Anno III - Numero 109 - Venerdì 9 maggio 2014 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Intervista Attualità Storia Cicu: Sardegna e Sicilia in Europa Ecoincentivi auto, ecco il bluff di Renzi 9 maggio 1936: nasce l'Impero a pag. 4 a pag. 4 Moriconi a pag. 6 L’EX MINISTRO SCAJOLA IN CARCERE PER FAVOREGGIAMENTO DI UN LATITANTE OMERTA’ SUL PAPA’ BANCHIERE LA BELLA ADDORMENTATA NEI BOSCHI Ma per l’Expo aumentano pure la benzina! a parte è quella della bella addormentata nel bosco. Maria Elena Boschi, la figlia che raccomanda il padre - stando alle maligne insinuazioni della rete - non dice una sola parola sulla sconcertante ascesa di papà Pier Luigi al vertice di Banca Etruria, l’istituto di credito tanto caro a monsieur Gelli. La ministra è nervosissima, ma tace. E commette gaffe in continuazione. Finora spera nella clemenza dei giornali, che in effetti non la trattano male. La storia di suo padre diventato vicepresidente di Banca l’abbiamo raccontata ieri. E’ un istituto sotto pressione da parte di Bankitalia e oggetto di pesanti attenzioni giudiziarie. Voci di palazzo dicono che la nomina potrebbe essere utile ad allentare la morsa sulla banca; ma lei, la ministrina non dice nulla. Eppure, trova il tempo per minacciare di sbattere fuori dal gruppi dei senatori del Pd Corradino Mineo, che non manda giù il suo progetto riformatore; bolla il presidenzialismo come una specie di malattia da scansare; ma su papà nulla. Non trova il tempo di parlare; nessun cronista ha il coraggio di rivolgerle una sola domanda sull’opportunità della nomina e se lei o il suo premier ci hanno messo lo zampino. Ecco, lo scandalo è rappresentato proprio dai media, che non vedono l’indignazione che sale persino dal web, dove ormai la figura della famiglia Boschi è oggetto di caricature dissacranti. Se si fosse trattato di una esponente del centrodestra, sarebbe uscita massacrata dal linciaggio della cosiddetta informazione libera di questo paese. Noi non molliamo la presa, e vogliamo sapere se è normale quanto accaduto in Banca Etruria. Finora, oltre a noi, solo Il Giornale di Alessandro Sallusti se ne è occupato con un ampio servizio all’interno. Abbiamo letto quattro righe su Dagospia e poi omertà totale degli altri mass media. Eppure, non è una storia di provincia, che pure sarebbe stato semplicissimo smontare con due righe dell’addetto stampa. Stanno zitti; aspettano che passi la bufera. Noi restiamo sulla riva del fiume. el giorno in cui, tra tanti ‘terremoti’ giudiziari, viene fuori anche quello dell’Expo 2015, che ti combinano lor signori? Un altro aumento delle accise sulla benzina, e dunque un nuovo salasso per i consumatori, proprio per finanziare i lavori della rassegna milanese. Lo ha deciso, un po’ alla chetichella, un emendamento al decreto legge sulla casa, approvato in commissione al Senato proprio ieri mattina, quando già le notizie sugli appalti dell’Expo correvano più veloci della luce. Meglio sarebbe stato soprassedere, insomma, se non altro per una questione di opportunità. Tanto più che le coperture finanziarie previste erano state già individuate, attingendo dal fondo per le assunzioni nelle amministrazioni pubbliche. E invece è arrivata l’assurda modifica, che in pratica farà scucire dalle nostre tasche, ad ogni pieno di benzina, altri 25 milioni di euro per l’Expo. Hai visto mai che al compagno G. e ai suoi sodali dovesse servire nuovo ‘carburante’ per ungere altre ruote. I.T. N di Francesco Storace L ARRESTI ECCELLENTI Greganti e due ex deputati fermati per gli appalti di Milano 2015 na giornata a dir poco convulsa quella di ieri sul fronte giudiziario, con due grosse inchieste e una decina di arresti eccellenti. In un albergo romano è stato fermato, e poi portato a Regina Coeli, l’ex ministro dell’Interno, Claudio Scajola. Secondo la Dia di Reggio Calabria, si sarebbe adoperato U per favorire la latitanza dell’imprenditore ed ex deputato Matacena, ora a Dubai ma desideroso di raggiungere il Libano per sfuggire all’estradizione in Italia. Arrestata anche la storica segretaria di Scajola, in Liguria. A Milano la bufera ha invece spazzato via quella che gli inquirenti definiscono ‘la cupola degli appalti per i lavori dell’Expo di Milano 2015. Tra le persone coinvolte anche Primo Greganti, il ‘compagno G’ già cassiere del Pci-Pds, gli ex deputato Frigerio e Grillo e noti manager e imprenditori lombardi. Colosimo-Traboni alle pag 2-3 ILDA LA ROSSA E IL PROCESSO RUBY UCRAINA: SITUAZIONE SEMPRE TESA IN VISTA DI REFERENDUM ED ELEZIONI Berlusconi: ‘La Boccassini voleva farmi del male’ Putin avverte l’Unione Europea lda Boccassini "aveva delle motivazioni dentro di lei molto forti da tempo per interrogare chiunque pensasse avesse potuto farmi del male. Tutto quel processo è una farsa è tutto indirizzato a colpire la mia immagine in Italia e all'estero fa parte di quella temtratta di un altro processo basato pesta perfetta che è stata reasu fatti non veri e sono sicuro lizzata nel 2011 e che ha portato che questa verità emerga", ha al colpo di Stato con le dimissioni aggiunto Berlusconi. del mio governo”, così Silvio L'ex premier è poi tornato sulla Berlusconi ieri a radio Capital a condanna per Mediaset: "La proposito degli ultimi sviluppi mia è una pena molto grande del processo Ruby, dopo che il per chi come me da 20 anni pg di Milano ha detto che la combatte a difesa della liberà Boccassini non aveva la titolarità e si trova con una sentenza di quel fascicolo. "Io non voglio infondata. Non è bella la visita parlare di questo processo, i dei poliziotti che controllano 2 sei a casa la sera". fatti emergeranno presto. A Sipag. se I Xxxxx xxxxxxxxxx di Giuseppe Sarra M entre da una parte l’Unione europea prende atto delle affermazioni del presidente russo Vladimir Putin, che si è espresso a favore delle elezioni presidenziali del 25 maggio in Ucraina, dall’altra il consiglio Ue degli Affari esteri di lunedì prossimo potrebbe approvare nuove sanzioni contro personalità russe e ucraine coinvolte nella crisi. Secondo una fonte comunitaria, i ministri dovrebbero estendere la base legale delle misure mirate, permettendo di colpire non solo le aziende collegate alle persone sanzionate, ma anche società “coinvolte nella confisca di bene in Crimea avvenuta in modi contrari alla legge Ucraina”. Intanto sulle esercitazioni militari delle forze strategiche russe, il ministro della Difesa, Sergei Shoigu, ha spiegato che “le minacce alla sicurezza nazionale del Paese e le sfide attuali richiedono che l’esercito e la marina siano mantenute pronte per risposte veloci ed efficaci in qualsiasi condizione”. Ma la tensione resta alta. I referendum chiesti dai separatisti delle regioni orientali dell’Ucraina “non sono autorizzati e – ha spiegato la portavoce dell’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Catherine Ashton - non hanno legittimità democratica. Possono solamente portare a una ulteriori escalation della tensione nel Paese”. Le trattative per la pace intanto proseguono. “La Russia – ha assicurato Putin al collega svizzero Didier Burkhalter - è interessata alla risoluzione al più presto della crisi in Ucraina tenendo conto dell’interesse di tutti i cittadini”. 2 Venerdì 9 maggio 2014 Attualità L’E X MINISTRO AVREBBE AIUTATO IL LATITANTE MATACENA A RIFUGIARSI IN L IBANO PE R S F UGGIRE AL L’E S T RADIZ IONE Scajola in carcere per favoreggiamento Berlusconi: ‘Addolorato’, ma ha escluso di non averlo ricandidato per il sentore di inchieste giudiziarie di Igor Traboni ex ministro dell’Inter no, Claudio Scajola, è stato arrestato ieri mattina dalla Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria. L’uomo politico ligure è accusato di aver favorito la latitanza di Amedeo Matacena, imprenditore reggino ed ex parlamentare condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. Scajola è stato fermato in un albergo di via Veneto, a Roma, e ha detto di non aspettarsi il provvedimento, chiedendo subito di conoscerne le motivazioni. E’ stato quindi trasferito al carcere di Regina Coeli. Sono stati inoltre perquisiti l’ufficio dell’ex ministro in via Matteotti a Imperia e la sua villa. È stata Roberta Sacco, la storica segretaria di Claudio Scajola (anche lei arrestata) ad ac- L’ compagnare nell’ufficio di via Matteotti gli uomini della Dia. Nell’operazione dell’Antimafia sono stati arrestati, oltre all’ex ministro, personaggi legati a Matacena, pure colpito da un provvedimento restrittivo unitamente alla moglie Chiara Rizzo ed alla madre Raffaella De Carolis. Sono state effettuate anche numerose perquisizioni in Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Lazio, Calabria e Sicilia, oltre a sequestri di società commerciali italiane, collegate a ditte estere, per un valore di circa 50 milioni di euro. Tutto sarebbe nato dalle indagini sui fondi neri della Lega Nord, di cui è figura chiave il faccendiere Bruno Mafrici. Con una intercettazione, gli inquirenti sono venuti a conoscenza di rapporti fra l’ex ministro e la moglie di Matacena, Chiara Rizzo. La donna, in pratica, chiedeva aiuto al ministro per ottenere il trasferimento del marito, condannato con sentenza definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, in Libano. Dalle indagini sarebbe emerso il ruolo di un’altra persona che avrebbe lavorato al trasferimento di Matacena in Libano e che sarebbe la stessa che avrebbe avuto contatti con Marcello Dell’Utri per farlo andare nello stesso Paese. Secondo gli inquirenti, Scajola in pratica stava cercando di fare uscire Amedeo Matacena da Dubai, dove si trova attualmente, per farlo andare in Libano dove sarebbe stato al sicuro dall’arresto per l’esecuzione pena per la condanna a 5 anni subita per concorso esterno in associazione mafiosa. Dopo essere fuggito dall’Italia, infatti, Matacena ha girato alcuni Paesi fino ad arrivare negli Emirati Arabi Uniti dove era stato arrestato dalla polizia locale al suo arrivo all’aeroporto di Dubai, ma è poi in libertà in quanto non è stata completata la procedura di estradizione in Italia. Per la giustizia italiana, quindi, è rimasto un latitante. È in questa fase, secondo l’accusa, che sarebbe intervenuto Scajola che avrebbe cercato di aiutare Matacena a trasferirsi in Libano. Gli altri arrestati, invece, stavano cercando di sistemare dei factotum di Matacena al vertice di alcune società Oltre a Scajola ed alla madre dell’imprenditore reggino Amedeo Matacena, ci sono Martino Politi, Antonio Chillemi e, come detto, la segretaria di Scajola, Roberta Sacco. Gli indagati sono accusati, seppur a vario titolo di aver, con la loro interposizione, agevolato Matacena ad occultare la reale titolarità e disponibilità dei suoi beni, nonché di aver favorito la latitanza all’estero di quest’ultimo. Subito dopo l’arresto di Scajola, Silvio Berlusconi ha commentato: “Non ne conosco i motivi, ma sono molto addolorato per lui”. Il leader di Forza Italia ha poi spiegato che l’ex coordinatore è stato escluso dalla liste azzurre per le europee non per il sentore di inchieste giudiziarie nei suoi confronti, ma per una precisa scelta legata ai sondaggi poco favorevoli attorno al suo nome. L’eurodeputata di Forza Italia Elisabetta Gardini, candidata nella circoscrizione Nord Est, parla invece di giustizia a orologeria. SI GIOCHERÀ DOMENICA MA ALLE 17.45 INTANTO IL CAPO DELLA POLIZIA ANNUNCIA MISURE PIÙ INCISIVE NEGLI STADI Gara con la Juve anticipata per motivi di ordine pubblico Migliora il tifoso napoletano ferito a Roma l big match della prossima giornata di campionato (domenica 11 maggio), Roma – Juve, si giocherà alle 17.45 invece che all’orario serale inizialmente previsto. Lo ha stabilito il prefetto capitolino Giuseppe Pecoraro, che ha informato dell’anticipazione a mezzo di un comunicato diffuso in queste ore. La decisione è stata presa in seguito ad una serie di consultazioni con la Lega Calcio, l’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive e i rappresentanti provinciali delle forze dell’ordine. esta stazionario, con qualche positivo cenno di miglioramento dopo l’aggravarsi delle ultime 48 ore, il quadro clinico di Ciro Esposito, il tifoso napoletano rimasto ferito sabato scorso in occasione dalla finale di Coppa Italia e ricoverato al policlinico Gemelli. Per i sanitari, Esposito "ha raggiunto una soddisfacente stabilità dei parametri vitali principali. La prognosi rimane comunque riservata e la condizione di criticità non risolta, nonostante si sia potuto ridurre significativamente il dosaggio dei farmaci vasoattivi. Proseguono la dialisi e la ventilazione meccanica". Anche i genitori hanno confermato i miglioramenti: "Quando sono entrato – ha detto Giovanni, il papà di Ciro - stava dormendo, era sedato. Si è regolarizzata la pressione del sangue, prima respirava I Dal canto suo il presidente del Coni, commentando la notizia, ha dichiarato che “l’orario di una partita è materia di competenza delle autorità preposte all’ordine pubblico. Se hanno fatto questa valutazione, ritengo che abbiano le loro buone ragioni”. Giovanni Malagò ha poi proseguito lanciando un appello a tutti i tifosi in procinto di andare allo stadio: “non sono preoccupato – ha affermato – ma diamo prova di maturità, perché ce n’è un gran bisogno, soprattutto nella di Roma ma in generale nel mondo del calcio”. CdG R con affanno adesso sembra che respiri meglio". Al Gemelli è ricoverato anche un secondo tifoso napoletano, Gennaro Fioretti, che nella sparatoria di Roma ha riportato ferite da scoppio alle braccia. L pallottola non ancora estratta ha provocato una lesione del nervo radiale, con grave compromissione della funzionalità. Il giovane verrà operato nei prossimi giorni dagli ortopedici del Gemelli, per tentare di riparare la lesione ai nervi. Dal punto di vista della cronaca giudiziaria e per quanto riguarda la detenzione in carcere di Daniele De Santis, questa è stata determinata "dalla sua natura incontenibile e specialmente violenta", come scrive in una delle sue considerazioni il gip di Roma Giacomo Ebner nella motivazione dell'ordinanza con la quale ha stabilito la detenzione in carcere dell'ultrà giallorosso al quale si contesta di aver sparato sabato scorso i proiettili che hanno ferito il gruppo di tifosi napoletani. Il capo della Polizia, Pansa, intervenendo ieri al 162° anniversario di fondazione del Corpo, ha annunciato che presto ci saranno nuove e più incisive misure di sicurezza egli stadi, senza tuttavia precisare quali. Alla festa della polizia è pervenuto anche un messaggio del capo dello Stato: “Chi si presenta con le spranghe, con le bombe-carta. Chi attacca senza scrupolo anche sapendo di poter colpire molto gravemente, e chi incendia e devasta: su questo ci deve essere una intransigenza assoluta, un rigore di cui voi siete l'espressione più importante e nello stesso tempo più esposta'', ha detto tra l’altro Napolitano. ACCORDO RAGGIUNTO SUL 40%, PER UN VALORE DI 400 MILIONI DI EURO I cinesi si prendono una fetta di Ansaldo Energia ccordo strategico di lungo periodo tra il Fondo Strategico Italiano (FSI) e la Shanghai Electric (SEC) - leader mondiale nella produzione di macchinari per la generazione di energia e attrezzature meccaniche. L’intesa prevede l’acquisizione da parte di SEC di una quota del 40% di Ansaldo Energia (AEN) e la costituzione di 2 joint venture tra AEN e SEC per la produzione di turbine a gas destinate ai mercati asiatici e lo sviluppo di un centro R&S a Shanghai. FSI ha acquistato da Finmeccanica e dal fondo First Reserve una quota dell’85% di AEN nello scorso mese di dicembre. Nel dettaglio, FSI cede a SEC il 40% di AEN per 400 milioni di euro: allo stesso tempo sono state costituite due joint venture in Cina tra AEN e SEC con il fine di produrre turbine a gas destinate ai mercati asiatici e costituire un centro R&S a Shanghai. Entrambe in stretta relazione con lo stabilimento di Genova con il quale è previsto anche un progetto di cooperazione per lo sviluppo di una nuova tec- A nologia di turbina a gas. La chiusura dell’operazione è prevista per fine anno dopo le approvazioni governative e antitrust. Si tratta dell’accordo italo-cinese più grande degli ultimi anni: l’operazione consentirà ad AEN di accedere ai mercati asiatici, nuovo nucleo del mercato globale. Previsti incrementi anche nel fatturato: + 20% incremento del fatturato nel medio-lungo periodo; + 3-4 unità all’anno di nuove turbine prodotte a Genova; + 500 nuovi posti di lavoro, incluso l’indotto; + 35 ingegneri AEN in 7 anni. Oltre all’accordo con SEC, AEN collaborerà anche con la coreana Doosan Heavy Industries (Doosan) con progetto di R&S per lo sviluppo di una nuova turbina a gas destinata ai Paesi con rete elettrica a frequenza 60Hz (Nord America, Brasile, Arabia Saudita, Corea). Tra i finanziatori anche il Governo Coreano. In arrivo dunque forti introiti anche per il centro di R&S di Genova: : +100 nuovi ingegneri assunti, di cui 35 il primo anno. Questo l’assetto finale della situazione: il gruppo di AEN potrà candidarsi al ruolo di leader globale nel settore; FSI manterrà il ruolo di azionista di riferimento di AEN, confermando come obiettivo la quotazione in Borsa. Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: redazione@ilgiornaleditalia.org Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: daniele.belli@hotmail.it -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Venerdì 9 maggio 2014 Attualità UNA NUOVA TANGENTOPOLI SU EXPO 2015. IN MANETTE VECCHIE CONOSCE NZ E COME GRE GANT I E L’E X DC F RIGE RIO Nella “cupola” degli appalti anche il compagno “G” In carcere pure il top manager Paris e l’ex parlamentare Grillo. L’accusa è di aver pilotato e gonfiato i bandi dell’Esposizione universale – Ecco l’inchiesta che ha spaccato la Procura di Milano di Marcello Calvo angentopoli 2, la rivincita. Bufera su Expo 2015. Pino Greganti, il compagno “G” di Mani Pulite, uomo e cassiere del Pci, poi aderente al Pds e con la tessera del Pd in mano, torna in carcere. In cella anche il top manager dell’esposizione di Milano Angelo Paris ed altri personaggi “eccellenti” coinvolti nella tempesta giudiziaria degli anni ’90. Come Gianstefano Frigerio, l’ex segretario regionale della Democrazia Cristiana, finito già allora dietro le sbarre. In manette e in galera pure Luigi Grillo - ex parlamentare di Forza Italia passato ad ingrossare le fila del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano –, l’imprenditore Enrico Maltauro e l’intermediario genovese Sergio Catozzo (ex Udc). Una nuova ordinanza di custodia cautelare ha raggiunto anche Antonio Rognoni, l’ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde, già agli arresti domiciliari. Un’inchiesta – almeno sulla carta gigantesca, quella della Procura di Milano. Una sorta di patto tra ex comunisti e democristiani, con in mezzo immobiliaristi e faccendieri. Che, secondo la ricostruzione dei pm Claudio Gittardi (pool antimafia) e Antonio D’Alessio (anticorruzione) - muovendosi per tempo sulla base delle informazioni ri- T servate cui non avevano accesso i concorrenti - si intascavano percentuali di tangenti, si aggiudicavano grazie alle loro amicizie appalti pubblici chiave gonfiandone i prezzi e azzerando la concorrenza pulita. Appalti importanti come quelli di Expo per l’assegnazione delle case per le delegazioni stra- niere. Avevano anche una sede, il circolo culturale “Tommaso Moro”. E un caveau in Svizzera, per custodire le mazzette, una onlus come ufficio operazioni costantemente “bonificata” per evitare di essere intercettati. In Lombardia sarebbe esistita una vera e propria “cupola” per con- dizionare le “gare”. La “cricca” prometteva avanzamenti di carriera grazie a “protezioni politiche” a manager e pubblici ufficiali. Con il compagno “G”, vale a dire il perfetto comunista che non molla mai, che “copriva e proteggeva le imprese riconducibili a tutti gli schieramenti politici”. Nell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto della Dda di Milano Ilda Boccassini, spunterebbero anche i nomi di Silvio Berlusconi, Cesare Previti e Gianni Letta, estranei alla vicenda visto che non figurano neppure nel registro degli indagati. Associazione per delinquere, corruzione, turbativa d’asta e utilizzazione del segreto d’ufficio. Queste, le ipotesi di reato. Per gli inquirenti è addirittura “sorprendente la disponibilità di Paris di mettere a disposizione informazioni riservate. Basta – direbbe in un’intercettazione - che mi fate fare carriera”. Ma è un’inchiesta che torna a coinvolgere anche la sanità lombarda. Con direttori generali di ospedali indagati “perché a disposizione della cupola”. L’ex cassiere del Pci, tra i pochi a rifiutare ogni collaborazione con i magistrati ai tempi di Tangentopoli (era il 1993), a 70 anni torna dentro. Nell’inchiesta ci sarebbero “intercettazioni clamorose”, che non riguarderebbero solo lui, ma molti esponenti del Pd. E non solo… E’ questa la clamorosa indagine di cui Alfredo Robledo sostiene di essere stato “scavalcato” dai vertici della Procura Milanese. “Un’inchiesta - ha sottolineato il procuratore Capo Bruti Liberati – non firmata da lui in quanto non ha condiviso l’impostazione”. L’ennesimo segno di una frattura ormai insanabile. “FRODE FISCALE PER 60 MILIONI”. ARRESTI DOMICILIARI PER IL PRESIDENTE IN PECTORE DELLA LEGA BASKET, GIÀ DOMINUS DI SIENA Dopo Mussari cade anche l’amico Minucci Per i pm la squadra di pallacanestro, per anni sponsorizzata lautamente dalla banca rossa Mps (all’epoca guidata dall’uomo del Pd), pagava in nero e su conti esteri i giocatori falsificando i bilanci di Federico Colosimo ai trofei alzati al cielo e le vittorie ottenute su tutti i parquet d’Italia, anche grazie alle ingenti sponsorizzazioni della banca rossa (guidata all’epoca dal suo grande amico e tifosissimo della Montepaschi Giuseppe Mussari), alle manette. Passando per una presunta evasione fiscale che ammonterebbe ad almeno 60 milioni. Giochi finiti, game over. L’ex dominus e general manager della Mens Sana Siena e presidente in pectore della Lega Basket (avrebbe dovuto assumere l’incarico il prossimo 1° luglio), Ferdinando Minucci, è finito agli arresti domiciliari insieme ai suoi più stretti collaboratori. Nell’ambito dell’inchiesta “Time out” – questa volta chiamato dalla Procura di Siena – avviata ormai da più di 2 anni. L’accusa, per il “presidentissimo”, è di essere stato il regista non solo dei trionfi senesi (7 scudetti dal 2007 al 2013 e in liquidazione D dallo scorso febbraio), ma anche di tutta una serie di reati finanziari (alterazioni contabili e di bilancio così come della dichiarazione dei redditi del club, oltre a false fatturazioni) finalizzati all’evasione e alla frode fiscale per decine e decine di milioni di euro. Coinvolti nell’accusa di associazione a delinquere – e pure loro ai domiciliari su provvedimento del gip Ugo Bellini – anche la segretaria della Mens Sana Olga Finetti, più Stefano Sammarini e Nicola Lombardini. Rispettivamente ceo e direttore finanziario della Essedue Promotion, società di Rimini che segue gli interessi di diversi cestisti e sportivi di tutta Italia. Su richiesta del sostituto procuratore Antonino Nastasi, il gip ha ordinato il sequestro di beni per un totale di 14 milioni di euro. In mezzo a tutto questo calderone ci sarebbe anche il pagamento in nero, attraverso conti esteri, dei maggiori interpreti della gloriosa società di basket. Secondo l’accusa, la Mens Sana ha consentito, “con metodi illeciti, a 25 giocatori di sottrarsi alla tassazione dei redditi in Ita- lia”. Attraverso la cessione di marchi e prodotti di merchandising alla società Brand Management per cifre ritenute “gonfiate”, la Montepaschi avrebbe – sempre secondo i pm – “alterato i risultati dei bil anci, prodotto provviste di denaro contante per l’arricchimento personale e per spese fuori bilancio”. Misure cautelari che dovevano scattare già 24 mesi fa, ma che sono arrivate solamente ora. Un’inchiesta balzata agli onori delle cronache da tempo - i reati sarebbero stati commessi negli anni tra il 2006 e il 2012 - con Minucci accusato di essere l’ideatore e il regista dell’operazione. Anni di incredibili successi sportivi, legati a doppio filo alle ricche sponsorizzazioni targate banca rossa (e quindi Mps), guidata allora dall’uomo forte del Pd, Mussari, primo tifoso del team toscano e amico intimo del presidente in pectore della Lega Basket. Mens Sana, è questo il nome che compare in uno degli ultimi atti dell’era Mussari al Monte dei Paschi, finita nell’aprile 2012. Un atto da 8 milioni di euro che il 26 marzo di 2 anni fa ha salvato il bilancio della pluridecorata squadra della città del Palio tanto cara all’avvocato catanzarese. Storie complicate che s’intrecciano l’una all’altra e cifre in ballo che, benché poca cosa rispetto ai miliardi in gioco nelle vicissitudini di Rocca Salimbeni, sono di tutto rispetto. Soldi (rossi) grazie ai quali la società ha chiuso il 2012 in utile per la prima volta in 3 anni, nonostante i ricavi fossero scesi vertiginosamente. L’ultimo favorone di Mussari all’amico Minucci prima delle dimissioni forzate. Sarà la magistratura ad accertare le sue effettive responsabilità. Ma quella di annunciare l’ex direttore generale senese a capo della Lega basket - durante le Final 8 dello scorso febbraio di Coppa Italia - è stata certamente una mossa scellerata da parte dei presidenti dei club (eccezion fatta per Claudio Toti, numero uno della Virtus Roma e Renato Villalta, patron della Virtus Bologna, contrari alla scelta di Minucci) della serie A. Perché l’inchiesta era in corso da tempo e bisognava, quantomeno, attendere gli sviluppi degli eventi. E così un altro sport, la pallacanestro – in crisi di sponsor e visibilità mediatica – rischia di affondare definitivamente. Grazie ai “canestri” acrobatici (overtime) della banca rossa, su assist del suo ex presidente. 4 Venerdì 9 maggio 2014 Attualità INTERVISTA AL PARLAMENTARE AZZURRO, CANDIDATO DI FORZA ITALIA IN SICILIA E SARDEGNA Cicu:‘In Europa per le nostre isole’ ‘La moneta non ci piace, il fiscal compact è dannoso, ma le opportunità dei finanziamenti sono reali e vanno còlte’ – Oggi a Cagliari anche Storace alla manifestazione elettorale di Igor Traboni ardegna e Sicilia hanno un nome e una garanzia per le elezioni europee: Salvatore Cicu. Nato a Palermo ma cresciuto in Sardegna, 57 anni, deputato da più legislature e già sottosegretario alla Difesa e al Tesoro con Berlusconi, Cicu dà appuntamento per oggi a Cagliari, alla stazione marittima, per una kermesse elettorale cui interverrà tra gli altri il segretario nazionale de La Destra, Francesco Storace. Alla vigilia di questo importante appuntamento, Il Giornale d’Italia ha incontrato Salvatore Cicu. S Allora, Cicu, come sta andando questa campagna elettorale? “E’ partita con delle difficoltà oggettive, che conosciamo: c’è un’intera comunità distante dalla politica, che si sente a disagio, che la avverte come qualcosa di inutile, addirittura di paralizzante”. E così cresce il rischio dell’astensionismo: ma non c’è proprio niente da fare per mandare comunque gli italiani a votare? “Bisogna riprendere con coraggio a fare politica. Io lo sto facendo con i comizi nelle piazza, nei paesi come nei borghi, incontrando la gente nei mercati. Va recuperata tutta una cornice di valori. I cittadini si aggrappano alla trasparenza, alla capacità di essere diretti e soprattutto concreti”. I comizi, i paesi: la politica come una volta: ma la gente risponde? “Direi proprio di sì. Viviamo sicuramente una stagione particolare, molto difficile, ma questo contatto diretto è ciò che vuole la gente. Io ho voluto affrontare questa sfida delle Europee anche così, perché c’è bisogno di rimettere al centro determinati valori, di unificare il nostro mondo. E tutto un popolo che comunque ce la vuole fare”. A proposito del mondo moderato, e dunque dell’elettorato più vicino a Forza Italia, sta tornando l’entusiasmo? “Entusiasmo forse è una parola grossa, almeno per il momento. Di sicuro c’è una grande voglia di partecipare, di esserci, di esistere. Di dire che questa sinistra non ci piace. Non ci piace come sta governando a livello centrale ma anche nelle amministrazioni locali. Stiamo recuperando il nostro senso di appartenenza, questo mi sembra un dato molto positivo, su cui lavorare. Ma voglio ripeterlo: c’è bisogno di contenuti, di concretezza. Perché è questo che vuole la gente”. Magari la gente avverte anche una certa distanza dall’Europa: lei al riguardo che idea si è fatto? “L’euro non ci piace, c’è poco da fare. L’avvertiamo come una moneta ‘straniera’. E poi c’è questo fiscal compact con tutti i suoi vincoli, un dramma”. Però se si è candidato al Parlamento europeo, immaginiamo che la sfida sia anche quella di rimodellare in qualche modo l’Europa, o no? “Certo. E mi sto dando da fare in questa campagna elettorale per far passare il messaggio delle opportunità che comunque l’Europa può e deve dare”. Anche a situazioni oggettivamente più difficili come quelle che vivete in Sardegna e in Sicilia? “Noi siamo in questa area euro-mediterranea ricca di scambi commerciali, ma bisogna sfruttare le occasioni di cooperazione, di partnerariato. Io sono contro diffidenze e nemici, anche se questo a qualcuno potrà non piacere, ma penso piuttosto alle opportunità di amicizie e collaborazioni in tutto il nostro bacino” Lei ha già parlato della possibilità di una sorta di ‘patto territoriale Sicilia-Sardegna, di cosa si tratta? “Le faccio un esempio concreto: da europarlamentare, se sarò eletto, voglio subito istituire un Centro studi a Cagliari e uno a Palermo, per farne dei laboratori-contenitore e attraverso questi formare e dare possibilità ai nostri laureati e, seconda cosa, lavorare per ottenere la certificazione europea ai progetti presentati, per supplire alle assenze dello Stato e delle Regioni”. I famosi finanziamenti europei che neppure sappiamo far arrivare, giusto? “Sì, perché queste opportunità vanno còlte. Veda, l’Europa qui non mette vincoli di sorta ma molti Comuni non sanno approfittarne. Io vorrei ridare centralità al ruolo dei sindaci, che devono diventare i protagonisti nel chiedere e ottenere queste risorse”. Torniamo all’aspetto più politico delle elezioni: per voi di Forza Italia, quanto stanno pesando le limitazioni imposte a Berlusconi? “L’assenza di Berlusconi pesa in maniera forte, è innegabile. Ma ha sempre dimostrato che poi riesce comunque a parlare con la gente, a comunicare come nessun altro. Ecco perché, se ha puntato anche determinati obiettivi nella percentuale di voto, lo ha fatto a ragion veduta”. Parliamo infine di questa manifestazione a Cagliari… “E’ un appuntamento cui tengo molto, per incontrare tutti i miei amici della Sardegna. E sono davvero felice della presenza del mio amico Francesco Storace, ne sono onorato” Piano, è il direttore di questo giornale, quanto meno tireranno in ballo la captatio benevolantiae… “No, lo scriva: quella di Storace è una figura che incarna la buona politica, la serietà, l’onestà. La gente proprio questo cerca: ascoltare chi parla con una storia di valori e con una base di competenza” I POCHI FONDI PER GLI INCENTIVI AUTO ESAURITI IN 48 ORE E PER APPENA QUALCHE CENTINAIO DI MACCHINE E’ durata due giorni la nuova balla di Renzi Confermate le anticipazioni del Giornale d’Italia: solo una mossa mediatica del premier ai citarsi addosso, della serie ‘L’avevamo detto noi’. Ma questa volta dobbiamo fare uno strappo alla regola: non più tardi di martedì scorso, 6 maggio, avevamo scritto sulla prima pagina del Giornale d’Italia - edizione sfogliabile on line - e in bella evidenzia sul nostro portale, che gli ecoincentivi per le automobili erano un’altra, l’ennesima ‘balla’ di Matteo Renzi, perché in cassa i soldi erano talmente pochi che sarebbero bastati per poche decine di migliaia di vetture da rottamare e acquistare, grosso modo 12mila auto. Insomma: eravamo ben consapevoli del probabile, certissimo flop, documentandolo con tanto di cifre. Ma in verità ci saremmo aspettati che il ‘giochetto’ mediatico sarebbe durato almeno per un po’, giusto il tempo, per il finto rottamatore (anche di automobili) per farsi bello, magari dietro qualche paginona di pubblicità per gli ecoincentivi sui giornaloni amici. E invece, nel giro di appena 48 ore, gli ecoincentivi sono terminati davvero. E non per la fila ai concessionari, ma proprio perché i soldi disponibili erano così pochi che sono finiti tutti in un battibaleno. In appena due giorni, i 30 milioni di euro (metà dei quali, ripetiamo, messi a disposizione dai concessionari) sono andati in fumo. E lo dice direttamente il ministero dello Sviluppo economico, sul sito internet, mica noi per farci belli: dalle ore 9 di martedì mattina IL MERCATO SI ANNUNCIA SEMPRE PIÙ PIATTO M Toyota vola a utili record, ma il futuro resta incerto 6 maggio alle 10 di ieri giovedì 8 maggio risultano esauriti i fondi dedicati all’acquisto di veicoli ibridi e a gas con emissioni comprese fra 51 e 95 g/km. Addirittura, nella sola giornata di ieri, erano rimasti appena 76mila euro: pochi spiccioli, pochissime macchine Per i veicoli elettrici e ibridi plug-in (quelli che si possono ricaricare alla presa di corrente e dunque praticamente introvabili a parte qualche isola felice in giro per l‘Italia) rimangono ancora 1,9 milioni di euro (su 9,5 stanziati). Ma anche questi basteranno si e no per acquistare qualche altro centinaio di auto. Altro che scossa e rilancio per l’economia. E’ rimasta invece praticamente inutilizzata la parte destinata, almeno sulla carta, ai veicoli ‘uso terzi’ e per le imprese. Per i noleggi e le auto aziendali, insomma. Ma anche in questo caso – scusate – l’avevamo detto. E scritto: per usufruire di questi soldi c’è infatti una clausola che impone la rottamazione di un veicolo di almeno dieci anni di età, ma si tratta di una condizione improbabile quando si parla di auto aziendali , visto che nessuna ditta – e tanto meno i noleggi – restano tutti questi anni con la stessa autovettura. Insomma: anche in questo caso, Renzi ha bluffato. Scoperto. Un ‘giochetto’ che gli stessi concessionari di auto avevano già denunciato essere solo tale. Ma che il premer ha portato avanti, accompagnato dalle solite fanfare. Ig.Tr. a compagnia automobilistica giapponese Toyota con il vento in poppa: l’azienda ha infatti annunciato utili netti record per qualcosa come 1.820 miliardi di yen (corrispondenti a 17,9 miliardi di dollari) nell'esercizio 201314, quasi raddoppiati rispetto all'anno fiscale precedente, grazie allo yen debole. Il gruppo nipponico prevede invece profitti un po’ in rallentamento nell'esercizio 2014-15 a 1.780 miliardi di yen. Toyota prevede anche vendite piatte, e L comunque stabili, a 9,116 milioni di unità nel prossimo esercizio, contro le 9,1 milioni di unità vendute nel 2013-14. La cautela del gruppo giapponese è legata ai richiami di auto. Soltanto il mese scorso Toyota ha infatti dovuto richiamare ben 6,39 milioni di auto gin tutto il mondo e ha concordato di pagare 1,2 miliardi di dollari negli Usa per risanare i rischi giudiziari legati a un ritardo nei richiami, che ha causato 12 incidenti mortali negli Stati Uniti. Venerdì 9 maggio 2014 5 Storia È FAS CISTA DELLA PRIMA ORA E REPUBBLICANO, INSIEME A MUSSOLINI DAL 1 9 2 1 AL L’E PIL OGO DI PIAZ Z AL E L ORE T O Casalinuovo, il soldato di San Vito Ucciso a Dongo, sepolto provvisoriamente al campo 10 di Musocco, solo nel 1947 la sua salma sarà tumulata nella tomba di famiglia di Emma Moriconi ungo il porticciolo di Dongo, il 28 aprile 1945, gli uomini allineati in attesa di fucilazione sono un triste spettacolo. Tra essi c’è anche Vito Casalinuovo, volontario nella grande guerra, invalido, volontario nella Milizia, membro di un reparto speciale di scorta al Capo del Governo, volontario in Africa Orientale e in Spagna, responsabile del Quartier Generale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, repubblicano, giudice del Tribunale Speciale Straordinario di Verona. Quando Mussolini, il 25 aprile 1945, lascia la Prefettura di Corso Monforte, Casalinuovo è con lui. È ancora con il Duce quando la colonna che trasporta il Capo del Fascismo viene bloccata a Musso. E ancora quando avviene lo scempio di piazzale Loreto. Un uccisione cruenta, una sepoltura veloce, in quello stesso Campo 10 di Musocco che ospita i tanti morti di quei giorni. Sua moglie Maria Clara, che ha vissuto quelle ore ospitata dalle suore di un convento, porterà in dono sulla sua tomba dei fiordalisi. Solo nell’ottobre del 1947 avviene la traslazione della salma, che parte con un treno merci diretta a San Vito sullo Ionio, in provincia di Catanzaro, il suo paese natale. Ma il mezzo viene deviato: a Roma sembra che ad aspettare il passaggio del feretro ci siano troppe persone pronte a lanciare un fiore. Quando il corpo giunge a San Vito per riposare in pace nella tomba di famiglia, ad attenderlo ci sono molti compaesani e anche tanti combattenti. La moglie Maria Clara morirà nel luglio nel 1980, trentacinque anni dopo. Due volumi, a cura di Nicola Sinopoli, figlio di una sorella di Vito e reduce di Russia, raccon- L Vito Casalinuovo (al centro, foto tratta dal volume di Nicola Sinopoli) tano il personaggio: si tratta di “Vito Casalinuovo e il diario di Clara” e “Vito Casalinuovo – cinquantesimo anniversario”. Era un soldato, Casalinuovo. Che aveva subito la menomazione della mano destra a causa dello scoppio di una bomba tedesca che stava smontando. Che aveva combattuto come caporale del 14 Raggruppamento Artiglieria d’Assalto in Trentino nel 1915, che era stato decorato con la medaglia di bronzo al Valore Militare nel 1917, e aveva continuato a combattere per tutta la vita. Rimasto orfano di madre alla tenera età di sette anni, ultimo di sette fratelli, fascista della prima ora, nel 1927 aveva fatto parte del Reparto Speciale di scorta di Mussolini dopo i quattro attentati subiti dal Duce. Era stato comandante della Coorte autonoma di Oristano, era andato in Etiopia con la 3 Divisione Camicie Nere “21 aprile” e in Spagna con il Corpo Truppe Volontarie. Aveva comandato la 221 Legione Egea “Conte Verde” dislocata nell’isola di Rodi, e non aveva esitato a seguire Mussolini nella Repubblica sociale dopo l’8 settembre. Colonnello della Guardia Nazionale Repubblicana, nel settembre 1944 era diventato Ufficiale d’Ordinanza del Duce e con Mussolini aveva partecipato all’incontro con il cardinale Schuster e il Clnai. A piazzale Loreto sul suo cadavere fu scritto erroneamente il nome di Gelormini. Il suo nome è rimasto a lungo un simbolo, insieme a molti altri: quello della fedeltà fino all’ora suprema ad un uomo e ad un’idea. Un simbolo per una comunità ideale, che però non è citato in alcun libro di storia. Scrive di lui Ulderico Nisticò: “Lo storico, messa da parte ogni simpatia o antipatia personale, vuole trarre occasione […] per intuire in Vito Casalinuovo lo specchio delle inquietudini e delle speranza, delle illusioni e delle audacie di una generazione di uomini comunque capaci di combattere e morire per proprie idee. E di cui si avverte in questi nostri grigi anni una desolante carenza, che non pare possa trovare presto rimedio”. emoriconi@ilgiornaleditalia.org 6 Venerdì 9 maggio 2014 Storia “IL POPOLO ITALIANO HA CREATO COL SANGUE L’IMPERO. LO FECONDERÀ COL SUO LAVORO E LO DIFENDERÀ CONTRO CHIUNQUE CON LE SUE ARMI” 9 maggio 1936, la proclamazione dell’Impero “Ancora una volta, su questa favolosa fiammata di milioni di cuori, su questo immenso clamore di milioni di voci, ha squillato alta, potente, la parola del Duce” di Emma Moriconi Ufficiali! Sottufficiali! Gregari di tutte le Forze Armate dello Stato, in Africa e in Italia! Camicie nere della rivoluzione! Italiani e italiane in patria e nel mondo! Ascoltate! Con le decisioni che fra pochi istanti conoscerete e che furono acclamate dal Gran Consiglio del fascismo, un grande evento si compie: viene suggellato il destino dell’Etiopia, oggi 9 maggio, quattordicesimo anno dell’era fascista. Tutti i nodi furono tagliati dalla nostra spada lucente e la vittoria africana resta nella storia della patria, integra e pura, come i legionari caduti e superstiti la sognavano e la volevano. L’Italia ha finalmente il suo impero. Impero fascista, perché porta i segni indistruttibili della volontà e della potenza del Littorio romano, perché questa è la meta verso la quale durante quattordici anni furono sollecitate le energie prorompenti e disciplinate delle giovani, gagliarde generazioni italiane. Impero di pace, perché l’Italia vuole la pace per sé e per tutti e si decide alla guerra soltanto quando ci è forzata da imperiose, incoercibili necessità di vita. Impero di civiltà e di umanità per tutte le popolazioni dell’Etiopia. Questo è nella tradizione di Roma, che, dopo aver vinto, associava i popoli al suo destino. Questo è nella tradizione di Roma, che, dopo aver vinto, associava i popoli al suo destino. Ecco la legge, o italiani, che chiude un periodo della nostra storia e ne apre un altro come un immenso varco aperto su tutte le possibilità del futuro: primo, i territori e le genti che appartenevano all’impero di “ Etiopia sono posti sotto la sovranità piena e intera del Regno d’Italia. Secondo, il titolo di imperatore d’Etiopia viene assunto per sé e per i suoi successori dal re d’Italia. Ufficiali! Sottufficiali! Gregari di tutte le Forze Armate dello Stato in Africa e in Italia! Camicie nere! Italiani e italiane! Il popolo italiano ha creato col sangue l’impero. Lo feconderà col suo lavoro e lo difenderà contro chiunque con le sue armi. In questa certezza suprema, levate in alto, o legionari, le insegne, il ferro e i cuori, a salutare, dopo quindici secoli, la riapparizione dell’impero sui colli fatali di Roma. Ne sarete voi degni? (la folla prorompe in un formidabile “SI!”) questo grido è come un giuramento sacro, che vi impegna dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini, per la vita e per la morte! Camicie nere! Legionari! Saluto al re!”. Sono le 22,30 del 9 maggio 1936. Con queste parole Mussolini parla all’immensa folla radunata sotto il balcone di Palazzo Venezia. Scrive Il Popolo d’Italia il giorno successivo: “Ancora una volta, su questa favolosa fiammata di milioni di cuori, su questo immenso clamore di milioni di voci, ha squillato alta, potente, la parola del Duce, annunziatrice di eventi storici”. Mai, dopo la gloria di Roma antica, si era più avverata una così grande dimostrazione di coraggio e di potenza. Ma è soltanto l’inizio: il Fascismo si mette subito al lavoro per organizzare amministrativamente i territori. Nasce così l’A.O.I., l’Africa Orientale Italiana, che raggruppa i territori dell’Etiopia, dell’Eritrea e della Somalia, con a capo un Governatore che ha sede ad Addis Abeba. Il primo della storia è Giuseppe Bottai, ministro dell’Educazione Nazionale. La gerarchia prevede un vice-governatore ed un Capo di Stato maggiore, rispettivamente delegati alle funzioni politico-amministrative e militari. Vi sono poi il Consiglio del Governo, organo di natura consultiva, presieduto dal Governatore, e la Consulta generale, composta di sei sudditi. Sei i governi in cui è suddivisa l’Africa Orientale Italiana: Eritrea, Somalia, Amara, Scioa, Galla e Sidamo, Harar. Essi sono autonomi in termini amministrativi, ciascuno ha il suo governatore, il suo segretario generale e il suo comandante delle truppe. Celermente com’è sua abitudine, il Fascismo predispone anche gli stru- menti per l’amministrazione della giustizia, con una magistratura ordinaria ed una militare e con i funzionari politico-amministrativi. Una cosa che forse non tutti sanno è che il Fascismo lascia libertà di culto. Tutto viene tenuto in considerazione, e di tutto il Fascismo si occupa con estrema rapidità e puntualità. La sanità, con i medici militari italiani. La scuola, di cultura e di mestieri, con gli asili per la prima infanzia. L’educazione fisica per i ragazzi. Servizi di posta e comunicazioni. Trasporti. Lavori pubblici. La civiltà. Dodici miliardi di lire: tanto il Governo fascista investe per l’Africa Orientale Italiana. Mentre le altre potenze colonizzatrici sfruttano i territori sudditi, l’Italia del Duce porta opere edilizie, strade, porti, impianti idraulici, bonifiche, rimboschimento. In Africa Orientale vanno i lavoratori italiani, a costruire strade adatte anche ai camion laddove c’è solo terra brulla e polverosa, a bonificare e coltivare la terra, ad ampliare il porto di Assab, ad avviare il servizio di trasporto, sia di merci che di uomini. Tecnici e specialisti vanno in Africa Orientale a studiare i terreni per stabilire quali colture si adattano meglio ai luoghi: caffè, cotone, coltivazioni che consentono l’estrazione di canfora, incenso, gomma arabica, tamarindo, pepe nero, cellulosa. Addirittura il mercato dei profumi assume rilevanza, grazie alle coltivazioni di acacia e gelsomino. Legni pregiati, olio estratto da semi, bestiame, minerali. Un territorio che offre moltissime possibilità di progresso e che era rimasto lì inerme ed incivile, prima che l’Italia giungesse a portare la sua opera civilizzatrice. GRAZIE A LORO L’ITALIA, PER LA PRIMA ED ULTIMA VOLTA NELLA SUA STORIA, È STATA RISPETTATA DAL MONDO Il ricordo: le nostre Medaglie d’Oro Un pensiero per i soldati e per i lavoratori che hanno portato la civiltà al di là del mare P er concludere questo nostro speciale dedicato alla proclamazione dell’Impero, vale la pena citare le Medaglie d’oro in Africa. Persone i cui nomi sono dimenticati dai libri di storia ma grazie alle quali l’Italia, per la prima ed unica volta nella sua storia, è stata una Nazione rispettata da tutto il mondo. Insieme a loro, un ricordo giunga anche a tutti i lavoratori italiani che hanno portato il proprio cuore al di là del mare. Sono Francesco Azzi, Dalmazio Birago, Ettore Ciaparglini, Ettore Crippa, Aldo Del Monte, Renato De Martino, Aldo Lusardi, Franco Martinelli, Tito Minniti, Enrico Santoro, Luigi Santuccia, Luigi Vaschi, Silvio Zannoni, Umberto Degli Esposti, Adolfo Della Noce, Alfredo De Luca, Amedeo De Rege Thesauro, Francesco Gaetano Devito, Francesco Di Benedetto, Ugo Di Fazio, Panfilo Di Gregorio, Luigi Michelazzi, Enrico Muricchio, Ivo Oliveti, Luigi Michelazzi, Enrico Muricchio, Ivo Oliveti, Flavio Ottaviani, Guido Paglia, Dante Pagnottini, Alessandro Paoli, Ottone Pecorari, Sergio Abate, Alberto Agostini, Aurelio Alonzi, Ezio Andolfato, Attilio Bagnolini, Andrea Baldi, Antonio Drammis De Drammis, Amerigo Fazio, Gino Forlani, Antonio Franzoni, Filippo Freda, Luigi Gabelli, Romolo Galassi, Mario Galli, Mario Ghisleni, Angelo Gianelli, don Reginaldo Giuliani, Michele Griffa, Sergio Laghi, Salvatore Pietrocola, Gastone Pisoni, Francesco Positano, Adolfo Prasso, Arrigo Protti, Efrem Reatto, Ca- millo Barany Hindard, Francesco Battista, Aleramo Incisa Beccaria, Fausto Beretta, Giorgio Bombonati, Antonio Bonsignore, Francisco Busignani, Mario Calderini, Franco Carnevalini, Giambattista Lapucci, Emanuele Leonardi, Alberto Liri, Antonio Locatelli, Renato Lordi, Pietro Lupo, Lorenzo Righetti, Dialma Ruggiero, Mario Tadini, Raffaele Tarantini, Geremia Trinchese, Luigi Valcarenghi, Gianfranco Zuretti, Giovanni Andreozzi, Francesco Biffi, Mario Cucca, Giovanni D’Alessandri, Vittorino Era, Marcello Casale De Bustis, Pietro Castellaci, Fortunato Cesari, Luigi Chiavellati, Mario Fasulo, Gaetano Giovannetti, Giuseppe Massina, Marcello Pucci, Salvatore Sassi, Bonfiglio Zanardi, Giorgio Zucchelli, Vittorio Cimmaruti, Renato Ciprari, Giuseppe Colipietro, William D’Altri, Antonio Daniele, Emilio Maccolini, Vincenzo Magliocco, Armando Maglioni, Giulio Malenza, Iridio Man- tovani, Filippo Marini, Giovanni Marini, Ludovico Menicucci, Anturo Mercanti. emoriconi@ilgiornaleditalia.org 7 Venerdì 9 maggio 2014 Da Roma e dal Lazio SALARIO ACCESSORIO, RISCHIA DI PAGARE CHI GUADAGNA DI MENO Stangata sui dipendenti comunali di Sergio Marchi * on si erano mai visti tredicimila, forse anche più, dipendenti capitolini protestare in Piazza del Campidoglio contro il proprio Sindaco, che per tutti loro è anche il datore di lavoro. Le notizie che si sono rincorse in questi giorni e mai smentite dal primo cittadino, per cui si starebbe per effettuare un drastico taglio ai trattamenti salariali accessori dei dipendenti di Roma capitale, hanno mandato su tutte le furie una buona parte dei lavoratori, che giustamente ritengono il provvedimento fuori luogo e punitivo. Spieghiamo meglio come stanno le cose. La busta paga di un lavoratore del Comune di Roma inquadrato in un livello medio o medio basso, oggi oscilla in una fascia attorno ai 1.300 euro mensili, che sicuramente rappresenta una situazione migliore rispetto a quella dei milioni di disoccupati presenti in Italia, ma altrettanto certamente non è un privilegio, e specie se si hanno figli a carico e si paga un affitto o un mutuo, confina con una situazione di povertà. Bene, siccome da anni il comune non ha i N soldi per completare la pianta organica, in alcuni settori dell’amministrazione sono stati affidati ai lavoratori compiti e responsabilità aggiuntivi, con un piccolo incremento salariale, diciamo tra i 100 e i 200 euro al mese. Si tratta sempre di stipendi che non superano i mille e cinquecento euro, ma guarda caso il Campidoglio vuole risparmiare proprio lì. Tagliamo questo ‘spreco’ punendo i più poveri, e ovviamente mantenendo manager, dirigenti e consulenti esterni dell’amministrazione, con contratti in alcuni casi superori a 300 mila euro all’anno. Inaccettabile. E a dirlo stavolta non è solo l’opposi- zione. Il consiglio del Municipio Roma 1 centro infatti, ha votato all’unanimità una mozione di sostegno ai dipendenti del Campidoglio, che impegna il Sindaco e l’assessore competente a non tagliare un euro degli stipendi più bassi, dicendo che se proprio si deve fare, si può tranquillamente iniziare dai livelli apicali e dai dirigenti, cioè da chi guadagna di più. Ma non è finita qui. Abbiamo presentato un emendamento, per dire no alle consulenze e agli incarichi esterni, visto che si chiedono pesanti sacrifici ai dipendenti. Bocciato. Ma mezz’ora dopo, la capogruppo della lista Marino in municipio, sì avete letto bene, ha ripresentato una mozione molto simile, solo che ancora più dura: si ribadisce che lo stop agli incarichi vari deve valere in primo luogo per il Sindaco e gli assessori della sua giunta. Firmiamo, ovviamente, e la mozione passa, con il voto a favore delle opposizioni e della lista civica Marino, e l’astensione di PD e SEL. Siamo in campagna elettorale, ed evidentemente le migliaia di persone in piazza dell’altro ieri hanno fatto male. Ma quando si discute sulla pelle dei lavoratori, abbiamo tutti il dovere di essere terribilmente seri. Oltre l’ultima figuraccia in ordine di tempo rimediata dalla maggioranza di sinistra del primo municipio, che per l’ennesima volta smentisce il suo Sindaco, ci auguriamo davvero che l’atto votato dia un piccolo contributo per riaprire un tavolo, anche con il Governo se serve, per non far pagare alle dipendenti e ai dipendenti capitolini il prezzo di una crisi che non dipende certamente da loro e dalle loro buste paga. Su questo, almeno per una volta, siamo stati tutti d’accordo. * Capogruppo de La Destra Municipio Roma I IL 14 MAGGIO DI NUOVO IN PIAZZA L’Usb minaccia un altro sciopero esta alta la tensione a pochi giorni dalla manifestazione degli amministrativi sul salario accessorio. L’Usb, il sindacato più rappresentativo tra i dipendenti comunali, minaccia un’altra mobilitazione per il 14 maggio. “Abbiamo il sospetto che il decreto legge invocato dal sindaco Marino finirà per rappresentare una soluzione tampone – preme Massimo Betti, uno dei leader del sindacato - utile solo a pagare le competenze accessorie in prossimità delle elezioni europee del 25 maggio”. Se Renzi ha veramente a cuore la Pubblica Amministrazione, avverte Betti, “oltre a sanare i R guasti della contrattazione di Roma e delle altre amministrazioni, compresa Firenze di cui è stato sindaco, marchi la differenza con il passato riaprendo i contratti nazionali bloccati da più di 4 anni”. Su questi temi, l’Usb ha già indetto per il prossimo 14 Maggio mobilitazioni in tutte le Regioni. A Roma, in particolare, si aggiungerà anche la vicenda salariale e la ventilata riorganizzazione del settore scolastico ed educativo, tanto da portare alla conferma dello sciopero per l’intera giornata in “assenza di significativi cambi di rotta – punge ancora Betti - da parte del duo MarinoRenzi”. MICROCRIMINALITÀ Droga e borseggi: arrestati 9 stranieri e tre ragazze nomadi roseguono i controlli dei carabinieri nelle periferie per contrastare le piazze di spaccio della capitale. Nel quartiere Pigneto, in sole 48 ore, i carabinieri hanno assicurato alla giustizia ben 9 pusher stranieri. I primi a finire in manette sono stati due senegalesi di 31 e 27 anni: il primo, sorpreso dai militari a cedere 2,5 grammi di marijuana in cambio di 15 euro ad un giovane acquirente; il secondo, fermato in via Perugia mentre spacciava una dose di marijuana. Un 20enne ivoriano è stato arrestato in flagranza di reato pochi minuti dopo aver “piazzato” 25 grammi di hashish in cambio in cambio di 270 euro. Un ragazzo di 24 anni, originario del Mali, è stato pizzicato dai carabinieri della stazione Roma Tor Tre Teste in piazza del Pigneto, a cedere 10 grammi di marijuana in cambio di 175 euro; poco dopo, sempre in piazza del Pigneto, gli stessi militari hanno arrestato un 28enne della Sierra Leone, trovato in possesso di 100 grammi di hashish; infine è stata la volta di due stranieri del Gambia e due della Guinea, di età compresa trai 19 e i 27 anni. I movimenti dei 4 pusher sono stati seguiti da via di Tor Vergata, punto in cui sono stati notati in atteggiamento sospetto dai mi- P litari della stazione locale, fino al loro arrivo a via Ascoli Piceno. Quando gli uomini del 112 sono entrati in azione per controllarli, i quattro stranieri sono stati trovati sorpresi con 31 grammi di marijuana addosso. I nove pusher arrestati dovranno rispondere di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacente. Sempre ieri, invece, i carabinieri della stazione RomaQuirinale, con il sostegno dei colleghi del reparto in servizio presso la Presidenza della Repubblica, hanno arrestato tre giovani nomadi di 15, 16 e 17 anni, già note alle forze dell’ordine, provenienti dal campo rom di via Candoni, con l’accusa di furto aggravato in concorso. Nonostante fossero state sottoposte all’obbligo di permanenza nelle rispettive abitazioni, sono state sorprese in flagranza di reato mentre erano andate in via del Lavatore, in zona Fontana di Trevi, dove avevano borseggiato l’ignaro turista francese. Fermate dai carabinieri, le giovani ladre sono state accompagnate presso il centro di prima accoglienza di via Virginia Agnelli, a disposizione dell’autorità giudiziaria. La refurtiva è stata recuperata e riconsegnata al turista. Antonio Testa Eurosky Tower. Entrare in casa e uscire dal solito. Il quotidiano è sempre straordinario. Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento che si rivaluterà nel tempo. Le residenze sono state progettate per offrire spazi comodi, ma al tempo stesso funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq. La combinazione dell'esclusività del progetto, del prestigio della vista e della qualità progettuale offre un'opportunità unica per chi ricerca una residenza abitativa di primissimo livello nella Capitale. Al 19° piano, ad oltre 70 metri di altezza, sono state realizzate le prime tre residenze campione, altamente rifinite in ogni singolo dettaglio. Per prenotare la tua visita contatta i nostri consulenti al numero 800 087 087. RE AWARDS Premio Speciale Smart Green Building UFFICIO VENDITE Roma EUR Viale Oceano Pacifico (ang. viale Avignone) Numero Verde 800 087 087 www.euroskyroma.it 8 Venerdì 9 maggio 2014 Dall’Italia A NAPOLI SPUNTANO I VERBALI DELL’INCHIESTA SUI FALSI PERMESSI SINDACALI Privilegi al Comune: un dossier per 392 imputati Emergono dalle operazioni molti nomi di rappresentanti della Polizia municipale di Francesca Ceccarelli rriva il dossier completo sullo scandalo dei falsi permessi sindacali a Napoli: nel 2012, 2013 e nel primo trimestre del 2014 i soli rappresentanti sindacali della Polizia municipale, ben 392, hanno usufruito di permessi retribuiti per 18mila e cinque ore pari a circa 300mila euro versati dai contribuenti. La grandissima parte di queste ore sono state consumate nelle domeniche, nei festivi e prefestivi, persino a Natale e Capodanno sguarnendo i servizi essenziali. Ciro Esposito, il dirigente operativo dei vigili urbani, ha inviato al direttore generale, al sindaco Luigi de Magistris, al consigliere delegato Carmine Sgambati e all’ufficio prerogative sindacali un dossier, nel quale risponde alla richiesta di approfondimenti sull’uso dei permessi retribuiti già oggetto d’inchiesta della Procura. Dalle indagini è risultato il coinvolgimento di un dirigente sindacale della Cgil impiegato nel comando della Polizia municipale che dal primo gennaio al 31 marzo non aveva mai messo piede in ufficio, pur regolarmente pagato dal A Comune. Altri due della Cisl, invece, ogni giorno prendevano tre ore di permesso e poi sparivano dagli uffici di via De Giaxa. Retribuzioni per intero per attività sindacali fantasma. E così è scattata l’inchiesta amministrativa che sta già profilandosi con contorni molto ben chiari che conducono diritto alla trasformazione della stessa in inchiesta giudiziaria. Per capire l’ordine di grandezza in cui ci si muove basta dire che i permessi sindacali retribuiti per tutte le sigle ammontano a 10.688 ore: ogni 3000 ore equivalgono a 500 giorni di assenza retribuita. Ore che raddoppiano con qualche piccolo accorgimento: nel pubblico impiego i sindacati godono di personale in distacco con pagamento della retribuzione da parte degli Enti di provenienza, in questo caso Palazzo San Giacomo. I distacchi possono essere assegnati full time o part time. Nel secondo caso il dirigente sindacale è obbligato a fornire il 50% della prestazione lavorativa e non può usufruire di altri permessi che trasformino di fatto il distacco part time in full time. ARRESTATO L’AMMINISTRATORE DELLA CONTABILITÀ DI NOVE ISTITUTI DI TREVISO Resort e auto di lusso: rubava soldi alla scuola L’uomo avrebbe intascato 200mila euro pagando supplenti inesistenti: l'intuizione di un docente ccusa di peculato per l'amministratore dell'istituto comprensivo Povegliano-Villorba, che raggruppa nove scuole trevigiane tra elementari e medie, è stato arrestato dalla squadra mobile di Treviso per essersi impossessato di circa 200 mila euro facendoli passare come somme destinate a professori supplenti che erano tali solo sulla carta. La Squadra mobile ha anche posto sotto sequestro preventivo due case, una a Trieste e l'altra a Treviso, oltre A un'auto di grossa cilindrata. La vicenda è stata scoperta quasi per caso, quando un dipendente della scuola che era andato dall'indagato, a casa per malattia, per prendere le chiavi della cassaforte. Il docente aveva notato sul campanello della casa un cognome (quello della madre dell'indagato) che aveva spesso visto nella lista dei pagamenti per i supplenti, ma sconosciuto a tutti. Così la dipendente si è insospettita e ne ha parlato col direttore dell'istituto comprensivo che rivolgendosi alla polizia ha fatto scattare una serie di accertamenti. L'indagato, considerato nell'ambiente scolastico un serio professionista, vive solo con la madre e conduceva una vita sopra le sue possibilità economiche. Vacanze in resort e auto di lusso, ristoranti e centro benessere dove avrebbe pagato 7 mila euro per un soggiorno di tipo esclusivo con un ricco programma di massaggi e trattamenti. Le indagini proseguono per verificare se oltre alle decine di inesistenti supplenti, l'economo scolastico, che ha anche un conto corrente in Svizzera, si sia accaparrato illegalmente di ulteriore denaro con altri espedienti. F.Ce. DAL CASO SINGOLO A UN CORSO DI FORMAZIONE PER PRINCIPIANTI Mamma, da grande voglio fare… il codista Boom di iscrizioni a Milano per la prima iniziativa che insegna a fare le file per conto terzi na storia curiosa che in tempo di crisi aveva fatto parlare di sé: oggi la professione di “codista” diventa relatà. È partito col botto infatti il corso che insegna a fare la fila negli uffici pubblici, per conto terzi. Il workshop, al quale si sono iscritte 300 persone da tutta la Penisola, è iniziato con i primi 12 partecipanti che nella sede milanese dell’agenzia New people Team che hanno incontrato Giovanni Cafaro (nella foto), primo codista d’Italia e organizzatore dell’iniziativa. Una laurea in scienze della comunicazione U e un master alla Bocconi, Giovanni Cafaro, 42 anni, casertano trapiantato a Milano, ex consigliere comunale di San Donato, è diventato codista dopo aver perso il lavoro di agente commerciale in una ditta di abbigliamento. La sua trovata ha suscitato un notevole clamore mediatico, sia in Italia che all’estero. È stato lui, sei mesi fa, a proporsi come l’“uomo delle file”, che per dieci euro all’ora solleva privati e aziende dal dover mettere radici davanti agli sportelli. Ora che l’attività è decollata, il suo ideatore è pronto per condividere l’esperienza. Molte e simili le storie dei primi allievi: come quella di Andrea Taddei, 38 anni, impiegato. “Ho saputo di Giovanni Cafaro da una trasmissione televisiva e mi sono incuriosito spiega l’uomo -. Un lavoro ce l’ho, ma potrei valutare la possibilità di cambiare settore. Il codista non è la professione che sognavo di fare da ragazzino, ma di certo può rappresentare un’opportunità”. Anche Valentina Merino, 25 anni, torinese, è alla ricerca di nuovi sbocchi: “Dopo essermi diplomata alla scuola d’arte ho fatto un po’ di tutto. Per i giovani, si sa, sono tempi duri. Questo lavoro potrebbe portare stabilità”. E così anche Claudio Arduzzoni, 48 anni, di Vizzolo Predabissi, pensa di esportare il “modello Cafaro” oltre i confini di Milano, a cominciare da Lodi: “Di persone che si offrono per svolgere piccoli servizi e incombenze burocratiche ce ne sono tante - spiega -, ma Giovanni è stato il primo a uscire allo scoperto, far conoscere la sua attività. In questo è stato vincente. Attualmente non ho un lavoro, ma il corso di oggi (ieri per chi legge, ndr) mi ha trasmesso tanta voglia di fare”. Quali sono allora le doti principali per fare il codista? Pazienza e capacità di adattamento. Un mestiere che di certo non si addice agli ansiosi. 9 Venerdì 9 maggio 2014 Dall’Italia ANCORA POLEMICHE SUL CORTEO MILANESE DEL 29 APRILE SCORSO IN MEMORIA DI BORSANI, RAMELLI E PEDENOVI E lo sciacallaggio si traveste da “democrazia” Video-denunce, articoli e interrogazioni della sinistra contro chi ha celebrato il ricordo dei propri Caduti di Cristina Di Giorgi n corteo di oltre duemila persone, ordinate e composte, che hanno ricordato e commemorato tre grandi Esempi di coraggio, lealtà e coerenza. Una manifestazione commemorativa che evidentemente dà molto fastidio a qualcuno se prima, durante e dopo il 29 aprile c’è chi continua a strumentalizzarla con dichiarazioni e prese di posizione fin troppo ideologicamente orientate. Come quelle dei membri del Pd e di Sel, che a Busto Arsizio hanno presentato addirittura un’interrogazione sulle affissioni dei manifesti della commemorazione, descritti come apologetici del fascismo. La risposta del consigliere comunale Checco Lattuada non si è fatta attendere: “Credo che la sinistra stia facendo una polemica di bassissimo livello: quello che chiamano simbolo di guerra è la foto di un monumento – ha dichiarato a Varesenews - e la croce celtica è un simbolo che non c’entra con il fascismo. Il termine camerati, inoltre, esiste da molto prima del Ventennio, quindi non vedo dov’è l’apologia”. Strumento sempre in voga nell’ambito di una sinistra che si dichiara paladina della democrazia ma che in realtà non perde occasione di riproporre, ogni volta che la carenza di argomenti politicamente rilevanti non consente un confronto realmente costruttivo e maturo (e questo succede drammaticamente spesso), lo spauracchio intramontabile dell’apologia del fascismo. Croci celtiche e saluti U romani divengono quindi indispensabili per coloro che, in preda al solito rigurgito antifascista, non possono fare a meno di avere qualcuno con cui prendersela. Il mostro sbattuto in prima pagina questa volta è stata Roberta Capotosti, consigliere provinciale milanese, immortalata durante la cerimonia del Presente mentre fa il saluto romano. Il filmato che la ritrae è stato realizzato dal regista e consigliere comunale del Pd Ruggero Gabbai, che ha seguito la manifestazione con una telecamera per documentare quello che evidentemente ritiene un “attacco alla democrazia in pericolo”. Girato alla mano, Gabbai ha provveduto a riferire quello che a visto non solo all’aula di Palazzo Marino (lo stesso “tempio della democrazia” in cui fragorosi applausi accolsero la notizia della morte di Sergio Ramelli ed Enrico Pedenovi) ma anche a chiunque volesse ascoltarlo. E la risposta della stampa “amica” non si è fatta attendere: sono stati infatti moltissimi gli articoli che, facendo seguito alle dichiarazioni del solerte Gabbai, hanno descritto la malcapitata Capotosti come colpevole di apologia del regime nazifascista e quindi indegna di rappresentare le istituzioni. Video – denuncia o sciacallaggio? Giornalismo di inchiesta o bieca strumentalizzazione? Per avere una risposta a queste domande basta scorrere la corposa rassegna stampa sulla questione: c’è chi parla di “gesto grave e provocatorio”, chi grida alla fantomatica comparsa di svastiche, chi accusa i partecipanti al corteo di xenofobia e razzismo, chi presenta interrogazioni per sapere se tali eventi e comportamenti siano compatibili con la normativa vigente e con la Costituzione. Non servirebbe a niente spiegare a questi paladini della democrazia che il Presente per i Caduti, con la sua ritualità gestuale, ha radici ben più antiche del fascismo, come anche la croce celtica. Ed altrettanto inutile sarebbe chiedere ragione della disparità di trattamento, mediatico e non solo, tra i morti di destra e quelli di sinistra. Di fronte a tali scomposti atteggiamenti, l’unica risposta possibile IN DIFESA DEI NOSTRI BAMBINI – che è anche la più giusta – è quella di chi si impegna a difendere e trasportare nella quotidianità le Idee in nome delle quali uomini come Sergio Ramelli, Enrico Pedenovi e Carlo Borsani si sono degnamente sacrificati. Lo hanno fatto gli organizzatori del corteo, già tornati al loro impegno politico e sociale. E lo ha fatto Roberta Capotosti, che insieme ad altri esponenti delle istituzioni meneghine ieri mattina si è recata all’Istituto Molinari (il liceo dal quale Sergio Ramelli fu cacciato per aver scritto un tema contro le Br) per deporre una corona di fiori sotto la targa dedicata al giovane militante di destra e raccontare a studenti ed insegnanti la sua storia. Questo è quello che conta davvero e che resterà nel tempo. Come l’Esempio di Sergio, Enrico e Carlo e la paziente e orgogliosa tenacia con cui in tanti oggi si impegnano a trasmetterlo. MILANO Diamo “Un calcio alla pedofilia” Sel e il totem anti marò L’appuntamento per la seconda edizione lodigiana della manifestazione è per domenica 18 maggio l fine giustifica i mezzi”. Non sempre questo noto aforisma di Machiavelli si traduce concretamente in atti che hanno anche solo una parvenza di correttezza e giustizia. Così non è certamente stato a Milano per quanto riguarda la vicenda dei due fucilieri di marina da oltre due anni detenuti ingiustamente in India, fatti oggetto di una nuova provocatoria iniziativa da parte di Sinistra e libertà. Massimiliano Latorre e Salvatore Girone erano stati pesantemente offesi durante il corteo del 25 aprile, nel corso del quale si è ripetutamente inneggiato alla loro condanna a morte. Per rispondere in modo forte a tali insulti, il consiglio comunale ha autorizzato l’esposizione a Palazzo Marino di totem che chiedono di “riportare a casa” i due marò. L’ultimo atto di questo botta e risposta è di un paio di giorni fa: per mano del consigliere Sel Luca Gibillini, vicino ai cartelloni ufficiali ne sono stati apposti altri con le immagini dei due pescatori indiani morti durante lo scontro a fuoco con i nostri fucilieri. “Verità e “I S i terrà domenica 18 maggio prossimo presso il Centro sportivo Faustina tennis (piazzale degli sport 1, Lodi) la seconda edizione lodigiana di “Un calcio alla pedofilia”, un evento organizzato dalle associazioni Bran.co e Lealtà Azione, in collaborazione con la Caramella Buona e Alleanza sportiva italiana. Gli scopi dell’iniziativa, come si legge sui manifesti affissi in queste ore per pubblicizzarla, sono la lotta alla pedofilia, la tutela dell’infanzia e la difesa della vita e della famiglia. Oltre al torneo di calcetto, il cui inizio è fissato per le 10, nel pomeriggio si terrà un’interessante conferenza sugli importanti argomenti oggetto della manifesta- Esposti a Palazzo Marino manifesti dedicati ai pescatori indiani zione. Ne parleranno, insieme a tutto il pubblico presente, Daniela Casagrande (studentessa di Psicologia clinica e referente locale de La Caramella buona) e Laura Lamponi (specializzanda in Psicologia sviluppo e infanzia). A completare un già ricco e articolato programma, l’allestimento di aree ristoro e spazi informativi. Non mancheranno, giustamente, varie atti- vità di intrattenimento e giochi “per” e “con” i bambini, veri protagonisti di una giornata tutta dedicata alla protezione della loro purezza e innocenza. CdG giustizia per Valentine Jelestine e Ajesh Binki, pescatori. No a strumentalizzazioni”: questa la scritta che campeggia sui totem “non ufficiali” firmati dall’associazione “Quelli di Calusca”, che è anche circolo di Sel. Se la questione non fosse più che seria verrebbe da ridere di fronte ad una sinistra che chiede di non strumentalizzare quando invece è proprio quello che sta facendo, e non solo per quanto riguarda il caso di Latorre e Girone. Meglio tacere dunque, e rispondere come continuano a fare i due fucilieri: CdG con silenziosa dignità. 10 Venerdì 9 maggio 2014 Dall’Italia SCANDALO TANGENTI SUL TRATTAMENTO DEI RIFIUTI A NOVARA Arrestato il segretario provinciale Princiotta L’uomo è accusato di avere incassato una mazzetta da 60mila euro: tre imprenditori lombardi ai domiciliari LA DONNA HA 107 ANNI E NON RICEVE PIÙ LA PENSIONE di Francesca Ceccarelli ufera sulla provincia di Novara: il segretario, Antonino Princiotta, è in carcere dopo essere stato arrestato insieme con altri tre imprenditori lombardi del settore rifiuti, finiti ai domiciliari, per corruzione e truffa aggravata ai danni dello Stato. L'operazione è stata condotta dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico (Noe) di Milano, supportati dal Gruppo tutela Ambiente di Treviso e dai Noe di Ancona e Pescara, in collaborazione con i carabinieri di Milano, Como, Varese, Novara, Ancona e Chieti. L’inizio dell'indagine è da ricollegarsi ad alcuni accertamenti effettuati sulle attività dell'impianto di trattamento gestito dalla società Eco Fly srl, svelatosi come un centro, senza certificazioni, di "ripulitura solo formale" dei rifiuti. Nel corso dell'inchiesta è stato accertato come la Eco Fly srl avesse stipulato un contratto di compravendita in favore di altra società, la Markab group spa, di un macchinario per il trattamento di rifiuti speciali, un desorbitore termico mobile, che richiede per l'utilizzo una specifica certificazione da parte della Provincia di Novara. Secondo quanto ricostruito grazie al- Morta per l’Inps, ma Lucrezia è ancora viva e vegeta B I 600 euro al mese erano indispensabili per pagare la retta del ricovero in cui vive a spento 107 candeline il 5 maggio scorso diventando la donna più anziana nel Ticino. Ma per l’Inps no: la donna è morta a giugno 2013, cioè il mese in cui l'Inps di Palermo ha smesso di erogarle la pensione. Così, Lucrezia Furceri, siciliana di nascita, vive in Svizzera dagli anni Sessanta, Operaia nel settore delle camicie, ha abitato fra Riva San Vitale, Mendrisio e Chiasso. Oggi è ricoverata nella casa anziani Giardino di Chiasso dove la signora Furceri ha sempre pagato la retta del ricovero grazie alla pensione complementare svizzera di 600 euro. "Ci è voluto un po' di tempo perché ci accorgessimo dei mancati pagamenti - spiega Sonja, la nipote della donna - Appena la situazione è stata chiara, siamo H l'inchiesta è stato appurato che gli indagati, corrompendo il segretario generale di Novara (peraltro imputato a Monza nel processo sul cosiddetto 'Sistema Sesto') con 60mila euro, avessero ottenuto la certificazione nonostante il macchinario risultasse privo dei re- quisiti tecnici. Grazie a questo losca macchinazione gli imputati sono riusciti ad ottenere un finanziamento pubblico pari a 3 milioni di euro elargito dalla società Futurimpresa Sgr spa , partecipata al 100 per cento dalla Camera di commercio. corsi alle Acli". Nonostante i familiari abbiano prodotto tutta la documentazione anagrafica e bancaria necessaria a dimostrare che la nonna fosse ancora viva l'Inps di Palermo non ha mai risposto. "Noi pensiamo che vista l'età abbiano dato per scontato il decesso": questa l’unica spiegazione. Ma, le mancate erogazioni, mese dopo mese, per la famiglia sono diventate onerose."Ma la cifra si sta facendo pesante e faticosa da sostenere - dice la nipote - Non sappiamo più a chi rivolgerci, anche perché gli organi amministrativi ticinesi non hanno l'obbligo di intervenire su questa materia. A questo punto ci appelliamo al ministro degli Esteri italiano". Ignara della situazione Nonna Lucrezia che negli anni non ha voluto rinunciare alla cittadinanza italiana. 11 Venerdì 9 maggio 2014 Spettacoli UN ROAD MOVIE CON APPEAL INTERNAZIONALE DIRETTAMENTE DA SANTIAGO DEL CILE Scoprire insieme “Il mondo fino in fondo” Il film di Alessandro Lunardelli aprirà la prossima edizione del Festival di Roma di Luciana Caprara ilm d’apertura al festival di Roma “Il mondo infondo” rappresenta una scommessa per l'esordiente Alessandro Lunardelli che confeziona una commedia dall’ attento registro narrativo ed una buona cura del dettaglio supportata anche da buona varietà di argomenti. Così il giovane regista racconta un film itinerante in cui il viaggio diventa metafora di iniziazione alla vita per due personaggi troppo diversi, in una rappresentazione tra commedia e dramma. Un film raccontato con uno stile capace di mantenere viva l'attenzione dello spettatore tra scosse di inaspettata violenza e note toccanti che diventano parte di un viaggio che parte dall'Italia fino ad arrivare a Santiago del Cile e ai ghiacciai della Patagonia, prendendo vita in un generoso road movie in cui conta il raggiungimento della destinazione più che la progressione della storia in sé. Merito anche di ottimo cast di personaggi, da Andy al tassista Lucho (Alfredo Castro, attore prediletto di Pablo Larrain) fino ad una coppia di anziani americani incontrati strada facendo. Il film sembra quasi la rappresentazione di un racconto sulla libertà di Italiani persi in Cile. Un film ambizioso, con toni da commedia, F una storia tutta italiana, con una fotografia della provincia anonima, fatta di fabbrichette affollate da gente che sta bene economicamente ma che soffre nel proprio intimo imbrigliata dal senso del dovere ed anestetizzata dalle continue rinunce di una vita intera. L’opera, oltre al viaggio, ha in se molti pregi: nessun io narrante con voce fuori campo, nessuna spiegazione di azioni e decisioni, grande integrità dei personaggi. Ogni cosa confluisce nella medesima realistica direzione e quasi magicamente, la storia diviene esportabile, i dettagli son curati, la narrazione è delicata, i messaggi effi- caci, a riprova che quando si ha una buona idea, e si sa come realizzarla, tutto diventa possibile. Road movie ma potremmo anche dire airplane movie, “Il mondo fino in fondo” ci porta letteralmente dalle Alpi alle Ande. Le Alpi sono quelle piemontesi, le Ande quelle cilene. C’è Agro, c’è Barcellona, c’è Santiago calda e c’è la Patagonia fredda. Infatti, seppur italianissimo "Il mondo fino in fondo" si colora di un appeal esotico ed internazionale che dai panorami italiani si sposta a Santiago del Cile, per giungere fino in Patagonia dove la storia di conclude. TORNA LA KERMESSE IBERICA PIÙ FAMOSA D’ITALIA Rassegna del cinema spagnolo, olé! Nella Capitale dall’8 al 13 maggio. Poi si sposterà a Milano dal 15 al 18 l Festival del Cinema Spagnolo, giunto alla sua settima edizione, torna con un triplo appuntamento: a Roma dall’8 al 13 maggio, e per la prima volta a Milano dal 15 al 18 maggio e a Firenze dal 6 all’8 giugno. Sedi delle proiezioni: il Cinema Farnese Persol di Campo de’ Fiori a Roma e l’Apollo SpazioCinema, il Cinema Palestrina e il Beltrade a Milano e il Cinema Odeon a Firenze. La Nueva Ola, sezione principale del festival, fondato e diretto da Iris Martín-Peralta e Federico Sartori, presenterà come di consueto le migliori pellicole iberiche dell’ultima stagione tra cui il film di apertura a Roma e Milano: Vivir es fácil con los ojos cerrados (Vivere è facile ad occhi chiusi), di David Trueba, che sarà presente alla proiezione, recente trionfatore ai Premi Goya con 6 statuette (tra cui Miglior Film, Miglior regista, Miglior attore, Miglior colonna sonora a Pat Metheny). La serata romana di inaugurazione, giovedì 8 maggio, prevede un drink gratuito per tutto il pubblico a fine proiezione. Altro ospite della manifestazione romana, il regista Jonás Trueba, figlio del Premio Oscar Fernando Trueba, che presenta, accompagnato dall’attore italo spagnolo Francesco Carril (Pisa, 1986), uno dei nuovi volti della I scena indipendente madrilena, il suo film Los ilusos, omaggio al cinema con accenti da Nouvelle Vague, venerdì 9 maggio. La regista Mar Coll presenterà quindi il suo Tots volem el millor per a ella, la storia di una giovane donna che si risveglia dal coma, brillante dramma sulle facili apparenze, sabato 10 maggio. All’interno della tappa romana, sarà protagonista la sezione ‘Maestros a la carta’: tre capolavori imperdibili del cinema spagnolo, nei quali i celebri maestri come Luis Buñuel, Pedro Almodóvar e Víctor Erice trasformano lo spunto gastronomico in elemento simbolico e dominante della trama. In primis, giovedì 8 maggio alle ore 17:00 e in replica domenica 11 alle ore 22:00, l’eleganza frenetica di Mujeres al borde de un ataque de nervios (Donne sull’orlo di una crisi di nervi), di Pedro Almodóvar, che nel 1988 valse al grande regista la prima nomination al Premio Oscar e 5 Premi Goya tra cui Miglior Film, Miglior Attrice (Carmen Maura) e Miglior Sceneggiatura. Bagnato dal gazpacho, frullato semifreddo a base di pomodoro, peperoni, cetrioli, aglio e cipolla, qui usato in versione narcotizzante, il film è ormai considerato un classico moderno. Quindi, giovedì 8 maggio alle ore 19:00 e in replica sabato 10 alle ore 16:30, Tristana, presentato a Cannes l’attore protagonista, Omero Antonutti. nel 1970 una delle perle di Luis Buñuel, con Fernando Rey, Franco Nero e la Deneuve nel ruolo di una orfanella sedotta dal proprio Pigmalione. Il film, un compendio di ossessione erotica e gastronomica, resta tra i titoli più corrosivi e fondamentali del Maestro di Calanda. A chiudere il festival arriva El sur (Il sud), di Víctor Erice, che sarà presentato a Roma, martedì 13 aprile alle ore 21:00 dal- Uno dei migliori film spagnoli di tutti i tempi, anno 1983, ultima collaborazione tra il regista e il più grande produttore del cinema spagnolo, Elias Querejeta, recentemente scomparso, El sur narra la relazione tra una figlia e suo padre, medico rabdomante (un indimenticabile Omero Antonutti), che ha lasciato il sud per vivere nel nord della Spagna. Pieno di momenti cult, come la scena del pasodoble dopo il pranzo a base di zuppa di pesce. Assoluta novità di questa edizione è la collaborazione con la RAI, attraverso il canale Rai Movie, che dall’8 al 18 maggio presenterà sul canale 24 del digitale terrestre Notti Spagnole, un palinsesto concepito sulla falsa riga del festival. L’espansione trans mediale non si arresta qui: il festival inaugura la sezione Cortos en-Línea, che presenterà esclusivamente online (sulla piattaforma VOD di RAI.TV) alcuni tra i migliori corti d’animazione del cinema spagnolo e latinoamericano. La manifestazione è sostenuta dall’Ambasciata di Spagna in Italia, dall’ICAA del Ministero di Cultura di Spagna (Madrid), dall’AC/E, dall’Instituto Cervantes Italia, dall’Ufficio del Turismo Spagnolo in Italia, dalla Reale Accademia di Spagna a Roma e dall’Institut Ramon Llull, oltre a partner privati come NH Hotels, Freixenet, San Miguel, Rolfi e Fundación Autor. Tutte le proiezioni del Festival del Cinema Spagnolo sono in versione originale con sottotitoli in italiano. F.Ce. 12 Venerdì 9 maggio 2014 Sport PARTE LA 97 a EDIZIONE DEL GIRO D’ITALIA, UNA RASSEGNA CHE RENDERÀ OMAGGIO A DUE GRANDI DEL NOSTRO CICLISMO Da Belfast a Trieste, nel nome di Bartali e Pantani Sacrificio, sudore, impegno e lealtà. Ecco cosa sognano i tifosi, che scongiurano un incubo chiamato doping di Federico Colosimo alla pioggia di Belfast, capitale dell’Irlanda del Nord, al vento di Trieste, città giuliana protagonista di una tappa storica della Corsa Rosa nel 1946. Quando chiodi e sassi vennero lanciati verso i corridori per mano di alcuni cittadini che volevano l’annessione alla Jugoslavia, con il milanese Egidio Marangoni e il brianzolo Salvatore Crippa rimasti feriti in modo serio. Tra ricordi e curiosità, scatta oggi la 97° edizione del Giro d’Italia. Partenza con una cronosquadre serale. Il colpo di pedale iniziale è alle 18:50 ora italiana. Si comincia dal Titanic Quarter, l’area che ospita il museo dedicato al transatlantico più celebrato dalla letteratura e dal cinema. Ci saranno 22 squadre e 198 atleti. Ben 21 le tappe e 3449,9 i km da percorrere. Ma è solo l’inizio di una competizione storica, che si preannuncia spettacolare. Una rassegna che, come da tradizione, si incendierà sulle Alpi e le Dolomiti, lungo le salite e i paesaggi che solo il nostro territorio sa regalare. Saranno tre, e non più due, i giorni di riposo: e tutti sempre di lunedì (12, 19 e 26 maggio). Cambia anche il sistema di assegnazione dei punteggi per quanto riguarda la maglia rossa. In alcune tappe verranno D Da sinistra, Gino Bartali e Marco Pantani attribuiti punti ai primi 20 corridori al traguardo, in altre ai primi 15 e in altre ancora ai primi 10. E’ un’edizione che renderà omaggio alla grandezza di Gino Bartali e Marco Pantani, tra i più grandi interpreti del ciclismo. Non solo italiano, ma mondiale. Ginettaccio, il cui Centenario dalla sua nascita cade proprio il 18 luglio 2014, sarà celebrato in due momenti differenti: a Salsomaggiore, dove ha trionfato più e più volte, e a Trieste, epilogo di questo meraviglioso Giro. Il pirata (scomparso 10 anni fa) verrà ricordato a Oropa, in Piemonte, dove fu protagonista di una rimonta indimenticabile e meravigliosa. Un’impresa enorme, condita dagli ultimi, memorabili 8 km. Con il romagnolo che inizia a rimontare tutti gli avversari rimasti davanti. Uno ad uno, con una progressione impressionante. Jiménez, Camenzind, “Chepe”, Axelsson, tanto per fare dei nomi. E ancora: Savoldelli, Clavero, De Paoli e Simoni. Un altro scatto, l’ennesimo ed ecco il Pirata su Jalabert. Sorpasso e traguardo tagliato senza neanche alzare le braccia. Un’eccezionale corsa ad handicap, al termine della quale non contavano tanto i distacchi, quanto una consapevolezza: Pantani era il più forte di tutti. Tra brividi e ricordi, sarà un Giro per scalatori. Tre le cronometro, ma solo una per veri specialisti della materia. Sarà una rassegna all’insegna dell’equilibrio, senza una squadra in grado di controllare le tappe dall’inizio alla fine. A far pendere l’ago dalla parte della bilancia, il tempo. In Irlanda pioverà spesso e in Italia il vento farà da padrone. Contro ogni logica, clima e temperatura. Il Giro d’Italia si vince – o si perde – anche così. Due, in assoluto, i favoriti: Quintana e Rodriguez. Tantissimi, gli outsider. A cominciare da Cadel Evans, l’intramontabile. Fatica e sudore, impegno e lealtà. Lavoro, sacrificio, ecco quello che vogliono vedere gli appassionati di questo meraviglioso sport, macchiato, da sempre, da quella vergogna chiamata doping.
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