DOMENICA 13 LUGLIO 2014 ANNO 139 - N. 165 In Italia EURO 1,40 www.corriere.it italia: 51575551575557 Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Piazza Venezia 5 - Tel. 06 688281 Servizio Clienti - Tel 02 63797510 mail: servizioclienti@corriere.it Fondato nel 1876 Oggi Dopo le smentite L’olimpionico Ian Thorpe esce allo scoperto: sono gay Orizzonti Caro oggetto, ti voglio bene Affettuosa rivincita delle cose Roberto Perrone a pagina 19 Carlo Bordoni e Adriano Favole nel supplemento TASSE E IMMIGRAZIONE, I SILENZI DEL GOVERNO DUE ARGOMENTI ANCORA TABÙ Il conflitto Missili intercettati sulle città. L’Onu chiede un cessate il fuoco, gli europei cercano di mediare. Oltre 150 morti Una pioggia di razzi da Gaza Israele: oggi grande attacco di ANGELO PANEBIANCO Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano 9 771120 498008 40 7 1 3> Padiglione Italia Si consideri la questione cruciale delle tasse. È ormai chiaro che con Renzi la pressione fiscale non scenderà: è anzi già aumentata e probabilmente aumenterà ancora. E questo nonostante tante voci autorevoli (si pensi soprattutto a Bankitalia) da tempo indichino nell’eccesso di tassazione la causa principale del declino economico del Paese. Ufficialmente le tasse non possono scendere perché non lo permettono i conti dello Stato. È così solo in parte. Le tasse non possono scendere anche per ragioni ideologiche o culturali. Nella tradizione della sinistra abbassare le tasse è di destra, abbassare le tasse suona berlusconiano. Abbassare le tasse significa abbassarle a tutti, persino a quei ceti medi indipendenti, imprenditoriali e professionali, che la sinistra vive da sempre come i propri antagonisti sociali principali. Abbassare le tasse significa, per la sinistra, «fare regali» a un mondo che tradizionalmente essa giudica assai negativamente imputandogli per lo più ogni sorta di malefatte: dall’evasione fiscale a comportamenti di consumo e stili di vita che essa ha sempre considerato riprovevoli. Renzi non abbasserà le tasse semplicemente perché il suo mondo non può accettarlo ed egli non sembra intenzionato a sfidarlo su questo punto. Tuttavia, l’impossibilità per il premier di combattere i tabù culturali della sinistra in materia di tassazione potrebbe impedire la ripresa economica. E, alla fine, costargli il successo. CONTINUA A PAGINA 30 di DAVIDE FRATTINI Q ANSA / MOHAMMED SABER S embrano davvero tanti, non solo in Italia, quelli che hanno già venduto la pelle dell’orso, che scommettono sul successo di Renzi, del suo tentativo di costruire una egemonia, sua e del suo partito, di lungo periodo. Costoro vedono correttamente i punti di forza di questo tentativo ma ne sottovalutano fragilità e debolezze. La forza di Renzi, che gli ha attirato cosi tanti consensi, anche da destra, sta nella sua comprovata capacità di sfidare alcune convenzioni, tic e luoghi comuni della sinistra. La debolezza (che potrebbe alla fine portarlo al fallimento) sta nella sua arrendevolezza di fronte ad altre convenzioni e altri luoghi comuni. Chi accusa Renzi di essere solo un bluff non vede quanto sia stato eversivo il suo attacco frontale ad alcune delle principali cittadelle del potere della sinistra. A cominciare dalla Cgil. In questo Renzi assomiglia davvero, fatte le debite differenze, a Tony Blair. Come Blair, egli ha sfidato il conservatorismo sindacale, come Blair ha aggredito centri di potere che da sempre monopolizzavano il diritto di decidere cosa fosse, e che identità dovesse avere, la «sinistra». Su aspetti non irrilevanti Renzi sta davvero tentando di spezzare alcune delle catene (per citare il titolo del bel libro del giornalista del Foglio Claudio Cerasa) di quella parte politica. Però non è tutto oro quello che luccica. Renzi è stato fin qui molto selettivo. Ha colpito certi luoghi comuni ma si è ben guardato dal metterne in discussione altri. di GUIDO OLIMPIO A PAGINA 6 ALLE PAGINE 6 E 7 Renzi: la mia agenda dei mille giorni. Non vivo nel terrore dei mercati di MARIA TERESA MELI Alitalia Giannelli «I rima intesa del governo con i sindacati sul piano Alitalia, tranne la Cgil, che si prende tre giorni per riflettere e consultare i lavoratori. Etihad contro la cassa integrazione. Scendono gli esuberi. talia commissariata? Non esiste. Io non vivo nel terrore dei mercati. L’Italia è più forte delle paure dei vari osservatori e i dati lo dimostrano: nell’ultimo mese c’è stato un aumento di oltre 50 mila posti di lavoro». Così il presidente del Consiglio Matteo Renzi al Corriere. Sui frondisti contrari alla riforma del Senato, il premier attacca: «Non si rassegnano all’abolizione dell’indennità. Berlusconi? Finora ha mantenuto la parola». Poi, la critica alle banche: «Adesso sono piene di liquidità. Diano soldi alle aziende, invece di lamentarsi». A PAGINA 9 ALLE PAGINE 2 E 3 Prima intesa La Cgil prende tempo di ANTONELLA BACCARO P L'ex premier ricorda le parole dette in aula La verità di Berlusconi sul processo Ruby di PAOLA DI CARO P rocesso Ruby, Berlusconi si sente innocente e non può nemmeno immaginare che, se la condanna nei suoi confronti verrà confermata, per lui potrebbero aprirsi le porte del carcere. Ritiene uno sfregio la richiesta avanzata dal procuratore della Corte d’appello di Milano di confermare i sette anni che gli sono stati inflitti. Nei suoi pensieri c’è solo l’angoscia per il verdetto che arriverà forse il 18 luglio, quando si riunirà la camera di consiglio. E con i fedelissimi il leader azzurro arriva a rispolverare le carte che rilasciò il 19 ottobre 2012: quelle carte riportano «la verità» che ripete e ripeterà in ogni sede. A PAGINA 5 Il Paese (non la squadra) ha superato la prova Mondiali C Caressa, Bergomi e il Mondiale triste degli azzurri Hamas alla guerra psicologica con il conto alla rovescia in Tv «Italia commissariata? Non esiste» Le telecronache di Narciso travolte da profezie sbagliate ❜❜ Il countdown dell’attacco su Tel Aviv su Al Aqsa, la tv di Hamas L’intervista «I dissidenti sul Senato? Pensano all’indennità». «I banchieri non ci facciano lezioncine» di Aldo Grasso otto e mangiato, non poteva finire altrimenti Fabio Caressa. Era nel suo Dna, per dirla alla Caressa. Dopo la Nazionale azzurra, il grande sconfitto di questo Mondiale brasiliano è proprio lui. Sognava di ripetere i fasti di Germania 2006, quando aveva aperto i rubinetti dell’enfasi: «Alza la coppa, capitano! Alzala alta al cielo, capitano, perché questa è la coppa di tutti gli italiani! Perché oggi grazie a voi abbiamo vinto tutti! Alzala alta perché oggi è più bello essere italiani!». E invece torna scornato. Travolto dalle critiche, più o meno come un Felipão Scolari. Risuonano ancora le sue profezie durante la telecronaca di Italia-Uruguay: «Nessuno è bravo come noi con le spalle al muro. Noi non molliamo, noi siamo uinto giorno di guerra tra Israele e gli islamisti palestinesi di Hamas. I morti nella Striscia di Gaza sono almeno 160 (55 ieri), l’80 per cento civili: tra loro donne e bambini. Ieri sera, l’esercito dello Stato ebraico ha avvertito gli abitanti della parte settentrionale dell’enclave di evacuare le case: «Stiamo preparando un raid massiccio». L’obiettivo sono le rampe di lancio dei razzi di Hamas, nascoste tra le abitazioni: quelli piovuti ieri su Israele sono stati intercettati. Fabio Caressa l’Italia, noi non siamo nati per perdere»; «Questo è il tuo momento Antonio (Cassano)». E i suoi dialoghi con i protagonisti: «E allora me lo cacci fuori! L’ha morso ancora! Ma è incredibile! Per forza che poi (Suarez) ti fanno male i denti, hai preso l’osso!». Risuonano ancora le sue gufate durante la telecronaca di Germania-Brasile: «2-0! Porta chiusa in faccia al Brasile! Ma attenzione! Siamo al 24’. E io di partite strane che erano 2-0 e sembra- vano finite, ne ho viste tante, Beppe. Attenzione». Com’è andata lo sappiamo. Vittima del narcisismo, Caressa ha pensato che i suoi commenti, le battute, gli incipit paraletterari fossero più interessanti delle partite stesse. Così ha ridotto Beppe Bergomi al ruolo di malinconica spalla: «È vero, Fabio, è vero…». Così ha cominciato a sciorinare un repertorio di frasi fatte, ma con la prosopopea del cronista di guerra, quel trapassare dal trotto al galoppo del diaframma. Si è impegnato ad accatastare iperboli, logorroico ed estenuante, a compiacersi del suo lussureggiante proliferare sintattico dietro cui, forse, si cela solo l’invidia per la naïveté con cui la moglie Benedetta Parodi affronta i fornelli, il frigorifero e la vita. Le telecronache di Sky avevano fatto fare un salto importante a questa singolare pratica retorica, ma ora capitan Caressa le ha trascinate nel protagonismo, nell’autocompiacimento, nel selfie. Cotto e mangiato, come un soufflé appena scongelato. © RIPRODUZIONE RISERVATA Ma alla fine il Brasile ha vinto di ALDO CAZZULLO I brasiliani potranno anche antipatizzare con gli argentini, stanotte; tanto più se all’umiliazione dell’1 a 7 si aggiungerà quella di vedere i detestati rivali alzare la Coppa al Maracanà. Ma fin da ora si può dire che il Mondiale 2014 da loro organizzato sia stato un successo. Dopo mesi di allarmi su scontri di piazza, scioperi, ritardi, il Brasile ha dimostrato di essere all’altezza di una grande manifestazione internazionale; e di saper reagire alla peggior sconfitta della propria storia calcistica con dignità e anche con humour. CONTINUA A PAGINA 30 SERVIZI E COMMENTI NELLO SPORT DA PAGINA 36 A PAGINA 41 2 Primo Piano Domenica 13 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Il governo L’intervista ROMA — Polo viola, jeans, sneakers, il presidente del Consiglio è loquace e sarcastico come sempre: «Scusi se la ricevo così, ma tanto qui il sabato mattina non c’è praticamente nessuno». Lui c’è. Anche perché ha in programma diverse telefonate con i leader del Pse in vista della «cena delle nomine», il 16. Poi deve chiamare il presidente ucraino Petro Poroshenko e il premier spagnolo Mariano Rajoy. Ha l’aria di uno che ha fatto le ore piccole. Ed effettivamente è così. Si è svegliato alle cinque del mattino per leggere il suo livre de chevet, «la mia lettura quotidiana», lo chiama lui, il libro che ha sempre sotto mano e che ieri mattina troneggiava anche sulla sua scrivania: il riassunto del bilancio dello Stato, voce per voce. Lo compulsa (da solo) quotidianamente e con Pier Padoan, Carlo Cottarelli Da Firenze a Roma Carlo e i loro rispettivi staff settimanalmente. Lo sa quasi a memoria. Tanto che l’altro giorno un funzionario addetto alla spending review è rimasto stupito perché conoA Palazzo Vecchio sceva l’esatto ammontare di Matteo Renzi, 39 anni, è una voce che non gli tornava. presidente del Consiglio dal Sulla sua scrivania c’è anche 22 febbraio 2014. La sua un altro dossier. Ben più agiscalata ai vertici della le. Glielo ha dato Denis Verpolitica nazionale inizia nel dini. Allungando lo sguardo, 2009, quando dopo un nell’attesa che il premier mandato come presidente multitasking si occupi della della Provincia di Firenze, politica internazionale, saltadecide di correre per no all’occhio le simulazioni Palazzo Vecchio nonostante dei diversi sistemi elettorali. l’ostracismo della Si finirà per parlare di ennomenklatura del Partito trambi i dossier. Non perché democratico. Vince le giacciono lì sul suo tavolo, primarie e le elezioni. Nel ma perché lui lega la politica 2010 lancia una campagna italiana e quella europea con per la «rottamazione» dei un nodo indissolubile. dirigenti storici del Pd Colto l’occhio della giorLe primarie nalista sul suo tavolo, l’avvio Alla fine del 2012 sfida il della conversazione è questo: segretario del Pd Pier Luigi «Calcisticamente parlando, Bersani per la leadership qualcuno pensa che io sia un del centrosinistra alle fantasista, cioè quello che inelezioni 2013. Renzi perde venta il colpo a sorpresa, o il le primarie ma le urne non portiere fortunato, che para i danno a Bersani la rigori perché provoca l’avmaggioranza per governare versario. Non hanno capito Al governo che, dal punto di vista ammiA dicembre 2013, mentre nistrativo, io sono un mediaEnrico Letta è premier, no (o in termini non calcistiRenzi vince le primarie per ci, accessibili anche a chi non la segreteria del Pd, si interessa di pallone, un sconfiggendo Gianni mulo), che su tutti i palloni si Cuperlo e Pippo Civati. A mette lì e “butubum-butufebbraio, Letta si dimette e bum” studia le carte. Ma è Renzi diventa premier meglio che non lo abbiano compreso: così arrivo a fari spenti lì dove voglio arrivare, con buona pace di tutti i commentatori e dei professionisti della gufata». Presidente, lei parla così, ma intanto c’è chi dice che la troika potrebbe commissariarci. «Mai e poi mai. È un’ipotesi che non esiste. Dirò la verità: io non vivo nel terrore dei mercati. L’Italia è più forte delle paure dei vari osservatori e i dati lo dimostrano». Be', tutti i dati, no. «Ogni giorno ci sono istituti che sfornano montagne di dati e ognuno legge quelli che vuole. Qualcuno poi si è accorto che nell’ultimo mese c’è stato un aumento di oltre 50 mila posti di Renzi: il mio gioco da mediano per cambiare l’Italia e l’Europa Tanto meglio se c’è chi non ha capito come mi muovo così arrivo a fari spenti Io maschilista? Forse lo sono i giudici che al Csm eleggono una sola magistrata lavoro? No, perché, com’è naturale, fa notizia l’albero che cade e non la foresta che cresce. L’Italia è molto più forte di come si racconta in sede internazionale: ha un alto debito pubblico, è vero. Ma ha ricchezza privata e se rimette finalmente a posto il fisco, la burocrazia e la giustizia ce la può fare. Il problema, però, è che la ripresa europea è fragile. Molto fragile. Più del previsto. Il problema è che la produzione industriale non segna negativo solo in Italia ma in quasi tutta Europa, a cominciare dalla Germania». Ma noi abbiamo qualche problemino in più. Non ha paura dei mercati? «No. Non mi preoccupano gli investitori internazionali. Al massimo, possono preoccuparmi i frenatori italiani. Ma sono convinto che li stiamo sconfiggendo ogni giorno di più. Tre anni fa, i mercati segnalarono un “problema Italia” in Europa. Adesso c’è un problema Europa nel mondo. Certo, alcuni analisti continuano a dire che noi non ce la faremo. Ma mi piace pensare agli esperti di alcune banche che dieci anni fa dicevano che l’Italia sarebbe fallita. In questi dieci anni sono fallite le banche e nessuno ce l’aveva annunciato. L’Italia, invece, è sempre qui». Ma non si può dire va tutto bene, madama la marchesa. «D’accordo con lei. Infatti non va tutto bene. È una situazione difficile, da gestire con grande responsabilità. Ma essere responsabili non significa essere catastrofisti. Responsabile è chi quando vede un ostacolo prova a cambiare strada, non chi urla più forte». Presidente, può assicurare che i bonus verranno confermati anche il prossimo anno? «Gli 80 euro verranno senz’altro riconfermati. Stiamo ragionando se sia possibile allargare la platea, partendo da famiglie, partite Iva, pensionati. Questo non lo sappiamo ancora». Dipende da quel librone che tiene sulla scrivania? «Anche e non solo». Cioè? «Se noi vogliamo avere la forza di mutare il modello di politica economica della Ue, basato tanto sul rigore, e poco sulla crescita, dobbiamo dimostrare di essere capaci di cambiare prima il nostro Paese. Ecco perché attribuisco grande importanza alla riforma del Senato e del Titolo V della Costituzione, perché simbolicamente significa che la classe politica non ha paura di cambiare se stessa. E questo le dà l’autorevolezza di dire, in Italia, che si possono abbassare i tetti degli stipendi dei manager pubblici e dei magistrati, per fare un esempio, e di spiegare in Europa che è ora di cambiare verso». A proposito di Italia, sul Senato non avete ancora convinto tutti. «Impossibile convincere tutti. Però mi pare che in Commissione si sia registrato un consenso più ampio della maggioranza. Ed è la prima volta che questo accade: non era successo nel 2001, Corriere della Sera Domenica 13 Luglio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 Anche Boldrini e Grasso abbiano la forza di mettere un tetto ai compensi dei loro alti funzionari ❜❜ non era successo nel 2006. Certo, sono un po’ stupito. C’è un consenso di quasi tutti sull’impianto. Persino chi mi accusa di autoritarismo riconosce che semplificare i livelli istituzionali, ridurre il potere delle Regioni, superare il bicameralismo perfetto, costituisce un obiettivo condiviso. Ci sono un paio di punti — un paio, non di più — su cui si è scatenato un dibattito molto duro. In particolar modo sull’articolo 57 che disciplina la composizione del nuovo Senato seguendo il modello tedesco. Mi piacerebbe discutere sulle grandi questioni del disegno di legge costituzionale. Invece stiamo a discutere se l’elettività del senatore sia di primo o di secondo livello. A mio giudizio l’obiettivo dei frondisti non è questo». Qual è, allora? «Affermare l’elezione diretta per poter dire che il Senato deve avere più poteri. Non si rassegnano all’idea della semplificazione e del fatto che non ci sia indennità per i senatori. Inoltre, metto nel conto le resistenze fisiologiche e comprensibili delle burocrazie. Anche per questo, il risultato della Commissione è un passaggio straordinario. E non è che l’inizio. In questa settimana noi abbiamo lavorato su agenda digitale, riforma della pubblica amministrazione, servizio civile universale, riforma della giustizia: il fatto che voi giornalisti siate più attenti ai sospiri di Mineo, Minzolini e Mucchetti che non a questi provvedimenti, mi sembra più il frutto di un affetto tra colleghi che di una valutazione di merito». Venendo al merito: i frondisti dicono anche che con questa riforma del Senato e con l’Italicum chi vince le elezioni vince tutto e addio democrazia. «Ho notato come il suo occhio andava a quel documento che riguarda le simulazioni sulla Camera dei diversi sistemi elettorali sulla base delle ultime Europee. Ebbene sa quali sono i risultati? Con il Mattarellum senza lo scorporo, sui 475 collegi uninominali, il centrosinistra ne avrebbe 458, con lo scorporo ne avremmo 438, con il Mattarellum corretto ne guadagneremmo 504 (e Grillo ne avrebbe zero), con il Consultellum 340 (perciò avremmo sempre la maggioranza) e gli stessi con l’Italicum. Quindi, di quale Parlamento a mia immagine e somiglianza si parla?». Intanto Grillo prepara il sit in. «È la cosa che gli riesce meglio. Organizzare proteste è il suo mestiere. Il mio, invece, è cambiare l’Italia. Vorrà dire che martedì mattina, mentre si prepara alla 27esima marcia su Roma, che ormai mi sembra una retromarcia su Roma, e mentre urla al 42esimo colpo di Stato dall’inizio della legislatura, gli faremo trovare una puntuale risposta del Pd — argomento per argomento — al suo decalogo della settimana scorsa. Alcuni parlamentari e amministratori 5 stelle sono molto bravi. Spero che abbiano la forza di farsi sentire e non siano zittiti dal blog o espulsi. Le loro idee ci stanno a cuore, la loro passione non merita di disperdersi in un insulto o in una manife- 140 i giorni trascorsi da quando Matteo Renzi è diventato presidente del Consiglio. L’incarico di formare un nuovo governo gli è stato affidato da Napolitano il 17 febbraio. Cinque giorni dopo, il giuramento 16 i ministri che compongono il governo Renzi: 8 uomini e 8 donne. L’età media di 47,8 anni lo rende l’esecutivo più giovane dell’età repubblicana: 16 anni in meno dell’età media del governo Monti Emilia-Romagna Dopo Errani, Richetti avanza: «Sono pronto» Si è tenuta ieri a Bologna la direzione regionale del Pd per decidere le mosse del partito dopo le dimissioni del presidente della Regione Vasco Errani, condannato a un anno per falso ideologico. «Vogliamo andare al voto il prima possibile» ha detto il segretario regionale Stefano Bonaccini, che è anche membro della segreteria di Matteo Renzi. La riunione di Bologna si è chiusa con la decisione all’unanimità di istituire una commissione per le primarie in vista delle prossime elezioni regionali. I possibili candidati pd intanto lanciano i primi segnali: il deputato renziano Matteo Richetti, modenese, si è fatto avanti: «Se una parte del partito me lo chiedesse — ha dichiarato — è un’opzione che sono pronto a valutare». Prudente la risposta di Bonaccini, anche lui potenzialmente in lizza per il dopo-Errani: «Richetti è disponibile come sono disponibili ovviamente altri». © RIPRODUZIONE RISERVATA stazione». Perché tutta questa fretta per il Senato? Per paura che arrivi prima la sentenza sul caso Ruby? «Non la chiami fretta. La chiamo urgenza di dare agli italiani il messaggio che finalmente si cambia. Comunque, Forza Italia sta mantenendo un atteggiamento di grande responsabilità, come del resto tutti i partiti che hanno votato la riforma. Le vicende giudiziarie di Berlusconi sono slegate dal processo di riforma costituzionale. A dispetto di alcune dichiarazioni di fuoco dei suoi, Berlusconi fino a questo momento non ha mai fatto venir meno la sua parola e il suo impegno: diamo a Cesare quel che è di Cesare». Sembra che lei stia agendo su due fronti in contemporanea: la partita italiana e quella europea. «Sono legate indissolubilmente. Le faccio qualche esempio pratico. Nel piano sblocca Italia c’è un progetto molto serio sullo sblocco minerario. È impossibile andare a parlare di energia e ambiente in Europa se nel frattempo non sfrutti l’energia e l’ambiente che hai in Sicilia e in Basilicata. Io mi vergogno di andare a parlare delle interconnessioni tra Francia e Spagna, dell’accordo Gazprom o di South Stream, quando potrei raddoppiare la percentuale del petrolio e del gas in Italia e dare lavoro a 40 mila persone e non lo si fa per paura delle reazioni di tre, quattro comitatini. È vero: stiamo combattendo su due fronti. Vogliamo restituire autostima all’Italia, ma anche dire che bisogna cambiare. Ed è per questo che ci siamo impegnati sulla legge Madia, quella sulla pubblica amministrazione: sarà una vera rivoluzione. Semplificherà e velocizzerà tante cose, migliorando la vita degli italiani e abbattendo i costi. E anche per questo incontra tante resistenze. Dall’altro verso, vogliamo far capire all’Europa che bisogna imboccare un’altra strada. Il mio unico cruccio è che non riesco — per colpa mia — a spiegarmi bene su quanto sia importante fare le riforme a casa nostra. I mille giorni non sono certo un modo per perdere tempo, ma un progetto di comunicazione organica che consentirà di legare il binomio flessibilitàriforme sia a livello europeo che cittadino». In Italia, però, c’è chi pensa che lei si stia muovendo solo per se stesso. «Non è così. Io vorrei che la classe politica italiana fosse consapevole che ci stiamo giocando tutto e che questa volta è possibile farcela. Anche per questo spero che Boldrini e Grasso abbiano la forza di mettere un tetto a tutti i loro alti funzionari come abbiamo fatto noi con i manager di Stato e pure con i magistrati». Tornando all’Europa: come sono i suoi rapporti con Angela Merkel? «Io la stimo molto. L’ho sentita ieri (l’altro ieri n.d.r.)». 3 Avete litigato sulla flessibilità? «Nel senso che io le ho detto che con il Brasile la Germania era stata poco flessibile e lei mi ha risposto: ci vuole la giusta flessibilità». In Italia: c’è stata polemica perché Indesit ha venduto a Whirlpool. «La considero un’operazione fantastica. Ho parlato personalmente io con gli americani a Palazzo Chigi. Perché non si attraggono gli investimenti e poi si grida “al lupo”, riscoprendo un’autarchica visione del mondo che pensavamo superata. Noi, se ci riusciamo, vogliamo portare aziende da tutto il mondo a Taranto, come a Termini Imerese, nel Sulcis, come nel Veneto. Il punto non è il passaporto, ma il piano industriale. Se hanno soldi e idee per creare posti di lavoro, gli imprenditori stranieri in Italia sono i benvenuti». Presidente, la sua querelle con le banche a che punto è? «Le banche non hanno più alibi. Patuelli (presidente dell’Associazione bancaria italiana ndr) che fa la lezioncina all’annuale assemblea dell’Abi non si può sentire. Ho molto apprezzato la reazione pacata ma tosta di Padoan. Le banche adesso sono piene di liquidità. Diano i soldi alle aziende, invece che lamentarsi. Con l’operazione Draghi non hanno più ragione di lamentarsi, né di met- ❜❜ Su Grillo Organizzare pro proteste è il suo mestiere Ma alcuni dell’M dell’M5S sono molto brav bravi ❜❜ Su Berlusconi quel Dare a Cesare q che è di Cesare, finora non ha fa fatto venir meno la p parola tere in sofferenza i piccoli artigiani, gli imprenditori del Nordest, le partite Iva. Navigano nei soldi, li spendano, grazie». Ultimo capitolo, non certo per importanza, le donne. L’hanno criticata per l’uso strumentale delle suddette nel governo. «Tanto, una critica in più, una in meno, cosa vuole che cambi. Preferisco essere criticato perché ci sono molte donne che lavorano in posti di responsabilità, che non perché siamo i soliti maschilisti. Una donna guida gli Esteri, una la Difesa, una sta seguendo la riforma costituzionale, una la riforma della pubblica amministrazione, una la politica industriale, una il patto per la salute. Le sembra poco? Preferiva prima? Nel frattempo, abbiamo nominato nelle posizioni di vertice una donna all’Agenzia delle entrate, una all’Agenzia digitale, una per i fondi europei, una alla guida del Legislativo di Palazzo Chigi. Forse i maschilisti sono i giudici che al Csm eleggono una sola magistrata». Maria Teresa Meli © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 Primo Piano Domenica 13 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Il Parlamento Le scelte Grillo si appella alla piazza La trattativa è già in bilico E Alfano insiste per le preferenze: sarà battaglia L’agenda Domani il ddl a Palazzo Madama Dopo l’ok in commissione, il ddl con la riforma del Senato approderà domani in aula a palazzo Madama. Sono attese alcune modifiche Il voto del Pd e le mosse del leader 5 Stelle Martedì i senatori pd voteranno all’interno del gruppo sul sì alla riforma. FI potrebbe fare lo stesso. Sempre martedì Grillo è atteso a Roma per protestare contro il ddl L’esame alla Camera Il via libera nel 2015 Il testo è atteso a fine luglio alla Camera, che lo voterà entro settembre. Bisognerà poi aspettare 3 mesi per un secondo esame delle aule. L’ok finale all’inizio del 2015 ROMA — Beppe Grillo mobilita la piazza contro la riforma del Senato e del Titolo V (federalismo): l’appuntamento è per martedì alle 11, nei pressi di Palazzo Madama dove il leader del M5S attirerà certamente gli obiettivi delle telecamere mentre in Aula si consumerà la discussione generale sulla riforma prima delle votazioni sugli emendamenti che inizieranno mercoledì. Non è la prima volta che il comico genovese chiama a raccolta il popolo grillino in una pubblica piazza. Stavolta lo fa da Porto Cervo, dove è in vacanza e — scegliendo come data per la manifestazione proprio quella che, ora più ora meno, avrebbe dovuto segnare la (ri)apertura del tavolo con il partito di Renzi — non può che porre problemi al dialogo avviato con il Pd. Mercoledì, dopo le assemblee dei parlamentari democratici e di FI previste per martedì, l’ala dialogante del M5S guidata da Luigi Di Maio avrebbe dovuto infatti incontrare i vice segretari del Pd Debora Serracchiani e Lorenzo Guerini per scandagliare convergenze sulle possibili modifiche alla legge elettorale, l’Italicum, già approvata dalla Camera grazie all’asse di ferro Pd-FI. «La riforma costituzionale che approderà in aula lunedì sancirà la sottomissione della Camera al governo e un Senato di non eletti», scrive su Facebook la parlamentare grillina Barbara Lezzi con qualche eccesso di sintesi, visto che la riforma non tocca la Camera. Ma la vera notizia arriva alla fine del messaggio: «Malgrado le difficoltà del periodo sarebbe significativo che, chi può, non ci lasciasse soli e ci raggiungesse a Roma, martedì 15 alle 11 in piazza Madama. Saremo con Beppe a La «chiamata» Manifestazione martedì. La parlamentare Barbara Lezzi: non lasciateci soli dare voce ai cittadini che non vogliono essere esclusi dalle istituzioni». Sul luogo della manifestazione ci sono molti se e molti ma. Pancho Pardi (ex senatore dell’Idv), MicroMega, Libertà e Giustizia, Anpi, comitato per la Costituzione e «girotondi» vari si sono prenotati da giorni, ma la questura ha confermato a tutti gli interessati che la «zona rossa» si estende fino a piazza delle Cinque Lune (poco più lontano) dopo che l’anno scorso un gruppo di manifestanti fece quasi irruzione nell’atrio di Palazzo Madama. Sul fronte interno al palazzo, il governo deve affrontare altre difficoltà. Invitabile la sovrapposizione tra le prime votazioni sulla riforma del Senato e il dibattito sulla legge elettorale. L’alleato di governo, Angelino Alfano (Ncd), preme su due leve sperando che il meccanismo non si inceppi: da un lato dice che «quello della riforma del Senato è l’ultimo treno», dall'altro annuncia «battaglia sulle preferenze». Il ministro dell’Interno, poi, aggiunge una ruvida carezza per il suo ex leader Silvio Berlusconi: «È ridicolo che qualche partito si opponga al diritto dei cittadini di scegliere anche i parlamentari». Il Mattinale di FI non si stanca di ripetere che il voto degli azzurri sarà compatto e lo stesso fa, per il Pd, Anna Finocchiaro. Chi poi, tra i democratici, invoca il voto segreto se la deve vedere con il professore Stefano Ceccanti che conosce come le sue tasche il regolamento: «Al Senato, il voto segreto è l’eccezione ed è obbligatorio solo per voti sulle persone». La controprova? «Nel 2005, con una riforma costituzionale ben più ampia, quella del centrodestra, avendo presenti tali norme, nessuno ebbe mai l’idea di chiedere il voto segreto». D. Mart. I quattro ostacoli da superare in Aula La discussione La riunione del Senato, lo scorso 9 luglio. Domani seduta dalle 11 alle 22 (Blow up) Il «veto» sulla legge di Bilancio Il ddl approvato in Commissione prevede che il Senato possa esprimere un veto sulla legge di bilancio dello Stato. In tal caso, la Camera può ignorare il verdetto dei senatori ma solo a patto di coalizzare la maggioranza assoluta (316 deputati) La richiesta di Ncd Ncd chiede che alla Camera, per ribaltare il verdetto del Senato, basti la maggioranza semplice (calcolata sui presenti) oppure che sia istituita una commissione (21 senatori e 21 deputati) che in sette giorni riformuli una proposta Il numero dei deputati Il ddl licenziato in Commissione non tocca il numero dei deputati. Ma su questo punto, esponenti di tutti i partiti (Pd compreso) si preparano in Aula a dare battaglia con una serie di emendamenti che mirano a ridurre a 500 (sono 630) i membri della Camera L’obiettivo delle «fronde» Chi sostiene questa posizione è preoccupato per gli squilibri nell’elezione del presidente della Repubblica: la Camera, con il testo attuale, avrebbe un peso schiacciante © RIPRODUZIONE RISERVATA Il colloquio Il senatore pd: «Io non ho una corrente. E non mi si dica che sono un frenatore perché qui nessuno chiede di bloccare il voto» Le condizioni per il dialogo di Chiti: cambiamo l’Italicum Il capofila dei dissidenti sulla riforma: ma non basta un semplice maquillage ROMA — «Vediamo se il governo, in sede di replica in aula, prima del voto sulla riforma del Senato, avrà la forza di dire chiaramente al Parlamento come ha intenzione di modificare l’”Italicum”. Sarebbe un bel gesto nei confronti delle Camere, da parte del presidente Renzi o del ministro Boschi, perché se le modifiche alla legge elettorale che è in cantiere fossero sostanziali e riguardassero soglie di sbarramento, preferenze o collegi, potremmo lavorare certamente in un clima più disteso. Se c’è un dialogo vero sulla legge elettorale, vedo un elemento di preoccupazione in ponesse solo piccole modifiche sull’Italicum io mi sentirei in forte disagio anche nei confronti della legge elettorale, che non ha bisogno di un semplice maquillage. Se, invece, il dialogo diventa vero, autentico, il clima può cambiare. Ecco, vediamo se il governo è in condizione di dare questo chiarimento in aula, magari martedì o mercoledì in sede di replica. E non mi si dica che sono un frenatore perché qui nessuno chiede di bloccare il voto sulla riforma». Non è un capriccio da prima donna del Parlamento quello di voler capire, in anticipo sul varo della riforma del Senato, quali saranno poi le regole elettorali: «Perché — osserva Chiti andando al punto, con un occhio rivolto anche alle reazioni della parte del Pd più legata a Pierluigi Bersani — se alla fine avessimo una Camera di nominati e un Senato di eletti dai consiglieri regionali, dopo eterne mediazioni e inciuci fuori e dentro le maggioranze regionali, avremmo fatto proprio un bel capolavoro di democrazia». I punti sui quali Chiti chiede al governo di svelare le carte in aula sono sostanzialmente tre. Le soglie di sbarramento: «Ne restano tre — al 4,5% (partiti coalizzati), all’8% (non coalizzati) e al 12 % (per le coalizioni) — oppure si fa come in Germania con un’unica soglia al 4-5%?». La scelta dei parlamentari: «Restano le liste bloccate oppure si va verso le preferenze o i collegi uninominali?». Le multicandidature che tanto piacciono ad Alfano: «Si cancellano oppure no?». Il segretario leghista in Sicilia ❜❜ Lo sbarramento «Sulla modifica delle tre soglie non mi faccio illusioni: su quel testo c’è la firma di Verdini» meno sugli equilibri generali...». Fino a cambiare idea sul testo del nuovo Senato, che riduce di due terzi i senatori, per giunta eletti in via indiretta dai consigli regionali? «No, questo non me lo potete chiedere a queste condizioni date...». Al senatore democratico Vannino Chiti, considerato a torto o a ragione il capo dei non allineati sulla riforma del Senato, piace parlare al singolare: «Io non ho una corrente, c’è un’analisi condivisa tra molti parlamentari sui mali di questa riforma che non va, su diversi punti». Per cui l’appello lanciato al governo dall’ex ministro — definito a più riprese dai lealisti del Pd come «guastatore», «frenatore», «rosicone», «gufo» e via dicendo — porta in calce esclusivamente la sua firma: «Se il governo pro- Il deputato e il dono a Salvini: ricorda, siamo tutti migranti «Siamo tutti migranti». Il deputato di Sel Erasmo Palazzotto ha accolto Matteo Salvini davanti al Cara di Mineo con un dono simbolico: la copertina della Domenica del Corriere del 1906 dedicata al naufragio della nave Sirio, diretta in America, in cui persero la vita centinaia di migranti italiani (Ansa) Chi è La formazione Vannino Chiti, 66 anni, senatore pd, è il capofila della fronda pd ostile all’attuale testo di riforma del Senato. Laureato in filosofia, ha un passato nel Pci-PdsDs Amministratore È stato sindaco di Pistoia, la sua città, dal 1982 al 1985. Governatore della Toscana dal 1992 al 2000, per tre anni a capo della Conferenza delle Regioni italiane Al governo Nell 2000, con il governo Amato, è sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Ministro per i Rapporti con il Parlamento (20062008) nel II governo Prodi e vicepresidente del Senato della Repubblica dal 2008 al marzo 2013 (Imagoeconomica) Sul primo punto, le soglie, Chiti non si fa grandi illusioni: «Ritoccheranno qualcosa ma ne lasceranno tre perché su questa riforma ha messo la firma Denis Verdini (l’uomo della trattativa per conto di Forza Italia, ndr): lui, con tutte queste soglie, è convinto di riacchiappare Casini e Quagliariello ma lo sforzo è inutile perché loro già stanno pensando di tornare a casa, da Berlusconi». Sugli altri punti si vedrà: «Ma è certo che con una risposta aperta del governo si fissano le premesse per convergere sulla legge elettorale della Camera anche se poi rimane un dissenso forte sulla riforma costituzionale». Dunque, il percorso proposto da Chiti è questo: domani e martedì discussione generale sulla riforma del Senato, mercoledì in sede di replica comunica- ❜❜ Sul voto segreto «Non mi si parli di voto segreto, in questa battaglia io ci metto la faccia» zioni del governo sulla legge elettorale per poi procedere alle votazioni sulla riforma costituzionale da chiudere in prima lettura entro luglio. Con una variante che potrebbe piacere molto anche al premier Renzi: «Se anche venisse approvata la mia riforma del Senato, che io reputo più giusta e funzionale, inserirei tra le norme transitorie l’obbligo di svolgere in ogni caso il referendum confermativo perché noi siamo un Parlamento di delegittimati eletti con il Porcellum...Quindi, anche se non ho potuto approfondire l’argomento a livello di regolamento, non mi si parli di voto segreto in aula. Io in questa battaglia ci metto la faccia». Dino Martirano © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 13 Luglio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 5 Le carte Il leader cita la memoria presentata in aula nel 2012 Ruby, la verità di Berlusconi: cene eleganti e spettacoli, ma mai nulla di scandaloso «Parlavo di tutto: politica, cinema e gossip» Chi vota per il Colle Il testo che approderà in Aula, prevede che il presidente della Repubblica sia votato da 730 elettori: 630 deputati e 100 senatori. Il governo non vuole andare oltre. La maggioranza assoluta scatta al nono scrutinio e non più al quarto Il ricorso agli eurodeputati Un fronte trasversale vuole estendere la platea dei grandi elettori, magari agli eurodeputati italiani (attualmente sono 73) L’immunità per senatori e deputati Nonostante il dibattito su questo punto abbia registrato toni accesi, il testo del ddl ha confermato l’immunità per i senatori e i deputati. In aula le cose potrebbero cambiare Le alternative C’è chi propone di mantenere l’immunità solo per l’insindacabilità dei voti e delle opinioni espresse. Spingono in questa direzione i 5 Stelle, Sel, i pd che fanno riferimento a Chiti. Contrari Ncd e FI. Il governo non esclude di accontentare le «fronde» 214 i senatori necessari per garantire una maggioranza qualificata (i 2/3 dell’aula) al ddl che contiene la riforma del Senato: una soglia che eviterebbe al testo di essere sottoposto a referendum popolare. Secondo gli ultimi calcoli, il ddl potrebbe passare con 204 voti (92 del Pd, 49 di FI, 8 di Per l’Italia, 7 di Sc, 15 della Lega Nord e 33 di Ncd in Senato). Tra i contrari, 16 del Pd, 10 di FI, 40 del M5S, 14 ex M5S e 7 di Sel ROMA — Non può accettarlo e non lo accetta. Per lui la condanna al processo Ruby è una ferita che ancora sanguina, e non si rimargina. E la richiesta del Procuratore della Corte d’Appello di Milano di confermare i sette anni che gli sono stati inflitti in primo grado, è uno sfregio. Perché Silvio Berlusconi si sente innocente, e non può nemmeno immaginare che, se la condanna verrà confermata, per lui potrebbero già aprirsi le porte del carcere. Così con gli amici più cari, il giorno dopo la richiesta del Pg, è un fiume in piena. Non ci sono riforme, frondisti, partito, futuro di Forza Italia nei suoi pensieri. Ma solo e soltanto l’angoscia per il verdetto che arriverà forse già il 18 luglio, quando si riunirà la camera di consiglio. E con i fedelissimi, il leader azzurro arriva a rispolverare le carte con lo stenografico della sua lunga deposizione spontanea, che rilasciò in Tribunale nell’udienza del 19 ottobre del 2012, nella quale ripercorreva passo dopo passo i fatti di 4 anni fa che gli cambiarono la vita, dando un colpo irreparabile alla sua vita politica. Quelle che riportano «la mia verità», che ripete e ripeterà in ogni sede. Ai giudici, Berlusconi dava la sua versione di cosa fossero davvero quelle che lui definisce «cene eleganti» e le cronache «Bunga Bunga»: «Io parlavo di tutto, al centro di un grande tavolo: di politica, di sport, di cinema, di televisione, di gossip», tra battute e canzoni, accompagnate dall’allora fedele menestrello Apicella. Certo, le sue ospiti «dopo la cena, alcune volte, organizzavano nel teatro della residenza degli spettacoli con musica e costumi», che non avevano però «alcunché di volgare e scandaloso». Mai dunque si svolsero «scene di tipo sessuale imbarazzanti». Insomma, continua tra i ricordi e la lettura delle carte Berlusconi, «è evidente che non avevo alcun interesse a chiedere alla Questura comportamenti Le inchieste Condanna in primo grado: sette anni e interdizione 1 Nel processo Ruby, Silvio Berlusconi è stato condannato il 24 giugno 2013 a sette anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Le accuse: favoreggiamento della prostituzione minorile e concussione. La difesa dell’ex premier ha fatto ricorso in appello Il pg del processo d’appello: sentenza severa ma giusta 2 Il processo di appello sul caso Ruby è iniziato il 20 giugno 2014. La sentenza è attesa per il 18 luglio. La Procura generale ha chiesto di confermare la condanna a sette anni: «Una sentenza severa ma giusta» ha spiegato l’accusa. La replica dei legali dell’ex premier: «Difeso un verdetto indifendibile» L’inchiesta di Bari sulle feste con le ragazze 3 A Bari intanto è aperta un’ inchiesta sulle feste con le ragazze organizzate nelle residenze dell’ex premier. La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per Berlusconi. Il leader di FI è accusato di aver pagato Gianpaolo Tarantini affinché non raccontasse ai giudici cosa accadeva durante le feste diversi da quelli previsti dalla legge», quelli che gli sono costati 5 anni di condanna per concussione. Alla Questura infatti «mi sono limitato a dare e a chiedere con assoluta gentilezza una semplice informazione». E questo perché non c’era nulla da nascondere: «La mia vita privata è sempre stata oggetto di una spasmodica e quasi maniacale attenzione mediatica», e dei suoi ospiti «si è parlato, scritto e disquisito largamente», anche prima che il caso Ruby scoppiasse. Di più. Berlusconi ricorda che la sua condotta, anche dopo il fermo di Ruby in Questura, non cambiò di un millimetro, proprio perché «non ho mai pensato che alcunché dovesse essere coperto da segretezza». Ecco perché non c’è alcun motivo di «collegare la mia telefonata del 27 maggio in Questura al timore che Ruby potesse raccontare qualcosa di segreto o scandaloso su queste serate». Detto, nella deposizione e agli amici, come conobbe Ruby — lei accompagnata da Lele Mora, che raccontò la sua storia «dicendo di essere egiziana, figlia di una famosa cantante di cui ci fece vedere un video» e imparentata a Mubarak, che illustrò «molte sue tristi peripezie» e soprattutto dichiarò di avere 24 anni —, Berlusconi spiega anche che fu la compassione a muoverlo a «prestarle» 57 mila euro per «consentirle una vita decorosa» aprendo un centro estetico. Lei, una ragazza che mai avrebbe potuto immaginare fosse minorenne. E con la quale non ci fu «alcun tipo di rapporto intimo». Insomma, è impensabile — secondo il Cavaliere — che lui abbia mai «offerto del denaro» alla ragazza perché non parlasse. Infatti dopo essere stata fermata, Ruby aveva «già reso amplissime dichiarazioni di totale e pura fantasia», alcune «dal punto di vista mediatico a me non favorevoli», e dunque pagarla dopo non avrebbe avuto senso. Da qui, si passa al dettaglio della notte del 27 maggio 2010, quando ricevette L’intervista L’ex ministro (Nuovo centrodestra): «È una specie di benchmark. Toglierlo dimostra leadership e crea lavoro» «La svolta ancora non c’è, ora tocca all’articolo 18» Sacconi: bene l’addio al bicameralismo perfetto ma è su lavoro, giustizia e fisco che si giocherà il vero confronto tra riformatori e conservatori ROMA — «I prossimi mesi, da qui fino alla fine dell’anno, segneranno il destino dell’Italia. Tutto dipenderà dalle scelte che si faranno sulle riforme in agenda». Maurizio Sacconi, ex ministro e presidente del gruppo del Nuovo Centrodestra al Senato, non pensa tanto alla riforma del Senato e alla legge elettorale, «che pure sono importanti». Quali sono le riforme alle quali allude? «Ci sono alcuni temi discriminanti e decisivi ai fini della nostra rinascita, il cui esito è incerto. Prendiamo, ad esempio, la legge delega sul lavoro. Avremo o no finalmente la cancellazione dell’articolo 18? E per quanto riguarda le deleghe fiscali, avremo o no la definizione certa dei doveri del contribuente e il corrispondente azzeramento della discrezionalità dell’agenzia delle entrate? E ancora: avremo o no la responsabilità civile dei magistrati e il loro pensionamento nei termini ipotizzati? Per quanto riguarda la legge di stabilità, avremo o no il taglio strutturale degli 80 euro e la riduzione dell’Irap sulle imprese? Con i corrispon- denti tagli delle spese, cioè un’operazione significativa e strutturale sulle tasse e sulle spese? Su questo si confronteranno riformatori e conservatori». Chi sono i conservatori? «Non è difficile immaginare un partito dei giudici che non accetta neanche la responsabilità civile indiretta ma effettiva. O chi si metterà di traverso sull’articolo 18. Per non parlare di chi si opporrà al poderoso taglio di spese necessario». Perché tanta insistenza sull’articolo 18? «Perché è utile in sé ed è una specie di benchmark. Toglierlo dimostra leadership e fa lavoro». Come si deve attrezzare il centrodestra per queste sfide? «In questi mesi si definiranno le posizioni delle forze politiche. Mi sembra chiaro che ci siano ormai due destre e due sinistre. C’è una sinistra riformista e una conservatrice. Una destra volitiva, repubblicana, europea, liberalpopolare, gollista. E una destra scettica, non solo rispetto all’Europa, ma anche Chi è L’esordio Maurizio Sacconi, 64 anni, senatore di Ncd, entra in parlamento per la prima volta con il Psi nel 1979 Da FI a Ncd Nel 2001 aderisce a Forza Italia, poi al Pdl. Nel 2008 diventa ministro del Lavoro nel governo Berlusconi II. Alla fine del 2013 si schiera con quella parte del Pdl che segue Angelino Alfano e dà vita al Nuovo centrodestra rispetto alla Nazione e ai suoi valori». Chi farà parte della vostra destra «gaullista»? «Di fronte a queste scelte, si deve fare massa critica. Ci sono esperienze che devono convergere. Penso al Nuovo Centrodestra, all’Udc, a una parte di Scelta Civica e soprattutto ai grandi corpi sociali che non sono di sinistra e non sono conservatori». Quali? «Il mondo contadino, la piccola impresa dell’industria, dell’artigianato e del commercio, le professioni. Il nostro capitalismo popolare e molta parte del lavoro dipendente di ispirazione cristiana. Questa destra deve essere fatta di principi, di visione e di azione. I principi della tradizione, la visione coraggiosa di un’Europa che riapre il dialogo con la Russia, la Turchia e Israele, l’azione di governo per ricomporre la nazione e lo Stato unitario dopo il fe- ❜❜ Le due destre Esiste una destra scettica e una gollista, la nostra. Noi con l’Udc e parte di Sc dobbiamo fare massa critica deralismo disordinato». Come si accelera questo processo di aggregazione? «Immagino una grande Convenzione programmatica, magari promossa da giovani. Ma il vero processo di composizione della destra sarà sui provvedimenti dei prossimi mesi. Che saranno decisivi per capire come si comporterà ciascuno. E se la sinistra riformista sarà davvero tale». Non temete che Renzi, con il suo protagonismo, vi sottragga spazio e voti? «In questo momento deve prevalere la paura contraria, che questi mesi trascorrano inutilmente. Renzi ha posto molte premesse per una svolta. Che però ancora non c’è stata. Vedremo se con noi vorrà battere i pezzi della sinistra che difendono l’irresponsabilità finanziaria dei Comuni e delle Regioni a prescindere, la corporazione dei magistrati, il vecchio assetto del mercato del lavoro e non accettano di mettere in discussione la spesa pubblica, welfare compreso». E Berlusconi? Avrà ancora un ruolo nella nuova destra? «Non è più tempo di politique politicienne. È il tempo delle decisioni dure e vere, in base alle quali solo si faranno alleanze durature». Alessandro Trocino © RIPRODUZIONE RISERVATA una telefonata da Michelle Conceicao «con cui non ricordo aver mai parlato» e una richiesta di aiuto alla quale rispose «perché ritenevo che da quella circostanza», ovvero dal fermo di Ruby, sarebbero potute derivare «implicazioni diplomatiche negative». Sì perché Berlusconi torna a spiegare ai suoi come fece nella memoria difensiva che lui davvero credeva che Ruby fosse imparentata con Mubarak. C’era già stato, spiega, un incidente diplomatico con Gheddafi, e non si poteva rischiare il bis: parlando con Mubarak infatti si era accennato a Ruby, alla mamma cantante (che naturalmente era solo una millanteria della ragazza marocchina) e il presidente egiziano effettivamente aveva detto di conoscerla. Per questo, la sera del 27, quando Ruby fu fermata Berlusconi non si fece scrupolo ad attivarsi anche attraverso la Minetti presso i funzionari di turno per verificare l’identità della ragazza, visto che «risultava che la giovane potesse es- «Nessun imbarazzo» «Mai scene di tipo sessuale imbarazzanti. A Ruby prestai 57 mila euro per consentirle una vita decorosa» Sulla Questura «Non avevo alcun interesse a chiedere alla Questura comportamenti diversi da quelli previsti dalla legge» sere in rapporti di parentela con Mubarak». Una scelta «logica, opportuna e doverosa» per evitare un incidente diplomatico, altro che concussione. Ma logici e opportuni a Berlusconi sembrarono anche gli aiuti economici forniti alle ragazze che frequentavano Arcore, mai pagate «per ottenere rapporti intimi», ma solo dopo per lenire vite «devastate» di giovani che da allora «sono nell’impossibilità di trovarsi un fidanzato serio, un lavoro decente, una casa in affitto». Berlusconi ripete e ripete la sua verità, lo fa da due anni. Continuerà a farlo, in tutte le sedi. Finora la «verità» è stata quella giudiziaria, a lui sfavorevole, e non la sua. Se le cose cambieranno, lo sapremo tra una settimana. Paola Di Caro © RIPRODUZIONE RISERVATA L’assemblea di Sel Vendola riapre al Pd ROMA — A spiegarlo ci mette un tocco della sua narrazione, ma l’orizzonte politico del suo partito, che Nichi Vendola indica all’assemblea nazionale di Roma, è che «in autunno» andrà ripreso «il discorso con il Pd». È il premier il convitato di pietra dell’assemblea di Sinistra e libertà, la prima dopo la mini-scissione che ha portato fuori una decina di parlamentari. «Il renzismo, Renzi e il suo fascino. Questo ha causato la frattura vera. Il resto sono chiacchiere», ha spiegato Vendola ai delegati. Ma il no alle riforme resta marcato: «Berlusconi è un padre contraente del patto. E questo è molto di più della Bicamerale che Renzi rimprovera a D’Alema». Durante l’assemblea, il governatore pugliese ha speso parole di elogio per Vasco Errani, dimessosi dopo una condanna di II grado («esempio di stile enorme»). E per Francesca Pascale e la sua battaglia per i diritti gay. «Che debba essere liberato nei miei diritti da Dudù mi fa un po’ specie», ma loro «hanno modernizzato la destra». Oggi Vendola sarà a Livorno, alla convention di quel Pippo Civati pronto a diventare il principale interlocutore pd dei © RIPRODUZIONE RISERVATA vendoliani. 6 Primo Piano Domenica 13 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Medio Oriente Il conflitto I razzi di Hamas sulle città israeliane Onu, Europa e Usa inseguono la tregua Attacco sul Nord di Gaza. «Incursione dal mare» ✒ L'analisi DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LA GUERRA PSICOLOGICA VIA TWITTER H amas prima ancora di costruire i suoi razzi ha pensato alla propaganda. Per quasi un decennio i militanti palestinesi hanno studiato come influenzare l’opinione pubblica del nemico. Con messaggi, video e audio anche in ebraico. Un’interazione diretta per accompagnare le operazioni militari. Oggi i lanci degli ordigni sono annunciati via Twitter, il social network dove le Brigate Ezzedine al Qassam hanno riattivato il loro account quando è esploso il conflitto. Altrettanto efficace Facebook, altro «cannone» mediatico per tenere testa al fuoco degli israeliani, infine la tv — con l’orologio che mostrava il conto alla rovescia — e la radio dove slogan politici si mescolano a versetti del Corano. I palestinesi hanno seguito con successo la strategia dell’Hezbollah libanese, uno dei primi movimenti a impegnarsi in questo settore fin dagli Anni 80. Una tattica che ha fatto scuola e che oggi sfrutta tutte le piattaforme possibili per inseguire una serie di risultati. Il primo obiettivo è quello di creare un «equilibrio» nel duello dell’informazione. Se Israele mostra un filmato legato ad un raid, stessa cosa fanno quelli di Hamas sul versante opposto. Versione contro versione, per dare argomenti a sostenitori e simpatizzanti, contrastare la «narrazione» di Gerusalemme, ingigantire le perdite dell’Idf. Cosa già vista durante la seconda intifada e in occasione delle altre crisi a Gaza. Il secondo elemento è psicologico. Gli estremisti sono consapevoli che l’impatto militare dei razzi M75 è ridotto. Ma cercano di amplificarne l’importanza attraverso la «copertura»: foto e clip documentano l’arsenale. Fintanto che saranno in grado di spararne uno avranno la possibilità di sedersi ad un eventuale tavolo negoziale. Il terzo aspetto punta al fronte interno israeliano. Gli spazi sono ridotti ma Hamas prova ad alimentare polemiche, suscitare contrasti facendo passare il messaggio che l’intervento nella Striscia non è risolutivo. Jet e droni sofisticati non riescono a bloccare i nuovi Qassam. E il terrore tra i civili, costretti a correre nei rifugi, si diffonde. L’avvertimento a Tel Aviv arriva ancora prima delle sirene d’allarme. È un modo per dire «siamo noi a condurre il gioco». A chiudere c’è l’elemento «sorpresa», una costante per le formazioni islamiste. Attraverso la guerra di propaganda, Hamas allude a qualcosa di imprevedibile. Ad un colpo di mano oltre le linee. Un ricordo delle incursioni degli antichi guerrieri musulmani — i ghazis — «nella terra degli infedeli». G.O. © RIPRODUZIONE RISERVATA GERUSALEMME — Quarantasette minuti. Quando la guerra è anche psicologica l’attesa sotto la tensione diventa un’arma quanto la paura sotto le bombe. «Alle 21 bersaglieremo Tel Aviv con un nuovo tipo di missile, più potente», annuncia l’esercito irregolare di Hamas. Che attorno alla minaccia costruisce un reality show: il canale del movimento fondamentalista mostra un orologio con il conto alla rovescia. Con un po’ di ritardo sul programma le sirene risuonano nel cielo della città: sette razzi vengono intercettati dal sistema «Cupola di ferro», le esplosioni sono quelle dello scontro tra i proiettili. Non ci sono feriti o danni ai palazzi. Dalla Striscia di Gaza gli estremisti proclamano vittoria. In realtà l’obiettivo del raid (in contemporanea una raffica di missili è stata sparata verso il centro del Paese e le aree a sud di Gerusalemme) è fallito: le Brigate Ezzedin Al Qassam volevano dimostrare di poter battere la tecnologia israeliana, non ci sono riusciti. Dall’inizio dello scontro, martedì, hanno sparato oltre 700 razzi contro le città dall’altra parte, non hanno causato la distruzione e il panico che minacciavano nella loro propaganda. L’aviazione, l’artiglieria e la marina israeliana hanno risposto intensificando i bombardamenti sulla Striscia. I morti di questi cinque giorni sono almeno 160: 25 sarebbero stati uccisi nei bombardamenti seguiti all’attacco su Tel Aviv. Ieri notte in un raid contro la casa del capo della polizia di Gaza sono morti 15 palestinesi, quasi tutti suoi familiari. L’esercito ha avvertito gli abitanti che vivono nel nord dello stretto territorio di evacuare le case: «Stiamo preparando un raid massiccio». È lì, verso il valico con Israe- La storia le, che i miliziani hanno nascosto le batterie per il lancio di missili, è lì che si concentra l’azione di Tsahal ed è da lì che un’eventuale invasione di terra — il governo di Benjamin Netanyahu non l’ha mai esclusa — dovrebbe partire. Nella notte, Hamas ha dichiarato che l’incursione delle forze speciali era stata lanciata dalla spiaggia. Le sirene sono suonate ieri sera anche a Nahariya, città sulla costa, verso il confine con il Libano: sono caduti tre razzi, senza danni. Due giorni fa un altro katyusha aveva colpito il Nord del Paese, sparato sempre dal Libano da un gruppo estremista palestinese. Hezbollah, il movimento sciita filo-iraniano, ha negato di essere coinvolto. I leader di Hamas e il premier Netanyahu continuano a respingere l’ipotesi di un cessate il fuoco. Oggi i ministri degli Esteri di Gran Bretagna, Francia, Germania e Stati Uniti discuteranno a Vienna una proposta di tregua. Tony Blair, inviato del Quartetto per il Medio Oriente, sta provando a mediare assieme agli egiziani. L’ex premier britannico ha incontrato al Cairo Abdel Fattah al Sisi, il generale diventato presidente, ed è tornato a Gerusalemme. Tra le condizioni che potrebbero essere fissate c’è il ritorno alla calma stabilita dopo gli otto giorni di guerra nel 2012 e l’apertura della frontiera di Rafah con l’Egitto, che verrebbe affidata al controllo delle forze palestinesi del presidente Abu Mazen. Nel pacchetto: la promessa del Qatar di aiutare economicamente Hamas. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha votato ieri all’unanimità una risoluzione che chiede un ritorno al cessate il fuoco di due anni fa. Ma non fissa un termine di tempo entro cui lo scontro deve finire. D.F. © RIPRODUZIONE RISERVATA La sorpresa L’annuncio in Tv e il countdown GAZA — L’annuncio è comparso su Twitter e anche sulla rete televisiva Al Aqsa, gestita da Hamas a Gaza: «Preparate le vostre batterie di difesa Iron Dome. Alle ore 21 attaccheremo Tel Aviv». Sugli schermi è apparsa quindi un’immagine di Tel Aviv in notturna con un orologio che ha cominciato un macabro countdown. Al termine del conteggio, una salva di missili J80, un nuovo tipo finora mai utilizzato dal braccio armato di Hamas, è puntualmente partita dal territorio della Striscia. Le scie luminose hanno sorvolato Israele e Tel Aviv, innescando, come vediamo nei due fotogrammi qui accanto, la reazione del sistema antimissile Iron Dome. La scia sui grattacieli di Tel Aviv Un’immagine che mostra un missile J80, da poco lanciato da Gaza, mentre sorvola il centro finanziario di Tel Aviv. Ieri sera Hamas ha lanciato sette razzi su Tel Aviv dop un annuncio choc in Tv e su Twitter Saja, la consorte di Abu Bakr al Bagdadi, leader dell’Isis, fu liberata dai siriani in cambio delle suore sequestrate Il Califfo e la Califfa: le nozze, la fuga, la jihad Saja, la moglie del Califfo Ibrahim, l’uomo che guida l’Isis, è una figlia d’arte. Viene da una famiglia che ha dato molto alla causa. Sacrifici, martirio, impegno in battaglia come nell’ombra. La donna conosce la jihad, è consapevole che il destino dei mujahedin può cambiare nell’arco di un minuto. Per una pallottola o magari azionando la carica del corpetto da kamikaze. Dopo settimane di attenzione sul marito, Ibrahim al Badri, noto come Abu Bakr al Bagdadi, i media arabi hanno puntato un faro di luce su Saja, diffondendo notizie non sempre verificabili. E poiché il Califfo ha tanti nemici è anche possibile che contro di lui sia messa in atto una campagna di disinformazione. Così ogni frammento va maneggiato con cautela. La biografia di Saja — sempre che sia fondata — è all’altezza di quella del marito. Il padre Hamid è stato ucciso in uno scontro a fuoco a Deir Attieh, a nord di Damasco, nell’aprile 2013. La sorella Du’aa, invece, ha cercato di farsi saltare ad un posto di blocco dei curdi nel lontano 2008. Azione fallita perché il detonatore della fascia esplosiva che indossava non ha funzionato. Un fratello è uno dei dirigenti dell’Isis e sarebbe alla guida di una brigata I due sposi Sopra, Ibrahim al Badri alias Abu Bakr al Bagdadi, capo dell’Isis, il gruppo che controlla parti di Siria e Iraq. A destra Saja, sua moglie: con altre 150 prigioniere sarebbe stata liberata da Damasco in cambio delle suore rapite dagli islamisti a Maaloula nella regione del Qalamoun, uno dei tanti fronti che oppongono i ribelli ai governativi di Bashar Assad. E Saja ha un passaggio importante nella vicenda siriana. Sempre secondo una ricostruzione la donna sarebbe stata catturata dal regime mentre cercava di raggiungere il marito. Una detenzione conclusasi nel marzo del 2013 in seguito ad uno scambio: il suo nome era nella lista di quasi 150 prigioniere barattate da Damasco per ottenere il rilascio delle suore prese in ostaggio dagli islamisti a Maaloula. Su questo particolare però i dettagli paiono meno sicuri. All’epoca del negoziato — risolto grazie alla mediazione del Qatar che versò un forte riscatto — si disse che Saja era «la consorte di un dirigente qaedista», forse del gruppo al Nusra. Dunque nessun legame dichiarato con al Bagdadi. Oggi i media identificano il suo compagno proprio con il Califfo. I due si sarebbero sposati una dozzina di anni fa, quando Ibrahim aveva appena concluso gli studi religiosi che lo avrebbero poi trasformato in un imam. Chi lo ha conosciuto descrive il futuro capo dell’Isis così: «Un tipo tranquillo, sempre molto cortese verso il prossimo. Non attirava mai l’attenzione. E da gio- Corriere della Sera Domenica 13 Luglio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 7 # Sabato di sangue Il bilancio di cinque giorni di bombardamenti. L’Egitto apre i valichi per i feriti Colpito il centro disabili palestinese Salgono le vittime tra civili e bimbi E anche in Israele ci si interroga sulla legittimità dei raid Scatta la difesa: in cielo i missili di Iron Dome Pochi secondi prima che i razzi lanciati da Gaza si abbattano su Tel Aviv il sistema di difesa Iron Dome si attiva e lancia i suoi missili antimissili incontro ai vettori nemici: sei saranno colpiti, uno cadrà in un’area aperta tato una nuova tattica in questa operazione. Era usata in Cisgiordania durante la seconda intifada, abolita nove anni fa perché considerata inefficace, reintrodotta a Hebron nelle scorse settimane dopo il rapimento e l’uccisione dei tre ragazzi israeliani. Le case di chi è considerato un comandante o un miliziano dell’esercito irregolare di Hamas o della jihad islamica vengono ridotte in macerie, in Cisgiordania è il lavoro degli artificieri, a Gaza delle bombe dal cielo: tra 75 e 83 edifici — stima sempre l’Onu — sono stati demoliti con questa pratica. B’Tselem, organizzazione israeliana per i diritti Aviazione Le Nazioni Unite hanno contato finora 700 incursioni aeree e 1.100 missili lanciati verso Gaza Obiettivi Le case di chi è considerato un comandante o un miliziano di Hamas, o della jihad islamica, vengono ridotte in macerie Il bilancio GAZA Mar Mediterraneo GIORDANIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME — Seguite le mosche. In quella stanza — dicono i testimoni — dormivano in sei, le sedie a rotelle appoggiate vicino ai letti. A piano terra un centro per disabili, sopra (forse) la casa di un comandante della jihad islamica. Il missile israeliano centra le stanze da basso, i n q u a t t ro res ta n o fe r i t i : O l a Washahi, 30 anni, viene uccisa dall’esplosione, il corpo di Suha, 47, non si trova. I soccorritori hanno seguito le mosche. I colpi di avvertimento lasciati cadere da due droni prima dell’alba non li hanno svegliati e anche avessero sentito quel doppio rintocco sul tetto sarebbe stato difficile per loro riuscire fuggire. Jamala Alaywa ha creato l’istituto nel 1994 a Beit Lahiya, nord della Striscia di Gaza, verso il valico con Israele. Ospita tredici pazienti, al momento dell’attacco la maggior parte era in visita dai parenti per il fine settimana, a celebrare in qualche modo il Ramadan, il mese di digiuno sacro per gli islamici. Li chiama i miei «bambini», sono ormai adulti, Ola e Suha vivevano lì da dieci anni: «Hanno paura, eppure non si rendono conto di quale sia la situazione, non capiscono che c’è una guerra in corso attorno a loro», racconta all’agenzia France Presse. I raid e i bombardamenti vanno avanti senza fermarsi da cinque giorni. Le Nazioni Unite hanno conteggiato (fino alle 15 di venerdì): 700 sortite dell’aviazione, 1.100 missili e 100 proiettili sparati dai carrarmati, 330 cannoneggiamenti dalle navi al largo di Gaza, un’esplosione ogni 3 minuti e mezzo. I morti sono almeno 160 (55 uccisi ieri), l’80 per cento civili, tra loro donne e bambini. La contabilità della morte è tenuta dagli ospedali nella Striscia, dove ormai mancano le medicine e il sangue per le trasfusioni. Gli egiziani hanno aperto solo per qualche ora il valico di Rafah a Sud, hanno lasciato passare i feriti più gravi, in centinaia sono rimasti ammassati dietro le barriere della frontiera: da qui non si può scappare, Gaza non produce profughi. I generali di Tsahal hanno espor- Erez Beit Lahiya Jabalya Beit Hanoun Gaza City ISRAELE Day Dayr D ay ay Balah aall Bala ala Valico di frontiera 135 GAZA Khan Yunis palestinesi uccisi ISRAELE 88* civili Rafah Rafah 30* bambini * dati Kerem Shalom 920 feriti EGITTO 0 km 5 di cui: 537 case danneggiate 2/3 donne e bambini 3.250 palestinesi sfollati CORRIERE DELLA SERA umani, la considera illegittima: «Anche se i famigliari vengono avvertiti, l’appartamento è vuoto e non ci sono vittime, resta una punizione inaccettabile». L’esercito israeliano ha diffuso i video girati dalle telecamere installate sui droni. Mostrano i missili schizzare verso l’alto, verso le città israeliane, da postazioni nascoste tra i palazzi. In totale le case danneggiate dai bombardamenti sono 537. «Hamas e le altre organizzazioni terroristiche — dice Peter Lerner, portavoce delle forze armate — hanno incastrato in profondità tra la popolazione i loro arsenali e le rampe di lancio. Usano anche le moschee per occultare le armi e i tunnel scavati a scopi militari. Tengono in ostaggio la popolazione e la sfrutta come scudi umani». Anas ha lasciato le ultime parole su Facebook, un messaggio in bottiglia nel mare digitale: «Dio, ti prego, abbi pietà di me, non dormo da ieri. Che la nostra casa sia colpita, così la faremo finita una volta per tutte». A 17 anni — scrive l’agenzia Ansa — non riusciva a sopportare le esplosioni, il ronzio costante dei droni, come tagliaerba che tranciano il cielo. Anas Qandil è morto in un bombardamento mentre si trovava in un palazzo di via Nasser. Gli amici a Gaza ricordano che il padre era stato ucciso dagli israeliani, che Anas si esaltava per le azioni delle Brigate Ezzedin Al Qassam, l’esercito irregolare del movimento fondamentalista. La sua foto su Facebook contrasta con la disperazione: un ragazzo che sorride, seduto sulla staccionata. Hassan racconta di quando ha trovato il diario di suo figlio, un ragazzino di 14 anni, nei giorni dell’operazione Piombo Fuso, tra la fine del 2008 e il gennaio del 2009: scriveva di volersi uccidere, tirava fuori al mattino gli incubi della notte. È stato in cura, sembra essersi ripreso. Dalla sua prima crisi, Israele e Hamas si sono affrontate ancora nel 2009 per otto giorni e adesso in questa settimana che non finisce. Davide Frattini @dafrattini © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista alla «Stampa» vane aveva una grande passione: il calcio». Un amico, infervorato dalla febbre del Mondiale, lo definisce «il nostro Messi, il miglior giocatore». Doti pallonare che avrebbe mostrato su un campo adiacente alla moschea del quartiere Tobchi, a Bagdad. In quel tempio al Bagdadi — secondo testimonianze raccolte dal Telegraph — avrebbe predicato saltuariamente, aiutato dalla conoscenza del Corano e «da una bella voce». Un vicino di casa aggiunge un aneddoto: «Lui passa davanti ad un locale dove festeggiano un matrimonio, uomini e donne ballano insieme nella stessa sala. Un comportamento non in linea con la sua visione ultraortodossa. E allora ha reagito intimando a tutti di smettere perché era contrario alla religione». Piccoli episodi, nulla che facesse pensare ad un guerriero pronto a imbracciare il Kalashnikov. Sempre i conoscenti insistono nel definirlo «padre di famiglia», al fianco della moglie e in apparenza indifferente alla presenza delle truppe americane dopo l’invasione del 2003. Il quadretto del marito tutto casa e moschea non durerà però a lungo. Con il passare del tempo, Ibrahim si avvicina alla resistenza sunnita e partecipa ad una lotta senza fine. È un periodo tumultuoso che spesso divide la coppia. Prima i combattimenti contro soldati sciiti e forze Usa, poi la detenzione a Camp Bucca nelle mani degli americani, quindi il rilascio e la successiva scalata ai vertici di una fazione Attitudine Saja è una figlia d’arte. Viene da una famiglia che ha dato molto alla causa. Sacrifici, martirio, impegno in battaglia come nell’ombra Matrimonio I due si sono sposati una dozzina di anni fa, quando Ibrahim aveva concluso gli studi religiosi che lo avrebbero poi trasformato in un imam che diventerà, giorno dopo giorno, movimento. Una realtà, l’Isis, guidata con la ferocia che contraddistingue l’ideologia radicale e la pignoleria del cassiere. Documenti sequestrati dai militari americani hanno svelato l’ossessione per la contabilità. Il Califfo ha imposto regole ferree nel controllo delle spese, con molta cura a «entrate e uscite». Gestione oculata anche per la paga dei seguaci: un dato (ormai superato) stimava a 41 dollari il salario del mujahed, ben al di sotto dei 150 di un operaio. Gli insorti islamisti del resto sono frugali. Erano così Zarkawi e Bin Laden, la stessa cosa sembra essere al Bagdadi e la sua famiglia. Hanno provato sostenere che il Califfo se ne andrebbe in giro con un costoso Rolex. Immediata replica di una compagnia saudita: «È un orologio Al Fajr, valore 560 dollari, la scelta perfetta per un buon musulmano in quanto segnala l’ora giusta della preghiera in qualsiasi parte del mondo ti trovi». Questi sono pettegolezzi lontani dal mondo di al Bagdadi. Ha altro da pensare. Deve raccogliere consensi e guardarsi le spalle. Quanto a Saja sostengono che sia rimasta nell’area di Raqqa, in Siria. Probabilmente raggiungerà il marito al momento opportuno, attenta a non compiere passi falsi che possano comprometterne la sicurezza. Guido Olimpio (Ha collaborato Farid Adly) © RIPRODUZIONE RISERVATA Napolitano: «L’Europa riaffermi i principi della legge internazionale» Solo poche settimane fa aveva incontrato coinvolgere Hamas in una ricerca di sia il presidente dello Stato d’Israele, dialogo e di negoziato con Israele, « non Shimon Peres, che il leader palestinese può che considerare una provocazione Abu Mazen, e ne aveva «raccolto anche contro l’Autorità nazionale rinnovati e un po’ più fiduciosi auspici di palestinese il rapimento e l’uccisione dei pace», ieri, invece, il presidente della tre giovani israeliani prima e l’offensiva Repubblica Giorgio dei missili su Israele poi». Il Napolitano, in una lunga presidente della intervista al quotidiano La Repubblica, riferendosi a Stampa, non ha nascosto la Shimon Peres, ha poi sua preoccupazione per la rammentato come il situazione esplosiva in presidente dello Stato Medio Oriente e, in d’Israele abbia «sempre particolar modo, sui tenacemente e possibili sviluppi del nuovo pubblicamente creduto sia scontro israelo-palestinese. nella necessità sia nella Per Napolitano «dopo il già possibilità della pace e nella durissimo sacrificio di vite prospettiva di due Stati Giorgio Napolitano al Quirinale palestinesi in conseguenza pacificamente coesistenti». dei massicci bombardamenti su Gaza, Indispensabile in questo contesto l’invasione della Striscia costituirebbe internazionale, ha continuato una escalation dalle conseguenze Napolitano, che l’Europa ritorni ad essere imprevedibili». Napolitano ha anche protagonista della politica estera ricordato come il leader palestinese Abu «riaffermando, senza equivoci, i principi Mazen, che ha creduto nella possibilità di della legalità internazionale». 8 Primo Piano Domenica 13 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 L’Europa Le scelte Chi corre per la Presidenza del Consiglio ✒ Chi corre ad Alto rappresentante per la politica estera Quei dissapori tra Juncker e i giornalisti di IVO CAIZZI D Andrus Ansip Ex primo ministro dell’Estonia, 57 anni, fa parte del Partito riformista del quale è anche presidente Mark Rutte Primo ministro olandese, 47 anni, del Partito popolare per la libertà e la democrazia In carica dal 2010 Federica Mogherini Ministro degli Esteri italiano, 41 anni, del Partito democratico, in carica da febbraio Kristalina Georgieva Commissario europeo per la Cooperazione internazionale, 60 anni, in carica dal 2010 Nomine Ue, il puzzle del Consiglio Agli Esteri si rafforza Mogherini Renzi e i socialdemocratici in teleconferenza: strategia comune I poteri Immagine di copertina: Woman At A Window, 2013 © Richard Tuschman Guida la politica estera comune Istituito con il Trattato di Lisbona, l’alto rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari esteri e la politica di sicurezza ha il compito di guidare la politica estera comune dei 28 Paesi, elaborando proposte e assicurandone l’attuazione. Conduce il dialogo politico con i Paesi terzi e in seno alle organizzazioni internazionali. Deve inoltre vigilare sul coordinamento della politica estera con le altre politiche e gli altri servizi della Commissione. Data l’importanza del suo ruolo, è anche uno dei vicepresidenti della Commissione europea. DAL NOSTRO INVIATO BRUXELLES — Nella complessa e contrastata trattativa sulle euronomine tra i capi di governo dei due principali europartiti, i popolari del Ppe e i socialdemocratici del S&D, spunta la richiesta dei liberali dell’ Alde per un ruolo di peso. L’appoggio del quarto gruppo per numero di eurodeputati si è rivelato decisivo per la coalizione tra Ppe e S&D nel voto al socialdemocratico tedesco Martin Schulz come presidente dell’europarlamento nella prima metà del mandato. Potrebbe risultare ancora più importante per far passare, martedì prossimo a Strasburgo, il lussemburghese Jean-Claude Juncker del Ppe come presidente della Commissione europea, indispensabile per procedere con le altre nomine nel Consiglio europeo del giorno dopo a Bruxelles. In cambio i liberali vorrebbero una delle quattro poltrone principali disponibili: il presidente stabile del Consiglio, l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, il presidente dell’eurogruppo dei ministri finanziari o il commissario per gli Affari economici. Un compromesso potrebbe portare il leader dell’Alde, l’ex premier belga Guy Verhofstadt, alla guida dell’europarlamento nella seconda metà del mandato, al momento destinata al Ppe. Il premier Matteo Renzi, il presidente francese François Hollande e gli altri cinque capi di governo di S&D ieri hanno discusso in teleconferenza la strategia comune per sostenere i propri candidati in vista del Consiglio europeo del 16 luglio sulle euronomine. Oggi e domani sono previste ulteriori trattative informali tra le capitali. Da quanto trapela da alcune delegazioni nazionali, resta in corsa la premier danese Helle Thorning-Schmidt , socialdemocratica e liberista, come presidente del Consiglio. I frenatori si appellano alla Danimarca ancora fuori dall’euro. La bionda e appariscente Helle sconta anche il risalto che potrebbe assumere grazie all’esposizione mediatica offerta dal palcoscenico europeo. I principali leader nazionali preferiscono inviare a Bruxelles politici non in grado di metterli poi in ombra. I liberali si sono così inseriti propo- nendo il poco noto ex premier estone Andrus Ansip, che appagherebbe anche le rivendicazioni dei Paesi membri dell’Est. Il premier olandese Mark Rutte del Ppe, non gradito da S&D in quanto alleato nel rigore finanziario della cancelliera tedesca Angela Merkel, ha annunciato il suo passo indietro. La responsabile della Farnesina Federica Mogherini (S &D) resta in prima fila come Alto rappresentante dei governi Ue, che è anche vicepresidente della Commissione con poteri molto ampi non solo Slovenia La corsa del partito di 5 settimane LUBIANA — Per la seconda volta in tre anni la Slovenia torna oggi al voto per decidere chi dovrà guidare il Paese verso la stabilità. Secondo i sondaggi i favoriti sono il movimento Smc fondato appena cinque settimane fa dal giurista Miro Cerar e l’Sds dell’ex premier Janez Jansa. Radoslaw Sikorski Ministro degli Esteri polacco, 51 anni, del partito Piattaforma Civica, in carica dal 2007 nella politica estera (finora trascurati dalla criticata britannica Catherine Ashton). Il Trattato assegna perfino estensioni nel settore economico con la supervisione sul «coordinamento della politica estera con le altre politiche e gli altri servizi della Commissione». L’Alto rappresentante, gestendo i rapporti dell’Ue con Russia e Usa potrebbe eventualmente intervenire sulle negoziazioni per le forniture energetiche o sugli accordi di libero scambio. Per l’Italia sarebbe il ruolo più importante disponibile perché la presenza di Mario Draghi alla Bce di fatto esclude dalla corsa alle presidenze di Consiglio, Commissione, eurogruppo e dagli Affari economici ipotetici candidati italiani. Le riserve su Mogherini riguardano la scarsa esperienza. La concorrente è la bulgara Kristalina Georgieva (Ppe), commissario Ue. Uno scandalo nazionale penalizza il ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski (Ppe). Il capogruppo dei 191 eurodeputati di S&D Gianni Pittella ha rinviato a lunedì la decisione sul voto a Juncker, che gli ha promesso gli Affari economici per un socialista (il francese Pierre Moscovici o l’olandese Jeroen Dijsselbloen). Il Ppe schiera il finlandese Jyrki Katainen, da premier alleato di Merkel nelle politiche del rigore. I liberali hanno dichiarato di aver ricevuto da Juncker l’assicurazione che il posto non è ancora né di S&D né del Ppe. © RIPRODUZIONE RISERVATA I. C. © RIPRODUZIONE RISERVATA FINALISTA A N T O N I O S C U R A T I IL PAD RE INFEDELE 5 EDIZIONI PREMIO STREGA 2014 “Qu e sto è i l l i b ro mi gl i o re di S c u ra t i d a i te mp i de I l sop ra vvi ssu t o . Qui è la letteratura che vince.” “Dedico la sconfitta a mia figlia”. D A NI E LE G I GLI OLI Corriere della Sera IN LIBRERIA E IN EBOOK Agenzia Contrasto Helle Thorning-Schmidt Primo ministro danese, 47 anni, socialdemocratica. In carica dal 2011 a quando si è candidato alla presidenza della Commissione l’ex premier lussemburghese Jean-Claude Juncker ha anticipato al suo partito Ppe quello che ha definito «fango» in arrivo dai giornalisti. Poi sono apparsi numerosi articoli con notizie negative e ombre. Molti giornali europei hanno evidenziato con risalto da un presunto abuso di alcol all’eccessiva dipendenza dalla Germania, dalle dimissioni da premier dopo uno scandalo sull’uso dei servizi segreti lussemburghesi fino al conflitto d’interessi con le procedure d’infrazione della Commissione sul paradiso fiscale con rigido segreto bancario nel Granducato. Ma il rapporto difficile tra Juncker e i giornalisti ha un’origine antica. Nel 2000 la International federation of journalists (Ifj) di Bruxelles che rappresenta circa 600 mila giornalisti di oltre 100 Paesi protestò ufficialmente e chiese un’indagine per un caso di cronaca di rilevanza internazionale accaduto nel paesino lussemburghese di Wasserbillig. Davanti a una massa di reporter provenienti da tutto il mondo, furono usati falsi giornalisti, si parlò anche di una telecamera con dentro nascosta un’arma da fuoco, per ingannare e sparare alla testa a un immigrato disperato e squilibrato. Il tunisino Neji Bejaoui s’era barricato in un asilo con molti bambini, chiedendo di parlare a una tv per protestare contro la decisione dei giudici locali di affidare i figli alla moglie divorziata lussemburghese. Juncker, dopo gli spari nella finta intervista e con il sequestratore moribondo (che poi si salvò), intuì che dai giornalisti presenti a Wasserbillig sarebbero partite domande sul metodo e critiche etiche. Si limitò così a rivendicare il successo dell’operazione e cancellò l’attesa conferenza stampa sul posto, lasciando aperti molti dubbi. Da presidente dell’eurogruppo accentuò la riservatezza delle riunioni dei ministri finanziari riducendo i rischi di inattese intrusioni dei media. Da candidato alla Commissione, però, è sotto i riflettori. @libribompiani A NTONIO S CURATI la Stampa Bompiani www.bompiani.eu Corriere della Sera Domenica 13 Luglio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 9 La trattativa La compagnia Primi sì al piano Alitalia, Cgil prende tempo Firmano Cisl, Uil e Ugl. Camusso: «Daremo una risposta mercoledì» Etihad contro la cassa integrazione, scendono a 954 i lavoratori in mobilità Via al piano Fenice, resta fuori Air France Nel gennaio 2009 rinasce Alitalia, dopo il commissariamento. E’ il piano Fenice della Cai, 21 soci guidati da Roberto Colaninno e Intesa Sanpaolo versano 847 milioni. C’è anche Toto che vende Air One alla compagnia. Air France, prima esclusa, alla fine rimette un piede dentro Alitalia comprando il 22% Sabelli lascia, tensione con Parigi Marzo 2012, l’amministratore delegato Rocco Sabelli lascia a fine mandato. Per il terzo anno Cai-Alitalia chiude in rosso. Intesa Sanpaolo e Colaninno scelgono Andrea Ragnetti, mentre i francesi restano alla finestra dopo che non è andato in porto lo scambio con azioni Air France per divergenze di prezzo Serve più capitale, entrano le Poste Aprile 2013. Arriva il nuovo ad Gabriele Del Torchio che prepara un nuovo piano di risparmi. Ma in autunno la cassa è agli sgoccioli. Il governo fa entrare le Poste con 75 milioni. Air France diserta l’aumento di capitale e si diluisce. Le banche sono chiamate a erogare altri 200 milioni di prestiti Abu Dhabi dice sì ma vuole meno debiti Il 25 giugno scorso Alitalia ed Etihad annunciano la partnership che porterà la compagnia di Abu Dhabi al 49% del capitale nella newco alleggerita di debiti e dipendenti. Le banche dovranno rinunciare e convertire 560 milioni di crediti. Il personale di volo e terra va ridotto di 2.251 unità Pulizie nei conti, persi 1,5 miliardi Una settimana fa viene approvato l’ultimo bilancio prima di AliEtihad con un rosso record di 569 milioni. In cinque anni sono 1,5 miliardi le perdite della cordata promossa per stoppare l’offerta di Air France e caldeggiata da Silvio Berlusconi alla vigilia delle elezioni del 2008 ROMA — Il governo trova un primo accordo con tutti i sindacati di Alitalia, tranne la Cgil, su 954 esuberi, da mettere in mobilità, come altri 681 che saranno ricollocati entro dicembre in attività esternalizzate, mentre 616 lavoratori resteranno nel perimetro aziendale. Niente cassa integrazione, come aveva richiesto dalla Cgil, che si prende tre giorni per riflettere e consultare i lavoratori. Ieri sera alle 19,30, dopo la nottata di venerdì passata a trattare tra tecnici e una giornata di confronto tra il governo, rappresentato dai ministri Maurizio Lupi (Trasporti) e Giuliano Poletti (Lavoro) e i sindacati ai massimi livelli (Susanna Camusso, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti, Giovanni Centrella), il governo ha fatto l’ultima offerta: gli esuberi sono scesi dai 980 di venerdì a 954. Per questi verrà attivato il nuovo meccanismo del contratto di ricollocazione, contenuto nella scorsa legge di Stabilità. Secondo quanto riferito da Lupi, garantirebbe un trattamento pari all’80% dello stipendio per quattro anni, salvo trovare un altro lavoro prima della fine del periodo. La sorte di 616 lavoratori è invece restare dentro quello che si chiama perimetro aziendale della nuova Alitalia, si tratta, tra l’altro, di circa 250 assistenti di volo che verranno messi in solidarietà e dal cui bacino si attingerà all’occorrenza, e circa 200 lavoratori di terra, da assumere con contratti a tempo indeterminato part time al posto degli attuali stagionali. Infine sarebbero pensionabili in 86 e mentre 50 rimarrebbero all’estero. L’ultimo gruppo conta 681 lavoratori che troverebbero posto in attività esternalizzate, si è parlato di 56 dipendenti della security, 85 dell’Information Technology, 200 della manutenzione pesante che potrebbero andare in Atitech, altri 200 che andrebbero a aziende fornitrici di Aeroporti 541 addetti all’handling I numeri 149 piloti (122 operativi e 27 in cassa) (335 operativi e 206 in cassa) 388 addetti alla manutenzione (255 operativi e 133 in cassa) 420 assistenti di volo (258 operativi e 162 in cassa) 2.251 326 impiegati di staff (202 operativi e 124 in cassa) 323 addetti ai centri operativi (221 operativi e 102 in cassa) 104 addetti all’information technology 616 (81 operativi e 23 in cassa) Saranno ricollocati nel perimetro aziendale D’ARCO La vicenda Saranno posti in mobilità e per loro saranno sperimentati i contratti di ricollocamento Chi resta A 250 assistenti di volo verranno applicati i contratti di solidarietà di Roma. Inoltre ci sarebbe l’offerta da parte di Etihad di ricollocare 100 piloti e 100 tecnici, previa selezione, a Abu Dhabi. I numeri in questo caso sono meno precisi. Su questo schema si è registrata l’adesione di massima di Fit- 681 954 Cisl, Uilt, Uglt e delle associazioni professionali Anpac, Anpav e Avia che si sono concentrate sull’ultimo problema, quello del nuovo contratto. La Cgil, come si è detto, si è presa tre giorni di riflessione per consultare la base: «Ci siamo riservati di dare una risposta sul- Come funziona Un voucher per ritrovare lavoro Il «contratto di ricollocazione» è stato introdotto dal governo Letta nella legge di Stabilità 2014 che istituì un fondo per l’incentivazione delle politiche attive, seguendo un modello olandese. Funziona così: la Regione che voglia dare ai disoccupati la possibilità di stipulare tale contratto, mette a disposizione un voucher per pagare un servizio di assistenza per la ricerca di un nuovo posto presso un’agenzia per l’impiego. Questo voucher prevede una parte fissa e una, maggiore, pagabile soltanto a ricollocazione avvenuta. Il lavoratore sceglie da solo l’agenzia tra quelle accreditate presso la Regione. Questa affida il lavoratore a un tutor che ne cura il ricollocamento anche tramite corsi di riqualificazione. Se il lavoratore rifiuta senza giustificato motivo il corso o addirittura il posto di lavoro offerto, l’indennità viene dimezzata la prima volta, se il rifiuto si ripete, viene cancellata. Al «contratto di ricollocazione» può partecipare anche l’impresa licenziante, integrando il voucher. Il costo di un voucher per la Regione, secondo il giuslavorista Pietro Ichino, è di 2-4.000 euro. © RIPRODUZIONE RISERVATA Saranno esternalizzati entro il 31 dicembre 2014 l’accordo quadro solo mercoledì prossimo», ha detto il segretario generale Cgil Susanna Camusso, uscendo dal ministero dei Trasporti al termine della trattativa. Del resto era stata la Cgil in mattinata, rappresentata al tavolo proprio da Susanna Camusso, a frenare sull’accordo: «Non troviamo traccia, nelle dichiarazioni fatte ieri (venerdì per chi legge, ndr) dai ministri, di una significativa riduzione nel numero degli esuberi» aveva detto il segretario generale. Secondo il quale l’operazione si presenterebbe come «una cessione di ramo d’azienda con licenziamenti collettivi, che non è mai stata fatta in altre aziende». Quanto ai tempi stretti imposti dal governo, se non risolvono i problemi, «non si può chiudere». La Cgil ha posto due obiezioni fondamentali allo schema proposto venerdì dal governo: 1) non va bene che i lavoratori individuati come esuberi o come ricollocabili vengano licenziati, perché in questo modo si taglia il cordone ombelicale che li lega all’azienda, impedendo loro il rientro in caso di sviluppo; 2) non rassicurano le promesse di ricollocazione di buona parte dei lavoratori formulate dal governo. Secondo la Cgil solo 310 lavoratori hanno al momento un destino certo, l’assunzione prospettata per gli altri presso aziende di manutenzione e di handling, o altre ancora, sarebbe del tutto aleatoria. Diverso l’atteggiamento di Cisl e Uil, più propense a chiudere sin dalla mattinata, magari con uno «sforzo» del premier Matteo Renzi, sollecitato dal leader della Cisl, Raffaele Bonanni. E in effetti il ministro Poletti, di fronte al muro della Cgil, nel pomeriggio ha cercato di togliere dal tavolo la prima obiezione, offrendo agli esuberi, al posto della mobilità per quattro anni, un anno di cassa integrazione e due di mobilità, du- Trasferimenti La compagnia del Golfo selezionerà 100 piloti e altrettanti tecnici ad Abu Dhabi rante i quali adoperare il contratto di ricollocazione. Ma la sua fuga in avanti è stata seguita da una sospensione dei lavori per verificare la posizione degli arabi di Etihad, i potenziali acquirenti di Alitalia, circa questa ipotesi. La seconda obiezione della Cgil restava però difficilmente rimovibile. I tre giorni di sospensione terminano mercoledì, giorno in cui era previsto l’annuncio dell’accordo, presente l’ad di Etihad, James Hogan. E’ possibile che la Cgil cerchi di strappargli un’ultima concessione. Intanto domani l’intesa sarà al vaglio delle banche creditrici. A. Bac. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso Le paradossali conseguenze dell’operazione Cai realizzata tra mille deroghe Quei 3.500 dipendenti ancora nel limbo Tra 15 mesi resteranno senza indennità Licenziati nel 2008 non avranno pensione né ricollocamento ROMA — Sono circa 3.500 i lavoratori della vecchia Alitalia, quelli licenziati nel 2008, che da allora stanno ancora percependo il trattamento di mobilità. I sette anni che furono loro concessi con una norma ad hoc, quattro di cassa integrazione e tre di mobilità, scadranno nell’ottobre 2015 e riporteranno a galla la questione dei vecchi esuberi, aggravata nel frattempo dall’avvento, due anni dopo la ripartenza di Alitalia, della riforma Fornero che ha elevato l’età pensionabile. Ma riepiloghiamo. Nel 2008 Alitalia Linee aeree italiane viene trasformata in Compagnia aerea italiana (Cai), vendendo aerei e slot alla cordata sostenuta dall’allora premier Silvio Berlusconi. Ai subentranti vennero concesse diverse deroghe. Poterono, ad esempio, scegliere i lavoratori da assumere, prescindendo dai requisiti di età, anzianità aziendale e carichi familiari, ne individuarono 12.639 tra ex Alitalia e Airone. A finire in cassa integrazione furono nel 2008 in 5.850, mentre quattro anni dopo sono andati in mobilità in 3.820, solo un 300 dei quali oggi hanno trovato lavoro o sono andati in pensione. La loro storia è fatta di eccezioni alle regole, a volte favorevoli, a volte no. E’ stato senz’altro un vantaggio poter godere di sette anni di ammortizzatori sociali, quando invece, sommando cassa integrazione e mobilità, si arriva massimo a quattro. E’ stato positivo ottenere, grazie al Fondo del trasporto aereo, finanziato anche con i 3 euro a biglietti che pagano tutti i passeggeri, un’integrazione del trattamento all’80% dello stipendio. A alcuni, quelli che avevano una buona retribuzione di partenza è andata bene, potendo Passeggeri Il Fondo del trasporto aereo finanziato anche con 3 euro su ogni biglietto acquistato dai clienti Nel 2012 gli esuberi scendono a 3.820 Nel 2015 si esauriscono le coperture salariali Le tappe Parte la Cig per 5.850 Tremila contratti chiusi 1 E’ il 2008 quando la vecchia Alitalia viene messa «a riposo». Dalle sue ceneri nasce Alitalia-Cai con 12.639 dipendenti. Vengono rescissi circa 3 mila contratti a termine e in cassa integrazione finiscono 5.850 lavoratori che non rientreranno più nell’azienda. 2 L’accordo propiziato dal governo Berlusconi con gli acquirenti di Alitalia prevede che gli esuberi ottengano eccezionalmente quattro anni di cassa integrazione e tre di mobilità. Così nel 2012 ad andare in mobilità saranno 3.820. Circa 2 mila in meno degli iniziali. 3 Scadrà nell’ottobre del 2015 l’indennità di mobilità che oggi continuano a percepire circa 3.500 della vecchia Alitalia. Per loro, molti dei quali superano i 50 anni, sarà difficile il ricollocamento. Anche perché non hanno potuto usufruire di corsi di riqualificazione. mantenersi senza nemmeno cercare di arrotondare, a altri, in particolare i lavoratori di terra, la cui retribuzione di partenza era in media sugli 800 euro, molto meno. La ricollocazione di questi esuberi nella nuova Alitalia fu inibita da ulteriori eccezioni: a Cai venne concessa la possibilità di stipulare nuovi contratti a tempo determinato, mentre i vecchi lavoratori restavano in cassa integrazione, in alcuni Alitalia-Cai subappaltò servizi all’esterno, come nel caso di Carpatair. A tutto questo va aggiunto il pasticcio del «lodo Letta», un’altra eccezione, che diede a Cai la possibilità di non assumere lavoratori che avrebbero maturato i requisiti di accesso alle prestazioni previdenziali nei sette anni di ammortizzatori sociali. Molti di quei lavoratori però, con l’avvento della riforma Fornero del 2011, si sono visti elevare l’età pensionabile, con la conseguenza di rimanere senza sostegno al reddito fino a 7-8 anni, e rientrando a tutti gli effetti tra gli «esodati». A suo tempo nessuna clausola di salvaguardia, in caso di riforma previdenziale, fu inserita nell’accordo sugli ammortizzatori sociali. Ultima assurdità: ai lavoratori Alitalia posti in cassa integrazione straordinaria i limiti normativi non hanno consentito la riqualificazione, non potendo gli stessi accedere ai corsi previsti dalle Regioni di appartenenza che sono riservati ai soli lavoratori in cassa integrazione in deroga. Antonella Baccaro © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 italia: 51575551575557 Assistance Domenica 13 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 13 Luglio 2014 Primo Piano 11 italia: 51575551575557 L’ex presidente Il caso Il ministro Orlando «Condizioni serie» Ciampi riceve la visita della moglie e dei figli Carceri: diminuiscono i detenuti mo bollettino medico sulle condizioni dell’ex capo dello Stato, ieri pomeriggio un macabro equivoco ha agitato i lavori del «Politicamp», la riunione indetta da Pippo Civati a Livorno. Durante un dibattito sulla cultura, una persona del pubblico ha segnalato al palco della presidenza che sul web circolavano fantomatiche notizie sulla morte dell’ex presidente della Repubblica, che poi si sono rivelate false. Il conduttore della kermesse ha interrotto l’evento per una breve commemorazione e un lungo applauso. Prima della smentita. «Senza troppo clamore siamo progressivamente usciti dalla situazione di sovraffollamento nelle carceri»: lo ha detto ieri il ministro della Giustizia Andrea Orlando in un incontro con avvocati e magistrati ad Agrigento. Rimangono ancora, ha aggiunto il ministro, setteottomila detenuti in più dei posti disponibili, «ma la Corte di Strasburgo ha riconosciuto i significativi progressi fatti dal nostro Paese». Per Orlando il minore affollamento nelle carceri italiane è dovuto a due fattori: i rimpatri «più sistematici» dei detenuti stranieri e le convenzioni che consentono ai detenuti tossicodipendenti «di scontare una parte della pena in comunità». Il ministro ha poi affrontato altri temi caldi della Giustizia, in particolare quello della lentezza dei processi: «Siamo stati chiamati a Strasburgo per le carceri, ma anche per la lunghezza dei processi — in particolar modo quelli civili — perché un terzo dei detenuti è in attesa di giudizio». T. L. © RIPRODUZIONE RISERVATA Attesa per il nuovo bollettino medico ROMA — I due aggettivi usati dai medici sono «seria» e «stabile». Segno che le condizioni di salute di Carlo Azeglio Ciampi, ricoverato da ieri l’altro all’ospedale di Bolzano, destano ancora preoccupazione. Il bollettino medico diffuso alle dieci di ieri mattina dai medici fa espressamente riferimento al «mo- Riserbo L’ospedale di Bolzano è controllato da polizia e carabinieri, al personale è stato chiesto riserbo nitoraggio continuo» che la situazione clinica del presidente emerito della Repubblica italiana richiede. «Il senatore Carlo Azeglio Ciampi», sono state le parole usate dai medici che hanno compilato il testo ieri mattina — con qualche ora di anticipo rispetto alle previsioni — «ha passato una notte tranquilla. Permane una situazione clinica seria ma stabile». Al di là della stringata nota dei medici dell’ospedale altoatesino, sulle condizioni di salute di Ciampi filtrano pochissime indiscrezioni. Il reparto in cui è ricoverato è controllato a vista da polizia e carabinieri. E il personale medico e paramedico continua a mantenere il più stretto riserbo. Il direttore sanitario Umberto Tait ha comunque precisato che un nuovo bollettino medico sarà diffuso nella giornata di oggi. Condizioni «serie» ma «stabili», insomma. Dove la serietà sarebbe comunque da attribuire all’età del presidente emerito, oggi novantaquattrenne. I medici, almeno ufficialmente, non hanno fatto alcun cenno alla presenza di «embolia» o «edema polmonare»,cioè alla diagnosi che nella giornata di venerdì era filtrata da alcune stanze del reparto al primo piano dell’ospeda- le altoatesino. Ieri pomeriggio, Ciampi ha ricevuto la visita della moglie Franca, rientrata dopo a Villa Ausserer, il centro dell’esercito italiano ai piedi delle Dolomiti dove la coppia stava trascorrendo insieme, come da tradizione, un periodo di riposo estivo in Alto Adige. E anche i suoi due figli. Sono state le prime tre persone esterne alla struttura sanitaria ad aver visto il senatore a vita. Prima dei familiari, infatti, soltanto al governatore altoate- In montagna Carlo Azeglio Ciampi in Val Gardena in una foto di qualche anno fa. L’ex presidente della Repubblica trascorre spesso le sue vacanze nelle Dolomiti sino Arno Kompatscher era stato consentito di entrare nella stanza in cui è ricoverato Carlo Azeglio Ciampi. Mentre la politica trattiene il fiato e aspetta il prossi- La solidarietà dell’«Unità» «Europa» a rischio chiusura «L’assemblea dei redattori di Europa giudica irricevibili le comunicazioni della società editrice che ha disposto di avviare le azioni necessarie per la chiusura delle pubblicazioni della testata per la fine di settembre»: è quanto si legge nel comunicato del cdr del quotidiano di area pd. Immediata la solidarietà dei colleghi dell’Unità, che affrontano anche loro il rischio smantellamento della testata: «La notizia è tanto più sorprendente se si considera il fatto che il bilancio del giornale risulta ancora in attivo, e sarà in pareggio a fine estate». © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 Domenica 13 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Esteri Il caso Mosca la accusa di aver ucciso due giornalisti «Salvate Nadezhda» La top gun ucraina caduta in mani russe «Non mi rilasceranno, mi uccideranno» MOSCA — Salvate la nostra ragazza, #Saveourgirl. La campagna è stata lanciata anche su Twitter. Tutto per il soldato Nadezhda, pilota di elicottero di 33 anni rapita dai miliziani indipendentisti nell’Ucraina Orientale e poi ricomparsa in un carcere russo dove è accusata di aver partecipato all’uccisione di due giornalisti russi. È la prima volta che un militare regolare dell’esercito ucraino si trova nelle mani delle autorità di Mosca e naturalmente la cosa ha suscitato un putiferio. Se non altro perché la Russia afferma di non essere in conflitto con il Paese vicino; di non avere suoi uomini oltre la frontiera; di non esercitare alcuna influenza sui miliziani che chiedono l’indipendenza dell’est Accademia È stata la prima donna a essere ammessa all’accademia aeronautica di Kharkov ucraino. Così per giustificare la cattura di Nadya Savchenko è stata raccontata dalla Procura russa una storia che appare assai fantasiosa. La pilota sarebbe stata presa in territorio russo dove era entrata illegalmente fingendosi una rifugiata. Peccato che i miliziani avevano già annunciato in precedenza di averla catturata a Shastya, a trenta chilometri dal confine. Era stato diffuso anche un filmato nel quale la pilota era ammanettata a dei tubi metallici e rispondeva alle domande dei Pilota Nadya Savchenko, 33 anni, ufficiale delle forze armate ucraine, il 19 giugno poco dopo la sua cattura da parte delle milizie filorusse a Lugansk (Ap/Golovniov) suoi carcerieri. Allora che è successo? Nadezhda si è liberata, è fuggita e anziché puntare verso le linee ucraine ha attraversato la frontiera con la Russia? Storia che dipinge una specie di Rambo caotica cui molti non credono, tanto che di lei si stanno occupando anche numerose per- Le ultime tappe La tregua Dopo settimane di scontri, a giugno il neopresidente ucraino Petro Poroshenko dichiara una tregua unilaterale, con l’obiettivo di favorire una soluzione negoziata del conflitto. Qualche giorno dopo anche i ribelli filorussi aderiscono al cessate il fuoco, ma avvertono che non deporranno le armi fino a quando le truppe di Kiev non lasceranno le regioni orientali La ripresa delle ostilità Il primo luglio, Poroshenko annuncia che la tregua non verrà prolungata. I caccia e gli elicotteri d’assalto ucraini riprendono i raid su Sloviansk e Lugansk La resa di Sloviansk La città roccaforte dei ribelli, sotto assedio da oltre due mesi da parte delle forze ucraine, è costretta alla resa. I separatisti ripiegano verso Donetsk, la capitale della regione. Inizia la fuga dei civili Verso Donetsk Venerdì un missile degli indipendentisti abbatte un elicottero ucraino causando la morte di 19 soldati. Il presidente ucraino minaccia gravi rappresaglie Ieri, l’aviazione di Kiev bombarda Maryinka, un sobborgo di Donetsk. Discordanti le cifre sui morti sonalità russe, dalla paladina dei diritti umani Ella Pamfilova all’avvocato Mark Feigin che difese le tre ragazze del gruppo punk Pussy Riot finite in galera. Nadezhda è una ragazza dolce e gentile, dicono i suoi amici, ma è anche un militare tosto. Entrata nei parà, è stata la prima donna a essere ammessa all’accademia aeronautica di Kharkov. Era copilota di un MI24. Nel filmato diffuso dai ribelli (http://www.youtub e . c o m / w a tch?v=2SnTu9RW_Uw), fronteggia senza paura l’interrogatorio. Rifiuta di dare indicazioni sulle forze del suo Paese, ripete il giuramento di «difendere l’Ucraina dall’invasione di forze esterne». Poi, con un sorriso, afferma: «Non mi rilasceranno, mi uccideranno. Le vostre autorità russe mi uccideranno sulla base delle accuse che ora stanno costruendo contro di me». Il video è stato diffuso il 19 giugno, un giorno dopo la cattura. Nadezhda era a terra, per aiutare alcuni uomini della Guardia Nazionale ucraina che erano stati feriti. La pilota è ricomparsa ufficialmente solo l’8 luglio a Voronezh dove ora è stata accusata ufficialmente. Il 17 giugno, a un posto di blocco dei ribelli, erano morti due giornalisti russi, colpiti da proiettili di mortaio sparati verosimilmente dalle forze governative. Secondo l’Ufficio Investigativo, Nadezhda avrebbe passato alle forze di terra le coordinate del luogo dove si trovavano i due giornalisti. Se questa teoria verrà smontata per la sua scarsa credibilità, non è escluso che vengano avanzate nuove ipotesi di reato. I media russi stanno preparando il terreno, con titoli e reportage a senso unico. Il tabloid Tvoi Dyen l’ha messa in copertina: «Figlia di Satana». Il popolare quotidiano Komsomolskaya Pravda l’ha definita «Macchina di morte in gonnella». Per spiegare le sue dichiarazioni, la tv di Stato Rossya 1 ha detto che «Nadezhda è stata ovviamente trasformata in uno zombie». Il sito web Ridus azzarda una previsione: «Vista la scia di sangue lasciata dalla mitragliera Savchenko, è possibile che sia chiamata a rispondere di altri delitti». Fabrizio Dragosei Drag6 © RIPRODUZIONE RISERVATA ✒ Il tour sudamericano di Putin fra vecchi clienti e nuovi alleati C erto, questa sera ci sarà il passaggio di consegne dal Brasile alla Russia che ospiterà i prossimi campionati del mondo di calcio. Domani poi inizierà un vertice dei Paesi con economia in crescita che formano il gruppo denominato BRIC, vale a dire Brasile, Russia, India e Cina (si è aggiunto poi il Sudafrica). Vladimir Putin ha però voluto approfittare dell’occasione per fare un tour di vecchi clienti e nuovi amici in Sud America. A due passi dalle coste degli Stati Uniti, dove uno dei suoi accompagnatori, quell’Igor Sechin capo della Rosneft finito sulle liste di prescrizione per le vicende ucraine, non può nemmeno entrare. Prima sosta, di rigore, nella Cuba dei fratelli Castro, da 52 anni sotto embargo da parte degli Stati Uniti. Abbracci con Fidel, affari petroliferi con Raul e l’annuncio per l’ennesima volta (il primo a dirlo fu Boris Eltsin negli anni Novanta) che Mosca abbuona il vecchio debito che l’Avana aveva con l’Urss. Un debito astronomico: 35 miliardi di dollari che Cuba non aveva comunque la minima intenzione e possibilità di restituire. La Russia aiuterà il Paese «fratello» anche a estrarre il petrolio sulla costa settentrionale, proprio di fronte alla Florida. Infine, nello spirito dei vecchi tempi, pellegrinaggio al Memorial al Soldado Internacionalista Soviético. Poche ore e ancora altre due visite, al vecchio compañero sandinista Daniel Ortega in Nicaragua e alla presidente argentina Cristina Fernandez, che aveva accusato Stati Uniti e Gran Bretagna per l’atteggiamento sul referendum di annessione in Crimea. Passi avanti sulla via tracciata mesi fa: stabilire una presenza strategica nel continente, anche con visite di navi militari russe in porti amici a Cuba e altrove. F. Dr. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 13 Luglio 2014 La storia Esteri 13 italia: 51575551575557 L’attore furioso per un articolo secondo cui la madre della sua fidanzata si oppone alle nozze per ragioni religiose Più ministre Rimpasto al femminile nel governo britannico La vicenda DAL NOSTRO INVIATO DAL NOSTRO INVIATO LONDRA — La suocera perfida e, naturalmente, pettegola. La star mondiale del cinema a rischio evirazione. La grande delusione dell’affascinante fidanzata. Perfetto, c’è tutto: il tabloid Daily Mail era andato sul sicuro, pronto a rovinare l’estate a George Clooney pur di offrire un altro scoop memorabile agli oltre 2 milioni di lettori, prima con l’edizione online poi con la carta. Invece, tra scuse presentate dal giornale e respinte dall’attore, ne è nata una polemica sui fondamenti dell’informazione e sulla credibilità della stampa inglese. Un caso nazionale. Lunedì 7 luglio il seguitissimo sito del quotidiano inglese spara una delle sue «exclusive» in caratteri cubitali. «Può fare molto meglio», è il titolo che riporta quello che Baria Alamuddin, avrebbe detto «a mezza Beirut». La donna è la madre fortunata di Amal, 37 anni, anglolibanese, avvocatessa e attivista per la difesa dei diritti umani. E Amal è la fidanzata, la promessa sposa di Clooney, 53 anni, star del cinema e, suo malgrado, del gossip mondiale. Nell’articolo tutti i verbi sono coniugati all’indicativo: nessun dubbio, nessuna possibilità di equivoci. La famiglia di Amal appartiene alla «setta dei Drusi, una derivazione medievale dell’Islam, i cui membri non devono sposarsi con estranei». Segue elenco delle punizioni: «diverse donne sono state uccise per aver disobbedito» e poi, buttata lì con divertita disinvoltura: «lo scorso anno i parenti di una donna drusa hanno tagliato il pene all’uomo che lei, nonostante il divieto, aveva voluto sposare, un musulmano sunnita». Conclusione della suocera: «In Libano ci sono cinquecentomila Drusi. Tra questi possibile che non ce ne sia uno che vada bene a mia figlia?». E tocco pecoreccio finale: gli amici della famiglia di Amal avrebbero scherzato sull’ipotesi di un Clooney seriamente menomato. Due giorni dopo, mercoledì 9 luglio, l’attore ha replicato sul sito del quotidiano americano Usa Today. I fatti, scrive Clooney, sono totalmente inventati. «La madre di Amal non è drusa, non è mai stata a Beirut da quando sono fidanzato con la figlia e non è affatto contraria al matrimonio». È una smentita con parole Fidanzati George Clooney e Amal Alamuddin, avvocata e attivista per i diritti umani anglo-libanese, sono fidanzati dallo scorso ottobre, secondo i tabloid. La notizia è stata confermata ad aprile «L’esclusiva» Lunedì scorso il tabloid inglese Daily Mail ha pubblicato un articolo secondo cui la futura suocera di Clooney si oppone al matrimonio per ragioni religiose, essendo drusa Scuse Mercoledì l’attore ha accusato il tabloid di aver inventato la storia. Il Daily Mail si è scusato e l’ha rimossa dal sito web, attribuendo l’errore a una valutazione sbagliata. Ma Clooney ha rifiutato le scuse: «Hanno mentito» Promessi sposi L’attore americano George Clooney, 53 anni, con la fidanzata Amal Alamuddin, 37 anni, anglo-libanese Clooney sfida il Daily Mail Il falso scoop dell’estate riapre il processo ai tabloid La star rifiuta le scuse: «Così il gossip è pericoloso» profonde che chiamano in causa «questioni più ampie». «L’irresponsabilità, in questa epoca, di sfruttare differenze religiose dove non ne esistono non solo è segno di infima negligenza, ma è addirittura pericoloso». E ancora: «Sono figlio di un giornalista; accetto l’idea che la libertà di stampa possa talvolta creare qualche inconveniente alla mia vita privata, ma il Daily Mail... stavolta va ben oltre l’essere un ridicolo tabloid ed entra nel campo dell’incitazione alla violenza». I direttori dell’edizione online e di quella cartacea si sono scusati con Clooney mercoledì stesso e l’articolo è stato rimosso. Ma i giornalisti han- Padre e figlio Reporter George Clooney con il padre Nick, 80 anni, ex giornalista e anchorman in Kentucky, in Ohio e poi sul network nazionale «Abc». Il film «Good night, and good luck», diretto da Clooney, è un omaggio al padre no derubricato il caso a semplice errore di valutazione del lavoro compiuto a Beirut da una «affidabile freelance». Ancora una contro replica del vincitore di due premi Oscar: «o hanno mentito all’origine o mentono adesso». A quel punto il «caso Clooney» è diventato materia di analisi per i quotidiani più seri, dal Guardian al Times, all’Indipendent, in un Paese che periodicamente si trova costretto a interrogarsi, traumaticamente, sull’affidabilità dell’informazione. Nel luglio del 2011 James e Rupert Murdoch chiusero il rotocalco News of the World in seguito allo scandalo forse più clamoroso: il giornale fu accusato di aver corrotto agenti di polizia per ottenere intercettazioni e informazioni riservate sui personaggi politici, dello spettacolo e perfino sulle vittime degli attentati del 2005 a Londra. La direttrice dell’epoca, Rebekah Brooks è stata di recente assolta nel processo. Ma in edicola e sulla Rete la linea di confine tra gossip divertente e pericolosa fesseria diventa sempre più labile. Giuseppe Sarcina gsarcina@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA In Francia Il valore dei primi 500 patrimoni è aumentato del 15% nel 2013: crescono le disparità economiche nel Paese L’exploit dei miliardari che dà ragione a Piketty DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — «Non ci sono mai stati così tanti miliardari in Francia». Il titolo della rivista economica Challenges, che ha pubblicato la sua 19esima classifica annuale delle più grandi fortune francesi, fa impressione nei giorni in cui la disoccupazione continua ad aumentare, il ministro dell’Economia vara l’ennesimo piano per il potere d’acquisto delle classi medie impoverite, e ai cittadini si chiedono sacrifici sicuri e immediati in vista di un risanamento futuro e incerto. «Non è che Piketty aveva ragione?», si chiedono la rivista e pure il Financial Times, che qualche settimana fa aveva contestato le cifre alla base del «Capitale nel XXI secolo», la monumentale opera dell’economista francese Thomas Piketty. Uscito quasi in sordina in Francia, accolto come un capolavoro da molta critica americana, il saggio di 1.000 pagi- ne di Piketty (in Italia uscirà a settembre per Bompiani) denuncia il ritorno del capitalismo attuale a una fase ottocentesca di gigantesche diseguaglianze, provocate da accumulazione e rendita che, pur essendo fattori improduttivi, allo stato attuale contano più del lavoro e del talento. I dubbi sul libro di Piketty LONDRA — David Cameron aveva promesso quattro anni fa che avrebbe costituito un governo con almeno il 30% di posti assegnati alle donne. Fino ad aprile le ministre erano solo quattro su 23. E dopo le dimissioni di Maria Miller dalla Cultura, sono diventate tre, cioè il 18% del totale. Nell’ultimo rimpasto, nel settembre 2012, le cose erano rimaste sostanzialmente uguali. L’unica donna con un potere reale era e resta Theresa May, all’Interno. Il premier ha assicurato che la prossima settimana manterrà l’impegno assunto al momento della sua nomina, aumentando la quota femminile nell’esecutivo. L’ex presentatrice televisiva Esther McVery, 47 anni, è già capo del dipartimento del Lavoro e delle pensioni e sembra destinata a un incarico ancora Economista Thomas Piketty, 43 anni, autore del saggio «Il Capitale del XXI secolo», uscito quasi in sordina in Francia, accolto come un capolavoro in America riguardavano alcuni dati e l’impostazione — tacciata di essere «neomarxista» da alcuni commentatori, soprattutto in patria — più che la constatazione che le disparità aumentano. Comunque l’indagine di Challenges rafforza gli argomenti e la centralità del problema. Se prendiamo la Francia, secondo Piketty l’1% più benestante della popolazione detiene oggi il 25% della ricchezza nazionale, contro il 23% nel 1970. E le cifre della rivista indicano che il totale dei primi 500 patrimoni francesi è aumentato di oltre il 15% nel 2013, toccando quota 390 miliardi di euro. I miliardari sono 67, ovvero 13 in più che un anno fa , e circa il doppio rispetto al 2008, anno al quale si fa risalire l’inizio della crisi finanziaria ed economica. Una settimana fa, l’Insee (l’istituto nazionale di statistica) ha pubblicato una ricerca che va nello stesso senso: lo 0,01 più ricco di Francia ha visto il suo reddito crescere in modo spettacolare, + 20%, negli ultimi due anni, quelli della crisi più profonda per il resto della popolazione. Le cifre sulla nuova diseguaglianza francese arrivano proprio nel momento in cui il presidente Hollande sembra tentato dal cambiare politica e abbassare il peso fiscale. I primi due anni all’Eliseo sono stati segnati da una misura simbolica e contestata come la tassa del 75% sulla parte di reddito superiore al milione di euro, norma peraltro bocciata alla fine dal Consiglio costituzionale e trasferita dai privati alle aziende. Nelle ultime settimane il nuovo primo ministro Manuel Valls ha annunciato una riduzione delle tasse soprattutto per le famiglie, e in generale il clima è cambiato: Hollande non dice più «il mio nemico è la finanza», e il ministro dell’Economia, Arnaud Montebourg, semmai lo corregge proclamando «il nostro unico nemico è il conformismo», e promette una nuova politica di sostegno alle aziende. Difficile quindi che venga ascoltato l’appello di Piketty a tassare di più i molto facoltosi per ridurre le disparità. D’altra parte, il ministro delle Finanze Michel Sapin ha appena confessato di non avere letto il suo libro, «troppo voluminoso, troppo pesante, non fa per me». In attesa di una miracolosa ripartenza dell’economia a beneficio di tutti, non può lamentarsi intanto Bernard Arnault, presidente del gruppo del lusso LVMH. La sua domanda di nazionalità in Belgio è stata respinta, continua a risiedere e a pagare le tasse in Francia, ma resta l’uomo più ricco del Paese e d’Europa: una fortuna di 27 miliardi di euro nel 2013, ovvero 2,7 miliardi in più rispetto all’anno prima. Stefano Montefiori @Stef_Montefiori © RIPRODUZIONE RISERVATA Premier David Cameron più importante. Promozione in vista anche per Elizabeth Truss, 39 anni il prossimo 26 luglio, sottosegretario per l’Educazione, economista di formazione. Stesso percorso previsto per Anna Soubry, 57 anni, sottosegretaria al Welfare e al personale della difesa; ha cominciato come giornalista televisiva e viene considerata dai suoi compagni di partito una delle poche parlamentari in grado di tenere testa alle sparate di Nigel Farage, il leader dell’Ukip. Infine Nicky Morgan, 41 anni, ex avvocata specializzata in diritto societario, ministra per le Donne dall’aprile del 2014, incarico che potrebbe lasciare per salire verso le poltrone chiave. Cameron, 47 anni, ridisegnerà il governo senza toccare i pilastri del «cabinet», il nucleo dei ministri più importanti: l’economia resta al Cancelliere dello Scacchiere George Osborne, gli esteri a William Hague e l’interno a Theresa May. Dovrebbero uscire, invece, figure sperimentate come Kenneth Clark, 74 anni, George Young, 73 e Andrew Lansley, 57. L’operazione «rosa» si inserisce nelle manovre pianificate nelle ultime settimane dal premier per rimontare nei favori dell’elettorato. Secondo i sondaggi una parte dei voti di protesta sarebbe pronta a tornare nella casa dei Tory (dati di nuovo intorno al 34%), a condizione che il governo diventi più incisivo in tema di immigrazione e di lavoro. Cameron, intanto, comincia a rinfrescare il suo team. G. Sar. © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 Domenica 13 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Cronache Napoli Il giovane ha perso il controllo del mezzo, l’aveva accompagnata lui Non aveva bevuto, Fabio, e anche se i risultati del test sull’assunzione di droghe non sono ancora pronti, si pensa che non fosse neppure sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Forse è poco pratico, ha preso la patente di recente, ha voluto fare una manovra azzardata. La macchina era in buone condizioni ed era stata sottoposta a tagliando. La piazzetta dove l’altra notte s’è consumata quest’altra tragedia assurda, ieri mattina era deserta. Ma la sera si riempie di ragazzi, non è lontana dal liceo e gli studenti si incontrano qui per mangiare un panino dai venditori ambulanti e per fare Travolta dall’auto di un amico mentre era al tavolino del bar Muore 15enne, frequentava la stessa scuola di Salvatore La ricostruzione Sopra, Giulia è seduta al tavolino che mangia il kebab con due amici. A sinistra, il diciannovenne a bordo della Clio con un amico perde il controllo dell’auto. Sotto, l’impatto della vettura sui tre giovani ILLUSTRAZIONE DI FRANCO PORTINARI Marano, hinterland nord di Napoli, 50 mila abitanti sotto choc. Un’altra morte assurda. Un’altra giovanissima vita stroncata e niente che abbia un senso. Quattro giorni fa muore Salvatore Giordano, 14 anni, colpito alla testa da un fregio staccatosi dalla volta della Galleria Umberto a via Toledo, nel centro di Napoli. Stava facendo una passeggiata con gli amici. Era di Marano, lo stesso comune alle porte del capoluogo dove venerdì sera Giulia Menna, 15 anni, seduta ad un tavolino di un chiosco ambulante con altri due amici, è morta investita dall’auto guidata da Fabio Molaro, un diciannovenne che le aveva dato un passaggio poco prima. Entrambi di Marano, tutti e due giovanissimi, Salvatore e Giulia. «Questa morte aggiunge dolore al dolore — dice il sindaco di Marano, Angelo Liccardo —. Sembra che la sfortuna si stia accanendo contro la nostra città, siamo ancora sotto choc per la tragica scomparsa di Salvatore e ora ci piomba addosso quest’altro dramma». Su Facebook aveva scritto: «Un altro terribile lutto, un’altra tragedia colpisce la nostra città. Sono profonda- mente addolorato». Giulia e Salvatore si conoscevano. Non uscivano insieme ma avevano frequentato la stessa scuola media a Marano, la Massimo D’Azeglio. Erano nella stessa sezione, ma Giulia stava una classe avanti e a settembre aveva cominciato a frequentare il liceo scientifico Emilio Segre mentre Salvatore aveva appena finito gli esami di terza media. Giulia qualche giorno fa su un sito Facebook aperto per ricordare Salvatore ma contestato dai familiari e da alcuni amici, aveva cliccato mi piace sotto la foto del quattordicenne. Salvatore un profilo suo non ce l’aveva ma Giulia sì e come tutti le ragazzine della sua età, ci aveva messo foto sue e delle sue amiche, qualche giorno fa, sorridente, era in piscina a prendere il sole. Che cosa sia accaduto venerdì sera si cerca ora di ricostruire. «Mi dai un passaggio a piazza Arafat?», ha forse chiesto Giulia a Fabio, uno della comitiva anche se di un paese vicino, Calvizzano. Fabio l’ha portata fin quasi sotto al chiosco poi, dopo averla lasciata ai tavolini dove c’erano altri due amici, un ra- La patente Il ragazzo aveva preso la patente da poco, i primi test hanno escluso l’uso di alcol 15 anni La studentessa Giulia Menna travolta e uccisa mentre era seduta a un tavolino all’aperto (Ansa/Facebook) gazzo di 16 e una ragazza di 20, rimasti feriti in modo non grave, ha fatto una manovra sbagliata, forse ha sgommato, non ha saputo controllare la macchina così è finito proprio addosso a Giulia. E per lei non c’è stato nulla da fare, anche se il giovane, sconvolto, è sceso dall’auto e ha cercato di soccorrerla come poteva. L’altro ragazzo che era con lui in macchina, un ventunenne, è sotto choc ma illeso. due chiacchiere. «La zona dove è avvenuto l’incidente — precisa il sindaco Liccardo — è recintata ed è ritenuta sicura». Ma su Facebook e in città molti hanno protestato perché la sera c’è troppo caos in quella via di Marano, le auto entrano anche nelle zone recintate e la sicurezza è a rischio. «Un altro angelo lì su in paradiso — ha postato su Facebook un’amica di Giulia —. Eh già, le persone più buone spariscono sempre per prime e tu sei una di quelle che faceva tanto per tutti e non voleva nulla in cambio. Tutti qui ti ricorderemo con il tuo bellissimo sorriso! Amica mia ci mancherai da morire!». Mariolina Iossa © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso Delibera dell’Azienda, la Regione la boccia: è pericoloso La Asl del punto nascite chiuso vara il parto in ambulanza voglio farmaci adatti a me. SPERIMENTAZIONE? OK. SOLO GLI STUDI CLINICI CONDOTTI SUI BAMBINI GARANTISCONO LA SICUREZZA E L’EFFICACIA DEI FARMACI PER LORO. PARTECIPO ANCHE IO. C’è una donna che sta per partorire? Può farlo sulle ambulanze del 118. Il messaggio è abbastanza chiaro: siamo in grado di far nascere bambini dovunque. Succede a Reggio Calabria dove l’Azienda sanitaria provinciale ha «autorizzato» i medici a intervenire sulle gestanti, se necessario, già durante il viaggio sulla statale 106 jonica da Melito Porto Salvo verso l’ospedale del capoluogo. Il provvedimento, però, non piace al dipartimento Salute della Regione Calabria, che ne chiede il ritiro: far nascere i bambini in queste condizioni «è quanto di più pericoloso possa esserci in medicina». E così adesso è muro contro muro tra i diversi livelli di governo della sanità calabrese. In ballo il futuro di tante coppie che hanno progettato di allargare le loro famiglie. Tutto ha origine dopo la disattivazione nell’autunno del 2010 — una delle conseguenze del Piano di rientro dai disavanzi a cui la Calabria è da anni sottoposta — delle attività di ostetricia dell’ospedale di Melito, struttura che fino a quel periodo aveva accolto le partorienti di una vasta area della provincia reggina. Chiusa la struttura, le emergenze sono rimaste. «Al pronto soccorso — si legge nella delibera dell’Asp di Reggio — si verificano continue e pressanti situazioni di pazienti in travaglio di parto». Una situazione di disagio che ha spinto i vertici dell’Azienda a dare via libera al parto sui mezzi di soccorso: «Qualora il ginecologo dovesse ritenere che la nascita possa avvenire durante il tragitto, lo stesso ginecologo disporrà l’intervento a bordo dell’ambulanza dell’anestesista rianimatore reperibile, il quale dovrà garantire l’assistenza rianimatoria al neonato». Caso chiuso? Nemmeno per sogno. L’alt al provvedimento è messo nero su bianco in un documento riservato inviato all’Azienda sanitaria dal dipartimento Salute della Regione Ca- labria. Innanzitutto viene riten u to « i l l e g i t t i m o » l ’ u s o dell’ambulanza per il trasporto di partorienti, in secondo luogo si ribadisce che «il Suem 118 è deputato esclusivamente all’emergenza-urgenza e un parto “momentaneamente differibile” non è urgente per definizione». Prevedere nascite in autoambulanze, dunque, potrebbe essere rischioso: «L’intervento a bordo dell’ambulanza da parte dell’anestesista rianimatore in caso di parto è poi quanto di più pericoloso possa esservi in medicina. Tale procedura, infatti non è prevista in alcun protocollo nazionale e internazionale». Ecco perché «l’anestesista dell’ospedale farebbe meglio a essere utilizzato in contesti più appropriati di quello del trasporto delle partorienti». Adesso si attende di capire se l’Azienda sanitaria farà un passo indietro. Antonio Ricchio AntonioRicchio © RIPRODUZIONE RISERVATA Processione di San Procopio Nuovo inchino davanti alla casa di un boss Una sosta della statua del santo patrono davanti alla casa di un boss in galera, a San Procopio, nel Reggino, ed è di nuovo polemica. L’8 luglio la statua di San Procopio, che ha dato il nome al paese di 600 anime, si è fermata per pochi minuti davanti l’abitazione del boss Nicola Alvaro, 70 anni, in carcere per danneggiamenti ed estorsione e in passato coinvolto e poi scagionato per l’omicidio Dalla Chiesa. La moglie, Grazia Violi, all’arrivo della processione si è avvicinata al Santo è gli avrebbe donato un obolo. «Gli oboli vengono raccolti da ragazzini di 10 anni che si alternano a portare un sacchetto per le offerte», ha spiegato il sindaco Eduardo Lamberti Castronuovo. (Carlo Macrì) © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 13 Luglio 2014 Cronache 15 italia: 51575551575557 Sanità I medici degli Spedali di Brescia si rifiutano di applicare il contestato metodo I medici degli Spedali Civili di Brescia si rifiutano di continuare le infusioni con cellule preparate dalla Stamina Foundation? Non c’è problema: provvederà la stessa Stamina. E per ordine dei giudici. Prima era toccato al pediatra Marino Andolina, vicepresidente della fondazione sotto inchiesta a Torino per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e somministrazione di farmaci pericolosi. L’8 giugno scorso, per ordine del tribunale di Pesaro, Andolina aveva infuso le cellule al piccolo Federico, bimbo di Fano affetto da morbo di Krabbe. Adesso lo stesso incarico è stato affidato a Erica Molino. Che non è un medico, ma la biologa di Stamina (indagata a Torino assieme ad Andolina e al presidente di Stamina Davide Vannoni e fino a poco tempo fa nemmeno iscritta all’albo, tanto che nei mesi scorsi l’accesso all’ospedale bresciano le era stato impedito fino al superamento dell’esame di Stato). Anche se non potrà praticare materialmente l’infusione, operazione che spetta a un medico, la Molino, dal 25 luglio, sarà in ogni caso a capo dell’équipe che dovrà provvedervi: nominerà i suoi «assistenti» e detterà tempi e modi dell’infusione. Anzi, a sentire Vannoni, dovrebbe anche certificarne l’efficacia, facendo valutare «a un medico esterno, magari straniero, i risultati, per rendere chiari gli effetti». L’incarico alla Molino è stato deciso dal tribunale dell’Aquila per Noemi, bimba di due anni della provincia di Chieti, affetta da Sma1, del cui Domani al Giglio Via libera all’operazione Concordia Giudice ordina le infusioni su Noemi «L’incarico alla biologa di Stamina» Decisione all’Aquila sulla bimba che era stata ricevuta dal Papa L’incontro Andrea Sciarretta papà di Noemi, la bimba che era in cura con Stamina, e il ministro Beatrice Lorenzin a dicembre caso si era interessato anche Papa Francesco, che a ottobre 2013 aveva telefonato ai genitori e poche settimane dopo li aveva ricevuti in Vaticano, con la piccola. «La sentenza del Tribunale dell’Aquila è esemplare perché rimarca il diritto di giovani pazienti di accedere a queste cure come ultima speranza di vita», commenta Vannoni. Di sicuro, è esemplare anche quanto al caos giuridico su Stamina. Per Noemi, ad esempio, due giudici di Chieti avevano detto no alle infusio- ni, ma il tribunale dell’Aquila aveva accolto il reclamo dei genitori. E l’inchiesta del procuratore Guariniello a Torino, chiusa ad aprile con l’annuncio di 20 richieste di rinvio a giudizio (oltre ai vertici di Stamina, anche medici del Civile di Brescia e delle altre strutture in cui la fondazione ha operato), non ha fermato le sentenze che impongono le infusioni. Solo nell’ultimo mese, un giudice di Venezia ha imposto l’infusione entro luglio per Celeste, 4 anni, la prima bimba ad aver ricevuto La vicenda Il metodo 1 Il rifiuto dei medici È un controverso trattamento medico inventato da Davide Vannoni, rivolto alle malattie neurodegenerative. Nel 2011 Vannoni ha iniziato a praticare il trattamento in un ospedale di Brescia 2 A settembre del 2013 il comitato scientifico istituito dal ministro della Salute ha bocciato il metodo Stamina. Vannoni è ricorso al Tar del Lazio. All’inizio del 2014 i medici di Brescia si sono rifiutati di somministrare il trattamento L’Aquila dà di nuovo l’ok 3 Ad aprile la procura di Torino ha rinviato a giudizio 20 persone tra cui Davide Vannoni. Ora un altro tribunale (L’Aquila) ha dato il via libera all’infusione a Brescia per Noemi, bimba di due anni di Chieti, affetta da Sma1 le cellule Stamina. Poi sono arrivate due ordinanze da Catania per le cure a Smeralda, 3 anni, in coma dalla nascita per problemi durante il parto, e Maria Vittoria, 4 anni, affetta da Sma1. Quindi il tribunale di Trapani ha stabilito che, se entro domani gli Spedali Civili non praticheranno l’infusione a un bimbo, provvederà il presidente dell’Ordine dei medici di Trapani, Giuseppe Morfino (ha già detto sì, a differenza del suo omologo di Brescia Ottavio Di Stefano, che in passato si era invece opposto). E martedì il ministro della Salute Beatrice Lorenzin sarà a Brescia, il cui principale ospedale pubblico, a sentire Davide Vannoni, «deve essere commissariato perché si è sempre infischiato di dare luogo a quanto stabilito dai giudici. Ieri è morta la diciannovesima paziente in lista d’attesa per le cellule». Luca Angelini © RIPRODUZIONE RISERVATA Il parere Il Comitato nazionale di bioetica si esprime sul caso del Pertini di Roma: serve responsabilità, si tutelino i bambini «Embrioni scambiati, nessun genitore va escluso» ROMA — I bambini dovranno avere genitori «certi, con piene responsabilità giuridica in modo da esercitare il diritto di effettuare le scelte che ritengono migliori nell’interesse dei minori». E poi: «Qualunque sia il giudizio nessuno deve essere escluso dalla vita dei bambini che risulterebbero danneggiati». Con il parere sullo scambio involontario di embrioni avvenuto all’ospedale Pertini di Roma lo scorso dicembre durante un intervento di procreazione medicalmente assistita, il Comitato Nazionale di bioetica ha tracciato idealmente il futuro dei due gemelli che stanno crescendo nel grembo della mamma «sbagliata». La donna tra poche settimane partorirà figli che hanno le caratteristiche di una madre e un padre biologici, portatori metà per ciascuno del loro Dna. La Regione Lazio ha chiesto agli esperti coordinati dal vicepresidente Lorenzo D’Avack di esprimere una posizione che possa costituire un sostegno per i tribunali il giorno in cui dovesse essere avviata una battaglia legale dalle due coppie. Il Comitato non ha indicato la famiglia cui riconoscere la titolarità dei bebè in arrivo. Su questo gli esperti si sono divisi sostenendo le ragioni dell’una e dell’altra in ugual misura. Però ha espresso una serie di raccomandazioni ugualmente importanti per chi si troverà a dirimere l’intrigata e unica questione. L’attenzione viene concentrata sui minori. L’auspicio fondamentale è che venga «accantonata la logica dei diritti in competizione e che le figure coinvolte agiscano basandosi sulla comprensione dei sentimenti e sull’etica delle responsabilità e solidarietà nei confronti dei nati». Una seconda esortazione è rivolta ancora ai quattro genitori: «Qualunque sia il giudizio nessuno deve essere escluso dalla vita dei bambini che risulterebbero danneggiati». Può apparire un’apertura alla famiglia allargata, soluzione che non e stata presa in considerazione neppure da lontano da un gruppo di bioeticisti con una larga rappresentanza cattolica. Eppure il pensiero corre verso un modello di questo tipo. Chiarisce D’Avack: «Non va fatta confusione. Però teniamo conto delle famiglie dove i coniugi sono separati e i figli frequentano ambedue i nuclei attraverso lo strumento dell’affido condiviso. Noi riteniamo che in questo caso i genitori debbano essere bene individuati dal giudice ma che i rapporti tra le quattro persone debbano esistere e non escludersi a vicenda in quanto la non conflittualità è l’unico modo per salvaguardare i minori». Francesco D’Agostino era fa- In tv Una delle coppie vittima dello scambio di embrioni La vicenda La procedura Lo scorso 4 dicembre, quattro persone si sono recate all’ospedale Sandro Pertini di Roma per sottoporsi alla procedura di fecondazione assistita Gli esami Dopo 12 settimane, una delle coppie ha effettuato le analisi scoprendo che i due gemelli che attendevano non erano compatibili con i loro profili genetici Il parere Il Comitato Nazionale di bioetica ha per ora tracciato idealmente il futuro dei due gemelli: nessuno dei quattro genitori dovrà essere escluso dalla vita dei bambini vorevole a scegliere come madre la donna che sta portando avanti la gravidanza: «il Comitato avrebbe dovuto decidere, non ha avuto coraggio. Ci siamo limitati a raccomandare il mantenimento di una rete di rapporti tra i nuclei con riferimento alla sfera degli affetti». Cinzia Caporale scriverà una postilla al documento: «A mio avviso i bimbi dovrebbero essere affidati a padre genetico e alla madre gestante proprio perché non ci sono ragioni morali forti a sostegno dell’una o dell’altra coppia che andrebbero costrette a vivere come i divorziati». Il parere inoltre insiste sul diritto dei gemelli a conoscere le proprie origini: «Le modalità di concepimento e gestazione oltre che i dati anagrafici dei genitori genetici e di quelli legali. Questo dovrà avvenire con i dovuti filtri e con strumenti appropriati anche con la consulenza di psicologi il prima possibile». Margherita De Bac © RIPRODUZIONE RISERVATA Se le operazioni di rigalleggiamento del relitto procederanno senza intoppi, la Costa Concordia, una carcassa di 290 metri trainata da rimorchiatori, lascerà l’isola del Giglio il 21 luglio. Le autorità hanno dato il via libera per disincagliarla, ponendo così le basi per quello che si può considerare come il più grande salvataggio marittimo nella storia. L’ultimo «sì» lo ha dato ieri l’Osservatorio per il monitoraggio riunito a Roma. Poi, da domani, quando ci sarà la formalizzazione vera e propria, comincerà il conto alla rovescia per il rigalleggiamento del relitto attraverso i cassoni che in questi mesi sono stati fissati sulle fiancate della Concordia (sempre che le condizioni meteo lo consenta no). «Un’operazione complessa, mai tentata prima nella storia», ha commentato Michael Thamm, amministratore delegato di Costa Crociere che oggi ha fatto gli auguri «per il successo di questa grande sfida» ai tecnici che lavorano attorno al gigante del mare che dal 13 gennaio del 2012 è bloccato davanti alle coste dell’Isola del Giglio. Serviranno poi alcuni giorni di lavoro per consentire alla Concordia (foto) di lasciare l’isola e, scortata da un convoglio, intraprendere l’ultimo viaggio, verso Genova dove è attesa per la demolizione. Il programma prevede che la nave possa «salpare» una settimana dopo, il 21 luglio, in coincidenza con quella che i modelli matematici dei previsori hanno identificato come utile dal punto di vista meteo per consentirne la navigazione in sicurezza a 2,5 miglia all’ora per quattro o cinque giorni verso il porto ligure. Durante le operazioni di rimozione le acque dell’Isola del Giglio saranno interessate ad alcune limitazioni: divieto di balneazione davanti alla spiaggia prospiciente la nave per tutta la prossima settimana e interruzione delle attività portuali limitata però al primo giorno delle operazioni di rigalleggiamento e alla manovra di partenza della nave. Nessun problema, viene invece assicurato, per l’approvvigionamento idrico. Ieri intanto si è svolta un’esercitazione antincendio che ha interessato il «cantiere» intorno al relitto: una delle attività propedeutiche alla complicata operazione che prenderà il via tra una manciata di ore. © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 italia: 51575551575557 Domenica 13 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 13 Luglio 2014 Cronache 17 italia: 51575551575557 Montagna I due non si trovano da 4 giorni. «Con quel tempo non dovevano salire» Jassim perduto sul Bianco Il papà: la guida ha sbagliato dua speranza che venga trovato«. La famiglia è ripartita per Parigi dove resta in attesa di notizie. L’umore tra i professionisti della montagna è nero, nessuno vuole parlare. Ferdinando Rollando è una guida alpina di Ollomont, piccolo paese della Valpelline, al confine con la Svizzera. Nella vita ha fatto un po’ tutto, dal marinaio sugli yacht al fotografo, dall’architetto all’imprenditore edile. La passione per la montagna lo ha spinto dal levante ligure ai colossi delle Alpi. È un professionista conosciuto, fondatore della Ong Alpistan che lo ha portato in Afghanistan ad insegnare ai pastori lo sci di fondo e la nivologia per evitare le valanghe. Un pro- Il 15enne era da solo con Rollando, un noto scalatore La ricostruzione 1 La salita La guida alpina Ferdinando Rollando e un ragazzo francese di 15 anni, Jassim Mazouni, lasciano il rifugio Gonella alle 5 di mercoledì 9 luglio verso il Monte Bianco 2 L’allarme A dare l'allarme, non avendo più notizie, venerdì verso le 15 è il padre del giovane, Halim Mazouni. I due non rispondono ai telefoni cellulari e non risultano in nessun bivacco o rifugio della zona SVIZZERA Valle d’Aosta FRANCIA COURMAYEUR — Ha la voce spezzata e gli occhi gonfi di chi ha dormito poco Halim Mazouni quando parla del figlio Jassim, 16 anni tra poche settimane, disperso sul Monte Bianco da mercoledì scorso. Il giovane era salito lassù, lungo la complessa via che si sviluppa sul versante italiano, assieme a una guida alpina, Ferdinando Rollando, 52 anni, originario di Sestri Levante e valdostano di adozione. Entrambi sono spariti nel nulla, in mezzo alla neve e ai ghiacci perenni. Giunto a Courmayeur da Parigi, dove possiede e gestisce una lussuosa catena di alberghi, il padre del ragazzo non si dà pace: «Perché sono partiti dal rifugio con quel tempo? I bollettini erano pessimi e non c’era nessuno quel giorno che saliva. E perché Rollando si è portato dietro mio figlio, perché? È un alpinista esperto ma rimpiango di avergli dato fiducia». Nel parcheggio di fronte all’eliporto di Courmayeur, scuote la testa e guarda verso la montagna che ha inghiottito suo figlio. Poco più in là la moglie, Samia Brahimi, piange disperata abbracciando l’altra figlia. Il maresciallo Delfino Viglione della Guardia di finanza di Entreves gli ha appena comunicato che le speranze di Ferdinando Rollando 3 I soccorsi A guidare le ricerche sono 11 uomini del Soccorso alpino valdostano. Le guide e la Guardia di Finanza di Entreves setacciano 500 metri di ghiacciaio sopra il rifugio Dôme du Goüter FRANCIA Aiguille de Bionnassay IL PERCORSO Ultimo contatto All’alba di mercoledì hanno lasciato il rifugio per il ghiacciaio, da quel momento sono svaniti Monte Bianco (4.810 m) Aosta Valle d’Aosta Piemonte ITALIA Torino Rifugio Gonella Picco Luigi Amedeo Il ragazzo che i soccorritori stanno cercando Ecco la foto di Jassim Mazouni, il quindicenne parigino disperso da mercoledì scorso sulla via italiana al Monte Bianco CORRIERE DELLA SERA ritrovarli vivi sono scarse. Per non dire nulle, dopo quasi 100 ore sulla montagna, con temperature che sono scese a meno 15 gradi e con almeno mezzo metro di neve fresca. Anche oggi per trovarli è stato fatto di tutto. Guardia di finanza e soccorso alpino valdostano hanno setacciato il ghiacciaio del Dome, il colle e l’affilata cresta di Bionnassay, spingendosi fino alla capanna Vallot (4.362 metri), in territorio francese, ultimo avamposto prima della cima. Cinque ore di ricerche con esito negativo. Poi sono arrivate le nubi e i 12 soccorritori sono rientrati a valle in elicottero. «Ma già domani siamo pronti a rico m i n c i a re » s o t to l i n ea Adriano Favre, direttore del Soccorso alpino valdostano. Possono essere finiti ovunque, essere caduti in un crepaccio, precipitati lungo la parete, finiti sotto una valanga. Rollando e il giovane Jassim erano saliti martedì al rifugio Gonella (3.071 metri di quota), trampolino di lancio verso la selvaggia ascensione classificata AD-Abbastanza difficile. Erano gli unici alpinisti diretti alla vetta su quell’itinerario. Alle 2 di notte la sveglia, come da programma. Ma le condizioni meteo li ha costretti a ritardare la parten- za. «Papà c’è stata una schiarita, saliamo al Monte Bianco», ha scritto via sms il ragazzo al padre alle 5. Il gestore del rifugio li ha visti procedere in cordata lungo il ghiacciaio, fino sotto il colle, poi le nuvole hanno coperto tutto. Da quel momento più nessun contatto. «Conosco Rollando molto bene — spiega Halim Mazouni — ho scalato il Monte Bianco con lui. Era anche stato da me a Pari- gi, mi ha presentato i suoi figli. Jassim l’anno scorso ha fatto il Monte Rosa e quest’anno voleva il Monte Bianco. Quando ho dovuto cercare una guida non ho avuto dubbi». Per il giovane scalatore era una sorta di regalo di compleanno anticipato. «Amava le sfide, ama le sfide, non sappiamo se dobbiamo già parlare al passato — aggiunge la madre singhiozzando —, ci rimane una resi- getto che voleva portare il turismo di montagna in un paese da anni martoriato dalla guerra. A Kabul era persino stato aggredito a scopo di rapina, nel Nurestan era sfuggito per miracolo a un attentato talebano. La sua attività di guida è comunque proseguita senza sosta: ogni anno ha accompagnato clienti sui Quattromila valdostani, raggiungendo un centinaio di volte la cima del Monte Bianco, da tutti i versanti. Solo quest’anno era già arrivato in vetta tre volte. Enrico Marcoz © RIPRODUZIONE RISERVATA 18 italia: 51575551575557 Domenica 13 Luglio 2014 Corriere della Sera www.trony.it TRONY PRESENTA TV Ufficiale dei Mondiali di Calcio FIFA 2014 Vivi la passione, i colori, i suoni. TV KD-65X9005 Immagini 4K incredibili, audio di qualità superiore. 4K Ultra HD TV 3D da 65” (164 cm), TRILUMINOSTM, 4K X-Reality PRO, X-tended Dynamic Range, Motionflow XR800Hz, One touch mirroring NFC, Wi-Fi® integrato, Tuner Digitale Terrestre T2 e Satellitare integrati, audio nitido e potente con Magnetic Fluid Speaker, 2 paia di occhiali 3D, 2 telecomandi di cui 1 One Flick e Port Replicator inclusi, classe energetica B. Vinci 1 delle 1000 PlayStation® 4 in palio! Dal 2 Maggio al 13 Luglio 2014 acquista un TV Sony a partire da 42” (107cm) e partecipa all’estrazione di 1 delle 1000 PlayStation®4 in palio. Regolamento completo su www.sony.it/tv-promotion e presso l’agenzia “Promozioni & Concorsi” di Milano. SCEGLI LE GRANDI MARCHE IN OFFERTA ESCLUSIVA PER TE. In tutti i punti vendita Trony. Scopri la promozione Corriere della Sera Domenica 13 Luglio 2014 Cronache 19 italia: 51575551575557 Sport e omosessualità Cinque ori alle Olimpiadi, per l’Australia è un eroe Una virata dopo le smentite Thorpe si sfoga: sono gay Nella biografia il nuotatore scriveva: amo le donne I coming out Tennis Martina Navratilova Calcio Thomas Hitzlsperger Basket Il cestista Jason Collins Tuffi L’inglese Tom Daley Tennis La leggenda Billie Jean King Football americano La stella Michael Sam Tennis Amélie Mauresmo Perché non è una sorpresa? «Sì, sono gay». A qualche mese dai suoi 32 anni, Ian James Thorpe rivela quello che da anni nell’ambiente del nuoto era una certezza, malgrado un suo finto matrimonio su una spiaggia californiana con la bella ranista americana Amanda Beard — dall’oro olimpico alla copertina di Playboy — e tutte le smentite, la più forte e chiara il giorno della presentazione della sua autobiografia, «This is me», nell’ottobre del 2012: «Sono attratto dalle donne e un giorno spero di mettere su famiglia». «Sì, sono gay». La torpedine di Milperra, il tonno più veloce del mondo, come lo definì con ironia e rispetto il nostro Max Rosolino, esce allo scoperto in un’intervista, in onda oggi, a sir Michael Parkinson, su Channel Ten. L’intervista era blindata, ma uno spiffero così Le nozze Finto matrimonio su una spiaggia californiana con la ranista americana Beard alza l’audience. Ian Thorpe ha ancora un impatto mediatico enorme. Per gli australiani è una specie di Garibaldi, un simbolo non solo sportivo. Laggiù agli antipodi, i bambini non vengono portati nel campetto sotto casa a inseguire un pallone, ma buttati in una piscina praticamente neonati. Thorpe ha incarnato i valori di famiglia, sana attività fisica, unità nazionale. Era da tempo anche un’icona gay e secondo l’interpretazione più malevola, ma non irrazionale, sarebbe stato dissuaso da fare outing da parenti e sponsor, preoccupati per gli importanti contratti di sponsorizzazione, mantenuti sebbene non abbia più disputato una gara dall’Olimpiade del 2004. Un predestinato, Ian James, fin da quando, a 14 anni e cinque mesi, nel 1997, diviene il più giovane atleta a rappresentare l’Australia. Ha vinto 5 medaglie d’oro in due Olimpiadi (2000, 2004), altro record assoluto per lo sport australiano, 3 d’argento e una di bronzo. E poi 11 titoli mondiali, 22 primati del Mondo, solo per citare i titoli maggiori. Quella di Thorpe è la traiettoria perfetta per un romanzo epico in cui chi cade può risorgere solo se guarda in faccia la verità. La sua eccezionalità non è solo sportiva. Thorpe è stato capace di tirare una riga sull’acqua: il primo nuotatore a diventate milionario. La sua faccia, come un sudario, si srotola ovunque, da Sydney a To- Torino Le candeline dei gemelli centenari Francesco e Luisa Pace, due gemelli di Matera, hanno spento a Torino 100 candeline in mezzo ai familiari. kio, da Londra a Bombay. Pubblicizza qualsiasi cosa, dalle bibite agli orologi, dalle auto alle banche. Figlio di Margaret, un’insegnante che gli prepara le torte di cui è ghiotto e di Ken, un giardiniere che lo segue in modo riservato, rovescia il nuoto con i suoi costumoni in poliuretano, il sorriso eternamente stampato in volto e un’allenatrice che insegna storia dell’arte, la graziosa Tracy Menzies. Riesce a cambiare perfino le regole di un Paese un po’ calvinista come l’Australia, sempre in prima linea per lo sport pulito, che chiude occhi, bocca, orecchie e, soprattutto naso, quando, nel 2004, escluso dall’Olimpiade a causa di una fantozziana caduta dai blocchi ai Trials, Ian recupera il biglietto perché uno dei due qualificati, Craig Stevens, si ritira. Ufficialmente per stress, Torpedine L’australiano Ian Thorpe con al collo le medaglie vinte nel corso dell’Olimpiade di Sydney nel 2000. In quell’edizione dei Giochi è riuscito a conquistare nel nuoto maschile tre medaglie di oro e due di argento (Reuters) ufficiosamente per 150 mila dollari. Ok il prezzo è giusto per l’oro che Thorpe vincerà. Dopo quell’Olimpiade si prende un anno sabbatico dedicandosi alla pittura (dipinge quadri astratti), all’archeologia e alle biografie su Alessandro Magno, il suo personaggio storico preferito. Anche lui, sportivamente, muore giovane. La sua carriera finisce lì. Dopo l’anno sabbatico ne perde un altro per la mononucleosi. È la prima di una serie di malattie, incidenti, ricoveri per cui la sua vicenda umana buca le prime pagine. C’è, anche, dopo il ritiro nel 2006, un tentativo di ritorno nel 2011. «Voglio l’Olimpiade di Londra». Per riuscirci si trasferisce in Svizzera, dal discusso Gennadi Turetski già guru di Popov. Totale fallimento. A Londra va come ospite fisso di un programma notturno sulla Bbc. Con i suoi risolini addolcisce le battute al veleno di John McEnroe. Un successo clamoroso. Poi ripiomba nella depressione, di cui soffre da anni e nell’alcolismo. Nel 2014 finisce due volte in ospedale. La prima i poliziotti lo trovano che vaga in stato confusionale per le strade di Sydney. La seconda rischia di perdere un braccio. Adesso, liberatosi di un segreto che non aveva più senso mantenere, Ian Thorpe potrà godere della sua seconda vita, quella che gli fu regalata la mattina dell’11 settembre 2001 a New York. Quel giorno, mentre stava per salire sulle Torri Gemelle, si accorse che aveva dimenticato la macchina fotografica in hotel. Tornò indietro. Quella esistenza regalata l’ha tenuta come sospesa. Per lui il 12 settembre può essere oggi. Roberto Perrone © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 italia: 51575551575557 Domenica 13 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 13 Luglio 2014 Cronache 21 italia: 51575551575557 L’evento Le immagini del sito a meno di 300 giorni dall’inaugurazione. Entro un mese 35 Paesi saranno già al lavoro sui loro padiglioni 2 1 5 MILANO — Milleduecento uomini al lavoro, 200 camion che vanno e vengono, 60 betoniere a sputare cemento. Diciannove Paesi, e diventeranno 35 ai primi di agosto, già arrivati per realizzare il proprio padiglione. Calcestruzzo e acciaio. Polvere e rumore. La distesa di terra e fango sta prendendo forma. Gli uomini di Expo cercano di lasciare alle spalle le indagini e le polemiche sulle infiltrazioni della cupola degli affari in alcuni appalti. L’arrivo del magistrato Raffaele Cantone sta mettendo l’intero impianto in sicurezza e sta rasserenando i manager. Venerdì scorso il commissario generale Giuseppe Sala ha incontrato a Parigi i vertici del Bureau International des Expositions (l’organis m o c h e sovrintende le esposizioni) insieme con l’ingegnere Marco Rettighieri, che ha Il sito preso in mano il Abbiamo ca n t i e re d o p o presentato l’arresto del top manager Angelo al Bureau Paris. Ai delegati la tabella dei Paesi che dei lavori, hanno aderito alhanno grande l’evento è stato presentato il nuofiducia vo cronoprogramma dei lavori e il segretario generale Vicente Loscertales ha dato il benestare: «Sarà un successo», ripete. Si prospetta però un’estate di lavoro duro perché ormai mancano meno di 300 giorni all’apertura dei cancelli dell’Expo milanese e italiana, dedicata al tema della nutrizione: anzi, il cronoprogramma prevede già per aprile 2015 alcune giornate di «prove generali», i test per vedere se la macchina funziona. E dunque: «I lavori per le rimozioni, cioè per la sistemazione del milione e 100 mila metri quadrati che ❜❜ 3 1) Palazzo Italia in costruzione: 50 metri per 50, è alto quattro piani. Ospiterà uffici, sala convegni e la delegazione del governo. Sarà completato alla fine di gennaio: ci stanno lavorando 120 operai per sei giorni alla settimana 2) Tende del Decumano: la posa delle tende è completata al 60 per cento, mentre quella dei pali al 70. Il decumano è lungo 1.700 metri: sarà il centro dove si affacceranno tutti i Paesi 3) Cluster: sono costruzioni prefabbricate in acciaio che ospiteranno i Paesi che non hanno un padiglione singolo, e qui potranno presentare i loro prodotti 4) Lake Arena: la struttura in cemento armato sarà completata nella prima settimana di settembre, mentre per i giochi d’acqua bisogna aspettare la posa dell’albero della vita, in mezzo al lago 5) Architetture di servizio: conterranno i punti di ristoro, i bagni, su superfici che vanno da 200 metri a tremila metri quadrati. L’area sarà finita entro il 30 ottobre (Le foto sono di Massimo Zingardi) 4 Così nascono palazzo Italia e l’Expo «I lavori finiranno in tempo» come sanno bene gli ingegneri e gli operai che stanno traducendo in acciai e cementi l’ambizioso progetto degli architetti. Cinquanta metri per cinquanta, disposta su 4 piani, la struttura di Palazzo Italia dovrà essere consegnata per gennaio 2015. E si lavora anche lontano da qui: in alcuni vivai italiani si stanno coltivando le 20 mila piante che abbelliranno il sito insieme a 12 mila cespugli. Molti Paesi stanno invece preparando pezzi dei loro padister, gli spazi dove saranno riunite più glioni che qui verranno solo assemnazioni intorno allo stesso prodotto (il blati: questione di pochi mesi. riso, il caffè, le spezie, la frutta, i tuberi, Nel quartier generale della società si il cacao): prefabbricati di legno, accia- stanno mettendo a punto i contratti io e vetro, finiranno entro dicembre. per il personale che sarà impegnato Alla Lake Arena si stanno ultimando i durante i sei mesi: un esercito di oltre getti delle gradinate, gli augelli per i 11 mila persone al giorno solo sul sito giochi d’acqua sono tutti installati e espositivo, «e questo è già lavoro vero, nel centro è pronta la pedana su cui al di là degli indotti che non siamo in sorgerà l’Albero della vita, simbolo di grado di quantificare per il commerExpo. «Non abbiamo grandi problemi. cio, il turismo, la ristorazione», punAnche se è un po’ caotico, arriveremo tualizza Sala rispondendo a chi ha rein tempo», garantisce Gianpietro Mez- centemente denunciato il fatto che zogori, direttore del cantiere. Il lavoro non si vedono i posti di lavoro annunpiù complesso è quello per ciati. Questi ci sono: dalla vigicostruire Palazzo Italia, lanza (1.900 persone) alla Area Expo mobilità interna, dai fornitori di merce a chi si dovrà occupare di pulizie a ritiro dei rifiuRho Duomo ti, dagli addetti alle casse all’assistenza agli ospiti. E poi il MILANO personale della società e quello dei Paesi: la Germania ad esempio ha già annunciato che avrà bisogno di 250 persone operative al giorno, alternate su due turni visto che Expo sarà aperta dalle 10 del mattino fino, in alcune giornate della settimana, alle 23. Lavoro per il futuro. E molto lavoro da fare, adesso. Ritmi forzati per allontanare lo spettro dell’inchiesta Migliaia di operai, ad aprile previste le prove generali ospiteranno l’evento, sono ormai al 90 per cento. Quelli invece della piastra, l’ossatura di Expo, sono al 60 per cento», introduce Romano Bignozzi, responsabile del programma dei lavori, che ha memorizzato tabelle e schede in cui tutto è organizzato alla giornata e non si può sgarrare di un’ora. Il decumano è l’asse principale lungo il quale sorgeranno i padiglioni dei Paesi: le tende che faranno da copertura sono quasi tutte installate e nel primo tratto è già stato posato l’asfalto rosso su cui si camminerà. Ai lati, sono recintati i terreni occupati dai Paesi: dicevamo che 19 sono già arrivati, hanno completato o stanno completando scavi e fondazioni. Ad agosto saranno in 35, dei 55 attesi: e sono i Paesi più importanti. Germania, Svizzera e Giappone sono stati i primi e gli altri seguono a ruota. Giovedì, ad esempio, toccherà agli americani prendere possesso del loro appezzamento ed è previsto un collegamento con il vicepresidente John Kerry. Passa un camion dell’impresa Maltauro, quella finita nel mirino dell’inchiesta sulle tangenti, quella che il presidente dell’Autorità Anticorruzione chiede di commissariare parzialmente, affidandosi a un amministratore straordinario per poter portare a termine i lavori e che invece il Tar vorrebbe sostituire con l’impresa seconda arrivata nella contestata area. Una gara da 55 milioni per realizzare le attrezzature di servizio: sono le palazzine che ospiteranno bagni, punti di ristoro, servizi vari e che sono in fase avanzata, alcune già con vetri e serramenti. Così per i clu- 180 1.900 Giorni È la durata del contratto che sarà fatto a 11.000 persone impiegate all’interno dello spazio espositivo. In questi giorni si stanno mettendo a punto i termini dei contratti a tempo determinato La sicurezza Le persone che saranno impiegate per garantire la sicurezza (e la sorveglianza) sull’intera area dell’Expo sono 1.900. Ciascun Paese, in generale, utilizzerà un numero di addetti diverso: solo la Svizzera ha chiesto 250 persone 2 3 1 5 4 3 Elisabetta Soglio © RIPRODUZIONE RISERVATA SU CORRIERE.IT Guarda il video in anteprima con il viaggio dentro il cantiere Expo 22 Cronache Domenica 13 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Ospiti celebri I luoghi del cuore per i turisti stranieri Italia Non solo spiagge Il vino sardo che piace agli inglesi John Brunton, dal quotidiano inglese The Guardian, esalta le virtù del vino sardo: «Il Cannonau è il vino simbolo della Regione. La maggior parte dei vini di qualità migliore sono prodotti nel triangolo che si estende tra l’idilliaca costa che va da Orosei (foto sopra) e Bari Sardo fino all’interno montuoso di Atzara». Il New York Times celebra invece le spiagge sarde come le migliori del Mediterraneo, mentre nella sua edizione domenicale il britannico Sunday Times ha indicato la Sardegna tra le sue favorite per il turismo per famiglia. © RIPRODUZIONE RISERVATA Tutti a Roma, Milano e Firenze Ma il primato spetta al Veneto E chi vuole sposarsi va in Puglia «Una bella favola»: così Gregory Peck definisce di fronte allo sguardo incantato di Audrey Hepburn le sue Vacanze romane. Sono passati oltre sessant’anni, ma il fascino dell’Italia rimane quello che ammaliava la giovane protagonista del film: storia, bellezza e la promessa, per quanto fuggevole, del buon vivere. A cambiare sono i turisti, non quello che cercano in Italia. E cioè «il sogno», come lo definisce Ettore Cucari, presidente della Federazione Italiana Associazioni Imprese di Viaggi e Turismo (Fiavet) per la Campania. Così, oggi come allora, Roma rimane in testa alla classifica dei luoghi più amati dagli stranieri in Italia, secondo i dati dell’Hotel Price Index di Hotels.com relativi ai primi sei mesi di quest’anno. E ai primi posti ci sono quasi tutte città d’arte: in ordine Venezia (amata soprattutto da americani, francesi e spagnoli); Milano (sinonimo, con la moda, dello stile italiano e meta privilegiata da russi, svizzeri e giapponesi); Firenze (scelta soprattutto da statunitensi e spagnoli). E poi Sorrento, da sempre rifugio magico in particolare per gli inglesi. I cinesi e le Cinque Terre Intanto altre tipologie di turisti scoprono l’Italia in modo nuovo. Come i cinesi, per i quali la crescita di presenze è stata a due cifre. Una volta arrivavano a gruppi, intruppati negli autobus in rapido passaggio da una città all’altra (Milano, Roma e Vene- In Toscana le nozze delle celebrità Secondo una ricerca di Jfc, società che svolge attività di consulenza turistica, nel 2012 seimila coppie straniere si sono sposate in Italia. Dove? In Toscana (43,5%), seguita da Costiera Amalfitana (9,9%) e Umbria (7,7%). Tra le città, Firenze (foto sopra), che a maggio ha ospitato il matrimonio di Kim Kardashian e Kanye West, Venezia (qui si è sposato Woody Allen con la giovane Soon-Yi Previn), Verona e, tra le località emergenti, il Salento: Savelletri, scelta da Justin Timberlake e Jessica Biel. Matrimonio vip anche nel borgo di Bernalda, in Basilicata, dove si è sposata Sofia Coppola. © RIPRODUZIONE RISERVATA Le nozze all’italiana Anche se nella geografia dell’Italia del cuore compaiono nuovi luoghi, sono sempre declinazioni della felicità promessa dal Belpaese. È il caso della Puglia, che negli ultimi anni ha ospitato alcuni dei matrimoni più esclusivi al mondo. Hanno cominciato le star americane Justin Timberlake e Jessica Biel, che nell’ottobre 2012 hanno celebrato le loro nozze a Borgo Egnazia, vicino a Savelletri, in provincia di Brindisi: 80 invitati per una festa da 5 milioni di euro. Hanno proseguito arabi e indiani: «Alcune agenzie londinesi di extra lusso stanno proponendo la nostra regione, soprattutto i paesi tra Ostuni e Fasano, per ospitare nozze milionarie. Ne abbiamo avute una decina in un anno», spiega Giuseppe Pagliara, pugliese, amministratore delegato della Nicolaus Tour (uno dei più grandi tour operator italiani specializzati nell’accoglienza di turisti di fascia alta). «La settimana scorsa un indiano, il nome non posso dirlo, ha prenotato tutti i resort a cinque stelle della zona: centinaia di posti. Per fine agosto è previsto l’arrivo di dieci voli privati, sempre dall’India, per un’altra cerimonia — prosegue Pagliara —.La chiave di questo nuovo successo è semplice: il fascino romantico dell’Italia, la sua cucina, i paesaggi unici con le colline che arrivano sul mare. E poi servizi di massimo livello, che garantiscono comfort e sicurezza». Bellezza lontano dalle masse, in questo caso. mis), ma anche per l’enogastronomia, i viaggi di nozze, il golf e il turismo legato al benessere. Come i russi, che hanno «scoperto» il mare: frequentano Rimini (+10% le presenze nel 2013) e Riccione. O, se sono ricchi la Versilia, Capri e la Costiera Amalfitana, la Costa Smeralda. ARRIVI DEGLI STRANIERI NELLE REGIONI ITALIANE Dove si sta più a lungo La meta di arrivo 3% Altre località Altre località Località termali Località collinari e di interesse vario 9% 9% Città di interesse storico e artistico Località montane 5% 11% Località marine Località lacuali 17% Località termali 33% Città di interesse storico e artistico 45% 3% 11% 13% 4% 24% 13% Località collinari e di interesse vario Località montane Località marine Località lacuali X TRENTINO ALTO ADIGE 25.722.989 Classifica delle città più visitate FRIULI VENEZIA GIULIA 4.263.162 PIEMONTE 5.126.185 VALLE D’AOSTA 1.130.915 VENETO 40.387.375 LOMBARDIA 19.074.599 3 Le feste zia) e da un outlet di periferia all’altro. Ora, spiega Giancarlo Dall’Ara in Il mercato turistico cinese (Franco Angeli), i «nuovi» cinesi amano località meno scontate: Napoli, Lago di Como e le Cinque Terre. Viaggiano spesso da soli e scelgono il Belpaese per lo shopping (moda in pri- Non solo in gruppo I «nuovi» cinesi amano località meno scontate, come il Lago di Como o le Cinque Terre Torino Lago di Garda 20 Milano 12 Sirmione 13 8 Verona Venezia 18 2 Genova 4.669.572 LIGURIA Bologna LA MAPPA 6 Rimini 4 Invece di riprodurre l’Italia nelle sue proporzioni reali (come appare nella figura in grigio sulla destra), la mappa a fianco ridisegna le singole regioni italiane in base al numero di presenze, cioè di giornate di vacanza, dei turisti stranieri. Quanto più sono le presenze registrate, tanto più grandi appaiono le regioni e viceversa EMILIA ROMAGNA 9.632.676 MARCHE 1.854.481 14 ABRUZZO 1.030.797 Firenze 9 Pisa 17 TOSCANA 22.307.426 UMBRIA 2.068.932 Siena Alghero 10 SARDEGNA 4.400.649 BASILICATA 148.094 Roma MOLISE 41.813 1 LAZIO 20.516.459 I PAESI DI PROVENIENZA CAMPANIA 7.976.125 Napoli PUGLIA 2.286.595 7 5 16 Sorrento Positano Palermo 11 America Latina Altri Paesi 34,1% 2,6% Giappone Olanda 2,8% 3,8% Austria Francia Germania 4,9% 7,1% Svizzera Spagna 4,1% 3,5% CALABRIA 1.645.323 19 Taormina Catania 22,2% SICILIA 6.310.821 Regno Unito 5,4% 15 Stati Uniti 9,4% Fonti: Agenzia Nazionale del Turismo, Enit, Hotel Price Index - Hotel.com Corriere della Sera / Mirco Tangherlini Il «mare di Germania» La parte del leone la fa comunque il turismo di massa tradizionale: l’Italia è amata soprattutto da tedeschi (circa 12 milioni, pari al 22% del totale) americani, francesi (primi, dell’area mediterranea, per arrivi) e inglesi (il Regno Unito detiene la quota maggiore dei flussi in partenza dall’area nord-europea, pari all’85,3%). Chi viene dalla Germania in particolare cerca nella Penisola quello che non trova nel proprio Paese: clima mite, mare caldo, ambienti naturali in cui rilassarsi, e — di nuovo — buona cucina. «Nella nostra regione, il Trentino Alto Adige, i tedeschi visitano soprattutto il Lago di Garda», dice Paolo Manfrini, amministratore delegato di Trentino Marketing, agenzia di promozione turistica della Provincia autonoma di Trento. «Vogliono relax e quella che in gergo si chiama “vacanza attiva”: sport all’aria aperta, dalla bicicletta alla vela, sole e natura». Sono gli stessi motivi per cui amano regioni come il Veneto, la Toscana o la Sardegna, preferite spesso per le più lunghe villeggiature estive. Vale altret- Riposo e movimento I tedeschi da noi cercano non solo il relax, ma anche sport all’aperto ed escursioni tanto per gli inglesi, che privilegiano però la Toscana e l’Umbria. Il ruolo della tradizione Dietro queste scelte ci sono spesso ragioni storiche. «La cancelliera della Germania Angela Merkel viene a Ischia così come i suoi compatrioti facevano già nel ‘700: è da sempre l’isola dei tedeschi, che la sceglievano per le terme», spiega il presidente di Fiavet Campania Ettori Cucari. Lo stesso vale per Sorrento e gli inglesi. Capri è diventata una delle mete preferite del turismo di lusso perché è stata scelta secoli fa da intellettuali e scrittori. E proprio alla letteratura, a partire dalla Verona di Shakespeare, e poi al cinema dobbiamo molto di quello che Cucari definisce «turismo spontaneo»: gli stranieri attirati da una fama costruita sul passato. «Gli americani conoscono la Capitale o Pompei dai colossal sulla Roma antica. Ma — avverte Cucari — bisogna lavorare meglio sulla promozione per far conoscere l’Italia del presente». Non a caso, da un paio d’anni, Berlino ha superato Roma nella classifica delle città più visitate in Europa. Carlotta Lombardo Elena Tebano © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 13 Luglio 2014 Cronache 23 italia: 51575551575557 Nella Penisola A sinistra Stendhal, il più simpatico e generoso dei «forestieri» arrivati nella Penisola, ritratto da Anselmi. A destra, il «Ritratto di Goethe nella campagna romana» di Johann Heinrich Tischbein. Goethe ammirò le bellezze di Roma, ma apprezzò soprattutto la Sicilia e Napoli, nonostante la scomodità delle locande e l’inatteso freddo primaverile che lo costrinse a comprare un cappotto da marinaio. A Trento, sulla strada del ritorno, annotò che gli sembrava di tornare da «una spedizione in Groenlandia o dalla pesca della balena» La ricerca A Verona la piazza più amata Sui canali Sopra, Ernest Hemingway al mercato di Rialto a Venezia nel 1948. Accanto, il poeta russo Iosif Brodskij che trascorreva regolarmente le vacanze di fine anno in Laguna «La più sbalorditiva d’Italia, il vero cuore pulsante della città scaligera». Così il quotidiano britannico The Guardian ha definito piazza delle Erbe a Verona (foto sopra). Secondo una ricerca della Fondazione Marilena Ferrari, che ha monitorato 100 testate estere, proprio la piazza scaligera è la più apprezzata d’Italia. Gli scrittori Il «Gran Tour» nel Seicento divenne l’iniziazione alla vita adulta «Si trova qui la chiave di tutto» L’estasi da Goethe a Hemingway © RIPRODUZIONE RISERVATA La classifica La visita di Henry James: vivo con la penna in mano di PAOLO DI STEFANO «Quando viaggiare era un’arte». Così si intitolava un bel saggio di Attilio Brilli, esperto di Gran Tour e di letteratura odeporica. Il viaggiare in Italia era spesso un’arte per l’arte: non più soltanto lo studio e il commercio, ma a partire dal Seicento era diventato solo un piacere, il richiamo della cultura classica, dell’aria salubre e del paesaggio rigoglioso. Il Gran Tour viene battezzato così da Richard Lassels nel 1697 e diventerà una tradizione: si parte dal Nord e passando per la Francia si arriva in Italia, Venezia, Roma, Napoli, Sicilia, e ritorno. Un’iniziazione verso la vita adulta per intere generazioni di giovani aristocratici e borghesi inglesi, irlandesi, tedeschi, scandinavi, americani. I diari e taccuini del loro «viaggiare sedentario» (comodamente in carrozza) puntano sul pittoresco: aneddoti, scenette di costume, incontri, bozzetti, scorci naturali, meglio se selvaggi e incontaminati. E poi c’è l’arte, a volte talmente inebriante da creare effetti di vertigine e di incredulità. «Vivo con la penna in mano», disse Henry James nel 1873, trovandosi in quella città-museo che era, per lui e per altri, Roma. Il suo «cuore ameri- cano» rimase estasiato e non rinunciava a registrare nulla. Per non dire di Goethe, sopraffatto dall’atmosfera romana al punto da confessare che raramente aveva respirato la stessa serenità e la stessa calma. Ma l’autentica rivelazione, per l’autore del Werther, era stata Napoli, nonostante la scomodità delle locande e l’inatteso freddo primaverile che lo costrinse a comprare un cappotto da marinaio. In cammino sulle pendici del Vesuvio in fase di debole eruzione rimase spaventato da quell’«informe orribile ammassamento che di continuo divora se stesso e dichiara guerra a ogni senso del bello». E spingendosi più a Sud, le sorprese non sarebbero finite se in Sicilia esclamò: «È qui la chiave di tutto». Il suo viaggio in Italia fu l’immersione in un mito, ma anche un’avventura dello spirito. E a Tren- to, sulla strada del ritorno da Roma e Napoli, annotò che gli sembrava di tornare da «una spedizione in Groenlandia o dalla pesca della balena». Qualche tempo prima, il barone di Montesquieu era stato più cauto, diviso com’era tra lo sconcerto per la corruttibilità politica e morale, la povertà stracciona, l’ignoranza diffusa e la bellezza quasi erotica dei palazzi, dei giardini, delle acque. A Venezia non apprezzò i poco devoti pellegrini di San Marco: «Non posso amare una città dove nulla ci imponga di essere gentili e virtuosi». A Milano andò in estasi per la «signorilità dei salotti» e per «il cioccolato e i rinfreschi». Definì Torino «il più bel villaggio del mondo». Di fronte a Raffaello pronunciò una frase da antologia: «Non è pittura, è la natura stessa». E come si può dimenticare Henri Beyle, ovvero Stendhal, il più simpatico e generoso dei «forestieri» arrivati nella Penisola. Pensava di trovare lo scenario ideale per indimenticabili storie d’amore, ma rimase deluso: «In questi affari di galanteria non ho esperienza», ammise, e si accontentò (si fa per dire) della «felicità delle emozioni» che solo qui trovava. Tutt’altro sguardo rispetto all’acidità con cui Mark Twain descrisse il «paese in bancarotta» dove «non c’è una solida base per opere grandiose» e dove l’olfatto (a Venezia) è offeso dal fetore dei canali. Anche se poi, nei pressi di Como, usa accenti poetici al cospetto di certi spettacoli notturni: «Ville sontuose imbiancate dal chiaro di luna risaltavano dal chiaro fogliame che giaceva nero e informe». Se si salta a piè pari dentro il Novecento, ci si imbatte in Hemingway ❜❜ Goethe ❜❜ Stendhal ❜❜ Hemingway L’Italia senza la Sicilia non lascia nello spirito immagine alcuna Ville sontuose imbiancate dal chiaro di luna risaltavano dal fogliame che giaceva nero e informe (a Como) Oggi ho attraversato la valle più bella del mondo (la Val Trebbia) che scia a Cortina. Febbraio 1923. Nel 1945 lo troviamo corrispondente di guerra in val Trebbia: «Oggi ho attraversato la valle più bella del mondo», scrive. E nel 1948 lo vedremo immerso nel tepore autunnale del Lago Maggiore, dove esalta Stresa «meravigliosamente vuota e tranquilla». Ma è chiaro che ormai il sentimento romantico alla Byron per il Belpaese è un ricordo lontano. Con qualche eccezione, certamente più temperata ma non per questo meno notevole. Il poeta russo Iosif Brodskij decise di trascorrere regolarmente le sue vacanze di fine anno a Venezia, che trovava estasiante come «quando tocchi il seno della tua amata... o le sue spalle». Un altro poeta, il francese Yves Bonnefoy, adottò la campagna tra Toscana, Umbria e Marche come il suo «entroterra» più prossimo: tutt’altro che un mito solare e turistico. Bonnefoy non ignora che al di là delle colline, delle torri medievali, dei corsi d’acqua, dei villaggi antichi, dei maestri di etica dell’arte rinascimentale, degli amati Paolo Uccello e Piero della Francesca, altrove «si pronunciano bizzarri incantesimi per allontanare i demoni gettandosi fave dietro le spalle». Insomma, una terra quasi ideale. La buona reputazione lombarda Tra le 20 città europee da visitare l’Huffington Post mette Firenze al 15° posto, per arte (Uffizi, Duomo, Galleria dell’Accademia), romanticismo (Ponte Vecchio) e vista mozzafiato (Piazzale Michelangelo). Milano (24° posto, foto sopra) è invece l’unica italiana nella lista del Guardian delle 25 città che godono di una buona reputazione nel mondo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il Giardino di Ninfa © RIPRODUZIONE RISERVATA Il personaggio Il bilancio del giornalista del «Financial Times» dopo sette anni L’ex corrispondente: la Capitale? Somiglia ai Balcani «Traffico e burocrazia sono soffocanti È una grande bellezza che cade a pezzi» ROMA — A parte il gelato al lampone del bar Giolitti e la chiesa di Sant’Andrea delle Fratte (su quasi mille che ce ne sono, quella dietro il suo ufficio di via della Mercede), nella casella dei pregi di Roma, stilata dall’incontentabile Guy Dinmore, per 7 anni corrispondente del Financial Times, il giorno prima di tornarsene a Londra, c’è molto poco, se non un generico tributo al cibo («Wonderful»), della bellezza «travolgente» della Città Eterna. Mentre quella dei difetti è strapiena: traffico mostruoso, burocrazia bizantina, tasse altissime, corruzione, trasporto pubblico insufficiente, strade invase da bande di ladri e mendicanti. Non si salva nemmeno il celebrato ponentino, ignorato. Anzi l’articolo (e il titolo «Crumbling beauty», bellezza che cade a pezzi, già dice tutto) si apre con la descrizione di piogge torrenziali che quasi gli sfondano il tetto di casa e del vicino del piano di sopra, agli arresti domiciliari, che lo accoglie prestandogli dei secchi. «Agli amici che mi invidiano spiego sempre che a Roma in un anno piove molto più che a Londra, solo che l’acqua è tutta concentrata in pochi mesi». Tombini otturati, strade allagate, un traforo di buche sempiterne nell’asfalto che innescano «dibattiti angosciati sul deterioramento delle infrastrutture e sui sindaci incompetenti, incapaci di fermare il declino inarrestabile della città». Poi tutto resta com’è. Il maltempo Acqua alta fuori stagione in Laguna Acqua alta a Venezia. Fenomeno poco usuale a luglio. È il risultato delle abbondanti piogge che si sono abbattute in questi giorni nel Nord Italia, e in particolare nel Veneto. Così i turisti hanno potuto ammirare una Venezia quasi autunnale (Pattaro/Vision) © RIPRODUZIONE RISERVATA E quel che non annega sotto i temporali, secondo Dinmore affoga nei debiti, tant’è che «interi quartieri spesso restano al buio di notte perché vengono spente le luci». Sotto elezioni, annota l’ex corrispondente del FT, i candidati promettono di risanare Roma «ma poi non succede niente». Si intuisce lo stupore british quando racconta che «il sindaco Ignazio Marino ha fatto la questua tra gli ambasciatori perché i rispettivi governi finanzino i restauri.». I discendenti di Cesare, secondo Dinmore, sono «per usi e costumi sociali più simili agli abitanti dei Balcani e del Medio Oriente, che agli europei», abituati a «superare gli ostacoli quotidiani contando sulle conoscenze e sui favori». Ma passeggiare tra i Fori in un tramonto d’estate, quando le orde dei turisti se ne sono andate, non ha paragoni». Giovanna Cavalli © RIPRODUZIONE RISERVATA A Latina il rifugio dei romantici Il Giardino di Ninfa (foto sopra), a Cisterna di Latina, è per il New York Times il più romantico e bel giardino del mondo. Qualche tempo fa il quotidiano The Guardian, nella sua rubrica di viaggi, celebrava invece i Giardini La Mortella di Ischia, vincitori dell’Horticultural Tourism. © RIPRODUZIONE RISERVATA 24 italia: 51575551575557 Domenica 13 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 13 Luglio 2014 25 italia: 51575551575557 Economia CorrierEconomia Il colloquio Parla il nuovo commissario del gruppo siderurgico: «Nessuna ostilità verso la famiglia Riva, se ci sono proposte la porta è aperta» DENARO ELETTRONICO E SCHIZOFRENIE DI SISTEMA S chizofrenie. Si insiste per l’abolizione del contante, si dice a commercianti, artigiani e professionisti che devono dotarsi dei Pos per leggere le carte di pagamento, ma si varano leggi che penalizzano chi usa il denaro elettronico. Il 29 luglio entrerà in vigore il decreto numero 51 del 2014 che reintroduce, su base volontaria (da parte delle emittenti di carte), le commissioni sulla benzina per i rifornimenti sotto i 100 euro. «Noi non le applicheremo», ha dichiarato CartaSi al «CorrierEconomia» in edicola domani con il «Corriere della Sera», che dedica alle carte di credito la copertina (e suggerisce come risparmiare). Ma altri forse sì, mentre i costi dei pagamenti digitali restano alle stelle. Il canone medio delle carte di credito è salito in un anno da 31,8 a 33 euro. Per prelevare denaro contante (operazione sconsigliata) la commissione media è del 3,8%, come dire oltre dieci euro ogni 300 ritirati. La commissione per chi paga in valuta è poco trasparente e doppia (spesso si somma quella applicata dalla banca a quella dell’emittente, più la variazione sui tassi di cambio). Gli interessi per chi sceglie le carte revolving, con il rimborso a rate, sono scesi di oltre un punto nei 12 mesi, è vero (dal 21,9% al 20,5%), ma restano il doppio dei prestiti personali. Se si spendono con questo sistema 1.500 euro e si restituiscono i soldi a 100 euro al mese, il costo dell’operazione potrà essere fra i 131 e i 226 euro. I calcoli sono dell’Università Bocconi, che per «CorrierEconomia» ha analizzato 18 carte di credito tradizionali e dieci carte revolving. E allora non stupiamoci se restiamo al 22esimo posto su 26 Paesi nella diffusione delle carte di pagamento: 31 operazioni l’anno per abitante nel 2013 (dati Bce), meno della metà della media europea. Dopo di noi solo Ungheria, Romania, Grecia, Bulgaria. Alessandra Puato © RIPRODUZIONE RISERVATA L’opposizione al decreto approvato giovedì scorso dal consiglio dei ministri? «Francamente incomprensibile. Le casse dell’Ilva sono vuote e, senza quel provvedimento, non sarebbe stato possibile pagare gli stipendi». L’utilizzo dei capitali sequestrati ai Riva dalla magistratura di Milano per il finanziamento del gruppo? «Era previsto nel testo iniziale ma è nella parte stralciata perché ci sono dei problemi giuridici che vanno risolti». Le dimissioni di Edo Ronchi, il subcommissario per l’ambiente? «Ha svolto un ruolo prezioso e, per quanto mi riguarda, spero che ci ripensi». Piero Gnudi, il nuovo commissario straordinario dell’Ilva, sta cercando di sbrogliare una matassa assai complicata. «Entro la settimana prossima», conferma, «cominceranno gli incontri con le banche per ottenere un finanziamento ponte», mentre ArcelorMittal «sta terminando l’analisi dei numeri aziendali e deciderà se avviare la fase delle trattative ma, in caso contrario, altre tre, quattro multinazionali si sono fatte avanti». Davvero non c’è più liquidità disponibile? «La situazione», risponde Gnudi, «è di massima urgenza. Manca il denaro per acquistare la materia prima necessaria per alimentare gli impianti, che va pagata subito. La prova provata della stretta finanziaria è che abbiamo dovuto rimandare al mese prossimo il pagamento dei premi ai dipendenti. Il ministro, Federica Guidi, è stata il motore del decreto e si è spesa molto per portarlo a casa. Mi spiace che la portata del successo ottenuto venga sottovalutata». In effetti nei giorni scorsi l’Ilva ha bussato alle porte delle banche, ma la risposta è stata secca: nessuna disponibilità senza la cosiddetta prededuzione, cioè la possibilità di ottenere il rimborso dei prestiti in via prioritaria nel caso di fallimento, resa possibile dal decreto. Ma nella versione finale manca la parte che prevedeva la richiesta alla magistratura milanese di utilizzare le somme sequestrate ai Riva, in totale 1,8 miliardi di euro, per il risanamento ambientale dell’Ilva. Questo spiega la reazione negativa dei sindacati? «Può essere, ma sbagliano», dice Gnudi, «perché la questione resta all’ordine del giorno. 1,8 miliardi la somma sequestrata alla famiglia Riva dalla magistratura e che potrebbe essere utilizzata per il risanamento ambientale dell’Ilva Gnudi: «La cassa dell’Ilva è vuota Ma l’azienda resta forte sul mercato» «Subito un finanziamento ponte», in settimana incontro con le banche Chi è Piero Gnudi, commercialista bolognese di 76 anni, è stato ministro del Turismo e dello sport del governo Monti, e prima presidente di Astaldi, Enel, Terna, Wind, Rai e commissario per lo scioglimento dell’Iri Abbiamo dovuto sospenderne l’approvazione perché in consiglio dei ministri sono stati sollevati dubbi sulle tecnicalità giuridiche che occorre chiarire. Ora se ne stanno occupando gli uffici legali». Di sicuro le reazioni al decreto pesantemente negative sono legate anche alle dimissioni del subcommissario per l’ambiente Ronchi. «Il problema non riguarda il ministero per lo Sviluppo economico», spiega Gnudi. «Ronchi ha svolto un ruolo utile e spero che ci ripensi perché era un collaboratore prezioso. Detto ciò, continuo a non capire il comportamento ostile dei sindacati, che hanno demolito l’intero decreto». La mancanza di liquidità in cassa giustifica una domanda di base: l’Ilva è una società decotta? In proposito Gnudi non ha dubbi di sorta. «Tutt’altro», sostiene. «L’azienda è estremamente efficiente e si è trovata in difficoltà per vicende esterne. E’ lo stabilimento siderurgico più importante d’Europa e non è per niente fuori mercato. Oggi per costruirne uno analogo sarebbero necessari 15-20 miliardi di euro. Pensi che è il doppio della città di Taranto, ha 100 chilometri di ferro- vie interne, 65 chilometri di strade. Non solo. Si trova in una posizione geografica privilegiata, al centro del Mediterraneo e vicino a un porto adeguato. In più, oltre all’altoforno di Taranto, il gruppo ha altre attività importanti e redditizie, per esempio a Genova e Novi Ligure». Detto ciò il problema è come uscirne. Sotto questo aspetto l’arrivo di Gnudi, come spiega lui stesso, ha segnato una svolta: «La priorità assoluta, oltre alla realizzazione puntuale di quanto è previsto dal piano ambientale, è diventata la ricerca di un nuovo azionista. La considero il punto di partenza obbligato perché nel mondo dell’acciaio è in corso una grande con- ❜❜ Gli stipendi Bene la ministra Guidi, senza il decreto non ci sarebbero state le risorse per pagare gli stipendi centrazione e l’Ilva è un gigante in Italia ma non ha dimensioni adeguate per reggere la concorrenza internazionale. La prima verifica avviata è con ArcelorMittal, il gruppo più importante in Europa». Contatti in cui i Riva, che rimangono gli azionisti di controllo dell’Ilva, non sono stati coinvolti. Di sicuro, nonostante abbiano evitato qualsiasi polemica pubblica o gesto di rottura, non hanno gradito il fatto che la concorrenza abbia potuto consultare numeri riservati. Non le viene il dubbio che abbiano ragione? «Siamo stati molto attenti a far vedere soltanto quello che è opportuno», sostiene Gnudi, che aggiunge: «Non si può pretendere che decidano d’impegnarsi in una operazione così rilevante a scatola chiusa». Più in generale i Riva sono molto critici perché ritengono di essere tenuti ai margini di quanto sta accadendo. È una vostra scelta? «Non li capisco proprio», conclude Gnudi. «Il ministro ed io siamo sempre disponibili. Qui, se hanno suggerimenti o proposte, la porta è aperta». Fabio Tamburini © RIPRODUZIONE RISERVATA La lettera ai sindacati Dopo i tagli, le prime restituzioni in busta paga: 8 euro al mese E il San Raffaele rimborsa i dipendenti MILANO — Dopo il crac, i conti (quasi) in pareggio. Così il San Raffaele di Milano restituisce agli infermieri i soldi tolti dallo stipendio all’epoca del salvataggio dell’ospedale che fu di don Luigi Verzé. Viene ridata una minima parte della retribuzione tagliata al personale socio sanitario e amministrativo: 8 euro al mese, per una busta paga tipo. Una somma esigua, ma significativa, dimostrazione che si è conclusa l’operazione di risanamento del San Raffaele, finito nel 2011 al centro di un clamoroso fallimento per 1,5 miliardi di debiti. Con l’acquisto all’asta per 405 milioni nel gennaio 2012 da parte del Gruppo San Donato (guidato dalla famiglia Rotelli), per l’ospedale sono finiti i tempi delle spese folli: e anche i lavoratori sono stati costretti a dare il loro contributo per evitare 244 licenziamenti. Tra mille polemiche — e l’accusa pesantissima rivolta al Gruppo San Donato di volere speculare sul risanamento dell’ospedale — nel maggio 2013 è stato firmato un accordo per ridurre le indennità infermieristiche e i super-minimi: tutte voci extra rispetto allo stipendio di base, ma che complessivamente hanno fatto perdere ai lavoratori un milione e 600 mila euro l’anno (pari al 9% in media della retribuzione, con criteri di progressività e proporzionalità). Adesso il cambio di rotta, annunciato con una lettera ai sindacati dall’amministratore delegato Nicola Bedin: «Benché la Nicola Bedin, Gruppo San Donato strada da percorrere sia ancora incerta è corretto affermare che un’azienda che era sostanzialmente fallita può oggi considerare realistico il traguardo di condizioni stabili, aprendo inoltre ad importanti investimenti per attività di adeguamento strutturale e tecnologico dell’ospedale (per quanto consentito, peraltro, dalle misure governative e regionali di politica sanitaria, che hanno già così fortemente inciso e che ci auguriamo fortemente non continuino a farlo)». Nel 2013 il San Raffaele ha chiuso con una perdita di 4 milioni contro i 65 del 2012. Il risultato è stato ottenuto con un piano di contenimento della spesa che ha visto, tra l’altro, la revisione di tutti i contratti per le forniture ospedaliere. Chi finora ha avuto un taglio di 50 euro mensili passa a una riduzione di 42. In gioco complessivamente ci sono 250 mila euro l’anno. Simona Ravizza sravizza@rcs.it © RIPRODUZIONE RISERVATA ESTRATTO BANDO DI GARA Si rende noto che, sulla GUUE 2014/S 113-198578 del 14 giugno 2014, è stato pubblicato il bando di gara relativo alla procedura aperta informatizzata n. rfq_303961 per il noleggio di apparecchiature multifunzione e stampanti a basso impatto ambientale, dei servizi connessi e opzionali e per la gestione in service del flusso documentale, manutenzione di apparecchiature di proprietà dell’Amministrazione e fornitura di materiali di consumo - CIG5802352C55 - Valore a base d’asta € 5.750.000,00 IVA esclusa. Criterio di aggiudicazione: offerta economicamente più vantaggiosa. Termine per il ricevimento delle offerte: 22/07/2014 ore 13:00. Le modalità di partecipazione, punti di contatto e altre informazioni sono riportate nel disciplinare di gara e suoi allegati, scaricabili integralmente dal sito istituzionale www.regione.sardegna.it, sezione “Servizi alle imprese - Bandi e gare d’appalto” e www.sardegnacat.it. Il Direttore del Servizio provveditorato della Direzione generale enti locali e finanze Dott.ssa Cinzia Lilliu ESTRATTO BANDO DI GARA Si rende noto che, sulla GUUE 2014/S 124-221173 del 02/07/2014, è stato pubblicato il bando di gara relativo alla Procedura aperta per l’affidamento dei servizi di vigilanza armata, portierato, custodia, manutenzione impianti di sicurezza presso gli immobili della regione autonoma della Sardegna e lavaggio autoveicoli - Lotto 1 - CIG 58259058E3 € 26.300.000,00 - Lotto 2 - CIG 5825959574 € 4.600.000,00 - Lotto 3 - CIG 5826043AC4 € 6.700.000,00 IVA esclusa. Criterio di aggiudicazione: prezzo più basso. Termine per il ricevimento delle offerte: 04/09/2014 ore 13:00. Richiesta chiarimenti entro 28/07/2014. Le modalità di partecipazione, punti di contatto e altre informazioni sono riportate nel disciplinare di gara e suoi allegati, scaricabili integralmente dal sito istituzionale www.regione.sardegna.it, sezione “Servizi alle imprese - Bandi e gare d’appalto”. Il Direttore del Servizio provveditorato della Direzione generale enti locali e finanze Dott.ssa Cinzia Lilliu 26 italia: 51575551575557 Domenica 13 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 13 Luglio 2014 L’intervista Il Ceo del colosso Usa dell’aerospazio Il gruppo «Boeing, una scommessa da un miliardo di dollari sull’Italia e Finmeccanica» McNerney: Alenia strategica per il nuovo 787 «La collaborazione con l’Italia è strategica e quest’anno contiamo di aumentare gli investimenti, il business aerospaziale è in continua crescita e per i prossimi 20 anni abbiamo ordini per oltre 36 mila aerei per un fatturato di 5 mila miliardi di dollari». Per l’Italia significa un budget di un miliardo di dollari rispetto ai 775 milioni di due anni fa con oltre 12 mila dipendenti tra diretti e indiretti. Jim McNerney, 65 anni e da nove numero uno della Boeing, ha una visione «sviluppista» del business di cui si occupa. Insieme con la sua retribuzione annua che ormai supera i 20 milioni di euro. In una conference call con altri quotidiani europei, il manager americano laureato a Yale e in ottimi rapporti con Barack Obama affronta i principali problemi legati al suo settore. E anche le prospettive economiche globali, come anche il futuro dell’Europa, dal punto di vista di un Ceo che amministra un budget di 86 miliardi di dollari con 170 mila dipendenti sparsi in 65 Paesi del mondo. Anche lei nutre dubbi sulla tenuta dell’Unione come molte istituzioni finanziare internazionali? «No, io sono ottimista anche se è innegabile il problema di superare troppe diverse culture. Ritengo che ci vorranno ancora una o due generazioni per credere davvero nell’idea di una Europa unita che abbia forti benefici Economia 27 italia: 51575551575557 Gi inventori del Jumbo Nata quasi un secolo fa, nel 1916 a Seattle, la Boeing è diventata, dopo la fusione con McDonnell Douglas, il primo produttore mondiale di aerei civili, seguito da Airbus, ma è anche il secondo più grosso contraente militare degli Stati Uniti. 36 taggio». Non crede che l’euro forte favorisca in modo anomalo l’industria Usa? «Il mercato delle valute dipende da infiniti fattori. Posso dire però che è difficile fare un paragone con Airbus perché andrebbero calcolate tutte le spese maggiori legate al rischio, ai costi finanziari e altri oneri strutturali superiori negli Usa. Diciamo che con Airbus siamo molto impegnati a contenderci le commesse in ogni parte del mondo». L’aumento del terrorismo non influisce sul futuro dell’industria aerospaziale? «Se si osserva la storia recente vediamo che le crisi economiche o gli eventi geopolitici hanno colpito la nostra industria solo per brevi periodi. Ma nessun problema per il long term. ❜❜ Fiducia nell’Europa mila aerei per i prossimi 20 anni: questo il portafoglio ordini della Boeing, che dovrebbe generare un fatturato di 5 mila miliardi di dollari. In Italia il colosso Usa ha avviato da tempo una collaborazione con Alenia e AgustaWestland da sinergie industriali e sociali. Ma l’Europa resta il più grande mercato di consumo del mondo in ogni settore di business. Ci vuole tempo, ma resto ottimista. Non credo affatto che gli europei si lascino convincere a disintegrare tutto quello che hanno costruito». Boeing lavora con Finmeccanica da oltre 60 anni. Può anticipare novità specie dopo il cambio di governance? «Finmeccanica è stata e resta un importante partner di Boeing. Alenia è strategica per la costruzione di alcune parti della fusoliera del 787 Dreamliner nei suoi stabilimenti di Grottaglie e Foggia. Abbiamo ordini per oltre Il rapporto Sono ottimista: resta il più grande mercato di consumo del mondo in ogni settore di business mille velivoli nei prossimi 25 anni e posso confermare che i nostri investimenti in Italia nel 2014 saliranno in modo consistente. Alenia verrà anche coinvolta per la produzione di alcune parti del nostro tanker business (aerei da rifornimento) così come ci sono programmi di espansione per gli elicotteri (coprodotti con AgustaWestland). La partnership è dunque destinata a rafforzarsi, anche se tutto è legato a specifiche decisioni da prendere insieme». L’eterna competizione con Airbus? «Per rispondere correttamente ci vorrebbe molto spazio. Diciamo che, al momento, le cifre ci danno in van- L’amministratore delegato Jim McNerney, (nella foto sopra, accanto al nuovo Boeing 787), amministra un budget di 86 miliardi di dollari, con 170 mila dipendenti. Fra i tanti primati, va riconosciuto alla Boeing il merito di aver contribuito a cambiare il modo di volare, con l’entrata in servizio, nel 1970, del B747 Jumbo: il primo dotato di ponte superiore e con una capacità di 450 passeggeri. Le nostre previsioni, infatti, hanno aumentato la produzione di aerei Boeing del 4,2 per cento. Gli ordini già incassati sono per oltre 36 mila velivoli nei prossimi 20 anni. Ricordo che solo da un Paese arabo recentemente abbiamo preso un ordine per 200 aerei da 75 miliardi di dollari». E la Cina? È vero che sposterete a Pechino la produzione per far fronte alle richieste? «No, abbiamo in corso la definizione di joint venture riservate per creare circa 6 mila posti di lavoro. Ma la produzione e l’assemblaggio degli aerei restano negli Stati Uniti». Roberto Bagnoli Da diciotto a tredici. A giudicare dal trend dei rating sui debiti sovrani assegnati da Standard & Poor’s, le triple «A» sono valutazioni d’altri tempi. La crisi sta sommergendo sempre più Paesi, mentre quelli che si salvano (dai downgrade) sono sempre meno. In base a quanto emerge dal rapporto di metà anno sui rating sovrani di S&P, in cinque anni, dal 2008 a fine 2013, cinque Stati - tra cui gli Stati Uniti, declassati ad «AA+» - la hanno persa. Le revisione al ribasso da parte dell’agenzia sono sempre più verso il taglio che per il rialzo del giudizio di affidabilità. Gli outlook negativi sono 23 (di cui sette in Europa e sei in America Latina) contro soli cinque positivi (di cui due in Europa: Irlanda e Cipro). All’orizzonte si intravedono, dunque, altri tagli. Dopo aver colpito la prima economia mondiale, il club dei solventi per eccellenza si fa sempre più ristretto. Dal 2008 a oggi la media generalizzata dei 129 Paesi è scesa di un paio di tacche («notch»), scivolando da «BBB+» di sei anni fa a un livello compreso tra «BBB-» e «BBB». F. Ch. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Il manager L’evento Telecom, Patuano: ora torniamo ad assumere Le Ferrari a Mosca sulla Piazza Rossa Le Ferrari sono arrivate nella Piazza Rossa a Mosca, in occasione del Moscow City Racing, l’evento che ha radunato nella capitale russa migliaia di appassionati di auto vetture sportive. Il collaudatore della Scuderia Ferrari, Marc Gené, ha regalato grandi emozioni nei tre run di esibizione con la Ferrari F60, la vettura che ha disputato la stagione 2009 di Formula 1 e che ha ottenuto con Kimi Raikkonen la vittoria sulla pista di Spa Francorchamps. Il retroscena La famiglia di Fabriano e la cessione di Indesit agli americani di Whirpool. La scelta maturata in novembre I dubbi di Andrea e la spinta di Aristide. Così i Merloni hanno deciso L’unità di intenti è stata raggiunta pochi mesi fa quando anche il più refrattario alla vendita, Andrea Merloni (uno dei quattro figli del capostipite Vittorio), ex presidente di Fineldo, la cassaforte di controllo di Indesit, ha accettato di riporre nel cassetto la sua amarezza per una storia industriale tutta italiana che ora confluisce nel perimetro di una public company Usa. Il fratello Aristide, tutore legale di Vittorio, vicepresidente della holding, non aveva invece mai nascosto la volontà di procedere a un’alleanza con un produttore globale che fosse capace di garantire mercati di sbocco alternativi ai prodotti Indesit, hotpoint Ariston e Schòltes. Questa tesi in poco più di un anno è stata condivisa da tutti i membri della composita dinastia Merloni. La mamma Franca (moglie di Vittorio), le altre due figlie Antonella e Maria Paola, soprattutto la zia Rating S&P solo 13 Paesi conservano la tripla «A» Ester (sorella del capostipite) e la nipote Claudia azionisti di minoranza. Così giovedì il consiglio di amministrazione di Fineldo, sotto la regia del fidato Gian Oddone Merli, si è limitato soltanto a ratificare una decisione presa da novembre scorso, quando era stato affidato a Goldman Sachs il mandato esplorativo per trovare potenziali ac- Due generazioni Al centro della foto di alcuni anni fa la moglie di Vittorio Merloni Franca. A partire da sinistra, i figli Aristide, Antonella, Andrea e Maria Paola quirenti. Whirlpool ha offerto le due garanzie che la famiglia considerava ineludibili. Un’adeguata valorizzazione della società, che due anni fa veniva sottostimata in Borsa e viaggiava intorno ai 2,7 euro per azione e invece oggi viene valutata quattro volte tanto: 11 euro ad azione il prezzo pagato, pari a 758 milioni di euro per il 60,4% del gruppo. Soprattutto l’assicurazione sul futuro industriale di un gruppo vanto del made in Italy, l’unica multinazionale tricolore del settore degli elettrodomestici, seppure la più piccola tra le grandi del mondo. Richiesta ieri anche dal presidente della Camera, Laura Boldrini, che in un post su Facebook si è augurata che l’operazione non «incida sul piano di riorganizzazione e rilancio dell’azienda sottoscritto appena sette mesi fa, che prevede nuovi investimenti, rinnovo della gamma dei prodotti e nessun licenziamen- to per i prossimi cinque anni». Quello che era successo all’Antonio Merloni, l’azienda guidata dal fratello di Vittorio, aveva letteralmente scioccato la famiglia. Un’azienda implosa in poco più di due anni, duemila posti di lavoro persi, conseguenze pesanti per l’indotto di Fabriano falcidiato dalla Grande Crisi. A suo modo era stato un monito per tutti e aveva suggerito una maggiore attenzione alla gestione di Indesit legata storicamente al modello della multinazionale tascabile caro a Vittorio. Snella, veloce, capace di cambiamenti in corsa alle linee di produzione secondo le logiche mutevoli del mercato, con un presidio della cosiddetta Grande Europa che include anche Russia e Paesi dell’Est. Quel modello però — parallelamente alle condizioni di salute sempre più precarie di Vittorio — sembrava sempre più inadeguato. Nella rosa ristretta di pretendenti, certo, c’erano anche Electrolux e la cinese Sichuan, ma i Merloni avevano da tempo deciso che l’unica in grado di garantire la perfetta integrazione sui mercati in un’ottica industriale era Whirlpool, che giovedì ha atteso la chiusura di Wall Street, dove è quotata, per annunciare l’accordo arrivato alle tre di mattina di venerdì ora italiana. Almeno dalla sera in cui tutti i Merloni sono stati invitati a cena da Marc Bitzer, presidente per il Nord America e i mercati Emea, di Whirlpool. Che ha messo in campo tutto il suo amore per l’Italia, confermato anche dalla sua volontà di trasferire il quartier europeo del gruppo a Comerio nel Varesotto. Se c’era qualche resistenza è caduta quella sera in cui è nato il primo produttore europeo del bianco. Fabio Savelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Telecom Italia torna ad assumere. «Gli anni 2014 e 2015 vedranno alcune migliaia di assunzioni. Da qui dobbiamo partire per avviare un cambio di business model». Lo ha detto Marco Patuano, amministratore delegato di Telecom Italia ospite delle Conversazioni di Paolo Mieli alla 57esima edizione del Festival dei Due Mondi di Spoleto. «Un’azienda che si preoccupa solo dei propri debiti è un’azienda che ha segnato la sua fine. Oggi siamo tornati a crescere e adesso dobbiamo tornare ad assumere. Un’azienda che si occupa di innovazione non può non assumere dal 2006, ogni anno abbiamo un anno in più». A Madrid, intanto, nel quartier generale di Telefonica, il primo azionista di Telecom Italia, sarebbe stata accolta con «sorpresa» l’indiscrezione apparsa sulla stampa brasiliana circa una possibile cessione della quota di quasi il 15% nella Tlc italiana. Fausta Chiesa © RIPRODUZIONE RISERVATA 28 italia: 51575551575557 Domenica 13 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 13 Luglio 2014 I sette giorni su Twitter di Francesco Surdich Tutte le settimane un ospite suggerisce un libro al giorno ai follower de @La_Lettura: i consigli dello storico Francesco Surdich 29 italia: 51575551575557 Domenica Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato Marc Bloch, «Apologia della storia». Il grande storico francese spiega al figlio a cosa serve la storia. Carlo Ginzburg, «Il formaggio e i vermi». Le concezioni di un mugnaio friulano mandato al rogo dall’Inquisizione. Marco Polo, «Il Milione». Il testo medievale più diffuso subito dopo la Bibbia. Frantz Fanon, «I dannati della terra». La rivoluzione dei popoli coloniali e l’avvento del Terzo Mondo. Claude Lévi-Strauss, «Tristi tropici». Il fascino e l’ambiguità dell’incontro con gli Indiani dell’Amazzonia. Predrag Matvejevic, «Breviario Mediterraneo». L’identità mediterranea a metà tra il portolano e il saggio-romanzo. Joseph Conrad, «Cuore di tenebra». Inquietante e affascinante racconto della colonizzazione del Congo. Cultura Carlo Ratti è il nuovo #twitterguest Da oggi Carlo Ratti, architetto e ingegnere, sceglie i libri per i follower de @La_Lettura A Sant’Arcangelo di Romagna il premio «Lo straniero» Oggi, alle ore 11.00, al Supercinema di Sant’Arcangelo di Romagna si svolgerà la cerimonia del premio «Lo straniero», all’interno del 44mo Festival del teatro in piazza. I premiati dell’edizione 2014 sono l’Associazione A Sud, Paolo Bacilieri, Alfonso Berardinelli, Ginevra Bompiani, Celeste Casciaro, Paolo Di Stefano, Giorgio Falco, Manuele Fior, Fondazione Olivetti, Fabrizio Gifuni, Roberto Minervini, Fibre Parallele, Alessandro Sanna, Ferdinando Scianna, Benedetta Tobagi. Il Premio «Lo straniero» è un riconoscimento attribuito dalla rivista diretta da Goffredo Fofi. Itinerari Nel tempio incompiuto di Vishnu a Hampi, vecchia capitale di un regno raso al suolo dai sovrani del Deccan nel XVI secolo Viaggio nella città morta dell’India tra gli amori disperati di Kipling Le vicende di Holden e Ameera alla luce del mito di Shiva e Parvati di GIORGIO MONTEFOSCHI G li indiani, oltre a essere notoriamente innamorati della burocrazia (firme, ricevute, timbri), sono anche molto precisi quando si tratta di stabilire la durata di un tragitto in automobile. Sembra che, dentro l’automobile (e in testa), come negli aerei, abbiano un computer. Infatti, benché l’uscita dalle città sia sempre infernale, l’attraversamento delle cittadine e dei numerosi villaggi sia ugualmente tormentoso — con i carretti, i camion, gli animali, gli ingorghi — se ti dicono che ci metterai un certo numero di ore, sono quelle, senza possibilità di salvezza. E spaccano il minuto. Dalle spiagge di Goa a Hampi — con una perpendicolare che dal Mare Arabico va verso est nel Karnakata, salendo su per le montagne e inoltrandosi in una foresta rigogliosa e folta, poi scendendo nella pianura bruciata dal sole — la previsione è di otto ore. E otto ore sono. Non sette e tre quarti. Otto: dalle quali emergi con la schiena spezzata. Però l’arrivo è sublime verso le quattro del pome- Riferimenti I «Racconti Anglo-Indiani» di Kipling sono pubblicati da Theoria (Roma, 1986, trad. di Ottavio Fatica). Joseph Rudyard Kipling (Bombay, 30 dicembre 1865 – Londra, 18 gennaio 1936) è stato uno scrittore britannico di origini indiane. riggio in questa città morta, abbandonata, oggi Hampi, un tempo Vijayanagar, capitale dell’omonimo regno che per due secoli (dal quattordicesimo al sedicesimo) splendette per potenza e per fasto, fino a che i cinque sultani del Deccan si allearono e la rasero al suolo. È sublime, perché, cominciando a inclinarsi, il sole rende i colori morbidi e quasi perfetti. Soprattutto i colori dei giganteschi massi di granito e di basalto che sorgono ovunque e si tengono in stupefacente equilibrio, formando costruzioni folli fra un tempio e l’altro, dighe e cascate nel fiume. Ma quando è successo? Quanti milioni di anni fa, e da dove, la terra ha eruttato queste meravigliose pietre che adesso stanno diventando rosa e poi diventeranno rosse, in mezzo alle risaie, alle palme, ai banani? O sono meteoriti caduti in pioggia dal cielo? Giù al fiume, i bambini si tuffano nelle pozze verdi. Al bazar, minuscolo, con poca animazione, due ragazzi e due ragazze inglesi stanno all’ombra di una tettoia, con le bottiglie d’acqua minerale Bisleri, abbastanza disfatti. Nel grande tempio dedicato a Shiva, bellissimo, mi metto in fila per entrare nel santuario, sfiorare il fuoco, fare la mia offerta, ricevere la benedizione del dio creatore e distruttore, erotico e lussurioso. Gli uomini e le donne, davanti a me, congiungono le mani, sussurrano una preghiera, chiudono gli occhi. Quando Himalaya portò a Shiva sua figlia Parvati perché la sposasse — racconta una delle infinite versioni del mito — lui cercò di resistere al Desiderio, di non lasciarsi distogliere dall’ascesi, e disse: «Questa fanciulla dai magnifici fianchi non mi si deve avvicinare. I saggi sanno che la donna è la forma dell’Illusione e, in particolar modo, una donna giovane rovina gli asceti. Io sono un asceta, uno yogin, che bisogno ho dunque di una donna?». Ma Parvati era troppo attratta dalla virilità che si sprigionava dal tapas, dall’ascesi del suo amante riottoso. Così lei stessa si dedicò alla castità, finché la potenza accumulata da entrambi non la ebbe per vinta; i due si sposarono e per mille anni di seguito fecero l’amore. Di colpo, come in quelle latitudini, è calato il crepuscolo intanto. In borsa ho un pocket con i Racconti Anglo-Indiani di Kipling: uno scrittore che amo, anche se, ogni volta che lo leggo, ho la sensazione inquietante di una sfasatura, di una miopia della mente. Vorrei rileggere, dopo molti anni, un racconto che giustamente Anthony Burgess giudica strepitoso. Si intitola Affidati al braccio secolare e parla dell’amore di un funzionario inglese, tale Holden, e una ragazza di soli sedici anni, di nome Ameera. Leggo qualche pagina, finché nasce un figlio, un bambino (mi ricordavo il tetto della casa che guarda dall’alto il villaggio,e i due abbracciati che scrutano le stelle), quindi spengo il lumetto del comodino e mi affido al ventilatore. E al sonno. Che è pieno di sogni «occidentali» parecchio confusi (mio padre e mia madre, letti vuoti, luoghi preclusi), e tuttavia ristoratore. Così, di buon’ora, dopo la visita a ciò che rimane dei «lussi» reali — il Padiglione del Loto, il Bagno della Regina per esempio — entro nel grande cortile di quello che è considerato il gioiello di Hampi e uno dei gioielli dell’arte dravidica: il tempio Vitthala, dedicato a Vishnu e rimasto incompiuto. Il santuario al centro del cortile non è consacrato; è vuoto. Tutto intorno, gli corre un fossato stretto e profondo: un vero sotterraneo soffocante, dentro al quale non c’è altro che buio. I muri perimetrali esterni, invece, grondano di raffigurazioni scolpite: il pantheon induista, il cielo e la terra, gli uomini e gli animali. Ma quelle sono noiose da raccontare; quasi quanto i sogni. Mentre le pietre cominciano a scottare. Dunque, mi rifugio in un tempietto freschissimo, sempre in quel cortile, dove ritrovo i quattro ragazzi inglesi con una guida. Sono seduti compostamente fra le colonne e guardano uno stupendo albero, che sorge proprio accanto al muro del santuario, non grande, con tutte le sue foglie e dei lievi fiori bianchi. È un frangipani, spiega la guida a una delle due ragazze: il solo albero che può crescere nella nuda pietra, perché ha delle radici che vanno giù profondissime, tre o quattro metri, a cercare l’acqua. La stessa profondità del corridoio buio in cui non si vedeva niente. Lo contempliamo nel silenzio che merita, rotto dal canto degli uccelli, questo albero lieve che dal buio sgorga nella luce. Sulla strada L’attraversamento di città e villaggi è tormentoso, con i carretti, i camion, gli animali e gli ingorghi. Dopo tante ore arrivi con la schiena spaccata, ma in uno scenario incantevole La statua colossale di Narasimha a Hampi, un tempo chiamata Vijayanagar Il nuovo romanzo, a ottobre, per Bompiani Veronesi: torna il protagonista di «Caos calmo» F Fuori ho la macchina. Sono previste altre otto ore, precise, fino all’aeroporto. Quindi, la sera tardi, prendo l’aereo che mi porta a Chennai. Sono passati venticinque anni. Come sarà Madras diventata Chennai? E come sarà Kanchipuram, una delle sette città sante dell’India, che da Madras dista una cinquantina di chilometri e ha il tempio dravidico più bello che abbia mai visto, forse perché era il primo nel quale entravo, più bello persino di quello imponente di Madurai? Mi ricordo che era novembre: c’era il cosiddetto «monsone di ritorno». Il cielo era scuro, ma non pioveva; poi, improvvisamente, la luce si attutiva e venivano giù fiumi di pioggia. Adesso il cielo è libero, il sole colpisce il bianco, lo scarlatto, il viola delle buganvillee che precipitano dai muri di recinzione dei parchi in cui è immersa gran parte di Chennai. Splende anche a Kanchipuram. Il tempio dedicato a Shiva che voglio rivedere dopo molti anni — col nome difficile da pronunciare: Ekambareswara — sormontato dal suo gopuram (la torre dell’ingresso) alto sessanta metri, è come per tutti questi anni lo avevo conservato nella memoria. Ha il cortile sabbioso con la vasca delle abluzioni che dà spazio prima dell’ingresso vero e proprio; la sala buia delle mille colonne; i penetrali in fondo ai quali si scorgono le statue divine, i bramini seminudi, il fuoco. E quel meraviglioso senso di oscurità non oppressiva, di riposo. La sorpresa è che in fondo, nell’ultimo cortile, l’albero di mango che la leggenda vuole vecchio di duemila e più anni è morto. Al suo posto, è stato piantato un mango giovane di cinque anni. È già bello frondoso e ha i canonici quattro rami che un tempo protessero il matrimonio di Shiva con una delle sue tante mogli. Ogni ramo produce frutti che hanno un gusto differente: il dolce, il salato, l’aspro, l’amaro. Sono: la dolcezza, le difficoltà (il salato non so a cosa corrisponda), il orse il nome non è più nella memoria dei lettori, ma quell’uomo di successo, che nel caos del lutto sta fermo, seduto ogni giorno sotto la scuola della figlia, è nei ricordi di tutti. Anche perché Caos calmo di Sandro Veronesi, pubblicato nel 2005 da Bompiani, ha venduto 500.000 copie soltanto in Italia, ha vinto lo Strega nel 2006, è stato tradotto in 20 Paesi e, per chi proprio non l’avesse letto, c’era sempre il film, con Nanni Moretti a interpretare il protagonista, Pietro Paladini, appunto. Ossia l’uomo che nell’immobilità cercava il proprio dolore e diventava una forza centripeta, capace di attrarre capi, colleghi, parenti e sconosciuti. Tutti a incontrarlo lì, nella sua calma che invertiva le parti, trasformando i consolatori sopraggiunti in postulanti la sua consolazione. Dal 15 ottobre parrà di vedere Pietro con occhi diversi: nell’arco di 24 ore perderà il controllo della sua vita e, credendosi braccato, fuggirà alla cieca. Intitolato Terre rare, il nuovo romanzo di Veronesi che uscirà da Bompiani, segna il ritorno di Paladini. Sarà un uomo agitato e angosciato, ma anche qui ci sarà una trasformazione: il disastro della sua esistenza si rivelerà via via un approdo. Terre rare non è però un sequel di Caos calmo, del resto, non è la prima volta che Sandro Veronesi (Prato, 1959, nella foto) riprende un suo personaggio. È successo in XY (Fandango 2010), dove don Ermete era una vecchia conoscenza dei lettori, che lo avevano incontrato giovane ne Gli sfiorati (1990), il suo secondo romanzo. Di Veronesi, infine, è uscito l’anno scorso, per Bompiani, Viaggi e viaggetti. Finché il tuo cuore non è contento. © RIPRODUZIONE RISERVATA dolore di ogni connubio. E il vecchio mango dove è finito? Un frammento del suo legno è conservato all’ingresso. Dunque torno all’ingresso. Ed è lì: in una nicchia, protetto da un vetro, come un frammento della Croce. Poco distante, in uno spazio separato da ghirlande di fiori è riunita un piccola folla festante. Si celebrano sessanta anni di un matrimonio. I due sposi — lui è seminudo come un bramino, lei ha un elegante saree — sono seduti in terra: candidi di capelli; felici. Intorno, fiori, figli, nipoti, profumo di incenso. Tutti si accostano, si inchinano, ricevono una benedizione. Anche io mi faccio stampare sulla fronte il rosso. E, in quel momento, sopraggiungono tre suonatori che si accovacciano nel corridoio d’ingresso. Due hanno un tamburo, il terzo suona in una lunga tuba. Sono i suoni — esattamente quelli — che in tutti questi anni avevo conservato nella memoria: si prolungano nei corridoi, fra le colonne, producono rimbombi misteriosi, a un tratto scompaiono. È il momento in cui il tempio chiude per riaprire alle quattro. Ma io, alle quattro, sono già a Chennai. In albergo, vado avanti col racconto di Kipling. Lì, succede che il bambino muore e Ameera e Holden sono sconvolti dal dolore. Una notte l’uomo e la fanciulla sono di nuovo sulla terrazza. È l’inizio della primavera. Sulla linea dell’orizzonte danza la luce intermittente dei lampi. Ameera si stringe a Holden e gli dice: «La terra arida sta muggendo come una mucca e vuole la pioggia, e io... io ho paura. Non era così quando contammo le stelle. Ma tu mi ami ancora come prima, sebbene un legame ci sia stato sottratto? Rispondi». Holden risponde: «Amo di più perché un nuovo legame è nato dal dolore di cui ci siamo nutriti insieme, e che tu conosci». Vado avanti. Scoppia una epidemia di colera. Ameera muore. Prima di morire, bisbiglia una delle più belle dichiarazioni d’amore della letteratura: «Testimonio... testimonio che non vi è Dio, tranne... te, amato». Holden è impietrito. Si scatena la pioggia. © RIPRODUZIONE RISERVATA 30 Domenica 13 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Corriere della Sera SMS Idee&opinioni Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984 Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984 Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile UNA NAZIONE NEL CONSESSO DELLE «GRANDI» ✒ Si apre oggi a Yokohama il XVIII Congresso mondiale di Sociologia, organizzato dalla International Sociological Association. Il tema scelto — le sfide di un mondo diseguale per la sociologia globale — ha un duplice significato. Anzitutto pone di nuovo al centro della ricerca sociologica lo studio delle diseguaglianze. Si tratta di uno dei problemi più gravi del mondo contemporaneo: divari intollerabili tra chi può studiare, nutrirsi, curarsi o accedere all’elettricità e chi no. Vecchie e nuove diseguaglianze si intrecciano con fratture etniche, nazionali, religiose, generazionali, di genere; alimentano conflitti e mettono a rischio la convivenza civile; minacciano sia la democrazia sia lo sviluppo economico, perché elite molto ricche non possono sostenere la domanda di beni e servizi come masse di consumatori di reddito medio. Lo studio delle diseguaglianze è centrale nell’affrontare la questione di fondo posta da Simmel: come in una società di individui siano possibili cooperazione e solidarietà. Questi problemi sono oggi più complessi che in passato: l’alto grado di interdipendenza del mondo globalizzato fa sì che non possano trovare risposta solo entro i confini degli Stati nazionali. Perciò, ed ecco il secondo significato del tema del Congresso, si deve sviluppare una sociologia globale all’altezza della sfida. I classici, da Marx a Weber, da Durkheim a Pareto, avevano una prospettiva mondiale; la maggior parte dei sociologi si è poi invece limitata a studiare aspetti della propria società nazionale. Oggi tutti i problemi di ricerca, anche quelli locali, vanno esaminati in un contesto globale. Condivido quindi la scelta di questo tema: le scienze sociali devono affrontare i problemi più rilevanti per le società e le persone, di quelle più deboli in particolare. Sono meno d’accordo con l’approccio militante della «sociologia pubblica», strettamente connessa a nuovi movimenti sociali di protesta. La scienza sociale deve infatti conservare un distacco critico dai fenomeni e dai soggetti che studia: non solo da chi la usa per legittimare il suo potere, ma anche dai movimenti che tentano di strumentalizzarla. La sociologia deve spiegare agli esseri umani come convivere pacificamente in un mondo conflittuale, ma deve farlo descrivendo, interpretando e analizzando con metodo scientifico la complessità di rapporti e strutture sociali, evitando dogmatismi ideologici. Alberto Martinelli © RIPRODUZIONE RISERVATA BRUXELLES E QUELLA COMMISSIONE AFFIDATA A UN CAMERATA NEONAZISTA ✒ Benvenuti nel Parlamento della nuova Europa. Dove, nella commissione Libertà civili, siederà per i prossimi 5 anni il camerata Udo, uomo di rari dubbi: Adolf Hitler fu per lui «un grande uomo di Stato», Rudolf Hess merita il premio Nobel postumo, e l’Olocausto avrà ucciso «al massimo 340 mila ebrei». In 22 mila manifesti elettorali, Udo è comparso in giubbotto nero, sulla sua moto, con la scritta a caratteri cubitali «Dare GAS», che molti dalla memoria lunga non hanno gradito. Udo Voigt, 62 anni, da Viersen in Germania, iscritto dai 16 anni all’Npd o Partito nazionaldemocratico che raccoglie i neonazisti tedeschi, e presidente dello stesso dal 1996 al 2011, entra all’Europarlamento avendo conquistato l’1% dei voti nel suo Paese. Con il motto «faremo saltare l’Ue dal di dentro». E con una certezza: tutti devono «inchinarsi davanti ai valorosi soldati della Werhmacht, e delle SS». Nella commissione Libertà civili, starà con altri 59 fortunati. Voigt è un «noniscritto», uno di quelli rimasti fuori dagli 8 gruppi politici appena costituiti: Marine Le Pen non l’ha voluto neppure incontrare. E Martin Schulz, presidente tedesco dell’Europarlamento, non usa giri di parole: «Non c’è posto in questa assemblea per i razzisti e gli antisemiti». Un posto invece c’è, e anche comodo: una commissione delicata, che offrirà a Voigt un palco da cui planare sui teleschermi d’Europa. Non gli manca la facilità di parola. Quando gli è stata chiesta ragione di suoi lugubri manifesti elettorali ha risposto soave: «Che c’è di strano? Sono un appassionato motociclista. E intendo entrare in Parlamento a tutto gas». Dal nuovo scranno potrà anche ribadire i principi già declamati negli anni: «soldi per la “nonnina” tedesca, non per i Rom», o «vogliamo un’Europa delle patrie, non sotto la bacchetta dei dittatori di Bruxelles». Ora, però, a Bruxelles e accanto a quei «dittatori» con la bacchetta, siederà anche lui. Non risulta, per ora, che intenda devolvere alle «nonnine» tedesche lo stipendio da eurodeputato — notoriamente non un obolo da mendico — o il gettone riservato ai membri delle commissioni. Luigi Offeddu © RIPRODUZIONE RISERVATA STAMINA, I GIUDICI E LA SCIENZA NEGATA PER I MEDICI UNA QUESTIONE DI COSCIENZA ✒ La fantasia dei giudici, almeno di quelli che si occupano del caso Stamina, non ha limite. Ieri il Tribunale dell’Aquila ha designato, con nome e cognome, il capo dell’équipe che dovrà somministrare a Noemi, una bimba di due anni con una grave malattia neurologica, un trattamento con cellule staminali per il 25 luglio prossimo: il «capo» è Erica Molino, la biologa della Stamina Foundation di Davide Vannoni. Una biologa, non un medico. Il Tribunale l’ha autorizzata a nominare i membri dell’équipe, a dettare le tempistiche e le modalità di esecuzione del trattamento agli Spedali Civili di Brescia. Nonostante tutto quello che si è detto e scritto sulla vicenda Stamina, dobbiamo prendere atto di alcune cose. I giudici (non tutti per la verità: a Torino Vannoni è stato rinviato a giudizio per tentata truffa) vanno avanti imperterriti sulla loro strada, «sposando» il metodo vannoniano e ignorando le indicazioni della comunità scientifica, contraria a questa terapia. I politici, più volte chiamati in causa, se ne stanno più o meno lavando le mani. Gli Ordini dei medici si sono dimenticati che hanno il potere di radiare i professionisti che non rispondono alle regole deontologiche. Perché di questi tempi si stanno perdendo, in mille discussioni, sulla neonata revisione del Giuramento di Ippocrate. Ippocrate appunto, il medico greco che ci ha tramandato i principi che ancora oggi regolano la professione medica. Uno dei più importanti è: primum non nocere, non fare male al paziente. Oggi non si sa se la terapia con le staminali possa fare bene, ma nemmeno si sa se possa fare male (forse sì). E ogni medico (dice Ippocrate) deve agire in scienza e coscienza. La scienza, in questa questione, è stata messa da parte, e allora si può fare appello solo alla coscienza. Se si può ricorrere all’obiezione di coscienza nel caso dell’aborto o della prescrizione di anticoncezionali, perché i medici non si dichiarano obiettori quando sono chiamati a eseguire passivamente ordini imposti dai magistrati e a sottostare ai diktat di psicologi (lo è Davide Vannoni, l’ideatore del metodo Stamina) e di biologi (la neonominata Erica Molino)? Una questione di coscienza. Ma anche di orgoglio professionale. Adriana Bazzi © RIPRODUZIONE RISERVATA Organizzazione, humour, economia Il Brasile ha vinto il suo Mondiale di ALDO CAZZULLO SEGUE DALLA PRIMA Ovviamente c’è stato qualche disagio, che peraltro si era visto anche nelle edizioni tenute nei due Paesi più efficienti del mondo, Giappone (2002) e Germania (2006); e il caso del traffico dei biglietti ha creato molto imbarazzo alla Fifa. Ma il successo organizzativo e anche sportivo del Brasile è fuori discussione: sono arrivati 692 mila stranieri da 203 Paesi diversi, più del doppio rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso; è stato il secondo Mondiale come media di spettatori, dopo Usa ’94; può ancora essere il Mondiale con più gol (dopo le semifinali ne mancavano 5 a eguagliare il record di Francia ‘98: «Speriamo non li faccia tutti l’Olanda nella finalina» era il commento del giorno a Rio). Soprattutto, il Paese ha dimostrato di essere all’altezza del posto che si è conquistato e che può esercitare in futuro. E la Coppa è stata portata in regioni remote, come l’Amazzonia e il Pantanal (pur se resta il sospetto che gli stadi di Manaus e di Cuiabà siano stati costruiti anche per ragioni meno nobili). La prova era tanto più difficile perché il Brasile che ha accolto il Mondiale, e tra due anni ospiterà a Rio le Olimpiadi, non era lo stesso che aveva ottenuto i due eventi. La crescita si è fermata. La fiducia dei brasiliani in se stessi e nel futuro appare incerta. La campagna elettorale appena cominciata si annuncia difficile per la Presidenta Dilma Rousseff, senza che si veda all’orizzonte un leader carismatico in grado di riunificare il Sud «europeo» e il Nord «africano» del Paese, com’era riuscito al sindacalista pernambucano Lula. Ma il Mondiale 2014 dimostra che la storia non torna indietro. Il Brasile è entrato nel consesso delle grandi nazioni, e pur con i suoi limiti e con le sue differenze sociali ancora troppo grandi si candida a giocare un ruolo-chiave nel mondo globale, forte di un territorio più vasto di quello degli Stati Uniti (senza l’Alaska) e di una popolazione più numerosa di Germania, Francia e Italia messe assieme. Il nostro bilancio è molto meno brillante. Nella rassegnazione con cui è affondata la nazionale si è intravisto il CONC DISEGUAGLIANZE INTOLLERABILI (E RISCHIOSE) LA SFIDA PER UNA SOCIOLOGIA GLOBALE ❜❜ Dopo mesi di allarmi, il Paese ha dimostrato di essere all’altezza di una grande manifestazione internazionale ❜❜ L’Italia ha tutte le chance per affacciarsi sul mondo come ha fatto il Brasile. Neppure le Olimpiadi devono fare paura riflesso della sfiducia che sembra attraversare una parte del Paese. Quasi peggiori della sconfitta sono state le reazioni, che indicano come il movimento calcistico e sportivo italiano vada rinnovato profondamente. La rarefazione di talenti è segno della scarsa attitudine sia al sacrificio quotidiano sia alla visione del futuro. Lo sport incrocia la politica, l’economia, la società: e l’Italia ha tutte le chance per affacciarsi sul mondo come ha fatto ora il Brasile, e come farà Rio nel 2016. Neppure le Olimpiadi devono fare paura, a loro e a noi. Due anni fa Londra dimostrò che si possono realizzare grandi stadi e opere pubbliche (che a Roma oltretutto non sarebbero neppure necessari: molti impianti ci sono già) senza rubare, e creando valore per la comunità nazionale. L’invasione turistica sulle prime non ci fu, ma sulla spinta dei Giochi la capitale inglese è diventata la città più visitata del pianeta, davanti a Parigi e a New York. Roma non è neppure tra le prime dieci. © RIPRODUZIONE RISERVATA I SILENZI DEL GOVERNO Tasse e immigrazione, argomenti tabù di ANGELO PANEBIANCO SEGUE DALLA PRIMA Con l’operazione ottanta euro in busta paga Renzi si era proposto due obiettivi: garantirsi il consenso di larghe fasce di lavoro dipendente attraverso una azione di ridistribuzione del reddito e mettere un po’ di soldi nelle tasche delle famiglie per rilanciare la domanda interna. Il primo obiettivo è stato raggiunto. Il secondo ancora no. I consumi continuano a languire, la domanda interna non accenna a riprendersi. Se le cose continueranno così forse Renzi sarà costretto a cambiare strategia. Sarà costretto a porsi il problema delle tasse. E a quel punto dovrà misurarsi con la forza, con la potenza, dei pregiudizi della sinistra. Il secondo punto di debolezza di Renzi riguarda l’immigrazione. La sinistra, e Renzi non fa eccezione, non ha mai voluto distinguere in modo netto — e mandando al mondo messaggi inequivocabili su questo punto — fra l’aiuto ai profughi che scappano dalle guerre e l’accoglienza agli immigrati che scappano dalla povertà. Non c’è mai stata, in fondo, troppa differenza fra il messaggio della laicissima sinistra e quello di molti esponenti della Chiesa cattolica. Si pensi a come si è affrettata la sinistra renziana a cancellare il reato di clandestinità. È anche per questo che non è oggi possi- bile una politica europea dell’immigrazione. Le altre forze politiche europee, sinistre incluse, devono sempre, in questa materia, tenere d’occhio l’interesse nazionale (si ricordi con quanta durezza i socialisti spagnoli, quando erano al potere, respingevano i clandestini). La sinistra italiana, invece, è a-nazionale, portatrice di confuse aspirazioni cosmopolite, a loro volta eredità o cascami di antichi e più strutturati internazionalismi ideologici. È una sinistra che oggi potremmo definire francescana, costitutivamente incapace di tracciare una linea di confine fra «noi» e «loro» (e di ragionare quindi in termini di interesse nazionale), incapace di stabilire quanti e quali: quanti immigrati accettare, con quali caratteristiche professionali. L’idea implicita è che sono tutti figli di Dio e che fra i figli di Dio non si discrimina. ❜❜ I consumi e la domanda interna non accennano a riprendersi: ma sulle tasse il premier si scontrerà con i pregiudizi della sinistra Senza contare, dell’immigrazione, un risvolto o un sottoprodotto assai inquietante e rispetto al quale la politica non potrà continuare a lungo a nascondere la testa sotto la sabbia: i califfati attuali e prossimi venturi avvicinano, anno dopo anno, il momento in cui la jihad, la guerra santa islamica, incendierà anche i territori europei, Italia inclusa. Tuttavia, Renzi non può proprio permettersi una politica realistica dell’immigrazione. Come nel caso delle tasse, i tabù culturali della sua parte sono troppo potenti. Essendo più intelligente di tanti suoi adulatori Renzi sa che il suo celebre «40 per cento» ottenuto alle Europee è soltanto un trucco, una illusione contabile. Renzi non ha affatto raccolto il quaranta per cento dei voti degli italiani. Alle prossime elezioni politiche, plausibilmente, la percentuale dei votanti rispetto alle Europee aumenterà notevolmente. Altrettanto plausibilmente, scenderà la percentuale di voti del Pd. Renzi potrebbe uscirne lo stesso vincitore. Per le sue capacità, certo, e soprattutto perché difficilmente la destra farà in tempo a dotarsi di un capo in grado di sostituire Berlusconi. Se però la destra ci riuscisse allora per Renzi sarebbero dolori. Potrebbe perdere le elezioni e perderle di brutto. In questo caso, tasse e immigrazione sarebbero le cause della sua sconfitta. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 13 Luglio 2014 31 italia: 51575551575557 Lettere al Corriere LA RELIGIONE E GLI AFFARI NELL’INGHILTERRA VITTORIANA Risponde Sergio Romano Lei ci ha descritto il proibizionismo negli Stati Uniti, ma in passato la piaga dell’alcolismo è stata molto diffusa. Le chiedo quindi: il divieto ha riguardato solo gli Usa, oppure ci sono stati casi simili in altri Paesi? Maria Basso, Genova Cara Signora, nche in Inghilterra vi f u ro n o m ov i m e n t i proibizionisti e anche in Inghilterra le motivazioni furono sociali e religiose. Quelle sociali sono evidenti in una splendida incisione di William Hogarth intitolata «Gin Lane» (il vicolo del gin) in cui il grande artista, nel 1751, descrisse i devastanti effetti dell’alcol nei quartieri popolari londinesi: prostituzione, infanticidi, violenza, pazzia. L’incisione ebbe l’effetto di favorire l’adozione di leggi che regolavano più severamente la fornitura del gin alle taverne della città e favorì A CANDIDATURA DELL’ITALIA Nobel per la pace Caro Romano, mi vorrei permettere, tramite la sua rubrica, di lanciare la candidatura dell’Italia al Premio Nobel per la pace 2014 per l’impegno nell’operazione «Mare Nostrum». So che potrebbe apparire una provocazione, ma ho la presunzione che sarebbe il giusto riconoscimento a quanto il nostro Paese sta facendo per salvare tante migliaia di immigrati che rischiano la vita per fuggire dai conflitti dei loro Paesi! Visti poi certi precedenti premi attribuiti a singoli o istituzioni «a prescindere», non sarebbe una delle candidature più sbagliate. Per non parlare poi della sicura necessità di usare i soldi del premio per assistere quei bisognosi! Perché non ammettere che ce lo meriteremmo? Mario Taliani Noceto (Pr) il consumo della birra. Ma anche la birra aveva una gradazione alcolica piuttosto elevata e poteva avere effetti sociali non meno perniciosi. Come in America, le campagne proibizioniste furono animate da quelle sette evangeliche — soprattutto battisti e metodisti — che non si conformavano alle regole della Chiesa anglicana e furono chiamate, per l’appunto, «non conformiste». Predicavano la «temperanza», una parola che non aveva nel loro linguaggio il significato di moderazione e sobrietà, ma quello più radicale di astinenza, e tenevano pubblici raduni per diffondere i loro principi. Non appartenevano ai ceti sociali più abbienti e influenti, conducevano una vita modesta e laboriosa, e colsero spesso con le loro iniziative economiche i frutti dell’impegno religioso. Il fenomeno non è esclusivamente inglese. I protestanti nei Paesi prevalentemente Affido il suo messaggio a una bottiglia nella speranza che le correnti la depositino sulle coste della Norvegia dove vivono i giurati del Nobel per la pace. La Lega e il M5S di Grillo sono euroscettici. Mi chiedo: che ci stanno a fare allora nel Parlamento europeo? Dovrebbero condurre la loro battaglia in Parlamento. Un minimo di coerenza credo sia indispensabile a qualsiasi politico. Francesco Italo Russo Montecatini Terme (Pt) Balotelli posta in Rete una sua foto mentre imbraccia un fucile. Il Milan: non possiamo impedirglielo. È giusto? RIFORME Marianna Madia, ministro per la Semplificazione, è orgogliosa della sua proposta di legge di riforma della Pubblica amministrazione e tutti ci auguriamo che abbia successo. Sarà bene, comunque, che vengano immediatamente redatti i decreti attuativi, altrimenti farà la fine delle altre leggi. Lega e M5S La tua opinione su sonar.corriere.it cattolici e i Vecchi credenti in Russia furono spesso creatori d’imprese e brillanti uomini d’affari. Vi fu addirittura un caso, cara signora, in cui la temperanza fu all’origine di un’azienda fiorente, fondata negli anni Quaranta dell’Ottocento e tuttora attiva. In un libro recente pubblicato da Skira (Il viaggiatore inglese) Masolino d’Amico racconta la vita di Thomas Cook, fondatore della prima agenzia di viaggi nel mondo, e, per usare una definizione corrente, straordinario «tour operator». Thomas era nato in una famiglia battista, era diventato falegname e stampatore, ma non trascurava l’impegno religioso e si spostava, spesso a piedi, da un paese all’altro nella I decreti attuativi PARLAMENTO EUROPEO @ Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79 regione delle Midlands, per partecipare a raduni religiosi in cui il tema principale sarebbe stato quello della «temperanza». Stava andando a Leicester, nel giugno del 1841, quando ebbe un «lampo di genio». Capì che, grazie al treno e alla rete ferroviaria che si s tava p ro g ress i va m e n te estendendo all’intero Paese, sarebbe stato possibile trasformare quei raduni in gite turistiche. I suoi fratelli in religione avrebbero pagato una quota di partecipazione e lui, Thomas Cook, avrebbe fatto un contratto con la società ferroviaria, organizzato il viaggio, predisposto l’accoglienza, assicurato i pasti e l’alloggio. Vi sarebbero stati gli inni religiosi, le omelie, gli elogi della temperanza e gli inviti all’astinenza; ma anche visite ai luoghi di maggiore interesse e festosi pic-nic. In breve tempo Thomas Cook cominciò a organizzare viaggi in Scozia e più tardi al di là della Manica in Francia, Belgio, Germania, Svizzera, Italia, Palestina. Non si limitava a gestire viaggi. Grazie alla sua esperienza di stampatore scriveva e pubblicava guide turistiche e manuali in cui raccomandava ai viaggiatori le cose che avrebbero dovuto mettere nei loro bagagli (medicine, insetticidi, occhiali e canocchiali) per affrontare ogni possibile difficoltà. Una tale azienda sarebbe potuta nascere soltanto in Inghilterra. La rivoluzione industriale e la vittoria nelle guerre napoleoniche avevano creato una prospera società di potenziali clienti, infrastrutture moderne e pubblici eventi come la Grande Esposizione del 1851 che fu vista da sei milioni di visitatori. Di questi, scrive Masolino d’Amico, 165.000 erano clienti di Thomas Cook. Il piccolo proibizionista fu uno dei grandi protagonisti della modernità. NUOVO SENATO NAPOLI Appello ai partiti Da un estremo all’altro Con la riforma del Senato, viene esaltato il ruolo dei consiglieri regionali, 74 dei quali ne entreranno a fare parte come senatori. È stabilito che saranno gli stessi consiglieri a votarli, sulla base di listini bloccati, composti dai partiti. Poiché circa il 30% degli attuali consiglieri risulta indagato, imputato o già condannato, fin da ora ci aspettiamo che le segreterie dei partiti ne tengano conto. A Napoli si è passati dalla psicosi del taglio degli alberi, dopo la morte di una donna per la caduta di un pino, all’imbrigliatura con le reti di cornicioni e balconi di tanti edifici pubblici e privati, dopo la morte di un ragazzo per il crollo di un fregio della Galleria Umberto I. Insomma, si è passati da un estremo a un altro. A quando una città normale e meno pericolosa? Paola Balestroni p.balestro@hotmail.it Emma Menegon emmamenegon@ hotmail.it SUL WEB Risposte alle 19 di ieri La domanda di oggi Sì Il Comitato di bioetica: nessuno dei 4 genitori di bimbi nati con l’eterologa sia escluso dalla loro vita. Giusto? 42 No 58 © RIPRODUZIONE RISERVATA Nicola Campoli, Napoli PROBABILE DETERRENTE Chi è contro il Pos La normativa sui Pos non ha previsto sanzioni a chi non si adegua. Ma, secondo me, chi non si adeguerà dovrebbe aspettarsi di essere nella lista della Finanza per eventuali controlli fiscali. E questo è un deterrente superiore a una sanzione! P. Giorgio Merlini San Lazzaro di Savena (Bo) E-mail: lettere@corriere.it oppure: www.corriere.it oppure: sromano@rcs.it Più o Meno di Danilo Taino Statistical Editor Quei talenti dell’hi-tech che l’Ue non attrae più S otto la pelle, piuttosto invecchiata, dell’economia visibile, si muove ovviamente una realtà poco illuminata dai fari dell’informazione. Si tratta dei comportamenti umani di tutti i giorni, che poi si cristallizzano in tendenze e vengono alla luce, spesso per stupire. Uno di questi trend sottotraccia è stato misurato da LinkedIn, il social network dedicato al mondo del business con più di 300 milioni di partecipanti, per lo più persone in carriera e con competenze abbastanza alte. Da un’analisi fatta tra i suoi aderenti — quindi statisticamente non rappresentativa dell’universo ma comunque interessante — LinkedIn ha scoperto che delle dieci città che tra il novembre 2012 e il novembre 2013 hanno attratto più membri del network con talenti tecnologici, cinque sono indiane, tre americane e due australiane. Gli analisti di LinkedIn hanno preso le città che nel periodo hanno visto almeno diecimila nuovi residenti: tra queste, hanno calcolato la percentuale dei nuovi arrivi con studi ed esperienze tecnologiche. Al primo posto arriva il polo hi-tech indiano per definizione, Bangalore, con il 44% dei nuovi arrivi definibili come techies. Seguono Pune (43%), Hyderabad (43%) e Chennai (38%), sempre in India. La prima metropoli degli Stati Uniti la si incontra al quinto posto: la San Francisco Bay Area, con il 31% dei nuovi immigrati che sono in qualche modo «tecnologici». Seguono Seattle (29%) nello Stato di Washington e la texana Austin (23%). Ci sono poi le due australiane Melbourne I cosiddetti e Sydney al 22% e al decimo posto Gurgaon (21%), la città della «techies» si scienza vicina a New Delhi. Più spostano di più che indicare flussi migratori, i numeri danno un’idea della qualità verso città dell’immigrazione in queste città indiane e Usa emergenti. In alcuni casi, si tratta di tendenze altamente positive, in altri forse meno: l’India, ad esempio, è sicuramente un hub tecnologico importantissimo, ma l’alta percentuale di techies (matematici, ingegneri, informatici, fisici) sul totale degli immigrati è anche segno di una non alta capacità di attrazione di altri settori economici, in particolare dell’industria tradizionale. Al di là di questo, è da notare il fatto che le città europee abbiano una forza di attrazione hi-tech bassa: quella relativamente più tecnologica sembra essere Berlino (18%). Nella sua analisi, riportata dal think-tank europeo Bruegel, LinkedIn ha anche misurato i Paesi che hanno attratto tra il novembre 2012 e il novembre 2013 più membri del network, di solito individui con buone competenze, anche se non necessariamente hi-tech. Gli Emirati Arabi Uniti sono in testa alla classifica: nella rilocalizzazione hanno guadagnato l’1,3% della forza lavoro totale (non poco, in 12 mesi). Seguono la Svizzera con una crescita dell’1%, l’Arabia Saudita e la Nigeria con lo 0,9% e Singapore (0,5%). L’Italia ha perso lo 0,1% di questi professionisti, come l’Irlanda e gli Stati Uniti. Ma hanno fatto peggio Francia e Gran Bretagna (meno 0,2%) e la Spagna (meno 0,3%). Chi lavora e ha competenze, insomma, sembra avere colto il vento del futuro: a differenza dei politici europei. @danilotaino ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA Interventi & Repliche Ogm, Expo 2015 e sicurezza alimentare Come ricercatori siamo molto preoccupati per l’accordo siglato tra i 28 ministri dell’Ambiente dell’Ue che delega ai singoli Stati le decisioni sulla coltivazione di Ogm, seppure giudicati sicuri dalla stessa Ue. Stante l’assenza di una agenzia nazionale per la sicurezza alimentare, come e chi deciderà in Italia in materia di sicurezza alimentare? Ai reiterati richiami mediatici sulla presunta pericolosità degli alimenti derivati da Ogm, fanno riscontro i 53 decessi in Germania causati nel 2011 da una epidemia di E. coli diffusasi tramite semi non certo transgenici, a dimostrazione che nessuna attività umana è a rischio zero. Non si capisce quindi su che base si continui a negare agli agricoltori italiani la possibilità di coltivare mais Ogm resistente agli insetti nocivi. Ancor più paradossali sono i provvedimenti adottati in materia Ogm dalla Regione Friuli e la proposta in discussione al Senato che prevede multe e carcere per chi coltivi Ogm. La decisione di non sviluppare la ricerca sugli Ogm, come dichiarato dal ministro Martina alla presentazione del 10 luglio del primo Piano strategico italiano per la ricerca nel settore agroalimentare, dimostra che l’ostracismo a questa tecnologia è basato su preconcetti ideologici e non su dati scientifici. L’ostilità agli Ogm si va allargando al più tradizionale approccio genetico come tale, anche quando esso fornisce nuove varietà a minor impatto ambientale e alimenti più salubri. La cronica carenza di fondi per la ricerca sulle piante relega il nostro Paese ad un ruolo sempre più marginale a livello internazionale. Expo 2015 offrirà una occasione unica per valorizzare il contributo della ricerca sulle piante e dell’innovazione varietale per lo sviluppo sostenibile dell’agricoltura e il benessere della società, soprattutto per la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare (Food Security), tema centrale di Expo. Al riguardo si ricorda che l’Italia importa quasi il 40% dei prodotti vegetali utilizzati dall’industria agroalimentare. È doveroso valorizzare le eccellenze alimentari vanto delle nostre migliori tradizioni, ma ancor più doveroso è valorizzare l’innovazione varietale delle colture che forniscono la parte preponderante della produzione agricola nazionale e della nostra dieta. La presidenza © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI FONDATO NEL 1876 CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE PRESIDENTE Angelo Provasoli Ferruccio de Bortoli VICE PRESIDENTE Roland Berger CONDIRETTORE Luciano Fontana VICEDIRETTORI Antonio Macaluso Daniele Manca Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962 Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli privacy.corsera@rcs.it - fax 02-6205.8011 © COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge. 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Roberto Tuberosa, professore ordinario di Genetica Agraria, Università di Bologna Apuane: le cave di marmo Ho letto l’articolo di Marco Gasperetti sulle cave di Michelangelo (Corriere, 2 luglio). Quando vedo le Apuane mi si stringe il cuore: è il simbolo di un paese che si autodistrugge. A che serve il Parco delle Apuane? Che cosa lasceremo ai figli e nipoti? Leggo che sono 15.000 gli occupati compreso l’indotto, perciò chi lavora direttamente nelle cave sono meno di 1.000. Se fosse bloccata la vendita diretta dei blocchi grezzi (quanti ne vedo sugli autoarticolati!) e consentita la vendita dei soli prodotti lavorati, forse il cavato diminuirebbe e i 15.000 potrebbero aumentare. Come mai sulle Dolomiti è vietato cogliere un fiore, e qui si distrugge una delle zone più belle d’Italia per pochi posti di lavoro? Che tristezza! Guido Paoli, gpaoli2@alice.it EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • Seregni Padova s.r.l. 35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. Centro stampa 09034 Elmas (Ca) - Via Omodeo, 5 - Tel. 070-60.131 • BEA printing sprl 16 rue du Bosquet - 1400 Nivelles - Belgium • Speedimpex USA, Inc. 38-38 9th Street Long Island City - NY 11101 USA • CTC Coslada Avenida de Alemania, 12 - 28820 Coslada (Madrid) - Spagna • La Nación Bouchard 557 - 1106 Buenos Aires - Argentina • Miller Distributor Limited Miller House, Airport Way, Tarxien Road – Luqa LQA 1814 - Malta • Hellenic Distribution Agency (CY) Ltd 208 Ioanni Kranidioti Avenue, Latsia - 1300 Nicosia - Cyprus • FPS Fernost Presse Service Co. 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Viaggio nel tempo” € 8,30; con “English Express” € 12,39; con “Biblioteca della Montagna” € 10,30 32 italia: 51575551575557 Domenica 13 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 13 Luglio 2014 33 italia: 51575551575557 Spettacoli Festival di Venezia Martone e Ferrara verso il concorso Le prime anticipazioni sul Festival di Venezia (27 agosto-6 settembre) danno per scontata la presenza in concorso di Mario Martone (Il giovane favoloso, con Elio Germano nei panni di Giacomo Leopardi) e di Abel Ferrara che con Pasolini (interpretato da Willem Dafoe) dedica al poeta il suo nuovo film. L’intervista Dopo 30 anni niente cinepanettone. Il film «La scuola più bella del mondo» nelle sale a novembre Sul set Christian De Sica (63 anni) e Rocco Papaleo (55) nel nuovo film di Miniero I precedenti Con Boldi In «Natale a Miami» (2005) di Neri Parenti ROMA — Christian De Sica, la Famiglia del cinema italiano, una vita da cinepanettone ma la popolarità non basta e dunque la voglia di fare altro, il riscatto nel recente musical su Cinecittà. Rocco Papaleo, una vita da mediano ovvero da comprimario, studiava Matematica e non pensava di fare l’attore, poi il botto come «spalla» di lusso al Festival di Sanremo. È la nuova coppia di comici. Debutteranno in La scuola più bella del mondo di Luca Miniero, in uscita il 16 novembre. De Sica preside puntiglioso in Toscana, Papaleo prof poco motivato al Sud. Per un grande equivoco originato da un errore del bidello, a un concorso musicale della scuola toscana, invece della classe africana da Accra, in Ghana, parteciperà quella da Acerra, nel napoletano. Le coppie comiche, per funzionare, hanno sempre obbedito a certe regole: devono essere «asimmetriche», affini e distanti, geograficamente lontane... Il romano Christian, classe 1951, è un cartone animato con una recitazione dal moto perpetuo, Rocco, classe 1958, è della Basilicata e punta sulla fissità alla Buster Keaton. Dice che da ragazzo «suonavo la chitarra, facevo ridere». E non sarà per caso se De Sica per parlare di loro due comincia dalla musica: «Ci ammiriamo da tempo, ci piace più cantare che recitare. Io sono un attore che si accoppia spesso. Dopo Massimo Boldi, Ghini, Siani, ora Rocco, che è un comico puro mentre io ho lavorato sugli stereotipi, avendo fatto più farse che commedie. Rocco: «Si deve essere sempre coppia quando si lavora insieme, come nei rapporti sentimentali. C’è quella necessità di sentirsi uniti, che non dev’essere una forzatura. In lui amo il senso del ritmo, lo swing. La difficoltà è la capacità di essere veri e allo stesso tempo musicali». Christian, fra tutte le coppie comiche storiche, da Gianni e Pinotto a Vianello e Tognazzi, Jerry Lewis e Dean Martin... «Be’, Totò e Peppino erano come zii, sono cresciuto con loro. Peppino molte volte lo superava nelle sue cose folli e surreali. In Totò, Peppino e la... malafemmina, Steno nella famosa lettera (che fu dettata da Totò a braccio) rideva e dovette uscire dal set per non distruggere la presa diretta». Roc- associazione mittelfest Con Ghini «Natale a New York» (2006) di Neri Parenti Con Siani «Il principe abusivo» (2013), regia dello stesso Siani La nuova coppia De Sica-Papaleo «Siamo come Totò e Peppino» Christian: ma al cinema solo le donne brutte fanno ridere co: «Ecco, noi siamo tutti e due Peppino, siamo il gatto e il gatto. La volpe non c’è. Ci piacerebbe farne un altro insieme». «Io sogno una commedia musicale con il Dottor Jekyll cantante neomelodico e Mr. Hyde come re del R’n’B», dice Christian. È la prima volta che non fa il cinepanettone... «Dopo trent’anni. E quante accuse mi sono piovute addosso da una certa intelli- ❜❜ Sophia Loren Una delle poche che si prendeva in giro ghenzia, mi hanno dato del maschilista, omofobo, parolacciaio, fascista. In quei film sono stato ladro e imbroglione, ma nella vita non sono così. Ma sai, facciamo il cinema comico e in fondo sono tutte quante commedie, non vedo questa grande differenza tra Siani, Bisio, Papaleo... Ecco, Rocco si avvicina a Lando Buzzanca, se si eccita gli vengono gli occhi rotanti. Quando ho fatto cinque o sei commedie con Massimo Ghini, sembravamo incompatibili: eravamo due ex belli, ex generone romano, piacioni, alti, prepotenti. Invece funzionavamo, a dispetto di chi dice che nella coppia dev’esserci il carnefice e la vittima. Io divido i comici in chi fa l’amore e chi non lo fa. Gli unici che lo facevano, facendo anche ridere, erano Troisi e Nuti. Verdone non ha mai interpretato una vera storia d’amore. Mi sono fatto l’idea che i comici siano er- mafroditi, se avessimo il sesso, non faremmo più ridere». «Noi — interviene Papaleo — non ci possiamo paragonare a nessuna coppia. Ma questo film non è basato sulla nostra contrapposizione, c’è un coro robusto di attori comprimari: Angela Finocchiaro, Miriam Leone». Ecco, le donne: De Sica, perché le coppie maschio-femmina sono rare? «C’è stato qualcosa, Vitti-Sordi... Le donne fanno ridere se sono brutte, Tina Pica, Il regista Miniero «Una commedia per un argomento serio» «Questa è una commedia che fa ridere su un argomento fondamentale», dice Luca Miniero (foto, 47 anni), il regista dei record, dai 30 milioni di incasso di Benvenuti al Sud ai quasi 13 di Un boss in salotto, a proposito di La scuola più bella del mondo. Nel film, prodotto da Cattleya e Universal, una classe sbarca, per un errore tecnologico, ad Acerra: ma l’equivoco è presto svelato. La scuola senza (per una volta) intossicazioni ideologiche. Valerio Cappelli © RIPRODUZIONE RISERVATA mittelfest Comune di Cividale del Friuli Con il sostegno particolare la Littizzetto, la Valeri. La Melato era una brava attrice ma non mi faceva tanto ridere, e nemmeno la Vitti, che era brillante ma non comica. Quando sono belle non si prendono in giro. Una delle poche che ci riusciva era Sophia Loren e, in parte, la Magnani. Ma anche gli uomini riservano sorprese, Leo Gullotta mi piace nei ruoli drammatici, meno nei panni della signora Leonida. Lo stesso discorso vale per Lino Bandi». Per Christian, il «ruolo» della spalla nel duo comico non esiste più, com’era invece tra Castellani con Totò; Rocco ha la teoria del doppio nel tennis: «Uno prepara il colpo e l’altro fa lo smash». L’altro totem che smontano è l’improvvisazione. Christian: «Papà mi diceva che sul set bisogna arrivare con la parte mandata a memoria come l’Ave Maria. Poi, si può aggiungere qualcosa». «A tutt’oggi io non ho mai improvvisato», aggiunge Rocco. Il talento comico spesso ci mette un po’ a essere riconosciuto. A Christian vengono in mente il padre e l’altro grande Vittorio, Gassman, «con la differenza che io sono il pittore della domenica e loro De Chirico. Ma insomma io sono quello lì, il borghese che accavalla le gambe e scopri che la scarpa ha il buco». Cividale del Friuli 19-27 luglio 2014 www.mittelfest.org 34 italia: 51575551575557 Domenica 13 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 13 Luglio 2014 Spettacoli 35 italia: 51575551575557 Musica in lutto Era il batterista del gruppo. Prima di lui se ne sono andati Joey, Dee Dee e Johnny Aveva 76 anni Addio a Tommy, l’ultimo Ramones Adesso non resta più nessuno della prima punk band americana 1951 - 2002 Il bassista Dee Dee, vero nome Douglas Colvin, è morto nel 2002 a seguito di un’overdose: aveva 50 anni 1952 - 2014 Nato a Budapest, vero nome Tamás Erdélyi, il batterista Tommy Ramone aveva un tumore al sistema biliare 1951 - 2001 Il vero nome del cantante Joey era Jeffrey Hyman: è morto nel 2001 per un linfoma, aveva 49 anni 1948 - 2004 Il chitarrista Johnny (John Cummings) è scomparso nel 2004, a 55 anni, per un tumore alla prostata Scompare Charlie Haden il contrabbassista che inventò il free jazz È U na famiglia distrutta. Ma una famiglia solo musicale. Con la morte di Tommy Ramone, se ne va anche l’ultimo dei fondatori dei Ramones, la prima punk band americana della storia. Non erano fratelli. E nemmeno parenti. Si facevano chiamare col cognome d’arte Ramone, ma lo avevano preso in prestito (aggiungendoci una «e» alla fine) da uno pseudonimo usato da Paul McCartney nell’era preBeatles. Tommy, vero nome Tamás Erdélyi, aveva 65 anni (secondo alcune fonti 62) e aveva un tumore al sistema biliare. È morto nella casa nel Queens, quartiere di New York in cui era cresciuto dopo essere emigrato dall’Europa. Tamás era nato a Budapest da una famiglia di origini ebree ed è stato il motore della band che ha rivoluzionato la musica rock nella seconda metà dei Seventies. A fine Anni 60 iniziò a suo- nare assieme al chitarrista John Cummings, che sarebbe poi diventato Johnny. E nel 1974 si unirono all’avventura il batterista Jeffrey Hyman, in seguito Joey, e il bassista Douglas Colvin, ovvero Dee Dee. Tommy avrebbe voluto fare il manager, ma Joey era talmente scarso alla batteria che dovette sostituirlo e trasformarlo in cantante. Rimase come batterista per i primi tre album, passando poi le bacchette a Marky (a sua volta cacciato nell’83 per fare spazio a Richie), e producendo ancora, in momenti diversi, un paio di dischi per il gruppo. Con lui, considerato quello regolare del gruppo per stile di vita lontano dagli eccessi, si esaurisce il nucleo dei fondatori. Joey se ne era andato nel 2001 per un tumore, l’anno successivo un’overdose aveva stroncato Dee Dee e Johnny era morto nel 2004 per le complicazioni di un tumore alla prostata. I Ramones sono stati il simbolo del punk americano. Jeans stretti e strappati, giubbotti di pelle, sneakers ai piedi e capelli lunghi per un rock riportato all’essenziale dopo i barocchismi degli anni 70: tre accordi e via, a tutta velocità. Debuttarono nel 1976 con l’omonimo «Ramones», caposaldo del genere che però all’epoca non entrò nemmeno nella top 100 di Billboard. Eppure c’erano canzoni che sono Premio Lunezia Detenuti in concorso per la miglior canzone Un concorso per premiare il miglior testo per una canzone scritto da un detenuto. È la novità del Premio Lunezia (tenuto a battesimo da Fernanda Pivano e Fabrizio De André), arrivato quest’anno alla sua 19esima edizione. Il testo vincitore di «Parole liberate, oltre il muro del carcere», in collaborazione con il ministero di Grazia e Giustizia e il Dap, verrà messo poi in musica da un autore professionista. Nelle tre serate, dal 18 al 20 luglio, tra gli altri si esibiranno sul palco di Carrara Elisa, Piero Pelù, Max Pezzali, Negrita, Massimo Ranieri, Mario Biondi, Simone Cristicchi, Nek, Ylenia Lucisano e tanti altri artisti. diventate dei classici come «Blitzkrieg Bop», scritta proprio da Tommy, che con il suo coro «Hey Ho! Let’s Go» è diventato un inno da stadio negli eventi sportivi anglo-americani. Voglia di cambiare, ma senza le implicazioni politico-anarcoidi del movimento punk inglese. Ma quella loro rivoluzione musicale partita dal CBGB, locale underground sulla Bowery di New York che ospitò i loro primi show e quelli di Patti Smith, Talking Heads e molti altri, divenne inarrestabile. Un loro concerto a Londra dello stesso anno fu la scintilla che diede il coraggio di fare il grande salto a Clash e Sex Pistols che erano nel pubblico. E ancora oggi sono molte le band che si mettono la maglietta con il logo che ridisegna quello del Presidente degli Stati Uniti, e partono da lì, tre accordi e via. morto a Los Angeles il contrabbassista jazz Charlie Haden (nella foto); era malato da tempo. Aveva affiancato i maggiori nomi della scena americana, fra i quali Ornette Coleman, Keith Jarrett, Pat Metheny, Paul e Carla Bley, Archie Shepp, Chet Baker, Paul Motian, Michael Brecker. Il suo magistero non aveva confini stilistici né di genere musicale: Haden adorava il country e la musica latina, così come coglieva ispirazione dal folclore di ogni parte del mondo, dal pop vecchio e nuovo, dalle colonne sonore cinematografiche. Nato il 6 agosto 1937 a Shenandoah, in una zona rurale dello Iowa, era cresciuto in una famiglia che eseguiva musica western: Haden ne rievocherà lo spirito in un disco del 2009, «Ramblin’ Boy», realizzato a sua volta con moglie e figli e nel quale si ascolta la sua prima incisione, un gospel cantato come «Cowboy Charlie» quando aveva meno di due anni. Nel 1957, passato al contrabbasso, si sposta a Los Angeles e grazie al pianista Paul Bley entra in contatto con Ornette Coleman, sassofonista eterodosso che sta creando un jazz affrancato da molte strutture formali. È nel suo quartetto che Haden nel 1959 approda a New York; il gruppo suscita scandalo ma anche grandi entusiasmi e incide l’album-manifesto che darà il nome al nuovo genere, «Free Jazz». Il Il testamento free è una musica perturban«Last Dance» è il te, aperta a ogni dissonanza, recente disco inciso con ma proprio Haden dimostra Jarrett: titolo che suona che può anche offrire un respiro melodico e un afflato come un presagio lirico commoventi; il suo stile, ispirato al chitarrismo country e alla solennità dell’organo nelle chiese nere, riempie in profondità gli spazi della sezione ritmica. Haden è fra i maggiori protagonisti del free jazz, cui regala una sorta di suggello orchestrale nel 1969 con il primo album a suo nome, «Liberation Music Orchestra»: il disco lega la libertà musicale a quella dei movimenti politici internazionalisti dell’epoca, con dediche a Che Guevara e alle vittime della Guerra Civile spagnola; il contrabbassista sconterà a lungo questa presa di posizione, subendo l’ostracismo di molte case discografiche. Ma fra i musicisti è sempre più popolare; negli anni Settanta è membro di uno dei più bei gruppi di Keith Jarrett, torna a suonare con Ornette Coleman, riprende i contatti con i jazzisti della West Coast, si apre a musiche d’ogni parte del mondo incidendo con il chitarrista gitano Christian Escoudé, il sassofonista norvegese Jan Garbarek, il polistrumentista brasiliano Egberto Gismonti. Gli anni Ottanta sono quelli dell’affermazione definitiva: ricostituisce saltuariamente la Liberation Music Orchestra, inizia a collaborare con Pat Metheny, fonda il gruppo Quartet West che celebra il mito del jazz californiano. Il festival di Montreal gli dedica l’edizione del 1989; ne sono testimonianza sette album con altrettante formazioni. In seguito Haden amplia il suo interesse per la musica latina collaborando con il pianista cubano Gonzalo Rubalcaba, e partecipa a progetti musicali d’ogni genere, privilegiando i dialoghi intimi: con Lee Konitz e Brad Mehldau, con Metheny, con pianisti quali il nostro Enrico Pieranunzi, Kenny Barron, Hank Jones e il vecchio amico Keith Jarrett, come testimonia il recentissimo «Last Dance». Quasi un presagio. Andrea Laffranchi Claudio Sessa © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso Luca Bernabei, produttore di serie tv come «Don Matteo», risponde alle affermazioni del neodirettore della rassegna romana «Freccero boccia le fiction Rai? Insulto agli spettatori» ROMA — «Mi meraviglio che Carlo Freccero, che ha lavorato tanti anni nella tv generalista anche in Rai, non conosca la differenza con la pay-tv. La prima si pone l’obiettivo di raggiungere un pubblico il più vasto possibile, la seconda si rivolge alle nicchie del mercato». All’indomani delle esternazioni del neodirettore del RomaFictionFest, che stigmatizza la fiction italiana definendola «edificante con eroi, giudici, santi e rivolta al passato», le reazioni non si fanno attendere. Luca Bernabei, amministratore delegato di Lux Vide, si sente chiamato in causa e reagisce indignato: «In quanto produttore di serie come “Don Matteo”, mi sento insultato io insieme agli 8 milioni di persone che la seguo- Il prete e il manager Terence Hill, 75 anni, nei panni di don Matteo. Qui sopra Luca Bernabei (50) amministratore delegato di Lux Vide che produce la serie per Rai1 no. Il suo discorso è molto elitario e si permette di fare ironie su milioni di telespettatori, ma non mi stupisce più di tanto: da altri “intellettuali” come lui ho sentito fare battute del tipo “speriamo che Ciro, cioè il protagonista sanguinario di “Gomorra”, uccida presto Don Matteo». Per quanto riguarda poi la qualità e il tipo di pubblico che segue i prodotti di Rai1, che Freccero ha definito «attempato e che si rifugia nel ricordo dei tempi andati», Bernabei obietta: «La nostra platea composta da rimbambiti? Tra i nostri spettatori, ci sono il 25,28% di laureati e il 31% di laureate; tra il 30 e il 40% di donne del Nord Est e tra il 40 e 43% del Centro Nord. Inoltre, un target commerciale tra i 25 e i 44 anni di età. Una curiosità? Le 10 fiction più viste nel 2014 dagli abbonati Sky, la paytv magnificata da Freccero, sono stati 10 episodi proprio di “Don Matteo”». Sul fronte della «mancata sperimentazione» che lamenta Freccero da parte di Rai1 e Canale 5, Bernabei ribatte: «L’innovazione di contenuti non si misura con la quantità di litri di sangue che si vedono scorrere sullo schermo. E comunque la sperimentazione che può fare la tv generalista deve essere mirata all’allargamento del target, non dimenticando lo zoccolo duro degli affezionati. Inoltre, la mission della Rai in particolare, che è servizio pubblico, è quella di parlare a tutti! L’Italia non è un Paese bigotto, bensì La vicenda La polemica Carlo Freccero, ex direttore di rete sia in Mediaset che in Rai, e oggi alla guida di RomaFictionFest, ha criticato le serie italiane: «Abbiamo solo due generi: divertimento puro e quello edificante con eroi, preti e santi... rivolto al passato. Negli Usa si guarda al futuro» laico che sceglie di vedere una fiction come “Don Matteo” che è detection, dove però si parla anche di valori». Poi il produttore, come un fiume in piena, aggiunge: «Sono stufo di queste sterili polemiche demagogiche, fatte per far parlare di sé. È sbagliato che una persona, che dovrebbe essere super partes, rilasci simili dichiarazioni. Io al festival diretto da Freccero non manderò nessun nostro prodotto, e magari lui sarà contento, ma si ricordi che l’unica vera differenza che esiste è quella tra fiction fatta bene e quella fatta male». Intanto Marco Follini, presidente dell’Associazione produttori televisivi che organizza la vetrina romana, rinnova la fiducia a Freccero, ma puntualizza: «L’ho voluto per convinzione e non per “disperazione”, come scherzosamente ha detto lui». Emilia Costantini © RIPRODUZIONE RISERVATA 36 Domenica 13 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 MondialiBrasile Un tweet al giorno Franz Beckenbauer @beckenbauer 40 anni fa la nostra squadra ha vinto la Coppa del Mondo, una grande esperienza. Spero che i nostri ragazzi possano provare la stessa sensazione ✒ La sfida Il miglior attacco LA SPERANZA dei tedeschi È UN GOL contro la miglior ALL’INIZIO difesa di Sabella E il fattore Messi di MARIO SCONCERTI L'analisi P er vedere una grande finale sarebbe importante che la Germania segnasse subito un gol. Questo costringerebbe l’Argentina ad attaccare e nascerebbe una bella partita. Sarà la Germania a giocare di più, l’Argentina non può che aspettare, la squadra sa allungarsi solo con le ripartenze di Lavezzi e Di Maria, oppure con gli scatti di Messi. Ma non ha chi sappia portare troppo avanti il pallone dalla propria metà campo. Mascherano è un libero davanti alla difesa, Biglia un regista arretrato che ha fatto spesso la riserva nella Lazio. L’Argentina sa difendere in modo esatto solo se non lascia spazio agli avversari. Quando cominciò il Mondiale e pensava gli avversari di minor qualità, prese due gol dalla Nigeria e uno dalla Bosnia, gli stessi tre gol subiti dall’Italia. Ha segnato solo 8 reti in cinque partite, una media molto bassa per un Mondiale, meno della metà della Germania (17 gol). Eppure gioca con più attaccanti di tutti, il suo è un vero 4-2-4, in fondo il vero gioco storico dei paesi latini. La Germania ha avuto momenti di difficoltà, a tratti di vera involuzione contro il Ghana, l’Algeria e la Francia. Se rallenta il ritmo dei passaggi rischia di diventare scontata. Se scambia il pallone in orizzontale invece di cercare la profondità, succede ancora la stessa cosa. È la squadra migliore, ma non è solo il 7-1 al Brasile. In sostanza, se l’Argentina vorrà vincere dovrà attaccare molto di più, mettere paura alla Germania con i suoi solisti, altrimenti rimarrà stordita e prima o poi Müller troverà la strada giusta. Di Messi abbiamo parlato molte volte. Finora merita un 7, ma l’ultima partita l’ha fallita. Tutto il mondo aspetta qualche sua prodezza, è l’elemento più televisivo della gara, per chiunque si simpatizzi. È lui la grande variabile, la vera morale possibile. Dovesse sbagliarla troverebbe un limite nella sua immensa carriera. E al calcio piacciono gli eroi invincibili. Aspettando gli altri credo sia giusto riassumere un pronostico. Penso a un 60-40 per la Germania. Ma se l’Argentina subisse il primo gol, se si liberasse di quella furberia che la rende quasi inaccessibile, potrebbe anche travolgere la Germania. Sarà la più grande partita visibile oggi al mondo. Ci sarà da imparare da qualunque movimento, anche il più elementare. E tutti noi, da imparare, abbiamo oramai davvero tanto. © RIPRODUZIONE RISERVATA I numeri In gol già otto giocatori di Löw Mascherano l’equilibrio dell’Albiceleste Le finaliste A sinistra la formazione della Germania, a destra l’Argentina (LaPresse, Ap) Caccia al tesoro La Germania ha gioco e gruppo L’Argentina il numero 1 Chi vince prende 35 milioni DA UNO DEI NOSTRI INVIATI RIO DE JANEIRO — Caccia al tesoro. Non solo per il premio che la Fifa garantisce alla vincitrice del campionato del mondo: 35 milioni di dollari, alla seconda ne vanno 25, alla terza 22 e alla quarta 20. Blatter & Co. ci guadagnano comunque: a fronte di spese per 600 milioni di dollari ne incassano sette volte tanto. Caccia al tesoro per la vendita di magliette — la rossonera stile Flamengo della Germania ha superato nella classifica del gradimento quella storica bianca — e per tutte le operazioni di merchandising. Per i bonus degli sponsor. Per la crescita dei cachet per un’amichevole nei Paesi dei nuovi ricchi, che vogliono togliersi lo sfizio di una partita con i più bravi. Per la valorizzazione di tutti i giocatori coinvolti. Per la crescita del movimento e, soprattutto nel caso della Bundesliga, perché il cam- La Coppa Oltre Coppa e gloria c’è di più: i campioni vedono crescere il proprio valore, salgono bonus e diritti tv pionato argentino è da decenni indebolito dall’emorragia di talenti verso l’Europa, delle cifre a cui vendere i diritti tv sui mercati esteri. Germania-Argentina, al Maracanà, oggi alle 16 ora brasiliana, le 21 in Italia, stadio quasi tutto in mano alla tifoseria argentina che ha invaso Rio de Janeiro, non è soltanto la finale. È un grande show tra economia, mass media e società, come dimostra il tweet pontificio sulla «cultura dell’incontro». Il tesoro è la Coppa — alta 36,8 centimetri, pesante 6.175 grammi, in oro a 18 carati; alla vincitrice ne viene poi conse- GERMANIA 4-3-3 Neuer 1 5 Hummels 18 20 Lahm J. Boateng Kroos 6 16 Khedira 7 Schweinsteiger 11 13 Klose Müller 9 Higuain 22 Lavezzi 8 E. Perez I favoriti 6 Biglia 14 Mascherano 15 Demichelis 4 Zabaleta 1 Romero Arbitro: RIZZOLI (Italia) Tv: ore 21 Raiuno, Sky Mondiale 1 C.t.: Sabella A disposizione: 21 Andujar (P), 12 Orion (P); 23 Basanta, 3 Campagnaro, 17 F. Fernandez; 19 R. Alvarez, 13 A. Fernandez, 5 Gago, 7 Di Maria, 11 M. Rodriguez; 20 Agüero, 18 Palacio Gli sfidanti Löw e Schweinsteiger «Non abbiamo paura Vedrete la nostra qualità» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI RIO DE JANEIRO — Jogi Löw non sa ancora come si vince un trofeo — terzo ai Mondiali 2006 e 2010 e all’Europeo 2012, secondo all’Europeo 2008 —, ma sa bene come si batte l’Argentina. Da secondo di Klinsmann ai calci di rigore (42) nel Mondiale di casa, nel 2006, ai quarti di finale. Da c.t. e con una goleada (4-0), sempre nei quarti di finale, a Sudafrica 2010. «L’Argentina ha tanti punti di forza, è meglio organizzata di quattro anni fa — dice alla vigilia —, ma io 10 Messi 2 Garay A disposizione: 12 Zieler (P), 22 Weidenfeller (P); 2 Grosskreutz, 3 Ginter, 15 Durm, 17 Mertesacker; 14 Draxler, 23 Kramer; 9 Schürrle, 10 Podolski, 19 Götze Indisponibile: 2 Mustafi 4-3-3 8 Özil 16 Rojo C.t.: Löw ARGENTINA Rio de Janeiro ore 21 4 Höwedes Sicuro Jogi Löw (Reuters) non ho paura. Non è solo Messi, lo sappiamo: non cadremo nell’errore di pensarlo. Sarà una partita molto diversa da quella contro il Brasile, ma mi fido della maturità della mia squadra. Lo abbiamo dimostrato fin qui. Mi sorprenderei se la nostra qualità non si vedesse in campo». Bastian Schweinsteiger era un bambino quando Germania e Argentina si sono affrontate in finale (3-2 per Maradona nel 1986 in Messico; 1-0 per i tedeschi con rigore decisivo di Brehme, a Italia 90). Ha studiato la lezione, ma guarda solo al presente: «È arrivato il momento giusto per scrivere la storia. Questo gruppo ha l’esperienza per gestire la pressione. Tanti di noi hanno vissuto la vigilia della finale di Champions tra Bayern Monaco e Borussia Dortmund, nel 2013, sappiamo come comportarci. Rispetto l’Argentina, ma ho buone sensazioni. Messi è un fenomeno, però credo che il vero capo del branco sia Mascherano: nel suo salvataggio alla disperata sul tiro di Robben, che stava per qualificare l’Olanda alla finale, ho visto esattamente quello che il calcio significa per gli argentini: dedizione assoluta». A testimonianza di quanto sia cambiata la mentalità tedesca nel calcio, Schweinsteiger cita Louis Van Gaal e Pep Guardiola come fonti di ispirazione: «Al Bayern Monaco, con loro, ho imparato tanto. Adesso è arrivato il momento di raccogliere quello che abbiamo seminato». Bisogna soltanto spiegarlo a Messi. l.v. © RIPRODUZIONE RISERVATA Sabella, parole d’ordine «Umiltà e sacrificio, serve la partita perfetta» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI RIO DE JANEIRO — Nelle precedenti sei vigilie, Alejandro Sabella ha portato con sé, in conferenza stampa, solo un giocatore. Forse per non prendere un’altra multa il giorno prima della finale, si presenta, con quasi 20 minuti di ritardo, per marcare la differenza con i tedeschi, con Basanta. Un panchinaro. I giornalisti argentini friggono, cercano di evitare il diktat dell’inossidabile addetto stampa Fifa che pretende, prima, una serie di inutili domande per l’inutile Fiero Alejandro Sabella (Epa) In tv Corriere della Sera Domenica 13 Luglio 2014 Finale 3° e 4° posto Finale STADIO NACIONAL STADIO MARACANÀ BRASILIA ieri BRASILE OLANDA Sport 37 italia: 51575551575557 GERMANIA ARGENTINA ore 21 Raiuno, Sky Mondiale 1 0 3 Parziale/finale 1-1 3,60 1-X 14 1-2 33 X-1 4,75 Germania – Argentina X-X 4,50 X-2 7,00 1 X 2 2-1 28 2,25 3,20 3,40 2-X 14 2-2 6,50 Le quote Snai RIO DE JANEIRO oggi, ore 21 Risultato finale Risultato 1-0 esatto 2-0 2-1 3-0 3-1 3-2 4-0 4-1 4-2 4-3 9,00 10 9,00 25 16 33 75 50 100 175 0-0 1-1 2-2 3-3 4-4 altro 7,00 7,00 22 100 250 40 0-1 0-2 1-2 0-3 1-3 2-3 0-4 1-4 2-4 3-4 9,00 20 13 60 33 40 200 150 200 275 Primo marcatore Müller, Messi 6,00 Klose 7,00 Higuain 8,00 Götze, Podolski, Agüero 10 Lavezzi, Palacio 12 Kroos, Özil 15 Un tweet per la finale Il Papa: «Lo sport favorisca la cultura dell’incontro» CITTÀ DEL VATICANO — I greci antichi la chiamavano «ekecheiría», una tregua sacra che accompagnava le Olimpiadi e significava la sospensione di ogni guerra. Ieri Francesco, attraverso il suo profilo Twitter, ha scritto: «I Mondiali hanno fatto incontrare persone di diverse nazioni e religioni. Possa lo sport favorire sempre la cultura dell’incontro». Parole che arrivano all’indomani dell’iniziativa lanciata sul social network dal Pontificio Consiglio per la Cultura del cardinale Gianfranco Ravasi, che ha lanciato l’hashtag #PAUSEforPeace, «Pausa per la pace», con una frase dal Libro dei Re: «Una voce di silenzio sottile». La proposta alla Fifa è «di osservare un minuto di silenzio, di preghiera per la pace, prima del calcio di inizio della finale», spiega monsignor Melchor Sanchez: «Lo sport è nato legato alle grande festività religiose: c’erano i giochi e cessavano le guerre. Ora il mondo si paralizza 90 minuti per guardare una partita. Se potessimo estendere questo alla guerra, daremmo un’opportunità alla pace». Al di là della «finale dei due Papi», in Vaticano ritengono «inverosimile» che Ratzinger segua la finale mentre Bergoglio si terrà almeno «informato». Del resto è un appassionato, aveva la tessera 88235N del San Lorenzo, ha scherzato con le Guardie Svizzere Il derby In Vaticano escludono che Ratzinger seguirà la partita, Bergoglio si terrà , almeno, informato prima della partita tra elvetici e argentini e fatto le «condoglianze» a due preti colombiani dopo la sconfitta col Brasile. Ma ora il Papa è angosciato per ciò che accade in Israele e Palestina, stamattina si attende un intervento vibrante all’Angelus. In tutto questo, lo sport passa in secondo piano ma può avere un suo ruolo. Javier Zanetti, per l’1 settembre a Roma, sta organizzando una «partita interreligiosa per la pace, voluta dal Papa», si parla di stelle come Buffon, Zidane, Messi, Totti, Baggio, Mourinho. Francesco lo aveva detto all’inizio del Mondiale: «Sono molti i valori e gli atteggiamenti promossi dal calcio che si rivelano importanti non solo in campo, ma nella costruzione della pace». Vaticano Francesco e Benedetto XVI , i loro Paesi sono in finale (Ansa) Gian Guido Vecchi © RIPRODUZIONE RISERVATA L’incoronazione Il Pibe ha fatto le sue previsioni dando ancora più responsabilità al fuoriclasse argentino gnata una copia in ottone placcato oro — che uno tra Philipp Lahm e Lionel Messi, i due capitani, alzerà nello scenario dei sogni di qualsiasi bambino. Germania e Argentina si presentano alla finale con due percorsi diversi. La Germania ha il miglior attacco: 17 gol contro gli 8 dell’Argentina, distillati da 64 tiri nello specchio della porta, 24 fuori, 3.421 passaggi completati (per l’Albiceleste sono 61 — più 2 pali —, 34, 2.928). L’Argentina ha la miglior difesa, con soli tre gol subiti, contro i 4 dei tedeschi. La Germania ha commesso 71 falli, ma ricevuto solo 4 cartellini gialli. L’Argentina ne ha fatti 64, che hanno portato a 6 ammonizioni. La Germania ha mandato in gol otto giocatori diversi (Müller 5, Schürrle 3, Hummels, Klose e Kroos 2, Götze, Özil e Khedira 1), mentre Messi ha segnato il 50% degli 8 gol argentini, aggiungendo anche un assist. Gli altri marcatori sono stati Di Maria, Rojo, Higuain (che non segnava in nazionale dal 14 agosto 2013, amichevole contro l’Italia all’Olimpico) e l’autogol del bosniaco Kolasinac che ha aperto dopo 3’ il Mondiale argentino che non è stato certo sfortunato. Tutti vedevano nell’attacco — Messi, Higuain, Agüero, De Maria, Lavezzi e Pa- lacio — l’assoluto punto di forza dell’Albiceleste che, invece, ha trovato nell’equilibrio che Mascherano dà alla fase difensiva il vero segreto. Sabella, per proteggere la difesa, accetta di giocare con una squadra «spaccata» in due. Come trait d’union Di Maria è quasi insostituibile. In sua assenza, Messi deve giocare un po’ più lontano dalla porta. In sintesi, è la miglior squadra del torneo — unica erede del calcio totale — contro il giocatore più forte del mondo. È vero, come dicono i tedeschi, che l’Argentina non è soltanto Messi, però è il punto di riferimento. Più difficile trovarlo nella Germania, se si cerca un uomo. Più facile se si guarda il percorso che i tedeschi hanno fatto dal 2004, cioè quando, tra lo scetticismo generale, venne scelto Jürgen Klinsmann come c.t., poi sostituito dal vice Jogi Löw. Quel punto di riferimento è il gioco. Se vince Messi sarà difficile non metterlo sul gradino più alto di sempre. Se vince la Germania, dopo il 7-1 al Brasile in semifinale, ci sarà un nuovo modello di riferimento, che, vista l’età media della squadra, è destinato a durare. Basanta. È il suo metodo. Distanza e serenità, lontananza dai problemi, akuna matata. In realtà, però, il pachorra non prende le cose come vengono. E del suo futuro, dopo la gaffe del suo manager che l’ha dato partente, non vuole parlare. «Tema irrilevante, soprattutto davanti all’importanza di questa partita che, professionalmente, è la più importante della mia vita. Sono orgoglioso di rappresentare il mio paese in una finale Mondiale. Del mio futuro non ho nemmeno parlato con la mia famiglia. Ora sono altre le cose da dire, ad esempio ai tifosi: promettiamo che daremo tutto, con umiltà e sacrificio». Inutile scucirgli invenzioni tattiche, nomi per la formazione. Loro le hanno, sicuramente, ma dall’Argentina escono poche certezze. «Abbiamo bisogno della partita perfetta. Dobbiamo giocare una grande partita, con concentrazione perché la Germania possiede carattere, forza fisica e tecnica». Nel 1986 quando l’accoppiata BilardoMaradona conquistava la Coppa lui era al Gremio, proprio qui in Brasile. «Ho sempre ammirato il football brasiliano e vincere qui sarebbe un grande piacere, oltre a una spinta per tutto il calcio argentino, specialmente per i giovani, per l’emulazione. In ogni caso speriamo che, del 1986, sia uguale il risultato». Un’unica concessione la potrebbe fare. Come sta Angel Di Maria, unico dubbio? «Vediamo se è migliorato, ha un programma d’allenamento specifico, adesso non so essere preciso». E anche se sapesse, non vorrebbe. Il catenaccio è cominciato. Luca Valdiserri © RIPRODUZIONE RISERVATA r.per. © RIPRODUZIONE RISERVATA Messi riceve l’incarico da Maradona «Segnerai due gol e alzerai la Coppa» Vincendo la Pulce supererebbe Diego, diverso in tutto dal suo erede DA UNO DEI NOSTRI INVIATI RIO DE JANEIRO — Sogno d’oro. L’ha fatto Diego Armando Maradona, ora Lionel Messi, perché questo è il giorno. Dal Pibe Leo riceve e accetta: «Sarà la tua partita. Sarai il leader e alzeremo la Coppa del Mondo al Maracanà. Un evento storico che non verrà mai dimenticato. Segnerai due gol e prenderai anche un palo. Se poi la palla entrerà ancora meglio». Il Pibe è in campo, in cielo, in terra, in tv, in ogni luogo. Aleggia come spirito buono, ma anche come spiritello perverso sulla vita della Pulga da quando ancora giocava sul campetto di Calle Estado do Israel, alla periferia di Rosario, che potrebbe diventare la capitale del Mondiale. Oltre a Messi, vengono da lì Di Maria, Mascherano, Lavezzi, Garay, Demichelis, Maxi Rodriguez. È il suo destino, «essere come», fin quando era bambino, con il suo primo tecnico, Salvador Aparicio, che avrebbe dato la vita per lui. Quando il dirigente, socio, talent scout del Barcellona Josep Maria Minguella, 14 anni fa chiamò il mitico Carles Rexach gli comunicò: «Ho scoperto il nuovo Maradona». Ma oggi è il giorno in cui Lionel Messi può «essere di più». Almeno come risultati. Diego ha alzato 8 trofei per club, più il Mondiale del 1986 e può vantare la finale del 1990. Messi ha 22 trofei di club, l’oro olimpico di Pechino. Poi ha vinto quattro volte il Pallone d’oro, ma ai tempi di Dieguito si premiavano solo gli europei. Con il Mondiale Messi supererebbe Maradona. Alzi la mano un allenatore, in questo Mondiale, o da otto anni a questa parte ovunque, che non abbia detto, prima di trovarsi davanti la Pulce: «Questa squadra non è solo Messi». Senza aggiungere quello che pensava: però sarebbe meglio che non ci fosse. Messi fa paura come Maradona. Tutti gli allenatori, mentre negavano di pensare solo a lui, approntavano trucchi per fermarlo. Però, come è successo all’Olanda, alla fine rinunciano a giocare, per annullarlo. Alejandro Sabella ha fatto con Messi quello che Bilardo ha fatto con Maradona. Gli ha dato la fascia di capitano, gli ha fatto scivolare addosso la responsabilità. Per cancellare la maledizione: Leo grande con il suo club, ininfluente in nazionale. Con 10 gol nelle qualificazioni e 4 in questa Coppa del Mondo, il Pachorra sembra aver compiuto il miracolo. Dagli ottavi in poi, Leo si è di nuovo inceppato, però l’Argentina è arrivata fino in fondo. Essere come, essere di più. Leo è il classi- Il sogno Messi, 27 anni, cercherà di imitare Maradona, 53 anni, nella foto in basso (Epa, Ap) Il confronto Vittorie di Maradona Con il Boca Juniors ha vinto uno scudetto; con il Barcellona una Coppa del Re, una Coppa della Liga, una Supercoppa di Spagna; con il Napoli due scudetti, L’idolo Leo ripete che nella sua vita ha letto un solo libro: «Yo soy el Diego» una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana e una Coppa Uefa. Con l’Argentina il Mondiale Under 20 e la Coppa del Mondo nel 1986 in Messico Vittorie di Messi Con il Barcellona ha conquistato 6 scudetti, 2 Coppe del Re, 6 Supercoppe di Spagna, 3 Champions League, 2 Supercoppe Europee, 2 Mondiali per club. Messi con l’Argentina ha vinto un Mondiale Under 20 e un oro olimpico a Pechino 2008. Ha vinto 4 Palloni d’oro di fila co ragazzo della porta accanto, difficilmente lo incontreremo nella hall di un hotel a mezzanotte, alla vigilia di una partita, mentre esce per una scorribanda con i sodali. Non oltrepasserà mai la prima parte di genio e sregolatezza. Però è anche più freddo di Diego, più distante. Tra le grandi virtù del Pibe c’è questa: non si trova un compagno di squadra che non parli bene di lui. A parte quello che dice Ibrahimovic nella sua autobiografia, Leo è distante, un generale sulla collina non un populista come Diego, sempre in mezzo alla gente, castrista con Fidel Castro, bolivarista con Hugo Chavez. Maradona sempre contro tutti, contro il presidente della sua federazione Grondona, contro Blatter, contro la Fifa, contro Pelè, contro il pubblico dell’Olimpico che in una notte poco magica per il calcio, nel 1990, fischiò l’inno del suo paese. Leo parla poco, non ama le conferenze stampa, ma neanche una conversazione con l’allenatore o con un compagno lo turbano. Ha rapporti rarefatti. Quando aveva 17 anni, per il suo compleanno, ricevette una telefonata di Maradona. Era raggiante. Ripete sempre che, nella sua vita, ha letto un solo libro: «Yo soy el Diego» autobiografia del Pibe. Così lontani, così vicini. Oggi Leo dovrebbe giocare alla Diego, «d’enganche», cioè da numero 10. Meno falso nueve e più da 10, da quello che inventa, che segna, suggerisce, riparte, da quello che trasforma la palla in oro con quella alchimia che hanno pochi, su un rettangolo verde. Diego e Leo, fatti della stessa pasta, con lo stesso sogno. Oggi è il giorno per essere insieme. Roberto Perrone © RIPRODUZIONE RISERVATA 38 Sport Mondiali Brasile Domenica 13 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Storie Rizzoli e i suoi predecessori Designato Rizzoli, 42 anni, (Images) Mercato Riscattato Rami, il Milan su Criscito Fumata bianca: la pazienza di Rami è stata premiata. Da ieri mattina è ufficiale il trasferimento dal Valencia al Milan del difensore francese che, limandosi l’ingaggio, ha firmato un contratto triennale con i rossoneri. Nella tarda serata di venerdì, dopo un pomeriggio di scontri telefonici tra i due club, gli spagnoli hanno accettato e controfirmato il testo del contratto inviato dallo studio legale milanista (riscatto a 4 milioni e 250 mila euro). Ora i fari sono puntati su un terzino: in discesa Vrsaljko, scartato Romulo (per cui il Verona vuole solo cash), si sonda la pista Criscito. Per il giocatore dello Zenit, la società è disposta a effettuare scambi (Abate, Niang e Zapata ed Essien i nomi in lista). Diminuiscono le chance rossonere di arrivare a Cerci come punta esterna: sul giocatore del Torino è forte l’interesse della Roma che non potendo al momento contare sui proventi derivanti da un’eventuale cessione di Benatia (il City ha virtualmente concluso l’acquisto di Mangala) dovrà puntare su un acquisto di costo medio. Meno Cuadrado (sempre sul taccuino del Barcellona: martedì il suo procuratore incontrerà la Fiorentina per fare il punto sul futuro) e più Cerci, appunto, lusingato dalla prospettiva di tornare nella Capitale. La Juve proverà domani l’assalto decisivo a Iturbe, con l’Atletico Madrid attento a eventuali rilanci. Martedì dovrebbe essere il giorno dell’annuncio, invece, di Morata ma occhio però a Vidal (foto), il cui procuratore — secondo il Daily Mail — avrebbe incontrato i vertici del Manchester United, interessati al cileno. A Torino ritengono incedibile il giocatore, ma se venisse recapitata un’offerta da 45 milioni di sterline le certezze vacillerebbero? L’Inter domani si ritufferà su Medel del Cardiff, il centrocampista su cui si è mosso Thohir. In difesa si seguono Balanta e soprattutto Rolando che non è stato convocato dal Porto per il ritiro. In uscita Campagnaro che potrebbe approdare alla Roma. M’Vila è bloccato in hotel a Pinzolo senza potersi allenare, in attesa dell’autorizzazione del Rubin. Monica Colombo © RIPRODUZIONE RISERVATA Italia 1990 Il messicano Codesal Mendez (Ansa) Giappone-Corea del Sud 2002 Germania 2006 Pierluigi Collina, 54 anni (Omega) L’argentino Horacio Elizondo (Ansa) Sudafrica 2010 L’inglese Howard Webb (Reuters) Sviste, rigori e fughe Le finali dal fischio fatale na sudditanza psicologica: in Germania-Ovest-Olanda (2-1), fischia un rigore a favore degli olandesi dopo un minuto (Neeskens); poi ne fischia un secondo per i tedeschi (Breitner) dopo 25’. Nel 1978, tocca a Sergio Gonella, che dimostra grande condizione atletica: Argentina-Olanda (3-1) si decide ai supplementari. L’onnipotenza di Joao Havelange, presidente della Fifa, è certificata anche dal fatto che toccano ai brasiliani le finali del 1982 (Coelho) e Arppi Filho (1986). L’8 luglio 1990, in Germania Ovest-Argentina, il messicano Edgardo Codesal fischia un rigore che non c’è per i tedeschi: decide Brehme (40’ s.t.); espulsi anche Monzon e Dezotti. Bilardo e Maradona urlano di rabbia. Said Belqola (1956-2002), ispettore doganale marocchino, è l’unico arbitro africano finora designato per una finale: Francia-Brasile (3-0, 12 luglio 1998). Pierluigi Collina, designato per Brasile-Germania (2-0, 30 giugno 2002), arbitra in maniera esemplare e salva la Fifa dallo scandalo di fischietti e assistenti scelti fin lì solo in base a criteri geopolitici. In Italia-Francia (5-3, 9 luglio 2006), l’argentino Marcelo Elizondo è il primo a espellere un giocatore (Zidane) attraverso la tecnologica a bordocampo (segnalazione del quarto uomo, Medina Cantalejo, dopo aver visto il monitor). Il 9 luglio 2010 (Spagna-Olanda 1-0), l’inglese Howard Webb deve estrarre 14 cartellini gialli e uno rosso. «Credevo fosse una partita, è stata una guerra». Mondiali ultimo atto, gioie e dolori degli arbitri Arbitrare la finale della Coppa del mondo è il punto di arrivo di una carriera, ma è anche una grande responsabilità. Lo sa bene Nicola Rizzoli, architetto di Mirandola, 42 anni, sezione di Bologna, designato dalla Fifa per Germania-Argentina. In 84 anni chi ha fischiato l’ultimo atto del Mondiale non ha mai avuto una vita facile. Il belga Jean Langenus, scelto per Uruguay-Argentina (4-2, 30 luglio 1930) deve mettere d’accordo le due squadre che vorrebbero giocare con il proprio pallone; lui decide di usarne uno per tempo. Prima di accettare la designazione, ottiene la garanzia di essere scortato fino al primo bastimento in partenza per l’Europa, appena finita la partita. Nel 1934, Italia-Cecoslovacchia (2-1) viene affidata allo svedese Ivan Eklind (1905-1981), che ha già diretto la semifinale fra gli azzurri e l’Austria (1-0). La stampa neutrale lo accusa di aver favorito le vittorie dell’Italia, che gioca in casa; gli austriaci contestano il gol di Guaita, ma la Fifa lo conferma nel 1938 e nel 1950. George Reader (1896-1978), maestro di scuola, inglese e arbitro di Brasile-Uruguay 1-2 (16 luglio 1950), il Maracanazo, resta il fischietto più vecchio designato per un match mondiale (non è una vera finale, ma l’ultimo atto di un girone): 53 anni e 236 giorni. Un altro inglese, William Ling (19081984), dirige Germania Ovest-Ungheria a Berna (3-2, 4 luglio 1954) e in chiusura annulla il gol del 3-3 (Puskas) per un fuorigioco millimetrico. Il 29 giugno 1958, il francese Maurice Guigue si fa notare perché appena finisce Brasile-Svezia 5-2, scappa dal campo con il pallone, che vorrebbe tenersi per ricordo. Ma il massaggiatore brasiliano Mario Americo lo rincorre e gli strappa la palla per darla a Pelé. Nikolay Latyshev (1913-1999), docente universitario a Mosca, viene premiato con la finale del 1962, Brasile-Cecoslovacchia (3-1): non vede un mani in area enorme di Djalma Santos. Passati alla storia Langenus (1930) scortato, Bakhramov (1966) indotto all’errore, bene Collina (2002), Elizondo (2006) cacciò Zidane Il 30 luglio 1966, a Wembley, l’episodio che non si cancella: all’ 11’ del primo supplementare di Inghilterra-Germania Ovest ferma sul 2-2, il pallone calciato da Hurst sbatte sull’interno della traversa, ricade, tocca terra e viene buttato in angolo. L’arbitro svizzero Gottfried Dienst si rivolge all’assistente sovietico Tofiq Bakhramov (è nato a Baku, Azerbaijan, 1926-1993), rimasto fermo con la bandierina abbassata. Cambia idea: «È gol» e indica il centrocampo. L’ Inghilterra passa in vantaggio (chiuderà sul 4-2), con quello che resta il gol fantasma per definizione. Lo studio dell’università di Oxford chiarirà che il pallone non aveva superato la linea di porta per 6 centimetri. Per questo sulla vicenda sono fiorite storie anche curiose: Bakhramov, ex ufficiale dell’Armata Rossa, avrebbe cambiato parere, dopo aver sentito qualcuno del pubblico urlare: «Ricordati di Stalingrado», in riferimento alla battaglia combattuta tra il 1942 e il 1943. Nella sua autobiografia, Bakhramov spiegherà di essersi sbagliato, convinto che il pallone avesse colpito non la traversa, ma la rete. Il 7 luglio 1974, John Keith Taylor (1930-2012), inglese, non avverte alcu- Fabio Monti © RIPRODUZIONE RISERVATA Il blob azzurro, dai sogni al fallimento Balotelli e quel bacio chiesto alla regina Elisabetta «Azzurri tra le prime quattro, non vedo punti deboli: mi fido di Balotelli e Cassano». Il campione del mondo Marco Materazzi affida il suo incrollabile ottimismo alle pagine della Gazzetta dello Sport in edicola mercoledì 4 giugno. Per lui, come del resto per milioni di italiani, il Mondiale della nazionale di Prandelli è già tutto in discesa. Parte da qui, dalle certezze preventive di Matrix, il nostro viaggio sulle tracce di chi l’ha sparata più grossa. Un blob azzurro caratterizzato dal senno di poi. 19 maggio. A Firenze c’è la partita del cuore e Roberto Baggio apre le danze: «Spero che al Mondiale Balotelli faccia meglio di me. Ha grandi qualità, deve solo capirle». Appunto… 20 maggio. A Coverciano prima conferenza stampa di Cesare Prandelli: «Vogliamo arrivare in finale». 22 maggio. Dall’entourage azzurro trapelano i segreti di una preparazione all’insegna della scienza e della tecnologia. A dar retta a quello che si legge, Prandelli è riuscito a trasferire sulle colline di Firenze una sezione staccata della Nasa. Merito del rapporto privilegiato con il premier Renzi che ha attivato il presidente Usa Obama? Mistero... Intanto nello staff azzurro compare tale Takahiro Yamamoto, masso-fisioterapi- Gol eliminazione Godin colpisce nel mucchio, l’Italia è k.o. (Reuters) sta strappato agli inglesi del West Ham, e si viaggia con i gps, con sensori di ultima generazione, con tablet e smartphone. Ci sono anche speciali guanti refrigeranti. Il c.t. non ha dubbi: «Qui servono atleti più che giocatori». 27 maggio. Divertente l’idea dello sponsor tecnico della na- zionale che fa intervistare Balotelli da... Balotelli. Ovviamente se ne leggono di tutti i colori, tipo: «Mi sento decisivo come Buffon, Pirlo e altri due o tre». 28 maggio. Parla Gigi Buffon, il capitano: «Siamo una squadra matura e affidabile. Noi e l’Uruguay restiamo i favoriti del girone». 29 maggio. Anche Demetrio Albertini, vicepresidente federale (dimissionario) e capo spedizione, lascia il segno: «Alla finale dell’Europeo di due anni fa siamo arrivati morti, stavolta non dovrà succedere». 1 giugno. Giuseppe Rossi viene escluso dai 23 per il Brasile. La sua fidanzata, Jenna Sodano, dà il via ai fuochi d’artificio, ritwittando i messaggi di protesta dei tifosi. Più che Jenna, una jena... 2 giugno. Ecco i numeri degli azzurri. Che la spedizione mondiale non nasca sotto i migliori auspici lo si dovrebbe intuire da un particolare: il numero 20 che scandì le imprese di Pablito Rossi nell’82 è sulle spalle di Paletta. Tocchiamo ferro... 3 giugno. Interviene anche il nonno del bocciato Giuseppe Rossi: «Prandelli ha fatto la più grande pagliacciata della sua vita». Quel che si dice un tipo misurato. 6 giugno. Prandelli dichiara in esclusiva a Sette: «Il Brasile vincerà il Mondiale ma la mia nazionale è come il Paese: si carica in mezzo alle polemiche». Allegria! 12 giugno. Press conference di Barzagli, uno dei totem del 2006: «Anche stavolta il gruppo sarà la nostra forza». S’è visto... 15 giugno. Dopo l’illusorio successo sugli inglesi Balotelli ❜❜ Materazzi Azzurri tra le prime quattro, non vedo punti deboli: mi fido di Balotelli e Cassano ❜❜ Albertini Agli Europei siamo arrivati in finale morti, questa volta non succederà ❜❜ Buffon Siamo una squadra matura e affidabile, Italia e Uruguay sono le favorite nel girone non resiste e twitta: «Se battiamo la Costa Rica voglio un bacio dalla Regina Elisabetta». 18 giugno. Parla Elisabetta ma non è l’inquilina di Buckingham Palace. Più semplicemente si tratta di Elisabetta Orsi, la nutrizionista del gruppo, che rivela la miracolosa dieta che consentirà agli azzurri di piegare la resistenza della Costa Rica. 21 giugno. «Cotti e mangiati». È a effetto il titolone della Gazzetta dello Sport dopo la vittoria dei centroamericani: il gol di Ruiz, la Donnola, ci fa venire i primi patemi d’animo. 22 giugno. Nonostante la Nasa a Coverciano si scopre che non sono bastati 6 giorni a consentirci il recupero delle forze dopo la gara con l’Inghilterra. Il professor Castellacci, responsabile medico degli azzurri, confessa sconsolato: «Il calcio è così. Puoi studiare e preparare molte cose ma non puoi prevedere quello che accadrà sul campo». Ma allora non ce lo potevano dire prima? 23 giugno. Alla vigilia della sconfitta con l’Uruguay, che è la nostra ennesima Corea, ecco intervenire Jessica Immobile, fresca sposa del bomber ex granata: «Con Ciro in campo l’Italia andrà avanti. Si fidi». Avremmo tanto voluto... Alberto Costa © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 13 Luglio 2014 ❜❜ Non lasciate che i tedeschi siano precisi, deve esserci sempre un argentino di cui preoccuparsi Diego Maradona Certezze dopo il 7-1 Berlino prepara una festa mondiale Col Brasile 32,5 milioni davanti alla tv DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO — È questa un’estate tutta tedesca, in cui un intero popolo si attende di prendere il comando della repubblica mondiale del pallone. Altro che «Germania in autunno», come titolavano nel 1978 i registi — da Fassbinder a Schlöndorff — autori del terribile ritratto di un Paese dilaniato dal terrorismo e dalle leggi speciali. Sono passati meno di trent’anni ma sembra un secolo. La Bundesprepublik è sempre più una potenza che ha regolato i conti con i suoi tanti passati e di autunnale c’è solo qualche scroscio di pioggia che bagna ogni tanto le folle riunite per applaudire la squadra di Löw. A vedere la semifinale in cui i bianchi hanno umiliato il Brasile sono stati 32,5 milioni di persone. Mai tanta gente si era fermata contemporaneamente. Le strade erano deserte, per poi riempirsi di macchine che suonavano il clacson e di migliaia di persone impazzite, come se la geografia delle emozioni avesse cambiato definitivamente le sue coordinate. E, allora, cosa succederà domani se Schweinsteiger e compagni daranno all’Argentina la stessa lezione di calcio impartita ai padroni di casa? Tutto e niente, perché la Germania non vuole mai esagerare. Non bisogna avere paura. Magari solo un po’. Il tifo è alle stelle, le bandiere sventolano dappertutto, la gente va a lavorare vestita come se dovesse scendere in campo. Se andrà in quel modo, vedremo sicuramente scene di follia. Ma una vittoria non è destinata a cambiare il modo di pensare, a diventare la spinta di un nuovo orgoglio. La normalità è un bene prezioso da conservare. Finita la sbornia si ritorna sobri. Tutto questo non vuol dire che la febbre non sia anche troppo alta, in questa vigilia che i media hanno trasformato in una specie di forsennato conto alla rovescia. Se ne leggono di tutte. La Bild ha già fatto in modo paradossale e scherzoso i titoli del giorno dopo. Immagina addirittura che Papa Francesco si dimetta «per la vergogna» lasciando il posto al ritorno di un giubilante Joseph Ratzinger, o che la cancelliera, cuffia in testa, faccia la doccia con gli eroi di Rio. Siamo ben lontani da quel Uber alles Scene di giubilo a Berlino dopo la vittoria sul Brasile. Nella foto a sinistra, Angela Merkel posa con la squadra dopo la vittoria sul Portogallo (Ap, Reuters) «senza parole», con cui lo stesso giornale commentò a caratteri cubitali il leggendario 7-1. Le parole stanno scorrendo a fiumi, invece, e il match con l’Argentina ha preso le dimensioni di un evento apocalittico. Berlino è diventato un circo il cui palcoscenico è l’enorme schermo collocato da un mese alle spalle della porta di Brandeburgo. Oggi sono attese 200.000 persone, ma saranno sicuramente di più. Permessi rinnovati per altri due giorni, perché la coppa, se sarà tedesca, arriverà lì. La mega-festa è stata già organizzata. In questo gigantesco carnevale si muove tranquilla la donna più potente del mondo.In un luglio pieno di appuntamenti, tutto era stata calcolato da mesi per permettere ad Angela Merkel, dopo la comparsata con il Portogallo, di essere presente a un’eventuale finale. Non ha voluto essere da meno anche il presidente Joachim Gauck e i vignettisti si divertono a immaginare quale potrebbe essere la divisione dei compiti nello spogliatoio. «L’Argentina non va sottovalutata, ma io scommetto sulla vittoria», ha detto la cancelliera nella tradizionale intervista tv prima della pausa estiva. Un’intervista che, guarda un po’ che combinazione, verrà trasmessa due ore prima della partita. Quando i televisori saranno già accesi. Paolo Lepri © RIPRODUZIONE RISERVATA Macarrão L’Argentina non va sottovalutata, ma io scommetto sulla vittoria della nostra squadra Angela Merkel O RD EM M E PR OG GRE RES SSO SO ❜❜ Sport 39 italia: 51575551575557 Galeazzi e la lingua tedesca di LUCA BOTTURA BLASFEMIA CANAGLIA «Papa Francesco dice che Messi è il nuovo Maradona? Io son cattolico, vado tutte le domeniche a Messa, ma il calcio è un’altra cosa! Papa Francesco, lui senza per l’amor del cielo massima educazione e massimo rispetto, ma non esiste al mondo: Maradona sta lì sopra e basta!» (Gianni Di Marzio subito prima di essere incenerito da un fulmine, «Talk Pomeriggio Mondiale», RaiSport). RATZI SUOI «Senza scomodare la volta celeste, forse l’Argentina ci è più simpatica perché forse tra i due Papi, forse papa Francesco a livello mediatico stia vincendo» (Aldo Dolcetti, «Talk Pomeriggio Mondiale», RaiSport). GIOCO IO «Che tipo di scelta ha fatto Prandelli andando a giocare in un campionato come quello turco?» (Alessandro Bonan, «Copacabana Calciomercato», Sky). G I O C A T O R I BANDIERINA «Per aumentare i ritmi del lavoro, Paesi in campo Tra crisi e pallone è sempre l’Argentina degli «incorreggibili» Economia e politica in affanno Se esistesse una correlazione tra le sciagure in politica ed economia e il successo sui campi di calcio, l’Argentina non avrebbe rivali. Né stasera al Maracanà né mai. Gli «incorreggibili», come Borges definiva i peronisti, in realtà pensando ai suoi connazionali in genere, sono tornati ancora una volta al punto di partenza. Inflazione, scandali politici, crisi del debito: il domani del Paese di Messi è incertissimo. Se vincerà la Germania diremo che è il trionfo dell’organizzazione, specchio di un Paese lungimirante eccetera. Se invece prevalessero i nipotini di Perón, di Carlos Menem, di Domingo Cavallo? L’Argentina è riuscita a vincere i Mondiali durante una barbara dittatura militare, nel 1978 in casa, e poi sulla spinta del ritorno alla democrazia nel 1986, ma sommersa da una inflazione del 400 per cento all’anno. L’influenza dell’allegra religione maradoniana si è estesa al decennio successivo, gli anni della pizza e champagne, Diego e Menem insieme in Ferrari e a donne, poi l’idolo fermato dal sistema con l’antidoping del 1994 nel Mondiale Usa. Quel boom effimero finì nella più grande crisi economica della storia argentina, mentre Maradona in disgrazia rischiava di lasciarci ad ogni overdose. La situazione attuale non è così drammatica, ma di nuovo il Paese ha deciso di andare per conto suo, trasformando la fierezza e l’unicità gaucha in un pasticcio che finiranno per pagare i meno ricchi, cioè quasi tutti gli argentini lavoratori e onesti. Un dramma come il default finanziario del 2002, che avrebbe potuto benissimo essere archiviato da tempo, è tornato di attualità. E con una clamorosa coincidenza con le giornate felici della Copa brasileira. Entro un paio di settimane, Buenos Aires dovrà trovare un accordo con gli ultimi de- tentori di tango bonds, gli irriducibili che vogliono indietro tutti i soldi prestati negli anni Novanta e non hanno mai accettato i compromessi proposti dal governo. È appena una piccola fetta (il 7%) di quel gigantesco crac, ma se l’Argentina non paga finirà di nuovo in default, tornando paria del sistema finanziario mondiale. Tener duro contro gli ultimi creditori, bollati come fondi avvoltoio (in quanto speculatori con in mano i titoli ceduti nel Oggi e ieri Sopra la gioia dei tifosi albiceleste per la finale raggiunta dalla loro nazionale, a fianco Maradona con l’ex presidente Menem e la moglie (Ap) tempo dai piccoli risparmiatori in panico) è stato finora uno dei capisaldi del nuovo populismo di Cristina Kirchner. Insieme alla spesa pubblica allegra, l’eterna rivendicazione delle Malvinas, le tariffe pubbliche congelate, i controlli sul cambio. I 100.000 argentini piombati in Brasile al seguito della squadra hanno penato per trovare i dollari o i reais necessari al viaggio. Spesso si sono dovuti arrangiare sul mercato nero, perché le riserve valutarie sono al lumicino e il governo pone forti limitazioni all’acquisto di moneta straniera. Non è un caso che anche il calcio sia stato cooptato in questi anni: l’Argentina è uno dei pochi Paesi al mondo dove il calcio in tv è ancora pubblico e gratuito. «Futbol para todos» è il nome di un programma governativo. Negli anni scorsi il governo è stato persino sospettato di compiacenza con i peggiori ultrà, le «barra bravas». Il tutto non ha fatto bene al calcio, i club argentini sono sempre sull’orlo del crac. Anche loro. L’Argentina cerca in queste ore alleati nel mondo contro i fondi Usa che la vogliono spingere di nuovo nel baratro. Qualche appoggio significativo è già arrivato. Ma è improbabile che un eventuale trionfo in Brasile possa essere utilizzato come in passato, per evitare di fare i doveri di casa, dimenticare gli errori e ricominciare tutto come prima. Rocco Cotroneo © RIPRODUZIONE RISERVATA è opportuno che il giocatore sia in linea con se stesso» (Francesco Rocca, «Processo al Mondiale», Raiuno) LA LINGUA BATTE «Dovete dirmi come fa Mascherano a uscirne vivo contro quelle tre belve che Khedira, Kroos e Ossesiosciasvasvanstager... la Germania debba suicidarsi per perdere quella zona di campo» (Giampiero Galeazzi tenta il suicidio pronunciando il nome di Schweinsteiger, nella foto, «Talk Pomeriggio Mondiale», RaiSport). IL PISTOLA «Mi scuso per l’immagine cruenta: non avrei dovuto finire su un social network in compagnia di quell’arnese così pericoloso»: lo ha dichiarato il fucile imbracciato da Balotelli su Twitter. (ha collaborato Francesco Carabelli) © RIPRODUZIONE RISERVATA 40 italia: 51575551575557 Domenica 13 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 13 Luglio 2014 Sport 41 italia: 51575551575557 Mondiali Brasile Impotente Julio Cesar battuto subito su rigore da Van Persie dopo i 7 gol subiti in semifinale contro la Germania. Poi segneranno Blind e Wijnaldum (LaPresse) Incubo Brasile, il crollo infinito k.o. anche con l’Olanda Olanda Marcatori: Van Persie (rig.) 3’, Blind 17’ p.t.; Wijnaldum 46’ s.t. Due gol in 17 minuti e nel finale arriva il terzo Arbitro contro, per la Seleçao nuova disfatta BRASILIA — Era appena un’illusione pensare che il Brasile potesse assorbire il colpo più pesante della sua storia in quattro giorni, e tornare su un campo di calcio come se nulla fosse. E così lo spettro di un nuovo massacro si materializza in un quarto d’ora, il tempo che passa tra il fischio d’inizio e il secondo gol dell’Olanda. Poi l’unica consolazione del Brasile è che il tiro al bersaglio ricomincia solo a fine partita, con il terzo gol. La Seleçao chiude la sua Copa come peggior semifinalista, per l’Olanda mai cam- BRASILE (4-2-3-1): Julio Cesar 6; Maicon 5, Thiago Silva 5, David Luiz 4, Maxwell 6; Paulinho 5 (Hernanes 5 12’ s.t.), Luiz Gustavo 5 (Fernandinho 5 1’ s.t.); Ramires 5 (Hulk 5 28’ s.t.), Willian 5, Oscar 6; Jo 5. C.t.: Scolari 4 spiovente che finisce sui piedi di Blind. E sono due. Aria di debacle, il Brasile sembra la fotocopia di quello devastato dalla Germania. Gli spazi concessi agli olandesi sono voragini, i tentativi di costruire gioco sono inutili. In panchina i giocatori si guardano smarriti, Scolari si alza, sbraita, allarga le braccia. In panchina c’è Neymar, accolto da un boato. Cammina piano uscendo dagli spogliatoi, è disteso e sorridente. «Sono orgoglioso di questa squadra — scrive su Instagram —. Abbiamo cominciato insie- pione ormai sono tre titoli da vice (1974, 1978, 2010), un quarto posto nel 1998 e questo è il suo primo terzo posto. Non passano nemmeno 3 minuti, difesa verdeoro sbilanciata alla prima fuga di Robben, Thiago Silva lo acchiappa per la maglia. Forse è da rosso, ma il fallo inizia fuori area. L’arbitro sbaglia due volte perché decide per il rigore. Passano una decina di minuti ed ecco l’altro pasticcio in difesa. L’azione olandese parte in fuorigioco (anche se di poco), poi David Luiz respinge malissimo di nuca uno Fred, lasciandolo in panchina. Fa esordire Ramires e Maxwell. L’Olanda perde Sneijder durante il riscaldamento: sente una contrattura e al suo posto entra De Guzman. Doveva essere l’inizio della reazione, una prima elaborazione del lutto. Troppo presto, evidentemente. Il pubblico di Brasilia fa il possibile per appoggiare, canta l’inno in coro come sempre, fa la ola persino dopo il raddoppio dell’Olanda. Ma è una Seleçao ormai sola, il Brasile non vede l’ora che finiscano i Mondiale e i 100.000 argentini se ne tornino a casa. La Rousseff non si fa vedere, nonostante la squadra alloggi a un passo dal palazzo presidenziale. Dilma manda un tweet prima del fischio d’inizio: «Brasile, 200 milioni di cuori sempre uniti». Non basta. La squadra di casa esce dalla sua Copa addirittura con il maggior numero di gol presi in un Mondiale: sono ben 14, la metà in una sola partita. 0 3 Brasile me e finiremo questo Mondiale insieme. Il sogno continua!!». Seduto a fianco di Daniel Alves, che riesce a malapena ad alzare la testa per guardare la partita, Neymar si agita. Approfitta di una pausa per parlare con Thiago Silva, gli sussurra qualcosa con la mano sulla bocca. In campo si vede soprattutto Oscar, che prova lui a fare il OLANDA (3-4-1-2): Cillessen 6 (Vorm s.v. 48’ s.t.); De Vrij 6, Vlaar 6, Martins Indi 7; Kuyt 7, De Guzman 6, Clasie 7 (Veltman s.v. 45’ s.t.), Blind 7 (Janmaat s.v. 28 s.t.); Wijnaldum 6; Van Persie 6, Robben 6. C.t.: Van Gaal 6 Neymar. Recupera molti palloni, è ovunque in campo, prova affondi. Ma non c’è assoluzione al disastro. Al terzo gol allo scadere, il pubblico del Mané Garrincha inizia infine a fischiare. Scolari l’aveva detto alla vigilia e mantiene, fa alcuni cambi per far giocare chi ancora non ha partecipato a questo Mondiale. Risparmia altri fischi a Arbitro: Haimoudi (Algeria) 4 Ammoniti: Thiago Silva. Robben, De Guzman, Fernandinho, Oscar Recuperi: 2’ più 5’ Rocco Cotroneo © RIPRODUZIONE RISERVATA Il cammino verso la Coppa GIRONE A GIRONE B GIRONE C GIRONE D GIRONE E GIRONE F GIRONE G GIRONE H Data Ore Croazia 3-1 Spagna Olanda 1-5 Colombia Messico Camerun 1-0 Cile Australia 3-1 Brasile Messico 0-0 Australia Olanda 2-3 Camerun Croazia 0-4 Spagna Cile 0-2 Camerun Brasile 1-4 Australia Spagna Croazia Messico 1-3 Olanda Cile Ore Grecia Incontro 3-0 Uruguay C. d’Avorio Giappone 2-1 Colombia 2-1 Giappone Grecia 0-3 2-0 Ore Data Ore Data Incontro Ore Ore 2-1 Germania Portogallo 4-0 Belgio Algeria 2-1 Inghilterra ITALIA 1-2 Francia Honduras 3-0 Iran Nigeria 0-0 Ghana Stati Uniti 1-2 Russia Sud Corea 1-1 Uruguay Inghilterra 2-1 Svizzera Francia 2-5 Argentina Iran 1-0 Germania Ghana 2-2 Belgio Russia 1-0 0-0 ITALIA Costa Rica 0-1 Honduras Ecuador 1-2 Nigeria Bosnia 1-0 Stati Uniti Portogallo 2-2 Sud Corea Algeria 2-4 Giappone Colombia 1-4 Costa Rica Inghilterra 0-0 Honduras Svizzera 0-3 Nigeria Argentina 2-3 Portogallo Ghana 2-1 Algeria Russia 1-1 Grecia 2-1 ITALIA 0-1 Ecuador 0-0 Bosnia Iran 3-1 Stati Uniti Germania 0-1 Sud Corea Belgio 0-1 C. d’Avorio Uruguay Francia P G V N P F S Classifica P G V N P F S Classifica P G V N P F S Classifica Brasile 7 3 2 1 0 7 2 Olanda 9 3 3 0 0 10 3 Colombia 9 3 3 0 0 9 2 Costa Rica 7 3 2 1 0 4 1 Francia 7 3 2 1 0 8 2 Argentina 9 3 3 0 0 6 3 Messico 7 3 2 1 0 4 1 Cile 6 3 2 0 1 5 3 Grecia 4 3 1 1 1 2 4 Uruguay 6 3 2 0 1 4 4 Svizzera 6 3 2 0 1 7 6 Nigeria 4 3 1 1 1 3 3 Croazia 3 3 1 0 2 6 6 Spagna 3 3 1 0 2 4 7 C. d’Avorio 3 3 1 0 2 4 5 ITALIA 3 3 1 0 2 2 3 Ecuador 4 3 1 1 1 3 1 Bosnia 3 3 1 0 2 4 4 Camerun 0 3 0 0 3 1 9 Australia 0 3 0 0 3 3 9 Giappone 1 3 0 1 2 2 6 Inghilterra 1 3 0 1 2 2 4 Honduras 0 3 0 0 3 1 8 Iran 1 3 0 1 2 1 4 3 OTTAVI DI FINALE 4 OTTAVI DI FINALE 5 OTTAVI DI FINALE BRASILE - CILE COLOMBIA - URUGUAY FRANCIA - NIGERIA GERMANIA - ALGERIA OLANDA - MESSICO 4-3 d.c.r. 2-0 2-0 2-1 d.t.s. 2-1 10 QUARTI DI FINALE 6 OTTAVI DI FINALE P G V N P F S 7 OTTAVI DI FINALE COSTA RICA - GRECIA Classifica P G V N P F S Classifica P G V N P F S Germania 7 3 2 1 0 7 2 Belgio 9 3 3 0 0 4 1 Stati Uniti 4 3 1 1 1 4 4 Algeria 4 3 1 1 1 6 5 Portogallo 4 3 1 1 1 4 7 Russia 2 3 0 2 1 2 3 Ghana 1 3 0 1 2 4 6 Sud Corea 1 3 0 1 2 3 6 8 OTTAVI DI FINALE ARGENTINA - SVIZZERA Le città del Mondiale BELGIO - STATI UNITI 1-0 d.t.s. 6-4 d.c.r. 11 QUARTI DI FINALE 2-1 d.t.s. 12 QUARTI DI FINALE Fortaleza na Manaus FRANCIA - GERMANIA 0-1 13 SEMIFINALI BRASILE - GERMANIA 1-7 OLANDA - COSTA RICA FINALE 3° E 4° POSTO BRASILE - OLANDA 0-3 FINALE Rio de Janeiro ARGENTINA - BELGIO 4-3 d.c.r. B R A S I L E 1-0 Cuiaba oggi ore 21 2-4 d.c.r. Natal Recife Brasilia Salvador Belo Horizonte 14 SEMIFINALI OLANDA - ARGENTINA GERMANIA - ARGENTINA Tutte le partite in diretta online su www.corriere.it or Incontro Bosnia Classifica 2-1 dC Su Data Argentina P G V N P F S BRASILE - COLOMBIA ea ia ss ria Ru Al ti io ge lg Be a ni an iU St at llo ia ga an rto rm Ge Gh Ore 2-1 Classifica 9 QUARTI DI FINALE Incontro Ecuador P G V N P F S 2 OTTAVI DI FINALE Data Svizzera Classifica 1 OTTAVI DI FINALE Po n ria Ni Bo ge ia Ira sn in a as nt ur ge Ho nd an Fr Incontro 1-3 C. d’Avorio Costa Rica Ar r cia a do er Ec Sv ua izz AL IT gh In Co Data IA ra ica er ilt aR ua st ug Ur Gi Incontro Brasile y ne rio ap vo d’A C. Data po ia a Gr m ec bi lia Co Au Incontro lo le st ra Ci da na an ag Sp Ore Ol o er m sic Incontro Ca zia oa as Cr Br Data un O es E SSSS M GR ile O RD E M E PRO S U D A M E R I C A San Paolo Curitiba Rio de Janeiro Porto Alegre CORRIERE DELLA SERA 42 Gli annunci si ricevono tutti i giorni su: www.piccoliannunci.rcs.it agenzia.solferino@rcs.it oppure nei giorni feriali presso l’agenzia: Milano Via Solferino, 36 CONTABILE neopensionato, autonomo fino bilancio, adempimenti/dichiarazioni, offresi contabilità piccola azienda. 328.68.59.679 DIRIGENTE scolastico pensionato settembre 2012 esperienza quarantennale esaminerebbe offerte lavoro coordinatore istituti paritari disposto viaggiare. 340.57.62.532 tel.02/6282.7555 - 02/6282.7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale inserite in queste pagine devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). 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Corriere della Sera Domenica 13 Luglio 2014 Sport 43 italia: 51575551575557 Tennis: Vinci in finale a Bucarest Atletica: Rudisha, è rilancio Basket: l’Italia prima a Trento Roberta Vinci supera la slovacca Kucova (6-1, 6-3) e va in finale a Bucarest; la attende la difficile sfida alla Halep, che ha vinto il derby romeno con la Niculescu (6-2, 4-6, 6-1). Sfuma invece la finale di Bad Gadstein per Sara Errani: vince la Rogers (Usa) 7-6, 6-3. Stessa sorte a Stoccarda, dove difendeva il titolo, per Fognini: si è arreso 6-3, 6-4 nella semifinale con Bautista (Spa). La nazionale di basket, che sta preparando le qualificazioni di agosto all’Europeo 2015, ha vinto il torneo di Trento superando anche il Belgio (74-68) nella giornata conclusiva. Da martedì ripresa del lavoro a Trieste. CANOTTAGGIO — Oggi a Lucerna finali delle classiche regate sul Rotsee: l’Italia ha sei armi ammessi e ben cinque di essi sono olimpici. A Glasgow, il keniano David Rudisha vince gli 800 metri in 1’43’’34 (uguagliato il record stagionale di Kiprop) e conferma di aver superato i guai al ginocchio. A Rieti, Giuseppe Gibilisco supera i m 5,70 nel salto con l’asta. VOLLEY — L’Australia batte la Francia 3-2 e si unisce a Italia, Russia, Iran, Usa e Brasile nelle Final Six della World League di Firenze (16-20 luglio). Ciclismo Tour, ottava e dura tappa: il siciliano difende con successo la maglia gialla Il duello Lo spagnolo Alberto Contador (a destra), 31 anni, attacca la maglia gialla Vincenzo Nibali (a sinistra), 29 anni. L’ottava tappa è stata vinta dal francese Blel Kadri, 27 anni. Nibali rimane il leader della classifica generale. Contador è sesto a 2’34’’ (Images) Nibali, prove di resistenza Contador gli rimonta solo 3’’ Vincenzo non molla: «Gli ho spiegato che sono presente» Un errore nel finale «L’ultimo strappo non era adatto a me: ma ho tenuto, anche se nel finale ho sbagliato rapporto» fatica («Volevo vedere se mi stava dietro e con sorpresa ho scoperto di sì»), nel pomeriggio di un giorno da cani in cui qualcosa s’inceppa nel preciso meccanismo a orologeria dell’Astana (Vincenzo ci mette del suo sbagliando rapporto negli ultimi 100 m) e il pied noir Blel Kadri regala alla Francia il primo successo in questo Tour con una bella fuga solitaria, d’altri tempi se il ciclismo non mantenesse sempre le radici ben piantate nel passato (nessuno fa più il bagno nell’aceto ma c’è chi corre con la visiera all’indietro). Poiché se vogliamo che tutto rimanga com’è bisogna che tutto cambi, quando sulla Croix des Moinats (7.6 km al 6%), con il plotone attardato di 6’ rispetto al fuggitivo Kadri, Nibali è rimasto solo a tamponare l’attacco furibondo della Tinkoff (gruppo sfarinato sotto la fre- laine addirittura accanto, Vincenzo seduto e Alberto in piedi sui pedali, senza mai togliergli gli occhi di dosso, gambe e catenaccio, mentre dietro in un cortocircuito di comunicazione tra ammiraglie Astana e squadra succedeva di tutto: Kangert Marco Bonarrigo si è fermato ad aspettare Fuglsang (sempre secondo ma ora a 1’44’’) e subito dopo, scivolando in curva, si è incastrato nella sedia a sdraio di un tifoso; Scarponi si è sciolto («Era con me» dirà Nibali, ma troppo indietro: avesse forato negli ultimi 5 km sarebbero stati guai), tutti gli altri non pervenuti. «Parlerò con Shefer e Martinelli (i due direttori sportivi, ndr) per capire cosa è successo...» dirà alla fine. La difesa della maglia, dopo tanti giorni all’attacco, è un’alternativa che Nibali è pronto a sopportare nei tre giorni da condor sui Vosgi, oggi con arrivo in volata a Mulhouse e soprattutto domani a La Planche des Belles Filles, dove l’atteggiamento di «faccia-da-poker» Contador, sicumera o bluff, dovrebbe svelarsi. Ieri, pur portato su un vassoio d’argento dalla Tinkoff («Il Tour per noi è appena cominciato» ha detto il boss russo che lo scarrozza sul suo aereo privato e che pretende un posto in ammiraglia), non ha impressionato. Se era un tentativo di ceffone, ne è uscito un buffetto. «L’ultimo strappo, molto duro e troppo corto, non si addiceva alle mie caratteristiche. Ho controllato, ho risposto bene, sono rimasto sempre con lui per fargli vedere che ero presente, poi ho sbagliato rapporto negli ultimi 100 m, può succedere» ha spiegato lo Squalo fradicio, che quando la strada si è impennata ha preferito togliere la mantellina. Risale l’australiano Porte, terzo a 1’58’’, cui Sky ha affidato il ruolo di leader dopo il flop di Froome. Tra Vosgi, Alpi e Pirenei ogni giorno sarà una partita a scacchi su piano inclinato. L’uomo solo, Nibali, è ancora al comando. Ieri, per la prima volta da Leeds, è sembrato teso, accigliato. Calati juncu ca passa la china. Sfuggirle, anche su due ruote, sarà un lavoro per cuori forti. © RIPRODUZIONE RISERVATA Gaia Piccardi 86 120 127 149 162 170 100 105 292m - Cernay 62 70 Mulhouse 237m 242m - Pfastatt 33 41 1.183m Le Markstein 1.336m Grand Ballon km 11,5 559m - Colle de Gueberschwihr 500m - Col du Bannstein 430m - Linthal LA TAPPA DI OGGI Gérardmer 703m 245m - Turckheim 560m - Colle des Cinq Châteaux Ordine d’arrivo 8ª tappa, Tomblaine-Gerardmer La Mauselaine, 161 km 1. Kadri (Fra) in 3.49’28’’ (media 42,1 km/h) 2. Contador (Spa) a 2’17’’ 3. Nibali (Ita) a 2’20’’ 4. Porte (Aus) a 2’24’’ 5. Pinot (Fra) a 2’28’’ 6. Peraud (Fra) s.t. 7. Valverde (Spa) a 2’36’’ 8. Van Garderen (Usa) a 2’40’’ 9. Bardet (Fra) a 2’48’’ 10. Chavanel (Fra) a 2’54’’ 11. Mollema (Ola) a 2’55’’ 12. Rui Costa (Por) a 3’01’’ 16. Roche (Irl) a 3’33’’ 17. Gadret (Fra) a 3’35’’ Classifica generale 1. Nibali (Ita) in 33.48’52’’ 2. Fuglsang (Dan) a 1’44’’ 3. Porte (Aus) a 1’58’’ 4. Kwiatkowski (Pol) a 2’26’’ 5. Valverde (Spa) a 2’27’’ 6. Contador (Spa) a 2’34’’ 7. Bardet (Fra) a 2’39’’ 8. Rui Costa (Por) a 2’52’’ 9. Mollema (Ola) a 3’02’’ 10. Van den Broeck (Bel) s.t. Così oggi 9ª tappa, Gerardmer La Mauselaine-Mulhouse, 170 km Così in tv ore 14.15: Eurosport ore 14.30: Raitre e RaiSport2 Menchov depennato Squalifica «postuma» per il russo Denis Menchov, vincitore del Giro 2009 e ritiratosi nel 2013. Il Tour ha infatti cancellato il corridore dall’albo d’oro degli anni 2009, 2010 (fu secondo) e 2012 dopo aver intercettato un documento della Uci (Union Cycliste Internationale) che l’ha squalificato per passaporto biologico irregolare, senza però rendere pubblica la notizia. quenza dei colpi di pedale, Sagan disperso), abbiamo pensato che la maglia gialla potesse cambiare indirizzo. Il leader, invece, si è incollato a Contador con spropositato affetto, sul Col de Grosse Pierre (3 km al 7.5%) gli è stato a ruota, sulla Mause- 601m - Orbey 880m - Col du Wettstein Le classifiche 1.140m - Col de la Schlucht DALLA NOSTRA INVIATA GERARDMER – Cosa sono tre secondi nella vita di un uomo? «Nulla di significativo» risponde Vincenzo Nibali sotto le nuvole basse della Mauselaine. Le ostilità con Contador sono cominciate al km 142 quando, dopo sette tappe in cui è successo di tutto (au revoir vecchio Tour sonnacchioso e perditempo: il tracciato di questa edizione segna un punto di non ritorno), le cotes sono diventate colli e poi piccole montagne buone, che tra tuoni e fulmini hanno partorito un topolino. Nibalino resta in giallo, difendendo con gattopardesca abilità il blasone che indossa ormai da sette lunghissimi giorni: Contador gli succhia 3’’ (ora è a più 2’34’’), con Il retroscena L’ammiraglia Astana una babele linguistica e Nibali rimane solo GERARDMER — Gran bella cosa il «car pooling»: andare al lavoro condividendo l’auto con altre persone fa risparmiare denaro e riduce l’inquinamento. Se però l’auto da condividere è l’ammiraglia di una squadra ciclistica i guai possono essere superiori ai benefici. In corsa, da sempre, nella prima ammiraglia siedono due persone. Alla guida il direttore sportivo: parla con gli atleti via radio, impartisce direttive, passa borracce e panini. Dietro di lui il meccanico, con ampio spazio per attrezzi, vivande e naturalmente per muoversi. La prima ammiraglia dell’Astana al Tour sembra invece un bus nell’ora di punta. Alla guida c’è Alexandr Shefer, ex corridore kazako. In teoria è direttore sportivo in seconda, in pratica ha in mano la radio. Al suo fianco c’è (e resterà fino a Parigi) il boss (con portafoglio) Alexandr Vinokourov, non esattamente il tipo che si limita ad osservare la corsa. Sui sedili posteriori l’Astana è l’unica squadra ad ospitare due persone. A sinistra il teorico titolare dell’ammiraglia, Giuseppe Martinelli, a destra, compresso tra ruote e frigorifero portatile, il povero meccanico italiano Gabriele Tosello. L’inedito e scomodissimo «car pooling» dell’Astana provoca non pochi mal di pancia. Durante il Giro d’Italia la poltrona di Giuseppe Martinelli (il direttore sportivo più vincente del ciclismo italiano) ha traballato a lungo salvandosi grazie al podio di Fabio Aru. Ma tra il boss Vinokourov e il tecnico bresciano (accusato di essere poco autoritario) i rapporti sarebbero freddini. Ecco perché il campione olimpico di Londra ha messo un suo connazionale alla guida ma, fidandosi fino a un certo punto della sua esperienza, ha deciso di restare al suo fianco. Martinelli ha salvato il sedile (posteriore) per la resistenza Rapporti freddi La situazione è peggiorata dai rapporti freddi fra il boss Vinokourov e il d.s. Martinelli di Nibali. Scomodità a parte, l’ammiraglia Astana è una babele linguistica. I due kazaki comunicano nella loro lingua, Martinelli parla con Shefer in italiano e con Vinokourov in francese. Difficile capire chi e in che lingua ieri abbia ordinato all’estone Kangert di aspettare il danese Fuglsang, ma la decisione di lasciare solo Nibali in un momento delicatissimo ha suscitato molte perplessità. Vinokourov è uno dei nuovi padroni del ciclismo ma il suo stile autoritario non è isolato. Ieri a Nancy il miliardario russo Tinkov, boss di Contador, si è presentato con un molosso di 70 chili al guinzaglio. Il bestione è stato parcheggiato davanti all’uscita del bus e, da Contador all’ultimo dei gregari, tutti gli hanno reso omaggio, debitamente immortalati dal telefonino del patron. Affidato il cane alla moglie, Tinkov ha spostato alla guida dell’ammiraglia l’ex onnipotente Bjarne Riis e si è seduto al suo fianco. Difficile immaginare che in corsa non abbia voluto dire la sua. © RIPRODUZIONE RISERVATA MotoGp Dopo il rinnovo con la Yamaha, Rossi spiega la sua scelta. Oggi si corre in Germania: settima pole di Marquez Valentino, la grande scommessa: «Il futuro è con me» DAL NOSTRO INVIATO SACHSENRING — Appena saputo che il figlio aveva allungato il contratto con la Yamaha fino al 2016, Graziano Rossi gli ha mandato un sms: «Ancora due anni di infanzia». Valentino ha sorriso, mai come stavolta d’accordo con papà. Questa infatti non è una nuova vita che comincia, ma semplicemente la solita che continua, con la stessa passione e la stessa voglia che il biennio in Ducati e le difficoltà di fine 2013 non sono riusciti a sconfiggere. «Se avessi continuato come avevo finito lo scorso campionato, non credo che avrei firmato un nuovo contratto — racconta il campione —. Invece ho dimostrato in pista di potere andare avanti ancora». Valentino è sereno e convinto che per lui si stia disegnando un orizzonte radioso. Glielo dicono la condizione psicofisica; il proficuo rapporto tecnico con la M1, la squadra e l’azienda; il secondo posto nel Mondiale (che nell’era di Marquez corrisponde al primo degli umani); la prospettiva di futuri cambiamenti regolamentari: «Nel 2016 cambieranno gomme ed elettronica, ovvero i due elementi più importanti Dominatore Anche in Germania, la pole è di Marquez (Canoniero) della MotoGp attuale: sarà interessante scoprire come saranno allora le moto». La centralina unica potrebbe limitare il potere della Honda basato sull’elettronica, mentre il passaggio dal monogomma Bridgestone a quello Michelin provocherà forse qualche variazione di assetti e di equilibri. A favore di chi non si può prevedere. Ma solo l’idea che qualcosa di nuovo possa succedere è sufficiente per restare in questo mondo e vedere l’effetto che fa, magari anche oltre il 2016. «È vero che a quell’epoca avrò 37 anni, ma mi viene già il magone adesso a pensare che fra due anni a Valencia potrei annunciare il ritiro...». La fiducia nel futuro aiuta poi a sopportare anche un pre- sente come questo, con Marquez che non fa mai prigionieri. Anche ieri la solita vecchia storia: settima pole position dell’anno, record della pista sottratto a Stoner (e pensare che quando Casey li faceva ci sembrava che sarebbero rimasti imbattuti per secoli…) e moto puntata verso la nona vittoria su nove. L’evento è molto probabile, anche se quelli dietro, a ben vedere, non vanno male: Pedrosa, che qui ha vinto quattro volte in carriera, è secondo e con Bradl completa una prima fila tutta Honda (a conferma della teoria valentiniana che questo toboga di Sassonia è fatto per la moto di Tokio, grazie alle accelerazioni violente da velocità molto basse), mentre il trio Yamaha Aleix Il via alle 14 MotoGp 1. Marquez (Spa/Honda) 1’ 20’’937 2. Pedrosa (Spa/Honda) a 0’’296 3. Bradl (Ger/Honda) a 0’’403 6. Rossi (Ita/Yamaha) a 0’’714 Moto 2 1. Aegerter (Svi/Technomag) 1’24’’761 Moto3 1. Miller (Aus/Ktm) 1’ 26’’997 Su SkysportMotoGp Ore 11: Moto3 Ore 12.20: Moto2 Ore 14: MotoGp Superbike: Davies leader Nelle prime prove di Laguna Seca (nono Gp) guida Davies (Ducati) su Guintoli e Melandri (Aprilia) Espargaro-Lorenzo-Rossi insegue tonico in seconda fila: «Una Yamaha sul podio ci può stare — dice Vale —, ma servirà dare il massimo». A parte l’incognita pioggia, tutto comunque dipenderà da Marquez. Il perché lo ha spiegato uno che lo conosce bene, Livio Suppo, team principal Honda: «Marc è in uno stato di grazia incredibile. La moto va bene, ma è lui che fa la differenza. Io in vita mia uno così non l’ho mai visto, meglio anche di Stoner e del Valentino dei bei tempi». Stando così le cose, sapere di avere altri due anni per provare a raggiungerlo può essere per Rossi una consolazione e uno stimolo in più. Se poi nel 2016 MM andrà ancora più forte di adesso, rimarrà solo l’applauso. Valentino, che sa riconoscere i campioni, di certo non glielo negherà. Alessandro Pasini © RIPRODUZIONE RISERVATA 44 italia: 51575551575557 Domenica 13 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 13 Luglio 2014 45 italia: 51575551575557 CorriereSalute LE PAGINE DEL VIVERE BENE www.corriere.it/salute Medicina Alimentazione Medicina In che modo si accerta la natura dei noduli al collo Un piatto di pesce alla sera fa dormire meglio Quando è il cuore a provocare il «fiato corto» a pagina 49 a pagina 48 a pagina 51 NON CI IMPORTA SAPERE DOVE CURANO MEGLIO di ROBERTO SATOLLI T izio deve fare un bypass e può decidere dove. Una volta avrebbe potuto solo chiedere consiglio al medico, di famiglia o specialista, al parente o conoscente già operato, o all’amico giornalista medico. Ora potrebbe andare in Internet, nel sito del Programma nazionale esiti (PNE: http://95.110.213.190/PNEed13/) dove, da qualche anno, per molti interventi, soprattutto chirurgici (tra cui, per esempio, il bypass, la riparazione di una frattura di femore o l’asportazione della colecisti per calcoli), vengono pubblicate informazioni ponderate sulla qualità delle cure nei diversi Centri: quanti malati si operano ogni anno e quanti ne escono con le loro gambe. Un recente sondaggio su migliaia di cittadini e centinaia di medici dice però che quasi nessuno sa dell’esistenza del PNE — e di altri siti più o meno istituzionali che riportano gli stessi dati — e pochissimi li consultano. Sorprendente? No, è un fenomeno ben noto — per esempio, nei Esiste un sito Paesi anglosassoni, dove ufficiale questo genere di informazioni sono con i risultati e rese pubbliche dei diversi Centri, elaborate da più tempo — di cui ma viene ignorato raramente i cittadini si servono, e che persino i medici ignorano quando devono consigliare un malato su dove farsi operare. Però è anche noto che, senza la pubblicazione, è molto più difficile che si produca un effetto virtuoso di miglioramento delle prestazioni dove risultano insufficienti. È un paradosso che non riduce di una virgola il dovere del Sistema sanitario di valutare sistematicamente i risultati in termini di salute di tutti gli interventi (non solo chirurgici), per tenere sotto controllo la qualità di quel che si fa negli ospedali. E resta intatto anche l’obbligo di rendere pubblici tutti i dati: anche se un solo cittadino li volesse conoscere, sarebbe suo diritto poterlo fare. Alle critiche sulla attendibilità dei risultati, che non mancheranno mai, si risponde continuando a migliorarne l’elaborazione. ❜❜ Sui ragazzi hanno poca presa campagne di prevenzione e divieti. E l’imitazione degli amici resta ancora la motivazione principale per la prima sigaretta di VERA MARTINELLA alle pagine 46-47 © RIPRODUZIONE RISERVATA Il numero La crescita costante (e costosa) del diabete in Europa + Sono circa 3,6 milioni gli italiani che attualmente soffrono di diabete e la patologia tende ad aumentare progressivamente il suo «bacino». Nel nostro Paese un quarto dei diabetici è costretto a ricoverarsi almeno una volta l’anno e le degenze in ospedale a causa del diabete e delle sue complicanze costano 6 miliardi di euro all’anno alle casse della Sanità pubblica. Gli adulti Questi dati sono che, secondo stati sottolineati le stime più recenti, anche in occasione soffrono del recente 7° Itadi diabete l ian Baro meter nei Paesi europei Diabetes Forum, promosso dall’Ital ian Baro meter ( ) 32 milioni Diabetes Observatory Foundation. Il problema, ovviamente, non riguarda solo l’Italia: tutta l’Europa è coinvolta. A livello continentale si contano ben 32 milioni di adulti diabetici, pari all’8,1 per cento della popolazione; 33,5 milioni si stima siano gli europei “a rischio” di sviluppare la malattia e oltre 271 mila sono i decessi causati dalle complicanze della patologia ogni anno. Scopo del recente summit di diabetologia è stato, quindi, quello di discutere linee strategiche a livello nazionale ed europeo nella prevenzione e nel trattamento di questa patologia. PER SAPERNE DI PIÙ Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation www.ibdo.it ILLUSTRAZIONE DI PAOLA FORMICA Segnali di fumo (in aumento) fra i giovanissimi 46 Salute Domenica 13 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 dossier medicina WEB L’esperto risponde alle domande sui metodi per smettere di fumare all’indirizzo Internet http://forum.corriere.it/ sportello_cancro_stop_al_fumo/ di VERA MARTINELLA Per conoscere l’elenco dei Centri Antifumo in Italia, c’è il numero verde dell’Istituto Superiore di Sanità o il sito www.iss.it/fumo Tabagismo Il Rapporto annuale dell’Osservatorio nazionale fotografa una situazione preoccupante Un ragazzo su cinque è un fumatore abituale I n Italia fuma più di un adolescente su cinque: nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni consuma abitualmente tabacco il 22 per cento dei ragazzi. In media ragazzi iniziano a fumare intorno ai 17 anni, ma il 13 per cento dei fumatori ha cominciato prima dei 15 anni. Infatti, la maggior parte dei nostri connazionali (72,4 per cento) dichiara d’aver acceso la prima sigaretta tra i 15 e 20 anni. Il motivo? Nella maggioranza dei casi l’influenza di amici e compagni. Oltre alle sigarette classiche, oggi i giovani consumano molto quelle «fatte a mano», che si confezionano da soli usando il più economico tabacco trinciato, la cui vendita, infatti, è in au- mento, addirittura raddoppiata nell’ultimo anno. «È prima di tutto una preferenza economica, perché il prezzo del tabacco trinciato per fare 20 sigarette (mediamente 2,7 euro) è più basso anche rispetto alle sigarette più economiche oggi sul mercato (3,9 euro) — spiega Roberta Pacifici, direttore dell’Osservatorio fumo alcol e droga dell’Istituto Superiore di Sanità , che costantemente analizza i dati per il Rapporto sul fumo in Italia elaborato ogni anno —. Poi, rollare il tabacco è ora anche una questione di “moda”». I 15-24enni fumano mediamente 10 sigarette al giorno, ma circa un terzo dei ragazzi (il 28 per cento) ammette di accenderne tra le 15 e le 24 nell’arco delle 24 ore. «E c’è di peggio — dice Motivazioni Nella maggior parte dei casi si «accende» la prima volta imitando gli amici Leva economica Secondo gli esperti aumentare il costo è la più efficace misura di «contrasto» In farmacia Pacifici —. Confrontando i dati di quest’anno con quelli del 2013, appare chiaro che i nostri ragazzi fumano sempre di più. É addirittura comparso un “gruppo” mai visto finora: un 1,3 per cento di intervistati che dichiara di superare le 25 sigarette al giorno». Nel Rapporto di quest’anno (realizzato tramite un’indagine DOXA, effettuata per conto dell’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri) c’è però anche la conferma di «un grande classico» quando si vanno ad indagare le motivazioni che portano a iniziare a fumare: tutto ruota infatti intorno ai coetanei. Quasi il 60 per cento degli interpellati dice di essere stato influenzato da amici o da compagni di scuola, di aver iniziato alle feste, di essersi lasciato tentare da altri ragazzi che già fumavano. In seconda posizione (17 per cento delle risposte) c’è un più semplice: «Ho provato e mi piaceva». Seguono: il desiderio di sentirsi più grande, l’influenza di familiari tabagisti o quella di un partner. Scattata la fotografia che inquadra la realtà, peraltro da parecchi anni con pochi e minimi miglioramenti o peggioramenti, non resta che chiedersi che cosa si può fare. Gli esperti di tutti i Paesi concordano sulla proposta dell’Organizzazione Mondiale di Sanità: aumentare il prezzo del tabacco è il più significativo intervento per scoraggiare l’iniziazione nei giovani. «Secondo le stime diffuse dall’Oms — commenta Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano — soltanto l’otto per cento della popolazione mondiale vive in Paesi con una tassazione sufficientemente alta da scoraggiare il consumo di sigarette e sigari. L’Italia su questo fronte è indietro: siamo al 15esimo posto in Europa, ancora più in basso sul trinciato». «Il nostro Stato è riluttante e ambiguo, — prosegue Garattini — perché, se diminuisce il consumo di tabacco, si riducono gli introiti del Monopolio. Certo, se lo Stato aumentasse di un euro il pacchetto di sigarette, calerebbero le vendite, ma le stime indicano che ci sarebbero in ogni caso introiti cospicui, derivanti dal prezzo più alto. Senza considerare quanto si risparmierebbe, sul fronte del Servizio sanitario nazionale, con il numero minore di malattie dovute al tabacco da curare se le persone smettessero o non iniziassero proprio a fumare». «Bisogna poi lavorare sulla pubblicità indiretta — aggiunge Roberta Pacifici —. Nel Rapporto di quest’anno abbiamo segnalato che l’11,8 per cento della popolazione di età superiore ai 15 anni ha visto su Internet oppure ha ricevuto via e-mail la pubblicità di sigarette o la proposta di acquisto. Inoltre, abbiamo riportato un recente studio pubblicato nel libro “Cenere di stelle. Cinema fumo e adolescenti” (di Altomare e Galetta, due medici appassionati di cinema) che ha analizzato oltre 160 film tra i migliori usciti l’anno scorso. Nel 60 per cento delle pellicole c’erano immagini in cui si fumavano sigarette, con una frequenza di 15 scene ogni ora (negli anni Cinquanta la frequenza era A che età si inizia a fumare Popolazione italiana Legenda prima dei 15 anni 15-17 anni 9,2% 15,9% 39,5% 46,9% 18-20 anni 21-24 anni dopo i 24 anni 32,3% 25,9% 5,7% 5,6% 7,4% uomini donne 11,6% Quante sigarette al giorno per i giovani* Età 15-24 anni Meno di 15 sigarette 15-24 sigarette 25 o più sigarette 1,3% Fonte: Ossfad - Indagine Doxa-Iss 2014 *il 2,9% non ha risposto 67,8% 28% CORRIERE DELLA SERA di 10 ogni ora)». «La nostra proposta, dunque, — aggiunge l’esperta — è quella d’introdurre regole più severe che limitino l’accesso di bambini e adolescenti a film che contengono non solo scene di violenza o sesso, ma anche scene di fumo pretestuose o ingiustificate. Anzi, sarebbe opportuno inserire spot antifumo che, allo stesso modo di quelli antipirateria, precedano l’inizio di film valutati come troppo “indulgenti” nei confronti del tabacco». Ultimo, ma non meno importante: bisogna investire di più in educazione e campagne d’informazione sui danni del tabacco, andando a coinvolgere già i bambini delle elementari. È stato dimostrato infatti che intervenire precocemente è molto efficace, visto che gli “anticorpi” verso comportamenti insalubri si formano nei primi dieci anni di vita. Senza dimenticare, ancora, progetti come «Non fare autogol», promosso dall’Associazione italiana di oncologia medica: un tour a tappe nelle scuole superiori italiane che, sfruttando il fascino positivo di calciatori di serie A, punta a fornire un esempio positivo e a far conoscere ai giovanissimi l’importanza di uno stile di vita sano. All’insegna dell’intramontabile motto «prevenire è meglio che curare». Perché è più semplice spiegare a un bambino o a un ragazzino i danni del fumo e convincerlo a non accendersi mai la prima sigaretta, piuttosto che persuadere, poi, un giovane o un adulto a smettere. © RIPRODUZIONE RISERVATA Errori I giovani credono di avere tempo per «correggersi», ma sbagliano Meno sono gli anni di dipendenza, meno fatica si fa a spegnere S mettere di fumare da giovani è cosa rara. Statistiche alla mano, l’età media in cui gli italiani fumatori decidono di spegnere l’ultima sigaretta è dopo i 40 anni e soltanto un 10 per cento prende la decisione tra i 15 e i 24 anni. Fare terrorismo psicologico con gli adolescenti funziona poco. «Meglio spiegare come non sia vero che il fumo “non fa niente se sei giovane, e che i problemi vengono in futuro” — dice Roberto Boffi, responsabile del Centro antifumo all’Istituto Tumori di Milano —. Concretamente alcuni danni avvengono subito e sono veri- ficabili: ad esempio, il tabacco nell’età dello sviluppo rischia di compromettere la crescita dei polmoni, e le performance sportive si riducono notevolmente nell’immediato». Secondo gli esperti, lo stimolo più forte è avere vicino persone (genitori, amici, compagni) che non fumano o che hanno smesso. «Così diventa più facile apprezzare i benefici di questa scelta — spiega Elena Munarini, psicologa del Centro —. Un genitore che smette e sta visibilmente meglio costituisce un modello per il figlio, ma permette anche di toccare con mano la fatica che si fa ad uscire da una dipendenza che magari ha già causato danni. In questo caso può aiutare dire ai giovani che meno sono gli anni di dipendenza, meno difficile è abbandonarla» «Ancor più incisivo — prosegue la psicologa — è il ruolo dei coetanei. L’amico che smette è una bella sfida: ci è riuscito lui, perché io no dovrei farcela?». Un’altra spinta vincente può essere quella data dai “fidanzati”, oppure dai vantaggi che si hanno nel rapporto di coppia: con denti pelle e capelli più belli, un alito più fresco, una migliore forma fisica e con più soldi a disposizione. Ma come scegliere il metodo per smettere di fumare? E con chi parlare? «Le soluzioni proposte come efficaci (a volte persino miracolistiche) sono moltissime — dicono gli esperti —. E spesso si resta delusi fallendo con il metodo che magari ha funzionato con un conoscente. Rivolgendosi, invece, a un Centro antifumo accreditato dall’Istituto Superiore di Sanità si trovano persone competenti, in grado di utilizzare tutti gli strumenti scientifici a disposizione e consigliare il migliore per ogni specifica persona». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 13 Luglio 2014 In Italia uomini I FUMATORI SONO Salute 47 italia: 51575551575557 donne 11,3 milioni Come si distribuiscono i fumatori A quanti il medico ha suggerito di smettere negli ultimi 12 mesi Che metodo ha seguito chi non ce l’ha fatta NORD 23,7% 5,1 6,2 milioni milioni 31,2% Non me lo ha suggerito 19,3% Non l’ho visto negli ultimi 12 mesi 74,9% Nessun tipo di supporto 15,2% Con l’ausilio della e-cig 51% CENTRO 17,8% 29,2% GLI EX FUMATORI SONO 6,6 milioni 17,4% Hanno tentato di smettere SUD E ISOLE 4,6 milioni 2 milioni 29,8 27,5 27,1 26,7 25,4% Me lo ha suggerito dati in % 30,2 5,0% 3,8% 0,7% 0,4% 23 28,4 19,3% 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 Centri antifumo Automedicazione Farmaci su prescrizione Altro Fonte: Ossfad - Indagine Doxa-Iss 2014 C.D.S. Il fenomeno In calo gli utilizzatori di questo dispositivo percepito anche come possibile metodo per smettere La battuta d’arresto della sigaretta elettronica Secondo gli esperti non ci sono ancora prove certe di efficacia e innocuità I l suo «successo» a livello mondiale pare non fermarsi, ma in Italia la sigaretta elettronica ha subìto una battuta d’arresto. Secondo l’ultimo Rapporto sul fumo dell’Istituto superiore di sanità (Iss) il suo uso nel nostro Paese si è più che dimezzato negli ultimi 24 mesi: nel 2013 la usavano abitualmente 510 mila persone (circa l’1 per cento della popolazione), nel 2014 siamo passati a circa 255 mila. In calo anche i consumatori occasionali, che erano 1,6 milioni lo scorso anno (il 3,2 dei connazionali) e ora sono circa 550 mila. In un supplemento speciale della rivista scientifica Tobacco Control pubblicato a giugno 2014 e dedicato alle e-cig, i ricercatori americani del National Cancer Institute hanno rilevato che su Internet compaiono 10 marche nuove e ben 240 nuovi sapori ogni mese, con il duplice intento di offrire maggiore varietà ai fumatori e ampliare il numero dei consumatori. Da uno studio che ha coinvolto 26.500 abitanti di 27 Paesi europei emerge poi che nel Vecchio Continente le sigarette elettroniche vengono prevalentemente usate da fumatori, parecchi giovani (tra i 15 e i 24 anni) e da molti che vorrebbero smettere (dichiarando di aver fatto almeno un tentativo negli ultimi 12 mesi). In particolare, l’età è risultata essere il fattore più indicativo nell’uso delle ecig: gli under 25 hanno il triplo delle probabilità di averle provate rispetto a chi ha più di 55 anni. Per quanto riguarda l’Italia, in base alla fotografia scattata dall’Iss, i suoi utilizzatori hanno mediamente 42 anni e sono soprattutto uomini e adulti (quasi l’85 per cento dei lizzatori l’ha usata per meno di sei mesi o per meno di un mese: è quindi verosimile pensare, secondo gli esperti, che abbinata a ferrea volontà di smettere la e-cig sia utile, altrimenti si torna alle vecchie abitudini. Infine è comparso, anche se in minima misura, un fenomeno temuto: quello di chi ha iniziato con la sigaretta elettronica e ora fuma anche tabacco. Scelta in calo L’uso dell’e-cig nel nostro Paese si è più che dimezzato negli ultimi 24 mesi Suggestioni Diverse marche compaiono pure in rete, spesso con un’immagine accattivante consumatori ha tra i 25 e i 64 anni). Diminuiscono gli acquisti presso i rivenditori specializzati e aumentano quelli presso i tabaccai e le farmacie. Tra i fumatori “elettronici” è aumentata quest’anno la percentuale di chi ha dichiarato di aver smesso di fumare le sigarette tradizionali, ma un quarto dichiara di non aver modificato le proprie abitudini tabagiche, aggiungendo quindi l’uso della ecig allo stesso numero di sigarette tradizionali fumate. La maggior parte degli ex uti- «Oggi sono in commercio due tipi differenti di sigarette elettroniche: — spiega Roberto Boffi, pneumologo responsabile della Fisiopatologia respiratoria e del Centro antifumo all’Istituto Nazionale Tumori di Milano — quelle senza nicotina e quelle con nicotina, che può essere assorbita in quantità non ancora ben determinate. Per l’Oms le e-cig non possono ad oggi essere definite né efficaci né sicuramente innocue, sia che il loro vapore venga inalato attivamente sia che lo si faccia passivamente, stando di fronte a chi le sta usando. In attesa che vengano completati tutti gli studi necessari, l’Oms ha quindi preferito sconsigliare precauzionalmente l’uso di questo tipo di strumento, dichiarando che nessuna prova scientifica dimostra per ora che aiuti concretamente a smettere di fumare». In un rapporto pubblicato dall’Iss a dicembre 2013, con l’intenzione di fare una panoramica generale sullo stato dell’arte delle conoscenze relative alle e-cig, si arriva alle stesse conclusioni, sia per la salute che per l’efficacia nella lotta al tabagismo. A preoccupare maggiormente gli esperti, però, è ancora una volta il pubblico più giovane: «Rispetto alle strategie di marketing delle sigarette elettroniche, – si legge - possiamo osservare che spesso si basano sull’utilizzo di elementi che risultano essere estremamente rilevanti e attraenti per i giovani. Vengono pubblicizzate come “un nuovo modo di fumare” o di “svapare”, quasi fossero un’alternativa tecnologicamente avanzata. Attraverso un’immagine trendy e di moda vengono presentate come più salutari delle sigarette convenzionali. Sono rese appetibili attraverso l’aggiunta di aromi alla frutta, caramella e alcol, e rese popolari grazie a celebrità che le sponsorizzano in televisione e nei film». Infine, c’è il fatto che (fermo restando il divieto di vendita ai minorenni) le sigarette elettroniche sono facilmente reperibili su Internet, in tanti negozi di vario genere e centri commerciali, tutti luoghi facilmente alla portata dei giovani. «Per quanto ne sappiamo — conclude Laura Carrozzi, pneumologa dell’Ambulatorio per la Cessazione del Fumo dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana — la sigaretta elettronica è potenzialmente meno dannosa, perché non contiene i prodotti di combustione, portatori di molta della carica cancerogena della sigaretta. Nell’attuale panorama scientifico non del tutto de- finito ci si deve quindi orientare a un principio di precauzione, studiandone il possibile uso soprattutto in gruppi selezionati di fumatori “difficili”. È tuttavia fondamentale evitare che la ecig, proprio perché considerata meno rischiosa, diventi la prima tappa del percorso d’iniziazione dei ragazzi al fumo». © RIPRODUZIONE RISERVATA 1 2 Prevenzione Fa scuola “No Smoking Be Happy“ di Fondazione Veronesi Campagne di dissuasione proposte già alle elementari S econdo tre indagini condotte da Astra Ricerche, per Fondazione Umberto Veronesi, tramite questionari anonimi consegnati in classe a ragazzi delle superiori, gli adolescenti fumatori (tra i 14 e i 19 anni) sono persino più numerosi di quelli rilevati dall’Istituto Superiore di Sanità : fra il 32 e il 34 per cento del totale, per una media di sette sigarette ogni giorno. Le femmine fumatrici sono più numerose dei maschi, iniziano per prime e consumano un numero maggiore di sigarette. E le cose peggiorano con l’età: fuma circa un tredicenne su dieci, ma arrivati ai 19 anni lo fa più di uno su due. «Già dal 2007 ci siamo mossi per coinvolgere gli studenti di elementari e medie» spiega Carolina Cani, responsabile del progetto “No Smoking Be Happy“ di Fondazione Veronesi, che ad oggi ha coinvolto oltre 80 mila allievi, arrivando fino alle scuole superiori. «I laboratori che abbiamo inventato, dove gioco, sperimentazione e didattica si fondono per creare un ambiente stimolante che favorisce l’apprendimento, — prosegue Cani — hanno lo scopo di trasmettere informazioni scientifiche sui danni provocati dal fumo al corpo umano, invitando gli studenti a un’attenta e responsabile riflessione sull’importanza di vivere in salute». In pratica, i ragazzi, guidati da “animatori scientifici”, scoprono la composizione della sigaretta e i suoi effetti sulle singole parti del corpo umano. Da anni, poi, gira fra le città italiane una mostralaboratorio educativa e interattiva (con giochi, video, animazioni e filmati): il visitatore può «toccare con mano» i danni fisici e psicologici provocati dal tabacco. La mostra ha ingressi a gruppi e orari riservati alle scuole, poi è aperta al pubblico. L’obiettivo è duplice: dissuadere dall’iniziare a fumare, ma anche incentivare a smettere, spiegando concretamente quali sono i vantaggi. «Come sottolineano tutti gli esperti — conclude Carolina Cani — è molto importante non far iniziare i ragazzi, perché smettere è una decisione che, se viene presa, arriva dopo molti anni. Circa la metà degli studenti intervistati, infatti, afferma di non aver affatto intenzione di smettere o di non essersi mai posta il problema». © RIPRODUZIONE RISERVATA Li G n 48 Salute ❜❜ alimentazione Ricerche P Alici, sardine, sgombri sono meno esposti al rischio di contenere mercurio e diossine, rispetto ai grandi predatori, e hanno un costo contenuto WEB Ricerche Benefico il contenuto di vitamina D e omega 3 L’insonnia delle calde notti estive si può prevenire anche a tavola roblemi di sonno? Mangiare pesce potrebbe essere d’aiuto. A suggerirlo è uno studio appena pubblicato sul Journal of Clinical Sleep Medicine. Alcuni ricercatori dell’Università di Bergen (Norvegia) hanno voluto testare gli effetti del consumo di pesce grasso sul sonno, nonché e su alcuni parametri legati alla vitamina D e agli omega 3, di cui questo alimento rappresenta la principale fonte alimentare. A una parte di 95 uomini arruolati per lo studio sono stati dati, per sei mesi, pasti comprendenti salmone tre volte alla settimana; per gli altri la dieta prevedeva pollo, maiale e manzo. Dopo questo periodo i ricercatori hanno osservato che i consumatori di pesce avevano, rispetto ai non consumatori, maggiori concentrazioni di omega 3 nei globuli rossi e che i loro livelli ematici di vitamina D erano più vicini a quelli considerati ottimali. Inoltre, i buoni li- Domenica 13 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Proteine Grassi di cui Prote Vitamina D Energia grammi grammi Omega 3 microgrammi kcal gram (totali) grammi 17 16,8 20,8 21,5 17 18,4 Merluzzo Alici, acciughe Sarde Tonno Sgombro Salmone 0,3 2,6 4,5 8,1 11,1 12 0,1 0,8 1,7 3 2,1 2,2 tracce 11 4,5 16,3 2,9 8 Fonte: Tabelle INRAN agg. 2000; per la vitamina D, Banca dati IEO agg. 2008 velli di vitamina D erano correlati con una migliore qualità del sonno e con la capacità di svolgere le attività giornaliere in modo adeguato. In sintesi — hanno concluso gli autori — il consumo di pesce sembra avere un impatto positivo su entrambi questi aspetti. «Da tempo la letteratura scientifica riserva una grande attenzione agli omega 3 e alla vitamina D — commenta Mariangela Rondanelli, professore di 71 96 129 159 170 185 D’ARCO Scienze e tecniche dietetiche applicate dell’Università di Pavia —. Questi nutrienti sono stati inizialmente studiati per la prevenzione cardiovascolare, i primi, e per gli effetti positivi sull’osso, la seconda. Poi, sono state via via documentate altre interessanti funzioni benefiche e questi possibili effetti positivi sul sonno sono fra i più recenti. Alcuni studi epidemiologici hanno infatti dimostrato che adulti e bambini con bassi livelli La ricetta della salute Zuppa di acciughe ligure Un piatto di pesce può aiutare a dormire meglio A confronto ((valori per etto di parte edibile di pesce fresco) L’esperto risponde alle domande dei lettori sugli argomenti di nutrizione all’indirizzo Internet http://forum.corriere. it/nutrizione Questa ricetta è un gustoso modo per proporre le alici (o le acciughe), che abbinano, costo contenuto e ottimo apporto di sostanze nutritive: proteine di elevata qualità, acidi grassi omega 3, vitamina D, minerali (tra i quali ferro, 2,8 mg/etto; calcio, 148 mg/etto) ematici di omega 3 e di vitamina D presentano un maggior rischio di disturbi del sonno e gli studi clinici, per ora pochi, che hanno valutato l’efficacia di una supplementazione di questi nutrienti, hanno dimostrato un miglioramento nella qualità del sonno. Alla ricerca futura il compito di confermarlo e di individuare i meccanismi». I pesci grassi, però, apportano anche più calorie: non conviene evitarli ai fini del controllo del peso? «Vari studi — riprende l’esperta — hanno dimostrato che una dieta che comprenda adeguate quantità di pesce aiuta a prevenire il rischio di sviluppare obesità e anche a perdere più peso. Il pesce migliore è quello azzurro: alici, sardine, sgombro. Sono ricchi in omega 3 e vitamina D, meno esposti al rischio di contaminanti (mercurio e diossine) rispetto ai grandi predatori, hanno un costo contenuto e un minor impatto ambientale». C. F. © RIPRODUZIONE RISERVATA Ingredienti per 4 persone: 750 g di acciughe fresche, 1 cipolla, 1 piccola carota, 1 spicchio d’aglio, 500 g di pomodori maturi, 100 ml di vino bianco, prezzemolo tritato, origano, olio extravergine di oliva, sale, pepe. Preparazione: tritare cipolla, carota e aglio; metterli in casseruola con 3 cucchiai d’olio; rosolarli a calore basso per 10 minuti. Nel frattempo scottare i pomodori in acqua bollente per 30 secondi, pelarli eliminando i semi, tagliare la polpa a cubetti. Unire il prezzemolo al soffritto, alzare la fiamma e bagnare con il vino; evaporato il vino, unire i pomodori, sale, pepe; cuocere per 10 minuti a calore medio. Bagnare con brodo (o acqua), portare a ebollizione, abbassare la fiamma e aggiungere le acciughe pulite (togliere anche la testa); profumare con poco origano, continuare la cottura lentamente per 5-10 minuti. Servire con un filo d’olio d’oliva a crudo e pane tostato. Valore nutrizionale per porzione (senza pane): proteine g 25, grassi g 14 (di cui saturi g 3), carboidrati g 6, energia kcal 248, colesterolo mg 85 Ricetta suggerita dallo chef Giuseppe Capano Il valore dei «sostituti» vegetali Non si può parlare dei benefici del consumo di pesce senza considerarne anche l’impatto ambientale (le risorse ittiche sono fortemente compromesse). Perciò è importante riuscire a capire se anche gli omega 3 di derivazione vegetale (l’acido alfa linolenico-Aladi cui sono buone fonti noci, semi di lino, olio di soia) possano offrire benefici simili a quelli degli omega 3 a lunga catena, tipici dei pesci grassi. Secondo una revisione pubblicata sull’American Journal of Clinical Nutrition, che ha esaminato l’associazione fra consumi di Ala e malattia cardiovascolare, rischio di fratture e di diabete di tipo 2, non ci sono ancora dati sufficienti per poter formulare raccomandazioni. Ma, visto che le fonti vegetali di Ala sono più abbondanti rispetto ai pesci, è consigliabile includerle nella dieta, indipendentemente dal consumo di acidi grassi omega 3 di origine marina, in particolare per chi di questi grassi ne consuma pochi. a cura di Carla Favaro nutrizionista Tossinfezioni Più igiene in casa Sovrappeso Tanti errori da evitare Rischio germi sui taglieri Le seduzioni del frigorifero C L hi teme i bagni pubblici, perché pensa pullulino di germi di ogni tipo, non ha mai guardato al microscopio il tagliere della propria cucina dopo averlo usato per preparare un arrosto o il lavello dopo aver pulito un cespo di lattuga. Infatti, se non si seguono elementari regole igieniche, le cucine possono ospitare sulle superfici orde di batteri e virus, responsabili come minimo di mal di pancia. Lo ricorda una ricerca svizzera pubblicata su Infection Control and Hospital Epidemiology, per la quale i ricercatori hanno analizzato i taglieri usati per la preparazione di carne e pesce nelle mense di un ospedale e in poco meno di 150 abitazioni private. In entrambi i casi — e senza differenze sostanziali — una discreta percentuale di superfici è risultata contaminata da batteri potenzialmente patogeni, come Escherichia coli, Salmonella, Klebsiella. In casa non dobbiamo certo sottostare alle rigide norme igieniche della ristorazione collettiva, ma qualche precauzione è indispensabile, visto che oltre la metà dei casi di tossinfezione alimentare avviene nelle cucine private. «Tutte le superfici di lavorazione sono a rischio, ma i taglieri lo sono ancor di più dei piani della cucina e dei lavelli, perché si fessurano con l’uso: in questi piccoli spazi i germi possono restare più a lungo ed essere più difficili da eliminare — spiega Emilia Guberti, coordinatrice del gruppo su Alimenti e tutela della salute della Società Italiana di Igiene, medicina preventiva e sanità pubblica —. Per questo è meglio scegliere taglieri di plastica, che si possono mettere in lavastoviglie ad alte temperature e “bonificare” più facilmente rispetto a quelli di legno. Altrettanto utile, per evitare contaminazioni crociate, averne uno diverso per ciascun tipo di cibo (carne, pesce, verdure)». Un errore tipico? Affettare le carni cotte sullo stesso tagliere dove si sono poggiate da crude: i batteri presenti “inquinano” l’arrosto con facilità, anche perché il cibo cotto è più “indifeso”. «Sul prodotto crudo — Contaminazioni In cucina, su tutte le superfici di lavorazione, possono albergare virus e batteri spiega Guberti — l’eventuale patogeno trova altri batteri con cui competere e la sua crescita può in qualche modo essere limitata; sull’arrosto no, perché la cottura ha eliminato i microrganismi presenti. Se l’arrosto viene infettato da germi raccolti su un tagliere o altrove, questi, a temperatura ambiente e con un bel po’ di nutrienti a disposizione, hanno il terreno ideale per moltiplicarsi a dismisura: dopo un’ora e mezza o due, se ne possono trovare miliardi». Elena Meli © RIPRODUZIONE RISERVATA e dispense di chi è sovrappeso che cosa «nascondono»? Come passa le sue giornate chi ha tanti chili di troppo? Come prepara i pasti? Sono alcune delle domande che si è posta Michelle Kegler, medico alla Scuola di salute pubblica della Emory University di Atlanta. La ricercatrice ha «spiato» la vita quotidiana di un gruppo di donne obese andando a indagare le loro abitudini quotidiane. I risultati, pubblicati sul Journal of Nutrition Education and Behavior, indicano chiaramente che le nostre case possono essere ambienti «pericolosi» per il peso forma se non riusciamo a renderle «salutari» fin dal frigorifero. «In casa delle persone con molti chili di troppo si trovano spesso cibi e bevande poco sani e assai calorici — riferisce Kegler —. Altre abitudini frequenti: friggere o cucinare con molti grassi e mangiare sul divano, davanti alla tv». «Si confermano i dati raccolti dalla Fondazione dell’Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica (Adi), per la quale negli ultimi cinque anni sono stati intervistati 40 mila italiani rappresentativi della popolazione — commenta Giuseppe Fatati, presidente della Fondazione Adi —. L’obesità è senza dubbio un problema strettamente connesso all’ambiente in cui si vive, in casa e fuori». Come spiegano anche i recenti studi sulla «dieta ambientale» di Brian Wansink, direttore del Food and Brand Lab della Cornell University, ciò che è lontano dagli occhi resta anche lontano dallo stomaco: riorganizzare la dispensa, nascondendo i cibi meno sani, non tenere la tv in cucina e non mangiare sul divano di fronte allo schermo (la tv ci distrae e senza accorgercene ingurgitiamo bocconi di troppo) sono consigli semplici che ci aiutano a stare a dieta. Il primo passo resta tuttavia una scelta oculata di ciò che acquistiamo. Fatati osserva: «Non esiste un alimento che sia “il male”, ma una serie di Scelte sbagliate Nelle dispense di chi ha chili di troppo spesso si trovano cibi assai calorici abitudini sbagliate che, come sottolineano le ricerche, ci portano ad accumulare inesorabilmente peso. L’ambiente ci rende grassi, certo, ma non solo quello di casa: il nostro stile di vita ormai ci porta dalla sedia dell’ufficio all’auto e dall’auto al divano, ma è la spesa energetica costante nelle piccole attività quotidiane che ci mantiene in forma. Finché continueremo a passare la maggior parte del nostro tempo seduti, la lotta al sovrappeso sarà una guerra persa». E. M. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 13 Luglio 2014 Salute 49 italia: 51575551575557 medicina pratica WEB L’esperto risponde alle domande sui tumori di testa, collo e tiroide all’indirizzo forum.corriere.it/ sportello_cancro_testa_collo_e_tiroide Mi spieghi dottore Che cosa provoca un nodulo al collo? Lo specialista Le tumefazioni al collo possono essere distinte in due grosse categorie Spesso è solo un’infiammazione Ma le possibili cause sono molte Tumefazioni non linfonodali TUMORI DEI LINFONODI In genere riguardano più linfonodi che appaiono ingrossati. Si può trattare di tumori ematologici quali i linfomi o di metastasi secondarie a tumori in altri distretti. In questo caso è importante sapere quale organo drena nei linfonodi interessati, informazione utile per risalire alla sede del tumore originario di ANTONELLA SPARVOLI L a scoperta di una tumefazione al collo crea sempre un certo sconcerto. Si pensa al peggio, ma per fortuna, nella maggior parte dei casi, la presenza di piccoli rigonfiamenti non è da imputare a terribili malattie. Spesso, infatti, si tratta di linfonodi infiammati a causa di una Gaetano recente infezione, per esempio, una Paludetti, tonsillite. Tuttavia, è buona regola non Clinica ORL sottovalutare “rigonfiamenti” che Policlinico persistano oltre le tre settimane. «Il universitario Agostino Gemelli riscontro di piccole masse palpabili al collo è un fenomeno frequente; ancora di Roma oggi, purtroppo, capita che si facciano errori nell’interpretazione — premette Gaetano Paludetti, direttore della Clinica otorinolaringoiatrica del Policlinico Gemelli di Roma — . In linea generale, le tumefazioni al collo possono essere divise in due grandi categorie: di origine non linfonodale, oppure linfonodale. Nel primo caso ci si può trovare di fronte a diverse situazioni: dai diffusissimi noduli tiroidei alle cisti congenite, dai tumori benigni delle paratiroidi ai più rari tumori vascolari glomici (alla biforcazione della carotide), ai neurinomi (tumori benigni dei nervi), alle patologie delle ghiandole salivari (parotide e sottomandibolare). Nel secondo caso, la tumefazione ha spesso origine infiammatoria ed è legata a infezioni recenti; altre volte può essere la spia di linfomi o di forme tumorali metastatiche che hanno origine in altri distretti. In entrambi i casi, prima di una diagnosi precisa bisogna evitare un errore che può costare caro: intervenire chirurgicamente sulla tumefazione. Qualora si tratti di un tumore metastatico si rischia, infatti, di favorirne la diffusione nei tessuti circostanti, riducendo di molto la probabilità di guarigione. Se, invece, si tratta di un linfoma la sua asportazione serve a fare diagnosi». Come si può capire la natura di un nodulo? «Il primo passo è un’accurata visita otorinolaringoiatrica, seguita eventualmente dall’esecuzione di esami del sangue. È poi utile l’ecografia. A volte occorrono altre indagini, come la tomografia computerizzata o la risonanza magnetica, nonché un agoaspirato, che permette di analizzare al microscopio le cellule prelevate dalla tumefazione(l’unico esame che consente di rilevarne con notevole affidabilità la natura)». Le tumefazioni al collo danno sintomi? «A volte sono asintomatiche, altre volte possono dare dolore e sensazione di ingombro. È fondamentale valutare sintomi associati, quali difficoltà di deglutizione, abbassamento della voce, dolore, prurito (raramente), nonché sintomi tipici delle infezioni quali gonfiore, calore e rossore della zona, sensazione di malessere generale, stanchezza e febbre». Quali i trattamenti? «Dipende dalla natura della tumefazione. Nel caso di processi infiammatori linfonodali e non linfonodali, una terapia antinfiammatoria e/o antibiotica. In assenza di segni infiammatori, le tumefazioni non linfonodali generalmente vanno asportate con differenziazioni di trattamento a seconda che si tratti di forme benigne o maligne. Per il linfoma l’approccio è principalmente chemioterapico. Per un linfonodo metastatico, prima di qualunque trattamento (chemioterapico, radioterapico e/o chirurgico) occorre effettuare gli esami necessari per identificare la sede da cui il tumore è partito e valutare se esistono metastasi a distanza». Un criterio «di sicurezza» è quello di non trascurare rigonfiamenti presenti da più di tre settimane INFIAMMAZIONE ACUTA La presenza, per meno di tre settimane, di una o più tumefazioni in corrispondenza dei linfonodi del collo è in genere da attribuire a un problema infiammatorio causato da un’infezione, per esempio tonsillite, faringite e mononucleosi INFIAMMAZIONE CRONICA Talvolta i linfonodi infiammati non scompaiono in poco tempo, ma permangono con volume aumentato, In questi casi la causa può essere una malattia infettiva più importante, come per esempio la tubercolosi, la mononucleosi e la toxoplasmosi NEURINOMI Si tratta di un tumore benigno che deriva dalle cellule della guaina di rivestimento dei nervi. Il più frequente è quello del nervo vago TUMORI DELLE GHIANDOLE SALIVARI La maggior parte di questi tumori colpisce le parotidi poste ai lati del volto, vicino all’orecchio, e la ghiandola sottomandibolare. Di norma si tratta di lesioni benigne (85% e 50% dei casi rispettivamente), non mancano tuttavia i casi di natura maligna NODULI TIROIDEI Il riscontro di un nodulo all’interno della tiroide è molto frequente, soprattutto nel sesso femminile e con l’avanzare dell’età. La maggior parte di queste formazioni non è di natura maligna e non determina alterazioni funzionali della tiroide MASSE PARATIROIDEE Di solito si tratta di tumori benigni delle paratiroidi che si formano in queste ghiandole poste nel collo in prossimità della tiroide. Qualche volta c’è un’associazione con altre malattie endocrine in cui la calcolosi renale e l’osteoporosi sono sintomi importanti GHIANDOLE SOTTOMANDIBOLARI LINFONODI CAROTIDE GHIANDOLE PAROTIDI TUMORI GLOMICI Il glomo carotideo è un tumore vascolare che si forma a livello della biforcazione dell’arteria carotide. Si tratta di un tumore raro e di solito benigno. È più comune nei soggetti con un’età compresa tra i 30 e i 40 anni TIROIDE PARATIROIDI CISTI CONGENITE Sono presenti dalla nascita, ma si possono manifestare in qualunque momento della vita, crescendo rapidamente in modo improvviso e inatteso. Hanno un contenuto liquido o al massimo viscoso e dimensioni variabili da qualche centimetro a 15-20 cm I SINTOMI La presenza di una tumefazione al collo può essere del tutto senza sintomi oppure causare alcuni disturbi, a volte legati alla compressione o all’infiltrazione di altre strutture da parte della massa Dolore e arrossamento sono sintomi abbastanza frequenti e, in genere, sono spia di un fatto infiammatorio La mobilità della tumefazione è molto variabile. Di solito se la massa è mobile è un buon segno Tra i possibili sintomi da valutare con attenzione in caso di linfonodi aumentati di volume rientrano Sensazione d’ingombro quando si deglutisce Difficoltà nella respirazione Abbassamento di voce In rari casi prurito (linfoma) LA DIAGNOSI LE CURE La prima cosa da fare in presenza di uno o più noduli al collo che non passano in tre settimane, è fare una visita otorinolaringoiatrica e alcuni esami del sangue per valutare parametri infettivi e infiammatori L’esame di primo livello per valutare le masse al collo è l’ecografia (meglio se con color-doppler). In alcuni casi si può rendere necessaria l’esecuzione di ulteriori indagini come, per esempio, la Tac (tomografia computerizzata) o la Rm (risonanza magnetica) ILLUSTRAZIONE DI MIRCO TANGHERLINI ❜❜ Tumefazioni linfonodali Qualora sia necessario studiare la natura del nodulo si può eseguire l’agoaspirato (si prelevano alcune cellule con un ago sottile e si osservano al microscopio) Non bisogna mai rimuovere una tumefazione chirurgicamente prima di avere escluso la presenza di un tumore primitivo in altre sedi Il trattamento varia in base al tipo di patologia Nel caso, molto comune, in cui si abbia a che fare con linfonodi infiammati si può optare per una terapia antibiotica se si sospetta un’infezione batterica Se il problema è da attribuire a un linfoma s’interviene con la chemioterapia Qualora si abbia a che fare con una metastasi linfonodale di un carcinoma squamocellulare è necessario completare la «stadiazione» della malattia, identificando la sede di partenza del tumore ed eventuali metastasi a distanza. Fatto ciò si può programmare un trattamento adeguato che può avvalersi di chirurgia, radioterapia e/o chemioterapia 50 italia: 51575551575557 Domenica 13 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 13 Luglio 2014 Salute 51 italia: 51575551575557 corriere.it/salute Inviate le vostre segnalazioni, i vostri quesiti, i vostri dubbi, all’indirizzo di posta elettronica Chiedete agli esperti Oltre 160 medici specialisti rispondono online alle domande dei lettori in 50 forum a cura di Daniela Natali salute@corriere.it www.corriere.it/salute/forum VIVERE CON IL WEB Segnalato da voi Il sito della settimana Un settantenne in forma che all’improvviso si sente il «fiato corto» Mio suocero, settantenne in ottima salute, non fumatore e non sovrappeso, lamentava da qualche settimana dolori fra schiena e torace. Essendo sempre attivo per lavori in campagna, non ci siamo preoccupati. L’altra sera il medico di famiglia, avendolo visto col fiato corto, gli ha detto di andare al pronto soccorso per accertamenti. Dopo una notte in osservazione, a fronte di ecocardiogrammi con valori «sballati», hanno deciso di ricoverarlo e di sottoporlo ad alcuni controlli. Siamo molto preoccupati: pare sospettino un’angina pectoris. Di cosa si tratta esattamente? Quali esami vanno eseguiti in questi casi? E quali possono essere le cure da intraprendere? Risponde Cesare Fiorentini Direttore Cardiologia del Centro Cardiologico Monzino, Milano L’angina pectoris è molto diffusa: in Italia sono circa 80 mila ogni anno le nuove diagnosi. L’età critica è dai 50 anni in avanti e fra i fattori di rischio noti, oltre all’età, ci sono familiarità, alimentazione ricca di grassi animali, sovrappeso, stress nervoso, ipertensione, fumo. E, secondo recenti autorevoli studi, pare vada aggiunto l’inquinamento atmosferico. L’angina dipende da un’alterazione delle coronarie, che si restringono a causa della formazione di «placche» sulla loro parete, facendo sì che non sia- no più in grado di portare sangue sufficiente al muscolo cardiaco (generalmente, quando aumentano le necessità del muscolo stesso - sotto sforzo o sotto stress emotivo, ma non raramente anche a riposo -, se il restringimento è molto marcato, oppure se ci sono più restringimenti anche in coronarie diverse). In alcuni pazienti, diabetici soprattutto, il dolore anginoso (così chiamato perché induce una sensazione di angoscia in chi lo subisce) può mancare e magari è la difficoltà nel respiro che prevale. L’alterazione coronarica può essere stabile, quando la placca si ferma a un certo punto della sua formazione, ed è quindi meno pericolosa. Ma l’alterazione può anche diventare critica in un www.arche.it brevissimo lasso di tempo, lasciando passare pochissimo sangue e determinando la sindrome coronarica acuta, fino ad arrivare all’infarto del miocardio. Il sintomo classico è il dolore precordiale, che i pazienti descrivono come «pesantezza sullo sterno». La diagnosi non è sempre facile, ma l’elettrocardiogramma, eseguito col sintomo in corso o accoppiato allo sforzo, può essere molto utile; altrimenti possono servire ecocardiogramma, scintigrafia o Tac coronarica. È molto importante riconoscere tempestivamente le forme instabili che possono sfociare in infarto miocardico, per poter prevenire questa evenienza. Oltre al dosaggio di alcune sostanze miocardio-specifiche, che si liberano in conseguenza di una sofferenza marcata e duratura delle cellule miocardiche, la coronarografia (eseguita d’urgenza quando necessario) può dirimere ogni dubbio e consentire anche di eseguire contestualmente il trattamento con angioplastica delle placche delle coronariche o, eventualmente, di avviare il paziente verso il by-pass aorto-coronarico se molte coronarie sono interessate. Anche la terapia medica è molto utile: dalla trinitrina, antico ma ancora validissimo farmaco che può risolvere la crisi in pochi minuti (si assorbe in bocca, sotto la lingua), ai beta-bloccanti, ai calcio-antagonisti, ai “metabolici” di recente introduzione, alle statine per il contenimento della placca, agli anti-aggreganti delle piastrine. La scelta è ampia ed è affidata ai medici che devono adattare i farmaci, da soli o in associazione, al singolo paziente. Sostegno specifico ai bambini sieropositivi I volontari dell’Associazione Arché si prendono cura soprattutto di minori sieropositivi o con problemi di disagio sociale e psichico, dando supporto anche alle loro famiglie. Sul sito www.arche.it sono disponibili informazioni sulle attività svolte sia negli ospedali sia a domicilio. Nella sezione «Sostegno» si trova l’elenco dei centri ospedalieri e di riabilitazione italiani in cui sono presenti i volontari. Cliccando su «Assistenza domiciliare» si accede ai progetti in corso «Accompagnamento e presenza domicilio volontari» e «Progetto di sostegno educativo individualizzato con educatori professionali»; nell’«Area sociosanitaria» si possono avere informazioni su progetti già attivati in ospedale: dall’organizzazione di attività ludico-ricreative per il bambino in reparto, al sostegno e counselling per le famiglie dei piccoli ricoverati; dal supporto alle mamme sieropositive con neonati a rischio, al sostegno alle ragazze con disturbi del comportamento alimentare. In home page, nella sezione «Il blog di Arché» si trovano aggiornamenti sulle iniziative dell’Associazione e nell’area «Diventa volontario» le informazioni per donare qualche ora del proprio tempo libero. La più cliccata Il video Tecnologia Volontariato Il contraccettivo digitale Arriverà entro il 2018 Giovani da incoraggiare alla donazione di sangue È composto da un chip che si mette sotto pelle, e da un telecomando che lo controlla. L’apparecchio rilascia una piccola dose di ormone contraccettivo, per 16 anni, ma può essere fermato in qualsiasi momento. A svilupparlo alcuni ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (Mit). La donazione di sangue in Italia vive una fase critica per lo scarso ricambio fra donatori «in uscita» per ragioni di età e donatori «in entrata». Se ne parla domani su Corriere.it/salute in un video con Vincenzo Saturni, presidente nazionale dell’Avis (Ass. Volontari Italiani Sangue) © RIPRODUZIONE RISERVATA Dal forum dei nostri esperti Il consumo di caffè davvero previene il mal di testa? Dopo la prima gravidanza soffrivo di mal di capo un giorno sì e un giorno no. Poi ho scoperto che con un caffè al mattino il problema sia attenuava. Perché? Risponde Pietro Querzani Responsabile del Centro Cefalee di Ravenna Gentile signora, la sua esperienza è comune a molte persone. In ogni caso, il rapporto tra cefalea e consumo di caffè può essere visto sotto diversi aspetti. Innanzitutto, il caffè è uno stimolante del sistema nervoso centrale e ha un effetto vasocostrittore. Per molti, si deve a questo l’effetto benefico della bevanda sul dolore. La caffeina è contenuta, inoltre, in diversi farmaci utilizzati per combattere l’emicrania. In questo caso, pare che la caffeina agisca migliorando l’assorbimento del principio attivo al quale è associata nella formulazione farmacologica. Tuttavia, attenzione: con la caffeina non bisogna eccedere, Esiste, infatti, anche una forma di cefalea da “astinenza da caffeina”. In conclusione: può essere utile consumare un po’ di caffè al mattino, se lei avverte che questa bevanda può aiutarla a tenere lontana la cefalea. Però, come peraltro vale per tutte le cose, le consiglio di stare attenta a non cadere in eccessi. Nutrizione Fitoterapia Medicina dello sport La dieta contro il fegato grasso? Colite ulcerosa Serve la Boswellia? La cyclette fa male alla prostata? Ho 64 anni, peso kg 81, alto 1.80. Mi è stato riscontrato «fegato grasso». La dieta giusta? Soffro di rettocolite ulcerosa da anni e prendo farmaci specifici. Potrei provare la Boswellia? Per fare attività fisica utilizzo frequentemente la cyclette. Può far male alla prostata? Risponde Andrea Ghiselli Risponde Fabio Firenzuoli Ricercatore CRA, Roma Centro Medicina Integrativa Careggi, Fi. La dieta per la steatosi epatica, o «fegato grasso», è essenzialmente basata su due cardini: il primo, la rinuncia a qualsiasi forma di bevanda alcolica; il secondo, molta attenzione alle porzioni di pasta, pane, pizza e dolciumi. Poiché però il suo peso corporeo è nella norma, sarebbe opportuno che, con l’aiuto del suo medico. potesse capire quale potrebbe essere la causa della steatosi epatica, così da poter intervenire in modo specifico su quella. In base al quadro clinico della sua malattia possono sicuramente essere inserite piante medicinali sinergiche con i farmaci di sintesi. Gli estratti di Boswellia serrata sono solo un esempio, anche molto versatile, ma il repertorio fitoterapico non si esaurisce lì. Inoltre, la sua malattia richiede sempre un trattamento personalizzato. Il suo gastroenterologo può trovare i riferimenti utili nelle banche-dati scientifiche; poi quello che conta, come in medicina convenzionale, è l’esperienza clinica. Risponde Gianfranco Beltrami Medico dello Sport La cyclette è uno strumento idoneo per praticare esercizio fisico in casa. E l’utilizzo, anche se frequente, di questo attrezzo non la deve preoccupare in relazione alla prostata, perché la cyclette può costituire un problema soltanto per chi già è affetto da patologie prostatiche. Anche per questi casi, comunque, esistono modelli di sellino che sono in grado di diminuire l’eventuale fastidio provato. Libera le gambe dalla pesantezza! Leggere le avvertenze riportate sulle confezioni. Cefalee Con Vite rossa semi e.s. titolato al 95% in OPC Gambe stanche, affaticate, pesanti: con il caldo queste spiacevoli sensazioni si fanno ancora più fastidiose. La linea Soliven® Gambe Leggere aiuta a contrastare questi disturbi perché è a base di Semi d’Uva, Ippocastano e Rusco, gli alleati delle gambe contro pesantezza e gonfiore. L’integratore, grazie all’Ippocastano, favorisce la fisiologica funzionalità del microcircolo e la crema dona un’intensa e piacevole sensazione di freschezza e leggerezza. Dal tuo Erborista e Farmacista di fiducia. biosline.com 52 italia: 51575551575557 È mancato allaffetto dei suoi cari Umberto Valerio Lo annuncia con grande dolore la sua amata famiglia.- Si ringrazia per la professionalità, lumanità e laffetto il Professor Marco Klinger e la sua equipe.- La camera ardente è allestita presso la Casa Funeraria San Siro in via Amantea dalle ore 8 alle ore 19.- I funerali saranno celebrati lunedì 14 luglio alle ore 11 nella Basilica di Santa Maria delle Grazie (corso Magenta). - Milano, 11 luglio 2014. Partecipano al lutto: Roberto e Laura Pinna Berchet. Umberto quanta strada abbiamo fatto insieme tenendoci stretti stretti per mano senza mai lasciarci.- Ciao grande uomo, amore mio immenso e unico.Ester. - Milano, 11 luglio 2014. Semplicemente e per sempre il nostro unico adorabile papà Niky e Marco con Ale e Lilli. - Milano, 11 luglio 2014. Alessandro, Gloria e Chiara abbracciano con affetto e amicizia Niky e la sua famiglia e con loro piangono la perdita di papà Marziano Manghi con la moglie Geneviève, i figli Manoel, Elsa, Nina annuncia il decesso della mamma Umberto Valerio Illiade Manghi ved. Bartole - Milano, 12 luglio 2014. Enzo, Marina e Donato Brienza, Laura ed Egidio Di Alberto abbracciano Ester, Niki e Ale, Marco e Lilli e partecipano con viva commozione al dolore per la perdita del caro Umberto Umberto - Albissola, 13 luglio 2014. Roberto e Laura, Massimo e Barbara, Alfredo e Federica piangono la scomparsa dellamico di sempre Umberto Valerio e sono vicini con grande affetto a Ester, Niki e Marco. - Milano, 12 luglio 2014. sarai sempre nel nostro cuore.- Continua a proteggerci come hai sempre fatto.- Chicco e Franci. - Milano, 11 luglio 2014. Si stringono a Ester, Niki, Marco, ai familiari tutti nel ricordo indelebile del caro cugino Umberto Carla Elisa, Lorenzo, Emma. - Milano, 12 luglio 2014. Ciao Umberto ti ricorderò sempre con grande affetto.- Picchio. - Milano, 12 luglio 2014. Partecipano al lutto: Gabriela Lucio e Barbara. ro Maddalena, profondamente commossa partecipa al dolore per la perdita del caro e indimenticabile zio Umberto - Milano, 12 luglio 2014. Anna e Sandro con Lorenza e famiglia si stringono a Ester, Niki e Ale, Marco e Lilli, ed ai nipoti Umberto e Francesca con tanto affetto nel ricordo di Umberto - Milano, 12 luglio 2014. Partecipano al lutto: Franca Randone. Stefano e Mario Pella. Nuccia e Luciano piangono disperati la perdita del cognato ed amico di sempre, con cui hanno condiviso giorni bellissimi, ed abbracciano Ester, Marco, Niky, Lilli, Ale, Chicco e Franci Umberto sarai sempre nei nostri cuori. - Milano, 11 luglio 2014. Filippo con Manuela, Andrea con Jessica ed Angelica abbracciano zia Ester, Niky, Marco, Ale, Lilli, Chicco e Francesca per la perdita delladorato zio Umberto - Milano, 11 luglio 2014. Andrea e Davide Rossi si stringono a Marco e Lilli e a tutta la famiglia per la scomparsa del caro Dott. Umberto Valerio Un forte abbraccio. - Milano, 13 luglio 2014. Angelo e Marisa sono vicini con tutto il loro affetto a Ester Niky e Marco per la scomparsa del carissimo Umberto - Milano, 12 luglio 2014. Ale e Gianni con Ludo Giorgio ed Edo si uniscono al dolore di Marco e Lilli per la perdita dellamato papà Umberto Valerio - Milano, 12 luglio 2014. Partecipiamo al dolore della scomparsa del ca- Umberto Valerio Carmela Ferruccio Arnone, Carla e Adriano Francesconi. - Segrate, 12 luglio 2014. Marco Klinger con la sua famiglia ed i collaboratori della Chirurgia Plastica dellUniversità di Milano si stringe a Ester ed ai figli nel dolore per la scomparsa di Umberto caro e indimenticabile amico di tutti noi. - Milano, 12 luglio 2014. Il personale della FICE, Dottor Piatti, Donatella, Mandelli e Ghiani partecipano al dolore che ha colpito la moglie signora Ester, i figli Marco e Nicola, per la perdita del caro Dott. Umberto Valerio - Milano, 12 luglio 2014. Il Dottor Roberto Piatti è vicino alla signora Ester, Marco e Nicola Valerio per la scomparsa del collega e amico Dott. Umberto - Milano, 12 luglio 2014. Carla Fantuz, Alessandra Perlo e tutti i collaboratori Serfin e Comitalia sono vicini con affetto alla famiglia Valerio per la triste perdita del Dott. Umberto - Milano, 12 luglio 2014. Maria Franca, Gabriella, Marco De Gasperi, Romano Romani con le loro famiglie sono affettuosamente vicini nel dolore alla carissima cugina Maria Romana per la perdita di Maurizio Catti De Gasperi - Milano, 12 luglio 2014. Il figlio Angelo e la moglie Claudia annunciano con dolore la scomparsa del carissimo papà Diamante Messa marito e papà eccezionale.- Un uomo di grande esempio dalla tempra di acciaio.- I funerali si terranno domenica 13 luglio alle ore 11.30 nella parrocchia di San Dionigi in viale Suzzani, Milano. - Milano, 12 luglio 2014. Alessandra con Luca, e Gianna Roseo Volta ricordano grate la scienza e la dedizione del Prof. Augusto Ermentini - Milano, 12 luglio 2014. SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE - Milano, 13 luglio 2014. Gli amici dei Bagni Colombo Clelia con Gianmichele, Raffaella e Davide, gli assistenti bagnanti Giovanni e Giovannino, Simona, Assunta e Mario, Stefania e Beppe, Rossana e Giorgio, Franca e Franco, Piera, Dorina e Maurizio, Amelia e Damiano, famiglia Capusso si stringono intorno ad Ester, Niki ed Alessandra, Marco e Lilli in questo triste momento e ricordano con affetto il caro Ciao nonno Ringrazia tutti coloro che le sono stati vicini, lhanno aiutata, rincuorata, amata, la comunità delle Suore Don Guanella, la dottoressa Giuseppina Carrabba e il personale di assistenza dellistituto.- La liturgia funebre sarà celebrata lunedì 14 luglio alle ore 10 nella chiesa dellistituto, via Peschiera 6, Milano. - Milano, 12 luglio 2014. RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano In data 12 luglio 2014 è venuta a mancare allaffetto dei suoi cari Anna Maria Guastella in Guglielmino La salutano con lamore di sempre Nunzio, Andrea e Michèle.- I funerali si terranno lunedì 14 luglio alle ore 11 alla saletta del tempio egizio al cimitero verano. - Roma, 13 luglio 2014. Vicini a Ilaria e ai suoi fratelli, al lutto per la scomparsa di Carla Poggiali Inversetti Tel. 02 50984519 Fax 02 25846003 www.necrologi.corriere.it e-mail: acquisizione.necrologie@rcs.it SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ TARIFFE BASE IVA ESCLUSA: partecipano Annabella e Vieri Poggiali con Barbara, David e Sara. - Milano, 12 luglio 2014. 13 luglio 2007 - 13 luglio 2014 Corriere della Sera PER PAROLA: Necrologie: € 5,00 Adesioni al lutto: € 10,00 Franco Barbanti Sei sempre nei nostri cuori.- Tua moglie Luisa con i nipoti Paola, Ferdi, Guendalina e Gualtiero che ti ricordano con infinito amore. - Milano, 13 luglio 2014. A MODULO: Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 540,00 Gazzetta dello Sport 2013 - 2014 Sofia Mondelli sei sempre nei nostri cuori.- Con amore.- Mario, Beatrice, Federico con Marta, Maria Sofia, Chiara. - Milano, 13 luglio 2014. Franco, Elena, Massimo ricordano con immutato affetto e rimpianto Rita Nasi a ventanni dalla prematura scomparsa. - Milano, 13 luglio 2014. PER PAROLA: Necrologie: € 1,90 Adesioni al lutto: € 3,70 A MODULO : Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00 Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 pagamento differito € 5,00 L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito 13 luglio 1969 - 13 luglio 2014 Claudio Klug E sempre vivo nel cuore di mamma, Roberto e famiglia. - Milano, 13 luglio 2014. Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 giovedì/venerdì 14/17.30 fax 02 25886632 e-mail: fatturazione.necrologie@rcs.it Servizio sportello da lunedì a venerdì Milano: Via Solferino 36 orario continuato dalle 9 alle 17.45 Domenica 13 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 13 Luglio 2014 53 italia: 51575551575557 Il Tempo Ogni giorno le PREVISIONI della tua città sempre con te Digita: mobile.corriere.it nel browser del telefonino Il servizio è gratuito salvo i costi di connessione internet previsti dal piano tariffario del proprio operatore Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile 8> 9>9 8 9>9) 9++ + 9>8 9> 5 9+>) + 9+>4 8 9>4 + 9>4 9> -&2( -".2 (.2 &:" "$&( (-"&( ($(& &(6 "-&: &(& -5" (0((2$' ,17:1=$*( 7&(7$ 1 $:( & (*271 ,($2*& ,*17(* *($=$*($ $ $:2* '&7',* 2*,177:77* & (71*#(*1 ,1 * $ *'($ &&0$(2 ( $ 1*<2$ 7',*1&$ 1.:(7$3 &*&$ ,$* (" 2: ',($ : &$ ,$; 2*& &71*<- 1 '17% $& '&7',* 2$ 2,*27 2:& '$*#22* 1$7$* & : '$ &$*1 &71*< 2&<* 1*<2$ 12$:$ & *1 273 7',* '$ &$*1 *<:(.: <12* '7 277$'( 2&<* 1*<2$ &*&$- ,+5"$ %*(..( -" (2&: *($" 2&:-( $"-" *27 *1$(* (*< *&* ( *' ',*22* - &1$ 7($ $&(* 1(7* (=$ 1$27 $1(= 1: $ (*( /.:$& ,*&$ 1$ *7(= 7( $-%( &1'* & "1* &$1$ :1 $ &$ *& :<*&* *,17* $* $ *<2$ ',*1&$ < *17* *17 *&7* *17 &'* %8 (*( *27 1$ *&* ( *&=(* 12$ &$1$ )0 )0 )/ )' )/ ) ) 4/ 44 4 4/ 4 4 4 1(* $* $ %8 )3 )/ )' )/ )0 4; )' 4 4 4 44 4' 4 4/ :<*&*2* /.:$& 22$( $&(* ,*&$ &$ &1'* ',*1& %"& %8 )4 ) 4; ) 4; 4; 44 4 4 4' 4 4/ 4 4 *,17* 6 8 Puzzles by Pappocom 5 1 2 3 9 8 2 9 7 6 7 8 4 1 3 7 2 3 6 4 Altri giochi su www.corriere.it 1' 1: $ 21 $2 *7(= - &1$ $'$($ < Sudoku Diabolico 2 9 %"& %8 ) ) ) ) )) )' )0 4 4 4' 40 44 4' 3; *<2$ *' *1$(* 1(7* 1$27 $( (=$ 1*( %"& %8 LA SOLUZIONE DI IERI 7 3 9 5 8 1 4 6 2 5 8 4 2 6 9 7 1 3 9 5 8 1 7 2 3 4 6 4 1 3 8 9 6 2 7 5 2 7 6 4 3 5 8 9 1 8 9 1 6 2 4 5 3 7 3 2 5 9 1 7 6 8 4 "6 -$"&( -.6" - (&- %.2-% 2(($% (*&!& 5$"&( "&& $-( -"" "$&( &#- 5-.2 -" (% -$$(& ".(& "-& 2& 5&"." $-" )' )/ )/ )' )0 )' ) 4/ 44 4/ 40 4 4 40 $!" !&!" &#(# 9&9 6 4 7 3 5 8 1 2 9 Estrazioni del 12 luglio 2014 BARI CAGLIARI FIRENZE GENOVA MILANO NAPOLI PALERMO ROMA TORINO VENEZIA NAZIONALE 75 15 45 80 30 17 7 49 46 8 46 55 83 30 74 14 87 85 80 64 66 32 73 46 27 27 22 39 83 26 9 84 20 21 51 33 51 20 85 68 47 27 17 74 37 4 29 77 72 21 20 65 55 4 9 &2"( 7 (-# (. 5& "22 $ *( "22 $ .."( I più letti SuperenalottoCombinazione vincente 11 20 48 52 70 74 49 numero Jolly 36 numero SuperStar Jackpot indicativo prossimo concorso: 15.600.000,00 291,37 Ai 3 stella: 1.594,00 Ai 6: - Ai 4: 100,00 Ai 3: 15,94 Ai 2 stella: Ai 5+ - Ai 5 stella: - Agli 1 stella: 10,00 5,00 Ai 5: 36.910,70 Ai 4 stella: 29.137,00 Agli 0 stella: Lotto Svizzero 6 7 16 17 25 31 4 Joker 560376 Replay 3 Tecnologia Idee made in Italy Le 26 invenzioni italiane che hanno ricevuto più finanziamenti in Rete. Foto 75 Numero Oro www.corriere.it/giochiepronostici "( &"-( 5&(. "-. "-(" Oggi su www.corriere.it 7 8 14 15 17 27 30 45 46 49 55 64 66 73 74 75 80 83 85 87 Chance !"( & -&".( (. &$. $ "-( &(56- 10eLottoI numeri vincenti Lotto .$& "% "-2 $ (#9( -. ((2 5$ !"&( Giochi e pronostici Come si gioca Bisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9 1 6 2 7 4 3 9 5 8 $."&#" .$( "%5-( $77* %"& ',*22* 7($ 1*7*( :(* $1(= (*< ',1$ *22* %"& *& $ ( 272 1 $ 22 ,122$*( $(7122 $& (71*#*1 :1*, ,*17(* 1*<2$ 7',*1&$ $:2$ 2,22* *17$ 2:&& 1($ 2:&& 1 $*($ &,$( 2:& : && ($(<$ 2:&& 1'($- *<2$ &*&$ 7',*1&$ (" 2:&& 1 $*($ &7$" *1$(7&$ 2: .:&& $ *1#27 2:& : 27 & (* ($7* 2:&& 1 &($" &7 ,122$*( & 7',* 2:& 127* & *(7$((7- Video la rabbia social per la 1 «Èfotoundelassassino»: regista Spielberg con il triceratopo Appello Ruby, il pg: «Confermare la 2 condanna a 7 anni per Silvio Berlusconi» atterraggio di un Boeing 777 in stile 3 Hawaii, «Lost» su pista abbandonata in un atollo Harry Potter, morto nella Death Valley il 4 «licantropo» David Legeno stroncato dal caldo presidente Carlo Azeglio Ciampi in 5 L’ex ospedale: situazione grave ma stabile Il buco misterioso Nello Yamal, regione artica della Russia, si è aperta una misteriosa voragine circolare Hawaii Boeing atterra in un atollo Avaria a bordo e jet con 348 passeggeri atterra su pista abbandonata da decenni. Foto Brasile 2014 La finale Alle 21 al Maracanà di Rio, GermaniaArgentina per assegnare la Coppa del Mondo: diretta 54 Domenica 13 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Tv in chiaro Teleraccomando ,>£ di Maria Volpe PER CONOSCERE PER SOGNARE Il gusto italiano e la qualità Le nozze da favola le organizza J. Lo Il tema di oggi è orgoglio e gusto italiani. Patrizio Roversi e Ingrid Muccitelli ( foto insieme) raccontano un fenomeno che il mondo ci invidia: l’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di prodotti a marchio certificato di qualità, considerando solo Dop e Igp. Ben 284, secondo gli ultimi dati forniti dal nostro ministero delle Politiche agricole e forestali. Un viaggio per scoprire quei prodotti, come la ciliegia di Vignola, l’aglio rosso, lo zafferano, il culatello, che rendono l’Italia immediatamente riconoscibile nel mondo. Quale carta può giocare Mediaset la sera della finale del Mondiale di calcio? La carta delle donne che non amano il calcio e che sono inguaribili romantiche (ma ce ne sono ancora?). E così ecco una commedia per sognatrici. Lei, la protagonista (Jennifer Lopez), organizza matrimoni per coppie danarose, la famosa professione «wedding planner», e ovviamente è single. Lui (Matthew McConaughey, con la Lopez nella foto) la salva da un incidente e scocca la scintilla. Lei sta organizzando le nozze della ragazza più ricca di San Francisco, e chi è lui, se non il promesso sposo? Linea verde Rai1, ore 12.20 Prima o poi mi sposo Canale 5, ore 21.10 ,>Ó ,>Î ,iÌi{ >>ix i`>ÃiÌ°ÌÉÀiÌi{ Ì>>£ >Ç /Û À>°Ì À>°Ì À>°Ì i`>ÃiÌ°ÌÉV>>ix i`>ÃiÌ°ÌÉÌ>>£ Ç°äx "6, n ,- "*,/ , ° VÕ° n°Óä +1, / / * /° VÕ° °äx ,- ,"° VÕiÌ>À °xx / £ °°-° £ä°ää " /1" " ° VÕiÌ>À £ä°Îä -1 ° ÌÌ° £ä°xx - / -- //, - " ®° ,i}i £Ó°ää , / ½ 1-° ,i}° £Ó°Óä 6, -//° VÕiÌ £Î°Îä /", ° £{°ää *, -*, ° 6>ÀiÌD £È°{ä / £° £È°{x +1-/" "-/," ",° ÃiÀi £n°xä ,<" / ° 6>ÀiÌD -, Óä°ää /", ° Ó£°ää *" / " " ,- Óä£{\ >i\ iÀ>> À}iÌ>° >V ÓΰÓä / £ "//° ÓΰÓx "// " ° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ> Ç°xä <",,"° /iiv n°£x ," ° ÌÌÕ>ÌD °£x 6 -" / ° À>>ÌV] £n{® £ä°{x 6 -" <- - / 6//",° À>>ÌV] Óääή £Ó°£ä "-/, ,"° /iiv £Î°ää / Ó ", "° £Î°Îä / Ó "/",° ÌÌ° £Î°{x -, " 6, -//° ÌÌÕ>ÌD £{°Óä // *,-"° /iiv £x°Óx "--," <° /iiv £È°Óx "--," ,<"° /iiv £Ç°Óx -+1, -* *-° /iiv £n°ää / Ó °°-° £n°äx , ° /iiv £n°xä , " ° ,ÕLÀV> Ç°£ä " ½,<" ° /iiv n°ää ,<<" -",,° ÕÃV>i] £ÈÈ® °{ä ,° ÕÃV>i] £Èn® ££°Îä /, ," 1,"*° ÌÌÕ>ÌD £Ó°ää / ΰ £Ó°Óx / ,° ÌÌÕ>ÌD £Ó°xx 6-" ,° ÌÌÕ>ÌD £{°ää / ," ° /"° £{°£x / ΰ £{°Îä /"1, , Óä£{\ § Ì>««>\ iÀ>À`iÀ Õ ÕÃi° Và i «À}À>>\ /Î °°-°Æ /ÕÀ ,i«>Þ Và £n°£ä -+1, -* 6 ° /iiv £°ää / ΰ £°Îä / ," ° /"° Óä°ää "° ÌÌÕ>ÌD Ç°xx <",,"° /iiv n°Óx * / /,,° VÕiÌ>À °Óx /° VÕiÌ>À £ä°ää - / --° ,i}i £ä°xä * / ,° ÌÌÕ>ÌD ££°Óx /*, / {° ££°Îä / {° £Ó°ää * / ,° ÌÌÕ>ÌD £Î°ää -/", 6° ÌÌÕ>ÌD £Î°xx " 66 /1,° ÌÌÕ>ÌD £{°Óx , ½ , "° ÕiÀÀ>] £ÈÇ® £Ç°äx / /6 8/,,° ÃiÀi £n°xx / {° £°Îx ,/", " """° /iiv° *iÌiÀ > È°ää / x *, * ° ÌÌÕ>ÌD n°ää / x // ° n°{x / "° °£x -* -1*, -/6 /", ° ÌÌÕ>ÌD °{x , "/ -° -iÌ°] Óää® £Ó°ää 6,° ÌÌ° £Î°ää / x° £Î°{ä ½, "° ÌÌ° £{°ää * /" 6," ° ÃiÀi £x°xä +1° ÃiÀi £Ç°£x *, ",/1 -° i`>] Óä£Ó® Óä°ää / x° Óä°{ä **,-- -*, /° 6>ÀiÌD° `ÕVi À}> *>>Ã] 6ÌÌÀ ÀÕÌÌ È°xx -1*, ,° /iiv Ç°{x -1*, *,/-° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi *iÀ 6}Ài n°{ä /° /iiv° À ii`VÌ] iÀ}i *i««>À`] Ü} Ì - ÕÌâ £ä°{ä " ", ,9 9° /iiv° V >i Ã] Õi iâ £Ó°Óx -/1" *,/"° £Î°ää -*",/ -/° £{°äx -1*, ° >Ì>ÃV°] £nä® £È°{ä , ° âi] £Ç® £n°Îä -/1" *,/"° i «À}À>>\ iÌi°Ì £°ää 6/ - " " ° -iÀi £°Îä , *,8 -1*, ,\ « 1Ã> >}Õ> -iV> >À> £ 7-° ÌVVà Ȱxx "6 -° ÌÌÕ>ÌD Ç°ää " 1- ,-- -/*° ÌÌÕ>ÌD Ç°Îä / Ç° Ç°xä " 1- /"° ÌÌÕ>ÌD Ç°xx " 1-° ÌÌÕ>ÌD °{x " ° /> Ã Ü £ä°Îx { " 1 1 ,° /iiv ££°{ä " ,, 6 // //79° 7iÃÌiÀ] Óään® £Î°Îä / Ç° £{°Óä / Ç ," ° ÌÌÕ>ÌD £{°{ä " ,,"° >] ÓääÇ® £È°Îä , " " "*" << "//° >] 1Ã>] Óääx® £n°£x ½-*//", , 9° /iiv >Ç°Ì £°Îx "--," ,8° /iiv Óä°Îä / Ó Óä°Îä° Ó£°äx 7 6ä° /iiv° iÝ "½Õ} ÓÓ°{ä -/, - < ,"° /iiv° ,V >À` ÀÌ>}i Óä°äx -,/"° V] 1Ã>] £Î{®° ,i}> ` 7> ° -iÌiÀ° -Ì> >ÕÀi Ó£°äx -*", , Ó 1 " "*"° i`>] Ì>>] £nή° ,i}> ` ÀÕ ÀÌ° Ó£°Îä -"-/° À>>ÌV] À>V>É}LÉÕÃ>] Óää®° ,i}> ` i 7À} Ì° ,LiÀÌ ÜiÞ À°] iÃ> Ã] >Ì iÀi iiiÀ° Óΰ{x ½-//° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä *, " *" -*"-"° i`>] 1Ã>] Óä䣮° ,i}> ` `> - >>° iviÀ «iâ] >ÌÌ iÜ V >Õ} iÞ] À`}iÌÌi 7à ÓΰÓä 8-/9° ÌÌÕ>ÌD Óä°xx -/1,° / ÀiÀ] 1Ã>] ÓääÇ®° ,i}> ` °° >ÀÕð - > >iÕv Óΰää , *,8 -1*, ,\ « 1Ã> >}Õ> -iV> >À> Ó 7-° ÌVVà Óä°ää / Ç° Óä°Îä "//" <<" -/"° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä // ,/6° ÕiÀÀ>] Õ}Ã>Û>] £È®° ,i}> ` 6i Õ>V° -iÀ}i `>ÀV Õ] 9Õ ÀÞiÀ £°äx 1 ," - ,//", /6° ÌÌÕ>ÌD Ó°£x -// "/° ÌÌ° Ó°{x "- 6/°°° -"//"6" ° ÌÌÕ>ÌD ÓΰÓx / Ó° Óΰ{ä "6] 7 ] ,,° i`>] 1Ã>] Ó䣣®° ,i}> ` iÀÌ ÕÀiÞ Óΰäx / ΰ Óΰ£x / ," ° ÓΰÓä " / ",° À>°] £Çä®° ,i}> ` i ,à Óΰxä ,9° }À°] 1Ã>] Óää{®° ,i}> ` />ÞÀ >VvÀ`° >i ÝÝ] iÀÀÞ 7>à }Ì] ,i}> } ä°Îä / x "//° i «À}À>>\ ,>ÃÃi}> ÃÌ>«> /"°/° £°ää **,-- -*, /° 6>ÀiÌD ä°Îx 6 // "7 ° ÀÀÀ] 1Ã>] ÓääÇ®° ,i}> ` V >i Õ} iÀÌÞ° > *>µÕ Óΰxä / Ç° ä°£ä +1 -, ",/° À>°] ÓääÇ®° ,i}> ` >ià ÛÀÞ° Ì Þ «Ã ,>x ,> -ÌÀ> ,> Õ« ÌÛ°Ì £{°Îä /-/" ° -iÀi £x°Îä * \ 1"6 ° 6>ÀiÌD £È°Óä /½- 1* "** " /," /*"° 6>ÀiÌD £Ç°Óä /-\ - //½ -iÀi £n°£ä / 8 / 79 ,/", " -¶ 6>ÀiÌD £°£ä 6 66, ° 6>ÀiÌD Óä°£ä "1- " "" *, * / 1 ° 6>ÀiÌD Ó£°£ä 6/ , -//° À>°] Óää{® Óΰ£ä /-\ - //½ -iÀi ii>Þ /6 £È°ää 9 -1, /-° ÕÃV>i £È°xx 9 /° £Ç°ää 9 /-° Õð £n°ää /9° /iiv £n°xx 9 /° £°ää " " "° VÕiÌ>À Óä°ää *- -/ Ó° VÕ,i>ÌÞ Óä°Îä **- / " -/ /"1,° 6>ÀiÌD Ó£°ää " /"1, {° ÕÃV>i ÓÓ°ää ,"" -/ "° 6>ÀiÌD 2 -/$/ ?$! $/!2 Film e programmi Un giovane LaBeouf Tom Cruise star a caccia di guai per P. T. Anderson ,>{ À>°Ì Costretto a tre mesi di arresti domiciliari, il giovane Kale (Shia LaBeouf, foto) comincia a spiare dalla finestra con un binocolo tutto il vicinato. Un gioco che si farà pericoloso. Disturbia Italia 1, ore 20.55 Il film di P.T. Anderson racconta nove storie separate ma connesse, che si intrecciano durante un giorno nella San Fernando Valley, in California (nella foto, Tom Cruise) Magnolia Iris, ore 21 Strinati nella chiesa Moratti e Poletti della Tosca di Puccini ospiti di La Rosa Claudio Strinati racconta «I Padri Teatini a Sant’Andrea della Valle», la chiesa in cui Puccini ambientò la «Tosca»: un vero e proprio scrigno di opere d’arte a Roma. Divini Devoti Rai5, ore 21.15 Riuscirà l’Italia a uscire da questa crisi economica senza fine? E come? Questi i temi della puntata di oggi: ospiti di Anna La Rosa, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti e Letizia Moratti. Telecamere Rai3, ore 12.25 È°Óä -, 7,-° ÌÌÕ>ÌD È°Îä 1- ° ÌÌÕ>ÌD È°xä -/, -° ÌÌÕ>ÌD È°xx -, 6/ -/,° -iÀi Ç°Óä - /1,9° -iÀi n°xä *,6° -iÀi £ä°Îx " /", 7"° -iÀi £Ó°Óä -/, /, , , -*" ° £{°äx *,"6° £x°{x 1//""9 " 6 /" *,/ £° VÕ° £È°£x *-° -iÀi £Ç°xä , 7- ", "° £n°ää ,"/,- E --/,-° /iiv £°Îä "-/ 7-*,,° -iÀi Ó£°£ä ½, 1 6"/° -iÀi ÓÓ°{ä -/,° ÌÌ° Óΰäx " /" *, "//,° âi® À>°Ì £°äx " ,/" /"6 ] - 1 ] 1/"-7-° ÕÃV> Óä°{ä , " *1, ° VÕiÌ>À Ó£°£x 6 6"/° VÕiÌ>À ÓÓ°ää "" /"1, ,/° ÌÌÕ>ÌD Óä°Óx ", " -/",° VÕiÌ Óä°{x /*" -/",° VÕiÌ Ó£°Îä -* ° VÕiÌ ÓÓ°ää ,7 ° VÕiÌ ÓΰÎä /*" -/",° VÕiÌ ä°äx ", " -/",° VÕiÌ ,> ,> *ÀiÕÀ>°Ì Ûi £È°{ä /1// *<< *, ",° -iÀi £Ç°{ä , 7- ", "° £Ç°{x +1//," 1/° £°Óä , " /° -iÀi Óä°£x , " /° -iÀi Ó£°£ä -1° 6>ÀiÌD ä°Óä 8/,° ÃiÀi £°Îä , 7- "//° À>°Ì À>°Ì £x°{x *, *1,° £Ç°{ä , 7- ", "° £Ç°{x , "" / "° £°Îx 6"" ½ +1- /° Ó£°£x ", " ½,° Óΰäx ",7 *, Ó Ó£° -iÀi À>°Ì ,i> /i Ài>ÌiÌÛ°Ì >Ãà /Û >Ý >Ç` `>Ý°Ì V>ÃÃ°Ì >Ç°Ì £Ç°Îä / 1 ""° >ÀÌ £Ç°xx 7 8 1° >ÀÌ £n°Óä 1* , Óä£ÎÉÓä£{° ÌÌÕ>ÌD £n°{x * / *, --° /iiv £°Îx -/," */, ° Ó£°äx 1 1 * ° >ÀÌ £Ç°Óx *<< *, -*-° ÌÌÕ>ÌD £°Óä " ,"--" ,--" /," " *-9° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä +1//," /," 1-° ÌÌÕ>ÌD ÓÓ°äx <" --" -*"-° ÌÌÕ>ÌD °xä 7E",,° /iiv £Ó°Óä " " ° -iÀi £x°£x /6 "° ÌÌÕ>ÌD £È°Óä *1 // E ° £n°Óä 7E",,° /iiv Óä°xä ,1-/9 -6"° £n°Îx , +1//," ,1"/° ÌÌÕ>ÌD £°Îä , //"t VÕiÌ>À Óä°Óä " *1 ° VÕiÌ>À Ó£°£ä , /1// "-/° VÕ° ÓÓ°ää -/", 7, ° VÕiÌ>À £n°xx / Ç° £°ää "" ° ÌÌ° £°{ä 1" ° ÌÌÕ>ÌD Ó£°Îä ,"<< *- ,6° 6>ÀiÌD ÓÓ°xä 1 /" " < <,"° ä°{x "6 -° ÌÌÕ>ÌD ,> 99 Àà i >x /Û Óäää À>°Ì £n°{x 1"6 66 /1, **° >ÀÌ £n°xx "9° >ÀÌ £°£ä - ½",-"° >ÀÌ £°Îä *,/ ½ -" " ½ ° >ÀÌ £°xä ,/" " < " ","° Àði`>ÃiÌ°Ì ViÌÛ°Ì i`>ÃiÌ°Ì £È°În <" " - ",*" ° £n°ÎÇ -1,66 * --"° Óä°xn "° ä°£Ç 7-° ä°Ó£ - ---"° Ó°ÓÎ ,"-° £°xä --" ,-/1,"° VÕ° Óä°{ä , ° 6>ÀiÌD Ó£°£ä - - " /," ° >Ì>ÃViâ>] £nÈ®° Ó{°ää "/"* ,\ * iÀ>>° ÌVVà £È°xä /1//" ½", ½° £n°Îx / / ," ° 6>ÀiÌD £°£ä 8/, "6, " /" ° VÕ° Ó£°£ä -/,& - / ,///° Óΰää *½ /1 ° /iiv ÌÛÓäää°Ì £°ää ½-*//", ,, ° /iiv £°xä -/", "1,-° ,i}i Óä°ää ,"-," "1,-° ,i}i Óä°Îä -6" ½ +1-/"° ÓÓ°äx ," ** , - "° ,i}i Corriere della Sera Domenica 13 Luglio 2014 55 italia: 51575551575557 Pay Tv Film e programmi Hathaway seduce il playboy Gyllenhaal Un playboy impenitente (Jake Gyllenhaal), rappresentante di farmaci (Viagra compreso), perde la testa per una ragazza malata di Parkinson (Anne Hathaway, foto con lui). Amore & altri rimedi; Premium Cinema emotion, ore 21.15 Suor Meryl Streep dubita di Hoffman -Þ i> -«ÀÌ £Ç°Óx //, ½", Àà ° `>® v> ½«iÀ>> Õ> v>LLÀV> ` `VÕÆ VÌÀ> -Ì>iÞ ,° i À®] Õ VÕV Ì` i >>v>LiÌ>° >ÃVi ½>Ài° -Þ i> *>Ãà £n°ää -1*, ," , *,/", 1> õÕ>`À> ` Ã`>Ì] «Ù Õ> â}>] Ûii Û>Ì> i À` ` à }iià «iÀ viÀ>Ài Õ «iÀVà VVV`À }}>Ìi° -Þ i> >Ý £n°{x / 79 ÕÀ>Ìi Õ> LÕviÀ> ` iÛi `i £{ä] ÃiÌÌi «À}iÀ ÃV>««> `> Õ Õ>} ÃÛiÌV° - Õ LiÀ > µÕ>à ViÀÌ>iÌi ÀÌ°°° -Þ i> ÕÌ £°£x /" iÜ iÃÃV] £Çΰ >Ì ° Àî] iÌD L>V i iÌD >«>V i] «iÀÃi}ÕÌ>Ì] ViÀV> Ûi`iÌÌ>° *iV> `i £ÇÓ° -Þ i> >ÃÃVà £°Îä / "-/ "-1,- 1 }ÀÕ«« ` iëÀ>ÌÀ à ë}i i> }Õ}> `i } «iÀ ivviÌÌÕ>Ài `ii ÀViÀV i ÃÕ½>ÛÛÃÌ>iÌ ` Õ «iÃÃ>ÕÀ° -Þ i> >Ý £°Îx -/, *, "," /Õ i }Õi] >V `> Õ> ÛÌ>] `iV` ` >ÃV>Ài > >Ì> -«>}> «iÀ ViÀV>Ài vÀÌÕ> i ÃÕVViÃà i> ÌV> ÌÌD `i½"À° -Þ i> Ìà ӣ°ää ,,6 " // *i«Õ V Ìi> Õ>` i Õ> i>] «iÀ > Ài}> ` ° /iÃÃ>À° ä-Þ i> >ÃÃVà ,"-- / 1 6,- 1> ÃÌÀ> `½>Ài À>VVÌ>Ì> >ÌÌÀ>ÛiÀà i «>Ài ` ÎÎ V>â `i i>ÌiÃ] V ° ,>V i 7` i ° -ÌÕÀ}iÃð -Þ i> ÕÌ /1, , º - ,"» / >à m Õ «âÌÌ ÃÌÀ>«>>Ì V i ÀÃÛi V>à ` Õ V` V ½>ÕÌ ` Õ >ÃÌ° -Þ i> >Þ 7 ½// " ",6 *, ÃViÀvv 7>Þi -° *° >iÀÞ® ÃÌ> «iÀ >`>Ài «iÃi] µÕ>` > ÃÕ> VÌÌ>`> m >ÌÌ>VV>Ì> `> Õ ÃÌÀ ` VÀÛ >ÃÃiÌ>Ì ` Ã>}Õi° -Þ i> >Ý -" - 1> `> > LÃ} ` Õ `>ÌÀi «iÀ VL>ÌÌiÀi > >>ÌÌ> ` ÃÕ v}° -Þ i> *>Ãà ӣ°£ä "* 1 > ÃÌÀ> ` Õ «ÃV >ÌÀ> V i à v}i «ÀiÌi i ` Õ `«>ÌV V i «iÀ`i > ÌiÃÌ> «iÀ Õ> «iÃVÛi`> «iÀ À>VVÌ>Ài ½>Ài > «À> ÛÃÌ>° -Þ i> £ ÓÓ°xä -/ / ,"*- >Vi ° ,Þ>® Ûi`i VL>ÌÌiÀi ÕÌ iÀ Õ À>}>ââ ` VÀi ] V>«ÃVi V i > > ÃÌvv> `i V>«i i i `ÛiÌ> ½>}iÌi° -Þ i> *>Ãà Óΰää 6, "- 1," "ÃV>À «ÃÌÕ «iÀ ½ÕÌ> ÌiÀ«ÀiÌ>âi V«iÌ> ` i>Ì i`}iÀ i «> ` iÀ] VÀ>i ëiÌ>Ì i «ÃV«>ÌV° -Þ i> £ /"",] *,/, - <" ½«iÀ>ÌÀi ÕÃÌ> à >À> i ëÃ> > «ÀÃÌÌÕÌ> /i`À> V i ÀÛi> µÕ>ÌD «ÌV i ÃÕ«iÀÀ > >ÀÌ° -Þ i> >ÃÃVà +1 /1 " -" /À> ½>}iÌi ääÇ] «iÀ > ÃiV`> ÛÌ> V ÛÌ ` ° À>}] Õ½>ÛÛiÌÕÀ> ÃiµÕi `ÀiÌÌ `i «ÀiVi`iÌi º >à ,Þ>i»° -Þ i> Ìà ÓΰÓä ", ",/ L>ÌÌÌÀi `½>ÃÌ> 6À} "`>] >>V>i i ÃÌ>À] ÌÀ> >` >>Ài }À>âi >> Li> >Ài° iÌi Ã>ÀD Vi ÃiLÀ>° -Þ i> ÕÌ ä°£ä - - " /, 6ÌÌ> ` Õ> >i`âi >Þ>] > `iÛi ÀÀi `ÛÀ>Ì> `> ÃiÀ«iÌ V i ÃÌ> VÀiÃVi` i ÃÕ ÃÌ>V° -iµÕi ` º->ià > «>i»° -Þ i> >Ý ä°Óx ½**, -/ " ÕÀ>Ìi Õ ÕiÀ ` >}>] Õ ÕÃÃÌ> v> ë>ÀÀi Õ> À>}>ââ>° > ÃÕ> ÛÌ> Û> vÀ>ÌÕ i Õ Ã «i `>`i ÃÕ ÃÕ «ÌiÀ° -Þ i> >Þ £{°ää -"\ " " /"1, ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £{°£x -"\ ,,, 1"1- /ÕÀ `i À>Vi° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £x°Îä "\ * 1,"* /"1, -VÌÌà "«i° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ Ó £Ç°Îä -"\ " " /"1, ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £Ç°{x "\ Ó ", / >«>Ì ÕÀ«i° vviÀÌ> ÕÀëÀÌ £n°{x "\ 1" ", " ," ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £n°xx "//"\ "** " " vviÀÌ> ÕÀëÀÌ Óä°ää "/" -"\ * -// 1 / `>i -Õ«iÀLi° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ Óä°Îä "\ "\ 8 " " ,< " " Óä£{ ,>-«ÀÌ £ 7,-/ \ 77 "-/ - "7 t -Þ -«ÀÌ Ó Ó£°ää "\ , , / `> Óä£{° ÀiÌÌ> -Þ `>i £ Ó£°£x -"\ ,,, 1"1- /ÕÀ `i À>Vi ÕÀëÀÌ ÓÓ°£x 1/""-"\ "7 `ÞV>À -Þ -«ÀÌ Ó ÓÓ°{x -"\ " " /"1, ÕÀëÀÌ -iÀi /Û ÌÀ>ÌÌiiÌ ,>}>ââ VÕiÌ>À £{°äx - "- - Ý Ài £{°xx 1 *, Ý vi £x°Óx - -1, * ,> Õ« £È°ää / /",9 Ý £Ç°ää 6"// ÃiÞ >i £Ç°xx 1/ "* Ý £n°Óä , - Ý Ài £°£x -- ÃiÞ >i £°{ä -*-" Ý Óä°£ä - "- - Ý Ài Óä°Îä / /",9 Ý Óä°{x - E / Vi`i Ó£°ää , - /""9 Ý Ài Ó£°£ä /1 , Vi`i Ó£°xx ,9½- /"9 Ý vi ÓÓ°Óä /- " -°°°°°° Ý ÓÓ°Îx *** <1 i`à £{°£x -* 1 * / -Þ 1 £x°äx "-- - -Þ 1 £È°{ä 1 1" Ó Ý vi £È°xä ,/ ½- "/ / / 6°"°® -Þ 1 £Ç°xä -/, 1" -Þ 1 £°xä 1 " "<, " Ý vi £°xx , -/" / i`à Óä°£ä / "6 ÃiÞ >i Ó£°£ä -/, 1-/, -/,- -Þ 1 ÓÓ°Óx /"1, ÃiÞ >i ÓÓ°Îx -, " -Þ i> >Ý ÓÓ°xä £ä *5 "6 1-/, £n°£ä " " >ÀÌ iÌÜÀ £n°Óä 7 /" E ,,9 -"7 iÀ>} £n°{ä 7 8 1 i`à - 9 , Vi`i £°äx 1,/ /" Ó £°£ä 9 // *" 9\ ½ < iÀ>} £°Óx 6 /1, / >ÀÌ iÌÜÀ £°xx ,9 Ó - 9 , Vi`i Óä°Óä /" Ó - 9 , Vi`i Óä°{ä ,1, -"7 >ÀÌ iÌÜÀ Ó£°äx 7 /" E ,,9 -"7 iÀ>} 1 1 * ,> Õ« £{°£x ,1 -*, -/ ÃÌÀÞ >i £x°Óä /"* , ÃVÛiÀÞ >i £È°Îä " ,-/, "6 £Ç°Óä - " - " - - ", £Ç°Îä -° /,, -/,\ - >Ì> i}À>« V £n°Óx 1"6/ " 1", >Ì> i}À>« V £°£x 11/", -, Óä°£x 6 ÃVÛiÀÞ -ViVi Óä°Îä , ÃÌÀÞ >i Ó£°ää 6 "7 ÃÌÀÞ >i Ó£°Îx -/- Ó ÓÓ°äx 66" " ",/"\ "- *"-- ÃVÛiÀÞ -ViVi ÓÓ°Óx -/- Ó £x°Ó *, /""° /iiv 9 £È°Ó{ /," " *,° *ÀiÕ i> £È°Ó{ 1-/ - ", /,1° /iiv " £È°{x , ,<° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £Ç°än *, /""° /iiv 9 £Ç°ÓÎ 1-/ - ", /,1° /iiv " £Ç°x{ *, /""° /iiv 9 £n°ä{ /," " -° *ÀiÕ i> £n°{ä 9,° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £n°{x *, /""° /iiv 9 £°ÎÎ ,° "1- 6-" ° /iiv " £°Î{ / ", -° /iiv 9 £°{Î ,° ½- "9° *ÀiÕ i> Óä°ÓÎ ,° "1- 6-" ° /iiv " Óä°ÓÎ / ", -° /iiv 9 Óä°{x / , --,¶° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°£x /", /° *ÀiÕ i> Ó£°£x / 6*, ,-° /iiv 9 Ó£°£x ,° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> In una scuola cattolica del Bronx, una suora (Meryl Streep, foto) è insospettita dalle particolari attenzioni che padre Flynn (Philip Seymour Hoffman) rivolge a un giovane studente di colore. Il dubbio Sky Cinema Hits, ore 21.10 Jason Statham è un asso del volante Un ex carcerato (Jason Statham, foto) vorrebbe rimanere fuori dal giro, ma viene costretto a partecipare alla «corsa della morte», una folle gara d’auto. Lui, però, è un asso del volante. Death Race; Premium Cinema Energy, ore 21.15 Greg ambasciatore coatto per amore i`>ÃiÌ *ÀiÕ Cinepanettone di Neri Parenti diviso in due episodi. Christian De Sica travestito da prete perde la testa per una mora. Per Lillo e Greg la gag di un ambasciatore coatto per amore. Colpi di fulmine Sky Cinema 1, ore 21.10 £{°äx "- 1*° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £{°£Ó 6,/ / -" ° *ÀiÕ i> £{°{ä / 6*, ,-° /iiv 9 £{°{ä ,/ , ½ /6" -/,° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £x°Ó£ -* "° ,ÕLÀV> " A fil di rete di Aldo Grasso La voglia di novità con un vecchio format C olpisce con precisione il «pubblico De Filippi» il nuovo esperimento estivo di Canale 5, «Temptation Island». Il format, nato negli Usa un’era televisiva fa (era il 2001), è andato in onda su Fox per tre edizioni, è stato adattato in numerosi Paesi e arriva ora da noi. In realtà un adattamento del format c’era già stato, a opera della stessa De Filippi: nel maggio del 2005, l’adattamento italiano dal titolo «Vero Amore» aveva raccolto 4.658.000 spettatori, per uno share del 23,4%. Ascolti stellari se paragonati a quelli attualmente raccolti dalla tv generalista. Ora la nuova verTop & Flop s i o n e d i « Te m p t a t i o n Island», andata in onda il giovedì sera, ha raccolto Brasile-Germania (1° t.) 3.037.000 spettatori, per uno I tedeschi al quinto gol share del 15,6%. In casi come questi, è necessario che il racconto prenda forma e «decolli», e in effetti la seconda puntata (con oltre 3 «Brasile - Germania» (1° milioni di spettatori) è andatempo): 10.974.000 ta meglio della prima. spettatori, 42,52% di share. L’aspetto più interessante è Rai1, martedì 8 luglio, ore però la composizione del 22.00. Minuto picco: pubblico. Si tratta, prevedi11.523.000 spettatori, la bilmente, di un pubblico in Germania ha già staccato il larga parte femminile, per un Brasile di 5 gol (ore 22.29) genere che gioca tutto sul tema dei sentimenti. Le donne che hanno seguito «TemptaIl cardinale tion» sono il doppio degli Schneider e un prete in carriera uomini: 19,4% di share medio contro l’11%. Pubblico molto affine a quello degli altri programmi di Maria. Sono, in primo luogo, spettatrici piuttosto giovani: miglior share «Il cardinale»: 320.000 raccolto nel target 15-24 anni spettatori, 1,55% di (oltre 27%). Seguono le due share. La7, mercoledì 9 fasce immediatamente sucluglio, ore 21.25. Minuto picco: 342.000 cessive, di venti-trentenni e spettatori, in onda il trenta-quarantenni. Si tratta, film con Romy Schneider inoltre, di un pubblico popo(ore 21.34) lare, con livelli di istruzione medio-bassi (18% di share). «Temptation» piace infine molto al Sud (con share superiori al 20%) e molto meno al Centro-Nord (con share poco superiori al 10%). Nel cercare novità, Mediaset e De Filippi, puntano sull’«usato sicuro». (a.g.) In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca Italia su dati Auditel. Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv ÓÓ°äx *,//9 // ,-° /iiv 9 ÓÓ°Ón / ° /iiv " ÓÓ°xÓ +1 "° - Ü " ÓÓ°xÈ *, /""° /iiv 9 Óΰää -1/-° /iiv " Óΰ£{ -1 -/° *ÀiÕ i> ÓΰÓä 1 -/", 6,° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Óΰ{ä Óΰ{ ä°ÎÈ ä°ÎÇ £°ää , 9° /iiv 9 -1/-° /iiv " " /, ° /iiv 9 -1/-° /iiv " /," " *,° *ÀiÕ i> £°£x /96 ",,",° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £°ÓÓ -1/-° /iiv " £°ÓÇ " /, ° /iiv 9 56 italia: 51575551575557 Domenica 13 Luglio 2014 Corriere della Sera
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