LUNEDÌ 1 DICEMBRE 2014 www.corriere.it Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Via Campania 59/C - Tel. 06 6882811 DEL LUNEDÌ Vincono Milan e Roma Soluzioni semplici per proteggere bene la salute, la casa e il tenore di vita! Pirlo al 93’ salva la Juve Primo ko per Mancini e Vieni a scoprir su tri prodotti i nos p.it www.uniqagrou Servizi, analisi e pagelle sulle partite di Serie A nello Sport da pagina 43 a pagina 49 In Italia EURO 1,40 ANNO 53 - N. 47 Servizio Clienti - Tel. 02 63797510 mail: servizioclienti@corriere.it Tasse sulla casa Oggi su Imu e Tasi, la guida per pagare il giusto (e non sbagliare) Stefano Poggi Longostrevi CorrierEconomia e Corrado Fenici nel supplemento UNIQA Assicurazioni SpA - Milano - Aut. D.M. 5716 18/08/1966 (G.U. 217 01/09/1966) La guerra che abbiamo dimenticato Il sondaggio Persi 5 punti in un mese, sale Salvini. Passa la legge di Stabilità, ordine del giorno per ridurre gli F35 QUEI 500 ITALIANI IN AFGHANISTAN La fiducia in Renzi cala sotto il 50% di Franco Venturini Il premier: Berlusconi non dà più le carte. L’ex Cavaliere: siamo in campagna elettorale Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano di Nando Pagnoncelli ●REPORTAGE IL PRIMO AFFACCIATO SUL MEDITERRANEO I CONTI DEL MOVIMENTO R enzi per la prima volta sotto il 50% nel gradimento degli italiani: dal 54% di ottobre al 49. Sale Salvini, dal 28% al 33. Il premier duella con Berlusconi («Non dà più le carte») e per il leader di FI «siamo in campagna elettorale». Sì della Camera alla legge di Stabilità e a un ordine del giorno che chiede di dimezzare la spesa per gli F35. alle pagine 2, 3 e 8 Labate, L. Salvia, Trocino L a regola della frugalità nel Movimento 5 Stelle, cioè della rinuncia volontaria dei rimborsi, nel 2013 non è andata oltre il 5,7 per cento del totale. a pagina 5 - a pagina 4 Buzzi Nel Califfato libico davanti a noi di Francesco Battistini D erna, in Cirenaica, ha ripreso l’antico nome: ora è diventata il Califfato libico di Barqa, proclamato dagli jihadisti dell’Isis (nella foto). Non in Siria o in Iraq, ma davanti all’Italia: se ci sarà mai una marcia sulla Roma vaticana, come proclamano, è da qui che partirà. a pagina 12 Il Papa: i leader islamici condannino il terrorismo di Gian Guido Vecchi L’ALBERGO DI ALIMURI «N on si può dire che tutti gli islamici sono terroristi, ma sarebbe bello che tutti i leader islamici condannino quegli atti. Gli islamici che hanno una identità dicano: noi non siamo questo, il Corano non è questo»: è l’appello lanciato dal Papa a bordo dell’aereo che lo ha riportato a Roma al termine del viaggio in Turchia. Lo zainetto sparito e le ferite: è omicidio Il bambino di Ragusa, sospetti su una violenza. Sequestrata l’auto di un cacciatore di Giusi Fasano L’ 9 771120 498008 di Sergio Rizzo IL VIAGGIO «NOI CRISTIANI CACCIATI DAL MEDIO ORIENTE» © RIPRODUZIONE RISERVATA 41 2 0 1> I rimborsi del M5S le poche rinunce ● GIANNELLI ANSA / WEB / EL MINBAR D odici anni di presenza militare e civile, 54 soldati morti e decine di feriti, costi altissimi per le nostre traballanti finanze, nulla è riuscito a rompere il muro della disattenzione nei confronti della guerra che l’Italia sta ancora combattendo in Afghanistan. Purtroppo non c’è da esserne sorpresi, in un Paese che non ha una cultura della sicurezza e che non vede come i tempi della «delega» (agli Usa) siano terminati con la fine della Guerra fredda. In un Paese, peggio ancora, che conserva un riflesso di sospettoso distacco da tutto quel che è militare, anche se sono state le «missioni di pace», per molti anni, a tenere a galla la nostra presenza internazionale. Oggi l’indifferenza si ripete, senza quel minimo di dibattito (anche polemico) che rivelerebbe comunque una forma di partecipazione nazionale. Manca un mese esatto alla fine della guerra in Afghanistan come l’abbiamo conosciuta sin qui, perché a Capodanno gran parte delle truppe straniere avrà lasciato l’orgogliosa «tomba degli imperi» (inglesi, russi, ora americani?). Ma qualcuno, lo si era deciso da tempo, resterà per addestrare le forze afghane che combattono con alterna fortuna contro i talebani. Washington vuole evitare che prima del 2016 (data del ritiro totale fissata da Obama con qualche evidente pensiero elettorale) la sindrome Vietnam torni a colpire, e la mancata vittoria non possa più essere dissimulata. Per l’Italia il governo Letta aveva previsto l’invio di 850 uomini, come la Germania e altri Paesi occidentali. Poi è arrivato Matteo Renzi, e si sono anche rafforzate priorità diverse: la Libia, il Mediterraneo in generale, la sfida dell’Isis con l’invio di uomini e mezzi italiani in Iraq. Il ministro della Difesa Pinotti ha proposto di scendere a 400 uomini, c’è stato da battagliare dietro le quinte, e alla fine si è stabilito che gli italiani saranno 500 senza alcuna modifica nei loro compiti soltanto addestrativi. Già, perché con una svolta che ha provocato molti equivoci i 10.000 militari Usa destinati a rimanere potranno, dopo il primo gennaio, anche continuare a combattere con l’appoggio di aerei e droni. Nessun alleato ha seguito l’esempio americano, ma di fatto è l’intera missione «Appoggio determinato» (Resolute Support) a cambiare volto e a diventare più pericolosa. Non è giusto, se non altro per rispetto verso quei 54 che hanno perso la vita, che l’Italia guardi dall’altra parte e che i decisori non sollecitino la sua consapevolezza. Speriamo che almeno il Parlamento sappia che dovrà votare, prima di Natale se non vogliamo arrivare in ritardo a Kabul e dintorni. autopsia indicherebbe che il piccolo Loris Andrea Stival «è morto dopo avere subito una violenza», ma «non possiamo dire quale tipo», dice il procuratore di Ragusa, Petralia. I pm configurano il reato di omicidio volontario, pur senza indagati, per il bambino di 8 anni trovato morto sabato a Santa Croce Camerina. Sparito lo zainetto, sequestrata l’auto del cacciatore che ha scoperto il corpo in un canalone. alle pagine 18 e 19 Cavallaro ● IDEE& INCHIESTE GIOVANI E CLASSIFICHE LA GIORNATA DELL’AIDS LE INASPETTATE SCHIAVITÙ DIGITALI NON LASCIAMOCI VINCERE DALLA PAURA di Edoardo Segantini di Mika T N ecnologie: l’Italia è al 36° posto nella classifica mondiale. C’è divario tra aree urbane e campagne e fra giovani «schiavi» di smartphone e quelli che integrano vecchi e a pagina 28 nuovi media. essun’altra malattia come l’Aids, in tempi moderni, ha portato a discriminazioni nei confronti delle persone infette e di quelle più a rischio. Ma la paura si sconfigge solo quando a pagina 25 ci si confronta. a pagina 11 Via l’ecomostro dopo mezzo secolo di Gian Antonio Stella cadavere edilizio sdraQ uel iato accanto a un faraglione sulla costa di Vico Equense finalmente è andato giù. a pagina 27 Lunedì 1 Dicembre 2014 Corriere della Sera 2 Primo piano Le riforme «Il Cavaliere non dà le carte». Il capo di FI: siamo in campagna elettorale Riforme, duello Renzi-Berlusconi Il segretario pd apre ai 5 Stelle ❞ Matteo Renzi Se nel Movimento sono disponibili a scrivere con noi le regole, tutta la vita Il calo di fiducia degli elettori è naturale quando cerchi di cambiare le cose che stanno lì da anni Il tema della successione al Colle non bloccherà le riforme, approvarle è l’unico modo di dare un senso alla legislatura Di prima mattina il patto del Nazareno scricchiola sotto i colpi di Silvio Berlusconi, in collegamento telefonico con una iniziativa di Forza Italia per il «No tax day». L’ex premier non risparmia attacchi ai «comunisti al governo» e annuncia: «Siamo già in campagna elettorale perché non sappiamo se andiamo a elezioni a marzo, in primavera, con il Consultellum o dopo, con l’Italicum». Poco dopo ecco la risposta di Matteo Renzi, a In mezz’ora: «Berlusconi sta al tavolo e sto facendo di tutto per farlo rimanere, ma non dà le carte». E ancora: «Finire le riforme è l’unico modo per dare senso alla legislatura». Si duella apertamente, insomma, e fa l’apparizione, condizionato da ipotesi e suggestioni ma ben visibile, il tema delle urne anticipate. Il premier, da Lucia Annunziata, fa il punto sui rapporti sempre più tormentati con il cofirmatario del patto del Nazareno. Al Corriere della Sera Berlusconi aveva spiegato che sarebbe opportuno mettersi d’accordo subito sul Quirinale, come condizione preliminare per le riforme. Il niet di Renzi è netto: «Il tema della successione del capo dello Stato non bloccherà le riforme». E su quelle, la tempistica prevista è questa: «La riforma della legge elettorale va in commissione e va in aula al Senato, ma non chiude. La riforma costituzionale va in aula alla Camera il 16 dicembre. Spero che prima di Natale le riforme siano tutte e due in Aula». Renzi esibisce i risultati: «Abbiamo approvato il Jobs act, la riforma fiscale è partita, la riforma della scuola ❞ ROMA Il retroscena Silvio Berlusconi Siamo in campagna elettorale: si va al voto a marzo con il Consultellum o dopo, con l’Italicum Visto che non è possibile fare la rivoluzione armata dobbiamo farla sulle nostre proposte anche. Questo è quello che serve al Paese, il resto sono chiacchiere». Le Regionali hanno segnato una battuta d’arresto con una perdita di voti non indifferente: «Il calo di fiducia degli elettori è naturale quando cerchi di cambiare le cose che stanno lì da anni. Ci sta di perdere il consenso. Un politico vero deve avere il coraggio di cambiare il 1 Il testo in Senato L’Italicum è all’esame del Senato. La commissione Affari costituzionali ha svolto le audizioni e ha iniziato la discussione generale sulla legge Paese senza guardare tutti i giorni i sondaggi». Quanto all’astensionismo, «mi preoccupa, ma continuo a pensare che sia un fatto secondario». Renzi respinge l’accusa di non essere andato a Genova durante l’alluvione — «è il finito il tempo delle passerelle» — e non si mostra preoccupato per l’ascesa della Lega: «Salvini scommette sulla rabbia, io sul corag- 2 La soglia: i nodi L’accordo tra Pd e Ncd sulla soglia di accesso al 3% per i piccoli partiti non piace a Forza Italia, che invece la vorrebbe tenere all’8% gio». Il segretario del Pd apre invece al Movimento 5 Stelle: «Se sono disponibili a scrivere con noi le regole, tutta la vita». Il presidente del Consiglio nega trattative parallele con Raffaele Fitto, lo sfidante di Berlusconi: «Sono altri che ci parlano nel Pd. D’Alema? Non faccio nomi, ma sono eletti in Puglia in passato». Berlusconi, nella partita del 3 Il premio Sull’Italicum il premier e il Pd spingono affinché ci sia il premio alla lista (e non alla coalizione) che superi il 40%. Contraria Forza Italia Quirinale, aveva accennato a un possibile candidato, Giuliano Amato, dicendo no a «uomini di parte». L’interpretazione autentica di Giovanni Toti, data all’Intervista di Maria Latella su Sky, è che il no è per «uomini che ricoprano cariche di partito adesso». Berlusconi, nel duello con Renzi, non risparmia colpi. Spiega che «il Pd al governo ha portato maghi che hanno fatto solo promesse. Sarà un triste Natale, con le tasse aumentate e i consumi diminuiti». Quanto alla leadership in Forza Italia: «L’esperienza dei vecchi, come diceva Plutarco, serve. Si rottamano le cose, non le persone». Alessandro Trocino Non siamo più in una democrazia, come si può pretendere di far votare le riforme e il capo dello Stato da questo Parlamento? © RIPRODUZIONE RISERVATA Un «Pensionato day», la mossa del leader azzurro Evento entro l’anno. Sul Quirinale il timore che Fitto usi il voto per la conta nel partito La linea ● Nella fase della rottura con Angelino Alfano, Raffaele Fitto è stato ispiratore di un’area «lealista» verso Berlusconi ● Dopo la divisione tra FI e Ncd, e con più forza dopo le Europee (con FI al 16,8%), Fitto è passato a una dura critica del leader e del partito ROMA «Mettiamoci al lavoro subito perché abbiamo poco tempo. E questa manifestazione la voglio fare prima di Natale». Sarà l’atmosfera da campagna elettorale che lui stesso ha citato, sarà la voglia di stemperare i toni del confronto con l’area di Raffaele Fitto, sarà la necessità di «coprire» le trattative per il Quirinale. Sta di fatto che, dopo le iniziative sulla casa, Silvio Berlusconi s’è messo al lavoro su una «nuova manifestazione». Il nome provvisorio è «Pensionato day», il luogo prescelto è Milano e il bacino a cui si rivolge — ovviamente — è «a tutti quegli over 65 che Renzi sta dimenticando». Il «vero» bacino a cui Forza Italia può affidare le speranze di risalita nei sondaggi. Ma l’organizzazione del «Pensionato day», che verrà preceduta da proposte su flat tax e pensioni, non è stato l’unico cruccio domenicale di Berlusconi. L’ex Cavaliere — che pure in anni non sospetti aveva brevettato «kit del candidato» e «prontuari per i deputati che vanno in tv» — s’è attaccato a un mezzo tradizionale (il telefono) per contattare alcuni esponenti azzurri che frequentano i talk show. «Metti in giro la voce dicendo che ve l’ho chiesto io», ha detto a uno di loro. «Se in tv vi chiedono del patto del Nazareno, del Quirinale o dell’Italicum, lasciate cadere l’argomento dicendo che non sono cose che interessano agli italiani. Parlate della legge di Stabilità che fa schifo, dei pensionati sempre più poveri… Ed evitate il resto». Non c’è soltanto la voglia di smarcare il suo partito dal politichese. Dietro i «consigli» di Berlusconi ai suoi c’è anche la paura sulla piega che può prendere la partita per il Colle. È Forza Italia stessa a fare paura al suo leader. Raffaele Fitto è pronto a innalzare il livello dello scontro. «Se non avremo le risposte che chiediamo sul Marine e Matteo Quel ballo scatenato dopo i complimenti di Stefano Montefiori Al congresso del Front National, Marine Le Pen aveva elogiato l’alleato italiano senza timore dell’iperbole: «Matteo Salvini mi manda in estasi, è un uomo estremamente coraggioso e ha un’energia debordante». Chiusi i lavori della prima giornata, sabato sera i due leader anti-euro hanno dato prova della loro intesa anche in una discoteca di Lione (a sinistra, foto Stefano Cavicchi). Festa spensierata: in quanto candidata unica «MLP» è stata poi rinominata alla testa del partito con il 100% dei voti. © RIPRODUZIONE RISERVATA partito — ha sussurrato agli amici più stretti — «ci regoleremo di conseguenza anche sul Quirinale». Questa posizione, che ha alimentato voci di un asse sotterraneo tra Fitto e Massimo D’Alema, avrebbe già messo in allarme Denis Verdini. I 40 ribelli, in vista del risiko quirinalizio, pesano come un macigno. Soprattutto se si conteranno su un loro candidato di bandiera. La diplomazia verdiniana si sta già muovendo. Ignazio Abrignani, berlusconiano doc e capo dell’ufficio elettorale forzista, lancia un ramoscello d’ulivo. «Visto che la leadership di Berlusconi non è in discussione, in vista dell’elezione del Colle dobbiamo ritrovare l’unità con Raffaele Fitto. Sennò è tutto inutile». «È ancora tutto prematuro», dice sorridente Paolo Romani. Ma ad Arcore il segnale d’allarme è già arrivato. Forte e chiaro. Tommaso Labate © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Lunedì 1 Dicembre 2014 3 # Primo piano I partiti Il sondaggio Ecco i nomi dei principali leader politici italiani. Per ciascuno, è indicato il gradimento del suo operato con un voto compreso fra 1 (se non lo gradisce per nulla) e 10 (se lo gradisce moltissimo) (Dati in %) Positivi (voti 6-10) Non sa MATTEO SALVINI Pd 4% 4 14 33% 2 26 36 TOT FI 1 44 55 43 73 55% 29 25 10 64 68 17% 73 16 TOT FI 29 5 66 M5S 81 66 70% 13 91 19 28 29 28 87 Berlusconi Pd 92 18% 7% 21 3 85 12 TOT FI 7 79% 62 3 76 93 6 82 FI 12 10 78 Vendola M5S 2 36 75% 28 5 67 Sondaggio realizzato da Ipsos PA per Corriere della Sera presso un campione casuale nazionale rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne secondo genere, età, livello di scolarità, area geografica di residenza, dimensione del comune di residenza. Sono state realizzate 998 interviste (su 9.081 contatti), mediante sistema CATI, il 25 e 26 novembre 2014. Il documento informativo completo riguardante il sondaggio sarà inviato ai sensi di legge, per la sua pubblicazione, al sito www.sondaggipoliticoelettorali.it. Grillo 26 24 25 25 22 22 Alfano Ncd-Centro M5S 72% 9 Meloni 71 NICHI VENDOLA 12 28 28 33 M5S 5 4% 8 25 3 Salvini FI 41 Ncd-Centro 2 61 54 49 89 26 TOT Pd 7 Ncd-Centro TOT 5% 11 Ncd-Centro BEPPE GRILLO Pd 6% 25% M5S 1 ANGELINO ALFANO 22% 71 FI M5S 47% 26 4 Ncd-Centro 62 nov. Pd 12% 25 Ncd-Centro TOT ott. Renzi SILVIO BERLUSCONI Pd 82 set. Negativi (voti 1-5) MATTEO RENZI 49% Il confronto 17 15 18 21 19 17 Corriere della Sera Scenari di Nando Pagnoncelli I l risultato elettorale di domenica scorsa sembra aver impresso un’accelerazione alle tendenze in atto riguardanti il gradimento dei leader, con particolare riferimento a Renzi, Salvini e Grillo. Il premier arretra di 5 punti rispetto ad ottobre, passando dal 54% al 49% e, sebbene prevalgano sia pure di poco i giudizi positivi, è la prima volta che Renzi scende al di sotto della fatidica soglia del 50%. Al secondo posto si conferma Salvini che aumenta il proprio consenso di 5 punti (da 28% a 33%) riducendo in misura significativa la distanza da Renzi: a fine ottobre era di 26 punti mentre oggi è di 16. Al terzo posto si colloca Giorgia Meloni, gradita dal 28% degli italiani, seguita da Berlusconi (25%) e Alfano (22%). Chiudono la graduatoria Vendola, apprezzato dal 18% degli italiani (in aumento di 3 punti), e Grillo con il 17% di consenso (in calo di 2 punti). La flessione di Renzi, non dissimile da quella di tutti i premier italiani ed europei dopo sei mesi dall’insediamento Fiducia in calo per il premier, sale Salvini Per la prima volta convince meno di metà degli elettori, persi cinque punti in un mese Nuovo balzo del leghista: piace a un italiano su tre. Grillo (17%) ora è ultimo, dopo Vendola 40,8 la percentuale ottenuta dal Partito democratico alle elezioni europee dello scorso maggio 21,2 la percentuale ottenuta dal Movimento 5 Stelle alle elezioni europee dello scorso maggio del governo, presenta alcune specificità. Renzi ha alimentato nei cittadini aspettative estremamente elevate, tutte all’insegna del cambiamento, un cambiamento profondo e soprattutto rapido. Alcuni provvedimenti sono andati a segno, altri faticano a vedere la luce. Ma le partite aperte sono ancora molte, a partire dalla legge elettorale, e sullo sfondo la situazione economica continua a permanere negativa. Il presidente del Consiglio perde consenso soprattutto presso i segmenti sociali più toccati dalle difficoltà economiche (piccoli imprenditori, artigiani, commercianti e disoccupati) e in parte anche tra gli elettori del Pd (come conseguenza del Jobs act) mentre si consolida il gradimento tra le persone meno giovani e i pensionati. Ma la vera sfida, come sempre, è rappresentata dal ceto medio che in questa fase, dopo aver ridotto le spese, modificato gli stili di consumo e fatto importanti sacrifici, si è adattato alla crisi, ha ridotto le proprie aspettative e si accontenta della condizione attuale che si è assestata mentre, al contrario, è convinto che il Paese sia in declino e paventa un ulteriore peggioramento della situazione. È questo il punto più critico: il futuro dell’Italia, come dimostra l’andamento dell’indice di fiducia Istat che dal giugno scorso è in forte calo (dopo un semestre di crescita), ma diminuisce solo nella componente riguardante il clima economico del Paese, non quello personale che rimane pressoché stabile. Il malumore viene intercettato soprattutto da Salvini che si rafforza e risulta complementare rispetto a Renzi, aumentando il consenso proprio tra i segmenti che sono più delusi dal premier (lavoratori autonomi e disoccupati), tra i pensionati e ceti più popolari, mentre fatica ad accreditarsi Stabilità Anche dopo le Regionali, Berlusconi mantiene il proprio consenso (25%) tra quelli più istruiti e nella classe dirigente, a differenza di quanto avvenne con l’altro leader che più di altri è stato capace di raccogliere lo scontento e rappresentare efficacemente il dissenso: Grillo. Quest’ultimo appare in difficoltà, sia per la competizione di Salvini sul terreno della protesta sia a seguito delle dinamiche interne al movimento che in questa settimana hanno portato all’espulsione di altri due esponenti. E il tema della democrazia interna al M5S risulta un vero e proprio tallone d’Achille per il movimento. Quanto agli altri leader considerati, Meloni ha alcuni tratti in comune con Salvini: viene apprezzata dai lavoratori autonomi e dai pensionati (molto meno dai disoccupati) ma si distingue dal segretario della Lega per un maggiore sostegno tra le donne. Berlusconi, nonostante il deludente risultato alle Regionali, mantiene il proprio livello di consenso personale, a conferma del forte rapporto che lo lega allo «zoccolo duro» del suo elettorato. Alfano si conferma sugli stessi li- 16,8 la percentuale ottenuta da Forza Italia alle elezioni europee dello scorso maggio 6,1 la percentuale ottenuta dalla Lega Nord alle elezioni europee dello scorso maggio velli del mese scorso sia pure con qualche cambiamento all’interno dell’elettorato: infatti perde consenso tra gli elettori del Pd e aumenta il sostegno tra quelli di Forza Italia. Infine Vendola. Pur essendo stato meno presente sui media nelle ultime settimane, beneficia del calo di consenso di Renzi e di Grillo nell’elettorato che si colloca più a sinistra. In sintesi possiamo dire che Renzi sta affrontando un passaggio delicato: le critiche su provvedimenti di largo impatto da un lato e le difficoltà dell’economia dall’altro stanno erodendo la sua popolarità, ma si tratta di un’erosione che può rientrare. Se chiuderà da vincente i due percorsi principali (Jobs act e legge elettorale), se come sembra la legge di Stabilità supererà la «tagliola» europea e, soprattutto, se si avvereranno le previsioni di Confindustria, dopo tanto tempo diventata ottimista, e l’economia segnerà una sia pur piccola ripresa fin dall’inizio del 2015, il ciclo negativo del premier potrebbe cambiare di segno. © RIPRODUZIONE RISERVATA Lunedì 1 Dicembre 2014 Corriere della Sera 4 Primo piano Il Movimento M5S, blitz sugli espulsi Assemblea di fuoco e rischio scissione E Pizzarotti va in tv nonostante il veto del leader MILANO Uno strappo improvviso, forse, per evitare il confronto con l’assemblea. Una vera e propria «bomba» che rischia di destabilizzare l’equilibrio già compromesso tra i fedelissimi e l’ala critica del Movimento. È metà pomeriggio quando la presidente della Camera Laura Boldrini annuncia il passaggio di Massimo Artini e Paola Pinna dal gruppo dei Cinque Stelle al misto. Un passaggio formale per i due deputati cacciati dal M5S — dopo una votazione in Rete —, un passaggio che però avrebbe dovuto essere ratificato dall’assemblea congiunta in programma mercoledì (e ora, a quanto si apprende, rimandata a data da destinarsi, forse proprio per evitare la resa dei conti). A firmare la lettera che sancisce l’epurazione è il capogruppo a Montecitorio Andrea Cecconi. Proprio per una presunta violazione della procedura ieri si è tenuta una riunione tra i deputati pentastellati. Quattro ore di dibattito a nervi scoperti: c’è anche chi ha avanzato la richiesta di dimissioni — poi rientrata — nei confronti di Cecconi. Il capogruppo si è preso le proprie responsabilità (per ora senza conseguenze), ha spiegato ai colleghi presenti alla riunione, una quarantina in tutto, che l’iter di espulsione in alcuni casi specifici, può avvenire su decisione del capogruppo. Tuttavia, i nodi tra i deputati sono ancora da sciogliere. Chi ha partecipato all’incontro parla di «situazione tesa» e di un passo «da cui non si può tornare indietro». «Hanno fatto ciò che dovevano, per paura — spiega un esponente critico —. Se fossimo arrivati al voto, avrebbero potuto perdere». Artini, che comunque ha trascorso parte della domenica «in giro per meet-up, per spiegare quello che sta succedendo», attacca il capogruppo: «Ora stiamo bruciando una serie di regole che ci era- vamo dati. Cecconi non doveva firmare, glielo ho detto anche di persona: è un discorso di schiena dritta». Walter Rizzetto rivendica la «necessità di chiarirsi, cercando di dare fiducia al gruppo in modo che le tensioni possano appiattirsi» e si augura «l’aiuto dei cinque nuovi vice». Lo scontro rischia di spostarsi dall’aula allo schermo. Stasera a Piazzap u l i t a s u L a 7 i n te r ve r r à Federico Pizzarotti. Il sindaco Le dimissioni Chieste le dimissioni del capogruppo, che ha sancito le uscite senza un confronto di Parma eviterà la presenza fisica nel talk show (che fa parte della «lista nera» del Movimento cinquestelle), ma sarà intervistato in collegamento dall’Emilia per presentare la kermesse in programma a Parma la prossima domenica. Quasi certamente 20 i parlamentari del Movimento 5 Stelle a rischio espulsione per non aver rendicontato le spese. Sono 22, invece, i parlamentari usciti dai gruppi 5 Stelle alla Camera (7) e al Senato (15) dalle Politiche del 2013 De Benedetti da Fazio «Politica bloccata dal nodo del Quirinale» Ospite alla trasmissione di Rai3 Che tempo che fa l’ingegner Carlo De Benedetti è intervenuto sulla successione al Quirinale — «Credo che adesso la situazione politica, come diciamo in Piemonte, sia “intammata” (bloccata, ndr) dalla questione dell’elezione del capo dello Stato» — — e sulla legge di Stabilità: «Non serve a niente, impiccati al 3% non si fanno le riforme». Diverse le domande di Fabio Fazio su Matteo Renzi: «Gli 80 euro — ha risposto l’imprenditore — sono stati uno spot formidabile che ha procurato al premier un successo mai raggiunto dal Partito democratico». De Benedetti, che ha detto di pensare che si voterà in primavera, ha anche elogiato il presidente del Consiglio: «È un eccellente politico, ha una prontezza, un’empatia e una comunicazione non comuni. È un fuoriclasse, prima pensavo che fosse un Berlusconi-bis, poi l’ho conosciuto bene e ho cambiato idea». © RIPRODUZIONE RISERVATA l’iniziativa del sindaco sarà oggetto di tensione con i fedelissimi e con lo staff milanese. L’evoluzione degli avvenimenti resta incerta e l’ipotesi di una scissione che potrebbe anche coinvolgere venti-trenta parlamentari è più che mai insistente. Così come ritornano con prepotenza indiscrezioni sugli scenari a Palazzo Madama. Gli ex Cinque Stelle, si sa, sono divisi in una serie di rivoli, ma sotto traccia c’è chi sta lavorando per compattare un gruppo di una decina di senatori, alcuni in uscita e altri già usciti dal Movimento. L’idea è quella di un soggetto autonomo, che potrebbe all’occorrenza — in casi specifici — dare il proprio sostegno all’esecutivo. Tutto, ovviamente, dipenderà da quello che potrebbe accadere nei prossimi giorni. Intanto l’ex capogruppo al Senato, Vito Crimi, commenta la nascita del direttorio: «Beppe ha lanciato una proposta. La rete l’ha accettata. Cambia la scenografia, ma gli attori sono sempre gli stessi: noi, tutti, dal primo all’ultimo. E il telecomando è sempre nella nostra mano». Sulla sua presunta delusione per essere stato escluso dalle nomine, Crimi ribatte: «Chi mi conosce può confermare che quando ho saputo della proposta ho tirato un respiro di sollievo, non immaginate neanche quale onere dovranno sobbarcarsi questi cinque nostri amici. Aiutiamoli piuttosto a reggere questo peso anziché appesantirlo». Emanuele Buzzi © RIPRODUZIONE RISERVATA Insieme Beppe Grillo insieme a Gianroberto Casaleggio e suo figlio Davide a un’iniziativa lo scorso luglio a Milano (Newpress) Davide, figlio dello stratega Rete, sport, economia nella presa di potere del giovane Casaleggio MILANO Che a segnare la svolta, a dettare la nuova linea del Movimento sia stato anche lui non è certo un mistero. Davide Casaleggio, primogenito dello stratega del Movimento, socio fondatore insieme al padre della società che gestisce il blog di Beppe Grillo, è da tempo indicato come una stella in ascesa nell’universo pentastellato. Un punto di riferimento con sempre più poteri. Da questa primavera, complici anche i problemi di salute di Gianroberto, è salito alla ribalta della cronaca: ha tessuto i rapporti con gli alleati in Europa, si è presentato di persona a Roma per gestire l’affaire del presunto portale-clone, ha presenziato alle riunioni più spinose (come quella agostana dove sono affiorati i problemi relativi ai rapporti tra eurodeputati e staff di comunicazione). Da sempre è stato lui il custode del blog, depositario (tecnico e non solo) del lato informatico della Casaleggio associati. Ora indiscrezioni lo vogliono al timone come artefice del cambio repentino: non a caso i nuovi membri del direttorio segnerebbero anche una «rivoluzione giovane» dei Cinque Stelle. Il prevalere della linea verde per un progetto di maggior respiro temporale. Si parla dell’idea Scenari di un restyling Starebbe pensando del logo dei Cina un restyling del que Stelle (forse logo e a una «fase eliminando l’indue» del Movimento d i r i z z o d e l blog), dai parlamentari filtrano voci di un suo «più stretto avvicinamento» a Roma. Contatti con deputati e senatori e, forse, in un futuro nemmeno troppo lontano, visite frequenti in Parlamento. Bocconiano, classe 1976, i ben informati dicono che Davide abbia ereditato dal padre «lo spirito e l’approccio risoluto davanti ai problemi». Anche lui schivo, sempre defilato quando si tratta di apparizioni pubbliche, di poche parole, anche nelle ultime occasioni, come alla kermesse del Circo Massimo. Il nuovo stratega è un esperto della Rete, vanta diversi progetti online, docenze e collaborazioni con società di consulenze internet. Ed è patito di tecnologia. «Tutti gli oggetti possono acquisire un ruolo attivo grazie al collegamento alla Rete», ha scritto in un articolo pubblicato nel 2012 sulla Harvard Business Review. Oltre al web l’altra sua grande passione è lo sport, una passione che condivide con la compagna Paola Gianotti. Non solo vela o immersioni, ma in passato ha partecipato anche a una gara estrema di triathlon (nuovo, bici, corsa), classificandosi al sesto posto assoluto. Lui — caparbio, determinato, sfuggente — forse rappresenta meglio di chiunque altro l’orizzonte dei Cinque Stelle. E. Bu. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Lunedì 1 Dicembre 2014 5 Le poche rinunce degli eletti di Grillo Intascano oltre il 90% dei rimborsi E la burocrazia blocca i 7 milioni di taglio agli stipendi destinati al fondo per le imprese L’iniziativa ● Il 4 luglio del 2013 il M5S organizza il primo Restitution Day. I parlamentari cinquestelle restituiscono allo Stato (nel fondo per l’abbattimento per il debito pubblico) oltre 1,5 milioni di euro: « Siamo l’unico movimento politico — dichiarano — che, anziché aumentarlo, riduce il debito pubblico degli italiani» ● Il 17 dicembre 2013 il M5S realizza il secondo Restitution day. La cifra supera i due milioni e mezzo di euro ● Il denaro raccolto dal gruppo M5S viene destinato al Fondo di garanzia per la piccola e media impresa gestito dal ministero dello Sviluppo economico ● Nel terzo Restitution day (20 maggio 2014) vengono resi oltre 5 milioni di euro di Sergio Rizzo A vevamo dimenticato da un bel pezzo lo psicodramma degli scontrini. Credevamo fosse stato sepolto dalla slavina di sarcasmi abbattutasi in rete sulla prima capogruppo grillina alla Camera Roberta Lombardi che aveva postato su Facebook una richiesta di soccorso disperatamente comica: «Ho perduto gli scontrini. Cosa devo fare? Aiutoooo...». Ci sbagliavamo: quello psicodramma ha continuato ad aggirarsi nel Movimento 5 Stelle, distribuendo minacce di epurazioni. Fino allo showdown di questi giorni, quando si è scoperto che a rischio espulsione (dopo regolare processo in streaming) causa mancata ren- ze, ovvero 14,1 milioni del totale di 19,4, non era possibile per regolamento rinunciare, trattandosi di indennità e diaria, e vedremo poi anche questo capitolo. La somma della quale si poteva invece tecnicamente privare viene così a restringersi a 5 milioni 319.064 euro e spiccioli. E qui il risparmio dovuto alle rinunce volontarie non va oltre il 5,7 per cento del totale. Se i deputati del Movimento non hanno ritirato ben l’83,5 per cento dell’indennità di ufficio (la somma oltre allo stipendio che tocca a quanti ricoprono altri incarichi, come per esempio presidente di commissione) le rinunce relative alle altre voci sono apparse decisamente più modeste. Lo scorso anno gli onorevoli grillini non hanno ritirato l’8,2 per cento delle spese di viaggio, il 5,6 per cento di quelle telefoniche e appena lo 0,94 per cento della famosa quota di 3.690 eu- ro che spetta a ogni deputato per il cosiddetto «esercizio del mandato»: meglio conosciuta come il contributo per il portaborse. Una micro rinuncia identica tanto per la quota del 50 per cento per cui è stato introdotto dalla Camera l’obbligo di rendicontazione quanto per l’altra metà che viene erogata in modo «forfettario», cioè senza bisogno di produrre ricevute o scontrini. A Roma I deputati e i senatori del Movimento cinquestelle lo scorso 20 maggio con uno striscione a forma di assegno in occasione del Restitution day (Ravagli/ Infophoto) Questo nel 2013. E per il 2014? Dai dati mensili le rinunce sembrano decisamente in linea con quelle dello scorso anno. Nel mese di novembre appena terminato sono risultate pari a 27.930 euro e 58 centesimi per tutti i deputati del gruppo. Ovvero il 5 per cento delle somme teoricamente «rinunciabili». In media, 268 euro a testa, anche se non tutti hanno poi rinunciato. In 31 non hanno ritirato l’indennità di ufficio: 23.098,98 euro il risparmio. Mentre hanno snobbato il rimborso delle spese telefoniche e delle spese di viaggio soltanto quattro onorevoli su 104: con un sollievo per l’erario rispettivamente di 400 e 4.431,60 euro. Veniamo ora allo stipendio vero e proprio. Sarebbe ingiusto non riconoscere che i deputati del M5S si mettono in tasca soltanto 2.500 euro netti al mese dell’indennità che ammonta a 5.246 euro e 54 centesimi. I restanti 2.746,54 euro vengono destinati a un fondo di garanzia per i finanziamenti alle piccole imprese che dovrebbe essere gestito dal ministero dello Sviluppo economico. Il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio ha spiegato nello scorso mese di agosto La tendenza Novembre conferma la tendenza del 2013: per ogni eletto 268 euro in un mese Le cifre Gli oltre cento deputati lo scorso anno non hanno riscosso 305 mila euro di contributi dicontazione delle spese, sarebbero addirittura una ventina di eletti. Colpevoli di non aver rispettato la regola di frugalità sottoscritta all’atto della candidatura. Così rigorosa e ferrea che a questo punto è doveroso verificare quali effetti reali abbia prodotto per i contribuenti. Ci aiutano i dati ufficiali dell’amministrazione della Camera dei deputati dello scorso anno, i cui conti finali sono chiusi, bollinati e depositati. Da questi si ricava che dal 15 marzo al 31 dicembre 2013 le somme complessivamente spettanti a vario titolo ai 106 (allora) deputati del M5S sono ammontate a 19 milioni 395.218 euro e 26 centesimi. Mentre quelle effettivamente erogate sono state pari a 18 milioni 912.552 euro e 46 centesimi. La differenza è di soli 305.581 euro e 29 centesimi: sono i soldi a cui gli onorevoli grillini hanno volontariamente rinunciato. Va considerato però che alla maggior parte delle competen- che i parlamentari grillini hanno fatto confluire lì dentro già 6 milioni di euro con i «Restitution day» che avvengono con cadenza trimestrale. Il totale dei versamenti del M5S è però più alto, considerando anche i contributi provenienti dal taglio degli emolumenti dei consiglieri regionali. Si parla in tutto di 7 milioni e 984 mila euro. Peccato che da un anno, quando il Ragioniere generale dello Stato Daniele Franco ha firmato un decreto che consente l’attivazione di quel capitolo di bilancio, quei soldi non siano stati ancora utilizzati. Fermati, bloccati, paralizzati: a quanto pare, in un incomprensibile rimpallo fra ministero dell’Economia e Consiglio di Stato che non si sarebbe ancora esaurito. Con il risultato che i contribuenti non hanno risparmiato quasi un bel nulla. E le microimprese, certo non per colpa dei grillini ma di una burocrazia assurda e inconcludente, restano a bocca asciutta. I conti Competenze dei deputati M5S (106 componenti nel periodo 15 marzo-31 dicembre 2013) IMPORTI MENSILI IMPORTI ANNUALI RIFERITI A TUTTI I DEPUTATI PER SINGOLO COMPETENZE SOMME NON SOMME DEPUTATO SPETTANTI CORRISPOSTE A EROGATE SEGUITO DI RINUNCIA Indennità parlamentare Diaria di soggiorno Indennità di ufficio Rimborso spese telefoniche Rimborso spese viaggio Rimborso spese esercizio mandato (quota forfettaria) 10.435-9.975* 3.503,11 258,23 1.107,90-1.331,70 1.845 Rimborso spese esercizio mandato 1.845 (quota non forfettaria) 10.536.144,32 3.540.009,43 194.573,80 262.893,70 1.132.729,01 1.864.434 irrinunciabile irrinunciabile 162.569,01 14.770,68 93.063,60 17.589 10.536.144,32 3.531.539,65 (1) 32.004,79 246.457,35(2) 1.039.665,41 1.846.845 1.864.434 17.589 1.679.895,94(3) 19.395.218,26 305.581,29 18.912.552,46 1) Al netto delle ritenute per assenze. 2) Al netto delle telefonate effettuate dagli uffici e addebitate ai deputati, pari a 1.665,67 euro. 3) Il dato è aggiornato al 31 agosto 2013 * Per i deputati che svolgono un’attività lavorativa per la quale percepiscono un reddito annuo lordo pari o superiore a 21.066,55 euro Corriere della Sera © RIPRODUZIONE RISERVATA CLIFTON ACCIAIO, 41 MM MOVIMENTO AUTOMATICO www.baume-et-mercier.it Gioielleria Rosso ASOLO TV / Giacobazzi BOLOGNA DM CARMAGNOLA TO / Caccavari CATANZARO Gioielleria Pier Claudio Crippa CESANO MADERNO MI Quirino Gioielli NOLA NA / F.lli Fecarotta PALERMO / Tozzi SIENA Rossi Gioielli TORINO / Missiaglia VENEZIA Lunedì 1 Dicembre 2014 Corriere della Sera 6 # Primo piano I democratici Alla Moretti le primarie in Veneto Ma i votanti si fermano a 40 mila ● Il commento La rivincita dello «sceriffo» C Bene i gazebo in Puglia, con oltre 100 mila elettori. Vittoria di Emiliano Le sfide ● Tre i candidati alle primarie del Partito democratico in Veneto: Alessandra Moretti, Simonetta Rubinato e Antonino Pipitone. Il vincitore sfiderà il governatore uscente, il leghista Luca Zaia, che guida una giunta di centrodestra. In Veneto finora il centrosinistra non aveva mai svolto primarie regionali per decidere il proprio candidato ● Tre i candidati alle primarie anche in Puglia: l’ex sindaco di Bari Michele Emiliano, segretario regionale pd; il senatore di Sel Dario Stefàno; l’ex consigliere regionale pd Guglielmo Minervini. Il governatore uscente è Nichi Vendola, di Sel, che ha governato per due mandati. Nel 2005 e nel 2010 Vendola vinse le primarie battendo Francesco Boccia del Pd DAL NOSTRO INVIATO PADOVA La terza vita politica di Alessandra Moretti, transitata in un anno mezzo dalla Camera all’Europarlamento e dalle fila bersaniane alle truppe renziane, ha preso forma in un’umida domenica padovana nelle urne delle primarie del Pd veneto, pesantemente segnate da un crollo di votanti — 40 mila contro gli oltre 100 mila del dicembre 2012 per la scelta dei parlamentari — in parte previsto dopo la Waterloo partecipativa di domenica scorsa in Emilia-Romagna, ma non per questo meno bruciante se lo si confronta al dato arrivato ieri dalle primarie in Puglia dove l’affluenza è andata oltre i 100 mila con Emiliano in testa, davanti a Stefàno di Sel e il pd Minervini: a più di un terzo dello scrutinio lo staff di Emiliano ha annunciato: «Abbiamo vinto». Alessandra Moretti, vicentina, 41 anni e 230 mila preferenze alle ultime Europee, sarà la candidata dei democratici alle Regionali di primavera contro il potente governatore leghista, Luca Zaia. I suoi avversari — la senatrice Simonetta Rubinato, 50 anni, area cattolica, ex sindaco di Roncade, e il consiglie- re regionale dipietrista, Antonio Pipitone, medico di 52 anni — si sono piazzati a debita distanza dal suo 66,4%. Una vittoria annunciata, quella della Moretti, ora attesa da una sfida che ha il sapore dell’impresa: sottrarre il Veneto alla lanciatissima Lega di Salvini. «Il tempo della battaglia inizia adesso, con Zaia me la giocherò fino alla fine», dice la candidata pd. Modello Emilia, vade retro. A dispetto di quello che si potrebbe pensare, ieri notte nella sede del Pd veneto si respirava un’aria, se non trionfale, decisamente soddisfatta. Talmente da incubo erano le previsioni della vigilia che il dato dei 40 mila votanti (superiore al numero degli iscritti al partito in regione: 20 mila) è stato accolto come una manna: «Considerando il momento difficile, è andata oltre le aspettative — ha detto il segretario Roger De Menech —: se facciamo il confronto con l’Emilia-Romagna, ce la siamo cavata egregiamente. Non accettiamo lezioni: Zaia è stato scelto da tre persone». A Bologna e dintorni, in ottobre, le primarie portarono alle urne 50 mila persone (su 70 mila iscritti) e furono il primo indizio del tracollo. Qui in Veneto le premesse erano da bri- vidi. A cominciare da come era andato l’ultimo atto di campagna elettorale quando, per il confronto finale tra Moretti, Rubinato e Pipitone, a fatica si era riusciti a riempire i cento posti a sedere del Crown Plaza, non certo il Madison Squadre. Tutto congiurava contro la consultazione veneta: lo scandalo del Mose, la crisi del mitico «modello Nordest», passando per i tormenti legati al Jobs act con la Cgil a remare contro le primarie e i civatiani del senatore Felice Casson a dir poco tiepidi. Francesco Alberti La scelta Vicenza, Alessandra Moretti, 41 anni, vota per le primarie di coalizione del centrosinistra indette per la scelta del candidato a governatore veneto. Eletta lo scorso maggio al Parlamento Ue, Moretti ha battuto la deputata trevigiana del Pd Simonetta Rubinato, 50 anni e il consigliere regionale padovano dell’Idv Antonino Pipitone, 52 anni (Ansa) he ce l’avrebbe fatta era scontato, con un’affluenza in crescita in tempi di urne semivuote un po’ meno. Debordante nel fisico e nei modi, mix di populismo pre-grillino e renzismo preRenzi, Michele Emiliano ha vinto in Puglia anche a dispetto della freddezza del premier. Si aspettava di entrare al governo, l’ex sindaco di Bari, e invece niente. Era certo di fare il capolista al Sud alle Europee, e invece niente (ritirò piccato il suo nome dalla lista, ma poi si spese per la Picierno). Renzi a un certo punto è stato persino tentato da un ultimo sgambetto: contrapporgli un avversario vero alle primarie (si parlò dell’imprenditore Vito Pertosa). Ma poi il leader pd ha capito che non gli conveniva, e oggi lo «sceriffo» barese si è preso le chiavi per la sua terza vita: con un centrodestra locale allo sbando, in primavera ha ottime chance di aggiungere, nel curriculum, la voce governatore a quelle di magistrato e primo cittadino. (m.p.) © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA «Referendum sul Jobs act tra la base? Non ha più senso» Il bersaniano D’Attorre: ormai i buoi sono scappati. Ma i dirigenti del partito si confrontino con i militanti «Il referendum è senz’altro uno strumento da valorizzare in futuro per la vita democratica del Pd. Ma sul Jobs act ormai i buoi sono scappati, e non ha più senso». Alfredo D’Attorre, componente bersaniano della minoranza pd, oggi non chiederà alla direzione del suo partito di far partire una consultazione interna sul provvedimento che non ha neppure votato, tanto dissente. Proporrà, invece, l’avvio di «una campagna di ascolto vera su emergenza economico-sociale, lavoro, democrazia. I dirigenti nazionali vadano nei circoli, dai militanti...». ROMA Chi è ● Alfredo D’Attorre, 41 anni, è nato a Melfi in Basilicata. È stato eletto alla Camera nel 2013 nelle liste del Partito democratico Renzi sarà favorevole? «Lo spero, non è una proposta ostile. Ed è importante, sarebbe il segnale che si raccoglie l’allarme suonato dall’astensionismo dell’Emilia-Romagna». Renzi non lo considera un grande problema. «Mi preoccupa un modello di democrazia in cui non conta più la rappresentanza ma soltanto la vittoria, anche con una base di partecipazione ristretta. E spero che superiamo i toni di supponenza delle ultime settimane». Il vostro segretario-presidente del Consiglio auspica maggiore disciplina interna. «Il partito non può diventare un luogo di anarchia. E saluto favorevolmente il fatto che Renzi abbia compiuto un’evoluzione culturale: quando era segretario Bersani, irrideva un modello di partito in cui la di- ❞ L’errore Su piazze e astensione c’è una drammatica sottovalutazione da parte di Renzi rezione centrale decide e tutti si adeguano». Sì alla disciplina di partito? «Servono delle regole, però su alcuni temi specifici è giusto lasciare ai parlamentari un margine di valutazione in più. In particolare, su diritti, dignità del lavoro, regole democratiche. Oltre alle questioni eticamente sensibili, ovviamente». A sinistra pd e sindacati che lo criticano, Renzi risponde che fra il Pd e destra lepenista non esiste altro. «Sull’idea di sinistra Renzi mostra un impianto contraddittorio. Afferma cose giuste, come l’apertura all’intervento pubblico per salvare la siderurgia italiana; ma dà anche l’impressione di non avere una visione complessiva, mescola istanze di destra e di sinistra». Si riferisce alla sua indifferenza verso la «piazza»? « C re d o c h e s u p i a z ze e astensionismo commetta drammatiche sottovalutazioni. Se il Pd non parla più al mondo del lavoro, non basterà certo fare conto su un po’ di elettorato in uscita dal centrodestra: si rischia un saldo negativo in termini di consenso e il totale snaturamento del partito». Daria Gorodisky © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Lunedì 1 Dicembre 2014 7 OBBLIGAZIONI BANCA IMI TASSO FISSO. Messaggio pubblicitario UNA COLLEZIONE APERTA A NUOVE FRONTIERE. Collezione Tasso Fisso Real Brasiliano Dual Currency Collezione Tasso Fisso Dollaro Statunitense Opera V Emissione a 2 anni Emissione a 7 anni *Cedola lorda. L’investimento ’investimento è esposto al rischio rischio, anche elevato elevato, ato derivante dalle variazioni del rapporto di cam cambio tra la valuta di denominazione dei titoli e l’Euro e al rischio emittente. OBBLIGAZIONI CON CEDOLE ANNUALI FISSE A 7 ANNI IN DOLLARI STATUNITENSI E A 2 ANNI IN REAL BRASILIANI (le “Obbligazioni”). Le Obbligazioni Collezione Tasso Fisso sono emesse da Banca IMI, la banca di investimento del Gruppo Intesa Sanpaolo, e sono direttamente negoziabili dal 1.12.2014 sul mercato telematico di Borsa Italiana (segmento DomesticMOT per le Obbligazioni Collezione Tasso Fisso Real Brasiliano Dual Currency ed EuroMOT ed EuroTLX per le Obbligazioni Collezione Tasso Fisso Dollaro Statunitense Opera V). Puoi acquistarle e rivenderle attraverso la tua banca di fiducia o tramite internet e phone banking. DENOMINAZIONE CODICE ISIN VALUTA EMISSIONE TAGLIO MINIMO PREZZO DI EMISSIONE SCADENZA CEDOLA ANNUA LORDA CEDOLA ANNUA NETTA (1) RENDIMENTO EFFETTIVO ANNUO LORDO (2) RENDIMENTO EFFETTIVO ANNUO NETTO (1)(2) OBBLIGAZIONE BANCA IMI COLLEZIONE TASSO FISSO DOLLARO STATUNITENSE OPERA V IT0005068116 USD 2.000 DOLLARI STATUNITENSI 100% 27/11/2021 3,00% 2,220% 2,998% 2,218% OBBLIGAZIONE BANCA IMI COLLEZIONE TASSO FISSO REAL BRASILIANO DUAL CURRENCY IT0005068090 BRL 5.000 REAL BRASILIANI 99,88% 27/11/2016 10,00% 7,400% 10,055% 7,457% (1) Il rendimento effettivo annuo netto è calcolato al netto dell’imposta sostituiva del 26% sugli interessi lordi maturati e sul disaggio di emissione (2) Rendimento calcolato alla data di emissione e sulla base del prezzo di emissione In relazione alle obbligazioni Collezione Tasso Fisso Dollaro Statunitense Opera V l’acquisto, il pagamento degli interessi e il rimborso del capitale avvengono nella valuta di emissione (il Dollaro Statunitense). In relazione alle obbligazioni Collezione Tasso Fisso Real Brasiliano Dual Currency l’acquisto, il pagamento degli interessi e il rimborso del capitale avvengono in una valuta diversa (l’Euro) dalla valuta di emissione (il Real Brasiliano). La cedola e il rendimento lordo e netto (espresso nella valuta di emissione), alla data di emissione e sulla base del prezzo di emissione, sono indicati nella tabella sovrastante; inoltre, in ipotesi di acquisto successivo alla data di emissione, il rendimento dipende anche dal prezzo di negoziazione. Il tasso cedolare è espresso nella valuta di emissione. Un aumento di valore della valuta dell’investitore rispetto alla valuta delle Obbligazioni potrebbe influire negativamente sul rendimento complessivo delle Obbligazioni (ove espresso nella valuta dell’investitore). WWW.BANCAIMI.PRODOTTIEQUOTAZIONI.COM NUMERO VERDE 800.99.66.99 In caso di vendita, il prezzo delle obbligazioni potrebbe essere inferiore al prezzo di acquisto e l’investitore potrebbe subire una perdita, anche significativa, sul capitale investito. Non vi è alcuna garanzia che venga ad esistenza un mercato secondario liquido. Alla data del 27.11.2014 il rating a lungo termine assegnato a Banca IMI da S&P è BBB, da Moody’s Baa2, da Fitch BBB+. MESSAGGIO PUBBLICITARIO. Il presente annuncio è un messaggio pubblicitario con finalità promozionale e non costituisce offerta o sollecitazione all’investimento nelle obbligazioni Collezione Tasso Fisso Dollaro Statunitense Opera V e Collezione Tasso Fisso Real Brasiliano Dual Currency (rispettivamente, la “Collezione Opera V” e la “Collezione Dual Currency” e, congiuntamente, le “Obbligazioni”) né consulenza finanziaria o raccomandazione d’investimento. Prima di procedere all’acquisto delle Obbligazioni leggere attentamente: (a) in relazione alla Collezione Opera V, il Prospetto di Base relativo al Programma di offerta e/o quotazione di Obbligazioni Plain Vanilla depositato presso CONSOB in data 15 aprile 2014 a seguito dell’approvazione comunicata con nota n. 0028165/14 del 4 aprile 2014, come modificato mediante supplemento depositato presso la CONSOB in data 06.06.2014 a seguito di approvazione comunicata con nota n. 0046979/14 del 05.06.2014 (il prospetto di base come modificato dal supplemento il “Prospetto di Base Plain Vanilla”) e le relative Condizioni Definitive con in allegato la Nota di Sintesi della Singola Emissione depositate in Borsa Italiana e in Consob in data 27.11.2014; (b) in relazione alla Collezione Dual Currency, il Prospetto di Base relativo al Programma di offerta e/o quotazione di Obbligazioni Plain Vanilla Tipologia Dual Currency depositato presso CONSOB in data 15 aprile 2014 a seguito dell’approvazione comunicata con nota n. 0028164/14 del 4 aprile 2014 come modificato mediante supplemento depositato presso la CONSOB in data 06.06.2014 a seguito di approvazione comunicata con nota n. 0046979/14 del 05.06.2014 (il prospetto di base come modificato dal supplemento il “Prospetto di Base Dual Currency”) e le relative Condizioni Definitive con in allegato la Nota di Sintesi della Singola Emissione depositate in Borsa Italiana e in Consob in data 27.11.2014; in entrambi i casi con particolare riguardo ai costi e ai fattori di rischio, nonché ogni altra documentazione che l’intermediario sia tenuto a mettere a disposizione degli investitori ai sensi della vigente normativa applicabile. Il Prospetto di Base Plain Vanilla e le relative Condizioni Definitive, e il Prospetto di Base Dual Currency e le relative Condizioni Definitive sono disponibili sul sito internet www.www.bancaimi.prodottiequotazioni.com e presso la sede di Banca IMI S.p.A. in Largo Mattioli 3 Milano. Le Obbligazioni non sono un investimento adatto a tutti gli investitori. Prima di procedere all’acquisto è necessario valutare l’adeguatezza dell’investimento, anche tramite i propri consulenti finanziari, nonché comprenderne le caratteristiche, tutti i fattori di rischio riportati nell’omonima sezione del Prospetto di Base Plain Vanilla (con riferimento alle Obbligazioni Collezione Tasso Fisso Dollaro Statunitense Opera V), del Prospetto di Base Dual Currency (con riferimento alle Obbligazioni Collezione Tasso Fisso Real Brasiliano Dual Currency) e nelle relative Note di Sintesi della Singola Emissione e i relativi costi anche attraverso i propri consulenti fiscali, legali e finanziari. Le Obbligazioni non sono assistite dalla garanzia del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. Nel caso in cui l’emittente sia inadempiente o soggetto ad insolvenza, l’investitore potrebbe perdere in tutto o in parte il proprio investimento. Le obbligazioni non sono state né saranno registrate ai sensi del Securities Act del 1933, e successive modifiche, (il “Securities Act”) vigente negli Stati Uniti d’America né ai sensi delle corrispondenti normative in vigore in Canada, Giappone, Australia o in qualunque altro paese nel quale l’offerta, l’invito ad offrire o l’attività promozionale relativa alle obbligazioni non siano consentiti in assenza di esenzione o autorizzazione da parte delle autorità competenti (gli “Altri Paesi”) e non potranno conseguentemente essere offerte, vendute o comunque consegnate, direttamente o indirettamente, negli Stati Uniti d’America, in Canada, in Giappone, in Australia o negli Altri Paesi. Lunedì 1 Dicembre 2014 Corriere della Sera 8 Primo piano Conti pubblici e riforme Governo «impegnato» a tagliare gli F35 La Camera approva con la legge di Stabilità un ordine del giorno di Sel per dimezzare le spese militari Al Senato i nodi della tassa unica sulla casa e del prelievo sui fondi previdenziali. Arriva la fiducia sul Jobs act ● La legge di Stabilità è ora al Senato, che già oggi ne inizia l’esame in commissione. Obiettivo l’approvazione in Aula entro la seconda settimana di dicembre, in modo da incassare il via libera definitivo a Montecitorio entro Natale ROMA Il Pd esulta con Francesca Bonomo, che con il suo ordine del giorno ha strappato l’impegno del governo a «ripristinare i fondi sul servizio civile». Ncd con Barbara Saltamartini, per la promessa di correggere il tiro sulle tasse e sui contributi per le partite Iva. Forza Italia con Nuccio Altieri, che ha piazzato la sua proposta di prolungare l’esenzione Imu per gli immobili invenduti a carico dei costruttori. Dopo le tre fiducie di sabato sera, ieri il disegno di legge di Stabilità ha superato lo scoglio del voto finale, con 324 sì, e passa al Senato. Nel pomeriggio approvato anche il disegno di legge sul bilancio di previsione dello Stato, che viaggia in parallelo: i voti favorevoli sono stati 309. 5 miliardi Il plafond presso la Cdp per finanziare le imprese 150 milioni Le nuove risorse per il Made in Italy. Saranno 50 nel 2016 e 40 nel 2017 Impegni politici Come sempre, prima dell’ok, è stata la volta degli ordini del giorno. Non delle vere e proprie modifiche del testo che avrebbero la forza della legge. Ma dei semplici impegni politici che il governo prende davanti al Parlamento, di solito vaghi, quasi sempre lasciati cadere nel vuoto. Ieri a Montecitorio ne erano stati presentati 306, una cinquantina quelli accolti dal governo. Alcuni anche importanti, come quello che propone di estendere gli sgravi fiscali del cosiddetto ecobonus agli interventi per la rimozione dell’amianto, o quello di Sel che chiede al governo di rispettare l’impegno, già indicato dal Parlamento, a dimezzare la spesa per gli F35, gli aerei da guerra di fabbricazione americana. Un’eccezione, in realtà. Perché come osserva il deputato di Scelta civica Gianfranco Librandi, quella degli ordini del giorno è stata una «gara a chiedere soldi» e «dalle forze politiche non sono arrivate proposte per aumentare i risparmi o ridurre gli sprechi». Padoan e la crescita Calato il sipario sugli ordini del giorno, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan si concentra sulla sostanza del provvedimento: «Sono convinto — dice — che consentirà all’Italia di avviare quell’inversione di tendenza, in termini di crescita economica e occupazionale, attesa da anni e di affrontare il 2015 con una fiducia UNA LEGGENDA CHE CRESCE accresciuta». Poi dice di apprezzare le modifiche, quelle vere, arrivate la settimana scorsa alla Camera: «Gli emendamenti approvati hanno rafforzato gli aspetti della manovra legati alle politiche per la famiglia e alle persone più disagiate, al reperimento delle risorse per i lavoratori svantaggiati, al sostegno delle imprese italiane, alla ricerca e alla cultura». Non è ancora finita, però. Local Tax e Irap Nel passaggio che inizia questa settimana al Senato, il governo si è impegnato a risolvere gli ultimi problemi rimasti aperti. Si dovrà prendere una decisione finale sulla local tax, o meglio sull’imposta unica sulla casa che dovrebbe unificare la Tasi, la tassa sui servizi locali che si paga su tutti gli immobili, e la vecchia Imu, che riguarda solo le seconde case. Il progetto c’è ma non è ancora chiaro se sarà inserito nella legge di Stabilità oppure rinviato ad altro provvedimento. Bisognerà poi correggere il tiro sull’Irap per le piccole imprese, cambiando le franchigie previste adesso e rivedere il sistema dei minimi per i professionisti, il regime fiscale agevolato che si applica al di sotto di una certa soglia di fatturato. I nodi Immobili, local tax ancora in bilico Ancora in bilico la local tax, che dovrebbe fondere in una sola tassa la Tasi, la tassa sui servizi locali che riguarda tutti gli immobili, con l’Imu, che riguarda invece solo le abitazioni diverse da quella principale. Difficile che vengano accorpati subito anche altri tributi locali, che riguardano il commercio, come quello sulla pubblicità o sull’occupazione di suolo pubblico che nel tempo saranno comunque assorbiti dalla Tasi. Il governo non ha ancora deciso se presentare in Senato un emendamento alla Legge di Stabilità o rinviare la pratica a un altro provvedimento. Previdenza e Tfr aumenti più leggeri Fondi pensione Sempre al Senato c’è poi da riscrivere il capitolo sui fondi pensione: possibile la marcia Imu e Tasi Le principali imposte sugli immobili potrebbero confluire nella «local tax» indietro sull’aumento dal 20 al 26% per il prelievo sui rendimenti degli investimenti fatti dalle casse di previdenza dei professionisti. Da alleggerire, invece, l’aumento della tassazione sui rendimenti dei fondi pensione e sulla rivalutazione del Tfr, il trattamento di fine rapporto. C’è poi il braccio di ferro con le Regioni. I governatori chiedono di rendere meno pesante il taglio da 4 miliardi di euro previsto dal testo uscito da Palazzo Chigi e rimasto intatto alla Camera. Il governo frena perché le altre modifiche costeranno e l’impegno è quello di non toccare i saldi generali. Per il momento sul piatto c’è la proposta di una rinegoziazione dei mutui che pesano sui bilanci delle Regioni. Non è detto che basterà. Jobs act IL NUOVO NAVITIMER 46 mm Questa dovrebbe essere la settimana decisiva per il Jobs act, il disegno di legge delega per la riforma del lavoro che arriva nell’Aula del Senato. Il testo è blindatissimo. Già stasera il Consiglio dei ministri dovrebbe autorizzare il voto di fiducia sul testo approvato dalla commissione Lavoro senza modifiche rispetto alla Camera. Poi sarà la volta dei decreti attuativi che dovranno entrare nei dettagli. A partire dall’articolo 18. Lorenzo Salvia @lorenzosalvia © RIPRODUZIONE RISERVATA Al Senato dovrebbero essere corretti diversi punti. Possibile una marcia indietro sull’aumento dal 20 al 26% del prelievo sui rendimenti degli investimenti fatti dalle casse di previdenza dei professionisti. Dovrebbe essere invece alleggerito l’aumento sia sui rendimenti dei fondi pensione sia sulle rivalutazioni del Tfr, il trattamento di fine rapporto, che il testo uscito dalla Camera porterebbe dall’11 al 20%. Quello sui fondi si dovrebbe fermare al 14%, quello sul Tfr al 17%. Ma le cifre ballano ancora e la decisione finale non è stata ancora presa Regioni, governatori contro il taglio VINCENZO PROGIDA L’iter È un altro nodo da sciogliere al Senato. Il testo uscito dalla Camera prevede un taglio ai fondi per le Regioni pari a 4 miliardi di euro. I governatori lo giudicano insostenibile ma il governo frena perché le altre modifiche costano e c’è l’impegno a mantenere i saldi complessivi. Sul piatto, per il momento, c’è la proposta di una ricontrattazione agevolata dei mutui. E anche l’impegno ad attutire il colpo che potrebbe arrivare dal trasferimento dei dipendenti delle Province. Sono almeno 20 mila i lavoratori che dovrebbero spostarsi ma per almeno 5 mila si farà ricorso al prepensionamento Corriere della Sera Lunedì 1 Dicembre 2014 PRIMO PIANO Ilva, più poteri al commissario «Dallo Stato intervento ponte» Galletti: ma non faremo rinascere l’Italsider. Cambierà la legge Marzano Potrebbe essere la settimana decisiva per l’Iva, il gruppo siderurgico della famiglia Riva, commissariato per motivi ambientali dal governo. Tanto che secondo il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, sono ancora possibili tre scenari, tra loro molto diversi: l’acquisto da parte di gruppi esteri; che a comprare siano invece imprese italiane; l’intervento di un soggetto pubblico. È soprattutto quest’ultima ipotesi a suscitare dibattito tra partiti e sindacati. In realtà, spiegano fonti di governo, non si tratterebbe di un acquisto diretto da parte dello Stato, sul modello delle vecchie partecipazioni statali. È vero invece che è allo studio un dossier sul possibile intervento del Fondo strategico partecipato dalla Cassa depositi e prestiti, a sostegno di eventuali acquirenti privati (Arvedi). Ma la soluzione sarebbe più articolata. L’esecutivo starebbe innanzitutto pensando a come rafforzare l’attuale commissariamento, assegnandogli il potere di vendere l’azienda. Il commissario dovrebbe avere gli stessi poteri che, ai sensi della legge Marzano, ha quando l’azienda viene dichiarata insolvente e finisce in amministrazione controllata (per esempio, il commissario Piero Nardi che ha venduto la Lucchini di Piombino agli algerini di Cevital). Non è questo il caso dell’Iva. Ma con un emendamento alla legge di Stabilità o con un decreto legge si potrebbe modificare la Marzano prevedendo per le aziende strategiche, tra le quali rientrerebbe l’Ilva, la possibilità di disporre un commissariamento pieno, anche prima dell’insolvenza, ai fini di salvare l’impresa stessa e la sua strategicità. In questo caso il commissario, ora Piero ROMA Il caso di Enrico Marro Le donne lavoratrici che hanno almeno 35 anni di contributi e 57 anni di età e che volessero andare in pensione, ma con l’assegno calcolato interamente con il metodo contributivo, potranno continuare a presentare la domanda all’Inps. In questo senso dovrebbe esprimersi una circolare dell’istituto di previdenza che potrebbe essere firmata già oggi, riaprendo in sostanza i termini che altrimenti sarebbero scaduti ieri. La questione è complessa, come spesso accade in materia pensionistica, ma vale la pena di raccontarla, anche perché è indicativa di come si stiano moltiplicando le spinte a introdurre elementi di flessibilità sui requisiti necessari per lasciare il lavoro. Alcune hanno già avuto successo, come per esempio l’emendamento alla legge di Stabilità proposto da Marialuisa Gnecchi, la pasionaria delle pensioni del Pd, e ROMA Industria Al vertice Al ministero dello Sviluppo (nella foto Federica Guidi) compete la gestione della legge Marzano per le grandi imprese in crisi (500 dipendenti e almeno 300 milioni di debiti) Piero Gnudi, 76 anni, da giugno è commissario di governo all’Ilva al posto di Enrico Bondi È stato presidente dell’Iri e del comitato liquidatori dell’Iri Gnudi, pur non espropriando le famiglie Riva (90%) e Amenduni (10%) della proprietà, potrebbe però disporne, vendendo l’azienda, prevedibilmente dopo aver sistemato le partite più delicate (occupazione, fornitori, nuove intese con le banche creditrici, contenzioso sui danni ambientali), alcune delle quali potrebbero essere spostate su una bad company. La modifica della legge Marzano, già esaminata nei giorni scorsi in un vertice tra Renzi, il ministro dello Sviluppo, Federica Guidi, e lo stesso Gnudi, dovrebbe essere discussa in Consiglio dei ministri questa settimana. È qui entrerebbe in campo Mercati Petrolio, crollano le Borse del Golfo Crollano le Borse del Golfo, dopo che l’Opec ha deciso di non tagliare la produzione malgrado la discesa del prezzo del greggio. Riyadh ha perso il 4,8%, Dubai il 4,7%, Abu Dhabi il 2,6%, la piazza dell’Oman il 6,2% e quella del Qatar il 4,3%. È la prima reazione alle scelte Opec di giovedì scorso, venerdì quelle Borse erano chiuse. © RIPRODUZIONE RISERVATA anche l’ipotesi di un coinvolgimento di soggetti pubblici (il Fondo strategico), magari a sostegno di una cordata italiana, che potrebbe vedere insieme imprenditori nazionali del settore e le banche creditrici (Intesa, Unicredit e Banco Popolare). Potrebbe essere l’alternativa all’indiana Arcelor Mittal già in campo o ad altri soggetti che dovessero farsi avanti. A patto che non ripeta il modello Alitalia della «coalizione di volenterosi», ma sia strutturata intorno a soggetti industriali forti. L’intervento pubblico divide i sindacati, che mercoledì incontreranno Gnudi. Fiom-Cgil è stata sempre favorevole. Uilm lo valuta positivamente «per il tempo utile a garantire la continuità produttiva dell’azienda», Fim-Cisl invece «non ha alcuna nostalgia dell’intervento pubblico». Un «intervento ponte dello Stato per rimettere in sesto l’azienda e poi rilanciarla sul mercato è plausibile», dice il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, «ma non faremo rinascere l’Italsider». Enr. Ma. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il gruppo dell’acciaio 14.467 i dipendenti Ilva al 31 agosto 2014, di cui: TOTALE ITALIA TOTALE GENERALE 15.437 Taranto 16.146 11.434 1,2 MILIARDI Genova 1.716 Novi 778 altri Ilva 539 controllate 970 0 2000 TOTALE ESTERO 709 4000 6000 8000 10000 Gli interventi ambientali La produzione Dati in milioni di tonnellate Totale parchi 201,217 Totale nastri e fabbricati 63,365 Totale agglomerato 90,785 Totale cokeria 138,233 Totale altiforni 42,108 Totale acciaieria e area Grf 23,544 Totale controllo emissioni 14,696 Totale trattamento acque 5,210 Totale gestione rifiuti 3,865 9.000 8.000 7.000 6.000 5.000 2003 2004 L’ammontare dei beni sequestrati alla famiglia Riva dalla Guardia di Finanza a maggio 2013 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 (in milioni) Totale 583,208 Corriere della Sera Fonte: Audizione in Senato del commissario straordinario Piero Gnudi Pensione a 57 anni per le donne Svolta Inps: le lavoratrici potranno ritirarsi con 35 anni di contributi L’assegno subisce però un taglio fino al 20 per cento. Le ipotesi sul 2015 approvato alla Camera che ha cancellato le penalizzazioni previste dalla riforma Fornero per chi va in pensione anticipata prima dei 62 anni di età pur avendo raggiunto il requisito dei contributi (42 anni e mezzo gli uomini, 41 anni e mezzo le donne). Il taglio dell’assegno è stato cancellato per tutti coloro che matureranno i contributi entro il 31 dicembre 2017. Poi si vedrà. Riguarda poche persone, ma è un segnale appunto. Come quello che dovrebbe essere dato oggi dall’Inps riaprendo i termini per la cosiddetta «opzione donna». Possibilità introdotta nel 2004 (governo Berlusconi) e che prevede, in via sperimentale «fino al 31 dicembre 2015», la possibilità per le lavoratrici dipendenti con 35 anni di versamenti di ritirarsi a 57 anni (58 per le lavoratrici autonome) ma con l’importo della pensione calcolato interamente col sistema contributivo (prendi quanto hai ver- sato in tutta la vita lavorativa) anziché col retributivo (pensione pari al 70% dello stipendio con 35 anni di contributi). Di regola la donna che sceglie questa possibilità prende almeno il 15-20% in meno. Nei primi anni sono state poche centinaia le lavoratrici che hanno scelto l’opzione donna. Ma dopo la riforma Fornero, che ha cancellato le pensioni di anzianità e aumentato bruscamente l’età per la pensione di vecchiaia, il numero di domande all’Inps si è impennato, anche perché questa possibilità è spesso rimasta l’unica per non finire esodati (senza lavoro e senza pensione). Così nel 2013 sono state 8.846 le richieste e quest’anno, fino a settembre, Le «finestre» per la vecchiaia lavoratrici dipendenti settore privato lavoratrici autonome e gestione separata lavoratrici dipendenti settore pubblico dal 1° gen. 2012 al 31 dic. 2012 62 anni 63,6 anni dal 1° gen. 2013 al 31 dic. 2013 62,3 anni* 63,9 anni* dal 1° gen. 2014 al 31 dic. 2015 63,9 anni* 64,9 anni* dal 1° gen. 2016 al 31 dic. 2017 65,3 anni** 65,9 anni** dal 1° gen. 2018 al 31 dic. 2020 66,3 anni** 66,3 anni** 66 anni 66,3 anni* 66,3 anni** *Requisito adeguato alla speranza di vita -**Requisito da adeguare alla speranza di vita ne sono già arrivate altre 8.652. Secondo una precedente circolare dell’Inps, che aveva tenuto conto del fatto che sulla vecchia pensione di anzianità si applicava la cosiddetta finestra mobile, passava cioè un anno dalla maturazione dei requisiti alla decorrenza della pensione, il termine per le domande scadeva a fine 2014 (novembre, tenendo conto che bisogna presentarla un mese prima) anziché il 31 dicembre 2015. Contro questa interpretazione è stata promossa perfino una class action mentre in parlamento sono state approvate mozioni per vincolare l’Inps a rispettare la lettera della legge. Cosa che dovrebbe avvenire appunto con la nuova circolare. Alcuni deputati ci hanno già provato con un emendamento alla legge di Stabilità. Ma la Ragioneria generale ha subito fatto osservare che serviva una copertura per la nuova spesa. © RIPRODUZIONE RISERVATA 9 ● Il caso Stress test sulle polizze Promozione a metà di Paola Pica P romosse con la sufficienza ma qualcosa resta da fare per rafforzare i presidi e gestione dei rischi delle assicurazioni italiane. E la Vigilanza promette di non far sconti. Dopo le banche anche le compagnie europee si sono sottoposte agli «stress test». I dati (di sistema) sono stati resi noti ieri dall’Eiopa, l’Autorità europea, che ha condotto l’esercizio in raccordo con le Authority nazionali (Ivass in Italia) su un campione di compagnie e gruppi che rappresenta il 55% del mercato europeo e il 60% di quello italiano. La scelta di non divulgare l’elenco di promossi e bocciati viene spiegato con l’obiettivo di «mettere in luce i fattori di robustezza e vulnerabilità del settore» e non di definire l’adeguatezza patrimoniale delle singole aziende. «Anche perché l’esercizio è basato su un regime regolatorio, Solvency 2, non ancora in vigore» e peraltro utilizzato in una versione incompleta. I test in questione sono tre, di cui due molto severi, svolti sui bilanci 2013. Il primo condotto su uno scenario di base sui requisiti Solvency 2 (dal 2016 vanno rivalutati gli effettivi profili di rischio) è stato superato dal 100% del campione italiano contro l’86% di quello europeo. Il secondo, vero «stress test», ha preso in considerazione forti choc come il crollo di titoli di Stato e Borse, i riscatti di massa, le catastrofi naturali con relative conseguenze sui rami vita e danni. Qui la quota di promossi si dimezza al 50% , poco sotto la media europea (56%). Nell’ultimo, superato dall’83% delle assicurazioni italiane (contro la media europea del 76%) è stato considerato un duplice scenario: livelli persistentemente bassi di tassi e inversione della curva dei tassi con quelli a breve più alti di quelli a lungo termine. Spiega Alberto Corinti consigliere dell’Ivass e componente del board di Eiopa: «I risultati sono complessivamente rassicuranti per il sistema assicurativo italiano, che nei tre scenari considerati mostra andamenti migliori o sostanzialmente in linea con quelli medi del campione europeo. Tuttavia questo non ci deve indurre a facili ottimismi. Da domani l’azione delle Autorità di vigilanza nazionali si intensificherà avendo presente i punti di forza e di debolezza. Del resto questo era precisamente il suo scopo». © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 Lunedì 1 Dicembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Lunedì 1 Dicembre 2014 11 Esteri L’appello di Gian Guido Vecchi Le tappe ● Venerdì il Papa ad Ankara ha reso omaggio al mausoleo di Ataturk ed è stato ricevuto da Erdogan (primo in alto) nel palazzo presidenziale ● Sabato a Istanbul: prima alla Moschea blu con il Gran Mufti (in mezzo); poi la messa nella cattedrale del Santo Spirito e la preghiera ecumenica nella chiesa patriarcale di San Giorgio. Infine l’incontro con Bartolomeo I (sopra) ● Ieri la liturgia ortodossa per la festa di Sant’Andrea DAL NOSTRO INVIATO DAL VOLO PAPALE Il volo AZ 4001 è decollato da una decina di minuti, quando il Papa raggiunge i media sull’aereo che lo riporta a Roma. Sorridente e disteso, a dispetto dei tre giorni di viaggio in Turchia, saluta tutti, uno per uno, prima di rispondere alle domande dei giornalisti. A Istanbul ha incontrato il gran rabbino di Turchia, Isak Haleva, e un centinaio di giovani profughi da Siria, Iraq e Corno d’Africa. Ha condannato il «disumano e insensato attentato» alla moschea di Kano, in Nigeria, «peccato gravissimo contro Dio». E soprattutto ha firmato con Bartolomeo una «dichiarazione comune», rassicurando il Patriarca e tutti gli ortodossi: ristabilire la «piena comunione» tra i cattolici e gli altri cristiani «non significa né sottomissione l’uno all’altro né assorbimento». Ora spiega che l’«uniatismo è di un’altra epoca» e sorride: «Con l’ortodossia siamo in cammino, loro accettano il primato di Pietro ma dobbiamo trovare la forma, ispirarci al primo secolo. Arriverà il giorno in cui i teologi si metteranno d’accordo? Sono scettico. Ma non si può aspettare, dobbiamo pregare insieme, c’è l’ecumenismo spirituale e quello del sangue: quando ammazzano i cristiani non chiedono se sei cattolico o altro. Il sangue si mischia». Santità, Erdogan ha parlato di islamofobia, lei di cristianofobia. Cosa si può fare di più? «È vero che davanti a questi atti terroristici, in Medio Oriente e in Africa, c’è una reazione: “Se l’Islam è questo, mi arrabbio”. E tanti islamici, offesi, dicono: “Noi non siamo così, il Corano è un libro profetico di pace, questo non è l’Islam”. Io lo capisco, questo. E credo sinceramente che non si possa dire che tutti gli islamici sono terroristi, come non si può dire che tutti i cristiani sono fondamentalisti, perché anche noi ne abbiamo... Così io ho detto al presidente: sarebbe bello che tutti i leader islamici lo dicano chiaramente e condannino quegli atti. Perché aiuterà la maggior parte del popolo islamico, ascoltarlo dalla bocca dei suoi leader, religiosi, politici, «Se il Corano è libro di pace gli islamici lo dicano forte» Il Papa di ritorno dalla Turchia invoca la condanna dei terroristi «In Medio Oriente ci cacciano, non vogliono nulla di cristiano» accademici, intellettuali... Noi tutti abbiamo bisogno di una condanna mondiale. Gli islamici che hanno una identità dicano: noi non siamo questo, il Corano non è questo». E la cristianofobia? «Io non voglio usare parole addolcite. A noi cristiani ci cacciano via dal Medio Oriente. Lo abbiamo visto in Iraq, nella zona di Mosul, devono andarsene o pagare una tassa, e anche quello non serve. Altre volte ci cacciano in guanti bianchi. Ma sempre come volessero che non rimanga più niente di cristiano... Vede, in tema di fobie, dobbiamo sempre distinguere la proposta di una religione dall’uso concreto che di quella proposta fa un governo concreto. Io sono islamico, ebreo, cristiano, ma tu conduci il tuo Paese non come islamico, come ebreo, come cristiano. Tante volte si usa un nome ma la realtà è diversa». Che significato aveva la sua preghiera nella Moschea blu? «Io sono andato in Turchia come pellegrino, non da turista. Avevo un motivo religioso: condividere la festa di Sant’Andrea con Bartolomeo. Quando sono andato in moschea non potevo dire “adesso sono un turista”, sono un religioso e ho visto quella meraviglia, il Mufti che mi spiegava le cose con tanta mitezza, dove nel Corano di parlava di Maria e del Battista, e in quel momento ho sentito il bisogno di pregare: per la Turchia, per il Mufti, per me che ne ho bisogno, soprattutto per la pace: Signore, finiamola con le guerre. È stato un momento di preghiera sincera». Si è inchinato davanti al Patriarca: come affronterà le critiche dei conservatori a questi gesti di apertura? «Ci sono resistenze da parte ortodossa e nostra, in questi gruppi conservatori... Ma dobbiamo essere rispettosi con loro e non stancarci di spiegare e dialogare, senza insultare o sparlare. Tu non vuoi annullare una persona, è un figlio di Dio, se lui non vuole parlare io lo ri- In volo Francesco ieri sul volo di ritorno in Italia, si intrattiene con i giornalisti che lo hanno seguito nel suo viaggio in Turchia. Al suo fianco, a destra, il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi (Reuters) ● Il retroscena I «viaggi impossibili» sognati da Francesco L a Chiesa in uscita: Francesco non si ferma davanti agli ostacoli in apparenza impossibili. In aereo spiega: «Io in Iraq voglio andare», anche se «per ora non si può perché creerei un problema di sicurezza serio alle autorità». Lo stesso per Mosca e il patriarca Kirill: «Gli ho detto: se mi chiami vado. Lui ha la stessa voglia. Ma con la guerra non era il momento...». (g.g.v.) spetto ma non sparlo: ci vuole mitezza e dialogo». Basta il dialogo interreligioso? «Il presidente degli Affari religiosi e la sua équipe mi hanno detto una cosa molto bella: “Adesso sembra che il dialogo interreligioso sia alla fine”. Occorre un salto di qualità, un dialogo tra persone religiose di diverse appartenenze: non si parla di teologia ma di esperienza religiosa». L’anno prossimo sarà l’anniversario di Hiroshima, restano tante armi nucleari... «L’umanità non ha imparato. È una mia opinione personale, ma sono convinto che noi stiamo vivendo una terza guerra mondiale a pezzi. Dietro ci sono inimicizie, problemi politici ed economici, per salvare questo sistema dove al centro è il dio denaro. E poi problemi commerciali, il traffico di armi è terribile. Penso a quando l’anno scorso si diceva che la Siria avesse armi chimiche. Io credo che la Siria non fosse in grado di farle, chi gliele ha vendute? Forse alcuni di quelli che la accusavano di averne? C’è tanto mistero... Dio ci ha dato la creazione perché della incultura primordiale facessimo una cultura. L’energia nucleare può servire a tante cose, ma l’uomo la usa per distruggere il creato e l’umanità: non voglio parlare di fine del mondo, di una seconda forma di incultura “terminale”. Poi bisognerà ricominciare da capo». © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 Lunedì 1 Dicembre 2014 Corriere della Sera ESTERI Il reportage di Francesco Battistini Sharia e decapitazioni: nella città fantasma del Califfato di Libia A Derna il primo avamposto dell’Isis nel Mediterraneo DAL NOSTRO INVIATO BEIDA (LIBIA) Quando le bandiere nere del puro Islam arrivarono a Derna, le due bulgare dell’ospedale al Harish provarono a sventolare la loro bandiera bianca. «Siamo solo infermiere…», andarono a presentarsi ai nuovi padroni. Un capoccia le convocò nella hall del Pearl Hotel, diventato il quartier generale di Ansar al Sharia: voi bulgari siete cristiani? Silenzio. Avete deciso di rimanere qui? Silenzio. Volete la nostra protezione? «Sì». Va bene: 50 euro al mese, un quinto del vostro stipendio, e nessuno vi toccherà… Per un paio d’anni, le due infermiere hanno pagato e si sono sentite tranquille. Curavano i neonati, mai il naso fuori. In fondo erano a Derna dall’epoca di Gheddafi, che le considerava tutte untrici d’Aids, erano scampate a tre anni di guerra civile: magari ce l’avrebbero fatta anche stavolta... Le cose sono cambiate pochi giorni fa, quando Derna ha ripreso l’antico nome ed è diventata il Califfato libico di Barqa. Dall’Iraq è comparso un iracheno di Mosul, l’uomo dell’Isis. Che nessuno sa come si chiami ma chiunque, avendoli visti insieme in tv, riconosce come l’inviato del neocaliffo Al Baghdadi. «Siete delle infedeli e pagare non basta — è stato il nuovo editto —. Chi rimane qui, da oggi si deve convertire». I racconti di Derna, o di Barqa, somigliano alle leggende sgommano e miliziani del generale Haftar di rientro dal fronte. C’erano otto suore italiane, a Derna, riparate a Bengasi credendo di stare più al sicuro. C’era una bella chiesa nella medina e ai tempi di Gheddafi faceva da centro culturale: s’è piazzato l’iracheno coi suoi vice, un saudita e un egiziano, più sua eccellenza Mohammed Abdullah Abi al Baraa Al Azdi che comanda il nuovo Consiglio consultivo della gioventù islamica e infligge la più estrema delle sharie. Novanta frustate a chi si droga, piccolo sconto di pena a chi beve, un centro di disintossicazione gestito a catene e ceffoni. Ai primi km 200 DERNA Qui è stato Governo proclamato riconosciuto il Califfato Governo islamista Tripoli Misurata Beida Zintan Sirte Tobruk Bengasi LIBIA Le milizie Isis Forze del generale Khalifa Haftar Alba libica Bandiere Un convoglio di pickup con le bandiere nere dell’Isis in una foto pubblicata da un sito jihadista col titolo «Dimostrazione nello Stato islamico di Barqa» (Ansa) Ansar al Sharia Brigata Martiri 17 Febbraio d’Arco di novembre, la decapitazione di tre giovani che postavano su Facebook notizie sgradite e d’un soldato di Haftar catturato («questo generale musulmano che ci combatte è peggio di Obama!...», urla un predicatore UN’AMPIA SCELTA, UN’UNICA SOLUZIONE Il giusto mix nei fondi diversificati di BNP Paribas Investment Partners di Radio Barqa). Dal nuovo califfato libico è scappato un ragazzo che dieci anni fa sparava sugli americani in Iraq: «A Derna comandano dei pazzi — dice ora nella sua nuova vita tripolina da tecnico informatico e pentito — non accettano altra visione che la loro. Chi non è con l’Isis, è un infedele». Se c’è una scritta sulla piazza centrale, «no ad Al Qaeda», è perché i qaedisti passano per moderati un po’ rimbambiti. Non piacciono neanche quelli di Ansar al Sharia: nel 2012 uccisero l’ambasciatore americano a Bengasi, ma sono considerati dei mollaccioni. Il tecnico veneziano Gianluca Salviato, per otto mesi ostaggio a Derna, ha raccontato che lo sorvegliavano ceceni e tunisini, gli facevano vedere i video della guerra in Siria, gli promettevano un’Italia islamizzata… Il venerdì sera, i jihadisti convocano la gente in piazza a festeggiare il Califfato. «Distribuiscono volantini, suonano inni sacri, regalano dolci e gio- Caccia agli infedeli L’editto dell’inviato di Al Baghdadi in Libia: «Chi rimane qui da oggi si deve convertire» La grande fuga I medici sono scappati dagli ospedali, le scuole sono vuote e anche le banche hanno chiuso nere del peggiore Jihadistan. «L’ospedale funziona solo per le emergenze, quasi tutti i medici sono scappati — racconta M. H., che ha mandato la famiglia a Beida —. Le scuole sono svuotate da giugno, donne e bambini se ne sono andati. La centrale elettrica macinava 100 megawatt: ora non supera i venti». Anche le banche non vanno più: l’ultima ha chiuso due settimane fa perché sono spariti quattro milioni di dinari, due milioni d’euro, e si sospetta un impiegato infedele tanto alla ditta quanto all’Islam. A Tobruk, a Cirene, in ostelli e case sfitte s’incontrano migliaia in fuga dallo spavento senza fine di Bengasi, dove si combatte furiosi, e dalla fine spaventosa di Derna, questa Mosul libica d’ottantamila abitanti che milleduecento jihadisti maliani, tunisini, yemeniti hanno preso senza sparare un colpo. Derna era la città dei poeti, dei mercanti, dei ministri del re. Religiosa, tanto che Gheddafi la evitava, ma insieme colta e raffinata. Oggi è il primo Califfato che i tagliateste siano riusciti a proclamare nel Mediterraneo. Non in Siria o in Iraq, ma davanti all’Italia: se ci sarà mai una marcia sulla Roma vaticana, come proclamano, è da qui che partirà. I racconti della paura si raccolgono alla cafeteria Thuraya, fra macchine di bulli che cattoli ai ragazzini, gli unici che accorrano», spiega M. H. La polizia islamica circola coi Land Cruiser bianchi e neri per controllare abbigliamenti e atteggiamenti: «Alle facoltà di legge e di belle arti hanno tirato su un muro per dividere studenti e studentesse». Il generale Haftar ha sigillato la città, giurano che non esce nessuno, ma non è vero: M. H. passa ogni settimana per stradine secondarie, «non è difficile». Ogni tanto spuntano checkpoint volanti sulla strada da Beida, qualcuno viene sequestrato: moglie e bambini d’un deputato di Tobruk, fatta l’inversione a U, sono stati inseguiti per venti chilometri. «Sono pochi +fanno già un gran casino», ci dice il generale Abdel Razah Nouradin, capo di stato maggiore dell’esercito libico: «Per ora hanno solo qualche rpg del tempo di Gheddafi. Ma bisogna intervenire e spazzarli via, prima che ne arrivino altri». C’è una sparatoria, il giorno che ce ne andiamo da Beida. Arriva un’ambulanza, trasporta un ferito eccellente. Si chiama Sufian Bin Qumu. Stava in Afghanistan, poi a Guantanamo. Ha lasciato Al Qaeda per l’Isis. Il Dipartimento Usa l’ha messo nella lista dei terroristi globali più ricercati. Viveva a Derna, ma nessuno lo sapeva. bnpparibas-ip.it bnl.it Seguici @BNPPIP_IT © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Lunedì 1 Dicembre 2014 ESTERI «Rapita dall’Isis» Giallo sull’israeliana arruolata dai curdi ● Il caso Brasile, Rousseff ammaina la bandiera delle «spese facili» di Sara Gandolfi «È Annuncio degli estremisti. I peshmerga negano Al fronte ● I peshmerga sono i guerriglieri curdi. Da luglio sono impegnati a fermare l’offensiva dei miliziani dell’Isis nel nord dell’Iraq ● Dal 2 luglio sono impegnati in Siria, nella città di confine di Kobane, dove oggi sono schierati 14 mila peshmerga. Tra loro mille sono donne ● Alle loro file si sono aggiunti «combattenti» occidentali: come l’italiano Tommaso Cacciari, no global nipote del filosofo DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME Ha portato con sé il motto in ebraico che i comandanti di Tsahal ripetono ai soldati fin dal primo giorno di addestramento: «Aharai, seguitemi». Con l’aggiunta di una minaccia per i fondamentalisti che vuole combattere: «Facciamo loro vedere che cosa significhino quelle parole». Gill Rosenberg è partita da Tel Aviv un mese fa, volo verso la Giordania e da lì in auto per il Kurdistan. Dopo averli contattati su Internet, si è unita ai guerriglieri peshmerga che stanno fermando l’offensiva degli uomini in nero guidati dal Califfo. Adesso i miliziani dello Stato Islamico proclamano di averla rapita, su alcuni siti starebbero già discutendo del riscatto, della possibile condanna a morte: «Giustiziarla o chiedere in cambio la liberazione dei nostri prigionieri?». Di origine canadese, 31 anni, è stata istruttrice nell’esercito israeliano, sarebbe stata presa dopo uno dei tre attentati suicidi che pochi giorni fa hanno bersagliato Kobane, la città abitata dai curdi nel nord della Siria, al confine con la Turchia. L’attacco più devastante è stato quello con In posa un blindato riempito di esplosivo. Una decina di giorni fa Gill aveva annunciato che la sua pagina Facebook sarebbe stata aggiornata da qualcun altro: «Mi sto spostando in una zona senza Internet, non scrivetemi messaggi personali». I comandanti curdi smentiscono che la ragazza sia stata sequestrata, sostengono che si tratti solo di propaganda dello Stato Islami- Confine turco-siriano Gill Rosenberg, ex istruttrice dell’esercito, si è unita ai guerriglieri un mese fa co. Altri combattenti stranieri dicono di non averla mai vista a Kobane. I ministeri degli Esteri canadese e israeliano stanno verificano le informazioni che per adesso non hanno conferme ufficiali. Nel 2009 Gill Rosenberg è rimasta coinvolta in una truffa, condannata a quattro anni negli Stati Uniti (pena ridotta ed estradizione in Israele) per aver fatto parte di un sistema che raggirava gli anziani americani con promesse di vincite alla 13 lotteria: gli impostori hanno rubato così 25 milioni di dollari (circa 20 milioni di euro). Sarebbe la prima donna straniera a essersi arruolata con i curdi: «Sono nostri fratelli, brava gente, amano la vita proprio come noi» ha detto in un’intervista alla radio dell’esercito israeliano. Lo Stato Islamico richiama gli estremisti delle periferie europee, i fondamentalisti che hanno già combattuto in Nord Africa o Afghanistan. La lotta dei curdi attrae gli occidentali convinti che il Califfo vada fermato adesso — in Siria o in Iraq — prima che lo scontro diventi mondiale. Bande di motociclisti olandesi e tedeschi, veterani americani delle guerre che non finiscono sbarcano sulla prima linea mediorientale, come le Brigate internazionali nella Spagna degli anni Trenta contro i fascisti. Davide Frattini @dafrattini © RIPRODUZIONE RISERVATA Gill Rosenberg, 31 anni, di origini canadesi (qui in una foto tratta da Facebook), sarebbe la prima donna straniera a unirsi ai curdi. Sarebbe stata presa dopo un attentato nella città di Kobane, nel nord della Siria. Proprio su Facebook la donna aveva annunciato pochi giorni fa: «Mi sto spostando in una zona senza Internet». Nel 2009 Rosenberg è rimasta coinvolta in una truffa negli Usa, con condanna a 4 anni (pena ridotta ed estradizione in Israele) come far dirigere il Kgb da un agente della Cia». La battuta, velenosa, è dell’ex candidato presidenziale in Brasile, Aécio Neves, sconfitto d’un soffio da Dilma Rousseff in ottobre. Ma rende bene il fastidio con cui i dirigenti del Partito dei lavoratori (Pt) della presidentessa hanno dovuto inghiottire l’ultimo amaro calice, la nomina a ministro delle Finanze del liberista Joaquim Levy, economista formato all’università di Chicago, cresciuto al Fondo monetario internazionale e noto per le sue posizioni filoausterity. In nome della «governabilità» e per scongiurare il «golpismo», Rousseff ha convinto il Pt ad ammainare alcune storiche bandiere (e il ricordo dei ruggenti anni della presidenza Lula) per abbracciare il nuovo corso. «La congiuntura cambia, dobbiamo adattarci» ha detto Dilma. La base del Pt è più riottosa ad accettare il ritorno di Levy, già ministro del Tesoro tra il 2003 e il 2006. Allora conquistò gli investitori stranieri, ma era tempo di vacche grasse e Pil in crescita. Oggi il Brasile lotta contro la recessione. E il «falco» ha già promesso «disciplina fiscale e tagli alla spesa». Per cominciare. © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 Lunedì 1 Dicembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Lunedì 1 Dicembre 2014 ESTERI «Malvestite e annoiate» Il caso delle Obama girls Ma la repubblicana che le accusa costretta a scusarsi Insieme Il presidente Barack Obama alla Casa Bianca con Malia e Sasha, le figlie di 16 e 13 anni, poco prima di andare a «graziare» i tacchini, alla vigilia del Thanksgiving, lo scorso 26 novembre. La first lady Michelle invece ha disertato la cerimonia (Foto Ap) DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK «Provate a comportarvi con un po’ di classe, visto che quello al quale partecipate è un evento pubblico alla Casa Bianca. Mostrate rispetto, non roteate gli occhi con aria insofferente, non presentatevi vestite come se andaste al bar». La critica feroce è di una blogger repubblicana, Elizabeth Lauten, la portavoce di un deputato del Tennessee. I bersaglio sono Malia e Sasha, le figlie di 16 e 13 anni del presiden- te americano e di Michelle Obama. Mercoledì scorso, alla vigilia della festa del Ringraziamento, Barack aveva chiamato le sue ragazze ad affiancarlo nella tradizionale cerimonia della grazia del tacchino. Ogni anno al presidente vengono portati due esemplari di questi animali che, il giorno dopo, finiranno a milioni sulla tavola degli americani, e lui ne salva uno. Cerimonia banale, anche un po’ ipocrita e molto criticata dagli animalisti, ma c’è una so- lida tradizione alle spalle e Obama, accusato spesso dai conservatori di comportarsi in modo «unamerican», non vuole esporsi ad altre polemiche. Cerca di gestire la cerimonia con un po’ di ironia invocando i poteri esecutivi presidenziali (quelli appena usati per evitare l’espulsione di milioni di immigrati clandestini) per giustificare la grazia. Che, rompendo le regole del protocollo, estende a tutti e due i tacchini, chiamati «Mac» e «Cheese»: due bestioni di 21 chili. Le figlie, dietro di lui, osservano con un’aria tra lo scocciato e l’annoiato. Sono vestite in modo semplice, un po’ casual: gonne corte, stivali, una maglia Malia, un cardigan Sasha. Si capisce che non vedono l’ora che la cerimonia (disertata dalla madre) finisca. Quando Barack chiede a Malia se vuole accarezzare Cheese lei rifiuta con cortese fermezza: si capisce che sta pensando «papà perché mi devi rendere ridicola davanti a tutto il mondo?». Chi può criticarle? Quasi tutti i teenager del mondo si comporterebbero così, se non in modo più brusco. Ma quegli occhi insofferenti bastano alla Lauten per sparare il suo post pieno di rimproveri su Facebook. E il testo diventa subito virale in rete. Del resto la destra che detesta il presidente e lo attacca in continuazione fin dal suo insediamento, sei anni fa, di recente ha cominciato a prendersela anche con Michelle per la sua campagna contro l’obesità infantile a favore di un’alimentazione sana nelle scuole. Quale migliore occasione per allargare il tiro al bersaglio all’intera famiglia presidenziale? I precedenti, del resto, non mancano: dall’anchor radiofonico Rush Limbaugh che nel 1993, nei giorni dell’insediamento di Bill Clinton alla Casa Bianca, paragonò la figlia, Chelsea, al cane dei Bush, a Glenn Beck che nel 2010, ai tempi dell’«oil spill» nel Golfo del Messico, se la prese con Malia (allora dodicenne), che aveva chiesto al padre di mettere un tappo per bloccare la perdita di petrolio da una valvola nei fondali: «Ignorante, hai avuto un’educazione scadente». Ma stavolta la rete si è scatenata contro la Lauten che ha cancellato il post e si è scusata. Massimo Gaggi © RIPRODUZIONE RISERVATA 15 ● La commemorazione Il primo ambasciatore Usa pioniere dell’ambientalismo di Paolo Conti «G La vicenda ● Una blogger e portavoce di un deputato repubblicano, Elizabeth Lauten, ha criticato su Facebook le figlie di Obama per il loro abbigliamento e la loro insofferenza durante la cerimonia del Ringraziamento in cui il presidente «grazia» un tacchino (o due com’è accaduto stavolta) ● Il post è diventato «virale», ma la Rete si è scagliata contro la blogger, che alla fine ha chiesto scusa e lo ha cancellato eorge Perkins Marsh, straordinario intellettuale americano dell’Ottocento e primo ambasciatore degli Stati Uniti nel neonato Regno d’Italia dal 1861, con il suo testo Man and Nature, Physical Geography as Modified by Human Action, scritto nel 1864, si svela a noi contemporanei come l’antesignano dell’ambientalismo e dell’ecologia». Francesco Rutelli, oggi alle 17, partecipa a Roma all’American Academy a largo di Porta San Pancrazio, come presidente del «Centro per un futuro sostenibile», al convegno organizzato dall’Accademia americana per ricordare George Perkins Marsh (foto), nato nel 1801, membro del Congresso, poi ambasciatore Usa presso l’Impero Ottomano e infine nel Regno d’Italia, Paese che conquistò il suo cuore (fu un convinto sostenitore di Garibaldi) e dove morì nel 1882. All’incontro, con Rutelli, partecipano l’ambasciatore Usa in Italia, John Phillips, il direttore dell’American Academy in Rome, Kimberly Bowes, e studiosi italiani e statunitensi. «Leggendo i suoi scritti — dice Rutelli — è impossibile non rimanere colpiti dalla loro straordinaria attualità. Per primo Marsh teorizza di fatto l’ecosistema, sostenendo come la natura faccia parte con l’uomo di un unico contesto. Poi dimostra come l’agire dell’uomo sulla natura sia destinato a modificare pericolosamente quell’ambiente e, a lungo andare, a provocare distruzioni e catastrofi: analizza il pericolo delle deforestazioni e dell’edificazione selvaggia e prevede che così, l’uomo, potrà mettere a repentaglio la sua stessa sopravvivenza sul pianeta. Un vero profeta dei nostri tempi, insomma…». © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 Lunedì 1 Dicembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Lunedì 1 Dicembre 2014 17 Lunedì 1 Dicembre 2014 Corriere della Sera 18 # Cronache Per i pm Loris è stato ucciso Sequestrata l’auto del cacciatore Omicidio volontario, non ci sono indagati. Dall’autopsia sospetti di una violenza SANTA CROCE CAMERINA (RAGUSA) Chi era ● Loris Andrea Stival aveva 8 anni e frequentava la terza elementare nella scuola di Santa Croce Camerina, cittadina in provincia di Ragusa ● Sabato scorso è stato accompagnato a scuola in macchina dalla mamma, Veronica, che l’ha lasciato davanti al cancello alle 8.30. Quando è tornata a riprenderlo alle 12.30 non c’era C’è voluta l’autopsia per accertare che il piccolo Loris Andrea Stival «è morto dopo avere subito una violenza», come afferma il procuratore della Repubblica di Ragusa Carmelo Petralia, subito precisando che «non possiamo dire quale tipo di violenza», ma configurando il reato di «omicidio volontario», pur senza indagati. È cominciata così una dome- Il pensionato «L’ho cercato lì perché pensavo che fosse una zona dove nessuno sarebbe andato» nica di indagini, controlli telefonici, interrogatori e altre attività culminate nel sequestro dell’auto del primo testimone arrivato davanti al canalone della morte, il pensionato con la passione della caccia, Orazio Fidone(«Sono sereno, ho chiarito tutto, e non sono indagato: adesso torno a casa» — ha detto lasciando ieri a tarda sera la sede della questura di Ragusa dopo essere stato sentito per oltre quattro ore come persona informata sui fatti). Quel sequestro ha scosso un paese terrorizzato dal dubbio che un pedofilo si aggiri fra le strade del paese, fra vigne e serre. Ma in Procura parlano di atto dovuto, visto che è sotto sequestro l’intera area del vecchio mulino, a più di quattro chilometri dalla scuola di Santa Croce, dall’istituto dove sabato mattina Loris Andrea è stato lasciato dalla madre senza però aver mai varcato il portone d’ingresso, sparito, anche all’occhio delle telecamere di zona. Con un allarme scattato solo all’ora di pranzo e con ricerche fermate quattro ore dopo, quando il cacciatore, senza sapere perché, senza riuscire a spiegarlo agli inquirenti, sentendo che tutto il paese si mobilitava, racconta di essere andato a colpo sicuro verso quella periferia poco frequentata, scoprendo per caso il corpicino di Loris Andrea. Il sequestro della sua auto rischia comunque di alimentare chiacchiere che Fidone prova a intercettare: «Io collaboro alle indagini e metto la mia auto a disposizione degli investigatori. Ho cercato il bambino in quel posto perché, conoscendola per la caccia, pensavo fos- 4,4 Chilometri separano la scuola dal canale dove è stato ritrovato 3 metri è l’altezza dalla quale potrebbe essere caduto il bambino 4 Vittima Loris Andrea Stival, 8 anni, sparito sabato e trovato morto in un canneto se una zona dove nessuno sarebbe andato». Si dovrà ascoltare anche la moglie del cacciatore che, stando alla prime versioni, avrebbe avuto un ruolo decisivo. Sarebbe stata lei a incoraggiare il marito, davanti alle notizie della tv sulla scomparsa del bimbo, a sollecitarlo perché con altri cacciatori partecipasse alle ricerche. E nella sua casa ieri sera i cronisti si presentavano, scoraggiati dalla figlia: «Lasciateci in pace, non rilasciamo dichiarazioni. Io ho due figli e mio padre non è in casa. È in questura solo per completare le sue dichiarazioni». Per ore e ore funzionari di le ore di «buco» dall’arrivo a scuola (8.30) all’allarme della madre (12.30) polizia e carabinieri hanno passato al setaccio i video di negozi, scuole e banche, per cercare una traccia del piccolo Loris Andrea. Anche per avvalorare l’unica testimonianza non ancora ufficialmente confermata di una signora amica di famiglia che avrebbe visto il bimbo alle 9 in paese, senza zaino. Ma non si trova questo «ovetto» blu, con la scritta Toy Story e le cinghie gialle. Qualcuno lo ha preso. Forse facendo salire su un’auto il bimbo che per i medici è deceduto nella tarda mattinata di sabato dopo un volo di tre metri, fra canneti che avrebbero potuto provocare dei graffi visibili sul viso, mentre un ematoma sulla fronte potrebbe essere stato causato dalla caduta. Incertezza massima per un’indagine che punta all’«omicidio volontario» mentre la madre invoca la sua creatura: «Chi ci ficiru ‘o picciriddu (che hanno fatto al bambino)?». Vano ogni suo tentativo di convincere anche il sostituto procuratore Marco Rota a consentire la restituzione del corpo. Perché l’autopsia continua stamane con un anatomopatologo, un chirurgo di fiducia della Procura e i medici della polizia scientifica al lavoro anche per trovare le tracce di un possibile assassino. In questo caso di un orco che tutti sperano ancora non esista, come si diceva ieri sera in piazza, alla luce di una fiaccolata, durante una veglia di preghiera attorno alla parrocchia di San Giovanni, quella del catechismo e dell’oratorio dell’angioletto strappato via. Felice Cavallaro © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Lunedì 1 Dicembre 2014 19 CRONACHE # I luoghi SICILIA Ragusa Piazza Carducci Scuola elementare Falcone Borsellino: qui Loris Andrea sparisce alle 8.30 Strada asfaltata dalla scuola alla contrada Pirrera I punti ● La Procura di Ragusa ha aperto un fascicolo per omicidio volontario a carico di ignoti. Per il momento viene dunque esclusa l’ipotesi della tragica fatalità ● Secondo l’autopsia il bambino aveva ferite alla testa compatibili con una caduta da un’altezza fra i tre e i cinque metri. Per gli inquirenti il luogo della morte non può essere contrada Pirrera. Fra gli indizi che fanno pensare all’omicidio lo zainetto del bambino che non è stato ritrovato ● Nessuno ha visto in paese il bambino, altro elemento che ha indotto gli inquirenti a pensare che sia stato portato in macchina fino a contrada Pirrera via R LEGENDA om a Via Garibaldi Le indagini dalla nostra inviata Giusi Fasano SANTA CROCE CAMERINA (RAGUSA) Non è guardando quel canneto che Loris ha chiuso gli occhi per sempre e non è in quell’angolo accanto al vecchio mulino che la sua voce si è spenta. Lì sotto, fra il terriccio, le canne e il canale senz’acqua, quel bambino così magro che sembrava un fuscello ci è arrivato ormai morto oppure privo di sensi. Gli inquirenti sono ormai convinti che sia stato ucciso altrove e poi abbandonato nel punto in cui il cacciatore Orazio Fidone lo ha trovato sabato pomeriggio. E dopo le prime dodici ore la possibilità della morte accidentale è scomparsa dalle ipotesi dell’inchiesta. Per la Procura di Ragusa è sicuramente omicidio, per più di un motivo. La ragione fondamentale viene dall’esito dell’autopsia: il bambino aveva ferite alla testa «compatibili» con la «caduta» da un’altezza «fra i tre e i cinque metri» e di sicuro il luogo di uno scenario simile non può essere quello del ritrovamento dove, fra il livello della strada e il punto del canale dove si trovava il corpo, c’è un’altezza di circa un metro e mezzo: troppo poco per le fratture al cranio descritte dal medico legale. Chi ha nascosto Loris fra quelle canne puntava probabilmente a ritardare il più pos- Contrada Pirrera Ritrovamento: qui alle 16.55 il cacciatore scopre il corpo lungo la strada per Punta m Braccetto 400 Il medico legale: è caduto da un’altezza di oltre 3 metri incompatibile col luogo Il proprietario del mulino: ero sul posto, non ho sentito né un grido né un’auto sibile la sua scoperta oppure si è semplicemente disfatto del cadavere appena si è imbattuto in un luogo abbastanza isolato per ritenere di non essere visto. Isolato, sì, ma comunque non deserto. Perché proprio sabato nel vecchio mulino accanto (pochi metri dal punto in cui Loris è stato trovato) verso le nove del mattino è arrivato il proprietario (un maresciallo dei carabinieri in pensione che si chiama Giuseppe Caggia) che giura di essere rimasto lì tutta la giornata, salvo una pausa fra le 11.30 e le 15.30. «Non ho sentito niente e nessuno. Né una voce che chiedeva aiuto né un grido né una macchina che sgommava. Niente». Ucciso altrove e portato a Punta Braccetto, magari proprio nelle ore in cui il maresciallo è tornato a casa per pranzo. E chi «gli ha voluto così tanto male», come dice sua madre Veronica, ha fatto sparire il suo zainetto per provare a salvarsi. Era a forma di ovetto, blu con righe gialle, pieno di libri, quaderni e cancelleria. Loris ce l’ha sulla schiena quando le telecamere di un negozio inquadrano lui, la sua mamma e il fratellino più piccolo mentre salgono in macchina fra le 8.10 e le 8.15. L’auto si avvia in direzione della La reazione Il dolore e lo strazio di Veronica, la mamma del piccolo Loris Andrea sul luogo in cui è stato ritrovato il corpo del bimbo di 8 anni sparito sabato mattina scuola. Veronica racconterà poi di aver lasciato il bimbo non proprio davanti al portone ma a un incrocio vicino, a 50-70 metri dall’ingresso. E una vigilessa conferma: ha visto il piccolo a piedi vicino alla scuola, poco prima delle 8.30. C’è un’altra testimone il cui racconto è arrivato (in modo non diretto) al nonno del bambino: direbbe che Loris alle 9.10 era a 500-600 metri dalla scuola, senza lo zainetto in spalla. Ma di tutto questo non c’è nessun verbale né si è potuto capire se la teste è certa dell’identità del piccolo perché non è stata ancora rintracciata. Gli orari e i passaggi obbligati per allontanarsi dalla zona della scuola. È da sabato pomeriggio che gli inquirenti stanno guardando ad uno ad uno i tanti video raccolti dalle telecamere di Santa Croce Camerina. Si è cominciato ovviamente da quelle più vicine alla scuola ma per ora niente: non c’è traccia del passaggio del bambino dopo l’orario in cui sua madre lo ha lasciato. Dettaglio che ha messo in campo la possibilità che Loris non si sia allontanato a piedi. Qualcuno potrebbe averlo aspettato, magari d’accordo con lui, oppure potrebbe averlo caricato a forza su un’auto o un furgone. Anche perché i cani della protezione civile che avrebbero dovuto rintracciare il suo passaggio vicino alla scuola durante le ricerche non hanno individuato tracce in direzione del luogo in cui poi è stato ritrovato. Dopo le prime 24 ore di in- Uno strazio infinito resta impresso nel cuore del governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, l’unico ieri a salire la scaletta della modesta ma dignitosa casa di una famiglia disperata, quella del piccolo Andrea, presente in quel salottino della periferia di Santa Croce Camerina con i sorrisi birbanti di foto accarezzate da una madre implorante. «Presidente mi porta ad abbracciare Andrea? Debbo vederlo subito» insisteva mamma Veronica. E Crocetta una telefonata al prefetto l’ha fatta davvero chiedendo l’impossibile, poi spiegando che bisogna avere pazienza e attendere ancora una notte, che occorro- no altre ventiquattro ore. Il padre ha spiegato che la sua vita s’è fermata sabato pomeriggio, sul suo Tir, in autostrada, in viaggio da Milano verso Sud. Con Crocetta comprensivo: «È terribile per un padre apprendere alla radio che il figlio è morto». Una somma di choc si incrociano in questa casa dove la gioia è stata spazzata via e il terrore irrompe con l’ansia crescente di richieste poste al governatore da una madre affranta: «Ci vogliono le telecamere attorno alle scuole, quelle che ci sono non bastano, io ho un altro figlio piccolo che va all’asilo e debbono metterle dagini la più grande incognita di questa storia resta il movente. La possibile pista della violenza sessuale non soltanto non è esclusa ma sembra trovare qualche elemento di conferma anche nell’esito dell’autopsia, tanto da far dire a un investigatore che «potrebbe esserci stata una violenza sessuale». Ed è sempre l’autopsia a svelare che Loris aveva ematomi sul volto e graffi, forse segno del suo tentativo di difendersi oppure lasciati dalla caduta fra la strada e il canneto dove il cacciatore lo ha trovato. «Mi sono diretto da solo, d’istinto, verso la zona del vecchio mulino» ha ripetuto Orazio Fidone ai carabinieri e alla polizia della prima ora ma anche ieri sera, quando è stato sentito di nuovo come testimone. Lui era ancora in questura quando Veronica è uscita di casa per andare in obitorio con il medico legale e il capo della Squadra mobile, Nino Ciavola. Per tutto il giorno aveva ripetuto «voglio vederlo, fatemi vedere il mio bambino». Centinaia di volte sempre e solo quello: fatemelo vedere. Alle dieci di sera è arrivato il momento. Il peggiore di tutta la sua vita. @GiusiFasano © RIPRODUZIONE RISERVATA ❞ La disperazione della madre: guai se toccano il mio piccolo voglio ancora abbracciarlo La madre si agitava come se il piccolo Andrea fosse ancora vivo: «Guai se lo toccano. Voglio che in ospedale facciano l’autopsia senza aprirlo. Mio figlio è bellissimo. L’hanno messo su un letto freddo. Lo lascio tutta la notte da solo? Io debbo abbracciarlo, dargli un po’ di calore, parlare con lui...». Mentre all’improvviso è circolata una frase choc che il padre, Davide Stival, avrebbe pronunciato davanti agli investigatori: «Perché prendersela con mio figlio? Questa volta lo ammazzo con le mie mani». Ma i carabinieri l’hanno poi smentita. SANTA CROCE CAMERINA Gettato nel canale dall’assassino La famiglia SANTA CROCE CAMERINA (RAGUSA) Abitazione della famiglia Stival Una vicina Ci vogliono le telecamere attorno alle scuole, anche in classe... Quelle che ci sono non bastano pure in classe le telecamere, per controllare tutto...». Ansia che non c’era mai stata fino a sabato. Nemmeno quando Andrea faceva qualche monelleria e si allontanava per gioco, magari seguendo ragazzini più grandi, compari di inno- centi scorribande per una partitella a calcio, innocue e rapide fughe ricordate dalla zia Antonella: «Lo ritrovavamo nelle vicinanze. Un rimprovero e tornava...». Forse anche per questo papà Davide era contento che il suo discolo fre- Salerno Annuncia su Facebook il delitto della ex Prima le minacce su Facebook, poi l’omicidio dell’ex moglie. È successo a Postiglione (Salerno) dove Cosimo Pagnani, 32 anni, è accusato di aver ucciso a coltellate l’ex consorte. I carabinieri stanno verificando se sia stato effettivamente il presunto assassino a scrivere il post sul social network. © RIPRODUZIONE RISERVATA quentasse la parrocchia di San Giovanni. Per il catechismo, confuso fra i duecento bimbi che ascoltavano padre Flavio Maganuco. Ma lui, sornione, preferiva i pomeriggi all’oratorio per le lezioni di taekwondo, per quest’arte marziale simile al karate, per la posa, i pugni, l’uniforme, una sorta di divisa come il kimono, felice pochi giorni fa della foto scattata per inviarla col telefonino al papà lontano, al Nord. Ed è questa forse l’ultima istantanea che resta di una vivacità brutalmente soffocata in fondo a un canalone. F. C. © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 Lunedì 1 Dicembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Lunedì 1 Dicembre 2014 CRONACHE Vaccini, 13 i casi sospetti Due settimane per i test Indagano sei procure. In campo anche l’Agenzia europea Aveva 83 anni, soffriva di insufficienza respiratoria, per curarsi prendeva molti farmaci. È morta mercoledì scorso a Spoleto a 24 ore dall’iniezione col vaccino Fluad, sospeso giovedì scorso dal ministero della Salute che ha bloccato due lotti distribuiti alle Asl. Si tratta del tredicesimo dei casi segnalati al sito della farmacovigilanza di Aifa, l’Agenzia nazionale del farmaco, come addebitabili al prodotto di Novartis. Eppure la scomparsa della signora ha poca probabilità di essere legata al vaccino e sembra piuttosto dovuta alla sua fragilità. La profilassi l’avrebbe infatti protetta dall’influenza che per queste persone è pericolosissima. «Gli altri casi di decessi a noi pervenuti rispecchiano le stesse caratteristiche: più di 80 anni, ROMA Il farmaco ● Il Fluad è un vaccino antinfluenzale prodotto dalla Novartis in commercio in Italia dal 1997 ● Il farmaco, a differenza degli altri, contiene un adiuvante, ovvero una sostanza di origine naturale, il colesterolo, in grado di potenziarne l’efficacia donne, malate croniche. Dunque ci orientiamo con sempre maggior decisione a ritenere che la vaccinazione non abbia responsabilità», ipotizza Luca Pani, capo di Aifa. Si aspetta inoltre in settimana la valutazione dell’Agenzia europea del farmaco (Ema). Dunque non sono per ora in programma nuovi ritiri, tanto più che le segnalazioni riguardano lotti diversi da quelli inizialmente sospesi. Un altro elemento avvalora l’ipotesi che l’allarme possa rientrare. Le L’ultimo decesso È una donna di 83 anni morta a Spoleto il giorno dopo aver fatto la profilassi ? DOMANDE E RISPOSTE ● È ancora raccomandata l’iniezione antinfluenzale? 1 La stagione dell’influenza è alle porte. Meglio vaccinarsi o è più saggio evitare? La vaccinazione è sicura. È la stessa da anni e non c’è nessun pericolo. Non è obbligatoria ma è raccomandata soprattutto per gli over 65 e per chi soffre di malattie croniche gravi per le quali l’influenza potrebbe complicare lo stato di salute anche in modo letale. Chi si è già vaccinato, anche se con un prodotto sospettato, non corre alcun rischio. Chi non si è ancora vaccinato può farlo tranquillamente. 2 3 Chi non dovrebbe fare il vaccino? 4 Quali sono le possibili complicazioni che possono rendere pericolosa un’influenza? 5 Quante persone si ammalano ogni anno di influenza? Quali sono i soggetti più a rischio? 6 Si devono assumere antibiotici per curare l’influenza? Lattanti al di sotto dei sei mesi, chi ha avuto una reazione allergica grave (anafilassi) dopo la somministrazione di una dose di vaccino, chi soffre della sindrome di Guillain-Barrè. Come si evita l’influenza, vaccino a parte? I virus influenzali si diffondono prevalentemente per via aerea, attraverso le goccioline di saliva espulse con la tosse, gli starnuti o mentre si parla, ma anche attraverso il contatto con mani contaminate dalle secrezioni respiratorie delle persone infette. È meglio dunque evitare i luoghi chiusi e affollati e bisogna lavarsi spessissimo le mani. Sinusiti, otiti (soprattutto nei bambini), polmoniti, il peggioramento di malattie preesistenti (per esempio malattie croniche dell’apparato cardiovascolare, diabete, asma), la disidratazione nei bambini e negli anziani. Durante la malattia occorre bere molta acqua e mangiare frutta di stagione. In Italia si stima che ogni anno ci siano in media dai 5 agli 8 milioni di casi ascrivibili a sindromi simil-influenzali. I più esposti sono le persone con età superiore a 65 anni, i bambini con età inferiore a 2 anni (ma superiore ai sei mesi), le donne in gravidanza, le persone con malattie cronico-recidivanti e chi vive in comunità (ospedali, caserme, scuole, case di cura, carceri). Assolutamente no. L’influenza è causata da un virus e dunque gli antibiotici non li contrastano, anzi, a volte possono favorirli. Vanno perciò presi solo se vi sono complicazioni di tipo batterico, ma è sempre il medico curante che deve decidere. Mario Pappagallo © RIPRODUZIONE RISERVATA prime analisi dell’Istituto superiore di Sanità (Iss)sui campioni di fiale sospettate non hanno mostrato nulla di anomalo per quanto riguarda la tossicità (domani arriveranno le risposte definitive, come conferma Walter Ricciardi, commissario dell’Iss). I dati finali, quelli sulla sterilità, cioè l’eventuale presenza nel liquido di germi, saranno invece disponibili tra quindici giorni. Ci si avvia verso il ridimensionamento di un allarme che ha provocato danni notevoli sul piano della prevenzione e che forse andava gestito meglio. Ben sei Procure hanno aperto un’inchiesta. A Siena, Prato, Chieti e Roma si è aggiunta Parma (per la morte di un ultranovantenne) con l’ipotesi di omicidio colposo contro ignoti. La gente ha paura, non si fi- 21 Il vaccino antinfluenza Le due colture per ottenerlo IN UOVA DI GALLINA IN CELLULE ANIMALI Il virus dell’influenza viene iniettato – insieme con uno innocuo – in un uovo fecondato Il virus influenzale viene inserito nelle cellule di un mammifero I due ceppi (quello virale e quello innocuo) infettano l’embrione e danno origine al virus A questo punto più si moltiplicano le cellule, più si moltiplica il virus Altre uova si infettano con il nuovo virus per ottenere una dose di vaccino Il virus viene estratto dalle cellule e reso inattivo Il virus viene reso inattivo per evitare che contagi le persone vaccinate Dal virus si estraggono le proteine per fare il vaccino Corriere della Sera da, la richiesta del farmaco di Novartis è rallentata. «Di influenza si muore — avverte il geriatra Roberto Bernabei —. Il virus innesca una cascata di eventi che scassano organismi già indeboliti da altre patologie. Gli anziani non devono commettere questo errore». D’accordo l’immunologo 7 Le regioni in cui si sono verificati i decessi sospetti legati al vaccino Fernando Aiuti: «Questo non significa però che i medici abbassino la guardia nel segnalare. Ci possono essere problemi tardivi, 7-15 giorni dopo l’iniezione, anche se rarissimi causati da reazioni immunitarie». Margherita De Bac mdebac@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 Lunedì 1 Dicembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Lunedì 1 Dicembre 2014 La storia di Alberto Pinna «Siamo 37, tutte donne. Non ce ne andremo dalla miniera. Che non credano di illuderci ancora con promesse... Abbiamo un nome solo: chiamateci tutte Maria». Chi parla dall’imboccatura della galleria di Villamarina, casco calato sulla faccia coperta da una sciarpa, un nome ce l’ha. Si chiama Valeria: «Ma abbiamo deciso che la nostra battaglia non ha volti né cognomi». Lavorano all’Igea, società della Regione Sardegna, 254 dipendenti, i «sopravvissuti» dei 40 mila che un tempo lavoravano nel polo minerario del Sulcis Iglesiente. Da mesi non ricevono lo stipendio. «E dopo l’ennesima assemblea di tutto il personale, la scorsa settimana, noi donne — così dice Valeria, 47 anni — ci siamo riunite da sole. E subito ci siamo trovate d’accordo: mai una donna prima d’ora ha occupato una miniera? Lo facciamo noi: oltre ogni colore politico e ogni tessera sindacale. Siamo 37, unite e decise, come fossimo una sola persona». La prima galleria della miniera di Villamarina è lunga più di 800 metri, venerdì si son chiuse alle spalle il cancello. Erano 35, le altre 2 sono andate a dar man forte ai loro compagni nella vicina miniera di Campo Pisano. Da lì arriva l’acqua per Iglesias, i minatori hanno interrotto le forniture, ripristinate dopo qualche ora dalla polizia. «Non vogliamo creare disagi, ma quando si sta CRONACHE Sulcis, la protesta delle Marie «Allatto qui in miniera» La Fondazione Rava Ottantamila scatole di farmaci donate ai bimbi bisognosi IGLESIAS La vicenda ● Da tre giorni 37 donne sono asserragliate nella miniera di Villamarina, a Iglesias, in Sardegna ● Le donne — alcune di loro dipendenti, altre parenti di minatori — chiedono il pagamento degli arretrati e un piano di rilancio Il gesto Le donne dell’Igea all’imbocco della galleria della miniera Villamarina di Monteponi, a Iglesias (foto Cucca/Controluce) 75 Per cento Il tasso di disoccupazione giovanile nel Sulcis Iglesiente, storica regione della Sardegna sudoccidentale per morire si è disposti a tutto». A Iglesias hanno capito: «Sono venuti tanti a dirci: ”Siamo con voi” e ci hanno portato cibo e dolci». Le donne hanno scritto sui caschi bianchi: «Noi non abbiamo paura» e con lo stesso motto hanno aperto una pagina su Facebook. Accanto a Valeria c’è Maria1, 62 anni, lavora da più di 40: «Vado in pensione fra due mesi, questa è la mia ultima lotta e spero che finisca bene. Sono stata assunta dopo uno sciopero e me ne vado dopo uno sciopero. Possibile che si debba ricorrere a questo per lavorare?». Maria3 ha quasi dieci anni di meno, ma è già nonna, due nipoti. Maria4 ha un figlio di 8 mesi. «Me lo porta mio marito, ogni 6 ore. Lo allatto ancora al seno e non potrei rimanere senza averlo fra le braccia». Arrivano anche i figli. Parla ancora Valeria: «Ho cominciato nel 1987, avevo 20 anni. Per fortuna lavora mio marito, anche lui nel settore minerario, e a casa a fine mese arriva almeno una busta paga. Mio figlio ha 18 anni e fa il liceo scientifico. Quando viene mi bacia e mi dice: “Mamma, tieni duro, sono orgoglioso di te”». L’Igea ha 25 milioni di debiti, da pochi giorni la Regione ha nominato un commissario, ma con la Carbosulcis — società che ha in carico altri 700 «reduci» del comparto minerario — naviga a vista. «Facciamo accordi ma dopo pochi giorni la Regione li disattende» lamenta Mario Cro segretario territoriale della Uiltec. Ieri messa con il vescovo davanti alla galleria. Domani altro incontro a Cagliari, in Regione uno spiraglio: «Stiamo preparando un piano per il riequilibrio finanziario». Ma le donne in miniera insistono: «Non ci muoviamo». © RIPRODUZIONE RISERVATA 23 ● L’occupazione della vicina miniera di Campo Pisano (e di alcuni dei pozzi che riforniscono d’acqua Iglesias) ha causato anche l’interruzione della condotta idrica che disseta la città: è dovuta intervenire la polizia per ripristinare la fornitura Sono state raccolte 83.000 confezioni di farmaci da banco, alimenti per l’infanzia e altri prodotti pediatrici. Tre volte di più della prima edizione. È stata un successo quest’anno l’iniziativa «In farmacia per i bambini», organizzata in occasione della Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia (20 novembre) dalla Fondazione Francesca Rava-Nph Italia Onlus. Mille volontari in 810 farmacie hanno raccolto prodotti per 182 case famiglia ed enti che aiutano i bambini in Italia e per l’ospedale pediatrico Nph St Damien ad Haiti. «Siamo entusiasti dei risultati della raccolta e dei riscontri che abbiamo ricevuto dai volontari e farmacisti di tutta Italia — ha dichiarato Mariavittoria Rava, presidente della Fondazione Francesca Rava —. È la testimonianza del grande cuore degli italiani nonostante la difficile situazione economica. I prodotti sono stati già consegnati a gran parte degli enti beneficiari e stanno quindi già aiutando tantissimi bambini. Un container sta partendo per Haiti dove l’emergenza sanitaria per milioni di bambini è quotidiana». Nelle farmacie aderenti i volontari hanno anche distribuito 100.000 copie della Carta dei diritti dell’infanzia. © RIPRODUZIONE RISERVATA 24 Lunedì 1 Dicembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Lunedì 1 Dicembre 2014 CRONACHE 25 # LA GIORNATA MONDIALE Si celebra in tutto il mondo dal 1988. L’appello del cantautore di Mika U na ricerca Doxa stima in oltre 35 milioni le persone che vivono attualmente con l’Hiv: di queste, ben 19 milioni non hanno idea del proprio stato di sieropositività. Solo nel 2013, un milione e mezzo di persone sono morte per malattie legate all’Hiv, il 74% delle quali (secondo i dati di Unaids, il programma delle Nazioni Unite per l’Aids) vivevano nell’Africa subsahariana, e fino ad ora il virus ha mietuto ben 39 milioni di vite in tutto il mondo. Messe nero su bianco, queste statistiche spiegano perché l’Aids, secondo l’Oms (l’Organizzazione mondiale della sanità), è la sesta causa di morte nel mondo. Se si chiedesse a una persona qualunque la propria stima probabilmente non avrebbe idea di cosa rispondere a proposito dell’Aids. Andrebbe diversamente se gli si chiedesse dell’impatto delle malattie cardiovascolari. Nessun’altra malattia mette in gioco un numero così alto di questioni sociopolitiche: intolleranza tradizionale e religiosa, disuguaglianza economica e sociale, razzismo, omofobia, scarsa istruzione, pudore; tutto ciò impedisce l’eradicazione di una patologia evitabile e l’accesso alle cure. Nessun’altra malattia in tempi moderni ha portato a una tale discriminazione nei confronti delle persone infette e di quelle più a rischio. Siamo diventati insensibili al numero di morti perché la maggior parte di loro è povera, nera o è lontana? Come sottolineato da una indagine di Unaids, il «Gap Report», porre fine alla epidemia è possibile, tuttavia è necessario guardare nei nostri Paesi, nelle nostre famiglie e affrontare ciò che temiamo di più. La ricerca Per prepararmi a scrivere questo articolo ho cercato di trovare alcuni giovani italiani disposti a raccontarmi la loro vita nella sieropositività. Ho iniziato chiedendo aiuto a Julian Fleet, già direttore di Unaids e avvocato per i diritti umani, poi alla Lila (Lega italiana per la lotta contro l’Aids) e infine al Cesvi, un’organizzazione umanitaria italiana. Tutti assieme non siamo stati in grado di trovare una sola persona sotto i 45 anni disposta a parlare pubblicamente. In Italia ci sono circa 140 mila persone che vivono con l’Hiv. Secondo la sopracitata ricerca condotta da Doxa per Cesvi, ci sono segni di una crescente noncuranza tra i giovani italiani, tra i 16 e i 35 anni, quando si tratta di proteggersi. Un sorprendente 48% di loro non pratica sesso protetto perché è impegnato in un rapporto stabile con un solo partner. Questa giustificazione è discutibile, considerando che solo il 29% dichiara di essersi mai sottoposto al test per l’Hiv. Secondo Chiara Magni del Cesvi, i giovani italiani rispetto a quelli dello Zimbabwe o del Sudafrica, sono meno consapevoli delle conseguenze del sesso non protetto e molto più ❞ Simbolo Una veglia di preghiera a sostegno dei malati di Aids organizzata in occasione del World Aids Day 2014 davanti al centro di riabilitazione «Maiti Nepal» di Kathmandu, in Nepal (Epa) Aids, il coraggio di un ragazzo e i pregiudizi che resistono Mika: ho chiesto a tanti sieropositivi, ma solo Eduardo ha accettato di parlare L’autore ● Michael Holbrook Penniman Jr. (conosciuto con il nome d’arte Mika) è un cantautore libanese naturalizzato britannico È nato a Beirut 31 anni fa da madre libanese (maronita) e padre statunitense ● Mika è diventato famoso con il singolo «Grace Kelly» e l’album «Life in Cartoon Motion», con cui nel 2007 ha vinto quattro World Music Awards Su Corriere.it Leggi la versione integrale dell’articolo scritto da Mika per il Corriere della Sera su www.corriere.it pudici nell’uso del preservativo: «In Italia c’è stigma, pregiudizio e paura e non se ne parla; non c’è un’educazione sessuale come nel Nord Europa e i preservativi sono ancora percepiti come uno strumento di sesso trasgressivo». Aggiunge poi Alessandra Cerioli, presidente della Lila: «Se una ragazza porta con sé un preservativo — il che sarebbe un comportamento responsabile — è ridicolizzata e viene considerata promiscua». Al contrario, in America i preservativi sono diventati quasi un simbolo di comportamento sessuale responsabile; ci si vanta orgogliosamente di usarli e c’è sempre stata una campagna di formazione sulla protezione, cosa che sembra inesistente in Italia. La storia Ho finalmente trovato qualcuno disposto a farsi intervistare grazie a un amico di Milano. Mi è stato presentato Eduardo, un venticinquenne nato da una madre sieropositiva figlia di una spacciatrice di droghe pesanti. In questo contesto la mamma iniziò a drogarsi a solo 13 anni. «Quando mio nonno ha scoperto tutto, denunciò la nonna che fu messa in prigione. Mia mamma e suo fratello passarono cinque anni in un centro di riabilitazione». È stato là che la madre di Eduardo e suo padre s’innamorarono e a 24 anni lei rimase incinta. Durante la gravidanza scoprì di essere sieropositiva. Quando Eduardo aveva 3 anni lei morì di complicazioni connesse all’Aids. Il padre invece è sieronegativo. La positività all’Hiv di Eduardo gli è stata tenuta segreta per tutta la sua fanciullezza e, come conseguenza della mancanza di un trattamento medico appropriato, a 6 anni è diventato improvvisamente cieco: «È stato Nessun’altra malattia mette in gioco tante questioni: intolleranza, omofobia, razzismo, pudore. Ma la paura si sconfigge solo quando ci si confronta come spegnere la luce, mi ricordo ogni cosa come era prima e penso ogni cosa a colori». Fu all’età di 15 anni, cercando su Internet notizie sui farmaci che sapeva di dover prendere per la vista, che capì di assumere dei retrovirali. Affrontò il padre che gli raccontò del passato. «Ne parlai con una mia compagna di classe mentre ci stavamo scambiando una sigaretta, lei me la restituì e il giorno dopo si confessò col docente di religione che era un prete. Gli disse che aveva condiviso una sigaretta con un ragazzo sieropositivo e fece il mio nome. Lui le diede una penitenza e convocò una riunione del consiglio di istituto in cui raccontò la mia storia. Il preside mi interrogò per sapere se avessi mai mentito o messo a rischio la salute dei miei compagni. Risposi che avevo detto una bugia, che cercavo attenzioni perché cieco e chiesi perdono». Nei tre anni successivi Eduardo non parlò con nessuno della sua classe in quanto nessuno aveva più fiducia in lui. Nel frattempo si rese conto di essere gay. «Ho dovuto esse- re discreto — racconta —, perché quando si parla di me, si parla di cecità, omosessualità e sieropositività tutte allo stesso tempo: è un cocktail difficile!». L’isolamento sociale di Eduardo è totalmente ingiustificabile; la vergogna che prova deve essere nostra e di coloro i quali hanno ricoperto posizioni di autorità durante la sua adolescenza. Gli abusi di potere di certi sacerdoti e di certe scuole sono impossibili da giustificare. La data ● La Giornata mondiale contro l’Aids si celebra ogni anno il 1° dicembre Conoscere per capire ● L’idea è nata nel 1988 durante il Summit mondiale dei ministri della Sanità (sopra, il nastro rosso simbolo della lotta all’Aids) Oggi sono seduto a parlare con Eduardo che si è laureato da poco in Psicologia. Gli chiedo perché dopo anni di segretezza ha deciso di parlarmi. «Sono qui perché sono curioso, penso che se non si parla di qualcosa, questa cosa non esiste. Nel 2014 c’è ancora gente che non immagina l’esistenza di casi come il mio. Se ne parlo, rendo questi problemi reali permettendo alla gente di ampliare la propria conoscenza e tolleranza». Gli domando se si presenta come un sieropositivo: «La prima cosa che la gente deve considerare è la cecità — No all’isolamento I dati 35 milioni Le persone nel mondo che convivono con il virus dell’Hiv 120-140 mila Per macroaree (in milioni) in Italia Europa centrale e occidentale, Nord America Europa orientale e Asia centrale 1,1 2,3 0,25 Africa subsahariana 1,6 24,7 19,1 miliardi di dollari I fondi stanziati nel 2013 per combattere la diffusione dell’Hiv L’evoluzione negli anni (in milioni) 3,1 3,3 2,3 3 2,9 2,4 2,4 2,8 2,7 2,6 2,5 2,5 2,1 2001 ‘02 2,4 2,2 2,3 2 Morti per malattie legate all’Hiv Fonte: Unaids 4,8 0,23 America Latina 3,4 Nuove infezioni Asia e Pacifico Medio Oriente e Nord Africa Caraibi ‘03 ‘04 ‘05 ‘06 2,2 ‘07 2,1 ‘08 1,8 2,0 1,9 ‘09 ‘10 dice —, poi la mia omosessualità». Non posso fare a meno di rattristarmi per lui sebbene egli consideri il suo non essere identificato come sieropositivo come un punto di forza, lui infatti non ha mai potuto scegliere. «Fai parte di una comunità di sieropositivi?» gli domando e risponde di no. «La giornata mondiale dell’Aids è importante per te?», mi dice di no. «Sai che cosa è?». «No — dice — non ci sono mai stato». Dopo l’intervista, Eduardo mi ha chiamato più volte perché lo rassicurassi. Il suo timore principale era che avrebbe potuto perdere il suo lavoro in una fondazione che si occupa di charity. «Essere apertamente sieropositivi in Italia non è semplice perché sei ancora considerato una persona che si è comportata in modo disdicevole» sottolinea Cerioli, che continua, «dopo aver scoperto il loro stato, le persone spesso si autodiscriminano; alla Lila cerchiamo persone che si facciano avanti e che parlino, perché vogliamo combattere la discriminazione sul lavoro. Abbiamo avuto due casi di uomini licenziati da una compagnia di bandiera europea per essersi dichiarati sieropositivi: eravamo pronti a citare in giudizio la società e avremmo vinto se i due non si fossero defilati». 2,1 1,7 1,5 ‘11 ‘12 ‘13 d’Arco «Sono contento che abbiamo parlato — dico a Eduardo che è seduto sul divano di casa mia a Milano —, la tua storia è umana, difficile e complicata, ma le persone che non sono nelle tue condizioni, capiranno». È uno tra i pochi giovani a raccontarsi pubblicamente in Italia; lui se ne rende conto: «Ma non posso negare che provo rimorso e paura». La paura si sconfigge solo quando ci si confronta. In questa giornata mondiale contro l’Aids la storia di questo ragazzo è una straordinaria testimonianza della discriminazione e dell’isolamento. La sua vita è stata così piena di sfide, tante quante io non ne incontrerò mai nel corso della mia. C’è fiducia nel suo futuro che però è pieno di scadenze e condizioni. Il suo Paese, la sua Chiesa, il suo posto di lavoro, i suoi amici dovrebbero essere niente altro che fonti di sostegno e di forza. Come possiamo seriamente aiutare a risolvere la devastante epidemia nell’Africa subsahariana che sta annientando giovani donne, bambini e uomini se non riusciamo neppure a tollerare lo stesso problema che abbiamo davanti alla porta di casa nostra? ( traduzione di Paolo Klun) © RIPRODUZIONE RISERVATA Lunedì 1 Dicembre 2014 Corriere della Sera 26 I AM SHARING MY VIEW Ogni scatto, ogni inquadratura, racconta il mondo dalla tua prospettiva. Un mondo fatto di dettagli, attimi, suggestioni. Se il tuo obiettivo è catturarli, la tua fotocamera ideale è una reflex Nikon, strumento capace di mettere a fuoco tutta la complessità di un istante. E di condividerlo all’infinito, grazie alla tecnologia Wi-Fi*. Perché raccontare con le immagini ed esprimere la propria creatività è la “mission” di ogni fotografo. Poterlo fare sfruttando le potenzialità delle fotocamere di ultima generazione è il sogno di tutti. Con Nikon, può diventare realtà. I AM DIFFERENT. I AM NIKON. “A volte non servono molte idee, ma solo una nuova prospettiva.” Foto realizzata da Andrius Aleksandravičius a Siviglia. A. Aleksandravicius Vieni a scoprirci su nikonreflex.it 4 ANNI GARANZIA NITAL CARD assicura 4 anni di garanzia e assistenza più accurata con ricambi originali. Infoline 199.124.172. Per estendere la garanzia a 4 anni è necessario registrare il prodotto via web alle condizioni riportate all’interno della confezione o su www.nital.it * In caso di modulo wi-fi non integrato, è necessario l’adattatore wireless per la comunicazione con dispositivi mobili WU-1a o WU-1b opzionale. Inoltre, è necessario scaricare sullo smart device la Wireless Mobile Utility di Nikon, compatibile con iOS™ e Android™, disponibile gratuitamente su Google Play™ e Apple App Store™. Corriere della Sera Lunedì 1 Dicembre 2014 Il caso di Gian Antonio Stella CRONACHE Il Grand Hotel ecomostro abbattuto senza istituzioni ● La curiosità Fiori più profumati con l’innalzamento delle temperature di Anna Meldolesi Lo scheletro di Alimuri da 50 anni deturpava la costa sorrentina Fino all’ultimo i proprietari hanno sperato nell’ennesimo rinvio È andato giù finalmente, lo scheletro maledetto. C’è chi dirà che il rudere di quello che avrebbe dovuto essere il Grand Hotel Alimuri era solo una delle tante porcherie disseminate lungo la costa italiana. Vero. Quel cadavere edilizio sdraiato accanto a un faraglione sulla costa di Vico Equense, un mostro immortalato nelle fotografie di migliaia e migliaia di turisti scesi nei decenni in barca lungo la costa sorrentina, aveva però assunto col passare degli anni un ruolo simbolico superiore a tutte le altre schifezze. Era, in qualche modo, l’«ecomostro più mostruoso». Più orrendo di tutti gli altri già abbattuti. Lo scheletro del complesso di Copanello, delle palazzine di punta Perotti a Bari, del villaggio Sindona a Lampedusa, del villaggio Coppola a Castel Volturno, dell’hotel Fuenti a Vietri sul Mare, delle 73 villette abusive costruite dalla Camorra sulla litoranea tra Campolongo e Foce Sele. Più brutto delle due ville abusi- Le fasi dell’esplosione Tempi lunghi Dopo lo stop ai lavori e l’ordine di demolizione l’edificio ha subito ben tre cambi di proprietà ve condonate come «vasche di irrigazione» a Capo Vaticano, a poche decine di metri da dove Giuseppe Berto scrisse: «Sto su un promontorio alto sul mare, è un panorama stupendo. E quando il giorno, dalla punta del mio promontorio, guardo gli scogli e le spiaggette cento metri sotto il mare limpidissimo che si fa subito blu profondo, so di trovarmi in uno dei luoghi più belli della terra». Per questo l’abbattimento dell’Alimuri era diventato una questione di principio. Perché pareva impossibile che proprio non si riuscisse a buttarlo giù. Pareva impossibile che «dopo» il blocco dei lavori e l’ordinanza di demolizione lo scheletro fosse passato per ben tre volte di mano, nel 1988 e poi nel 1993 e poi ancora nel 2006, quand’era stato comprato dalla moglie dell’allora assessore regionale Andrea Cozzolino, braccio destro di Bassolino. Pareva impossibile che Comune, Regione e Stato scendessero a patti coi proprietari contrattando Le fasi dell’abbattimento dell’ecomostro sulla spiaggia di Alimuri a Vico Equense (Napoli) ieri (sopra nelle foto di Ciro Fusco/Ansa). Per demolire l’edificio sono serviti circa 60 chilogrammi di esplosivo. Il rudere si è accartocciato su se stesso in dodici secondi per effetto di 1.200 microcariche esplosive l’invio delle ruspe in cambio di «compensazioni» come quella (poi annullata) che concordò Francesco Rutelli. Fino all’ultimo hanno resistito, con l’ennesima richiesta di una sospensiva, i proprietari. E fino all’ultimo gli ambientalisti hanno temuto un nuovo rinvio della demolizione, come già era accaduto nel 2007. Finché finalmente ieri mattina, nella totale assenza (curioso, no?) di ogni rappresentante della Regione o dello Stato accanto al sindaco Gennaro Cinque e all’assessore Antonio Elefante, dopo mezzo secolo di ricorsi, contro-ricorsi, rinvii, sentenze, promesse e delusioni, è tutto finito. Un boato e si è sollevato nel cielo un nuvolone di polvere. Tutte le spese a carico nostro, pare. Ma ne valeva comunque la pena. Spiega un dossier Cresme che sono abusive l’8,8% delle abitazioni in Calabria, il 12,8 in Puglia, il 18,2 in Sicilia e il 19,8 in Campania. E ricorda il rapporto Ecomafia di Legambiente che «l’incidenza dell’edilizia illegale nel mercato delle costruzioni è passata dal 9% del 2006 al 16,9% stimato per il 2013. Mentre le nuove costruzioni legali sono crollate da 305.000 a 122.000, quelle abusive hanno subito una leggerissima flessione: dalle 30.000 del 2006 alle 26.000 nel 2013». Ovvio: una casa abusiva costa un terzo di una regolare e il rischio delle ruspe è bassissimo: negli anni 2001-2011, dice lo studio «Abbatti l’abuso» su 72 capoluoghi di Legambiente e Libera, sono stati eseguiti 710 abbattimenti su 16.837 ordinanze (e queste colpiscono solo una minoranza degli abusi) a Napoli, zero su 1.943 a Palermo, zero su 2989 a Reggio Calabria... Certo, beati i paesi dove le regole vengono rispettate «prima», senza l’uso, imposto dai giudici, delle ruspe o del tritolo. Ma davanti a un panorama così, davanti alla necessità che lo Stato manifesti la sua presenza per scoraggiare altri Alimuri prossimi venturi, viene in mente la battuta di John Mallory, il dinamitardo del film «giù la testa» di Sergio Leone: «Quando ho cominciato a usare la dinamite, credevo anch’io in tante cose... In tutte. E ho finito per credere solo nella dinamite». U L’edificio ● La costruzione del maxialbergo (18 mila metri cubi, 150 stanze) era stata avviata nel 1964, quando i vincoli paesaggistici non c’erano I lavori vennero fermati poco dopo ● Da allora il «mostro» è passato di mano tre volte, tra ricorsi al Tar, richieste di sospensive, azioni di risarcimento ● La disputa non è chiusa tanto che il giudizio di merito del Tar della Campania potrebbe anche dare ragione alla famiglia proprietaria ● La demolizione sarebbe costata 320 mila euro. Una cifra che secondo il sindaco di Vico Equense deve pagare la Sica srl, la società proprietaria © RIPRODUZIONE RISERVATA Editoria «Più vigilanza sui corsi di formazione per giornalisti» È ragani, desertificazione, scioglimento dei ghiacciai. Il dibattito sul global warming è sempre accompagnato da immagini drammatiche e previsioni allarmanti. Fra tante brutte notizie però ce n’è almeno una che profuma di buono. L’innalzamento delle temperature regalerà fragranze più intense ai fiori del futuro. Lo sostiene un lavoro pubblicato sulla rivista Global Change Biology, alla vigilia della Conferenza globale sul clima che inizia oggi a Lima in Perù. Si calcola che alla fine del secolo il termometro segnerà 1-5 gradi in più rispetto al periodo tra il 1850 e il 1900 nell’area del Mediterraneo. Alcune piante inseguiranno il fresco migrando verso nord, altre cercheranno di adattarsi ai cambiamenti. Come? L’anidride carbonica in eccesso stimola il metabolismo vegetale, perciò ha un effetto positivo. Le piogge più concentrate, invece, ostacoleranno l’assorbimento dell’acqua nel terreno. Quanto al calore, per alcune specie potrebbe accrescere fino a 9 volte il profumo delle fioriture da qui al 2100. I ricercatori hanno osservato sette tipi di piante in diverse località della Catalogna. Si tratta di specie comuni anche in Italia, come ginestra, erica, cicoriella selvatica. Riscaldandole è aumentata notevolmente l’emissione di sostanze chimiche volatili (terpeni). Il risultato è un odore più forte, che dovrebbe riuscire ad attirare anche gli insetti impollinatori in lontananza. Oltre alla quantità totale cambia anche la proporzione delle sostanze presenti nei bouquet, che avranno note più o meno accentuate rispetto ai profumi di adesso. Questo potrebbe favorire alcuni insetti e confonderne altri, dice al Corriere Domenico Pignone dell’Istituto di Bioscienze e Biorisorse del Cnr. «È il grande gioco della coevoluzione tra piante, impollinatori e parassiti». @annameldolesi © RIPRODUZIONE RISERVATA La Lettera possibile che tra centinaia e centinaia, ben oltre un migliaio fino ad ora, di corsi organizzati per la prima volta dai Consigli regionali dell’Odg ce ne sia stato qualcuno inadeguato. Difficile ipotizzare che il Parlamento europeo e un importante Odg regionale organizzino o propongano «una schifezza» (articolo del Corriere della Sera: «Condoni e punti ai relatori. I corsi burletta per giornalisti»). Tale si rivela? Non ci saranno repliche, ma 27 una maggiore vigilanza. Quel che sono in grado di affermare è che non ci sarà alcun condono né alcun «Crediti day» per accaparrarsi crediti in omaggio a go go, ma tutti gli Ordini regionali sono e saranno impegnati per offrire ai colleghi opportunità di acquisire formazione aggiornamento a titolo assolutamente gratuito. La linea dell’Odg nazionale è questa: corsi gratuiti, in numero sufficiente. Il regolamento relativo è pubblico da mesi e resiste alle pressioni di relatori professionali (grandi star del giornalismo) e parlamentari che reclamano esenzioni in virtù delle loro qualità di docenti. Non otterranno risultato e i crediti che potranno acquisire come relatori, nel triennio, saranno al massimo 10 su 60. La legge obbliga il Consiglio nazionale dell’Ordine ad accreditare quegli enti che abbiano una esperienza generica triennale nella formazione. Non è consentito all’Odg fare selezioni. Purtroppo. Ma deve solo verificare questo requisito e trasmettere la documentazione al Ministero della Giustizia per il suo parere «vincolante». Non è prevista una certificazione antimafia dei richiedenti, né l’esame del Dna politico. C’è un modo semplice per respingere questo assalto dei «mercanti» della formazione: disertare i corsi a pagamento. I colleghi lo hanno capito e, infatti, il numero delle richieste sta precipitando. Il Lazio si è da subito opposto a richieste di corsi a pagamento. Ha il mio consenso incondizionato. Le sanzioni, infine, ci sono e sono quelle previste dalla legge per le violazioni degli obblighi deontologici. Il regolamento ne ha aggiunta una in più, l’impossibilità di ricoprire incarichi. Peccato Rizzo non la apprezzi, ma era più facile chiudere il servizio con una battuta. Enzo Iacopino Presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti Insisto: ma tutto questo a che cosa (e soprattutto a chi) serve? (s.r.) © RIPRODUZIONE RISERVATA Il Pd annuncia una nuova offerta per «l’Unità» Nuove speranze per l’Unità di tornare presto in edicola. Sono passati quattro mesi dalla sospensione delle pubblicazioni e ieri per l’Unità è stata perfezionata l’offerta da parte della Veneziani editore e delle Eyu, la fondazione che fa capo al Pd. Garantisce Francesco Bonifazi, tesoriere del Pd: «I liquidatori avevano ritenuto inidonea la precedente offerta, ma questa è estremamente migliorativa». © RIPRODUZIONE RISERVATA 28 Lunedì 1 Dicembre 2014 Corriere della Sera ● Tecnologie L’Italia è solo al 36° posto nelle classifiche sulle competenze. C’è una distanza tra aree urbane e campagne e fra giovani «schiavi» degli smartphone e quelli che integrano vecchi e nuovi media ANALISI & COMMENTI di Massimo Rebotti Una moneta parallela da affiancare all’euro La proposta che unisce Berlusconi e «Micromega» I mondi non potrebbero essere più distanti, Berlusconi e Micromega, ma le parole sull’euro ora sono le stesse. Il Cavaliere, nel suo ritorno in piazza a Milano, ha parlato della necessità «di creare una seconda moneta, recuperando parte della nostra sovranità monetaria»: per far respirare l’economia — ha sostenuto — e liberarsi in patria dai vincoli europei. L’ipotesi avanzata dal leader di Forza Italia («anche noi — ha detto ai militanti — abbiamo delle idee sull’euro») è analoga a quella che un gruppo di economisti di sinistra — da Luciano Gallino a Stefano Sylos Labini — sta propugnando con appelli (sulla rivista Micromega) e convegni: «Per uscire dalla crisi e dalla trappola del debito — si legge — proponiamo di rilanciare la domanda grazie all’emissione gratuita da parte dello Stato di Certificati di credito fiscale. In questo modo si creerebbe una moneta nazionale complementare all’euro, e di conseguenza nuova capacità di spesa, senza però generare debito». Dopo il fronte che chiede l’uscita dall’euro tout court (Lega, Movimento Cinquestelle, Fratelli d’Italia) ecco quindi una seconda opzione, più «morbida», ma sempre sintonizzata su quel vento anti euro che, secondo i promotori, soffia in tutto il continente. Per Forza Italia l’idea risponde, oltre alle ragioni economiche che l’avranno suggerita, anche a necessità politiche: la concorrenza di Matteo Salvini è incalzante e apparire come difensori della moneta unica di questi tempi non conviene. Per la sinistra lo scetticismo è una novità. Esclusiva fino a poco tempo fa di piccoli gruppi, il dubbio ha fatto strada se anche Stefano Fassina, che fu viceministro all’Economia con Letta, ha parlato di «superamento» della moneta unica. Il presidente del suo partito, Matteo Orfini, lo ha redarguito: «In Europa quella è la linea dell’estrema destra». Ma in politica i confini sull’euro sono ormai sempre più mobili, se perfino Berlusconi e Micromega dicono cose simili. © RIPRODUZIONE RISERVATA Su Corriere.it Puoi condividere sui social network le analisi dei nostri editorialisti e commentatori: le trovi su www.corriere.it ra le forme di ineguaglianza sociale c’è anche quella tecnologica. La prima e più nota forma di digital divide è quella geografica: la distanza, cioè, che separa i Paesi che hanno accesso a Internet veloce da quelli che non l’hanno. Secondo l’ultimo Ict Development Index, che classifica i Paesi in base alla dotazione e alla competenza digitale, l’Italia si piazza solo al trentaseiesimo posto, dietro a Paesi come Emirati Arabi, Qatar e Barbados. La Danimarca supera la Corea del Sud come Paese più connesso del mondo. Una lettura attenta dei dati mostra però che, in realtà, il digital divide ha molte facce. Una è la dicotomia classica Paesi ricchi-Paesi poveri. Certo, Internet cresce ormai rapidamente in tutto il mondo, con 3 miliardi di persone online. Nel 2013 la diffusione del web è aumentata dell’8,7% anche nei Paesi in via di sviluppo, in cui vive il 90% delle persone prive di accesso alla Rete. Tuttavia le differenze Nord-Sud restano profonde. Grandi sono poi le disparità tra i Paesi più avanzati (ad esempio tra Scandinavia e Italia) ma anche all’interno dei singoli Paesi: un esempio clamoroso di digital divide è il fossato che separa le zone urbane e metropolitane dalle aree montane e rurali degli Stati Uniti. Tanto profondo da alimentare il già diffuso disincanto degli elettori verso l’amministrazione Obama. Ma non meno drammatiche sono le distanze culturali nel «mondo avanzato». Questo secondo digital divide è particolarmente accentuato in Italia, dove molto poco, finora, è stato fatto per contrastare il fenomeno. Sul quale pesa di certo CHIARA DATTOLA T ● Il corsivo del giorno DIGITALE I NUOVI VOLTI DELLA DISEGUAGLIANZA di Edoardo Segantini l’inadeguatezza dell’attrezzatura tecnologica ma che, a sua volta, genera un’insufficiente domanda di nuovi servizi digitali. Scarsa, ad esempio, è la pressione esercitata dall’opinione pubblica sullo Stato per ottenere buone forme di egovernment, cioè di burocrazia digitale chiara e comprensibile. Una parte dei cittadini preferisce la coda allo sportello all’impaccio davanti al computer. Da un lato c’è il divario generazionale tra i nativi digitali e le persone più anziane. L’«alfabetizzazione tecnologica», tante volte invocata, non è mai stata neppure tentata in modo serio e su vasta scala. Il servizio pubblico radiotelevisivo, cui forse sarebbe spettato il compito di realizzare un’iniziativa del calibro di «Non è mai troppo tardi», aggiornata all’era digitale, non ha dedicato al tema un impegno adeguato. Nei Pa- esi scandinavi, al contrario, la semplificazione amministrativa è passata attraverso un’educazione all’egovernment che ha coinvolto simmetricamente gli impiegati pubblici e gli utenti. C’è infine, più nascosto ma non meno cruciale, un terzo tipo di digital divide, ed è quello nel mondo giovanile. In questa parte della società esistono le distanze forse più grandi e, in prospettiva, più importanti. Una delle rappresentazioni più in voga è quella dei ragazzi «tutti uguali», intontiti, curvi sullo smartphone, presi a scambiarsi informazioni irrilevanti sui social network. Peccato sia anche una delle più rozze e false. Anche il mondo giovanile si sta, al contrario, polarizzando: da una parte ci sono, effettivamente, i giovani «schiavi» delle tecnologie della comunicazione, quelli che se ne fanno dominare, poco abili a gestire il proprio tempo, privi di «disciplina mediatica». Dall’altra però emerge un tipo di giovani che della tecnologia fa un uso attento e maturo, integra vecchi e nuovi media, ama la lettura, usa i mezzi a disposizione per un progetto di crescita. Il loro profilo, c’è da scommettere, coincide con quello dei giovani che trovano lavoro, in Italia o all’estero, oppure riescono a crearlo. Forse non sono la maggioranza ma l’esperienza quotidiana ci insegna che non sono pochi. Un buon progetto culturale (e occupazionale) per l’Italia non può prescindere, in partenza, da una comprensione e da una valorizzazione del ruolo di questi giovani attrezzati: senza dimenticare i loro coetanei meno bravi. esegantini@corriere.it @SegantiniE © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Lunedì 1 Dicembre 2014 LETTERA SUL LAVORO L’ARTICOLO 18 APPLICATO SOLO AI NEOASSUNTI NON BLOCCA LA MOBILITÀ di Pietro Ichino Disoccupazione Secondo il relatore in Senato sulla legge delega la riforma mira a togliere le ingessature nelle aree dove prevale la figura del «posto fisso a vita» ed è necessaria una fase di transizione C aro direttore, Francesco Giavazzi sul Corriere di ieri ci mette in guardia contro un rischio: da quando i nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato saranno assoggettati alla nuova disciplina del licenziamento senza articolo 18, nessuno che oggi goda di questa vecchia protezione sarà più disposto a perderla; donde il rischio che si azzeri la mobilità volontaria, causa di un milione e mezzo di spostamenti ogni anno. Giavazzi non considera due cose. La prima è che la maggior parte della mobilità volontaria già oggi si manifesta prevalentemente nella metà della forza lavoro non protetta dall’articolo 18: imprese fino a 15 dipendenti, contrattisti a termine, collaboratori continuativi, dirigenti. La riforma mira proprio ad aumentare la mobilità nell’area che invece è in qualche misura «ingessata» dalla protezione forte contro il licenziamento, dove prevale la figura del «posto fisso a vita». La seconda cosa che Giavazzi non considera è che già oggi chi lascia un posto con articolo 18 per un nuovo posto rischia di ritrovarsi per la durata del periodo di prova privo di quella protezione; ma per evitarlo basta un accordo con la nuova impresa che deroghi rispetto allo schema normale esonerando il neoassunto dalla prova. Nulla vieta che lo stesso accada domani, con accordi individuali che mantengano contrattualmente la vecchia protezione, o ne assicurino una di tipo diverso: clausole di durata minima del rapporto, maggiorazione dell’indennità in caso di licenziamento, ecc. Oppure, se il vecchio imprenditore è d’accordo, si può ricorrere alla cessione del contratto al nuovo imprenditore, col risultato che il rapporto prosegue senza soluzione di continuità, con tutte le vecchie protezioni. Del resto, un disincentivo assai più forte alla mobilità oggi è costituito dagli scatti di anzianità, che nel passaggio da un posto a un altro si azzerano: le persone professionalmente più forti nel mercato — e chi si sposta spontaneamente appartie- ne sempre a questa categoria — risolvono il problema negoziando con il nuovo imprenditore una “anzianità convenzionale” che consente loro di conservare i benefici ad essa collegati, oppure un elemento aggiuntivo della retribuzione che compensi la perdita degli scatti. Per altro verso, occorre considerare molto attentamente che cosa potrebbe accadere se da un giorno all’altro la protezione dell’articolo 18 venisse rimossa per tutti i rapporti di lavoro, vecchi e nuovi: il rischio sarebbe che il giorno dopo scattasse il licenziamento di molte persone il cui rapporto di lavoro presenti un bilancio in perdita più o meno rilevante, ma che oggi sono mantenute in servizio dalle rispettive imprese perché protette dall’articolo 18. A questa intensificazione dei licenziamenti il sistema non sarebbe in grado di far fronte sul piano economico, con un corrispondente aumento dei trattamenti di disoccupazione; e sul piano operativo, con i nuovi strumenti di servizio nel mercato del lavoro, fondati sulla cooperazione tra strutture pubbliche e agenzie specializzate, che ha bisogno di un periodo di collaudo di uno o due anni. Una improvvisa intensificazione dei licenziamenti avrebbe anche l’effetto di un diffuso allarme sociale, con le conseguenti prevedibili pressioni sul governo e il Parlamento affinché venga sospesa l’applicazione della nuova disciplina. E questo — generando incertezza sulla stabilità del quadro legislativo — rischierebbe di neutralizzare l’effetto positivo della riforma sulla propensione delle imprese a investire e ad assumere. Insomma: mentre per un verso la mobilità spontanea disporrà degli strumenti contrattuali per continuare a manifestarsi, anche nell’area coperta dall’articolo 18, per altro verso ci sono motivi decisivi per scegliere la strada del passaggio graduale dal vecchio regime ispirato al modello della job property al nuovo regime ispirato ai principi della flexsecurity. Nulla vieterà, poi, quando saranno evidenti i vantaggi per tutti, lavoratori e imprese, del nuovo regime, di accelerare la transizione anche per i vecchi rapporti. Relatore in Senato sul disegno di legge-delega per la riforma del lavoro www.pietroichino.it Se fosse vero, ed io non lo credo, che esiste un’enormità di lavoratori «i cui rapporti di lavoro presentano un bilancio in perdita» si sarebbe individuata una causa importante della caduta di competitività della nostra economia. Negli anni passati era stato proprio Pietro Ichino a spiegarci che l’eliminazione della protezione dell’art.18 sarebbe servita a rendere più fluido il mercato del lavoro, da un lato consentendo alle aziende di ricoprire i ruoli con le persone più adatte, dall’altro incentivando i lavoratori ad adeguare le proprie competenze alle necessità emergenti. Tutte le transizioni costano. Meglio aiutare i casi particolari di disagio piuttosto che ingessare una situazione generalizzata di inefficienza aspettando che siano i pensionamenti a risolverla. Francesco Giavazzi © RIPRODUZIONE RISERVATA ●U 29 UN ESAME DI MATURITÀ BURLA SENZA COMMISSARI ESTERNI COMMENTI DAL MONDO Sarà lo «choc petrolifero» a fermare Putin ● ❞ Il crollo del prezzo del petrolio, scrive James Rubin, ex sottosegretario di Stato di Bill Clinton, su The Sunday Times, provocherà uno choc geopolitico: mentre l’Occidente «sgommerà via» grazie ai costi ridotti, in molti dei Paesi che «più minacciano la pace internazionale, come Russia, Venezuela e Iran», il collasso dei profitti riuscirà laddove stanno fallendo «le modeste sanzioni». In particolare, ricorda Rubin, se il prezzo del barile sta sotto i 120 dollari, diventerà difficile per Putin continuare a fare accettare ai russi i «veri costi della sua follia». Quei monologhi «privi di fiducia» fra Rajoy e Mas cordialità è ● ❞ «La impossibile» tra il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy e il presidente della Generalitat de Catalunya Artur Mas, scrive il direttore di La Vanguardia, Màrius Carol. Proprio come disse Manuel Azaña, presidente repubblicano negli anni della guerra civile, parlando del filosofo José Ortega y Gasset: seppur d’accordo su un regime autonomista in Catalogna, «discutevano sulle forme». Tra i duellanti di oggi non c’è però alcuna discussione, nessuna complicità. «Stiamo assistendo a due accesi monologhi», scrive Carol, nell’editoriale «Sfiducie». a cura di Sara Gandolfi n mese fa il presidente del Consiglio Renzi assicurò che la prevista cancellazione dei commissari esterni alla maturità, per risparmiare 140 milioni di euro, sarebbe stata sospesa. Purtroppo l’assicurazione è durata solo un mese, visto che un emendamento al testo della legge di Stabilità approvato dalla Camera, concordato dalla maggioranza e da Forza Italia, chiede al ministero di emanare un decreto per valorizzare «i principi dell’autonomia scolastica» e «della continuità didattica». Tradotto dal linguaggio dei burocrati ministeriali che devono avere ispirato il testo, questo vuol dire abolire i commissari esterni (quale maggiore continuità didattica che quella di far valutare i maturandi dai propri insegnanti?). Che il significato sia questo lo rivela non soltanto un allarmato post di Giorgio Allulli, ricercatore dell’Isfol che aveva promosso un appello per conservare i commissari esterni, ma anche il fatto che l’emendamento contenga un cenno alle «economie» che in tal modo si ver- rebbero a creare. Come è evidente, un esame di maturità affidato a valutatori completamente interni perderebbe ogni ragion d’essere, eliminando così un momento rilevante nella formazione dei nostri giovani. È l’esame di maturità, infatti, la prima vera prova in cui uno studente deve fare appello soprattutto a se stesso. È per questo che, nonostante la relativa facilità testimoniata dalle altissime percentuali di promossi, quell’esame continua a conservare una funzione, risponde anzi a un bisogno degli stessi studenti di essere trattati seriamente. L’esame burletta che si verrebbe a creare con la commissione tutta interna andrebbe invece nella direzione opposta. Per riprendere uno slogan del presidente Renzi, più che far cambiare verso al nostro sistema scolastico rappresenterebbe un ulteriore passo in avanti lungo una via battuta da tempo, quella della sempre maggiore facilitazione degli studi e della deresponsabilizzazione degli studenti. Giovanni Belardelli © RIPRODUZIONE RISERVATA LA MOLDOVA ALLE URNE IN BILICO FRA EUROPA E RUSSIA U n referendum per scegliere fra l’Europa e la Russia: è questo il senso delle elezioni che si sono svolte ieri in Moldova, la piccola nazione ex sovietica di 3 milioni e mezzo di abitanti incas to n a t a f r a l a Ro m a n i a e l’Ucraina. Al pari di quest’ultima, la Moldova aveva firmato quest’estate l’accordo di associazione con l’Unione Europea: e allo stesso modo la decisione aveva scatenato le ire di Mosca. Il Cremlino aveva reagito imponendo un embargo alle importazioni agricole, inclusi carne, vino, frutta e verdura: un colpo durissimo per il Paese più povero d’Europa, la cui economia si regge sui prodotti della terra. E come è accaduto con i russofoni dell’Ucraina orientale, Mosca ha ricominciato a fomentare il secessionismo della Transnistria, la regione che è di fatto staccata dalla Moldova dall’epoca della guerra civile del 1992 e dove ancora stazionano 1.500 soldati agli ordini del Cremlino. Il primo ministro moldavo, Iurie Leanca, a capo del partito liberaldemocratico, si è posto come obiettivo l’ingresso nella Ue nel 2020. Ma il principale gruppo di opposizione, il partito comunista ( che tuttora inalbera la bandiera rossa con falce e martello), sostiene che l’Unione euroasiatica sponsorizzata dalla Russia offrirebbe maggiori benefici. A loro volta i comunisti sono stati scavalcati da gruppi filorussi più radicali, che hanno definito «criminale» l’accordo con la Ue. Con l’avvicinarsi delle elezioni le autorità hanno oscurato le trasmissioni delle tv di Stato russe, accusandole di propaganda. E a pochi giorni dal voto il partito filorusso Patria è stato escluso dalla competizione per aver ricevuto finanziamenti illeciti da Mosca: il suo leader è scappato in Russia temendo di essere arrestato. Come l’Ucraina, anche la Moldova, pur essendo di stirpe e lingua romene, è attraversata da una frattura: secondo un recente sondaggio il 39% sarebbe a favore dell’integrazione europea mentre il 43% preferirebbe l’unione con la Russia. Ma una cosa è certa: ai moldavi deve essere garantito il diritto di scegliere liberamente il proprio destino. Senza interferenze dall’esterno. Luigi Ippolito © RIPRODUZIONE RISERVATA 30 Lunedì 1 Dicembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Lunedì 1 Dicembre 2014 31 Cultura & Spettacoli In Gran Bretagna Davis Nicholls scrittore dell’anno David Nicholls (foto) è stato nominato scrittore britannico dell’anno a The Specsavers National Book Awards: l’ultimo romanzo, Noi (Neri Pozza), è risultato il più votato dalla giuria di 750 addetti ai lavori ed esperti dell’industria editoriale; è stato apprezzato lo sguardo ironico e malinconico dei due protagonisti sul loro matrimonio in crisi. Noi di Nicholls, autore che è stato tra gli ospiti dell’ultima edizione di BookCity a Milano, ha battuto How To Be Both di Ali Smith e The Bone Clocks di David Mitchell. Il libro, selezionato per il Man Booker 2014, ha raccolto il favore dei fan tra cui l’attore Russell Crowe e si candida a bissare il precedente successo di Nicholls, Un giorno (5 milioni di copie), diventato un film. Paradossi I libri osceni del libertino morto il 2 dicembre 1814 non figurano nelle liste inquisitorie della Chiesa Sade non fu mai messo all’Indice In Francia si fece 28 anni di carcere, le sue opere erano un caso editoriale che dura tutt’ora di Francesco Margiotta Broglio L’autore N el 1947, per la prima volta, varie opere di Sade vengono pubblicate a Parigi con il nome e l’indirizzo di un editore, JeanJacques Pauvert, che inizia con La storia di Juliette ovvero le prosperità del vizio, apparsa in origine nel 1797 con il falso luogo «In Olanda» e arricchita da cento incisioni. Di essa l’autore negò la paternità, ma i librai non esitarono a tradirlo, mentre du Ravel dichiarò che egli aveva superato se stesso con uno scritto ancora più detestabile di quell’infame «capolavoro di corruzione» rappresentato da Justine (1791), sorella di Juliette, che sarà seguito dai 4 volumi della Nuova Justine. Nel marzo 1801 Sade viene nuovamente arrestato (in tutto saranno 28 i suoi anni di carcere) e il manoscritto di Juliette viene sequestrato dalla polizia, ma i librai parigini nel 1802 fanno a gara per ristampare e diffondere le sue opere. Si trattava, e così sarà fino al 1947, di edizioni clandestine o di tirature molto ridotte. Pauvert, che aveva sfidato tabù sociali e leggi sulla censura pubblicando 24 volumi di Sade, venne «severamente condannato» nel 1957 dal tribunale di Parigi per aver stampato opere contrarie al buon costume (delle quali vennero ordinate la confisca e la distruzione), denunciate dalla Commissione per i libri prevista dalle leggi: tra i testimoni Paulhan, Bataille, Cocteau, Bréton. L’anno successivo l’editore, difeso da un principe del foro, Maurice Garçon, accademico di Francia, verrà assolto in appello per l’acclarata nullità della decisione della Commissione per l’assenza di alcuni suoi membri. Come ha scritto lo stesso Pauvert, per la prima volta «veniva riconosciuto il diritto di esistere all’opera più scandalosa di tutti i tempi», ma il 21 dicembre 1958 la Francia di de Gaulle approverà una legge che ripristinava la censura con misure definite da Garçon più dure di quelle di Napoleone, in quanto con la scusa di tutelare l’infanzia esse davano il potere al ministro dell’Interno di predisporre una lista di libri proibiti. Dopo qualche garanzia per gli editori negli anni Sessanta, il nuovo codice penale del 1994 introdurrà pene severe contro libri o audiovisivi che diffondessero messaggi violenti o pornografici violando la dignità umana: ancora Garçon qualificherà le relative norme «il capolavoro della Censura». Gli ultimi anni Novanta del Novecento vedranno però l’opera di Sade consacrata nella prestigiosa Bibliothèque de la Pléiade di Gallimard, a cura di Michel Delon. Gli studi su di lui si erano, peraltro, moltiplicati, come l’attenzione dei più accreditati intellettuali mondiali. Colpisce comunque che negli anni trascorsi dal tempo di Sade, scomparso esattamente due L’index La prima edizione ufficiale dell’Index librorum prohibitorum (foto sopra) fu pubblicata nel 1559 dalla Santa Congregazione della Inquisizione Romana, sotto il papato di Paolo IV. Tra i testi proibiti, il Decameron di Giovanni Boccaccio e Il Principe di Niccolò Machiavelli secoli fa il 2 dicembre 1814, la Chiesa di Roma non paia essersi accorta dei suoi scritti particolarmente violenti contro la religione. Negli «Indici dei libri proibiti» pubblicati dal papato in questo lasso di tempo (l’ultimo è del 1948, nel 1966 l’Index verrà eliminato) mai l’autore o qualcuna delle sue opere blasfeme si rinviene nella nota collezione quasi completa di normative, documenti, elenchi di scritti pubblicata a Ginevra e a Montréal dal De Bujanda. Non mancano Voltaire e Rousseau, Casanova e d’Annunzio, Beccaria, Sartre e Simone de Beauvoir, Zola e Balzac, Fogazzaro e Moravia, Gioberti e Rosmini, Croce e Gentile, George Sand e Ada Negri, che certo non appartengono al «mondo alla rovescia» del nostro marchese. Sade peraltro era un grande conoscitore della Bibbia e la sua «religione» appare «molto più complessa e paradossale di una antiteologia che si contentasse di proclamare tutto il contrario dei valori della Chiesa» (Vilmer). Non si rinviene traccia di Sade nella documentazione con- La consacrazione A fine Novecento, viene celebrato dalla Bibliothèque de la Pléiade di Gallimard servata negli archivi romani della «Congregazione dell’Indice», soppressa nel 1917 da Benedetto XV con l’attribuzione delle relative competenze a quella del Sant’Uffizio. Non è agevole, quindi, spiegare i silenzi della Chiesa, che non possono essere dovuti né a distrazione dei censori ecclesiastici, né alla scarsa notorietà o alla paternità non immediatamente dichiarata di alcuni scritti, né, ancora, al fatto che le opere lascive sarebbero ricadute in una generica e originaria condanna. Opere del genere infatti, in diverse epoche, si ritrovano tra quelle condannate. Si aggiunga che alla sua morte, nonostante le diverse disposizioni testamentarie, Sade ebbe diritto ai funerali religiosi e venne sepolto nel cimitero del manicomio di Charenton in una Il manoscritto esposto a Parigi Il rotolo lungo 12 metri delle «120 giornate» In alto: il castello del marchese de Sade, a Lacoste, in Provenza (foto © Ann Beaumont) Il manoscritto originale delle 120 giornate di Sodoma di de Sade è esposto per la prima volta a Parigi, al Musée des Lettres et Manuscrits (fino al 18 gennaio). Un rotolo di fogli incollati, lungo 12 metri e largo 11,5 centimetri, scritto fronteretro con minuscola calligrafia (a destra, foto Ap); è stato acquistato dal presidente del museo privato, Gérard Lhéritier, per 7 milioni di euro. tomba senza nome, ma con solo una grande croce di pietra. Le autorità di polizia furono tranquillizzate: metà dei suoi numerosi manoscritti vennero da esse sequestrati e dati alle fiamme, l’altra metà chiusi in un baule e consegnati alla famiglia che, fino alla quinta generazione dei Sade, si guardò bene dall’aprirlo. Solo di recente è stato ritrovato ed esposto a Parigi al Museo dei manoscritti il famoso rouleau, un insieme di fogli clandestini incollati tra loro sui quali Sade aveva trascritto Le 120 giornate di Sodoma e che restarono nella sua cella alla Bastiglia quando venne trasferito a Charenton e, dopo la presa della fortezza nel 1789, finirono in mani private. C’è la diffusa convinzione che tutta l’opera di Sade si iscriva «nel pensiero del suo secolo», rielaborando «assunti ampiamente diffusi della filosofia illuministica soprattutto nel suo versante ateo e materialista» (Gorret). Si è parlato di lui come «figlio maledetto dei Lumi» (Deprun), ma anche di un suo collegamento con la «dottrina agostiniano-calvinista-giansenista della totale depravazione dell’uomo» (Crocker), mentre Barthes lo ha accostato a sant’Ignazio e Lacan a Kant. Di certo il silenzio ecclesiastico sulle sue opere appare tanto più stupefacente se si tiene conto che, proprio in Juliette, egli immagina un episodio nettamente blasfemo e mette in ridicolo papa Braschi (Pio VI) — alla cui «incoronazione» aveva assistito — facendogli scrivere una lunga «enciclica», intitolata Di tutte le stravaganze dell’uomo, piena di dottrina e di riferimenti storici, filosofici e teologici, che esalta l’assassinio e gli assassini. Quel che è più grave è che Juliette negozia con il Papa — che lei provoca in tutte le forme e definisce «fantasma orgoglioso» e «vecchia scimmia» — la dissertazione e i suoi contenuti in cambio di una «immensa orgia, piena di lussuria e di libertinaggio» che si sarebbe svolta intorno all’altare di San Pietro protetto da enormi paraventi. Pio VI, comunque, riconosce che l’elevazione delle idee di Justine è estremamente rara tra le donne e conclude il suo testo con queste parole: «Tutti i popoli hanno sgozzato uomini sugli altari dei loro dei. In ogni tempo l’uomo ha provato piacere versando il sangue dei suoi simili e… talvolta ha mascherato questa passione con il velo della giustizia, talvolta con quello della religione. Ma il fondamento, lo scopo era, senza dubbio alcuno, lo stupefacente piacere che ne provava». Un testo profondamente… sadico (o sadista?) che sicuramente non dovette sfuggire ai censori ecclesiastici, ma che continua, dopo più di due secoli, a poter essere letto senza tema di pene anche solo spirituali. © RIPRODUZIONE RISERVATA ● Donatien Alphonse François de Sade (foto), meglio conosciuto come Marchese de Sade (noto anche come «Divin marchese») è nato il 2 giugno 1740 a Parigi, e morto il 2 dicembre 1814, nel manicomio di CharentonSaint Maurice. Scrisse numerosi libri erotici e alcuni saggi filosofici, molti dei quali scritti mentre si trovava in prigione. Il suo nome è all’origine del termine «sadismo» Titoli ● Per il bicentenario della morte, nel 2014 sono state ripubblicate Le 120 giornate di Sodoma (Bur - Rizzoli), Dialogo tra un prete e un moribondo. E altri testi filosoficomorali (Castelvecchi), Strenne filosofiche, (editore La Vita Felice) e Justine (edizioni Clandestine). L’editore Elliot ha ripubblicato alcuni racconti, da Florville e Courval. O della fatalità a Storielle e il saggio Sade di Guillaume Apollinaire, nella collana Maestri diretta da Antonio Debenedetti 32 Lunedì 1 Dicembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Lunedì 1 Dicembre 2014 CULTURA Premi Asta a Londra Il «Cavallini» a La Capria e Ordine Raffaele La Capria e Nuccio Ordine hanno vinto il 18° premio Bruno Cavallini, consegnato a Pordenone dal critico d’arte Vittorio Sgarbi. Il riconoscimento dedicato all’intellettuale, docente e studioso dei classici Bruno Cavallini (1920-1984) è andato a Ordine per il bestseller L’utilità dell’inutile (Bompiani); premio speciale assegnato a La Capria per l’intera sua opera letteraria. Addii / È scomparso a 80 anni Mark Strand Poeta di paesaggi e passaggi d’anima Piazza San Marco del Canaletto cerca il record Segna libro Il diritto senza i compromessi: la giustizia come missione civile di Luigi Ferrarella I B © RIPRODUZIONE RISERVATA Come costruire un’auto. Storie di viti, dadi e bulloni (traduzione di Roberta Scarabelli, Vallardi, pp. 60 14,50; da 8 anni) è un albo illustrato e anche una storia tecnica. Attraverso l’avventura di Arnie, Bill e Christian, tre topini curiosi e pieni di risorse, Martin Sodomka, autore e disegnatore della Repubblica Ceca appassionato di meccanica, spiega (e illustra) davvero cosa c’è sotto il cofano e come funziona un motore. Dopo le automobili toccherà a moto e aerei. Tu chi sei? A porre la domanda sono i Ludosofici alias Ilaria Rodella e Francesco Mapelli. Per le risposte i due autori hanno chiesto aiuto tanto ai filosofi, classici e contemporanei (concetti da Eraclito, Socrate, Wittgenstein, Derrida e altri), quanto ad artisti (da Velázquez a Pistoletto) e creativi (Alberto Rebori). Ne risulta un manuale di filosofia per bambini (Corraini, pp. 112, 12, da 10 anni) che invita a guardarsi attorno, per trovare se stessi a cura di Severino Colombo tela, è stimata tra 6 e 8 milioni di euro, cifra record per l’artista; proveniente da una collezione privata inglese è stata esposta l’ultima volta nel 1857. Altre varianti del soggetto veneziano (molto caro al Canaletto) sono custodite al Metropolitan Museum di New York e al Museo Thyssen di Madrid. Gli scritti e l’opera di Vittorio Grevi di Roberto Galaverni poeti, si sa, vivono di ossessioni. L’ossessione e insieme il demone di Mark Strand, nato nel 1934 in Canada, cresciuto negli Usa e morto sabato scorso, è stata il paesaggio; o più precisamente il mondo visibile: la natura, dunque, ma anche le strade, gli incontri, le occasioni dell’esistenza quotidiana, i gesti degli uomini. Si tratta di un’attenzione, di un esercizio dello sguardo costanti, sia che il poeta passeggi, sia che mediti, ricordi o sogni nel raccoglimento un poco ombroso della propria stanza. Accade allora che nei versi di Strand (nella foto) le certezze, le garanzie, la stabilità del paesaggio continuamente s’incrinino o si sfilaccino, come se le domande radicali a cui vengono sottoposte le cose — il tempo, il senso della nostra vita, la verità dell’amore — aprissero delle voragini, scoprissero delle lacune o perfino il mancamento della realtà stessa. Più che ancorarsi, questo poeta nel paesaggio sembra perdersi ogni volta di nuovo. Da questo punto di vista il titolo della prima raccolta poetica di Strand, Dormendo con un occhio aperto, uscita nel 1964 quando il poeta aveva trent’anni, può dire molto del suo intero percorso creativo. Viene in mente la definizione, prediletta da Montale, della poesia come un sogno che si fa ad occhi aperti. E in effetti nei versi di Strand — è forse questa la loro prima virtù — la rappresentazione non è mai in pace con se stessa. Al contrario, costituisce il territorio a cui si chiede una risposta alle proprie interrogazioni esistenziali e filosofiche, e insieme la proiezione dei rovelli personali, delle paure, delle ombre, dei sogni. Ecco ad esempio, nella versione di Damiano Abeni, che è il suo principale traduttore italiano: «Starsene seduti su una sedia a chiedersi dove nasca / il non aver fine, dove vada, quanto prossimo sia; e vedere / la neve che cade, i fiocchi che s’ingrandiscono qualsiasi cosa tocchino, // e mutano forma finché non resta forma». In misura tanto più significativa nei casi in cui il disegno appare più nitido e preciso, questa poesia lascia comunque un’impressione inquietante di aperto, di non risolto, come di qualcosa senza fondo, o fondamento. Non si tratta affatto, dunque, di una irresolutezza formale, ma relativa al sentimento della vita e alla visione delle cose. «Non ho mai sentito un luogo come mio», ha affermato Strand in un’occasione. E credo che proprio questo colpisca di più della sua vicenda poetica: il mancato accordo, come una specie di asimmetria permanente, tra una vita assai ricca di amicizie, incontri, relazioni, viaggi, spostamenti, occasioni lavorative, e un senso davvero irrimediabile di solitudine, una solitudine radicale, più metafisica che esistenziale. La varietà stessa dei modi espressivi, che comprendono anche sequenze poematiche, aforismi, prose poetiche, sembra rispondere al tentativo, condotto con strumenti volta a volta diversi, di accertare ma anche, se possibile, riparare una simile situazione. Attraverso la mobilità dello sguardo, l’attenzione ai particolari, lo sconfinamento nei territori del dormiveglia, del trasognamento, dell’immaginazione, Strand non è tanto un cacciatore d’immagini, anche se così a tutta prima potrebbe sembrare. Il centro del suo interesse, autentico motore e insieme miraggio della sua poesia, è invece la ragione del paesaggio, l’accertamento se vi sia qualcosa di vero e di durevole nel nostro passaggio nel mondo, se non sia tutto destinato a finire. Questi versi sono tratti da una poesia intitolata appunto La fine: «Non ogni uomo sa cosa canterà alla fine, / guardando il molo mentre la nave salpa, o cosa sentirà / quando sarà preso dal rombo del mare, immobile, là alla fine, / o cosa spererà una volta capito che non tornerà più». Piazza San Marco con la basilica: è il soggetto veneziano (a sinistra, un particolare) di un quadro di Giovanni Antonio Canal (1697-1768) detto il Canaletto, che sarà battuto all’asta mercoledì 3 dicembre da Sotheby’s a Londra. La veduta The Piazza San Marco looking east towards the basilic, olio su 33 isogna rassegnarsi all’evidenza e, a 4 anni dalla morte del giurista Vittorio Grevi, ammettere che un suo affettuoso collega peccò di ottimismo quando previde che la sua mancanza avrebbe «lasciato non un grande vuoto, ma un grande pieno». Non è andata così. Basta lo spettacolo appena offerto da un Parlamento incapace di uscire da logiche di stretta appartenenza politica nell’elezione dei giudici costituzionali di propria competenza, o nella designazione dei componenti laici del Consiglio Superiore della Magistratura, per far ricordare anche agli smemorati la ragione per la quale il più autorevole processualpenalista italiano è sempre rimasto fuori dagli organi costituzionali. Ostracizzato in politica da chi vedeva come fumo negli occhi il suo bagaglio scientifico non etichettabile. Ma nemmeno mai appoggiato da chi, su sponde allora d’opposizione, in fondo diffidava della sua autonomia di giudizio non piegabile ai diktat di partito o anche solo ai sussurrati «consigli» para-istituzionali. Non «affidabile» quanto quegli accademici che su ogni passaggio della vita pubblica centellinano le loro valutazioni a seconda di quanto la geometria del posizionamento li avvicini di più alla benevola riconoscenza di chi potrà avere voce in capitolo su un incarico agognato, una cattedra desiderata, una collaborazione editoriale prestigiosa. Un azzeccato silenzio sui progetti di legge più sulla cresta dell’onda, o una parola in più di plauso al sciocchezzaio populista più in voga, non sono mai stati la specialità di uno dei tre soli italiani della «Fondation internationale pénale et pénitentiaire», professore di procedura penale in cattedra da ordinario a 29 anni, uno dei padri del nuovo codice, influente commentatore di questioni giuridiche su «Il Docente ● Giurista e professore universitario, Vittorio Grevi era nato a Pavia il 2 settembre 1942. È morto il 4 dicembre 2010. A sinistra: illustrazione di Doriano Solinas Giorno» e dal 1988 sul «Corriere della Sera», autore di testi come Nemo tenetur se detegere e Libertà dell’imputato e Costituzione, fondatore e a lungo segretario dell’«Associazione tra gli studiosi del processo penale», direttore o condirettore delle riviste «Cassazione penale» e «Rivista italiana di diritto e procedura penale», curatore con Giovanni Conso di basilari commentari e compendi. Degli oltre milla Scritti per il Corriere 1988-2010, in 22 anni di collaborazione con via Solferino, ora Simone Lonati, Carlo Melzi d’Eril, Paolo Renon, Paola La presentazione Si tiene oggi a Milano presso la Sala Montanelli del «Corriere» (via Solferino), alle 18, la presentazione degli Scritti per il «Corriere» 1988-2010 di Vittorio Grevi, volume edito dalla Fondazione Corriere della Sera (pp. 281, 14). Intervengono Virginio Rognoni, Armando Spataro e Simone Lonati. Coordina Luigi Ferrarella. Grevi sarà ricordato anche il 4 all’Università di Pavia (ore 21). De Pascalis e Adelaide Corbetta curano per le edizioni della «Fondazione Corriere della Sera» una raccolta di una sessantina di testi selezionati per temi omogenei. E per data: perché oggi son capaci tutti di registrare la morìa di processi causata dalle leggi che ne hanno accorciato la prescrizione, ma nel 2005 non erano tanti quelli che, all’interno dell’accademia, si esponevano senza timore nel prevedere con chiarezza che «il sistema processuale non riuscirà a reggere i nuovi e più angusti termini di prescrizione» e «per molti reati anche gravi sarà di fatto garantita l’impunità ai loro autori nell’impossibilità di concludere i giudizi nei termini abbreviati». Grevi approfondiva il diritto penitenziario e portava già dentro le carceri i suoi studenti (molti dei quali oggi magistrati e avvocati dal proverbiale timbro di rigore e competenza) quando la giurisprudenza evolutiva di Strasburgo era lungi dall’imporsi, e quando spendersi per davvero per i diritti anche di chi è prigioniero calamitava le peggiori ondate di qualunquismo. All’entrata in vigore del nuo- vo codice fu tra i primi e tra i pochi a mettere in guardia dalle suggestione esterofile e dalla facile mistificazione di chi cianciava di processo «alla Perry Mason». E quando nemmeno era immaginabile la transumanza di legioni di magistrati in politica, già nel 1989 additava l’indispensabilità di «uno statuto del magistrato» capace di dare ai cittadini «un segnale non equivoco che consenta ai magistrati di essere liberi dai condizionamenti», derivanti tanto dalla plateale appartenenza a partiti politici quanto alla più subdola «contiguità con centri di potere politico ed economico magari meno trasparenti di un partito politico». Perché in effetti c’è «una cosa semplice su cui tutti — scrive nella prefazione l’amico ed ex ministro della Giustizia e dell’Interno, Virginio Rognoni — possiamo consentire: davvero io credo che essere fedele al proprio lavoro, scrupoloso e continuo nello sforzo di studio e ricerca, sia già un primo e prezioso servizio che l’uomo di scienza offre alla sua collettività». lferrarella@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Riscrivere il passato per poterlo rivivere Lampi d’amore in «La locanda delle occasioni perdute» di Antonella Boralevi di Roberta Scorranese P robabilmente, tra le consapevolezze che la maturità porta con sé c’è quella che muove Mirella: riscrivere il passato è più seducente di una noiosa pianificazione del futuro. Mirella è la protagonista di La locanda delle occasioni perdute (Rizzoli, pagine 213, 18), l’ultimo romanzo di Antonella Boralevi. Scrittrice intelligente e sensibile, Boralevi sceglie una fiaba che ha come sfondo una Parigi piovosa e familiare, dove Mirella (nome scelto perché fragile, comune, poco altisonante), alla vigilia del 47 esimo compleanno, va alla ricerca di una locanda speciale. Un ristorante nascosto nella ragnatela di viuzze parigine dove, dal menù, torna il passato irrisolto. Con le sue oc- casioni perse, con i suoi momentichiave che ci siamo lasciati sfuggire, con i suoi nodi dolorosi: tutto scritto chiaro, come una mappa, su un pezzo di carta. Con la possibilità di rivivere uno di questi momenti. E così, da quel menù che, appoggiato sul tavolo, sembra «una pozza di buio», Mirella si muove in bilico tra la sentenza di Eraclito, poi ripresa da James Hillman (il destino scaturisce dal carattere) e la consapevolezza che il futuro nasce dalle scelte fatte quotidianamente, dalle decisioni prese per necessità, come se ogni azione recasse con sé una predeterminazione ineluttabile. La scrittura di Boralevi, leggera, elegante, dall’intimismo dosato, ci porta nel passato di Mirella, fa riapparire una bambina insicura, educata rigidamente, tenuta a distanza dai ❞ Mirella per i suoi 47 anni trova un locale speciale, a Parigi, dove il menù ha poteri magici bellissimi genitori. Resuscita uomini, professori, amici, conoscenti, amori. La maternità. Lampi. «La parola “mamma” mi aprì il cuore come un pugnale». «Il sapore del burro spalmato per te da un altro è diverso da tutto». E poi la scelta. Cosa rivivere? Come cambiare quella linea netta che la storia ha scritto sulla pelle? E, soprattutto, cambiarla o no? La risposta si traduce in un: «Non sono pronta». Forse perché non siamo mai pronti per quello che desideriamo davvero? Perché ci affezioniamo al nostro destino che finisce per assomigliarci? Perché ogni scelta porta con sé una fatica immane? Mirella è un personaggio per il quale si prova simpatia. E si finisce per fare per lei un tifo strano: forza Mirella, scegli! © RIPRODUZIONE RISERVATA Lunedì 1 Dicembre 2014 Corriere della Sera 34 GUARDIAMO OLTRE PERCHÉ QUALCOSA C’È SEMPRE. BETTER STARTS NOW RADIOCONTROLLATO • PRECISIONE ASSOLUTA L’orologio riceve, con trasmissione via onde radio, il segnale generato da un orologio atomico: la sua precisione ha una tolleranza di 1 sec. ogni 10 milioni di anni. SISTEMA ECO-DRIVE • ENERGIA INESAURIBILE Basta una minima esposizione alla luce naturale o artificiale per accumulare una grande quantità di energia e garantire il funzionamento dell’orologio, senza pila. SUPERTITANIUM • IL PIÙ LEGGERO, IL PIÙ RESISTENTE Molto più dell’acciaio e del normale titanio, sia per leggerezza che per resistenza alla corrosione e all’usura: il Super Titanio viene utilizzato anche nell’industria aerospaziale. Corriere della Sera Lunedì 1 Dicembre 2014 SPETTACOLI Ritorni Gillian Anderson, la mitica Dana Scully di X Files, torna ad essere la protagonista di una serie tv. E, ancora una volta dopo la serie di culto degli anni Novanta, vestirà i panni di una detective. The Fall sarà in onda su Sky Atlantic Hd da mercoledì, alle 21.10. Scritta da Allan Cubitt, ha già una seconda stagione confermata. Nel cast, anche Jamie Dornan (nella foto con Anderson), che a breve sarà al cinema nei panni di Christian Grey, in 50 sfumature di grigio. The Fall è un thriller Gillian Anderson di nuovo detective dopo «X Files» 35 ambientato in Irlanda, che racconta la vita dei suoi due protagonisti: entrambi «cacciatori», anche se in modo molto diverso. Stella Gibson (Anderson) è una detective della polizia di Londra che si trasferisce a Belfast per indagare su un caso ancora non risolto. Paul Spector invece (Dornan) è un killer psicopatico e meticoloso che cela omicidi rituali e misogini sotto una vita all’ apparenza inappuntabile: è uno psicologo dei servizi sociali oltre che un padre amorevole di due bambini. L’anticipazione «Selma» racconta lo storico corteo guidato dal leader pacifista Attivista «Oggi un film su Martin Luther King ci ricorda che il razzismo è ancora un cancro per l’America», spiega Oprah Winfrey, produttrice (con Brad Pitt) di Selma, città dell’Alabama da cui partì, diretta a Montgomery, la storica marcia del leader pacifista nero. «Sullo schermo vedrete tre mesi cruciali del 1965, importantissimi ieri come oggi perché quella manifestazione per i diritti civili degli afroamericani rimanda alle ingiustizie di oggi. Basti citare il recente caso Ferguson con l’assassinio del 18enne Michael Brown da parte di un poliziotto. Selma racconta una pagina di storia fondamentale, non solo le battaglie e il peso della figura di Martin Luther King», spiega la celebre conduttrice che ha presentato con orgoglio all’American Film Institute Festival la pellicola diretta da Ava DuVernay. Oprah si è riservata una piccola ma intensa e significativa parte. «È quella di un’attivista, donna di colore che va a fare richiesta di diritto di voto e viene insultata, sbeffeggiata dal burocrate che stampa con protervia sul suo modulo il timbro denied, rifiutato». Elogia la regista afroamericana DuVernay, premiata al Sundance per la migliore regia nel 2012 (con Middle of Nowhere) e ribadisce: «In un momento come quello di oggi in cui negli Stati Uniti si assiste a una recrudescenza di intolleranza nei confronti della vastissima comunità afroamericana, Selma è una lezione di storia, coraggio, una battaglia in nome della civiltà». Il film, sugli schermi Usa a Natale, si vedrà dal 12 febbraio 2015 in Italia con il titolo Selma - La strada per la libertà distribuito da Notorious Pictures. La Winfrey si dice entusiasta dell’attore inglese David Oyelowo che per interpretare il lea- Oprah Winfrey interpreta l’attivista per i diritti civili Annie Lee Cooper in «Selma», il film biografico su Martin Luther King diretto da Ava DuVernay (42), prima afroamericana ad aver vinto il premio come miglior regista al Sundance nel 2012 LOS ANGELES La marcia di Oprah Winfrey produttrice del film su Luther King «Un monito per tutti, il razzismo esiste ancora» Star ● Attrice e conduttrice tv, Oprah Winfrey (60 anni) è nata a Kosciusko, Mississippi ● Ha esordito come attrice in «Il colore viola» (1985). È sempre ai vertici delle classifiche di «Forbes» sulle star più pagate der nero è ingrassato di venti chili. Spiega il protagonista: «Per me le parole di Martin Luther King “I have a dream” sono state uno slogan e ancora lo sono. È stato molto impegnativo, e un autentico onore, impersonare il leader dei diritti civili anche con le sue contraddizioni. Sì, il film affronta anche le sue infedeltà coniugali condensate in una forte scena di confronto con la moglie, che lo interroga e gli chiede quanto l’amore per lei e per la loro famiglia abbia ancora un peso tra i numerosi tradimenti e il totale impegno politico e attivista». Racconta la regista: «Abbiamo messo a fuoco i tanti aspetti della personalità di quest’uomo, assassinato quando aveva solo 39 anni e che poco prima della marcia di Selma aveva ri- cevuto il Nobel per la pace. Un ruolo chiave è anche quello dei politici repubblicani pro o contro ogni mossa di King. Tom Wilkinson impersona il presidente Lyndon B. Johnson dando voce e peso alle sue aperture per i diritti degli afroamericani. La stesura del copione, scritto a quattro mani con Paul Webb, ha richiesto un lungo lavoro di ricerche anche perché nel film ho voluto utilizzare alcuni spezzoni originali della marcia e le testimonianze di alcuni orrendi crimini razziali in L’impegno di Brad Pitt tra i finanziatori. La conduttrice nel ruolo di una donna che si batte per i diritti dei neri 7 marzo 1965 Martin Luther King (1929-1968) alla manifestazione di Selma (Alabama) per i diritti dei neri Alabama e nel Sud degli Stati Uniti. Oprah è stata grande nel concedermi piena libertà di scelta dei protagonisti, al di là di ogni ingerenza della Paramount che era interessata all’acquisto del film per gli Usa». «Il significato della marcia di Selma — affermano all’unisono Oprah e la sua regista — è attualissimo e il lavoro fatto per riportare ogni esatta parola degli incontri politici tra Johnson e King è stato minuzioso. Tim Roth ha reso magnificamente il complesso ruolo del Governatore dell’Alabama George Wallace, un democratico contrario all’inserimento nelle scuole bianche di studenti neri. King lo chiamò in causa personalmente come colpevole del clima di odio di quegli anni». Oprah non ha dubbi: «La platea potrà vedere nel film un appello alla pace, all’eguaglianza, contro ogni violenza. Da tempo sto lavorando alla miniserie di HBO sulla vita di Martin Luther King. Selma è solo una pagina della lotta per i diritti e nel 2015 la grande manifestazione celebrerà il suo 50° anniversario. Vorrei che il film riaccendesse ogni giorno la speranza per un’America e un mondo migliori». Giovanna Grassi © RIPRODUZIONE RISERVATA Gianna e la voglia di cantare Modugno con uno stile rock Nell’album «Hitalia»Nannini rilegge alcuni brani classici: scelta biografica, come un diario della mia vita «U n disco retro-innova t i vo » . G i a n n a Nannini definisce così «Hitalia», il nuovo album che esce oggi e in cui rilegge in chiave rock dei superclassici della nostra canzone: Battisti, Lucio Dalla, De André, Gino Paoli, Modugno... «Ho fatto una scelta biografica, un diario della mia vita. È inutile scappare da se stessi, così ho deciso di fare una cosa che non avevo mai fatto prima. Sono tutte canzoni che hanno un’eco per me», racconta Gianna. Verrà poi il momento per cantarle dal vivo in un tour a maggio. «Sarà qualcosa di essenziale perché queste versioni Voce Gianna Nannini è nata a Siena il 14 giugno del 1954 nascono per il trio chitarra, basso e batteria con l’aggiunta degli archi». Arrangiamenti coraggiosi, «metal-Modugno» li chiama lei. Gianna tocca un repertorio considerato intoccabile. «È nella natura della musica popolare che le canzoni nel tempo vengano modificate. Per “Dedicato” ho addirittura cambiato, in accordo con Ivano Fossati, anche una parte del testo». Ci ha aggiunto un «Dedicato all’Italia, a chi l’ha vista sulla strada, noi che abbiamo quel che abbiamo». «Spero che questo disco sia un’iniezione di fiducia. Quando sento che assieme a Portogallo, Grecia e Spagna ci chiamano i Paesi Pigs mi viene voglia di rivoltarmi. Siamo italiani e meno male. Abbiamo una forza culturale unica e forse dovremmo capire che non ci aiuta parlare sempre delle nostre sfortune e dare la colpa al governo. È ora che ciascuno prenda in mano la situazione». La canzone italiana una volta andava anche all’estero, vedi «Volare», «Il mondo» e «’O sole mio». «Abbiamo avuto una tradizione importante poi la globalizzazione ci ha confinati. Paradossalmente è stato un fenomeno che ha ristretto i confini del mondo invece che allargarli. Io da anni combatto perché ogni Paese abbia il proprio sound». Tre i brani cui tiene particolarmente: «“Dio è morto” è ancora contemporanea, “Un’avventura” la portai assieme a un mio brano a un concorso per voci nuove, “Caruso” è l’emblema del disco, l’italianità del bel canto di cui non dobbiamo vergognarci». Fra gli ospiti Gino Paoli in «Il Fiducia «Ho fatto una cosa inedita per me, spero che questo cd sia un’iniezione di fiducia» cielo in una stanza», Massimo Ranieri mette il bollino di napoletanità su «’O sole mio» e Vasco che partecipa a «C’è chi dice no». «Io e Vasco abbiamo iniziato assieme, siamo stati i primi a portare il rock in italiano al grande pubblico». «Mamma» è dedicata alla madre scomparsa da poco. «Non avevo mai fatto una canzone per lei, se ne andata nelle settimane dopo che l’ho cantata». E lei che mamma è? «Come me non c’è nessuno (ride). Sono una mamma internazionale ma affettuosa e presente fisicamente». Andrea Laffranchi © RIPRODUZIONE RISERVATA 36 Lunedì 1 Dicembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Lunedì 1 Dicembre 2014 L’addio È morto Tabasso inventò il programma Rai StereoNotte SPETTACOLI È morto a Roma per una improvvisa malattia Pierluigi Tabasso, inventore di storici programmi radiofonici Rai come «Supersonic» (1972), «Notturno italiano» e, soprattutto, «StereoNotte» nel 1982. La formula della trasmissione era semplice ma rivoluzionaria: sei ore di musica di tutti i generi da mezzanotte fino alle 6 del mattino. Un appuntamento che raggiunse in breve indici di ascolto impensabili per la fascia notturna: una media di 400 mila ascoltatori a notte, quasi un milione all’inizio degli anni 90. StereoNotte resta un punto di riferimento dell’offerta radiofonica di Viale Mazzini. Sabato sera è stata dedicata la puntata al suo storico ideatore. Debutti Nasce Explora Hd, canale De Agostini Nasce oggi un nuovo canale del gruppo De Agostini. Explora Hd (sul canale 415 di Sky, dove fino a ieri c’era DeASapere) sarà una rete principalmente maschile, caratterizzata da produzioni originali tra cui «Morti e stramuorti», il primo docu-reality italiano che segue le vicende di una famiglia napoletana che gestisce un’agenzia di pompe funebri. Ma oltre a trattare l’estremo saluto con ironia, il direttore Massimo Bruno ha spiegato che su Explora ci saranno i temi che appassionano gli uomini, tra cui motori, disastri e scienza. «Sulle orme di Mahler non dimentico l’Italia» Sul podio Il maestro Daniele Gatti, 53 anni, è stato eletto direttore musicale alla Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam. Entrerà ufficialmente in carica nel 2016 succedendo a Mariss Jansons Gatti alla guida dell’Orchestra Sinfonica di Amsterdam: credo nella vitalità dei nostri teatri, sappiamo fare miracoli Tradizione ● Gustav Mahler (18601911). La Royal Congertgebow di Amsterdam vanta una lunga tradizione mahleriana. «La sua identità – spiega Gatti – si è formata su di lui e sui grandi compositori di area germanica» D ue mesi fa la nomina come direttore musicale del Concertgebouw. Qualche settimana dopo Daniele Gatti arriva ad Amsterdam per una serie di concerti fissati da tempo. «Entro in teatro per le prove aspettandomi al massimo qualche stretta di mano e invece vengo accolto da una corale di ottoni. E’ il compleanno di qualcuno? chiedo. No maestro, mi sussurra un musicista, questo è un omaggio per lei. Sono rimasto così sorpreso che, una volta sul podio, non sono riuscito a spiaccicare parola per l’emozione. Ma credo che mi abbiamo capito lo stesso. Un’atmosfera bellissima che mi ha spinto a lavorare subito per il futuro». Un futuro prossimo, dal 2016 entrerà in carica succedendo a Mariss Jansons, e a lunga prospettiva. Perché alla Royal Congertgebouw, una delle forma- zioni sinfoniche più prestigiose al mondo, tutti i direttori musicali vengono scelti democraticamente dagli orchestrali e nessuno è mai di passaggio. In 126 anni di storia, solo sei gli eletti. Gatti è il settimo. Secondo italiano, anzi secondo milanese, dopo Riccardo Chailly, che ad Amsterdam rimase per 16 anni. I concerti di queste sere sono un prologo a quello che verrà. Mahler, Schumann, Berg, Wagner gli autori che Gatti dirigerà fino al 16 dicembre. «Questa orchestra vanta la più lunga tradizione mahleriana. La sua identità musicale si è formata su di lui e sui grandi compositori di area germanica. Sarebbe assurdo voler interrompere queste preziose frequentazioni. Un direttore può solo aggiungere la propria interpretazione. Oltre a questo, io però vorrei dare spazio anche alla musica contempora- ❞ Per l’Expo la nostra musica dovrebbe avere una vetrina ideale Pereira ha scelto «Wozzeck» per la chiusura al posto di Verdi 37 nea». Una nomina prestigiosa, un altro grande del podio che se ne va all’estero. «Non penso di voltare le spalle al mio Paese. Nei prossimi anni conto di tornarci spesso. Ci si lamenta tanto dell’Italia ma altrove le cose non vanno meglio. Negli otto anni passati con l’Orchestre National de France nulla da dire sul rapporto con i musicisti, molto invece sull’apparato burocratico elefantiaco. Con tutte le difficoltà che abbiamo a casa nostra, riusciamo comunque a fare miracoli grazie a una maggiore elasticità. Ma spararci nelle ginocchia è ormai il nostro sport preferito…». Il 2015 sarà un anno di transizione affollato d’impegni: «A febbraio il Requiem di Verdi a Firenze, in Santa Croce, a marzo debutto al Festival di Pasqua di Salisburgo, in aprile a Milano con la Filarmonica della Scala, a maggio Macbeth a Parigi, regia di Martone, a giugno Pélleas et Melisande a Firenze, regia di Daniele Abbado…». E a ottobre Falstaff alla Scala allestito da Carsen. «Avrebbe dovuto concludere l’Expo. L’idea era di aprire e chiudere con le ultime due opere dei nostri numi della lirica: Turandot di Puccini e Falstaff di Verdi. Entrambe guidate da direttori italiani, Chailly e io. Ma poi Pereira ha deciso diversamente. Per il finale voleva una nuova opera, Fin de partie, che però Kurtàg non ha concluso in tempo. Al suo posto arriverà un Wozzeck, sicuramente interessante ma non rappresentativo di quella cultura musicale italiana che all’Expo dovrebbe trovare la sua vetrina ideale». Giuseppina Manin © RIPRODUZIONE RISERVATA Lunedì 1 Dicembre 2014 Corriere della Sera 38 Eventi La guida Un secolo e mezzo di amore a prua da Sellers a Agnelli Baglietto, uno dei più antichi marchi della nautica italiana, compie 160 anni. Sta per uscire un libro («Baglietto - 160 anni di nautica italiana», Editrice Compositori) che verrà messo in vendita da gennaio. Nel volume, la ricca storia della famiglia fondatrice e delle sue imbarcazioni (civili e militari) e le storie dei tanti personaggi che hanno amato queste barche, da Peter Sellers ad Agnelli. Oggi, serata speciale (su invito) al Museo della Scienza e della Tecnologia. Foto: il nuovo 46 metri. La celebrazione Un libro per i 160 anni del cantiere ligure, protagonista nei settori militari e da diporto, con imbarcazioni all’avanguardia che hanno scandito l’evoluzione del Paese. Un marchio ancora cult, come dimostra una singolare pubblicità di Giosuè Boetto Cohen Q uasi tutti sanno che cos’è un Riva. È il più bel motoscafo del mondo, alla Triennale di Milano, qualche anno fa, uno dei primi modelli è stato esposto come archetipo del design italiano. Ma quanti sanno cosa è un Baglietto? Tutti gli intenditori. E pochi altri. Ora, a parte la difficoltà di fare entrare un Baglietto nei padiglioni del parco Sempione, questa è un’ingiustizia. Perché se Riva è la Rolls Royce con le eliche, Baglietto è la villa, il jet privato, l’Orient Express del mare che la upper class di mezzo mondo, da oltre un secolo, viene a comprarsi in Italia. È quindi giusto, anche se non si è appassionati, prendere nota di questo nome, aggiungerlo agli elementi di storia socio-industriale. Una storia raccontata da un nuovo volume che uscirà a gennaio per i 160 anni del marchio. Ma di libri se ne potrebbero scrivere parecchi: bisogna pensare che, per tre generazioni, i Baglietto sono stati bravissimi a costruire ogni genere di imbarcazione. Dalle vele da regata, ai motoscafi da competizione, dai Mas cari a D’Annunzio, agli yacht a motore. Tutto comincia in un tempo e in una Liguria lontani, quelli dell’Unità d’Italia, in una terra di mare dove nessuno va ancora al mare, e che spedisce centomila emigranti Oltreoceano in vent’anni. Alcune zone del Savonese, di Chiavari, dell’entroterra di Genova, letteralmente si spopolano. Ma i gozzi e le scialuppe di Pietro Baglietto, che escono da due baracche costruite sull’orto di casa, nel centro di Varazze, danno da lavorare. La fama degli artigiani è buona, già negli anni 80 arriva la com- IN UN MARE DI STORIA I MAS, LE BARCHE A VELA, GLI YACHT L’EPOPEA DELLA BAGLIETTO CHE RINFORZA IL MITO ITALIANO messa di qualche notabile e nell’ultimo decennio del XIX secolo le vele Baglietto sono tra le più ammirate nei club nautici. Nel frattempo, il cantiere ha ottenuto una licenza sull’arenile e quando, all’inizio del ‘900, appaiono i «canotti automobili» — com’erano allora chiamate le imbarcazioni da diporto a motore — Pietro coglie l’attimo e vara i suoi primi motoscafi. Nelle acque di Varazze, in pochi anni, succede quello che nelle strade di Torino capita con i carrozzieri. Prima i piloti, poi i ricchi, i nobili, le teste coronate, vanno nell’atelier di Pininfarina, Bertone o Baglietto come vanno dal sarto: per provare un veicolo su misura, all’avanguardia, da esibire alla prossima uscita. La Grande guerra congela le stravaganze, ma dalle commesse militari Baglietto trarrà mol- ti vantaggi. La potenza delle nazioni, all’epoca, si misura sul numero di navi corazzate. In Italia l’acciaio costa caro e bisogna arrangiarsi. Nasce l’idea dei mezzi d’assalto, dei sorci che vinceranno l’elefante. Sono i motoscafi siluranti e i «barchini esplosivi», che fino all’avvento del radar — in un altro tempo e un altro conflitto — saranno lo spauracchio delle marine nemiche. Dalle carene veloci dei Mas, Baglietto ricava quelle su cui far scivolare la buona società del dopoguerra. Tra le onde del Futurismo, con i muscoli del regime, non ci si può che muovere a motore. Per chi va controcorrente, si costruiscono anche stupende barche da regata, che i nuovi regolamenti e il disegno della vela triangolare «Marconi» hanno modernizzato. Sono i famosi 6, 8, 12 metri «stazza in- Dopo l’Unità La Liguria si spopolava per l’emigrazione ma i gozzi e le scialuppe di Pietro davano lavoro Secondo dopoguerra Il fascino del legno e la velocità: il binomio vincente per sedurre i ricchi capricciosi © RIPRODUZIONE RISERVATA L’esigente armatore austriaco che batté re, star e magnati Anni 70 John von Neumann (a sinistra) con Pietro Baglietto (al centro): tutte le sue barche portavano nomi degli Indiani d’America I dieci modelli di von Neumann: «Per noi, sfida continua» di Maurizio Bertera N on è solo questione del budget richiesto, sempre elevato quando c’è di mezzo l’acquisto di un Baglietto, grande o piccolo che sia. È che gli armatori che hanno fatto la storia di questo brand non sono mai banali. Gente di sangue blu (Vittorio Emanuele III, il principe Ranieri III, Karim Aga Khan, re Farouk), uomini di spettacolo (Peter Sellers), imprenditori (Gianni Agnelli), scienziati (Guglielmo Marconi), musicisti (Giacomo Puccini). Tutti amanti dei gioielli usciti dal cantiere di La Spezia, nessuno in grado di competere con John von Neumann, vero «patito» di Baglietto. Von Neumann era un austriaco emigrato in gioventù negli Stati Uniti, appena prima della seconda guerra mondiale, con la passione per le auto e le corse. Una decina di anni dopo la fine del conflitto, convinse Porsche a farsi rappresentare da lui negli Stati Uniti ma dovette accettare — a malincuore, si legge — di distribuire insieme Volkswagen: un’impresa quasi impossi- bile considerando la tipologia di vetture e un brand che Oltreoceano ricordava la guerra e la Wehrmacht. Ma von Neumann, che si faceva pubblicità da solo (con la partecipazione alle corse sulle Porsche e, dopo, sulle Ferrari che aveva iniziato a importare) fece il miracolo: già nel 1963 vendeva circa 20 mila Volkswagen all’anno nella sua amata California (il quartier generale si trovava a North Hollywood) e aveva aperto ben 57 concessionarie nei tre Stati vicini. È anche grazie al suo impegno che la Beetle (il Maggiolino) diventò un must per i giovani della West Coast: dalle 35 mila unità vendute sino al 1955 si passò alle 300 mila circolanti cinque anni dopo. La sua passione per le auto sportive e la nostalgia per il Mediterraneo (veniva spesso in La filosofia automobilistica Fu l’artefice del boom Volkswagen in America. «Una barca non è una casa, ma un mezzo in movimento, che deve spostarsi velocemente» Radici d’acqua Nella foto a destra, la Lia III che con un motore Isotta Fraschini da 330 cv è stata la prima imbarcazione italiana a superare i 100 km/h. In alto, il fondatore della dinastia, Pietro Baglietto (1841-1911). Sotto, lo yacht «Cio Cio San» che Giacomo Puccini si fece costruire nel 1912 ternazionale», barche di bellezza statuaria, che hanno dettato legge alle Olimpiadi e oggi si appendono, in miniatura, in casa. Dopo la seconda guerra mondiale tutti vogliono sognare, chi con la Lambretta, chi con il cabinato. Ancora una volta vale il parallelo con gli stilisti dell’auto: dal pezzo unico nasce la piccola serie, per accontentare un’élite dai consumi capricciosi e in crescita. I motoryacht Elba, Capri, Ischia sono ancora «tascabili» (rispetto ai formati traghetto di oggi), ma aprono la strada a tonnellaggi più arditi, nella tecnologia e nella forma. La generazione successiva, «M», sarà quella di maggior successo: sovrastrutture a spigolo, la novità del «flying bridge», le dimensioni di 16, 18, 20 metri e oltre, unite alla velocità e al fascino della costruzione in legno seducono uomini come Ranieri di Monaco, che si aggiudica il prototipo. La clientela al seguito, che ne acquisterà a decine, è di rango adeguato. Intanto, nel 1958, è stata varata l’ultima grande vela, il «Mait II», disegnata da Sparkman & Stephens. Alla metà degli anni 70 il legno lascia il posto all’alluminio. Ideale per le carene plananti, lo scafo in lega leggera consente proporzioni e velocità crescenti. Sarà affiancato dall’acciaio dei megayacht nel cantiere di La Spezia, inaugurato nel 1996: una casa, una materia e un management nuovi, per tornare alle origini. E a questo mondo, dove i prodotti diventano storia, hanno guardato i pubblicitari dello scotch Johnnie Walker per ambientare un megaspot di sei minuti: protagonisti «Sincerity», un ketch Baglietto del 1928, e due volti non nuovi del cinema, Giancarlo Giannini e Jude Law. vacanza in Italia, da bravo austriaco) lo portò quasi naturalmente ad amare Baglietto. Diceva agli amici che «una barca non è una casa, ma un mezzo in movimento, che deve spostarsi velocemente» e trovò nel cantiere spezzino la quadratura del cerchio. Tanto che ancora oggi non si è riusciti a determinare con esattezza l’esatto numero di Baglietto posseduti da von Neumann, poiché sono stati rivenduti ad altri armatori (che in primis dovevano piacere a lui, al di là della cifra richiesta) e rinominati più volte. I «vecchi» del cantiere ipotizzano che possano essere stati dieci. Sicuramente, il primo fu un Ischia seguito da un sedici metri e mezzo dal nome ignoto. All’inizio degli anni 70, von Neumann ordinò due barche con una sovrastruttura disegnata appositamente: Geronimo, lunga sedici metri e mezzo, e Cochise, di venti metri, che fu esposta al Salone Nautico di Genova e piacque molto alla critica del settore. Bella e potente come le Porsche e le Ferrari che l’austro-americano guidava e vendeva. Nel ‘78, venne varata Tazah — che univa uno scafo in alluminio alla sovrastruttura in legno. Poi tra l’83 e l’85, ecco Nachite e Blackhawk: 4 mila cv di potenza e i primi yacht interamente in alluminio della sua collezione. La superstar? Il 26 metri Chato, sceso in mare nell’87: per l’occasione, von Neumann fece sostituire gli MTU da 2.160 cv l’uno con quelli da 3.480, accoppiandoli a idrogetti. La velocità di crociera a 40 nodi, con punte di 60 fece scalpore all’epoca. Come per tutti gli altri Baglietto, il nome era ispirato agli Indiani d’America, affiancato dalle sue iniziali (JvN) seguite da una cifra indicante il numero progressivo del progetto. Altra particolarità: gli scafi erano dipinti in un grigio militare che faceva tendenza. Del resto, come diceva Pietro Baglietto, von Neumann era un «esigente perfezionista che ci spinge a fare sempre meglio, per rispondere alle sue visioni». Questo sì che è un complimento per un armatore. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Lunedì 1 Dicembre 2014 Il video-omaggio Giannini e Jude Law si contendono la barca (per spot) EVENTI Due gentlemen in mare: l’americano Jude Law e Giancarlo Giannini. Ma la vera protagonista (a parte il whisky Johnnie Walker, al centro di questo spot di 6 minuti) è una barca Baglietto di cui si innamora Law («Voglio questa barca»). Ma Giannini, l’armatore: «Non è in vendita. Costruita nel 1928 su progetto dei cantieri navali Baglietto di Varazze... non ce n’è un’altra al mondo»). Non resta che rilanciare con una scommessa. Da vedere su YouTube, dove lo spot riscuote grande successo. Scarica l’«app» Eventi 39 Informazione, approfondimenti, gallery fotografiche e la mappa degli appuntamenti più importanti in Italia. È disponibile sull’App Store di Apple la nuova applicazione culturale del «Corriere della Sera Eventi». È gratis per 7 giorni. Eventi ● L’intervento Quel navigare rétro col senso della bellezza di Simone Perotti I eri il grecale spazzolava il Mar di Marmara. Era freddo, il mare agitato, il vento a raffiche. Dopo aver ridotto maestra e mezzana e rimesso la barca in rotta su Istanbul sono sceso sotto coperta, mi sono seduto nel quadrato di questo ketch affascinante e sicuro. Si ballava molto, qualche marinaio inesperto avrebbe potuto temere il peggio. Ma sottocoperta si stava bene: la penombra, le linee curve dello scafo, le paratie segnate dal tempo, lo scorcio della cucina di legno, rinfrancavano. Bellezza, fascino e sicurezza sono qualità correlate? Chi lo sa. Mentre scrivo questo pezzo guardo intorno a me i legni di Mediterranea, il Mikado 60 su cui sto navigando. Legno massello caldo e accogliente dovunque, neanche una rifinitura di plastica. Michel Bigoin l’ha disegnata e realizzata nel 1975 nei Cantieri Nautici del Sud Ovest (CNSO, scomparsi e rimpianti da oltre due decenni) per fare le rotte più lunghe, lontane, per prendere mare. Non è stata varata per arrivare prima, ma per navigare bene. Quando ieri abbiamo affrontato l’onda maggiore della giornata, sui tre metri, la prua di Mediterranea si è infilata nel muro d’acqua gradualmente, senza nessun colpo. Una barca a chiglia quasi piatta, moderna, con il dritto prodiero verticale, cosa avrebbe fatto? Ho sempre ammirato gli slanci di prua e di poppa, sono così eleganti. Ieri però li ho visti anche in azione. Bello e funzionale si sostengono a vicenda. Ne era convinto l’indimenticabile Sciarrelli. Nate per masticare mare, sembrano, le barche di ieri, ma con la bocca chiusa. E per essere vissute con l’anima. Forse la differenza con le imbarcazioni odierne è questa: ci vivremmo dentro? Ci staremmo bene a lungo? Bella domanda, per lo più inutile oggi che la nautica è un passatempo da pochi weekend all’anno. Ma un interrogativo essenziale. L’uomo è diventato uno specialista nel costruire case avveniristiche, barche che sembrano navicelle spaziali, grattacieli a forma di spinnaker, alberghi che paiono sospesi… L’avanzamento tecnologico, i materiali, sono certamente migliorati. Ma noi che ci viviamo dentro, ci stiamo bene? www.progettomediterranea.com © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista di Enrica Roddolo «L a prima barca? In comproprietà con un amico». Beniamino Gavio, costruttore e imprenditore con affari in (quasi) ogni direzione (dalla Sias-Società iniziative autostradali e servizi, titolare della Torino-Milano alle grandi opere, dall’energia alla tecnologia), ha una sola grande passione: la nautica. «Nel 2011 mi decisi per un Cerri ‘86. Al momento di versare un acconto buttai lì a Carlo Cerri: “E il cantiere?”. Finì che entrai nell’aumento di capitale, prendendo il 70% dell’attività. Poi durante il Salone nautico di Genova incontrai l’ingegner Federico Galantini, commissario liquidatore di Baglietto, che mi parlò del fallimento del gruppo Camuzzi, proprietario dei cantieri. L’ultimo giorno di Salone eravamo già a un accordo. Affitto del ramo d’azienda, trattativa sindacale e nel febbraio 2012 il Gavio: so come far ripartire la nostra nautica L’imprenditore che ha rilanciato l’azienda: «Un Salone itinerante, dalla Mostra di Venezia all’Expo» passaggio del cantiere alla Baglietto Spa, nuova società del gruppo Gavio». Un business da 2,7 miliardi di euro di ricavi. «Sono entrato nella nautica in piena crisi del settore, con manodopera sfiduciata», continua Gavio. Già, i cantieri del gabbiano non erano più quelli dell’Alcyone (il 12 metri che nel ‘32 D’Annunzio ritirò da Baglietto), e neppure quelli del Mas (il Motoscafo Armato Silurante o Motoscafo Anti Sommergibili) commissionato a Baglietto dalla Marina Italiana. E non è un caso se è da quella forte eredità che Gavio ha deciso di partire. Riprendendo le linee, persino i colori delle imbarcazioni militari, per rilanciare con il varo di Monokini 44m (per un armatore israeliano), l’MV13 e il primo 46m dislocante della nuova gamma a firma Francesco Paszkowski Design. «Al momento, sono in costruzione altre sei barche». Identikit Punti di riferimento «Sono entrato in questo business in piena crisi. Ma per i cantieri del gabbiano sono ripartito dalla forte eredità, riprendendo le linee e i colori» Beniamino Gavio, 46 anni, nato a Castelnuovo Scrivia. Presidente, tra l’altro, della Sias - Società iniziative autostradali e servizi, ha acquistato i cantieri storici di Baglietto e Cerri. A sinistra, il nuovo motoscafo Baglietto MV13 che rivisita il celebre Mas Che ambizioni ha per Baglietto su cui ha scommesso 18 milioni di euro di investimento, oltre ai circa 20 dell’acquisizione iniziale? «Non penso a un maxi cantiere come San Lorenzo o Benetti, credo che produrremo a regime 4-5 barche all’anno: una realtà di nicchia. Ma continuando il dialogo con gli armatori anche dopo la consegna. Penso a un’area attorno ai cantieri dove tirare le barche dei nostri armatori per procedere con le operazioni invernali, e tutta l’assistenza. Insomma, ricreare quel mondo di nautica esclusiva delle origini, curata in modo maniacale». Già, solcava i mari su un Baglietto l’ultimo re di Spagna, Alfonso XIII, come lo scienziato Guglielmo Marconi. Ma i tempi sono cambiati, anche dal boom della nautica del Duemila. «Infatti, in Italia è una guerra di prezzi al ribasso, permute... e gli armatori da conquistare og- gi sono negli Usa o nel Golfo e iniziamo ad avere contatti con i cinesi». A proposito di Cina, i cinesi di Shig-Weichai, hanno preso Ferretti e... la nautica è ancora in saldo. Nuovo shopping in vista? «Non è tempo di strapagare alcunché, se c’è l’occasione però... per esempio potrebbe aver senso un pensiero sui Cantieri di Pisa, per diversificare nella vetroresina. Di progetti in mente ne ho almeno un paio. Come una linea di barche piccole, 12-13 metri, per aiutare il brand sul mercato Usa. E sono tentato anche dal tornare a realizzare delle barche a vela. Avrei qualche idea anche per rilanciare l’idea di salone nautico italiano», continua Gavio. Per esempio? «Un salone itinerante, magari biennale: ora a La Spezia, o Taormina, domani a Venezia... e porterei la nautica anche a Milano, in tempo per l’Expo». © RIPRODUZIONE RISERVATA Lunedì 1 Dicembre 2014 Corriere della Sera 40 COMUNE DI CARAVAGGIO PROVINCIA DI BERGAMO Avviso di gara CIG 5848290195 E’ indetta procedura aperta per l’affidamento in gestione dei servizi comunali educativi e servizi complementari di assistenza scolastica-periodo 02/01/201531/07/2016. Importo presunto del servizio € 280.527,00= oltre I.V.A. La presente gara sarà espletata tramite la piattaforma telematica “Sintel” - sito internet: www.arca.regione.lombardia.it. Presentazione delle offerte entro le ore 11.00 del giorno 20/12/2014. Il bando di gara integrale è stato trasmesso alla G.U.C.E. in data 10/11/2014. Area I^ AA.GG. Maggioni Dott.ssa Maria Elisa COMUNE DI BOLOGNA SETTORE GARE ESTRATTO DI BANDO DI GARA (con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa) Il giorno 10 febbraio 2015 alle ore 10.00 questo Comune procederà all’esperimento della 1° seduta pubblica di gara inerente la procedura aperta per l’affidamento del “Servizio pluriennale per la gestione degli impianti tecnologici, manutenzione delle strutture edili, climatizzazione ed energia degli immobili destinati ad attività scolastica, ad uffici giudiziari, musei, biblioteche ed altri immobili di importanza cittadina appartenenti al patrimonio del Comune di Bologna” dell’importo complessivo pluriennale di euro 157.294.390,86. CIG.: 6009139260. Il bando di gara integrale potrà essere scaricato dal seguente indirizzo internet www.comune.bologna.it. Nel medesimo sito internet sarà pubblicata tutta la documentazione, informazioni, chiarimenti e quantaltro inernte la gara di cui trattasi. Le imprese interessate potranno presentare offerta, con le modalità e prescrizioni indicate nel bando integrale di gara, entro e non oltre le ore 12.00 del giorno 09 febbraio 2015. IL Direttore Dott.ssa Alessandra Biondi AZIENDA OSPEDALIERA S. CAMILLO FORLANINI P.zza Carlo Forlanini, 1 00151 ROMA ESTRATTO AVVISO DI GARA ESPERITA Questa Azienda con deliberazione n. 672 del 19/11/2014 ha aggiudicato la gara a procedura aperta per la fornitura biennale di Dispositivi medici e protesi di Oculistica per le esigenze dell’Azienda Ospedaliera S. Camillo Forlanini alle ditte, per lotto aggiudicato, per importo c/iva, e per numero Cig come di seguito indicato: BIOPHISICA lotto 6 € 3.240,00 cig 5395398746 - lotto 21 € 12.440,00 cig 5395832D6A - OPTARISTON lotto 1 € 3.477,00 cig 5395227A28 - lotto 2 € 4.026,00 cig 5395239411 - lotto 5 € 40.613,80 cig 5395386D5D - lotto 9 € 21.228,00 cig 5395424CB9 - lotto 10 € 956,80 cig 53954301B0 - lotto 25 € 23.842,00 cig 53958815DC - lotto 26 € 51.168,00 cig 5397744741 - lotto 27 € 169.000,00 cig 5397770CB4 - lotto 35 € 72.956,00 cig 53978839F5 SI.STEMA lotto 4 € 44.286,00 cig 539526270B - SOOFT Italia lotto 33 € 3.931,20 cig 53978395A7 - BAUSCH&LOMB lotto 34 € 1.244,88 cig 5397847C3F - lotto 39 € 40.260,00 cig 5397921951 - Espansione Marketing lotto 8 € 15.494,00 cig 53954176F4 - lotto 17 € 2.537,60 cig 5395747747 - DAVI MEDICA lotto 11 € 9.979,60 cig 53954366A2 - lotto 16 € 239,12 cig 5395545097 - BETATEX lotto 36 € 38.268,96 cig 5397889EE7 - ALCON lotto 28 € 124.800,00 cig 5397774005 - lotto 30 € 14.560,00 cig 539779622C - lotto 31 € 62.400,00 cig 5397812F5C - lotto 32 € 10.920,00 cig 5397830E37 - lotto 41 € 6.669,33 cig 5397932267 - TECNOFTALMICA lotto 29 € 241.072,00 cig 5397791E08 - MEDIVIS lotto 40 € 49.410,00 cig 5397927E43 - POLY SYSTEM lotto 37 € 25.766,40 cig 53978953DE - ALFA INTES lotto 15 € 46.970,00 cig 5395543EEC - lotto 22 € 798,72 cig 53958414DA. L’avviso di aggiudicazione è stato inviato alla GUCE il 24/11/2014 e pubblicato sui siti www.regione.lazio.it www.serviziocontrattipubblici.it www.scamilloforlanini.rm.it/benieservizi, da ciascuno dei quali può essere tratta ogni ulteriore informazione utile. Il Responsabile del procedimento Dott. Paolo Farfusola. IL DIRETTORE GENERALE - Dott. Antonio D’URSO Per la pubblicità legale e finanziaria rivolgersi a: RCS MediaGroup S.p.A. Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Unione Europea Fondo sociale europeo REGIONE MARCHE P.F. POLITICHE COMUNITARIE e Autorità di Gestione FESR e FSE ESTRATTO ESITI DI PROCEDURA DI AFFIDAMENTO CONTRATTUALE DEL SERVIZIO DI “ATTUAZIONE ATTIVITA’ E AZIONI DI INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE DEL FONDO SOCIALE EUROPEO PER LA FINE PROGRAMMAZIONE 2007/2013 E L’AVVIO DELLA NUOVA PROGRAMMAZIONE 2014/2020” Ente appaltante: Regione Marche - PF Politiche Comunitarie e Autorità di Gestione FESR e FSE - Via Tiziano, 44, 60125 Ancona - tel.: 071/8063801 - fax: 071/8063018 - Posta elettronica: funzione.politichecomunitarie@regione.marche.it - PEC: regione.marche.politichecomunitarie@emarche.it - Importo di aggiudicazione dell’appalto: Euro 510.000,00 (I.V.A. esclusa). - Data di aggiudicazione: 13/01/2014. - Numero offerte ricevute: 1 - Nome e indirizzo dell’operatore economico aggiudicatario: società AGORA’ srl, Via M. Pagano n. 52, 20145 Milano, tel 02-4694806, fax 02-4695605, Posta elettronica: info@agoracomunicazione.it. Il Dirigente e R.U.P. - Dott. Mauro Terzoni AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA FEDERICO II AVVISO ESITI DI GARA CIG 5597483518 Questa Azienda con deliberazione n. 563 del 13.11.2014 ha aggiudicato la fornitura di n. 2 sistemi ergospirometrici, di cui 1 con cicloergometro per le esigenze del DAI di Medicina Interna, Patologia Clinica dell’A.O.U. Federico II alla società Medical Graphics Italia s.r.l., con sede legale in Milano alla via Vincenzo Monti, n. 41, per l’importo complessivo di € 73.000,00 oltre IVA. Società partecipanti: n. 6 - Società ammesse: n. 6. RUP: prof. Domenico Bonaduce. Il bando è stato inviato alla G.U.R.I. in data 28.11.2014. Il Direttore Generale - Giovanni Persico COMUNE DI MILANO Direzione Centrale Casa e Demanio Settore Demanio, Patrimonio e Logistica Servizio Acquisti e Vendite AVVISO PER ESTRATTO DI ASTA PUBBLICA IL COMUNE DI MILANO VENDE In diritto di superficie 90 POSTI AUTO in Via MOSCOVA n. 26 - MILANO AFFITTA Porzione della “GALLERIA VITTORIO EMANUELE II”, MILANO (mq 2592) per attività nel campo terziario e/o commerciale Copia del bando è disponibile presso il Comune di Milano - D.C. Casa e Demanio - Settore Demanio, Patrimonio e Logistica - Servizio Acquisti e Vendite - Via Larga 12 - Milano - 4° piano - Stanze 491, 495 (tel. 0288453123 0288460066) dal lunedì al venerdì, orario 9,00 - 12,00. Il bando integrale è pubblicato sul sito internet www.comune.milano.it e all’Albo Pretorio. IL DIRETTORE DEL SETTORE - Dott.ssa Laura Mari COMUNE DI SCAFATI (SA) CITTA’ DI SCAFATI “Croce al Valor Militare e Medaglia d’oro alla Resistenza” AVVISO DI GARA CIG. 5971153F52 Il Comune di Scafati con sede in piazza Municipio 1 - 84018 (SA, sito web: www.comune.scafati.sa.it - email: appaltiscafati@libero.it indice per il giorno 11.11.2014 ore 10,00, gara ad evidenza pubblica a procedura aperta per l’appalto dei LAVORI DI RIQUALIFICAZIONE CAVALCAVIA LONGOBARDI, CAVALCAVIA D’AMARO, ROTATORIA STRADALE CORSO NAZIONALE, CAVALCAVIA LONGOBARDI E VIA E. FERMI (app. n. 21/2014). SEZ. VI. IMPORTO DELL’APPALTO: Euro 622.188,53 per il costo della manodopera ed € 14.425,64 per oneri di sicurezza entrambi non soggetti a ribasso di gara; CLASSIFICAZIONE LAVORI: Categoria Prevalente: OG3 classe II° (strade autostrade ecc.) per l’importo di € 556.017,37; Altre Categorie: OG10 per l’importo di € 56.181,33; La gara sarà aggiudicata con il criterio del prezzo più basso ai sensi dell’art. 82 del D. Lgs n. 163/2006; Finanziamento POR FESR CAMPANIA 2007/2013 asse VI Obiettivo Operativo 6.a.; Le offerte dovranno pervenire all’Ufficio Protocollo dell’Ente con consegna anche a mano entro le ore 12.00 del giorno 15.12.2014, con le modalità previste nel bando di gara integrale pubblicato all’albo Pretorio in data 17.11.2014. L’estratto del bando di gara è stato pubblicato in pari data sulla GURI n. 132 del 17.11.2014. IL Resp. Area Servizi al Territorio - Dott.ssa Anna Sorrentino Banca di Credito Cooperativo Euganea di Ospedaletto Euganeo (PD) Società cooperativa in liquidazione coatta amministrativa COMUNICAZIONE DEL COMMISSARIO LIQUIDATORE AI SENSI DELL’ART. 86 CO. 5 T.U.B. Il Ministro dell’Economia e delle Finanze, su proposta della Banca d’Italia, con decreto n. 368 del 1° ottobre 2014, pubblicato sulla G.U. n. 267 del 17 novembre 2014, ha disposto la liquidazione coatta amministrativa della Banca di Credito Cooperativo Euganea di Ospedaletto Euganeo - Società cooperativa, ai sensi dell’articolo 80 commi 1 e 2 del Testo Unico Bancario. Il Commissario Liquidatore, Dott. Claudio Ferrario, nominato con provvedimento del 2 ottobre 2014 della Banca d’Italia, RENDE NOTO ai sensi e per gli effetti dell’art. 86 comma 5 del D.Lgs. 01 settembre 1993 n. 385 (c.d. Testo Unico Bancario) che i creditori ed i titolari di diritti reali sui beni e sugli strumenti finanziari, i quali non abbiano ricevuto la comunicazione del Commissario Liquidatore prevista dai commi 1 e 2 del medesimo articolo, con la quale sono state comunicate le somme risultanti a credito e/o gli strumenti finanziari in possesso della Banca di loro spettanza alla data del 03 ottobre 2014, devono presentare, entro il 16 gennaio 2015 (ovvero entro 60 giorni dalla pubblicazione del decreto di liquidazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana), apposita DOMANDA DI INSINUAZIONE mediante raccomandata con avviso di ricevimento da inviarsi presso lo studio del Commissario Liquidatore, sito in Milano (cap. 20122) Corso di Porta Vittoria n. 7, chiedendo il riconoscimento dei propri crediti e la restituzione dei propri beni, allegando tutti i documenti atti a provare l’esistenza, la specie e l’entità dei propri diritti. Per eventuali informazioni contattare lo studio del Commissario Liquidatore 02 76008680 ovvero inviare PEC al seguente indirizzo: lcabcceuganea@pecliquidazioni.it. Il Commissario Liquidatore - Dott. Claudio Ferrario Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Tel. 02 2584 6665 Fax 02 2588 6114 Vico II San Nicola alla Dogana, 9 80133 Napoli Tel. 081 49 777 11 - Fax 081 49 777 12 Via Campania, 59 C - 00187 Roma Tel. 06 6882 8650 - Fax 06 6882 8682 C.so Vittorio Emanuele II, 60 - 70122 Bari Tel. 080 5760 111 - Fax 080 5760 126 Corriere della Sera Lunedì 1 Dicembre 2014 41 ● Risponde Sergio Romano HAMAS E AL FATAH DUE FAMIGLIE PALESTINESI Leggo sul Corriere che la signora Klotz ha lasciato la politica attiva e la notizia non rivestirebbe alcun interesse se non fosse per il ricordo della politica di separazione dell’Alto Adige dall’Italia. Quello che non capisco è come mai, nell’accettazione universale dell’autodeterminazione dei popoli, non se ne siano già andati a ricongiungersi ai propri fratelli.Capisco che certi patti siano stati sottoscritti e rispettati da noi, ma di fronte alla chiara determinazione di un popolo oppresso, non ci sono patti che tengano. La qual cosa potrebbe valere anche per noi. Se gli italiani facessero un referendum per la secessione dall’Alto Adige, con motivazioni di non appartenenza al gruppo linguistico, tradizionale, sentimentale di tale regione alpina e con chiare prove di oppressione e terrorismo sia da una parte che dall’alta, non vedo come non sia accettabile dalla maggioranza del popolo. Si otterrebbero così chiari vantaggi d’ambo le parti. I sud tirolesi rientrerebbero nella casa avita delle popolazioni germaniche e potrebbero riscrivere le targhe stradali. Inoltre, ciò che sembra più ambito, l’abolizione del bilinguismo. Noi avremmo indietro i carabinieri, i giudici, la Guardia di finanza e le tasse che devolviamo a tale Provincia, in eccesso a quanto da loro pagato. Inoltre, recandoci in Tirolo saremmo considerati e riveriti come turisti, apportatori di benessere, pecunia non olet. Marco G. Carle Torre d’Isola È possibile, ma occorrerà trovare una soluzione per la città di Bolzano abitata da poco più di centomila persone di cui il 75% di lingua italiana e il 25,5% di lingua tedesca. Le lettere firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579 @ Chi governa attualmente nella Striscia di Gaza? Le chiedo anche se in quel Paese il ruolo di Abu Mazen è ancora determinante. Piero Cazzani Pavia Caro Cazzani, aza è ancora la roccaforte di Hamas. L’ultimo conflitto con Israele, dall’8 luglio al 26 agosto di quest’anno, e le circa 2.200 vittime dei bombardamenti israeliani hanno avuto l’effetto di rendere la città, agli occhi dell’opinione pubblica palestinese, ancora più «martire» di quanto già fosse in passato. Ma potrebbero pregiudicare l’intesa che Abu Mazen e l’Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina) avevano concluso con Hamas in aprile per la creazione di un governo comune. Il governo esiste, quanto meno sulla carta, è presieduto da un esponente dell’Olp, Rami Hamdallah, e ha prestato giuramento il 2 giugno. Ma Abu Mazen, presidente dell’Autorità palestinese, ha deplorato i missili lanciati da Hamas contro la popolazione civile israeliana e ha dimostrato in tal modo che fra le strategie delle due organizzazioni vi sono ancora importanti differenze. Un breve riepilogo può forse aiutarci a ricostruire la natura dei rapporti fra le due anime della società palestinese. Quando nacque, all’inizio degli anni 70, Hamas era il braccio palestinese della Fratellanza musulmana e rappresentava quindi l’alternanza religiosa al nazionalismo laico, con venature marxiste, di Al Fatah, l’organizzazione di Yasser Arafat. Sotto la guida dello sceicco Ahmad Yassin, Hamas si dedicò principalmente a iniziative educative e assistenziali. Molti anni dopo, G lettere@corriere.it www.corriere.it sromano@rcs.it La tua opinione su sonar.corriere.it Silvio Berlusconi propone una sua seconda discesa in campo. Secondo voi fa bene? SUL WEB Sì 20% 80% No La domanda di oggi Il ministro dell’Economia Padoan: il Paese dimostra che è possibile conciliare la stabilità dei conti con le politiche di sostegno alla crescita. Giusto? CARBURANTE Effetti della concorrenza A proposito dell’articolo sul non allineamento del prezzo dei carburanti a quello del petrolio, non sono d’accordo sull’incolpare esclusivamente le compagnie petrolifere e lo Stato per la non concorrenza. La concorrenza sui prezzi dei carburanti in Italia non esiste perché è popolata dagli italiani. Come è possibile che nel breve tragitto da casa mia al lavoro io trovi distributori con differenze di oltre 10 centesimi a litro e, nonostante ciò, le stazioni di servizio dai prezzi iperbolici lavorano? Come è possibile che ci siano Musei e dirigenti delle biblioteche Mi ha sorpreso l’articolo di Tullio Gregory (Corriere, 29 novembre) su un paventato processo di «liquidazione del patrimonio archivistico e librario». La riorganizzazione del Mibact doveva prevedere, per legge, 191 posizioni dirigenziali rispetto alle 228 di partenza. Invece di procedere con tagli lineari, ho cercato di realizzare una vera riforma, con l’obiettivo di dare più risalto agli istituti che in Italia mai hanno trovato degno riconoscimento giuridico: i musei, fino ad oggi tutti - ivi inclusi i più grandi, come Uffizi, Brera o Capodimonte - diretti non da dirigenti, ma da funzionari alle dipendenze dei Soprintendenti. La riorganizzazione ha così riequilibrato il numero di posizioni dirigenziali previste per i nostri 3 tipi di istituti della cultura (archivi, biblioteche e musei). Dopo la riforma, Archivi e Biblioteche avranno 27 dirigenti su un totale di 148 istituti, i musei 34 su un totale di oltre 400. Come mostra il semplice confronto numerico, CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE PRESIDENTE Angelo Provasoli Ferruccio de Bortoli VICE PRESIDENTE Roland Berger CONDIRETTORE AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane Antonio Macaluso Daniele Manca Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli CONSIGLIERI Fulvio Conti, Teresa Cremisi, Luca Garavoglia, Attilio Guarneri, Piergaetano Marchetti, Laura Mengoni DIRETTORE GENERALE DIVISIONE MEDIA Alessandro Bompieri Giuseppe Costarella © RIPRODUZIONE RISERVATA a leggere) per premiare i commercianti con il rapporto qualità prezzo migliore. Roberto Bellia paradosso44@yahoo.it PUNTI DI VISTA Chi sono gli eroi nessuna penalizzazione, ma solo un parziale riequilibrio. Negli atti della riforma vi sono invece norme che riconoscono l’autonomia tecnicoscientifica di tutti gli istituti della cultura, li dotano di una apposita Direzione generale centrale, aumentano i poteri dei direttori (siano essi funzionari o dirigenti). Sono stati mantenuti tutti gli istituti centrali. Si sono tutelate le rispettive specificità. La direzione delle biblioteche sarà perciò affidata agli stessi bravi, anzi bravissimi, funzionari bibliotecari che fino a oggi hanno retto la maggior parte delle 46 biblioteche statali. Funzionari che è mia intenzione valorizzare, così da non pregiudicare alcun percorso di carriera. Il rango di uffici periferici del Ministero è quello che le biblioteche hanno sempre avuto; anzi, la riforma le sottrae al rapporto gerarchico con le Direzioni regionali e le riconduce direttamente alla Direzione generale Biblioteche. I «vari» accorpamenti denunciati, se e ove avverranno, saranno compiuti esclusivamente per migliorare la fruizione e la valorizzazione del patrimonio culturale e in coerenza con ragioni di carattere storico, artistico, architettonico o culturale. L’eventuale creazione di «poli bibliotecari» potrà avvenire solo se utile a migliorare l’andamento © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI DEL LUNEDÌ VICEDIRETTORI Mi permetto di dissentire da Renzi (che proclama eroi gli imprenditori) e dalla Camusso (gli eroi sono i lavoratori). In tempi di crisi sono eroi i milioni di disoccupati e di pensionati che per sopravvivere debbono affidarsi alla carità o rovistare tra i rifiuti. © RIPRODUZIONE RISERVATA due distributori uno a fianco all’altro (per accedervi si sale dallo stesso passo carraio) con oltre 3 centesimi di differenza alla pompa? Però sulla provinciale in direzione Abbiategrasso ci sono i tre distributori, probabilmente, meno cari di Lombardia: perché? È cambiata la gestione di uno (gestito da extracomunitari!) che ha abbassato i prezzi e gli altri hanno dovuto adeguarsi. La concorrenza ha funzionato ma sullo stesso rettilineo a meno di tre chilometri uno dall’altro, basta aver voglia di leggere. Il fatto reale e causale è che gli italiani si lamentano ma non fanno un minimo sforzo (oltre Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962 Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli privacy.corsera@rcs.it - fax 02-6205.8011 © COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge. DIREZIONE, REDAZIONE E TIPOGRAFIA 20121 Milano - Via Solferino, 28 Tel. 02-62821 DISTRIBUZIONE m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Cazzaniga, 19 - 20132 Milano - Tel. 02-2582.1 - Fax 02-2582.5306 PUBBLICITÀ RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano - Tel. 02-25846543 - www.rcspubblicita.it E così, il (quasi) comunista Vladimir Putin piace tantissimo ai (quasi) fascisti dell’area antieuro (ma non antirublo), tanto quanto i (quasi) fascisti fanno impazzire il (quasi) comunista Putin. Che ne è così infatuato, da riempirli di rubli e non di euro, come ha fatto con il Front National di Marine Le Pen, peraltro accendendo di invidia il putinista Matteo Salvini, ancora incerto tra CasaPound (fascista senza il quasi) e l’ultimo Gulag (comunista senza il quasi) della Corea del Nord. Antonio Pennacchi potrebbe proporre un sequel del suo profetico Il fasciocomunista, raffigurando i nostri Limonov da pianerottolo che combinano il saluto romano con l’ammirazione per un leader che si è formato nel Kgb e che oggi a Mosca impone ai manuali scolastici la piena e obbligatoria riabilitazione di Stalin. Questo vigoroso fascio-comunismo, peraltro non inedito (ricordate l’aggressività rosso-bruna del nazional-comunista Milosevic?) si fonda su una comune piattaforma di odio. L’ideologia è confusa e nebbiosa, e del resto anche «fasciocomunismo» è definizione necessariamente imprecisa, non meno di «populismo» distribuito indiscriminatamente però. Non è confuso l’odio. L’avversione istintiva per la democrazia parlamentare e la fascinazione ipnotica per il leader autoritario dai modi spicci e sbrigativi. L’odio per il liberalismo, con tutte le sue fisime formaliste, incomprensibili per i «popoli». La pulsione ostile per il libero mercato, la mentalità capitalistica, la finanza, l’anomia delle grandi città. L’avversione per i ludi cartacei, per l’arte moderna, per lo Stato di diritto, per le libertà individuali, per le pretese della cultura gay, per il disordine delle famiglie, per la mescolanza culturale, per le élite urbane, per l’America, per tutto ciò che è liblib-lib, liberale, libertario, liberista. La tentazione fasciocomunista è ribelle quando non è al potere, è invece autoritaria, imperiale, intollerante, militarista quando è al potere come il nuovo zar Putin. Perciò si annusano e sentono un’atmosfera comune, anche se i custodi delle rispettive purezze ideologiche vivono come un affronto questa contaminazione. La fine della Guerra fredda ha spezzato le rigidità di un tempo e ha dato al fasciocomunismo, alimentato dal fallimento di un’Europa senz’anima, una linfa insperata. Si diffonde anche una vaga nostalgia per il muro di Berlino: purché sotto il tiro della Stasi ci siano sempre gli altri. nel 2004, Yassin fu vittima di un assassinio mirato dei servizi israeliani, ma in una prima fase la sua organizzazione poté contare sulla benevolenza di Israele, a cui piaceva contrastare in questo modo l’organizzazione laica di Arafat. La svolta militare di Hamas risale all’inizio degli anni Ottanta quando ogni soluzione politica della questione palestinese sembrava sempre più lontana; e la sua popolarità nella società palestinese crebbe sino alla vittoria nelle elezioni del 2006. Furono elezioni libere, difficilmente contestabili, ma il loro risultato non piacque né all’Olp, né a Israele, né agli Stati Uniti, né ad altre potenze occidentali. Accadde così per certi aspetti quello che era accaduto in Algeria alla fine del 1991, quando il governo, dopo i risultati favorevoli al partito islamico nel primo turno delle elezioni politiche, aveva bruscamente soppresso il secondo turno. Con una aggravante: i Paesi che non vollero riconoscere il successo di Hamas, si consideravano maestri di regole democratiche e avrebbero dovuto mettere alla prova la conversione alla democrazia dell’organizzazione islamica. Sono stati necessari otto anni perché le due parti riuscissero a ricucire lo strappo e ad accordarsi, nello scorso aprile, su un governo comune. Alla fine di settembre, un mese dopo la fine dell’ultimo conflitto di Gaza, i rappresentanti di Hamas e Fatah si sono incontrati al Cairo e hanno annunciato di avere raggiunto un accordo per estendere alla Striscia le competenze e responsabilità del nuovo governo palestinese. Ma la storia di questa lunga crisi ci ha insegnato che troppo spesso gli annunci sono soltanto buone intenzioni. Risposte alle 19 di ieri INTERVENTI E REPLICHE Luciano Fontana di Pierluigi Battista I fasciocomunisti sono tornati tra noi LETTERE AL CORRIERE ALTO ADIGE Italiani e tedeschi ●Particelle elementari Soverato degli istituti. Perché, dunque, il funzionario bibliotecario direttore della Biblioteca Braidense (ossia «del Palazzo di Brera»), nominato dal Direttore generale Biblioteche, dovrebbe sentirsi «svilito» dall’essere collegato a un istituto ora dotato di autonomia speciale come la Pinacoteca di Brera, che avrà un direttore selezionato con un concorso internazionale, quando fino a oggi il direttore-dirigente della medesima biblioteca doveva rispondere a un Direttore regionale «generalista»? E la messa a sistema di archivi, biblioteche e musei, attentamente valutata caso per caso, non dovrebbe contribuire proprio a far conoscere e capire meglio il nostro patrimonio? Dall’inizio del mio incarico ho deciso di investire sugli istituti della cultura, in particolare su archivi e biblioteche, destinandovi 50 giovani tirocinanti e seri programmi formativi. So bene quanto siano importanti questi settori per il Paese e costante sarà il mio impegno per portarvi nuove risorse umane e finanziarie. E mi rifiuto di accettare che tutto ciò possa essere ignorato per questioni legate solamente al numero di posizioni dirigenziali. Dario Franceschini, Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. 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SERVIZIO CLIENTI: 02-63797510 (prodotti collaterali e promozioni). * Con “Sette” € 2,90; con “Io Donna” € 2,90; con “Style Magazine” € 3,40; con “Living” € 5,30; con “La matematica come un romanzo” € 9,30; con “Mila e Shiro” € 11,39; con “Tutto Pratt” € 12,39; con “La Tasi e le nuove tasse sulla casa” € 7,30; con “Le grandi storie Disney” € 9,39; con “Io sono Malala” € 14,30; con “Grandangolo” € 7,30; con “Lettere d'amore” € 8,30; con “Agatha Christie” € 8,30; con “Agatha Christie Poirot” € 11,39; con “Il cane. Amarlo capirlo educarlo” € 11,39; con “La biblioteca della Grande guerra” € 11,30; con “Alda Merini” € 8,30; con “Skylanders” € 16,30; con “Diabolik. Nero su nero” € 8,39; con “Buone notizie” € 9,30; con “Il teatro di Eduardo” € 12,30; con “Agendina la Lettura 2015” € 11,30; con “Geronimo Stilton. Viaggio nel mondo” € 8,30; con “I capolavori dell’arte” € 7,30; con “Ufo Robot” € 11,39; con “James Bond collection” € 11,39; con “Scrivi Vecchioni, scrivi canzoni” € 11,39; con “Scuola del racconto” € 8,30; con “1989” € 9,30; con “The Beatles” € 11,30 42 Lunedì 1 Dicembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Lunedì 1 Dicembre 2014 43 Sportlunedì Serie A CAGLIARI-FIORENTINA CESENA-GENOA CHIEVO-LAZIO EMPOLI-ATALANTA JUVENTUS-TORINO MILAN-UDINESE PALERMO-PARMA ROMA-INTER SAMPDORIA-NAPOLI SASSUOLO-VERONA 13ª giornata 0-4 0-3 0-0 0-0 2-1 2-0 2-1 4-2 oggi, ore 21 2-1 Classifica JUVENTUS ROMA GENOA NAPOLI* SAMPDORIA* MILAN LAZIO FIORENTINA UDINESE SASSUOLO 34 31 23 22 21 21 20 19 18 18 INTER 17 PALERMO 17 EMPOLI 14 VERONA 14 TORINO 12 CAGLIARI 11 ATALANTA 11 CHIEVO 10 CESENA 8 PARMA 6 *una partita in meno Rivali Nel derby i bianconeri se la cavano solo alla fine ma restano a +3 sugli inseguitori ● L’analisi Juve felice col brivido Intermittente a Roma Pirlo doma il Toro all’ultimo secondo, Perez gol capolavoro I nerazzurri reggono per un po’, poi cadono con i giallorossi ARBITRO CONTESTATO Il Milan ritrova la vittoria Doppietta Ménez Udinese polemica NOVITÀ Avanti Francesco Totti, capitano giallorosso, se ne va lasciandosi alle spalle Palacio e Guarin. A destra, Ménez (sopra) e Matri (Ansa, Forte) L’indagine Il Genoa terzo a sorpresa Stasera tocca a Samp-Napoli Scandalo mondiale, tocca agli 007 L’Inghilterra muove i servizi segreti per inchiodare Blatter, Russia e Qatar Spie, omissis, scheletri negli armadi, forse anche l’orologiogarrota di James Bond. Ormai è 007 il prefisso di Blatterlandia, terra del calcio fondata sugli scandali e le figuracce. L’argomento è il solito: l’assegnazione dei Mondiali 2018 alla Russia e 2022 in Qatar. La novità è l’ingresso in campo a tacchetti sguainati dei servizi segreti britannici. I quali, secondo quanto riportato ieri dal Sunday Times, hanno consegnato al Parlamento un dossier che proverebbe episodi di corruzione e voto di scambio compiuti da Mosca e Doha per ottenere l’assegnazione della Coppa. Se ne parla già dal giorno della votazione, il 2 dicembre 2010. Di recente poi la polemica è riscoppiata quando la Fifa ha presentato un’inchiesta che scagionava i due Paesi sospettati ma è stata sbugiardata dal procuratore Michael Garcia, che quell’inchiesta ha condotto: secondo Garcia i maneggi ci sono stati eccome, ma la Fifa li avrebbe occultati per salvare i propri piani e portafogli. Ora questo rapporto dell’intelligence di Sua Maestà aggiungerebbe nuove «prove incendiarie» dell’avvenuto pagamento di megatangenti in ogni forma. Qatar e Russia avrebbe- Presidente Blatter, 78 anni (Ap) ro stretto un patto di reciproco sostegno attraverso una jointventure per l’estrazione e la gestione comune di un giacimento di gas in Siberia. E tra le tante corruzioni private la più spettacolare — in pieno Ian Fleming — sarebbe quella compiuta dal Cremlino nell’assicurarsi l’appoggio del delegato belga Michel D’Hooghe. Come? Con un prezioso dipinto custodito all’Hermitage. Scovati i cattivi, resta comunque da capire chi siano i buoni, sempre che in questa storia esistano. «Siamo preoccupati anche per il comportamento del nostro comitato or- ganizzatore», ha commentato non a caso John Whittingdale, presidente della commissione cultura media e sport. Perché attenzione: anche l’Inghilterra (candidata per il 2018) avrebbe stretto un accordo illecito con la Corea per uno scambio di voti. Solo che a lei è andata male. In un quadro simile non sorprende che ieri Joseph Blatter abbia riso di loro, di noi e di tutti. «Signore e signori, credetemi, nel 2022 si giocherà in Qatar. Chi ci accusa non conosce come funziona il mondo del calcio». Perché, funziona? Alessandro Pasini © RIPRODUZIONE RISERVATA Mancini reinventerà una squadra che ora non gli piace di Mario Sconcerti È stata una buona Inter, sconfitta da una squadra migliore. Non è chiaro se ci siano veri miglioramenti. È però una squadra diversa, più aggressiva, più pericolosa, più in partita. Come il Milan, anche la Roma non è un avversario che si chiude, lascia spazi al contropiede. Questo favorisce il gioco dell’Inter che ha buona qualità negli ultimi venti metri. È cambiato il temperamento dell’Inter, questo maggior carattere ha portato però anche più confusione. È una squadra che sta studiando ma non ha ancora capito bene cosa. A volte li vedi tutti in linea, altre volte senza forma e sostanza in giro per il campo. La Roma è un pessimo avversario perché è squadra verticale. Un centrocampo con M’Vila, Medel, Kuzmanovic e Guarin viene sempre superato in fondo a un corridoio. La mia impressione è che a Mancini non piaccia la sua squadra, non la stimi, e si appresti a inventarne un’altra. Con quali uomini non so, ma quando è messo spalle al muro Mancini è un tecnico che sa inventare. L’Inter ha delle qualità, ma sono poco incastrabili le parti. Nessuno ha una parte piena in commedia, sono tutti mezzi buoni attori. Difficile così fare spettacolo. Ha rischiato molto la Juventus, il gol di Pirlo a un secondo dal termine non definisce una superiorità, è solo un premio a un giocatore perfetto. Juve stanca, anche messa male in campo. Però ancora vittoriosa in uno stadio che ormai è diventato un incubo per tutti. Per capire l’eccezionalità di quanto accaduto va ricordato che Pirlo non segnava su azione dal 24 aprile di due anni fa. In sostanza meglio la Roma per una volta, tornata brillante e spinta da tutta la qualità dei suoi solisti. Pjanic è ormai uno dei migliori centrocampisti europei. Gioca una buona partita anche il Milan. Da cinque giornate l’Udinese è in caduta abbastanza libera, ma Inzaghi ha trovato un’anima per la sua squadra. È finito il vecchio Milan velleitario che giocava quasi alla memoria. La squadra è semplice, conosce i propri limiti ma anche le proprie possibilità. Montolivo porterà la qualità che manca a centrocampo. Credo sia inutile aspettare Torres, non almeno a un qualche livello. Il Genoa è al terzo posto, Gasperini trasforma sempre una strana massa di giocatori in una squadra. Un vero grande tecnico. © RIPRODUZIONE RISERVATA 44 Lunedì 1 Dicembre 2014 Corriere della Sera SPORT Estero Il Barcellona vince all’ultimo secondo Disastro Dortmund Un gol di Busquets all’ultimo secondo dopo una mega mischia in area regala al Barcellona il successo sul campo del Valencia (1-0) e riporta i blaugrana a -2 dalla capolista Real Madrid. II Manchester City, prossimo avversario della Roma in Champions, vince 3-0 sul campo del Southampton di Pellé, lo scavalca in classifica e si porta al 2° posto a -6 dal Chelsea di Mourinho. Il Tottenham batte 2-1 in rimonta l’Everton. In Germania continua l’incubo del Borussia Dortmund che perde 2-0 contro l’Eintracht (ottava sconfitta su 13 gare) e chiude la graduatoria di Bundesliga con un ritardo di 22 punti dalla capolista Bayern Monaco. Roma Totti si sacrifica Nel posticipo della 16ª di B, il Bologna batte il Bari 2-0 con una doppietta di Laribi ed è terzo da solo. 16ª giornata. Venerdì: PescaraLanciano 1-1; sabato: Carpi-Frosinone 0-0, Cittadella-Brescia 1-1, Crotone-Modena 1-4, Latina-Pro Vercelli 1-1, Livorno-Perugia 0-0, Ternana-Catania 1-0, Trapani-Spezia 3-2, Varese-Vicenza 2-3, Entella-Avellino 0-0; ieri: Bologna-Bari 2-0. Classifica: Carpi 30; Frosinone 29; Bologna 26; Livorno, Spezia, Avellino e Trapani 25; Lanciano 24; Perugia 23; Modena* e Pro Vercelli 21; Vicenza 20; Catania, Brescia, Ternana e Bari 19; Pescara e Varese (-1) 17; Entella* 16; Cittadella, Latina e Crotone 14. *una partita in meno. All’Olimpico sei gol e spettacolo, i giallorossi chiudono i conti nella ripresa con Pjanic ha costretto De Sanctis a volare nell’angolo e al 36’ Ranocchia è volato più in alto di Maicon e Astori sull’angolo per mettere il pallone in rete. Primo gol subito dalla Roma all’Olimpico in sette giornate di campionato. E l’Inter ha addirittura finito il tempo all’attacco. La Roma è tornata avanti dopo 100 secondi della ripresa con una percussione impressionante di Cholevas, che ha lasciato sul posto Campagnaro e Ranocchia (già ammonito), ha bruciato Juan Jesus e ha concluso con un sinistro incrociato perfetto. Un’azione fotocopia di quella di Peres nel derby di Torino. L’Inter ha alzato ancora la linea di difesa rischiando molto, ma non ha smesso di giocare: Osvaldo ha tentato di agguantare il pareggio in rovesciata e ha firmato il 2-2 con un tiro deviato da Astori. I nerazzurri, invece di congelare la partita, hanno ridato campo alla Roma, che è tornata avanti nel giro di tre minuti: l’alto magistero calcistico di Totti nella ripresa si è concretizzata nell’assist da terra per il destro del 3-2 di Pjanic. Qui l’Inter ha protestato per un contrasto Cholevas-Guarin e Mazzoleni non ha trovato niente di meglio che espellere Mancini (chissà che cosa avrà mai detto), giusto per confermare che gli arbitri italiani riescono sempre ad essere i peggiori in campo. Pjanic nel recupero, dopo due occasioni sprecate da Iturbe, ha messo il sigillo sui tre punti giallorossi con una punizione perfetta. Fra il terzo e il quarto gol romanista, l’Inter ha cercato in tutti i modi di agguantare il 3-3, ma sono mancate lucidità e precisione, e ora i nerazzurri sono scivolati nella parte destra della classifica. Qualcuno dovrebbe chiedersi perché e regolarsi di conseguenza. Fabio Monti ROMA È sempre una Grande Ro- 7 vittorie in 7 gare in casa per la Roma: 21 punti su 31 sono il 67 % del totale. 18 gol fatti, 2 subiti 25 gol segnati dalla Roma (1,92 a partita) Ha il secondo attacco della serie A dietro la Juventus (30 gol) 19 gol subiti dall’Inter in 13 partite, una media di 1,46 a gara. La difesa nerazzurra è la sesta peggiore della serie A 17 punti di distacco dalla Juve per l’Inter dopo 13 partite, 6 dal terzo posto. La media è di 1,30 punti a gara Luca Valdiserri © RIPRODUZIONE RISERVATA ma, ma è un’Inter diversa. Questo ha detto la sfida dell’Olimpico, vinta dai giallorossi (settimo successo consecutivo in casa) non senza soffrire, che ha offerto divertimento, buon calcio e anche sei gol. La squadra di Garcia è andata in campo dopoché il gol di Pirlo l’aveva piazzata a sei punti di distacco, ma ha dimostrato di avere forza e personalità per tenere il passo dei bianconeri, pur avendo trovato un’Inter completamente diversa dalla squadra involuta e senza prospettive di gioco che si era vista negli ultimi due mesi, prima che Thohir decidesse il cambio di allenatore. Il primo tempo ha confermato la maggior qualità della Roma, che ha offerto momenti di spettacolo soprattutto sull’asse di destra Maicon-Ljajic, Doppia risposta I nerazzurri rispondono per due volte con Ranocchia e Osvaldo al vantaggio giallorosso con Gervinho che, quando ha innestato il turbo con le progressioni centrali, ha fatto vedere le streghe ai nerazzurri. L’azione della Roma è apparsa addirittura travolgente in alcune circostanze e bellissima da vedere per come la squadra ha saputo aprirsi e distendersi in velocità, come quegli sprinter che trasformano il rettilineo dei 200 metri in un capolavoro. Ma il merito di Mancini, che ha puntato sul 4-2-3-1, in una fase ancora sperimentale della sua esperienza nerazzurra, è stato quello di tenere fede a quanto aveva detto alla vigilia: possiamo anche perdere, ma dobbiamo giocare. L’Inter nel primo tempo ha giocato a calcio, con tutte le imperfezioni strutturali che la accompagnano dall’inizio della stagione, ma anche con coraggio, geometrie interessanti e con un possesso palla non più fine a se stesso, ma sempre orientato all’idea di far male all’avversario. Ha subito il gol di Gervinho dopo 21’, ha rischiato di prenderne altri due o tre (e uno di A San Siro Valeri e i suoi finiscono nel pallone Orsato e Mazzoleni arbitrano in maniera opposta di Paolo Casarin rsato per il derby di Torino. Primo tempo ben diretto con un rigore concesso alla Juve per fallo di mano alto di un granata in barriera. Esatta la ripetizione del calcio di rigore. Nel secondo tempo dirige con competenza ed equità; il gol di Vidal è in fuorigioco, i gialli sono giustificati e l’espulsione, per doppia ammonizione, di Lichtsteiner punisce più le proteste che i falli del bianconero. Di seguito Mazzoleni arbitra Roma-Inter lasciando correre tanti contrasti, più o meno fallosi; in occasione del terzo gol della Roma, nato da un contrasto tra Cholevas e Guarin, si accendono le proteste dell’Inter e Mancini viene allontanato. Mazzoleni decide sempre con lo stesso metro che però è nettamente diverso da quello di Orsato: si può Gervinho è stato annullato per evidente fuorigioco), con Ranocchia e Medel che hanno salvato due situazioni complicatissime, perché la squadra non ha uomini veloci a parte Juan Jesus, ma ha sempre reagito: subito dopo il gol, Kuzmanovic SERIE A 13a giornata ● Fischio finale O Doppietta di Laribi Il Bologna batte il Bari ed è terzo da solo L’Inter cambia pelle e gioca a calcio ma la Roma è ancora irraggiungibile Le pagelle 6,5 De Sanctis Risponde al dopo Mosca con un gran salvataggio su Kuzmanovic ma poi viene abbandonato sul gol di Ranocchia e spiazzato dal fuoco amico di Astori. 6,5 Maicon Non ci mette solo la faccia, ma anche le gambe. Sulla sua fascia, con Ljajic, mette in crisi l’Inter. Con lui è un’altra Roma. 6,5 Manolas Lotta greco-argentina con Osvaldo: il duello più feroce di una gara ad alta intensità finisce pari. 5 Astori Si fa beffare da Ranocchia sul corner dell’1-1 e devia nella sua porta il 2-2. Non era proprio la sua serata. 7 Cholevas Spinge con insistenza e cura che Guarin non si accentri per tirare. Poi «impazzisce» e segna un gol alla Rombo di tuono. 7,5 Pjanic Primo tempo normale, ripresa da predestinato qual è. Ridà ossigeno all’Olimpico in 3 minuti dopo il 2-2, chiude con una punizione perfetta. 6 Keita Preferito a De Rossi davanti alla difesa. Ha giocato partite migliori. 7 Nainggolan Combatte per tre e, anche se sbaglia qualche appoggio di troppo, è sempre nel vivo del gioco. Sfiora il gol. 7 Ljajc Perfetto l’assist a Gervinho, che replica poco dopo «annullato» da un millimetrico fuorigioco. Gioca per la squadra e, ancora una volta, dà ragione a Garcia e torto ai critici. 7 Totti Vedi Pjanic. Molto meglio nel secondo tempo ma gli mancano i gol, compreso l’assist da terra per il 3-2. La sua grandezza è accettare di giocare anche sulla fascia per lasciare a Gervinho il ruolo di guastatore centrale. 7 Gervinho Non segnava in campionato dal 30 agosto, prima giornata contro la Fiorentina, e da un po’ riceveva più critiche che applausi. Risponde alla grande alla fiducia di Garcia. 6 Florenzi Difficile entrare in corsa in una gara così intensa. Fa il suo. 6 De Rossi Prende il posto di Keita e la Roma rischia meno. 7,5 Garcia Con lui la Roma non è mai stata sotto il secondo posto. Però, secondo alcuni, sbaglia molte scelte. Serie B sperare in una maggiore uniformità? MilanUdinese ha dimostrato che un arbitro di porta (Massa) può, senza alcuna colpa, non vedere un probabile gol e che l’altro (Pairetto) può assegnare un rigore inesistente per un contrasto tra Domizzi e Honda a due metri da lui. Valeri, lontano, raccoglie il consiglio ed espelle Domizzi; poco dopo Valeri espelle anche Essien per secondo giallo discutibile. Con la stessa severità Valeri, e toccava solo a lui decidere in quel caso, doveva concedere un rigore ai friulani per fallo di Armero su Badu. A San Siro arbitri forse scossi o destabilizzati da un gol umanamente non valutabile: come aiutarli? Con la tecnologia, almeno sul gol: gli inglesi l’hanno già adottata. © RIPRODUZIONE RISERVATA 0-0 CAGLIARI FIORENTINA 0-4 Fernandez (Fi) 17’, Fernandez (Fi) 10’ s.t., Gomez (Fi) 25’ s.t., Cuadrado (Fi) 29’ s.t. Arbitro: Calvarese di Teramo CESENA GENOA 0-3 Matri (Ge) 4’, Antonelli (Ge) 7’, Volta (Ce) aut. 40’ Arbitro: Russo di Nola (Na) EMPOLI ATALANTA Arbitro: Peruzzo di Schio 0-0 MILAN UDINESE 2-0 Menez (Mi) rig. 20’ s.t., Menez (Mi) 30’ s.t. Arbitro: Valeri di Roma 2 PALERMO PARMA 2-1 Dybala (Pa) 37’, Palladino (Pa) 41’, Barreto (Pa) 28’ s.t. Arbitro: Irrati di Pistoia JUVENTUS TORINO 2-1 Vidal (Ju) rig. 15’, Bruno Peres (To) 23’, Pirlo (Ju) 48’ s.t. Arbitro: Orsato di Schio (Vi) ROMA INTER 4-2 Gervinho (Ro) 21’, Ranocchia (In) 36’, Holebas (Ro) 2’ s.t., Osvaldo (In) 12’ s.t., Pjanic (Ro) 15’ s.t., Pjanic (Ro) 46’ s.t. Arbitro: Mazzoleni di Bergamo SAMPDORIA NAPOLI Arbitro: Rocchi di Firenze oggi 21,00 JUVENTUS ROMA GENOA NAPOLI SAMPDORIA MILAN LAZIO FIORENTINA UDINESE SASSUOLO INTER PALERMO EMPOLI VERONA TORINO CAGLIARI ATALANTA CHIEVO CESENA PARMA Punti 34 31 23 22 21 21 20 19 18 18 17 17 14 14 12 11 11 10 8 6 G 13 13 13 12 12 13 13 13 13 13 13 13 13 13 13 13 13 13 13 13 © RIPRODUZIONE RISERVATA ■ Partite totali ■ Casa ■ Fuori Casa G Giocate V Vinte N Nulle P Perse F Reti fatte S Reti subite SERIE A Classifica SASSUOLO VERONA 2-1 Moras (Ve) 7’, Sansone (Sa) 5’ s.t., Taider (Sa) 33’ s.t. Arbitro: Doveri di Roma 1 CHIEVO LAZIO Arbitro: Banti di Livorno Illusione Ranocchia, 26 anni, segna di testa il gol del momentaneo pareggio dell’Inter (Action Images) V 11 10 6 6 5 5 6 5 5 4 4 4 3 3 3 2 2 2 1 2 N 1 1 5 4 6 6 2 4 3 6 5 5 5 5 3 5 5 4 5 0 P 1 2 2 2 1 2 5 4 5 3 4 4 5 5 7 6 6 7 7 11 V 6 7 2 3 4 3 4 2 4 2 3 3 2 2 2 0 1 1 1 1 N 0 0 2 2 2 2 0 2 2 4 2 3 2 2 3 3 2 3 4 0 P 0 0 2 1 0 2 2 2 1 1 1 1 3 2 2 3 3 3 2 5 V 5 3 4 3 1 2 2 3 1 2 1 1 1 1 1 2 1 1 0 1 N 1 1 3 2 4 4 2 2 1 2 3 2 3 3 0 2 3 1 1 0 P 1 2 0 1 1 0 3 2 4 2 3 3 2 3 5 3 3 4 5 6 F 30 25 19 23 15 23 21 16 15 13 20 15 14 15 8 20 5 9 9 15 S 5 9 12 15 9 17 16 11 17 16 19 20 19 22 15 24 13 17 22 32 MARCATORI: 9 RETI: Tevez (JUV) 8 RETI: Callejon (NAP) 7 RETI: Di Natale (UDI), Higuain (NAP), Icardi (INT), Menez (MIL) 6 RETI: Djordjevic (LAZ), Honda (MIL), Matri (GEN), Dybala (PAL) 5 RETI: Osvaldo (INT), Cassano (PAR) PROSSIMO TURNO: Venerdì 5/12, ore 20.45: Fiorentina-Juventus. Sabato 6/12, ore 18.00: Roma-Sassuolo. ore 20.45: Torino-Palermo. Domenica 7/12, ore 12.30: Napoli-Empoli. ore 15.00: Atalanta-Cesena, Genoa-Milan, Parma-Lazio. ore 20.45: Inter-Udinese. Lunedì 8/12, ore 19.00: Cagliari-Chievo. ore 21.00: Verona-Sampdoria. Corriere della Sera Lunedì 1 Dicembre 2014 Posticipo Sinisa Mihajlovic ringhia e minaccia: «Posso garantire a tutti i tifosi della Sampdoria che la vedranno incazzata e feroce: se non dovesse succedere non farò passare ai miei giocatori una settimana bella». Rafa Benitez invece accarezza il suo Napoli come sempre: «Non sarà facile vincere, ma ci proveremo». Approcci diversi per un obiettivo comune: prendersi il terzo posto e superare il Genoa, operazione che ai blucerchiati, ovviamente, darebbe un doppio gusto in quello Samp-Napoli la sfida da cinema vale il terzo posto Roma Inter SPORT che sta diventando il derby più interessante della serie A. Samp-Napoli — che è anche la sfida tra Ferrero e De Laurentiis, i due presidenti cinematografici (in tutti i sensi) del calcio italiano — (ore 21, Sky Sport 1, Sky Supercalcio, Sky Calcio 1, Premium Calcio) si presenta come una partita interessante e equilibrata. Il Doria in casa è una certezza (14 punti su 21 a Marassi), ma viene da un deludente pari a Cesena. Il Napoli è in serie positiva da 9 partite, ma lui pure è reduce da un 45 clamoroso pari in casa con il Cagliari. Di positivo per Benitez c’è il ritorno di Mertens dopo l’infortunio alla testa. Da scoprire invece le scelte di Mihajlovic, che possiede flessibilità tattica e scioglierà i suoi dubbi solo all’ultimo. Tra questi, uno riguarda Gabbiadini (foto). Capo bomber della Samp con 4 gol, risulta nel mirino di mercato del Napoli. Dovesse giocare, con le minacce di Mihajlovic nell’aria, gli converrà non distrarsi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Le pagelle 4 2 Marcatori: Gervinho 21’, Ranocchia 36’ p.t.; Cholevas 2’, Osvaldo 12’, Pjanic 15’ e 47’ s.t. ROMA (4-3-3): De Sanctis 6,5; Maicon 6,5, Manolas 6,5, Astori 5, Cholevas 7; Pjanic 7,5, Keita 6 (De Rossi 6 18’ s.t.), Nainggolan 7; Gervinho 7, Totti 7 (Iturbe s.v. 40’ s.t.), Ljajic 7 (Florenzi 6 18’ s.t.). All.: Garcia 7,5 Inter La notte di Osvaldo INTER (4-2-3-1): Handanovic 6; Campagnaro 5,5, Ranocchia 6, J. Jesus 6, Dodò 5 (Icardi s.v. 37’ s.t.); Medel 6,5 (Obi s.v. 37’ s.t.), M’Vila 5 (Kovacic 5,5 22’ s.t.); Guarin 6, Palacio 6, Kuzmanovic 6; Osvaldo 6,5. All.: Mancini 7 Arbitro: Mazzoleni 5,5 Espulso: Mancini 16’ s.t. Ammoniti: Ranocchia, Keita, Palacio, Guarin Recuperi: 2’ più 3’ Implacabile Miralem Pjanic, 24 anni, segna il gol che riporta definitivamente in vantaggio i giallorossi (Action Images) La pazienza di Mancini «C’è molto da fare ma il tempo l’abbiamo...» Garcia: «La Juve? Pensiamo a noi, divertiamoci e vinciamo» ❞ Garcia Il campo non mente e quando abbiamo accelerato abbiamo messo in difficoltà una grande squadra come l’Inter In questo stadio Roberto Mancini trentatré anni fa, con la maglia del Bologna, aveva rotto il ghiaccio. Un gol che ha iniziato una storia. Adesso, giovane cinquantenne con qualche capello bianco e lo sguardo indurito, perde per la prima volta da allenatore dell’Inter contro la Roma. Una domenica bagnata e amara. Quando comincia a piovere, all’inizio del secondo tempo, cominciano i guai. Ma per un’ora l’Inter del Mancio tiene testa alla rivale conclamata della Juve riuscendo a rimontare due volte: nel primo tempo con Ranocchia di testa e nel secondo con l’ex odiatissimo Osvaldo (complice la deviazione di Astori) che zittisce i suoi vecchi tifosi. Ma il terzo gol della Roma, quello firmato da Pjanic, condanna i ne- ROMA razzurri alla prima sconfitta del nuovo corso e Mancini alla prima espulsione della seconda vita milanese. L’allenatore protesta, come i suoi giocatori, per un fallo di Cholevas su Guarin e l’arbitro decide che la sua partita è finita. Mancio, incredulo, prende la via degli spogliatoi dopo aver consegnato i foglietti con i preziosi appunti al vice Nuciari: «Cosa ho fatto?», dice all’arbitro prima di sistemarsi, con un cappellino anti pioggia, dietro Il tecnico espulso «Ho protestato, ma non per niente… Non voglio consumare parole sull’arbitro» la panchina. Ma senza di lui la terza rimonta rimane un desiderio interista. Anzi, nel recupero, arriva anche il quarto gol giallorosso, ancora firmato Pjanic. E la classifica piange. L’Inter è nella parte destra, a pari con il Palermo, lontana da tutto. Mancio è lucido e critico. «La Roma gioca bene dall’anno scorso e ha giocatori di grandi qualità. Ma sino ad un certo punto della partita ci siamo stati e questo è importante. Però abbiamo commesso tanti errori, come sul terzo gol: la palla è rimasta troppo in area. E in assoluto abbiamo lasciato campo ai giallorossi. C’è molto da fare. E la sconfitta non cambia niente. Ci vuole pazienza. Da queste delusioni bisogna ripartire. L’obiettivo resta con- quistare la Champions League e sappiamo che per farlo ci sono due strade. In campionato siamo indietro, ma c’è spazio e tempo per rimontare. L’espulsione? Non voglio consumare parole sull’arbitro, basta vedere cosa è successo. Ho protestato, ma non per niente…». La Roma, invece, è felice. Per la prima volta subisce gol all’Olimpico in campionato, ma nel suo fortino inespugnabile centra la settima vittoria su sette partite e si riporta a meno tre dalla capolista Juventus. Nella sfida tattica i due allenatori provano a sorprendere. Mancini lancia M’Vila e sceglie il 4-23-1 perché l’Inter deve osare anche contro i più forti. Il francese, invece, decide di rinunciare almeno in partenza a De Rossi e punta su Cholevas terzino sinistro. Mosse vincenti. Garcia è soddisfatto: «Non ero preoccupato dopo il pareggio con il Cska Mosca. So che siamo un gruppo solido e unito e lo abbiamo dimostrato giocando una bella partita. Il campo non mente e quando abbiamo accelerato abbiamo messo in difficoltà una grande squadra come l’Inter. La vittoria della Juve? Dobbiamo pensare solo a noi stessi: la Roma sa che deve giocarsela partita dopo partita. Divertiamoci e vinciamo». Più un motto che uno slogan. Alessandro Bocci © RIPRODUZIONE RISERVATA ❞ Mancini Sino a un certo punto della partita ci siamo stati e questo è importante Da queste delusioni bisogna ripartire 6 Handanovic Può scampare l’insufficienza chi prende 4 gol? Handanovic si merita il 6 con almeno due parate importanti. 5,5 Campagnaro Non è un terzino da difesa a quattro e così soffre. Il peccato più grave è sul gol di Cholevas, dove però Ranocchia sbaglia più di lui. 6 Ranocchia Sale in cielo sul corner di Kuzmanovic e schiaccia nell’angolo da centravanti: è il primo gol subito dalla Roma in casa in campionato. Però è troppo lento per difendere sulle frecce romaniste. 6 Juan Jesus Lui, invece, ha la velocità per contenere Gervinho. Meno bravo a impostare l’azione. 5 Dodò Soffre la catena di gioco Maicon-Ljajic e mette in luce tutti i problemi difensivi che a Roma conoscono bene. 6,5 Medel Utile in molte occasioni, la più visibile quando stoppa un tiro di Ljajic che sarebbe finito in porta. Pericoloso anche un suo tiro dal limite. A suo agio nel 4-2-3-1 manciniano. 5 M’Vila Sorpresa di giornata ma, purtroppo per Mancini negativa. Non si capisce perché si infuri per una sostituzione meritata. 6 Guarin Parte largo a destra, non proprio il suo pane quotidiano. Porta agonismo in un centrocampo dinamico. 6 Palacio Teorico trequartista, soprattutto uomo dove serve. Non brilla, ma lavora. Come tutta la squadra. 6 Kuzmanovic Pericoloso in avanti (quasi gol al 25’ e corner del pareggio), pericoloso in difesa quando non chiude su Ljajic sull’azione dell’1-0. A Mancini mancano gli esterni d’attacco, il Kuz fa quello che può. 6,5 Osvaldo Preferito a Icardi e fischiatissimo dal suo ex pubblico, gioca una partita tutta sua. Le dà, le prende, segna con l’aiuto di Astori e incendia il pubblico. Una notte da Osvaldo. 5,5 Kovacic Ci si aspetta sempre di più. Pjanic, alla sua età, era altra roba. 7 Mancini L’Inter perde, ma adesso ha un gioco e tanta voglia di fare l’Inter. Piano piano ci riuscirà. l. v. © RIPRODUZIONE RISERVATA 46 Lunedì 1 Dicembre 2014 Corriere della Sera SPORT Un U n go oll da fa ant ntasci assci cie cien en nza za PERES P PER ERES E 2 PER PERES RES 3 P RES 1 PER VIDAL EVRA STORARI 78 metri metri rii di di cor corsa sa a 12 ssecon ondi ili tempo e po impiegato eg g t Font onte: e: Sk Sky Corriere dellla Sera Sera Pirlo all’ultimo respiro (di sollievo) Le pagelle DA UNO DEI NOSTRI INVIATI A TORINO Juventus Bonucci elegante 6 Storari Tocca a lui prendere gol dal Toro. Ma è solo una coincidenza. 4,5 Lichtsteiner Nervoso e confuso. Espulso per due cartellini gialli evitabilissimi. 7 Bonucci Elegante nei disimpegni, pericoloso con un tiro da fuori area, decisivo con la palla recuperata a Benassi a 20 secondi dal gong. 6,5 Chiellini Qualche difficoltà contro i pari-peso Amauri e Larrondo. 5 Evra Contro Peres sul gol sembra Willy il Coyote. Rientro deludente. 6 Marchisio Stavolta incide poco. Esce dopo un bel salvataggio. 7,5 Pirlo Con la punizione guadagna il rigore. Con il tiro da tre punti (101 km/h da 26 metri) fa impazzire lo Stadium. 5,5 Pogba Si prende qualche pausa di troppo. E pure qualche fischio. 6,5 Vidal Tutto: gol su rigore, «muro» su Benassi e scarico-assist per Pirlo. E il contrario di tutto: falli, svirgolate e la mancata chiusura su Perez. Ma alla fine è decisivo. 5,5 Llorente Solo un paio di palloni ripuliti e rimessi in commercio. 5,5 Tevez Pressa come un ossesso, ma passa e tira con frenesia. 6 Morata Entra sempre con buon passo e partecipa all’azione del gol. 6 Pereyra Prima al centro e poi a destra: una mezzora fatta bene. 6,5 Allegri Dopo Roma e Olympiacos un’altra vittoria chiave nel finale e stavolta pure in 10. La fortuna non è una colpa. E magari non è nemmeno un caso. Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA Torino Moretti di lusso 6 Gillet Solo una parata, su un tiro di Bonucci. La pacchia dura fino al 92’57’’. 7 Maksimovic In stato di grazia, si concede anche una galoppata in attacco. 6 Glik Sgambetta Pogba proprio sulla mattonella di Pirlo e dalla punizione nasce il rigore. Meno lucido dei colleghi di reparto. 7 Moretti La convocazione di Conte non era solo un contentino. 7,5 Peres Una corsa folle di 78 metri, un tiro che sbatte sul palo ed entra, sgonfiando la Juve. Brunetto resterà a lungo nell’immaginario granata. Ma poteva propiziare anche il raddoppio. 5,5 Vives Lotta nella sua zona, ma gira a ritmi troppo blandi. 6,5 Gazzi Fa il mediano, lo stopper e anche l’attaccante. 5,5 El Kaddouri Alza il gomito e causa il rigore con una grave ingenuità. Potrebbe rimediare nel finale, ma in modo fiacco. 6,5 Darmian Vince il duello con Lichtsteiner. E non solo. 5,5 Amauri Non lascia il segno, ma è dentro la partita. 6 Quagliarella Ex applaudito, anche perché risulta innocuo. E l’occasione giusta, in scivolata, l’ha avuta. 5 Benassi La palla persa nel finale è un peccato di gioventù. Ma pur sempre un peccato. 6,5 Ventura Tutto troppo bello per essere vero, in una partita che è quasi un compendio del Toro. Ma anche un motivo per guardare avanti con fiducia. p.tom. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il Toro gioca un grande derby, pareggia con Peres ma cade sull’assalto finale della Juve DA UNO DEI NOSTRI INVIATI TORINO Da dove viene questa Juventus? Che ne è stato dell’altra, quella che ha demolito la Lazio ed è tornata a vincere fuori casa in Champions? Non c’è parentela, non c’è vicinanza. Eppure vince anche questa, una delle più insipide, finora, dell’anno sociale. Vince il derby piovoso di Torino, oltre ogni speranza dei tifosi bianconeri che stanno già abbandonando lo stadio e di quelli granata che sono rimasti a casa, lasciando mezzo vuoto il settore destinato agli ospiti. Non hanno ragione né gli uni né gli altri. Perché la Juventus vince, ma il Torino gioca una grande partita, una prova che, oltre la delusione, potrà tornare utile in prospettiva e Ventura, modi a parte per cui chiederà scusa, fa bene a prendersela con quel tifoso che insulta i giocatori per la sconfitta. La beffa arriva all’ultimo secondo, scaturita da un errore di Benassi che si fa soffiare l’ultimo urrà da Bonucci. La palla arriva a Pirlo che tira da 18/20 metri, accarezzando gambe, sfiorando l’erba, soffiando sul palo. Gol. Il derby è anche questo, la fine non è mai nota, ma questa volta è assolutamente inaspettata, a parte la solita autoflagellazione granata. «Dio non esiste» dice uscendo un anziano tifoso. Il dio del calcio è sempre capriccioso. Così transit il derby numero 139, degli ultimi anni uno dei migliori del Toro, uno dei peggiori della Juventus che non si attende questo svolgimento aspro. L’assenza di Buffon (dolore alla spalla destra, botta a Malmoe) non diminuisce la forza d’urto di Madama che entra nella partita come un rullo, spingendo il Torino verso la sua porta e ottenendo il gol dopo 15’ con un rigore di Vidal, fischiato per una gomitata di El Kaddouri in barriera. Vidal, che torna al gol dal Palermo, lo deve tirare due volte, a causa di un affollamento proibito in area. Il cileno entra anche nel fantasmagorico pareggio di Bruno Peres, primo gol granata in un derby dal 24 feb- 17 partite senza vittoria del Torino nel derby, serie iniziata nel ‘95 64 vittorie Juve nei derby (girone unico), 34 quelle del Toro, 41 i pari braio 2002. L’esterno brasiliano parte quasi dallo spigolo della sua area, pianta Pogba, distanzia Evra che allarga le braccia quando vede Vidal arrivare a pochi metri da Peres e poi scansarsi, lasciando al brasiliano il modo di scagliare un destro basso-alto in diagonale di straordinaria potenza e precisione. Il gol di Peres è come un elettroshock. Nella partita c’è uno scambio di ruoli. Madama non riesce più a raccapezzarsi, lo zoccolo duro Vidal-Pogba-Tevez in crisi d’identità trascina nel gorgo dell’imperfezione il resto della squadra, il Torino passa da comprimario a protagonista, acquista fiducia e metri di campo. La Juventus non riesce più a mettere un uomo davanti alla porta, a parte Vidal alla fine del primo tempo. Pri- Juventus Torino 2 1 Marcatori: Vidal (rig.) 15’, Peres 23’ p.t.; Pirlo 48’ s.t. JUVENTUS (4-3-1-2): Storari 6; Lichtsteiner 4,5, Bonucci 7, Chiellini 6,5, Evra 5; Marchisio 6 (Pereyra 6 19’ s.t.), Pirlo 7,5, Pogba 5,5; Vidal 6,5; Llorente 5,5 (Morata 6 13’ s.t.), Tevez 5,5 (Ogbonna s.v. 38’ s.t.). All.: Allegri 6,5 TORINO (3-5-2): Gillet 6; Maksimovic 7, Glik 6, Moretti 7; Peres 7,5, Vives 5,5 (Benassi 5 8’ s.t.), Gazzi 6,5, El Kaddouri 5,5 (Sanchez Miño s.v. 47’ s.t.), Darmian 6,5; Amauri 5,5, Quagliarella 6 (Larrondo s.v. 27’ s.t.). All.: Ventura 6,5 Arbitro: Orsato 6,5 Espulso: Lichtsteiner 33’ s.t. Ammoniti: Glik, Gazzi, Pogba, Amauri, Moretti Recuperi: 1’ più 3’ ma del gol di Pirlo, solo Bonucci scaraventa un pallone verso Gillet, da lontano. La Juve è accartocciata su se stessa, il Torino insuperabile in difesa e rapinoso in contropiede: Amauri-Quagliarella per poco non confezionano il più classico gol dell’ex. E dopo l’espulsione di Lichtsteiner, doppia ammonizione in pochi minuti, il Toro si mette in testa l’idea meravigliosa del successo. È la stessa idea, al contrario, di Allegri che toglie Tevez per Ogbonna. Primum sopravvivere. Però Madama ha dentro di sé quel carattere che, anche in situazioni come queste, anche in dieci, la costringe nella metà campo avversaria nell’ultimo minuto di gioco. Tira Pirlo. Allegri fa la sintesi: fiuuu 2. Roberto Perrone © RIPRODUZIONE RISERVATA «È andata bene e così è ancora più bello» Pirlo: «Era il tiro della disperazione». Allegri: «Mai dubitato di Andrea» A due secondi dalla fine, Andrea Pirlo. E la storia del derby della Mole resta nella tradizione degli ultimi 19 anni. Lo Stadium esplode, i giocatori granata restano a terra, la festa bianconera in campo ricorda quella degli scudetti. «Era l’ultimo tiro, quello della disperazione ed è andata bene — racconta Pirlo —. È bellissimo vincere un derby in dieci all’ultimo secondo, non mi era mai capitato di segnare a pochi istanti dalla fine. Non abbiamo mai mollato e se succedono cose come stasera meglio ancora». Con la Roma ci pensò Bonucci, stavolta Pirlo. Allegri TORINO sorride: «Andrea è un giocatore di grandissima qualità che sta crescendo anche fisicamente dopo l’infortunio. Nessuno ha mai dubitato sulle sue qualità». La Juve, comunque, è stata a lungo in difficoltà. Brutto gesto Giampiero Ventura ha risposto così alle critiche di un tifoso (Ansa) Decisivo Andrea Pirlo, 35 anni, scocca il tiro che all’ultimo secondo garantisce alla Juve il successo nel derby. E la settima vittoria consecutiva per la squadra di Allegri, che pure si trovava in inferiorità numerica per il rosso a Lichtsteiner (LaPresse) «Forse sarebbe stato più giusto il pareggio — ammette il tecnico — ma stavolta ci è stato restituito quello che ci era stato tolto a Genova all’ultimo secondo. La squadra ha giocato un buon primo tempo, con buone geometrie, a parte il gol preso da polli che ci ha causato 7-8 minuti di disorientamento. Da quel momento la gara è diventata difficile e nella ripresa abbiamo sofferto sulle ripartenze che abbiamo concesso per la troppa voglia di vincere». Al Torino non è bastata la magia di Bruno Peres che ha interrotto un digiuno di gol granata ai bianconeri lungo 12 anni. «Quando sono arrivato a ❞ Ventura Persa una gara che sarebbe stato ingiusto pareggiare metà campo mi sentivo già morto — sorride il brasiliano —. Peccato, in superiorità dovevamo vincere». Giampiero Ventura è amareggiato: «Fa male perdere così, bastava buttare la palla avanti e la partita sarebbe finita. Ma l’esperienza si fa così, sul campo. Abbiamo perso una gara che avremmo avuto rammarico di pareggiarla». L’allenatore granata punge il presidente bianconero: «Agnelli stia tranquillo perché a breve gli daremo una squadra più competitiva nel derby. Almeno Peres l’ha accontentato segnando...» e a fine partita si è scagliato mimando il gesto della gola tagliata contro un tifoso che contestava il Toro. «Ho perso la testa per qualche secondo, ma una persona così non merita di seguirci. Mi scuso per la mia reazione». Filippo Bonsignore © RIPRODUZIONE RISERVATA. Corriere della Sera Lunedì 1 Dicembre 2014 SPORT L’allenatore (m.col.) Che sia un nove falso o autentico a questo punto poco importa. Anche Silvio Berlusconi, che in campo vorrebbe sempre centravanti di ruolo, ieri della doppietta di Menez era soddisfatto. «Il presidente è euforico. È stato il miglior Milan della stagione» ha raccontato Inzaghi (foto). «Menez è una punta, fa il centravanti con caratteristiche sue. Anche Shevchenko era diverso da me». E dire che ieri il francese aveva rischiato di non giocare. «Alle 10.30 aveva 37,7 di febbre» ha svelato Adriano Galliani. «Pippo ieri mattina era preoccupatissimo: se non ce l’avesse fatta, Inzaghi: «Berlusconi è euforico, è la nostra partita migliore» 47 avrebbe giocato Pazzini». Il francese ha confermato: «Da sabato notte non stavo bene, ma ci tenevo troppo a giocare. Il nostro obiettivo resta il terzo posto, era fondamentale vincere dopo cinque gare senza successi». Oggi Barbara Berlusconi annuncerà il rinnovo quinquennale del contratto di sponsorizzazione con Emirates (l’attuale accordo scade nel 2015). Il prolungamento del matrimonio porterà nelle casse rossonere una cifra vicina agli 80 milioni di euro più bonus. © RIPRODUZIONE RISERVATA Le pagelle Milan Honda illuminato s.v. Diego Lopez Le statistiche recitano zero tiri dell’Udinese nello specchio della porta, ergo lo spagnolo a San Siro si riposa. 6,5 Bonera Inzaghi lo ripropone a destra ed è una scommessa vinta: spinge tanto e produce buoni cross. 6 Mexès Partita di assoluto controllo, ma nessuno lo punge. 6,5 Rami Oltre alla buona intesa con Mexès, probabilmente ha anche segnato un bel gol. 5,5 Armero A forza di rimproverargli che non sa difendere, non spinge mai. L’intervento su Badu pare rigore. 6 Van Ginkel Dopo i 20’ di Empoli, l’olandesino ritrova il campo: non fa mirabilie, però è molto ordinato e tocca con una certa eleganza. 6 Essien Valeri sarà anche in cerca di compensazione, però lui, già ammonito, è ingenuo con quella manata. Ma gioca una buona gara. 6 Bonaventura Meno incisivo in fase d’impostazione, ma sempre utile. Bel lancio per Honda. 6,5 Honda Illuminato, rifornisce Menez di buone palle. Nulla può fare sul cross, troppo forte, del francese. Furbo sul rigore. 7,5 Ménez Solo lui può fare la differenza: ci va vicino nel primo tempo, ci riesce nella ripresa. Molto bella la serpentina del secondo gol. 6,5 El Shaarawy Senza cresta (!), ma con gambe, voglia e sicurezza. 6 Inzaghi Azzecca modulo e uomini, il primo tempo è dominato (il secondo meno): vittoria doveva essere ed è stata. a. rav. © RIPRODUZIONE RISERVATA Udinese Karnezis reattivo 6,5 Karnezis Anche se forse la palla era già entrata, lui mostra grande reattività a spingerla fuori. Ottima parata anche su un tiro-cross di Ménez che nessuno tocca e che stava dirigendosi verso la porta. 5,5 Piris Un cross uno in tutta la partita, per il resto El Shaarawy lo costringe a non mollare mai la postazione. Ferma Pazzini nel finale. 5 Danilo Nel raddoppio, Ménez lo salta con irridente facilità. 5 Heurteaux In trincea non si può stare confortevoli e lui soffre. 4,5 Domizzi Non è abituato a fare il terzino e si vede. Honda lo mette in grave difficoltà nel primo tempo. Nell’intervento del rigore è un po’ maldestro (oltre che severamente punito). 5 Badu Reclama un rigore e forse ha ragione, ma è l’unica occasione in cui si mette in mostra. 5,5 Allan Nei primi minuti in cui l’Udinese si intravede qualcosa. Uno dei meno peggio. 5 Guilherme Mai un acuto. 5 Kone Dà una mano in difesa, poi spreca l’unica azione dell’Udinese nel primo tempo (tiro alto dopo scambio con Di Natale). 5,5 Thereau Costretto a giocare da terzino, con l’Honda spesso affonda. 5,5 Di Natale La rincorsa a Baggio deve aspettare. Non sta bene, soprattutto è abbandonato a sé. 5,5 Pasquale Nessuna scossa. 5,5 Bruno Fernandes Non è peggio di Kone. 5 Stramaccioni Un tempo regalato, prima di essere ucciso dagli episodi. a. rav. © RIPRODUZIONE RISERVATA Di rigore Jeremy Ménez, 27 anni, trasforma il calcio di rigore che porta in vantaggio il Milan sull’Udinese a metà ripresa. Lo stesso giocatore francese siglerà il definitivo raddoppio (Forte) Il Milan con Ménez vero 9 abbatte le barricate di Strama I rossoneri tornano a vincere, Valeri è un disastro, Torres superato da Pazzini Su chi abbia vinto non ci sono dubbi: il Milan che ritrova i 3 punti dopo oltre un mese (mancavano dal 19 ottobre, 3-1 al Verona), riaggiustando di botto la classifica (21 punti, a due soli dal Genoa, strano ma vero terzo, e avversario di domenica prossima), Ménez che gioca con la febbre ma segna una doppietta (il primo è un rigore tirato in modo impeccabile, il secondo è l’esito di una serpentina tra i birilli dell’Udinese: ora è a quota sette reti) e infine Pippo Inzaghi che azzecca le scelte: Bonera a destra dialoga bene con Honda, la coppia di centrali Rami-Mexès trascorre un pomeriggio di tranquillità, il tridente d’attacco, nel primo tempo, fa faville. Tutti giudizi che andranno rivi- MILANO Milan Udinese 2 0 Marcatore: Ménez 20’ (rig.) e 30’ s.t. MILAN (4-3-3): Diego Lopez s.v.; Bonera 6,5, Mexès 6, Rami 6,5, Armero 5,5; Van Ginkel 6 (Montolivo s.v. 43’ s.t.), Essien 6, Bonaventura 6; Honda 6,5 (Poli s.v. 36’ s.t.), Ménez 7,5 (Pazzini s.v. 34’ s.t.), El Shaarawy 6,5. All.: Inzaghi 6 UDINESE (4-3-2-1): Karnezis 6,5; Piris 5,5, Heurtaux 5, Danilo 5, Domizzi 4,5; Badu 5, Allan 5,5, Guilherme 5 (Geijo s.v. 40’ s.t.); Thereau 5,5, Kone 5 (Bruno Fernandes 5,5 31’ s.t.) ; Di Natale 5,5 (Pasquale 5,5 21’ s.t.). All.: Stramaccioni 5 Arbitro: Valeri 4 Espulsi: Domizzi 17’, Essien 26’ s.t. Ammoniti: Badu, Danilo Recuperi: 1’ più 3’ sti di fronte a prove più difficili, perché ieri la squadra di Andrea Stramaccioni ha rinunciato a giocare (si ricordano solo un’azione nel primo tempo Di Natale-Kone e un tiro di Geijo fuori di poco nei minuti finali). Gli sconfitti, invece, di Milan-Udinese? L’arbitro Valeri e Fernando Torres. Il primo, mal consigliato dal giudice di porta, sbaglia tutti gli episodi decisivi, scontenta il Milan, fa infuriare i friulani e rilancia il dibattito sull’uso della tecnologia: il colpo di testa di Rami (su angolo di Bonaventura) che pare proprio gol nel primo tempo, nella ripresa il rigore non dato a Badu (fallo di Armero), sul cambio di fronte il rigore su Honda (almeno dubbio: il giapponese, un po’ trattenuto da Domizzi, cade quando si accorge che non riesce a tirare e prima controlla con il braccio), soprattutto l’espulsione, nell’occasione, di Domizzi e il rosso compensativo, dopo 10’, a Essien (una manata ad Allan gli costa il severo secondo giallo). Il Niño ieri invece in campo non c’era e, ormai è chiaro, non trova un posto nel miglior Milan, come Inzaghi (non del tutto a torto, almeno per la prima parte) definisce la squadra vista ieri a San Siro. Contro l’Udinese decimata da infortuni e malesseri (il bicentenario Di Natale non sta bene), ma soprattutto che imposta sane barricate (il 4-3-2-1 sembra più, a tratti, un 9-1), i rossoneri propongono un primo tempo brillante, trascinati dal tridente d’attacco in buona vena: Honda ispirato nelle verticalizzazioni; Ménez che per Inzaghi non si può più definire falso nove (così Berlusconi non può rimproverargli che gioca senza centravanti) più volte al tiro (pericoloso il destro di pochissimo fuori nel finale del primo tempo, su bella sponda del numero 10 giapponese); infine El Shaarawy che ha superato l’errore nel derby, si sfianca e salta l’uomo con facilità (gli mancherà, però, il colpo del k.o.). Quei tre funzionano, anche se nel secondo tempo il Milan rallenta i ritmi e l’Udinese sembra controllare meglio (fino al rigore che rilancia i rossoneri). Ma un altro particolare rivela la crisi del Niño: Galliani nel dopopartita spiega che, per sostituire il febbricitante Ménez, era già pronto Pazzini. Insomma, ora Torres ha una bella scalata per tornare in cima alle gerarchie. Chi è tornato, invece, è Riccardo Montolivo: qualche minuto in campo a sei mesi dalla rottura della tibia certificano il recupero di un giocatore fondamentale. Il quasi deb Van Ginkel non ha sfigurato, ma il capitano è un’altra cosa. Arianna Ravelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Pozzo: «Basta arbitri così». Galliani: «Sì alla tecnologia» Valeri nel mirino. Il presidente bianconero: «Ha sempre sbagliato tutto, lo mandino in serie C» MILANO L’uomo nero è Paolo Valeri, 36 anni, romano, già inviso all’Udinese che ha perso le ultime cinque partite arbitrate da lui. Ieri comunque bipartisan nello scontentare le due squadre. Dopo 90’ di esitazioni e valutazioni scorrette, Valeri è riuscito nell’impresa di mettere d’accordo Giampaolo Pozzo e Adriano Galliani. Il patron dell’Udinese è un fiume in piena: «Il rigore concesso al Milan era dubbio e il fallo da espulsione di Domizzi non esisteva assolutamente. Ma siccome qualcuno ha fatto vedere a Valeri il presunto gol del Milan nel primo tempo, lui non ha capito più niente. Per compensare un presunto sbaglio ne ha commessi due o tre». Non è difficile individuare gli episodi a cui Pozzo si riferisce. «C’era un penalty su Badu. Valeri per me non può arbitrare, è sempre stato un fischietto che ha sbagliato tutto. In generale i direttori di gara sono bravi ma ce ne sono due-tre scarsi, compreso questo, che andrebbero eliminati: inquinano e rovinano tutto». E ancora: «Uno così può andare in serie C, dove non si compromettono le cose, ma in A una sconfitta ha un risvolto economico. Quando vedono uno che non va bene lo buttino fuori, se Valeri non lo vedo più per i campi di calcio è Prima e dopo Un Faraone con la cresta più bassa ieri. Nuovo look? (Ansa, Inside) L’a.d. rossonero «L’occhio umano può fallire quindi compriamo queste macchine e usiamole» meglio. In momenti così viene voglia di dire basta al calcio». Galliani evita polemiche con l’arbitro, ma lancia la sua personale campagna: «Non voglio colpevolizzare, ma ci sono gli strumenti per decidere se la palla ha superato la linea o no. Si vede che il colore bianconero condiziona un po’ …» ironizza ricordando il famoso gol di Muntari alla Juve. «Da oggi comincerò la battaglia per introdurre la tecnologia in campo. In Inghilterra con l’occhio di falco si sarebbe capito se la palla era entrata o meno. L’occhio umano può fallire quindi compriamo queste macchine e usiamole. Tutti gli sport ne usufruiscono, non capisco perché nel calcio sembra che si parli di un’eresia». Inzaghi fa il diplomatico: «Una partita a senso unico non può essere condizionata dagli episodi». Monica Colombo © RIPRODUZIONE RISERVATA Lunedì 1 Dicembre 2014 Corriere della Sera 48 Si è spento a Roma il giornalista e scrittore Paolo Mosca Lo annuncia con profondo dolore la moglie Paola insieme a tutta la famiglia.- I funerali avranno luogo martedì 2 dicembre alle ore 15 presso la parrocchia di Santa Prisca allAventino. - Roma, 30 novembre 2014. Partecipano al lutto: Gastone, Laura Tedeschi. I figli Sebastiano, Arnoldo, Giacomo, Simone e Mimosa salutano papà Paolo con immenso amore. - Roma, 30 novembre 2014. Benedetto e Federica Mosca con i figli Giovanni, Monica, Stefano, Michele e i nipoti ricordano con grande affetto e tenerezza Paolo Paolo con Paola, Andrea con Simonetta, Carlo con Loredana, Cristiana con Luca e tutti i loro figli annunciano la scomparsa della mamma e nonna Contessa Jose Agliardi Mauri La cerimonia funebre verrà celebrata nella Basilica di San Vittore al Corpo in Milano.- Per data e orario tel. 335.336711. - Milano, 30 novembre 2014. Jose Marco e Marie Louise Peyron, con Anne-Marie, Giuseppe, Vittoria e Marco Enrico Sacchi Lodispoto, assieme a Elisabetta Peyron si uniscono al dolore di Paolo Andrea Carlo Cristiana e le loro famiglie per la scomparsa di - Milano, 30 novembre 2014. zia Jose Gian Mario Mares Sara Elisabetta ricordano con affetto Il fratello Antonello, la moglie Donatella e le figlie Veronica e Beatrice ricordano per sempre il caro e sono vicini a Paolo, Andrea, Carlo, Cristiana. - Milano, 30 novembre 2014. Paolo Mosca zia Jose Marco e Peppa abbracciano con affetto il caro amico Paolo nel ricordo della mamma Jose Agliardi Mauri - Milano, 30 novembre 2014. è in Cielo.- Ti sono vicina con tutto il mio bene.Marisa. - Milano, 30 novembre 2014. Valeria è affettuosamente vicina a Paolo e alla sua famiglia nel triste momento della perdita della mamma Gianni e Lorenza Iudica sono vicini ai familiari tutti per la scomparsa di Jose Agliardi Mauri Paolo Mosca ricordandone lo straordinario spirito e lingegno, nella nostalgia di anni spensierati e felici trascorsi insieme. - Milano, 30 novembre 2014. Paolo Mosca Direttore "speciale", "unico", "indimenticabile".- Patrizia Vassallo. - Milano, 30 novembre 2014. Con infinita tristezza Milli e Sandro Ubertazzi partecipano al dolore dei congiunti per la scomparsa dellamico Paolo - Milano, 30 novembre 2014. In fraterna condivisione spirituale ci sentiamo vicini al grande amico Arnoldo Mosca Mondadori per la scomparsa del padre Dott. Paolo Mosca Marisa Baldoni, Emanuele Vai, Ciro Menale, Valeria Cucinotta, Roberta Portioli, Flora Castellana e il Consiglio di Amministrazione della Fondazione Casa Dello Spirito e Delle Arti Onlus. - Milano, 30 novembre 2014. È serenamente mancata allaffetto dei suoi cari Letizia Ladstetter Cabella Il funerale avrà luogo in Caronno Pertusella, nella chiesa di Santa Margherita, il 2 dicembre alle ore 14.- La famiglia. - Caronno Pertusella, 29 novembre 2014. Le maestranze della società Nerino Sei partecipano al lutto della famiglia Cabella per la perdita di Letizia Ladstetter Cabella Amministratore unico. - Caronno Pertusella, 29 novembre 2014. Laura, Marco e Sofia sono vicini a Paola in questo momento di grande dolore per la scomparsa della mamma Letizia Ladstetter Cabella - Milano, 30 novembre 2014. Ginevra e Massimo annunciano la scomparsa di Luigi Bernabò I funerali si svolgeranno in forma civile mercoledì 3 dicembre alle ore 11 presso la Casa Funeraria San Siro in via Amantea. - Milano, 24 novembre 2014. Mario e Giulio Cimato con le mogli Lucia e Luisa sono vicini a Elena in questo triste momento ricordando con profondo affetto lamico Enzo Marazzi - Milano, 30 novembre 2014. - Milano, 30 novembre 2014. Beppe Modenese e Piero Pinto abbracciano Allegra e sono vicini a tutta la famiglia nel ricordo della Partecipano al lutto: Franca e Sandra Almagioni. Arnoldo il tuo papà Marco e Esmeralda commossi abbracciano Averardo e Allegra per la scomparsa di Ginevra Cara ricordandola con grandissimo affetto e profonda commozione. - Londra, 30 novembre 2014. Paolo Ginevra Bossi Pucci - Donoratico, 1 dicembre 2014. ricorderò il tuo sorriso, il tuo affetto e le attenzioni che mi hai dedicato.- Mi mancherai molto.- Paola. - Milano, 30 novembre 2014. e si stringono in un forte abbraccio a Paola e ai ragazzi nel loro grande dolore. - Milano, 30 novembre 2014. il suo animo profondo, il raro talento. - Milano, 30 novembre 2014. Noemi, Enrico con Iacobella, Cristoforo e Gelasio commossi partecipano al dolore di Averardo, Allegra e famiglie per la scomparsa delladorata - Milano, 30 novembre 2014. SAI Sci Accademico Italiano assieme a tutti gli amici è vicino a Paolo in questo momento di grande tristezza per la perdita della sua mamma Jose Agliardi Mauri - Milano, 30 novembre 2014. Andrea Arosio, Pietro Belloni, Ettore Consalvi, Francesco Faldi, Davide Mencacci e Claudia Parzani sono vicini ad Andrea e ai figli per la perdita di Sara Giovanelli - Milano, 1 dicembre 2014. Mi stringo ad Andrea e ai suoi bambini, in questo tragico momento per la scomparsa della loro amata Sara Giuseppe Iannaccone. - Milano, 29 novembre 2014. Lo Studio Avvocato Giuseppe Iannaccone e Associati è vicino al Dottor Andrea Giovanelli e alla sua famiglia per la prematura scomparsa della moglie Sara - Milano, 29 novembre 2014. Vitale & Associati, commossa partecipa al dolore della famiglia per limprovvisa e sconcertante scomparsa di Sara - Milano, 1 dicembre 2014. Orlando, Luisa, Caterina, Margherita e Pietro sono vicini e abbracciano con affetto Andrea, Lorenzo e Valerio in questo momento di grande dolore per la scomparsa delladorata Sara - Milano, 1 dicembre 2014. Alessandra Marino, a nome del Polo Museale e della Soprintendenza di Firenze Pistoia e Prato, e Cristina Acidini ricordano con affetto lamica e collega Françoise Pouncey Chiarini e sono vicini a Marco e a tutta la famiglia. - Firenze, 28 novembre 2014. Gli Amici di Palazzo Pitti profondamente addolorati per la scomparsa della cara Françoise Pouncey Chiarini per tanti anni anima dellassociazione si stringono con grande affetto a Marco e alla famiglia tutta. - Firenze, 30 novembre 2014. Contessa Ginevra Bossi Pucci A esequie avvenute, per espresso desiderio della defunta, che prima del suo funerale non ha voluto annunci, pubblicazioni, fiori, la figlia Alessandra con il marito Francesco, i fratelli Margherita e Gianni e le famiglie tutte, annuncia, con immenso dolore, a tutti coloro che le hanno voluto bene la scomparsa della cara Elisa Gamondi - Milano, 30 novembre 2014. Lea Andrea e Gilla annunciano la morte di Valentino Bertotti - Milano, 29 novembre 2014. 2013 - 2014 Gilberta (Gillj) Chiereghin Cattaneo È passato un anno ma il tuo affetto ed immenso amore rimangono vivi in noi.- Ti ricorderemo sempre.- Una Santa Messa sarà celebrata il giorno 2 dicembre alle ore 10 nella chiesa di Santa Francesca Romana a Milano.- Il marito Giuliano, i figli Daniele e Nicoletta con Alessandro, i nipotini Stefano e Federico e gli amici tutti. - Milano, 1 dicembre 2014. A cinque anni dalla scomparsa, Gabriele e Michela ricordano con grandissimo affetto Maddalena Petrillo Bianchi Porro con una Santa Messa che verrà celebrata nella chiesa di San Fedele in Milano, lunedì 1 dicembre 2014 alle ore 18.30. - Milano, 1 dicembre 2014. Nel diciottesimo anniversario della scomparsa di Silvio Tronchetti Provera la famiglia lo ricorda con profondo amore.- Una Santa Messa verrà celebrata il 3 dicembre 2014 alle ore 17.30 nel santuario di Santa Maria delle Grazie in corso Magenta a Milano. - Milano, 1 dicembre 2014. 1 dicembre 2008 - 1 dicembre 2014 Giorgio Soavi Pensando sempre ai bei giorni passati con te ti rimpiangiamo caro papà.- Albertina e Michele. - Roma, 1 dicembre 2014. 1 dicembre 2004 - 1 dicembre 2014 Luca Riva Un grande bacio dalla mamma con Stefania Susanna Valentina. - Milano, 1 dicembre 2014. Rossella Magrelli in Gianni una signora speciale che resterà nelle mie preghiere.- Camelia. - Roma, 1 dicembre 2014. RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003 www.necrologi.corriere.it e-mail: acquisizione.necrologie@rcs.it SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ Corriere della Sera Lunedì 1 Dicembre 2014 SPORT Sci A Lake Louise Paris evita la beffa: è sul podio in superG Rally di Monza Rossi k.o. con Kubica invita Hamilton: «Vieni in moto con me» Beffato l’altro giorno in discesa e relegato al quarto posto dopo che già stava assaporando il secondo, Dominik Paris (foto) si è preso subito una bella rivincita: terzo posto nel superG di Lake Louise, vinto dal norvegese Jansrud (per lui è il bis della libera) sull’austriaco Mayer. Per Dominik è un risultato ancora più Doppietta di Robert Kubica nel Rally di Monza. Il polacco batte Rossi (foto) sia nel rally sia nella sfida testa a testa. «Ci siamo comunque divertiti», ha raccontato Valentino, che ha incontrato anche il campione del mondo di F1 Hamilton: «Io e Lewis siamo molto amici, ci siamo salutati e scambiati il casco. Gli ho fatto significativo perché è il primo podio della carriera nella specialità, a conferma dei progressi e di una forma ritrovata. In ombra gli altri italiani: il primo è stato Fill, 15°. Slalom femminile ad Aspen: crolla la Shiffrin nella seconda manche (5a), vince la Hosp (Aut) sulla Hansdotter (Sve) e sulla Zettel (Aut); cresce la Costazza (13a). vedere la Fiesta e l’ho invitato a guidarla. E, vista la sua passione per le moto, gli ho detto che sarebbe bello girare insieme in futuro». Ora anche per Rossi è tempo di vacanze: «È stata una stagione molto positiva, ora mi godrò un po’ di relax per arrivare carico alla prossima stagione. Sarà importante partire col piede giusto». Il Genoa sale al terzo posto La Fiorentina va al massimo A Cagliari viola scatenati, dopo 259 giorni torna al gol Gomez DAL NOSTRO INVIATO CAGLIARI E poi ti capita una settimana così, 3 trasferte e 3 vittorie, e tutto cambia. Dopo Verona e Guingcamp, in 7 giorni la Fiorentina sbanca anche Cagliari, cosa peraltro riuscitale poche volte: al Sant’Elia, per intenderci, ci perse addirittura uno scudetto all’ultima giornata, era il 16 maggio 1982, la famosa partita del gol annullato a Graziani sullo 0-0 da Mattei. Lì esplose la faida calcistica con la Juve, che quel giorno si prese il titolo a Catanzaro, e che venerdì sarà di scena al Franchi. Ieri invece è finita 0-4, risultato che però non racconta in maniera onesta gli sviluppi di una contesa entusiasmante nella quale i sardi sono rimasti in vita per un’ora abbondante, fino a quando cioè Fernandez al 10’ della ripresa con un destro rasoterra ha perfezionato la sua magnifica doppietta di giornata. Dopo lo 0-1 su un suo calcio di punizione al 17’, il Ca- gliari ha infatti avuto almeno tre occasioni pulitissime per pareggiare, l’ultima delle quali clamorosa, ma Farias a porta spalancata è riuscito a sbagliare centrando Savic. Un errore imperdonabile, ma soprattutto la scena chiave della domenica: dopo il citato 2-0 di Mati, gli isolani si sono accampati in attacco e hanno pagato il solito dazio allo Zemanesimo: la Fiorentina in contropiede li ha giustiziati prima con Gomez Cagliari Fiorentina Cesena Genoa 0 4 0 3 Rieccolo Mario Gomez controllato da Rossettini. Ieri primo gol stagionale per il viola (Ansa) Palermo Parma 2 1 Marcatori: Fernandez 17’ p.t.; Fernandez 10’, Gomez 25’, Cuadrado 29’ s.t. Marcatori: Matri 4’, Antonelli 7’, Volta (aut) 40’ p.t. Marcatori: Dybala 37’, Palladino 41’ p.t.; Barreto 28’ s.t. CAGLIARI (4-3-3): Cragno 5; Balzano 6 (Capuano s.v. 24’ s.t.), Ceppitelli 5, Rossettini 5,5, Pisano 5; Crisetig 5,5, Conti 5,5, Ekdal 5,5 (Dessena 5 14’ s.t.); Ibarbo 5, Cossu 5, Farias 4,5 (Longo 5 18’ s.t.). All.: Zeman 5 CESENA (4-3-1-2): Leali 6,5; Giorgi 5, Volta 4, Lucchini 4, Mazzotta 4,5; Carbonero 5, Cascione 4,5, Coppola 4,5 (Rodriguez 6 36’ p.t.); Brienza 5 (Tabanelli 6 9’ s.t.); Defrel 4 (Djuric 4 25’ s.t.), Hugo Almeida 6. All.: Bisoli 5 PALERMO (3-5-1-1): Sorrentino 6,5; Muñoz 6, Gonzalez 6, Andelkovic 6; Morganella 6, Rigoni 5,5, Maresca 5,5 (Belotti 6 14’ s.t.), Barreto 7, Lazaar 5 (Daprelà 6 1’ s.t.); Vazquez 6 (Bolzoni s.v. 44’ s.t.); Dybala 7. All.: Iachini 6 FIORENTINA (3-5-2): Neto 6; Savic 7 (Tomovic s.v. 30’ s.t.), Rodriguez 6,5, Basanta 6; Joaquin 6,5, Fernandez 7,5 (Aquilani s.v. 26’ s.t.), Pizarro 6,5, Borja Valero 7, Alonso 6; Cuadrado 7 (Vargas s.v. 32’ s.t.), Gomez 6. All.: Montella 7 GENOA (3-4-3): Perin 6,5; Roncaglia 6, Burdisso 6,5, Izzo 6,5 (De Maio s.v. 41’ s.t.); Rosi 6, Kucka 7, Bertolacci 7, Antonelli 7; Falque 7 (Lestienne s.v. 39’ s.t.), Matri 6,5 (Pinilla s.v. 45’ s.t.), Perotti 7,5. All.: Gasperini 7 PARMA (3-5-2): Iacobucci 5,5; Felipe 4,5, Lucarelli 5,5, Costa 6; Ristovski 6 (Rispoli s.v. 33’ s.t.), José Mauri 5,5, Lodi 6, Galloppa 6 (Lucas s.v. 33’s.t.), Gobbi 6; Cassano 7, Palladino 6,5 (Belfodil s.v. 40’ s.t.). All.: Donadoni 6 Arbitro: Calvarese 6 Ammoniti: Borja Valero, Alonso, Ibarbo, Ceppitelli Recuperi: 0’ più 4’ Arbitro: Russo 6 Ammoniti: Lucchini, Roncaglia, Giorgi, Carbonero, Burdisso Recuperi: 1’ più 4’ Arbitro: Irrati 6 Espulsi: Felipe 35’, Barreto 45’ s.t. Ammoniti: Costa, Vazquez Recuperi: 1’ più 5’ Empoli Atalanta 0 0 EMPOLI (4-3-1-2): Sepe 6; Hysaj 6, Tonelli 6, Rugani 6, Mario Rui 6; Valdifiori 6, Vecino 6, Croce 6 (Laxalt 6 29’ s.t.); Verdi 6,5 (Pucciarelli 6 15’ s.t.); Maccarone 7, Tavano 6,5 (Michelidze 6 34’ s.t.). All.: Sarri 6,5 ATALANTA (4-4-1-1): Sportiello 7; Zappacosta 6, Stendardo 6, Cherubin 6, Dramé 5,5 (Del Grosso 6 29’ s.t.); Raimondi s.v. (D’Alessandro 6 12’ p.t.), Carmona 6, Cigarini 6, Gomez 5,5 (Migliaccio 6,5); Maxi Moralez 5; Denis 5. All.: Colantuono 6,5 Arbitro: Peruzzo 6 Ammoniti: Croce, Dramé, Tavano, Cigarini, Migliaccio. Recuperi: 1’ più 3’ (tornato al gol dopo 259 giorni, ha dichiarato: «Mi sono tolto dalle spalle un peso di 200 chili») e poi con Cuadrado. Poteva finire 4-1 ma nel recupero Longo ha aggiunto un palo colpito da 2 metri alla sua collezione di erroracci stagionali. «Purtroppo quando si sbagliano 10 gol è complicato vincere» ha commentato Zeman, ancora a secco di successi domestici. Così invece Montella, che in partenza si è affidato di nuovo al 3-5-2: «Poker meritatissimo, abbiamo rischiato qualcosa ma siamo stati bravi a contenere». Vero: uno degli aspetti più evidenti dell’evoluzione della sua squadra sta proprio nella ritrovata capacità di leggere la partita e gestirne le fasi complicate. Successo esterno impetuoso anche per il Genoa, ora a 23 punti e 3° almeno fino a stasera quando a Marassi si affrontano Samp e Napoli. A Cesena il Grifo è passato con un secco 3-0: Matri, Antonelli e autorete di Volta. Il tecnico Gasperini non ha nascosto la propria soddisfazione: «Non ci illudiamo, ma siamo oltre le attese. Abbiamo personalità». Nessun gol invece fra Empoli e Atalanta, mentre continua la via crucis del Parma, 11 k.o. su 13 gare, ultimo e battuto anche a Palermo: per i siciliani a segno ancora Dybala e Barreto, vano l’1-1 provvisorio di Palladino. Carlos Passerini I ROMANZI DI Patrick Modiano PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2014 “Un Marcel Proust del nostro tempo.” Peter Englund segretario permanente dell’Accademia Reale di Svezia “Un narratore proustiano al quale il tempo ha donato solidità e spessore, e che sa sciogliere gli enigmi di un passato tanto trascurabile quanto doloroso e tenere il lettore col fiato sospeso.” Giorgio Montefoschi Corriere della Sera IN LIBRERIA E IN EBOOK Premio dell’Académie française 1972 Premio Goncourt 1978 49 © RIPRODUZIONE RISERVATA 50 Lunedì 1 Dicembre 2014 Corriere della Sera SPORT Basket Volley Venezia sola al comando, aspettando Sassari Trento ferma Treia, Modena stacca le rivali Slittino Fischnaller due podi dedicati a Zoeggeler Venezia sola al comando, stasera Sassari può raggiungerla. Serie A, 8ª giornata. Sabato: Cantù-Brindisi 63-73; ieri: Milano-Pesaro 9661, Pistoia-Roma 94-84, Avellino-Trento 84-72, Bologna-Reggio Emilia 78-66, Cremona-Varese 64-53, Venezia-Caserta 88-76; oggi, ore 20: Capo d’Orlando-Sassari (RaiSport1). Classifica: Venezia 14; Sassari*, Reggio Emilia e Milano 12; Cremona e Brindisi 10; Cantù, Avellino e Trento 8; Bologna (-2), Pistoia e Roma 6; Capo d’Orlando*, Varese e Pesaro 4; Caserta 0. *una partita in meno. Erede designato di Armin Zoeggeler, che ha chiuso la carriera, Dominik Fischnaller non ha perso tempo per mettersi sulle tracce del maestro: due podi nella prova iniziale della Coppa del Mondo, a Igls. L’azzurro nel singolo si è arreso solo al fuoriclasse Loch; anche nel doppio, in coppia con Kevin Fischnaller, ha ceduto all’equipaggio guidato dal tedesco. Alla fine, dedica per il grande Armin. SCHERMA Grand Prix Fie di fioretto a Torino: doppietta russa Cheremisinov-Ganev e terzo posto per Valerio Aspromonte. Superlega, 8ª giornata: il confronto clou ha visto Trento superare al tie-break i campioni d’Italia di Treia-Macerata; Modena rimane così sola al comando. Sabato: Piacenza-Perugia 0-3; ieri: Trento-Treia 32, Ravenna-Modena 0-3, Città di Castello-Monza 3-1, VeronaPadova 3-1, Milano-Latina 0-3; ha riposato: Molfetta. Classifica: Modena 21; Treia 19; Trento 18*; Perugia 16; Latina 14 *; Verona * e Ravenna * 12; Molfetta e Piacenza 9; Città di Castello 6; Padova *5; Milano 2; Monza 1. *una partita in più. Guerriglia con morto Scontri organizzati con WhatsApp e sms Prima di Atletico-Deportivo, tifoso pestato e buttato nel fiume oppure nei giorni feriali presso l’agenzia: Milano Via Solferino, 36 tel.02/6282.7555 - 7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). 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Nella colossale rissa vengono devastati i bar che si affacciano sul verde: le sedie usate come violenti avevano trovato una copertura collettiva nello sport». Pochi mesi e i manifestini di reclutamento erano riapparsi sui muri di La Coruña. Nel 2000 l’asta di una bandiera lanciata dal loro settore aveva ferito il portiere del Milan Abbiati. «Il pallone non c’entra — ha detto l’allenatore dell’Atletico Madrid, il bravissimo Diego Simeone —, è una questione sociale». Il «giochetto» è sfuggito di mano un’altra volta. Andrea Nicastro © RIPRODUZIONE RISERVATA Makaroni di Luca Bottura Sportiello, strano portiere che sta in porta per parare La partita Atletico MadridDeportivo la Coruña, valida per la 13ª giornata della Liga, si è disputata regolarmente e si è conclusa con la vittoria per 2-0 dei padroni di casa Il bilancio Negli scontri avvenuti in mattinata si è registrato il bilancio di 1 morto, 12 feriti, 24 arresti e 30 identificati in attesa di fermo NOSTALGIA CANAGLIA Lazio, scontento ultrà dopo la comparsa sulle maglie biancazzurre della pubblicità Ail: «Ci hanno impedito di aggiungere Sieg». GEOGRAFIA CANAGLIA «In Liverpool-Chelsea questa tecnologia è stata applicata: non protestò nessuno...». «A Udinese fosse successo...» (Tiziano Pieri e Marco Mazzocchi, «90° minuto», Raidue). FISCHI ELEGANTI Nuove accuse all’arbitro Valeri dopo il disastro di Udinese-Milan: pare che avesse chiesto di dirigere l’incontro indossando un tubino nero. SCUOLA DI POLIZIA «Oggi non si può appellarsi all’arbitro, anzi bisogna far vedere questa partita alla gente: questo è il calcio» (Filippo Inzaghi, «Serie Alive», Premium). EXCUSATIO NON PETITA «Per Buffon il problema alla spalla naturalmente maturato durante la partita di Champions» (Ilaria D’Amico, «Skycalcioshow»). ATTRAZIONE CONDIZIONALE «È d’accordo che una volta che si sarebbe sbloccato Gomez, poi non si sarebbe più fermato?» (Emanuele Baiocchini intervista Vincenzo Montella, «Skycalcioshow»). PECULIARITÀ «Sportiello è un portiere che ha una grande presenza in porta... è uno di quei portieri che dà l’impressione di stare in porta per parare» (Luca Marchegiani, «Skycalcioshow»). UNO VALE TORO Ventura, torna il sereno: dopo aver visto il gestaccio che ha rivolto agli ultrà della Juve, Beppe Grillo gli ha proposto di entrare nel direttorio del MoVimento Cinque Stelle. © RIPRODUZIONE RISERVATA MULTINAZIONALE ricerca appartamenti ed uffici a Milano. 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La partita è rimasta classificata come «a basso rischio» e per questo gli agenti si faranno vedere solo due ore prima del calcio d’inizio. È domenica e la capitale spagnola è ancora addormentata. Di fronte ci sono i gruppi più mazze, i tavoli come scudi. La polizia finalmente interviene. Il bilancio è di un morto, 12 feriti, 24 arrestati, 30 identificati. Ad avere la peggio sono stati gli «azzurri» del Riazor, lo stadio del Deportivo. Era un loro ultrà la vittima di 43 anni, ripescato semi assiderato nel fiume Manzanares in blocco cardiaco e con la testa rotta. I «blues» galiziani si erano già sciolti nel 2003 dopo la morte di un altro aficionado perché, scrissero i responsabili di allora, «il giochetto era sfuggito di mano e impulsi per promuovere tutto ciò che ti rende Speciale! agenzia.solferino@rcs.it Il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport con le edizioni stampa e digital offrono quotidianamente agli inserzionisti una audience di oltre 8 milioni di lettori, con una penetrazione sul territorio che nessun altro media è in grado di ottenere. La nostra Agenzia di Milano è a disposizione per proporvi offerte dedicate a soddisfare le vostre esigenze e rendere efficace la vostra comunicazione. TARIFFE PER PAROLA IVA ESCLUSA Rubriche in abbinata: Corriere della Sera - Gazzetta dello Sport: n. 1 Offerte di collaborazione: € 2,08; n. 2 Ricerche di collaboratori: € 7,92; n. 3 Dirigenti: € 7,92; n. 4 Avvisi legali: € 5,00; n. 5 Immobili residenziali compravendita: € 4,67; n. 6 Immobili residenziali affitto: € 4,67; n. 7 Immobili turistici: € 4,67; n. 8 Immobili commerciali e industriali: € 4,67; n. 9 Terreni: € 4,67; n. 10 Vacanze e turismo: € 2,92; n. 11 Artigianato trasporti: € 3,25; n. 12 Aziende cessioni e rilievi: € 4,67; n. 13 Prestiti e investimenti: € 9,17; n. 14 Casa di cura e specialisti: € 7,92; n. 15 Scuole corsi lezioni: € 4,17; n. 16 Avvenimenti e Ricorrenze: € 2,08; n. 17 Messaggi personali: € 4,58; n. 18 Vendite acquisti e scambi: € 3,33; n. 19 Autoveicoli: € 3,33; n. 20 Informazioni e investigazioni: € 4,67; n. 21 Palestre saune massaggi: € 5,00; n. 22 Chiromanzia: € 4,67; n. 23 Matrimoniali: € 5,00; n. 24 Club e associazioni: € 5,42. 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Nel 2011 fu la prima donna a vincere nella Superstar Series Reduce da una gara della Formula E in Malesia, dove è stata tamponata dopo 7 giri dall’altra donna in pista, Katherine Legge (incidente di gara, la presunta scarsa solidarietà femminile non c’entra), davanti a una macedonia Michela Cerruti spiega come, con una laurea in Psicologia, assaggiando la pista per la prima volta a 19 anni (età in cui oggi si debutta in F1), è diventata la pilota (non pilotessa!) più forte d’Italia, probabilmente d’Europa, la prima a vincere una gara in Superstars (a Monza, nel 2011) e soprattutto la prima a vincere in AutoGp (campionato con monoposto da 550 cv), dove Michela ha trionfato quest’anno a Imola (dopo essere salita sul podio a Monza). «Quello che mi è rimasto dietro tutta la gara, al traguardo ha commentato: “Strano…”. I ragazzini non mettono proprio in conto che tu possa stargli davanti. Invece i piloti più maturi di fronte a una donna possono andare un po’ in crisi...». Le donne vanno molto di moda nel motorsport ultimamente: avere una pilota ai box ❞ Corriamo per passione, non per provare qualcosa ai colleghi Un risultato di una donna su una monoposto ha più valore Un uomo sfida di più il pericolo, ma le donne controllano meglio le situazioni attrae sponsor e telecamere, ma di rado questo si traduce in una vera occasione. «Io sarei perfettamente in grado di guidare una F1, non ho dubbi — è sicura Michela, capelli biondi, sorriso furbo —. Ma oggi è più difficile per tutti, i piloti pagano per correre. E io preferisco condurre le battaglie che posso vincere, l’obiettivo più realistico è diventare pilota ufficiale della Bmw, con cui già corro, vorrei arrivare in Dtm. Poi in F1 non c’è la volontà di avere una donna, altrimenti ne avrebbero già di pronte: c’è Susie Wolff, c’è la De Silvestro. Dategliela un’opportunità! Guardate che la De Silvestro è più forte di Ericsson! (il pilota preso dalla Sauber, ndr)». Nell’attesa che qualcuno si decida, Michela, 26 anni, un fidanzato tedesco che fa l’ingegnere di pista in Gp3, si è lanciata nel primo campionato con monoposto elettriche. «Quando Jarno Trulli mi ha chiamato nel suo team gli ho detto, “ma sei sicuro?”. E lui: “Io non ho preso una donna, ho preso un pilota che ha avuto una stagione buona. Se poi è anche bionda e carina Figlia d’arte Michela Cerruti, milanese d’adozione, sogna la Formula 1 meglio”. Lo ringrazio: la Formula E è un grande progetto. Manca un po’ il rombo del motore, ma l’ambiente è di altissimo livello. Quasi tutti i piloti hanno già guidato una F1. Ho l’occasione di misurarmi con gente vera». Come si vede, Michela è un tipo pratico: conosce ragioni di marketing, pregiudizi radicati, difficoltà oggettive (ha cominciato tardi, quando suo padre Aldo, ex pilota nelle categorie turismo, a 19 anni, la portò a seguire un corso di guida sicura con Mario Ferraris, e solo nel 2010, dopo la laurea, si è dedicata interamente alle corse), ma sorpassa tutto con saggezza e ironia. «Certi luoghi comuni non cambieranno mai. Ero in tv e un ospite ha detto: “Le monoposto di F1 di oggi sono così facili che anche una donna può guidarle”. Una volta mi sarei arrabbiata, ora accetto con più morbidezza. Certo non essere considerata una professionista fa girare le balle: a volte la trasformi in energia, a volte aggiunge pressione». Anche per 225 chilometri orari la velocità, massima e limitata, che può essere raggiunta dalle auto della Formula E, novità del 2014 51 questo per Michela i risultati delle donne hanno un valore speciale. «Noi non scegliamo il motorsport per batterci contro gli uomini. È una passione, senza dubbio inconsueta e destinata a restare tale, perché questo è uno sport estremo e le donne saranno sempre delle eccezioni, non sarà mai normale. Però ci siamo. E meritiamo una possibilità. Ma la sfida non è completamente ad armi pari. Sulle monoposto, l’aspetto fisico non è banale: nelle Formule minori ma con macchine già potenti ci vuole forza bruta (in F1 sarebbe più facile, perché c’è il servosterzo). Ci vuole la massa muscolare e tanta tanta voglia di farsi male in allenamento. È per questo che un risultato di una donna in monoposto vale di più». L’allenamento a lei ha lasciato «qualche complessino sulle braccia grosse», mentre le corse, unite agli studi di Psicologia, qualche riflessione su uomini e donne: «Nelle gare di durata, o in generale quando devi ponderare certe decisioni, noi donne possiamo avere qualcosa in più. Invece a volte non siamo abbastanza istintive e in pista qualsiasi esitazione rallenta. Credo che l’uomo vada più incontro al pericolo, mentre la donna tenda ad avere più tutto sotto controllo. Per fare il pilota devi uscire dalla tua zona di sicurezza, accettare che non tutto è sotto controllo, ma guidare come se lo fosse. Gli uomini sono più bravi ad avere la mente libera. Qui non c’è spazio per pensare troppo. E neanche per la troppa femminilità: siamo sempre eccezioni». Arianna Ravelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Velocità e pugni, donne coraggio «Chiamatemi pugile lo sport non ha sesso Sul ring sono a casa» Davide: «Molto meglio la boxe della danza» Ha 34 anni ● Marzia Davide, 34 anni, di Pontecagnano (Salerno). È sposata e ha un figlio di 8 anni ● Tre ori europei (2003, 2004, 2014), due argenti mondiali (2002, 2014), 7 volte regina d’Italia. «Chiamami pugile. Lo sport non è né maschio né femmina. È come lo vivi. Ci sono atlete che sembrano uomini, certo, ma è un problema loro. Io sul ring ci sono nata: per me, semplicemente, è normale». Se sia poi così normale, per una donna, prendere pugni in faccia e tornare a casa con il naso rotto è una questione che con Marzia Davide, 34 anni, campana di Pontecagnano (Salerno), fresco argento al Mondiale di Jeju (Corea), è tempo perso affrontare. Arriva dagli sport di combattimento: praticava kickboxing quando il papà-coach Pasquale le propose di provare i guantoni della boxe. Il pugilato femminile in Italia era nato da un anno. «Il passaggio? Nessun problema: nel kickboxing usi calci e pugni, nella boxe solo i pugni. È più facile. Sei mesi dopo ero già argento iridato...». Il 21 luglio 2001, quando il decreto Veronesi abolisce un divieto risalente al ‘71, Maria Moroni diventa la prima donna pugile tesserata in Italia. «Un tassello in più verso le pari opportunità» esulta la pioniera, ❞ Ci sono atlete che sembrano uomini, certo. È un problema loro Naso rotto? Anche la ballerina sulle punte può spaccarsi la caviglia A Rio 2016 sogno una medaglia per dare popolarità a uno sport di valori senza levare i dubbi agli scettici. Da allora, i numeri sono un po’ cresciuti (le donne sono il 10% circa dei 7 mila tesserati) ma le perplessità nei confronti di un’attività cui è servita una legge per diventare legale, e che è riuscita a sfondare l’ostracismo di Olimpia solo a Londra 2012, resistono. Marzia, che ha sfiorato l’oro che manca dal 2005 (Simona Galassi), prova a sfatare qualche tabù. «I cazzotti li do e li prendo, e il rischio di farsi male c’è. Da dilettanti, combattiamo con il caschetto: al massimo sono scesa dal ring con il sangue dal naso o un occhio nero. Ma anche una ballerina sulle punte può spaccarsi la caviglia. Sono rischi del mestiere. La verità è che il pugilato è qualcosa che ho dentro: i sacrifici non mi pesano». Conciliare il ring e Giovanni Federico, che oggi ha 8 anni, però, all’inizio non è stato facile. Alla vigilia dei Giochi di Londra scoppiò una feroce polemica tra Marzia, che chiedeva di allenarsi a Pontecagnano, e la Federazione, che le offrì invano un appartamento al centro tecnico di Assisi. «Mi hanno detto In guardia La grinta di Marzia Davide, in azione sul ring (Afp) che sono più mamma che atleta» denunciò Marzia. Scelta sua, ribattè la Fpi, tra lettere velenose e accuse di discriminazione. Morale: a Londra la Davide, tre volte campionessa europea, non andò. Ricucito il rapporto grazie al nuovo c.t. Emanuele Renzini, il sogno è Rio 2016. «Voglio una medaglia per dare popolarità al mio sport. Il mio idolo è Alì, simbolo elegante della nobile arte. Prima di lui i pugili erano tutti rozzi. Non mi è mai piaciuto neanche Mike Tyson: un vero campione dovrebbe essere umile. Una certa cattiva reputazione della boxe la dobbiamo a lui: staccare a morsi l’orecchio dell’avversario è da animale che lotta per sopravvivere, non da atleta». I due bei bronzi arrivati a Jeju — la ravennate Terry Gordini nei 51 kg e la laziale Alessia Mesiano nei 57 kg — sono i potenti battiti di vita di un movimento piccolo ma combattivo, la cui vitalità si è riversata in un bello spot contro il femminicidio: «Provaci con me!» dice 800 le tesserate donne della Federazione italiana pugilato su un totale di 7 mila unità. Sono aumentate negli ultimi due anni Terry in abito da sera alzando i guantoni verso la telecamera e guardando i malintenzionati negli occhi. «All’inizio ci potevamo contare sulle dita di due mani — racconta Marzia —, oggi siamo di più, le mamme portano volentieri le figlie in palestra per tirare di boxe: qualche conquista l’abbiamo ottenuta». L’effetto-volley che ogni sport rosa si augura, dal basket al calcio, quel volano mediatico che ha portato le azzurre di Bonitta in prima serata sulla Rai, però è lontano: «L’Olimpiade ci ha dato visibilità: uno sport olimpico non è uno sport minore. Che poi qualcuno venga a guardarci combattere sul ring come se fossimo fenomeni da baraccone, be’, questa è una mentalità dura a morire che spero tramonti presto. Siamo donne che praticano con dignità una disciplina di forti valori, che aiuta a farsi largo nella vita e a realizzarsi. Chiediamo rispetto. Meglio il pugilato della danza...». Irma Testa, 16enne di Torre Annunziata, argento all’Olimpiade giovanile dal futuro luminoso, è d’accordo. Due tatuaggi, un marito-fan (Carmine, eroico carrozziere: nel corteggiamento non è arretrato di un passo davanti alla fidanzata boxeur), nessun premio in denaro. «Quelli li dà la Federazione. Ma vivere con il pugilato, per una donna, è impossibile». La fuoriclasse, l’irlandese Katie Taylor, 5 ori mondiali e uno olimpico, è di un altro pianeta. Quello su cui vorrebbero salire Marzia e le cattive ragazze del pugilato italiano, troppo buone per fare davvero paura. Gaia Piccardi © RIPRODUZIONE RISERVATA Lunedì 1 Dicembre 2014 Corriere della Sera 52 Corriere Motori Non si chiamano più gomme da neve. Da un pezzo. Da quando la legge ha specificato che sono «pneumatici invernali» per sottolineare il loro autentico utilizzo, non limitato a quando la strada si copre di bianco. Detto questo, dubbi e perplessità sulla loro efficacia continuano a riproporsi. Ecco allora una guida rapida — discussa con Paolo Marconati, responsabile tecnico di Yokohama —, che spera di spazzarne via la maggior parte, stilata alla vecchia, vero o falso. Il periodo d’obbligo d’equipaggiamento invernale cambia da zona a zona dell’Italia. Falso La direttiva del ministero dei Trasporti del 13 gennaio 2013 indica precisamente il periodo d’utilizzo degli pneumatici invernali, dal 15 novembre al 15 aprile. Ne consente comunque l’utilizzo a partire da un mese prima, dal 15 ottobre, e fino un mese dopo tale termine, ossia fino al 15 maggio. L’auto può montare pneumatici invernali solo nel periodo previsto per legge, altrimenti si è sanzionabili. Falso Se gli pneumatici invernali montati hanno il medesimo codice di velocità dell’equivalente estivo segnato sul libretto, non è previsto limite di utilizzo. Se il codice di velocità è inferiore, invece, devono necessariamente essere sostituiti entro il 15 maggio. Vanno bene solo se nevica. Falso È più una questione di temperatura che di condizioni della strada. Dai 7 gradi in giù, la mescola delle coperture invernali consente performance superiori a quelle delle equivalenti estive non solo in caso di neve, ma anche di pioggia. Per fare un esempio, alla velocità di 90 km/h, su fondo bagnato e con temperatura inferiore ai 7 gradi, un’auto con le invernali riduce lo spazio di frenata del 15%. Se nevica, del 50%, a una velocità di 40 km/h. Per riconoscerli basta che ci sia la sigla M+S. Vero O anche MS, M-S, M&S impressa sulla spalla. Tutte sigle equivalenti ai termini di legge. Significa Mud, fango, e Snow, neve. Il noto snowflake, il disegno di una montagna stilizzata con all’interno il fiocco di neve, è un’indicazione che deriva dagli Stati Uniti, ma che qui da noi non ha, ad oggi, nessuna valenza specifica. Sostituiscono le catene. VeroA stabilirlo è sempre la Accessori Con l’outlet in rete si risparmia sulla batteria auto e moto L’outlet della batteria? C’è, in rete: Offertabatterie.com è il sito che permette di scegliere l’accumulatore giusto per il proprio mezzo (auto, moto, truck, camper e barca), con uno sconto fino al 50%. I prodotti vengono caricati al momento della vendita e arrivano a casa in 24/48 ore per le batterie auto (48/72 per le altre). Nel caso delle moto, è possibile optare per gli accumulatori al litio, tre volte più leggeri di quelli al piombo, con un ciclo di vita superiore ai cinque anni, più resistenti all’inattività e con tempi ricarica più brevi. L’outlet vende anche gli accessori: acidi, avviatori, caricatori etc. Sicurezza Non è vero che basta montarne due, non è vero che servono solo sulla neve... Il decalogo sulle «termiche» che toglie ogni dubbio circa la loro efficacia © RIPRODUZIONE RISERVATA Ettore Bassi «Guidare sicuri? Frenate dolci, occhio lungo e gomme giuste» Ettore Bassi, 44 anni, attore e pilota specialista di gare in salita Invernali, verità e bugie Tutto quello che c’è da sapere sulle gomme per la stagione più fredda 7° Quando la temperatura media scende sotto i 7 gradi è il momento giusto per sostituire le gomme estive con quelle invernali legge 120/2010 che le equipara ai «mezzi antisdrucciolevoli», ossia alla catene. Ma è vero che in certi casi estremi sono ancora le catene a toglierci dai guai. Non hanno efficacia sul ghiaccio. Falso Sono sempre la mescola particolare e le lamelle del battistrada che, in caso di ghiaccio, «agganciano» la superficie scivolosa sviluppando un differenziale termico tra la strada e lo pneumatico. In sostanza, le invernali, che qualcuno chiama «termiche», rotolando generano un calore che, a sua volta, crea una sorta di effetto adesivo: un po’ come accade quando infiliamo una mano nel freezer, sfreghiamo la parte congelata e la mano tende a rimanere incollata lì. Ne bastano due, sulle ruote in trazione. Falso Vanno montate sempre sia sull’asse anteriore sia su quello posteriore. Se non facessimo così, la guida dell’auto risulterebbe molto sbilanciata e potenzialmente pericolosa. Come se andassimo a giocare a calcio con una scarpa con i tacchetti e l’altra a suola liscia. Inoltre, ricordiamoci che la frenata è a carico di tutte le ruote non solo di quelle sterzanti o che determinano la trazione. Se ho la trazione integrale, posso farne a meno. Falso Un’auto 4x4 sicuramente migliora la trazione in caso di fondo scivoloso, ma quando si deve frenare? In questo caso, avere la trazione integrale, o solo anteriore o posteriore non conta nulla. Anche le auto a quattro ruote motrici hanno bisogno delle invernali. Le «All Season» vanno sempre bene e fanno risparmiare un treno di gomme. Falso Si tratta di pneumatici che per forza di cose hanno mescole che si devono adeguare a tutte le situazioni nel modo migliore. Nel primo anno di vita ottengono i risultati migliori poi il decadimento è rapido. Anche se abito al Sud, con temperature alte, sono obbligato a mettere le invernali. Falso La legge chiede di viaggiare equipaggiati con «mezzi antisdrucciolevoli»: in questo caso, le catene nel bagagliaio possono bastare. Maurizio Spinali 50% Sulla neve la gomma invernale frena meglio: con la temperatura di 0 gradi e alla velocità di 40 orari, lo spazio di arresto si riduce del 50% La faccia da bravo ragazzo la nasconde dietro il casco da gara. Protagonista in teatro e tv, Ettore Bassi è una star anche in strada. E se la cava così bene, che la Seat lo ha scelto come testimonial. Come nasce la tua passione per le gare in salita? «Quando ero piccolo mio padre, anche lui pilota, mi portava sempre alle corse». L’auto a cui sei più legato? «Quella con cui mio papà ha vinto il Campionato Meridionale, la Fiat 131 Abarth. Nera e gialla, cattivissima». Che cosa provi in gara? «Un’emozione forte. Ci sei solo tu, il tuo piede e il tuo cuore. Una sensazione che paragono a quella che si sente dietro al sipario o prima del ciak». Pilota anche sul set? «Quando giravo Carabinieri volevo fare tutte le scene degli inseguimenti. Il regista doveva urlarmi dietro col megafono per farmi fermare». La gara dei sogni? «La Pike Peak, una competizione in salita di 20 km: si sale sui monti del Colorado senza protezioni». Tre consigli per guidare sicuri con il brutto tempo. «Primo, dimenticarsi (si fa per dire) del freno. È meglio essere molto dolci sul gas e non tirare il motore, per evitare troppa trazione sulle ruote motrici. Secondo: occhio lungo, stare attenti a quello che c’è sull’asfalto per anticiparlo. E comunque mettere le gomme invernali: tengono sulla neve, ma sono sicure anche sulle strade gelide e bagnate. Poi fare il cambio significa far controllare le gomme almeno un paio di volte l’anno». Alice Dutto © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Quel piccolo sensore che trasforma lo pneumatico in un co-pilota Sviluppato da Pirelli e Politecnico di Milano, il Cyber Tyre sente i pericoli e (via wi-fi) mette l’auto al sicuro MILANO Un pneumatico per amico, anzi, per copilota. In un mondo ideale, fatto di sterzate morbide e frenate perfette, rallenta davanti a una curva pericolosa o se il manto stradale è bagnato o ghiacciato. Un pneumatico più intelligente del guidatore distratto, in grado di parlare la stessa lingua dell’auto e sostituirsi al pilota se percepisce un pericolo e non sente manovre correttive. La nuova frontiera della sicurezza al volante potrebbe nascondersi in un sensore di un centimetro quadrato inserito all’interno della gomma. Una pozione magica di algoritmi e chilometri di report, così le Cyber Tyre leg- geranno la strada, interpretando le variazioni dell’attrito, trasmetteranno alla centralina di bordo in tempo reale via wi-fi le diverse condizioni. Ci hanno lavorato a lungo i tecnici Pirelli, insieme ai ragazzi del dipartimento di Meccanica del Politecnico di Milano: il risultato è l’ultima avanguardia dei sistemi di Advance Driver Assistance Control, alla base delle auto del futuro, quelle che magari si guideranno da sole. E più meccanica ed elettronica aumenteranno la loro convergenza, più lo pneumatico potrà diventare il protagonista della sicurezza, l’unica interfaccia tra guidatore e la stra- Una gomma superprestazionale Pirelli P Zero, su una Lamborghini Veneno da che corre sotto ai suoi piedi. Già si stima che nel 2020 il peso dell’elettronica sull’auto crescerà dal 20 al 60 per cento. Il Cyber Tyre si pone l’obiettivo di anticipare il pericolo. Legge il carico verticale sulla gomma, le forze longitudinali e laterali, il margine di velocità prima dell’acquaplano, il grado di aderenza all’asfalto in condizioni normali e prima dello slittamento, ponderando temperature, pressione, usura e numero di giri. «La misurazione del grip è un tema che ci portiamo dietro da anni: non essendo un’azienda di elettronica ci siamo avvicinati al tema con prudenza, ma la ricerche svolte con il Politecnico ci hanno proiettato verso un’innovazione molto avanzata», spiega Maurizio Boiocchi, General manager technology Pirelli. La palla ora passa alle case automobilistiche. Un sistema quello delle Cyber che lo sviluppo porterà anche sulle moto e che, da quest’anno, è già stato adottato sulle flotte dei mezzi pesanti per il trasporto commerciale, in Germania e in Sud America. In attesa che parta il dialogo tra il pilota e il suo pneumatico, i dati parlano di un buon modo per ottimizzare i costi di gestione del veicolo. Stefano Landi © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Lunedì 1 Dicembre 2014 Celebrazioni In edicola i modellini delle Maserati che hanno fatto storia A cento anni dalla nascita della Maserati, La Gazzetta dello Sport, con Fabbri Centauria, celebra la casa modenese portando in edicola «Maserati 100 Years Collection», una collana a fascicoli con le più famose auto stradali e da competizione del Tridente, riprodotte in accurati modellini in scala 1:43. MOTORI I fascicoli hanno una sezione ricca di immagini, disegni e dati tecnici, oltre alle informazioni sulla storia della Maserati, dagli esordi fino ai giorni nostri, passando per il periodo d’oro delle corse automobilistiche. La raccolta unisce modelli di tutte le epoche: le Quattroporte e Gran Turismo stradale del 2013, la A6GCS berlinetta Pininfarina del 1954 (tra le auto più belle di tutti i tempi), passando per la GranSport Trofeo Light, la Indy Coupé, la Biturbo, la Mistral Spider, la Shamal, 4la 20 M/58 Eldorado, la Birdcage 75 Anniversary, la GranTurismo MC GT3, la 450 S Costin-Zagato, la 26 del 1926 e molti altri. Prima uscita (la Quattroporte GTS) domani, a 4,99 euro. Seguita dalla Granturismo MC stradale, a 9,99 euro. Dalla terza uscita in poi il costo sarà di 12,99 euro. I primi dieci modellini sono a cadenza quindicinale, i successivi usciranno ogni settimana. © RIPRODUZIONE RISERVATA È la rivincita del Motor Show «Siamo noi il salone originale» Il modellino della Quattroporte GTS Triumph Una enduro dalla doppia personalità Michetti: «Sarà una festa per gli appassionati, torna il Memorial Bettega» Il Motor Show riaccende i motori e riparte con slancio dopo la rinuncia del 2013. Nuove alleanze, una formula rivista e il sostegno diretto dell’ente fiera del capoluogo emiliano, in società al 50% con gli organizzatori di GL Events, dovrebbero garantire quel ritorno di pubblico necessario per guardare al futuro con serenità. A Bologna ne sono convinti e per ribadire l’unicità della manifestazione hanno coniato un nuovo logo. Sui manifesti campeggerà d’ora in poi «Il Motor Show», risposta indiretta a chi ha cercato di riempire quel buco momentaneo. Ovvero Alfredo Cazzola (ideatore del Motor Show, poi venduto ai francesi di GL Events) che avrebbe voluto far esordire il suo Auto Show a Milano proprio in dicembre e che invece è stato costretto a rinviare la kermesse a data da destinarsi. Tentativo bollato da Duccio Campagnoli, presidente di Bologna Fiere, come «anomalo anche per il coinvolgimento della principale fiera italiana». «Ci siamo guardati indietro ispirandoci agli esordi» ha spiegato Giada Michetti amministratore delegato di GL Events illustrando la nuova formula che getta un ampio sguardo al futuro con il padiglione dedicato all’innovazione e alla tecnologia, un richiamo per il pubblico dei social network «che bisogna far tornare al Motor Show» hanno ripetuto gli organizzatori. Ma la sfida si gioca in più direzioni, quindi ampio spazio alla cultura e alla storia dell’auto nella Route Motor Show, percorso fatto di motori, arte e passione. Con gli 8 musei allestiti grazie al coinvolgimento diretto, tra gli altri, di Ferrari e Ducati ogni giorno si rivivrà l’epopea dei grandi marchi. Il baricentro sarà rappresentato dal «Drive In» il padiglione anni 50 con mostre e film ad alto tasso automobilistico. L’attualità sarà invece de- 53 BOLOGNA Uno dei momenti più spettacolari e attesi al Motor Show di Bologna: il pit stop della Ferrari. Ormai una tradizione dicata alle novità del settore. Un ruolo chiave lo giocheranno la Motor Valley, che raccoglie i marchi storici del territorio, e le 19 case automobilistiche che hanno aderito, gruppo Fiat in testa. A loro disposizione ci saranno 10 aree test per provare le anteprime. Il Motor Show vuole essere anche di stimolo alla filiera dell’auto. «Un’ampia fetta della migliore tecnologia dell’automobile è presente sul territorio emiliano» ha ricordato Campagnoli che crede nello sforzo comune per batte- Il programma Le prove, le gare e il pit stop Ferrari in una sarabanda di concerti e deejay Si parte il week end del 6 e 7 dicembre con Formula E, Nascar Europe, Drift Team Orange, Trofeo Euro V8, Motocross maschile e femminile, Auto GP. In settimana spazio anche a GT Challenge, Formula 4, International Supermotocross, Historic Challenge Scuderia Bologna, Ibiza Cupra Cup, Trofeo Abarth, WRC Italia, R1 ed R2/R3, Rally Talent, Aci Rally Italia, Star Parade ’90, Rally Auto Storiche, Trofeo Trt e ancora Drift. Sabato 13 e domenica 14: Memorial Bettega, Star Parade ’70 e ’80, Xtreme Supermotard e il pit stop della Scuderia Ferrari F1. Ingressi: 18 euro il biglietto intero (15 con la prevendita on-line: www.motorshow.it), 14 euro il ridotto. Musica protagonista con concerti e le performance del deejay francese Bob Sinclair. Orari: 8,30-18 / 9-18 nei giorni festivi. p.l. © RIPRODUZIONE RISERVATA re la crisi. «L’Italia delle quattro ruote può ripartire da qui» ha aggiunto. Il cuore pulsante della rassegna sarà però rappresentato ancora una volta dagli eventi in pista. In cima alla lista spicca il ritorno del Memorial Bettega, congelato nel 2011, seguito dalla debuttante Formula 1 elettrica, (testimonial Jarno Trulli e Michela Cerruti). Si prosegue con la Nascar, il drifting, i trofei monomarca, il motocross, il supermotard, la rievocazione dei rally dagli anni 70 ai 90 con auto e piloti dell’epoca (da Munari, a Biasion, a Cunico), e i rally di oggi con l’istrionico Ken Block. Gran finale con l’esibizione della Ferrari 150° Italia, F1 del 2011, guidata da Giancarlo Fisichella. Il tutto sarà inframmezzato da spettacoli, concerti serali e sfide tra deejay nel Paddock Party. Per intrattenere (o meglio trattenere) i più giovani. Perché la vera scommessa del nuovo Motor Show sono proprio loro. Paolo Lorenzi La Triumph XCx che con la XRx è una delle due enduro stradali al vertice della nuova gamma Tiger 800. Arricchite con riding mode, mappe motore, computer di bordo, cruise control, paramani, cavalletto centrale e paramotore, saranno in vendita da febbraio a 11.490 e 12.490 euro. Viaggiare alla grande seduti comodamente in sella a una moto dalle dimensioni e dal peso umani. È quello che succede guidando le nuove XCx e XRx, le due enduro stradali al vertice della nuova gamma Tiger 800 di Triumph. Ben fatte e dotate (rispetto alle versioni base, che hanno Abs e controllo di trazione regolabili, le «x» aggiungono riding mode, mappe motore, computer di bordo, cruise control, paramani, cavalletto centrale e paramotore), queste efficaci tre cilindri non sono state certo rivoluzionate dal punto di vista estetico, ma la loro sostanza ha potuto contare su consistenti affinamenti che ne hanno esaltato i punti di forza. Differenti soprattutto per via delle quote ciclistiche, delle sospensioni e delle ruote, le nuove Tiger hanno caratteri ben definiti pur essendo spinte dallo stesso motore, che è un tre cilindri da 95 cavalli dall’elasticità rara, capace di scendere in sesta fino a 1.500 giri senza un sussulto per poi accompagnarti di slancio oltre i 200 orari. Le sospensioni «lunghe» della XCx, completamente regolabili, e le sue ruote a raggi con l’anteriore da 21 pollici, fanno di questa moto una perfetta tout-terrain adatta anche a viaggiare su sassi e terra e dotata di una ottima attitudine all’asfalto, dove si possono tenere ritmi elevati con l’unica accortezza di considerare una lieve inerzia nei cambi di direzione. Le più leggere ruote in lega (l’anteriore da 19 pollici) e le sospensioni più sode della XRx regalano invece alla più stradale delle Tiger 800 un’indole completamente diversa, fatta di maggiore reattività sia in termini di ciclistica, sia di risposta del motore, più pronto a prendere giri. Tutto perfetto? Quasi, perché se il parabrezza (regolabile senza attrezzi) fosse più ampio, chi è più alto della media non si offenderebbe di certo, mentre un’ interfaccia più semplice per gestire le impostazioni di mappe motore, Abs, riding mode e controllo di trazione, sarebbe utile per non perdere concentrazione mentre si guida. Le nuove Triumph Tiger 800 XRx e XCx arriveranno a febbraio 2015 dai concessionari e costeranno rispettivamente 11.490 e 12.490 euro. Stefano Bargiggia MARBELLA © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA La sfida delle station wagon tedesche: Cla contro A4 e Serie 3 Linea sportiva, misure compatte, lusso e potenza a volontà: arriva la nuova Shooting Brake della Stella INNSBRUCK Per ora, un assaggio. Un primo fugace incontro in attesa della prova vera e propria. Le intenzioni della nuova Mercedes Cla Shooting Brake, derivata dalla berlina introdotta nel 2013, sono però già evidenti: lanciare l’attacco alle medie famigliari di rango, tipo Bmw Serie 3 Touring e Audi A4 Avant, modelli nevralgici per le due case tedesche. Con 463 centimetri di lunghezza, la nuova Mercedes s’infilerà con precisione in mezzo alle due rivali, al cui cospetto è un po’ più corta (7 cm meno dell’Audi) e appena più lunga (6 mm più della Bmw). Con 7 cm in meno della Classe C, fino ad oggi la station wagon più piccola di Stoccarda, diventerà inoltre la famigliare d’ingresso nel mondo Mercedes. Ma la sfida, più che sugli ingombri, potrebbe giocarsi sulle cifre in euro, dal momento che la Cla Shooting Brake sarà venduta a un prezzo di partenza intorno ai 35mila euro, quindi in linea con le avversarie. In attesa della verifica dinamica, le impressioni ad auto ferma sono positive. Il design ripropone la personalità forte della Cls Shooting Brake, ma con maggiore equilibrio. Gli interni riprendono lo stile sportivo delle Mercedes compatte, come la Classe A e la Gla. Firmati dall’équipe di Michele Paganetti nel centro stile sul lago di Como, sono ravvivati dalle finiture in alluminio e sulle versioni top arricchiti dai rivestimenti in pelle e Alcantara. Al primo impatto l’abitabilità non appare però superiore rispetto alla berlina: lo spazio per le ginocchia dei passeggeri posteriori sembra uguale, ma è di 4 centimetri maggiore per la La Mercedes Cla 45 Amg Shooting Brake: monta un motore da 360 cavalli testa e le spalle. Cresce invece il bagagliaio (495 litri) che può aumentare velocemente di altri 100 litri regolando lo schienale della seconda fila con una pratica asticella che lo blocca in posizione dritta. Al pari della Cls che include tra gli optional un costoso pianale in legno marino, anche la Cla Shooting Brake avrà il suo pianale esclusivo, ma più pratico grazie agli inserti di alluminio meno delicati e molto meno onerosi per il portafoglio. La gamma motori rispecchia l’offerta della Cla a tre volumi. Al lancio saranno proposti due propulsori diesel e tre benzina, tutti a quattro cilindri, da 1,6 e 2 litri, con potenze comprese tra 122 e 211 cavalli e trazione anteriore. Chi vuole più sprint ed esclusività potrà puntare sulla Cla 45 Amg Shooting Brake, la versione pepata realizzata dal reparto sportivo di Stoccarda: il nuovo 4 cilindri turbo a benzina con cui è equipaggiata ha una potenza di 360 cavalli, distribuiti sulle quattro ruote tramite la trazione integrale (che sarà disponibile anche sui motori da 2 litri della versione standard), e la trasmissione a doppia frizione. Il lancio commerciale avverrà a marzo 2015. Il guanto di sfida è lanciato. p.l. © RIPRODUZIONE RISERVATA Lunedì 1 Dicembre 2014 Corriere della Sera 54 Tv TELERACCOMANDO di Maria Volpe /+%$ /+$$ .+33 "+33 '+33 (3+33 L’Italia frana: solo colpa del meteo? Indaga Varetto ::=*': ,!.5+3 ( ,!.5+B'., ( ,!.5+B'., ( ,!.5+B'., /+33 .+23 "+33 "+13 (3+33 ::=*': ( ,!.5+B'., ,!.5+3 5': 53 ( ,!.5+B'., ( ,!.5+3 53 ((+33 (1+33 (1+13 (1+$3 (%+33 (/+($ (.+33 ::=*': 2 ,!.5+3 2 2 11 ,!.5+3 5': *"*+ (.+%$ (.+$$ ("+33 ("+23 ("+$3 ,!.5+3 2 +++ ,!.5+3 ,!.5+3 2 ,!.5+B'., ++++ ((+33 ((+3$ ((+(3 (2+33 (1+13 (%+33 (%+3$ (%+%3 , ::3 (/+33 ::3 (/+13 ( ,!.5+B'., ("+$3 - ='B 23+33 ( ,!.5+B'., 23+13 ='B 2(+(3 5': 2(+($ ':'.,3 ., '5!5,6. >',. «D issesto doloso» è il titolo dell’inchiesta che affronta eventi catastrofici come alluvioni, frane e inondazioni, sempre più frequenti nel nostro Paese. Con il direttore del canale all news, Sarah Varetto (foto), un viaggio attraverso i disastri recenti — e non solo —, che affondano le loro radici nella burocrazia, nell’illegalità e nella cattiva gestione del territorio. Dissesto doloso Sky Tg24, ore 20.20 Spose «imbucate» giudicano le nozze D alle nozze tradizionali sarde a quelle in motonave, quattro spose «guerriere» decidono di sfidarsi scegliendo come campo di battaglia il giorno più bello della loro vita, «imbucandosi» ognuna al matrimonio delle altre, e votando su location, abito, cibo ed evento in generale. Quattro matrimoni in Italia FoxLife, ore 21.55 Emergenza casa Ne parla Capuozzo Sfratti, sgomberi, occupazioni: emergenza abitativa. C’è chi si barrica in casa per non vedersela occupare e chi occupa per sopravvivere. Il programma firmato da Toni Capuozzo dà voce ai protagonisti, loro malgrado, di un dramma antico che la crisi economica ha acuito. Terra! Rete4, ore 23.55 21+($ ::=*':3 .,= 5=,. 60 3+$3 ( ,!.5+B'., (+23 ::=*': (+2$ ::=*': (/+2$ (.+23 ("+3$ ("+$3 ('+1$ 23+23 2(+(3 *"*+ *"*+ *"*+ !3 *"*+ !3 22+%$ 3+2$ 2 ($+13 (/+13 (.+13 ("+13 ('+($ 23+($ 2(+(3 .3 .3 .3 .3 - 21+33 2 *3 2%+33 ! .=+,:' 5': *"*+ .3 !3 2 ,!.5+B'., 5': *"*+ ('+%3 ++++ *"*+ 23+13 2 ,!.5+B'., .+33 .+13 "+33 (3+33 ((+33 (2+33 (2+2$ (2+%$ (1+(3 (%+33 (%+23 (%+$3 ($+3$ ($+(3 ($+$$ (/+%3 ('+33 ('+13 23+33 23+($ ':.+ 23+1$ ':'., 2(+3$ ::=*':3 .,= 55 .66' 2(+33 ':'., 2(+(3 - ::=*':3 .,= @ '=6:' 22+$3 ::=*': 21+($ 2 ,!.5+B'., 3+(3 .=+,:' 3+%3 5++:'. 16 <DD#23 ' .='6 :55'5 2+(3 2 ,!.5+B'., 21+(3 ::=*':3 .,= '%. ',&' 2%+33 1 ,!.5+B'., 3+(3 ,!.5+B'., (+($ + )* .3 (+2$ :.5'. 1=6 /--D2 (/+23 *':A (.+($ *':A ("+33 , *3 ("+13 *"*+ ('+23 *"*+ 23+(3 ::=*': 2(+(3 21+33 *':A 21+$$ *':A ::=*': ::3 ::=*': 1 ,!.5+B'., 1 ,!.5+3 ::3 ,!.5+3 ,!.5+B'., 1 ,!.5+B'., ,!.5+3 ,!.5+3 2 .0 .3 .=+,:' 1 ,!.5+B'., ,!.5+B'., 5': (/+3$ .=+,:' (.+1$ .5:. 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Il suo creatore, Joe Weisberg, prima di approdare alla serialità tv è stato un dipendente della Cia impegnato in operazioni sotto copertura e «The Americans» è, al suo cuore, una storia di spionaggio molto credibile e ben scritta, ambientata nell’America degli anni 80, al culmine della Guerra fredda con il gigante sovietico. Ma, soprattutto, è la storia di una donna, Elizabeth Jennings (interpretata con maestria da Keri Russell), e del marito Philip (Matthew Rhys), con cui forma una coppia all’appa- BALLANDO CON LE STELLE Milly Carlucci Tiene ma arriva seconda la Carlucci e i ballerini di Rai1: 4.231.000 spettatori, 20,7% di share (. $$ 11 0;6 06' 060 0 © RIPRODUZIONE RISERVATA 0;1 0)1 0) 05 06 .%(&4 $$ )16 )11 )151 )15 )1 )15 )15' )1) )11 )16' 7. " beth e Philip continuano a venire al pettine, la posta in gioco si alza, nel quadro iniziano ad assumere un ruolo forte anche i loro figli, soprattutto l’adolescente Paige, cresciuta con rigidi principi atei, che si avvicina al cristianesimo e inizia a frequentare la chiesa. Anche nella seconda stagione, la serie si porta dietro un fitto carico di ambiguità, nel legame tra Philip ed Elizabeth, certo, ma anche in quello tra l’agente FBI Stan Beeman e la misteriosa dipendente del Kgb Nina Sergeevna. I confini tra verità e finzione (praticata per strategia o per amore) diventano sempre più sbiaditi, indistinguibili. renza normale, perfino noiosa. In realtà, i due fanno parte del segretissimo Direttorato S, una divisione del Kgb incaricata di gestire le missioni sotto copertura dei suoi agenti, infiltrati negli USA e trasformati in insospettabili cittadini americani. Oltre a essere una storia di spionaggio, «The Americans» è in fondo un piccolo trattato sul matrimonio. Tutta la prima stagione della serie non è altro che il racconto della costruzione di un amore, del tortuoso percorso attraverso cui un matrimonio «finto», combinato per fini patriottici e utilitaristici, diventa reale, tra tutte le difficoltà del caso. Nel corso della seconda stagione i nodi del rapporto tra Elisa- TU SÌ QUE VALES Gerry Scotti Si allarga la distanza del sabato: per i talenti di Canale 5 5.779.000 spettatori, 27,5% di share 7(9 ."%( ,7.4( 6) &(9%. 6' &(9%. "& $4"%( ,7.4( 1 "%. ) "%. '"*# '(* #(* "# "0 #'"# # #" "#, "#" '"0 '+ " "$ "$(& *(.4. %$4%*( "7/( $ (. /7$$ (/& /44&4."(&$ /7$ :"( (& *(//""$"4 " 4%*(.$" &! %($4( (.4"+ %.4# %.($# 7& &79($(/"4 "7/ .44."::. "$ (. .& *.4 $ &4.( (& $($" *"(9/!" ($" *"( *"8 %(.4 /($( /7$$ . &+ "(9# /(*.44744( 9&.# "$ 4%*( * "(.. 7$4."(.%&4 (& &7". " /7 "%(&4 " 7." *(" (/& :"(+ $( 4.%"(+ &%+ !$#((# ' 7$ "4..&( &4.$ /4 &( "$ "$(& ! *(.4 %$4%*( /7 7(& *.4 $$ &"/($ "4$"& "/($ $." .&" %.""(&$+ $4. "&/4"$"4 ." 7. 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(9/" 6 7 8 1 7 1 6 4 1 8 9 5 2 2 5 4 2 9 2 1 5 9 6 LA SOLUZIONE DI IERI 9 8 1 4 6 3 2 5 7 6 5 7 9 2 1 8 3 4 2 3 4 7 5 8 1 6 9 5 7 2 1 8 9 6 4 3 4 1 9 2 3 6 7 8 5 3 6 8 5 4 7 9 1 2 7 4 6 3 1 2 5 9 8 1 9 3 8 7 5 4 2 6 8 2 5 6 9 4 3 7 1 Come si gioca Bisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9 Altri giochi su www.corriere.it "*# - #' "' 050 )#!. )# 0/5 /5/ +"( / )#!. 1*# ( " #( " ( ** ((# 8 9 8 # " '"(# /"/ $05 '# ! SUDOKU DIFFICILE 4 *" "#+,' '" +'(* "# )#!. # "" #/# !. / 0 / " $5 ' ** )**#! $5$ '( 5 ' #" (#" , '(, #! !(*'! ' '* !. )!# 0 $ 0$ )13* 5 "( " 79($(/( #"' "# 5 *## ! #$"" ' "# !+'# . )**#! (" + "# !. *.) .! *(( %(//( ($4( %(//( ($4( "44( 00 $$ $0 $0 $ $5 $ ) )1 ( # $5 $5 # "'# ' " # # +"#( '( '# #( +" ** $# 56 Lunedì 1 Dicembre 2014 Corriere della Sera
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