Losport 9 771660 968900 GAA 6600 LOCARNO –– N. 15 15 Copia in omaggio (in edicola Fr. 2.– / € 1,35) In edicola Fr. 2.– / € 1,35 Il torneo La partita Il fenomeno A MONTECARLO UNA FINALE TUTTA ELVETICA OTTAVO TITOLO PER LO ZURIGO DOPO I RIGORI COME LA SVIZZERA DEL CALCIO HA FATTO SCUOLA MORO A PAGINA 14 A PAGINA 15 SCHIRA ALLE PAGINE 32 e 33 Domenica 20 aprile 2014 Il benessere Settimanale di attualità, politica, sport e cultura Gli animali ci fanno stare meglio www.caffe.ch caffe@caffe.ch Anno XVI • Numero 15 TORREFAZIONE DI CAFFÈ TEL 091 791 22 26 FAX 091 791 01 90 www.caffe-carlito.com carlito@swissonline.ch ALLE PAGINE 18 e 19 L’editoriale DI TROPPO POPULISMO SI IMPLODE L’inchiesta LILLO ALAIMO Sarà così il Ticino che verrà D i troppo populismo si rischia di implodere. Sta accadendo alla Lega - i cui eccessi di demagogia la stavano minando prima ancora della morte di Giuliano Bignasca -, oggi più che mai frazionata in tre, quattro rivoli di difficile connotazione politica. E se il “patron” scomparso da un anno aveva fatto dell’eccesso la sua cifra vincente, così non riesce all’ondivago fratello Attilio. Quando è troppo è troppo. Il populismo fine a se stesso e volto al mantenimento di qualche percentuale di potere, sta facendo reagire anche le figure storiche del movimento. Tutti contro tutti alla vigilia di una possibile implosione che potrebbe mutare profondamente la Lega. Economia, trasporti, pensioni, formazione... ecco le sfide del futuro Così, tanto per chiedere... ma perchè uno psichiatra farà il capogruppo dell’Udc? Di troppo populismo si rischia di implodere. E, ci sbaglieremo, i liberali radicali ticinesi sono vicini ad una seria frattura. Hanno voluto combattere la Lega sul suo stesso campo, per altro dopo vent’anni di colpevoli silenzi e tentennamenti. Ma il guaio è che lo stanno facendo, sempre più spesso, con le sue stesse armi, quelle del populismo. Insistere da mesi sull’opportunità di disdire l’accordo sui frontalieri, sulla necessità di mettere un freno ai “confinanti” - trasformando così il tema in una sorta di birillo rosso al centro del “biliardo politico” - non ha fatto altro che sdoganare anche le tesi più malformate dei propri avversari politici, i leghisti appunto. Ma soprattutto ha posto una seria distanza tra il mondo economico, che il partito storicamente rappresenta, e quella parte meno liberista presente in egual misura tra i plrt. Il mondo del lavoro ha subìto delle distorsioni in Ticino, ma non tali da giustificare crociate senza sosta contro gli stranieri. Lotte che non si pongono minimamente il problema di come creare futuro, posti di lavoro dignitosamente retribuiti, ricchezza. segue a pagina 9 ALLE PAGINE 2 e 3 L’intervento Si sappia guardare oltre i nostri confini LAURA SADIS* I mmaginare il Ticino fra 20-25 anni, una generazione, non è compito facile. Non per carenza di fantasia (si rischierebbe di scambiare i propri desideri con quello che potrebbe essere) ma perché la società nel suo insieme - e per fortuna aggiungo io - ha una sua vivacità, una sua capacità propulsiva e realizzativa di principio non pianificabile, con svolte e dinamiche non lineari. segue a pagina 2 La curiosità Per Radarzentrale il 20 per cento dei controlli stradali è sbagliato La cronaca Se l’autovelox fa cilecca niente multa I cyber criminali bloccano l’attività di 3 aziende ticinesi Ti-Press Il pizzino Di troppo populismo si rischia di implodere e sta accadendo ai Verdi di Sergio Savoia, che ha saputo in passato dare più visibilità al movimento, ma che da qualche tempo è parso incarnare il fondamento della concezione populista del potere. Un po’ come dire: rispondo solamente al popolo (soprattutto quello del 9 febbraio), che mi ha conferito un potere che supera qualsiasi intermediazione. Gli è accaduto prima della votazione contro l’“immigrazione di massa” e immediatamente dopo. Ma ora il suo gruppo, fortemente diviso, gli ha consigliato una frenata. Perché anche per i Verdi il rischio di implosione è dietro l’angolo, così come il totale abbandono di tematiche, quelle ambientali, che in passato hanno avuto da loro una positiva e determinante spinta. A APAGINA 6 SPIGNESI A PAGINA 7 *’!( )’,"&) ’!( "$ +!!#!% $,-/)2% 03#)2, *" +3,4" "+$)" !,5"’%/ % *% +,02/% 03-%/ ,&%/2% 03 *"+$)".$( #!" !$# IL CAFFÈ 20 aprile 2014 3 La previdenza Il futuro Il signor Bernasconi oggi paga e si chiede cosa avrà in cambio Da Alptransit alla facoltà di Medicina dell’Usi. Dall’energia verde alla popolazione più anziana. Così cambieranno modi di vivere e abitudini L’Avs alla prova dell’invecchiamento demografico Orizzonte 2035, quattro grandi sfide per un ventennio Economia, trasporti, pensioni, formazione... Le strategie per il Ticino di dopodomani SaverioLurati MarcoChiesa Un modello di sviluppo da ripensare MAZZETTA PAGINA 11 MASSIMO SCHIRA S trategie già ben delineate in alcuni settori. Sfide e progetti in divenire per altri. Ma anche sogni nel cassetto, visioni e idee da valutare. Per scrutare l’orizzonte 2035 ticinese e svizzero non serve certo la sfera di cristallo. Le principali tendenze che marcheranno il volto del Paese tra vent’anni sono in gran parte già visibili oggi. Dalla gestione dell’energia ai cambiamenti radicali nei trasporti. Dall’invecchiamento della popolazione allo sviluppo dei poli scientifici e universitari, fino ad una nuova possibile organizzazione nella gestione del territorio. Amministrativa, ma anche pianificatoria. Anche se i cambiamenti negli ultimi decenni sono stati spesso repentini e difficili da prevedere, una prima tendenza appare chiara guardando al 2035: a livello energetico, con la decisione di spegnere via via le centrali nucleari svizzere, moltissime cose sono destinate ad essere diverse da quel che sono oggi. “In realtà la fase di transizione è già iniziata – osserva Claudio Caccia, ingegnere e consulente di SvizzeraEnergia -, perché evidentemente una centrale nucleare o di grandi dimensioni non si spegne dall’oggi al domani. Non si improvvisa. Credo che settori come quello del fotovoltaico siano destinati a proseguire la loro forte crescita. Oggi siamo all’1% rispetto alla produzione totale, ma si tratta di un traguardo che nessuno pronosticava solo qualche anno fa. E la tendenza proseguirà, per i privati, ma anche per le aziende”. su più entrate, anche se singolarmente più basse, perché tante donne hanno fatto il loro ingresso nel mondo del lavoro e dunque percepiranno una pensione. Lungo la strada che porta al 2035 si incontreranno altre trasformazioni strutturali. Si consumerà, per esempio, energia in modo diverso e, soprattutto, si cambierà il modo di produrla con l’addio al nucleare. Le trasformazioni tecnologiche si tradurranno in nuovi stimoli per le aziende e la ricerca. Un settore, quello della ricerca, che dovrebbe portare al cantone importanti novità. Nel 2018 partirà il master in medicina, che farà verosimilmente da volano ad uno sviluppo universitario nella direzione delle scienze biomediche. Il tutto in un contesto demografico di progressivo invecchiamento della polazione, con i problemi (anche sanitari e sociali) che ne deriveranno. m.s. In questo orizzonte ventennale, anche il Ticino universitario avrà un altro volto. Di certo, a partire dal 2018, inizierà il master in medicina. Una sorta di testa di ponte verso altre, importanti, visioni future per la formazione. “L’università non può che riflettere la società in cui vive afferma Piero Martinoli, presidente dell’Usi -. Ancor più in un periodo come questo, caratterizzato da globalizzazione, digitalizzazione, problemi ambientali, di risorse, di integrazione. Sono fenomeni che influenzano il nostro modo di vivere, pensare e lavorare. In questo ventunesimo secolo dal punto di vista scientifico credo che le scienze della vita abbiano grande importanza. Per noi il master in medicina è un buon punto di partenza. Perché negli anni futuri, oltre alla carenza di medici, ci sarà da attendersi una crescita della ricerca e in questo settore si intensificheranno i rapporti con l’Istituto di ricerca in biomedicina, ma anche con il tessuto economico ticinese. Questo, infatti, è un settore interessante LE OPINIO NI DI... Meno Comuni, più fotovoltaico, ricerca di alto livello e collegamenti rapidi per un nuovo cantone anche per le attività farmaceutiche e bioingegneristiche”. Non solo formazione, ma una relazione più stretta tra ricerca ed economia. “Attraverso la crescita dell’università, vedo certamente possibilità di svilup- po per tutto il cantone - conferma Martinoli -. Se partiremo bene con il master, offrendo una formazione di qualità, in 5-10 anni potremo arrivare ad avere un curriculum di studi completo, con anche il bachelor in medicina”. Nella visione di Martinoli ci sono poi altri settori, come le scienze computazionali, che ben si prestano a sviluppi universitari. Anche applicate alle scienze sociali, in modo più interdisciplinare possibile. “Resta poi il sogno delle materie umanistiche, perché anche L’intervento *LAURA SADIS, direttore del “Dipartimento finanze ed economia” Il futuro è di chi sa guardare oltre i confini segue dalla prima pagina E d è proprio questo che mi piace: i cittadini, il loro approccio culturale, la loro capacità imprenditoriale, la loro inventiva, le loro aspirazioni determineranno la collettività di domani nel suo insieme. Certamente partiamo da alcuni elementi conoscitivi di oggi. Vedo un mondo interconnesso e globalizzato. Soprattutto nella finanza, che veleggia sopra le nostre teste e quelle degli Stati nazione. Ci dovremo però porre molto seriamente il tema della globalizzazione dei diritti delle persone. Degli stridenti divari di benessere. Tutto ciò non consente più di cullarci nell’illusione rassicurante del réduit montano. Avrà successo chi saprà dialogare, interagire e confrontarsi con realtà al di fuori dei nostri confini. Chi avrà le informazioni, chi saprà gestire la tecnologia, che, per ora mediamente, ci sopravanza. Questi ultimi due fattori (qualità dell’informazione e gestione della tecnologia) saranno fondamentali non solo nelle relazioni economiche ma anche per la qualità dell’essere cittadini, quindi della nostra democrazia. Un altro elemento che conosciamo è il progressivo invecchiamento della popolazione: più persone vivono e vivranno più a lungo. Ciò porterà a una rivoluzione nei servizi, nelle infrastrutture, nelle risposte a bisogni che muteranno radicalmente. Evidentemente tutto ciò implicherà dei cambiamenti nell’economia. I metodi produttivi nel settore industriale saranno rivoluzionati: basta pensare al 3D. Per rimanere più vicini a noi quali sfide cogliere, quali vie percorrere? In ambito energetico e ambientale la strada è già stata schizzata. Ridurre i consumi con maggior efficienza energetica, abbassare il carico ambientale, graduale abbandono dei vettori fossili e del nucleare tradizionale. Un’accresciuta attenzione al territorio, anche dal profilo estetico, seppur soggettivo, con l’esigenza di modellare urbanisticamente i centri abitati. Con la prossima apertura di Alptransit saremo più vicini a centri importanti come Zurigo e non dobbiamo correre il rischio di essere semplicemente superati nei contatti. Ci sono dei rischi che si possono tramutare in opportunità se diventiamo attori e non rimaniamo spettatori. Il settore bancario, comparto fondamentale per la crescita e lo sviluppo del nostro Cantone nel recente passato, è chiamato a riorientarsi e a sviluppare servizi alternativi e complementari alla tradizionale attività di gestione patrimoniale. Il sostegno al trasferimento tecnologico, alla ricerca applicata, la disponibilità di persone formate saranno fondamentali per la vita delle nostre piccole e medie imprese, scheletro portante del nostro tessuto economico. Visioni? Tante. Ma dovremo, fortunatamente, lasciarci sorprendere. nell’economia odierna e tra i manager sta nascendo un certo bisogno di profili con una base solida di cultura umanistica”. D’altra parte, il Ticino così come lo conosciamo oggi potrebbe avere un volto nuovo ben prima del 2035. Basti riflettere al cambiamento epocale che l’apertura e lo sviluppo di Alptransit sono destinati a provocare nel modo stesso di spostarsi dentro e fuori i confini cantonali. A restare aperto, semmai, è l’interrogativo sugli sbocchi a sud della nuova trasversale ferroviaria alpina, visto che lo stesso Consiglio federale ha recentemente riposizionato gli obiettivi attorno al 2040 per il completamento vero e proprio dell’asse Nord-Sud. E i treni veloci di Alptransit potrebbero attraversare un cantone amministrativamente rivoluzionato. Soprattutto se il progetto di portare a 23 il numero dei Comuni promosso dal governo dovesse andare in porto. “La strada intrapresa è certamente giusta – nota Gian Paolo Torricelli, geografo, docente e ricercatore all’Accademia di architettura di Mendrisio -. Ma in realtà non si tratta di applicare una formula aritmetica. L’obiettivo di arrivare a 23 Comuni non sarà certamente facile da raggiungere, forse si arriverà a 50… Il problema è però la partecipazione. Manca il coinvolgimento del cittadino. Non è solo una questione di riduzione dei costi amministrativi, di servizi o di moltiplicatore. No, c’è nella popolazione la necessità di sentirsi integrati in una determinata comunità. Che non può essere calata dall’alto o decisa a tavolino”. mschira@caffe.ch Q@MassimoSchira Ti-Press L’ orizzonte è ventennale: 2035. Un arco temporale contrassegnato da alcune grandi sfide che disegneranno il volto del Ticino che verrà. Un cantone molto diverso da quello odierno. Già l’avvento di Alptransit muterà la sua fisionomia. Ma cambierà anche, concretamente, per il signor Bernasconi, che oggi ha 44 anni e nel 2035 avrà (forse) l’età per andare in pensione. Cosa lo attende? E in che contesto sociale e politico vivrà la generazione dei quarantenni del 2014. Secondo uno studio Ubs le certezze costruite con il sistema Avs potrebbero progressivamente vacillare. E servono, dunque, urgenti correttivi. Che necessariamente si rifletteranno sui bilanci familiari. Tuttavia - come rassicura Giuliano Bonoli docente di politiche sociali. - le famiglie in futuro potranno contare Keystone Gerardo Rigozzi DIRETTORE DELLA BIBLIOTECA CANTONALE DI LUGANO “Alla cultura servono strumenti e contenuti. Confido che alle giovani generazioni siano forniti i mezzi per sfruttare le opportunità nella società dell’informazione e della conoscenza. Penso a scuola e tecnologia. I contenuti culturali non siano poi solo locali o solo internazionali. Il respiro deve essere ampio, pur partendo dal locale, ma non guardando soltanto al proprio orticello”. Luca Albertoni DIRETTORE DELLA CAMERA DI COMMERCIO “La Svizzera deve prima di tutto custodire gelosamente la sua struttura e il suo sistema. Quelle doti che l’hanno resa una nazione che funziona, vincente. Penso ad un Paese liberale, aperto e federalista, dove si prendono decisioni ponderate, che non minano le fondamenta del sistema. È la condizione base per impostare qualsiasi tipo di progetto”. Luigi Pedrazzini EX MINISTRO E PRESIDENTE CORSI “Il Ticino del futuro dovrà essere di nuovo equilibrato nelle sue forze e per questo è fondamentale che i poli sopracenerini riescano a trovare il loro ruolo trainante. Immagino un cantone finalmente forte attorno alle sue quattro città polo. Bellinzona e Locarno dovranno essere specchio fedele dell’attuale realtà geografica, che a volo d’uccello vede due agglomerati ben distinti, ma densamente popolati al loro interno”. MAURO SPIGNESI Giuliano Bonoli I “Nella Confederazione la congiuntura è buona e se i versamenti sono regolari non c’è problema” l signor Bernasconi compirà 65 anni nel 2035. Oggi ne ha 44 e lavora a tempo pieno. La sua idea è di arrivare all’età della pensione con il massimo della rendita Avs e con una buona integrazione grazie ai versamenti sul secondo pilastro. Ma oggi il signor Bernasconi contribuisce al bilancio dell’Assicurazione vecchiaia in misura maggiore di quanto riceverà in futuro. Come lui, tutti gli svizzeri nella fascia d’età fra i 14 e i 45 anni. E tra qualche anno le certezze attuali del sistema pensionistico potrebbero cominciare a vacillare. Lo indica l’ultimo studio Ubs sul futuro della previdenza pubblica, realizzato in collaborazione con il Centro di ricerca sui contratti generazionali dell’Università di Friburgo in Brisgovia (Germania). La ricerca avverte che già dal 2019 le entrate Avs non basteranno più a coprire le uscite. Un guaio. La situazione a lungo termine, senza i dovuti correttivi, per chi va in pensione potrebbe diventare ancora più problematica se si tiene, inoltre, conto che in futuro potrebbero arrivare nuovi tagli alle prestazioni sociali. Uno scenario che riguarda una ampia fascia di popolazione. Già oggi le persone con oltre 64 anni d’età sono un milione e 300 mila, ma nel 2030, cinque anni prima che il signor Bernasconi lasci il lavoro, saranno circa 2 milioni, e nel 2060 addirittura 2 milioni e 600 mila. “Va ricordato, però, che le rendite Avs sono strettamente legate all’andamento dell’economia, e quella della Svizzera è piuttosto solida”, spiega Giuliano Bonoli, docente di politiche sociali all’Istituto L’intervista “Un ritocco dell’Iva e qualche altro correttivo offrono adeguati spazi di manovra sui conti” superiore di studi in amministrazione pubblica (Idheap) dell’Università di Losanna. Secondo Bonoli, dunque, il signor Bernasconi non dovrebbe preoccuparsi più di tanto se la sua situazione economica resterà buona e continuerà a versare i contributi con regolarità: “Certo, non avrà i vantaggi fiscali e sociali e non godrà delle generose rendite del secondo pilastro degli anni Novanta. I problemi, semmai, potrebbero arrivare nel caso cambiassero le condizioni quadro”. Gli economisti di Ubs hanno indicato tre possibili correttivi per riequilibrare la situazione. Un ritocco dell’Iva (e Berna lo ha già messo in conto), un innalzamento dell’età pensionabile o una riduzione delle rendite del secondo pilastro e dell’Avs. Misure impopolari, ma che sarebbero necessarie per colmare anche il gap generazionale: oggi quasi quattro assicurati versano contributi Avs per un pensionato, dal 2060 il rapporto sarà di due lavoratori per un pensionato. “Tutti i dati indicati da Ubs – nota Bonoli - sono giusti, nel senso che già ora è possibile fare delle proiezioni sufficientemente esatte sulla previdenza che verrà. Però, a proposito dei correttivi indicati da Ubs, credo che ci siano buoni spazi di manovra per aggiustare i conti. A cominciare da un ritocco dell’Iva ora all’8 per cento, dunque più bassa della media europea”. Un altro rischio indicato nello studio Ubs è il grande buco finanziario a cui si sta andando incontro. È stato calcolato che, senza riforme, le promesse di rendite Avs nel lungo periodo supereranno il valore attuale delle entrate future, per una somma equivalente al 173,4% del Pil, cioè circa mille miliardi di franchi. Cosa potrà capitare, allora, al signor Bernasconi? “Io credo – precisa Bonoli – che si andrà incontro probabilmente a un calo delle rendite. Però succederà, come sta avvenendo in Germania, che il reddito complessivo delle economie domestiche aumenterà perché negli ultimi anni le donne che lavorano sono aumentate. La pensione per famiglia, dunque, non sarà più una sola. Ma due, anche se con una somma più bassa”. mspignesi@caffe.ch Q@maurospignesi L’economista Amalia Mirante frena le preoccupazioni sulle rendite vecchiaia “Il vero problema è il divario tra i salariati” “L’ Avs resta una grande conquista. E non credo verrà intaccata la sua filosofia di fondo che si basa sul valore della solidarietà diffusa, cioè garantire a tutti un reddito sufficiente per vivere dignitosamente”. L’economista Amalia Mirante relativizza il preoccupante quadro tratteggiato dagli esperti di Ubs sul futuro della previdenza. Dunque, il signor Bernasconi che andrà in pensione nel 2035 non deve temere nulla? “Bisogna vedere in che fascia sociale si situa oggi il signor Bernasconi. Se ora sta bene, ha un buon salario, avrà buone rendite anche negli anni futuri e per lui l’Avs non sarà determinante. Il problema è che si sta ampliando il divario tra salariati”. E chi rischia, allora? “Se in futuro ci sarà un aumento dell’inflazione, rischia chi attualmente ha un reddito basso”. Un correttivo potrebbe arrivare dall’aumento delle entrate con versamenti più alti? “I giovani di oggi stanno meglio delle generazioni precedenti. E questo anche grazie ai sacrifici dei loro genitori. Se si vuole onorare il patto generazionale, dovrebbero versare di L’evoluzione “Se si vuole rispettare il patto generazionale i giovani che stanno bene versino di più” più, visto che rispetto a 40 anni fa godono di maggiori vantaggi”. Resta il nodo dell’innalzamento dell’età pensionabile che a Berna viene riproposto periodicamente. Secondo lei è un’ ipotesi percorribile? “Se ci saranno sacrifici da fare dovranno farli tutti. Dunque, si potrebbe anche pensare di andare in pensione un po’ più tardi. Naturalmente tenendo conto delle singole professioni, perché tenere un operaio edile sino a 70 anni mi pare improbabile, mentre un impiegato potrebbe anche accettare di restare qualche anno in più al lavoro”. Il sistema dell’Avs, quindi, è ancora valido? “Assolutamente. L’unico rischio è che si caschi nelle tentazioni indicate dalle lobby economiche di passare a un sistema unicamente di capitalizzazione”. m.sp. <wm>10CAsNsjY0MDQx0TUšNbQwNwcAtCSFEQ8AAAA=</wm> <wm>10CFXKqw6AQAxE0S_qZtqdUqCS4AiC4NcQNP©veDiSe91ZlvSC7šle93lLhZJSXfuI7M0KGKnGKMYEQXvAqBšh1eA_L0D4ALTXCN6adlIHYWšEl©s4b_DMZwxyAAAA</wm> La fedeltà premia. n s co i t a Gr 0 18p0 i unt Gustati ora il caffè Delizio e raccogli punti capsula. Con il programma di bonus Delizio ogni volta che acquisti delle capsule con la tua carta Cumulus fai un passo in avanti verso il tuo nuovo prodotto Delizio. I punti che hai raccolto li puoi scambiare con macchine da caffè e con altri favolosi premi Delizio. Iscriviti subito al programma di bonus Delizio all’indirizzo www.delizio.ch/bonus. IL CAFFÈ 20 aprile 2014 5 Berlusconi: “Sentenza mostruosa” Dopo l’affidamento ai servizi sociali per espiare la condanna per frode fiscale, l’ex premier italiano Silvio Berlusconi, non resiste. E, nonostante i divieti, attacca i giudici perché non si può candidare alle elezioni europee. “Sono stato colpito - ha detto - da un’ingiustizia enorme, una sentenza mostruosa. Frode? Io che sono il primo contribuente italiano”. mondo GLI SCHIERAMENTI ESTONIA LETTONIA LITUANIA Polonia - 120 caccia - 1 divisione corazzata - 4 fregate - 3 sommergibili - molti reparti speciali - contraerea POLONIA RUSSIA REP. CECA UCRAINA SLOVACCHIA UNGHERIA Repubblica Ceca - 20 jet da combattimento - Reparti corazzati - Forze speciali Romania - 36 caccia - Reparti corazzati - Vedette costiere ROMANIA BULGARIA Slovacchia - 10 caccia - Reparti corazzati Ucraina - 163.000 militari - 1.110 blindati - 221 caccia - 17 navi da guerra IL CONFRONTO Il presidente russo Vladimir Putin durante una trasmissione in tv sull’Ucraina Mar Nero TURCHIA Ungheria - 14 caccia - Reparti corazzati - Forze speciali Bulgaria - 25 caccia - Reparti corazzati - Vedette costiere La sfida militare lanciata da Putin va oltre l’Ucraina Si combatte già una guerra segreta contro l’espansionismo di Mosca Reuters GUIDO OLIMPIO da Washington Contenimento e diplomazia. È questa la strategia americana, insieme agli alleati della Nato, nella complicata crisi in Ucraina. La nuova guerra fredda ha colto di sorpresa gli Stati Uniti che si aspettavano una risposta dal Cremlino, ma non una sfida militare di queste proporzioni. La Casa Bianca, duramente criticata per una linea ritenuta troppo arrendevole davanti alla spallata di Putin in Crimea, ha indicato tre linee. E su queste si è mossa non sempre con decisione. La prima è la diplomazia. Sin dal giorno prima del confronto Barack Obama ha escluso la volontà di scatenare una nuova guerra per Kiev: “L’opzione militare non è sul tavolo”, ha ribadito giovedì pomeriggio. Ecco allora i contatti diplomatici mirati per un dialogo concreto e, al tempo stesso, iniziative per ottenere che Mosca accettasse di parlare con i dirigenti ucraini ritenuti “illegittimi”. Così si è arrivati ad un primo accordo di compromesso con l’incontro di a Ginevra. Un passo che potrebbe ridurre la violenza e aprire la strada a quelle riforme costituzionali sollecitate da Mosca per tutelare i filo russi. Ma se questa strada dovesse interrompersi sono in arrivo altre sanzioni, dopo Reuters quelle già adottate contro personalità vicine al Cremlino. Il segretario di Stato John Kerry lo ha ribadito. L’obiettivo è di far pagare un alto prezzo economico ai russi nel caso vogliano continuare. Missione non agevole: gli europei che importano il gas rischiano di restare a secco e dunque sono cauti. La seconda linea è quella militare. Non per cercare lo scontro aperto in Ucraina ma per garantire la difesa. In modo graduale il Pentagono e i partner atlantici hanno compiuto alcune mosse per puntellare Paesi che potrebbero trovarsi esposti alle minacce russe. Negli Stati baltici, in Polonia e Romania sono stati dislocati dei caccia. L’Us Navy ha schierato una nave in Mar Nero ed una seconda dovrebbe seguire, la Francia ne ha inviate tre, compresa un’unità per l’intelligence. Una piccola flottiglia - 4 cacciamine e una rifornitrice - è attesa sempre nelle acque del Baltico. Molto più stretti i pattugliamenti aerei Nato lungo i confini. Washington ha poi deciso la fornitura agli ucraini di materiale bellico non letale. Dunque visori notturni, viveri e sopratutto apparati di comunicazione criptati in modo da permettere movimenti in sicurezza. Al Quartier generale atlantico sono state studiate altre misure che potrebbero essere attuate nelle prossime settimane. Se necessario, l’alleanza potrebbe spostare truppe verso Est o ancora nel Baltico. Di nuovo si tratta di un rafforzamento limitato per trasmettere al Cremlino un segnale chiaro: la diplomazia è la strada da battere, però restiamo in guar- dia. Infine c’è il fronte dell’intelligence. Molto delicato e, ovviamente, più “coperto”. Il direttore della Cia, John Brennan, ha visitato di recente Kiev dove ha condotto “un esame sul campo” e valutato le necessità del Paese. Per settimane gli ucraini hanno chie- Usa colti di sorpresa dall’intelligence russa e dagli imponenti schieramenti bellici dislocati alla frontiera sto informazioni di intelligence e immagini satellitari sui movimenti russi, ma la domanda sarebbe rimasta senza risposta. Sulla carta l’Ucraina ha un esercito di 130 mila uomini, bene armato. Il problema però è l’unità dei reparti e l’efficacia. Ora è molto probabile che Washington abbia deciso di ampliare la collabo- razione, anche perché dall’altra parte del confine si sono mostrati piuttosto aggressivi. La Russia ha ammassato al confine con l’Ucraina dell’Est almeno 40 mila soldati, corazzati, artiglieria e qualsiasi mezzo possa servire per un intervento diretto. Il lavoro sporco, però, è stato affidato ai commandos Spetsnaz, unità scelte che agiscono in stretto collegamento con il Gru, il servizio segreto militare. Gli americani sono certi che molti degli assalti contro basi e uffici pubblici ucraini siano stati condotti dai soldati russi mescolati ai “dimostranti”. Nulla di sorprendente. Quando esisteva ancora il Patto di Varsavia uno dei piani sovietici prevedeva il ricorso a piccoli nuclei di Spetsnaz dietro le linee della Nato. Incursioni per innescare provocazioni, compiere atti di sabotaggio, disarticolare le comunicazioni. Ora il comando li usa in modo diverso, ma i risultati sono identici. Putin ha “incassato” la Crimea e la prossima mossa potrebbe avvenire nella zona orientale dell’Ucraina. Insieme ai commandos, Mosca ha mobilitato i suoi agenti segreti. Le informazioni trapelate in queste settimane rivelano un’azione continua e sistematica per sostenere gli ambienti filorussi. Non solo. Gli 007 sono stati abilissimi nell’aiutare il Cremlino fornendo intercettazioni telefoniche che hanno messo in imbarazzo i dirigenti di Kiev, i diplomatici statunitensi e anche gli esponenti protagonisti della rivolta di Maidan. A Washington non è sfuggito neppure il grande attivismo della flotta russa in diversi scacchieri. Esercitazioni, movimenti e presenza di navi spia sotto le coste americane per dimostrare che la Russia “è tornata”. Non solo in Crimea, ma ovunque. L’intervista L’analisi di Paolo Calzini, docente di politica internazionale “A Ginevra si è imposto il dialogo ma la tregua resta appesa a un filo” LA TRATTATIVA Paolo Calzini, esperto di politica internazionale; a sinistra, l’incontro di Ginevra LUIGI BONANATE Gli inganni sui conflitti raccontati dai giornali Le forze russe al confine - oltre 100.000 militari - 400 caccia - 104 bombardieri - Reparti corazzati - Missili antiaerei - Forze speciali - Reparti di hacker Fonte: La Repubblica Nato - 3,3 milioni di effettivi in Europa - 66.000 militari Usa - 42 caccia nell’Est LE MAPPE “Quello raggiunto faticosamente a Ginevra è un armistizio. E solo il tempo ci potrà dire se reggerà”. Il professor Paolo Calzini, docente di politica internazionale alla Johns Hopkins University e componente del comitato scientifico dell’Osservatorio Balcani e Caucaso, è prudente. Professore quanto durerà ancora la tensione militare in Ucraina? “Non lo so. Quanto venuto fuori a Ginevra è però chiaro: c’è un interesse comune a calmare le acque. Sia da parte della Russia che dell’Europa e degli Usa. D’altronde non si poteva lasciare precipitare la situazione come stava avvenendo. Ma la tregua è appesa a un filo”. E resta anche il muro contro muro tra Kiev e Mosca. Cadrà mai? “A Ginevra per la prima volta c’è stato un dialogo tra Russia e Ucraina. E questo è positivo perché disinnesca le spinte militari. Il problema è che i russi non riconoscono il governo di Kiev, che a sua volta non è orientato a concedere una riforma interna poggiata su uno Stato federale”. Per Putin sedersi al tavolo delle trat- tive significa cambiare strategia? “No, affatto. Putin non può arrestare questa sua politica aggressiva, perché si è esposto molto e l’opinone pubblica russa è in gran parte d’accordo con lui. Però è anche un uomo che sa usare la realpolitik. Siccome sapeva che a tutti conveniva fermarsi non ha forzato la mano”. Anche perché ha davanti un avversario debole ma con alleati potenti? “Il governo ucraino senza Usa e Ue è impotente. Non è di unità nazionale, rappresenta pur sempre la metà del Paese, quella che ha fatto la rivoluzione e ha buttato giù il precedente esecutivo”. Lasciando aperti diversi problemi. “La parte russofona è stata tagliata fuori dai giochi. E ora usa le tensioni politiche e militari come moneta di scambio per ottenere più autonomia”. Le ritorsioni contro gli oligarchi russi in Europa sono servite? “Non credo. Tra Russia, Europa, Usa, e non ultimo la Svizzera che ha mediato, ci sono troppi interessi finanziari in ballo. Questo non va dimenticato”. m. sp. Esattamente un secolo fa, a Pasqua, sordi ma possenti rumori di guerra avvertivano l’umanità dell’approssimarsi di quello che sarebbe stato il più grande conflitto della storia. Non a caso fin da allora è stata denominata “Grande guerra”: non un lancio giornalistico o il vezzo di qualche grande romanziere. Piuttosto un conflitto che alla sua conclusione avrebbe contato 8 milioni di morti e una serie di innovazioni belliche che avrebbero trasformato il mondo. Ma la ricerca storiografica, anche la più recente, rimane attestata sul luogo comune che la prima guerra mondiale sarebbe stata una specie di infortunio. Una guerra non intenzionalmente preparata da nessuno dei contendenti e che sarebbe stata causata dall’improvvida follia dell’anarchico Prinzip che, assassinando l’arciduca Ferdinando, fece crollare l’intero sistema dell’ordine internazionale del tempo. Si potrebbe ipotizzare che il sistema internazionale assomigli ora a quello di allora e che i politici di oggi - come quelli di un secolo fa non sappiano cogliere il significato dei tanti scricchiolii che sentiamo. Com’è possibile che le continue, ancorché (per ora) piccole, scosse che la politica internazionale va registrando non abbiano alcun significato? Per non gettare lo sguardo troppo lontano, è possibile che le “primavere” mediorientali si siano consumate nel sangue. O che la guerra civile siriana sia diventata uno dei peggiori massacri della storia, senza che nessuno sia riuscito a fermarla. O, ancora, che la crisi ucraina, inizialmente apparsa come una banale impuntatura di un despota capriccioso di nome Vladimir Putin debba essere rubricata come l’inizio della riconquista russa dell’impero zarista? Ragioni oggettive (la mancata costruzione di un ordine solido dopo la fine del bipolarismo) e altre soggettive (classi politiche scarsamente lungimiranti e lucide) stanno impedendo che la pubblica opinione mondiale si faccia un’idea chiara di ciò che sta succedendo. E che mentre all’inizio gli ucraini ci venivano presentati come eroi, adesso siano diventati dei neofascisti e tutte le buone intenzioni dell’Unione europea si siano dissolte come neve al sole. Un punto dev’essere segnalato nella sua estrema urgenza: si tratta della formazione dell’opinione pubblica, del rispetto nei suoi confronti e delle informazioni che le si danno. Ciò che noi sappiamo viene dai giornali e dai mass media: ecco perché la loro responsabilità verso la pace mondiale è così grande. E non dimentichiamo: le guerre non scoppiano mai per caso... IL CAFFÈ 20 aprile 2014 6 attualità Se l’autovelox fa cilecca la multa viene rimborsata Per Radarzentrale errate il 20% delle misurazioni 50 LE INFRAZIONI Con i dieci radar fissi in Ticino (9, più uno che viene spostato da una postazione all’altra) sono state complessivamente rilevate 50 mila infrazioni, in pratica 139 al giorno. 4,5 GLI INCASSI A preventivo per quest’anno il Cantone aveva stimato 4,5 milioni di incassi dalle multe. I Comuni nel 2013 dagli autovelox hanno incassato in Ticino 40.920 franchi ciascuno. 70 IMPIANTI NELLE STRADE Sull’intera rete nazionale, ha spiegato l’Ustra, ci sono 70 impianti fissi che rilevano la velocità delle auto. Di questri strumenti fanno parte i tutor, gli autovelox fissi e quelli mobili. Il problema, sostengono, sta nel fatto che sono calibrati male. Non sempre alla perfezione. O nell’inclinazione, magari sbagliata di pochi millimetri. L’ errore, insomma, è possibile. Non succede spesso, ma succede. Secondo la piattaforma svizzera radarzentrale.com, il 20 per cento almeno delle multe affibbiate con i rilevamenti dei radar non sarebbe del tutto regolari. O meglio, queste multe si potrebbero contestare a causa di difetti tecnici. E ci sono già stati parecchi casi. A Losanna e Zurigo, e recentemente a Ginevra. “Un errore nelle misurazioni attorno al 20 per cento, come sostiene radarzentrale è una percentuale sicuramente esagerata, anche se – spiega Renato Gazzola, portavoce del Touring club, sezione Ticino - si possono riscontrare a volte delle contestazioni legate a errori nelle trascrizioni dei numeri di targa. Non credo, tuttavia, si debbano creare dell’inutile allarmismo o delle false illusioni”. Ma alcuni precedenti ci sono. A Losanna, ad esempio, un impianto ha consentito di multare migliaia di automobilisti, ma poi la polizia si è resa conto dell’errore e ha rimediato. La Città ha dovuto rimborsare quasi tremila multe pagate in eccesso. La stessa situazione si è verificata in alcuni centri della Svizzera tedesca. E anche qui ci sono stati i rimborsi. L’ultimo episodio riguarda un radar di Russin, nel Canton Ginevra. Dopo tre anni ci si è accorti che era calibrato male. In pratica in una strada in cui c’era un limite di velocità di 50 chilometri orari, il flash con automatica multa scattava già a 40 chilometri all’ora. E adesso? Le Matin, che ha dato la notizia, ricorda che gli automobilisti multati potrebbero essere rimborsati come accaduto a Losanna e Zurigo. Lo ha spiegato il consigliere di Stato Pierre Maudet: “Se l’analisi giuridica chiesta al Servizio multe confermerà l’errore, lo Stato dovrà assumersi le proprie responsabilità e restituire i soldi alle persone che sono state multate a torto negli ultimi tre anni”. Ma quello di Russin potrebbe anche non essere un caso isolato. “Però attenzione – avverte Gazzo- La curiosità li, hanno registrato circa 139 multe al giorno per eccesso di velocità, 50 mila l’anno. Nel preventivo 2013 del Cantone le contravvenzioni in generale erano stimate in 4,5 milioni. E ogni Comune lo scorso anno ha incassato come quota parte degli introiti generali delle multe dei radar circa 40.920 franchi. mspignesi@caffe.ch Q@maurospignesi la – perché per poter contestare le sanzioni occorre avere degli elementi inconfutabili e avvocati abili. Non mi risulta che da noi in Ticino, almeno negli ultimi tempi, vi siano state contestazioni di multe di velocità che abbiano avuto successo contro la precisione estrema degli apparecchi in dotazione alla polizia”. In Ticino i dieci radar fissi, oltre quelli mobi- I RADAR E LE INFRAZIONI RILEVATE NEL 2012 Gentilino 7.762 Vezia Maroggia 5.592 Magliaso 952 Serocca d’Agno 4.536 Vira Gambarogno 928 Ambrì 2.676 Malvaglia 228 Gudo 1.856 Avegno 1.601 45 Fonte: Rendiconto Consiglio di Stato Ti-Press La polemica Un progetto approvato quattro anni fa prevedeva di ridurre drasticamente i segnali, ma non si è fatto nulla “Troppi cartelli stradali creano solo insicurezza” Il principio è sacrosanto. Almeno in teoria. Eliminare buona parte di segnali e cartelli stradali , il 20 per cento circa, per migliorare la sicurezza. Era l’obiettivo del progetto federale “Verve”, che nel 2010 puntava, inoltre, a ridurre i costi di manutenzione, cioè 77 milioni di franchi annui a carico della Confederazione. Ma oggi tutto sembra bloccato. “Non so quali siano le ragioni, ma certo è che i risultati di Verve sono praticamente nulli - dice al Caffé Walter Wobmann, consigliere nazionale solettese Udc che ha risollevato il problema -. La giungla dei cartelli non si è diradata e per gli automobilisti la sicurezza non è migliorata. Anzi”. Infatti, dei circa 4 milioni di cartelli solo pochi sono stati rimossi. Restano al loro posto per- 4 MILIONI I segnali stradali sono troppi e costosi. Oltre a essere un pericolo per chi guida Ti-Press MAURO SPIGNESI sino quelli giudicati ormai obsoleti. Wobmann, che qualche mese fa ha vinto da capofila la votazione contro l’aumento della vignetta autostradale a 100 franchi, è deciso a non mollare: “Sulla segnaletica tornerò alla carica durante la sessione estiva”. In Ticino il Cantone procede alle revisioni della segnaletica (modifiche, soppressioni, aggiunte) quando c’è una perdita di colorazione dei cartelli o se non sono più attuali. “Finora – spiega Carlo Celpi, capo staff della Divisione costruzioni e responsabile del settore - non sono state prese iniziative mirate unicamente a sfoltire la cartellonistica”. Celpi, precisa che si tratta di interventi relativamente costosi: “Perché oltre alla rimozione dei cartelli, bisogna considerare tutti gli elementi di fissaggio e della carpenteria di sostegno, i basamenti e le fondamenta”. Sugli obiettivi del progetto Verve è d’accordo Paolo Colombi, maestro conducente e direttore dell’Istituto di ricerca e aggiornamento sicurezza stradale di Bellinzona (Rass). “Troppa segnaletica - spiega - causa insicurezza nell’automobilista, che spesso non ha il tempo per capire quale cartello deve realmente seguire”. Per Colombi un alleggerimento della segnaletica è importante: “ Ma senza arrivare all’ esagerazione di eliminare il limite dei 50 chilometri all’ingresso dei centri abitati. Perché, magari, un turista non conosce le nostre leggi”. o.r. “Il Ticino è la terra ideale per i nostri risciò” Da Berna un’alternativa ecologica per dribblare il traffico delle città L’INVENTORE PASCAL NYDEGGER “Ogni nostro autista è libero di applicare la tariffa che vuole, che varia secondo la difficoltà e la lunghezza del tratto da percorrere” Non sembrano veri e propri taxi, ma nemmeno biciclette. A vederli ricordano grandi tricicli che arrivano da lontano. Dall’Asia. Sono i risciò del ventunesimo secolo nella versione Rikscha taxi, la società che li ha lanciati in Svizzera, dove sfrecciano sulle strade sfidando il traffico delle principali città come Berna, Basilea, Zurigo, Interlaken e Coira. E che adesso sono pronti a fare rotta anche verso il Ticino. “La nostra attività dipende molto dalla meteorologia – spiega a Il Caffè Pascal Nydegger, titolare dell’impresa – e per questo al Nord delle Alpi spesso dobbiamo fermarci, soprattutto in inverno. Il Ticino, invece, sarebbe ideale per i nostri risciò. Da voi saremmo a pieno regime per tutto l’anno. Aspettateci, non è detto che nei prossimi mesi non possiate vedere i nostri veicoli a tre ruote sulle vostre strade, in particolare durante le setttimane delle grandi manifestazioni come il Festival internazionale del Film, Moon & stars, oppure l’Estival Jazz…”. Attualmente in circolazione per la Svizzera ci sono 150 risciò. Si insinuano tra le colonne di auto dei centri storici, tagliano il traffico, seguono scor- ciatoie, e portano i loro sorridenti clienti a destinazione in modo sicuro, veloce ma soprattutto ecologico. “E anche economico – aggiunge Nydegger -. Perché ogni autista è libero di applicare la tariffa che vuole, a seconda della difficoltà e della lunghezza del tratto da percorrere. E naturalmente dalla disponibilità finanziaria del passeg- L’idea del taxi a pedali è venuta 5 anni fa a un commerciante, ora in Svizzera ne circolano 150 gero. Se un conducente è particolarmente bravo, in una giornata dei bel tempo può anche guadagnare una cifra vicina ai 500 franchi. Un bel gruzzoletto, no?”. I risciò, dotati anche di un piccolo motorino elettrico, sono tutti di proprietà della società bernese di Nydegger, che d’inverno offre anche stimolanti incentivi, come piccole fondue a bordo. “Un autista può lavorare da dipendente e quindi viene pagato a ore da noi, oppure come indipendente – spiega l’imprenditore -. In questo caso noi gli affittiamo i mezzi dietro pagamento di un canone mensile”. Un’idea originale trasformata in un business che ha visto crescere fatturato i dipendenti. E che viene da lontano. “Cinque anni fa avevo un piccolo negozio di vestiti – racconta Pascal Nydegger – e mi sono chiesto come avrei potuto far pubblicità. Ma a costo zero, o quasi. Durante una vacanza a Berlino ho visto una gara di risciò, erano sponsorizzati, e lì è scoccata la scintilla. In poco tempo ho capito che sarebbe stata un’idea vincente”. Nydegger ha lasciato il negozio e si è tuffato nella sua nuova impresa. Un’iniziativa che adesso punta al sud, verso il Ticino dove le migliori condizioni climatiche sono molto più favorevoli agli affari. La Rikscha taxi pare pronta alla sua prossima sfida. Con un mezzo economico, ecologico e divertente, grazie al quale si potrebbero dribblare le colonne che soffocano le strade urbane ticinesi praticamente per tutto l’anno. Ma che sarebbe pure una rilassante alternativa per visitare con calma e col sorriso sulle labbra le citta del cantone. o.r. IL CAFFÈ 20 aprile 2014 ROSA & CACTUS OFFERTI DA attualità Piazza Muraccio, Locarno Tel. 091 751 72 31 Fax 091 751 15 73 una rosa a... un cactus a... Marco Chiesa Paolo Beltraminelli Il deputato dell’Udc ha deciso di lasciare l’incarico di capogruppo in parlamento perché in un partito devono potersi profilare più persone. Un gesto apprezzabile in un cantone in cui non cessa mai la caccia alle poltrone Il ministro propone un’indennità per i lavoratori residenti in Ticino da finanziare con un prelievo sui salari dei frontalieri. Nella forsennata gara delle proposte su, e contro, i lavoratori italiani, la Beltraidea guadagna la prima posizione 7 L’offensiva dei cyber criminali blocca l’attività di tre aziende Ostaggi dei cyber criminali. Quello che sino a qualche anno fa sembrava solo fantascienza è invece già realtà: i dati informatici di tre aziende ticinesi, nell’ultimo anno, sono stati bloccati dagli hacker, che hanno poi chiesto un “riscatto” per sbloccarli. Un attacco rapido, che ha messo fuori uso i sistemi attraverso sofisticati virus. Una società ricattata ha pagato e ha potuto riprendere subito l’attività, le altre invece hanno dovuto chiamare in soccorso degli specialisti per una bonifica del sistema informatico. “Personalmente ho seguito i tre casi - dice Paolo Attivissimo, consulente informatico ed esperto del mondo internet -, ma posso dire che nel frattempo ho ricevuto altre segnalazioni di imprenditori sotto attacco che mi chiedevano dei consigli. Ciò mi fa supporre che il fenomeno sia più esteso di quanto si possa credere”. Questa nuova tecnica, che è un’autentica estorsione via web dal punto di vista penale, si chiama “ransomware”, una sorta di “sequestro” lampo con riscatto immediato. I cyber criminali puntano sul fatto che spesso è meglio pagare subito, piuttosto che restare paralizzati per giorni in attesa di bonifiche di società specializzate che costerebbero molto di più. Che il fenomeno sia diffuso lo conferma anche Angelo Consoli, responsabile del Master in sicurezza informatica della Supsi: “Gli attacchi nel 2013 – precisa - si sono concentrati soprattutto sulle medie e piccole imprese. E questo del ‘ransomware’ è uno dei fenomeni più acuti”. Secondo Consoli, tuttavia, prevenire si può: “Intanto, bisogna tenere i sistemi aggiornati con programmi antivirus seri. Poi, mai scaricare allegati non sicuri e quando si intuisce un pericolo bisogna segnarlo subito al Lo scandalo Un imprenditore ticinese minacciato paga il riscatto agli hacker system manager, per chi lo ha internamente nella società, oppure a un esperto esterno”. Sul fatto che i criminali informatici abbiano alzato il tiro lo sottolineano pure l’ultimo rapporto semestrale Melani, la Centrale nazionale d’analisi per la sicurezza dell’informazione, e quello annuale dello Scoci, il Servizio federale di coordinamento per la lotta contro la criminalità via internet. En- trambi segnalano un aumento massiccio di attacchi informatici in Svizzera. Ma come avvengono questi “assalti”, questi bombardamenti di virus? “Generalmente - spiega Attivissimo - alle aziende arriva un’email con un allegato in formato pdf, spesso l’indicazione avverte che si tratta di una fattura. Ma appena si apre salta fuori un virus che comincia rapida- recapitare, sempre via email, una richiesta di denaro. Inizialmente - racconta Attivissimo - gli hacker partono da una cifra bassa, circa 300 franchi. Poi più passa il tempo e più la richiesta aumenta sino a raggiungere nel giro di due, tre giorni importi notevoli. Uno dei tre imprenditori ha preferito pagare subito e in pochi minuti il suo sistema è stato sbloccato e ha potuto riprendere mente a leggere tutto ciò che trova sul sistema aziendale. Non solo su due o tre singoli computer, ma sull’intera infrastruttura. Una volta rilevati i file, li converte cifrandoli con password complicatissime. A quel punto la società ha fisicamente i propri dati dentro i server, ma non può utilizzarli”. È quanto successo nei tre casi ticinesi. “Gli imprenditori, tutti molto conosciuti, si sono poi visti e lavorare”. Altre società, invece, si sono salvate grazie al backup, cioè la copia dei dati. “Questo è un buon sistema di prevenzione e di sicurezzanota Consoli-. Bisogna capire che un attacco informatico è la dimostrazione decisiva che le chiavi dell’azienda possono essere in mano ad altri”. mspignesi@caffe.ch Q@maurospignesi Le tecniche RANSOMWARE È un ricatto via web alle aziende. Si bloccano i dati e si chiede un riscatto per sbloccarli. OSTAGGIO DEI CRIMINALI Gli hacker nell’ultimo anno, hanno preso di mira anche aziende ticinesi e il fenomeno pare destinato ad aumentare WATERING-HOLE Infezioni mirate, con un software nocivo, di siti web visitati da un gruppo specifico di utenti. AMPLIFICAZIONE Attacco che sfrutta server Dns accessibili al pubblico e li utilizza come amplifier (amplificatore). Ti-Press MAURO SPIGNESI L’intervista I rischi futuri nell’analisi di Stefano Doninelli, esperto in bonifiche informatiche INFEZIONE Una delle più frequenti è mediante malware durante la consultazione di una pagina web. “Attenti, ora passeranno agli smartphone” LA PREVENZIONE Stefano Doninelli esperto informatico e titolare di Dos Group “È vero, ci sono imprenditori che pagano per farsi liberare il sistema bloccato dagli hacker. Ma sono, poi, davvero sicuri che i loro dati non siano stati copiati? Che garanzie future hanno?”, si chiede Stefano Doninelli, titolare di Dos Group, una delle aziende informatiche ticinesi leader nella sicurezza e nella bonifica informatica. Quali sono gli errori più frequenti? “Tanti imprenditori si collegano con il computer da casa, pensando di avere la stessa sicurezza della rete aziendale con la quale lavorano in ufficio. Ma i rischi maggiori in futuro, e siamo gli unici in Ticino ad esserci specializzati su questo fronte, arriveranno dagli smartphone”. Dove è il rischio in questo caso? “I telefonini sono ormai autentici computer in cui si conservano sempre più dati. Il banchiere che si muove in tutto il mondo, si connette online con sistemi differenti, alcuni garantiti altri no. E poi scarica la posta, dispone pagamenti con l’ebanking inserendo la sua pass. È costamente a rischio. Noi creiamo zone protette nelle memorie dei telefonini, aree controllabili anche in remoto”. Gli attacchi aumentano, come evitarli? “Il problema è che manca la sensibilità, c’è poca conoscenza, ci sono poche informazioni su questo fenomeno che è in impressionante crescita. Tanti imprenditori ci chiamano quando ormai ildanno è fatto. Invece, fare prevenzione è possibile”. Come si fa a prevenire un attacco o un virus? “Noi facciamo una valutazione della sicurezza dei sistemi aziendali. Cerchiamo di capire se ci sono buchi in cui gli hacker possono infiltrarsi. Realizziamo un report ipotizzando possibili barriere e, comunque, diversi livelli di protezione. Sta poi alle aziende scegliere come intervenire”. m. sp. PHISHING Con la tecnica del phishing i truffatori tentano di accedere ai dati confidenziali di ignari utenti di Internet. RETE BOT In questo caso i computer possono essere governati a distanza dal cyber criminale e danneggiati. “Nessuno mi ha sbattuto fuori dal Palazzo” Il racconto del direttore del Lumino’s sull’incontro con il ministro coazione ai danni del ministro (scomparso nell’ottobre scorso), di sfruttamento della prostituzione, violazione della sfera privata per aver registrato illegalmente immagini e conversazioni, frode fiscale e sottrazione d’imposta, al- La riunione del 5 agosto nell’ufficio del dipartimento del Territorio per far vedere il video hard la sua verità aggiunge pure un nuovo particolare. Un faccia a faccia - subito dopo l’incontro a palazzo del governo- tra Barra e il deputato leghista Silvano Bergonzoli, che aveva fatto da inter- Ti-Press Cinque e sei agosto, 2013. I giorni roventi dello scandalo Lumino’s, si consumano tra un lunedì e il martedì dell’estate scorsa. Con l’incontro di Luigi Girardi, direttore del locale a luci rosse di Lumino, e Michele Barra, ministro del Territorio. Di quell’incontro, nel palazzo del governo, per far vedere al ministro il video con le immagini di un suo funzionario in compagnia di una prostituta, oggi Girardi dal carcere dà al Caffè una versione del tutto inedita: “Contrariamente a quello che è stato uffialmente detto e raccontato, da quell’ufficio nessuno mi ha sbattuto fuori”. Il direttore del Lumino’s, accusato per quel video di tentata mediario per i contatti col direttore del Territorio. Altri elementi inquietanti per un caso che ha proiettato dense ombre sulle istituzioni, su cui non si è fatta ancora piena luce. Perciò, Girardi ri- lancia con forza la sua richiesta di un’inchiesta parlamentare. “Credo ci siano delle responsabilità istituzionali da accertare- dice-. Questa storia non si può chiudere usandomi come un capro espia- torio”. Questa, va ribadito, è solo ed esclusivamente, la versione dei fatti secondo Girardi, alla magistratura spetta il compito di accertarne la veridicità. Ma torniamo all’incontro del 5 agosto. “ Il ministro Barra sapeva bene già prima cosa sarei andato a fargli vedere nel suo ufficio- racconta-. Bergonzoli gli aveva spiegato tutto. Dopo aver visto il video, Barra era molto preoccupato, è uscito dalla stanza senza dire niente. Siamo rimasti là ancora un po’, io, Bergonzoli e Cleto Ferrari, collaboratore personale del ministro. In silenzio. Poi ci siamo salutati e siamo andati via. Non è vero che il ministro mi ha messo alla porta furente d’indignazione. Altrimenti sarei andato io dalla polizia a denunciare tut- to”. Altro particolare inedito è l’incontro, la sera stessa del 5 agosto o all’indomani sera, tra Bergonzoli e Barra: “Si sono visti in un bar ristorante di Locarno. Da quello che mi ha raccontato Bergonzoli, il ministro gli avrebbe detto che stava valutando se denunciare tutto alla magistratura, ma che non lo avrebbe fatto se io gli avessi promesso di distruggere il video. Poi ho ricevuto una telefonata di Barra. Mi assicurava che avrebbe preso dei provvedimenti per il funzionario, pregandomi però di non divulgare il video. Ma io non gli ho promesso niente”. Quel video gli inquirenti lo troveranno poi sul server del computer del Lumino’s. l.d.a. IL BUEN RETIRO TRA LE NEVI Georges Simenon nella sua casa di Epalinges 8 IL CAFFÈ 20 aprile 2014 attualità La storia L’aveva progettata il papà del celebre commissario. Una villa con 25 stanze vicino a Losanna. Qui Georges Simenon ha vissuto quasi in solitudine per 12 anni, circondato da nove domestici. Poi l’addio della moglie Denise. E il lento declino. Ora il “Bunker” verrà demolito Palazzi per i ricchi là dove nascevano le storie di Maigret FRANCO ZANTONELLI L’ Keystone Tra statue celebrative, piscina, telefoni e tv Nel “Bunker” c’erano nove statue del commissario Maigret, una piscina olimpionica, una immensa biblioteca, sette postazioni televisive, sei telefoni e una fotocopiatrice, all’epoca strumento d’avanguardia. In alto, la villa quando fu occupata dagli squatters. Alfa Romeo sportiva bianca, con targa del Canton Ginevra, arriva nel cortile della residenza, dopo aver superato una grande lettera S, collocata su di un piedestallo, che si trova in giardino. La S sta per Simenon, la casa, o meglio il “Bunker”, come era stata soprannominata, per il suo aspetto da fortilizio, si trova ad Epalinges, a 10 chilometri da Losanna. Ancora per poco perché, presto, verrà abbattuta, per far posto a una dozzina di palazzine di lusso, un investimento dell’immobiliarista e armatore napoletano, Luigi D’Amato. “Una decisione che abbiamo preso all’unanimità, visto che l’enorme edificio era, ormai, abbandonata da tempo. Praticamente in rovina e occupato da degli squatters”, spiega il presidente del Consiglio comunale di Epalinges, Michel Perret. Ma torniamo all’Alfa Romeo, da cui scende un uomo rigorosamente con la pipa in bocca, come si conviene ad un fan dello scrittore belga e del suo personaggio più celebre, il Commissario Maigret. Pierre Desgraupes, giornalista del canale pubblico francese Antenne 2, ha ottenuto la possibilità di entrare con una telecamera all’interno del “Bunker” di Simenon. Il quale gli apre la porta, a dire il vero senza ombra di pipa, contrariamente al suo ospite. “Guardate, da qui si vede il Monte Bianco”, dice, quasi estasiato, lo scrittore. Siamo nel 1967 e quell’immensa casa di 25 locali, costruita su un terreno di 25 mila metri quadrati, era stata inaugurata sei anni prima da Georges Simenon e da sua moglie Denise. La vicenda La casa La moglie L’addio Il declino Il progetto L’INAUGURAZIONE LA SOLITUDINE LA VENDITA LA SVOLTA PALAZZI DI LUSSO La casa è stata inaugurata nel 1961. Possiede 25 locali, è stata costruita su un terreno di 25 mila metri quadrati. Nel 1963 la moglie di Simenon, Denise, si ammala di depressione e va via. Lo scrittore resta nel “Bunker” con i tre figli. Nel 1973 Simenon licenziò i domestici, liquidò le limousines e mise in vendita la casa di Epalinges per 450mila franchi. La grande villa è stata a lungo abbandonata. Poi occupata dagli “squatters”. L’ha rilevata un industriale italiano. Il “Bunker” verrà presto abbattuto per fare posto a una dozzina di palazzi di lusso. L’investimento è di 30 milioni. Oltre che “Bunker” gli abitanti di Epalinges l’avevano definita la “Latteria” ma, anche, la “Clinica”. A conferma che quella costruzione aveva più l’aspetto di uno stabile amministrativo, Ad Epalinges vive anche il ricchissimo Ingvar Kamprad, il fondatore di Ikea che fa beneficenza se non addirittura di un fabbricato industriale, che di una dimora di lusso. Forse, a Simenon, che l’aveva personalmente progettata, seguendone l’edificazione passo per passo, man- cava del tutto il talento architettonico. La casa era comunque molto comoda, piena di ritrovati ultramoderni, almeno per l’epoca. Non mancava neppure di una parte autocelebrativa, visto che in giardino al posto delle piante svettavano nove statue del Commissario Maigret e una dello stesso Simenon. Inoltre, il “Bunker” era dotato di una piscina olimpionica, di un gruppo elettrogeno, di un’ immensa biblioteca, di sette postazioni televisive, di sei apparecchi telefonici e di una fotocopiatrice. Per non parlare dei nove domestici e del parcheggio per sei limousines, tra cui una Rolls Royce d’epoca. Per intendersi, tutto questo ambaradan di tecnologia e comodità, lo si vedeva già agli albori degli anni ’60, difatti la lussuosa dimora vodese di Simenon fu inaugurata nel 1961. Quello che il settimanale Paris Match definì “il sogno dei co- Il presidente del Consiglio comunale: “Non è che lo scrittore facesse molta vita sociale qui da noi” niugi Simenon”, si infranse, purtroppo, in fretta. La moglie Denise, un anno dopo l’ingresso nella nuova abitazione, si ammalò di depressione e, poco dopo, nel 1963, se ne andò da Epa- …E LA LETTURA CONTINUA CON GLI EBOOK DEL CAFFÉ ONLINE. ADESSO. GRATIS. SU APP STORE E AMAZON IL RACCONTO DELLA REALTÀ Anonymous COME FU CHE UN TUNISINO SPOSÒ UNA TICINESE Andrea Vitali LE PAROLE DEL 2013 Autori vari SAPORI E MITI Carolina Cenni APPUNTI DI VIAGGIO Giò Rezzonico linges, abbandonando il marito e i loro tre figli. Un marito di cui Denise, che aveva conosciuto Simenon a New York nel 1945, era stata oltre che compagna di vita anche segretaria e complice, visto che pare lo accompagnasse, talvolta, nelle sue scorribande sessuali da vero e proprio satiro impenitente. Senza Denise nel “Bunker” il padre del Commissario Maigret rimase ancora una decina d’anni, nel 1973 licenziò i domestici, liquidò le limousines e mise in vendita la casa di Epalinges per 450 mila franchi. Decisamente poca cosa se pensiamo che le palazzine che intende costruire, al suo posto Luigi D’Amato prevedono un investimento di una trentina di milioni. Nel frattempo, però, nella vita di Simenon era entrata un’altra donna, una domestica di origine friulana, Teresa Sburelin, presentatagli dal suo editore italiano, Arnoldo Mondadori. Con Teresa lo scrittore andò a vivere in un appartamento di Losanna, situato in una torre, con vista sul lago Lemano. La dimora di Epalinges se la dimenticò definitivamente, come di lui si dimenticarono, in fretta, gli abitanti del Comune. “D’altronde - spiega il presidente del Consiglio comunale Perret - non è che Simenon partecipasse alla vita della comunità. Se ne stava per i fatti propri, in quella grande casa peraltro distante dalle altre”. Considerato che ad Epalinges vive tutt’ora un altro vip, il ricchissimo Ingvar Kamprad, il fondatore di Ikea, nasce la curiosità di sapere se anche lo svedese ami vivere appartato. “Per nulla, anzi. Il signor Kamprad dice Perret - è apprezzato anche perché non ha esitato a fare beneficienza, devolvendo parecchi soldi alla realizzazione di appartamenti per gli anziani”. Kamprad si trova ad Epalinges in quanto gode del forfait fiscale, vantaggio di cui non beneficiò Simenon, che alle tasse stava molto attento. “Ma allora non si parlava ancora del forfait fiscale”, precisa Perret. Insomma, non c’è alcun rimpianto per l’abbattimento di quella che è stata la dimora di uno dei più grandi scrittori europei: “Assolutamente no, d’altronde non è un monumento storico e, anche da vedere, non è un gran che”. fzantonelli@caffe.ch IL CAFFÈ 20 aprile 2014 9 politica Le strategie Troppe giravolte fanno ‘impazzire’ la vecchia Lega Sì, no, forse... va in scena la politica del “dietrofront” TiPress CLEMENTE MAZZETTA Le svolte 1 SUSSIDI AI PREMI DI CASSA MALATI La Lega prima difende il nuovo sistema per i sussidi del Cantone ai premi delle casse malati. Poi Attilio Bignasca decide che al referendum si voterà contro i “tagli”. 2 REFERENDUM SU EXPO2015 A Chiasso e a Lugano la Lega sostiene i progetti per Expo. Poi Attilio Bignasca annuncia il referendum contro il credito del Cantone per l’Expo che affossa il progetto di Chiasso. 3 FONDAZIONE AGIRE Il parlamento vota un credito per la Fondazione Agire, che promuove start-up e nuove aziende. Attilio Bignasca lo contesta e minaccia di lanciare un referendum. 4 MOLTIPLICATORE CANTONALE Il parlamento approva il moltiplicatore cantonale, sottoposto a referendum. E Attilio Bignasca cambia idea, sul Mattino si può leggere: “moltiplicatore no grazie”. L a politica della maionese impazzita: prima sì al moltiplicatore cantonale, poi no. Prima sì ai “tagli” ai sussidi per i premi delle cassa malati, poi dietrofront. E se la Lega in Municipio a Lugano, col sindaco Marco Borradori e il municipale-deputato Michele Foletti, propone di aumentare il moltiplicatore all’80%, quella di via Monte Boglia si mette di traverso. Se la Lega di Roberta Pantani a Chiasso sostiene i progetti per Expo 2015, quella di Monte Boglia li boicotta, annunciando un referendum È la nuova politica dell’ “avanti-dietrofront”. “Un modo di procedere che crea incertezza e instabilità politica”, commenta il presidente del Ppd Giovanni Jelmini, che giudica l’attuale protagonismo della Lega inversamente proporzionale alla sua credibilità. Parla addirittura di “schizofrenia politica” il capogruppo dell’Udc, Marco Chiesa: “Questa Lega è diventata inaffidabile, schizofrenica, dice una cosa e ne fa un’altra. Non ha ancora deciso cosa fare da grande, se essere Lega di governo o d’opposizione. La prima serve per rivendicare poltrone, la seconda per guadagnare voti”. Sottolinea una mancanza di coerenza pure la capogruppo del Ps Pelin Kandemir: “In questa confusione noto anche una certa conflittualità interna, I Verdi che spero venga superata per evitare effetti negativi sul Paese”. Intanto il coordinatore della Lega Attilio Bignasca, artefice principale delle giravolte, ha preannunciato il referendum contro il finanziamento per le iniziative ticinesi ad Expo 2015 e minacciato un altro sul credito per la Fondazione Agire, che si occupa di start-up e promozione tecnologica per le imprese. Manca solo che il prossimo 18 maggio voti contro l’amnistia fiscale, e il capovolgimento sarà totale. Il che non sarebbe una novità: nel 2012 la Lega s’era schierata contro l’amnistia dopo averla chiesta con un’iniziativa parlamentare assieme a Ppd, Plrt e Udc. “In verità sono preoccupati degli insuccessi a livello di governo, dei mancati obiettivi, del decalogo elettorale rimasto lettera morta – spiega Chiesa –. Hanno paura di non riconfermare i due consiglieri di Stato. Per questo hanno deciso di ritornare a fare opposizione, a contestare tutto. Costi quel che costi”. Il doppio ricambio ravvicinato in governo rende difficile al neoministro Claudio Zali di profilarsi meglio. In difficoltà pure Norman Gobbi, direttore delle Istituzioni, Giovanni Jelmini: “Il loro modo di procedere sta creando incertezza e instabilità” alle prese con scelte contestate: aggregazioni comunali, corpo unico delle polizia e legge sulla prostituzione. Per questo la strategia di Bignasca di riproporre i toni accesi di quel populismo che li ha proiettati al comando di Lugano e in maggioranza relativa in governo, IL TRIO Attilio Bignasca, cordinatore della Lega, Sergio Savoia leader dei Verdi, e Rocco Cattaneo presidente Plrt. Terreno comune: i frontalieri La nuova linea “morbida” del coordinatore ambientalista Il Plrt sembra essere la soluzione più ovvia e “pagante. Così la Lega è tornata a battere la scarpa sul tavolo. Ora però le giravolte sono forse troppe. Sì, no, ma.., un susseguirsi di ordini contraddittori che disorienta tutti. Da far venire la voglia di scendere dal carro esponenti di primo piano del movimento. Come Foletti che si è dimesso da capogruppo parlamentare di fronte al ribaltamento su Expo 2015, che ha tolto di mezzo il progetto di Chiasso e minato la politica di apertura di Lugano per la grande esposizione di Milano. Le sue dimissioni – al momento congelate, la Lega ne discuterà nell’incontro di martedì prossimo – segnano però un punto di non ritorno. Da una parte si consolida l’asse Borradori-Foletti a Lugano con il supporto di Pantani a Chiasso, i colonnelli con responsabilità, alla guida delle città. Dall’altro quello movimentista di Bignasca con il sostegno di Lorenzo Quadri, direttore del Mattino che amplifica i toni del populismo leghista. La distanza fra le due Leghe si misura anche dalle parole di Bignasca su Borradori: “Mio fratello non gli ha mai chiesto se poteva lanciare o meno un referendum”. E su Foletti liquidato con un “è stressato da troppo lavoro in Municipio e in parlamento”. Già pronto il sostituto come capogruppo: Daniele Caverzasio. cmazzetta@caffe.ch Q@clem_mazzetta L’editoriale LILLO ALAIMO DI POPULISMO SI PUÒ IMPLODERE segue dalla prima pagina S iamo certi che l’attuale spinta al ribasso sui salari sia data solo e soltanto dai frontalieri (il loro stipendio medio è di 4’500 franchi, mille in meno di uno svizzero) e non anche da un’economia che ha azzoppato piccole e medie imprese da sempre fragili?! L’anima liberale del Plr, gli organismi economici e finanziari del Paese che al “partitone” fanno riferimento, non sono per nulla convinti del freno generalizzato che i vertici del Plrt vogliono porre ai lavoratori confinanti. Le loro ragioni sono semplici, giuste o sbagliate che siano: il frontalierato in molti casi ha evitato chiusure e delocalizzazioni. Di troppo populismo si rischia di implodere, perché alzando oltremodo la bandiera dei temi più cari alla destra populista (immigrazione, insicurezza, ingiustizie, imposte), temi che delimitano un perimetro sociale prima ancora che politico, si determina uno spostamento ideologico che mina le tradizioni dei gruppi storici, tanto quanto quelle di chi, il leghismo, sul populismo è nato e si è nutrito. alaimo@caffe.ch Q@lilloalaimo Sui frontalieri la contesa tra liberali-radicali e Monte Boglia Savoia ora ha abbassato i toni Cattaneo mostra i muscoli e guarda al caos tra i leghisti verso Berna e contro Roma C ol populismo ha tirato il freno. Per ora. Sergio Savoia, dopo la tumultuosa assemblea che l’ha riconfermato coordinatore, contestato, dei Verdi fino al 2016, adesso pare più cauto. Basta con gli eccessi verbali. Dopo aver rischiato la spaccatura del movimento per gli “acuti” con cui ha sostenuto la linea contro l’immigrazione di massa, ha abbassato i toni nei suoi interventi e nel suo blog. Espressioni come “Il suo culo è perennemente riscaldato dalle serpentine dell’impiego pubblico” che qualche mese fa aveva rivolto al filosofo Virginio Pedroni, suscitando l’irritazione di tutto il corpo docente del Ticino, e pure contestazioni interne, ora non si leggono più. Ma la sua concezione di fondo di interpretare in chiave populistica le esigenze dei ticinesi, di proporre soluzioni ai problemi senza farsi troppe domande se siano di destra o di sinistra, e di raccogliere l’eventuale diaspora leghista, non è mutata di una virgola. Si dice contro il finanziamento delle iniziative per Expo 2015, in sintonia con la Lega, ma “a titolo personale”. Ribadisce che i frontalieri hanno occupato i nuovi posti di lavoro, citando astutamente studi dell’Ubs che sottolineano, invece, i timori delle aziende per i contingenti della manodopera estera. Attento a non strafare sull’amnistia fiscale su cui i Verdi hanno indicato libertà di voto e impegnato, a sinistra, nella difesa del “salario minimo”, ora lascia più spazio agli altri, aprendo il suo blog a interventi esterni. E aspettando di vedere cosa gli può portare il caos che sta squassando la Lega. c.m. M entre la Lega sta “scoppiando” di populismo”, c’è un altro partito che vuole andare a battere i pugni sul tavolo del Consiglio federale. O meglio dettare “le letterine che Berna deve scrivere a Roma”, come titola l’ultima edizione di “Opinione liberale”. Il settimanale politico del Plrt, elenca “tre cose che Berna non ha il coraggio di fare”. Il tono sarà forse meno irruente, ma le proposte dei liberali-radicali non sono dissimili da quelle su cui da tempo batte e ribatte il Mattino. La disdetta dell’accordo sui frontalieri – prima cosa da fare secondo il Plrt -, fu proposta nel 2007 da Lorenzo Quadri, deputato al Nazionale e municipale leghista. E Quadri sbeffeggia il Plrt che gli ha “fotocopiato” gli atti “dopo averglieli denigrati per anni”. Ma ora Rocco Cattaneo, presidente del Plrt, ne ha fatto una bandiera del partito e invita i ticinesi a firmare una petizione da indirizzare al governo federale. Con la disdetta dell’accordo del ’74 sui frontalieri, il Plrt intende denunciare pure la violazione dell’accordo sulla doppia imposizione da parte dell’Italia per aver inserito la Svizzera nelle “black list”. Come misura di ritorsione si chiede il blocco dei ristorni dei frontalieri entro il 30 giugno. Il tono “muscolare”, la richiesta del sostegno popolare e la pretesa di una misura di ritorsione sembrano ora caratterizzare una “svolta populista” del Plrt, impegnato nella riconquista del secondo seggio in governo. Resta da vedere se tutto il partito condivide questa svolta su un terreno di battaglia già monopolizzato da Lega, Verdi e Udc. c.m. ¥a 7 x rt 7 x x f ,fxR ±ç´¤»ëÓÓ®ëèëšçÛ±Øç´¤ ±ç´¤»ëÐ×è¡Æ´àÓ°´¢¼ªê¶ Ó¯©ÖßÐÛ¼¶¢ª¯»º¢àë°°·©ºÆà¼ë°ÓÛéЮ©¯×êªæ´¬¢±Øç´¤ , rx¥Z7 ,f‘r ~L+LZL ,fa Z ‘ DDLft r t ~ 7 3 7 Z Z 7 ‘ , , I L a 7 a 7 x r t 7 x x f _Ł ŁaÓbBZÓbb0_ Û }’ !¿ZÐÿ0 pÓZˆ0 ÐÿÓ ’0’ ÿ¿ ¿Ð}’ Óï¿!Ó Ð0’ ‘0’ÄÓ݈ L’pÓZ’¿p0’¿H L’ç0Z!¿ˆ0’ B⁄ BZÓÐbÓ b}¿ Ð0!B¿pºp˚ b0’0 ÄbB0’º b} „„„H¿Ð0ºb!0!Ó’pÓHÐÿ MarcoChiesa IL CAFFÈ 20 aprile 2014 Capogruppo parlamentare udc, carica di cui ha annunciato le dimissioni, 39 anni, economista, direttore della casa di cura “Opera Mater Christi” di Grono politica 11 IL PUNTO CHANTAL TAUXE SaverioLurati Ma i giovani non sono soli nel disertare le votazioni Presidente del Ps, 63 anni, ex sindacalista, membro del parlamento cantonale dal 2003 Un modello economico da ripensare Destra e sinistra a confronto sul lavoro che verrà in Ticino CLEMENTE MAZZETTA E adesso, povero Ticino? Come far crescere l’economia, garantire posti di lavoro, offrire salari migliori ai residenti, risolvere o ridurre la disoccupazione, visto che il modello basato sull’inclusione degli stranieri, la crescita di frontalieri, i tappeti rossi alle aziende estere “n’importe quoi”, ha subito un contraccolpo con la votazione del 9 febbraio. Quali effetti avrà la decisione di met- tere i contingenti alla manodopera straniera? La fine della libera circolazione dei lavoratori, l’esclusione degli stranieri, prefigura un orizzonte economico da decrescita? E la riduzione dei frontalieri sarà la risposta efficace alla disoccupazione interna? O peggiorerà il tessuto economico? E che modello di economia industriale si vuole e quale tipo di formazione è necessario per questo Tici- 1 Lurati Pensare di rimpiazzare i frontalieri con i disoccupati è una pia illusione. Anzi, limitando l’afflusso di stranieri si rischia di penalizzare ancor di più l’industria e perdere impieghi Saverio Lurati: “Per crescere la nostra economia non può che puntare su aziende ad alto valore aggiunto. Non abbiamo alcun interesse nel fare concorrenza sul costo del lavoro a Paesi come la Cina o l’India. Quanto alle conseguenze della votazione del 9 febbraio, non sappiamo ancora come saranno definiti i contingenti. Non sappiamo se saranno inclusi i frontalieri, che in passato non vi erano conteggiati. Ma se il cantone vuol crescere con un’economia sana, che non sia a rimorchio, che crei valore aggiunto, che paghi buoni salari, che garantisca posti di lavoro ai giovani formati in Ticino, ha anche bisogno di lavoratori specializzati stranieri che non riusciamo a formare. Ovvio che l’elemento centrale resta sempre quello di elevare i livelli salariali, altrimenti gli svizzeri non avranno alcun incentivo a rimanere in Ticino”. 2 “È una pia illusione. L’abbiamo più volte ripetuto nel corso dei dibattiti che hanno preceduto la votazione del 9 febbraio: pensare di rimpiazzare tout-court i frontalieri con i disoccupati è solo un’ illusione, perché i profili professionali dei disoccupati ticinesi non necessariamente coincidono con quelli degli stranieri occupati. Nella migliore delle ipotesi si dovrebbe pensare ad una riqualificazione, che presuppone tempo e competenze. Ma non tutti i disoccupati saranno riqualificabili in questo senso. Abbiamo sempre detto che questa iniziativa dal punto di Le domande 1 Crescere “includendo” o bloccarsi e decrescere “escludendo”? 2 Limitando il numero dei lavoratori stranieri, ritenete davvero che i 710mila residenti senza lavoro occuperanno i posti della manodopera di oltre confine? Ti-Press 3 “Occorre fare un Occorre favorire la complementarietà dei profili professionali fra svizzeri e non e privilegiare l’occupazione delle persone che vivono nel nostro Paese 1 Marco Chiesa: “Quella di una decrescita che esclude non è la chiave di lettura giusta per l’economia ticinese. Penso invece che bisogna investire per crescere in precisi settori, formando le persone necessarie, così che le professionalità provenienti dall’estero siano complementari e non sostitutive dei lavoratori ticinesi. Si tratta di favorire la complementarietà dei profili professionali fra svizzeri e stranieri, privilegiando l’occupazione delle persone che qui già vivono. Prima i nostri. Se abbiamo delle lacune, dobbiamo offrire ai nostri ragazzi delle opportunità con le nostre scuole professionali. Ritengo il futuro economico del Ticino strettamente connesso alla strategia che il cantone sceglierà: ho presentato una mozione parlamentare proprio per chiedere quali siano gli indirizzi su cui si intende investire. Si tratta di scrivere un nuovo libro bianco per definire il Ticino che vogliamo, nuove tesi per questo cantone, perché le vecchie non reggono più. Dobbiamo decidere dove puntare, sul biotecnologico, sul sanitario, verso servizi high-tech, sulle nuove tecnologie , perché per crescere ci vogliono centri di competenze e investimenti. Concludendo: occorre individuare obiettivi strategici per questo cantone, non chiacchiere”. 2 “Non ci sono solo 7 mila disoccupati in Ticino. Tenendo conto di chi è in cerca di lavoro, si sale a 12 mila. Se poi aggiungiamo le persone in assistenza arriviamo almeno a Ti-Press vista occupazionale era fuorviante, semplicemente xenofoba e razzista. La questione della ricollocazione era solo una foglia di fico che mascherava la vera intenzione. Anzi, limitando l’afflusso di stranieri si rischia di penalizzare un certo tipo di economia e di far perdere posti di lavoro”. Chiesa no? Ecco le domande del Caffè a Saverio Lurati, ex sindacalista, presidente del Ps, e a Marco Chiesa, capogruppo dell’Udc in parlamento, uno dei sostenitori dell’iniziativa “contro l’immigrazione di massa”. Un confronto che ha evidenziato una distanza quasi inconciliabile su due diverse visioni del cmazzetta@caffe.ch Ticino. Q@clem_mazzetta discorso alternativo rispetto a chi, rifacendosi al ‘libero mercato’, sostiene la piena liceità di tutte le aziende ad insediarsi in Ticino. Io penso, invece, che bisogna ragionare in termini di valore del nostro territorio. Di un territorio che è esiguo, dove il fondovalle, che rappresenta un 10/11 per cento di tutto il cantone, è estremamente infrastrutturato. Per questo sul nostro territorio, che è un bene pregiato e limitato, si deve insediare il meglio e non le attività che gli altri rifiutano. Inoltre, le aziende che vogliono insediarsi in Ticino devono essere in grado di pagare salari svizzeri, adeguati al nostro tenore di vita, facendo in modo che i lavoratori possano vivere di questo salario senza far ricorso a sussidi statali”. 4 “La difficoltà di ogni sistema formativo è mettere in correlazione l’offerta con la domanda in un periodo caratterizzato da cambiamenti veloci. Ritengo il nostro sistema di formazione duale fra i migliori al mondo. Si caratterizza per una formazione che permette di accedere, tramite una serie di passerelle, a livelli sempre maggiori in ogni ambito professionale. Col nostro sistema formativo un’apprendista può diventare un manager. Questo è il nostro atout principale rispetto agli altri Paesi. Non si fa solo formazione teorica, ma pratica, mettendo in condizione il giovane di entrare subito nel mercato del lavoro in modo competitivo. La questione della formazione è centrale per la lotta alla disoccupazione”. 3 Quali filtri introdurre nella selezione delle aziende estere interessate a insediarsi in Ticino? 4 L’attuale sistema formativo corrisponde effettivamente alle necessità del mercato del lavoro? Cosa e come eventualmente cambiare? 15 mila. Quindi più che limitare il numero dei lavoratori stranieri, bisogna reintrodurre la clausola della preferenza indigena. Ovvero, le imprese svizzere che intendono assumere, a parità di condizioni, dovranno rivolgersi prima ad uno svizzero. Questo genererà un volano virtuoso per l’occupazione ticinese, con una conseguente riduzione della disoccupazione”. 3 “Mi chiedo se l’invasione di ditte attive nella logistica abbia davvero fatto l’interesse del Ticino? Che vantaggio abbiamo avuto dall’ospitare aziende che hanno occupato molto territorio, portandosi personale dall’estero perché evidentemente costava di meno? La risposta mi pare ovvia. Ecco perché sostengo che quando una impresa vuole insediarsi sul nostro territorio, deve sapere che non può far capo al dumping salariale e che deve dare la preferenza, a pari condizioni, agli svizzeri. Abbiamo bisogno di aziende in grado di dare retribuzioni dignitose, non di quelle che si pongono sul mercato solo lottando sul prezzo. L’imprenditore deve sapere subito quali sono le nostre caratteristiche, per questo chiediamo di modificare la Costituzione, di inserirvi i principi che gli svizzeri hanno sostenuto con l’iniziativa sull’immigrazione di massa: vogliamo tutelare i diritti di chi abita in questo territorio, vogliamo la salvaguardia delle condizioni sociali e salariali per i nostri lavoratori”. 4 “Ritengo che dobbiamo essere in grado di fornire una formazione accademica laddove c’è richiesta di futura occupazione, che non è scienze della comunicazione, tanto per capirci. Reputo efficace la sinergia che si realizza fra mondo del lavoro e Supsi, perché ci consente di formare gente capace, pratica, non solo teorici. Bisogna però cambiare anche una certa ‘forma mentis’ che considera l’apprendistato una scelta di serie B. Non è vero, oggi non è una strada che preclude alcunché grazie alla Supsi”. I numeri hanno avuto l’effetto di uno schiaffo. Stando all’analisi Vox - pubblicata il 3 aprile scorso - solo il 17% dei giovani svizzeri ha preso parte allo scrutinio del 9 febbraio. Nella classe d’età inferiore ai 30 anni non si arriva neanche ad uno su cinque. Amiamo la nostra democrazia diretta, la riveriamo come parte della nostra identità, ma alle giovani generazioni è indifferente. Un vero disconoscimento. Un esito mortificante di cui la classe politica si è molto dispiaciuta. Ma, appena una settimana più tardi, a partire dal 10 aprile, i ricercatori hanno riscontrato problemi metodologici che tendendevano a sottostimare il tasso di partecipazione giovanile. Che dei ricercatori affinino i risultati qualche mese dopo una prima pubblicazione è normale. Ma a qualche giorno di distanza, non è assolutamente serio. I problemi metodologici sono noti. Una volta, quando i cellulari non esistevano, i sondaggi si basavano su chiamate telefoniche agli apparecchi fissi. Si poteva, dunque, individuare senza troppi problemi un campione rappresentativo di giovani, vecchi, donne, uomini, cittadini, residenti nelle campagne, di destra, di sinistra, aplolitici o meno. Ma ora che i giovani sono aggrappati ai loro telefonini, con numeri che non sono catalogati, gli istituti demoscopici hanno molte difficoltà ad individuarli e ad interrogarli in numero sufficiente. Gli istituti cercano soluzioni, ma la consultazione via e-mail o Facebook non farà altro che generare nuovi problemi metodologici. Come prendere in considerazione, allora, le classi di età dove l’astensionismo è più dilagante? La presidente della Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio nazionale, Cesla Amarelle (socialista vodese), suggerisce che i cittadini scrivano la propria età sul bollettino di voto. I commenti nati dalla mancanza di impegno istituzionale dei giovani e la leggerezza dei ricercatori mascherano, però, un problema reale che la classe politica rifiuta di affrontare di petto: l’astensionismo generalizzato. Forse gli anziani si recano più volentieri alle urne, ma il tasso medio di partecipazione alle votazioni federali non supera quasi mai il 60%. Il che significa che 4 svizzeri su 10 non si esprimono. Gli astensionisti non hanno tutti meno di 30 anni. È urgente ridare il “gusto del voto” a tutti gli strati della popolazione, rendendo obbligatorio il corso di civica nelle scuole. Lo spoglio dei risultati dovrebbe essere considerato come un servizio obbligatorio da tutti, con lo scopo di avvicinarsi concretamente al sistema di voto. Mantenere viva una democrazia, assicurare la legittimità delle decisioni, non è meno importante della matematica o dell’apprendimento di un’altra lingua nazionale. IL CAFFÈ 20 aprile 2014 12 economia Il fisco “Defiscalizziamo l’innovazione”, l’idea udc divide GIORGIO CARRION L a concorrenza fiscale intercantonale genera proposte continue. Fa discutere da ultima l’iniziativa dell’Udc ticinese di defiscalizzare gli investimenti nelle società innovative. Riprendendo un disegno di legge del Canton Giura, i democentristi propongono di modificare la Legge tributaria ticinese (Lt) per agevolare i contribuenti che desiderano investire in società start-up o comunque orientate sulla produzione di beni e servizi innovativi. L’iter parlamentare a Delémont non è ancora terminato, ma un’analoga proposta in Ticino potrebbe scontrarsi con serie compatibilità legislative. Come afferma Davide Buloncelli, ispet- tore presso l’Ufficio circondariale di tassazione di Lugano-Città, in un saggio pubblicato dalla Supsi, “…reputo che l’iniziativa parlamentare sia difficilmente compatibile con la Laid”, la legge federale sull’armonizzazione “Molti imprenditori sono confrontati con il franco forte e conseguenti difficoltà nel reperire capitale” delle imposte dirette dei Cantoni e dei Comuni. A complicare la fattibilità della proposta, che pure affronta un tema rilevante come quello di attrarre e favorire lo sviluppo di aziende innovative, c’è il fatto che il Ticino si è dotato anche di apposite leggi per l’in- Dubbi giuridici per la proposta di tassare meno, sul modello del canton Giura, chi investe su imprese high-tech novazione economica, come la cosiddetta L-Inn, che già prevede diversi incentivi per le aziende sotto forma di contributi a fondo perso sugli investimenti innovativi, agevolazioni fiscali e bonus alla formazione. L’idea dell’Udc è, però, attraente. Nel saggio di Buloncelli si fa un esempio chiaro. Un contribuente single, con reddito imponibile di 100mila franchi, investe a fondo perso 40mila franchi in un’azienda innovativa. Se non avesse investito nulla avrebbe pagato 9’159 franchi di imposta cantonale. Ma con l’investimento effettuato egli risparmierà 3’264 franchi, pari al 35,6%. Sull’investimento di 40mila franchi sarà applicata un’aliquota dell’1%. “La proposta - prosegue l’esperto - potrebbe essere con- I vantaggi 1 2 3 AIUTO FINANZIARIO Defiscalizzare gli investimenti offre un validissimo aiuto finanziario alle aziende che fanno innovazione. NASCITA DI IMPRESA Le aziende che nascono con progetti innovativi possono godere di ulteriori agevolazioni ed incentivi ad hoc. AGEVOLAZIONE START-UP Incoraggia il “capitale di rischio” tra i contribuenti che investono in start-up ideate da giovani all’esordio imprenditoriale. traria anche alla Costituzione federale, in particolare al principio della parità di trattamento tra contribuenti per lo stesso genere di imposta”. Infatti, coloro che investono in società non innovative risulterebbero penalizzati. Al momento della presentazione dell’iniziativa in parlamento, l’allora capogruppo udc Gabriele Pinoja, disse di non temere le difficoltà giuridiche: “Come dimostra l’esempio giurassiano l’imposizione separata non costituisce una novità del nostro sistema fiscale svizzero. Tanto più che anche i Cantoni Nidwaldo e Appenzello interno hanno introdotto questo tipo di sistema nel loro ordinamento”. L’Aiti, l’Associazione ticinese degli industriali, ha salutato favorevolmente la proposta: “Uno dei pregi è di fornire un validissi- mo aiuto finanziario alle aziende che fanno innovazione o nascono con progetti innovativi in un periodo come quello attuale, in cui molto imprese sono confrontate con il franco forte e conseguenti difficoltà a reperire capitale”. Nell’ordinamento ticinese, l’introduzione di una defiscalizzazione all’innovazione potrebbe essere agevolata proprio da una modifica della L-Inn, ma l’ostacolo insormontabile sembra essere la Legge federale sull’armonizzazione delle imposte dirette dei Cantoni e dei Comuni. C’è, poi, un’altra incognita: in un periodo di vacche magre, a quanto ammonterebbe il minor gettito? Il supposto arrivo di nuove aziende, semmai straniere, compenserebbe i minori introiti? gcarrion@caffe.ch d÷ ©÷©—Ï ³—Å—³Ï ãÏg.Qt g—ÏQQ.ã©—ì ( Yb@]_R =LT =J@ dRINL9ORZ y© ©g© G©¶÷—©©ì /˙— ÷©ÔÏ© gtÔt ttt ãÏtÏ g©÷÷© ãÏÔt; t gtÔt QÏÅ—Å.©t © ttt QϺa ³© —÷ ©÷©—Ï ³—Å—³Ï z ÷© ©g© G©¶÷—©©ì £ÏÅ Qt© ©÷©— ³—¶÷—Ï—a Gtź g—.¶¶t ãÏ— ?L N9dR\RW ’ =RNVL]=@ V@\ V\LOL L N9dR\L O@PR Yb9NLE=9_L> ãtQ˙u g—ÔtÅ©ÅÏ ÏããÏ Q©—ì yÏããt—ÏÅt gt÷ ©÷©—Ï ³—Å—³Ïì ‚—4 —÷ ©÷©—Ï ³—Å—³Ï z ©÷Ïa ã—4 ãÏ— ÔtŶÏÅÏ ©¶÷—©— =RP LN V\R=@]]R ?L \9gLRP9NLgg9gLRP@ R _\9]D@\L_L 9NN[@]_@\RW 2@\=JA N9 4dLgg@\9 ?@d@ =RP]RNL?9\@ LN ]9N9\LR OLPLOR VLc 9N_R 9N ORP?RZ ÃʾÑ!è.èÄ9-"Ñ45-"1.1ÞÝ31¬½Ãñʾ ÃʾÑ!&8+)1ï"- $2/ö.40ššöèúé-+Á°Áéª*é/û6’4èÀéûèï¹úì17û8¬öï7¼*’¦$ìªÁ1!öé)éÅÝìÅ’Á10:Àè"*’û©-’"(¬¬;’+š’5¹9©;¦Ñïèª8è¬Ý.úÈ$½Ãñʾ £t.Å© Q©³—Q—© g— ‹ÏÙ© ãt —÷ ÅÏÏ ³Ïgt÷÷Ï g— .QQtÏì ;ÏãÏ ÷© ©÷.ta —÷ ãÏÏ g— ÷©ÔÏÏ z —÷ GtÅt ã—4 —³ãÏ©Åtì ,P 4dLgg@\9 N9 ?L]R==bV9gLRP@ B <9]]9 @ LN <@P@]]@\@ 9N_RW 4L9OR =ROV@_L_LdL C O9 ]RNR ]@Pg9 =9OL=L9 ?L DR\g9W ,N ]9N9\LR OLPLOR O@P]LN@ LP !+) P@NN9 5’ R]=LNN9 _\9 UQHWC LP 3RO9PL9 @ a‘hGWC LP .b]]@O<b\IRW .9 *@\O9PL9 VbP_9 9 UQhhWCW 0@INL 54 9OORP_9 9 UGHhWCW ‚t ÷© ´Ô—ÙÙt© †äää ‹©ÅQ˙— ©tGGtÏ .ÅÏããt—ÏÅtì ŁÅ© G.ÏÅ© —ÅtÅÙ—ÏÅt Q˙t Ï—tÅt ÷t©Ï QÏÅ©—Ï ¡ £¤ ©÷ ©÷©—Ï ³—Å—³Ï“ ¤÷t {ää ³t³G— g— .QQz´.—t —÷ Ù{ ³©¶¶—Ï +äÙ† g—©ÅÅÏ £¤ ©÷÷—Å—Ù—©—Ô© gt÷ ©÷©—Ï ³—Å—³Ïì ˝© ÷ÏÏ‘ P©˙— ;tgta yt …ut©. .tÅ˙©g A³Q˙a A~/^ .‹Ù2¶t Q ~t—Å©g P÷t—Q˙³©ÅÅa /S<@N 2E]_@\ *^ P?\@9] *@L]_NL=J> ’?W *@L]_NL=J 4SJP@ *^ /9\_LP +9@DP@\> /* b_ROR<LNK bP? /R_R\@P *^ 0L=RN@ .R@<> .1’ +RN?LPI *^ 3R<@\_ 09dLNN@> -SVFL ; 29\_P@\ *^ /9\_LP 09dLNN@> 4eL]]KO@\L=9P !J9O<@\ RD !ROO@\=@^ 3b@?L 0R]@\> 0R]@\ *\bVV@^ *@\J9\? 2E]_@\> ,P]_L_b_ /RP_9P9 8bI@\<@\I *^ @9_ /W 4=J@NNLPI> 4!+’..,0* *^ 2@_@\ 4=JLNNLI@\> +@\gRI +9b]_@=JPLM *^ 2@_@\ 4_:OVFL> 4_:OVFL *^ &\W Lb\W @9_ 79N_L> 7@PI@\ X 6L@NL 3@=J_]9Pe:N_@^ N@f 79]]O@\> -, * +RN?LPI *^ &L@_\L=J 2@]_9NRggL> 2@]_9NRggL X !R *W y© .© Ïã—Å—ÏÅt QÏÅ©ì ¤¶Å— ÔÏÏ z —³ãÏ©Åtì ÅQ˙t —÷ .Ïì ;—ÔtÅ— ÏQ—Ï‘ ÖÖÖì.QQt.—tìQ˙ ».t© Q©³ã©¶Å© ã.Ú ttt ÏtÅ.© ©ÅQ˙t g© ÷t—‘ //‚ Ùˇ%fiËfifiËˇË ÖÖÖì.QQt.—tìQ˙ ¡ —Å‹ÏE.QQt.—tìQ˙ IL CAFFÈ 20 aprile 2014 13 economia Cresce il sistema “media for equity” per far arrivare i propri prodotti ad un numero maggiore di clienti I NUMERI Ti-Press LORETTA NAPOLEONI Le “start-up” cedono le azioni e aprono ai partner mediatici EZIO ROCCHI BALBI La maggior parte delle nuove start-up del Paese, e circa quattro su dieci di quelle nate in Ticino nell’ultimo anno, hanno il loro “stabilimento” su internet. Sempre più giovani imprenditori, poi, puntano a nuove forme di investimento, coinvolgendo nelle neonate piccole imprese attori di dimensioni internazionali con modelli di finanziamento innovativi, come il “media for equity”. Parte delle azioni della start-up vengono cedute in cambio di un fondo crossmediale, basato sullo scambio di tempi e spazi pubblicitari. Un metodo che può portare direttamente al grosso pubblico neo-società fortemente innovative sul mercato come, ad esempio, è successo al negozio tedesco online di scarpe Zalando. Lo stesso modello che, pochi giorni fa, ha portato Ringier Digital e la sangallese b-to-v Partners nella start-up online svizzera Recommerce Sa, che gestisce le piattaforme vendere.ch, vendre.ch e verkaufen.ch. Oltre alla partecipazione finanziaria, infatti, il sistema “media for equity” permette alle giovani imprese di ottenere un maggiore impatto a livello pubblicitario, un marketing mirato e, di conseguenza, un rapido sviluppo del marchio. “Sì, ci stiamo interessando ai mercati dei beni di consumo in rapida crescita, come la vendita online da parte di privati che ha un grande potenziale – dice Thomas Kaiser di Ringier Digital, spiegando il L’analisi coinvolgimento della principale impresa mediale svizzera -. Dietro a Recommerce, inoltre, c’è un un piccolo team esperto e motivato con idee commerciali brillanti e percorribili”. Ma la caccia a piccole società in fasce, creative e brillanti, non è certo una “riserva” in Svizzera che, non a caso, da anni è leader mondiale della ricerca e dell’innovazione. Solo la piattaforma nazionale online startups.ch, ad esempio, attraverso le sue venti filiali, in meno di dieci anni ha dato vita a più di 7000 giovani imprese nel Paese. Oggi sempre più aziende di alto profilo puntano sulle neo imprese dei nativi digitali. Come Axpo Energy, PostFi- Il finanziamento Oltre duecento progetti cercano fondi sulla rete PROGETTIAMO.CH La piattaforma ticinese di finanziamento collettivo online Solo un anno fa fu proprio il Caffè a segnalare l’unico ticinese inserito nella lista di wemakeit.ch, uno dei sei siti nazionali specializzati in “crowdfunding”, le piattaforme di finanziamento collettivo online. L’idea di mettere i propri progetti in rete, confidando che “chi ci crede ci investe”, comincia a diventare una realtà. Al punto che oggi, in Ticino, sono circa 200 i “candidati” a reperire finanziamenti alternativi ai circuiti consueti. “Sì, a giugno la nostra piattaforma sarà attiva, ma stimiamo una cinquantina di domande per regione; anzi nel Locarnese e Valli abbiamo raccolto finora 60-70 richieste - dice Igor Franchini, dell’Ente regionale per lo sviluppo, che promuove la piattaforma di crowdfunding progettiamo.ch -. Naturalmente non è detto che tutte le proposte abbiano le caratteristiche idonee a questa nuova forma di finanziamento, ma la nostra missione è comunque fare da partner di riferimento e consulenza nel raccogliere i fondi per concretizzare un’idea”. Un metodo che in cinque anni, quando esordì negli Usa, ha visto aumentare le piattaforme di crowdfunding nel mondo del 600%. E che in Svizzera, dove ne sono nate due solo nell’ultimo anno, ha permesso di raccogliere fondi con le “collette online” al ritmo di 1,5 miliardi di franchi all’anno. nance, Swisscom o Axa assicurazioni che anche quest’anno premieranno le idee imprenditoriali più rivoluzionarie ed innovative, mettendo a disposizione di ogni start-up selezionata e vincente un capitale iniziale di 50mila franchi. Pure in Ticino, soprattutto i progetti più innovativi che gravitano nell’orbita del Tecnopolo, vedono giovani new company orientate allo sviluppo sulla Rete. “Sì, circa il 40% delle startup ticinesi seguite da noi o sono orientate all’e-commerce o comunque ad uno sviluppo sul web - conferma Lorenzo Leoni, direttore della Fondazione Agire che ogni anno riceve 400 richieste di sostegno -. L’obiettivo è sostenere lo sviluppo economico e industriale innovativo del cantone, e anche noi all’insegna dell’‘equity’ visto che la nostra Fondazione non punta al lucro, ma al ritorno degli investimenti, e anche sulla capacità di attirare, grazie ad idee imprenditoriali innovative, capitali di terzi”. Con la collaborazione di varie istituzioni cantonali, dal dipartimento di Economia all’Usi e Supsi, dall’Aiti alla Camera di commercio fino Città di Lugano, Agire ha la possibilità di selezionare la crema delle imprese più giovani e promettenti. Delle 400 candidature annuali, solo un centinaio arrivano alla valutazione e alla definizione di un business plan. “Finora abbiamo completato una quindicina di progetti, con finanziamenti dai 100 ai 500mila franchi ciascuno – precisa Leoni -. Acquisiamo una partecipazione societaria minoritaria, ma significatica, e con la partecipazione diretta di nostri rappresentanti nei board aziendali”. erocchi@caffe.ch Q@EzioRocchiBalbi IMPRESE E PROVENIENZA Nuove aziende iscritte in Svizzera 2011 39.665 2012 -0.75 % 39.369 2013 +3.7 % 40.829 Nuove aziende iscritte in Ticino 2011 2.352 2012 2.797 +14.7 % 2013 3.207 Nota: Il Ticino è uno dei primi cantoni per nuove aziende con un incremento nel 2013 del + 14.7% Nazionalità costituzioni nuove imprese Francese Svizzera 5.2 51.9 Italiana Tedesca 11.8 31.1 % % % % Le domande pervenute a Cp Start-up (organizzazione istituzionale ticinese per l’aiuto alle giovani imprese innovative) dal 2004 al 2013 485 100 50 Domande di sostegno Progetti ammessi al sostegno Progetti sostenuti Fonte: Starups.ch, Centro promozione Start-up Ticino Dopo le banche Washington bracca le compagnie d’assicurazione svizzere per i capitali evasi Il fisco Usa a caccia delle “polizze vita” I PAOLO BERNASCONI Avvocato e docente di diritto penale dell’economia l fisco Usa accusa anche le compagnie di assicurazione-vita per avere aiutato i frodatori fiscali americani. Così annuncia il Wall Street Journal. Nessuna sorpresa. Il colosso svizzero Swiss Life, attraverso la sua filiale Capital Leben di Vaduz offrì un nuovo prodotto ai frodatori. Così come fecero, raccogliendo miliardi, altre compagnie in Svizzera, Irlanda e Lussem- Il portafoglio-titoli “nascosto” dentro il premio, tanti hanno così potuto aggirare le imposte burgo: pagare il premio unico della polizza-vita mettendo a disposizione dell’assicurazione il portafoglio-titoli in banca. Risultato: dagli atti dell’istituto scompare il nome del cliente, sostituito da quello dell’assicurazione. Facile, no? Poi intervenne la Finma, ordinando che in banca il nome del cliente dovesse rimanere “schedato”, qualora una autorità lo avesse richiesto. Per neutralizzare un giocattolo di riciclaggio. Anche il Tribunale federale se ne sta occupando. Grazie alla massa di dati che il fisco Usa riceve in questi mesi dalle 106 banche svizzere che partecipano, per evitare un procedimento penale, al programma varato dagli Stati Uniti il 29 agosto scorso, viene a galla anche il ruolo di parecchie compagnie di assicurazione-vita. Verranno chiamate alla cassa. E così i loro clienti e dirigenti responsabili. Per avere continuato ad aiutare nella frode i clienti di banche anche dopo il caso Ubs. Il grimaldello? La nuova convenzione sulla doppia imposizione approvata dal Parlamento svizzero nel 2011 ed ora, all’unanimità, anche dalla competente commissione del Senato Usa. Permetterà di scambiarsi documenti bancari anche per perseguire l’evasione fiscale semplice invece che solo la frode, come finora. Si attende dagli Usa una valanga di domande, con molti ricorsi. Per evaderle, Berna programma una nuova task force di 40 spe- cialisti. E stavolta, come già per i clienti Ubs, gli americani potranno usare la pesca a strascico, appena ratificata dalle nostre Camere federali. Primo bersaglio: i clienti del Credit Suisse, che finora ha fornito i nomi di 238 correntisti e che si attende una multa superiore ai 780 milioni pagati da Ubs nel 2009. Julius Bär spera di cavarsela con qualche centinaio di milio- Dall’America ora si attende la richiesta di una valanga di documenti e Berna si prepara ni, ma anche qui salteranno fuori tanti clienti. L’Ocse osserva, per copiare il sistema. E la Finma, preoccupata per le perdite, raccomanda alle banche e assicurazioni in Svizzera di cambiare il loro modello di business. Stessa musica, accorata, in una recente circolare dell’Associazione svizzera delle banche estere. Ma siamo ancora in tempo? Sul mercato dei metalli rari è Pechino a fare i prezzi All’interno del World Trade Organization (Wto) lo scontro tra Cina, da una parte, e Stati Uniti e Unione Europea, dall’altra, verte sulle esportazioni delle terre rare, i 17 elementi chimici della tavola periodica, e cioè scandio, ittrio e latanoidi. Dall’inizio del secolo la domanda mondiale di questi prodotti non fa che salire perché sono essenziali per l’industria elettronica (spartphone, computer, ipad), delle energie rinnovabili, dai pannelli solari alle turbine eoliche, ed in quella bellica (le terre rare sono usate nei sistemi di difesa missilistici). Sebbene questi metalli si trovino un po’ ovunque lungo la crosta della terra, estrarli è costoso, pericoloso ed altamente inquinante. La Cina è diventata il maggior produttore di terre rare e di fatto si trova in una posizione di monopolio rispetto al resto del mondo, non solo per la ricchezza del suo territorio. Ma anche, e soprattutto, perché negli ultimi 15 anni non ha chiuso le miniere delle terre rare, come invece è successo in Germania, altro Paese particolarmente ricco, e negli Stati Uniti. Nel 2010 il governo cinese ha iniziato a controllare la produzione ed esportazione delle terre rare a causa dell’inquinamento prodotto dalla loro estrazione, nel giro di un anno ha tagliato le vendite all’estero del 40 per cento, una mossa che ne ha fatto lievitare i prezzi. Dato che non esiste un sostituto per questi metalli, gli importatori hanno dovuto accettare l’impennata dei prezzi ma alcuni, tra cui gli Stati Uniti e l’Unione Europea, si sono mossi all’interno del Wto per costringere la Cina ad aumentare le esportazioni. Americani ed europei accusano i cinesi di mentire riguardo ai motivi della contrazione delle esportazioni e sostengono che le minori vendite all’estero, più che da problemi ambientali, siano motivate dal desiderio di usare maggiormente le terre rare nel mercato interno. Al di là di queste argomentazioni, lo scontro tra produttori e consumatori mette in luce uno dei dilemmi cruciali relativi all’uso delle risorse del pianeta. La domanda di terre rare è destinata a salire finché i Paesi emergenti e quelli in via di sviluppo raggiungono un livello di industrializzazione simile a quello occidentale. E ciò significa che anche il miglior riciclaggio non è in grado di soddisfare questa domanda e, quindi, di risolvere i problemi di dipendenza dalla Cina. La soluzione? Una rivoluzione tecnologica che sostituisca le terre rare con prodotti facilmente reperibili. Sono diversi i pretendenti IN TELE per l’Amstel Gold Race VISIONE Sui 251 chilometri della classica Amstel Il Team Ticino Under 18 in semifinale a Bellinzona Grazie al successo per 1-0 sui macedoni dello Skopje, il Team Ticino si è guadagnato il diritto di sfidare i campioni in carica del Basilea nelle semifinali del torneo pasquale. Nell’altra partita, l’Inter affronta il Midtyjlland. Gold Race sono diversi i pretendenti al successo. Il percorso presenta infatti oltre 4mila metri di dislivello in salita e favorisce quindi elementi come Kwiatkowski, Valverde, Rodriguez o Gilbert losport mercoledì 23 aprile 20.20 LA2 Calcio: Real M.-Bayern M. La salvezza in Fed Cup si avvicina in Brasile Il cestista Nick Calathes squalificato per doping La Toyota in pole position al debutto dell’Endurance lunedì 21 aprile 20.00 LA2 Hockey: Playoff. Finali. Gara 5 giovedì 24 aprile 20.00 LA2 Hockey: Playoff. Finali. Gara 6 martedì 2 aprile 20.20 LA2 Calcio: Atletico M.-Chelsea sabato 26 aprile 20.00 LA2 Hockey: Playoff. Finali. Gara 7 La nazionale femminile di tennis, impegnata per la salvezza contro il Brasile è in vantaggio per 2-0 dopo i primi due incontri. Timea Bacszinski ha battuto 6-3, 6-3 Pereira, mentre Belinda Bencic ha vinto 6-3, 6-3 su Goncalves Un caso di doping sta turbando l’inizio dei playoff nella Nba nordamericana. Il nazionale greco di Memphis, Nick Calathes è stato infatti squalificato per 20 giornate per aver assunto una sostanza proibita, il tamoxifene Nelle qualifiche per la sei ore di Silverstone, prima prova del Mondiale endurance, la Toyota di Wurz, Sarrazin e Nakajima ha staccato la pole position (media dei tempi) con 5 millesimi di vantaggio sull’Audi del terzetto Di Grassi, Duval, Kristensen Reuters Domenica 20 aprile 2014 Il fenomeno ROGER FEDERER IN PIENA FORMA Risolti i problemi alla schiena, il basilese ha dimostrato di poter essere molto competitivo anche sulla sua superficie meno amata, riuscendo a raggiungere l’atto conclusivo sulla terra rossa del torneo monegasco. Quei 42,195 km che possono fare del male A PAGINA 29 Ti-Press Il tennis L’hockey Zurigo campione svizzero dopo una sfida… di rigore Ottavo titolo per i Lions, che superano il Kloten MASSIMO SCHIRA elvetico Storica finale Wawrinka-Federer nel “Masters 1000” monegasco STANISLAS WAWRINKA Un Masters 1000 da incorniciare per il vodese che a Montecarlo ha ritrovato, dopo la tournée americana, il suo abitat naturale si è perso d’animo, facendo corsa pari al romando nel secondo. Un equilibrio che si è dovuto inevitabilmente rompere al tiebreak, con Wawrinka che è stato autore del primo scossone, effettuando il minibreak sul primo servizio di Ferrer. Un gioco deci- Sugli spalti protagonisti e assenti MASSIMO SCHIRA UN SEGNALE… NORDAMERICANO DJOKOVIC Dopo il match annuncia un periodo di stop per curare una tendinite DEL POTRO Nuovi problemi di salute per l’argentino dopo un buon periodo di forma FERRER Si trova davanti un Wawrinka ad un livello a cui lo spagnolo non riesce a giocare MURRAY Ferito in Davis, la sua presenza nei prossimi tornei è in forte dubbio NADAL È il vero punto di domanda del torneo di Montecarlo in ottica Parigi NISHIKORI Problemi agli adduttori dopo la vittoria contro Federer al torneo di Miami È davvero un bel segnale quello lanciato dagli “svizzeri d’America” alla nazionale di hockey su ghiaccio. Dopo la delusione olimpica di Sochi, infatti, i giocatori che disputano il campionato di National Hockey League hanno tutti garantito la propria presenza anche ai Mondiali una volta conclusi gli impegni nel campionato nordamericano. E i primi elementi saranno presto a disposizione di Sean Simpson, visto che Josi, Brunner e Weber non si sono qualificati per i playoff con le rispettive squadre. Un gesto che dimostra come, anche all’epoca dello sport-business un minimo di attaccamento alla maglia rossocrociata può ancora esistere. E questo nonostante il fatto che la rassegna iridata di Minsk risulterà giocoforza una specie di doppione (e anche meno gustoso) rispetto al torneo olimpico. La presenza dei “nordamericani” testimonia anche un altro aspetto che non va sottovalutato, cioè un certo cambiamento di mentalità sviluppatosi proprio grazie all’esperienza in Nhl. Dove gli impegni sono certamente molti, ma non impediscono anche a giocatori prestigiosi di rispondere (quasi sempre) presente alla chiamata della nazionale. La difesa della medaglia d’argento di Stoccolma rimarrà comunque impresa ardua per gli elvetici, chiamati prima di tutto a scuotersi dopo le controprestazioni di Sochi. sivo poi dominato dal vodese che lo ha chiuso con un eloquente 7-3. Ad accompagnare Stan all’atto conclusivo monegasco si poi “invitato” Roger Federer, che ha avuto la meglio su Novak Djokovic per 7-5, 6-2 in un’ora e quindici minuti di gioco. Una partita cominciata in modo molto equilibrato, con la prima frazione che si è decisa solamente nel finale . Il primo a tremare è stato il basilese che si è trovato sotto per 5-4 e ha concesso due pericolosissimi set point al numero due della classifica Atp. Una situazione che Federer è riuscito però a gestire magistralmente. Passato il pericolo e mantenuta la battuta, il renano si è a sua volta procurato due palle di set, che però non si è fatto sfuggire, chiudendo così la prima frazione di gioco sul 7-5. Sulle ali dell’entusiasmo e con Djokovic colpito nel morale, il basilese ha continuato a macinare il proprio gioco infarcito di colpi a dir poco geniali, che hanno messo alle corde il serbo costretto a cedere il proprio servizio nel terzo game, permettendo così a Federer di portarsi sul 2-1. Un vantaggio che ha tagliato letteralmente le gambe al serbo, che non è più riuscito a reagire e ha permesso al basilese di concludere agevolmente il match per 6-2, con il secondo break ottenuto al quinto gioco. Per una finale tutta elvetica. mmoro@caffe.ch Per Anaheim e Montréal tutto al meglio UNA STAGIONE DA DOMINATORI I Lions di Zurigo hanno dominato la regular season per poi emergere con il passare delle partite anche nei playoff e vincere il titolo Tutto al meglio finora nei playoff della National Hockey League per Anaheim e Montréal. Entrambe le franchigie si trovano infatti già avanti per 2-0 nella serie dopo le vittorie della notte tra venerdì e ieri, sabato, rispettivamente contro Dallas e Tampa Bay. I californiani non hanno però schierato i due svizzeri, Jonas Hiller e Luca Sbisa, costretti al ruolo di spettatori. I Ducks si sono imposti per 3-2, con Ryan Getzlaf sugli scudi. Vittoria ampia, invece, per i Canadiens, che si sono imposti per 4-1. Inizio playoff complicato, come previsto, per Boston - una delle grandi favorite per la Stanley Cup che nella serie contro Detroit ha perso gara-1 per 1-0 con Pavel Datsyuk protagonista con il punto della vittoria nel terzo periodo. Rete a cui Bergeron e compagni non hanno saputo rispondere malgrado i 25 tiri scagliati contro la porta difesa da Howard. Nelle altre sfide, dopo gara-1 St. Louis è in vantaggio nella serie contro Chicago, Colorado guida su Minnesota, Pittsburgh conduce contro Columbus, San José è sull’1-0 contro Los Angeles così come i Rangers su Pittsburgh. La Formula1 Il calcio Hamilton danza sotto la pioggia In Serie A ok i bianconeri, in Inghilterra Chelsea... ko NOSTRO SERVIZIO Complici le festività pasquali, il sabato del calcio europeo è stato particolarmente intenso. Tutti, o quasi, in campo dalla Premier League inglese alla Serie A italiana, passando per la Bundesliga tedesca a lanciare lo sprint verso gli scudetti. E la sorpresa di giornata arriva proprio dall’Inghilterra, dove il Chelsea non riesce a tornare in vetta, visto che esce sconfitto 2-1 in casa contro il fanalino di coda Sunderland. A sorridere, insomma, è il Liverpool che resta primo e affronta il Norwich per la fuga in vetta. A non sorprendere, invece, il fatto che la Juventus in Italia allunga le mani sul titolo grazie al successo sul Bologna. Un 1-0 (Pogba) Per Juve e Liverpool Anche in Cina l’inglese della Mercedes domina le qualifiche un passo verso il titolo A Shanghai Lewis Hamilton danza sotto la pioggia. Anche in Cina la musica non è cambiata, con l’inglese della Mercedes che, ieri, sabato, ha conquistato la terza pole position stagionale, la quarta su quattro per la scuderia tedesca. Un vero dominio quello fatto segnare da Hamilton, che sul tracciato cinese ha distanziato di più di mezzo secondo tutti gli avversari. Sia sull’asciutto, sia sul bagnato, la Mercedes sembra non aver rivali. “È andata bene, il venerdì sull'asciutto ho avuto un po’ di problemi di assetto - ha sottolineato Hamilton -, abbiamo fatto dei cambiamenti sulla vettura nella notte e sono andati bene, ma era bagnato e sul secco restano delle incognite e non so esattamente come andremo in gara. Però credo che siamo abbastanza a posto. Spero nell’asciutto in gara, perché sotto la pioggia un po’ del vantaggio che abbiamo lo perdiamo e gli altri si avvicinano”. In questa occasione la scuderia tedesca non è però riuscita a monopolizzare la prima fila, visto che accanto a Hamilton si è piazzato l’australiano della Red Bull, Daniel Ricciardo, che ha avuto la meglio sul compagno di squadra, Seba- LEWIS HAMILTON Per l’inglese della Mercedes si tratta della terza pole position stagionale sulle quattro prove fino a ora disputate in questo inizio di Mondiale di Formula 1 stian Vettel. “Sapevamo che sul bagnato potevamo essere più vicini alle Mercedes - ha dichiarato il campione del Mondo -, lo siamo un po’ di più dell’ultima gara. Ora vediamo per la corsa, dobbiamo capire le condizioni meteo perché potrebbe essere asciutto”. L’altro pilota della Mercedes, Nico Rosberg si è invece dovuto accontentare della quarta posizione a causa di diversi errori commessi nella qualifica decisiva. Alle sue spalle si è piazzata la Ferrari di Fernando Alonso che, dopo le brillanti prove libere, non è riuscito a ripetersi, chiudendo al quinto posto. Prosegue infine il calvario della scuderia elvetica Sauber, che nei primi quattro Gran Premi non è riuscita a racimolare alcun punto. Anche in Cina non ci sono stati dei miglioramenti da segnalare, visto che Adrian Sutil è finito quattordicesimo, mentre Esteban Gutierrez addirittura diciassettesimo. m.m. Reuters Sulla terra rossa di Monaco, per la prima volta a questi livelli, si sfidano i due migliori tennisti svizzeri LaNhl Reuters Reuters Un match che meglio non poteva cominciare per Wawrinka che nel secondo gioco è riuscito a strappare il servizio a Ferrer, portandosi subito avanti per 2-0. Confermata la propria battuta, il vodese non si è però limitato a controllare il vantaggio, ma ha continuato a premere sull’acceleratore, riuscendo nuovamente a carpire il servizio allo spagnolo e mettendo al sicuro il primo set con due break di vantaggio poi chiuso su un eloquente 6-1. Perso il primo set, Ferrer non della loro storia agli zurighesi, con Nilsson decisivo (2 su 2). Nello spareggio, infine, con la vittoria per 3-2 sul Visp, il Bienne mantiene il proprio posto nel massimo campionato. mschira@caffe.ch fronti e una clamorosa per lo Zurigo, con Wick che si vede respinto il disco da un difensore a Gerber battuto. Ma le occasioni non bastano a sbloccare la situazione. E, allora, ci pensano i rigori a consegnare l’ottavo titolo Keystone Principato MASSIMO MORO la rete rispetto allo Zurigo. E, allora, tutti all’over time. Non prima di una clamorosa traversa di Wick all’ultimo secondo. E il supplementare riserva ancora una volta grandi emozioni, con occasioni su entrambi i I Lions di Zurigo sono campioni svizzeri! Ci sono voluti i rigori per decidere gara-4, il Kloten ci ha messo corpo e anima, ma agli aviatori non è bastato per tenere aperta la serie di finale. Che si chiude su un severo 40 per gli uomini di Crawford, che portano a casa il titolo numero otto della loro storia. L’ultimo era stato quello del 2012. Grande ritmo e poche interruzioni in un primo terzo che vede il Kloten ritrovare il volto che sembrava aver smarrito soprattutto in gara-3. “Fige” Hollenstein deve mandare in pista Hennessy e non può puntare su Müller, mentre Crawford è ancora costretto a rinunciare a Bergeron. “Ai punti” il vantaggio del Kloten per 1-0 (gol di Blum) alla prima pausa è certamente meritato. E anche se i Lions alcune buone occasioni le creano, vanno sempre a sbattere contro Martin Gerber. E, in generale, i padroni di casa vanno più vicini al raddoppio di quanto gli ospiti non siano prossimi al pareggio. Complici alcune penalità (spesso evitabili) di troppo, il terzo centrale degli aviatori è più in salita. E la pressione dello Zurigo si fa sentire. Ma il pareggio in power play non arriva. Sostanzialmente per due motivi: la prestazione di Gerber e l’assenza di un bombardiere come Bergeron. Ai Lions, infatti, mancano moltissimo le conclusioni dalla distanza. A pareggiare, invece, è Baltisberger, abile ad infilarsi nella difesa degli aviatori nei minuti finali del terzo centrale. Con la sfida sull’1-1 dopo 40 minuti, il match diventa una lotta di nervi. Il ritmo cala, ma non l’intensità fisica. Poche le occasioni, con il Kloten più vicino al- Montecarlo Montecarlo Principato elvetico. È un Masters 1000 che si tinge tutto di rossocrociato quello che quest’oggi celebra la finale sulla terra monegasca. Per la prima volta a questi livelli, ad incrociare le racchette sono Stanislas Wawrinka e Roger Federer, che hanno avuto la meglio al penultimo atto, rispettivamente dello spagnolo David Ferrer e del serbo e detentore del titolo, Novak Djokovic. Grande prestazione quella fatta segnare da Wawrinka che, per la prima volta in carriera, è riuscito a qualificarsi per la finale del torneo. Una semifinale che il vodese è riuscito a gestire al meglio, esprimendo un tennis solido e infarcito di colpi spettacolari. Wawrinka non ha lasciato scampo a David Ferrer, giustiziere di Rafael Nadal nei quarti di finale, sconfiggendolo in due set per 6-1, 7-6 (7-3) in un’ora e trenta minuti di gioco. “Mi sento veramente bene su questo terreno - ha commentato il vodese - e gioco di meglio in meglio. Ferrer è un grande giocatore, ma fortunatamente non gli ho lasciato il tempo di entrare in partita, mettendogli subito tanta pressione e questo mi ha certamente aiutato a prendere fiducia in vista della prosecuzione del match. Mi sono ben allenato, mi sento bene e sono più aggressivo. Non potevo chiedere di più a questa partita molto completa”. 15 lunedì 21 aprile 13.45 LA2 Calcio: Coppa Svizzera. Finale che tiene a bada le velleità della Roma proprio mentre il Napoli non va oltre l’1-1 contro l’Udinese e la coppia milanese prosegue l’abbozzo di rimonta verso l’Europa battendo Livorno e Parma. Per passare alla Germania, se la vittoria del Bayern solo nel finale (2-0) contro il Braunschweig non fuga del tutto i dubbi sullo stato di forma dei bavaresi in ottica Champion’s, fa certamente piacere rivedere un Admir Mehmedi in gran forma. L’attaccante elvetico ha messo a segno due reti nell’importante 4-2 contro il Mönchengladbach, risultato che avvicina i bianconeri alla salvezza. Cattive notizie, invece, per Fabian Lustenberger, che si è infortunato piuttosto gravemente. CAMBIO ABBONAMENTO QUANDO VOGLIO. Scordatevi le durate minime di contratto. Sunrise Freedom vi offre la libertà di cambiare l’abbonamento del cellulare ogni volta che lo volete. In questo modo disponete sempre dell’abbonamento perfetto per voi. Info su sunrise.ch/freedom La musica La famiglia TRA I NOSTRI FIGLI C’È SEMPRE UN PREDILETTO LA MENOPAUSA L’HA INGRASSATA E NON MI ATTRAE A PAGINA 25 A PAGINA 21 ROSSI A PAGINA 28 UDO LINDENBERG È UN “BLASCO”... IN SALSA TEDESCA Il sesso traparentesi ilcaffè PAUSA CAFFÈ 20 aprile 2014 PASSIONI | BENESSERE | SPORT L’iniziativa Ve la faccio vedere io la Svizzera A PAGINA 27 La terapia a quattrozampe contribuisce al benessere psicofisico di anziani, bimbi iperattivi e adulti ipertesi. E fa pure bene a diabetici e cardiopatici PATRIZIA GUENZI “Pet” È per stare Più meglio Per cominciare PATRIZIA GUENZI LE KILLER DEL SUPERMERCATO T rolley rage, rabbia da carrello la chiamano. Colpisce chi frequenta i supermercati. Stress e nervosismo ci renderebbero delle killer che al minimo intoppo usano il carrello come un’arma. Confessatelo, sarà capitata anche a voi la voglia matta di investire qualcuno col carrello, zigzagando di fretta tra gli scaffali. Quei ragazzini che si infilano nel supermercato in massa alle 12, o quella signora arrivata prima di voi alla cassa, ma che perde tempo per cercare la moneta nel borsellino, magari il solito 5 centesimi che vuole assolutamente rifilare alla commessa. Mentre voi, orologio fisso sotto il naso, avete una fretta terribile di fiondarvi a casa, cucinare, dare una sistemata e tornare, sempre di corsa, al lavoro. Certo, entrare in un grande magazzino poco prima di mezzogiorno non è l’ideale, ma ogni tanto anche la più esperta casalinga lavoratrice ha una défaillance e, facendo mente locale su cosa mettere in tavola, si accorge che le manca qualcosa. E allora un consiglio: quando andate di fretta non pigliate il carrello, tenetevi tutto in mano e risulterete inoffensive. sicuramente il cane, che ha un rapporto privilegiato con l’uomo sin dalla preistoria, il “terapista” per eccellenza. Un soggetto attivo, con cui abbiamo instaurato uno scambio reciproco fatto di emozioni e di stimoli che provocano cambiamenti ed effetti positivi in entrambi. Ma anche cavalli, asini, conigli... segue a pagina 18 A NOSTRO SERVIZIO LA FINESTRA SUL CORTILE Storie di quotidianità familiare SPUMANTE AL SANGUE A PAGINA 44 ccarezzare un gatto prima di affrontare una giornata di lavoro, sorseggiando un capuccino e, magari, condividento una brioche, non cambierà la vostra vita, ma di sicuro vi migliorerà la giornata. Forse anche allo stesso micio. Lo sanno bene a Torino, dove sono appena stati inaugurati i due primi cat café italiani: il “MiaGola” e il “Neko Café”. Il primo ospita sei gatti, nel secondo, invece, ne scondizolano sette. segue a pagina 19 IL CAFFÈ 20 aprile 2014 19 tra parentesi Il benessere La novità A A Torino i primi “cat café” d’Italia, dopo Parigi, Madrid, Vienna, Londra,Vilnius e Monaco ccarezzare un gatto prima di affrontare una giornata di lavoro, sorseggiando un capuccino e, magari, condividento una brioche, non cambierà la vostra vita, ma di sicuro vi migliorerà la giornata. Forse anche al micio. È provato scientificamente che le vibrazioni delle fusa rallentano il ritmo cardiaco, fanno bene all’artrite, alleviano i reumatismi e abbassano la pressione. Lo sanno bene a Torino, dove sono appena stati inaugurati i due primi cat café italiani: il “MiaGola” e il “Neko Café”. Il primo ospita sei gatti e la metà di loro porta nomi scelti dai bambini in una sorta di referendum che si terrà prossimamente. Nel secondo, invece, ne scondizolano sette. Entrambi i bar propongono iniziative cat-friendly, come un video wall per le video-adozioni, sportelli per le adozioni collegati a gattili di zona e una sala per le conferenze con i veterinari. Al “Neko Café” vengono invece organizzate sedute di “ron ron therapy”, la pet therapy felina nata in Francia, secondo cui le fusa del gatto producono vibrazioni che grazie a recettori della pelle I “Pet” aiutano i pazienti Una terapia a quattrozampe per il benessere psicofisico Le coccole a Fufi ora le faccio al bar bevendo il caffè inviano al cervello sensazioni di relax e combattono ansia ed insonnia. Apripista della miciobar terapia è Taipei, capitale di Taiwan. Qui, al “Paradise Cat Café” sono partiti con quaranta gatti, di razza, da ammirare e fotografare. Gatti, vere star consapevoli di esserlo, qualcuno ha persino un profilo Facebook. Si coccolano o si coinvolgono nei videogiochi Wii. Il tutto al prezzo di 10 euro all’ora. Veri appassionati anche i giapponesi, dove è esplosa la moda dei “Neko cafè” (neko in giapponese vuol dire gatto, animale portafortuna, in particolar modo quello nero). Di questi locali ce ne sono ormai un centinaio, 50 solo a Tokyo. Per i giapponesi è il solo modo di interagire con un gatto: negli appartamenti, piccolissimi, non si possono tenere, a causa delle rigide regole igieniche dei condomini. Tutto il contrario degli Usa, dove MiaGola e Neko Sono i nomi dei due ritrovi che hanno aperto le loro porte non solo ai clienti ma anche ai mici Paradise Caf Café Apripista della micio-bar terapia Taipei, con 40 bestiole di razza da ammirare e fotografare a casa propria si può fare ciò che si vuole, ma non nei locali pubblici. Tant’è che i cat café sopravvivono solo a Boston e San Francisco. Quello di New York, invece, fa fatica. In Europa fortunatamente l’approccio dei cat café è ben diverso. Da Parigi a Madrid, da Vienna a Londra e San Pietroburgo fino a Vilnius e Monaco di Baviera si possono incontrare gatti al ristorante. Gatti, esclusivamente randagi, presi dal gattile e sterilizzati e regolarmente controllati da un veterinario. Ormai in molte parti del mondo tenere un gatto in braccio mentre si mangia un’insalata non è più un’idea tanto bizzarra. Certo, deve piacere, non è per tutti. Ma chi ha voglia di dispensare massicce dosi di coccole sa dove andare a bere il caffè. Su ogni tavolo c’è un dispenser per disinfettarsi prima di toccare il gatto. In alcuni bar i gatti non possono ricevere cibo, ma hanno i loro distributori di croccantini che si aprono con un sensore al collo. E attenzione: non possono essere svegliati se dormono, né forzati a giocare se non ne hanno voglia. I bambini vanno tenuti sotto controllo. Ovviamente, le donazioni sono ben accette. c.c. GLI ALTRI L’ASINO PATRIZIA GUENZI È sicuramente il cane, che ha un rapporto privilegiato con l’uomo sin dalla preistoria, il “terapista” per eccellenza. Un soggetto attivo, con cui abbiamo instaurato uno scambio reciproco fatto di emozioni e di stimoli che provocano cambiamenti ed effetti positivi per entrambi. Stiamo parlando di Pet Therapy. Ancora una volta, sì, perché il tema è di quelli che coinvolgono e che interessa chiunque. Anche chi, a torto, crede di non avere alcun bisogno di una terapia a quattrozampe. Tutti, invece, siamo potenziali pazienti degli animali, non solo cani, naturalmente, ma anche gatti, pesci, uccelli, asini e cavalli. Qualsiasi interazione con una bestiola fa star bene. Non solo le persone fragili o disabili, ma anche coloro che hanno “solo” problemi di ipertensione, diabete o patologie cardiache. Perché carezzare un gatto, ad esempio, abbassa la pressione, la glicemia e stabilizza il battito. Il solo contatto tranquillizza e toglie stress. Lo sanno bene i clienti di “MiaGola” e “Neko Café”, a Torino, i primi ritrovi pubblici in Italia in cui, oltre a sorseggiare un caffè, si possono fare le coccole a gatti. La Pet Therapy è da conside- Avere un contatto quotidiano dà una mano a ipertesi, diabetici e ai cardiopatici rarsi una terapia dolce che prevede il ricorso agli animali per migliorare la qualità della vita; non vuole certo sostituirsi alle terapie principali, come quella farmacologica, ma ne migliora indubbiamente l’efficacia. Utilizzata molto bene anche nelle scuole speciali, come sperimenta da oltre 35 anni il docen- te luganese Mauro Taglioni. E sempre più usata anche in psicologia, ricorda la dottoressa Beatrice Garzotto, grande appassionata di animali e fondatrice di Fienile animato (www.fienileanimato). “Basti dire che ho sostituito il mio studio con il prato del maneggio di Cambiago, in provincia di Mila- no, e mi avvalgo della collaborazione dei miei quattro asini, Orazio e Clarabella e i loro figli Whisky e Rocco, della cavalla Aurora e del cane Nora, ma anche di gatti e altri animali che popolano la vicina fattoria”, dice ridendo. La sua esperienza l’ha raccontata pure sul suo sito, dove spiega come fare per intra- La scuola “Dal San Bernardo al minuscolo pincher tutti possono curare” D al San Bernardo al minuscolo pincher vanno bene tutti. Non c’è una razza più adatta dell’altra a calarsi nel ruolo di terapista a quattrozampe, è piuttosto una questione di personalità. Come spiega Jocelyne Gaggini, presidente associazione Melide Aiuta e promotrice della scuola per la formazione di cani da terapia Delta: “Il cane deve essere socievole, sia con gli esseri umani che con i suoi simili, educato e equilibrato. Avere almeno due anni e al massimo sette”. Tuttavia, non solo le caratteristiche del cane sono importanti, anche quelle del suo accompagnatore che deve studiare e impegnarsi altrettanto. “Il team su cui lavoriamo è formato da conduttore e animale – osserva l’esperta -. Il cane per il conduttore deve essere un libro aperto. Deve riuscire a comunicare in modo intenso con il proprio animale. Tutto ciò permette di instaurare fra di loro una relazione profonda all’insegna di un mutuo rispetto”. Dopo un test iniziale d’idoneità, si fa un colloquio con il conduttore per conoscere motivazioni e attitudini. Se il risultato è positivo si procede con il corso. “Dura otto giorni, tre weekend completi più il test d’ingresso e l’esame finale – continua Gaggini -. Allenamenti pratici in cui affrontiamo tecniche cinofile e simuliamo situazioni vere. Al termine della formazione c’è il test finale. Parallelamente alla formazione pratica si fa pure quella teorica”. Insomma, non è una passeggiata. Ma è sicuramente un bel cammino da fare assieme al miglior amico dell’uomo. I cani da terapia sono un valido sostegno per anziani e persone disabili. Sempre più utilizzati anche in istituti per la terza età, scuole e comunità terapeutiche. Il luogo d’intervento e la capacità del cane (e del conduttore) di rispondere alle aspettative devono essere attentamente valutate prima di effettuare una scelta. I team di cani da terapia adeguatamente formati possono inoltre collaborare direttamente con ergoterapisti, fisioterapisti, ortofonisti o altri professionisti. La Pet Therapy è un’attività che procura distrazione, gioia e aiuto a chi ne beneficia. È molto apprezzata anche da professionisti e A Melide la formazione è aperta a tutti. L’importante è che l’animale sia adulto, socievole ed educato per formare, col padrone, una coppia affiatata da istituzioni che, sempre di più, ricorrono a questo servizio inserendolo nelle proprie strutture. Il miglior amico dell’uomo, durante il corso, si confronta con le diverse situazioni che potrà incontrare come, ad esempio: camminare accanto ad una sedia a rotelle, su suoli lisci e scivolosi, mantenere la calma in presenza di urla dei pazienti, di rumori inusuali, entrare senza problemi in un ascensore stretto e/o pieno di persone, abituarsi ad odori forti e sconosciuti, accettare persone che indossano abiti particolari o che hanno dei comportamenti particolari. Ovviamente, non tutti gli animali possono diventare dei bravi “terapisti”. Proprio come noi duezampe, non tutti amano essere toccati, acccarezzati e trattati a volte pure con modi maldestri e bruschi. “La terapia dura all’incirca un’ora - precisa Jocelyne Gaggini -. Un lasso di tempo tutto sommato breve, ma in cui il cane è sottoposto ad un’attività estremamente stressante per lui. Per questo è fondamentale che chi l’accompagna sia in grado di leggere ogni segnale di fastidio che l’animale gli invia”. c.c. prendere la formazione di Pet Therapy. “Ho fatto delle ottime esperienze - riprende -. Soprattutto col cavallo. Si chiama psicologia assistita, un approccio tipicamente anglosassone e americano poco conosciuto in Italia. Ma tutti gli animali possono curare un disagio, contribuire al benessere del paziente, ovviamente senza sostituirsi a eventuali terapie farmacologiche”. Insomma, animali ottimi Pet-Partners, abili a trovare un canale preferenziale, una sorta di accesso più facile per entrare in contatto con le persone, riuscendo spesso a sbloccare condizioni patologiche cronicizzate nel tempo. E non è mai troppo presto per iniziare. La dottoressa Garzotto, infatti, ha ideato un progetto per i bambini dai 0 ai 6 anni con plurihandicap o problemi nella sfera psico-affettiva e autismo. “Un intervento abilitativo, riabilitativo ed emotivo mediante l’interazione spontanea tra animali e l’uso di materiali naturali - precisa -. In questo caso uso il cavallo, che diventa una ‘culla’ dentro cui il bimbo può percepire il suo respiro, la morbidezza del pelo e sfruttare il movimento naturale dell’animale che, tra l’altro, stimola in maniera passiva diversi muscoli”. Buona pet a tutti. pguenzi@caffe.ch Q@PatriziaGuenzi “Ho sostituito il mio studio con un maneggio, dove ci sono anche quattro asini” Si chiama onoterapia, si utilizza un asino, animale docile che fa emergere il lato più infantile e nascosto delle persone; favorisce il calo di tensione e l’aumento di un senso di tranquillità. La testimonianza L’esperienza di un docente di un istituto speciale che usa un labrador con i bimbi “Con Ida porto in classe i miei progetti pedagogici” A IL CONIGLIETTO ARIETE I coniglietti Ariete hanno un’indole molto docile e affettuosa. Con i ragazzi affetti da gravi disabilità psico-fisiche li inducono ad avere uno stato d’animo di calma e serenità. LA CAPRETTA NANA È un altro animale bene utilizzato in terapia grazie alla sua simpatia e al suo temperamento pacifico. Il suo carattere socievole e affettuoso ne fanno un ottimo animale da terapia. LA CAVIA PERUVIANA È un piccolo e grazioso roditore, dolce, socievole e simpatico. Emette un suono per rapportarsi sia all’uomo che ai suoi simili, per chiedere cibo, per fare le fusa e per ricambiare il suo affetto. L’ASSISTENZA L’attività assistita con animali (AAA) si ispira agli insegnamenti della terapista italiana Elide Del Negro nziché Pet Therapy preferisce chiamarla attività assistita con animali: AAA. Mauro Taglioni, 61 anni, docente alle scuole speciali di Lugano, propone da decenni dei progetti pedagogici che si avvalgono della presenza continua o saltuaria di animali in classe, prevalentemente cani. Nel suo lavoro si ispira agli insegnamenti di Elide del Negro di Verbania, specialista in Pet Therapy e autrice di due libri che descrivono la sua esperienza. “Il termine terapia appartiene alla medicina e implica il concetto di guarigione - dice Taglioni -. In realtà l’animale non guarisce nulla, ma con la sua presenza e il suo temperamento può dar luo- - sottolinea il docente -. È un rinforzo positivo e gratificante agli sforzi profusi dai bambini in ogni campo. Favorisce la presa di coscienza delle proprie emozioni, infonde fiducia in se stessi”. E Taglioni sa bene di cosa parla. Sin da piccolo aveva la passione per gli animali, oltre ad avere un piccolo zoo tutto suo, si offriva di portare a spasso i cani dei vicini. Intuisce al volo qual è l’animale più adatto. “Io utilizzo il mio cane, Ida, un labrador femmina. Non deve avere particolari doti, ma essere equilibrato, educato, docile e socievole. Perfettamente introdotto nell’ambiente in cui vive, dove si muove a suo agio e nel rispetto delle regole di convivenza “Con la sua presenza e il suo temperamento può creare delle relazioni intense” “Favorisce la presa di coscienza delle proprie emozioni e infonde fiducia” go a relazioni intense, gratificanti che a volte possono influire sugli schemi comportamentali. Sull’umore e l’attenzione, ad esempio, creando così situazioni favorevoli alla pratica di una terapia, piuttosto che all’assimilazione di un concetto scolastico. Intendo dire che un animale da solo non fa terapia, ma che occorre invece un progetto d’intervento che basato sull’attenta analisi dei problemi, sulle forze disponibili, sulla possibilità di stabilire nell’ambiente della classe una sana ed equilibrata relazione tra bambino, animale e docente”. Insomma, la presenza in classe di un animale che funge da “collaboratore” e si trasforma in un’opportunità aggiuntiva, un ulteriore supporto per i ragazzi con una disabilità mentale. “Il cane diventa una sorta di mediatore emozionale nel processo di costruzione della relazione interpersonale che esistono sia per gli uomini, sia per gli animali. Per far questo non è necessario alcun addestramento specifico, ma piuttosto molta attenzione verso le esigenze e i ritmi del cane. Bisogna permettergli di abituarsi alle nuove situazioni, di conoscere le realtà in cui si muove”. Il bambino impara soprattutto prendendosi cura di un animale. All’inizio, Taglioni aveva introdotto in classe un canarino. “Erano due e li ho utilizzati principalmente per insegnare l’accudimento delle bestiole - spiega -. Ricordo che un giorno è nato un canarino handicappato e un allievo, osservandolo, è riuscito per la prima volta a riconoscere il proprio handicap e a parlarne. È stata un’esperienza molto intensa che mi ha reso ancora più convinto dei benefici dell’AAA”. p.g. 20 tra animali lamoda parentesi Pastello City Uomo Sposa i nuovi colori pastello la felpa di Christopher Kane verde tenue e si abbina alla gonna di pizzo in tinta. La tuta lucida zippata di Emilio Pucci si porta nella vita quotidiana con il cinturone di pelle e i sandali. Giacchino techno anche per lui con interno color pastello azzurro, abbinato ai bermuda per Dirk Bikkembergs. Minigonne da tennis e sneakers lo “sporty” sfila sulle passerelle Per la bella stagione il genere sporty si veste di colori pastello e tessuti innovativi, si arricchisce di dettagli eleganti e femminili che lo rendono adatto ad ogni occasione, anche la più elegante. Il giacchino da baseball viene realizzato in satin e si porta con la gonna di pizzo. La tuta gym diventa lucida e glam indossata con i sandali. Il reggiseno olimpionico spunta da un abito sottoveste fiorato. Il nuovo completo sport abbina la felpa con il cappuccio alla gonna a ruota. Il bomberino in tessuto tecnico si ingentilisce grazie al pizzo nella versione di Iceberg. La maglia sportiva si indossa con la gonna nella sfilata di Moncler. In realtà sono veramente molte le collezioni in cui l’ispirazione sport è presente. Dai bomber oversize alle canottiere a rete e ai pantaloni con la coulisse di Gucci. Allo stile surf con pelle effetto neoprene e stampe hawaine di Tommy Hilfiger. Dalle felpe rigide con stampe jap di Iceberg al bomber oversize di seta di Yves Saint Laurent. Dalle sneakers in pelle di Lanvin all’abito mezza manica stile tennis Fay. Dal completo giacca e vestito in tessuto tecnico lucido verde menta Sacai al maxiabito con dettagli a righe di Lacoste. ginnico, atletico e competitivo che sempre più è parte integrante del mondo moderno. E poi diciamocelo i capi ispirati allo sport oltre che belli sono anche pratici e confortevoli. In più, e anche questo fattore non guasta, coprono e svelano dove ce n’è bisogno, slanciano la figura e valorizzando la silhouette. Lo dimostrano i top da ginnastica di Gucci, le tshirt oversize di Calvin Klein, le tute seconda pelle di Fay. LINDA D’ADDIO È la nuova costante dello stile, il genere sporty, che conquista sempre più adepti fra i fashion designer e per la strada. D’altronde è da parecchio che i capi, i tessuti e gli accessori, un tempo destinati a chi praticava attività fisica, fra le mura di una palestra, su un campo verde o all’aria aperta, sfilino con nonchalance sui red carpet delle griffe e siano entrati di diritto nel guardaroba giornaliero di uomini e donne. Ancora oggi il fashion utilizza tessuti ad alte prestazioni tecniche e si ispira ai pezzi chiave dell’abbigliamento delle diverse discipline. I capi si distinguono per praticità e comfort e sono adatti, guarda caso, ad affrontare ogni situazione, anche la più estrema. La nuova moda è pervasa da uno spirito agonistico e cerca di andare incontro alle esigenze della vita moderna e dei suoi ritmi frenetici, di offrire un aiuto a chi è costretto a destreggiarsi fra mille impegni come in una corsa ad ostacoli. Sarà probabilmente questo il motivo che ha indotto molti stilisti ad inserire nelle nuove collezioni primavera-estate lo stile sport, ammaliati dal fascino indiscutibile di uno spirito La tuta gym diventa lucida e glam se indossata con i sandali Il fenomeno non è assolutamente in discesa. Karl Lagerfeld, nell’ultima collezione couture di Chanel fa sfilare minigonne da tennis, giacchini da campionessa di scherma e naturalmente sneakers. Raf Simmons per la linea alta moda di Dior propone scarpine in neoprene ricamato. Non c’è dubbio dunque che lo sport influenzi in modo sempre più preponderante la moda e trionfa sulle passerelle non solo perché è pratico ma perché è anche sempre più bello da vedere e da indossare. Completo Giacchino con cappuccio abbinato alla gonna svasata, è il nuovo completo secondo Ports 1961. Se il micio si gratta e sanguina la terapia richiede più esami Scrivete Inviate le vostre domande al veterinario del Caffè stefano.boltri.doc@alice.it Potete scrivergli anche entrando nella pagina web del sito www.caffe.ch cliccando sulla rubrica “Qua la zampa” La domanda La risposta di Stefano Boltri E D gregio Dottore, vorrei brevemente spiegare a lei quello che accade al mio gatto, un maschio comune europeo di circa 6 anni che conduce la sua vita libero di andare e venire da casa a suo piacimento. La bella stagione è in arrivo e con essa anche i guai. Infatti da due anni a questa parte succede che il micio si riempie sul dorso e soprattutto sul collo di minuscoli granuli che a volte, se grattati, sanguinano. Il prurito sembra essere una costante e la pelle del gatto peggiora ogni anno di più. Vorrei avere un suo parere su quale possibile malattia abbia colpito il mio gatto; un suo collega è stato molto vago, parlandomi di svariate patologie che mi hanno confuso le idee. all’insieme di sintomi da lei descritti ritengo che il collega le abbia riferito trattarsi di quella patologia nota col termine di “dermatite miliare felina”. Descrive una dermatite papulo crostosa che colpisce il gatto. Purtroppo non si tratta di un insieme di sintomi riferibili ad una sola patologia, le cause infatti variano da caso a caso e quindi la diagnosi è il più delle volte complessa. Nel suo caso particolare, siamo in presenza di un soggetto che soggiorna sia in casa che fuori casa e che manifesta la sintomatologia a partire dalla primavera. Quindi è un soggetto che può avere contatti con animali randagi o selvatici ed inoltre ha la possibilità di reperire cibo non controllabile; infine è costantemente a contatto con i più svariati allegeni ambientali. Nel suo caso sarà quindi bene prestare attenzione alla presenza di parassiti che rappresentano la prima causa da escludere. Vi sono alcuni esami, anche semplici da eseguire, che permettono di escludere le presenza di tali indesiderati ospiti, quali tricogrammi, raschiati cutanei, esami citologici e esame con lampada di wood. Inoltre se si sospetta la presenza di un’ allergia si dovranno eseguire test intradermici e prove sierologiche. È bene anche seguire una prova dietetica che in questo caso implicherebbe un “cambio” delle abitudini di vita: per un paio di mesi il micio dovrebbe restare chiuso in casa e mangiare solo un determinato cibo. A seconda dello stato di salute attuale del gatto, soprattutto se in presenza di lesioni evidenti, la prima terapia da effettuare sarà volta proprio al controllo dei sintomi presenti, quindi antibiotici ed eventualmente antiinfiammatori se c’è prurito. La terapia antibiotica può variare di durata a seconda della gravità delle lesioni ed andare dai classici 7-10 giorni a svariate settimane; per quanto riguarda gli antiinfiammatori il discorso è analogo. Il successivo passso terapeutico andrà stabilito in base alla diagnosi eziologica. Così se è stata accertata la presenza di parassiti, ovviamente si procederà ad una terapia antiparassitaria adeguata ma soprattutto costante nel tempo. E non solo in estate! TTrekking Trek kking dei d W Walser a alser 20 2014 014 ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! !! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! !! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! IL CAFFÈ 20 aprile 2014 21 tra parentesi La famiglia La preferenza. Niente più veli sul più diffuso tabù familiare Finalmente i genitori confessano, il figlio prediletto esiste eccome PATRIZIA GUENZI I figli so’ piezz’ è core. Ma uno lo è di più. Inutile girarci intorno. Il figlio prediletto esiste. Nessun genitore lo ammette, ma le preferenze ci sono e ci sono sempre state. Proprio sul più comune non detto della vita familiare hanno indagato due docenti dell’Università di Nantes, Catherine Sellenet e Claudine Paque, nel libro “L’enfant préféré” (ed. Belin), il cui sottotitolo “Fortuna o fardello”, dà il là al contenuto: 55 genitori intervistati sia sui motivi che li spingono ad avere più simpatia per un figlio rispetto ad un altro, sia sulle conseguenze di questo atteggiamento per i figli. Certo, non significa che a uno si dà tutto e all’altro no, o che un figlio non lo si sgrida mai né lo si punisce mentre l’altro si piglia anche la dose del fratello. È qualcosa di molto più sottile. A tradire, a volte, un nomignolo, o anziché dire “il maggiore” o “la più piccola”, dirne il nome. Esem- pi di questo tipo sono dettagliatamente riportati nel libro. Come quella mamma che parla a lungo di François, Anne e di “Josephine, la mia principessa”. “Ogni genitore dovrebbe fare un atto di umiltà e ammetterlo - dice Ivan Battista, psicologo e psicoterapeuta, docente esperto presso la Scuola medica ospedaliera di Roma -. Solo così può correggersi o almeno compensare a questa sua mancanza”. Già, intanto le autrici hanno faticato non poco ad ottenere le “confessioni”. All’inizio del colloquio nessun genitore ha detto di avere preferenze. Alla fine, l’80% l’ha ammesso. Ecco perché, quando i figli accusano un padre o una madre di fare preferenze quasi mai hanno torto. Hanno invece intercettato minuscoli, ma eloquenti, segnali: il tono della voce, maggior tolleranza o la pietanza tanto amata da uno dei pargoli cucinata più di sovente. Si tende pure a preferire il figlio che più ci assomiglia, con lo stesso carattere, gli stessi tratti, quello che in fondo con- cretizza il nostro sogno di immortalità. Ma anche il bimbo bravo a scuola, che pone quindi meno problemi e che - spiegano molto bene Sellenet e Paque - non ci fa dubitare di essere dei bravi genitori. Ma i danni possono anche rivelarsi pesanti. “Il rischio è che il bimbo non prediletto sviluppi una personalità di tipo abbandonico - avverte Battista -, il che significa che sarà più ricettivo a qualsiasi discriminazione o piccolo atto che non tenga conto della sua sensibilità. Una latente frustrazione che, se non affrontata magari con l’aiuto di uno specialista, potrebbe trascinarsi per tutta la vita”. Se è certo che il figlio discriminato soffrirà, anche per quello preferito non saranno solo rose e fiori. Crescerà probabilmente più sicuro di sè, abile nel sedurre, dopo i genitori, docenti e superiori, ma pure oggetto della gelosia dei fratelli, patendo sensi di colpa. E da grande potrebbe pure fare più fatica a trovare una propria strada, per- ché sempre alla ricerca di conferme delle sue capacità e doti, intellettuali e fisiche. Ma non è ancora tutto. Il rischio è quello di creare un pessimo rapporto di fratellanza, di crescerli non solo litigiosi tra loro, ma quasi uno contro l’altro. In un’eterna competizione, una gara ad accaparrarsi la benevolenza di mamma e papà. Inutile dire che anche il figlio non prediletto passerà i suoi guai, riassunti con una definizione medica ben precisa: la sindrome Lfs (Less favored status, lo stato di meno favorito), che si manifesta con depressione, ansia, perdita dell’autostima e difficoltà varie ad affrontare la vita quotidiana. “L’ha descritta molto bene a suo tempo lo psicoanalista ungherese Michael Balint con il termine ‘basic fault’, ‘ferita primaria’ - nota Battista -. Discriminante e fondante per la personalità futura del ragazzo”. E allora magari vale la pena di mettersi in discussione, con l’aiuto delle domande riportate in basso. pguenzi@caffe.ch Q@PatriziaGuenzi Il test La somiglianza Tra i vostri figli ce n’è uno che sentite più vicino a voi. Forse perché vi somiglia, caratterialmente e fisicamente? Oppure lo vedete più delicato e sensibile? La tenerezza Concedete maggiori attenzioni a uno dei vostri figli perché pensate ne abbia più bisogno? O è perché vi ispira più tenerazza e quindi lo coccolate di più? Le attenuanti A uno dei vostri figli concedete più facilmente attenuanti? Uno di loro è una “simpatica canaglia”, combina pasticci e guai ma è più divertente? Il feeling Amate tutti i vostri figli allo stesso modo. Ma con uno di loro vi sentite più in sintonia, avete più feeling, trascorrete il tempo più volentieri? Lo svantaggio Uno dei vostri figli ha più bisogno del vostro aiuto, è oggettivamente più debole e svantaggiato? Perciò pensate abbia bisogno della vostra protezione? Il merito Siete disposti a fare e ad investire di più su uno dei vostri figli perché secondo voi dimostra di meritarlo? Con uno di loro è più facile andare d’accordo? IL CAFFÈ 20 aprile 2014 22 tra parentesi La tendenza La novità Un’App generosa con l’anima green F C ondividere, regalare, riciclare, prestare. Ma, soprattutto, non buttare. E le iniziative, reali e virtuali, si contano a decine. Interessante Pumpipumpe, nata a Berna e che nel dialetto locale significa “Prestami la tua pompa”. Dal sito dell’associazione, Pumpipumpe.ch, si ordinano gratuitamente degli autoadesivi da incollare sulla propria cassetta delle lettere. In questo modo, vicini di casa, ospiti o passanti vedono quale oggetto potrebbero farsi prestare. Stessa filosofia per GiftMeApp, nata da un’idea di alcuni giovani che hanno messo a punto un’App generosa... con l’anima green (vedi articolo a fianco). E per fare posto negli armadi o nelle cantine, in soccorso arrivano anche iniziative comunali, come quella di qualche tempo fa a Mendrisio dove l’Ufficio delle attività giovanili ha promosso uno scambio di abiti. Tutte idee preziose per l’Associazione delle consumatrici della Svizzera italiana (Acsi): “Incentivano l’aiuto reciproco e riducono i rifiuti”, nota la segretaria generale Laura Regazzoni Meli. Pumpipumpe è una sharing community che offre una scelta infinita di oggetti in prestito: dai Corbis Non buttare niente ma condividere, il nuovo stile di vita robot da cucina ai forni per raclette, dalle bilance alle seghe elettriche, ma anche attrezzi da giardino, computer, telescopi, giocattoli, carrozzine, bici, gameboy... Un modo come un altro, anche, per socializzare e fare nuove conoscenze. Obiettivo pure del comune di Mendrisio che ha organizzato lo scambio di abiti. “C’erano un po’ di ragazzi, curiosi e interessati - spiega la responsabile dell’Ufficio delle attività giovanili Giorgia Müller -. L’iniziativa Da Lugano a Berna a Mendrisio, reale o virtuale, lo scambio è ormai una moda è servita anche per spiegar loro l’importanza del riciclo, dando così agli oggetti una seconda vita. Sono stati momenti di condivisione molto apprezzati in cui i giovani hanno potuto confrontarsi e discutere”. E, quanto a condivisione, ne sanno qualcosa i responsabili dell’Acsi: “Organizziamo sempre con successo uno scambio dell’usato in una ventina di località, in concomitanza con la raccolta di rifiuti ingombranti, anche per evitare che oggetti ancora in buono stato finiscano nei rifiuti - spiega Regazzoni Meli -. Abbiamo anche un mercatino dell’usato e qui a farla da padrone sono i vestiti per bambini e neonati; ne abbiamo tantissimi e invitiamo le mamme a farci visita nei nostri centri di Locarno, Giubiasco, Balerna e Bioggio”. Un’occasione per fare dei buoni affari, portandosi a casa anche oggetti pressoché nuovi. E che il second hand piaccia lo confermano il numero di negozi dell’usato. Ed è soprattutto nel Locarnese che questi punti vendita hanno fatto boom. Se vent’anni fa questo fenomeno era pressoché inesistente, ora i clienti sono tantissimi. Ma non solo persone che devono fare i conti con un budget familiare risicato, anche collezionisti e amanti del genere. Pionieri e new entry si fanno concorrenza, con l’intento di dare una nuova vita a tanti oggetti. Intanto, la raccolta di vestiti dismessi è da tempo diventata un vero business. Il numero uno è Texaid, tallonata da I-Collect. Ma anche H&M, ha messo in piedi una raccolta abiti usati nei suoi punti vendita perché, spiega, la moda non merita di finire nei rifiuti. o.r. otografare, postare l’immagine sull’applicazione del telefonino, aspettare l’interessato e regalare. Ecco trovato un altro modo per agevolare il concetto di riuso, ma anche della condivisione, attraverso un’App messa a punto da alcuni giovani amanti della green economy, una piattaforma che permette di rimettere in circolo le cose. “Perché buttare se un oggetto potrebbe ancora fare comodo a qualcun altro?”, si chiede Federico Parli, uno dei due fondatori di GiftMeApp. Il concetto è molto semplice. Un’App generosa con l’anima green. Quindi donare per dare una seconda vita alle cose, con un occhio all’ambiente. “Tre semplici clic sullo smartphone o il tablet e il gioco è fatto - semplifica Parli -. Ognuno di noi può e deve contribuire a ridurre i rifiuti. Tantissimi gli amanti del riuso e, soprattutto, della sostenibilità. Ma quello che proponiamo noi è anche un modo intelligente per liberarsi di tutte le cose stipate in cantina o di quei regali inutili accumulati anno dopo anno e di cui non sappiamo cosa farcene”. FEDERICO PARLI Il progetto di Architetto, è uno Parli e compagni è dei fondatori di GiftMeApp destinato ad ampliarsi. All’orizzonte, un interessante sviluppo multimediale per un modo di vivere con meno sprechi e più attento all’ambiente. “Stiamo collaborando con un’associazione italiana per creare un format-tv. Consentire, ad esempio, di recuperare il necessario per realizzare l’arredo di un bar, o di un ufficio... Insomma, potrebbe essere un'occasione per iniziare a promuovere una ‘nuova economia’ partendo da un oggetto apparentemente senza futuro e senza più alcun valore apparente”. o.r. Nljglc amlqcel_ ep_rsgr_. Man_dÏ aml uuu.bmqcl‘_af.af jmpm _ppgt_ j^cqr_rc. &(*#(! %"’$+ 1 413 124 ' Lgqsp_ 25 ¤ 31 ' ;>9C: 1 413 226 ' Lgqsp_ 25 ¤ 30 ' ;C9C: 1 413 128 ' Lgqsp_ 25 ¤ 30 ' ;C9C: 1 413 165 ' Lgqsp_ 25 ¤ 30 ' ;C9C: 1 413 243 ' Lgqsp_ 26 ¤ 31 ' ;C9C: IL CAFFÈ 20 aprile 2014 leauto 23 SULLE STRADE DEL MALCANTONE Rivivere la mitica corsa all’oro tra miniere e sogni di ricchezza Alla scoperta di due piccoli musei con una wagon economica T I C I N O D lLu ga no tragitto 17.6 km Se ss a Il museo della miniera Il “Piccolo museo” di Sessa opo aver provato la nuova station wagon della Dacia Logan non è difficile esprimere un giudizio positivo. Una vettura che sorprende e merita una prova su strada perchè solo così si possono capire le sue qualità soprattutto se consideriamo quanto offre e a che prezzo. Infatti per meno di 18’000 franchi, per l’esattezza 17’080, nella versione Laurèate si propone con alcuni accessori supplementari, come il sistema di navigazione e di regolazione dell’impianto audio con i comandi al volante, il regolatore della velocità, i sensori posteriori, la ruota di riserva e i cerchi in lega leggera da 15 pollici. Un equipaggiamento più che sufficiente per chi ricerca in un’automobile un buon compromesso senza spendere troppo. Il secondo aspetto a vantaggio del modello è certamente la sua offerta di spazio. Lunga 4,49 m la Logan Mcw ha un bagagliaio dalla lunghezza di carico di 2,7 m e con una capacità variabile da 573 a 1.518 litri. Per una famiglia, un artigiano o un rappresentante sono più che sufficienti. La terza sorpresa è rappresentata dalle prestazioni del suo motore. Sulla carta l’economico tre cilindri turbodiesel di 898 cc po- trebbe far arricciare il naso eppure, quando siete al volante, vi accorgerete subito che i 90 cavalli, con un valore di emissioni di Co2 pari a 116 g/km, sono sufficienti per affrontare con disinvoltura le nostre strade. Tre punti di forza inaspettati che scopriamo sulla strada del nostro itinerario per la visita di due musei a Sessa nel Malcantone; quello della miniera d’oro e quello etnografico, noto con il nome di “Piccolo museo”. Eh si, La scheda Dacia Logan MCV Motore 3 cilindri turbodiesel Cilindrata (cc) 889 Cambio manuale 5 marce CV 90 Coppia max. 135 Nm a 2’500 g/min 0-100 km/h (s) 11,1 Velocità massima (km/h) 175 Consumi (l/100 km) ca. 6,0 Prezzo base 14’150 .– una volta in Ticino si viveva una vera e propria corsa all’oro. “Piovono come manna dal cielo le miniere aurifere e argentifere e ben presto i circoli sociali di Sessa Magliasina divennero la nuova California”, scriveva in una lettera, nel 1858, il Commissario di Lugano al Consiglio di Stato . Una testimonianza dell’entusiasmo che aveva suscitato l’apertura delle prime miniere d’oro malcantonesi nella seconda metà del XIX secolo. Per la visita il sabato e la domenica dalle 16:00 alle 18:00 prendete contatto con il conservatore Giuseppe Zanetti (Tel 091 608 19 39). Il museo della miniera è un’interessante testimonianza anche per i ragazzi. Situato nella “Cà du Lol” presenta la storia dell’estrazione dell’oro in Ticino, iniziata verso la metà del 1800, quando vennero trovate due grosse pepite nel torrente Magliasina. Arricchito da una sostanziosa documentazione e numerosi oggetti, il museo ricorda anche i sacrifici dei minatori per assicurare un sostegno alle loro famiglie. Un pomeriggio diverso che stimola la riflessione anche nel viaggio di ritorno con la Dacia Logan station wagon. Il modello, nato dalle sinergie con il marchio Renault, dimostra che si può avere un’ auto, con tutto quello che è veramente necessario, a un prezzo vantaggioso. s.p. Per la prima volta il tettuccio in tessuto e il lunotto in vetro si aprono e si chiudono automaticamente in soli 19 secondi La classica Porsche Targa rinasce in chiave moderna EUGENIO SAPIA U n classico che rinasce e che viene reinterpretato in chiave moderna. Ecco la nuova Porsche Targa, una vettura diventata ormai un’icona con un nome ispirato alla storica gara automobilistica “Targa Florio”. Al pari del leggendario modello originale, anche l’ultima versione è contraddistinta dal classico roll-bar (che funge da protezione in caso di ribaltamento) al posto dei montanti centrali, da una parte di tetto apribile sopra i sedili anteriori e da un lunotto avvolgente privo di montanti posteriori. Ma la vera novità di questa nuova generazione è senz’altro rappresentata dal tetto completamente automatico. La capote - composta da due elementi mobili (un tettuccio in tessuto ed un lunotto in vetro) - viene chiusa ed aperta in soli 19 secondi, premendo semplice- imotori mente un pulsante (per motivi di sicurezza la vettura deve essere ferma). Questo sistema, in pratica, ripiega e fa sparire il pannello del tetto nel vano situato sotto i sedili posteriori. A livello estetico la nuova Targa, disponibile unicamente con trazione integrale, si riconosce so- te, come sempre quando si guida una Porsche, particolarmente emozionante e straordinaria. E a proposito di guida, per offrire la possibilità di viaggiare a cielo aperto in ogni stagione, gli ingegneri di Porsche hanno studiato a lungo l’aerodinamica della Torna in bella vista anche il “rollbar” , vero marchio di fabbrica Trazione integrale e più larghezza al posteriore per un’auto muscolare prattutto dalla parte posteriore, ampliata di 44 millimetri, dove spicca il fanale orizzontale sotto lo spoiler che collega gli altri due gruppi ottici. Il design, con linee muscolose quanto basta , dà il senso di una vettura sportiva, ma anche ben piantata al suolo (grazie all’ampia carreggiata dell’asse posteriore) e sicura. Caratteristiche che si ritrovano al volan- vettura (la cui carrozzeria si basa su quella della 911 Carrera 4 cabriolet), in modo da ridurre al minimo la dispersione del calore nell’abitacolo e la sua rumorosità (lo stesso vale nel caso in cui il tetto è chiuso). In vendita da maggio 2014, la nuova Targa è disponibile con un motore boxer di 3,4 litri con 350 Cv di potenza, oppure con un propulsore da lacapote leprestazioni Il comportamento della nuova Targa su strada è praticamente perfetto: le curve si affrontano con una stabilità davvero impressionante in tutte le modalità anche grazie alle sette marce. La nuova Targa è disponibile con un motore boxer di 3,4 litri con 350 Cv di potenza, oppure con un propulsore da 3,8 litri e una potenza di 400 Cv nella versione 4S, più sportiva. Il rapido sistema di apertura e chiusura della capote, in pratica, ripiega e fa sparire il pannello del tetto nel vano situato sotto i sedili posteriori. Per sicurezza a vettura ferma. 3,8 litri e una potenza di 400 Cv nella versione 4S. Entrambi sono abbinati ad un cambio a sette marce e ad uno automatico a doppia frizione (ottenibile come optional), anch’esso a 7 rapporti. Il comportamento della nuova Targa su strada è praticamente perfetto: le curve si affrontano con una stabilità davvero impressionante (in modalità normal, come pure in modalità sport o addirittura sport plus), il cambio è sempre veloce e perfetto. Contenuti tutto sommato i consumi che, secondo la casa tedesca, si attestano a mediamente a circa 10 litri ogni 100 km. Curati ed eleganti, come sempre, anche gli interni di questa “2+2”, equipaggiata con sedili ergonomici e sportivi. Un gran bel piacere, insomma, viaggiare a bordo di questa 911, acquistabile ad un prezzo base di 148’200 franchi per la Targa 4 e 165’500 per la 4S. In breve La Bmw Il futuro è già cominciato. È nella nuova Bmw i8 con un motore a combustione e uno elettrico con tecnologia Plug-in, controllo dei flussi di energia, e trazione integrale. La nuova Bmw i8 si può scoprire in esclusiva sabato 26 aprile 2014, dalle 9 alle 13 al Garage Emil Frey a Lamone. La VW La Golf (40 anni) è il modello Volkswagen più costruito di ogni tempo.Con oltre 600.000 esemplari,è la vettura in assoluto più venduta in Svizzera da 38 anni a questa parte. In autunno sarà lanciata la nuova Golf Gte con trazione ibrida Plug. IL CAFFÈ 20 aprile 2014 25 parentesi tra La musica OMAR RAVANI U do Lindenberg come Vasco Rossi. Due icone della musica. Il primo ospite a Moon & Stars di Locarno il prossimo 11 luglio in Piazza Grande - di quella teutonica, Blasco di quella italiana. In comune una carriera costellata da successi e una vita vissuta a cento all’ora, prima di rallentare considerevolmente quando l’anagrafe ha cominciato a farsi sentire. Entrambi però sono praticamente sconosciuti al di fuori delle rispettive aree linguistiche, perché le loro emozioni le esprimono esclusivamente nella loro lingua. Lo conferma un “esperto”, come Alain Scherrer, frontman della ‘Tribute band’ Vasco Jam. “Artisti come Udo e Vasco sono talmente introspettivi e intensi nei loro testi che si perderebbero se dovessero scrivere in un’altra lingua”. Lindenberg e Rossi, un destino anche nel nome. Entrambi con un cognome qualunque, Udo Lindenberg “ È il Blasco in salsa tedesca, un artista che ti entra dentro” TiPress Le due icone del rock viste dal cantante Alain Scherrer della band Vasco Jam LA STAR Udo Lindenberg; sotto, Alain Scherrer, frontman di una delle “Tribute band” più longeve di Vasco Rossi ma con una carica assolutamente unica. Una cosa però li differenzia, se Vasco Rossi non ha mai voluto sbilanciarsi politicamente, il suo omologo tedesco ha in più di un’occasione ribadito di essere un artista che trae la sua ispirazione proprio dalle ideologie di sinistra. Vasco invece è sempre stato trasversale, non si è mai espresso su questi temi. “Forse per ciò è diventato un cantante intergenerazionale, riuscendo a sopravvivere alle mode temporanee”, sottoli- nea Scherrer. Una carriera pluridecennale quella dei due artisti, che ha sempre fatto il tutto esaurito durante i concerti. Un pubblico, il loro, che va dall’adolescente all’over cinquanta. “Proprio così, i due si ‘somigliano’ anche in questo - riprende Scherrer -. Infatti, alle nostre esibizioni assistono anche dei ragazzini che cantano canzoni nate quando loro ancora non erano venuti al mondo”. Diciamolo, è la forza dei grandi artisti. Lindenberg, figlio della pro- vincia come il rocker di Zocca, ha però ancora più frecce creative nel suo arco. Non solo è cantante e compositore, ma pure scrittore e pittore. Con uno stile musicale che arriva dritto al cuore di chi l’ascolta. “Ed è proprio questo il merito dei grandi interpreti: sapere condensare il loro pensiero in poche parole nota Scherrer -. I grandi cantanti non ti arrivano solo alle orecchie, ti entrano dentro, ti colpiscono allo stomaco”. Si dice spesso che i veri artisti riescono a varcare i confini della propria produzione per diventare una sorta di ambasciatori. Ed è stato proprio il caso di Lindenberg, uno dei pochi autori che tentò di esibirsi oltre la “cortina di ferro”, quando il muro di Berlino ancora c’era, simbolo fisico della differenza di due realtà. Nel 1984 sembrava cosa fatta, ma una canzone suscitò il disappunto dell’allora regime comunista. Così, la prevista tournée nella Ddr fu annullata. Un duro colpo per Udo, che aveva espresso in più di un’occasione la volontà di andare a cantare presso i “cugini”. Dovette rimandare tutto al dopo 1989. Tuttavia, questo non gli impedì, un anno prima, nel 1988, di esibirsi in un memorabile concerto tenuto al Reichstag di Berlino Ovest in compagnia di artisti del calibro di Michael Jackson, dei Pink Floyd e dell’icona del rock tedesco Nina Hagen. Sebbene negli ultimi anni Lindenberg non abbia più prodotto nuovi album, appoggiandosi alla sua già sterminata produzione musicale, composta da una trentina di album realizzati in studio dai primi anni settanta sino al 2008, continua però ad esibirsi in concerti live. E festeggerà il suo primo mezzo secolo di carriera artistica proprio a Locarno. L’occasione, ancora una volta grazie a Moon & Stars, di far vivere la grande musica in Piazza Grande. oravani@caffe.ch Q@OmarRavani Il cartellone di Moon & Stars 2014 10 LUGLIO 11 LUGLIO Laura Pausini Udo Lindenberg 12 LUGLIO Bligg Special Guest: Sido 14 LUGLIO Dolly Parton 15 LUGLIO 16 LUGLIO 17 LUGLIO Jack Johnson James Blunt Negramaro Special Guest: Kodaline Special Guest: Zaz Special Guest: Jessie J. PREVENDITA IN CORSO 18 LUGLIO Backstreet Boys 19 LUGLIO Sunrise Avenue Special Guest: Family of the Year LEGUIDE &GLIITINERARI Pagina a cura di AutoPostale Svizzera SA Ci sono pochi luoghi al mondo come Santiago di Compostela, crocevia di fede e di popoli, epicentro di una terra in cui batte forte il cuore della storia e della devozione. AutoPostale organizza un viaggio nella Spagna Nord Occidentale per scoprire un mondo intimo e suggestivo, un itinerario da gustare passo dopo passo su quelle vie che hanno calcato i fedeli nei secoli. Dal 7 al 15 giugno viene offerta un’occasione unica per un’esperienza indimenticabile. Prima tappa a Narbonne, città dalle profonde radici storiche, essendo stata la prima colonia di diritto romano, al di Informazioni e prenotazioni: AutoPostale Svizzera SA Regione Ticino Viaggi e Vacanze 6501 Bellinzona Tel. +41 (0)58 448 53 53 fax +41 (0)58 667 69 24 vacanze@autopostale.ch www.autopostale.ch Una splendida giornata nel cuore della Svizzera Santiago di Compostela e i luoghi di fede Avete mai provato a respirare l’aria pura di campagna, godendovi il paesaggio comodamente seduti su un mezzo di trasporto speciale? Tutto ciò è possibile sulle carrozze, trainate da cavalli, di Weggis, nella piccola e graziosa località turistica sul Lago dei Quattro Cantoni, 435 metri di altitudine, ai piedi del Rigi, una delle montagne più famose della Svizzera centrale. Quiete e relax sono le parole d’ordine di questo luogo che è stato citato anche dallo scrittore Marc Twain che, nel 1897, dichiarò che Weggis era il luogo preferito tra quelli in cui era stato. Ciò che stupisce, oltre al panorama, è il clima della zona, molto mite, con un numero particolarmente elevato di giornate di sole. Poi c’è il föhn, il vento discendente caldo e secco, che in certi giorni permette di spaziare su un orizzonte sconfinato. Una volta arrivati a Weggis con l’autopostale, si scende dal pullman e si sale sulla carrozza, cullati dal ritmo degli zoccoli dei cavalli. In Viaggio di AutoPostale alla scoperta della Spagna Nord Occidentale, ripercorrendo le vie dei pellegrini fuori dell’Italia. Poi c’è Saint-JeanPied-de-Port, affascinante porta d’ingresso del Cammino. Si prosegue per Pamplona, famosa per la Festa di San Firmino e luogo molto suggestivo grazie alla cattedrale, al municipio, a Plaza del Castillo che tanto amava Hemingway per la vivace atmosfera. Cena libera per poter vivere al meglio lo spirito della città. Ma le località di Puente de la Reina, Logrono e Santo Domingo de la Calzada attendono. Tra il labirinto delle strade medievali si nasconde un patrimonio tra cui le antiche mura e la cattedrale alla quale é legata l’antica leggenda del "gallinero", un’opera gotica in pietra policroma. Per i pellegrini parte da qui la prima tappa del cammino di 6-8 chilometri. Ma sono ancora tante le bellezze da svelare prima di arrivare a Santiago: Burgos conserva un interessante centro storico e una splendida cattedrale gotica, Fromista con la sua abbazia, Carrion de Los Condes e Leon. La tappa per i pellegrini è sempre di 6-8 chilometri con menzione particolare per la Casa de Botines, progettata da Antoni Gaudì, e la cattedrale di Santa Maria de la Regia. L’antichissimo luogo di culto di Astorga è un’altra perla del viaggio che passa dall’antica Asturica Augusta, così la chiamavano i romani, punto di congiunzione tra via Traiana e via de la Plata. Si prosegue per O’Cebreiro e Portomarin con terza tappa a piedi, ancora di 6-8 chilometri. Ed ecco finalmente Santiago de Compostela con la stupenda cattedrale dove è conservata la tomba di San Giacomo. Sembra di essere in un’altra Il programma Santiago di Compostela Data: 7 – 15 giugno 2014 Prezzo: Chf 1’850.- per persona in camera doppia Partenza: 06.00 Biasca Ffs, 06.00 Locarno Ffs, 06.30 Bellinzona Ffs, 07.00 Lugano Ffs (lato buffet), 07.20 Mendrisio Ffs, 07.30 Chiasso Ffs dimensione passando per Plaza Praterias o Plaza de Obradoiro, naturale approdo dei pellegrini e luoghi di mistica bellezza. Imperdibile la suggestiva messa del pellegrino che si celebra a mezzogiorno. Ma il viaggio non è finito perché resta da andare alla scoperta di Bilbao, caratteristica città basca che ospita il museo Guggenheim dove è prevista una visita guidata. Ancora c’è San Sebastian, sul Mar di Cantabria, ideale per una passeggiata nel centro storico per assaggiare i tipici Pintxos, gustosi stuzzichini che accompagnano l’aperitivo. Ultima tappa del tragitto di rientro verso il Ticino, la città medievale di Carcassonne situata sulle sponde del fiume Aude. un’ora si raggiunge una distilleria dove si possono conoscere i metodi di realizzazione e d’invecchiamento di grappe e liquori in uno scenario incantevole, tra alte montagne, pascoli e profumi di erbe di bosco. Il pranzo è in un agriturismo, mentre nel pomeriggio si torna a Weggis in carrozza per riprendere l’autopostale diretto in Ticino: una pausa nel ritmo frenetico della vita, un modo per essere sempre in sintonia con il mondo e con la natura, grazie ad AutoPostale che organizza questa gita il 25 maggio. Il programma Weggis Data: 25 maggio 2014 Prezzo: Chf 178.- per persona Partenza: 07.00 Chiasso Ffs, 07.10 Mendrisio Ffs, 07.30 Lugano Ffs (lato buffet), 07.30 Locarno Ffs, 08.00 Bellinzona Ffs, 08.30 Biasca Ffs Bellinzona centro Afittasi ufici e appartamenti di prestigio lacalla.ch Consulca: 091 821 12 62 Stazione FFS Nuovo svincolo autostradale Palazzo del Governo Tribunale federale Nuova fermata ferroviaria IL CAFFÈ 20 aprile 2014 27 Cantone per cantone ecco tutti gli itinerari L’iniziativa tra parentesi 22.05.-25.05.2014 BASILEA St. Jakob 17.07.-20.07.2014 SOLETTA 08.05.-11.05.2014 LUCERNA Messe Luzern Pilatusmarkt Kriens 24.07.-27.07.2014 BIENNE Ecke Nidaugasse / Dufourstrasse 16.10.-19.10.2014 WINTERTHUR Technorama 29.05.-01.06.2014 ZURIGO 23.10.-26.10.2014 Sihlcity SAN GALLO Gallus-Markt 05.06.-07.06.2014 GLARONA Zaunplatz 15.05.-17.05.2014 BERNA Stade de Suisse 18.05.-18.05.2014 Bern Expo 28.08.-31.08.2014 NEUCHÂTEL 10.07.-13.07.2014 ALTDORF / SCHATTDORF Tellpark 31.07.-03.08.2014 THUN Aaarefeldplatz 04.09.-07.09.2014 COIRA Obere Au 03.07.-06.07.2014 ST. MORITZ Via Gian 55 25.09.-28.09.2014 LOSANNA 21.08.-24.08.2014 SAANEN Eisbahn Gstaad 02.10.-05.10.2014 BRIGA 09.10. - 12.10.2014 11.09.-14.09.2014 SION Zaunplatz 18.09.-21.09.2014 Zaunplatz 18.06.-22.06.2014 LOCARNO 12.06.-15.06.2014 GINEVRA 26.06.-29.06.2014 LUGANO Ve la faccio vedere io la EZIO ROCCHI BALBI D a Ginevra a San Gallo, da Basilea a Lugano, tra qualche mese la Svizzera avrà un’immagine completamente nuova. O meglio, ognuno potrà elaborare un inedito “biglietto da visita” del Paese, evitando stereotipi e caratterizzazioni istituzionali, arricchendo la “sua” Svizzera con itineari, paesaggi, fotografie digitali, descrizioni e una storia da raccontare. Il tutto a bordo di una specialissima “media-mobile”, un’auto Mazda dotata di un sistema multimediale degno di un film di fantascienza. La casa automobilistica di Hiroshima, infatti, metterà a disposizione dieci vetture diverse - da ritirare in 21 località differentidotate di telecamere “streetview” in grado di riprendere, con una visuale a 360 gradi, il proprio, personalissimo itinerario. Il resto lo faranno i partecipanti all’iniziativa che, dopo aver proposto il loro “reportage” sul sito di Voilà 10 Media-mobile Dieci vetture Mazda diverse a disposizione, dotate di speciali telecamere Streetview, collegamento Wlan, navigatore satellitare e due action-cam Un’immagine inedita del Paese rivelata con il taglio personale delle telecamere di “Streetview” Svizzera ma Suisse, all’indirizzo www.voila-ma-suisse.ch potranno documentare, fino ad ottobre, un itinerario lungo al massimo 30 km, spaziando per il territorio prescelto. “Il progetto ha l’ambizione di completare la visione geografica della Svizzera, integrandola con contenuti ed esperienze personali in grado di parlare al cuore – spiega Giuseppe Loffredo, direttore delle relazioni esterne di Mazda Suisse -. Gli svizzeri andranno alla scoperta di persone o località non convenzionali, fuori dagli schemi, con uno spirito ‘challenger’. Lo scopo è offrire all’opinione pubblica la possibilità di costruirsi un’immagine completamente nuova del Paese e passo dopo passo, immagine dopo immagine, storia dopo storia, tutti questi tasselli contribuiranno a darne un quadro emotivamente più ampio e suggestivo”. L’importante, oltre a sfoggiare una cospicua dote di fantasia ed originalità, è non 30 Chilometri Ogni partecipante all’iniziativa potrà documentare, fino ad ottobre, l’itinerario scelto lungo il percorso, ma coprendo al massimo trenta chilometri farsi spaventare dall’attrezzatura spaziale della media-mobile a disposizione. Ogni vettura, è dotata, infatti, di “action cams” per le riprese on the road, navigatori satellitari Garmin di ultima generazione e un’interfaccia Wlan, che consente di collegare la videocamera con il proprio smartphone e gestire il tutto con l’apposita App. Va da sè che l’auto multimediale dispone di anche di Gps, bussola e barometro in modo tale che tutti i dati di altezza e posizione possono essere integrati direttamente nel video. “Voilà ma Suisse”, in ogni caso, lascia aperta ogni possibilità per costruire il puzzle delle bellezze più nascoste del Paese anche a chi non ha la patente. Chiunque può raccontare la sua storia e caricarla sulla cartina online. Ma chi viaggerà in auto attraverso il Paese, nelle aree delle ventuno località inizialmente proposte dal progetto, e tenendo gli occhi ben aperti potrà scopri- 21 Località Da Ginevra a San Gallo, da Basilea a Lugano, l’iniziativa “Voilà ma Suisse” si svolgerà in tutta la Svizzera partendo da ventuno località diverse, due in Ticino 360 Gradi Le speciali telecamere streetview offrono visioni panoramiche lungo le strade a 360° gradi in orizzontale e a 290º in verticale La visione stradale Il tour interattivo si è trasformato in un videogame C on il mouse clicchiamo sull’omino giallo che appare sullo schermo, lo “trasciniamo” sul punto desiderato, e virtualmente possiamo tranquillamente attraversare la Quinta Strada di New York o guardare da vicino le lussuose vetrine di Place Vendôme a Parigi. Possiamo anche toglierci lo sfizio di vedere dove abitano i nostri parenti e amici o verificare se effettivamente quell’alberghetto che abbiamo prenotato per le vacanze è a cento metri dalla spiaggia come dichiarato. La rivoluzione, che ha fatto cestinare tutte le cartine stradali che conservavamo con cura, è iniziata sette anni fa, quando Google Street View ci ha permesso di vedere su qualsiasi display parti di varie città del mondo a livello del terreno. Una visione panoramica a 360° gradi in orizzontale e a 290º in verticale lungo le strade che dà la sensazione di muoversi all’interno di un videogame iperrealistico. E usando lo “zoom” ti avvicini al portone di una casa, al punto di poter pigiare sul citofono! Il più grande motore di ricerca web del mondo ha iniziato con alcune località degli States, poi Paese dopo Paese ha ricreato la mappa interattiva più incredibile della Terra. Un’operazione fantascientifica accolta prima con stupore, poi con sospetto visto che le speciali “google-car” - con fotocamere Dodeca 2360 sul tetto, dotate di 11 obiettivi a 360 gradi - erano in grado di riprendere tutto al loro passaggio. Una lesione della privacy, secondo le leggi di molti Paesi, che ha costretto la casa di Mountain View a correre ai ripari “pixelando” i volti delle persone inquadrate, le targhe dei veicoli e operando non poche censure su varie situazioni immortalate involontariamente lungo il cammino. Un cammino comunque inarrestabile, visto che in aree pedonali, parchi e strade non percorribili su quattro ruote sono usate delle biciclette, le “Google Bikes”. E se non basta, anche a piedi col casco-telecamera in testa, come è successo ai Castelli di Bellinzona raggiunti dall’occhio indiscreto Google Street View nell’estate del 2011. re angoli particolari, persone sorprendenti o semplicemente una Svizzera completamente diversa. E chi, meglio dei ticinesi, sono veri e propri esperti della loro regione? Tutti hanno i loro luoghi o angoli nascosti che pochi frequentano, ma che risultano preziosi: il punto più panoramico, il tratto di strada più entusiasmante o – perchè no? - l’esperienza gastronomica più autentica. Insomma, vale tutto pur che renda un’immagine inedita della Svizzera ai nostri occhi. “Ogni tratta di Voilà ma Suisse, inoltre, potrà essere personalizzata ‘battezzandola’ con il nome o la descrizione della persona che l’ha realizzata – aggiunge Loffredo -. La tournée inizierà a maggio e in questo progetto fuori dal comune ognuno può partecipare condividendo il proprio sguardo sul Paese. Possiamo scoprire, o riscoprire, luoghi poco frequentati che meritano una capatina o delle curiosità finora riservate a pochi intimi”. erocchi@caffe.ch Q@EzioRocchiBalbi 6 Modelli In occasione dell’iniziativa Mazda ha varato la serie speciale "Voilà ma Suisse Editions” che vedrà a disposizione tutta la gamma: dalla Mazda 2 alla Mazda 5, fino alla Mazda Cx-5 I NUMERI 28 IL CAFFÈ 20 aprile 2014 La donna, per la sua predisposizione ormonale soffre di depressione più dell’uomo. Due donne per ogni uomo tra parentesi +65 BenEssere Una mimica più felice migliora l’umore. Vedersi con meno segni sul volto allevia i sintomi di una patologia psichica La depressione colpisce soprattutto la popolazione anziana over 65 40-50 Depressione ko con lo psicologo e un po’ di botox Nella fascia di popolazione anziana femminile la depressione colpisce soprattutto tra i 40 e i 50 anni 80% L’80 per cento dei pazienti ha una ricaduta nel corso della vita nonostante i precedenti trattamenti CRISTINA GAVIRAGHI C he felicità guardarsi allo specchio e vedersi più giovani, senza quelle zampe di gallina che segnano il volto e testimoniano gli anni che passano! Certi trattamenti estetici sono un vero aiuto per chi non accetta di vedere sul viso lo scorrere del tempo, ma un noto trattamento per attenuare le rughe potrebbe fare molto di più per chi ha disturbi psichici anche più seri. La tossina botulinica di tipo A, nota a tutti come Botox, potrebbe essere d’aiuto nella terapia della depressione. Se ne parla già da qualche anno con piccoli studi pilota condotti in vari laboratori ed Eric Finzi, dermatologo del Chevy Chase Cosmetic Center, insieme a Norman Rosenthal, psichiatra alla Georgetown Medical School, ha pubblicato sul Journal of Psychiatric Research una nuova ricerca in cui si mostra come la somministrazione del Botox riesca ad alleviare la sintomatologia depressiva. Lo studio è stato condotto su 72 pazienti depressi trattati, tra le arcate sopraccigliari, o con un’iniezione di tossina botulinica o con un placebo e seguiti per sei settimane. “Oltre la metà di chi aveva ricevuto il trattamento estetico - dichiara Finzi -, ha mostrato una riduzione dei sintomi depressivi rispetto a solo il 15% di chi faceva parte del gruppo di controllo”. E non si trattava di un miglioramento trascurabile visto che la diminuzione dei disturbi, quantificata con un’ap- posita scala di valutazione, è stata stimata intorno al 47%. Risultati che confermerebbero quelli già rilevati da Finzi nel 2006 su un numero inferiore di pazienti e sovrapponibili a quelli ottenuti da un gruppo di ricercatori texani che hanno presentato uno studio analogo al meeting dell’American Academy of Dermatology. Ma perché togliersi qualche ruga aiuterebbe a essere meno depressi? È solo questione di sentirsi più felici perché ci si vede più giovani? In realtà la depressione vera e propria ha ben altre radici che il non gradire Certi trattamenti estetici sono un vero aiuto per chi non accetta le rughe e vuol sembrare più giovane il proprio volto segnato dal tempo e i ricercatori, per spiegare gli effetti positivi del Botox su questa patologia, chiamano in causa una teoria di vecchia data: la teoria del “feedback facciale”. Si tratta di una tesi elaborata alla fine del 1800 dallo psicologo statunitense William James che ritiene le espressioni del volto responsabili delle emozioni che proviamo. In poche parole non sorridiamo perché siamo felici, ma siamo felici perché sorridiamo, così come non piangiamo perché Questo amore siamo tristi, ma siamo tristi perché piangiamo. La tossina botulinica con la sua azione paralizzante su alcuni muscoli facciali, usata normalmente per appianare le rughe, impedirebbe di aggrottare la fronte evitando così di assumere un’espressione triste e arrabbiata. In questo modo il depresso, costretto a una mimica più felice, migliorerebbe l’umore, alleviando così i sintomi della patologia psichica. “Riteniamo che ci sia un circuito tra i muscoli implicati nelle espressioni del volto e il cervello e che quest’ultimo, controllando la valenza emotiva della mimica, risponda generando uno stato d’animo appropriato”, spiega l’esperto. Se questo sia vero o meno e se il Botox possa davvero essere usato contro la depressione, dovrà essere confermato da altri studi. Certo è che la tossina botulinica non è più solo confinata nella medicina estetica, ma ha conquistato spazio in altri campi. Ad esempio, per curare certi tipi di emicrania, per aiutare il controllo muscolare nel Parkinson e per migliorare la funzionalità della vescica. La sua azione sulla depressione si andrebbe ad aggiungere poi a quei trattamenti, come yoga e agopuntura, che pretendono di agire “dall’esterno” sulla nostra parte più interna: quella psichica ed emotiva, a patto però, raccomandano gli esperti, che siano supportati e controllati da un riscontro scientifico. La risposta di Linda Rossi I codici di attrazione cambiano, non riduca tutto alle sole forme nostro F orse lei, marito nonché padre e nonno felice, non è l’unico uomo “maturo” che si confronta con questa situazione. È pure facile immaginare che il fenomeno possa porsi anche da parte della donna confrontata col marito che con il passare del tempo non offre più le fattezze di un tempo. È possibile che per l’uomo l’impatto della metamorfosi corporea femminile, che avviene con gli anni che avanzano, possa essere più importante, poiché è cosa risaputa che nell’uomo, se paragonato alla donna, il canale visivo ha maggiore potenza quale stimolo eccitante. Un primo suggerimento che le posso dare è che, discretamente e in forma valorizzante e invitante, potrebbe concretizzare con la sua amata magari proponendo passeggiate quotidiane che possono aiutare a ridurre un po’ il peso, guadagnando così in forma fisica, quindi non solo per il piacere degli occhi ma anche per la salute di entrambi. Questa sana proposta potrebbe accompagnarsi con un regime alimentare più consono al mantenimento di una forma fisica che onori entrambi, ma che tenga conto dei bisogni alimenta- La lettera La menopausa l’ha ingrassata e io non provo più desiderio H o sessant’anni e sono felicemente sposato da trenta con una coetanea. Abbiamo tre figli che ci hanno dato altrettanti splendidi nipotini. Se le scrivo però è perché nella nostra coppia c’è un problema. Da quando è entrata in menopausa mia moglie è visibilmente ingrassata. Prima era una bella donna dal fisico perfetto che creava in me Scrivi a LINDA ROSSI un grande desiderio sessuale. psicoterapeuta e sessuologa Pur continuando ad apprezPosta: Linda Rossi – Il Caffè zarla - anzi la mia stima e amVia Luini 19 - 6600 Locarno mirazione nei suoi confronti è aumentata - mi accorgo che da E-mail: alcuni anni l’attrazione fisica è linda.rossi@bluewin.ch andata calando, al punto che faccio fatica a provare desiderio di intimità nei suoi confronti. Ovviamente non le dico niente per non mortificarla, ma mi chiedo se faccio bene a pensarla così. Lei un po’ se n’è accorta e più volte mi ha chiesto se ci fosse qualcosa che non andava. Per ora le ho tenuto nascosto questo mio disagio, ma sento che non posso continuare così e devo arrivarne a una. Mi potrebbe aiutare? ri necessari per star bene. Un secondo suggerimento mi porta innanzitutto a fare una premessa. È ovvio che con il tempo e la convivenza c’è un’usura percettiva evidente e inevitabile, ma si sa anche che i codici d’attrazione possono modificarsi e orientarsi maggiormente su altri aspetti che non si riducono alle sole forme anatomiche. Mi viene così da chiederle se sul corpo della sua apprezzata moglie non esistono zone specialmente attraenti ed eccitanti sulle quali lei potrebbe concentrarsi. Oltre a queste, e forse soprattutto, non vorrei che dimenticasse tutte le meravigliose espressioni corporee che una donna sa offrire al suo uomo che la omaggia e apprezza quando, ritrovandosi in intimità con lei, fa cantare il suo corpo grazie a carezze e baci. Penso all’espressione che un corpo può assumere in date circostanze, al gioco complice che può introdursi nello scambio erotico, alla consapevolezza condivisa di tanti momenti vissuti insieme e molto molto altro che appartiene a voi soltanto. Niente le impedisce di imboccare le due piste suggerite. Con una configurazione familiare così ricca e appagante vale sicuramente la pena di fare qualche nuovo passo per riuscire a mantenerla. FiberSpeed Servizio clienti: 091 220.00.00 ticino.com 100% ticinese Più velocità a minor costo Internet Router Wi-Fi GRATUITO 100/10 Mbit/s 50/5 Mbit/s 30/3 Mbit/s 15/1.5 Mbit/s 500/50 Mbit/s 1000/100 Mbit/s 24.90 44.90 64.90 114.90 174.90 224.90 mese mese mese mese mese mese Più canone di rete fissa ticino.com VoIP, CHF 25.-/mese IL CAFFÈ 20 aprile 2014 29 tra parentesi Lo sport Rischi cardiaci per i podisti del weekend. Ecco come evitarli Maratona RECORD E NUMERI Lunghezza 42,195 km Record maschile Record femminile 2h 3’ 23” W. Kiprotich 2h 15’25” P. Radcliffe Le origini Nell’Antica Grecia il messaggero Filippide corse i 42 km tra Atene e Maratona per comunicare una vittoria dei soldati greci I partecipanti (dati 2013) New York 50.740 Boston 25.000 Lucerna 13.500 Berna 25.000 Maratona Ticino 1.700 Stralugano 4.000 C ontrordine, la maratona non fa bene a tutti. Non è più così sicuro che correre per chilometri e chilometri allunghi la vita. Non solo. Fra coloro che hanno corso negli ultimi anni almeno una maratona si sono riscontrati livelli di placca coronaria più elevata rispetto a chi si muove molto meno. Inoltre, esaminando una quarantina di partecipanti alla Maratona di Boston si è evidenziato un rischio di arteriosclerosi più alto della media. E allora, come comportarsi, appendere le scarpette al chiodo come verrebbe voglia di fare leggendo la ricerca della Rivista dell’Associazione dei medici del Missouri pubblicata dal Wall Street Journal? “No, certo, la maratona non fa mica male, ma visto che si tratta di uno sforzo estremo non posso negare vi siano comunque delle controindicazioni”, spiega il dottor Stefanos Demertzis, caposervizio di cardiochirurgia al Cardiocentro di Lugano. Insomma, molto probabilmente la soluzione sta, come spesso accade, in mezzo. Nel trovare quindi una via intermedia che concili il movimento, ma senza eccessi, con la salvaguardia della salute. Sebbene vada detto - e lo studio lo sottolinea che i pericoli non riguardano i professionisti della maratona, vi- Il medico: “Molte parti del corpo sono sottoposte ad eccessive sollecitazioni” Quei 42,195 chilometri che possono fare male GLI SPECIALISTI Stefanos Demertzis, caposervizio di Cardiochirurgia al Cardiocentro di Lugano e la dietista Eva Catone sto che sono costantemente seguiti da uno stuolo di medici specialisti. A rischiare, invece, sarebbero coloro che gli oltre 42 km se li fanno così, ogni tanto, per diletto. Ed è per questa ragione che molte parti del nostro corpo, non abituate a sforzi così intensi - come le anche o le ginocchia verrebbero sottoposte ad eccessive, e poco “naturali”, sollecitazioni. Ovviamente, tutto ciò non vuol dire che si debba starsene in panciolle e non fare alcuna attività fisica. “È evidente che L’esperto “Uno sforzo così lungo non si può improvvisare” L a maratona richiede passione, voglia, tenacia, ma soprattutto testa. Per affrontare i 42,195 km di corsa occorre infatti che tutto il corpo risponda come si deve alle forti sollecitazioni che uno sforzo estremo come questo richiede. Ne sa qualcosa Andrea Erba, ideatore del sito www.specialemaratona.ch, che si occupa di organizzare trasferte per partecipare a corse in tutto il mondo (le prossime a Berlino e New York in autunno). “Niente improvvisazioni. La preparazione a gare del genere è lunghissima e dev’essere il più possibile mirata spiega -. Basti pensare che nemmeno in allenamento si corre mai l’intera distanza”. Infatti il tutto procede per gradi: dapprima si percorrono delle piccole tratte, poi si prende parte alle corse campestri lunghe qualche chilometro, per poi aumentare man mano sino a raggiungere anche la mezza maratona. “Nelle settimane precedenti la gara, le distanze che si coprono sono attorno ai 32-34 chilometri. Il corpo non permette degli sforzi così intensi muoversi regolarmente previene molte patologie, non solo cardiache, ma anche geriatriche, l’Alzheimer ad esempio – riprende lo specialista –. È inoltre provato che con la corsa si favorisce la diminuzione del colesterolo cosiddetto cattivo e si aumenta l’ossigenazione del sangue”. Ma importante è proseguire step dopo step. Non buttarsi a rotta di collo in un’attività spor- ANDREA ERBA Maratoneta e titolare di un sito che organizza iscrizioni e trasferte per gare in tutto il mondo troppo ravvicinati”, avverte l’esperto. Ecco perché, gli 8-10 chilometri che mancano per arrivare ai fatidici 42 di una vera e propria maratona si copriranno con la forza della mente, il corpo segue a ruota. Sono fatiche molto intense che non tutti possono sopportare e che non si improvvisano. “Nessuno, infatti, si è mai presentato impreparato al via - nota Erba -. Una distanza di questo tipo non consente a nessuno di bluffare. Se per correre 20 km puoi anche avere una preparazione non specifica, così non è per distanze maggiori. Le 3500 calorie che si perdono durante una gara la dicono lunga sul tipo di sforzo che non va assolutamente preso sottogamba”. Non ci sono vere e proprie controindicazioni, se si è ben allenati, per correre una gara sulla lunga distanza. Ma è anche vero che per arrivare in fondo occorre essere dotati di molta forza di volontà:“Inoltre, saper ascoltare il proprio corpo è fondamentale in queste condizioni di sollecitazione estrema”. tiva, magari dopo un inverno trascorso a poltrire. Ricominciare a sgambettare fa bene, senza però strafare. “Nei primi giorni camminare e intervallare il tutto con delle corsette leggere - suggerisce Demertzis -. Solo dopo un po’ iniziare ad accelerare i ritmi per potenziarli gradualmente, diminuendo i tratti di cammino e aumentando quelli di corsa”. Altra avvertenza: correre o fare sport non autorizza poi tornare a casa e abbuffarsi come bisonti. “Niente di più sbagliato osserva la dietista Eva Catone di Fisiostudio 95 -. Ad esempio, la gran parte delle calorie perse dopo una corsa come la maratona bisogna recuperarla con alimenti che aiutino a reintegrare quanto consumato. Quindi, oltre agli integratori, nei giorni seguenti la competizione è consigliabile mangiare ad esempio uova, carne, pesce e legumi, che contengono preziose proteine. Senza dimenticare, sempre, il fondamentale apporto di frutta e liquidi”. L’alimentazione è fondamentale dopo uno sforzo, ma altrettanto prima: “Dosando in modo sapiente carne, pasta e verdura, consentiamo al nostro corpo d’immagazzinare tutti gli elementi di cui ha bisogno per affrontare lo sforzo di una maratona”. o.r. La dietista: “La corsa non deve essere una scusa per abbuffarsi senza misura” <wm>10CAsNsjY0MDQx0TUšsTAyNQcAšqVMbg8AAAA=</wm> <wm>10CFXKMQ6AIBBE0RMtmVšGAG5p6IiFsacx1t6_Eu1M_u9e754CvtešHW13hZISWSxlLšYBzK7GHIwOotoECwqpUVF_XoCcKjBeI5jVgSKMkjAYNdzn9QBOvB0DcgAAAA==</wm> Il segreto della pulizia professionale è stato svelato. A casa vostra. La nuova generazione RealLife di Electrolux unisce la cura professionale dei bicchieri ad una pulizia perfetta: con protezione ottimale dei bicchieri grazie a «SoftGrip», cassetto posate estraibile per agevolare il carico e lo scarico e capienza di ben 15 coperti. Con soli 37 dB(A) nel programma «ExtraSilent» sono le lavastoviglie più silenziose sul mercato – e grazie alla classe di efficienza energetica A+++ sono anche fra le più economiche. Per saperne di più consultate il sito www.electrolux.ch La nuova generazione RealLife di Electrolux. Scoprite le possibilità. Il fenomeno La leggenda L’incontro LA SVIZZERA DEL CALCIO HA FATTO SCUOLA L’ORIENT EXPRESS È NELLA STORIA A TUTTO VAPORE BREGANTINI: “È IL DOLORE CHE CI CAMBIA” SCHIRA ALLE PAGINE 32 e 33 ROCCHI A PAGINA 35 ZOIS A PAGINA 42 travirgolette ilcaffè 20 aprile 2014 RIFLESSIONI D’AUTORE SOCIETÀ | TENDENZE | PROTAGONISTI UNA SETTIMANA UNA PAROLA Oltre il cibo Petali nel piatto per profumarlo di primavera MORO A PAGINA 34 Stato sociale Ci attendono profondi cambiamenti. Servono interventi mirati per i più deboli, privilegiando formazione e competenze professionali GIULIANO BONOLI Docente di politiche sociali all’Università di Losanna L a crisi dell’euro ha creato una profonda divisione tra i Paesi della moneta unica. Da un lato la Germania, con qualche altro Stato del nord Europa che riesce a seguire il ritmo imposto dal gigante industriale, che approfitta della stabilità monetaria portata dall’euro. Dall’altro i Paesi del sud Europa si ritrovano con una moneta sopravvalutata, e sono costretti a dolorose riforme strutturali: riduzione della spesa pubblica, liberalizzazione del mercato del lavoro, tagli nel sociale. Questa è la via alla ripresa tracciata dalle istituzioni europee e dal Fondo monetario internazionale. Ma si tratta veramente dell’unica via percorribile? E quali sono le conseguenze a lungo termine di questa strategia? In realtà l’obiettivo da raggiungere è Un Welfare State capace deve puntare sulle generazioni produttive, attuali e future, facilitare l’accesso all’impiego quello di ridare competitività alle economie del sud Europa. Questo si può fare riducendo i costi, ma lo si può anche fare aumentando la produttività del lavoro. Ed è qui che uno Stato sociale moderno può essere la carta vincente di un’economia in difficoltà. Nella maggior parte dei Paesi del sud Europa, il grosso della spesa sociale va a beneficio degli anziani, attraverso le pensioni e i sistemi sanitari pubblici. Uno Stato sociale capace di aiutare questi Paesi ad uscire dalla crisi, deve, invece, investire nelle generazioni produttive, attuali e future. Vanno sviluppate delle politiche attive del mercato del lavoro, basate sulla formazione e su altre misure che facilitano l’accesso all’impiego. Di grande importanza sono le politiche che permettono ai genitori di meglio conciliare lavoro e vita famigliare, ad esempio, con asili nido e congedi parentali. Queste politiche possono favorire una ripresa dell’impiego a breve e medio termine. A lungo termine il ruolo dello Stato sociale può essere ancora più ambizioso. Varie ricerche hanno dimostrato l’importanza di politiche mirate sull’infanzia. Essenzialmente, è molto più facile risolvere problemi sociali gravi intervenendo durante le prime fasi della vita di una persona, in particolare nell’ età prescolare. Programmi di preparazione alla scuola e asili nido di qualità migliorano sensibilmente le chances di successo scolastico e formativo in generale, per le persone nate in famiglie svantaggiate. Figli di immigrati poco qualificati e bambini che crescono in situazioni di povertà possono trarre un enorme beneficio frequentando strutture prescolastiche di qualità. L’economista americano James Heckman, premio Nobel, ha dimostrato che gli investimenti più efficaci per migliorare il livello di formazione di persone svantaggiate sono quelli fatti nei primi anni di vita. In un celebre studio realizzato negli Stati Uniti (Perry Preschool Study), un gruppo di bambini nati in condizioni fortemente svantaggiate è stato seguito dai ricercatori fino all’età di 27 anni. A metà di questi bambini è stato offerto un corso di preparazione alla scuola di ottima qualità tra i 4 e 6 anni. Alla fine dello studio è emerso che gli individui che avevano seguito il corso avevano redditi più alti, un rischio più basso di dover richiedere aiuti pubblici e, soprattutto, un tasso di criminalità di gran lunga inferiore rispetto a quelli che, invece, non avevano avuto accesso al corso. Heckman, da bravo economista, calcola il rendimento dell’investimento fatto per questi bambini e lo stima al 600%. Ogni dollaro speso per il programma ha generato un risparmio di sei dollari per la collettività durante i venti anni presi in considerazione dallo studio. Lo Stato sociale ha un ruolo importante da giocare, per uscire dalla crisi e soprattutto per evitare il ripetersi di questi problemi. La rigidità imposta dalla moneta unica resterà anche in fase di ripresa. Sarà es- senziale, allora, che le economie del sud Europa mantengano il passo con quelle più competitive, come la Germania. Se questo non dovesse avvenire, si rischia una ripetizione dello scenario vissuto a partire dal 2008-2009. La competitività si può raggiungere abbassando i costi, ma anche aumentando la produttività della manodopera. Evidentemente, questa seconda opzione è molto più attraente, perché dà luogo a standard di vita più elevati, più sicurezza e più prosperità, Arrivarci, però, è più difficile e necessita un riorientamento della spesa pubblica dal consumo verso l’investimento. Un investimento che deve concentrarsi sulle competenze, sui “cervelli” dei futuri lavoratori. E il Ticino? Il Ticino, benché non faccia parte né Va riorientata la spesa pubblica, concentrando gli investimenti sui “cervelli” dei lavoratori di domani dell’Eurozona né del sud Europa (in termini economici) di fatto “importa” in parte le conseguenze della crisi. Per farvi fronte, la ricetta è la stessa. Si tratta di fare in modo che i lavoratori ticinesi mantengano un livello di produttività alto, che li renda concorrenziali rispetto alla manodopera frontaliera. Lo Stato sociale, riorientandosi verso l’investimento, può contribuirvi. Ma uno Stato sociale moderno è importante per il cantone anche al di là delle difficoltà attuali. Come il resto del continente europeo, la Svizzera e il Ticino vanno incontro a cambiamenti demografici profondi, come l’invecchiamento della popolazione e l’avvento di una società multiculturale. Queste evoluzioni sono inevitabili. Le loro conseguenze potrebbero essere rese accettabili da un intervento di sostegno mirato sui più deboli e orientato verso l’investimento e la coesione sociale. Domenica LIBERO D’AGOSTINO IL CAVALIERE E LA PENA DEGLI ANZIANI I n Italia non c’è giustizia. Che colpa hanno dei guai giudiziari di Silvio Belusconi i vecchietti della casa di cura di Cesano Boscone, che per quattro ore alla settimana dovranno sopportare la presenza dell’ex Cavaliere. Affidato ai servizi sociali per scontare la sua pena per frode fiscale, Berlusconi dovrà fornire agli ospiti disabili della Fondazione Sacra Famiglia, oltre che assistenza fisica, anche un’adeguata animazione. Chè la sua specialità. Il Cavaliere sta già rispolverando il suo immane, e terrificante, reportorio di barzellette. Ci sarà da ridere, o da piangere, per tutti. Ma a ridere sarà soprattutto l’ex premier italiano, che da abile quanto spregiudicato uomo marketing, saprà di certo sfruttare questa occasione per le campagne elettorali di Forza Italia, presentandosi come il paladino degli anziani, che sono un grande bacino di voti. Dalla memoria corta. IL CAFFÈ 20 aprile 2014 33 tra virgolette LA PROVENIENZA Cantoni di appartenenza* dei giocatori attuali della nazionale svizzera. 1 3 Basilea Città 1 Basilea camp. 6 2 Zurigo Neuchâtel 1 5 Vaud 1 3 Svitto San Gallo Lucerna Vallese 3 2 I calciatori svizzeri più pagati, in milioni di franchi La Svizzera Soletta 2 I PIÙ COSTOSI Lo sport Ticino Ginevra * Se nati all’estero, il primo cantone di domicilio LE CONVOCAZIONI del calcio ha fatto scuola 24 14,5 13,3 12,7 Gökhan Inler 2011 Udinese >> Napoli Xherdan Shakiri 2012 Basilea >> Bayern Monaco Blerim Džemaili 2011 Parma >> Napoli Patrick Müller 2000 Grasshoppers Zurigo >> Lione I GOL “MITICI” Le reti che hanno segnato la storia della nazionale I calciatori più convocati Presenze in nazionale Goal Alain Geiger MASSIMO SCHIRA E Stéphane Chapuisat LE ORIGINI I 66 giocatori utilizzati da Hitzfield e le loro origini (fino alla fine del 2013) 1 Inghilterra 28 Germania Svizzera 1 Turchia Croazia 3 2 10 Italia 1 BosniaErzegovina Tunisia 1 Spagna 1 1 3 sattamente vent’anni fa, la Svizzera del calcio si preparava a rivivere l’emozione di una fase finale della Coppa del Mondo dopo anni di delusioni. Era il 1994 e l’avventura statunitense alle porte per la selezione di Roy Hodgson. Da allora, però, per il calcio rossocrociato sono cambiate davvero tante cose. Soprattutto perché sono arrivati alcuni successi eccezionali con la selezione giovanile. Su tutti il titolo mondiale Under 17 e la finale europea della Under 21. Ma anche perché, oggi, la partecipazione elvetica ai grandi appuntamenti internazionali è in pratica diventata un obbligo. Il percorso di crescita di un movimento a cui ora molti guardano ammirati iniziò proprio negli anni che precedettero quell’estate statunitense. Quando la panchina della nazionale era occupata da Daniel Jeandupeux, che ha accettato di accompagnare Il Caffè in un breve viaggio attraverso l’evoluzione del calcio svizzero. Se negli ultimi anni si parla addirittura di “scuola svizzera” nella formazione dei giovani calciatori, il merito è anche di un gruppo di allenatori che, alla fine degli anni Ottanta, iniziarono a sedersi attorno ad un tavolo a Berna. “Rispetto ai grandi Paesi del calcio europeo, in Svizzera c’era una grossa differenza - racconta Jeandupeux -. Gli allenatori professionisti erano quasi tutti stranieri e gli svizzeri non puntavano veramente a diventarlo. Non la percepivano come una professione. Quando diventai allenatore della nazionale pensai allora di proporre riunioni frequenti ad una quindicina di svizzeri che già ruotavano attorno al calcio. C’erano, tra gli altri, Roberto Morinini, Bernard Challandes, Michel Pont, Hansruedi Hasler e Markus Frei. L’obiettivo era quello di trovare soluzioni per migliorare il calcio elvetico. A partire dalla formazione”. Forte di una solida esperienza da giocatore in Francia, Jeandupeux basa la sua ipotesi di lavoro proprio su quanto fatto nel calcio transalpino. “Rispetto ai grandi Paesi del pallone come Italia, Spagna, Inghilterra o Germania, i francesi non hanno vinto molto a livello di club. Ma, tutto sommato, la formazione dei giovani ha portato le selezioni nazionali a parecchi successi, ancor prima del titolo Nigeria Repubblica Dominicana 1 6 Kosovo Capo Verde 1 1 Colombia Costa d’Avorio IL RANKING 3. 8/’93 12. 1 1 Uruguay Repubblica democratica del Congo L’ex selezionatore rossocrociato Daniel Jeandupeux ricorda gli anni della nascita della formazione 3 1993 L’ osservatorio Crescita certificata da numeri e statistiche A nche nello sport, statistiche e numeri non dicono tutto. Ma hanno comunque il pregio di indicare una tendenza. E nel caso della crescita del calcio svizzero sul piano internazionale, le cifre parlano piuttosto chiaro. Dalle molte analisi realizzate dall’osservatorio del calcio dell’Università di Neuchâtel emerge un identikit per certi versi sorprendente: la Svizzera è ormai il sesto Paese esportatore di giocatori verso i cinque maggiori campionati in Europa, ossia Serie A (Italia), Bundesliga (Germania), Premier League (Inghilterra), Ligue 1 (Francia) e Primera Divisiòn (Spagna). Un dato interessante, in primo luogo perché i calciatori elvetici condividono la posizione di classifica con il Portogallo, tradizionalmente Paese capace di sfornare moltissimi giocatori di alto livello. I rossocrociati attivi nelle principali squadre europee nel 2013 erano 34, ossia 4,25 per milione di abitanti, una cifra inferiore solo al 9,17 dell’Uruguay. Altro dato significativo - stavolta per la nazionale maggiore - è quello legato all’età. Rispetto alla media delle 32 squadre qualificate per il Brasile, 27,2 anni, il gruppo di Hitzfeld ha in media 25,37 anni. E anche l’idea che gli svizzeri siano sì “esportati”, ma poco utilizzati è smentita dalle cifre. Sempre nei 5 principali campionati, i nazionali rossocrociati giocano l’82,2% dei minuti. Contro una media generale del 48,9%. 18. “Quando parlavamo di orizzonti su dieci o vent’ anni erano in molti a ridere. Ma ora i risultati…” 17. 24. 2008 35. Macedonia 44. 47. 1999 62. 2002 58. 2000 1997 IL GOL DECISIVO Il gol che ha permesso alla Svizzera di accedere al Mondiale è stato realizzato da Michael Lang contro l’Albania al 77esimo minuto allora erano piuttosto all’avanguardia”. Per arrivare però alla “generazione Shaqiri”, il percorso è stato lungo e complesso. E riparte ancora una volta dall’estate americana del 1994. “La storica qualifica ai Mondiali e i buoni risultati della nazionale portarono al progetto formativo i primi importanti sponsor - aggiunge Jeandupeux -. Perché in tre anni di incontri, di idee ne erano nate molte, ma per realizzarle servivano fondi. Grazie all’intelligenza del direttore tecnico Hansruedi Hasler nel creare la rete di formazione, poi, negli anni si sono affinate le strategie e gli obiettivi. E sono arrivati risultati che interpreto sia come frutto del periodo in cui l’idea ha preso forma, sia dell’intenso lavoro della federazione”. A risultare pagante, anche secondo l’ex selezionatore rossocrociato è un aspetto troppo spesso tralasciato nel frenetico mondo del calcio, la programmazione a medio o lungo termine. “Quando parlavamo di orizzonti a 10 o 20 anni, molti sorridevano - conferma Jeandupeux -, ma senza questa distanza temporale non si possono avere visioni come quella di vincere un titolo mondiale. Uno stimolo venne anche dal Portogallo, che proprio in quegli anni stava raccogliendo i frutti del lavoro di formazione a livello giovanile e che, oggi, occupa costantemente un posto tra le migliori al mondo con una nazionale maggiore direttamente collegabile al percorso formativo”. Osservando, infine, la situazione attuale, Daniel Jeandupeux individua anche un ulteriore possibile passo avanti Ti-Press da fare: trovare il “Top-player”, il campione vero. “Quando giocavo in nazionale, c’erano giocatori buoni e altri meno buoni - conclude -. Oggi, grazie alla formazione di base, il livello medio è stabile e questo assicura anche continuità nei risultati. Quello che ci manca un po’ è il riuscire a ‘creare il fenomeno’. Trovare cioè un giocatore capace di far salire alla nazionale un ulteriore scalino. Come ha fatto il Portogallo con Cristiano Ronaldo. Chapuisat secondo me campione lo era, ma è arrivato forse troppo presto. Quando la squadra era forte, ma non ancora così stabile”. mschira@caffe.ch Q@MassimoSchira 2006 1996 77 DANIEL JEANDUPEUX Ex commissario tecnico della Nazionale elvetica 1995 47. esimo minuto mondiale del 1998 e di quelli europei - osserva l’ex ct -. I centri di formazione come quello di Bordeaux, uno dei primi creati in Francia, hanno rappresentato anche in Svizzera un esempio da seguire. D’altra parte club elvetici come il Sion già 7. 1994 63. 44. 2001 2005 51. 2004 18. 2009 22. 2010 17. 2011 12. 2012 8. I nuovi obiettivi visti da Morandi tecnico regionale della Federazione Le tappe Il futuro 1 “I migliori giocano con i migliori per valorizzare i più talentuosi” A I MONDIALI USA DEL 1994 All’inizio degli anni Novanta, sotto la guida di Roy Hodgson, la Svizzera torna ad un grande appuntamento dopo anni di assenza. Era da Inghilterra 1966 che mancava la qualificazione. 2 L’AVVENTURA IN GERMANIA Ai Mondiali del 2006 la Svizzera arriva con la prima squadra nata dal programma di formazione interno. La squadra si qualifica agli ottavi, ma esce ai rigori in una sfida sfortunata contro l’Ucraina. 3 GLI EUROPEI IN CASA Agli Europei in Svizzera e Austria del 2008, la Svizzera arriva con grandi ambizioni, ma anche con grande pressione sulle spalle. Ne scaturisce, però, un mezzo fiasco per la squadra di Köbi Kuhn. 4 IN BRASILE DA TESTA DI SERIE La vittoria nel girone di qualifica ai Mondiali 2014 in Brasile permette alla formazione guidata da Ottmar Hitzfeld di arrivare al sorteggio dei gruppi mondiali da testa di serie. È una prima per la Svizzera. DAVIDE MORANDI Tecnico regionale della Federazione ticinese nche le idee di successo, ogni tanto, necessitano di una “rinfrescata”. È così anche per la struttura formativa del calcio svizzero che, dopo un periodo di grandi successi - che hanno reso il modello elvetico addirittura un esempio da seguire - riflette sul proprio futuro. “Lo sviluppo si è un po’ fermato per la verità - osserva Davide Morandi, tecnico regionale della Federazione ticinese -. Nel senso che anche gli altri Paesi sono tornati a lavorare in modo intenso sulla formazione, spesso prendendo spunto proprio dal modello svizzero. E quindi Ti-Press occorre tornare a sviluppare nuove idee. Perché è fondamentale dare continuità alla formazione”. Quale tendenza si delinea per i prossimi anni? “In generale l’Associazione svizzera di football (Asf ) sta incaricando alcuni club di gestire gli 8/10 centri formativi elvetici. Si tratta di strutture gestite in modo professionale e co-finanziate proprio dall’Asf, che controlla la qualità attraverso l’attribuzione di label. Naturalmente alla base c’è una filosofia calcistica e di lavoro comune”. I migliori con i migliori, dunque? “Finora si è pensato in primo luogo a formare i migliori con i migliori, ma si tratta adesso di Rolf Fringer Gilbert Gress Köbi Kuhn Oggi i club hanno capito l’importanza dei settori giovanili e tornano ad essere protagonisti grazie ai label di qualità Le strategie Per il meglio del nostro vivaio nascerà un Centro di formazione unico a Macolin con strutture di altissimo livello LA STATISTICA 1000° Primo goal 8.5.1908 Adolf Frenken 100° goal 5.6.1924 Adolf Frenken 500° goal 8.5.1908 Köbi Kuhn 1000° goal 10.10.2009 Benjamin Huggel Alcune casacche utilizzate dalla nazionale Svizzera I numeri della qualificazione ai Mondiali 2014 1993 1996 1998 1999 2006 2006 2010 2013 2013 44. 2007 2001 Enzo Trossero Le scelte I tagli inconfondibili 83. Artur Jorge 500° LE MAGLIE far giocare i migliori con i migliori. Anche in Ticino per gli Under 15 inizierà presto un programma comune con centro a Tenero e allenamenti durante il giorno, invece della sera”. Si parla poi anche di un Centro nazionale, vero? “Certo, sarà a Macolin e dedicato ai giocatori delle nazionali”. Con che struttura? “Essendo un Centro che si occuperà dell’eccellenza assoluta, prevede che i giocatori passino 4 giorni la settimana a Macolin, per poi rientrare nei rispettivi club per le partite di campionato. L’idea è di centralizzare le forze per evitare che si disperdano”. Una sorta di Clairefontaine (il famoso centro di formazione francese) a tinte rossocrociate? “Sarà una struttura di alto profilo, con i giocatori che saranno seguiti a tutti i livelli. Dallo staff medico a quello psicologico, passando per tutti gli aspetti legati allo sport del calcio, e alla loro crescita individuale”. Come sta, oggi, il calcio svizzero giovanile che tante soddisfazioni ha dato al Paese? “Qualche difficoltà sta emergendo, ma ci sono anche exploit come quello della nazionale Under17 che ha staccato il biglietto per gli Europei di categoria”. I CAPELLI 1998 Roy Hodgson 100° Ti-Press C’è un team di allenatori dietro la scommessa del “miracolo” elvetico Heinz Hermann 1° Ottmar Hitzfeld Hakan Yakin Valon Behrami Alain Sutter Ricardo Rodriguez Giocatore con più falli commessi Gökhan Inler Giocatore con più falli subiti Valon Behrami 22 19 Giocatore con più minuti in panchina Timm Klose Espulsioni per doppia ammonizione Tranquillo Barnetta Giocatore con più tiri in porta Xherdan Shaqiri Giocatore con più presenze ai mondiali Tranquillo Barnetta 2 minuti 1 10 7 di gioco (in 2 partite!) Fonti: fifa.com, sport.ch, transfermarkt.de, uefa.com, Nzz, Tages-Anzeiger, Blick, Basler Zeitung, Bulletin 34 tra virgolette Petali nel piatto e si aggiunge un tocco magico M ettete dei fiori nei vostri carpioni. Lo slogan pacifista degli anni Sessanta si adatta perfettamente alla nuova gastronomia flower power. Alla ricerca di nuovi colori. E sapori. Perché primule, garofani, ibisco e lavanda non sono solo belli da vedere, ma anche buoni da mangiare. È il nuovo mainstream culinario di quegli chef sempre alla ricerca del tocco magico che accende i nostri sensi come un display del piacere. Il Maestro indiscusso in materia è il grande Michel Bras, che ha fatto della sua cucina creativa un nuovo manifesto blumenstil. Basta andare nel celebre ristorante Suqet, che Michel ha aperto con la moglie Ginette a Laguiole, la capitale francese dei coltelli, e tutto diventa chiaro. Una tolda sospesa a mezz’aria nella metafisica campagna dell’Aubrac, con il paesaggio che entra nella sala da pranzo attraverso le enormi vetrate. Nuvole grigie che passano veloci come greggi, prati smeraldo che abbagliano la vista, distese di lavanda che ondeggiano al vento. Quando le portate arrivano a tavola si ha l’im- pressione che a impiattare sia stato un genio impressionista. Posseduto da un demone arboreo. Deliri vegetali da coloristi dei fornelli, con petali e pistilli a incoronare carni e pesci. E al primo assaggio il contatto con la natura da estetico diventa estatico. Addirittura panico. Nel senso di Pan, il dio della vegetazione. E non c’è periodo migliore della primavera per sbizzarrirsi con i fiori edibili. Che solo in Europa sono all’incirca una cinquantina. Alcuni molto noti e blasonati, come lo zafferano, il sambuco, le violette, le rose, il cerfoglio, il coriandolo, il finocchietto e l’aneto. Altri più schietti, come le infiorescenze della famiglia dell’allium. Altri ancora più delicati, come il fiordaliso, che nei petali blu cobalto nasconde un delizioso sapore di erbetta di campo. O il nasturzio, che tende al dolce per lasciare alla fine una scia piccantina. O ancora la begonia tuberhybrida, che dà a gelati e sorbetti un tocco pittoricamente acidulo. E così “le dejeuner au jardin” di Monet diventa un capolavoro da mangiare. Torta al limone e sambuco ELISABETTA MORO LA RI ETTA oltreilcibo Primule, viole e ibisco. La nuova gastronomia è “flower power”. Alla ricerca di nuovi colori. E sapori di CAROLINA Ingredienti per 8 persone - 225 g di burro morbido - 225 g di zucchero - 225 g di farina - 4 uova - 1 bustina di lievito per dolci - la scorza grattugiata di 2 limoni - il succo di 1/2 limone - 50 ml di sciroppo di sambuco Imburrare e infarinare uno stampo dal diametro di 24 cm. Mescolare la farina e il lievito in polvere. Sbattere il burro, lo zucchero e la scorza dei limoni insieme fino ad ottenere un composto cremoso. Aggiungere le uova un po' alla volta e la farina e mescolare bene. Versare il composto nello stampo. Infornare e cuocere a 160° gradi per 50 minuti o un'ora. Spremere mezzo limone per ricavarne il succo e mescolare con lo sciroppo di sambuco. Sfornare la torta e, con la lama di un coltello, bucare la superficie della torta qua e là. Versare sopra lo sciroppo di sambuco e limone in modo che penetri nella torta. Lasciar raffreddare nello stampo e sformare quando sarà completamente raffreddata. RICEVERÀ FINO A 100.- Fr. DOPO L’ACQUISTO DI UNA MACCHINA NESPRESSO* Esplori l‘universo del caffè Nespresso con la nuova macchina Inissia. Una macchina per caffè ultracompatta e dai colori vivaci che unisce tecnologia innovativa e design di tendenza. Scopra il piacere senza compromessi dei nostri 22 Grand Cru. www.nespresso.com/inissia Applicazioni mobili su iPhone, iPad, Android 0800 55 52 53 DEGUSTAZIONE & PROMOZIONE * Riceverà un importo di Fr. 100.- sul suo conto presso il Club Nespresso dopo l’acquisto di una macchina Inissia&Aeroccino3, Umilk, CitiZ&milk, Lattissima, Lattissima+, Lattissima Pro, Maestria, Gran Maestria o Miele Top Line, o un importo di Fr. 60.- acquistando un altro modello di macchina Nespresso. L’offerta è valida fino al 31 maggio 2014. Si vedano le modalità dell’offerta. IL CAFFÈ 20 aprile 2014 35 tra virgolette TUTTE LE VARIANTI STORICHE DELLE TRATTE IN WAGON LIT NATE CON L’ORIENT EXPRESS st i Bu ca re st Salisburgo Pi te Dijon oa ra Parigi Ti m Arras Georges Nagelmackers, Fondatore della Ciwl e ideatore dell’Orient-Express is Na nc St y ra sb ur go St oc ca rd a M on ac o Li nz Dublino Calais Vi en Br na at is la va Bu da pe st ORIENT EXPRESS Ha collegato, tra il 1883 ed il 1977, Parigi-Costantinopoli agli inizi in 4 giorni poi in sole 24 ore Londra Zagabria G de all l S eri im a pl on Nis SIMPLON ORIENT EXPRESS Inaugurato nel 1919. L’apertura della galleria del Sempione nel 1906, e il collegamento a Costantinopoli ed Atene via Venezia nel 1938, vedono una tratta di oltre 3.300 km in sole 56 ore Giurgiu Ankara Atene SS - Cabina da giorno e da notte sul Venezia-SimplonOrient-Expres Eskischir Kayseri Qaragian Adama Tessalonicco M ila -O RI Sivas Istanbul (Costantinopoli) La leggenda -EXPR ENT E Teheran Varna Caledonia Belgrado So fia Verona Trieste Venezia Milano no Lo sa nn a Losanna VANGOLÜ EXPRESS A partire dal 1971 Su richiesta dello Scià di Persia, viene costruito un nuovo collegamento da Istanbul a Teheran con la traversata del lago di Van via battello COSTANTINOPOLI VIA MAR NERO Dal 1883 al 1889 Durante i primi sei anni l’OrientExpress si ferma a Giurgiu in Romania, per attraversare il Danubio su una chiatta. Un secondo treno assicura il collegamento a Varna. Da lì in poi un traghetto a vapore conduce i passeggeri in 14 ore fino ad Istanbul Aleppo TAURUS EXPRESS A partire dal 1930 Questa ulteriore tratta assicura il collegamento da Istanbul a Baghdad, Bassora e Cairo. Nel 1938, più rapido che via mare, il servizio associato Simplon-Orient-Express e Taurus-Express permette di raggiungere il Cairo da Londra in soli sette giorni Il primo Orient Express nell’anno 1883 Baghdad Bassora Tripoli Beirut Haifa Cairo Manifesto del 1888 con gli orari del treno La traversata della storia a tutto vapore PIANO BAR La ricostruzione del nostalgico e lussuoso piano bar dell’Orient-Express nella versione datata1922 EZIO ROCCHI BALBI A nche i sogni possono finire in un museo. È successo al leggendario Orient Express, il mitico treno che per la prima volta, oltre un secolo fa, collegò l’Europa all’Asia facendo tappa a Losanna. La locomotiva e quattro carrozze di quello che era considerato un palazzo Art déco su rotaia da qualche giorno fanno bella mostra di sè all’Istituto del Mondo Arabo di Parigi. Un’ esposizione speciale per un’occasione unica di rivivere tra storia e finzione lo spirito di quando viaggiare era un piacere. Un piacere per pochi, inizialmente solo per i più ricchi tra gli europei, quelli in grado di assicurarsi una corsa a tutto vapore attraverso la storia. Uno stile di vita che oggi farebbe impallidire qualsiasi concetto di “style life”, in tempi di turismo di massa, di generazioni RyanAir, quando il massimo dell’esotismo di un viaggio lo si tocca spingendosi nei resort artificiali di Dubai. Eppure, dall’ultima corsa dell’Orient Express, nel 1977, più volte si è accarezzata l’idea di riprogrammare “crociere ferroviarie di lusso”. Anzi, le stesse ferrovie francesi, la Sncf, proprietaria del marchio Orient Express e anche dei vagoni restaurati e classificati come “monumenti storici”, hanno in progetto di rilanciare una formula analoga nel 2020. Non è escluso che qualcosa di simile si concretizzi, anche se al massimo ci si potrà appellare alla formula “ispirato a”, perchè il mitico convoglio e la sua leggenda sono irripetibili. Forse altri marchi, ugualmente prestigiosi, potranno essere usati per impreziosire gli arredi dei vagoni. Forse l’interno delle carrozze potrà essere diMARCO segnato da un’archistar. BLASER Ma la teatralità dei L’ex bauli Vuitton e Moydirettore nat, le porcellane della d’epoca, i bassorilievi Televisione di cristallo firmati Ladella lique, i tessuti della Svizzera italiana preziosa manifattura dei Gobelins, i soffitti in pelle di Cordoba e le tende in velluto di Genova, fanno ormai parte di un immaginario collettivo onirico, alimentato anche da tanti film e romanzi. E non potrebbe essere altrimenti, perché ben pochi di noi - se non per il portafogli, almeno per l’anagrafe - su vagoni come “La Fleche d’or” (1929) sono saliti, se non con gli occhi. Come spettatori. Sono almeno cinque i film, il primo nel 1934, che vedono il Bauli Vuitton e Moynat, tessuti Gobelins, bassorilievi di cristallo firmati Lalique, pelle di Cordoba treno come protagonista e almeno altrettanti i tv-movie. Non a caso, infatti, quella in mostra a Parigi è la stessa locomotiva che compare nel film di Sidney Lumet “Assassinio sull'Orient Express”, del 1974, tratto da una delle inchieste più famose di Agatha Christie. Ma L’intervista “Il viaggio era ‘slow’ ma Peter Ustinov mi faceva compagnia” N on era ancora il direttore della Televisione della Svizzera italiana Marco Blaser, ma l’occasione di viaggiare sul mitico Orient Express non se la lasciò sfuggire. Un’occasione indimenticabile, visto che a mezzo secolo di distanza Blaser rivive quell’emozione più con piacere che con nostalgia. “Nostalgici erano forse quei viaggi continentali ‘slow’ in treno, a lungo raggio: da Londra via Parigi, attraverso la Svizzera, l’Italia, la Jugoslavia, via via fino a Istanbul. Il fascino, però, era rimasto intatto. Un treno per la nobiltà in cerca di emozioni, ma forse anche per vivere o rivivere i momenti magici descritti da romanzieri famosi”. Era ancora un viaggio da nababbi? “Non eccessivamente, ma certo non per me, giovane giornalista, rampante e tuttofare, che venni invitato per una tratta nell’iniziativa dell’anglofrancese Wagon Lits Cook. Un’occasione da non perdere”. Cosa era rimasto del clima leggendario del treno? “Il potere suggestivo, l’eleganza e anche un po’ di sfarzo erano palpabli. Si trattava di sentire il clima, l’atmosfera di un passato non lontanissimo, ma per quegli anni delicato da ricordare. Parlo soprattutto del periodo degli anni Venti e Trenta, a cavallo delle guerre mondiali, che solo certe classi sociali hanno potuto assaporare viaggiando sull’Orient Express”. E l’aspetto più scenografico, l’atmosfera da film? “Quello c’era tutto, anche perché per pura combinazione incontrai e conobbi allora Peter Ustinov. Anni dopo, quando ero membro della giuria presieduta da Giorgio Strehler, fu su mia proposta che vinse la Maschera d’oro del premio del Presidente della Repubblica italiana a Campione d’Italia. Da grande attore Ustinov ottenne anche un cenno di riconoscimento quale appassionato ‘vigneron’ vodese, e alla cena di gala al Casinò diede prova della sua competenza di enologo”. la cosa più affascinante è che la “230 G 353” (questo il nome tecnico), la storica locomotiva a vapore datata 1922, è l’originale e pure perfettamente funzionante. Il viaggio della fantasia attraverso la storia, però, è assicurato dalla perfetta ricostruzione dei dettagli nei vagoni. È lì che, senza avervi mai messo piede, si rivive l’atmosfera dell’epoca. Dai giornali del tempo sui tavolini, alle carte da gioco fino alle sigarette. Anzi, nel salone bar, “Le Train bleu”, con rivestimenti in mogano e intarsi di cristallo a tema floreale, si riconosce la pipa di Hercule Poirot. Nel wagon-lit, invece, sono stati ricostruiti il cucinino, la cuccetta del conducente e ovviamente le cabine, le “camere”. Le stesse dove, a quanto si dice, Mata Hari incontrò uno dei suoi amanti e, anni dopo, Sean Connery nei panni di James Bond defenestra una spia russa nel film “Dalla Russia con amore”. Su quei morbidi sedili si son seduti anche Lawrence d'Arabia, Josephine Baker, Norman Foster, Albert Finney, Lauren Bacall, Ingrid Bergman, Peter Ustinov... Quello che assolutamente non può essere rispristinata, invece, è l’idea visionaria del banchiere belga Georges Nagelmackers. Fu lui a finanziare l’impresa, mutuandola in versione aristocratica, dai popolari “treni notturni” che permettevano i lunghi viaggi in tutto il continente nordamericano. Treni, guarda caso, inventanti da un ingegnere geniale, quel George Pullman che ha lasciato in eredità il suo nome alle corriere o torpedoni che dir si voglia. In quel pomeriggio del 4 ottobre 1883, tra gli applausi nella stazione di Strasburgo (vecchio nome della parigina Gare de l’Est ) inizia il sogno. L’Europa di fine ‘800 è avvolta dai binari della ferrovia e le possibilità di viaggiare sembrano infinite per uno spirito audace. Quattro giorni dopo, l’8 ottobre, in una coltre di fumo e vapore il treno conquista la capitale dell’Impero Ottomano, Costantinopoli, Istanbul, la Porta d’Oriente. A bordo 24 passeggeri. Tutti uomini e tutti armati, visto che per ogni evenienza erano stati invitati a portare una pistola. Hanno appena completato un viaggio storico, il primo viaggio dell’Orient Express. Il successo è tale che la tratta Parigi-Vienna nel 1885 diventa quotidiana. La linea non sarà interrotta neanche durante le guerre balcaniche dei primi anni del XX secolo né col primo conflitto mondiale. Il passaggio del treno sarà anche regolato da accordi specifici a margine del Trattato di Versailles. Il resto è un viaggio nella storia. A tutto vapore. erocchi@caffe.ch Q@EzioRocchiBalbi L’inaugurazione il 4 ottobre 1883 con a bordo 24 passeggeri, tutti uomini e tutti armati di pistola IL CAFFÈ 20 aprile 2014 36 tra A nni fa un giornalista chiese a Jamie Oliver - il cuoco che con il suo programma tv “The Naked Chef” ha svelato agli inglesi i segreti della cucina italiana - cosa facesse per rilassarsi. “Guardo alla televisione un pollo allo spiedo che pian piano va arrosto” fu la risposta. Il filmino era di fabbricazione casalinga, girato nella sua cucina. L’andamento lento della rosticceria riposava la mente. Il genere ha un nome, si chiama “slow tv”. Vanta un celebre antenato nella storia del cinema: le cinque ore e venti di “Sleep”, girato da Andy Warhol nel 1963 (il dormiente era il suo amico poeta John Giorno). Lo ha adottato la Nrk, televisione di stato norvegese. Dal 2009 a oggi ha proposto sette ore con telecamera fissa su un treno che va da Oslo a Bergen e 134 ore, sempre in tempo reale, a bordo di una nave che percorre i fiordi. Ultime novità: la pesca al salmone, lunghe partite di scacchi, gente che fa gare di lavoro a maglia partendo dalla tosatura della pecora, passando per la filatura, finendo con la lenta confezione del maglione. È l’occasione, per gli storici del piccolo schermo, di tirare fuori dagli archivi un programma americano del 1966: un tronco che brucia nel camino, accompagnato da schermi MARIAROSA MANCUSO Con film e tv slow è come guardare la pittura asciugare musiche natalizie. Noioso come la vita, si dice di certi film senza le parti noiose tagliate. In alternativa, c’è la scena di “Bersaglio mobile”, girato da Arthur Penn nel 1975. Il detective Gene Hackman risponde a una signorina che lo invita a vedere un film di Eric Rohmer: “Ho visto un film di Rohmer, una volta. Era come guardare la pittura asciugare”. Potrebbe essere un suggerimento per un altro exploit di iperrealismo norvegese, attraente per gli spettatori britannici tanto da guadagnarsi un articolo sul Guardian. I fan ci sono, inutile negarlo. Potrebbe essere un suggerimento per variare la dieta nei pomeriggi di Pasqua e del lunedì dell’Angelo, afflitti come il Natale da una programmazione tv immu- SLEEP Il film “Sleep” di Warhol del 1963 durava cinque ore e venti minuti tabile negli anni. Da “Marcellino pane e vino” a “Jesus Christ Superstar”, ai vari kolossal biblici. L’ultimo arrivato sul grande schermo è “Noah” di Darren Aronofsky, regista con un occhio di riguardo per i misteri dell’uni- La programmazione televisiva pasquale è immutabile negli anni verso, dal pi greco alla fontana della giovinezza. Il suo Noè, con il fisico massiccio di Russell Crowe, viene dipinto come il primo ecologista della storia. Sogna il serpente nell’Eden, parla con Dio che gli annuncia il diluvio, costruisce l’Arca, addormenta gli animali e spaventa i familiari con la sua follia. libri virgolette Sono i più ricchi a creare la povertà L a ricchezza di pochi avvantaggia tutti (Falso!). Un titolo singolare ma chiaro. In questo breve saggio (Laterza) il sociologo Zygmunt Bauman, uno dei pensatori più influenti al mondo, demolisce letteralmente un’idea che ci viene continuamente propinata dal mondo dell’economia, notoriamente dominato dai ricchi. Un tema attualissimo che tocca il tema dei salari minimi, ma anche di quelli stellari dei super manager, al centro delle recenti iniziative Minder e 1:12. “La ricchezza accumulata al vertice della società – MARCO BAZZI scrive Bauman – ha mancato clamorosamente di ‘filtrare verso il basso’ così da rendere un po’ più ricchi tutti quanti noi o farci sentire più sicuri, più ottimisti circa il futuro nostro e dei nostri figli, o più felici (...) Il numero dei miliardari negli Stati Uniti si è moltiplicato di quaranta volte negli ultimi 25 anni fino al 2007, mentre la ricchezza aggregata dei 400 americani più ricchi è salita da 169 miliardi a 1’500 miliardi di dollari”. E mentre imperversava la crisi, dal 2007 al 2011, “il numero dei miliardari ha raggiunto il suo record storico fino a oggi di 1210, mentre la loro ricchezza combinata è cresciuta a 4’500 miliardi di dollari nel 2010”. Capito perché le banche svizzere hanno puntato sull’America, per poi scottarsi le mani? E ancora: “Il patrimonio combinato delle cento persone più ricche al mondo è quasi due volte quello dei 2,5 miliardi di persone più povere”. E la gente comune? “Gli effetti della ‘politica di LA RICCHEZZA deregolazione’ rientrano tra i segreti ufficiali meglio DI POCHI tutelati; in documenti ufficiali destinati al pubblico la AVVANTAGGIA TUTTI (FALSO!) deregolazione è presentata come la strada maestra per il benessere di tutti; e le statistiche del prodotto Zygmunt interno lordo, che dovrebbero misurare gli alti e bassi Bauman della ricchezza totale della nazione identificata col (Laterza) benessere del Paese, tacciono sul modo in cui quella ricchezza è distribuita”. Quelle statistiche, spiega Bauman, non dicono che “l’aumento della ricchezza totale va di pari passo con l’approfondirsi della disuguaglianza sociale e con l’ulteriore allargamento del già incolmabile divario fra la sicurezza esistenziale e il benessere generale del vertice della piramide sociale e la situazione delle fasce inferiori”. ˛4Œð_þŒ ŒÞÍçfiþ¥ŒõðçŒ ª_þþð oŒèð˙þ𠥌 Í_çõþfiç ¿ðçõŒÔˇ *_þŒfi¬ ?çŒ fi K_õçŒy¹ ’_Þ_þþ y¬ð¥èy_ÍfiÔyª Y èðèõŒfiþfi Œ þfiðŒÞÍçfiþ¥ŒõðçŒ K_yyªfiõõð Nõ_çõØÍ Y 6þþð_õŒðþ _ç¥ YÔyªóèõ_çõÍè IL CAFFÈ 20 aprile 2014 37 tra virgolette Lo studio fede La vacilla sulla Rete LA STATISTICA DELLO STUDIO USA % utenti abituali internet % senza preferenze religiose 100- 2010- 2005- 2000- 0- 1995- Aumenta l’uso del web e va in crisi la religiosità 1990- 50- LE ATTIVITÀ SU INTERNET Le attività principali degli utenti svizzeri online Posta elettronica 96% Motori di ricerca 92% Ricerca informazioni su prodotti 78% Visita portali video 66% Acquisti online 63% Ascolto di musica 54% Programmi televisivi 37% Giochi ROBERTO VACCA 9.000 LE INTERVISTE Le domande: che religione preferisci, con quale fede sei cresciuto, sei laureato e quanto usi internet USO DEL WEB IN SVIZZERA SECONDO L’ETÀ L a religione è in crisi. Se ne parla da anni, ma le cifre segnalate da una recente inchiesta del Tages Anzeiger sono impietose nel sottolineare la disaffezione degli svizzerii verso la fede. Una sola coppia su cinque tra i protestanti e addirittura una su dieci tra i cattolici, si giura amore eterno in Chiesa dopo avere unito il suo destino in municipio. Numeri che sono nettamente inferiori a quelli di una ventina d’anni fa, quando a sposarsi col rito religioso erano il 60% in più. La percentuale aumenta per i battesimi: il 45% dei riformati impone al figlio il primo sacramento, mentre solo il 25 % dei cattolici fa questa scelta. Degli 82.164 bambini venuti alla luce in Svizzera nel 2012, 36.469 sono stati battezzati. Uno su due in pratica. Numeri più sostanziosi per i funerali: il 76% delle persone morte nel 2012 ha ricevuto l’estremo addio in forma religiosa. A dare un senso a tutto ciò un altro dato: il 21,4% degli svizzeri si dichiara ateo. Nel 1960 era solo lo 0,5%. In caduta libera coloro che si professano protestanti, il 26,9% del 2012, contro il 52,7% del 1960 e il 45,3% del 1980. Chi si professa senza confessione vive in maggioranza a Neuchâtel, Basilea Città e Ginevra, più del 35%, mentre a Basilea Campagna, Soletta e Vaud le percentuali oscillano tra il 26 e il 35%. Tra il 16 e il 25%, invece, il dato del Ticino, valore simile a quello di Argovia, Zugo, Zurigo, Turgovia e Sciaffusa. o.r. 0,935 LA CORRELAZIONE La correlazione statistica, su 20 anni, che è emersa tra crescita degli utenti web e aumento dei non religiosi 30-39 50-59 60-69 70 anni e più 80%60%40%20%0%- 2012- La retta via smarrita dai cristiani svizzeri 14-19 100%- 2005- L’inchiesta crescente di internet. La Rete, infatti, fornisce molte opportunità di informarsi su quel che pensano atei o non religiosi e di interagire con loro. Il 25% dei distacchi dipenderebbe da cambiamenti nell’educazione religiosa ricevuta. Il 5% sarebbe dovuto alla maggiore diffusione dell’insegnamento superiore. Nel 1980 laureati e diplomati costituivano il 17% della popolazione americana e nel 2000 la percentuale era salita al 27%. Downey dà per scontato che i religiosi sono più rari fra i laureati. I tre fattori citati spiegherebbero il 50% del calo di religiosità. E l’altra metà? Downey arguisce che esista un’altra causa. Ma non la individua. Prima di indagare quale possa essere, è bene analizzare la qualità dei dati di partenza. I sondaggi non forniscono fatti, ma opinioni in risposta a domande: se queste sono vaghe, tutto rimane ipotetico. Mio nonno, il poeta Adolfo de Bosis, quando iniziava un dibattito, diceva spesso: “Cominciamo con il negare i fatti”. Il fatto studiato qui è la religiosità o appartenenza a una Chiesa di chi risponde alla domanda “What is your religious preference?” senza indicare confessione o tempio. Le risposte non chiariscono, però, che cosa le persone credano, che fede accettino, quanto siano fedeli a una gerarchia. Andrebbero registrati, invece, “fatti”: presenze a eventi, firme di impegni, versamenti in denaro, professioni di fede. In mancanza, abbiamo solo ipotesi ragionevoli. Come quella dello stesso Downey, che prevede nel 2040 il numero dei non religiosi negli Stati Uniti superare quello dei cattolici (che regrediranno leggermente) mentre quello dei protestanti calerà del 10%. 2000- usato, però, la regressione statistica per individuare i fattori che hanno contribuito a staccare dalla religione numeri crescenti di persone.” Il 20 % dei distacchi sarebbe causato dall’uso 1997- “C ome internet sta eliminando la religione in America”, titolava pochi giorni fa il Technology Review, prestigiosa rivista del Massachusetts Institute of Technology. Citando Allen Downey, docente di Scienza dei dati all’Olin College of Engineering, che ha analizzato la crescita dell’uso di internet e del numero di quanti abbandonano la religione. Quest’ultimo parametro deriva da un sondaggio dell’università di Chicago. A 9000 persone si è chiesto: ”Che religione preferisci? Con quale religione seistato allevato? Sei laureato? Quanto usi internet?” Dal 1990 al 2010 sono cresciuti sia gli utenti web, sia i non religiosi. La correlazione statistica fra le due variabili è 0,935. La correlazione misura quanto, in un dato periodo, due fenomeni variano in modo simile. Ha il valore 1 se le loro misure sono proporzionali, zero se sono indipendenti e -1 se inversamente proporzionali. Un’alta correlazione, però, non implica che una variabile sia causa dell’altra. È alta, ad esempio, la correlazione fra il numero annuo di assassinii e quello delle chiese cattoliche, ma non perché nelle chiese si predichi la violenza: i due numeri sono proporzionali alla popolazione. In Italia, altro esempio, la correlazione fra il numero di personal computer e quello dei casi di Aids dal 1983 al 2004 era alta,ben 0,99, ma usare il computer non provoca certo l’Aids. “So bene che un’alta correlazione positiva non è segno di causalità - dichiara Downey -. I due processi di crescita potrebbero avere una causa comune, anche se né io, né altri l’hanno individuata. Ho 33% Fonte: Net-Metrix-Bae, Ust APPARTENENZA RELIGIOSA IN SVIZZERA IN % 38,6 28 5,5 Cattolico romano Evangelico riformato Altre communità cristiane 0,2 Comunità ebraica 20,1 4,5 Comunità musulmana 2 1,1 Altre comunità religiose Nessuna confessione Senza indicazione Fonte: Ust L’intervista L’analisi del filosofo Giovanni Ventimiglia “Più conoscenza non vuol dire meno spiritualità “P iù sapere non vuol dire meno fede”. Per il professor Giovanni Ventimiglia, direttore del Dipartimento di filosofia e dell’Istituto di studi filosofici della Facoltà di teologia di Lugano, le conclusioni della ricerca di Allen Downey, non sono convincenti. Lo studio parla di rapporto diretto tra uso di internet e perdita di fede. Cosa c’è di sbagliato, secondo lei? “Partiamo dal fatto che quando l’umanità ha avuto maggiori possibilità di accesso alla conoscenza, come è successo nel XIII secolo, quando in pochi anni arrivarono in Europa culture, allora altissime, come quella musulma- GIOVANNI VENTIGLIA Direttore del Dipartimento di filosofia e dell’Istituto di studi filosofici della Facoltà di teologia di Lugano na e poi quella ebraica, non successe nulla di travolgente. Semplicemente questo nuovo sapere venne progressivamente integrato all’interno della fede cristiana”. La cultura non laicizza, allontando dalla fede? “No. Pensiamo a un altro momento storico: l’avvento della stampa. Quando i libri arrivarono a un pubblico più vasto, questo non provocò una diminuzione di fede. Anzi, ci fu una maggiore diffusione, come per la Bibbia di Lutero”. E per tornare ad oggi? “Per tornare a oggi dico che innazitutto questa visione di Downey nasconde un doppio equivoco. Il primo: è sbagliato equiparare la fede alla superstizione. È una vecchia idea illuminista e poi hegheliana, significa che fede è uguale a superstizione, è ignoranza. E che il sapere è eliminazione di ogni superstizione. Non è così. Storicamente non tutte le fedi sono fedi di superstizione e non tutte sono fedi fondamentaliste”. Giudizi troppo netti? “Bisognerebbe distinguere bene tra fedi e fedi e correnti interne alle fedi”. Il secondo equivoco? “È pensare che internet sia di per sé un mezzo, come dire?, neutro. Non è così, perché i siti sono fatti da esseri umani, con una cultura e un credo e, dunque, non sono di per se stessi garanzia di obiettività”. La Chiesa da tempo promuove i nuovi media. Il Papa è seguitissimo su Twitter. Cosa ne pensa? “Penso che sia positivo. Penso, ad esempio, al successo di suor Cristina Scuccia, che ha conquistato il pubblico di The Voice of Italy e il suo video ha raggiunto 40 milioni di visite. Un fenomeno interessante”. E, allora, dov’ è il problema? “Nell’uomo. Se un fedele è un fondamentalista, si servirà del web per diffondere il suo credo irrazionale. Se, invece, ha una fede matura, aperta alla ragione, diffonderà questa idea”. m.sp. Cercasi subentrante a pasqua per il 1 settembre 2014 per un GRANDE E LUMINOSO APPARTAMENTO Osteria degli Amici A Russo (Val Onsernone) 4 1/2 LOCALI (100 M2) Aperto: da Marzo a Ottobre Martedì-Domenica: 9.00/19.30 Tel. +41 91 780 43 43 È gradita la prenotazione a Locarno DOMENICA 20 E LUNEDì 21 APRILE 2014 in palio 16 SMART PACK ed esclusivi trattamenti wellness grande soggiorno, cucina abitabile, 3 grandi camere, 1 ripostiglio, doppi servizi, cantina, 1 posteggio in autorimessa, lavandaria in comune Cucina nostrana affitto: fr. 1’900 tutto inkl. 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Cinque percorsi di distanze e difficoltà diverse (dai 5 ai 18.6 km) e animazione in Piazza Riforma/ Manzoni per una domenica all’insegna del divertimento e della salute. A Lugano si gn ,B e l li n z ona 4 14 201 e 20 atte at sttta es sii es s orrrs ie e Co onie lon ollo Co h! ch! .ch ni.c bini ambi bam rba erb per ope nop cino .tici .t su www.ti ine su in nllin o on Stellin artieri giovani di diversi qu Nel febbraio 2008, 19 scomper lo più di Soacha, periferici di Bogotà, dall’aldi pochi giorni uno paiono nello spazio “guerilno identificatti come tro. In seguitto vengo Questo caso emble- uoco. scontri a fu leros” uccisi durante nali e faa emergere rime pagine dei gior matico finisce sulle p à da diversi anni. in uso nell’esercito gi una pratica corrente, polarmente mal e extra-giudiziari, po Questi tipi di crimin ndo alcune fonti, positivi” hanno seco soprannominati “falsi ano alcuna revittime, che non avev causato tra 1500 e 3000 egali armati. lazione con gruppi ill o. Di conseguenza, o del commercio equ contatti con il circuit Alla Federazione sa attraverso di essa. ogni transazione pas operative, le ditte tri intermediari (le co vanno poi aggiunti al ri delle navi, …). trasporto, i proprieta che si occupano del o poco competitiono il caffè colombian Questi passaggi rend , grazie al contatto empio che in Ecuador vo, se pensiamo ad es , un prodotto allla stesura del suo e importatori europei rmazioni necessarie a diretto tra coltivatori ezzi inferiori”. per il r à p i a G “ prima persona le info o . t e a l t a s i n u o q c azi a n e r r e t e s n s i ne e Sviluppo trettanto equo può e ine, anche perché Master in Cooperazio commercio equo oluzione a breve term i ero concentraata sul ll’aDifficile trovare una s ire i reali vantaggi de Bachelor – spiega - m p iso il prezzo e v i c r d e d p u s a e o n n e i a c v i i t t a r fa a i p r i o l e e qua molti produtt parte, le perplesanalizzando in quant ro volevo capire i commercio. “D’altra avelaar. In questo lavo derire a questo tipo d one di precarietà. di ogni banana Max H lavora nell’ambittamente dalla condizi reali vantaggi per chi sità scaturiscono dire overtà, solitamense in effetti sussistono entrarmi sul setn una situazione di p o, e ho deciso di conc Quando ci si ritrova i il proprio stomaco e sul to del commercio equ el cibo per riempire so numerose intervist d r e a v p a ra u t c t c At o e a. r i p b i m s o l ci o e C t ncepire la valifficile tore del caffè in cilmente si riesce a co uesto è un periodo di Nonferma che qu nell’immediato. Ma diffi uattro o cinque anni. campo, ho avuto la co fa fatto la sua no che si estende su q commercio equo ha a i l p I . n è u ff abili. i a g d c e l à n t e i n d i d i o g t a g c a t r o e n n per il m le cose so mercio equo offre va nel 1994 e fino al 2007 nostante tutto, il com otuto riscontrare pparizione nel Paese ap tive hanno saputo ntagioni di caffè, ho p ente infaatti le cooperaa Visitando diverse pia do per valorizzare andate bene. Inizialm ommercio e semte Flo stiano lavoran gi di questo tipo di c come quelle certifica del terreno. Inoltre intraavvedere i vantag me Flo (Fairtrade vitare l’inaridimento no stati certificati co la biodiversità e per e ori di Flo-Cert, pre più produttori so i invece gli affari e al lavoro degli ispett n). Negli ultimi temp ho riscontraato che, grazi arando a organizLabelling Organisatio è dovuto in parte ù piccoli stanno imp e. Ovviamente questo anche i produttori pi o e. Dal 2012 vent n nn e a h ci ffi e non vanno molto ben nnio ù i e p c o de d o o m m i t l n i ercato, che nell’u egate zare il proprio lavoro alle fluttuazioni del m spiegano le direttive l zaati corsi nei quali si o del caffè”. gono organizza no alcuni metodi visto triplicare il prezz a di produzione rattutto si introduco mente legata al sistem ai nuovi criteri, e sop fropria azienda. Si Questa crisi è stretta ora Laura. “A difautonomamente la p a, come racconta anc utili per organizzare assare del tempo del caffè in Colombi dove solitamente ltativi, ma che con il p esi del Sud America, traatta di seminari faaco ti. Sicuramente feerenza degli altri Pa ortatori europei, frequentati e apprezza direttamente agli imp diventano sempre più nuovo slancio al i produttori vendono ato, dove gli interccio potrà offrire un tema molto segment questo tipo di appro si è instauraato un sis o reclama la sua olombia”. i e ovviamente ognun commercio equo in C razione mediari sono parecch stata fondata la Fede è 1920 l e N . o n g Buracchio a d a Barbara parte di gu monopolio. Dopo lombia che detiene il Botteghe del mondo dei cafficultori di Co e delle condizionni delle esportazioni essersi occupata per a one a instaurare i oprio questa Federazi ni di lavoro, è stata pr niversiese, ha frequentato l’u Laura Melera è lugan e tra le rrentemente 5 lingue tà a Bologna, parla co ha circo e la cucina. Nel 2011 sue passioni ci sono il gliere in a Colombia per racco deciso di partire per l negozi che si occupa italiana riunisce quindici in via provenienti dai paesi del de mondo della Svizzera L’’associazione Botteghe informazioni sui prodotti e solidale e fornisce “Il mondo in bottega”. no di commercio equo inoltre la rivista trimestrale di sviluppo. Pubblica www.nicalivo.com | www .itanica.org | www.ipls-lasalle.or g 15 La casa di Sandro Caret toni, già volontario e pu re presidente di Inter-Agire , è in mezzo ai boschi del la Valle Maggia. Eppure, sin dall’ingresso, dove si not a una statuetta in legno ra ffigurante un idolo precoloniale, si resp ira aria di Nicaragua. A ll’interno, un quadro con il volto di Sandino, in sottofondo una canzo ne in spagnolo. Qui si sente davv ero l’incontro di due pae si, Svizzera e Nicaragua. E di due p ersone, Sandro e la mog lie Marilù, incontrata proprio dura nte il periodo di volonta riato in Nicaragua. I due si sono sp osati nel 2003 e ormai d a dieci anni vivono in Vaalle Maggia c on la figllia Johis. “Ci siamo stabiliti qui – spiega Sandro - perché i miei genitori, non più giovani, av evano bisogno di un so stegno, ma anche per il futuro di n ostra figlia. Marilù è sta ta straordinaria: ha subito impara to l’italiano, si è adattat a a un’altra cultura e si è integrata b enissimo”. Ma non deve essere stato facile lasciare l’amato Nicaragua, tanto che i d ue parlano spesso di tornarci defin itivamente (magari con il sogno di aprire un bar…). Nel fra r ttempo, continuano a “viverlo” con passione, attraverso scam bi continui, periodi di im pegno sul terreno, contatti quotidi ani con mail e skyype. M a andiamo con ordine. ne, nell’agosto 1999 son Avvevo già fatto – ricorda A o partito per il Nicaragu Sandro a, dove ho lavoraato sei mesi all’Istit un primo viaggio in Am uto Politécnico La Salle erica di Léon in qualità di esperto”. atina nel 1990,, in Ecua dor e erù. A Riobamba avevo visitaCosa ricordi di quella o il progetto di cooperazi prima esperienza? one Abitavo nei locali della di una ONG italiana e scuola e appena possibil lì avvee giocavo a pallone nel campetto del vo pensato per la prim Poli. Questo mi ha aiutat a volta o molto: il c a l c i o è un lin gu a g g io universale capace di m che mi sarebbe piaciut etterti in cono fare tatto con gli altri. Parli d di soli 9 anni da un’esperienza del gener i Inter e poi finisci con e. Una ntale è stata valutata il discutere di rivoluzioni o di Che ma che la sua età me volta tornato dalla va contratta da bamGuevara! Con due forsa di una meningite canza, midabili collegh uno specialista, a cau hi, Au ando fu ucciso da avevo messo da parte il imostrato che Fair, qu sogno relio e Oscar, abbia bino. L’inchiesta ha d e avevo proseguito gli l studi, to. mo preparato atelier 5 soldati, era disarma prima con il diploma p sso importante per oi con rica costituisce un pa di formazione sulla Questa condanna sto que accusati sono la maestria come elettr ace in Colombia. I cin icista. sicurezza degli imla costruzione della p l’umanità, omiciA Avvevo continuato a viag oli di crimini contro giare, pianti elettrici e sui i accompagnando il Teatr stati dichiaraati colpev r le migliaia di crimin ‘98 e p à t i v o o d n e a l l n e u importante R a a: d t i ci rza nel a Cuba. Nel frratttempo, s un passo calcoli di illuminadio e scomparsa fo ari sul banco deentivo l’esigenza di mett Una condannna storica, prima di queste madri a otteessi nel Paese. I milit ermi in gioco, di condividere le zione. Ma la scintilla stata la extra-giudiziari comm mie conoscenze, di esse nni di prigione. Luz Marina Bernal è aglia. Il processo re utile per una pena da 52 a 54 a qualcuno e non soltanto (è il caso di dirlo) è o cinque anni di batt gli accusati rischiano per i ricchi proprietari d nere un giudizio, dop a grande velocità i ville per cui lavoraavo come elettr stata l’illuminazione iù di 200 pagine lette icista. Così ho contattato e Samuel Bouille è stato molto lungo: p udienze di questi Inter-Agire Lauranne Zellweger dei campi di baskeet ti tutta la storia delle E-CHANGER (che avevo conosciuto grazie al concerto di un dal giudice, riguardan e Fair Leonardo, il chitarrista cubano alla Sopraceneri grazie a un impiantrato ha precisato ch na di Locarno) e, dopo l u ucciso, ultimi anni. Il magis quando fu a formazioto fotovoltaico, proernal, aveva 26 anni figlio della Signora B di denuncia Un lungo cammino soldi. Negli anni di questo scandalo? I La principale ragione guerrigliero r ogni gu lvaro Uribe Véélez, pe della presidenza di Á ercito colombiano, tivo” nel gergo dell’es ucciso, ossia un “posi tica ha portato a ompensati. Questa pra i militari venivano ric n sistema di raapiiché ha incoraggiato u una deriva tragica po cro. Ha permesso nocenti a scopo di lu menti e omicidi di in enza della polizia, le statistiche sull’effici pure di incrementare l’allora presidente. dice di popolarità del aumentando così l’in vani in lutto o i g 19 i e a”, le mamme d Le “Madres de Soach questa pratica. Il e prime a denunciare dal 2008, sono state l la Corporazione glienza psico-sociale), CAPS (centro d’acco rtner di E-CHANe altre ONG locali pa Claretiana,, come pur ino di denuncia, o nel loro lungo camm GER, le accompagnan à e di giustizia, di tto, di ricerca di verit di elaborazione del lu ti. i n u p m i ra o c n a i n i m frronte a questi cri ganizzaato una mauipe del CAPS ha or Ultimamente una éq rande istanza giual bunkeer della più g nifeestazione davanti li questi crimini e fine di rendere visibi diziaria del Paese, al a. Fino a oggi, e gli abusi del sistem denunciare la lentezza udiziari non sono uesti crimini extra-gi la maggior parte di q re nel tempo, poi. L’’affare si trascina pu ancora stati giudicatti dio dei loro figli to esigono che l’omici ché le mamme in lut cato dal tribunale sercito non sia giudi da un membro dell’e ria. n o alla giustizia ordi a militare, ma trasmess che si rivolge alle o di recupero psico-sociale psicologi e pedagoghi) Psicosocial) è un centr CAPS (Centro de Atencióne sociali. L’équipe multidisciplinare (sociologi, politici i diritti umani. vittime dei conflitti organizzazioni promuovendo collabora con diverse e a D L’economista ’ Giuseppe Aieta, per 4 anni volontario in Nicaragua, blog. La scoperta di un’altra ha raccolto in volume i cultura, riflessioni sul mondo testi del suo lissimo. Per acquistare e sulla felicità, in uno stile “Armadillo Blog” (246 ironico e piacevopagine, 20 franchi) scriver e a info@interagire.org getto che è subito piaciut o a tutti e che mi ha spin to a tornare in Nicaragua per un peri odo più lungo… anche p erché, poco prima di rientrare in Svizz era avevo conosciuto Ma rilù! Come ti sei preparato? In Svizzera ho ripreso a lavorare come elettrici sta, risparmiando per ritornare al p iù presto a Léon. Ho segu ito inoltre alcuni corsi sul fotovolta ico, mentre Inter-Agire a veva sottoposto la mia candidatura a Unité (la federazione che riunisce le ONG svizzere di i nvio di volontari). Nell’aa ttesa, prima ancora di ottenere l’app rovazione del progetto, s ono partito subito, a mie spese, lavora ndo gratis al Politecnico , come volontario “puro”, tanta era la voglia di prendere part e al progetto sulle energie rinnovab ili che si stava concretizza ndo. Poi, nel novembre 2000 è inizi ato anche ufficialmente il periodo di vo olontariato per Inter-Ag ire, proseguito fino al no vembre 2003. In particolare, abb iamo scritto manuali tecn ici, tenuto lezioni per gli allievi del Politecnico, creato u na piccola biblioteca temattica. Son o orgoglioso di aver con tribuito, almeno parzialmente, all’i nstallazione del generaato re eolico di 250 KW (finanziato dal la cooperazione austriac a), il primo in Nicaragua a essere co nnesso alla rete elettrica nazionale. Il progetto sulle energie rinnovabili (chiamato “C eprosol”) ha rappresentato una no vità per il paese (tanto d a ottenere i finanziamenti del gove rno di Aragon) e in seg uito è stato pure sostenuto dalla co operazione austriaca. “C eprosol” ha avvuto un seggu uito nell’elettrificazione delle zone rurali ed è stato usato anche per sc opi didattici: ricordo con piacere gli allievi che con materiale riciclato avevano costru ito piccole automobiline alimentate da un pannello solare e poi ancora un orto irrigato a goccia… Ma dopo quattro anni d i lavoro, sentivo che quell’esperie nza doveva concludersi . Il rischio di rimanere nello stesso posto, per chi viene dal l’Europa,, è quello di diventare “ingo mbrante”, un uomo di po tere. Dopo un po’ di tempo, i nicara guensi ti considerano im portante, intoccabile, portatore di una verità assoluta… Così sei tornato in Svizzera… Sì, anche per motivi pe rsonali, come Johis che iniziava la scuola o i miei genitori, o ancora la burocrazia… G razie a un ex docente, ho incominci ato a fare alcune supplenz e a scuola e devo ringraziare il p eriodo di volontario di I nter-Agire. Arrivato a Léon, non ave vo mai insegnato fino ad allora e gli anni trascorsi al Politecn ico sono stati per me un formidabile apprendistato. Ora inseg no laboratorio praatico a gli ap apprendisti elettricisti dei corsi inter-aziendali di Gordo la. L’’Associazione IT TA-NICA A-NIC è un’associazion A e di volontariato nata lia–Nicaragua di Livorno. nel 2010 dall’Associazio o. L’obiettivo ’ ne Itaprincipale è la promozione sostenere lo sviluppo l’amicizia fra i due i popoli di una concreta solidarietà per con on persone in difffi ficoltà NPA/Località___________________________________________________________________ 14 Via _______________________________________________________________________________ .ch etiana.org | www.e-changer www.corporacionclar _____________________________________________________________ www.botteghedelmondo.ch 12 Cognome/Nome 13 Una piccola imbarcazioUn pont p g a glia ag e tra Battagli d mondi due v tà l veri d per la ne che avanza lentamente nella giungla. La aro copertina di CARTABIANUn caffè dolce-am CA (firmata dal fotografo Ricardo Torres) è una metafora del processo di pace in Colombia. Su CARTABIANCA ne parlano due esperti come Marta Fotsch di Amnesty International e Jaime León Sepúlveda dell’asso- coltivazione di caffè equosolidale e sulla battaglia legale delle “madres de Soacha”. Con un’inciazione Corporación Claretiana Norman Perez tervista all’ex volontario Sandro Carettoni e un Bello. In sommario, articoli sul progetto di editoriale di Silvano Toppi su Papa Francesco. Sacrificio Quaresimale nel sud del paese, sulla Mi abbono alla rivista CARTABIANCA (4 numeri): Fr. 20.– /€ 16 Mi abbono alla versione digitale (PDF): Fr. 10.– /€ 8 CARTABIANCA, numero speciale Colombia Ordino un numero della rivista CARTABIANCA: Fr. 5.– /€ 4 CARTABIANCA ✄ Periodico di cooperazione solidale Colombia destinazione pace Che cosa sono i dinosauri, impariamolo disegnando Ore 10.00-12.00 14.00-18.00 Laboratori con il Paleoartista Fabio Pastori. Per bambini dai 16 anni in su. Spazio Officina Chiasso informazioni / iscrizione obbligatoria ROBOTS Ore 10.30 Con l'aiuto degli amici, Rodney inizia una battaglia per sconfiggere un gruppo di loschi personaggi e per conquistare il diritto a un futuro migliore... Al Cinema Ideal Giubiasco ATEL A TE LIIER ER Atelier: I mestieri Ore 14.30 – 16.00 Un volto creato con gli strumenti tipici usati per una determinata attività. (Nicoletta Lanotte) Museo in erba. Piazza Giuseppe Buffi A Bellinzona © Samuel Bouille CARTABIANCA Periodico di cooperazione solidale ATEL A TE LIER IER CINE CI N E MA MA Per ricevere CARTABIANCA spedire il talloncino all’indirizzo: INTER-AGIRE - Amministrazione CARTABIANCA Piazza Governo 4 - CH-6500 Bellinzona ti enti amen tam nta unt pun ppu app gli ap degl nda de gend ’ age L’a L L’ lia! iglia famig la fa ta la ttta tutt er tu er pe p ma 22 aprile ✄ lu 21 aprile IL CAFFÈ 20 aprile 2014 39 tra virgolette LE ATTIVITÀ DEI GENI DURANTE LE ORE DELLA GIORNATA Ludwig van Beethoven 00 Lettura del giornale, cena e bicchiere di birra 18 21 3 Lavoro Wolfgang Amadeus Mozart 00 Corteggiamento di Constanze 21 Socializzazione e pasti Composizione musicale 3 Sonno Composizione di concerti 6 18 6 15 9 12 Composizione musicale Pranzo e attività sociali Esercizio fisico Sigmund Freud 00 Cena, gioco a carte e camminata con 21 la moglie o la figlia Visite dei pazienti e consulti Altri lavori 3 18 15 9 12 Lezioni Composizione musicale Corsa per le vie di Vienna Fonte: R.I. Andrews-www.infowetrust, “Daily rituals: how artists work” di Mason Currey Lettura Sonno Visite con l’amico Joseph 18 Green Colazione e cura della barba 15 9 Pranzo e tempo libero 12 Immanuel Kant 00 Lettura dei giornali o scrittura degli articoli 6 Vestizione Colazione Passeggiata Pranzo Sonno Sonno/riposo Visite dei pazienti e pause sigaro Lo studio Sonno 21 3 Té, pipa e meditazione 6 Passeggiata Scrittura 15 Pranzo a base di carne e vino 9 Lezioni 12 Charles Dickens Serata con parenti e amici Sonno 00 21 3 Cena Tempo libero M ozart tra composizione, concerti e lezioni sudava dodici ore al giorno. Flaubert, ogni giorno, dedicava alla scrittura non meno di cinque ore e almeno altrettante a leggere. L’orario di lavoro era un po’ ossessivo per Balzac che superava le tredici ore giornaliere, con un consumo smodato di caffè nero e si coricava alle 18. La “routine creativa” dei grandi artisti del passato viene ricostruita nel libro di Mason Currey, “Daily Rituals”. Tanti ritratti quotidiani di scrittori, compositori, pittori o architetti geniali come Le Corbusier, che dimostrano ricostruendone la giornata-tipo, pause incluse - che essere un genio non basta. Oltre al talento, infatti, e per quanto possa apparire noioso, anche la più fertile creatività richiede fatica, impegno e metodo. Insomma, genio e... regolatezza, più che sregolatezza. Come dimostrano del resto le testimonianze di autori e intellettuali ticinesi che, indipendentemente dalla loro specializzazione artistica o culturale, non sfuggono ad una certa banalità del metodo di lavoro (articoli in basso). Poi la routine quotidiana la si può affrontare con più e meno dedizione ed elasticità, ma a parte qualche eccezione, l’idea che il genio viva dell’ispirazione del momento, della creatività LE TESTIM ONIA NZE Il talento è indispensabile, ma anche la più fertile creatività richiede fatica e tanto impegno meno di cinque ore per notte, la media storicamente riportata parla di sei-sette ore. Certo, pare che Balzac si alzasse anche all’una di notte per scrivere, ma lui andava a letto prestissimo, alle 18, e comunque non dormendo mai meno di sei ore. E come Balzac il filosofo e poeta John Milton, che si coricava alle 21 e si svegliava alle 4 del mattino. Senza considerare, poi, la pennichella pomeridiana cui alcuni, come Thomas Mann, non rinunciavano assolutamente. Ma quello che fa più impressione, sia che si parli di Victor Hugo o Benjamin Franklin, è SCRITTORE A nthony Trollope, scrittore inglese dell'età vittoriana, dedicava due ore mattutine, fisse, alla scrittura. Il giallista Andrea Fazioli, ad orario variabile, almeno tre o quattro. “Scrivo meglio quando riesco a darmi ritmo e metodo - ammette -, ma Trollope, cascasse il mondo, finite le due ore smetteva, anche se mancavano due parole alla fine del testo. La regolarità, l’impegno pagano, ma bisogna pure permettersi di prendere un po’ di tempo per non fare niente. È vero poi che, se mi viene un’idea fluida non riesco a smettere, ma solo se è un raccontino breve. Con un romanzo, invece, meglio fermarsi nei tempi che ti sei dato, anche se lo spunto scorre veloce. Anzi, meglio, perchè se l’idea è buona non la perdi il giorno dopo, anzi migliora”. MarcoZappa MUSICISTA È capace di otto, dieci ore di fila senza pausa quando è concentrato sul lavoro, ma il musicista Marco Zappa, dopo 38 anni di carriera, ha una visione un po’ più “anarchica” del metodo di lavoro. “Sarebbe insensato darsi degli orari fissi quando si è impiegato tutta la vita ad evitare di comporre su ordinazione come pure è capitato a Mozart spiega -. Costringersi a tavolino non dà niente di buono, la libertà è il massimo. Ma la realtà è che le idee musicali vengono tutti i giorni, che non vado mai in vacanza senza uno strumento o il miniregistratore a portata di mano. Sull’impegno e la costanza non discuto, ma sulla regolarità sono il primo a trasgredire. Se mi viene una buona idea alle due di notte, mi alzo e vado in studio. Maledizione, ce l’ho in casa!” Colazione 9 Scrittura nel silenzio più assoluto 12 Le Corbusier Sonno 00 21 3 18 In ufficio con i dipendenti a lavorare sulle idee 6 15 Attività fisica Caffè con la moglie 9 Colazione con la moglie 12 Contemplazione artistica, pittura, scrittura Charles Darwin l’impressionante regolarità dell’orario “d’ufficio”. Che si tratti di un romanzo, una partitura o di un progetto architettonico anche il genio al lavoro non sfugge all’obbligatorietà di timbrare il suo quotidiano “cartellino”. Certamente se non si ha vero talento, anche sgobbando dodici ore al giorno non si ottiene un capolavoro, altrettanto sicuro, però, che l’opera richiede comunque costanza, impegno, sudore e sacrificio anche a chi è baciato dalle Muse. Lo stesso poeta Paul Valéry diceva che “il primo verso viene da Dio, il resto è una fatica disumana”. Genio e regolatezza pure nelle pause, nelle abitudini della ritualità quotidiana. Freud, Dickens, Tchaikovsky e Darwin, ad esempio, non rinunciavano alla passeggiatina giornaliera, e sulla puntualità di quella di Kant gli abitanti di Konigsberg pare regolassero addirittura i loro orologi, Le Corbusier ad un’ora di ginnastica mattutina e Flaubert per tutti i cinque anni della stesura di “Madame Bovary” non ha mancato di chiamare ogni giorno sua madre. Resta da chiarire se tanta laboriosità corrispondesse ad altrettanta redditività. Non sempre, nemmeno ai geni, la regolarità paga. Come testimonia ironicamente Oscar Wilde: “Oggi ho impiegato tutta la mattinata a mettere una virgola e tutto il pomeriggio a toglierla”. erocchi@caffe.ch Q@EzioRocchiBalbi Backgammon Lettura di libri con la moglie scientifici A letto a risolvere Té e un uovo 00 quesiti Riposo, ascolto della 21 3 moglie che legge i Sonno romanzi ad alta voce 18 6 Ozio Lavoro Passeggiata Passeggiata Colazione Lavoro Pisolino 15 9 Lettura dei giornali Lettura posta 12 Pranzo con la moglie Lavoro Camminata con il cane Polly Victor Hugo Scrittura e risposta alle lettere RenatoMartinoni SAGGISTA N on si considera un fanatico degli orari Renato Martinoni, saggista e professore di Letteratura, ma riconosce che la “banalità del metodo” è vincente. “Molta regolarità, tutti i giorni domenica inclusa, anche se non come Kant su cui, si racconta, che i suoi concittadini regolavano l’orologio quando lo vedevano uscire tanto era puntuale - spiega divertito -. Il fatto è che certi lavori richiedono continuità, scrivere richiede regolarità, poi figuriamoci, io sono nato come filologo testuale...rigare diritto, e via”. Senza lavoro Martinoni si annoierebbe. “Mi concedo delle brevi pause, ma prima delle otto sono in studio e lavoro, tra insegnamento, testi, coordinamento, fino a sera. Al massimo fino alle 21, poi dico stop e spengo l’interruttore”. Cena, conversazione e giochi di carte 00 21 3 Sonno In camera con 18 l’amante 6 Barbiere Esercizi sul lungomare 15 9 Ricevimento ospiti e pranzo Cena, socializzazione con gli ospiti o lettura Tempo libero AndreaFazioli Risveglio A casa L’ispirazione non può bastare senza la banalità del metodo esplosiva che può brillare in qualsiasi momento del giorno o della notte, è priva di qualsiasi fondamento. È vero, come ricorda il musicista Marco Zappa, che se ti viene l’intuizione giusta puoi precipitarti al “tavolo da lavoro” per registrarla a qualsiasi ora del giorno e della notte. Ma è anche vero che, stando alle routine quotidiane riportate da Currey, se c’è una cosa che accomuna tutti gli artisti è che tutti dormono con regolarità ragioneristica. Ad eccezione di Mozart, che aveva la malsana abitudine di dormire 6 Camminata 15 per le campagne intorno a Londra Lavoro d’artista da scandire con il genio e la regolatezza EZIO ROCCHI BALBI 18 12 Sveglia, caffè e uova crude, lettura lettere dell’amante Doccia ghiacciata Pyotr Ilyich Tchaikovsky 00 Sonno 21 3 15 9 18 Tè, fumo, lettura della Bibbia e 6 filosofia Composizione Tè e lettura dei giornali Passeggiata Corrispondenza 12 Lunga passeggiata Pranzo Composizione Thomas Mann Intrattenere gli ospiti, lettura, ascolto del grammofono 21 00 3 Sonno Passeggiata 18 6 Articoli Tè con la famiglia Riposo Lettura Caffè e bagno 15 9 12 Pranzo e primo sigaro Principali ore di scrittura. Sigarette Pagina a cura di GastroSuisse e GastroTicino LARISTORAZIONE & L’ALBERGHERIA Nei casi dubbi rivolgetevi all’avvocato di GastroTicino GastroDiritto Vi sono ditte, di regola con sede Oltralpe, che utilizzando stratagemmi e velate minacce (a volte punibili) cercano di imporre il pagamento di presunti crediti, a volte contestati. Ma non solo. Vi aggiungono pure fantomatiche spese che personalmente mi ricordano gli usurai medioevali. Il vivo suggerimento è prima di tutto di non cedere a simili pressioni. Tantomeno va ri- Nessuna negligenza nei confronti del nostro socio. Di conserguenza nessuna responsabilità per l’infortunio occorso sul posto di lavoro: così ha sentenziato di recente il Tribunale. Occorre ricordare che il datore di lavoro è tenuto ad assicurare le normative di sicurezza e tutela a favore dei propri dipendenti e della loro salute. Tutta una serie di normative federali ne delimitano obblighi e doveri per tutte le parti in causa: Codice delle obbligazioni, Legge sul lavoro, Legge sull’assicurazione contro gli infortuni, ecc.. GastroSuisse ha avviato un’azione di sensibilizzazione con l’ufficio per la prevenzione degli infortuni (Upi), il cui materiale - a volte anche simpatico - è reperibile presso www.gastroprofessional.ch, come pure www.gastro.bfu.ch). Le indicazioni sono semplici e pratiche. Vale la pena consultare (anche per responsabilizzarli) i propri dipendenti. m.g. Settimana dopo settimana l’analisi di tutti i temi, gli studi, gli argomenti, i problemi e le norme dell’offerta di ristoranti e alberghi. Una pagina indispensabile per gli operatori del settore & Occhio ai metodi delle ditte d’incasso Sicurezza sul lavoro: le regole AgendaNews Ti-Press conosciuto il presunto “danno per ritardo” (o per mora) se non viene dimostrato: esiste infatti un sacrosanto principio secondo il quale ogni parte è tenuta ad agire in maniera da limitare il danno all’altra parte. Quindi le spese maggiorate vanno documentate quale spese inevitabili. In caso di dubbio il vivo suggerimento è di rivolgersi al proprio consulente (fiduciario o legale), oppure al servizio giuridico di GastroTicino: a volte si hanno piacevoli sorprese e, addirittura, persino la ragione del credito risulta inesistente. m.g. Vini e formaggi Bella iniziativa della Cagi sugli abbinamenti con vini ticinesi al meglio della produzione casearia locale ALESSANDRO PESCE alcool, abbastanza intensi e preferibilmente affinati in botti o in barriques (rossi Riserva, Camorino, Monte Carasso). Altri formaggi eccellenti sono quelli di capra come robiola e buscion, giovani e conditi con olio, e formaggella, che accostiamo a vini bianchi giovani, dal profumo intenso, caldi di alcool, abbastanza morbidi, freschi e con una discreta sapidità; oppure, vini rossi giovani, quale la Bondola (bianco Vigna Noverasca, rosso Tera Negra). Invece, robiola e buscion maturi, formaggelle di latte misto capra-mucca li abbiniamo a vini rossi maturi, di corpo medio, caldi di alcool, abbastanza tannici e una lunga persistenza gustativa (rosso Riserva o Sarecc). Sempre di latte misto capra-mucca sono robiola e Zincarlin con una scelta di mieli ticinesi; li abbiniamo a vini dolci, morbidi, caldi di alcol e molto profumati (bianco dolce Chardor). Ricordiamo che i formaggi sono esaltati dall’abbinamento non solo ai mieli ticinesi, ma anche alle mostarde purée di frutta della Sandro Vanini di Rivera o con le composte di peperoncino e frutta della Ticino Peppers di Stabio, magari con un goccio di idromele della Apis di Melano. piaceri della tavola Vini e formaggi, piaceri della tavola in armonia col territorio. Bella iniziativa, questa, della Cagi Cantina di Giubiasco, che ha preparato una documentazione dove in modo semplice e accattivante illustra gli abbinamenti tra formaggi ticinesi e vini, illustrandone tipologia e caratteristiche. Una guida interessante che riassumiamo volentieri, ricordando il progetto “Un amore di formaggio” lanciato da Ticino a Tavola, proprio per valorizzare il nostro patrimonio agroalimentare (ticinoatavola.ch). Alcuni consigli, per iniziare. Il vino non deve coprire il sapore del formaggio, ma al contrario deve esaltarne il sapore. Per un buon accosta mento dei vini ai formaggi, sono suggerite tre semplici regole: territorio, formaggio e vino provenienti dal Ticino; freschezza-maturazione, formaggi freschi con vini giovani, formaggi stagionati con vini rossi maturi; contrasto gustativo, formaggio tendente al dolce con vino fresco, formaggio saporito con vino profumato e morbido. Ma ecco i tipi di formaggi con le caratteristiche dei vini da abbinare e tra parentesi le etichette suggerite dalla Cagi. Robiola e ricotta fre- sche, e formaggi a crosta fiorita vanno accompagnati a vini bianchi giovani, profumati, freschi e di medio corpo, oppure a rossi leggeri (bianco Bucaneve o Due Vigne, rosso Alba), mentre Zincarlin, buscion con o senza erbe, freschi e conditi con olio si abbinano a vini bianchi giovani, profumati, freschi, caldi di alcol e assai strutturati, altrimenti a vini rossi giovani, con tannini leggeri (Terre di Bianco, rosso Alba). Per la formaggella grassa, formaggi affinati con vino o vinaccia si scelgano vini dai pro- Ristoratori iscrivetevi all’iniziativa di Ticino a Tavola per Caseifici Aperi fumi intensi, sia rossi che bianchi, caldi di alcool e di buona struttura; il bianco, preferibilmente affinato in barriques (bianco Vigna Noverasca, rosso Alba). Veniamo ora al fiore all’occhiello dei nostri caseifici. I formaggi giovani d’alpe o di caseificio, si abbinano a vini rossi giovani dai profumi intensi, morbidi, tannini delicati e di lunga persistenza gustativa (rossi Sarecc o Alba). I formaggi stagionati d’alpe o di caseificio “sposiamoli” a vini rossi maturi, di grande corpo, profumati, caldi di Dimostrazione e corso di cucina con Thermomix TM31 Bimby Occasione unica per chi vuole scoprire un nuovo modo di cucinare. Mercoledì 14 maggio dalle 17.00 alle 19.00, nella sede di GastroTicino, avrà luogo una dimostrazione completa del rivoluzionario apparecchio da cucina Thermomix Tm31 Bimby. Durante il corso si potranno ottenere tutte le informazioni sulle molteplici potenzialità che Thermomix è in grado di offrire. Lasciatevi stupire dalle idee originali e squisite di professioniste della cucina. Possibilità di degustare tutte le preparazioni (è richiesto un contributo di 10 franchi). Per informazioni e per partecipare al corso contattare Milena 077 204 57 81 o inviare un e-mail all’indirizzo cibellimilena@hotmail.com. presenta: SCEF 045 WEB MARKETING LOCALIZZATO (NUOVO) Obiettivi imparare come ottimizzare la presenza online del proprio ristorante, essere in grado di posizionarsi con efficacia nei motori di ricerca, scoprire le formule vincenti di web marketing localizzato per fidelizzare la propria clientela e incrementare le prenotazioni. Insegnante Nigel Casey, New World Media (www.comunicazione-aziendale.ch) Data e orario 28 aprile 2014, 14.00-18.00 Costo Chf 110.00 soci / Chf 160.00 non soci GESTIONE STIPENDI Obiettivi saper gestire e calcolare gli stipendi mensili dei collaboratori rispettando le regole del vigente Ccnl. Insegnante Mario Regusci, gerente GastroSocial Ticino Date e orari 30 aprile, 7, 14 e 21 maggio 2014 (sera 17.3020.00) Costo Chf 250.00 soci / Chf 300.00 non soci FOOD & BEVERAGE (NUOVO) Guido Brivio ha risposto alle sollecitazioni di ristoratori e buongustai con un nuovo e grande vino ticinese Un Merlot elegante ma facile da bere? “Touché”! che abbiamo colpito nel segno; abbiamo dato - spiega Brivio quello che la gente voleva. Quando parlando con un amico gli si risponde “touché”, vuol dire che si è rimasti colpiti profondamente. Nel caso del vino, quest’ultimo rispecchia esattamente quello che vuole l’appassionato; un vino facile, armonico e versatile”. In effetti si rimane colpiti da questo vino “easy drinking” proprio per- Foto Garbani - Caseificio Agroval Airolo La sfida era quello di venire incontro alla ristorazione e agli appassionati che chiedevano a Guido Brivio un vino a metà tra il “Baiocco” e il “Riflessi d’epoca”. Guido ha vinto la sfida con un vino come sempre elegante. Il “Touché”, un Merlot Doc prodotto con uve del Sottoceneri, che matura 12 mesi in barriques di secondo passaggio. “Il nome “Touché” (“toccato”) sta a significare ché “facile da bere”. Il “Touché” è stato presentato di recente alla stampa nella splendida cornice del Ristorante Capo San Martino, dove è stato abbinato a ravioloni ripieni all’arrosto con spugnole e fave, e a un collo di vitello cotto a bassa temperatura con tortino di patate al tartufo, seguito da un tris di formaggi ticinesi. Il “Touché”, di un bel rosso rubino carico e profondo, ha profumo intenso e molto complesso, di grande armonia, con sentori di frutta a bacca nera come mirtillo e mora; note di torrefazione che ricordano la liquirizia e delicate sfumature speziate. In bocca ha un attacco morbido e fruttato, fresco, ricco e ben strutturato con tannini maturi e dolci; il fine bocca è equilibrato, armonioso, di ottima persistenza. “Touchè”! a.p. GT18032014 Con l’estate è piacevole ripararsi dal sole e gustare un ottimo pranzo. Per chi ha una terrazza ecco un’occasione da non perdere: si vende un ombrellone di 9m di diametro, colore bianco/grigio, marca Glatz, in perfetto stato. Info 079 331 00 99. oreaggio m a Undi form re in otlotranti 50 ris Obiettivi essere in grado di pianificare e organizzare eventi e banchetti, conoscere le nozioni di base per una corretta pianificazione finanziaria, acquisire alcune conoscenze e competenze relative alla gestione del personale, conoscere e saper applicare un sistema di controllo dell’intera gestione ristorativa (personale, sicurezza sul lavoro, costi, qualità, …). Insegnante Amilcare Battisti, maître d’hôtel dipl. fed. e formatore Date e orario 5, 12, 19, 26 maggio 2014, 8.30-12.00 Costo Chf 300.00 soci / Chf 350.00 non soci IGIENE E SICUREZZA ALIMENTARE: LE NUOVE LINEE GUIDA (NUOVO) Obiettivi conoscere le novità apportate dalle nuove linee guida buona prassi procedurale nell'industria alberghiera e della ristorazione (Bpiar) e saperle applicare per una corretta e ottimale gestione aziendale. Insegnanti Aleardo Zaccheo e Luca Bordoli, ingegneri alimentari Data e orario 5 maggio 2014, 13.30-17.30 Costo Chf 80.00 soci / Chf 130.00 non soci BIRRA TICINESE (NUOVO) Eventuali interessati potranno contattarci al seguente indirizzo: GASTROTICINO - Via Gemmo 11 - 6900 Lugano - Tel. 091 961 83 11 - Fax 091 961 83 25 - www.gastroticino.ch OFFERTE SCRITTE CON INDICAZIONE DELLA CIFRA. NON SONO DATE INFORMAZIONI TELEFONICHE Obiettivi conoscere varie tipologie di birra, riconoscerne le proprietà, distinguerne la produzione e la provenienza, scoprire le diverse culture e le tecniche di degustazione, riconoscere i vari modi di spillatura ed i principali stili birrari, conoscere le normative di legge, acquisire i principali abbinamenti con il cibo. Insegnante Nicola Beltraminelli, birraio Birrificio Ticinese Data e orario 5 maggio 2014, 18.30-22.30 Costo Chf 60.00 soci / Chf 110.00 non soci 10 9.2 120. 8 Ara (2. bia S 40 6) audi ta Th Austr India (n.d.) .3 32 alia (n. d. ) 33.1 29.2 Il numero tra parentesi rappresenta il valore del business in milioni di euro 25.4 22 .3 32 .8 .3 20 29.2 Latticini e formaggini 3% Vino e vermouth Le linee all’interno descrivono le relazioni d’affari tra ciascun Paese e l’Unione Europea Principale import agricolo europeo nel 2012 Grano Export totale 114,2 miliardi di euro Alcol e liquori 3% Altri grassi animali, vegetali e oli Sansa Sigarette 8% 3% Preparati di frutta e verdura 53% 3% Altro 8% Frutta fresca o secca 5% Caffè, tè e affini Semi di soia Gelato, cioccolata e dolciumi 4% Verdura fresca Frutta tropicale e spezie 10% 9% Carne di maiale 3% Altro non specificato 3% 4% 4% 7% Altro Preparati di frutta e verdura Cacao Prodotti di olio di semi Import totale 102 miliardi di euro 3% Cereali 9% Saranno i commerci globalizzati a salvare il pianeta. E anche la Svizzera 20.0 Principale export agricolo europeo nel 2012 32.3 Canada (2.191) Core a (n.d.) del Sud ntina Arge 3) 4 ( .70 ia Ind 1) 14 (2. virgolette Il circolo esterno rappresenta l’import in miliardi di euro dei 10 maggiori Paesi importatori del mondo .3 72 co ssi Me d.) (n. Il numero tra parentesi rappresenta il valore del business in milioni di euro Cina (4.66 5) Sta t i (11 Un .61 iti 3) Indonesia (3.145) 34.6 aila n (n. dia d.) Le linee all’interno descrivono le relazioni d’affari tra ciascun Paese e l’Unione Europea tra I dieci maggiori importatori di prodotti agricoli e on pp Gia 003) (4. ia Russ ) 2 7 (8. 4 (3. Cina 45 3) Cana da (n. d. ) 48.5 Ue 27* .8 Stati Uniti (6.417) 7* Ue 2 50 sile Bra 20) .9 (10 Il mercato 133.1 4 125. Il circolo esterno rappresenta l’export in miliardi di euro dei 10 maggiori Paesi esportatori del mondo 41 * È escluso l’import-export all’interno della Unione Europea .2 66 I dieci maggiori esportatori di prodotti agricoli 132.3 IL COMMERCIO ESTERO - IMPORT ED EXPORT IL CAFFÈ 20 aprile 2014 41% 4% 10% 5% Fonte: Wto, “Ecological Footprint Atlas 2010” EZIO ROCCHI BALBI I l “chilometro zero” è destinato a rimanere un’utopia e, a quanto pare, sarà la globalizzazione dei commerci a salvare il mondo. Anzi, secondo L’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) un quarto del valore aggiunto delle esportazioni mondiali ha un contenuto estero, cioè non attribuibile al Paese di origine, e questa catena fa da collante al pianeta. Insomma, i commerci non saranno necessariamente una garanzia contro i conflitti, ma li rendono meno probabili. Per dirla con il filosofo politico Bastiat, dove passano le merci non passano gli eserciti. Non solo, anche da un punto di vista economico, come sottolinea l’economista Paolo Pamini (vedi intervista), il commercio su scala globale aiuta la crescita e alimenta il benessere dei Paesi in via di sviluppo. Senza nulla voler togliere alle esigenze ambientaliste, infatti, il consumo alimentare a chilometro zero non può certo certo ignorare il limite del “deficit ecologico” provocato dalla maggior parte dei Paesi industrializzati. La Svizzera, ad esempio, seguendo i parametri tracciati dall’impronta ecologica, consuma l’equivalente di cinque ettari globali procapite, mentre la biocapacità della Confederazione ammonta solo a 1,2 ettari globali procapite. E qui si parla del consumo di risorse della materia rima più importante: l’alimentare. Se il chilometro zero permette magari di gustare le zucchine e l’insalata bio del contadino a due passi da casa, è effettivamente una distanza troppo corta per permettere a tutto il mondo di crescere. A livello macroeconomico l’esempio più evidente è rappresentato dall’India che, pur avendo intrapreso una rivoluzione agricola, ha eliminato le carestie ataviche del passato, ma non è ancora in grado di fornire al 20% della sua popolazione un’alimentazione adeguata. Il problema però non è la mancanza di cibo. Il centro studi internazionale delle politiche agricole, l’International Food Policy Research Institute, attesta che nel Paese asiatico ci sono ancora 60 milioni di bambini sottopeso e malnutriti. Ma secondo il premio Nobel per l’economia Amartya Sen è proprio il cattivo Il chilometro zero azzera i Paesi in via di sviluppo funzionamento dei mercati, dei commerci ad impedire all’India di garantire i consumi alimentari della popolazione. Autarchia, monocolture, dazi e burocrazia sono antitetici al commercio globa- IN SVIZZERA Import ed export in miliardi di franchi Import prodotti agricoli 11,4 Di cui dall’Ue 27 8,3 Export prodotti agricoli 8,1 Di cui dall’Ue 27 L’intervista Il libero scambio nel mondo nell’analisi dell’economista Pamini “I sussidi all’agricoltura e i dazi sono da abolire” N 5,0 Evoluzione import ed export di derrate alimentari, bibite e tabacco. In miliardi Importazioni Esportazioni -20 -10 0 10 1988 1995 2000 2005 La Confederazione consuma quattro volte più risorse e prestazioni di quante ne produce 2012 Fonte: Amministrazione federale delle dogane, Dgd le. Un rischio che sta cercando di evitare l’Africa, dove è bastata la diffusione dei telefoni cellulari per consentire l’ingresso nel mercato alimentare a milioni di famiglie e villaggi. “E proprio l’Africa PAOLO PAMINI Economista, ricercatore del think tank Liberales Institut on solo il chilometro zero non contribuisce al benessere generale, ma neanche evita l’impatto ambientale. Ne è convinto l’economista Paolo Pamini, docente al Politecnico di Zurigo, deciso sostenitore del liberalismo e del commercio globalizzato. “Non lo dico io, lo dimostra uno studio di ‘The Economist’ sfatando un mito - precisa Pamini -. La grande distribuzione, anche se non lo fa per coscienza ambientale, ma per vantaggi economici e logistici, ha tutto l’ interesse a ridurre i costi dei trasporti, centralizzando la distribuzione di molteplici prodotti alimentari riduce pure l’impatto ecologico”. Il commercio globale, quindi, è l’unica risposta? “È la migliore ricetta per far crescere il benessere generale, inoltre, il commercio globale aiuta lo sviluppo soprattutto dei Paesi poveri. Anzi, bisognerebbe abolire certi dazi anacronistici e i sussidi a pioggia all’agricoltura”. Ma senza sussidi l’agricoltura svizzera rischierebbe l’estinzione. “Ad eccezione dell’agricoltura di montagna, che almeno ha il compito di proteggere e salvaguardare il territorio, ma tutti gli altri contributi dovrebbero essere eliminati. E il discorso vale per tutta l’Europa. I fondi di questi sussidi sarebbe meglio destinarli ai Paesi emergenti, ma non ai governi, direttamente alle cooperative di coltivatori, allevatori ai produttori alimentari. Non solo aiuteremo veramente lo sviluppo sociale di questi Paesi, ma avremmo anche prezzi più bassi”. Il deficit ecologico della Svizzera, però, aumenterebbe... “Non saremmo comunque mai in grado di sopportare i consumi della popolazione. Si parla di ‘riserva ecologica’ in quei Paesi dove il consumo è al di sotto della capacità bioproduttiva del territorio, ma economicamente è un errore che solo il commercio globale può correggere”. e.r.b. dimostra come la sfida economica del futuro si gioca sulla capacità di reperire le migliori risorse, incluse quelle alimentari - spiega l’economista Loretta Napoleoni che, col suo libro “Maonomics”, ha anticipato le strategie della politica cinese nel Continente Nero -. La Cina, pienamente consapevole della velocità del suo processo di crescita e del conseguente aumento dei consumi, ha capito subito che per quanto ottimizzasse la sua capacità di produzione non sarebbe stata in grado di autoalimentarsi. Da anni, quindi, senza tanto clamore, sta investendo risorse finanziarie, industriali, logistiche stringendo partnership con diversi Stati africani. Certo, le materie prime inclusi i metalli rari hanno avuto la priorità, ma non è un mistero che le potenzialità di coltivazioni e allevamenti in Africa siano enormi, e che ben presto diventerà la ‘dispensa’ alimentare cinese”. Basta osservare i dati dell’import-export globale per rendersi conto che le catene di fornitura massimamente internazionalizzate l’anno scorso hanno spostato merci per circa 14 mila miliardi di euro (17 mila miliardi di franchi). E 1700 miliardi di franchi solo di prodotti alimentari. Un commercio che, secondo il Wto, dal 1950 è cresciuto di cento volte in mezzo secolo, e che oggi è arrivato a 175 volte. È chiaro che a fare da straordinario motore di crescita per le regioni emergenti del mondo sia stato proprio il commercio di beni fisici. Escludendo i servizi immateriali, infatti, il Fondo monetario internazionale rileva che solo 25 anni fa le esportazioni mondiali di merci erano originate per il 75% in Europa, Stati Uniti, Canada e Giappone, e quelle provenienti da Cina e Asia rappresentavano solo il 5,5%. Oggi le quote dall’Oriente sono più che triplicate, in un quadro di scambi che crescono ovunque. Soprattutto nei Paesi emergenti. Nel 2030, secondo la società di consulenza Pricewaterhouse-Coopers, tutte le prime cinque posizioni delle rotte commerciali (navi e aerei) saranno occupate dalla Cina, per gli scambi con Usa, Giappone, Corea, India, Germania. Altro che chilometro zero... erocchi@caffe.ch Q@EzioRocchiBalbi Il 10% di tutto l’import-export dello scorso anno nel mondo è generato dai prodotti alimentari IL CAFFÈ 20 aprile 2014 42 virgolette l’incontro tra Chi è Agenzia Fotogramma Arcivescovo di Campobasso-Boiano, autore delle meditazioni per la via Crucis 2014 di papa Francesco in Colosseo, e membro della Commissione Pontificia per il clero e la vita consacrata “È il dolore che ci cambia la vita” Q GIUSEPPE ZOIS uando parla di lavoro, lui ne conosce bene il significato. Prima di prendere la strada del seminario, cominciò presto a fare l’operaio. Come quasi tutti quelli della sua età, al suo paese, a Denno, nel Trentino. Lui è Giancarlo Bregantini, classe 1948, famiglia contadina, faticatore di schiena piegata nelle fabbriche di Verona. Oggi è vescovo di Campobasso-Bojano, dal 19 gennaio 2008, dopo essere stato per 14 anni a Locri, nella provincia di Reggio Calabria, in un territorio con un’antica, diffusa cultura dell’illegalità. Nel Sud dell’Italia la malavita ha radici dure da estirpare e oggi ci sono infiltrazioni criminali nuove, più ramificate ed estese. Giancarlo Bregantini coltiva con la volontà tenace del contadino i solchi della Vigna di Dio, anche là dove ci sono rovi e sterpaglie. Cominciamo proprio dal suo primo avamposto d’annuncio. “Il Sud ha mille problemi, però offre anche molti stimoli - esordisce -. Talvolta, altre zone d’Italia sembrano dare meno problemi, ma sono zone grigie. Dobbiamo riuscire a capire che proprio tra le spine Dio ci viene a trovare, a trasformare, a salvare. In questo momento, secondo me, è più difficile stimolare in zone grigie che non in zone violente e trovo più pericolosa la neutralità che l’avversità”. La Chiesa non può fermarsi, ma deve camminare, mettersi sulle strade del mondo; non può aspettare, deve chiamare, andare, incontrare. E chinarsi sui feriti e gli sconfitti della vita per rivestirli di una speranza sempre nuova. Questa è la cattedra della quotidianità di monsignor, anzi no, di don Giancarlo, come lui si presenta e saluta. Il vescovo riprende con vigore: “Spesso Dio ci appare lontano, ma si tratta di cogliere questa presenza. Dio non viene a trovarci perché siamo perfetti, ma perché abbia- mo bisogno di Lui. Questa sete di Dio, questa sete d’amore, di verità, di autenticità, di relazioni piene e mature che ogni ragazza e ragazzo ha nel cuore, altro non è che la sete di infinito. Si tratta di far decodificare ai ragazzi di oggi, apparentemente così lontani e sordi, che quanto hanno nel cuore - quindi i loro sogni - sono i sogni di Dio. Che non è lontano ma, come diceva S. Agostino, è dentro il desiderio. Dio è dentro le attese, dentro la stessa indignazione per come vanno le cose, è dentro i drammi come la disoccupazione. Questo grido non va ignorato, come non deve per altro diventare motivo di violenza, ma va trasformato in risposta positiva”. Difficile ovunque, in un tempo di indifferenza e materialismo, parlar di Dio, ma forse lo è ancora di più in talune circostanze e situazioni. Bregantini è un uomo che ha la saldezza dei contadini, possiede la costanza, non si rassegna al pessimismo: “Sì, è vero, questo che abbiamo davanti è un futuro complicato, a tratti anche contraddittorio. Ricordiamoci però che Dio è venuto a salvarci: non senza i problemi né dopo i problemi, ma dentro i problemi. La complessità delle questioni di oggi non deve essere ostacolo. Il futuro stesso che noi abbiamo davanti, e vediamo carico di fatiche e di incertezze, va affrontato e costruito insieme. I consigli che darei sono tre: innanzitutto, essere consapevoli della durezza del presente e per questo basta solo guardarsi attorno; sapere che in questa durezza va trovata una risposta, quindi non una speranza vana o vaga, ma una speranza fondata nella difficoltà. E Paolo ci ha insegnato che dove abbonda il peccato, sovrabbonda la grazia; affrontare il futuro insieme, per non sentirci soli e per non lasciare solo nessuno. Da soli, la realtà ci appare ancora più desolante. Ma se io creo attorno ad un’azienda in difficoltà l’empatia di un territorio e di una comunità; attorno ad una famiglia che annaspa, la la solidarietà di una parrocchia; attorno a un cuore che ha paura, le amicizie autentiche di chi ti capisce e ti guarda, L’uomo della speranza Giancarlo Maria Bregantini gli ostacoli sembrano meno duri, anzi, superabili”. Il fatto è che siamo comunque in un’epoca di desertificazione spirituale, per usare un’immagine di Papa Benedetto. Lettura di Bregantini: “Questo è un tempo veramente preoccupante, ma è anche vero il contrario. La vita è un mistero e ci aspetta al varco. Una malattia improvvisa, un ricovero in ospedale, una disavventura finanziaria, una difficoltà relazionale in famiglia, tutto questo ci dice che Dio ci aspetta dove noi avremmo creduto di poterne fare a meno. In fondo c’è sempre qualcosa che ci aspetta: l’inedito di Dio. Dobbiamo astenerci dal giudicare, ad esempio, su coloro che non frequentano la chiesa. La gente che ci va non rappresenta la verità delle cose: ci sono mille altri frutti fuori dalla chiesa, che possiamo incontrare nelle famiglie, al bar, nelle periferie anonime. La fede non deve mai essere misurata sulla pratica religiosa soltanto”. La sfida è quella difficile di dare credibilità a parole come famiglia, comunità, scuola, amore, fede... Un bel percorso in salita. Il Buon Seminatore della Val di Non è allenato alle arrampicate: “Dobbiamo testimoniare con la presenza. In famiglia, reggendo nella fedeltà; a scuola, facendo innamorare i ragazzi alle cose alte; sul lavoro, creando legami di solidarietà, per cui, davanti alla crisi, non si licenzia ma ci si riduce lo stipendio, in qualche misura. Questo ho visto fare a Campobasso, dove 400 dipendenti sono riusciti a evitare 50 licenziamenti. Mai come oggi conta l’uomo che sa relazionare con l’altro uomo, dunque chi sa incontrare, amare, stimare, sostenere, badando più ai contenuti che alla formalità”. Non è un caso che il vescovo che si batte per la bandiera della legalità sia stato chiamato da Papa Francesco a dettare i testi della Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo. Il nemico dichiarato di Bregantini è l’indifferenza coltivata. Si addentra deciso in questa selva e dice: “Più del male, è peccato non rendersi conto del bene ricevuto. L’ingratitudine fa più male dello stesso male. L’indifferenza coltivata è la nebbia in cui voglio stare, chiudendo gli occhi alla luce del sole. Il relativismo studiato mi toglie la vista del cielo. Questi sono i grandi mali di oggi: vanno saggiamente valutati, molto contrastati, perché l’uomo riprenda il cammino della speranza, la gioia dell’incontro, la fiducia nel domani, l’apertura all’altro, specie quando c’è una sofferenza. È il dolore che cambia la nostra vita”. Immersi come siamo tutti dentro un mare di difficoltà, non riusciamo più a scorgere la cima di un traguardo quotidiano come la felicità. Ma un vescovo, oltre a predicare quella ultraterrena, crede, e quanto alla felicità? Don Giancarlo non si fa pregare su questo terreno: “Certo che ci credo, mamma mia! La felicità nasce dalla consapevolezza della fragilità e, al tempo stesso, della forza. Non c’è felicità senza il dolore, ma nel dolore, nel limite sento la presenza di un Dio che mi restituisce il sorriso. La felicità è la gioia di stare insieme, la scelta di non consegnarsi totalmente alle tecnologie, la scuola che lancia il cuore oltre l’ostacolo, oltre la siepe dell’infinito. La felicità abita in queste cose, sta nel quotidiano rinato e rivissuto dentro un cuore che sa apprezzare il presente. Con questo spirito invito i ragazzi a scrivere il diario: il quale non è il luogo dei sogni. Il diario è ciò che la vita è, però non in termini pessimistici ma di sapienza, di chi cioè sa leggere la vita con uno sguardo più profondo. Ci si accorge allora che sono mille, anche oggi, le occasioni per poter gioire. Il dolore c’è, Dio non elimina il dolore, ma è il dolore della mamma quando dà alla luce un bambino: dopo la nascita, dimentica il travaglio”. La Pasqua è tutto questo: “Messaggio di speranza che si rinnova per l’uomo; luce di certezza, pietra del sepolcro rovesciata. Pasqua è per tutti annuncio e certezza di felicità senza fine”. IL CAFFÈ 20 aprile 2014 43 leopinioni “Ascona vuole rispolverare gli antichi splendori”, ha scritto il sindaco del borgo Luca Pissoglio presentando gli “Eventi letterari al Monte Verità”. Finalmente!, vien voglia di aggiungere. Era dai tempi di Harald Szeemann, colui che negli anni ‘70 rilanciò il Monte, che sulla collina delle utopie non si assisteva a una manifestazione pubblica degna del suo passato storico. Nei primi decenni del secolo scorso infatti – come scrivono i direttori artistici della manifestazione Irene Bignardi, Paolo Mauri e Joachim Sartorius – il Monte Verità ha dato spazio a utopie fisiche e spirituali. Lungo il percorso che doveva condurre ad una completa riforma della vita, da attuare su corpo, mente e spirito, non veniva tralasciata nessuna idea, assurda o demoniaca che fosse. Da queste profonde radici è scaturito il tema degli Eventi letterari edizione 2014: il demone dell’utopia. L’utopia, tanto cara ai fondatori del Monte FUORI DAL CORO GIÒ REZZONICO Verità, come nota il consigliere di Stato Manuele Bertoli, “è un luogo che non c’è, ma è anche il motore del mondo. Senza utopia non c’è cambiamento, senza sogno la realtà non muta”. Partendo da questa premessa il convegno ha posto numerosi interrogativi su cui riflettere: il sogno può diventare vita? Le chimere possono essere vissute? Gli incubi possono mettere in pericolo la nostra esistenza? Che futuro attende il Pianeta Azzurro? L’utopia verde può diventare realtà? La politica verde può conciliare la crescita con la preservazione della natura? E, considerando le città create ex novo in passato, che aspetto dovrebbe avere la città ideale del futuro? Quali sono i demoni o le utopie che ispirano la poesia, la narrativa, il teatro? Politici, ar- chitetti, romanzieri, poeti, giornalisti e saggisti di fama mondiale hanno dato le loro risposte e le hanno dibattute con il pubblico. Un incontro di livello internazionale, con la sapiente regia di Marco Solari, che segna la strada giusta per il rilancio del Monte Verità e per quel recupero degli “antichi splendori” asconesi caduti per troppo tempo nell’oblio. Un recupero che si manifesta anche con l’inaugurazione di una nuova sede del Museo comunale al Castello San Materno, restaurato per accogliere la collezione del- RENATO MARTINONI LIDO CONTEMORI Non si può negare Dio a divorziati e risposati Il campionato di hockey si vince... con la barba I napoletani, si sa, sono i campioni mondiali della superstizione. Guai a spargere del pepe o dell’olio sulla tovaglia! Guai a chi passa la saliera di mano in mano, senza prima averla posata sulla tavola. Per non dire della calamità somma di ritrovarsi in tredici al ristorante. O di dover saltar giù dal letto un venerdì diciassette. O di incrociare un gatto nero, mannaggia!, che ti attraversa la strada all’improvviso. Non passa perciò giorno che i partenopei, riempita la casa di corna di corallo, di code di coniglio e di ferri di cavallo, non si mettano a invocare il patrono san Gennaro, o a fare mille scongiuri, o a toccarsi di nascosto le parti vergognose. Sempre e soltanto con il desiderio irrefrenabile di scaricare da qualche parte il magnetismo negativo del malocchio. Attenti però a non sorridere troppo in fretta di queste usanze mediterranee. Nascono dalla richiesta di protezione contro i malefici della quotidianità. Perché, senza tirare in ballo il poeta francese Charles Baudelaire, convinto che la superstizione fosse il pozzo di tutte le conoscenze, non possiamo ignorare che anche da noi c’è chi non rinuncia a mangiare, a capodanno, il suo bel piatto beneaugurante di lenticchie. Magari indossando le mutande (e il reggiseno) di colore rosso. O a toccar ferro quando passa un funerale. Non c’è motivo per ironizzare insomma sui simpatici napoletani. Dicono del resto i tedeschi: “Wer rasiert, verliert”, cioè “chi si rade, perde”. Difatti la finale del nostro campionato di disco su ghiaccio, giocata dal Kloten e dallo Zurigo, è tutta popolata da giovanotti barbuti che si danno un gran daffare, e spesso si azzuffano, per infilare il disco nella rete avversaria. E intanto sognano giorno e notte di sollevare la coppa dei vincitori. Nessuno di loro, per precauzione, si è più messo davanti allo specchio con il rasoio in mano. Chi si rade, si sa, è destinato a perdere. Andranno dal barbiere dopo la finale. Chi avrà vinto dirà che sono stati i loro ruvidi peli ad accarezzare le gote vellutate di Monna Fortuna. E chi avrà perso si consolerà pensando che, senza l’“onor del mento”, sarebbe andata molto peggio. E viene alla mente un celebre viaggiatore europeo che cinque secoli fa, nella basilica di Loreto, incontra un mercante turco intento ad accendere un cero votivo alla Madonna. Non è cristiano, il forestiero. Anzi: è musulmano. Ma, dice schietto, pensando agli affari, occorre attaccarsi a tutte le corde. Morale della favola. Meglio essere un po’ napoletani, magari anche a Zurigo, mannaggia! Piuttosto che lasciare agli avversari la coppa corrusca del campionato svizzero di hockey. Caro Diario, ogni volta che il cardinale Kasper parla di misericordia non si può dire che venga ricambiato con la stessa moneta, anzi, sono in molti a tirargli pietre. Il porporato tedesco, che ha anche il merito di vivere con i piedi ben piantati sulla terra, sostiene spesso la necessità di un atteggiamento di clemenza verso i coniugi separati e divorziati. Questa settimana la lingua è tornata a battere sul dente che duole. E cioè ancora lì, a una questione che dovrebbe prevedere anche un giusto spazio di riflessione e di comportamento secondo la coscienza personale: il sacramento della comunione per i risposati. Perché negare l’eucarestia, con divieti lineari, a quelle persone che per loro scelta di fede, ne sentono un bisogno maggiore proprio nella situazione lacerata e lacerante in cui si sono venuti a trovare? Alcuni coniugi, tra l’altro, non scelgono liberamente ma subiscono lo strappo e la fine del matrimonio e quindi, oltre allo squarcio affettivo, devono patire anche l’esclusione da una convivialità spirituale, alla quale partecipavano e che vorrebbero mantenere. KASPER non porta avanti teorie rivoluzionarie; al contrario, per sgombrare il campo da attacchi pretestuosi, si è rifatto a San Tommaso d’Aquino, assertore del principio che la suprema giustizia di Dio è la misericordia. Se il Dio di parabole commoventi come quelle del Figliol Prodigo, del Buon Pastore e del Samaritano sulla strada di Gerico, non è un padre che apre le porte, accoglie e scalda il cuore, che Dio è? Il significato vero di misericordia è inequivocabile: amore che trabocca. Lo stesso Papa Francesco vi fa costante riferimento e proprio nella domenica degli ulivi, ha indicato - non casuale - il tema della prossima Gmg a Cracovia nel 2016: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia“. IN MATERIA DI APERTURA verso separati e divorziati, da anni il vescovo Grampa ha teso le mani. Lucida la sua premessa: in una società dove un matrimonio su due fallisce, più che le interpretazioni, conta l’evidenza dei numeri. Con realismo, don Mino rilevava anche che “oggi non si vive più l’ipocrisia di altre epoche, quando la famiglia sopravviveva nonostante i tradimenti dell’uno e dell’altro coniuge“. C’era insomma un familismo di facciata che non giova all’autenticità dei rapporti. Esplicito al massimo, mi disse: “La legge morale insegna che il tribunale ultimo dei comportamenti, delle scelte e dei giudizi è la coscienza personale ben formata“. Non dimentichiamo che dove non c’è umanità, non c’è Dio. Perdere peso a colpi di diete può costare 651 franchi al kg I CONTI DELLA DOMENICA ANGELO ROSSI ilcaffè Settimanale di attualità, politica, sport e cultura la Fondazione per la cultura Kurt e Barbara Alten con opere di artisti strettamente legati al contesto culturale asconese. Autori di movimenti artistici (impressionismo, postimpressionismo, espressionismo) che hanno segnato il passaggio tra due epoche, inaugurando la nuova era dell’arte moderna. Ascona è stata all’inizio del secolo scorso un crocevia della cultura mitteleuropea - in gran parte all’insaputa degli asconesi stessi e di un Ticino disattento - e custodisce oggi un capitale storico e culturale di importanza internazionale. Era ora che asconesi e ticinesi se ne rendessero conto! Anche perché questo capitale costituisce un patrimonio turistico con un grande potenziale, finora male utilizzato. E chi ha cercato di farlo, come l’indimenticabile Harald Szeemann, non è mai stato appoggiato e a volte è stato addirittura ostacolato. FOGLI IN LIBERTÀ COLPI DI TESTA GIUSEPPE ZOIS rere è dunque la soluzione che vi propone lo Stato: ma non è sufficiente. Dal mercato si suggerisce così la dieta, anzi le diete, perché di diete, nel corso degli ultimi 150 anni, se ne sono sviluppate moltissime. Ovviamente sia gli uomini che le donne possono seguire una dieta. Tuttavia le statistiche, come la pubblicità, ci dicono che a far dieta sono specialmente le donne. Sono oramai passati i tempi in cui, nelle campagne lombarde, si cantava che chi “sposa la donna magra non fa un bell’affare”. Oggi è certo che la donna prosperosa non ha proprio più corso. Il modello da seguire è la donna magra, quasi senza curve, talmente esile che potrebbe passare, senza sforzo, attraverso i muri. Va da sé che per raggiungere questo ideale ci vuole Direttore responsabile Lillo Alaimo Vicedirettore virgolette Finalmente Ascona e Ticino riscoprono il Monte Verità IL DIARIO Uno dei mali della nostra civiltà consumistica è l’obesità. In certi Paesi sviluppati gli obesi rappresentano, già oggi, più della metà della popolazione. In Svizzera questa quota è ancora inferiore al quarto, ma preoccupa il numero dei bambini e degli adolescenti troppo grassi. Vengono così lanciati, quasi sempre e solamente dai poteri pubblici, programmi per stimolare di più l’attività fisica della popolazione di ogni classe di età. Fare un po’ di moto pare sia diventato un compito di importanza nazionale. Non è patriota chi non fa la sua mezzora di ginnastica, o i suoi dieci chilometri di passeggiata, o, magari, di “nordic walking” settimanale. Nonostante le campagne a favore del moto, la quota degli obesi continua ad aumentare. Cor- tra Libero D’Agostino Caposervizio grafico Ricky Petrozzi una dieta. La dieta per certune è diventata una presenza costante, tanto che quando si incontrano, al bar o nel supermercato, non si chiedono più “Cosa si potrebbe mangiare oggi?”, ma “Di che cosa possiamo fare a meno nel menù quotidiano?”. Nonostante ci siano molti Dulcamara che promettono la perdita di peso senza sforzo, una dieta, anche se fa diventare più leggeri, non è mai una cosa leggera. Quel che la dieta esige è soprattutto la disciplina. Durante un certo numero di settimane bisogna rinunciare a questo e a quello e seguire alla lettera i consigli dettati dai dietologi. Mentre qualche anno fa, molte diete venivano interrotte perché non vi era perdita di peso alcuna, oggi è difficile che una dieta sia inefficace. Questo non vuol dire Società editrice 2R Media Presidente consiglio d’amministrazione Marco Blaser Direttore editoriale Giò Rezzonico DIREZIONE, REDAZIONE E IMPAGINAZIONE Centro Editoriale Rezzonico Editore Via B. Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 40 - Fax 091 756 24 39 caffe@caffe.ch - impaginazione@caffe.ch PUBBLICITÀ Via Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 12 Fax 091 756 24 19 pubblicita@rezzonico.ch che, una volta che si è conquistato il peso del “dopo la cura”, si sia anche in grado di mantenerlo. Come diceva Sepp Herberger, il leggendario allenatore della nazionale tedesca, campione del mondo del 1954, come per le partite di calcio anche per le diete vale il detto: dopo la dieta è prima della dieta. Per la fortuna di coloro che vendono prodotti per dimagrire, il bisogno della dieta è un bisogno ricorrente. Non vale quindi la pena di rompersi la testa per cercare la dieta di efficacia definitiva: non esiste! È più profittevole cercare la dieta efficiente, ossia il programma che costa meno in termini di chili da perdere. Di recente nel mensile Folio, supplemento della Neue Zürcher Zeitung, è stata pubblicata una tabella con il costo del chilo perRESPONSABILE MARKETING Maurizio Jolli Tel. 091 756 24 00 – Fax 091 756 24 97 DISTRIBUZIONE Maribel Arranz marranz@rezzonico.ch Tel. 091 756 24 08 Fax 091 756 24 97 so per tipo di dieta. Stando alla stessa, la dieta meno cara, e quindi più efficiente, per chilo perso è quella del periodico femminile “Brigitte” che riesce a farvi perdere peso a sei franchi al chilo, solo sorvegliando il menù quotidiano. La dieta più cara si chiama Paramediform, è basata su un programma per il metabolismo, e vi promette di mantenere il peso forma per sempre. Il costo per chilo perso è di 651 franchi. Non si sa come vengono scelte le diete, ma molte sono care. Ragione per cui, tenendo anche conto del fatto che la dieta può ripetersi spesso, oggi come oggi, anche la donna grassa non è più un affare. Care lettrici, mi rendo conto che questo articolo è macchiato di machismo e ve ne chiedo venia. STAMPA Ringier Print - Adligenswil AG - Druckzentrum Adligenswil 6043 Adligenswil - Tel. 041 375 11 11 - Fax 041 375 16 55 Tiratura (dati Remp ‘12) 56’545 Lettori (dati Mach ‘12-’13) 106’000 Abbonamento annuo Fr. 59.– (prezzo promozionale) Il pasticciere sotto casa le ha fatte a forma di Minion, alte una spanna: gli operai gialli in salopette blu che abbiamo conosciuto nel film “Cattivissimo Me” (gran successo del cinema francese d’animazione diretto da Pierre Coffin e Chris Renaud). Nel primo capitolo della saga aiutavano il malvagio Gru, che con lo scienziato pazzo Nefarius voleva rubare la Luna. Nel secondo capitolo - visto che Gru nel frattempo è diventato buono e fa da padre a tre orfanelle - i Minion si scatenano nei più vari travestimenti, da Carmen Miranda a cameriera con grembiule e crestina. Evoluzioni di cui il pasticciere sotto casa non ha tenuto conto, trascurando anche la pozione magica che trasforma i Minion in mostriciattoli color viola con i capelli dritti in testa. Un uovo pasquale a forma di Minion fa comunque piacere, anche se Di sorprendente nelle uova c’è il pop del cioccolato CITOFONARE MANCUSO MARIAROSA MANCUSO non avremmo mai il coraggio di spaccarlo per vedere quale sia la sorpresa (il pasticciere sotto casa garantisce che c’è). Esistono nella versione con un occhio o con due occhi, sempre protetti con gli occhiali da saldatore, e finalmente porteranno un po’ di pop nella festa da passare, dice il proverbio, “con chi vuoi”. Possiamo suggerire per la prossima Pasqua Tweedeldee e Tweedeldum, i gemelli tondi della filastrocca ripresa da Lewis Carroll in “Alice nel paese delle meraviglie”. Oppure il robot C3P8 della saga “Guerre stellari”, molto simile a un aspirapolvere con le braccia. Del tutto inadatto il robot spazzino Wall-E, spigoloso, rugginoso e con le ruote cingolate. Sarebbe splendida invece Eve, tutta di cioccolata bianca. Meglio ancora, di cioccolato fondente ricoperto di glassa zuccherina. L’usanza di regalare uova colorate risale al Medioevo. Venivano fatte bollire assieme a foglie o fiori (ottima anche la cipolla rossa) che rilasciavano le più varie tinte sul guscio chiaro, come fanno i calzini blu finiti nel bucato bianco. In epoche più antiche - dagli egizi ai persiani ai cinesi - erano il simbolo della vita che rinasce: l’accoppiata con la Resurrezione veniva più che naturale. Ai ricchi le uova di gallina non bastavano, si sbizzarrivano con gigantesche uova-gioiello. Edoardo I d’Inghilterra ne ordinò ai suoi orafi quasi cinquecento, rivestite d’oro zecchino. Il campione si chiamava Peter Carl Fabergé, che nel 1883 fabbricò un preziosissimo uovo per la zarina Maria di Russia. Platino per il guscio esterno, all’interno un guscio più piccolo d’oro, al centro una sorpresa (non specificata, ma certo non era l’anello che Audrey Hepburn trova nelle patatine e vuole farsi incidere con le iniziali da Tiffany, in “Colazione da Tiffany”, tratto dal romanzo di Truman Capote). I Minion sono la versione pop, e noi ci accontentiamo. Tutto, ma non le uova con il fiocco rosa di carta crespa e all’interno una leggiadra sorpresina per fanciulle. 20 aprile 2014 Il Paese nel racconto popolare www.caffe.ch caffe@caffe.ch Il romanzo della realtà Gli eBook del Caffè La finestra sul cortile 32 / Storie di quotidianità familiare ANONYMOUS Ragazza madre svizzero tedesca. Precisa e rispettosa di ogni norma. Trentacinquenne, impiegata in un’agenzia immobiliare. Suo figlio Gabriel ha 11anni. Pensionato, vedovo e piacione. Ama le enciclopedie. Sua figlia, Giulia, divorziata, ha un bimbo di 6 anni, Nathan. Non ama gli stranieri. I fatti e le persone narrati in queste storie sono di pura invenzione. Anche le cose pensate o sottintese non hanno alcun legame con la realtà. Ma così non sempre è per i luoghi, le circostanze e gli episodi da cui prendono le mosse i racconti. Uno spumante al sangue E Quarantacinquenne, divorziata da un medico. Impiegata in un grande magazzino. Bella, elegante e... con molti amanti. Maestro elementare. Sua moglie, in casa tutto il giorno, è una patita di music pop. S’è ingrassata a dismisura. Il figlio Nick ha 6 anni. Arrivano dalla Croazia. Fanno tutti e due gli assistenti di cura. Lei è disoccupata, oltre che molto sexi. ONLINE La raccolta dei racconti caffe.ch/citofoni ra la festa del paese. Una festa religiosa (si ricordava il santo patrono) ma sentita da tutti, fosse solo per la tradizione gastronomica. Luganighetta e crauti. E poi dolce al cioccolato e spumante. Strane accoppiate! Quella sera il Lüis Vosti invitò a casa la Milka, la croata dell’appartamento 5, il ballatoio sopra il suo. Era da tempo che con il Petar, il suo compagno, le cose non andavano bene. Lui se ne stava ogni sera fuori casa. Sospettava che frequentasse qualche locale a luci rosse. Una settimana prima avevano litigato più d’altre volte e il Petar se ne era andato. Stava a casa di un amico, alla Milka non lo aveva detto, ma lei lo sapeva. Come sapeva che quando lei usciva di casa per incontrare le amiche al bar (da qualche mese era disoccupata), lui quatto quatto (se aveva qualche ora libera, visto che faceva l’assistente di cura in una casa per anziani) rientrava a casa per prendere degli abiti puliti. La sera della festa del patrono la Milka aveva accettato volentieri l’invito del Lüis. In fondo lui sapeva delle difficoltà di rapporto con il Petar. Ne avevano parlato spesso e poi..., poi quella sera a casa del Lüis c’era anche il piccolo Nathan, il nipotino di sei anni. Glielo aveva lasciato nel pomeriggio sua figlia Giulia che andava in un locale a festeggiare con gli amici. Il Lüis s’era guardato bene dal dire a sua figlia di quella cena a casa. La Giulia non aveva alcun simpatia per “quella croata poco di buono” e in generale per tutti gli stranieri. «Allora Milka, è arrivata l’ora del dolce. Non è vero Nathan?, mangi anche tu un pezzo di torta al cioccolato e poi a letto sino a quando non arriva la mamma a prenderti». «Ma io ho comprato anche piccolo dolce signor Luigi. Vado casa a prendere». «Ma no Milka, intanto mangiamo la torta. Così il Nathan può andare a letto». Proprio mentre iniziavano il dolce, col Nathan che gioiva per la voglia di cioccolato, la Elena Togni, quel gran pezzo di single dell’appartamento tre, aveva sbirciato fuori dalla finestra. Già prima, in serata, s’era accorta che la Milka era entrata dal Lüis e aveva supposto che fosse stata invitata. Beh, sì, un po’ di rabbia le procurava la cosa. Per caritá, non perché a lei interessasse il Lüis. Ma starsene a casa sola... Comunque sia, la Elena, proprio quando il Nathan stava addentando la sua fetta di torta, scorse un’ombra giù nella corte. Ma sì, era il Petar! Che ci faceva. Lo vide salire guardingo le scale e poi aprire la porta ed entrare nel... suo appartamento, quello in cui vive con la Milka. Non si meravigliò. Sapeva dei litigi e aveva intuito che da qualche giorno se ne era andato di casa. Solo la incuriosì, ma non più di tanto, il suo fare circospetto. Tanto più che, nel buio, lo vide uscire dall’appartamento, ma gli sembrò di averlo visto uscire dal portone della corte. Ma torniamo a casa del Vosti. Non era stata una gran serata. Un po’ triste, com’era immaginabile. La Milka quella sera non aveva nemmeno indossato dei pantaloni stretti e a vita bassa che tanto piacevano al Lüis. Che sedere le face- “Un colpo di pistola, l’ho sentito anch’io. Forse è stato il Petar. Forse per gelosia” vano! Sì, avrà avuto settantadue anni, sarà stato un vedovo fedele..., ma le donne a lui ancora piacevano eccome. Era solo una questione, come dire?, estetica Dopo il dolce il Nathan, senza nemmeno fare capricci, se ne era andato a letto. Per un bambino di sei anni, in fondo le dieci della sera era già tardi. «Signor Luigi, io vado veloce casa a prendere dolce che avevo comprato, se no diventa brutto...». «Va bene Milka, nel frattempo io apro lo spumante. Facciamo veloce, perché fra un po’ torna la Giulia». La Milka lasciò la porta aperta e non era ancora a casa sua che il Lüis aveva preso dal frigo lo spumante. Guardò l’ora. Si accertò che in camera, nel lettone, il Nathan stesse dormendo. Nel frattempo la Milka era entrata nel suo appartamento lasciando la porta aperta per fare più in fretta. Aprì il frigo per prendere i profiteroles acquistati nel pomeriggio e... sentì prove- nire dall’esterno come un colpo di pistola, uno scoppio sordo e un sibilo. Agguantò i dolci, chiuse la porta e, un po’ spaventata, andò verso l’appartamento del Lüis. Oh mio Dio, il Lüis era disteso a terra. Sulla camicia bagnata c’era del sangue. Intorno, i vetri di quel che era rimasto dalla bottiglia di spumante. Il Lüis sembrava non dare segni di vita. Inevitabile non andare col pensiero a quel colpo sentito..., quanto tempo prima? Forse due minuti o nemmeno. Era evidentemente un colpo di pistola, pensò. Prese dalla tasca il cellulare e chiamò il 144. Quando la Giulia arrivò c’era ancora fuori dalla porta l’auto della polizia. Era intervenuta con l’ambulanza chiamata dalla Milka. Sul ballatoio la Elena in vestaglia. Nell’appartamento il Nathan stava giocherellando seduto sul divano con un poliziotto. «E mio padre? Cosa è questo sangue? La polizia...». «È stato portato al pronto soccorso», disse quasi sottovoce la Elena che dal suo appartamento aveva seguito l’arrivo della Giulia. «Cosa? Ma cosa è successo?». «Un colpo di pistola, l’ho sentito anch’io, forse è stato il Petar, l’avevo visto aggirarsi di nascosto sul ballatoio. La Milka era qui, da suo padre. Chissà, forse la gelosia...», disse la Elena mentre la figlia del Lüis - urlando cose irripetibili contro quei “due croati di m” - ridiscese per correre all’ospedale. Un poliziotto cercò di fermarla, di spiegarle che... Ma niente da fare. La Milka era in piedi pallida accanto al Lüis. Tutti e due davanti alla porta scorrevole del pronto soccorso. Loro due e un medico. «Ecco, signor Vosti, questa è la ricetta. Ma domani torni per un controllo». Per fare il più in fretta possibile, il Lüis non riuscendo a togliere il tappo dello spumante nemmeno con i due pollici, aveva usato il coltello. E si era tagliato profondamente il pollice sinistro. Il tappo era saltato ma aveva colpito ad una tempia il Lüis che per il dolore al dito aveva lasciato cadere a terra la bottiglia. Ed era svenuto. Una commozione cerebrale.
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