Frattura su gay e divorziati

DOMENICA 19 OTTOBRE 2014
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Cibo e società
Oggi
Il Sassuolo frena la Juve
La Roma travolge il Chievo
e insegue a un solo punto
Formaggi, zucchero
e prosciutti da salvare
sull’arca dei sapori
di Perrone, Sconcerti, Tomaselli
e Valdiserri alle pagine 38 e 39
di Isidoro Trovato
nel supplemento
UNA NUOVA FASE
DEL PAPATO
Frattura su gay e divorziati
di Massimo Franco
Al Sinodo non passano tre punti controversi. Il Pontefice: vedo la tentazione degli zelanti
Maggioranza semplice e non
qualificata dei due terzi su
omosessuali e comunione ai
divorziati risposati: così sono
stati votati tre dei 62 punti della
Relazione finale del Sinodo dei
vescovi sulla famiglia. Papa
Francesco ai padri sinodali divisi: vedo la tentazione degli zelanti di trasformare «la pietra
in pane o il pane in pietra».
alle pagine 2, 3 e 5 Accattoli,
Ricci Sargentini, Vecchi
Lega e destra Migliaia contro i migranti
D
Burlando
Sindaco,
ministro e
governatore
Ma la colpa
dei disastri
è sempre
degli altri
Guardiamoci
dal buonismo
distruttivo
e dai bizantinismi
di Francesco
a pagina 2
L’INTERVISTA IL MINISTRO ORLANDO
di Marco Cremonesi e Paolo Valentino
di Aldo Cazzullo
P
«L
PHOTOVIEWS
La piazza di Salvini che s’ispira a Le Pen
«Cambio la giustizia
con l’opposizione
E San Vittore va chiuso»
LEGGE DI STABILITÀ
iazza Duomo trabocca di persone e bandiere. Leghiste. Matteo Salvini (al
centro, nella foto) celebra sotto la Madonnina il successo completo della
sua linea politica «lepenista»: in piazza a migliaia per difendere gli italiani — e
non più solo i padani — dall’immigrazione clandestina. A sfilare in corteo con
i leghisti ci sono, nella posizione di neo-alleati, le sigle della «destra di
popolo» capeggiata dai militanti di Casapound. Si va in piazza anche a
Bologna, dove all’Università è prevista una lezione del governatore della Banca
d’Italia Ignazio Visco. Ma questa volta è la sinistra antagonista a protestare e a
scontrarsi con i militanti di estrema destra di Forza Nuova e la polizia.
alle pagine 10 e 11 Tamburello
a riforma della giustizia
va fatta con le opposizioni. Sui reati finanziari c’è intesa
coi 5 Stelle, sulla responsabilità
dei magistrati con FI — dice il
ministro Orlando al Corriere —.
Rivedremo appello e ricorso in
Cassazione, aumenteremo la discrezionalità del pm sull’azione
penale». E sulle carceri: «San
Vittore va chiuso». a pagina 9
di Aldo Grasso ● I CASI
● PADIGLIONE ITALIA
IL RACCONTO
IL FANGO E IL SENSO DEL POTERE DI RE CLAUDIO Le 48 ore segrete
ai funghi al fango. L’ultima volta che ci siamo occupati di Claudio Burlando era per via di una bagatella:
invece di presiedere un importante Consiglio era andato per
funghi. Adesso la situazione è
ben più grave. Ancora una volta
Genova si è ritrovata sotto il
fango dell’alluvione, come tre
anni fa, come sempre le succede quando piove a dirotto. Di
chi la colpa, del clima che è
cambiato? Della Protezione civile? Del mancato riassetto
idrogeologico?
IL TESTO DEL DISCORSO
● GIANNELLI
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I cattolici e i diritti La scossa di Bergoglio ai vescovi che si sono divisi. «C’è chi trasforma il pane in pietra»
I
41 0 1 9>
ANNO 139 - N. 248
La sfida ora è nella Chiesa
l fatto che Francesco abbia deciso di
parlare a conclusione del Sinodo è stato
una sorpresa. Come minimo, non era
scontato. La sua scelta sembra nascere
dalla consapevolezza che il silenzio
avrebbe aggiunto ambiguità e drammaticità
ad un’assemblea segnata da «animate
discussioni», come lui stesso le ha definite.
Per questo ha usato parole forti e sincere,
degne di un Papa che non ha paura di esporsi
e di assumere posizioni scomode.
D’altronde, era difficile limitarsi
all’archiviazione banale e formale di un
dibattito percorso da tensioni palpabili:
soprattutto dopo le votazioni di ieri che hanno
confermato l’altolà di una parte degli
episcopati mondiali sui temi più delicati e
controversi. Francesco sa di avere dietro di sé
la maggioranza del Sinodo. Ma per un
pontefice attento all’unità della Chiesa non
può bastare. Le riserve non sono venute
soltanto da «Roma»: da quella Curia che ne
soffre il riformismo. Né possono essere
bollate solo come «conservatrici».
A contrastare aperture percepite, a torto o a
ragione, come sperimentazioni dottrinali,
sono anche esponenti del cattolicesimo che
l’hanno votato al Conclave del marzo 2013. E
Francesco non può sottovalutare o ignorare
queste perplessità, pur ribadendo il proprio
primato. Dunque le affronta, le analizza, e
offre una risposta che tende a includere e a
convincere. È un esercizio di saggezza
obbligato, per evitare che le resistenze
crescano tra mugugni e silenzi.
Si tratta dell’unica risposta possibile di
fronte a un mondo religioso che ha vissuto e
vive con entusiasmo, ma anche con qualche
timore e un filo di disorientamento, le
innovazioni di Jorge Mario Bergoglio. Per
questo l’impressione è che ieri si sia concluso
«un» papato: quello spettacolare, mediatico,
acclamato dalle folle. E sia cominciata una
fase nuova, che archivia se non gli equilibri,
gli umori del Conclave. E apre un pontificato
meno scintillante e più drammatico, sofferto:
autentico.
Adesso il dialogo non è più solo con le
piazze plaudenti ma con una Chiesa pronta a
seguire il Papa e insieme decisa a chiedergli
certezze e «governo». Francesco ne prende
atto e addita «un cammino», lo chiama così,
che implica il riconoscimento di differenze
profonde. Sa che deve ricomporle, perché la
sua idea del poliedro disuguale e reso
compatto proprio dalle diversità non può
solidificarsi senza avere dietro una Chiesa
convinta: la sola in grado di accettare e
amalgamare una complessità altrimenti a
rischio di frammentazione.
Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano
In Italia EURO 1,40
Ogni volta che Burlando si
presenta in pubblico spara a zero sui lavori fermi che avrebbero
scongiurato morti e distruzioni:
una volta la colpa è dell’ex sindaco Sansa, un’altra del Tar,
un’altra ancora dei 50 km di fiumi tombati. Eppure se c’è un uomo che da più di trent’anni regna da Levante a Ponente, ricoprendo varie cariche (assessore,
sindaco, ministro dei Trasposti,
governatore), è proprio lui,
l’ing. Burlando. Possibile che sia
sempre colpa degli altri? Possibile che uno che guida la Regio-
ne dal 2005 non senta il peso di
qualche responsabilità? L’inferno sono gli altri, diceva Sartre.
L’alluvione sono gli altri, ripete
Burlando. Per anni la Liguria è
stata dominata dai due Claudio,
Scajola e Burlando; l’uno Dc,
l’altro Pci; l’uno, per ora, tombato, l’altro, in teoria, libero di fare
qualcosa per evitare il tracollo.
Per un consumato politico
come Burlando (dalemiano,
bersaniano, renziano…) dev’essere facile stare sempre al potere. Difficile è farselo perdonare.
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Gli incentivi
per le assunzioni?
Finiranno
in pochi mesi
di Enrico Marro
a pagina 8
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(dei leader)
al vertice Asem
di Andrea Galli
a pagina 17
PARLA LOTITO
«Io un vero capo
Sono pronto
per la politica»
di Fabrizio Roncone
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Domenica 19 Ottobre 2014 Corriere della Sera
2
Primo piano La Chiesa
Nel voto finale non c’è maggioranza qualificata sulle tre questioni più dibattute, fallisce l’approvazione
L’ammonimento di Bergoglio ai vescovi contro «l’irrigidimento ostile» e il «buonismo distruttivo»
«Ho visto cinque tentazioni»
La scossa del Papa al Sinodo
L’evento
● Il Sinodo dei
vescovi è stato
istituito nel
1965 da papa
Paolo VI.
L’assemblea
generale può
essere
ordinaria (ogni
tre anni, su
temi di
interesse
generale);
straordinaria
(all’occorrenza,
per discutere
questioni
urgenti di
interesse
generale);
oppure
speciale (con
un’ampia
rappresentanza di
vescovi di
un’area
geografica che
si riunisce su
questioni
relative alla
propria zona)
● Il Sinodo
straordinario
sulla famiglia
che si conclude
oggi ha riunito
191 «padri
sinodali»:
42 dall’Africa,
38 dall’America, 29
dall’Asia,
78 dall’Europa
e quattro
dall’Oceania.
I «padri
sinodali»
hanno votato
e approvato
il testo della
Relatio Synodi
in 62 punti
(tre non
sono stati
approvati
con la
maggioranza
dei due terzi)
● Il testo
approvato
ieri sarà
approfondito in
tutte le chiese
del mondo per
un anno, fino al
prossimo
Sinodo
ordinario
deciso da papa
Francesco, in
programma dal
4 al 25 ottobre
2015, dal titolo:
«La vocazione
e la missione
della famiglia
nella Chiesa nel
mondo
contemporaneo»
CITTÀ DEL VATICANO Ha ascoltato
per due settimane e ora prende
la parola lui. «Parliamo un po’
del Papa, adesso, in rapporto
con i vescovi... Dunque, il compito del Papa è di garantire
l’unità della Chiesa, di ricordare ai pastori che il loro primo
dovere è nutrire il gregge che il
Signore ha loro affidato e di
cercare di accogliere — con paternità e misericordia e senza
false paure — le pecorelle
smarrite. Ho sbagliato, qui, ho
detto accogliere: andare a trovarle, piuttosto». È il tardo pomeriggio quando Francesco interviene al termine del Sinodo.
I 183 padri presenti (su 191)
hanno appena finito di votare,
uno per uno, i 62 punti della
Relazione finale, un voto elettronico segreto che prevedeva
solo due possibilità, «placet» o
«non placet».
E qui succede una cosa particolare: tre paragrafi, i due che
parlano di divorziati e risposati
e quello sugli omosessuali, ottengono la maggioranza assoluta (104, 112 e 118 sì su 183), ma
non quella qualificata dei due
terzi che al Sinodo sarebbe necessaria per l’approvazione.
Tutte le altre superano i due
terzi, compreso il punto (125 sì,
54 no) che invita a considerare
gli «elementi positivi» nei matrimoni civili e nelle convivenze.
Eppure divorziati e gay, le
questioni più delicate e simboliche di queste due settimane,
restano nel testo pubblicato,
considerato che questo Sinodo
rappresenta «un work in progress» verso il Sinodo ordinario che si riunirà fra un anno e
che la Relazione «non è un testo magisteriale, ma un docu-
del Papa, che tuttavia mette in
guardia i vescovi da cinque
«tentazioni» opposte: «L’irrigidimento ostile» dei «tradizionalisti» e «intellettualisti»; il
«buonismo distruttivo» dei
«progressisti o liberalisti»; il
voler «trasformare il pane in
pietra» e «scagliarla contro i
peccatori, i deboli e i malati»;
la tentazione di «scendere dalla Croce» per «piegarsi allo spirito mondano»; e infine di
«considerarsi non custodi, ma
proprietari e padroni» della fede, e così «trascurare la realtà».
Chiede equilibrio, Francesco. E del resto non c’è simmetria con il voto del mattino sul
«messaggio finale» letto dal
cardinale Ravasi. Un testo che
parla dell’Eucaristia come del
momento in cui «la famiglia si
siede alla mensa del Signore
con tutta la Chiesa» e aggiunge: «Per questo, nella prima
tappa, abbiamo riflettuto sull’accompagnamento pastorale
e sull’accesso ai sacramenti dei
divorziati risposati». Ed è passato con 158 voti su 174: «Cristo
ha voluto che la sua Chiesa fosse una casa con la porta sempre
aperta nell’accoglienza, senza
escludere nessuno».
G. G. V.
Gli applausi
Dopo le parole
del Pontefice cinque
minuti di applausi
e standing ovation
mento che diventa un’ulteriore
base di discussione», spiega
padre Federico Lombardi.
Lo dice lo stesso Francesco,
ai vescovi: «La Relatio Synodi è
il riassunto fedele e chiaro di
tutto ciò che è stato discusso e
viene presentato alle Conferenze episcopali come Lineamenta», e cioè come il testo che sarà approfondito in tutte le chiese del mondo per un anno.
Alla fine, standing ovation
di cinque minuti per le parole
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Le parole di Francesco
Non trasformate
la pietra in pane
e il pane in pietra
Alcuni estratti del discorso conclusivo tenuto da papa Francesco davanti ai padri sinodali dopo le votazioni sui punti della
«Relatio Synodi». Il testo integrale è sul sito www.corriere.it
P
otrei dire serenamente
che, con uno spirito di
collegialità e di sinodalità, abbiamo vissuto
davvero un’esperienza di «Sinodo», un percorso solidale,
un «cammino insieme». Come
in ogni cammino ci sono stati
dei momenti di corsa veloce,
quasi a voler vincere il tempo e
raggiungere al più presto la
meta; altri momenti di affaticamento, quasi a voler dire basta;
altri momenti di entusiasmo e
di ardore (...). Essendo un cammino di uomini ci sono stati
anche momenti di desolazione, di tensione e di tentazioni,
delle quali si potrebbe menzionare qualche possibilità:
– una: la tentazione dell’irrigidimento ostile, il voler chiudersi dentro lo scritto (la lettera) e non lasciarsi sorprendere
da Dio, dal Dio delle sorprese
(lo Spirito); dentro la legge,
dentro la certezza di ciò che conosciamo e non di ciò che dobbiamo ancora imparare e raggiungere. Dal tempo di Gesù, è
la tentazione degli zelanti, de-
Stemma
● Lo stemma
di papa
Francesco ha
una stella a
otto punte,
come otto sono
le beatitudini
● Il motto
miserando
atque eligendo,
è stato inserito
in un cartiglio
bianco
con bordi
rossi
gli scrupolosi, dei premurosi e
dei cosiddetti, oggi, «tradizionalisti» e degli intellettualisti.
– La tentazione del buonismo distruttivo, che a nome di
una misericordia ingannatrice
fascia le ferite senza prima curarle e medicarle; che tratta i
sintomi e non le cause. È la tentazione dei «buonisti», dei timorosi e anche dei cosiddetti
«progressisti e liberalisti».
– La tentazione di trasformare la pietra in pane per rompere un digiuno lungo, pesante e
dolente e anche di trasformare
il pane in pietra e scagliarla
contro i peccatori, i deboli e i
malati cioè di trasformarlo in
«fardelli insopportabili».
– La tentazione di scendere
dalla croce, per accontentare la
gente, e non rimanerci, per
compiere la volontà del Padre;
di piegarsi allo spirito mondano invece di purificarlo e piegarlo allo Spirito di Dio.
– La tentazione di trascurare
il depositum fidei, considerandosi non custodi ma proprietari e padroni o, dall’altra parte,
la tentazione di trascurare la
realtà usando una lingua minuziosa e un linguaggio di levigatura per dire tante cose e non
dire niente! Li chiamavano bizantinismi, credo, queste cose.
Le tentazioni non ci devono
né spaventare né sconcertare e
nemmeno scoraggiare, perché
nessun discepolo è più grande
del suo maestro; quindi se Gesù è stato tentato i suoi discepoli non devono attendersi un
trattamento migliore. Mi sarei
molto preoccupato e rattristato
se non ci fossero state queste
tentazioni e queste animate discussioni. Invece ho visto e ho
ascoltato discorsi e interventi
pieni di fede, di zelo pastorale e
dottrinale, di saggezza, di franchezza, di coraggio e parresia.
E ho sentito che è stato messo
davanti ai propri occhi il bene
della Chiesa, delle famiglie e la
«suprema lex», la «salus animarum». E questo sempre, lo
abbiamo detto qui, senza mettere mai in discussione le verità
fondamentali del Sacramento
del Matrimonio: l’indissolubi-
lità, l’unità, la fedeltà e la procreatività, ossia l’apertura alla
vita. E questa è la Chiesa, la vigna del Signore, la Madre fertile e la Maestra premurosa, che
non ha paura di rimboccarsi le
maniche per versare l’olio e il
vino sulle ferite degli uomini;
che non guarda l’umanità da
un castello di vetro per giudicare o classificare le persone.
Questa è la Chiesa Una, Santa,
Cattolica, Apostolica e composta da peccatori, bisognosi della Sua misericordia. Questa è la
Chiesa, la vera sposa di Cristo,
che cerca di essere fedele al suo
Sposo e alla sua dottrina. È la
Chiesa che non ha paura di
❞
Un anno di tempo
Abbiamo ancora un anno
per maturare soluzioni
concrete alle sfide che
affrontano le famiglie
mangiare e bere con prostitute
e pubblicani. La Chiesa che ha
le porte spalancate per ricevere
i bisognosi, i pentiti e non solo
i giusti o chi crede di essere
perfetto (...). E quando la Chiesa, nella varietà dei suoi carismi, si esprime in comunione,
non può sbagliare.
Tanti commentatori hanno
immaginato di vedere una
Chiesa in litigio dove una parte
è contro l’altra, dubitando perfino dello Spirito Santo, il vero
promotore e garante dell’unità
e dell’armonia nella Chiesa. Lo
Spirito Santo che lungo la storia ha sempre condotto la barca, attraverso i suoi Ministri,
anche quando il mare era contrario e mosso e i ministri infedeli e peccatori. E, come ho
osato di dirvi all’inizio, era necessario vivere tutto questo con
tranquillità, anche perché il Sinodo si svolge cum Petro et sub
Petro, e la presenza del Papa è
garanzia per tutti. Parliamo un
po’ del Papa, adesso, in rapporto con i vescovi... Il compito del
Papa è garantire l’unità della
Chiesa; ricordare ai pastori che
il loro primo dovere è nutrire il
gregge che il Signore ha loro
affidato e cercare di accogliere
le pecorelle smarrite. Ho sbagliato, qui. Ho detto accogliere:
andare a trovarle. Il suo compito è di ricordare a tutti che l’autorità nella Chiesa è servizio,
come ha spiegato con chiarezza papa Benedetto XVI (...). Ora
abbiamo ancora un anno per
maturare le idee proposte e
trovare soluzioni concrete a
tante difficoltà e innumerevoli
sfide che le famiglie devono affrontare; a dare risposte ai tanti
scoraggiamenti che circondano e soffocano le famiglie.
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Corriere della Sera Domenica 19 Ottobre 2014
3
Insieme
I padri sinodali
durante la
messa. In tutto
sono stati 191
a cui si sono
aggiunti altri 62
partecipanti,
inclusi otto
delegati
fraterni
(Ansa /
Osservatore
Romano)
L’analisi
di Gian Guido Vecchi
Così i tradizionalisti hanno resistito
su gay e comunione per i divorziati
La richiesta del Pontefice: «Pubblicate tutto». I 62 «no» a citazioni di Ratzinger e del catechismo
CITTÀ DEL VATICANO Alla fine
Francesco, conclusa l’ultima
votazione, si volta e dice, lo
sguardo sereno ma determinato: «Pubblicate tutto. La Relatio, i voti punto per punto. Tutto». È una mossa non prevista e
senza precedenti, quella del
Papa. Le centinaia di giornalisti
da tutto il mondo che hanno
seguito il Sinodo si erano rassegnati ad aspettare «qualche
giorno», si diceva, il tempo di
mettere in bella copia eventuali
correzioni e tradurre il testo
nelle varie lingue. Soprattutto,
di norma, i paragrafi che non
ottengono la «maggioranza
qualificata» dei due terzi vengono esclusi dal testo finale,
anche se hanno quella assoluta.
E invece le fotocopiatrici vaticane si mettono in moto: decine di fascicoli in pochi minuti da diffondere urbi et orbi.
Qualcuno, tra gli oppositori, è
spiazzato. Chi invece sosteneva
le aperture non se ne fa una ragione. Perché i tre punti non
avevano nulla di sconvolgente,
e la commissione incaricata di
fare sintesi tra i 700 emendamenti aveva lavorato di fino. Il
punto 52 spiegava che «si è riflettuto sulla possibilità che i
divorziati e risposati accedano
ai sacramenti della Penitenza e
dell’Eucaristia», riportava che
«diversi padri sinodali hanno
insistito a favore della disciplina attuale» e invece altri «si so-
La vicenda
● Su un totale
di 11.246 voti
disponibili per i
62 punti i
«placet» sono
stati 10.269 e
cioè oltre il 90,5
per cento
anche se ogni
singolo
capitolo ha
visto una
votazione a se
stante, con un
risultato che va
dagli zero voti
negativi del
numero 2 al 41
per cento del
numero 52
● Le 241
astensioni
rappresentano
il 2,1 per cento,
mentre gli 836
voti contrari si
sono attestati
intorno al 7,3
per cento
no espressi per una accoglienza non generalizzata», con relative ipotesi, e insomma rifletteva semplicemente la
discussione in aula. L’altro, il
numero 53, ricordava come alcuni padri avessero detto che
«possono ricorrere fruttuosamente alle comunione spirituale», che è quello che aveva
spiegato Benedetto XVI nell’incontro delle famiglie a Milano,
nel 2012, mentre altri si erano
chiesti perché allora non potessero ricevere anche l’ostia.
Ma la faccenda più sorprendente riguarda il punto 55 sui
gay: «Alcune famiglie vivono
l’esperienza di avere al loro interno persone con orientamento omosessuale. Al riguardo ci
si è interrogati su quale attenzione pastorale sia opportuna
di fronte a questa situazione riferendosi a quanto insegna la
Chiesa: “Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il
disegno di Dio sul matrimonio
e la famiglia”. Nondimeno, gli
uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere
accolti con rispetto e delicatezza. “A loro riguardo si eviterà
ogni marchio di ingiusta discriminazione”». Le due citazioni vengono, rispettivamente, da un documento della Congregazione per la Dottrina della
fede del 2003 e dal Catechismo
(2358). «Ci sono 62 padri che
I paragrafi della «discordia»
Sacramenti e divorziati
1
2
3
Uno dei nodi della Relatio Synodi è il paragrafo 52 (nella foto sopra) che discute
«sulla possibilità che divorziati e risposati accedano ai sacramenti della Penitenza
e dell’Eucarestia». «Diversi Padri sinodali — viene scritto — hanno insistito a
favore della disciplina attuale». Il punto è uno dei tre, su un totale di 62, approvato
con la sola maggioranza semplice: 104 sì e 74 no
Comunione spirituale
Nel punto successivo, il 53, si è discusso se far ricorrere divorziati, risposati o
conviventi alla comunione spirituale e/o sacramentale. Anche qui le posizioni
tra i presenti sono diverse. Per questo motivo, scrive la Relatio Synodi, «viene
sollecitato un approfondimento della tematica». È il secondo tema approvato
con la maggioranza semplice: 112 sì e 64 no
Omosessualità
Il terzo tema sul quale molto si è discusso è quello contenuto al punto 55 del
documento: l’omosessualità. Nello stabilire che non esistono analogie tra il
matrimonio e le unioni tra persone dello stesso sesso, i padri sinodali (con 118
sì e 62 no) hanno scritto però che i gay «devono essere accolti con rispetto e
delicatezza»
hanno bocciato il Catechismo e
il cardinale Ratzinger!», esclama un padre stupefatto.
Si sapeva che il tema dei gay
creava problemi, in particolare,
ad alcuni padri africani, dell’Est Europa e degli Stati Uniti.
Il voto è segreto, c’è chi punta il
dito sui curiali, «molti hanno
votato contro, una chiusura assoluta, come fosse una fronda
interna contro il Papa». Comunque sia, la decisione di
Francesco annulla l’effetto
«bocciatura». Perché i temi dei
gay e dei divorziati, pur sempre
approvati dalla maggioranza
assoluta, restano. Devono ancora «maturare». Il testo è ancora di lavoro, «una base di riflessione».
Francesco spiega che la Relazione integrale sarà mandata
alle conferenze episcopali perché ne discutano in vista del Sinodo del 2105. Ci sarà anche un
nuovo questionario tra i fedeli,
il «popolo di Dio» che aveva favorito le aperture. Così Bergoglio si rivolge pure ai laici,
quando conclude: «Cari fratelli
e sorelle, ora abbiamo ancora
un anno per maturare, con vero
discernimento spirituale, le
idee proposte e trovare soluzioni concrete a tante difficoltà e
innumerevoli sfide che le famiglie devono affrontare; dare risposte ai tanti scoraggiamenti
che circondano e soffocano le
famiglie».
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Domenica 19 Ottobre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 19 Ottobre 2014
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#
Primo piano Il caso di Roma
Le nozze omosessuali:
scontro su Marino
Renzi: la legge si farà
Alfano: «Dal sindaco autografi senza valore»
Il prefetto: «Cancelli entro lunedì o le annullo»
«Un atto d’amore tra due
persone non può non essere riconosciuto. Speriamo che questo diventi un giorno normale e
non straordinario». Ignazio
Marino è visibilmente emozionato. È mezzogiorno di sabato
e ha appena trascritto le nozze
avvenute all’estero di sedici
coppie omosessuali tra applausi, abbracci, strette di mano,
qualche lacrima e tante foto ricordo.
Un momento storico per le
dieci donne e i ventidue uomini che acquisiscono così la legalità agognata per molti anni.
E per i loro figli che sperano finalmente di poter avere due
papà o due mamme anche sui
documenti. Una speranza resa
ancora più concreta a fine giornata quando Matteo Renzi annuncia la presentazione di una
legge per il riconoscimento
delle unioni civili secondo il
modello tedesco «un minuto
dopo» la seconda lettura della
legge elettorale e della riforma
costituzionale.
Tuttavia la strada non è ancora spianata. Se nella sala della Protomoteca l’atmosfera è
quella dei giorni di festa, fuori
il clima si surriscalda quando a
un gruppetto di difensori della
famiglia tradizionale viene
bloccato l’accesso alla piazza.
«Fateci passare, la piazza è dei
cittadini — si sfoga con i poliziotti Roberta Angelilli, coordinatrice regionale di Ncd per il
Lazio —. È inaccettabile. Il sindaco ha minacciato di investirmi con la sua bicicletta. Ora mi
aspetto le sue scuse».
La polemica prende vigore
quando il prefetto di Roma,
Giuseppe Pecoraro, lancia un
ultimatum al primo cittadino:
«Cancelli le trascrizioni entro
lunedì o ci sarà l’annullamento». Gli fa eco il ministro dell’Interno Angelino Alfano, autore della circolare che invita a
bloccare qualsiasi trascrizione
di matrimoni gay celebrati all’estero: «La firma di Marino
non può sostituire la legge —
dice —: ha fatto il proprio autografo a queste rispettabilissime
coppie».
Il gesto è talmente eclatante
che scendono in campo anche i
vertici ecclesiastici. «Una scelta
ideologica», «un affronto istituzionale senza precedenti»,
«una mistificazione sostenuta
a livello mediatico e politico»,
attacca la diocesi di Roma.
«Un’arbitraria presunzione»,
ROMA
Le tappe
● Il ministro
dell’Interno
Angelino
Alfano ha
inviato una
circolare ai
prefetti perché
rivolgano «un
invito formale
al ritiro e alla
cancellazione»
delle
trascrizioni di
nozze gay
contratte
all’estero. In
caso contrario
«si procederà
al successivo
annullamento
d’ufficio degli
atti che sono
stati adottati
in modo
illegittimo»
● I sindaci di
alcune delle più
grandi città
italiane
non sono
d’accordo: il
primo cittadino
di Bologna
giudica
la circolare
di Alfano
«stupida e
tragicomica».
Il collega di
Milano registra
in un solo
giorno sette
unioni civili
● Dopo la
trascrizione a
Roma
di 16 unioni, il
ministro Alfano
ha scritto:
«Ribadisco che
per l’attuale
legge italiana
ciò non è
possibile»
secondo la Conferenza episcopale italiana (Cei), «inaccettabile», per di più «proprio a Roma in questi giorni» di Sinodo
della famiglia.
Il sindaco di Roma, comunque, non sembra disposto a fare marcia indietro: «Farò quello che indica la legge — dice —
ma chiederò un parere legale
per comprendere la legittimità
di un eventuale annullamento
da parte del prefetto. Io faccio il
mio lavoro e difendo da sindaco i diritti dei cittadini». E ai vescovi replica ricordando che
«oggi celebriamo un atto di
stato civile italiano».
I «neosposi» assumono un
profilo basso. A fine cerimonia,
dopo che Marino ha letto una
poesia di Pablo Neruda per «ricordare questo momento così
importante per Roma», escono
silenziosamente, insieme a parenti e amici, dall’ingresso Sisto IV del palazzo senatorio a
loro riservato in modo da evitare di passare dalla piazza dove,
nel frattempo, sono arrivati i
19
I Paesi in cui le
persone dello
stesso sesso
si possono
sposare
1
Milione Quanti
erano i gay in
Italia nel 2011
secondo
il dossier Istat
61,3
Per cento
Gli italiani che
ritengono i gay
discriminati
secondo il
dossier Istat
Oggi approfondimento su «la Lettura»
La fatica di fare le norme
I «ritardi» sui temi etici
«Tutti i ritardi (incivili) dei diritti civili»: la
fatica dell’Italia a legiferare su temi
importanti per la società come unioni gay,
divorzio breve, fine vita è il tema
dell’approfondimento con cui si apre oggi la
Lettura, il supplemento culturale domenicale
del Corriere. Scrivono Pierluigi Battista,
Cristina Taglietti, Elena Tebano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Insieme
Il sindaco di
Roma Ignazio
Marino con
Costanza
Tantillo (a
sinistra), Monia
Di Giuseppe e i
loro bimbi
dopo aver
registrato il
matrimonio
(foto di Andrew
Medichini/Ap)
contestatori: «Marino famigliafobico», «La famiglia non è
una trascrizione» recitano gli
striscioni. «Non vogliamo rovinarci la giornata di festa» dicono tenendosi per mano Jonathon e Fabrizio.
«La società civile è molto più
avanti della politica — afferma
convinta Laura Terrasi che da
18 anni sta insieme a Marilena
Grassadonia —. I nostri figli
sono stati molto contenti. La
maggiore, 7 anni, a scuola ha
detto che le sue mamme si sarebbero sposate anche a Roma.
Qui sono presenti anche alcuni
suoi compagni di scuola con i
genitori».
Nessuno si fa illusioni. In tasca alcune coppie hanno già
pronti i ricorsi al Tar in caso di
annullamento: «Non ci arrenderemo mai» fanno sapere Domenico Pasqua e Jeff Nuyts, entrambi elegantissimi.
A qualcuno rimane l’amaro
in bocca. È Giuseppina La Delfa, presidente delle Famiglie
Arcobaleno, che dalla sua casa
ad Avellino commenta: «Dopo
30 anni di lotta ci danno il contentino con le unioni civili. Saremo sempre cittadini di serie
B. Che c’è da festeggiare?».
Monica Ricci Sargentini
@msargentini
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● Il commento
La Cei protesta
ma una pagina
è stata girata
di Luigi Accattoli
I
l Sinodo chiude oggi ma
già ieri se ne è avvertita
l’influenza innovativa
nella disputa sulla
«trascrizione» nei registri
comunali di Roma di 16
matrimoni gay contratti
all’estero: il Vicariato di
Roma e la Cei hanno
protestato ma l’hanno fatto
con la stessa prudenza
usata dalla Curia milanese
una settimana addietro,
precisando che la Chiesa
non si oppone alla tutela
dei «diritti» degli
omosessuali, ma chiede
che abbia un nome diverso
da «matrimonio». Una
delle voci intervenute nella
disputa ha riconosciuto che
anche una relazione tra
omosessuali può meritare il
nome di «amore». Questo
riconoscimento è
nell’editoriale di Roma
sette, portavoce del
Vicariato: «Sia chiaro,
l’amore è cosa che sta a
cuore anche a noi, più di
ogni altra. Quello autentico,
del vivere e soffrire nella
fatica del quotidiano
accanto a una persona,
anche dello stesso sesso».
Sono parole nuove che
risentono della novità di
linguaggio del Sinodo, che
in un foglio di lavoro aveva
accennato alla
considerazione che merita
il «mutuo sostegno» che gli
omosessuali possono trarre
dalla loro «unione». La
«nota» della Cei afferma
che la decisione del sindaco
di Roma «sorprende» e non
è «accettabile» a motivo
della «equivalenza» che
verrebbe a suggerire tra il
matrimonio eterosessuale e
quello omosessuale: e certo
sono parole forti, che
risentono dei toni di
battaglia del nostro
episcopato sui «valori non
negoziabili» vigenti fino
all’elezione di Bergoglio.
Ma subito dopo la nota cita
il Sinodo e chiarisce che la
Chiesa non «chiude le
porte a nessuno». Non c’è
dubbio che una pagina è
stata girata.
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Domenica 19 Ottobre 2014 Corriere della Sera
6
Primo piano I conti pubblici
Manovra, Maroni minaccia la rivolta fiscale
Legge di Stabilità, Regioni divise. Dopo le polemiche Chiamparino apre alla trattativa con il governo
La vicenda
● Torna alta la
tensione nello
scontro tra gli
enti locali e
governo
centrale sulla
questione della
riduzione dei
budget imposti
dalla legge di
Stabilità. Ieri a
farsi sentire
Roberto Maroni
ROMA Non si fa in tempo a
registrare una tregua nella furiosa polemica tra governo e
Regioni sui tagli imposti dalla
legge di Stabilità, con il premier Matteo Renzi rasserenato dai toni più concilianti dei
governatori, che si ricomincia.
Con il presidente della Lombardia Roberto Maroni che accusa la manovra dell’esecutivo
«che ci costringe a chiudere
ospedali o alzare le tasse», annuncia disobbedienza («Non
lo voglio fare») e chiama a raccolta tutti i sindaci: «Stiamo
La storia
di Simona Ravizza
pronti a fare la rivolta fiscale».
Insomma, si placa Chiamparino, si risveglia Maroni.
Nel frattempo il provvedimento, sottoposto alle ultime
limature non sostanziali, prosegue il suo iter che domani
dovrebbe portarlo al Quirinale
e quindi in Parlamento. Anche
ieri il governatore del Piemonte nonché presidente della
Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, che già si
era detto disponibile «a rimodulare il taglio dei 4 miliardi
di euro», ha ribadito «di esse-
re pronto a incontrare il governo in qualunque momento»
con la «volontà ferrea di trovare un accordo, non di fare i
Masanielli per avere visibilità»
anche se sarebbe meglio spostare un po’ il carico dal complesso degli enti locali al complesso dei ministeri».
Dall’altra parte Renzi apprezza sì il tono più mite del
confronto, ma nella sostanza
va dritto per la propria strada.
Il messaggio di Palazzo Chigi è
questo: siamo pronti a confrontarci, ma si parta dagli
Corriere.it
Sul canale
Economia del
sito del Corriere
della Sera,
spunti, analisi e
aggiornamenti
sulla legge
di Stabilità
sprechi delle Regioni e non si
scarichi il costo sui cittadini.
Resta comunque la soddisfazione di vedere che le critiche
alla legge di Stabilità di fatto
siano arrivate soltanto da lì.
Alla fine si dovrà pur tagliare. Le Regioni temono di dover sacrificare servizi importanti, come sanità e trasporti.
E i Comuni di essere costretti
ad alzare le imposte locali. Rispondendo indirettamente
anche a Chiamparino, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti spiega che «ognuno deve fa-
re la propria parte, quindi anche i ministeri faranno la loro». Mentre quello dei
Trasporti, Maurizio Lupi, aggiunge che «il problema non è
opporsi ai tagli ma chiedersi
se vengano premiate le Regioni virtuose rispetto a quelle
che spendono». E ha una stoccata anche per i Comuni: «Si
mettano una buona volta in
discussione, o l’unica cosa che
sanno fare è aumentare la Tari
e la Tasi?».
Giovanna Cavalli
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Il caso San Raffaele:
stop agli sprechi
senza tagli alle cure
Arcangelo La scultura che svetta sulla Cupola del San Raffaele alta più di otto metri
MILANO Da qualche tempo fuori
dai magazzini del San Raffaele
c’è una bilancia. La usano per
pesare i cartoni con siringhe,
garze e pannoloni che devono
essere caricati sui camion diretti in discarica. Siccome lo
smaltimento dei rifiuti speciali
viene pagato a chilo, è meglio
controllare che nessuno arrotondi a scapito dei conti dell’ospedale. Neppure un euro
dev’essere (più) sprecato.
Altri tempi sotto la Cupola su
cui svetta l’arcangelo Raffaele
che, con i suoi 8,3 metri d’altezza, è diventato il simbolo degli
sperperi dell’era di don Luigi
Verzé. Adesso viene spulciata
ogni clausola dei contratti
d’appalto alla ricerca di risparmi: l’ospedale è stato acquistato l’11 maggio 2012 dal Gruppo
San Donato, che fa capo alla famiglia dello scomparso Giuseppe Rotelli (oggi il figlio Paolo è vicepresidente). Il bilancio
è passato da un (profondo) rosso di 65 milioni di euro a un
Rinegoziazioni
La rinegoziazione della
fornitura di servizi ha
portato a un taglio dei
costi tra il 10% e il 35%
(quasi) pareggio: gli ultimi dati
registrano una perdita inferiore ai due milioni.
Così l’operazione di salvataggio è diventata, mese dopo mese, l’emblema di come nella sanità sia possibile tagliare gli
sprechi senza ridurre la qualità
delle cure. Marco Carrai, manager vicino al premier Matteo
Renzi e considerato il suo
Gianni Letta, aveva citato
l’esempio un mese fa su Milano Finanza: «L’azione di risanamento del San Raffaele ha
portato a un livello di efficienza
questo istituto che, se fosse
preso a benchmark di riferimento per la sola Regione
Lombardia, vi sarebbero risparmi nel settore di 1,8 miliardi annui. Considerando che la
Lombardia rappresenta il 9%
del settore in Italia i conti sono
presto fatti». Parole che oggi —
mentre Renzi invita le Regioni
a ridurre gli sprechi e i governatori minacciano ripercussioni nefaste sulla sanità — sono
65
milioni, il rosso
del bilancio
delle passate
gestioni del
San Raffaele.
Gli ultimi dati
semestrali
mostrano un
quasi pareggio,
con una perdita
inferiore ai 2
milioni
più che mai d’attualità.
Ma prendere esempio dal risanamento del San Raffaele
per i tagli alla sanità significa
innanzitutto non dare nulla per
scontato. Il nuovo amministratore delegato, Nicola Bedin, insieme con i suoi fedelissimi, s’è
reso conto persino, per dire,
che veniva pagata inutilmente
la pulizia di due piani dell’ospedale: una (piccola) scoperta che gli ha permesso di rinegoziare le condizioni economiche dell’appalto con l’impresa di pulizie. Non è andata
meglio alla ditta di telefonia. I
due vecchi contratti di fornitu-
ra — uno per la rete fissa, l’altro
per i cellulari — sono stati unificati ed è stato spuntato un
prezzo migliore: ora le telefonate dei medici e dei manager
tra i cellulari e i numeri fissi
dell’ospedale (e viceversa) sono
gratuite. Il servizio di assistenza per i computer è stato inter-
1
milione, sui 10
spesi ogni
anno, è stato
risparmiato
nell’acquisto
del gas
metano, che fa
funzionare il
cogeneratore
per il
riscaldamento
e l’elettricità
1,8
20
miliardi di
risparmi annui.
È la stima fatta
da Marco
Carrai per la
sola Regione
Lombardia, se
a livello
regionale
venisse
adottato il
«modello San
Raffaele»
milioni, il
risparmio
conseguito
attraverso la
riduzione della
spesa per
l’acquisto di
beni in
generale, per
esempio quella
per
defibrillatori e
pacemaker
20%
20
Quindici milioni
di euro sono
stati
risparmiati nel
budget del San
Raffaele dallo
stipendio dei
lavoratori, con
una riduzione
totale del 20%
per quanto
riguarda la sola
classe dirigente
milioni di
risparmi
attraverso la
rinegoziazione
dei contratti
d’appalto per la
fornitura di
servizi, come
pulizie e
mense. I tagli
hanno ridotto i
costi con punte
fino al 35%
nalizzato a costo zero, dirottando lavoratori già assunti. Esempi che si possono moltiplicare:
la manovra di rinegoziazione
dei contratti d’appalto per la
fornitura di servizi (come pulizie, mense, energia) ha portato
a un taglio dei costi tra il 10% e il
35%. In euro vuol dire oltre 20
milioni. Solo uno (sui 10 spesi)
è stato risparmiato nell’acquisto del gas metano, che fa funzionare il cogeneratore per il riscaldamento e l’elettricità.
C’è una verifica puntuale di
tutto ciò che si trova nei magazzini: oggi è impossibile lasciare
scadere anche solo una scatola
di farmaci. E non viene perdonato neppure l’utilizzo superficiale di materiale da sala operatoria: il volume dei consumi è
tenuto sotto controllo e, se i dati si discostano dagli standard,
scatta la caccia allo spreco.
Trattative serrate hanno portato a prezzi migliori anche per
l’acquisto di defibrillatori e pacemaker. La spesa per l’acquisto di beni, in generale, è stata
ridotta tra il 10% e il 20%. Il che
vuol dire altri 20 milioni.
Quindici milioni sono stati
risparmiati — dopo estenuanti
trattative sindacali — dallo stipendio dei lavoratori, con una
riduzione del 20% dei dirigenti
e con un piano straordinario di
smaltimento ferie. Insomma:
basta premi, superminimi e altri benefit concessi nell’epoca
di don Luigi Verzé senza garantirne la copertura economica.
La busta paga base, comunque,
non è mai stata messa in discussione.
Alberto Brambilla ha scritto
su Il Foglio: «Il rilancio del San
Raffaele è l’esempio di come si
possano applicare criteri di efficienza economica e discernere tra spesa buona e cattiva. La
stessa cosa si potrebbe realizzare nella sanità pubblica».
Un auspicio. Ma perché anche un ospedale pubblico possa riuscirci non dovrebbe più
avere le armi negoziali spuntate dai lacci delle gare pubbliche
e servirebbe una maggiore libertà d’azione nella gestione
del personale. E, magari, i manager dovrebbero essere scelti
per capacità professionali e
non per tessera di partito. Ma
questa è un’altra storia.
@SimonaRavizza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Domenica 19 Ottobre 2014
7
Domenica 19 Ottobre 2014 Corriere della Sera
8
Primo piano I conti pubblici
L’analisi
Un anno di mercato del lavoro
Chi è entrato chi è uscito nel corso del 2013
di Enrico Marro
ROMA Il testo del disegno di leg-
ge di Stabilità approvato mercoledì dal Consiglio dei ministri arriverà in Parlamento la
prossima settimana, spiegano
fonti governative. Per ora bisogna accontentarsi della bozza,
che non ha subito modifiche di
rilievo, aggiungono. Aggiustamenti più importanti potrebbero invece arrivare alla Camera, dove comincerà l’iter del
ddl. Sono infatti numerose le
sorprese tra le righe dei 47 articoli della bozza e tanti i nodi da
sciogliere. Alcuni noti da tempo, come l’allargamento della
platea dei beneficiari del bonus
di 80 euro alle famiglie numerose (nel testo non c’è ma molti
parlamentari lo vogliono). Altri
sorti dalla lettura della bozza. E
non si tratta solo dei tagli a carico di Regioni ed enti locali.
Quante assunzioni?
Il presidente del Consiglio,
Matteo Renzi, in conferenza
stampa aveva annunciato la decontribuzione totale per tre anni sui nuovi assunti. Una misura molto importante, finalizzata a favorire l’occupazione giovanile che, come certifica
l’Istat, dal 2008 ad oggi, è diminuita di oltre due milioni, da
Giovani
Dal 2008 l’occupazione
è diminuita da 7,2 a 5,1
milioni nella fascia tra
25 e 34 anni
7,2 a 5,1, nella fascia tra 25 e 34
anni. Lo sgravio contributivo
c’è, ma l’articolo 12 fissa un tetto di 6.200 euro l’anno, che corrisponde a una retribuzione
lorda annua di circa 19 mila euro, 1.200 euro netti al mese. Un
livello che copre la grandissima
parte delle retribuzioni d’ingresso. Ma il limite maggiore è
costituito dallo stanziamento
per lo sgravio. Lo stesso articolo 12 parla di «un miliardo per
ciascuno degli anni 2015, 2016
e 2017». Sommando le risorse
che verranno dalla soppressione degli sconti sulla stabilizzazione degli apprendisti e sull’assunzione di disoccupati da
più di 24 mesi, si arriva a 1,9 miliardi l’anno, dice il governo.
Con questa somma, però, le
aziende potrebbero assumere
poco più di 300 mila persone
(1,9 miliardi diviso 6.200 euro
Rapporti
di lavoro
attivati
1º TRIMESTRE
Totale: 2.430.296
139.422
2º TRIMESTRE
Totale: 2.511.847
166.746
204.365
149.259
152.651
60.473
67.952
57.843
1.560.641
1.741.748
1.685.498
465.695
367.707
-489.712
386.142
-475.636
-481.297
140.686
167.438
54.073
1.539.435
364.972
-558.584
-1.087.599
-1.525.946
-1.529.201
-2.104.720
-45.190
-42.998
-52.257
-146.808
-195.540
-163.960
-132.521
-164.210
-157.635
Tempo
indeterminato
Tempo
determinato
Apprendistato
Contratti di
collaborazione
Altro
Rapporti
di lavoro
cessati
3º TRIMESTRE
Totale: 2.393.507
4º TRIMESTRE
Totale: 2.266.604
129.808
-44.894
-219.973
9.602.254
totale rapporti di lavoro
attivati nei 12 mesi
0
9.799.190
totale rapporti di lavoro
cessati nei 12 mesi
-180.509
Totale: -1.901.830
Totale: -2.404.330
Totale: -2.384.350
Totale: -3.108.680
Corriere della Sera
I limiti della legge di Stabilità,
il bonus per le assunzioni
sufficiente per pochi mesi
Contratti a tempo indeterminato, incentivi per 300 mila lavoratori
Professionisti penalizzati dal regime forfettario. Ridotto il taglio Irap
fa 306.451) mentre, secondo i
dati del ministero del Lavoro,
in un anno vengono attivati circa un milione e mezzo di contratti a tempo indeterminato
(nel 2013 sono stati 1.584.516).
Anche considerando i paletti
fissati dal ddl (la decontribuzione vale sulle assunzioni a
tempo indeterminato effettuate nel solo 2015, con l’esclusione del settore agricolo, dei contratti di apprendistato e del lavoro domestico e di coloro che
nei sei mesi precedenti hanno
avuto già un contratto a tempo
indeterminato) i fondi stanziati
potrebbero andare esauriti già
nella prima metà del 2015. Se
quindi davvero Renzi vuole
rendere strutturalmente il contratto a tempo indeterminato
meno costoso, deve stanziare
molti più soldi.
Sconto Irap a metà
Oggetto di discussione è anche l’alleggerimento dell’Irap.
La deducibilità totale del costo
del lavoro dalla base imponibile riguarda esclusivamente la
forza lavoro a tempo indeterminato. Ed è controbilanciata
dalla cancellazione del taglio
19
mila euro lordi
l’anno, il tetto
oltre il quale
non è più
possibile lo
sgravio
1
miliardo, lo
stanziamento
per favorire
l’occupazione
giovanile nel
2015-2017
2,9
miliardi, il
taglio effettivo
che subirà
l’Irap, ben più
basso dei 5
promessi dal
premier Renzi
del 10% dell’aliquota Irap decisa
ad aprile. L’Irap torna quindi al
3,9% (dal 3,5%) sulla componente lavoro a tempo determinato e sulle altre due voci della
base imponibile (profitti e interessi passivi). Significa che il
taglio complessivo dell’Irap si
riduce a 2,9 miliardi rispetto ai
5 annunciati da Renzi.
Stangata su Tfr e fondi
È forse il capitolo più criticato della manovra. Perfino Stefano Patriarca, (ex Cgil, ex Inps),
esperto di previdenza che ha
proposto il Tfr in busta paga
già una decina di anni fa, boccia la decisione del governo di
sottoporre a tassazione ordinaria il flusso di accantonamento
del Tfr che il lavoratore, dal
2015 (e fino al 2018) potrà chiedere gli venga messo nello stipendio anziché andare al fondo pensione o restare in azienda ai fini della liquidazione
(che gode di una tassazione
agevolata). «Si rischia di compromettere tutta l’operazione
— dice Patriarca —. Basti pensare che con una tassazione pari a quella del Tfr, con le somme messe in busta paga il reddito netto di un lavoratore che
guadagna 15 mila euro all’anno
aumenterebbe del 7,8% mentre
con la tassazione ordinaria solo
La vicenda
● Mercoledì
scorso è stato
approvato il
testo del
disegno di
legge di
Stabilità .
Questa
settimana è
atteso invece il
passaggio in
Parlamento
dove sono
attesi
aggiustamenti
più importanti.
Sono
numerose le
sorprese tra i
47 articoli della
bozza e tanti i
nodi da
sciogliere.
Alcuni noti da
tempo, come
l’allargamento
della platea dei
beneficiari del
bonus di 80
euro. Altri
emersi ora e
legati agli
sgravi alle
aziende
Il nuovo segretario della Cisl
Furlan: cambiamo la manovra, ma col dialogo
«La manovra va cambiata, ma con il
dialogo. Ci vogliono interventi seri per
occupazione e sviluppo. Vigileremo
perché i tagli non significhino nuove
tasse e meno servizi, ma siano tagli agli
sprechi». Così ieri il nuovo segretario
generale della Cisl, Anna Maria Furlan,
a Genova dove ha concluso il Jobs day,
la giornata di mobilitazione della Cisl
in 100 piazze d’Italia. In vista
dell’incontro dei sindacati con il
presidente del Consiglio, Matteo Renzi,
il 27 ottobre, Furlan anticipa: «Per
noi su alcune cose la manovra è buona,
su altre va assolutamente cambiata».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
del 5,2%». Ed è pioggia di critiche anche sull’aumento del
prelievo sui rendimenti dei
fondi pensione dall’11,5 al 20%
e del Tfr (dall’11,5 al 17%).
Partite Iva, chi ci perde
La manovra prevede una riforma del regime di minimi
per favorire le partite Iva a basso reddito. Oggi sono ammesse
al regime di tassazione forfettaria le partite Iva con fatturato
fino a 30 mila euro. Con la riforma i fatturati ammissibili
varieranno per tipo di attività,
da un tetto di 15 mila euro per i
professionisti fino ai 40 mila
euro per i commercianti. Questi ultimi quindi sarebbero avvantaggiati mentre i professionisti, osserva lo stesso sottosegretario all’Economia Enrico
Zanetti, si vedrebbero dimezzata la soglia di fatturato e triplicata l’aliquota di prelievo
che, secondo la stessa bozza,
passa per tutti dal 5 al 15% del
reddito imponibile. Anche qui,
dunque sono possibili correzioni in Parlamento.
Statali esasperati
La proroga a tutto il 2015 del
blocco dei contratti dei dipendenti pubblici non fa più notizia. Le retribuzioni sono ferme
dal 2010. L’articolo 21 dispone
anche il rinvio dell’indennità di
vacanza contrattuale (non un
gran danno, vista l’inflazione
quasi a zero) e il blocco degli
automatismi per il personale
non contrattualizzato. Il tetto
alle retribuzioni è stato tolto
per militari e forze di polizia
ma subiscono tagli l’indennità
ausiliaria i fondi per il riordino
delle carriere e le una tantum. E
le spese per il funzionamento
dei Cocer, gli organi di rappresentanza, sono dimezzate.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere della Sera Domenica 19 Ottobre 2014
9
Primo piano Il governo
L’INTERVISTA ANDREA ORLANDO
«Per i pm più discrezionalità sui reati
Il Pd? Rischio comitato elettorale»
Il ministro: sulla riforma della giustizia giusto andare oltre la maggioranza. San Vittore va chiuso
La carriera
● Spezzino, 45
anni, Andrea
Orlando, ex pci,
eletto alla
Camera con
l’Ulivo nel
2006, rieletto
con il Pd nel
2008 e nel
2013
● È stato
portavoce del
Pd con Walter
Veltroni e Dario
Franceschini
segretari e
presidente del
Forum Giustizia
con Pier Luigi
Bersani
● Nel 2013
viene nominato
ministro
dell’Ambiente
del governo
presieduto da
Enrico Letta
● Lo scorso
febbraio è
nominato
ministro della
Giustizia dal
presidente del
Consiglio
Matteo Renzi
● Il decreto
legge sulla
giustizia civile
del
Guardasigilli
Orlando,
approvato dal
Consiglio dei
ministri il 29
agosto e
firmato dal
Colle il 12
settembre,
prevede, tra le
altre cose,
norme per la
semplificazione
del divorzio e lo
smaltimento
dell’arretrato
ricorrendo ad
arbitrati o
negoziazioni
assistite da
avvocati invece
del processo
civile. Criticata
dall’Anm la
riduzione delle
ferie dei
magistrati (da
45 a 30 giorni)
di Aldo Cazzullo
Ministro Orlando, anche
lei pensa che i magistrati facciano troppe ferie?
«Penso che il taglio delle ferie si sia caricato di un significato ulteriore. Non è certo la
pietra angolare della riforma;
ma non è neppure un atto di lesa maestà, o un’aggressione».
È evidente che le ferie sono
un simbolo. Il punto è che la
giustizia è lenta e incerta.
«Non sono solo un simbolo.
È uno dei tanti provvedimenti
per migliorare le performance
della giustizia. Pur riconoscendo la specificità del lavoro dei
magistrati, credo se ne possa e
se ne debba discutere».
Questa settimana arrivano
alla Camera il decreto e la legge delega sulla riforma del civile. Il governo punta sulla
composizione extragiudiziale. Che esiste già; e non funziona.
«Ampliamo percorsi che già
ci sono. Ne apriamo di nuovi. E
facciamo diventare gli avvocati
promotori di questi percorsi.
L’avvocato non ha interesse solo a mantenere la causa; diventa un soggetto che previene e
ricompone il conflitto».
Così il cittadino deve pagare per avere giustizia.
«Non è vero. Lavoriamo a un
sistema di incentivi: una parte
delle spese per gli arbitri e per
la negoziazione sarà detraibile.
E non è vero che la giustizia viene privatizzata: se le parti non
si ritengono soddisfatte, possono tornare alla giustizia ordinaria. La vera privatizzazione è
un processo che dura 10 o più
anni, in cui soccombe la parte
più debole, che non è nelle
condizioni di aspettare».
In Italia ci sono troppi avvocati?
«Il blocco del turn-over ha
spinto una generazione verso
la libera professione. La crisi
dello status dell’avvocato diventa un problema democratico: l’avvocatura era un bacino
in cui si selezionava la classe
dirigente del Paese. Miglioreremo la formazione dei giovani, che potranno fare il tirocinio accanto a un giudice, e attueremo la riforma dell’ordinam e n to : a v r e m o a v vo c a t i
specializzati, come i medici».
È possibile rivedere l’obbligatorietà dell’azione penale?
«Il principio costituzionale
deve restare. Però leggi già votate dal Parlamento hanno già
ampliato la flessibilità. La riforma introduce un ulteriore elemento di discrezionalità per il
pm, la condotta riparatoria: chi
fa un danno si impegna a risarcirlo, ripristina la situazione
precedente, e il reato si estingue prima del processo».
Perché si parla sempre di
svuotare le carceri? E’ impossibile costruirne di nuove? Riconvertendo quelle nei centri
storici, da San Vittore a Milano a Regina Coeli a Roma?
«Costruire è necessario. Va
anche detto che l’aumento dei
detenuti non è dovuto a un aumento dei reati, ma a una scelta
1994
È il primo tentativo di riforma della
giustizia della Seconda Repubblica.
Guardasigilli è Alfredo Biondi, che ad
agosto, quando il governo è in carica
da meno di tre mesi, propone una
convention sul tema. A settembre
mette a punto un decalogo,
ma a dicembre l’esecutivo cade
1997
Nel febbraio 1997 nasce
la commissione Bicamerale:
Massimo D’Alema è eletto
presidente. Sul tavolo delle riforme,
c’è anche quella della giustizia
a cui viene dedicato uno
dei 4 comitati. Dopo 15 mesi però
il progetto fallisce
2004
È nel programma
elettorale del 2001 della
Cdl guidata da Silvio Berlusconi
un progetto di riforma che
prevede, tra l’altro, la separazione
delle carriere dei magistrati. Il testo,
dopo varie modifiche, è approvato
nel 2004 dal Parlamento
2006
Nel 2006, con al governo il centrosinistra, la riforma Castelli viene
cambiata. Il Parlamento approva
la legge del Guardasigilli Mastella che
cancella la separazione delle funzioni
e alleggerisce i provvedimenti
disciplinari nei confronti dei pm
previsti nel testo precedente
2005
Il testo di riforma del centrodestra
viene prima rinviato alle Camere
dal capo dello Stato Ciampi perché
ritenuto lesivo dell’indipendenza
della magistratura. La legge
Castelli, dal nome dell’allora
ministro leghista viene
varata nel 2005
Venti anni di tentativi
2011
Nel marzo 2011 il Consiglio
dei ministri del Berlusconi IV
approva la riforma
del ministro Alfano. Prevede:
separazione delle carriere,
doppio Csm, responsabilità
civile dei magistrati.
Il governo cade a novembre
politica. L’Italia ha deciso di aumentare il ricorso al carcere
per droga e immigrazione. Meglio puntare sulla pena in comunità, sui lavori di pubblica
utilità. Con Regioni e Comuni
rimoduleremo il piano carceri,
anche per cogliere l’occasione
urbanistica legata a immobili
di grande valore. Io sono per
chiudere le carceri ottocentesche con i raggi, come San Vittore, non per riaprirlo altrove
ma per sostituirlo con un carcere più piccolo fuori Milano».
È possibile limitare l’appello e il ricorso in Cassazione?
«Ci confronteremo con l’associazione magistrati e con gli
❞
Il decreto
La Ue ci obbliga a varare
una legge sulla
responsabilità civile dei
magistrati entro l’anno.
Se il Parlamento non farà
in tempo dovremo
intervenire per decreto
Le ferie
Con i magistrati
avevamo un dialogo
costruttivo, ho visto un
cambio di atteggiamento
legato al taglio delle ferie
Ma quello non è certo un
atto di lesa maestà
avvocati. Non credo a ricette
tranchant, tipo abolire l’appello. Ma si può far sì che non tutto sia appellabile, e non tutto
possa finire in Cassazione. Nella riforma è prevista una sorta
di “superpatteggiamento”: una
confessione con sconto di pena, una “condanna concordata” non appellabile».
La responsabilità civile dei
magistrati non sarà una punizione?
«Modificare la legge Vassalli
del 1988 era una necessità, imposta anche dall’Unione Europea, che ci obbliga a varare una
nuova legge entro fine anno. Se
il Parlamento non farà in tempo dovremo intervenire per decreto; ma la considero un’extrema ratio. La responsabilità
dei magistrati resta indiretta:
paga lo Stato, che può rivalersi
sul magistrato, che però risponderà per l’errore, non in
base alla grandezza della causa.
Altrimenti nessuno vorrà fare
processi grandi e quindi rischiosi».
La magistratura ha un atteggiamento conservatore?
«Avevamo avviato un dialogo costruttivo. Ho visto un
cambio di atteggiamento molto forte legato alla vicenda delle
ferie, forse perché le si è attribuita un’enfasi che è stata
scambiata per un’aggressione».
Renzi ha sbagliato?
«Penso abbia voluto emblematizzare alcuni interventi, come in altri campi. C’è bisogno
di parlare con l’opinione pubblica, di semplificare il messaggio. Credo che l’Anm sappia
che noi non abbiamo mai fatto
di questa misura un punto centrale. Mi auguro che si riprenda
la discussione, ora che la legge
di stabilità risponde a molte richieste dei magistrati. Ci sono i
soldi per mille assunzioni nelle
cancellerie, per stabilizzare i
precari della giustizia, per riqualificare il personale».
L’Anm critica le nuove norme sull’autoriciclaggio: limitarlo alle attività economiche
e speculative consente ad
esempio di comprarsi una villa con i fondi neri.
«Se il reato di autoriciclaggio fosse una cosa semplice sarebbe già stato introdotto non
tanto dalla destra, che non l’ha
mai voluto, quanto dalla sinistra. Si tratta di una misura storica. Il cuore è impedire l’inquinamento dell’economia da parte di capitali illeciti, che alterano la concorrenza. Possiamo
stabilire che comprare una villa
con i fondi neri alteri il mercato
immobiliare. Ma non possiamo semplicemente moltiplicare le sanzioni già previste per il
reato presupposto, quello per
intenderci con cui si è fatto il
nero».
Come cambieranno le intercettazioni?
«Il tema va affrontato. La delega lo prevede. Dobbiamo
conciliare le esigenze delle indagini con quelle della privacy
e del diritto all’informazione.
Serve un filtro per non far finire nei fascicoli ciò che non è
penalmente rilevante».
Il patto del Nazareno prevede un accordo sulla giustizia?
«No. E non ne ho avuto alcun tipo di segnale. Non ho
mai ricevuto un diktat legato a
7
anni
È il tempo
medio di attesa
nel nostro
Paese per il
primo grado di
giudizio di una
procedura
d’insolvenza
2
anni
È il tempo
medio di attesa
in Italia per una
pronuncia di
primo grado in
una causa di
divorzio, più di
un anno per il
secondo grado
patti segreti. Ma l’esigenza del
confronto è fisiologica. Nella
maggioranza ci sono forze che
avevano programmi sulla giustizia molto diversi. E i numeri
molto risicati al Senato ci impongono il confronto con le
opposizioni. So che la navigazione è difficile: bisogna cercare ogni giorno punti di contatto. Ma andare oltre la maggioranza non è solo un’esigenza
numerica; è un esigenza politica. Non è un obbligo previsto
dalla Costituzione. Ma dopo lo
scontro di questi vent’anni costruire una grande infrastruttura come la giustizia è una
questione di rilevanza democratica».
Sta dicendo che il governo
vuole fare la riforma della
giustizia con le opposizioni?
«Sul civile c’è stato in commissione un atteggiamento costruttivo da parte di tutte le opposizioni. Mi auguro prosegua
in Aula. Il consenso cambia a
seconda del tema. Ci sono priorità simili sui reati di criminalità economica con i 5 Stelle e
con settori di Forza Italia sulla
responsabilità dei magistrati.
Sul civile si possono ridurre le
distanze con tutti. Del resto
non esiste “la” riforma della
giustizia. Esistono molti provvedimenti».
Un eventuale appoggio di
Berlusconi su alcuni punti farà pensare a patti inconfessabili. Grazia compresa.
«La storia di questi mesi dimostra che si tratta di allarmi
infondati. Un genere letterario,
più che un’azione del legislatore o del governo».
Che voto dà a Renzi?
«Sicuramente positivo. Renzi sta cercando di rompere la
temperie tecnocratica degli ultimi vent’anni, sorprendendo
tutti. Renzi ha smentito Renzi.
Ai tempi di Monti lo ricordo tra
i più convinti supporter della
sua agenda. Ora ha ridato respiro alla politica, incrinando
la logica ragionieristica della
gestione europea della crisi.
Non solo rigore, ma redistribuzione del reddito e incentivi.
Ora va proposta una politica industriale».
Lei però viene da una parte
del Pd che rischia di essere
spazzata via. Il partito diventerà il comitato elettorale di
Renzi?
«Il rischio comitato elettorale c’è. Ma non inizia con Renzi.
Non si tratta di coltivare la nostalgia del tempo delle sezioni.
Dobbiamo costruire il partito
facendo i conti con le nuove
tecnologie, dando uno sbocco
alla partecipazione attiva dei
cittadini, in altre forme oltre a
quelle delle primarie. Altrimenti sono in pericolo, oltre al
partito e alla qualità democratica, anche le riforme. Che non
dipendono solo dalle norme,
ma da quel che si riesce a cambiare nel profondo del Paese».
D’Alema e Bersani faranno
la scissione?
«Sono convinto di no. Non è
nella loro cultura politica un
posizionamento di mera testimonianza».
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Domenica 19 Ottobre 2014 Corriere della Sera
10
Politica
La piazza della Lega: basta clandestini
Lo slogan del corteo: prima gli italiani. In migliaia sfilano a Milano insieme all’estrema destra
Salvini: è una questione nazionale. Nel partito meno Padania e più Le Pen: con lei per lo stop a Schengen
Piazza del Duomo trabocca di persone e bandiere, il
colpo d’occhio è impressionante. Matteo Salvini, il segretario
della Lega, ha vinto la sua
scommessa: quella di ieri pomeriggio a Milano è probabilmente la manifestazione del
Carroccio più grande di sempre. «Non siamo 100.000, siamo 101.000 contro i gufi!» assicura il leader dal palco (40.000
secondo fonti della polizia).
Ma la data è da registrare an-
La destra
che per un altro motivo: la Lega
«padana» è finita. È il momento, pare, della Lega italiana. È lo
stesso Salvini a declinare in
modo «nazionale» la giornata
di protesta contro l’immigrazione clandestina: «Pensiamo
prima agli italiani». Gli italiani,
tutti: quelli «che hanno il problema di un fisco che rapina,
quelli le cui tasse servono a pagare l’operazione Mare no-
Alle scorse
Europee
Casapound ha
appoggiato
nella
circoscrizione
Centro il
leghista Mario
Borghezio,
risultando
decisiva per la
sua elezione
MILANO
Il corteo
● Il segretario
della Lega Nord
Matteo Salvini
aveva lanciato
in agosto la
manifestazione
del 18 ottobre
a Milano: «Un
corteo contro
l’invasione
degli immigrati
clandestini e
l’operazione
Mare nostrum:
saremo 100
mila».
● Imponente
ieri lo sforzo
organizzativo
del Carroccio,
con decine di
pullman di
militanti da
tutto il Nord. Al
centro del
corteo anche
l’opposizione
all’Ue e alle
unioni gay
È stata la prima
volta che
sfilavano
insieme, ma
Lega e
Casapound,
movimento di
estrema destra
forte in
particolare a
Roma e nel
Lazio, da mesi
collaborano.
strum, schiavista e razzista».
Per Roberto Maroni, «Mare
monstrum». La svolta lepenista, annunciata al congresso
che ha eletto Salvini segretario,
è ormai davvero completata. E
dispone anche di un’immagine
simbolo: i militanti di Casapound e di altre sigle della «destra di popolo» che marciano
nel cuore del corteo leghista.
Le loro bandiere sono quelle
dell’Europa coperte da una vistosa croce rossa a simboleggiarne la cancellazione. Giusto
per sottolineare la continuità
politica e ideale, Salvini annuncia anche che martedì, con Marine Le Pen, chiederà ufficialmente «la sospensione del
trattato di Schengen e la ripresa dei controlli alle frontiere».
Il no all’immigrazione diventa quindi un no all’invasione e
alla violazione dei confini. Chi
lo dice con la maggior lucidità
è Mario Borghezio, di nuovo alla ribalta sopra un grande palco leghista dopo anni in cui la
sua presenza era stata giudicata imbarazzante. L’europarlamentare va diritto al punto:
«Voglio ringraziare quei siciliani e quei calabresi che cento
anni fa, durante la Prima guerra mondiale, vennero al Nord
per difendere i nostri confini.
Quelli erano patrioti». Borghezio si ferma un istante: «Mi
hanno chiesto di non insultare,
Milano, piazza Duomo La manifestazione della Lega contro l’immigrazione clandestina, l’Ue e le unioni civili (Ansa)
ma questo è un giudizio politico: se chi ha difeso i confini
della patria è un patriota, chi
non li difende quando dovrebbe farlo è un traditore. E allora,
diciamolo: Renzi e Alfano sono
dei traditori».
Eppure dal palco tutti, ma
proprio tutti, parlano di italiani. Lo fa il candidato alle regionali dell’Emilia-Romagna Alan
Fabbri, lo fanno i governatori
Roberto Maroni e Luca Zaia.
L’eccezione è una sola: Umberto Bossi. Salvini scatena l’ovazione presentandolo come
«colui che ha permesso che accadesse tutto questo». Lui, però, torna all’antico: «Si porrà il
problema della libertà del
Nord. E per quella arriverà in
piazza mezzo milione di persone». Ma l’applauso è poco più
di un atto di cortesia. Il Senatùr
parla anche dei procedimenti
sui rimborsi elettorali che si
stanno per celebrare: «Ci processano ma non scappiamo»
Il no ai clandestini, riprende
Salvini, non è un no all’immigrazione. E prova a dimostrarlo
portando sul palco (saranno
subissati di applausi) il neo responsabile dell’immigrazione
della Lega, Toni Iwobi, nigeriano, e la marocchina Souad
Sbai, già deputata pdl. E Iwobi
fa venire giù la piazza quando
dice che «in Italia ci sono tantissime persone che sono leghiste e ancora non lo sanno».
Perché sono determinate a fermare «chi vuole distruggere la
nostra civiltà». Nostra italiana,
Dal palco
Borghezio: confini della
patria da difendere
Solo Bossi parla di
«libertà del Nord»
non nostra padana. E «nazionale» è anche un altro ospite
voluto sul palco da Salvini. Il
segretario del sindacato di Polizia Sap, Gianni Tonelli, assai
efficace nel raccontare che «le
mafie brindano, dato che le
questure sono bloccate dal
contrasto agli sbarchi».
La manifestazione, preceduta da un lungo corteo da Porta
Venezia, è tranquilla. Salvini si
ferma in piazza della Scala, davanti al Comune «per dire a
Giuliano Pisapia: no ad altre
moschee». Una contro manifestazione dei centri sociali deve
essere fermata tra piazza Santo
Stefano e piazza Duomo. Qualche istante di tensione, poi tutto torna nei ranghi. Altro momento di nervosismo, mentre
sta parlando Iwobi. Parte una
salva di fischi. Ma era per l’affissione di uno striscione: «Milano ha sempre accolto tutti,
anche i leghisti».
Marco Cremonesi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
● Il commento
Vicino all’Europa
dalla parte sbagliata
di Paolo Valentino
M
ilano vicino
all’Europa. Mai
come negli ultimi
giorni, il genio pop di Lucio
Dalla ha descritto
plasticamente la capitale
morale. Il vertice
euroasiatico ne ha fatto
palcoscenico del «grande
gioco» che sta cambiando
gli equilibri globali. E
quando racconteremo la
storia della crisi ucraina,
forse indicheremo Milano
come tappa importante del
processo negoziale. Ma c’è
un’altra Europa cui ieri la
città più americana e aperta
d’Italia si è scoperta molto,
troppo vicina. È quella dei
populismi nazionalisti,
delle pulsioni xenofobe,
della destra antieuropea. Le
decine di migliaia di
persone mobilitate dalla
Lega, con il contributo di
Casapound, contro gli
immigrati, segnano un
salto di qualità che sarebbe
grave ignorare.
Riscoprendo le radici
estremiste, il partito di
Salvini traduce in italiano
lo «Zeitgeist» dei suoi
referenti in Europa, dal
Front National di Marine Le
Pen, alla Fpoe austriaca di
Strache, al PVV olandese di
Wilders. Li accomuna
un’ostilità verso lo
straniero, che in alcuni sa
vestire perfino accenti di
modernità, come la difesa
dei diritti delle donne
contro l’oscurantismo
islamico. Nel paesaggio di
rovine in cui Berlusconi
lascia la destra in Italia, la
Lega cerca di colmare il
vuoto, indicando una
prospettiva nuova e
inquietante. Alle elezioni
europee, l’Italia di Renzi è
stata l’unico dei grandi
Paesi ad arginare l’ondata
populista. Il cambio di
passo della Lega rischia di
avvicinarci all’Europa, per
le ragioni sbagliate.
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Corriere della Sera Domenica 19 Ottobre 2014
POLITICA
Tensioni a Bologna
Gli antagonisti
contro Bankitalia
La giornata
● Ieri
all’Università
di Bologna, per
il sessantesimo
anniversario
della casa
editrice
Il Mulino, il
governatore
di Bankitalia
Ignazio Visco
ha tenuto una
lectio
magistralis
I collettivi sfidano Forza Nuova
e contestano la lezione di Visco in ateneo
DALLA NOSTRA INVIATA
Gli scontri sono proseguiti fino a sera, su due diversi fronti. A manifestare, a Bologna, ieri pomeriggio in due zone diverse del centro storico,
animato per lo shopping del
sabato, erano i simpatizzati di
Forza Nuova, e gli antagonisti,
giovani dei collettivi e dei centri sociali. La tensione era già
alta dalla mattina, ore prima
della partenza programmata
dei cortei. E la polizia era in allerta da giorni. Gli antagonisti
partiti con l’intento di marciare
contro il presidio di Forza Nuo-
BOLOGNA
Le cariche
Fuori dall’università in
600 hanno lanciato
oggetti sulla polizia che
poi ha caricato
va al grido «Bologna non è fascista», hanno però diversificato l’obiettivo aggiungendovi
quello di disturbare la lezione
del governatore della Banca
d’Italia, Ignazio Visco all’Università, in occasione della celebrazione dei 60 anni della casa
editrice il Mulino. Dopo Napoli, dove il 2 ottobre avevano preso di mira il consiglio direttivo
della Bce guidato da Mario Draghi, gli antagonisti, mobilitati
contro «crisi e disoccupazione», hanno deciso di puntare
su Visco. All’università, dove il
numero uno della Banca d’Italia parlava, non si è però sentito
nulla. Neanche gli echi dei cori
e degli slogan lanciati contro le
banche centrali. All’esterno però è esploso lo scontro fra i circa 600 manifestanti, che fino a
quel momento avevano sfilato
pacificamente, e la polizia che,
in tenuta antisommossa, aveva
formato un cordone in via Castiglione, per evitare l’accesso
all’Aula Magna Santa Lucia.
Dalle prime file del corteo,
da chi protestava col volto coperto da casco, passamontagna
e occhiali da sole, è partito il
lancio di vernice, bottiglie e
grossi petardi, una sorta di rudimentali bombe carta, per
cercare di sfondare la barriera
degli agenti, che hanno risposto con manganelli e fumogeni. Vi sono stati momenti di
forte tensione e di paura per i
passanti coinvolti nei disordini. Insomma il caos, che ha lasciato sul terreno feriti da entrambe le parti: quattro manifestanti, due carabinieri e un
poliziotto.
E dire che ieri Visco ha fatto
un discorso proiettato sul futuro. Sull’onda della vecchia canzone di Bob Dylan che nel ‘64
avvertiva come i «tempi stessero cambiando» per i conservatori, per i portatori di sicurezze
e per le autorità, Visco si è soffermato proprio sui problemi
del lavoro chiedendo una rete
più forte di sicurezze per chi è
● L’analisi
«La sicurezza sociale va ripensata»
E il governatore cita Bob Dylan
di Stefania Tamburello
L’
incertezza del futuro
vista con gli occhi di
un economista e
banchiere centrale. Il
governatore della Banca
d’Italia, Ignazio Visco, a
Bologna, con una lectio
magistralis all’Università per
i sessant’anni del Mulino, si
interroga su cosa la politica e
le istituzioni finanziarie
possano fare per assicurare la
transizione verso un
cambiamento guidato
dall’evoluzione della
tecnologia, dalla sfida delle
macchine. E soprattutto cosa
governi e autorità possano
fare partendo dall’attuale
fase di bassa crescita ed alta
disoccupazione.
«The times they are
a-changin’», esordisce Visco,
citando il titolo della canzone
di Bob Dylan del 1964. «I
tempi continuano sempre a
cambiare» afferma,
soffermandosi sull’aspetto
più delicato della transizione
quello del lavoro. Ad essere
disoccupati sono molti dice,
ma fra 10-15 anni oltre il 50%
degli attuali posti di lavoro
potrebbe essere
automatizzato in Italia ed in
Europa, sostiene citando uno
studio. E allora bisogna
prepararsi. «Ci vogliono
sistemi non di difesa del
posto di lavoro ma dei
lavoratori, sistemi di
sicurezza sociale che vanno
rivisti e ripensati», dice.
Occorre che la politica si
muova, che prepari il
cambiamento: in Italia,
rimuovendo le rigidità
semplificando le procedure,
riformando la giustizia,
rendendo l’ambiente più
favorevole all’impresa,
investendo sulla
manutenzione del territorio
che «è cruciale».
In Europa, puntando sugli
investimenti nelle
infrastrutture e
raggiungendo una politica
comune su «sicurezza,
difesa, immigrazione». Oltre
a spingere verso quell’unione
politica che avrebbe dovuto
precedere e non seguire
quella monetaria e
finanziaria, questa messa in
comune «servirebbe a far
capire che l’Unione Europea
è irreversibile». Come l’euro.
E a dare una risposta efficace
a «chi guarda ancora nello
specchietto retrovisore»
pensando ad una uscita dalla
moneta unica.
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Tafferugli
Gli scontri ieri a
Bologna tra i
gruppi
antagonisti e le
forze di polizia
durante il
tentativo di
boicottare il
comizio del
leader di Forza
Nuova Roberto
Fiore (Ansa)
11
disoccupato e perché no, anche il reddito di sussistenza o
qualche strumento in grado di
accompagnare il lavoratore anche quando è senza lavoro.
Gli antagonisti però Visco
non lo hanno sentito. Fermati
in via Castiglione, hanno cambiato tragitto e ripreso l’obietti-
vo originario gridando: «Siamo
tutti antifascisti». Si sono quindi diretti verso Piazza San Domenico, dove erano riuniti circa 200 simpatizzanti di Forza
Nuova per sentire il comizio
del segretario Roberto Fiore.
Anche qui c’era la polizia a fare
cordone e gli scontri sono stati
più violenti, tra lancio di bottiglie, petardi e fumogeni con lo
strascico di feriti e contusi —
due poliziotti sono stati portati
in ospedale ma non sono gravi
— e un arresto tra i manifestanti.
S.Ta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
● Scontri per
la presenza di
Visco tra circa
600 giovani dei
centri sociali
e la polizia.
Il corteo ha
contestato
i militanti di
Forza Nuova:
altri incidenti
12
Domenica 19 Ottobre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 19 Ottobre 2014
POLITICA
13
#
Il Colle incalza le Camere bloccate
e sceglie i suoi giudici costituzionali
La nomina (in anticipo) di De Pretis e Zanon. Renzi: bene, il Parlamento non ha più alibi
Il presidente della Repubblica, con largo anticipo rispetto al passaggio del testimone, ha nominato con decreto controfirmato dal premier
Matteo Renzi i due giudici costituzionali — i professori Daria De Pretis di Trento e Nicolò
Zanon di Milano — che il 9 novembre prenderanno il posto
di Giuseppe Tesauro e di Sabino Cassese. La scadenza ampiamente rispettata da Giorgio
Napolitano — che il 7 ottobre
aveva parlato di «massima
tempestività» almeno per quel
che riguardava i tempi del suo
adempimento — ora va a impattare pesantemente sul ritardo cronico del Parlamento che,
invece, non riesce a sostituire
altri due giudici il cui mandato
è scaduto a giugno.
«Io procedo rapidamente,
vado avanti per conto mio: sia-
ROMA
Chi è
● Nato a
Torino,
53 anni, Nicolò
Zanon è
professore
ordinario di
Diritto
costituzionale
all’università
di Milano
● È stato
membro laico
del Csm (dal
2010) indicato
dal Pdl
mo in due e io non so l’altro come si muove...», aveva detto il
capo dello Stato durante il suo
viaggio a Milano. Poi il rientro
a Roma e l’immediata comunicazione dell’avvenuta nomina
dei due giudici: Napolitano,
dunque, con tempi così serrati
ha inteso confermare la più alta
considerazione per la Corte e
per l’esigenza che essa possa
svolgere le proprie fondamentali funzioni nella pienezza della sua composizione.
E se la forma è sostanza non
è un caso che Napolitano ricordi, nella sua nota, che la comunicazione dell’avvenuta nomina dei giudici è stata comunicata, oltre che al presidente
della Corte, anche ai presidenti
di Camera e Senato. L’auspicio
del Colle, quando di scrutini
senza esito ne sono stati consumati 20, è che ora possano es-
Berlusconi rilancia:
congressi a dicembre
E Fitto: no a selezioni via casting
Insieme
Il ministro delle
Infrastrutture e
dei trasporti
Maurizio Lupi
scherza con
Raffaele Fitto
all’incontro
«Sveglia il
centrodestra»,
una sorta di
Leopolda
azzurra, che
si è svolto
ieri a Milano
(foto Ansa)
ROMA «I Congressi comunali
potranno prendere il via dal 15
dicembre per ricostruire e
rinnovare Forza Italia»,
annuncia Silvio Berlusconi in
una lettera. Nel frattempo
Raffaele Fitto ribadisce: «Non
sono un traditore, ma
dobbiamo ragionare su come
costruire un’alternativa a
Renzi». L’ex ministro partecipa
a due dibattiti in un giorno.
Non due incontri neutri, tanto
che lui stesso spiega: «Sono
iniziative che non sono viste
bene». E così in mattinata va a
Marino per prendere parte a
«Ricominciamo da noi»,
convegno molto partecipato,
promosso da Andrea Ronchi,
presidente di Insieme per
Il rinnovamento
Ronchi: serve un nuovo
centrodestra contro
tutti i trasformismi
Il bipolarismo va difeso
l’Italia. Nel pomeriggio vola a
Milano, a «Sveglia il
centrodestra», ribattezzato la
«Leopolda azzurra». E
ribadisce le sue critiche a un
partito che in pochi anni
«ha perso otto milioni e mezzo
di elettori».
Ronchi accoglie Fitto (presente
insieme a Maurizio Gasparri,
Renato Brunetta e al direttore
del Tempo, Gianmarco
Chiocci) a Marino e chiede
«un nuovo centrodestra contro
tutti i trasformismi»:
«Abbiamo messo in soffitta i
valori che ci hanno consentito
di sconfiggere la sinistra nel
‘93. Serve un centrodestra
rinnovato che difenda il
bipolarismo e i valori della
destra».
Il movimentismo di Fitto si
intreccia con due temi caldi
nella politica del centrodestra:
le relazioni sempre più tese tra
Forza Italia e Ncd e il rapporto
con il governo. Fitto chiede
chiarezza: «Sono stato, sono e
sarò in Forza Italia. Non
accetto lezioni da chi mi dà del
traditore e non ho paura di
fare la fine di Fini». Il suo
mantra è «o di qua o di là»:
«Non dobbiamo andare a
rimorchio di Renzi. Dobbiamo
avanzare proposte, non
criticare e basta». Fitto
ribadisce la sua richiesta di
«invertire il meccanismo di
selezione dall’alto della classe
dirigente»: «No a una scelta
fatta in base al casting e alle
foto». Ronchi chiede un
centrodestra che «abbia il
coraggio di rappresentare le
nostre idee»: «Il dibattito nato
sulle unioni civili non
dovrebbe esistere. Perché un
moderato dovrebbe votarci se
mettiamo in discussione la
famiglia naturale? Rischiamo
una sconfitta epocale alle
prossime regionali. Molti sono
attratti da Salvini, uno degli
interpreti migliori del
centrodestra, perché dice con
crudezza quello che pensiamo
noi su immigrazione e lavoro».
Alessandro Trocino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
sere rapidamente eletti anche i
due giudici di nomina parlamentare. Anche se, in mancanza di un accordo, quella che
inizia domani sarà una settimana senza votazioni, come
hanno chiesto il Partito democratico e Forza Italia. Per Matteo Renzi, però, ora non ci sono
più scuse: «Molto bene la decisione del presidente Napolitano, sono scelte di ottima qualità. Adesso il Parlamento non
ha più alibi».
Le «new entry» a Palazzo
della Consulta, Daria De Pretis
e Nicolò Zanon, hanno in comune un grande attaccamento
alle rispettive università che,
però, ora dovranno abbandonare per ben nove anni. La telefonata del Quirinale è arrivata
solo due giorni fa in casa della
rettrice dell’ Università di Trento che, dunque, si è trovata a
dover decidere in poche ore di
abbandonare un incarico impegnativo ma anche coinvolgente come quello del rettore
di una delle più quotate ed efficienti università italiane. La
professoressa De Pretis è molto
apprezzata nel campo del diritto amministrativo italiano e
comparato e del diritto dell’Unione Europea. È presidente
dell’Istituto scienze amministrative ed è tra i fondatori di
Italian Journal of Public Law. È
sposata (con Giovanni Kessler,
ex deputato dei Ds, dal 2011 direttore dell’Ufficio europeo per
la lotta antifrode, Olaf) e ha due
figlie. Dal 9 novembre, poi, sarà
la seconda donna della Corte
accanto a Marta Cartabia (nominata da Napolitano nel 2011).
Lo stesso amore per l’università vale per il professor Nicolò
Zanon che a luglio ha concluso
Chi è
● Daria De
Petris, 57 anni,
è nata a Cles
(Tn), è rettore
dell’università
di Trento e
professore
ordinario di
Diritto
amministrativo
● È presidente
dell’Istituto
italiano di
scienze
amministrative
il mandato di consigliere laico
del Csm (eletto nel 2010 in quota Pdl) con il desiderio di tornare all’insegnamento a Milano
dove è titolare della cattedra di
diritto costituzionale: «Mi
mancano i miei studenti», ripeteva Zanon a chi lo indicava
come candidato parlamentare
per la Corte. Zanon è stato alla
Corte come assistente di studio
del giudice Valerio Onida
(1997), ha insegnato alla Bocconi, è stato componente del comitato legislativo della Regione Lombardia, ha fatto parte
della commissione dei «saggi»
sulle riforme nominati dal governo Letta. Fa parte della Fondazione Magna Charta di Gaetano Quagliariello ed è socio
promotore di Italiadecide il cui
presidente è Luciano Violante.
I giudizi sono positivi: «Da
Napolitano è venuta una lezione alla classe politica e un atto
di amore per il Paese», dice
Quagliariello (Ncd). «Il presidente ha seguito criteri che
premiano l’alta competenza
giuridico costituzionale...»,
chiosa Luigi Zanda (Pd).
Dino Martirano
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14
Domenica 19 Ottobre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 19 Ottobre 2014
POLITICA
15
#
L’intervista
di Fabrizio Roncone
«La politica? Me lo chiedono in tanti
Sono pronto a indossare il saio»
Lotito: io un leader, è un dono naturale. Mi sento uomo del fare e non compro arbitri
«Li sente?». Chi? «I pappagalli... So’ pappagalli che
cantano... A pappagalliii!... Ah
ah ah!».
Claudio Lotito, dentro un
gessato blu di ottimo taglio, dimagrito, l’umore eccellente,
avanza tra gli alberi: tre ettari di
giardino intorno a Villa San Sebastiano, la siepe che costeggia
via Appia Antica. Con l’indice
puntato, fa ruotare il braccio da
destra a sinistra. «È tutto mio,
fino a laggiù: bello, vero?». Un
posto di bellezza definitiva,
presidente. «Ci abitava il fotografo di Mussolini buonanima,
poi ci sono stati i D’Amico, gli
armatori. Io l’ho fatto diventare
il mio quartier generale».
È già mezz’ora che parliamo.
Lotito tende a intervistarsi
da solo: passando dal latino al
romanesco, s’interroga e si risponde, polemizza e s’indigna,
ironizza e scoppia in risate fragorose. «Dicono che sono l’uomo più potente del calcio italiano? Ma no... io sono al servizio delle istituzioni». Diventa
serissimo di colpo solo quando
gli chiedo se è vero che ha intenzione di scendere in politica. «Le spiego bene nel mio ufficio. Venga, entriamo...».
Un corridoio di marmo, colonne di marmo, e poi arazzi
medievali e lampadari luccicanti, candelabri d’oro e aquile
d’argento, tappeti persiani, statue, affreschi.
«Sta scomodo su quella se-
ROMA
Chi è
● Claudio
Lotito, 57 anni,
è un
imprenditore
nel settore dei
servizi, in
particolare
nelle pulizie.
È sposato con
Cristina
Mezzaroma.
Ha un figlio
● Dal 2004 è
presidente
della Lazio.
Con la squadra
ha vinto due
Coppe Italia
e una
Supercoppa
italiana. Ha
sostenuto la
candidatura
di Carlo
Tavecchio alla
presidenza
della Figc
ti con il Cavaliere, ma poi vedo
e sento tutti...».
Tipo?
«Tipo che l’altro giorno ho
viaggiato in aereo seduto accanto a Calderoli... dietro avevo
Bersani... E che fa, Bersani?».
Che fa?
«Una battuta. Ma non posso
dirgliela. Sono riservato, io».
Coraggio.
«Senta, guardi: me lo chiedono in tanti... Claudio puoi
essere utile, Claudio dai, Claudio deciditi...».
Matteo Renzi le piace?
«Ha avuto il coraggio di sollevare alcune questioni: poi,
però, dalle promesse devi saper passare ai fatti. E devi conoscere le priorità del Paese. La ri-
forma del Senato, per dire, non
è una priorità, e nemmeno la
riforma elettorale. Certo, lo so,
bisogna ammettere che si
muove in un contesto non facile. Anche se poi...».
Si risponda: anche se poi?
«No, dico: io che ho fatto nel
calcio italiano? Ho mantenuto
le promesse, ho rotto gli schemi. Parlavo di un calcio didascalico e moralizzatore: e tutti a
ridermi dietro. Poi però so’ andato da Andrea Agnelli e gli ho
detto: Agné, sai che c’è? C’è che
da oggi in poi dobbiamo condividere, e per condividere dev’esserci pari dignità. Nun me
guardà così: da oggi in poi ci
contiamo e non ci pesiamo. Il
tuo voto vale come quello del
presidente della Sampdoria».
Vi siete contati e avete eletto alla guida della Federcalcio
Carlo Tavecchio, uno che fa
battute razziste, sulle donne,
sugli handicappati.
«Tavecchio ha detto cose
giuste nella forma sbagliata. È
un ragioniere, ha senso pratico
e una certa età: quindi magari è
rimasto un po’ indietro... Trent’anni fa, come faceva quella
canzone? Nel Continente nero\
potiponzi\ ponzi\ po’...».
La gaffe sui mangiabanane
è costata a Tavecchio una
squalifica dell’Uefa di 6 mesi.
«A parte che non è una vera e
propria squalifica... ma poi mi
spiegate, voi che fate la guerra a
Tavecchio, come fa ad essere
8
mila
I dipendenti
delle società
che fanno capo
a Claudio Lotito
razzista uno che ha costruito
due ospedali in Africa e adottato tre bambini?».
Dicono: Tavecchio è teleguidato da Lotito.
«Falso! Falsissimo! Tavecchio è un gran lavoratore...».
(Lotito prende il cellulare,
compone un numero. «Carlé,
bello, so’ io... Senti: quante società coordinavi quand’eri a
capo dei dilettanti? Ah... ecco,
sì: 15 mila... No, niente, tranquillo, sta tranquillo...»).
«Capito? Questo è uno capace di controllare 15 mila società! Un ex alpino, uno tosto. Con
lui introdurremo la moviola,
Blatter ci ha già dato l’okay, e
poi, oh, abbiamo portato Conte
sulla panchina azzurra».
Conte fa giocare la Nazionale in modo imbarazzante.
«Però vince. Embé?».
In Nazionale lei è a bordo
campo perché...
«Perché, come consigliere
federale, sono autorizzato.
Punto».
Sul web la sfottono: girano
fotomontaggi con lei che
compare ovunque.
«M’invidiano! Vengo dal
nulla, sono di successo, dormo
tre ore a notte, gli parlo in latino, so’ colto. Anche a scuola:
studiavo, prendevo voti alti. È
una colpa essere bravi? Quando
vedo arrivare Andrea Agnelli in
Lega che si porta dietro portavoce, dirigenti, avvocati... Io vado da solo: com’è?».
❞
❞
dia? È una sedia del Settecento.
Un po’ alta, forse: ma all’epoca
erano piccoletti...» (Intanto è
comparsa la moglie, Cristina
Mezzaroma, dinastia di costruttori: «Posso assistere?»).
La politica, presidente.
«Io sono pronto per mettere
a disposizione la mia esperienza. Ho dimostrato di saper fare,
io sono un uomo del fare. Sono
capace ad amministrare. L’Italia, più che di politicanti, ha bisogno di buoni amministratori
e di persone perbene. Perché
chi fa politica dev’essere pronto ad indossare anche il saio, e
io non avrei problemi. Io sono
libero, non devo niente a nessuno, non ho interessi personali, non compro arbitri. Le
mie aziende sono floride, ho 8
mila dipendenti, e quanto poi
alla Lazio: la presi dieci anni fa
con 550 milioni di debito e,
adesso, è un gingillo di società,
con un utile di 7 milioni...».
Anche Diego Della Valle
sembra intenzionato ad impegnarsi in politica.
«Un altro che ha dimostrato
capacità: ora, però, deve trovare il consenso. Operazione,
purtroppo, non semplice. Però
poi ciascuno ha la sua dimensione. Lui ha la sua, io sono più
legato al territorio. Sa, io sono
cattolico cristiano praticante e
ho sempre un atteggiamento di
disponibilità... Io, se posso, sono uno che aiuta».
Lei è sempre stato molto vicino a Silvio Berlusconi e
quindi è lecito supporre
che...
«No, alt! Io ho ottimi rappor-
(Gli squilla il telefonino.
«Però tu fai come ti dice Claudio tuo, fidati... e poi lo sai, no?
Errare humanum est...»).
«Scusi, dicevamo? Ah, ecco,
sì: io non ho mai vissuto di rendita, come certi... E poi ho un
dono: sono un leader. Ma non
lo dico io, no: l’ha detto Preziosi, il presidente del Genoa, ad
Agnelli. E pure Thohir, quello
dell’Inter, mi sa che ha capito
che tipo sono... Lo sa che inizia
a piacermi quel Thohir?».
Comunque la Roma costruirà lo stadio: la Lazio, per
adesso, no.
«A parte che la Roma costruirà lo stadio a Tor di Valle,
dove pascolavano i cavalli: io
della Roma non parlo. Perché,
se no, dovrei parlare pure dei
conti della Roma...».
(Si alza di colpo, chiama la
segretaria: «In macchina, sul
sedile, dovrebbe esserci una
mela: me la fa portare dalla
scorta?»).
«Sto a dieta. Si vede? Mangiare poco, bere molto... E comunque, guarda, non è facile
fare il presidente della Lazio in
una città dove D’Alema è della
Roma, il presidente del Coni
Malagò è della Roma... Ma io
reagisco, me ne frego, vado
avanti... Mhmm... Mo’, però, tu
come me la scrivi quest’intervista?» (È passato al tu quasi
senza accorgersene).
Scrivo quello che m’ha detto, presidente.
«Allora scrivi pure il mio
motto: combattente, mai reduce!».
Il confronto
Della Valle ha capacità,
ma trovare il consenso
non è semplice. Io, se
posso, sono uno che aiuta
In aereo
Ho ottimi rapporti con il
Cavaliere, ma sento tutti
L’altro giorno ho volato
tra Calderoli e Bersani
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Domenica 19 Ottobre 2014 Corriere della Sera
16
Esteri
Diplomazie
di Guido Santevecchi
Stretta di mano
Cina-Giappone
Primo disgelo?
U
na stretta di mano
nei corridoi del
vertice Asem di
Milano tra Shinzo Abe e Li
Keqiang ha riacceso le
speranze di un disgelo
diplomatico tra Giappone e
Cina. I due Paesi sono divisi
dai fantasmi della guerra
d’invasione giapponese nel
secolo scorso e dalla
disputa territoriale per un
pugno di scogli disabitati
che Tokyo chiama Senkaku
e Pechino Diaoyu. Forse
non è ancora un miracolo
quello avvenuto a Milano, e
ci sono stati subito segnali
contrastanti e preoccupanti
lanciati da tre ministre
ultranazionaliste a Tokyo.
Ma i due capi di governo
non si erano ancora
incontrati da quando sono
entrati in carica a fine 2012.
Shinzo Abe è stato definito
«persona sgradita» a
Pechino nel dicembre del
2013, quando andò al
santuario di Yasukuni, dove
sono onorati due milioni e
mezzo di giapponesi caduti
al servizio dell’imperatore,
ma anche 14 generali e
politici condannati per i
crimini commessi durante
la Seconda guerra
mondiale. Però, negli
ultimi mesi, ci sono stati
contatti sotterranei, scambi
di segnali e di richieste per
fissare un’agenda capace di
disinnescare la crisi. La
Cina avrebbe posto due
precondizioni: nessuna
nuova visita di Abe allo
Yasukuni e l’ammissione
che le isole sono contese. In
cambio, al vertice Apec in
programma a Pechino il 10
e 11 novembre, il presidente
Xi Jinping accetterebbe di
incontrare faccia a faccia
Abe per almeno 15 minuti.
Abe, ansioso di parlare con
Xi, sarebbe pronto a un
primo compromesso:
davanti a Xi direbbe che le
isole nel Mar cinese
orientale sono giapponesi,
ma ammetterebbe che la
Cina ha le sue
rivendicazioni e che
servono colloqui per
risolvere la questione. Ma
proprio nello stesso giorno
in cui i giapponesi hanno
fatto filtrare questa
apertura, una delegazione
di 110 parlamentari di Tokyo
è andata a rendere omaggio
alle anime dei caduti di
Yasukuni. E sempre da
Milano, Shinzo Abe ha
ordinato che a suo nome
fosse depositato nel
santuario un albero votivo.
Subito sono arrivate le
proteste ufficiali della Cina
e della Corea del Sud, altra
vittima delle aggressioni
imperialiste nipponiche.
Non basta: ieri a Yasukuni
sono andate anche tre
ministre. Oltre a complicare
la questione con Cina e
Corea del Sud, l’omaggio
delle tre esponenti del
governo suona anche come
una sfida all’autorità di Abe.
@guidosant
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La diplomazia Renzi e gli ostacoli Ue
A Milano l’Italia ha avuto un ruolo nell’avvicinare le posizioni di russi e ucraini
Ora a Bruxelles la partita difficile con Merkel su bilancio e investimenti pubblici
23
ottobre: si
riunisce il
Consiglio
europeo
1
novembre: la
commissione
Juncker entra
in carica
31
dicembre: fine
del semestre
di presidenza
italiano
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
Da Milano a Bruxelles,
lo «stile Renzi» è di nuovo alla
prova. Il calendario fornisce al
premier un’altra occasione, in
settimana prossima, per non
essere trattato da studente, come a lui non piace, ma per salire in cattedra. Si riunisce infatti
il vertice dei capi di Stato e di
governo dell’Ue, il primo a presidenza italiana. Con Angela
Merkel non saranno sicuramente sufficienti i sorrisi che le
telecamere hanno catturato
durante il summit euro-asiatico in cui l’ex sindaco di Firenze
ha pilotato a Milano la discussione di quarantanove delegazioni rappresentate al massimo livello. Un impegno importante, anche se va detto che
questi mega-appuntamenti
multilaterali seguono generalmente un copione già scritto in
precedenza. L’Italia, comunque, ha fatto la sua parte. Sulla
crisi ucraina ha tirato il calcio
d’inizio. Come del resto era naturale, la partita è stata proseguita, rispettando le regole del
«formato Normandia», dalla
cancelliera e dal presidente
francese.
Il vertice del 23 e 24 ottobre
rappresenta una sorta di ennesimo momento della verità mentre la legge finanziaria italiana è sotto la lente della Com-
BERLINO
Intesa? Il premier Matteo Renzi con la cancelliera tedesca Angela Merkel (Ansa)
missione - nel dibattito tra i sostenitori della politica del rigore, come la Germania, e chi invece mette l’accento sulla
necessità di stimolare la crescita e promuovere gli investimenti, come i governi di Roma
e di Parigi. Giovedì scorso, prima di partire per Milano, Angela Merkel ha ribadito che tutti i membri dell’Ue devono osservare le regole del Patto di
stabilità e ha sottolineato l’im-
Il tweet
«Gentile,
affascinante,
carismatico e
cool. In una
parola,
eccezionale!»:
così Oprah
Winfrey in un
tweet descrive il
presidente Renzi
dopo un incontro
a Palazzo Chigi
portanza del ruolo dei privati
nel rimettere in moto l’economia europea. Il giorno precedente anche un uomo più sensibile alle ragioni degli altri,
come il vice cancelliere socialdemocratico Sigmar Gabriel
aveva sostenuto che «più debiti
in Germania non creano più
crescita in Italia, Francia, Spagna e Grecia». Berlino punta all’obiettivo del pareggio di bilancio e sulle scelte di fondo la
grande coalizione è vincolata
dagli accordi di un anno fa.
Non ci sono piromani e pompieri, soprattutto se è vero, come molti dicono, che l’incendio non esiste. «Gli scontri tra
Germania e Italia vengono esagerati dai giornali», ripetono i
collaboratori della donna più
potente del mondo. E’ chiaro,
però, che il presidente del Consiglio dovrà far sentire la sua
voce.
Come e quanto lo ha fatto in
questa prima parte del semestre di presidenza dell’Ue? E’ indubbio che grazie al contributo
italiano siano state raggiunte
posizioni comuni significative,
per esempio sulla minaccia
dell’Isis, sulla priorità da attribuire alla sempre più grave situazione della Libia, sulla difesa delle popolazioni cristiane
nelle aree di crisi. Tornando al
summit dell’Asem, che è stato
affiancato dagli sforzi per una
Sorrisi
Con Merkel non
saranno sufficienti i
sorrisi del summit
euro-asiatico
soluzione del conflitto ucraino,
il ruolo dell’Italia è stato determinante nel raggiungimento
dell’accordo sul piano per controllare con droni e personale
militare il cessate il fuoco nell’est del Paese.
Ma al di là della gestione dei
dossier internazionali, che matura sempre attraverso una serie complessa di mediazioni, il
modo di agire del presidente
del Consiglio è stato caratterizzato, in questi mesi, dal tentativo di rompere gli schemi, in
primo luogo nel rapporto con
l’Europa e le sue istituzioni. Gli
applausi ricevuti da Federica
Mogherini durante le audizioni
al Parlamento europeo per il
via libera alla nomina ad Alto
Rappresentante per la politica
estera non possono essere sottovalutati. Come osserva il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova, che conosce molto bene le dinamiche
dell’Unione, il presidente del
consiglio «ha dato un impulso
molto più politico che in passato alla formazione della Commissione». «La scelta di Federica Mogherini non è scaturita
da alchimie - aggiunge - ma da
una candidatura pubblica che è
stata messa sul tavolo. E’ stata
vinta una battaglia che sarà
molto utile anche sul fronte
complessivo della governance
europea». Anche la tanto temuta Angela Merkel, interpellata qualche mese fa sul processo di nomina del successore
di Lady Ashton, aveva detto di
«conoscere bene le esigenze di
Renzi». E le cose sono poi andate in quella direzione.
Paolo Lepri
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Corriere della Sera Domenica 19 Ottobre 2014
ESTERI
17
Scorte
Putin si è portato
dalla Russia una
«scorta» di
cinque
limousine.
Questioni di
sicurezza, come
si evince dalla
foto sotto a
destra, ma
anche di
logistica. Che,
però, non gli ha
evitato
un’ammaccatura alla
carrozzeria per
una manovra
errata
dell'autista. La
delegazione
mongola, foto in
alto a destra, si è
distinta per una
smania di
shopping nelle
vie del centro
Limousine e culatello, le 48 ore segrete dei leader
Dalla «fuga» dello spagnolo Rajoy alle «emergenze» di russi e indonesiani: il dietro le quinte del vertice milanese
Dietro le quinte dell’Asem
restano anche una limousine
ammaccata, brandelli di fassona e culatello, una maglietta
sudata. Chissà quale la rabbia
del presidente russo Vladimir
Putin, entrando nel portone
della Prefettura, per la botta
sulla carrozzeria causata da
un’errata manovra dell’autista
(oppure, dicono i maligni, dalle dimensioni sproporzionate
della macchina rispetto al varco). Certo invece, e documentato dall’operazione di svuotamento dei piatti, è stato l’entusiasmo del premier spagnolo
Mariano Rajoy, fuggito dalla
cena ufficiale a Palazzo Reale
per concedersi una ruspante
mangiata in una trattoria di
Porta Venezia. Infine probabile
la soddisfazione, al di là della
personale prova podistica, del
primo ministro inglese David
Cameron, protagonista di una
corsa mattutina al parco Sempione: era un’alba di luce, di
un’aria più da settembre che da
ottobre avanzato, e Milano era
L’Asem
● Giovedì 16
e venerdì 17
ottobre si è
svolto a Milano
l’Asia-Europe
Meeting,
il summit
euro-asiatico
Palazzo Reale, invitate dal capo
di Stato Giorgio Napolitano per
il gran galà; un centinaio i corazzieri dei carabinieri; spettava loro la gestione di Palazzo
Reale, «bonificato» in angoli e
cantoni, comprese le stanze
della mostra di Segantini; delle
autorità qualcheduno è arrivato a piedi, altri in macchina,
mentre altri ancora non sono
venuti per niente. A parte la delegazione mongola, che ha fatto caso a sé, alle prese con una
compulsiva ininterrotta caccia
agli acquisti di lusso, per la disperazione degli organizzatori,
il tempo passava e di Rajoy nessuna traccia. Aveva per appunto scelto la trattoria e c’era andato, dopo il via libera degli investigatori. Prima erano stati
esaminati il quartiere, il locale,
il personale, la lista dei clienti
prenotati; erano stati posizionati, sui palazzi vicini, dei tiratori scelti; erano stati studiati
piani alternativi viabilistici per
allontanarsi di fretta dalla trattoria in caso di pericolo o attentato; e s’era fatto ricorso a quote
extra di personale, pronto come rinforzo, in aggiunta agli
25
auto Il corteo
del premier
cinese Li
Keqiang:
a bordo
anche il cuoco
personale
oltre quattromila uomini già in
strada. Per ogni evenienza. Come un paio di occhiali.
A poche ore dal vertice al
Centro congressi della vecchia
Fiera, dalla delegazione indonesiana era partita l’allerta:
non ci muoviamo dall’albergo.
Cos’era successo? Che un pezzo
grosso aveva rotto gli occhiali.
Ne serviva subito un paio nuovo. Potenza della pubblicità: gli
indonesiani avevano scelto sulla fiducia un negozio in piazza
XXV Aprile e avevano chiesto di
essere accompagnati sul posto.
Peccato che in quel punto ci
fosse la coda d’un corteo. Troppi rischi, marcia indietro. Bisognava cambiare. Un’ottica in
piazza San Babila era perfetta
come alternativa, e problema
risolto. «Avessero avuto occhiali di scorta»: così avrebbero potuto dire agli indonesiani
i cinesi, sbarcati con più del necessario, almeno a contare le
25 macchine in coda al premier
Li Keqiang. A bordo han trovato posto il cuoco personale e
Mangiare sicuro
Poliziotti, vigili e tiratori
scelti: il piano di
sicurezza per la cena
del premier spagnolo
Le ricerche
A poche ore dal vertice
l’allarme indonesiano:
occhiali rotti, ce ne
serve un nuovo paio
bellissima. Avranno apprezzato
anche quelli della scorta al seguito.
Il tema delle scorte è stato
centrale, nel vertice euro-asiatico che in settimana ha portato a Milano 53 capi di Stato e
governo. Laddove per scorte
non si intendono solo quelle
umane. Putin ne aveva altre
cinque, incolonnate, di limousine uguali. Gli è bastato un rapido cambio di vettura e tutto
come prima, più di prima. La
sortita di Rajoy, per dire, è stata
ben più complicata. Hanno dovuto imbastire al volo un piano
di sicurezza esaminando il
quale si capisce lo sforzo di poliziotti, carabinieri, vigili e finanzieri per un evento che l’Italia mai aveva organizzato nella
sua storia. Perfino i diffidenti
russi, per tacere dei maniacali
cinesi, alla fine hanno dovuto
magari non complimentarsi
ma, ecco, riconoscere la bontà
del lavoro questo sì. Si diceva
del premier spagnolo. Giovedì
sera, le autorità erano attese a
l’aiuto cuoco, i camerieri, i responsabili del cibo (portato
dall’Asia), gli addetti alla sicurezza accompagnati dai mezzi
tecnologici di ultima se non
addirittura prossima generazione. I cinesi erano alloggiati
al Principe di Savoia. Non hanno voluto far entrare poliziotti
e carabinieri; hanno preteso
camere confinanti poi attrezzate di strumentazione per respingere le intercettazioni. Meno oltranzisti ancorché ugualmente prudenti i giapponesi:
hanno chiesto con decisione
d’essere informati di tecnica e
tattiche delle scorte; come funzionavano, chi le effettuava. Si
sono messi all’ascolto, marziali, inflessibili, inamovibili.
Ognuno, s’intende, vive come
vuole. Pure durante i vertici
mondiali. Un nutrito gruppo
della delegazione albanese, appena potuto, è scappato in Liguria. Non per il mare ma per il
casinò di Sanremo.
Andrea Galli
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Domenica 19 Ottobre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 19 Ottobre 2014
ESTERI
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#
La storia
di Davide Frattini
DAL NOSTRO INVIATO
AMMAN Oh, sventurata città.
Indirizziamo ormai i nostri
passi verso le navi degli Achei.
Sawsan è scappata senza
passare da casa, era in ufficio,
ha nascosto su di sé il salvacondotto più prezioso, quello
da non mostrare alla frontiera,
il suo primo articolo pubblicato da una rivista, la speranza di
un futuro da giornalista contro
il presente da impiegata che va
verso l’esilio.
Infelice, sollevati da terra,
leva e drizza la testa, Troia
non esiste più, tu non sei più
regina. Rassegnati: la fortuna
ha mutato il corso, naviga secondo la corrente e il destino.
Maysoon sfoglia con la memoria le foto dei figli, le immagini che non può contemplare
da due anni, sono rimaste nell’appartamento vuoto, forse distrutto: «Eravamo al mare e il
tempo era bello. Abbiamo indossato i costumi, Aseel il suo
da bambina, in acqua ha cominciato a urlare “aiuto, aiuto”, come un cartone animato.
Ce n’è una di Hamoudeh, l’ultimo giorno di scuola in prima
elementare: gli avevano messo
una corona sulla testa. C’è una
lettera che ogni tanto tiravo
fuori e baciavo, vecchia di 14
anni: mi ero arrabbiata con loro, mi avevano chiesto scusa.
Come Ecuba ero una regina, la
regina della mia casa. Ho perso
tutto, i ricordi non bastano».
In te Ettore avevo trovato il
marito ideale, spiccavi per in-
Teatro Venti
profughe siriane
hanno
partecipato a 7
settimane di
teatro-terapia in
Giordania (nella
foto, la sera
della prima). Ieri
la partenza per
Ginevra
La scheda
● Nel 2013
settanta siriane
partecipano a
un seminario
teatrale ad
Amman.
● Le migliori
sono
selezionate per
recitare le
«Troiane» di
Euripide in
arabo.
Debuttano ad
Amman
● Il 22 ottobre
lo spettacolo
arriva al
all’auditorium
del Cern di
Ginevra
Il lamento delle donne siriane
«Senza casa come le Troiane»
Le profughe mettono in scena la tragedia di Euripide. Ora il debutto in Europa
gedia con le loro parole e con
quelle scritte da Euripide quasi
2.500 anni fa, per condividere
lo strazio delle Troiane, vittime
di un altro conflitto nello stesso Levante, per denunciare insieme le guerre degli uomini.
Nel novembre del 2013 hanno risposto all’invito diffuso da
Charlotte Eagar, William Stirling e Georgina Paget tra la
gente in coda ad Amman per
ottenere i buoni alimentari
delle Nazioni Unite: partecipare a sette settimane di teatroterapia, guidate dal regista
Omar Abu Saada, che è venuto
da Damasco. In venti sono state selezionate per la produzione, resa possibile dai tre sceneggiatori con una raccolta
fondi benefica. Ieri nove di loro — le altre sono fuggite senza il passaporto e non possono
lasciare la Giordania — sono
volate a Ginevra per una rappresentazione. Per quasi tutte
è la prima volta in aereo, per
tutte la prima in Europa.
Hanno ritrovato in parte
quello che Andromaca si nega.
Per me non esiste più neppure quello che di solito resta
alla gente: la speranza.
@dafrattini
Quell’atto d’accusa
sul dolore dei vinti
e la crudeltà dei forti
di Eva Cantarella
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L
Nuova Ecuba
Maysoon pensa ai figli:
«Come Ecuba ero
regina, regina della mia
casa. Ho perso tutto»
telligenza, stirpe, ricchezza,
valore: mi hai presa, vergine,
dalla casa di mio padre e mi
hai conosciuta per primo nel
talamo nuziale.
Raneem si è sposata a 16 anni, adesso ne ha 24, due bambini di 8 e 5. Ha scelto Andromaca «perché anche il mio
compagno è un eroe coraggioso, quel pomeriggio ha rischiato di morire per salvarci, per
venire a prenderci sotto le
bombe, un posto di blocco del
regime dopo l’altro. Quando
hanno bussato alla porta, non
volevo aprire, avevo paura: invece era lui. Fino ad allora il
nostro quartiere a Damasco
era abbastanza sicuro, siamo
fuggiti e non siamo più tornati».
Se potesse entrare nella
macchina del tempo, andare a
prima della guerra, lasciare
questo sottoscala che costa
d’affitto come una casa vera, ritrovare la sua stanza a Sayida
Zeinab e le amiche dell’università, Reem resterebbe qua. In
esilio come 600 mila siriani arrivati in Giordania negli ultimi
tre anni e mezzo, rifugiata come i 3 milioni spartiti tra i
campi di tende alle frontiere
dei Paesi vicini, senza più una
nazione come i 6,5 milioni che
pure in Siria sono ancora, profughi interni. Resterebbe qua.
Perché le manifestazioni pacifiche nella primavera del 2011, i
cortei a cui il padre e il fratello
avevano partecipato, gli slogan
contro Bashar Assad, hanno
dato il coraggio a tutti, anche
alle donne che in quei mesi sono dovute rimanere a casa.
L’audacia di salire su un palcoscenico per raccontare la tra-
● Il commento
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e Troiane di Euripide
andarono in scena ad
Atene durante le Grandi
Dionisie, nel 415 a.C. La
scena dell’azione era la
spiaggia di Troia, caduta
nelle mani dei greci. Gli
uomini erano stati uccisi, le
donne erano in attesa di
sapere a quale dei vincitori
sarebbero state assegnate
come schiave. Ed ecco
giungere la notizia:
Cassandra era stata scelta da
Agamennone, che se ne era
invaghito. Sarebbe stata la
sua schiava-amante.
Andromaca, la moglie di
Ettore, era stata assegnata a
Neottolemo, Ecuba a
Odisseo. Al centro della
tragedia, dunque, stava la
sorte dei vinti. Per Euripide
la rievocazione delle
imprese belliche non era
occasione per celebrare
l’eroismo di chi vinceva, era
l’occasione per denunciare
le stragi, le rovine, la
disperazione che esse
provocavano. Ma per capire
e apprezzare a fondo le
Troiane bisogna ricordare il
contesto nel quale vennero
rappresentate. Nel 416 l’isola
di Melo aveva rifiutato di
allearsi con Atene contro
Sparta, promettendo
peraltro la sua neutralità.
Ma Atene non tollerava che
la sua egemonia venisse
messa in discussione e
aveva attaccato l’isola,
passato per le armi gli
uomini e venduto donne e
bambini come schiavi.
Mettendo in scena le
Troiane, neppure un anno
dopo, Euripide sottoponeva
coraggiosamente alla
riflessione degli ateniesi la
spietatezza della loro città,
impegnata in guerre di
conquista e di preda. E
sembrava quasi prefigurare
il destino al quale questa
politica poteva portarla.
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Domenica 19 Ottobre 2014 Corriere della Sera
20
Cronache
Controlli anti Ebola
negli scali francesi:
primo caso sospetto
Castro: Cuba e Usa unite per fermare l’epidemia
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
4,5
Le migliaia
di morti per
l’Oms tra
Liberia, Sierra
Leone e Guinea
70
La percentuale
di mortalità nei
casi accertati
di Ebola,
secondo l’Oms
1976
L’anno
nel quale
lo scienziato
Peter Piot, ad
Anversa, scoprì
il virus di Ebola
La Francia risponde all’invito del presidente americano Barack Obama, che aveva
chiesto maggiore impegno degli europei contro Ebola, e da
ieri monitora i passeggeri in arrivo dalle zone a rischio (una
misura già presa da Stati Uniti,
Gran Bretagna, Repubblica Ceca e Macedonia).
L’obiettivo è impedire la propagazione del virus in Occidente ma anche rassicurare la popolazione: negli ultimi giorni
si sono ripetuti gli allarmi e il
trasferimento in ospedale di
casi giudicati «probabili», anche se alle fine nessuna delle 11
persone sospette è risultata essere affetta dal virus.
Il primo volo per il quale sono state sperimentate le nuove
procedure di sicurezza è stato
l’Air France in provenienza da
Conakry, capitale della Guinea,
arrivato alle 5 e 30 del mattino
di ieri all’aeroporto Charles De
Gaulle di Parigi. Subito è stato
trovato un nuovo caso sospetto, con il risultato che la psicosi
invece di placarsi si è rafforza-
PARIGI
ta: se al primo tentativo è stato
individuato un passeggero con
sintomi preoccupanti, quanti
altri devono essere passati
inosservati nei giorni scorsi?
Una dottoressa 42enne, di
nazionalità belga, in Guinea da
inizio ottobre per una missione
umanitaria contro Ebola, aveva
la febbre a 38,5 gradi, abbastanza per fare scattare il piano
di emergenza. Dopo un’ora però la sua temperatura era già
scesa a 37,5, al di sotto della soglia giudicata pericolosa; i risultati definitivi dei test si
avranno domani. Il ministro
francese della Sanità, Marisol
La misurazione
Philippe Bargain
mostra allo staff
medico allo
scalo «Charles
de Gaulle»
di Parigi
come misurare
la temperatura
dei passeggeri
arrivati dalle
zone colpite
dal virus Ebola
(foto Reuters)
Touraine, ha spiegato che tutti
i passeggeri vengono sottoposti al controllo della temperatura appena scesi dall’aereo,
sulla passerella, prima ancora
del loro ingresso in aeroporto.
Durante il volo vengono pregati
A Fiumicino
Dai consigli ai sintomi, i volantini informativi
A Fiumicino ( foto Ansa) sono in distribuzione
ai viaggiatori volantini informativi in italiano e
inglese per informarli sul virus Ebola: dai
sintomi da dichiarare ai comportamenti da
adottare. Occorre richiedere assistenza per
«febbre, debolezza, dolori muscolari e mal di
gola seguiti da vomito, diarrea, eruzione
cutanee e, in alcuni casi, sanguinamento».
di compilare un questionario
che punta a «rintracciare le
persone qualora ce ne fosse bisogno una volta effettuato il
test».
Per adesso, in Occidente più
che il virus dilaga la paura, perché i casi confermati sono rarissimi e sotto controllo. Nei
Paesi africani più colpiti invece, Guinea, Liberia e Sierra Leone, la malattia ha fatto già
4.493 morti su un totale di
8.997 casi a partire da marzo,
secondo le ultime cifre dell’Organizzazione mondiale della
sanità, ed è in continua progressione. Per questo due giorni fa a Parigi, durante una conferenza dell’Ocse, il presidente
della Banca mondiale Jim Yong
Kim ha pronunciato una frase
allarmante: «Stiamo perdendo
la battaglia, non c’è abbastanza
solidarietà internazionale». A
questo proposito ieri l’ex leader
cubano Fidel Castro, 88 anni,
ha detto «collaboreremo con
piacere con il personale americano» nella lotta contro il virus.
Cuba è finora il Paese che ha inviato più personale medico:
165 tra dottori e infermieri in
Sierra Leone, altri 296 sono attesi in Liberia e Guinea (europei e americani sono invece sul
posto tramite le organizzazioni
umanitarie). Il segretario di
Stato John Kerry ha ringraziato
Cuba, in un raro episodio di disgelo tra l’Avana e Washington.
Stefano Montefiori
@Stef_Montefiori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Domande e risposte
Quello che sappiamo
e che ignoriamo
sugli effetti del virus
Da quando si conosce Ebola?
«La prima febbre emorragica individuata, quella di Lassa,
compare nel 1967: mortalità
dell’1%. La più nota, Ebola,
compare invece nel 1976: mortalità del 50-70%. Virus degli
animali, il pipistrello in particolare, fa il salto di specie. Fino
all’epidemia odierna, partita a
dicembre del 2013 e di cui ancora non si vede l’inizio della
curva discendente. A questo
ritmo a dicembre si stimano 10
mila casi a settimana».
I controlli funzionano?
«L’Oms sta rivedendo i sistemi di controllo e di sicurezza.
Ebola ha messo in evidenza la
fragilità dei servizi sanitari dei
Paesi poveri e il sistema dei
controlli in porti e aeroporti
basati su risposte del viaggiatore che può mentire per eludere
eventuali quarantene».
Quali sono i sintomi?
«Quando ancora non c’è la
gravità evidente, sono simili a
quelli di un’influenza: febbre
dai 38 in su, mal di testa, dolori
muscolari, o anche disturbi simili a quelli di un raffreddore.
Ma non è Ebola se non si è stati
nei Paesi focolaio o a contatto
con un malato nei precedenti
22 giorni. L’incubazione dura,
per il 92% dei casi, 21 giorni. In
media l’infezione scoppia una
settimana dopo il contagio».
Come si trasmette?
«Con il sangue soprattutto,
anche degli animali selvatici
che in Africa si mangiano per
via della povertà. Con vomito,
diarrea, urine dei malati. Forse
con sudore e saliva. Il liquido
più infettante è il sangue. Gli
operatori sanitari sono i più a
rischio assieme alla popolazione dei Paesi colpiti. C’è poi il discorso culturale: i morti nei funerali si lasciano all’aperto e il
seppellimento è un momento
di alto contagio. Ogni malato
infetta in media altre due persone».
Ci si deve preoccupare per
il risvolto economico?
«In Africa nessuno lavora
più i campi. La Costa d’Avorio,
produttore di cacao, non fa
passare più i lavoratori dei Paesi colpiti e si parla già di crisi
della cioccolata. La Germania
ha chiuso le sue aziende in Guinea, Sierra Leone e Liberia. Solo l’Italia prevede due miliardi
in meno di interscambi in
quell’area».
Cosa fare?
«Accelerare la ricerca di cure
efficaci, al momento inesistenti, e di vaccini preventivi, rendere più efficienti i sistemi sanitari dei Paesi poveri (l’Oms
deve rivedere la sua politica di
aiuti in Africa), intervenire come Fao perche la fame non
completi dopo la strage che
Ebola sta compiendo ora».
(Le risposte mediche sono di
Giuliano Rizzardini, direttore
del reparto di malattie infettive
del Sacco di Milano, predisposto a ospitare malati di Ebola).
Mario Pappagallo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Domenica 19 Ottobre 2014
CRONACHE
Omicida in libertà
ammazza il figlio
che difende la madre
21
A Milano
Billy, 16 anni,
con il papà,
la mamma e la
sorella in una
foto in piazza
Duomo a Milano
(foto Newpress)
Il killer si è tolto la vita. Era ai servizi sociali
MILANO Era filippino, era un
rocker, la sua passione per la
musica lo portava a indossare
stivali a punta da texano, sfoggiava basettoni folti e capelli
lunghi; s’era fatto 9 anni di carcere, per una rissa in cui era
morto un giovane marocchino;
Il condominio
Gli uomini
della Scientifica
nel palazzo
in largo Caccia
Dominioni,
a sud di Milano,
dov’è avvenuto
l’omicidiosuicidio (Furlan)
era fuori (affidato ai servizi sociali) dal 6 gennaio scorso, e
aveva ricominciato a «faticare», come scriveva su Facebook, parlando del suo nuovo
lavoro. Rowell Alvarez, 43 anni,
l’hanno trovato ieri mattina
steso su un materasso intriso
di sangue. Sotto il mento, sporgeva il manico del coltello che
s’era conficcato in gola.
Erano passate da poco le 6,
largo Caccia Dominioni, periferia Sud di Milano. A quel punto, i poliziotti delle Volanti han-
no guardato dietro il letto e
hanno trovato il cadavere di un
ragazzo. Massacrato dal padre:
più di dieci coltellate tra la pancia e il torace.
Billy Alvarez, anni 16, studente dell’istituto alberghiero,
il progetto di diventare chef,
appassionato di calcio e musica hip-hop, ragazzo allegro,
sempre sorridente e di compagnia; cresciuto in Italia, da poco era tornato a scuola dopo
uno stage in un ristorante e una
vacanza passata in Liguria. Ieri
mattina s’è svegliato per le urla
della madre: il padre la stava
aggredendo, lui s’è messo in
mezzo ed è diventato il bersaglio di una ferocia cieca. A Facebook aveva affidato il perdono per il genitore che era in galera mentre lui cresceva: «Il
passato ci ha ferito molto, soprattutto per la tua assenza...
non ci sei mai stato nella mia
infanzia... ma non mi importa
più, perché ora sono felice con
te... ho imparato a crescere da
solo. Sei la mia roccia, custodita nel mio cuore... ti voglio bene, grazie papà».
In questa storia ci sono anche due donne ferite, la madre
e la sorella di Billy, Susan Coronel (48 anni) e Bihaj (20 anni),
entrambe sono state portate in
ospedale e operate, non sono
Roma
Investe 5 ciclisti, un morto
Il pirata: «Non mi ricordo»
Sull’asfalto
I rottami
della bici sulla
quale pedalava
il ciclista
investito
a Ladispoli
(Roma) e morto
in ospedale
(Omniroma)
ROMA Prima ha travolto quattro ciclisti facendoli
finire fuori strada, poi, un chilometro dopo, ne
ha tamponato un altro scaraventandolo sull’asfalto per 30 metri. Per quest’ultimo, Emilio
Pulcinella, romano di 62 anni, non c’è stato
niente da fare. Il pirata, un nigeriano di 48 anni,
O.B.N., è fuggito con la sua Lancia Y vicino a Ladispoli, finendo contro una rotonda. Lì è stato
arrestato dalla Polstrada. «Non ricordo nulla»,
ha raccontato. È accusato di omicidio, tentato
omicidio e omissione di soccorso. Si ipotizza un
malore del nigeriano mentre guidava.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Grosseto
Omicidio e stupro: Bilella a processo
GROSSETO Rinvio a giudizio per
Antonino Bilella, l’agricoltore
siciliano accusato di aver
ucciso Francesca Benetti,
insegnante milanese
scomparsa a 55 anni il 4
novembre del 2013 nella sua
villa di Gavorrano, in
Maremma. Ieri il gup di
Grosseto, Marco Bilisari, ha
accettato l’impianto
accusatorio della procura e ha
incriminato l’agricoltore per
omicidio volontario
premeditato, occultamento e
distruzione di cadavere,
stalking e violenza sessuale.
Bilella ha sempre giurato la
sua innocenza ma per il
procuratore della Repubblica
di Grosseto, Francesco
Verusio, ci sono prove
schiaccianti. La prima udienza
è in calendario in corte d’assise
il 17 dicembre. (M.Ga.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Nel 2005
● Rowell
Alvarez,
il 43enne
filippino che ha
accoltellato il
figlio, aveva già
ucciso pochi
anni fa. L’uomo
aveva anche
precedenti per
resistenza e
lesioni
personali
in pericolo di vita.
C’è una foto in cui tutti e
quattro sorridono, sotto i portici di piazza del Duomo, immagine di famiglia in apparenza pacificata. E ora è difficile
capire, per gli investigatori delle Volanti e della Squadra mobile di Milano, quale sia stata la
frattura che covava nella mente
Su Facebook
Le parole di affetto del
ragazzo verso il
genitore: «In questi
anni mi sei mancato»
dell’uomo. Le uniche parole,
per ora, sono quelle della moglie: alle 5 e 50 di ieri mattina
ha chiamato il 113, balbettava in
italiano confuso una richiesta
d’aiuto, era appena scappata da
casa e aveva la camicia da notte
zuppa di sangue. «Mi ha aggredita nel sonno — ha poi provato a spiegare — me lo sono trovato addosso col coltello, prima non c’è stata una lite. Negli
ultimi tempi era un po’ depresso».
Anche sua figlia ha provato a
difenderla; poi, quando il padre ha sopraffatto il fratello, s’è
rifugiata in casa di una vicina. I
poliziotti l’hanno trovata lì. An-
che lei studiava (lingue) e come
Billy si impegnava per trovare
un lavoro, la madre era il suo
esempio, con tutte le ore che
passava fuori per lavorare.
Proprio sotto la casa popolare dove ieri la polizia scientifica
era impegnata per i rilievi, nell’ottobre 2010 il tassista Luca
Massari, 45 anni, investì un cagnolino, si fermò per chiedere
scusa, venne aggredito e ucciso
a pugni. Dall’altra parte della
piazza c’è la parrocchia. Ogni
tanto i volontari aiutavano la
famiglia di Billy con un pacco
di alimenti.
Gianni Santucci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
● Il 6 gennaio
2005 al
culmine di una
lite —
scoppiata per
futili motivi —
aveva ucciso
un marocchino
in viale Stelvio,
a Milano
● Il 30 gennaio
2014 era stato
scarcerato e
affidato ai
servizi sociali
22
Domenica 19 Ottobre 2014 Corriere della Sera
CRONACHE
#
Le dimissioni dopo la sentenza Ruby?
«Incoerenti con regole e deontologia»
Nota del presidente della Corte d’appello di Milano. E Spataro: le sentenze si rispettano
I processi
● Il 24 giugno
2013, nel
cosiddetto
processo Ruby,
Silvio
Berlusconi è
stato
condannato in
primo grado
dal Tribunale di
Milano a 7 anni
di carcere per i
reati di
prostituzione
minorile e
concussione
● Il 18 luglio
scorso la Corte
d’appello di
Milano ha
assolto l’ex
premier con
formula piena.
Il 16 ottobre
sono state
pubblicate le
motivazioni dei
giudici: 330
pagine di
argomentazioni che hanno
portato alla
assoluzione
dell’ex premier.
Tra queste, il
fatto che non
conoscesse
l’età di Ruby
MILANO Il primo giorno, tramortito dall’enormità del gesto
di un suo giudice, senza precedenti nella storia giudiziaria
italiana, il presidente di tutta la
Corte d’appello di Milano,
Gianni Canzio, si era limitato a
una gelida presa d’atto delle
clamorose dimissioni di Enrico
Tranfa, presidente del collegio
(e della seconda sezione penale della Corte d’appello milanese) che giovedì aveva depositato le motivazioni dell’assoluzione il 18 luglio di Silvio Berlusconi dalle imputazioni di
concussione e prostituzione
minorile valse invece 7 anni di
condanna in primo grado all’ex
presidente del Consiglio nel
processo Ruby.
Ma ieri Canzio è andato oltre
la constatazione del carattere
«clamoroso e inedito» del gesto di Tranfa. E in una nota ufficiale ha stigmatizzato Le dimissioni del giudice perché, «se
dettate dal motivo — non
esplicitato direttamente dall’interessato ma riferito dai vari
organi di stampa — di segnare
il personale dissenso dal presidente del collegio rispetto alla
sentenza assolutoria di Appello
nel procedimento a carico di
Silvio Berlusconi, non appaiono coerenti con le regole ordinamentali e deontologiche».
Esse, infatti, «impongono l’assoluto riserbo dei giudici sulle
dinamiche, fisiologiche, della
formazione della decisione
nella camera di consiglio dell’organo collegiale». Canzio rimarca che «ciò vale a maggiore
ragione quando il processo sia
stato celebrato, come nel caso
concreto, in un clima di esemplare correttezza».
Se restano in silenzio gli altri
due giudici Locurto e Puccinelli, indirettamente tacciati da
Tranfa di aver adoperato nel
processo a Berlusconi un metro di giudizio diverso da quello utilizzato nei processi agli
Naufragio a Marettimo
Salvi 55 migranti
su uno scoglio
Migranti aggrappati agli scogli, a Marettimo,
sono stati soccorsi e tratti in salvo dalla
Guardia costiera: la barca sulla quale
viaggiavano è affondata. I migranti, in tutto
55, tra cui donne e bambini, si trovavano in un
punto difficile da raggiungere.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
imputati comuni, le dimissioni
di Tranfa stanno destando riflessioni critiche anche di altri
pesi massimi della categoria.
«Da sempre — ragiona ad
esempio il procuratore della
Repubblica di Torino, Armando Spataro, interpellato dopo
la nota di Canzio — noi magistrati diciamo che le sentenze
possono essere criticate ma si
rispettano. Deve rispettarle il
condannato, l’assolto, la parte
civile, il pm. Ma deve rispettarle anche chi le emette». A Lo
Curto, di cui dice di «non aver
sempre condiviso posizioni associative» dentro la corrente di
Area/Magistratura democratica, e ad Alberto Puccinelli «che
praticamente non conosco»,
Spataro rivolge un «abbraccio
sincero» anche perché «penso
a come mi sentirei se fossi uno
degli altri giudici del collegio:
chiederei che il presidente dimessosi desse una spiegazione
tecnica, anche per evitare illazioni che iniziano a circolare
sulla eterodirezione del verdetto. Ma soprattutto, gridando a
squarciagola, spiegherei che
sono indipendente e soggetto
soltanto alla legge, che uso lo
stesso metro di valutazione per
extracomunitari e potenti, e
che per questo non mi interessa il livello di gradimento delle
mie decisioni».
Luigi Ferrarella
lferrarella@corriere.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA
● Il caso
L’Aquila e la richiesta
di assoluzione
per i sette scienziati
di Anna Meldolesi
L
a stampa
internazionale l’ha già
definito un processo
kafkiano. I membri della
Commissione grandi rischi,
tra cui alcuni dei sismologi
più bravi del Paese,
condannati in primo grado
a sei anni per aver mal
comunicato agli abitanti
dell’Aquila il rischio di un
possibile terremoto. Il
procuratore generale vuole
la conferma della pena in
Appello, mentre
l’Avvocatura dello Stato ieri
ha chiesto l’assoluzione
perché il fatto «non
sussiste». La Commissione
non ha rilasciato
dichiarazioni pubbliche
tranquillizzanti prima del
sisma e dunque non può
aver causato la morte di
nessuno. Ci sarebbe stato
invece un cortocircuito
mediatico, perché le frasi
pronunciate prima della
riunione del 31 marzo 2009
da uno dei membri sono
state diffuse dopo e
interpretate come il
messaggio finale. Alla tesi
dell’Avvocatura vale la pena
di aggiungere una
considerazione: in gioco
non c’è solo la sorte di sette
imputati, ma la possibilità
stessa che agli scienziati
italiani che si occupano di
rischi sia consentito fare
serenamente il proprio
lavoro anche in futuro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Domenica 19 Ottobre 2014
I dati della Polizia postale: «Recuperata gran parte del bottino». Gli attacchi dall’Est
Avviene tutto in maniera
silenziosa, unico sottofondo il
ronzio del computer e il ticchettio di una tastiera. Attraverso la posta elettronica si inviano richieste al titolare di un
conto corrente online fingendo
che provengano da chi ha diritto di sapere — la banca stessa o
altri enti autorizzati — e la persona risponde a un quesito dopo l’altro, condotto verso la
truffa come i tonni dentro una
tonnara. Finché è chiuso in
trappola e concede le password rivelatrici della propria
identità digitale, che da quel
momento potranno essere usate dai cyber-banditi per rapinare soldi dal suo conto in banca.
Ma c’è anche un altro sistema: prendere di mira non l’intestatario del conto, bensì l’apparecchio elettronico su cui lavora, il computer con cui muove personalmente i propri
soldi; sempre attraverso la posta elettronica viene iniettato
un virus che rende leggibile
dall’esterno i codici alfanumerici digitati dall’ignaro utente
per accedere al suo denaro.
L’effetto finale è lo stesso: la
rapina telematica che può colpire i singoli risparmiatori (di
solito tanti, per piccole cifre) o
aziende più o meno grandi, per
somme più consistenti, aggredite con un colpo unico da decine o centinaia di migliaia di
euro. Che nel giro di uno o due
giorni si frazionano e sparisco-
ROMA
● Migliaia di
persone
vengono
derubate dopo
aver risposto a
email che
paiono inviate
dalla propria
banca, anche
se non è così
● Queste email
chiedono
informazioni
sensibili, come
le password del
conto corrente:
una volta
ottenute, i soldi
vengono
prelevati e
trasferiti
altrove
● Non si deve
rispondere a
queste email e
bisogna
togliere dal
proprio pc i
virus in grado
di «vedere» le
password o le
informazioni
sensibili
no su conti esteri, quasi tutti
dell’Est europeo o in Asia, attraverso sofisticati meccanismi
di riciclaggio telematico.
Nell’ultimo anno la Polizia
delle comunicazioni — il settore della polizia di Stato che un
tempo si chiamava «postale» e
ora s’è adeguato ai tempi e alle
tecnologie — ha scoperto oltre
4.000 transazioni bancarie informatiche sospette, per im-
porti complessivi che sfiorano
i 40 milioni di euro. Di queste
operazioni più di 3.000 sono
state bloccate prima che il denaro facesse perdere le proprie
tracce, per cifre superiori ai 38
milioni di euro, mentre con le
restanti 971 operazioni sono
stati rubati oltre 700.000 euro.
Ciò significa che la maggior
parte delle grandi truffe è stata
impedita, mentre sono andate
971
Le transazioni
truffaldine
portate a
termine, 3.104
quelle bloccate
Le nozze nel Milanese
Matrimonio con sponsor nel centro commerciale
Lì si erano conosciuti e lì, davanti al sindaco del paese, si sono sposati: nel
centro commerciale di Carugate (Milano) che ha interamente pagato il
matrimonio di Pierpaolo e Alessandra ( foto LaPresse), con i negozi partner.
in porto quelle meno redditizie; sull’altro piatto della bilancia, però, c’è il fatto che le transazioni intercettate rappresentano una quota minima del fenomeno. Tra il dieci e il venti
per cento, secondo gli investigatori. Se dunque in un anno
sono state scoperte truffe per
poco meno 40 milioni di euro,
significa che il bottino totale
sommerso può variare da 200 a
400 milioni ogni anno.
Il sistema messo in piedi per
la prevenzione e l’intervento rapido consiste in una piattaforma informatica che si chiama
«Of2Cen», frutto della collaborazione tra polizia e banche, e
venerdì nella sede milanese
dell’Associazione bancaria italiana si terrà una conferenza
nell’ambito dell’Unione Europea per estendere la cooperazione agli organismi investigativi continentali. L’obiettivo del
capo della polizia Alessandro
Pansa è la creazione di una rete
comune europea di «information sharing» per il contrasto al
crimine cibernetico.
I rapinatori telematici sono
per lo più stranieri, molti dell’Est europeo. Era composta di
rumeni, ad esempio, l’organizzazione che lo scorso maggio
ha sottratto ben 450.000 euro
dal conto di un’impresa bolognese di spedizioni internazionali. Attraverso l’infiltrazione
nei computer aziendali di un
apposito programma, i ladri si
erano impossessati delle password con le quali avevano dirottato la cifra su una banca in
Romania. Attraverso successivi
passaggi, una parte dei soldi
era servita ad acquistare (sempre online) orologi di valore,
bloccati mentre stavano per essere spediti ai destinatari.
Un mese prima, a Messina,
un commerciante di abbigliamento ha visto sparire dal proprio conto 232.000 euro, ricomparsi grazie alle indagini
della Polizia delle comunicazioni in una banca austriaca.
Anche qui c’era stato un precedente furto di credenziali via
Internet, sistema utilizzato anche per dirottare i pagamenti
effettuati da imprenditori in
buona fede: basta presentarsi
con le coordinate sottratte ai
creditori di una fornitura fatturata e non ancora saldata, per
incassare le somme al posto
del vero fornitore.
Il tempo a disposizione degli
investigatori per sventare le
operazioni fraudolente è sempre più limitato dalla velocità
delle comunicazioni: 24 ore, 48
al massimo, dopo le quali i soldi si volatilizzano. Per questo
sarebbe importante l’affinamento di convenzioni e protocolli utili a snellire lo scambio
di informazioni, anche a livello
europeo. Allo scopo di contrastare i grandi «colpi», ma pure
i piccoli, come quelli realizzati
in Veneto qualche tempo fa. Da
molti conti correnti i ladri succhiavano poche centinaia di
euro, immediatamente trasferiti su altri depositi collegati a
bancomat coi quali avveniva il
ritiro pressoché immediato: in
poche ore il denaro si trasformava da virtuale a reale. Impossibile da recuperare.
Giovanni Bianconi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
maxmara.com
In un anno rubati online 40 milioni
Indagini efficaci nelle prime 24 ore
L’allarme
23
CRONACHE
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Domenica 19 Ottobre 2014 Corriere della Sera
CRONACHE
Il rappresentante opera al posto del chirurgo
A «Report» il caso di un venditore di pacemaker e dei legami tra Asl e aziende. «Non è un episodio isolato»
● In sala
operatoria
ci sono
l’anestesista,
l’infermiera
di sala (la
cosiddetta
ferrista),
un’altra
infermiera, il
primo chirurgo,
l’aiuto con
l’assistente
● Il chirurgo
è l’attore
principale:
l’aiuto deve
assisterlo
facendo tutto
quello che il
chirurgo,
avendo due
sole mani, non
potrebbe fare,
mentre
l’assistente
deve
provvedere a
mantenere le
condizioni
generali ideali
del campo
operatorio
● Sono
ammessi altri
medici/
osservatori o
tirocinanti: nel
primo caso il
paziente deve
dare il
consenso
ROMA Sembra una di quelle
scene di vita comune in cui il
rappresentante di una ditta di
aspirapolveri viene a casa per
una dimostrazione sull’efficacia dell’elettrodomestico. E già
che gli abbiamo aperto la porta, facciamo pulire al solerte
venditore il nostro appartamento con la scusa del test.
Stavolta però non si tratta di
tappeti sporchi, bensì di cuori
malati. Le porte che si aprono
sono quelle di una sala operatoria e la persona che «approfitta» della dimostrazione del
venditore è un cardiochirurgo.
La variante sul tema è raccontata da un servizio di Report nella
puntata di questa sera (21.45,
Rai3). Non si tratterebbe di un
caso isolato, ma di una pratica
comune in molti ospedali.
Teatro della scambio di ruoli
nel filmato che andrà in onda è
l’ospedale di Copertino, in provincia di Lecce. Le immagini —
datate 11 novembre 2013 — mostrano Fabio Tridici, venditore
di pacemaker per conto della
casa statunitense Boston
Scientific, praticare in prima
persona un intervento di impianto di un dispositivo bi-ventricolare. Operazione estremamente delicata che si completa
con l’inserimento di tre cateteri
ventricolari. Uno dei quali viene applicato per stimolare elettronicamente quello sinistro
che pompa il sangue in tutto il
corpo e al quale si accede solo
dalle arterie e dal ventricolo destro. Servono mani esperte e
personale di massima preparazione, anche per fronteggiare
eventuali complicazioni. E in-
Gli annunci si ricevono tutti i giorni su:
vece il primario del reparto di
cardiochirurgia, Michele Mezio Galluccio, sembra ritagliarsi un ruolo di mero assistente
di Tridici.
«Ho solo passato gli strumenti al chirurgo, su sua ri-
di Danilo Mainardi
Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del
9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale inserite in queste pagine devono sempre intendersi
rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della
Legge sulla privacy (L.196/03).
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La denuncia
Verrà mostrato anche
un bando di gara
costruito su misura per
un fornitore specifico
del venditore/tecnico in grado
di praticare l’intervento. Tra i
documenti in possesso di Report c’è anche una bozza di
bando di gara, tra i tanti, talmente dettagliato sul prodotto
richiesto da sembrare ritagliato
su misura per un unico possibile fornitore. Una farsa, insomma, con chiari profili penali e legittimi dubbi sulla trafila dei controlli.
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elicottero a bocca d’Ombrone, ogni cura per favorirne
la permanenza, monitoraggio degli individui. Tanto
impegno e poi le prime soddisfazioni: nel 2011 la
riproduzione di una coppia. La prima dopo decenni.
Oggi, appunto, il coronamento con l’arrivo spontaneo
in quel parco del falco pescatore. Un’area protetta ben
gestita regala naturalità al territorio. Un merito da
riconoscere alla regione oggi purtroppo colpita dalle
alluvioni. Sarà una meraviglia vedere quel falco dal
ventre niveo librarsi sull’acqua e tuffarsi coi piedi in
avanti a ghermire i pesci.
All’acutissima vista di un falco pescatore, in volo
migratorio dall’estremo nord ( foto), non poteva
sfuggire la distesa d’acqua della laguna di Orbetello e le
folte pinete costiere, componenti tipiche dell’habitat
elettivo della specie (Pandion haliaetus). Sono atterrati
in cinque e uno ha anche occupato un nido
preesistente. Un evento che fa sperare
nell’insediamento spontaneo di una prima colonia
nidificante. È un fatto importante che corona lo sforzo
in atto da anni della Regione Toscana per reintrodurre
la specie nel Parco della Maremma e riportare il falco
pescatore in territorio nazionale. Alcune coppie
sopravvivevano in Corsica e con la collaborazione dei
sottolinea la casa statunitense.
La legge contempla la presenza
di un tecnico in sala operatoria,
ma non lo autorizza in nessun
modo a toccare il paziente.
L’Asl di Lecce dice di essere a
conoscenza del caso, ma di non
aver mai avuto prove per agire.
Come detto, però, le testimonianze raccolte da Sigfrido
Ranucci, autore del servizio,
raccontano di un episodio non
isolato e di una pratica che
coinvolgerebbe alcune delle
più grandi case produttrici dei
pacemaker. In molti casi ai medici delle strutture pubbliche,
unici detentori del potere di
decisione su quali strumenti
far comprare agli ospedali, verrebbe offerto il pacchetto completo: assieme al macchinario
da impiantare, l’affiancamento
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che informano il legittimo
esercizio di attività di supporto
tecnico al personale sanitario»,
I falchi pescatori dopo l’alluvione trovano casa in Maremma
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oppure nei giorni feriali presso
l’agenzia:
chiesta in una situazione di
emergenza. Ho una lunga
esperienza da infermiere»,
prova a sminuire Tridici. La Boston Scientific, venuta in possesso del video, lo ha licenziato
al termine di una procedura di-
● L’evento
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indicare la classe energetica di appartenenza dell’immobile e il relativo indice di prestazione energetica espresso
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della destinazione d’uso dell’edificio.
Nel caso di immobili esenti dall’indicazione, riportare la dicitura “Immobile
non soggetto all’obbligo di certificazione energetica”.
Corriere della Sera Domenica 19 Ottobre 2014
CRONACHE
25
Autostima
Tra ritmi frenetici e competizione non sappiamo chiedere aiuto
La chiave per superare la vergogna dei fallimenti? Ammetterli
89
Mila
gli psicologi
italiani iscritti
all’albo nel
2013. Rispetto
al 2012 sono
cresciuti del
3,92%
100
Mila
gli psicologi
che ci saranno
in Italia entro il
2016. Oggi ci
sono 50 mila
universitari
47
La percentuale
di psicologi
con meno
di 40 anni
che sono
iscritti
alla cassa
pensioni
verso se stessi, verso i dipendenti coinvolti in un fallimento, verso la stessa società». Un
suggerimento per chi si dovesse trovare in questa condizione? «Accettare il proprio stato,
ammetterlo senza vergogna,
mettere nel conto che tutti noi
abbiamo limiti . In poche parole: sapersi ascoltare e fidarsi di
ciò che viene da se stessi. E poi
cercare un sostegno per risolvere il punto. Se si è coscienti di
una difficoltà, la via della guarigione è già imboccata».
Il «Mese del benessere psicologico» (calendario su
❞
Le paure
Stiamo
quasi
tornando
indietro,
le diversità
generano
paure
ILLUSTRAZIONE DI GUIDO ROSA
«Lo psicologo non è un guaritore né un mago. È un professionista che può aiutare la persona che ha di fronte, con uno
scambio e un confronto aperto,
ad aprire nuovi canali mentali.
E spesso a trovare il tesoro che
tanti non sanno di possedere…
Noi possiamo dire, guardando
da fuori: “Eccolo lì, il tuo tesoro!”. Ma non è merito nostro,
già esisteva».
Emanuela Perri, psicologa e
psicoterapeuta, è il segretario
generale della Sipap, Società
italiana psicologi area professionale, che ha organizzato in
120 città con 500 professionisti
iscritti il «Mese del benessere
psicologico», offrendo seminari e incontri gratuiti per individuare e comprendere le ragioni di possibili malesseri psicologici. Soprattutto per conoscere meglio se stessi
Numerose (ovvie) richieste
sui sentimenti (coppia e famiglia). Ma anche molta insistenza sull’autostima, sul nodo dell’assertività, sulla consapevolezza di sé. Perché, dottoressa?
«I fattori sono tanti. Viviamo
immersi in una società frenetica, competitiva, che chiede il
massimo senza offrire strumenti per affrontare la sfida. Di
qui una percezione sempre più
diffusa di inadeguatezza, di incapacità di farcela. Infatti insistiamo continuamente, come
associazione, sulla necessità di
cominciare il lavoro nelle scuole, sia sui ragazzi che abbiano
problematiche che sugli insegnanti, impegnati in un lavoro
di sostegno alla crescita dei
giovani sempre più difficile. Individuare un bisogno di aiuto
nell’adolescenza significa favorire l’approdo a una maturità
più equilibrata e consapevole».
Ammettere di non riuscire a
farcela è difficile. Chi è più capace, gli uomini o le donne?
«Le donne, nella media, sono
più consapevoli, più in grado di
ammettere con se stesse cosa
sta accadendo, e quindi reagiscono ponendo domande. Gli
uomini hanno probabilmente
maggiore difficoltà. Ma quando capiscono, sono molto collaborativi».
Il nodo dell’autostima, spiega la dottoressa Perri, può condurre a esiti drammatici: «Il
suicidio di tanti imprenditori è
spiegabile anche in quella
chiave, cioè nella sensazione di
una profonda inadeguatezza
www.sipap.it) ha successo soprattutto tra le donne (+75% dei
partecipanti) e nella fascia di
età 35-45 anni (55,3% delle adesioni). Prevedibile interesse
per le dinamiche familiari
(14,2%) e di coppia (9,8%). Ma
c’è, appunto, molta richiesta
per la consapevolezza di sé
(11,8%), per l’autostima e l’assertività (8,6%), per la gestione
delle emozioni (8,8%). Materia
che deriva chiaramente dal lavoro, poiché il 61% dei partecipanti ai seminari ha un’occupazione. Insomma, conosci te
stesso e ti troverai bene. Con-
I motivi di sofferenza
Dinamiche familiari
14,2%
Consapevolezza di sé
11,8%
Benessere psicologico
10,9%
Dinamiche di coppia
9,8%
Gestione delle emozioni
8,8%
d’Arco
ferma il presidente della Sipap,
Pierluigi Policastro, anche lui
psicologo e psicoterapeuta:
«Quando parliamo di mancanza di autostima indichiamo
quasi sempre una scarsa conoscenza del funzionamento di
noi stessi che aumenta l’insicurezza. E così spesso si finisce
col delegare la soluzione a risposte esterne messianiche,
capaci di modificare la nostra
vita».
Proprio da qui parte, secondo Policastro, la proposta del
«Mese del benessere»: «Siamo
professionisti che vogliono recuperare la loro funzione sociale e mettere a disposizione
un contributo alla coesione sociale, alla convivenza civile, alla
capacità di integrare le diversità. Stiamo quasi tornando indietro, le diversità che ci circondano producono paure e
insicurezze, danno corpo a fantasmi. Per questa ragione la cura psicologica di se stessi diventa importante. Quante volte
sentiamo, di fronte a fatti estremi di cronaca, che i protagonisti erano persone miti, tranquille, educate come noi? La
nostra è una proposta culturale
che non si limita alla cura del
sintomo».
Ma il denaro (luogo comune
finale) regala la felicità? «Aiuta,
certo. Ma non c’è immediato
automatismo. Vivere rappacificati con se stessi, con un fecondo ed equilibrato scambio relazionale con gli altri, quello, sì, è
un bene che non ha prezzo».
Paolo Conti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La sperimentazione
Petizione di Michela Brambilla
Twitter ci manderà
anche i messaggi
di chi non seguiamo
Via alla campagna
contro l’uso di cani
per l’accattonaggio
Twitter copia Facebook,
pardon, si ispira al social
network di Mark Zuckerberg.
Ha infatti annunciato che
riconfigurerà il flusso dei
tweet in funzione della
«pertinenza» e non più in base
alla cronologia. I tweet
consultati potrebbero così
comprendere cinguettii di
persone che gli utenti non
avevano scelto di seguire.
Inoltre non sarà più possibile
tornare al flusso cronologico.
Il progetto è solo sperimentale
e non coinvolgerà tutti. Ma è
bastato annunciarlo per far
protestare la Rete.
«Non sono un oggetto da
sfruttare». Parola di cane.
È la nuova campagna lanciata
ieri dalla presidente della Lega
italiana per la difesa degli
animali e dell’ambiente,
Michela Vittoria Brambilla,
contro l’uso di animali
nell’accattonaggio. L’ex
ministro ha rivolto l’appello
di segnalare i casi a un servizio
di pronto soccorso veterinario
sperimentale, che parte da
Milano per poi estendersi
a tutta Italia. Ha spiegato: «È
ora di agire per contrastare
questa grave forma di
degrado».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Domenica 19 Ottobre 2014 Corriere della Sera
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●
Fisco severo La riduzione dei bonus voluta dal nuovo
ministro dell’Economia Emmanuel Macron scontenta
soprattutto il ceto medio. In discussione il pilastro
di un modello sociale che ha permesso alti tassi di natalità
ANALISI
& COMMENTI
di Pierluigi Battista
Troppi selfie
e cinguettii,
il narcisismo
che danneggia l’Isis
A
desso i
maggiorenti doc
dell’Isis hanno
deciso di
rimproverare
bruscamente quegli
scriteriati di seguaci
occidentali, che con i loro
selfie, i loro cinguettii su
Twitter, le loro esibizioni di
Facebook, la mancanza di
autocontrollo nella
concessione su Internet dei
propri «metadata»,
mettono in pericolo la
sicurezza dello Stato
islamista e possono
compromettere la
segretezza dei suoi rifugi,
dei suoi arsenali, delle sue
stesse operazioni militari.
Si arruolano nella guerra
santa e non sanno
sorvegliare il loro
narcisismo. I giovani che
scappano dall’Europa
«infedele» per raggiungere
le milizie jihadiste sono pur
sempre contaminati e ben
lontani dalla purezza che
verrebbe loro richiesta.
Per quanto agitati dal
fervore religioso, per
quanto il loro odio per
l’Occidente sia totale e
senza scampo, hanno
contratto le cattive
abitudini della marcia e
debosciata società da cui
provengono.
Male, dicono i
responsabili dell’Isis.
Troppo pericoloso. Perché è
vero che i seguaci dell’Isis
sono eccellenti
comunicatori del loro
messaggio di terrore, ma
non possono ammettere che
si abbassi la guardia e che i
giovani arruolati che
vengono dall’Europa si
mettano a chattare come
un corrotto giovinastro
qualunque.
È vero che molti si
arruolano proprio perché
attratti dalla bravura
apocalittica della
comunicazione dell’Isis,
quei filmati che sembrano
trailer del cinema
catastrofista, quelle
tuniche arancioni, il
coltellaccio agitato da un
carnefice abbigliato
secondo i canoni della
società dello spettacolo.
Ma non bisogna
esagerare. Perché poi la
guerra non è un videogioco,
perché i guerrieri non
possono essere dei
bamboccioni che postano le
loro gesta su qualche blog.
E quindi allarme Isis.
Sarebbe comico, se non
fosse tragico.
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on l’acqua alla gola, nel mirino di Bruxelles, fustigato da Berlino, François Hollande ha finalmente trovato il coraggio di annunciare qualche
misura eccezionale per ridurre la spesa pubblica
e riordinare un modello di servizi e sovvenzioni
sociali che, come ha detto il neoministro dell’economia, Emmanuel Macron, «a forza di proteggere troppo, non protegge più niente». Un
modello di sprechi, abusi, privilegi corporativi,
pioggia di balzelli e sussidi che si risolvono in
una voragine per le casse dello Stato e in un peso
fiscale insostenibile, soprattutto per la parte —
minoritaria — dei francesi che le tasse le paga.
Ma il riformismo strutturale — nuovo verbo
delle democrazie europee in recessione — dipende in minima parte dalla determinazione più
o meno conclamata di chi governa. Ogni annuncio, ancora prima di trasformarsi in decisione,
suscita un’ondata di proteste e chiusure in tutte
le direzioni: nelle ultime settimane sono insorti
farmacisti, ricercatori, avvocati e notai, piloti,
impiegati dei tribunali e sono sul piede di guerra
quanti sarebbero toccati da misure di liberalizzazione di servizi e tariffe. Ma ad opporsi al riformismo strutturale non sono soltanto le categorie penalizzate e loro rappresentanze: il che è
comprensibile. Storcono il naso gli enti locali,
ovvero le istanze più vicine ai cittadini, costrette
a fare i conti con i tagli della spesa pubblica. Protestano le opposizioni. E s’incrina la coesione
della maggioranza, fino a minacciare la tenuta
del governo.
La decisione più recente — quella che riduce i
bonus fiscali per i figli a carico e taglia in proporzione al reddito le sovvenzioni per i servizi alla
famiglia — dimostra come il riformismo strutturale, se messo davvero in pratica, sia indigesto
trasversalmente agli schieramenti politici. Non
ci riuscì il presidente Nicolas Sarkozy che ha finito per fare lievitare in modo drammatico il deficit dello Stato. E incontra enormi ostacoli il suo
successore, Hollande.
Il provvedimento sulle allocations familiales
— che contraddice una promessa elettorale —
mette in discussione un principio universale
dello Stato francese che, fino ad oggi, ha garantito prestazioni, servizi e sovvenzioni per numero
di figli indipendentemente dal reddito. Le allocations saranno ridotte della metà oltre i 6000
euro di reddito mensili e del 75 per cento oltre
gli 8000. Il disagio è notevole, se si considera che
il ceto medio ha già subito aumenti d’imposte: è
stato calcolato che un nucleo con 7500 euro di
entrate mensili pagherà un conto (fra tagli di
sovvenzioni e aumenti d’imposte) di circa 3000
euro all’anno.
Il malumore nella sinistra è palpabile e comprensibile. Le misure del governo socialista cominciano a contraddire scelte che fino ad oggi
sembravano andare nella direzione opposta: tasse per i ricchi, salvaguardia del modello francese, nell’attesa fiduciosa di un ciclo positivo dell’economia.
Ma è più emblematico il coro di disappunto e
critiche da parte della destra e di organi di stampa come Le Figaro o Le Point che non perdono
occasione per denunciare l’immobilismo di Hollande, la voracità dello Stato assistenziale, l’incompatibilità del modello francese con i patti
europei, le regole di Bruxelles e la competitività
internazionale.
Alcuni argomenti non mancano di suggestione. Hollande metterebbe fine a un principio di
uguaglianza di prestazioni che è alla base della
concezione dello Stato francese. Le classi medio
alte — si sostiene — pagano già più tasse e quindi concorrono in misura maggiore all’universalità delle prestazioni pubbliche. Si sostiene anche
che di questo passo le classi più abbienti finiranno per pagare di più per mettere i figli nella
scuola pubblica e che si aprano le porte verso
una privatizzazione di servizi, quali appunto asili
e scuole.
Un ultimo argomento è che l’«attacco alla fa-
FAMIGLIE TASSATE
LA SVOLTA FRANCESE
di Massimo Nava
BEPPE GIACOBBE
C
● Il corsivo del giorno
miglia» metta a rischio uno dei record sociali
che la Francia può vantare nel mondo: la demografia. Anche se proprio la destra, non senza
ipocrisia, denuncia spesso l’immigrazione fuori
controllo, i ricongiungimenti familiari, l’assistenzialismo, i fattori determinanti della più alta
natalità francese.
Confondendo eguaglianza con equità, efficienza con ingiustizia e talvolta persino doveri
con diritti, si rischia di perpetuare quella che ancora Macron ha definito «la rigidità del siste-
ma», aggredito da tre virus ultraresistenti e diffusi: «diffidenza, complessità e corporativismo». Formalmente socialista, nel cuore liberale, il ministro è deciso a dimostrare che la
Francia è «capace di riformarsi» e soprattutto
convinto che le prime vittime di sprechi e inefficienza del sistema siano proprio i ceti più deboli. Ma si sa, Macron è un ex banchiere prestato
alla politica.
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IERI E OGGI
IL MIRACOLO DELL’AUTOSOLE
LEZIONE PER IL PAESE BLOCCATO
di Giovanni Belardelli
Malattie Una cultura
della forma giuridica
ha preso il sopravvento
sull’efficacia dei risultati
P
uò accadere che, come avviene per gli
individui, anche le nazioni si ammalino? E che dunque, come tutti gli ammalati, non riescano più a fare ciò che
in precedenza sembravano in grado di
realizzare con facilità e naturalezza? La fiction
Rai dedicata alla costruzione dell’Autostrada del
Sole, in onda lunedì e martedì sera (La strada
dritta), sembra destinata a sollevare precisamente un interrogativo del genere.
In soli otto anni di lavori, tra il 1956 e il 1964,
venne realizzato un tragitto di oltre 700 chilometri, da Milano a Napoli, con soluzioni tecnicamente all’avanguardia per l’epoca. Cinquan-
t’anni dopo lo stesso Paese sembra essere diventato incapace di portare a termine qualunque
grande opera in tempi decenti e senza che tutto
l’incartamento dei lavori finisca nelle aule dei
tribunali: dapprima per i ricorsi al Tar, poi per i
quasi altrettanto inevitabili casi di corruzione.
Per rimanere nel campo dei trasporti, appare
davvero impietoso confrontare con la realizzazione dell’Autosole la vicenda della metro C di
Roma: allungamento dei tempi, lievitazione
delle varianti e dei costi, incertezze sul tragitto
finale dell’opera (non si sa se riuscirà ad arrivare a San Pietro o dovrà interrompersi a Piazza
Venezia); infine, indagini della magistratura e
della Corte dei conti. In questo e in tanti altri casi, i ritardi nei lavori, l’aumento dei costi, gli
episodi di corruzione hanno necessariamente
dei responsabili con un nome e un cognome,
che spetta alla magistratura accertare. Ma dietro i singoli episodi, sembra difficile che non ritorni un quesito come quello iniziale: cosa ci è
successo, di cosa si sono ammalati l’Italia e gli
italiani per avere dismesso, o almeno così sembra, quella voglia e capacità di fare caratteristica
del Paese uscito dalla guerra, protagonista prima della ricostruzione e poi del cosiddetto
Corriere della Sera Domenica 19 Ottobre 2014
PROGETTI
SALVARE LE EDICOLE
CON UNA RETE DI SERVIZI
PER IL CITTADINO
di Ricardo Franco Levi
Futuro Sono circa
trentamila in tutta Italia.
La loro fortuna declina
con i cambiamenti
dell’informazione.
È tuttavia uno spreco non
utilizzarne le potenzialità
S
parse sull’intero territorio nazionale sono circa ventitremila, un numero che ne
fa una rete pari a quella costituita da farmacie e parafarmacie e infinitamente
più fitta di quella dei tredicimila uffici
postali e delle poco più di quattromilacinquecento stazioni dei carabinieri.
Stiamo parlando delle edicole. Le edicole vere
e proprie, nelle forme, a tutti note, dei classici
chioschi o dei piccoli negozi di paese. Perché, se
considerassimo anche le tabaccherie, le stazioni
di servizio e i supermercati dove si possono acquistare quotidiani e periodici, i numeri salirebbero sino a superare la soglia dei trentamila
punti vendita. Quale che sia il numero esatto cui
si scelga di fare riferimento, le edicole costituiscono un elemento forte e distintivo del «paesaggio sociale» italiano.
Capita, tuttavia, sempre più spesso di trovare
un’edicola chiusa, morta. Le serrande abbassate
dei negozi dei più svariati settori merceologici
sono purtroppo una visione consueta. Non c’è,
dunque, da stupirsi che anche le edicole siano
state colpite dalla crisi e dal calo dei consumi.
Così come, se si guarda al finanziamento delle
imprese, l’Italia si distingue dagli altri maggiori
Paesi per il fatto di dipendere in misura assolutamente prevalente e sproporzionata dalle banche, così pure nel campo della distribuzione dei
prodotti editoriali l’esperienza italiana differisce
dai modelli prevalenti all’estero per il peso più
che dominante rappresentato dalle edicole. Da
noi le vendite per abbonamento sono state da
sempre ridotte a una quota miserevole del totale.
La drammatica contrazione delle vendite dei
giornali, siano essi quotidiani o periodici, registrata negli ultimi anni per la somma della crisi
economica e dell’estendersi di Internet come
strumento di informazione, si è quindi scaricata
come una devastante «bomba d’acqua» sulle
«miracolo economico»? Proprio il confronto
tra l’Italia di oggi e quella di mezzo secolo fa
rende infatti improponibile ogni spiegazione
che tiri in ballo un presunto carattere nazionale
e sollecita piuttosto a cercare, come per qualunque malattia, le condizioni che ne abbiano
facilitato la comparsa. Tra esse, ai primi posti,
va probabilmente collocato quel «dedalo infernale di norme» del quale ha parlato su queste
colonne Sergio Rizzo in relazione alla mancata
edicole, tanto che negli ultimi anni ne sono andate perdute qualcosa come diecimila. Dobbiamo, per questo, rassegnarci a una progressiva ed
inevitabile moria? Non necessariamente.
Nell’Italia degli anni (e dei decenni) passati
chi possedeva un’edicola poteva stare tranquillo.
Era come avere «un podere in Chianti», per dirla
con le parole di un toscano, vecchio del mestiere. Per aprire un’edicola serviva una licenza,
averne una nuova era difficile e quelle esistenti si
vendevano a caro prezzo.
C’era una ragione per tutto questo. Le edicole
dovevano essere protette e garantite perché erano un presidio essenziale per la diffusione di
una libera informazione. Tanto da essere obbligate ad assicurare un uguale trattamento ad
ogni pubblicazione, cioè, almeno in teoria, a tenere e ad offrire in vendita ogni giornale, grande
o piccolo che fosse.
Quei tempi sono passati. Con la riforma del
commercio e normative diverse da regione a regione, di fatto oggi chi volesse aprire un’edicola
non avrebbe più bisogno di chiedere una licenza
né avrebbe ragione di spendere gran cifre per
acquistarne una. Non c’è coda di acquirenti
quando un’altra edicola si aggiunge a quelle già
chiuse.
La stessa garanzia di pari trattamento ha perduto ragione di essere. Dati gli alti costi della
stampa e della distribuzione, gli editori per primi non hanno più interesse a inviare i loro prodotti in tutte le edicole se non hanno certezza di
vendite regolari. Mentre il lettore che voglia avere la certezza di non mancare mai, dovunque egli
si trovi, il proprio quotidiano locale o il proprio
foglio preferito ha, comunque, la possibilità di
servirsi via Internet.
Che fare, dunque? Cercare nuove forme di
protezione pubblica in ragione del carattere storico delle edicole, così come si cerca di fare per
le antiche librerie? Per alcune, forse, ci potrebbero essere le condizioni. La strada maestra, però, non può che essere quella del mettersi al pari
coi tempi.
In questa direzione sono state fatte leggi —
l’ultima è del maggio del 2012 — per sostenere la
modernizzazione delle edicole, collegandole in
un unico sistema informatico operativo su tutto
il territorio nazionale. L’idea era di farne una rete
al servizio della pubblica amministrazione. Tutto è rimasto lettera morta. Ma altre idee e altri
progetti potrebbero nascere, nel pubblico così
come nel privato.
La rete di vendita delle edicole è sostanzialmente unica per la sua estensione e le sue potenzialità. Non metterla a frutto con spirito d’innovazione sarebbe un peccato. Peggio, un vero
sciupio.
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messa in sicurezza del Bisagno: una giungla di
regole che, pensata per rendere più stringenti i
controlli, ha finito spesso col favorire quanti
guadagnano dai ritardi, dalle varianti, dai ricorsi.
L’Italia soffre insomma di una sorta di ipergiuridicizzazione, fondata sul «ruolo eccessivamente preponderante della formazione giuridica» nell’ambito della pubblica amministrazione
(così M. Bianco e G. Napolitano in un recente
volume della Banca d’Italia su L’Italia e l’economia mondiale), ma che attraverso l’azione pubblica si è estesa a tutta la società. Il Paese soffre
di quella prevalenza della cultura della forma
sulla cultura dell’efficacia (e dunque dei risultati) che tutti sperimentiamo quotidianamente
attraverso i rapporti con le pubbliche istituzioni.
Non diversamente dalle fiction dedicate ad
Adriano Olivetti e al maestro Manzi, alle sorelle
Fontana e al fondatore dell’Ignis Giovanni Borghi, quella sulla realizzazione dell’Autosole ci
sollecita dunque a riflettere su come eravamo
qualche decennio fa, su ciò che allora sapevamo
fare. Sta a tutti noi evitare che questo si risolva
in una mera operazione nostalgia, dunque nello
sguardo compiaciuto e malinconico insieme
verso un passato finito per sempre, ma possa
servire a interrogarci sulla condizione di crisi
del Paese e delle sue capacità di fare, e su ciò che
possiamo mettere in campo per uscirne.
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●S
27
NON LASCIAMO SOLA ASIA BIBI
(E I CRISTIANI PERSEGUITATI)
COMMENTI
DAL MONDO
I nuovi caudillos
minacciano
il Sudamerica
nuova generazione
●
❞ Una
di caudillos minaccia la
democrazia in America
Latina, sostiene un
editoriale dell’International
New York Times. Il pericolo
viene dalla tendenza dei
leader a fare di tutto per
rinnovare i propri mandati.
L’ultimo esempio è quello di
Evo Morales, appena rieletto
presidente della Bolivia e in
carica dal 2006.
Gli fanno buona compagnia
Rafael Correa dell’Ecuador
che vuol modificare la
Costituzione per un numero
infinito di mandati, Alvaro
Uribe della Colombia e
Nicolàs Maduro
del Venezuela.
Proibire davvero
le fotografie
in tutti i musei
di fotografare
●
❞ Illedivieto
opere nei musei era
facile da far rispettare
quando c’erano soltanto le
macchine fotografiche. Ma
nell’epoca dei telefonini e
dei selfie è praticamente
impossibile, argomenta
Estrella de Diego sul Paìs. E
tuttavia secondo il critico del
giornale spagnolo la
sorveglianza dovrebbe
essere raddoppiata e il
divieto fatto rispettare
comunque, non solo per
rispetto dei visitatori e per la
salvaguardia delle opere ma
per un fattore educativo:
concentrati su se stessi si
smette di vivere, di
ammirare i capolavori.
I limiti del farmaco
che previene
l’infezione da Hiv
buona notizia, scrive
●
❞ La
Sarah Boseley in una
news analysis sul Guardian
è che la sperimentazione
della pillola che previene
l’infezione da Hiv ha dato
ottimi risultati in Gran
Bretagna. Stiamo parlando
del tenofovir, già approvato
dalla Food and Drug
Administration negli Usa. La
cattiva notizia è che il
farmaco non fermerà il
propagarsi del virus. A
causa degli effetti collaterali
molti soggetti a rischio non
sono disposti ad assumerla
tutti i giorni. E per i costi alti
quella pillola è proibitiva per
le popolazioni dei Paesi
poveri, in primis dell’Africa.
a cura di Dino Messina
periamo tutti che per
Asia Bibi ci sia un epilogo simile a quello di
Meriam Ibrahim, la cristiana condannata all’impiccagione per apostasia in
Sudan e liberata lo scorso luglio grazie a una mobilitazione
internazionale. Ma le premesse
per questa pachistana di 47 anni, cattolica, madre di cinque
figli, in cella da 1.943 giorni per
aver insultato Maometto, non
sono delle migliori. Giovedì
l’Alta Corte di Lahore ha confermato la condanna a morte
del 2010 nonostante l’inconsistenza delle accuse formulate
da due donne musulmane.
Non c’è da stupirsi perché le
leggi sulla blasfemia in Pakistan vengono applicate in modo arbitrario diventando così il
mezzo per incarcerare persone
allo scopo di ottenere vantaggi
negli affari o una vendetta.
La Commissione giustizia e
pace dei vescovi pachistani ha
registrato 32 accuse di blasfemia nel 2013. In 12 casi riguar-
davano cristiani. «La giustizia è
sempre in mano agli estremisti» ha commentato l’avvocato
di Asia Bibi, Naeem Shakir. Ed
è vero. In Pakistan i musulmani
moderati che chiedono di cambiare le «leggi nere» vengono
uccisi.
«Bisogna continuare a pregare per Asia Bibi — ha detto
padre Yousaf Emmanuel, direttore della Commissione nazionale Giustizia e Pace dei vescovi pachistani —. Ci sarà un ricorso alla Corte Suprema». Bisogna mobilitarsi, diciamo noi,
in nome della libertà di espressione e di religione, per fermare le stragi di cristiani nel mondo. Il 64% della popolazione del
pianeta, stima il Pew Research
Center, vive in Paesi che limitano o impediscono la libertà religiosa. L’80% delle persone uccise per il proprio credo è cristiano. L’Ocse ha calcolato che
ogni cinque minuti un cristiano muore a causa della fede.
Monica Ricci Sargentini
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RAGAZZI E SOCIAL NETWORK
L’ETÀ GIUSTA PER ISCRIVERSI
Q
ual è l’età giusta per
consentire l’apertura di un account sui
social network? Chi
ha un figlio teenager sa che questo è uno dei temi delicati che prima o poi entra nel dibattito familiare. E ora
che si torna a parlare di diritto
all’anonimato — anche Facebook ci starebbe pensando nonostante si sia affermata su MySpace grazie alla battaglia per
le foto personali sugli account
— sembra necessario rimettere proprio loro al centro: i teenager.
I social network sono nati
nel 2003 e, dunque, stanno entrando ora in una fase di maturità. In molti Paesi come l’Italia
l’età minima per aprire un account è 13 anni. Ma falsificare
l’età è facilissimo visto che non
sono richiesti documenti. Inoltre, il problema non è nuovo:
già nel 2011 ComScore, la principale società che misura i flussi Internet negli Stati Uniti,
quantificò in 3,6 milioni gli
utenti sotto i 13 anni. Tutti profili con età «dopata». La posizione di un genitore non è facile. Il dilemma è: permetto consapevolmente l’accesso al figlio
oppure lo nego vivendo nel sospetto che, aggirato il divieto,
ci sia lo stesso? Per molti versi,
ricorda il dibattito sull’obbligo
del casco sul motorino negli
anni Novanta. Ma qui, a complicare le cose, non è chiaro se
il casco possa effettivamente
servire a qualcosa.
Alcune società come Google
sembrerebbero volere riaprire
il nodo dell’età minima, per abbassarlo. Il sospetto che lo possano fare per allargare la platea
ufficiale degli account per scopi commerciali o pubblicitari è
legittimo, anche se non scontato. Ma prima di lasciare che a
decidere siano la burocrazia e
le lobby, varrebbe la pena di capire come noi genitori vogliamo proteggere i piccoli consumatori di domani.
Massimo Sideri
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MINISTRI SCIITI E SUNNITI
PER IL DIALOGO A BAGDAD
P
er una volta, buone
notizie da Bagdad. Pur
se con un mese di ritardo rispetto alle promesse, il neo-premier
Haider al-Abadi è riuscito a nominare ieri l’avvocato sunnita
Khaled al-Obeid a capo del dicastero della Difesa e lo sciita
Mohammed Salem al-Ghabban a quello degli Interni.
Il governo è adesso completo
e può lavorare a pieno regime
per affrontare i problemi che
sempre più minacciano l’esistenza stessa dell’Iraq.
Le opposte biografie dei due
ministri sono una finestra sulle
difficoltà del Paese, ma offrono
anche la via per provare a risolverle. Obeid è stato un alto ufficiale nell’esercito di Saddam
Hussein. Al contrario, Ghabban fu perseguitato e incarcerato dal dittatore.
Se oggi riescono a lavorare
assieme, possono proporsi a
modello per superare la guerra
civile tra sciiti e sunniti, che è
tra l’altro all’origine del con-
senso raccolto dagli estremisti
di Isis arrivati dalla Siria. Se è
vero infatti che fu la politica
settaria filo-sciita dell’ex premier Maliki a fomentare il risentimento sunnita che sostiene i jihadisti, adesso proprio
Obeid potrebbe aprire il dialogo tra il governo e le tribù della
sua gente comunque critiche
degli eccessi di Isis.
I due ministri devono inoltre
cooperare per bloccare le milizie sciite, che, come indicato da
un recente rapporto di Amnesty International, si stanno
macchiando di crimini gravissimi nei confronti dei sunniti.
Occorre però si muovano rapidi. Le colonne di Isis stanno
avvicinandosi alla capitale.
Gli attentati sono quotidiani.
Vanno coordinate le strategie
con gli Usa e con i curdi nel
Nord. Abadi è accusato di essere troppo debole. I due nuovi
ministri potrebbero rafforzarlo.
Lorenzo Cremonesi
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Domenica 19 Ottobre 2014 Corriere della Sera
28
Economia
«CorrierEconomia»
di Marco Sabella
Borse e bond,
come cercare
di guadagnare
con il rimbalzo
S
i è chiusa una
settimana di passione
per i listini di tutto il
mondo con perdite
comprese fra il 4 e il 7% e
rimonta finale proprio nel
giorno di venerdì 17.
Intanto lo spread tra Bund e
Btp decennali è tornato ad
allargarsi fino a 200 punti
salvo riportarsi a quota 161
nell’ultima seduta. Torna il
panico sui mercati oppure
si tratta di un semplice
adattamento a una
situazione economica
globale meno rosea di
quanto gli economisti
prevedessero? Tra gli
analisti e gli investitori
istituzionali prevale questa
seconda lettura e molti
giudicano la correzione in
atto come una buona
occasione di acquisto.
Questi i temi al centro
dell’attenzione di
CorrierEconomia, l’inserto
economico e finanziario in
vendita domani in allegato
con il Corriere della Sera.
L’analisi dimostra che negli
anni della crisi, a partire dal
2008 e fino a settembre
2014, chi ha comprato sulle
debolezze ha realizzato un
profitto annualizzato del
5,7% e addirittura del 9,2%
se gli acquisti sono stati
graduali, con il metodo dei
Pac, i piani di accumulo del
capitale. Guardando al
futuro, secondo alcuni
strategist, nel 2015 le borse
di Italia e Francia
potrebbero registrare
addirittura performance a
doppia cifra. Ma la
settimana che si apre
domani sarà ricca di novità
importanti anche per il
reddito fisso, con l’avvio
delle sottoscrizioni per la
settima emissione del Btp
Italia, il titolo del Tesoro
con scadenza a sei anni e
rendimento agganciato
all’inflazione. Conviene
acquistare il nuovo bond
anche se i prezzi al
consumo sono in calo? Gli
specialisti rispondono
affermativamente, sebbene
la cedola minima garantita
sia la più bassa di sempre
(1,15%). Ma ci sono buone
ragioni per scommettere
sul ritorno a un andamento
positivo dei prezzi.
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«Enel, nuove priorità nel piano 2015»
Starace: numeri non diversi ma più investimenti per la crescita, c’è molto spazio per liberare valore
MILANO Alla fine dell’anno, per
l’Enel, l’obiettivo di ridurre il
debito netto a 37 miliardi di euro rispetto ai 39 di fine 2013 sarà centrato. Certo, il risultato finale «potrà essere un po’ sopra
o un po’ sotto quella cifra»,
spiega l’amministratore delegato del gruppo elettrico Francesco Starace, che confida comunque sulla bontà delle carte
che ha in mano. La zavorra dell’indebitamento resta un tema
primario per le relazioni con
gli investitori e con le agenzie
di rating. Ma anche se «la pressione si sente ancora» le condizioni del mercato dei capitali
sono cambiate.
L’abbondante liquidità alla
ricerca di ritorni affidabili dovrebbe permettere di affrontare il nodo del rientro con minor affanno. E oggi l’attenzione
dell’Enel si concentra in modo
particolare «sui margini operativi che il gruppo può generare
— aggiunge Starace — sulla loro robustezza nel tempo e sul
rapporto con il debito, che già
copriamo ogni anno per più di
un terzo, un rapporto tranquillizzante». Di qui a fine dicembre, in ogni caso, il mercato si
aspetta altre novità.
Avviato il riassetto della controllata spagnola, avvicinate le
attività sudamericane al controllo centrale, deciso un dividendo da 13 miliardi totali, si
scommette ora sul collocamento (in Borsa o a investitori
privati) di una consistente quota Endesa (si dice il 22%). All’Enel, al momento, non ci si
sbilancia su modalità e tempi,
né si potrebbe fare diversamente. Quei 2,5 miliardi incassabili dalla cessione spagnola
coprirebbero più della metà
del piano di dismissioni, che
prevede entrate per 4-4,5 miliardi entro fine 2014.
L’operazione ha però una
sua logica autonoma. Endesa è
una società matura: è prima in
Spagna e seconda in Portogallo; ha margini limitati di crescita ulteriore ma flussi di cassa
costanti e quindi attraenti per
gli investitori. E l’Enel potrebbe
dirottare i proventi di una discesa nel controllo su un «treno» più promettente, come
quello delle attività sudamericane o delle energie rinnovabi-
Il riassetto
Il gruppo di Agordo
In Spagna e America Latina
Prima
Enel
100%
Enel Energy
Europe
92,06%
Endesa
100%
Endesa Latam
Dopo
Enel
100%
Enel Energy
Europe
20,3%
40,32%
Enersis
Società quotata
Chi è
● Nato nel
1955 a Roma,
Francesco
Starace si è
laureato in
Ingegneria
nucleare al
Politecnico di
Milano. Ha
iniziato la
propria attività
quale analista
per la sicurezza
delle centrali
elettronucleari
presso Nira
Ansaldo. È
entrato a far
parte del
Gruppo Enel
nel 2000 dove
ha rivestito
diverse
posizioni
manageriali.
Prima di
diventare
amministratore
delegato di
Enel ha guidato
Enel Green
Power.
100%
Endesa
Latam
92,06% 20,30%
Endesa
Società non quotata
li. Ma per mantenere le promesse sul piano di cessioni sarà sufficiente, allora, il parco di
attività per 8-9 miliardi messo
sul tavolo? E si farà in tempo?
Sul fronte della Slovenske Elektrarne o su quello delle attività
di distribuzione in Romania, i
governi di Bratislava e di Bucarest traccheggiano. Ecco così
aggiungersi alla lista delle dismissioni le attività nelle rinnovabili in Francia, e il progetto di imbarcare investitori istituzionali in singoli impianti
nordamericani di Enel Green
Power.
Il debito e le cessioni
Il debito netto sarà
ridotto «intorno» a 37
miliardi. Cedibili anche
le rinnovabili francesi
Sicuramente le cose saranno
più chiare in occasione del piano strategico di marzo 2015.
Qualche analista teme che la
scadenza possa essere l’occasione per «ammorbidire» alcuni obiettivi del passato, magari
fissati sulla base di previsioni
troppo ottimistiche. Per ora
non sembra essere questo il caso, sostiene Starace: «Sarà un
piano diverso nell’articolazione logica dei numeri, ma con
numeri non diversi». In che
senso? Nell’audizione al Senato
di qualche giorno fa il ceo Enel
ha sostenuto che vada rovesciata la logica che prevede che dei
25 miliardi di investimenti pre-
0%
MILANO Ci vorrà ancora qualche giorno per cono-
40,32%
Enersis
d’Arco
visti (in 5 anni) 16 vadano alla
manutenzione e solo 9 alla crescita. Come è stato fatto in passato ad Enel Green Power, Starace si ripromette di spingere
sul pedale dell’ «ottimizzazione»: «Abbiamo un potenziale
enorme di liberazione di valore
— afferma — come nelle reti di
distribuzione, ora suddivise su
8 Paesi, ognuno con un sistema
diverso. Abbiamo 61 milioni di
clienti, e metà del margine
Enel viene da lì».
Musica differente, invece,
per il mercato elettrico italiano. L’Enel ha alzato il velo della
questione «sovracapacità produttiva», causata dallo sviluppo delle energie rinnovabili e
dal calo dei consumi. Per il
gruppo si tratta di 23 impianti
e 700 dipendenti di troppo
(questi ultimi non perderanno
il posto di lavoro). In tutto circa
11 Gigawatt di potenza, il 25%
del parco termoelettrico nazionale. La stima è che altri 10-12
Gigawatt siano in eccesso, un
numero che andrebbe poi tradotto in centrali e occupati per
ogni società. Poco potrebbe il
«capacity payment», che secondo Starace sarebbe poco
più di «un pannicello caldo» in
una crisi strutturale. Curioso,
infine: persino una controllata
«indiretta» dallo Stato, come
Enel Green Power, potrebbe fare ricorso al Tar contro il taglio
degli incentivi al fotovoltaico.
Una misura retroattiva considerata anticostituzionale. Anche se presa dal governo Renzi.
Stefano Agnoli
Due miliardi
per aiutare la nascita di nuove
aziende agricole e sostenere le
esistenti «in un momento di
mercato difficile, quando i problemi sono grandi anche sul
fronte del credito». Il ministro
Maurizio Martina ha scelto il
Forum internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio (organizzato da Coldiretti) per delineare
gli otto punti degli interventi
2015-2017: contratti di filiera
per le piccole aziende e di diCERNOBBIO (COMO)
11
milioni di
italiani non
mangiano in
maniera
adeguata
stretto-filiera per le reti di
aziende; sostegno a chi ha progetti di sviluppo industriale o
commerciale; fondo di garanzia con copertura fino al 70%
del prestito avuto dalla banca;
fondo di credito Ismea per i
mutui; aiuti alle startup, ai giovani e alle piccole e medie imprese che programmano investimenti.
«Nonostante la crisi e il crollo dei consumi, il nostro è
l’unico settore che offra un futuro e un lavoro: nel secondo
quadrimestre del 2014 siamo
cresciuti del 5,6%; negli ultimi
scere il nuovo assetto di vertice che traghetterà
Luxottica fuori dalle secche in cui è finita dopo le
dimissioni, una settimana fa, del ceo per la finanza Enrico Cavatorta. Il futuro coamministratore delegato per l’area mercati che affiancherà il
capo delle operation Massimo Vian è ancora in
via di selezione, con la regia del presidente Leonardo Del Vecchio che in questi giorni ha intensificato gli incontri con il board.
In ballottaggio ci sarebbero ancora due candidati, di cui uno straniero. Nessun annuncio ufficiale, secondo fonti vicine al vertice, sarebbe atteso a stretto giro in quanto non sono ancora stati convocati né il comitato controllo e rischi presieduto da Mario Cattaneo, né quello risorse
umane guidato da Claudio Costamagna. Ossia i
passaggi formali indispensabili per arrivare
pronti alla scadenza di mercoledì 29 ottobre,
Governance
Leonardo Del
Vecchio, con la
moglie Nicoletta
Zampillo. Il
presidente della
Luxottica
annuncerà il 29
ottobre la nuova
governance
giorno della presentazione dei conti del terzo
trimestre ma soprattutto la data promessa da
Del Vecchio al consiglio per trovare la nuova governance della multinazionale che nei giorni caldi delle tensioni in consiglio ha perso un valore
teorico di 2,4 miliardi.
Da Agordo e dagli ambienti vicini al consulente Francesco Milleri arrivano rassicurazioni sulla
scelta imminente. Cosa di cui beneficia il titolo
(venerdì ha recuperato il 3,7%). La Consob intanto nei giorni scorsi ha intensificato i contatti con
Luxottica per seguire le vicende e le prospettive
di trovare una rapida soluzione al vertice. Tra
Milano e la sede di Agordo, intanto, si lavora per
preparare la conference call con gli analisti del
29 che non sarà guidata da Cavatorta, dimissionario. L’attenzione è concentrata sull’allestimento di un’intera squadra della finanza Luxottica per rispondere alla raffica di domande di
analisti e fondi internazionali, che saranno impegnative.
Daniela Polizzi
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Due miliardi alle aziende agricole
strette tra «falsi» e embargo russo
DALLA NOSTRA INVIATA
Vertice Luxottica,
un ballottaggio
per il secondo ceo
anni abbiamo creato 10 mila
posti di lavoro» aveva del resto
detto Roberto Moncalvo, 34 anni, presidente di Coldiretti, piemontese come Paolo Bonomi
che nel 1944 fondò l’associazione di imprenditori che, con il
suo milione e mezzo di iscritti,
è la più forte del Paese e tra le
più importanti in Europa.
Le contraffazioni («i prodotti-tarocco») e il conto che l’embargo russo iniziato il 7 agosto
sta presentando sono stati gli
altri temi della giornata di ieri,
mentre sullo sfondo restano i
numeri della crisi illustrati nel-
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Confronto
Roberto
Moncalvo,
presidente
della Coldiretti.
Nella foto in
alto, il ministro
Maurizio
Martina
la prima giornata: 11 milioni di
italiani (+130% rispetto al 2008)
non mangiano in modo adeguato, mentre (ricerca
Coldiretti/Censis) oltre 4 milioni chiedono aiuto per i pasti.
Le contraffazioni e il mercato illegale nel quale la malavita
organizzata mette radici sono
in aumento: dalle mozzarelle ai
terreni agricoli, dai ristoranti
all’autotrasporto, il business illegale fattura circa 14 miliardi,
e cresce nel mercato indebolito
dalla crisi (il 61% dei disoccupati accetterebbe lavoro anche in
un’azienda che ricicla denaro
sporco) . E i «falsi» crescono
anche sul mercato russo, negli
spazi svuotati dall’embargo che
su base annua al settore costa
200 milioni.
Laura Guardini
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Corriere della Sera Domenica 19 Ottobre 2014
ECONOMIA
29
Il bollettino sul rischio
Consob: nessuna bolla ma attenzione ai corporate bond
Dopo la correzione delle Borse
Virgin Money, Branson rinvia la quotazione a Londra
La Consob mette in guardia dal rischio di correzioni nella valutazione delle obbligazioni
delle aziende europee, a seguito del contesto di instabilità e incertezza in cui sono
ripiombati i mercati. Escluso, secondo il bollettino «risk outlook» di ottobre, un rischio
bolla per le azioni europee, i cui valori sono «in linea con i fondamentali». Rischi
contenuti anche per i titoli di Stato, «protetti» dalle misure non convenzionali messe in
campo dalla Bce. Il bollettino ha però sottolineato che per le banche italiane nel
periodo 2011-14 ci sono stati pochi aiuti di Stato e tanto ricorso al mercato, al
contrario di quello che hanno fatto le banche di Germania, Spagna e Francia.
Virgin Money, l’istituto bancario del fondatore dell’impero Virgin, Richard Branson
(nella foto), ha deciso di rinviare la sua quotazione sulla Borsa di Londra dopo i crolli
dell’ultima settimana. L’Ipo, ha fatto sapere la stessa società, avrà luogo «dopo ottobre
2014 e appena si verificheranno costruttive condizioni di mercato».
Il rinvio della banca, che ha rilevato Northern Rock nel 2011, arriva dopo quello di
Aldermore di pochi giorni fa. Ed è probabile che sarà seguito anche da altri
ripensamenti fino a quando non si capire se la correzione in corso sui listini è solo
temporanea.
Crevit, il giallo della moneta online
e la pista che porta a Hong Kong
Famiglie e imprese
Fisco, la valanga
delle scadenze:
entro fine anno
25 pagamenti
Il credito non è esigibile in euro, il debito sì. La holding è nata 3 mesi fa in Cina
La vicenda
● Il Crevit
viene
sponsorizzato
come «moneta
complementare» anche se di
fatto è un’unità
di conto della
piattaforma di
scambio di beni
e servizi
crevit.it. Anche
se l’apertura di
un «conto» è
gratuita per
farsi anticipare
dei Crevit con
un fido bisogna
pagare il 5% di
commissione,
oltre l’Iva. La
società risulta
controllata da
una holding
con sede a
Hong Kong
MILANO Non è gratis come viene
sbandierata. Non è una «moneta» per come siamo abituati
a percepire quelle con corso legale. E, anche se il nome, Crevit, sembra fare il verso a una
sorta di istituto di credito, risalendo la catena della Crevit Italia Srl si arriva fino a una “unlimited company ” numero
2121358 (non si sa nient’altro,
nemmeno l’indirizzo) di Hong
Kong. Anche se è emersa solo
ora, la società Crevit Italia Srl
era stata fondata da Marco Melega già nel
2009, subito
dopo il fallimento di una
sua precedente attività con
la Level One
Srl. In una
vecchia versione del sito
registrato da
una «wayback machine», una sorta
di archivio fotografico del web,
lo spot era degno di una delle
sirene dell’Odissea: «Compra e
vendi senza denaro». «Senza
soldi non si canta messa...» ha
postato, con saggezza popolare, un utente sulla pagina Facebook del gruppo. Comunque
dallo scorso luglio il 100% delle
quote è passato alla Crevit International Holding Limited
(Cina). Sul chi ci sia dietro la
società non ha risposto.
Si legge nel sito crevit.it che
«Crevit è la nuova moneta
complementare non convertibile in euro a cui è dato il valore
convenzionale di un euro». La
curiosità, inutile negarlo, viene
solleticata. E anche l’idea ha un
suo valore suggestivo: in una
fase di crisi il ritorno a una forma di baratto tra beni e servizi
— di cui il Crevit si propone come unità di misura all’interno
della piattaforma online permettendone la circolazione —
non è sbagliata ma nemmeno
nuova (in Sardegna una startup
italiana finanziata dal fondo
DPixel e partecipata da alcune
fondazioni bancarie opera da
alcuni anni con il Sardex che
però è un circuito di credito solo tra aziende selezionate).
Visto che il Crevit tenta di
coinvolgere le famiglie e offre a
chiunque un conto via web è
giusto leggere bene le postille
sommerse nel fiume di promesse. Del tipo: è vero che non
è convertibile in euro? Dipende
se sei in credito o in debito. Per
certi versi ricorda un test di valutazione da mondo della finanza gessata. Domanda:
quanto fa 2+2? Risposta esatta:
Commissione,
al netto dell’Iva,
che bisogna
anticipare per
avere Crevit
Tasse in Europa
Google dice addio
al «Double Irish»
e alle Bermuda
Google pensa di smantellare la sua sede
fiscale nelle Bermuda per concentrarsi su
quella irlandese, dove comunque l’imposta
sugli utili è ridotta al 12,5%. Lo rivela «Le
Monde» secondo il quale l’idea di Google
sarebbe quella di anticipare il governo di
Dublino, il quale intende abolire il sistema
del «Double Irish» entro il 2020.
TRIBUNALE DI PRATO
Via Baracca, 183, Novoli (FI)
Via Erbosa, 113 (FI)
Viale S. Concordio 996/d (LU)
Via delle Fonti, 289 (PO)
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Il sottoscritto Andrea Lolli commissario straordinario della Stefan srl unipersonale in amministrazione straordinaria, nominato con provvedimento del
Ministero dello Sviluppo Economico del 29 luglio 2013, informa che in data in data 28 giugno con decreto il Tribunale di Prato ha ammesso la società
Stefan s.r.l. unipersonale in liquidazione alla procedura di amministrazione straordinaria, che in data 27 settembre 2013 è stato depositato presso il
Ministero dello Sviluppo Economico un Programma di Cessione ai sensi dell’art. 27, lett. a, d.lgs. 270/99, che in data 7 febbraio 2014 è stata depositata
la modifica ed integrazione al Programma di Cessione della procedura e che in data 12 febbraio 2014, con D.M. dello Sviluppo Economico è stata
autorizzata ex art. 57 d.lgs. 270/1999 l’esecuzione del Programma secondo l’indirizzo suddetto. Il ramo d’azienda oggetto di cessione sarà costituito in
estrema sintesi da n. 4 (quattro) Punti Vendita all’ingrosso che operano tramite la formula del c.d. “Cash and Carry”, tenuto conto della potenzialità di
riconversione degli esercizi in medie strutture di vendita al dettaglio di superficie commerciale comunque inferiore a 1.500 mq di cui alla documentazione
presente in data room;
ELENCO PUNTI VENDITA CASH & CARRY
Firenze CASH
Firenze SUD CASH
Lucca CASH
Prato CASH
5%
dipende se stiamo comprando
o vendendo… Così bisogna sapere che il credito in Crevit
«non è mai convertibile in euro». Ma niente paura: secondo
la società se non sapete cosa
farne basta trovare una Onlus a
cui regalarli. Bene che vada sarebbe come trovarsi un cassetto pieno di «buoni pasto» che
nessuno accetta più. Dalla carta
straccia al bit straccio. Diversamente, per chiudere un conto a
debito dopo 24 mesi, gli euro
tornano improvvisamente di
moda, chiaramente a vantaggio della società (il debito in
Sardex, per esempio, non può
essere tramutato in euro, mai).
Altra illusione: «La piattaforma
è gratuita». Sì, aprire un conto
vuoto, ma acquistare crediti
con un fido ha una commissione del 5% più Iva. Inoltre va
chiarito subito un altro fattore:
il Crevit non è una criptomoneta come il bitcoin. La differenza
è sostanziale: il bitcoin viene
registrato su memoria informatica e non è legato al fallimento di una singola società
(nel caso del crac della piattaforma giapponese MtGox molti utenti non avevano registrato
i codici). Qui, invece, i crediti
svaniscono con un fallimento.
Insomma nel Crevit non c’è
nessun algoritmo o tecnologia.
Quello che fa Crevit lo potrebbe
fare qualunque gruppo di persone: la differenza la fa solo la
fiducia nei confronti del marchio (con holding in Cina).
Massimo Sideri
msideri@corriere.it
Novantuno miliardi di
imposte, da pagare tra
novembre e dicembre. Per
imprese e famiglie italiane gli
ultimi mesi di questo 2014
hanno in serbo una vera e
propria valanga di scadenze
fiscali: almeno 25, in pratica
quasi una ogni due giorni. A
cominciare dal versamento
delle ritenute Irpef dei
dipendenti e dei collaboratori
familiari, per continuare con le
ritenute dovute dai lavoratori
autonomi, l’Iva, gli acconti
Irpef, Ires e Irap, il versamento
dell’ultima rata dell’Imu e della
Tasi. A mettere in fila tasse e
balzelli che imprenditori e
capifamiglia devono onorare,
ci ha pensato l’Ufficio studi
della Cgia di Mestre, che ne ha
contati un centinaio, tra
addizionali, bolli, canoni,
cedolari, concessioni,
contributi, diritti,
maggiorazioni, ritenute e
sovraimposte. Il gettito si
concentra comunque su
pochissime voci. Le prime 10
imposte (Irpef, Iva, Ires, Irap,
imposta sugli oli minerali,
Imu, imposta sui tabacchi,
addizionale Irpef regionale,
ritenute sugli interessi e altri
redditi da capitale e l’imposta
sul lotto) hanno garantito nel
2013 oltre l’83% del gettito
tributario. Per l’anno in corso,
lo Stato e le Autonomie locali
incasseranno 487,5 miliardi.
Che sommati ai contributi
sociali, pari a poco piu’ di 216
miliardi, faranno schizzare il
gettito fiscale del 2014 a una
cifra da capogiro: 704 miliardi.
Gabriele Dossena
mq
2050
2015
4258
2875
Alla luce di quanto sopra, il sottoscritto commissario straordinario invita qualunque interessato a presentare manifestazioni d’interesse per l’acquisto
del ramo d’azienda nei termini esattamente descritti nei documenti posti in data room, e per questa finalità comunica che la data room verrà aperta dal
20 ottobre 2014 al 28 novembre 2014, presso lo Studio Dottori Commercialisti Associati Ciardi, Conti, Papini, Farnetani, Via Adriano Cecchi, 30, Prato
(PO). Alla data room verranno ammessi esclusivamente i soggetti abilitati a norma di quanto previsto nel regolamento di data room, persone fisiche o
giuridiche, direttamente interessati, anche per mezzo di loro dipendenti, ausiliari o professionisti incaricati, con esclusione degli intermediari. Le eventuali offerte irrevocabili che perverranno alla chiusura della data room non impegneranno la procedura, la quale si riserva di dar corso al Programma
di Cessione nei tempi e modi concordati con i propri organi di controllo. Per informazioni contattare: Stefan s.r.l. unipersonale in amministrazione
straordinaria, c/o Studio Dottori Commercialisti Associati Ciardi, Conti, Papini, Farnetani, Via Adriano Cecchi, 30, Prato (PO) - attenzione dott. Francesco
Farnetani e Papini Maria Tel: +39 348-7618230. E mail: info@studioccpf.it. Pec: Stefansrl.as@c-posta.it. Informazioni su sito Internet www.tribunale.
prato.it - www.astalegale.net - www.asteimmobili.it - www.portaleaste.it - www.publicomonline.it (Astalegale.net S.p.a tel. 075/5005080).
ASSOCIAZIONE dei COMUNI DI VALLEDORIA,
VIDDALBA e SEDINI Provincia di Sassari
Comune di Valledoria - Area Ambiente
AVVISO BANDO DI GARA
APPALTO PUBBLICO PER L’AFFIDAMENTO DEL SERVIZIO ASSOCIATO DI IGIENE URBANA E COMPLEMENTARI
NEI COMUNI DI VALLEDORIA, VIDDALBA E SEDINI IN
UN LOTTO UNICO PER IL PERIODO DI ANNI 6 (SEI) DECORRENTI DALLA DATA DI AFFIDAMENTO più eventuale
proroga di sei mesi del contratto alla scadenza naturale.
APPALTO DI SERVIZI: Categoria 16, CPC 94, CPV
90511100-3, 90512000-9, 90610000-6. PRESTAZIONE
PRINCIPALE: CPV 90511100-3 “Raccolta, trasporto e
smaltimento dei rifiuti Solidi Urbani e assimilati, prodotti
nell’intero territorio dei comuni dell’associazione” IMPORTO COMPLESSIVO APPALTO 6.741.593,07 + IVA.
IMPORTO POSTO A BASE D’ASTA Euro 5.236.750,8 +
IVA. CODICE CIG [5953433055]. PROCEDURA DI AGGIUDICAZIONE: Procedura aperta (art.54, comma 1 e comma
2, art. 55, comma 5 del D.Lgs. 163/2006). CRITERIO DI
AGGIUDICAZIONE: economicamente più vantaggiosa, ai
sensi dell’art. 83 D.Lgs. 163/2006. SCADENZA TERMINE
RICEZIONE OFFERTE: 16/12/2014 ore 13,00. SEDUTA
PUBBLICA di apertura: 19/12/2014 ore 10.00. PUBBLICITA’: Il Bando di Gara è stato pubblicato alla GUUE il
15/10/2014 e pubblicato all’Albo Pretorio Web del Comune di Valledoria dal 09/10/2014 al 16/12/2014. Il
Bando di Gara, il Disciplinare di gara, il Capitolato Speciale D’Oneri e gli altri allegati sono altresì visionabili sul
sito internet www.comune.valledoria.ss.it.
15 ottobre 2014
IL RESPONSABILE DEL SERVIZIO
F.to Geom. Martino Murroni
PROVINCIA DI VERONA
PROVINCIA DI VERONA
PROVINCIA DI VERONA
PROVINCIA DI VERONA
ASTA PER LA VENDITA DI UN FONDO
A SAN FLORIANO, IN COMUNE DI
SAN PIETRO IN CARIANO (VR)
E’ indetta asta pubblica per la vendita di un
fondo agricolo a S. Floriano, in Comune di
S. Pietro In Cariano (VR), in fregio a via Speri
e via Ca’ dell’Ebreo, in Valpolicella, nella zona
classica per la produzione dell’omonimo vino.
Il fondo ha una superficie catastale di 119.676
mq., pari a circa 39,89 campi veronesi. Il
prezzo a base d’asta è di euro 5.834.000,00
(euro cinquemilioniottocentotrentaquattromila/00).
Sono ammesse solo offerte in aumento rispetto al prezzo a base d’asta.
Ricezione offerte: protocollo della Provincia di
Verona entro le ore 12:00 di lunedì 1° dicembre 2014, a pena di esclusione.
Apertura offerte: seduta pubblica alle ore
10:00 di giovedì 4 dicembre 2014 in una sala
della Provincia, in via Franceschine n. 10, 5°
piano, a Verona. L’avviso d’asta integrale è sul
sito http://www.provincia.vr.it.
Verona, 17 ottobre 2014
Il dirigente
ing. Elisabetta Pellegrini
ASTA PER LA VENDITA DI UN FONDO
AGRICOLO in Comune di Sant’Ambrogio di
Valpolicella, frazione di Ponton, con annessi fabbricati
E’ indetta asta pubblica per la vendita di un
fondo agricolo in Comune di Sant’Ambrogio
di Valpolicella, frazione di Ponton, con annessi i fabbricati derivanti dalla soppressione dell’ex compendio ospedaliero. Classe
energetica dei fabbricati “F”. Il prezzo a base
d’asta è di euro 2.832.000,00 (euro duemilioniottocentotrentaduemila/00).
Sono ammesse solo offerte in aumento rispetto al prezzo a base d’asta.
Ricezione offerte: protocollo della Provincia
di Verona entro le ore 12:00 di lunedì 1° dicembre 2014, a pena di esclusione.
Apertura offerte: seduta pubblica alle ore
10:00 di giovedì 4 dicembre 2014 in una
sala della Provincia, in via Franceschine n.
10, 5° piano, a Verona. L’avviso d’asta integrale è sul sito http://www.provincia.vr.it.
Verona, 17 ottobre 2014
Il dirigente
ing. Elisabetta Pellegrini
ASTA PER LA VENDITA DI UN’EX VILLA
PADRONALE CON EX CHIESETTA E PARCO
ANNESSI, IN COMUNE DI S. AMBROGIO
DI VALPOLICELLA (VR)
E’ indetta asta pubblica per la vendita di una
ex villa padronale, con ex chiesetta e parco
annessi, ubicata in località “La Grola”, in
Comune di S. Ambrogio di Valpolicella
(VR). Classe energetica “G”. Il prezzo a
base d’asta è di euro 1.016.000,00 (euro
unmilionesedicimila/00).
Sono ammesse solo offerte in aumento rispetto al prezzo a base d’asta.
Ricezione offerte: protocollo della Provincia
di Verona entro le ore 12:00 di lunedì 1° dicembre 2014, a pena di esclusione.
Apertura offerte: seduta pubblica alle ore
10:00 di giovedì 4 dicembre 2014 in una
sala della Provincia, in via Franceschine n.
10, 5° piano, a Verona. L’avviso d’asta integrale è sul sito http://www.provincia.vr.it.
Verona, 17 ottobre 2014
Il dirigente
ing. Elisabetta Pellegrini
ASTA PER LA VENDITA DI UN FABBRICATO
NEL CENTRO STORICO DI LAZISE (VR)
E’ indetta asta pubblica per la vendita di un
fabbricato nel centro storico di Lazise (VR),
in via F. Fontana n. 14, che si affaccia sul
Lago di Garda.
Il fabbricato é a schiera, attualmente ad uso
uffici, su tre piani interamente fuori terra, ciascuno della superficie lorda di circa 88 mq,
oltre ad un piano soffitta-sottotetto. Edificio
di classe F. Il prezzo a base d’asta è di euro
700.000,00 (euro settecentomila/00).
Sono ammesse solo offerte in aumento rispetto al prezzo a base d’asta.
Ricezione offerte: protocollo della Provincia
di Verona entro le ore 12:00 di lunedì 1° dicembre 2014, a pena di esclusione.
Apertura offerte: seduta pubblica alle ore
10:00 di giovedì 4 dicembre 2014 in una sala
della Provincia, in via Franceschine n. 10, 5°
piano, a Verona. L’avviso d’asta integrale è
sul sito http://www.provincia.vr.it.
Verona, 17 ottobre 2014
Il dirigente
ing. Elisabetta Pellegrini
TRIBUNALE DI MILANO
SEZIONE SPECIALIZZATA IN MATERIA DI IMPRESA
Nella causa di I Grado RG 5670/13 promossa da
Giovanni Rebosio, Serafina Gallo, Mauro Rebosio, Erika Rebosio e Alberto
Bertoli,
Contro RTI S.p.A. e News 3.0 S.p.A.
PQM
Il Tribunale, definitivamente pronunciando, ogni altra istanza ed eccezione disattesa o assorbita, così dispone:
- Accertato che l’utilizzo delle immagini degli attori da parte di RTI e NEWS 3.0
SPA è illecito, inibisce a RTI e NEWS 3.0 SPA l’ulteriore utilizzo delle immagini
con i volti degli attori senza il loro consenso.
- Condanna RTI al pagamento in favore degli attori, per i titoli di cui in motivazione, della somma di euro 52.000,00, oltre interessi legali e rivalutazione monetaria, decorrenti dal 30 settembre 2012 al saldo.
- Condanna NEWS 3.0 SPA al pagamento in favore degli attori della somma di
euro 5.000,00, oltre interessi legali e rivalutazione monetaria decorrenti dal
30 settembre 2012 al saldo.
- Ordina la pubblicazione del dispositivo della presente sentenza, pubblicazione
da effettuare sul quotidiano Corriere della Sera per una sola volta, a cura e
spese di RTI entro trenta giorni dalla notificazione della presente sentenza, con
facoltà per gli attori di provvedervi a loro cura, in caso di incompleto o intempestivo adempimento da parte della convenuta, ripetendo da RTI le spese a
semplice presentazione della fattura.
- Condanna RTI alla refusione delle spese processuali liquidate in euro 16.000,00
per compensi ed euro 927,00 per spese, oltre a spese generali ed accessori
di legge, di cui euro 5500,00 a carico solidale con l’altra convenuta
NEWS 3.0 SPA.
Condanna la convenuta NEWS 3.0 SPA alla refusione delle spese processuali liquidate in complessive euro 5500,00 oltre spese generali e accessori di legge,
in solido con RTI.
Milano, così deliberato nella camera di consiglio del 7 luglio 2014
Il Giudice Relatore
Il Presidente
Dott. Silvia Giani
Dott. Marina Tavassi
Via Rizzoli, 8
Per la pubblicità
legale e finanziaria 20132 Milano
Tel. 02 2584 6665
rivolgersi a:
Fax 02 2588 6114
RCS MediaGroup S.p.A.
Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano
Via Campania, 59
00187 Roma
Tel. 06 6882 8650
Fax 06 6882 8682
Vico II San Nicola
alla Dogana, 9
80133 Napoli
Tel. 081 49 777 11
Fax 081 49 777 12
Via Villari, 50
70122 Bari
Tel. 080 5760 111
Fax 080 5760 126
30
Domenica 19 Ottobre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 19 Ottobre 2014
31
Cultura
& Spettacoli
7 giorni
di tweet
I consigli
di Carlo A.
Martigli per
@La_Lettura.
Da oggi tocca
ad Alison
Norrington
Domenica
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
Sabato
Trilogia sporca
dell’Avana,
Pedro Juan
Gutiérrez.
Avventure
picaresche
per chi ama
sentirsi libero
e sorridere
Danubio,
Claudio
Magris.
Un viaggio
globale
dalle sorgenti
alla foce
del Danubio
Le Nozze
di Cadmo
e Armonia,
Roberto
Calasso.
La mitologia
greca in un
libro da sfogliare a caso
L’opera al nero,
Marguerite
Yourcenar.
Il perfetto
ritratto
dell’uomo
rinascimentale
Caino, José
Saramago.
Il suo ultimo
e più folle
libro. «...Dio,
né lui capisce
noi, né noi
capiamo lui».
Colla, Irvine
Welsh. Sesso,
droga
e violenza,
quattro
ragazzi
crescono,
dal 1980
al 2000
Satana, Cantor
e l’infinito,
Raymond
Smullyan.
Per esercitare
la mente
in modo
divertente
e intelligente
Vintage
Improvvisi
Anche la famosa Casati fu una moglie
E dal fax uscivano i topi di Scialoja
di Sebastiano Vassalli
di Alberto Arbasino
che le aveva tutt’e due. Ma si
trattava di un suo fratello, identico. E mi rammentai di Giovanni Urbani, col quale avevamo condiviso una quantità di
cenette all’aperto, nei paraggi
di Piazza Navona. Memorie di
Cesare, pronto ad aprire o chiudere il portone quando il fratello, in via dei Banchi Vecchi o
Nuovi, era perseguito dai teppisti di Campo de’ Fiori.
Ora, Argan lesse una lezione
o commemorazione perfetta.
Manzù borbottò un alcunché.
Che fare? Chiacchierai su Cesare Brandi a ruota libera. E mi fu
immensamente grato per l’autentico affetto. Poi, sulla stessa
macchina per Firenze, mi accorsi che aveva perso della pipì.
«L
a famosa Casati…
Era la prima moglie di mio suocero», sorrideva levando il mento Anna Casati,
moglie di Camillo, anzi Camillino. Offrivano vasti ricevimenti in via Puccini, in un grande
salone pieno di tavolini abbigliati, con una quantità di scatoline e tabacchiere. Nelle sale
attigue, come in un gabinetto
di storia naturale, uccelli rarissimi o comunissimi perfettamente impagliati, con un minuzioso cartellino che precisava il luogo e la data dell’uccisione. Poi avvenne la tragedia.
Triplice.
✽ ✽ ✽
Al palazzo Fortuny, veneziano, in campo San Beneto, mentre una anziana vedova Fortuny
agonizzava lungamente a un
piano superiore, si andava da
una governante che vendeva i
fondi innumerevoli di magaz-
✽ ✽ ✽
✽ ✽ ✽
in poi, una quarantina d’anni
fa, ci si scambiavano piacevolezze per fax. E ho ancora, benché impalliditi, i suoi coniglietti che uscivano danzanti sull’apparecchio. Però, anche fior
di dipinti. Ecco qui una composizione geometrica, e una «caccola» di veri stronzi, allineati su
una importante parete di contemporanei.
«Caro topo, vecchio topo, tu
non sai cosa vien dopo»… «E
se il tip-tap dei topi, “toppa” fra
i proto-tipi?»... «Il Topo — per
Toti — è un tipico topo — intrappolato — in un proto-tipo
— forse appropriato. O anche
troppo?»... «La Pala Costaguti
— attribuita a Gabriella — con
Toti ed altri aiuti»... Con Toti
Scialoja, da Amato topino caro
Incontrando il nome di Manzù, poi, diventa indimenticabile il ricordo di Cesare Brandi.
Quando, per un ritardo raccapricciante, gli fu solennemente
conferita la cittadinanza onoraria di Siena, la sua città. Gli avevano già amputato una gamba,
e arrivando a Vignano osservai
zino a pezzetti — residui di remotissimi tornei torinesi, da
utilizzare sui divani, dunque —
o anche a metraggio. Ne comprai vari tagli, da regalare alle
amiche «conoscenti», anche
per nozze. Così finirono benissimo, in vesti da ballo, o in cuscini.
✽ ✽ ✽
Una tavola da
La Casati. La
musa egoista,
la graphic novel
di Vanna Vinci
(Rizzoli Lizard,
2013) dedicata
alla vita
dell’eccentrica
nobildonna
Luisa Casati
Amman
(1881-1957)
Ottiero… Sua moglie, Silvana Mauri, aveva una vera vocazione per le anime smarrite: a
cominciare da Pasolini. E poi,
Franca Valeri divenuta siffatta a
causa della predilezione per
Paul Valéry. Per tanti anni, abbiamo abitato allo stesso N. 6 di
via San Primo, giacché suo fratello Fabio aveva la delicatezza
di affittare «il pianterreno della
nonna», ancora col materassaio in cortile, come «seconda
casa» a chi ne avesse un’altra.
Arrivando in macchina lì sotto,
ecco Valentino Bompiani con la
moglie Bregoli. Gli si diede il
catalogo di Arnold Böcklin già
lì pronto (Basilea 1977). E lui,
appassionatamente, mandando su la consorte, ne rifece
l’impaginazione. Una delle ultime volte.
Ottiero e Silvana abitavano
più sopra. Li andavo a trovare,
ogni tanto. Lui, spesso iroso.
Lei, pacifica.
«N
La scrittrice
sudafricana
Nadine Gordimer
(1923-2014): nel
1991 vinse il
Nobel per la
letteratura
destino modellato dalla
matrice storico-politica in cui
sono nata». Sulla
testimonianza, che «non è una
parola semplice» quando la
storia tira per la giacca gli
autori, tonerà a riflettere nel
2006. Arrivando a elaborare il
concetto di testimonianza
interiore. Sono due dei saggi
che ripercorrono la vita
dell’autrice sudafricana morta
il 14 luglio (1923-2014) e che
finiscono per costituirne
un’autobiografia intellettuale
(Tempi da raccontare
traduzione di Franca Cavagnoli,
Valeria Gattei e Maria Luisa
Cantarelli, Feltrinelli, pp. 251, 20). Di essere nata in una terra
infuocata, si accorse fin
dall’infanzia. Cresciuta in una
cittadina mineraria, andava a
giocare alle pendici di vecchi
mucchi di carbone che
parevano colline ricoperte dalla
vegetazione. Ardevano
dall’interno e qualche bambino
● L’artista
romano Toti
Scialoja (1914
– 1998, foto in
alto): fu pittore,
scenografo e
poeta. Nella
sua produzione
anche libri per
l’infanzia come
Amato topino
caro. 53 poesie
con animali,
edito da
Bompiani nel
1971 (al centro
la copertina)
rimaneva incenerito. È la sua
storia, raccontata nel testo più
intimo della raccolta. Eppure
quei cumuli dall’apparenza
innocua alludono alla
tranquillità di facciata che
celava l’apartheid. Dal 1954,
l’anno del primo saggio, al 1991,
quando ritirò il Nobel, con
Mandela già libero, e oltre, non
dismise mai l’impegno. Lo
scrittore, diceva, è
«responsabile».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il fuoco nascosto nei mucchi di carbone: l’apartheid era lì
on siamo figli
soltanto della
nostra epoca, ma
anche del luogo in cui
viviamo», scrive Nadine
Gordimer in un breve saggio
del 1985: «La mia coscienza e il
mio subconscio, da cui attingo
ciò che scrivo, derivano, fin
dagli aspetti più personali della
mente e dello spirito, dal
Q
Zola con una pagina di
«L’Aurore» e Filippo
Tommaso Marinetti con il
«Figaro» hanno lasciato un
segno nel tempo. Oggi
dovrebbero ricorrere alla
televisione, e non è detto
che riuscirebbero ad avere
gli stessi risultati.
Il penultimo intellettuale,
in Italia ( l’ultimo è
Adriano Celentano, nella
foto Ansa) è stato Pasolini.
Non il poeta delle Ceneri di
Gramsci: la poesia
interessa a pochi. La sua
forza era quella del
cinema. Le sue idee come
intellettuale erano quelle
che erano; fossero state
diverse, non cambiava
niente.
I fuoriclasse dei media,
oggi in Italia, sono
Berlusconi e Renzi.
Berlusconi non ama gli
intellettuali e ne ha attorno
pochi. Attorno a Renzi, alla
Leopolda, ce n’erano
parecchi che spifferavano il
come e il perché. Quando
lui è andato al potere gli ha
proposto di diventare
ministri e loro cos’hanno
fatto? Sono scomparsi.
Pasolini (forse) un
ministero l’avrebbe
accettato. Celentano
anche.
Non ci sono più gli
intellettuali di una volta. Il
mondo è cambiato.
Saggi di Nadine Gordimer (Feltrinelli)
di Cinzia Fiori
Intellettuali e no:
Pasolini un ministero
l’avrebbe accettato
(pure Celentano)
ualche settimana
fa, un giornale
italiano è tornato
a porsi il
problema degli
intellettuali: esistono
ancora? Dove sono? Chi
sono? Contano qualcosa?
Gli intellettuali, che
intervengono a dire la loro
nelle vicende umane e
vorrebbero in qualche
modo guidarle, esistono
grazie al sistema dei media
e dipendono dai media. La
loro forza, in passato, era
quella dei giornali. Émile
✽ ✽ ✽
Segantini, Giacometti… Mi
sono sempre domandato: ma
quando Rilke nel ’19 giunse
nell’incantevole borgo di Soglio, ospite nel suo albergo di
un Thurn und Taxis, con i due
figli giovanotti Pierre e Balthus,
visitavano oppure no la grande
baita-atelier dei Giacometti, a
Stampa, cioè a un passo? Lì vivevano il padre (Giovanni) dell’autore delle sculture esistenziali e filiformi. E a Coira v’è un
museo dove sono esposti i lavori pittorici dei vari Giacometti.
✽ ✽ ✽
«Faitez-moi une petite folie», pare che dicesse Lilli Volpi
a Tomaso Buzzi, partendo per
un soggiorno americano. E al
ritorno, sulla spiaggia di Sabaudia, trovò un immenso
tempio greco, il celebre Volpaeum, da arredare coi mobili
«anni Trenta» in ferro battuto
come nella Machine infernale
di Cocteau. Con un podietto
per annunciare la colazione,
mediante una tuba, da parte
del maggiordomo in frac. E lì
posso ricordare certe sue nenie
meridiane e orientali, con Philippine de Rothschild.
Cosa avrà detto Mimi Pecci
allo stesso Tomaso Buzzi? Un
teatrino regale come a Versailles? Effettivamente, alla Cometa, i distinti ospiti in platea si
lamentarono molto per la mancanza di schienali sulle panche
imbottite (come a Versailles).
Ma Buzzi rimediò subito. La sera dopo, gli schienali c’erano.
Quando poi Buzzi arredò un
mezzanino per un suo favorito,
installò i letti a castello. Fu subito detta: la capanna dei sette
nani.
Volti
● Alberto
Giacometti
(1901–1966;
foto in basso),
artista svizzero
nato nel
Canton
Grigioni, tra i
maestri del
Novecento. Alla
Galleria d’arte
moderna di
Milano, fino al
1° febbraio, è
aperta la
mostra
Giacometti, con
60 suoi lavori, a
cura di
Catherine
Grenier
32
Domenica 19 Ottobre 2014 Corriere della Sera
SPETTACOLI
Gag in tv
Sting canta le suonerie dei telefonini. Non è
l’ultima frontiera del business discografico in crisi,
ma una gag televisiva. Ospite di Jimmy Fallon
(nella foto con Sting) al «Tonight Show» della Nbc,
il cantautore ha reinterpretato con la propria voce
le suonerie più popolari degli smartphone. «Stingtones» le ha ribattezzate il conduttore con un gioco
di parole sul termine inglese, ringtones, usato per
le suonerie. La rockstar ha anche scherzato su una
di quelle che Fallon gli ha proposto e che
assomigliava a un pezzo dei Police: «Devo avvisare
Sting canta
le suonerie dei cellulari
nello show di Fallon
i mie legali», ha detto. La gag è proseguita
coinvolgendo una persona tra il pubblico. Fallon ha
invitato Sting a cantargli un messaggio
personalizzato per la segreteria telefonica. L’ex
leader dei Police, completamente rasato, ha quindi
proposto una nuova versione di «Message in a
Bottle», storico successo della band, con un testo
modificato: «Mi spiace ma non ci sono/ Sembra
proprio che tu non mi abbia trovato/ Oh!/ Lascia il
tuo nome/ quando senti il beep. Spero che tu
lascerai un messaggio nella segreteria».
Il caso
Sit-in e minacce
alla vigilia dello
spettacolo
di John Adams
● La recensione
Ritrovare Gentilucci
e i suoi «Frammenti»
di Paolo Isotta
A
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
Insieme agli attivisti
dei movimenti ebraici, a due ex
governatori, George Pataki e
David Paterson, a diversi parlamentari repubblicani e democratici (da Peter King a Eliot Engel), ci sarà anche l’ex sindaco
di New York, Rudy Giuliani,
domani, a guidare la protesta
contro la prima di The Death of
Klinghoffer, il controverso melodramma scelto dal Metropolitan per inaugurare la sua stagione operistica.
Da giorni il celebre teatro è
sotto assedio: un picchetto dopo l’altro, alcuni dei quali organizzati da personaggi di rilievo
della scena culturale della città,
come il «trustee» della City
University of New York, Jeffrey
Wiesenfeld. Opera razzista e
antisemita, «propaganda travestita da arte» come urlano i
manifestanti che vorrebbero
bruciare il palcoscenico? O interpretazione, discutibile ma
lecita, del dramma dell’Achille
Lauro — la nave attaccata nel
1985 da terroristi palestinesi e
l’assassinio dell’ebreo Leon
Klinghoffer, un anziano invalido, poi gettato in mare — da
un punto di vista che tiene conto anche dei motivi storici del
conflitto israelo-palestinese?
L’opera, rappresentata la prima volta più di vent’anni fa, ha
sempre irritato la comunità
ebraica fin dal titolo (perché
«morte di Klinghoffer e non assassinio?»), ma non si era mai
arrivati a un’ostilità così brutale. Le contestazioni iniziali all’opera che è considerata la migliore del maestro minimalista
John Adams, avevano segnato
la prematura fine della carriera
di librettista di Alice Goodman.
Dopo un primo periodo di proteste accalorate, però, le acque
si erano calmate e l’opera è stata rappresentata negli anni
scorsi più volte senza incidenti
in California, a Londra, a St
NEW YORK
Va in scena la morte di Klinghoffer
Met assediato per l’opera criticata
L’ex sindaco Giuliani guida la protesta contro la prima del teatro di New York
Louis e anche alla Juilliard di
New York.
Quando il Metropolitan ha
deciso di aprire la stagione con
questo melodramma sapeva
che avrebbe fatto discutere, ma
non immaginava fino a che
punto. A chi accusa l’opera di
giustificare il terrorismo, il general manager della grande
istituzione musicale
newyorkese, Peter Gelb, replica
che qualunque lavoro artistico
dedicato a un conflitto deve
esplorare le motivazioni di tut-
Cosa c’è di Nuovo
Contestazioni
Dimostranti
protestano
davanti al Met
di New York
contro la
decisione di
mandare in
scena «La
morte di
Klinghoffer»;
sopra, una
scena
dell’opera di
John Adams
te e due le parti, senza per questo sostenere o giustificare i
crimini commessi.
Il Metropolitan non aveva,
però, tenuto conto del fatto che
il mondo ebraico reagisce oggi
con molta più emotività alla
diffusione di opere come quella di Adams perché allarmato
dal clima di antisemitismo che
si è diffuso di recente, soprattutto in Europa. E il teatro di
New York è un formidabile megafono. Così, quando l’Anti Defamation League gli aveva chiesto di cancellare The Death of
Klinghoffer dal cartellone, Gelb
aveva proposto un compromesso: eseguire ugualmente
l’opera a teatro, ma cancellando la tradizionale trasmissione
della «prima» in 2000 teatri
sparsi per il mondo. Abraham
Foxman, il presidente della Lega, aveva accettato questa soluzione. Ebreo anche lui, considera l’opera discutibile ma non
antisemita. Foxman temeva soprattutto che la sua rappresentazione nei teatri di città come
Vienna, Amsterdam e Berlino
potesse alimentare sentimenti
ostili verso gli ebrei.
Il compromesso di giugno
che doveva raffreddare la polemica ha, invece, finito per scaldare ancora più gli animi:
Adams ha protestato definendo «pura intolleranza» la cancellazione della trasmissione
televisiva della sua opera, mentre i movimenti ebraici hanno
visto in questa scelta la conferma della pericolosità dell’opera: perché a New York sì e altrove no?
Così sono riprese le contestazioni più intolleranti, tracimate anche in raffiche di minacce via Internet a tutti i protagonisti: dallo stesso Foxman,
definito un «kapo», al baritono
Alan Opie, interprete di un
Klinghoffer evidentemente
non troppo simpatico, sommerso di insulti: «Per tutta la
vita ti porterai addosso l’etichetta del fascista».
Massimo Gaggi
notizie dalle aziende
La vicenda
● Leon
Klinghoffer
(1916 - 1985),
disabile
americano di
origine ebraica,
fu ucciso e
gettato in mare
dai terroristi
palestinesi che
dirottarono la
nave da
crociera Achille
Lauro nel 1985
rmando Gentilucci
(1939-1989) era uno dei
fautori di una, dirò così,
«Avanguardia integralista».
Sperava si potesse avere un
linguaggio dal nonlinguaggio, ossia da una
sorta di equiparazione tra
suono e rumore; onde la sua
produzione, copiosa a onta
della breve vita, è tutta un
cozzare contro un muro.
Quarant’anni fa lo
disprezzavo e basta; oggi,
dopo decenni che non
ascolto un suo pezzo,
l’esecuzione dei Frammenti
sinfonici da Moby Dick
avvenuta venerdì
all’Orchestra Verdi mi ha
indotto a nuove riflessioni.
Nonostante tutto, mi pare
ch’egli possedesse una forte
natura musicale; e sebbene
questi Frammenti,
assommanti a ben quaranta
minuti, paiano un catalogo
dei luoghi comuni di tale
Avanguardia, tale catalogo è
ben detto. Talora aggregati
sonori in sé privi di senso ne
acquistano grazie alla
fascinosa enunciazione
timbrica; e insomma i brani
sono un continuo
trascorrere dal solecismo a
un desiderio di bellezza
perduta. Non credo sarei
riuscito a provare interesse
per quest’opera se non vi
fosse stata la concertazione
di Gaetano d’Espinosa; ha
fatto un lavoro straordinario
di rifinitura trasformando i
Frammenti in una
raffinatissima partitura
sinfonica: la sua sola opera
rendeva meritevole il
concerto di attenzione. Lo
stesso dicasi per Meridiana
di Fausto Romitelli (19632004: il concerto pare una
dedicazione a vite presto
stroncate: salute a noi!).
Nella seconda parte
d’Espinosa ha fornito una
sontuosa e matura
esecuzione della Quarta
Sinfonia di Brahms.
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a cura di RCS MediaGroup Pubblicità
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proprio corpo e costruire una sana autostima,compie un anno e,dopo il ciclo d’incontri in 10 scuole secondarie di primo grado
di Milano, estende il suo raggio d’azione;
da oggi infatti anche Roma aderisce all’iniziativa.“Sei più bella di quello che pensi”
è il messaggio che questa nuova serie d’incontri vuol far emergere, per incoraggiare
le donne a esprimere il proprio potenziale,
libere da modelli stereotipati, perché per
Dove la bellezza sta nell’unicità irripetibile
di ciascuna. Curato dagli psicologi dell’Associazione Accademia Pons di Milano,
il percorso è ancora
più significativo
perché realizzato a
scuola,dove ragazze
e ragazzi sono a confronto con i coetanei.
La nausea in gravidanza è
un disturbo diffusissimo,
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future mamme soprattutto nei primi 3 mesi. In
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Corriere della Sera Domenica 19 Ottobre 2014
L’incidente
Timperi, annuncio
con bestemmia
a «Uno Mattina»
SPETTACOLI
Anche Tiberio Timperi (foto) finisce nel non lusinghiero elenco di chi
ha bestemmiato in tv. È successo ieri, nel corso di «Uno Mattina in
famiglia», su Rai1. Il presentatore ha fatto confusione durante
l’annuncio di un ospite, poi ha aggiunto: «Ho sbagliato». Subito dopo
però ha sbattuto la mano sul tavolo e, a bassa voce, ha pronunciato
la bestemmia. L’annuncio si sarebbe dovuto tagliare, ma invece è
andato in onda e per ben due volte. Dopo l’errore del conduttore, la
Rai ha mandato in onda lo «schermo nero», quindi è stata riproposta
la sigla seguita però dalla stessa scena con la bestemmia di Timperi.
Solo dopo è andato in onda l’annuncio corretto dell’ospite in studio.
Su Rai Gulp
Parmitano spiega ai ragazzi le imprese spaziali
Oggi, al Festival del Cinema di Roma, il sottosegretario Sandro Gozi
presenterà «Cose dell’altro mondo», un format web ideato da Rai
Ragazzi con protagonista l’astronauta italiano e ambasciatore del
semestre di presidenza europea Luca Parmitano. Il programma, in
prima visione dal 30 ottobre (il martedì e il giovedì alle 17) sul portale
di Rai Gulp, sarà poi trasmesso anche in tv. Parmitano
accompagnerà i giovani alla scoperta delle imprese spaziali, degli
astri e dell’universo, svelando aneddoti e curiosità su questo mondo.
Musica e storia
nel viaggio in Italia
di Gil e la moglie
«C’è chi privilegia il lato artistico, ma deve comunque tenere
conto di quello commerciale. E
viceversa».
Lui e Veloso sono una coppia
di magnifici vecchietti. Caetano ha firmato le note dell’ultimo cd di Gilberto. «Non c’è
nulla di pianificato, ma il potenziale per fare qualcosa assieme c’è. La nostra amicizia è
solida come una roccia», ricorda Gil. Che conosce bene la
musica italiana. «Non solo
l’opera, ma anche il vostro pop
è stato importante in Brasile:
Modugno, Endrigo, Rita Pavone, Ornella Vanoni e più recentemente Finardi, Pino Daniele,
Gilberto: vacanza da turisti con alcuni concerti
Chi è
● Gilberto Gil è
nato a Salvador
il 26 giugno
1942. Ha
fondato il
Tropicalismo
con Veloso
● Nell’88 ha
sposato Flora
Giordano (foto
assieme), sua
quarta moglie
«S
iamo solo io, mia
moglie e la mia
chitarra». La sera
da solo sul palco
con la compagnia della chitarra. Di giorno da solo in giro con
Flora a fare il turista. Musica e
relax. Ecco come è nato il tour
che porterà Gilberto Gil a suonare in Italia (24 ottobre a Roma, 26 a Fabriano, 28 a Cesena,
1° novembre a Trieste, 6 a Padova). «Io e mia moglie abbiamo
deciso di fare un viaggio che ci
potesse portare in posti storici
che non avevamo mai visitato.
Una vacanza da turisti, soli io e
lei, con una macchina per girare liberamente. E così ho deciso di fare anche dei concerti».
Sul palco senza la band.
Esperienza singolare. «Ho due
sentimenti complementari —
confessa il musicista —. Uno
positivo: mi sentirò a mio agio,
sarò io a decidere cosa fare, sa-
rò io a guidare le canzoni e i
sentimenti. Allo stesso tempo
c’è un lato negativo: mi mancherà la compagnia degli altri
musicisti».
Gil è stato ministro della
Cultura in Brasile. Lo aveva
chiamato Lula. «Era un momento di cambiamento politico del Brasile. Collaborare con
Lula, personaggio che rappresentava qualcosa di nuovo, è
stato stimolante — sottolinea
—. Ho avuto l’opportunità di
proporre nuove direzioni e
idee per la cultura che aiutassero a includere tutti quelli che
erano tagliati fuori». Esperienza durata 5 anni, dal 2003 al
2008. «Il contributo che potevo
dare l’ho dato. È stato faticoso e
in quegli anni non sono riuscito a essere artista. Se tornassi
indietro, però, lo rifarei».
L’artista Gilberto Gil, che ai
tempi della dittatura militare
33
❞
Ho fatto
politica con
le canzoni e
a volte ho
portato la
poesia nella
politica
La tournée
L’artista sarà il 24
ottobre a Roma.Poi
a Fabriano, Cesena,
Trieste e Padova
Sorriso Gilberto Gil,72 anni, musicista ed ex ministro della cultura brasiliano
Fellini
aveva la
dignità
dell’artista:
a casa mia
ho una foto
di noi due
venne esiliato per le sue posizioni non allineate, non si è
mai ribellato, non ha mai litigato con il politico Gilberto Gil
che avrà dovuto accettare i
compromessi di palazzo? «Ci
sono state lotte interne. Sono
cose che capitano a tutti noi:
abbiamo maschere diverse,
siamo più persone in una. A
volte però ho fatto politica con
le canzoni e altre volte ho por-
tato la mia visione poetica nella
politica». A fine anni 60, con
Caetano Veloso, Gil ha aperto la
musica brasiliana ai suoni occidentali del rock. È stata l’età
d’oro del tropicalismo, la bossa
si è aperta al mondo e lo ha
conquistato con classe. Oggi la
musica che arriva dal Brasile è
quasi sempre un pop tamarro
in stile Michel Telò o Gusttavo
Lima. Risposta diplomatica:
Mannoia e Pausini». Ha conosciuto Fellini: «Si sentiva la dignità dell’artista. A casa mia ho
appeso una foto di noi due».
Il calcio è un argomento da
evitare... «Ai mondiali non è
andata bene... Né a noi, né all’Italia — la voce si fa cupa —.
Per noi è stato un disastro la
sconfitta con la Germania».
Andrea Laffranchi
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Domenica 19 Ottobre 2014 Corriere della Sera
34
Eventi
La guida
Uno sguardo inedito
dalle collezioni private
alla Gam Manzoni
Dal 24 ottobre al 18 gennaio 2015, alla GAM
Manzoni di Milano, la mostra Boldini. Parisien
d’Italie. Curata da Enzo Savoia e da Francesco
Luigi Maspes, l’esposizione ripercorrerà le tappe
fondamentali della carriera del pittore ferrarese
attraverso una selezione di quaranta opere, alcune
delle quali mai esposte prima in pubblico,
provenienti da collezioni private italiane,
privilegiando opere eseguite a Parigi tra il 1871 e il
1920 circa. Catalogo: GAM Manzoni edizioni.
Orari: da martedì a domenica, 10-13 e 15-19
(ultimo accesso 18.30). Aperture straordinarie: 1
novembre – 8 dicembre – 6 gennaio. Chiusure: 2425-26 dicembre. Biglietto intero: € 6, ridotto: € 5
per scolaresche (presentando alla cassa la lista
completa degli studenti), gruppi compresi tra le 10
e le 25 persone, soci Fai e soci Touring Club.
Entrata gratuita per un accompagnatore ogni 20
persone. Informazioni sul sito: gammanzoni.com.
Sui social network, l’hashtag è #boldinimilano
La mostra A Milano, 40 tele raccontano la maturità parigina
del ferrarese. Spicca il quadro della principessa Radziwill,
che ispirò Proust. Nelle pennellate tese e nelle pose mobili,
quasi teatrali, affiora un moderno concetto di aristocrazia
di Roberta Scorranese
RITRATTO
«L
DI SIGNORE
a proprietà
feudale
della terra
conferiva
dignità,
mentre la
moderna proprietà di beni mobili ci riduce nuovamente a
un’orda nomade». Così scrive
nel 1910 Edward Morgan Forster in Casa Howard, romanzo
d’amore e di lotta (di classe).
Nello stesso anno Giovanni
Boldini esegue il ritratto di una
donna bruna, spigolosa, sguardo intenso. Pare sempre sul
punto di muoversi. Di fuggire.
Cambiare posa. Mani irrequiete. È il ritratto della principessa
Maria Radziwill, una delle tele
in mostra alla GAM Manzoni in
Boldini. Parisien d’Italie.
In questa nobildonna, nata
Marie de Bénardaky (18741949), erede di un’antica famiglia russa, Boldini coglie un uzzolo impaziente, instabile. Letterario, si direbbe. E non a caso: la futura principessa era
stata una passione giovanile di
Proust e pare che lo scrittore si
sia ispirato proprio a lei per
tratteggiare quel bel personaggio della Recherche che è Gilberte, figlia di Charles e Odette.
Il padre era stato maestro di cerimonie dello zar e a Marie toccò in sorte una delle vite che
vissero numerosi nobili dell’est
Europa: l’arrivo a Parigi, le frequentazioni altolocate (anche
se spesso al verde), rituali fatti
soprattutto di ricordi. Si cuciva
insomma quel romanzo sociale
definito degli emigré.
Dotato di grande finezza psicologica, a Boldini non sfuggì
questa tensione. Il pittore, all’epoca, era una «star» del ritratto. Ricercato dall’alta borghesia di Parigi e Londra, conteso dai mercanti e ben tollerato dai mariti gelosi (la sua
NERVOSE, INQUIETE, MAI AUSTERE
LA RIVOLUZIONE DI BOLDINI
NELL’ESTETICA DELLE NOBILDONNE
attenzione per le donne era pari solo a quella per i cavalli, anzi, una volta disse: «Preferisco
il culo di un cavallo a quello di
una ragazza»). Poteva permettersi di osservare bene le numerose nobildonne che ritraeva. Di vestirle (e amarle).
Così capì che quello stuolo
di principesse, contesse e marchese stavano vivendo una stagione estetica irripetibile. I tumulti sociali che scossero l’Europa a cavallo tra Otto e il Novecento, i sussulti dall’est, il
«caso Dreyfuss» in Francia: tutto contribuiva a disegnare un
L’incontro
Lo storico Bosi: «In lui
presenti arti diverse.
I movimenti ricordano
le prime fotografie»
nuovo concetto di aristocrazia.
Più libertario, amorale, inquieto. «Diciamo pure eccentrico,
come la marchesa Luisa Casati
e il marchese de Montesquiou,
entrambi da lui ritratti», fa notare Stefano Bosi, autore del catalogo che accompagna la mostra. Ecco allora che alle pareti
della GAM Manzoni scorrono
nobildonne che poco hanno
conservato della consueta pacatezza austera che la pittura
dell’800 aveva concesso loro.
La principessa Radziwill
sembra un zigzagare di colori
vivaci, in continuo movimento;
il Ritratto della contessa De
Leusse, nata Berthier (1889) ci
mostra la donna in una posizione di semi profilo, in un gioco di mani disallineate, come
se stesse parlando, commentando. Il Ritratto di madame de
Joss (1905), l’amante del momento, è un parossismo di li-
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Gli anni parigini della gloria
in cui colse gli attimi fuggenti
L’attrice
«Il cappellino
nuovo»
(il quadro è
conosciuto
anche con
il titolo di
«Ritratto di
Lina Cavalieri»)
1898 circa
Sciabolate di colore per personaggi all’apice dello charme
di Chiara Vanzetto
S
i presentava nei salotti bene della Ville Lumière con la frase «Je suis Giovanni Boldini, l’empereur des peintres». Vanagloria?
Forse no.
Legittimo e realistico orgoglio. Perché Boldini (Ferrara 1842 – Parigi 1931) è stato veramente
un signore incontrastato dell’arte parigina, interprete perfetto del sogno Belle Epoque: negli
anni ’80 dell’Ottocento, all’apogeo del successo,
era pagato più di Renoir e Degas, suo grande
amico. Proprio intorno al periodo francese del
maestro focalizza l’attenzione la mostra Boldini,
parisien d’Italie, vernice venerdì 24 ottobre alla
galleria GamManzoni, a cura di Enzo Savoia e
Francesco Luigi Maspes.
Era dal 1989, dalla storica esposizione tenuta
alla Permanente, che Milano non rendeva
omaggio a Boldini. Per il suo ritorno GamManzoni propone una quarantina di opere di rara
bellezza, provenienti tutte da collezioni private:
alcune mai presentate prima, altre che non ap-
Tocchi di stile
Giovanni
Boldini (in alto
in uno dei
suoi numerosi
autoritratti)
nacque nel
1842 a Ferrara
e morì a Parigi
nel 1931.
Nella foto
a destra,
il «Ritratto
della signora
Enrichetta
Allegri», 18941895. In basso,
il «Ritratto
della rincipessa
Radziwill»
che risale
intorno al 1910
parivano in pubblico da anni. «La nostra passione, il nostro campo d’elezione è l’arte italiana
del Diciannovesimo secolo, che attualmente ci
sembra un po’ trascurata» raccontano Savoia e
Maspes, che nel 2012 hanno aperto la loro galleria come spazio culturale e di ricerca, commercio escluso: quella sull’artista ferrarese è la loro
quarta mostra, dopo il Divisionismo, Ciardi e
Fattori.
«La rassegna si apre con l’arrivo di Boldini a
Parigi nel 1871, dove la frizzante aria francese lo
svincola dai modi macchiaioli, e arriva agli anni
Venti del Novecento. All’inizio ha una buona intuizione, per farsi un nome: si lega al mercante
d’arte Goupil, celebre e influente, con cui lavora
fino al ’77. Per lui produce su commissione pic-
Il campo d’azione
Dopo 25 anni una monografica sul
pittore in una galleria, senza fini di
commercio, specializzata nell’800
italiano. «Un periodo trascurato»
nee, un frullare impazzito di
pennellate (la famosa «sciabolata» di Boldini), il corpo nudo
che si frantuma in mille pezzi
fondendosi con le lingue del
fuoco. La procace contessa Gabrielle de Rasty (altra amante)
compare spesso nuda e lo
sguardo del pittore è compiaciuto, ammiccante. Con lei frequenta Degas e il baritono Faure; è lei a introdurlo in alti circuiti sociali. Eppure nei quadri
la contessa è allegra, frenetica,
sensuale. È sua. «Ma sempre
con rispetto — nota Bosi — e
con un tocco di teatro simile alla fotografia che all’epoca stava
affermandosi. Non è la pittura
che rincorre il nuovo mezzo. È
piuttosto una interessante
commistione di arti diverse».
Un linguaggio nuovissimo,
che nulla toglie al lignaggio di
queste apolidi: semplicemente
le racconta in una tumultuosa
fase di passaggio verso la modernità. Una modernità che rimetteva in discussione non solo gli averi ma anche i ruoli, i titoli, il modo di esprimersi. E in
questa rappresentazione sociale, Boldini assorbe la sensibilità dell’epoca. Nel 1884 Huysmans aveva pubblicato Controcorrente (À rebours), il «racconto di una nevrosi», come
disse de Maupassant, un’architettura compositiva fatta di deliri, visioni, autoanalisi. Schegge. Schegge come i corpi frantumati di queste donne. Ma
Boldini coglie anche la Parigi
impazzita, pullulante di uomini d’affari, parvenu, commedia
umana e «città che sale».
Di queste nobildonne ci restano i ritratti e un’eco fatta
delle musiche di Debussy, dei
romanzi di Mann, delle successive confluenze futuriste. Ma
quello sguardo mobile della
principessa Radziwill resta lì,
sulla tela. Colto nel sussulto.
rscorranese@corriere.it
coli dipinti a tema galante secondo la moda del
momento». Operine di genere incantevoli e ben
rifinite, di maniera aggraziata. Dove tra boudoir
e giardini si aggirano giovani donne dall’aria
maliziosa e ingenua al tempo stesso: la modella
è quasi sempre Berthe, compagna dell’artista
per oltre un decennio.
Già fin d’ora Boldini alterna con estrema facilità olio e acquerello, con tocchi brevi e liberi
che anticipano la maniera più matura. Una maniera inconfondibile, cifra stilistica autonoma e
distintiva, che trasforma l’italien nel ritrattista
favorito dell’alta società parigina.
Esecuzione sciolta, pennellate duttili, dinamiche, veloci e scattanti, quasi sciabolate di colore in punta di pennello. Figure mosse, colte in
pose imprevedibili, tra sguardi obliqui e tagli fo-
tografici. Corporature allungate, vitini di vespa,
torsioni inaspettate, mani espressive. Fascino e
grazia protagonisti, anche perché i soggetti sono in gran parte femminili: attrici come Jeanne
Renouardt, cantanti come Lina Cavalieri, aristocratiche come la principessa Radziwill o la contessa De Leusse, belle sconosciute (alcune di esse, altre, al contrario, famose) immortalate in
nudi di sorprendente libertà.
Comunque brillanti, all’apice dello charme,
quasi che solo l’artista riuscisse a liberare la loro
segreta carica di seduzione. «In molte opere,
spesso create per la propria collezione, Boldini
si limita a mettere a fuoco un dettaglio. Il volto,
il busto, un particolare dell’abito o dell’ambiente. Sullo sfondo pochi segni essenziali, uno stile
di grande modernità».
Esercizi pittorici personali anche alcuni piccoli paesaggi in mostra, poco frequenti da vedere. Da una Venezia sfatta, in morbidi toni pastello, a un’animata Place Pigalle di Parigi che vibra
di movimento e vitalità.
Boldini coglie comunque l’attimo fuggente.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Domenica 19 Ottobre 2014
EVENTI
Colte nella vita
Scarica
l’«app»
Eventi
Da sinistra, una serie di
particolari tratti dalle opere
in mostra: «La visita»,
1874; «Al parco», 1872 e, a
destra, «Madame de Joss»
(«Donna vicino al fuoco»),
1905 circa. Quest’ultima
è stata una delle (tante)
amanti di Giovanni Boldini
Eventi
35
Informazione, approfondimenti,
gallery fotografiche e la mappa
degli appuntamenti più
importanti in Italia. È
disponibile sull’App Store
di Apple la nuova applicazione
culturale del «Corriere della
Sera Eventi».
È gratis per 7 giorni.
● Lo stilista
Una texture cremosa
Toccherei quei vestiti
di Antonio Marras
L
e immagini mi hanno aiutato, se non
addirittura salvato la vita. Melanconico
e introverso com’ero, e con una
probabile predisposizione alla dislessia, alle
scuole elementari avevo un maestro degno
delle sorelle Bronte che mi costringeva a
leggere a voce alta sotto la costante minaccia
di bacchettarmi sulle dita. Solo la tregua delle
immagini riusciva ad allentare il terrore e mi
regalava la pace e il sollievo dello sguardo.
Forse per questo sono diventato un divoratore
di immagini indiscriminato, quasi bulimico.
Va da sé che sono un estimatore, un
innamorato, un drogato di Giovanni Boldini .
Con il lavoro che faccio, con la mia fame di
forme, colori, segni, tracce, sguardi, visioni e
accenni, è stato inevitabile. Come non
annegare in quei quadri, in quelle figure
conturbanti, in quei ritratti così pieni, focosi,
stranianti e soprattutto belli, incredibilmente
belli? Nei quadri di Boldini trovo tutto ciò di
cui ho bisogno: gioia per gli occhi , spunti ,
suggestioni, stimoli visivi, provocazione per
la mente e pace per i sensi. Mi perdo e mi
abbandono di fronte ai suoi ritratti, alle sue
donne, alla sua Parigi: sono catalizzatori di
un clima emotivo, estetico, estatico. Il quadro
per me è un racconto, una storia, un film. Lo
studio e immagino tutto. La ragazza al parco
con il cagnolino, chi aspetta? É la stessa che
scrive una lettera sullo scrittoio? E a chi la
scrive, al suo innamorato? Ha fretta? E
Berthe, la sua modella e amante, è davvero
bellissima o è lui a vederla così? Le
pettinature, quei cappellini irresistibili, gli
scialli, gli abiti, e poi le espressioni del volto, i
dettagli dei luoghi circostanti, raccontano
tanto delle donne, del loro carattere, del loro
status, della loro percezione del mondo. E io
vorrei sapere tutto di quelle creature speciali
e impossibili, vere e proprie icone di stile,
come la mitica Marchesa Casati o la magica
Cléo de Mérode. Mi viene voglia di toccarli,
quei quadri, per sperimentare la qualità
tattile di certe superfici, di certi materiali, di
quella mano di colore un po’ slabbrata che
prende la luce in quel modo unico, del
panneggio sapiente che crea quella texture
cremosa, densa, dove il colore vibra e diventa
intenso, profondo, liquido. E dolcemente
naufrago, appagato e felice.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Lo spirito
di Francesca Bonazzoli
«Q
uando l’epoca
in cui un uomo
di talento è obbligato a vivere
è piatta e stupida, l’artista è,
perfino a propria insaputa, ossessionato dalla nostalgia di
un altro secolo», scriveva il
Des Esseintes del romanzo di
Joris Karl Huysmans che disprezzava gli esponenti dell’alta finanza e lo spirito imprenditoriale dei borghesi.
Boldini era proprio uno di
questi ultimi, un astuto e
quanto mai abile imprenditore di se stesso, il cui principale
interesse non era tanto l’Arte,
bensì i soldi e, essendo brutto
(lo chiamavano il rospo o il nano), il successo con le belle
donne.
Non fu difficile per una tale
volpe intuire che, fra tutti gli
stili presenti sulla scena parigina, quello cosiddetto à la
mode gli avrebbe dato le maggiori soddisfazioni economi-
L’eleganza frivola di una borghesia fuori tempo
L’arte amata nei salotti della Belle Époque seguiva il disimpegno del ‘700 di Watteau e Fragonard
che. La scenetta di genere settecentesco, l’aneddoto raccontato nei dettagli minuti, le piccole figure dipinte con tocchi
minuti, i colori smaltati, la
grazia e la sensualità civettuola, erano gli ingredienti base
del gusto imperante nei salotti
eleganti della Parigi che contava ed era quanto di più squisito veniva richiesto presso i
mercanti à la page, primo fra
tutti la celebre maison Goupil.
Genere disimpegnato, rappresentava l’arte per l’arte ammirata da Théophile Gautier e dal
bel mondo che, fra il Ballo
Excelsior e i piaceri delle Folies Bergère, sognava di vivere
in una nuova Versailles.
Così, il revival settecentesco
era percepito come un rifugio
per gli aristocratici e gli intellettuali che giudicavano volgare il mondo contemporaneo;
ma era anche un modello
d’eleganza per i borghesi, che
a quel mondo volevano appar-
Erotismo
«Il bacio
rubato»
(1756–61)
di Jean-Honoré
Fragonard è
attualmente
conservato
al Metropolitan
Museum of Art
di New York.
Curiosità:
il quadro è
stato realizzato
durante
il soggiorno
italiano
del pittore
settecentesco
L’ascesa
Boldini fu un astuto e quanto mai
abile imprenditore di se stesso cui,
in una prima fase, interessavano
i soldi e il successo con le donne
tenere e a cui si potevano accostare attraverso facili immagini d’intrattenimento. La risurrezione dell’età di Watteau e
Fragonard nei quadretti con
personaggi vestiti alla maniera
settecentesca, con lo spensierato mondo di «donnine e
pappagalli», parrucche, lezioni di danza, lettere scritte e ricevute di nascosto nei boudoir, vezzosi corteggiamenti
nei giardini fra cocottes e cicisbei, era un modo per specchiarsi in quella stessa joie de
vivre. L’illusione di rivivere
quel mondo elegante e senza
pensieri delle fêtes galantes.
«Vennero i movimenti angolosi senza necessità, le linee
strane senza perché. Una povera contessa non poteva sedersi su di una tela, né stare in
piedi senza che il suo abito si
spiegazzasse nel modo il più
tempestoso di questo mondo.
Un povero marchesino non
poteva posarsi sopra uno sga-
bello senza che la sua giubba
non facesse i più capricciosi
contorcimenti. Eravamo usciti
dall’Accademia degli eroi nudi
per cadere nell’Accademia dei
signorotti vestiti», scriveva
sarcastico Francesco Netti
contro tutti i seguaci del re dei
pittori à la mode: Mariano Fortuny.
Fino al 1877 Boldini sposa
questo stile, poi lo fa respirare
in pennellate sempre più libere e ampie arrivando a una
maniera nuova, tutta sua e
modernissima.
Ma il mondo di riferimento
delle sue dame eleganti che
esplodono in schegge di rossi
e di neri, destinate ad andare a
picco assieme al Titanic, è lo
stesso delle dame di Watteau
in procinto di imbarcarsi verso
Citera, in un pulviscolo di cipria azzurrina in fondo al quale c’era la ghigliottina e la fine
dell’Ancien Régime.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
36
Domenica 19 Ottobre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 19 Ottobre 2014
37
●
Risponde Sergio Romano
● Più o meno
LEGGE SULLE UNIONI CIVILI
UN RITARDO DA COLMARE
di Danilo Taino (statistical editor)
Italiani pessimisti
con qualche ragione
LETTERE
AL CORRIERE
CONTRO L’ISIS
Informazione necessaria
Caro Romano, il ministro della
Difesa, Roberta Pinotti, nel
corso di un’udienza alla
Camera, davanti alle
Commissioni Difesa e Esteri,
ha fatto un elenco dettagliato
degli aiuti in uomini e
armamenti (quanti, quali, da
dove provengono e dove sono
destinati) destinati alla
coalizione che combatte l’Isis
in Iraq. Non solo, ma ha
aggiunto che sono già in
viaggio. È stato, il suo un
discorso preciso e orgoglioso
ma, domando, se fosse proprio
indispensabile, perché ora il
nemico sa cosa si aspetta e da
chi.
Silvana Monticelli
si.monticelli@hotmail.it
La democrazia ha le sue regole e il Parlamento ha il diritto
di essere informato. Vi sono casi in cui il segreto è giustificato
e opportuno. Ma ve ne sono altri in cui è ancora più opportuno fare sapere all’opinione
pubblica quali impegni il governo sta assumendo per dare
il proprio contributo alla lotta
contro l’Isis.
STATO-REGIONI /1
Norme più efficaci
Le lettere firmate con
nome, cognome e
città, vanno inviate a
«Lettere al Corriere»
Corriere della Sera
via Solferino, 28
20121 Milano
Fax: 02-62827579
@
lettere@corriere.it
www.corriere.it
sromano@rcs.it
La tua
opinione su
sonar.corriere.it
L
Si è dimesso il
giudice che
voleva la
condanna di
Berlusconi nel
processo Ruby.
Ha fatto bene?
SUL WEB
Credo che Renzi commetta un
errore allorché sollecita le
Regioni a eliminare sprechi. Si
illude se pensa che gli stessi
soggetti che si sono
autoprivilegiati siano
determinati a spogliarsi dei
loro «diritti acquisiti».
Semmai, se proprio devono
ascoltarlo, se la prenderanno
con i poveri cittadini in
termini di maggiori tasse e
riduzione, se non soppressione
di servizi. Bene farebbe Renzi
a far approvare leggi dal
Parlamento tese ad eliminare
tutte le nefandezze prodotte
dalle Regioni (e anche da altri
enti pubblici) e descritte
ampiamente in mille volumi i
cui contenuti non sono mai
stati messi in discussione.
Alcuni sindaci, in modo creativo, vogliono far
pressione sul Parlamento perché si faccia una
legge per le unioni omosessuali ma il ministro
dell’Interno ha chiesto ai prefetti di fare
rispettare la legge. Il sindaco come «primo
cittadino» deve rispettare e far rispettare la
legge. L’autodifesa dei sindaci, che dicono che
trasgrediranno la legge, si basa sull’idea che
l’Italia sia un Paese «retrogrado» sulla
questione dei «nuovi diritti». Ma in Europa ci
sono già Paesi che si sono espressi a favore del
matrimonio come sola unione fra uomo e donna
nelle loro Costituzioni e sono la Lettonia,
Lituania, Polonia, Ungheria, Bulgaria e
Croazia. In Croazia nel dicembre scorso, con un
referendum, il 66 per cento dei cittadini ha
definito il matrimonio come unione fra uomo e
donna. Dunque una buona fetta di cittadini
europei è d’accordo con la richiesta del ministro
Alfano.
Gabriele Soliani
gabriele.soliani@fastwebnet.it
Caro Soliani,
e parole non sono scatole vuote. Racchiudono il significato che hanno assunto con
il passare del tempo e lo trasmettono alle
generazioni future. Matrimonio, in particolare, è la parola con cui una larga parte dell’umanità descrive l’unione fra un uomo e una
donna, benedetta da Dio o certificata dallo Stato.
Utilizzarla per unioni diverse è un furto di tradizione che non conviene neppure agli omosessuali. Chiedono un diritto nuovo e dovrebbero
desiderare che per l’esercizio di questo diritto
venga adottata una parola nuova.
È un desiderio legittimo? Lo Stato moderno
non rilascia diplomi di moralità sessuale, non
Risposte
alle 19 di ieri
Sì
64%
36%
Non serve un nuovo Cottarelli.
È necessario imporre volontà
politica. Tenuto conto che di
fatto la nostra Repubblica si è
trasformata da parlamentare
a presidenziale, Renzi faccia
valere ciò che dice. La Nazione
gli sarà grata.
Franco Bellini, Udine
No
La domanda
di oggi
STATO-REGIONI /2
Non serve litigare
La Lega ha
organizzato un
corteo a Milano
contro
l’immigrazione
con lo slogan
«Stop
all’invasione».
Condividete?
Mi pare proprio che questi
bisticci e botta e risposta tra
governo e Regioni siano come
il cane che si morde la coda.
Tanto più che come al solito le
conseguenze ( tasse e tasse)
ricadranno su noi cittadini
ormai logorati dall’ennesimo
governo di «chiacchieroni», e
deve decidere se l’omosessualità sia un abominevole vizio o, più semplicemente, una variante
della umana sessualità. Se il fenomeno è socialmente rilevante, lo Stato deve prenderne atto e
regolarne le conseguenze fra cui, in particolare,
quelle patrimoniali. Ma potrà farlo soltanto se
avrà prima deciso quando e come un rapporto
sessuale diventi unione. Occorre, in altre parole,
una norma. Il governo Prodi del 1996 ne era convinto e aveva preparato un ragionevole disegno
di legge sui «diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi» (Dico). Ma la Conferenza episcopale italiana intervenne pesantemente nel dibattito politico con una nota in cui si affermava,
tra l’altro: «Nessun politico che si proclami cattolico, può appellarsi al principio del pluralismo
e dell’autonomia dei laici in politica, favorendo
soluzioni che compromettano o che attenuino la
salvaguardia delle esigenze etiche fondamentali
per il bene comune della società». Quell’intervento ebbe un duplice effetto negativo: privò
l’Italia di una legge utile e dimostrò che il suo sistema politico poteva essere paralizzato da una
interferenza ecclesiastica.
Non è sorprendente, in queste circostanze,
che alcuni sindaci abbiano deciso di colmare il
vuoto lasciato dal Parlamento con qualche misura locale e parziale. Non possono celebrare unioni e dovranno evitare di violare leggi esistenti,
ma possono conferire alla coppia omosessuale
un minimo di identità amministrativa nell’ambito della città. Se si vuole evitare che questo avvenga in misura crescente e produca risultati
aberranti, la soluzione è quella annunciata dal
presidente del Consiglio negli scorsi giorni: fare
una legge sulle unioni civili.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
in questo senso Renzi ne è
l’apice e l’esempio.
Anna D’Alberto, Verona
BILANCIO
Rinviare il pareggio
È auspicabile che in sede
europea non siano posti
ostacoli al nuovo
orientamento della politica di
bilancio italiana elaborata dal
ministro dell’Economia
Padoan che si concretizza
anche nella definizione di un
più lungo ma più realistico
percorso di rientro dal
disavanzo e nel conseguente
rinvio al 2017 per il
raggiungimento del pareggio.
Questo orientamento si
oppone nettamente alle
precedenti politiche che nel
vano tentativo di anticipare il
pareggio hanno sensibilmente
aggravato la recessione
economica nel nostro Paese. I
danni provocati dalle
precedenti politiche, l’attuale
situazione di recessione
dell’economia europea e i
nuovi orientamenti adottati
da due importanti Paesi
dell’Unione come la Francia e
l’Italia dovrebbero indurre
anche le autorità comunitarie
a una meno restrittiva e più
realistica interpretazione della
normativa in materia di
politica di bilancio e di
consolidamento delle finanze
pubbliche.
Antonino Tramontana
G
li italiani sono pessimisti neri,
quando si considera il futuro:
questo non promette bene. Però
hanno le idee estremamente
chiare: questo è un bel vantaggio.
Solo il 15% crede che i suoi figli saranno in
una posizione finanziaria migliore della sua.
Più o meno come i giapponesi (14%) e i
francesi (13%) ma diversamente da tedeschi
(38%), spagnoli e americani (30%) e ancora
più distanti da vietnamiti (94%), cinesi
(85%) e Paesi emergenti in genere. Questo
pessimo umore si riflette anche nel peso che
danno alla disuguaglianza sociale. Per il 73%
degli italiani è un problema molto grande,
come per i greci (84%) e gli spagnoli (74%).
Mentre lo è molto meno per giapponesi
(28%), tedeschi (39%), cinesi (42%), i quali
ritengono probabilmente che, più che
restringere il gap tra ricchi e poveri sia
importante ridurre la povertà.
Lo studio-sondaggio internazionale è
condotto dal centro di ricerche americano
Pew Research. Il quale scopre che, però, gli
italiani sono, in Occidente, coloro che
credono meno alle politiche di
redistribuzione del reddito come via per
limitare le disuguaglianze. Alla domanda
«cosa contribuirebbe maggiormente a
ridurre il gap ricchi/poveri» solo il 12%
risponde tasse più alte, il 68% risponde tasse
più basse: le politiche favorevoli alla crescita
dell’economia sono insomma ritenute più
adeguate alla semplice redistribuzione
dell’esistente. Una considerevole lucidità per
quel che riguarda la realtà italiana. E una
notevole differenza rispetto a Paesi in cui le
tasse sui ricchi sono invece favorite: per il
61% dei tedeschi, il 54% degli spagnoli, il
53% dei sudcoreani, il 50% dei britannici e il
49% degli americani. Le tasse alte e, più in
generale, le caratteristiche socioeconomiche del Paese, sembrano essere ciò
che scoraggia gli italiani.
Quando Pew Research chiede loro cosa
considerino «molto importante» per andare
avanti nella vita, il 39% segnala «una buona
educazione» e il 35% «lavorare sodo». Ma
un 80% indica anche «fortuna» o «famiglia
ricca» o «conoscenze giuste». «Lavorare
sodo» è invece scelto dal 73% degli
americani, dal 60% dei britannici, dal 49%
dei tedeschi. In termini diversi, il 66% degli
italiani concorda con il dire che il «successo
nella vita è determinato da forze fuori dal
nostro controllo»: solo il 32% non è
d’accordo. Questione di carattere nazionale o
l’osservazione di come funziona l’Italia.
@danilotaino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Roma
INTERVENTI E REPLICHE
Provvedimenti «anticemento»
Forse possiamo dare un piccolo aiuto per chiarire
lo stupore di Sergio Rizzo sulla stasi della legge
«anticemento». La ricostruzione del giornalista
(Corriere, 6 ottobre) è corretta: le proposte di
legge finalizzate a fermare il consumo di suolo
sono incomprensibilmente arenate nelle
commissioni parlamentari. Eppure il tema
sembra condiviso dalla stragrande maggioranza
delle forze politiche in Parlamento. Una delle
prime cose che abbiamo dovuto imparare
quando siamo entrati in Parlamento è che in
politica bisogna distinguere quello che si dichiara
di voler fare da quello che si intende fare
davvero. Alla prima categoria appartengono le
iniziative finalizzate alla ricerca del consenso
(pubblicizzandole preferibilmente negli ambiti
dove riscuotono maggiore interesse), mentre alla
seconda categoria appartengono atti concreti e
per i quali si cercano corsie preferenziali.
Non è un caso che sul consumo del suolo la
nostra proposta di legge (certo la più
determinata e la meno ambigua tra quelle
depositate) abbia incontrato molte difficoltà ed
era stata persino esclusa dall’assegnazione alle
commissioni riunite, forse proprio perché
affermava in modo inequivocabile la volontà di
non consumare nuovo suolo agricolo, ed era
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FONDATO NEL 1876
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stata abbinata al «binario morto» della
commissione ambiente. Siamo stati costretti a
riformularla e a presentarla nuovamente, in
modo da essere presenti con una nostra
proposta nel dibattito su un tema che ci è caro.
Nei mesi di attesa che l’iter del provvedimento
proseguisse, abbiamo avuto il sospetto che
quella della tutela del territorio e del suolo non
fosse una priorità per questo governo e per
questa maggioranza. Un sospetto che è
diventato certezza quando, quest’estate, è stata
anticipata la proposta Lupi sull’urbanistica ed è
stato depositato il decreto legge sblocca Italia.
Due provvedimenti che grondano asfalto e
cemento e che sono chiaramente incompatibili
anche con la più blanda delle proposte ferme in
commissione. La linea politica del governo e
della maggioranza guidata dal Pd sembra «in
profonda sintonia» con l’equazione
«crescita=cemento» che ha caratterizzato la
politica berlusconiana dei condoni e della
deregulation urbanistica. Ci piacerebbe solo che,
per coerenza, il governo e le forze di
maggioranza ritirassero le loro proposte di legge
sul consumo di suolo. La linea politica di questo
esecutivo, anche su questo, ha cambiato verso.
Massimo De Rosa, M5S, vicepresidente
Commissione ambiente, Camera dei Deputati
EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • RCS Produzioni Padova S.p.A. 35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l.
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Domenica 19 Ottobre 2014 Corriere della Sera
38
Sport
L’ad bianconero
Marotta: «Nessun caso Vidal»
«Mi pare che di Vidal (foto) si stia parlando un po’
troppo, soprattutto del suo ginocchio, che in realtà
è assolutamente a posto. Purtroppo è alle prese
anche lui con queste concomitanti convocazioni
della Nazionale, è arrivato giovedì, quindi bisogna
dosarlo nelle prestazioni». L’amministratore
delegato della Juventus, Beppe Marotta, ha cercato
di chiarire ai microfoni di Sky quello che sta
● L’analisi
Sassuolo
Juventus
Più che un allarme
è un soprassalto
di normalità
Marcatori: Zaza 13’, Pogba 19’ p.t.
L
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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1
1
SASSUOLO (3-4-3): Consigli 7,5;
Terranova 6,5, Cannavaro s.v. (Antei 5
10’ p.t.), Acerbi 6; Vrsaliko 6,5,
Magnanelli 6,5, Missiroli 5,5 (Taider s.v.
34’ s.t.), Longhi 6,5; Berardi 6, Zaza 7, N.
Sansone 6 (Biondini 6 25’ s.t.). All.: Di
Francesco 7
di Mario Sconcerti
a Juve si fa più piccola,
questo restituisce
due punti alla Roma
e apre spazio a molte altre
squadre che inseguono.
È un piccolo infortunio
questo della Juve anche
se il Sassuolo è svelto,
tiene sempre i tre
attaccanti e cerca di
difendersi senza soffocarsi.
Ma questo pareggio
quasi annulla il vantaggio
di aver battuto la Roma.
Più che i punti di distacco
adesso restano i ricordi
degli errori di Rocchi.
Un po’ involuta la Juve
in attacco. Llorente deve
ancora segnare un gol,
è più lento di qualche
mese fa. La sua evoluzione
in centravanti di sponda
è andata troppo avanti.
Sono giocatori sicuri,
che vanno aspettati,
ma adesso Llorente è un
problema. E non si può
chiedere a Tevez un
rendimento più alto di
quello già avuto. È un
pareggio che arriva in
sostanza dopo sei vittorie
consecutive, non un gran
problema, quasi
soltanto un soprassalto
di normalità. È mancato
un dribbling, il gol è
arrivato da una delle poche
giocate di classe di tutta la
partita. Se non fai pesare il
tuo di più, gli avversari
come questi, lontani per
indole dalla bassa
classifica, rispondono con
una buona organizzazione
di gioco. Il risultato è
amaro, ma ci sta. Mi
sembra abbia pesato sulla
Juve anche la necessità di
vincere. La Roma, tre ore
prima, non solo lo aveva
fatto facilmente, ma aveva
dato la solita dimostrazione
di potenza. È come se la
Juve fosse uscita dalla
partita di due settimane fa
con la coscienza che la
Roma ha qualcosa di più,
non nel gioco, ma
nella sua arroganza,
nell’automatismo
con cui trova la porta. È
sembrata stasera per la
prima volta una Juve
preoccupata. Sta mancando
anche Vidal, la squadra
porta pochi centrocampisti
al tiro, si aprono meno
spazi per gli inserimenti,
ma non si possono
nemmeno cercare troppe
spiegazioni per un risultato
complessivamente
normale. Credo che in
realtà un punto solo di
vantaggio sia giusto. I tre
del dopo Rocchi erano
troppi. Vedremo oggi chi
saprà indietro far buon uso
di questo piccolo passo
falso. Ci sono almeno
cinque squadre in
costruzione (Napoli, Milan,
Lazio, Fiorentina, Inter) più
Samp e Udinese. Qualcosa
di diverso o nasce subito, o
non avrà più tempo di
nascere.
diventando un caso. Vidal, punto fermo della Juve
di Conte, in questo campionato sta giocando meno
e per la partita con il Sassuolo non è stato
nemmeno convocato. Marotta, comunque, non si
preoccupa del ginocchio e nemmeno delle voci che
vorrebbero un po’ troppo movimentate le notti del
cileno. «Vidal è un guerriero, è uno che risponde
sempre ogni volta che viene chiamato. Quindi
siamo contenti di averlo e siamo ottimisti anche
per quello che sarà l’apporto che potrà dare».
JUVENTUS (3-5-2): Buffon 6; Ogbonna
6,5, Bonucci 6, Chiellini 5,5; Lichtsteiner
6, Pereyra 5,5, Pirlo 5,5 (Giovinco s.v. 39’
s.t.), Pogba 7, Evra 5,5 (Marchisio 5,5 15’
s.t.); Llorente 5 (Coman 5,5 21’ s.t.),
Tevez 7. All.: Allegri 5,5
Arbitro: Banti 5
Espulso: Padoin (in panchina) 50’ s.t.
Ammoniti: Zaza, Pogba, Acerbi,
Ogbonna
Recuperi: 2’ più 4’
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
❞
Allegri
Abbiamo
sbagliato,
ma stiamo
cambiando
tipo di gioco
❞
Di Francesco
Valori
diversi ma
ci abbiamo
creduto
senza paure
REGGIO EMILIA E alla settima Madama, suo malgrado, si riposò.
I primi punti (2) dell’anno sociale 2014-2015 la Juventus li
perde con l’ultima in classifica,
il Sassuolo, a meno 15 che, in
questo momento, sono come
60. Il Sassuolo fa la sua partita,
osando di più quando è fresco,
arretrando, ma sempre con dignità, quando le forze se ne sono andate. Allegri forse qualcosa temeva, se alla vigilia aveva avvertito che battere la Roma, senza confermarsi qui,
sarebbe stato un sforzo vano.
Manca alla Juventus del Mapei
Stadium la spietatezza dimostrata con la Roma, come se la
concentrazione e la lucidità
esaurite nella battaglia con i
giallorossi non fossero state
ancora recuperate, anche perché le convocazioni in Europa
hanno impedito la ricarica.
Almeno, però, si torna a parlare di calcio e Sassuolo-Juventus è una partita godibile, a
tratti vibrante, con ottimi gesti
tecnici almeno per un’ora.
Come svolgimento iniziale è
l’esatta fotocopia della sfida
piovosa e fredda del 28 aprile,
a parte gli innaturali 23 grandi
in cui si gioca ora. Il Sassuolo
va in vantaggio di nuovo con
Simone Zaza che, contro la
squadra a cui è destinato ritrova il gol perso dopo l’avvio da
eroe nella nuova Nazionale di
Conte. La Juventus subisce lo
svantaggio per venti secondi di
Controtempo Il calcio al volo di Simone Zaza, 23 anni, spiazza completamente Gigi Buffon e porta in vantaggio il Sassuolo (Ipp)
Stop
amnesia difensiva, di sbandamento totale grazie a cui il giovane attaccante ha ben due opportunità davanti a Buffon, la
prima salvata da Bonucci, la seconda imprendibile (assist di
Longhi, Chiellini spettatore).
Agile e coraggioso il 3-4-3 di Di
Francesco, ma più votato a rapide ripartenze che ad azioni
manovrate. In questo eccelle
Madama, restia però ad aumentare la media realizzativa.
Prima e dopo il gol di Zaza e
il pareggio di Pogba, la Juve
Errori e spietatezza
I bianconeri sbagliano
molto e sembrano aver
perduto spietatezza
e concentrazione
Frenata della Juventus
Sassuolo in gol con Zaza
poi il pareggio di Pogba
macina occasioni fallite, as
usual, per mancanza di concretezza sull’ultimo passaggio
o sul tiro decisivo, o per la
prontezza di Consigli. Llorente
su lancio di Pogba, respinta
del portiere, poi Acerbi fa muro su Pereyra, troppo flaccido
sotto porta.
Partita elettrica: la Juventus
pareggia grazie a una rete
spettacolare, per preparazione
e conclusione: Tevez, grandissimo, recupera un pallone impossibile ad Antei e lo regala a
Pogba: la traiettoria liftata è irresistibile, prima rete bianconera dell’anno. La Juve mantiene il controllo ma manca il
vantaggio con Ogbonna (alto
in mischia), Lichtsteiner (respinta del portiere), Pogba,
che con una strepitosa azione,
fa mezzo campo e conclude:
6
vittorie iniziali
consecutive
della Juventus.
Il record è della
Roma (10)
1
punti
di vantaggio
della Juventus
sulla Roma
dopo 7 turni
Consigli si supera ancora una
volta, non solo fermando il
francese ma volando sulla ribattuta di Tevez.
Nel secondo tempo Coman
aggiunge il suo alla lista nera
degli errori (o varie ed eventuali) sotto porta. Allegri trasforma la Juve in un 4-4-2, innesta Marchisio che non incide. La concentrazione viene
erosa dalla stanchezza proprio
mentre la Juve tenta l’ultimo
assalto. E mentre il Sassuolo
arretra, lasciando praticamente solo Zaza a impensierire (e
ci riesce benissimo) la difesa
bianconera, Consigli chiude la
strada a Pogba, smarrito in
inutili ghirigori. E il campionato è vivo e lotta insieme a
noi.
Roberto Perrone
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In campo con il caschetto
Serie B
Volano Frosinone, Bologna e Livorno
Crolla il Catania, il Brescia si riscatta
Gol e spettacolo nella 9ª
giornata, a cominciare dal 3-0
del Bologna al Varese, con il
nuovo presidente Joe Tacopina
in tribuna applaudito dai 20
mila spettatori. Al terzo gol
(Cacia da metà campo), la
curva Bulgarelli ha lanciato il
coro «Portaci in Europa». Il
Livorno, dopo i sei gol al
Trapani, ne ha segnati quattro
alla Ternana. Continua a
stupire è il Frosinone, neo
promosso dalla Lega Pro e ora
primo con 18 punti, dopo il 2-0
al Modena, in attesa di vedere
che cosa farà stasera l’Avellino
(a Bari). La sorpresa in
negativo è il Catania,
retrocesso dalla A e penultimo
in classifica, dopo lo 0-3 in
casa dello Spezia, con molti
errori arbitrali. Male anche il
Latina, che aveva perso la A ai
playoff a giugno: tre punti
nelle ultime sette partite.
Prima vittoria in casa per il
Brescia. 9ª giornata. Venerdì:
Vicenza-Pescara 2-1; ieri:
Bologna-Varese 3-0, BresciaPro Vercelli 2-1, Carpi-Latina 21, Frosinone-Modena 2-0,
Spezia-Catania 3-0, TernanaLivorno 0-4, Trapani-Crotone
3-1, V. Lanciano-Perugia 1-1;
oggi, ore 18: Bari- Avellino;
domani, ore 20.30: CittadellaEntella. Classifica: Frosinone
18; Livorno e Bologna 17; Carpi,
Avellino*, Perugia e Trapani 15;
V. Lanciano 14; Pro Vercelli e
Spezia 13; Bari* 12; Modena 11;
Ternana*, Brescia e Vicenza 10;
Pescara 9; Cittadella* e Varese
(-1) 8; Latina 7; Catania e
Crotone 6; Entella** 5. *una
gara in meno; **due in meno
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Ternana solidale
con i lavoratori
delle acciaierie
Sono entrati in campo con il casco giallo degli
operai delle acciaierie di Terni in segno di
solidarietà con i dipendenti dell’Ast, i
calciatori della Ternana nell’incontro di ieri
con il Livorno. Solidarietà ai lavoratori,
impegnati in una difficile vertenza, anche dai
sostenitori toscani in curva Ovest. Il casco non
ha però evitato ai rossoverdi una pesante
sconfitta casalinga per 4-0.
Corriere della Sera Domenica 19 Ottobre 2014
SPORT
Calcio estero
Era un derby decisivo per il futuro di Cesare
Prandelli (foto) sulla panchina del
Galatasaray e il Gala lo ha vinto battendo il
Fenerbahçe 2-1. Decisivo uno degli uomini
che finora aveva avuto meno feeling con l’ex
c.t. azzurro, Wesley Sneijder, autore di una
doppietta tra l’88’ e il 91’; inutile al 95’ la rete
di Potuk per il Fener. I giallorossi, al terzo
successo di fila, passano così in testa alla
Super Lig turca, in attesa della gara del
Sneijder uomo derby
salva Prandelli
Pellé, altri due gol
Le pagelle
Roma
Chievo
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Juventus
Llorente fantasma
6 Buffon Buona una respinta su Zaza,
poi solo uscite alte.
6,5 Ogbonna Fallisce una palla gol
importante. Ma in copertura si fa notare
per alcuni recuperi sprint.
6 Bonucci Ritorna subito al gol
ma è in fuorigioco. Salva sulla
linea un tiro di Zaza che però sul bis
segna.
5,5 Chiellini Sul vantaggio del
Sassuolo resta a presidiare la porta
come un guardiano del faro.
Dimenticandosi Zaza.
6 Lichtsteiner Lui c’è sempre, anche se
non è pericoloso come sempre.
5,5 Pereyra Riesce a riprodurre a tratti il
gioco tutto verticale di Vidal, ma in zona
gol si vede la differenza.
5,5 Pirlo Poche invenzioni e nemmeno
una da brevettare.
7 Pogba Il primo gol stagionale con la
Juve è da appendere in salotto. Nella
ripresa si perde in qualche fronzolo, ma
con una percussione centrale va vicino al
raddoppio.
5,5 Evra Qualche fiammata sulla rive
gauche. Ma non sembra ancora inserito
al meglio nei meccanismi.
5 Llorente Lo anticipano quasi tutti
quelli che passano dalle sue parti.
7 Tevez L’azione del pareggio è un
compendio di Tevezlogia: aggressività,
tenacia, visione, tecnica. E non si ferma lì,
anche se stavolta gli manca il gol
spacca-partita.
5,5 Marchisio Il suo ingresso non incide.
5,5 Coman Entra nel momento più caldo
e sbaglia un tiro che si era costruito
bene.
5,5 Allegri Non è la Juve anti Roma con
la bava alla bocca: poca lucidità
complessiva, soprattutto sotto porta. Il
gioco sulle fasce e l’apporto di Llorente
meritano qualche riflessione anche in
vista di Atene.
p.tom.
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3
0
ROMA (4-3-3): De Sanctis 6; Maicon
6,5, Yanga-Mbiwa 7, Astori 6,5, Cole 6;
Pjanic 6,5 (Paredes s.v. 23’ s.t.), De Rossi
7, Nainggolan 7 (Uçan s.v. 44’ s.t.); Ljajic
7,5, Totti 7,5 (Florenzi 6 15’ s.t.), Destro 7.
All.: Garcia 7,5
Sassuolo
Consigli è decisivo
Paolo Tomaselli
Monaco, rivale della Roma in Champions
martedì all’Olimpico, travolge 6-0 il Werder
Brema, mentre continua la picchiata del
Borussia Dortmund, al 5° k.o. in 8 partite (12 a Colonia, in gol Immobile). Nella Liga al
Real Madrid (5-0 in casa del Levante),
risponde subito il Barcellona capolista con
un 3-0 sull’Eibar. In Grecia l’Olympiacos,
rivale della Juve in Champions mercoledì ad
Atene, ha vinto 3-2 in casa dell’Ergotelis.
Marcatori: Destro 4’, Ljajic 25’, Totti
(rig.) 33’ p.t.
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI A REGGIO EMILIA
7,5 Consigli Molto reattivo in tutte le
situazioni: decisivo nel doppio assalto
ravvicinato Pogba-Tevez alla fine del
primo tempo.
6,5 Terranova Dietro si balla ma lui
sembra conoscere la musica.
s.v. Cannavaro Fuori uso dopo
appena dieci minuti: mette male un
piede.
6 Acerbi Fondamentale la deviazione
su Pereyra dopo 12’.
6,5 Vrsaljko Non ha paura neanche di
dell’Apache Tevez: gomiti alti, discreta
corsa, qualche inserimento pericoloso.
6,5 Magnanelli Il capitano che arriva
all’allenamento in bici pedala come un
matto in mezzo al campo. Soffre
Pogba, ma non si ferma mai.
5,5 Missiroli Tiene la posizione senza
fare danni; neanche agli avversari,
purtroppo per lui, però.
6,5 Longhi Essenziale l'assist per il gol
di Zaza.
6 Berardi Gioca piuttosto arretrato:
generoso ma non sempre lucido.
7 Zaza Torna al gol dopo quaranta
giorni, segnando ancora alla Juventus
come a fine aprile. Un bello spot,
assieme ad altri buoni colpi, per la
squadra che può ricomprarlo. Ma si
accende e si spegne ancora con troppa
intermittenza.
6 Sansone Spaventa Pogba, che lo
stende con una grande progressione a
inizio ripresa.
5 Antei Entrare a freddo dopo 10’
contro la Juve non è il massimo. Ma
commette l’errore di dare le briciole al
piranha Tevez. Che lo azzanna sull’1-1.
6 Biondini Dà una mano a Magnanelli
davanti alla difesa. Utile.
7 Di Francesco Affronta la Juve senza
complessi da ultimo posto. Rischia con
il 3-4-3. Un punto di ripartenza, per
una squadra che viaggia al di sotto
delle proprie potenzialità.
Besiktas oggi. E Prandelli, per ora, è salvo.
Continua il grande momento di Graziano
Pellé: dopo il primo gol in Nazionale,
l’attaccante ha realizzato ieri una doppietta
nel clamoroso 8-0 del Southampton sul
Sunderland. Pellé sale a 6 gol, secondo in
Premier League solo ad Aguero (9, quattro
ieri). Il Chelsea batte 2-1 il Crystal Palace e si
conferma leader a più 5 sul Manchester City
(4-1 sul Tottenham). In Bundesliga il Bayern
39
CHIEVO (5-3-2): Bardi 5; Sardo 6
(Cesar s.v. 26’ s.t.), Frey 5, Dainelli 5,
Zukanovic 4,5, Biraghi 4,5 (Edimar s.v.
36’ s.t.); Cofie 6, Radovanovic 5, Hetemaj
5,5; Paloschi 5, Maxi Lopez 5,5
(Meggiorini s.v. 20’ s.t.). All.: Corini 5
Arbitro: Calvarese 5,5
Ammoniti: Pjanic, Maxi Lopez
Recuperi: 0’ più 2’
ROMA È troppo facile questa se-
❞
Garcia
Prendete
quella dello
scudetto
come una
profezia
❞
Totti
Siamo
ripartiti
con la stessa
mentalità
di prima
rie A a 20 squadre, un campionato poco «allenante», come
dice Fabio Capello?
Forse. Però la Roma fa appieno il suo dovere, anzi di più,
con l’aiuto del Sassuolo che
blocca la Juve e compatta la
classifica. I giallorossi battono
il Chievo segnando tre gol in
33 minuti, dando ragione a
Garcia che ci aveva messo la
faccia alla vigilia e riuscendo
persino a gestire le energie in
vista della partita di martedì
sera contro il Bayern Monaco.
In Champions League non ci
sono avversari facili e, per la
verità, nemmeno squadre che
provano a chiudersi in nove,
come ha fatto ieri il Chievo, anche una volta passato in svantaggio. La differenza è sembrata persino umiliante per Corini. C’è da dire, però, che non è
semplice trovare contromisure
quando la Roma mette in campo la classe di Totti, la voglia di
Ljajic e Destro di scalare le gerarchie, la sapienza tattica di
De Rossi e la capacità di Garcia
di trovare sempre le motivazioni giuste.
Il tecnico francese, alla vigilia, non aveva avuto paura di
parlare di scudetto, anche se
era un venerdì 17. Ha dato il
messaggio giusto alla squadra,
che, infatti, ha investito il Chievo come un tifone, creando tre
occasioni nei primi quattro
minuti e passando alla terza,
con un colpo di testa in torsione di Mattia Destro. Un gol alla
Potenza Adem Ljajic, 23 anni, realizza con un destro violento il secondo dei tre gol della Roma al Chievo (Activa Foto)
Avanti
Pruzzo, per i tifosi vintage. Un
gol da centravanti puro, per
dirla senza tempo.
«È stata la nostra risposta
sul campo — ha detto Garcia a
fine gara —. I giocatori sono
stati bravi a fare bel calcio e
chiudere la partita in 30 minuti. Poi ci siamo gestiti, c’è una
“piccola partita” da giocare
martedì. Dite che ho sfidato la
jella, parlando di scudetto? La
mia può essere una profezia.
La risposta la darà il campo,
l’atteggiamento che abbiamo
Schermo De Rossi
L’importanza di avere
De Rossi, lo schermo
perfetto per
una difesa debuttante
avuto contro il Chievo lo dobbiamo avere sempre. Se vogliamo puntare in alto non c’è altro
da fare. Martedì, però, c’è il
Bayern e sarà un Olimpico di
fuoco».
A Roma c’è una voglia incredibile di calcio: ieri in 40 mila,
martedì in 70 mila. Divertente
la coreografia della curva piena di striscioni «rigore», inqualificabile il coro contro
Pessotto. Non degno del gioco
della Roma, delle ambizioni
della società e della grande
maggioranza dei tifosi giallorossi.
La partita ha dimostrato
l’importanza di avere De Rossi,
perfetto schermo per la difesa
debuttante con Astori e YangaMbiwa. Tutti i centrali difensivi giocano meglio quando c’è
in campo il numero 16.
SERIE A
7a giornata
Ieri
Roma-Chievo
Sassuolo-Juventus
Oggi, ore 12.30
Fiorentina-Lazio
Ore 15
Atalanta-Parma
Cagliari-Sampdoria
Palermo-Cesena
Torino-Udinese
Verona-Milan
Ore 20.45
Inter-Napoli
Domani, ore 20.45
Genoa-Empoli
Atalanta
Parma
4-4-2
3-5-2
57 Sportiello
83 Mirante
22 Zappacosta 4 Mendes
29 Benalouane 19 Felipe
20 Biava
6 Lucarelli
93 Dramé
33 Rispoli
77 Raimondi
30 Acquah
21 Cigarini
21 Lodi
17 Carmona
8 J. Mauri
11 M. Moralez
11 De Ceglie
19 Denis
99 Cassano
99 Boakye
10 Belfodil
Arbitro: Guida di Torre Annunziata
Tv ore 15, Sky Calcio 4,
Premium Calcio 4
Cagliari
Sampdoria
4-3-3
4-3-3
27 Cragno
2 Viviano
21 Balzano
29 De Silvestri
24 Benedetti
28 Gastaldello
33 Capuano
26 Silvestre
8 Avelar
86 Cacciatore
16 Dessena
21 Soriano
4 Crisetig
17 Palombo
20 Ekdal
14 Obiang
Ibarbo
23
11 Gabbiadini
25 Sau
9 Okaka
7 Cossu
23 Eder
Arbitro: Gervasoni di Mantova
Tv ore 15, Sky Calcio 4,
Premium Calcio 4
Fiorentina
Lazio
4-3-1-2
4-3-3
1 Neto
22 Marchetti
40 Tomovic
39 Cavanda
2 Gon. Rodriguez 3 De Vrij
15 Savic
2 Ciani
26 Radu
28 Alonso
16 Parolo
16 Kurtic
20 Biglia
7 Pizarro
6 S. Mauri
10 Aquilani
14 Mati Fernandez 87 Candreva
9 Djordjevic
30 Babacar
19 Lulic
11 Cuadrado
Arbitro: Peruzzo di Schio
Tv 12.30, Sky Calcio 1,
Premium Calcio
Palermo
Cesena
3-5-2
4-4-1-1
70 Sorrentino
1 Leali
6 Munoz
24 Perico
12 Gonzalez
25 Capelli
19 Terzi
14 Volta
89 Morganella 17 Magnusson
17 Ngoyi
92 Defrel
27 L. Rigoni
8 De Feudis
15 Bolzoni
10 Coppola
7 Lazaar
33 Renzetti
9 Dybala
11 Brienza
20 Vazquez
89 Marilungo
Arbitro: Damato di Barletta
Tv ore 15, Sky Calcio 5,
Premium Calcio 3
Torino
Udinese
3-5-2
4-3-2-1
1 Gillet
31 Karnezis
19 Maksimovic 27 Widmer
5 Bovo
75 Heurtaux
24 Moretti
11 Domizzi
33 Bruno Peres 89 Piris
66 Pinzi
14 Gazzi
6 Allan
20 Vives
28 Sanchez Mino 19 Guilherme
36 Darmian
33 Kone
77 Thereau
22 Amauri
27 Quagliarella 10 Di Natale
Arbitro: Russo di Nola
Tv ore 15, Sky calcio 3,
Premium Calcio 2
Verona
Milan
4-3-3
4-3-3
1 Rafael
32 Abbiati
18 Moras
20 Abate
4 Marquez
13 Rami
25 Marques
33 Alex
33 Agostini
2 De Sciglio
23 Ionita
16 Poli
77 Tachtsidis
15 Essien
10 Hallfredsson 4 Muntari
21 J. Gomez
10 Honda
9 Toni
9 Torres
92 El Shaarawy
11 Jankovic
Arbitro: Valeri di Roma
Tv ore 15, Sky Calcio 1,
Premium Calcio
Prossimo turno
Sabato 25/10, ore 15
Empoli-Cagliari
Ore 18
Parma-Sassuolo
Ore 20.45
Sampdoria-Roma
Domenica 26/10, ore 15
Chievo-Genoa
Juventus-Palermo
Udinese-Atalanta
Ore 18
Cesena-Inter
Lazio-Torino
Napoli-Verona
Ore 20.45
Milan-Fiorentina
3-0
1-1
Roma, tris in 33’
travolto il Chievo
La Juve a 1 punto
66
gol su rigore
in serie A di
Totti: il record è
di 68, detenuto
da Robi Baggio
14
gol segnati
in 7 giornate
dalla Roma: è il
miglior attacco
con la Juventus
Garcia ha azzeccato in pieno
anche la scelta di fare giocare
Totti, per un’ora. Il capitano
giallorosso sta vivendo un’eterna giovinezza e ha regalato assist (per il gol di Ljajic), tiri in
porta e passaggi precisi a tutti i
compagni. Destro e Ljajic hanno sfruttato al meglio l’occasione che Garcia ha dato loro,
segnando e giocando una gara
generosa anche in fase difensiva. Il serbo e Totti hanno lo
stesso gusto di produrre calcio
tecnico e in velocità.
Non si può pensare che i veleni di Juve-Roma siano stati
esauriti, ma la Roma doveva ripartire e lo ha fatto. La qualità
del suo gioco garantisce che lo
sprint per lo scudetto durerà
davvero tutta la stagione.
Luca Valdiserri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Classifica
Inter
Napoli
3-5-2
4-2-3-1
1 Handanovic 1 Rafael
23 Ranocchia
11 Maggio
15 Vidic
33 Albiol
5 Juan Jesus
26 Koulibaly
18 Zuniga
55 Nagatomo
88 Hernanes
88 Inler
90 M’Vila
8 Jorginho
10 Kovacic
7 Callejon
22 Dodò
17 Hamsik
9 Icardi
24 Insigne
8 Palacio
9 Higuain
Arbitro: Orsato di Schio
Tv ore 20.45, Sky Sport 1 e
Calcio 1, Premium Calcio
Eterno Totò Di Natale
JUVENTUS*
ROMA*
SAMPDORIA
UDINESE
MILAN
VERONA
NAPOLI
LAZIO
FIORENTINA
INTER
GENOA
EMPOLI
CESENA
TORINO
CAGLIARI
CHIEVO*
ATALANTA
SASSUOLO*
PARMA
PALERMO
*una partita in più
19
18
14
13
11
11
10
9
9
8
8
6
6
5
4
4
4
4
3
3
corriere.it
Sul sito del Corriere della
sera le partite in tempo
reale e tutti i gol e le
immagini della giornata
www.corriere.it
40
Domenica 19 Ottobre 2014 Corriere della Sera
www.jeanlouisdavid.it
Corriere della Sera Domenica 19 Ottobre 2014
SPORT
41
Tennis
Grande Sfida: McEnroe mattatore
Rugby
Vela
Coppe, Zebre battute dall’Oyonnax Maserati salpa a caccia del record
Successo di pubblico della 3a edizione della Grande
Sfida, che venerdì a Genova (semifinali) e ieri al
Forum di Assago (finali) ha riempito i palazzetti
con McEnroe (foto), Lendl, Chang e Ivanisevic. La
vittoria della tappa italiana del Champions Tour è
andata al più giovane, Ivanisevic (che ha battuto
Lendl), ma mattatore è stato John McEnroe, che ha
deliziato i tifosi con tocchi sopraffini e urlacci.
Nella prima partita di Challenge Cup, le Zebre non
sono riuscite a battere l’Oyonnax. In vantaggio a
fine primo tempo, hanno subito il ritorno dei
francesi che si sono imposti 33-24. Oggi in
Champions Cup, il Treviso debutta contro l’Ospreys
(ore 14 Sky Sport 3). Ieri, gli All Blacks hanno
superato 29-28 l’Australia. Ewen McKenzie, c.t. dei
Wallabies, si è dimesso subito dopo il fischio finale.
È partita la nuova sfida di Giovanni Soldini: al
timone di Maserati, con un equipaggio di 9 uomini,
ieri lo skipper ha lasciato New York per tentare di
battere il record di traversata atlantica fino a Lizard
Point. 2880 miglia in nord Atlantico da coprire in
meno di 6 giorni, 17 ore, 52 minuti e 39 secondi,
il tempo record stabilito nel 2003 dal maxi yacht di
140 piedi Mari Cha IV con a bordo 24 persone.
Le milanesi I rossoneri in trasferta, i nerazzurri contro una diretta rivale: la corsa al 3° posto è già iniziata
Attaccanti Filippo Inzaghi, 41 anni, allenatore ed ex centravanti del Milan, e Stephan El Shaarawy, 21 (Fotopress)
❞
Inzaghi
Torres si sta
integrando
sempre
meglio, ha
dato tanto
alla squadra
Nessuno
può
incrinare
il clima
perché se
lo incrina
va via
Istruzioni Walter Mazzarri, 53 anni, parla con il suo centravanti, Mauro Icardi, 21, 3 gol finora in campionato (Ansa)
C’è l’esame Verona
Inzaghi avvisa
«Lamentele vietate»
Tra Napoli e fischi
Mazzarri cerca
l’Inter perduta
Occasione di rilancio per El Shaarawy
«La rabbia per la panchina? Ha preso da me»
Dopo due sconfitte è obbligatorio svoltare
«Tifosi aiutateci, siamo pronti a riscattarci»
Per ora, la possibile grana El
Shaarawy è disinnescata, anche perché
la cresta più alta della serie A oggi a Verona dovrebbe giocare dall’inizio. «Se è
arrabbiato per le panchine si vede che
ha preso da me — la risposta conciliante di Filippo Inzaghi all’«incazzatura»
faraonica che ricorda le proprie da giocatore —, io e la società abbiamo sentito le dichiarazioni di Stephan, sono state rispettose: ha solo detto che giocare
gli piace e lo dimostra in allenamento.
Mi sarei arrabbiato se avesse detto che
era contento a stare fuori o se dicesse
che ha voglia ma non lo dimostrasse».
L’allenatore rossonero sa bene però
che, con solo il campionato e la Coppia
Italia da giocare, sarà proprio la gestione della rosa numerosa (e, soprattutto,
degli inevitabili malcontenti, tipo
Mexès neanche convocato per Verona)
uno dei suoi compiti più delicati. Preservare l’ambiente «peace&love» che si
respira quest’anno a Milanello è la priorità n. 1 di Inzaghi, ma anche di Adriano
Galliani che, a gennaio, magari proverà
a dare qualche altra sforbiciata. Così si
spiega l’avviso ai naviganti inviato dal
tecnico: «Non c’è nessuno che può incrinare questo clima perché chi lo incrina non rimane al Milan — continua Inzaghi —. Ma ora non mi pongo il problema, perché non c’è malessere, solo
l’arrabbiatura normale di chi non gioca.
Se il problema ci sarà in futuro io e la società lo risolveremo anche in maniera
dura, non accettiamo lamentele». I patti
sono sempre stati chiari. «Qualcuno sapeva che avrebbe avuto meno occasioni. E quindi non può lamentarsi. Non ci
saranno atteggiamenti sbagliati, perché
MILANO
nel caso saranno puniti. Poi se a gennaio qualcuno chiederà di essere mandato
a giocare gliene verrà data l’opportunità». Sembra quasi una speranza, ma
gennaio è lontanissimo.
Oggi c’è un esame difficile, non solo
per ragioni storiche, contro una squadra «che non può più avere solo la salvezza come obiettivo, ha venduto Iturbe
e Romulo ma forse è persino più forte»
e là davanti ha uno come Luca Toni, n. 9
della razza di Inzaghi, che proprio a Verona mise in mostra i super poteri trasformandosi in SuperPippo. Per il Milan che sogna l’Europa («E dalla porta
principale sarebbe meglio», ripete Inzaghi) sarà «un bel banco di prova», la misura del proprio valore. O si spicca il volo o si viene risucchiati dal gruppone.
«Complimenti a Toni perché fa ancora
la differenza, ma col Milan ha già dato»,
dice Pippo ricordando la doppietta dello scorso anno al Bentegodi. Quella vigilia venne infuocata dal rapporto di Balotelli con il pubblico di Verona (che lo accolse con applausi sarcastici) e finì con
Allegri che rimproverava i suoi «ragazzotti». È cambiato (quasi) tutto: in porta
resta Abbiati perché Diego Lopez è reduce da un lungo infortunio, davanti
(visto che Menez si è aggregato al gruppo solo venerdì e Bonaventura giovedì)
dovrebbero giocare Honda «che si allena anche a casa», Torres che «ha dato
tanto alla squadra anche con il problema alla caviglia», e appunto, El Shaarawy. Che in serie A non segna dal derby del 24 febbraio 2013 e che sarebbe un
pazzo a sprecare un’occasione così.
Arianna Ravelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
❞
Benitez
Terzo
posto?
Penso
a una
partita
per volta
Certo che
vincere
a San Siro
sarebbe
importante
per la
fiducia
MILANO La partita degli ex (Mazzarri e
Benitez) comincia dai numeri, che già
dicono molto: l’Inter è reduce da due
sconfitte consecutive (Cagliari e Fiorentina) ed è precipitata al 10° posto in classifica; il Napoli viene da due vittorie non
brillanti (Sassuolo e Torino), ma ora
può guardare al 3° posto («anche se io
penso a una partita per volta e non a
quello che sarà; se battiamo l’Inter, aumenterà la fiducia», le parole di Benitez); i nerazzurri nelle due partite di un
anno fa (4-2 e 0-0) hanno avuto il 60% di
possesso palla e incassato 4 gol, soffrendo la precisione offensiva degli avversari; Mazzarri, rassicurato da tutti i
dirigenti sulla solidità della sua panchina, è apparso preoccupato, perché un
paio di infortuni seri (Osvaldo e D’Ambrosio) e molti acciacchi non lo aiutano; Benitez più sereno, anche se ha ricoperto di elogi i nerazzurri: «È una squadra da vertice della classifica».
Fresco di appello all’unità della nazione (interista), in serata, è arrivato in
ritiro anche Erick Thohir: il presidente
ha parlato con Mazzarri e poi con la
squadra, nel tentativo di motivarla e di
farle sentire la solennità del momento.
Oggi, prima del posticipo di San Siro,
assisterà al derby Primavera; domani
presiederà l’assemblea degli azionisti;
resterà a Milano fino a giovedì. Mazzarri
ha cercato di spiegare qual è lo stato d’
animo del gruppo, in un momento così
delicato: «Abbiamo lavorato bene, abbiamo analizzato gli errori e ho visto i
ragazzi convinti di potersi riscattare. Ci
aspetta una gara bella e affascinante
contro una squadra importante e sono
curioso di vedere come andrà a finire. I
dirigenti sanno come lavoriamo; possono esserci momenti meno brillanti come questo e lo sanno. Io voglio far crescere questa squadra, che deve riuscire
a essere nel gruppo di chi lotterà fino a
maggio per un posto in Champions, dove vogliamo tornare. Ci sono ancora 32
gare e tanti punti in palio. Niente è ancora definito. I bilanci vanno fatti alla fine, non dopo sei partite».
Mazzarri ha voluto chiarire anche le
ragioni di una condizione fisica generale apparsa modesta, con Cagliari, Qarabag e Fiorentina: «Pondrelli, il mio preparatore, è con me da 13 anni e non sbaglia mai la preparazione se ha tutti i giocatori a disposizione. Il problema è che
quest’anno per via del Mondiale e degli
infortuni, come nel caso di Palacio, non
avevamo i giocatori e tutto si è complicato. I momenti di difficoltà si superano
insieme. Se non siamo al massimo fisicamente, dobbiamo aiutarci ancora di
più e stare sempre concentrati».
Resta la questione dei fischi di San Siro, che stasera tutti temono: «I fischi
non fanno bene a nessuno. I tifosi, non
solo quelli dell’Inter, devono incitare la
loro squadra e poi alla fine mostrare un
eventuale dissenso. Contestare durante
la gara fa perdere ai ragazzi convinzione, mentre sentire il pubblico dalla propria parte fa rendere qualcuno ancora
di più. I fischi per me? Non hanno un
nome e non si capisce se sono indirizzati a uno o a un altro. Io sono il primo tifoso della mia squadra e noi tifosi viviamo di risultati. Se si contestano i giocatori è meno facile fare risultati».
Fabio Monti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Domenica 19 Ottobre 2014 Corriere della Sera
42
Anna Lambiase con grande dolore annuncia la
scomparsa della sorella
Le sorelle Lucia e Luisa piangono la perdita
dell’amatissimo fratello
Laura
Giovanni Corrias
I funerali si svolgeranno lunedì 20 ottobre alle ore
14 presso la Basilica di San Giovanni a Busto Arsizio. - Busto Arsizio, 18 ottobre 2014.
Marco Giorgino è affettuosamente vicino ad Anna Lambiase e a tutti i suoi cari in questo momento
di grande dolore per la prematura scomparsa
dell’adorata sorella
Laura
- Milano, 18 ottobre 2014.
Partecipano al lutto:
– I nipoti Alessandra e Giovanni.
L’Amministratore, la Direzione, i dipendenti e i
collaboratori di C.s. impianti S.p.A. partecipano al
grande dolore della famiglia, per la prematura
scomparsa del loro caro Direttore, collega e amico
Ing. Mauro Merini
- Milano, 18 ottobre 2014.
I team Irtop e Vedogreen esprimono il più vivo
cordoglio ad Anna Lambiase per la prematura
scomparsa della sorella
Laura Lambiase
- Milano, 18 ottobre 2014.
Nonostante la sua forza, la sua tenacia e la sua
incrollabile fede non è riuscita a sopravvivere al
dolore.- Ci ha lasciato all’improvviso
- Milano, 19 ottobre 2014.
Osvaldo Tarenzi
sei stato un caro amico generoso e brillante, sarai
sempre nel nostro cuore con affetto.- Siamo vicini
con grande dolore alla famiglia con un forte abbraccio.- Adriano e Andreina Villa con Roberta e
Riccardo Corbetta. - Milano, 19 ottobre 2014.
Giovanna Ginatta Pomi
Giuliano Paolini
Ne danno il triste annuncio la nipote Mariasole con
Massimiliano e Gregorio, la sorella Anthemys, la
nipote Federica con Federico e Beatrice.- I funerali
si svolgeranno lunedì 20 ottobre alle ore 14.45
presso la chiesa di Santa Maria al Paradiso corso
di Porta Vigentina 14.
- Milano, 16 ottobre 2014.
Capita che la vita conceda dei privilegi, il nostro è
stato quello di conoscerti.- Ciao "guerriero" non ti
dimenticheremo.- Guido e Francesca Rivarola di
Roccella. - Milano, 18 ottobre 2014.
I condomini e l’amministratore del condominio
di corso di Porta Romana 76/2, Milano partecipano
al lutto della famiglia per la scomparsa della signora
Ci manchi moltissimo.- Sempre vivo il tuo ricordo.Tua moglie Luisa, i figli Claudio, Anna e Nicola con
la dolcissima Elena che ricorderà sempre nonno
Guido. - Milano, 19 ottobre 2014.
19 ottobre 2012 - 19 ottobre 2014
Dott. Guido Pozzi
Giovanna Ginatta Pomi
2008 - 2014
- Milano, 17 ottobre 2014.
Garibaldi Stradiotti
È mancato all’affetto dei suoi cari
Nanni Moroni
Ne danno il triste annuncio la moglie Enrica, i figli
Fabio e Francesco con Veronica Genevieve e i nipoti.- Per l’orario e il luogo delle esequie telefonare lunedì al numero 02.796220.
- Milano, 18 ottobre 2014.
I collaboratori e il personale di Moroni Gomma
si uniscono al dolore dei familiari per la scomparsa
del
Da sei anni senza te, ma sei sempre nel nostro cuore con immutato rimpianto.- La tua famiglia.
- Milano, 19 ottobre 2014.
19 ottobre 2001 - 19 ottobre 2014
Ing. Roberto Riontino
Il tuo ricordo illumina i miei giorni.- Anna.
- Milano, 19 ottobre 2014.
19 ottobre 2003 - 19 ottobre 2014
Dott. Gianferruccio Moroni
Dott.ssa Maria Amelia Zilocchi
del quale ricordano le qualità umane e professionali. - Milano, 18 ottobre 2014.
Ci manchi sempre tanto, ciao!- Lisa, Alberto, Caterina. - Milano, 19 ottobre 2014.
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L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’
TARIFFE BASE IVA ESCLUSA:
Corriere della Sera
Gazzetta dello Sport
PER PAROLA:
Necrologie: € 5,00
Adesioni al lutto: € 10,00
Necrologie: € 1,90
Adesioni al lutto: € 3,70
A MODULO:
Solo anniversari,
trigesimi e ringraziamenti: € 300,00
Solo anniversari,
trigesimi e ringraziamenti: € 258,00
Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00
L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito
Servizio fatturazione necrologie:
tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30
fax 02 25886632 - e-mail: fatturazione.necrologie@rcs.it
Corriere della Sera Domenica 19 Ottobre 2014
MotoGp
Marquez-Lorenzo duello all’alba
Pole position per Marc Marquez davanti a Cal
Crutchlow (Ducati) e a Jorge Lorenzo (Yamaha). In
terza fila Andrea Iannone (settimo) e Valentino
Rossi (ottavo, «Sono un po’ deluso, ho commesso
un errore»), addirittura in quarta Andrea Dovizioso,
appena decimo. È partito così, alle 7 di questa
mattina, il Gp di Australia a Phillip Island,
terzultima prova del Mondiale. Marquez è il pilota
SPORT
con il passo migliore, ma anche Lorenzo è in
grandissima forma. Con il titolo già assegnato a
Marquez (che è arrivato alla 12ª pole dell’anno e
alla 49ª in carriera, e insegue il record di Mick
Doohan di 12 vittorie in una stagione), Pedrosa,
Rossi e Lorenzo lottano per il secondo posto nel
Mondiale racchiusi in tre punti. La gara in diretta tv
su Sky alle 7 e in replica alle 9.15 e alle 14. Nella
notte si sono corse anche le gare di Moto2 e
Moto3, in replica rispettivamente alle 10 e alle 12.
Risultati e classifiche sul sito www.corriere.it.
Basket
Cremona passa a Reggio Emilia
Sorpresa nell’anticipo della seconda giornata di
serie A: la Vanoli Cremona supera in trasferta la
Grissin Bon Reggio Emilia 70-69 e conquista i
primi due punti del suo campionato. Oggi
pomeriggio Cantù proverà a riscattare la dura
sconfitta nel derby con Varese ospitando Avellino,
mentre in serata Venezia e Roma testeranno le
proprie qualità. Domenica di riposo per le due
43
reduci dall’Eurolega, Milano e Sassari, che
scenderanno in campo domani nei due posticipi.
2ª giornata. Ieri: Reggio Emilia-Cremona 69-70;
oggi, ore 18.15: Cantù-Avellino, Caserta-Brindisi,
Bologna-Capo d’Orlando, Pesaro-Varese; ore
20.30: Venezia-Roma (RaiSport1); domani, ore
20.30: Milano-Trento, Pistoia-Sassari.
Classifica: Brindisi, Sassari, Roma, Varese, Reggio
Emilia*, Milano, Venezia, Pistoia e Cremona* 2;
Capo d’Orlando, Avellino, Cantù, Trento, Caserta,
Pesaro e Bologna 0. *una partita in più.
Dylan Mouth prenota il Jockey Club
Il vincitore del Premio Tesio favorito a San Siro dove ritorna lo spettacolo della Gran Corsa Siepi
MILANO Bell’«italian job» quello
Così oggi
a San Siro
92° Gran
premio del
Jockey Club
distanza
2.400 metri
ore 17.50
I partecipanti:
1 Biz The Nurse
2 Duca
di Mantova
3 Dylan Mouth
4 Open
Your Hearth
5 Refuse
To Bobbin
6 Sopran
Nicolo
7 Wild Wolf
Gran Corsa
Siepi
distanza
4.000 metri
ore 14.50
Così in tv
ore 14 Unire Tv
(can. 220 Sky)
ore 17.45
Sky Sport 24
messo a segno ieri ad Ascot dal
tandem di due italiani ormai
inglesi d’adozione come il
65enne allenatore Luca Cumani e il 22enne fantino sardo Andrea Atzeni: non che abbiano
svaligiato una banca, come con
l’espressione «italian job» la cinematografia anglosassone intende una rapina spettacolare,
ma un gran bel colpo l’hanno
assestato con la purosangue Silk Sari.
La cavalla inglese (che Cumani allena in Inghilterra dove
vive e dove da trent’anni si è affermato come top trainer vincitore persino di due Derby di
Epsom) era migliorata tantissimo solo negli ultimi mesi e
perciò non aveva l’iscrizione a
un Gran Premio come le Champions Fillies and Mares Stakes
di ieri ad Ascot: e così la moglie
di Cumani, Sara, pur di dare
una chance di valorizzazione
alla cavalla che se la meritava,
ha avuto l’idea di proporne l’affitto solo per questo Gran Premio di «gruppo 1» a chi avesse
voluto finanziare il tesoretto di
48.000 euro necessario per
l’iscrizione supplementare in
Il campionato
extremis. Ci ha creduto il «Fondo di assistenza dei fantini infortunati», e con l’investimento ha fatto un affarone: la cavalla, infatti, ieri pomeriggio ha
colto (dietro la vincitrice Madame Chiang) un prestigioso secondo posto remunerato con
165.000 euro, andati quindi a
una particolare destinazione
assistenziale-previdenziale
proprio al termine di una luttuosa settimana che, con due
fantini morti in corsa in Au-
Dirittura
Dylan Mouth
vince il Premio
Federico Tesio
(De Nardin)
stralia e uno in gara negli Stati
Uniti, ha drammaticamente testimoniato quanto resti pericoloso il mestiere di fantino, statisticamente forse ancor più di
quello di pilota d’auto da corsa.
Proprio il sabato di Ascot,
che in sei gare offriva complessivamente quasi tre milioni di
euro di montepremi, ha tenuto
molti forti stranieri lontani da
San Siro oggi per il 92° Gran
Premio del Jockey Club di
«gruppo 1» da 200 mila euro
sui 2400 metri, dove solo un cavallo tedesco, Open Your Heart,
scende a misurare gli italiani
vincitori delle ultime due edizioni del Derby di Capannelle,
Biz the Nurse nel 2013 e Dylan
Mouth nel 2014.
Biz the Nurse, che nel nome
si porta l’infanzia curiosamente rifiutata da mamma Biz Bar e
il conseguente svezzamento affidato per forza a una cavalla
balia (nurse), è arrivato secondo un anno fa ma non ama i
terreni autunnali pesanti per la
pioggia. È dunque Dylan Mouth a presentarsi con le migliori
chance, specie dopo il convincente successo nel Premio Federico Tesio nel quale ha lasciato a 3 lunghezze di distacco
Biz the Nurse.
L’altro clou del pomeriggio è
la Gran Corsa Siepi di Milano,
che riporta a San Siro il fascino
dell’ostacolismo ippico e offre
la possibilità di ammirare, in
sella al cavallo saltatore ceco
Brog Deas, una celebrità del galoppo dell’Est europeo come il
fantino Jan Faltejsek, laureato
delle ultime tre annate della
Velkà di Pardubice, la mitica e
massacrante corsa a ostacoli
che monopolizza per un giorno
l’intera Repubblica Ceca.
La sfida, sui 4 chilometri di
siepi da oltre un metro e 10
centimetri di altezza, è raccolta
da Frolon, l’allievo dell’allenatore Paolo Favero battuto nel
Gran Premio di Merano soltanto da un altro campione dell’Est come il polacco Alpha
Two.
Luigi Ferrarella
lferrarella@corriere.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Palazzi pieni, comunicazione e conti in ordine
il volley si organizza per schiacciare la crisi
Addio serie A, ecco la SuperLega: 13 squadre, uno scudetto e un modello (americano) da seguire
L’ambizione è molto alta: andare oltre il solo risultato sportivo. Di più: mettere una vittoria sul campo sullo stesso piano di un palazzetto pieno o di
un messaggio comunicato bene.
La pallavolo maschile italiana si è data un nuovo nome
(SuperLega, invece che serie
A1) e nuove regole (franchigie
al posto di promozioni e retrocessioni) per festeggiare il suo
settantesimo campionato. Il rischio, però, è credere che l’affetto che l’Italia sta riservando
alla pallavolo femminile possa
essere preso come termine di
paragone. Tutti in piedi ad applaudire la tenacia delle pallavoliste anche se non è arrivata
una medaglia? Vero. Ma una
manifestazione come un Mondiale non è una competizione
come un campionato. Cambiamenti, comunque, andavano
fatti. Per mantenere la credibilità del movimento. Dopo due
anni in cui si erano abolite le
retrocessioni bisognava reinventarsi. Così le società, capitanate da un nuovo presidente di
Lega, Albino Massaccesi (storico dirigente della Lube Macerata, che da quest’anno si chiama Treia) proveranno a vedere
se il metodo a stelle strisce funziona anche da noi. Con le debite proporzioni, sia chiaro.
Perché la pallavolo italiana è
lontana anni luce dal professionismo. Poi a sentire i giocatori, qualche diritto in più per
chi comunque «lavora» sottorete non guasterebbe.
Intanto si apre all’est, con
1ª giornata
Ieri
Macerata
3
Verona
1
(22-25, 25-21,
25-19, 27-25)
Oggi, ore 17.30
Modena
Perugia
(RaiSport1)
Ore 18
Piacenza
Ravenna
Milano
Molfetta
Trentino
Padova
Latina
Monza
Riposa
Muri e inno nazionale
Inno nazionale e squadre schierate prima
della partita, come negli Stati Uniti. A sinistra,
il muro dei campioni d’Italia di Macerata,
che puntano a confermare il titolo (il terzo
per il club) appena vinto (Ansa)
Monza che mette sotto contratto un giocatore cinese, Modena
uno giapponese e Piacenza che
sta provando a fare affari con
un fondo arabo.
Ovviamente vincere il campionato italiano conta ancora
moltissimo. Probabilmente
più che in qualsiasi altro paese.
È per questo che Bruninho e De
Cecco, due dei più forti palleggiatori al mondo, giocano a
Modena e Perugia. Che Atanasijevic è rimasto e Kaziyski è
tornato. E farlo avendo i palazzetti pieni all’80% sarà una sfida
vera per molte società. Perché
la garanzia della permanenza
di un club nell’élite della pallavolo si ottiene attraverso il bilanciamento delle prestazioni
sportive, dei dati di pubblico e
del rigore finanziario, con premi per chi comunica e gestisce
meglio l’affezione del pubblico
e la cura degli sponsor. Che poi
i negligenti vengano veramente puniti, soprattutto sul rigore
finanziario, è un auspicio. Visto che in passato si è lasciato
correre troppo, perfino quando l’inadempiente era un presidente di Lega.
Tredici i club al via, che potrebbero crescere in futuro
(Cuneo amaramente scomparsa) e attenzione ritrovata per i
settori giovanili. «Bisogna anticipare l’ingresso in serie A dei
giocatori», dice Massaccesi.
Perché un conto è avere un vivaio, un altro far giocare i meri-
tevoli in prima squadra. L’abbiamo visto nel confronto con
gli altri paesi nel nefasto Mondiale dei ragazzi di Berruto.
Convince la copertura televisiva. La Rai manderà in onda due
partite (sabato e domenica) e le
altre 4 saranno visibili su Sportube.tv attraverso una piattaforma streaming della Lega.
Che il primo campionato di
SuperLega abbia inizio.
Eleonora Cozzari
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Città di Castello
Albo d’oro
Questa
la classifica
degli scudetti
vinti nel volley
maschile
22 Modena
9 Treviso
8 Parma
6 Ravenna
5 Firenze
4 Torino
3 Bologna
3 Trento
3 Macerata
2 Roma
1 Cuneo
1 Piacenza
1 Catania
1 Ariccia
Domenica 19 Ottobre 2014 Corriere della Sera
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44
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Corriere della Sera Domenica 19 Ottobre 2014
45
CorriereSalute
Medicina
Diritto
Screening uditivo
al 90% dei neonati
Ma manca la legge
Regione per regione
ecco la giungla
dei ticket sui farmaci
di Ruggiero Corcella
di M.Giovanna Faiella
Le pagine del vivere bene
www.corriere.it/salute
Il commento
Il diabete
non è più
uguale per tutti
di LUIGI RIPAMONTI
UN PIANO NAZIONALE
CHE VA ATTUATO
U
n adagio molto popolare fra i diabetologi recita: «Non è il diabetico che
costa, ma il diabetico con complicanze». È vero: un diabetico ben controllato costa al Servizio sanitario nazionale più o
meno come una persona che il diabete non ce
l’ha. E proprio perché i diabetici fossero ben
controllati è stato emanato circa un anno fa
il Piano nazionale sulla malattia diabetica.
Un progetto ambizioso, che dovrebbe portare
a un approccio più integrato alla malattia, con
lo scopo di disegnare le terapie sempre più
«su misura» rispetto alle esigenze dei singoli
pazienti, terapie che possono essere anche
sensibilmente diverse (si vedano gli articoli
alle pagine successive).
Una cura personalizzata avrebbe il vantaggio di essere più efficace, meglio seguita e
meglio tollerata, il che comporterebbe anche
un vantaggio economico per l’intero sistema.
Ottime premesse e saggi obiettivi. Ma in
quale misura il progetto è stato attuato? Dopo
un anno la risposta è, come al solito nel nostro Paese: qui un pò di più, là un po’ meno.
Insomma, siamo alla solita copertura
«a macchia di leopardo». Con una variante
sorprendente: stavolta alcune delle Regioni in
genere «virtuose» risultano a prima vista più
in ritardo di altre che di solito si guadagnano
voti bassi nella pagella dell’efficienza.
Salvo scoprire che alcune di queste ultime,
pur, sulla carta, prontissime a rispondere
«sissignore», hanno in realtà fatto ancora
meno delle altre.
Non che il Piano per il diabete sia di facile
attuazione. La distribuzione dei ruoli e delle
responsabilità fra specialisti, medici di medicina generale, ospedali, servizi territoriali, è
oggetto di discussioni anche molto vivaci e ci
vorrà del tempo per trovare la quadratura del
cerchio.
Resta il fatto che una governance efficace
del diabete è una priorità, non solo in Italia
ma in tutto il mondo occidentale, perché i
numeri della malattia sono in crescita costante e l’impatto economico importantissimo,
specie in uno Stato con sistema sanitario solidaristico universale, come il nostro è (e vorremmo restasse). E, con un apparente paradosso, l’unica strategia possibile per sopportare l’urto dei costi è metterli in secondo piano rispetto all’attenzione alla salute del
paziente.
Perché una buona medicina, lo dimostrano
decine di studi economici, costa molto meno
di una medicina non buona, che è quasi sempre una medicina che spreca risorse.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L'esperto
risponde
alle domande
dei lettori su
http://forum.
corriere.it/
diabete/
di Adriana
Adrian Bazzi
Gli ultimi studi hanno decretato che gli obiettivi metabolici
possono variare da persona a persona e devono tenere
conto della qualità complessiva della vita e dei potenziali
effetti collaterali delle terapie. E anche gli aspetti psicologici
della malattia sono considerati sempre più importanti
●Il numero
Osteoporosi, società scientifiche
in campo per la prevenzione
30
%
+
Le donne
in menopausa
affette
da osteoporosi
N
el mondo interessa oltre 200 milioni di
donne. Solo in Italia colpisce 3,5 milioni di donne e 1 milione di uomini, con
costi sociali altissimi, che in Europa
superano i 57 miliardi di euro. È l’osteoporosi,
una patologia in aumento, ma che può essere
contrastata grazie alla prevenzione, tema al
centro della giornata mondiale che si celebra
domani, 20 ottobre. In occasione dell’iniziativa,
gli esperti delle cinque società scientifiche che
firmano la campagna «Stop alle fratture»
(Siommms, Siot, Sir, Ortomed e Gisoos), lanciano un appello a tutte le donne italiane dai 50
anni in poi: non devono sottovalutare persistenti dolori ossei che possono essere sintomo di
fratture da fragilità ossea causata dall’osteoporosi severa, la cui incidenza è molto più comune
di quanto si pensi. Si tratta, infatti, di una patologia che interessa il 30 per cento di tutte le
donne che vanno in menopausa.
46
Domenica 19 Ottobre 2014 Corriere della Sera
SALUTE
A Milano
Dossier
Un nuovo polo
per ricerche
e terapie innovative
Medicina
Onu ha definito il diabete una «emergenza
sanitaria planetaria». Identificare le cause
che sono alla base della malattia e della sua
continua espansione è una delle grandi
sfide della medicina moderna: l’Ospedale San
Raffaele di Milano l’ha raccolta con un nuovo
investimento dedicato alla prevenzione e alla cura
del diabete, in particolare del diabete di tipo 1 che
sta aumentando fra bambini e adolescenti.
Quattrocento metri quadri di nuovi laboratori
L’
completamente dedicati al Diabetes Research
Institute (DRI) saranno inaugurati il 27 ottobre.
Inoltre, una nuova struttura di 100 mq, dedicata
all’isolamento delle isole pancreatiche umane per
le terapie innovative del diabete di tipo 1, entrerà
in funzione a novembre. Nei prossimi anni il DRI si
concentrerà in particolare sul trapianto di isole
pancreatiche, sulla prevenzione, sullo sviluppo di
nuovi farmaci e di nuovi test per individuare in
anticipo le persone predisposte alla malattia.
Con l’aumentare della sua diffusione il diabete si sta rivelando sempre
più una patologia che presenta molte sfaccettature e implicazioni
sul piano psicologico e relazionale, oltre che metabolico. E chiede,
quindi, trattamenti che tengano conto delle differenze fra malato e malato
Il sospetto
U
n anno fa il cinquantottenne attore americano Tom Hanks,
due volte premio Oscar per i
film Philadelphia e Forrest
Gump, ha confessato, nel salotto del David Letterman Show,
di avere un diabete di tipo 2. A
causa, forse, delle variazioni di
peso cui è andato incontro per
interpretare i diversi ruoli nei
suoi film. I medici gli hanno
suggerito di ritornare al peso
che aveva al liceo per guarire.
«Impossibile — ha scherzato
lui —. A quell’epoca ero magrissimo, perciò mi rassegno a
essere diabetico».
La sua storia si aggiunge a
quella dei 346 milioni di persone in tutto il mondo (52 milio-
Cure davvero «personali»
per chi ha la glicemia alta
ni in Europa, 3 milioni in Italia)
che soffrono della stessa malattia. Il diabete di tipo 2 è una
vera e propria epidemia, anzi
uno tsunami come l’ha definito
il segretario generale dell’Onu
Ban Ki-Moon. E le previsioni
per il 2025 parlano di un aumento impressionante dei casi, soprattutto legati all’obesità,
che potrebbero raggiungere il
miliardo (sono due i tipi di diabete mellito: quello di tipo 2
che compare nell’adulto e quello di tipo 1 che colpisce invece
persone giovani: il primo rende conto del 90 per cento dei
casi di malattia).
Quindi tantissime le persone colpite, ma ognuna diversa
dall’altra, come sottolinea un
recente articolo di Lancet intitolato : «Le molte facce del diabete: una malattia che rivela
una sempre maggiore eterogeneità». C’è il paziente con un
diabete lieve che può essere
controllato con la sola dieta oppure con gli antidiabetici orali,
c’è invece quello che deve ricorrere alle iniezioni di insulina
anche più volte al giorno e monitorare la glicemia durante la
giornata (cioè la quantità di
zuccheri nel sangue che indica
se la terapia funziona).
Tutti, ma in particolare questi ultimi, devono convivere
con una malattia che può provocare disagio o, come dicono
50%
La quota
di diabetici
che percepisce
un «distress»,
cioè il disagio
psicologico
di dover gestire
una condizione
che è cronica
Leggere le avvertenze riportate sulle confezioni.
I dolcificanti
artificiali
potrebbero
favorire la
comparsa di
un’intolleranza
glucidica,
l’anticamera
del diabete.
L’allarme arriva
da una ricerca,
pubblicata su
Nature, che
dimostrerebbe
come i falsi
zuccheri,
almeno negli
animali da
esperimento
(ma anche su
volontari sani),
aumentino
i livelli
di glicemia,
attraverso
un’alterazione
della flora
batterica
intestinale .
Per le cartilagini
articolari, un brevetto
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funzionalità articolare e Vitamina C,
per la normale funzione delle cartilagini.
i ricercatori, «distress». L’impatto del diabete nella vita
quotidiana è stato valutato da
uno studio chiamato Dawn2
(che ha coinvolto 15 mila persone, soprattutto diabetici, ma
anche i familiari e gli operatori
sanitari di 17 Paesi di 4 continenti) che è stato presentato a
Vienna in occasione del 50°
congresso dell’Easd (European
Association for the Study of
Diabetes).
«Il diabete non comporta
solo il rischio di gravi complicanze a cuore, reni, occhi,
quando non è tenuto adeguatamente sotto controllo —
commenta Antonio Nicolucci,
responsabile del Dipartimento
di farmacologia clinica ed epidemiologia della Fondazione
Mario Negri Sud —, ma provoca, appunto, un distress che
può essere definito come il peso psicologico che il malato
percepisce nel dover gestire
una patologia che è cronica e il
proprio futuro. Nel nostro Paese un paziente su due lamenta
questo disagio, legato alla gestione della cura e anche alla
discriminazione di cui è oggetto. Un dato significativamente
maggiore rispetto alla media
europea, che si attesta attorno
al 40 per cento. Tanto per fare
un esempio, solo un olandese
su cinque si lamenta».
I pazienti italiani intervistati
nel corso dell’indagine riferiscono un impatto negativo della malattia sul benessere fisico
(65 per cento) e su quello psicologico (48 per cento). In particolare pesa il dover seguire la
terapia soprattutto se prevede
iniezioni di insulina e preoccupa il rischio di ipoglicemie,
❞
Epidemiologia
Le previsioni
degli esperti
per il 2025 parlano
di un aumento
impressionante
dei casi, soprattutto
legati all’obesità
di lavoro per esempio, che segnala almeno il 19 per cento
dei pazienti.
«Lo studio Dawn2 — commenta Salvatore Caputo, presidente di Diabete Italia — è il
primo studio che pone particolare attenzione agli aspetti
psicosociali della gestione del
diabete e ha contribuito a modificare il modo in cui noi medici guardiamo alla malattia».
Adriana Bazzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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cioè di cali improvvisi degli
zuccheri nel sangue. E il 18 per
cento fra i malati presenta segni di lieve depressione.
«Con una differenza di genere a quest’ultimo proposito
— continua Nicolucci —. Le
donne ne soffrono di più».
Il peso della malattia ricade
anche sui familiari: la metà degli intervistati si preoccupa
molto per le condizioni del
malato e molti si sentono frustrati perché non riescono ad
aiutare il proprio congiunto e
vorrebbero essere più coinvolti
nella gestione delle cure.
Poi c’è il problema della discriminazione, nell’ambiente
biosline.com
arliamo delle lancette
che servono per pungere il dito dei pazienti
diabetici e ottenere
quella goccia di sangue utile
per misurare il controllo della
glicemia e valutare l’effetto delle terapie.
In Italia esistono 21 prezzi
differenti per il loro rimborso
nelle diverse Regioni e se ci si
uniformasse a quello della Toscana (il più basso) si risparmierebbero 132 milioni di euro
da destinare ai farmaci innovativi, più costosi di quelli classici, ma più utili al paziente.
Anche il diabete deve fare i
conti con la crisi e la spending
review e ragionare sui risparmi.
«Nel nostro Paese — denuncia Salvatore Caputo, presidente di Diabete Italia, a Vienna in
occasione dell’Easd, il congresso europeo sul diabete — manca un prezzo unico di riferimento per certi dispositivi come le lancette e questo comporta uno spreco di risorse».
È un problema che presuppone soluzioni politiche (che si
spera arrivino presto), ma c’è di
più. E qui entrano in gioco i
medici.
Succede che, di fronte a un
paziente diabetico, si prescrivano alcuni test di laboratorio
non indispensabili, anzi inutili.
Con costi “evitabili”: occorre,
dunque, analizzare tutte le voci
di spesa per separare quello
Corriere della Sera Domenica 19 Ottobre 2014
SALUTE
Progressi
Cellule del pancreas
«costruite»
in laboratorio
I valori
«normali»
L’impatto della patologia
Persone con diabete
(x 1.000)
LA DIFFUSIONE IN ITALIA
4.354
4.000
oug Melton, professore all’Harvard
University di Boston, ha cominciato a
studiare il diabete 23 anni fa, quando a suo
figlio era stata diagnosticata la malattia
di tipo 1, quella che richiede la somministrazione
di insulina. Ed è arrivato a un risultato, appena
pubblicato sulla rivista Cell, che gli esperti
definiscono «un gigantesco passo in avanti» nella
cura della malattia. Melton ha trovato il «cocktail
perfetto» di composti chimici capaci di trasformare
D
47
le cellule embrionali in beta cellule del pancreas,
quelle che producono insulina, e con queste ultime
spera di rimpiazzare i 150 milioni di cellule
pancreatiche distrutte dal sistema immunitario.
Le cellule costruite in laboratorio , trapiantate nei
topi, funzionano per molti mesi, producono
l’ormone e controllano la glicemia. Si tratterà
adesso di studiare sistemi per metterle al riparo
da nuove aggressioni da parte del sistema
immunitario del paziente.
Anche i parametri
di riferimento cambiano
3.626
3.125
D
2.000
0
2000
2013
2035
Fonte: IDF Diabetes Atlas 1º-6º edizione
LE SPESE PER LA CURA
Ricoveri
ospedalieri
Farmaci
29%
57%
Prestazioni
specialistiche
14%
Fonte: Osservatorio Arno Diabete, il profilo assistenziale
della popolazione con diabete, rapporto 2011
LE CONSEGUENZE
SULLA VITA QUOTIDIANA
1 su 5
delle persone con diabete si sente
discriminata in quanto diabetica
GLI ASPETTI PIÙ CONDIZIONATI
DALLA MALATTIA
65%
Salute fisica
Benessere psicologico
48%
Finanze
42%
Tempo libero
35%
27%
Lavoro e studio
21%
Relazione con amici/familiari
0
Fonte: Studio Dawn2
che è strettamente necessario
da quello che è di dubbia utilità
o addirittura inutile.
Prendiamo la vitamina D. Dice Enzo Bonora, presidente
dell’Associazione medici diabetologi (Amd) : «È un fenomeno di moda. Negli ultimi anni si sono moltiplicati gli studi
sull’associazione fra carenza di
vitamina D, malattie cardiovascolari e diabete. Ma a tutt’oggi
mancano le prove (anche se ci
sono studi in corso) che questo
sia vero e che un supplemento
di vitamina D possa essere utile. Però si continuano a prescrivere test e vitamina. Solo nell’ospedale di Verona, dove lavoro, si spendono ogni anno 200
mila euro per dosare la vitamina D. Una somma che, riferita
al Veneto, consiste in non meno di due milioni di euro l’anno
ed estrapolata all’Italia a circa
20 milioni di euro l’anno».
Quello della vitamina D non
è l’unico esempio di spesa “evi-
10 20 30 40 50 60 70 80
d’Arco
tabile” nel capitolo “analisi di
laboratorio per il diabete”. Ce
ne sono altri, che riguardano
da vicino la malattia anche se
spesso sono prescritti da non
diabetologi, come i dosaggi
dell’insulina.
Dice Giorgio Sesti, dell’Università di Catanzaro e presidente eletto della Società ita-
Risorse carenti
Pure in questo campo
bisogna fare i conti
con la crisi
e la spending review
Scelte appropriate
Occorre separare
quello che è necessario
da quello che
è di dubbia utilità
omanda: quanti diabetici italiani tengono
sotto controllo la propria malattia ? Risposta: soltanto un terzo, almeno
fra coloro che hanno da poco
scoperto di essere malati e non
hanno ancora complicanze (i
dati sono dello studio chiamato Riace che vuole valutare, appunto, le complicanze del diabete nella popolazione italiana
e sta tenendo sotto controllo 15
mila pazienti). Questo è un
guaio perché sono proprio i
«neo-diagnosticati» e «i relativamente giovani» che possono
avere i maggiori benefici dalle
cure.
Tenere a bada gli zuccheri
nel sangue con le terapie per
prevenire le complicanze (come quelle che colpiscono cuore, reni, occhi o cervello) significa mantenere un dosaggio
dell’emoglobina glicata al di
sotto del 7 per cento (l’emoglobina glicata è una frazione dell’emoglobina, la proteina che
trasporta l’ossigeno, dotata di
“memoria”: dà un’idea di quanto gli zuccheri nel sangue hanno superato la soglia di normalità nei due mesi precedenti).
Per ricordare: il diabete è
una malattia che nasce da un
cattivo utilizzo degli zuccheri
da parte dell’organismo a causa
della mancanza o del malfunzionamento dell’insulina, l’ormone che controlla, appunto,
il metabolismo del glucosio: la
conseguenza è un aumento degli zuccheri nel sangue (iperglicemia).
«Ma se in passato i diabetologi avevano, come primo
obiettivo della terapia antidiabetica, il controllo metabolico
e cioè il raggiungimento dei valori normali di glicemia e di
emoglobina glicata, — spiega
Simona Frontoni, diabetologa
all’Ospedale Fatebenefratelli di
Roma — oggi si pensa di più alla qualità della vita e agli effetti
collaterali dei farmaci». Ciò
comporta che il limite ottimale
inferiore al 7 per cento per
l’emoglobina glicata non venga
più considerato oggi una «taglia unica che veste tutti»: ocliana di diabetologia: «Un terzo dei pazienti diabetici non sa
di esserlo, ma per diagnosticare questa situazione basta una
glicemia (che valuta la quantità di zuccheri nel sangue) a digiuno. Non serve l’emoglobina
glicata (l’esame che dice quanto la glicemia ha superato i limiti normali nei precedenti
due mesi), ma quest’ultima
viene spesso richiesta. Ci sono
poi medici che chiedono il dosaggio dell’insulina per valutare l’insulino-resistenza (cioè
l’incapacità delle cellule a utilizzare il glucosio) che non serve a niente. Basterebbe un metro da sarta: misurare la circonferenza dell’addome è il
metodo più utile per stabilire
se c’è insulino-resistenza e ha
un costo zero (il grasso addominale è, infatti, un indice predittivo del rischio di diabete,
ndr)».
A. Bz.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
corre personalizzare gli obiettivi glicemici da raggiungere.
Alcuni studi degli ultimi mesi, come l’Accord, hanno infatti
dimostrato che, per alcune categorie di pazienti come gli anziani, coloro che hanno anche
altre malattie o sono diabetici
da tempo e hanno già complicanze, ci si può accontentare di
un’emoglobina glicata che può
raggiungere valori anche al limite dell’8,5 per cento.
Per molti pazienti il raggiungimento del «valore di riferimento» ottimale dell’emoglobina glicata comporta una serie di problemi legati alle terapie. Primo fra tutti il rischio di
ipoglicemia, cioè di un’eccessiva riduzione degli zuccheri nel
sangue, con conseguenze come tremori, palpitazioni, confusione, alterazioni del comportamento fino al coma. Secondo problema: l’aumento di
peso che certi farmaci comportano e che è un paradosso, perché l’obesità è un fattore di rischio per il diabete. Terzo: la
somministrazione per iniezione che provoca disagio al paziente.
Farmaci
Allo studio
soluzioni
contro il rischio
di ipoglicemia
e di aumento
di peso
Oggi la ricerca farmacologica sta cercando di ovviare al rischio dell’ipoglicemia e dell’aumento di peso con nuovi
farmaci. Con le incretine, per
esempio, e in particolare gli
analoghi del Glp-1, ormoni che
controllano la glicemia aumentando la secrezione di insulina
e diminuendo quella del glucagone (l’ormone antagonista
dell’insulina). E con nuove insuline, come la degludec, che
assicura una copertura di 24
ore e riduce il rischio di ipoglicemia. Ed è allo studio anche
l’associazione fra incretine e
insulina con effetti potenziati.
Ma sono farmaci da somministrare per iniezione, tutti i
giorni.
Così la ricerca sta sviluppando nuove incretine per somministrazione settimanale o addirittura per bocca, per aumentare l’aderenza della terapia da
parte del paziente. E anche per
le insuline si stanno studiando
nuove formulazioni per uso
orale e settimanale.
A. Bz.
abazzi@corriere.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L'esperto
risponde
alle domande
dei lettori su
http://forum.
corriere.it/
diabete/
48
Domenica 19 Ottobre 2014 Corriere della Sera
SALUTE
Nomenclatore
Medicina
Contributi Asl
per le protesi
fermi a 15 anni fa
n Italia ci sono quasi 60 mila sordi e 11 milioni e
600 mila anziani over 65 e per loro, il rimborso
fornito dalla Asl, in caso di sordità grave, è di soli
650-750 euro per protesi. Il resto della cifra,
magari solo per procurarsi una protesi acustica più
avanzata, bisogna pagarlo di tasca propria. Il
problema è che il «Nomenclatore tariffario per
protesi e ausili» è un prontuario nato provvisorio
nel 1999 e rimasto tale fino ad oggi perché non è
mai stato aggiornato. Solo l’Inail, per l’invalidità sul
I
Il test dell’udito sui bambini
ora è quasi «universale»
Oltre il 90 per cento dei neonati italiani sottoposto allo screening
L'esperto
risponde
Alle domande
sullo screening
per la sordità
nei neonati e
nei bambini su
corriere.it/
salute/
pediatria
L’impegno
Ospedali e pediatri
sono riusciti
a diffondere
questo esame
nonostante manchi
una legge nazionale
La mappa dei controlli
Per quanti neonati
(in percentuale) è previsto
lo screening uditivo
nel 2014 (proiezioni)
89-100
39-89
0-39
L
a politica continua a latitare e una legge nazionale ancora non c’è. Grazie
all’azione congiunta di
genitori e medici lo screening
audiologico sui neonati (vedi
box a destra, ndr) ha però superato la soglia del 90% in Italia. Un traguardo importante,
anche se c’è ancora molto da
fare per raggiungere quel 95%
che trasformerebbe lo screening in «universale».
«Si è passati — spiega Luciano Bubbico, referente dell’Osservatorio disabilità del Dipartimenti di scienze biomediche
Isfol-Istituto italiano di medicina sociale — da 156.048 neona-
Stress
2008
29,9
48,4
60,6
2011
78,3
2013
80,1
90,9*
2014
*proiezioni
Fonte: Dipartimento Scienze Biomediche ISFOL – Istituto Italiano di Medicina Sociale
ti esaminati (29,9%) nel corso
del 2003, con 145 Neonatologie
a t t i ve ( 2 3 % d e l tot a l e ) , a
457.837 neonati attesi nel corso del 2014 (90,9%) sulla base
delle 437 Neonatologie che
hanno attivato lo screening
Frustrazione
Angoscia Frustrazione
Esaurimento
ut
Burno
Depressione
2003
2006
Depressione Burnout
Frustrazione
Andamento
del programma
di screening audiologico
universale in Italia
(% di neonati
sottoposti a screening)
(88,7% del totale)». Il risultato è
stato raggiunto grazie anche alla tenacia del team di ricerca
diretto da Luciano Bubbico,
che ha continuato il lavoro di
raccolta dei dati tra enormi difficoltà per mancanza di fondi e
di personale. Passi da gigante,
dunque, ma c’è voluto oltre un
decennio. Perché?
Il problema – come hanno
sottolineato gli specialisti intervenuti al meeting nazionale
organizzato a Roma dall’Associazione e dal forum «Affrontiamo la sordità insieme»
(www.asi-onlus.it) – è che in
assenza di una normativa nazionale e in presenza di delibere regionali che magari si limitano a «raccomandare» l’esame, tutto si è mosso su base volontaristica.
La vera novità, tuttavia, è la
rete creata tra i genitori e tra gli
stessi specialisti: neonatologi
pediatri, otorini e audiologi si
parlano e collaborano.
«Il forum in questo momento conta circa 4.500 membri: —
spiegano Domenico Pinto, presidente dell’Associazione, e Jodi Cutler responsabile del forum — un buon esempio di solidarietà e di volontariato».
Ruggiero Corcella
lavoro, ha recepito la necessità di concedere degli
apparecchi acustici in base alle necessità delle
persone e quindi ha creato delle fasce diverse
senza che si debbano pagare differenze. Non va
meglio, per la fornitura delle pile per gli apparecchi
acustici . Regioni e le Asl possono decidere in
autonomia di destinare un fondo per l’erogazione
della pile. Dunque, con buona pace dei pazienti, in
alcune regioni vengono fornite e in altre no.
R. Co.
Prevenzione
La risposta al suono
per scoprire la sordità
Il punto di partenza è un dato ormai scontato
all’interno della comunità scientifica:
l’acquisizione del linguaggio dipende da una
normale funzione uditiva. Quindi se una famiglia
desidera che il figlio abbia uno sviluppo normale
del linguaggio, il presupposto è che il bambino
abbia un udito normale. Lo screening
audiologico universale, entro i primi 3 o 4 mesi
di vita, permette di scoprire i problemi di sordità
e di intervenire precocemente. In assenza di
visite specialistiche la sordità infantile viene
infatti scoperta intorno ai 2-3 anni di vita,
rischiando di compromettere le capacità sociali,
linguistiche, cognitive del bambino. Per la
prevenzione, dunque, il test dell’udito è
fondamentale. In più, ha costi molto contenuti:
un apparecchio per l’esame delle otoemissioni
acustiche, (che misura la risposta delle cellule
ciliate al suono prodotto dall’apparecchio), costa
5 mila euro. L’esame garantisce al bambino e
alla sua famiglia una vita normale, oltre a
risparmi notevoli per la collettività: un bambino
sottoposto a diagnosi in ritardo può avere un
costo sociale di 750 mila euro nell’arco della vita,
contro i 17 mila di un bimbo che invece la
diagnosi l’ha ottenuta in tempo. Lo screening
precoce identifica non solo le sordità profonde,
ma anche quelle gravi e medio gravi: se non
riconosciute subito e corrette con protesi
acustiche, procurano ai bambini problemi
scolastici importanti. Il test di base è già un buon
punto di partenza, ma occorre un ulteriore
sforzo: individuare i centri audiologici di secondo
e terzo livello per la conferma della diagnosi e
l’eventuale impianto cocleare. C’è infatti il rischio
che i pazienti si «perdano» durante il percorso
perché nessuno li segue.
R. Co.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«Noi, una risorsa poco utilizzata»
I genitori chiedono ai medici
di essere più coinvolti nella cura
N
on solo screening: «Si fa un gran parlare
di buone pratiche, di linee guida e di indicatori nazionali ma dimentichiamo
sempre e comunque che uno degli anelli
principali di questa catena è il genitore».
Nel convegno dell’Associazione Affrontiamo
la sordità insieme, la voce di Massimo Simicich,
papà di una bimba sorda e presidente dell’Associazione Elda (Essere liberi di ascoltare) di Trieste, si è levata alta e forte per rivendicare il ruolo
centrale dei genitori e l’importanza di costruire
un'alleanza famiglie-medici.
«Immaginiamo nel momento della diagnosi
di essere seduti in un corridoio di ospedale e in
quel momento si chiude una porta — ha detto
Simicich —. Oltre quella porta c’è un mondo che
va conosciuto e va vissuto assieme, dal medico e
dai genitori. Come viene comunicata la sordità
del bambino ai genitori e come la vivono? Nel
momento della diagnosi ci dimentichiamo che
nella testa del genitore scatta un senso di inadeguatezza nei confronti del proprio bambino. È
naturale: in quel momento vedo mio figlio con
altri occhi».
Il presidente di Elda ha ribadito la necessità di
umanizzare il percorso della cura e il bisogno
delle famiglie anche di «emozionarsi». «Se vogliamo aiutare questi bambini, — ha sottolineato Simicich — in primo luogo dobbiamo aiutare
le loro famiglie a capire. Non dimentichiamoci
che ogni famiglia vive un contesto diverso, in
una situazione diversa, nasce e proviene da contesti diversi. Non siamo standardizzabili, non
possiamo creare un programma per questo tipo
di cose, le variabili sono troppe. Quindi ricordiamoci del termine individualità».
La famiglia come risorsa, dunque. «I centri
audiologici — ha sottolineato Massimo Simicich — devono dotarsi di associazioni di famiglie
e collaborare assieme, devono formare dei genitori che possano aiutare altre famiglie a proseguire in questo percorso». E le famiglie si organizzano anche in proprio. «Crediamo che l’approccio più importante sia l’intervento precoce
centrato sulla famiglia — spiega Gabriella Traisci , logopedista —. Per ristabilire un equilibrio
tra genitori, tra genitori e bambino, si dovrebbero aiutare le famiglie a considerare il bambino
nella sua individualità, renderle partecipi delle
successive scelte protesiche e riabilitative più in
armonia con le caratteristiche del bambino. Il
ruolo più importante per la famiglia di un bambino sordo è di amare, di educare e comunicare
con lui »
Seguendo il documento “Principi e linee guida per i programmi di rilevazione e di intervento
precoce delle sordità”, elaborato nel 2007 dal
Joint Committee on Infant Hearing (Comitato
scientifico degli Usa formato da audiologi, otorinolaringoiatri e pediatri) le famiglie hanno iniziato su base di volontariato delle esperienze di
“parent training” presso il Centro impianti cocleari dell’ospedale Umberto I di Roma. Si tratta
di corsi con l’obiettivo di incentivare i genitori a
diventare dei partner più reattivi nella comunicazione con il proprio bambino osservando,
Il ruolo del volontariato
I centri audiologici sono invitati
a dotarsi di associazioni di famiglie
e a collaborare con un’attenzione
particolare all’umanizzazione
aspettando e ascoltando i tentativi comunicativi
del bambino stesso. «Questi corsi richiedono
una motivazione e un impegno da parte di entrambi i genitori — sottolinea Gabriella Traisci
—. Anche il padre va coinvolto nel processo educativo del bambino sordo, proprio per non fare
sentire di più il peso che già le mamme di per se
hanno di sentirsi educatrici, quindi di condividere questo senso di responsabilità».
I risultati del corso sono stati misurati con la
somministrazione di questionari, prima e dopo,
attraverso il Parent Stress Index, che misura il livello complessivo di stress genitoriale.
«Tra i genitori che hanno seguito il corso —
dice Traisci — la difficoltà a relazionarsi con il
bambino è scesa sensibilmente mentre è salita
tra quanti non l’ hanno frequentato. Quindi, soprattutto nella fase subito dopo la diagnosi, è
importante seguire in primo luogo la famiglia»
R. Co.
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Corriere della Sera Domenica 19 Ottobre 2014
49
SALUTE
Vulnerabili
Mi spieghi
Le donne anziane
sono la categoria
più esposta
Dottore
e persone che rischiano di più di contrarre il
tetano sono gli anziani, soprattutto le donne,
gli uomini che non hanno fatto il militare (la
vaccinazione antitetanica è stata resa
obbligatoria dal 1938 per i militari), le persone che
abitano nei Paesi in via di sviluppo e chi non è
stato vaccinato. «La malattia di solito si presenta
dopo un periodo di incubazione fra i 3 e i 21 giorni:
fanno tipicamente la loro comparsa contrazioni
muscolari involontarie — spiega il professor
L
Francesco Castelli, dell’Università di Brescia —.
Quando la ferita è al capo, la bocca spesso si
contrare in una smorfia dolorosa. Da lì, se non si
corre ai ripari, le contrazioni involontarie possono
interessare muscoli della nuca, del collo, del tronco
e degli arti, fino al possibile blocco dei muscoli
respiratori, che può portare al decesso. Altri
possibili sintomi sono: difficoltà a deglutire,
agitazione, intensa sudorazione e irritabilità».
A. S.
Quando si rischia davvero il tetano?
Il tetano è una malattia infettiva che si può sviluppare quando una ferita della pelle viene contaminata
dal batterio Clostridium tetani, che si può trovare nel terreno
(soprattutto in campagna dove sono presenti animali d’allevamento). Questo batterio esiste in due forme
Non è la ruggine
il vero colpevole,
ma un batterio
eliminato da animali
U
Francesco
Castelli
Professore
ordinario
di Malattie
infettive
all’Università
di Brescia
L'esperto
risponde
Alle domande
sulle malattie
infettive
e le relative
vaccinazioni
all’indirizzo
internet
http://forum.
corriere.it/
malattie_
infettive/
na ferita con un oggetto arrugginito e
scatta la paura tetano: basterà disinfettare o è meglio andare dal medico? La
vaccinazione antitetanica sarà ancora
efficace? Quando l’ho fatta? Servirà un richiamo? «Innanzitutto sfatiamo un mito: non è la
ruggine a essere pericolosa. Il problema tetano
si pone se l’oggetto con cui ci si fa male potrebbe essere stato contaminato dalle feci di cavalli,
mucche o ovini, animali che possono ospitare
nel loro intestino il Clostridium tetani, batterio
responsabile della malattia — puntualizza Francesco Castelli, professore ordinario di Malattie
infettive all’Università di Brescia —. Questo germe viene eliminato con le feci dagli animali e
può sopravvivere a lungo nell’ambiente sotto
forma di spore. Attraverso il morso di un animale o una ferita profonda, soprattutto se contaminata con terriccio, le spore possono infettare l’uomo, nel quale, in condizioni opportune,
sono in grado di trasformarsi nella forma attiva
del batterio, che produce una tossina neurotossica. La tossina arriva poi al sistema nervoso,
risale i nervi sino a raggiungerne il corpo cellulare dove blocca il rilascio di neurotrasmettitori
ad azione inibente e causa contrazioni involontarie e dolorose della muscolatura, continue o a
crisi. Quando la quantità di tossina prodotta è
elevata, può anche diffondersi tramite il sangue
provocando il tetano generalizzato, la forma più
grave a elevata letalità».
Qual è il rischio reale di infettarsi?
«In Italia la vaccinazione antitetanica dal 1963
è obbligatoria per tutti i bambini nel primo
anno di vita, mentre fino a tale anno (dal 1938)
lo era solo per i militari. Il problema è che non
sappiamo quanto duri l’effetto protettivo e così
viene raccomandato un richiamo ogni 10 anni,
che però non tutti fanno. Nel nostro Paese i casi
effettivi di tetano non sono molti e si verificano
soprattutto in persone anziane, in particolare
donne che vivono in campagna a contatto con
cavalli, mucche e ovini. Nei Paesi in via di sviluppo, il tetano è invece una minaccia importante, anche se negli ultimi anni è aumentata la
quota di persone, soprattutto bambini e donne
gravide, che viene vaccinata. Ancora oggi in tali
Paesi si possono verificare casi di tetano neonatale, in cui la malattia viene contratta al momento del parto dal figlio di donne non vaccinate, magari perché il cordone ombelicale viene
tagliato con strumenti non sterili o medicato
con argilla contaminata».
Che cosa bisogna fare se ci si ferisce?
«Di solito, le ferite superficiali e pulite non
comportano particolari rischi: basta disinfettarle con cura. Un’attenta disinfezione e medicazione è fondamentale per le ferite più profonde
e contaminate: in questi casi spetta al medico
valutare se sussista un rischio reale di contrarre
il tetano e valga la pena avviare, in rapporto al
tempo trascorso dall’ultimo richiamo, una profilassi antitetanica, con la somministrazione del
vaccino e, in caso di ferite ad alto rischio, anche
con il ricorso a immunoglobuline specifiche».
Qualche consiglio?
«È importantissimo avere sempre a disposizione il proprio libretto delle vaccinazioni in
modo tale da poterlo consultare con facilità in
caso di necessità. Se poi si vuole stare proprio
tranquilli, il suggerimento è di aggiornare la
vaccinazione antitetanica ogni 10 anni e far vaccinare i propri figli, come raccomandato.
Il vaccino è assolutamente sicuro. È costituito
dall’anatossina, cioè dalla tossina tetanica trattata in modo da perdere la sua tossicità, mantenendo però la capacità di stimolare la produzione di anticorpi protettivi».
Antonella Sparvoli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
SPORE
Il germe può sopravvivere a lungo
nell’ambiente esterno in una forma, la spora,
che può penetrare nell’organismo umano
attraverso ferite
FORMA VEGETATIVA
Il germe è normalmente presente
nell’intestino degli animali (soprattutto bovini,
equini, ovini) senza creare problemi.
Viene eliminato con le feci
SPORA
TOSSINA
TETANICA
1
2
COME SI CONTRAE
IL TETANO
Le spore
di Clostridium tetani
dal terreno passano
in una ferita
1
In particolari
circostanze,
per esempio nel caso
di una ferita profonda,
le spore si trasformano
nella forma vegetativa
del batterio che
produce la tossina
tetanica
3
2
CELLULA
NERVOSA
La tossina arriva
alle cellule nervose
che innervano i muscoli
causando paralisi
spastica, cioè
contrazioni muscolari
involontarie
localizzate
o generalizzate
con rischio di morte
3
FIBRA
NERVOSA
I SINTOMI
Di solito il periodo di incubazione varia da 3 a 21 giorni,
ma può essere anche più lungo
Le contrazioni muscolari involontarie sono il sintomo tipico.
Se la ferita è vicina alla testa si possono avere spasmi
dei muscoli del capo: la bocca si contrae in una smorfia
involontaria e dolorosa (il cosiddetto riso a iena)
Se non si interviene si contraggono, in successione,
i muscoli della nuca, del collo, del tronco e degli arti, fino
al possibile blocco dei muscoli della respirazione, il che
può provocare il decesso
Altri sintomi sono:
difficoltà a deglutire, agitazione, sudorazione, irritabilità
FIBRA
MUSCOLARE
3
Se la tossina
è prodotta in quantità
elevata, può anche
diffondersi tramite
il sangue causando
il tetano
generalizzato,
la forma più grave
della malattia
CHE COSA FARE IN CASO DI FERITA SOSPETTA
LA PREVENZIONE
In caso di ferita profonda (compreso un morso di animale)
che potrebbe esporre al rischio di tetano (per esempio
in campagna in ambienti in cui sono presenti equini, bovini od ovini)
contattare immediatamente il medico o andare al Pronto soccorso
Il tetano si può prevenire con la vaccinazione,
obbligatoria dai primi anni 60. Dal 1968 il vaccino
viene somministrato dal primo anno di vita in tre
dosi (al terzo, quinto e dodicesimo mese di età).
Una dose di richiamo viene eseguita a 5 anni
e un’altra a 15 anni
La durata reale della protezione non è ben definita
per cui si raccomanda un richiamo ogni 10 anni
La ferita va disinfettata subito ma questo non basta.
Qualora ci fossero le indicazioni, i medici potrebbero proporre la profilassi
antitetanica post-esposizione, che prevede la somministrazione
del vaccino antitetanico, e/o il ricorso a immunoglobuline specifiche
I CONSIGLI
Ecco alcuni accorgimenti per non farsi cogliere impreparati nel caso ci si procuri una ferita a rischio di tetano
Avere sempre a disposizione il proprio
libretto delle vaccinazioni
Aggiornare la vaccinazione antitetanica
ogni 10 anni
Tenere presente che non è la ruggine a causare
il tetano. Può esserlo solo se l’oggetto arrugginito
è stato contaminato dalle feci di animali portatori
del batterio nel proprio intestino. La ruggine
è solo la spia della lunga permanenza dell’oggetto
metallico nell’ambiente e, quindi, del suo rischio
di contaminazione
In genere le ferite del tutto superficiali,
se ben disinfettate, non espongono a rischi. Le spore
per tornare vitali hanno bisogno di un ambiente senza
ossigeno e questa circostanza si può verificare solo
se la ferita è profonda o necrotica (con cellule morenti)
ILLUSTRAZIONE DI MIRCO TANGHERLINI
Lo specialista
50
Domenica 19 Ottobre 2014 Corriere della Sera
SALUTE
L’altra cucina
Alimentazione
na fritturina leggera? Il segreto sta anche
nella pastella, che protegge il valore
nutritivo del cibo. Per imparare a farla
meglio guardare a Oriente. Niente tuorlo
d’uovo e niente latte (quindi niente colesterolo)
nelle fritture della cucina cinese, per le quali si
usano solo acqua, albume montato a neve, farina
e maizena. Ma, anche se contiene un nonnulla di
colesterolo, la più digeribile e meno calorica è la
pastella del tempura alla giapponese. Che ha una
U
I segreti
del «tempura»
giapponese
C’è fritto e fritto
Come portare in tavola
quello più salutare
L'esperto
risponde
alle domande
dei lettori
sui temi
di nutrizione
all’indirizzo
http://forum.
corriere.it/
nutrizione
Differenze
Rischiose sono
soprattutto
le preparazioni
non «domestiche»,
a casa bastano
alcune cautele
A confronto
I
Olio extravergine
d’oliva
Olio di semi
d’arachide
Olio di semi
di mais
Olio di semi
di soia
cibi fritti non godono di
buona fama e una nuova
conferma del fatto che non
siano granché salutari viene
da uno studio, pubblicato sull’American Journal of Clinical
Nutrition. I ricercatori, dopo
aver esaminato più di centomila persone, seguite per oltre 25
anni, hanno osservato che il rischio di sviluppare patologie
cardiovascolari e diabete di tipo 2 cresceva all’aumentare del
consumo di cibi fritti.
Chi ne mangiava da quattro a
sei volte alla settimana aveva
una probabilità di ammalarsi
di diabete 2 o di malattia coronarica rispettivamente del 39%
La stabilità degli oli in cottura dipende dalla resistenza
all’ossidazione dei loro acidi grassi (i più instabili sono i polinsaturi,
seguono monoinsaturi e saturi) e dal contenuto di antiossidanti
come la vitamina E e i polifenoli dell’extravergine d’oliva
ACIDI GRASSI
TIPI DI OLIO
Valori per etto
saturi
g
monoinsaturi polinsaturi Vitamina E
g
g
mg
22,40
14,5
73
7,5
19,4
52,5
27,9
19,1
15
30,7
50,4
34,50
14
22,8
59
18,50
Fonte: Tabelle di composizione degli alimenti INRAN agg.2000, valori arrotondati
e del 21% maggiore rispetto a
chi ne mangiava meno di una
volta alla settimana. E i più
“dannosi” erano i fritti consumati fuori casa.
«Questo è l’aspetto da sottolineare — dice Vincenzo Fogliano, professore di Food Design all’Università di Wagenin-
d’Arco
gen (Olanda) e autore di numerosi lavori sull’olio extravergine
d’oliva —. C’è, infatti, grande
differenza fra la frittura casalinga, che dura massimo 30-60
minuti, e quella dei centri di ristorazione o delle aziende alimentari, dove l’olio viene mantenuto ad alte temperature per
ore, giorni, perfino settimane.
In queste condizioni si formano quantità molto più elevate
di prodotti di degradazione
dell’olio che possono favorire
l’insorgenza di obesità, diabete
di tipo 2 e malattie cardiovascolari».
Allora, per la frittura e cottura domestica, un olio vale l’altro? «Io consiglio l’extravergine
— dice l’esperto — perché ricco di grassi monoinsaturi e di
polifenoli, che contribuiscono
a conferire particolare stabilità
alla cottura. Chi trova il suo sapore “invadente”, può scegliere
un olio di semi, fra quelli non
troppo ricchi di grassi polinsaturi o con un buon contenuto
di antiossidanti, che risultano
più stabili al calore, come l’olio
d’arachide».
E nella frittura a casa l’olio si
può riutilizzare? «Un solo riutilizzo a breve distanza non è pericoloso, a patto di filtrare bene
l’olio, perché i residui di frittura si carbonizzano e si possono
attaccare a quello che friggiamo», spiega Fogliano.
Che dire, infine, degli oli
proposti come ideali “per friggere”? «Si tratta in genere di
miscele di oli di semi con alto
grado di polinsaturi, che si ossidano facilmente ma sono più
fluidi, e quindi scolano meglio
dal prodotto, dando una frittura leggera, con risultati non
molto diversi da quelli degli oli
di una singola specie».
Carla Favaro Nutrizionista
caratteristica unica: poiché è molto liquida, non
nasconde minimamente la forma dei pezzi di cibo
che riveste, pur coprendoli perfettamente.
Ingredienti: acqua ghiacciata, farina, uovo (poco).
Le fritture orientali, seppure croccantissime,
dorano meno di quelle nostrane, perché le pastelle
sono meno ricche di proteine e restano più chiare
e piene di bollicine.
Roberta Salvadori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
● La ricetta della salute
Orzo alla zucca
con aromi
Ingredienti per 4
persone: 250 g
di orzo perlato, 500
g di zucca pulita,
un mazzetto di erbe
aromatiche, olio
extravergine, sale,
100 g di scamorza affumicata (facoltativa).
Preparazione: Sciacquare e lessare l’orzo per
30 minuti. Tagliare la zucca a fette e cuocerla
a vapore per 10-15 minuti fino a renderla
tenera, in alternativa cuocerla al forno o
lessarla. Tritare le erbe, mescolarle con 3
cucchiai d’olio, scaldare l’olio a calore basso
per 2-3 minuti. Frullare zucca, olio alle erbe
con poco sale, versando un po’ di acqua per
ottenere una crema. Scolare l’orzo e condirlo
con la crema scaldandolo. Aggiungere,
se gradita, la scamorza grattugiata.
Valori nutrizionali a porzione (senza
scamorza): proteine g 8, gassi g 11 (saturi
g 1,5), carboidrati g 48, energia kcal 311.
Ricetta dello chef Giuseppe Capano
● Il commento
Anche quando si tratta di un olio “stabile”,
come l’extravergine d’oliva, il modo migliore
per usarlo è comunque a crudo, sia perché
così mantiene inalterato il suo originale
sapore, sia per massimizzare l’apporto
di sostanze antiossidanti e in particolare dei
polifenoli delle olive, importanti per la loro
attività antiossidante, antiinfiammatoria
e protettiva nei confronti dei tumori.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Per difenderci dai trucchi dei ristoratori
che vogliono farci «abbuffare»
impariamo a leggere bene i menu
A
tutti è capitato di pentirsi di un’ordinazione al ristorante: un piatto più calorico di come sembrava quando siamo a
dieta, oppure una portata che “nasconde” ingredienti poco salutari, quando dovremmo fare attenzione a colesterolo o glicemia.
Ebbene, spesso scegliamo male per colpa del
menu: lo ha dimostrato una recente indagine
del Food and Brand Lab della Cornell University,
per la quale sono stati passati al setaccio 217 menu e le preferenze dei commensali di oltre 200
pranzi e cene.
La ricerca ha scoperto che le liste dei ristoranti
sono piene di «trucchetti» che spingono i clienti
a optare inconsapevolmente per portate in media più costose, spesso anche meno sane.
«I piatti “raccontati” con profusione di aggettivi evocativi e dettagli vengono, ad esempio,
considerati più succulenti e ordinati il 28% di
Scelte condizionate
Le insalate e i contorni di verdura,
non a caso, vengono spesso
inseriti solo in fondo
all’elenco delle varie portate
CAPELLI FORTI
grazie all’estratto di Miglio
CAPELLI FOLTI
grazie alla Serenoa Repens e all’estratto di Ortica
CAPELLI NUTRITI E RIGENERATI
grazie al Selenio, alla Metionina, al Rame, allo Zinco
volte più frequentemente rispetto agli stessi
piatti spiegati con poche parole — osserva Brian
Wansink, direttore del Food and Brand Lab e autore dell’indagine —. Per di più, la gente è risultata anche disposta a pagare un buon 10% in più
per portate ben descritte».
Il secondo trucco per farci scegliere ciò che
vuole il cuoco è piazzare sul menu i piatti più costosi e complicati, in modo che attraggano l’attenzione: ad esempio, in una lista separata (come specialità della casa o piatti del giorno), oppure scrivendoli con caratteri più evidenti. Inevitabilmente saremo spinti a ordinarli, dice
Wansink, ma il guaio è che spesso: «Si tratta delle portate meno salutari della lista, più complicate e ricche di ingredienti calorici. Per questo è
importante conoscere i “trucchi” con cui i ristoranti compilano i loro menu. Essere coscienti
delle strategie utilizzate per vendere di più una
portata o l’altra, e della possibile influenza sulle
nostre decisioni ci può aiutare a fare ordinazioni
oculate, leggendo fra le righe delle descrizioni
senza farsi attrarre da parole altisonanti o da una
posizione più evidente sulla lista».
Considerazioni condivise da Sybil Yang, dell’Università di San Francisco, che di recente ha
verificato come nei menu esista un cosiddetto
“punto oscuro”: studiando attraverso uno scanner oculare i movimenti degli occhi di un gruppo di volontari intenti a leggere un menu, la
Yang si è accorta che in genere scorriamo la lista
con molta attenzione, proprio come fosse un libro (dall’alto in basso, prima la pagina di sinistra
e poi quella di destra), ma anche che esiste una
parte “negletta”, su cui ci soffermiamo poco.
Questa parte, spesso in basso o alla fine del
menu, in genere coincide con il punto dove sono
descritte le insalate e i contorni, a confermare
che l’obiettivo dei ristoratori è, comprensibilmente, farci spendere e mangiare, ma non necessariamente in modo salutare.
Anche utilizzare piatti grandi per piccole porzioni è un trucco per farci consumare di più, perché, lasciandoci la sensazione di aver mangiato
poco, ci spinge a ordinare qualcosa d’altro.
Come difendersi, allora, dai menu “ingannatori”? «Leggendoli con attenzione e consapevolezza. E, se siamo a dieta, spiegando al cameriere
che vorremmo un piatto leggero», dice Wansink. Che mette in guardia anche dai ristoranti
“all you can eat”, dove con un prezzo fisso si può
fare man bassa di qualunque piatto del buffet: in
questo caso non è il menu a trarre in tentazione,
ma la disposizione dei cibi.
«Spesso, all’inizio del buffet vengono messi i
piatti più calorici e meno sani: il primo cibo che
incontriamo in questi ristoranti in genere va a
riempire ben il 68 per cento del piatto, — spiega
l’esperto —. Quindi, meglio dare prima un’occhiata d’insieme alle proposte, per iniziare dalle
portate più leggere».
E attenzione anche ai dolci: spesso sono “in
prima linea” nelle esposizioni, una tentazione
cui si resiste più facilmente iniziando a servirsi
dei piatti presentati un po’ più avanti.
Elena Meli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Domenica 19 Ottobre 2014
SALUTE
Esenzioni
Diritto
Differenze
anche per i malati
cronici e rari
ersone che hanno la stessa malattia
cronica o rara sono esenti dal ticket sui
farmaci mutuabili in alcune Regioni, mentre
in altre devono pagarlo. «Anche nei sistemi
di esenzione che le Regioni hanno adottato la
variabilità è enorme», dice Isabella Morandi, che li
sta esaminando per l’Agenzia nazionale dei
servizi sanitari. «Il diritto dei malati cronici e rari
ad avere farmaci gratuiti non è uguale
dappertutto — conferma Tonino Aceti,
P
coordinatore del Tribunale dei diritti del malatoCittadinanzattiva — . Una discriminazione che
potrebbe aggravarsi se, come si ventila, la
revisione delle esenzioni avverrà in base al
reddito. Sarebbe un’ulteriore misura per battere
cassa, recuperando cifre irrisorie, dimenticando
che questi malati già spendono in media 650 euro
l’anno per farmaci non rimborsati dalla Sanità e
950 euro per parafarmaci e simili.
M. G. F.
Ticket sui farmaci, chi paga di più
Il quadro aggiornato della compartecipazione dei cittadini alla spesa
per i medicinali rivela una estrema variabilità da Regione a Regione
Per saperne
di più
Si può
consultare
il sito della
Agenzia
nazionale
per i servizi
sanitari
www.agenas.it
C
hi abita nel Lazio paga
un ticket di 8 euro per
avere due confezioni di
un antistaminico di fascia A prescritto dal dottore
sulla “ricetta rossa”, quindi a
carico del Servizio sanitario nazionale; non paga nulla invece
chi vive in Valle d’Aosta o in
Sardegna. Ancora: il medesimo
antiacido per lo stomaco —
senza generico di riferimento e
mutuabile — costa 4 euro a un
assistito in Toscana o in Sicilia,
pochi centesimi meno rispetto
al prezzo del farmaco (4,78 euro) senza la ricetta del Servizio
sanitario.
Una vera giungla quella dei
ticket sui farmaci, perché ogni
Regione può deliberare autonomamente se introdurli o no,
decidendo modalità di applicazione e importi diversi.
A sottolinearlo è un recente
studio di Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari,
che ha analizzato i provvedimenti regionali sulla compartecipazione dei cittadini alla
spesa farmaceutica, oltre che
alle prestazioni specialistiche
ambulatoriali, aggiornati al
primo ottobre.
«I ticket sui farmaci, laddove
sono stati introdotti, cambiano
da Regione a Regione: si va dalla quota fissa sulla ricetta o sulle confezioni erogate, ai ticket
modulati in base alle fasce di
reddito o al valore del medicinale — spiega Isabella Morandi, esperta di Agenas e coordinatrice dello studio —. La variabilità dei sistemi di compartecipazione fa sì che i cittadini
devono corrispondere cifre diverse per l’identico farmaco, a
seconda della Regione di residenza». Ma ecco che cosa
emerge dallo studio di Agenas.
Valle d’Aosta, Friuli VeneziaGiulia, Marche, Sardegna e la
Provincia autonoma di Trento
non prevedono alcun ticket sui
farmaci di fascia A.
Tra le Regioni che prevedono misure di compartecipazione, in cinque — Piemonte,
Lombardia, Veneto, Liguria e
Tre casi rappresentativi
ANTIBIOTICO
ANTINFIAMMATORIO
ANTISTAMINICO
L’esempio riguarda un farmaco di marca
(inserito in fascia A), per il quale non c’è
in commercio un farmaco equivalente.
Il prezzo al pubblico è di 35,75 euro
(acquisto senza ricetta del Servizio sanitario)
L’esempio riguarda un farmaco generico,
con prezzo al pubblico di 4,49 euro (per
l’acquisto senza ricetta del Servizio sanitario)
L’esempio riguarda un farmaco di marca,
(inserito in fascia A), per il quale non c’è
in commercio un farmaco equivalente.
Il prezzo al pubblico è di 13,26 euro
(acquisto senza ricetta del Servizio sanitario)
Per l’acquisto di 1 confezione con ricetta
del Servizio sanitario a carico dell’assistito
ci sono solo gli eventuali ticket
QUANTO SI PAGA
0 euro
Valle d’Aosta
P. A. Trento
Marche
Sardegna
Friuli
2 euro
Piemonte
Lombardia
P. A. Bolzano
Veneto
Liguria
Abruzzo
2,50 euro
Molise
3 euro
Puglia
Calabria
3,50 euro
Campania
4 euro
Lazio
4,50 euro
Sicilia
PER FASCE DI REDDITO
Da 0 a 3 euro
Emilia Romagna
Umbria
Da 0 a 4 euro
Toscana
Da 1 a 2 euro
Basilicata
Per l’acquisto di 1 confezione con ricetta
del Servizio sanitario, la Sanità rimborsa
3,72 euro (prezzo di riferimento)
La differenza (0,77 euro) è a carico
dell’assistito oltre agli eventuali ticket
QUANTO SI PAGA
Per l’acquisto di 2 confezioni con ricetta
del Servizio sanitario a carico dell’assistito
ci sono solo gli eventuali ticket
QUANTO SI PAGA
0,77 euro
Valle d’Aosta
Piemonte
P. A. Trento
Friuli Venezia Giulia
Marche
Lazio
Calabria
Sardegna
1,27 euro
Abruzzo
Molise
0 euro
Valle d’Aosta
P. A. Trento
Friuli
Marche
Sardegna
4 euro
Piemonte
Lombardia
P. A. Bolzano
Veneto
Liguria
5 euro
Campania
Puglia
Calabria
2 euro
Sicilia
2,77 euro
Lombardia
P. A. Bolzano
Veneto
Liguria
Campania
6 euro
Abruzzo
8 euro
Lazio
Sicilia
PER FASCE DI REDDITO
PER FASCE DI REDDITO
Da 0,77 a 3,77 euro
Emilia Romagna
Umbria
Da 0,77 a 4,77 euro
Toscana
Da 1,77 a 2,77 euro
Basilicata
Da 0 a 6 euro
Emilia Romagna
Umbria
Da 0 a 8 euro
Toscana
Da 2 a 4 euro
Basilicata
d’Arco
Provincia autonoma di Bolzano
— si paga un importo fisso per
confezione pari a 2 euro, associato a un costo massimo per
ricetta (4 euro).
In Emilia Romagna, Toscana, Umbria, invece, il ticket varia a seconda di fasce di reddito
ed è associato a un “tetto” per
ricetta. Diversi, però, gli importi: la quota per confezione, modulata su quattro fasce di reddito, arriva a 3 euro in Emilia
Romagna e Umbria, a 4 euro in
Toscana. In Basilicata la quota
per ricetta varia su due fasce di
reddito e non va oltre i 2 euro.
Ci sono poi Regioni, come
Lazio, Abruzzo e Sicilia, che
calcolano il ticket per confezione in base al prezzo del farmaco. La compartecipazione, poi,
è richiesta anche a chi ha diritto ad esenzioni (nel Lazio) o ad
alcune categorie (in Abruzzo e
Sicilia). Un esempio: in Sicilia,
se il farmaco costa fino a 25 euro, i non esenti pagano 4 euro
di ticket; se il prezzo è superiore, il ticket è 4,50 euro. E il ticket per confezione lo paga anche chi soffre di «patologie
croniche e invalidanti e rare»:
1,5 euro a confezione se il costo
del farmaco è fino a 25 euro, 2
euro se va oltre.
Altra modalità di compartecipazione in Molise, Campania,
Puglia, Calabria: il ticket per
confezione è associato a un ticket per ricetta. Per i non esenti,
si va dagli 0,50 euro del Molise
ai 2 euro in Campania. A questo
ticket va aggiunta un’altra quota fissa, anch’essa variabile a seconda della Regione. E in queste Regioni, i ticket, anche se ridotti, li pagano pure gli esenti.
Aggiungiamo che, anche per
l’acquisto di farmaci equivalenti, ci sono differenze, perché alcune Regioni chiedono la quota fissa per ricetta (Lombardia,
Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Molise,
Puglia, Basilicata e Bolzano).
Revisione
Per assicurare equità
nell’assistenza
il sistema andrebbe
reso più omogeneo
4,50 euro
Molise
1,77 euro
Puglia
51
Avete perso il filo del discorso? Non stupitevi: è solo la riprova di quante (molti sostengono “troppe”) variabili il censimento Agenas ha registrato.
«Per assicurare l’accesso ai
Livelli essenziali di assistenza,
secondo il principio di equità
per tutti i cittadini — osserva
Morandi —, il sistema della
compartecipazione dovrebbe
essere ridefinito, favorendo anche l’appropriatezza delle prestazioni». Il nuovo Patto per la
salute, sottoscritto da Stato e
Regioni l’estate scorsa, stabilisce che è «necessaria una revisione della partecipazione alla
spesa sanitaria e delle esenzioni» per evitare che i ticket siano una «barriera per l’accesso
alle prestazioni». Un gruppo di
lavoro, composto da rappresentanti delle Regioni, dei ministeri della Salute e dell’Economia e di Agenas, dovrebbe
definire i contenuti di questa
revisione entro il 30 novembre.
Maria Giovanna Faiella
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Domenica 19 Ottobre 2014 Corriere della Sera
52
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VISTA
L’ i m p e g n o d i E s s i l o r p e r u n a c u l t u r a d e l b e n e s s e re v i s i vo
Lenti da vista, una questione di stile. Di vita
Quante vite vivi ogni giorno? Lavoro, sport, shopping, relax, cucina… Per ognuna di esse
esistono lenti oftalmiche che aiutano a migliorare le tue performance visive
C
ambiare outfit a seconda delle occasioni, dei momenti
e delle attività è per
tutti un’abitudine. Tuttavia
indossiamo sempre un solo
paio di occhiali.
E se vi dicessimo che, oltre
all’abito, sarebbe meglio che
anche gli occhiali fossero abbinati al proprio stile di vita?
E che, inoltre, per le specifiche esigenze di ogni persona
(lavoro, sport, tempo libero,
ecc.), esistono lenti dedicate
che migliorano le performance visive?
Essilor, leader mondiale
dell’ottica oftalmica da sempre impegnata a sostegno
di una cultura del benessere
visivo, ritiene che un punto di
partenza fondamentale per
migliorare la qualità di vita
sia rivolgere un’attenzione
particolare al proprio patrimonio visivo.
Con questo obiettivo Essilor
sensibilizza l’opinione pubblica attraverso campagne
divulgative e investe costantemente nella Ricerca di lenti
monofocali e multifocali, fortemente innovative e performanti, adatte ad ogni singolo
portatore.
IL SECONDO PAIO
DI OCCHIALI
Avere a cuore la vista comincia
anche da qui. Ecco che possedere un paio di lenti in più non
rappresenta solo una necessità per avere degli occhiali di
scorta, ma è una scelta indispensabile per correggere al
meglio ogni specifico difetto
visivo e per affrontare con
comfort e sicurezza qualsiasi
attività quotidiana: ad esempio per chi vive davanti al
tablet o al pc (non solo in ufficio), ma anche per chi pratica
sport o trascorre molto tempo
all’aria aperta.
MIGLIORI PERFORMANCE
VISIVE CON LENTI DEDICATE
A ciascuno la propria lente da
vista, dunque, perfettamente
intonata al proprio stile di vita
e alle personali necessità. Un
esempio? Se siete studenti, se
la vostra professione prevede
un prolungato utilizzo della
visione per vicino e ancora,
se tablet e pc sono i vostri
quotidiani alleati e strumenti di lavoro, esistono per voi
in Essilor lenti dedicate che
aiutano a raggiungere un
miglior comfort di visione
sia nella lettura da vicino sia
nella media distanza. E non
solo. Queste lenti specifiche
possono essere equipaggiate con un trattamento “intelligente” in grado di filtrare
la luce nociva, in particolare
quella emessa dagli schermi
digitali (blu-viola). È Crizal
Prevencia di Essilor, una lente preventiva - risultato di un
tenace impegno sul fronte
della Ricerca nel campo dei
filtri selettivi della luce - che
viene in aiuto alla folta schiera degli internet dipendenti
offrendo loro comfort visivo
durante il giorno, occhi meno
stanchi alla sera e non ultimo,
preservando nel tempo il capitale visivo.
ANCHE SOTTO IL SOLE …
Un interessante spunto di
riflessione è offerto da una
recente ricerca che mette in
evidenza quanto poco sia diffuso l’uso di un secondo paio
di occhiali da sole correttivo:
addirittura il 65% di chi porta
occhiali con correzione visiva
ha dichiarato di non utilizzare
per nulla occhiali da sole (Fonte: Estin&Co Data Analysis,
Dic. 2013).
Vi sentite forse presi in causa?
Sappiate che per voi, amanti
dell’open air e dediti ad attività sportiva outdoor, esistono
lenti vista-sole di altissima
qualità. Coniugano elevate
performance visive con protezione, moda e tendenza e
possono essere personalizzate anche in funzione del tipo
di montatura che più piace,
senza escludere le più avvolgenti.
Per le specifiche
esigenze di vita
di ogni persona
esistono lenti
dedicate che
migliorano
le performance visive
È consigliabile quindi, prevedere per sportivi e non, un secondo occhiale specifico con lenti
correttive colorate (quelle di
Essilor, in particolare, sono realizzate per restituire una percezione naturale dei colori). E
se siete alla ricerca di una lente
con un plus in più, che sotto il
sole risponda in maniera puntuale e precisa alle vostre esigenze visive, Essilor propone
lenti polarizzanti (Xperio) che
riducono l’abbagliamento da
riverbero e i riflessi, migliorano
la percezione dei contrasti e dei
Varilux® S,
l’unica lente
composta
da migliaia
di micro-lenti
Le lenti Varilux® S di
Essilor sono un vero passo
evolutivo nel mondo
delle multifocali che
permette di superare
il compromesso presente nelle lenti
progressive tradizionali
- tra ampiezza del campo
visivo e riduzione nella
distorsione delle immagini
(tecnicamente “effetto
ondeggiamento”). Ciò è
reso possibile grazie alla
tecnologia Nanoptix™
che riprogetta l’intera
struttura della lente,
scomponendola in
migliaia di micro-lenti per
offrire immagini definite,
ampie e stabili.
Il risultato per i portatori è
straordinario: fino al 90%*
di riduzione dell’effetto
ondeggiamento e un
netto miglioramento della
sensazione di equilibrio in
movimento.
Chi ha già avuto modo
di provarle, diventa
testimonial dei benefici
delle lenti Varilux® S:
“Sono sorpresa dalla
nitidezza di immagine
nel guardare da lontano,
ma anche dal dettaglio
nel vicino”; ”Guardo la
TV e navigo sul tablet”;
“Finalmente salgo e
scendo le scale con
sicurezza”; “Pensavo
di dovermi abituare,
invece…”.
*Test di laboratorio R&S,
2011. 1. Basato sull’analisi
della deviazione del raggio.
90% = miglioramento
massimo del valore se
parametrato alle lenti
analizzate.
colori e offrono protezione dai
raggi UVA-UVB. Un mix di caratteristiche ideali per voi e i vostri
occhi, non trovate?
Prevedere un secondo paio di
occhiali è quindi importante.
Essilor ha individuato una formula che, in linea con la filosofia aziendale di promuovere la
cultura del benessere visivo,
supporta quanti desiderano
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Si tratta dell’iniziativa promozionale“Raddoppia le tue lenti”
valida sino al 31 dicembre.
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Corriere della Sera Domenica 19 Ottobre 2014
SALUTE
@
Corriere.it/salute
Vivere con il web
Oncologia
COME STARE VICINO
A UN PADRE MALATO DI TUMORE,
RISPETTANDO I SUOI SILENZI?
Risponde
Carlo Alfredo
Clerici
Medico
specialista
in psicologia
clinica, Ist.
tumori, Milano
Sono la figlia quarantacinquenne
di un uomo di settantasette, forte e
allegro, cui è stato diagnosticato un
carcinoma del colon. Purtroppo la
diagnosi è arrivata in ritardo e io, vivendo in una città diversa, non ho
saputo nulla fino a qualche settimana fa, dopo una serie di esami e cure
che mi sono stati nascosti. Ora mi
trovo a gestire il senso di colpa per i
mesi andati e quello per la distanza
che non mi permette di essere accanto a mio padre tutti i giorni. Lui certo
ha capito la gravità della situazione,
ma non ne abbiamo mai parlato
chiaramente. Come è meglio comportarsi in questi casi? Come posso essergli d’aiuto?
Lettera firmata
P
rovo a risponderle senza conoscere la sua storia e dettagli sulla vita e la malattia di
suo padre. Una prima questione riguarda il ritardo nella diagnosi: talvolta il tempo impiegato
per individuare la malattia è il risultato di un percorso non rettilineo e
legato alla paura degli esami diagnostici. In ogni caso, non è utile tormentarsi su circostanze casuali, che
Il sito della settimana
Combattere in rete
il dolore cronico
alla luce del senno di poi potevano
essere diverse, ma è importante concentrarsi sulle cose che possono essere utili a suo padre.
Il cancro viene sempre percepito
come un «ospite» invadente, impone radicali mutamenti delle abitudini, influenza i rapporti, condiziona il
futuro. È una malattia che talvolta avvicina le persone e talaltra diventa
una minaccia per l’unità del gruppo.
Il modo in cui il papà si «abituerà»
nel tempo alla malattia e alle cure
avrà un effetto sulla qualità della sua
vita e del tempo che avrete insieme.
Il modo di adattarsi delle persone dipende dal tipo di difese psichiche di
cui si dispone: se papà è una persona
forte e allegra queste caratteristiche
saranno importanti. L’esperienza clinica mostra come persone con risorse personali positive abbiano maggiori probabilità di adattamento alla
malattia. Questo non significa (come
talvolta si sente dire) che chi ha un
atteggiamento ottimista ha maggiori
probabilità di guarire, ma che mantenere un buono stato di salute mentale, un comportamento «aperto»
verso il prossimo, può contribuire a
vivere meglio la quotidianità.
53
Scriveteci
Chiedete agli esperti
le vostre segnalazioni, i vostri
quesiti, i vostri dubbi, all'indirizzo
di posta elettronica
Oltre 160 medici specialisti
rispondono online alle domande
dei lettori in 50 forum
salute@corriere.it
www.corriere.it/salute/forum
Provi a trovare occasioni per stabilire un contatto con suo padre rispetto a questi temi profondi, di persona,
per lettera, con una telefonata. È una
reazione comune, nel caso di genitori malati, quella di non esprimere le
proprie paure nel tentativo paradossale di difendere dal dolore chi è più
caro, cioè i figli. I quali a loro volta
tendono a fare lo stesso. Spesso così
si mette in atto una sorta di «gioco di
specchi», di «congiura del silenzio».
Meglio sarebbe, invece, con delicatezza e in modo graduale che riusciste ad affrontare timori e difficoltà
insieme. Ansia, paura, rabbia, dolore, angoscia, tensione: è normale che
malati e familiari sperimentino reazioni negative. Riuscire ad affrontare
periodi bui e sentimenti avversi insieme consente di non concentrarsi
solo sulla malattia, ma di chiedere e
ottenere aiuto da chi si ha intorno.
Forse ricorda momenti del passato
in cui suo papà l’ha protetta da cose
difficili della vita: può essere uno
spunto per parlargli e dimostrargli
che vuole condividere con lui quello
che sta vivendo, di essere in grado di
affrontare l’argomento nei modi che
suo padre può accettare.
Se la presenza quotidiana è impossibile, aver dimostrato di tenere al
vostro affetto può essere determinante per sgombrare il campo dai
non detti e dai sensi di colpa. Se fosse disponibile uno psicologo presso
il reparto o l’ospedale dove è curato il
papà, potrebbero essere intrapresi
alcuni colloqui per comprendere gli
stati emotivi dei diversi componenti
della famiglia e individuare strategie
che facilitino la comunicazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Dai forum dei nostri esperti
CELIACHIA
Ci si può «riabituare» al glutine?
A mia nipote è stata diagnosticata intolleranza
al glutine. Quando mangia a casa mia, debbo
usare pentole soltanto per lei? La ragazza ogni
tanto mangia metà brioche oppure un po’ di pizza e non ha malesseri. È possibile, allora, che
possa reintrodurre piano piano alimenti contenenti glutine?
Risponde
Luca Elli
Centro
celiachia,
Fondazione
Irccs
Ospedale
Maggiore
Policlinico,
Milano
entre non sono necessarie pentole e
stoviglie «dedicate», perché è sufficiente siano pulite, non deve esserci
un’ingestione volontaria né piccola né
grande di glutine: la risposta immunitaria dell’organismo è indipendente dalla dose ingerita e
dai sintomi. Averli o non averli, non cambia la
severità della risposta infiammatoria che si crea
nel piccolo intestino. La cosa più sconsigliata è
l’ingestione sistematica di piccole dosi di glutine, che non permettono all’intestino di guarire e
aumentano il rischio di sviluppare complicanze
M
DERMATOLOGIA
La pitiriasi rosea tende a ripresentarsi?
Ho avuto la pitiriasi rosea nel 2010 e poi nel
2013. Nel settembre scorso mi è comparsa una
chiazza «madre» sotto il seno e in una settimana le chiazze sono aumentate. Perché il disturbo
continua ripresentarsi? Ci sono creme utili?
Risponde
Carla Nobile
Direttore
del Servizio
dermatologia,
ospedale
di Brunico
(Bolzano)
a pitiriasi rosea recidiva raramente. Le nuove chiazze potrebbero essere attribuibili alla Pityriasis versicolor, di frequente recidivante, che spesso si risolve da sé e che è
causata dal fungo Malassetia furfur, normalmente presente sulla cute.
Con l’aumento della temperatura e dell’umidità,
a causa della sudorazione, si crea un ambiente
fertile per una iperproliferazione di questo fungo, che causa chiazze rosate, specie al tronco.
Per evitare ricadute, indossi biancheria di cotone, eviti indumenti che ostacolino la traspirazione e ambienti come le saune.
Può inoltre utilizzare saltuariamente anche delle
schiume antimicotiche.
L
RENE
Malattia di Berger e rischi postgravidanza
Oltre 12 milioni di italiani
soffrono di dolore cronico. Un
aiuto arriva dal sito della
Fondazione Isal
www.fondazioneisal.it .
Nella sezione «La cassetta di
pronto soccorso del dolore»
si può scaricare l’opuscolo,
realizzato nell’ambito del
progetto «Change Pain» della
European Pain Federation,
con indicazioni per gestire in
modo autonomo il dolore.
Da «Progetti» si accede alle
iniziative della Fondazione: il
numero verde e il progetto
«Cento città contro il dolore»,
per mettere in collegamento i
medici e malati.
Sono affetta da malattia di Berger con funzionalità renale nella norma. Ho messo al mondo una
bimba due mesi fa con parto naturale e l’esame
della creatinina, subito dopo la nascita della
bambina, era 0,58. È possibile che, nonostante
la gravidanza sia andata bene, si possano poi
verificare peggioramenti della mia funzionalità
renale?
Risponde
Arrigo
Schieppati
Dirigente
medico, Unità
nefrologia
e dialisi,
Azienda osp.
papa
Giovanni XXIII,
Bergamo
a gravidanza in una persona affetta da una
malattia renale cronica può effettivamente
determinare un peggioramento della funzione renale, ma in genere questo succede
se la funzione renale era già alterata prima dell’inizio della gestazione. Quando la funzione renale è nella norma, di solito non si hanno significative alterazioni della creatinina né in gravidanza né dopo il parto. Il valore attuale di creatinina di 0.58 mg/dL è normale, dunque non vedo
ragioni di preoccupazione.
L
FITOTERAPIA
La notizia più cliccata
Estratto di riso rosso contro il colesterolo?
Tutti i danni della cannabis
L’uso prolungato di cannabis
riduce le capacità intellettuali,
favorisce disturbi psichici,
in gravidanza aumenta
i rischi che il bimbo nasca
sottopeso. Lo dimostra
uno studio durato vent’anni.
Il sito della settimana
L’artrite psoriasica è una delle
più frequenti patologie che
si associano alla psoriasi. Da
domani su Corriere.it/salute
video con Gianfranco
Altomare, responsabile della
Dermatologia dell’Istituto
Galeazzi di Milano.
Risponde
Fabio
Firenzuoli
Direttore
Centro
medicina
integrativa
Azienda
ospedaliera
universitaria
Careggi,
Firenze
Vorrei conoscere il suo parere sull’utilizzo degli
integratori che contengono riso rosso fermentato. Sono utili per abbassare il livello del colesterolo? E quali possono essere gli effetti di tale sostanza sul nostro organismo, colesterolo a parte? Mi chiedo anche se non ci siano dei possibili
problemi di sicurezza per quello che riguarda
l’eventuale contenuto in micotossine, in particolare la citrinina, di cui ho sentito parlare.
li integratori a base di estratti di riso rosso fermentato contengono statine che
vengono prodotte durante la fermentazione del riso e sono dovute ai funghi
utilizzati, appunto, per il processo fermentativo.
Sebbene siano «naturali», sono pur sempre statine, che, in teoria, possono avere gli stessi effetti benefici delle statine di sintesi, ma anche gli
effetti collaterali. Quanto alla sicurezza, gli
estratti di riso rosso per poter esser messi in
commercio devono essere esenti da citrinina.
G
Domenica 19 Ottobre 2014 Corriere della Sera
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di Maria Volpe
Al via i viaggi
con Raznovich
e Vergassola
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iprende il programma
di viaggi che per tanti
anni ha avuto il volto amato
di Licia Colò. Quest’anno al
timone c’è Camila
Raznovich (foto) che darà il
suo tocco, insieme all’ironia
di Dario Vergassola. Questa
puntata: Polinesia,
Kazakistan, Antartide. Per
«I viaggi di Camila» è di
scena il Vietnam del Nord.
L’«Invitato speciale» della
puntata sarà l’attore Flavio
Oreglio.
Kilimangiaro
Rai3, ore 15.05
Torna l’esperto
di complotti
T
orna Adam Kadmon,
personaggio simbolo
del programma «Mistero»,
molto seguito sui social
media, studioso di
complotti internazionali.
Tra i temi di stasera: l’Isis,
l’allarme Ebola.
Adam Kadmon Rivelazioni
Italia 1, ore 21.30
Gabanelli parla
dei dazi europei
M
ilena Gabanelli parla
di TTIP ovvero del
Trattato Transatlantico
sugli Investimenti,
questione complessa amata
e odiata. Per quel che si sa,
insieme ai dazi salterà
anche una parte del
sistema di tutele europee.
Che potrebbe significare
spalancare le porte a carni
trattate con ormoni e
antibiotici nonché prodotti
Ogm.
Report
Rai3, ore 21.45
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Corriere della Sera Domenica 19 Ottobre 2014
55
Sul web
Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso
Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv
LA TELEVISIONE IN NUMERI
E il pubblico «attivo» della tv fa tendenza nell’era dei social
Top & Flop
È
«X Factor» 2014 il programma più «cinguettato» della tv italiana. Il dato è emerso dalla
prima rilevazione «Nielsen Twitter Tv Ratings», una sorta di Auditel alternativo che monitora i programmi più discussi sui social
network. Ed è proprio dal confronto fra questi nuovi
dati e quelli cui tradizionalmente siamo abituati da
Auditel che emergono le considerazioni più interessanti.
Ne riassumiamo tre. Primo, Auditel e Twitter Tv sono strumenti complementari: il pubblico televisivo
(composto da circa 27 milioni di persone ogni sera) è
UN’ALTRA VITA
Vanessa Incontrada
8.642.000 spettatori,
32,16% di share. Rai1,
martedì 14 ottobre, ore 21.25
GREY’S ANATOMY
Ellen Pompeo
555.000 spettatori, 2,33%
di share. La7, mercoledì 15
ottobre, ore 22.17
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*72 *6 **1 *76 *67
*6
*7;
8/ #
rà sempre più importante per investitori e broadcaster.
A proposito di questi ultimi — terza considerazione —
chi ne esce meglio? Dopo «X Factor» (1.292.000 spettatori Auditel, e 131.700 lettori di tweet), ci sono «Che
tempo che fa» (con gli U2: 3.434.000 spettatori, 112.400
lettori di tweet), e poi «Pechino Express», «Virus»,
«Ballando con le stelle». La pay tv (Sky) ha un naturale
interesse per un pubblico attivo. Ma la vera sorpresa è
che la tv più social in Italia è, oggi, la Rai. (a.g.)
In collaborazione con Massimo Scaglioni,
elaborazione Geca su dati Auditel
incomparabilmente più ampio del pubblico dei social,
e una buona parte di esso continua a godersi «passivamente» la tv. A settembre, Nielsen ha contato 240mila
autori di tweet televisivi e 225mila «lettori» medi al
giorno, per 2,6 milioni di tweet.
Dunque, in secondo luogo, il pubblico «attivo» —
quello armato di «second screen» — è più circoscritto,
ma non per questo meno importante. È un pubblico
«partecipante», «interattivo», capace di «far tendenza», spesso giovane e istruito: insomma, un «pubblico
pregiato». La tv sarà sempre di più oggetto di conversazione sui social, e tracciare queste conversazioni sa-
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63 Numero Oro
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Ai 3:
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17,65
nessuno
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Ai 3 stella:
Ai 2 stella:
Agli 1 stella:
Agli 0 stella:
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Joker
Replay
www.corriere.it/giochiepronostici
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7
LA SOLUZIONE DI IERI
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6
Come si gioca
Bisogna riempire la
griglia in modo che ogni
riga, colonna e riquadro
contengano una sola
volta i numeri da 1 a 9
Altri giochi su www.corriere.it
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Lotto Svizzero
Chance
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73 Numero Jolly
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Ai 6:
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Superenalotto - Combinazione vincente
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GIOCHI E PRONOSTICI SUDOKU DIABOLICO
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33
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Lotto
Estrazioni di sabato 18 ottobre 2014
63 67 48 39
BARI
4 76 79 44
CAGLIARI
8 32 2 9
FIRENZE
78 11 61 37
GENOVA
34 70 40 55
MILANO
NAPOLI
83 65 23 75
32 76 80 52
PALERMO
11 63 17 90
ROMA
43 86 7 65
TORINO
36 53 20 17
VENEZIA
9 30 18 51
NAZIONALE
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Domenica 19 Ottobre 2014 Corriere della Sera
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