Lo sport - il caffè

Losport
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Il torneo
La partita
Il fenomeno
A MONTECARLO
UNA FINALE
TUTTA ELVETICA
OTTAVO TITOLO
PER LO ZURIGO
DOPO I RIGORI
COME LA SVIZZERA
DEL CALCIO
HA FATTO SCUOLA
MORO A PAGINA 14
A PAGINA 15
SCHIRA ALLE PAGINE 32 e 33
Domenica
20 aprile 2014
Il benessere
Settimanale di attualità, politica, sport e cultura
Gli animali
ci fanno
stare meglio
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caffe@caffe.ch
Anno XVI • Numero 15
TORREFAZIONE
DI CAFFÈ
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ALLE PAGINE 18 e 19
L’editoriale
DI TROPPO
POPULISMO
SI IMPLODE
L’inchiesta
LILLO ALAIMO
Sarà così
il Ticino
che verrà
D
i troppo populismo si rischia di implodere. Sta accadendo alla Lega - i cui eccessi
di demagogia la stavano minando
prima ancora della morte di Giuliano
Bignasca -, oggi più che mai frazionata in tre, quattro rivoli di difficile connotazione politica. E se il “patron”
scomparso da un anno aveva fatto
dell’eccesso la sua cifra vincente, così
non riesce all’ondivago fratello Attilio. Quando è troppo è troppo. Il populismo fine a se stesso e volto al
mantenimento di qualche percentuale di potere, sta facendo reagire
anche le figure storiche del movimento. Tutti contro tutti alla vigilia di
una possibile implosione che potrebbe mutare profondamente la Lega.
Economia, trasporti,
pensioni, formazione...
ecco le sfide del futuro
Così, tanto per
chiedere...
ma perchè uno
psichiatra farà
il capogruppo
dell’Udc?
Di troppo populismo si rischia di implodere. E, ci sbaglieremo, i liberali
radicali ticinesi sono vicini ad una seria frattura. Hanno voluto combattere la Lega sul suo stesso campo, per
altro dopo vent’anni di colpevoli silenzi e tentennamenti. Ma il guaio è
che lo stanno facendo, sempre più
spesso, con le sue stesse armi, quelle
del populismo.
Insistere da mesi sull’opportunità di
disdire l’accordo sui frontalieri, sulla
necessità di mettere un freno ai “confinanti” - trasformando così il tema in
una sorta di birillo rosso al centro del
“biliardo politico” - non ha fatto altro
che sdoganare anche le tesi più malformate dei propri avversari politici, i
leghisti appunto. Ma soprattutto ha
posto una seria distanza tra il mondo
economico, che il partito storicamente rappresenta, e quella parte
meno liberista presente in egual misura tra i plrt.
Il mondo del lavoro ha subìto delle
distorsioni in Ticino, ma non tali da
giustificare crociate senza sosta contro gli stranieri. Lotte che non si pongono minimamente il problema di
come creare futuro, posti di lavoro dignitosamente retribuiti, ricchezza.
segue a pagina 9
ALLE PAGINE 2 e 3
L’intervento
Si sappia guardare
oltre i nostri confini
LAURA SADIS*
I
mmaginare il Ticino fra 20-25 anni, una
generazione, non è compito facile. Non
per carenza di fantasia (si rischierebbe di
scambiare i propri desideri con quello che
potrebbe essere) ma perché la società nel
suo insieme - e per fortuna aggiungo io - ha
una sua vivacità, una sua capacità propulsiva e realizzativa di principio non pianificabile, con svolte e dinamiche non lineari.
segue a pagina 2
La curiosità
Per Radarzentrale il 20 per cento
dei controlli stradali è sbagliato
La cronaca
Se l’autovelox
fa cilecca
niente multa
I cyber criminali bloccano
l’attività di 3 aziende ticinesi
Ti-Press
Il pizzino
Di troppo populismo si rischia di implodere e sta accadendo ai Verdi di Sergio Savoia, che ha saputo in passato dare più visibilità al movimento, ma che da qualche tempo è parso incarnare il fondamento
della concezione populista del potere. Un po’ come dire: rispondo solamente al popolo (soprattutto quello
del 9 febbraio), che mi ha conferito
un potere che supera qualsiasi intermediazione. Gli è accaduto prima
della votazione contro l’“immigrazione di massa” e immediatamente
dopo. Ma ora il suo gruppo, fortemente diviso, gli ha consigliato una
frenata. Perché anche per i Verdi il rischio di implosione è dietro l’angolo,
così come il totale abbandono di tematiche, quelle ambientali, che in
passato hanno avuto da loro una positiva e determinante spinta.
A APAGINA 6
SPIGNESI A PAGINA 7
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IL CAFFÈ
20 aprile 2014
3
La previdenza
Il futuro
Il signor Bernasconi oggi paga
e si chiede cosa avrà in cambio
Da Alptransit alla facoltà di Medicina dell’Usi.
Dall’energia verde alla popolazione più anziana.
Così cambieranno modi di vivere e abitudini
L’Avs alla prova dell’invecchiamento demografico
Orizzonte 2035,
quattro grandi sfide
per un ventennio
Economia, trasporti, pensioni, formazione...
Le strategie per il Ticino di dopodomani
SaverioLurati
MarcoChiesa
Un modello
di sviluppo
da ripensare
MAZZETTA PAGINA 11
MASSIMO SCHIRA
S
trategie già ben delineate
in alcuni settori. Sfide e
progetti in divenire per altri. Ma anche sogni nel cassetto,
visioni e idee da valutare. Per
scrutare l’orizzonte 2035 ticinese e svizzero non serve certo la
sfera di cristallo. Le principali
tendenze che marcheranno il
volto del Paese tra vent’anni sono in gran parte già visibili oggi.
Dalla gestione dell’energia ai
cambiamenti radicali nei trasporti.
Dall’invecchiamento
della popolazione allo sviluppo
dei poli scientifici e universitari,
fino ad una nuova possibile organizzazione nella gestione del
territorio. Amministrativa, ma
anche pianificatoria.
Anche se i cambiamenti negli ultimi decenni sono stati
spesso repentini e difficili da
prevedere, una prima tendenza
appare chiara guardando al
2035: a livello energetico, con la
decisione di spegnere via via le
centrali nucleari svizzere, moltissime cose sono destinate ad
essere diverse da quel che sono
oggi. “In realtà la fase di transizione è già iniziata – osserva
Claudio Caccia, ingegnere e
consulente di SvizzeraEnergia -,
perché evidentemente una centrale nucleare o di grandi dimensioni non si spegne dall’oggi al domani. Non si improvvisa.
Credo che settori come quello
del fotovoltaico siano destinati a
proseguire la loro forte crescita.
Oggi siamo all’1% rispetto alla
produzione totale, ma si tratta
di un traguardo che nessuno
pronosticava solo qualche anno fa. E la tendenza proseguirà,
per i privati, ma anche per le
aziende”.
su più entrate, anche se singolarmente più
basse, perché tante donne hanno fatto il loro ingresso nel mondo del lavoro e dunque
percepiranno una pensione.
Lungo la strada che porta al 2035 si incontreranno altre trasformazioni strutturali. Si
consumerà, per esempio, energia in modo
diverso e, soprattutto, si cambierà il modo
di produrla con l’addio al nucleare. Le trasformazioni tecnologiche si tradurranno in
nuovi stimoli per le aziende e la ricerca. Un
settore, quello della ricerca, che dovrebbe
portare al cantone importanti novità. Nel
2018 partirà il master in medicina, che farà
verosimilmente da volano ad uno sviluppo
universitario nella direzione delle scienze
biomediche. Il tutto in un contesto demografico di progressivo invecchiamento della polazione, con i problemi (anche sanitari
e sociali) che ne deriveranno.
m.s.
In questo orizzonte ventennale, anche il Ticino universitario avrà un altro volto. Di certo, a
partire dal 2018, inizierà il master in medicina. Una sorta di testa di ponte verso altre, importanti, visioni future per la formazione. “L’università non può che
riflettere la società in cui vive afferma Piero Martinoli, presidente dell’Usi -. Ancor più in un
periodo come questo, caratterizzato da globalizzazione, digitalizzazione, problemi ambientali, di risorse, di integrazione.
Sono fenomeni che influenzano
il nostro modo di vivere, pensare e lavorare. In questo ventunesimo secolo dal punto di vista
scientifico credo che le scienze
della vita abbiano grande importanza. Per noi il master in
medicina è un buon punto di
partenza. Perché negli anni futuri, oltre alla carenza di medici,
ci sarà da attendersi una crescita
della ricerca e in questo settore
si intensificheranno i rapporti
con l’Istituto di ricerca in biomedicina, ma anche con il tessuto
economico ticinese. Questo, infatti, è un settore interessante
LE
OPINIO
NI DI...
Meno Comuni, più
fotovoltaico, ricerca
di alto livello
e collegamenti rapidi
per un nuovo cantone
anche per le attività farmaceutiche e bioingegneristiche”.
Non solo formazione, ma
una relazione più stretta tra ricerca ed economia. “Attraverso
la crescita dell’università, vedo
certamente possibilità di svilup-
po per tutto il cantone - conferma Martinoli -. Se partiremo bene con il master, offrendo una
formazione di qualità, in 5-10
anni potremo arrivare ad avere
un curriculum di studi completo, con anche il bachelor in medicina”. Nella visione di Martinoli ci sono poi altri settori, come le scienze computazionali,
che ben si prestano a sviluppi
universitari. Anche applicate alle scienze sociali, in modo più
interdisciplinare possibile. “Resta poi il sogno delle materie
umanistiche, perché anche
L’intervento
*LAURA SADIS, direttore del “Dipartimento finanze ed economia”
Il futuro è di chi sa guardare oltre i confini
segue dalla prima pagina
E
d è proprio questo che mi piace: i cittadini, il loro approccio culturale, la loro
capacità imprenditoriale, la loro inventiva, le loro aspirazioni determineranno la
collettività di domani nel suo insieme.
Certamente partiamo da alcuni elementi conoscitivi di
oggi. Vedo un mondo interconnesso e globalizzato. Soprattutto nella finanza, che
veleggia sopra le nostre
teste e quelle degli Stati
nazione. Ci dovremo però porre molto seriamente il tema della globalizzazione dei diritti
delle persone. Degli stridenti divari di benessere.
Tutto ciò non consente più di cullarci
nell’illusione rassicurante del réduit montano. Avrà successo chi saprà dialogare, interagire e confrontarsi con realtà al di fuori dei
nostri confini. Chi avrà le informazioni, chi
saprà gestire la tecnologia, che, per ora mediamente, ci sopravanza.
Questi ultimi due fattori (qualità dell’informazione e gestione della tecnologia) saranno fondamentali non solo nelle relazioni
economiche ma anche per la qualità dell’essere cittadini, quindi della nostra democrazia.
Un altro elemento che conosciamo è il
progressivo invecchiamento della popolazione: più persone vivono e vivranno più a lungo. Ciò porterà a una rivoluzione nei servizi,
nelle infrastrutture, nelle risposte a bisogni
che muteranno radicalmente. Evidentemente
tutto ciò implicherà dei cambiamenti nell’economia.
I metodi produttivi nel settore industriale
saranno rivoluzionati: basta pensare al 3D.
Per rimanere più vicini a noi quali sfide
cogliere, quali vie percorrere?
In ambito energetico e ambientale la strada è già stata schizzata. Ridurre i consumi con
maggior efficienza energetica, abbassare il carico ambientale, graduale abbandono dei vettori fossili e del nucleare tradizionale.
Un’accresciuta attenzione al territorio, anche dal profilo estetico, seppur soggettivo,
con l’esigenza di modellare urbanisticamente
i centri abitati.
Con la prossima apertura di Alptransit saremo più vicini a centri importanti come Zurigo e non dobbiamo correre il rischio di essere semplicemente superati nei contatti. Ci sono dei rischi che si possono tramutare in opportunità se diventiamo attori e non rimaniamo spettatori.
Il settore bancario, comparto fondamentale per la crescita e lo sviluppo del nostro
Cantone nel recente passato, è chiamato a
riorientarsi e a sviluppare servizi alternativi e
complementari alla tradizionale attività di gestione patrimoniale.
Il sostegno al trasferimento tecnologico,
alla ricerca applicata, la disponibilità di persone formate saranno fondamentali per la vita delle nostre piccole e medie imprese, scheletro portante del nostro tessuto economico.
Visioni? Tante. Ma dovremo, fortunatamente, lasciarci sorprendere.
nell’economia odierna e tra i
manager sta nascendo un certo
bisogno di profili con una base
solida di cultura umanistica”.
D’altra parte, il Ticino così
come lo conosciamo oggi potrebbe avere un volto nuovo ben
prima del 2035. Basti riflettere al
cambiamento epocale che
l’apertura e lo sviluppo di Alptransit sono destinati a provocare nel modo stesso di spostarsi dentro e fuori i confini cantonali. A restare aperto, semmai, è
l’interrogativo sugli sbocchi a
sud della nuova trasversale ferroviaria alpina, visto che lo stesso Consiglio federale ha recentemente riposizionato gli obiettivi attorno al 2040 per il completamento vero e proprio dell’asse Nord-Sud. E i treni veloci
di Alptransit potrebbero attraversare un cantone amministrativamente rivoluzionato. Soprattutto se il progetto di portare a 23
il numero dei Comuni promosso
dal governo dovesse andare in
porto. “La strada intrapresa è
certamente giusta – nota Gian
Paolo Torricelli, geografo, docente e ricercatore all’Accademia di architettura di Mendrisio
-. Ma in realtà non si tratta di applicare una formula aritmetica.
L’obiettivo di arrivare a 23 Comuni non sarà certamente facile
da raggiungere, forse si arriverà
a 50… Il problema è però la partecipazione. Manca il coinvolgimento del cittadino. Non è solo
una questione di riduzione dei
costi amministrativi, di servizi o
di moltiplicatore. No, c’è nella
popolazione la necessità di sentirsi integrati in una determinata
comunità. Che non può essere
calata dall’alto o decisa a tavolino”.
mschira@caffe.ch
Q@MassimoSchira
Ti-Press
L’
orizzonte è ventennale: 2035.
Un arco temporale contrassegnato da alcune grandi sfide
che disegneranno il volto del
Ticino che verrà. Un cantone
molto diverso da quello odierno. Già l’avvento di Alptransit muterà la sua fisionomia. Ma cambierà anche, concretamente,
per il signor Bernasconi, che oggi ha 44 anni e nel 2035 avrà (forse) l’età per andare in
pensione. Cosa lo attende? E in che contesto sociale e politico vivrà la generazione
dei quarantenni del 2014. Secondo uno
studio Ubs le certezze costruite con il sistema Avs potrebbero progressivamente vacillare. E servono, dunque, urgenti correttivi. Che necessariamente si rifletteranno sui
bilanci familiari. Tuttavia - come rassicura
Giuliano Bonoli docente di politiche sociali. - le famiglie in futuro potranno contare
Keystone
Gerardo
Rigozzi
DIRETTORE DELLA BIBLIOTECA
CANTONALE DI LUGANO
“Alla cultura servono strumenti e
contenuti. Confido che alle
giovani generazioni siano forniti i
mezzi per sfruttare le opportunità
nella società dell’informazione e
della conoscenza. Penso a
scuola e tecnologia. I contenuti
culturali non siano poi solo locali
o solo internazionali. Il respiro
deve essere ampio, pur partendo
dal locale, ma non guardando
soltanto al proprio orticello”.
Luca
Albertoni
DIRETTORE DELLA CAMERA
DI COMMERCIO
“La Svizzera deve prima di tutto
custodire gelosamente la sua
struttura e il suo sistema. Quelle
doti che l’hanno resa una
nazione che funziona, vincente.
Penso ad un Paese liberale,
aperto e federalista, dove si
prendono decisioni ponderate,
che non minano le fondamenta
del sistema. È la condizione
base per impostare qualsiasi
tipo di progetto”.
Luigi
Pedrazzini
EX MINISTRO E PRESIDENTE CORSI
“Il Ticino del futuro dovrà essere
di nuovo equilibrato nelle sue
forze e per questo è
fondamentale che i poli
sopracenerini riescano a trovare
il loro ruolo trainante. Immagino
un cantone finalmente forte
attorno alle sue quattro città
polo. Bellinzona e Locarno
dovranno essere specchio
fedele dell’attuale realtà
geografica, che a volo d’uccello
vede due agglomerati ben
distinti, ma densamente
popolati al loro interno”.
MAURO SPIGNESI
Giuliano Bonoli
I
“Nella Confederazione
la congiuntura è buona
e se i versamenti sono
regolari non c’è problema”
l signor Bernasconi compirà 65 anni
nel 2035. Oggi ne ha 44 e lavora a
tempo pieno. La sua idea è di arrivare all’età della pensione con il massimo
della rendita Avs e con una buona integrazione grazie ai versamenti sul secondo pilastro. Ma oggi il signor Bernasconi
contribuisce al bilancio dell’Assicurazione vecchiaia in misura maggiore di
quanto riceverà in futuro. Come lui, tutti gli svizzeri nella fascia d’età fra i 14 e i
45 anni. E tra qualche anno le certezze
attuali del sistema pensionistico potrebbero cominciare a vacillare. Lo indica l’ultimo studio Ubs sul futuro della
previdenza pubblica, realizzato in collaborazione con il Centro di ricerca sui
contratti generazionali dell’Università
di Friburgo in Brisgovia (Germania). La
ricerca avverte che già dal 2019 le entrate Avs non basteranno più a coprire le
uscite. Un guaio. La situazione a lungo
termine, senza i dovuti correttivi, per
chi va in pensione potrebbe diventare
ancora più problematica se si tiene,
inoltre, conto che in futuro potrebbero
arrivare nuovi tagli alle prestazioni sociali.
Uno scenario che riguarda una ampia
fascia di popolazione. Già oggi le persone con oltre 64 anni d’età sono un milione e 300 mila, ma nel 2030, cinque anni
prima che il signor Bernasconi lasci il
lavoro, saranno circa 2 milioni, e nel
2060 addirittura 2 milioni e 600 mila.
“Va ricordato, però, che le rendite Avs
sono strettamente legate all’andamento
dell’economia, e quella della Svizzera è
piuttosto solida”, spiega Giuliano Bonoli, docente di politiche sociali all’Istituto
L’intervista
“Un ritocco dell’Iva
e qualche altro correttivo
offrono adeguati spazi
di manovra sui conti”
superiore di studi in amministrazione
pubblica (Idheap) dell’Università di Losanna. Secondo Bonoli, dunque, il signor Bernasconi non dovrebbe preoccuparsi più di tanto se la sua situazione
economica resterà buona e continuerà
a versare i contributi con regolarità:
“Certo, non avrà i vantaggi fiscali e sociali e non godrà delle generose rendite
del secondo pilastro degli anni Novanta. I problemi, semmai, potrebbero arrivare nel caso cambiassero le condizioni
quadro”.
Gli economisti di Ubs hanno indicato tre possibili correttivi per riequilibrare la situazione. Un ritocco dell’Iva
(e Berna lo ha già messo in conto), un
innalzamento dell’età pensionabile o
una riduzione delle rendite del secondo
pilastro e dell’Avs. Misure impopolari,
ma che sarebbero necessarie per colmare anche il gap generazionale: oggi
quasi quattro assicurati versano contributi Avs per un pensionato, dal 2060 il
rapporto sarà di due lavoratori per un
pensionato. “Tutti i dati indicati da Ubs
– nota Bonoli - sono giusti, nel senso
che già ora è possibile fare delle proiezioni sufficientemente esatte sulla previdenza che verrà. Però, a proposito dei
correttivi indicati da Ubs, credo che ci
siano buoni spazi di manovra per aggiustare i conti. A cominciare da un ritocco dell’Iva ora all’8 per cento, dunque più bassa della media europea”.
Un altro rischio indicato nello studio Ubs è il grande buco finanziario a
cui si sta andando incontro. È stato calcolato che, senza riforme, le promesse
di rendite Avs nel lungo periodo supereranno il valore attuale delle entrate
future, per una somma equivalente al
173,4% del Pil, cioè circa mille miliardi
di franchi. Cosa potrà capitare, allora, al
signor Bernasconi? “Io credo – precisa
Bonoli – che si andrà incontro probabilmente a un calo delle rendite. Però succederà, come sta avvenendo in Germania, che il reddito complessivo delle
economie domestiche aumenterà perché negli ultimi anni le donne che lavorano sono aumentate. La pensione per
famiglia, dunque, non sarà più una sola. Ma due, anche se con una somma
più bassa”.
mspignesi@caffe.ch
Q@maurospignesi
L’economista Amalia Mirante frena le preoccupazioni sulle rendite vecchiaia
“Il vero problema è il divario tra i salariati”
“L’
Avs resta una grande conquista. E non credo verrà
intaccata la sua filosofia di
fondo che si basa sul valore della solidarietà diffusa, cioè garantire a tutti
un reddito sufficiente per vivere dignitosamente”. L’economista Amalia
Mirante relativizza il preoccupante
quadro tratteggiato dagli esperti di
Ubs sul futuro della previdenza.
Dunque, il signor Bernasconi che
andrà in pensione nel 2035 non deve temere nulla?
“Bisogna vedere in che fascia sociale si situa oggi il signor Bernasconi.
Se ora sta bene, ha un buon salario,
avrà buone rendite anche negli anni
futuri e per lui l’Avs non sarà determinante. Il problema è che si sta ampliando il divario tra salariati”.
E chi rischia, allora?
“Se in futuro ci sarà un aumento
dell’inflazione, rischia chi attualmente ha un reddito basso”.
Un correttivo potrebbe arrivare
dall’aumento delle entrate con
versamenti più alti?
“I giovani di oggi stanno meglio
delle generazioni precedenti. E questo anche grazie ai sacrifici dei loro
genitori. Se si vuole onorare il patto
generazionale, dovrebbero versare di
L’evoluzione
“Se si vuole rispettare
il patto generazionale
i giovani che stanno
bene versino di più”
più, visto che rispetto a 40 anni fa godono di maggiori vantaggi”.
Resta il nodo dell’innalzamento
dell’età pensionabile che a Berna viene riproposto periodicamente. Secondo lei è un’ ipotesi
percorribile?
“Se ci saranno sacrifici da fare dovranno farli tutti. Dunque, si potrebbe
anche pensare di andare in pensione
un po’ più tardi. Naturalmente tenendo conto delle singole professioni,
perché tenere un operaio edile sino a
70 anni mi pare improbabile, mentre
un impiegato potrebbe anche accettare di restare qualche anno in più al
lavoro”.
Il sistema dell’Avs, quindi, è ancora valido?
“Assolutamente. L’unico rischio è
che si caschi nelle tentazioni indicate
dalle lobby economiche di passare a
un sistema unicamente di capitalizzazione”.
m.sp.
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IL CAFFÈ
20 aprile 2014
5
Berlusconi: “Sentenza mostruosa”
Dopo l’affidamento ai servizi sociali per espiare
la condanna per frode fiscale, l’ex premier italiano
Silvio Berlusconi, non resiste. E, nonostante i divieti, attacca i giudici perché non si può candidare alle
elezioni europee. “Sono stato colpito - ha detto - da
un’ingiustizia enorme, una sentenza mostruosa.
Frode? Io che sono il primo contribuente italiano”.
mondo
GLI SCHIERAMENTI
ESTONIA
LETTONIA
LITUANIA
Polonia
- 120 caccia
- 1 divisione corazzata
- 4 fregate
- 3 sommergibili
- molti reparti speciali
- contraerea
POLONIA
RUSSIA
REP. CECA
UCRAINA
SLOVACCHIA
UNGHERIA
Repubblica Ceca
- 20 jet da combattimento
- Reparti corazzati
- Forze speciali
Romania
- 36 caccia
- Reparti corazzati
- Vedette costiere
ROMANIA
BULGARIA
Slovacchia
- 10 caccia
- Reparti corazzati
Ucraina
- 163.000 militari
- 1.110 blindati
- 221 caccia
- 17 navi da guerra
IL CONFRONTO
Il presidente russo Vladimir
Putin durante una
trasmissione in tv sull’Ucraina
Mar Nero
TURCHIA
Ungheria
- 14 caccia
- Reparti corazzati
- Forze speciali
Bulgaria
- 25 caccia
- Reparti corazzati
- Vedette costiere
La sfida militare
lanciata da Putin
va oltre l’Ucraina
Si combatte già una guerra segreta
contro l’espansionismo di Mosca
Reuters
GUIDO OLIMPIO
da Washington
Contenimento e diplomazia.
È questa la strategia americana,
insieme agli alleati della Nato,
nella complicata crisi in Ucraina.
La nuova guerra fredda ha colto
di sorpresa gli Stati Uniti che si
aspettavano una risposta dal
Cremlino, ma non una sfida militare di queste proporzioni. La Casa Bianca, duramente criticata
per una linea ritenuta troppo arrendevole davanti alla spallata
di Putin in Crimea, ha indicato
tre linee. E su queste si è mossa
non sempre con decisione.
La prima è la diplomazia. Sin
dal giorno prima del confronto
Barack Obama ha escluso la volontà di scatenare una nuova
guerra per Kiev: “L’opzione militare non è sul tavolo”, ha ribadito
giovedì pomeriggio. Ecco allora i
contatti diplomatici mirati per un
dialogo concreto e, al tempo stesso, iniziative per ottenere che Mosca accettasse
di parlare con i dirigenti
ucraini ritenuti “illegittimi”. Così si è arrivati ad
un primo accordo di
compromesso con l’incontro di a Ginevra. Un
passo che potrebbe ridurre la violenza e aprire
la strada a quelle riforme
costituzionali sollecitate
da Mosca per tutelare i
filo russi. Ma se questa
strada dovesse interrompersi sono in arrivo
altre sanzioni, dopo
Reuters
quelle già adottate contro personalità vicine al Cremlino. Il segretario di Stato John Kerry lo ha ribadito. L’obiettivo è di
far pagare un alto prezzo economico ai russi nel caso vogliano
continuare. Missione non agevole: gli europei che importano il
gas rischiano di restare a secco e
dunque sono cauti.
La seconda linea è quella militare. Non per cercare lo scontro
aperto in Ucraina ma per garantire la difesa. In modo graduale il
Pentagono e i partner atlantici
hanno compiuto alcune mosse
per puntellare Paesi che potrebbero trovarsi esposti alle minacce
russe. Negli Stati baltici, in Polonia e Romania sono stati dislocati
dei caccia. L’Us Navy ha schierato
una nave in Mar Nero ed una seconda dovrebbe seguire, la Francia ne ha inviate tre, compresa
un’unità per l’intelligence. Una
piccola flottiglia - 4 cacciamine e
una rifornitrice - è attesa sempre
nelle acque del Baltico. Molto più
stretti i pattugliamenti aerei Nato
lungo i confini. Washington ha
poi deciso la fornitura agli ucraini
di materiale bellico non letale.
Dunque visori notturni, viveri e
sopratutto apparati di comunicazione criptati in modo da permettere movimenti in sicurezza.
Al Quartier generale atlantico
sono state studiate altre misure
che potrebbero essere attuate
nelle prossime settimane. Se necessario, l’alleanza potrebbe spostare truppe verso Est o ancora
nel Baltico. Di nuovo si tratta di
un rafforzamento limitato per trasmettere al Cremlino un segnale
chiaro: la diplomazia è la strada
da battere, però restiamo in guar-
dia. Infine c’è il fronte dell’intelligence. Molto delicato e, ovviamente, più “coperto”. Il direttore
della Cia, John Brennan, ha visitato di recente Kiev dove ha condotto “un esame sul campo” e valutato le necessità del Paese. Per
settimane gli ucraini hanno chie-
Usa colti di sorpresa
dall’intelligence russa
e dagli imponenti
schieramenti bellici
dislocati alla frontiera
sto informazioni di intelligence e
immagini satellitari sui movimenti russi, ma la domanda sarebbe rimasta senza risposta.
Sulla carta l’Ucraina ha un esercito di 130 mila uomini, bene armato. Il problema però è l’unità
dei reparti e l’efficacia. Ora è molto probabile che Washington abbia deciso di ampliare la collabo-
razione, anche perché dall’altra
parte del confine si sono mostrati
piuttosto aggressivi.
La Russia ha ammassato al
confine con l’Ucraina dell’Est almeno 40 mila soldati, corazzati,
artiglieria e qualsiasi mezzo possa servire per un intervento diretto. Il lavoro sporco, però, è stato
affidato ai commandos Spetsnaz,
unità scelte che agiscono in stretto collegamento con il Gru, il servizio segreto militare. Gli americani sono certi che molti degli assalti contro basi e uffici pubblici
ucraini siano stati condotti dai
soldati russi mescolati ai “dimostranti”.
Nulla di sorprendente. Quando esisteva ancora il Patto di Varsavia uno dei piani sovietici prevedeva il ricorso a piccoli nuclei
di Spetsnaz dietro le linee della
Nato. Incursioni per innescare
provocazioni, compiere atti di sabotaggio, disarticolare le comunicazioni. Ora il comando li usa
in modo diverso, ma i risultati sono identici. Putin ha “incassato”
la Crimea e la prossima mossa
potrebbe avvenire nella zona
orientale dell’Ucraina.
Insieme ai commandos, Mosca ha mobilitato i suoi agenti segreti. Le informazioni trapelate in
queste settimane rivelano
un’azione continua e sistematica
per sostenere gli ambienti filorussi. Non solo. Gli 007 sono stati
abilissimi nell’aiutare il Cremlino
fornendo intercettazioni telefoniche che hanno messo in imbarazzo i dirigenti di Kiev, i diplomatici statunitensi e anche gli
esponenti protagonisti della rivolta di Maidan.
A Washington non è sfuggito
neppure il grande attivismo della
flotta russa in diversi scacchieri.
Esercitazioni, movimenti e presenza di navi spia sotto le coste
americane per dimostrare che la
Russia “è tornata”. Non solo in
Crimea, ma ovunque.
L’intervista L’analisi di Paolo Calzini, docente di politica internazionale
“A Ginevra si è imposto il dialogo
ma la tregua resta appesa a un filo”
LA TRATTATIVA
Paolo Calzini,
esperto di politica
internazionale; a
sinistra, l’incontro
di Ginevra
LUIGI
BONANATE
Gli inganni
sui conflitti
raccontati
dai giornali
Le forze russe al confine
- oltre 100.000 militari
- 400 caccia
- 104 bombardieri
- Reparti corazzati
- Missili antiaerei
- Forze speciali
- Reparti di hacker
Fonte: La Repubblica
Nato
- 3,3 milioni di effettivi in Europa
- 66.000 militari Usa
- 42 caccia nell’Est
LE
MAPPE
“Quello raggiunto faticosamente a Ginevra è un armistizio. E solo il tempo ci potrà dire se reggerà”. Il professor Paolo Calzini, docente di politica internazionale alla
Johns Hopkins University e componente
del comitato scientifico dell’Osservatorio
Balcani e Caucaso, è prudente.
Professore quanto durerà ancora la
tensione militare in Ucraina?
“Non lo so. Quanto venuto fuori a Ginevra è però chiaro: c’è un interesse comune a calmare le acque. Sia da parte della
Russia che dell’Europa e degli Usa. D’altronde non si poteva lasciare precipitare la
situazione come stava avvenendo. Ma la
tregua è appesa a un filo”.
E resta anche il muro contro muro
tra Kiev e Mosca. Cadrà mai?
“A Ginevra per la prima volta c’è stato
un dialogo tra Russia e Ucraina. E questo è
positivo perché disinnesca le spinte militari. Il problema è che i russi non riconoscono il governo di Kiev, che a sua volta non è
orientato a concedere una riforma interna
poggiata su uno Stato federale”.
Per Putin sedersi al tavolo delle trat-
tive significa cambiare strategia?
“No, affatto. Putin non può arrestare
questa sua politica aggressiva, perché si è
esposto molto e l’opinone pubblica russa è
in gran parte d’accordo con lui. Però è anche un uomo che sa usare la realpolitik.
Siccome sapeva che a tutti conveniva fermarsi non ha forzato la mano”.
Anche perché ha davanti un avversario debole ma con alleati potenti?
“Il governo ucraino senza Usa e Ue è
impotente. Non è di unità nazionale, rappresenta pur sempre la metà del Paese,
quella che ha fatto la rivoluzione e ha buttato giù il precedente esecutivo”.
Lasciando aperti diversi problemi.
“La parte russofona è stata tagliata fuori dai giochi. E ora usa le tensioni politiche
e militari come moneta di scambio per ottenere più autonomia”.
Le ritorsioni contro gli oligarchi russi
in Europa sono servite?
“Non credo. Tra Russia, Europa, Usa, e
non ultimo la Svizzera che ha mediato, ci
sono troppi interessi finanziari in ballo.
Questo non va dimenticato”.
m. sp.
Esattamente un secolo
fa, a Pasqua, sordi ma possenti rumori di guerra avvertivano l’umanità dell’approssimarsi di quello che sarebbe stato il più grande conflitto della storia. Non a caso fin
da allora è stata denominata
“Grande guerra”: non un
lancio giornalistico o il vezzo
di qualche grande romanziere. Piuttosto un conflitto che
alla sua conclusione avrebbe
contato 8 milioni di morti e
una serie di innovazioni belliche che avrebbero trasformato il mondo. Ma la ricerca
storiografica, anche la più
recente, rimane attestata sul
luogo comune che la prima
guerra mondiale sarebbe
stata una specie di infortunio. Una guerra non intenzionalmente preparata da
nessuno dei contendenti e
che sarebbe stata causata
dall’improvvida follia dell’anarchico Prinzip che, assassinando l’arciduca Ferdinando, fece crollare l’intero
sistema dell’ordine internazionale del tempo.
Si potrebbe ipotizzare
che il sistema internazionale
assomigli ora a quello di allora e che i politici di oggi - come quelli di
un secolo fa non sappiano
cogliere
il significato
dei tanti
scricchiolii che sentiamo. Com’è
possibile che le continue,
ancorché (per ora) piccole,
scosse che la politica internazionale va registrando
non abbiano alcun significato? Per non gettare lo sguardo troppo lontano, è possibile che le “primavere” mediorientali si siano consumate
nel sangue. O che la guerra
civile siriana sia diventata
uno dei peggiori massacri
della storia, senza che nessuno sia riuscito a fermarla.
O, ancora, che la crisi ucraina, inizialmente apparsa come una banale impuntatura
di un despota capriccioso di
nome Vladimir Putin debba
essere rubricata come l’inizio della riconquista russa
dell’impero zarista?
Ragioni oggettive (la
mancata costruzione di un
ordine solido dopo la fine
del bipolarismo) e altre soggettive (classi politiche scarsamente lungimiranti e lucide) stanno impedendo che
la pubblica opinione mondiale si faccia un’idea chiara
di ciò che sta succedendo. E
che mentre all’inizio gli
ucraini ci venivano presentati come eroi, adesso siano
diventati dei neofascisti e
tutte le buone intenzioni
dell’Unione europea si siano
dissolte come neve al sole.
Un punto dev’essere segnalato nella sua estrema urgenza: si tratta della formazione
dell’opinione pubblica, del
rispetto nei suoi confronti e
delle informazioni che le si
danno. Ciò che noi sappiamo viene dai giornali e dai
mass media: ecco perché la
loro responsabilità verso la
pace mondiale è così grande. E non dimentichiamo: le
guerre non scoppiano mai
per caso...
IL CAFFÈ
20 aprile 2014
6
attualità
Se l’autovelox fa cilecca
la multa viene rimborsata
Per Radarzentrale errate il 20% delle misurazioni
50
LE INFRAZIONI
Con i dieci radar fissi in Ticino
(9, più uno che viene spostato
da una postazione all’altra)
sono state complessivamente
rilevate 50 mila infrazioni, in
pratica 139 al giorno.
4,5
GLI INCASSI
A preventivo per quest’anno il
Cantone aveva stimato 4,5
milioni di incassi dalle multe. I
Comuni nel 2013 dagli
autovelox hanno incassato in
Ticino 40.920 franchi ciascuno.
70
IMPIANTI NELLE STRADE
Sull’intera rete nazionale, ha
spiegato l’Ustra, ci sono 70
impianti fissi che rilevano la
velocità delle auto. Di questri
strumenti fanno parte i tutor, gli
autovelox fissi e quelli mobili.
Il problema, sostengono, sta
nel fatto che sono calibrati male.
Non sempre alla perfezione. O
nell’inclinazione, magari sbagliata di pochi millimetri. L’ errore, insomma, è possibile. Non succede
spesso, ma succede. Secondo la
piattaforma svizzera radarzentrale.com, il 20 per cento almeno delle multe affibbiate con i rilevamenti dei radar non sarebbe del
tutto regolari. O meglio, queste
multe si potrebbero contestare a
causa di difetti tecnici. E ci sono
già stati parecchi casi. A Losanna e
Zurigo, e recentemente a Ginevra.
“Un errore nelle misurazioni
attorno al 20 per cento, come sostiene radarzentrale è una percentuale sicuramente esagerata,
anche se – spiega Renato Gazzola, portavoce del Touring club, sezione Ticino - si possono riscontrare a volte delle contestazioni
legate a errori nelle trascrizioni
dei numeri di targa. Non credo,
tuttavia, si debbano creare dell’inutile allarmismo o delle false
illusioni”.
Ma alcuni precedenti ci sono.
A Losanna, ad esempio, un impianto ha consentito di multare
migliaia di automobilisti, ma poi
la polizia si è resa conto dell’errore e ha rimediato. La Città ha dovuto rimborsare quasi tremila
multe pagate in eccesso. La stessa
situazione si è verificata in alcuni
centri della Svizzera tedesca. E
anche qui ci sono stati i rimborsi.
L’ultimo episodio riguarda un radar di Russin, nel Canton Ginevra. Dopo tre anni ci si è accorti
che era calibrato male. In pratica
in una strada in cui c’era un limite
di velocità di 50 chilometri orari,
il flash con automatica multa
scattava già a 40 chilometri all’ora. E adesso? Le Matin, che ha
dato la notizia, ricorda che gli automobilisti multati potrebbero
essere rimborsati come accaduto
a Losanna e Zurigo. Lo ha spiegato il consigliere di Stato Pierre
Maudet: “Se l’analisi giuridica
chiesta al Servizio multe confermerà l’errore, lo Stato dovrà assumersi le proprie responsabilità e
restituire i soldi alle persone che
sono state multate a torto negli
ultimi tre anni”.
Ma quello di Russin potrebbe
anche non essere un caso isolato.
“Però attenzione – avverte Gazzo-
La curiosità
li, hanno registrato circa 139 multe al giorno per eccesso di velocità, 50 mila l’anno. Nel preventivo
2013 del Cantone le contravvenzioni in generale erano stimate in
4,5 milioni. E ogni Comune lo
scorso anno ha incassato come
quota parte degli introiti generali
delle multe dei radar circa 40.920
franchi.
mspignesi@caffe.ch
Q@maurospignesi
la – perché per poter contestare le
sanzioni occorre avere degli elementi inconfutabili e avvocati
abili. Non mi risulta che da noi in
Ticino, almeno negli ultimi tempi, vi siano state contestazioni di
multe di velocità che abbiano
avuto successo contro la precisione estrema degli apparecchi in
dotazione alla polizia”. In Ticino i
dieci radar fissi, oltre quelli mobi-
I RADAR E LE INFRAZIONI RILEVATE NEL 2012
Gentilino
7.762
Vezia
Maroggia
5.592
Magliaso
952
Serocca d’Agno
4.536
Vira Gambarogno
928
Ambrì
2.676
Malvaglia
228
Gudo
1.856
Avegno
1.601
45
Fonte: Rendiconto Consiglio di Stato
Ti-Press
La polemica
Un progetto approvato quattro anni fa prevedeva di ridurre drasticamente i segnali, ma non si è fatto nulla
“Troppi cartelli stradali
creano solo insicurezza”
Il principio è sacrosanto. Almeno in teoria. Eliminare buona
parte di segnali e cartelli stradali ,
il 20 per cento circa, per migliorare la sicurezza. Era l’obiettivo del
progetto federale “Verve”, che nel
2010 puntava, inoltre, a ridurre i
costi di manutenzione, cioè 77
milioni di franchi annui a carico
della Confederazione. Ma oggi
tutto sembra bloccato. “Non so
quali siano le ragioni, ma certo è
che i risultati di Verve sono praticamente nulli - dice al Caffé Walter Wobmann, consigliere nazionale solettese Udc che ha risollevato il problema -. La giungla dei
cartelli non si è diradata e per gli
automobilisti la sicurezza non è
migliorata. Anzi”.
Infatti, dei circa 4 milioni di
cartelli solo pochi sono stati rimossi. Restano al loro posto per-
4 MILIONI
I segnali
stradali sono
troppi e
costosi. Oltre
a essere un
pericolo per
chi guida
Ti-Press
MAURO SPIGNESI
sino quelli giudicati ormai obsoleti. Wobmann, che qualche mese fa ha vinto da capofila la votazione contro l’aumento della vignetta autostradale a 100 franchi,
è deciso a non mollare: “Sulla segnaletica tornerò alla carica durante la sessione estiva”.
In Ticino il Cantone procede
alle revisioni della segnaletica
(modifiche, soppressioni, aggiunte) quando c’è una perdita di
colorazione dei cartelli o se non
sono più attuali. “Finora – spiega
Carlo Celpi, capo staff della Divisione costruzioni e responsabile
del settore - non sono state prese
iniziative mirate unicamente a
sfoltire la cartellonistica”. Celpi,
precisa che si tratta di interventi
relativamente costosi: “Perché oltre alla rimozione dei cartelli, bisogna considerare tutti gli elementi di fissaggio e della carpenteria di sostegno, i basamenti e le
fondamenta”.
Sugli obiettivi del progetto
Verve è d’accordo Paolo Colombi,
maestro conducente e direttore
dell’Istituto di ricerca e aggiornamento sicurezza stradale di Bellinzona (Rass). “Troppa segnaletica - spiega - causa insicurezza
nell’automobilista, che spesso
non ha il tempo per capire quale
cartello deve realmente seguire”.
Per Colombi un alleggerimento
della segnaletica è importante: “
Ma senza arrivare all’ esagerazione di eliminare il limite dei 50 chilometri all’ingresso dei centri abitati. Perché, magari, un turista
non conosce le nostre leggi”. o.r.
“Il Ticino è la terra ideale per i nostri risciò”
Da Berna un’alternativa ecologica per dribblare il traffico delle città
L’INVENTORE PASCAL NYDEGGER
“Ogni nostro autista è libero di applicare la
tariffa che vuole, che varia secondo la difficoltà
e la lunghezza del tratto da percorrere”
Non sembrano veri e propri taxi, ma nemmeno biciclette. A vederli ricordano grandi tricicli
che arrivano da lontano. Dall’Asia. Sono i risciò
del ventunesimo secolo nella versione Rikscha taxi, la società che li ha lanciati in Svizzera, dove
sfrecciano sulle strade sfidando il traffico delle
principali città come Berna, Basilea, Zurigo, Interlaken e Coira. E che adesso sono pronti a fare rotta
anche verso il Ticino. “La nostra attività dipende
molto dalla meteorologia – spiega a Il Caffè Pascal
Nydegger, titolare dell’impresa – e per questo al
Nord delle Alpi spesso dobbiamo fermarci, soprattutto in inverno. Il Ticino, invece, sarebbe
ideale per i nostri risciò. Da voi saremmo a pieno
regime per tutto l’anno. Aspettateci, non è detto
che nei prossimi mesi non possiate vedere i nostri
veicoli a tre ruote sulle vostre strade, in particolare
durante le setttimane delle grandi manifestazioni
come il Festival internazionale del Film, Moon &
stars, oppure l’Estival Jazz…”.
Attualmente in circolazione per la Svizzera ci
sono 150 risciò. Si insinuano tra le colonne di auto
dei centri storici, tagliano il traffico, seguono scor-
ciatoie, e portano i loro sorridenti clienti a destinazione in modo sicuro, veloce ma soprattutto
ecologico. “E anche economico – aggiunge Nydegger -. Perché ogni autista è libero di applicare
la tariffa che vuole, a seconda della difficoltà e della lunghezza del tratto da percorrere. E naturalmente dalla disponibilità finanziaria del passeg-
L’idea del taxi a pedali è venuta
5 anni fa a un commerciante,
ora in Svizzera ne circolano 150
gero. Se un conducente è particolarmente bravo,
in una giornata dei bel tempo può anche guadagnare una cifra vicina ai 500 franchi. Un bel gruzzoletto, no?”. I risciò, dotati anche di un piccolo
motorino elettrico, sono tutti di proprietà della società bernese di Nydegger, che d’inverno offre anche stimolanti incentivi, come piccole fondue a
bordo. “Un autista può lavorare da dipendente e
quindi viene pagato a ore da noi, oppure come indipendente – spiega l’imprenditore -. In questo
caso noi gli affittiamo i mezzi dietro pagamento di
un canone mensile”. Un’idea originale trasformata in un business che ha visto crescere fatturato i
dipendenti. E che viene da lontano. “Cinque anni
fa avevo un piccolo negozio di vestiti – racconta
Pascal Nydegger – e mi sono chiesto come avrei
potuto far pubblicità. Ma a costo zero, o quasi. Durante una vacanza a Berlino ho visto una gara di
risciò, erano sponsorizzati, e lì è scoccata la scintilla. In poco tempo ho capito che sarebbe stata
un’idea vincente”. Nydegger ha lasciato il negozio
e si è tuffato nella sua nuova impresa. Un’iniziativa che adesso punta al sud, verso il Ticino dove le
migliori condizioni climatiche sono molto più favorevoli agli affari.
La Rikscha taxi pare pronta alla sua prossima
sfida. Con un mezzo economico, ecologico e divertente, grazie al quale si potrebbero dribblare le
colonne che soffocano le strade urbane ticinesi
praticamente per tutto l’anno. Ma che sarebbe pure una rilassante alternativa per visitare con calma
e col sorriso sulle labbra le citta del cantone.
o.r.
IL CAFFÈ
20 aprile 2014
ROSA
&
CACTUS
OFFERTI DA
attualità
Piazza Muraccio, Locarno
Tel. 091 751 72 31
Fax 091 751 15 73
una rosa a...
un cactus a...
Marco Chiesa
Paolo Beltraminelli
Il deputato dell’Udc ha deciso di
lasciare l’incarico di capogruppo
in parlamento perché in un partito
devono potersi profilare più
persone. Un gesto apprezzabile in
un cantone in cui non cessa mai
la caccia alle poltrone
Il ministro propone un’indennità per
i lavoratori residenti in Ticino da
finanziare con un prelievo sui salari
dei frontalieri. Nella forsennata gara
delle proposte su, e contro, i
lavoratori italiani, la Beltraidea
guadagna la prima posizione
7
L’offensiva dei cyber criminali
blocca l’attività di tre aziende
Ostaggi dei cyber criminali.
Quello che sino a qualche anno
fa sembrava solo fantascienza è
invece già realtà: i dati informatici di tre aziende ticinesi, nell’ultimo anno, sono stati bloccati dagli hacker, che hanno poi chiesto
un “riscatto” per sbloccarli. Un
attacco rapido, che ha messo
fuori uso i sistemi attraverso sofisticati virus. Una società ricattata
ha pagato e ha potuto riprendere
subito l’attività, le
altre invece hanno
dovuto chiamare in
soccorso degli specialisti per una bonifica del sistema
informatico. “Personalmente ho seguito i tre casi - dice
Paolo Attivissimo,
consulente informatico ed esperto
del mondo internet
-, ma posso dire
che nel frattempo
ho ricevuto altre
segnalazioni di imprenditori sotto attacco che mi chiedevano dei consigli. Ciò mi fa supporre che il fenomeno sia più esteso
di quanto si possa
credere”.
Questa nuova
tecnica, che è
un’autentica estorsione via web dal
punto di vista penale, si chiama
“ransomware”, una sorta di “sequestro” lampo con riscatto immediato. I cyber criminali puntano sul fatto che spesso è meglio
pagare subito, piuttosto che restare paralizzati per giorni in attesa di bonifiche di società specializzate che costerebbero molto di più. Che il fenomeno sia diffuso lo conferma anche Angelo
Consoli, responsabile del Master
in sicurezza informatica della
Supsi: “Gli attacchi nel 2013 –
precisa - si sono concentrati soprattutto sulle medie e piccole
imprese. E questo del ‘ransomware’ è uno dei fenomeni più
acuti”. Secondo Consoli, tuttavia,
prevenire si può: “Intanto, bisogna tenere i sistemi aggiornati
con programmi antivirus seri.
Poi, mai scaricare allegati non sicuri e quando si intuisce un pericolo bisogna segnarlo subito al
Lo scandalo
Un imprenditore ticinese minacciato paga il riscatto agli hacker
system manager, per chi lo ha internamente nella società, oppure
a un esperto esterno”. Sul fatto
che i criminali informatici abbiano alzato il tiro lo sottolineano
pure l’ultimo rapporto semestrale Melani, la Centrale nazionale
d’analisi per la sicurezza dell’informazione, e quello annuale
dello Scoci, il Servizio federale di
coordinamento per la lotta contro la criminalità via internet. En-
trambi segnalano un aumento
massiccio di attacchi informatici
in Svizzera.
Ma come avvengono questi
“assalti”, questi bombardamenti
di virus? “Generalmente - spiega
Attivissimo - alle aziende arriva
un’email con un allegato in formato pdf, spesso l’indicazione
avverte che si tratta di una fattura. Ma appena si apre salta fuori
un virus che comincia rapida-
recapitare, sempre via email,
una richiesta di denaro. Inizialmente - racconta Attivissimo - gli
hacker partono da una cifra bassa, circa 300 franchi. Poi più passa il tempo e più la richiesta aumenta sino a raggiungere nel giro di due, tre giorni importi notevoli. Uno dei tre imprenditori ha
preferito pagare subito e in pochi
minuti il suo sistema è stato
sbloccato e ha potuto riprendere
mente a leggere tutto ciò che trova sul sistema aziendale. Non solo su due o tre singoli computer,
ma sull’intera infrastruttura. Una
volta rilevati i file, li converte cifrandoli con password complicatissime. A quel punto la società
ha fisicamente i propri dati dentro i server, ma non può utilizzarli”. È quanto successo nei tre casi
ticinesi. “Gli imprenditori, tutti
molto conosciuti, si sono poi visti
e lavorare”. Altre società, invece,
si sono salvate grazie al backup,
cioè la copia dei dati.
“Questo è un buon sistema
di prevenzione e di sicurezzanota Consoli-. Bisogna capire
che un attacco informatico è la
dimostrazione decisiva che le
chiavi dell’azienda possono essere in mano ad altri”.
mspignesi@caffe.ch
Q@maurospignesi
Le tecniche
RANSOMWARE
È un ricatto
via web alle
aziende.
Si bloccano
i dati e si chiede
un riscatto
per sbloccarli.
OSTAGGIO
DEI CRIMINALI
Gli hacker
nell’ultimo
anno,
hanno preso
di mira anche
aziende
ticinesi
e il fenomeno
pare destinato
ad aumentare
WATERING-HOLE
Infezioni mirate,
con un software
nocivo, di siti
web visitati
da un gruppo
specifico
di utenti.
AMPLIFICAZIONE
Attacco che
sfrutta server
Dns accessibili
al pubblico
e li utilizza
come amplifier
(amplificatore).
Ti-Press
MAURO SPIGNESI
L’intervista
I rischi futuri nell’analisi di Stefano Doninelli, esperto in bonifiche informatiche
INFEZIONE
Una delle
più frequenti
è mediante
malware durante
la consultazione
di una pagina
web.
“Attenti, ora passeranno agli smartphone”
LA PREVENZIONE
Stefano
Doninelli
esperto
informatico
e titolare
di Dos Group
“È vero, ci sono imprenditori che pagano per
farsi liberare il sistema bloccato dagli hacker. Ma
sono, poi, davvero sicuri che i loro dati non siano
stati copiati? Che garanzie future hanno?”, si chiede Stefano Doninelli, titolare di Dos Group, una
delle aziende informatiche ticinesi leader nella sicurezza e nella bonifica informatica.
Quali sono gli errori più frequenti?
“Tanti imprenditori si collegano con il computer da casa, pensando di avere la stessa sicurezza
della rete aziendale con la quale lavorano in ufficio. Ma i rischi maggiori in futuro, e siamo gli unici
in Ticino ad esserci specializzati su questo fronte,
arriveranno dagli smartphone”.
Dove è il rischio in questo caso?
“I telefonini sono ormai autentici computer in
cui si conservano sempre più dati. Il banchiere
che si muove in tutto il mondo, si connette online
con sistemi differenti, alcuni garantiti altri no. E
poi scarica la posta, dispone pagamenti con l’ebanking inserendo la sua pass. È costamente a rischio. Noi creiamo zone protette nelle memorie
dei telefonini, aree controllabili anche in remoto”.
Gli attacchi aumentano, come evitarli?
“Il problema è che manca la sensibilità, c’è poca conoscenza, ci sono poche informazioni su
questo fenomeno che è in impressionante crescita.
Tanti imprenditori ci chiamano quando ormai ildanno è fatto. Invece, fare prevenzione è possibile”.
Come si fa a prevenire un attacco o un virus?
“Noi facciamo una valutazione della sicurezza
dei sistemi aziendali. Cerchiamo di capire se ci sono buchi in cui gli hacker possono infiltrarsi. Realizziamo un report ipotizzando possibili barriere e,
comunque, diversi livelli di protezione. Sta poi alle
aziende scegliere come intervenire”.
m. sp.
PHISHING
Con la tecnica
del phishing i
truffatori tentano
di accedere ai
dati confidenziali
di ignari utenti
di Internet.
RETE BOT
In questo caso
i computer
possono essere
governati
a distanza dal
cyber criminale
e danneggiati.
“Nessuno mi ha sbattuto fuori dal Palazzo”
Il racconto del direttore del Lumino’s sull’incontro con il ministro
coazione ai danni del ministro
(scomparso nell’ottobre scorso),
di sfruttamento della prostituzione, violazione della sfera privata
per aver registrato illegalmente
immagini e conversazioni, frode
fiscale e sottrazione d’imposta, al-
La riunione del
5 agosto nell’ufficio
del dipartimento
del Territorio per far
vedere il video hard
la sua verità aggiunge pure un
nuovo particolare. Un faccia a
faccia - subito dopo l’incontro a
palazzo del governo- tra Barra e il
deputato leghista Silvano Bergonzoli, che aveva fatto da inter-
Ti-Press
Cinque e sei agosto, 2013. I
giorni roventi dello scandalo
Lumino’s, si consumano tra un
lunedì e il martedì dell’estate
scorsa. Con l’incontro di Luigi
Girardi, direttore del locale a luci rosse di Lumino, e Michele
Barra, ministro del Territorio.
Di quell’incontro, nel palazzo
del governo, per far vedere al
ministro il video con le immagini di un suo funzionario in
compagnia di una prostituta,
oggi Girardi dal carcere dà al
Caffè una versione del tutto
inedita: “Contrariamente a
quello che è stato uffialmente
detto e raccontato, da quell’ufficio nessuno mi ha sbattuto
fuori”.
Il direttore del Lumino’s, accusato per quel video di tentata
mediario per i contatti col direttore del Territorio. Altri elementi
inquietanti per un caso che ha
proiettato dense ombre sulle istituzioni, su cui non si è fatta ancora piena luce. Perciò, Girardi ri-
lancia con forza la sua richiesta di
un’inchiesta parlamentare. “Credo ci siano delle responsabilità
istituzionali da accertare- dice-.
Questa storia non si può chiudere
usandomi come un capro espia-
torio”. Questa, va ribadito, è solo
ed esclusivamente, la versione
dei fatti secondo Girardi, alla magistratura spetta il compito di accertarne la veridicità.
Ma torniamo all’incontro del
5 agosto. “ Il ministro Barra sapeva bene già prima cosa sarei andato a fargli vedere nel suo ufficio- racconta-. Bergonzoli gli aveva spiegato tutto. Dopo aver visto
il video, Barra era molto preoccupato, è uscito dalla stanza senza
dire niente. Siamo rimasti là ancora un po’, io, Bergonzoli e Cleto
Ferrari, collaboratore personale
del ministro. In silenzio. Poi ci siamo salutati e siamo andati via.
Non è vero che il ministro mi ha
messo alla porta furente d’indignazione. Altrimenti sarei andato
io dalla polizia a denunciare tut-
to”. Altro particolare inedito è
l’incontro, la sera stessa del 5
agosto o all’indomani sera, tra
Bergonzoli e Barra: “Si sono visti in un bar ristorante di Locarno. Da quello che mi ha raccontato Bergonzoli, il ministro gli
avrebbe detto che stava valutando se denunciare tutto alla
magistratura, ma che non lo
avrebbe fatto se io gli avessi
promesso di distruggere il video. Poi ho ricevuto una telefonata di Barra. Mi assicurava che
avrebbe preso dei provvedimenti per il funzionario, pregandomi però di non divulgare
il video. Ma io non gli ho promesso niente”. Quel video gli
inquirenti lo troveranno poi sul
server del computer del Lumino’s.
l.d.a.
IL BUEN RETIRO
TRA LE NEVI
Georges
Simenon nella
sua casa
di Epalinges
8
IL CAFFÈ
20 aprile 2014
attualità
La
storia
L’aveva progettata il papà
del celebre commissario.
Una villa con 25 stanze vicino
a Losanna. Qui Georges Simenon
ha vissuto quasi in solitudine
per 12 anni, circondato da nove
domestici. Poi l’addio della
moglie Denise. E il lento declino.
Ora il “Bunker” verrà demolito
Palazzi per i ricchi
là dove nascevano
le storie di Maigret
FRANCO ZANTONELLI
L’
Keystone
Tra statue celebrative,
piscina, telefoni e tv
Nel “Bunker” c’erano nove
statue del commissario Maigret,
una piscina olimpionica, una
immensa biblioteca, sette
postazioni televisive, sei telefoni
e una fotocopiatrice, all’epoca
strumento d’avanguardia. In
alto, la villa quando fu occupata
dagli squatters.
Alfa Romeo sportiva bianca, con
targa del Canton Ginevra, arriva
nel cortile della residenza, dopo
aver superato una grande lettera
S, collocata su di un piedestallo,
che si trova in giardino. La S sta
per Simenon, la casa, o meglio il
“Bunker”, come era stata soprannominata, per il suo aspetto da fortilizio, si trova ad Epalinges, a 10 chilometri da Losanna. Ancora per poco perché,
presto, verrà abbattuta, per far
posto a una dozzina di palazzine
di lusso, un investimento dell’immobiliarista e armatore napoletano, Luigi
D’Amato. “Una
decisione che
abbiamo preso
all’unanimità,
visto che l’enorme edificio era,
ormai, abbandonata da tempo. Praticamente in rovina e
occupato da degli squatters”,
spiega il presidente del Consiglio comunale
di Epalinges,
Michel Perret.
Ma torniamo
all’Alfa Romeo,
da cui scende
un uomo rigorosamente con la
pipa in bocca,
come si conviene ad un fan dello scrittore belga e del suo personaggio più
celebre,
il
Commissario
Maigret. Pierre
Desgraupes,
giornalista del
canale pubblico francese Antenne 2, ha
ottenuto la possibilità di entrare
con una telecamera all’interno
del “Bunker” di Simenon. Il quale gli apre la porta, a dire il vero
senza ombra di pipa, contrariamente al suo ospite. “Guardate,
da qui si vede il Monte Bianco”,
dice, quasi estasiato, lo scrittore.
Siamo nel 1967 e quell’immensa
casa di 25 locali, costruita su un
terreno di 25 mila metri quadrati, era stata inaugurata sei anni
prima da Georges Simenon e da
sua moglie Denise.
La vicenda
La casa
La moglie
L’addio
Il declino
Il progetto
L’INAUGURAZIONE
LA SOLITUDINE
LA VENDITA
LA SVOLTA
PALAZZI DI LUSSO
La casa è stata
inaugurata nel
1961. Possiede
25 locali, è stata
costruita su un
terreno di 25 mila
metri quadrati.
Nel 1963 la moglie
di Simenon, Denise,
si ammala di
depressione
e va via. Lo scrittore
resta nel “Bunker”
con i tre figli.
Nel 1973 Simenon
licenziò i domestici,
liquidò le
limousines e mise
in vendita la casa
di Epalinges per
450mila franchi.
La grande villa
è stata a lungo
abbandonata.
Poi occupata dagli
“squatters”.
L’ha rilevata un
industriale italiano.
Il “Bunker” verrà
presto abbattuto
per fare posto
a una dozzina
di palazzi di lusso.
L’investimento
è di 30 milioni.
Oltre che “Bunker” gli abitanti di Epalinges l’avevano definita la “Latteria” ma, anche, la
“Clinica”. A conferma che quella
costruzione aveva più l’aspetto
di uno stabile amministrativo,
Ad Epalinges vive
anche il ricchissimo
Ingvar Kamprad, il
fondatore di Ikea che
fa beneficenza
se non addirittura di un fabbricato industriale, che di una dimora di lusso. Forse, a Simenon, che l’aveva personalmente
progettata, seguendone l’edificazione passo per passo, man-
cava del tutto il talento architettonico. La casa era comunque
molto comoda, piena di ritrovati
ultramoderni, almeno per l’epoca. Non mancava neppure di
una parte autocelebrativa, visto
che in giardino al posto delle
piante svettavano nove statue
del Commissario Maigret e una
dello stesso Simenon. Inoltre, il
“Bunker” era dotato di una piscina olimpionica, di un gruppo
elettrogeno, di un’ immensa biblioteca, di sette postazioni televisive, di sei apparecchi telefonici e di una fotocopiatrice. Per
non parlare dei nove domestici
e del parcheggio per sei limousines, tra cui una Rolls Royce
d’epoca. Per intendersi, tutto
questo ambaradan di tecnologia
e comodità, lo si vedeva già agli
albori degli anni ’60, difatti la
lussuosa dimora vodese di Simenon fu inaugurata nel 1961.
Quello che il settimanale Paris
Match definì “il sogno dei co-
Il presidente del
Consiglio comunale:
“Non è che lo scrittore
facesse molta vita
sociale qui da noi”
niugi Simenon”, si infranse, purtroppo, in fretta. La moglie Denise, un anno dopo l’ingresso
nella nuova abitazione, si ammalò di depressione e, poco dopo, nel 1963, se ne andò da Epa-
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IL RACCONTO
DELLA
REALTÀ
Anonymous
COME FU CHE UN
TUNISINO SPOSÒ
UNA TICINESE
Andrea Vitali
LE PAROLE
DEL 2013
Autori
vari
SAPORI
E MITI
Carolina
Cenni
APPUNTI
DI VIAGGIO
Giò
Rezzonico
linges, abbandonando il marito
e i loro tre figli. Un marito di cui
Denise, che aveva conosciuto
Simenon a New York nel 1945,
era stata oltre che compagna di
vita anche segretaria e complice, visto che pare lo accompagnasse, talvolta, nelle sue scorribande sessuali da vero e proprio
satiro impenitente. Senza Denise nel “Bunker” il padre del
Commissario Maigret rimase
ancora una decina d’anni, nel
1973 licenziò i domestici, liquidò le limousines e mise in vendita la casa di Epalinges per 450
mila franchi. Decisamente poca
cosa se pensiamo che le palazzine che intende costruire, al suo
posto Luigi D’Amato prevedono
un investimento di una trentina
di milioni.
Nel frattempo, però, nella vita di Simenon era entrata un’altra donna, una domestica di origine friulana, Teresa Sburelin,
presentatagli dal suo editore italiano, Arnoldo Mondadori. Con
Teresa lo scrittore andò a vivere
in un appartamento di Losanna,
situato in una torre, con vista sul
lago Lemano. La dimora di Epalinges se la dimenticò definitivamente, come di lui si dimenticarono, in fretta, gli abitanti del
Comune. “D’altronde - spiega il
presidente del Consiglio comunale Perret - non è che Simenon
partecipasse alla vita della comunità. Se ne stava per i fatti
propri, in quella grande casa peraltro distante dalle altre”.
Considerato che ad Epalinges vive tutt’ora un altro vip, il
ricchissimo Ingvar Kamprad, il
fondatore di Ikea, nasce la curiosità di sapere se anche lo svedese ami vivere appartato. “Per
nulla, anzi. Il signor Kamprad dice Perret - è apprezzato anche
perché non ha esitato a fare beneficienza, devolvendo parecchi soldi alla realizzazione di
appartamenti per gli anziani”.
Kamprad si trova ad Epalinges
in quanto gode del forfait fiscale, vantaggio di cui non beneficiò Simenon, che alle tasse stava
molto attento. “Ma allora non si
parlava ancora del forfait fiscale”, precisa Perret. Insomma,
non c’è alcun rimpianto per
l’abbattimento di quella che è
stata la dimora di uno dei più
grandi scrittori europei: “Assolutamente no, d’altronde non è
un monumento storico e, anche
da vedere, non è un gran che”. fzantonelli@caffe.ch
IL CAFFÈ
20 aprile 2014
9
politica
Le strategie
Troppe giravolte
fanno ‘impazzire’
la vecchia Lega
Sì, no, forse... va in scena
la politica del “dietrofront”
TiPress
CLEMENTE MAZZETTA
Le svolte
1
SUSSIDI AI PREMI DI CASSA MALATI
La Lega prima difende il nuovo
sistema per i sussidi del
Cantone ai premi delle casse
malati. Poi Attilio Bignasca
decide che al referendum si
voterà contro i “tagli”.
2
REFERENDUM SU EXPO2015
A Chiasso e a Lugano la Lega
sostiene i progetti per Expo.
Poi Attilio Bignasca annuncia il
referendum contro il credito
del Cantone per l’Expo che
affossa il progetto di Chiasso.
3
FONDAZIONE AGIRE
Il parlamento vota un credito
per la Fondazione Agire, che
promuove start-up e nuove
aziende. Attilio Bignasca lo
contesta e minaccia di
lanciare un referendum.
4
MOLTIPLICATORE CANTONALE
Il parlamento approva il
moltiplicatore cantonale,
sottoposto a referendum. E
Attilio Bignasca cambia idea,
sul Mattino si può leggere:
“moltiplicatore no grazie”.
L
a politica della maionese
impazzita: prima sì al
moltiplicatore cantonale, poi no. Prima sì ai “tagli” ai sussidi per i premi
delle cassa malati, poi dietrofront.
E se la Lega in Municipio a Lugano,
col sindaco Marco Borradori e il
municipale-deputato Michele Foletti, propone di aumentare il moltiplicatore all’80%, quella di via
Monte Boglia si mette di traverso.
Se la Lega di Roberta Pantani a
Chiasso sostiene i progetti per Expo 2015, quella di Monte Boglia li
boicotta, annunciando un referendum È la nuova politica dell’
“avanti-dietrofront”.
“Un modo di procedere che
crea incertezza e instabilità politica”, commenta il presidente del
Ppd Giovanni Jelmini, che giudica
l’attuale protagonismo della Lega
inversamente proporzionale alla
sua credibilità. Parla addirittura di
“schizofrenia politica” il capogruppo dell’Udc, Marco Chiesa:
“Questa Lega è diventata inaffidabile, schizofrenica, dice una cosa e
ne fa un’altra. Non ha ancora deciso cosa fare da grande, se essere
Lega di governo o d’opposizione.
La prima serve per rivendicare
poltrone, la seconda per guadagnare voti”. Sottolinea una mancanza di coerenza pure la capogruppo del Ps Pelin Kandemir: “In
questa confusione noto anche
una certa conflittualità interna,
I Verdi
che spero venga superata per evitare effetti negativi sul Paese”.
Intanto il coordinatore della
Lega Attilio Bignasca, artefice principale delle giravolte, ha preannunciato il referendum contro il finanziamento per le iniziative ticinesi ad Expo 2015 e minacciato un
altro sul credito per la Fondazione
Agire, che si occupa di start-up e
promozione tecnologica per le imprese. Manca solo che il prossimo
18 maggio voti contro l’amnistia fiscale, e il capovolgimento sarà totale. Il che non sarebbe una novità:
nel 2012 la Lega s’era schierata
contro l’amnistia dopo averla chiesta con un’iniziativa parlamentare
assieme a Ppd, Plrt e Udc. “In verità
sono preoccupati degli insuccessi
a livello di governo, dei mancati
obiettivi, del decalogo elettorale rimasto lettera morta – spiega Chiesa –. Hanno paura di non riconfermare i due consiglieri di Stato. Per
questo hanno deciso di ritornare a
fare opposizione, a contestare tutto. Costi quel che costi”.
Il doppio ricambio ravvicinato
in governo rende difficile al neoministro Claudio Zali di profilarsi meglio. In difficoltà pure Norman
Gobbi, direttore delle Istituzioni,
Giovanni Jelmini:
“Il loro modo
di procedere sta
creando incertezza
e instabilità”
alle prese con scelte contestate:
aggregazioni comunali, corpo unico delle polizia e legge sulla prostituzione. Per questo la strategia di
Bignasca di riproporre i toni accesi
di quel populismo che li ha proiettati al comando di Lugano e in
maggioranza relativa in governo,
IL TRIO
Attilio Bignasca,
cordinatore della
Lega, Sergio
Savoia leader
dei Verdi, e
Rocco
Cattaneo
presidente
Plrt.
Terreno
comune: i
frontalieri
La nuova linea “morbida” del coordinatore ambientalista
Il Plrt
sembra essere la soluzione più ovvia e “pagante. Così la Lega è tornata a battere la scarpa sul tavolo. Ora
però le giravolte sono forse troppe.
Sì, no, ma.., un susseguirsi di ordini
contraddittori che disorienta tutti.
Da far venire la voglia di scendere
dal carro esponenti di primo piano
del movimento. Come Foletti che
si è dimesso da capogruppo parlamentare di fronte al ribaltamento
su Expo 2015, che ha tolto di mezzo
il progetto di Chiasso e minato la
politica di apertura di Lugano per
la grande esposizione di Milano.
Le sue dimissioni – al momento congelate, la Lega ne discuterà
nell’incontro di martedì prossimo
– segnano però un punto di non ritorno. Da una parte si consolida
l’asse Borradori-Foletti a Lugano
con il supporto di Pantani a Chiasso, i colonnelli con responsabilità,
alla guida delle città. Dall’altro
quello movimentista di Bignasca
con il sostegno di Lorenzo Quadri,
direttore del Mattino che amplifica
i toni del populismo leghista. La distanza fra le due Leghe si misura
anche dalle parole di Bignasca su
Borradori: “Mio fratello non gli ha
mai chiesto se poteva lanciare o
meno un referendum”. E su
Foletti liquidato con un “è
stressato da troppo lavoro in
Municipio e in parlamento”.
Già pronto il sostituto come
capogruppo: Daniele Caverzasio.
cmazzetta@caffe.ch
Q@clem_mazzetta
L’editoriale
LILLO ALAIMO
DI POPULISMO
SI PUÒ IMPLODERE
segue dalla prima pagina
S
iamo certi che l’attuale spinta al
ribasso sui salari sia data solo e
soltanto dai frontalieri (il loro stipendio medio è di 4’500 franchi, mille
in meno di uno svizzero) e non anche
da un’economia che ha azzoppato
piccole e medie imprese da sempre
fragili?!
L’anima liberale del Plr, gli organismi
economici e finanziari del Paese che
al “partitone” fanno riferimento, non
sono per nulla convinti del freno generalizzato che i vertici del Plrt vogliono porre ai lavoratori confinanti. Le
loro ragioni sono semplici, giuste o
sbagliate che siano: il frontalierato in
molti casi ha evitato chiusure e delocalizzazioni.
Di troppo populismo si rischia di implodere, perché alzando oltremodo la
bandiera dei temi più cari alla destra
populista (immigrazione, insicurezza,
ingiustizie, imposte), temi che delimitano un perimetro sociale prima ancora che politico, si determina uno
spostamento ideologico che mina le
tradizioni dei gruppi storici, tanto
quanto quelle di chi, il leghismo, sul
populismo è nato e si è nutrito.
alaimo@caffe.ch
Q@lilloalaimo
Sui frontalieri la contesa tra liberali-radicali e Monte Boglia
Savoia ora ha abbassato i toni Cattaneo mostra i muscoli
e guarda al caos tra i leghisti verso Berna e contro Roma
C
ol populismo ha tirato il freno. Per ora. Sergio Savoia, dopo la
tumultuosa assemblea che l’ha riconfermato coordinatore,
contestato, dei Verdi fino al 2016, adesso pare più cauto. Basta
con gli eccessi verbali. Dopo aver rischiato la spaccatura del movimento per gli “acuti” con cui ha sostenuto la linea contro l’immigrazione di massa, ha abbassato i toni nei suoi interventi e nel suo blog.
Espressioni come “Il suo culo è perennemente riscaldato dalle serpentine dell’impiego pubblico” che qualche mese fa aveva rivolto al
filosofo Virginio Pedroni, suscitando l’irritazione di tutto il corpo docente del Ticino, e pure contestazioni interne, ora non si leggono più.
Ma la sua concezione di fondo di interpretare in chiave populistica le
esigenze dei ticinesi, di proporre soluzioni ai problemi senza farsi
troppe domande se siano di destra o di sinistra, e di raccogliere
l’eventuale diaspora leghista, non è mutata di una virgola. Si dice
contro il finanziamento delle iniziative per Expo 2015, in sintonia con
la Lega, ma “a titolo personale”. Ribadisce che i frontalieri hanno occupato i nuovi posti di lavoro, citando astutamente studi dell’Ubs che
sottolineano, invece, i timori delle aziende per i contingenti della
manodopera estera. Attento a non strafare sull’amnistia fiscale su cui
i Verdi hanno indicato libertà di voto e impegnato, a sinistra, nella difesa del “salario minimo”, ora lascia più spazio agli altri, aprendo il
suo blog a interventi esterni. E aspettando di vedere cosa gli può portare il caos che sta squassando la Lega.
c.m.
M
entre la Lega sta “scoppiando” di populismo”, c’è un altro
partito che vuole andare a battere i pugni sul tavolo del Consiglio federale. O meglio dettare “le letterine che Berna deve
scrivere a Roma”, come titola l’ultima edizione di “Opinione liberale”.
Il settimanale politico del Plrt, elenca “tre cose che Berna non ha il
coraggio di fare”. Il tono sarà forse meno irruente, ma le proposte dei
liberali-radicali non sono dissimili da quelle su cui da tempo batte e
ribatte il Mattino. La disdetta dell’accordo sui frontalieri – prima cosa
da fare secondo il Plrt -, fu proposta nel 2007 da Lorenzo Quadri, deputato al Nazionale e municipale leghista. E Quadri sbeffeggia il Plrt
che gli ha “fotocopiato” gli atti “dopo averglieli denigrati per anni”.
Ma ora Rocco Cattaneo, presidente del Plrt, ne ha fatto una bandiera
del partito e invita i ticinesi a firmare una petizione da indirizzare al
governo federale. Con la disdetta dell’accordo del ’74 sui frontalieri,
il Plrt intende denunciare pure la violazione dell’accordo sulla doppia imposizione da parte dell’Italia per aver inserito la Svizzera nelle
“black list”. Come misura di ritorsione si chiede il blocco dei ristorni
dei frontalieri entro il 30 giugno. Il tono “muscolare”, la richiesta del
sostegno popolare e la pretesa di una misura di ritorsione sembrano
ora caratterizzare una “svolta populista” del Plrt, impegnato nella riconquista del secondo seggio in governo. Resta da vedere se tutto il
partito condivide questa svolta su un terreno di battaglia già monopolizzato da Lega, Verdi e Udc.
c.m.
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MarcoChiesa
IL CAFFÈ
20 aprile 2014
Capogruppo parlamentare udc, carica di
cui ha annunciato le dimissioni, 39 anni,
economista, direttore della casa di cura
“Opera Mater Christi” di Grono
politica
11
IL
PUNTO
CHANTAL
TAUXE
SaverioLurati
Ma i giovani
non sono soli
nel disertare
le votazioni
Presidente del Ps,
63 anni, ex sindacalista,
membro del parlamento
cantonale dal 2003
Un modello economico da ripensare
Destra e sinistra a confronto sul lavoro che verrà in Ticino
CLEMENTE MAZZETTA
E adesso, povero Ticino? Come far crescere l’economia, garantire posti di lavoro,
offrire salari migliori ai residenti, risolvere o
ridurre la disoccupazione, visto che il modello basato sull’inclusione degli stranieri,
la crescita di frontalieri, i tappeti rossi alle
aziende estere “n’importe quoi”, ha subito
un contraccolpo con la votazione del 9 febbraio. Quali effetti avrà la decisione di met-
tere i contingenti alla manodopera straniera? La fine della libera circolazione dei lavoratori, l’esclusione degli stranieri, prefigura
un orizzonte economico da decrescita? E la
riduzione dei frontalieri sarà la risposta efficace alla disoccupazione interna? O peggiorerà il tessuto economico? E che modello di
economia industriale si vuole e quale tipo
di formazione è necessario per questo Tici-
1
Lurati
Pensare di rimpiazzare
i frontalieri con i
disoccupati è una pia
illusione. Anzi, limitando
l’afflusso di stranieri si
rischia di penalizzare
ancor di più l’industria
e perdere impieghi
Saverio Lurati: “Per crescere la nostra economia non
può che puntare su aziende ad alto valore aggiunto. Non
abbiamo alcun interesse nel fare concorrenza sul costo
del lavoro a Paesi come la Cina o l’India. Quanto alle conseguenze della votazione del 9 febbraio, non sappiamo
ancora come saranno definiti i contingenti. Non sappiamo se saranno inclusi i frontalieri, che in passato non vi
erano conteggiati. Ma se il cantone vuol crescere con
un’economia sana, che non sia a rimorchio, che crei valore aggiunto, che paghi buoni salari, che garantisca posti
di lavoro ai giovani formati in Ticino, ha anche bisogno di
lavoratori specializzati stranieri che non riusciamo a formare. Ovvio che l’elemento centrale resta sempre quello
di elevare i livelli salariali, altrimenti gli svizzeri non
avranno alcun incentivo a rimanere in Ticino”.
2
“È una pia illusione. L’abbiamo più volte ripetuto nel
corso dei dibattiti che hanno preceduto la votazione del
9 febbraio: pensare di rimpiazzare tout-court i frontalieri
con i disoccupati è solo un’ illusione, perché i profili professionali dei disoccupati ticinesi non necessariamente
coincidono con quelli degli stranieri occupati. Nella migliore delle ipotesi si dovrebbe pensare ad una riqualificazione, che presuppone tempo e competenze. Ma non
tutti i disoccupati saranno riqualificabili in questo senso.
Abbiamo sempre detto che questa iniziativa dal punto di
Le domande
1
Crescere
“includendo”
o bloccarsi e
decrescere
“escludendo”?
2
Limitando il numero
dei lavoratori
stranieri, ritenete
davvero che i 710mila residenti
senza lavoro
occuperanno i posti
della manodopera
di oltre confine?
Ti-Press
3 “Occorre fare un
Occorre favorire
la complementarietà
dei profili professionali
fra svizzeri e non
e privilegiare
l’occupazione
delle persone che
vivono nel nostro Paese
1
Marco Chiesa: “Quella di una decrescita che esclude
non è la chiave di lettura giusta per l’economia ticinese.
Penso invece che bisogna investire per crescere in precisi
settori, formando le persone necessarie, così che le professionalità provenienti dall’estero siano complementari e
non sostitutive dei lavoratori ticinesi. Si tratta di favorire la
complementarietà dei profili professionali fra svizzeri e
stranieri, privilegiando l’occupazione delle persone che
qui già vivono. Prima i nostri. Se abbiamo delle lacune,
dobbiamo offrire ai nostri ragazzi delle opportunità con le
nostre scuole professionali. Ritengo il futuro economico
del Ticino strettamente connesso alla strategia che il cantone sceglierà: ho presentato una mozione parlamentare
proprio per chiedere quali siano gli indirizzi su cui si intende investire. Si tratta di scrivere un nuovo libro bianco
per definire il Ticino che vogliamo, nuove tesi per questo
cantone, perché le vecchie non reggono più. Dobbiamo
decidere dove puntare, sul biotecnologico, sul sanitario,
verso servizi high-tech, sulle nuove tecnologie , perché per
crescere ci vogliono centri di competenze e investimenti.
Concludendo: occorre individuare obiettivi strategici per
questo cantone, non chiacchiere”.
2
“Non ci sono solo 7 mila disoccupati in Ticino. Tenendo conto di chi è in cerca di lavoro, si sale a 12 mila. Se poi
aggiungiamo le persone in assistenza arriviamo almeno a
Ti-Press
vista occupazionale era fuorviante, semplicemente xenofoba e razzista. La questione della ricollocazione era
solo una foglia di fico che mascherava la vera intenzione.
Anzi, limitando l’afflusso di stranieri si rischia di penalizzare un certo tipo di economia e di far perdere posti di lavoro”.
Chiesa
no? Ecco le domande del Caffè a Saverio Lurati, ex sindacalista, presidente del Ps, e a
Marco Chiesa, capogruppo dell’Udc in parlamento, uno dei sostenitori dell’iniziativa
“contro l’immigrazione di massa”. Un confronto che ha evidenziato una distanza quasi inconciliabile su due diverse visioni del
cmazzetta@caffe.ch
Ticino.
Q@clem_mazzetta
discorso alternativo rispetto a chi,
rifacendosi al ‘libero mercato’, sostiene la piena liceità di
tutte le aziende ad insediarsi in Ticino. Io penso, invece,
che bisogna ragionare in termini di valore del nostro territorio. Di un territorio che è esiguo, dove il fondovalle,
che rappresenta un 10/11 per cento di tutto il cantone, è
estremamente infrastrutturato. Per questo sul nostro
territorio, che è un bene pregiato e limitato, si deve insediare il meglio e non le attività che gli altri rifiutano.
Inoltre, le aziende che vogliono insediarsi in Ticino devono essere in grado di pagare salari svizzeri, adeguati al
nostro tenore di vita, facendo in modo che i lavoratori
possano vivere di questo salario senza far ricorso a sussidi statali”.
4 “La difficoltà di ogni sistema formativo è mettere in
correlazione l’offerta con la domanda in un periodo caratterizzato da cambiamenti veloci. Ritengo il nostro sistema di formazione duale fra i migliori al mondo. Si caratterizza per una formazione che permette di accedere, tramite una serie di passerelle, a livelli sempre maggiori in ogni ambito professionale. Col nostro sistema formativo un’apprendista può diventare un manager. Questo è il nostro atout principale rispetto agli altri Paesi.
Non si fa solo formazione teorica, ma pratica, mettendo in condizione il giovane di entrare subito nel
mercato del lavoro in modo competitivo. La questione
della formazione è centrale per la lotta alla disoccupazione”.
3
Quali filtri introdurre
nella selezione
delle aziende estere
interessate a
insediarsi in Ticino?
4
L’attuale sistema
formativo
corrisponde
effettivamente alle
necessità del
mercato del lavoro?
Cosa e come
eventualmente
cambiare?
15 mila. Quindi più che limitare il numero dei lavoratori
stranieri, bisogna reintrodurre la clausola della preferenza
indigena. Ovvero, le imprese svizzere che intendono assumere, a parità di condizioni, dovranno rivolgersi prima ad
uno svizzero. Questo genererà un volano virtuoso per l’occupazione ticinese, con una conseguente riduzione della
disoccupazione”.
3 “Mi chiedo se l’invasione di ditte attive nella logistica
abbia davvero fatto l’interesse del Ticino? Che vantaggio
abbiamo avuto dall’ospitare aziende che hanno occupato
molto territorio, portandosi personale dall’estero perché
evidentemente costava di meno? La risposta mi pare ovvia. Ecco perché sostengo che quando una impresa vuole
insediarsi sul nostro territorio, deve sapere che non può
far capo al dumping salariale e che deve dare la preferenza, a pari condizioni, agli svizzeri. Abbiamo bisogno di
aziende in grado di dare retribuzioni dignitose, non di
quelle che si pongono sul mercato solo lottando sul prezzo. L’imprenditore deve sapere subito quali sono le nostre
caratteristiche, per questo chiediamo di modificare la Costituzione, di inserirvi i principi che gli svizzeri hanno sostenuto con l’iniziativa sull’immigrazione di massa: vogliamo tutelare i diritti di chi abita in questo territorio, vogliamo la salvaguardia delle condizioni sociali e salariali
per i nostri lavoratori”.
4 “Ritengo che dobbiamo essere in grado di fornire una
formazione accademica laddove c’è richiesta di futura occupazione, che non è scienze della comunicazione, tanto
per capirci. Reputo efficace la sinergia che si realizza fra
mondo del lavoro e Supsi, perché ci consente di formare
gente capace, pratica, non solo teorici. Bisogna però cambiare anche una certa ‘forma mentis’ che considera l’apprendistato una scelta di serie B. Non è vero, oggi non è
una strada che preclude alcunché grazie alla Supsi”.
I numeri hanno avuto l’effetto di uno schiaffo. Stando
all’analisi Vox - pubblicata il 3
aprile scorso - solo il 17% dei
giovani svizzeri ha preso parte
allo scrutinio del 9 febbraio.
Nella classe d’età inferiore ai
30 anni non si arriva neanche
ad uno su cinque. Amiamo la
nostra democrazia diretta, la
riveriamo come parte della
nostra identità, ma alle giovani generazioni è indifferente.
Un vero disconoscimento. Un
esito mortificante di cui la
classe politica si è molto dispiaciuta. Ma, appena una
settimana più tardi, a partire
dal 10 aprile, i ricercatori hanno riscontrato problemi metodologici che tendendevano a
sottostimare il tasso di partecipazione giovanile. Che dei
ricercatori affinino i risultati
qualche mese dopo una prima pubblicazione è normale.
Ma a qualche giorno di distanza, non è assolutamente
serio.
I problemi metodologici
sono noti. Una volta, quando i
cellulari non esistevano, i sondaggi si basavano su chiamate
telefoniche agli apparecchi
fissi. Si poteva,
dunque, individuare senza
troppi problemi
un campione
rappresentativo
di giovani, vecchi, donne,
uomini, cittadini, residenti nelle
campagne, di destra, di sinistra, aplolitici o meno.
Ma ora che i giovani sono
aggrappati ai loro telefonini,
con numeri che non sono catalogati, gli istituti demoscopici hanno molte difficoltà ad
individuarli e ad interrogarli
in numero sufficiente. Gli istituti cercano soluzioni, ma la
consultazione via e-mail o Facebook non farà altro che generare nuovi problemi metodologici. Come prendere in
considerazione, allora, le classi di età dove l’astensionismo
è più dilagante? La presidente
della Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio
nazionale, Cesla Amarelle (socialista vodese), suggerisce
che i cittadini scrivano la propria età sul bollettino di voto.
I commenti nati dalla
mancanza di impegno istituzionale dei giovani e la leggerezza dei ricercatori mascherano, però, un problema reale
che la classe politica rifiuta di
affrontare di petto: l’astensionismo generalizzato. Forse gli
anziani si recano più volentieri alle urne, ma il tasso medio
di partecipazione alle votazioni federali non supera quasi
mai il 60%. Il che significa che
4 svizzeri su 10 non si esprimono. Gli astensionisti non
hanno tutti meno di 30 anni.
È urgente ridare il “gusto
del voto” a tutti gli strati della
popolazione, rendendo obbligatorio il corso di civica nelle
scuole. Lo spoglio dei risultati
dovrebbe essere considerato
come un servizio obbligatorio
da tutti, con lo scopo di avvicinarsi concretamente al sistema di voto. Mantenere viva
una democrazia, assicurare la
legittimità delle decisioni, non
è meno importante della matematica o dell’apprendimento di un’altra lingua nazionale.
IL CAFFÈ
20 aprile 2014
12
economia
Il fisco
“Defiscalizziamo
l’innovazione”,
l’idea udc divide
GIORGIO CARRION
L
a concorrenza fiscale
intercantonale genera
proposte continue. Fa
discutere da ultima
l’iniziativa dell’Udc ticinese di defiscalizzare gli investimenti nelle società innovative.
Riprendendo un disegno di legge
del Canton Giura, i democentristi propongono di modificare la
Legge tributaria ticinese (Lt) per
agevolare i contribuenti che desiderano investire in società
start-up o comunque orientate
sulla produzione di beni e servizi
innovativi.
L’iter parlamentare a Delémont non è ancora terminato,
ma un’analoga proposta in Ticino potrebbe scontrarsi con serie
compatibilità legislative. Come
afferma Davide Buloncelli, ispet-
tore presso l’Ufficio circondariale di tassazione di Lugano-Città,
in un saggio pubblicato dalla
Supsi, “…reputo che l’iniziativa
parlamentare sia difficilmente
compatibile con la Laid”, la legge
federale sull’armonizzazione
“Molti imprenditori
sono confrontati
con il franco forte e
conseguenti difficoltà
nel reperire capitale”
delle imposte dirette dei Cantoni
e dei Comuni. A complicare la
fattibilità della proposta, che pure affronta un tema rilevante come quello di attrarre e favorire lo
sviluppo di aziende innovative,
c’è il fatto che il Ticino si è dotato
anche di apposite leggi per l’in-
Dubbi giuridici
per la proposta
di tassare meno,
sul modello
del canton Giura,
chi investe
su imprese high-tech
novazione economica, come la
cosiddetta L-Inn, che già prevede diversi incentivi per le aziende sotto forma di contributi a
fondo perso sugli investimenti
innovativi, agevolazioni fiscali e
bonus alla formazione. L’idea
dell’Udc è, però, attraente. Nel
saggio di Buloncelli si fa un
esempio chiaro. Un contribuente single, con reddito imponibile
di 100mila franchi, investe a fondo perso 40mila franchi in
un’azienda innovativa. Se non
avesse investito nulla avrebbe
pagato 9’159 franchi di imposta
cantonale. Ma con l’investimento effettuato egli risparmierà
3’264 franchi, pari al 35,6%. Sull’investimento di 40mila franchi
sarà applicata un’aliquota
dell’1%.
“La proposta - prosegue
l’esperto - potrebbe essere con-
I vantaggi
1
2
3
AIUTO FINANZIARIO
Defiscalizzare gli
investimenti offre
un validissimo aiuto
finanziario alle aziende
che fanno innovazione.
NASCITA DI IMPRESA
Le aziende che nascono
con progetti innovativi
possono godere di
ulteriori agevolazioni
ed incentivi ad hoc.
AGEVOLAZIONE START-UP
Incoraggia il “capitale di
rischio” tra i contribuenti
che investono in start-up
ideate da giovani
all’esordio imprenditoriale.
traria anche alla Costituzione federale, in particolare al principio
della parità di trattamento tra
contribuenti per lo stesso genere
di imposta”. Infatti, coloro che
investono in società non innovative risulterebbero penalizzati.
Al momento della presentazione
dell’iniziativa in parlamento,
l’allora capogruppo udc Gabriele Pinoja, disse di non temere le
difficoltà giuridiche: “Come dimostra l’esempio giurassiano
l’imposizione separata non costituisce una novità del nostro sistema fiscale svizzero. Tanto più
che anche i Cantoni Nidwaldo e
Appenzello interno hanno introdotto questo tipo di sistema nel
loro ordinamento”.
L’Aiti, l’Associazione ticinese
degli industriali, ha salutato favorevolmente la proposta: “Uno
dei pregi è di fornire un validissi-
mo aiuto finanziario alle aziende che fanno innovazione o nascono con progetti innovativi in
un periodo come quello attuale,
in cui molto imprese sono confrontate con il franco forte e conseguenti difficoltà a reperire capitale”. Nell’ordinamento ticinese, l’introduzione di una defiscalizzazione all’innovazione potrebbe essere agevolata proprio
da una modifica della L-Inn, ma
l’ostacolo insormontabile sembra essere la Legge federale
sull’armonizzazione delle imposte dirette dei Cantoni e dei Comuni. C’è, poi, un’altra incognita: in un periodo di vacche magre, a quanto ammonterebbe il
minor gettito? Il supposto arrivo
di nuove aziende, semmai straniere, compenserebbe i minori
introiti?
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IL CAFFÈ
20 aprile 2014
13
economia
Cresce il sistema
“media for equity”
per far arrivare
i propri prodotti
ad un numero
maggiore di clienti
I
NUMERI
Ti-Press
LORETTA
NAPOLEONI
Le “start-up” cedono le azioni
e aprono ai partner mediatici
EZIO ROCCHI BALBI
La maggior parte delle nuove
start-up del Paese, e circa quattro
su dieci di quelle nate in Ticino
nell’ultimo anno, hanno il loro
“stabilimento” su internet. Sempre più giovani imprenditori,
poi, puntano a nuove forme di
investimento, coinvolgendo nelle neonate piccole imprese attori
di dimensioni internazionali
con modelli di finanziamento
innovativi, come il “media for
equity”. Parte delle azioni della
start-up vengono cedute in cambio di un fondo crossmediale,
basato sullo scambio di tempi e
spazi pubblicitari. Un metodo
che può portare direttamente al
grosso pubblico neo-società fortemente innovative sul mercato
come, ad esempio, è successo al
negozio tedesco online di scarpe
Zalando.
Lo stesso modello che, pochi
giorni fa, ha portato Ringier Digital e la sangallese b-to-v Partners
nella start-up online svizzera Recommerce Sa, che gestisce le
piattaforme vendere.ch, vendre.ch e verkaufen.ch. Oltre alla
partecipazione finanziaria, infatti, il sistema “media
for equity” permette
alle giovani imprese
di ottenere un maggiore impatto a livello
pubblicitario, un marketing mirato e, di
conseguenza, un rapido sviluppo del marchio. “Sì, ci stiamo interessando ai mercati
dei beni di consumo in
rapida crescita, come
la vendita online da
parte di privati che ha un grande
potenziale – dice Thomas Kaiser
di Ringier Digital, spiegando il
L’analisi
coinvolgimento della principale
impresa mediale svizzera -. Dietro a Recommerce, inoltre, c’è un
un piccolo team esperto e motivato con idee commerciali brillanti e percorribili”.
Ma la caccia a piccole società
in fasce, creative e brillanti, non è
certo una “riserva” in Svizzera
che, non a caso, da anni è leader
mondiale della ricerca e dell’innovazione. Solo la piattaforma
nazionale online startups.ch, ad
esempio, attraverso le sue venti
filiali, in meno di dieci anni ha
dato vita a più di 7000 giovani imprese nel Paese. Oggi sempre più
aziende di alto profilo puntano
sulle neo imprese dei nativi digitali. Come Axpo Energy, PostFi-
Il finanziamento
Oltre duecento progetti
cercano fondi sulla rete
PROGETTIAMO.CH
La piattaforma
ticinese di
finanziamento
collettivo online
Solo un anno fa fu proprio il Caffè a segnalare
l’unico ticinese inserito nella lista di wemakeit.ch,
uno dei sei siti nazionali specializzati in “crowdfunding”, le piattaforme di finanziamento collettivo online. L’idea di mettere i propri progetti in rete,
confidando che “chi ci crede ci investe”, comincia a
diventare una realtà. Al punto che oggi, in Ticino,
sono circa 200 i “candidati” a reperire finanziamenti alternativi ai circuiti consueti. “Sì, a giugno
la nostra piattaforma sarà attiva, ma stimiamo una
cinquantina di domande per regione; anzi nel Locarnese e Valli abbiamo raccolto finora
60-70 richieste - dice Igor Franchini,
dell’Ente regionale per lo sviluppo, che
promuove la piattaforma di crowdfunding progettiamo.ch -. Naturalmente
non è detto che tutte le proposte abbiano le caratteristiche idonee a questa
nuova forma di finanziamento, ma la
nostra missione è comunque fare da
partner di riferimento e consulenza nel
raccogliere i fondi per concretizzare
un’idea”. Un metodo che in cinque anni,
quando esordì negli Usa, ha visto aumentare le piattaforme di crowdfunding nel mondo del 600%. E che in Svizzera, dove
ne sono nate due solo nell’ultimo anno, ha permesso di raccogliere fondi con le “collette online”
al ritmo di 1,5 miliardi di franchi all’anno.
nance, Swisscom o Axa assicurazioni che anche quest’anno premieranno le idee imprenditoriali
più rivoluzionarie ed innovative,
mettendo a disposizione di ogni
start-up selezionata e vincente
un capitale iniziale di 50mila
franchi. Pure in Ticino, soprattutto i progetti più innovativi che
gravitano nell’orbita del Tecnopolo, vedono giovani new company orientate allo sviluppo sulla
Rete. “Sì, circa il 40% delle startup ticinesi seguite da noi o sono
orientate all’e-commerce o comunque ad uno sviluppo sul
web - conferma Lorenzo Leoni,
direttore della Fondazione Agire
che ogni anno riceve 400 richieste di sostegno -. L’obiettivo è sostenere lo sviluppo economico e
industriale innovativo del cantone, e anche noi all’insegna
dell’‘equity’ visto che la nostra
Fondazione non punta al lucro,
ma al ritorno degli investimenti,
e anche sulla capacità di attirare,
grazie ad idee imprenditoriali innovative, capitali di terzi”. Con la
collaborazione di varie istituzioni cantonali, dal dipartimento di
Economia all’Usi e Supsi, dall’Aiti alla Camera di commercio fino
Città di Lugano, Agire ha la possibilità di selezionare la crema delle imprese più giovani e promettenti. Delle 400 candidature annuali, solo un centinaio arrivano
alla valutazione e alla definizione di un business plan. “Finora
abbiamo completato una quindicina di progetti, con finanziamenti dai 100 ai 500mila franchi
ciascuno – precisa Leoni -. Acquisiamo una partecipazione societaria minoritaria, ma significatica, e con la partecipazione diretta
di nostri rappresentanti nei board aziendali”. erocchi@caffe.ch
Q@EzioRocchiBalbi
IMPRESE
E PROVENIENZA
Nuove aziende
iscritte in Svizzera
2011
39.665
2012
-0.75
%
39.369
2013
+3.7
%
40.829
Nuove aziende
iscritte in Ticino
2011
2.352
2012
2.797
+14.7
%
2013
3.207
Nota: Il Ticino è uno
dei primi cantoni per nuove
aziende con un incremento
nel 2013 del + 14.7%
Nazionalità costituzioni
nuove imprese
Francese
Svizzera
5.2
51.9
Italiana
Tedesca
11.8
31.1
%
%
%
%
Le domande pervenute a Cp Start-up
(organizzazione istituzionale ticinese
per l’aiuto alle giovani imprese innovative)
dal 2004 al 2013
485
100
50
Domande
di sostegno
Progetti
ammessi
al sostegno
Progetti
sostenuti
Fonte: Starups.ch, Centro promozione Start-up Ticino
Dopo le banche Washington bracca le compagnie d’assicurazione svizzere per i capitali evasi
Il fisco Usa a caccia delle “polizze vita”
I
PAOLO BERNASCONI
Avvocato e docente di diritto
penale dell’economia
l fisco Usa accusa anche le compagnie
di assicurazione-vita per avere aiutato
i frodatori fiscali americani. Così annuncia il Wall Street Journal. Nessuna sorpresa. Il colosso svizzero Swiss Life, attraverso la sua filiale Capital Leben di Vaduz
offrì un nuovo prodotto ai frodatori. Così
come fecero, raccogliendo miliardi, altre
compagnie in Svizzera, Irlanda e Lussem-
Il portafoglio-titoli “nascosto”
dentro il premio, tanti hanno
così potuto aggirare le imposte
burgo: pagare il premio unico della polizza-vita mettendo a disposizione dell’assicurazione il portafoglio-titoli in banca.
Risultato: dagli atti dell’istituto scompare
il nome del cliente, sostituito da quello
dell’assicurazione.
Facile, no? Poi intervenne la Finma,
ordinando che in banca il nome del cliente dovesse rimanere “schedato”, qualora
una autorità lo avesse richiesto. Per neutralizzare un giocattolo di riciclaggio. Anche il Tribunale federale se ne sta occupando. Grazie alla massa di dati che il fisco Usa riceve in questi mesi dalle 106
banche svizzere che partecipano, per evitare un procedimento penale, al programma varato dagli Stati Uniti il 29 agosto
scorso, viene a galla anche il ruolo di parecchie compagnie di assicurazione-vita.
Verranno chiamate alla cassa. E così i loro
clienti e dirigenti responsabili. Per avere
continuato ad aiutare nella frode i clienti
di banche anche dopo il caso Ubs. Il grimaldello? La nuova convenzione sulla
doppia imposizione approvata dal Parlamento svizzero nel 2011 ed ora, all’unanimità, anche dalla competente commissione del Senato Usa. Permetterà di scambiarsi documenti bancari anche per perseguire l’evasione fiscale semplice invece
che solo la frode, come finora. Si attende
dagli Usa una valanga di domande, con
molti ricorsi. Per evaderle, Berna programma una nuova task force di 40 spe-
cialisti. E stavolta, come già per i clienti
Ubs, gli americani potranno usare la pesca a strascico, appena ratificata dalle nostre Camere federali. Primo bersaglio: i
clienti del Credit Suisse, che finora ha fornito i nomi di 238 correntisti e che si attende una multa superiore ai 780 milioni
pagati da Ubs nel 2009. Julius Bär spera di
cavarsela con qualche centinaio di milio-
Dall’America ora si attende la
richiesta di una valanga di
documenti e Berna si prepara
ni, ma anche qui salteranno fuori tanti
clienti. L’Ocse osserva, per copiare il sistema. E la Finma, preoccupata per le
perdite, raccomanda alle banche e assicurazioni in Svizzera di cambiare il loro modello di business. Stessa musica, accorata,
in una recente circolare dell’Associazione
svizzera delle banche estere. Ma siamo
ancora in tempo?
Sul mercato
dei metalli rari
è Pechino
a fare i prezzi
All’interno del World
Trade Organization (Wto)
lo scontro tra Cina, da una
parte, e Stati Uniti e Unione
Europea, dall’altra, verte
sulle esportazioni delle terre rare, i 17 elementi chimici della tavola periodica, e
cioè scandio, ittrio e latanoidi. Dall’inizio del secolo
la domanda mondiale di
questi prodotti non fa che
salire perché sono essenziali per l’industria elettronica (spartphone, computer, ipad), delle energie rinnovabili, dai pannelli solari
alle turbine eoliche, ed in
quella bellica (le terre rare
sono usate nei sistemi di
difesa missilistici).
Sebbene questi metalli
si trovino un po’ ovunque
lungo la crosta della terra,
estrarli è costoso, pericoloso ed altamente inquinante. La Cina è diventata il
maggior produttore di terre
rare e di fatto si trova in
una posizione di monopolio rispetto al resto del
mondo, non solo per la ricchezza del suo territorio.
Ma anche, e soprattutto,
perché negli ultimi
15 anni non ha
chiuso le miniere
delle terre rare,
come invece è
successo in Germania, altro
Paese particolarmente
ricco, e negli
Stati Uniti.
Nel 2010 il governo cinese ha iniziato a controllare la produzione ed
esportazione delle terre rare a causa dell’inquinamento prodotto dalla loro
estrazione, nel giro di un
anno ha tagliato le vendite
all’estero del 40 per cento,
una mossa che ne ha fatto
lievitare i prezzi. Dato che
non esiste un sostituto per
questi metalli, gli importatori hanno dovuto accettare l’impennata dei prezzi
ma alcuni, tra cui gli Stati
Uniti e l’Unione Europea, si
sono mossi all’interno del
Wto per costringere la Cina
ad aumentare le esportazioni.
Americani ed europei
accusano i cinesi di mentire riguardo ai motivi della
contrazione delle esportazioni e sostengono che le
minori vendite all’estero,
più che da problemi ambientali, siano motivate dal
desiderio di usare maggiormente le terre rare nel mercato interno. Al di là di
queste argomentazioni, lo
scontro tra produttori e
consumatori mette in luce
uno dei dilemmi cruciali
relativi all’uso delle risorse
del pianeta. La domanda di
terre rare è destinata a salire finché i Paesi emergenti
e quelli in via di sviluppo
raggiungono un livello di
industrializzazione simile a
quello occidentale. E ciò significa che anche il miglior
riciclaggio non è in grado
di soddisfare questa domanda e, quindi, di risolvere i problemi di dipendenza dalla Cina. La soluzione? Una rivoluzione tecnologica che sostituisca le terre rare con prodotti facilmente reperibili.
Sono diversi i pretendenti IN
TELE
per l’Amstel Gold Race
VISIONE
Sui 251 chilometri della classica Amstel
Il Team Ticino Under 18
in semifinale a Bellinzona
Grazie al successo per 1-0 sui macedoni dello Skopje, il Team Ticino si è
guadagnato il diritto di sfidare i campioni in carica del Basilea nelle semifinali del torneo pasquale. Nell’altra partita, l’Inter affronta il Midtyjlland.
Gold Race sono diversi i pretendenti al
successo. Il percorso presenta infatti oltre 4mila metri di dislivello in salita e favorisce quindi elementi come Kwiatkowski, Valverde, Rodriguez o Gilbert
losport
mercoledì 23 aprile
20.20 LA2
Calcio: Real M.-Bayern M.
La salvezza in Fed Cup
si avvicina in Brasile
Il cestista Nick Calathes
squalificato per doping
La Toyota in pole position
al debutto dell’Endurance
lunedì 21 aprile
20.00 LA2
Hockey: Playoff. Finali. Gara 5
giovedì 24 aprile
20.00 LA2
Hockey: Playoff. Finali. Gara 6
martedì 2 aprile
20.20 LA2
Calcio: Atletico M.-Chelsea
sabato 26 aprile
20.00 LA2
Hockey: Playoff. Finali. Gara 7
La nazionale femminile di tennis, impegnata per la salvezza contro il Brasile è in vantaggio per 2-0 dopo i primi
due incontri. Timea Bacszinski ha battuto 6-3, 6-3 Pereira, mentre Belinda
Bencic ha vinto 6-3, 6-3 su Goncalves
Un caso di doping sta turbando l’inizio
dei playoff nella Nba nordamericana. Il
nazionale greco di Memphis, Nick Calathes è stato infatti squalificato per
20 giornate per aver assunto una sostanza proibita, il tamoxifene
Nelle qualifiche per la sei ore di Silverstone, prima prova del Mondiale endurance,
la Toyota di Wurz, Sarrazin e Nakajima ha
staccato la pole position (media dei tempi)
con 5 millesimi di vantaggio sull’Audi del
terzetto Di Grassi, Duval, Kristensen
Reuters
Domenica
20 aprile 2014
Il fenomeno
ROGER FEDERER
IN PIENA FORMA
Risolti i problemi alla
schiena, il basilese ha
dimostrato di poter
essere molto competitivo
anche sulla sua superficie
meno amata, riuscendo a
raggiungere l’atto
conclusivo sulla terra
rossa del torneo
monegasco.
Quei 42,195 km
che possono
fare del male
A PAGINA 29
Ti-Press
Il tennis
L’hockey
Zurigo campione svizzero
dopo una sfida… di rigore
Ottavo titolo per i Lions, che superano il Kloten
MASSIMO SCHIRA
elvetico
Storica finale Wawrinka-Federer
nel “Masters 1000” monegasco
STANISLAS
WAWRINKA
Un Masters 1000
da incorniciare
per il vodese che
a Montecarlo ha
ritrovato, dopo la
tournée
americana, il suo
abitat naturale
si è perso d’animo, facendo corsa pari al romando nel secondo.
Un equilibrio che si è dovuto
inevitabilmente rompere al tiebreak, con Wawrinka che è stato
autore del primo scossone, effettuando il minibreak sul primo
servizio di Ferrer. Un gioco deci-
Sugli spalti
protagonisti
e assenti
MASSIMO SCHIRA
UN SEGNALE… NORDAMERICANO
DJOKOVIC
Dopo il match
annuncia un
periodo di stop
per curare una
tendinite
DEL POTRO
Nuovi problemi
di salute per
l’argentino dopo
un buon
periodo di forma
FERRER
Si trova davanti
un Wawrinka ad
un livello a cui lo
spagnolo non
riesce a giocare
MURRAY
Ferito in Davis,
la sua presenza
nei prossimi
tornei è in forte
dubbio
NADAL
È il vero punto
di domanda del
torneo di
Montecarlo in
ottica Parigi
NISHIKORI
Problemi agli
adduttori dopo
la vittoria contro
Federer al
torneo di Miami
È
davvero un bel segnale quello lanciato dagli “svizzeri d’America” alla nazionale di hockey su ghiaccio. Dopo la delusione
olimpica di Sochi, infatti, i giocatori che disputano il campionato di National Hockey League hanno tutti garantito la propria
presenza anche ai Mondiali una volta conclusi gli impegni nel campionato nordamericano. E i primi elementi saranno presto a disposizione di Sean Simpson, visto che Josi, Brunner e Weber non si sono qualificati per i playoff con le rispettive squadre. Un gesto che dimostra come, anche all’epoca dello sport-business un minimo di attaccamento alla maglia rossocrociata può ancora esistere. E questo
nonostante il fatto che la rassegna iridata di Minsk risulterà giocoforza una specie di doppione (e anche meno gustoso) rispetto al
torneo olimpico. La presenza dei “nordamericani” testimonia anche un altro aspetto che non va sottovalutato, cioè un certo cambiamento di mentalità sviluppatosi proprio grazie all’esperienza in
Nhl. Dove gli impegni sono certamente molti, ma non impediscono
anche a giocatori prestigiosi di rispondere (quasi sempre) presente
alla chiamata della nazionale. La difesa della medaglia d’argento di
Stoccolma rimarrà comunque impresa ardua per gli elvetici, chiamati prima di tutto a scuotersi dopo le controprestazioni di Sochi.
sivo poi dominato dal vodese
che lo ha chiuso con un eloquente 7-3.
Ad accompagnare Stan all’atto conclusivo monegasco si
poi “invitato” Roger Federer, che
ha avuto la meglio su Novak Djokovic per 7-5, 6-2 in un’ora e
quindici minuti di gioco.
Una partita cominciata in
modo molto equilibrato, con la
prima frazione che si è decisa
solamente nel finale . Il primo a
tremare è stato il basilese che si è
trovato sotto per 5-4 e ha concesso due pericolosissimi set
point al numero due della classifica Atp. Una situazione che Federer è riuscito però a gestire
magistralmente. Passato il pericolo e mantenuta la battuta, il
renano si è a sua volta procurato
due palle di set, che però non si è
fatto sfuggire, chiudendo così la
prima frazione di gioco sul 7-5.
Sulle ali dell’entusiasmo e
con Djokovic colpito nel morale,
il basilese ha continuato a macinare il proprio gioco infarcito di
colpi a dir poco geniali, che hanno messo alle corde il serbo costretto a cedere il proprio servizio nel terzo game, permettendo
così a Federer di portarsi sul 2-1.
Un vantaggio che ha tagliato letteralmente le gambe al serbo,
che non è più riuscito a reagire e
ha permesso al basilese di concludere agevolmente il match
per 6-2, con il secondo break ottenuto al quinto gioco. Per una
finale tutta elvetica.
mmoro@caffe.ch
Per Anaheim
e Montréal
tutto al meglio
UNA STAGIONE DA DOMINATORI
I Lions di Zurigo hanno dominato la regular
season per poi emergere con il passare delle
partite anche nei playoff e vincere il titolo
Tutto al meglio finora nei playoff della National Hockey League
per Anaheim e Montréal. Entrambe
le franchigie si trovano infatti già
avanti per 2-0 nella serie dopo le
vittorie della notte tra venerdì e ieri,
sabato, rispettivamente contro Dallas e Tampa Bay. I californiani non
hanno però schierato i due svizzeri,
Jonas Hiller e Luca Sbisa, costretti
al ruolo di spettatori. I Ducks si sono imposti per 3-2, con Ryan Getzlaf sugli scudi. Vittoria ampia, invece, per i Canadiens, che si sono
imposti per 4-1.
Inizio playoff complicato, come
previsto, per Boston - una delle
grandi favorite per la Stanley Cup che nella serie contro Detroit ha
perso gara-1 per 1-0 con Pavel
Datsyuk protagonista con il punto
della vittoria nel terzo periodo. Rete
a cui Bergeron e compagni non
hanno saputo rispondere malgrado
i 25 tiri scagliati contro la porta difesa da Howard.
Nelle altre sfide, dopo gara-1
St. Louis è in vantaggio nella serie
contro Chicago, Colorado guida su
Minnesota, Pittsburgh conduce
contro Columbus, San José è
sull’1-0 contro Los Angeles così
come i Rangers su Pittsburgh.
La Formula1
Il calcio
Hamilton danza sotto la pioggia
In Serie A ok i bianconeri, in Inghilterra Chelsea... ko
NOSTRO SERVIZIO
Complici le festività pasquali, il
sabato del calcio europeo è stato
particolarmente intenso. Tutti, o
quasi, in campo dalla Premier League inglese alla Serie A italiana,
passando per la Bundesliga tedesca a lanciare lo
sprint verso gli
scudetti.
E la sorpresa
di giornata arriva
proprio dall’Inghilterra, dove il
Chelsea non riesce a tornare in
vetta, visto che
esce sconfitto 2-1
in casa contro il
fanalino di coda
Sunderland. A
sorridere, insomma, è il Liverpool
che resta primo e
affronta il Norwich per la fuga in
vetta.
A non sorprendere, invece, il
fatto che la Juventus in Italia allunga le mani sul titolo grazie al successo sul Bologna. Un 1-0 (Pogba)
Per Juve e Liverpool
Anche in Cina l’inglese della Mercedes domina le qualifiche un passo verso il titolo
A Shanghai Lewis Hamilton
danza sotto la pioggia. Anche in
Cina la musica non è cambiata, con l’inglese della Mercedes che, ieri, sabato, ha conquistato la terza pole position stagionale, la quarta su
quattro per la scuderia tedesca. Un vero dominio
quello fatto segnare da Hamilton, che sul tracciato cinese ha distanziato di più di mezzo
secondo tutti gli avversari. Sia
sull’asciutto, sia sul bagnato, la
Mercedes sembra non aver rivali. “È andata bene, il venerdì sull'asciutto ho avuto un po’ di problemi di assetto - ha sottolineato
Hamilton -, abbiamo fatto dei
cambiamenti sulla vettura nella
notte e sono andati bene, ma era
bagnato e sul secco restano delle
incognite e non so esattamente
come andremo in gara. Però credo che siamo abbastanza a posto. Spero nell’asciutto in gara,
perché sotto la pioggia un po’ del
vantaggio che abbiamo lo perdiamo e gli altri si avvicinano”.
In questa occasione la scuderia tedesca non è
però riuscita a monopolizzare la
prima fila, visto che accanto a
Hamilton si è piazzato l’australiano della Red Bull, Daniel Ricciardo, che ha avuto la meglio
sul compagno di squadra, Seba-
LEWIS HAMILTON
Per l’inglese della Mercedes si tratta
della terza pole position stagionale sulle
quattro prove fino a ora disputate in
questo inizio di Mondiale di Formula 1
stian Vettel. “Sapevamo che sul
bagnato potevamo essere più vicini alle Mercedes - ha dichiarato il campione del Mondo -, lo
siamo un po’ di più dell’ultima
gara. Ora vediamo per la corsa,
dobbiamo capire le condizioni
meteo perché potrebbe essere
asciutto”.
L’altro pilota della Mercedes,
Nico Rosberg si è invece dovuto
accontentare della quarta posizione a causa di diversi errori
commessi nella qualifica decisiva. Alle sue spalle si è piazzata la
Ferrari di Fernando Alonso che,
dopo le brillanti prove libere,
non è riuscito a ripetersi, chiudendo al quinto posto. Prosegue
infine il calvario della scuderia
elvetica Sauber, che nei primi
quattro Gran Premi non è riuscita a racimolare alcun punto. Anche in Cina non ci sono stati dei
miglioramenti da segnalare, visto che Adrian Sutil è finito quattordicesimo, mentre Esteban
Gutierrez addirittura diciassettesimo.
m.m.
Reuters
Sulla terra rossa di
Monaco, per la prima
volta a questi livelli, si
sfidano i due migliori
tennisti svizzeri
LaNhl
Reuters
Reuters
Un match che meglio non
poteva cominciare per Wawrinka che nel secondo gioco è riuscito a strappare il servizio a Ferrer, portandosi subito avanti per
2-0. Confermata la propria battuta, il vodese non si è però limitato a controllare il vantaggio,
ma ha continuato a premere
sull’acceleratore,
riuscendo
nuovamente a carpire il servizio
allo spagnolo e mettendo al sicuro il primo set con due break
di vantaggio poi chiuso su un
eloquente 6-1.
Perso il primo set, Ferrer non
della loro storia agli zurighesi,
con Nilsson decisivo (2 su 2).
Nello spareggio, infine, con
la vittoria per 3-2 sul Visp, il
Bienne mantiene il proprio posto nel massimo campionato.
mschira@caffe.ch
fronti e una clamorosa per lo Zurigo, con Wick che si vede respinto il disco da un difensore a
Gerber battuto. Ma le occasioni
non bastano a sbloccare la situazione. E, allora, ci pensano i rigori a consegnare l’ottavo titolo
Keystone
Principato
MASSIMO MORO
la rete rispetto allo Zurigo. E, allora, tutti all’over time. Non prima di una clamorosa traversa di
Wick all’ultimo secondo.
E il supplementare riserva
ancora una volta grandi emozioni, con occasioni su entrambi i
I Lions di Zurigo sono campioni svizzeri! Ci sono voluti i rigori per decidere gara-4, il Kloten ci ha messo corpo e anima,
ma agli aviatori non è bastato
per tenere aperta la serie di finale. Che si chiude su un severo 40 per gli uomini di Crawford, che
portano a casa il titolo numero
otto della loro storia. L’ultimo
era stato quello del 2012.
Grande ritmo e poche interruzioni in un primo terzo che vede il Kloten ritrovare il volto che
sembrava aver smarrito soprattutto in gara-3. “Fige” Hollenstein deve mandare in pista
Hennessy e non può puntare su
Müller, mentre Crawford è ancora costretto a rinunciare a Bergeron.
“Ai punti” il vantaggio del
Kloten per 1-0 (gol di Blum) alla
prima pausa è certamente meritato. E anche se i Lions alcune
buone occasioni le creano, vanno sempre a sbattere contro
Martin Gerber. E, in generale, i
padroni di casa vanno più vicini
al raddoppio di quanto gli ospiti
non siano prossimi al pareggio.
Complici alcune penalità
(spesso evitabili) di troppo, il
terzo centrale degli aviatori è più
in salita. E la pressione dello Zurigo si fa sentire. Ma il pareggio
in power play non arriva. Sostanzialmente per due motivi: la
prestazione di Gerber e l’assenza di un bombardiere come Bergeron. Ai Lions, infatti, mancano
moltissimo le conclusioni dalla
distanza. A pareggiare, invece, è
Baltisberger, abile ad infilarsi
nella difesa degli aviatori nei minuti finali del terzo centrale.
Con la sfida sull’1-1 dopo 40
minuti, il match diventa una lotta di nervi. Il ritmo cala, ma non
l’intensità fisica. Poche le occasioni, con il Kloten più vicino al-
Montecarlo
Montecarlo Principato elvetico. È un Masters 1000 che si
tinge tutto di rossocrociato quello che quest’oggi celebra la finale sulla terra monegasca. Per la
prima volta a questi livelli, ad incrociare le racchette sono Stanislas Wawrinka e Roger Federer,
che hanno avuto la meglio al penultimo atto, rispettivamente
dello spagnolo David Ferrer e
del serbo e detentore del titolo,
Novak Djokovic.
Grande prestazione quella
fatta segnare da Wawrinka che,
per la prima volta in carriera, è
riuscito a qualificarsi per la finale del torneo. Una semifinale che
il vodese è riuscito a gestire al
meglio, esprimendo un tennis
solido e infarcito di colpi spettacolari. Wawrinka non ha lasciato
scampo a David Ferrer, giustiziere di Rafael Nadal nei quarti di finale, sconfiggendolo in due set
per 6-1, 7-6 (7-3) in un’ora e
trenta minuti di gioco. “Mi sento
veramente bene su questo terreno - ha commentato il vodese - e
gioco di meglio in meglio. Ferrer
è un grande giocatore, ma fortunatamente non gli ho lasciato il
tempo di entrare in partita, mettendogli subito tanta pressione e
questo mi ha certamente aiutato
a prendere fiducia in vista della
prosecuzione del match. Mi sono ben allenato, mi sento bene e
sono più aggressivo. Non potevo
chiedere di più a questa partita
molto completa”.
15
lunedì 21 aprile
13.45 LA2
Calcio: Coppa Svizzera. Finale
che tiene a bada le velleità della
Roma proprio mentre il Napoli
non va oltre l’1-1 contro l’Udinese
e la coppia milanese prosegue l’abbozzo di rimonta verso l’Europa
battendo Livorno e Parma.
Per passare
alla Germania, se
la vittoria del Bayern solo nel finale (2-0) contro
il Braunschweig
non fuga del tutto
i dubbi sullo stato
di forma dei bavaresi in ottica
Champion’s, fa
certamente piacere rivedere un
Admir Mehmedi
in gran forma.
L’attaccante elvetico ha messo a
segno due reti nell’importante 4-2
contro il Mönchengladbach, risultato che avvicina i bianconeri alla
salvezza. Cattive notizie, invece,
per Fabian Lustenberger, che si è
infortunato piuttosto gravemente.
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ROSSI A PAGINA 28
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È UN “BLASCO”...
IN SALSA TEDESCA
Il sesso
traparentesi
ilcaffè
PAUSA CAFFÈ
20 aprile 2014
PASSIONI | BENESSERE | SPORT
L’iniziativa
Ve la faccio
vedere io
la Svizzera
A PAGINA 27
La terapia
a quattrozampe
contribuisce
al benessere
psicofisico
di anziani,
bimbi iperattivi
e adulti ipertesi.
E fa pure bene
a diabetici
e cardiopatici
PATRIZIA GUENZI
“Pet”
È
per stare
Più
meglio
Per cominciare
PATRIZIA GUENZI
LE KILLER DEL SUPERMERCATO
T
rolley rage, rabbia da carrello la chiamano. Colpisce chi frequenta i supermercati. Stress e nervosismo ci renderebbero delle killer che al minimo intoppo usano il carrello come un’arma. Confessatelo, sarà capitata anche a voi la voglia matta di investire qualcuno col carrello, zigzagando di fretta tra gli scaffali.
Quei ragazzini che si infilano nel supermercato in massa
alle 12, o quella signora arrivata prima di voi alla cassa,
ma che perde tempo per cercare la moneta nel borsellino, magari il solito 5 centesimi che vuole assolutamente
rifilare alla commessa. Mentre voi, orologio fisso sotto il
naso, avete una fretta terribile di fiondarvi a casa, cucinare, dare una sistemata e tornare, sempre di corsa, al
lavoro. Certo, entrare in un grande magazzino poco prima di mezzogiorno non è l’ideale, ma ogni tanto anche
la più esperta casalinga lavoratrice ha una défaillance e,
facendo mente locale su cosa mettere in tavola, si accorge che le manca qualcosa. E allora un consiglio: quando
andate di fretta non pigliate il carrello, tenetevi tutto in
mano e risulterete inoffensive.
sicuramente il cane, che ha un
rapporto privilegiato con l’uomo
sin dalla preistoria, il “terapista”
per eccellenza. Un soggetto attivo, con cui abbiamo instaurato
uno scambio reciproco fatto di
emozioni e di stimoli che provocano cambiamenti ed effetti positivi in entrambi. Ma anche cavalli, asini, conigli...
segue a pagina 18
A
NOSTRO SERVIZIO
LA FINESTRA
SUL CORTILE
Storie
di quotidianità
familiare
SPUMANTE AL SANGUE
A PAGINA 44
ccarezzare un gatto prima di affrontare una giornata di lavoro,
sorseggiando un capuccino e, magari, condividento una brioche,
non cambierà la vostra vita, ma di
sicuro vi migliorerà la giornata.
Forse anche allo stesso micio. Lo
sanno bene a Torino, dove sono
appena stati inaugurati i due primi
cat café italiani: il “MiaGola” e il
“Neko Café”. Il primo ospita sei
gatti, nel secondo, invece, ne
scondizolano sette.
segue a pagina 19
IL CAFFÈ
20 aprile 2014
19
tra
parentesi
Il benessere
La novità
A
A Torino i primi “cat café” d’Italia, dopo Parigi, Madrid, Vienna, Londra,Vilnius e Monaco
ccarezzare un gatto prima
di affrontare una giornata
di lavoro, sorseggiando un
capuccino e, magari, condividento una brioche, non cambierà la vostra vita, ma di sicuro vi
migliorerà la giornata. Forse anche al micio. È provato scientificamente che le vibrazioni delle
fusa rallentano il ritmo cardiaco, fanno bene all’artrite,
alleviano i reumatismi e abbassano la
pressione. Lo sanno bene a Torino,
dove sono appena
stati inaugurati i
due primi cat café
italiani: il “MiaGola” e il “Neko
Café”. Il primo ospita sei gatti e la
metà di loro porta nomi scelti
dai bambini in una sorta di referendum che si terrà prossimamente. Nel secondo, invece, ne
scondizolano sette.
Entrambi i bar propongono iniziative cat-friendly, come un video wall per le video-adozioni,
sportelli per le adozioni collegati
a gattili di zona e una sala per le
conferenze con i veterinari. Al
“Neko Café” vengono invece organizzate sedute di “ron ron therapy”, la pet therapy felina nata
in Francia, secondo cui le fusa
del gatto producono vibrazioni
che grazie a recettori della pelle
I
“Pet”
aiutano i pazienti
Una terapia a quattrozampe
per il benessere psicofisico
Le coccole a Fufi
ora le faccio al bar
bevendo il caffè
inviano al cervello sensazioni di
relax e combattono ansia ed insonnia. Apripista della miciobar terapia è Taipei, capitale di
Taiwan. Qui, al “Paradise Cat Café” sono partiti con quaranta
gatti, di razza, da ammirare e fotografare. Gatti, vere star consapevoli di esserlo, qualcuno ha
persino un profilo Facebook. Si
coccolano o si coinvolgono nei
videogiochi Wii. Il tutto al prezzo
di 10 euro all’ora.
Veri appassionati anche i
giapponesi, dove è esplosa la
moda dei “Neko cafè” (neko in
giapponese vuol dire gatto, animale portafortuna, in particolar
modo quello nero). Di questi locali ce ne sono ormai un centinaio, 50 solo a Tokyo. Per i giapponesi è il solo modo di interagire con un gatto: negli appartamenti, piccolissimi, non si possono tenere, a causa delle rigide
regole igieniche dei condomini.
Tutto il contrario degli Usa, dove
MiaGola e Neko
Sono i nomi dei due
ritrovi che hanno aperto
le loro porte non solo ai
clienti ma anche ai mici
Paradise Caf Café
Apripista della micio-bar
terapia Taipei, con 40
bestiole di razza da
ammirare e fotografare
a casa propria si può fare ciò che
si vuole, ma non nei locali pubblici. Tant’è che i cat café sopravvivono solo a Boston e San Francisco. Quello di New York, invece, fa fatica. In Europa fortunatamente l’approccio dei cat café
è ben diverso. Da Parigi a Madrid, da Vienna a Londra e San
Pietroburgo fino a Vilnius e Monaco di Baviera si possono incontrare gatti al ristorante. Gatti,
esclusivamente randagi, presi
dal gattile e sterilizzati e regolarmente controllati da un veterinario.
Ormai in molte parti del
mondo tenere un gatto in braccio mentre si mangia un’insalata
non è più un’idea tanto bizzarra.
Certo, deve piacere, non è per
tutti. Ma chi ha voglia di dispensare massicce dosi di coccole sa
dove andare a bere il caffè. Su
ogni tavolo c’è un dispenser per
disinfettarsi prima di toccare il
gatto. In alcuni bar i gatti non
possono ricevere cibo, ma hanno i loro distributori di croccantini che si aprono con un sensore
al collo. E attenzione: non possono essere svegliati se dormono, né forzati a giocare se non ne
hanno voglia. I bambini vanno
tenuti sotto controllo. Ovviamente, le donazioni sono ben
accette.
c.c.
GLI
ALTRI
L’ASINO
PATRIZIA GUENZI
È
sicuramente il cane,
che ha un rapporto
privilegiato con l’uomo sin dalla preistoria, il “terapista” per
eccellenza. Un soggetto attivo,
con cui abbiamo instaurato uno
scambio reciproco fatto di emozioni e di stimoli che provocano
cambiamenti ed effetti positivi
per entrambi. Stiamo parlando
di Pet Therapy. Ancora una volta, sì, perché il tema è di quelli
che coinvolgono e che interessa
chiunque. Anche chi, a torto,
crede di non avere alcun bisogno di una terapia a quattrozampe. Tutti, invece, siamo potenziali pazienti degli animali,
non solo cani, naturalmente,
ma anche gatti, pesci, uccelli,
asini e cavalli.
Qualsiasi interazione con una
bestiola fa star bene. Non solo le
persone fragili o disabili, ma anche coloro che hanno “solo”
problemi di ipertensione, diabete o patologie cardiache. Perché carezzare un gatto, ad
esempio, abbassa la pressione,
la glicemia e stabilizza il battito.
Il solo contatto tranquillizza e
toglie stress. Lo sanno bene i
clienti di “MiaGola” e “Neko Café”, a Torino, i primi ritrovi pubblici in Italia in cui, oltre a sorseggiare un caffè, si possono fare le coccole a gatti.
La Pet Therapy è da conside-
Avere un contatto
quotidiano dà una
mano a ipertesi,
diabetici
e ai cardiopatici
rarsi una terapia dolce che prevede il ricorso agli animali per
migliorare la qualità della vita;
non vuole certo sostituirsi alle
terapie principali, come quella
farmacologica, ma ne migliora
indubbiamente l’efficacia. Utilizzata molto bene anche nelle
scuole speciali, come sperimenta da oltre 35 anni il docen-
te luganese Mauro Taglioni. E
sempre più usata anche in psicologia, ricorda la dottoressa
Beatrice Garzotto, grande appassionata di animali e fondatrice di Fienile animato
(www.fienileanimato). “Basti
dire che ho sostituito il mio studio con il prato del maneggio di
Cambiago, in provincia di Mila-
no, e mi avvalgo della collaborazione dei miei quattro asini,
Orazio e Clarabella e i loro figli
Whisky e Rocco, della cavalla
Aurora e del cane Nora, ma anche di gatti e altri animali che
popolano la vicina fattoria”, dice
ridendo. La sua esperienza l’ha
raccontata pure sul suo sito, dove spiega come fare per intra-
La scuola
“Dal San Bernardo
al minuscolo pincher
tutti possono curare”
D
al San Bernardo al minuscolo pincher vanno
bene tutti. Non c’è una razza più adatta dell’altra a calarsi nel ruolo di terapista a quattrozampe, è piuttosto una questione di personalità. Come
spiega Jocelyne Gaggini, presidente associazione Melide
Aiuta e promotrice della scuola per la formazione di cani
da terapia Delta: “Il cane deve essere socievole, sia con
gli esseri umani che con i suoi simili, educato e equilibrato. Avere almeno due anni e al massimo sette”.
Tuttavia, non solo le caratteristiche del cane sono
importanti, anche quelle del suo accompagnatore che
deve studiare e impegnarsi altrettanto. “Il team su cui lavoriamo è formato da conduttore e animale – osserva
l’esperta -. Il cane per il conduttore deve essere un libro
aperto. Deve riuscire a comunicare in modo intenso con
il proprio animale. Tutto ciò permette di instaurare fra di
loro una relazione profonda all’insegna di un mutuo rispetto”.
Dopo un test iniziale d’idoneità, si fa un colloquio
con il conduttore per conoscere motivazioni e attitudini.
Se il risultato è positivo si procede con il corso. “Dura otto giorni, tre weekend completi più il test d’ingresso e
l’esame finale – continua Gaggini -. Allenamenti pratici
in cui affrontiamo tecniche cinofile e simuliamo situazioni vere. Al termine della formazione c’è il test finale.
Parallelamente alla formazione pratica si fa pure quella
teorica”. Insomma, non è una passeggiata. Ma è sicuramente un bel cammino da fare assieme al miglior amico
dell’uomo.
I cani da terapia sono un valido sostegno per anziani
e persone disabili. Sempre più utilizzati anche in istituti
per la terza età, scuole e comunità terapeutiche. Il luogo
d’intervento e la capacità del cane (e del conduttore) di
rispondere alle aspettative devono essere attentamente valutate prima di effettuare una scelta. I team di cani
da terapia adeguatamente formati possono inoltre collaborare direttamente con ergoterapisti, fisioterapisti,
ortofonisti o altri professionisti. La Pet Therapy è un’attività che procura distrazione, gioia e aiuto a chi ne beneficia. È molto apprezzata anche da professionisti e
A Melide la formazione
è aperta a tutti. L’importante
è che l’animale sia adulto,
socievole ed educato per
formare, col padrone,
una coppia affiatata
da istituzioni che, sempre di più, ricorrono a questo
servizio inserendolo nelle proprie strutture.
Il miglior amico dell’uomo, durante il corso, si confronta con le diverse situazioni che potrà incontrare come, ad esempio: camminare accanto ad una sedia a rotelle, su suoli lisci e scivolosi, mantenere la calma in presenza di urla dei pazienti, di rumori inusuali, entrare senza
problemi in un ascensore stretto e/o pieno di persone,
abituarsi ad odori forti e sconosciuti, accettare persone
che indossano abiti particolari o che hanno dei comportamenti particolari.
Ovviamente, non tutti gli animali possono diventare
dei bravi “terapisti”. Proprio come noi duezampe, non tutti amano essere toccati, acccarezzati e trattati a volte pure
con modi maldestri e bruschi. “La terapia dura all’incirca
un’ora - precisa Jocelyne Gaggini -. Un lasso di tempo tutto sommato breve, ma in cui il cane è sottoposto ad un’attività estremamente stressante per lui. Per questo è fondamentale che chi l’accompagna sia in grado di leggere
ogni segnale di fastidio che l’animale gli invia”.
c.c.
prendere la formazione di Pet
Therapy. “Ho fatto delle ottime
esperienze - riprende -. Soprattutto col cavallo. Si chiama psicologia assistita, un approccio
tipicamente anglosassone e
americano poco conosciuto in
Italia. Ma tutti gli animali possono curare un disagio, contribuire al benessere del paziente, ovviamente senza sostituirsi a
eventuali terapie farmacologiche”.
Insomma, animali ottimi
Pet-Partners, abili a trovare un
canale preferenziale, una sorta
di accesso più facile per entrare
in contatto con le persone, riuscendo spesso a sbloccare condizioni patologiche cronicizzate
nel tempo. E non è mai troppo
presto per iniziare. La dottoressa Garzotto, infatti, ha ideato un
progetto per i bambini dai 0 ai 6
anni con plurihandicap o problemi nella sfera psico-affettiva
e autismo. “Un intervento abilitativo, riabilitativo ed emotivo
mediante l’interazione spontanea tra animali e l’uso di materiali naturali - precisa -. In questo caso uso il cavallo, che diventa una ‘culla’ dentro cui il
bimbo può percepire il suo respiro, la morbidezza del pelo e
sfruttare il movimento naturale
dell’animale che, tra l’altro, stimola in maniera passiva diversi
muscoli”. Buona pet a tutti.
pguenzi@caffe.ch
Q@PatriziaGuenzi
“Ho sostituito
il mio studio con
un maneggio, dove
ci sono anche
quattro asini”
Si chiama onoterapia, si utilizza
un asino, animale docile che fa
emergere il lato più infantile e
nascosto delle persone; favorisce
il calo di tensione e l’aumento di
un senso di tranquillità.
La testimonianza L’esperienza di un docente di un istituto speciale che usa un labrador con i bimbi
“Con Ida porto in classe
i miei progetti pedagogici”
A
IL CONIGLIETTO ARIETE
I coniglietti Ariete hanno un’indole
molto docile e affettuosa.
Con i ragazzi affetti da gravi
disabilità psico-fisiche li inducono
ad avere uno stato d’animo
di calma e serenità.
LA CAPRETTA NANA
È un altro animale bene utilizzato
in terapia grazie alla sua simpatia
e al suo temperamento pacifico.
Il suo carattere socievole e
affettuoso ne fanno un ottimo
animale da terapia.
LA CAVIA PERUVIANA
È un piccolo e grazioso roditore,
dolce, socievole e simpatico.
Emette un suono per rapportarsi
sia all’uomo che ai suoi simili, per
chiedere cibo, per fare le fusa e
per ricambiare il suo affetto.
L’ASSISTENZA
L’attività
assistita con
animali (AAA)
si ispira agli
insegnamenti
della terapista
italiana Elide
Del Negro
nziché Pet Therapy preferisce chiamarla attività assistita con animali: AAA. Mauro Taglioni, 61 anni, docente alle scuole speciali
di Lugano, propone da decenni dei progetti pedagogici che si avvalgono della presenza continua o
saltuaria di animali in classe, prevalentemente cani. Nel suo lavoro si ispira agli insegnamenti di Elide del Negro di Verbania, specialista in Pet Therapy e autrice di due libri che descrivono la sua esperienza. “Il termine terapia appartiene alla medicina e implica il concetto di guarigione - dice Taglioni -. In realtà l’animale non guarisce nulla, ma con
la sua presenza e il suo temperamento può dar luo-
- sottolinea il docente -. È un rinforzo positivo e
gratificante agli sforzi profusi dai bambini in ogni
campo. Favorisce la presa di coscienza delle proprie emozioni, infonde fiducia in se stessi”. E Taglioni sa bene di cosa parla. Sin da piccolo aveva la
passione per gli animali, oltre ad avere un piccolo
zoo tutto suo, si offriva di portare a spasso i cani dei
vicini. Intuisce al volo qual è l’animale più adatto.
“Io utilizzo il mio cane, Ida, un labrador femmina.
Non deve avere particolari doti, ma essere equilibrato, educato, docile e socievole. Perfettamente
introdotto nell’ambiente in cui vive, dove si muove
a suo agio e nel rispetto delle regole di convivenza
“Con la sua presenza e il suo
temperamento può creare
delle relazioni intense”
“Favorisce la presa di
coscienza delle proprie
emozioni e infonde fiducia”
go a relazioni intense, gratificanti che a volte possono influire sugli schemi comportamentali. Sull’umore e l’attenzione, ad esempio, creando così situazioni favorevoli alla pratica di una terapia, piuttosto che all’assimilazione di un concetto scolastico. Intendo dire che un animale da solo non fa terapia, ma che occorre invece un progetto d’intervento che basato sull’attenta analisi dei problemi,
sulle forze disponibili, sulla possibilità di stabilire
nell’ambiente della classe una sana ed equilibrata
relazione tra bambino, animale e docente”.
Insomma, la presenza in classe di un animale
che funge da “collaboratore” e si trasforma in
un’opportunità aggiuntiva, un ulteriore supporto
per i ragazzi con una disabilità mentale. “Il cane diventa una sorta di mediatore emozionale nel processo di costruzione della relazione interpersonale
che esistono sia per gli uomini, sia per gli animali.
Per far questo non è necessario alcun addestramento specifico, ma piuttosto molta attenzione
verso le esigenze e i ritmi del cane. Bisogna permettergli di abituarsi alle nuove situazioni, di conoscere le realtà in cui si muove”.
Il bambino impara soprattutto prendendosi
cura di un animale. All’inizio, Taglioni aveva introdotto in classe un canarino. “Erano due e li ho utilizzati principalmente per insegnare l’accudimento delle bestiole - spiega -. Ricordo che un giorno è
nato un canarino handicappato e un allievo, osservandolo, è riuscito per la prima volta a riconoscere
il proprio handicap e a parlarne. È stata un’esperienza molto intensa che mi ha reso ancora più
convinto dei benefici dell’AAA”.
p.g.
20
tra
animali
lamoda
parentesi
Pastello City
Uomo
Sposa i nuovi
colori pastello la
felpa di
Christopher Kane
verde tenue e si
abbina alla gonna
di pizzo in tinta.
La tuta lucida
zippata di Emilio
Pucci si porta
nella vita
quotidiana con il
cinturone di pelle
e i sandali.
Giacchino techno
anche per lui con
interno color
pastello azzurro,
abbinato ai
bermuda per Dirk
Bikkembergs.
Minigonne da tennis e sneakers
lo “sporty” sfila sulle passerelle
Per la bella stagione il genere sporty si veste di colori pastello e tessuti innovativi, si arricchisce di dettagli eleganti e femminili che lo
rendono adatto ad ogni occasione, anche la
più elegante. Il giacchino da baseball viene
realizzato in satin e si porta con la gonna di
pizzo. La tuta gym diventa lucida e glam indossata con i sandali. Il reggiseno olimpionico spunta da un abito sottoveste fiorato.
Il nuovo completo sport abbina la felpa
con il cappuccio alla gonna a ruota. Il
bomberino in tessuto tecnico si ingentilisce
grazie al pizzo nella versione di Iceberg. La
maglia sportiva si indossa con la gonna nella
sfilata di Moncler.
In realtà sono veramente molte le collezioni in cui l’ispirazione sport è presente. Dai
bomber oversize alle canottiere a rete e ai pantaloni con la coulisse di Gucci. Allo stile surf
con pelle effetto neoprene e stampe hawaine
di Tommy Hilfiger. Dalle felpe rigide con stampe jap di Iceberg al bomber oversize di seta di
Yves Saint Laurent. Dalle sneakers in pelle di
Lanvin all’abito mezza manica stile tennis Fay.
Dal completo giacca e vestito in tessuto tecnico lucido verde menta Sacai al maxiabito con
dettagli a righe di Lacoste.
ginnico, atletico e competitivo che sempre più
è parte integrante del mondo moderno.
E poi diciamocelo i capi ispirati allo sport
oltre che belli sono anche pratici e confortevoli. In più, e anche questo fattore non guasta,
coprono e svelano dove ce n’è bisogno, slanciano la figura e valorizzando la silhouette. Lo
dimostrano i top da ginnastica di Gucci, le tshirt oversize di Calvin Klein, le tute seconda
pelle di Fay.
LINDA D’ADDIO
È
la nuova costante dello stile, il genere
sporty, che conquista sempre più adepti
fra i fashion designer e per la strada. D’altronde è da parecchio che i capi, i tessuti e gli
accessori, un tempo destinati a chi praticava
attività fisica, fra le mura di una palestra, su un
campo verde o all’aria aperta, sfilino con nonchalance sui red carpet delle griffe e siano entrati di diritto nel guardaroba giornaliero di
uomini e donne.
Ancora oggi il fashion utilizza tessuti ad alte prestazioni tecniche e si ispira ai pezzi chiave dell’abbigliamento delle diverse discipline.
I capi si distinguono per praticità e comfort e
sono adatti, guarda caso, ad affrontare ogni situazione, anche la più estrema. La nuova moda è pervasa da uno spirito agonistico e cerca
di andare incontro alle esigenze della vita moderna e dei suoi ritmi frenetici, di offrire un
aiuto a chi è costretto a destreggiarsi fra mille
impegni come in una corsa ad ostacoli.
Sarà probabilmente questo il motivo che
ha indotto molti stilisti ad inserire nelle nuove
collezioni primavera-estate lo stile sport, ammaliati dal fascino indiscutibile di uno spirito
La tuta gym diventa
lucida e glam se
indossata con i sandali
Il fenomeno non è assolutamente in discesa. Karl Lagerfeld, nell’ultima collezione couture di Chanel fa sfilare minigonne da tennis,
giacchini da campionessa di scherma e naturalmente sneakers. Raf Simmons per la linea
alta moda di Dior propone scarpine in neoprene ricamato.
Non c’è dubbio dunque che lo sport influenzi in modo sempre più preponderante la
moda e trionfa sulle passerelle non solo perché è pratico ma perché è anche sempre più
bello da vedere e da indossare.
Completo
Giacchino
con cappuccio
abbinato alla
gonna svasata,
è il nuovo
completo
secondo
Ports 1961.
Se il micio si gratta e sanguina
la terapia richiede più esami
Scrivete
Inviate le vostre domande al veterinario
del Caffè
stefano.boltri.doc@alice.it
Potete scrivergli anche entrando nella
pagina web del sito www.caffe.ch
cliccando sulla rubrica “Qua la zampa”
La domanda
La risposta di Stefano Boltri
E
D
gregio Dottore, vorrei brevemente spiegare a lei quello che
accade al mio gatto, un maschio
comune europeo di circa 6 anni che
conduce la sua vita libero di andare e
venire da casa a suo piacimento. La
bella stagione è in arrivo e con essa
anche i guai. Infatti da due anni a
questa parte succede che il micio si
riempie sul dorso e soprattutto sul
collo di minuscoli granuli che a
volte, se grattati, sanguinano. Il
prurito sembra essere una costante e la pelle del gatto peggiora ogni
anno di più. Vorrei avere un suo parere su quale possibile malattia abbia colpito il mio gatto; un suo
collega è stato molto vago, parlandomi di svariate patologie che mi
hanno confuso le idee.
all’insieme di sintomi da lei descritti ritengo che il
collega le abbia riferito trattarsi di quella patologia nota col termine di “dermatite miliare felina”.
Descrive una dermatite papulo crostosa che colpisce il
gatto. Purtroppo non si tratta di un insieme di sintomi
riferibili ad una sola patologia, le cause infatti variano
da caso a caso e quindi la diagnosi è il più delle volte
complessa.
Nel suo caso particolare, siamo in presenza di
un soggetto che soggiorna sia in casa che fuori casa e che manifesta la sintomatologia a partire dalla
primavera. Quindi è un soggetto che può avere
contatti con animali randagi o selvatici ed inoltre
ha la possibilità di reperire cibo non controllabile;
infine è costantemente a contatto con i più svariati
allegeni ambientali. Nel suo caso sarà quindi bene
prestare attenzione alla presenza di parassiti che rappresentano la prima causa da escludere. Vi sono alcuni esami, anche semplici da eseguire, che permettono
di escludere le presenza di tali indesiderati ospiti, quali
tricogrammi, raschiati cutanei, esami citologici e esame
con lampada di wood. Inoltre se si sospetta la presenza di
un’ allergia si dovranno eseguire test intradermici e prove
sierologiche. È bene anche seguire una prova dietetica
che in questo caso implicherebbe un “cambio” delle abitudini di vita: per un paio di mesi il micio dovrebbe restare chiuso in casa e mangiare solo un determinato cibo. A
seconda dello stato di salute attuale del gatto, soprattutto
se in presenza di lesioni evidenti, la prima terapia da effettuare sarà volta proprio al controllo dei sintomi presenti, quindi antibiotici ed eventualmente antiinfiammatori se c’è prurito. La terapia antibiotica può variare di durata a seconda della gravità delle lesioni ed andare dai
classici 7-10 giorni a svariate settimane; per quanto riguarda gli antiinfiammatori il discorso è analogo.
Il successivo passso terapeutico andrà stabilito in base alla diagnosi eziologica. Così se è stata accertata la presenza di parassiti, ovviamente si procederà ad una terapia
antiparassitaria adeguata ma soprattutto costante nel
tempo. E non solo in estate!
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2014
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IL CAFFÈ
20 aprile 2014
21
tra
parentesi
La famiglia
La preferenza.
Niente più veli
sul più diffuso
tabù familiare
Finalmente i genitori confessano,
il figlio prediletto esiste eccome
PATRIZIA GUENZI
I
figli so’ piezz’ è core. Ma uno lo è di più.
Inutile girarci intorno. Il figlio prediletto
esiste. Nessun genitore lo ammette, ma le
preferenze ci sono e ci sono sempre state.
Proprio sul più comune non detto della vita
familiare hanno indagato due docenti dell’Università di Nantes, Catherine Sellenet e Claudine
Paque, nel libro “L’enfant préféré” (ed. Belin), il
cui sottotitolo “Fortuna o fardello”, dà il là al contenuto: 55 genitori intervistati sia sui motivi che li
spingono ad avere più simpatia per un figlio rispetto ad un altro, sia sulle conseguenze di questo atteggiamento per i figli.
Certo, non significa che a uno si dà tutto e all’altro no, o che un figlio non lo si sgrida mai né lo
si punisce mentre l’altro si piglia anche la dose
del fratello. È qualcosa di molto più sottile. A tradire, a volte, un nomignolo, o anziché dire “il
maggiore” o “la più piccola”, dirne il nome. Esem-
pi di questo tipo sono dettagliatamente riportati
nel libro. Come quella mamma che parla a lungo
di François, Anne e di “Josephine, la mia principessa”.
“Ogni genitore dovrebbe fare un atto di umiltà e ammetterlo - dice Ivan Battista, psicologo e
psicoterapeuta, docente esperto presso la Scuola
medica ospedaliera di Roma -. Solo così può correggersi o almeno compensare a questa sua mancanza”. Già, intanto le autrici hanno faticato non
poco ad ottenere le “confessioni”. All’inizio del
colloquio nessun genitore ha detto di avere preferenze. Alla fine, l’80% l’ha ammesso. Ecco perché, quando i figli accusano un padre o una madre di fare preferenze quasi mai hanno torto.
Hanno invece intercettato minuscoli, ma eloquenti, segnali: il tono della voce, maggior tolleranza o la pietanza tanto amata da uno dei pargoli cucinata più di sovente. Si tende pure a preferire il figlio che più ci assomiglia, con lo stesso carattere, gli stessi tratti, quello che in fondo con-
cretizza il nostro sogno di immortalità. Ma anche
il bimbo bravo a scuola, che pone quindi meno
problemi e che - spiegano molto bene Sellenet e
Paque - non ci fa dubitare di essere dei bravi genitori.
Ma i danni possono anche rivelarsi pesanti.
“Il rischio è che il bimbo non prediletto sviluppi
una personalità di tipo abbandonico - avverte
Battista -, il che significa che sarà più ricettivo a
qualsiasi discriminazione o piccolo atto che non
tenga conto della sua sensibilità. Una latente frustrazione che, se non affrontata magari con l’aiuto di uno specialista, potrebbe trascinarsi per tutta la vita”.
Se è certo che il figlio discriminato soffrirà,
anche per quello preferito non saranno solo rose
e fiori. Crescerà probabilmente più sicuro di sè,
abile nel sedurre, dopo i genitori, docenti e superiori, ma pure oggetto della gelosia dei fratelli,
patendo sensi di colpa. E da grande potrebbe pure fare più fatica a trovare una propria strada, per-
ché sempre alla ricerca di conferme delle sue capacità e doti, intellettuali e fisiche. Ma non è ancora tutto. Il rischio è quello di creare un pessimo
rapporto di fratellanza, di crescerli non solo litigiosi tra loro, ma quasi uno contro l’altro. In
un’eterna competizione, una gara ad accaparrarsi la benevolenza di mamma e papà.
Inutile dire che anche il figlio non prediletto
passerà i suoi guai, riassunti con una definizione
medica ben precisa: la sindrome Lfs (Less favored status, lo stato di meno favorito), che si manifesta con depressione, ansia, perdita dell’autostima e difficoltà varie ad affrontare la vita quotidiana. “L’ha descritta molto bene a suo tempo lo psicoanalista ungherese Michael Balint con il termine ‘basic fault’, ‘ferita primaria’ - nota Battista -.
Discriminante e fondante per la personalità futura del ragazzo”. E allora magari vale la pena di
mettersi in discussione, con l’aiuto delle domande riportate in basso.
pguenzi@caffe.ch
Q@PatriziaGuenzi
Il test
La somiglianza
Tra i vostri figli ce n’è uno che
sentite più vicino a voi. Forse
perché vi somiglia,
caratterialmente e
fisicamente? Oppure lo vedete
più delicato e sensibile?
La tenerezza
Concedete maggiori
attenzioni a uno dei vostri figli
perché pensate ne abbia più
bisogno? O è perché vi ispira
più tenerazza e quindi lo
coccolate di più?
Le attenuanti
A uno dei vostri figli
concedete più facilmente
attenuanti? Uno di loro è
una “simpatica canaglia”,
combina pasticci e guai
ma è più divertente?
Il feeling
Amate tutti i vostri figli allo
stesso modo. Ma con uno
di loro vi sentite più in
sintonia, avete più feeling,
trascorrete il tempo più
volentieri?
Lo svantaggio
Uno dei vostri figli ha più
bisogno del vostro aiuto, è
oggettivamente più debole
e svantaggiato? Perciò
pensate abbia bisogno della
vostra protezione?
Il merito
Siete disposti a fare e ad
investire di più su uno dei
vostri figli perché secondo voi
dimostra di meritarlo? Con
uno di loro è più facile
andare d’accordo?
IL CAFFÈ
20 aprile 2014
22
tra
parentesi
La tendenza
La novità
Un’App generosa
con l’anima green
F
C
ondividere, regalare, riciclare, prestare.
Ma, soprattutto, non buttare. E le iniziative, reali e virtuali, si contano a decine. Interessante Pumpipumpe, nata a
Berna e che nel dialetto locale significa
“Prestami la tua pompa”. Dal sito dell’associazione,
Pumpipumpe.ch, si ordinano gratuitamente degli
autoadesivi da incollare sulla propria cassetta delle lettere. In questo modo, vicini di casa, ospiti o
passanti vedono quale oggetto potrebbero farsi
prestare. Stessa filosofia per GiftMeApp, nata da
un’idea di alcuni giovani che hanno messo a punto
un’App generosa... con l’anima green (vedi articolo
a fianco). E per fare posto negli armadi o nelle cantine, in soccorso arrivano anche iniziative comunali, come quella di qualche tempo fa a Mendrisio
dove l’Ufficio delle attività giovanili ha promosso
uno scambio di abiti. Tutte idee preziose per l’Associazione delle consumatrici della Svizzera italiana (Acsi): “Incentivano l’aiuto reciproco e riducono i rifiuti”, nota la segretaria generale Laura Regazzoni Meli.
Pumpipumpe è una sharing community che
offre una scelta infinita di oggetti in prestito: dai
Corbis
Non buttare niente
ma condividere,
il nuovo stile di vita
robot da cucina ai forni per raclette, dalle bilance
alle seghe elettriche, ma anche attrezzi da giardino, computer, telescopi, giocattoli, carrozzine, bici,
gameboy... Un modo come un altro, anche, per socializzare e fare nuove conoscenze. Obiettivo pure
del comune di Mendrisio che ha organizzato lo
scambio di abiti. “C’erano un po’ di ragazzi, curiosi
e interessati - spiega la responsabile dell’Ufficio
delle attività giovanili Giorgia Müller -. L’iniziativa
Da Lugano a Berna a
Mendrisio, reale o virtuale, lo
scambio è ormai una moda
è servita anche per spiegar loro l’importanza del riciclo, dando così agli oggetti una seconda vita. Sono stati momenti di condivisione molto apprezzati
in cui i giovani hanno potuto confrontarsi e discutere”.
E, quanto a condivisione, ne sanno qualcosa i
responsabili dell’Acsi: “Organizziamo sempre con
successo uno scambio dell’usato in una ventina di
località, in concomitanza con la raccolta di rifiuti
ingombranti, anche per evitare che oggetti ancora
in buono stato finiscano nei rifiuti - spiega Regazzoni Meli -. Abbiamo anche un mercatino dell’usato e qui a farla da padrone sono i vestiti per bambini e neonati; ne abbiamo tantissimi e invitiamo le
mamme a farci visita nei nostri centri di Locarno,
Giubiasco, Balerna e Bioggio”. Un’occasione per fare dei buoni affari, portandosi a casa anche oggetti
pressoché nuovi.
E che il second hand piaccia lo confermano il
numero di negozi dell’usato. Ed è soprattutto nel
Locarnese che questi punti vendita hanno fatto
boom. Se vent’anni fa questo fenomeno era pressoché inesistente, ora i clienti sono tantissimi. Ma
non solo persone che devono fare i conti con un
budget familiare risicato, anche collezionisti e
amanti del genere. Pionieri e new entry si fanno
concorrenza, con l’intento di dare una nuova vita a
tanti oggetti.
Intanto, la raccolta di vestiti dismessi è da tempo diventata un vero business. Il numero uno è Texaid, tallonata da I-Collect. Ma anche H&M, ha
messo in piedi una raccolta abiti usati nei suoi
punti vendita perché, spiega, la moda non merita
di finire nei rifiuti.
o.r.
otografare, postare l’immagine sull’applicazione del telefonino, aspettare l’interessato e
regalare. Ecco trovato un altro modo per agevolare il concetto di riuso, ma anche della condivisione, attraverso un’App messa a punto da alcuni
giovani amanti della green economy, una piattaforma che permette di rimettere in circolo le cose.
“Perché buttare se un oggetto potrebbe ancora fare
comodo a qualcun altro?”, si chiede Federico Parli,
uno dei due fondatori di GiftMeApp.
Il concetto è molto semplice. Un’App generosa
con l’anima green. Quindi donare per dare una seconda vita alle cose, con un occhio all’ambiente.
“Tre semplici clic sullo smartphone o il tablet e il
gioco è fatto - semplifica Parli -. Ognuno di noi può
e deve contribuire a ridurre i rifiuti. Tantissimi gli
amanti del riuso e, soprattutto, della sostenibilità.
Ma quello che
proponiamo noi è
anche un modo
intelligente per liberarsi di tutte le
cose stipate in
cantina o di quei
regali inutili accumulati anno dopo
anno e di cui non
sappiamo cosa
farcene”.
FEDERICO PARLI
Il progetto di Architetto, è uno
Parli e compagni è dei fondatori di GiftMeApp
destinato ad ampliarsi. All’orizzonte, un interessante sviluppo multimediale per un modo di vivere con meno sprechi e
più attento all’ambiente. “Stiamo collaborando con
un’associazione italiana per creare un format-tv.
Consentire, ad esempio, di recuperare il necessario
per realizzare l’arredo di un bar, o di un ufficio... Insomma, potrebbe essere un'occasione per iniziare a
promuovere una ‘nuova economia’ partendo da un
oggetto apparentemente senza futuro e senza più
alcun valore apparente”.
o.r.
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IL CAFFÈ
20 aprile 2014
leauto
23
SULLE STRADE DEL MALCANTONE
Rivivere la mitica corsa all’oro
tra miniere e sogni di ricchezza
Alla scoperta di due piccoli musei con una wagon economica
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tragitto
17.6 km
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Il museo
della miniera
Il “Piccolo museo”
di Sessa
opo aver provato la nuova station wagon
della Dacia Logan non è difficile esprimere
un giudizio positivo. Una vettura che sorprende e merita una prova su strada perchè solo
così si possono capire le sue qualità soprattutto se
consideriamo quanto offre e a che prezzo. Infatti
per meno di 18’000 franchi, per l’esattezza 17’080,
nella versione Laurèate si propone con alcuni accessori supplementari, come il sistema di navigazione e di regolazione dell’impianto audio
con i comandi al volante, il regolatore della
velocità, i sensori posteriori, la ruota di riserva e
i cerchi in lega leggera da 15 pollici. Un equipaggiamento più che sufficiente per chi ricerca in
un’automobile un buon compromesso senza
spendere troppo. Il secondo aspetto a vantaggio
del modello è certamente la sua offerta di spazio.
Lunga 4,49 m la Logan Mcw ha un bagagliaio dalla lunghezza di carico di 2,7 m e con una capacità variabile
da 573 a 1.518 litri.
Per una famiglia, un artigiano o un rappresentante
sono più che sufficienti. La terza sorpresa è rappresentata dalle prestazioni del suo motore. Sulla carta l’economico tre cilindri turbodiesel di 898 cc po-
trebbe far arricciare il naso eppure, quando siete al volante, vi accorgerete subito che i 90 cavalli, con un valore di emissioni di Co2 pari a 116 g/km, sono sufficienti per affrontare con disinvoltura le nostre strade.
Tre punti di forza inaspettati che scopriamo sulla strada del nostro itinerario per la visita di due musei a Sessa nel Malcantone; quello della miniera d’oro e quello
etnografico, noto con il nome di “Piccolo museo”. Eh si,
La scheda
Dacia Logan MCV
Motore
3 cilindri turbodiesel
Cilindrata (cc)
889
Cambio
manuale 5 marce
CV
90
Coppia max.
135 Nm a 2’500 g/min
0-100 km/h (s)
11,1
Velocità massima (km/h)
175
Consumi (l/100 km)
ca. 6,0
Prezzo base
14’150 .–
una volta in Ticino si viveva una vera e propria corsa
all’oro. “Piovono come manna dal cielo le miniere aurifere e argentifere e ben presto i circoli sociali di Sessa
Magliasina divennero la nuova California”, scriveva in
una lettera, nel 1858, il Commissario di Lugano al Consiglio di Stato . Una testimonianza dell’entusiasmo che
aveva suscitato l’apertura delle prime miniere d’oro
malcantonesi nella seconda metà del XIX secolo. Per
la visita il sabato e la domenica dalle 16:00 alle 18:00
prendete contatto con il conservatore Giuseppe Zanetti (Tel 091 608 19 39). Il museo della miniera è
un’interessante testimonianza anche per i ragazzi.
Situato nella “Cà du Lol” presenta la storia dell’estrazione dell’oro in Ticino, iniziata verso la metà del 1800,
quando vennero trovate due grosse pepite nel torrente
Magliasina. Arricchito da una sostanziosa documentazione e numerosi oggetti, il museo ricorda anche i sacrifici dei minatori per assicurare un sostegno alle loro
famiglie. Un pomeriggio diverso che stimola la riflessione anche nel viaggio di ritorno con la Dacia Logan
station wagon. Il modello, nato dalle sinergie con il
marchio Renault, dimostra che si può avere un’ auto,
con tutto quello che è veramente necessario, a un
prezzo vantaggioso.
s.p.
Per la prima volta il tettuccio in tessuto e il lunotto in vetro si aprono e si chiudono automaticamente in soli 19 secondi La classica Porsche Targa
rinasce in chiave moderna
EUGENIO SAPIA
U
n classico che rinasce e che viene
reinterpretato in chiave moderna. Ecco la nuova Porsche Targa,
una vettura diventata ormai un’icona
con un nome ispirato alla storica gara
automobilistica “Targa Florio”. Al pari
del leggendario modello originale, anche l’ultima versione è contraddistinta
dal classico roll-bar (che funge da protezione in caso di ribaltamento) al posto
dei montanti centrali, da una parte di
tetto apribile sopra i sedili anteriori e da
un lunotto avvolgente privo di montanti
posteriori. Ma la vera novità di questa
nuova generazione è senz’altro rappresentata dal tetto completamente automatico.
La capote - composta da due elementi
mobili (un tettuccio in tessuto ed un lunotto in vetro) - viene chiusa ed aperta
in soli 19 secondi, premendo semplice-
imotori
mente un pulsante (per motivi di sicurezza la vettura deve essere ferma). Questo sistema, in pratica, ripiega e fa sparire il pannello del tetto nel vano situato
sotto i sedili posteriori. A livello estetico
la nuova Targa, disponibile unicamente
con trazione integrale, si riconosce so-
te, come sempre quando si guida una
Porsche, particolarmente emozionante
e straordinaria.
E a proposito di guida, per offrire la possibilità di viaggiare a cielo aperto in ogni
stagione, gli ingegneri di Porsche hanno
studiato a lungo l’aerodinamica della
Torna in bella vista
anche il “rollbar” , vero
marchio di fabbrica
Trazione integrale e più
larghezza al posteriore
per un’auto muscolare
prattutto dalla parte posteriore, ampliata di 44 millimetri, dove spicca il fanale
orizzontale sotto lo spoiler che collega
gli altri due gruppi ottici. Il design, con
linee muscolose quanto basta , dà il senso di una vettura sportiva, ma anche ben
piantata al suolo (grazie all’ampia carreggiata dell’asse posteriore) e sicura.
Caratteristiche che si ritrovano al volan-
vettura (la cui carrozzeria si basa su
quella della 911 Carrera 4 cabriolet), in
modo da ridurre al minimo la dispersione del calore nell’abitacolo e la sua rumorosità (lo stesso vale nel caso in cui il
tetto è chiuso). In vendita da maggio
2014, la nuova Targa è disponibile con
un motore boxer di 3,4 litri con 350 Cv di
potenza, oppure con un propulsore da
lacapote
leprestazioni
Il comportamento della
nuova Targa su strada
è praticamente
perfetto: le curve si
affrontano con una
stabilità davvero
impressionante
in tutte le modalità
anche grazie alle
sette marce.
La nuova Targa è
disponibile con
un motore boxer
di 3,4 litri con
350 Cv di
potenza, oppure
con un
propulsore da 3,8
litri e una potenza
di 400 Cv nella
versione 4S, più
sportiva.
Il rapido sistema di apertura
e chiusura della capote, in
pratica, ripiega e fa sparire il
pannello del tetto nel vano
situato sotto i sedili
posteriori. Per sicurezza a
vettura ferma.
3,8 litri e una potenza di 400 Cv nella versione 4S. Entrambi sono abbinati ad un
cambio a sette marce e ad uno automatico a doppia frizione (ottenibile come optional), anch’esso a 7 rapporti. Il comportamento della nuova Targa su strada è
praticamente perfetto: le curve si affrontano con una stabilità davvero impressionante (in modalità normal, come pure in
modalità sport o addirittura sport plus), il
cambio è sempre veloce e perfetto.
Contenuti tutto sommato i consumi che,
secondo la casa tedesca, si attestano a
mediamente a circa 10 litri ogni 100 km.
Curati ed eleganti, come sempre, anche
gli interni di questa “2+2”, equipaggiata
con sedili ergonomici e sportivi. Un gran
bel piacere, insomma, viaggiare a bordo
di questa 911, acquistabile ad un prezzo
base di 148’200 franchi per la Targa 4 e
165’500 per la 4S.
In breve
La Bmw
Il futuro è già cominciato. È nella
nuova Bmw i8 con un motore a
combustione e uno elettrico con
tecnologia Plug-in, controllo dei
flussi di energia, e trazione
integrale. La nuova Bmw i8 si
può scoprire in esclusiva sabato
26 aprile 2014, dalle 9 alle 13 al
Garage Emil Frey a Lamone.
La VW
La Golf (40 anni) è il modello
Volkswagen più costruito di ogni
tempo.Con oltre 600.000
esemplari,è la vettura in assoluto
più venduta in Svizzera da 38
anni a questa parte. In autunno
sarà lanciata la nuova Golf Gte
con trazione ibrida Plug.
IL CAFFÈ
20 aprile 2014
25
parentesi
tra
La musica
OMAR RAVANI
U
do Lindenberg come Vasco Rossi.
Due icone della
musica. Il primo ospite a Moon &
Stars di Locarno il prossimo 11
luglio in Piazza Grande - di
quella teutonica, Blasco di quella italiana. In comune una carriera costellata da successi e una
vita vissuta a cento all’ora, prima di rallentare considerevolmente quando l’anagrafe ha cominciato a farsi sentire. Entrambi però sono praticamente sconosciuti al di fuori delle rispettive aree linguistiche, perché le
loro emozioni le esprimono
esclusivamente nella loro lingua. Lo conferma un “esperto”,
come Alain Scherrer, frontman
della ‘Tribute band’ Vasco Jam.
“Artisti come Udo e Vasco sono
talmente introspettivi e intensi
nei loro testi che si perderebbero se dovessero scrivere in un’altra lingua”.
Lindenberg e Rossi, un destino anche nel nome. Entrambi
con un cognome qualunque,
Udo
Lindenberg
“ È il Blasco in salsa tedesca,
un artista che ti entra dentro”
TiPress
Le due icone
del rock viste
dal cantante
Alain Scherrer
della band
Vasco Jam
LA STAR
Udo Lindenberg;
sotto, Alain
Scherrer, frontman
di una delle “Tribute
band” più longeve
di Vasco Rossi
ma con una carica assolutamente unica. Una cosa però li
differenzia, se Vasco Rossi non
ha mai voluto sbilanciarsi politicamente, il suo omologo tedesco ha in più di un’occasione ribadito di essere un artista che
trae la sua ispirazione proprio
dalle ideologie di sinistra. Vasco
invece è sempre stato trasversale, non si è mai espresso su questi temi. “Forse per ciò è diventato un cantante intergenerazionale, riuscendo a sopravvivere
alle mode temporanee”, sottoli-
nea Scherrer. Una carriera pluridecennale quella dei due artisti,
che ha sempre fatto il tutto esaurito durante i concerti. Un pubblico, il loro, che va dall’adolescente all’over cinquanta.
“Proprio così, i due si ‘somigliano’ anche in questo - riprende Scherrer -. Infatti, alle nostre
esibizioni assistono anche dei
ragazzini che cantano canzoni
nate quando loro ancora non
erano venuti al mondo”. Diciamolo, è la forza dei grandi artisti. Lindenberg, figlio della pro-
vincia come il rocker di Zocca,
ha però ancora più frecce creative nel suo arco. Non solo è cantante e compositore, ma pure
scrittore e pittore. Con uno stile
musicale che arriva dritto al
cuore di chi l’ascolta. “Ed è proprio questo il merito dei grandi
interpreti: sapere condensare il
loro pensiero in poche parole nota Scherrer -. I grandi cantanti non ti arrivano solo alle orecchie, ti entrano dentro, ti colpiscono allo stomaco”.
Si dice spesso che i veri artisti riescono a varcare i confini
della propria produzione per diventare una sorta di ambasciatori. Ed è stato proprio il caso di
Lindenberg, uno dei pochi autori che tentò di esibirsi oltre la
“cortina di ferro”, quando il muro di Berlino ancora c’era, simbolo fisico della differenza di
due realtà. Nel 1984 sembrava
cosa fatta, ma una canzone suscitò il disappunto dell’allora regime comunista. Così, la prevista tournée nella Ddr fu annullata. Un duro colpo per Udo, che
aveva espresso in più di un’occasione la volontà di andare a
cantare presso i “cugini”. Dovette rimandare tutto al dopo 1989.
Tuttavia, questo non gli impedì, un anno prima, nel 1988,
di esibirsi in un memorabile
concerto tenuto al Reichstag di
Berlino Ovest in compagnia di
artisti del calibro di Michael
Jackson, dei Pink Floyd e dell’icona del rock tedesco Nina
Hagen.
Sebbene negli ultimi anni
Lindenberg non abbia più prodotto nuovi album, appoggiandosi alla sua già sterminata produzione musicale, composta da
una trentina di album realizzati
in studio dai primi anni settanta
sino al 2008, continua però ad
esibirsi in concerti live. E festeggerà il suo primo mezzo secolo
di carriera artistica proprio a Locarno. L’occasione, ancora una
volta grazie a Moon & Stars, di
far vivere la grande musica in
Piazza Grande.
oravani@caffe.ch
Q@OmarRavani
Il cartellone di
Moon & Stars 2014
10 LUGLIO
11 LUGLIO
Laura
Pausini
Udo
Lindenberg
12 LUGLIO
Bligg
Special Guest:
Sido
14 LUGLIO
Dolly
Parton
15 LUGLIO
16 LUGLIO
17 LUGLIO
Jack Johnson
James Blunt
Negramaro
Special Guest:
Kodaline
Special Guest:
Zaz
Special Guest:
Jessie J.
PREVENDITA IN CORSO
18 LUGLIO
Backstreet
Boys
19 LUGLIO
Sunrise Avenue
Special Guest:
Family of the Year
LEGUIDE
&GLIITINERARI
Pagina a cura di
AutoPostale Svizzera SA
Ci sono pochi luoghi al mondo come
Santiago di Compostela, crocevia di fede e di popoli, epicentro di una terra in
cui batte forte il cuore della storia e della
devozione. AutoPostale organizza un
viaggio nella Spagna Nord Occidentale
per scoprire un mondo intimo e suggestivo, un itinerario da gustare passo dopo passo su quelle vie che hanno calcato
i fedeli nei secoli. Dal 7 al 15 giugno
viene offerta un’occasione unica per
un’esperienza indimenticabile.
Prima tappa a Narbonne, città dalle profonde radici storiche, essendo stata la
prima colonia di diritto romano, al di
Informazioni e prenotazioni:
AutoPostale Svizzera SA
Regione Ticino
Viaggi e Vacanze
6501 Bellinzona
Tel. +41 (0)58 448 53 53
fax +41 (0)58 667 69 24
vacanze@autopostale.ch
www.autopostale.ch
Una splendida giornata
nel cuore della Svizzera
Santiago di Compostela
e i luoghi di fede
Avete mai provato a respirare l’aria pura di campagna,
godendovi il paesaggio comodamente seduti su un mezzo
di trasporto speciale? Tutto ciò è possibile sulle carrozze,
trainate da cavalli, di Weggis, nella piccola e graziosa località turistica sul Lago dei Quattro Cantoni, 435 metri di
altitudine, ai piedi del Rigi, una delle montagne più famose
della Svizzera centrale.
Quiete e relax sono le parole d’ordine di questo luogo che
è stato citato anche dallo scrittore Marc Twain che, nel
1897, dichiarò che Weggis era il luogo preferito tra quelli
in cui era stato. Ciò che stupisce, oltre al panorama, è il
clima della zona, molto mite, con un numero particolarmente elevato di giornate di sole. Poi c’è il föhn, il vento
discendente caldo e secco, che in certi giorni permette di
spaziare su un orizzonte sconfinato. Una volta arrivati a
Weggis con l’autopostale, si scende dal pullman e si sale
sulla carrozza, cullati dal ritmo degli zoccoli dei cavalli. In
Viaggio di AutoPostale
alla scoperta
della Spagna Nord
Occidentale,
ripercorrendo
le vie dei pellegrini
fuori dell’Italia. Poi c’è Saint-JeanPied-de-Port, affascinante porta d’ingresso del Cammino. Si prosegue per
Pamplona, famosa per la Festa di San
Firmino e luogo molto suggestivo grazie
alla cattedrale, al municipio, a Plaza del
Castillo che tanto amava Hemingway
per la vivace atmosfera. Cena libera per
poter vivere al meglio lo spirito della città. Ma le località di Puente de la Reina,
Logrono e Santo Domingo de la Calzada
attendono. Tra il labirinto delle strade
medievali si nasconde un patrimonio tra
cui le antiche mura e la cattedrale alla
quale é legata l’antica leggenda del "gallinero", un’opera gotica in pietra policroma.
Per i pellegrini parte da qui la prima tappa del cammino di 6-8 chilometri. Ma
sono ancora tante le bellezze da svelare
prima di arrivare a Santiago: Burgos
conserva un interessante centro storico e
una splendida cattedrale gotica, Fromista con la sua abbazia, Carrion de Los
Condes e Leon. La tappa per i pellegrini
è sempre di 6-8 chilometri con menzione particolare per la Casa de Botines,
progettata da Antoni Gaudì, e la cattedrale di Santa Maria de la Regia. L’antichissimo luogo di culto di Astorga è
un’altra perla del viaggio che passa
dall’antica Asturica Augusta, così la
chiamavano i romani, punto di congiunzione tra via Traiana e via de la Plata. Si
prosegue per O’Cebreiro e Portomarin
con terza tappa a piedi, ancora di 6-8
chilometri. Ed ecco finalmente Santiago
de Compostela con la stupenda cattedrale dove è conservata la tomba di San
Giacomo. Sembra di essere in un’altra
Il programma
Santiago di Compostela
Data: 7 – 15 giugno 2014
Prezzo: Chf 1’850.- per persona in
camera doppia
Partenza:
06.00 Biasca Ffs, 06.00 Locarno Ffs,
06.30 Bellinzona Ffs, 07.00 Lugano Ffs (lato buffet),
07.20 Mendrisio Ffs, 07.30 Chiasso Ffs
dimensione passando per Plaza Praterias
o Plaza de Obradoiro, naturale approdo
dei pellegrini e luoghi di mistica bellezza. Imperdibile la suggestiva messa del
pellegrino che si celebra a mezzogiorno.
Ma il viaggio non è finito perché resta da
andare alla scoperta di Bilbao, caratteristica città basca che ospita il museo
Guggenheim dove è prevista una visita
guidata. Ancora c’è San Sebastian, sul
Mar di Cantabria, ideale per una passeggiata nel centro storico per assaggiare i
tipici Pintxos, gustosi stuzzichini che
accompagnano l’aperitivo. Ultima tappa
del tragitto di rientro verso il Ticino, la
città medievale di Carcassonne situata
sulle sponde del fiume Aude.
un’ora si raggiunge una distilleria dove si possono conoscere i metodi di realizzazione e d’invecchiamento di
grappe e liquori in uno scenario incantevole, tra alte montagne, pascoli e profumi di erbe di bosco. Il pranzo è in un
agriturismo, mentre nel pomeriggio si torna a Weggis in
carrozza per riprendere l’autopostale diretto in Ticino: una
pausa nel ritmo frenetico della vita, un modo per essere
sempre in sintonia con il mondo e con la natura, grazie ad
AutoPostale che organizza questa gita il 25 maggio.
Il programma
Weggis
Data: 25 maggio 2014
Prezzo: Chf 178.- per persona
Partenza:
07.00 Chiasso Ffs, 07.10 Mendrisio Ffs,
07.30 Lugano Ffs (lato buffet), 07.30 Locarno Ffs,
08.00 Bellinzona Ffs, 08.30 Biasca Ffs
Bellinzona centro
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Stazione FFS
Nuovo svincolo autostradale
Palazzo del Governo
Tribunale federale
Nuova fermata ferroviaria
IL CAFFÈ
20 aprile 2014
27
Cantone
per cantone
ecco tutti
gli itinerari
L’iniziativa
tra
parentesi
22.05.-25.05.2014
BASILEA
St. Jakob
17.07.-20.07.2014
SOLETTA
08.05.-11.05.2014
LUCERNA
Messe Luzern
Pilatusmarkt Kriens
24.07.-27.07.2014
BIENNE
Ecke Nidaugasse /
Dufourstrasse
16.10.-19.10.2014
WINTERTHUR
Technorama
29.05.-01.06.2014
ZURIGO
23.10.-26.10.2014
Sihlcity
SAN GALLO
Gallus-Markt
05.06.-07.06.2014
GLARONA
Zaunplatz
15.05.-17.05.2014
BERNA
Stade de Suisse
18.05.-18.05.2014
Bern Expo
28.08.-31.08.2014
NEUCHÂTEL
10.07.-13.07.2014
ALTDORF / SCHATTDORF
Tellpark
31.07.-03.08.2014
THUN
Aaarefeldplatz
04.09.-07.09.2014
COIRA
Obere Au
03.07.-06.07.2014
ST. MORITZ
Via Gian 55
25.09.-28.09.2014
LOSANNA
21.08.-24.08.2014
SAANEN
Eisbahn Gstaad
02.10.-05.10.2014
BRIGA
09.10. - 12.10.2014
11.09.-14.09.2014
SION
Zaunplatz
18.09.-21.09.2014
Zaunplatz
18.06.-22.06.2014
LOCARNO
12.06.-15.06.2014
GINEVRA
26.06.-29.06.2014
LUGANO
Ve la faccio
vedere io
la
EZIO ROCCHI BALBI
D
a Ginevra a San Gallo, da Basilea a Lugano, tra qualche
mese la Svizzera
avrà un’immagine
completamente nuova. O meglio, ognuno potrà elaborare un
inedito “biglietto da visita” del
Paese, evitando stereotipi e caratterizzazioni istituzionali, arricchendo la “sua” Svizzera con
itineari, paesaggi, fotografie digitali, descrizioni e una storia da
raccontare. Il tutto a bordo di
una specialissima “media-mobile”, un’auto Mazda dotata di un
sistema multimediale degno di
un film di fantascienza.
La casa automobilistica di Hiroshima, infatti, metterà a disposizione dieci vetture diverse - da ritirare in 21 località differentidotate di telecamere “streetview”
in grado di riprendere, con una
visuale a 360 gradi, il proprio,
personalissimo itinerario. Il resto
lo faranno i partecipanti all’iniziativa che, dopo aver proposto il
loro “reportage” sul sito di Voilà
10
Media-mobile
Dieci vetture Mazda
diverse a
disposizione, dotate
di speciali
telecamere
Streetview,
collegamento Wlan,
navigatore satellitare
e due action-cam
Un’immagine inedita del Paese
rivelata con il taglio personale
delle telecamere di “Streetview”
Svizzera
ma Suisse, all’indirizzo www.voila-ma-suisse.ch potranno documentare, fino ad ottobre, un itinerario lungo al massimo 30 km,
spaziando per il territorio prescelto.
“Il progetto ha l’ambizione di
completare la visione geografica
della Svizzera, integrandola con
contenuti ed esperienze personali in grado di parlare al cuore –
spiega Giuseppe Loffredo, direttore delle relazioni esterne di
Mazda Suisse -. Gli svizzeri andranno alla scoperta di persone
o località non convenzionali,
fuori dagli schemi, con uno spirito ‘challenger’. Lo scopo è offrire
all’opinione pubblica la possibilità di costruirsi un’immagine
completamente nuova del Paese
e passo dopo passo, immagine
dopo immagine, storia dopo storia, tutti questi tasselli contribuiranno a darne un quadro emotivamente più ampio e suggestivo”.
L’importante, oltre a sfoggiare
una cospicua dote di fantasia ed
originalità, è non
30
Chilometri
Ogni partecipante
all’iniziativa potrà
documentare,
fino ad ottobre,
l’itinerario scelto
lungo il percorso,
ma coprendo
al massimo
trenta chilometri
farsi spaventare dall’attrezzatura
spaziale della media-mobile a
disposizione. Ogni vettura, è dotata, infatti, di “action cams” per
le riprese on the road, navigatori
satellitari Garmin di ultima generazione e un’interfaccia Wlan,
che consente di collegare la videocamera con il proprio smartphone e gestire il tutto con l’apposita App. Va da sè che l’auto
multimediale dispone di anche di Gps, bussola e barometro in modo tale che tutti
i dati di altezza e posizione possono essere integrati direttamente nel video. “Voilà ma Suisse”, in
ogni caso, lascia aperta ogni possibilità per costruire il puzzle delle bellezze più nascoste del Paese
anche a chi non ha la patente.
Chiunque può raccontare la sua
storia e caricarla sulla cartina online. Ma chi viaggerà in auto attraverso il Paese, nelle aree delle
ventuno località inizialmente
proposte dal progetto, e tenendo
gli occhi ben aperti potrà scopri-
21
Località
Da Ginevra a San
Gallo, da Basilea a
Lugano, l’iniziativa
“Voilà ma Suisse”
si svolgerà in tutta
la Svizzera partendo
da ventuno
località diverse,
due in Ticino
360
Gradi
Le speciali
telecamere
streetview offrono
visioni panoramiche lungo le
strade
a 360° gradi
in orizzontale e a
290º in verticale
La visione stradale
Il tour interattivo
si è trasformato
in un videogame
C
on il mouse clicchiamo sull’omino giallo che
appare sullo schermo, lo “trasciniamo” sul punto desiderato, e virtualmente possiamo tranquillamente attraversare la Quinta Strada di New York o
guardare da vicino le lussuose vetrine di Place Vendôme a Parigi. Possiamo anche toglierci lo sfizio di
vedere dove abitano i nostri parenti e amici o verificare se effettivamente quell’alberghetto che abbiamo
prenotato per le vacanze è a cento metri dalla spiaggia come dichiarato.
La rivoluzione, che ha fatto cestinare tutte le cartine
stradali che conservavamo con cura, è iniziata sette
anni fa, quando Google Street View ci ha permesso di
vedere su qualsiasi display parti di varie città del
mondo a livello del terreno. Una visione panoramica a
360° gradi in orizzontale e a 290º in verticale lungo le
strade che dà la sensazione di muoversi all’interno di
un videogame iperrealistico. E usando lo “zoom” ti
avvicini al portone di una casa, al punto di poter pigiare sul citofono! Il più grande motore di ricerca
web del mondo ha iniziato con alcune località degli
States, poi Paese dopo Paese ha ricreato la mappa
interattiva più incredibile della Terra.
Un’operazione fantascientifica accolta prima con
stupore, poi con sospetto visto che le speciali “google-car” - con fotocamere Dodeca 2360 sul tetto, dotate di 11 obiettivi a 360 gradi - erano in grado di riprendere tutto al loro passaggio. Una lesione della
privacy, secondo le leggi di molti Paesi, che ha costretto la casa di Mountain View a correre ai ripari
“pixelando” i volti delle persone inquadrate, le targhe
dei veicoli e operando non poche censure su varie situazioni immortalate involontariamente lungo il cammino. Un cammino comunque inarrestabile, visto che
in aree pedonali, parchi e strade non percorribili su
quattro ruote sono usate delle biciclette, le “Google
Bikes”. E se non basta, anche a piedi col casco-telecamera in testa, come è successo ai Castelli di Bellinzona raggiunti dall’occhio indiscreto Google Street
View nell’estate del 2011.
re angoli particolari, persone
sorprendenti o semplicemente
una Svizzera completamente diversa. E chi, meglio dei ticinesi,
sono veri e propri esperti della
loro regione? Tutti hanno i loro
luoghi o angoli nascosti che pochi frequentano, ma che risultano preziosi: il punto più panoramico, il tratto di strada più entusiasmante o – perchè no? - l’esperienza gastronomica più autentica. Insomma, vale tutto pur che
renda un’immagine inedita della
Svizzera ai nostri occhi.
“Ogni tratta di Voilà ma Suisse, inoltre, potrà essere personalizzata ‘battezzandola’ con il nome o la descrizione della persona che l’ha realizzata – aggiunge
Loffredo -. La tournée inizierà a
maggio e in questo progetto fuori
dal comune ognuno può partecipare condividendo il proprio
sguardo sul Paese. Possiamo scoprire, o riscoprire, luoghi poco
frequentati che meritano una capatina o delle curiosità finora riservate a pochi intimi”.
erocchi@caffe.ch
Q@EzioRocchiBalbi
6
Modelli
In occasione
dell’iniziativa Mazda ha
varato la serie speciale
"Voilà ma Suisse
Editions” che vedrà a
disposizione tutta la
gamma: dalla Mazda 2
alla Mazda 5, fino
alla Mazda Cx-5
I NUMERI
28
IL CAFFÈ
20 aprile 2014
La donna, per la sua
predisposizione ormonale soffre
di depressione più dell’uomo.
Due donne per ogni uomo
tra
parentesi
+65
BenEssere
Una mimica più felice migliora l’umore.
Vedersi con meno segni sul volto allevia
i sintomi di una patologia psichica
La depressione
colpisce soprattutto
la popolazione
anziana over 65
40-50
Depressione ko
con lo psicologo
e un po’ di botox
Nella fascia di
popolazione
anziana
femminile
la depressione
colpisce soprattutto
tra i 40 e i 50 anni
80%
L’80 per cento dei
pazienti ha una
ricaduta nel
corso della vita
nonostante
i precedenti
trattamenti
CRISTINA GAVIRAGHI
C
he felicità guardarsi allo specchio e vedersi più giovani, senza quelle zampe di gallina che segnano il volto
e testimoniano gli anni che passano! Certi trattamenti
estetici sono un vero aiuto per chi non accetta di vedere sul
viso lo scorrere del tempo, ma un noto trattamento per attenuare le rughe potrebbe fare molto di più per chi ha disturbi
psichici anche più seri. La tossina botulinica di tipo A, nota
a tutti come Botox, potrebbe essere d’aiuto nella terapia della depressione. Se ne parla già da qualche anno con piccoli
studi pilota condotti in vari laboratori ed Eric Finzi, dermatologo del Chevy Chase Cosmetic Center, insieme a Norman
Rosenthal, psichiatra alla Georgetown Medical School, ha
pubblicato sul Journal of Psychiatric Research una nuova ricerca in cui si mostra come la somministrazione del Botox
riesca ad alleviare la sintomatologia depressiva.
Lo studio è stato condotto su 72 pazienti depressi trattati,
tra le arcate sopraccigliari, o con un’iniezione di tossina botulinica o con un placebo e seguiti per sei settimane. “Oltre
la metà di chi aveva ricevuto il trattamento estetico - dichiara Finzi -, ha mostrato una riduzione dei sintomi depressivi
rispetto a solo il 15% di chi faceva parte del gruppo di controllo”. E non si trattava di un miglioramento trascurabile visto che la diminuzione dei disturbi, quantificata con un’ap-
posita scala di valutazione, è stata stimata intorno al 47%. Risultati che confermerebbero quelli già rilevati da Finzi nel
2006 su un numero inferiore di pazienti e sovrapponibili a
quelli ottenuti da un gruppo di ricercatori texani che hanno
presentato uno studio analogo al meeting dell’American
Academy of Dermatology. Ma perché togliersi qualche ruga
aiuterebbe a essere meno depressi? È solo questione di sentirsi più felici perché ci si vede più giovani? In realtà la depressione vera e propria ha ben altre radici che il non gradire
Certi trattamenti estetici sono un
vero aiuto per chi non accetta le
rughe e vuol sembrare più giovane
il proprio volto segnato dal tempo e i ricercatori, per spiegare gli effetti positivi del Botox su questa patologia, chiamano
in causa una teoria di vecchia data: la teoria del “feedback
facciale”.
Si tratta di una tesi elaborata alla fine del 1800 dallo psicologo statunitense William James che ritiene le espressioni
del volto responsabili delle emozioni che proviamo. In poche parole non sorridiamo perché siamo felici, ma siamo felici perché sorridiamo, così come non piangiamo perché
Questo
amore
siamo tristi, ma siamo tristi perché piangiamo. La tossina
botulinica con la sua azione paralizzante su alcuni muscoli
facciali, usata normalmente per appianare le rughe, impedirebbe di aggrottare la fronte evitando così di assumere
un’espressione triste e arrabbiata. In questo modo il depresso, costretto a una mimica più felice, migliorerebbe
l’umore, alleviando così i sintomi della patologia psichica.
“Riteniamo che ci sia un circuito tra i muscoli implicati nelle espressioni del volto e il cervello e che quest’ultimo, controllando la valenza emotiva della mimica, risponda generando uno stato d’animo appropriato”, spiega l’esperto.
Se questo sia vero o meno e se il Botox possa davvero essere usato contro la depressione, dovrà essere confermato
da altri studi. Certo è che la tossina botulinica non è più solo
confinata nella medicina estetica, ma ha conquistato spazio
in altri campi. Ad esempio, per curare certi tipi di emicrania, per aiutare il controllo muscolare nel Parkinson e per
migliorare la funzionalità della vescica. La sua azione sulla
depressione si andrebbe ad aggiungere poi a quei trattamenti, come yoga e agopuntura, che pretendono di agire
“dall’esterno” sulla nostra parte più interna: quella psichica
ed emotiva, a patto però, raccomandano gli esperti, che siano supportati e controllati da un riscontro scientifico.
La risposta di Linda Rossi
I codici di attrazione cambiano,
non riduca tutto alle sole forme
nostro
F
orse lei, marito nonché padre e
nonno felice, non è l’unico uomo
“maturo” che si confronta con
questa situazione. È pure facile immaginare che il fenomeno possa porsi anche da parte della donna confrontata
col marito che con il passare del tempo non offre più le fattezze di un tempo. È possibile che per l’uomo l’impatto della metamorfosi corporea femminile, che avviene con gli anni che avanzano, possa essere più importante,
poiché è cosa risaputa che nell’uomo,
se paragonato alla donna, il canale
visivo ha maggiore potenza quale
stimolo eccitante.
Un primo suggerimento che
le posso dare è che, discretamente e in forma valorizzante e invitante, potrebbe concretizzare con
la sua amata magari proponendo
passeggiate quotidiane che possono aiutare a ridurre un po’ il
peso, guadagnando così in forma fisica, quindi non solo per
il piacere degli occhi ma anche per la salute di entrambi.
Questa sana proposta potrebbe accompagnarsi con un regime alimentare più consono al
mantenimento di una forma fisica che onori entrambi, ma che
tenga conto dei bisogni alimenta-
La lettera
La menopausa l’ha ingrassata
e io non provo più desiderio
H
o sessant’anni e sono felicemente sposato
da trenta con una coetanea. Abbiamo tre figli che ci hanno dato altrettanti splendidi
nipotini. Se le scrivo però è perché nella nostra
coppia c’è un problema. Da quando è entrata in
menopausa mia moglie è visibilmente ingrassata.
Prima era una bella donna dal
fisico perfetto che creava in me Scrivi a LINDA ROSSI
un grande desiderio sessuale.
psicoterapeuta e sessuologa
Pur continuando ad apprezPosta: Linda Rossi – Il Caffè
zarla - anzi la mia stima e amVia Luini 19 - 6600 Locarno
mirazione nei suoi confronti è
aumentata - mi accorgo che da E-mail:
alcuni anni l’attrazione fisica è linda.rossi@bluewin.ch
andata calando, al punto che
faccio fatica a provare desiderio di intimità nei suoi confronti. Ovviamente non
le dico niente per non mortificarla, ma mi chiedo
se faccio bene a pensarla così. Lei un po’ se n’è accorta e più volte mi ha chiesto se ci fosse qualcosa
che non andava. Per ora le ho tenuto nascosto questo mio disagio, ma sento che non posso continuare così e devo arrivarne a una. Mi potrebbe aiutare?
ri necessari per star bene. Un secondo
suggerimento mi porta innanzitutto a
fare una premessa. È ovvio che con il
tempo e la convivenza c’è un’usura
percettiva evidente e inevitabile, ma si
sa anche che i codici d’attrazione possono modificarsi e orientarsi maggiormente su altri aspetti che non si riducono alle sole forme anatomiche. Mi
viene così da chiederle se sul corpo
della sua apprezzata moglie non esistono zone specialmente attraenti ed
eccitanti sulle quali lei potrebbe concentrarsi. Oltre a queste, e forse soprattutto, non vorrei che dimenticasse tutte le meravigliose espressioni
corporee che una donna sa offrire al
suo uomo che la omaggia e apprezza
quando, ritrovandosi in intimità con
lei, fa cantare il suo corpo grazie a carezze e baci.
Penso all’espressione che un corpo
può assumere in date circostanze, al
gioco complice che può introdursi nello scambio erotico, alla consapevolezza condivisa di tanti momenti vissuti
insieme e molto molto altro che appartiene a voi soltanto. Niente le impedisce di imboccare le due piste suggerite.
Con una configurazione familiare così
ricca e appagante vale sicuramente la
pena di fare qualche nuovo passo per
riuscire a mantenerla.
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IL CAFFÈ
20 aprile 2014
29
tra
parentesi
Lo sport
Rischi
cardiaci
per i podisti
del weekend.
Ecco come
evitarli
Maratona
RECORD E NUMERI
Lunghezza
42,195
km
Record
maschile
Record
femminile
2h 3’ 23”
W. Kiprotich
2h 15’25”
P. Radcliffe
Le origini
Nell’Antica Grecia il
messaggero Filippide corse
i 42 km tra Atene e
Maratona per comunicare
una vittoria dei soldati greci
I partecipanti (dati 2013)
New York
50.740
Boston
25.000
Lucerna
13.500
Berna
25.000
Maratona Ticino
1.700
Stralugano
4.000
C
ontrordine, la maratona non fa bene a
tutti. Non è più così
sicuro che correre
per chilometri e chilometri allunghi la vita. Non solo. Fra coloro che hanno corso
negli ultimi anni almeno una
maratona si sono riscontrati livelli di placca coronaria più elevata rispetto a chi si muove molto meno. Inoltre, esaminando
una quarantina di partecipanti
alla Maratona di Boston si è evidenziato un rischio di arteriosclerosi più alto della media.
E allora, come comportarsi,
appendere le scarpette al chiodo
come verrebbe voglia di fare leggendo la ricerca della Rivista
dell’Associazione dei medici del
Missouri pubblicata dal Wall
Street Journal? “No, certo, la maratona non fa mica male, ma visto che si tratta di uno sforzo
estremo non posso negare vi siano comunque delle controindicazioni”, spiega il dottor Stefanos
Demertzis, caposervizio di cardiochirurgia al Cardiocentro di
Lugano. Insomma, molto probabilmente la soluzione sta, come
spesso accade, in mezzo. Nel
trovare quindi una via intermedia che concili il movimento, ma
senza eccessi, con la salvaguardia della salute. Sebbene vada
detto - e lo studio lo sottolinea che i pericoli non riguardano i
professionisti della maratona, vi-
Il medico: “Molte
parti del corpo
sono sottoposte
ad eccessive
sollecitazioni”
Quei 42,195 chilometri
che possono fare male
GLI SPECIALISTI
Stefanos Demertzis,
caposervizio di Cardiochirurgia
al Cardiocentro di Lugano
e la dietista Eva Catone
sto che sono costantemente seguiti da uno stuolo di medici specialisti.
A rischiare, invece, sarebbero coloro che gli oltre 42 km se li
fanno così, ogni tanto, per diletto. Ed è per questa ragione che
molte parti del nostro corpo,
non abituate a sforzi così intensi
- come le anche o le ginocchia verrebbero sottoposte ad eccessive, e poco “naturali”, sollecitazioni.
Ovviamente, tutto ciò non
vuol dire che si debba starsene
in panciolle e non fare alcuna attività fisica. “È evidente che
L’esperto
“Uno sforzo così lungo
non si può improvvisare”
L
a maratona richiede passione, voglia, tenacia,
ma soprattutto testa. Per affrontare i 42,195
km di corsa occorre infatti che tutto il corpo risponda come si deve alle forti sollecitazioni che
uno sforzo estremo come questo richiede. Ne sa
qualcosa Andrea Erba, ideatore del sito www.specialemaratona.ch, che si occupa di organizzare trasferte per partecipare a corse in tutto il mondo (le
prossime a Berlino e New York in autunno). “Niente
improvvisazioni. La preparazione a gare del genere
è lunghissima e dev’essere il più possibile mirata spiega -. Basti pensare che nemmeno in allenamento si corre mai l’intera distanza”. Infatti il tutto
procede per gradi: dapprima si percorrono delle
piccole tratte, poi si prende parte alle corse campestri lunghe qualche chilometro, per poi aumentare
man mano sino a raggiungere anche la mezza maratona. “Nelle settimane precedenti la gara, le distanze che si coprono sono attorno ai 32-34 chilometri. Il corpo non permette degli sforzi così intensi
muoversi regolarmente previene molte patologie, non solo
cardiache, ma anche geriatriche, l’Alzheimer ad esempio – riprende lo specialista –. È inoltre
provato che con la corsa si favorisce la diminuzione del colesterolo cosiddetto cattivo e si aumenta l’ossigenazione del sangue”. Ma importante è proseguire step dopo step. Non buttarsi a
rotta di collo in un’attività spor-
ANDREA ERBA
Maratoneta
e titolare
di un sito
che organizza
iscrizioni e
trasferte per
gare in tutto
il mondo
troppo ravvicinati”, avverte l’esperto.
Ecco perché, gli 8-10 chilometri che mancano
per arrivare ai fatidici 42 di una vera e propria maratona si copriranno con la forza della mente, il corpo segue a ruota. Sono fatiche molto intense che
non tutti possono sopportare e che non si improvvisano. “Nessuno, infatti, si è mai presentato impreparato al via - nota Erba -. Una distanza di questo tipo non consente a nessuno di bluffare. Se per correre 20 km puoi anche avere una preparazione non
specifica, così non è per distanze maggiori. Le 3500
calorie che si perdono durante una gara la dicono
lunga sul tipo di sforzo che non va assolutamente
preso sottogamba”. Non ci sono vere e proprie controindicazioni, se si è ben allenati, per correre una
gara sulla lunga distanza. Ma è anche vero che per
arrivare in fondo occorre essere dotati di molta forza di volontà:“Inoltre, saper ascoltare il proprio corpo è fondamentale in queste condizioni di sollecitazione estrema”.
tiva, magari dopo un inverno
trascorso a poltrire. Ricominciare a sgambettare fa bene, senza
però strafare. “Nei primi giorni
camminare e intervallare il tutto
con delle corsette leggere - suggerisce Demertzis -. Solo dopo
un po’ iniziare ad accelerare i
ritmi per potenziarli gradualmente, diminuendo i tratti di
cammino e aumentando quelli
di corsa”.
Altra avvertenza: correre o
fare sport non autorizza poi tornare a casa e abbuffarsi come bisonti. “Niente di più sbagliato osserva la dietista Eva Catone di
Fisiostudio 95 -. Ad esempio, la
gran parte delle calorie perse
dopo una corsa come la maratona bisogna recuperarla con
alimenti che aiutino a reintegrare quanto consumato. Quindi, oltre agli integratori, nei
giorni seguenti la competizione
è consigliabile mangiare ad
esempio uova, carne, pesce e legumi, che contengono preziose
proteine. Senza dimenticare,
sempre, il fondamentale apporto di frutta e liquidi”. L’alimentazione è fondamentale dopo uno
sforzo, ma altrettanto prima:
“Dosando in modo sapiente
carne, pasta e verdura, consentiamo al nostro corpo d’immagazzinare tutti gli elementi di
cui ha bisogno per affrontare lo
sforzo di una maratona”.
o.r.
La dietista: “La
corsa non deve
essere una scusa
per abbuffarsi
senza misura”
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Il fenomeno
La leggenda
L’incontro
LA SVIZZERA
DEL CALCIO
HA FATTO SCUOLA
L’ORIENT EXPRESS
È NELLA STORIA
A TUTTO VAPORE
BREGANTINI:
“È IL DOLORE
CHE CI CAMBIA”
SCHIRA ALLE PAGINE 32 e 33
ROCCHI A PAGINA 35
ZOIS A PAGINA 42
travirgolette
ilcaffè
20 aprile 2014
RIFLESSIONI D’AUTORE
SOCIETÀ | TENDENZE | PROTAGONISTI
UNA SETTIMANA
UNA PAROLA
Oltre il cibo
Petali nel piatto
per profumarlo
di primavera
MORO A PAGINA 34
Stato sociale
Ci attendono
profondi
cambiamenti.
Servono
interventi
mirati per
i più deboli,
privilegiando
formazione
e competenze
professionali
GIULIANO BONOLI
Docente di politiche
sociali all’Università
di Losanna
L
a crisi dell’euro ha creato una profonda divisione tra i Paesi della moneta unica. Da un
lato la Germania, con qualche altro Stato
del nord Europa che riesce a seguire il ritmo
imposto dal gigante industriale, che approfitta della stabilità monetaria portata dall’euro. Dall’altro i Paesi del sud Europa si ritrovano con una moneta sopravvalutata, e sono costretti a dolorose riforme strutturali: riduzione della spesa pubblica, liberalizzazione del mercato del lavoro, tagli nel sociale.
Questa è la via alla ripresa tracciata dalle istituzioni
europee e dal Fondo monetario internazionale.
Ma si tratta veramente dell’unica via percorribile?
E quali sono le conseguenze a lungo termine di questa strategia? In realtà l’obiettivo da raggiungere è
Un Welfare State capace deve puntare
sulle generazioni produttive, attuali e
future, facilitare l’accesso all’impiego
quello di ridare competitività alle economie del sud
Europa. Questo si può fare riducendo i costi, ma lo si
può anche fare aumentando la produttività del lavoro. Ed è qui che uno Stato sociale moderno può essere
la carta vincente di un’economia in difficoltà. Nella
maggior parte dei Paesi del sud Europa, il grosso della
spesa sociale va a beneficio degli anziani, attraverso
le pensioni e i sistemi sanitari pubblici.
Uno Stato sociale capace di aiutare questi Paesi ad
uscire dalla crisi, deve, invece, investire nelle generazioni produttive, attuali e future. Vanno sviluppate
delle politiche attive del mercato del lavoro, basate
sulla formazione e su altre misure che facilitano l’accesso all’impiego. Di grande importanza sono le politiche che permettono ai genitori di meglio conciliare
lavoro e vita famigliare, ad esempio, con asili nido e
congedi parentali. Queste politiche possono favorire
una ripresa dell’impiego a breve e medio termine. A
lungo termine il ruolo dello Stato sociale può essere
ancora più ambizioso. Varie ricerche hanno dimostrato l’importanza di politiche mirate sull’infanzia.
Essenzialmente, è molto più facile risolvere problemi
sociali gravi intervenendo durante le prime fasi della
vita di una persona, in particolare nell’ età prescolare.
Programmi di preparazione alla scuola e asili nido di
qualità migliorano sensibilmente le chances di successo scolastico e formativo in generale, per le persone nate in famiglie svantaggiate. Figli di immigrati
poco qualificati e bambini che crescono in situazioni
di povertà possono trarre un enorme beneficio frequentando strutture prescolastiche di qualità.
L’economista americano James Heckman, premio
Nobel, ha dimostrato che gli investimenti più efficaci
per migliorare il livello di formazione di persone
svantaggiate sono quelli fatti nei primi anni di vita. In
un celebre studio realizzato negli Stati Uniti (Perry
Preschool Study), un gruppo di bambini nati in condizioni fortemente svantaggiate è stato seguito dai ricercatori fino all’età di 27 anni. A metà di questi bambini è stato offerto un corso di preparazione alla
scuola di ottima qualità tra i 4 e 6 anni. Alla fine dello
studio è emerso che gli individui che avevano seguito
il corso avevano redditi più alti, un rischio più basso
di dover richiedere aiuti pubblici e, soprattutto, un
tasso di criminalità di gran lunga inferiore rispetto a
quelli che, invece, non avevano avuto accesso al corso. Heckman, da bravo economista, calcola il rendimento dell’investimento fatto per questi bambini e lo
stima al 600%. Ogni dollaro speso per il programma
ha generato un risparmio di sei dollari per la collettività durante i venti anni presi in considerazione dallo
studio.
Lo Stato sociale ha un ruolo importante da giocare, per uscire dalla crisi e soprattutto per evitare il ripetersi di questi problemi. La rigidità imposta dalla
moneta unica resterà anche in fase di ripresa. Sarà es-
senziale, allora, che le economie del sud Europa
mantengano il passo con quelle più competitive, come la Germania. Se questo non dovesse avvenire, si
rischia una ripetizione dello scenario vissuto a partire dal 2008-2009. La competitività si può raggiungere
abbassando i costi, ma anche aumentando la produttività della manodopera. Evidentemente, questa seconda opzione è molto più attraente, perché dà luogo
a standard di vita più elevati, più sicurezza e più prosperità, Arrivarci, però, è più difficile e necessita un
riorientamento della spesa pubblica dal consumo
verso l’investimento. Un investimento che deve concentrarsi sulle competenze, sui “cervelli” dei futuri
lavoratori.
E il Ticino? Il Ticino, benché non faccia parte né
Va riorientata la spesa pubblica,
concentrando gli investimenti sui
“cervelli” dei lavoratori di domani
dell’Eurozona né del sud Europa (in termini economici) di fatto “importa” in parte le conseguenze della
crisi. Per farvi fronte, la ricetta è la stessa. Si tratta di
fare in modo che i lavoratori ticinesi mantengano un
livello di produttività alto, che li renda concorrenziali
rispetto alla manodopera frontaliera. Lo Stato sociale, riorientandosi verso l’investimento, può contribuirvi. Ma uno Stato sociale moderno è importante
per il cantone anche al di là delle difficoltà attuali.
Come il resto del continente europeo, la Svizzera e
il Ticino vanno incontro a cambiamenti demografici
profondi, come l’invecchiamento della popolazione e
l’avvento di una società multiculturale. Queste evoluzioni sono inevitabili. Le loro conseguenze potrebbero essere rese accettabili da un intervento di sostegno
mirato sui più deboli e orientato verso l’investimento
e la coesione sociale.
Domenica
LIBERO D’AGOSTINO
IL CAVALIERE
E LA PENA
DEGLI ANZIANI
I
n Italia non c’è giustizia.
Che colpa hanno dei guai
giudiziari di Silvio Belusconi i vecchietti della casa di
cura di Cesano Boscone, che
per quattro ore alla settimana
dovranno sopportare la presenza dell’ex Cavaliere. Affidato ai servizi sociali per
scontare la sua pena per frode
fiscale, Berlusconi dovrà fornire agli ospiti disabili della
Fondazione Sacra Famiglia,
oltre che assistenza fisica, anche un’adeguata animazione.
Chè la sua specialità. Il Cavaliere sta già rispolverando il
suo immane, e terrificante,
reportorio di barzellette. Ci
sarà da ridere, o da piangere,
per tutti. Ma a ridere sarà soprattutto l’ex premier italiano,
che da abile quanto spregiudicato uomo marketing, saprà
di certo sfruttare questa occasione per le campagne elettorali di Forza Italia, presentandosi come il paladino degli
anziani, che sono un grande
bacino di voti. Dalla memoria
corta.
IL CAFFÈ
20 aprile 2014
33
tra
virgolette
LA PROVENIENZA
Cantoni di appartenenza* dei giocatori attuali
della nazionale svizzera.
1
3
Basilea
Città
1
Basilea
camp.
6
2
Zurigo
Neuchâtel
1
5
Vaud
1
3
Svitto
San Gallo
Lucerna
Vallese
3
2
I calciatori svizzeri più pagati, in milioni di franchi
La Svizzera
Soletta
2
I PIÙ COSTOSI
Lo sport
Ticino
Ginevra
* Se nati all’estero, il primo cantone di domicilio
LE CONVOCAZIONI
del
calcio
ha fatto scuola
24
14,5
13,3
12,7
Gökhan
Inler
2011
Udinese >>
Napoli
Xherdan
Shakiri
2012
Basilea >>
Bayern
Monaco
Blerim
Džemaili
2011
Parma >>
Napoli
Patrick
Müller
2000
Grasshoppers
Zurigo >>
Lione
I GOL “MITICI”
Le reti che hanno segnato la storia della nazionale
I calciatori più convocati
Presenze in nazionale
Goal
Alain Geiger
MASSIMO SCHIRA
E
Stéphane Chapuisat
LE ORIGINI
I 66 giocatori utilizzati da Hitzfield
e le loro origini (fino alla fine del 2013)
1
Inghilterra
28
Germania
Svizzera
1
Turchia
Croazia
3
2
10
Italia
1
BosniaErzegovina
Tunisia
1
Spagna
1
1
3
sattamente vent’anni fa, la Svizzera del
calcio si preparava a rivivere l’emozione
di una fase finale della Coppa del Mondo dopo anni di delusioni. Era il 1994 e
l’avventura statunitense alle porte per la
selezione di Roy Hodgson. Da allora, però, per il
calcio rossocrociato sono cambiate davvero tante
cose. Soprattutto perché sono arrivati alcuni successi eccezionali con la selezione giovanile. Su tutti il titolo mondiale Under 17 e la finale europea
della Under 21. Ma anche perché, oggi, la partecipazione elvetica ai grandi appuntamenti internazionali è in pratica diventata un obbligo. Il percorso di crescita di un movimento a cui ora molti
guardano ammirati iniziò proprio negli anni che
precedettero quell’estate statunitense. Quando la
panchina della nazionale era occupata da Daniel
Jeandupeux, che ha accettato di accompagnare Il
Caffè in un breve viaggio attraverso l’evoluzione
del calcio svizzero.
Se negli ultimi anni si parla addirittura di
“scuola svizzera” nella formazione dei giovani calciatori, il merito è anche di un gruppo di allenatori
che, alla fine degli anni Ottanta, iniziarono a sedersi attorno ad un tavolo a Berna. “Rispetto ai
grandi Paesi del calcio europeo, in Svizzera c’era
una grossa differenza - racconta Jeandupeux -. Gli
allenatori professionisti erano quasi tutti stranieri
e gli svizzeri non puntavano veramente a diventarlo. Non la percepivano come una professione.
Quando diventai allenatore della nazionale pensai allora di proporre riunioni frequenti ad una
quindicina di svizzeri che già ruotavano attorno al
calcio. C’erano, tra gli altri, Roberto Morinini, Bernard Challandes, Michel Pont, Hansruedi Hasler e
Markus Frei. L’obiettivo era quello di trovare soluzioni per migliorare il calcio elvetico. A partire
dalla formazione”.
Forte di una solida esperienza da giocatore in
Francia, Jeandupeux basa la sua ipotesi di lavoro
proprio su quanto fatto nel calcio transalpino. “Rispetto ai grandi Paesi del pallone come Italia, Spagna, Inghilterra o Germania, i francesi non hanno
vinto molto a livello di club. Ma, tutto sommato, la
formazione dei giovani ha portato le selezioni nazionali a parecchi successi, ancor prima del titolo
Nigeria
Repubblica
Dominicana
1
6
Kosovo
Capo
Verde
1
1
Colombia
Costa
d’Avorio
IL RANKING
3.
8/’93
12.
1
1
Uruguay
Repubblica
democratica
del Congo
L’ex selezionatore rossocrociato
Daniel Jeandupeux ricorda gli
anni della nascita della formazione
3
1993
L’ osservatorio
Crescita certificata
da numeri e statistiche
A
nche nello sport, statistiche e numeri non dicono tutto. Ma hanno comunque il pregio di
indicare una tendenza. E nel caso della crescita del calcio svizzero sul piano internazionale, le
cifre parlano piuttosto chiaro. Dalle molte analisi
realizzate dall’osservatorio del calcio dell’Università di Neuchâtel emerge un identikit per certi versi
sorprendente: la Svizzera è ormai il sesto Paese
esportatore di giocatori verso i cinque maggiori
campionati in Europa, ossia Serie A (Italia), Bundesliga (Germania), Premier League (Inghilterra), Ligue 1 (Francia) e Primera Divisiòn (Spagna).
Un dato interessante, in primo luogo perché i
calciatori elvetici condividono la posizione di classifica con il Portogallo, tradizionalmente Paese capace di sfornare moltissimi giocatori di alto livello.
I rossocrociati attivi nelle principali squadre europee nel 2013 erano 34, ossia 4,25 per milione di abitanti, una cifra inferiore solo al 9,17 dell’Uruguay.
Altro dato significativo - stavolta per la nazionale
maggiore - è quello legato all’età. Rispetto alla media delle 32 squadre qualificate per il Brasile, 27,2
anni, il gruppo di Hitzfeld ha in media 25,37 anni.
E anche l’idea che gli svizzeri siano sì “esportati”, ma poco utilizzati è smentita dalle cifre. Sempre
nei 5 principali campionati, i nazionali rossocrociati giocano l’82,2% dei minuti. Contro una media generale del 48,9%.
18.
“Quando parlavamo di orizzonti
su dieci o vent’ anni erano in molti
a ridere. Ma ora i risultati…”
17.
24.
2008
35.
Macedonia
44.
47.
1999
62.
2002
58.
2000
1997
IL GOL DECISIVO
Il gol che ha permesso alla
Svizzera di accedere
al Mondiale è stato realizzato
da Michael Lang contro
l’Albania al 77esimo minuto
allora erano piuttosto all’avanguardia”.
Per arrivare però alla “generazione Shaqiri”, il
percorso è stato lungo e complesso. E riparte ancora una volta dall’estate americana del 1994. “La
storica qualifica ai Mondiali e i buoni risultati della nazionale portarono al progetto formativo i primi importanti sponsor - aggiunge Jeandupeux -.
Perché in tre anni di incontri, di idee ne erano nate
molte, ma per realizzarle servivano fondi. Grazie
all’intelligenza del direttore tecnico Hansruedi
Hasler nel creare la rete di formazione, poi, negli
anni si sono affinate le strategie e gli obiettivi. E
sono arrivati risultati che interpreto sia come frutto del periodo in cui l’idea ha preso forma, sia
dell’intenso lavoro della federazione”.
A risultare pagante, anche secondo l’ex selezionatore rossocrociato è un aspetto troppo spesso tralasciato nel frenetico mondo del calcio, la
programmazione a medio o lungo termine.
“Quando parlavamo di orizzonti a 10 o 20 anni,
molti sorridevano - conferma Jeandupeux -, ma
senza questa distanza temporale non si
possono avere visioni come quella di
vincere un titolo mondiale. Uno stimolo
venne anche dal Portogallo, che proprio
in quegli anni stava raccogliendo i frutti
del lavoro di formazione a livello giovanile e che, oggi, occupa costantemente
un posto tra le migliori al mondo con
una nazionale maggiore direttamente
collegabile al percorso formativo”.
Osservando, infine, la situazione attuale, Daniel Jeandupeux individua anche un ulteriore possibile passo avanti Ti-Press
da fare: trovare il “Top-player”, il campione vero.
“Quando giocavo in nazionale, c’erano giocatori
buoni e altri meno buoni - conclude -. Oggi, grazie
alla formazione di base, il livello medio è stabile e
questo assicura anche continuità nei risultati.
Quello che ci manca un po’ è il riuscire a ‘creare il
fenomeno’. Trovare cioè un giocatore capace di far
salire alla nazionale un ulteriore scalino. Come ha
fatto il Portogallo con Cristiano Ronaldo. Chapuisat secondo me campione lo era, ma è arrivato forse troppo presto. Quando la squadra era forte, ma
non ancora così stabile”.
mschira@caffe.ch
Q@MassimoSchira
2006
1996
77
DANIEL
JEANDUPEUX
Ex
commissario
tecnico della
Nazionale
elvetica
1995
47.
esimo
minuto
mondiale del 1998 e di quelli europei - osserva l’ex
ct -. I centri di formazione come quello di Bordeaux, uno dei primi creati in Francia, hanno rappresentato anche in Svizzera un esempio da seguire. D’altra parte club elvetici come il Sion già
7.
1994
63.
44.
2001
2005
51.
2004
18.
2009
22.
2010
17.
2011
12.
2012
8.
I nuovi obiettivi visti da Morandi tecnico regionale della Federazione
Le tappe
Il futuro
1
“I migliori giocano con i migliori
per valorizzare i più talentuosi”
A
I MONDIALI
USA DEL 1994
All’inizio degli anni Novanta, sotto la
guida di Roy Hodgson, la Svizzera
torna ad un grande appuntamento
dopo anni di assenza. Era da Inghilterra
1966 che mancava la qualificazione.
2
L’AVVENTURA
IN GERMANIA
Ai Mondiali del 2006 la Svizzera arriva con
la prima squadra nata dal programma di
formazione interno. La squadra si qualifica
agli ottavi, ma esce ai rigori in una sfida
sfortunata contro l’Ucraina.
3
GLI EUROPEI
IN CASA
Agli Europei in Svizzera e Austria del
2008, la Svizzera arriva con grandi
ambizioni, ma anche con grande
pressione sulle spalle. Ne scaturisce,
però, un mezzo fiasco per la
squadra di Köbi Kuhn.
4
IN BRASILE DA
TESTA DI SERIE
La vittoria nel girone di qualifica ai
Mondiali 2014 in Brasile permette
alla formazione guidata da Ottmar
Hitzfeld di arrivare al sorteggio dei
gruppi mondiali da testa di serie. È
una prima per la Svizzera.
DAVIDE
MORANDI
Tecnico
regionale
della
Federazione
ticinese
nche le idee di successo,
ogni tanto, necessitano di
una “rinfrescata”. È così
anche per la struttura formativa
del calcio svizzero che, dopo un
periodo di grandi successi - che
hanno reso il modello elvetico
addirittura un esempio da seguire - riflette sul proprio futuro.
“Lo sviluppo si è un po’ fermato
per la verità - osserva Davide Morandi,
tecnico regionale
della Federazione ticinese -. Nel senso
che anche gli altri
Paesi sono tornati a
lavorare in modo intenso sulla formazione, spesso prendendo spunto proprio dal modello
svizzero. E quindi Ti-Press
occorre tornare a sviluppare
nuove idee. Perché è fondamentale dare continuità alla formazione”.
Quale tendenza si delinea
per i prossimi anni?
“In generale l’Associazione
svizzera di football (Asf ) sta incaricando alcuni club di gestire
gli 8/10 centri formativi elvetici.
Si tratta di strutture gestite in
modo professionale e co-finanziate proprio dall’Asf, che controlla la qualità attraverso l’attribuzione di label. Naturalmente
alla base c’è una filosofia calcistica e di lavoro comune”.
I migliori con i migliori,
dunque?
“Finora si è pensato in primo
luogo a formare i migliori con i
migliori, ma si tratta adesso di
Rolf
Fringer
Gilbert
Gress
Köbi
Kuhn
Oggi i club hanno capito
l’importanza dei settori
giovanili e tornano ad
essere protagonisti grazie
ai label di qualità
Le strategie
Per il meglio del nostro
vivaio nascerà un Centro
di formazione unico
a Macolin con strutture
di altissimo livello
LA STATISTICA
1000°
Primo goal
8.5.1908
Adolf
Frenken
100° goal
5.6.1924
Adolf
Frenken
500° goal
8.5.1908
Köbi
Kuhn
1000° goal
10.10.2009
Benjamin
Huggel
Alcune casacche utilizzate dalla nazionale Svizzera
I numeri della qualificazione ai Mondiali 2014
1993
1996
1998
1999
2006
2006
2010
2013
2013
44.
2007
2001
Enzo
Trossero
Le scelte
I tagli inconfondibili
83.
Artur
Jorge
500°
LE MAGLIE
far giocare i migliori con i migliori. Anche in Ticino per gli
Under 15 inizierà presto un programma comune con centro a
Tenero e allenamenti durante il
giorno, invece della sera”.
Si parla poi anche di un
Centro nazionale, vero?
“Certo, sarà a Macolin e dedicato ai giocatori delle nazionali”.
Con che struttura?
“Essendo
un
Centro che si occuperà dell’eccellenza
assoluta, prevede
che i giocatori passino 4 giorni la settimana a Macolin, per
poi rientrare nei rispettivi club per le
partite di campionato. L’idea è di centralizzare le forze per evitare che si
disperdano”.
Una sorta di Clairefontaine
(il famoso centro di formazione francese) a tinte rossocrociate?
“Sarà una struttura di alto
profilo, con i giocatori che saranno seguiti a tutti i livelli. Dallo
staff medico a quello psicologico, passando per tutti gli aspetti
legati allo sport del calcio, e alla
loro crescita individuale”.
Come sta, oggi, il calcio
svizzero giovanile che tante
soddisfazioni ha dato al
Paese?
“Qualche difficoltà sta emergendo, ma ci sono anche exploit
come quello della nazionale Under17 che ha staccato il biglietto
per gli Europei di categoria”.
I CAPELLI
1998
Roy
Hodgson
100°
Ti-Press
C’è un team di allenatori
dietro la scommessa
del “miracolo” elvetico
Heinz Hermann
1°
Ottmar
Hitzfeld
Hakan
Yakin
Valon
Behrami
Alain
Sutter
Ricardo
Rodriguez
Giocatore
con più falli
commessi
Gökhan
Inler
Giocatore
con più falli
subiti
Valon
Behrami
22
19
Giocatore con più
minuti
in panchina
Timm
Klose
Espulsioni per
doppia
ammonizione
Tranquillo
Barnetta
Giocatore
con più tiri
in porta
Xherdan
Shaqiri
Giocatore con più
presenze
ai mondiali
Tranquillo
Barnetta
2 minuti
1
10
7
di gioco (in 2 partite!)
Fonti: fifa.com, sport.ch, transfermarkt.de, uefa.com, Nzz, Tages-Anzeiger, Blick, Basler Zeitung, Bulletin
34
tra
virgolette
Petali nel piatto
e si aggiunge
un tocco magico
M
ettete dei fiori nei vostri carpioni. Lo slogan pacifista degli anni Sessanta si adatta perfettamente alla nuova gastronomia flower power. Alla ricerca di nuovi colori. E
sapori. Perché primule, garofani, ibisco e lavanda
non sono solo belli da vedere, ma anche buoni da
mangiare.
È il nuovo mainstream culinario di quegli chef
sempre alla ricerca del tocco magico che accende
i nostri sensi come un display del piacere. Il Maestro indiscusso in materia è il grande Michel Bras,
che ha fatto della sua cucina creativa un nuovo
manifesto blumenstil. Basta andare nel celebre ristorante Suqet, che Michel ha aperto con la moglie
Ginette a Laguiole, la capitale francese dei coltelli,
e tutto diventa chiaro. Una tolda sospesa a mezz’aria nella metafisica campagna dell’Aubrac, con
il paesaggio che entra nella sala da pranzo attraverso le enormi vetrate. Nuvole grigie che passano
veloci come greggi, prati smeraldo che abbagliano
la vista, distese di lavanda che ondeggiano al vento. Quando le portate arrivano a tavola si ha l’im-
pressione che a impiattare sia stato un genio impressionista. Posseduto da un demone arboreo.
Deliri vegetali da coloristi dei fornelli, con petali e
pistilli a incoronare carni e pesci. E al primo assaggio il contatto con la natura da estetico diventa
estatico. Addirittura panico. Nel senso di Pan, il
dio della vegetazione.
E non c’è periodo migliore della primavera per
sbizzarrirsi con i fiori edibili. Che solo in Europa
sono all’incirca una cinquantina. Alcuni molto
noti e blasonati, come lo zafferano, il sambuco, le
violette, le rose, il cerfoglio, il coriandolo, il finocchietto e l’aneto. Altri più schietti, come le infiorescenze della famiglia dell’allium. Altri ancora più
delicati, come il fiordaliso, che nei petali blu cobalto nasconde un delizioso sapore di erbetta di
campo. O il nasturzio, che tende al dolce per lasciare alla fine una scia piccantina. O ancora la begonia tuberhybrida, che dà a gelati e sorbetti un
tocco pittoricamente acidulo. E così “le dejeuner
au jardin” di Monet diventa un capolavoro da
mangiare.
Torta al limone e sambuco
ELISABETTA MORO
LA RI ETTA
oltreilcibo
Primule, viole e ibisco. La nuova
gastronomia è “flower power”.
Alla ricerca di nuovi colori. E sapori
di
CAROLINA
Ingredienti per 8 persone
- 225 g di burro morbido
- 225 g di zucchero
- 225 g di farina
- 4 uova
- 1 bustina di lievito
per dolci
- la scorza grattugiata
di 2 limoni
- il succo di 1/2 limone
- 50 ml di sciroppo
di sambuco
Imburrare e infarinare uno stampo dal
diametro di 24 cm. Mescolare la farina
e il lievito in polvere. Sbattere il burro,
lo zucchero e la scorza dei limoni
insieme fino ad ottenere un composto
cremoso. Aggiungere le uova un po'
alla volta e la farina e mescolare
bene. Versare il composto nello
stampo. Infornare e cuocere a 160°
gradi per 50 minuti o un'ora. Spremere
mezzo limone per ricavarne il succo e
mescolare con lo sciroppo di sambuco.
Sfornare la torta e, con la lama di un
coltello, bucare la superficie della torta
qua e là. Versare sopra lo sciroppo di
sambuco e limone in modo che penetri
nella torta. Lasciar raffreddare nello
stampo e sformare quando sarà
completamente raffreddata. RICEVERÀ
FINO A
100.-
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DOPO L’ACQUISTO DI
UNA MACCHINA
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IL CAFFÈ
20 aprile 2014
35
tra
virgolette
TUTTE LE VARIANTI STORICHE DELLE TRATTE IN WAGON LIT NATE CON L’ORIENT EXPRESS
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Salisburgo
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Dijon
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Georges
Nagelmackers,
Fondatore della Ciwl
e ideatore
dell’Orient-Express
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Dublino
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ORIENT EXPRESS
Ha collegato, tra il 1883 ed il 1977,
Parigi-Costantinopoli agli inizi in 4 giorni
poi in sole 24 ore
Londra
Zagabria
G
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im a
pl
on
Nis
SIMPLON
ORIENT EXPRESS
Inaugurato nel 1919. L’apertura
della galleria del Sempione nel 1906, e il
collegamento a Costantinopoli ed Atene
via Venezia nel 1938, vedono una tratta
di oltre 3.300 km in sole 56 ore
Giurgiu
Ankara
Atene
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Cabina da giorno
e da notte sul
Venezia-SimplonOrient-Expres
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Istanbul
(Costantinopoli)
La leggenda
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Verona
Trieste
Venezia
Milano
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Losanna
VANGOLÜ EXPRESS
A partire dal 1971
Su richiesta dello Scià
di Persia, viene costruito un nuovo collegamento da
Istanbul a Teheran con la traversata del lago di Van via battello
COSTANTINOPOLI
VIA MAR NERO
Dal 1883 al 1889
Durante i primi sei anni l’OrientExpress si ferma a Giurgiu in Romania, per attraversare il Danubio
su una chiatta.
Un secondo treno assicura il
collegamento a Varna. Da lì in poi
un traghetto a vapore conduce
i passeggeri in 14 ore fino
ad Istanbul
Aleppo
TAURUS EXPRESS
A partire dal 1930
Questa ulteriore tratta
assicura il collegamento da
Istanbul a Baghdad, Bassora e
Cairo. Nel 1938, più rapido che
via mare, il servizio associato
Simplon-Orient-Express e
Taurus-Express permette di
raggiungere il Cairo da Londra
in soli sette giorni
Il primo Orient Express
nell’anno 1883
Baghdad
Bassora
Tripoli
Beirut
Haifa
Cairo
Manifesto del 1888
con gli orari del treno
La traversata
della storia
a tutto vapore
PIANO BAR
La ricostruzione
del nostalgico
e lussuoso
piano bar
dell’Orient-Express
nella versione
datata1922
EZIO ROCCHI BALBI
A
nche i sogni possono finire in un museo. È
successo al leggendario Orient Express, il
mitico treno che per la prima volta, oltre
un secolo fa, collegò l’Europa all’Asia facendo tappa a Losanna. La locomotiva e
quattro carrozze di quello che era considerato un palazzo Art déco su rotaia da qualche giorno fanno bella mostra di sè all’Istituto del Mondo Arabo di Parigi.
Un’ esposizione speciale per un’occasione unica di
rivivere tra storia e finzione lo spirito di quando viaggiare era un piacere. Un piacere per pochi, inizialmente solo per i più ricchi tra gli europei, quelli in
grado di assicurarsi una corsa a tutto vapore attraverso la storia.
Uno stile di vita che oggi farebbe impallidire
qualsiasi concetto di “style life”, in tempi di turismo di
massa, di generazioni RyanAir, quando il massimo
dell’esotismo di un viaggio lo si tocca spingendosi nei
resort artificiali di Dubai. Eppure, dall’ultima corsa
dell’Orient Express, nel 1977, più volte si è accarezzata l’idea di riprogrammare “crociere ferroviarie di lusso”. Anzi, le stesse ferrovie francesi, la Sncf, proprietaria del marchio Orient Express e anche dei vagoni restaurati e classificati come “monumenti storici”, hanno in progetto di rilanciare una formula analoga nel
2020. Non è escluso che qualcosa di simile si concretizzi, anche se al massimo ci si potrà appellare alla
formula “ispirato a”, perchè il mitico convoglio e la
sua leggenda sono irripetibili. Forse altri marchi,
ugualmente prestigiosi, potranno essere usati per
impreziosire gli arredi dei vagoni. Forse l’interno delle carrozze potrà essere diMARCO
segnato da un’archistar.
BLASER
Ma la teatralità dei
L’ex
bauli Vuitton e Moydirettore
nat, le porcellane
della
d’epoca, i bassorilievi
Televisione
di cristallo firmati Ladella
lique, i tessuti della
Svizzera
italiana
preziosa manifattura
dei Gobelins, i soffitti
in pelle di Cordoba e le
tende in velluto di Genova, fanno ormai parte di un
immaginario collettivo onirico, alimentato anche
da tanti film e romanzi.
E non potrebbe essere altrimenti, perché ben pochi di noi - se non per il portafogli, almeno per l’anagrafe - su vagoni come “La Fleche d’or” (1929) sono
saliti, se non con gli occhi. Come spettatori. Sono almeno cinque i film, il primo nel 1934, che vedono il
Bauli Vuitton e Moynat, tessuti
Gobelins, bassorilievi di cristallo
firmati Lalique, pelle di Cordoba
treno come protagonista e almeno altrettanti i tv-movie. Non a caso, infatti, quella in mostra a Parigi è la
stessa locomotiva che compare nel film di Sidney Lumet “Assassinio sull'Orient Express”, del 1974, tratto da
una delle inchieste più famose di Agatha Christie. Ma
L’intervista
“Il viaggio era ‘slow’
ma Peter Ustinov
mi faceva compagnia”
N
on era ancora il direttore della Televisione della
Svizzera italiana Marco Blaser, ma l’occasione
di viaggiare sul mitico Orient Express non se la
lasciò sfuggire. Un’occasione indimenticabile, visto
che a mezzo secolo di distanza Blaser rivive quell’emozione più con piacere che con nostalgia.
“Nostalgici erano forse quei viaggi continentali
‘slow’ in treno, a lungo raggio: da Londra via Parigi, attraverso la Svizzera, l’Italia, la Jugoslavia, via via fino a
Istanbul. Il fascino, però, era rimasto intatto. Un treno
per la nobiltà in cerca di emozioni, ma forse anche per
vivere o rivivere i momenti magici descritti da romanzieri famosi”.
Era ancora un viaggio da nababbi?
“Non eccessivamente, ma certo non per me, giovane giornalista, rampante e tuttofare, che venni invitato
per una tratta nell’iniziativa dell’anglofrancese Wagon
Lits Cook. Un’occasione da non perdere”.
Cosa era rimasto del clima leggendario del treno?
“Il potere suggestivo, l’eleganza e anche un po’ di
sfarzo erano palpabli. Si trattava di sentire il clima, l’atmosfera di un passato non lontanissimo, ma per quegli
anni delicato da ricordare. Parlo soprattutto del periodo degli anni Venti e Trenta, a cavallo delle guerre
mondiali, che solo certe classi sociali hanno potuto assaporare viaggiando sull’Orient Express”.
E l’aspetto più scenografico, l’atmosfera da film?
“Quello c’era tutto, anche perché per pura combinazione incontrai e conobbi allora Peter Ustinov. Anni
dopo, quando ero membro della giuria presieduta da
Giorgio Strehler, fu su mia proposta che vinse la Maschera d’oro del premio del Presidente della Repubblica italiana a Campione d’Italia. Da grande attore Ustinov ottenne anche un cenno di riconoscimento quale
appassionato ‘vigneron’ vodese, e alla cena di gala al
Casinò diede prova della sua competenza di enologo”.
la cosa più affascinante è che la “230 G 353” (questo il
nome tecnico), la storica locomotiva a vapore datata
1922, è l’originale e pure perfettamente funzionante.
Il viaggio della fantasia attraverso la storia, però, è
assicurato dalla perfetta ricostruzione dei dettagli nei
vagoni. È lì che, senza avervi mai messo piede, si rivive l’atmosfera dell’epoca. Dai giornali del tempo sui
tavolini, alle carte da gioco fino alle sigarette. Anzi,
nel salone bar, “Le Train bleu”, con rivestimenti in
mogano e intarsi di cristallo a tema floreale, si riconosce la pipa di Hercule Poirot. Nel wagon-lit, invece,
sono stati ricostruiti il cucinino, la cuccetta del conducente e ovviamente le cabine, le “camere”. Le stesse
dove, a quanto si dice, Mata Hari incontrò uno dei
suoi amanti e, anni dopo, Sean Connery nei panni di
James Bond defenestra una spia russa nel film “Dalla
Russia con amore”. Su quei morbidi sedili si son seduti anche Lawrence d'Arabia, Josephine Baker, Norman Foster, Albert Finney, Lauren Bacall, Ingrid Bergman, Peter Ustinov...
Quello che assolutamente non può essere rispristinata, invece, è l’idea visionaria del banchiere belga
Georges Nagelmackers. Fu lui a finanziare l’impresa,
mutuandola in versione aristocratica, dai popolari
“treni notturni” che permettevano i lunghi viaggi in
tutto il continente nordamericano. Treni, guarda caso, inventanti da un ingegnere geniale, quel George
Pullman che ha lasciato in eredità il suo nome alle
corriere o torpedoni che dir si voglia. In quel pomeriggio del 4 ottobre 1883, tra gli applausi nella stazione di Strasburgo (vecchio nome della parigina Gare
de l’Est ) inizia il sogno. L’Europa di fine ‘800 è avvolta
dai binari della ferrovia e le possibilità di viaggiare
sembrano infinite per uno spirito audace. Quattro
giorni dopo, l’8 ottobre, in una coltre di fumo e vapore il treno conquista la capitale dell’Impero Ottomano, Costantinopoli, Istanbul, la Porta d’Oriente.
A bordo 24 passeggeri. Tutti uomini e tutti armati,
visto che per ogni evenienza erano stati invitati a
portare una pistola. Hanno appena completato un
viaggio storico, il primo viaggio dell’Orient Express.
Il successo è tale che la tratta Parigi-Vienna nel 1885
diventa quotidiana. La linea non sarà interrotta neanche durante le guerre balcaniche dei primi anni
del XX secolo né col primo conflitto mondiale. Il
passaggio del treno sarà anche regolato da accordi
specifici a margine del Trattato di Versailles. Il resto
è un viaggio nella storia. A tutto vapore.
erocchi@caffe.ch
Q@EzioRocchiBalbi
L’inaugurazione il 4 ottobre 1883
con a bordo 24 passeggeri, tutti
uomini e tutti armati di pistola
IL CAFFÈ
20 aprile 2014
36
tra
A
nni fa un giornalista chiese
a Jamie Oliver - il cuoco
che con il suo programma
tv “The Naked Chef” ha svelato
agli inglesi i segreti della cucina
italiana - cosa facesse per rilassarsi. “Guardo alla televisione un
pollo allo spiedo che pian piano
va arrosto” fu la risposta. Il filmino era di fabbricazione casalinga, girato nella sua cucina. L’andamento lento della rosticceria
riposava la mente.
Il genere ha un nome, si chiama “slow tv”. Vanta un celebre
antenato nella storia del cinema:
le cinque ore e venti di “Sleep”, girato da Andy Warhol nel 1963 (il
dormiente era il suo amico poeta
John Giorno). Lo ha adottato la
Nrk, televisione di stato norvegese. Dal 2009 a oggi ha proposto
sette ore con telecamera fissa su
un treno che va da Oslo a Bergen
e 134 ore, sempre in tempo reale,
a bordo di una nave che percorre
i fiordi. Ultime novità: la pesca al
salmone, lunghe partite di scacchi, gente che fa gare di lavoro a
maglia partendo dalla tosatura
della pecora, passando per la filatura, finendo con la lenta confezione del maglione. È l’occasione, per gli storici del piccolo
schermo, di tirare fuori dagli archivi un programma americano
del 1966: un tronco che brucia
nel camino, accompagnato da
schermi
MARIAROSA MANCUSO
Con film e tv slow
è come guardare
la pittura asciugare
musiche natalizie.
Noioso come la vita, si dice di
certi film senza le parti noiose tagliate. In alternativa, c’è la scena
di “Bersaglio mobile”, girato da
Arthur Penn nel 1975. Il detective
Gene Hackman risponde a una
signorina che lo invita a vedere
un film di Eric Rohmer: “Ho visto
un film di Rohmer, una volta. Era
come guardare la pittura asciugare”. Potrebbe essere un suggerimento per un altro exploit di
iperrealismo norvegese, attraente per gli spettatori britannici
tanto da guadagnarsi un articolo
sul Guardian.
I fan ci sono, inutile negarlo.
Potrebbe essere un suggerimento per variare la dieta nei pomeriggi di Pasqua e del lunedì dell’Angelo, afflitti come il Natale da
una programmazione tv immu-
SLEEP
Il film “Sleep”
di Warhol del
1963 durava
cinque ore
e venti minuti
tabile negli anni. Da “Marcellino
pane e vino” a “Jesus Christ Superstar”, ai vari kolossal biblici.
L’ultimo arrivato sul grande
schermo è “Noah” di Darren
Aronofsky, regista con un occhio
di riguardo per i misteri dell’uni-
La programmazione
televisiva pasquale è
immutabile negli anni
verso, dal pi greco alla fontana
della giovinezza. Il suo Noè, con
il fisico massiccio di Russell Crowe, viene dipinto come il primo
ecologista della storia. Sogna il
serpente nell’Eden, parla con
Dio che gli annuncia il diluvio,
costruisce l’Arca, addormenta gli
animali e spaventa i familiari con
la sua follia.
libri
virgolette
Sono i più ricchi
a creare la povertà
L
a ricchezza di pochi avvantaggia tutti (Falso!).
Un titolo singolare ma chiaro. In questo breve
saggio (Laterza) il sociologo Zygmunt Bauman, uno dei pensatori più influenti al mondo, demolisce letteralmente un’idea che ci viene continuamente propinata dal mondo dell’economia,
notoriamente dominato dai ricchi. Un tema attualissimo che tocca il tema dei salari minimi, ma anche di quelli stellari dei super manager, al centro
delle recenti iniziative Minder e 1:12.
“La ricchezza accumulata al vertice della società –
MARCO BAZZI scrive Bauman – ha mancato clamorosamente di ‘filtrare verso il basso’ così da rendere un po’ più ricchi
tutti quanti noi o farci sentire più sicuri, più ottimisti
circa il futuro nostro e dei nostri figli, o più felici (...) Il
numero dei miliardari negli Stati Uniti si è moltiplicato di quaranta volte negli ultimi 25 anni fino al
2007, mentre la ricchezza aggregata dei 400 americani più ricchi è salita da 169 miliardi a 1’500 miliardi di dollari”. E mentre imperversava la crisi, dal 2007
al 2011, “il numero dei miliardari ha raggiunto il suo
record storico fino a oggi di 1210, mentre la loro ricchezza combinata è cresciuta a 4’500 miliardi di dollari nel 2010”. Capito perché le banche svizzere hanno
puntato sull’America, per poi scottarsi le mani?
E ancora: “Il patrimonio combinato delle cento
persone più ricche al mondo è quasi due volte quello
dei 2,5 miliardi di persone più povere”.
E la gente comune? “Gli effetti della ‘politica di
LA RICCHEZZA
deregolazione’ rientrano tra i segreti ufficiali meglio
DI POCHI
tutelati; in documenti ufficiali destinati al pubblico la
AVVANTAGGIA
TUTTI (FALSO!) deregolazione è presentata come la strada maestra
per il benessere di tutti; e le statistiche del prodotto
Zygmunt
interno lordo, che dovrebbero misurare gli alti e bassi
Bauman
della ricchezza totale della nazione identificata col
(Laterza)
benessere del Paese, tacciono sul modo in cui quella
ricchezza è distribuita”.
Quelle statistiche, spiega Bauman, non dicono
che “l’aumento della ricchezza totale va di pari passo
con l’approfondirsi della disuguaglianza sociale e con
l’ulteriore allargamento del già incolmabile divario
fra la sicurezza esistenziale e il benessere generale del
vertice della piramide sociale e la situazione delle fasce inferiori”.
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IL CAFFÈ
20 aprile 2014
37
tra
virgolette
Lo studio
fede
La
vacilla sulla Rete
LA STATISTICA DELLO STUDIO USA
% utenti abituali internet
% senza preferenze religiose
100-
2010-
2005-
2000-
0-
1995-
Aumenta l’uso del web
e va in crisi la religiosità
1990-
50-
LE ATTIVITÀ SU INTERNET
Le attività principali degli utenti svizzeri online
Posta
elettronica
96%
Motori
di ricerca
92%
Ricerca informazioni
su prodotti
78%
Visita portali
video
66%
Acquisti
online
63%
Ascolto
di musica
54%
Programmi
televisivi
37%
Giochi
ROBERTO VACCA
9.000
LE INTERVISTE
Le domande: che religione preferisci,
con quale fede sei cresciuto,
sei laureato e quanto usi internet
USO DEL WEB IN SVIZZERA SECONDO L’ETÀ
L
a religione è in crisi. Se ne parla da anni, ma
le cifre segnalate da una recente inchiesta del
Tages Anzeiger sono impietose nel sottolineare la disaffezione degli svizzerii verso la fede.
Una sola coppia su cinque tra i protestanti e addirittura una su dieci tra i cattolici, si giura amore
eterno in Chiesa dopo avere unito il suo destino in
municipio. Numeri che sono nettamente inferiori
a quelli di una ventina d’anni fa, quando a sposarsi
col rito religioso erano il 60% in più. La percentuale
aumenta per i battesimi: il 45% dei riformati impone al figlio il primo sacramento, mentre solo il 25 %
dei cattolici fa questa scelta. Degli 82.164 bambini
venuti alla luce in Svizzera nel 2012, 36.469 sono
stati battezzati. Uno su due in pratica. Numeri più
sostanziosi per i funerali: il 76% delle persone morte nel 2012 ha ricevuto l’estremo addio in forma religiosa.
A dare un senso a tutto ciò un altro dato: il
21,4% degli svizzeri si dichiara ateo. Nel 1960 era
solo lo 0,5%. In caduta libera coloro che si professano protestanti, il 26,9% del 2012, contro il 52,7%
del 1960 e il 45,3% del 1980. Chi si professa senza
confessione vive in maggioranza a Neuchâtel, Basilea Città e Ginevra, più del 35%, mentre a Basilea
Campagna, Soletta e Vaud le percentuali oscillano
tra il 26 e il 35%. Tra il 16 e il 25%, invece, il dato del
Ticino, valore simile a quello di Argovia, Zugo, Zurigo, Turgovia e Sciaffusa.
o.r.
0,935
LA CORRELAZIONE
La correlazione statistica, su 20 anni,
che è emersa tra crescita degli utenti
web e aumento dei non religiosi
30-39
50-59
60-69
70 anni e più
80%60%40%20%0%-
2012-
La retta via smarrita
dai cristiani svizzeri
14-19
100%-
2005-
L’inchiesta
crescente di internet. La Rete, infatti, fornisce molte
opportunità di informarsi su quel che pensano atei
o non religiosi e di interagire con loro. Il 25% dei distacchi dipenderebbe da cambiamenti nell’educazione religiosa ricevuta. Il 5% sarebbe dovuto alla
maggiore diffusione dell’insegnamento superiore.
Nel 1980 laureati e diplomati costituivano il 17%
della popolazione americana e nel 2000 la percentuale era salita al 27%. Downey dà per scontato che
i religiosi sono più rari fra i laureati. I tre fattori citati
spiegherebbero il 50% del calo di religiosità.
E l’altra metà? Downey arguisce che esista
un’altra causa. Ma non la individua. Prima di indagare quale possa essere, è bene analizzare la qualità
dei dati di partenza. I sondaggi non forniscono fatti,
ma opinioni in risposta a domande: se queste sono
vaghe, tutto rimane ipotetico. Mio nonno, il poeta
Adolfo de Bosis, quando iniziava un dibattito, diceva spesso: “Cominciamo con il negare i fatti”. Il fatto
studiato qui è la religiosità o appartenenza a una
Chiesa di chi risponde alla domanda “What is your
religious preference?” senza indicare confessione o
tempio. Le risposte non chiariscono, però, che cosa
le persone credano, che fede accettino, quanto siano fedeli a una gerarchia.
Andrebbero registrati, invece, “fatti”: presenze
a eventi, firme di impegni, versamenti in denaro,
professioni di fede. In mancanza, abbiamo solo
ipotesi ragionevoli. Come quella dello stesso Downey, che prevede nel 2040 il numero dei non religiosi negli Stati Uniti superare quello dei cattolici (che
regrediranno leggermente) mentre quello dei protestanti calerà del 10%.
2000-
usato, però, la regressione statistica per individuare
i fattori che hanno contribuito a staccare dalla religione numeri crescenti di persone.”
Il 20 % dei distacchi sarebbe causato dall’uso
1997-
“C
ome internet sta eliminando la
religione in America”, titolava pochi giorni fa il Technology Review, prestigiosa rivista del Massachusetts Institute of Technology. Citando Allen Downey, docente di Scienza dei
dati all’Olin College of Engineering, che ha analizzato la crescita dell’uso di internet e del numero di
quanti abbandonano la religione. Quest’ultimo parametro deriva da un sondaggio dell’università di
Chicago. A 9000 persone si è chiesto: ”Che religione
preferisci? Con quale religione seistato allevato?
Sei laureato? Quanto usi internet?”
Dal 1990 al 2010 sono cresciuti sia gli utenti
web, sia i non religiosi. La correlazione statistica fra
le due variabili è 0,935. La correlazione misura
quanto, in un dato periodo, due fenomeni variano
in modo simile. Ha il valore 1 se le loro misure sono
proporzionali, zero se sono indipendenti e -1 se inversamente proporzionali. Un’alta correlazione,
però, non implica che una variabile sia causa dell’altra. È alta, ad esempio, la correlazione fra il numero annuo di assassinii e quello delle chiese cattoliche, ma non perché nelle chiese si predichi la
violenza: i due numeri sono proporzionali alla popolazione. In Italia, altro esempio, la correlazione
fra il numero di personal computer e quello dei casi
di Aids dal 1983 al 2004 era alta,ben 0,99, ma usare
il computer non provoca certo l’Aids.
“So bene che un’alta correlazione positiva non è
segno di causalità - dichiara Downey -. I due processi di crescita potrebbero avere una causa comune, anche se né io, né altri l’hanno individuata. Ho
33%
Fonte: Net-Metrix-Bae, Ust
APPARTENENZA RELIGIOSA IN SVIZZERA IN %
38,6
28
5,5
Cattolico
romano
Evangelico
riformato
Altre
communità
cristiane
0,2
Comunità
ebraica
20,1
4,5
Comunità
musulmana
2
1,1
Altre
comunità
religiose
Nessuna
confessione
Senza
indicazione
Fonte: Ust
L’intervista
L’analisi del filosofo Giovanni Ventimiglia
“Più conoscenza
non vuol dire
meno spiritualità
“P
iù sapere non vuol dire
meno fede”. Per il professor Giovanni Ventimiglia, direttore del Dipartimento di filosofia e dell’Istituto di studi filosofici della Facoltà di teologia di Lugano, le conclusioni della ricerca di Allen Downey, non
sono convincenti.
Lo studio parla di rapporto
diretto tra uso di internet e
perdita di fede. Cosa c’è di
sbagliato, secondo lei?
“Partiamo dal fatto che quando l’umanità ha avuto maggiori
possibilità di accesso alla conoscenza, come è successo nel XIII
secolo, quando in pochi anni arrivarono in Europa culture, allora
altissime, come quella musulma-
GIOVANNI
VENTIGLIA
Direttore del
Dipartimento
di filosofia e
dell’Istituto di
studi filosofici
della Facoltà
di teologia di
Lugano
na e poi quella ebraica, non successe nulla di travolgente. Semplicemente questo nuovo sapere
venne progressivamente integrato all’interno della fede cristiana”.
La cultura non laicizza, allontando dalla fede?
“No. Pensiamo a un altro momento storico: l’avvento della
stampa. Quando i libri arrivarono
a un pubblico più vasto, questo
non provocò una diminuzione di
fede. Anzi, ci fu una maggiore diffusione, come per la Bibbia di
Lutero”.
E per tornare ad oggi?
“Per tornare a oggi dico che
innazitutto questa visione di
Downey nasconde un doppio
equivoco. Il primo: è sbagliato
equiparare la fede alla superstizione. È una vecchia idea illuminista e poi hegheliana, significa
che fede è uguale a superstizione,
è ignoranza. E che il sapere è eliminazione di ogni superstizione.
Non è così. Storicamente non tutte le fedi sono fedi di superstizione e non tutte sono fedi fondamentaliste”.
Giudizi troppo netti?
“Bisognerebbe distinguere
bene tra fedi e fedi e correnti interne alle fedi”.
Il secondo equivoco?
“È pensare che internet sia di
per sé un mezzo, come dire?,
neutro. Non è così, perché i siti
sono fatti da esseri umani, con
una cultura e un credo e, dunque,
non sono di per se stessi garanzia
di obiettività”.
La Chiesa da tempo promuove i nuovi media. Il Papa è seguitissimo su Twitter.
Cosa ne pensa?
“Penso che sia positivo. Penso, ad esempio, al successo di
suor Cristina Scuccia, che ha
conquistato il pubblico di The
Voice of Italy e il suo video ha raggiunto 40 milioni di visite. Un fenomeno interessante”.
E, allora, dov’ è il problema?
“Nell’uomo. Se un fedele è un
fondamentalista, si servirà del
web per diffondere il suo credo irrazionale. Se, invece, ha una fede
matura, aperta alla ragione, diffonderà questa idea”.
m.sp.
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Menu
M
enu di Pasqua
Pasqua e P
Pasquetta
asquetta
Domenica 20 e luned ì 21 aprile 2014
Claudio Belloli
- Menu tradizionale
- Capretto nostrano
Info: Tel. 076 283 99 52
Terrina di fa raona a i pistacchi di Bronte
con cotognata di mele e pa n brioche tostato
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R aviolotti fa rciti agli a spa ragi burro e sa lvia
Vendesi
a Brione s/ , zona
molto tranquilla e
soleggiata.
Pochi metri dalla
fermata dell’autobus.
Accesso diretto.
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Via Stauffacher 1
6901 Lugano
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A rrosto di capretto nostra no disossato opppure
A rrosto di vitello con sa lsa a l fegato d ’a natra e Madera
Gia rdiniera di verdure, Gratin di patate
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Mousse pa squa le con sa lsa a lla gia nduia
PICCOLO RUSTICO
CON PERMESSO
DI COSTRUZIONE
Menu e funicolare Fr. 59 - Musica dal vivo!
Superficie abitabile attuale ca. 30 m2 +
grande spazio esterno, cantina per vino e
bosco privato. Attacchi elettricità e acqua
presenti.
Prenotazioni
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Prezzo CHF 130'000.Interessati rivolgersi a: 091 756 24 08
La presente offerta
viene formulata
a nome e per conto
di Mondial Tours MT SA,
Locarno
Repubblica
Dominicana
La prima esclamazione di Cristoforo Colombo alla vista dell’isola
di Hispaniola fu: “La cosa più bella che l’occhio umano abbia mai visto”!
600 km di spiagge, 255 giorni di sole all’anno e una temperatura media
di 27 gradi centigradi suonano veramente come relax e recupero.
Tuttavia la Repubblica Dominicana ha molto altro da offrire! La natura
selvaggia, le acque cristalline dei Caraibi, la costa lunga 1600 km con
innumerevoli spiagge di sabbia finissima, palme, mangrovie, foreste
pluviali e più di 8000 specie diverse di piante e fauna selvatica: tutto
questo rende il paese un paradiso per tutti i vacanzieri.
2’995.-
Prolungamento soggiorno balneare (dall’1 al 7 dicembre)
a persona in camera doppia
Fr. 450.- per persona in camera doppia superior
Fr. 220.- supplemento camera singola superior
Viva Wyndham Dominicus Palace****, All-Inclusive
Supplemento camera singola: Fr. 400.-
dal 22 al 30
novembre 2014
Fr. 510.- per persona in camera doppia superior con vista mare
Fr. 260.- supplemento camera singola superior con vista mare
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N.1 MARZO 2014
do 27 aprile
EVE NTO
EVE
NTO
Walking Lugano
Ritorna l’appuntamento per tutti gli
appassionati della camminata. Cinque
percorsi di distanze e difficoltà diverse
(dai 5 ai 18.6 km) e animazione in
Piazza Riforma/ Manzoni per una
domenica all’insegna del divertimento
e della salute.
A Lugano
si
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Stellin
artieri
giovani di diversi qu
Nel febbraio 2008, 19
scomper lo più di Soacha,
periferici di Bogotà,
dall’aldi pochi giorni uno
paiono nello spazio
“guerilno identificatti come
tro. In seguitto vengo
Questo caso emble-
uoco.
scontri a fu
leros” uccisi durante
nali e faa emergere
rime pagine dei gior
matico finisce sulle p
à da diversi anni.
in uso nell’esercito gi
una pratica corrente,
polarmente mal
e extra-giudiziari, po
Questi tipi di crimin
ndo alcune fonti,
positivi” hanno seco
soprannominati “falsi
ano alcuna revittime, che non avev
causato tra 1500 e 3000
egali armati.
lazione con gruppi ill
o. Di conseguenza,
o del commercio equ
contatti con il circuit
Alla Federazione
sa attraverso di essa.
ogni transazione pas
operative, le ditte
tri intermediari (le co
vanno poi aggiunti al
ri delle navi, …).
trasporto, i proprieta
che si occupano del
o poco competitiono il caffè colombian
Questi passaggi rend
, grazie al contatto
empio che in Ecuador
vo, se pensiamo ad es
, un prodotto allla stesura del suo
e importatori europei
rmazioni necessarie a
diretto tra coltivatori
ezzi inferiori”.
per il
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prima persona le info
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ne e Sviluppo
trettanto equo può e
ine, anche perché
Master in Cooperazio
commercio equo
oluzione a breve term
i ero concentraata sul
ll’aDifficile trovare una s
ire i reali vantaggi de
Bachelor – spiega - m
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iso il prezzo
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e e qua
molti produtt
parte, le perplesanalizzando in quant
ro volevo capire
i commercio. “D’altra
avelaar. In questo lavo
derire a questo tipo d
one di precarietà.
di ogni banana Max H
lavora nell’ambittamente dalla condizi
reali vantaggi per chi
sità scaturiscono dire
overtà, solitamense in effetti sussistono
entrarmi sul setn una situazione di p
o, e ho deciso di conc
Quando ci si ritrova i
il proprio stomaco
e sul
to del commercio equ
el cibo per riempire
so numerose intervist
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ncepire la valifficile
tore del caffè in
cilmente si riesce a co
uesto è un periodo di
Nonferma che qu
nell’immediato. Ma diffi
uattro o cinque anni.
campo, ho avuto la co
fa
fatto la sua
no che si estende su q
commercio equo ha
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per il m
le cose so
mercio equo offre va
nel 1994 e fino al 2007
nostante tutto, il com
otuto riscontrare
pparizione nel Paese
ap
tive hanno saputo
ntagioni di caffè, ho p
ente infaatti le cooperaa
Visitando diverse pia
do per valorizzare
andate bene. Inizialm
ommercio e semte Flo stiano lavoran
gi di questo tipo di c
come quelle certifica
del terreno. Inoltre
intraavvedere i vantag
me Flo (Fairtrade
vitare l’inaridimento
no stati certificati co
la biodiversità e per e
ori di Flo-Cert,
pre più produttori so
i invece gli affari
e al lavoro degli ispett
n). Negli ultimi temp
ho riscontraato che, grazi
arando a organizLabelling Organisatio
è dovuto in parte
ù piccoli stanno imp
e. Ovviamente questo
anche i produttori pi
o
e. Dal 2012 vent
n
nn
e
a
h
ci
ffi
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non vanno molto ben
nnio
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n
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ercato, che nell’u
egate
zare il proprio lavoro
alle fluttuazioni del m
spiegano le direttive l
zaati corsi nei quali si
o del caffè”.
gono organizza
no alcuni metodi
visto triplicare il prezz
a di produzione
rattutto si introduco
mente legata al sistem
ai nuovi criteri, e sop
fropria azienda. Si
Questa crisi è stretta
ora Laura. “A difautonomamente la p
a, come racconta anc
utili per organizzare
assare del tempo
del caffè in Colombi
dove solitamente
ltativi, ma che con il p
esi del Sud America,
traatta di seminari faaco
ti. Sicuramente
feerenza degli altri Pa
ortatori europei,
frequentati e apprezza
direttamente agli imp
diventano sempre più
nuovo slancio al
i produttori vendono
ato, dove gli interccio potrà offrire un
tema molto segment
questo tipo di appro
si è instauraato un sis
o reclama la sua
olombia”.
i e ovviamente ognun
commercio equo in C
razione
mediari sono parecch
stata fondata la Fede
è
1920
l
e
N
.
o
n
g
Buracchio
a
d
a
Barbara
parte di gu
monopolio. Dopo
lombia che detiene il
Botteghe del mondo
dei cafficultori di Co
e delle condizionni delle esportazioni
essersi occupata per a
one a instaurare i
oprio questa Federazi
ni di lavoro, è stata pr
niversiese, ha frequentato l’u
Laura Melera è lugan
e tra le
rrentemente 5 lingue
tà a Bologna, parla co
ha
circo e la cucina. Nel 2011
sue passioni ci sono il
gliere in
a Colombia per racco
deciso di partire per l
negozi che si occupa
italiana riunisce quindici
in via
provenienti dai paesi
del
de mondo della Svizzera
L’’associazione Botteghe
informazioni sui prodotti
e solidale e fornisce
“Il mondo in bottega”.
no di commercio equo
inoltre la rivista trimestrale
di sviluppo. Pubblica
www.nicalivo.com | www
.itanica.org | www.ipls-lasalle.or
g
15
La casa di Sandro Caret
toni, già volontario e pu
re
presidente di Inter-Agire
, è in mezzo ai boschi del
la
Valle Maggia. Eppure, sin
dall’ingresso, dove si not
a
una statuetta in legno ra
ffigurante un idolo precoloniale, si resp
ira aria di Nicaragua. A
ll’interno, un quadro
con il volto di Sandino,
in sottofondo una canzo
ne in spagnolo. Qui si sente davv
ero l’incontro di due pae
si, Svizzera
e Nicaragua. E di due p
ersone, Sandro e la mog
lie Marilù,
incontrata proprio dura
nte il periodo di volonta
riato in Nicaragua. I due si sono sp
osati nel 2003 e ormai d
a dieci anni
vivono in Vaalle Maggia c
on la figllia Johis.
“Ci siamo stabiliti qui –
spiega Sandro - perché i
miei genitori, non più giovani, av
evano bisogno di un so
stegno, ma
anche per il futuro di n
ostra figlia. Marilù è sta
ta straordinaria: ha subito impara
to l’italiano, si è adattat
a a un’altra
cultura e si è integrata b
enissimo”. Ma non deve
essere stato facile lasciare l’amato
Nicaragua, tanto che i d
ue parlano
spesso di tornarci defin
itivamente (magari con
il sogno di
aprire un bar…). Nel fra
r ttempo, continuano a
“viverlo” con
passione, attraverso scam
bi continui, periodi di im
pegno sul
terreno, contatti quotidi
ani con mail e skyype. M
a andiamo
con ordine.
ne, nell’agosto 1999 son
Avvevo già fatto – ricorda
A
o partito per il Nicaragu
Sandro
a, dove ho
lavoraato sei mesi all’Istit
un primo viaggio in Am
uto Politécnico La Salle
erica
di Léon in
qualità di esperto”.
atina nel 1990,, in Ecua
dor e
erù. A Riobamba avevo
visitaCosa ricordi di quella
o il progetto di cooperazi
prima esperienza?
one
Abitavo nei locali della
di una ONG italiana e
scuola e appena possibil
lì avvee giocavo a
pallone nel campetto del
vo pensato per la prim
Poli. Questo mi ha aiutat
a volta
o molto: il
c
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un
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g
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io universale capace di m
che mi sarebbe piaciut
etterti in cono fare
tatto con gli altri. Parli d
di soli 9 anni da
un’esperienza del gener
i Inter e poi finisci con
e. Una
ntale è stata valutata
il discutere
di rivoluzioni o di Che
ma che la sua età me
volta tornato dalla va
contratta da bamGuevara! Con due forsa di una meningite
canza,
midabili collegh
uno specialista, a cau
hi, Au
ando fu ucciso da
avevo messo da parte il
imostrato che Fair, qu
sogno
relio e Oscar, abbia
bino. L’inchiesta ha d
e avevo proseguito gli
l studi,
to.
mo preparato atelier
5 soldati, era disarma
prima con il diploma p
sso importante per
oi con
rica costituisce un pa
di formazione sulla
Questa condanna sto
que accusati sono
la maestria come elettr
ace in Colombia. I cin
icista.
sicurezza degli imla costruzione della p
l’umanità, omiciA
Avvevo continuato a viag
oli di crimini contro
giare,
pianti elettrici e sui
i
accompagnando il Teatr
stati dichiaraati colpev
r le migliaia di crimin ‘98
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importante
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ci
rza
nel
a Cuba. Nel frratttempo, s
un passo
calcoli di illuminadio e scomparsa fo
ari sul banco deentivo l’esigenza di mett
Una condannna storica, prima di queste madri a otteessi nel Paese. I milit
ermi in
gioco, di condividere le
zione. Ma la scintilla
stata la
extra-giudiziari comm
mie conoscenze, di esse
nni di prigione.
Luz Marina Bernal è
aglia. Il processo
re utile per
una pena da 52 a 54 a
qualcuno e non soltanto
(è il caso di dirlo) è
o cinque anni di batt
gli accusati rischiano
per i ricchi proprietari d
nere un giudizio, dop
a grande velocità
i ville per
cui lavoraavo come elettr
stata l’illuminazione
iù di 200 pagine lette
icista. Così ho contattato
e Samuel Bouille
è stato molto lungo: p
udienze di questi
Inter-Agire
Lauranne Zellweger
dei campi di baskeet
ti tutta la storia delle
E-CHANGER (che avevo conosciuto grazie al concerto di un
dal giudice, riguardan
e Fair Leonardo, il
chitarrista
cubano alla Sopraceneri
grazie a un impiantrato ha precisato ch
na di Locarno) e, dopo l
u ucciso,
ultimi anni. Il magis
quando fu
a formazioto fotovoltaico, proernal, aveva 26 anni
figlio della Signora B
di denuncia
Un lungo cammino
soldi. Negli anni
di questo scandalo? I
La principale ragione
guerrigliero
r ogni gu
lvaro Uribe Véélez, pe
della presidenza di Á
ercito colombiano,
tivo” nel gergo dell’es
ucciso, ossia un “posi
tica ha portato a
ompensati. Questa pra
i militari venivano ric
n sistema di raapiiché ha incoraggiato u
una deriva tragica po
cro. Ha permesso
nocenti a scopo di lu
menti e omicidi di in
enza della polizia,
le statistiche sull’effici
pure di incrementare
l’allora presidente.
dice di popolarità del
aumentando così l’in
vani in lutto
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19
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e
a”, le mamme d
Le “Madres de Soach
questa pratica. Il
e prime a denunciare
dal 2008, sono state l
la Corporazione
glienza psico-sociale),
CAPS (centro d’acco
rtner di E-CHANe altre ONG locali pa
Claretiana,, come pur
ino di denuncia,
o nel loro lungo camm
GER, le accompagnan
à e di giustizia, di
tto, di ricerca di verit
di elaborazione del lu
ti.
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frronte a questi cri
ganizzaato una mauipe del CAPS ha or
Ultimamente una éq
rande istanza giual bunkeer della più g
nifeestazione davanti
li questi crimini e
fine di rendere visibi
diziaria del Paese, al
a. Fino a oggi,
e gli abusi del sistem
denunciare la lentezza
udiziari non sono
uesti crimini extra-gi
la maggior parte di q
re nel tempo, poi. L’’affare si trascina pu
ancora stati giudicatti
dio dei loro figli
to esigono che l’omici
ché le mamme in lut
cato dal tribunale
sercito non sia giudi
da un membro dell’e
ria.
n
o alla giustizia ordi a
militare, ma trasmess
che si rivolge alle
o di recupero psico-sociale
psicologi e pedagoghi)
Psicosocial) è un centr
CAPS (Centro de Atencióne sociali. L’équipe multidisciplinare (sociologi,
politici
i diritti umani.
vittime dei conflitti
organizzazioni promuovendo
collabora con diverse
e
a D
L’economista
’
Giuseppe Aieta, per 4
anni volontario in Nicaragua,
blog. La scoperta di un’altra
ha raccolto in volume i
cultura, riflessioni sul mondo
testi del suo
lissimo. Per acquistare
e sulla felicità, in uno stile
“Armadillo Blog” (246
ironico e piacevopagine, 20 franchi) scriver
e a info@interagire.org
getto che è subito piaciut
o a tutti e che mi ha spin
to a tornare
in Nicaragua per un peri
odo più lungo… anche p
erché, poco
prima di rientrare in Svizz
era avevo conosciuto Ma
rilù!
Come ti sei preparato?
In Svizzera ho ripreso
a lavorare come elettrici
sta, risparmiando per ritornare al p
iù presto a Léon. Ho segu
ito inoltre
alcuni corsi sul fotovolta
ico, mentre Inter-Agire a
veva sottoposto la mia candidatura
a Unité (la federazione
che riunisce le ONG svizzere di i
nvio di volontari). Nell’aa
ttesa, prima
ancora di ottenere l’app
rovazione del progetto, s
ono partito
subito, a mie spese, lavora
ndo gratis al Politecnico
, come volontario “puro”, tanta era
la voglia di prendere part
e al progetto sulle energie rinnovab
ili che si stava concretizza
ndo. Poi,
nel novembre 2000 è inizi
ato anche ufficialmente
il periodo
di vo
olontariato per Inter-Ag
ire, proseguito fino al no
vembre
2003. In particolare, abb
iamo scritto manuali tecn
ici, tenuto lezioni per gli allievi
del Politecnico, creato u
na piccola
biblioteca temattica. Son
o orgoglioso di aver con
tribuito, almeno parzialmente, all’i
nstallazione del generaato
re eolico di
250 KW (finanziato dal
la cooperazione austriac
a), il primo
in Nicaragua a essere co
nnesso alla rete elettrica
nazionale.
Il progetto sulle energie
rinnovabili (chiamato “C
eprosol”)
ha rappresentato una no
vità per il paese (tanto d
a ottenere
i finanziamenti del gove
rno di Aragon) e in seg
uito è stato
pure sostenuto dalla co
operazione austriaca. “C
eprosol” ha
avvuto un seggu
uito nell’elettrificazione
delle zone rurali ed è
stato usato anche per sc
opi didattici: ricordo con
piacere gli
allievi che con materiale
riciclato avevano costru
ito piccole
automobiline alimentate
da un pannello solare e
poi ancora
un orto irrigato a goccia…
Ma dopo quattro anni d
i lavoro,
sentivo che quell’esperie
nza doveva concludersi
. Il rischio
di rimanere nello stesso
posto, per chi viene dal
l’Europa,, è
quello di diventare “ingo
mbrante”, un uomo di po
tere. Dopo
un po’ di tempo, i nicara
guensi ti considerano im
portante,
intoccabile, portatore di
una verità assoluta…
Così sei tornato in Svizzera…
Sì, anche per motivi pe
rsonali, come Johis che
iniziava la
scuola o i miei genitori, o
ancora la burocrazia… G
razie a un
ex docente, ho incominci
ato a fare alcune supplenz
e a scuola e devo ringraziare il p
eriodo di volontario di I
nter-Agire.
Arrivato a Léon, non ave
vo mai insegnato fino ad
allora e gli
anni trascorsi al Politecn
ico sono stati per me un
formidabile
apprendistato. Ora inseg
no laboratorio praatico a
gli ap
apprendisti elettricisti dei corsi
inter-aziendali di Gordo
la.
L’’Associazione IT
TA-NICA
A-NIC è un’associazion
A
e di volontariato nata
lia–Nicaragua di Livorno.
nel 2010 dall’Associazio
o. L’obiettivo
’
ne Itaprincipale è la promozione
sostenere lo sviluppo
l’amicizia fra i due i popoli
di una concreta solidarietà
per
con
on persone in difffi
ficoltà
NPA/Località___________________________________________________________________
14
Via _______________________________________________________________________________
.ch
etiana.org | www.e-changer
www.corporacionclar
_____________________________________________________________
www.botteghedelmondo.ch
12
Cognome/Nome
13
Una piccola imbarcazioUn pont
p
g a
glia
ag
e tra
Battagli
d mondi
due
v tà
l veri
d
per la
ne che avanza lentamente nella giungla. La
aro
copertina di CARTABIANUn caffè dolce-am
CA (firmata dal fotografo Ricardo Torres) è una
metafora del processo di
pace in Colombia. Su
CARTABIANCA ne parlano due esperti come
Marta Fotsch di Amnesty
International e Jaime León Sepúlveda dell’asso- coltivazione di caffè equosolidale e sulla battaglia legale delle “madres de Soacha”. Con un’inciazione Corporación Claretiana Norman Perez
tervista all’ex volontario Sandro Carettoni e un
Bello. In sommario, articoli sul progetto di
editoriale di Silvano Toppi su Papa Francesco.
Sacrificio Quaresimale nel sud del paese, sulla
Mi abbono alla rivista CARTABIANCA (4 numeri): Fr. 20.– /€ 16
Mi abbono alla versione digitale (PDF): Fr. 10.– /€ 8
CARTABIANCA, numero speciale Colombia
Ordino un numero della rivista CARTABIANCA: Fr. 5.– /€ 4
CARTABIANCA
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Periodico
di cooperazione
solidale
Colombia
destinazione pace
Che cosa sono i dinosauri,
impariamolo disegnando
Ore 10.00-12.00 14.00-18.00
Laboratori con il Paleoartista Fabio
Pastori.
Per bambini dai 16 anni in su.
Spazio Officina Chiasso
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ROBOTS
Ore 10.30
Con l'aiuto degli amici, Rodney inizia
una battaglia per sconfiggere un
gruppo di loschi personaggi e per
conquistare il diritto a un futuro
migliore...
Al Cinema Ideal Giubiasco
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A
TE LIIER
ER
Atelier: I mestieri
Ore 14.30 – 16.00
Un volto creato con gli strumenti tipici
usati per una determinata attività.
(Nicoletta Lanotte)
Museo in erba. Piazza Giuseppe Buffi
A Bellinzona
© Samuel Bouille
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cooperazione
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CINE
CI N E MA
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Per ricevere CARTABIANCA spedire il talloncino all’indirizzo:
INTER-AGIRE - Amministrazione CARTABIANCA
Piazza Governo 4 - CH-6500 Bellinzona
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ma 22 aprile
✄
lu 21 aprile
IL CAFFÈ
20 aprile 2014
39
tra
virgolette
LE ATTIVITÀ DEI GENI DURANTE LE ORE DELLA GIORNATA
Ludwig van Beethoven
00
Lettura
del giornale,
cena e
bicchiere
di birra
18
21
3
Lavoro
Wolfgang Amadeus Mozart
00
Corteggiamento
di Constanze
21
Socializzazione e pasti
Composizione
musicale
3
Sonno
Composizione
di concerti
6
18
6
15
9
12
Composizione
musicale
Pranzo
e attività sociali
Esercizio fisico
Sigmund Freud
00
Cena, gioco a carte
e camminata con 21
la moglie o la figlia
Visite
dei pazienti
e consulti
Altri lavori
3
18
15
9
12
Lezioni
Composizione
musicale
Corsa
per le vie
di Vienna
Fonte: R.I. Andrews-www.infowetrust, “Daily rituals: how artists work” di Mason Currey
Lettura
Sonno
Visite
con l’amico
Joseph
18
Green
Colazione
e cura
della barba
15
9
Pranzo e tempo libero
12
Immanuel Kant
00
Lettura dei giornali
o scrittura
degli articoli
6
Vestizione
Colazione
Passeggiata
Pranzo
Sonno
Sonno/riposo
Visite dei pazienti
e pause sigaro
Lo studio
Sonno
21
3
Té, pipa e
meditazione
6
Passeggiata
Scrittura
15
Pranzo a base
di carne e vino
9
Lezioni
12
Charles Dickens
Serata con
parenti e amici
Sonno
00
21
3
Cena
Tempo
libero
M
ozart tra composizione, concerti e
lezioni sudava dodici ore al giorno.
Flaubert, ogni giorno, dedicava alla
scrittura non meno di cinque ore e
almeno altrettante a leggere. L’orario
di lavoro era un po’ ossessivo per Balzac che superava le tredici ore giornaliere, con un consumo smodato di caffè nero e si coricava alle 18. La “routine creativa” dei grandi artisti del passato viene ricostruita
nel libro di Mason Currey, “Daily Rituals”. Tanti ritratti quotidiani di scrittori, compositori, pittori o architetti geniali come Le Corbusier, che dimostrano ricostruendone la giornata-tipo, pause incluse - che
essere un genio non basta. Oltre al talento, infatti, e
per quanto possa apparire noioso, anche la più fertile creatività richiede fatica, impegno e metodo. Insomma, genio e... regolatezza, più che sregolatezza.
Come dimostrano del resto le testimonianze di
autori e intellettuali ticinesi che, indipendentemente dalla loro specializzazione artistica o culturale,
non sfuggono ad una certa banalità del metodo di lavoro (articoli in basso). Poi la routine quotidiana la
si può affrontare con più e meno dedizione ed elasticità, ma a parte qualche eccezione, l’idea che il genio
viva dell’ispirazione del momento, della creatività
LE
TESTIM
ONIA
NZE
Il talento è indispensabile, ma
anche la più fertile creatività
richiede fatica e tanto impegno
meno di cinque ore per notte, la media storicamente
riportata parla di sei-sette ore.
Certo, pare che Balzac si alzasse anche all’una di
notte per scrivere, ma lui andava a letto prestissimo,
alle 18, e comunque non dormendo mai meno di sei
ore. E come Balzac il filosofo e poeta John Milton,
che si coricava alle 21 e si svegliava alle 4 del mattino.
Senza considerare, poi, la pennichella pomeridiana
cui alcuni, come Thomas Mann, non rinunciavano
assolutamente. Ma quello che fa più impressione,
sia che si parli di Victor Hugo o Benjamin Franklin, è
SCRITTORE
A
nthony Trollope, scrittore inglese
dell'età vittoriana, dedicava due
ore mattutine, fisse, alla scrittura.
Il giallista Andrea Fazioli, ad orario variabile, almeno tre o quattro. “Scrivo
meglio quando riesco a darmi ritmo e
metodo - ammette -, ma Trollope, cascasse il mondo, finite le due ore
smetteva, anche se mancavano due
parole alla fine del testo. La regolarità,
l’impegno pagano, ma bisogna pure
permettersi di prendere un po’ di tempo per non fare niente. È vero poi che,
se mi viene un’idea fluida non riesco a
smettere, ma solo se è un raccontino
breve. Con un romanzo, invece, meglio
fermarsi nei tempi che ti sei dato, anche se lo spunto scorre veloce. Anzi,
meglio, perchè se l’idea è buona non
la perdi il giorno dopo, anzi migliora”.
MarcoZappa
MUSICISTA
È
capace di otto, dieci ore di fila senza pausa quando è concentrato sul
lavoro, ma il musicista Marco Zappa, dopo 38 anni di carriera, ha una visione un po’ più “anarchica” del metodo
di lavoro. “Sarebbe insensato darsi degli
orari fissi quando si è impiegato tutta la
vita ad evitare di comporre su ordinazione come pure è capitato a Mozart spiega -. Costringersi a tavolino non dà
niente di buono, la libertà è il massimo.
Ma la realtà è che le idee musicali vengono tutti i giorni, che non vado mai in
vacanza senza uno strumento o il miniregistratore a portata di mano. Sull’impegno e la costanza non discuto, ma
sulla regolarità sono il primo a trasgredire. Se mi viene una buona idea alle due
di notte, mi alzo e vado in studio. Maledizione, ce l’ho in casa!”
Colazione
9
Scrittura nel silenzio
più assoluto
12
Le Corbusier
Sonno
00
21
3
18
In ufficio
con i
dipendenti
a lavorare
sulle idee
6
15
Attività
fisica
Caffè con
la moglie
9
Colazione
con la
moglie
12
Contemplazione artistica,
pittura, scrittura
Charles Darwin
l’impressionante regolarità dell’orario “d’ufficio”.
Che si tratti di un romanzo, una partitura o di un
progetto architettonico anche il genio al lavoro non
sfugge all’obbligatorietà di timbrare il suo quotidiano “cartellino”.
Certamente se non si ha vero talento, anche
sgobbando dodici ore al giorno non si ottiene un capolavoro, altrettanto sicuro, però, che l’opera richiede comunque costanza, impegno, sudore e sacrificio anche a chi è baciato dalle Muse. Lo stesso poeta
Paul Valéry diceva che “il primo verso viene da Dio,
il resto è una fatica disumana”. Genio e regolatezza
pure nelle pause, nelle abitudini della ritualità quotidiana. Freud, Dickens, Tchaikovsky e Darwin, ad
esempio, non rinunciavano alla passeggiatina giornaliera, e sulla puntualità di quella di Kant gli abitanti di Konigsberg pare regolassero addirittura i loro
orologi, Le Corbusier ad un’ora di ginnastica mattutina e Flaubert per tutti i cinque anni della stesura di
“Madame Bovary” non ha mancato di chiamare
ogni giorno sua madre. Resta da chiarire se tanta laboriosità corrispondesse ad altrettanta redditività.
Non sempre, nemmeno ai geni, la regolarità paga.
Come testimonia ironicamente Oscar Wilde: “Oggi
ho impiegato tutta la mattinata a mettere una virgola
e tutto il pomeriggio a toglierla”. erocchi@caffe.ch
Q@EzioRocchiBalbi
Backgammon
Lettura di libri
con la moglie
scientifici
A letto a
risolvere
Té e un uovo
00
quesiti
Riposo,
ascolto della
21
3
moglie che
legge i
Sonno
romanzi ad
alta voce
18
6
Ozio
Lavoro
Passeggiata
Passeggiata
Colazione
Lavoro
Pisolino
15
9
Lettura dei giornali
Lettura posta
12
Pranzo
con la moglie
Lavoro
Camminata con il cane Polly
Victor Hugo
Scrittura
e risposta
alle lettere
RenatoMartinoni
SAGGISTA
N
on si considera un fanatico degli
orari Renato Martinoni, saggista
e professore di Letteratura, ma
riconosce che la “banalità del metodo”
è vincente. “Molta regolarità, tutti i
giorni domenica inclusa, anche se non
come Kant su cui, si racconta, che i
suoi concittadini regolavano l’orologio
quando lo vedevano uscire tanto era
puntuale - spiega divertito -. Il fatto è
che certi lavori richiedono continuità,
scrivere richiede regolarità, poi figuriamoci, io sono nato come filologo testuale...rigare diritto, e via”. Senza lavoro Martinoni si annoierebbe. “Mi
concedo delle brevi pause, ma prima
delle otto sono in studio e lavoro, tra
insegnamento, testi, coordinamento,
fino a sera. Al massimo fino alle 21,
poi dico stop e spengo l’interruttore”.
Cena, conversazione e giochi di carte
00
21
3
Sonno
In camera
con
18
l’amante
6
Barbiere
Esercizi sul
lungomare
15
9
Ricevimento ospiti e pranzo
Cena,
socializzazione
con gli ospiti o
lettura
Tempo
libero
AndreaFazioli
Risveglio
A casa
L’ispirazione non può bastare
senza la banalità del metodo
esplosiva che può brillare in qualsiasi momento del
giorno o della notte, è priva di qualsiasi fondamento.
È vero, come ricorda il musicista Marco Zappa, che
se ti viene l’intuizione giusta puoi precipitarti al “tavolo da lavoro” per registrarla a qualsiasi ora del
giorno e della notte. Ma è anche vero che, stando alle
routine quotidiane riportate da Currey, se c’è una
cosa che accomuna tutti gli artisti è che tutti dormono con regolarità ragioneristica. Ad eccezione di
Mozart, che aveva la malsana abitudine di dormire
6
Camminata
15
per le campagne
intorno a Londra
Lavoro d’artista
da scandire
con il genio
e la regolatezza
EZIO ROCCHI BALBI
18
12
Sveglia, caffè
e uova crude,
lettura lettere
dell’amante
Doccia ghiacciata
Pyotr Ilyich Tchaikovsky
00
Sonno
21
3
15
9
18
Tè, fumo,
lettura
della
Bibbia e
6 filosofia
Composizione
Tè e lettura
dei giornali
Passeggiata
Corrispondenza
12
Lunga
passeggiata
Pranzo
Composizione
Thomas Mann
Intrattenere gli ospiti,
lettura, ascolto
del grammofono 21
00
3
Sonno
Passeggiata
18
6
Articoli
Tè con
la famiglia
Riposo
Lettura
Caffè e
bagno
15
9
12 Pranzo e
primo sigaro
Principali
ore di
scrittura.
Sigarette
Pagina a cura di
GastroSuisse
e GastroTicino
LARISTORAZIONE
& L’ALBERGHERIA
Nei casi dubbi rivolgetevi all’avvocato di GastroTicino
GastroDiritto
Vi sono ditte, di regola con sede
Oltralpe, che utilizzando stratagemmi e velate minacce (a volte
punibili) cercano di imporre il pagamento di presunti crediti, a
volte contestati.
Ma non solo. Vi
aggiungono pure
fantomatiche
spese che personalmente mi ricordano gli usurai medioevali. Il vivo suggerimento è prima di tutto di non cedere a
simili pressioni. Tantomeno va ri-
Nessuna negligenza nei confronti del nostro socio. Di conserguenza nessuna responsabilità per l’infortunio occorso sul posto
di lavoro: così ha sentenziato di recente il Tribunale.
Occorre ricordare che il datore di lavoro è tenuto ad assicurare le
normative di sicurezza e tutela a favore dei propri dipendenti e
della loro salute.
Tutta una serie di normative federali ne delimitano obblighi e doveri per tutte le parti in causa: Codice delle obbligazioni, Legge
sul lavoro, Legge sull’assicurazione contro gli infortuni, ecc.. GastroSuisse ha avviato un’azione di sensibilizzazione con l’ufficio
per la prevenzione degli infortuni (Upi), il cui materiale - a volte
anche simpatico - è reperibile presso www.gastroprofessional.ch,
come pure www.gastro.bfu.ch). Le indicazioni sono semplici e
pratiche. Vale la pena consultare (anche per responsabilizzarli) i
propri dipendenti.
m.g.
Settimana dopo settimana
l’analisi di tutti i temi, gli studi,
gli argomenti, i problemi
e le norme dell’offerta
di ristoranti e alberghi.
Una pagina indispensabile
per gli operatori del settore
&
Occhio ai metodi delle ditte d’incasso Sicurezza sul lavoro: le regole AgendaNews
Ti-Press
conosciuto il presunto “danno per
ritardo” (o per mora) se non viene
dimostrato: esiste infatti un sacrosanto principio secondo il quale
ogni parte è tenuta ad agire in maniera da limitare il danno all’altra
parte. Quindi le spese maggiorate
vanno documentate quale spese
inevitabili. In caso di dubbio il vivo suggerimento è di rivolgersi al
proprio consulente (fiduciario o legale), oppure al servizio giuridico
di GastroTicino: a volte si hanno
piacevoli sorprese e, addirittura,
persino la ragione del credito risulta inesistente.
m.g.
Vini e formaggi
Bella iniziativa
della Cagi sugli
abbinamenti
con vini ticinesi
al meglio
della produzione
casearia locale
ALESSANDRO PESCE
alcool, abbastanza intensi e preferibilmente affinati in botti o in barriques (rossi Riserva, Camorino,
Monte Carasso).
Altri formaggi eccellenti sono
quelli di capra come robiola e buscion, giovani e conditi con olio, e
formaggella, che accostiamo a vini
bianchi giovani, dal profumo intenso, caldi di alcool, abbastanza morbidi, freschi e con una discreta sapidità; oppure, vini rossi giovani,
quale la Bondola (bianco Vigna
Noverasca, rosso Tera Negra). Invece, robiola e buscion maturi, formaggelle di latte misto capra-mucca li abbiniamo a vini rossi maturi,
di corpo medio, caldi di alcool, abbastanza tannici e una lunga persistenza gustativa (rosso Riserva o
Sarecc). Sempre di latte misto capra-mucca sono robiola e Zincarlin
con una scelta di mieli ticinesi; li
abbiniamo a vini dolci, morbidi,
caldi di alcol e molto profumati
(bianco dolce Chardor). Ricordiamo che i formaggi sono esaltati
dall’abbinamento non solo ai mieli
ticinesi, ma anche alle mostarde
purée di frutta della Sandro Vanini
di Rivera o con le composte di peperoncino e frutta della Ticino
Peppers di Stabio, magari con un
goccio di idromele della Apis di
Melano.
piaceri della tavola
Vini e formaggi, piaceri della tavola in armonia col territorio. Bella
iniziativa, questa, della Cagi Cantina di Giubiasco, che ha preparato
una documentazione dove in modo
semplice e accattivante illustra gli
abbinamenti tra formaggi ticinesi e
vini, illustrandone tipologia e caratteristiche. Una guida interessante che riassumiamo volentieri, ricordando il progetto “Un amore di
formaggio” lanciato da Ticino a
Tavola, proprio per valorizzare il
nostro patrimonio agroalimentare
(ticinoatavola.ch).
Alcuni consigli, per iniziare. Il vino non deve coprire il sapore del
formaggio, ma al contrario deve
esaltarne il sapore. Per un buon accosta mento dei vini ai formaggi,
sono suggerite tre semplici regole:
territorio, formaggio e vino provenienti dal Ticino; freschezza-maturazione, formaggi freschi con vini
giovani, formaggi stagionati con
vini rossi maturi; contrasto gustativo, formaggio tendente al dolce
con vino fresco, formaggio saporito con vino profumato e morbido.
Ma ecco i tipi di formaggi con le
caratteristiche dei vini da abbinare
e tra parentesi le etichette suggerite
dalla Cagi. Robiola e ricotta fre-
sche, e formaggi a crosta fiorita
vanno accompagnati a vini bianchi
giovani, profumati, freschi e di medio corpo, oppure a rossi leggeri
(bianco Bucaneve o Due Vigne,
rosso Alba), mentre Zincarlin, buscion con o senza erbe, freschi e
conditi con olio si abbinano a vini
bianchi giovani, profumati, freschi,
caldi di alcol e assai strutturati, altrimenti a vini rossi giovani, con
tannini leggeri (Terre di Bianco,
rosso Alba). Per la formaggella
grassa, formaggi affinati con vino
o vinaccia si scelgano vini dai pro-
Ristoratori
iscrivetevi
all’iniziativa
di Ticino
a Tavola per
Caseifici
Aperi fumi intensi, sia rossi che bianchi,
caldi di alcool e di buona struttura;
il bianco, preferibilmente affinato
in barriques (bianco Vigna Noverasca, rosso Alba).
Veniamo ora al fiore all’occhiello
dei nostri caseifici. I formaggi giovani d’alpe o di caseificio, si abbinano a vini rossi giovani dai profumi intensi, morbidi, tannini delicati
e di lunga persistenza gustativa
(rossi Sarecc o Alba). I formaggi
stagionati d’alpe o di caseificio
“sposiamoli” a vini rossi maturi, di
grande corpo, profumati, caldi di
Dimostrazione e corso di cucina
con Thermomix TM31 Bimby
Occasione unica per chi vuole scoprire un nuovo
modo di cucinare. Mercoledì 14 maggio dalle
17.00 alle 19.00, nella sede di GastroTicino, avrà
luogo una dimostrazione completa del rivoluzionario apparecchio da cucina Thermomix Tm31 Bimby. Durante il corso si potranno ottenere tutte
le informazioni sulle molteplici potenzialità che
Thermomix è in grado di offrire. Lasciatevi stupire
dalle idee originali e squisite di professioniste della cucina. Possibilità di degustare tutte le preparazioni (è richiesto un contributo di 10 franchi). Per
informazioni e per partecipare al corso contattare
Milena 077 204 57 81 o inviare un e-mail all’indirizzo cibellimilena@hotmail.com.
presenta:
SCEF 045
WEB MARKETING LOCALIZZATO
(NUOVO)
Obiettivi
imparare come ottimizzare la presenza online del
proprio ristorante, essere in grado di posizionarsi
con efficacia nei motori di ricerca, scoprire le formule vincenti di web marketing localizzato per
fidelizzare la propria clientela e incrementare le
prenotazioni.
Insegnante
Nigel Casey, New World Media (www.comunicazione-aziendale.ch)
Data e orario
28 aprile 2014, 14.00-18.00
Costo
Chf 110.00 soci / Chf 160.00 non soci
GESTIONE STIPENDI
Obiettivi
saper gestire e calcolare gli stipendi mensili dei
collaboratori rispettando le regole del vigente Ccnl.
Insegnante
Mario Regusci, gerente GastroSocial Ticino
Date e orari
30 aprile, 7, 14 e 21 maggio 2014 (sera 17.3020.00)
Costo
Chf 250.00 soci / Chf 300.00 non soci
FOOD & BEVERAGE (NUOVO)
Guido Brivio ha risposto alle sollecitazioni di ristoratori e buongustai con un nuovo e grande vino ticinese
Un Merlot elegante ma facile da bere? “Touché”!
che abbiamo colpito nel segno;
abbiamo dato - spiega Brivio quello che la gente voleva. Quando parlando con un amico gli si risponde “touché”, vuol dire che si
è rimasti colpiti profondamente.
Nel caso del vino, quest’ultimo
rispecchia esattamente quello che
vuole l’appassionato; un vino facile, armonico e versatile”. In effetti si rimane colpiti da questo
vino “easy drinking” proprio per-
Foto Garbani - Caseificio Agroval Airolo
La sfida era quello di venire incontro alla ristorazione e agli appassionati che chiedevano a Guido Brivio un vino a metà tra il
“Baiocco” e il “Riflessi d’epoca”.
Guido ha vinto la sfida con un vino come sempre elegante. Il
“Touché”, un Merlot Doc prodotto con uve del Sottoceneri, che
matura 12 mesi in barriques di secondo passaggio. “Il nome “Touché” (“toccato”) sta a significare
ché “facile da bere”. Il “Touché” è
stato presentato di recente alla
stampa nella splendida cornice
del Ristorante Capo San Martino,
dove è stato abbinato a ravioloni
ripieni all’arrosto con spugnole e
fave, e a un collo di vitello cotto a
bassa temperatura con tortino di
patate al tartufo, seguito da un tris
di formaggi ticinesi.
Il “Touché”, di un bel rosso rubino carico e profondo, ha profumo
intenso e molto complesso, di
grande armonia, con sentori di
frutta a bacca nera come mirtillo e
mora; note di torrefazione che ricordano la liquirizia e delicate
sfumature speziate. In bocca ha
un attacco morbido e fruttato, fresco, ricco e ben strutturato con
tannini maturi e dolci; il fine bocca è equilibrato, armonioso, di ottima persistenza. “Touchè”!
a.p.
GT18032014
Con l’estate è piacevole ripararsi dal sole
e gustare un ottimo pranzo.
Per chi ha una terrazza ecco un’occasione da non perdere:
si vende un ombrellone di 9m di diametro,
colore bianco/grigio, marca Glatz, in perfetto stato.
Info 079 331 00 99.
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Undi form
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Obiettivi
essere in grado di pianificare e organizzare eventi
e banchetti, conoscere le nozioni di base per una
corretta pianificazione finanziaria, acquisire alcune
conoscenze e competenze relative alla gestione del
personale, conoscere e saper applicare un sistema
di controllo dell’intera gestione ristorativa (personale, sicurezza sul lavoro, costi, qualità, …).
Insegnante
Amilcare Battisti, maître d’hôtel dipl. fed. e formatore
Date e orario
5, 12, 19, 26 maggio 2014, 8.30-12.00
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Chf 300.00 soci / Chf 350.00 non soci
IGIENE E SICUREZZA ALIMENTARE:
LE NUOVE LINEE GUIDA (NUOVO)
Obiettivi
conoscere le novità apportate dalle nuove linee
guida buona prassi procedurale nell'industria alberghiera e della ristorazione (Bpiar) e saperle
applicare per una corretta e ottimale gestione
aziendale.
Insegnanti
Aleardo Zaccheo e Luca Bordoli, ingegneri alimentari
Data e orario
5 maggio 2014, 13.30-17.30
Costo
Chf 80.00 soci / Chf 130.00 non soci
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conoscere varie tipologie di birra, riconoscerne le
proprietà, distinguerne la produzione e la provenienza, scoprire le diverse culture e le tecniche di
degustazione, riconoscere i vari modi di spillatura
ed i principali stili birrari, conoscere le normative di
legge, acquisire i principali abbinamenti con il cibo.
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5 maggio 2014, 18.30-22.30
Costo
Chf 60.00 soci / Chf 110.00 non soci
10
9.2
120.
8
Ara
(2. bia S
40
6) audi
ta
Th
Austr
India
(n.d.)
.3
32
alia
(n. d.
)
33.1
29.2
Il numero tra
parentesi
rappresenta
il valore del
business
in milioni di euro
25.4
22
.3
32
.8
.3
20
29.2
Latticini e formaggini
3%
Vino e vermouth
Le linee all’interno
descrivono le
relazioni d’affari
tra ciascun Paese
e l’Unione Europea
Principale import agricolo europeo nel 2012
Grano
Export totale 114,2 miliardi di euro
Alcol e liquori
3%
Altri grassi animali, vegetali e oli
Sansa
Sigarette
8%
3%
Preparati di frutta
e verdura
53%
3%
Altro
8%
Frutta fresca
o secca
5%
Caffè, tè e affini
Semi di soia
Gelato, cioccolata e
dolciumi
4%
Verdura fresca
Frutta tropicale e spezie
10%
9%
Carne di maiale
3%
Altro non specificato
3%
4%
4%
7%
Altro
Preparati di frutta e
verdura
Cacao
Prodotti di olio
di semi
Import totale 102 miliardi di euro
3%
Cereali
9%
Saranno
i commerci
globalizzati
a salvare
il pianeta.
E anche
la Svizzera
20.0
Principale export agricolo europeo nel 2012
32.3
Canada
(2.191)
Core
a
(n.d.) del Sud
ntina
Arge 3)
4
( .70
ia
Ind 1)
14
(2.
virgolette
Il circolo esterno
rappresenta
l’import in miliardi
di euro dei 10
maggiori Paesi
importatori del
mondo
.3
72
co
ssi
Me d.)
(n.
Il numero tra
parentesi
rappresenta
il valore
del business
in milioni di euro
Cina
(4.66
5)
Sta
t
i
(11 Un
.61 iti
3)
Indonesia
(3.145)
34.6
aila
n
(n. dia
d.)
Le linee all’interno
descrivono le
relazioni d’affari
tra ciascun Paese
e l’Unione Europea
tra
I dieci maggiori
importatori di
prodotti agricoli
e
on
pp
Gia 003)
(4.
ia
Russ )
2
7
(8. 4
(3. Cina
45
3)
Cana
da
(n. d.
)
48.5
Ue 27*
.8
Stati Uniti
(6.417)
7*
Ue 2
50
sile
Bra 20)
.9
(10
Il mercato
133.1
4
125.
Il circolo esterno
rappresenta
l’export in miliardi
di euro dei 10
maggiori Paesi
esportatori del
mondo
41
* È escluso l’import-export all’interno della Unione Europea
.2
66
I dieci maggiori
esportatori di
prodotti agricoli
132.3
IL COMMERCIO ESTERO - IMPORT ED EXPORT
IL CAFFÈ
20 aprile 2014
41%
4%
10%
5%
Fonte: Wto, “Ecological Footprint Atlas 2010”
EZIO ROCCHI BALBI
I
l “chilometro zero” è destinato a rimanere
un’utopia e, a quanto pare, sarà la globalizzazione dei commerci a salvare il mondo.
Anzi, secondo L’Organizzazione mondiale
del commercio (Wto) un quarto del valore
aggiunto delle esportazioni mondiali ha un contenuto estero, cioè non attribuibile al Paese di origine, e questa catena fa da collante al pianeta. Insomma, i commerci non saranno necessariamente una garanzia contro i conflitti, ma li rendono
meno probabili. Per dirla con il filosofo politico
Bastiat, dove passano le merci non passano gli
eserciti. Non solo, anche da un punto di vista economico, come sottolinea l’economista Paolo Pamini (vedi intervista), il commercio su scala globale aiuta la crescita e alimenta il benessere dei
Paesi in via di sviluppo.
Senza nulla voler togliere alle esigenze ambientaliste, infatti, il consumo alimentare a chilometro zero non può certo certo ignorare il limite
del “deficit ecologico” provocato dalla maggior
parte dei Paesi industrializzati. La Svizzera, ad
esempio, seguendo i parametri tracciati dall’impronta ecologica, consuma l’equivalente di cinque ettari globali procapite, mentre la biocapacità della Confederazione ammonta solo a 1,2 ettari
globali procapite. E qui si parla del consumo di risorse della materia rima più importante: l’alimentare. Se il chilometro zero permette magari di
gustare le zucchine e l’insalata bio del contadino
a due passi da casa, è effettivamente una distanza
troppo corta per permettere a tutto il mondo di
crescere.
A livello macroeconomico l’esempio più evidente è rappresentato dall’India che, pur avendo
intrapreso una rivoluzione agricola, ha eliminato
le carestie ataviche del passato, ma non è ancora
in grado di fornire al 20% della sua popolazione
un’alimentazione adeguata. Il problema però non
è la mancanza di cibo. Il centro studi internazionale delle politiche agricole, l’International Food
Policy Research Institute, attesta che nel Paese
asiatico ci sono ancora 60 milioni di bambini sottopeso e malnutriti. Ma secondo il premio Nobel
per l’economia Amartya Sen è proprio il cattivo
Il chilometro zero
azzera i Paesi
in via di sviluppo
funzionamento dei mercati, dei commerci ad impedire all’India di garantire i consumi alimentari
della popolazione. Autarchia, monocolture, dazi
e burocrazia sono antitetici al commercio globa-
IN SVIZZERA
Import ed export in miliardi di franchi
Import
prodotti agricoli
11,4
Di cui dall’Ue 27
8,3
Export
prodotti agricoli
8,1
Di cui dall’Ue 27
L’intervista
Il libero scambio nel mondo nell’analisi dell’economista Pamini
“I sussidi all’agricoltura
e i dazi sono da abolire”
N
5,0
Evoluzione import ed export di derrate
alimentari, bibite e tabacco. In miliardi
Importazioni
Esportazioni
-20
-10
0
10
1988
1995
2000
2005
La Confederazione consuma
quattro volte più risorse e
prestazioni di quante ne produce
2012
Fonte: Amministrazione federale delle dogane, Dgd
le. Un rischio che sta cercando di evitare l’Africa,
dove è bastata la diffusione dei telefoni cellulari
per consentire l’ingresso nel mercato alimentare
a milioni di famiglie e villaggi. “E proprio l’Africa
PAOLO PAMINI
Economista,
ricercatore
del think tank
Liberales Institut
on solo il chilometro zero non contribuisce al
benessere generale, ma neanche evita l’impatto ambientale. Ne è convinto l’economista Paolo Pamini, docente al Politecnico di Zurigo, deciso sostenitore del liberalismo e del commercio globalizzato.
“Non lo dico io, lo dimostra uno studio di ‘The Economist’ sfatando un mito - precisa Pamini -. La grande distribuzione, anche se non lo fa per coscienza ambientale, ma per vantaggi economici e logistici, ha tutto l’
interesse a ridurre i costi dei trasporti, centralizzando
la distribuzione di molteplici prodotti alimentari riduce pure l’impatto ecologico”.
Il commercio globale, quindi, è l’unica risposta?
“È la migliore ricetta per far crescere il benessere
generale, inoltre, il commercio globale aiuta lo sviluppo soprattutto dei Paesi poveri. Anzi, bisognerebbe
abolire certi dazi anacronistici e i sussidi a pioggia all’agricoltura”.
Ma senza sussidi l’agricoltura svizzera rischierebbe l’estinzione.
“Ad eccezione dell’agricoltura di montagna, che almeno ha il compito di proteggere e salvaguardare il territorio, ma tutti gli altri contributi dovrebbero essere
eliminati. E il discorso vale per tutta l’Europa. I fondi di
questi sussidi sarebbe meglio destinarli ai Paesi emergenti, ma non ai governi, direttamente alle cooperative
di coltivatori, allevatori ai produttori alimentari. Non
solo aiuteremo veramente lo sviluppo sociale di questi
Paesi, ma avremmo anche prezzi più bassi”.
Il deficit ecologico della Svizzera, però, aumenterebbe...
“Non saremmo comunque mai in grado di sopportare i consumi della popolazione. Si parla di ‘riserva
ecologica’ in quei Paesi dove il consumo è al di sotto
della capacità bioproduttiva del territorio, ma economicamente è un errore che solo il commercio globale
può correggere”.
e.r.b.
dimostra come la sfida economica del futuro si
gioca sulla capacità di reperire le migliori risorse,
incluse quelle alimentari - spiega l’economista
Loretta Napoleoni che, col suo libro “Maonomics”, ha anticipato le strategie della politica cinese nel Continente Nero -. La Cina, pienamente
consapevole della velocità del suo processo di
crescita e del conseguente aumento dei consumi,
ha capito subito che per quanto ottimizzasse la
sua capacità di produzione non sarebbe stata in
grado di autoalimentarsi. Da anni, quindi, senza
tanto clamore, sta investendo risorse finanziarie,
industriali, logistiche stringendo partnership con
diversi Stati africani. Certo, le materie prime inclusi i metalli rari hanno avuto la priorità, ma non
è un mistero che le potenzialità di coltivazioni e
allevamenti in Africa siano enormi, e che ben presto diventerà la ‘dispensa’ alimentare cinese”.
Basta osservare i dati dell’import-export globale per rendersi conto che le catene di fornitura
massimamente internazionalizzate l’anno scorso
hanno spostato merci per circa 14 mila miliardi di
euro (17 mila miliardi di franchi). E 1700 miliardi
di franchi solo di prodotti alimentari. Un commercio che, secondo il Wto, dal 1950 è cresciuto
di cento volte in mezzo secolo, e che oggi è arrivato a 175 volte. È chiaro che a fare da straordinario
motore di crescita per le regioni emergenti del
mondo sia stato proprio il commercio di beni fisici. Escludendo i servizi immateriali, infatti, il Fondo monetario internazionale rileva che solo 25
anni fa le esportazioni mondiali di merci erano
originate per il 75% in Europa, Stati Uniti, Canada
e Giappone, e quelle provenienti da Cina e Asia
rappresentavano solo il 5,5%. Oggi le quote dall’Oriente sono più che triplicate, in un quadro di
scambi che crescono ovunque. Soprattutto nei
Paesi emergenti. Nel 2030, secondo la società di
consulenza Pricewaterhouse-Coopers, tutte le
prime cinque posizioni delle rotte commerciali
(navi e aerei) saranno occupate dalla Cina, per gli
scambi con Usa, Giappone, Corea, India, Germania. Altro che chilometro zero...
erocchi@caffe.ch
Q@EzioRocchiBalbi
Il 10% di tutto l’import-export
dello scorso anno nel mondo è
generato dai prodotti alimentari
IL CAFFÈ
20 aprile 2014
42
virgolette
l’incontro
tra
Chi è
Agenzia Fotogramma
Arcivescovo di
Campobasso-Boiano,
autore delle meditazioni
per la via Crucis 2014
di papa Francesco in
Colosseo, e membro
della Commissione
Pontificia per il clero
e la vita consacrata
“È il dolore che ci cambia la vita”
Q
GIUSEPPE ZOIS
uando parla di lavoro, lui ne conosce bene il
significato. Prima di prendere la strada del
seminario, cominciò presto a fare l’operaio.
Come quasi tutti quelli della sua età, al suo
paese, a Denno, nel Trentino. Lui è Giancarlo
Bregantini, classe 1948, famiglia contadina, faticatore di
schiena piegata nelle fabbriche di Verona. Oggi è vescovo
di Campobasso-Bojano, dal 19 gennaio 2008, dopo essere stato per 14 anni a Locri, nella provincia di Reggio Calabria, in un territorio con un’antica, diffusa cultura dell’illegalità. Nel Sud dell’Italia la malavita ha radici dure
da estirpare e oggi ci sono infiltrazioni criminali nuove,
più ramificate ed estese.
Giancarlo Bregantini coltiva con la volontà tenace del
contadino i solchi della Vigna di Dio, anche là dove ci sono rovi e sterpaglie. Cominciamo proprio dal suo primo
avamposto d’annuncio. “Il Sud ha mille problemi, però
offre anche molti stimoli - esordisce -. Talvolta, altre zone
d’Italia sembrano dare meno problemi, ma sono zone
grigie. Dobbiamo riuscire a capire che proprio tra le spine Dio ci viene a trovare, a trasformare, a salvare. In questo momento, secondo me, è più difficile stimolare in zone grigie che non in zone violente e trovo più pericolosa
la neutralità che l’avversità”.
La Chiesa non può fermarsi, ma deve camminare,
mettersi sulle strade del mondo; non può aspettare, deve
chiamare, andare, incontrare. E chinarsi sui feriti e gli
sconfitti della vita per rivestirli di una speranza sempre
nuova. Questa è la cattedra della quotidianità di monsignor, anzi no, di don Giancarlo, come lui si presenta e saluta.
Il vescovo riprende con vigore: “Spesso Dio ci appare
lontano, ma si tratta di cogliere questa presenza. Dio non
viene a trovarci perché siamo perfetti, ma perché abbia-
mo bisogno di Lui. Questa sete di Dio, questa sete d’amore, di verità, di autenticità, di relazioni piene e mature che
ogni ragazza e ragazzo ha nel cuore, altro non è che la sete di infinito. Si tratta di far decodificare ai ragazzi di oggi,
apparentemente così lontani e sordi, che quanto hanno
nel cuore - quindi i loro sogni - sono i sogni di Dio. Che
non è lontano ma, come diceva S. Agostino, è dentro il
desiderio. Dio è dentro le attese, dentro la stessa indignazione per come vanno le cose, è dentro i drammi come la
disoccupazione. Questo grido non va ignorato, come
non deve per altro diventare motivo di violenza, ma va
trasformato in risposta positiva”.
Difficile ovunque, in un tempo di indifferenza e materialismo, parlar di Dio, ma forse lo è ancora di più in talune circostanze e situazioni. Bregantini è un uomo che
ha la saldezza dei contadini, possiede la costanza, non si
rassegna al pessimismo: “Sì, è vero, questo che abbiamo
davanti è un futuro complicato, a tratti anche contraddittorio. Ricordiamoci però che Dio è venuto a salvarci: non
senza i problemi né dopo i problemi, ma dentro i problemi. La complessità delle questioni di oggi non deve essere ostacolo. Il futuro stesso che noi abbiamo davanti, e
vediamo carico di fatiche e di incertezze, va affrontato e
costruito insieme. I consigli che darei sono tre: innanzitutto, essere consapevoli della durezza del presente e per
questo basta solo guardarsi attorno; sapere che in questa
durezza va trovata una risposta, quindi non una speranza
vana o vaga, ma una speranza fondata nella difficoltà. E
Paolo ci ha insegnato che dove abbonda il peccato, sovrabbonda la grazia; affrontare il futuro insieme, per non
sentirci soli e per non lasciare solo nessuno. Da soli, la realtà ci appare ancora più desolante. Ma se io creo attorno
ad un’azienda in difficoltà l’empatia di un territorio e di
una comunità; attorno ad una famiglia che annaspa, la la
solidarietà di una parrocchia; attorno a un cuore che ha
paura, le amicizie autentiche di chi ti capisce e ti guarda,
L’uomo della speranza
Giancarlo
Maria
Bregantini
gli ostacoli sembrano meno duri, anzi, superabili”.
Il fatto è che siamo comunque in un’epoca di desertificazione spirituale, per usare un’immagine di Papa Benedetto. Lettura di Bregantini: “Questo è un tempo veramente preoccupante, ma è anche vero il contrario. La vita è un mistero e ci aspetta al varco. Una malattia improvvisa, un ricovero in ospedale, una disavventura finanziaria, una difficoltà relazionale in famiglia, tutto questo ci
dice che Dio ci aspetta dove noi avremmo creduto di poterne fare a meno. In fondo c’è sempre qualcosa che ci
aspetta: l’inedito di Dio. Dobbiamo astenerci dal giudicare, ad esempio, su coloro che non frequentano la chiesa. La gente che ci va non rappresenta la verità delle cose:
ci sono mille altri frutti fuori dalla chiesa, che possiamo
incontrare nelle famiglie, al bar, nelle periferie anonime.
La fede non deve mai essere misurata sulla pratica religiosa soltanto”.
La sfida è quella difficile di dare credibilità a parole
come famiglia, comunità, scuola, amore, fede... Un bel
percorso in salita. Il Buon Seminatore della Val di Non è
allenato alle arrampicate: “Dobbiamo testimoniare con
la presenza. In famiglia, reggendo nella fedeltà; a scuola,
facendo innamorare i ragazzi alle cose alte; sul lavoro,
creando legami di solidarietà, per cui, davanti alla crisi,
non si licenzia ma ci si riduce lo stipendio, in qualche misura. Questo ho visto fare a Campobasso, dove 400 dipendenti sono riusciti a evitare 50 licenziamenti. Mai come oggi conta l’uomo che sa relazionare con l’altro uomo, dunque chi sa incontrare, amare, stimare, sostenere,
badando più ai contenuti che alla formalità”.
Non è un caso che il vescovo che si batte per la bandiera della legalità sia stato chiamato da Papa Francesco
a dettare i testi della Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo. Il nemico dichiarato di Bregantini è l’indifferenza
coltivata. Si addentra deciso in questa selva e dice: “Più
del male, è peccato non rendersi conto del bene ricevuto.
L’ingratitudine fa più male dello stesso male. L’indifferenza coltivata è la nebbia in cui voglio stare, chiudendo
gli occhi alla luce del sole. Il relativismo studiato mi toglie
la vista del cielo. Questi sono i grandi mali di oggi: vanno
saggiamente valutati, molto contrastati, perché l’uomo
riprenda il cammino della speranza, la gioia dell’incontro, la fiducia nel domani, l’apertura all’altro, specie
quando c’è una sofferenza. È il dolore che cambia la nostra vita”.
Immersi come siamo tutti dentro un mare di difficoltà, non riusciamo più a scorgere la cima di un traguardo
quotidiano come la felicità. Ma un vescovo, oltre a predicare quella ultraterrena, crede, e quanto alla felicità?
Don Giancarlo non si fa pregare su questo terreno:
“Certo che ci credo, mamma mia! La felicità nasce dalla
consapevolezza della fragilità e, al tempo stesso, della
forza. Non c’è felicità senza il dolore, ma nel dolore, nel
limite sento la presenza di un Dio che mi restituisce il
sorriso. La felicità è la gioia di stare insieme, la scelta di
non consegnarsi totalmente alle tecnologie, la scuola che
lancia il cuore oltre l’ostacolo, oltre la siepe dell’infinito.
La felicità abita in queste cose, sta nel quotidiano rinato
e rivissuto dentro un cuore che sa apprezzare il presente.
Con questo spirito invito i ragazzi a scrivere il diario: il
quale non è il luogo dei sogni. Il diario è ciò che la vita è,
però non in termini pessimistici ma di sapienza, di chi
cioè sa leggere la vita con uno sguardo più profondo. Ci si
accorge allora che sono mille, anche oggi, le occasioni
per poter gioire. Il dolore c’è, Dio non elimina il dolore,
ma è il dolore della mamma quando dà alla luce un bambino: dopo la nascita, dimentica il travaglio”.
La Pasqua è tutto questo: “Messaggio di speranza che
si rinnova per l’uomo; luce di certezza, pietra del sepolcro rovesciata. Pasqua è per tutti annuncio e certezza di
felicità senza fine”.
IL CAFFÈ
20 aprile 2014
43
leopinioni
“Ascona vuole rispolverare gli antichi
splendori”, ha scritto il sindaco del borgo
Luca Pissoglio presentando gli “Eventi letterari al Monte Verità”. Finalmente!, vien
voglia di aggiungere. Era dai tempi di Harald Szeemann, colui che negli anni ‘70 rilanciò il Monte, che sulla collina delle utopie non si assisteva a una manifestazione
pubblica degna del suo passato storico.
Nei primi decenni del secolo scorso infatti
– come scrivono i direttori artistici della
manifestazione Irene Bignardi, Paolo
Mauri e Joachim Sartorius – il Monte Verità ha dato spazio a utopie fisiche e spirituali. Lungo il percorso che doveva condurre ad una completa riforma della vita,
da attuare su corpo, mente e spirito, non
veniva tralasciata nessuna idea, assurda o
demoniaca che fosse. Da queste profonde
radici è scaturito il tema degli Eventi letterari edizione 2014: il demone dell’utopia.
L’utopia, tanto cara ai fondatori del Monte
FUORI
DAL
CORO
GIÒ
REZZONICO
Verità, come nota il consigliere di Stato
Manuele Bertoli, “è un luogo che non c’è,
ma è anche il motore del mondo. Senza
utopia non c’è cambiamento, senza sogno
la realtà non muta”. Partendo da questa
premessa il convegno ha posto numerosi
interrogativi su cui riflettere: il sogno può
diventare vita? Le chimere possono essere
vissute? Gli incubi possono mettere in pericolo la nostra esistenza? Che futuro attende il Pianeta Azzurro? L’utopia verde
può diventare realtà? La politica verde può
conciliare la crescita con la preservazione
della natura? E, considerando le città create ex novo in passato, che aspetto dovrebbe avere la città ideale del futuro? Quali
sono i demoni o le utopie che ispirano la
poesia, la narrativa, il teatro? Politici, ar-
chitetti, romanzieri, poeti, giornalisti e saggisti di fama mondiale hanno dato le loro
risposte e le hanno dibattute con il pubblico. Un incontro di livello internazionale,
con la sapiente regia di Marco Solari, che
segna la strada giusta per il rilancio del
Monte Verità e per quel recupero degli
“antichi splendori” asconesi caduti per
troppo tempo nell’oblio.
Un recupero che si manifesta anche
con l’inaugurazione di una nuova sede del
Museo comunale al Castello San Materno,
restaurato per accogliere la collezione del-
RENATO
MARTINONI
LIDO CONTEMORI
Non si può negare Dio
a divorziati e risposati
Il campionato di hockey
si vince... con la barba
I napoletani, si sa, sono i campioni mondiali della superstizione. Guai a spargere del pepe o dell’olio sulla tovaglia!
Guai a chi passa la saliera di mano in mano, senza prima averla posata sulla tavola. Per non dire della calamità somma di ritrovarsi in tredici al ristorante. O di dover saltar giù dal letto
un venerdì diciassette. O di incrociare un gatto nero, mannaggia!, che ti attraversa la strada all’improvviso. Non passa perciò giorno che i partenopei, riempita la casa di corna di corallo, di code di coniglio e di ferri di cavallo, non si mettano a invocare il patrono san Gennaro, o a fare mille scongiuri, o a
toccarsi di nascosto le parti vergognose. Sempre e soltanto
con il desiderio irrefrenabile di scaricare da qualche parte il
magnetismo negativo del malocchio.
Attenti però a non sorridere troppo in fretta di queste
usanze mediterranee. Nascono dalla richiesta di protezione
contro i malefici della quotidianità. Perché, senza tirare in
ballo il poeta francese Charles Baudelaire, convinto che la superstizione fosse il pozzo di tutte le conoscenze, non possiamo ignorare che anche da noi c’è chi non rinuncia a mangiare, a capodanno, il suo bel piatto beneaugurante di lenticchie.
Magari indossando le mutande (e il reggiseno) di colore rosso.
O a toccar ferro quando passa un funerale.
Non c’è motivo per ironizzare insomma sui simpatici napoletani. Dicono del resto i tedeschi: “Wer rasiert, verliert”,
cioè “chi si rade, perde”. Difatti la finale del nostro campionato
di disco su ghiaccio, giocata dal Kloten e dallo Zurigo, è tutta
popolata da giovanotti barbuti che si danno un gran daffare, e
spesso si azzuffano, per infilare il disco nella rete avversaria. E
intanto sognano giorno e notte di sollevare la coppa dei vincitori. Nessuno di loro, per precauzione, si è più messo davanti
allo specchio con il rasoio in mano. Chi si rade, si sa, è destinato a perdere. Andranno dal barbiere dopo la finale. Chi avrà
vinto dirà che sono stati i loro ruvidi peli ad accarezzare le gote vellutate di Monna Fortuna. E chi avrà perso si consolerà
pensando che, senza l’“onor del mento”, sarebbe andata molto peggio. E viene alla mente un celebre viaggiatore europeo
che cinque secoli fa, nella basilica di Loreto, incontra un mercante turco intento ad accendere un cero votivo alla Madonna. Non è cristiano, il forestiero. Anzi: è musulmano. Ma, dice
schietto, pensando agli affari, occorre attaccarsi a tutte le corde. Morale della favola. Meglio essere un po’ napoletani, magari anche a Zurigo, mannaggia! Piuttosto che lasciare agli avversari la coppa corrusca del campionato svizzero di hockey.
Caro Diario,
ogni volta che il cardinale Kasper parla di misericordia
non si può dire che venga ricambiato con la stessa moneta,
anzi, sono in molti a tirargli pietre. Il porporato tedesco, che
ha anche il merito di vivere con i piedi ben piantati sulla terra, sostiene spesso la necessità di un atteggiamento di clemenza verso i coniugi separati e divorziati. Questa settimana
la lingua è tornata a battere sul dente che duole. E cioè ancora lì, a una questione che dovrebbe prevedere anche un giusto spazio di riflessione e di comportamento secondo la coscienza personale: il sacramento della comunione per i risposati. Perché negare l’eucarestia, con divieti lineari, a quelle persone che per loro scelta di fede, ne sentono un bisogno
maggiore proprio nella situazione lacerata e lacerante in cui
si sono venuti a trovare? Alcuni coniugi, tra l’altro, non scelgono liberamente ma subiscono lo strappo e la fine del matrimonio e quindi, oltre allo squarcio affettivo, devono patire
anche l’esclusione da una convivialità spirituale, alla quale
partecipavano e che vorrebbero mantenere.
KASPER non porta avanti teorie rivoluzionarie; al contrario, per sgombrare il campo da attacchi pretestuosi, si è rifatto a San Tommaso d’Aquino, assertore del principio che la
suprema giustizia di Dio è la misericordia. Se il Dio di parabole commoventi come quelle del Figliol Prodigo, del Buon
Pastore e del Samaritano sulla strada di Gerico, non è un padre che apre le porte, accoglie e scalda il cuore, che Dio è? Il
significato vero di misericordia è inequivocabile: amore che
trabocca. Lo stesso Papa Francesco vi fa costante riferimento
e proprio nella domenica degli ulivi, ha indicato - non casuale - il tema della prossima Gmg a Cracovia nel 2016: “Beati i
misericordiosi, perché troveranno misericordia“.
IN MATERIA DI APERTURA verso separati e divorziati, da
anni il vescovo Grampa ha teso le mani. Lucida la sua premessa: in una società dove un matrimonio su due fallisce,
più che le interpretazioni, conta l’evidenza dei numeri. Con
realismo, don Mino rilevava anche che “oggi non si vive più
l’ipocrisia di altre epoche, quando la famiglia sopravviveva
nonostante i tradimenti dell’uno e dell’altro coniuge“. C’era insomma un familismo di facciata che non giova all’autenticità
dei rapporti. Esplicito al massimo, mi disse: “La legge morale
insegna che il tribunale ultimo dei comportamenti, delle scelte
e dei giudizi è la coscienza personale ben formata“. Non dimentichiamo che dove non c’è umanità, non c’è Dio.
Perdere peso a colpi di diete
può costare 651 franchi al kg
I CONTI
DELLA
DOMENICA
ANGELO
ROSSI
ilcaffè
Settimanale di attualità, politica, sport e cultura
la Fondazione per la cultura Kurt e Barbara Alten con opere di artisti strettamente
legati al contesto culturale asconese. Autori di movimenti artistici (impressionismo,
postimpressionismo, espressionismo) che
hanno segnato il passaggio tra due epoche, inaugurando la nuova era dell’arte
moderna.
Ascona è stata all’inizio del secolo
scorso un crocevia della cultura mitteleuropea - in gran parte all’insaputa degli
asconesi stessi e di un Ticino disattento - e
custodisce oggi un capitale storico e culturale di importanza internazionale. Era ora
che asconesi e ticinesi se ne rendessero
conto! Anche perché questo capitale costituisce un patrimonio turistico con un
grande potenziale, finora male utilizzato. E
chi ha cercato di farlo, come l’indimenticabile Harald Szeemann, non è mai stato
appoggiato e a volte è stato addirittura
ostacolato.
FOGLI
IN
LIBERTÀ
COLPI
DI
TESTA
GIUSEPPE
ZOIS
rere è dunque la soluzione che vi propone lo Stato: ma non è sufficiente. Dal
mercato si suggerisce così la dieta, anzi
le diete, perché di diete, nel corso degli
ultimi 150 anni, se ne sono sviluppate
moltissime. Ovviamente sia gli uomini
che le donne possono seguire una dieta.
Tuttavia le statistiche, come la pubblicità, ci dicono che a far dieta sono specialmente le donne. Sono oramai passati i
tempi in cui, nelle campagne lombarde,
si cantava che chi “sposa la donna magra non fa un bell’affare”. Oggi è certo
che la donna prosperosa non ha proprio
più corso. Il modello da seguire è la
donna magra, quasi senza curve, talmente esile che potrebbe passare, senza
sforzo, attraverso i muri. Va da sé che
per raggiungere questo ideale ci vuole
Direttore responsabile Lillo Alaimo
Vicedirettore
virgolette
Finalmente Ascona e Ticino
riscoprono il Monte Verità
IL
DIARIO
Uno dei mali della nostra civiltà
consumistica è l’obesità. In certi Paesi
sviluppati gli obesi rappresentano, già
oggi, più della metà della popolazione.
In Svizzera questa quota è ancora inferiore al quarto, ma preoccupa il numero
dei bambini e degli adolescenti troppo
grassi. Vengono così lanciati, quasi sempre e solamente dai poteri pubblici, programmi per stimolare di più l’attività fisica della popolazione di ogni classe di
età. Fare un po’ di moto pare sia diventato un compito di importanza nazionale. Non è patriota chi non fa la sua mezzora di ginnastica, o i suoi dieci chilometri di passeggiata, o, magari, di “nordic walking” settimanale. Nonostante le
campagne a favore del moto, la quota
degli obesi continua ad aumentare. Cor-
tra
Libero D’Agostino
Caposervizio grafico Ricky Petrozzi
una dieta. La dieta per certune è diventata una presenza costante, tanto che
quando si incontrano, al bar o nel supermercato, non si chiedono più “Cosa
si potrebbe mangiare oggi?”, ma “Di che
cosa possiamo fare a meno nel menù
quotidiano?”. Nonostante ci siano molti
Dulcamara che promettono la perdita di
peso senza sforzo, una dieta, anche se fa
diventare più leggeri, non è mai una cosa leggera. Quel che la dieta esige è soprattutto la disciplina. Durante un certo
numero di settimane bisogna rinunciare
a questo e a quello e seguire alla lettera i
consigli dettati dai dietologi. Mentre
qualche anno fa, molte diete venivano
interrotte perché non vi era perdita di
peso alcuna, oggi è difficile che una dieta sia inefficace. Questo non vuol dire
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Giò Rezzonico
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che, una volta che si è conquistato il peso del “dopo la cura”, si sia anche in grado di mantenerlo. Come diceva Sepp
Herberger, il leggendario allenatore della nazionale tedesca, campione del
mondo del 1954, come per le partite di
calcio anche per le diete vale il detto:
dopo la dieta è prima della dieta. Per la
fortuna di coloro che vendono prodotti
per dimagrire, il bisogno della dieta è un
bisogno ricorrente. Non vale quindi la
pena di rompersi la testa per cercare la
dieta di efficacia definitiva: non esiste! È
più profittevole cercare la dieta efficiente, ossia il programma che costa meno
in termini di chili da perdere. Di recente
nel mensile Folio, supplemento della
Neue Zürcher Zeitung, è stata pubblicata una tabella con il costo del chilo perRESPONSABILE MARKETING
Maurizio Jolli
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so per tipo di dieta. Stando alla stessa, la
dieta meno cara, e quindi più efficiente,
per chilo perso è quella del periodico
femminile “Brigitte” che riesce a farvi
perdere peso a sei franchi al chilo, solo
sorvegliando il menù quotidiano. La
dieta più cara si chiama Paramediform,
è basata su un programma per il metabolismo, e vi promette di mantenere il
peso forma per sempre. Il costo per chilo perso è di 651 franchi. Non si sa come
vengono scelte le diete, ma molte sono
care. Ragione per cui, tenendo anche
conto del fatto che la dieta può ripetersi
spesso, oggi come oggi, anche la donna
grassa non è più un affare. Care lettrici,
mi rendo conto che questo articolo è
macchiato di machismo e ve ne chiedo
venia.
STAMPA
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Lettori (dati Mach ‘12-’13)
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Abbonamento annuo Fr. 59.– (prezzo promozionale)
Il pasticciere sotto casa le ha fatte a
forma di Minion, alte una spanna: gli
operai gialli in salopette blu che abbiamo conosciuto nel film “Cattivissimo
Me” (gran successo del cinema francese d’animazione diretto da Pierre Coffin e Chris Renaud). Nel primo capitolo
della saga aiutavano il malvagio Gru,
che con lo scienziato pazzo Nefarius
voleva rubare la Luna. Nel secondo capitolo - visto che Gru nel frattempo è
diventato buono e fa da padre a tre orfanelle - i Minion si scatenano nei più
vari travestimenti, da Carmen Miranda
a cameriera con grembiule e crestina.
Evoluzioni di cui il pasticciere sotto casa non ha tenuto conto, trascurando
anche la pozione magica che trasforma
i Minion in mostriciattoli color viola
con i capelli dritti in testa.
Un uovo pasquale a forma di Minion fa comunque piacere, anche se
Di sorprendente nelle uova
c’è il pop del cioccolato
CITOFONARE
MANCUSO
MARIAROSA
MANCUSO
non avremmo mai il coraggio di spaccarlo per vedere quale sia la sorpresa (il
pasticciere sotto casa garantisce che
c’è). Esistono nella versione con un occhio o con due occhi, sempre protetti
con gli occhiali da saldatore, e finalmente porteranno un po’ di pop nella
festa da passare, dice il proverbio, “con
chi vuoi”.
Possiamo suggerire per la prossima
Pasqua Tweedeldee e Tweedeldum, i
gemelli tondi della filastrocca ripresa
da Lewis Carroll in “Alice nel paese delle meraviglie”. Oppure il robot C3P8
della saga “Guerre stellari”, molto simile a un aspirapolvere con le braccia.
Del tutto inadatto il robot spazzino
Wall-E, spigoloso, rugginoso e con le
ruote cingolate. Sarebbe splendida invece Eve, tutta di cioccolata bianca.
Meglio ancora, di cioccolato fondente
ricoperto di glassa zuccherina.
L’usanza di regalare uova colorate
risale al Medioevo. Venivano fatte bollire assieme a foglie o fiori (ottima anche
la cipolla rossa) che rilasciavano le più
varie tinte sul guscio chiaro, come fanno i calzini blu finiti nel bucato bianco.
In epoche più antiche - dagli egizi ai
persiani ai cinesi - erano il simbolo della vita che rinasce: l’accoppiata con la
Resurrezione veniva più che naturale.
Ai ricchi le uova di gallina non bastavano, si sbizzarrivano con gigantesche
uova-gioiello. Edoardo I d’Inghilterra
ne ordinò ai suoi orafi quasi cinquecento, rivestite d’oro zecchino.
Il campione si chiamava Peter Carl
Fabergé, che nel 1883 fabbricò un preziosissimo uovo per la zarina Maria di
Russia. Platino per il guscio esterno,
all’interno un guscio più piccolo d’oro,
al centro una sorpresa (non specificata,
ma certo non era l’anello che Audrey
Hepburn trova nelle patatine e vuole
farsi incidere con le iniziali da Tiffany,
in “Colazione da Tiffany”, tratto dal romanzo di Truman Capote).
I Minion sono la versione pop, e noi
ci accontentiamo. Tutto, ma non le uova con il fiocco rosa di carta crespa e all’interno una leggiadra sorpresina per
fanciulle.
20 aprile 2014
Il Paese nel racconto popolare
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Il romanzo della realtà
Gli eBook del Caffè
La finestra sul cortile
32 / Storie di quotidianità familiare
ANONYMOUS
Ragazza madre svizzero
tedesca. Precisa e
rispettosa di ogni norma.
Trentacinquenne, impiegata
in un’agenzia immobiliare.
Suo figlio Gabriel ha 11anni.
Pensionato, vedovo
e piacione. Ama le
enciclopedie. Sua figlia,
Giulia, divorziata, ha un
bimbo di 6 anni, Nathan.
Non ama gli stranieri.
I fatti
e le persone
narrati in
queste storie
sono di pura
invenzione.
Anche le cose pensate
o sottintese
non hanno
alcun legame
con la realtà.
Ma così non
sempre è per
i luoghi, le
circostanze
e gli episodi
da cui prendono
le mosse
i racconti.
Uno spumante al sangue
E
Quarantacinquenne,
divorziata da un medico.
Impiegata in un grande
magazzino. Bella, elegante
e... con molti amanti.
Maestro elementare. Sua
moglie, in casa tutto il
giorno, è una patita di
music pop. S’è ingrassata
a dismisura.
Il figlio Nick ha 6 anni.
Arrivano dalla Croazia.
Fanno tutti e due gli
assistenti di cura. Lei è
disoccupata, oltre che
molto sexi.
ONLINE
La raccolta
dei racconti
caffe.ch/citofoni
ra la festa del paese. Una festa religiosa (si ricordava il santo patrono) ma sentita da tutti, fosse
solo per la tradizione gastronomica. Luganighetta e crauti. E poi dolce al cioccolato e spumante. Strane accoppiate!
Quella sera il Lüis Vosti invitò a casa la Milka, la croata dell’appartamento 5, il ballatoio sopra il suo. Era da tempo che con il Petar, il suo
compagno, le cose non andavano bene. Lui se
ne stava ogni sera fuori casa. Sospettava che frequentasse qualche locale a luci rosse. Una settimana prima avevano litigato più d’altre volte e il
Petar se ne era andato. Stava a casa di un amico,
alla Milka non lo aveva detto, ma lei lo sapeva.
Come sapeva che quando lei usciva di casa per
incontrare le amiche al bar (da qualche mese
era disoccupata), lui quatto quatto (se aveva
qualche ora libera, visto che faceva l’assistente
di cura in una casa per anziani) rientrava a casa
per prendere degli abiti puliti.
La sera della festa del patrono la Milka aveva
accettato volentieri l’invito del Lüis. In fondo lui
sapeva delle difficoltà di rapporto con il Petar.
Ne avevano parlato spesso e poi..., poi quella sera a casa del Lüis c’era anche il piccolo Nathan,
il nipotino di sei anni. Glielo aveva lasciato nel
pomeriggio sua figlia Giulia che andava in un
locale a festeggiare con gli amici. Il Lüis s’era
guardato bene dal dire a sua figlia di quella cena
a casa. La Giulia non aveva alcun simpatia per
“quella croata poco di buono” e in generale per
tutti gli stranieri.
«Allora Milka, è arrivata l’ora del dolce. Non
è vero Nathan?, mangi anche tu un pezzo di torta al cioccolato e poi a letto sino a quando non
arriva la mamma a prenderti».
«Ma io ho comprato anche piccolo dolce signor Luigi. Vado casa a prendere».
«Ma no Milka, intanto mangiamo la torta.
Così il Nathan può andare a letto».
Proprio mentre iniziavano il dolce, col Nathan che gioiva per la voglia di cioccolato, la Elena Togni, quel gran pezzo di single dell’appartamento tre, aveva sbirciato fuori dalla finestra.
Già prima, in serata, s’era accorta che la Milka
era entrata dal Lüis e aveva supposto che fosse
stata invitata.
Beh, sì, un po’ di rabbia le procurava la cosa.
Per caritá, non perché a lei interessasse il Lüis.
Ma starsene a casa sola... Comunque sia, la Elena, proprio quando il Nathan stava addentando
la sua fetta di torta, scorse un’ombra giù nella
corte. Ma sì, era il Petar! Che ci faceva. Lo vide
salire guardingo le scale e poi aprire la porta ed
entrare nel... suo appartamento, quello in cui vive con la Milka.
Non si meravigliò. Sapeva dei litigi e aveva
intuito che da qualche giorno se ne era andato
di casa. Solo la incuriosì, ma non più di tanto, il
suo fare circospetto. Tanto più che, nel buio, lo
vide uscire dall’appartamento, ma gli sembrò di
averlo visto uscire dal portone della corte.
Ma torniamo a casa del Vosti. Non era stata
una gran serata. Un po’ triste, com’era immaginabile. La Milka quella sera non aveva nemmeno indossato dei pantaloni stretti e a vita bassa
che tanto piacevano al Lüis. Che sedere le face-
“Un colpo di pistola, l’ho
sentito anch’io. Forse è stato
il Petar. Forse per gelosia”
vano! Sì, avrà avuto settantadue anni, sarà stato
un vedovo fedele..., ma le donne a lui ancora
piacevano eccome. Era solo una questione, come dire?, estetica
Dopo il dolce il Nathan, senza nemmeno fare capricci, se ne era andato a letto. Per un bambino di sei anni, in fondo le dieci della sera era
già tardi.
«Signor Luigi, io vado veloce casa a prendere dolce che avevo comprato, se no diventa
brutto...».
«Va bene Milka, nel frattempo io apro lo
spumante. Facciamo veloce, perché fra un po’
torna la Giulia».
La Milka lasciò la porta aperta e non era ancora a casa sua che il Lüis aveva preso dal frigo
lo spumante. Guardò l’ora. Si accertò che in camera, nel lettone, il Nathan stesse dormendo.
Nel frattempo la Milka era entrata nel suo appartamento lasciando la porta aperta per fare
più in fretta. Aprì il frigo per prendere i profiteroles acquistati nel pomeriggio e... sentì prove-
nire dall’esterno come un colpo di pistola, uno
scoppio sordo e un sibilo. Agguantò i dolci,
chiuse la porta e, un po’ spaventata, andò verso
l’appartamento del Lüis.
Oh mio Dio, il Lüis era disteso a terra. Sulla
camicia bagnata c’era del sangue. Intorno, i vetri
di quel che era rimasto dalla bottiglia di spumante. Il Lüis sembrava non dare segni di vita.
Inevitabile non andare col pensiero a quel colpo sentito..., quanto tempo prima? Forse due
minuti o nemmeno. Era evidentemente un colpo di pistola, pensò. Prese dalla tasca il cellulare
e chiamò il 144.
Quando la Giulia arrivò c’era ancora fuori
dalla porta l’auto della polizia. Era intervenuta
con l’ambulanza chiamata dalla Milka. Sul ballatoio la Elena in vestaglia. Nell’appartamento il
Nathan stava giocherellando seduto sul divano
con un poliziotto.
«E mio padre? Cosa è questo sangue? La polizia...».
«È stato portato al pronto soccorso», disse
quasi sottovoce la Elena che dal suo appartamento aveva seguito l’arrivo della Giulia.
«Cosa? Ma cosa è successo?».
«Un colpo di pistola, l’ho sentito anch’io,
forse è stato il Petar, l’avevo visto aggirarsi di nascosto sul ballatoio. La Milka era qui, da suo padre. Chissà, forse la gelosia...», disse la Elena
mentre la figlia del Lüis - urlando cose irripetibili contro quei “due croati di m” - ridiscese per
correre all’ospedale. Un poliziotto cercò di fermarla, di spiegarle che... Ma niente da fare.
La Milka era in piedi pallida accanto al Lüis.
Tutti e due davanti alla porta scorrevole del
pronto soccorso. Loro due e un medico.
«Ecco, signor Vosti, questa è la ricetta. Ma
domani torni per un controllo».
Per fare il più in fretta possibile, il Lüis non
riuscendo a togliere il tappo dello spumante
nemmeno con i due pollici, aveva usato il coltello. E si era tagliato profondamente il pollice sinistro. Il tappo era saltato ma aveva colpito ad una
tempia il Lüis che per il dolore al dito aveva lasciato cadere a terra la bottiglia. Ed era svenuto.
Una commozione cerebrale.