanto per citare tre casi. Sono partiti più veloci ovviamente i Cantoni dove un sistema simile era già in vigore, come San Gallo (le multe erano previste già dal 2003) e Neuchâtel (sanzioni dal 2007). Nel frattempo che succede? Si continua con la procedura ordinaria e la segnalazione al Ministero pubblico (spesso si chiude con una contravvenzione). Un rischio visto che essendo già in vigore la legge, chi fa ricorso dopo una denuncia ha serie probabilità di spuntarla, come spiega Ignazio Cassis (vedi intervista a lato), consigliere nazionale plr e relatore della commissione che ha messo a punto la normativa, poi approvata anche dal Consiglio degli Stati (che ha ridotto l’importo da 200 a 100 franchi). Peraltro la legge precisa che poiché sono competenti i cantoni “in questioni di polizia” sono essi che devono indicare esattamente chi deve emettere e incassare le ammende. Ossia gli agenti “in uniforme”, della polizia cantonale e delle comunali, oltre che le guardie di confine. La multa disciplinare, la stessa sanzione che si applica a chi è responsabile di una infrazione sul fumo o sull’alcol o per irregolarità alla guida, consente da un lato di alleggerire il lavoro della magistratura sgravandola di una serie di illeciti ritenuti “minori”, e dall’altro permette ai Cantoni di incassare le ammen- de. Tutto velocemente: il maggiorenne che viene sorpreso con uno spinello (ed entro il limite di 10 grammi di canapa) paga la sua multa e chiude il conto con la giustizia. Senza conseguenze penali e senza che i suoi dati siano registrati, a parte casi di recidiva. Il concetto alla base del nuovo provvedimento punta intanto a liberare i tavoli della giu- stizia dal peso di circa 33.000 denunce penali, fatte ogni anno dalla diverse forze di polizia e che producevano costi non indifferenti, oltre che distogliere gli agenti da compiti più importanti, come la lotta allo spaccio. “Ed è questo l’aspetto che noi abbiamo contestato quando si discuteva della legge - spiega Max Hoffmann, segretario nazionale della Federazione sviz- zera funzionari di polizia -, perché se non si può neppure interrogare sommariamente un consumatore di droga, non si arriverà mai ai grandi spacciatori, che sono quelli che a noi interessano. Già è difficile fare pedinamenti, è complicato avere le autorizzazioni per le intercettazioni telefoniche, cosa deve fare il poliziotto?”. La Federazione, tuttavia, avverte: “ La legge ora è stata comunque approvata e noi naturalmente la faremo rispettare”. Cosa che accade in diversi cantoni. Ma non in Ticino, dove la polizia, soprattutto quella dei trasporti che opera sui treni, continua a sorprendere, in particolare giovani e giovanissimi, con gli spinelli in tasca. mspignesi@caffe.ch Q@maurospignesi L’intervista Dpo vo dsfejup ej DIG 21p111/m b vo ubttp epjoufsfttf boovp fggfuujwp dpnqsftp usb jm 5/6 & f jm 7/:& )gbtdjb efj ubttj epjoufsfttf* f vob evsbub ej 47 nftj sjtvmub vo dptup upubmf efhmj joufsfttj usb DIG 7:4/91 f DIG 2p175/71/ Jm ubttp epjoufsfttf ejqfoef ebmmb tpmwjcjmju° efm dmjfouf/ Bwwfsufo{b mfhbmf; mb dpodfttjpof ej dsfejuj ³ wjfubub tf dpoevdf b vo joefcjubnfoup fddfttjwp )bsu/ 4 MDTJ*/ DSFEJU.opx ³ vo nbsdijp ej CBOL.opx TB- Ipshfo/ MAURO SPIGNESI Sjtusvuuvsbsf p sjbssfebsf mpbcjub{jpof qspqsjb; ³ qpttjcjmf bodif dpo vo dsfejup qsjwbup@ TÄ- dpo DSFEJU.opx Dbtb b vo ubttp epjoufsfttf b qbsujsf ebm 5/6&/ W Pqfsb{jpof ej dsfejup sbqjeb f tfnqmjdf W 1911 51 51 53 pqqvsf dsfeju.opx/di0dbtb Vob tpmv{jpof tj uspwb tfnqsf Ignazio Cassis “Il Cantone non ha digerito questa norma” “V a ricordato che la legge è già in vigore”. Ignazio Cassis relatore della commissione speciale del Consiglio nazionale sulle norme che hanno portato alla depenalizzazione dell’uso della canapa, non usa giri di parole. Dunque le multe disciplinari dovrebbero essere applicabili? “In teoria sì, perché il Consiglio federale ha emanato l’ordinanza di applicazione decidendo la data e passando la palla ai cantoni”. La colpa del ritardo è dunque del Ticino? “Questa è una questione di filosofia politica per la Svizzera. Come Stato federale ogni cantone ha un certo margine di tolleranza per assorbire ritardi e lungaggini quando non digerisce, e immagino che anche il Ticino sia in questa situazione, il contenuto di una legge. Poi, magari, il problema non è sentito come prioritario o importante e dunque viene data precedenza ad altro”. Esiste un termine? “In generale si parla di tempo ragionevole. Poi tutto il discorso ruota attorno a cosa vuol dire tempo ragionevole. Ma c’è una certa comprensione”. Qui i ritardi sarebbero legati alla stampa dei blocchetti per le multe disciplinari. “Io spero che il Ticino si allinei agli altri cantoni. Se davvero i ritardi fossero imputabili alla stampa dei blocchetti sarebbe un motivo, come dire?, un po’ ridicolo. Sono passati sei mesi ormai”. Che conseguenze potrebbero esserci? “Beh, se un cittadino ricorresse contro la procedura ordinaria che si applica perché è impossibile affibbiare le multe, secondo avrebbe grandi possibilità di vincere”. IL CAFFÈ 4 maggio 2014 ROSA & CACTUS OFFERTI DA attualità Piazza Muraccio, Locarno Tel. 091 751 72 31 Fax 091 751 15 73 una rosa a... un cactus a... Michele Foletti Giovanni Leonardi In un momento politico in cui i cambiamenti d’opinione e di idee vanno parecchio di moda, la coerenza con cui il deputato luganese ha confermato le proprie dimissioni da capogruppo leghista va almeno sottolineata Nessuno discute le eccelse competenze tecniche del nuovo presidente dell’Azienda elettrica ticinese. Ma i conflitti d’interesse, più che “gestiti”, andrebbero piuttosto prevenuti quando si occupano poltrone di questo tipo! 7 Il business asilanti nelle conversazioni di Bignasca e Girardi I PROTAGONISTI Luigi Girardi; a sinistra, il coordinatore della Lega Attilio Bignasca Ecco le registrazioni sul Lumino’s I fatti 1 GLI INCONTRI AL BAR 2 NELL’UFFICIO 3 L’INCHIESTA Nel luglio del 2013 il ministro Michele Barra incontra in un bar di Bellinzona il direttore del Lumino’s. Protestava per la chiusura del suo locale. Due conversazioni che Luigi Girardi registra col telefonino Il 5 agosto 2013, Luigi Girardi è nell’ufficio del ministro Barra a Bellinzona. Gli fa vedere un video in cui un alto funzionario del Territorio è nel locale a luci rosse in compagnia di una prostituta Il 18 settembre, il consigliere di Stato Michele Barra viene convocato in Procura sulla base delle registrazioni fatte illegalmente da Girardi, nel corso degli incontri che c’erano stati 4 L’ARRESTO 5 LA RICHIESTA L’8 ottobre Luigi Girardi viene arrestato. Tra le accuse anche quella di aver tentato di ricattare il ministro del Territorio facendogli vedere il video col funzionario presente al Lumino’s Girardi ha chiesto un’inchiesta parlamentare sulla sua vicenda giudiziaria per fare luce su alcuni fatti e sul ruolo avuto da personaggi istituzionali nello scandalo del Lumino’s Precisazione Il costo delle “vacanze” Una preparazione Pre Master all’estero, il corso più caro di Education First di Lugano è di 20mila franchi e non 27mila, come pubblicato dal Caffè. Lo precisa Ef. Anche se, aggiunge, i costi possono salire “con alloggi e opzioni”. LIBERO D’AGOSTINO V entiquattro maggio, 2013. Luigi Girardi, direttore del Lumino’s, parla con Attilio Bignsca, deputato e coordinatore della Lega, nel suo ufficio in via Monte Boglia, a Lugano. Girardi: “Per me gli asilanti al Lumino’s vanno bene”. Bignasca: “Mi pare che diano 60 franchi al giorno a mezza pensione o qualcosa del genere”. Girardi: “Facciamo, facciamo, decidiamo quanto e io una parte la dò al giornale, al Mattino”. Bignasca: “No...” Girardi: “Come no, perchè no?”. Bignasca: “ Sì, sì, ok”. Sono alcuni stralci della registrazione della conversazione tra Attilio Bignasca e il direttore del postribolo di Lumino, in carcere accusato, tra gli altri reati, anche di tentata coazione ai danni dell’ex ministro del Territorio Michele Barra, scomparso nell’ottobre scorso. I due parlano della possibilità di riconvertire il locale a luci rosse per ospitare i richiedenti d’asilo. Bignasca nel corso della conversazione assicura Girardi che avrebbe parlato di questa possibilità con Gobbi, il ministro delle Istituzioni. Per il Lumino’s quelli sono mesi roventi. Nel gennaio 2013 il governo aveva stabilito che il postribolo non era in regola con le norme edilizie; a febbraio il procuratore generale John Noseda scrive al municipio di Lumino per sollecitare il rispetto delle norme; a inizio marzo il municipio intima al Lumino’s di sospendere l’attività a luci rosse; pochi giorni dopo Girardi denuncia il procuratore Noseda, ritenendo che ha fatto pressioni sul municipio per far chiudere il Lumino’s; il 22 aprile vengono opposti i sigilli della polizia negli spazi riservati al sex club del locale. Il contenzioso tra il direttore del postribolo e le autorità, cantone, municipio e Ministero pubblico, si inasprisce. Girardi, in seguito, denuncerà anche la polizia e ricuserà Gobbi. Nel frattempo il 25 aprile alcune prostitute del Lumino’s, assieme al direttore, manifestano in piazza del Governo a Bellinzona contro la chiusura del postribolo. È questo il clima nelle settimane in cui Girardi incontra Attilio Bignasca per parlare del Lumino’s. La conversazione tra i due prosegue, ecco altri stralci: Girardi: “Io voglio fare le cose nella legalità. È possible che si faccia una donazione al partito? Al giornale?”. Bignasca: “Sì”. Girardi: “Bisogna stare nella legalità. Se io voglio donare 20 franchi al giornale che mi sta a La richiesta Il direttore del locale a luci rosse vuole incontrare il console italiano I l prossimo 8 maggio Luigi Girardi incontrerà in carcere un funzionario del Consolato italiano a cui vuole spiegare il suo caso e la vicenda giudiziaria che lo vede imputato di gravi accuse per le quali sarà processato il 27 e 28 maggio. Tra reati principali e collaterali, nell’ordine: tentata coazione, sfruttamento di atti sessuali, promovimento della prostituzione, ripetuta violazione della sfera segreta o privata mediante apparecchi di presa d’immagine, ripetuta registrazione clandestina di conversazioni, tentata truffa, falsità in documenti, correità in frode fiscale, impedimento di atti dell’autorità. “Ho chiesto d’incontrare il console perché io sono un cittadino italiano e mi ritengo vittima di una grave ingiustizia. Mi sento come quegli eretici che venivano mandati ingiustamente al rogo. Eretico perchè io ho dato fastidio a molti”, afferma dal carcere il direttore del Lumino’s. Girardi ribadisce che non vuole essere il capro espiatorio di questa storia. “Hanno messo da parte il funzionario cantonale (il dirigente del Territorio $%,!, *!&!)$!&# "!&&’ ,!,’( 0 4#8;(2#8/#;3 93%/#0( 2(007/2’<9;8/# 1(;#01(%%#2/%# -# ’#;3 $<32# 483=# ’/ 9)& (993 +382/9%( =#2;#,,/ # ’#;38/ ’/ 0#=383 ( 0#=38#;38/5 9$#,0/#;3 %-( 03 ";#;3 /2;(8=(2,# # +/99#8( / 9#0#8/5 !(8 6<(9;3 ">/991(1 * ’(%/9#1(2;( %32;8#8/# #007/2/?/#;/=# 9</ 9#0#8/ 1/2/1/5 >>>59#0#8/3.1/2/13.235%- cuore posso farlo o no?”. Bignasca: “Sì, eh...”. Girardi: “Scusa, in realtà è nella legalità?, lo so io che poi trovano un cavillo per farti un procedimento penale”. La discussione continua sugli asilanti, su quando inoltrare la domanda di costruzione per la riconversione del locale per poter ospitare i rifugiati. Bignasca rassicura Girardi: “Se il Norman (Gobbi, ndr,) mi dice di andare avanti ti chiamo subito”. Girardi chiede di essere appoggiato politicamente. Bignasca: “Settanta asilanti sono la metà dei problemi del cantone”. Girardi: “Io però voglio l’appoggio politico, l’appoggio vostro... e ci mettiamo d’accordo come”. Bignasca: “Ma sì.... Ma non ripreso nel video a luci rosse, ndr) e io sono in carcere, così pensano di chiudere tutto. Ma non ci sto. Tanti fatti e il ruolo di alcuni personaggi politici e istituzionali sono rimasti in ombra. Ho chiesto un’inchiesta parlamentare perchè ci sono molte cose su cui far luce”. Zone d’ombra di cui oggi è convinto anche il Plrt che sul suo settimanale Opinione liberale ha titolato: “C’è del marcio alle Orsoline”. E il Plrt, dopo le rivelazioni del Caffè, pare deciso ad intervenire in parlamento. Il direttore del Lumino’s rilancia gli interrogativi su cui si aspetta una risposta: “Perché il ministro Barra mi ha denunciato per coazione solo 45 giorni dopo che gli ho fatto vedere il video col funzionario al Lumino’s? Perché con me non è stato incriminato anche Silvano Bergonzoli che mi ha affiancato in questa storia e con cui ho fatto vedere a Barra quel video, che poi il ministro stesso mi chiese di distruggere? Perché mi è stato negato il confronto con Bergonzoli e Cleto Ferrari, il collaboratore personale di Barra?”. ,!3 8"1"7/4 ;3/:"7/4 2/3/24 /3 :;::" 1" </==(7" ) /345547:;34 41:7( %.( *;47/ 1;4+4& %438/’(7":( 1( 5(%;1/"7/:# ’/ 7(+/43/& 7"2/ ( 8(::47/ 574’;::/</ ( ’/ 8(7</=/4 2"7%":"2(3:( :74554 ’/**(7(3:/6%$"(#’ "++"&$’ !*11+*1* %44%.*/ $( #1*2+)*.4* )*, /.20 )+ --+.+241%8+/.*( "+5&+%2’/ ,1 5"::4 84%/"1( ) ;3 ’4 ;: ’(86 ’/0:": 8"1"7/"1/ 8:":"1/ $14%%"34 /1 ’/"14+46!"&) !$)) #1*2+)*.4* $7+22-*-( 22/’+%8+/.* 26+88*1% +.)5241+% -*4%,-*’’%.+’% *) *,*441+’% Fotogramma da un servizio della Rsi Lo scandalo hanno alternative...”. Il progetto per ospitare i richiedenti d’asilo al Lumino’s non va, però, in porto. Qualche giorno prima, il 22 maggio, Girardi aveva pure incontrato Bignasca nel suo ufficio, tema della discussione sempre i guai del Lumino’s. Nella conversazione, registrata da Girardi, si parla del “fuori zona”, ossia delle norme pianificatorie che avevano creato i problemi del locale a luci rosse. Bignasca chiede a Girardi di “leggere le carte”, il direttore del Lumino’s si fa mandare al fax dell’ufficio di via Monte Boglia un documento, è l’opposizione alle richieste del postribolo firmata dell’Ufficio domande costruzioni del Cantone. Bignasca gli domanda di chi è la decisione del ricorso e Girardi gli fa i nomi di due funzionari del Territorio, uno dei quali verrà in seguito “dismesso” dal suo incarico, dopo che era stato ripreso con una telecamera all’interno del Lumino’s in compagnia di una prostituta. Si parla dei due funzionari, si discute di quanto siano “affidabili”. Il deputato promette che avrebbe parlato con un funzionario del servizio ricorsi del governo. Bignasca aggiunge: “Domani sera (23 maggio, ndr) vedo Barra e dopo vediamo...”. Ma dopo, appena due mesi dopo la storia prenderà tutt’altra piega. Grazie alla mediazione del deputato leghista Silvano Bergonzoli, tra giugno e luglio Girardi incontra un paio di volte Barra in un bar di Bellinzona, per parlare del Lumino’s. Due conversazioni sono registrate col telefonino dal direttore del Lumino’s. Ma il 25 luglio il locale viene chiuso dalla polzia. Il 5 agosto Girardi, accompagnato da Bergonzoli va a palazzo del governo, nell’ufficio di Barra mostra al ministro e al suo collaboratore Cleto Ferrari, il video col funzionario del Territorio con una prostituta. ldagostino@caffe.ch Q@LiberoDagostino IL CAFFÈ 4 maggio 2014 8 attualità La storia Dal ’74 al ’79 è stata ripetutamente violentata. Con i genitori e i suoi cinque fratelli si trovava in un avamposto dell’organizzazione non governativa “Libera Chiesa Missionaria Wycliffe” in Bolivia. Si chiama Christina Krüsi. È svizzera. E qui ora vive. Il suo dramma l’ha raccontato in un libro Rdb “Violentata per anni quel paradiso... era il mio inferno” C La “liberazione” insieme al marito e ai due figli Christina Krüsi è riuscita a rifarsi una vita. Sopra è ritratta sorridente con il marito e i due figli Roland Raffaello e Timon. “Loro mi hanno accompagnato in questo percorso per liberarmi dal dolore”, ha raccontato la donna alla presentazione del suo libro-confessione FRANCO ZANTONELLI i vorrebbero le note della colonna sonora di “The Mission”, il film di Roland Joffé, con Robert de Niro e Jeremy Irons, a far da sfondo all’incubo vissuto da una bambina svizzera in Bolivia durante un’infanzia rubata nel modo più orribile. È la storia di Christina Krüsi, che oggi ha 46 anni, e che dal 1974 al 1979 è stata ripetutamente violentata, mentre con i genitori ed i suoi cinque fratelli si trovava in un avamposto dell’organizzazione non governativa “Libera Chiesa Missionaria Wycliffe”, che si prefigge il compito di diffondere e tradurre la bibbia, in tutto il mondo. Nel caso della Bolivia si trattava di una tribù di indios, i Chiquitanos. Le buone intenzioni della Ong, tuttavia, almeno per Rdb Christina Krüsi nascondevano un pozzo dell’orrore. “Sono cresciuta nella foresta vergine boliviana, in Amazzonia, come figlia di missionari, dove insieme ad altri bambini abbiamo subito cose inenarrabili”, racconta ad anni di distanza in un’autobiografia di 284 pagine, dal titolo più che esplicito: “Il paradiso era il mio inferno”. In aprile il libro è stato tra l’altro, CHRISTINA KRÜSI Oggi 46 enne, dal ’74 al ’79 è stata ripetutamente violentata mentre si trovava in Bolivia contenente del sangue, che fu costretta a bere. “Ora appartieni agli eletti”, le sarebbe staIn Bolivia Il villaggio Il segreto Le nozze La svolta to detto dopo essersi sottopoIL TRASFERIMENTO GLI ABUSI IL DOLORE I FANTASMI LA CONFESSIONE sta a quel macabro rito. Christina Krüsi ha Durante una festa La bambina che Christina a 19 anni Anni dopo la donna Un episodio del quale sasei anni quando nel di Halloween è in Bolivia dove si sposa con un racconta gli abusi 1974 con i genitori Christina insieme i genitori lavorano adepto del gruppo a un’amica. rebbero stati testimoni altri e i cinque fratelli ad altri 16 bambini per “Libera chiesa Wycliffe, e hanno Parte un’inchiesta. quattro bambini ma che i dirisi trasferisce in viene violentata missionaria due figli. Le nozze Esce il libro. Christina genti di Wycliffe faticano ad Amazzonia, dove da un gruppo Wycliffe” sotto finiscono sotto il studia e oggi accettare. “Se davvero c’è stato rimane sino al 1979. di americani. minaccia non parla. peso dei fantasmi. si occupa di arte. un omicidio - ha replicato, alla sua denuncia, un dirigente della Ong - si tratta di un problema della giustizia boliviail soggetto di un documenta- fili che, per lungo tempo, han- donna. “Non c’era la possibili- na”. rio trasmesso dalla tv Sf, oltre no abusato di Christina e delle tà di sfuggire”, aggiunge. AnTornando a Christina Krüa trovare ampio spazio sui altre bambine in quel villaggio che perché quei pedofili inti- si ci ha messo un bel po’ prima quotidiani Blick e Tages An- amazzonico. A quanto pare midivano le loro vittime, mi- di trovare la forza di tirar fuori zeiger. erano degli americani, riusciti nacciandole di ritorsioni, nel tutto il male che le era stato Aveva sei anni Christina, a sfuggire alle maglie della caso in cui confidassero, a fatto. A 19 anni si sposa, con quando inizia il suo inferno. giustizia per il semplice moti- qualcuno, i tormenti che in- un altro adepto di Wycliffe, Tutto è cominciato durante vo che, avendo commesso i fliggevano loro. “Se non tieni hanno due figli ma, a un certo una festa di Halloween, quan- crimini di cui sono accusati in la bocca chiusa- le dicevano - punto, lei crolla sotto il peso do lei e altre bambine sono Bolivia, spetta alle autorità di tu, la tua famiglia e gli indiani dei fantasmi del passato. Fistate afferrate da un gruppo di quel Paese perseguirli. di questo villaggio finirete tut- nalmente riesce a parlarne uomini che le hanno violentaConsiderato, però, che la ti all’inferno”. con qualcuno, un’amica, che te. “In quel momento ho senti- vicenda è esplosa come una Ecco perché Christina Krü- l’aiuta a liberarsi di quel macito un dolore terribile. Erava- bomba sarà assai improbabile si si è tenuta tutto per sé, senza gno. Purtroppo il suo matrimo in 16 e da lì iniziava il no- che rimettano piede da quelle confidare nulla ai suoi genito- monio non sopravvive, però parti. Il che significa che la loChristina riesce a rifarsi una vita frequentando l’università ro impunità è assicurata. “Pur- Si è rifatta una vita, “Ho sentito un dolore troppo- ha detto il direttore di di Zurigo e dedicandosi alla terribile e in quel Wycliffe svizzera, Wiessmann frequentando pittura e alla scultura. momento da lì - quando siamo venuti a cono- l’università di Zurigo Inutile dire che nelle sue opere qualche traccia della scenza dei fatti quelle persone e dedicandosi alla iniziava il nostro non facevano più parte della pittura e alla scultura sua infanzia rubata non mancalvario di schiave” nostra organizzazione. Ci ca. E, forse, anche nella sua professione di esperta nella hanno anche accusati di aver stro calvario di schiave ses- fatto finta di nulla. Ma non è ri, fintanto che la famiglia è ri- gestione di conflitti nelle suali”. Un calvario di cui i ver- vero”. masta in Bolivia. Non rivelò scuole e nelle aziende, l’essere tici della Ong Wycliffe sono Eppure, sempre stando al- neanche un episodio agghiac- riuscita a rimettersi in piedi, venuti a conoscenza molti an- la testimonianza di Christina ciante di cui fu testimone, una nonostante esperienze tanto ni dopo, nel 2007. “Abbiamo Krüsi, sembrerebbe poco ve- notte, al cimitero della missio- traumatiche, può esserle stato approfondito quella vicenda rosimile che quegli abusi ne. Qualcosa che evoca, addi- d’aiuto. Nonostante tutto non ha sentendo 200 testimoni e im- commessi su più bambine per rittura, i sacrifici umani. Chripiegandoci ben due anni”, ha almeno cinque anni, siano po- stina, ormai in balia dei suoi perso la fede: “Non la fede che dichiarato, affranto, Hannes tuti passare inosservati. “Suc- aguzzini, venne trascinata in mi è stata insegnata da bambiWiessmann, responsabile cedeva durante le lezioni di uno spiazzo dove giaceva il na, ma la fede nella speranza e dell’organizzazione per la piano come, pure, nella scuola corpo di un bambino morto. nell’amore”. Svizzera. Ma chi erano i pedo- della missione”, denuncia la Le venne passata una ciotola, fzantonelli@caffe.ch La vita ÃʾÑ!è.èÄ9-"˙5-$.581¬È)°¬½Ãñʾ ÃʾÑ!&8+)1ì-& .Ñ©¹ò;é;73¦Á!¦’ª)Êèé°ïò&8ö),0’(èÁª"Ìú2.³3šæÌÄ8:/È&7À)é +4ò*³"úìæ!’/¬³+&5-/’Ê1öæ("òѹ";ûéª6Ãñʾ attualità Il turismo Aspettative, previsioni e critiche. La parola agli albergatori in un’inchiesta del Caffè L’albergo Le previsioni Il giudizio sulla promozione turistica HOTEL BELVEDERE Locarno HHHH+ Molto buone, soprattutto con le famiglie. In linea con l’anno scorso. La meteo resta un’incognita per maggio. Concerti un po’ meno attrattivi quest’anno. Da valutare gli effetti della nuova legge, grandi speranze, molte incognite. I mercati sono da individuare bene, un lavoro difficile per Ticino Turismo. HHH Difficile fare previsioni perché si prenota sempre più tardi. Le cifre per la primavera-estate però sembrano stabili. Internet è un canale ormai fondamentale e permette di completare la promozione. Ma anche i “vecchi” tour operator hanno ancora un ruolo importante. HHH Scetticismo a medio termine, la meteo è decisiva. Il fattore euro indica ancora l’Italia come meta. Molte incognite pesano sull’economia della Germania. La pubblicità tradizionale non ha più molto senso. Ci si informa sui portali per le prenotazioni. Urge ripensare alcune strategie. I GRAPPOLI Sessa HHH Maggio promette bene, ma è un turismo anche dettato da seminari, convegni o gruppi. Bene l’Ascensione e Pentecoste che sono tardi, quindi positivi. Bisogna capire in che direzione andare, anche su internet bisogna individuare i canali giusti. Per tornare a quota 4 milioni di pernottamenti la strada può essere quella del turismo in bicicletta. HOTEL DE LA PAIX Lugano HHHH In linea con lo scorso anno, quindi relativamente positive. La nuova legge mette un po’ d’ordine con i marchi, dando nuove risorse alle regioni per promuoversi in modo più puntuale. CASTELLO SEESCHLOSS ROMANTIK Ascona HHHH Seconda metà di aprile e maggio in linea con gli anni scorsi, ma non in calo. Si delinea un’estate migliore rispetto al 2013. Ormai la stragrande maggioranza delle prenotazioni avviene via internet e questo è il canale da tenere in considerazione per primo. HOTEL UNIONE Bellinzona HHH Già da metà aprile si vede una ripresa, poi maggio si presenta per ora sotto buone prospettive. Più che le politiche turistiche serve migliorare la rete stradale. In primo luogo con il raddoppio del Gottardo. HOTEL CORONADO Mendrisio HHHH Tendenza buona per l’occupazione delle camere dal lunedì al venerdì, visto che puntiamo sulla clientela business. In estate qualche gruppo anche per i fine settimana. Promozione individuale attraverso internet, soprattutto su siti tipo “booking” e singolarmente con un nuovo sito per l’albergo. ROSA SEEGARTEN Muralto HHH Siamo su buone percentuali per maggio. Dobbiamo però aspettare, molti prenotano all’ultimo momento. Ci promuoviamo tramite internet, in maniera autonoma. Le prenotazioni arrivano da lì. HHH La tendenza è positiva e l’albergo è già piuttosto avanti con le prenotazioni. Soprattutto di gruppi e famiglie. Singoli e coppie, invece, tendono più al “last minute”. La nuova legge non è ancora in vigore, ma ci saranno più possibilità per le località. Locarno e Lugano avranno di certo più mezzi, ma quelle più piccole dovranno per forza cercare collaborazioni. HOTEL COLORADO Lugano HHH La tendenza è alla prenotazione last minute, a parte i periodi in cui ci sono date “bloccate” da eventi o manifestazioni. Le strutture relativamente piccole come la nostra non hanno la possibilità di promuoversi attraverso le fiere, quindi i motori di ricerca specifici sono il miglior modo per farsi conoscere. INTERNATIONAL AU LAC Lugano HHH+ Tendenza ottima per il mese di maggio, in vista anche dei congressi a Lugano. Ci muoviamo molto su internet con il sito, ma arrivano anche tramite Lugano Turismo che ci devia i suoi ospiti ai congressi. RAMADA LA PALMA Muralto HHHH Tendenza buona fino a metà maggio, calcolando che arriva gente all’ultimo momento a seconda delle condizioni climatiche. Internet come mezzo e promuoviamo pacchetti su tre notti a prezzo ridotto ad esempio. ALBERGO MILANO Mendrisio HHH Tendenza abbastanza ottimistica, fino a fine maggio quando terminerà il semestre all’Accademia (ospitiamo diversi professori). Lavoriamo molto grazie alla presenza dell’Accademia, abbiamo una clientela affezionata. Promozione tramite siti internet, certo, ma siamo soddisfatti del nostro Ente del turismo. HOTEL LA PERLA Sant’Antonino HHH Prospettive buone, i ponti non aiutano perché i cantieri di Alptransit chiudono, ma siamo contenti. Clientela che arriva soprattutto per eventi, non facciamo pubblicità ma sponsorizzazioni a manifestazioni. NOVOTEL Lugano HHHH Prospettive buone, tendenza in linea con gli anni passati. La promozione è fatta su internet, anche grazie al fatto che siamo una catena. Prospettive ottime, prevediamo una buonissima stagione. Facciamo parte di un gruppo di hotel che cura la promozione soprattutto al nord delle Alpi con canali diversi. Internet e anche tradizionali. HOTEL & SPA INTERNAZIONALE Bellinzona SEEHOTEL RIVIERA Melide HOTEL FEDERALE Lugano HOTEL CARCANI Ascona HHH HOTEL DANTE Lugano HHHH Prospettive così così, non ci si attende un grande afflusso nelle settimane prossime. Promozione soprattutto via internet. Con l’Ente buon lavoro e buona collaborazione. MILLENIUM GARNI Locarno HHH Si può guardare alle prossime settimane con ottimismo. L’occupazione sarà buona. Prenotazioni tramite siti internet, la promozione non è così importante per un albergo piccolo come il nostro. HOLIDAY INN Lugano HHHH Prospettive buone. Ci appoggiamo alla rete della catena, che fa un buon lavoro, alla pari dell’Ente, che fa una buona promozione regionale. RAMADA ARCADIA Locarno HHHH Per il prossimo mese ottime indicazioni. Se il tempo è bello sarà una buona stagione. Le prenotazioni arrivano via internet . HHH Le prospettive sono in linea con l’anno scorso quando cui fu un 4,5% in più. Decisive saranno le prenotazioni dell’ultimo minuto. La riorganizzazione degli Enti è positiva, ogni zona potrà pubblicizzarsi al meglio. L’expo 2015 sarà una grande possibilità per tutti. HHHH Prospettive ottime. Bisognerà però a lungo termine trovare una soluzione per il Gottardo. Come albergo per famiglie siamo svantaggiati, le famiglie non vengono in treno di sicuro. La riorganizzazione è sopravvalutata, gli Enti rimangono comunque degli apparati molto lenti a muoversi. Gran parte del lavoro lo fanno gli albergatori. BEST WESTERN BELLEVUE AU LAC Lugano HHHH Prospettive per la stagione migliori, prenotazioni in aumento. L’Expo 2015 è una possibilità che va sfruttata sia dagli Enti che dagli albergatori. Ci stiamo lavorando. HOTEL IBIS Lugano HH+ Nelle prossime settimane ci attendono ulteriori soddisfazioni. Stiamo già organizzandoci per l’Expo 2015 in collaborazione con gli altri attori del turismo. HOTEL ELVETICO Locarno HHH Albergo che lavora molto con società sportive. Molte prenotazioni per maggio. Non cambierà granché con la riduzione a 4 degli Enti turistici. Più importante è il raddoppio del Gottardo. HOTEL ATLANTICO Lugano HH Non si riesce ancora ad intravedere un trend. Si lavora molto con le esposizioni e i congressi del Padiglione Conza. Stiamo iniziando a sondare il terreno per l’Expo 2015, in attesa di mosse concrete da parte degli enti turistici. HOTEL IBIS Locarno HHH Prospettive molto buone. Expo 2015 è ancora lontana, ma di certo faremo qualcosa per farci conoscere in vista di questo appuntamento. HOTEL VILLA CARONA Carona HHH Ottime prospettive, che saranno rafforzate se la meteo concederà una bella stagione. Ci si muove per l’Expo 2015, gli Enti turistici si stanno dando da fare, vedremo. HHHH Maggio è un mese ponte, dipende dal tempo. Con i ponti principali molto tardi, l’alta stagione parte dopo. La promozione che facciamo noi è indipendente dal lavoro seppur buono degli Enti. La nuova legge non dovrebbe cambiare nulla per noi. WALTER AU LAC GARNI Lugano ALBERGO LOSONE Losone PARK HOTEL DELTA Ascona OMAR RAVANI MASSIMO SCHIRA U na Pasqua tutto sommato positiva nonostante la meteo capricciosa, previsioni a medio termine piuttosto ottimistiche e crescente tendenza all’utilizzo di internet per le prenotazioni – sempre più spesso “last minute” – e per l’auto promozione. È questo il bilancio degli albergatori ticinesi alla luce del primo, importante, “test” stagionale, dopo un 2013 che ha registrato una crescita importante a tutti i livelli. Dall’ inchiesta del Caffè tra 30 strutture, a 3 e 4 stelle nelle varie zone del cantone, emergono però alcune differenze regionali. Che si traducono in valutazioni più o meno ottimistiche per la stagione in corso, ma anche per il ruolo di Ticino Turismo e della nuova legge per il settore. Partendo dal periodo pasquale, l’intensa tre giorni festiva ha registrato in termini generali un’occupazione che può essere valutata attorno al 70-80%. Cifre quindi buone, che hanno anche visto alcune strutture dichiarare il “tutto esaurito”, mentre in altri pochi casi i clienti sono stati scoraggiati dalla pioggia, che ha portato all’annullamento delle prenotazioni. E c’è chi punta il dito anche sull’eccessivo traffico, insi- Le speranze degli hotel si scaldano con l’estate stendo sulla necessità di raddoppiare al più presto il tunnel autostradale del Gottardo. Tornando al periodo pasquale e alle previsioni per i mesi a venire, negli alberghi le presenze hanno comunque soddisfatto gran parte degli intervista- Le prospettive a medio termine indicano una stagione di buona crescita ti. “Per la domenica di Pasqua ho accettato la ‘scommessa’ di accogliere un numeroso gruppo di cinesi, che ha completato l’occupazione dell’albergo – spiega Juri Clericetti, direttore de I Grappoli di Sessa -. In generale, però, l’occupazione è stata buona, sia per i bungalow che per le camere. Maggio Ti-Press IL CAFFÈ 4 maggio 2014 A CACCIA DI TURISTI Sono diverse le sfide che caratterizzano il futuro prossimo del turismo ticinese, soprattutto puntare a qualità e unicità 9 L’intervista Il direttore di Ticino Turismo “La qualità e l’unicità ecco le sfide” “I primi dati a nostra disposizione e i risultati dell’indagine dell’Osservatorio del turismo indicano una tendenza in leggera crescita per l’occupazione degli alberghi a Pasqua - spiega il direttore di Ticino Turismo, Elia Frapolli, al Caffè -. L’avvio del 2014 può insomma essere considerato soddisfacente e la tendenza a medio termine è pure positiva”. Gli operatori sottolineano come le prenotazioni sono poco prevedibili e “last minute”. Come si muove Ticino Turismo? “È una tendenza che si accentua sempre più, soprattutto a causa dei cambiamenti tecnologici. Le prenotazioni di anno in anno sono ormai un lontanissimo ricordo e quindi bisogna essere pronti a raccogliere la sfida. Con piattaforme e sistemi di prenotazione interna come ‘Swizerland Travel Center’ ELIA FRAPOLLI Direttore di Ticino Turismo (www.stc.ch), promosso proprio da Svizzera Turismo, Hotellerie Suisse e Ferrovie Federali”. Con quali particolarità? “I canali tradizionali più conosciuti, i cosiddetti tour operator online, sono efficaci, ma hanno anche commissioni piuttosto elevate. In questo senso Stc è più economico per i nostri alberghi, la commissione è del 10%. Poi essenziale è l’immediatezza, la velocità della prenotazione. Non si possono far aspettare 2 o 3 giorni i clienti prima di ricevere una conferma via e-mail. Ormai il Ticino è in concorrenza più o meno con mezzo mondo”. Quali sono le principali sfide nel futuro per il turismo ticinese sotto il profilo dell’accoglienza alberghiera? “Bisogna puntare sull’unicità e sulla qualità. Con strutture ben profilate, siano esse alberghi a 5 stelle o Bed and Breakfast di paese. Anche a prezzo svizzero. Poco importa. Sono le statistiche a confermarci che è questa la strada giusta. Insomma, non si possono più offrire strutture vecchie di dieci anni”. m.s. promette bene, grazie a seminari e convegni, e il fatto che Ascensione e Pentecoste siano a giugno è senz’altro positivo”. Un’osservazione che trova conferma in parecchie altre strutture alberghiere sparse per il cantone. Per la promozione praticamente la totalità degli alberghi interpellati dal Caffè ha evidenziato il ruolo preponderante di internet, dei siti specializzati in prenotazioni e delle applicazioni per smartphone. Sia per la promozione individuale, sia per le prenotazioni che ormai si fanno in tempo reale. E non sono mancate alcune frecciatine agli Enti turistici cantonali. “La riorganizzazione in atto è sopravvalutata – osserva Diego Glaus, direttore e proprietario dell’Albergo Losone – e gli Enti rimangono comunque apparati molto lenti a muoversi. Gran parte del lavoro lo fanno gli stessi albergatori e uno dei problemi principali è legato alle case secondarie, che non portano che indotti marginali. Il numero dei turisti non è diminuito, a cambiare è semmai la loro distribuzione”. oravani@caffe.ch Q@OmarRavani mschira@caffe.ch Q@MassimoSchira Lorenzo Quadri 10 IL CAFFÈ 4 maggio 2014 Consigliere nazionale, municipale di Lugano, direttore del Mattino della domenica, 39 anni, laureato in diritto a Berna Il confronto politica IL PUNTO CATHERINE BELLINI I medici sull’orlo di una crisi di nervi Michela DelcòPetralli Avvocato e notaio, 57 anni, dal 2007 è nei Verdi del Ticino, eletta in Gran Consiglio nel 2011 Alleanze improbabili, anzi possibili Analisi e obiettivi, ecco quel che divide e unisce Verdi e Lega CLEMENTE MAZZETTA Corrono assieme per raggiunge uniti lo stesso obiettivo, o per superarsi a vicenda? Le convergenze fra Verdi e Lega su temi non ambientalisti, ma propri della destra sociale, come la tutela dei lavoratori residenti, hanno aperto alcuni interrogativi. Il primo se ciò preluda a qualcosa d’altro, a qualche ulteriore “intesa” in vista delle prossime elezioni. O anche ad un cambiamento di pelle, dei Verdi soggiogati dalle sirene populiste. A sentire le risposte di Lorenzo Quadri, municipale e consigliere nazionale leghista e di Michela Delcò Petralli, deputata dei Verdi, non si andrebbe lontano da convergenze specifiche, alleanze su temi particolari. Nulla più. Di verde, dice Quadri, noi abbia- 1 Delcò Bisogna investire nella scuola, nella formazione, che è fondamentale per il nostro cantone. Questo settore è indispensabile per qualificare al meglio le giovani generazioni Michela Delcò Petralli “Noi leghisti?, che domanda noiosa. Noi non siamo diventati leghisti. Né abbiamo fatto nostri i temi della destra sociale, di quella destra che propone solo di chiudere le frontiere, che non vuole regolamentare e difendere il mercato del lavoro, che non vuole introdurre salari minimi. I Verdi lavorano e discutono sui temi e su questioni precise possono trovare accordi con tutti. Non si tratta di tattica politica, ma di modalità operativa. È vero però che sull’immigrazione abbiamo avuto una posizione simile, ma la Lega è contraria al salario minimo di 4mila franchi. Noi invece lo sosteniamo, come ovviamente continuiamo a sostenere la nostra iniziativa per salari minimi modulati per settore economico, tutt’ora all’esame della commissione parlamentare. La votazione del 9 febbraio ha rivelato la forte preoccupazione dei ticinesi per il lavoro e l’occupazione. Ma il nostro non è protezionismo a tutti i costi. Noi non vogliamo chiudere, alzare barriere, ma evidenziare gli aspetti negativi della libera circolazione che ha ampliato la forbice della diseguaglianza fra i lavoratori. Fra chi guadagna tanto e chi guadagna poco”. 2 “Quest’immagine di Verdi “Savoia-dipendenti”, dei Verdi come partito di Savoia, l’avete data voi giornali. È vero che Savoia parla bene e comunica meglio e per questo è invitato a molti incontri. Ma attorno a lui ci sono tante persone che discutono e lavorano, cosa che dobbiamo far emergere per valorizzare il lavoro di tutti. Ribadisco: i Verdi non sono il partito di Savoia. Fra di noi si Le domande 1 L’affinità su temi come immigrazione o Expo, è perché i Verdi son diventati leghisti, o perché certi i temi della destra sociale sono comuni? 2 Due partiti cresciuti attorno ai leader: la difficoltà nella Lega e le contestazioni di Savoia non dimostrano i limiti di quel che si definisce un “partito personale”? mo solo il colore della testata giornalistica. Delle destra sociale che sa solo chiudere le frontiere noi non sappiamo che farcene, ribatte Delcò Petralli. Però i due movimenti si annusano, sono vicini, respirano la stessa aria. Rivoltando una risposta di Quadri qualcosa in più “è poco probabile”... ma poscmazzetta@caffe.ch sibile. Q@clem_mazzetta 1 Lorenzo Quadri “Non farei della dietrologia a buon mercato su noi e i Verdi. Il problema è più semplice: su una serie di questioni non strettamente legati all’ambientalismo - dall’Expo, all’immigrazione - ci si può esprimere in modo autonomo. Per questo possono esistere delle convergenze. Di sicuro la Lega non ha cambiato posizione. Noi di verde abbiamo i colori del Mattino da circa vent’anni, ma siamo sempre rimasti leghisti, fedeli a noi stessi, soprattutto su questi temi. Sono piuttosto loro che si rendono conto che questi problemi coinvolgono anche gli elettori ambientalisti, che pure l’immigrazione, come abbiamo sempre detto, ha dei risvolti ambientali”. 2 “Il fatto di essere un partito “personale”, guidato da una sola persona può essere un limite, ma anche una forza. Il fatto che la Lega abbia avuto nella figura di Giuliano Bignasca presidente a vita, il leader riconosciuto e indiscusso, ha agevolato il processo decisionale e ha rappresentato un vantaggio competitivo sugli altri partiti. È evidente che quando c’è uno solo che decide si è tempestivi e snelli. Questa caratteristica permette ai movimenti di orientarsi in tempi adeguati ad una realtà che è mutevole e rappresenta anche un vantaggio comunicativo oltre che politico. In una società che vive molto sulla comunicazione, se devo consultare 50 comitati prima di prendere una decisione, non solo rischio di perdermi in mille discussioni, ma di trovarmi a rimorchio o fuori tempo massimo. È chiaro che se questa persona, riconosciuta a 3 Ti-Press discute molto, ci si confronta. Quanto detto anche all’Assemblea dei Verdi, che ci saremmo spostati su temi estranei all’ambientalismo, è del tutto privo di fondamento, perché continuiamo a proporre iniziative, referendum su problemi ambientali, dalla questione del semisvincolo di Bellinzona, all’iniziativa sul carbone. Chiaro che non possiamo limitarci a questo: essendo in parlamento dobbiamo affrontare tutti i problemi a 360 gradi”. 3 “Per il futuro la priorità è di Quadri Occorre indirizzare i sostegni pubblici verso quelle aziende, quelle iniziative e quei progetti che creano posti di lavoro per i residenti e non per i frontalieri investire nella scuola, nella formazione, che è fondamentale per il nostro cantone. Dobbiamo assolutamente puntare su questi settori per qualificare al meglio le giovani generazioni così da essere competitivi rispetto alla manodopera straniera. Io sono preoccupata nel vedere crescere la disuguaglianza, perché crescendo le disuguaglianze aumentano le frizioni e si riduce la coesione sociale. È in quest’ambito che possono crescere dei movimenti pericolosi. Per questo dobbiamo assolutamente proteggere il mercato del lavoro e puntare sulla formazione. La seconda priorità che abbiamo è quella ambientale, la necessità e il dovere di tutelare il territorio. Purtroppo abbiamo dei piani regolatori sovrastimati che con la scusa di densificare tolgono ogni spazio verde”. 4 “Di alleanze strategiche elettorali con la Lega non se ne parla nemmeno. È un principio dei Verdi: noi camminiamo da soli. Se dovessimo parlare di alleanze, esse saranno possibili con forze a noi affini, con chi è vicino alle nostre idee ambientali che restano comunque il perno fondamentale del nostro agire politico”. 3 Su quali progetti il Ticino dovrebbe lavorare pensando ai prossimi venti, trent'anni? 4 Ci potrà mai essere un'alleanza strategico-elettorale fra i due movimenti? Ti-Press decidere da sola, viene a mancare, occorre cercare di riorientarsi senza perdere le caratteristiche di elasticità e rapidità che hanno fin qui contraddistinto il movimento. Occorre cioè trovare un’organizzazione che supplisca a questa situazione, consapevoli che non ci sarà più una persona con quelle qualità”. 3 “Il problema principale a cui dobbiamo pensare per il futuro è di creare occupazione per i residenti. Ovvero migliorare le condizioni quadro del Paese per questo obiettivo, indirizzando, ad esempio, i sostegni pubblici su quelle aziende e verso quelle iniziative, quei progetti che creano posti di lavoro per i residenti. Il che vuol dire non dare contributi ad aziende che arrivano dall’estero e che assumono al 90% dei frontalieri. Noi siamo contrari ai salari minimi di 4 mila franchi, ma non ad ogni forma di regolamentazione del mercato del lavoro, all’introduzione cioè di salari minimi settoriali”. 4 “Il fatto che su temi importanti, come appunto quello dell’immigrazione, ci sia stata una convergenza fra noi e Verdi, potrebbe lasciar pensare alla possibilità di accordi più ampi. Partendo dalle cose che ci uniscono rispetto a quelle che ci dividono, si potrebbe cioè pensare ad altre alleanze anche in futuro. Tutto dipende su dove vengono fissate le priorità. Però mi pare di poter dire che sui temi ambientali, ma anche su altre questioni, non c’è una grande convergenza con i Verdi. Se alleanze fra noi e i Verdi su temi specifici sono possibili, a livello generale esistono divergenze che rendono quel qualcosa d’altro poco probabile. Possibile, ma assai poco probabile”. I medici svizzero tedeschi sono tutti nervosi. Perché? Sono forse troppo stressati? No, i medici tedeschi stanno avendo una piccola crisi di gelosia a causa del fatto che i farmacisti potrebbero ottenere il diritto di vendere direttamente alcuni farmaci che necessitano di ricetta medica. Prodotti ancora da definire, come il Ponstan o il vaccino contro l’influenza. E anche perché i medici potrebbero essere obbligati a redigere una ricetta per ciascun medicinale prescritto. Questi due aspetti, con diversi altri, saranno discussi il 7 maggio dal Consiglio nazionale in occasione di una sessione straordinaria in cui il parlamento discuterà sulla revisione della legge sui prodotti terapeutici. Quella che regola la messa in vendita, la sicurezza e l’affidabilità dei medicinali, ma anche di tutti i prodotti medici in generale, dai cerotti ai “pace makers”. Con l’obiettivo di esercitare la massima pressione possibile sulle decisioni, la Federazione dei medici svizzeri (Fmh) ha convocato la stampa la scorsa settimana. Per sentire Sven Bradke, direttore dell’Associazione svizzera dei medici con farmacia privata (Apa), criticare aspramente il lavoro della Commissione della salute, che si sta occupando della revisione da un anno e mezzo. E anche agitare la minaccia del referendum se L’inchiesta il Consiglio deSanità in ginocchio gli Stati, la seconda camera, per la carenza correggesdi camici bianchi non se le summenALLE PAGINE 34 e 35 zionate eresie. Oltre che innervosirsi ulteriormente: compilare una ricetta richiede dai 2 minuti ai 2 minuti e mezzo! Scandaloso! I latini, perplessi, faticavano a credere alle proprie orecchie, visto che in Romandia e in Ticino i medici non vendono farmaci, salvo casi eccezionali in regioni senza farmacia. E visto che da noi è rispettato il principio del “chi prescrive non deve vendere”, per evitare la tentazione di arricchirsi somministrando farmaci non necessari. La Fmh afferma che il tempo passato a compilare ricette obbigatorie costerebbe tra 100 e 150 milioni alle assicurazioni, ma dimentica di menzionare un altro dato, spesso evocato dalle organizzazioni che difendono i pazienti: si stima in 500 milioni il valore dei medicinali sprecati, buttati o scaduti ogni anno. Di fatto, i medici della Svizzera tedesca potrebbero ritenersi soddisfatti: la vendita diretta dei farmaci resterebbe autorizzata pure in futuro nei cantoni che la accettano. Anche se il Consiglio federale e numerosi parlamentari avrebbero preferito una proibizione generale. Ma il governo ha rinunciato all’idea. Perché sotto la Cupola federale tutti lo sanno, vincere un referendum contro i medici è una missione impossibile. Questi ultimi ancora godono infatti di un notevole capitale di fiducia. Ma non rischiano, forse, di perdere questo capitale, insistendo troppo sui loro monopoli? Ad insistere troppo sul fatto di essere gli unici a rinunciare a qualsiasi calcolo economico, preoccupati solo della salute dei loro pazienti? IL CAFFÈ 4 maggio 2014 11 politica La polemica “Liberiamo i magistrati dai lacci della politica” Le proposte 1 Il voto popolare L ’unico punto fermo è che così non va bene. Sono state le polemiche sul caso di Valentina Item - che ha visto sfumare la poltrona al Ministero pubblico per l’impiego in nero di una collaboratrice domestica- a strappare il velo sui limiti attuali della nomina dei procuratori pubblici. Limiti, peraltro, di cui tutti erano consapevoli. E allora, che si fa? Le proposte si susseguono: concorso pubblico come in Italia, scuola per magistrati (ci sono già Istituti a Losanna e Ginevra), un ritorno al passato con l’elezione popolare o un potere vincolante per la decisione della Commissione di esperti, oggi relegata unicamente ad un parere consultivo d’idoneità. I politici, chi più, di meno, in questi giorni si sono già pronunciati. Ma gli avvocati, che lavorano quotidianamente gomito a gomito con la magistratura, che ne pensano? “La votazione io la boccerei in partenza”, afferma deciso il penalista Brenno Canevascini, per anni presidente dell’Ordine degli avvocati e oggi a capo della Commissione disciplina della categoria. “L’elezione popolare sarebbe poco dignitosa per la carica e non eliminerebbe il rischio di una eccessiva politicizzazione. E allora molto meglio rafforzare i poteri una eccessiva politicizzazione. Meglio partire dalle scuole per la magistratura? “Ma in questo caso - nota Broggini - si avrebbero giudici e procuratori giovani, mentre in certi ruoli delicati serve esperienza, visto che si prendono decisioni sulla libertà e la vita delle persone”. E allora si torna al ruolo della Commissione. “Che dovreb- be avere la possibilità di valutare davvero - aggiunge Canevascini di dare un giudizio di qualità e vincolante”. Si sottrarrebbe, così, la scelta al parlamento. Ma politi- Ti-Press Voto popolare no, più potere alla Commissione esperti gli avvocati chiedono qualità e indipendenza nelle scelte ca sarà mai d’accordo? “Ribadisco - rilancia Broggini - la nomina dei magistrati non è un problema di colore politico ma di qualità e merito”. m.sp. 2 Il concorso Lo hanno suggerito in una mozione quattro deputati del Plrt. Esame più graduatoria stilata da esperti non ticinesi, in modo da garantire la massima indipendenza 3 La formazione Per la formazione specifica dei magistrati, un apposito Istituto specializzato in Ticino oppure la frequenza obbligatoria in quelli di Ginevra e Losanna. Canevascini: “Poco dignitoso per la carica il ricorso alle urne. Selezioni e decida un organo esterno” della Commissione di esperti, trasformarla in organo indipendente e realmente decisionale, capace di valutare i curriculum e le qualità dei candidati e di stilare una precisa graduatoria slegata dalle scelte partitiche e di lottizzazione”. Al Gran Consiglio resterebbe così il compito della ratifica formale. È la strada giusta? Il presupposto attuale è quello che anche nella magistratura, a tutti i livelli, debbano essere rappresentate le diverse sensibilità del Paese. Da qui la scelta anche politica affidata in ultima istanza al Parlamento. “Un magistrato non deve essere nominato per la sua appartenenza ad un partito, ma per la sua capacità - sbotta l’avvocato Marco Broggini -, dunque deve essere sganciato dalla politica. Ma secondo me si sta sbagliando direzione. Nel senso che si sta affrontando male il problema: si parla dello strumento da usare, voto popolare piuttosto che concorso, invece che delle persone. Il magistrato deve avere precise qualità: lucidità ed equilibrio, attitudine a questa delicata professione, prima ancora che capacità giuridica. Serve dunque una selezione severa e sulle qualità. Se si è d’accordo su questo, poi si può discutere di tutto il resto”. Che il sistema odierno sia alle corde, ormai, lo dicono tutti. E che la Commissione, limitata come è attualmente, non vada bene trova tutti concordi. Soprattutto dopo il caso Item. L’elezione popolare, come ha fatto notare in un dibattito televisivo l’avvocato Renzo Galfetti, costringerebbe i candidati ad affrontare una campagna elettorale senza sottrarli al rischio di Il vecchio sistema usato in Ticino per parecchi anni. I magistrati sono eletti col voto popolare. Piace a Verdi, Lega e trasversalmente a deputati di altri partiti 4 La commissione ÃʾÑ!è.èÄ9-"145š.4)š-òšæò°¬½Ãñʾ ÃʾÑ!&8+Ì1ì-&3ûݬé;:³ú4 $ª1 "Í"0û9ú1Ñͪæ7š2¬"5šï(è4;(ú9À("©*ÀÓ;ÊÊ&40"ª¦Ì/-+Å&+ͼ8)59(©’Ì’,ÌÝö+ú""ò3é.³Èѹ"ïï˙!1šÃñʾ Decisione vincolante della commissione di esperti; oggi ha solo potere consultivo. Nomine slegate dalla politica. Idea che piace agli avvocati 5 ,#$$#11) $ ’ "&$$#-#(2 + !5#;-* #..# .*88*5# 29%%.-&-8#5-# &10:-0&*5*8* -. :16851 ,59221 8#5,*8 -0 /1)1 2*5610#.-;;#81 * )-5*8813 "185*8* )#5* .-%*51 6+1,1 #..# :1685# &5*#8-:-8$3 -. :16851 69&&*661 010 #:5$ .-/-8-3 #88-( 6815-* )- 69&&*661 * 62908- )4-62-5#;-10*’ *).1 +!%/#$$#11) La nomina politica La conferma dell’attuale sistema. Che ha certo mostrato limiti ma per molti è quello più affidabile perché lascia la decisione ultima al Parlamento cantonale 6 Il Consiglio Un’altra proposta emersa nel dibattito è quella di affidare la nomina dei futuri magistrati al Consiglio della magistratura che però oggi ha altri ruoli IL CAFFÈ 4 maggio 2014 12 economia 1’658 Il fenomeno Fotogramma I FRANCHI RISPARMIATI DA ITEM 942 LA PROCEDURA SEMPLICE Sono 942 le famiglie ticinesi che hanno usufruito della procedura di conteggio semplificato per mettere in regola le collaboratrici domestiche a loro servizio 24 LE SEGNALAZIONI Sono 24 le segnalazioni nel 2013 all’Ufficio di sorveglianza del mercato del lavoro su presunti casi di lavoro nero in ambito domestico. Nel 2012 erano 29, 17 invece nel 2011 5.888 LAVORATRICI REGOLARI Sono le famiglie che hanno regolarizzato, con procedura semplice o normale, i lavoratori impiegati nelle economie domestiche rispettando le norme contrattuali P er un caso accertato, come è successo con la colf filippina della famiglia Item, altre migliaia restano nell’ombra. Se a Valentina Item la domestica irregolare è costata la nomina a procuratrice pubblica, in Ticino le collaboratrici familiari restano una delle piaghe più profonde del lavoro nero. E neppure misure come la procedura di conteggio semplificata, che originariamente dovevano far emergere situazioni di illegalità, sono apparse efficaci. Anzi, sono state un flop. O quasi. Dal 2008, anno in cui è entrato in vigore il provvedimento federale, sino al maggio scorso, soltanto 942 economie domestiche datrici di lavoro (circa il 16 per cento) hanno sfruttato questa possibilità, su un totale di 5.888 famiglie che hanno regolarizzato la colloboratrice di casa. Secondo il governo che mesi fa ha risposto a un’ interrogazione parlamentare il problema alla base sarebbe “la difficoltà di adempiere alle richieste legali”. E su questo aspetto è d’accordo Giovanni Scolari, sindacalista Ocst e segretario della Commissione Paritetica: “Tanti regolarizzare le loro collaboratrici familiari, notificarle, ma i problemi buro- Quelle colf clandestine “regine” del lavoro nero Flop della notifica veloce, dilaga il sommerso quello italiano. “Il nostro contratto prevede 40 ore settimanali - spiegano allo sportello specializzato in questo settore del sindacato Cisl di Como - e se calcoliamo il lavoro e i contributi si arriva a 1.261 euro mensili, compresa la tredicesima, per il personale con esperienza; si scende a 1.035 per quello senza esperienza. Questo è il costo che deve pagare il datore di lavoro”. In Italia un recente studio della Bocconi ha calcolato un milione di colf in nero. In Ticino un calcolo simile pare impossibile. “La nostra percezione è quella legata alle segnalazioni che riceviamo - spiega Lorenza Rossetti responsabile dell’Ufficio di sorveglianza del mercato cratici spesso diventano una barriera”. A livello nazionale e cantonale esistono dei contratti per i lavori in ambito familiare, che prevedono circa tremila franchi di salario minimo che Nelle famiglie ticinesi si registra un ampio fenomeno d’impiego irregolare di persone per i servizi domestici aumenta secondo la formazione e l’esperienza. E che resta comunque appetibile per chi arriva dall’Italia, come nel caso della colf della famiglia Item pagata però con un salario in linea con del lavoro - ma i numeri, evidentemente, non rendono l’idea del fenomeno. Quello che si può dire è che il problema è complessivamente aumentato. Alla fine del 2013 i casi giunti al nostro uf- Attorno ai 1’000 euro la busta paga in Italia, in Svizzera invece alle collaboratrici spettano circa 3’000 franchi ficio erano circa 600. Questo per tutti i settori. Per quanto riguarda specificamente le economie domestiche le segnalazioni sono state 29 nel 2012 e 24 nel 2013”. Circa 200 all’anno sono invece i L’avvocato Ettore Item avrebbe pagato la colf filippina 1’100 euro al mese, cioè 1’342 franchi. Poiché il salario minimo di una colf in Ticino è di circa 3’000 franchi, Item ha “risparmiato” 1’658 franchi al mese permessi per frontalieri legati al lavoro nelle famiglie ticinesi. Ma anche qui il dato dice poco. Perché le autorizzazioni valgono cinque anni e molti invece vanno via prima senza segnalare alle autorità la partenza. “Il problema sta nei controlli - avverte Scolari - che in questo ambito sono difficili e dovrebbero naturalmente essere di più”. Con la società che è cambiata, padri e madri che spesso lavorano, il ricorso alle collaboratrici è cresciuto enormemente. Alimentando, oltre il sommerso, un ginepraio di ruoli. Perché spesso la baby sitter stira e fa il bucato, la badante fa le pulizie la colf accudisce i bambini e gli anziani, accontendandosi di paghe piuttosto basse e rinunciando ai contributi. “La realtà è mutata. Però nota Scolari - c’è da dire che ultimamente sono diverse le lavoratrici che vengono regolarizzate, che si mettono in linea con l’Avs, l’imposta alla fonte, l’assicurazione infortuni e malattia. Certo, restano pur sempre una minima parte di quelle realmente in attività. Un ostacolo che frena l’emersione del lavoro nero se si parla di frontalieri, è la paura di non ottenere il permesso di lavoro”. m.sp. gþ ÄþÄ⁽ŁÓ ÂŁÉŁÂÓ } 1ÉÄ TÄþÄÂŁ"Äô G š.tÏ Q—Ú Q˙t Ô϶÷—©³Ïú ""⁽ÄŽŁÓÉw flÄ"Äþwô ŁÅ ©÷©—Ï ³—Å—³Ï g— †äää ‹©ÅQ˙— —Å ´Ô—ÙÙt© ©ÔtGGt DO;<<;SSH :B TF4 84D4EBS4L )4 %;PE4FB4 4QKBP4 4 JGYY <P4F8@BL y© P©ÅQ—© ˙© ÙË ‹©ÅQ˙—ìÙ ´ÏÅÏ ‚©t— ãÏQÏ ÷ÏÅ©Å—a ³© QÏÅ ©÷©— ³—Å—³— ©gg——.© ³Ï÷Ï ã—4 G©—ì ~Ï÷— ÷©ÔÏ— g© ÅÏ— ©—ttGGtÏ ©ÅQÏ© ã—4 ¶÷— ©Å—t—ì ºÉ w„ÉÄþw JÄ„þŁÄ"Ó Äþþw"w⁽Óô ŁÅ ©÷©—Ï ³—Å—³Ï g— š.tÏ —ãÏ ©—© g© ϶ŗ gÏÔt K;PQHF; KH8H NT4DB=84S; BF 8;P84 :B D4UHPHL 0P4 NT;QS;9 ³—¶÷—©—© ©tGGtÏ ã—4 Q˙t QÏÅtÅt QÏÅ †äää ‹©ÅQ˙—a QÏŗŶtÅt ã—4a QÏŗŶtÅt ³tÅÏì ÃʾÑ!è.èÄ9-"Ñ45-"1.1$Ñ"Ä(4°¬½Ãñʾ ÃʾÑ!&7+è1ï!- "&ú°Áò¬úÅ38èÄìÅ9)09èÁ*ÈûÈì"æÀ’00̼質˙ÞÈûúÄò3°Ê¹0¹)Ìæ5Á*ì,;ÅÊÀ*&3&¬:°Ñ3ûÄïÞÌ˙96¼0À;9ìÊ49Áª©/úÞÑû°+°¦ö7ª°½½Ãñʾ ¯Ó""Ó ê⁽wŁÓÉw ÄÉT¸w Ł þÄÕÓ⁽Ł jŁ þŁÕwþþÓ ÂwjŁÓô d÷ ©÷©—Ï ³—Å—³Ï g© tQÏg ˙© —ÅÏ÷t ÷t‹‹tÏ g— .Å© 84D4EBS4 K;P K;PQHF; 4DS4E;FS; NT4DB=84S; KPHU;FB;FSB :4 -4;QB 4 74QQH Q4D4PBHL F8@; BD 8;SH E;:BH BF /UBXX;P4 F; Q4P;77; BF>T;FX4SHL Ù PÏÅt‘ ©——Q© A.Ï© +äÙ% ºÉÄ J1ÓÉÄ ŁÉ"wÉŽŁÓÉw T¸w Ó""ŁwÉw þwÄ""Ó TÓÉ"⁽Ä⁽ŁÓ ⁄ ƒ« Äþ ÄþÄ⁽ŁÓ ÂŁÉŁÂÓ› «þ"⁽w ~ãã ÂwÂJ⁽Ł jŁ 1TT}¯1Łw Łþ Ž~ ÂÄ„„ŁÓ .㎶ jŁ⁽ÄÉÉÓ ƒ« ÄþþŁÉŁŽŁÄ"ŁÕÄ jwþ ÄþÄ⁽ŁÓ ÂŁÉŁÂÓô —⁽Ä þÓ⁽Óc P©˙— ;tgta yt …ut©. .tÅ˙©g A³Q˙a A~/^ .‹Ù2¶t Q ~t—Å©g P÷t—Q˙³©ÅÅa ~ÖGt÷ -=QS;P %R F:P;4Q %;BQSDB8@9 $:L %;BQSDB8@ /I@F; %R *4PSBF &4;<F;P9 *% TSHEH7BDA TF: *HSHP;F %R +B8HD; )H;79 ),$ &HD:BF? %R .H7;PS +4UBDD;9 (IK>B 6 -4PSF;P %R *4PSBF +4UBDD;9 /VBQQAE;PB84F !@4E7;P H< !HEE;P8;R .T;:B +HQ;P9 +HQ;P %PTKK;R %;P@4P: -=QS;P9 ’FQSBSTS *HFS4F4 3T?;P7;P? %R *B8@4;D -B;K;P9 PS;EBQ &HD:BF? %R ;4S *L /8@;DDBF?9 /!&$))’+% %R -;S;P /8@BDDB?;P9 &;PXH? &4TQS;8@FBC %R -;S;P /S5EK>B9 /S5EK>B %R #PL BTPL ;4S 24DSB9 2;F?;P M 1B;DB .;8@SQ4FV5DS;R D;W 24QQE;P9 (’ % &HD:BF? %R #B;SPB8@ -;QS4DHXXB9 -;QS4DHXXB M !H %L |Ä 1Ä ÓêŁÉŁÓÉw TÓÉ"Äô «„ÉŁ ÕÓ"Ó } ŁÂêÓ⁽"ÄÉ"wô ÉT¸w Łþ 1Óô >ŁÕwÉ"Ł ÓTŁÓc ŠŠŠô1TTw1ŁwôT¸ ».t© Q©³ã©¶Å© ã.Ú ttt ÏtÅ.© ©ÅQ˙t g© ÷t—‘ //‚ Ùˇ%fiËfifiËˇË ÖÖÖì.QQt.—tìQ˙ ¡ —Å‹ÏE.QQt.—tìQ˙ IL CAFFÈ 4 maggio 2014 13 economia Le buste paga 1 I NUMERI IL SALARIO MEDIANO Il salario mediano nelle aziende private a livello nazionale (dato 2012) è pari a 6’118 franchi lordi. Negli ultimi dieci anni i salari sono aumentati in termini nominali del 13,4% 2 LE FORTI DIFFERENZE Resta forte la differenza salariale. Il 10% dei lavoratori svizzeri guadagna 3’886 franchi, mentre il 10% più pagato riceve oltre 11'512 franchi al mese 3 LE PAGHE SETTORIALI Nella linea mediana, secondo l’Ufficio di statstica, si situano i salari nei settori della metallurgia con 5'766 franchi e nell'edilizia con 6'024 franchi LORETTA NAPOLEONI Un nero guadagna sei volte meno di un bianco Se 4’000 son troppi... i lavoratori frontalieri sono indispensabili NOSTRO SERVIZIO Se gran parte delle piccole e medie imprese non è in grado di pagare un salario minimo di 4 mila franchi, ne deriva che il ricorso alla manodopera straniera, in particolare ai frontalieri rimane essenziale per mantenere lo stato attuale del tessuto economico e imprenditoriale del Ticino. Altrimenti senza “confinanti” molte aziende sarebbero costrette ad uscire dal mercato. Tertium non datur. Ergo, il salario minimo non avrebbe alcun effetto sostitutivo, i frontalieri non sarebbero rimpiazzati dai lavoratori locali. Semplicemente un certo tipo di ditte, di aziende chiuderebbero. Con devastanti effetti a catena sul sistema produttivo. Più salari, meno aziende, più disoccupazione. “Un ragionamento che sta in piedi, ma che non contempla altri effetti – osserva l’economista Angelo Rossi –. È difficile infatti a priori stabilire l’effetto netto di tutto questo, perché senza frontalieri aumenta la produttività, aumentano i salari, aumentano i consumi. Dato questo, può darsi che aumentino anche i posti di lavoro”. È lo schema interpretativo che fanno proprio i sindacati: con i salari minimi sparisce la concorrenza sleale fra imprenditori, aumentano i salari, per cui diminuisce il ricorso all’assistenza sociale, ai sussidi dello Stato per far fronte al caro affitti e alle casse malati. L’ipotesi è che il salario minimo, aumentando il potere d’acquisto, creerà nuovi posti di lavoro rafforzando L’impiego l’economia. Si tratta di aspettative, però. Rossi, in considerazione del fatto che il sistema economico del Ticino è costituito da piccole e medie imprese che non sono leader nel mercato, che non impongono i prezzi ma li subiscono, ritiene possibile uno scenario in cui aumenta piuttosto la disoccupazione. “Alzando i salari minimi si sposterà in alto tutta la gerarchia degli stipendi - osserva -. Aumentare i salari in un contesto di piccole aziende è sempre un grosso rischio. E in questo contesto il Ticino perderà il vantaggio competitivo caratterizzato dai bassi salari che ha avuto fino ad ora e assiste- La parola Contratti collettivi già sotto la soglia ALBERTONI A PAGINA 33 Ti-Press Analisi e contraddizioni su stranieri e salario minimo remo alla chiusura di aziende”. Quante, con quali effetti sul mercato del lavoro e sull’occupazione, sono domande a cui è difficile dare una risposta. Interrogativi che si è posto Marco Passalia, vicedirettore della Camera di commercio. “È difficile ponderare quale apporto le aziende con bassi salari garantiscono comunque ad altre attività del settore terziario, alle banche, alle assicurazioni, ai fiduciari”. Anche le industrie con manodopera a basso costo devono gestire una contabilità, fare revisioni di bilancio, necessitano di linee di credito, d’assicurazione. Insomma pur marginali, in un can- L’intervista Le alternative di fronte al sistema industriale secondo Siegfried Alberton “Ma la differenza la fa l’innovazione” L’ECONOMISTA Siegrified Alberton professore della Supsi Ti-Press “Non è solo l’aumento del salario minimo che potrà attrarre più lavoratori residenti nell’industria. Sono altri fattori: la formazione, l’attrattività del posto, le condizioni di lavoro, la possibilità di fare carriera, di crescere professionalmente che possono fare la differenza”. Siegfried Alberton, economista, responsabile del Centro di competenze Inno3 (innovazione, impresa, imprenditorialità) della Supsi, rifugge dalle eccessive semplificazioni. Se le aziende non possono pagare i 4mila franchi, i frontalieri resteranno essenziali per l’economia ticinese? “È un’equazione un po’ azzardata e semplicistica. Tutto dipende da che tipo di aziende si tratta, se prevale l’aspetto del lavoro o quello tecnologico”. Ma l’economia ticinese, caratterizzata anche bassi stipendi, sopravviverà all’introduzione del salario minimo? “Non è poi così corretto dire che l’economia ticinese è caratterizzata solo da salari bassi. Ci sono settori tecnologica- mente avanzati con stipendi adeguati. E c’è poi una fetta di economia a basse retribuzioni, che avrà dei problemi”. Queste aziende, con un maggior costo del lavoro rischiano la chiusura? “Non è detto, per restare sul mercato questo tipo di aziende dovranno però cambiare modello di business. Da attività ad alta intensità di lavoro dovranno passare ad attività più intense in capitale, in tecnologie: quindi innovare. La soluzione non è quella drastica di chiudere, ma di un rimescolamento dei fattori di produzione, del lavoro e del capitale. Se il lavoro costerà di più di quel che costava fino a ieri, l’alternativa alla chiusura è investire di più in tecnologie”. Quindi gli alti salari costringono le aziende ad una maggior competitività? “Nella misura in cui si può competere passando dal controllo dei prezzi, e quindi dal controllo dei salari, a diversificazioni, innovazione, si spinge l’azienda a cercare nuovi fattori competitivi”. c.m. tone con un’economia sempre a rimorchio, queste imprese garantiscono un indotto economico e occupazionale. “Con l’introduzione dei salari minimi queste aziende saranno messe con le spalle al muro”, sostiene Passalia, che cita un’esperienza diretta: “Con un gruppo di deputati abbiamo visitato una ditta di Claro che dava lavoro ad una ventina di donne con salari fra i 3 e i 3’500 franchi. Ebbene il proprietario, conti alla mano, ha dimostrato che l’obbligo del salario minimo l’avrebbe portato alla chiusura in pochi anni. Ma questi stipendi, pur al di sotto del minimo, aggiungendosi al salario del marito permette alle donne di incrementare il reddito familiare, portandolo a 8, 9 mila franchi”. Argomentazione che suscita la reazione dell’economista Amalia Mirante: “Non posso credere che ancor oggi si possa giustificare così la differenza salariale fra uomini e donne – dice -. Questa disparità è una ragione in più per volere il salario minimo a 4 mila franchi. Anche perché la maggior parte dei salari sottopagati sono femminili. E il divario non andrà mai a diminuire se non alziamo i minimi”. Quanto alle difficoltà di un certo tipo di aziende a farvi fronte, aggiunge: “Capisco le difficoltà delle piccole imprese, ma dobbiamo chiederci se convenga mantenere questo tipo di aziende, se sono determinanti, se rappresentano il futuro. Se riteniamo che esistano delle imprese svantaggiate, ma che fanno parte del patrimonio identitario artigianale allora si possono sostenere. Se, invece, siamo di fronte a imprese che fanno ricorso alla manodopera a basso costo pur facendo capo a case madre ben più importanti, ben venga il salario minimo”. c.m. Il 32% delle lavoratrici è attualmente impiegata part-time, un fenomeno che allarma la Commissione tripartita Neanche due frontalieri su dieci lavorano a tempo parziale. Stando agli ultimi dati disponibili, Ufficio statistica 2010, sarebbero il 18 per cento contro un 82 per cento a full-time. Proiettando queste percentuali sui circa 60 mila lavoratori d’oltre confine di oggi - ma questo numero è oggetto di contestazioni, in quanto comprenderebbe anche licenziati rimasti in possesso del permesso quinquennale - avremmo quasi 11 mila impiegati a tempo ridotto. Il che porta a concludere che, rispetto ai 60 mila permessi G, ci sarebbero circa 55 mila posti di lavoro a tempo pieno (probabilmente meno) . Il 18 per cento di frontalieri part-time parrebbe una percentuale abbastanza contenuta di fronte alla crescente tendenza all’impiego parziale nell’attuale mercato del lavoro. Infatti, secondo i dati raccolti e analizzati nel 2012 da Oscar Gonzales dell’Ufficio statistico (La vigorosa progressione dei nuovi frontalieri in Ticino Ustat), la media dei ticinesi che lavora a tempo parziale si attesta attorno al 31 per cento. Ben superiore a quella dei frontalieri: 13 punti in più. Anche gli stranieri residenti che lavorano parttime sono percentualmente in numero maggiore (23 per cento). Il tempo parziale “piace” alle donne di oltre confine Ma non bisogna lasciarsi fuorviare dal confronto statistico. Perché più che fra svizzeri e stranieri, più che fra ticinesi e frontalieri, il part-time segnala una differenza nel mercato del lavoro fra uomini e donne. Sono infatti il 32 per cento quelle 18% La stragrande maggioranza della manodopera italiana è full-time. La percentuale supera quella degli svizzeri e dei residenti che arrivano dalle province italiane e che lavorano a tempo parziale. In numeri assoluti si tratta di una cifra considerevole: oltre 7mila. È vero che le percentuali delle donne svizzere o residenti sono ancora più elevate: il part-time fem- 18% è la percentuale in Ticino di frontalieri occupata a tempo parziale minile svizzero-ticinese arriva al 52% e quello delle donne straniere residenti al 43%. Ma una cosa è abitare in Ticino e lavorare a tempo parziale, un’altra vivere a Como o a Verbania e lavorare a Lugano o a Locarno. La sensazione è che qualche azienda assuma donne frontaliere a tempo parziale per poi impiegarle a tempo pieno. Cosa che consentirebbe di risparmiare sia sui salari minimi, sia sugli oneri sociali. E aumentare il divario retributivo ancor di più fra uomini e donne. Ciò spiegherebbe anche l’aumento del divario fra salari dei frontalieri e degli svizzeri in questi ultimi anni. Una differenza che s’aggira attorno al 7-8%. Di fronte ad una salario mediano lordo di 5.498 per i lavoratori svizzeri (dato 2010) quello dei frontalieri ammonta a 4.484. Più basso sia degli stranieri domiciliati (5.010) che dei dimoranti (4.791). Un aspetto che non è sfuggito alla Commissione Tripartita che ha messo recentemente fra le priorità della sua agenda anche l’uso improprio del part-time. Tempo parziale che è una modalità poco maschile visto che interessa solo il 9% dei frontalieri. Percentuale che è cresciuta dal 3 per cento in 10 anni, passando dal 6 al 9 per cento. c.m. Vent’anni dopo la nascita della repubblica multiculturale sudafricana le diseguaglianze tra bianchi e neri persistono - in media un nero guadagna almeno sei volte meno di un bianco – anzi sono aumentate quelle tra neri e neri. Nel 1995, ad un anno dalla fine dell’apartheid, il coefficiente Gini era 0,59 (dove 0 rappresenta la perfetta uguaglianza ed 1 la perfetta diseguaglianza), nel 2009, secondo la Banca mondiale, questo stesso indicatore era salito a 0,69. Per rendersi conto dell’ampiezza dello scarto tra ricchi e poveri basta fare alcune comparazioni, il coefficiente Gini della Colombia è 0.56, del Brasile 0.53, della Turchia 0.4 e della Svizzera 0.3. Bastano questi numeri per spiegare i motivi che hanno spinto i minatori, emblema della classe operaia più povera sud africana, a scioperare per ben tre mesi. E le agitazioni sindacali si ripercuotono negativamente sull’economia, una sorta di cane che si mangia la coda, insomma. I costi sono infatti altissimi per tutti: 1,4 miliardi di dollari in entrare persi dalle compagnie di estrazione e 500 milioni di dollari di salari mai pagati per i minatori. Se lo sciopero non viene revocato presto finirà per costare alla nazione più di quello del 2012, che costrinse gran parte delle miniere d’oro, di platino e di ferro a chiudere i battenti e che culminò con gli scontri alla miniera di Lonmin, dove la polizia sparò contro i minatori uccidendone 34. A pochi giorni dalle elezioni questo è lo scenario politico e ci si domanda se la classe operaia continuerà a votare per l’African national congress (Anc), il partito di Mandela, ma anche quello di Zuma, l’attuale presidente, che nonostante sia molto poco popolare gode del pieno sostegno del partito. Accusato di aver speso 23 milioni di dollari dei contribuenti per ristrutturare la propria residenza, Zuma incarna il lato oscuro di una nazione ancora molto giovane che ha molta strada da percorrere verso la democrazia. Durante l’ultimo ventennio il Sud Africa qualche passo in avanti però lo ha fatto: l’accesso all’istruzione pubblica per le persone di colore è migliorato e la vita media è aumentata di ben otto anni, grazie ad un sistema sanitario più efficiente ed in particolare a seguito della campagna anti-Aids. Il Lugano vince il derby, pari interno del Locarno Male la prima dei Tigers nella finale del basket In Challenge League, il Lugano si è aggiudicato il derby contro il Chiasso per 2-0 (di Rafael e Bottani le reti), mentre il Locarno è stato raggiunto nei minuti finali al Lido dal Winterthur sul 2-2 (Hassell e Pignalberi in rete). I Lugano Tigers hanno perso nel finale gara-1 della finale nel campionato di basket. I bianconeri sono stati battuti in casa dall’Olympic Friborgo per 8482 con il canestro decisivo nei secondi conclusivi della partita. Ti-Press losport IN TELE VISIONE domenica 4 maggio 13.50 LA2 Motomondiale: MotoGP mercoledì 7 maggio 20.20 LA2 Calcio: Basilea-Lucerna Mark Streit non ci sarà e neanche Inti Pestoni Nei playoff della Nhl bene Rangers e “Hawks” Il Manchester City di Dzeko vicino al titolo della Premier domenica 4 maggio 14.50 LA2 Ciclismo:Tour de Romandie venerdì 9 maggio 15.30 LA2 Hockey: Svizzera-Russia martedì 6 maggio 19.55 LA2 Hockey: Svizzera-Canada sabato 10 maggio 19.30 LA2 Hockey: Usa-Svizzera Mark Streit ha comunicato a Sean Simpson che non farà parte della selezione rossocrociata di hockey ai Mondiali di Minsk. In arrivo Berra, Moser e Bärtschi Scartato a sorpresa dal coach, invece, il ticinese Inti Pestoni. Il secondo turno dei playoff di Nhl, buona partenza per Rangers e Blackhawks. La franchigia di New York ha battuto 3-2 Pittsburgh dopo l’over time, mentre quella di Chicago ha battuto Minnesota per 5-2. ella Premier inglese, importante successo del Manchester City 3-2 sull’Everton, con Dzeko (2 gol, nella foto) e compagni che ora hanno in mano il destino del torneo nei confronti del Liverpool. Vincendo le due restanti partite, sarebbero campioni. Domenica 4 maggio 2014 Il fenomeno Il motociclismo CHRIS FROOME RESTA FAVORITO Secondo in classifica ad un sol secondo da Spilak, il britannico della Sky rimane il principale favorito alla vittoria finale al Romandia. Anche perché l’ultima tappa è la cronometro di 18 chilometri su un difficile percorso disegnato attorno a Neuchâtel Vigilanza alta in tutti gli stadi contro i razzisti A PAGINA 41 A Jerez continua il dominio dello stratosferico Marquez Il ciclismo Quarta pole consecutiva per il campione del Mondo MASSIMO MORO di “Alba” In attesa del duello Froome-Spilak l’elvetico della Orica vince ancora Keystone LO SCALATORE È TSCHOPP Lo svizzero della Iam Cycling ha vinto meritatamente la classifica del miglior scalatore al Tour de Romandie 2014 ho vinto ancora. È un sogno, non avrei mai pensato di vincere tre tappe al Romandia”. Sul finale sono infatti usciti allo scoperto gli uomini forti nel drappello in fuga, con Albasini abilissimo a controllare i tentativi di Voeckler e Bakelants, prima di “freddarli” sul traguardo friborghese. “Già prima della tappa avevo mal di gambe - ha concluso il triplice vincitore in questo Romandia -. Non mi sentivo troppo bene. Per fortuna dopo la crono conclusiva è tempo per me di pensare alle vacanze”. MASSIMO SCHIRA Buon periodo per il ciclismo elvetico, con Tschopp migliore tra gli scalatori e Frank ancora in classifica Ma le buone notizie per il ciclismo rossocrociato non si limitano alle prestazioni di Albasini, perché la penultima frazione della corsa ha confermato il successo di Johann Tschopp nella graduatoria riservata agli scalatori, mentre a livello di classifica Sugli spalti Protagonisti in corsa MASSIMO SCHIRA CLASSE E DINAMISMO PER LE FINALI VOECKLER Il francese della Europcar ci ha provato a più riprese, senza però vincere NIBALI Se c’è un uomo che anima la corsa, questo è di certo il corridore siciliano TSCHOPP Vince la classifica degli scalatori e già pensa alla maglia à pois… SPILAK Lo sloveno tiene il ritmo in salita di Froome e si candida quale grande sorpresa FRANK Si dimostra corridore solido e il quinto posto in classifica lo dimostra FROOME Il britannico mostra i muscoli agli avversari soprattutto in vista del Tour T re squadre su quattro nelle finali delle coppe europee sono spagnole. La quarta è portoghese. Ad accomunare le “fab four” del calcio continentale è un mix sapiente di classe e dinamismo. Ma anche di voglia di giocare un calcio offensivo e di qualità tecnica elevata. E per capire meglio il concetto è necessario passare attraverso l’analisi delle squadre sconfitte. Il Bayern, grande favorito della vigilia, è venuto a mancare proprio in uno degli aspetti fondamentali in cui il Real Madrid ha dominato: il dinamismo. I bavaresi sono stati inferiori sul piano atletico e del movimento senza palla, pur mantenendo un ossessivo possesso della sfera. Discorso diverso per il Chelsea, che ha cercato di impedire all’Atletico Madrid di giocare al calcio. A venir meno agli inglesi, a differenza del Bayern, è stata la classe. Dei singoli e del gruppo, inteso come entità tecnicotattica (e volontà di Mourinho). In Europa League è invece emerso un altro scontro tutto spagnolo, che ha visto un Siviglia a tratti brillanti avere la meglio sul solido Valencia dopo una gara di ritorno rocambolesca, dove di certo non è però venuto meno lo spettacolo. Infine il Benfica, che contro una Juventus costruita su di un “vorrei ma non posso” sotto il profilo tecnico, ha mostrato che non servono nomi altisonanti per far bene (come squadra) anche a livello europeo. generale continua a spiccare l’ottimo quinto posto occupato da Matthias Frank. L’atleta dell’elvetica Iam Cycling ha quindi la possibilità di salire sul podio, visto che Alberto Rui Costa - attualmente terzo - è a soli otto secondi dal rossocrociato. “Non sarà facile nella cronometro - ha però osservato Frank -, perché davanti a me ho atleti del calibro dello stesso Rui Costa e di Nibali nella corsa al terzo posto. Voglio dare comunque il mio meglio”. Dopo il tappone di venerdì con arrivo ad Aigle, il 33enne “Alba” si è ritrovato fuori dai giochi di classifica. Il Romandia 2014 si gioca infatti quest’oggi nella cronometro conclusiva a Neuchâtel tra il sorprendente sloveno Simon Spilak e il vincitore dell’ultimo Tour de France, il britannico Chris Froome. Corridori separati in graduatoria da un sol secondo, con i favori del pronostico che vanno tutti all’atleta della Sky, ma non si escludono ulteriori sorprese, perché Spilak contro il tempo non è “fermo” e il percorso con partenza e arrivo all’interno dello stadio della Maladière è molto esigente. Soprattutto a causa di una salita importante posta tra il nono e il dodicesimo dei diciotto chilometri totali. Terminato il Tour de Romandie, occhi puntati sull’Irlanda. Da dove, sabato prossimo, scatta il Giro d’Italia. mschira@caffe.ch Q@MassimoSchira A Jerez continua il dominio di uno stratosferico Marc Marquez. Il campione del Mondo ha colto, ieri, sabato, la quarta pole position consecutiva, nelle quattro gare fino ad ora disputate. Lo spagnolo della Honda Hrc non si è però limitato a far segnare il miglior tempo, ma si è preso anche il nuovo record della pista, scalzando quello ottenuto daJorge Lorenzo, che lo deteneva dal 2008. “Ho fatto più fatica rispetto agli altri weekend, ma abbiamo fatto la pole position e la gara si prospetta diversa. Dani e Jorge hanno un passo molto forte - ha dichiarato Marquez - e vediamo come va. La pole è sempre importante per avere una motivazione in più, visto che stavo facendo un po’ più di fatica del solito”. Al suo fianco si è piazzata la Yamaha di Lorenzo, che non è così riuscito a spodestare Marquez dalla prima casella dello schieramento di partenza, visto che ha dovuto addirittura concedere quattro decimi al campione del Mondo su uno dei suoi tracciati preferiti. “Il secondo tempo va bene, è una spinta a fare meglio - ha sottolineato Lorenzo - . La pole è rimasta lontana, ma sul passo di gara nelle quarte libere sono andato bene. Se non riusciremo a vincere, cercheremo di centrare almeno il podio". Una prima fila tutta targata Spagna, dal momento che il terzo posto è stato occupato dalla seconda Honda ufficiale, quella di Dani Pedrosa, che ha avuto la meglio sulla seconda Yamaha ufficiale, di Valentino Rossi, che anche a Jerez si è dovuto accontentare di partire dalla seconda fila dello schieramento. “Ho provato a centrare la prima fila ha detto il pesarese -, ma sapevo che sarebbe stata molto dura. Non sono mai stato troppo lontano dai primi e il mio tempo è buono. Sono abbastanza soddisfatto è la mia il miglior qualifica e, soprattutto, mi sento bene con della temperatura”. Una seconda file completata dalla Yamaha privata di un altro spagnolo, Aleix Espargaro che ha tenuto alle sue spalle la Ducati di Andrea Dovizioso. mmoro@caffe.ch la moto. In gara cercherò di fare il massimo per restare con i primi tre. Dobbiamo ancora migliorare qualcosa nell’accelerazione e con le alte temperature slittiamo molto. Per le gomme decideremo proprio a seconda Lealtreclassi Buona prova per Lüthi ed Aegerter Reuters Al Romandia tripletta È un Michael Albasini in versione extra lusso quello che sta caratterizzando l’edizione numero sessantotto del Tour de Romandie. Dopo aver già vinto due tappe (a Sion e Montreux) e vestito la maglia di leader ieri, sabato, sul circuito di Friborgo l’elvetico della Orica GreenEdge si è tolto la soddisfazione di centrare addirittura la tripletta, battendo da corridore esperto Thomas Voeckler e Jan Bakelants, ultimi reduci di una fuga a cinque che ha contraddistinto la penultima tappa della corsa. Sul circuito di quasi 30 km da percorrere sei volte, Albasini è stato abile ad inserirsi in un gruppetto ben assortito di cinque uomini (comprendente anche Vuillermoz e Marino, oltre al terzetto che ha occupato il podio), che ha dapprima scavato un buon margine di vantaggio, ma è stato poi anche abile a respingere il tentativo di ritorno del gruppo principale nel corso dell’ultima tornata. Quando cioè il distacco è sceso attorno al minuto. “Nella riunione del mattino abbiamo discusso della forte probabilità che una fuga potesse arrivare al traguardo - ha spiegato Albasini -. Per questo ho pensato che volevo esserci e dunque ci ho provato. È stata una giornata molto dura e ho avuto anche qualche problema alla schiena. Ma per fortuna sul traguardo ho mantenuto la mentalità giusta e 15 MARQUEZ SEMBRA INARRESTABILE Dopo aver vinto i primi tre Gran Premi della stagione partendo sempre dalla pole position, anche a Jerez il campione del Mondo vola A Jerez, nella Moto2 c’è da segnalare la buona prova offerta da Thomas Lüthi e Dominique Aegerter. Dopo la disastrosa gara andata in scena settimana scorsa nel Gran Premio d’Argentina, sul tracciato spagnolo il bernese è tornato su buoni livelli, riuscendo a strappare il quarto tempo. Al suo fianco si è piazzato Aegerter che, anche nelle qualifiche, ha dimostrato di attraversare un momento di forma eccellente. Un risultato che potrebbe così permettere agli elvetici di recuperare un po’ di punti su Esteve Rabat nella classifica del Mondiale, visto che a Jerez non è andato oltre la sesta posizione. A conquistare la partenza al palo è stato l’esperto finlandese Mika Kallio che ha preceduto Sandro Cortese e Luis Salom. Nella Moto3 continua invece il dominio dell’australiano Jack MIller che non sembra incontrare rivali in questa classe. Un vero strapotere quello fatto segnare da Miller, che ha preceduto, con ben sei decimi di vantaggio, la sorpresa di giornata messa a segno dall’italiano Niccolò Antonelli che si è tenuto alle sue spalle la pattuglia iberica capitanata da Alex Rins, Isaac Viñales e Alex Marquez. m.m. L’automobilismo Il tennis Un ottimo esordio per Camathias In campo femminile Belinda Bencic centra la qualifica A Madrid Stan e Roger Sesto posto al Nürburgring per il ticinese nel Gt Open 2014 cercano un’altra finale NOSTRO SERVIZIO È davvero un ottimo sesto posto quello colto ieri, sabato, dal pilota ticinese Joël Camathias all’esordio nel campionato 2014 dell’International Gt Open. Con la Ferrari F458 Gt3 del team tutto ticinese Black Bull Swiss Racing, il 33enne ha concluso al sesto posto assoluto gara-1 al Nürburgring, il quinto nella classe Super Gt, nella prova vinta dal duo della Corvette formato da Miguel Ramos e Nicky Pastorelli. Da notare che la prima prova stagionale per Camathias è stata tutta in solitaria, visto che il suo compagno per questa stagione nel Gt Open, Mirko Venturi, è stato impegnato sempre ieri a Spa nel Mondiale di durata e ha raggiunto il ticinese solo nella tarda serata. E che solo giovedì il team ha ricevuto la conferma di essere inserito nella categoria maggiore, la Super Gt, con la vet- tura dunque ancora senza le evoluzioni necessarie. L’ulteriore conferma dell’ottima prestazione al volante offerta da Camathias. La ventesima stagione nel mondo delle corse del pilota ticinese (ha iniziato nei kart poco più che bambino) prosegue insomma con buoni presupposti LA COPPIA CON MIRKO VENTURI La coppia con Mirko Venturi nel team ticinese Black Bull Swiss Racing si compone a partire da gara-2 quest’oggi sul circuito tedesco. In gara-1 buon sesto posto in solitaria per Camathias fin da quest’oggi, sempre al Nürburgring, con gara-2 nel Gt Open, stavolta in compagnia di Venturi. Con il duo del team Black Bull che può certamente puntare ad un posto sul podio (in tv su RaiSport 2 dalle 13). Il campionato che ha già visto Camathias trionfare nel 2007 e nel 2009 e ottenere in totale una dozzina di vittorie in gara prosegue invece ad inizio giugno a Portimao, in Portogallo. A proposito di Mondiale Endurance, proprio da Spa arrivano buone notizie per lo stesso team di Camathias. Mirko Venturi, con Marco Cioci e l’argentino Perez Companico hanno vinto nella categoria Lm Gte Am su Ferrari 458. La sei ore in Belgio è invece stata vinta dalla Toyota Ts 040 Hybrid dell’elvetico Sébastien Buemi in compagnia di Davidson e Lapierre. È il secondo successo della stagione del Fia Wec per la scuderia Toyota, grande favorita per la 24 ore di Le Mans a giugno. m.s. Al Masters 1000 di Madrid, Stanislas Wawrinka e Roger Federer vanno alla ricerca, come successo a Montecarlo, di una nuova finale tutta a tinte rossocrociate. Anche nel sorteggio andato in scena, ieri, sabato, nella capitale spagnola, il vodese ed il basilese non sono infatti stati inseriti nella stessa parte del tabellone. Nella parte alta ci sarà Federer che, dopo il bye del primo turno, avrà a che fare con il vincente tra Paire e Simon. Agli ottavi la prima testa di serie sul suo cammino potrebbe essere lo spagnolo Tommy Robredo, prima della sfida ai quarti con JoWilfried Tsonga o Andy Murray e la semifinale che potrebbe ve- derlo impegnato contro il detentore del titolo, Rafael Nadal. Anche per Wawrinka il torneo partirà dai sedicesimi, dove dovrebbe incontrare Dmitrij Tursunov. Un cammino all’insegna dei giocatori russi, visto che agli ottavi si potrebbe trovare a giocare con un altro russo, Mikhail Youzhny, prima del match con Milos Raonic e la possibile semifinale con il vincente dell’inconro tra Novak Djokovic e David Ferrer. Per quanto Reuters riguarda il campo femminile cè da segnalare che con Stefanie Vogele si è qualificata per il tabellone principale Belinda Bencic che ha superato l’italiana Camila Giorgi per 64, 7-5. m.m. 4Œ j'Ûà Û'ŒŒ'Õ ~'ŒŒÔ'Ûà\à'Å <wm>10CAsNsjY0MDQx0TUšNTGšNAUAxXeDWg8AAAA=</wm> <wm>10CFXKuwqAMBBE0S_aMPsyxi0lXbAQ©zRi7f9XRjuLgctwWgtP©LbW7ah7MNiM1EšLxyySYDlYLCexgClkgIV9pGfšnycgewH6awjjRmclJZNedJ6EPd3n9QBa6W1ydQAAAA==</wm> @‚‚'Õà\ ö\Œ˛~\ \ ©\Õà˛Õ' ~\Œ ” ł\``˛½ Û½Œ½ „¬½ \ 'Û\îÕ˛ł'¬à½ ~'ŒŒ½ Ûà½tØÅ OŒà'Õ˛½Õ˛ ˛¬‚½Õł\ù˛½¬˛ Ûî òòòÅþÿÿt½Û'Åt˚ Il lavoro Il reportage Il sesso STESSA STANZA E STESSA SCRIVANIA, L’UFFICIO CONDIVSO DIETRO GLI SPOT DI UN COMUNE A MISURA DI FAMIGLIA MI HA LASCIATA DOPO 13 ANNI SOLO CON UN SMS A PAGINA 29 A PAGINA 27 ROSSI A PAGINA 30 traparentesi 4 maggio 2014 ilcaffè PASSIONI | BENESSERE | SPORT PAUSA CAFFÈ Animali La prevenzione è la sola arma contro le zecche BOLTRI A PAGINA 20 È il boom delle crociere. Non solo dell’amore. Piacciono alle famiglie, ma anche a giovani anziani e single. Proposte sempre più su misura. E anche... un po’ piccanti I love B at L LA FINESTRA SUL CORTILE P Per cominciare PATRIZIA GUENZI ADDIO CASSANDRE T roppo pessimismo fa male. Un minimo di pensiero positivo serve, a tutti e a tutto. L'ultimo mea culpa su questo atteggiamento poco costruttivo arriva dalla comunità scientifica, in riferimento alla salute del nostro pianeta: abbiamo sbagliato strategia, abbiamo usato messaggi controproducenti. A dirlo una fonte autorevole, l'Earth Institute presso la Columbia University di New York. Una sessantina di scienziati distribuiti in una dozzina di laboratori di ricerca. Ecco, anche, perché, sottolineano gli esperti, l'opinione pubblica è confusa e, soprattutto, stanca di questi allarmi. Mentre i governi continuano a perdere tempo. E la situazione non migliora. Insomma, va completamente ripensata la comunicazione. Basta con la strategia fondamentalmente basata sull'impaurire le persone e costringerle a fare continui sacrifici. Tutto ciò non ha senso. Non solo: a furia di messaggi negativi, pure chi di noi è più motivato ad avere comportamenti ambientalisti perde speranza e si sente impotente. E allora, cambiamo atteggiamento. Sottolineiamo ciò che di buono c'è, in ogni caso e in ogni situazione. Perché davvero con il pessimismo molto lontano non si va mai. PATRIZIA GUENZI e ultime novità sono quelle a tema: dai ballerini di tango agli appassionati di golf, dai viaggiatori della fede ai buongustai, passando pure per quelle erotiche. In realtà non ce n’era bisogno, l’offerta attuale già riempie da prua a poppa, le migliaia di navi che solcano mari, laghi e fiumi. segue a pagina 18 CAROLINA CENNI Storie di quotidianità familiare LA METAMORFOSI DI RITA A PAGINA 48 erché preferire una crociera ad un altro tipo di vacanza? La risposta è facile: perché non si deve pensare a niente. Proprio così. Quello che tutti i crocieristi apprezzano di questa tipologia di vacanza è che è davvero possibile permettersi di non pensare a nulla, se non ai piaceri. Niente pulizie, niente panni da lavare e stirare e nessun pasto da mettere in tavola. Arrivi al terminal per l’imbarco, ti affidi alla compagnia scelta e... segue a pagina 18 IL CAFFÈ 4 maggio 2014 19 parentesi tra Il turismo Sul lago Piacciono sempre più le proposte di tour nei due bacini lacuali del cantone Un tramonto in battello, sul Verbano e sul Ceresio I love B at A l mattino, all’ora di pranzo oppure al tramonto. Cambia l’orario, ma il fascino della mini crociera sul lago resta immutato. Sia che la rotta punti da Lugano a Capolago o Porlezza, sia che miri alle isole del Verbano. Sono migliaia i turisti che ogni anno scelgono i tour sui battelli per vedere un altro Ticino da un’altra prospettiva, quella delle acque dei suoi laghi. Fra battelli e aliscafi, l’offerta è piuttosto articolata. Anche nei prezzi. Sul Ceresio, ad esempio, ci sono tariffe sotto i 100 franchi, con sconti per chi ha la Ticino Discovery Card, la carta giornaliera o un abbonamento delle Ferrovie federali svizzere. La Società navigazione del lago di Lugano, propone quotidianamente tre tipi di crociera: quella mattutina, la panoramica pomeridiana e quella notturna, punteggiata dalle luci dei paesi che si snodano lungo la costa. Tutti itinerari di almeno tre ore, alcuni con pranzo o cena a bordo, toccando località di grande fascino, da Gandria È boom di crociere, dell’amore e a tema a Morcote a Caprino. Sul Verbano l’offerta è ancora più varia, grazie alle proposte di molti privati e di grandi società, come la Gestione navigazione laghi. “Ci chiedono soprattutto il tour delle isole - spiega Lorenzo, al timone di un motoscafo della società Isole lago maggiore”, che vuol dire Borromee, isole di Brissago, Castelli di Cannero sino a Isolino Partegora. Qui arrivano soprattutto tedeschi, ma anche tanti olandesi e britannici, che vogliono sbarcare e fare poi scampagnate. “E che apprezzano precisa Lorenzo - soprattutto i prodotti locali”. Molti gitanti arrivano tramite offerte combinate, treno, pullman e poi battello. Un fascino particolare è quello delle traversate serali, al tramonto. Ma il tutto esaurito a bordo si concentra nei fine settimana e durante le feste. O in occasioni di apputamenti importanti come i concerti jazz di Ascona e Lugano, Moon&Stars e il Festival del cinema di Locarno. m.sp. NUMERI DA RECORD LE PORTATE GLI SVAGHI Con 3.247 passeggeri e 1.370 membri d’equipaggio, Msc Splendida è una città galleggiante. Ecco la vita a bordo Consumate in media a pranzo e cena Dopo cena, gli ospiti possono usufruire di: 5 1 71 Piscine di cui 1 coperta Acqua park con 150 getti d’acqua e 12 vasche idromassaggio 18 Ponti Suite nel Msc Yacht Club 1.637 Cabine 1.256 Secondi Cabine con balcone privato Antipasti 7.571 7.142 Dessert 18 8.000 Bar e salotti, 4 i ristoranti 16.000 25 Pasti serviti ogni giorno Ascensori di cui due panoramici 4.000 Frutta LE METE Formaggi Zuppe 1 Cinema 4d 6.428 Pasta e riso Metri quadrati di marmo 114 Console Nintendo Wii 7.714 1.714 1.000 1.603 1.714 Metri quadrati del Royal Palm Casino Posti a teatro Fonte: Panorama BREAKFAST PATRIZIA GUENZI L’ ultima novità sono quelle a tema: dai ballerini di tango agli appassionati di golf, dai viaggiatori della fede ai buongustai, passando pure da quelle romantiche a quelle erotiche: I love boat, sì, ma con un pizzico di trasgressione. La classica crociera ha cambiato pelle, schiere di crocieristi riempiono, da prua a poppa, le migliaia di navi che solcano mari, laghi e fiumi. La tragedia della Costa Concordia di due anni fa non ha minimamente scalfito il mito della vacanza galleggiante, come confermano alcune agenzie di viaggio contattate dal Caffé. Ogni anno famiglie, giovani, anziani, neo sposi e single si imbarcano per le più svariate rotte. “Non è più come in passato, quando si andava in crociera per un’occasione particolare, come il viaggio di nozze o un anniversario nota Gaby Malacrida, portavoce per il Ticino di Hotelplan Suisse Ogni mattina vengono serviti per colazione: Pane 57.14 kg Succhi 114.2 L Croissant 1.000 Latte 71.4 L IL PERSONALE Oltre agli addetti alla navigazione, su una nave lavorano: “Una volta l’occasione era la luna di miele o un anniversario, oggi non più” persone addette alle pulizie 110 Fonte: Panorama camerieri 290 animatori 25 artisti 30 e Italia -. Hanno sicuramente contribuito le numerose, e allettanti, offerte”. Un’offerta rinnovata anche con intriganti crociere a tema. “Le rotte che vanno per la maggiore sono quelle di 7 giorni, nel Mediterraneo, isole della Grecia, Spagna, coste del nord Africa spiega Malacrida -. La spesa per una classica crociera nel Mediterraneo è attorno ai 1’200 franchi per persona, per una cabina doppia”. Insomma, la vacanza sull’acqua piace. Tant’è che pure quelle fluviali riscuotono parecchio successo, sul Danubio e sul Reno soprattutto. “Adoro questo modo di far vacanza perché non de- vi pensare a nulla e ogni giorno ti svegli con un nuovo panorama sotto gli occhi”, è il leit motiv degli appassionati (vedi articolo in basso). La crociera piace anche perché senza mandare in tilt le finanze casalinghe permette qualche giorno di completo relax, in un ambiente lussuoso e confortevole. “E, soprattutto, prenotando per tempo, magari, con un anno d’anticipo - suggerisce Malacrida -, si beneficia di offerte super. Ad esempio, una famiglia con due figli, se minori di 18 anni, questi viaggiano gratis, pagano solo le tasse portuali, neanche 200 franchi a testa”. Ecco perché sempre più spesso le prenotazioni avvengono di anno in anno. Intanto, la classica crociera s’è evoluta. Il viaggio in nave con scalo, escursioni guidate, è soltanto lo zoccolo duro di un fenomeno che si allarga e diventa vieppiù “a soggetto”. “Una tematizzazione che ha allargato l’interesse ad un pubblico giovane e giovanissimo - sottolinea Mala- crida -. Per questi veri e propri alberghi galleggianti, l’obbiettivo delle compagnie è innanzitutto quello di fidelizzare la clientela e fare in modo che durante le giornate di navigazione le attività proposte siano variegate e numerose. Inoltre, la formula all-inclusive, snacks compresi, contribuisce al successo di questa vacanza”. Ma vediamo più in dettaglio quali sono le emozioni su misura che oggi una crociera a tema garantisce, ad esempio per chi ama il golf: un green in mare aperto, con mazza e pallina da far roteare, dalla Sardegna ai Caraibi, dal Baltico alla Costa Azzurra, allenandosi pure con i simulatori; per gli appassionati di calcio ci sono giochi e allenamenti in compagnia dei campioni della serie A. Ma a bordo si possono anche incontrare prestigiosi chef, sommelier e talenti della gastronomia per un cooking show sulle onde. Per i più piccoli, poi, un’atmosfera da cartoon dà loro la possibilità di sedersi a tavola con il gatto con gli FLUVIALI L’ultima tendenza di massa in fatto di crociere sono quelle fluviali, sul Danubio e sul Reno, soprattutto. Molto richiesta, negli ultimi anni, anche quella sul Volga La testimonianza Pro e contro della vacanza sull’acqua visti da un’appassionata di questi viaggi “Ogni giorno ti aspetta un panorama differente” P erché preferire una crociera ad un altro tipo di vacanza? La risposta è facile: perché non si deve pensare a niente. Ti imbarchi e via. Ed è proprio ciò che i crocieristi apprezzano di questa vacanza, permettersi di non pensare a nulla, se non ai piaceri. Niente pulizie, niente biancheria da lavare e stirare e nessun pasto da mettere in tavola. “Arrivi al terminal per l’imbarco, ti affidi alla compagnia scelta e per una settimana o più non avrai pensieri. Mica poco! - dice un’appassionata crocerista ticinese, Bianca Antoniazzi, impiegata, che per ogni vacanza è pronta all’imbarco. Inoltre, la trovo estremamente rilassante. Con mio marito abbiamo iniziato nel 2000 e ci siamo appassionati così tanto che non abbiamo più smesso. Ne abbiamo fatte circa una quindicina, una più bella dell’altra, ma quella che più mi è rimasta nel cuore è la crociera nei fiordi norvegesi, perché non ti aspetteresti mai di viaggiare tra le montagne con un palazzo di quattordici piani. Arrivare con la nave fino ai ghiacciai, alle cascate e navigare nella natura incontaminata è un’esperienza unica, credetemi”. Tuttavia, non pochi obiettano che la crociera spesso è una sorta di mordi e fuggi, ci si ferma solo poche ore in un luogo e si rischia di non vedere niente. Ma è una questione di scelte e preferenze. “Bè, è un po’ il rovescio della medaglia ammette Antoniazzi -. Se vorresti vedere di più, fermarti per più tempo non puoi farlo, ti devi accontentare di un’esperienza speedy. Così come devi sottostare anche ad alcune semplici regole: gli orari per pranzi e cene, “Arrivi al terminal ti affidi alla compagnia e non devi pensare più a niente” anche se a bordo ai tanti buffet si può mangiare quando si vuole, o agli orari delle escursioni. Ma tutto ciò non toglie che rimane una vacanza molto rilassante. E ogni giorno ci si sveglia in un posto diverso, quando si guarda fuori c’è un panorama sempre nuovo. Impossibile annoiarsi. Per non parlare poi di quanta gente si conosce. A noi è capitato di stringere belle amicizie”. Non solo. Oltre a comodità e relalx, anche tecnologia, design, servizi e gastronomia. Così come cabine molto comode, ristoranti, bar, discoteche, casinò, piscine, scivoli, spa, palestre e negozi tutti all’avanguardia, ingredienti ideali per la vacanza perfetta. “Se posso dare un suggerimento, sconsiglio di fare una crociera non in cabina interna - consiglia Antoniazzi -. Bensì una con finestre, meglio ancora con balcone, e possibilmente a poppa, questa è la posizione migliore. Avere le finestre sui due lati permette di godere al massimo della vista e quindi anche dell’intera vacanza. La cabina fa buona parte della crociera e, personalmente, preferisco un viaggio più breve ma con una cabina ben posizionata e confortevole rispetto ad uno più lungo, ma senza comodità”. Ma la nostra crocerista è esperta anche di rotte fluviali, una tendenza che prende sempre più piede. “In questi casi i battelli sono più piccoli, accolgono al massimo 120150 passeggeri, ma sono viaggi altrettanto suggestivi e interessanti - dice pregustando la sua prossima meta, il Danubio e Budapest -. Si è quasi sempre in città e navigando su un fiume è come essere costantemente in escursione perché si vedono le due sponde brulicanti di vita”. c.c. Per chi ha voglia di emozioni forti, anche speed dating a bordo o riunioni tuppersex stivali, farsi fotografare insieme al leone Alex di Madagascar. E poi spettacoli sul ghiaccio e parate. Senza dimenticare le Winx, che ballano e cantano con i loro vestitini sgargianti. Per chi ha voglia di emozioni forti ecco la crociera erotica. La rotta non prevede scali per gite, né pause relax per godersi il sole, bensì sessioni di speed dating per rompere il ghiaccio e conoscersi, un angolo buffet per gustare cibi afrodisiaci e riunioni di tuppersex dove studiare gli oggetti erotici più in voga e le ultime novità sul mercato. Insomma, in mare ce n’è davvero per tutti i gusti. pguenzi@caffe.ch Q@PatriziaGuenzi Caraibi Soprattutto d’inverno chi vuole aprire una parentesi al caldo fa rotta verso il mare azzurro dei Caraibi. Una esperienza unica. Ormai le offerte si succedono e i last minute pure. E in nave si possono visitare le coste della Giamaica. Oppure,, raggiungere la Repubblica Dominicana, Antigua o le Bahamas. L’idrovia Quell’ “utopia” senza fine che collega il Ticino al mare C ollegare Locarno a Venezia viaggiando sull’acqua, attraverso il Lago Maggiore, il fiume Ticino e il Po. Utilizzare un elemento naturale che unisce i territori di due Stati, che da sempre intessono rapporti di vicinanza e scambio. È vecchia di secoli l’idea, chiamiamola pure utopia, ma diventata progetto reale, di passare dalle acque dolci del più grande lago sudalpino a quelle salmastre della Serenissima. Nell’imminenza di Expo 2015 l’opportunità era ghiotta per rispolverare un progetto che sembrava essere stato defi- Mediterraneo È una delle crociere più classiche. Quella che gli appassionati di questo genere di vacanza fanno almeno una volta nella vita. Tra Italia, Baleari, Costa azzurra, Sardegna, Corsica e Gibilterra o lungo le coste della Grecia o del nord Africa visitando le principali città o le località più suggestive Mare del nord Si dice sia la crociera più bella. Quella lungo i fiordi norvegesi, compreso il Geiranger Fjiord, perché soltanto qui è possibile vivere suggestivi fenomeni naturali come l’aurora boreale e il sole di mezzanotte. Non solo. Si gode di paesaggi davvero spettacolari e c’è la possibilità di visitare le più importanti città del nord. Il progetto sembrava a buon punto, poi il Comune di Milano ha gelato gli entusiasmi. Non ci sono soldi, quindi tutto è rinviato Stati Uniti L’America sognata tante volte, vista nei film, si può ammirare anche da un’altra prospettiva: dal mare. Sono tante le offerte che propongono crociere dalla Florida a New York. Oppure dall’altra parte della costa, in California. Chi ha invece tanti giorni a disposizione può anche scegliere di andare più a nord, nel Canada. Da Locarno a Venezia, l’insolita storia di un’idea secolare GLI OSTACOLI Gli impedimenti non sono solo naturali. Nel capoluogo meneghino le finanze piangono nitivamente rinchiuso nei cassetti delle amministrazioni interessate. Canton Ticino, regioni Lombardia e Piemonte, sotto la spinta dell’Associazione Locarno-Milano-Venezia si sono mosse. La possibilità di recarsi nel capoluogo meneghino in battello per l’esposizione mondiale 2015 era tutt’altro che una chimera. Il percorso sarebbe quello che da generazioni si sogna di poter mettere a disposizione di turisti e curiosi che vogliono godersi un viaggio singolare. Si scende da Locarno fino in fondo al Lago, passando da Arona e Sesto Calende, dove si imbocca il fiume Ticino giù giù fino a Somma Lombardo, ad un tiro di schioppo dall’aeroporto della Malpensa. Poi, burocrazia permettendo, dalla diga del Panperduto all’interno del Parco del Ticino attraverso il canale del Naviglio Grande, per raggiungere la sede di Expo 2015, attraversando la Darsena di Milano e il Canale Villoresi. Tuttavia, i sogni son desideri e spesso restano tali, o vanno purtroppo a naufragare contro la dura realtà. Il Comune di Milano ha infatti comunicato di rinunciare al progetto, e quindi alla costruzione del porto turistico alla Darsena. Un brutto colpo per un’idea che sembrava già avere tutte le carte in regola. Sebbene non sia ancora detta l’ultima parola, visto che la maggioranza in consiglio comunale è andata su tutte le furie e ha promesso battaglia. Comunque sia, rimane sempre l’idea e l’Expo parrebbe l’occasione buona. Se l’obiettivo di poter raggiungere la manifestazione milanese via acqua sembra tramontata, quella di poter un giorno attraversare la pianura Padana per bagnarsi nel mare Adriatico resta invece in piedi. L’ingegno umano aveva per altro già individuato le potenzialità del trasporto sulle imbarcazioni quando si decise di allargare il sistema di canali studiato per l’irrigazione dei campi, diventato poi il Naviglio Grande. Allora perché non sognare che un giorno si possa navigare da Locarno a Venezia? L’importante è crederci. o.r. IL CAFFÈ 4 maggio 2014 20 La giacca L’abito tra animali lamoda parentesi La tuta Tasche a soffietto e mostrine, lo stile richiama quello delle divise coloniali, reso chic dai dettagli, camicia arancio e scarpe con il tacco, John Richmond Da giacca si allunga ad abito e si trasforma in chemisier, è il nuovo stile safari-chic per Maison Martin Margela Pratica e funzionale, verde militare, la tuta lunga di Alexis Mabille Lo stile safari cambia pelle, è chic nella giungla urbana LINDA D’ADDIO I colori sono quelli di sempre, che virano dal sabbia al khaki, dal fango al verde, ovvero i basici che dalle dune della savana si adattano perfettamente alla vita frenetica ed urbana. Giacche sahariane, camicie e gilet con tasche e cartucciere, pantaloni, bermuda e cappelli da esploratore da sempre ne contraddistinguono il genere. Ma nel nuovo stile coloniale, sartoriale e couture, sulle passerelle di stagione, femminili e maschili, la differenza sta nel taglio e nel dettaglio che, rispetto ai modelli originali, sono curati nei minimi particolari. Il nuovo genere, che potremmo definire safari-chic, aggiunge ai capisaldi di questo abbigliamento nuovi modelli che dagli originali prendono spunto: gonne portafoglio, abiti chemisier, sandali e cinture. Lo stile safari piace molto ai couturier che puntualmente nella bella stagione lo ripropongono, riveduto e corretto, rendendolo sempre più sofisticato senza nulla togliere, in termini di funzionalità ed immagine, al gusto coloniale che tutti abbiamo imparato a conoscere ed apprezzare. Un genere che non è assolutamente una prerogativa femminile, anzi. Il genere diventa protagonista delle collezioni maschili, grazie a capi che non si riservano solo ai weekend e al tempo libero ma si indossano tranquillamente anche nelle occasioni formali. Una moda che per definizione e contenuti si presta agli itineranti, funzionale e pratica in viaggio ma che, in egual modo, si adatta alla vita frenetica di tutti i giorni, ideale per tutti coloro che quotidianamente sono costretti a destreggiarsi nella giungla metropolitan, sempre di corsa fra un appuntamento e l’altro. Da non dimenticare i bjoux, in legno e ottone dorato, dal tocco speciale L’atmosfera ci riporta al celebre film, interpretato da Meryl Streep e Robert Redford, tratto dal romanzo di Karen Blixen “La mia Africa”. Lei indossava camicie maschili, pantaloni oversize, giacche militari e sahariane, dietro lo sfondo sconfinato dell’Africa e i suoi tramonti. La novità sta nell’aggiunta di abiti metropolitani e capi in pelle. Per la sera il mood diventa ethno chic, e predilige abiti lunghi, kaftani, modelli drappeggiati di ispirazione tribale, da portare con tanti gioielli. Un insieme sofisticato ma rilassato da vera vacanza ai confini del mondo. Completano il look gli accessori in pelle, cuoio e fibre naturali, dall’effetto “used”. Dai borsoni agli zaini, passando per le cinture di tutte le dimensioni e i sandali bassi. Nelle occasioni più formali sono concessi i sandali e i tacchi più alti da abbinare al lino e al cotone, al canapa a ai pellami pregiati per le borse. Da non dimenticare i bjoux , in legno e ottone dorato, che danno un tocco speciale a questo trend. Lo stile safari diventa urban e meno wild nella collezione Pennyblack, grazie a linee più leggere e fluide e colori quali il bianco e il nero. Predilige i toni delle dune, della sabbia bagnata e del verde safari la donna Chloé, ama il look stropicciato e indossa bermuda sciolti, pantaloni morbidi e caban oversize zippati, accessoriati da borse a tracolla in canvas sfrangiato. Ambientazione Africa per la collezione di Mango che punta sui colori naturali e sulle materie prime grezze, rese vivaci da pietre colorate come quelle arancioni che ricordano la steppa africana. Lino e camoscio sono ideali per capi ampi e fluidi che ricordano le atmosfere avventurose del safari africano. Completano il look gli accessori animalier, come gli occhiali da sole e le sciarpe leggere. Il completo giacca senza maniche con bermuda e cinturina di cuoi di Michael Kors. Completano il look il borsone in canvas e pelle e i sandali con la zeppa Scrivete Inviate le vostre domande al veterinario del Caffè stefano.boltri.doc@alice.it Potete scrivergli anche entrando nella pagina web del sito www.caffe.ch cliccando sulla rubrica “Qua la zampa” La prevenzione è fondamentale per eliminare zecche e zanzare La domanda La risposta di Stefano Boltri E C gregio dottore, i miei quesiti non sono certo una novità per lei ed i suoi colleghi che in questo periodo dell’anno si ritrovano tali problemi all’ordine del giorno. Mi riferisco al fastidio delle zecche che col passare del tempo sembrano aumentare di numero, ma soprattutto mi provocano un certo timore per via delle possibili malattie da esse trasmesse. In questo periodo sento spesso parlare di casi di piroplasmosi ed erlichiosi; in particolare proprio la scorsa settimana per il cane di un mio amico. Chiedo a lei consigli per riconoscere in tempo i sintomi ed ovviamente come fare per tenere lontane qulle famigerate zecche! ome ad ogni avvicinarsi della bella stagione, il problema legato ai parassiti esterni di cani e gatti diventa molto di attualità e con esso anche le malattie trasmesse da tali vettori. Le zecche rappresentano vettori di potenziali patologie e in questo ruolo sono in buona compagnia insieme alle varie zanzare responsabili di altre patologie come la leishmaniosi e la filariosi, tuttavia esse sono dei trasportatori multipli in quanto veicolano più patogeni come ad esempio quelli da lei citati: babesia canisi ed erlichia canis. In particolare per quanto riguarda la piroplasmosi o babesiosi, il decorso dela malatie nei casi acuti è molto veloce e i sintomi sono letargia, mancanza di appetito febbre, vomito, urine molto scure e mucose pallide in quanto tale parassita distrugge i globuli rossi causando una anemia grave. Ovviamente la morte dell’animale non è un fenomento molto raro in caso di decorso acuto o iperacuto. Per l’erlichiosi, il patogeno re- Urban safari sponsabile si diffonde nell’organismo raggiungendo svariati organi tra cui milza fegato e linfonodi che reagiscono aumentando di volume. Tale infezione colpisce i vasi sanguigni ed interferisce con il normale processo di coagulazione del sangue. Da qui una tendenza alle emorragie che caratterizza tale patologia, soprattutto nelle forme subacute e croniche. Febbre e piccole macchie rosse (diatesi emorragica) sulle mucose sono riscontri tipici di tale patologia. Il riconoscere precocemente i sintomi, soprattutto in seguito all’evidenza di una puntura di zecca è indispensabili per una prognosi migliore in quanto il fattore tempo può giocare un ruolo fondamentale. I farmaci a disposizione per la cura di tali patologie sono svariati, ma i più importanti sono senza dubbio rappresentati dall’imidocarb (soprattutto per babesia) somministrato per iniezione e dalla doxiciclina. Come sempre, ovviamente, la profilassi è fondamentale e va attuata anche per tutto l’anno con i più svariati prodotti in commercio, avendo cura di scegliere quelli di nuova generazione per la facilità di adattamento e, quindi, la possibilità di sopravvivenza di questi parassiti. ⁄ª<‹‹{‚n 8<{ ¶ flº<ª ‥⁽⁾ \y"fl<™º.xs {fl E`•ºs fl · flfl< D`ª• àà < {fl Õ{flfl nn{` 8{ /`º.`‡E˪{‚ º`‚` à`‚< .x<s `fl™ª< ª ˇˇª<º<‚™ ª< Ë‚ ˇ ™ª{•`‡ ‚{` ‚ ™Ëª fl< Ë‚{.` ‚<flfl ª<n{`‚< flˇ{‚ s 8 º<.`fl{ º`‚` fl<n ™< 8 flfl º™`ª{ 8<{ ¶ flº<ªv Mfl |⁄ª<‹‹{‚n 8<{ ¶ flº<ª} = Ë‚y`.. º{`‚< ˇ<ª º.`ˇª{ª< {fl Ex{ ..{ {` "fl<™º.x < ª{ˇ<ª.`ªª<ª< {‚ ™ª< n{`ª‚{ fly ‚¼. 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Eppure, anche Fido vuole i suoi spazi. E non ha nemmeno chissà quali pretese. A lui bastano alcune decine di metri di verde dove correre libero e socializzare con i suoi simili. Chiamiamoli dog park, aree sgambettamento o sgambatura cani o parchi attrezzati, il concetto alla base è sempre lo stesso: zone verdi delimitate, all'interno delle quali i cani possono correre e giocare senza guinzaglio e museruola. L’area cani non è un capriccio di padroni esagerati, ma un vero e proprio toccasana per l’amico a quattrozampe. Favorisce la socializzazione con i suoi simili in un contesto sicuro, sempre a patto di rispettare alcune indicazioni di base. Aree recintate, accessibili attraverso cancelli, provviste di acqua corrente, in cui i cani sono liberi di scorrazzare e protetti da influenze esterne. Ed è proprio il fatto di essere senza guinzaglio che aiuta Fido a socializzare: in questo modo gli animali sono liberi di stabilire gli approcci come meglio credono, di sfogare le energie giocando tra loro, divertendosi e stancandosi nel miglior modo che ci possa essere. E tutto questo fa bene anche ai proprietari. Inoltre, le aree verdi per il miglior amico dell’uomo sono una buona cosa anche per chi non ha cani e neppure molta confidenza con loro. Così ognuno può avere i suoi spazi nel totale rispetto degli altri. c.c. Più simili a noi, anche... in tribunale G andhi c’era arrivato un bel po’ di tempo fa: “La grandezza di una nazione e il suo progresso morale possono essere valutati dal modo in cui tratta i suoi animali”. Il deputato francese Jean Glavany, invece, l’ha scoperto di recente e ha fatto una proposta di legge: “Basta considerare gli animali domestici come cose”. In Francia, infatti, il codice civile equipara le bestiole a semplici oggetti. Ecco perché il progetto di legge mira a considerare i quattrozampe come “esseri viventi dotati di sensibilità”. In Svizzera, fortunata- zienti”. Il problema è che, per armonizzare il trattato europeo con le normative dei vari Stati, occorre molto più di uno schiocco di dita. Ancora tanti i Paesi L’esperta invece, vige una legislazione all’avanguardia. Sulla classificazione di “esseri senzienti” si sono espressi numerosi tribunali con le loro sentenze. “L’animale non Per Chiara Piccaluga serve maggior informazione sui diritti dei nostri “amici” “Lasciamo che il cane si comporti da cane” U La legge mira a considerare i quattrozampe esseri viventi dotati di sensibilità mente, tutto ciò è già una realtà, dal 1° aprile 2003. Ma, purtroppo, nel procedimento penale continuano ad essere trattati come cose. Non per niente, le vittime di maltrattamenti non hanno un difensore dei propri diritti e ne avrebbero bisogno. Basti pensare che solo nel 2012, nella Confederazione, i casi di violazione della legge sulla protezione degli animali sono stati 1.404, 158 in più rispetto all’anno prima. E negli ultimi dieci anni il numero è addirittura quadruplicato. Ecco perché la sola legge, sulla carta, non serve a molto, bisogna puntare su una maggior coscienza civile, come dice Pierre Rusconi, presidente della Protezione animali di Lugano. In Europa c’è da almeno sette anni la consapevolezza che gli animali sono “esseri sensibili”, ovvero da quando è stato approvato il Trattato di Lisbona, che stabilisce la natura di “esseri sen- che, ad esempio, non puniscono l’uccisione degli animali, come la Romania e l’Ucraina, senza che vi sia alcun intervento concreto da parte dell’Ue. In Italia, ETOLOGA Chiara Piccaluga, terapista complementare, specialista in scienze naturali-etologia (armoniachiara.com) na cosa è certa. Fortunatamente, negli ultimi anni le tutele nei confronti degli animali sono cresciute notevolmente. Soddisfatta anche Chiara Piccaluga, etologa: “Dal mio punto di vista vi è molta più informazione sui reali bisogni degli animali -osserva -. Questa conoscenza, ossia il sapere, ha incrementato notevolmente la sensibilità e la vicinanza nei riguardi degli animali, soprattutto quelli da compagnia. Più si conosce e più si comprende l’altro. Infatti, analogamente, meno si conosce e più lo si teme o si attuano comportamenti non funzionali e non idonei. Oggi, grazie alla divulgazione delle conoscenze apprese in campo etologico, ci sono sicuramente più strumenti per garantire maggiormente gli animali. Si è evoluta, quindi, la nostra sensibilità. O, magari, gli animali domestici si sono un po’ umanizzati... “Per molti la sensibilità verso gli animali si è evoluta - prosegue l’etologa -. Non sono loro che si sono umanizzati. Tutt’al più credo che pure in questo campo la commercializzazione e il consumismo giochino un ruolo di primo piano”. Anche il mercato si è allargato a dismisura e propone centinaia di pro- dotti solo loro, seppure non di prima necessità. Ma perché tendiamo ad umanizzare cani e gatti e non, ad esempio, pesci rossi, tartarughe o criceti? “È spiegabile grazie all’evoluzione delle strutture cerebrali, da cui dipendono le capacità fisiologiche e i comportamenti delle specie - osserva l’esperta -. Tutto si basa sulla teoria di MacLean, medico statunitense specializzato nelle neuroscienze, che descrive l’evoluzione del cervello da rettiliano a limbico, fino all’ultima fase con la presenza della neocorteccia in grado di elaborare e garantire l’apprendimento”. Comunque sia, lasciamo fare gli animali agli animali e non calpestiamo, anche se con le migliori intenzioni, i loro diritti. Pensiamo piuttosto a salvaguardare al meglio questi diritti: “Ovvero quelli che riguardano i bisogni primari volti al benessere e alla tutela della loro salute, come il cibo adatto, sano e in quantità corretta, un ambiente di vita ideale, aspetti relazionali, passeggiate, socializzazione, affetto e cure adeguate - conclude Piccaluga -. Ma non sottovalutiamo l’importanza del gioco e la stimolazione per sviluppare capacità e creatività. Aspetti anche questi, ripeto, che vanno assolutamente garantiti”. può essere collocato nell’area semantica concettuale delle ‘cose’, dovendo essere riconosciuto come ‘essere senziente’”, il principio di diritto affermato dal Tribunale di Milano nel marzo dello scorso anno. Il maltrattamento degli animali è punito fino ad un anno di reclusione e non conosce differenze di specie. L’Italia, poi, nel 1991 è stato tra i primissimi Paesi ad eliminare la pratica di sopprimere cani e gatti per combattere il fenomeno del randagismo. Una modalità che ancora oggi continua in diversi Stati, come la Spagna. E a marzo è stato raggiunto un altro risultato: Le opinioni Pierre Rusconi Per il presidente della Protezione animali di Lugano più delle leggi, per tutelare gli animali serve una maggior coscienza civile. Nel 2012 i casi di maltrattamenti sono stati 1.404, 158 in più rispetto all’anno prima vietare la sperimentazione animale su cani, gatti e primati. Non solo. Chi non soccorre un animale è penalmente punibile. In Inghilterra gli animali domestici sono addirittura dei soggetti giuridici, con vere e proprie responsabilità: possono addirittura incorrere in un processo se azzannano un passante. Negli Stati Uniti la normativa varia da Stato a Stato: se a New York è ancora permesso sopprimere animali, in California è vietato vendere animali nei negozi. Come in Belgio, perché non sono considerati un bene qualsiasi: per acquistare un cucciolo, è possibile farlo esclusivamente presso un allevamento. Ma il primato per la normativa più bizzarra va indubbiamente all’India, che vieta l’uccisione dei delfini perché li considera “persone non umane”. Insomma, Paese che vai, sensibilità che trovi. c.c. Filippo Gianoni Secondo il legale della Protezione animali di Bellinzona, il nostro Paese tutela molto bene anche gli animali da reddito. Clarissa Tami Per la simpatica presentatrice Rsi, innamorata della sua cagnolina Clio, anche famiglia e scuola devono contribuire a una maggior sensibilità. } o o -z } o o z A PROPOSITO DI GIAPPONESI POCO FOCOSE. Supera ogni limite. Con Mazda2 «Voilà ma Suisse Edition» Agile e spigliata, Mazda2 è la city car ideale per la Svizzera con i suoi tanti centri, grandi e piccoli, ricchi di vicoli stradine. Scopri questa grintosa compatta e la sua attraente dotazione speciale su un percorso Streetview e mostra al mondo la tua Svizzera. Partecipa subito su www.voila-ma-suisse.ch MAZDA. 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Un veicolo che si presenta immediatamente con un ruolo che sa soddisfare l’esigenza di uno spazio compatto, un bagagliaio e un’abitabilità comodi. Un generoso spazio interno, funzionale anche in altezza. Ma la Kia Soul rinfresca anche il guardaroba, in particolare grazie all’uso di numerose e piacevoli tinte bicolori della carrozzeria. Un eccellente punto di partenza che rende il modello attraente sin dal primo sguardo. Ma la seconda generazione della Soul va naturalmente oltre, ad iniziare dall’utilizzo di un pianale ereditato dalla nuova Cee’d. Il primo risultato è quindi una leggera modifica delle Il nuovo stile di un veicolo compatto e completo I dettagli IL DESIGN La vettura mantiene una forma della carrozzeria squadrata con una coda posteriore verticale sue dimensioni esterne. È più lunga di 2 cm (4,14 m), più larga di 1,5 cm (1,80 m), alta 1,60 m (come prima) e con un passo a 2,57 m (+ 2 cm). Anche l’abitacolo si rinnova con buon gusto e funzionalità come confermano le bocchette d’aerazione ai lati del cruscotto che ospitano anche gli altoparlanti dell’impianto audio. Chi sceglie le versioni meglio equipaggiate, apprezzerà sicuramente lo schermo tattile da 8 GLI SPAZI La capacità di carico è variabile da 238 a 1.367 litri abbassando completamente i sedili posteriori pollici e le vari funzioni multimediali, navigatore con sette anni di aggiornamento delle mappe compreso. A favorire la visibilità posteriore e le manovre in retromacia ci pensa una telecamera Un agile crossover che riprende una caratteristica di Kia; quella di offrire, di serie o in opzione, diversi accessori che solitamente non sono disponibili nei veicoli simile della concorrenza. Pensiamo, ad esempio, alla GLI ACCESSORI Diversi accessori che non sono disponibili nei veicoli simili della concorrenza sono offerti di serie o come opzione possibilità di riscaldare lo sterzo, servoassistito elettricamente, che in aggiunta può pure essere regolato secondo tre diverse modalità: comfort, normal e sport, oppure a quella di poter riscaldare sia i sedili anteriori, sia quelli posteriori. L’offerta di motorizzazioni rimane la stessa della prima generazione, con dei miglioramenti tecnologici. Si tratta di due quattro cilindri, di 1,6 litri con turbocompressore sia per il La Bmw benzina (Gdi) da 132 cavalli, sia per il diesel (Crdi ) da 128 cavalli. Tre sono gli allestimenti disponibili, con prezzi base che partono da 22’500 fino a 32’500 franchi. Per le versioni Trend e Style è disponibile anche un cambio automatico a sei rapporti (+ 3000 franchi). Al volante si apprezza la comodità dei sedili e la silenziosità interna. Un ulteriore beneficio anche per gli occupanti dei sedili posteriori che viaggiano con qualche centimetro supplementare per gambe e testa. Guardandola qualcuno potrebbe pensare che la Soul si adatterebbe perfettamente all’aggiunta di una versione a trazione integrale, ma in casa Kia l’argomento rimane un desiderio. Peccato. Comunque, tra qualche mese sarà possibile scegliere una versione con motorizzazione elettrica. La Ev, con il motore alimentato da batterie agli ioni di litio, sarà in grado di sviluppare 110 cavalli con una coppia massima di 285 Nm. I tecnici del marchio coreano promettono che il veicolo sarà in grado di percorre 200 km prima di dover ricaricare la batteria. Da giugno con la i8 il motore a combustione e quello elettrico con tecnologia Plug-in offrono una nuova mobilità sportiva. 362 Cv, da 0 a 100 km/h in 4,4 secondi, un consumo medio inferiore ai 3 litri/100 km, CO2 di soli 59 g/km e un’autonomia di oltre 500 km! La Fiat La Punto Young (da 11’950 franchi) è disponibile a 3 o 5 porte e con tutte le motorizzazioni in gamma. Una serie speciale arricchita di ulteriori accessori di serie O SULLE STRADE DEL MENDRISIOTTO T IC IN Antiche cave di marmo e vecchi mulini a tutto… monovolume tragitto 23 km Lugano Coldrerio, Arzo e la Valle della Motta con una famigliare davvero “Scenic” U na cura di stile ha permesso alla Scenic 2014, leader nel settore dei monovolumi compatti in Europa, di rinnovarsi con un design che riprende quello nuovo di Renault. Il compatto monovolume francese (lunghezza 4,37 m) è una proposta che si adatta a chi desidera un auto in cui lo spazio rifletta una piacevole e funzionale abitabilità per cinque persone. Per soddisfare una nuova modalità della comunicazione viaggiando, Renault ha arricchito la Scenic con un sistema di navigazione dotato di un interattivo schermo tattile che permette di accedere in tempo reale a molteplici informazioni e innovative applicazioni. Un’ulteriore espressione della tecnologia per una guida più rilassante e piacevole, è rappresentata dall’introduzione del nuovo motore a quattro cilindri di 1,2 litri turbo a iniezione diretta della famiglia Energy, con sistema Stop & Start. Un propulsore che ha permesso la riduzione del consumo di carburante di circa 1 litro ogni 100 km, rispetto al suo predecessore. Una piacevole sorpresa come abbiamo scoperto con la nostra prova su strada. Per trascorrere una giornata, che ci permette di conoscere la ricchezza del nostro territorio, andiamo nel Mendrisiotto. La prima tappa a Coldrerio, a meno di mezz’ora di strada da Lugano, nel cuore del Parco della Valle della Motta. Sosta al Mulino del Daniello che Coldrerio La scheda Renault Scenic Energy TCe Motore 4 cilindri benzina Cilindrata (ccm) 1’197 Cambio man. a 6 marce CV 132 Coppia max. 205 a 2000 g/min. 0-100 km/h (s) 11,4 Velocità massima (km/h) 190 Consumi (l/100 km) ca.7 Prezzo base 29'900 franchi deve il nome al suo primo mugnaio Daniele Galli. Venne edificato nel 1801 e oggi rappresenta il mulino che offre la maggiore documentazione. Una suggestiva meta anche per i bambini che possono così scoprire ricordi del passato e la storia del cantone, attraverso il lento ruotare delle macine dei mulini che garantivano la sussistenza della popolazione. Nel pomeriggio potete seguire la strada che da Mendrisio porta in direzione di Meride. Ad Arzo avrete la possibilità di apprezzare la bellezza delle montagne che hanno regalato alla regione una pietra che si presenta in differenti tonalità di colore e aspetto. Le pietre di marmo cavate e lavorate dalle cave locali sono un’ ulteriore testimonianza del passato. L’inizio dell’attività estrattiva risale attorno al 1300. Il “marmo” di Arzo viene impiegato per differenti usi: per la decorazione di opere importanti come chiese, cappelle, palazzi pubblici e ville, oppure come materiale per l’arredamento o per la realizzazione di oggetti di varia forma e natura. Alla fine del viaggio non si può non notare che con i suoi 130 cavalli il motore a benzina ha un positivo rapporto cilindrata/prestazioni. Brillante nelle accelerazioni e silenzioso è una chiara dimostrazione di come si può ottenere un numero di cavalli adeguato anche con una riduzione della cilindrata. s.p. IL CAFFÈ 4 maggio 2014 25 tra parentesi L’educazione H anno appena tre anni e col tablet, tra un video e un cartone animato, disegnano, scattano foto e imparano le lettere dell’alfabeto. Con estrema naturalezza, muovono le manine sullo schermo in cerca di chissà che. Sono intuitivi e vanno avanti a tentoni, sino a quando non raggiungono ciò che gli interessa. Ma sono decisamente un passo avanti rispetto a quelli che sino a poco tempo fa chiamavamo “nativi digitali”. E sono sempre più numerosi. Eccola la “touch generation”, i “mobile-born”, perché sempre più giovani. Gattonano ancora, ma vanno già di touch, con un intuito sorprendente. Un fenomeno che famiglie, scuole e società cercano di capire e gestire, confessando anche un po’ di preoccupazione. “Le nuove tecnologie non sono né buone né cattive né utili né inutili, dipende dall’uso che se ne fa - premette saggiamente Giorgio Comi, docente e formatore -. Fondamentale è la mediazione educativa e l’accompagnamento del genitore”. Da quando nel 2010 sono arrivati i tablet, cosiddetti intuitivi, senza più il mouse, tanto per semplificare le cose, i piccoli sotto i quattro anni che maneggiano schermi tattili sono moltiplicati. Negli Stati Uniti il 38% dei bimbi sotto i due anni ci gioca. Una crescita vorticosa: due anni prima era solo il 10%. In Svizzera, già nella fascia di età tra i sei e i tredici anni, tre quinti dei bambini ha uno smartphone o un tablet e circa la metà di loro può accedere a tutte le pagine internet senza il controllo dei genitori. A rivelarlo è uno studio di “Switch Junior Web Barometer” che ha sondato le abitudini di bimbi e ragazzi svizzeri con internet e social media. È emerso che l’uso del web tra i bambini e i ragazzi non è limitato al computer, a casa o a scuola, ma si estende sempre di più a smar- L’esperto “I genitori devono aggiornarsi e vigilare” Sinue Kappeler, 1 figlio, 4 anni Cindy Caprara, due figli, 2 e 4 anni Sonia D’Antoni, due figli, 5 e 4 anni “Al massimo 10 minuti al giorno. E noi siamo lì con lui, mentre Jeremy picchietta sullo schermo dell’iPad. È impressionante come riesca, in modo intuitivo, ad usarlo. Comunque, per ora l’elettronica a casa nostra è limitatissima”. “All’inizio è una sorta di imitazione dell’adulto, che vedono maneggiare cellulari e iPad. Ma quando scoprono che con questi aggeggi si fanno foto, si vedono film e si gioca è finita. Il loro uso va assolutamente controllato”. “Bè, diciamo subito che i bambini di oggi usano iPhone e iPad intuitivamente, senza alcuna spiegazione. I nostri figli hanno però solo un gioco sul telefonino e glielo concediamo raramente. Così come la tv. Siamo molto severi in questo senso”. 2000 La “touch generation” cresce LO SPARTIACQUE È l’anno considerato come uno spartiacque. I nativi digitali sono tutti quei ragazzi nati dopo il 2000, quando i computer e Internet sono entrati nella vita quotidiana di tutti e si moltiplica I consigli 1 2 3 4 Niente schermi prima dei 3 anni Console dei videogiochi off limits prima dei 6 anni No ad internet prima di 9 anni Rete libera dopo i 12, ma con orari definiti e siti controllati dai genitori tphone e tablet. Dispositivi ormai pane quotidiano delle ultime generazioni, che ne fanno un uso a 360 gradi. Intanto, i genitori si chiedono come gestire il rapporto tra i loro piccoli e i tablet? Alcune mamme sentite dal Caffè permettono ai figli di usarli anche da soli, ma sempre sotto control- lo. “Ogni epoca ha la sua invasione di nuove tecnologie che spiazzano le persone nate e cresciute con tecnologie precedenti - sottolinea Comi -. Con questo non voglio difendere a priori smartphone e tablet, ma pensiamo che fanno ormai parte della realtà odierna della maggior parte dei genitori, quindi è nor- male che il bambino ne sia incuriosito e attratto e voglia, in un certo senso, imitarli. Una curiosità naturale, tipica dei bambini nei confronti di tutti ciò che è nuovo”. Sull’onda del timore di un uso eccessivo della tecnologia nel mondo dei bambini Serge Tisseron, psichiatra infantile e psicoanalista francese, ha creato la regola del 3, 6, 9,12. Una quaterna che prevede: niente schermi prima dei tre anni, console dei videogiochi off limits prima dei sei, no internet prima di 9 anni e rete libera per dopo i 12, ma con orari ben definiti e siti rigorosamente controllati dai genitori. Come dire, c’è un’età per ogni cosa. c.c. T enere il ritmo dei propri figli non è semplice. I ragazzi, si sa, vanno alla velocità della luce e stare al loro passo non è facile, soprattutto se si avventurano in campi di cui mamma e papà magari conoscono poco. Come le nuove tecnologie. “La prima difficoltà da superare è capire che questi ragazzi sono cresciuti con una forma mentis totalmente differente dalla nostra - spiega Ilario Lodi, direttore di Pro Juventute Svizzera italiana -. Il loro modo di comunicare, attraverso le nuove tecnologie, è diverso da quello dei genitori. E allora dobbiamo chiederci in che modo i nostri figli entrano in relazione con gli altri, quali modalità utilizzano, e che spesso a noi adulti sono sconosciute. E, soprattutto, vigilare”. La sfida è arrivare a gestire nel modo più appropriato il rapporto tra bambini e nuove tecnologie. “Chiaramente non c’è un solo modo - nota Lodi -, va però calibrato a seconda della situazione. E, soprattutto, mai abbasssare la guardia, restare sempre vigili”. Il direttore di Pro Juventute Svizzera italiana suggerisce un approccio graduale alle nuove tecnologie: “Ad un bambino, come primo telefono non regalerei certo uno smartphone, ma un cellulare vecchio stile. Poi col passare degli anni, lo introdurrei con cautela nel mondo del web, smartphone e tablet”. Insomma, un approccio graduale alle nuove tecnologie, dando al piccolo il tempo necessario per capire cosa sta facendo. Permettendogli autonomia e curiosità, ma sempre sotto la supervisione di un adulto. “Tutto ciò implica un impegno extra da parte dei genitori, me ne rendo conto, ma i pericoli sono troppo grandi. Vigilare è fondamentale”, sottolinea Lodi. D’altro canto, il “lavoro” del genitore è sempre stato gravoso. Anche se le vecchie generazioni al massimo dovevano tenere sott’occhio solo la tv. Perché altro non c’era. )(Î PgXÉmXΔ )(Î Fm(0” )(Î Få¨Îî \ ( ŁŁ0¬g” >g °0PÎXÉ0¨mÉg F0 g¨¨(0mF0 °m łgFΔ ‘ŁÎ ¨gP«ŁmŁF0î ,PM )gXìÎŁÎXÀm łå >ÎłłÎ” >g «Łg¬mÉg m ł¨Ł0¬ÎŁÎ mX¨(—0gÞ Pm åX 0X¨ŁÎ°0•0FÎ ÉŁmPgXÉg P0 (m °0łÉŁmÉÉg” K‘N ‘X ÉÎXÉmÉ0¬g °0 «0ÉÉåŁm” Yg0 (g Ł0«0ÎmÉg łåF MåłÎg \ÎmXÉ0X0” M [^ ‘X Éåììg XÎF Fmg” Kg ł«ÎÉÉm¨gFg °Î0 ¬ÎF0łÉ0” . 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Se poi ci sono anche degli anziani in famiglia il fardello se lo caricano, per intero, sempre loro suelle spalle. Ecco perché, fatti due conti, sul groppone della donna pesano in media 55,6 ore alla settimana, su di lui solo 29,4. Certo, non bisogna generalizzare. Qualche buon esempio si trova certamente. “Non ci siamo mai seduti a tavolino a stabilire a chi spettasse fare il bucato e a chi cucinare – dice Jalal Mantovan, imprenditore e ideatore di Gourmet service -. A parte la spesa che facciamo sempre insieme, per le altre faccende domestiche ci organizziamo in base a cosa c’è da fare in quel preciso momento e a chi ha tempo. Senza stare a pensarci troppo. A pranzo e a cena cucina mia moglie perché è a casa. Fa anche più cose, perché rispetto a me ha più tempo. È un metodo che funziona bene e non ci ha mai creato tensioni”. Certo, la divisione dei lavori domestici tra lui e lei dipende anche molto dall’eventuale impegno professionale della donna. Ma comunque sia, la tendenza a delegare a lei resiste. “In casa nostra la divisione dei lavori domestici non è paritaria per niente – scherza Maura Vinci 6,6 1,8 Pulire, rassettare, rifare i letti e altro Ranucoli, tecnico di analisi biomedica e neomamma -. Ma il motivo è semplice: io attualmente sono a casa in maternità, mentre mio marito lavora tutto il Maura Ranucoli Moglie, neomamma e tecnico di analisi biomedica, 29 anni Ti-Press Jalal Mantovan Ti-Press D mente, dei lavori manuali; mentre le donne preparano i pasti, lavano i piatti, riordinano e apparecchiano tavola, fanno la spesa, puliscono, rassettano, la- 2,1 Fare la spesa Le faccende domestiche se le sobbarca lei, maschi incapaci, poco veloci e, pure, pigri opo il lavoro, la casa. La nuova frontiera della parità dei diritti tra uomini e donne passa per la divisione, o almeno la condivisione, dei lavori domestici. Negli Stati Uniti il libro “Arrivare a 50-50, come i genitori che lavorano possono avere tutto”, di Sharon Mears e Joanna Strober, è rimasto parecchio tempo in testa alle classifiche della saggistica. Un motivo ci sarà. Propone tutta una serie di “dritte” per spartirsi equamente il carico domestico tra maschi e femmine. E suggerisce che con il 50&50 la coppia è più felice e dura più a lungo. Suggerimenti utili anche Ticino dove tra le mura di casa, in generale, funziona così: agli uomini la contabilità e alle donne tutto il resto. Il segreto per una vita di coppia idilliaca non sta solo nella condivisione di grandi ideali, religiosi, politici o esistenziali. Dopo la fedeltà e l’armonia sessuale, conta pure una buona gestione della routine quotidiana. A ricordarlo è anche un gruppo di ricercatori dell’Università della California di Los Angeles, in un altro libro “Fast-Forward Family”. Eppure in Ticino, secondo uno studio dell’Ufficio federale delle assicurazioni sociali, pubblicato sul “Bulletin” del Crédit Suisse, gli uomini in casa si occupano delle attività amministrative e, a volte, ovvero rara- 2,0 Lavare i piatti, riordinare, apparecchiare la tavola giorno. Prima, devo essere sincera, dividevamo equamente gli impegni domestici”. Comunque sia, le abitudini legate alla famiglia e alla genitorialità cambiano lentamente. Sono radicate nel tempo e gli stessi protagonisti (lui e lei) faticano a vedersi in un altro ruolo. Il fatto che si sia stato sempre così, che già nella famiglia di origine funzionava allo stesso modo, non aiuta. Inoltre, c’è una reale difficoltà del genere maschile ad impossessarsi dell’abc dei lavori domestici. E allora, chi fa da sè fa per tre. Piuttosto che perder tempo a spiegare al partner... la donna si sbriga da sola. Ecco perché lo scettro di regina della casa resta ben saldo in mani femminili. E anche quelle impegnate professionalmente, sotto sotto hanno quasi il timore di perdere il loro ruolo domestico. Continuano imperterrite ad avere forti ideali casalinghi, quelli delle loro mamme, e in fondo pensano di essere le sole a poter mandare avanti la famiglia. E poi gli uomini sono lenti, impacciati e, diciamocelo francamente, pigri. Ciò non toglie che sia un atteggiamento un tantino autolesionistico, che se non muterà vorrà dire che le donne, in eterno, avranno due lavori e gli uomini uno solo. Insomma, sarebbe anche ora di cambiare un po’ musica. Ma ancora una volta ci deve pensare la donna. c.c. 3,3 0,6 Lavare, stirare 0,7 2,0 Attività artigianali, lavori manuali 1,9 1,4 Cura degli animali domestici, lavori di giardinaggio 1,2 1,3 Attività amministrative 29.9 14.9 TOTALE Fonte: Ufficio federale delle assicurazioni sociali Andrea Bocelli sabato 7 giugno alle ore 21.00 in Piazza Grande, Locarno Partecipa al concorso del Caffè e vinci 6 biglietti per il concerto di Andrea Bocelli con l’Orchestra Sinfonica G. Rossini di Pesaro Per essere estratti basta inviare una e-mail a marketing@rezzonico.ch indicando i propri dati (nome, cognome e indirizzo completo) entro venerdì 16 maggio IL CAFFÈ 4 maggio 2014 27 LA CAMPAGNA Il manifesto pubblicitario che invita le famiglie a trovare... “il meglio” a Cevio tra parentesi Il reportage Una campagna pubblicitaria che invita le famiglie a scoprire i vantaggi di Cevio, in Valle Maggia. Il Caffè è andato a vedere la realtà oltre gli spot promozionali. E gli abitanti spiegano che... “Viviamo qui perchè questo è il comune più felice del Ticino” OMAR RAVANI U n comune a misura d’uomo. O ancora “Cevio, per la famiglia, il meglio”. È quanto promette una campagna pubblicitaria, la prima di questo genere in Ticino, per promuovere la località valmaggese. E, allora, per vedere la realtà al di là dei manifesti promozionali, Il Caffè è andato sul posto, per sentire più volte ripetere dagli abitanti una convinzione che risuona come loslogan di questo piccolo centro a 25 chilometri da Locarno: “Viviamo qui perché questo è il comune più felice del Ticino”. Inutile sottolineare la soddisfazione del sindaco, Pierluigi Martini, che spiega: “Abbiamo trasformato la distanza dal polo urbano più vicino in vantaggio. Forniamo tutti i servizi necessari alla nostra popolazione, scuole che permettono ai ragazzi della Valle Maggia di terminare gli studi dell’obbligo senza doversi sobbarcare massacranti trasferte, e una nuovissima casa per gli anziani”. In realtà, la prima impressione, arrivando nella piazzetta di Cevio è più che favorevole. Nel raggio di poche decine di metri ci sono la Posta, due banche, tre bar, una farmacia, la sede della polizia, un fiorista e un negozio di alimentari. Dice Athos Pozzi: “È un paese molto tranquillo- parola di poliziotto la sua -. Non esistono grossi problemi di sicurezza e le cose non dovrebbero cambiare. Ci conosciamo tutti e questo, in un certo senso, aiuta”. Vivere in un luogo in cui si può ancora, come si suol dire, non chiudere a chiave la porta di casa non è poco. Gli abitanti di Cevio godono pure di un’ampia offerta di infrastrutture, per lo sport e lo svago: gli impianti di Mogno e Bosco Gurin per lo sci, e la possibilità di fare hockey su ghiaccio e pattinaggio a Prato Sornico. Se qui lo sport Il paese in breve 1 LA POPOLAZIONE A fine 2013 Cevio contava 1’164 abitanti, divisi in 21 frazioni, tra le quali gli ex Comuni di Bignasco e Cavergno, aggregati dal 2006 2 IL MOLTIPLICATORE In continua discesa, è fissato all’87%, dopo essere stato al 95% fino al 2010. il salto più deciso è avvenuto nel 2011 con il passaggio all’87,5% 4 5 ha avuto una grossa spinta lo si deve essenzialmente a don Dante, che da quasi sessant’anni vive a Cevio. “Sono arrivato nel 1956 - ricorda il sacerdote -. Allora per lo sport non c’era nulla, e mi sono dato da fare per offrire qualcosa per i giovani. Nei miei 50 anni di sacerdozio, ho partecipato alla nascita di due club di calcio, uno d’atletica e ho creato la prima pista di pattinaggio naturale. Adesso sono contento che la gioventù della valle possa godere del mio lavoro. A 92 anni penso di essermi meritato una vecchiaia serena, che trascorro nella casa per anziani dove mi trovo molto bene”. La nuova casa per anziani della Valle Maggia, inaugurata da qualche mese, è considerata dagli abitanti un vero e proprio gioiello. Destinata ad ospitare le persone della terza età, funge anche da ospedale diurno. L’EDUCAZIONE Cevio conta su una scuola elementare e una scuola media, oltre 200 tra allievi e docenti, tutti raccolti in un unico centro scolastico LA STORIA È del 1335, con il nome di Zevio, la prima traccia storica. Dopo più 5 secoli, nel 1858, Linescio diventa entità a sè e lo è ancora, con 50 abitanti “I ragazzi possono terminare gli studi dell’obbligo senza sobbarcarsi massacranti trasferte” “Lavorare qui è molto gratificante - osserva Maria Grazia Frapolli, impiegata dell’istituto -. Una struttura modernissima, che ha però mantenuto quello spirito che già c’era nel vecchio ospedale. Qui si vive fino in DAL SACERDOTE AL POLIZIOTTO A sinistra, in senso antiorario: Don Dante, sacerdote a Cevio da 57 anni; Maria Grazia Frapolli, impiegata nella casa per anziani; Athos Pozzi, agente della polizia comunale; Danilo Magri, autista dello scuola-bus e, a destra, Nicole Chopard, insegnante alla scuole medie uniche della Valle Maggia 3 IL TERRITORIO 6 GLI IMMOBILI Con 151,42 km2 di superficie Cevio è il terzo comune più grande del Ticino, dopo Blenio e Lavizzara. Solo lo 0,5% è coperto da strade o case Il basso costo dei terreni permette di beneficiare di un buon rapporto qualitàprezzo. Per un 4,5 locali si superano di poco i 1’200 franchi di affitto al mese fondo la vita di una comunità, dove tutti si danno da fare per aiutarsi a vicenda”. Un principio centrale, quello della collaborazione, anche nella realizzazione della campagna pubblicitaria, ideata dall’azienda di marketing di Johnny Pedrazzi. “Ci siamo trovati nella primavera 2013 per vedere quali sarebbero stati i primi passi - spiega Pedrazzi -. Abbiamo subito pensato che il migliore approccio sarebbe stato di raccontare Cevio per quello che è, senza fronzoli, dando la parola alla gente”. Sincerità, quindi: “Cercando pure di non fare confronti con altre realtà, giocoforza differenti”. Realtà diversa, certo, quella di Cevio, uno dei tanti piccoli comuni ticinesi di periferia. Qui, però, non manca nulla. Ma, soprattutto, gli abitanti stessi si sentono dei privilegiati. E si può cominciare dalla scuola, dove i ragazzi godono di ogni comodità. Possono seguire tutto il curriculum scolastico nella stessa sede, un nuovo stabile che comprende palestra, piscina, un terreno da gioco in erba sintetica e una mensa, che ogni giorno accoglie circa 300 ragazzi. “Sono giovani che si conoscono da anni - osserva Nicole Chopard, docente della scuola media -. Questo permette loro di coltivare un rapporto che è positivo anche nello studio. Inoltre, sono ragazzi semplici, forse con meno grilli per la testa rispetto ai coetanei cittadini, ma altrettanto pronti e reattivi agli stimoli e alle novità”. E, come tutti, un po’ discoli. Lo sa bene Danilo Magri, autista dello scuola-bus, che ogni giorno fa su e giù dalla valle con gli studenti sul tragitto tra casa e scuola . “Ma bisogna anche capirli - aggiunge bonario -. In fondo sono obbedienti e alla prima ramanzina si calmano subito. D’altronde non posso biasimarli. Anch’io sono nato e cresciuto da queste parti e so cosa vuol dire dover restare in ballo tutto il giorno fuori casa”. Qui tutto appare tranquillo e rilassante, come in un paese da cartolina. Cevio ha davvero di che offrire per convincere intere famiglie a trasferirsi in Valle per crescere i propri figli in una realtà vivibile e ancora a misura d’uomo. “Finora abbiamo ricevuto una ventina di richieste d’informazioni - dice Elena Fenini, municipale e responsabile del progetto -. Non sappiamo quante andranno a buon fine, ma siamo sulla buona strada. Parecchie anche le telefonate dal Nord delle Alpi”. E le targhe Zh, Ag e Nw che gironzolano in giro ne sono la prova. Probabile, quindi, che la campagna abbia colpito nel segno. oravani@caffe.ch Q@OmarRavani Pagina a cura di Ferrovie Federali Svizzere Per tutti noi scegliere la meta ideale per le vacanze estive, tra le numerose proposte che il mercato offre, è talvolta impegnativo. Numerosi sono coloro che si rivolgono per tempo ai consulenti di vendita delle Agenzie viaggi Ffs per approfittare della loro esperienza e della grande professionalità che da sempre li contraddistingue. Le mete ideali per una vacanza balneare sono numerose, e spaziano dal Mediterraneo alle destinazioni più lontane ed esotiche. Oggi abbiamo scelto di parlarvi di due destinazioni particolarmente adatte a soddisfare la voglia di mare, ma non solo, di tutti noi: Messico e Repubblica Dominicana, con soluzioni tratte dai nuovi cataloghi di Hotelplan Italia. Le Agenzie viaggi Ffs di Bellinzona, Locarno e Lugano selezionano da sempre e con molta cura i loro partner commerciali tra i migliori tour operator svizzeri e italiani, e sono in grado di offrire vacanze di qualità per tutte le tasche. Il Messico propone vacanze mare su splendide spiagge coralline facilmente abbinabili a indimenticabili escursioni alla scoperta di questo mondo meraviglioso e unico, in una terra ancora avvolta da un alone di mistero: la terra dei Maya. Due sono i resort che abbiamo scelto per voi e che sono sinonimo di vacanze di qualità. L’Iberostar Tucan (5 stelle), situato direttamente sulla spiaggia di Playacar e con vista sull’isola di Cozumel, che dista pochi minuti dal centro di Playa del Carmen e 60 km dall’aeroporto internazionale di Cancun. Per la bellezza delle sistemazioni e per la splendida vegetazione, che si integra in maniera perfetta con le piscine e le sorgenti d’acqua naturali che circondano la proprietà, rappresenta sicuramente una delle migliori sistemazioni alberghiere del- LEGUIDE &GLIITINERARI Vacanze balneari in Messico e nella Repubblica Dominicana la zona di Playa del Carmen, in grado di soddisfare le aspettative della clientela più esigente. Il costo per una settimana in formula all inclusive, volo da Milano-Malpensa incluso, parte da euro 1550.- per persona. Quale novità, nel catalogo Messico, troverete il Gran Palladium Riviera Resort & Spa (4 stelle), ubicato a soli 20 minuti a sud di Playa del Carmen, in Riviera Maya. Inserito all’interno di un ampio complesso che ospita altri 4 alberghi, con camere disposte in piccole palazzine a tre piani, il resort offre un elevato standard di servizio e un ottimo rapporto qualità/prezzo, che consente di proporre come camera base la Junior Suite che può ospitare fino a due adulti e due ragazzi. Molto ricca la formula Izvoebj j41 Xbhpo HP" eb DIG 352:13; wboubhhjp dmjfouf+ eb DIG 2:613 gjop b DIG 3561 4 all inclusive, fruibile in ben 9 ristoranti tematici à la carte, 5 buffet e 25 bar; un trattamento che lo rende ideale per tutti i target di clientela. Inoltre grande attenzione per gli ospiti più piccoli: oltre ad aree e piscine riservate, personale specializzato per bambini e ragazzi è a disposizione del Baby Maggiori informazioni Agenzie viaggi Ffs vicine a voi Bellinzona +41 (0)51 227 62 42 agenziaviaggi.bellinzona@sbb.ch Locarno +41 (0)51 221 52 40 agenziaviaggi.locarno@sbb.ch Lugano +41 (0)51 221 56 67 agenziaviaggi.lugano@sbb.ch Izvoebj jy46 HP" Qmvt eb DIG 45 ::1; wboubhhjp dmjfouf+ DIG 3611 5 Club dagli 1 ai 3 anni, nel El Ranchito Mini Club fino ai 12, e nel Black & White Junior Club per i teenager. Dedicato agli amanti del relax totale il Zentropia Palladium Spa & Wellness, centro benessere dove lasciarsi coccolare dalle sapienti mani di personale specializzato oppure mantenersi in forma tra jacuzzi, sauna e sala attrezzi. Una settimana in all inclusive al Grand Palladium Riviera Resort viene proposta con quote a partire da euro 1490.- per persona. lazione. Foreste di mangrovie, cascate, spiagge incontaminate bordate di palme e lambite da un mare cristallino dalle mille sfumature di blu. In Repubblica Dominicana la nostra scelta è caduta sul Gran Palladium Palace Resort Spa & Casino (4 stelle), ubicato sulla spiaggia di Bavaro nelle vicinanze di Punta Cana. Anche in questo caso, il resort è inserito in un complesso più ampio che conta 4 strutture in totale. Tutte le camere – la base proposta è la deluxe che può ospitare fino a 3 persone - sono distribuite in piccole palazzine a due piani abilmente distribuite all’interno di una lussureggiante vegetazione. Vastissima la scelta gastronomica: ben 8 ristoranti à la carte cui si può tranquillamente accedere grazie alla formula all inclusive, cui si aggiungono 5 buffet e 19 bar. Per gli amanti del wellness un’attrezzatissima Spa, tra le più apprezzate del paese. Non poteva mancare l’attenzione ai più piccoli, che potranno trascorrere le loro giornate in un vero e proprio castello (costruito all’interno della struttura) e suddiviso in aree dedicate al Baby Club (1 - 3 anni), Miniclub (El Ranchito, 4-12 anni) e Black & White Junior Club. Una settimana in camera deluxe al Gran Palladium Palace & Resort con formula all inclusive viene proposta con quote a partire da euro 1355., volo da Milano-Malpensa incluso. Da maggio, le partenze da Milano-Malpensa sono garantite con Hotelplan Italia a bordo di aeromobili noleggiati Neos, ogni giovedì per il Messico e ogni sabato per la Repubblica Dominicana. Cristoforo Colombo definì la Repubblica Dominicana come “la terra più bella che occhi umani abbiano mai visto”. Un’isola davvero paradisiaca, dove gioia e voglia di vivere riempiono gli animi della sua popo- I consulenti di vendita delle Agenzie viaggio Ffs in Ticino sono a vostra disposizione per proporvi offerte dettagliate per vacanze balneari in Messico, Repubblica Dominicana, o altre destinazioni in tutto il mondo! Izvoebj j41 HP" eb DIG 33 ::16; wboubhhjp dmjfouf+ eb DIG 2:616 gjop b DIG 3561 7 Izvoebj j31 HP" eb DIG 25 5:1; wboubhhjp dmjfouf+ DIG 3511 2 Fggfuuvj vob qspwb f tj bttjdvsj vo njoj qbmmpof eb dbmdjp/ )pggfsub wbmjeb gjop bm 23/8/3125tbmwp ftbvsjnfoup tdpsuf* J ovpwj npefmmj tqfdjbmj Izvoebj HP" Mb optusb gpsnb{jpof qfs j Npoejbmj GJGBŸ jo Csbtjmf/ QjÑ jtqjsb{jpof tv izvoebj/di + Wboubhhjp dmjfouf > wboubhhjp qsf{{p epqp mb dpssf{jpof efmmGfrvjqbhhjbnfoup sjtqfuup bmmb wfstjpof ej sfgfsfo{b/ Jmm/- qsf{{j ofuuj dpotjhmjbuj- wboubhhjp qsf{{p- dpotvnp njtup upubmf m0211 lnfnjttjpoj DP3 h0ln- dbu/ eGfggjdjfo{b fofshfujdb } wfstjpof ej sfgfsfo{b; 2 j31 HP" 2/3- DIG 25 5:1/Ä- DIG 3511/Ä- 5/8- 21:- C } Dpngpsu 2/3< 3 j41 Xbhpo HP" 2/7 HEj- DIG 352:1/Ä- DIG 2:61/Ä6/:- 244- E } Tuzmf 2/7 HEj< 4 j41 Xbhpo HP" Qmvt 2/7 DSEj- DIG 43 651/Ä- DIG 3561/Ä- 5/6 )frvjwbmfouf ej cfo{job 6/1*- 228- B } Tuzmf 2/7 DSEj< 5 jy46 HP" Qmvt 3/1 DSEj 5XE 295 DW- DIG 45 ::1/ÄDIG 3611/Ä- 7/1 )frvjwbmfouf ej cfo{job 7/8*- 268- E } Qsfnjvn 3/1 DSEj 5XE 295 DW< 6 j41 HP" 2/7 HEj- DIG 33 ::1/Ä- DIG 2:61/Ä- 6/4- 234- D } Tuzmf 2/7 HEj< 7 j41 HP" Qmvt 2/7 DSEj- DIG 42251/ÄDIG 3561/Ä- 5/2 )frvjwbmfouf ej cfo{job 5/7*- 219- B } Tuzmf 2/7 DSEj/ ™ DI DP3; 259 h0ln/ JWB 9 & jodmvtb/ IL CAFFÈ 4 maggio 2014 29 tra parentesi La società Stessa stanza e stessa scrivania, c’è a chi piace farlo coworking cui hanno bisogno è un computer portatile. Diversi i servizi cui un coworker può accedere: dalla rete commerciale e di professio- nisti collegata alla community a quella cosiddetta di facility (cucina, wifi, stampanti, spazi relax, …). Ad esempio, è possibile pre- notare una singola postazione o un’intera sala riunioni, avere uno spazio sul sito web del coworking dove sono presentati i lavori realizzati in collaborazione con gli altri coworker, organizzare eventi tematici coinvolgendo l’intera community. È Da sapere Il creatore Bernie Dekoven è il creatore del coworking: “l’arte della collaborazione virtuale, del lavorare insieme senza gerarchie”. “Con i prezzi degli immobili, gli spazi condivisi possono essere oggi una soluzione” trebbe dar loro una mano”. Il municipio ha risposto che valuterà i progetti e nel caso stanzierà un finanziamento, tramite il Bando del Microcredito. Sebbene non sia possibile gestire direttamente progetti di coworking, non si esclude di attivarsi in tal senso in futuro. Il coworking prevede la condivisione di un ambiente mantenendo un’attività indipendente. Chi vi lavora condivide dei valori ed è interessato alla sinergia che si può creare stando a contatto con altri che hanno talenti diversi e sono impegnati su fronti differenti. Difatti, il coworking contribuisce pure alla nascita di imprese, creando una serie di opportunità di formazione e crescita. Due i fattori chiave: da una parte la necessità di ridurre i costi fissi legati all’affitto di una sede e alle utenze; dall’altra entrare in contatto con una rete di professionisti e condividerne le conoscenze. Rapporti, sinergie, aumento di efficienza sul lavoro anche grazie al vicino di scrivania, esperto in campi diversi dai nostri, e con cui, perché no?, tessere nuove e proficue collaborazioni. Dal designer al commercialista, dal grafico al consulente, dall’amministratore di condominio al fotografo o al giornalista freelance. Lavorare fianco a fianco per arricchirsi professionalmente l’un l’altro, grazie alla conoscenza di nuove e differenti professionalità. E sono proprio loro, solitamente freelance, i maggiori fruitori del coworking. Persone nella maggior parte dei casi specializzate nell’ambito web e del digitale, con una mentalità più aperta e una forte propensione all’adattabilità. Consapevoli che il mondo del lavoro sta diventando sempre più flessibile con la crescita della richiesta di servizi esterni e l’aumento dell’outsourcing, al solito classico ufficio preferiscono spazi alternativi. In fondo, tutto ciò di chiaro che il coworking risponde a un’esigenza di risparmio, ma anche di socializzazione che oggi per varie ragioni è considerata un lusso. Decidere di lavorare insieme, condividendo uno spazio fisico, idee e clienti, pure dal profilo psicologico può rivelarsi un utile sostegno. Ci si fa compagnia e si cementa il legame con piccoli riti quotidiani. E, magari, si trova pure l’anima gemella. c.c. £ R’N ÿÀ¯Ô PõõŒ Œ ¥ŒçŒõõŒ çŒèfiç_õŒÔ È un ufficio fast e low cost. La soluzione ideale per molti liberi professionisti che, in tempi di prezzi roventi dell’ immobiliare e con l’affermarsi di nuovi concetti di lavoro, decidono di lavorare in spazi comuni. E condividere anche la scrivania. È il coworking e sta prendendo sempre più piede ovunque, anche in Ticino, soprattutto a Lugano. Non è una moda bizzarra, bensì una realtà con numeri sempre più importanti. Un nuovo stile di lavoro, potremmo dire, di reinterpretare la scrivania, con spazi attrezzati e affittati per periodi più o meno brevi a freelance. Una soluzione che potrebbe dare una mano a tanti giovani. E il coworking anche secondo alcuni politici luganesi, Giovanna Viscardi, Marzio Guggiari e Peter Rossi potrebbe essere un’opportunità per molti giovani. In un’interrogazione al municipio di Lugano, i tre consiglieri comunali del PLrt hanno chiesto se sarebbe ipotizzabile realizzare un progetto in questa direzione, magari anche in collaborazione con privati. “L’occupazione giovanile ci preoccupa molto - conferma Peter Rossi -. Sono in difficoltà, visto che l’economia tarda a riprendersi. In questo senso il coworking po- Lavorare in ambienti comuni va di moda. E tre consiglieri comunali di Lugano lanciano una nuova idea per la Città In Europa Gli esperimenti europei più conosciuti sono il Betahaus di Berlino, la Ruche a Parigi, il Lebu a Londra e il Cibernarium a Barcellona. In Svizzera In Svizzera ci sono esperienze simili a Basilea, Ginevra, Losanna e Zurigo, ma il coworking sta allargandosi ovunque. I più costosi Dallo studio Cushman & Wakefield emerge che gli uffici più costosi del globo sono a Tokyo. Zurigo è in decima posizione. Le pigioni Nei quartieri centrali d'affari a Tokyo, la pigione lorda è in media di 124 franchi per m2 al mese; a Zurigo circa 80 franchi. Rvbmvorvf tjb mb wptusb dpodf{jpof ej vob cvpob qsfwjefo{b; Dpotvmfo{b qsfwjefo{jbmf VCT/ ðÜ þ y𬬠_õfi fi ` è è À ¾ · ÿ _ ç ð õfiyŒ · Kfiþè_ ¬fiþ_¡ Œ¥fiþ_ è ¥Œ yðþ oèÔyðÞ óÍçfi Ô Œð Nel mondo Un censimento ha contato circa mille spazi di coworking in tutto il mondo. Di questi, ben 800 si trovano in Europa. L’ANATOMIA 30 IL CAFFÈ 4 maggio 2014 Tube di Falloppio tra parentesi Utero Ovaie Cervice BenEssere Nel caso di una patologia ginecologica benigna, per evitare interventi drastici, sarebbe utile consultare più specialisti Vagina Col ibroma uterino meglio assicurarsi un secondo parere CRISTINA GAVIRAGHI Q uando si tratta di prendere decisioni sulla salute, a volte sarebbe meglio non fermarsi al primo verdetto, ma chiedere un’altra opinione. Questo varrebbe in particolare per i fibromi uterini, almeno secondo Nelly Tan, medico radiologo presso l’Università della California. In uno studio apparso sul Journal of Therapeutic Ultrasound, l’esperta sostiene che per le donne cui è stata diagnosticata questa patologia, ricorrere a un secondo parere potrebbe, in molti casi, evitare loro trattamenti drastici come l’isterectomia, la rimozione dell’utero. La ricerca ha considerato oltre 200 donne con un’età media di 44 anni che si sono rivolte al Centro per i fibromi uterini dell’ateneo californiano. “La maggior parte delle pazienti - dichiara Tan -, aveva già ricevuto una diagnosi di fibroma ed era stato loro consigliato di sottoporsi a isterectomia, ma, dopo aver consultato gli esperti del nostro centro, solo poche di loro sono dovute ricorrere a questa pratica”. Una volta giunte all’istituto le donne sono state visitate separatamente da un ginecologo e da un radiologo interventista, un medico capace non solo di eseguire e interpretare radiografie, ecografie e altre tecniche di diagnostica per immagini, ma anche in grado di compiere veri e propri interventi di chirurgia mini-invasiva. Fondamentale, per una diagnosi accurata, sarebbe stato poi il ricorso alla risonanza magnetica, tecnica che permetterebbe di identificare con più accuratezza i vari tipi di fibroma, meglio di quanto faccia un’ecografia, la metodologia più utilizzata per queste patologie. “Grazie al confronto tra le opinioni dei due specialisti - precisa l’esperta - è stato possibile scegliere per ogni singola paziente il trattamento migliore e che meno la penalizzava”. Delle donne considerate nello studio, solo il 7%, alla fine Delle donne considerate nello studio, solo il 7% alla fine è stata sottoposta a isterectomia dei consulti medici, è stata sottoposta a isterectomia, una percentuale nettamente inferiore a quella che si registra mediamente negli Stati Uniti, dove a circa il 70% delle donne con fibromi uterini viene asportato l’utero. Nella maggior parte dei casi alle pazienti è stato rimosso il fibroma con piccoli interventi chirurgici mirati o con l’uso di ultrasuoni in grado di distruggere il tessuto tumorale, tecniche che hanno permesso loro di preservare l’organo dell’apparato genitale. In alcuni casi poi non è stato ritenuto necessario ricorrere, per il momento, ad alcun trattamento oppure si è deciso di Questo amore prescrivere una terapia farmacologica. “Per una donna, che voglia avere figli o no, è molto importante mantenere intatto il proprio corpo, anche dal punto di vista psicologico e con un approccio diagnostico multidisciplinare e più attento è possibile evitare molti casi non necessari di isterectomia”, conclude Tan. Anche perché si tratta per lo più di pazienti giovani; i fibromi uterini sono una formazione tumorale benigna piuttosto diffusa, colpisce circa il 20-30% delle donne in età fertile, quando l’alta produzione di estrogeni ne favorisce la crescita. Dopo la cinquantina, con l’arrivo della menopausa, possono anche regredire. Sono dovuti a un’eccessiva proliferazione delle cellule fibrose e possono comparire e crescere in diverse parti dell’utero. Spesso asintomatici, causano gonfiore addominale, fastidio al basso ventre, stipsi e dolore durante la minzione specialmente quando raggiungono grosse dimensioni. Per eliminarli però, non sempre occorre “togliere tutto”. Per evitarlo basterebbe non fermarsi alla sola visita ginecologica, ma fornire alle pazienti il parere di più specialisti e un ventaglio di metodi diagnostici e trattamenti più ampio, in modo da scegliere quelli più adatti a ciascun caso e curare al meglio una patologia che, anche se non pericolosa, potrebbe minare l’integrità del corpo femminile. La risposta di Linda Rossi Trasformi questa ferita in positivo, ritrovi se stessa e ricominci a vivere nostro C ara signora, lei ha subito quello che si chiama un “chagrin d’amour”. È comprensibile il senso di vuoto che lei prova dopo tanti anni riempiti da una relazione che l’ha coinvolta e colmata dal punto di vista sentimentale. Certo ciascuno di voi due aveva una sua realtà fatta di lavoro e figli con gli impegni che questi richiedono, ma, in nome dell’attrazione e del sentimento reciproco, riuscivate a ritagliarvi momenti privilegiati per incontrarvi e vivere una relazione che per lei era d’amore. A quanto pare anche per lui lo era e lei rappresentava una persona amata e di riferimento. Quello che si fa fatica a capire è il motivo per il quale lui ha dovuto denigrare il legame che c’è stato tra di voi. Forse l’ha fatto per riuscire meglio a staccarsi da lei dopo che l’aveva deciso? È possibile che sia così, però non ha avuto la sensibilità di tenere conto del male che aggiungeva al grande dolore che le stava infliggendo negandosi definitivamente a lei. Mancanza di sensibilità? Di sicu- La lettera Dopo 13 anni d’amore mi lascia con un sms denigrante e offensivo H o superato la cinquantina e ho due figli già grandi. Lavoro sempre ma questo non mi pesa perché mi piace. Ho avuto una storia di tredici anni con un uomo che mi è sempre molto piaciuto e che ho molto amato. L’anno scorso però lui mi ha lasciata. Non vivevamo insieme poiché ognuno aveva la sua realtà familiare, ma dal punto di vista della coppia eravamo liberi di stare insieme. Quello che mi ha fatto male è come questa relazione sia finita Scrivi a LINDA ROSSI e con quali parole mi ha conge- psicoterapeuta e sessuologa dato. In pratica non si è più fatto sentire e vedere per alcuni Posta: Linda Rossi – Il Caffè mesi. Se io gli telefonavo lui Via Luini 19 - 6600 Locarno non rispondeva o, quando ri- E-mail: spondeva, diceva che dovevo linda.rossi@bluewin.ch pur averlo capito che la nostra storia era finita. Poi, per sms, mi è arrivato il suo messaggio finale. Lapidario. Diceva che con me non poteva avere quello che desiderava da una donna perché in fondo la nostra non era una vera relazione d’amore visto che ci si vedeva una volta a settimana solo per fare sesso. Questo mi ha offeso e addolorata enormemente poiché per me era amore e anche lui diceva di amarmi. Inoltre, se non ci vedevamo più spesso era per suo espresso desiderio. Mi sento svuotata e molto triste. ro non ha pensato a lei, ma prima di tutti solo a se stesso. A meno che questo silenzio prolungato e definitivo e queste parole denigranti non abbiano avuto l’intento di rendersi detestabile così da indurla a odiarlo, facilitandole il distacco. Ma non sono sempre così semplici le dinamiche della fine di una lunga storia. In lei sicuramente ha prevalso la ferita che quest’uomo le ha provocato e non ha voglia di dimenticare quanto di bello c’è stato fra di voi. Trasformando questo sentimento positivo nel suo contrario e le immagini che le restano in negativo, significherebbe gettare alle ortiche una parte di sé, quella da cui è stata obbligata a staccarsi. Forse in un primo tempo può essere necessario per poter sopravvivere e non abbandonarsi alla disperazione, ma una volta colmato quel vuoto che si ritrova dentro potrà ripensare e riconoscere nella loro essenza i bei momenti vissuti e all’amore provato per chi l’ha lasciata... magari per lasciare il posto a un compagno più degno e meritevole delle sue attenzioni. FiberSpeed Servizio clienti: 091 220.00.00 ticino.com 100% ticinese Più velocità a minor costo Internet Router Wi-Fi GRATUITO 100/10 Mbit/s 50/5 Mbit/s 30/3 Mbit/s 15/1.5 Mbit/s 500/50 Mbit/s 1000/100 Mbit/s 24.90 44.90 64.90 114.90 174.90 224.90 mese mese mese mese mese mese Più canone di rete fissa ticino.com VoIP, CHF 25.-/mese IL CAFFÈ 4 maggio 2014 31 tra parentesi La ricerca Secondo noi... CHRISTIAN MARIOTTI Ingegnere, 39 anni “Ci assomigliamo molto, sia negli hobby che nel modo di parlare. Adesso sono il suo mito e voglio godermi la fase” Tale padre tale figlio, ecco quando e perché i due diventano uguali MATTIA HOFFMAN Ingegnere, 57 anni “Con Pascal vedo tanta somiglianza, ma anche con Bun in alcuni atteggiamenti come la camminata” A 38 anni si modella la copia del genitore T ale padre, tale figlio. Non è certo una novità, d’altronde la saggezza popolare sostiene da sempre che pregi e difetti, spesso soprattutto questi ultimi, si trasmettono per via ereditaria. Da che mondo è mondo, l'esempio paterno ha la sua influenza sui figli maschi. Nonostante ciò, trasformarsi nel più attempato genitore già a 38 anni potrebbe essere un po’ prestino. Eppure è quello che succede agli uomini d’Oltremanica, almeno a prendere per buono un sondaggio riportato dal “Daily Express”, condotto su duemila persone dal canale televisivo “Gold”, che ha anche stilato un elenco dei quindici segni rivelatori che testimonierebbero il cambiamento. “Bè, non si può certo negare che tutti noi siamo i depositari di geni che ci hanno consegnato i nostri genitori ed è chiaro che invecchiando alcune caratteristiche diventano molto più evidenti - osserva Ivan Battista, psicologo e psicoterapeuta -. La matrice è quella e con la maturità diventa molto più evidente rispetto all’età giovanile”. Ma veniamo ai segnali che possono convalidare tale tesi. Iniziamo con la musica moderna, un buon parametro, soprattutto se sostenete che sia tutta uguale e vi lamentate del volume alto nei locali. Ma il primo vero indicatore di precoce e galoppante della metamorfosi è un altro. Ovvero, finire con l’addormentarsi in soggiorno davanti al- la tv (capita al 40 per cento degli intervistati), seguito dal possedere una poltrona speciale sulla quale nessun altro può sedersi (28 per cento) e dalla cosiddetta e temutissima “dad dancing”: quell’imbarazzato agitare di Lo psicologo: “Ciò che ci accomuna e ci rende affini è la somiglianza dei ruoli giocati” braccia e bacino al ritmo di un brano pop che è tipico di un quarto degli uomini di mezz’età. Altri segnali che indicano che qualcosa sta cambiando, e non necessariamente in meglio, sono poi il trascorrere sempre più tempo chiusi in bagno o nel capannone degli attrezzi, con conseguente entusiasmo alle stelle in caso di vendite promozionali nei negozi di fai-da-te, così come il divertirsi a falciare il prato con il tosaerba o a fare una puntatina in discarica per portare a termine con soddisfazione la raccolta differenziata. E alle donne non succede? Ma sì, ovviamente. Anzi, capita persino prima dei fatidici 38 anni. Tant’è che cominciano a trasformarsi nelle loro madri già a 31 anni, secondo un altro sondaggio. Si godono gli stessi programmi televisivi, condividono i medesimi hobby, usano le stesse parole e gesticolano come loro. E non è un caso se la metà delle intervistate ha indicato la propria JACOPO GILARDI Restauratore, 51 anni “Con il figlio più grande condivido la passione per la letteratura, mentre con quello più piccolo quella per la musica” madre come la donna cui s’ispirano. Non solo. Le donne intervistate affermano di aver smesso di ribellarsi alla mamma attorno ai 25 anni e di aver iniziato a copiarla verso i 30“L’opposizione genitori figli è naturale, poi può essere gestita più o meno bene - spiega Battista-. Purtroppo nella nostra cultura non esiste una preparazione alla seconda metà della vita, che è anche quella più difficile. Nessuno ci dice come fare la mamma e il papà. La cosa che ci accomuna e ci rende, quindi, più simili ai nostri genitori è la somiglianza dei ruoli che si giocano. A 38 o 31 anni, molto probabilmente si hanno dei figli, ed è a quel punto che scatta il richiamo al ruolo di genitore”. c.c. ,+’ " %’+’ !<"(’ &"$$" "$$" $$" FABIO BONALDI dirigente Suva, 49 anni “Dal punto di vista fisico la somiglianza c’è e si vede tutta! Altro non ancora, ma diamo tempo al tempo...” ’)*"2 &’’$&(# &("&!,&- -*&(,#)!% :3 3 "=;9=5A5980 /.66<1 .6 ?B 7.4459 @B:3 #,,)!++."*,$ $’(* (&+,() %- " )&%$ ’ &(* 680 $’* ./3 >+35:/ .2 "! =;96=@81 #4 -533+,5:+?254/ -54 ()+" #( " -#& #2 75934& 34 B&043&6,7 - 35(E)&47 6-44<E=6& >3BE&B& &4 93&67 >E9-=37=- ,-4 -6B=7 755-=)3&4- $-6-=7+ 9=->>7 779 -,34-;17((F: -6B=7 >&(&B7 C8 5&0037 DH8/ &447=- 8?*HH: "7570675%3& # @ 3BB’ !25&34 $-4-.767 !B’ EB7=3GG7 34 B=&BB&5-6B7 ,-3 53-3 ,&B3 9-=>76&43 F£Ó çı dçnVŸ¬ V −Ó¬îV x˘ VŁd˘£ıŸ£Á F£Ó ˇV nçÓV x£˘ î¬ÒŸÓ˘ nV−˘u ˘ˇ ı¬ÒŸÓ¬ VÒÒ¬ÓŸ˘Ł£ıŸ¬ î˘ −Ó¬−¬ı£ ŸVıŸ˘ÒÒ˘Ł˘ −Ó¬x¬ŸŸ˘ V −Ó¬îV x˘ VŁd˘£ıŸ£t Ònˆ˘£ÓVŸ£î˘ Vˇ fl˘Vın¬ x£ˇˇV ıVŸçÓV £ Òn£‚ˇ˘£Ÿ£ ˘ˇ ˇ¬‚¬ >£n¬−ˇVıu Ò˘ı¬ı˘Ł¬ x˘ çıV −Ó¬xçö˘¬ı£ £n¬n¬Ł−VŸ˘d˘ˇ£ £ x˘ −Ó¬x¬ŸŸ˘ ¼òò © £n¬ˇ¬‚˘n˘Á In¬−Ó˘Ÿ£ ˘ˇ îVÒŸ¬ VÒÒ¬ÓŸ˘Ł£ıŸ¬ x˘ −Ó¬x¬ŸŸ˘ >£n¬−ˇVı ı£˘ ‚ÓVıx˘ Òç−£ÓŁ£ÓnVŸ˘ (¬¬−Á ïïïÁn¬¬−ÁnˆÜ¬£n¬−ˇVı Detersivo Coop Oecoplan, in flacone o in sacchetto 1.5 l, flÎð ÞÞð¤î Detersivo per capi delicati Coop Oecoplan, in flacone o in sacchetto 1.5 l, flÎð łð¤î Detersivo compact Coop Oecoplan 1.8 kg, flÎð ÞŸðł† Sapone di fiele Coop Oecoplan Ž50 ml, flÎð ¶ðł† Ammorbidente Coop Oecoplan con estratti di mela, in flacone o in sacchetto 1 l, flÎð Üðł† L’inchiesta LA MANCANZA DI MEDICI DI BASE SOFFOCA LA SANITÀ L’editoria IL LIBRO SFIDA LA CRISI ANCHE... CON LA GUERRA L’incontro ALLE PAGINE 34 e 35 A PAGINA 45 COMAZZI A PAGINA 46 CARLO CONTI: “LAVORO PERSINO 15 ORE AL GIORNO” travirgolette ilcaffè 4 maggio 2014 SOCIETÀ | TENDENZE | PROTAGONISTI RIFLESSIONI D’AUTORE UNA SETTIMANA UNA PAROLA Oltre il cibo Che barba! Ma in cucina non è noiosa MORO A PAGINA 36 Salario minimo In Ticino numerosi contratti collettivi di lavoro e contratti aziendali firmati dai sindacati, prevedono livelli di stipendio molto inferiori ai 4’000 franchi mensili LUCA ALBERTONI Direttore della Camera di Commercio ticinese L’ idea di un salario minimo non è certo nuova e a prima vista sembra molto allettante. Un limite unico per tutta la Svizzera (22 franchi all’ora per gli ormai famosi 4’000 franchi mensili) fissato nella Costituzione e non se ne parli più. Addio a tutte le disparità, agli abusi, al dumping salariale e chi più ne ha più ne metta. Purtroppo le belle teorie si scontrano spesso con una realtà molto più complessa. Basti pensare che in Ticino numerosi contratti collettivi di lavoro (Ccl) e contratti aziendali firmati dai sindacati prevedono livelli salariali di molto inferiori ai 4’000 franchi mensili, segnale inequivocabile che i sindacati locali si rendono conto delle esigenze del mercato ticinese e quindi sanno che i 4’000 franchi generalizzati per persone senza formazione e/o esperienza non hanno senso dal punto di vista economico. E non è nemmeno un caso che negli scorsi mesi anche da ambienti sindacali si siano levate voci preoccupate sulle conseguenze devastanti dei 4’000 franchi generalizzati soprattutto nel settore industriale del Mendrisiotto. Che di fatto si fermerebbe. Perché le realtà e gli equilibri aziendali sono complessi e non possono essere pilotati con il pensiero unico tanto caro a troppi esponenti del mondo politico. Ma anche esempi apparentemente banali possono aiutare a comprendere quali potrebbero essere le conseguenze per le aziende, le lavoratrici e i lavoratori. Poniamo che il budget salariale dell’impresa sia di 10’000 franchi e che il collaboratore qualificato guadagni 7’000 e quello giovane alle prime armi 3’000. Se quest’ultimo per legge deve salire a 4’000, il primo (quello qualificato) dove finisce? Passerebbe inevitabilmente da 7’000 a 6’000, quindi con una netta diminuzione di salario. Oppure il giovane perderebbe il posto perché l’azienda, costretta a scegliere, prediligerebbe il qualificato. Chiaramente i sostenitori dell’iniziativa hanno la ricetta: basta aumentare la massa salariale, come lo Stato aumenta le imposte quando deve finanziare maggiori spese, giustificate o ingiustificate che siano. Purtroppo le dinamiche aziendali sono diverse. Nuovi clienti, nuovi mercati e margini faraonici che po- trebbero permettere l’aumento della massa salariale non si trovano dietro l’angolo, ma sono il frutto di quotidiano e duro lavoro. Allora basta tagliare i costi per avere più risorse per i salari, diranno gli iniziativisti. Il problema è che loro pensano solo alle “cattive” multinazionali e non al 98% delle aziende, il cui margine di riduzione dei costi è estremamente contenuto per questioni strutturali. E non si può nemmeno pretendere che le aziende lavorino senza fare utili, perché si azzererebbe la possibilità di investimento per rimanere competitivi e, in fin dei conti, offrire posti di lavoro. Verò è che molti Paesi hanno adottato un salario minimo. La Svizzera con i 4’000 franchi si porrebbe però a un livello elevatissimo nel contesto mondiale. Normale, La Svizzera diventerebbe ancora più attrattiva, particolarmente per la manodopera poco o non qualificata si potrebbe dire, visto che al Svizzera è fra i più ricchi Paesi al mondo. Ma allora perché un Paese per molti versi comparabile, come il Lussemburgo, è a distanza siderale con i suoi 11,10 euro all’ora? Mistero. Inoltre, non va trascurato che la Svizzera diventerebbe ancora più attrattiva, particolarmente per la manodopera poco o non qualificata. Soprattutto le regioni di frontiera come il Ticino sarebbero ulteriormente sommerse di richieste di lavoro e, paradossalmente, ciò andrebbe a danneggiare lavoratrici e lavoratori meno qualificati, cioè proprio coloro che dovrebbero essere protetti dall’iniziativa. Non dimentichiamo infatti che in Francia il salario minimo legale L’economia Ma se il “minimo” è troppo... MAZZETTA A PAGINA 13 equivale a 11,60 franchi svizzeri, mentre più della metà dei francesi guadagna meno di 18 franchi all’ora, ossia un salario ancora inferiore a quello che l’iniziativa ci propone di pagare a ciascun lavoratore non qualificato. E non scordiamoci nemmeno delle prime pagine dei quotidiani italiani qualche tempo fa, quando fu reso noto che lo Stato aveva stabilito che per alcuni settori industriali in Ticino non si paga meno di 3’000 franchi. La Svizzera fu dipinta come un Eldorado, visto che i 3’000 franchi in Italia restano una chimera anche per molti professionisti qualificati. Cosa capiterebbe con i 4’000 franchi? A proposito di Italia, nelle recenti discussioni per introdurre un salario minimo il viceministro dell’Economia Enrico Morando ha detto che la cifra va stabilita dalle parti sociali e non dallo Stato. Detto dal rappresentante di un Paese molto statalista, ciò è significativo e mostra quanto sarebbe assurdo abbandonare l’attuale sistema elvetico, caratterizzato proprio dal partenariato sociale. Ma ancora più significativa è la posizione dei sindacati italiani, non certo noti per la loro tenerezza. Essi infatti non vedono di buon occhio un salario minimo per timore, tra le altre cose, di un appiattimento verso il basso dei diversi livelli di salari! Ma si può anche citare la Germania, dove l’introduzione di un salario minimo di 8,50 euro prevede due eccezioni rilevanti, per i giovani al primo impiego e per i disoccupati di lunga durata. Senza dimenticare che, dulcis in fundo, anche i socialisti francesi hanno invocato un salario minimo più basso e differenziato per i giovani, perché l’attuale sta creando forti problemi di occupazione e soprattutto di accesso al mercato del lavoro. Ignorare i cattivi esempi di altri Paesi sarebbe fortemente negligente. Esempi che dimostrano come una regola unica senza distinzioni non sia applicabile e finisca, come detto, per nuocere a tutti, ma colpendo soprattutto i più deboli. Per questo un salario minimo generalizzato in tutta la Svizzera non è una buona idea. (2-fine / La precedente puntata, scritta dall’economista Loretta Napoleoni, è stata pubblicata domenica scorsa 27 aprile) Domenica LIBERO D’AGOSTINO MISERIE POLITICHE E UMANE I l sindaco di Jesolo ha deciso di usare addirittura i droni per individuare, e ripulire, le spiagge dalla fastidiosa presenza dei vu’ cumpra. A Bergamo per impedire ai barboni di dormire sulle panchine dei giardinetti, le hanno dotate di braccioli centrali, in modo che non ci si possa sdraiare. A Padova per liberare un viale dalla presenza di famiglie rom, il Comune ha lasciato a secco le fontanine pubbliche. A Treviso, Mestre e Venezia è invece scattata la caccia agli accattoni. I mendicanti saranno bloccati e respinti al loro arrivo nelle stazioni ferroviarie o espulsi con un foglio di via. Anche in Ticino da qualche mese è lotta dura e senza paura agli accattoni, con tanto di appello del ministro delle Istituzioni, Norman Gobbi, alla popolazione per segnalarli tempestivamente alla polizia. Dalle miserie degli uomini alla miseria della politica il passo è breve. IL CAFFÈ 4 maggio 2014 35 tra virgolette L’inchiesta L’intervista “Più professionisti formati aiutano i malati a scegliere” La cronica carenza di medici di base soffoca la sanità MAURO SPIGNESI “B La novità “Le nuove norme in votazione il 18 maggio vogliono coinvolgere le altre figure sanitarie, come gli infermieri” Atenei col numero chiuso e selezioni, le scelte della politica ora sotto accusa T ra i temi in votazione il prossimo 18 maggio, uno dei più sensibili per la popolazione è certamente il “Decreto federale concernente le cure mediche di base”. Un pacchetto di misure con cui la Confederazione vuole garantire cure di base di qualità su tutto il territorio nazionale. E il voto arriva in un momento molto delicato per il settore sanitario, come testimonia una recente e ampia inchiesta de L’Hebdo. Da un lato, la necessità di colmare una carenza di medici ormai allarmante per far fronte ai bisogni reali, dall’altra una formazione universitaria che stenta a garantire un ricambio generazionale. A causa del “numero chiuso” in alcuni atenei, ma anche per le elevatissime esigenze del curriculum con una selezione che porta a molte bocciature e a rinunce da parte degli studenti. Berna propone di incentivare il ruolo del medico di famiglia, il primo a cui normalmente ci si rivolge, anche per questioni di prossimità, sebbene il trend demografico mostri la progressione di un massiccio numero di pensionamenti tra i “generalisti” senza che ci sia un ricambio già pronto. “So- L’opinione del presidente dell’Ordine Franco Denti sul pacchetto Berset prattutto quantitativamente”, come sottolinea Franco Denti presidente dell’Ordine dei medici ticinesi (vedi intervista a fianco). La stessa Confederazione sostiene che, se accettato, il nuovo articolo costituzionale obbligherà la Confederazione e i Cantoni a “promuovere in modo mirato la medicina di famiglia quale componente importante delle cure mediche di base. Con l’approvazione del decreto federale verrebbe introdotta per la prima volta nella Costituzione federale una disposizione sulle cure mediche di base, tenendo così debitamente conto dell’importanza di un’assistenza sanitaria di base di elevata qualità”. Una prospettiva che porterebbe a notevoli cambiamenti pure a livello formativo, perché se oggi le risorse sono troppo limitate per far fronte ad una domanda comunque molto elevata (oltre 4.000 richieste per il migliaio di posti annui disponibili), il sostegno costituzionale alla professione imporrebbe nuovi, cospicui, investimenti nelle università e nelle cliniche universitarie. m.s. isogna capire l’importanza del medico di famiglia, che si fa carico il 70 per cento dei problemi di salute della popolazione svizzera”. Franco Denti, presidente dell’Ordine dei medici ticinesi, crede nella sanità di prossimità, il cardine del pacchetto di misure su cui si voterà il 18 maggio. Il voto riuscirà a invertire la rotta e, dunque, a superare anche la politica del numero chiuso nelle univesità? “Evidentemente se la Confederazione, come sostiene il controprogetto governativo, prevede un impegno nella formazione, questa è già una soluzione al numero chiuso. Diciamo che è un passo avanti, il problema si supera ma non si risolve”. Con più medicina di prossimità l’offerta sanitaria crescerà veramente in qualità? “Il consigliere federale Alain Berset ha parlato di master plan. Nel senso che questo è un progetto di più ampio respiro. Non si parla solo di medici di famiglia, ma anche di piani di sviluppo a fa- vore dei territori coinvolgendo tutte le professioni legate alle cure di base, come gli infermieri, i fisioterapisti. Dunque, i concetti sono collaborazione e complementarietà” Il problema, adesso, sarà quello di dare buone gambe alla nuova normativa. Sarà difficile, secondo lei? “No, io credo di no. Perché siamo già operativi, dobbiamo solo implementare quando deciso anni fa, esattamente nel 2006. Sono già aperte cinque scuole di formazione, da Basilea sino a Ginevra. E speriamo che l’indicazione scaturita dalla nuova norma possa essere recepita al meglio anche in Ticino”. Per dar forza alla proposta, però, servono soldi. E non solo per rendere attrattivi i salari dei medici di base, ma anche per la formazione. “Berset ha individuato 200 milioni di franchi all’interno del budget della sanità. Dovevano essere 250 ma già nei prossimi anni la cifra potrebbe aumentare”. A Berna si pensa di recuperare questi soldi da un rincaro delle analisi di laboratorio e dalla riduzione di certe prestazioni di altri specialisti. Basteranno questi accorgimenti? “Si vedrà, ma quello che a me pare importante è il fatto che tutto rientri all’interno del budget della sanità e non ci siano ulteriori costi. Comunque va anche detto che se si vuole tutelare la medicina di base bisogna pur fare uno sforzo”. Secondo lei, come cambierà la professione del medico di famiglia? “Io vedo il futuro del medico di famiglia come quello di un coach, un allenatore del quale si ha fiducia che affianca il paziente. È il medico che suggerisce dove andare, cosa fare, in una sanità che sta diventando sempre più complessa. Per questo la medicina di prossimità deve poter contare su professionisti sempre più formati”. La norma offre ai Cantoni, nell’ambito delle proprie competenze, un ruolo importante. Il Ticino come reagirà? “Mi auguro positivamente. Per il bene di tutti”. mspignesi@caffe.ch Q@maurospignesi Ti-Press Verso il voto 1 SCELTE DEL 18 MAGGIO Con il “Decreto federale concernente le cure mediche di base”, la Confederazione vuole rafforzare il ruolo del medico di famiglia e l’alta qualità delle prestazioni. 2 I MEDICI DALL’ESTERO Oggi in Svizzera lavorano 9.756 medici che hanno ottenuto il diploma fuori dai confini nazionali, sono il 29,4% del totale; percentuale in aumento nel 2013 del 1,8%. 3 GLI INSUCCESSI Un altro problema è rappresentato da un tasso di insuccessi negli studi piuttosto elevato. In Svizzera si raggiunge il 47% tra gli studenti iscritti in medicina. SOU’AL HEMMA, L’Hebdo H a sempre sognato di diventare medico. Magari generalista. Magari anche in una regione periferica. Hobby, vita sociale, vacanze, tutto è sempre stato sacrificato per gli studi. Ma non è servito. Tre tentativi e una bocciatura definitiva hanno avuto la meglio sulle sue ambizioni. Come lei, studentessa in medicina, sono in molti ad aver sacrificato parte della loro giovinezza per un obiettivo che non si concretizzerà mai. Ad essere chiamato in causa è un sistema di formazione dei medici draconiano ed estremamente selettivo. Eppure la Svizzera soffre una penuria di medici, annunciata e nota da tempo. Una contraddizione che la classe politica ha rifiutato a lungo di riconoscere. Mai come oggi l’offerta medica di base è messa in pericolo dalla valanga di pensionamenti e dall’assenza di ricambio. Il problema ha infine trovato posto nell’agenda politica con la votazione del prossimo 18 maggio sulla medicina di prossimità[…]. I PARADOSSI DEL SISTEMA Il punto Sanitari sull’orlo di una crisi di nervi BELLINI A PAGINA 10 Di fronte alla mancanza di medici, la Svizzera ha preso l’abitudine di ingaggiare professionisti che arrivano dall’estero. Nel 2013 erano 9.756 i medici in possesso di un diploma non conseguito in Svizzera (ossia il 29,4% del totale) […]. Senza questa manodopera il sistema sanitario elvetico sarebbe da tempo imploso. Eppure questa soluzione rischia di non sopravvivere ad un eventuale ritorno dei contingenti, conseguenza diretta del voto del 9 febbraio sull’immigrazione di massa. Ma anche alla recente richiesta di Jürg Schlup. Secondo il presidente della Federazione dei medici svizzeri (Fmh), i medici stranieri che intendono esercitare nel Paese dovrebbero affrontare un test linguistico preventivo. Un’emergenza sembra comunque imporsi: aumentare le capacità ricettive nelle facoltà di medicina. Un settore che si confronta continuamente con numerosi ostacoli. Politici, in primo luogo. Ma anche pedagogici. UNA FATIDICA MANNAIA […] Mentre il numero dei posti sui banchi universitari e nei corridoi degli ospedali dovrebbe au- 4 NUOVA DISPONIBILITÀ Visto che le richieste per l’iscrizione nelle facoltà di medicina sono comunque molte, nei prossimi due anni gli atenei di Losanna, Zurigo e Berna offriranno 200 posti in totale in più. 5 IL RAPPORTO Le medie internazionali tracciate dall’Oms indicano un rapporto del 60-40% tra medici di famiglia e specialisti. In Svizzera questo rapporto è del 30-70%. mentare, l’accesso agli studi diventa sempre più selettivo. “Per il dispiacere delle università, che non provano alcuna soddisfazione nel dover proporre un cursus tanto selettivo”, precisa Gregory Roeder, responsabile del bachelor di medicina umana all’università di Neuchâtel (1° anno). È in questo contesto che, il 18 marzo scorso, è arrivato un nuovo, fatidico, colpo di mannaia. La Conferenza universitaria svizzera (organo della Confederazione per la collaborazione nella politica universitaria) ha deciso di limitare una volta di più l’accesso agli studi di medicina. Perché? Ci sono troppi candidati! Tremilatrecentodieci persone si sono iscritte in medicina umana nelle quattro università che applicano il “numero chiuso”, ossia Basilea, Berna, Friborgo e Zurigo. Ma questi quattro atenei non possono superare un totale di 793 studenti. Stessa costatazione per le altre tre università. Con 619 iscritti per 160 posti, Losanna è seguita da vicino da Ginevra, dove sono state registrate 531 iscrizioni per 140 posti. E anche a Neuchâtel la situazione è simile con 103 domande per 55 posti. L’analisi è crudele. Le vocazioni alla professione Alle università arrivano oltre 4mila richieste da aspiranti studenti ogni anno, ma i posti a disposizione in totale sono solo un migliaio non mancano, ma le facoltà di medicina non sono pronte ad affrontarle. A meno di aumentare drasticamente la capacità di accoglienza. UNA VALUTAZIONE TROPPO RADICALE Questa insufficienza di posti di formazione stride fortemente con il credo politico romando, secondo cui la via universitaria deve restare aperta per tutti gli studenti in possesso di un diploma di maturità federale. Le facoltà di medicina di Ginevra, Losanna e Neuchâtel non hanno dunque altra scelta che imboccare la strada della “selezione rafforzata”. La riduzione degli effettivi si esercita nel corso dei primi due anni di studio, costruiti su moduli focalizzati sulle scienze “dure”, l’apprendimento mnemonico in strutture spesso stipate. Un metodo rigido, draconiano, che genera dal 30 al 6 TEMPI DI ATTESA Un reale cambiamento verso una maggiore attenzione alla medicina di base implica tempi tecnici di realizzazione: un percorso universitario tra 10 e 12 anni. 50% di bocciature […]. Le facoltà di Friborgo, Berna, Basilea e Zurigo applicano invece il numero chiuso. Una scelta non meno rigida, che gode tuttavia del vantaggio di poter stabilire il numero massimo di studenti attraverso criteri di esigenza e non con delle quote prefissate, ma che fa pure affidamento su una selezione pre-universitaria. E, infatti, superato lo scoglio dei test attitudinali, il tasso di riuscita negli studi varia tra l’80 e il 90%. NON C’È POSTO PER I PIÙ FRAGILI Innegabilmente, la formazione universitaria è una sorta di “percorso di guerra” dove stress e pressione psicologica diventano rapidamente i nervi scoperti degli studenti. Tutti però sono d’accordo su un punto: essere sotto pressione è connaturato alla professione di medico. “Chi non sopporta lo stress non può esercitare questo mestiere”, conferma Henri Bounameaux, decano della facoltà di medicina di Ginevra. Stesso ritornello anche nelle parole di Charlotte, studentessa al terzo anno alla facoltà di medicina di Losanna: “Solo le persone dotate di autodisciplina e che sanno prendere le distanze per gestire la pressione hanno una chance di riuscita”. Ciò non toglie, che un inizio di curriculum di studi basato su criteri tanto rigidi e restrittivi, non lasci praticamente possibilità agli studenti più fragili. “Bisogna essere disposti a mettere la propria vita tra parentesi e immergersi nello studio”, osserva Maïa Alberte, 23 anni, ex studentessa in medicina e attualmente in scienze dell’educazione. Sacrifici spesso pagati a caro prezzo. “Non avevo più alcun tipo di relazione sociale, studiavo dalle 8 del mattino alle 22 ogni giorno, perdendo peso a vista d’occhio”, racconta Marie, ex studentessa in medicina, che, dopo due anni e una bocciatura definitiva, si è riorientata verso la psicologia. Tra chi incappa in una bocciatura definitiva e chi rinuncia per prendere altre strade professionali, sono numerosi anche gli studenti che non completano il loro percorso, senza che alcuno studio quantifichi l’ampiezza del fenomeno. Altri, ancora, preferiscono abbandonare i banchi degli atenei elvetici, per formarsi in un’università all’estero. Belgio, Romania, Ungheria, Lituania […]. 7 IL PARAGONE Il Ticino è particolarmente sensibile al problema legato ai medici di famiglia. Nel cantone se ne registra 1 ogni 1.500 abitanti. In altre regioni del Paese 1 studio ogni 300. 8 L’EVOLUZIONE Oggi i medici di primo ricorso (320 in Ticino) effettuano più di 1 milione di visite l’anno. Fra 20 anni la cifra rischia di salire a 1.300.000 a causa della demografia. ALCUNE PROMESSE Tutti gli sforzi in atto per migliorare la situazione si riveleranno vani, se non saranno accompagnati da misure specifiche per aumentare, da una parte, il numero di posti per gli stage negli ospedali e, d’altra, a migliorare l’attrattività delle condizioni professionali. “Per convincere un numero maggiore di studenti, i problemi principali da risolvere sono quelli legati ad un adeguato inserimento in uno studio medico e alla riduzione del sovraccarico amministrativo e burocratico. Aspetti sempre più pesanti”, spiega Pierre-André Michaud, vice decano della facoltà di medicina di Losanna. Resta da capire, se la votazione del 18 maggio permetterà di progredire in questa direzione. “Certamente, ma tutto ciò avrebbe dovuto essere fatto già da tempo. E, purtroppo, gli effetti non saranno percepiti prima di 10, 12 anni, ossia il periodo necessario per completare un percorso formativo”, afferma Gregory Roeder. Per ora, le facoltà approfittano del margine di manovra che è loro concesso. Nell’autunno 2014, Losanna e Zurigo apriranno le porte a 60 studenti in più, passando Anche il progetto ticinese è guardato con molta attenzione, perché porterebbe 60-70 sanitari in più all’anno alla Svizzera rispettivamente da 160 a 220 posti e da 240 a 300. Basilea e Berna seguiranno l’esempio un anno dopo, aumentando entrambi la capacità di 40 posti. In Ticino, le autorità politiche discutono sulla creazione di una facoltà di biomedicina, che ingloberebbe anche un istituto di medicina umana, incaricato di organizzare un master. Una facoltà che, in collaborazione con altri atenei, potrebbe formare tra 60 e 70 medici in più ogni anno. A medio termine, si profilano quindi 200 posti supplementari. “Se i mezzi sono disponibili – conclude Roeder – le facoltà di medicina saranno le prime ad essere pronte ad aumentare nuovamente le rispettive capacità formative”. Le conseguenze positive di questa promessa si faranno però sentire solo quando gli sforzi dell’autorità politica saranno meno timidi rispetto a quelli intrapresi finora”. Lo studio Luraschi, capo del personale dell’Eoc, spiega i problemi degli ospedali “Il turnover non è semplice, lo stress esiste anche da noi” T roppe ore di lavoro, troppo stress. E a rimetterci è la qualità del servizio sanitario. Oltre che i pazienti, naturalmente. È l’altra faccia della medaglia della medicina. Oltre le università a numero chiuso e la penuria di medici di base. Lo ha denunciato l’Asmac, l’Associazione svizzera dei medici assistenti e capi clinica, presentando le conclusioni di un sondaggio commissionato all’istituto Demoscope, da cui emerge che il 70 per cento dei 3.300 intervistati, compresi i professionisti degli ospedali ticinesi, si sentono sotto pressione. “Da noi non siamo a queste percentuali, ma non posso nascondere che il problema esiste”, spiega Piero Luraschi, vicedirettore e capo area risorse umane dell’Ente ospedaliero cantonale. “Intanto noi non pianifichiamo mai oltre le 50 ore alla settimana, limite previsto dalla legge. Poi, certo, stiamo parlando di medici, dunque può capitare una urgenza o un intervento in sala operatoria che fa sforare l’orario. Ma sono casi, non la norma”. Dallo studio dell’Asmac, invece, di evidenzia che a livello nazionale ne- gli ospedali si lavora sistematicamente il 20 per cento in più e che gli straordinari sono all’ordine del giorno. “Quando da noi arriva la segnalazione di situazioni di disagio – spiega ancora Luraschi – andiamo ad affrontarle. Certo, non sempre si riesce a trovare una soluzione in tempi brevi perché è difficile reperire me- Il rapporto Asmac denuncia le situazioni di forte disagio e l’eccesso nel carico di lavoro dici, superare il turnover, soprattutto in alcune specializzazioni come la chirurgia e l’anestesia”. Visto che sono pochi i professionisti che escono dalle università del Paese o quelli che vogliono venire a lavorare in Ticino da altri cantoni, si deve ricorrere frequentemente a medici che arrivano dall’estero. Ma chi arriva ha bisogno di un periodo di ambientamento, ha bisogno di conoscere la politica e l’organizzazione sanitaria svizzera e ticinese. Se, poi, si vuole puntare sui giovani bisogna avere pazienza, perché per almeno un anno, quelli con una discreta esperienza, in sala operatoria devono tuttavia lavorare con a fianco un tutor. “Quelli più bravi sono sempre più rari – nota Luraschi – e ce li contendiamo con gli altri ospedali svizzeri, ma anche con gli altri nosocomi europei. E se sono stranieri dobbiamo fare i conti con permessi di dimora e altre autorizzazioni necessarie per esercitare da noi. Qualche ritardo s’innesca per questi motivi”. Maggiori risorse e, dunque, più personale potrebbero riequilibrare la situazione? “Dal punto si vista quantitativo forse sì. Perché si potrebbero coprire tutti i reparti e i servizi a livello capillare. Ma dal punto di vista qualitativo ho i miei dubbi – conclude il responsabile del persone dell’Eoc –. Semmai, con il master in biomedicina e, quindi, con la possibilità di diventare ospedale universitario, in prospettiva anche il Ticino potrebbe essere più attrattivo per i giovani medici e per quelli già formati. Insomma, si farebbe meno fatica a rimpiazzare chi va via e a colmare i buchi nell’organico”. m.sp. 36 virgolette tra È una barba, ma in cucina non è noiosa Q ualche volta la cucina può essere una barba. Ma se è quella di frate, il risultato diventa esaltante. Soprattutto per chi ama i sapori verdi dell’orto e quella leggera asprezza che è valsa all’agretto il suo nome. Perché è proprio l’inconfondibile nota acuta del gusto a caratterizzare questa piantina filiforme. Non a caso anche in altre lingue si è imposto l’uso della parola italiana. Così non è difficile imbattersi nel termine agretti nei menù inglesi o tedeschi. Esattamente come nelle partiture musicali, in qualsiasi parte del mondo, allegretto o minuetto sono sempre made in Italy. Gli agretti non sono famosi solo per il loro sapore, ma anche per la forma, che ricorda l’onor del mento. E visto che quello dei frati era proverbiale, la salsola soda, così classificata da Linneo nel 1753, è volgarmente detta barba di frate. Barbe de capucin in francese, barba de capuchino in castigliano. E perfino barba del Negus, con riferimento al sovrano etiope Hailé Selassié, la cui imponente cascata pilifera diventa popolare all’epoca delle guerre coloniali italiane. E poi ci sono le mille voci dia- lettali, da roscano a bacicci, da miniscordi a lischi. Fino a finocchi di mare e senape dei monaci. Ma oltre che buoni da mangiare, gli agretti sono una fondamentale materia prima per l’artigianato e l’industria del vetro. Non a caso la Serenissima Repubblica di Venezia ne coltivava intere piantagioni per rifornire le fabbriche di Murano. Dalla salsola, infatti, si ricava la soda che è indispensabile per rendere malleabile l’impasto vitreo. Nel 1780, il magistrato dell’arte vetraria pubblica addirittura un vademecum con le “Istruzione dei modi da praticarsi per coltivare il Kali maggiore, o sia Salsola Soda”. Fa bene al vetro, ma fa bene anche a noi. Che in primavera abbiamo bisogno di alimenti rimineralizzanti e depurativi. E se i puristi prediligono la semplicità francescana delle barbe di frate al vapore, con un filo d’olio e limone, gli incorreggibili gourmets le preferiscono saltate in padella con pancetta e formaggio. O con ceci e code di mazzancolle. Come dire che c’è chi ama fare penitenza e chi celebrare le glorie della tavola. di CAROLINA INGREDIENTI PER 4 PERSONE - 450 g circa di barba di frate - 1 lime (il succo) - 4 cucchiai di olio extravergine d’oliva - 1 cucchiaino di pepe rosa Barba di frate al lime e pepe rosa ELISABETTA MORO LA RI ETTA oltreilcibo Con un filo d’olio e limone. O saltati in padella. L’inconfondibile nota acuta del gusto esalta il sapore degli agretti Tagliare via le radici rosate della barba di frate. Lavarla accuratamente cambiando l’acqua almeno un paio di volte. Portate ad ebollizione l’acqua in una pentola capiente. Salare, unire la barba di frate, coprire e cuocere per 4 minuti. Scolarla bene e metterla sotto un getto di acqua fredda. Emulsionare il succo del lime con l’olio extravergine d’oliva e il pepe rosa pestato. Condire la barba di frate con la salsa. Servire subito o conservare in frigo. TÃôÈÃfia⁽a fi½ Øù⁽È Ã»² ÃÈù⁽õÈ aùùÈõ⁽½©»Ã⁽Ȥ ²» ÃÈ#» ùa²ù» Ù»õ ½Ãùa²a⁽aä BÈ#a õ½}»⁽⁽a 8à #»Ãfi½⁽a û²²» ©aØؽÈõ½ ˛²½a²½ä ÃʾÑ!è.èÄ9-"145š.41è1© 7¦¼1¬½Ãñʾ ÃʾÑ!&8+Ì1ï"-&3ÍÍ0Á/¬À-Óï+ÝÌ Ì0Ê9˙òûìÄÓš-!6,ÄÄïÈÅïìïÀæé ©Ñ-³:Ó*æ99šªÀ!;Êè*ªÁ$°Ñ°Ì¹(1è&ïû". )ò ¼éé¦Ó"$&7ÍÞ.©Þ!òÈè6šÃñʾ IL CAFFÈ 4 maggio 2014 37 tra virgolette I trend LE CITTÀ E I MONUMENTI PIÙ FOTOGRAFATI AL MONDO 1 2 GUGGENHEIM MUSEUM La città leader è New York 4 3 TRINITÀ DEI MONTI A Roma non solo Colosseo PARC GÜELL Il parco di Gaudì a Barcellona 5 MOULIN ROUGE Parigi dimentica la Tour Eiffel 7 6 KIZ KULESI La rivelazione è a Istanbul PONTE DELL’ACCADEMIA A Venezia vince il ponte in legno 8 HOTEL DE PARIS Lo sfarzo premia Montecarlo PIAZZA MICHELANGELO Il colpo d’occhio è di Firenze 7 4 10 32 5 6 8 9 1 CAMINITO Il “must” di Buenos Aires 10 BASILICA DI S. STEFANO La tradizione vince a Budapest 9 EZIO ROCCHI BALBI IN SVIZZERA 1 ZURIGO Al primo posto nelle città svizzere 2 GINEVRA Seconda negli scatti e per clic 3 LUCERNA Sul podio anche il Kapellbrücke 4 BERNA Il centro storico della capitale 5 MONTREUX Al 317esimo posto nel ranking globale L a fotografia turistica scattata come ricordo e testimonianza del viaggio fatto non vale più. L’immagine ha valore solo se condivisa sui social network. Anzi, adesso che è possibile fare il giro del mondo per immagini stando comodamente seduti, tablet alla mano, sul divano di casa cambia anche la gerarchia dei siti più fotografati della Terra. Come tutte le classifiche della Rete, quella dell’innovativa cartografia di Sightmap.com è discutibile, perché non c’è algoritmo in grado di registrare tutte le foto scattate nel mondo. Nello stesso tempo, però, essendo elaborata dal più grande motore di ricerca del pianeta, e usando come “album fotografico” la capillare planimetria di GoogleMaps, non solo la mappa interattiva permette di conoscere i luoghi più immortalati, ma anche di “visitare” i monumenti più fotografati. Se la novità fa storcere un po’ il naso ai veri fotografi, come la ticinese Alessandra Meniconzi (vedi intervista a fianco) che per i suoi workshop digitali organizza spedizioni tra i nomadi dell’Artico o tra i vulcani della Dancalia, per i nativi digitali la socializzazione delle foto è ormai verbo. Si scopre così, grazie alle condivisioni della stessa immagine sui vari social network, che il Guggenheim Museum di New York precede piazza di Spagna a Roma, seguita dal Parc Güell di Barcellon. E Parigi, che a sorpresa deve accontentarsi del quarto posto, deve accettare che il suo “monumento” più fotografato non sia la Tour Eiffel, ma il Moulin Rouge. Anche le icone dell’immaginario turistico svizero non sono esattamente quelle messe in vetrina dal sito turistico istituzionale MySwitzerland. La maestosa Jungfrau, ad esempio, il fiore all’occhiello del turismo montano, si ritrova solo al decimo posto della classifica nazionale, e addirittura al 630esimo di quella mondiale. È vero che tra le mete turistiche internazionali Zurigo ha scalato posizioni su posizioni ed è ormai considerata “cool” per il fascino della sua vita notturna, ma scoprire che è la città svizzera più fotografata e cliccata sul web fa una certa impessione. Pur col suo 76esimo posto della hit planetaria. Pur comprendendo che nell’era dei voli low-cost e della easyJet generation gli itinerari e i luoghi più affascinanti siano ormai alla portata di tutti (o quasi) è Il giro del mondo in tanti scatti, ma visti dal divano deludente constatare come nessuna località turistica del Ticino svetti proprio in cima alla classifica nazionale. Fortunatamente Lugano è settima, ma ben 1.132 La reporter località del pianeta sono preferite a Bellinzona e i suoi Castelli patrimonio dell’Unesco. Per tacere di Locarno e del suo lago che è relagata al 1.166esimo po- Le immagini viste dalla professionista “Il pianeta in una tasca anche con il telefonino” “C ALESSANDRA MENICONZI Fotografa internazionale etnicoculturale erco proprio di non vedere questa miriade di foto sul web, ma è vero che, se uno ha il senso dell’immagine, del taglio, anche con un telefonino si ottengono belle foto in tutto il pianeta. Naturalmente farne un uso professionale è un’altra cosa”. Alessandra Meniconzi, fotografa internazionale specializzata in itinerari etnico-culturali riconosce il fascino di molte delle foto in formato turistico “condivise” sui social. “Sì, senza dimenticare il contributo della bellezza del sito che oggi, con il digitale, soprattutto i più giovani sanno aggiornare in continuazione correggendo facilmente - dice Meniconzi che presenterà i suoi prossimi workshop il 15 maggio alla Supsi di Trevano -. Io vengo dal film, dalla diapositiva, ma anche ora che uso la camera digitale dedico concentrazione e impegno in ogni singolo scatto. Tecnicamente le foto che appaiono sulle mappe interattive sono buone, ma anche in quel caso indipendentemente dall’obbiettivo bisogna avere una certa sensibilità, estro, ispirazione”. Paradossalmente tutte queste immagini, che permettono di avere un mondo in tasca col telefonino, osserva Meniconzi, non sviliscono affatto l’arte della fotografia: “Anzi, vista la possibilità oggi per tutti di fare scatti negli angoli più remoti del pianeta, la differenza è proprio nella qualità professionale che si raggiunge. È finito il tempo in cui bastava essere in un posto esotico per fare foto uniche”. sto. Fatte le debite proporzioni col flusso turistico, a salvare l’onore delle bellezze naturali del cantone provvede la Valle Verzasca con un’onorevole posizione al numero 1.707. Al di là delle graduatorie, però, la mappa interattiva di Sightmap si rivela uno strumento decisamente utile per valutare le tendenze, i gusti e le scelte delle nuove generazioni di turisti. Dagli scatti moltiplicati dalla condivisione online, ad esempio, si capisce che lo scopo di un viaggio non è più quello di conservarne un ricordo, come fosse un tema obbligato. Venezia, ad esempio, rientrava sicuramente nelle città più immortalate del passato, ma nell'era del web è evidente che non è più un programmato momento particolare della della vita (come un viaggio di nozze) da fissare nel tempo. E anche l’idea della foto-ricordo, quella da coservare nell’album di famiglia non ha più senso. Un’abitudine completamente inutile quando ormai è possibile “viaggiare” in tutto il mondo con un touch sul tablet. Questo è sicuramente un modo molto singolare per visitare i posti più belli della Terra, ma che il tutto avvenga virtualmente,da buon turista del display, non spaventa i tour operator. Anzi. La sensazione è che la possibilità di cliccare sullo zoom, di scoprire particolari attraverso l’occhio della web-cam collegata e seguire i link che descrivono con tutti i dettagli il luogo o il monumento fotografato, siano la miglior promozione turistica. Caso mai sono gli enti turistici che devono tarare meglio la loro offerta e gli itinerari. Chiedendosi, magari, perché a Roma il mitico Colosseo fatica a piazzarsi nei primi venti monumenti fotografati nell’Urbe. E il Ponte dei sospiri a Venezia è bypassato da quello in legno dell’Accademia, e da quello contestatissimo dell’archistar Santiago Calatrava. Persino la città regina, la più fotografata al mondo deve rivedere i suoi luoghi simbolo. Nella Grande Mela, infatti, vengono snobbati sia l’Empire State Building, sia il ponte di Brooklyn. Per tacere della Statua della Libertà relegata al 32simo posto. La star è la chiocciola di Frank Lloyd Wright per il Guggenheim Museum, e al secondo posto la Tweed Courthouse, l’ex tribunale neoclassico di New York. erocchi@caffe.ch QEzioRocchiBalbi IN SVIZZERA 6 BASILEA In classifica la città sul Reno 7 LUGANO L’unica ticinese nella top ten 8 ZERMATT La regina degli sport invernali 9 LOSANNA Rientra tra le prime dieci 10 JUNGFRAU Il mito al posto nr.630 al mondo IL CAFFÈ 4 maggio 2014 38 tra S empre meno si litiga sulla politica, sempre più spesso si litiga sui film. Nei casi più gravi togliendo il saluto e rompendo l’amicizia. C’è anche una seconda via, praticata perlopiù dalle coppie: ci si tiene tutto dentro per amor di pace all’uscita del cinema, i conti verranno regolati in fase di separazione o divorzio. Accadde con “L’attimo fuggente”, che rimise in circolo la poesia di Walt Whitman “O capitano, mio capitano” e piacque a tutti gli insegnanti progressisti che sognavano di arringare gli studenti in piedi sulla cattedra come Robin Williams. Agli occhi degli spettatori più smaliziati, il film di Peter Weir insegnava a strappare le pagine dai libri (si comincia così e poi direttamente si mandano al rogo) e a disprezzare la poesia con rime e metrica (basta il sentimento, come se i romantici non avessero già fatto abbastanza danni). Accadrà con “Sacro Gra” di Gianfranco Rosi, vincitore del Leone d’oro alla mostra di Venezia 2013 e ora in arrivo nelle nostre sale. Trattasi di documentario sul Grande Raccordo Anulare di Roma, progettato dall’ingegnere Eugenio Gra (la coincidenza tra il cognome e la sigla della tangenziale è ricerca- schermi MARIAROSA MANCUSO Il Grande Raccordo di una varia umanità già vista su Real Tv ta). Il regista inquadra nobili decaduti che discettano sul profumo delle melanzane, attori di fotoromanzo, barellieri in servizio sull’ambulanza, pescatori di anguille, matti che registrano il grido di dolore delle palme infestate dal punteruolo rosso. Varia umanità, in genere meno interessante di quella che possiamo vedere su Real Tv e canali simili, che ogni pomeriggio propongono raccoglitori di cianfrusaglie, gente che arreda la casa come Batman o il capitano Nemo, sposalizi kitsch giudicati dalle perfide amiche della sposa, guardaroba svuotati con furia, cani e bambini indisciplinati da mettere in riga. L’ostinazione con cui i registi osannati per il loro coraggio sperimentale reinventano l’acqua calda – in questo caso la televisione – non finisce di stupire. Sempre alla Mostra di Vene- SACRO GRA Il docufilm di Gianfranco Rosi vincitore alla Mostra di Venezia 2012 girato sul Grande Raccordo Anulare di Roma libri virgolette MARCO BAZZI zia c’era il film di Emma Dante, applaudito dai critici duri e puri. A noi “Via Castellana Bandiera” ricordava – nelle sue scene migliori - “Cinico Tv” di Daniele Ciprì e Franco Maresco: la Rai degli anni ‘90, altro che avanguardia. A dirlo però si rischia la scomunica. Non bastasse il ritmo lentissimo e lo scarso interesse dei Tra barellieri, pescatori d’anguille e nobili decaduti trionfa il kitsch personaggi – almeno per noi che guardiamo la tv senza vergogna – “Sacro Gra” non si preoccupa di fornirci una cartina. Dove sono esattamente le palme malate? Dove nuotano le anguille? A che distanza da Roma la colazione con cappuccino e brioche costa un euro? GLI OTTO PECCATI CAPITALI DELLA NOSTRA CIVILTÀ Konrad Lorenz (Adelphi) Ubhf efs pggfofo Xfjolfmmfs Kpvso–ft eft Dbwft Pvwfsuft 35.36 nbhhjp 3125 Dboupo Ujdjop Mjhvsjb Mpncbsejb Bqfsuvsb ebmmf 21/11 bmmf 29/11 xxx/ujdjopxjof/di !" Competizione e soldi i nostri peccati capitali “L ’uomo, che è l’unico fattore selettivo a determinare l’ulteriore sviluppo della propria specie, è, ahimè, di gran lunga più pericoloso del più feroce predatore”. Nel saggio “Gli otto peccati capitali della nostra civiltà” (Adelphi), l’etologo Konrad Lorenz, premio Nobel per la medicina, affronta, tra gli altri, il tema della competizione tra gli uomini. Sfruttamento, conflitti, sopraffazione… Sono tutti aspetti che riguardano drammaticamente la nostra società contemporanea, che creano conflitti e guerre tra poveri. Aspetti che Lorenz descrisse in modo profetico in questo saggio scritto nei primi anni Settanta. Dove l’uomo è analizzato come animale sociale. La competizione tra uomini, scrive, “distrugge con fredda e diabolica brutalità tutti i valori che ha creato, mossa esclusivamente dalle più cieche considerazioni utilitaristiche”. E aggiunge: “Sotto la pressione di questa furia competitiva si è dimenticato non solo ciò che è utile per l’intera umanità, ma anche ciò che è buono e vantaggioso per il singolo individuo”. Viviamo sempre di più nel mondo della fretta, che genera angoscia. “La fretta e l’angoscia, inscindibili come sono l’una dall’altra, contribuiscono a privare l’uomo delle sue qualità essenziali. Una di queste è la riflessione”. Lorenz si pone la domanda: “Se all’anima dell’uomo odierno procuri maggiore danno l’accecante sete di denaro oppure la fretta logorante. Qualunque sia la risposta, coloro che detengono il potere, indipendentemente dall’orientamento politico, hanno interesse a favorire entrambi questi fattori e a ingigantire le motivazioni che spingono l’individuo alla competizione”. Lo scienziato afferma che “la competizione economica in cui l’umanità si è lanciata è sufficiente ad annientarla”. Ogni produttore cerca, per ovvi motivi, “di incrementare il più possibile nei consumatori il bisogno dei suoi prodotti”. E per ottenere questo scopo utilizza i meccanismi di indottrinamento. Un saggio illuminante, se siamo disposti per un attimo a fermarci a riflettere. IL CAFFÈ 4 maggio 2014 39 tra virgolette La tradizione Il dialetto un bene da salvare I più visti 1 con l’aiuto della tv È un po’ paradossale che proprio la televisione, il medium che più ha contribuito ad “estirpare” l’uso del dialetto nella popolazione, ora si interroghi su se e come conservarne l’uso. Vero è che, culturalmente e in tutti i Paesi, il dialetto resiste dove esiste una sua letteratura, un suo studio, e dove la storia lo ha qualche modo emancipato trasformandolo, con tutti limiti del caso, in una lingua. Ma è anche vero che dove resiste, come in Ticino, oltre la stretta cerchia familiare, al punto di avere una sua solida tradizione teatrale, possa sorprendere che la televisione pubblica decida di eliminare l’unico appuntamento annuale nel palinsesto: lo spettacolo dialettale di San Silvestro messo in scena dal Teatro popolare della Svizzera italiana (Tepsi). “Il dialetto è uno strumento molto vicino alla sensibilità della popolazione - commenta Renato Martinoni, docente di letteratura italiana all’Università di San Gallo, che dirige anche la rivista internazionale “Letteratura e dialetti” edita da Serra -. Detto questo, però, sono per un uso corretto del dialetto, che deve essere rispettato e non di basso folclore. Penso anche che sia compito dei media, come radio e tivu, sostenerlo nelle forme culturalmente più valide, che possono anche essere, ad esempio, rappresentate dalla commedia. Certo, mi rendo comunque conto che questo discorso vale per tante altre forme dal contenuto culturale, che non sempre trovano spazio nei vari palinsesti”. Eppure proprio in campo artistico, nel mondo dello spettacolo, quando il dialetto sembrava destinato ad estinzione, sacrificato sull’altare dell’esigenza di una comunicazione globale, si è affermata la tendenza “glocal”. È rinato così l’interesse dei giovani autori per la poe- Renato Martinoni: “Resta uno strumento molto vicino alla sensibilità della popolazione” LA RÖDA LA GIRA sia dialettale, ma anche musicisti e cantautori “cult” si rivolgono ad un pubblico dal gusto sempre più transnazionale usando il dialetto per le loro composizioni. Gli stessi mezzi di comunicazione, radio e televisione, che sembravano averlo bandi- Gli obiettivi Alla ricerca di nuovi talenti dal monologo al dramma YOR MILANO L’attore in “Buona sera sciür sindic” S ubito dopo l’annuncio della Rsi sui social network e sui blog si è assistito ad una levata di scudi a difesa della commedia dialettale sul piccolo schermo. La Rsi assicura la sua attenzione e la voglia di conservare un “bene” come il dialetto e l’attore Yor Milano aspetta che il pubblico dica la sua. “Questa è l’occasione giusta - dice il fondatore del Tepsi -. Voglio proprio vedere quanta determinazione c’è da parte del pubblico nel sostenere la commedia dialettale in tv che, tra l’altro, ha sempre assicurato audience a Comano”. Non ne fa una questione di audience, invece, Maurizio Canetta, direttore dal prossimo 1° giugno della Rsi, che considera sì un successo le opere trasmesse finora, ma tradotte in forma dialettale da testi inglesi e francesi. “La considero un’operazione di dialetto ‘mimetico’ - spiega Canetta -, ma la nostra è una scelta di campo. Oggi ci interessa di più sapere se ci sono altri autori ticinesi, cercarli, valorizzarli col primo medium che è la radio, poi il web e se, meritano, produrli per la tv”. Una sfida subito raccolta dallo stesso Yor Milano, che ha iniziato uno scouting mirato, anche se ammette che “non è facile, per una prima serata nella programmazione di fine d’anno, assemblare un’opera teatrale drammaturgicamente perfetta”. Una possibilità che Canetta vede più allargata: “Non necessariamente dovrà essere una commedia. La serata con il dialetto non è in discussione, ma vogliamo testare altre forme: un atto unico, un monologo e, perché no?, anche un testo drammatico collegato alla vita sociale”.e.r.b. Sceneggiato cult dell’allora Tsi. La prima serie è andata in onda nel 1988. Il critico Aldo Grasso, nella sua Enciclopedia tv lo definì “la risposta ticinese a Radici, Dallas e Dynasty”. 2 UNA STORIA INGARBÜIADA Il testo in tre atti di Johnson Purlewell “Una storia ingarbugliata” è stato adattato nel 1980 in versione dialettale per la Tsi con la regia di Vittorio Barino. 3 FELICITA COLOMBO Magistrale l’interpretazione di Mariuccia Medici in “Felicita Colombo”, del 1982, al fianco di Ernesto Calindri nei panni del conte Jean Scotti. È tra le più cliccate nella mediateca Rsi. 4 to, riscoprono in dialetto non solo nei siparietti comici (per tacere della pubblicità), ma anche in bocca ai conduttori di programmi di intrattenimento che non disdegnano di passare con nonchalance dalla dizione neutra all’inflessione del loro vernacolo. E senza temere, come avveniva una volta con i temi a scuola, di essere bollati dalla riga di matita blu: “espressione dialettale”, errore. “Non ne farei una bandiera, ma non vedo nulla di male nel fatto che i media, la tv pubblica, conservino come un valore etnografico un’opera dialettale, che coinvolge una parte attiva della società - aggiunge Andrea a Marca, ricercatore al Centro di dialettologia e di etnografia di Bellinzona -. Naturalmente riservandogli, con equità, la stessa attenzione riFogli in libertà servata ad altri aspetti cultuapprezzabili. Non Rispettiamolo ralmente credo che l’attenzione vada risenza però servata più ai soggetti teatrali dialettali ‘classici’, rispetto a esaltazioni quelli contemporanei. Il diaMARTINONI A PAGINA 47 letto usato per proporre opere internazionali è comunque una sua forma evoluta, che fra decenni probabilmente sarà studiato come le altre forme dialettali in uso adesso. Perchè ciò che è importante, in fondo, non è la ‘fotografia’ del dialetto, ma le sue radici”. Certo, sarebbe preferibile che il dialetto in Ticino riuscisse a coinvolgere nuovi autori, in grado di riproporre - come i maestri del passato, ad esempio Sergio Maspoli - testi teatrali moderni, non solo legati alle testimonianze del passato. Ma anche sotto questo punto di vista l’effetto “glocal” potrebbe riservare sorprese. Come è avvenuto con la commedia dialettale “Giülieta e Rumeul” elaborata dal giovane autore ticinese Giona Calderari, e rappresentata (con un innegabile successo di pubblico) dai bambini della quinta elementare. e.r.b. UNA FAMIGLIA DA GENT VISCORA Tra le autrici della sitcom dialettale l’attrice Martha Fraccaroli, che aveva esordito alla radio della Svizzera italiana negli anni Sessanta con la “Domenica popolare”. “Giülieta e Rumeul”, l’effetto glocal di una commedia in vernacolo recitata da bambini IL CAFFÈ 4 maggio 2014 41 Gli episodi tra virgolette La mano guantata La premiazione per i 200 metri maschili ai Giochi di Monaco del 1972 si trasforma in manifesto per i neri americani grazie al guanto di Smith e Carlos La società La Commissione federale contro i pregiudizi razziali per la prima volta tiene il suo ritiro annuale in Ticino Il In prima pagina La presenza di diversi atleti di colore nella nazionale elvetica di calcio suscita la reazione del “Mattino della domenica”, che titola “Troppi neri in nazionale” razzismo ...forma strisciante Le curve italiane Uno dei Paesi più toccati dal fenomeno razzismo da stadio è l’Italia, dove si susseguono le sanzioni contro le curve, chiuse per cori o striscioni di male quotidiano La squalifica a vita Una multa da 2,5 milioni di dollari e la squalifica a vita dal mondo Nba nel basket a stelle e strisce per le frasi razziste del proprietario dei Los Angeles Clippers EZIO ROCCHI BALBI Gli obiettivi 1 La Commissione La Commissione federale contro il razzismo, organo extra parlamentare, è stata istituita il 23 agosto del 1995 dal governo svizzero per applicare le disposizioni della convenzione internazionale contro il razzismo 2 I compiti Il compito della Commissione è la lotta alla discriminazione razziale, che comprende aspetti pedagogici, sociologici, culturali, federalistici, di politica dello sviluppo e della migrazione, nonché aspetti giuridici 3 La giornata Il 21 marzo si celebra la giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale, promossa dalle Nazioni Unite, che hanno chiesto alla Svizzera nel 2014 di rafforzare la lotta agli stereotipi dell’intolleranza 4 Gli incontri Il ritiro annuale della Commissione federale contro il razzismo si svolge la prossima settimana per la prima volta in Ticino. Sono previsti diversi incontri istituzionali con le autorità ticinesi I l razzismo strisciante, quotidianamente ordinario, non ha bisogno di estremismi e casi eclatanti per manifestarsi con il suo mix di intolleranza, aggressioni verbali e virtuali, xenofobia. È un razzismo subdolo e poco consapevole delle conseguenze che può comportare per la popolazione e del potenziale di violenza che trasmette. È quella forma viscida, ma non plateale, da tempo all’attenzione della Commissione federale contro il razzismo (Cfr) che da domani, lunedì, sarà in Ticino per il suo annuale “ritiro” sfruttando un’ ottima occasione per toccare con mano la situazione nel cantone. “È la prima volta che organizziamo il nostro ‘ritiro’ in Ticino, la nostra presenza non è però legata a motivazioni particolari, ma va da sè che avremo occasione di affrontare i problemi regionali negli incontri con le autorità - premette al Caffè Martine Brunschwig Graf, presidente del Cfr -. È importante fare una riflessione generale, valutare le diversità nel Paese e, soprattutto, ribadire che la vigilanza non deve essere mai allentata. Il razzismo ha radici profonde, e una certa compiacenza non deve trovare alcuno spazio in una società come la nostra che deve garantire il rispetto di tutti, senza eccezioni”. Graf, ex consigliera nazionale liberale, è la prima a sostenere che la Svizzera non può certo essere definito un Paese razzista, ma nello stesso tempo si dice preoccupata per quello che definisce il “razzismo ordinario”. “Sì, è un razzismo quasi banale nella sua quotidianità, ben presente nella nostra società che è già fastidioso quando è un’espressione puramente privata, ma che ci impone di reagire quando espresso pubblicamente spiega Graf, facendo riferimento ai commenti razzisti postati su Twitter da un politico udc zurighese -. Molti, troppi, non si rendono conto che manifestare il loro razzismo sui social network non rientra nella loro sfera d’intimità, ma si trasforma in una dichiarazione pubblica. Svelando, tra l’altro, quello che veramente pensano. E non è certo colpa colpa dei media elettronici e dei social network che sono solo uno strumento, è come si usano che fa la differenza”. Proprio il diffondersi dell’uso del web, secondo Graf, esclude il poter considerare un cantone più intollerante e razzista rispetto agli altri. “Spesso, quasi fosse una giustificazione, mi chiedono se le regioni confinanti con altri Paesi, quelle che come il Ticino affrontano una realtà che prevede la presenza di molti stranieri, siano più portate all’intolleranza - aggiunge la presidente -. Ma non ha senso, perchè internet ha eliminato tutti i confini e le aggressioni si diffondono in rete. Semmai bisognerebbe farsi qualche domanda sul corretto ruolo dei media nel denunciare queste situazioni. La Svizzera romanda e tedesca, ad esempio, sono tempestive nel segnalare e denunciare tutti i casi in cui si imbattono, ma hanno poca dimestichezza con la lingua italiana e certe violenze verbali online che so benissimo si manifestano in Ticino non diventano di interesse nazionale per come invece MARTINE BRUNSCHWIG GRAF Presidente della Commissione federale contro il razzismo (Cfr) meriterebbero. Ma ciò dipende anche dai media ticinesi, che abbiamo sollecitato più volte senza risposta. C’è chi pensa che certe forme di razzismo, di xenofobia, siano trascurabili, ritenendole espressioni folcloristiche, o ‘stupidaggini’ cui è meglio non offrire ulteriore visibilità. Non sono affatto d’accordo; fatta eccezione per casi risibili, tutte queste violazioni della tolleranza e del rispetto vanno denunciate pubblicamente”. Alla presidente della Cfr non è sfuggita l’evoluzione dell’opinione dei ticinesi verso gli stranieri, ricorda come il risultato del voto per limitare la libera circolazione delle persone sia diametralmente opposto a quel 70% di no che il cantone espresse nel 1970 sull’iniziativa Schwarzenbach. “Un chiaro sintomo di fastidio per la vicinanza sempre più numerosa di cittadini e lavoratori stranieri, per quanto i ticinesi siano consapevoli che sono anche loro gli artefici della ricchezza del cantone - conclude Graf -. Non è razzismo, ma una chiara forma di xenofobia. La stessa che viene riservata ai rom, persino agli Jenisch svizzeri che stanno sollevando problemi a Berna e a Bienne. Nel loro caso c’è una sorta di rigetto, il rifiuto di altri modi di vita. Il sentimento di fondo che vale sia per i rom che per i frontalieri è la stesso: ci sono, si accettano, ma sarebbe meglio fossero invisibili, inodori, incolori...” erocchi@caffe.ch Q@EzioRocchiBalbi BUONO PROVA GRATUITA RITAGLIA QUESTO ANNUNCIO E PORTALO CON TE 10 CENTRI IN TICINO! SCOPRILI SU www.nomasvello.ch Lo scrittore L’opinione di Sergio Roic “Laboratorio di intolleranza e chiusura” O ggi in Ticino siamo in presenza di un vero e proprio laboratorio di intolleranza”. Sergio Roic, scrittore ed esponente socialista, aveva espresso questo concetto su Tangram, la rivista della Commissione federale contro il razzismo. E ora rilancia: “Ho parlato di laboratorio - spiega Roic - perché qui si fa sperimentazione. E da noi si è sperimentata una certa forma di razzismo e di xenofobia. Ma non in maniera sfacciata, urlata, visibile. Piuttosto strisciante. Da tempo si è instaurato un clima, un’ atmosfera pesante di esclusione per chi arriva da fuori Ticino”. Eppure i frontalieri continuano ad arrivare e a trovare lavoro, così come tanti altri stranieri. E allora perché questa accusa? “Certo che arrivano - dice Roic ma vengono pagati meno, sono discrimati e bersagliati da critiche continue, nei loro confronti scattano un’ esclusione e una riprovazione sociale. Si parla di criminalità d’importazione, si criminalizzano i frontalieri e gli stranieri. Quello che mi sento di ribadire è che la nostra società ticinese si sta chiudendo, isolando. Questo processo blocca l’interscambio sociale che invece è alla base delle società avanzate, che crescono anche grazie alle popolazioni straniere che diventano un valore aggiunto”. PerRoic si è anche di fronte ad un paradosso: in Ticino una grande fetta di popolazione ha una storia di immigrazione alle spalle. E dunque dovrebbe capire il sentimento che prova uno straniero che lavora qui. “Invece c’è una sorta di autoprotezione, triste peraltro. Ed è l’atteggiamento di chi ha acquisito un privilegio individuale e si sente minacciato, pensa di poter scendere dalla scala sociale, di perdere ciò che ha faticosamente conquistato”. m.sp. Nello sport LA BANANA DI DANI ALVES Nella partita tra il Villareal e il Barcellona, un tifoso lancia in campo una banana in segno di derisione contro i giocatori di colore. Dani Alves la raccoglie e se la mangia. È subito un caso “Vigilanza sempre alta negli stadi” Gli allarmi e i timori delle Federazioni svizzere e internazionali MASSIMO SCHIRA G iocatori di colore presi di mira a colpi di banana, miliardari squalificati a vita, interi settori negli stadi chiusi. Il fenomeno del razzismo nello sport sta tornando a far parlare di sé in modo eclatante. Basti pensare all’episodio che ha visto coinvolto Donald Sterling, patron dei Los Angeles Clippers, franchigia della prestigiosa Nba nordamericana di basket, squalificato a vita dalla Lega e multato con 2,5 milioni di dollari per aver “consigliato” alla fidanzata di evitare di farsi fotografare con i giocatori di colore della squadra. Situazioni che sollecitano a mantenere alta la guardia pure in Svizzera. I vandalismi a margine della finale di Coppa a Berna segnalano che la situazione è tutto fuorché serena. Come sottolinea però il “senior manager” della Swiss Football League, Edmond Isoz, è importante che gli sforzi per limitare il fenomeno siano coordinati al livello più ampio possibile. “Fondamentali sono le indicazioni della Fifa, che sono poi completate an- che dalle misure previste dall’Uefa - osserva Isoz -. Un discorso che vale per la prevenzione ed eventuali sanzioni. Tutto parte dalla Fifa perché le misure devono essere valide e applicabili ovunque”. Quindi anche per la Svizzera il concetto fondamentale è quello sancito nel principio numero 10 nei valori promossi dall’Uefa, “Respect”, rispetto. Rispetto definito come “principio chiave del football”, ciò che include anche il razzismo. “Il nostro messaggio è chiaro - sottolinea l’Uefa -, contro il razzismo la linea è quella della tolleranza zero”. Che, tradotta in termini regolamentari significa in primo luogo squalifiche e multe per giocatori e dirigenti colti in fallo, ma anche sanzioni per i club coinvolti attraverso il comportamento dei propri tifosi. Pur senza essere stato caratterizzato dal razzismo, il comportamento in Europa dei fan del Basilea ha portato di recente ad una partita a porte chiuse imposta dall’Uefa. Situazione che, tra le altre cose, è costata ai renani una cifra attorno ai 2 milioni di franchi. La mediatizzazione estrema di tutto l’universo sportivo continua però a rendere lo stadio - inteso come luogo di sport - un palcosce- Il sociologo: “Dietro molti di questi gesti non c’è un pensiero razzista, ma solo umana imbecillità e cattivo spirito di emulazione” Il sociologo Luca Bertossa e, a sinistra, Edmond Isoz, senior manager della Swiss Football League nico ideale per chi cerca visibilità con atteggiamenti fuori dalle regole. Non solo legati al razzismo, ma anche alla violenza gratuita. “Alla base del comportamento del tifoso c’è certamente un razzismo di fondo - osserva il sociologo Luca Bertossa -, ma non credo che chi lancia in campo una banana sia davvero da considerare un razzista con un convinzione chiara in mente. È semplicemente un imbecille che emula un gesto razzista. Un gesto che merita di essere messo alla berlina, deriso. Esattamente come ha fatto Alves mangiando la banana. E che vale anche per i cori o i fischi nei confronti dei giocatori di colore”. Diverso, anche secondo il sociologo, un caso come quello emerso nel basket americano, per il quale le parole di Sterling sono da ritenere fortemente connotate da un sentimento razzista. “E, in questo caso, il segnale migliore da dare anche in prospettiva è la sanzione - conferma Bertossa -. Giustamente pesante come quella adottata negli Stati Uniti per un comportamento molto grave”. mschira@caffe.ch Q@MassimoSchira IL CAFFÈ 4 maggio 2014 43 tra virgolette L’evento 1 Museo di Valmaggia, Cevio Ti-Press Ospita una vasta documentazione sull'ambiente e la popolazione di una delle principali valli sud alpine 2 Museo onsernonese, Loco Ha anche creato le premesse per la rivalorizzazione della “farina bona” con la macinazione del mais 3 Museo di Leventina, Giornico La nuova sede museale sarà inaugurata sabato 17 maggio con animazione musicale e aperitivo 4 Museo etnografico della Valle di Muggio, Cabbio Conserva un ricco patrimonio di testimonianze della civiltà contadina 5 Museo del Malcantone, Curio Si ha accesso a tutti i materiali catalogati e custoditi dal museo sul portale http://e-cde.ti.ch. 6 Museo Walserhaus, Bosco Gurin Tra le sue finalità, la rappresentazione della migrazione dei Walser e le loro tracce culturali 7 Museo storico-etnografico della Valle di Blenio, Lottigna Inaugurato nel 1979 il palazzo 500entesco brilla per l’arte sacra 8 Museo di Val Verzasca, Sonogno Dal 1974 ospita una collezione di un migliaio di oggetti che rispecchiano la vita quotidiana di un tempo 9 Museo regionale delle Centovalli e del Pedemonte, Intragna "I percorsi della memoria" in diversi episodi legati alla vita di un tempo 10 Museo della civiltà contadina del Mendrisiotto, Stabio Ospita le testimonianze storiche del mondo rurale del Mendrisiotto La Giornata internazionale dei musei per unire il passato al territorio Tradizioni Un patrimonio culturale messo in rete ANDREA a MARCA A d una bancarella del mercato ho comprato un pezzo di formaggio d’alpe che tutta la tavolata si sta gustando. Durante una passeggiata nel bosco il mio cane scava un buco in una piazzola e ne esce del carbone. Il pavimento della casa di un amico è fatto di strane mattonelle macchiate. La suocera di mia sorella fa dei dolci secchi ripieni che sono una delizia. I ragazzi del villaggio vicino aspettano con ansia quel giorno in cui possono girare per le strade facendo baccano con barattoli e campanacci. Mia figlia è tornata entusiasta dalla passeggiata scolastica, perché ha scoperto come si fa la farina per la polenta. Spiego a un amico che per arrivare a casa mia deve svoltare a sinistra dopo una cappella. Quando scende in giardino, mio padre non si separa mai da quel vecchio cappello di paglia. Frasi della nostra quotidianità. Ognuna è un tassello del nostro patrimonio culturale: l’alpeggio, la coltivazione del castagno e del granoturco o la lavora1 zione dell’argilla. Raramente, però, siamo consapevoli della frequenza con cui vi entriamo in contatto. I musei etnografici in Ticino si dedicano con passione e serietà alla salvaguardia di questo patrimonio e alla sua valorizzazione, affinché resti vitale e condiviso. Per la Giornata internazionale dei musei del prossimo 18 maggio, è giusto ricordare un impegno decennale che si è strutturato in una rete di musei, sostenuta dal Cantone, che copre l’intero territorio. UNA RETE, TANTI ATTORI Attualmente questa rete, della quale è parte integrante il Centro di dialettologia e di etnografia (Cde), è costituita da dieci musei. Le persone coinvolte sono tante: molte prestano gratuitamente tempo e competenze, alcune sono retribuite per il loro impegno. La strategia del Cantone nel settore etnografico è di offrire un servizio centralizzato a supporto di una rete di attori locali. L’Ufficio dei musei, attivo dal 1979 e nel 2002 confluito nel Cde, è stato dotato di una biblioteca specializzata, di uno studio fotografico e di un laboratorio di restauro. Con la legge del 1990 e il successivo riconoscimento di dieci enti, la rete si è avvicinata alla sua forma odierna. Dal 2003 i rapporti tra i singoli membri e il Cantone sono definiti da un contratto di prestazione. SPECIFICITÀ E COMPLEMENTARIETÀ Essere parte di una rete significa portare avanti un discorso comune. Gli oggetti usati nelle varie mansioni sul lavoro o nelle case si richiamano da una valle all’altra, talvolta con differenze che si rivelano solo a un occhio attento. Allo stesso tempo ogni museo e ogni valle ha peculiarità che meritano di essere valorizzate. Il Museo del Malcantone, ad esempio, presenta una sezione sui fornaciai, capitolo fondamentale della storia della regione, il cui studio ha fatto emergere una fitta e sorprendente costellazione di imprese avviate da malcantonesi in tutta Europa. Il tema degli spazzacamini, che accomuna molte valli alpine, viene proposto dal Museo di Val Verzasca e dal Museo delle Centovalli e del Pedemonte in due modi diversi: oggetti, immagini, testimonianze orali e artistiche arricchiscono le esposizioni e mettono in risalto aspetti poco noti. Il Museo della Valle di Blenio, invece, vanta una ricca collezione di arte sacra e di arredi liturgici legati al rito ambrosiano. La lavorazione della paglia di segale è una peculiarità della Valle Onsernone; a Loco il museo presenta questa “industria” in tutte le sue sfaccettature, tecni- che ed economiche. Il Museo della civiltà contadina del Mendrisiotto offre una ricca tipologia di carri agricoli, che rende evidente la loro importanza, l’adattamento alle diverse funzioni e la perizia degli artigiani che li costruivano. Questi e altri tasselli concorrono a delineare un quadro avvincente della realtà etnografica ticinese. 1 Bambini la notte di San Silvestro durante i Canti della Stella a Bosco Gurin attiva la banca dati online (www.e-cde.ti.ch/bellinzona/eMuseumPlus ), con circa 100mila oggetti e immagini. Navigando in questo grande contenitore ci si può imbattere nella borsa del capotreno della linea Biasca-Acquarossa, in un’ascia a filo curvo usata dai bottai, nella crocifissione scolpita finemente da un 2 Interno della nevèra barbiere di Gordevio attorno al 1870, in un ombrello processionale in seta e cuoio, in un torchio per presL’EVOLUZIONE DELLA PRODUZIONE all’alpe Bonello, Le collezioni dei musei e quella dello Stato sono restaurata dal sare gli agoni o in una canna da spazzacamino lunga 13 metri. O in un batticarne in plastica, una catena un patrimonio prezioso e rappresentativo della quo- Museo della Valle tidianità della popolazione. Da qualche anno l’atten- di Muggio da capra composta da anelli di legno intrecciato, un zione dei curatori è rivolta anche ad aspetti legati vecchio cavallo a dondolo, in un pettine per decorazioni in finto legno. Scorrono anche le immagini delall’evoluzione della società, alla vita urbana, all’in- 3 dustria, alla civiltà dei consumi. Agli utensili tradi- Grotto Cauzza a la preparazione dei crèfli ad Airolo, della maggiolata zionali e alle immagini storiche si affiancano oggetti Cevio, proprietà del a Curio, delle rogazioni a Vergeletto, dei tetti in paglia prodotti in serie e attrezzature industriali. Dal 2013 è Museo di Valmaggia a Cento Campi o una simpatica cartolina che, con il linguaggio dei fiori, spiega alle ragazze come rispondere ai pretendenti. E c’è, infine, chi verrà attirato da Le sedi Il programma uno specchietto per le allodole. 2 3 Antichi splendori Le connessioni di architetture tra collezioni nobili e rustiche e generazioni L e sedi dei musei regionali sono edifici di pregio, espressione della storia delle nostre contrade. La più antica è quella del Museo Walserhaus a Bosco Gurin, una casa rurale del 1386 che ha mantenuto quasi integralmente le caratteristiche originali. Il Museo di Blenio è in un palazzo del XVI secolo affrescato con gli stemmi dei tre cantoni svizzeri che governarono il baliaggio. Anche il Museo di Leventina ha sede in un edificio cinquecentesco riccamente decorato, che ritrova il suo splendore dopo importanti lavori di restauro (l’inaugurazione il 17 maggio). Vi sono poi la prima Scuola di disegno del Cantone, a Curio, la casa degli architetti Cantoni, a Cabbio, e una tipica casa bifamigliare settecentesca, a Sonogno. Alcuni musei sono proprietari di mulini, centraline idroelettriche, fabbricati per l’essiccazione delle castagne, grotti, cappelle e roccoli spesso inseriti in percorsi didattici. Il Museo onsernonese ha riattivato un mulino settecentesco a Loco e operazioni analoghe sono state realizzate a Frasco e a Bruzella. Sempre in Valle di Muggio, si è recuperata una cisterna e una nevèra nel nucleo alpestre di Nadigh e del roccolo di Scudellate. N ella Giornata internazionale dei musei del 18 maggio, ogni realtà museale partecipa declinando il tema nel modo più confacente. Così il Museo del Malcantone punta sulla “Rete del fuoco”, la tradizione dei fornaciai, e propone un incontro con i discendenti di questi artigiani emigrati. A Cevio si avrà l’opportunità di sperimentare nuove connessioni tra generazioni, in un pomeriggio dedicato alla storia del popolamento delle Alpi. Il Museo onsernonese, il Museo delle Centovalli e del Pedemonte propongono la riscoperta del percorso storico che collega i villaggi delle due sedi, la Via delle Vose. Il Museo di Val Verzasca, con “Oltre i confini le storie si intrecciano”, evidenzia il legame con la Valle Vigezzo nell’ambito di un progetto Interreg. A Stabio il museo aderisce con uno stuzzicante pomeriggio dedicato alle erbe selvatiche commestibili, mentre a Lottigna il Museo della Valle di Blenio darà spazio a una catena d’immagini che raccontano il viaggio nel tempo del ghiacciaio Vadrecc di Bresciana. Al Museo di Leventina a Giornico, che riapre il prossimo 17 maggio, il concetto di identità nel suo divenire e la sua condivisione da parte della popolazione. L’ATTIVITÀ PROPOSTA AL PUBBLICO Decenni di attività non sono riassumibili in poche righe, ma segnaliamo alcuni progetti degli ultimi anni. Una ricerca straordinaria è quella del Museo di Valmaggia e sfociata nella mostra “Vivere tra le pietre”, che ha valorizzato un tipo di costruzioni, sottoroccia, la cui importanza culturale è enorme, sebbene l’attenzione che gli si rivolge sia piuttosto scarsa. Il Museo onsernonese da anni indaga la presenza di alcuni personaggi illustri in valle, con il progetto Arca d’Onsernone e con monografie su Golo Mann, Max Frisch e Alfred Andresch. Il Museo della civiltà contadina del Mendrisiotto ha allestito un’esposizione con molte attività artigianali, valorizzando gli utensili della collezione, arricchita in trent’anni di lavoro. Va inoltre segnalata la ricerca del Museo della Valle di Muggio dedicata agli alberi plurisecolari o “monumentali”, una lettura articolata di un elemento centrale del nostro territorio. Il Museo della Valle di Blenio ha promosso un’indagine sulle milizie storiche bleniesi, dando un forte impulso alla consapevolezza dell’importanza di queste manifestazioni. TENER VIVA LA MEMORIA E FARLA FRUTTARE Merita una menzione particolare l’iniziativa del Museo Walserhaus, che ha visto la riattivazione di una fornace e la produzione di calce, poi impiegata per il restauro di un edificio storico: un bell’esempio di recupero di conoscenze tecniche che vanno perdendosi e del loro inserimento nel tessuto economico della regione. Lo stesso discorso, con valenza economica assai maggiore, si può fare per il ripristino dell’attività di macinazione al mulino di Bruzella, grazie al quale il Museo della Valle di Muggio è diventato un punto di riferimento. Va sottolineato che l’operato dei musei ha sempre un influsso sul tessuto socio-economico di una regione, perché coinvolge artigiani, riattiva competenze, rende attrattivo un paesaggio, offre alla popolazione occasioni di socializzazione e di presa di coscienza del valore del proprio tessuto culturale. OFFERTA, SCUOLA E POPOLAZIONE Destinatario di questa offerta non è solo il turista; l’offerta, dalle esposizioni alle conferenze, dalle escursioni ai progetti sul territorio, è indirizzata soprattutto alla popolazione locale: il museo funge da mediatore formidabile tra noi e la nostra cultura. Quest’opportunità viene colta soprattutto dagli scolari: lo testimoniano le attività proposte ai vari ordini di scuola, dai laboratori alle schede didattiche, dal “museo in valigia” ai percorsi ludici. Pagina a cura di GastroSuisse e GastroTicino LARISTORAZIONE & L’ALBERGHERIA GastroSuisse è risoluta: il comportamento di determinati sindacati mina la consolidata collaborazione sociale “No” alla dannosa iniziativa sul salario minimo È importante respingere con determinazione la dannosa iniziativa del salario minimo sulla quale si voterà il 18 maggio: è l’invito espresso durante il recente incontro di GastroSuisse coi media. “L’esperimento del salario minimo avrebbe effetti particolarmente negativi sull’industria alberghiera e della ristorazione”, ha affermato il vicepresidente Ernst Bachmann. “Ristoranti e alberghi sono legati al territorio e non possono delocalizzare all’estero le loro attività. Il salario minimo imposto dallo Stato non farebbe che in- SETTORE IN DIFFICOLTÀ Molti datori di lavoro oggi non guadagnano più dei loro collaboratori, talvolta anche meno debolire ulteriormente la concorrenzialità della Svizzera ed è paragonabile a un’imposizione salariale”, ha aggiunto Bachmann, anche in veste di presidente della Commissione per il diritto del lavoro e gli affari sociali di GastroSuisse. “Siamo a favore di un’efficace collaborazione sociale in seno all’industria alberghiera e della ristorazione. Il comportamento di determinati sindacati mina tuttavia questa consolidata collaborazione sociale, compromettendo a tutti gli effetti il rapporto di fiducia esistente.” L’industria alberghiera e della ristorazione è un settore sociale con datori di lavoro pragmatici, con i piedi per terra, “vicini alle persone”. Molti di loro oggi non guadagnano più dei loro collaboratori, talvolta anche meno, ha spiegato Bachmann. “Noi paghiamo i salari che la nostra redditività ci consente.” Il settore si avvale da anni di un valido contratto collettivo nazionale di lavoro e negli ultimi anni ha fatto enormi sforzi sul piano delle condizioni di lavoro. La categoria fa quello che le è economicamente possibile. a.p. Maggio goloso La tradizionale rassegna culinaria delle Tre Valli e del Bellinzonese taglia il traguardo delle 28 edizioni con 33 ristoranti e... gastronomico ALESSANDRO PESCE “E sono 28. Immaginate, è quasi da una generazione che organizziamo anno dopo anno il Maggio Gastronomico delle Tre Valli e del Bellinzonese. Anno dopo anno ci mettiamo cuore, mente ed energia per potervi offrire sempre qualcosa di unico e di eccezionale”. Non è retorica, ma passione quella del presidente Fulvio Roth, che ha presentato di recente ai media la tradizionale rassegna gastronomica, assieme al direttore di Leventina Turismo, Fabrizio Barudoni. “Una volta era più semplice coinvolgere la gente, perché c’erano molte meno manifestazioni. Ma il nostro zoccolo duro con energia ha sempre cercato qualcosa di nuovo, qualcosa per attirare anche i cuochi più giovani, quelli, che, come ho accennato prima, danno un apporto necessario per arricchire i piatti e quindi la manifestazione stessa. Nei 33 ristoranti iscritti (3 gli ospiti dal resto del Cantone), saranno serviti come sempre piatti cucinati con cura e abnegazione dai nostri cuo- chi”. Piatti che valorizzano le tradizioni culinarie della nostra terra: “Ecco perché il Maggio gode del patrocinio di Ticino a Tavola, iniziativa del Centro di Competenza Agroalimentare (Cca) per promuovere i prodotti locali e i ristoranti che li utilizzano”, ha spiegato il giornalista Alessandro Gli artefici del Maggio gastronomico con l’omaggio 2014: un elegante piatto piano Pesce, direttore del Cca. Ma allo stesso tempo il Maggio è aperto a nuovi sapori e ingredienti per avere una scelta ancora più ampia. La rassegna gode del sostegno degli sponsor principali Raiffeisen Tre Valli, La Regione, Gialdi Vini e di GastroBellinzona Alto Ticino. Il presidente sezio- nale Mattia Manzocchi mette l’accento sulla convivialità, sul “piacere dello stare assieme, del ritrovare il gusto di parlarsi grazie a un pranzo o a una cena, che spezzano il ritmo forsennato della quotidianità. Ma questo spirito di amicizia è anche un antidoto al silenzio e alla solitudine, alimentate da un uso sempre più sfrenato delle nuove tecnologie e in particolare dei telefonini. Ecco quindi che il Maggio ha un valore sociale che va ben oltre l’importanza economica e culturale dell’offerta territoriale”. Collaudato anche il meccanismo dell’omaggio ai clienti. Per l’edizione 2014 sarà un piatto piano e rappresenta l’inizio di una nuova serie che porterà, anno dopo anno, a comporre un servizio da tavola. L’omaggio sarà consegnato ogni volta che si consumerà un piatto o un menu della rassegna; allo stesso tempo si riceve un timbro e dopo averne collezionati 4 in altrettanti ristoranti, si ha diritto a un premio a sorpresa. Tutti i dettagli e l’elenco dei ristoranti che partecipano si possono scoprire sul sito maggiogastronomico.ch. Da “Mamo” Quadranti passione per la gastronomia e l’accoglienza autentiche - Iniziative curiose San Martino a Mendrisio, al grotto come a casa Dopo una giornata che ci trascina nei vortici di una quotidianità stressante, un pranzo o una cena al Grotto San Martino di Mendrisio, ci riconcilia con la vita. La tranquillità del luogo, il sorriso contagioso di “Mamo” Quadranti e una passione per il lavoro che trasuda da ogni particolare, ci fanno sentire davvero a casa. Il grotto si trova alle pendici del Monte Generoso, nella caratteristica zona delle “Cantine”; “Mamo” lo gestisce dall’agosto 2006. Salendo la scalinata, l’attento buongustaio non può fare a meno di ammirare la bordura arricchita da una quindicina di erbe aromatiche come maggiorana, rucola, timo, origano. Già si capisce quale sia l’attenzione per la qualità e la ricerca di prodotti del territorio. Poi si arriva al grotto che dispone di due accoglienti sale da 30 e 40 coperti; durante l’estate è a disposizione un fresco grottino da 20 coperti e un ampio terrazzo panoramico con 80 coperti. In una delle sale la grande griglia, il trionfo del gusto con un’offerta gastronomica che privilegia, oltre alle carni alla griglia, la cucina nostrana e specialità di stagione, accompagnate da una fornita scelta di vini regionali e non. Da sogno il viaggio che Mamo ha ideato nel mondo dei formaggi; a seconda del momento (telefonare) ci vizia con un carosello di oltre 25 qualità. E poi, a richiesta, “ricchi buffet” per festeggiare in allegria una ricorrenza, eventi e giochi gastronomici con i clienti protagonisti, la cena dove tutto si mangia con le mani (la “Sbarbara”) e la maxi fondue di formaggio. Bravi! a.p. presenta: SCEF 045 PRESENTAZIONE PIATTO (NUOVO) www.salario-minimo-no.ch E DESIGN DEL CONDUZIONE DEL PERSONALE Obiettivi riconoscere l'importanza dell’aspetto visivo in cucina, conoscere e sapere applicare i principi per una decorazione del piatto raffinata e originale, conoscere e saper utilizzare i possibili ingredienti per stimolare la fantasia, essere in grado di poter riprodurre con la propria fantasia e le tecniche apprese decorazioni ad opera d’arte. Obiettivi acquisire metodi e strumenti operativi per agire al meglio nel settore della conduzione del personale, sviluppare le conoscenze nella comunicazione interna con il personale, analizzare le varie tipologie di leadership. Gli argomenti saranno trattati tramite un approccio didattico interattivo ricco di esercitazioni pratiche. Insegnanti José de la Iglesia e Andrea Muggiano, cuochi Insegnante Patrizia Ronconi, specialista del personale, formatrice per adulti Date e orario 6 maggio 2014, 14.00-22.00 Date e orario 7 e 13 maggio 2014, 8.45-16.45 Costo Chf 180.00 soci / Chf 230.00 non soci Costo Chf 420.00 soci / Chf 470.00 non soci Settimana dopo settimana l’analisi di tutti i temi, gli studi, gli argomenti, i problemi e le norme dell’offerta di ristoranti e alberghi. Una pagina indispensabile per gli operatori del settore & AgendaNews “Note per un incontro” a Grancia 2 concerti per serate di primavera “Note per un incontro” è l’iniziativa in cartellone l’8, 15 e 22 maggio al Ristorante Incontro al Parco Commerciale Grancia 2 (Lugano), creata - per stimolare la cultura e la socialità - da Raffaele Bortolotti, titolare del locale e presidente della rassegna concertistica; direttore artistico il Mo. Mirco Bussi. “Note per un incontro” è l’apertura di uno spazio in una porzione di territorio, conosciuta soprattutto per la sua vocazione commerciale. In una particolare dinamica di contrasti apparenti, si vuole invitare le persone a prendersi una pausa di fine giornata, uscire dalla pressione quotidiana, scoprire che anche in questi non-luoghi si possono costruire energie positive. Durante “Note per un incontro” si potranno ascoltare giovani musicisti diplomati che proporranno jazz e brani classici. Ma ecco il programma dei concerti. L’8 maggio “Trio Zart” (viola, clarinetto, pianoforte): viaggio dal vecchio al nuovo mondo - da Mozart a Piazzolla. Il 15 maggio “Quintetto per archi e clarinetto” (2 violini, viola, violoncello, clarinetto): le suggestioni di Mozart e Von Weber. Il 22 maggio “Dinamic Manouche Trio” (clarinetto, chitarra ritmica e solita): dal grande swing degli anni ’30 e ’40 alla musica brasiliana. I concerti si terranno dalle 18.00 alle 19.00 e il ristorante resterà aperto sino alle 21.00. Non c’è obbligo di consumazione, ma saranno serviti piatti gustosi e intriganti, con una descrizione poetica del piatto, quasi che il cliente sia invitato a indovinare cosa ha scelto; si potranno anche degustare 4 tipi di pizze diverse. Il Ristorante Incontro ha organizzato questa bella iniziativa perché, sin dalla fondazione, dedica ogni giorno energie e impegno per lo sviluppo di progetti che abbiano un valore socio-culturale, oltre che un legame con l’attività di ristoratori: “Ecologia a tavola” (servizio di un’acqua che sia ecologica, economica e sostenibile), “Menu Nutritivo” (menu leggeri dedicati a chi ogni giorno deve pranzare fuori casa, in collaborazione con un esperto di nutrizione), “Mangiando fai mangiare” (sostegno alle suore del Buon Pastore che operano nello slum Kipsongo a Kitale in Kenya; pranzando senza alcun sovrapprezzo, 10 centesimi di ogni conto sono destinati al progetto che permette a circa 150 bambini l’accesso a un’alimentazione sana, acqua pulita e istruzione). Informazioni e prenotazioni allo 091 980 01 68 (www.ristoranteincontro.ch). Settimana “Un amore di formaggio”: 21 ristoranti ticinesi da non perdere In occasione di Caseifici Aperti (sapori-saperi.ch), Ticino a Tavola ha organizzato la prima settimana ticinese “Un amore di formaggio” dal 3 all’11 maggio. Ecco i ristoranti iscritti grazie al coordinamento di Sandy Angelucci e Alessandro Pesce. Grotto La Baita, Magadino, 091 780 43 38, degustazione di formaggi regionali con mostarde purée “Sandro Vanini “; Grotto Brunoni da Regis, Golino, 091 796 11 20, formaggi ticinesi con patate bollite; Albergo Ristorante Cereda, Monte Carasso, 091 851 80 80, composizione di formaggi ticinesi (7 qualità) con mostarde purée “Sandro Vanini “; Ristorante Pedemonte, Bellinzona, 091 825 33 33, carpaccio di melanzane con pomodorini datterini, formaggini ticinesi ed erba cipollina, o carpaccio di formaggio Alpe Pontino con pere, sedano e noci; Ristorante Caffe Sociale, Riva San Vitale, 091 648 17 89, tagliere di formaggi locali; Ristorante Snack Bar Al Bottegone, Locarno, 091 751 80 90, formaggi ticinesi con noci e pere; Locanda Locarnese, Locarno, 091 756 87 56, agnolotti agli asparagi verdi su fonduta di formaggella Fumella (LATI); Ristorante Fresco c/o Parco Maraini, Lugano, 091 910 31 26, selezione di formaggi ticinesi con mostarde purée “Sandro Vanini “ e miele ticinese o crespelle ripiene al Buscion con crema all’aglio orsino; Caseificio Dimostrativo del Gottardo, Airolo, 091 869 11 80, festival dei piatti a base di formaggi ticinesi; Hotel Forni, Airolo, 091 869 12 70, tortellini in leggera fonduta “NATV” (Nante, Ambrì, Tremola, Val Bedretto) o piatto di 6 formaggi nostrani; Grotto del Giuvan, Salorino, 091 646 11 61, piatto di formaggi del Generoso (formaggino basso, alto fresco, stagionato a latte crudo e a latte termizzato, formaggino alto di capra, Calvagione, formaggella Alpe Bonello e Dosso dell’Ora, Zincarlin da la Val da Mücc) con mostarde, miele, pere e noci, e 1 calice di Villa Cristina dell’Azienda Agraria di Mezzana; Grotto S. Martino, Mendrisio, 091 646 53 12, Risotto allo Zincarlin o “Un Amore di Formaggio” (formaggi ticinesi); Ristorante Lattecaldo, Morbio Superiore, 091 682 50 56, piatto a sorpresa; Crotto dei Tigli, Balerna, 091 683 30 81, scelta di formaggi ticinesi dal carrello (6 qualità o degustazione singola); Antico Grotto Ticino, Mendrisio, 091 646 77 97, scelta di formaggi ticinesi dal carrello (6 qualità o degustazione singola); Grotto Osteria Croce, Castel S.Pietro - Gorla, 091 683 22 76, piatto di formaggi di Toira; Ristorante Chalet Stella Alpina, Ronco Bedretto, 091 869 17 14, risotto ai carciofi mantecato al Lucendro, o crespella ai cardi e formaggio dell’Alpe Gottardo, o fondue di formaggio (12 qualità); Grotto Canvett, Semione, 091 870 21 21, piatto di formaggi ticinesi; Trattoria Er Pipa, Monte Carasso, 091 826 45 03, formaggini di Isone o formaggi misti alti; Ristorante Pizzeria Piazzetta, Bellinzona, 091 826 33 26, tris di formaggi ticinesi; Ristorante Chalet Suisse - Fondue, raclette & Swiss specialties restaurant - Foxtown - Mendrisio, Tel. 091 630 28 89, degustazione formaggi ticinesi (Airolo, Tremola, Gottardo stagionato in grotta) con miele di alta montagna e noci, o insalata di pomodori ticinesi con formaggio Airolo e basilico fresco. Info: ticinoatavola.ch. 1 IL CAFFÈ 4 maggio 2014 I LETTORI Nelle abitudini degli svizzeri il tasso di lettura di libri supera l’80%, più delle riviste, ma meno dei quotidiani (oltre il 90%). L’editoria 45 tra virgolette 2 I LIBRI Mediamente, In ogni famiglia svizzera si leggono circa otto libri l’anno. I preferiti sono i tascabili. 3 LA SPESA L’ultimo studio nazionale rileva che ogni anno ogni famiglia svizzera spende in media per i libri circa 250 franchi. 4 Nella crisi EZIO ROCCHI BALBI La difficile promozione della lettura tra le sfide del Salone di Torino L ibri sfornati in print-on-demand in cinque minuti. Librerie che si reinventano con eventi e spazi condivisi di coworking. Bibliotecari che si dotano di un master per affrontare l’evoluzione della professione. L’era digitale che si annette la filiera editoriale a colpi di e-book. Paesi europei in cui solo quattro abitanti su dieci dicono di leggere “almeno un libro” all’anno. E “isole felici” come la Svizzera, dove, invece, in ogni famiglia se ne leggono circa otto, e dove ogni anno se ne pubblicano più di 10mila. Il doppio rispetto agli anni ‘60, sei volte più che un secolo fa. La promozione della lettura resta ovunque una necessità pressante, e la 27esima edizione del Salone internazionale del libro di Torino, che si terrà dall’8 al 12 maggio nella sede tradizionale del Lingotto Fiere, gonfia i muscoli all’insegna del “bene” libro nelle sue varie sfaccettature. Anche chiedendosi se esso è un “bene” di consumo come qualsiasi altro o un prodotto diverso, un “bene” culturale che merita, perciò, attenzioni particolari. “Fortunatamente in Svizzera, fosse solo per la sua natura plurilinguista, lo Stato sostiene la cultura anche quando gli altri Paesi, attanagliati dalla crisi economica come in questi anni, operano dei tagli nota Gabriele Capelli, presidente della Sesi, la Società editori della Svizzera italiana -. Capisco che, da buona parte del continente siamo visti come un’isola felice, con altissime percentuali di lettori e un numero di libri editi annualmente che rappresenta quasi un unicum su scala mondiale. Nello stesso tempo, però, dobbiamo cogliere i segnali di una realtà in mutamento, con volumi frutto di autoproduzione editi in cento copie, con una facilità digitale che anche mia figlia potrebbe stampare un libro se vuole. E per quanto riguarda il numero dei lettori non è certo il Ticino che contribuisce ad elevarne la quantità; piuttosto è la Svizzera tedesca che ha medie in linea con tutti i Paesi nordici. Non solo per un diverso potere d’acquisto, ma proprio per tradizione culturale”. Eppure, nonostante il fatto che i libri in Svizzera siano venduti a prezzi molto più elevati che nei Paesi di provenienza, l’ultimo studio dell’Ufficio federale della cultura attesta che tra i consumi culturali della Confederazione la lettura di libri ha un tasso dell’80% tra le abitudini comportamentali della popolazione. “Anche perchè non bisogna dimenticare che un bel libro era ed è la forma di intrattenimento più economica - ricorda Prisca Wirz dell’Alsi, l’Associazione dei librai del Ticino -. È vero, però, che il nostro lavoro sta cambiando e si sta ridisegnando il nostro ruolo. Non basta più offrire la consulenza al cliente, che pure fa ancora la differenza rispetto alla possibilità di acquistare libri ovunque. Infatti, organizziamo incontri con gli autori, workshop, offriamo e-reader e libri elettronici. Ma a suggerirci l’ottimismo è il fatto che i libri per ragazzi, la letteratura per teenager siano un settore di successo negli ultimi anni. Un successo che indica la strada ai più giovani verso la lettura, verso la libreria”. Che il mondo della lettura stia evolvendo ver- L’INVESTIMENTO Il sistema bibliotecario nazionale investe in libri 50 milioni di franchi all’anno (incluse biblioteche scolastiche). il libro gonfia i muscoli so forme non ancora ben definite è dimostrato anche dalla progressiva diffusione degli e-book. Sebbene, si potrà parlare di boom, avvertono gli operatori del settore, solo quando si arriverà al formato digitale unico, mentre oggi c’è il limite dell’ in- 5 IN TICINO Ogni anno vengono acquistati dalle biblioteche cantonali libri nuovi per un milione di franchi. 6 IL SETTORE Il libro per l’infanzia è l’unico comparto a non sentire crisi nel settore editoriale (+13,5% nel 2013). compatibilità di fruizione tra un device elettronico e l’altro. “Ma, intanto, è diventata comunque una modalità di lettura anche nel nostro circuito - aggiunge il direttore del Sistema bibliotecario ticinese Gerardo Rigozzi -. E le biblioteche del Paese contribuiscono non poco al successo della lettura, visto che il 35% dei lettori le frequenta, con percentuali in costante aumento. Il nostro compito è proprio di promuovere la lettura e ogni anno spendiamo un milione di franchi. Biblioteche come luoghi di competenza, banche dati, luoghi d’incontro, di studio e lettura. Altro che semplice ‘prestito’ di volumi... E, come nelle librerie, servono nuove figure professionali”. erocchi@caffe.ch Q@EzioRocchiBalbi L’intervista L’autore di “Der Große Krieg” spiega l’interesse sul conflitto mondiale “La Grande guerra è attuale”, scoppia un successo editoriale STEFANO VASTANO da Berlino HERFRIED MÜNKLER Docente di scienze politiche a Berlino I n Germania non si discute d’altro. Della prima Guerra mondiale, diventata un caso editoriale di successo, soggetto di romanzi e saggi. Scoppiatonel luglio del 1914 quando il Kaiser Guglielmo dichiarò guerra al Regno di Serbia, il primo conflitto mondiale oggi sbanca nelle librerie. Ne abbiamo parlato con Herfried Münkler, docente di scienze politiche a Berlino, che ha appena pubblicato “Der Große Krieg”, un bel libro di 800 pagine sulla “Grande Guerra”. Qual è l’attualità della prima Guerra mondiale? “Se la Grande Guerra è stata, come s’è detto, la catastrofe originaria del 20° secolo, lo è stata specialmente per i tedeschi. Senza la prima Guerra non ci sarebbe stato il nazismo e, dopo la seconda Guerra mondiale, la catastrofe morale della Germania e la divisione del Paese. Oggi dalla Grande Guerra possiamo trarre la lezione di non ripetere questi errori né di farsi trascinare da psicosi del genere”. A quali errori e psicosi si riferisce? “ È stata la paura di essere accerchiati da potenze rivali ad aver condotto i responsabili di Berlino nella crisi di luglio del ‘14, allo scoppio delle ostilità. Anche oggi, nella politica di Putin in Crimea, vediamo all’opera manie di accerchiamento più o meno reali”. All’origine della Grande Guerra c’è quindi il fallimento delle élites politiche, militari e diplomatiche? “Certo, le teste incoronate e i loro agenti diplomatici esercitavano sino al 1918 un potere sottratto ai parlamenti, specie in Germania e in Russia. Ma un ruolo peggiore l’hanno svolto i generali con il loro pensiero fisso alle grandi battaglie dell’antichità. Negli ultimi giorni di luglio 1914 l’imperatore Guglielmo inviava telegrammi a suo cugino Nicola II, lo zar di Russia, ma lo scettro era già in mano ai militari. È l’altro terribile aspetto della Grande Guerra: l’im- potenza degli onnipotenti per una guerra sentita come inevitabile”. La Guerra percepita come fato o necessità biologica... “Persino come fenomeno moderno, se pensiamo alla corsa agli armanenti o alla mobilitazione studiata da interi reparti dello stato maggiore. La Grande Guerra ha eliminato con la pianificazione tecnica i margini di arbitrio che avevano le guerre precedenti decise all’ultimo istante dal sovrano”. Oggi voi storici insistete sulla “casualità” del conflitto… “Sì, oggi scorgiamo la serie di errori che hanno portato a una Guerra che ci pare evitabile. Ma nel ‘14 si era determinati al conflitto e, iniziata la catastrofe, a continuarlo per vendicare i morti in battaglia”. Negli anni ‘60 lo storico Fritz Fischer accusò la Germania guglielmina d’esserne la vera causa e responsabile morale... “Nella sua situazione al centro del continente, la Germania era impigliata in una serie di tensioni, dalla rivalità con la Francia al controllo dei mari con l’Inghilterra. Ma questi nodi non dovevano portare al conflitto che rimase latente sino alla fine di luglio”. Cosa scatenò nell’agosto del ‘14 la guerra? “L’acuirsi dei conflitti negli imperi multinazionali austro-ungarico ed osmanico. Problemi che si sarebbero potuti risolvere se non si fossero sovrapposti a quelli al centro d’Europa. È per la politica condotta nelle zone periferiche che si accentua la responsabilità dei tedeschi per la Grande Guerra“. Oltre ai re e militari non sono stati anche gli intellettuali a fallire? “Non solo professori ed accademici di tutta Europa spinsero alla guerra, anche l’Internazionale socialista che, come la Spd tedesca, decise di salvare l’onore della patria”. IL CAFFÈ 4 maggio 2014 46 tra l’incontro virgolette Chi è Autore e presentatore televisivo, Carlo Conti, 53 anni, è nato a Firenze. Ha esordito nella Rai nel 1985. Sarà il nuovo conduttore del Festival di Sanremo edizione 2015 “Lavoro anche quindici ore al giorno” O ALESSANDRA COMAZZI razio lo definirebbe persona di “aurea mediocritas”. Fiorello lo chiama “l’uomo dal volto bruno”, nei suoi spettacoli lo cita moltissimo: ecco Carlo Conti, un passista della Rai, come Gerry Scotti lo è per Mediaset. Sodale di Giorgio Panariello e Leonardo Pieraccioni, tutti toscani, dopo un brevissimo inizio lavorativo in banca, aveva cominciato alla radio come dj, per poi esordire con il cabaret di “Aria fresca”. Zitto, pedalatore, persona e non personaggio, mai una polemica e tanti ascolti. Costanzo definisce la sua una “vita da mediano”. Lui replica: “Mi sento piuttosto un centrocampista con il gusto del gol”. Da anni si dice che dovrà condurre il Festival di Sanremo e stavolta ci è riuscito anche se ormai ha superato i cinquanta (è nato nel 1961). Lui tira avanti. I suoi programmi continuano ad attirare investimenti pubblicitari e audience. Quiz ma non soltanto, per lui. “L’eredità” con la famosa - o famigerata che sia - “scossa” - presidia il preserale, e “I migliori anni” contano risultati eccezionali, per questi tempi di magra da tv generalista. È andato molto bene il “Tale e quale show”, grazie pure alla scelta dei concorrenti (che imitano perfettamente cantanti di fama internazionale, cambiando sesso e timbro con disinvoltura) e dei giurati: da Loretta Goggi a Christian De Sica, fino a quel personaggio intelligente e bizzarro che è Claudio Lippi, uno che cerca sempre di accelerare i tempi, e il pubblico gliene rende merito. Due essenzial- mente le ragioni del successo: l’estrema professionalità di ciascuno e la struttura modulare. Il programma era lungo come ogni prima serata della tv italiana, ma si poteva vedere a frammenti, sia in diretta, sia sulla rete. È un grande incassatore, Conti. Non fa polemiche, non protesta tutte le volte che lo accusano di aver usurpato il successo, dicendo che l’abbronzatura è l’unica sua vera caratteristica. E invece, proprio il suo “understatement” a renderlo interessante. Ha scritto anche il libro “Noi che”, realizzato con le suggestioni del pubblico dei “Migliori anni”, devolvendo i proventi in beneficenza. E poi ha pubblicato “Cosa resterà dei migliori anni”, un piccolo dizionario della memoria, che va da “45 giri” a “zoccoli” passando per “Corriere dei Piccoli” e “mangiadischi”. Trionfa il vintage, tutto un susseguirsi di proustiane “madeleine”. Nella “Recherche”, il semplice fatto di mangiare quel dolce soffice evoca l’infanzia in un modo così struggente che le parole non potrebbero. E poi c’è il profumo di buon tempo andato, di infantili paradisi perduti. Un po’ così, con Conti, che ci gioca. Vedi alla voce “Subbuteo”: “Essere stati ragazzini negli Anni Settanta e Ottanta costituisce un privilegio ineguagliabile, soprattutto per un motivo, fra i tanti: avere avuto la possibilità di giocare a Subbuteo, conosciuto anche come ‘calcio a punta di dito’. O anche: “Gommapane”: “Gomma per cancellare costituita da un materiale facilmente plasmabile, simile allo stucco o al pongo e usata per cancellare con precisione segni di grafite o carboncino, la gommapane, in verità, in passato era un vero oggetto del deside- L’uomo dei quiz Carlo Conti rio per i bambini delle scuole elementari”. O ancora: “Cabina telefonica”: “Cara, vecchia cabina telefonica, quanto tempo della nostra vita giovanile passammo, fuori, ad aspettare che fossi libera per noi e, dentro, quale senso di trionfo per averti conquistato; e di gratitudine perché, grazie a te, avremmo potuto parlare con fidanzate e fidanzati, amici e amiche senza il controllo asfissiante dei genitori, confortati e sospinti soltanto dal suono del gettone che cade giù”. Ha anche un certo gusto per la scrittura. I direttori di Raiuno passano, i riferimenti politici pure, ma lui resta, nei secoli fedele come un carabiniere. Chissà se, con tutte quello che gli dicono, non gli viene mai voglia di arrabbiarsi, di fare qualche polemica, di protestare. Lui dice che detesta arrabbiarsi. “Voglio stare tranquillo. Quindi prevengo i motivi di irritazione - spiega -. I soldi, per esempio. Lo so bene che se negli anni avessi cambiato azienda, invece di restare sempre alla Rai, le mie quotazioni sarebbero aumentate, e i compensi pure. Però rimuovo il pensiero. Perché già guadagno, già sono un privilegiato, alla Rai sto bene, non mi va di rattristarmi inutilmente. E come faccio a restare, anche quando tutto intorno a me cambia? Con la forza del prodotto e degli ascolti”. Un filosofo, praticamente. Quando l’ex ministro italiano Brunetta suggerì di indicare i compensi dei conduttori nei titoli di coda, lui rispose: “Una provocazione che mi sta anche bene. Se però accanto a quanto prendo si dice anche quanto rendo”. A lungo scapolo, si è sposato da poco, nel 2012, in una pieve toscana. Ha un figlio, Matteo. Tra i suoi amici più cari, dopo tanti anni, ci sono sempre Panariello e Pieraccioni. Cercano di vedersi ancora. “Ma Giorgio lo vedo meno, lui viaggia molto per lavoro - dice -. Leonardo quasi tutte le settimane, perché io lavoro a Roma, ma casa mia è a Firenze, la mia base è là. Ci torno ogni venerdì, regolare. E vedo gli amici di sempre, e tutte le domeniche andiamo a mangiare nella stessa trattoria. I miei amici mi aiutano a tenere i piedi per terra, a ricordarmi che la realtà non è quella che vivo io. Mi raccontano la vita vera. Il lavoro che non c’è, gli autobus di linea che ti fanno arrivare in ritardo, le difficoltà a fare la spesa, cose così. Molto importanti, e utili. Se ‘I migliori anni’ ha avuto il successo che ha avuto è perché ha rappresentato un momento di condivisione intergenerazionale. Dove si lasciava la società dell’Io per la società del Noi. Il programma ha superato spesso il 30 per cento di share. E quando si supera quella soglia, vuol dire che il pubblico è trasversale. Mancano solo i bambini, che per definizione non hanno ancora ricordi condivisi. Il fatto è che c’è voglia di vintage, di rivivere il passato anche attraverso la potenza delle canzoni”. Nel raccontarsi non nasconde di lavorare moltissimo. “Il mercoledì e il giovedì anche 15 ore ininterrotte precisa convinto -. Ci sono gli autori, ma io seguo tutto. Il nostro è un lavoro artigianale, proviamo ancora come ai vecchi tempi. Non mettiamo mai il pilota automatico. Il format dell’‘Eredità’ è nostro: non solo non l’abbiamo comprato, ma lo vendiamo nel mondo”. Se gli si contesta che i concorrenti dell’ “Eredità” sono sempre belli, buoni e propositivi, al punto di sembrare un po’ finti, Conti replica che quello è un aspetto importante del nostro mondo occidentale dove, per esempio, c’è una grande diffusione del volontariato: “Non è colpa mia se ho più successo io che ne parlo di coloro che non ne parlano”. Tante risse in tv, ma poi vince l’uomo tranquillo: “Io sono Pesci, ascendente Bilancia. Mi assicura il mio amico Paolo Fox che è la quintessenza dell’equilibrio”. Evidentemente, dal piccolo schermo il pubblico chiede proprio equilibrio, evasione, intrattenimento, informazione e un po’ di formazione. Il garbo e i ricordi non hanno mai allontanato nessuno. IL CAFFÈ 4 maggio 2014 47 leopinioni “Secondo la mia esperienza l’amministrazione statale ticinese è molto collaborativa con chi vuole creare una nuova azienda e parte dal giusto presupposto che l’interlocutore sia in buona fede”. È questa l’esperienza positiva vissuta da Giuseppe Perale, un giovane ricercatore che due anni fa si è trasferito nel nostro cantone per fondare un’azienda estremamente innovativa nel settore della biomedicina. Il suo curriculum, nonostante la giovane età, è sorprendente. Nato a Venezia nel 1978, laurea e dottorato al Politecnico di Milano in bioingegneria, post doc all’Imperial College di Londra, professore invitato al Politecnico di Milano e all’università di Novara, ricercatore all’Istituto Mario Negri di Milano e al Karolinska Institute di Stoccolma. Attualmente insegna alla Scuola universitaria professionale ticinese (Supsi) ed è presidente del consiglio di amministra- FUORI DAL CORO GIÒ REZZONICO zione della Ibi Sa, una ditta fondata assieme a un collega di studi toscano (Gianni Pertici) e a un altro socio ticinese (Michele Müller), già attivo nel settore. “Siete bravi ragazzi e avete voglia di lavorare nel rispetto delle regole? Ebbene, allora noi siamo qui per aiutarvi. È questo in sostanza il discorso che ci siamo sentiti fare dai dirigenti di diversi uffici statali, quando li abbiamo interpellati”, racconta Giuseppe Perale. Siete quindi soddisfatti della vostra scelta di trasferirvi in Ticino? “Assolutamente sì. Avevamo optato per il vostro cantone – prosegue – pensando anche alla qualità di vita che offriva: ci sembrava accogliente e dinamico ma tranquillo. E le nostre aspettative non sono andate deluse. La nostra iniziativa imprenditoria- le ha poi avuto la fortuna di essere stata prescelta e finanziata dalla Fondazione Agire (che favorisce la creazione di nuove aziende ad alto valore aggiunto ndr). Oltre alla partecipazione finanziaria si è rivelata preziosa anche la consulenza del suo direttore Lorenzo Leoni, che ci ha permesso di entrare in rete con altre imprese del settore a livello cantonale, nazionale e internazionale. Il riconoscimento da parte di Agire ha poi enormemente facilitato la ricerca dei finanziatori della nostra start up”. Ritiene che questa sua esperienza sia replicabile e che RENATO MARTINONI LIDO CONTEMORI Rispettiamo il dialetto però senza esaltazioni Viaggiatori dell’anima in cerca di speranza Il dialetto è un patrimonio culturale di incalcolabile importanza. Racchiude in sé, stratificati nei secoli e amalgamati dall’uso, un’infinità di valori e di memorie, di esperienze umane e di insegnamenti morali. Per questo molti lo amano e cercano di ascoltare l’incomparabile saggezza della sua voce. Anche se alcuni decenni fa c’era chi lo abbandonava, vergognandosene come ci si vergogna di una casa vecchia e polverosa, per insegnare ai propri figli un italiano a volte un po’ precario per non dire ridicolo. Oggi c’è chi è tornato a sostenerlo, il dialetto. Ci sono anzi quelli che lo considerano un riferimento fondamentale per l’identità di un luogo. Occorre tuttavia andarci piano. Amare un dialetto è bello e giusto. Usarlo per farne uno strumento politico, magari di segregazione per chi non lo sa, non solo è sbagliato, ma è anche ingiusto. D’altronde se in una lingua c’è il cuore, essa vive; se vi si iniettano i sentimenti che nascono nella pancia, è destinata a scapitarci. Per questo non vanno guardati con simpatia i tentativi di servirsi del dialetto per legittimare visioni localistiche o populiste, come fanno spesso le Leghe: che creUn bene dono in questo modo, assai ingenuamente, di essere più “pada salvare triote” e di poter dialogare direttamente con gli “indigeni” dicon l’aiuto stinguendoli dai “forestieri”. Così come è usare violenza scrivere della tv A PAGINA 39 il dialetto sbagliando l’ortografia (cioè la corretta pronuncia): succede troppe volte nella pubblicità, sui giornali o nel teatro amatoriale. Diventa poi imbarazzante sentire certi discorsi televisivi che di dialettale hanno soltanto la corteccia più esterna ma certo non la linfa. Che la parlata “popolare”, quella vera, non quella posticcia, non sia seconda alla lingua “ufficiale” è dimostrato in tanti modi. L’Italia ha avuto grandi poeti che hanno scritto in toscano; ma ne ha avuti altri, a volte anche più grandi, che hanno scelto il dialetto di luoghi magari remoti o sconosciuti. Per non dire di altri settori in cui l’uso del dialetto ha portato a risultati di prim’ordine. Basti pensare alla musica, dalla tradizione melodica al rap. È giusto pertanto amare queste grandi lingue “minoritarie”. È un bene, per chi se ne è nutrito, o le coltiva, sentirle come una parte profonda del proprio essere e del proprio vivere. Senza eccessi provincialistici, però, dimenticando cioè che esistono anche lingue assai più internazionali. E senza sciocchi complessi di superiorità. Bisogna insomma essere fieri del dialetto. Ma attenti a non trasformarlo in uno strumento da caravanserraglio. Come certi animali messi a languire in gabbia. Tenendolo lontano dalla realtà e dal suo vero valore. Caro Diario, siamo entrati in maggio, un mese che sa di narcisi e di mughetti e che nella civiltà contadina era sinonimo di forte devozione mariana. Le chiese, che allora erano un po’ il cuore del vivere comunitario, soprattutto nei paesi, si riempivano di fedeli. Momenti di preghiera, ma anche gioia di incontri e di socialità, di comunicazione e di condivisione. ALTRA ESPRESSIONE, questa ancora viva, con orizzonti però allargati, sono i pellegrinaggi. I nostri nonni si recavano al Castelletto di Melano o alla Madonna del Sasso o a quella di Re. L’esperienza riempiva un giorno: di cammino, di natura, di silenzio, di festosità. Oggi, prima domenica di maggio, una tradizione richiama molti ticinesi in Val Bavona, sulle strade e sui sentieri che da Cavergno conducono all’oratorio del Gannariente, nella geografia del “Fondo del sacco“ di Plinio Martini. In ogni chiesetta, da Roseto a Sonlerto, è un rituale che torna e fa corteo, con la bella tradizione che a portar la croce siano a turno i diciottenni. SI DICE che in pellegrinaggio va ormai solo il popolo dei capelli grigi e non è vero. Il mestiere mi ha portato spesso lungo questi itinerari dello spirito. Ho incontrato folle di giovani da Lourdes a Fatima, da La Salette a Medjugorje. Ogni meta ha il suo “imprinting“. A Fatima si respira una fede commovente che si snoda su montagne brulle verso la basilica. Famiglie intere unite dalla fede e dalla memoria, dalla volontà di alzare lo sguardo, per ritrovare il filo dell’esistenza, in un quadro di semplicità e di povertà. Lourdes è l’appuntamento con un prodigio quotidiano: la solidarietà praticata. Questo il vero miracolo che si rinnova ogni giorno, con donne e uomini che donano una settimana del loro tempo a chinarsi su persone malate che neppure conoscono. Ed è così dal 1858. IL NUOVO è Medjugorje. Pare che negli afflussi abbia raggiunto, per qualcuno anche superato, Lourdes. Dal 1985, con una guerra di mezzo, richiama per apparizioni e veggenti che parlano (qualcuno forse anche in eccesso). Molti, se non troppi, sono mossi dalla ricerca di effetti speciali. La Chiesa attende a pronunciarsi e intanto molti preti, anche ticinesi, vi guidano pellegrinaggi. Di certo, in un perimetro preciso che brulica di gente, si vedono una chiesa sempre gremita, ressa ai confessionali, fioritura di vocazioni, sobrietà di fondo. IN CIMA A TUTTO, quale che sia il luogo, a me piace vedere con gli occhi di Charles Péguy, che si rivolgeva a Maria chiedendo di gustare la sosta e il raccoglimento per contemplare la giustezza e la giustizia del nostro essere viandanti. Il miglior rimedio allo stress è fare ricorso al “colf center” DOMENICA PER PENSARE FRANCO LAZZAROTTO ilcaffè Settimanale di attualità, politica, sport e cultura in Ticino possa nascere un parco tecnologico di prestigio? “Ne sono persuaso, anche conoscendo le storie di altre giovani start up. Sono convinto che il dipartimento dell’Economia e delle finanze, diretto da Laura Sadis, stia lavorando nella giusta direzione e che tra alcuni anni se ne vedranno i frutti. Il Ticino è piccolo, ma in base alla mia esperienza ha notevoli potenzialità in questo settore”. La Ibi Sa dà lavoro a una dozzina di persone e crea un prodotto medico per la rigenerazione del tessuto osseo. “Mia figlia – afferma Perale – sostiene che fabbrichiamo pezzi di ricambio per le ossa. Ed in effetti noi produciamo dei mattoncini, simili ai componenti Lego, che il corpo umano fa diventare viventi, colonizzandoli con le sue cellule. Il grado di integrazione è così elevato che a distanza di anni le radiografie non li distinguono più dalle ossa vere e proprie”. FOGLI IN LIBERTÀ COLPI DI TESTA GIUSEPPE ZOIS cui ha subito dato regolare permesso di liberamente muoversi per casa purché la stessa sia “blillante” e “plofumata”. E i risultati si sono subito visti. Citerò unicamente - per ovvi motivi spaziali - la preparazione di uno squisito ”risotto all’etica”, erbetta aromaticissima che, se sfregata, emana un profumino da gourmetica acquolina in bocca. Aggiungasi il servizio lava-stira eseguito con il nuovo e magico ammorbidente transalpino “en cachette”. Qualche difficoltà - stante il colfico metraggio - la potrebbe creare la pulitura vetri, ma rimedio viene subito posto con l’acquisto di un telescopico Direttore responsabile Lillo Alaimo Vicedirettore virgolette Un giovane imprenditore che ha puntato sul futuro IL DIARIO Non vi è necessità alcuna di indire pubblico concorso con ricchi premi per scoprire che le due paroline oggi più gettonate sono “che stress”! Considerato come - chi più, chi meno - ne siamo quindi tutti contagiati, mi sembra bello poter raccontare quanto messo in atto dal collega di un amico per cercare di alleggerire le pienissime giornate della dolce metà, obbligata a dividersi fra sudate carte e sudanti figli. Ebbene - con un certosino lavoro tutto fatto in total segreto poiché sorpresa doveva essere e rimanere - egli ha introdotto dall’abbaino una colfina cinese tra Libero D’Agostino Caposervizio grafico Ricky Petrozzi braccio, questo non fantasma. Chiude la forzatamente corta lista dei servizi perfetti il “colf center” cui può far capo via iPod e in ogni momento della giornata la figliolanza alla quale una dolce e anonima vocina sdoganerà subito la soluzione. E alla sera poi, sdogana lei - la colfista - che, scegliendo di passare da Pedrinate ovviamente per evitare il forte traffico, raggiunge la eurica casa madre. Non senza aver prima posto sull’elvetico comodino - in bella vista e in perfetto ordine…cinese - sciroppi, ricostituenti e medicinali per sera e mattino. Fra questi spicca in prima fila - me Società editrice 2R Media Presidente consiglio d’amministrazione Marco Blaser Direttore editoriale Giò Rezzonico DIREZIONE, REDAZIONE E IMPAGINAZIONE Centro Editoriale Rezzonico Editore Via B. Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 40 - Fax 091 756 24 39 caffe@caffe.ch - impaginazione@caffe.ch PUBBLICITÀ Via Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 12 Fax 091 756 24 19 pubblicita@rezzonico.ch lo ha confessato, invero un po’ preoccupato, il mio amico informatore - il “Memorex”, medicamento ormai assurto a fedele compagno di viaggio ed evitante la non evasione di importanti pendenze. Ma che fortuna, dirà qualche lettrice-mamma. Con un marito così - crudemente, ma oggettivamente detto - dovrei unicamente alzarmi per fare la p.p. ! Mi preoccuperebbe unicamente un tantino - è sempre la lettrice-mamma che parla - l’assunzione del citato farmaco in così giovane età. Ma poi - Italia docet non dovrei in fondo intristirmi più di tanto poiché eventuali conclusioni giuRESPONSABILE MARKETING Maurizio Jolli Tel. 091 756 24 00 – Fax 091 756 24 97 DISTRIBUZIONE Maribel Arranz marranz@rezzonico.ch Tel. 091 756 24 08 Fax 091 756 24 97 diziarie, vuoi per età, vuoi per mnemonico decadimento, potrebbero anche imboccare sociali sentieri. E se l’italico “Berlu” dovrà passare quattro ore settimanali in una casa anziani, ad un nostrano maritino - stante fatti ed averi imparagonabili - non potrà semmai che essere inflitta la massima condanna di eseguire un settimanale “pit stop”, modello Formula1, di 4 secondi davanti a una casa di riposo di sua scelta…. Scusatemi, ma devo concludere poiché qualcuno ha bussato alla porta e una vocina mi chiede gentilmente quanto insistentemente: “pelmesso”? STAMPA Ringier Print - Adligenswil AG - Druckzentrum Adligenswil 6043 Adligenswil - Tel. 041 375 11 11 - Fax 041 375 16 55 Tiratura (dati Remp ‘12) 56’545 Lettori (dati Mach ‘12-’13) 106’000 Abbonamento annuo Fr. 59.– (prezzo promozionale) La casa editrice Isbn lo aveva scelto per le sue copertine, a ricordarci che un libro è una merce come tante altre. Bisogna scegliere i titoli, correggere le bozze, scrivere i risvolti, mandarlo in stampa, movimentarlo nei magazzini, farlo arrivare ai lettori. Ora ha ceduto a copertine più leggiadre e colorate, la concorrenza sugli scaffali è agguerrita e dopo il primo effetto sorpresa il codice a barre su fondo bianco non colpisce più. Resta però il nome della ditta, che sta per International Standard Book Number, la sequenza numerica di 13 cifre che identifica i volumi stampati e ora anche gli e-book. Funziona come le righine bianche e nere che passano sul lettore ottico del supermercato per velocizzare le operazioni di cassa, con l’inconfondibile rumoretto. Quando la litania di bip si interrompe, la cassiera digita i numeri a Venti milioni di download per celebrare il codice a barre CITOFONARE MANCUSO MARIAROSA MANCUSO uno a uno e la gente in coda guarda male il cliente distratto che ha dimenticato di pesare le pesche. Isbn e codici a barre sono imparentati, dall’uno si passa facilmente all’al- tro. Gli anticonsumisti degli anni ‘80 si tatuavano le righe sulla pelle in segno di protesta contro il capitalismo. I complottisti di oggi si chiedono perché mai il sei ricorre in ogni codice, ricordando a chi l’avesse dimenticato che 666 è il numero del diavolo. Con buona pace degli uni e degli altri, 5 milioni di codici vengono letti ogni giorno, e ancora i quattro cavalieri dell’Apocalisse non sono comparsi all’orizzonte. Come tutte le cose che ci sembrano esistere da sempre – chi ricorda più la cassiera che batteva ogni prezzo, invece di far scorrere la merce sul lettore – il codice a barre ha la sua data di nascita. Era il 1948 quando una catena di supermercati pensò a un metodo per velocizzare il passaggio alle casse. L’eroe sconosciuto si chiamava Joseph Woodland, ma il sistema – che identificava i prodotto con una specie di bersaglio a righe - finì nel cassetto delle invenzioni troppo in anticipo sui tempi per una ventina d’anni. Colpa degli scanner, troppo costosi e fracassoni. L’idea fu ripresa nel 1973, con un concorso indetto tra 14 imprese tra cui l’Ibm. Il codice a barre come noi lo conosciamo si deve a George Launer, di recente intervistato su “99% Invisible. A Tiny Radio Show About Design”. Il podcast è curato da Roman Mars, che ama così tanto la radio da produrre un suo programma sull’architettura e il design. I risultati gli danno ragione, i download - non contatti, puntate scaricate – ammontano finora a 20 milioni: sta tra i podcast di maggior successo al mondo. La puntata sul codice a barre è uno splendido documentario di venti minuti. E a Roman Mars siamo debitori per la definizione di “driveway moment”: quel momento in cui siamo così presi da un programma radio ascoltato in macchina che restiamo fermi nel parcheggio per sentirlo fino alla fine. 4 maggio 2014 Il Paese nel racconto popolare www.caffe.ch caffe@caffe.ch Il romanzo della realtà Gli eBook del Caffè La finestra sul cortile 34 / Storie di quotidianità familiare ANONYMOUS Ragazza madre svizzero tedesca. Precisa e rispettosa di ogni norma. Trentacinquenne, impiegata in un’agenzia immobiliare. Suo figlio Gabriel ha 11anni. I fatti e le persone narrati in queste storie sono di pura invenzione. Anche le cose pensate o sottintese non hanno alcun legame con la realtà. Ma così non sempre è per i luoghi, le circostanze e gli episodi da cui prendono le mosse i racconti. Pensionato, vedovo e piacione. Ama le enciclopedie. Sua figlia, Giulia, divorziata, ha un bimbo di 6 anni, Nathan. Non ama gli stranieri. Quarantacinquenne, divorziata da un medico. Impiegata in un grande magazzino. Bella, elegante e... con molti amanti. Maestro elementare. Sua moglie, in casa tutto il giorno, è una patita di music pop. S’è ingrassata a dismisura. Il figlio Nick ha 6 anni. Arrivano dalla Croazia. Fanno tutti e due gli assistenti di cura. Lei è disoccupata, oltre che molto sexi. ONLINE La raccolta dei racconti caffe.ch/citofoni La metamorfosi di Rita E ra un po’ di tempo che faceva degli strani sogni. Incubi più che sogni. Vecchi più che strani. Ricordava di aver sognato qualcosa di simile quand’era un adolescente. O meglio, un uomo d’una trentina d’anni. Insomma, quegli incubi, il sudore e il tremore con cui si svegliava, il Carlo Caverzasio, che sta all’appartamento 4, li conosceva per averli provati anni e anni prima. Saliva in auto tutto nudo. Aveva solo una maglietta. E a chi glielo faceva notare rispondeva che tanto di lì a poco sarebbe arrivato a casa. Ma poi si ritrovava nel mezzo di una festa, spesso era un matrimonio, in cui al centro c’era la fidanzata del momento. Che vergogna, santo cielo! Poi, costretto a scendere dall’auto, si metteva a correre tra la gente sbalordita, cercando di nascondersi un po’ con le mani, un po’ tirando giù la maglietta. Una girocollo grigia chiara. Ma chi cavolo me l’avrà mai fatto fare, perché non ho messo almeno le mutande prima di salire? Oddiomio! Ancora ’sto cavolo di sogno! Ma non si meravigliava più di tanto, erano mesi che il comportamento della Rita gli dava di che preoccuparsi. Sarà stato per i propositi di inizio d’anno, ma sua moglie questa volta s’era messa d’impegno. Stava perdendo il suo grasso esagerato, la sua apatia esagerata... Si stava trasformando in una quarantenne piacevole, ciò che era sei anni prima, prima che nascesse il Nick. La Rita stava diventando un’altra donna. Quella che il Carlo, tranquillo maestro elementare, aveva sposato. E che tante volte aveva raccontato al Lüis Vosti, il pensionato saggio della casa, quello dell’appartamento 2. Era così cambiata, che il Carlo aveva iniziato a sospettare che avesse..., un altro. Lunghe telefonate fuori, sul ballatoio, come se non volesse farsi sentire. Ma che c’era da non dover sentire se telefonava alle amiche? E poi i capelli curati, il trucco del viso mai trascurato, gli abiti... Dove cavolo se ne andrà tutti i giorni? Che la Rita uscisse spesso, al Carlo glielo aveva iniziato a dire il Lüis. Senza nemmeno rendersi conto di far deflagrare del tutto, nella testa del Caverzasio, il sospetto del tradimento. «Ma Carlo, non è contento che finalmente la Rita ha smesso di starsene a casa con le cuffie a leggere riviste di gossip?». Contento un bel niente. Ma dove andrà? Con chi mi tradisce? Il Carlo, dopo mesi di arrovellamenti, si era convinto. La Rita aveva un amante. L’aveva anche beccata, più di una volta, a leggere una rubrica tenuta su un settimanale da una sessuologa, tale Rossi. E ogni volta lei aveva fatto finta di leggere l’articolo accanto. «L’artrite reumatoide, Carlo, è una brutta bestia ad un certa età». E sì, contalo a un altro dell’artrite reumatoide! Te lo dico io cosa stavi leggendo. Ecco qua: Sono con lui e immagino altri uomini...». Un pomeriggio di scuola, terminata prima del previsto una riunione con i colleghi, nel silenzio dell’aula insegnanti, il Carlo si mise al tavolo. Su un foglio elencò varie ipotesi di tradimento e di amanti. - Trainer della palestra a cui si è iscritta per tre volte alla settimana. - Un amico di Giorgia, l’amica divorziata e facile. - Il prete dell’oratorio dove porta il sabato e la domenica il Nick. Erano queste le ipotesi più credibili nella testa del Carlo. Nella parte bassa del foglio schizzò vari piani d’azione: A, B, C... E via sino alla lettera F. La prima cosa da fare era verificare il cellulare. L’aveva pensata bene. Rientrando a casa, la Rita distrattamente lasciò il telefonino sul tavolo. Il Carlo lo prese e lo mise in tasca. «Ma dov’è finito? Sono entrata col cellulare...». Evitiamo di elencare i patemi d’animo di quella sera. Temeva di non aver inserito bene il vibracall! Comun- Il Carlo su un foglio elencò varie ipotesi di tradimento e di amanti della moglie que sia, il giorno successivo a scuola ricopiò i numeri memorizzati nel cellulare della Rita. Erano un ottantina. Al ritorno a casa riuscì a nascondere il cellulare sotto un mobiletto nell’ingresso, poi fece finta di ritrovarlo mentre lei era intenta a cucinare. Su un foglio aveva trascritto nomi e numeri. Iniziò le verifiche. «Pronto c’è Franco?». «No, non c’è» «Ma torna?». «Certo, vuole un appuntamento? Il suo nome?». Riattaccò. Che cacchio di servizi farà mai ‘sto Franco?! Sul foglio aveva trascritto Giovanna, ma avrebbe anche potuto essere... Giovanni. Ma comunque, pure fosse stata una Giovanna... Avrebbe potuto essere un indizio. Chissà, Giovanna era l’intermediaria tra la Rita e il suo amante, un amico di Giovanna. «Pronto, c’è Giovanna?». Alla telefonata del Carlo rispose un uomo. «Non c’è, ma tu chi sei?». «Mi scusi, mi scusi... ho sbagliato num...». «E no, tu non ha sbagliato numero. Se ti becco....». Man mano che provava le tecniche di indagine, il Carlo tirava una riga sul suo foglio segreto. Piano A, Piano B... Poi un giorno vide la Rita sul ballatoio mentre parlottava al telefono. Gettò un occhio sul tavolo di cucina. C’era poggiato il cellulare della Rita. Ma allora, bugiarda e traditrice, hai un secondo telefonino? Ti ho beccata. «Stavi telefonando?». «Sì, perché?». «E questo cellulare qui, sul tavolo, eh! Con cosa stavi telefonando?!». «Col tuo, il mio è scarico». Piano D. La Rita non aveva il numero di cellulare del Lüis. Non lo aveva nessuno, perché il Lüis in sette anni, da quando la figlia glielo aveva comprato, l’avrà acceso sì e no un’ora. Tornando da scuola, un pomeriggio il Carlo si fermò dal Vosti. Gli spiegò il piano D e partì un sms diretto al cellulare della Rita. «Forse siamo stati scoperti. Ho dovuto cambiare numero. Riusciamo a vederci? È urgente». Il Carlo aveva le idee chiare. O risponde... sì, no o qualcosa di simile, quindi ha un amante. O risponde... ha sbagliato numero, quindi non ha un amante (probabilmente). Ma la Rita non rispose. Oporcavacca! Piano G. Fu inventato dal Carlo lì per lì. Stanca dei sospetti del marito, la Rita disse... «Basta! Mia madre non sta bene, è a casa sola e la badante fra un giorno parte. Devo portarla all’ospedale per delle analisi. Vado da lei. Pensa tu al Nick. È meglio così!». Eccola, si è tradita. Va da lui! Anzi, probabilmente userà la casa della mamma come garçonnière, tanto sa che io in cima alla valle non andrei mai a verificare. E invece.... Arrivò che saranno state le nove di sera. La porta, come sempre, non era chiusa a chiave. Aprì piano e sentì ansimare. Stava per svenire. Iniziò a sudare. Si fece forza e andò verso la camera da letto, aprì di scatto. La Rita cercava di inserire il catetere alla mamma. Si misero tutti e tre urlare. Il Carlo si svegliò tremando e con la maglietta grigia madida di sudore. «Dunque Carlo....», fece il Lüis prendendo un volume dalla sua libreria fatta esclusivamente di enciclopedie raccolte con i quotidiani. «Sognarsi nudi e cercare di coprirsi indica che vi siete pentiti di aver compiuto un’azione illecita. Se nel sogno il matrimonio si rivela un brutto evento, significa che state vivendo difficoltà coniugali».
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